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Thursday, July 24, 2025

LUIGI SPERANZA, PEL GRUPPO DI GIOCO DI H. P. GRICE, "GRICE ITALO" A-Z E

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eccelo: la ragione conversazionale e la setta di Lucania -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo italiano. According to Giamblico, a Pythagorean. It is thought that fragments of a text attributed to POLO di Lucania may have been written by Eccelo. Grice: “As if I cared.” Eccelo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Eccelo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eccecrate: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. According to Giamblico, a Pythagorean. Grice: “Must say Giamblico has a broad criterion in mind: if someone speaks Greeks and comes from Crotona or Taranto, and KNOWS Pythagoras’s Theorem, he is a Pythagorean. Eccecrate. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eccecrate,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Eco: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della rosa segnata -- il nome del nome – la scuola d’Alessandria – filosofia alessandrese – filosofia piemontese -- filosofia italiana – LA SCUOLA DI BOLOGNA -- Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo alessandrino. Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Alessandria, Piemonte. Grice: “Eco thought that his “Guglielmo da Bascavilla” was a clever composite of Holmes, who deciphered the enigma of the Baskervilles, and William Occam – and has his tutee claim that he died of the black plague – but Gal has now discovered he did not!” -- Eco philosophised at the oldest varsity, BolognaGrice: “Of course, ‘varsity’ is over-rated, as I’m sure Cicero would agree!” -- Grice: “I would not call Eco a philosopher, since his dissertation is on aesthetics in Aquinas! Plus, he wrote a novel!” -- scuola bolognese-- possibly, after Speranza, one of the most Griceian of Italian philosophers (Only Speranza calls himself an Oxonian, rather!“Surely alma mater trumps all!”). Figlio di un impiegato nelle Ferrovie, consegue la maturità al liceo classico Plana d’Alessandria. Tra i suoi compagni di classe, vi e il fisarmonicista Coscia, con il quale scrive spettacoli di rivista. E impegnato nella GIAC (l'allora ramo dell'Azione Cattolica) e chiamato tra i responsabili nazionali del movimento studentesco dell'AC, progenitore dell'attuale MSAC. Abbandona l'incarico -- così come fanno Carretto e Rossi -- in polemica con Gedda. Durante i suoi studi universitari su AQUINO, smise di credere in Dio e lascia definitivamente la chiesa cattolica. In una nota ironica, in seguito commenta. Si può dire che lui AQUINO (si veda) mi miracolosamente cura dalla fede».  Laureatosi in filosofia a TORINO (agli esami riportò sempre 30/30, anche con lode, tranne quattro casi: FILOSOFIA teoretica e letteratura latina, in cui ottenne 29/30, e storia della letteratura italiana e pedagogia, entrambi superati con 27/30)  con relatore PAREYSON e tesi sull'estetica di AQUINO (controrelatore Augusto GUZZO), comincia a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d'indagine mai più abbandonato (vedi “Dall'albero al labirinto”), anche se successivamente si dedica allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all'indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico. Pubblica “Il problema estetico in AQUINO”. Partecipa e vince un concorso della Rai per l'assunzione di telecronisti e nuovi funzionari. Con Eco vi entrarono anche Colombo e Vattimo. Nel concorso successivo entrano Milano, Fabiani, Guglielmi, e molti altri. I vincitori dei primi concorsi sono in seguito etichettati come i "corsari" perché seguirono un corso di formazione diretto da Gennarini e avrebbero dovuto, secondo le intenzioni del dirigente Guala, svecchiare i programmi. Con altri ingressi successivi, come quelli di Serra, Garroni e Silori, questi filosofi innovarono davvero l'ambiente culturale, ancora molto legato a personalità provenienti dall'EIAR, venendo in seguito considerati come i veri promotori della centralità della RAI nel sistema culturale italiano. Dall'esperienza lavorativa in RAI, incluse amicizie con membri del Gruppo 63, E. trasse spunto per molti scritti, tra cui il celebre articolo Fenomenologia di Bongiorno. Codirettore editoriale della casa editrice Bompiani. Pubblica il saggio “Opera aperta” che, con sorpresa dello stesso autore, ha notevole risonanza e da le basi teoriche al Gruppo 63, movimento d'avanguardia che suscita interesse negl’ambienti critico-letterari anche per le polemiche che desta criticando fortemente autori all'epoca già consacrati dalla fama come Cassola, Giorgio Bassani e Pratolini, ironicamente definiti Liale, con riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa. Insegna a Torino, Milano, Firenze e Bologna -- dove ottene la cattedra di Semiotica. A Bologna è stato fra i fondatori del primo corso di laurea in DAMS, poi è stato direttore dell'ISTITUTO DI COMMUNICAZIONE e spettacolo del DAMS, e in seguito inizia al corso di laurea in Scienze della comunicazione. Infine è divenuto Presidente della SCUOLA SUPERIORE (‘high school’ – H. P. Grice) di Studi Umanistici, che coordina l'attività dei dottorati bolognesi del settore umanistico, e dove ha ideato il Master in Editoria Cartacea e Digitale.  Insegna alla New York University, Northwestern University, Columbia, Yale, Harvard (Norton lectures sponsored by the Department of Romance Languages), University of California-San Diego, Cambridge, Oxford – Weidenfeld lectures at the female-only St. Anne’s, São Paulo e Rio de Janeiro, La Plata e Buenos Aires, Collège – formerly ISTITUTO -- de France, École normale supérieure (Parigi). S’interessa all'influenza dei mass media nella cultura di massa, su cui pubblica saggi in diversi giornali e riviste, poi in gran parte confluiti in Diario minimo e Apocalittici e integrati. Apocalittici e integrati (che ebbe una nuova edizione). Analizza con taglio sociologico le comunicazioni di massa. Il tema e già stato affrontato in Diario minimo, che include tra gli altri il breve articolo Fenomenologia di Mike Bongiorno.  Sullo stesso tema, svolge a New York il seminario “Per una guerriglia semiologica”, in seguito pubblicato ne Il costume di casa e frequentemente citato nelle discussioni sulla controcultura e la resistenza al potere dei mass media.  Significativa e anche la sua attenzione per le correlazioni tra dittatura e cultura di massa ne “Il FASCISMO eterno”, capitolo del saggio Cinque scritti morali, dove individua le caratteristiche, ricorrenti nel tempo, del cosiddetto "FASCISMO eterno", o "Ur-FASCISMO": il culto della tradizione, il rifiuto del modernismo, il culto dell'azione per l'azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l'appello alle classi medie frustrate, l'ossessione del complotto, il machismo, il "populismo qualitativo Tv e Internet" e altre ancora. Da esse e dalle loro combinazioni, secondo E., è possibile anche "smascherare" le forme di FASCISMO che si riproducono da sempre in ogni parte del mondo – “non solo a Roma!”.  In un'intervista  mise in evidenza la sua visione rispetto a, della quale E. si definiva un "utente compulsivo", e al mondo dell'open source. Pubblica un saggio di teoria semiotica, “La struttura assente”, cui seguirono il “Trattato di semiotica generale” e i saggi per l'Enciclopedia Einaudi poi riuniti in Semiotica e filosofia del linguaggio.  Fonda VersusQuaderni di studi semiotici. È anche stato segretario, vicepresidente e presidente onorario della IASS/AIS IAssociation for Semiotic Studies. È stato invitato a tenere le conferenze Tanner (Cambridge), Norton (Harvard), Goggio (Toronto), Weidenfeld lectures on comparative literature and translation, sponsored by the female-only college St. Anne’s (Oxford,) e Ellmann (Università Emory). Collabora sin dalla sua fondazione alL'Espresso, sul quale tenne in ultima pagina la rubrica “La bustina di minerva” (nella quale, tra l'altro, dichiara di aver contribuito personalmente alla propria voce su ), ai giornali Il Giorno, La Stampa, Corriere della Sera, la Repubblica, il manifesto e a innumerevoli riviste specializzate, tra cui “Semiotica”, fondata da Sebeok), Poetics Today, Degrès, Structuralist Review, Text, Communications (rivista parigina del EHESS), Problemi dell'informazione, Word et Images, o riviste letterarie e di dibattito culturale quali Quindici, Il Verri (fondata da Anceschi), Alfabeta, Il cavallo di Troia, ecc.  Collabora alla collana "Fare l'Europa" diretta da Goff con lo studio “La ricerca della lingua perfetta in Italia”  in cui si espresse a favore dell'utilizzo dell'esperanto. Traduce gli Esercizi di stile di Queneau e Sylvie di Nerval (entrambi presso Einaudi) e introduce opere di numerosi scrittori e di artisti. Collabora anche con i musicisti Berio e Bussotti.  I suoi dibattiti, spesso dal tono divertito, con Nanni, Calabrese, Fabbri, Volli, Leonetti, Balestrini, Almansi, Oliva o Corti, tanto per nominarne alcuni, hanno aggiunto contributi non scritti alla storia degli intellettuali italiani, soprattutto quando sfioravano argomenti non consueti (o almeno non ritenuti tali prima dell'intervento di E.), come la figura di James Bond, l'enigmistica, la fisiognomica, la serialità televisiva, il romanzo d'appendice, il fumetto, il labirinto, la menzogna, le società segrete o più seriamente gli annosi concetti di abduzione, di canone e di classico. Grande appassionato del fumetto Dylan Dog, a E. è stato fatto tributo sul numero 136 attraverso il personaggio Humbert Coe, che ha affiancato l'indagatore dell'incubo in un'indagine sull'origine delle lingue del mondo. È stato inoltre amico del pittore e autore di fumetti Pazienza, suo allievo al DAMS di Bologna, e scrive la prefazione a libri di Pratt, Schulz, Feiffer e Peynet. Scrive la presentazione di "Cuore" a fumetti, di Bonzi e Denis, pubblicata su "Linus". Il suo romanzo, Il nome della rosa, riscontra un grande successo sia presso la critica sia presso il pubblico, tanto da divenire un best seller venduto in trenta milioni di copie. Il nome della rosa è stato anche tra i finalisti del prestigioso Edgar Award e ha vinto il Premio Strega. Dal lavoro e tratto anche un film con Connery.  Pubblica il romanzo, Il pendolo di Foucault, satira dell'interpretazione paranoica dei fatti veri o leggendari della storia e delle sindromi del complotto. Questa critica dell'interpretazione incontrollata viene ripresa in opere teoriche sulla ricezione (cfr. I limiti dell'interpretazione). Altri romanzi sono L'isola del giorno prima,  Baudolino, La misteriosa fiamma della regina Loana, Il cimitero di Praga e Numero zero, tutti editi da Bompiani.  E stata pubblicata una versione "riveduta e corretta" di Il nome della rosa, con una nota finale dello stesso E. che, mantenendo stile e struttura narrativa, è intervenuto a eliminare ripetizioni ed errori, a modificare l'impianto delle CITAZIONE LATINE e la descrizione della faccia del bibliotecario per togliere un riferimento neo-gotico. Molte opere sono dedicate alle teorie della narrazione e della letteratura: Il superuomo di massa, Lector in fabula, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Sulla letteratura, Dire quasi la stessa cosa. È stato inoltre precursore e divulgatore dell'applicazione della tecnologia alla scrittura.  In contemporanea alla nomina di curatore ospite del Louvre, dove organizza una serie di eventi e manifestazioni culturali, usce per Bompiani Vertigine della lista. Nel  Bompiani pubblica una raccolta dal titolo Costruire il nemico e altri scritti occasionali, che raccoglie saggi che spaziano nei vari interessi dell'autore, come quello per la narratologia e il feuilleton. Il primo saggio riprende temi già presenti ne Il cimitero di Praga. Muore nella sua casa di Milano a causa di un tumore del pancreas che lo aveva colpito due anni prima. I funerali laici si sono svolti  nel Castello Sforzesco di Milano, dove migliaia di persone si sono recate per l'ultimo saluto. Sono state eseguite due composizioni alla viola da gamba e al clavicembalo: Couplets de folies (Les folies d'Espagne) dalla Suite n. 1 in re maggiore dai Pièces de viole, Livre II di Marais e La Folia dalla Sonata per violino e basso continuo in re minore, di Corelli. Nel proprio testamento E. chiede ai suoi familiari di non autorizzare né promuovere, per i dieci anni successivi alla sua morte alcun seminario o conferenza su di lui. Il corpo di E. è stato infine cremato. La moglie, rifiutando la proposta di tumularne le ceneri nel Civico Mausoleo Garbin, ex edicola privata del Cimitero Monumentale di Milano ora provvista di piccole cellette destinate a ceneri o resti ossei di personalità artistiche illustri, ne ha preferito la conservazione privata, con il progetto di costruire un'edicola di famiglia nel medesimo cimitero. Nei suoi romanzi, E. racconta storie realmente accadute o leggende che hanno come protagonisti personaggi storici o inventati. Inserisce nelle sue opere accesi dibattiti filosofici sull'esistenza del vuoto, di Dio o sulla natura dell'universo. Attratto da temi piuttosto misteriosi e oscuri (i cavalieri Templari, il sacro Graal, la sacra Sindone ecc.), nei suoi romanzi gli scienziati e gli uomini che hanno fatto la storia sono spesso trattati con indifferenza dai contemporanei. L'umorismo è l'arma letteraria preferita dallo scrittore di Alessandria, che inserisce innumerevoli citazioni e collegamenti a opere di vario genere, conosciute quasi esclusivamente da filologi e bibliofili. Ciò rende romanzi come Il nome della rosa o L'isola del giorno prima un turbinio variopinto di nozioni di carattere storico, FILOSOFICO, artistico e matematico.  Centrale ne Il nome della rosa è la questione del riso, post-modernisticamente declinata.  Ne Il pendolo di Foucault Eco affronta temi come la ricerca del sacro Graal e la storia dei cavalieri Templari, facendo numerosi cenni ai misteri dell'età antica e moderna, rivisitati in chiave parodistica.  Ne L'isola del giorno prima l'umanità intera è simboleggiata dal naufrago Roberto de la Grive, che cerca un'isola al di fuori del tempo e dello spazio.  In Baudolino dà vita ad un picaresco personaggio medioevale tutto dedito alla ricerca di un paradiso terrestre (il regno leggendario di Prete Giovanni).  Ne La misteriosa fiamma della regina Loana riflette sulla forza e sull'essenza stessa del ricordo, rivolto, in questo caso, ad episodi del XX secolo.  Il cimitero di Praga è incentrato sulla natura del complotto e, in particolar modo, sulla storia 'europea' del popolo ebraico. Il suo ultimo romanzo, Numero zero, riprendendo temi da sempre cari all'autore (il falso, la costruzione del complotto e delle notizie) si sofferma sulla storia italiana recente, narrando fatti realmente accaduti, ma riletti attraverso una chiave complottistica. E tra i firmatari della lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli e successivamente della autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua, in cui una cinquantina di firmatari esprimevano solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale, inquisiti per istigazione a delinquere. I firmatari si autodenunciavano alla magistratura dicendo di condividere il contenuto dell'articolo. Peraltro le severe critiche di E. al terrorismo e ai vari progetti di lotta armata sono contenute in una serie di articoli scritti sul settimanale L'Espresso e su Repubblica, specie ai tempi del caso Moro -- articoli poi ripubblicati nel volume Sette anni di desiderio. In effetti l'arma che ha caratterizzato l'impegno politico di E. è diventata l'analisi critica dei discorsi politici e delle comunicazioni di massa.  Questo impegno è sintetizzato nella metafora della guerriglia semiologica dove si sostiene che non è tanto importante cambiare il contenuto dei messaggi alla fonte ma cercare di animare la loro analisi là dove essi arrivano (la formula era: non serve occupare la televisione, bisogna occupare una sedia davanti a ogni televisore. In questo senso la guerriglia semiologica è una forma di critica sociale attraverso l'educazione alla ricezione. Partecipa alle attività dell'associazione Libertà e Giustizia, di cui è uno dei fondatori e garanti più noti, partecipando attivamente tramite le sue iniziative al dibattito politico-culturale italiano.  Il suo libro A passo di gambero contiene le critiche a quello che lui definisce populismo berlusconiano, alla politica di Bush, al cosiddetto scontro tra etnie e religioni. Nelle settimane delle rivolte arabe, durante una conferenza stampa registrata alla Fiera del libro di Gerusalemme, scatena una polemica politica la sua risposta a un giornalista italiano che gli domanda se condivida il paragone fra Berlusconi e Mubarak, avanzato da alcuni. Il paragone potrebbe essere fatto con HITLER. Anche lui giunse al potere con libere elezioni". Lo stesso E., dalle colonne de l'Espresso, smente tale dichiarazione chiarendo le circostanze della sua risposta. E. fa parte dell'associazione Aspen Institute Italia. Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Roma, 9 Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte — Roma. Onorificenze straniere Commendatore dell'Ordine delle Arti e delle Lettere (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine delle Arti e delle Lettere (Francia), Cavaliere dell'Ordine pour le Mérite für Wissenschaften und Künste (Repubblica Federale di Germania)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine pour le Mérite für Wissenschaften und Künste (Repubblica Federale di Germania), Premio Principe delle Asturie per la comunicazione e l'umanistica (Spagna)nastrino per uniforme ordinariaPremio Principe delle Asturie per la comunicazione e l'umanistica (Spagna), Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) nastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia), Gran croce al merito con placca dell'Ordine al merito della Repubblica Federale di Germanianastrino per uniforme ordinariaGran croce al merito con placca dell'Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania, Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia), Parigi. Cittadinanze onorarie Monte Cerignone, Nizza Monferrato, San Leo, 11 giugno. Torre Pellice,. Lauree E. ha ricevuto 40 lauree honoris causa da prestigiose università europee e americane, come quella del, che gli è stata conferita dall'Università federale del Rio Grande do Sul, di Porto Alegre, in Brasile. In occasione della laurea in comunicazione conferita da Torino, E. rilascia severi giudizi sui social del Web che, a suo dire, possono essere utilizzati da «legioni di imbecilli» per porsi sullo stesso piano di un vincitore di un Premio Nobel. Le affermazioni di E. suscita approvazioni ma anche vivaci discussioni. Affiliazioni e sodalizi accademici. E. è stato membro onorario della James Joyce Association, dell'Accademia delle Scienze di Bologna, dell'Academia Europea de Yuste, dell'American Academy of Arts and Letters, dell'Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique, della Polska Akademia Umiejętności ("Accademia polacca della Arti"), "Fellow" del St Anne's, Oxford e socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei. E. è stato inoltre membro onorario del CICAP.  Altro Gli è stato dedicato l'asteroide 13069 Umbertoeco, scoperto nel da Elst.  è stato nominato Duca dell'Isola del Giorno Prima del regno di Redonda dal re Xavier. Nel  il comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel Pantheon di Milano, all'interno del cimitero monumentale. E. scrve saggi di filosofia, semiotica, linguistica, estetica. “Il PROBLEMA ‘estetico’ in AQUINO” (Torino, Edizioni di Filosofia); poi Il problema estetico in Tommaso d'Aquino, Milano, Bompiani, Filosofi in libertà, come Dedalus, Torino, Taylor, poi in Il secondo diario minimo. Sviluppo dell'estetica, in Momenti e problemi di storia dell'estetica, Dall'antichità classica al Barocco, Milano, Marzorati, Arte e bellezza nell'estetica, Milano, Bompiani, Storia figurata delle invenzioni. Dalla selce scheggiata al volo spaziale, e con Zorzoli, Milano, Bompiani); “Opera aperta: forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee” (Milano, Bompiani); Diario minimo, Milano, A. Mondadori (include i saggi Fenomenologia di Mike Bongiorno e Elogio di Franti) Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani, Il caso Bond. [Le origini, la natura, gli effetti del fenomeno 007], e con Oreste del Buono, Milano, Bompiani, Le poetiche di Joyce. Dalla "Summa" al "Finnegans Wake", Milano, Bompiani, ed. modificata sulla base della seconda parte di Opera aperta; Appunti per una semiologia delle comunicazioni visive, Milano, Bompiani (poi in La struttura assente); Autoritratto dell'Italia, e con Argan, Piovene, Chiarini, Gregotti e altri, Milano, Bompiani, La struttura assente, Milano, Bompiani, La definizione dell'arte, Milano, Mursia, L'arte come mestiere, a cura di, Milano, Bompiani, I sistemi di segni e lo strutturalismo sovietico, e con Faccani, Milano, Bompiani, L'industria della cultura, a cura di, Milano, Bompiani,  Le forme del contenuto, Milano, Bompiani, I fumetti di Mao, e con  Chesneaux e Nebiolo, Bari, Laterza, Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio, e con Sughi, Milano, Bompiani, Documenti su il nuovo Medioevo, con Francesco Alberoni, Furio Colombo e Giuseppe Sacco, Milano, Bompiani, Estetica e teoria dell'informazione, a cura di, Milano, Bompiani, I pampini bugiardi. Indagine sui libri al di sopra di ogni sospetto: i testi delle scuole elementari, e con Bonazzi, Rimini, Guaraldi, Il segno, Milano, Isedi; Milano, A. Mondadori, Il costume di casa. Evidenze e misteri dell'IDEOLOGIA ITALIANA, Milano, Bompiani, Beato di Liébana. Miniature del Beato de Fernando I y Sancha. Codice B.N. Madrid Vit., testo e commenti alle tavole di, Milano, Ricci,Carmi. Una pittura di paesaggio?, Milano, Prearo, Trattato di semiotica generale, Milano, Bompiani, Il superuomo di massa. Studi sul romanzo popolare, Roma, Cooperativa Scrittori, Milano, Bompiani, Stelle et stellette. La via lattea mormorò, illustrazioni di Druillet, Conegliano Treviso, Quadragono Libri, Storia di una rivoluzione mai esistita. L'esperimento Vaduz. Appunti del Servizio opinioni, Roma, Rai, Servizio Opinioni, Dalla periferia dell'impero, Milano, Bompiani, Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, Carolina Invernizio, Matilde Serao, Liala, con altri, Firenze, La nuova Italia, Lector in fabula, Milano, Bompiani, De bibliotheca, Milano, Comune di Milano, Postille al nome della rosa, Milano, Bompiani,  Il segno dei tre, Milano, Bompiani, Sette anni di desiderio. [Cronache], Milano, Bompiani, Semiotica e FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO, Torino, Einaudi,  Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani, Lo strano caso della Hanau, Milano, Bompiani, Saggio in Leggere i Promessi sposi. Analisi semiotiche, Manetti, Milano, Gruppo editoriale Fabbri-Bompiani-Sonzogno, I limiti dell'interpretazione, Milano, Bompiani, Vocali, con Soluzioni felici di Malvinni, Napoli, Collana "Clessidra" di AGuida Ed., Il secondo diario minimo, Milano, Bompiani, Interpretation and Overinterpretation, Cambridge, La memoria vegetale, Milano, Rovello, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Roma-Bari, Laterza, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano, Povero Pinocchio. Giochi linguistici di studenti del Corso di Comunicazione, a cura di, Modena, Comix, In cosa crede chi non crede?, con CMartini, Roma, Liberal, Kant e l'ornitorinco, Milano, Bompiani, Cinque scritti morali, Milano, Bompiani, Talking of Joyce, con Liberato Santoro-Brienza, Dublin, University Colleges, Serendipities. Language and Lunacy, New York, Columbia, Tra menzogna e ironia, Milano, Bompiani, La bustina di minerva, Milano, Bompiani,  Riflessioni sulla bibliofilia, Milano, Rovello, Diario minimo, Secondo diario minimo, Bustina di minerva e altre  parodie da raccolte in tedesco) Sulla letteratura, Milano, Bompiani, Guerre sante, passione e ragione. Pensieri sparsi sulla superiorità culturale; Scenari di una guerra globale, in Islam e Occidente. Riflessioni per la convivenza, Roma-Bari, Laterza, Bellezza. Storia di un'idea dell'Occidente, CD-ROM a cura di, Milano, Motta On Line, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano, Bompiani, Mouse or Rat?, Translation as Negotiation, London, Weidenfeld et Nicolson (Experiences in translation e saggi selezionati da Dire quasi la stessa cosa) Storia della bellezza, a cura di, testi di E. e Michele, Milano, Bompiani, Il linguaggio della Terra Australe, Milano, Bompiani, Il codice Temesvar, Milano, Rovello, Nel segno della parola, con Giudice e GRavasi, a cura e con un saggio di Dionigi, Milano, BUR, 2A passo di gambero. Guerre calde e populismo mediatico, Collana Overlook, Milano, Bompiani, La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia, Milano, Rovello, Sator Arepo eccetera, Roma, Nottetempo, Storia della bruttezza, a cura di, Milano, Bompiani, La cospirazione impossibile, con Odifreddi, Shermer, Randi, Attivissimo, Montali, Grassi, Ferrero e Bagnasco, Polidoro, Casale Monferrato, Piemme, Dall'albero al labirinto. Studi storici sul segno e l'interpretazione, Milano, Bompiani, Historia. La grande storia della civiltà europea, e con altri, Milano, Motta, Storia della civiltà europea, e con altri, Milano, Corriere della Sera, Nebbia, e con Ceserani, con la collaborazione di Ghelli e un saggio di Costa, Torino, Einaudi (antologia letteraria di racconti a tema) Non sperate di liberarvi dei libri, con Carrière, Milano, Bompiani, Vertigine della lista, Milano, Bompiani, Il Medioevo, a cura di, Milano, Encyclomedia, La grande Storia, a cura di, Milano, Corriere della Sera,. Costruire il nemico e altri scritti occasionali, Milano, Bompiani, Scritti sul pensiero, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, L'età moderna e contemporanea, a cura di, Roma, Gruppo editoriale L'Espresso, Storia delle terre e dei luoghi leggendari, Milano, Bompiani, Da dove si comincia?, con Stefano Bartezzaghi, Roma, La Repubblica,. Riflessioni sul dolore, Bologna, ASMEPA, La filosofia e le sue storie, e con Fedriga, Roma-Bari, Laterza, Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida, Milano, La nave di Teseo, Come viaggiare con un salmone, Milano, La nave di Teseo, Sulle spalle dei giganti, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, IL FASCISMO eterno, Collana Le onde, Milano, La nave di Teseo, Cinque scritti morali, Bompiani, Sulla televisione. Scritti, Marrone, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo, Narrativa Il nome della rosa, Milano, Bompiani, Il pendolo di Foucault, Milano, Bompiani,L'isola del giorno prima, Milano, Bompiani, Baudolino, Milano, Bompiani, La misteriosa fiamma della regina Loana. Romanzo illustrato, Milano, Bompiani, Il cimitero di Praga, Milano, Bompiani, Numero zero, Milano, Bompiani, Narrativa per l'infanzia La bomba e il generale, illustrazioni di  Carmi, Milano, Bompiani, I tre cosmonauti, illustrazioni di Eugenio Carmi, Milano, Bompiani, Ammazza l'uccellino, come Dedalus, illustrazioni di Monica Sangberg, Milano, Bompiani, Gli gnomi di Gnu, illustrazioni di Eugenio Carmi, Milano, Bompiani, Tre racconti, Milano, Fabbri  (raccolta dei tre precedenti) La storia de "I promessi sposi", raccontata da, Torino-Roma, Scuola Holden-La biblioteca di Repubblica-L'Espresso, Traduzioni: Queneau, Esercizi di stile, Torino, Einaudi. Gerino, Morto lo scrittore E. Ci mancherà il suo sguardo nel mondo, in la Repubblica, Delfino e Camagna, Alessandria piange E., in La Stampa, Bari, "A passo di critica: il modello di media education nell'opera di E.", Firenze, Èco, E. Treccan iEnciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.su tuttoggi.info. 'Il nome della rosa' debutta su Rai1 e conquista gli ascolti della prima serata, su la Repubblica, quotidiano la Stampa; Coscia: «quando suono col mio amico E.», su genova.mentelocale. «È il lato dolente e angoscioso di un uomo che è cresciuto nell'Azione Cattolica, che l'ha lasciata in polemica con il grande Gedda; un uomo, E., che ha studiatodicono AQUINO, e che un giorno se n'è uscito dalla chiesa proclamandosi orgogliosamente ateo, o se si preferisce, agnostico. (In Rassegna stampa cattolica: Palmaro, E. è solo un refuso, 2 «His new book touches on politics, but also on faith. Raised Catholic, E. has long since left the church. "Even though I'm still in love with that world, I stopped believing in God in my after my studies on AQUINO. You could say that AQUINO miraculously cures me of my faith. Il suo nuovo libro tratta di politica, ma anche di fede. Cresciuto nel cattolicesimo, E. ha lasciato da tempo la Chiesa. Anche se io sono ancora innamorato di quel mondo, ho smesso di credere in Dio dopo i miei studi universitari su Aquino. Potete dire che egli mi ha miracolosamente curato dalla mia fede. (Articolo in Time)  Liukkonen, Petri, E.. Pseudonym: Dedalus in.  E., quando l'Torino gli consegnò il libretto con 27 in letteratura italiana, su la Repubblica, Galdo, Saranno potenti? Storia, declino e nuovi protagonisti della classe dirigente italiana, Sperling et Kupfer, Milano  Giuseppe Antonio Camerino, E., Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  "Riparte il Master in Editoria, ideato da  E."  Capozzi Bondanella, Cinque scritti morali, Bompiani Intervista a E. Wikinotizie, su it.wikinews.org.  E., Ho sposato?, «l'Espresso», 4Con lo pseudonimo di Dedalus: Dedalus e il manifesto, su ilmanifesto, Ostini, Sclavi citazione: "Sto leggendo un libro [In cosa crede chi non crede, N.d.R.] di E. che mi è arrivato dall'Italia. Curioso no? Ha il mio stesso nome e il cognome è l'anagramma del mio..."  E., su premiostrega. Italian Writer Umberto Eco is the Louvre's New Guest Curator  Camagna, La morte di Eco, il ricordo di Coscia, in La Stampa. L'ultimo saluto a E.: "Grazie maestro", in La Stampa, Corona, «Follie di Spagna»: ecco che cos'è la musica suonata per E., su Corriere della Sera. E., la richiesta nel testamento: "Non autorizzate convegni su di me per i prossimi 10 anni", su Il Fatto Quotidiano. La lettera della vedova E. al Comune, in Corriere della Sera. Pinelli, Calabresi e l'eskimo in redazione Archiviato n., opinione, Bruno Pischedda, Come leggere Il nome della rosa di E., Mursia, La struttura assente,  "E. a Gerusalemme attacca il Cavaliere. È polemica", di Battistini (dal Corriere della Sera) Corriere della Sera  Berlusconi, Hitler e io, su l'Espresso. Comitato Esecutivo | Aspen Institute Italia, su aspeninstitute. 20 fSito web del Quirinale: dettaglio decorato. Quirinale: dettaglio decorato. 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Un dialogo, in Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure, Milano, Euresis, Sclavi, Brindisi, Lassù qualcuno ci chiama, Dylan Dog n. 136, Milano, Sergio Bonelli Editore, Film  Walt Dey e l'Itali aUna storia d'amore (): viene mostrata un'intervista durante lo "speciale Walt Dey" con Giovanna e Rodari  Bauco, Millocca, Dizionario del «Pendolo di Foucault», Milano, Corbo, Manlio Talamo, I segreti del Pendolo, Napoli, Simone, Pansa, inci, Effetto E., Roma, Nuova Edizione del Gallo; Testi, "Il romanzo al passato": medioevo e invenzione in tre autori contemporanei in Analisi letteraria, 27, Roma, Bulzoni, Pedullà, «L'utilitaria di E.» in Le caramelle di Musil, Milano, Rizzoli, Rushdie, «E.» in Imaginary Homelands: Essays and Criticism, Londra, Penguin, Pischedda, Come leggere «Il nome della rosa» di E., Milano, Mursia; Petitot, Fabbri, Nel nome del senso. Intorno all'opera di E., Milano, Sansoni, Sorella, E. Sponde remote e nuovi orizzonti, Pescara, Tracce,  Rampi, L'ornitorinco. 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I segreti della narrativa di E., Roma, Castelvecchi, röhlich, E. PhilosophieÄsthetikSemiotik, Paderborn, Fink Verlag, Ganeri, Il «caso» E., Palermo, Palumbo. Giuliani, «Scherzare col fuoco» in Autunno del novecento, Milano, Feltrinelli, Giovannoli, Saggi su «Il Nome della Rosa», Milano, Bompiani, Fabio Izzo, E. a perdere, Associazione Culturale Il Foglio, Jachia, E. Arte semiotica letteratura, San Cesario, Manni, Lorusso, E.. Temi, problemi e percorsi semiotici, Roma, Carocci, Magli et. al., Semiotica: Storia Teoria Interpretazione. Saggi intorno a E., Milano, Bompiani; Sandro Montalto, E.: l'uomo che sapeva troppo, Pisa, ETS; Franco Musarra et al., Eco in fabula. Umberto Eco in the Humanities. Umberto Eco dans les sciences humaines. Umberto Eco nelle scienze umane, Proceedings of the International Conference, Leuven, Leuven U.P. e Firenze, Franco Cesati Editore, Claudio Paolucci, Umberto Eco. Tra ordine e avventura, Milano, Feltrinelli, Semiotica Monte Cerignone, luogo di residenza Struttura (semiotica) umbertoeco.  E. su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Umberto Eco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Umberto Eco, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Umberto Eco, su The Encyclopedia of Science Fiction.  Umberto Eco, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Umberto Eco, su Liber Liber.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  di Umberto Eco, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Umberto Eco (autore), su Goodreads. Umberto Eco (personaggio), su Goodreads. italiana di Umberto Eco, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.  Registrazioni di Umberto Eco, su RadioRadicale, Radio Radicale. 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V D M Vincitori del Premio Strega V D M Vincitori internazionali del Prix Médicis V D M Vincitori del Premio Bancarella V D M Vincitori del Premio Cesare Pavese V D M Vincitori del Premio di Stato austriaco per la letteratura europea V D M Vincitori del Premio Mediterraneo per stranieri, Europeana agent/base/ Filosofia Giallo  Giallo Letteratura  Eco provides a bridge between Graeco-Roman philosophy and Grice! Eco is one of the few philosophers who considers the very origins of philosophy in Bolognaand straight from RomeOn top, Eco is one of the first to generalise most of Grice’s topics under ‘communication,’ rather than using the Anglo-Saxon ‘mean’ that does not really belong in the Graeco-Roman tradition. Eco cites H. P. Grice in “Cognitive constraints of communication.” Umberto b.2,  philosopher, intellectual historian, and novelist. A leading figure in the field of semiotics, the general theory of signs. Eco has devoted most of his vast production to the notion of interpretation and its role in communication. In the 0s, building on the idea that an active process of interpretation is required to take any sign as a sign, he pioneered reader-oriented criticism The Open Work, 2, 6; The Role of the Reader, 9 and championed a holistic view of meaning, holding that all of the interpreter’s beliefs, i.e., his encyclopedia, are potentially relevant to word meaning. In the 0s, equally influenced by Peirce and the  structuralists, he offered a unified theory of signs A Theory of Semiotics, aiming at grounding the study of communication in general. He opposed the idea of communication as a natural process, steering a middle way between realism and idealism, particularly of the Sapir-Whorf variety. The issue of realism looms large also in his recent work. In The Limits of Interpretation 0 and Interpretation and Overinterpretation 2, he attacks deconstructionism. Kant and the Platypus 7 defends a “contractarian” form of realism, holding that the reader’s interpretation, driven by the Peircean regulative idea of objectivity and collaborating with the speaker’s underdetermined intentions, is needed to fix reference. In his historical essays, ranging from medieval aesthetics The Aesthetics of Thomas Aquinas, 6 to the attempts at constructing artificial and “perfect” languages The Search for the Perfect Language, 3 to medieval semiotics, he traces the origins of some central notions in contemporary philosophy of language e.g., meaning, symbol, denotation and such recent concerns as the language of mind and translation, to larger issues in the history of philosophy. All his novels are pervaded by philosophical queries, such as Is the world an ordered whole? The Name of the Rose, 0, and How much interpretation can one tolerate without falling prey to some conspiracy syndrome? Foucault’s Pendulum, 8. Everywhere, he engages the reader in the game of controlled interpretations. “Il nome della rosa” is about the dark ages in Northern Italy, where the monks were the only to find a slight interest in philosophy, unlike the barbaric Lombards!” --   Il problema estetico in San Tommaso. Torino: Edizioni di Filosofia. 2d revised ed.: Il problema estetico in Tommaso d'Aquino. Milano: Bompiani,Translations: The Aesthetics of Thomas Aquinas. Cambridge: Harvard U.P.,  and London: Radius, Le problème esthétique chez Thomas d'Aquin. Paris: PUF,  Zetemata Aisthetikes ston Thoma Akinati. Athena: Ekdoseis Gnose, Estetici problem u Tome Akvinskoga. Zagreb: Nakladni Zavod Globus Filosofi in libertà. Torino: Taylor (now in Il secondo diario minimo) Traslations: Filozofia frywolna. Kraków: Wydawnictwo M  "Sviluppo dell'estetica medievale." In Momenti e problemi di storia dell'estetica. Milano: Marzorati. Translation: Art and Beauty in the Middle Ages. London-New Haven: Yale U.P., Evoliuzija srednevekovoi estetiki. Saing Petersburg: Asbuna Klassika Arte e bellezza nell'estetica medievale. Milano: Bompiani, Translations: Arte e Beleza na estetica medieval. Lisboa: Presença, Arte e beleza na estetica medieval. Rio: Globo, New edition Rio: Record Kunst en Schoonheid in de Middleeuwen. Amsterdam:Bakker, Arte i bellesa en l'estética medieval. Barcelona: Destino, Kunst und Schonheit im Mittelater. München: Hanser, Umetnosti i lepo u estetici srednjeg veka. Novi Sad: Svetovi  Techne kai kallos sten Aisthetike tou Mesaiona. Athena: Ekdoseis Gnose, Sztuka i piękno w średniowieczu. Kraków: Znak, Art et beauté dans l'esthétique médiévale. Paris: Grasset, Arte y belleza en la estética medieval. Barcelona: Lumen Menas ir grozis vduramziu estetikoje. Vilnius: Baltos Lakos, Ortaçağ estetiğinde sanat ve güzellik. Instanbul: Ca Yayýinlarý Umení a krasa ve stredoveké estetice. Praha: Argo, Chungseui Mowa. Seoul: The Open Books Arta si frumosul in estetica medievala. Bucuresti: Meridiana, Chusei bigakushi. Tokyo: Janiritsu shobo Műveszet és szépség a középkori esztétikában. Budapest: Európa Könyvkiadó Middelalderens Aestetik. Copenhagen: Forum Iskusstvo i krasota v Spednevekovoҋ estetike. Moskva: Corpus  Opera aperta. Milano: Bompiani (2d revised edition according to the French edition This first edition also contained Le poetiche di Joyce, then as a different book). Translations: L'Oeuvre ouverte. Paris: Seuil. Obra abierta. Barcelona: Seix et Barral, Otvoreno Djelo. Sarajevo: Veselin Maslesa, Obra aberta. São Paulo: Perspectiva, Opera Deschisa. Bucuresti: Editura Pentru Literatura Universala,  Dzieło otwarte. Warszawa: Czytelnik, New edition, WAB  Das Offene Kunstwerk. Frankfurt: Suhrkamp, with the essay on Joyce). Obra abierta. Barcelona, Caracas, Mexico: Ariel, Hirakareta Sakuhin. Tokyo: Seidosha, The open work. Harvard (from the  ed., with other essays added). Obra aberta. Lisboa: Difel, Açik Yapit. Istanbul: Kabalci,  (from American ed.). New translation from Italian, Istanbul: Can Yayýnlarý Yeolin Yesool Jakpoom. Seoul: Saemulgyol, Nyitott mü. Budapest: Europa Könyvkiadó, Atviras kūrinys. Vilnius: Tyto alba Otevřené dílo. Praha: Argo Diario minimo. Milano: Mondadori. Revised edition, Milano: Mondadori,  Translations: Diario Minimo. Madrid: Horizonte, and Peninsula, Diario Minimo. Lisboa: Difel, Pastiches et postiches. Paris: Messidor, Paris: Platon im Striptease-Lokal. München: Hanser, Kultürknäk: Liten guide till den livade kultura. Stockholm: Brombergs Med Platon til striptease. Copenhagen: Forum, Unberuto eko no buntai renshu. Tokyo: Sinchosha, (partial tr.). Onderste boven. Kleine kroniek 1. Amsterdam: Backer, Diari minim. Barcelona: Destino   Misreadings. London:Cape and New York: Harcourt Plato in de bananenbar. Parodien en travestieen. Amsterdam: Ooievaar pockethouse Yanlis okumalar. Istanbul: Can Yayýnlarý, Proto Elachisto Emerologio. Athens: Ellenika Grammata, Yanlyþ okumalar: Demene. Istambul: Can Yayýnlarý . Iz minmimalnog dnevnika. Beograd: Narodna Knjiga, Sämtiliche Glossen un Parodien. München: Hanser, (complete edition with Diario Mimimo, Secondo Diario Minimo, Bustina di Minerva and other German collections of parodies) Wu du. Taibei shi: Huang guan wen hua chu ban she (Taiwan. Crown) Babylonskỳ rozhovor. Bratislava: Kalligram (with a choice of Il secondo Diario Min imo) Jurnal sumar. Bucuresti: Humanitas  Chagun ilgi. Seoul: The Open Books Minipäevik. Tallinn: Varrak 200 Shangai: Sanhui Culture Diariusz najmniejszy. Kraków: Wydawnictwo Znak e Filozofia frywolna. Kraków: Wydawnictwo M  Or Yehuda: Kinneret Diário mínimo. O segundo Diário mínimo. Rio de Janeiro: Record  Apocalittici e integrati. Milano: Bompiani. Revised edition, Milano: Bompiani, Translations: Apocalipticos e integrados ante la cultura de masas. Barcelona: Lumen,  Apocalipticos e integrados. São Paulo: Perspectiva, Apokalyptiker und Integrierte. Frankfurt: Fischer, Kinsores kai therapontes. Athina: Ekdoseis Gnosi, De Structuur van de Slechte Smaak. Amsterdam: Bert Bakker, Apocalipticos e integrados. Lisboa: Difel, Apocalypse Postponed. Bloomington: Indiana U.P., (partial tr. with other texts). Sunupi ieketo jolhaguin itta. Seoul: Saemulgyol Eco Mania Collection. Seoul: Open Books Skeptikové a těšitelé. Praha: Nakladatelstvì Svoboda, Praha: Argo Apocaliptici şi integraţi. Bucuresti: Polirom Apokaliptycy i dostosowani. Komunikacja masowa a teorie kultury masowej. Warszawa: WAB (Korean tr) Umberto Eco Mania Collection. Seoul: Open Books Le poetiche di Joyce. Milano: Bompiani. Revised edition of the second part of 1962. Translations: Gendai sakkaron: James Joyce / Kutani Saiichi. Tokyo: Hayakawa The Aesthetics of Chaosmos. Tulsa Monograph Series, Oklhaoma University. Now as The Middle Ages of J.Joyce. London: Hutchinson and Cambridge: Harvard U.P., De poëtica van Joyce. 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Milano: Mursia. Translations: La definicion del arte. Madrid: Martinez Roca,A definiçao da arte. Lisboa: EdiçoesLa definición del arte. Barcelona: Destino  Sztuka. Kraków: Wydawnictwo M Le forme del contenuto. Milano: Bompiani. Translations: As formas do contenido. São Paulo: Perspectiva, 1 Il segno. Milano: Isedi. Milano: Mondadori. Translations: Signo. Barcelona: Labor, O signo. Lisboa: Presença, Zeichen. Frankfurt: Suhrkamp, Le signe. Bruxelles: Labor, Paris: Livre de Poche, Kigoron nyumon: Kigo gainen no rekishi to bunseki. Tokyo: Jiritsu shobo Kihowa Kaenyumkwa Yeoksa. Seoul: The Open Books  Il costume di casa. Milano: Bompiani. Translations, with parts of Dalla periferia dell'Impero and Sette anni di desiderio): Pealkiri rais hüperreaaalsusse. Tallin: Wagabund Viagem na irrealidade cotidiana. Rio: Nova Fronteira, Matka arkipaivan epatoddellisunten. Helsinki: Soderstrom, De alledaagse Onwerkelijkheid. Amsterdam: Bakker, Uber Gott und die Welt. München: Hanser, La guerre du faux. Paris: Grasset, Travels in Hyperreality. New York: Harcourt, La estrategia de la illusion. Barcelona: Lumen, 1986. Bolsillo Viagem na irrealidade cotidiana. Lisboa: Difel, Vad kostar ett mästerverk? Stockholm: Bromberg, Middelalderens genkomst. Copenhagen: Forum, Günlük Yasamdan Sanata. Instambul: Adam,  (with other artic1icles). Az új középkor. Budapest: Europa, Semiologia życia codziennego. Warszawa: Czytelnik, Reis Rüperreaalsusse. Tallin:Vayalun, Ortaçaδý Düþlemek. Istanbul: Ca Yayýinlarý, Svakodnema semiotika. Beoigrad: Narodna knijga, Podziemni bogowie. Warszawa: Czytelnik  Beato di Liébana. Milano: F.M. Ricci. Translations: Beatus de Liébana. Paris: Ricci, El Beato de Liébana. Barcelona: Ricci, E Apokalipse tou Ioanne. Thessalonikes: Ekdotikos Organismos, Trattato di semiotica generale. Milano: Bompiani. A Theory of Semiotics. Bloomington: Indiana U.P., and London: Macmillan, Translations: Tratado de semiotica general. 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Seoul: Open Books El superhombre de masas. Barcelona: Lumen, Debolsillo Superman w literaturze masowej. Warszawa: PIW, Kraków: Wydawnictwo Znak Dalla periferia dell'impero. Milano: Bompiani. Translations, with parts of Il costume di casa, Sette anni di desiderio and Travels in Hyperreality: Viagem na irrealidade cotidiana. Rio: Nova Fronteira, Matka arkipaivan epatoddellisunten. Helsinki: Soderstrom,  De alledaagse Onwerkelijkheid. Amsterdam: Bakker, Uber Gott und die Welt. München: Hanser, La guerre du faux. Paris: Grasset, Travels in Hyperreality. New York: Harcourt,  La estrategia de la illusion. Barcelona: Lumen, Viagem na irrealidade cotidiana. Lisboa: Difel, Vad kostar ett mästerverk? Stockholm: Bromberg, Middelalderens genkomst. Copenhagen: Forum, Günlük Yasamdan Sanata. Instambul: Adam, 1991. Az új középkor. Budapest: Europa  Posuto modanin ga senoun junseinga. Seoul T`ukpyolsi : Saemulgyol, Eco Mania Collection. Seoul: Open Books Semiologia życia codziennego. Warszawa: Czytelnik, Ortaçagi Düslemek. Istanbul: Can Sanat Yayýinlarý, Reis Rüperreaalsusse. Tallin:Vayalun, Svakodnevna Semiotika. Beograd: Narodna knjiga Come si fa una tesi di laurea. Milano: Bompiani. Como se faz uma tese. Lisboa: Presença, São Paulo: Perspectiva, Como se hace una tesis. Barcelona: Gedisa, Hoe Schrijf ik Een Scriptie. Amsterdam: Bakker, Wie man eine wissenschaftliche Abschulssarbeit schreib. Heidelberg: Müller, Oppineisunde Osoittaminen: Eli Miten Tukielma Tedhään. Helsinki: Ylioppilaspavelu,  Ronbun saho: Chosa kenkyu shippitsu no gijutsu to tejun.Tokyo : Jiritsu shobo, Hogyan irjunk szakdolgozatot? Budapest: Gondolat, Nonmoon jaksongbub langui. Seoul T`ukpyolsi: Yollin ch‘aektul  Pos ginetai mia diplomatike ergasia. Athens: Nesos, Cegune mitavan yek payan name-ye tahsili nevesht. Teheran University of Science and Industry Jak napsat diplomovu praci. Prague: Votobia, . Kunsten at scrive speciale. Copenhagen: Akademisk Forlag; Cum se face o tezã de licentã. Bucarest: Pontica, Kan napiscat' diplomnuju rabotu. Moskva: Universitet; Moskva: Symposium  Kako napišemo diplomsko nalogo. Ljubljana: ValeNovak Kunsten á skrive en akademisk oppgave. Oslo: Idem Forlag, Da xue sheng ru he xie bi ye lun wen. Beijing : Hua ling chu ban she  Kā uzeakstīt diplomdarbu. Riga: Jāņa Rozes, Cum se face o teză de licenţă. Bucuresti: Polirom  Si shkruhet një punim diplome. Tirana: Disuria Jak napisać pracę dyplomową. Warszawa: Wydawnictwo Uniwersytetu Warszawskiego Kak ce nuwe gunlomna rabona. Sophia:Trud, The Role of the Reader. Bloomington: Indiana U.P. and London: Hutchinson (Containing essays from Opera aperta, Apocalittici e integrati, Forme del contenuto, Lector in Fabula, Il Superuomo di massa). Translations Rol' čintača. Lviv: Litonic Lector in fabula. Milano: Bompiani. Translations: Lector in fabula. Barcelona: Lumen, Leitura do texto literario. Lisboa: Presença, Lector in fabula. Paris: Grasset, Lector in fabula. 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Bratislava: Tatran,  Bratislava: Vydavatelstvo Slovart, Rozes vardas. Vilnius: Leidykla Alna, Janmi ui irum. Seoul:Open Books. (Arab tr.). Le Barto: Turki (Arab pirate edition with the title “Sex in the monastery”, Umja ros'i. Minsk: Scaz (Korean tr) Seoul: Open Books Emri i trëndafilit. Tirana: Botimet 'Elena Gjika', 1Also Bibliotheka 'Koha ditore', Roosì nìmì. Tallinn: Eesti Raamat,  Rozes vards (with Postcript). Riga: Jana Rozes Apgads (Thai translation) Lighthouse Publishing,  Ime Ruže. Beograd: Paideia; Eilse päeva saar. Tallin: Eesti Ramat Im'ja rosi. Karkiv: Folio Revised ed. Umeto na rozata. Skopje: Tabernakyl (Georgian tr) Qizilgülün adi. Baku: Qanun Naşiyyati (Libanese tr.) Beirut: Dar al kitab aljadid, De Bibliotheca. Biblioteca Civica di Milano (non commercial edition) Translations: De Bibliotheca. Caen: L'Echoppe; Die Bibliothek. München: Hanser De bibliotheek. Amsterdam: Bakker O bibliotece. Woclav: Ossolineum, Postille al nome della rosa. Added to the pocket italian edition, Translations: Nachschrift zum NdR. München: Hanser, Postscript to The Name of the Rose. New York: Harcourt, Pós-escrito a ONdR. Rio: Nova Fronteira; Naschrift bij DNvdR. Amsterdam: Bakker, PS till RN. Stockholm: Bromberg, Apostillas a ENdlR. Barcelona: Lumen; Efterskrift til RN. Copenhagen: Forum, Reflections on the Name of the Rose. London: Secker, Epimythio sto Onoma toy Rodoy. Athena: Ekdoseis Gnose, Now Ellenika Grammata Szeljegysetek a Rozsa Nevèhez. In Nagy Vilag. Randbemerkinger till Rosens mavn. Oslo, Apostille au Nom de la Rose. Paris: Grasset. Porque O Nome da Rosa? Lisboa: Difel, s.d. Bara no namae oboegaki. Tokyo : Jiritsu shobo Jangumiui Irum Ch’angjak Note. Seoul: T`ukpyolsi: Yollin ch`aektul (Open Books) Sametki na lorjah ‘Imeni ros’i. Saint Petersburg: Symposium, Moskwa: Corpus Astrel Järelkiri Roosi Timele In Akadeemia 6 (Tartu). (Simplified Chinese Edition) Sganghai: Translatuion Publishing House (Libanese tr) Beirut: Dar al kitab al jadid Glosy do “Imienia róży”. Literatura na Świecie nr Sette anni di desiderio. Milano: Bompiani. Translations, with parts of Il costume di casa and Dalla periferia dell'Impero): Viagem na irrealidade cotidiana. Rio: Nova Fronteira, . Matka arkipaivan epatoddellisunten. Helsinki: Soderstrom, De alledaagse Onwerkelijkheid. Amsterdam: Bakker, Uber Gott und die Welt. München: Hanser, La guerre du faux. Paris: Grasset,  Travels in Hyperreality. New York: Harcourt; La estrategia de la illusion. Barcelona: Lumen, Viagem na irrealidade cotidiana. Lisboa: Difel, Vad kostar ett mästerverk? Stockholm: Bromberg,  Middelalderens genkomst. Copenhagen: Forum, Günlük Yasamdan Sanata. Instambul: Adam, Az új középkor. Budapest: Europa, Semiologia życia codziennego. Warszawa: Czytelnik, Ortaçadý düplemek. Istambul: Can Yayýnlarý Reis Rüperreaalsusse. Tallin:Vayalun, Ortaçagi Düslemek. Istanbul: Ca Yayýinlarý (with other articles). Svakodnema semiotika. Beoigrad: Narodna knijga  Semiotica e filosofia del linguaggio. Einaudi: Torino, Translations: Semiotics and the Philosophy of Language. Bloomington: Indiana U.P., Semiotik und Philosophie der Sprache. München: Fink, Kihohakkwa Eoneo Chulhak. Seoul: Chunga, Sémiotique et philosophie du langage. Paris: PUF, Semiótica i filosofia del llenguatge. Barcelona: Laia, Semiotica y filosofia del lenguaje. Barcelona: Lumen, Semiotica et Filosofia da linguagem. São Paulo: Atica, Semyotyka y fylosofyja na ezuka. Sofia: Hayka i iskysstvo, Semiotica e Filosofia da linguagem. Lisboa: Difel,  Kigoron to gengo tetsugaku. Tokyo: Kokubunsha (Arab Trabnslation) AOT, Arab Organisation for Translation Korean tr) inEco Mania Collection. Seoul: Open Books Conceito de texto. São Paulo: Queiroz. Translations: Tekusuto no gainen : Kigoron imiron tekusuto ron e no josetsu. Osaka: Jiritsu-shobo, Sugli specchi e altri saggi. Milano: Bompiani. Translations: Dels miralls. Barcelona: Destino,  Ueber Spiegel. München: Hanser, De los espejos. Barcelona: Lumen, Sobre os espelhos e outros ensaios. Lisboa: Difel, Inovacija u serjalu. Rijeka: Pedagoski Fakultet u Rijeka Sobre os espelhos e outros ensaios. Rio de Janeiro: Nova Fronteira, Wat Spiegels betreft. Amsterdam: Bakker. Om spejle. Copenhagen: Forum, O zrcdlech a jiné eseje. Prague: Mlada Fronta (partial tr.). Posuto modanin ga senoun junseinga. Seoul: Saemulgyol (Korean tr) Umberto Eco Mania Collection. Seoul: Open Books  Po drugiej stronie lustra i inne eseje. Znak, reprezentacja, iluzja, obraz. Warszawa: WAB  Streit der Interpretationen. Universitätverlag Konstanz GMBH. Notes sur la sémiotique de la reception. Paris: Actes Sémiotiques ix,  Jie gou zhu yi he fu hao xue : Dian ying wen ji. Np: San lien shu dian chu ban fa xing (Chinese edition of various articles originally in English and French Il pendolo di Foucault. Milano: Bompiani. Translations: Foucault's Pendulum. New York: Harcourt; London: Secker and Warburg,  Das Foucaultsche Pendel. München: Hanser, Foucaults Pendel. Stockholm: Brombergs,  Foucaults Pendel. Oslo: Tiden Norsk Forlag, Pockett ed. El pendel de Foucault. Barcelona: Destino, El pendolo de Foucault. Barcelona: Lumen-Bompiani, Foucaults Pendul. Copenhagen: Forum, O pendulo de Foucault. Rio: Record, Best Bolso O pendulo de Foucault. Lisboa: Difel, To Ekkremes tou Fouko. Athens: Ekdoseis Gnose, Athens: Ellenika Grammata Foucault's Pendulum. The Signed First Edition Society. The Franklin Library, De Slinger van Foucault. Amsterdam: Bert Bakker,Now Amsterdam: Prometheus Foucaultin heiluri. Helsinki: Söderström, P`uk`o ui ch'u. Seoul T`ukpyolsi : Yollin ch`aektul Le pendule de Foucault. Paris: Grasset (Livre de Poche  Ha-metultelet shel fuko. Or Yehuda: Kinneret, Pendulul lui Foucault, Constanta: Editura Pontica,  Revised ed. Polirom  Foucaultovo kyvadlo. Praha: Odeon, A Foucault-Jnga. Budapest: Europa, Maxalomo na Phyko. Sofia: Narodna Kyltyra, (Sophia: Bard). Fuge bai. First Chinese edition. Taibei shi : Huang guan wen xue chu ban you xian gong si (Taiwan, Crown), Fuko no furiko. Tokyo, Bungei shunju, Paperback, Foucault Sarkaci. Istanbul: Can Yayýnlarý, Foucaultovo Kyvadlo. Bratislava: Slovensy Spisovatel, Vydavatel’slo Slovart Foucaultui Chu. Seoul: Open Books Wahadlo Foucaulta. Warszawa: PIW; Also Warszawa: Noir sur Blanc, Majatnik Fuko. Inostrannaja Literatura, Fuko svytuokle. Vilnius: Tyto Alba, Majatnik Fuko. Zug, pirate translation and edition, Avang-e Fuko. Teheran: Shabaviz, Majatnik Fuko. Saint Petersburg: Symposium Authorized edition and translation. CD edition, Moskva, Bibliofonika, Moskva : Astrel'  Fuko Svārsts. Riga: Jāņa Rozes, Fuge bai. Beijing: Zuo jia chu ban she, Fukoovo Klatno. Beograd: Naradona knjiga, Foucaultovo Njihalo. Zagreb: Izvori, Foucaltovo nihalo. Ljubljana: Mladinska, Fukooboto Nišalo. Skopje:Tabernaku Foucault’s Pendulum. Yogykarta: Bentang, Im Labyrinth der Vernunft. Texte über Kunst und Zeichen. Leipzig: Reclam. (Selected essays) Lo strano caso della Hanau, Milano: Bompiani. Translations: L'énigme de la Hanau, Paris: Bailly El estraño caso de la Hanau, Madrid: Ollero, Auf dem Wege zu einem Neuen Mittelater. München: DTV Grossdruk, Jie gou zhu yi he fu hao xue: Dian ying wen ji. Taibei shi : Jiu da wen hua gu fen, you xien gong si. (Chinese edition of various original English and French articles)  I limiti dell'interpretazione. Milano: Bompiani. Translations: Els limits de la interpretació. Barcelona: Destino,  The limits of interpretation. Bloomington: Indiana U.P., Les limites de l'interpretation. Paris: Grasset, Die Grenzen der Interpretation. München: Hanser,  Los limites de la interpretacion. Barcelona: Lumen, Os limites da interpretaçao. Lisboa: Difel, Ta oria tes ermeneias. Athena: Ekdoseis Gnose, De Grenzen van de Interpretatie. Amsterdam: Bakker, Haesokui Hangye. Seoul: Yollin ch`aektul  Limitele interpretârii. Costanta: Editura pontica, Os limites da interpretação. São Paulo: Perspectiva, Czytanie świata. Kraków: Znak, Granice tumačenja. Beograd: Paideia, Meze interpretace. Praha: Univerzita Karlova v Praze, Limitele interpretării. Bucuresti: Polirom Stelle e stellette. Genova: Melangolo, Vocali. Napoli: Guida.Il secondo diario minimo. Milano: Bompiani. Translations: Stora stjärnor och små. Stockholm: Bromberg, Deytero ellachisto emerologio. Athena: Ekdoseis Gnose, Wie man mit einem Lachs verreist. München: Hanser, Omgekeerde wereld. Amsterdam: Bakker, Op reis met een zalm. Amsterdam: Bakker (partial) Hvordan man rejser med en laks. Copenhagen: Forum, Zapiski na pudełku od zapałek. Poznań: Historia i Sztuka, O segundo Diario Minimo. Lisboa: Difel, O segundo Diario Minimo. Rio de Janeiro: Record, El segon diari minim. Barcelona: Destino, How to travel with a salmon. New York: Hacourt Brace and London: Secker, Dommedag er naer. Oslo: Tiden, Bábeli Beszélgetés. Budapest: Europa, Segundo Diario Minimo. Barcelona: Lumen, Barcelona: Bolsillo,  Diariusz Najmniejszy. Krakow: Znak, Yoneowa Yogaenghanun Bangbeob. Seul:T`ukpyolsi : Yollin ch`aektul, Miten Käy. Helsinki: Söderström, Somon baligyyla yolculuk. Istanbul: Can Yayýnlarý, Le-tayel 'im dag salmon. Or Yehuda: Kinneret, Trzecie zapiski na pudelku od zapalek. Poznan: Historia i Sztuka (partial tr.) Comment voyager avec un saumon. Paris: Grasset, Hvordan det ender hvordan det begynder. Copenhagen: Forum,mDai zhu xie yu qu lü xing. Taibei shi : Huang guan wen hua chu ban you xian gong si (Taiwan: Crown) Sesangeu Bobodeulege Uismeyeonseo Hwanaeneun Bamgbeob. Seoul: Open Books, Kako putovati s lososom i drugi korisni savjeti.. Zagreb: Izvori  Sämtiliche Glossen un Parodien. München: Hanser, Iz minimalnog dnevnika. Beograd: Narodna knjiga, Babylonskỳ rozhovor. Bratislava: Kalligram (a choice, with Minimo) Minumea sfantului Baudolino. Bucuresti: Humanitas, Dai zhu xie yu qu lü xing . Tr in simplified characters. Guilin: Guangxi University Press and Shanghai Sanhui Culture et Press Minunea Sfântului Baudolino. Bucuresti: Humanitas Interpretation and overinterpretation. Cambridge: Cambridge, Translations: Over interpretatie. Kampen: Kok Agora, Eko no yomi to fukayomi. Tokyo: Iwanami Shoten, Interpretaçao e sobreinterpretaçao. Lisboa: Presença, Zwischen Autor und Text. München: Hanser, Ermeneia kai Yperermeneia. Athens: Ellenika Grammata, Fortolkning og overfoltolkning. Gylling: Systime, Interpretación y sobreinterpretación. Cambridge, Interpretazione e sovrainterpretazione. Milano: Bompiani, Interpretation et surinterpretation. Paris: PUF, Quanshi yu goudou quanshi Complex characters. Xianggang: Niujin da xue chuban she, Simplified characters. Beijing: Sanlian Other Simplified characters Chinese edition. SDX Joint Publishing Company, Yorum ve aşiri yorum. Instanbul: Can Yayýnlarý,  Interpretacja i nadinterpretacja. Kraków: Wydawnictwo Znak, Haesokiran Muoinka. Seoul: The Open Books La memoria vegetale. Limited edition. Milano: Rovello.  La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea [GRICE: DEUTERO-ESPERANTO – SISTEMA G-hp. . Bari: Laterza, Translations: Die Suche nach der vollkommemen Sprache. München: Beck,  La busqueda de la lengua perfecta en la cultura europea. Barcelona: Critica, La recherche de la langue parfaite dans la culture européenne. Paris: Seuil; The search for the perfect language. Oxford: Blackwell, Avrupa kültürkünde kusursuz del arayisi. Istambul: AFA Kanzen gengo no tankyu. Tokyo: Heibonsha Europa en de volmaakte taal.Amsterdam: Agon, E Anazétese tes Teléias Glossas. Athens: Ellenika Grammata. A tökeletes nyelv keresére. Budapest: Atlantisz Könyvkiado; A procura da lìngua perfeita. Lisboa: Presença, Also Bauru: Signo, La sercado de la perfecta lengvo. Pisa. Edistudio, Hedlani dokonalého jazyka v evropské kulture. Praha: Lidové noviny W poszukiwaniu języka uniwersalnego. Warszawa: Marabut. Warszawa:Aletheia; In cautarea limbij perfecte. Bucuresti: Polirom U potrai savršenim jezikom. Zagreb: Hena Com Poiski soverscennogo zyka. Saint Petersburg: Alexandria Në kërkim të gjuhës se përkryer në kulturën europiane. Tiranë:Dituria Ton augousto den Uparchoun eideseis. Thessalonike: Parateretés (selected articles). Apocalypse Postponed. Bloomington: Indiana U.P. (selected essays edited by R. Lumley) Six Walks in the Fictional Woods. Harvard, Translations: Sei passeggiate nei boschi narrativi. Milano: Bompiani, Im Wald der Fiktionen. München: Hanser, Seis paseos pelos bosques da ficção. São Paulo: Companhia das letras, 1994. Sehs turer i fortellingenes shoger. Oslo: Tiden, Zes wandelingen door fictieve bossen. Amsterdam: Bakker. Exi periplaneseis sto dasos tes afegeses. Athens: Ellenika Grammata, Anlati ormanlarinda alti gezinti. Istanbul: Can Yayýnlarý, Sześć przechadzek po lesie fickcji. Kraków: Wydawnictwo Znak, Seis paseos nos bosques da ficção. Lisboa: Difel, Hat séta a fikció erdejében. Budapest: Európa,  Six promenades dans les bois du roman et ailleurs. Paris: Grasset, Eko no bungaku kogi : Shosetsu no mori sansaku. Tokyo: Iwanami Shoten, Paperback  Sase plimbări prin pădurea narativa. Costanţa: Pontica, Šest procházek literárnimi lesy. Olomuc: Votobia Sis passejades pels boscoss de la ficció. Barcelona: Destino, (Korean tr.). Seoul: The Open Books Sesk sprehodov skozi pripovedne gozdove. Ljubljana: Literarno-umenisko drustvo literatura (Arab translation)  You you xiao shuo lin. Taibei shi : Shi bao wen hua chu ban qi ye gu fen you xian gong si. Taiwan: China Times  Simplified characters Chinese edition. SDX Joint Publishing Company  Ŝestv progulok v literaturnvih lesah. Saint Petersburg: Symposium Šest šetniji kroz narativnu šumu. Beograd: Narodna Knijiga (Chinese tr., simplified characters) SDX Joint Publishing Company  Šest šetnji pripovjednim šumama. Zagreb: Algoritma  Seks vandringer i fiktionens skov. Copenhagen: Alinea  Hat séta a fikció erdejében. Budapest: Europa Gjashtë shëtitje në pyjet e tregimtarisë. Tirana:Dituria ù Kuuss jalutuskäiku kirjandusmetsades. Tallinn: Kiriastus Varrak L'isola del giorno prima. Milano: Bompiani Translations: To nesi tes proegoumenes emeras. Athens: Gnosis, Athens: Ellenika Grammata Het Eiland van de Vorige dag. Amsterdam: Bakker,  Amsterdam:Ooievaar, A ilha do dia anterior. Rio de Janeiro: Record. Pocket ed. BestBolso Die Insel des vorigen Tages. München: Hanser, Øen af i går. Copenhagen: Forum,  A ilha do dia antes. Lisboa: Difel, The Island of the Day Before. New York: Harcourt Brace and London: Secker and Warburg La isla del dia de antes. Barcelona: Lumen, Also Biblioteca Viajero ABC L'illa del dia abans. Barcelona: Destino, Edellisen päivän saari. Helsinki: Werner Söderström,  Øya fra dagen før. Oslo: Tiden, Pocket ed. Ostrvo dana predašnjeg. Beograd: Centar za geopoetiku, Insula din ziua de ieri. Constanta: Editura Pontica, New edition, Bucuresti, Polirom Gårdagens ö. Stockholm: Brombergs; Ostrov vcerejsiho dne. Praha: Simon and Simon,  L' île du jour d'avant. Paris: Grasset, Ostrovot od pretchodinot deh. Scopje: Detsca Padost, Önceki günün adasi. Istanbul: Can Yayýnlarý, Wyspa dnia poprzedniego. Warszawa: PIW,  Warszawa: Noir sur Blanc Ha-i chel yom ha-etmol. Or Yehuda: Kinneret,  Jonnalui Som. Seoul: Open Books Ostoviem ot proedeshinja den. Sofia: Khemus, Jazire-ye ruz-e pishin. Ahvaz (iranian): Nash-i Tir Otok prethodnoga dana. Zagreb: Izvori, Ostrov vcerajsieho dna. Bratislava: Slovart; A tegnap Szigete. Budapest: Europa Könyvkiadó, Zuo ri zhi dao. Taiwan: Crown, Vakarykstes dienos sala. Vilnius: Tyto Alba, 1998. Zenjitsu shima.Tokyo: Bungei Shunju, Ostrov Nakanune. Saint-Petersburg: Symposium, CD edition, Moskva, Bibliofonika; Astel’ Jazirat al-yawm al-sabiq. Tarabulus : Dar Uya (Tripoli) Zuo ri zhi dao. Simplified characters). Beijing : Zuo jia chu ban she,  Ostrovbt ot prediscinja. Sophia:Bard Eilse päeva saar. Tallinn: Eesti Raamat Otok prejšniega dne. Ljubljana: Mladinska Knijiga In cosa crede chi non crede? (with Martini). Roma: Liberal. Milano: Bompiani Translations: En qué cren los que non creen? Mexico: Taurus Croire en quoi? Paris: Payot et Rivages, En què creuen els qui no creuen. Barcelona: Empóries, Woran glaubt wer nicht glaubt? Wien: Zsolnay, and München: Hanser, Ti pisteúei autós pou den pisteúei; Athena: Ellenika Grammata ; Als we niet geloven, wat geloven we dan? Amsterdam: Prometheus En que creen los que non creen? Madrid: Temas de Hoy Mueoseul Mideul Geosinga. Seoul: The Oper Books Wyspa dnia poprzedniego. Warszawa: PIW, 1995; Warszawa: Noir sur Blanc  Belief or Nonbelief? New York: Arcade, Miben hisz aki nem hisz? Budapest: Europa In ce cred cei care nu cred? Iasi: Polirom  U sto vjeruje tko ne vjeruje? Zagreb: Izvori Mihin uskot jos et usko? Turku: Kirja- Aurora Xin yang huo fei xin yang : zhe xue da shi yu shu ji zhu jiao de dui tan. Taibei Shi : Jiu jing chu ban she gu fen you xian gong si   (Georgian tr) Cinque scritti morali. Milano: Bompiani Translations: Pénte ethika Keimena. Athens: Ellenika Grammata, Cinco escritos morais. Lisboa: Difel, Vier moralische Schriften. München: Hanser, 1998. Cinc escrits morals. Barcelona: Destino; Spisi o moralu. Beograd; Paideia Cinco escritos morales. Barcelona: Lumen, Barcelona: Debolsillo; Piat’ esse na tem’i etiki. Saint Petersburg: Symposium; Moskva: Astrel Cinco escritos morais. Rio de Janeiro: Record,  Moralske Tanker. Copenhagen: Forum, Vijf Morele Dilemmas. Amsterdam: Bakker; Beş ahlak yazisi. Istanbul: Can Yayýnlarý, Öt írás az erkölcsröl. Budapest: Europa; Eien no fashizumu. Tokyo: Inawami Shoten; Spisi o moralu.Beograd: Paideia, Pet moralni eseta. Sofia: Lik, Fyra moraliska betraktelser. Stockholm: Brombergs; Pieae pism moralnych. 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Athens: Ellenika Grammata Kant und das Schnabeltier. München: Hanser; Kant og næbdyret. Copenhague: Forum Kant en het vogelbekdier. Amsterdam: Bakker; Kant i kljunar. Beograd: Paideia  Kant si ornitorincul. Constanta: Editura Pontica Second revised edition, Bucuresti: Polirom; Kanto to kamonohashi. Tokyo: Iwanami Shoten Kant u itučecovkata. Sofia: 2004 (Korean tr.) Seoul: Open Books Kant a ptakopyzxk. Praha: Argo Kant a dziobak. Warszawa: Aletheia; Talking of Joyce (with Santoro). Dublin: University College Dublin Press. Gesammelte Streichholbriefe. München: Hanser, Serendipities. Language and Lunacy. New York: Columbia U.P. and London: Weidenfeld, Translations: Serendipities. Japanese tr. Tokyo: Ihei Taniguchi Tra menzogna e ironia. Milano: Bompiani. Translations Lüge und ironie. München: Hanser, Entre a mentira e a ironia. Lisboa: Difel, . Entre mentira e ironia. Barcelona: Lumen, Metaxú pseúdous kai eironeìas. Athens: Ellenika Grammata Između laži i ironije. Beograd: Paideia Nadsolge hagiui julgoum. Seoul:The Open Books  Entre a mentira e a ironia. Rio de Janeiro: Record Između laži I ironije. Zagreb: Izvori La bustina di Minerva. Milano: Bompiani. Translations: Streichholzbriefe. München: Hanser (partial tr:) Semeiomata. Tessaloniki: Ekdoticos Tou augusto den uparchoun edeseis. Tessaloniki: Paraterlté Partial Drugie zapiski na pudełku od zapałek. Poznań: Historia i Sztuka. Das alte Buch und das Meer. München: Hanser; Neue Streichholzbriefe. München: DT. Gesammelte Streichholzbriefe. München: DTV Derrick oder die Leidenschaft für das Mittelmass. München: Hanser (partial). Gyufalevelek. Budapest: Europa, Derrick oder die Leidenschaft für das Mittelmass: Streichholzbriefe München: Hanser Sämtiliche Glossen un Parodien. München: Hanser, (complete edition with Diario Mimimo, Secondo Diario Minimo, Bustina di Minerva and other German collections of parodies) Pliculetul Minervei. Bucuresti: Humanitas Zhi hui nu shen de mo fa dai. Taibei shi: Hang guan chu ban she (Taiwan: Crown)  Mineruba songnyanggap. Seoul: The Open Books Poznámky na krabičkách od sirek. Praha: Argo Kartoniki Minerv’i. Moskva: Symposium Den nye Middelalderem og andre essays. Oslo: Tiden Norske (selected essays); Mein verrücktes Italien. Berlin: Wagenbach (selected essays) Mysl a smysl. Praha: Moravia press (selected essays) 2000 Baudolino. Milano: Bompiani Translations: Bodolino. Riga: Jãņa Rozes apgadas Baudolino. Amsterdam: Bakker, Baudolino. Athen: Ellinika Grammata, Baudolino. Bucuresti: Pontica, Polirom Baudolino. Barcelona: Lumen, Debolsillo Baudolino. Barcelona: Destino, Baudolino. München: Hanser, Baudolino. Stockholm: Bromberg, Baudolino. Rio de Janeiro: Record, Baudolino. Warszawa: Noir sur Blanc, Baudolino. Bratislava: Slovart, Baudolino. Beograd. Narodna Knjiga Baudolino. Zagreb:Izvori  Baudolino. Paris: Grasset, Baudolino. Copenhagen: Forum Baudolino. Lisboa: Difel Baudolino. Seoul: The Open Books Baudolinas. Vilnius: Tyto Alba Baudolino. New York: Harcourt and London: Secker and Warburg Baudolino. Helsinki: Sőderstrőm Baudolino. Oslo: Tiden Norsk Forlag Baudulinu. Arabic Cultural Center Morocco and North Africa Baudolino. Istanbul: Doğan Kitap  Baudolino. Budapest: Europa Könyvkiadó Baudolino. Ljublijana: Mladinska Knijga  Baudolino. Moskva: Symposium CD edition, Moskva, Bibliofonika Moskva: Astrel’  Baudolino. Tallinn: Warrak; Baudolino. Sophia: Bard Baudolino. Taibei shi: Huang guan chu ban she (Taiwan: Crown) (Hebrew tr.) Or Yehuda: Kinneret Baudolino. Yogyakarta: Bentang Pustaka  Baudolino. Shanghai: Translation Publishing House Bavdolino. Charkiv: Folio (Japanese tr.) Tokio: Iwanami Shoten, Experiences in translation. Toronto: Toronto U.P. Riflessioni sulla bibliofilia. Limited edition. Milano: Edizioni Rovello. Sulla letteratura. Milano: Bompiani. Translations Sobre la literatura. Barcelona: Destino Perí logotechnías. Athens: Ellenica Grammata, Sobre literatura. 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Zagreb: Algoritam Të thuash gati të njëjtën gjë. Përvoja përkthimi. Tirana: Dituria  Quase a mesma coisa.. Rio: Editora Record  Dire presque la même chose. Paris: Grasset Pocket ed. Livre de Poche Decir casi lo mismo. Barcelona: Lumen Ediccion Debolsillo  A spune cam acelaşi lucru. Bucuresti: Polirom  (Korean tr.) Seoul: Open Books  (Arab tr.). Arab Organization for Translation Mouse or Rat? Translation as Negotiation. London: Weidenfeld and Nicolson Phoenix paperback  (With Experiences in Translation, partial version of Dire quasi la stessa cosa) Il linguaggio della terra australe. Limited edition. Milano: Bompiani La misteriosa fiamma della regina Loana. Milano: Bompiani. Paperback ed. Translations: Die geheimnisvolle Flamme der Königin Loana. München: Hanser Drottning Loanas mystika eld. Stockholm: Brombergs  La misteriosa flama de la reina Loana. Barcelona: Destino Misterioasa flacără a reginei Loana. Bucarest: Polirom/Pontica La misteriosa llama de la reina Loana. Barcelona: Lumen  La mysterieuse flamme de la reine Loana. Paris: Grasset Livre de Poche De mysterieuze vlam van konoingin Loana. Amsterdam: Prometheus  The Mysterious Flame of Queen Loana. NewYork: Harcourt; London: Secker London: Vintage; E musteriodes floga tes basilissas Loana. Athens: Ellenika Grammata Athens: Psychologios A misteriosa chama da rainha Loana. Rio: Record Dronning Loanas mystiske flamme. Copenhagen: Forum A misteriosa chama da rainha Loana. Lisboa: Difel Kuningatar Loanan arvoituksellinen liekki. Helsinki: Söderstrom; Kraliçe Loana'nin gizemli alevi. Istanbul: Doğan Kitap  Tayemnýplamen královny Loany. Praha: Argo; Tajemniczy płomień królowej Loany. Warszawa: Noir sur Blanc  Tjuplný plameň král'ovnej Loany. Bratislava: Vydavatel'stvo Slovart Paslaptingoji karalienės Loanos liepsna. Vilnius: Tyto Alba, Dronning Loanas mystiske flame. Oslo: Tiden Srivnostni plamen kraaljice Loane. Lublijana: Mladinska Knijiga Tajanstveni plamen kraljice Loane. Zagreb: Izvori  Loana királynő titokzatos tüze. Budapest: Europa (Korean tr.) Seoul: Open Books Tanistbennoe plamja zarizvi Loany. St. Petersburg: Symposium  Moskva: Ast  (Chinese tr) Taiwan: Crown Tanistveniot plamen na kralishata Loana. Skopje: Begemot Kēninienes Loanas Mistiskā liesma. Riga: Roses  A passo di gambero. Milano: Bompiani. Milano: Mondolibri  Translations À reculons comme une écrevisse. Paris: Grasset  Livre de Poche  Rakiem. Gorąca wojna i populizm mediów. Warszawa: Wydawnictwo WAB A passo de cangrejo. Lisboa: Difel  A passo de caranguejo. Lisboa. Gradiva Im Krebsgang voran. München: Hanser  DTV A paso de cangrejo. Barcelona: Debate  Barcelona: Debolsillo Me to bēma tou káboura. Athena: Ellēnika Grammata Înainte ca racul. Bucuresti: Class Tordele og ulemper ved dǿden. Copenhagen: Forum Turning back the clock. New York: Harcourt et London: Secker London: Vintage Poln'y dazan. Moskwa: Eksmo Kräftgånd. Stockholm: Brombergs Po rakovi poti. Ljubljana: Mladinska (Chinese edition) Taiwan: Krown Br’šča li se časobnik’t nazad. Sophia: Ciela (Korean tr.) Seoul: Open Books  A paso de caranguejo. Lisboa Gradiva Yengeç Adɪmlarɪyla. Istanbul: DK Poliyi nazad! Moskva: Astrel  (Chinese ed.). Lijangbook (Japanese tr.) Tokyo: Inawami Shoten Po rakovi poti. Ljubljana Mladinska Knjiga Sator Arepo eccetera.Roma: Nottetempo. Schüsse mit Empfangsbescheinigung. München: Hanser  La memoria vegetale. Milano: Rovello. Ed. I Grandi Tascabili Bompiani Translations: Anamvéseis epí kártou. Athena: Ellenica Grammata  Die Kunst des Büchenrliebens. München: Hanser; Memoria vegetală. Bucuresti: Rao A memória vegetal. Rio: Record  (Complex chinese ed.) Taiwan: Crown (Chinese simplified characters). Beijin: Ylin Press  Dall'albero al labirinto. Milano: Bompiani Translations: Apo to dentro ston labyrintho. Athens: Ellenika Grammata Od drzewa do labiryntu. Warszawa: Aletheia  De la arbore spre labirint. Iaşi: Polirom De l'arbre au labyrinthe. Tr. Sauvage. Paris: Grasset Poche  Od stromu k labyrintu. Praha: Argo Do árvore ao labirinto. Rio: Record  From the tree to the labyrinth, Harvard. Mój  Po drugiej stronie muru. Kraków: Wydawnictwo Literackie. Vertigine della Lista. Milano: Bompiani Translations: Vertige de la liste. Paris: Flammarion The infinity of lists. New York: Rizzoli International  Die unendliche Liste. München: Hanser  DTV edition Vertigo. Lista infinita. Bucuresti: Rao El vertigo de las listas. Barcelona: Lumen A lista mamora. Budapest: Europa Vertigo. Moskwa: Slobo/Slovo Budiště Seznamů. Praha: Argo A vertigem das listas. Lisboa: Difel Szaleństwo katalogowania. Poznań: Rebis De betovering van lijsten. Amsterdam: Bakker  A vertigem das listas. Rio: Record  O omorphias tes listas. Athena:Ekdoseis Kastanioti  Sarakstu Karuselis: Riga: Jäņa Rozes  Korean tr. Seoul: Open Books Beskrajni Spiskovi, Beograd: PlatoVrtinec Seznamov, Ljubljana:Modrijan  (Simplified Chinese edition) Beijing: CentralCompilation and Translation Press Cultura y Semiotica. Madrid: Circulo de Bella Artes. La storia dei Promessi Sposi raccontata da E.. Roma: Repubblica. La historia de Los Novios explicada por E. Barcelona: Anagrama A historia de Os noivos contada par E.. Rio de Janeiro: Galera Odryrenn’ie. Moskwa: Astrel’ A historia de Os noivos contada par E. Rio de Janeiro: Galera Il cimitero di Praga. Milano: Bompiani. Vintage edition  Translations: El cemeterio de Praga. Barcelona: Lumen El cementiri de Praga. Barcelona:RosadelVents  De Begrafplaats van Praag. Amsterdam: Prometheus To koimitirio tes Pragas. Atina: Ekdoseis Psychogios Le cimetière de Prague. Paris :Grasset Poche  Der Friedhof in Prag. München: Hanser Büchergild sd. O cemitério de Praga. Lisboa: Gradiva Gravlunden i Praha. Copenhagen: Tiden The Prague Cemetery. London: Harcourt et Secker Vintage Large print edition Audio Go Ltd Begravningsplatsen I Prag. Stockholm. Bromberg Prag Mezarliği. Istambul: DK Praz’kij cvintar. Kharkiv: Folio  Cmentarz w Pradze. Warszawa: Noir sur Blanc Pražský hřbitov. Praha: Argo O cemitério de Praga. Rio de Janeiro: Record Pražskoe kladvišče. Moskwa: Astrel Cimitirul din Praga. Bucuresti: Polirom Paperback Prāgas kapsēta. Rigā: Jānas Rozes Prahan kalmisto. Helsinki: Söderström Kirkegården I Prag. Copenhagen: Rosinante  (Hebrew tr.) Or Yehuda: Kinneret Praško pokopališče. Ljubljana: Mladinska kniga Praško groblje. Podgorica: Nova Knjiga Praško groblje. Zagreb: Mozaik knjiga Pražsky cintorín. Bratislava: Slovart  (Korean tr) Seoul: Open Books (Chinese tr) Taipei: Crown Prahos kapines. Vilnius: Tyto Alba  (Libanese tr.) Beirut: Dar al kitab al jadid Una tromba sulle colline. Limited editon of a chapter of Il pendolo di Foucault. Milano: Rovello Perché l’isola non viene mai trovata. Limited edition. Milano: Rovello Confessions of a Novelist: Harvard Translations: Confesiones de un joven novelista. Barcelona: Lumen Debolsillo (Korean tr.) Seoul: Chungrim Bekenntnisse eines jungen Scheiftstellers. Münche: Hanser Genç bir romancinin İtiraflari. Istanbul: Edebiyat İnceleme  Confesiunile unui tînăr Romancier. Bucuresti: Polirom Bekentenissen vane en Jonge Roman-schijver. Amsterdam: Bert Bakker Anlati ormanlarinda alti gezinti. Istanbul: Can Wyznania młodego pisarza. Warszawa: Śviat Książki Exomologiseis enos neou muthistoriographou. Athena: Ekdoseis Patake Confissões de um jovem escritor. Lisboa: Horizonte Noore romaanikirjalu pihtimused. Tanapäev Confissões de um jovem romancista. São Paulo: Cosae Naify Ispovesti mladog romanopisca. Beograd: Glasnik  Confessions d’un jeune romancier. Paris: Grasset Zpověd’ mladého romanopisce. Praha: Argo  (Chinese tr.) Beijng: Beijging Imaginist Time Culture Company. (Chinese). Taiwan: Business Weekly Publications Costruire il nemico. Milano: Bompiani. Ed. Mondolibri Cum ne costruim duşmanul. Bucuresti. Polirom Construir o inimigo. Lisboa: Gradiva Kataskeuazontas ton exthro. Athena: Psichologios Wymyślanie wrogów. Poznań: Dom Wydawniczy Rebis Sukurti priešą ir kiti proginiai rašiniai. Vilnius: Tyto Alba Ellenséget alkotni és más alkalmi frások. Budapest: Európa Könivkiadó  Inventing the Enemy. New York: Houghton and Mifflin Harcourt. London: Harvill Secker Het creëren van de vijand. Amsterdam Bert Bakker Ustvarjanje sovražnikov. Ljubljana: Mladinska Kniga Vytváreni nepřítele a jiné příležitosné texty. Praha: Argo Construire l’ennemi. Paris: Grasset Die Fabrication des Feindes. München: Hanser  Sotvori seb’e vraga. Moskva: Act (Korean tr.. Seul: Open) Da stborim Brata. Sofia: Bard Düşman Yaratmak. Istanbul: Dogan Kitar Scritti sul pensiero medievale. Milano: Bompiani Storia delle terre e dei luoghi leggendari. Milano: Bompiani Translations: The Book of legendary lands. London: MacLeose Press The Book of legendary lands. New York: Rizzoli Geschiedenis van imaginaire landen en plaatsen. Amsterdam: Prometeus  Dĕjny legendárních zemí a míst. Praha: Argo Die Geschichte der legendären Länden und Städte. München: Hanser Historia das terras e lugares legendarios. Tr Aguiar. Rio de Janeiro: Record Istorija illiusii lerendarniie mesta, semli I strain. Moskva: Slovo Istoria mitskin zemalja. Beograd: Vulkan Istoria Tǎrǎmurilor și locurilor legendare.Bucuresti: Editura Rao Riflessioni sul dolore. Bologna: Asmepa Numero zero. Milano: Bompiani Storia figurata delle invenzioni. Ed. by E. and Zorzoli. Milano: Bompiani. Translations: The Picture History of Inventions. New York: Macmillan. The Pictorial History of Inventions. London: Weidenfeld, Uppfinningarnas Historia. Stockholm: Natur och Kultur, s.d. Opfindensernes Historie. Copenhagen: Gyldendal, s.d. Histoire illustrée des inventions. Paris: Laffont, Zum Nutzen des Menschen. Bern: Scherz, Geschiedenis der uitvindingen in woord en beeld. Brussel: Belgisch Agentenschaap von Grote Encyclopedieen, Historia ilustrada de los inventos. Buenos Aires: Fabril,  Il caso Bond. Ed. by O. Del Buono ed E. Milano: Bompiani. Translations: Proceso a James Bond. Barcelona: Fontanella, Der Fall James Bond. München: DTV, The Bond Affair. London: Macdonald. La bomba e il generale, with Eugenio Carmi. Milano: Bompiani;Translations: H e bomba kai o strategos. Athens: Gnosis, Ellenika grammata A bomba e o general. Lisboa: Quetzal The bomb and the general. New York: Harcourt London : Secker et Warburg, Bakudan to shogun. Tokyo: TBS  Poktan kuwa jamgun. Seoul: Open Books I tre cosmonauti, with Carmi. Milano: Bompiani. Translations Die drei Kosmonauten. Frankfurt: Insel, Los tres astronautas. Buenos Aires: Ed. de la flor. Les trois cosmonautes. Paris: Grasset. With La bombe et le géneral at Les gnomes de Gnou, De tre astronauterna. Stockholm: Brombergs, Los tres cosmonautas. Barcelona: Destino, Os tres cosmonautas. Lisboa: Quetzal. The three astronauts. New York: Harcourt London : Secker et Warburg, Oi treis astronautes. Athens: Gnosis, Sannin no uchu hikoshi. Tokyo: TBS  Oi treis kosmonaytes. Athens: Ellenika Grammata L’Italie par elle-meme. A portrait of Italy. Autoritratto dell'Italia, cur. E, Argan, Piovene, Chiarini, Gregotti ed al. Milano: Bompiani. Translations: Eko no itaria annai. Tokyo : Jiritsu shobo, L'arte come mestiere, cur. E. Milano: Bompiani. I sistemi di segni e lo strutturalismo sovietico, cur. E. e Faccani. Milano: Bompiani.  L'Industria della cultura. cur. E. Milano: Bompiani.  Dove e quando? Indagine sperimentale su due diverse edizioni di un servizio di 'Almanacco'. cur. E. et al. Roma: Rai, Servizio Programmi Sperimentali-Servizio Opinioni. Socialismo y consolacion. cur. E. Barcelona: Tusquets.  I fumetti di Mao, cur. Nebiolo, E. and Chesneaux. Bari: Laterza. Translations: Das Mädchen aus der Volkskommune. Reinbek: Rowohlt,  Los comics de Mao. Barcelona: Gili, Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio. cur. E. e Sughi. Milano: Almanacco Bompiani. I pampini bugiardi. cur. E. e Bonazzi. Rimini: Guaraldi. Translations: Las verdades que mientem. Buenos Aires: Tiempo Contemporaneo Mentiras que parecen verdades. Sao Paulo: Summus Estetica e teoria dell'informazione, cur. E. Milano: Bompiani. Eugenio Carmi:una pittura di paesaggio? cur. E. Milano: Prearo.  Storia di una rivoluzione mai esistita: l'esperimento Vaduz, cur. E. et al. Roma: Rai, Servizio Opinioni.  Invernizio, Serao, Liala. cur. E., I.Pezzini, M.P.Pozzato, M. Federzoni. Il Castoro. Firenze: La Nuova Italia.  A Semiotic Landscape, cur. Chatman, E., e Klinkenberg. Proceedings of the First Congress of IASS-AIS, Milano, The Hague: Mouton. The Sign of Three. Peirce, Holmes, Dupin. cur. E. and Sebeok. Bloomington: Indiana. Translations: Il segno dei tre. Milano: Bompiani Der Zirkel oder Im Zeichen der Drei. München: Fink,  El signo de los tres. Barcelona: Lumen, Sannin no kigo: Dupan homuzu pasu. Tokyo : Tokyo tosho, O signo de tres. São Paulo: Perspectiva  Nori wa churi ui kihohak: Kihoro kaduk chan sesang ui iherul yhaie. Seoul: Inkansaram, Raymond Queneau, Esercizi di stile. Introduction and translation. Torino: Einaudi, 1 Carnival! Ed. by Sebeok (Texts by U., Ivanov, Rector). Berlin ; New York ; Amsterdam : Mouton publishers Translations: Kanibaru! Tokyo : Iwanami shoten,  Carnaval! Tezlonte: Fondo de cultura economica, Meaning and mental representations, cur. E., Santambrogio e Violi. Bloomington: Indiana U.P. On the medieval theory of signs. Edited by U.Eco and C. Marmo. Amsterdam: Benjamins, Gli gnomi di Gnu, with Carmi. Milano: Bompiani. Translations: Gnuttarna på Gnu. Stockholm: Brombergs,  The gnomes of gnù. Milano: Bompiani-Stefanel,  Le gnomes de Gnou. Paris: Grasset,  Os gnomos de Gnu. Lisboa: Presença, Los Gnomos de Gnu. Barcelona: Lumen,  De Gnomen van Gnu. Amsterdam: Bakker, . Die Gnome von Gnu. Bompiani/Stefanel, Oi nanoi toy Gnou. Athens: Gnosis, Now Athens: Ellenika Grammata Kobito no hoshi nieu. Bompiani/Stefanel  Gnomy z planety Gnu. Wrocław: Wydawnictwo Dolnośląskie, 1994 Els gnoms de Gnu. Barcelona: Lumen, Os gnomos de Gnu. Lisboa: Presença, Povero Pinocchio, cur. E. Modena: Comix, Entretiens sur la fin des temps, avec Carrière, Delumeau, Gould, par David, Lenoir, Tonnac. Paris: Fayard. Translations: La fin dels temps. Barcelona: Empuries-Anagrama, Pensieri sulla fine dei tempi. Milano: Bompiani  Entrevista sobre a fim dos tempos. Rio: Rocco, Das Ende der Zeit. Kön: DuMont,  Mo shi tan. Beijing: Zhong guo wen chu ban she. Conversations about the end of time. Harmondsworth: Allen Lane. The Penguin Press  Sigan ui chongmal : Saeroun milleniom e taehan negaji nonui. Seoul: Kkullio,  Synomilíes gia to télos toy krónoy. Athens: Ekdotikos Organismos Libani, O fim dos tempos. Lisboa: Terramar . Zamanlarin sonu üstüne söyleşiler. Istanbul: Can Yayýnlarý Rozmowy o końcu czasów. Wrocław: Wydawnictwo Dolnośląskie, Gérard de Nerval, Sylvie, Translation and Postface. Torino: Einaudi  Islam e occidente. Riflessioni per la convivenza. With Camdessus, Daniel and Riccardi. Roma: Laterza. Tre racconti.Milano: Bompiani. New edition of La Bomba e il generale, I tre cosmonauti, Gli gnomi di gnu. Translations: Trei Povestiri. Bucuresti: Polirom  Trzy Opowieści. Poznan: Dom Wydawniczy Rebis Cecü' nün Yer Cüceleri. Istanbul: Yky Korean translation. Seoul: Momo Tres contos. Sao Paulo: Berlendis et Vertecchia  Três pequenas histórias. Lisboa: Caderno  Los Tres Tosmonautas e Contes Mei. Ortès: Per Noste Edicions Geschichten fur aufgeweckte Kinder . München: Hanser  (Chinese tr.) Tri Skazki. Moskva : OGI 2Tri opovidki. Kiev : Laurus  (Iranian tr.) Teheran:Hatami Abolhassan  Storia della bellezza, ed. b.y U.Eco. Milano:Bompiani. Vintage  Translations: Histoire de beauté: Paris: Flammarion, Die Geschichte der Schönheit. München: Hanser, History of Beauty. NewYork: Rizzoli, On Beauty. History of a Western idea. London: Secker et Warburg, Skjønnhetens Historie. (Oslo): Kagge História da belleza. Lisboa: Difel Historia de la belleza. Barcelona: Lumen  (ed de bolsillo) Iστορια τησ ομορφιασ. Athens: Ekdoseis Kastanioti  Povijest ljepote. Zagreb: Hena Com  Istorija lepote. Beograd: Plato A szépség története. Budapest: Europa História da belleza. São Paulo: Record Circulo de Leitores Historia piękna. Poznań: Rebis De Geschiedenis van de Schoonheid. Abakker (Corean Translation) Seoul: Open Books Om Skönhet. Stockholm: Brombergs Skønhedens historie. Amsterdam: Ascheoug  Dějiny krásy. Praha: Argo. Historia frumuseţii. Bucuresti: Enciclopedian RAO (Japanese tr.) Tokyo  Skǿnhedens historie. Ascheoug Dansk Forlag Istorija krasotvi. Moskva: Slovo  Zgodovina Lepote. Ljubliana: Modrijan (Chinese tr.) Taiwan  Ilu ajalugu. Tallinn: Eesti Güzelliğin tarihi. Istanbul: Doğan Kitapçilik  Istorija na krasotata. Sofia: Kibea (Chinese simplified characters) Shanghai: Central Compilation and Translation Press Deutscher Taschenbuch Verlag (Hebrew tr. Or Yehuda: Kinneret  Storia della bruttezza. Ed. by U. Eco.Milano: Bompiani Translations: On ugliness. New York: Rizzoli international. On ugliness. London: Secker  Histoire de la laideur. Paris: Flammarion  Die Geschichte der Hässlickheit. München: Hanser Istoria Urâtului. Bucuresti: Enciclopedia rao  Istoria tēs Asxēmias. Athena: Ekdoseis Kastaniōtē Istyorija Yrodstva. Moskva: Slovo  Des Geschiedenis van de Lelijkheid. Amsterdam: Bakker, Dĕjiny ošlivosti. Praha: Argo A rútság törtenete. Budapest: Europa Istorija ružnoće. Beograd: Plato História da feiúra. Rio de Janeiro: Record  História do feio. Lisboa: Difel Historia de la fealdad. Barcelona: Lumen Historia brzydoty Poznan: Rebis  Kauneuden istoria. Helsinki: WSOY,  Korean transl. Seoul: Open Books Neglītuma vēsture. Riga: Jāņa Rozes. Zgodoviuna Grdega. Ljublijana: Modrijan, Inetuse Ajalugu. Tallinn: Eesti Entsüklopeediakirjastus Om Fulhet. Stockholm: Brombergs, Chinese transl. Taiwan: Linking Chinese Edition: Central Compilation and Translation Press (Hebrew translation) Or Yehuda: Kinneret The Art of Fiction No  Interview with Lila Azam Zaganeh. The Paris Review,  N’esperez pas vous debarrasser des livres (entretiens avec Jean-Claude Carrière). Paris: Grasset. Club Edition. Livre de Poche. Translations: Non sperate di liberarvi dei libri. Milano: Bompiani Edition Mondolibri. Nadie acabará con los libros. Barcelona: Lumen Knih se jen tak nezbavíme. Praha: Argo, Chinese Edition. Taiwan: Crown Die grosse Zukunft des Buches. Munich: Hanser DTV Simplified Chinese Edition. Guangxi Normal University Press Não contem com o fim do livro. Rio de Janeiro. Record Ne nadeiytes’ izbavit’sja ot knig! Moskva: Symposium. Min elpizete na apallageite apo ta biblia. Athena: Ekdotikos Organismos Libani Nie myśl, że książki znikną. Warszawa: WAB  Nu speraţi că veţi scăpa de cărti. Bucuresti: Humanitas (Japanese transl.) Tokyo: Hankyu Communications Korean tr. Seoul: Open. This is not the end of the book. London: Harvill Secker Vintage Books Ne rémelje, hogy megsza badul a könyvektől. Budapest: Europa Konyvkiado Nesitikėkite atsiktatyti knygų. Leydikla: Zara Kitaplardan kurtulabileceğinizi sanmayin. Istanbul: Can Yainlari Tova ne e kpajat na knigite. Sophia: Enthusiast Nebbia, with Remo Ceserani eds. Torino: Einaudi Il Cinquecento. Corriere della Sera Historia (Editor). Milano: Motta Il Medioevo (Editor) La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso. Il Medioevo. Encyclomedia Publishers.Translations: Idade Media: Barbaros, Cristao e Muçulmanos. Alfragide;, Dom Quixote, Idade Media: Catedrais, Cavaleiros e Cidades, Alfragide: Dom Quixote  Idade Media: Castelos, Mercadores e Poetas.Alfragide: Dom Quixote Ortacag: Barbarlar, Hiristiyanlar, Muslumanlar, Istanbul: ALFA Oetacag: Katedraller, Svalyeler, Sehirler),Istanbul:ALFA La grande Storia. Corriere della Sera, L’antichità. Grecia. Milano: Encyclomedia L’età moderna e contemporanea. La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso Il Settecento. Il secolo delle rivoluzioni. Milano: Encyclomedia  (with Fedriga, eds.) Storia della filosofia. 3Roma Laterza. Milano: EM  (with Pezzini) El museo. Madrid: Casimiro  (with Fedriga, eds.) La filosofia e le sue storie. Roma: LaterzaUmberto Eco. Keywords: il nome del nome, lingua perfetta; semiotica, la rosa segnata --. Refs.: Umberto Eco on H. P. Grice in “Cognitive constraints on communication,” Luigi Speranza, "Grice ed Eco: semantica filosofica," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Eco.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ecebolio: la ragione conversazionale e il circolo di Giuliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor of Giuliano. More of a sophist, he appears to have had flexible religious convictions (or none) – Giuliano recalls: “He may be a pagan or a Galileian as the political climate demands!” Ecebolio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Ecebolio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Efanto: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. According to Iamblicus, a Pythagorean. He appears to be the same person referreed to by Ippolito as Efanto di Siracusa. According to Ippolito, Efanto believes it is impossible to have an accurate knowledge of things, but also believed that everything in the world is formed by size, shape, and capacity. He claims that the world is a sphere, the most perfect of all geometrical shapes, reflecting the fact that it was the product of a divine mind, which as also source of all movement. A work on kings attributed to him may be a a different author. Efanto. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Efanto,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.  

 

Luigi Speranza -- Grice ed Egea: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. According to Iamblichus of Chalcis (“Vita di Pitagora”), a Pythagorean. Egea. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Egea,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Egnazio: la ragione conversazionale all’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A follower of the Garden. He wrote a poem, “The rerum natura.” It bears some resemblances to the work of the same name by Lucrezio and is generally thought to have been written after it. Egnazio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Egnazio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eirisco: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. According to Giamblico, a Pythagorean. Eirico. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eirisco,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elandro: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Elandro. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elandro,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elcasai: la ragione conversazionale e a gnossi a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A gnostic. One of his followers, Alcibiade, brings an essay by him to Rome, claiming that its contents are revealed to E. by an angel. The cult he founds believed in reincarnation and that Pythagorean science provides a means of predicting the future. There is also a magical healing side to the cult, and it claims to be able to cure rabies. Elcasai. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elcasai,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eleucadio: la ragione conversazionale e la scuola di Ravenna -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ravenna). Filosofo italiano. Eleucadio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eleucadio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elicone: la ragione conversazionale e  la setta di Reggio -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. He was renowned as a legislator and helped to revise the constitution of Reggio. Elicone. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elicone,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elio: la ragione conversazionale e a setta di Praeneste – il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Praeneste). Filosofo italiano. A teacher of rhetoric. A popular and prolific author, and some of his essays, mainly collections of anecdotes, survive. In his more philosophical works he takes the line of the Porch. ELIO – Miscelanea storica – ed. Wilson, Loeb Classical Library. Claudio Elio. Elio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eliodoro: la ragione conversazionale ail portico romano sotto il principato di Nerone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. During Nerone’s principate. E. seems to have been an informer with regard to at least one of the many plots of the period. Eliodoro. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eliodoro,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eliodoro: la ragione conversazionale all’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The Garden. A close friend of Adriano. He succeeded Popillio Teotimo as Garden Master (or Tyrant). Eliodoro. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elpidio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elpidio: la ragione conversazionale e il circolo di Giuliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher with whom Giuliano is in correspondence. Elpidio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elpidio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Elvidio: la ragione conversazionale a Roma antica – il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). FIlosofo italiano. The son in law of TRASEA (si veda). Porch, involved in politics, he spends periods in exile. Admired as a man of principle. Nome compiuto: Elvidio Prisco. Elvidio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Elvidio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Emiliani: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della semiotica – scuola di Lugo – filosofia lughese – filosofia ravennese – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lugo). Filosofo italiano. Lugo, Ravenna, Emilia Romagna. Grice: “I like Emiliani; of course in proper English we don’t pluralise ‘meanings’! But he speaks of ‘significati,’ which is literate! The vernacular Italian is ‘segno,’ and the ‘ficare’ is also learned latinate! Gotta love him!”  Dio è la mia speranza Anch'io vivo nella speranza di avere amici in cielo che pregano per me e che attendono di unirsi a me nella nostra comune patria. Dobbiamo sempre ricordare che questa vita terrena è soltanto un passaggio verso la nostra vera patria che è quella celeste. La Madonna è apparsa e ha parlato a moltissimi veggenti di molti popoli e nelle più svariate circostanze, come una persona viva, che promette, annunzia, loda, esorta, profetizza, prega, guida e protegge dai pericoli, risana i malati, opera i miracoli, piange, invita alla conversione ed alla penitenza, aiuta ad avvicinarsi a Cristo, suo Figlio. La mia sicura bussola è camminare sulla strada della carità in ogni circostanza della vita. La presenza in noi dello Spirito Santo è la caparra della nostra vita eterna futura. Solo Dio resta. Egli è l'unica roccia a cui mi posso aggrappare per non essere travolto dai flutti tempestosi in mezzo ai quali galleggio.  E., Dio è la mia speranza, Edizioni Studio Domenicano. Nel suo saggio sul segnato, valore, communicazione e ragionamento, Emiliani presenta un'analisi del ‘segnato,’ topico della semiotica. Il segnato è un modo di una correlazione astratta posta dall'attività razionale intersoggettiva e cooperativa con cui un contenuto e intenzionato e strutturato in ordine al valore della profferenza e alla correttezza del ragionamiento conversazionale. La forme logica non è innata, né e un atto o evento psichico soggettivo, ma una struttura intersoggetiva astratta e relazionale, invariante intersoggettivamente. Il segnato (non il ‘segno’) fonda la correttezza del ragionamiento conversazionale (colloquenza – dialettica), segnato dal segno di una operazione (negans, negatum, negatore; connettivi, -- conjunctum, congiutivo, disjunctum, disgiuntivo, ‘if’ filoniano, il quantificatore universale o totale (ogni), il quantificatore parziale o essitenziale (G. jemand), il descrittore, descriptum) non è privo di ‘segnato’. Il segno di negazione, p. es., ‘non’, segna la negazione. ‘Non piove’ segna che non è il caso che piove. Il segno (‘non’) ha come UNICO segnato quello che s’esprime nella forma logica (explicatura, no implicatura). L’intensionale e il contenuto nozionale di ciò che è mentato o segnato, distinto dal segnato estensionale o funzionale – e spiegabile in una teoria di mondi possibili. Pensatile sempre dentro e mediante una determinata struttura logicha. L’atto de denotare (referire) e l’atto di predicare sono le due elementi di un complesso proposizionale (“Fido is shaggy”). Un oggetto dell'universo di riferimento, considerato reale nel modo più ampio (valore di una variabile). Il valore di una profferenza è spiegato da una teoria della correpondenza. Il valore di soddisfacibilità e parte del meta-languaggio che presuppone la sintassi, la semantica, e la prammatica. Lo scopo del griceanismo: il segnato. Fondamento della introduzione del segnato, simbolo mono-semantico, simbolo bi-semantico, simbolo tri-semantico, segnato del termine, segnato della formula del linguaggio. Relazione estensione/intensione, referenza e predicazione. Il valore della profferenza di soddisfacibilità e meta-linguistico. Rapporto tra sintassi, semantica e pragmmatica – linguaggi- oggeto e meta-linguaggio. Il linguaggio di una teoria del ragionamiento formalizzata elementare – Sistema G-hp. Calcolo di predicati di primo ordine con identità.  Sintassi di una generica teoria del ragionamento normalizzata elementare. Simbolo primitivo. Definizione ricorsiva del termine, definizione ricorsiva della formula del sistema G-hp. Termine aperto e termine chiuso. Formula aperta e formula chiusa. Profferenza semplice, proferrenza complessa. Componente deduttivo, induttivo ed adduttivo di una generica teoria del ragionamiento elementare (G. R. I. C. E. – gruppo per la ricerca dell’inferenza e la comprensione elementare). Il segnato di una profferenza in romano ed italiano (Piove). Il segnato intenzionale di una profferenza semiotica comunicativa, distinzione tra atto intenzionale dell'io e forma intenzionale con cui ciò che è segnato e compressibile dal ‘tu’, intenzionalità e consapevolezza, forma intenzionale, contenuto intenzionato. Profferenza e modalità intenzionale. Tre dimensioni del segnato nella profferenza comunicativa; Il segnato della profferennza assertiva (il simbolo di Frege),L’assertivo di una profferenza semplice. Segnato intensionale (il senso fregeiano) di una profferenza semplice. Il topico o denotatum di una profferenza semplice (“The dog is shaggy”). Il segnato logico del termine, il segnato intensionale del termine, il segnato referenziale del termine, ragioni che giustificano l'introduzione di una descrizione chiusa nel Sistema G-hp di una teoria del ragionamento Normalizzata elementare. Il segnato logico, intensionale e referenziale del segno predicativo (‘shaggy’), il segnato logico del segno predicativo, il segnato intensionale del segno predicativo, Relazione tra segnato logico e segnato intensionale del segno predicativo. Il segnato referenziale del segno predicativo, rapporti tra il segno intensionale e il referente o denotatum or relatum di un segno predicativo. Il segnato del segno mono-sematico. Il  segnato logico del segno del negare (cf. Grice, “Negation and Privation”). Il segnato logico di una operazione di connessione fra sintagme: le particelle coordinante ‘e’, ‘o,’ e subbordinante, ‘se’, il segnato del segno di quantificazione totale o universale, ‘ogni’ – il segnato del segno di quantificazione sustituzionale parziale o esistenziale (Ex), Il segnato del segno dell’articolo definito (‘il’), descrizione, el segnato logico dei segni ausiliari, il segnato intensionale e referenziale di una profferenza complessa, il segnato intensionale di una profferenza complessa; il denotatum di un profferenza complessa. Refutazione delle impostazione convenzionalista (in termini di implicatura convenzionale) di Strawson circa l'interpretazione del formalismo. Ragioni della inadeguatezza dell’approccio di Strawson, interpretazione logica, interpretazione intensionale e interpretation referenziale della semantica di una teoria dell’inferenza elementare, interpretazione intensionale del linguaggio di una teoria, interpretazione referenziale del linguaggio di una teoria, il valore di satisfactorieta di una profferenza nel sistema G-hp nel quadro del meta-linguaggio. I requisiti della definizione del valore di soddisfacibilità; condizioni che rendono la definizione di ‘soddisfacibile’ adeguata al contenuto della nozione intuitiva, condizioni che devono essere soddisfatte perché la definizione del valore sia formalmente sana. Il valore di soddisfacibile associato a una profferenza del sisstema G-hp. Considerazioni sulla definizione del valore di soddisfacibile, distinzione tra concetto di soddisfacibilità e criterio di soddisfacibilità. Il valore di soddisfacibilità associato ad una profferenza non è ‘segnato’ dalla profferenza o profferente a cui è associata, il soddisfacibile rispetto alla profferenza a cui a associate non e ‘segnato’, ma un valore. Il soddisfacibile è meta-linguistico, profferenza soddisfacibile, relazione tra profferenza soddisfacibile e ragionamento sano. Il principio di bivalenza (Tertium non datur – il terzo incluso). Stato del problema: la polemica Grice/Strawson. Il valore di soddisfacibilità è associabile soltanto alla profferenza per la quale il communicatore o profferente (implicans, implicaturus) segna che p o q, il valore di soddisfacibilità e associabile a ogni profferenza. Critica di un sistema bivalente che accetta la categoria confuse di “lacuna” di valore di soddisfacibilità. Bivalenza e il sistema considerato poli-valente. Bivalenza e l’intuizionismo di Lemmon e Dummett. Communicazione e segnato, rapporto tra materia e forma dell’espressione per la quale il communicatore o profferente o implicaturus segna (empiega) che p o q e il rispettivo segnato.  Il segnato come criterio per determinare la primitività di un simbolo, Le regole o teoremii di formazione sintattica d’introduzione e eliminazione, il teorema del ragionamiento sano definito dalla sintassi e il segnato logico. Communicazione naturale, segnare artificiale, arbitrario, non naturale, e segnato. Natura, genesi, funzione e invarianza della forma e struttura logica. Natura, genesi e funzione della forma predicativa (“Fido is shaggy”), natura, genesi e funzione della forma soggettiva o topica, natura, genesi e funzione della forma logica semplice, Natura, genesi e funzione della forma logica espressa da un simbolo mono-semantico di operazione logica, Rapporto tra l'attività dell'io intenzionante (implicaturus, e la struttura logica intesa come modalità con cui il contenuto e intenzionato (“He went to bed and took off his boots”). L'invarianza della forme o struttura logica.  Significato.  «Noi non sappiamo che cosa significano le parole più semplici, tranne quando amiamo e desideriamo.»  E., “Significati e verità dei linguaggi delle teorie deduttive (Emerson) Il significato è un concetto espresso mediante segni che possono essere grafici, verbali-orali, o mediante cenni e gesti. Il significato permette di capire o esprimere il senso, il valore o il contenuto del segno. Secondo il linguista ginevrino Ferdinand de Saussure, il segno linguistico è costituito dall'unione di un significato (un concetto, cioè la nozione mentale che abbiamo di un determinato oggetto) con un significante (cioè una forma sonora, o un'immagine uditiva).   Il triangolo semiotico In semantica (la disciplina che studia i rapporti tra segni e oggetti), secondo il classico modello a tre elementi, il significato è la nozione o immagine mentale generica che possediamo di un oggetto, la quale media tra la parola e la cosa. Ad es. il concetto di albero ci dà modo di riconoscerlo sia che si tratti di una quercia sia di un melo. Il significato è indicato graficamente o foneticamente dal significante, mentre l’albero reale al di fuori della sfera linguistica è detto referente. Va notato che mentre significato e significante sono sempre presenti, il referente può mancare o cessare di esistere (es. nelle parole “Napoleone” o “unicorno”).  In semiotica, il significato è uno dei vertici del triangolo semiotico postulato da Peirce, come mostrato nella figura accanto.  Per quanto riguarda la porzione di realtà indicata, si distingue in genere tra:  denotazione, ovvero ciò che una parola indica in quanto tale (uomo, e il suo significato di animale razionale); riferimento, ovvero ciò che una parola indica in una frase determinata (quell'uomo è alto). Frege, Senso, funzione e concetto, (edizione originale). Giorgio Graffi; Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio. Bologna, Il Mulino, Ogden e Ivor Armstrong Richards, Il significato del significato. Studio dell'influsso del linguaggio sul pensiero e della scienza del simbolismo, con saggi in appendice di B. Malinowski e F. G. Crookshank, trad. Luca Pavolini, Milano, Il Saggiatore (orig.: The Meaning of Meaning. A Study of the Influence of Language upon Thought and of the Science of Symbolism, London, Routledge et Kegan Paul). Ferdinand de Saussure, Corso di linguistica generale, Bari, Laterza, Disambiguazione Semantica Semantica lessicale Significato (psicologia) Struttura (semiotica) Triangolo semiotico Alemma di dizionario «significato»   Portale Linguistica: linguistica  Segno concetto base della semiotica  Significante Triangolo semiotico. Grice: “Alessandro Emiliani should be carefully distinguished from Alessandro Emiliani. Alessandro Emiliani is a philosopher; Alessandro Emiliani is a semiotician!” Alessandro Emiliani. Emiliani. Keywords: semiotica, Dr. Wilde, Wilde lectures on religion? That’s after Henry Wilde, not a doctor? He was a doctor: “Dr. Henry Wilde”, significati”-- -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Emiliani” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Emina: la ragione conversazionale a Roma antica -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A Pythagorean and a historian. Lucio Cassio Emina. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Emina,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Emone: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorian according to Giamblico. Emone. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Emone,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Empedo: la ragione conversazionale e la setta di Sibari -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Pythagorean. Giamblico. Empedo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Emepedo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Empedotimo: la ragione conversazionale all’isola – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. According to Eraclide di Ponto, E. has a vision that reveals the structure of the universe. Empedotimo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Empedotino,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Endio: lla ragione conversazionale e a setta di Sibari --  Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Pythagorean. Giamblico. Endio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Endio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ennea: la ragione conversazionale e  la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. According to Iamblicus of Chalcis, a Pythagorean. Ennea. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Ennea,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ennio: la ragione conversazionale a  Roma antica – scuola di Salento – filosofia salerniana – filosofia campanese -- Roma -- il primo filosofo inglese, il primo filosofo latino – scuola di Salento -- filosofia salernese -- filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Salento). Filosofo salentese. Filosofo salernese. Filosofo campanese. Filosofo italiano. Salento, Salerno, Campania. Poeta, drammaturgo e filosofo romano;mMuore a Roma. Viene considerato, fin dall'antichità, il padre della filosofia latina, poiché fu il primo ad usare LA LINGUA LATINA la come registro letterario. Ennio che ascolta Omero, immaginato da Sanzio nel Parnaso, Stanze Vaticane. Nasce a Rudiae, nei pressi di Lecce, città dell'antica Calabria -- Salento, nella Puglia meridionale -- in cui allora conviveno tre culture: quella dell’occupante romano, quella OSCA dei centri minori indigeni italici, e quella greca che ha come centro maggiore Taranto. GELLIO (si veda) testimonia infatti che E., pur vantandosi di discendere da Messapo, eroe eponimo della Messapia e dei Messapi, e solito dire di possedere “tria corda,”  poiché sa parlare in romano, osco, e greco.  Durante la guerra punica milita in Sardegna e vi conosce CATONE (si veda) MAGGIORE, censore, che lo porta con sé a Roma. Qui ottenne la protezione di illustri romani quali SCIPIONE (si veda) l'Africano. Poco tempo dopo, entra in contatto con altri aristocratici del circolo degli Scipioni, come il generale MARCO FULVIO NOBILIORE. Queste amicizie lo ponneno in conflitto con CATONE, diffidente nei confronti delle altre culture e di quella greca in particolare. MARCO FULVIO NOBILIORE, nella guerra contro la lega etolica, conduce con sé E. al seguito, con il compito cioè di celebrare le gesta, come in effetti fa nella prae-texta “Ambracia.” Questo scandalizza CATONE, in quanto comportamento contrario al costume degl’avi, al mos maiorum. QUINTO FULVIO NOBILIORE, figlio del generale, gli assegna dei terreni presso la colonia da lui dedotta a PESARO. Riconoscente, Ennio espresse orgogliosamente questa concessione. Nos SVMVS ROMANI qui fuimus ante Rudini -- E., Annales. H. P. GRICE: “A more complicated case of majestic plural than ‘We are amused.” Ennio implicates that he and his descendants are Roman. The use of ‘fuimus’ implicates, but does not say, that he yielded his own citizenship to that place in the middle of nowehere. Ennio, messo a capo del collegium scribarum histrionumque, vive con una sola serva al suo servizio, attendendo alla sua filosofia e la composizione delle sue tragedie e del poema epico. Annos septuaginta natus - tot enim vixit Ennius - ita ferebat duo quae maxima putantur onera, paupertatem et senectutem, ut eis paene delectari videretur. A settant'anni - tanti, infatti, ne visse – E. sopporta la povertà e la vecchiaia, che si suole considerare come le cose più moleste, quasi sembrando che ne godesse (Cicerone, De Senectute). Tra i suoi discepoli ricordiamo il nipote, figlio di sua sorella, il tragediografo e pittore MARCO PACUVIO, e il commediografo CECILIO STAZIO, con cui condivide l'abitazione. Sofferente di gotta, E. muore a Roma. Per i suoi meriti, oltre che per l'amicizia personale, e sepolto nella tomba degli Scipioni, sull'antica Via Appia, dove e raffigurato da un busto su cui e inciso un epitaffio in distici elegiaci che CICERONE crede composto dallo stesso E.  Aspicite, o cives, senis Enni imaginis formam: hic vestrum panxit maxima facta patrum. Nemo me lacrumis decoret, nec funera fletu faxit. Cur? Volito vivus per ora virum. Ecco, o cittadini, i tratti dell'effigie d’Ennio: costui le massime gesta canta dei vostri padri. Nessuno di lacrime mi onori, né la mia morte pianga. Perché? Volo vivo tra le bocche degl’uomini. Testa di E., dal sepolcro degli Scipioni sull'Appia. E. sperimenta la filosofia in numerosi generi letterari, molti dei quali a Roma sono poco conosciuti o del tutto sconosciuti, pertanto è stato definito il vero padre della filosofia e della letteratura (‘grammatica’). Della maggior parte di questa filosofia rimangono solo pochi frammenti e titoli. Per quanto riguarda la filosofia epica, si conoscono gli “Annales” e “Scipione”. Gl’ “Annales” sono il testo nazionale del popolo romano. E. narra la storia di Roma anno per anno, come spiega lo stesso titolo, dalle origini. Gl’Annales e strutturata in XVIII libri, suddivisi in III gruppi di VI, detti esadi. Nel proemio E. racconta che Omero stesso gli era apparso in sogno per rivelargli di essersi re-incarnato in lui dopo avergli esposto la dottrina pitagorica della trans-migrazione dell’anime. Mentre nei primi libri sono raccontati gl’eventi che vanno dalle origini all'invasione di Pirro, nei successivi il racconto arriva fino a due anni prima della sua morte. Nella seconda esade, poi, E. polemizza con coloro che lo criticano per aver introdotto l'esametro, polemizzando contro gl’autori che scriveno in saturni, con chiaro riferimento a NERVIO, che comunque omaggia, non ripetendo la narrazione della guerra punica - e racconta gl’eventi sino alla  guerra macedonica. Per quanto riguarda l’altre composizione, per concorde affermazione degl’antichi, E. eccelle nella tragedia, con composizioni come “Alessandro”, “Andromaca prigioniera”, “Medea”, “Tieste”, “La morte d’Achille,” “La morte d’Aiace”; “Il riscatto del corpore d’Ettore”;  “Ecuba”, “La morte d’Ifigenia ad Aulide”, “Telamone”, e “Telefo”. A parte, come “praetextae”, “Il ratto delle Sabine da Romolo e i suoi compagni” e “Ambracia, o la gesta del generale Fulvio”. Che non e un grande comico, lo testimonia il fatto che restano solo pochissimi versi e due titoli di testi commedidi la “Caupuncule” e il “Pancratiaste”.  Allo stilo dotto apparteneno “Epicarmo” ed “Euhemero”, DI CARATTERE STRITTAMENTE FILOSOFICO; gl’ “Edifagetica”, o ancora, sul versante della poesia disimpegnata, le “Saturae” e gli “Epigrammi.”  E. e il primo romano (naturalizzato) a scrivere un poema in esametri, no saturnini. Il suo capolavoro, gl’Annales, e la prima epica a narrare la storia di Roma dalle origini facendo di E. il vate filosofico di Roma e tra i principali modelli stilistici del De rerum natura di LUCREZIO e dell'Eneide di VIRGILIO. Scrive numerose commedie e tragedie di cui restano pochi frammenti, e da altri frammenti si ritiene che abbia scritto anche alcune satire filosofiche, anticipando addirittura LUCILIO, considerato il padre del genere. O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti. O Tito Tazio, tiranno, tu ti attirasti disgrazie tanto grandi! Poiché i frammenti a noi pervenuti sono pochi e giunti per tradizione indiretta, non siamo capaci di valutare la struttura compositiva del poema maggiore e le tecniche della narrazione, ma emergono con sufficiente chiarezza le caratteristiche della lingua e lo stile elevato e solenne, che appaiono frutto di un geniale contemperamento di tratti tipicamente romani e audaci innovazioni. Ricorre spesso ad arcaismi, tratti distintivi di derivazione omerica -- tanto che si presenta nel proemio come Omero redivivo, e ORAZIO stesso lo definisce alter Homerus, "altro Omero". Infatti e ritenuto uno dei principali fautori dell'ellenizzazione. Nonostante CATONE e uno dei filosofi più attaccati alla cultura romana, riconosce e apprezza in E. le doti filosofiche. E. introduce l'esametro nella letteratura, formando i suoi versi anche solo con degli spondei -- infatti sono detti versi olospondaici.  In E. abbonda LA METAFORA FILOSOFICA, sempre molto presenti nei poemi epici, le allitterazioni e l'uso della retorica. La vita: Ennio e i suoi continuatori, su sapere.it, De Agostini Editore S.p.A. Annali. Commentari. Napoli: Liguori Editore, Quintus Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret("Quinto Ennio diceva di avere tre anime in quanto parlava greco, osco e latino") - Aulus Gellius, Noctes Atticae,  Cornelio Nepote, Catone, Skutsch. Quinto Orazio Flacco ^ Poemetto epico-encomiastico, del quale restano solo 14 versi, dedicato a Publio Cornelio Scipione, nel quale il condottiero viene descritto come perfetto exemplum di vir romanus ^ Trattava il ratto delle Sabine. ^ Trattava le gesta di Marco Fulvio Nobiliore in una spedizione contro gli Etoli nel 189 a.C., culminata nella presa della città di Ambracia. ^ Catalogo di cose buone da mangiare, redatto con vena salottiera e decisamente superficiale, come evidente dall'unico frammento pervenutoci, di 11 versi, in Apuleio, De magia, 11. ^ Componimenti in distici elegiaci che si rifacevano a momenti particolari della vita dell'autore. Voci correlate Modifica Rudiae Sepolcro degli Scipioni Ènnio, Quinto, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicola Terzaghi, ENNIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E., in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Quinto Ennio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Quinto Ennio, su Musisque Deoque. Opere di Quinto Ennio, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Opere di Quinto Ennio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Quinto Ennio, su Open Library, Internet Archive. I frammenti degli annali editi e illustrati da Luigi Valmaggi, Torino, Casa Editrice Ermanno Loescher, Remains of old latin. Vol. 1: Aennius and Caecilius, Warmington (a cura di), Cambridge-London, Ennianae Poesis Reliquiae, Johannes Vahlen (a cura di), Lipsiae, in aedibus Teubneri. Portale Antica Roma   Portale Biografie   Portale Letteratura   Portale Lingua latina   Portale Teatro. Annales (Ennio) poema epico scritto dall'autore latino Quinto Ennio  Marco Fulvio Nobiliore politico romano  Ambracia. Quinto Ennio was a famous arly Roman poet. In his poems, he demonstrates a familiarity with various ideas from philosophy and helped to introduce these to the Roman world. Grice: “We can tell an English philosopher by his references to events in the history of England – as when I say that “Harold Wilson is a great man’ means the same as ‘the Prime minister is a great man’. The Romans were able to refer to Roman history through Ennio, who knew it!” -- Ennio. Keywords: il primo filosofo inglese, il primo filosofo latino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ennio”, The Swimming-Pool Library. Quinto Ennio. Ennio.

                                                                                                                                                        

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; osia, Grice ed Enriques: FILOSOFO EBREO-ITALIANO -- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale arimmetica – scuola di Livorno – filosofia livornese -- filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Livorno). Flosofo livornese. Filosofo toscano. Filosofo italiano. Livorno, Toscana. Grice: I like Enriques; of course his Problemi della scienza implicates that philosophy does not have any! Il Dipartimento "Federigo Enriques" di Matematica dell'Universit degli Studi di Milano, via Saldini, Milano. Nato in una famiglia ebrea, si trasfer a Pisa. Suo fratello Paolo Enriques, uno zoologo, fu padre di Enzo Enriques Agnoletti e Anna Maria Enriques Agnoletti. Dopo gli studi liceali, comp gli studi universitari a Pisa e la Scuola Normale Superiore. Si laurea. Frequenta in seguito un anno di perfezionamento a Pisa e uno a Roma, dove ebbe modo di incontrare e collaborare con Castelnuovo. Inizia inoltre a collaborare con Cremona, Segre e Amaldi. Lincei. Insegna a Bologna.  invitato presso l'Roma, per occupare la cattedra di matematiche superiori e di geometria superiore. Venne invitato da Neurath a divenire un collaboratore dell'Encyclopaedia of Unified Science, la cui pubblicazione  stata individuata come lo strumento per lo sviluppo del movimento per l'unit della scienza (cf. Grice, Einheit des Wissenschaft). Quando per sono promulgate le leggi razziali anti-ebraiche, e espulso dall'insegnamento e da qualsiasi altra occupazione legata all'attivit culturale. Durante l'occupazione tedesca  dapprima nascosto in casa di Frajese e poi a San Giovanni in Laterano. Insegna a Roma nella scuola ebraica clandestina fondata da Castelnuovo per i giovani ebrei estromessi dalle universit italiane, e riusce a pubblicare alcuni articoli in forma anonima sul Periodico delle Matematiche, di cui era stato direttore. Torna a insegnare. Tra i fondatori della scuola italiana di geometria algebrica, allarga gli orizzonti del dibattito scientifico occupandosi di filosofia, storia e didattica della matematica. Fonda la Societ filosofica italiana (di cui fu presidente), assieme a Bruni, Dionisi, Rignano e Giardina fonda la rivista internazionale Rivista di Scienza ed e nominato direttore del Periodico di matematiche, organo della Mathesis. Diresse, tra l'altro, la sezione di matematica dell'Enciclopedia Italiana.  un filosofo di notevole livello e la sua fama fu internazionalmente riconosciuta. I suoi contributi allo sviluppo della geometria algebrica furono rilevanti, per importanza e originalit. Il periodo in cui si trova a vivere era un periodo di cambiamenti epocali, cambiamenti che interessarono anche i concetti base della matematica e della fisica. E. recep immediatamente la portata delle novit introdotte dalle opere di Einstein, che fu da lui invitato a tenere una conferenza a Bologna. Nel campo dei fondamenti della matematica si ricordano i testi scolastici di grande diffusione, rivolto all'insegnamento nei licei e scuole superiori, nei quali la geometria euclidea, l'algebra elementare e la trigonometria vengono presentate con il metodo razionale deduttivo. Fra le sue opere pi diffuse di matematica elementare si ricordano: Questioni riguardanti le matematiche elementare, Questioni riguardanti la geometria elementare, Bologna Zanichelli); Elementi di Geometria ad uso delle scuole superiori (con U. Amaldi), Zanichelli Bologna e successive edizioni e ristampe); Nozioni di matematica ad uso dei licei moderni (con U. Amaldi), Zanichelli Bologna); Gli elementi di Euclide e la critica antica e moderna (Roma e Bologna, Le matematiche nella storia e nella cultura, Bologna. Come opere principali di matematica superiore si ricordano in particolare: Lezioni di geometria proiettiva, (it, de). Lezioni di geometria descrittiva, Bologna, Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche. Bologna. Lezioni di geometria descrittiva, Le superficie algebriche, Oltre alla sua attivit come matematico, sviluppa significative ricerche di epistemologia, storia della scienza e filosofia della scienza. Questo suo impegno per il rinnovamento della cultura, avvenne in un periodo non facile, sia per gli eventi bellici, sia per la cultura dominante nella prima met del Novecento, caratterizzata dalla filosofia idealistica e dal ridotto interesse verso la cultura scientifica. Fra le sue numerose saggi in queste materie si ricordano: Problemi della scienza (Zanichelli, Bologna); Razionalismo e storicismo in "Rivista di Scienza", Zanichelli, Bologna, Il pragmatismo in "Scientia", Zanichelli, Bologna); Scienza e razionalismo, Zanichelli, Bologna. Matematiche e teoria della conoscenza in "Scientia", Zanichelli, Bologna); Per la storia della logica, Zanichelli, Bologna. Storia del pensiero scientifico, Bologna, scritta con G. Santillana. Il significato della storia del pensiero scientifico, Bologna, ripubblicato da Barbieri, La teoria della conoscenza scientifica da Kant ai nostri giorni, Bologna. Le dottrine di Democrito d'Abdera. Testi e commenti, con M. Mazziotti, ripubblicato per Edizioni immanenza. Svilupp una corrente di pensiero vicina al razionalismo. Assieme a Peano si pu considerare uno dei principali filosofi italiani che si sono dedicati allo studio della logica e della filosofia della scienza nella prima met del Novecento. Ha messo in luce due aspetti fondamentali del pensiero scientifico nella prima met del sec XX: la sempre maggiore specializzazione delle discipline fisiche, tecniche, ecc. e la tendenza al rinnovamento che si  avuta sia nei fondamenti della matematica, sia nella fisica moderna. Assieme a Bruni, Dionisi, Giardina e Rignano, fonda la rivista di ricerca e divulgazione scientifica Rivista di scienza (rinominata successivamente Scientia), con l'obiettivo dichiarato di superare le divisioni disciplinari in nome dell'unit del sapere e contro l'eccessiva specializzazione accademica. Contro codesti criterii ristretti intende reagire soprattutto il movimento nuovo di pensiero verso la sintesi; una Filosofia libera da legami diretti coi sistemi tradizionali, sorge appunto a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad affermare un apprezzamento pi largo dei problemi della Scienza. Pel quale il particolarismo stesso viene compreso in un aspetto pi adeguato nella interezza del processo scientifico. (Programma, Rivista di Scienza). Condusse la rivista, quando un articolo di Rignano sulle cause della guerra lo costrinse a rassegnare le dimissioni. Torna alla direzione alla morte di quest'ultimo e sotto sua esplicita richiesta fino alanno delle leggi razziali. Abbandonato ogni incarico, ritorna infine alla guida di Scientia a due anni dalla morte. Il primo saggio significativo dedicato da Enriques a questioni di metodo e filosofia della conoscenza  l'opera Problemi della scienza nella quale compie un'analisi articolata delle varie discipline della matematica, della geometria, della meccanica, della fisica edella chimica alla fine del XIX secolo. Mette in evidenza l'importanza che lo scienziato deve analizzare con la massima attenzione, sia i fondamenti logici e sperimentali delle diverse discipline, sia il contesto storico e le situazioni in cui i principi scientifici sono stati scoperti. In quest'opera Enriques indica che una visione dinamica della scienza, porta naturalmente nel terreno della storia. I fondamenti della scienza quindi non possono essere capiti completamente se non si analizza anche il contesto storico e culturale nel quale sono stati formulati. L'opera ebbe maggiore fortuna e diffusione all'estero, che non in Italia, dominata agli inizi del Novecento dalla cultura letteraria e della filosofia idealistica. Il suo pensiero trova riscontro nelle teorie elaborate dai massimi epistemologi filosofi fra cui Popper, Lakatos e Kuhn. In particolare nel pensiero di Lakatos e di Kuhn viene sviluppata la concezione della formazione storica dei concetti scientifici, come opera di pi autori e ricercatori, che in un determinato periodo storico elaborano una serie di principi-base sui quali viene sviluppata una teoria ipotetico-deduttiva e le successive verifiche sperimentali. Importante  anche la presa di posizione sia rispetto alla filosofie idealistiche del 900, che hanno tralasciato gli aspetti della filosofia della scienza, sia la sua posizione critica rispetto alla filosofia di Kant. In particolare, critica il concetto di giudizio sintetico a priori di Kant (Critica della ragion pura). Secondo Enriques, i principi fondamentali delle scienze sono elaborazioni razionali derivate per induzione dall'esperienza e dalla percezione sensoriale e non sono giudizi sintetici a priori. In questo saggio porta alcuni esempio fondamentali. I postulati della geometria sono generalizzazioni, per astrazione, di semplici esperienze geometriche, che ogni allievo compie fin dalle prime osservazioni razionali del mondo esterno, svolte anche in ambito scolastico. I principi della geometria sono generalizzazioni di esperienze sensoriali concrete. Allo stesso modo anche i principi della Fisica e della Chimica derivano direttamente da generalizzazioni di esperimenti reali. Ad esempio la Legge di conservazione della massa dovuta a Lavoisier non  un giudizio sintetico a priori, come crede Kant.  noto infatti che deriva da semplici esperimenti fisici, svolti pesando i composti chimici prima e dopo una reazione chimica. La nuova impostazione razionalistica e storica fu avviata in Italia da Enriques, in Francia da Duhem e in Austria da Mach e da altri autori riunitisi intorno al Circolo di Vienna. Fu poi sviluppata ulteriormente in Italia da Geymonat e dalla sua scuola milanese che ha ripreso gli studi di Enriques, sviluppando i temi di storia della scienza e di filosofia della scienza. Un'altro saggio fondamentale  Per la storia della logica che mette in evidenza l'importanza della deduzione, della induzione e gli altri aspetti interpretativi ed epistemologici della logica. Il saggio ha un approccio storico e descrittivo della logica  ricco di citazioni originali, e affronta questo difficile argomento anche con una certa ironia ed eleganza letteraria. Nell'opera, sono illustrati in modo semplice e sintetico i contributi portati a questa disciplina dai vari filosofi nelle varie epoche. Si pu considerare uno dei pochi testi in cui la materia  esposta in modo chiaro, essenziale e interessante. Di notevole interesse per le fonti storiche citate e per la narrazione della genesi dei concetti scientifici sono la serie di opere dedicate alla storia della scienza. Il primo saggio fu la Storia del pensiero scientifico scritto in collaborazione con G. Santilana. Quest'opera ripercorre la storia delle scienze matematiche, geometriche, astronomiche, meccaniche e fisiche dall'antica Grecia fino ai giorni nostri, con numerose citazioni e fonti storiche degli autori originari. A esso seguirono altri testi di approfondimento, fra cui, Il significato della storia del pensiero scientifico e La teoria della conoscenza scientifica da Kant ai nostri giorni; Lineamenti di filosofia della scienza. Dei numerosi saggi dedicati agli aspetti filosofici della scienza si desumono i principali lineamenti del suo pensiero razionalista, che, a titolo orientativo si possono cercare di sintetizzare nei seguenti punti: Equilibrio fra intuizione e ragionamento logico. Nelle opere scientifiche gli argomenti sono esposti in modo intuitivo, evidenziando i motivi sperimentali e oggettivi alla base di alcuni concetti astratti. Dopo la descrizione dei suoi principi, si sviluppa poi la materia con criteri logici, deducendo razionalmente le principali leggi, teoremi e applicazioni. Questo carattere, comune anche ai grandi scienziati del passato (Galilei, Cartesio, Newton, Eulero, Coulomb, ecc.) contraddistingue il metodo di Enriques, rispetto agli indirizzi formalisti che si sono avuti nella logica e nella matematica del XX secolo. Problema della specializzazione delle scienze: ha colto questo aspetto critico delle numerose edeterogenee discipline scientifiche. Per superare il problema della eccessiva frammentazione del sapere ha proposto di ripensare i concetti fondamentali della fisica, della geometria, della matematica e delle altre scienze naturali con criteri unitari, approfondendone il significato intuitivo, sperimentale e la sua genesi storica. Approccio storico alla conoscenza scientifica. Questo aspetto caratterizza il metodo di Enriques, che ha sviluppato con passione e impegno moltissimi aspetti di storia della scienza. La storia della scienza fa parte della scienza stessa. Per capire veramente un teorema non  sufficiente capire solo la sua dimostrazione, ma anche il contesto storico nel quale  stato formulato, quali sono stati i problemi tecnici che hanno portato alla sua formulazione e come sono stati risolti tali problemi con l'applicazione delle teorie scientifiche. Sviluppato in Italia il nuovo approccio di storia della scienza avviato da Mach e da Duhem, precursori del gruppo di filosofi e scienziati Professore del circolo di Vienna. Valenza fisica dei concetti geometrici. La geometria pu essere considerata come il primo capitolo della fisica, diversamente dai matematici e filosofici formalisti che la considerano una scienza astratta. L'orientamento formalista nella geometria  stato delineato da Kant (Critica della ragion pura) per il quale i postulati geometrici non derivano solo dall'esperienza visiva, ma sono giudizi sintetici a priori di carattere soggettivo e indipendenti dalle percezioni sensoriali. La tesi di Kant  stata discussa dai massimi esperti di filosofia teoretica con orientamenti contrastanti. Nel XIX secolo in opposizione a Kant si  delineato un approccio fisico-sperimentale ai principi geometrici, al quale hanno aderito molti storici e filosofi della scienza. Ha contribuito alla riscoperta del significato pi autentico, di carattere storico, intuitivo e sperimentale alla base della geometria, della matematica e delle scienze fisiche. Contributi su Scientia Articoli Eredit ed evoluzione su amshistorica.cib.unibo. I numeri e l'infinito su amshistorica.cib.unibo. Il pragmatismo su amshistorica.cib.unibo. Il principio di ragion sufficiente su amshistorica.cib.unibo. Il problema della realt su amshistorica.cib.unibo. Il significato della critica dei principii nello sviluppo delle matematiche su amshistorica.cib.unibo. Importanza della storia del pensiero scientifico nella cultura nazionale su amshistorica.cib.unibo. su amshistorica.cib.unibo. L'infinito nella storia del pensiero su amshistorica. cib.unibo. La filosofia positiva e la classificazione delle scienze, I motivi della filosofia di Rignano, su amshistorica. cib.unibo. Recensioni (in francese) Ailly, Imago mundi, Aliotta, A. L'esperienza nella scienza, nella religione e nella morale, su amshistorica.cib.unibo. Archibald, Outline of the History of Mathematics, su amshistorica. cib.unibo. Bignone, L'Aristotele perduto e la formazione filosofica di Epicuro, su amshistorica.cib.unibo. Blanche, Le rationalisme de Wewell, su amshistorica.cib.unibo. Bouasse H. Bachot et bachotage, su amshistorica.cib.unibo. Brunetet Mieli, Histoire des Sciences. Antiquite, su amshistorica.cib.unibo. Brunschwig, De la connaissance de soi, su amshistorica.cib.unibo. Carbonara, C. Scienza e filosofia ai principi dell'et moderna, su amshistorica.cib.unibo. Carnap, R. L'ancienne et la nouvelle logique, su amshistorica. cib.unibo. Carnap, La Science et la Metaphysique devant l'analyse logique du langage, su amshistorica.cib.unibo. Caullery, La science francaise, su amshistorica.cib.unibo. Collected papers of Peirce, su amshistorica.cib.unibo. Correspondance du Marin Mersenne, su amshistorica.cib.unibo. Cournot Considerations sur la marche des idees et des evenements dans les temps modernes, su amshistorica.cib.unibo.Crowter, British Scientists, su amshistorica. cib.unibo. Amato, Studi di storia della filosofia, su amshistorica.cib.unibo. Waard, .L'experience barometrique, ses antecedents et ses explications, su amshistorica.cib.unibo. Del Vecchio Veneziani, A Negri, su amshistorica. cib.unibo. Volpe, La filosofia dell'esperienza di Hume, su amshistorica. cib.unibo. Volpe, G. La filosofia dell'esperienza di Hume, su amshistorica. cib.unibo. Dingler, Philosophie der Logik und Arithmetik, su amshistorica. cib.unibo. Dugas, Essai sur l'imcomprehension mathematique, su amshistorica. cib.unibo.Fano, Geometria non euclidea, su amshistorica.cib.unibo. Frank, Theorie de la connaissance et physique moderne, su amshistorica.cib.unibo. Galilei, Opere, su amshistorica.cib.unibo. Ginzburg, The Adventure of Science, su amshistorica.cib.unibo. Gli atomisti. 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Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze Spoglio di articoli e recensioni disponibile sul Catalogo Italiano dei Periodici (ACNP). Informazioni sulla storia editoriale di Scientia. Antonucci e Beer, Sapere ed essere nella Roma razzista. Gli ebrei nelluniversit, Roma, Gangemi editore, Collana Roma ebraica-7, Nastasi, E. e la civetta di Atena, ed plus,Pisa, Comunit ebraica di Livorno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E. E. (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E., su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Federigo Enriques, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University. Opere di E., su Liber Liber. E. su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di E., Polizzi, E.,in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Edizione nazionale delle opere. Digitalizzazione completa di Scientia e Rivista di Scienza su AMS Historica. Sito ufficiale del Centro Studi E. di Livorno. "Le Armonie Nascoste", un recente documentario su Enriques su lalimonaia.pisa. Coloro che s'immergono nella dialettica, dice Aristone di Chio, fanno come i mangiatori di gamberi: per un boccone di polpa perdono il loro tempo sopra un mucchio di scaglie. Ma Hamilton, riportando il motto, vi aggiunge unosservazione che non sembra aver perduto valore ai nostri giorni. Da noi, dice, il filosofo perde il tempo senza nemmeno gustare un boccone di polpa. Infatti il filosofo che ha percorso gli studi romani antichi classici, domanderebbe invano alla dialettica che gli fu insegnata, un concetto adeguato di quello che  lordinamento di un calcolo deduttiva come la geometria, nonch una spiegazione del significato e del valore dei principi che sincontrano in la geometria. Che cosa e una definizione, unassioma, un postulato? Che posto occupano nellorganismo della teoria dialettica? Quali sono i criteri che presiedono alla loro scelta o che permettono di giudicare della loro accettabilit? Tutte queste domande rimangono senza risposta, pel filosofo, se pure ad esse si alluse vagamente da qualche oscura dottrina del concetto. Certo esse non ricevono lume dalle minute classificazioni sillogistiche, per mezzo delle quali egli vien abilitato, quando mai, a verificare ci che non ha alcun bisogno di verifica, cio la coerenza formale di una dimostrazione geometrica. Ora  essenziale rilevare che il filosofo, ponendosi il problema dellordinamento della propria disciplina, si ritrova in faccia alla dialettica nella posizione stessa dei filosofi che hanno lavorato a costruirne ledifizio, giacche lo sviluppo della dottrina del ragionamento procede appunto dalla critica dei filosofi che hanno riflettuto intorno alla natura e allordine della consequenza logica. Come padre della dialettica viene designato Aristotele. Ma Aristotele non pu essere ritenuto se non raccoglitore e sistematore di ci che nella dialettica e elaborato prima di lui, qualunque sia il contributo originale che pu aver recato al sistema. L'affermazione precedente apparir tosto giustificata quando si ricordi che le matematiche avevano raggiunto, gi allepoca di Platone, uno sviluppo assai elevato, [Il vanto che Aristotele d a s stesso (al termine degli Elenchi Sophistici) di aver creato una nuova scienza, appare, a chi legga tutto il paragrafo, riferirsi in modo stretto alla scienza della discussione o dialettica o collequenza e ad ogni modo non prova nulla contro il nostro asserto. La logica degli anlichi fiacche  a partire da Ippocrate di Chio  si comincia a scrivere trattazioni dei suoi Elementi. Anche, che anzi, proprio all'epoca di Platone, ed in pi o meno stretta connessione collaccademia da cui pure usce Aristotele, alcune teorie aritmetiche furono oggetto di una profonda elaborazione critica (Eudosso, Teeteto...), che costituisce il precedente storico degli Elementi d'Euclide. Anche, che, daltra parte, la dialettica aveva ricevuto uno straordinario sviluppo nelle discussioni dei Sofisti, sia presso i primi insegnanti salariati che presero tal nome, filosofi  come Protagora d Abdera  sostenitori dell empirismo avverso il razionalismo metafisico del circolo di Velia, sia, pi specialmente, presso i Megarici ed altri pensatori affini, che, in connessione coi circoli socratici, ripresero e svolsero in un modo formalistico la veduta veliatica. La finezza di alcuni sofismi attribuiti a filosofi di Velia, basterebbe da sola a testimoniare della profondit dellanalisi da essi ragggiunta, di fronte a cui fanno talora meschina figura le spiegazioni o confutazioni dAristotele negli Elenchi Sophistici. Aggiungasi che le stesse polemiche aristoteliche contro avversari non nominati (per esempio, intorno alla necessit e al carattere dei principi negli Analytica posteriora) valgono ad indicare che il problema logico dellordinamento di un calcolo analitico-deduttivo si dibatte secondo vedute diverse, alcune delle quali si riveleranno  ad un esame approfondito  pi vicine alle vedute moderne, in confronto a quelle adottate dal filosofo di Stagira. I trattati dAristotele, che furono raccolti sotto il nome comprensivo di Organo, manifestano la doppia origine, dalla critica dellaritmetica e dalla pratica della colloquenza. Infatti, i primi due saggi (Categoriae e De Interpretatione) si riferiscono alla classificazione o tassonomia delle espressione isolate e della proposizione, formando quasi una introduzione a tutta lopera. I due saggi successivi (Analytica priora e Analytica posteriora) svolgono appunto la colloquenza come calcolo, quale risulta dallanalisi del ragionamento. Invece i due saggi (Topica ed Elenchi Sophistici) concernono larte della colloquenza o argomentare, mirante  non allanalitico ma soltanto al desirabile ed al credibile o probabile in rapporto alla pratica della colloquenza. Aristotele ritiene per questarte il nome eleatico-platonico di colloquenza, mentre distingue col nome di propedeutica analitica  lo studio dellanalitico -- lesame del procedimento della scienza dimostrativa, in cui dalla possibilit della scienza si desumono le condizioni del suo ordinamento questo senso  stato ripreso da Kant in quella parte della Critica della ragion pura che costituisce lAnalitica trascendentale. Lespressione logicus  usato dal nostro per designare procedimenti del discorso che, non partendo da principi, non hanno valore dimostrativo. Ma questespressione s'incontra, gi prima, [Questosservazione  fatta da Pranll, Geschichte der Logik. La logica degli antichi nel titolo di un saggio di Democrito dAbdera: rtepi Xoytxwv i) xavwv. E nella misura in cui si pu ammettere che Aristotele ne abbia conservato il significato, rivelerebbe una diversa cocezione (pi relativa e formale) del ragionamento: la quale sincontra di fatto dopo Aristotele, e spalmente presso gli Stoici. Ora questi filosofi, appunto a partire da Zenone Cizio, designano come to logikn quella parte della filosofia che ha relazione al logo o discorso, e che comprende questioni attinenti al ragionamento e questioni rettoriche o di grammatical della profundita; mentre la scuola contemporanea di Epicuro ha tratto sicuramente da Democrito il nome di canonica, con cui designa le regole del metodo. Siffatte osservazioni, tendono a mostrare che linfluenza della vasta opera aristotelica sui successori, non fu cos esclusiva come di solito si ammette, e cinviter a ricercare in questi stessi successori il riflesso delle opinioni pi antiche, ed in particolare di quelle del maestro dAbdera. Per formarsi un concetto dellorigine della logica, sarebbe interessante di ricercare se e quali ([Diels, Die Fragmente der Vorsokraliker: Dem.A 33, B. 10^. Diog. Laert. (In Arnim, Diogenes). CO Aggiungeremo che Prantl opina che il nome proprio vj, come appellativo della scienza del ragionamento, o come nome comprensivo di esso e della rettorica, introduca piuttosto dai tardi peripatetici che dagli stoici] rapporti sieno interceduti fra la critica dei matematici e le sottili disquisizioni e implicature dei sofisti. Clairaut, per spiegare il rigore del ragionamento di Euclide, notta: ce geomtre avait  convaincre des Sophistes obstins qui se faisaient une gioire de se lefuser aux vrits le plus videntes. Houel ripette che la forma dogmatica dEuclide  dovuta a sa proccupation de fermer avant tout la bouche  des sophistes que la Grece avait le tori de prendre au srieux. De l, egli aggiunge, son habitude de demontrer toujours qu' une chose ne peul pas tre au lieu de demontrer qu elle est. Queste affermazioni sono state frequentemente contestate, giacche  difficile riconoscere che i sofisti abbiano esercitato un'influenza diretta, non dico sopra Euclide, ma nemmeno sopra i geometri, suoi predecessori, che hanno elaborato criticamente la scienza matematica. Tuttavia si pu citare, a questo proposito, qualche accenno ad una polemica antimatematica di Protagora e di Antifonte tendente a restituire (avverso la filosofia razionalistica) il carattere empirico (alla Mills, i. e., sintetico, non analitico) ai concetti della geometria: argomenti dello [Elementi de geometrie, Parigi] [Essai critique sur les Principes fondamenlaux de la Gomtrie Parigi] Nondimeno i rapporti amichevoli di Protagora col matematico Teodoro di Cirene sono attestati da Platone: Teeteto 161 b 162 a. (Aristotele, Met. II, 2. (20). Cfr. Simplicio in Aristotele Phys.: Diels B. 13. La logica degli antichi] stesso genere vedonsi comunemente ripetuti dagli empiristi e  per quanto concerne l'antichit  si trovano raccolti da Sesto Empirico (). Ma, qualunque veduta si abbia intorno alle idee espresse da Clairaut e da Hoiiel (che sono errate almeno per quel che concerne la svalutazione del movimento sofistico I), un altro nesso, pi importante, appare fra la critica logica dei matematici e la dialettica dei sofisti, poich luna e laltra sono generate insieme dalla filosofia di Velia. Infatti Zenone di Velia,  additato, dallo stesso Aristotele, come inventore di quellarte litigiosa che  la dialettica e, daltra parte, lanalisi penetrante di Tannery e di Zeuthen sui celebri argomenti intorno al moto (la dicotomia, lAchille, la freccia, ecc.), ha messo in evidenza il loro significato e valore matematico, sicch il sottile dialettico in cui la tradizione non ha veduto che un ragionatore paradossale, si scopre ai nostri occhi come iniziatore di quell ordine di considerazioni che costituisce l'analisi infinitesimale. Ed  sommamente istruttivo riconoscere che proprio dalle considerazioni infinitesimali  in cui il pensiero i trova esposto a non sospettate fallacie  trae origine la critica del ragionamento, onde ne esce fuori la sco perta del principio di contraddizione e il procedimento [Adversus Aialhcmaticos, I. III. Cfr. Diog., L., Vili, 57; Sesto Adv., Math., VII, 6 (in Diels, Zenone, A, IO); Aristotele ed. Didot] di riduzione all'assurdo, o eliminazione della negazione. Democrito che spinger innanzi lanalisi infinitesimale, scoprendo il volume della piramide, viene parimente ricordato da Diogene Laerzio come prosecutore della dialettica zenoniana. Ma importa spiegare, sia pure con brevit, come le origini dellanalisi infinitesimale si riattacchino ad un critica dei principi della geometria, a cui pertanto viene a connettersi lo sviluppo della logica. La dimostrazione delle cose che qui asseriamo si trover nei lavori degli storici sopra citati, ed anche in altri nostri scritti, in cui abbiamo trattato pi particoiar-mente questo soggetto. Secondo le notizie che ci vengono fornite da Proclo, nel commento al primo libro dell' Euclide, le principali teorie geometriche che costituiscono gli Elementi furono elaborate dai pitagorici e ricevettero gi a Crotone uno sviluppo dimostrativo. Zeuthen suppone che il punto di partenza di questo sviluppo sia stato il tentativo di stabilire in generale la relazione fra i quadrati dellipotenusa e dei cateti del triangolo rettangolo, nota sotto il nome di teorema di Pitagora. Daltronde vi sono numerosi indizi che la geometria pitagorica avesse come fondamento una teoria delle proporzioni (symmetria, o della misura o analogia), basata sopra un concetto EMPIRICO del punto-esteso, preso come [Cfr. Enriques, Il procedimento di riduzione all'assurdo, Bollettino della Mathesis .Cfr. in ispecie Tannery, Pour la Science hellcne, cap. X. La logica degli antichi] elemento unitario di tutte le cose (monade). Cos laffermazione pitagorica che le cose sono numeri  da interpretare nel senso che un corpo, o una figura geometrica, che in questo stadio della filosofia si pensa in maniera concreta, e un aggregato di punti, cio unit aventi posizione. Ma lipotesi monadica traeva con se la commensurabilit (simmetria) di due segmenti qualsiansi, che appunto rendeva senz' altro possibile la misura, e questa conseguenza doveva urtarsi  nel stesso circolo pitagorico colla scoperta che la diagonale e il lato del quadrato sono incommensurabili. Ora, mentre i pitagorici si affaticavano intorno a questa difficolt, altri filosofi che del resto sono usciti dai medesimi circoli, iniziano la critica dei concetti geometrici, riconoscendo che un ragionamento, il quale voglia mantenersi immune da contraddizioni, deve riguardare il punto come privo di estensione, la linea come lunghezza senza larghezza, la superficie senza spessore, e di qui vengoo naturalmente condotti alle prime considerazioni infinitesimali. Questi critici razionalisti sono i filosofi di Velia: Parmenide e il suo discepolo, litaliano Zenone. La loro speculazione segna un punto decisivo nella storia della filosofa, perocch essa proclama nettamente, per la prima volta, i diritti della ragione: il ragionamento coerente viene assunto [Parmenide  annoverato fra i pitagorici nel catalogo di Giarablico (Diels, Pyth.) e delle sue relazioni con altri pitagorici ci viene attestato da Diogene Laerzio. Senz altro a misura della verit, cio dell' esistenza metafisica, distinta e contrapposta all opinione probabile che si riferisce alla realt sensibile. Da questo razionalismo, per cui il pensiero non esita a staccarsi dalle apparenze fenomeniche per serbare rigida fede ai suoi principi, nasce il metodo dialettico, che  il germe della logica. La quale ebbe a svilupparsi di poi, mentre fervevano le controversie fra empiristi e razionalisti, e  per opera di questi  si proseguiva lo sviluppo dell analisi infinitesimale (Democrito), e se ne indagava criticamente i principi (Eudosso). Ma, poich questa critica  toccando alla teoria fondamentale degli incommensurabili e delle proporzioni  veniva ad involgere lintiero problema dellassetto rigoroso della geometria, la ricerca logica non poteva limitarsi all analisi dei sottili procedimenti implicaturali della deduzione, anzi doveva naturalmente estendersi allordinamento della scienza e alla valutazione dei suoi principi. In rapporto a ci che precede riescono sommamente espressivi ed interessanti i giudizii di Plato ne, sebbene forse, si sia esagerata dallo Zeuthen linfluenza che il filosofo ateniese pu. Sur la riforme qu' a subie la malhmatique de Platon  Euclide et grce  laquelle elle est devenue Science raisonne, Memorie dell Accademia di Copenhagen)] avere esercitato su pensatori matematici quali Eudosso Teeteto, allorch designa il movimento critico el tempo col nome di riforma platonica dlle matematiche. Riferiamo alcuni passi della Republica 510. Quelli che si occupano di geometria e di aritmetica ecc. assumono il pari ed il dispari, e le figure e tre specie di angoli, e altri simili supposti nelle dimostrazioni; e come avendone certa scienza questi supposti li prendono per base, e quasi fossero evidenti non pensano affato a darne alcuna ragione, n a se stessi, n agli altri; anzi, di qui partendo, ordinatamente dimostrano lutto il resto giungendo infine a ci che si proponevano di dimostrare. Essi si valgono, per ci, di figure visibili, e ragionano su di esse, non ad esse pensando, ma a quelle di cui queste sono limmagine, ragionando sul quadrato in se stesso e sulla sua diagonale, anzich su quello o quella che disegnano; e cosutte le figure che formano o disegnano (quasi ombre o immagini specchiate dall' acqua), tutte le adoperano come rappresentazioni, cercando di vedere attraverso di esse i loro originali, che non sono visibili se nndallintelligenza (5:cV3ix).... . . Questa specie invero io la dicevo intelligibile, e intendevo dire che lanima nell investigazione di essa,  costretta a valersi di remesse. Ci valiamo delled. Didot e della trad. it. edita da Laterza, che riportiamo con lievi modificazioni. non procede al principio, perch non  in grado di andare oltre alle premesse, ma si vale, come d immagini, degli originali appartenenti al mondo di quaggi, da esse imitali, valutandoli e stimandoli come eidenti di fronte a quelle, mentre il ragionamento che usa la forza della dialettica, considerando le remesse non come principi ma soltanto come pre esse  quasi punti d appoggio e di partenza  giunge a ci che pi non ha premesse, cio al principio universale, e raggiuntolo e tenendosi fermo alle conseguenze che ne derivano, perviene al fine senza far uso di nessun sensibile, cio procede dalle idee stesse alle idee attraverso le idee, per finire alle idee. Di qui la distinzione posta fra la ragione del dialettico (vojc, vy}oic) e lintelligenza del geometra (3:xvo:s() che sta di mezzo fra lopinione e la ragione. La stessa distinzione ritorna in: Rep. (533c,...): la geometria e le scienze affini sognano rispetto all essere, ma  imposibile che lo vedano ad occhi aperti, intanto che si valgono di postulati e li tengon fermi, mentre non sanno renderne conto. Veramente la disciplina, che ignora il suo principio, e che ha la fine e il mezzo legato a ci che non sa, come si potrebbe chiamarla scienza?... .Vi  qualche difficolt a comprendere queste vedute. Anzitutto giova respingere l interpretazione pi comune, che stabilisce una differenza radicale fra la ragione del dialettico e lintelligenza del geometra, giacch non si riesce a dare alcun significato alle idee platoniche, se non ammettendo che esse esistano nello stesso modo in cui si afferma lesistenza di rapporti o di forme matematiche nella natura. L' apparente contraddizione fra questo modo d'intendere la dottrina e le parole del testo sopra accennato, si toglie ammettendo che il posto inferiore attribuito alle matematiche di fronte alla dialettica, si riferisca non tanto alle matematiche pure, costruibili come scienze (pafWyiJ.aT*) secondo lideale del nostro, quanto alle matematiche considerate come arti (zl'/yy.:). Ed in appoggio a tale veduta si possono citare altri passi dello stesso dialogo, p. es.: Rep. (527) anche coloro che sono poco profondi in geometria, non metteranno in dubbio che questa scienza  tutto il contrario di quanto parrebbe dalla terminologia che usano quelli che la professano.  una terminologia troppo ridicola e misera, perch  quasi si trattasse di scopo pratico  parlano sempre di quadrare, di prolungare o di aggiungere. Invece tutta la scienza si coltiva collo scopo di conoscere. Ma qual  lordinamento della geometria vagheggiato da Platone? su che base vorrebbe egli edificarne i principi? I passi citati indicano assai chiaramente che per conferire alla scienza un valore razionale, il filosofo [Cfr. G. Milhaud: Les philosophes gometres de la Grece. Parigi, Alcan; Enriques: Scienza e razionalismo, Bologna, Zanichelli] vorrebbe eliminare quelle domande che si pongono a fondamento delle dimostrazioni, sotto il nome di postulati (axioma), merc cui si assume la possibilit di certe costruzioni, facendo appello ad operazioni pratiche sopra modelli sensibili. La base della geometria, edificata secondo i criteri della dialettica, consisterebbe duue in pure definizioni (il procedimento dialettico ha appunto come scopo di definire i concetti !) o in principi evidenti  quali gli assiomi  che Platone riguarderebbe come conoscenze innate, giusta la teoria della reminiscenza (annamnesis) esposta nel Menone. In tal guisa le propriet elementari che una figure visibile ha porto occasione di riconoscere, merce 1 intelligenza ideahzzatrice (dianoia), apparirebbero fondate sulla pura ragione (nous). Rivolgendoci agli Analytica di Aristotele, vi troveremo notizie pi precise sui criteri adottati dai geometri nell ordinamento logico della scienza, criteri che sara interessante di raffrontare a quelli che appaiono, in atto, negli Elementi euclidei. Gi al principio degli Analytica priora, lautore definisce il concetto della scienza di cui imprende lo studio. Anzitutto e da dire il soggetto e lo scopo di questo studio: il soggetto  la dimostrazione e lo scopo  la scienza dimostrativa (~:a~y.tirj 7to8sM~:xf/). Quindi, negli stessi Analytica priora, viene a stabilire la teoria del sillogismo (teorico o aletico, e pratico o volitivo), e passa poi ad esaminare  nei posteriora  lordinamento delle scienze deduttive, riferendosi perci continuamente alle matematiche. Quest ultimo trattato, che qui occorre specialmente esaminare, si apre coll enunciato che ogni conoscenza razionale, sia insegnata, sia acquistata, deriva sempre da conoscenze anteriori. L'osservazione mostra che ci  vero di tutte le scienze. Infatti questo  il procedimento delle matematiche e, senza eccezione, di tutte le altre arti. Ora dal concetto stesso del sapere segue necessariamente che la scienza dimostrativa procede da principi veri, da principi immediati, pi noti che la conclusione, di cui sono la causa ed a cui precedono. Aristotele (ibidem, 1, 3) esamina e respinge le obiezioni di due specie di avversari di questa dottrina, i quali pretendono o che non vi sieno principi e per che la dimostrazione riesca impossibile, dando luogo ad un regresso all infinito; o, all' opposto, che il procedimento della dimostrazione sia affatto relativo, sicch i principi possano provarsi partendo dalle conclusioni, cos come le conclusioni dai principi: ci che egli dice dar luogo ad un circolo vizioso. Sarebbe assai interessante conoscere gli avversari [Cfr. Enriques: Il concetto della Logica dimostrativa secondo Aristotele in  Rivista di filosofia ) An. post. I, 2 (6). a cui il nostro si riferisce. Forse la prima obiezione apparteneva alla polemica antimatematica di filosofi empiristi, mentre la seconda potrebbe essersi presentata nei circoli megarici (imbevuti del relativismo veliatico) ovvero a Democrito o ad altri matematici, critici dei principi della scienza. Ad ogni modo, della veduta qui espressa  che  solo apparentemente illogica  ci colpisce l'analogia che essa presenta con talune vedute moderne. Aristotele combatte questo relativismo, poich tutta la sua metafisica, ispirata alla dottrina platonica delle idee, e soggiacente alla sua logica, reagisce appunto alle tendenze relativistiche delle speculazioni, che dalla scienza presocratica erano passate nel dominio del costume e delle credenze religiose, in guisa da minacciare le condizioni della vita sociale nel mondo ellenico. Il parallelismo che i veleiatici avevano scorto fra il logo o ragione e lessere, e che i sofisti (avversari e prosecutori) avevano interpretato nel modo di proiettare nella realt larbitrario che  proprio della libera critica, riceve, nella dottrina socratico-platonica, una interpretazione inversa. Infattim la teoria ontologica delle idee, suppone un ordine assoluto di consistenza che stanno di fronte alla ragione come dati, sopra cui esso ha da modellare lordine della propria scienza. Cos dunque Platone vede nella classificazione delle forme geometriche un modello della gerarchia delle specie naturali, la quale si rispecchia nquel procedimento pi generale di divisione (diaresis) e di definizione (horismos) che costituisce la dialettica. Ed analogamente per Aristotele, il rapporto necessario ed irrversibile fra causa ed effetto, offerto dalla natura, si riflette nel rapporto fa premesse (p) e conseguenze (q) della scienza dimostrativa (p implicat q); la quale perci possiede un ordine naturale che non pu essere invertito, onde i suoi principi appariscno assolutamente indimostrabili, An. post. I, 2 (9): Bisogna che i principi da cui si parte sieno indimostrabili. Altrimenti, non possedendone la dimostrazione, on potrebbero ritenersi noti, poich sapere in modo non accidentale le cose di cui la dimostrazione  posibile,  possederne la dimostrazione, Ora, proseguendo lesame degli Analityca posteriora, veniamo istruiti pi precisamente che i principi della scienza, si lasciano distinguere in pi specie. Primo, i Termini o definizioni (3 poi), cio supposizioni del significato (semiosis,segno) dellespressione (in linguaggio moderno: assunzioni di concetti primitivi non definiti) e definizione propriamente detta. Secondo, Supposizioni desistenza del genere e delle sue modificazioni, cio delle cose designate dai termini. Terzo, Proposizioni immediate che occorre necessariamente [La teoria logica della definizione  trattata da Aristotele in An. post. II, e specie nei Capi 9 e 12: dove si pscrive la regola di restringere successivamente lestensione del genere aggiungendo  nellordine naturale  la differenza specifica che lo delimitano, fino a che esse circoscrivano, nel loro insieme, lestensione del soggetto da definire] riamete conoscere per apprendere qualsiasi cosa, le quali vengono chiamate assiomi (fiwpaTsc) giacch vi sono proposizioni di tal natura e ad esse si riserva abitualmente questo nome. Infine anche ipotesi o postulati (odr^i-istra), che s'introducono effettivamente nell insegnameto delle matematiche (o anche nella discussione) domandando al discente di ammettere l'esistenza di qualche cosa di cui egli non abbia alcuna idea, ovvero abbia unidea contraria. Qui d concetto d Aristotele riesce alquantscuro, iacch da una parte egli sembra ammettere (come Platone) che un postulato potrebbe essere eliminato * postulato... e ci che si pone senza dimostrazione, quantunque potrebbe dimostrarsi, e di cui ci si serve senz averlo dimostrato  (I, 10 (8) ); e d altra parte (riferendo evidentemente le vedute dei geometri) egli avverte che una definizione non e un ipotesi perch non dice se la cosa definita esista oppur no. Ma probabilmente il suo pensiero  che il sapere dovrebbe edificarsi su quelle sole supposizioni d'esistenza che hanno carattere di necessit, essendo vere di per s stesse (xaO alili), le quali non si possono considerare come ipotesi o postulati.. (1, 10(7)), imperocch la dimostrazione si rivolge non alla parola esteriore, ma alla parola interiore dellanimo. Con ci il Nostro fa appello a quel sentimento devidenza del pensiero che Platone. Usalo dai pitagorici secondo Giamblico (in Diels). ha rappresentato come intima sincerit nel Teeteto, servendosi quasi delle stesse parole. Tuttavia Aristotele critica la teoria platonica della reminiscenza, negando che vi siano conoscenze innate. La conoscenza universale dei principi viene per lui acquisita indubbiamente dalla sensazione. Essa si produce merc lunit dell esperienza che sussiste nell' anima, nonostante la molteplicit degli oggetti, in forza della facolt di fissare ci che vi  di simile o didentico nei particolari e di riconoscerlo come dato del pensiero. (An. post.. Ci non toglie all assoluta verit che l'intelligenza idealizzatrice (tavaa), fondamento della scienza, conferisce ai suoi principi (II, 1-5 (8)). Alle dottrine dAristotele giova paragonare quelle che appariscono nell ordinamento degli Elementi di Euclide: Il ragionare  un discorso che l'anima rivolge a s stessa, per s, intorno alle cose che consideri nemmeno in sogno hai ardito dire a te stesso che il dispari  pari, o altra simile cosa. An. priora II, 21 (7) e An. post. Heiberg, Euclidis opera omnia, Teubner, Lipsia, Secondo le indicazioni del commentatore Proclo di Bisanziom Euclide sarebbe vissuto in Alessandria al tempo del re Tolomeo. Le opere di Aristotele che conosciamo sembrano appartenere allultimo decennio della sua vita. Nei quali si trovano tre specie di principi: 1) termini o definizioni (Spot): 2) postulati 3) nozioni comuni (y.otvof Ivvoiat). Non  qui il luogo per sottoporre ad unanalisi appiofondita queste premesse, che  a dir vero  sono lungi dallapparire soddisfacenti, tanto che da Tannery si  perfino messo in dubbio la loro autenticit; solo, riferendoci alla critica che ne ha fatto lo Zeuthen, Limiteremo ad alcune osservazioni logiche. Ma anzitutto vogliamo arrestarci un momento sopra una questione di parole. Non pochi si meravigliano che Euclide usa lespressione nozione comune per designare quelli che Aristotele chiama (coi matematici pitagorici) * assiomi, tanto pi che  si dice  lespressione  evvow  compare solo pi tardi nel linguaggio degli Stoici. Ora non  fuor di luogo rilevare che la stessa espressione si trova pure in Democrito. Il rilievo assume interesse per la circostanza che Democrito compose, circa centanni prima d Euclide, degli Elementi, che non sono annoverati nel sunto storico di Proclo, ma di cui Trasillo ci ha conservato i titoli (:J ); tanto pi che questi lasciano (*) Clr. Hisloire dea malhimallquea traci, dal danese di Mascari (Parigi, Gauthier-Villars): n. 14, 69 94. Cfr. Sesto in Diels, A, III. (3 ) rsti>|isi?t>t(v (A, li?), Api0|io, IIspl /.dyfev Ypxfijitv stai vxowv A, li (cfr. Diels B, II", II 0, I |P)] scorgere un ordinamento della materia simile a quello adottato dallo stesso Euclide. Non sembra fuor di luogo congetturare che nella terminologia democritea gli assiomi venissero appunto designati come nozione o nozione comune, e che il geometra alessandrino, imprendendo a sistemare la stessa materia, in rapporto ai progressi critici del secolo, abbia conservato la denominazione del suo illustre predecessore: al quale di preferenza doveva guardare. Diciamo ora che la distinzione fra le nozioni comuni o gli assiomi, e i postulati, viene spiegata da Gemino in Proclo come analoga a quella fra teoremi e problemi, o fra identit e equazioni, in quanto i primi porgono delle relazioni, per cui certe propriet resultano conciute come conseguenza di altre date, laddove i secondi assegnano costruzioni elementari, ci che, nel concetto dei antichi, significa affermare l esistenza di enti particolari cui simpongono certe condizioni. Questo carattere costruttivo sembra mancare soltanto al post. 4 (tutti gli ngoli retti sono uguali fra loro); ma Zeulhen spiega come in tale affermazione debba vedersi un complemento del post. 2, nel modo di affermare che il prolungamento di una retta  unico. In appoggio della nostra veduta pu valere, forse, un passo del noto commento. Prodi Diadoclii in primum Euclidis Elemenorum librato commentarii (ed. Friedlein), in cui sembra che Proclo alluda all'uso dei geometri di chiamare nozione comune ci che Aristotele chiama assioma. Cfr. Vailati, Scritti, Proclo osserva pure che gli assiomi e i postulati differiscono anche per essere: questi, principi particolari della geometria, e quelli, principi comuni alle varie scienze; infatti si tratta qui delle propriet generali dell uguaglianza e diseguaglianza fra grandezze. Infine la distinzione fra le due specie di principi si accorda anche col criterio d'Aristotele, che riconosce negli assiomi delle verit cessarie ed indimostrabili, perch evidenti di per se (xocS' x jvx), e nei postulati delle verit  partecipanti ad un altra specie di evidenza (sensibile)  che non risultano ugualmente dviyxw dal significato dei termini che vi figurano: la natura del principio, enunciato da Euclide come nozione comune, sembra infatti rispondere a questo criterio. Ma se taluni geometri (al dire dello stesso Proclo) recusavano di distinguere assioma e postulato, mancano tuttavia indizi per affermare che essi respingessero il significato che Aristotele e probabilmente altri ancora (secondo la metafisica del senso comune) attaccavano a codesta distinzione, cos come lo respinge la critica moderna, che per tale motivo appunto  considera ugualmente le proposizioni primitive della scienza quali postulati, da ricevere, in una qualsiasi teoria deduttiva, come dati anteriori allo sviluppo della teoria stessa. Un piccolo lume ci  recato in tali questioni dal riferimento dello stesso Proclo circa un tentativo di dimostrare l'assioma I (cose uguali ad una terza sono uguali fra loro), che sarebbe stato fatto da Apollonio. Infatti della tentata dimostrazione viene porto il seguente cenno. Sia a uguale a b, e b uguale a c; dico che a  uguale a c. Invero a occupa Io stesso luogo (crto;) di b, e cos b occupa lo stesso luogo di c; quindi anche a occupa lo stesso luogo di c. Questo ragionamento indicherebbe forse che Apollonio voleva ricondurre il concetto euclideo di eguaglianza geometrica al caso della sovrapponibilit delle figure, facendo appello ad esperienze ideali di movimento, merc cui poteva iludersi di ridurre ad una pura proposizione identica la propriet transitiva di quella relazione. Mentre il ricorso a siffatte esperienze ci avverte appunto (con Helmholtz e Stolz) che il detto assioma 1 ha un significato o carattere sintetico e non pu ritenersi come una semplice proposizione analitica (vera per definizione). Comunque il rifermento accennato lascia presumere che la critica dei principi sia stata spinta innanzi da Apollonio, dopo Euclide, con quella penetrazione di cui volentieri siamo disposti ad accreditare il grande geometra iPerga. Ritorniamo all' Euclide per esaminare, in breve, i principi eh' egli ha designato col nome hors: termine o definizione. Se essi vengono considerati come definizione, non si pu a meno di rilevarne la manchevolezza, poich non offrono, spesso, che descrizioni atte a indicare la genesi psicologica dei concetti. Cos, p. es., in 3 e 3, dove si dice che gli estremi di una linea sono punti, e che gli estremi di una superficie sono linee. Ma, verosimilmente, queste ed altre spiegazioni sono da considerare in rapporto alla tradizione storica precedente, come un richiamo dei caratteri per cui gli enti delia geometria razionale appaiono idealizzazioni dell'esperienza: p. es. le I, 2, 5 stanno a ricordare che  secondo il risultato della critica veliatica il punto  inesteso, la linea  lunghezza senza larghezza, e la superficie non ha spessore. Anche quelle che si presentano come definizioni propriamente dette, non ottemperano sempre al criterio fondamentale enunciato da Aristotele, che linsieme degli attributi restringa lestensione del genere in guisa da non appartenere ad alcun concetto pi esteso. Per questo motivo sembra insufficiente la def. 4, inea retta  quella che e posta ugualmente rispetto ai suoi punti. Imperocch, se s interpreta come si usa comunemente, retta  quella linea che  divisa in due parti uguali da qualsiasi uo punto, si enuncia una propriet non caratteristica della retta, che appartiene anche allelica (cfr. Apollonio in Proclo: 105, 5). Ora conviene aggiungere che Euclide, non soltanto suppone lesistenza di ci che viene immediatamente designato da alcuni termini, ma sembra anche introdurre surrettiziamente alcune ipotesi esistenziali, per mezzo di definizioni, laddove  per analogia coi criteri seguiti in altri casi  si sarebbe aspettata l'esplicita introduzione di un postulato. Ci accade, in ispecie, per quel che riguarda le intersezioni di rette e circoli, le assunoni adoperate nelle prop. I, 12, 22 sembrando giustificarsi (secondo che osserva ) Cfr. Proclo 1. linea II] Zeuthen) mediante la definizione (15) del circolo come figura piana compresa da una sola linea. Ma non giova insistere su tali difetti, che appartengono allesecuzione e non modificano i criteri logici del disegno. Restando nellordine didee euclideo, avremmo soltanto da completare i postulati coll enunciare esplicitamente i casi d'esistenza delle intersezioni di rette e cerchi o di due cerchi, che si offrono nelle costruzioni elementari. Interessa piuttosto di rilevare come queste ipotesi esistenziali, che la geometria antica introduceva nei singoli casi, merc appropriate costruzioni, oggi si lasciano dedurre da un unico principio generale di continuit, onde l'affermazione desistenza si libera dalla ricerca dei mezzi costruttivi, complicantisi colla natura del problema. E questo un progresso conforme all'indirizzo preconizzato da Platone, che come si  visto  repugnava appunto da ci che sa di pratico o di meccanico nella formulazione dei postulati. Nota. A complemento di quel che si  detto intorno alla geometria euclidea, aggiungeremo che Archimede (5) sembra classificare e distinguere i principi in modo diverso, poich (in una lettera a (Cfr. p. e*. I* art. 5 di G. Vii a li nelle Questioni riguardanti le matematiche elementari raccolte e coordinate daF. Enriques Voi. J, Bologna, Zahelli. De sphaera et cilindro in  Archiinedis opera omnia cum commentari^ Eutocii , ed. Heiberg. Lipsia, 1910. Cfr. The Work* of Archimedes, e. Heath, Cambridge, Capitolo I Dositeo) chima assiomi (^:ih\i.xTx) le definizioni accompagnate da supposizioni desistenza: p. es. esistono linee piane che giacciono tutte da una parte ecc., e queste si dicono concave; mentre poi d il nome di * assunzioni  (Aa|l3*V0;xsva) a taluni principi (teoremi precednemente stabiliti o postulati, assai eleganti) da cui muove la sua trattazione: p. es. la retta  la linea pi breve tra due punti. Il commento dEutocio restituisce agli fjuojtara archimedei il nome di opy. ConsiderazioSe ora, riguardando soprattutto ai secondi Analitici dAristotele e agli Elementi dEuclide, cerchiamo di esprimere le nostre impressioni in un giudizio sintetico sulla logica degli antichi, domandandoci fino a che punto i loro criteri ci sembrino accettabili o esaurienti, siamo condotti alle seguenti riflessioni. La logica dei antichi suppone un ingenuo realismo per cui il pensiero appare come la copia o la visione di una natura esterna. Cos il numero dai pitagorici e lo spazio continuo dagli eleati, sono pensati in concreto, ad imitazione di quella sostanza cosmica che viene figurata costituire il sostrato naturale (la epa:;) di tutte le cose. La supposizione realistica  tipicamente espresa nella teoria delle idee di Platone, che (orma infine la metafisica soggiacente alla logica d'Aristotele. Da essa deriva il carattere di necessit dei principi, e quindi la pretesa di un ordine naturale della scienza, facente capo a pre- messe assolutamente indimostrabili; la qual pretesa viene corretta, almeno in parte, nelle vedute dei geometri. Ma dallo stesso realismo, ha origine la radicale manchevolezza della teoria della definizione. Poich le oscunta del trattato di Aristotele e le imperfezioni dellEuclide, in enere gli errori della critica che si riscontrano in tali opere, si possono riattaccare a codesto presupposto, quasi a comune radice. Si ammette infatti che le parole rispondano ad enti di un mondo intelligibile trascendente il soggetto, che si tratta di fissare univocament Di qui il criterio che la deduzione logica debba tener presenti, non soltanto le premesse esplicitamente enunciate come assiomi o postulati, bens anche il significato dei termini su cui si ragiona, vedendo, attraverso di essi, quella realt (geometrica ecc.) che  oggetto del pensiero. Ma ci significa autorizzare nel ragionamento inconfessati appelli all' intuizione, che, dichiarati, si tradurrebbero in nuovi assiomi. Ora, se l'intuizione (o visione del significato) rimane sempre presupposta nel ragionamento, quando mai potremo assicurarci che gli assiomi formino un sistema completo? A stretto rigore di tale domanda non si riesce neanche a definire il senso ! E quindi non si comprende perch si senta il bisogno di enunciare  a preferenza di altri  alcuni fra gli assiomi, che pure sono dichiarati evidenti, necessari ecc. ecc. Aggiungiamo che anche lanalisi aristotelica del ragionamento, facente capo alla teoria del sillogismo (An. priora) sta pure in relazione col presupposto metafisico della logica. E specialmente colla circostanza che i Greci, in generale, immaginarono la realt intelligibile rappresentata dalla scienza, sul tipo statico della classificazione delle forme geometriche: tale  infatti il carattere dell ontologia eleatica, che imprime il suo suggello sulla dottrina platonica non superata veramente da Aristotele. Soltanto Democrito, come diremo pi avanti, si solleva al concetto di una scienza razionale del moto, ma le sue vedute filosofiche non trovano adeguato sviluppo se non due mila anni pi tardi, all epoca della Rinascita. Qui conviene rilevare che le critiche mosse alla teoria sillogistica dagli empiristi inglesi (da Bacone a Mill), opponenti alla deduzione 1 induzione generahzzatrice dellesperienza, hanno fatto perder di vista ci che manca all analisi aristotelica del ragionamento, pur riguardato nelle forme rigorose, che sole appartengono  secondo il concetto del filosofo greco alla logica dimostrativa propriamente detta. Infatti i brevi cenni che Aristotele dedica allinduzione (completa), negli Analylica priora, non suppliscono certo allanalisi delle operazioni logiche costruttive (significate da particelle come  e , o  ecc.) che accanto al sillogismo ricorrono nello sviluppo delle dimostrazioni matematiche. La quale lacuna torna a (i) Cfr. Cli. Werner, Aristotele et V ideallsme plalonicien, Alcan, Parigi] riflettersi sulla teoria delle definizioni, che appunto esprimono codesto lavoro costruttivo del pensiero. Infine giova rilevare che lanzidetto realismo si riflette in una concezione ingenua del linguaggio: la filosofia greca  sia che abbia ammesso l'origine naturale della lingua (come Platone nel Cratilo), sia che abbia rilevato ci che vi  di convenzionale nelle parole (come Democrito e Aristotele)  non riesce a scorgere la variet essenziale delle lingue, che tiene ai diversi modi di rappresentazione delle cose ed esprimendo la libera attivit del soggetto, d origine all'intraducibilit. Dice infatti Aristotele: De Inlerpretatione, 1. Una espressione e una l'immagine delle modificazioni dell'anima. Lespressioni differiscono fra loro. Ma una modificazione dellanima, di cui lespressione e i SEGNO immediato, e identica per tutti gli uomini, come sono identiche per tutti le cose che quelle modificazioni esattamente rappresentano. E chiaro come una siffatta dottrina spieghi quella confusione fra analisi logica e analisi del linguaggio, Proclo, nel commento al Cratilo, riferisce appunto questa opinione di Democrito, basata auiromonimia e la sinonimia di una espressione E1 e una espressione E2, sul cambiamento dei nomi e sul difetto di analogia nella formazione di certe espressioni verbali. (Cfr. le note al Cratilo di Cousin). De Interpretatione, 2 (1), che culmina nel concetto aristotelico di trarre dalla forma o materia dellespressione grammaticale una classificazione o tassonomia di questa o quella categoria. In ci che precede ci siamo fermati a studiare il pensiero degli antichi traverso le sistemazioni scientifiche che sono a noi pervenute. Ma, per lintelligenza dello sviluppo ulteriore che la logica riceve nelle scuole filosofiche dopo Aristotele, conviene tener conto dell'influsso che i predecessori del Stagirita sembrano aver esercitato sul movimento delle idee. Infatti codesto sviluppo si lascia definire, nlle sue linee generali, come tendente a liberare il pensiero dall ontologismo, che pure sopravvive in qualche modo alla ideologia platonico-aristotelica, nella misura in cui tale filosofia esprime la metafisica del senso comune. E lanzidetta tendenza liberatrice si esplica in un progresso verso il formalismo logico, che procede dallo studio degli schemi discorsivi, formante oggetto degli Analytica priora. Questo progresso si avverte gi nei primi paripatetici, come Eudemo, lo scrittore di una storia delle matematiche, e Teofrasto il raccoglitore delle opinioni dei fisici, ma pi largamente ancora negli Stoici, in cui  pure passata 1 eredita dei dialettici megarici. Questo progresso si avverte anchein una revisione dei principi della teoria della conoscenza, che ha per oggetto lorigine e il valore dei concetto generale da cui muove la scienza dimostrativa: qui soprattutto vengono in luce delle vedute che debbono essere riattaccate ai grandi predecessori di Platone e di Aristotele; sulle quali linteresse della questione c invita a fermarci. Ora, se ci volgiamo a riostruire induttivamente le idee di codesti predecessori, la figura di Democrito d'Abdera, deve attirare, sovra ogni altra, la nostra attenzione. Democrito, vissuto 40 anni dopo Anassagora e 25 anni dopo il suo concittadino Protagora che  il maggiore rappresentante della sofistica), deve esser considerato come un contemporaneo di Platone. Cos, soltanto i pregiudizii dominanti la ricostruzione della storia della filosofia greco-romana nel secolo decimonono, hanno impedito di stdare pi da vicino i rapporti fra Democrito e Platone, relegando Democrito tra i pre-socratici e perfino tra i pre-sofisti, in onta alla cronologia. Democrito  il ande fondatore dellatomismo, in cui ha tuttavia come precursore Leucippo, e che fu svolta da lui come una teoria cinetica cosmologica. Attraverso questa dottrina Democrito agiunse ad una rigorosa concezione del determinismo meccanico, e verosimilmente he alla scoperta di principi (massa, inerzia) chalileo. Fanno eccezione Windelband e Burnel, che restituiscono airAbderita il suo posto cronologico, ma che tuttavia non sembrano arne un apprezzamento proporzionato all' importanza del suo lavoro scientifico] ha riostruito due mil anni pi tardi, riprendendo le intuizioni fondamentali del lontano predecessore. Per il suo rigido meccanicismo, con esclusione di ogni teleologia, Democrito viene considerato come il padre del materialismo, e da ci appunto ha origine il pregiudizio da cui in ispecie la storia svoltasi sotto lnfluenza hegeliana, nel secolo decimonono, non ha saputo mai emanciparsi completamente. Quantunque un esame accurato avrebbe permesso di riconoscere ello stesso Democrito anche il padre dello spiritualismo (cos come Leibniz sembra avere intuito!) e forse anche di far risalire a lui largomento per limmortalita dellanima basato sulla sua semplicit o in-divis-ibilit, che s'incontra nel Fedone. Le opere di Democrito, di cui ci sono trasmessi i titoli da Trasillo, formano una mole imponente e si riferiscono ai pi svariati argomenti, dalle matematiche alla fisica, alle scienze naturali, allagricoltura, alla teoria dei segno e dellespressione, la dialettica, la grammatica, alla poetica, alla teoria della conoscenza ecc. ecc.; fra i frammenti pi belli sono da annoverare quelli morali, conservatici da Stobeo. La posizione filosofica di Democrito, per ci che concerne la teoria della conoscenza, resulta dalla testimonianza di Sesto Empirico, laddove egli parla di Democrito e Platone sostenitori della verit degli intelligibili (i vorjra) in contraddizione con Protagora [Di ci mi propongo fornire altrove la prova col confront dei testi aristotelici] aora. Si tratta dunque di un razionalismo, che si contrappone all empirismo protagoreo. Ma, poich a sua volta questo empirismo dei sofisti era sorto come una reazione di caratere positivistico al razionalismo metafisico della scuola di Velia,  naturale che Democrito avesse a tener conto dell esigenza fondamentale che i sofisti avevano formulato. Democrito non posse semplicemente riprendere come materia della scienza una Verit (M)0s:a) indifferente rispetto allopinione (doxa) che si riferisce alle cose sensibili, ma doveva invece cercare una razionalizzazione dellempirico, cio una verit atta a salvare i fenomeni (ofttTe'.v ~ 6|JtSV); e siffatta veduta si poteva esprimere nel linguaggio tecnico del tempo, dando per compito alla scienza lopinione vera, o inverata mediante il ragionamento. Appunto questa teoria della scienza come lii^x (isi Xyo'j, viene riferita e discussa da Platone nel Teeteto, ed una comparazione analitica del testo con altri dello stesso Platone e di Aristotele, prova che il riferimento deve essere attribuito a Democrito. Ma, poich la spiegazione razionale dei fenomeni suppone dei concetti, per mezzo dei quali si unifichi la rappresentazione delle cose del mondo empirico, si pu domandare su che Democrito ne basasse il ossesso da parte dal soggeto percipiente. Qui soccorono alcune indicazioni. Diel. A. 59 i eh. A. 114. Cfr. E.: La teoria democritea delta scienza nel dialoghi di 'Platone, Rivista di Filosofia) Anzitutto Democrito viene additato da Aristotele come il primo a trattare delle definizioni di cose fisiche, mentre ei ci dice che con Socrate crebbe l'uso del definire e si estese soprattutto alle nozioni morali. Conviene intendere che Democrito inizia quel modo di definire proprio della scuola socratica, in cui si ricercano i caratteri comuni delle cose che rispondono al definito;  pi difficile dire se lo stesso Democrito, come Socrate, facesse anche appello alla nozione comune che tutti gli uomini si formano in rapporto a dati oggetti; e tuttavia questo criterio ei ben poteva derivare da Eraclito, cui lo stesso Socrate sembra avere attinto. In un frammento della gi citata opera logica di Democrito rtsp: oyrxtv noi xzvwv che ci  statmandato da Sesto, vengono distinte due speecie, di conoscenza, luna relativa allintelligenza (7j; Siavaas), laltra alla sensazione (: rwv aofi^oetov). Dice precisamente Democrito: Vi sono due forme della conoscenza: una conoscenza pura o legittima (yvyjafyj) ed una adombrata spuria (av.v.ri). Appartengono a quest ultima forma adombrata spuria le cinque sensi: la vista (visum), ludito (uditum), il gusto (gustatum), lodorato (odoratum), il tattoo (tactum). Ma la conoscenza pura  completamente distinta. Ed aggiunge ce questa conoscenza pura  relativa ad un (') Mtt. I, 4, (3), De Partibus Animalium I, 1 (ed. Didot, t. IH, pag. 223, 2). (! ) In Diel B. II) orbano di pensiero pi raffinato che prende il posto di un vedere o di un udire o gustare o odorre o tastare nel pi piccolo (mettendoci cos in rapporto colla vera natura delle cose, cio cogli atomi. Anche in altri modi Democrito esprime la relazione fra le due forme del conoscere; per esempio ove dice che  apparenza (vptoi) il colore, apparenza il dolce, apparenza l'amaro. In realt soltanto gli atomi e il vuoto. Ma poi, facendo parlare i sensi contro lintelligenza, soggiunge povera me, prendendo da noi la tua fede, tu vuoi confonderci; la tua vittoria  la tua caduta. Troviamo qui una notizia estremamente interessante. Democrito, al pari di Platone e di Aristotele, e prima di loro, dibatteva il problema dell'origine dellidea. Democrito non si fermava, come il filosofo ateniese alla supposizione della conoscenze innata (teoria della reminiscenza -- anamnesis), anzi piuttosto sembra derivare la idea dalla sensazione, sicch  lecito pensare che a lui possa aver attinto Aristotele la veduta che gli abbiam visto esprimere in An. Post. Il, 15. Ma, mentre in Aristotele non si vede come possa conciliarsi questa dottrina colla dignit attribuita alla nozione induttivamente acquistata, che debbe costituire le premesse necessarie della scienza dimostrativa, ci che sappiamo intorno alla teoria delle sensazione di Democrito (in rapporto alla fondamentale (*) Galeno in Die! B. 125; cfr. Sesto in Diels B. 9.] supposizione atomica) e ben atto a sciogliere la difficolt. Ammetteva infatti il Nostro, che la sensazione in generale derivassero da piccole immagini (sKoiXa) emesse dai corpi e proprie ad impressionare gli organi dei cinque sensi ed anche lo stesso pensiero in quella guisa in cui la luce impressiona una lastra fotografica. Limmagini rispondente alla conoscenza inteligibile partenti direttamente dagli atomi  sono di natura pi fine. Si comprende quindi che esse possano liberarsi dalla mescolanza colle immagini pi grossolane che colpiscono i cinque sensi, quando il confronto di sensazioni ripetute, in rapporto ad una molteplicit di cose, permette di fissare i caratteri comuni che definiscono il concetto. Che effettivamente Democrito riconoscesse il valore logico del concetto, quasi come anticipazioni dell'esperienza, resulta anche dalla testimonianza di Diotimo in Sesto (VII, 1401), che egli assumeva come criterio della comprensione delle cose oscure il fenomeno, e come criterio della ricerca'il concetto, vvoia xpurr/pwv Z,r\vtpzwq. Qui  notevole lo del termine. Ivvotoe che gi notammo a proposto della designazione di y.oiw.l Ivvs:% adoperata da Euclide per gli assiomi, giacche abbiam pur detto che codesto termine non si trova nella [Cfr. p. et. Aetiui in Diel, A. 30. (2 ) Diels, A. III. 37]letteratura filosofica di Platone ed Aristotele, ma invece, pi tardi, presso gli Stoici. Appunto ad unopera di Crisippo 7tep ?jT^7S(0 sembra fare allusione Plutarco presso Olimpiodoro, dove dice che gli Stoici allegano a causa di ci (cio della possibilit di arrivare a cose che non si conoscono) le nozioni fisiche: tj qjuaix; vvofa?. Daltronde Diogoene Laerzio (VII, 54) (cinforma che Crisippo dice esservi DUE criteri della verit, la sensazione e il concetto. Qui in cambio di svvoia viene adoperata lespressione TtpXvjtjt:?, che ricorre anche presso gli Epicurei, designando lanticipazione dellesperienza. Ora il significato preciso che gli Stoici davano alle VV 3 tati, si pu rilevare, per esempio, da un passo del De Civitate Dei di S. Agostino dove si parla di coloro che riposero la verit nei sensi, cio degli Epicurei e degli stessi Stoici. Qui cum vehementer aaerint sollertiam disputando quam dialecticam nominant, a corporis sensibus eam ducendam putarunt, hinc asseverantes animum concipere notiones, quas appellant vvo'st;, earum rerum scilicet quas definiendo explicant. Da questi riferimenti sembra potersi dedurre che gli Stoici abbiano adottato, al pari di Aristotele, la dottrina democritea dell origine sensibile dei concetti  nihil est in intellectu quod prior non fuerit in sensi (l ) Cfr. Arnim, Stoicorum veterani fragmenta. Voi. II, n. 104. Crisippo, discepolo di Zenone Cizio (280-209 a. C.).In Arnim, op. c. 105. In Arnim, 106. (cui soltanto gli Epicurei conservarono come fondamento lipotesi delle piccole immagini), ma spogliando i concetti di quella dignit superiore che il razionalista cerca conferire agli intelligibili; cos, per loro, la dimostrazione scientifica (irSs:^;) viene ridotta, per dirla con Cicerone, ad una ratio, quae ex rebus perceptis ad id, quod non percipiebatur, adducit. In corrispondenza di queste vedute, di carattere pi empirico,  interessante rilevare come si modifichi la dottrina democritea della scienza, che Zenone Cizio dice essere una comprensione sicura e ferma e immutabile dalla ragione  (,u-*sov tt yo j /./.- ovvero anche un possesso immutabile dalla ragione, nellaccoglienza delle rappresentazioni  (v a>xvT5tTO)v r.ozz- a&o. Pertanto gli Stoici non giunsero a quello schietto empirismo, che si vede accolto da Epicuro, per cui  accettata sempre come vera ogni sensazione o apparenza: richiesero anzi che all apparenza si aggiunga 1 assenso volontario dell animo, che per il saggia ha motivo nell identit fra la ragione individuale e la Ragione o logos universale. Cos il concetto eracliteo del logos, che la scuola Arnim, 111. () Riferimenti di Sesto e Diogene Laerzio in Arnim: Zeno- Citius, n. 68. (' ) Cfr. Sesto e Cicerone in Arnim: Zeno Citius, nn. 63 e 61. 3] stoica ha fatto proprio, doveva pur sempre conservare al pensiero una certa dignit, e quindi facilitare il trapasso alla veduta posteriore degli eclettici (Cicerone), per cui le commune notio vengono ritenute non pi come uniformit della natura bens come idea innata, attestanti la reminiscenza della vera origine divina dell' uomo, onde la teoria stoica (ritornando in effetto a Platone) viene a fondersi colla neoplatonica. Pi direttamente degli Stoici (che pure ne derivarono il principio del determinismo universale) si riattaccano a Democrito gli Epicurei, che ne adottarono la teoria atomica, spogliata bens del suo pi profondo significato meccanico. Ma, come abbiamo gi accennato, Epicuro e lungi dal razionalismo del maestro dAbdera. La sua Canonica comprende poche regole di cui abbiamo chiaro riferimento da Sesto Empirico, e che Gassendi ha ricostruito con precisione nella sua Logica. Riferiamo la parte essenziale dei canoni epicurei cos formulate. Sensus nunquam fallitur. Opinio est consequens sensum, sensiomque superadiecta, in quam veritas aut falsitas cadit. Opinio illa vera est, cui vel suffragata, vel non refragatur sensus evidentia. Petri Gassendi Opera Omnia, Firenze. Pari 1, De Logicae origine el varietale]. Omnis quae in mente est anticipatio, seu prae-notio, dependet a sensibus, idque vel incursione, vel proportione, vel similitudine, vel compositione. (Questo stesso modo di formazione dei concetti appare negli Stoici). Anticipatio est ipsa rei nodo, sive definitio. Est anticipatio in omni ratiocinadoe principium. Quod inevidens est, ex rei evidenti anticipaticele demonstrari debet. Qui  notevole 1 appello allevidenza sensibile (ev%ex) che viene cos assunta come criterio di verit. Nonostante la modificazione subita,  facile riconoscervi lo stesso criterio di Democrito che contrapponendo la conoscenza pura o legittima alla conoscenza oscura, viene appunto a ritenere la chiarezza delle idee come segno del loro valore: senonch quella che per Democrito era chiarezza di concepimento, diviene per Epicuro chiarezza sensibile. Toccher poi a Descartes di ritornare al criterio dellevidenza (cf. Grice, Descartes on clear and distinct perception) rispetto al pensiero, riguardando come vera la idea chiara e distinta (laggiunta deriva dal Teeteto 209c-2l0). Dopo aver parlato degli Stoici e degli Epicurei, ci convien dire degli [Notisi che gi in Teofrasto si applica il criterio dellevidenza tanto allintelligenza che al senso. (Cfr. Sesto Adv. Malh.)] scettici i qual per verit non formano ugualmente una setta o scuola chiusa, ma  a partire da Pirrone dElide e dal suo amico Timone  ofno tuttavia una certa continuit di tradizione critica, mantenendo di fronte alle filosofie dogmatiche un atteggiamento di dubbio metodico. No Diogene, ma Arcesilao di Pitane e Carneade (che venne ambasciatore a Roma nel 155 a. C.), portarono la filosofia scettica nella media Accademia  e che fascina a Scipione! Pi tardi incontriamo Enesidemo di Cnosso, Agrippa, e finalmente Sesto Empirico che riassume tutto questo movimento nella sua opera pregevole, fonte cospicua di notizie per la storia della filosofia romana. I rapporti esteriori che la tradizione segnala fra Pirrone e qualche democriteo come Nausifane, nonch le tendenze scettiche che si attribuiscono ad altri democritei (Metrodoro, Anassarco) indicano gi una certa dipendenza della scepsi da Democrito. Daltronde il legame appare prima di tutto nel motivo morale che ispira la riserva degli scettici di fronte alla vera natura delle cose, giacche la sospensione del giudizio mirava a conquistare quella atarassia o imperturbabilit dell' animo, che si riduce infine alla vittoria sulle passioni, inculcata dall'Abderita. Ma il apporto teorico della scepsi con Democrito resulta da ci che questi aveva ridotto la realt alla materia indifferente degli atomi, negando le qualit sensibili; un passo ulteriore della critica (riportantealla posizione di Protagora) doveva naturalmente estendere il dubbio anche a quelle propriet primarie in cui il grande atomista aveva scorto l'oggetto intelligibile della conoscenza. E certo questo sviluppo era suggerito dal contrasto fra le vedute dei due razionalisti, sorti a combattere lempirismo protagoreo: Democrito e Platone. Giacche questi riteneva proprio come intelligibili quelle stesse qualit (ipostatizzate sotto il nome di idea) che 1 altro aveva considerato vane apparenze. Inoltre, anche nello stesso sistema democriteo, si pu riconoscere 1 origine della critica che investir gli intelligibili, se  come siamo stati tratti induttivamente ad ammettere  lAbderita faceva pur nascere 1 intelligenza dai sensi. In tal guisa il pensiero antico avrebbe percorso una via non lontana da quella per cui il pensiero moderno giunse dalla posizione di Galileo, di Descartes e di Locke (i quali ripresero la distinzione fra la qualit primaria e le qualit seconda) alla critica di Berkeley, che  attraverso la teoria della visione - riusciva a negare anche il significato trascendente di codesto sostrato geometrico della materia. La teoria degli scettici, si noti, non nega affatto il mondo fenomenico, bens oppugna la pretesa dei dogmatici di affermare qualcosa della verit o della natura delle cose in se stesse. La critica che essi svolgono a tale scopo, rilevando ci che vi  di relativo nei criterii della verit, costituisce in gran parte un acquisto durevole per la dottrina della conoscenza: lo La logica degli antichispirito che lanima  affine a quello del positivismo moderno, salvo il sentimento che la veduta di una scienza pi progredita ispira oggi ai critici della metafsica. Ma per la storia della logica interessa soprattutto esaminare gli argomenti di Carneade contro il concetto aristotelico della dimostrazione: intorno ai quali siamo informati da Sesto Empirico. Ricompare qui lidea, gi affacciata dai predecessori di Aristotele e da questi oppugnata, che ogni prova dia luogo ad un regressus in infmitum, poich ogni premessa deve essere dedotta da unaltra premessa. E questo argomento prende forza dalla negazione di ogni certezza immediata, alla quale gli scettici pervengono (come si  accennato) merc la veduta che i concetti su cui si ragiona traggono pure origine dal senso, onde 1 incertezza della sensazione si riflette anche sull intelligenza. Quindi viene presa in esame l'opinione che sia lecito fondare la scienza sopra ipotesi, e che queste sieno fatte ferme e valide dalla verit delle conseguenze che se ne deducono. Il passo di Sesto che critica questa opinione non dice chi ne sia lautore; ma resulta assai chiaro che essa deve riferirsi particolarmente ai fsici matematici, e vi  forse qualche motivo di attribuirla gi a Democrito, che per primo propose alla scienza il compito di spiegare razionalmente i fenomeni. Infatti abbiamo gi accennato che questi appunto (i) Adv. Math. VII, 159-189 e Vili in ispecie 367-463. (s ) Vili, 375] potesse essere preso di mira da Aristotele, ove eicontesta che voler provare le premesse mediante le conclusioni costituisce un circolo vizioso (*). Di nuovo Cameade riprende la tesi aristotelica, notando che dal vero si pu dedurre il falso; e certo l'argomento  in stretta logica  non potrebbe essere confutato. Ma, per quanto o scettico sia portato a dare il maggior peso a questa constatazione negativa, Cameade non vi si arresta. Dopo aver negato l'esistenza di criteri assolutamente certi del vero e del falso, egli accorda pure alla conoscenza un valore probabile; e questo valore lo riconosce, in primo luogo, ad ogni rappresentazione dotata di sufficiente evidenza, ma in grado pi alto alle catene di rappresentazioni legate 1una all'altra in un sistema logico (ibidem, VII, 176 e seg.). Non diverso , in ultima analisi, il criterio positivo con cui anche oggi possiamo giudicare il valore delle teorie scientifiche: soltanto appare, ai nostri tempi, un atteggiamento pi fiducioso, che  in rapporto collo sviluppo della trattazione matematica della fisica; mentre il sentimento degli scettici risponde ad una scienza meno evoluta, ed anche  piuttosto che alla mentalit di matematici  a quella dei circoli medici, in cui Io scetticismo antico ebbe accoglienza. Effettivamente luso di ipotesi, il cui valore probabile viene desunto dalla verifica sperimentale delle conseguenze che ne dipendono, caratterizza il metodo deduttivo-sperimentale della scienza moderna. L. c. An. posi.] quale si disegna in Kepler, Galileo e Descartes. L' esame intorno allo sviluppo della logica post-aristotelica, in cui abbiamo cercato l'influsso delle idee di qualche predecessore, ci ha mostrato che in verit il realismo logico di Aristotele  stato superato dallo stesso pensiero greco; il quale ha toccato posizioni affatto conformi alle pi alte vedute moderne. Ma della critica speciaente istituita dai geometri dopo Euclide, abbiamo notizie troppo scarse per misurarne il significato; e secondo le apparenze dobbiamo ammettere che le fini ricerche di Apollonio su questo soggetto non abbiano trovato prosecutori. Daltra parte lopera dei filosofi che hanno riflettuto sulla scienza, nella filosofia romana, non aderendo propriamente ad uno sviluppo scientifico, e tanto meno matematico, prese spesso quella forma negativa che nel modo pi raffinato ci presenta la dottrina scettica. Infatti per osservatori cui non sia dato di riprendere e di proseguire il pensiero profondo dei pi antichi filosofi matematici, la confutazione di un ordine di verit necessario, quale  affermato da Aristotele, deve apparire una confutazione dell stessa possibilit della scienza. Resta nondimeno un esempio pieno dinteresse nella storia, quello che ci viene offerto dalla scuola stoica, per cui la trattazione formale della logica si associa ad una dottrina empirica della conoscenza. E, se codesto sviluppo formale approda ad un arido schematismo (di fronte a cui comprendiamo il disprezzo della dialettica manifestato dallo stoico Aristone di Chio), tuttavia non si pu disconoscere il valore dellanalisi logico-grammaticale dellespressione, merc cui si riesce a scorgere in qualche modo nel linguaggio, lespressione di una attivit costrittiva. Fino a che punto gli stici sieno proceduti su questa via, non vogliamo qui esaminare. Ma certo si scopre in essi quella distinzione fra subiettivo ed inter-soggettivo, che riapparire agli inizii dellepoca moderna, come fondamento della filosofia. Dalla storia della filosofia romana si passa, senza indugiarci al movimento delle idee che accompagna la rinascita della scienza, agli inizi dell Evo moderno. Basta rilevare il carattere generale degli sviluppi che la dialettica riceve nel periodo intermedio (medius aevus), arido se non del tutto infecondo. Diremo per ci come la logica aristotelico-stoica fu introdotta dal filosofo romano Boezio presso i Romani. La traduzione di Boezio del greco al romano dei primi due trattati dellOrganum (Categoriae e De Interpretatione  the only two that Grice lectured on with J. L. Austin and P. F. Strawson), nonch dellIsagoge di Porfirio [arbor griceana], e i commenti con cui egli stesso ed altri scrittori neo-platonici accompagnarono codesti scritti (nel senso della tecnica formale, secondo la tradizione stoica), costituiscono il fondamento della cultura del pi antico (alto) Medio Evo. Del resto, la cultura generale sembra ^ppjesentata da un certo numero di enciclopedie clella bassa antichit, come quella di Marciano Capella, nelle quali si tratta delle sette artes liberales che, nel tirocinio scolastico, formarono il trivio (grammatica Rettorica, Dialettica) ed il quadrivio (Aritmetica Geometria Astronomia Musica). Specialmente degno di nota che questa prima parte del Medio Evo non ha conosciuto, n le altre opere (logiche, fisiche ecc.) di Aristotile, n le opere originali di Platone, fuori del Timeo, tradotto in romano da Calcidio. Pi tardi, il Rinascimento umanistico doveva venir fecondato merc una conoscenza diretta dei testi, in seguito alla caduta dellimpero romano d'Oriente, che addusse numerosi profughi segnatamente in Italia. Ora nella logica scolastica due aspetti sono degni di nota. Primo,la progressiva elaborazione della tecnica formale, acuitasi merc sottili distinzioni. Secondo, la grande questione della realt degli universali, di cui a stento riusciamo a comprendere il carattere drammatico, traverso la forma aridamente schematica delle discussioni. Sorvoleremo affatto sul primo punto, sebbene sarebbe interessante per la storia della dialettica, di mostrare, per esempio, in Buridano il riconoscimento della propriet distributiva della particella (adverbium) non (~) rispetto a et (/\) e vel (\/). non (p et q), ~ (p /\ q)  non p vel non p (~p \/ q). (notizia segnalatmi da Vacca) o di cercare simili analisi in Paolo Veneto. Ma, quanto alla questione della realta degluniversale, diremo che si tratta dell'antica questionollevata dalla ideologia platonico-aristotelica, se allidea generali corrisponde una realt. La quale questione fu riaccesada un passo dellIsagoge di Porfirio (I, 3). E anzitutto, per ci che riguarda il genero o la specie, io evito di ricercare se esiste di per s, ovvero se esiste soltanto come pure nozione; e  ammettendo che esista di per s  se apartengano alla cosa corporea o incorporee; e infine se abbiano esistenza separata ovvero solo nella cosa corporea sensibile. E una questione troppo profonda che esigerebbe uno studio differente da questo e troppo este. Nel vasto intreccio della polemica medioevale appare che il nominalista (negante la realt delluniversale) rappresentano, in generale, le tendenze scientifiche, avverso il misticismo platonizzante del realista. Ci  vero soprattutto per riguardo ai rinnovatori del nominalismo nel secolo come Guglielmo Occam e Giovanni Buridano, rettore dell'Universit di Parigi, ai quali  dovuta la teoria che ha preso il nome di terminismo. Il terminista (che si accosta al concettualismo di Abelardo) ritiene i concetto (o termino) come un segno intersoggettivo (signa) della singola cose, o di una classe di cose, realmente esistenti. La dialettica si riferisce soltanto alle reazione di questo segno della cose (Occam, Quodlibeta V. 5). Occam avverte pue che lespressione assume il suo proprio significato nella proposizione, e spesso in unione a qualche altro termine. Terminus conceptus est intentio seu passio animae aliquid NATURALITER SIGNIFICANSaut consignificans, nata esse pars propositionis. Sifftta dottrina supera lo stretto nominalismo e tuttavia nega il realismo: cio nega che il significato (o signato) dellespressione sia da cercare nella sua comprensione o connotazione, ossia nell insieme delle note o attributi, di cui esso esprimerebbe l'unit sostanziale; e si afferra invece allestensione o denotazione (denotatum, relatum), cio all insieme delle cose rappresentati dallespressione (homo), che  sotto la specie di certe reali somiglianze  vengono vramente unificati. Al lume di questa veduta, la definizione scolastica, discendente dal astratto generale universale al concreto particulare individuo, e la logica stessa perdono importanza: onde  fatto invito a volgersi dalla spiegazione dellespressione al concreto della esperienza. Ci spiega abbastanza linteresse appassionato della polemica intorno agli universali che nel mondo sociale e morale deve rivendicare la libert dell'individuo soffocata dalla tirannia delle istituzioni e dall'autorit delle credenze e dellinsegnamento tradizionale. Nulla sembra pi proprio a favorire un tale affrancamento degli spiriti, che abbattere alla radice lalbero della deduzione infeconda, triviale, analitica, ricostruendo induttivamente tutto il sapere. Onde la stessa tendenza si continua ed esplica nella reazione anti-aristotelica (platonista) degli umanisti italiani purificatori della logica dalla sottigliezza o implicatura scolastica (Valla, Agricola, Vives) e si manifesta poi in nuove forme nella rinascita del movimento scientifico. Studio storico preliminare SeaR Edizioni Quanto segue , nella sostanza, il contenuto di una conferenza tenuta a Palermo presso ristituto Platone il 31 maggio 1986 e successivamente, verso la fine di queiranno, riprodotto in un numero limitato di co pie, con aggiunte note critiche e documentarie, per le Dispense di Arx di Messina, edite da Salvatore Ruta. Oggi il testo viene ripresentato con maggiore digni t tipografica e tiratura, onde favorirne la diffusione, con poche modifiche e aggiunte, in questa nuova collana della Sear di Scandiano. Poich  certamente la prima volta che con una certa organicit viene affrontato questo argomento, il presente scritto pu a ben diritto definirsi una novit. Tuttavia, dal momento che il nostro testo viene presentato come uno studio storico preliminare, il lettore potr dedurne che: a) i dati storici, biografici e letterari, le notizie contenute ed ogni altra informazione non sono frutto di fantasia o di illazioni avventate, ma desumibili nella loro grande maggioranza da fonti documentarie (come dimostrato dai miei stessi riferimenti); b) Tinsieme costituisce, d'altra parte, qualcosa di non definitivo, in quanto suscettibile di essere ampliato ed ulteriormente specificato da successive indagini e approfondimenti di maggior respiro. Bisogna peraltro subito aggiungere che anche a molte notizie documentarie non sarei pervenuto se non avessi tenuto conto, nel corso di pi anni, di indicazioni, suggerimenti, informazioni pervenutimi per via amichevole o riservata. Quanto qui esposto, tuttavia, non fa parte di alcun segreto esclusivo  come vorrebbero alcuni  bens del patrimonio storico della nazione italica e come tale lo offriamo alla meditazione di quei lettori che vorranno o sapranno trovarvi spunto di interesse interiore, nonch agli storici laici, perch almeno in questa occasione si rendano conto del tipo di dimensione occulta che corre parallela e interferisce nelle vicende della storia: nella fattispecie, prendano atto dell 'esistenza, sinora ignorata, delle correnti esoteriche che tentarono di dare al fascismo queiranima priva di compromessi che non fu capace di far sua. Renato del Ponte Entrando il Sole nei Gemelli  Nella prefazione da lui posta ad un recente lavoro dedicato soprattutto alla cosiddetta Nuova Dstra, il noto politologo Giorgio Galli, a cui si deve senza dubbio riconoscere una notevole apertura mentale e unintelligente operazione culturale volta alla riscoperta di alcune tematiche proprie della destra tradizionale, ha potuto osservare come alla Nuova Destra sia mancata precisamente una rilettura della componente magica ed esoterica della cultura di destra. La Nuova Destra si troverebbe anzi, attualmente, in difficolt sul piano propriamente politico forse anche perch ha trascurato lanalisi di fenomeni ai quali si dimostrava sensibile (...) la destra tradizionalista esoterica^): tale fallimento, dunque, sarebbe implicito nel completo abbandono di un bagaglio culturale di indubbia rilevanza (1). Tale diagnosi ci pare esatta e le acute osservazioni del Galli (al quale si debbono anche tentativi di penetrare nel mondo oggi ancor poco conosciuto, proprio perch poco adeguatamente studiato, delleso- GALLI, prefaz. a: ZUCCHINALI, A destra in Italia, Sugarco Edizioni, Milano 1986, pp. 7-14. Tale lavoro non merita, di per s, alcuna annotazione di rilievo, essendo molto superficiale e limitato nel settore dedicato alia destra radicale (e in questo largamente superato da precedenti pubblicazioni, per quanto decisamente a sinistra, come La destra radicale, a cura di F. Ferraresi, che  del 1984), eccessivamente ampio e parziale nei confronti della cosiddetta Nuova Destra, mentre la destra tradizionale  pressoch inesistente. In sostanza, ci che d rilievo al libro, sono le poche notazioni preliminari del Galli, che peraltro suonano da campana a morto per i profeti della fine del mito incapacitante... terismo del III Reich), che ben difficilmente, del resto, potrebbero essere recepite nella loro portata da quanto sopravvive della Nuova Destra, proprio per la sua impostazione profana e modernista (per non parlare della destra tecnocratica missina, per sua intrinseca natura da sempre impermeabile ad ogni discorso intelligente), potranno ser- In una relazione sul tema tenuta nel giugno 1984 a Torino (pare per la Fondazione Agnelli), il cui testo abbiamo potuto leggere, il Galli osserva come la storiografia ufficiale e accademica abbia sempre esitato a muoversi in questa direzione, appunto per il timore di spostarsi dal piano della storia a quello della fantasia. Ciononostante il Galli, che dunque sembra muoversi tra i primi al di fuori di tale logica paralizzante, afferma come vi siano sufficienti elementi per una riflessione storica organica sulla componente esoterica soprattutto dei nazismo, mentre per quanto riguarda il fascismo italiano questa riflessione potrebbe concernere esclusivamente la personalit di Julius Evola. 11 presente volumetto dovrebbe dunque servire ad ampliare le prospettive conoscitive del Galli e di quanti altri si interessino di tali tematiche proprio sullultimo punto, quello concernente il fascismo. Circa poi le correnti esoteriche del nazismo, bisognerebbe intanto distinguere fra ci che ha preceduto la sua presa del potere, le gerarchie ufficiali dello Stato ed alcuni settori delle SS. In base a ricerche che stiamo effettuando, possiamo anticipare che tali correnti esoteriche poggiano su fondamenta assai fragili, contrariamente a quel che potrebbe pensare il Galli stesso, che in questo caso pare essere rimasto vittima di alcune ingenuit propalate sulla scia del famigerato Mattino dei Maghi di Pauwels e Bergier. Per un discorso preliminare su quanto andiamo dicendo, si veda ora il mio saggio su La realt storica della Societ Thule, in introduzione alla prima traduzione italiana di: Prima che Hitler venisse di Rudolf von Se- bottendorff. Edizioni Delta-Arktos, Torino. Su Evola e certi ambienti delle SS, pubblicher in seguito documenti provenienti dallarchivio di stato tedesco (Quartier Generale di Himmler), in cui tali tematiche saranno ulteriormente trattate. In un recente articolo che vuole costituire una sorta di recensione del libro della Zucchinali, un anonimo missino cosi sintetizza gli interes- virci qui da spunto iniziale per una breve indagine preliminare, necessariamente per ora limitata, su una corrente di pensiero indubbiamente assai minoritaria, ieri ed oggi, in Italia, ma come  stato di recente sottolineato, nel contempo assolutamente necessaria per lItalia, che ha svolto ed  destinata a svolgere ancora una funzione molto importante, per non dire essenziale, per la nostra nazione: quella della conservazione dtXV identit delle nostre radici. Essa, se  stata opacizzata nelle masse e in una classe dirigente sclerotizzata e corrotta per incapacit e colpevole negligenza, nondimeno persiste immutata, come presenze e immagini primordiali, negli archetipi divini che presiedono alle nostre sorti. Il compito di tale minoranza, al di l della pura e semplice azione conservativa,  stato quello di saper ridestare nei momenti opportuni quelle immagini, s che divenissero presenze vive ed operanti, concretizzandole nelle nuove realt della nazione italica. Si tratta delle immagini primordiali e delle epifanie divine del Lazio e dell 'Italia delle origini, ovvero della Saturnia tellus: quelle che hanno reso possibile la manifestazione sul nostro suolo della tradizione di Roma  che simboli, funzioni ed attribuzioni si e i tentativi controcorrente del Galli: A cosa ci possa condurre in concreto,  imprevedibile. Forse a nulla (in Proposta).] Conventum Italicum, comunicato anonimo in Arthos] hanno reso evidente essere emanazione della Tradizione primordiale  ed il suo rinnovellarsi attrverso i tempi. Il precedente riferimento del Galli allesoterismo , nel nostro caso, pi che pertinente, dal momento che la trasmissione e perpetuazione della tradizione romana, almeno negli ultimi quindici secoli, ha potuto avvenire, per motivi ben comprensibili, per via segreta, cio esoterica e di necessit sotto forme e vie anche molto diverse. Se oggi si pu parlare di destra esoterica  soltanto perch, per circostanze storiche particolari, in un ambito (peraltro, assai ristretto) della destra del nostro secolo certe tematiche hanno potuto trovare parziale ospitalit: va da s  e non sarebbe il caso di insistervi sopra  che la .tradizione di cui tali correnti sono portatrici si situa ben al di l e al di sopra di ogni miserabile dialettica fra destra e sinistra, termini e concetti di derivazione parlamentare moderna e quindi del tutto inadeguati ad inquadrare forme di realt spirituali quali quelle a cui ci riferiamo. Tuttavia, dal momento che il presente intende essere semplicemente uno studio storico su tale cor- Per tali evidenziazioni, debbo rimandare ad alcuni capitoli del mio Di e miti italici. Il ed., ECIG, Genova, specialmente in connessione con le figure di Giano e Saturno (con il ciclo a lui connesso). Si deve peraltro notare che ad interessi esoterici inerenti anche alla tradizione romana non furono aliene certe personalit della sinistra storica e nel corso della nostra esposizione non mancher un esempio concreto. ] rente, dovremo fare solo riferimenti indiretti e limitati al suo lato esoterico, quanto invece insistere sui suoi riflessi politici, culturali e religiosi. Labbiamo definita corrente tradizionalista romana nel Novecento: unlite che ha in ogni caso lasciato una sua impronta in una certa epoca e che, nellincertezza del pensiero debole attuale, potrebbe ancora essere portatrice di un messaggio radicalmente alternativo, poich radicalmente (e qui lespressione va intesa, con coscienza di causa, nel suo pieno valore etimologico, a radicibus) orientata contro gli pseudovalori che reggono la scena del mondo moderno. Non  mio compito qui riassumere i termini della questione intorno alla possibilit della trasmissione della sacralit e della tradizione di Roma dallepoca degli ultimi sapienti pagani sino ai nostri giorni:  uno studio che, in riferimento soprattutto alle gentes dei Simmachi, dei Nicomachi, dei Pretestati ed altri, abbiamo da anni iniziato in varie riviste e pubblica- Derivo lespressione di corrente tradizionalista romana dal pderoso (e ponderoso) lavoro di P. DI VONA, Evola e Gunon. Tradizione e civilt, Napoli, in cui, nel VI cap., intitolato appunto Il tradizionalismo romano, lA. studia la corrente romana del tradizionalismo, ad opera di Reghini, Evola e De Giorgio.  evidente che col termine corrente noi non intendiamo riferirci (se non in singoli casi, che ben preciseremo) ad una linea di pensiero omogenea, bene organizzata in un gruppo unitario e compatto dalle caratteristiche comuni, ideologicamente e politicamente parlando, ma ad una tendenza che pot assumere aspetti e sfaccettature diverse, come proprio i casi di Reghini, Evola e De Giorgio (e non sono certo gli unici) sono a dimostrare. zioni (8) e che non mancher di ulteriori sviluppi. In questa sede sar sufficiente fare rapido riferimento a quellepoca gravida di grandi e decisive trasformazioni che fu il Rinascimento italiano.  soprattutto nel corso del XV secolo che tradizioni occulte, sopravissute per secoli nel pi grande segreto, paiono ricevere nuova linfa e limpulso ad una nuova manifestazione dal contatto con personalit dellOriente europeo di altissima rilevanza intellettuale, come quella di Giorgio Gemisto Pletone, il grande rivitalizzatore della filosofia platonica negli ultimi anni dellImpero dOriente e fondatore di un cenacolo esoterico a Mistra, la medievale erede dellantica Sparta, allinterno del quale, oltre a conservare testi dellantichit pagana (come le opere dellimperatore Giuliano, che vi venivano trascritte), si celebravano veri e propri riti e si elevavano inni in onore degli di olimpici. La figura e la funzione di Pletone sono ancora troppo poco note in generale e, in Italia, non ancora studiate (10). In genere, ci si limi- (8) Cfr. ad esempio: R. DEL PONTE, Sulla continuit della tradizione sacrale romana, parti I e II, in Arthos] ; vedi anche: Q. AURELIO SIMMACO, RelazionesuHaltare della Vittoria, con unintroduzione di R. del Ponte su Simmaco e isuoi tempi. Edizioni del Basilisco, Genova. Si tenga conto che nel sud del Peloponneso sono attestati, a livello popolare, culti nei confronti degli di classici sino al IX secolo della nostra era. (10) In lingua italiana mancano ancora del tutto studi approfonditi. 18 ta a citare, a proposito di lui, la sua partecipazione al Concilio di Firenze e listituzione dellAccademia Platonica Fiorentina, che ebbe sede nella villa di Ca- reggi (o delle Cariti, o Muse), concepita da Cosimo il Vecchio e realizzata da Lorenzo il Magnifico su suggestione del Pletone. Ma gli effetti dovettero essere ancora pi interessanti e gravidi di conseguenze, se si considerino i legami, ad esempio, fra Giorgio Gemisto Pletone e Sigismondo Pandolfo Mala- testa. Signore di Rimini: colui che ne sottrarr il cadavere agli Ottomani (1464), i quali avevano occupato Mistra nel 1460, onde deporlo pietosamente in unarca marmorea del suo famoso Tempio Malatestiano. Lo stesso Malatesta dovette pure essere in rapporto con la ben nota Accademia Romana di Pomponio Leto (11), propugnatore, scrive il von Pa- stor, del romanesimo nazionale antico. Il capo Ci si dovr pertanto limitare a rimandare a: B. KIESZKOWSKI, Studi sul platonismo del Rinascimento in Italia (vedi soprattutto cap. II), Sansoni, Firenze 1936; P. FENILI, Bisanzio e la corrente tradizionale del Rinascimento, in Vie della Tradizione (ci viene comunicato ora, che a cura dello stesso P. Fenili  in corso di stampa unantologia di brani di Pletone, dal titolo Paganitas, lo squarcio nelle tenebre, per Basala Editore di Roma). Di recente, ci  capitato di leggere in uninsolita pubblicazione, una rivistina satirica di sinistra, un reportage da Mistra singolarmente informato e documentato su Gemisto Pletone e la sua scuola (cfr. P.LO SARDO, La repubblica dei Magi. Da Sparta alla Firenze del '400, in Frigidaire] Per mezzo del Platina (definito da Pomponio pater sanctissi- mus), 1 Accademia Romana intratteneva rapporti col Malatesta, il quale dellAccademia Romana, riporta il von Pastori spregiava la religione cristiana ed usciva in violenti discorsi contro i suoi seguaci... venerava il genio della citt di Roma.Quale rappresentante di queUumanesimo, che gravitava verso il paganesimo, si schierarono ben presto attorno a Pomponio un certo numero di giovani, spiriti liberi dalle idee e dai costumi mezzo pagani. (...) Gli iniziati consideravano la loro dotta societ come un vero collegio sacerdotale alla foggia antica, con alla testa un pontefice massimo, alla quale dignit fu elevato Pomponio Leto (12). Si noti che sembra certa ladesione alla cerchia del Leto del principe Francesco Colonna, Signore di Pa- lestrina, lantica Praeneste, dai pi ritenuto lautore della celeberrima Hypnerotomachia Poliphili, un testo molto citato, ma molto poco letto e soprattutto compreso, dove, in ogni modo, una sapienza ermetica si sposa allesaltazione, non tanto filosofica. fu notoriamente nemico dei papi e ammiratore del movimento pagano di Mistra (cfr. F. Masai, Plthon et le platonisme de Mistra, Paris 1956, p. 344, nota. Lopera del Masai  a tuttoggi la pi completa esistente sulla dottrina e la figura di Giorgio Gemisto Pletone). Si noti che il Platina fu allievo a Firenze dellArgiropulo, discepolo di Pletone, e che un altro antico discepolo, il Cardinal Bessarione, si prodig per la liberazione da Castel SantAngelo dei membri dellAccademia Romana, dopo che furono accusati dal papa Paolo II  non senza fondamento  di paganesimo. 11 Masai (op. cit., p. 343) si domanda se lAccademia Romana non fosse in qualche modo una filiale di quella di Mistra. L. von PASTOR, Storia dei Papi, voi. II, Roma] quanto mistica, del mondo della paganit romanoitalica, culminante nella visione di Venere Genitrice. Se si rifletta al fatto che Francesco Colonna, realizzatore fra il 1490 e il 1500 del nuovo imponente palazzo gentilizio eretto sulle rovine del tempio di Fortuna Primigenia (ancora oggi ben identificabili nelle strutture originali), vantava discendenza diretta dalla gens Julia e quindi da Venere (13), si potr allora intravedere come lapporto vivificante della corrente sapienziale reintrodotta in Italia da Gemisto Pletone si fosse incontrato col retaggio gentilizio di una tradizione antichissima, gelosamente custodito nel silenzio dei secoli col tramite di alcune famiglie nobiliari italiane, in ispecie laziali, generosamente fruttificando: nel senso di spingere ad un rinnovamento tradizionale non solo lItalia, ma persino, ad un certo momento, lo stesso papato, se avventi 3) Risulter forse sorprendente apprendere come i Colonna possedessero ancora fino ai nostri giorni ( documentato almeno sino al 1927) il feudo originale di Giulio Cesare, Boville (Frattocchie dAlba- no). Sempre era visibile nel giardino Colonna al Quirinale laitare antico dedicato al Vediove della gens Julia (notizie ricavate da: P. COLONNA, I Colonna, Roma). Tolomeo 1 Colonna ostentava il titolo di Romanorum consul excellentissimus e Julia stirpe progenitus (cfr. FEDELE, s.v. Colonna, in Enciclopedia Italiana, X, 1931). Ha compiuto unattenta analisi deWHypnerotomachia Poliphili (editio princeps nel 1499, presso Manuzio) come opera di Francesco Colonna, M. CALVESI, Il sogno di Polifilo prenestino, Roma . Si veda anche: OLIMPIA PELOSI, Il sogno di Polifilo: una qute dellumanesimo, ed. Palladio, s.l. 1978. A.C. Ambesi, in considerazione della dimensione iniziatica dellopera di Francesco Colonna, la considera come unanticipazione cifrata del movimento dei Rosacroce (/ Rosacroce, Milano). ne che poco manc che salisse al soglio pontificio quel cardinale Giuseppe Bassarione che fu discepolo diretto di Giorgio Gemisto Pletone, da lui giudicato, come scrisse in una lettera privata ai figli del maestro dopo la sua morte, il pi grande dei Greci dopo Platone. Ma altri tempi tristi dovevano giungere, tempi in cui sarebbe stato pi prudente tacere, come dimostr il bagliore delle fiamme in Campo dei Fiori, avvolgenti nellanno di Cristo 1600 il corpo, ma non lanimo, di Bruno, rivivificatore generoso, ma impaziente, di dottrine orfico-pitagoriche, che trovavano analoga eco  frutto di una linfa non mai del tutto estinta nellItalia Meridionale  nella poesia e nella prosa dellirruente frate calabrese Tommaso Campanella, lui pure oggetto di odiose persecuzioni. Bisogner giungere sino allunit dItalia, parzialmente realizzatasi nel 1870 con la fine della millenaria usurpazione temporale dei papi, per trovare una situazione mutata. A questo punto bisogna chiarire una volta per tutte, con la maggiore evidenza, che dal punto di vista del tradizionalismo romano lunit dItalia  indipendentemente dai modi con cui (14) Si dovr ricordare che il Bessarione raccolse cum pietate nel suo studio le opere e i manoscritti del maestro, in particolare alcuni frammenti apertamente pagani delle Leggi, dotandone poi la Biblioteca Marciana da lui fondata, a Venezia. pot in effetti verificarsi (modi spesso arbitrari e prevaricatori della dignit e delle sacrosante autonomie di diverse popolazioni italiche) e dallazione di certe forze sospette (Carboneria, massoneria e sette varie) che per i loro fini occulti poterono agevolarla  era e rimane condizione imprescindibile e necessaria per ritornare alla realt geopolitica dellItalia au- gustea (e dantesca): quindi per propiziare il rimanifestarsi nella Saturnia tellus di quelle forze divine che ab origine a quella realt geografica  consacrata dalla volont degli di indigeti  sono legate.  un dato che si dovr tenere ben presente, per meglio intendere certi fatti che avremo modo di esporre in seguito. Intanto, negli ultimi anni del XIX secolo  nellaria qualcosa di nuovo e antico insieme, che verr avvertito dalle anime pi sensibili. Fra queste, il grande poeta Giovanni Pascoli, con un equilibrio ed una compostezza veramente classici, valendosi di una sensibilit non inferiore a quella con cui in quegli stessi anni conduceva lesegesi di certi lati occulti della dantesca Commedia, con il seguente sonetto (e col corrispondente testo in esametri latini, da noi non riprodotto) celebrava in una semplice aula scolastica la solennit Laratro  fermo: il toro darar sazio, leva il fumido muso ad una branca dolmo; la vacca mugge a lungo, stanca, e necheggia il frondifero Palazio. Una mano sullasta, una sullanca del toro, larator guarda lo spazio: sotto lui, verde acquitrinoso il Lazio; l, sul monte, una lunga breccia bianca.  Alba. Passa lAlbula tranquilla, s che ognun ode un picchio che percuote nellArgileto lacero sonoro. Sopra il Tarpeio un bosco al sole brilla, come un incendio. Scende a larghe ruote laquila nera in un polverio doro. Allo scadere del secolo, nel 1899,  un fatto nuovo di ordine archeologico il punto di riferimento importante ed essenziale per il secolo che sta per aprirsi: la scoperta nel Foro da parte dellarcheologo Giacomo Boni (un nome che non dovremo scordare) del cippo arcaico sotto il cosiddetto Lapis Niger, in cui liscrizione in caratteri antichi del termine RECHI ( = regi) attesta documentariamente leffettiva esistenza in Roma della monarchia e, con quanto ne consegue, la sostanziale fondatezza della tradizione annalistica romana, trasmessa nel corso di innumerevoli generazioni, dai primi Annales Maximi dei pontefici sino a Tito Livio e, al termine del- [PASCOLI, Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino, Zanichelli, Bologna. 11 lettore esperto potr notare come in pochi versi il poeta abbia saputo sapientemente concentrare particolari nomi evocativi di determinate realt primordiali dellUrbe. ] lImpero dOccidente, alle ultime gentes sacerdotali ed a quegli estremi devoti raccoglitori e trasmettitori della sapienza delle origini, come poterono essere un Macrobio ed un Marziano Capella nel V secolo.  come se, fisicamente, una parte di tradizione romana si esponesse improvvisamente alla luce del sole a smentire lincredulit e lipercriticismo della scuola tedesca, che, in nome di un presunto realismo scientifico, aveva respinto in blocco le pi antiche memorie patrie, e soprattutto dei suoi squallidi seguaci italiani, come quellEttore Pais che nella sua Storia di Roma (ristampata innumerevoli volte fino in piena epoca fascista) aveva negato ogni tradizione da una parte, costruendo dallaltra fantastici castelli in aria, senza alcuna base, n storica, n filologica. Risulta che Giacomo Boni fu in corrispondenza con un altro principe romano, pioniere degli studi islamici e deputato al parlamento nei banchi della sinistra: Leone Caetani duca di Sermoneta, principe di Teano, marito di una principessa Colonna. Suo nonno, Michelangelo Caetani, era stato lautore di un fortunato opuscolo di esegesi dantesca sin dal 1852, dove si sosteneva lidentit di Enea col dantesco messo del cielo che apre le porte della Citt di Dite con laurea verghetta degli iniziati di Eieusi (16): quello stesso che nel 1870, gi vecchio e quasi cieco, fu il latore a Vittorio Emanuele II dei (16) Cfr. M. CAETANI di SERMONETA, Tre chiose nella Divina Commedia di Dante Alighieri, II ed., Lapi, Citt di Castello risultati del plebiscito che sanciva lunione di Roma allItalia. Proprio Leone Caetani sarebbe stato lautorevole tramite attraverso cui si sarebbero manifestate allinterno della Fratellanza Terapeutica di Myriam (operativa proprio negli anni della scoperta del Lapis Niger) fondata da Giuliano Kremmerz (cio Ciro Formisano di Portici)  che la defin talvolta come Schola Italica  determinate influenze derivanti dallantica tradizione romano-italica se, come scrive lesoterista Marco Daffi {alias il conte Libero Ric- ciardelli)  lui il misterioso Ottaviano (altro riferimento alla gens Julia!) autore nel 1910, nella rivista Commentarium diretta dal Kremmerz, di un articolo sul dio Pan e di una lettera di congedo dalla redazione in cui egli riafferma in tali termini la proti?) Sotto tale pseudonimo si nascondeva persona veramente autorevole, autorevolissimo collega di ricerche ermetiche di Kremmerz tanto da potere essere ritenuto portavoce di sede superiore Don Leone Caetani, Duca di Sermoneta, Principe di Teano (M. DAFFI, Giuliano Kremmerz e la Fr+Tr+ di Myriam, a cura di G.M.G., Alkaest, Genova). Gli scritti firmati da Ottaviano in .Commentarium sono tre: La divinazione panta, Per Borri, Gnosticismo e iniziazione (n. 8-10 di novembre-dicembre 1910). In questultimo scritto, consistente in una lettera di congedo come collaboratore della rivista, si rimanda allopera di un altro personaggio che, come Ottaviano, doveva riconnettersi allo stesso ambiente iniziatico gravitante alle spalle dellorganismo kremmerziano: lavvocato Giustiniano Lebano, autore di un curioso libretto intitolato DellInferno: Cristo vi discese colla sola anima o anche col corpo? (Torre Annunziata 1899), in cui nuovamente si accenna al ramoscello dorato del segreto, ossia la voce mistica di convenzione che Enea presenta a Proscrpina. pria fede pagana: non sono che pagano e ammiratore del paganesimo e divido il mondo in volgo e sapienti volgo, che i miei antenati simboleggiavano nel cane e lo pingevano alla catena sul vestibolo del Do- mus familiae con la nota scritta: Cave canem; cane perch latra, addenta e lacera. In quegli stessi anni (a partire dal 1905) era cominciata lattivit pubblicistica ed iniziatica di Reghini. La sua importanza fra i pi autorevoli esponenti europei della Tradizione, e del filone romano-italico in particolare, risiede certamente non tanto nel tentativo, vano e fatalmente destinato allinsuccesso, per quanto disinteressato, di rivitalizzare la massoneria al suo interno (19), quanto nellattenzione da lui portata allo studio ed [OTTAVIANO, Gnosticismo e iniziazione, cit., p. Tentativo che si concretizz soprattutto con la creazione del Rito Filosofico Italiano, fondato nel 1909 dal Reghini, Edoardo Frosini ed altri (vi sar accolto come membro onorario Aleister Crowley...), ma dallesistenza effimera, dal momento che si fuse con la massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato di Piazza del Ges. 11 Reghini seguir le sorti e le direttive di Piazza del Ges di Raoul Palermi, molto favorevole nei confronti del fascismo, sino ai provvedimenti contro le societ segrete del 1925. Giovanni Papini ha dedicato alcune pagine nel contempo pungenti e commosse ad Arturo Reghini di cui fu amico negli anni giovanili, cosi concludendo: Reghini visse, povero e solitario, una vita di pensiero e di sogno: anchegli difese e incarn, a suo modo, il primato dello spirituale. Nessuno di quelli che lo conobbero potr dimenticarlo (Passato remoto, ed. LArco, Firenze).alla riscoperta della tradizione classica e romana, che gli era stato dato in compito di rivitalizzare in segreto, cos come egli stesso si esprime in una lettera inviata ad Augusto Agabiti e pubblicata nel numero di aprile 1914 di Ultra: sai bene come il nostro lavoro, puramente metafisico e quindi naturalmente esoterico, sia rimasto sempre e volontariamente segreto. In tal modo il Reghini ben si inseriva nel filone della corrente tradizionalista romana, in quella sua variante che si pu legittimamente definire orfico- pitagorica, col contributo di numerosi scritti, soprattutto sulla numerologia pitagorica, sparsi fra molti articoli e opere impegnative, come Per la restituzione della geometria pitagorica, I numeri sacri della tradizione pitagorica massonica, Aritmosofia REGHINI, La tradizione italica, Ultra Allo stesso modo, di tradizione ermetica egizio-ellenistica si potrebbe parlare per il filone essenzialmente seguito dalla corrente kremmerziana.  chiaro come nessuna di queste correnti possa pretendere di identificarsi con il filone centrale deWa tradizione romana (come vorrebbero, ad esempio, certi continuatori del Reghini dei nostri giorni), rappresentandone, semmai, corollari concentrici ed espressioni validissime, ma essenzialmente periferiche. Il nucleo della tradizione romana  altra cosa: pu includere tutto ci, ma al tempo stesso ne  al di sopra nella sua essenza originaria. Per cercare di comprendere la cosa, si dovr riflettere sul simbolismo e sulla funzione del dio Giano, non per caso divinit unica e propria della sacra terra laziale.) ed il tuttora inedito Dei numeri pitagorici. Con questa attivit egli avrebbe perseguito la missione affidatagli da unantica scuola iniziatica di tradizione pitagorica della Magna Grecia allorch, ancora giovane e studente a Pisa, fu avvicinato da colui che sarebbe divenuto il suo maestro spirituale: Armentano, calabrese, ufficiale dellesercito allepoca in cui lo conobbe Reghini. Ad Armentano apparteneva Di recente, per il quarantesimo anniversario della scomparsa del Reghini,  stata edita una raccolta di suoi scritti vari: Paganesimo, pitagorismo, massoneria, ed. Mantinea, Fumari, a cura dellAssociazione Pitagorica, un gruppo costituitosi solo nel giugno 1984 con un poco iniziatico atto notarile (sic), ma che vanta diretta discendenza dal gruppo del Reghini. La raccolta  stata purtroppo eseguita con dilettantismo, senza criteri ed inquadramenti storico-filologici e gli scritti reghiniani (uno addirittura incompleto) non seguono n un ordine logico, n cronologico. Il saggio sllInterdizione pitagorica delle fave si potr leggere ora completo in Arthos. DIOGENE LAERZIO ricorda come il pensiero di Pitagora avesse trovato accoglienza presso gli Italioti della Magna Grecia: Come dice Alcidamante tutti onorano i sapienti. Cos i Pari onorano Archiloco, che pur era blasfemo, e i Chii Omero, che era daltra citt e gli Italioti Pitagora (Die fragmente der Vorsokratiker, a cura di H. Diels-W. Kranz; trad. ital. Bari. Per alcune notizie su Armentano (ed una sua foto), cfr. R. SE- STITO, A.R.A., il Maestro, in Ygieia, bollettino interno dellAssociazione Pitagorica, Di Armentano si vedano le Massime di scienza iniziatica, commentate dal Reghini in vari numeri di Atanr ed Ignis (1924-25). Negli anni Trenta Armentano lasci lItalia per il Brasile, dove muore.  sintomatico come anche Ottaviano in quel periodo si sarebbe allontanato dallItalia stanziandosi a Vancouver in Canada.] quella misteriosa torre in mezzo al mare. Una vedetta diroccata, su di uno scoglio deserto dove, con gran dispiacere di Sibilla Aleramo, il giovane protagonista del romanzo Amo, dunque sono (Mondadori, Milano), Luciano {alias Giulio Parise), avrebbe dovuto diventare mago in compagnia di un amico non nominato, vale a dire proprio il Reghini. Fu proprio nella torre di Scalea, in Calabria, che il Reghini rivide nellestate 1926 il testo della traduzione italiana deirOccw//flr Phylosophia di Agrippa, a cui premise un ampio saggio di quasi duecento pagine su E.C. Agrippa e la sua magia. Vi scriveva, fra laltro: E perci, in noi, il senso della romanit si fonde con quello aristocratico e iniziatico nel renderci fieramente avversi a certe alleanze, acquiescenze e deviazioni. Forse si avvicina il tempo in cui sar possibile di rimettere un po a posto le cose, e noi speriamo che ci venga consentito, una qualche volta, di riportare alla luce qualche segno dellesoterismo romano. Quanto alla permanenza di una tradizione romana, si vorr ammettere che se una tradizione iniziatica romana pagana ha potuto perpetuarsi, non pu averlo fatto che nel pi assoluto mistero. Non  quindi il caso di interloquire con affermazioni e negazioni. ALERAMO, Amo, dunque sono, cit., p. 15. Cfr. p. 50: Luciano, Luciano, e tu vuoi essere mago! Mhai detto daver gi operato fantastiche cose, fantastiche a narrarsi, ma realmente accadute. REGHINI, E.C. Agrippa e la sua magia, in: E.C. AGRIPPA, Il 1914  un anno molto importante, sotto diversi aspetti, per i tentativi di rivivificazione della tradizione italica. Nel numero di gennaio-febbraio 1914 di Salamandra, in un articolo dal titolo fortunato, poi ripreso dEVOLA (si veda), Imperialismo pagano, Reghini coglieva occasione, scagliandosi contro il parlamentarismo ed il suffragio universale che favoriva cattolici e socialisti, di riaffermare lunit e limmutabilit della tradizione pagana in Italia, che, sempre ricollegata nella sua visione al pitagorismo, si sarebbe trasmessa attraverso le figure di alcuni grandi iniziati sino ai nostri giorni. In ottobre, dalle pagine di Ultra, precisava nello stesso tempo, in un importante articolo dottrinario, che: Il linguaggio e la razza non sono le cause della superiorit metafisica, essa appare connaturata al luogo, al suolo, allaria stessa. Roma, Roma caput mundi, la citt eterna, si manifesta anche storicamente come una di queste regioni magnetiche della terra. Se noi parleremo del mito aureo e solare in Egitto, Caldea e Grecia prima di occuparci della sapienza romana, non  perch questa derivi da quella, ch il meno non pu dare il pi Lm Filosofia occulta o la Magia, voi. I, rist. Mediterranee, Roma. Larticolo fu poi ripubblicato in Atanr, pp. 69-85 (oggi nella ristampa anastatica a cura dellomonima casa editrice di Roma). (28) A. REGHINI, Del simbolismo e della filologia in rapporto alla sapienza metafisica, in Ultra. Intanto, nella notte del solstizio dinverno del 1913, si era verificato un insolito episodio, gravido di future conseguenze: in seguito a misteriose indicazioni, nei pressi di un antico sepolcro sullAppia Antica era stato rinvenuto, a cura di Ekatlos (29), accuratamente celato e protetto da un involucro impermeabile, uno scettro regale di arcaica fattura e i segni di un rituale. Ed il rito  riporta Ekatlos  fu celebrato per mesi e mesi, ogni notte, senza sosta. E noi sentimmo, meravigliati, accorrervi forze di guerra e forze di vittoria; e vedemmo balenar nella sua luce le figure vetuste ed auguste degli Eroi della razza nostra romana; e un segno che non pu fallire fu sigillo per il ponte di salda pietra che uomini sconosciuti costruivano per essi nel silenzio profondo della notte, giorno per giorno. Il significato, le vere intenzioni e le origini di tali (29) Lasciamo ogni responsabilit circa lidentificazione di Ekatlos con il principe Leone Caetani, gi da noi incontrato, allanonimo autore (si tratta, peraltro, certamente di C. Mutti, fanatico integralista islamico) di una postilla alla parziale traduzione francese della rivista evoliana Krur (TRANSILVANUS 1984, A propos de larticle dEka- tlos, seguito da una Note sur Leone Caetani, in: J. EVOLA, Tous les crits de Ur et Krur, 111 [Krur], Arch, Milano 1985, pp. 475- 486). Ancor pi lasciamo allautore di tali tristi note (in cui ancora una volta si dimostra come tra fanatismo religioso e via iniziatica esista un divario invalicabile) la pesante responsabilit delle poco ragguardevoli espressioni usate nei confronti del benemerito principe romano. EKATLOS, La Grande Orma: la scena e le quinte, in Krur, oggi in: GRUPPO di UR, Introduzione alla Magia, voi. Ili, Roma] riti pongono un problema, osserva il Di Vona (31), ma il loro fine immediato fu esplicito, e come tale  stato dichiarato. (...) Esso fu compiuto nel dovuto modo da un gruppo che si propose di dirigere verso la vittoria italiana la I Guerra Mondiale. Ma lepisodio ha un seguito: il 23 marzo 1919 (giorno in cui cade la festa romana del Tubilustrium, o consacrazione delle trombe di guerra) fu fondato a Milano, nella famosa riunione di Piazza Sansepol- cro, il primo Fascio di Combattimento (dal 1921 denominato Partito Nazionale Fascista). Fra gli astanti vi fu chi, emanazione dello stesso gruppo che aveva riesumato lantico rituale, preannuncio a Mussolini: Voisarete Console dItalia. E fu la stessa persona che, qualche mese dopo la Marcia su Roma, vestita di rosso, offr al Capo del Governo unarcaica ascia etrusca, con le dodici verghe di betulla secondo la prescrizione rituale legate con strisce di cuoio rosso. Con tale atto dal sapore sacrale, come  evidente. VONA, Evola e Gunon EKATLOS. La notizia  riportata con altri particolari nel Piccolo di Roma -- cfr. Appendice. Particolare curioso: la sera stessa del 23 maggio Mussolini parti in aereo alla volta di Udine, onde potere inaugurare il giorno dopo, 24 maggio, anniversario dell entrata in guerra, il monumentale cimitero di Redipuglia, alla presenza del Duca dAosta. La sera del 24, sulla via del ritorno verso Roma, laereo fu costretto, da un inspiegabile guasto, ad un atterraggio di fortuna nei pressi di Cerveteri, cio lantica etrusca Cere, donde forse proveniva larcaico fascio.le correnti pi occulte portatrici della tradizione romana avrebbero voluto propiziare una restaurazione in senso pagano del fascismo. Altri episodi concomitanti concorrono a rafforzare questa supposizione. Dopo essere stata composta proprio nel 1914, fra il 21 aprile ed il 6 maggio 1923 (altre significative coincidenze di date), fu rappresentata sul Palatino la tragedia Rumori: Romae sa- crae origines (il solo terzo atto), col beneplacito e la presenza plaudente di Benito Mussolini. La tragedia (o, meglio, alla latina, il Carmen solutum) risulta opera di un certo Ignis (pseudonimo sotto cui si celerebbe lavvocato Ruggero Musmeci Ferrari Bravo), che risulta godere di appoggi assai influenti, come quello di Ardengo Soffici [cfr. Appendice], e appare, specialmente in quel terzo carmen che fu recitato, pi che una semplice rappresentazione scenica, un vero e proprio atto rituale: un rito di consacrazione, certamente denotante nellautore, o nei gruppi restati nellombra di cui egli era emanazione, una conoscenza non solo filologica della tradizione romana (si pensi che in intermezzi scenici vengono cantati, al suono di flauti, i versi ianuli e iunonii dei Fratres Arvales), ma anche di certi suoi lati occulti, come lascia intendere il rito di incisione su lamine auree dei nomi arcani deUUrbe e lesegesi, voluta- mente incompleta, dei significati del nome di Roma. Questazione, occulta e palese, sulle gerarchie fasciste affinch i simboli da esse evocate, come laquila o il fascio, non restassero puro orpello di facciata, continuer sino al 1929, che  anche lanno in cui Rumon verr pubblicata, in splendida edizione ufficiale, dalla Libreria del Littorio, con i frontespizi ornati di caratteri arcaici romani, disegnati appositamente nel 1923 da Giacomo Boni, lo scopritore del Lapis Niger gi da noi incontrato, il quale avr il privilegio poco dopo, alla sua morte, di essere inumato sul Palatino stesso. Ancora noteremo come sintomatica luscita, nello stesso 1923, della Apologia del paganesimo (Formig- gini, Roma) di Giovanni Costa, futuro collaboratore delle iniziative pubblicistiche di Evola. Uscirono le due riviste di studi iniziatici Atanr ed Ignis, dirette da Reghini, e in cui inizi una collaborazione il giovane Evola: affronteranno con un rigore ed una seriet inconsuete, per leterogeneo ambiente spiritualista dellepoca, tematiche e discipline esoteriche di particolare interesse: vi comparvero, per la prima volta in Italia, scritti di Gunon, fra cui a puntate, prima ancora che in Francia, L'esoterismo di Dante.  peraltro evidente come il contenuto di queste riviste non avesse un valore puramente speculativo, come dimostrano gli scritti di Luce suirO/7M5 magicum (Gli specchi - Le erbe) negli ultimi due numeri di Fu proprio Boni che, risalendo ai modelli dorigine, mise a punto il prototipo del fascio romano (oggi al Museo dellImpero) per il Regime Fascista:  quello che compare sulle monete da due lire di quel periodo (cfr. V. BRACCO, Larcheologia del Regime, Volpe, Roma Ignis, che preludono a quelli del successivo Gruppo di Ur. Ma intanto lauspicata svolta in senso pagano da parte del fascismo sperata dalla corrente tradizionalista romana non solo stenta a verificarsi, anzi  messa pericolosamente in forse dalle mene degli ambienti cattolici e clericali. In Atanr Reghini con parole di fuoco depreca alcune espressioni pronunciate da Mussolini in occasione del Natale di Roma: Il colle del Campidoglio, egli ha detto, "dopo il Golgota,  certamente da secoli il pi sacro alle genti civiir. In questo modo lOn. Mussolini, invece di esaltare la romanit, perviene piuttosto ad irriderla ed a vilipenderla. Noi ci rifiutiamo di subordinare ad una collinetta asiatica il sacro colle del Campidoglio. E nel n. 7 di luglio, dopo il delitto Matteotti: ecco un clamoroso delitto politico viene a sconvolgere la vita della nazione, ad agitare gli animi. Investito da popolari e da ogni gradazione di democratici, a Mussolini non resterebbe che battere la via dellimperialismo ghibellino, se non esistesse un partito che gi lo sta esautorando tengano ben presente i nostri nemici che, nonostante la loro enorme potenza e tutte le loro prodezze, esiste ancor oggi, come  esistita in passato, traendo le sue radici da quelle profondit interiori che il ferro e il fuoco non tangono, la stessa catena iniziatica pagana e pitagorica, inutilmente e secolarmente perseguitata. Lordine del giorno Bodrero e le successive leggi sulle societ segrete tolgono ulteriore spazio allattivit pubblicistica di Reghini, che peraltro confluisce nel Gruppo di Ur, formalmente diretto da Julius Evola. A noi qui non interessa tanto esaminare il lavoro di ricerca esoterico svolto dal Gruppo di Ur, cui parteciparono, come  noto, personalit appartenenti alle principali correnti esoteriche operanti in quegli anni in Italia, dai pitagorici ai kremmerziani, dagli steineriani (antroposofi) ai cattolici eterodossi come il De Giorgio, quanto sottolineare come in quella sede dovesse essere stato, almeno in parte, ripreso il programma di influenzare per via sottile le gerarchie del fascismo, nel senso gi voluto dal gruppo manifestatosi con la testimonianza di Ekatlos (che, non lo si dimentichi, viene riportata proprio nel terzo dei volumi che raccolgono le testimonianze di tutto il gruppo  in apparenza slegata da esse  successivamente apparse col titolo di Introduzione alla Magia). In un inserto per i lettori comparso nel n. 11-12 di Ur, Evola poteva scrivere: ... possiamo dire che una Grande Forza, oggi pi che mai, cerca un punto di sbocco in seno a quella barbarie, che  la cosidetta civilizzazione contemporanea  e chi ci sostiene, collabora di fatto ad una opera che trascende di certo ciascuna delle nostre stesse persone particolari. Del resto, molti anni pi tardi, Evola stesso dichiarer piuttosto esplicitamente nella sua autobiografia spirituale che lintento del Gruppo era stato quello, oltre a destare una forza superiore dr servire dausilio al lavoro individuale di ciascuno, di far s che su quella specie di corpo psichico che si voleva creare, potesse innestarsi per evocazione, una vera influenza dallalto, s che non sarebbe stata esclu sa la possibilit di esercitare, dietro le quinte, unazione perfino sulle forze predominanti nellambiente generale. Unindagine ben pi approfondita, come si vede, meriterebbe di essere svolta sugli evidenti tentativi di rivitalizzazione, allinterno del Grupo di Ur, delle radici esoteriche e dei contenuti iniziatici della tradizione romana: a parte i contributi dello stesso Evola (che firmer come EA e, pare, anche come AGARDA e lAGLA), di cui ricordiamo limportante saggio (nel HI volume) Sul sacro nella tradizione romana, ancora una volta fondamentale resta lapporto del Reghini (che firma come PIETRO NEGRI): egli, nella relazione Sulla tradizione occidentale, sulla scorta di unattenta esegesi delle fonti antiche (soprattutto Macrobio) e di personali acute intuizioni, nonch di probabili trasmissioni iniziatiche, non esiter ad indicare nel mito di Saturno il luogo ove  racchiuso il senso e il massimo mistero iniziatico della tradizione EVOLA (si veda), Il cammino del cinabro, Milano (li ed.), p. 88. Un esame generale, storico-bibliografico, sul Gruppo di Ur  stato da me compiuto in lingua tedesca, come studio introduttivo alla versione tedesca del I volume di Introduzione alla Magia (Ansata Verlag, Interlaken 1985). Si tratta del notevole ampliamento, riveduto e corretto, di un mio precedente studio gi apparso in Arthos romana, unindicazione utilizzata e sviluppata ulteriormente nel nostro recente Di e miti italici. Intanto, una serie di articoli polemici sui nuovi rapporti tra fascismo e chiesa cattolica, che Evola aveva pubblicato in Critica fascista di Bottai e in Vita Nova di Leandro Arpinati, e la successiva comparsa di Imperialismo pagano, che quegli articoli raccoglieva e sviluppava, riversarono proprio sul Gruppo di Ur pesanti attacchi clericali, fra cui  interessante segnalare quello particolarmente violento e ambiguo, del futuro papa Paolo VI, Montini, allora assistente centrale ecclesiastico della Federazione Universitari Cattolici Italiani, che aveva come organo culturale la rivista Studium (redazione a Roma e a Brescia. Dalle pagine di Studium il Montini accusava i maghi riuniti attorno a Evola di abuso di pensiero e di parola di aberrazioni retoriche, di rievocazioni fanatiche e di superstiziose magie.. G.B.M., Filosofia: una nuova rivista, in Studium. Oltre che del futuro Paolo VI (certamente il pi nefasto fra i papi di questo secolo), apparvero in Studium anche gli attacchi del futuro ministro democristiano del dopoguerra Gonella {Un difensore del paganesimo; // nuovo colpo di testa di un filosofo pagano, cui Evola replic  dopo averlo definito un tale il cui nome esprime felicemente che vesti gli si confacciano pi che non quelle della romana virilit nell'Appendice Polemica di Imperialismo pagano. Contro Imperialismo pagano (le nostre citazioni sono tratte dalla ristampa, presso Ar di Padova) si scomod tutto Ventourage del giornalismo clericale, da LOsservatore Romano a LAvvenire, Imperialismo pagano fu lultimo deciso, inequivocabile e tragico appello da parte di esponenti della corrente tradizionalista romana, prima del triste compromesso del Concordato, affinch il fascismo, come si esprime EVOLA (si veda), cominciasse ad assumere la romanit integralmente e a permearne tutta la coscienza nazionale, cos che il terreno fosse pronto per comprendere e realizzare ci che, nella gerarchia delle classi e degli esseri, sta pi su: per comprendere e realizzare il lato sacro, spirituale, iniziatico della Tradizione. A questo scopo Evola non risparmiava taglienti critiche alle gerarchie del Regime. Il fascismo  sorto dal basso, da esigenze confuse e da forze brute scatenate dalla guerra europea. Il fascismo si  alimentato di compromessi, si  alimentato di retorica, si  alimentato di piccole ambizioni di piccole persone. Lorganismo statale che ha costituito  spesso incerto, maldestro, violento, non libero, non scevro da equivoci. Di pi: Evola prevedeva addirittura gli al Cittadino di Genova, nonch tutta la pubblicistica fascista fautrice dellintesa col Vaticano, dEducazione fascista a Bibliografia fascista, sino alla stessa bottaiana Critica fascista che aveva ospitato i primi articoli evoliani.] esiti e gli sviluppi della Seconda Guerra Mondiale: LInghilterra e lAmerica, focolari temibili dei pericolo europeo, dovrebbero essere le prime ad essere stroncate, ma non occorre di certo spendere troppe parole per mostrare che esito avrebbe una simiie avventura sulla base dellattuale stato di fatto. Data la meccanizzazione della guerra moderna, le sue possibilit si compenetrano strettamente con la potenza industriale ed economica delle grandi nazioni.Era dunque necessario che il fascismo, che bene o male ha messo su un corpo. Ma... non ha ancora un'anima (p. 13), si rivolgesse senza esitazioni a quella della Roma precristiana prima che fosse troppo tardi, s da eleggere l'Aquila e il fascio e non le due chiavi e la mitria a simbolo della sua rivoluzione. Nostro Dio pu essere quello aristocratico dei Romani, il Dio dei patrizi, che si prega in piedi e a fronte alta, e che si porta alla testa delle legioni vittoriose  non il patrono dei miserabili e degli afflitti che si implora ai piedi del crocifisso, nella disfatta di tutto il proprio animo. Il governo di Mussolini firma a nome del Re dItalia, considerato dai papi un usurpatore, il cosiddetto Coneordato con la Chiesa Cattolica e nasceva il monstrum giuri- Che il cosiddetto Concordato abbia sortito un effetto a dir poco nefasto sulle sorti, non solo dello stesso fascismo (come le vicende stori- dico della Citta del Vaticano. Veniva con ci tolta ogni speranza residua di azione allinterno degli ambienti ufficiali, sia da parte di Evola che di Re- ghini e di altri autorevoli esponenti, restati per lo pi in ombra, del tradizionalismo romano: alcuni di loro, come gi si  accennato in nota, abbandonarono per sempre lItalia per il Nuovo Continente nel corso degli anni Trenta. Restava il programma minimo indicato ancora da Evola in Imperialismo pagano, secondo cui il fascismo avrebbe dovuto: promuovere studi di critica e di storia, non parti- giana, ma fredda, chirurgica, sullessenza del cristianesimo. Contemporaneamente dovrebbe promuovere studi, ricerche, divulgazioni sopra il lato spirituale della paganit, sopra la sua visione vera della vita.]. che successive ben presto dimostrarono, avvalorando i timori di Reghini e di Evola), ma della stessa Italia del dopoguerra, lo sperimentiamo ancora oggi sulla nostra pelle, dopo che un quarantennale dominio clericale-borghese ha provveduto, quasi in ogni campo, ad addormentare la coscienza delle masse ed a stroncare, con un autentico terrorismo di Stato, qualsiasi velleit di reazione delle minoranze coscienti della necessit di mutare uno stato di cose ormai incancrenito. Mussolini non si era reso conto che prima di lui uomini non solo autoritari, ma dal potere assoluto  gli Ottoni, gli Svevi, perfino Carlo V ecc. si erano dovuti pentire di ogni intesa, patto e transazione con la Santa Sede. ogni intesa tra Santa Sede e Stato italiano avrebbe significato unicamente il riconoscimento giuridico della validit Chi avesse pensato che la Scuola di Mistica Fascista, fondata significativamente poco dopo la Conciliazione, nellambito del G.U.F. di Milano per opera di Nicol Giani, avrebbe svolto una funzione del genere, avrebbe dovuto ben presto ricredersi amaramente. In realt, il sentimento religioso dichiarato di quella che avrebbe voluto costituire Vlite politico-intellettuale del fascismo si configurava con precisione come cattolico. Lo dichiara, in una maniera che non potrebbe essere pi esplicita, lo stesso fratello del Duce, Arnaldo Mussolini, in un discorso tenuto alla Scuola. La nostra esistenza deve essere inquadrata in una marcia solida che sente la collaborazione della gente generosa e audace, che obbedisce al comando e tiene gli occhi fissi in alto, perch ogni cosa nostra, vicina o lontana, piccola o grande, contingente od eterna, nasce e finisce in Dio. E non parlo qui del Dio generico che si chiama talvolta per sminuirlo Infinito, Cosmo, Essenza, ma di Dio nostro Signore, creatore del cielo e della terra, e del suo Figliolo che un giorno premier nei regni ultraterreni le nostre poche virt e perdoner, speriamo, i molti difetti legati alle vicende della nostra esistenza terrena.]. dei principii su cui si fonda lingerenza della Chiesa nelle questioni dello Stato italiano (SERVENTI, Dal potere temporale alla repubblica conciliare. Volpe, Roma2). Cfr. 11 Popolo dItalia del 1 dicembre 1931. Sulla Scuola di Mistica Fascista, si veda: D. MARCHESINI, La scuola dei gerarchi, Feltrinelli, Milano. E il filosofo Armando Carlini, discutendo della nuova mistica, ravvisava la nota pi originale del fascismo proprio nel suo presupposto religioso, anzi cristiano, anzi cattolico; perch il Dio di Mussolini vuol essere quello definito dai due dogmi fondamentali della nostra religione: il dogma trinitario e quello cristologico. Quel programma che abbiamo detto minimo cercher Evola pi tardi in parte di compiere con lorganizzare il lavoro di alcuni suoi insigni collaboratori attorno al Diorama filosofico, la pagina speciale che, con uscita irregolare e alterna, quindicinale e mensile, cura allinterno del quotidiano cremonese di Farinacci, 11 Regime Fascista. La tematica della tradizione romana, esaminata nei suo simboli, nei suoi miti, nella sua forza spirituale, ritorna qui frequentemente negli scritti dello stesso Evola, di Giovanni Costa (gi da noi incontrato), di Massimo Scaligero e di diversi collaboratori stranieri, come Edmund Dodsworth (appartenente alla famiglia reale britannica) e lo storico tedesco Franz Altheim. Analoghe collaborazioni sono fornite dallallora giovane Angelo Brelich, in quellepoca sconosciuto, ma destinato nel dopoguerra a ricoprire degnamente limpor- (40) A. CARLINI, Mistica fascista, in Archivio di studi corporativi. Saggio sul pensiero fUosofico e religoso del fascismo, Roma tante cattedra, che fu del Pettazzoni, di Storia delle Religioni nellUniversit di Roma, e da Guido De Giorgio, gi collaboratore di Ur e di altre iniziative evoliane. Nel contesto della corrente da noi definita del tradizionalismo romano il De Giorgio occupa una posizione piuttosto anomala e tale che il Reghini avrebbe visto con sospetto: egli infatti concepisce in Roma la sede eterna, geografica e storica, ma soprattutto metafisica, in grado di unire in s stessa la religione pagana e il cristianesimo, tesi elaborata soprattutto ne La tradizione romana. Daltra parte,  lo stesso De Giorgio a ribadire con sorprendente sicurezza la persistenza del culto di Vesta in un misterioso centro, nascosto e inaccessibile: Il fuoco di Vesta arde inaccessibilmente nel Tempio nascosto ove nessuno sguardo profano sa- [Luscita alle stampe di questa edizione (presentata come Ed. Flamen, Milano) offre contorni alquanto misteriosi. In ogni caso, il manoscritto dellopera sarebbe stato consegnato allautore della nota introduttiva, ASILAS (che corrisponderebbe ad uno degli ispiratori del Gruppo dei Dioscuri e nel contempo autore di due dei fascicoli omonimi [si veda poi]), da un antico componente del Gruppo di Ur, che noi sappiamo corrispondere al TAURULUS, cio Corallo Reginelli, tuttora vivente. Luscita della Tradizione romana, in ogni modo,  stata 1 occasione per una salutare riflessione sul tema da parte dellambiente tradizionalista nella prima met degli anni Settanta, sia da parte cattolica (si vedano il bollettino Il rogo, e la successiva rivista Excalibur), sia da parte propriamente pagana (si veda la nostra recensione dellopera del De Giorgio, confortata da un parere di Evola, in Arthos n. 8: essenziale come punto di ripresa del discorso sulle origini della tradizione romana). prebbe penetrare e a lui deve lEuropa intera la sua vita e il prolungamento della sua agonia. Da questo fuoco occulto partono scintille che alimentano le crisi e risollevano periodicamente lesigenza del ritorno alla Romanit attraverso le varie vicende di cui sintesse la storia delle nazioni europee considerata geneticamente, internamente e non sul piano limitatissimo della contingenza dei fatti e degli uomini. Queir immane conflitto, gi previsto da Evola nel 1928, e che anche il De Giorgio giudicava del tutto inefficace, se non addirittura letale per lo spirito e il nome di Roma (44), avr in effetti come risultato pi manifesto, per i fini dello studio che qui andiamo conducendo, di occultare del tutto le fila della corrente di pensiero di cui siamo andati ripercorrendo la trama. Solo verso la fine degli anni Sessanta  proprio la ristampa dellevoliano Imperialismo pagano (e la scelta pare significativa), curata nel 1968 dal Centro Studi Ordine Nuovo di Messina, a tentare [ GIORGIO, (vedi anche Ledizione, ciclostilata, con copertina stampata in azzurro, venne tolta subito dalla circolazione in quanto non autorizzata da Evola: la si pu considerare oggi una vera rarit bibliografica. di riannodare i termini di un antico discorso: Langoscioso grido dallarme rivolto dallAutore a Mussolini per metterlo in guardia contro il ventilato proposito della cosiddetta Conciliazione)) si afferma nellanonima introduzione risuona oggi con inusitata attualit e fa si che Imperialismo pagano venga guardato come un oracolo. Ed  proprio provenendo dalle fila di Ordine Nuovo, unorganizzazione che lo stesso Evola ha tenuto in buona considerazione almeno fino a che la sua ala borghesemodernista, condotta da Rauti, non conflu nel MSI che comincia ad agire, tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta, il Gruppo dei Dioscuri, con sede principale a Roma e diramazioni a Napoli e Messina. Pare assodato che allinterno del Gruppo dei Dioscuri venissero riprese [EVOLA (si veda), Il cammino del cinabro: Lunico gruppo che dottrinalmente ha tenuto fermo senza scendere in compromessi  quello che si  chiamato AeWOrdine Nuovo. Linteresse dei tradizionalisti romani nei confronti di Ordine Nuovo si esaurisce sin dallinizio degli anni Settanta, allorch, da una parte, la frazione rautiana rientrata nei ranghi del MSI si isteril in fatui ed estenuanti giochi di potere allinterno del partito e in declamazioni populistico-giovanilistiche (non a caso la cosiddetta Nuova Destra proviene quasi esclusivamente da quellambiente torpido ed ambiguamente compromissorio), dallaltra, la frazione movimentista ed extraparlamentare condotta da Clemente Oraziani ed altri si smarr nelle velleit inconcludenti e pericolose della lotta di popolo, con conseguente ed inevitabile suo annientamento da parte del Potere vero. tematiche e pratiche operative gi in uso nel Gruppo di Ur ed  perlomeno probabile che lo stesso Evola ne fosse al corrente. Fatto sta che nei quattro Fascicoli dei Dioscuri, usciti in quel torno di tempo, lidea di Roma da una parte e di un Centro nascosto dallaltra, a cui il tradizionalismo dovrebbe far riferimento, ritornano con grande evidenza. Per lanonimo autore del primo Fascicolo dei Dioscuri, intitolato Rivoluzione tradizionale e sovversione (Centro di Ordine Nuovo, Roma), il pi grande dei meriti di Evola  quello: di avere rammentato il destino di Roma quale portatrice dellImpero Sacro Universale e di avere tratto da tale verit le necessarie conseguenze in ordine alle idee-forza che devono essere mobilitate per una vera rivoluzione tradizionale. Qualche anno dopo, al termine del terzo Fascicolo intitolato Impeto della vera cultura, il mito di Roma viene additato come lunico che sia in grado di condurre ad una superiore unit gli sforzi di tutti i tradizionalisti italiani: a tutti i tradizionalisti, anzich proporre uno dei tanti miti soggetti a rapido e facile logoramento, si pu ricordare la presenza di una forza spirituale perennemente viva e operante, quella stessa che il mondo classico ed il medio-evo definirono lAETERNITAS ROMAE Il gruppo dei dioscuri ha notevole importanza come cosciente riconnessione alle precedenti esperienze sapienziali e come indicazione, per taluni elementi particolarmente sensibili dellarea della destra radicale, di possibili indirizzi e sbocchi futuri del tradizionalismo romano, anche se la particolare via operativa scelta e, soprattutto, la mancata qualificazione di taluni componenti, porter ben presto alla distruzione dallinterno del gruppo stesso, di cui non si sentir pi parlare gi prima della met degli anni Settanta (ci viene detto che frange disperse del gruppo continuerebbero a sussistere soprattutto a Napoli).  tuttavia da supporre che alcuni dei gruppi periferici, sia pure trasformati, ne abbiano continuato il retaggio se, ad esempio, a Messina, molto probabilmente nellambito di alcuni dei vecchi membri del Gruppo dei Dioscuri viene elaborato un testo dottrinale ed operativo, a circolazione interna, sotto forma di lezioni di un maestro a un discepolo, piuttosto interessante. La via romana degli di: Diremo anzitutto dellessenza della tua religiosit, fornendo alla tua mente profonda gli argomenti per una serie di esercizi di meditazione affinch con saldo cuore, tu possa prepararti allassolvimento del rito [ La via romana degli di. Istituto di Psicologia Superiore Operativa, Messina (ciclostilato ad uso interno),E certamente non priva di connessioni genetiche col gruppo romano appare la sortita, improvvisa, verso la fine degli anni Settanta, nella stessa Messina, del Gruppo Arx, successivamente editore del periodico La Cittadella e degli omonimi quaderni, in cui senza alcuna attenuazione i possibili itinerari di approccio alla via romana degli di sono indicati attraverso la cosciente riappropriazione del- Vanimus romano-italico, rivissuto nel rito stesso, e nel rigetto, sostanziale e formale, di ogni adesione a forme anche esteriori del culto cristiano. Quanto segue  storia dei nostri giorni, dal momento che proprio con linizio degli anni Ottanta vi  stata una nuova cosciente ripresa del moderno movimento tradizionalista romano, una cui rimanifestazione pubblica si estrinsicher in una data ed in un luogo alquanto significativi. Infatti, il 1 marzo (data in cui iniziava lanno sacro romano), a Cortona (donde in epoca primordiale Dardano, figlio di Giove, si sarebbe mosso alla volta della Troade) si tenne un importante Convegno di studi sulla Tradizione italica e romana, che, a [Gli Atti sono stati pubblicati nel numero speciale triplo di Arthos, daUomonimo titolo, di pp. 192. Per una sintetica analisi sulla diversa valenza del termine italico nei vari interventi, cfr. R. DEL PONTE, Che cos la tradizione italical, in Vie della Tradizione parte lemergenza di differenti prese di posizone dei tradizionalisti presenti, ebbe il merito di riproporre la questione  non puramente dottrinale o formale di una cosciente riconnessione aWaurea catena Saturni della tradizione indigena da parte di chi, pur in questepoca di totale dissoluzione di ogni valore, intenda coscientemente riassumere il fardello delle proprie radici etniche e spirituali. Successivamente ad un nuovo Convegno a Messina, sul Sacro in Virgilio, la rielaborazione dottrinale e la ridefinizione concettuale dei valori difesi dagli attuali esponenti del tradizionalismo romano (di cui  parte cospicua anche lapparire alle stampe di alcune collane di libri specifiche) si  spostata su un piano pi interiore, ma la loro presenza  destinata a riaffiorare a livello di influenza sottile e indiretta di gruppi o ambienti eticamente sensibili di unarea superante i limiti stessi del mondo della destra politica. Il futuro dimostrer se la funzione di questa minoranza (ben cosciente di esserlo) si limiter ad una [Gli Atti sono stati pubblicati in buona parte nel numero speciale di Arthos, daHomonimo titolo. [Ci limiteremo a ricordare la collana 1 Dioscuri per le ECIG di Genova, in cui figurano Loltretomba dei pagani di C. Pascal, il mio Di e miti italici. La religiosit arcaica dell Eliade di N. DAnna e Arcana Urbis di M. Baistrocchi (in stampa); o quella di Studi Pagani del Basilisco di Genova, in cui sono comparsi testi di antichi (Giuliano Augusto, Giamblico, Simmaco, Porfirio) e di moderni (Guidi, De Angelis, Beghini, Evola ecc.). pura e semplice azione di testimonianza, sia pure scomoda per molte cattive coscienze. Il mito capacitante di Roma, come lantica fenice,  destinato a risorgere continuamente dalle sue ceneri, poich riposa nella mente feconda degli di archegeti di questa terra. Appendici documentarie Da: Il Piccolo di Roma: Il Fascio littorio a Mussolini Il giorno 19 scorso, presentata dallesimia prof.a Regina Terrazzi, fu dallon. Mussolini ricevuta la dott.a prof.a Cesarina Ribulsi, che offriva al Presidente del Consiglio come augurio per la data del XXIV Maggio un fascio littorio da lei esattamente ricostruito secondo le indicazioni storiche e iconografiche. Lascia di bronzo  proveniente da una tomba etrusca bimillenaria ed ha la forma sacra col foro per la legatura al manico: alcuni esemplari simili sono conservati nel nostro Museo Kircheriano. Le dodici verghe di betulla, secondo la prescrizione rituale, sono legate con stringhe di cuoio rosso che formano al sommo un cappio per poter appendere il fascio, come nel bassorilievo per la scala del Palazzo Capitolino dei Conservatori. Il fascio ricomposto con elementi antichissimi e nuovissimi  stato offerto al Duce come simbolo della sua opera organica di ricostruzione dei valori della nostra stirpe allacciando le vetuste origini alle fome pi vibranti dellattivit gagliarda e rinnovata che prende le mosse. La rudezza espressiva del Fascio  ingentilita dal contrasto tra il verde della patina bronzea e il rosso del cuoio che ricorda la stessa armonica tonalit che producono le colonne di porfido presso la porta di bronzo cWheroon di Romolo, figlio di Massenzio, al Foro Romano. Lofferta era accompagnata da una epigrafe latina dedicatoria composta dallofferente, la quale nellUniversit Popolare fascista svolge una fervida opera di propaganda di romanit viva. Il Duce grad laugurio ed il voto accogliendoli colla sua consueta serena nobilt, non senza un segno della vivacit del sorridente suo spirito latino: Lei mi ha dato una lezione di storia  osserva in tono scherzoso. Singolari parole in bocca di chi d e dar non poco a fare agli storici futuri. (La notizia  riportata in una rubrica dedicata a I solenni riti del XXIV Maggio, senza indicazione di paternit). Da: IGNIS, Rumori. Sacrae Romae origines, tragedia in cinque carmi. Editrice Libreria del Littorio, Roma pag. non numerata, IV dopo il frontespizio: LETTERA DI ARDENGO SOFFICI A S.E. MUSSOLINI Mio caro Presidente, permettimi ti dia, scritte e sottoscritte anche da me, che ne resto garante, alcune prove di pregi eccezionali della tragedia, che, in fondo, in un vero poema epico delle origini,  lesaltazione di oggi della nostra stirpe. Comincio da un mio giudizio, gi a te noto; Rumori  tragedia romana che pu stare a paro col Giulio Cesare di Shakspeare (...) ti fo osservare che il titolo di Poeta di Roma, dato da Jean Carrre ad ignis, si  dato solo a Virgilio e ad Orazio: Augusto, vive, oggi, tra noi tutti in ispirito, pi per questi due poeti, da lui protetti, che per la sua politica imperiale. E tu vedi come Rumori sia stato giudicato, prima ancora che esistessero lidea e la forza fascista, tragedia degna di Roma quando competenti  dai nostri a Carrre, ed a me che sono lultimo al giudizio  corrono alliperbolico per lodare Rumori di ignis bisogna concludere che ci si trova davanti ad unopera darte somma, e per fortuna nostra, darte italiana opera che , anche per se stessa, di alto significato politico, e di spirito fascista Mi rileggo, e mi credo, caro Presidente ed amico carissimo, di averti scritto una lettera storica. Fai che non sia stata scritta invano, ma invece il tuo nome vada unito a quello della tragedia Rumori, al poema di Roma e degno di Roma: e di questo legame in avvenire, spero che tu possa essere un po grato al tuo affezionato amico e devoto ARDENGO SOFFICI pag. successiva non numerata: IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Caro Soffici, bisogna assolutamente far marciare Rumori. Il Governo appoggia fervidissimamente liniziativa perch essa rientra nel grande quadro della rinascita nazionale. Saluti fascisti e cordialissimi. f.to MUSSOLINI Roma, AUGURE Manifesto  dunque: amor essere ROMA. Se tutte move, ed incende, le create cose... legge si  Amor delluniverso vita cos, un tanto Nome, a noi predice: dono di regno e potest sovra ogni terra, e dello spirito, e dimperio. Confirmato si , per te, prodigioso il vaticinio. Non pronunciati mai pi sien i Nomi occulti... su la Citt terribili chiamerebbero fortune. Li trasmettano, oralmente, i Pontefici ai Pontefici. N mai pi, tu, leccelso pronuncia Nome palese, se concluso non avrai, prima, il solco sacro. Permesso e commesso mi : Nunziare, allora, in gran letizia, al Popolo... quel Nome che licito non pi mi  dire quando, gi per tre volte, qui, in tre diversi suoni, de la gran Madre nostra il Nome rison. {Dispiega le dita della sinistra, ad una ad una, per numerare i significati del nome). Di significati cinque: ... l Nome palese, latore, con locculto: Chiama la Citt: Valentia... Rbure... Virt! e ancor: Madre... Mamma... Alma Nutrice! Vostra nei nomi vostri oh Re! suoi fondatori... Come del grande Rumon: URBE: la Citt del Fiume! {Pausa) Ammirate! se gli Dei saputo abbiano addensare, in cos breve Verbo, s pieni... tanti arcani. Mirifici! donando Nomi nove: in quattro occulti ed un Medio palese, e quando, nove, siamo al Rito. Ili Da: COSTA, Apologia del paganesimo, Formggini. Il pagano , per definizione, buono. N un greco, n un romano avrebbero concepito che luomo potesse esser qualcosa di diverso da ci, che in lui litigassero per cos dire due nature, che la manifestazione esterna fosse diversa dallinterna, che n nella vita individuale, n in quella sociale vi fossero mezzi termini, transazioni, compromessi. Esso  quello che naturalmente , cio buono, come ideale supremo della vita, come dovere, come necessaria fatalit insita nelle cose umane. Egli vive quindi la vita interamente, dolorosamente, gioiosamente a un tempo, con un pragmatismo sano e forte che non ammette ipocrisie, doppiezze, scuse. Solamente alluomo cosiddetto moderno  stato concesso, per virt di dottrine religiose e culturali che si sono formate a lui dintorno, una distinzione ed una separazione del suo essere intimo, spirituale, psicologico, dal suo essere apparente, esteriore, materiale. Allantico quando di questa scissione apparve per un momento la possibilit, egli ne cacci da s lidea, ne biasim perfino la concezione. La concezione pagana della vita ha fatto perci luomo tutto dun pezzo, ne ha affermato il carattere, ne ha provocato 1 azione. Ecco perch la vita nel paganesimo ha avuto tutto il suo massimo sviluppo ed  stata accettata non come un male, ma come un bene che bisognava con interezza di carattere vivere interamente e sanamente per s e per gli altri: Per stabilire lequilibrio luomo deve tornare al paganesimo poich il cristianesimo si  mostrato divina opera cui le sue spalle non sanno sottostare. Ma paganesimo  sincerit e luomo deve ritornare ad essere sincero. Il cozzo a cui lha costretto per due millenni il suo desiderio di seguire il messaggio cristiano e la sua manifesta impotenza di non saperlo fare, deve risolversi in armonia se egli vuol sanare in s leterno dissidio. Lo spirito e la carne debbono avere il medesimo valore ed il loro prevalere non pu essere determinato che da circostanze speciali di individuo, di momento e di luogo che luomo pu intravvedere, non deve violare con convinta testardaggine. Lequilibrio di queste forze, lesteriore e linteriore, quindi, deve essere nella dottrina, come nella vita, assoluto. Da: Im via romana degli di, ciclostilato anonimo, Messina: L'immagine di un dio  lo stemma della Forza che essa rappresenta. A tutti i fini pratici tali immagini sono personae, perch qualsiasi cosa possano essere nella realt esse sono state personalizzate e forme di pensiero sono state proiettate su un altro piano. Alcune di queste immagini e le loro attribuzioni sono cos antiche e sono state costruite con tanta ricchezza di lavoro sottile da essere capaci di ricostruirsi da se stesse, durante leventuale lavoro di meditazione, che lallievo pu fare su una divinit. Resta un minimo invito, un minimo stimolo, perch il meccanismo scatti e limmagine si ricomponga, sia pure su un piano semplicemente psichico. Cos, della limatura di ferro, dispersa su un piano, si raccoglie intorno ad un magnete che venga posto in mezzo. Se il magnete  forte esso attirer i granelli anche se essi sono pochi e molto distanti. AMKDKO R(K ( () ARMKM ANO (imda Ygieia, Reghini Piscio littorio a Mussolini n florno If cor*o. pr^eniaU dalla tsl- bjU prof. Rcidna Trmiizl. fa rtalTon. Maa. aOltnl rlotwta la doti. pmf. Osarina RI- baiai cba offriva al Proatdanta dr. Contiguo romo aufurln la data de) Mabfio n falcio littorio da lei eaattamcDte licoatndto lecoudo la lodicaslonl atorictie e leooograflclia. l.aicla di bronra k prorenlenU dm aoa tomba etmaca hlmtneoarta ed ba la forma aorra eoi foro per la Vantura hi manico: alcool eaamplan slmili sono coosenrat: :.! nostro Ma.*o Klrcberiamo.  La dodict verace di l>ctulla. ascondo la prescrizione rit'iale. sono legala con tirisele cuoio rosso cba formano al tonimo ua cappio per poter appendere fi fascio, conta nel ba.MorUiero per la acala del Pa lazzo Capitolino dd Conaenalori. Il fascio ricomposto con elementi antl- fhlHilmt a nuoTltaUnl k stato offerto al Dora come simbolo della saa opera onrantea di rieoatruztona del valori della no- Mra attrpa,,,allacciando le veiaie origini alla fonn pi vibranti dell'attivit ga- giarda a rinnovata cha prendo la mosse L rudezza espressiva dal Fascio  ingantlHta dal contrasto tra (I verde della patind bronsea e U rosso del molo che ricorda la stes.aa armonica tonalit che pm- doeono le colonne di porfido presso la porta di bronzo deD'brroon di Itomdlo, figlio 41 Massenzio al foro romano. L'oflerla efa accompagnata da ani epl- graia latina dedicatoria composta dall'orfarente. la quale nell'UntvcnUt Popolare faartsta avolga una fervida opera di pro- pafgada di romani Ih viva. n Duca gradi raugorto a fi voto acro- Mlaodoll colla sua consueta serena nobilt. 2m senza tm segno della vivacit del sor> ridaots ano spirito latino: Let mi ba dato nna testone di storiaosserv In tono aehanoao. Btngolart parole In bocca di r.hl db a dar non poca a fare agli storici fu- tnrl Riproduzione da 11 Piccolo. Grice: Like Reghini, of the movimento tradizionalista romano, Enriques was, for different reasons, all into Pythagorass arimmetica! Nome compiuto: Federigo Enriques. Enriques. Keywords: implicature arimmetica, unity of science, history of logic, foundations of mathematics, the synthetic a priori. Grice e Enriques su Peirce, larimmetica pitagorica, Reghini. Refs.: Luigi Speranza, Grice ed Enriques  The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Enzo: la ragione conversazionale e l’uomo – la scuola di Burano – filosofia veneziana – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Burano). Filosofo buranese. Filosofo Veneziano. Filosofo Veneto. Burano, Venezia, Veneto. Grice: I like Enzo; for one, his Ubi es? is a classic  only in Italy they take the Bible so seriously  Ubi es can be interpreted literally  sans implicature. And thats what Enzo does.. Figlio di Alessandro, vetraio a Murano, un mestiere estremamente usurante, morir appena cinquantenne. Uomo concreto e critico nella sua essenziale bont. La madre, Flaminia Vio,  una bravissima maestra merlettaia. Da lei apprende il rigore e lo spirito di rispetto verso l'istituzione.  lei, una cattolica laica, che vive al servizio della Chiesa, ad accompagnarlo dalle suore perch serva come chierichetto alla prima Messa.  lei che accoglie la proposta del parroco di mandarelo in seminario a Venezia per permettergli di continuare gli studi, ma preferisce ritardarne l'entrata e chiede alla nipote di ospitare a Venezia il cugino che posse cos frequentare i primi anni come esterno. Negli anni di studio ginnasiale, si imbatte per la seconda volta nella lettura della Bibbia. Il primo contatto era stato quando, aveva deciso di leggere ai fratelli, nella traduzione di Martini, una vecchia Bibbia trovata in casa, per accompagnarli al sonno. Il contatto  pi corposo e sistematico, ma come la lettura lo entusiasma e nello stesso tempo lo delude, intuisce infatti la mancanza di adeguate conoscenze e strumenti concettuali per poter penetrare pienamente il messaggio biblico. Ha la stessa reazione anche quando, finito il liceo, sceglie gli studi, dove la lettura della Bibbia  seria e critica, ma rimane, per importanza, sempre la seconda o la terza materia dopo la dogmatica e la morale. Viene mandato a fare cura pastorale come vicario cooperatore a Caorle, dove accoglie 350 alluvionati del Polesine. Qui, meta preferita di turisti tedeschi, studia da auto-didatta la lingua tedesca per meglio servire la Chiesa. Viene trasferito con lo stesso incarico nella vicina frazioncina di Ca' Cotoni per divergenze con il parroco di Caorle e nella popolare parrocchia di S. Giuseppe di Castello a Venezia. Aveva conosciuto questa comunit quando vi era stato per una stazione quaresimale con il patriarca Piazza e l'accoglienza ostile degli operai verso una personalit vista come filo0fascista aveva reso necessaria la scorta della polizia. A S. Giuseppe di Castello compera un appartamento, indebitandosi, per fare patronato con doposcuola tutti i pomeriggi sino alle 20, e a sera gli incontri con i ragazzi pi grandi. Insegna al Lido e poi nella vicina "P.F.Calvi", organizzando anche uno spettacolo per un concorso al teatro "Goldoni". Il vicario generale Gottardi, dopo essersi consultato con monsignore Capovilla, segretario del cardinale Roncalli, gli comunica che andr a studiare a Roma. Gottardi era stato suo insegnante di teologia e scienze bibliche in seminario e aveva conosciuto il suo profondo interesse per gli studi biblici, ne aveva poi apprezzato il saggio, La 'Giustificazione' nella Lettera ai Romani in cui analizza le varie interpretazioni bibliche in maniera dia-cronica risalendo sino alle tradizioni patristiche. Le due omelie di Carlo a S. Giuseppe di Castello ascoltate dallo stesso vicario generale avevano poi confermato quella scelta. A Roma  ospite presso il Pontificio Collegio Nepomuceno in via Concordia ed  l che lo viene a prelevare Capovilla per una visita guidata alla citt, alla vigilia del Conclave da cui uscir papa Roncalli. A fargli da cicerone  proprio il futuro papa Giovanni XXIII e le bellezze della citt illustrate da una guida tanto preziosa assieme al paterno congedo di Capovilla costituiranno il ricordo pi bello della sua vita. Consegue la Licenza con una tesi su "I Carismi" e contemporaneamente i corsi in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico, dove perfeziona lo studio dell'ebraico gi iniziato in seminario, ma soprattutto ha l'incontro, decisivo per i suoi studi, con il grande biblista Schoekel. Segue i corsi del quinto anno che gli avrebbero permesso di redigere il saggio su "Grazia e benevolenza" per la laurea, tesi che non pu per portare a termine perch torna a Venezia, chiamato da Urbani a svolgere la funzione di vicerettore del Seminario Patriarcale, nel burrascoso periodo tra il rettorato di Vecchi e Villa. Da vicerettore del seminario insegna anche scienze bibliche, diviene in seguito pro-rettore, sino a quando chiede di essere sollevato dall'incarico per poter assistere la madre paralizzata ed  quindi ascritto alla parrocchia di S. Zaccaria, dove abiter con la madre. Qui si fa promotore dell'allestimento e della conduzione di un teatro, dell'organizzazione del cinema per ragazzi, del cineforum, dell'istituzione della biblioteca, mentre cura anche l'esecuzione di opere di risanamento e ristrutturazione di tutti gli ambienti frequentati dai ragazzi. Continua ad insegnare in seminario, e dal rettore viene mandato nel Benedektiner Kloster di Metten a Degendorf (Germania) per preparare alla maturit i seminaristi che studiano la lingua italiana. Compensa l'esiguo stipendio con l'insegnamento nella scuola pubblica, come il liceo classico "M. Polo", dove matura la sua sottoscrizione delle tesi del "Manifesto". Viene nominato patriarca di Venezia Luciani e pochi giorni dopo il suo insediamento emerge il suo diverso sentire con Enzo, che, nella mensile lezione culturale al clero, trattando il tema della "Consumatio saeculi" o secolarizzazione nella Bibbia, provoca una dura reazione del presule. D le dimissioni dall'insegnamento in seminario, dapprima ritirate, perch lui, che da tempo nella santa messa pratica l'omelia dialogata, non si sente in consonanza con le direttive indicategli. Sino a questo momento i patriarchi veneziani che avevano conosciuto Carlo, Piazza, Agostini, Roncalli ed Urbani, gli avevano dimostrato la loro stima. Proprio Urbani aveva chiesto ad Enzo un commentario al Vangelo di Marco. Sin dagli inizi, accompagna la vita sacerdotale di Carlo una costante e intensa cura pastorale, rivolta sia ai ragazzi che agli adulti, e non solo nelle sue sedi parrocchiali. Pi che trentennale  a questo proposito la collaborazione che gli chiede Marangoni nella parrocchia di Marghera, nel quartiere Cita, nei difficili anni Settanta e, dagli anni Ottanta, a San Giacomo dell'Orio a Venezia, a testimoniare la stima e l'affetto maturati dagli anni del seminario. Si laurea a Venezia con Alle origini dell'utopia messianica. Insegna a Venezia, Oriago, Mestre e Giudecca. Va in pensione dall'insegnamento. Tiene a Venezia dei cicli di seminari di esegesi biblica nell'ambito dei corsi tenuti dal prof. Arnaldo Petterlini, da Madera, e allo IUAV di Venezia seminari di antropologia biblica ed esegesi invitato da Rizzi. Sudia filosofia scolastica, propedeutica alla teologia. Nel manuale di Calcagno, "Elementa philosophiae scolasticae" trova il capitolo dedicato alla filosofia immanentistica, che considera Dio la natura o non considera affatto Dio e considera solo la natura. Lo colpisce Spinoza per la sua vita nascosta, dimessa, umile, scriveva infatti solo per gli amici. Ne legge l"Ethica more geometrico", commentata da G. Gentile, pi facile a reperire perch considerata meno sospetta del "Tractatus theologicus politicus" che studia in seguito, dedicando particolare attenzione al capitolo "De interpretatione". Spinoza afferma che la Bibbia va letta e interpretata con la Bibbia, era quanto Enzo aveva intuito sin da ragazzo, ma aveva abbandonato quella strada in seminario dove si praticava il metodo storico-critico. A Roma, il Nuovo Testamento viene studiato ed interpretato secondo il metodo della storia delle forme che applica al testo biblico le regole dello scrivere greco-latino, mentre per il Vecchio Testamento si segue la teoria dei generi letterari. Incontra Schoekel, insegnante di teologia, esegesi ed ermeneutica biblica, che ha un'attenzione speciale alle particolarit stilistiche e semantiche del lessico biblico che schiudono un nuovo orizzonte metodologico e tematico. Considera fondamentale per la comprensione dell'intera Bibbia lo studio dei primi tre capitoli di Genesi e incoraggia Enzo, verso cui dimostra profonda stima e un'amicizia che durer sino alla propria scomparsa, ad affinarne l'esegesi e a continuare il suo lavoro. Torna a Venezia con l'intenzione di mettere a frutto quanto appreso applicando le indicazioni metodologiche spinoziane. Gli studi su Genesi 1-3 vengono pubblicati in "Biblica". La interpretazione di Genesi  alla base di diversi testi, dalla tesi di laurea, all'articolo su Servitium, al testo "Adamo dove sei?" In parallelo decide di approfondire la connessione tra i testi di Genesi e il vangelo di Matteo e scrive diversi appunti che continuamente rivede nel corso degli anni. Da questi nasce il progetto "La generazione di Ges Cristo nel vangelo di Matteo". Altre opere: Testo e interpretazione in Weber e Bultmann, Unicopli, Milano); Alle origini dell'utopia messianica, Antenore, Padova); Sulla nascita della filosofia medievale, Venezia 1984 Sitz im Leben e interpretazione, Venezi); Individuo e comunit, nella riflessione biblica delle scritture antiche Servitium: Quaderni di ricerca spirituale, Adamo dove sei?, il Saggiatore, Milano); La terza delle dieci parole di Esodo 20 nellinterpretazione di Ges in Le parole dell'essere: per Emanuele Severino Petterlini A., Brianese G. e Goggi G., Pearson Italia S.p.a Il Progetto di Mondo e di Uomo delle Generazioni di Israele (Genesi 1-4), Mimesis, Milano, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. I. Gli Inizi, Mimesis, Milano, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. II. La Legge, Mimesis, Milano, Le prime dieci parole di YHWH a Israele in Panta, Decalogo, Don M. e Toffolo R., Bompiani, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. III. La Regola dell'Apostolo, Mimesis, Milano, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. IV. Il Regno dei Cieli, Mimesis, Milano, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. V. La Ecclesia di Ges Cristo, Mimesis, Milano, La Generazione di Ges Cristo nel Vangelo secondo Matteo. VII. La consegna del figlio dell'Adamo, Mimesis, Milano, Genere adamico. Riflessioni sui testi fondativi della tradizione spirituale occidentale che si trovano nei primi quattro capitoli di Genesi, Servitium: Quaderni di ricerca spirituale, Interventi alla radio Giuda: consegnare e tradire: Marco 14,43-52 con Ludwig Monti, 3 marzo Sulla barca le parole del regno Matteo 13, con Romano Madera, Le parole del regno Matteo 13; Due lezioni bibliche: Il mondo del nostro Dio, Rovato e L uomo del nostro Dio, Rovato, Lo Spirito di Cristo nel progetto messianico, comunit della parrocchia di S. Giacomo, Venezia La rivelazione secondo la Bibbia, Universit degli studi di Venezia, Dipartimento di filosofia e Teoria della scienza, Seminario sul Der Mann Moses und die monotheistische religion, Incontro tra Carlo Enzo e Romano Madera, 13 marzo, IUAV (Venezia) LaM, il progetto consegnato, Le decadi, dieci incontri con pensatori eccellenti sul tema Le potenze invisibili, IUAV (Venezia) Scritti su Carlo Enzo e testimonianze Tagliapietra A. La Bibbia, libro sempre aperto, Gazzettino Tattara G. e altri Per una rilettura del vangelo di Matteo, Mosaico di pace (on line), Madera R. Date al cielo quello che  del cielo, LUnit, Gnoli A. Rileggere la Bibbia, La Repubblica Della Pergola F. Parola di biblista, Della Pergola F. La Bibbia svelata, e in Left, Lamonaca L. Su una nuova lettura della Genesi, Patrignani C. Laicit: il biblista Carlo Enzo batte i marxisti ratzingheriani, MorettoUn mondo possibile, Della Pergola F. Il problema dellunicit e della trascendenza di Dio nella Bibbia ebraica, Della Pergola F. Il Dio del nulla Tattara G. e altri Ges e le donne nel vangelo di Matteo, Della Pergola F. La lunga battaglia contro la Bibbia e in Left, 1 aprile Video Da Burano a Roma, parte I, dal progetto Memoro. La Banca della Memoria La prima visita di Roma, parte II, dal progetto Memoro. La Banca della Memoria Dal Biblico a Baruch Spinoza, parte III, dal progetto Memoro. La Banca della Memoria Ges Maestro ed Elohm dell'Ecclesa, parte IV, dal progetto Memoro. La Banca della Memoria Vai, vai per te, parte V, dal progetto Memoro. La Banca della Memoria Dalla Bibbia Ebraica alla generazione di Ges Cristo. Un'intervista di Romano Mdera La Bibbia non dice quello che ci hanno fatto credere. Unintervista a Carlo Enzo Date al cielo quello che  del cielo di Romano Madera, in L'Unit, Rileggere la Bibbia di Antonio Gnoli, in La Repubblica. DISCORSO DELLA RELIGIONE ANTICA DE ROMANI, fcSbr lnjeme  elfinato, la quale fatica volentieri egli ha fui ito profanarne anchoragia fece dellaltromio libro della Caframetatione de romani, pur e comporlo dal medesimo autore. L onde, considerando futilit grande che di tal libro fi pu cauare, egl masime havendolo fiampato nella pi bella forma che io ho saputo imaginare, ho pre/i ardire di dedicarlo  ZJ.Jrf- parendomi [fe fi debbo hauer riguardo che il prefente habbia qualche proportione con la perdona a cui fi prefenta) non poter pi degnamente quello mio conuenire ad altri che a ZJ.M. come lettura non meno nobile, che V rile alla Republica, potendo percofi fatti mezzi cono fiere, che la grandezza et profferita dellimperio romano non nacque ctaltroue, che dalla virt deltarmi proprie, dallagiufitia, (gl dal culto frequente (anchora chefaljo, altrettanto che 11 noffro ordinato dalla chiesa catholica, e falutifero (gl vero } della Religione dei loro falfi Z>q,i quali o come creature (deificando gli fiocchi i loro co fi buoni come cartiui lmper adori} o come inanimati numi [adorando et temendole felle, i Fianeti, la forte, (gir gl'accidenti h umani} fe bene non haueuono poffanza d aiutarli, nondimeno fi vede che fomnipotenre &> Vero 2 )io, hauendo pi riguardo alla /implicita et buono animo loro t ch e alla loro cieca credenza,tion anchora illuminata dal Vero Mefiia gli fauoriua fempre (gl aiuraua, non altrimenti che io lo priego al prefente che al Re,  U.JM.(gl  tutta la fua regia et bella prole doni fanitconrinoua, allegrezza fini# fineffl longa vita. Di Lione el d }0.ddgofio,itf8. Difcor, 'S:5Stata comune opcnionc dalcuni hiftori ci antichi che lano, primo Re de Latini, forte el primo che caificaflc tempio a Dio. Alcuni altri hanno voluto che quello faccflno in Candia Foraneo et Dionigi,& che di qui tutte le republichc, i Principi, et glimperatori di buona volunt, fegunarterodi poi  fare templi magnifchi, ornatifsimi et ricchi: tra cuttii quali i Romani principalmente oflcruorno fopta ognicofa le cerimonie, et culto della Religione, mettendo ogni loro sforfo nel fare chiefc grandi et merauigliofc, come anchora hoggi fi vede per quella piintcra et pi bclla, chc in Ra marecc fare M. Agrippa, genero dOrtauiano Imp.da; luy chiamata Panteone, et da noi fi oggi la Ritonda rispetto alla fua forma.. Quello tepio di fuoraecompono di mattoni, et dentro folcua eflcre ornato di marmi di diuerfi colori, con certe cappcflettc,in ogniuna delle quali era porta laftatua et vno Diodi quel tempo: ma fopra tutte vi era venerata quella di Mtncrua*fatradauorio per lemanidcl celcbratiflmo fcultorc FidiaGrcco:5 e dart'altrapartc quella di Venerei gl orecchi della A 3 Imo prima inuentore it templi Tempio dt M.AgripJW.P tf t Udititi dtUa Perla di Cleopatra. Torma er ricchezza del Panteone dedicato i Gioite. Sacrilegio di Costantino impera. quale pendeua la Pcrla, chc auanz  Cleopatra Rana dEgitto, la quale Augufto haucua per quello effetto fatta diuiderc in due parti, non hauendo potuto trouarnein tutto il mondo vnaltra che la fomigliaflc.Concio Ila che la compagna di quella mangiata da Cleopatra nel conuitodi Marcantonio pefaflc mezza oncia, che fono l x x x. carati, et folfc (limata cento fcllerti j, di lcflertij che al modo nollro varrebbono cc. cinquanta mila feudi. Di quella Perla Icriuendo Plinio ncllv ni. libro dcHHilloria naturale, dice che ella era di co l marauigliofa grandezza Se bellezza, che la Natura non haucua mai fatto opera ne pi perfetta ne pi pretiofa. Ma tornando al proposto del nollro tempio, dico che egli ha le porte di bronzo di fmifurata groflezza et altczza,con colonne innanzi nel medelmo modo fmifuratcrte quali nel principio lolcuono ellrc x v i. ma hoggi  x n i. fono ridottc, conciola che due ne fumo guade dal fuoco, et la terza non fi fa ci che ne la feguito. Le traui, architraui et cornici di querto mirabile tempio erano milmente di bronzo dorato, et finalmcn te fu la fua principale dedicatone  Giowc Vincitore,  Vendicatore, quantunque Dione fcriua che Agrippa lo facerte fare in honorc dAugudo. Collantino terzo dipoi, Imperatore et nipote dHcraclio,Ieu la copertura di qucdotcmpio,la quale era di piadrc dargento, et interne con molte rtaruedi marmo et di bronzo, che feruiuonodi bellezza et dornamento Roma, le fece metrere lpra mare pcnlndo diportarle in Codantinopoli,il q naie facrilegio non volendo lafciare impunito Iddio, fece che in Siracufa, Citt di Sicilia, l mor Codand Coftantino,& tante cofefngulari Se rare fumo rapite dall'armata dei barbari corfali,& portatelo Egitto. Coi! fece quello Iceleratifhmo-tyrano pi danno invi r. giornichcegli (lette in Roma, che in c c.anni non haucuorno fatto i Corti et tante altre barbare narioni. Larchitettura di quello tempio (per quello che io ne h potuto conofccre) fopra tutte l'altre bene intefa et mirabile, l come anchora li pu vedere inRoma,& vedranno qui quelli,che non vi fono (lati, per la medaglia di detto Agrippa^riprcfcntata qui difottoal naturale. MARCO AGRIPPA. BRONZO. Vnaltro firmici quello tempio fece gi fare (pacando per Atene) HadrianoImpcratote,il quale dedic limilmcnte tutti gli Dij,.&lo cinfc di c x x. colonne di marmo Frigiano, conporrichi&loggieintorno per paifeggiare al coperto, limili ichioftri delle nollre chiefe. Fece oltre  quello nel detto tempio vnn libreria, Se dal fuonomcvngynnafio ornato di cento colonnedi mar- Tempio dAdriano. Librrri d'HadrU- no. HMSfri.v, 8 raufanU. mo che egli haucua,comc fcriuc negl Attici Paufiinia? fatte condurre di Libia: foggiugncndo il detto Autore che il nome dHadriano fi trouaua per infino nel tempio comune  tuttegli Dijila quale verit apparile anchora per le medaglie Greche, quiui battute per memoria di cofi nobile edificio:& nelle quali fi vede il*? fcp.,, chc il portale della chicfii, con altre letrerc Greche, che diconoKoiNON&moTNiAs, cio tempio commune ruttigli Dij. ADRIANO GRECO. BRONZO. BRONZO. Ma.lafciando (lare i templi dedicati  tutti quelli falfi Dij et Demonij, pieni di fuperftitioni et di bugie, venghiamo (blamente  confiderarc la grandezza et Tempio di ma g n ificcnza di quello di Salomone, il quale di ricchcz Slmonc. ^ ^bellezza ha pafiito tutti glaltri,conciofia chcncll Arca douc erano ferrate le leggi et comandamenti di Dio, fi vedeuono infinite pietre pretiofedi grandifimo pregio, pregio, et lArca medefima era coperta di grolle piaftre tutte doro.Quiui fimilmcnte era vna tauola tutta doro malficcio con innumcrabili vali doro et dargento, di stlomo calici, ampolle, et altre cofe, che leruiuono nellammi- Bf ' niftrationc et cerimonie de i facrificij. Vncandellicre S andiflimo doro, del quale vlciuonotre rami da ogni to con altrettante lucerne, figurate per i fette pianeti, tra le quali quella del mezzo4'o ftcnuta dal tronco, era pi grande  mifura che il Sole e pi bello di tutte laltre ltelle. Et tutte quelle cofe furono portatcfdoppo la Tempio del prefa di Giudea) innanzi i trionfo di Velpafiano et di Titofuo figliuolo, &pofte nel tempio della PaceRoma, &di poi {colpite nellArco trionfale di marmo, edificato in honoredi Tito Vepafiano dal Senato Romano, il quale Arco con molti facrificij fi vede anchora quafi tutto intero. Quello tempio di Pace, del quale tra laltrccofe piu IT eccellenti della Citt di Roma Plinio ha fatto mentione Minio. nc lxxxvi.librodeirHi(lorianaturalc,abbruci nel tc- H aodUno. podi Commodo Imp.Sicomc fcriue Herodiano,foggiugnendo cheglicrafopra ognaltro ricchiflmo &ornatiflmo di (lame et altre cofc belle coli dentro >comc fuora,ficomc anchora fi puoconofccrc per le medaglie de due fopradetti padre et figliuolo Imperatori. VESTTqvTZd R ITR u TT^i Z> f xArco Triomplfdle di Tito in Ronu. i BRONZO. BRONZO Della bont et valore di quelli d uc Principi, che rir duflero(comecdetto)turtala Giudea fotro lobedicnza de Romani, et della miferabile prefa &diftruttioncdcl tcjnpio di Salomone, ha Icritto affai  pieno Iofcpho nel fuo libro, che tratta della guerra de i Giudei.VESPA SIA NO. "C TITO. ARGENTO BRONZO. Il VESPASIANO. TITO bronzo. argento. VESPASIANO. BRONZO. ARGENTO. AMA i} Jtt *A T l ST *A Z^nTTTZa, quale  nelle mani Je fautore. gradiftmo piacere Vefpafiano fopradetto neir p ^ f edificare et ornare quello tempio di Pace, di tutte le piu J tUaltm  belIecole,chei potette haucrc,come quello, che doppo vela prefadi Giudca,haucua mcfl'o in pace tutto il mondo: il che moftrano anchora le Medaglie battute al Tuo tem po cofidi bronzo,comed'oro,tralcqualifcne trouano alcune colfimulacrodclla pace, accompagnato da lettere che dicono,PACi orbis ter rar vm. et in alcune altre fi vede la Pace con vn torchio accclo in mano, che abbrucia et diftrugge vn fafeio darchi, di frcccic, di cela tc,di fcudi,& di corazze con altri inftrumenti della guerra^ nell'altra mano ha vn ramo dvliuo et lettere che moftrano la pace dAugufto, con quelle parole, pax ptee. avgvsti. VES.VfSPS I A NO. DOMINANO. BRONZO. BRONZO. E li come Vefpalano ha di fopra figurata la pace eoa Lvliuo &col Caduceo di Mercurio, coli Tito la difegn poi con vn ramo di Palma. Pace nutr- Quelle fono tutte le figure antiche della pace, tanto cc detta feti dcfidcratadaogniuno,comequelIa che nutrice della ctu pubti- p U bIi caV tilita,&con lafclicitdellaquale fi conferma il mondo.La pace  quella, per la quale la Natura Humana va crefcendojlc richezzc fimilmcnte multiplicano,la virt VESPASIANO. TITO. BRONZO. virt c in pregio, et finalmente ella contiene in (e tutte le colcbuone,chcfipoflonodefidcrarein quello mondo. Et che ci fia vero, ficonolce, che nel tempo di pace fiorifeono affai piu i begli ingcgni,& i principi fauorifeo no piu i letterathcomc quelli, che intrattenendo coli i virtuofi, i lettori publici, &crcfccndo il numcrodeCol legi&dcllclcuolc,conolcono pcrtal mezzo, haucre reltare immortali,elTcndoilibri come vna tromba perpetua  glorccchi de noftri fucccflori : fi come lenza quelli vegliamo che non farebbe piu memoria de nomi et fatti di Filippo,  Aleflandro Re di Macedoni a,diCe (are, ne di Pompeo, di Cyro, de Perii, ne de Greci:& la gloria &grandezzade Romani col nome di tanti huomi ni eccellenti farebbegia del tutto fpentaxhec quella col(Signore illuftriflmo)Ia quale vi pu portare maggio re gloria et honore,facendoammacftrarc et introdurre nelle buone lettere il figliuolo del Re, che meritamente fua MaelU haconftituito ltto ladifciplina et cuftodia voftra:dclla quale tornando  propofito della noftra pace,dico che Augnilo Cefarc prima fu quello, che fece fa re laltare della Pace in Roma, et Agrippa Tacerebbe, fi comcanchoradimoftra Ouidio nei Tuoi Falli, doue ci dice, Ipfum no s carmen deduxit Pack ad /tram, Hac erit a mtnjis jnefecunda dies. Veggonfi le forme di quello altare perle Medaglie diTiberio,battutcin honore dAugulto, quali limili  quelle di Nerone, doue fono lettere che dicono pace avgvsti p erpet v a, et nellaltra, ara pacis. TI >5 Lf Intere C T letterati rendono il nome de U principi immortale. V Altare d Pace. OVIDIO (si veda) TIBERIO. NERONE T BRONZO. Tempio di Numa Pompilio fu il primo che infegno di pace edi Un uJrI et ^ crm  ^ r ^P Lano,iI quale (come fcriue Pro tL ? copio)era quadro &grandecomc vna Capella, tutto di bronzo,& tanto alto, quanto la ftatua di ramedi Iano vi potefle ilare dentro, la quale non era lunga piu di cinque piedi,& con due vifi,lvno riuolto allenente, et allocca fo laltro ronde ci fu detto Gemino,& del quale Plinio nel libro xx x v.de l'hifloria naturale ha cof fatto mentione. unmgcmi' Ianni geminiti a 'Numd Rege dicdttts, qui pdeii, belli que dr~ gumenro colitur. Augufto AVGVSTO. BRONZO. Haucua quello tcpio due porte di bronzo, Icquali in tempo di pace ftauano chiulc, et aperte in quello della gucrra,ficomc anchora l vede in Virgilio,doucei dice, Sunt gemina belli porta. Furono quelle pone tre volte fermate al tepo de Romanica prima lotto Numa, la feconda fotto il Conllo Tito Manlio,& la terza et vltimafotto Augullo,quado piacque al Signorc&fabbricatorc del vniucrlo,vcro au tore& di pace et di luce, pigliare carne humana: della quale cola lafci mcmoriail fucccflorcd Augullo(doppo che ei fu deificato) facccndo battere medaglie, nelle quali l veggono due mani llrettcinfieme,convn Cadu eco nel mezzo, et due corni dabbondanza con parole, che dicono, pax. Significando che dalla concordia dipende la copia di tut quanti i beni. Caduceo inftgm pace. Bavgvsto: ARGENTO. Tito Liuio lcriue,che doppofa guerra Adliaca,hauc% do Ccfarc pacificato il mondo per mare et per terra, fer m il tepio di Iano. Et Nerone dipoi lenza haucrc rigardo  la pace,mofi:r per la Icrittura delle fuc medaglie, et la figura del tepio di Iano,dhaucrc{bFo rcnduto lapacc Umilmente per mare et per terra al Popolo Romano^, facendo fcolpire coli fatte parole,pace popvlo ROMANO TERRA MARIQVE PARTA, I ANVM CIVSIT NERONE. DI BRONZO. Tro . ip Trouafi vn Marmo in Roma di colore bia co et tondo/! quale mie parfo di riprefcntarc qui innanzi, per moftrarcla differenza delle parole che gli fono intorno, limili nondimeno nel fenfo  quelle, che nella medaglia di Nerone habbiamo viftequi fopra, ianvm c l v SIT PACE pRIVS POPVtO ROMANO VBIQVE PARTA. Plinio nel libro xxm. dellhiftoria naturale (feri- IANO uendo di Iano gemino) dice che i Romani nella primin0  magucrra,chchcbbonocon i Cartagincfi,fcciono battere molte medaglie di bronzo, da vn de lati delle quali era la teda di Iano con due vili, et dallaltro la poppa d'vnanauecon quella parola, Roma. Si trouano ancora medaglie di Iano,ncllc quali fi riprefentano nauili et trofei'Ja deferittion delle quali fi vedr piu allongo nel libro de lAntiquit di Roma, il quali Autor mcttra torto in luce. MEDAGLIA DI I A Na BRONZO. La caufa perche Iano fi depingeua con due vili, ellata affai benedichiarata da Plucarcho nel libro delle lue Ijjjf quilUoni,doucdicc chcqcflo nacque perche Iano era B aUno con due uij. Ouidio. Berofo. Uno Diodeli pace . IO (lato i! primo che haucua rend u ti i collumi rozzi delle pedone piu ciuili, dando loro leggi, et inoltrando che per la commodita de mari Se de fiumi gl'huomini potcuono hauerc Tempre abbondanza di tutte le cofc, tranfportandolc dvn luogo ad altro. Alcuni altri dicono che arriuando Saturnoin Italia in vna naue,& infegnando a Iano larte dcllagricultura, et altre cole vtili et buone, lancio prclpcr compagno nella Monarchia, et per eterna memoria del Tuo- nome, fece battere medaglie con due vil,& nel roueTeio la nauecon la quale Saturno era venuto in Italia:di che anchora. pare che habbia. rcnduto teftimonio Ouidio,doueci dice, At bona pojleritds Unum formante in are Hofitis aduentum tejlificata Dei. Io nondimeno maccofterci piu volentieri alloppenionc di Macrobio, che dice cnc Iano Tu (colpito con due vift,percflere Rato vn Re molto Tauio, che confidcrado le cole pallatc,giudicaua Se prouedeua  quello che doucuaaucnircjchc e certo, quella prudenza, la quale epiuneccflaria tuttc le noftre attioni : laonde confidcrado la varictadcllc leggi Se manierede collumi de gli huominbparc che quafimcriramcntelanollravita fi polla aflomigliare alla figura di Iano con due vili. ScriueBcroTo.che Iano Tu chiamatoDio di pace Se di concordia, doppo che Romolo &Tatiosaccordornoinfie mcj&che per la pacc& vnioncchc quelli due popoli ha ucuonofatta lvnacon l'altro, limagine di Iano Tu Tcolpita con due vifi,& nel tpo pure di Romolo fatta di legnoTolamcte/ccondo ilcollumc de grantichi,volendo mollrare Se fignificarcchclapoucrta amica diDio, come zi come quelle che contienile in fe lhoncft, et la pace, quello che conferma Tibullo ne Tuoi verfi > douepar- ritmilo. land dellantichcimagini degli Dei, dice. Ne pudeatprifco Vos ejje e Jipite fatto s. Sic Reterei fedes incoluijhs aui. Tunc meline renuere fdem } cttm paupere culeu S tabarin exigua ligneus adcDetts. N urna di poi fu quello, che fece fare quxfta imagine di bronzo da Mamurio Ofco,grandi(hmo maeftro di Ju xm et Mario no,*iUvir vnaltro fimilc,come fi vede nelle medaglie di Vitcllio, t cr ho- jougfono due figurcttejlvna delle quali mezza ignuda Tifici, tiene nella mano delira vnhafla,& nella finillravn Cor tbonorea- noc0 pja,con il pi deliro fopra vno morrionc: laltra detta utrta. ^ l atoraan co con vnmorrione in tcfta,ha vna halla nella mano manca, et nella ritta vn fccttro,Ie gambe armate, et il pie ritto fopra vna tcftugginc,con lettere che dicono, ho nos et vi rtvs. Vcggonfi Umilmente nelle medaglie dAntonino Pio dipinte Iefigure dellhonore con il tuo corno dAbondanza, il quale tiene nella mano mancatchccrinfegnachc portano tutti i noftri Dei et Dee. VITELLIO. M. A VRELIO. BRONZO. Fu anticamente collocato il tempio di virt innanzi T . en !f,, ' 0 et  quello dellhonorc, lignificando che allhonorc et dignit mondane, non fi pu facilmente peruenirc lenza il mezzo di virtrpropofito della quale materia io ho tra laltrc vna medaglia di Gordiano, nel rouefeio della quale c vn'HercoIc ignudo, appoggiato fopra la fua jj mazza,& fopra al braccioha la pelle del Iione,con lette coUfgura rcinrorno che dicono, virtvti avgvs.ti. Ma per le t0 ** medaglie di Traiano, dHadriano, di M. Aurelio, et di Filippo fi vede che la virt c dipinta in altri modi come qui di lotto. FILIPPO. GORDIANO. ARGENTO. ARGENTO. Per la diligizafeuiene al fine deU'impre r I Cj 1 0 V E, ritratto dalli Antico. Spefa fatta nel tempia di Gioue. Cofe ftngul ari neltpio di Gioue Capitolino* h aUcmdf feo. Tlinio . Dicono gl Hiftoriciche Tarquinofuperbo (pcfc nella fondanone di quello tempio x L.mila libre dargento, nel quale oltre allaltre cole lingolari fi vedeua vna ftatua doro aita dieci piedi, vi. Tazze di fmeraldo, vi. vali mur rini, che Pompeo port d Alia, truffando di quella prouincia,&vnmatello,o velie di Porpora tanto bella, che mela paragonc con l altre d Aureliano Imperatore, le faceua parere di colore di cenere pi u tolto che di fcarlactordella quale velie dicono che era gi fiato fatto vn pre fcntc (come di cofa rara) dal RcdIndiaqucIlodcPcrfiani,&chc quello dipoi lhaucua donata al detto Impcratorc.Era fimilmcntc in quello tempio vna cala di marmo, guardata da x.huomini,chci chiamauono Dcccmuiri, nella quale erano i libri Sibillini, contrccappellcttc legrctc dvna medefima maniera, douenon era lecito  neffuno d'entrarc(comc fcriue HaIicarnalTeo)fi: non  ifaccrdotidelmcdcfimotpio.NcH'vnadi quelle Cappelle, cio quclladcl mezzo, era lartatuadiGioue, nellaltra ama diritta Mincrua, Stalla finiftra Giunone: douc afferma Plinio hauerc veduto vn cane di bronzo, che c5 arte marauigliofa fabbricato fi Icccaua vna ferita. Io nonlafcicr di fcriucrecomcrAquilafutragraltri vccelli dedicata  Gioue,non voldo gli antichi lignificare altra cofa, fc non che come lAquila  Reina de gli vccelli, coli Gioue c Signore di tutti gli altri Dij,fi come hanno mofiro non folamcntci Romani, mai Greci anchorancllc loro medaglie. lefian ALESSAND. RE DI GLI EPIROTI." ARGENTO. Non voglio mancare daucrtire il Icttorecomc Gioue,Giunone,&Mincruafurno figurati da gli antichi per tre animalirquali furono, per la ductta Minerua, per Giunone il Pagonc, et per Gioue lAquila, fi come fi vede in vna medaglia d Antonino Pio. ANTONINO PIO. V arieti deli Aquila falla tefta di Cio Vcdefianchora in d molte medaglie, tanto di Confoli, comcdImpcratori,che lAquila c poftafopra la facttadi Giouc,altroucchcella porta il Tuo fimulacro  figura filila tcfta, et in altri luoghi lctcftedi Giouc &di Giunone fopra le due alle. Per la figura dvna Pila antica che fi vede qui di fiotto, Giouc c accompagnato della fina Aquila, &Giunonc dal fuo Pagone,doue c Nettuno col fuo tridente, &prefientc al fiicrificio inficme con Mercurio, col fiuo caduceo, et col Cappello chiamato Galero da i Latini. V Z> V N ? 1 TJl . "> fica ritratta et\n marmo di Roma. H AD AVGVSTO. argento. re Den cnc Scappella di Giunone foflefeome e detto) nel tempio di Giouc, nodimeno haueua anchella il Tuo tempiopartCjComefi vede nella medaglia di bronzo dAugufto,doue il tempio di Giunone arrichito dinan zi di quattro colonne Doriche, et nel fregio e tale inferir zione,i vn o n i.conilnomcdcmacftri di HI ROMANI. HADR. GRECO. BRONZO BRONZO. AVGVSTO' n r n m i n Et come lAquila era di Gioue, coli il pagonc&lo bruzzolo furono clagrati  Giunone, come fi vede nelle medaglie di Fauftina,diGiuliaPia,&di Filippo Impe ratorc,& il Tuo carro tirato per i Tuoi pauoni, di che ha fatto mentione Ouidio, * Halili Saturnia curru Ingrediturliquidum fauonibus aera fiBis. FAVSTI NA FILIPPO ARGENTO G1VLIA PIA. FAVSTINA ARGENTO. BRONZO. FAVSTINA. BRONZO ARGENTO MINERVA Mincrua(comc c detto) per eflcrc dedicata la Ci- v A uctta, nafccua che nelle Medaglie degli Atcniefi fi ve- JJJ dcua da vn lato la teda della Dea, et dallaltro il detto Minena. vccello con lettere Greche che diccuano,athna, cli nominata da loro Minerua:&come m olir il rouefeio de la prima medaglia, la Ciuctta vola con Tali fpanfe, et tenendo vn ramo di Palma co i picdi.Pcr i! volodi la Ciuettagli Ateniefi ftimauano il fimbolo de la vittoria. D 5 Giouc Vincitore. Mintruj nutrice. Lypnuco. MONETA ATHENIESE. ARGENTO. MONETA ATHENIESE. ARGENTO. Ec fi come Gioue fu da Greci et Romani chiamato Vincitorc,quadolo faccuono dipingere con vna vetroria nella mano diritta, et nellaltra vnhafta in luogo di fccttro,cofi fu Mincrua figurata da loro vettoriofa, accompagnandola con vna vcttoria,ncl modo che fi vede per le medaglie di Lyfimaco, vno de fucccflbri dAleffandro Magno, doue da vn lato  la fua teda con vn i Diade u. Diadema, &dua corna, in fegno di grande honore, per haucrc fermato et ritenuto vn toro per le corna, il quale (cappato delle manidi colui, che lo menauaper fare facrificio ad Aleflandro, fi fuggiua. LISIMACO. ARGENTO. LYSIMACO. BRONZO. Erano principali tutori et auocatidella Citt di Roma G ioue, Mi nenia, et Giunone, &di qui nafccchePollioneha fcrittonel libro della fua Architettura, che il D a ' Si luogo pi a!to,dal quale fi poteua meglio {coprire et Icorgcrc tutto il fito di Roma, quale c il Capidoglio,fu eletto per edificami il tempio di quelli tre dij.Ondc torntdiToZ riand alla ftolta fupcrllitione de Gentili, che non folanL mente adororno Giouecomc Dio omnipotte,ne fi con tcntomodi dedicarli l'Aquila,come Reina di tutti gl vccclI,penlndolo maggiore di tutti glabri Dij,ma gli con Ammone f a g rorno ancho il Montone, chiamadolo Iuppiter Ammoni mettendolo fopraquello  fcderccon lo Icettro in mano. Nacque quello vocabulo Ammon dalla rena, che i Greci chiamano w** .ciochc Plinio (fcriuendo del Tale Ammoniaco nelxi i. libro) ha meglio dichiarato in quello modo. Ergo ^AEtbiogU fuhie&d ^AJricd^mmonUci Ucrynum Jildt in drenti [un, inde etto, nomine w Ammonii oraculo iuxtd quod gignitur drhor. Quantunque Tinterpreted A rato Latino,  Ballo,  Celare che fi fbflcjfcriuachc quello fia il Montone, che anchora di poi fu meflb il primo tra i legni cclelli per ha uerc infognata a Bacco Tacquaperilfuo ElTercito,chc da lui condotto per la Libya fi moriua di fete,fi come piu  pieno potr il lettore vedere nel mijibro di Q^Curtio, o xv 1 1. di Diodoro Siciliano,  nel 11 1. lib. che Arriano ha Icritto de fatti d AlclTandro Magno. Meda. MED.. DHAD. BATTVTA IN GRECIA, BRONZO. BRONZO. Fuanchora Gioue dedicata la Capra, per hauerlo t* c*pr nutrito del Tuo Iartc,ondc ei fu detto Egiuco,& da Greci tyic X t f,Ia quale capra intendcuono quella della Nymfa Amaltea^he lhaucua allcuato, A come afferma Gcrma nico Celare ncAioi vcrA d Arato, douc ci dice, -lUaputatur Nutrix ejje louu/i 'vere luppicer infdm Ubera Crete* muljt fidi^ima capra, Sy dere qua clarograrum cejlaturalumnum. Il che moftrarono anchora meglio Filippo Se Valcriano Imperatori, facendo nelle loro medaglie mettere vna volta la Capra fola con lettere che dicono, io v i conservatori a v cvsT i, et altrouc la Capra che portaua addoffo vn Gioue  modo di fanciullo con altre lettere  quello modo, iovi crescenti. Vi V Gioite vittore. Calcidonio dittico. DELLA FILIPPO. ARGENTO. RELIGIONE VALERI ANO. ARGENTO. Attribu Umilmente molti altri nomi et dignit la fuperftitiofa antichit  quello Gioue,vna volta chiaman dolo Vcttoriofojcome quelli che pfauono che ei donaf fclcvcttoricj&cohlo fugurauonoconvna Vettoriain mano,& con vno fccttro nellaltra:& vnaltra volta face uonola Vcttoriachccoronaualuidvnacoronad Alloro,( come io lapoflo moftrare (colpita in vn mio Calci donio antico, poco minorcdvna medagliada quale pietra anticamente fu confcgrata  Gioue Fulguratorc, per vfeirne il fuoco, onde i noftri Soldati l'adopranoancho ra hoegi allarchibufo. CALCAL CIDONIO ANTICO BRONZO MEDA. GRECA. BRONZO. DOMITIANO. BRONZO. MARCO AVRELIO (ANTONINO (si veda)) BRONZO BRONZO a cottegli Per le medaglie qui appreflo, fi vede Gioue mezzo ' ignudo di Copra, et dalla cintura in gi vcftito,chc fta  ci**. federe nel mezzo di quattro elementi, tenendo da vna mano vna hafta, et laltra la ripofa Copra la tefta de l' Aquila,fi comclalcultturalo dimoftra peri due carri celedi dclSo!c,& delaLuna:& per i due fimulachri che fono Cotto i Cuoi piedi, lignifica glaltri due elementi, cio, lacqua et la terra, hauendo il Z odiaco attorno, doue Cono riprefentati i dodici Cegni ideili. Et la cagion perche riprefentauano cofi Gioue, era, chcglantichi nella loro miftica et occulta theolo^ia volcuono lignificare, che le cole lupcriori debbono a gli huomini efcrc celate, et Colamcnte manifcftc  Dio. Mafuadiuinit et tutte le Cuc potenze, ci ha moftrato Alcxandro figliuolo di Mammea per i Cuoi medaglioni battuti in Grecia, doue fi veggono da vn lato caratteri abbre DEGLANTICHI ROMANI breuiati, che dicono XrTOKPA'Tnp K^riAP ma'pkos atpe*aio iebaits a* AEfg a n a po z, che iLatinihan no interpretato,imperator caesar marcvs AVRELIVS AVGVSTVS ALEXANDER. Alexandr o mamme a. bronzo. I Greci chiamorono Giove per varij nomi, malfimamcncci Siraculnijcomc recita Tito Liuio nel quarto libro della terza Dccadctcon ci Ila, che hebbero il tem- t empio di pio di Gioue detto Olimpio,alcrimcnti Eleo, celebrato primajpcril Tuo oracolo, et dapoi per i giochi publici che lfaccuono in Elide, nel Campo di Pifar&di l e venuto il nome di Gioue Elco,come l potr vedere per la medaglia Greca polla quidifotto,nela quale l troua da la bandadritta il lmolacrodi la teila di Gioue con que- Gioue Ite lettere Grechc,s e rs iAET02 > chcfignificano J ciovE ^ ELEO.EtncI rouefcio elcolpito il fuo Folgore et lAquila con tale inlcrizionc,zr paro sion: la quale cifaapparircchela citt di Siracufa portgrandiflimo honorc a Giouc Eleo,  cui fece edificare vn cofi bcllilfimo tni pio,& battere fimili medaglie in fua eterna memoria. MEDA. DE I SIRACVSANI BRONZO. SttBd fot tifer di Giouc. Per le medaglie dargento che furono battute per Lucio Lentulo,& Caio Marcello Confoli,fi troua la tetta di Giouc d'vna banda con tale inflizione, ivcio L E N T V L Oj CAIO MARCELLO C ONSVL I b v s. &da laltra  vn Giouc coi fuo Folgore nella man dritta,& lAquila nellaltra, &innanzi aui vno piccolo altare,& dietro laftella falutifcra,laquale c polla nel fecondo luogo tra le fteile erranti: lignificando tutte quelle cofc vn facrificio fatto per detti Confoli  Giouc, per caula del Folgore caduto fopra il fuo tempio Capitolino  Roma. Meda? ss> MEDA. DI L. LENTVLO, ET C. MARCELLO, CONSOLI. ARGENTO. I Romani chiamorono quello Giouc Confruato- Gioite cc%> re, fi come noi leggiamo nelle medaglie di Diocletiano { enutort ' Si di Gordiano Imp.che lo dipinlcro ritto eon due faeffe nella man delira, et nella finiftra vnhafta, infieme col medefimo Imperatore fiotto la cuftodia fua,& lettere che dicono, io vi conservatori. Nclrouelciodcllaltra medaglia di Diocletiano fi troua vnaltro limile Giouc, che prclnta vna vetraria, la quale ha fiotto i piedi vnglobo,&Gioue {aquila vicina ifiioi: fi come Licinio ne fece battere vnaltra,doue l'aquila hain becco vna Corona dallro et lettere in quella guifa, ioyi CONSERVATORI AVGVSTORVM NOSTRORVM. Domi DOMITIANO ANTON. PIO ARGENTO ARGENTO GORDIANO BRONZO. ARGENTO MASSIMIANO  LICINIO. ARGENTO. ARGENTO. Oltre  Vettoriofo,Fulguratorc,  Fulminatore, fu Dutrfe po anchora chiamato Statore, Propugnatore, Vendicatore dl et Cuftode,Anxur,  Auxur. Et come Marte Vincitore fu honoraro da Romani, coll ancora fu adorato da loro Gioue Vendicatore, perche da lui erano punitele cole Gl- owf v j_ malfatte. tote. GORDIANO. ARGENTO. ALESS. SEVERO ARGENTO GORDIANO. DIOCLETIANO argento. ARGENTO. Del Seneca, CJ. della religione Del foprafiguratoGioueCullodc nella medagliadi Nerone, ha fatto mentionc Seneca, nel fuo fecondo libro delle qucflioni naturali,douecidice: Quem Iouem tnteUigunr cujlodem rettormtjue \niuerf. Qucllo,chc parimente fi vede nelle medaglie d Hadriano, douc Gioue c dipinto  Ledere nel fuo Trono conia filetta in mano dritta, Se lettere chcdicono, ivpiter cvstos. Vcfpafiano le fece battere con inferi zion diffcrcntc,chc dice, iovis cvstos. Cicerone. NERO. ORO.VESPASIANO. ARGENTO. Ma quanto  Gioue Statore, cofi chiamato, perche, mediante lui, fi confcrua ognicofinli vede che Cicerone ne fece anchegli mcntione nclloratione, cheei fece innanzi che andare in cfiglio:doue ei dille; O Gioue Statorc,quale i noftri antichi cofi chiamarono, come confruatoredi quello Imperio,& dalle mura del cui rempio io tenni difcollo le violti imprefedi Cati!ina,doppo che Romolo lhebbe edificato nel palagio, apprefib la vettoria hauuta de Sabini, io ti priego dcllcrc in aiuto alla Rcpublica et Citt diRoma, Stame in tutte le difgratie mie. yltore P'S onfa popofcit. Tcjlantur tituli,prodnt confulta Scnatus Cafareum louis ad ) fecitm Jlatuentia templum. Equanto al reit della conftgratione, chiamata da Greci et della quale ha le ritto minutamente He radiano al vij.capitolo del iii j.Iibro,mi  parlo non folamnrc di figurarla cjui fottoal naturale, ritratta dalle medaglieantiche dAntonino Pio,& dt M. Aurelio, ma tradurla in volgare,pcr maggiore intelligenza del lettore. ANTON; Pia M- AVRELIOl BRONZO BRONZ O. c Soleuono i Romani confagrarc doppo la morte loro tuttiquclli Imperatori, i quali llciauono i figliuoli heredi dell' Imperio, in quello modo penlando efTcre ri-ceuutr nel numero de loto fall DijrEa Citta tiftta vcftita abruno,&picna di dolore &di lamenti, folennemente fatta frcvnaimaginediccra limile al morto Imperato re, la poneua dentro a vn ricco letto dauorio,lcuato in alto aUcntrarc del palagio Imperiale. Era quello letto coperto di prctiof panni doro &dcntroui quella ima gine Erodiano. b o.f W HV Ccrimon de Roma* nella mori de loro l fe rotori. ginc pallida guifa quali di ammalato Imperatore/! ripolaua,haucndo dal lato manco  ledere tutti i Senato ri vcftiti di bruno,chequiuigran parte del giorno dimo rauono.Et dal lato deliro tutte le Donne Romane, ciascuna fecondo ladignit et grado dcloro padri, mariti, fenza ornamento alcuno danelli, maniglie,  catene doro,ma fedamente vcftircdi bianco leggicrmetc(qual come portano in tal calo le getildonne in Francia)# tue te piene di maninconia. Durauono quelle cerimonie vij.giorni,nel qual tempo i Medici ogni giorno sapprcf fauonalla bara, fingendo di toccare il polfo allammalato,# mollrando che gli andaua fempre peggiorando. Ma fubito che ci diccuono quello cflrc fpirato, i primi letto i Up4 Senatori l lcuauono il letto Tulle fpallc, portandolo nel YtZ'Z? ^ av  a ^ acra ^ no al Mercato vecchio, douc i Magillrati tutori Romani Toleuono fpogliarlidelladignitdi tutti i loro. officij.Erano in quello luogo da due lati fatti certi palchi con ilcalc,daivn de quali tutti i piu nobili giouani et patritij Romani, et dallaltro le piu illullri donne cantaHimi tan- uonoHynni et Cantici Iamctcuoli# pietofi,nelmodo, tati nette po che svla ncllcppe funebri. Dopo quello i Senatori di pt funebri. nuouo fa lcuauono la bara fullc Ipallc, &la portauono fuora della Citt in vn luogo chiamato il capo di Marte,douecravn tabernacolo quadro fatto di gradirmi legni fcccjii,& ripieno di fcrmti.di paglia, et di falcine, et di fuora riccamctc adorno di cortinclauorarc d'oro, di flatucdauorio,#altrediuerfcdipinturc.Sopraque Ho tabernacolo nera vn altro lmile,ma piu piccolo,& riccamente acconcio come l'altro,cccetto che haueua le porte et le fincllre aperte, et coli di mano in mano mtaua H77 tauapi alto nel mcdclimo modo fempre diminoedo. Potrebbe!! quella ftruttura ailbmigliarc  certe Torri fondate in marc, fopra i Porti, chiamate da moderni, Fanali, daglantichi Phari,douela notte Hanno acccfi lu TJnaU mi perfarefeorta a inauiganti.Portato adunque ildet- chiamati to letto fopra al fecondo ftaggio.quiui fpargcuono gradequantitdi fpcticrie,diprofmi,difrutti,dhcrbc, et dvngucnti odoriferi di tutte leparri del Mondo, facendoqual  gara di chi pi,  meglio, porc/Tc honorare, et fare quello vltimo prefente al loro Imperatorc.Fatto quello, l moueuono certi Caualicri  corfa intorno al tabernacolo, facendo vn modo di Morcfcha tonda, MortfA Pyrricada gli antichi nominata:& apprefib  quelli fa- ryntt4 ' ceuono il mcdelmo i Cocchi,  carrette, fopra lequali i carrettieri erano vcllitidiporpora,8cdi velluto chcrmil,con mafchcrc fomiglianti  i Capitani, et principi che haueuonogi fcruito il morto Imperatore. Et con finite tutte quelle ccrimonie,colui che doueua fuccedcre allImperio, pigliato vn torchio accefo in mano,mettcua il fuoco nel Tabernacolo, et il limile faccuono tuttigl'altrhpoidi mano, in manol quale per la materia tato fecca,& le cofc vnte deprofumi, et olij profumati, leuaua { j, e fubito le fiamme in alto,pcr mezzo lequali, vfcitavn A- t* quila viua del minore et pi alto Tabernacolo, fc nan-  daua volando in verfo il cielo, quiui di terra portando i cieli (come crcdeua &gridauala lloltitia de Romani nql me delmo tempo) lanima del loro Imperatore), il quale poi coli adorauono come Dio, et gli faccuono altari et templi, come e detto di fopra  Crwr, -* r-Rtn ' M. AVRELIO (ANTONINO (si veda) FAVSTINA 4U tu1 PERTINAX. BRONZO. FAVSTINA. ARGENTO.Crdcuonoi Romani qiicfto mi fieri o non Iblam" elfere vcro,ma molti giurauono hauerc veduto vfeire del fuoco lanima dell Imperatore, et altri pagauono huomini  polla per confermare coli fatta bugia, diccn do che lAxjuila di Gioue lhaucua portata in Ciclo, et coli ecco in cheniodofu anchora canonizato Seucro lottizzo* collocato nel numcrodegli Dei, inlcmccon moltialrri Imperatori et Imperatrici chelPopo.Ro. fece flir per forza alciclo nel medefimo modo che Scucro. Ma ri tornando alla materia de noftri templi, doppo haucrc fcritto de i pi trionfanti di tu tti,cioc,di quello di Giouc Capitolino, di quel d'Augufto  Roma&in Alcflandria,del Pantcone^ di quello della Pace, ci reftai vede- Tempio K rcil marauigliofo di Diana Efcfiamcll fu perba edifica ^j c pg % rione del quale concorfcro tutti i Re,Potcntati,& Republichc dell* Alia maggiore, contribuendo ogniuno per lafuaparrc/olamcntcmoflidalzelo di religionc,qua'n tunquepcr Ja fuagrandezza folle a pena tornito in CC. anni,& fondato rifpetto a i tremuoti in vn Pantano, talmente che ci fu connumcrato per vno dei lette miracov li del Mondo, et di poifcolpito in piu medaglie di diucrfi Imperatori. CLAVDia ARGENTO stnr. *4 Ma pcrcbeil fimulacro interodi Diana,qualc era nel mpio degli Efcfij,nonfi. pu interamcce {cingere nel le med agliedi pi ntedi fo p ra,mi cprfdi farlo-hilthopa di nuouo ritrarre qui di fotto nel modo, che io ihoirt e  due '.Ikimfc K.OII 8o DELLA RELtGIO due medaglie Grechc,l vna di C5modo,S: l aura antonino Pio, nell'vna delle quali e Icritto aptemhx e  e x i a n, cio, Diana degli Efelj, et nellaltra quella l ola parola, e  e sia spedendo tutte laltrc lettere perdute. ANTOM. PIO COMMODO BRONZO Dtfcrizon del tempio di Diana. Era la lunghezza di quello tempio ccccxxv. piedi, et la larghezza e e x x. ornato di e x x v 1 1 . colne, ogniunaalta lx. piedi, et nondimeno fu abbruciato da quello fcclcrato Eroftrato,folamentc per dire che egli hau ua fatto qualche cofa degna di mctporia:bcnche di poi fu rillaurato et rifatto anchora piu bello da Dinocratc, Celebrati!) Architettore dAlellandro Magno. Quiui aduque lolccUDianf* L, ono ogn'anno, nel giorno che l cclcbraua la fella di ~ Diana, trouarl tutti i giouani,& fanciulle, vergini del paefe,vcllitidibiaco,doucfpefl lmaritauono iUcrne? Il fimulacro  imagine di quella Dea fu fccodo le fue dignit et qualit dipinto et figurato da gli antichi in diuerfe manierc,lt come ella fu parimte chiamata perdi; JSSL. uer/I nomi.ConcilachcqudoIaLunaera tutta piena, la dilegnauono per la lua chiarezza con vno torchio v 8x chioaccelo in ambedue le mani, come fi vede nelle mcdagliedi GiuliaPia, moglie di Seuero Imperatore, con lettere chedicono, di an a lvcifera. GIVLIA PIA. argento. BRONZO. Et per inoltrare anchora meglio che Diana &la LlTna eranoinqucl tempo vna mcdefimacofa,ioho fatto qui mettere vn'altra medaglia di brzo della mecfefima Giulia, nella quale e ferino, lvna lvcifer a,&I(uo carro tirato daducccruic, chcfignificauono checll'cra Dea della caccia, quantunque linterprete dArato habbia detto che quello fignificaua la fila leggerezza. Ma quadoglantichila figurauono poico vnolpiedcinma no,& vn ccruio apprcfio,voleuono lignificare che cacciando, ella pigliaua et ammazzauai ccrui pcrforza,no minadola ^ac, et per memoria che ella era la prima cacciatricc,fofpcndcuono le corna de cerui dinanzi al fu tepio.DclIa quale cofahauendo affai  baftazadifcorfo nel libro, che per comandamento di fua Maefli ioh fittodella naturadc giammai! ferochpcr rimette r il lectorc vederne quello, chcionh quiui trattato. MEDAGLI E DH OSTILIO. ARGENTO. Trouanfi anchoradelle medaglie, doue Dinnac dipinta, fcolpitacon Io fpiede, in legno che ella foleua ammazzarci cingiali, diche fa chiaro rcflimoniolamc daglia di Gcta Triumuiro, nella quale da vn lato  fcolpita la tefta di Diana, et dallaltro vn cinguialc, ferito dvno fpiede in vna fpalla con vn cane appreffo. GETA TRIVMVIR Quando i Romani figurauono Diana cacciatrice, ordinariamente la folcuono accpagnaredvn turchaffo,dvn, arco,& di frccciccon vn cane da ghignerei fc gugio,(cnzaraiiirode quali non fi pu cacciarci come mortra la medaglia qui di lotto. med 7 ~d f C~P OS T VMO. ARGENTO. Ma nelle medaglie dAugurto fi vede vna volta Diana figurata tutta ritta in habito virginale, con l'arco in vna mano, et con laltra /opra al turcharto, facendo legno di cauarne vna freccia pcrtirare,&: nel mezzo lettere, che dicono/iM pera t or DECiEs,&di fotto,sicix.i a. et altre che dicono, im perator vNDEciEs.Et L nel rouefciodvn altra fi vede con la velie alzata, vnar- sthukitl co in vna mano, et nellaltro vno fccttro, vn can da giu- * gnerc,& gli rtiualcrti infino  mezza gamba, col pr-  1 pria per lei come cacciatrice, &i quali daPolluccfono Anolium& > altre volte Taurtuolium, &non folamente  Diana Cibelc,maanchoraMinerua, volendo maflmamente credere Suidas: bench di coli fatti fiicrificij io habbia, aliai diftefamete fcritto negli Epigrammi, che io h rac-' colti di tutta la Francia. LeBor* inpropugrutcttlo \rbis. matri devm pomp. philvmenae t*VAE PRIMA EECTOR TAVROBOIIVM F e e r T. . tdiG4f!o fedeli iichora in vna piccola chiefa di S. Tomafo giuu mezza rouinata nella medefima terra, vnaltro epitaffio in vna S* hi vna colonna, che regge laltare grande, per il quale fi conolce che i Decurioni di quel tempo, cio gouucrtor della Tcrra,feciono il facrificiodi Tauropolium alla madre degliDij per la falutc diGordiano Imperatore, et di Sabina Tranquillina Tua moglie. In facelle D.Thanutnunc diruto in columna i aitarli vijrur. 1 PRO SALVTE I MP. ANTONINI GOR- DI ANI PII FEL AVGV. TOTIVSCHE^ DOMVS DI VI N A, PROQVE STATV C li V 1 T- LACTOR. TAVROPOLIVM FECIT RDO LACT. D. N. GORDIANO II. ET POMPEIANO COS. VI. 1D. DEC. CV- " RANTIB. M. EROTIO ET FESTO CA- NINIO SACRD. Di quella Sabina Tranquillina ho io veduto altre yolte yna medaglia dargento, et vno Epitaffio fatto in quello modo, FVRIAE SABINAE TR AN QV 1 LLIN AE SANCTISSIMAE A V G. CONIVGI DOMINI N. M. ANTONINI GORDIANI PII FEL1CIS INVICTI AVGVSTI DECVRIALES AEDILIVM PLEBIS C ERI ALI VM DEVOTI NVM1NI MAIESTATICHE EORVM. Trouafi Roma vn gran marmo antico fcolpitoin otfmzion honorc della madredegli Dei,douel fa mentione del- cibele Taurouohum,& quiui l vede limagine della Dea coronata dvna Torre con vn tamburo nella man manca appoggiato fopra alla fuacolcia,& con la ritta tiene certe fpighe di grano,  federe fui fuo carro tirato da due liooi,& accompagnata del fuo Atis, che tiene vna palla in mano, et cappeggiato  vn Pino, come albero conF 5 Carro de la madre del divino, tirato di duo leoni. Dichiarationedel'in fegna de la madre de gli Dei.{agrato arale Dea,  caufa della monragnadIda, eh ci Candia, di quella di Frigia, abondantifiime ambedue diPinij&doue cllac adorata principalmente per Dea,' et dedicatele le Pine, onde Marciale ha detto di quelle parlando, Toma fumus Cybeles. Ma quanto  i due Iioniche tirano il Tuo carro,co-. mefcriuc Virgilio, Et iunBi rerum dominai fubiereleones. voltano i Greci lignificare, che non fi troua cofi Acrile terra,chc ben coltiuata,non diuenti fertile et buona. La torre lignifica leCitta et edifci j de quali la terra  ornataci tamburo la mondezza della terra, bench alcuni veglino che ci lignifichi i venti rinchiufiui dentro, et le fpighe,ch la terra fola  quella che nutrifee lhuomo. Figura u : ' :> FJG y R A~ DE LA MADRE DE I DEI R I 7 RATTA del marmo artico, il qual fi vede in Roma ntllecchiefa di S.Sebafliano. M. d: M. L ET ATTINIS L. CORNELIVS SCIPIO OREITVS V. C. AVGVR TAVROBOLIVM SIVE CRIOBOLIVM, FECIT DIE IIII. KAL. MART. TVSCO ET ANNVLLINO COSS. Cibelt tOfriU. Nellaltra medaglia pure Greca li vede da vn lato Cibelc torrira,& dallaltro il folgore di Giouc con altre facttc, la quale c tanto vecchia et frulla, che non l c potuto cauare alcun fenfo delle parole Greche. Meda Vari I nomi de la madre dei Dei. Diana conferuatrice, adorata in Sieilia. Chiamaronlaglantichi madre degli Dei, perche in guifadi madreche nutriteci figluoli.la terra limilmcnte nutrilcetuttigrhuomini et animali del Mondo, coli dice Furnuto.I Greci et Romani le dettono pi nomi et attribuirne diuerfe virt.chiamandola Cibelc, Cerere,^ Terra,Prolcrpina, &fecondo Lucretio, madre delle beftie. Veda, &Diana:il che li vede et conferma per due medaglie di bronzo Greche, ncllvna delle quali c Diana da vn lato con quelle parole, 2 atei p a, et da laltro il folgorc,dcdicatole cornea Velia,& limili parole x i aeqi a r a ojc a e n 2, ci oc, medaglia battuta dal Agatoclc in honoredi Diana confcruatrice. Nel tempo, che io Faceuo quello 33cor|oi mi fumo mc faglie clonate alcune medaglie dargento, di quelle, che viti- doro et inamente furono trouate Reims, tutte quafi di Seuc- trouutet ro,di Giuliani CaracaHa,di Geta,8t diMacrino. Et perchcrracfleio netrouaitrc,doue livedcCibelc convnfolgorc in mano,&  federe fopra vn qucflc parole, ind mi cparfo non fuora di fotto. Lvna. GLIA GRECA. bronzo. if pino con- Lvna dell altre due medaglie e d Giulia, nella quale madre dc*i ^ vctrU rgins or a Tfidnx. Et perche la figuradi Diana, ritratta da vn marm antico,!! vedr meglio nelnollro primo libro dell antichitdiRoma, io non nelcriero qui altro, ma folamence dir come fotto la deit et nome dHccate i pi ricchi Romani foleuono ogni mefe far facrificio  Diana, mettendo fopra i canti delle llradc della Citt, pane et altre cofe,chcfubito da ipoueri erano leuaje via, come fcriuc Ateneo, llimando che Diana, la Luna, et Proferpina fodero vna mcdclima coCa. Hauendo baftanza parlato di Diana, et defderan- do venire alladcfcrittionc degli altri Dij, comincieremo da ^inerita* la quale fccondoi Poeti, nacque.de l capo diGio Dea di mtura. Diana triforme. Paufinid. Virgilio. Sacrifcio fattoi Dia na fotto il nome di He tate. Ateneo. MINERVA. di Giouc, pcreflcrcrintcllctto collocato nella certa dell* huomo.Armaronla oltre  quello glantichi dvno feudo, nclqnalcera il capo di Mcdufa,moftradochcrhuomo fauiodcbbecon force animo et intrepido vifo refiftcrc aUaucrfic,&  nimici.il pennachio che ella hauc* ua fopra al morrionc, fignificaua rornamenro di tutte lefciczc, &cofcaItenclccruclIo dcHhuomo:le tre vedi differenti lvna allaltra, che la Capienza debbe clferefcgrcta,&l'hafta che ella haucua in mano, che lhuomo fauio guarda, con fider, et batte di lontano et con vandrdicXt*! taggto. Mala Ciuctta le fu dedicata (come habbiamo Mintrtu. detto) per moftrarcche la Capienza cuopre con le tenebre il fuolplcndore-.i qualitutti lignificati pare chedcfcriucffc affai bene Ouidio nel Certo libro della fua Mctamorfofi, quando dille, ^t fili datelypeumjat acuta cuflidis hafiam, Datgaleam capiti, defendituragide pettus, PercuJa'mejuefua fimult decufiide ferrarti. Edere cu mi; accia factum canentis oliua, Jrfirartque deos per vittoria finis. Minmu Scriuc Varronc che Mincrua fu quella, che fond ie untoti Atcne,& per ci fu chiamata, aohn a quafi idxraoe rrdfOti- Atene. r e, che voi dire, vergine immortale, caufa chcfcomc fcriue Fulgentio) la apienza non muore mai. Di qui ha voluto Porfirio dire, che Mincrua none altro che la virt del fole, mediante la quale lafapienza entra et penetra dentro alcuorcdcHhuomo, l onde nafcendodalla fommkdcUaria : per fi vede che i Poeti hanno finto che Mincrua c vfcitadelcapodiGiouc. I Filici dicono chela virtintellccciuacollocata nel cerucllo deliquio mo,comc denrroalia principale fortezza del redo del corpo. Chiamaronla Umilmente glantichi Bellona, BrBofl4 cio Dea della guerra, lignificando chei Soldati debbo- d u no non fidamente edere del continouo armati Spederei- S* frr & vnaltra adirato,come fi vede per le medaglie di Pompeo doppolimprela fatta, et la vetroria hanuta de Corlali, donc da vii Iato fono lettere, che dicono, MAGNVS IMPERATOR ITERVM-.& dellaltro, PRAEFECTVS CLASSIS ET O ilARITIMAE EX SENATVSCONSV MED. DI PO MP ioi Io ho tra molte pietre antiche, intagliate di diuerfc Ag muli, et mule non erano in modo alcuno adoperati  rrauagliare,' madai garzoni di Italia condotti  moftra per tuttala Citt di Roma con la teda coperta di fiori et ornata di ghirlande con ricchi fornimenti. Scriuc Diodoro che Nettuno fu il primo che trou larte del nauigarc& didrizarc vna armata di marc, e che per quello ci fu fatto da Giouc Ammiraglio del mare^ di poi adoratocome Dio.Et per le due medaglie, et vn Niccolo, figurate qui Cotto, vollono glantichi lignificare che Nettuno haucua poflanza tanto in mare Ncttuno ^ quanto in terra,figurando vn caualloconla coda tor- gnordrima ta et diuif in due partidnfegno de iduc Elementi, lvno (quale e la terra) ripreientato dinanzi per il cauailo, et laltro (qual  il marc)difcgnato dietro per la coda in forma di Delfino. ANTICO NICCOLO. Qi CREPERIO. GALLIENO. Quando i Romani volcuono moftrarc di ringratiarcNettuno di qualche vettoriahauuta in mare, lo faccuono Scolpire nelle loro medagliedavn lacoconil Tridente^ dallaltro mctteuono vnaVcttoriafulla poppai dvnaNaucmel quale modolofcciono gi fare Demetrio, Augufto Ccfarc, Vcfpafiano, et Tito fuo figliuolo. Imp.Rom. MED.DI DEMETRIO. ARGENTO. AVGVSTO. VESPASIANO. ARGENTO. ARGENTO Ritor I E servir API a Machione Ritornando  glaltri noflri Dij,& loro templi, altari et fimulachrijdiciamo chcEfculapio Dio della fa nit,fu il primo chctrou lvfo della Medicina, infcgnataglifor fc prima da qualche Dio flato innazi  lui. Quelli al rem po di Homero fi vcdcchcnon era anchora flato collocato nel numcrodegli Dei,cciofa che il detto Poeta fa medicare Pconcle piaghe di Marte. Ma quadoci parla diMachaonc,figliuolo dfcuIapio,ci lo chiama huomo Ma(hgj figliuolo dEfcuIpio Medico, chctrou molti rimedij figliuolo ncccflarij perla fanit dcllhuomo, et lo fa tato eccellete in quella arte, che ci dice che rifufcitaua i morti .Dice Lat Stantio. tantiochc Efculapio nacque di padre et di madrc,chcn6 fumo da perfonaconofciuti,& coli lafciato in mezzo  vn campo,& trouato da certi cacciatori, fu dato i n guardia  Chironc Centauro,chcglinfegn lar te di medicarenella quale vfarono dipoi fempreglantichi fino al tcpodHippocrate,che la riduflc alla fua perfezionc.Lha- Kippocratt birationedEfcuIapiofugiRaugiacittdi Schiauonia, Umdu^a et dagli antichi chiamata Epidauro,doue ci fucfiigra- pnfctno to, fattogli vn tempio, et vna flarua doro et dauorio per " f le mani di Trafimcdc,cccclIcntiflmo(comc fcriuc Pau fniajfculcorcdi queltcpo, &natiuo dcllIfoladiParos. ^ef^iuio Eufebio nondimeno lo vedi &dipinfenel modo, che in nedeiimamarmo bianco fi vede anchora  Roma,& in molte me daglic et pietre antiche, cio vcflitodvn mantello alla do Eufebio. Greca, con vn baflonc in mano, et fopra al quale(attorcigliato d vna ferpe)pare che il Dio sappoggi, nella maniera che io lh in vnaltra belliffima Corniola, &in vno Niccolo, ritratti qui di forco al naturale. G 5 .ori oia/ Jr ioc CORNIOLA ANT. NICCOLO ANT. Tornato. Microbio. I a Ciuciti dedicata  Efculapio. Significai la fcrpc (fecondo Fornuto) che fi come quelle fi fpogliano et mutano la icorza, cofi auiehedc Mcdccichc riducono glammalaci dalla malaria alla fattiti, rendendo loro vn corpo nuouo. Altri voglionoche fi come la ferpe lignifica laprudcza,cofi bifogni al buo Medico edere prudente circa alia finit dvna perfona. Ma Plinio rede vnaltra ragione, cio che la fcrpc fia dedicata  Efculapio per edere buona a molte mcdicinc:& Macrobio dice che quello e, perche la ferpe ha la villa fiottile, come bifiogna che habbia il Medico nella cura dvn infermo, &chc il battone fignifica,chcvn huomo ammalato ha bifiogno di nutrimento che Io fiollcnga, in modo,chei non caggiaaffatto.EtEufebio,chcilbaftonegl attribuito, come quello che ^er appoggiarli e ncccdario  vnammalato. Fu oltre a quello dedicata  Eficulapio la Ciuctta, lignificando che il medico debbe edere vigilante pi la notte che il giorno intorno all'infcrmo.fi come l vede ne rouefici delle medaghedi Nero nc,&di Vitcllio. NERONE. VITE L LrO. ORO. BRONZO. Vcdc(i anchora Roma nel mezzo del Teuero vnIfoletta  modo dvna galeotta, cio larga nel mezzo,luaga due ottani di miglio, appuntata da bado, et piu larga di fopra,  modo dvna poppacLvna naue:la quale Ifola fu gi confagrata  E(culapio,ati!ina,doppo che Romolo lhebbe edificato nel palagio, apprefib la vettoria hauuta de Sabini, io ti priego dcllcrc in aiuto alla Rcpublica et Citt diRoma, Stame in tutte le difgratie mie. yltore P'S  r ! Alcuni altri Imperatori, comeTito, la fecionodipin gereconvntymone& vn globo, inoltrando come ella gouernaua il mondo. Antonino Pio la figur per vna filetta di Giouc accompagnata da molte altre. A leda ndroScucroper vn vaio pieno di fpighe,& Probo et Fio riano per vna fcminaftolatacon vn globo in mano,vn fccttro &vn Corno dabbondanza. rrouidtnz'* diuerfmen tc pinta da antichi. Caracal Ei mi parrebbcinuano affaticare,fc io non auertifl 0  lettore della pazza fuperftitionc de gli aderbi Roma ni,i quali durante la vita de i loro Imperaton, o buoni, o catti u i,cKc ci foller, in ogni modo non lalciauonodi fare loro templi,ttatue et altari, et doppo la morte di lnftificarli,attribuendofaIfamentc loro nomi dibuo ni Principiai fondatori di pace, et (non ottante che haueflino maltrattato il Scnato,& Popolo Roman o)di re E 4 CONSECRATIONE Vonfa popofcit. Tcjlantur tituli,prodnt confulta Scnatus Cafareum louis ad ) fecitm Jlatuentia templum. Equanto al reit della conftgratione, chiamata da Greci et della quale ha le ritto minutamente He radiano al vij.capitolo del iii j.Iibro,mi  parlo non folamnrc di figurarla cjui fottoal naturale, ritratta dalle medaglieantiche dAntonino Pio,& dt M. Aurelio, ma tradurla in volgare,pcr maggiore intelligenza del lettore. ANTON; Pia M- AVRELIOl BRONZO BRONZ O. c Soleuono i Romani confagrarc doppo la morte loro tuttiquclli Imperatori, i quali llciauono i figliuoli heredi dell' Imperio, in quello modo penlando efTcre ri-ceuutr nel numero de loto fall DijrEa Citta tiftta vcftita abruno,&picna di dolore &di lamenti, folennemente fatta frcvnaimaginediccra limile al morto Imperato re, la poneua dentro a vn ricco letto dauorio,lcuato in alto aUcntrarc del palagio Imperiale. Era quello letto coperto di prctiof panni doro &dcntroui quella ima gine Erodiano. b o.f W HV Ccrimon de Roma* nella mori de loro l fe rotori. ginc pallida guifa quali di ammalato Imperatore/! ripolaua,haucndo dal lato manco  ledere tutti i Senato ri vcftiti di bruno,chequiuigran parte del giorno dimo rauono.Et dal lato deliro tutte le Donne Romane, ciascuna fecondo ladignit et grado dcloro padri, mariti,. fenza ornamento alcuno danelli, maniglie,  catene doro,ma fedamente vcftircdi bianco leggicrmetc(qual come portano in tal calo le getildonne in Francia)# tue te piene di maninconia. Durauono quelle cerimonie vij.giorni,nel qual tempo i Medici ogni giorno sapprcf fauonalla bara, fingendo di toccare il polfo allammalato,# mollrando che gli andaua fempre peggiorando. Ma fubito che ci diccuono quello cflrc fpirato, i primi letto i Up4 Senatori l lcuauono il letto Tulle fpallc, portandolo nel YtZ'Z? ^ av  a ^ acra ^ no al Mercato vecchio, douc i Magillrati tutori Romani Toleuono fpogliarlidelladignitdi tutti i loro. officij.Erano in quello luogo da due lati fatti certi palchi con ilcalc,daivn de quali tutti i piu nobili giouani et patritij Romani, et dallaltro le piu illullri donne cantaHimi tan- uonoHynni et Cantici Iamctcuoli# pietofi,nelmodo, tati nette po che svla ncllcppe funebri. Dopo quello i Senatori di pt funebri. nuouo fa lcuauono la bara fullc Ipallc, &la portauono fuora della Citt in vn luogo chiamato il capo di Marte,douecravn tabernacolo quadro fatto di gradirmi legni fcccjii,& ripieno di fcrmti.di paglia, et di falcine, et di fuora riccamctc adorno di cortinclauorarc d'oro, di flatucdauorio,#altrediuerfcdipinturc.Sopraque Ho tabernacolo nera vn altro lmile,ma piu piccolo,& riccamente acconcio come l'altro,cccetto che haueua le porte et le fincllre aperte, et coli di mano in mano mtaua H77 tauapi alto nel mcdclimo modo fempre diminoedo. Potrebbe!! quella ftruttura ailbmigliarc  certe Torri fondate in marc, fopra i Porti, chiamate da moderni, Fanali, daglantichi Phari,douela notte Hanno acccfi lu TJnaU mi perfarefeorta a inauiganti.Portato adunque ildet- chiamati to letto fopra al fecondo ftaggio.quiui fpargcuono gradequantitdi fpcticrie,diprofmi,difrutti,dhcrbc, et dvngucnti odoriferi di tutte leparri del Mondo, facendoqual  gara di chi pi,  meglio, porc/Tc honorare, et fare quello vltimo prefente al loro Imperatorc.Fatto quello, l moueuono certi Caualicri  corfa intorno al tabernacolo, facendo vn modo di Morcfcha tonda, MortfA Pyrricada gli antichi nominata:& apprefib  quelli fa- ryntt4 ' ceuono il mcdelmo i Cocchi,  carrette, fopra lequali i carrettieri erano vcllitidiporpora,8cdi velluto chcrmil,con mafchcrc fomiglianti  i Capitani, et principi che haueuonogi fcruito il morto Imperatore. Et con finite tutte quelle ccrimonie,colui che doueua fuccedcre allImperio, pigliato vn torchio accefo in mano,mettcua il fuoco nel Tabernacolo, et il limile faccuono tuttigl'altrhpoidi mano, in manol quale per la materia tato fecca,& le cofc vnte deprofumi, et olij profumati, leuaua { j, e fubito le fiamme in alto,pcr mezzo lequali, vfcitavn A- t* quila viua del minore et pi alto Tabernacolo, fc nan-  daua volando in verfo il cielo, quiui di terra portando i cieli (come crcdeua &gridauala lloltitia de Romani nql me delmo tempo) lanima del loro Imperatore), il quale poi coli adorauono come Dio,& gli faccuono altari et templi, come e detto di fopra. C rwr,-* r-Rtn M. AVRELIO. FAVSTINA 4U tu 1 PERTINAX BRONZO FAVSTINA ARGENTO Crdcuono i Romani qiicfto mi fieri o non Iblam elfere vcro,ma molti giurauono hauerc veduto vfeire del fuoco lanima dell Imperatore, et altri pagauono huomini  polla per confermare coli fatta bugia, diccn do che lAxjuila di Gioue lhaucua portata in Ciclo, et coli ecco in cheniodofu anchora canonizato Seucro lottizzo* collocato nel numcrodegli Dei, inlcmccon moltialrri Imperatori et Imperatrici chelPopo.Ro. fece flir per forza COM forza alciclo nel medefimo modo che Scucro. Ma ri tornando alla materia de noftri templi, doppo haucrc fcritto de i pi trionfanti di tu tti,cioc,di quello di Giouc Capitolino, di quel d'Augufto  Roma&in Alcflandria,del Pantcone^ di quello della Pace, ci reftai vede- Tempio K rcil marauigliofo di Diana Efcfiamcll fu perba edifica ^j c pg % rione del quale concorfcro tutti i Re,Potcntati,& Repu blichc dell* Alia maggiore, contribuendo ogniuno per lafuaparrc/olamcntcmoflidalzelo di religionc,qua'n tunquepcr Ja fuagrandezza folle a pena tornito in CC. anni,& fondato rifpetto a i tremuoti in vn Pantano, talmente che ci fu connumcrato per vno dei lette miracov li del Mondo, et di poifcolpito in piu medaglie di diucrfi Imperatori. CLAVDia ARGENTO stnr. Ma pcrcbeil fimulacro interodi Diana,qualc era nel mpio degli Efcfij,nonfi. pu interamcce {cingere nel le med agliedi pi ntedi fo p ra,mi cprfdi farlo-hilthopa di nuouo ritrarre qui di fotto nel modo, che io ihoirt e  due .Ikimfc K.OII 8o DELLA RELtGIO due medaglie Grechc,l vna di C5modo,S: l aura a nntonino Pio, nell'vna delle quali e Icritto aptemhx e  exian, cio, Diana degli Efelj, et nellaltra quella l ola parola, e  e s i a spedendo tutte laltrc lettere perdute. ANTOM. PIO COMMODO. BRONZO. Dtfcrizon del tempio di Diana. Era la lunghezza di quello tempio ccccxxv. piedi, et la larghezza e e x x. ornato di e x x v 1 1 . colne, ogniunaalta lx. piedi, et nondimeno fu abbruciato da quello fcclcrato Eroftrato,folamentc per dire che egli hau ua fatto qualche cofa degna di mctporia:bcnche di poi fu rillaurato et rifatto anchora piu bello da Dinocratc, Celebrati!) Architettore dAlellandro Magno. Quiui aduque lolccUDianf* L, ono ogn'anno, nel giorno che l cclcbraua la fella di Diana, trouarl tutti i giouani,& fanciulle, vergini del paefe,vcllitidibiaco,doucfpefl lmaritauono iUcrne? Il fimulacro  imagine di quella Dea fu fccodo le fue dignit et qualit dipinto et figurato da gli antichi in diuerfe manierc,lt come ella fu parimte chiamata perdi; JSSL. uer/I nomi.ConcilachcqudoIaLunaera tutta piena, la dilegnauono per la lua chiarezza con vno torchio v 8x chioaccelo in ambedue le mani, come fi vede nelle mcdagliedi GiuliaPia, moglie di Seuero Imperatore, con lettere chedicono, di an a lvcifera. GIVLIA PIA argento. BRONZO. Et per inoltrare anchora meglio che Diana &la LlTna eranoinqucl tempo vna mcdefimacofa,ioho fatto qui mettere vn'altra medaglia di brzo della mecfefima Giulia, nella quale e ferino, lvna lvcifer a,&I(uo carro tirato daducccruic, chcfignificauono checll'cra Dea della caccia, quantunque linterprete dArato habbia detto che quello fignificaua la fila leggerezza. Ma quadoglantichila figurauono poico vnolpiedcinma no,& vn ccruio apprcfio,voleuono lignificare che cacciando, ella pigliaua et ammazzauai ccrui pcrforza,no minadola ^ac, et per memoria che ella era la prima cacciatricc,fofpcndcuono le corna de cerui dinanzi al fu tepio.DclIa quale cofahauendo affai  baftazadifcorfo nel libro, che per comandamento di fua Maefli ioh fittodella naturadc giammai! ferochpcr rimette r il lectorc vederne quello, chcionh quiui trattato. MED AGLI E DH OSTILIO. ARGENTO.Trouanfi anchoradelle medaglie, doue Dinnac dipinta, fcolpitacon Io fpiede, in legno che ella foleua ammazzarci cingiali, diche fa chiaro rcflimoniolamc daglia di Gcta Triumuiro, nella quale da vn lato  fcolpita la tefta di Diana, et dallaltro vn cinguialc, ferito dvno fpiede in vna fpalla con vn cane appreffo. GETA TRIVMVIR Quando i Romani figurauono Diana cacciatrice, ordinariamente la folcuono accpagnaredvn turchaffo,dvn, arco,& di frccciccon vn cane da ghignerei fc gugio,(cnzaraiiirode quali non fi pu cacciarci come mortra la medaglia qui di lotto. med 7 ~d f C~P OSTVMO ARGENTO Ma nelle medaglie dAugurto fi vede vna volta Diana figurata tutta ritta in habito virginale, con l'arco in vna mano, et con laltra /opra al turcharto, facendo legno di cauarne vna freccia pcrtirare,&: nel mezzo lettere, che dicono/iM pera t or DECiEs,&di fotto,sicix.i a. et altre che dicono, im perator vNDEciEs.Et L nel rouefciodvn altra fi vede con la velie alzata, vnar- sthukitl co in vna mano, et nellaltro vno fccttro, vn can da giu- * gnerc,& gli rtiualcrti infino  mezza gamba, col pr-  1 pria per lei come cacciatrice, &i quali daPolluccfono Anolium& >-  altre volte Taurtuolium, &non folamente  Diana Cibelc,maanchoraMinerua, volendo maflmamente credere Suidas: bench di coli fatti fiicrificij io habbia, aliai diftefamete fcritto negli Epigrammi, che io h rac-' colti di tutta la Francia. 'a  ; ' b -  t . e* V. ... LeBor* inpropugrutcttlo \rbis. matri devm pomp. philvmenae t*VAE PRIMA EECTORAE TAVROBOIIVM F e e r T. . tdiG4f!o fedeli iichora in vna piccola chiefa di S. Tomafo giuu mezza rouinata nella medefima terra, vnaltro epitaffio in vna S* hi vna colonna, che regge laltare grande, per il quale fi conolce che i Decurioni di quel tempo, cio gouucrtor della Tcrra,feciono il facrificiodi Tauropolium alla madre degliDij per la falutc diGordiano Imperatore, et di Sabina Tranquillina Tua moglie. In facelle D.Thanutnunc diruto in columna i aitarli vijrur. 1 PRO SALVTE I MP. ANTONINI GOR- trU rgins or a Tfidnx. Et perche la figuradi Diana, ritratta da vn marm antico,!! vedr meglio nelnollro primo libro dell antichitdiRoma, io non nelcriero qui altro, ma folamence dir come fotto la deit et nome dHccate i pi ricchi Romani foleuono ogni mefe far facrificio  Diana, mettendo fopra i canti delle llradc della Citt, pane et altre cofe,chcfubito da ipoueri erano leuaje via, come fcriuc Ateneo, llimando che Diana, la Luna, et Proferpina fodero vna mcdclima coCa. Hauendo baftanza parlato di Diana, et defderan- do venire alladcfcrittionc degli altri Dij, comincieremo da ^inerita la quale fccondoi Poeti, nacque.de l capo diGio Dea di mtura. Diana triforme. Paufinid. Virgilio. Sacrifcio fattoi Dia na fotto il nome di He tate. Ateneo. MINERVA di Giouc, pcreflcrcrintcllctto collocato nella certa dell* huomo. Armaronla oltre  quello glantichi dvno feudo, nclqnalcera il capo di Mcdufa,moftradochcrhuomo fauiodcbbecon force animo et intrepido vifo refiftcrc aUaucrfic,&  nimici.il pennachio che ella hauc ua fopra al morrionc, fignificaua rornamenro di tutte lefciczc, &cofcaItenclccruclIo dcHhuomo:le tre vedi differenti lvna allaltra, che la Capienza debbe clferefcgrcta,&l'hafta che ella haucua in mano, che lhuomo fauio guarda, con fider, et batte di lontano et con vandrdicXt*! taggto. Mala Ciuctta le fu dedicata (come habbiamo Mintrtu. detto) per moftrarcche la Capienza cuopre con le tenebre il fuolplcndore-.i qualitutti lignificati pare chedcfcriucffc affai bene Ouidio nel Certo libro della fua Mctamorfofi, quando dille, ^t fili datelypeumjat acuta cuflidis hafiam, Datgaleam capiti, defendituragide pettus, PercuJa'mejuefua fimult decufiide ferrarti. Edere cu mi; accia factum canentis oliua, Jrfirartque deos per vittoria finis. Minmu Scriuc Varronc che Mincrua fu quella, che fond ie untoti Atcne,& per ci fu chiamata, aohn a quafi idxraoe rrdfOti- Atene. r e, che voi dire, vergine immortale, caufa chcfcomc fcriue Fulgentio) la apienza non muore mai. Di qui ha voluto Porfirio dire, che Mincrua none altro che la virt del fole, mediante la quale lafapienza entra et penetra dentro alcuorcdcHhuomo, l onde nafcendodalla fommkdcUaria : per fi vede che i Poeti hanno finto che Mincrua c vfcitadelcapodiGiouc. I Filici dicono chela virtintellccciuacollocata nel cerucllo deliquio mo,comc denrroalia principale fortezza del redo del corpo. Chiamaronla Umilmente glantichi Bellona, BrBofl4 cio Dea della guerra, lignificando chei Soldati debbo- d  * u no non fidamente edere del continouo armati Spederei- S* frr & vnaltra adirato,come fi vede per le medaglie di Pompeo doppolimprela fatta, et la vetroria hanuta de Corlali, donc da vii Iato fono lettere, che dicono, MAGNVS IMPERATOR ITERVM-.& dellaltro, PRAEFECTVS CLASSIS ET O ilARITIMAE EX SENATVSCONSV MED. DI PO MP ioi Io ho tra molte pietre antiche, intagliate di diuerfc Ag muli, et mule non erano in modo alcuno adoperati  rrauagliare,' madai garzoni di Italia condotti  moftra per tuttala Citt di Roma con la teda coperta di fiori et ornata di ghirlande con ricchi fornimenti. Scriuc Diodoro che Nettuno fu il primo che trou larte del nauigarc& didrizarc vna armata di marc,& che D E GL ANTICHI ROMANI. 103 ' che per quello ci fu fatto da Giouc Ammiraglio del mare^ di poi adoratocome Dio.Et per le due medaglie, et vn Niccolo, figurate qui Cotto, vollono glantichi lignificare che Nettuno haucua poflanza tanto in mare Ncttuno ^ quanto in terra,figurando vn caualloconla coda tor- gnordrima ta et diuif in due partidnfegno de iduc Elementi, lvno (quale e la terra) ripreientato dinanzi per il cauailo, et laltro (qual  il marc)difcgnato dietro per la coda in forma di Delfino. ANTICO NICCOLO. Qi CREPERIO GALLIENO Quando i Romani volcuono moftrarc di ringratiarcNettuno di qualche vettoriahauuta in mare, lo faccuono Scolpire nelle loro medagliedavn lacoconil Tridente^ dallaltro mctteuono vnaVcttoriafulla poppai dvnaNaucmel quale modolofcciono gi fare Demetrio, Augufto Ccfarc, Vcfpafiano, et Tito fuo figliuolo. Imp.Rom. MED. DI DEMETRIO. ARGENTO. AVGVSTO. VESPASIANO ARGENTO ARGENTO Ritor I E servir API a Machione DE GL ANTICHI ROMANI. 105 Ritornando  glaltri noflri Dij,& loro templi, altari et fimulachrijdiciamo chcEfculapio Dio della fa nit,fu il primo chctrou lvfo della Medicina, infcgnataglifor fc prima da qualche Dio flato innazi  lui. Quelli al rem po di Homero fi vcdcchcnon era anchora flato collocato nel numcrodegli Dei,cciofa che il detto Poeta fa medicare Pconcle piaghe di Marte. Ma quadoci parla diMachaonc,figliuolo dfcuIapio,ci lo chiama huomo Ma(hgj figliuolo dEfcuIpio Medico, chctrou molti rimedij figliuolo ncccflarij perla fanit dcllhuomo, et lo fa tato eccellete in quella arte, che ci dice che rifufcitaua i morti .Dice Lat Stantio. tantiochc Efculapio nacque di padre et di madrc,chcn6 fumo da perfonaconofciuti,& coli lafciato in mezzo  vn campo,& trouato da certi cacciatori, fu dato i n guardia  Chironc Centauro,chcglinfegn lar te di medicarenella quale vfarono dipoi fempreglantichi fino al tcpodHippocrate,che la riduflc alla fua perfezionc.Lha- Kippocratt birationedEfcuIapiofugiRaugiacittdi Schiauonia, Umdu^a et dagli antichi chiamata Epidauro, doue ci fucfiigra- * pnfctno to, fattogli vn tempio, et vna flarua doro et dauorio per " f * le mani di Trafimcdc,cccclIcntiflmo(comc fcriuc Pau fniajfculcorcdi queltcpo, &natiuo dcllIfoladiParos. ^ef^iuio Eufebio nondimeno lo vedi &dipinfenel modo, che in nedeiimamarmo bianco fi vede anchora  Roma,& in molte me daglic et pietre antiche, cio vcflitodvn mantello alla do Eufebio. Greca, con vn baflonc in mano, et fopra al quale(attorcigliato d vna ferpe)pare che il Dio sappoggi, nella maniera che io lh in vnaltra belliffima Corniola, &in vno Niccolo, ritratti qui di forco al naturale. G 5 .ori oia/ Jr ioc CORNIOLA ANT. NICCOLO ANT. Tornato. Microbio. I a Ciuciti dedicata  Efculapio. SIGNIFICA i la fcrpc secondo Fornuto che fi come quelle fi fpogliano et mutano la icorza, cofi auiehedc Mcdccichc riducono glammalaci dalla malaria alla fattiti, rendendo loro vn corpo nuouo. Altri voglionoche fi come la ferpe lignifica laprudcza,cofi bifogni al buo Medico edere prudente circa alia finit dvna perfona. Ma Plinio rede vnaltra ragione, cio che la fcrpc fia dedicata  Efculapio per edere buona a molte mcdicinc:& Macrobio dice che quello e, perche la ferpe ha la villa fiottile, come bifiogna che habbia il Medico nella cura dvn infermo, &chc il battone fignifica,chcvn huomo ammalato ha bifiogno di nutrimento che Io fiollcnga, in modo,chei non caggiaaffatto.EtEufebio,chcilbaftonegl attribuito, come quello che ^er appoggiarli e ncccdario  vnammalato. Fu oltre a quello dedicata  Eficulapio la Ciuctta, lignificando che il medico debbe edere vigilante pi la notte che il giorno intorno all'infcrmo.fi come l vede ne rouefici delle medaghedi Nero nc,&di Vitcllio. Nerone. NERONE. VITE L LrO. * ORO. BRONZO. Vcdc(i anchora Roma nel mezzo del Teuero vnIfoletta  modo dvna galeotta, cio larga nel mezzo,luaga due ottani di miglio, appuntata da bado, et piu larga di fopra,  modo dvna poppacLvna naue:la quale Ifola fu gi confagrata  E(culapio,doppo che il fuo lmulacro fuilato condotto  RomafQttolafbrma dvnalcrpc,pitoftod'vnDcmonio:in honorcdcl quale fedo* no gi i Raugei battere monete con la lrpc &: conlctrere Greche, che diceuono epuat pio N,la. quale Citt (comclcriueLiuio)fufoImenre nobilitata dal tempio dEfculapiojlontanodaquellacinque miglia,douecon molte cerimonie fu adorato come Dio. MON. Simulacro d'Efculap portato fa Roma. Moneta  i Epidauri Quelle parole Greche attorpatop o taaepia NOS, r A A A I E NO X, O TAAEPIA NOJ KAJXAPES.nOH dinotano altra co(,fc nonchcVaIeriano Imp.fccc battere quella medaglia con leffigie Tua &rde due Tuoi figliuoli Gallieno et Va!criano J et i tre tcpli nel rouelcio con tali parole Greche, tpix neokopoi nikomhaeon: lignificano chetrc guardiani de detti tcpli pregauono pcrlafanit et falute(figurataperlafcrpe)dc fopradetti tre Impcradori. iTP I C N t^KD k PvA-N Nel Vittri di ThafiU. . io* Ncllhorto dcllachieldi S.BartoIomeo,che c nclllfola nominata di (opra, fi vede anchora vna nauicclladi pietra Thafla,chc molto (limata per la variet de (uoi colori, nella qualcdavnlato fi vede (colpita vna ferpe, che alcuni vogliono che fia delle reliquie del tempio gi detto dEfculapio : &quafi Tempre nelle medaglie de gli Imperatori fi trouala ferpe con la fanit,chc fiotto figura SANITA> dElcuI.tpiogli fa lcrificior veramente la ticneabbracciata, lignificando che da quello Dio dipendeua la fanitfiola. Anton, pio. BRONZO. M. AVRELIO (ANTONINO (si veda) ARGEN TO. M. AC ILI A ARGENTO. ARGENTO. Sono no Medaglione din. Aurelio trouato in JU ione. Pub. Vittore. Sono forfcfei mcfi,cheflcndomi portato vna vecchia medaglia di M. AureIio,ft:ata crociata nc fondamenti del la vecchia zecca di Lione, mi e parfo di farla ritrarre qui di fottoalnaturalc,pcrfarc meglio intendere glamatori del l'antichit in che modo,fotro colore dvna ferpe, glantichi fingeuonodi fare facrificio iEfcuIapio per le manidiMinerua,con vna tazza in mano coperta dvno vliuo.&dinazi la Vcttoria,chc porta vnaltra tazza piena di frutte. MEDAGLIONI. M. AVRELIO. COMMODO. Non fi potendo lenza la finit fare bene alcuna cofa, pare che meritamente ella debbia haucre luogo tra tanti altri Dijril tempio della qualefcome fcriu Publio Victore)era nclvi.quartiere della Citt di Roma, quantunque Domitiano le ne faccfTc edificare vnaltro piccolo, 1 doppo il pericolo che egli haueua portato nella venuta di Vite Uio Roma. DO. Ili CASTIT. Lhabitodi quella Dea con limagine Tua, (colpita nelle medaglie di Giulia Pia, Donna di Scuero Imperatore, fu limile  quello dvna Donna vedouaaflifafopra vna Tedia con lo feettro in mano, et due colbc appreffo, lignificando che come la colomba c bianca et pura, ^ fo/om coli la caftitdcbbe edere fenza macchiarla Donna da bt j imbolo bene fcmplicc&purafimilmentc. dictjUu. gTvlia PIA ARGENTO DOMITIANO ARGENTO. Quelli, che hanno dichiarata la Caftit, dicono che dtu cajli - ella c vna virt, che cfccdvn buon cuorc:& piu torto cofentc di patirc,chc fare atto lontano dallhoncrto &dall'honore.Et le pure egli auicne che cllafia forzata, non per quello riccue alcun torto, non fi potdo corrompere il cuore accompagnato da vna buona indiamone et nutrimentoialla quale (come cofa fimilmente chara et li ber P ret ' 0 ^ a )g^ an fi c ^*^ cttcr0 P cr cpagna la Libcrt,chia T a. madola,comc l'altrc, Dea, amata et cerca da tutti i begli ingegniionde ci non farebbe polfibile di fcriucre  pieno lacontentczza di colui, che viuendo liberamente lenza ambinone, fi contenta di quello checglih, ncconofcc perfona che per Pallidit de beni di quello mdo (fottopoftiaUinuidia& alla fortuna) gli porta comandare, et farlo pervn poco di bene incorrere ingrandirtmimali, quello che anchorapcr Euripide c ftato dottamente Euripide. dichiarato,douc ci dice: 'Ham hberum effe, maximum dico bonum: Quoti fi quii ejl pauper,puter fe diuirem. Et Cicerone ne Tuoi Paradofli dichiarando la Libert fimilmente dille, che la vera libert non era aler chcpo Tempio di tere viucrecomc lhuom volcua.il tpiodi quella Dea uberei. cra nc j m 5 tc Aucntino, ornato di molte ftatue &r cotne di bronzo, onde per lorazione che Cicerone fece  i Ptcfici per la fuacafa, fi conofcc come Claudio lhaucua conlagrataalla Dea Libertdhabito della qualeeradvnaDonnacon vna Itola, vn velo addoflb,vnhaftain vna mano, et nell altra vn capello, folitodarfi iferui, che erano liberati da i padroni, quantunque alcuni altri habbino detto che forte vna campana.GAL. Chequcfocappcllofairein legno della Libert(f co il cappella me io ho pi chiaramente inoltrato nella fine del mio li bro dellantichit di Roma)l vede nelle medaglie battu rein honoredi Brutto libcratoredella Patri a,& di Ccfa quidi fotto al naturale. CALIGVLA. BRONZO: GALBA. ~ TRAIANO. BRONZO- ARGENTO. cnc delia libert nalcc la felicit, io accompa- FELICI gnerqucltacon quella^ inoltrer cornei Romani L- TA fcciono vn tempio et vnalcare,dcl quale fcriuendo Plinio dice che la (latua della Dea Felicit,crafl:ata fatta da rufits!  Archcfilao Pla(les,& coftata  Luculloix.gran fcftertij, (limando i Romani cflcre all'hora i tempi felici, et la vera Felicit regnare per tutto, quando i loro Imperatori haucuono viuuto, regnato lungamente:quando haueuonogencratibci figliuoli,&foggiagati, et vinti i loro nimicijondclapaccpublica regnaua: quando fi feopriua qualche tradimento cogiuratione contro all lm perio,& quando egli era abbondanza di grano,  le naui cariche di quello, et daltre mercanzie arriuauono al portod'Oftiafaluamento. FAVSTINA. BRONZO. BRONZO CARACALLA TACITO ARGENTO. ARGENTO. wj ANTON. PIO. SEVERO BRONZO. ARGENTO. Maqucllacla vera felicit quando la Giuftitia regna in vn Reame, laqualefa che gl'imperatori, i Rc,& le Re ^ia* 71 publichc durano Iungamente:ondeglantichifoIeuono i Principi dire che Giouc fenza la Giuftitia non farebbe potuto fta reinciclo,nclaRepublicain piede pu re vnh ora. E v la Giuftitia vna perpetua et ferma volont di fare ragione adogniuno, &viudo virtuofamente, non fare torto  perfona, rendendo ciafcuno quello che c fuo. Della Giuftitia fono nate due leggi, lvna publica, et priuata Lfgg[ fUm laltra. La publica c di por mte alla comunefalutc de- blica&pri gli ftati,& la priuata  quella (come anchorasaccordail uiU  Iurifc5fuIto)de i particulari. Quella cccrnc la religione, le col fagrc,i Sacerdoti et iMagiftrati:& quella  fon data fulla ragione naturale, ciuile,&: humana:della quale fc piace al lettore di fapcrne piu oltre, legga Plutarco, v lutano. doue,fcriucndo della dottrina de principi, moftra afli: chiaramente quantoprctioIa,fanta, Se ncccflariacofa  la Giuftitia :lacui forza  tale, che ella regna in inferno (doue non virtalcuna)quiuicflTendo cadi gate le fcc H  rr n:i n* DELLA RELIGIONE leratczzc degli huomini fecondo i meriti et grandezze loro.Quefla a Juque volcdo (colpire,  dipingercglantichija (aceuono con vna taflin vna mano, che era la gruatMgii r  tta : et nella manca le dauono lo feettro, ponendola  intubi u federe in vna Tedia nel modo, che lh figurata HadriaGiujitia, no nc jj c f uc mC( J a gIi C- quelli che non hanno cognitione delle cole antiche, l'hanno figurata nel modo, che fi vede hoggi, cio con la fpada et le bilancic,che fono propriamente le infegne,con le quali foleua lEquit cflrcdifcgnatadaglantichi. TIBERIO BRONZO BRONZO ADRIANO- ALEX.M A M M E A. ARGENTO. BRONZO. Che lEquit folle dipinta nel moddettodi fopra,& E ^in luogo dilpadacon vn corno dabbondanza, li vede ta. per le medaglie di Gordiano et di Filippo, non altrimti che fi folle in limile modo il fimulacro della Dea Mone rain quelle di Collante,& di Diocleciano,con lettere, che diccuono, sacra moneta avgvstorvm et nontuf CAESARVM NOSTRORVM. fr loro, per pificurt delle monetc,& perche il popolo conofirefie quando &fotto quali huomini erano fiate battute.Pur nondimeno manc col tempo ( come fanno tuttel'altrc^quefta buona vfanza,& pallate le medagliedi Claudio et di Neronc, non fi trou neviddepi lEquit dipinta con la bilancia in mano. BRONZO. NERONE BRONZO. Soleuono tutti i buoni Principi et Imperatori Romani vifitando le Prouincic fuggette alloro Imperio H 5 ua DELLA RELIGIONE fare lcrcparationi per tutto doue erano neceflrie,& fopra tutto liuiHtarc Je monete, et farne battere dcllc : nuouc per le Citt principali in ogni regione. Ci che strabane, conferma Strabonc, quando ci dice, che i Principi Romani ldono battere monete dargento et doro nella Luigixm- G*tt di Lioneda quale cofa imit Luigi mi. Impera- perutorc 4 . tore et Principe virtuofo et bellicolb, amato da tutto il Rrd ma mondo, quantunque sfortunato fi trouafleneHimprel che ci fece in Vnghcria. Somigli molto quello buon Principe Hadriano Imperatore, con ci la che ei fece-* a#aiviaggi,&nominlcterrc principali, che egli hauc- ua rillaurateal fuo tempo nelle fue monetc.Et ficomei buoni Principi Romani ficeuono fcolpirc le* infegne della Religione nelieloro medaglie,col quello religiof Imperatore mctteua nelle fue monete da vn lato vn tempio con la figura dvna Crocc,& parole che diccuono, c hristi an a re Li ci. et dallaltro, vna Croce maggiore con qucllcaltrc parole > lvdovicvs imperator. MED. DI LVIGI IMPERATORE 1 1 1 iT RE DI FRANCIA. ARGENTO. Non  molto tempo hc vn lauoratore di terranei vafo piena paefedi Lione, trou lauorado vnltio campo, vicino  vna tcrricciuola chiamata Anfa,vn gran vafo di terra troultoa'ppieno di medaglie dargto del detto Imperatore, delle quali(haucdoncio vnaparte)mi e parfo non fuora'pro- Uour ' polito di moftrarne qui di Lotto lcflempio al Lettore. MONETA DI LVIGI IlL 'Mone li 4 MONETA DEL MEDESIMO. ARGENTO. tini A' ri. CICERONE (si veda) Volle quello magnanimo et virtuolo Principe (coli valorofamencc operando, et facendo officio di pio et catholico) moftrarc i Tuoi fucceflri in che modo fi debbe imitare la virt, honorare la memoria de gl'antichi, portare riucrza alla R cligionc,tcmerc Dio, et ama re la Republica& la Patria: Quello, che anchora ci ha infegnato CICERONE (si veda) dicendo, nel fuo libro della Natura Diffinitio i- degli Dei,chc leflcrc pio none altro che la riucrenza w d vut*. c | ie no | debbiamo hauerc Dio,  i noftri maggiori, i pitturi de parenti, gl amici,& alla patria. Quella virt fu dipinta da Antonino Pio in habito di Matrona,  dona vedoua conia fua verte lunga, vnturibulo in mano, chiamalo da i Latini ^cerrafic dinanzi vnaltarc cinto dvn feftonccol fuoco accefo pcrfacrificare. Antonino Wt -r.'- . JWjr . ' -pr  Xttrr 4. onci/ ANTONINO PIO ADRIANO BRONZO ARGENTO diariamente nel libro della Cita di Dio, dice chela vera piet non  altrocheladoratione dvnfolo Dio,creatore del ciclo et della terra, ribattendo et dannando loppinioni de glantichi Romaniche cglihauclfino inRoma(comc afferma Prudcntio)tanti templi &alcari,quah indenti*. ti penluono edere Dij nella Naturaci che tutta volta fivcdechcnalceuada buona intentione, facendo quello per religione : della quale cofa ci fan fede le medaglicdi Giulio Ccfare, di Pompeo, dAugufto, di Vclpa- ln f egntlano, dHadriano, dAntonino Pio, et di Mico Aure- l* rtii&iolio,pienc dantichi inftrumenti di religione, come dvn cappello,dvn lituo, dvn prcfcriculo, dvn fimpulo,dvn coIccllo,chiamatoiVr^//vr,di taze et validi molte fort dequah (come cofa aliai nota) non bilognagi fare pi lunga mcntione. j GIV. ANTONINO PIO. M. AVRELIO. argento. Argento. PtlUdioii Da latto pio di religione, venendo  quello che fi Tnia. debbe vfareinuerfo i padri, noi ne faremo qui fede per lemcdaghe di M.Herennio, che port fuo padre Tulle fpalle,& per quelle di Cefare,doue fi vede Enea, che fimilmente port Anchife nel medcfimo modo, portandoin manpil Palladio di Troiarondc Vergiliolcrifle, ^At t>w ^eneAs. M. HE- DE GL'ANTICHI ROMANI. M. HERENNIO. GIVLIO CESARE. ARGENTO. ARGENTO. Quello medefimo ateo pio pare che habbia concefi. Co la Natura infino  glanimali bruti, onde veggiamo che la Cicogna fofticne et nutrifee il padre et la madre vitti di u nella loro vecchiezza: Cofa da farebene arroflre, et c,f0 ' w * vergognare glingrati, che rendono male per bene i loro benefattori:& da fare adirare infino  Dio, al quale temendo anchora di non difpiacere i Romani, fi vede vieti di che fumo amorcuoli et grati fimilmente ne i proprij fi-  o Imperatrice eh crano> fiati deificati. W I x TERRA. Gl' titubi ftcnficaut noi la ter T4. : TJt GIVLIA PIA FILIPPO. E certo,cofa molco difficile (confderato il numero fgrandedcgli Dij antichi) di potere crollare Je medaglie propofito di cutrpurc fermando la mia imprefa, io m ingegner di ripreientarci tutte quelle, nelle quali furono figurati gli Dij. Dee  modo loro, che portornoqunlche vrilcalIJuimana natura, come la terra, alla qualcfc ono vn tempio, et in luogo che a' glabri Dcifcrificauono con linccnfo J et altri buoni odori,  quella fceuono fcrificio de femi, eccetto che delle faue, et altre col aromatiche : l onde per la medaglia che fece ftamjxtrcCmodo in honorc della tcrra,fi vede che ei la fece a giacere in terra mezza ignuda, come cola ftabilc con vn braccioappoggiato (opra vn vafo,dcl quale efee vna vite,&con Tauro ripof fopra vn globo celefte, intorno al quale fono un. piccole figure che le prefenra- ' no TvnadclTvuc, laltra delle fpighccon vna corona di fiori, l altra vn vaio pieno di liquore,*: lvltimac la Vcttoriaconvnramodi palma et lettere che dicono, te ltvs stabilts, lignificando che tutte quelle cofechc la tetra produce/onoper lavitadelThuomo. MEDAGLIONE CO M MODO. Perhaucre affai lungamente trattato delle feite Ce- C e r e* reali nel mio libro dellAntichit di Roma, io non nc RE * parler qui altrimente, contentandomi folamtc di met tcrc innanzi il rouefeio della medaglia di C. Mcmmio c nummi Edile Curulc, nella quale fi vede Cerere che h in vna ^naltQt mano tre fpighe,& nell'altra vn torchio accefo, &il pie rcu. manco fopra vna ferpe, con parole che dicono, mem I 3 MIVS. AEDILI5 C  R.  ALIA PRIMVS F E C I .tJ Ma per altre medaglie tanto diVoltcio,chedi Panfa, fi vede femprc Cerere con due torchi nel fuo carro, tirato da due lerpi.Etin due altre medaglie fi trouacon la vede alzata, con due torchi, et  i piedi la manica di Tarati porto co tro,& nell altra ilporco,la porca, che gli antichi le foenrere. * Ictiono racrificare,pcrchcguada le biade: onde Ouidio haferitro, Prima Ceres grauid* gauifaej fanguine porca, i Ulra fuas merita cade nocentu opes. debutiti ^ comc cra p cr mcdh dammazare il porco, coli era fcfo fra li proibito dimmolarei buoi nellcrificio di Cerere, perRoawni. chelauorano Se non guadano i beni della terra, onde ouidio. Ouidio xiel 1 1 1 1. de Fadi fende anchora, kA bone fuccintti cultros remouete minijri: %os aree, ignauamfacrij care fuem. lAptd mgo cern ix non efl ferienda fecuri: ZJiuaCi&J in dura fape laboret humo. *Ve. ME MED. h f>   ueihi Cerere e la Pace, con ci lache la guerra porga impedimento al lauoratore di coltiuare&lcminare i campi, eflendo conrtretto di fuggirli &faluarc dentro i bofchj.,0 fu per i monti i Tuoi beftiami. Quello che Umilmente ha bene fcritto OVIDIO (si veda) nel u n. deludi Farti, doucei dice, Pace Cerei Uta \os orate coloni. Perpetuam pacem,pacif cum  Intere a pax ama coldt,pax candida p) Z)uxit aratura fub tuga curila boues. Et poco piu difetto, Pace bidens fornir yue Vigent-jit trijtta Stillini in tenebra occupat arma Jtics. Quando glantichi dipingcuono la Pace col Caduceo, vi aggiugneuonolcfpighcdigranojil corno dabbondanza, lignificando che la Pace era quella,chcf celia multiplicarc il grano et le frutte per la vitadcU'hua i, I 4 uloitioJ - PACE. L4 guerra contraria  Cerere. OVIDIO (si veda)  i h t%J*v Tibullo BACCO. Il buco fi reificato, Bieco. mojondc il raedelmo Tibullo nella x.Elegiaparimentc dille, irnobispax alma y>eni,Jj>icdmejue tenero, P erfluat pomis candidai ante [mot. OTTO ARGENTO. VESPASIANO. ARGENTO. Et l come Cerere haueua la corona di ipighe per infegna,& per vittima la T roia,col al atdrc Libero, altrimente detto Bacco, l ponetiaintcfta Ta corona dEllcra, et il becco  i piedini quale gl era acrificato,perchc guaita le vignc,ondc Virgilio dille, Saccho caper omnibus ari* Caditur. Et nel rouclcio della medaglia di Mol l vede vn faccrdote col Tuo habito innanzi  vnalrarc riucllito dvn fellone, che con vna mano tiene il Jituo,&: con laltra il lmpulo con vn becco innanzi,tcnutoda vnminillro per lacrificarlo.Etio tra laltrc mie cofc ho longuamenteferbato vna Corniola antica, nella quale c vn Satiro, che conduce vn becco fuiralrarc,doue e il fuoco aCccfo per lacrifcarlo allo Dio Bacco. Corniola CORNIOLA ANTICA. f 'Wm. ir Ma perche di Bacco in diuerfe manicre,come farebbe  dire, in for- e to'. ma d'vn fanciullo che abbraccia vn grappolo dvue,& vn'altra volracome vngiouane co vn ramo di Pino, nel modo che fi potr vedere nel libro, che io ho comporto in Latino delle Imagini de gli Dei antichi:per mi e par fo di ripreientare qui al naturale il piccolo Bacco di bronzo,chc ioguardo(comc cofa fi ngu la re et arti fitio* f )tra le mie ftatuc et medaglie antiche. l'iCLOLO MMOLACRO DI BACCO. dantichi lo leuono dipingercilfimulacr. Ciltuv. il Vogliono glancichiffigurado Bacco in quello modo) lignificare che vn'huomo troppo fuggetto al vino,diuta limile  vnfanciuIlo,chcnon fa quello clic fifa. Trouomi anchora due Niccoli antichi, i quali riprefentano quello Bacco ignudo con vnbaftoncin manometto da i Latini Tyrfo,& nell'altra vn grappolo dvuc,& intorno kMcIto' a ^ r,lcc * vni P e ^ c di Tigre, animale particularmentc Bico. 0 4 confacraro  Bacco.Et quanto alle Baccanti,  Bacchidc,o Mimalonidcschc cclcbrauono la fella di Bacco, io ^ ne metter qui fotto leflcmpio dvna medaglia Greca, et M, chegimi don M.Giulio di Calcftan da Parma, grandissimo amatore delle cole antiche idoue da vn laro c Bacco incoronato d HeIIera,& lettere Greche, chedicon av un, cio libcro,& dallaltro fono le Baccanti,chc ballano, facendo vn prclcntc  Dionifio (chccofi ancho ra era chiamato Bacco)con vn fuoco, in fegno di facrifcio, et lettere che dicono aiowvio acpds. che vuol dire, Donod Dionifio.  i,", NICCOLI ANTICHI. MEDAGLIA GRECA ARGENTO. E per glabri due medaglioni di Bacco porti qui di fiotto, dequali vno e di Nerone, et laler dAntonino Pio, fi vedrano lefefte Baccanali, &vn Bacco nel Tuo car buccmmI. rotiraroda d ue Pantere (animali dedicati  lui) accompagnato de Tuoi Satiri con tutto il Tuo mifterio : et qualche volta per due tigri, comcdice Propcrtio, parlando d'Ariadna rapita da Bacco, Lynciius in c*lnm \c&d \ArUdna. tu'u. Et per le medaglie di Filippo &di Gallieno fi vede anchora il tigre, il qual ripreienta Bacco, con lettere che dicono, LI BERO PATRI CONSERVATORI A VQV-sti, rimettendo il lettorcal mio primo libro dellAntichit di Roma, doucpi lungamente io hdifeorfo di a J querti Baccanali.V, ME 1 t 4 - k V km LIBERALIT. XAuitdeU Oberatiti. FILIPPO MEDAGLIONI. NERO. ANTONINO PIO. Si come da Ccrerc e Bacco nalce labbondanza dogni cofa,cofi dallabbondanza dipende la liberalit, Dea delidcrata et cara acuito il mondo, la quale tira  le il cuore dcH'huomo.comc la Calamita il ferro, tanto che lno quelli che habitano nelle eftreme parti del mondo per la loro liberalit ne vengono lodati, anchora che non l fpcri cofa alcunadaloro:!! come vituperati &in poca Rima fono quelli, che fono tutti lepolti nella loro GALLIENO. BRONZO auaritia.L onde f noi porremo ben mente allo fplcn- Liberalit dor della liberalitdi Celare, dAugulto, di Tito, di Vef pafiano,di Traiano,&dAlcflandro di Mammca, trouer rcmochei dura infino a hoggi, ne hard forza il tepo che fi fponga mai : della quale cola f alcuno dubicalfc, vada  leggere Tranquillo, et vedr come Auguftohauc- sartorio ua per vfanzadi diltribuirc fpefl'o al popufo Romano vnagrandiffimafommadidaniri,dai Latini chiamata Congiarium, da Tofeanila mancia, et dai Franccfi larghe zarlc quali quando fi dauono i foldati, fi chiamauono Donatiuojcomc fi vede in pi luoghi nel libro di Taci to,douc parlando di Cefarcgiouanedice,0^/Wr///7^. pulo,Z)onariuHm mtlitibus iedit.'Hc mai mancquefio liberalifiimo Principe nel Tuo Imperio, che palio cinquanta anni, di donare quella mancia, dilhibuendot.il volta xxx. piccoli feftcrtij per huomo, altre volte x l. et altre volte, e CL.comediceSuetonio, tantoch non crafanciullo(purccheci pallafic xi i. anni) che non haueffe qualche colarla quale vlanza fu conferuata da tutti glabri Imperatori buoni &cattiui,chc voleuonohalicre lagratia del populo Romano,come fi inoltrano le Medaglie di Commodo, di Ncronc.di Tito, di Traiano, dHadriano,d Antonino Pio,di M. Aurelio, &: dimoi ti altri, i quali tutti farebbono tropo lunghi  raccon- Congiario . Liberalit di Augusto Cesare. tare. TI IV t/i liberatiti di il. Aure Ito . Pittiti de U Liberati ti. TITO. TRAIANO BRONZO. RRONZO. La maggioredillributioncnon Ci faccua croppafpcff,mala minore fi benc,comch {cricco Succoniordalla quale liberalit cofi vfacainuerfoilpopolo,nafceua che Ipefio fino i cacciui Imperacori erano mtenuti in iliaco &difefi da lui,& da foldaci nella pacc,& doppo hauc rcccrminaca qualche pericolofa et difficileimprefa, nel quale ccmpoquafiordinariamcnccdauono quello conciario, et faceuono quello donaciuo. Onde era le mie medaglie io in ho vna di M. Aurclio,doucfi vede che egli baucua vlaca quella liberalit gi fecce voice, figurando nelrouefcio di detea medaglia la Liberalic,vellita d vna velia funga,. come falere Dee > con lettere che dicono, liberalitas avgvsti s epti m a. nel modo che anchora fi vede nelle medaglie di Gordiano minore, et Tacito Imperatore con altre limili parole, cio, li b e RALITAS AVGVSTI T ERTI A ET QVARTA, C che anchora fccionoin vna altra maniera Filippo il padre et figliuolo, come fi vede per le lor medaglie plle qui appreflo. M.Au DEGLANTICHI ROMANI. M. AVRELIO. GORDIANO BRONZO tt nella medaglia a Adriano &: d Alcflandro Seuero Liberatiti fi veggono in.figurc, onde la maggiore  quella dell- dl 0 Had J]ff Im pcratore federe fopravna Tedia, con vnruotolodi [miro. * carta in vnamano,& con l'altra moftra di donare qualche cofa vno,chc fi prefenta innanzi lui:la qualit et Comma della quale,parc che fia figurata per i punti, che fi veggono notati nel rialto doue ci tiene i piedi,! quali fa cilmente potrebbono cflre il numero de feftcrtij:& laltro FILIPPO PADRE. FILIP. FIGLIVOLO. DELLA RELIGIONE trochemoftradilalire, e colui che riceuc il donatiuo conlimaginc ritta della Liberalit da vn lato, che tiene vn Dado in mano con limili parole, liberalit a ve v s t i ; Dentizione di nobili t. ADRIANO BRONZO ALESS. SEVERO. BRONZO. Ugge de Macedoni/- Ugge delle Amazzoni, crdrglt Sey ti. Il Dado, portato dalla Liberalit,  tanto conofciuto,che io non ne parler piu oltrc,dcliderofo di moftrare che la liberalit nafee da nobilit di cuore: la quale co l fola ha cauGito che i nobili virtuofi fono (lati honorati comegiufo, onde c vfcitalapoflanza reale,& tutti gli altri principati, che mediante la Giu fona et lEquit hanno mantenuti i loro fuggetti 3 6r quelli difel dai loro nimici.Di qui nafee che tutti coloro, che afpirano alla lode et alia gloria, li danno volentieri all'eflcrcitio della guerra, per eflrc tanto priuilegiati:ondeiMacedonijfo leuono condannare colui portarcvna corda in luogo di cinturaci quale no hauefle fatto qualchccola honorcuolc alla guerra. Alle Amazzoni non era permclTo maritarli, fe prima non haueuono fuperato vn loro nimico. EttragliScyti non era lecito a perfona toccare la tazza vafovfato nei facrificij, che non hauc/Tc alla guerra meritato qualche honorc. Di tutte quelle cofc fanno fedele hiftorieRomanc,douefi leggono le qualit de premi) che fi dauono coloniche haueuono fattoqualchc fcruitio alla Rcpubl.come erano le corone c " 0 "' ciuichc,Ie trionfali,Ic murali, et le nauali,infieme con ti- KomLi. toli,cpiteti Sellarne, che fccuono fede della virt loro: onde non c da marauigliarfi,fe Roma venne in coli fatta grandezza, poi che di grado ingrado dTaltaua et ho^ norauai Tuoi foldati, fino alla dignit dellImperio,& il Confido  Imperatore riftoraua il buon foldaco con catene doro,maniglie, corone, et ricchi fornimenti dicaualli,fi come moltra vnEpitaffio che fi vede in Turino, inoltratomi gi dal Symeonc,il cui tenore  quello, C. GAV IO L. F. STEL. SILVANO PRIMIPILARI LEG. Vili. AVG. TRIBVNO COHOR. II. VIGILVM TRI B V NO COH. XIII. VRBAN. TRIBVNO COH. XII. PRAE TOR. DONIS DONATO A DIVO CLAVD. BELLO BRITANNICO TORQVIBVS ARM1LLIS PHALERIS CORONA AVREA PATRONO COLON. D D Et fi come dei buoni Temi nalcono anchora i buoni frutti, cofidegli huomini virtuofinafconoinobili, purc che fianoeflercitati nelle lettere cneH'armi:lequali quado fono accompagnate infieme, fanno che la nobilit fia K CICERONE (si veda). Dichiaratione delti nobiliti. Tlinio. Cornelio Nipote. Tullio. luuenale. Annotile. perfetta et duri fiempiternamentc. Stimauafi amicameli te la nobilita che nafceua dalla gcncrofit del fanguc,difcgnata da Cicerone nelle fue Topiche  qucflo modo, C tntile s fune, qui inter fe todem nomine funr, quia! ingenui s oriundi funr quorum maiorum nemo feruitutem feruiuit,qui capire non funr diminuti. La quale definitionc dice Tullio edere nata daSccuolaPontefice,&io lh intcrprecara in quello modo, Nobili fono coloro che ha no vn me  defimo nome, che nafeono di padri et madri liberi, glan tichide quali non hanno mai fcruiro,nccambiato di (la to,conci fia che la mtitatione faccia perdere la nobilita et la gctilczza, la quale gl'antichi riprefentauono per leimaginijdaloro portate nelle pompe funeralide loro maggiori, come recita Plinio nel xx x ix.librodeUHiflo' ria naturale, Se Cornelio Nipote nel libro de gli Huomi ni illuflri.il quale parlando di Portio Catone cc, Imago buius funeri* grati* producifolet. Della quale oppenione canchora M.Tullio, Se glantichi chiamorno tali imagi ni Stemmata, come fi vede in lu uenale, quando beffan doli di tale nobilita fienza loperc nobili, dice. Stemmata quid ' fucilanti quid prodejl Pontice longo Sanguine cenferif) pt&os o fendere vultas Jrfaiorum?& fante s in curri! us ^AemilUnosI Ariflotilc nondimeno nclv.libro della Politica dicc,che nobili fono coloro, i preccfTori de quali fono flati,  ricchi, virtuofi:effcndolc ricchezze neceffarie per foccor rere la Rcpnblica,&vfiarelalibcra!it, la quale fenza la ricchezza non pu flare.Etfc qualcuno domadafleche differenza c tra la nobilita dAriflotileSr di Sceuola, tifipondo, che Arifltile domanda la ricchezza, et Sceuola non: nonrattclochc la nobilita pu viucrccon la pouert: bench col tempo poi(volendof palcerc di quello fumo di direche fono nobili) fi muoiam di fame : onde nafee che gli antichi faui hanno Icritto che la vera nobilita condite nella virt,comc quella, alla quale non pu mai mancarc:& quello  quello di che ragiona luucnale, dicendo: Tota licet Veteres exornent indizile cera tria:nohiliras fola efyOtque Vmca v ireos. Conci lachclhuomovitiofocheprcdicalafua nobilita, mediante i fattidefuoi antccclTori,condannafemedelmo,non fendo egli virtuofo,& l pu dire di lui quel locherifpofe Anacarfe vnaltro che lo chiamaua bar- Rjpofta baro,& nato nella Scytia,chc fu tale, la mia patria ****&& COME BARBARA MI ARRECCA QVALCHE 1 Nf AMIA, MA TV FAI D 1 S HONORE ALEA TVA che e' tanto nobile et c e nti l e. Circa che bifogna conchiudere che la vera nobilita c quella, g* che procede dalla virt propria, nel modo cheproua Boetionelm. libro di Confolatione,doucei dice,^?#^ J quid ejl in nobilitate bonumjd arhitror effe folum,vr importa noi? dii us necefuudo vide a tur, ne a maiorum V ir tute degenerent. il quale propofito feguita dicendo, TJmu enim rerum pater ejl, XJnus cuntta mmiBrat-. J Ile dedir Tinello radiati Dediti cornua Luna: 1 He h ornine s et ferri* Omne liumanumgenus m terris Similifurgit ah or tu. K i i 4  Dedit f) fider Calo: Hic claufit membri! animo s Celfafedepetitos. Mortale! igitur cunBos Edit nobile germen. Quid gentts fj proauos Jlrepif ? Si primordia 'vejlra ^yiutornujue Deum fieftes, Nullus degener exrat, Ni 'finn peiora fouens Propriumdeferat ortum. Parmi daucrtirc qui il lettore della differenza eh ed tra nobile et generoforcon ci fia che A riftotilc nel principio dellHiltoria degli animali,fcriue che nobile  quel ladifftren lo che c nato di buona razza, et colui gencrofo che non ** traligna dalla fua razzala buona,  cattiua, allegando fccrii gt l'eflcmpiodcl lupo& dcllione. Il lupo (dice egli) far ne ^[ 0 '. chiamato generofo, ma ignobile.Gcnerofo, perche non deihp  digcncra dalla fua cattiua razza:& ignobile perche egli e ieliiooe. nato di cattiuo feme.Ma il Itone l pu dire nobile et gcnerofo inficme.Nobilc,perchc vfeito di buonfeme, et gencrofo, perche non digcncra dal fuo femeronde nafee che fi comclc virt dellanimo meritano deflcrc lodate con parole, lopere virtuofe richieggono dcficrc honoratecon i fatti.Cocluddo chcegli  impoffibile che vn principe, fia grde quato vuole, poffa nobilitare vnhuomo che vuole edere villano : laqualc nobilita ci ha aliai bene dichiarata in vna fua medaglia Antonino Gcta, figliuolo di Seuerojhaucndo fatta dipingere la nobilita inhabitodvnaDonnada benc,conlofcetrro nella mano dirirra. et nellamanca il fimulacro di Mincrua, per inoltrare chelarmc& lelcccerefonoduccofe ccccllcn'ti/dallcquali debbe Tempre eflcrc l'huomo nobile accompagnato. GETA O natura tegli huo.miiu e la no - genio pinta conieruata&.crc(ciuta, per non frimpertintntetrattarc anchqra qualche col dello Dio di Natura, Gir d io chiamato dagl antichi Genio, et il quale ftimaronopadredegli huomini,& figliuolo diDiorpenfandoncllalo ro rligincehc ciafcuno haueffe particolarmente vn ge nGk& vno intelletto diuerfo Se propriojcomc l vede per la medaglia di Nerone, nella quale lcritto, genio a vcvsTijin quelle dAntoninoPio, genio senatvs, in quelle di Collantino, genio pop vii rom ani^ in quelledi Claudio, genio exerci t v vMrfig randolo mezzo vcllito& mezzo ignudo, con vno altare ^io. innanzi A: yi fuocojvna tazza nella manodiritta, et nel-, - ;;  j laltra vn Corno dabbondanza, nel modo che Th dipia to A m rhi ano Marcelli no nel xxv. libro che egli ha fatta 'di Giuliano Imperatore.. K n ANT. PIO BRONZO NERONE BRONZO COSTANTINO CLAVDIO Scriuc Ccnforinoncl libro da lui fatto De die nautiche (ubico che noi nasciamo, noi fiamo accompagnati da vngcnio, chcciconducc,guarda et non mai ci abbati donna. Altri hanno detto, et maflme Fiacco nel lib.chc lares. cilafei  Ccfarc de lniigitdmtnti>che Lare et Genio era b KtUde. no vnamedefima cofa.Et Euclide vuole che ogni huomohabbia due Lari, cio lvn buono et laltro catriuo, chiamado il buono Larc,&: il cattiuo Lemure, come noi hoggi anchora diciamo buono Angelo et cattiuo; pro { jofito dei quali Icriuc Plutarcbo nella vita di Bruto } chc a notte mentre che ci penfaua con vna lucerna accerti alle facccdc della guerra jglapjjarfc vno fpirito in forma dvna perfona tragica, et pi grado che il naturateci quale fubito domand Bruto (comehuomo intrepido che egli era)chi egli folle,  quello che ci cercaflc, et che quello rilpofc,Io folio il tuocattiuo Genio, il quale tu ve drai  Filippo:di che non punto fpauctatoBrutogli diffe,Adunqucti vcdrioinquelluogoul che auennepot innanzi eh eimoriflc:& di quella mcdelima oppcnione fono flati et fonoi noftriTcologi, cio che noi flamo Tempre accompagnati (cornee detto) da vno Angelo buono, che ci guida al bcne,& da vn cattiuo, che ci mena al male.Platone parlando di Socrate loleuadire,chein lui era vno fpirito,  Genio particularc et diucrlo da glaltri-Nel tempo de Romani non era lccito(comelcri uc il Iurifconfulto fotto il titolo T)e \ erborarti oUigationibus) di giurare per i Lari, ne per il Genio del Principe, riputando qucfto giuramento grandiflmo, per chefccdolo& fapendofl, erano puniti grauemte, laonde rom peuonograntichi pi torto il giuramento fitto fotto il nome dogni loro Iddio, che Torto il Genio del Principe lorojlcomehmoftro Tertulliano nella Apologia da lui fatta contro  i Gentili, &Ouidio parlando della cura che hanno di noi i noftri Genij,quando ci dice: Et vigiUntnoJnt frmper in \rbt Ldres. Da quelli Lari fuchiamato Larario quel luogo  parte &fcgreto nelle cafe,doue glantichi adorauonoiloro K 4 >5* Lare c r L( mure- Buoni c r canini falliti. Genio appi rato 4 Bruto. P Ul* Difefo di giurar per il genio de t'imperato, re trai Romani. Tertulliano. Gnidio, f$i, Xf tjfmdro Dij domcftici et particulari,il che h confermato SparbaHfMin tiano, quando nella vita dAlelIandro figliuolo di Mamfui Urtino mea, dice che egli haucua nel luo Larario limagine di GUfuchrf- Giefu Chrifto con quelle daltri Dij.Ne  molto tempo fio. che in Lione fui monte della croce di Colle fu trouara vna Lucerna ant cadi bronzo che mi fu donata, nella quale erano fcrittc coli fatte pa rolc, l a ri b v s sacrvm . 1 con altre pi baflc,^ pi piccole, che lignificandola pu blica felicit de Romani, dicono, p ve lic /e telici* tati ro m a n or v M,nel modo che l vede qui di fottoi ' ~LV CE jTiTJl JL KT1 ' di H ronzo, trovata in Lione Canno LARI B V S SACRVM P. F. ROMAN. Stima 5 r 153 Stimarono glantichichei Lari foller figliuoli della iUri pgiil Luna et di Mercurio, come fi vedeindiuerfi Autori, la oli di uh quale oppenione mi porge materia di parlare di Mercurio lecondo la Teologia de glantichi, che volcuon mercvche la ftella di quello Pianeta facelle gli huomini elo- R 1 * quenti &grAmbalciatori,maflmamente quando egl( stella d ra congiunto col Sole et con Gioue,comeper contrario volcuonoche ci folle dannofo cficndo accompagna to da Martc, da Saturno Et lacaufa perdici Poeti nan ilo attribuito  Mercurio Ambalciator de gli Dei il caduceo, il cappello chiamato Galero da Latini, et laiicaf capo et i piedi, , pcrchevolcuono lignificar, che ficome vnvcccllo vola leggiermcntepcr laria, coli la paroJafcilmcnte efee della bocca dvnhuomo eloquente. I Greci lo chiamornoe PMH2,cio interprete,  Tur- uermet. cimanno,&Dio della Mercatura, perche le parole fono quelle che fono mezzane d fare comperare,  vende- menadirevnacofa. *' a 7 r N T O. coprilo di Plauto nondimcmo et glabri Icmtori pi antichi Mercurio hanno chiamato il cappello Pccafo, come fi vede perle ntafo. Icntture di piu marmi antichi che dicono, cvm m e r cvrio petasato, volendo lignificare cheli come il cappello cuoprclatcfta,cofi le parole fcruono per coprirli et giuflificarl contro alle falfc calunnie degli huomini maligni et inuidiol. Altri hanno detto, che quello cappello lignificauache vn buono Ambafciadoredoueua goucrnarli nelle fuc faccdc fegrctamente:& il Caduceo che Mercurio ha in mano,Ia pace che il piu delle volte l tratta per mezzo d hu omini eloquenti, come l vede in diuerle medaglie de glantichi. VESPASlANO. FOSTVMO. ARGENTO. BRONZO. ylnio Della lignificatione delle dueferpi intornoai Cadu ceo ha Icritto Plinioalli diftefamentc,& per io (come cofa fu peritinola) rimetter il lettore  quella lezione: et pcrfaperncla fauoIa,Higinio, il qualenel Tuo libro t adir in Agronomico ha fatto il medelmo, confermando che f'gnadip*- J Caduceo fu concedo  Mercurio in lgno della pace: " la i 5f la quale volendo dipingere glimperatori nelle loro monete, &moArarecncei nerano flati autori, faceuono battere nelle monete la Dea di Felicit, con vn Caduceo peuciinvnamano,&neira!travncornodabbondanza,figni- T A ficandochc nella pace publica non fi (nte careflia. GALBA TITO BRONZO. BRON ZO. Ne i Comenrari j di Celare fi troua fcritto che i Franccfi adorornoMercurio/rome inucncore di tutte Farti, et guida de camini, (limando che egli hauefle gran poffanza per fare ricchi i mercanti, ci chcconferma Plinio nclxxxnii. libro dellHiftoria naturale, parlando de colofl&ftatue antiche, et doueei dice, che Scnodoro haueuanel Tuo tempo Superato in grandezza di fiatue tutti glabri fculcori,haucndo inx.anni fatto in Auuernia quella di Mercurio d'altezza di c c c c. piedi.Solc uonooltrequcflograntichi attribuire il gallo Mcrc rio,figni beando che i mercanti debbono edere vigilati ti&folliciti lamattinabuonhora, volendo arricchire &farc bene le faccende loro. Tra le mie pietre antiche, io ho Mercurio dorato da franctj. Plinio. Scnodoro fcultor ecctUauifii. mo. Statua di Mercurio fatta in AuMernia. ij 7 Sono (lati alcuni altroch hanno detto che leloquen z fu attribuita  Mcrcurio,pcrelfere (lato ii primo che haueua ordinate et mefl le parole inficine per ifprimefei concetti della mente, deformare vna bella oratione, ncceflaria  gl'Auocati et Procuratori, et pero dille Vitruuiocheil fuo tempio l doueua edificare prefl alle piazze. Grande fu certamente la curiofit et fupcrlitionc de glantichijvolendoche Gioue finalmente fignificafl il ciclo, &Giunone laria, per cflerecofi vicino lvnoallaltro:Nettuno il mare:&Plutonela terra, 8c che la mogi ie di Netruno folle Salaria, et quella di Plutone Profcr 1 >ina,fi come Giunone di Gioue, alla quale attribuirno a cura delle Donne grolljinuocandola in quel tempo cheellcrano vicine  partorire, et poi che il figliuolo era nato (come Diodoro afferma) lalciandone la cura  Dinna,ncl modo che fi pu vedere per l'hynno fatto da Callimaco in honore della Dea. Et quando le Donne Romane che non potcuonoingrauidare,voleuono hauere figliuoli,cllc andauono al tempiodi Giunone,chia mata Luci na,douc llaua vn facerdotc detto Lupcrcalc, che fattole fpogliare tutte ignude et dillcndcre in terra, le pcrcoteuacon vna sferza fitta di cuoio di becco,come fi vede per le medaglie di Lucilla : ne i rouefei delle quali fi vede Giunone  federe in habito didonna vedouacol fuo lecttroinmano come Rcina,& nellaltra vna sferza et lettere che dicono, ivnoni lvcinae. Lucilla Menurio Dio drioquenza. Vitruuio. GIVNONE. Giunoneiutrice de le dine gr 4 uide. Diuotione de le donne Romane 4 Giunone Lucina DELLA RELIGIONE LVCILLA BRONZO. BRONZO cerimonie Quando quelli facerdoti Lupercali corrcuono per dt faccrdo- mezzo le llradc, erano tutti ignudi,eccctto le parti vcrt Lupcrca- g 0 g no f ejC h c erano coperte di pelli di beccbi,llati faenfi cati fu l'altare di Giunonc.Et delle coreggie che haueuano Era pure grande quella luperllitionc chele Donne Romane pcnlalTino (clTcndo coli battute da i sacerdoti di Giunone dhauereingrauidare,&chc la felicit piu grande era di hauer molti figliuoli, come fi vede perle infraferittte Medaglie. FAVSTINA GIVLIA M A MME A. ARfitNTO. BRONZO 155 no in manoandauono pcrcotcdo le mani delle Donne che le norgeuono loro per ingrauidarc. Era qucfto luogo chiamato Lupcrcale nel palagio di Roma, et dedicato allo Dio Lupino, chiamato altrimenti daiRomaniPan Lyceo.Pcrchequiui haucuono gi- poppatala lupa Romolo et Remo, come moftrano le piccole imagini Fatte di bronzo, che hoggi anchora fi veggono in Campidoglio, et le molte medaglie di Confoli et dimperatori. ME DAGL E Di' D io lupino  nero, Pan Lyceo.MEDA. DI SESTO P lOmI l(Zo DE LA RELIGI ONE DOMIZIANO ADRI ANO.  Romolo di poi la Tua morte conlagrato et meflo nel numero de gli Dei, come fi vede perle medaglie dAnconino Pio, nelle quali  Romolo veftito come vn Marte,che tiene da vna mano vnhafta et dallaltra vn trofeo fullcfpallc con quelle parole, romvlo avg. ANTONINO ~P To. BRONZO. BRONZO. La lini plici ta deglantichi fu tale, che non badando roma. j oro j iaue r C deificato Romolo, fcciono anchoradiuerfi templi  Roma, et la chiamorno Dea, dipingendola vna r volta DE GLANTICHI ROMANI, k;i volta vcttoriofa con vna hafta in vna mano,& nell altra vna vcttoria che lincoronaua di lauro, et altra volta con vn globo, in fegno della Monarchia,& limili parole* r o m ae AETERNAE. NERONE ARGENTO FILIPPO ARGENTO. Roma eter no. Et nelle medaglie di Malfientiofitrouano Umilmente pi templi dedicati i Roma eterna, la quale i ldere fopra certe infegne militari,&convn morrione in tcfla, hi in vna mano lo ficctcro,& nellaltra vn globo, che ella prefenta allImperatore coronato dalloro, lignificando che egli era conferuatore del Mondo, come fi vede per ni ff entio vna Prouincia foggiogata che ei tiene fiotto i piedi, il onferu*dardoche egli hi in vna mano,& dellaltra piglia ilglo bordino con la fiua corazza et mantello militare, et lettere intorno che dicono, conservatori vrbis AE T E R N AE. \C l MASSENTIO BRONZO. BRON ZO. Vcfpafiano fimilmcntcfccc (lampare nelle Tue meda SdTRoM gta Roma con vn celatone incapo, la veflecinta, meznrOr meda- za ignuda, lo feettro in mano, gli (liualetti in piedi, col glie di ve- Teuero prediche havn giunco in manovella appogfrajin 0 . gj ata ( a f cttc co ijj ? lettere che dicono, Roma.Ec nelle medaglie dHadrianofi vcdeconvn ramo d'alloro nella mano manca,& nell altra vna Vetcoria con vn globo fotto i piedi. VESPA iiti M. AVRELIO ANTONINO (si veda) BRONZO Mentre che io fcriucuo quelle cofc,mi fu donata vna KmJi. 4 medaglia di bronzo, nella qualeda vn Iato  la teftadel Sole,& dallaltro vna Luna convn globo, et due (Ielle r opra,con lettere fottoche dicono, Roma, lignificante le vectorie et fatti de Romani rifplcndeuono, coll Sole per tutto il mondo, &erano (liti (ino al cielo. ITALIA. MEDAGLIA DI ROMA? BRONZO. Non ballando  i Romani haucrc figurata Roma in tanti modijfcciono quel limile dItalia, corondola come Reina del mondo  federe fopra vn globo (Iellato, et mezza ignuda con vnofcettro&vn corno dabbdanza,in fegno della fertilit del paefe dItalia, come fi vede nelle medaglie dAntonino Pio. ANTONINO PIO BRONZO BRONZO. Volendo  pieno narrare le Iodi di queda Prouincia, noi ci diuertiremo troppo dal nodro intento principale: Pur DEGLANTICHI ROMANI. if enza virtu,ne lnza forza, non far fuora di propofifigura codi ragionare qui dHcrcoIe, che ne guadagn tante in  onclc  Romani voldo figurare la virtiUo ualauirt leuono dipingere il fuo fimulacro appoggiato fopra al fuo ballone,& la pelle dvn lioneauiiuppata intorno al braccio, et altre volte tendo abbracciato Anteo, il quale vccifc, come dice Giuucnalc, - Ceraie il us ctquat H erettiti ^Anteum pronti a tellure tenenti*. Nel quale modo lo dipinfcroanchora nelle loro medaglie Hadriano& Poftumio, con quelle parole, hercvli MACVSANO, HA D. DADRIAN. POSTVMIO. BRONZO. BRONZO. Et fi come la mazza et in lione fono due cofc fortifl- Pm . mc,& la virt e fiata Tempre figurata ignuda, come quel tribuirono la che non cerca ricchczzc,ma immortalit,gloria,& ho norc,comc fi  vifto in vn marmo antico che dice, vi r- U pelle del T VS NVDO HOMINE CONTENTA EST, Cofi elantichi volendo moftrare la virt dHercole, doppo la morte lo figurorno ignudo, con la pelle del lione et con la mazza, &. la mazza et la pelle infiemc,comc fi vede per le medaglie qui di fiotto. PRIN. Ss. JW/ 74 PRINCIPESSA DI MACEDONIA. BRONZO. BRONZO. Q^CINCINNIO III. VIR. AVGVSTO. argento. ARGENTO. mix* di Fu chiamata da Greci quella mazza psrraAc*, la quale Htrcole g lamichi fpefl volte (dipingendo Hercolc)accompa-] Ja Greci gnorono dvn trofeo,&Hercolecon vn ramodAlloro Kbopalos. nc J} a ma dritta,& nella finiftra la mazza,& vna pelle di lione,chiamandolo Vincitore: et voldo per la mazza anchora lignificare la prudenza, conia quale fi gouernaua in tutte le fucimprefe. ;; i CAN. i uaif f [lor llc per coprire il corpo : et i baffoni per offendere i nimici, i 7  ^oWu^,ciocheiciraua lonrano:&i Greci Io figurornoinquello modo, come fi vede per le medaglie di Nerone, doue da vn laro c dipinco con vna corona dalloro, il curcaflo Tulle fpalle et la ftella di Febo, con lectcrc che dicono, a no a aon snrHP.cioc Apollo Conferua tore,l come i Greci vfarono faquila,& ilfolgorc nel me defimoTenfo. A M 4 CLAVD. NERONE. ARGENTO. MEDAGLIA GRECA. BRONZO. Apollo dio di [oiukori di lira. Quella lira fu attribuirai Apollo, perche gl'antichi penfornoche cifofle Dio de fonatori, dipingendolo ancora con i capei lunghi fenza barbala lira, et vn ramo d alloro in mano,& vn altra volta con vna tazza et vna, velie lunga fino  i piedi, per mollrare la fua deit. AN I l ANTON. PIO. CARACALLA. ARGENTO. ARGENTO. Ma i Grecigh attribuirne non folamcntclalloro per vdHoroc 5 la fauoladi Dafne, ma per la virt della pianta Tempre f*sr*to ai verde, volendo mollare l'ctcrnft del Sole, et perche - 1 ella feruiua nella purificatone de i facrificij, et perche la  mai touo factranonla tocca,comciha fcritto Plinio:& pcrchcdi U f* u ~ quella sornauonoi turcafl, le citare, &i cappelli de gli L'alloro de Imperatori, quando trionfauono con vn ramo dalloro dic .* t0 in mano, onde il medefimo Plinio la chiam Portinaea delle cale de i Cefiiri et de Pontefici, et nuntiatrice di \ vettoria, conci fia chela corna d'alloro foleua ariti- 1 camente Ilare legata dinanzialpalagio de gli Imperatori, con quella di Quercia in mezzo, come fi vede per il tcftimoniodOuidio nel primo libro del Mctarriorfo- o iddio. (co douc ci dice, * JMediamtjtie tuebere ejuercum. Delle quali corone fi rrouano tutte piene le monete de gl'imperatori in quello modo,  MONETA RODI ANA. BRONZO.ALTRA MON. RODIANA. ARGENTO. Etne roucfci delle medaglie doro di Traiano, Ha- Vorlpat ' driano>& Aureliano Imperatori fi troua ( fecondo l'v- umc2gul fanza de Greci) fcolpito I Oriente per la faccia del So- de limptle,con lettere che dicono, oriens. Ma in quelle di ratoru Lucio Plaucio fi vede la tetta dApollo accompagnara dadueferpi,comcPythio, et nelroucfcio della medefima medaglia vna Vettoria,che tiene per la briglia i caualli del Sole. TRA Coloffo Rodi TRAIAN CL AVREL1ANO. ORO. ARGENTO, ' Non erTlaTnaTa Tintcntionedi fcriuerc altrimenti del ColofTodiRodi, il quale  la flatua dApollo, perche io ne haueua gi parlato nel fecondo mio libro dellANTICHIT DI ROMA, ma essendomi flato predato vn certo libro Greco antichiflmo, et lenza Autorc/critto a mano da M Giorgiodi Vauzelles Caualierc di Rodi, ed onore della Torretta, quale egli haueua portatodi Grccia, non ho voluto mancare di communicarc a gl altri huomini *r huomini quello, che io ne ho ritratto intorno  quello, nel modo che fcguc: Tra glaltri miracoli del mondo (dice egli) era il Coloflo di bronzo dentro  Rodi Deferito fatto in honorcdel Sole, da Colale in dodici anni,& altodi fettanta cubiti. La bafeche lo fofteneua era trian a. golare, et ciafcuno lato (ottenuto da fettanta colonne di marmo. La (tatua era tutta vota dentro et fatta  (cala  vite, per la quale fi faliuafino la cima:&quiui erano diuerfi ftromenti, che in verfi Iambici faccuono vna mufica foaue. In quella (tatua, la quale era volta inuerfo Egitto, fi vedeua tutto il paefedella Siria, et i nauili che andauono in Egitto, mediate vno fpecchioche ella haucua legato intorno al collo, cttcndo del retto tutta ignuda, con vnafpada nella mano diritta, et nella manca vnhafta lunga,tanto che la (pefa costa ccc talenti doro. Aucnne di poi, che doppo cinquanta anni, che ella era ftatafatta,ellafu metta per terra da vntremuoto, che dur vii. giorni, et coli rotta in Mirrile piu parti ( trouauono pochi huomini, che potettmo ab- trmuoto ' tracciare vnodei fuoi diti grott,& colui che ne comper i pezzi del bronzo, ne caric 500. Camelli.Ma ritornando al noftro Apollo, et alla diferenzachc egli hebbe rifiorii* con Marfiafonatore,come ha fcritto Apulco,nel primo ** A P  9 libr.de fuoi Floridi, dico che  cottui parcua edere coli eccellente, che accecato dalla fua infolenza, non fi vergogn di volere competere nella mufica cori vntanto . v Dio,allaprc(cnza delle mule, le quali, data la fentenza in fauorc d A pollo,fcciono che legato Marfiaad vno al- M bcro per punirlo (come ci meritaua) della fua temerit, fiortiutt. lo (corticaflc, nel modo che ha moftrato Ouidio ne i. t: fuoi isn . Tuoi Farti, dicendo, o uidio. Prouocat et e Phcebum i 4 DIASPRO ANTICO. VITELLIO. ARGENTO. VESPASIANO:ARGENTO. Il iimu Tf  Il fimulacro del Sole, che i Fenicij chiamorno nella tsoledrt loro lingua HeliogabaIo,fu portato  Roma dallImpelatore Antonino, coli chiamato anchora lui, il quale nel (,/ monte Palatino gli fece fare vn tempio (come fcriuc Lampridio)& qui volle che non folamcntci Romani, r ma i Chriftiani et Giudei facchino tutti i loro facrificij, non per altra ragione, fe non perche nella fuagiouanez- rpio dedi za egli era flato fatto fcerdotc del Sole, honorato et ** s : tenuto in grande riuerenzada i Fenicij, per che glha- tiero&mo ueuono fatto vn tempio marauigliofo di pietre quadra- Antonino te, et (come fcriuc nel 5. libro Herodiano) ornato dargento,doro,& di pietre prctiof : onde io ho tra le mie le. due medaglie dargento del detto Imperatore, nelle quali fi vede in abito di fcerdotc di Fenicia facrilicare al Sole con vna tazza in vna mano,& nellaltra vn ramo da!loro,&fopra laltare, doue c il fuoco accefo,fi Vede il Sole,& lettere che dicono ncllvna delle medaglie, svmmvs sa cer do s, et nellaltra, invictvs sacerdos,chc fono i medefimi epiteti del Sole. HELIOGABAL. ARGENTO. FORTV NA. t5rf Io nonmidiftcnder pi oltre fcriucre la vita federata di quello Imperatore, ma bene mi dorr del cieco et tirannico arbitrio della Fortuna, che lo meflc in quel luogo che ci non mcriraua,ficomcanchora veggiamo che ella fa di molti altri  i tempi no(lri,onde glantichi volendo moltrarc la fua portanza, et come ella gouerna tutte le cofe del mondo, la dipinfcro con vn corno pitta* de dabbondanza in vnamano,& nell'altra con vn timone U fortund. Ji nauc fopra vna palla. TRAIANO BRONZO. HADRIANO. ORO. ARGENTO. ANTON. PIO. ARGENTO. 1*7 F,u Umilmente figurata da glantichi  federe in terra col comocopia,& vn braccio appogiato fopra vnaruota,per moflrarc la fua inconftanza, et limili parole, fORTVNAE red ver. Et di qui nacque che A pel le Aprile rrcclcbratilfimo pittore Greco,domandato perche haucuadipinta la Fortuna  federe, rifpof? chchaucuaci fatto per che ella non haucua mai ripofo. ANTON. GETA TRAIANO. argento. argento. Ma quella che noi habbiamo chiamata Fortun a, i Greci lachiamorno sella folle fiata buona,*^ w, ^ ^ *comc fi vedr per vno intaglio antico portato di Gre- fortuna cia,& donatomi da Frate Andrea Thcuet dAngulcmc, nel ritorno del fuo viaggio di Ierufalem.con molte al- Caladi tre medaglie antiche, che io moftrer ritratte, nel libro che io h fatto dellAntichit di Roma, accompagnando in quello mezzo la nollra Fortuna dvnDiafpro, et dvna Corniola antica,doueella c fcolpita con vn corno dabbondanza, et vn ramo dalloro, lignificando DIASPRO antico, corni OLA ANTICA. La fortuna accompagna il Ut to diCefari. Vlinio. Difftnition de la fortuna. Arijlofane.Tempio fuperbo de la Fortuna in Prenefte. Vcdcfi per l'hiforie che vna Fortuna tutta doro acr compagnaua Tempre il Ietto de glimperatori, et che quando ci veniuono morire, in Tua prefenza eraportatailoro fuccelforr.ondePlinio la chiama leggiera, inconftante,&fallacc,come quella che fauorilcei manco degnirnon dimeno, alla verit, la Fortuna non c altro che la prouidenza di Dio, dalla quale fecondo i noftri iteriti noi riceuiamo male, ben.Et la caufa perche gl'antichila dipinfono anchora cieca, fu per la cagione nominata di fopra-di che ha molto bene icritto Ariftofahe nel fuo Plutone,DiodcIleRicchezze:il quale argu  mento h Tradotto Luciano nel fuo Mifarftropos.il detto Ariftofanc fcriue che quando Giouc donale richczzo  i buoni, ei fi moftra zoppo, et porgedole icattiui,corre leggiermente. A Prtfncftc anticamente fu il fuprbo . tempio di Fortuna cdificatoda Sylla, con la Tua ftatu di bronzo dorata, la quale ra di tanta eccellenza cheli foleuadire perproucrbio(volendolodarc vna cofaben dorata w> dorata) la doratura Prcneltina. Nc contento Sylla di quello, cominci  fare il pauimento di detto tempio di Mufaico,cheglantichi chiamorno Lytoftrates, con mirabili figure di diuerl colorali comcPlimo (parlando dei pauimenti) fcriuc nel xxxv. capitolo del xxxvi. libro dcHHiftoria naturale. Et perche la Fortuna pu molto nella guerra, per mie parfo di collocarla preffo lo Dio Marte, al quale i Romani feciono fare diucrli templi,&dandoglifacerdoti, detti Salijdo chiamorno vna volta Vincitore, all'hora cheei porr vna Vettoria (lilla mano:vnaltra volta Propugnatore, Vendicatore, &Pacatore, quando egli haucua nella mano dritta vn ramodvliuoj&nellaltrala fuahalla con la corazza  i piedi, et dinanzi targhe, rotelle, et il celatone,con vn pen nacchio,& lettere cnedicono, Marti pacatori, lignificando che quelli che vanno alla guerra, li debbono lenza paura moftrarc  inimici. M [aito. MARTE- Epiteti di Marte. Qui ua alla guerra non deve ha tter paura. V1TELLI O. ANTON. PIO. zoo Lhaftachc eiportauafu chiamata Qiiiris dai Sabini,& Romolo Quirino,comefi vede per le infralcrittc medaglic,doue egli  dipinto tutto armato, per fignificare,che lui era vendicatore, nel modo che lo chiamarono i Romani. QniriJ. Marte QH* rtno. ANTON. PIO. BRONZO. V aoi GORDIANO. ALEX. MAMMEA. BRONZO. HADRI ANO. ARGENTO. CLAVDIO. BRONZO Il tempio di Marte Vendicatore fu fatto i Roma per Tpioetif Cefare Auguftoin forma tda, cau fa della gucrra.chc egli haueua giurata concra Filippo, per vendicare fuopa da a ugufto dre,come fcriue Suctonio,& Ouidionci Falli, doue ei Ct f* re  dice Tempi d feresf) me vittore Vocaberis Ultori ouidio. Uoueraty&fufoUtnt ab bojlereJit. Scriue Dione neliniUibrodellHiftoriaRomana, che O9at  N 5 ARGENTO. r pmfr.DELLA RELIGIONE Celare Augufto edific quello tempio in Campidoglio} et vi fece portare gli ftendardi &inlcgne militari, con lAquila deRomanirondeil Senato dipoi volendo anchora maggiormente honorare Ja fua memoria, vi fece condurre il carro fui quale egli haueua trionfato. AVGVSTO. L. - CTN NX ARGENTO. ARGENTO. Si come giantichi dipinlero Marte, nelle maniere gi ville di fopra, chiamandolo infieme con Giouc Vendica torc et Propugnatore, et in molti altri modi Greci et Laniche forebbono troppo lunghi  raccontare, coli dir pin AVGVSTO., . Ci, ARGENTO.*>3 jpingendo Venere, la chiamorno Vincitrice, con la Vetraria, Io feeeero et appogiata fopra vno grande feudo, et v e n b altra volta con vn morrionc in luogo di Vettoria, con R E * vna palla, in figno che ella haucua fupcrate in bellezza tutte Falere Dee. Il fuo carro,fecondoil direde Poeti, era carro div e tratto daduocigni:Ecper tanto dice Ouidio, - JuriBif^ue per dir A cygnis 'C arpie iter. CARACALLA M ACNVR B FcX nere tratto da duo tigni. PLAVTILLA. FAVSTINA. La Ve io4 venere La Venere chei Greci chiamorno Afroditi,i Latini 1 hanno detta Dea di bcllcza,&di gencratione,nata(fec6 do i Poeti)dclla fchiuma del marerEt Cicerone nel libro della Natura de gli Dei,parlado di i n i. Venere, dice che Tempio di lvna fu figliuola del Cielo,& di Giouc,&haucre vifto il eMc* hi o tempio in Elide: laltra vfeita della fchiuma del mare: la terza di Gioue& Dione moglie di Volcano:& la quar ta Siriaca di Siro nominato Allarte,chc fu quella mari-J D*r vene* tat l bello Adonc.MaPlatone nel fuo Conuiuio hpo re fecondo fto due Venere, vna cclefteche incita glhuominialbuo vintone. no amorc> et laltra terrena che gli muouc al piacererdicendo chela prima fenza madre fu figliuola del CicIo,& venere uc- 1^ altradi Dione &diGioue:Iaquale 1 Fenicijvenerauo ne rata Tcnicij. ta dai no afiai, per cflere (lata moglie d Adone, et Adone nato nel pacic loro, onde in memoria della mortedi quello lamentandoli lefaccuono facrificio:le quali fuololc opinioni et fu perftitioni lanciando tutte in dietro, venghiamo vedere come fenfa laVcttoriala dipinfcCefare Dittatore nellefue medaglie. ARGENTO GIVLIO CESARE. Et ne ANTICio* Et ne i rouelci delle medaglie dargento di Cefa re mi norc,fi veggono due Cupidi condurre il carro di Vene- corrodi ut re volando, et lei che ticncabbracciato il fuofccttro con 11,. lo d 4 duo lettere che dicono, lvc n ivli lvcii filii. cupidi. GIVL. CESARE ARGENTO AVGVSTO ARGENTO. Auguftodipoi dedic  Giulio Celare il tempio di Tempio di Venere Genitrice, coli adorata da i Romani, &alla qua- j' n ' rede ' le haucua Cefarc fatto vn bullo di perle, le quali (come A u g u ji 0 fcriue Plinio nel libro xxx vi. dell Hilloria naturategli Ctfurt, haueua portate dInghilterra, hauendo prima farrofabricarla detta figura diVenere Genitrice da Archefilo:& per la fretta di dedicarla,non fi fendo potuta fornire, coll imperfetta la colloc nel mezzo del fuo Foro. AVGVSTO CES ANT INOVS. Tempio  fAntinoo magnifico e di fiotto da Adriano, fopra il Ni lo. Taufania in Artack. Io non hare altrimenti qui fcritto d Antinoo, quali tunqucHadriano Imperatore lo faccflegi deificare, fc 10 non mi forti per forte ritrouate due fue medaglie, che 11 detto Imper.fcce battere in honoredi quello, doppo chcei fu morto, accompagnando Hadriano nellafuapc regrinationc fopra al Nilo:il quale non cotento di quello, et doppo haucrlo pianto molti giorni, gli fece edificare vn tempio, &vno altare, con vna Citt chiamata dal fuo nome,douc mefl faccrdoti et Flamini per farti lcrificio:&in Arcadia nella Citt di Mantinea feccfir milmcntc vnaltro tempio celebratiflmo, con ftatuc ne igynnafij,& per tutta la Citt fono nome di Dionifio, come narra Paufania.EtpcriI rouefeio dvnamcdaglia chio mi trouoncllcmanij riprefentato il tempio magnifico eh Hadrianp fece edificare fopra il Nilo in fuo honore,& adornare et arricchire di belle ftatue& indagini, con talcinfcrittione, AAPiANos okoaomhen, che voi dire, adrianvs constrvxit, frdifottoil tempio de glAntichi romani. tempio  vnCrocodilo, animale particolare del fiume Nilo, nel quale mori Antinoo. MEDAGLIONE GRECO CANTI NO O. k MEDAGLIONE GRECO DANTINO. Antmoo tu Ma nell'altra fua medaglia fi vede vn giouane di Biti toin b iti- n i a Ji marauigliofa bellezza con lettere Greche che dico nO,OZTIAlOZ MAPKEAA02 O IEPETt TOT AN *  or. et dallaltro lato, t 012 axaioxx an e hke, cio, HOSTILIVS MARCELLVS SACERDOS ANTIN0I acheis dic avit, et nel rouefeio della medaglia c il eauJb fcolpito il cauallo Pcgafo,& Mercurio con i talari et il regdfo. Caduceo. DAGLIONE GRE D'ANTINO. Finalmente per l'intera cognitionc de i templi antichi, quanto alla religione io ne ho farti ritrarre 1 1 1 i.qui di lotto, de quali pcreflre le medaglie logore, non ho potuto tirare (enfo alcuno. CL. NERONE. TITO. BRONZO. BRONZO. SEVERO. bronzo. bronzo. L vicini o di quelli quartro templi,fattoin forma ron VESTA da,parequafi limile  quello di Velia tanto riuerira da r Romani, per ripofare l dentro Iaftatuadi Mi nenia, ftata portata, da T roia:& la quale era in tanta vencrationc O no Tempio di Pace abbru ciato. DELLA RELIGIONE che mai huomo non lhaucua vida.Nondimeno quado abbrucici il tempio della Pace, il fuoco sappic anchora  qucfto,onde le vergini Vedali prefo il Palladio, et con cdo paflandoperla via facra, lofaluornofno al palagio dcirimpcratorcj&vcdefi il Tuo ritrattone irouefei delle medaglie di Vcfpafiano,& di Giulia Pia, che non  altroche vna piccola datua di PaIlas,con lhadainvna mano, et nellaltra vno brocchiere. VESPASIANO. GIVLIA PIA. ARGENTO. ARGENTO. CLAVDIO VESPASIANO. ARGENTO BRONZO. Fedo DEGL'ANTICHI ROMANI. in Fccionoglantichi quello tempio di Vefta informa Tempio di tonda, llimando che tale Dea folTe la terra, et il primo fu Numa corniciarlo per addolcire, ltto Ipctie direligione, la ferocit de Tuoi fuggetti. EVINTO ARGENTO. NERONE. ORO. VESPASIANO. ORO. Lentrata dfq nello tempio era vietata  glliuomini, comenoi hoggiquclla deMunilleridcIIc nollre Mo- ^ nache gi (late riformate :& il numero delle Vertali fu drOcvrfiancl principio mi.&dipoiv i.& coli dur lungarni nte, w O  z mi come mollrano le medaglie di Fauftina, et di Lucilla^ iu'vr/l nc ^ c c I ua ^ fi vede il loro modo di facrificare,con i loro li. vefti menti bianchi.chia mari dai Latini Sufftul*, lun ghetti et quadrati, tanto che le ne potcuono coprire la iella, et Maflma tralalrrefcome farebbe tra le noftrc la BadefTa)hauere come prima il fympulo (vafo ordinato peri facrificij)in mano, et laltra innanzi alci, chela riguardaci turibulo in mano Umilmente detto ^cerradi Latini, col quale(facendoalIa Dcafacrificio)d lo incendo alla Dea fopra allaltare, dipinto inficmc concila nel modo che fi vede. '-'FAVSTINA: medaglione di BRONZO. LV CILLA. Augmcntorno col tcmpo quelle Vertali fino al nume fiali orditi* ro di vcnth&bifognaua per edere Monache cheellefof tt al [imi-  no natc Ji padre libero non feruo, vergini, et lnza ma fta. 1 Vt ~ cula alcuna nella loro pcrfona,& det di Tei anni fino  dieci, nel qual tempo era loro infegnato 1 vfo del facrificare,comc moflra la medaglia di Fauftina, netta quale fi vede la piccola Vellalc riceuuta dentro al Munifleroda quale zi 3 quale  capo daltri X. anni faceua lcrificio, et ncllvltimo della fua vecchiezza inlgnaua all'altre que- fiomedefimo,con qucftaconditionc,chcinxxx. anni vajffti io. fi poceuonomaritare,quatunquc(pcrquellochc filcg- jj IHp p 0 u ge^tutte quelle che cxercitorno quella vita, furono sfor uano mari lunate &. capitorno male. Etpcrchedi fopra habbiamo ttrc  detto che la principale di Ioro,cio la Badeffa fu da i Ro mani chiamata Maflma : noi prouerremo quello per due Epitaffi antichi fiati ritrouati  Roma nel noftro tempo,1vno de i quali comincia, &fornilcc in quello modo. Epitaffio di Fiatila Manilla U e fiale. FL. MANI LI AE V V. MAXIMAE, CV1VS EGREG1AM SANCTIMONIAM ET VENERABILEM MORVM D1SC1PLLNAM INDEOS QVOQ. PERVIGILEM ADMINISTRATIONEM SENATVSLAVDANDO COMPROBAV1T AEM1LIVS FRATER ET RVFINVS FRATER ET FLAV1I SILVANVS ET H IR E N E V S SOROR 1 S FILII A' MILITUS OB EXIMIAM ERGA SE lIETATEM PRAESTANTIAM Q Epitaffio di Claudia Elia Claudiana ZJ e fiale. CL. AE LI AE CLAVDIANAE V V. MAX. RELIGIOS1SSIMAE BENLGN1SS1MAE Q. CVIVS RITVS ET PLENAM SACRORVM ERGA DEOS ADMINISTRATIONEM VRBIS AETERNAE LA V DIBVS SS. COMPROBATA OCTAVIA HONORATA V V. D1V1NIS ADMON1TIONIBVS SEMPER PROVECTA. Erano quelle vergini Veftali hauute in grandilfima vcnerationcdal popolo Romano, come fi vede nelquin veneranoto libro della prima Deca, di Tito Liuio, douc feritto wrfoUv* c b c rincontrandole vna volta  piede Albino huomopo fiali. polare,comadalla moglie et a i figliuoli di Icderedel carro, perfarui fiilircfopra levcftali: &quefto aueniua pcrlarfucrcnzachc i Romani portali ono al fuoco pcr- fuoco per - p Ctuo,che ledette Monache tcncuono Tempre accefo,d pttU ' qualcfe per dilgratialafciauonofpegncrc, elle erano dal gran Pontefice acerbamcte caftigare,quantunquc ogni r inoiutio- annofoflTcda loro rinouato,quafi nel modo che fogliane del fuoco mofarenoidcl gran cero di Pafqua.Su laltare degli He U fitto fan brei fimilmcntcftaua Tempre il lumeaccefo,fignificanno in anno . do che le grafie di Dio Ita no Tempre per gl'huominiapparecchiatc tanto di d, che di notte:& nella miftica Tco logia de glantichi Verta non fignificaua altroch fuoco, ilquale(comedicc Furnuto) perche nel Tuo continouo mouimcnto per le medefimo non genera nulla,per era dalle vernini guardato : &i Poeti anchora (parlandodi fuoco. Vefta)lhanno Tempre prefa et intefa in qucfto fcnlo,co me fi vede in Ouidio,quando ci dice, Nectu aliud "vejlam ejuampuram intelligejlammdm, Natdque de fiamma, corpora nulla. vides. Iure igtur virgo e[,(jua [emina nulla remittt, *tiec capir comires virginitatis amar, dciicvc- Anzi furono quelle Veftali in tata auroriti,chelpcf flali. Co pacificornoinficmeil Popolo Romano nelle guerre ciuili:& ho ollruato io che,quado entrauono la prima Lt ve fiali volta in Muniftero fi tofauono, come anchora hoggi fan togate. no ] c Monache noftre: ne era loro permelTo di lafciarfi piu DE GL ANTICHI ROMANI. pi crefcereicapegIi,comcfi vede in Plinio, quando al xvi.Iibro dcHHiftorianaturale fcriue: Antiquior lothos efiejua Cem prouinciarum omnium me fi agra decepit,. 'Non ftnt hac "pitia terrarum, nihil imput ernia aufiu, nec rubigofe getibus ohfuit, nec auena frugei necauit. Sacrilegio annus exaruit. Ne cefi enim fiit perire omnibus quod religionibus negabatur. Quid tale proauipertulerunt,cum religtonum miniftros honor publicus pafeeret A' i quali argu menti rifpofe poi affai bene Prudentio,moftrando che innan* O 4 ir 5 Le Veftali haue ujno lor vitto dal publico. Teodofo imp. Cbriftiano. Symmaco patritio am bafi. Amba f. di Symmaco nulla . Aifroja de Prudcntioi Symmacozi che il Palladio, ncVcfta, ne lari, ne Dei penati foller itati portaci Roma,ilportodHoftiacra picnodinaui li carichi digrano,i granai pieni imilmtc,& tanta gran de abbondanza di viueri erano in Roma,chc neiTunofo reitiero che vi venifle per vederci giuochi Circci,non mor di famc,& che fc tal volta la terra iterile non renderla le biade in abbondanza, naiceuaqueito, per cagio Trudtntio. ne dcH'aria. per altri accidenti naturali, il cheanchora meglio dichiara nel principio del iuo libro fecondo, doue dice parlando contro Symmaco: Ultima legati defitta dolore querela ejl, ! Palladiu quod farra focu,vel quod fip'u ipfs U irgimbm } califque torti alimenta negentur. h XJeJlales folu faudenturfumptibus ignei. Doppo laqualc rifpoitadcicriucndo la vita et modi honciti delle vergini Vertali, dice in quello modo: Qua nunc Oefalis fu virginit tu bone fot, 2)ifcutiam,qua lege regat decus omne pudori*. kA c primum parua teneri i capiuntur in annis, lAnte Voluntati* propria, quam libera feda Laude pudiciria feruens,(Q amore Deorum, 1 tifa maritandi condemnat vincala fexus. Captiutts pudor ingrata addicitur arit, Nec contenta perir miferisfed adempta voluptas, Corporii intatti meni non intatta tene tur. Necrequies dar uri Ila torli, quii ut innuba cacum ZJulnuiy&' amiffat fujjnratfoemina redat. Tum,quianon totum JJ>es falua interfeit ignem, Nam refdes quandoquefaccs adolere licebir, Feda Dtfcrizione della uita delle Ve fiali. FeJldrjue decrepiti s offendere flammea canti Tempore prafcripto, membra intemerata retjuirens, Tandem virgineam fajlidit Zdeja feneBam, 2)um rhalamit habilis timuit Vigor, irrita nuUns Foecundauit amor materno vifcera par tu, Tdubir anta veterana [acro perfunBa labore, 2)efertisejue foca, tjuibus ejl famulata tuuentus, Transfert emerita* ad f ultra iugalia rugar, Z)ifcit & in gelido noua nupra repefcere leBo. Intere a dum torta vagos ligat infula crine s, Fatalfjue adoler primas innupta facerdos, Fertur per mediai vt publica pompa platea t. Rilento refdens, molli scejue ore reteBo Imputar attonita virgo ffeBabilis Vrbi: Inde ad concejfum cauea pudoralmus expers Sanguina, it pietas hominum vifura cruento s Congrejfu, morte fjue,^d vulnera Vendita pajlu Spellatura facris oculisfed et illa Verendis, Vittarum infignU phalerufuiturtjue lanifis. 0 tenerum mirimene animarne onfurgit ad iBus, Et tjuoties viBorferrum iugulo inferir, illd T)elicias ait effe fuas,peBufe]ue incentri TJirgo mode fi a iubet conuerfo pollice rampi, *He lateat pars itila anima vitalibus ima girini impreffd dum palpitar enfe fecutor. Hoc illud mentum efl,tjuod continuare feruntur Excubiat, Lari] pr maiejlate palati], Quod redimane viram populi.procertimaue falutem, Perfundunr quia colla comis bene, Voi bene cingane Tempora taniolrsjtf litia crinibue addane. 9 5 p ompa iti le V filali nel tempo di Prudenti. Di qual ma feria fabricauono gli antichi le imagini. p aufania in Arcadie if. \A uite  mtn fugget ta  corrosione. U8 Et quia fubterhumum lujlrales rejlibus Ombri In fldmmam tuguUnt pecuJes,&' murmurc mifeent. Quello c tutto quello che Prudentio fcriue della fuper (licione et pompa delle Vertali, che acconcic lafciuamente andauono fopra i loro cocchi, o carrette  vedere tutte le felle St giuochi cheli faceuono ne i circhi et Amfiteatri et (oltre  quello che fi conuienc allhabito,& lanimo pio de i religiofi)pigliauono piacere di vedere i gladiatori combattere con le beftic feroci, et ammazare le pcrfone,ondc Prudentio nella fine de verfi fopradetti priega l'Imperatore di tor via coli fatti fpettacoli crudeli, dicendo in quello modo, Te precor ^ Aufonij T)ux ^Auguftifme regni, TJtum trifie ftcrttm tube *s,yt exter a rolli. Hauendo  baftanza fcritto de templi, et nomi de gli Dei et Dee de glantichi Romani,rcfta  vedere, et faperela materia della quale ei fabricauono le imagini Sellarne loro. Qucfteerano (come IcriucPaufania) dcbano,darcipreflb,di cedro, di quercia, di loto,di milacc, et di boflolo, anchora che Teofrafto vi aggiunga la radice deUvliuo per le ftatue minori, et Plinio la vitc^ quando ci dice dhauere veduto nella Citt di Polonia il fimulacro antichiflmo di Gioue fatto di legno di vite : la quale cofa io crederrei facilmente potere effere fiata vera, confiderato che Ce glantichi eleggeuono i fopradetti legnami, come quelli che durauono aflai, la vite fenza dubbio,  quella che  men fuggetta alla corrozionc,ficome fi  villo per diuerfe fperienze, quantunque la ftatua di Mercurio in Arcadia non forte fatta dalcuno de i fopradetti legnami, ma di quello che c chiama zip chiamato Thya,& da Homcro Troetbes ; la fpctic del rhya. quale  limile aHarcipreflb di rami, di foglie, d'odore et di frutto,&comcfcriueTcofrafto, tenuto in pregio per lodore tra tutti quelli, che nafeono nella contrada di Cyrcne,foggiugnendo che della Tua radice fi faccuono anchora mille intagli et cofc pretiofe. Vfiirono fi Gli antichi milmcntc glantichi di fare ftatue di cera et di falc, onde u b aron ? di non  molto tempo che in vna grotta preflo Volterra i magni et nefurno alcune ritrouatc, fi come anchora fi trouano molte cole antiche di vetro, tra le quali io ho vn vafo fatto in forma della teftadvn Moro, et ripieno il fondo di certa compofitionc anticaglie fa molto di buono, il qualccon molti altri fu trouatoginel Delfinaroin cala del fignore della Motta, che ne fece prefente alla buona memoriadi Monfignore dOrliens. Adopcrorno oltre  quello glantichi nelle imagini loro, loro, largcto, il bronzo,il ferro, lo llagno,il piombo, lauorio, &ater ra grafia detta arzilla, accompagnandole permaggiorc ornamento de iloro templi, di pietre pretiol, et finalmente fi feruirono dogni forte di marmi, portati dilon tani paefi. Dal quale ragionamento venendo al modo &ordinedelorofacerdoti,&facrificij,dircmo cheque- f^dlu Ili fumo diuerfi,comeil maggiore,& minore Pontefice, Romani. Flamini, &Archiflamini, che tcneuono i primi ordini fagri:glAuguri per glvccelli:i Salijper Marte, et altri preti particulari (quali come i noftri Canonici) che furr rr l 1  i i Sacerdoti no afiegnati alla memoria de loro Imperatori, da poi che Augnati egl'erano fiati deificati, come glAuguftali dAugufto, glHeluiani d'Heluio,gr Antoniani d'Antonino, glAu - TulTianU rcliani d Aurelio, et i Fauftiniani di Faufiina, tutti oidi- f*fiinia- na nati per la religione, piet, et fntit, la quale Cicerone interpreta per la fciza dadorare i loro Dei,  pi rollo demonij,& per fare facrificij, cerimonie fagre,dedication',confasrationi,(uppIicarioni,proccfloni, voti &altre loro vane pompe diaboliche, et vane fupcrllitioni. Sicrrdotio ic i futi Amili. QUffto fienfi do  detto da Li tini. Ambir tuli fieri. 2) e s^t Cervo ti 1 et fz^ti Ornali elei facrificio chiamato isi mheruale . Omolofuil primo inuentorc di quello ordinc,8c dicreare il primo facerdotc per i facrificij publici intorno alle terrc,& alle biade, acciochc elle crcfccffino in maggiore abbondanza, pigliando per infegna vna corona, girlanda di fpighe, legata con vn cintolo bianco, ne palfauono il numerodi xn. Quelli cof fatti faccrdoti,&il modo del loro facrificio era tale. Il primo di quelli facerdoti accompagnato da tutti graltri,&r coronato dvna girlandadi quercia, cantando le Iodi di Cerere con vna troia, vna vacca pregna circundaua tre voltci campi pieni di biade, et doppo hauerebeuto del vino,& del latte innanzi che fegarc le biade/acrificaua Cerere la troia,  la vacca. Et il paftorcvolendoalficurarcilfuo belliame dalla rogna et da tutte altre malattie, gli fpruzaua prima 1 acqua fopra, &di poifatta vnafaccellinadaIloro,& di fauina mefeolata con zolfo Iacccndeua,& tre volte circondando il Tuo belliame con certi verl facri Io profumaua,facrificandoneHvltimo vna torta di miglio, et di latte alla Dea Pale,auocata dei pallori, credendo in quello modo rende, in rendere ficuro( come e detto) il Tuo gregge da tutti quanti i mali. ~1d E q L V g V X I, ET Z> E U lor dignit. Verta fpetie di religione fu portata  Ro- cicerone ma et inlegnata da i Tolcani, la quale Agre. Cicerone (per eflrc flato di quefto ordinc^ Icriue nel libro della Natura de rate di pr gli Dei, 8i doue egli hi parlato de Diin- ^tf^aiKo natione,cllerc fiata tanto venerata da Romaniche non mani. harebbono mai fatto, ne deliberato cofa alcuna dentro o fuora di Roma,che prima non haueflno prefo lAugurio. Anzi venne quella dignit in tale riputatione, rifpetro allhonorc et vtile, che ne riceucuono quelli eh erano Auguri,che i primi Romani cercauono dentrare in quefto laccrdotio, come fi vede per le medaglie di Pompeo, et di Cesare Dittatore, che vi mcllanchora M. Antonio et Lepido, nelle quali fi troua il lituo(bafto- m. Anione torto et limile alpaftoralcdeinoftri vclcoui^ilfympulo,i 1 cappelloni vafo,&i pulcini, tutte infegne che moftrano la dignit &cofe necclfaric  quefto officio. IL LI  IL L 1 TU 0, S USTORI B UVgurale deglantichi Romani. GIVLIO CESARE. POMPEO. Argento argento. M. AVR. zz 5 M. AVR. ANTONINO, ET AEL. VERO. RESTI T. ARGENTO. ARGENTO. ARGENTO. M. ANTONIO. ARGENTO. ARGENTO. Erano Nuwfro de gli Auguri. Auguratorio. jJtuoJbajlo ne Augurale. zi 4 Erano in quello Collegio degli Auguri tre nel principio diputati,caufia delle treTribu,&di poi quattro comeficriueHalicarnalo. Madomandando il popolo col tempo che quello numero folle crclciuto, ve nefuro no aggiunti cinque della Plebe et mi. Patri tij, et coll continou dipoi femprequeftavfanza di noueinterpreti de gli Dei fino alla fine. Il luogo, nel qualcfipigliauono glAugurijiera mododvn tempio, douc lAuguratore ftaua lcdcrccon latclla velata, et il Lituo in mano,col quale fegnaua 1 quattro angoli del ciclo, eficndo veftito dvna verta doppia, et lunga,tintain Scarlatto, &chiamata Lena, o Trabea da i Latini, come fi vede nelle medaglie di M. Antonio, con tale infcrizione, MARCVS ANTONIVS LVCII FILIVS MARCI NEPOS, AVGVR 1MPERATOR T E R T 1 V M. Et in vnaltra fi vede la terta del Sole, con tali parole abbrcuiatc,TRlVMViR REIPVBLICAE consti. TVENDAE CONSVL DESIGNATVS ITE R VM ET TERTIVM: et figurate con altre di LcntuloSpinter,nel modo che fi vede qui di fiotto. m. anto"n ia ARGENTO. Lcntu LENTVLO SPINTE R.. ARGENTO. ARGENTO. Ec per venire alla conclfione di quanto io voglio vtjtidiftfcriuerc de glAugurij, io metter qui dinanzi la. figura a* ritratta dVn medaglia dargento dAugusto, nella quale SUuU ' fi veggono ifacerdoti conlorovcfti lunghe, et il fimpu I . lo, et lituo in mano x tutti inrtrumenti accomodati alla loro religione, V P  H] k i fi Wc ite  xXrGygt ET SACERDOTI. CHE. PORTANO L'Vfittgnt tltld religioni per mejlrdr U fitti. Quanto allaugurio de Galletti, et del loro beccare, onde glAurpici de i Romani folcuono pigiare laugurio, et giudicare delle cofefuture,anchora che io ne habbia ragionato qui difopra,&chcioci ftimicofa ridicu la, vana et piena di fuperftitionc, io nondimeno non ho voluto mancare per fatisfatione del lettore et de gli amatori delle buone lettere di moftrarne qui Ja.prefente figura. P a FiayK^f  ITA ATT A Dt-LL c/f JUXD^GtliA D'iAMgmtt iiJU.Lef it rriummrt. I Romani hcbbcro in tale venerationc i lacerdoti drepolli allo Aufpicio, che ei fondauono tutto il loro giuditiodcllccolcaucnire et di quello che doucuono fare,(opra il beccare de polli, non cominciando alcuna imprefa che prima non hauclTno prefo quello augurio,ncl quale f vedeu ono beccarli allegra mentc,piglia *uonotalcofaperbuonfcgno,&lcalrrimentiaccadcua, ne de ronon faccuono in quel giorno cola alcuna. Lhuomo, che baueua la cura di quelli polli, li chiama ua pvll a  Rio, et la gabbia,  Hia douc erano rinchinl, cavea tVL l aria, fatta nella medelma forma diqucliachcl vede di marmo nella loggia del palagio dei Cardinale Cclsin Roma,accompagnara dvn bcllilHmo epitaffio pollo qui di Lotto nel modo chefegue, wt I. 0 ST1U *P ZJ L L ria, ritratta n marmo antico in Roma . M. POMPEIO M. F. ANI ASPRO LEG. XV. APOLLlNAR.> COH. III. PR. PRIMOP. LEG. III. CYREN PRAEF. CASTR. LEG. XV. VICTR. ATIMETVS LIO. PVLLAR1VS FECIT ET SIBI ET M. POMPEIO M. F. ET C1NCIAE COL. ASPRO SATVRNIN, FILIO SVO ET VXORI SVAE M. POMPEIO M. F COL. ASPRO FILIO MINGRI U.varro. 1 fdctrioti differenti fecondo le dijferentt de gli Dij. Ornamento del flamine Diale. Del Flamine Diale. Sacerdoti di Giouc& di Marte fumo oradinari, et chiamati Flamini da Numa Pompilio: onde Varrone nel libro della Lingua Latina dicc,chcgrantichi hebbero tanti Flamini j. quanti haueuono Difc come il Diale di Gioue, il Marnale di Marte, il Quirinale di Romolo, il Volcanale d V lcano, et molti altri alla differenza de noltri che noi chiamiauono Vcfcoui, Archiuefcoui, Patriarchi, Cardinali. Mail Senatodipoi ordin anchora Flamini  ^'Imperatori diati da loro deificati-come glAuguftali per Augufto,& gl Antonini per Antoninoctra quali il Diale era meglio vellico de gl'altri, et haucua la fua Tedia dauorio, ordinata loiamente per i Magiftfaci, &il Flamine lolo portauail cappello biancojfcnza.il quale non gli era lecito vfeire fuora dicafaCAP .. z)i CAPPELLO DEL FLAMINE ritratto et i>n fregio antico di marmo eh e in /Lorna. De Sali], Ra tutti quelli faccrdoti ne fece Numa anchorax 1 1. chiamati Salij,da i Etiti Io Icnni,che ei faccuorio ne i loro facrificij. Et dipoi Tulio Hbftilro gli crebbe infno x xiiil et di x x 1 1 n. alla fine flirtanti che feciono vngran Collegio^, ne potcuono cfleredi quello ordine le non quelli, che non haueuono padre ne madre. Di quelli Icriu Tito Liuio, egli andauono cantando et ballando per mezzo la Araba, et cantando veri! Saliarij ne \ij. h uomini Epuloni. Er quanto fi  potuto conofccre, quello ordine dEpuloni era vna fpetie di faccrdoti,trouatida i Pontefici ppr ordinare! conuicichei Romani faccuono,cclebran do le fede de i loro Dij, annuntiando il giorno nel quale fi doueua fare la cena di Gioue:doucfc per fortuna accadcua che la folcnnit non foflcintcramcnte oflcruata,con ledebite cerimonie, ci lo diccuono  i Pontefici, che rimediauono  tutto ; quantunque i i lutili*. GrccigHchiamaflbno piuto{lt^f, cio,faccrdoti di buon tem po, che fare facnficio  i loro Dij. L. CAL xjj L. CALDO SEPTEMVIR EPVLONE. ARGENTO. Vedeli la memoria di coftuianchorahoggi in Roma Vir le quali interpreta* tc voltano dire,ch'ella fu fatta in ex xx. giorni per tc> ftamenro di Caio Cornelio,Tribuno della plebe, et del numero di quelli v 1 1. Epuloni, moftrando lautorit et portanza che egli haucuono con limili parole, tv c ivs CALDVS SEPTEMVIR EPVtONVM. De due y cl xv. huomini. Tarquino fumo ordinati due mini per fare fieri ficior quali ne agg Zeftio et Licinio Trib ol fletter lino  temp Sylla,chc veneaggiunfcv.altri lcuan donc duciamo che in tutto furnox v.lacerdoci fulamcn M buonitc:lofficio de quali era d leggere et interpretare i librila P 3 mento il tm. Jo; @T religioni bui Deorum immorta lium, (g) flemma Xeipuhlica pratjfe \>oluerunt,'vt ampi fimi clarifiimi Citte; ReipuMicabene gerendo, Pontifico s religione; fapienttr interpretando, Rempuilicam conferttarenr. Laonde per meglio inoltrare la lua autorit et dignit chcglantichi (timauono tanta, eiportaua vn cappello, fatto nel modo che l vede per le medaglie di Celare Die tatore in compagnia del fimpulo& lettereche dicono, ^fg^UnP CAESAR IM0ERATOR PONTIFEX MAXIMVS. All teficc. chora che in altre medaglie fi vegghino la tazza, il cappcl lo, il limpulo,&: il lituo, come proprie infegne del gran Pontefice. GIVL. CESARE. ARGENTO argento li  Non ottante quello fi veggono anchora affai meglio cappella ^ quelle inlgnc della religione, et cappello del gran Pot u$xT  ^ ce nc  fregi di marmo, che fono in Roma {colpite in quello modo. .MM CAPPELLO 2) E L Pontefice. confetta- La confccratione di quello Pontefice  tanto ridicutione dipo la et llrana,che ella merita defirc tutta interamente dirldentio. mollrata nel medefimo modo che lh ferina Prudentio:il quale dice che quello Pontefice nel fuo habito P5tificale,con la miccra in tc(la,& la velie alzata entraoain vna fofl,fopra la quale era vn ptedi legno tutto buecato,douc dal Victimario era condotto vn toro ornato Horr Mi tutro fi r * > et doroin torno alcapo, che il detto coa ctto,& del fangue co fi caldo che nv  cr i bufehi del ponte,cra il detto Pon teficc cerimonie ductorctcriuanelp Mti - feiua et trapclaua p Cenativi loridi. il tordo di * litato libo. teficc tutto imbrattato con fregartene glocchi 3 gIorecchUclabia et la bocca, et coll vfeendo fu ora coli fporcho et brutto,& molto terribile a riguardare, era da tutto il popolo falutato et adorato. Laltre cerimonie, fatte per i piccoliPontcfici,Flamini,Archiflamini et alberano i conuiti magnificamente apparecchiati, de quali hi jfcritro Macrobio dicendo, che all'entrare della Cenale tifici, prime viuande prefentate erano fpinofi di mare, dipoi s P ino f et peloridi et fpondili,fpetic di nicchi, o chiocciole mari- spo ^ c p* ne,& tordi,chc i Romani ftimorno cofi dilicato cibo, che venuti in tauolalafciauono ogni altra viuanda, et pc^trouarli mcgliori nel tempo d'Auguftogli riempieuono dentro di pi bune cofe. Dipoi feruiuno fparagi con vna gallina grafia, oingraflta poda, la quale vfanza leu via pcrleggc et bando publico Caio Annio cjjoAmifa Eannio, volendo che le galline fi mangiaflero,comc elle ramo. erano trouatc,dclmodode iquai conuiti chivuole anchorapi pieno vederne lniftoria, legga Varrone et ColumcIla,doucegli infognano tutti i modi della gola. Doppo quelle col veniuono piatti doftrighe, peloridi, che ci chiama, Salanos nigros ffialbos, fpondilos &gly- BaUnL comandas,fpetie di nicchi et d'altri pefei che non fi poffano (non fendo in vfo) altrimenti dichiarare al nortro BeccafiebU tepo, bcccafichi, colombcllc,vnarifta di porco, cingialc, rorprj . capretti, bcccafichi impattati, po!ipi,oporpori et murici i sangue del sangue de quali glantichi faccuono lo fcarlatto, et de quali fcriudo Seneca nella prima Epiftoladel x 1 1 1 1. libro dice, marauigliandofi della gola degli huomini, O quanteforti di Conchili portati di lontani paefi pallazfcUmatti noper loftomacodellhuqmo,chclbno ben poucri din Seneca. gegno. gegno, &dilgratiati poi che maggiore hanno lappemo che il ventre .El fccdo piatto era dvna teda di cinguiaIc,vn piatto di pelei fritti nella padella: vn piatto di Somsommta. mataj f atta delie poppe d'vna troia, che haucflTc figliato frclcamente,lequali erano (limate tanto migliori quanto pi erano piene di latte. Doppo quelle leruiuonoi petti dcH'anitre faluatiche, ccrucllidanimali Jeifi, lepri, vani detta molti vccelli arroftiti,con pani della Marca dAncona, Ancona. quali fifaccuo no di farina ftcmpcrata noue giorni ncl^ latifana,oalica,&poiarroftica con zibibbo in vna pentlinio. toladi terra dentro alfornoja quale (come dice Plinio) non fi poteua poi altrimenti disfarete mangiare fc non meda nel lattc,o nellacqua et nel mclIe.Et taleerail mo do del cenare et lapparecchio delle viuandede Pontefici, ripiene dvn fi grande numero di viuande mefeokte. 2) e fi cerdoti ^ugttjldli^ di loro collegio* I berlo Celare fu quello chccrc prima, il collegio defccrdoti Augullalijdopp Ihauerc edificato vn ten^io ad Auguro, che C,. Caligu la co nfiigr dipoi apporne fi vede rUerio c fare fondi glihngyfU predo la morte di Tiberio per la fua medaglia di bronzo..CESARE. CALIGVLA. BRONZO. BRONZO. Scriuc Strabono nell in.Iibro della Tua Geografia che Tempio  LyoncdoucilRodano&laSona fi congiungono in- * A w* ficmc,fu fatto vn altare, &vn tempio doppo la morte ^yoM? dAugufto,&quiui porta vnaftatua da tutte JcProuincic della Francia, la quale cofa mh fatto penfitre che quello potefleflereilluogOjdoucchoggilaBadiadAi- colonne di n,rifpctto alle gran colonne di getto che vi fi veggono w dentro:&quiui penfcrei io che folle fiato il collegio de i faccrdoti Auguftali, come chiaramente dimoftra vna pietra antica di marmo, eh e fi vede nella chiefa delle Mo nache di S. Pietro, in Lyonc, IO VI O. M. (VADCINNIVS VRBId FIL. MARTINVS SEQ. SACER.DOS ROM AE ET A VG. AD ARAM AD CONFLV ENTES ARA. RIS ET RHODANI FLAMEN ff. V 1 R IN CIVITATE SE QJ/AN OR VM. Ter Per il (opra (cricco epitaffio ( conofcc, che non Co IamenccRoma&Lyonc,mapcr tutto il mondodoppo la morte d'Auguflogli furono edificati templi, dcrizati a ^ CiU ' con vn collegio di Sacerdoti detti Stxtum-'vir't^iu Ut. gujlalesjin honoredAuguflo, comcanchora fi vedein vna pietra fcritta alla porta di S.Giufto in Lyone,in quello modo, D. M. C AL VISI AE VBRICAE ET MEMORI AE S A N C TISSI MAE P. POMPONIVS GEME LLl N VS limi. VIR AVG. LVGD.  CONIVGI CARISSIMAE ET INCOMPARABILI POS VIT. Tranquillo Quello collegio de gl Augurali venne col tempo in sagio gA tanto credito, che( fecondo che fcriuc Tranquillo) Scrba AgW * gj 0 G a lb a innanzi che fode Imperatore, vi. volleencrare dentro, et fu riceuutotraifcerdoti Auguflali,de quali inficmecol Scflumuiratohaucndo baflanzafcritto,& maffime neh n.libr.delle mie Antichit di Roraaccro alloppenione dclIAlciato nelm. libro.del Codice, et moftroqualera rautoritdc Decurioni,&comeei dona uono &diftribuiuono quelli offici) perle Prouincic,tor nero  parlare della Cittdi Lyone,la quale doppo edere data popolata daPlanco per ordine del Senato Romano, pafl di grandezza, di magnificenza, et di richezza tutte raltrcterrcdelmondo,rifpettoallefierc& traffichi che fempre fono flati in ed fatti, come ^ii I Ugo io ho moflro ne detti mici libri dellAntichit di Roma, cdcndoobligatodi pagare quello debito alla mia patria. De Aleuto. lodi della Citt di Lyooe. X e Sacerdoti di Cy Itele Madre degli Dei. Sacerdoti di quella dea fumo detti Galli^ Archigalio il maggiore di loro:i qua li nel principio della primaucra (come recita Herodiano)vfauonoognanno fa re vnagran fella in honoredi quella, por il lmulacro.o ftatua della, acompngnato dalle pi prctiol cole, che haueuono in cala, come vali riccamente lauorati doro et dargento, elfendo permeffo ogniuno di traucllirl et vcltirl in che modoglipiaccua celebrando quella fella,la quale chiamarono Megaleja &io, maggiore di tutte lai tre. Quella fu folcnnemcntc gi fatta da Commodo Impalipoi che cghhcbbc scampato dalla congiuratione di Materno, et fattoli tagliare la tella, per che clTo Commodo volendo ringratiare la dea del pericolo paflto,port egli medelmo tue tele reliquicdi quella, et il popolo fecegrandi/Tima allegrezza et diuerl giuochiper la falutc del Principe, chiamandoli Seteria, cio,facrifcij di falutc:dcllc quali cerimonie chi vuole pi largamente fapere, legga ilxxix. libro delle Decadi di LIVIO (si veda).Vedcl adunque che lofficio di tutti quelli faccrdoti non era altro che fare facrificio  i loro demonij pi rollo che Dij,inlIcmecon proceffoni& orationi, oringratiamenti di qualche vetroria hauuta, opcr mitigare lira dclcielo : portando innanzi il lmulacro di Giouc, et fu per i canti delle vie pofandolo fopra certi altari,quaf comc noi hoggi vlamo di fa  re per laflla del corpo di Chrillo,anchora che non conuenga quelle vere et lecite  quelle falfc et profane cerici Calli, Sacer doli di Cybele. Tejla in onore di ur iu-n. Cio, coluieffaudito dal divino, che olIcruai fuoi precetti. colui indi Era parimente lofficio di quelli fiiccrdou di fare ogni [ 0 he annoi voti publicidoppoleCalendidi Gennaio, come fuoiprtutfcnueTacito nelfcfto libro de fuoi Annali, e PLINIO (si veda) Secondo nel fuo Panegirico, dicendo che i Romani vfauo atiiom* nodi nominarci voti perleternit. deH'Impcrio, per la rL fanit de Cittadini, et principalmente per Ja falutc de Principi, che  quello che i Latini propriamente hanno detto, Nuncupare ord, facendo facrificij publici : onde 2T* 0 * nafccche fi trouano lettere diuerfe fcritte in quella forma, vota PVBLICA, QVIN QV ENNAL1A, DECENNALI A, VICENNALIA, TRICENNALIA, QVADRIcennalia, come fi vede in pi medaglie di Impera severo geta: ARGENTO. ARGENTO. CRISPO. GIVLIANO. BRONZO. ARGENTO CONSTANTI NO. GIVLIANO. BRONZO.' BRONZO. Mallm/a MASIMIANO. DIOCLETlANO. BRONZO. BRONZO. Faccuanfi quefle cerimonie da ifaccrdoti &? Flamini vertici nel loro habito (accrdotalc alla pri Lenza deConfoli, Pretori &Cenfori, che pigliauono il votopubli cp innanzi  tutto il popolo Romano. CARACALLA. bronzo MEDAGLIONE DI CR tSPINA. Tutti iM agi tirati di poifaceuonofcriuerequeftLvo uotiferitri in vn marmo>o in vna tauola di ramc.battendo meda wlicchc mollrauono glanni domadati per ricominciar- uolc di t * li,cio O 7)1 FORM .A oliale gratto del marmo antico. TERi Etpcr le medaglie d* Antonino Pio &. di M. Aurelio Ci veggono i voti fatti per zo.anni conejueftc parole,v ot a syscepta vicennalia,& iUcerdotc il qual prmetto de render i voti.; i-,|K3Kl L'/ * v  Q. 4  MS della religione FLAVIO Gl VL IO CRISPO  BRONZO. BRONZO. Tra laltrc mie medaglie ione hdue dargento lvna di Valente et laltra di Teodono Irap.ne rouefei delle, voti# jo. fi veggono i voti di xxx.&2fxxx.anni,conrimagi tir 4 m ne di Roma  federe,chc tiene vn globo io mano con la croce difopra, SIGNIFICANDO [imperio de principi Chriftiani. VALENTE. TEODOSIO. Quello elici faccrdotidomandauonoin quelli voti inliemecol popolosa lunghezza di vita per glimperatori. Ronwi w lor uoti, non firn* togli per amore di quelle (come dice Platone) ma perche elle fomigliauono le deit di quelli, come noi hoggi figuriamo le no(lre,& tralaltrc cofc venerauono affai la faetta di Gioueffimaginedellaqualccra confagrta dal gran d! UtoZ Pontefice, (limando che per quella via il popolo &lc fiumi!* biade farebbono accurati dalla tempefta del ciclo, co4i Romam. me fa vc dcpcr le medaglie qui di fotto. AVGVSTO! A N T. P 1 0 A que ijj A' quello mcdcfimo effetto quello che i Cetili oflci> auono& crcdcuono nella loro fupcrftitiofa religione, noi lvfiamo hoggi nella conlcrationcdcllc noftrc cam Confacrapanc, (limando che fonate caccino il mal tempo, fi come egli vfauono ilfalc,lacqua&gli cflorcifmi,pcnfan  do che cacciafino i cattiui (piriti d intorno  i luoghi, et  le perfone:ondcio mi marauiglio grandemente che tanti begli ingegni, et valorofi faui,& prudenti huomini, come fumo i Romani, penlflino ((appendo la licen tiofa& dishonefta vita di Gioue) che egli hauefle forza La uta 4 di tonare, danneggiare, mandare laette, et beneficare le ^ iou * co le humanc,chiamandolo Ottimo, Mafimo et Omni potente, et perche pi torto non crcdefinodi poi che Chrifto era gi nato di molto tempo, che come illoro Efculapiojchci fcciono volare al cielo per forza, non hrrtligio. potefl pi torto Giefu Chrifto hauere rifulcitato i morti, et che ci folTc figliuolo dvna vergine, come ei diceuono che vergine era Verta &madrc de gli Dei, et chc noftro Signore haueua alluminato vn cicco, come egli affermauono hauere veduto fare quello medefimo miracolo  Vcfpafiano in Alertandria.Ma tutta quella incredulit nafceua dal demonio che glaccccaua. Haucndo aliai  balla nzaoflcruato et Icritto de lordine di quelli facerdoti,facrificij et voti, i quali erano anchora, che fecondo lefortune che egli haueuono (campate et la qualit de voti fatti, egli appicauono alle mura de haucr t /Um templi le tauole,douc erano dipinti tutti i cali, fi come pato qual hoggi fi coftuma in Fiorenza, et in molte altre chicfe f . he ca f d'Italia,ondcHoratio fcriflc; Fortiuw. Me rnr qual ca gioitegli ut fichi facrificomo. Cerimonie del ftcrifici. Moti. PLINIO (si eda) nel libr. de t Hifioria tutur. Nn M facfico il primo 4 Dio, fecondo il diredi PLINIO (si veda). Microbio. VIRGILIO (si veda). purgatione degli antichi con l'oc qua ffiarfa. Jrfe tabula facer ZJ attua paria indicai h umida Sufj>endiJJe potenti ZJefimenta maria Dee. Refla  vedere tutte le cerimonie et inftrumcnti vfad da glantichi ne i loro lcrificij,i quali fc alcuno mi domandali! perche erano fatti, rifponderei per tre cofc. La prima,pcr honore di Diodaltraper vtilcdel faccrdote, che impetrauafanitper il Principc, et per il popoIo;comc cofa pi prctiofa tra laltre, et la terza, per domandare perdono  Dio dcglcrrori commcfl, pregandolo di volere fanarc lalma inferma. Era adunque il principio di quello facrificio che il prete innanzi, che ammazzare la bcflia,lcmcttcua fui capo, o Culla fronte della farina, dellorzo arroflito,& del fale tutti mcfcolati inficine, la quale millura gl antichi chiamorono Mola, come fi vede in Plinio, quando ei dice, che Numa fu il primo chcfacrific  Dio col grano, et lo preg con la mola falatarnondimeno innanzi che fcrificareil faccrdote fi lauaua,& quando volcua folamcntc rappacificare l'ira de gli Dei,o rallegrarli fi gettaua l'acqua fopra come fcriuc Macrobio,& Vcrgilio parlando di Didone apparecchiata per fare facrificio, ^yfnnam,cara mihi nutrixfuc fi fi e fororem. Die corpus properet fluuialifargere lympha. Etaltroue quando il detto Poeta parla della fpoltura di Mifeno,ci moftra come glaililenti al facrificio erano purgati dal facerdote con lacqua fparfa convn ramo dvliuo,o dalloro nel modo chefeguev Idem ter focios pura circumtulit inda, Spar $pdrgen$rortleH,(fr rtmoftlici olia*, Mai Romani di jjo in luogo di quelli rami vfarono vnafperge, limile a quella che fi colliima hoggi nelle nollre chicle, come li vede in pi medaglie et fregi antichi che fono  Roma quello modo.Quelta alperge llaua ncllacqua,douc prima era /laro fpcntovn torchio accerojchchaueuaferuiro al lcri ficiofu laltare. Et di qui nacque lacqua di Mercurio . predo alla porta Appia,della quale via ua il popolo Ro"   manoinuocando Mercurio, et penfando coli fcanccl- s ^ rr fi i ~ Ure i peccati leggieri et fpccialmcnre la fede rotta, et le Z bugic.Oltrc a quello ho ollruato che glantichi drizauono innanzi i loro templi vna Pila magnifica, douc del continouo teneuonolacqua, con la quale li toccauono prima che entrare nel tempio per fare fa orificio. A %}( PILLjl T 1 2t sAT DEL ' marmo antico. I ! ir Vfauonodi poi vnaltro vafctto minore et portatile. li con acqua, limile  quello che portano anchora hoggi u nelle chicfc et fuora i noftri preti. 1 1 FigVra sin ir tot tf VI FigVK^l 2)' UK VASETTO porttile a tenere l acqua [aera. Ma glHebrci lentrare de loro templi vfauonovn Tind gran vafo fatto in forma di Tina, chiamato da i Latini altrimenti lal>rum  del quale i facerdoti che andauono per (acrilicare pigliando dellacqua l lauauono le mani,& i piedi, et il modo di volendola benedire vi gittauono dentro le cenere della f ar l ac  u4 vittima arfa,& di quella con vn ramo dhifopo bagna- degli h uonoglalfiftenti, bench io ho ofleruatoche nella fine trfi * de loro facrifcij, quando il fuoco era per mancare, vi gittauono fopra certe fcheggicdi cedro, hifopo, et cornino, et della cenere diqucfte tre cofefaceuono lacqua facra.Douec danotarcchein tutti i facrifcij antichi l rrfortidi trouauono tre forti di purgationi,cio di pino, di zolfo, pmrgationi et dacqua, quello che conferma Plinio nel vi. libro quando ei dice che la teda, o vero pino tra tutti glalbcri, che fanno la ragia,  molto grato per il fuo fuoco nei R i5 8 vrodo. facrificij. Del zolfo (come dice Proclo) vfarono i faccrdoticon 1 alphalto o bitume, et acqua di mare nelle loro purificationi,pcrchc il zolfo per lacutezzadcf fuo odozofo. ^ re ha forza di purificare.Et Plinio /criue che il zolfo  buonoalla religione &per purgare le cafe col fuo fumo. Oltre a quello i fccrdoti ftauono conrinenri et digiunauono prima checntrarc al facrificio,ondc volenti* ^. ^ uma Pom P'^ pregare perla ricolta et facrificnre, Tompj&di s aftenne prima dal mangiare della carne, et dalle donGiulUno nc. Et Giuliano Imperarore(fe noi vogliamo credespartno. re a Spaziano) fi content prima che andare al facrificio di cenare dhcrbe et di pere folamenteicon ci fia (come dice Porfirio) che l'vfo della carne nuoca pitofto alla fanit chele gioui,confiderato che le infermit nenzf. afii ' fi N g uarifcon  benc fpfo per dieta. Et cofi per fobrieta,pcr carit, et religione debbiamo cercare di purgare, et nettare lanima, acciochc ella viua ficura contro  ogni pericolo che le potefl auenirc, cacciando da noi . tutti i penfierichecipo{ Tonoporrarepregiudicio, &o fufcarci 1 ingegno et la ragione, confiderato che Iaftinenzaguardal huomo di peccare, la /obriet fa finge TauoUfu- gno fottile, &ildigiuno perleflmpiodellatauoIa /agra bru'd ri- et ^ 0 ^ r,a ^ e P ta g or,c, >cifa viucrc lungamente. La legge tagorid. de i Bracmani era tale, che ella non patiua, che alcuno ugge de entrafl nelloro collegi o,chc non potelfe aftenerfi dalla diunto i carne, dal vino, et dal peccato. Et le noi porremo ben hjUncnzi. mente al x xx v. libro di Tito Liuio, noi troueremo il digiuno c ^ c il digiuno fu oflcruato per lamichi, quando ei diojjWo ce, che comandando il Senato allofficio deDicci huoSf anti ' mini di riguardare i libri Sibillini, PER INTENDERE IL SIGNIFICATO d'alca ni prodigaci rilpofono,chc bilogna di cinque in cinque anni ordinare i digiuni in honore della Dea Cerere. Ma quanto alla continenza, ella c vtile allanima &r al corpo,comc inoltrarono ilaccrdori degli Ateniel chiamati Hierofantes, i quali lcallrauono h icrofdn* col bere il fugo di la cicuta.Ne balla quello (blamente, Us  che ei bifogna fpogliarl dogni affezione et pallone particulare, come dice Cicerone nelle Tue queltioni cicerone Tulculanc, chiamandole pcllifercmallattie dellanimo: ondeincambio, che glantichi penlauonodilauare con lacqua i loro peccati, lauiamo noi con la penitenzai penitenza noltri euori/eguitandoin quella la Temenza di Seneca. ilueromo in Thiefte,dooc ei dice, t&fi' / Qutm poenitet peccajje,pene e/l innocens.. Iute. La quale cofa ci feruira di vero zolfo, Se vera bitume, Seneta * come Icriflc Ouidio,nel libro  et la vittima paffo  paflo andaua caminando 4riu uitti- verfo laltare ornata di fiori intorno al capo, et certi pam ' ternoftri dorati, che le penderono dalla punta de corni, efifendo condotta da i vittimarij mezi vediti daltre pelli ntn, JU di beftie,chc egli haueuonogia facrificate, comc moftra OVIDIO (si veda) dicendo, -Induraque cornilus auro vaglio. Vittima. EtVergilio, vlinio. ^ ft atUdm ante ar4S dUrata fronte iuuencum. Quello che ha confermato Umilmente PLINIO (si veda), nel saggio dellHistoria naturale, dove ci dice che non si pensa nel suo tempo ad altra col che trovare una gran bestia, con le corna doratc, pcr farne onore e sacrificio  gli Dij immortali nel modo che fi vede qui difotto. FIG DE GL ANTICHI ROMANI. is 5 FiCjVR^ YlrTZrrfZi IdeZ marmo antico, che fi vede in Roma. Mala viteima minore cheli doneua imolare qual- i oUtione che Dio,era coronata dvn ramo delle foglie dell albero dedicato arale Dio,o veramente dvna falcia di lana, chiamata infula, dalla quale pendeuonoduc bendedette Tal viti da Greci, et Vitu et a i Latini, et fe menata all'altare Lenza clfcre legara(quantunquc per ladietro ella lo fo led ellrcjcome inoltra Iuuenaledicendo, Sei proctil extenfum perulans  Lla colonna di Traiano. tifine 1 Doppo quello il sacerdote piglia tra le corna della vittima del pelo, e lo gitra sopra il fuoco accelo, nel modo che ha fcritto Vergilio quando dice. Et fummat carpens mediti inter comua feto* Jgnibta imponitfacris. La quale fuffumigatione fatta con altre di frutti et biade primaticcie, chiamate dai Greci come si vede per la figura. i Co VIRGILIO (si veda). FlGVRA T> E COLTURE, don erano polle le primicie ftj fruttijnnanzi cine facrifcafiino. Glantichi pensano quelto cflcreaugurio di futura fertilit, rendendo gratic  gli Dij dcflcrc arriuati in vn tempo pi ciuile,& pi bcllo,nel quale in cambio di ghi ande et dorzo potcuono mangiare viuande pi dilicate. I granelli di quello orzo mclcolati con Tale ( Sic mifcel a 7 o Cerche mef tnifellam inteligunt Oraci ex hordeo, et f*le> mar eri am ) Ronuni f- fichiamauono Ole&cUle,\ quali coli magiauonagl'anorzo con il tichi,prima che folle in vfo il macinare. Ne vi mefcolart ficrifi- uono *1 P cr h fertilit, eflcfndo cola (Ieri le, nc manco j. per ringratiaregli Dij,ma perche lo Rimarono vn legaUftlcriprc mc  f e, no damicitia, et di qui nafceua che innanzi  game dumi gl hofti&aglamici liprclentaua il (ale prima che tutte citu. laltrccof, volendo /igni ficare la fermezza dcHamicitia,& moltrarechecomedi pi acque fijfavn corpofoIid(quajc c il (ale)cofi della volont di pi perfone fi genera vna perfetta concordia et amicitia. il medefimo faccrdote d ipoi gittaua tra le corna della vittima la mola, et verfaua del vino,comeh moftroVergilio, douc ei dice. Simbolo di ucraamicitu. Mola. Vrobatione -Frontone inuergit vinafacerdos. della uitti - lignificando per quello che la vittima era crcfciuta in di ma " gnitr&ancho lo faceuonopcr prouarc fecllahaucua paura, {limando che lenza la mola il ficrificio non  grato  i loro Dij:&: il vino era portato in vn vafo detto l 0 . Prcfcriculo,per vnodei miniflridel lacnficio,nclmodo chcfe ne veggono  Roma invi marmo antico. VUSO VUSO, Tinnir DEL M^tR mo antico-, chiamato ^ref inculo. Ma innanzi che il prete fpargefleil vinofu la tcftadel Ia vittima, eilaflggiauaco/mpulojchceravnaltro pie s imputo. colovafo, fatto nel modo che fi vede qui difotto,& ritratto da diuerfi marmi et medaglie antiche. SI MTV LI TIRATI DV 2ST fregio dntico cine in Roma. Ne man t 7 i i RoMn{ Ne manco fi faceuono quelli fiicrificij fenza fuoco, il non fucrifi- q Ua J c era dilegnc (ceche porte fu l'altarc,fi come vfiamo fuoco, anchora hoggi ne i noftri facrificij (non per ouuiareallc tcnebre,ma per moftrarc nelladoratione fegno di gioia) et come fi vede per il candeliere de glantichi, fatto in quella forma, CERVELL ERE, RITRUTto del nurmo antico. Lclegnedel detto facrificiononpoteuonoc/Iredvtttiu o tu- liuo,dalIoro,ne di quercia, perche glantichi ftimauono *"* che tutti quelli alberi faceflnocattiuoaugurio:& quanfidccold il do il facerdote racccndcua,pigliaua vna fiaccola di piP in0 \  no guardando bene di non errare fecondo lordine delle cerimonie o,  i, i i (beco. FICfV'R^l Z> l MJlslJSTXJ del facrifdo, ritratta del marmo antico. Et tutti quelli chandauono innanzi 1 . grand jfacrif cijdicenro buoi, chiamati Hecntombc,ci trombet ti, fonatori di flauti, o dicorni, et quei chcconduccuo no le vittime, ccheporrauono i vali, Se altre cofe ne ceflaric per il ficrificio, rano differen temerne corona ti, 6i vcftiri *ncl modo che fi vedc.qui difolto, H eeatobr. SO no innanzi alle vittime, Quella vittima era bene fpellbammazata di coltello, colteUochi fubico che il lcerdotc comandaua di ferirla nella gola, Sf " il quale coltello, chiamato Seeejpira,  simile  quello ritratto da i marmi et fregi antichi, che fi veggono in Roma. S a v zf? Wf i ir*.}Az i coltelli, coni quali sam mazzauonoi piccoli animali, fumo detti Cultrii come ottico nel hmoftro Ouidio quando ci dice, il TrJff  PercuJJufque [augnine cultros form, lnficit. Et de gl abri coltelli che feruiuono alla caccia, detti Ve natori) cultriy ha fatto mcntione Tranquillo nella vita di Claudio, douc ei dice, Reperti eejuejlri ordinuduoin pu hlico cum dolane et "venatorio cultro. Solamente i Giudei Coltelli di nelle loro circuncifioni vfaronoi coltcllidi pietra. putra per * e"' ~SCVRE ET COLTELLA [A N TJ CH \ Laltro coltello, col quale era fquartata la vittima, coltelli per era fatto nel modo,che fi vede qui (otto. uttim LTXO COLTELLO ^ANTICO. Inuitami la diuerfitdi quelli co!telIi,& per fare pia piwr p f j ccreglamatori delle cofe antichc, riprefentare quindi de coltelli forco la figura dei coltelli antichi, che i vittimarij portauono appiccati alla cintura in quello modo. COL i8 4 della religion e COTTE L Li CHE PORT^V^'HO w * ordinariamente i ZJittmarij alla cintura. Etfc alcuno purefteflc anchora in dubbio del modo di quelli facrificij, mi  parfo di riprefcntarc qui al naturale quello che fi  potuto ritrarre della colonna di Traiano  Roma. S.JCR 1 Bh>'ob A. ih' iup 31 l MI 51 1141^Ha . ; t pn jnnr. 3 KV)*j f :J. ^ 'ff  !:,W MJtll 11 * 03 1 n I :, obomofbop ni Mina; ; sjbinoiq ; : onta* zfy sucrifTcTo~~u wr Tcori fxZf tt dalla colonna di Traiano. Riguardata la vittima, e fatto preferite al sacrificatore di pezzi migliori, il prete gli faceua abbruciare sull'altare, quantunque benefpclfo la carne reftafl i i sacerdoti doppoil (angue fparfo fu l'alrare,come hi tno ftro VIRGILIO (si veda) quando ei dice, Sanguinis @r [acri patera. Mane gran sacrificij dntida i la vittima h gittaua tutta intera dentro al fuoco, come hi dimostro il medesimo poeta dicendo, Etfolida imponunt taurorum inferra fammi s. La ittLa quale carne non era coli torto porta dentro a 1 fuo frtu 'tc co, che il prete vifpargcua fopra del incenfo del corto, nerliiuen et altre cole odorifere, che ci pigliaua dentro  vna caf fetta detta ^ cetra da I LATINI, e de noi hoggi Turibulum, come moftrala predente figura, t ~ . d C S S E TT yA DOVE TEMEVANO ifacerdoti line enfi. W  : il uino in Qucfto iflccnfo,o profummo (comeio penfo) sab ufo ntl fa bruciaua per amorzarc il cattiuo odore della carne rifido, abbruciata, doppo il quale il facerdote vcrfauadcl vino rane in mag fu laltare, e allhora fi ftimaua fornito il sacrifici tono in ma g LU I aitare, oc auuuia u muuw lumuu n facrificio, gior pregio quantunque il pi perfetto et maggiore era tenuto quel mi Curi j Q ^ c j lc ^faccuadvnatroiajdvn toro,dvn becco, edvn montone, e appreflo glAteniesi dvna troia.dvn montone e dvn toro, chiamato dai Romani Solitaurilia, e fatto da Censori per lustrare, o purgare la citt di Roma, come qui lo dimoftra la figura, ~  SjLCZi nel sacrifi o. Solitaurilia. SACRIFICIO CHIAMATO SOLitauri hajirato dui marmo antico. Qi e ft ovoca bolo, folo, dirnoflra laqualir delfacrU ficio, cioc che egli era perfetto e intero, conciofia che solum in lingua T ulca sgnifica intero, come dimoier. Solum LIVIO (si veda), chiamando gli ftrali fohferrei, cio tutti di LIVIO (si veda). erro. Nel resto e ultimo de sacrificij i medesmi preti apparecchiauono la cena, alla quale era permeilo di Ctnd i trovars  ciafcuno, che era flato prelnte aIlacrificio: e preti Rodi quel che auanzaua,poteua il facrificarorcportarc et mnu donare i parenti, & gli amici,qual come li fa nella M Me FiqUR^l T12tUT*a'>irr, et mangiare et bere J troppo. H ora appreflo  tutte quelle cole, il prete, liccnvenilio. tiaua ogniuno,comc moftra Vcrgilio, quando dice, Dixutjue nouifiirru vtrl> 4 . 1* il fine del ^ et: volendo mollrarccheil facrificio eraforni fecrifieio. to, comehoggi anchora fanno i noftri preti alla fine della mefla, quando dicono, ItemiJJa e fi. In quelli templi tra laltrc era vna Tedia  parte dinanzi allaltare, perii Principe, o quello che tencua la giuftitia, intorno ali ai r tare vn coro, et nel rcfto del tempio erano portichi Ioggie,doucil popolo lpaflcggiaua, afpcttando che l facelle il lacrificio. Et certamente che Te noi mettiamo ogni induftria et facciamo ogni grande fpela per Tare bei palagi, e: belle cafe,tanto pi douerremo ingegnarci di fare beile chielc, Scorationi  Dio, per intrattenere Religione co a P cta, * a religione et la mifericordia,come ci hati degli enti noinfegnato OTTAVIANO (si veda),Vespasiano, Nerva, &M. 'Jf ehi impero Aurelio, tutti buoni e diuoti Impcratori,pcr quanto li tifarne vede nelle loro medaglie, doue fono tutte infegne della gnifiebit antica loro religione, nel modo che fi trouano qui difottO; ANTON. A Pf 2*1 ANTON. PIO. M. AVRELIO. ARGENTO. ARGENTO. Ma perche gl Egitcij fono (lati i primi, che Icuando Religione glocchi in verfo ilcielo, e affifando la mente nella cognitione del divino trouorno molte cerimonie, e modi di religione:pcr ho giudicato non fuora di propofito, Io fcriuere qui neHvlfimo qualche col di loro: et come penfando che il Sole et la Luna fodero Dij,chiamorno quello Ofiris,& quellaltra Ifis, adorata poi infino a Roma, come fi vede per la infraferitta medaglia, dclla quale io ho scritto altrove adai largamente. MEDAGLIA DEL CINOCEFALO. ARGENTO. E Commodo imperatore (come fcriuc Spartiano) hpiior molto tra gli altri facrificij, quello di quella Dea, come fi vede nelU fua medaglia, doue ella tiene vna sfera in mano, come madre di tutti Parti, et vn vaio, ovcroamfora piena di Ipighe, SIGNIFICANDO LA FERTILIT dEgitto. BRONZO. BRONZO. Lvfanza de glEgitij nelladorarc i loro Dij,  nel principio pura e semplice, senza effuzione di sangue, o usare altra crudelt, per che egli offeriuono sull'altare quei medesimi frutti che ei mangiano, il che feciono anchora tal voltai Romani, come dimostra la figura: e abbruciando le radici et le foglie insiemc, guardauonoi frutti offerti allaltare, pacificando il divino celeste col fumo fidamente. v pinzi fogli Egitti/ nelTadora rt  loro X>ij. s^Cz/ SACRIFICIO 2)1 FRVTTI TIRATO del marmo antico di Roma. Scrive Porfirio che in quel primo tempo non sono Porfirio. In uso ne rincenfo, ne Iamyrra, nc la cannellate il zol fine il zafferano, ma l'erba verta, la quale mostra la potenza della cerra, e tale sacrificio quale si faccua propriamente dellerbe si chiamava da Greci 5v*t*. Di poi vennero Hiperbio e Prometeo che trovorno il Hipfr&io modo di Eterificare le bclfic,& di conoscere selle erano intere &fane,& il facrificio grato  gli Disper chefcil fiacri fi tatotoro rifiuta u a la farina, o le capre i ceci, chc sono pre- acif ~ (curati loro, giudicauono il sacrificio ne le bestie edere buono. Dipoi offerirno myrra e zafferano, e ndl'vlti- T 3 Cerimonie degli Egitti f, i felli' tarloroDij ld mattina. VITRUVIO (si veda). Itore certe per far oratione, cr citare. PLINIO (si veda) TACITO (si veda). Macrobio, Marcellino, Cojlume t Orfeo  far giurare i forejiitri entrido nel la fua religione. L ecofebuo ne communicate ima Ugni, perdo nolorriputatione. mofcciono vna vera beccheria dei facrificij loro. Laltre cerimonie de glEgittij erano di falutare la mattina i loro Dij, il quale modo da glantichi fu detto adoratio- nc, comc mostra VITRUVIO (si veda) nel saggio dellArchitettura, doueci vuole che i templi del divino fiano prdl'o alle ftrade macftrc:acciochc i paflnti gli pollino pi commodamentc salutare e adorareda quale vfanza pare che habbino ritenuta i nostri preti, dicendo il mattutino, et terza et feda, comcgr Egirtij faccuono orationc la prima, feconda e terza hora, cantando hynni et altri canti, fitti in laude del loro Dci,& fcritti, come scrive PLINIO (si veda), ne i loro saggi di religione, per figure e caratteri di bestie, duccelli, e daltre cose, che TACITO (si veda), Macrobio e Marcellino chiamano Hyerogliphice, come anchora si pu vedere ne i loro obelisci, o vero piramidi e guglie, delle quali ragiona Plinio al x x x v i. hb.dcl- fHiftoria naturale in quello modo,Glintagli, caratteri, et imagini,chc noi veggiamo, fono lettere de glEgittij fcnzaordine e intelligenza di persona, fcnondi coloro che sono prepossi alla religione. Ed Orfeo (come narra Firmico) mollrando  gli huominiforellieri, chc entrauono nella fua religione, i lecreti et miflerij di quella, gli faceua prima folla portadel tempio giurare, che non riuclcrebbono maicofa, che egli hauellno veduta i profani, cio  quellichcnon erano dellordine loro: e certamente non fenza ragione, conldcraco come le cole buone perdono di rputationcquando ellcfonocoft municatc  huomini ignorami, incredulfonuidioii, per- fidi et maligni. Vlauono oltre  quello glEgittij, che pigIiauonoglordinifacri,di pigliare anchora prefentida ogniuno. a* 5 ogniuno,& poi faccuonovn conuito tutti quelli, che erano flati prefentialle cerimonie loro: e il gran sacerdote (come noi diremo hoggi vno de i noftri vefcoui) infegnaua poi lorc^ci che ci doueflno fare, dandoli vn libro, o ruotolo, come quelli che vfauono i Giudei. I ROMANI poi haueuono altri vigniti de ordini tra loro, come il maggiore e minori Pontefici, flamini, archiflamini, e protoflamini, simili al nostro papa, cardinali, patriarchharchinefcoui, vescovi, abbati priori, canonici e altri,  i quali porta uono molto ho- nore& obbediuonoglantichigrandemcntr-.ondc Cicerone fcriuc,che la religione fu quella che fece coli gran- urrllgim di I ROMANI, anchora che egli haueflino affili nationi superiori  loro in molte cose. Pofledcuono parimente glantichi benefici) con la dispensa del maggiore Ponte- eB fce,come fi vede in Tranquillo nella vita di CLAUDIO, et doti Antichi in LIVIO, quando ci dice che il figliuolo di Fabio Massimo ha due bencficij, quando ci fu fatto pontefice: i quali beneficij sono di si gran valuta, che non solamentc ei poteuono intrattenere le loro case e famiglie magnificamcnte, ma perenire alle sommc dignit de i loro trionfi, non lasciando per questo di tenere altri offici) secolari e publichhandarc alla guerra, e fare mercanti a, secondo che roccasione si presentaua: et erano quefli bcneficijdidueforti dvnaVfa fuggettaalla colla- tionedc Ponteficbde la Republica, et degli Imperatori, e l'ahra reftaua libera et hcreditaria di mano in mano  R 0m JT  i fucceflorijche chiamorno tali facerdotij Gentilirij, e tuamentr. quafi al modo noftro patronati:de quali h coli parlato CICERONE, nel libro de Aruftcum reftonfs, Ei fono (dice citarne., che hanno fattoi T 4 egli) in qucfto ordine molte perfone intrjte de facrificij Gentilicij in quello iftclTotcmpio.Nc e damatntjiaf. rauigliarfi fc lenrrattc di quelli benefici j antichi erano cofi grandi, confidcraro che quando i ROMANI veniuonoa fondarctcpli o munillerj,ci gli jfotauono digrandissimi beni, cosi indanari,& penfioni,comcin tcrre& altre cole (labi li, et i Re &gl IMPERATORI le faccuono fijonluioni a quelle, che in Francia fi chiamono Fondationi rtlL Realidcntratte delle quali fi coin fono rifeofTe e pagate dai Riceuitori del Dominio, cofi quelle de ROMANI pafluono per le mani de questori, o Telorieri, fi co- coUcgdd m x c mostra LIVIO, quando ei dice che NUMA ordine V rftaii no i Collegi de i Flamini et delle vergini Vcftali,&: aflc- - N ^ id4  n  foro entrate et prouifionidei beni publicida quale vfanza non bifogna dubitare che non fo/I poi ofleruata et matcnuta da gl altri fondatori che vennono do- cSformiti P lui. Concludendo che fc noi porremo ben mente,noi troucrrcmo e vedremo che glordini della noslra reli- Gentili con gionefonin moire cole limili  quelli de glantichi Egit k nojircin tij, ROMANI, comclbno i camicide pretine ftolcde pi- netejecherichc ralc, che i Franzcfi, chiamano corone, lo inclinare della tcfla, volgendoli all altare, il principio et la fine del sacrificio, i prieghi, i voti, lorationi, glfiy tini, le mufichc delle voci,ifuonicomequellidegli organi, proccfIoni, et molte altre cofc,chc vn buono spirito potr facilmente ricorre, hauendo bcneconlideratc quelle cerimonie et qucIle:ecccttoche quelle de Gcn- df ti,icrano tlupcrfiitiofe, ma lenollre sono Chri- g aitili. diane et catholichc, eflndo fatte inhonoredi Dio Padre Omnitenrc, &di Gicfu Chrillofoo figliuolo,  cui fia gloria eternalmente. Grice: There are many issues about philosophical theology, as we may call it. The romans were into cult, rather than religion  they didnt even know where religio came from, and Lucrezio famously disagreed with Cicero  It seems it was all about killing livestock in lieu of humans, as the barbarians did! -- Grice: Enzo should concentrate a bit on how the ancient Romans dealt with their civil religion. Roma and romanitas. Carlo Enzo. Enzo. Keywords: luomo, essegesi, ermeneutica, i quattro sensi  from Genesis to Revelations: a new discourse on metaphysics, eschatology  perhaps Moses got more than the 10 comm from Sinai --. Ebraismo e romanita  romanita pagana  la teologia naturale dei romani antichi  la religione civile dei romani  I simboli della religione romana pagana --. La religione ufficiale della Roma antica. Refs.: Luigi Speranza, Grice ed Enzo  The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Epicaride: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. He is said to have been a Pythagorean who solved the problem of not being allowed to eat living things by killing those things first! Epicaride. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Epicardide,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Epicarmo: la ragione conversazionale all’isola -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. He writes comedies. He achieved a reputation as a philosopher through several works. He was one of the seven sages (according to Hippoboto) and may have been a Pythagorean. Epicarmo.  Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Epicarmo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Epicoco: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della religione civile dei romani – scuola di Mesagne – filosofia mesagnese – filosofia brindisese -- filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Mesagne). Filosofo mesagnese. Filosofo brindisese. Filosofo pugliese. Filosofo italiano. Mesagne, Brindisi, Puglia. Grice: “I like Epicoco; he has a way with words – e.g. ‘only the sick heal.” Is that synthetic a priori?” Grice: “My favourite is Epicoco’s emphasis on some symbols, like blood, and Canova’s Eros – and ‘l’amore che decide.’ Insegna a San Carlo Borromeo all'Aquila. Altre opere:  Vergine Madre figlia del tuo figlio; Itaca editrice; Jesu dulcis memoria; Itaca editrice; Il grido di Benedetto XVI; con Masciarelli; Tau editrice; Futuro presente. Contributi sull'enciclica Spe salvi di Benedetto XVI; con Angelo Amato e Paola Bignardi; Tau editrice; L'Immacolata perfezione. Sentieri in preparazione alla festa dell'Immacolata; Tau editrice  Io vedo il tuo volto. Arte e liturgia; Tau editrice  Ex coelesti virtute. Miscellanea di studi in onore di S. E. Mons. Giuseppe Molinari nel Suo 50º di Sacerdozio; Tau editrice  Etty Hillesum. Introduzione ad una donna; Tau editrice  Piccola introduzione alla Bibbia; Tau editrice  Qualcuno accenda la luce. Conversazioni sull'Enciclica Lumen Fidei di papa Francesco; Tau editrice  Giovanni Paolo II. Ricordi di un papa santo; con Mons. Piero Marini; Tau editrice  La misericordia ha un volto. Il Giubileo straordinario della Misericordia secondo papa Francesco; Tau editrice  Preghiere di ogni giorno; Tau editrice  Nati per amare. I giovani raccontano la famiglia; LUP  Solo i malati guariscono. L'umano del (non) credente; San Paolo, Milano  Educare è meglio che curare; Tau editrice,  La malattia è un dono di vita. Storia di Teresa Ruocco; Tau editrice  La stella, il cammino, il bambino. Il natale del viandante; San Paolo, Milano  Quello che sei per me. Parole sull'intimità; San Paolo, Milano  Amen. La Parola che salva; San Paolo, Milano  Sale non miele. Per una fede che brucia; San Paolo, Milano. Telemaco non si sbagliava. O del perché la giovinezza non è una malattia; San Paolo, Milano  L’amore che decide; Tau editrice,  Camminando tra pastori e Re Magi. Trenta piccole meditazioni e un "quaderno" per la riflessione personale: un percorso di preparazione al Natale, San Paolo, Cinisello Balsamo,  Qualcuno a cui guardare. Per una spiritualità della testimonianza, Città Nuova, Roma,. Note  A L'Aquila Epicoco diventa il nuovo preside dell’Istituto Superiore Scienze Religiose, Giovani: don E. (filosofo), “proporre un incontro che può cambiare la loro vita”, in Servizio Informazione Religiosa, 11 settembre.  Intervista a Il Faro di Roma Scheda in Itaca libri  Scheda sito San Paolo  Scheda del docente nel sito dell'Università Pontificia  Articolo incarichi diocesani  Intervista a Credere  Sito della Parrocchia Universitaria L'Aquila  Incarichi nel Sito Ufficiale della Diocesi, su diocesilaquila. Scheda sul profilo di don Luigi Maria Epicoco  Radio Radicale Comunicato stampa  Sito Rai Caterpillar  Rai Due intervento a NemoNessuno escluso in prima serata  Membri Cavalieri della Luce Archiviato iin.  Testimonianza nella rivista Credere  Roma Sette sul nuovo Messalino edito da San Paolo  Intervista e nuovo libro sul sito Aleteia  La prefazione di Massimo Recalcati al libro di don Luigi Maria Epicoco  Don Epicoco nuovo preside dell’Issr L’Aquila  Conferenza d’E. a Nizza Ricerca Religione sistema di credenze e attività umane nei confronti di una o più entità sovrannaturali Lingua Segui Modifica La religione è un costrutto sociale formato da quell'insieme di credenze, vissuti, riti che coinvolgono l'essere umano, o una comunità, nell'esperienza di ciò che viene considerato sacro, in modo speciale con la divinità, oppure è quell'insieme di contenuti, riti, rappresentazioni che, nell'insieme, entrano a far parte di un determinato culto.[1]   Alcuni simboli religiosi. Da sinistra a destra, dall'alto verso il basso: Cristianesimo, ebraismo, induismo, bahaismo, Islam, Neopaganesimo, Taoismo, Shintoismo, Buddismo, Sikhismo, Brahmanesimo, Giainismo, Ayyavazhi, Wicca, Templari e Chiesa Nativa Polacca Va tenuto presente che «il concetto di religione non è definibile astrattamente, cioè al di fuori di una posizione culturale storicamente determinata e di un riferimento a determinate formazioni storiche». Lo studio delle "religioni" è oggetto della "Scienza delle religioni" mentre lo sviluppo storico delle religioni è oggetto della "Storia delle religioni".  EtimologiaModifica  Cicerone fu il primo autore a proporre un significato etimologico, collegato all'attenzione verso ciò che riguardava gli dèi, e una definizione del termine religio.  Lattanzio, apologeta cristiano, criticò l'etimologia di "religione" proposta da Cicerone, ritenendo che questo termine dovesse essere riferito al "legame" tra l'uomo e la divinità. Il termine religione deriva dal latino relìgio, la cui etimologia non è del tutto chiarita[2].  Secondo Cicerone, la parola originerebbe dal verbo relegere, ossia "ripercorrere" o "rileggere", intendendo una riconsiderazione diligente di ciò che riguarda il culto degli dèi[3]:  (LA)  «qui autem omnia quae ad cultum deorum pertinerent diligenter retractarent et tamquam relegerent, sunt dicti religiosi ex relegendo, ut elegantes ex eligendo, diligendo diligentes, ex intelligendo intelligentes»  invece coloro che riconsideravano con cura e, per così dire, ripercorrevano tutto ciò che riguarda il culto degli dei furono detti religiosi da relegere, come elegante deriva da eligere (scegliere), diligente da diligere(prendersi cura di), intelligente da intelligere(comprendere)»  (Cicerone. De natura deorum II, 28; traduzione in italiano di Cesare Marco Calcante in Cicerone. La natura divina. Milano, Rizzoli, 2007, pagg. 214-5) Jean Paulhan evidenzia come Lucrezio fece invece derivare religio dalla radice di re-ligare, nel significato «dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche – derivazione che fu poi ritenuta tale anche da Lattanzio e Servio Mario Onorato (però col significato di «legarsi nei confronti degli dei). Secondo Albrecht, da essa, poiché verbo contrario all'idea di liberazione, Lucrezio ne derivò il significato negativo, del quale è: «molto grafica l'espressione religione refrenatus, che rispecchia le inibizioni al pensiero filosofico causate dal paganesimo: l'uomo è trattenuto, impedito, essendo le sue mani letteralmente "legate dietro la schiena"». Inoltre «parla spesso dei “nodi stretti” [...]della religio, dai quali Epicuro avrebbe liberato l'umanità». Un significato simile le aveva attribuito lo storico greco Polibio, dando alla religione, ma con particolare riguardo alla tradizione e ai costumi dei Romani, il senso di un instrumentum regni. Nello specifico Lattanzio, che fu ripreso anche da Agostino d'Ippona (354-430)[9], correggendo Cicerone, sostiene:  (LA)  «Hoc vinculo pietatis obstiicti Deo et religati sumus ; unde ipsa religio nomen accepit, non ut Cicero interpretatus est, a relegendo.» Con questo vincolo di pietà siamo stretti e legati (religati) a Dio: da ciò prese nome religio, e non secondo l'interpretazione di Cicerone, da relegendo.»  (Lattanzio. Divinae institutiones IV, 28. Traduzione di Giovanni Filoramo. Le scienze delle religioni. Brescia, Morcelliana) Così Alici mette a confronto la lettura etimologica offerta da Agostino in De civitate Dei, che si richiama a Cicerone, con quella di Lattanzio il quale "preferisce insistere sull'idea primitiva di 'ciò che lega' di fronte agli dèi":  «tale legame sarebbe pure indicato dall'uso simbolico delle vitae, cioè delle bende con cui si coprivano il capo i sacerdoti»  (Alici. Nota 5 in Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, 2004, pag.462) Tuttavia lo storico delle religioni italiano Montanari osserva che:  «Etimologicamente, religio non deriva da religare('legarsi faccia a faccia con gli dèi'): questa interpretazione, di fonte cristiana (Lattanzio), fu attribuita agli antichi, ma sulla base del nuovo culto monoteistico.»  (Enrico Montanari. Roma. Il concetto di "religio" a Roma. In Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo). Torino, Einaudi) Quindi, per Enrico Montanari, l'origine del termine "religione" è da ricercarsi nella coppia dei termini religere/relegere intesi come "raccogliere nuovamente", "rileggere" osservare "con scrupolo e coscienziosità l'esecuzione di un atto" e quindi eseguire con attenzione l'"atto religioso". Furono i primi teologi cristiani, nel IV secolo, a rovesciare il significato originario del termine per collegarlo al nuovo credo.  Allo stesso modo osservò Leeuw  che coniando l'espressione homo religiosus lo oppose all'homo negligens:  «Possiamo quindi intendere la definizione del giurista Masurio Sabino: religiosum est, quod propter sanctitatem aliquam remotum ac sepositum a nobis est. Ecco precisamente in che cosa consiste il sacro. Usargli sempre debiti riguardi: è questo l'elemento principale della relazione fra l'uomo e lo straordinario. L'etimologia più verosimile fa derivare la parola religio da relegere, osservare, stare attenti; homo religiosus è il contrario di homo negligens.»  (Gerardus van der Leeuw. Phanomenologie der Religion. In italiano: Leeuw. Fenomenologia della religione. Torino, Boringhieri) Storia della definizioneModificaOccidenteModifica Grecia antica Lo stesso argomento in dettaglio: Religione dell'antica Grecia. Il termine che nella lingua greca moderna indica la "religione" è θρησκεία (thrēskeia). Tale termine è collegato a θρησκός (thrēskos; "pio", "timoroso di Dio"). Quindi anche se nella cultura religiosa greco-antica non esisteva un termine che riassumesse quello che noi intendiamo oggi per "religione", thrēskeia possedeva tuttavia un ruolo e un significato precisi: indicava la modalità formale con cui andava celebrato il culto a favore degli dèi. Scopo del culto religioso greco era infatti quello di mantenere la concordia con gli dèi: non celebrare loro il culto significava provocarne l'ira, da qui il "timore della divinità" (θρησκός) che lo stesso culto provocava in quanto connesso con la dimensione del sacro.  Roma antica Lo stesso argomento in dettaglio: Religione romana  Monaci manichei intenti a copiare testi sacri, con un'iscrizione in sogdiano (manoscritto da Khocho, Bacino del Tarim). Il manicheismofu una religione perseguitata, al pari di altre, nell'Impero romano in quanto contrastava con il mos maiorum. La concezione romana di "religione" (religio) corrisponde alla cura nei confronti dell'esecuzione del rito a favore degli dèi, rito che, per tradizione, va ripetuto finché non risulti correttamente eseguito. In questo senso i romani collegavano al termine di "religione" un senso di timore nei confronti della sfera del sacro, sfera propria del rito e quindi della religione stessa.  In un ambito più aperto i romani accoglievano comunque tutti i riti che non contrastassero con il mos maiorum dei tradizionali riti religiosi, ovvero con il costume degli antenati. Quando nuovi riti, e quindi novae religiones, venivano a contrastare con il mos maiorum questi venivano proibiti: fu il caso, ad esempio e di volta in volta, delle religioni ebraica, cristiana, manichea e dei riti bacchanalia.  La prima definizione del termine "religione", ovvero del suo originario termine latino religio, la dobbiamo a Cicerone il quale nel De inventione così la esprime:  (LA)  «Religio est, quae superioris naturae, quam divinam vocant, curam caerimoniamque effert. Cicerone. De inventione) Con l'epicureo Lucrezio si affaccia una prima critica alla nozione di religione intesa qui come un elemento che sottomette l'uomo per mezzo della paura e da cui il filosofo deve liberarsi[20]:   «Humana ante oculos foede cum vita iacere / in terris oppressa gravi sub religione / quae caput a caeli regionibus ostendebat / horribili super aspectu mortalibus istans, / primum Graius homo mortalis tollere contra est / oculos ausus primusque obsistere contra»   «La vita umana giaceva sulla terra alla vista di tutti turpemente schiacciata dall'opprimente religione, che mostrava il capo dalle regioni celesti, con orribile faccia incombendo dall'alto sui mortali. Un uomo greco per la prima volta osò levare contro di lei gli occhi mortali, e per primo resistere contro di lei.»  (Lucrezio. De rerum natura. Traduzione di Giancotti in Lucrezio. La natura. Milano, Garzanti, primum quod magnis doceo de rebus et artis religionum animum nodis exsolvere pergo -- Lucrezio. De rerum natura) Occidente cristiano  Massacre saint Barthelemy di Dubois conservato presso il Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna. A seguito dei massacri provocati dalle Guerre di religione i pensatori francesi del XVII secolo misero in dubbio la sovrapposizione delle nozioni di civiltà e religione fino a quel momento in vigore. Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio:Cristianesimo.  Ebrei in preghiera il giorno dello Kippur, opera di Gottlieb. Nell'Occidente cristiano, l'Ebraismo, come l'Islām, verrà indicato come una religione solo a partire dal XVII secolo. Le prime comunità cristiane non utilizzarono il termine religio per indicare le proprie credenze e pratiche religiose[22]. Con il tempo, tuttavia, diffusamente a partire dal IV secolo, il Cristianesimo adottò tale termine nell'accezione indicata da Lattanzio, individuandone l'unicità in quanto la "religione" era l'unica via di salvezza per l'uomo.  La relazione tra religio cristiana e quelle dei culti o delle "filosofie" precedenti fu variamente interpretata dagli esegeti cristiani. Giustino, ma anche Clemente Alessandrino e Origene, sostennero che partecipando tutti gli uomini al "Verbo" coloro che tra questi vissero secondo "ragione" erano comunque dei cristiani. Con Tertulliano la prospettiva cambia e le differenze tra mondo "antico" e il mondo dopo la "rivelazione" cristiana furono decisamente accentuate.  Con Agostino d'Ippona, ma già precedentemente con Basilio, Gregorio Nazianzeno e Gregorio di Nissa, il pensiero platonico rappresentò per i teologi cristiani un esempio della comprensibilità di cosa fosse la vera "religione".  Rispetto ai significati del termine "religione" nel mondo cristiano, lo storico delle religioni svizzero Michel Despland osserva che:  «Diventato cristiano l'Impero, si trovano presso i cristiani tre accezioni della parola. La religione è un ordine pubblico mantenuto dall'imperatore cristiano che instaura sulla terra la legislazione voluta da Dio (idea imperiale). Può anche essere l'eros dell'anima individuale verso Dio (idea mistica). Infine religio può designare la disciplina propria ai battezzati che hanno fatto voto di perfezione e sono diventati eremiti o cenobiti (Monachesimo).»  (Michel Despland. Religione. Storia dell'idea in Occidente, in Dictionnaire des Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori) Quindi se inizialmente il termine "religione" è assegnato esclusivamente agli ordini religiosi[26], a partire dalla Francia il termine accoglie dapprima anche quei pellegrini o cavalieri che se ne mostrano degni attraverso il mantenimento dei loro voti, poi i mercanti onesti e gli sposi fedeli, aprendo così il termine all'intero mondo laicale che osserva con scrupolo i precetti della Chiesa.  Con la Scolastica la "religione" venne collocata tra le "virtù morali" inserite nella "giustizia" in quanto essa rende a Dio l'onore e l'attenzione che gli sono "dovuti" esprimendosi con atti esteriori, come la liturgia o il voto, ed atti interiori, come la preghiera o la devozione.  Infine il termine "religione" diviene sinonimo di "civiltà". Con la Riforma protestante a partire dal XVI secolo il termine "religione" è assegnato a due confessioni cristiane distinte, e solo con il XVII secolo l'Ebraismo e l'Islām saranno considerate "religioni".  Le Guerre di religione provocarono in Francia l'abbandono dell'idea che il termine "religione" potesse essere sovrapponibile a quello di civiltà e, ad incominciare dal XVII secolo, alcuni intellettuali francesi avviarono una critica serrata al valore stesso della religione.  «Vive forze nazionali si risvegliano e insorgono contro l'adattamento compiuto dopo le guerre di religione. Da allora la religione è vista come riguardante un'autorità oppressiva, la fede come una credenza poco ragionevole, anzi quasi irragionevole. In Francia, le intelligenze cominciano a preferire la civiltà alla religione. E c'è la tendenza a credere che quanto l'uomo più si civilizzerà tanto meno sarà incline alla religione.»  (Despland. Op.cit.) Occidente moderno e contemporaneo La Modernità attribuisce valore supremo alla razionalità affrontando con questo strumento conoscitivo anche l'alveo della religione che così viene sottoposto al suo esame.  Se da una parte autori come Leibniz e Malebranche dopo l'analisi razionale esaltarono i valori religiosi, altri, come ad esempio Locke o JRousseau, utilizzarono la "ragione" per spogliare la "religione" dei suoi contenuti non giustificabili razionalmente.  Altri autori, come Toland o Voltaire furono propugnatori del deismo, una lettura decisamente razionalista della religione.  Con Hume vi fu un rifiuto dei contenuti razionali della religione, nell'insieme considerata un fenomeno del tutto irrazionale, nato dai timori propri dell'uomo nei confronti dell'universo. Partendo dal giudizio di "irrazionalismo" della religione, in Occidente, con ad esempio Julien Offray de La Mettrie o Helvétius, si affacciarono le prime critiche radicali alla religione che portarono all'affermazione dell'ateismo.  In questo ambito Holbach giunse a sostenere che:  «L'idea di un Dio terribile, raffigurato come un despota, ha dovuto rendere inevitabilmente malvagi i suoi sudditi. La paura non crea che schiavi che credono che tutto divenga lecito quando si tratta o di guadagnarsi la benevolenza del loro Signore, o di sottrarsi ai suoi temuti castighi. La nozione di un Dio-tiranno non può produrre che schiavi meschini, infelici, rissosi, intolleranti.»  (Holbach, Il buon senso, a cura di S. Timpanaro, Garzanti) Culture non occidentaliModifica Nelle culture non occidentali il termine "religione" viene reso con termini che non hanno la stessa etimologia latina. Così, se in Occidente, fatto salvo la lingua greca, il termine "religione" ha ovunque origine dal latino religio, l'etimologia del termine ebraico origina invece da un termine proprio dell'antico persiano, allo stesso modo l'arabo dove il termine "religione" origina dall'avestico. Nelle lingue del Subcontinente indiano invece il termine "religione" viene reso con termini di origine sanscrita e, in Estremo Oriente, con termini di origine cinese.  Vicino e Medio OrienteModifica In lingua ebraica il termine occidentale "religione" viene reso come(alfabeto ebraico) traslitterato in caratteri latini come dath. Tale termine compare alcune volte nel Tanakh, così nel Libro di Ester Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto (dath) fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo.»  (Libro di Ester) In questo verso (dath) sta per "editto", "legge", "decreto". L'ebraico dath deriva dall'avestico e dall'antico persiano dāta.  Il termine avestico dāta possiede in quella lingua sempre il significato di "legge" o di "legge di Ahura Mazdā"[30], ovvero legge del Dio unico e supremo dello Zoroastrismo.  (AE)  «ahmya zaothre baresmanaêca mãthrem speñtem ashhvarenanghem âyese ýeshti, dâtem vîdôyûm âyese ýeshti, dâtem zarathushtri âyese ýeshti, darekhãm upayanãm âyese ýeshti, daênãm vanguhîm mâzdayasnîm âyese ýeshti.»  Con questo zaothra e baresman desidero questo Yasna per il generoso Manthra, il più glorioso e lo desidero per Dāta, la Legge, la più gloriosa, santificata Aša, istituita contro i daēva, e per la legge insegnata da Zarathuštra. Desidero, questo Yasna, per Upayana, l'antica tradizione mazdea, e per Daēna, la santa religione mazdea.»  (Avestā II, 13. Traduzione di Arnaldo Alberti, in Avestā. Torino, UTET) In lingua araba il termine occidentale "religione" viene reso come دين (alfabeto arabo) traslitterato in caratteri latini come dīn. Oggi ho perfezionato la vostra religione ( dīn) compiendo per voi il mio beneficio e ho scelto per voi l'Islām come religione ( dīn)»  (Corano) Il termine arabo dīn deriva dal medio persiano dēn.  In lingua persiana il termine occidentale "religione" viene reso come دین (alfabeto arabo-persiano) traslitterato in caratteri latini come dīn. Tale termine deriva dal termine medio persiano dēnche, a sua volta, deriva dall'avestico daēnā che in quella antica lingua significa "religione" intesa come splendore, luminosità di Ahura Mazdā. Daēnā a sua volta proviene, nella medesima lingua, dalla radice dāy(vedere).  (AE)  «nivaêdhayemi hañkârayemi mãthrahe speñtahe ashaonô verezyanguhahe dâtahe vîdaêvahe dâtahe zarathushtrôish darekhayå upayanayå daênayå vanghuyå mâzdayasnôish»  Annuncio e celebro in lode del benefico ed efficace Manthra, ašavan, rivelazione contro i daēva; rivelazione che viene da Zarathuštra, e in lode di Daēna, la buona religione mazdea, che ha un'antica Tradizione»  (Avestā Traduzione di Alberti, in Avestā. Torino, UTET) Subcontinente indiano La bandiera dell'India. Al centro della bandiera è collocato, raffigurato in blu, il Čakra di Aśokaovvero il sigillo che compare negli editti promulgati dall'imperatore indiano Aśoka e che rappresenta il Dharmačakra, la "Ruota del Dharma". Nella lingua hindi, la lingua ufficiale e più diffusa dell'India, il termine occidentale "religione" viene reso come (alfabeto devanagari) traslitterato in caratteri latini come Dharma.  «È abbastanza difficile trovare un'unica parola nell'area dell'Asia meridionale che denoti ciò che in italiano è definito "religione", un termine effettivamente piuttosto vago e dall'ampio raggio semantico. Forse il termine più appropriato potrebbe essere il sanscrito dharma, traducibile in diversi modi, tutti pertinenti alle idee e alle pratiche religiose indiane»  (William K. Mahony. Induismo, "Enciclopedia delle Religioni" vol. 9: "Dharma induista". Milano, Jaca Book, 2006, pag.99) Gianluca Magi precisa tuttavia che il termine Dharma  «è più ampio e complesso di quello cristiano di religione e, dall'altro, meno giuridico delle attuali concezioni occidentali di "dovere" o di "norma", poiché privilegia la consapevolezza e la libertà piuttosto che il concetto di religio od obbligo»  (in Dharma, "Enciclopedia filosofica" vol.3. Milano, Bompiani. Il termine Dharma è usato nella maggior parte delle religioni di origine indiana per indicare tali contesti religiosi: Induismo Sanātana Dharma), Buddhismo Buddha Dharma), Giainismo Jain Dharma) e Sikhismo (Sikh Dharma).  Ma anche per indicare le religioni occidentali come l'Ebraismo (Dharma ebraico) o il Cristianesimo (Dharma cristiano)  Il termine Dharma deriva dalla radice sanscrita dhṛtraducibile in italiano come "fornire una base", ovvero come "fondamento della realtà", "verità", "obbligo morale", "giusto", "come le cose sono" oppure "come le cose dovrebbero essere". O guardiani dell'ordine cosmico (Ṛta), o Dei le cui leggi (Dharma) sono sempre realizzate, voi salite sul vasto carro del cielo più alto; a chi, Mitra e Varuṇa, mostrate il vostro favore, la pioggia del cielo dona abbondanza di miele»  (Ṛgveda) Estremo Orientesānjiào yījiào Tre religioni (insegnamenti) una religione (insegnamento). Confucio (Kǒng Qiū) e Lǎozǐ proteggono il Buddha Śākyamuni Shìjiāmóuní) infante. Rotolo dipinto su seta, Dinastia Ming conservato presso il British Museum di Londra.  Scrittura oracolare su ossa, all'origine del carattere cinese  (zǐ, bambino). Il carattere cineseche indica la singola "religione" è (jiào) e si compone, oltre del carattere  (zǐ), del carattere  (lǎo, vecchio), il tutto ad indicare l'insegnamento. In lingua cinese il termine occidentale "religione" viene reso come, traslitterato in caratteri latini in zōngjiào (Wade-Giles tsung-chiao).  Da questa lingua il termine religione  viene così reso nelle altre lingue estremo-orientali in:  lingua giapponese shūkyō; lingua coreana  jonggyo lingua vietnamita tôn giáo. In lingua cinese (jiào) rende anche il khotanesedeśanā, a sua volta resa del sanscrito deśayati(causativo del verbo di III classe diś: "mostrare", "assegnare", "esibire", "rivelare") e anche il sanscritośāsana (insegnamento).  Il carattere  è formato da (zǐ, bambino, dove la figura stilizzata è avvolta in fasce e agita le braccia),  (lǎo, vecchio).  Mentre  (zōng) indica "scuola", "tradizione acclarata", "religione" quindi "insegnamento di una tradizione acclarata/religione".  Il carattere cinese  (zōng) è formato dai caratteri  (mián, tetto di un edificio) e ( shì "altare", oggi nel significato di "mostrare") a sua volta composto da  (altare primitivo) con ai lati  (gocce di sangue o di libagioni); il tutto a significare "edificio che contiene un altare".  Le singole religioni vengono indicate dal nome che le caratterizza seguite dal carattere (jiào): Buddhismo (Fójiào da Fó Buddha), Confucianesimo (Rújiào, da Rú, letterato confuciano), Daoismo (Dàojiào da Dào) Cristianesimo (Jīdūjiāo da  Jīdū Cristo), Ebraismo  ( Yóutàijiào da Yóutài Giuda), Islām (Yīsīlánjiāo da Yīsīlán Islām).  DescrizioneModifica Il dibattito sulla nozione di religioneModifica La nozione di "religione" è problematica e dibattuta.  Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro:  «Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un "totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Dumézil). La religione elabora una spiegazione del destino umano (Widengren) e conduce a un comportamento che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro.»  (JRies. Le origini, le religioni. Milano, Jaca) Da un punto di vista storico-religioso la nozione di "religione" è collegata al suo esprimersi storico:  «Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religionie della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. Considerata questa prospettiva, la definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali.»  (Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo). Torino, Einaudi) Da un punto di vista antropologico-religioso la "religione" corrisponde al suo modo peculiare di manifestarsi nella cultura:  «Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento. Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3) Anche se come evidenzia lo stesso Enrico Comba:  «Non è dunque possibile stabilire un criterio assoluto per distinguere i sistemi religiosi da quelli non religiosi nel vasto repertorio delle culture umane»  (Comba) Quindi, come notano Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio, il fenomeno della religione:  «come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. Altan e Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa. Milano, Feltrinelli) Analisi filosofica Lo stesso argomento in dettaglio: scienze delle religioni Natura problematica della definizione di "religione" Weber sostenne che la definizione di "religione" si può declinare alla fine della ricerca su di essa. Kołakowski ha osservato che, come per altri ambiti umanistici, difficilmente si potrà addivenire ad una definizione condivisa del termine "religione". La definizione moderna del termine "religione" è problematica e controversa:  «Definire la religione è compito tanto ineludibile quanto improbo. È infatti evidente che, se una definizione non può prendere il posto di una indagine, quest'ultima non può avere luogo in assenza di una definizione. Filoramo. Già Weber aveva sostenuto che:  «Una definizione di ciò che la religione 'è' non può trovarsi all'inizio, ma caso mai, alla fine di un'indagine come quella che segue.»  (Weber. Economia e società Milano, Comunità, Spiro e Saler obiettano in proposito che quando non si definisce l'oggetto di indagine in modo esplicito si finisce per definirlo in modo implicito.  Lo storico Kołakowski rileva invece che:  «Studiando le attività umane nessuno dei concetti di cui disponiamo può essere definito con assoluta precisione, e, sotto questo aspetto, 'religione' non si trova in una situazione peggiore di "arte", "società", "storia", "politica", "scienza", "linguaggio" e innumerevoli altre parole. Ogni definizione della religione deve essere fino ad un certo punto, arbitraria, e, per quanto scrupolosamente tentiamo di far sì che si conformi all'impiego attuale della parola nel linguaggio comune, molte persone riterranno che la nostra definizione comprenda troppo o troppo poco. Kołakowski. Se non esiste Dio. Bologna, Il Mulino) Le spiegazioni sulla natura e le ragioni dell'esistenza dei credi religiosi  Ulteriori informazioni Questa sezione sull'argomento religione è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Feuerbach sostene che: la religione consiste di idee e valori prodotti dagli esseri umani, erroneamente proiettati su forze e personificazioni divine. Dio sarebbe quindi la costruzione di un Super uomo (uomo potenziato con attribuiti ideali dati dall'uomo stesso). È una forma di alienazione (che non ha lo stesso significato attribuito da Marx), in quanto la religione estranea l'uomo da sé stesso facendogli credere di non essere in prima persona: l'uomo è sottomesso da sé stesso. La religione si trova ad essere dunque un rifugio dell'uomo di fronte alla durezza della realtà quotidiana.  Marx affermò che: la Religione è «il gemito della creatura oppressa, l'animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d'una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l'oppio dei popoli.  Secondo l'ottica di Weber: le Religioni mondiali sarebbero capaci di raccogliere vaste masse di credenti e di influenzare il corso della storia universale. Weber non crede che la religione sia una forza conservatrice (Marx), bensì crede che essa possa provocare enormi trasformazioni sociali: La religione influisce sulla vita sociale ed economica. Il Puritanesimo e il protestantesimo, ad esempio, furono all'origine del modo di pensare capitalistico. Ne ”L'etica protestante e lo spirito del capitalismo” Weber discusse ampiamente l'influenza del cristianesimo sulla storia dell'Occidente moderno. Weber scoprì che effettivamente alcune religioni sono caratterizzate da un ascetismo ultramondano, che privilegia la fuga dai problemi terreni, distogliendo gli sforzi dallo sviluppo economico. Il cristianesimo sarebbe una religione di salvezza per Weber, poiché è incentrata sulla convinzione che gli esseri umani possano essere salvati purché scelgano la fede e seguano le sue prescrizioni morali. Le religioni di salvezza presentano un aspetto rivoluzionario perché sono caratterizzate da un ascetismo intramondano, cioè uno spirito religioso che privilegia la condotta virtuosa in questo mondo. Le religioni asiatiche invece avevano un atteggiamento di passività rispetto all'esistente.  Tra le riflessioni contemporanee, particolarmente interessante è la spiegazione del fenomeno religioso proposta da Gauchet a iniziare dall'opera Il Disincanto del mondo: secondo lo storico-filosofo francese, la religione non è né una tensione individuale verso il trascendente, né una costruzione funzionale alla giustificazione del potere. La religione va invece intesa, in una prospettiva storica e antropologica, come maniera particolare di strutturazione dello spazio sociale e umano. In particolare la forma più pura di religione è da rintracciare negli animismi che caratterizzano quelle società che Pierre Clastres definisce “contro lo Stato”. Nelle società di questo tipo, la legge viene cioè fatta risalire a un tempo e a forze assolutamente altre rispetto al presente e nessun membro della società può quindi rivendicare un rapporto privilegiato con il trascendente. La nascita di un'istanza separata del potere è indisgiungibile da una trasformazione della religione: dopo tali trasformazioni, il mondo terreno e la realtà trascendente entrano in rapporto. La religione, che nella sua forma più pura era un disinnescamento totale dell'instabilità sociale, una rimozione assoluta della divisione attraverso l'assolutizzazione della separazione terreno/trascendente, si apre a quella che Gauchet definisce l'uscita dalla religione.  Alcuni termini classificatori e descrittivi delle religioni Tylor introdce la nozione di "animismo".  Il teologo calvinista Viret che, nel suo Instruction chrétienne introduce il termine "deismo".  Friedrich Schelling nel 1842 introdusse per primo il termine "enoteismo" poi ripreso e diffuso dall'indologo Friedrich Max Müller. Toland nel suo Socinianism Truly Stated. By a pantheist utilizzò per primo la nozione di panteismo. Animismo (dall'inglese animism, a sua volta dal latino anĭma) è il termine introdotto nello studio delle religioni primitive dall'antropologo Tylor che nel suo Primitive Culture: Researches into the Development of Mythology, Philosophy, Religion, Language, Art and Custom, lo utilizzò per indicare quella prima forma di credenza spirituale ("anima" o "forza vitale") che viene riscontrata in oggetti o luoghi. In tal senso la teoria di Tylor si opponeva a quella di Herbert Spencer(1820-1903) che invece poneva nell'ateismo le convinzioni degli uomini primitivi.  La teoria "animistica", già messa in discussione da Mauss e da Frazer, è rifiutata oggi dalla maggior parte degli antropologi.  Tuttavia, come nota Jacques Vidal[37]  «in mancanza di altre espressioni l'uso del termine rimane frequente.»  Carlo Prandi[38] nota anche come tale termine venga utilizzato per indicare le credenze religiose dell'Africa subsahariana, quelle afrobrasiliane e quelle attinenti alle culture dell'Oceania.  Ateismo Esistono religioni atee, per considerarle tali prevale la definizione legata al culto piuttosto che al sacro, e l'interpretazione strettamente etimologica su quella abituale di "atteggiamento antireligioso. Durante i lavori del Parlamento Mondiale delle Religioni (PoWR) i buddisti, guidati dal Dalai Lama, protestarono contro l’uso del termine Dio che essi rifiutano, concordando solo su quello di Realtà suprema.  Il termine "Deismo" (dal francese déisme, a sua volta dal latino deus) fu coniato dal teologo calvinista svizzero di lingua francese Viret che nella sua Instruction chrétienne (Ginevra) lo utilizzò per indicare un gruppo che si opponeva agli "ateisti", ma Viret descrisse questo "gruppo" come di coloro che pur credendo in un Dio unico e creatore rigettavano la fede in Gesù Cristo.  Il poeta inglese John Dryden, in Religio Laici definì il "Deismo" come la credenza in un Dio creatore rifiutando qualsivoglia dottrina propugnata dalla tradizione e dalla rivelazione.  Con la pubblicazione del Dictionnaire historique et critique (Rotterdam) di  Bayle, che riprese la nozione di Déisme (s.v. "Viret"), il termine si diffuse ampiamente nella cultura europea.  Tuttavia il significato di "Deismo" ha posseduto, di volta in volta, connotazioni diverse. Wood ne ha identificate quattro:  credenza in un Essere supremo privo di tutti gli attributi di personalità (come intelletto e volontà); credenza in un Dio, ma rifiuto di qualsiasi cura provvidenziale da parte di questi per il mondo; fede in un Dio, ma negazione di ogni vita futura; credenza in un Dio, ma rifiuto di tutti gli altri articoli di fede religiosa. Molti filosofi e scienziati, per lo più illuministi del Settecento, sostennero tali posizioni; varianti istituzionalizzate del "Deismo" sono il Culto dell'Essere supremo durante la Rivoluzione francese e la spiritualità della Massoneria.  EnoteismoModifica "Enoteismo" (dal tedesco henotheismus, a sua volta dal greco εἷς eîs + θεός theós "un dio") fu il termine coniato da Schelling in Philosophie der Mythologie und der Offenbarung per indicare un "monoteismo " rudimentale sorto durante la preistoria della coscienza e precedente al "monoteismo evoluto" e al politeismo. In questo senso il termine si presenta simile a quello di Urmonotheimus ovvero "monoteismo primordiale" elaborato nel 1912 dall'antropologo e sacerdote Wilhelm Schmidt.  Successivamente, Müller utilizzò questo termine per indicare una pratica propria del Ṛgveda consistente nell'isolare una divinità rispetto alle altre durante le invocazioni rituali.  Nel suo significato storico-religioso, "enoteismo" occorre ad indicare quella forma di culto per cui una divinità viene, durante il rito, momentaneamente isolata e privilegiata rispetto alle altre, assurgendo così a divinità principale.  MonoteismoModifica Il termine Monoteismo (neologismo greco, dal grecoμόνος, mónos = unico, solo e θεός theós = dio) caratterizza quelle religioni che propugnano l'esistenza di una singola divinità. Lalande ha così descritto, nel suo Vocabulaire technique et critique de la philosophie, revu par MM. les membres et correspondants de la Société française de philosophie et publié, avec leurs corrections et observations par André Lalande, membre de l'Institut, professeur à la Sorbonne, secrétaire général de la Société, Parigi, il termine "monoteismo":  «Dottrina filosofica o religiosa che ammette un solo Dio, distinto dal mondo»  Il tema, controverso, è quali possano essere le religioni ascrivibili a questo contesto. Dopo una disamina di tale problema, Paolo Scarpi così chiosa:  «In questa prospettiva, pertanto conviene limitare l'uso del termine monoteismo alle forme religiose che storicamente si sono affermate come tali e che hanno elaborato una speculazione teologica finalizzata alla dimostrazione dell'unicità di Dio»  Intendendo in questa prospettiva sostanzialmente l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islām. Di tutt'altro avviso è invece, ad esempio, Theodore M. Ludwig che nella Encyclopedia of Religion nata dal progetto internazionale proposto da Mircea Eliade include, sia nell'edizione del che nella seconda edizione, nella voce Monotheism, altre religioni oltre quelle qui sopra citate come lo Zoroastrismo, la Religione greca nella forma di alcuni culti e nel pensiero di alcuni teologi greci, la Religione egizia del culto di Aton, il Buddhismo nella forma della Terra Pura, l'Induismo in alcune sue particolari manifestazioni e il Sikhismo.  PanteismoModifica Il termine Panteismo (dall'inglese pantheism a sua volta dal greco παν pan + θεός theós = tutto Dio) letteralmente significa "tutto è Dio". Tale termine fu derivato da analogo termine, pantheistic, utilizzato dal filosofo irlandese Toland nel suo Socinianism Truly Stated. By a pantheist, ed ebbe larga diffusione in Europa durante le polemiche inerenti al Deismo.  Oggi il termine "Panteismo" occorre come termine tecnico-descrittivo per individuare quei credi religiosi, o filosofico-religiosi, che individuano una divinità che abbraccia ogni cosa, ovvero Dio che compenetra ogni aspetto e luogo dell'universo rendendo così sacro ogni aspetto dell'esistente, anche quello naturale. Sono imparentati ad esso i termini di "panenteismo", termine coniato da Krause per indicare una visione in cui Dio è sia immanente che trascendente. e di "monismo", genericamente ogni dottrina unitaria che presuppone un'unica sostanza, nella fattispecie la concezione di un unico Dio impersonale ed ozioso.  PoliteismoModifica Il termine "politeismo" è attestato nelle lingue moderne per la prima volta nella lingua francese (polythéisme). Il termine polythéisme fu coniato dal giurista e filosofo francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo De la démonomanie des sorciers (Parigi), per poi finire nei dizionari come il Dictionnaire universel françois et latin (Nancy), il Dictionnaire philosophique di Voltaire (Londra 1764) e, l'Encyclopédie di D'Alembert e Diredot (seconda metà del XVIII secolo), la cui voce polytheisme è curata dallo stesso Voltaire. Utilizzato in ambito teologico in opposizione a quello di "monoteismo"; entra nella lingua italiana.  Il termine polythéisme, quindi "politeismo", è formato da termini derivati dal greco antico: πολύς (polys) + θεοί (theoi) ad indicare "molti dèi"; quindi da polytheia, termine coniato dal filosofo giudaico di lingua greca Filone di Alessandria per indicare la differenza tra l'unicità di Dio nell'Ebraismo rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche, tale termine fu poi ripreso dagli scrittori cristiani (ad esempio da Origene in Contra Celsum).  Tale termine indica quelle religioni che ammettono l'esistenza di più dèi a cui destinare i culti. Non vi rientra pertanto il Dualismo, che nella versione classica del Manicheismo vede il mondo retto da due principi opposti in lotta tra loro, il Male e il Bene, quest'ultimo destinato a trionfare alla fine dei giorni. Il termine Dualismo viene inoltre esteso ad eresie quali gli Gnostici e i Catari, che nell'esaltare la figura del male distinguono nettamente tra spirito e materia, ma trattandosi di Cristiani, per quanto borderline, vanno inclusi tra i Monoteisti.  Religioni (in ordine alfabetico) con maggior numero di fedeliModifica BuddhismoModifica  Il Buddhismo nel mondo Il Buddhismo è una religione che comprende una varietà di tradizioni, credenze e pratiche, in gran parte basata sugli insegnamenti attribuiti a Siddhārtha Gautama, vissuto nel Nepal, comunemente appellato come il Buddha, ossia "il Risvegliato".  Le numerose scuole dottrinarie afferenti a questa religione si fondano e si differenziano in base alle raccolte scritturali riportate nei Canoni buddhisti e agli insegnamenti tradizionali trasmessi all'interno delle stesse scuole.  Le due grandi differenziazioni all'interno del Buddhismo riguardano le correnti Theravāda, presente prevalentemente in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Myanmar e Laos, e Mahāyāna, presente invece prevalentemente in Cina, Tibet, Giappone, Corea, Vietnam e Mongolia.  Cristianesimo  I cristiani nel mondo per nazione Il Cristianesimo è la religione più diffusa nel mondo, in particolare in Occidente (Europa, Americhe, Oceania). Le forme storiche del cristianesimo sono molteplici, ma è possibile indicare quattro principali suddivisioni: il Cattolicesimo, il Protestantesimo, l'Ortodossia e l'Anglicanesimo. Oltre a queste quattro suddivisioni, esistono alcuni credi che si riallacciano al Cristianesimo ma non sono classificati nelle quattro categorie principali, tra cui Mormonismo e i Testimoni di Geova.  Tutte queste tradizioni cristiane riconoscono, seppure con piccole varianti, che il loro fondatore, Gesù di Nazaret, è il Figlio di Dio, e lo riconoscono come Signore. Credono altresì, a parte i Testimoni di Geova, i Mormoni e i Protestanti Unitari, che Dio è uno in tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.  Inoltre, tenendo presente che la Bibbia protestante ha 7 libri in meno della Bibbia cattolica, considerano la Bibbia un testo ispirato da Dio. La Bibbia dei cristiani è composta dall'Antico Testamento, il quale corrisponde alla Septuaginta, versione e adattamento in lingua greca della Bibbia ebraica con l'aggiunta di ulteriori libri[50], e dal Nuovo Testamento: quest'ultimo ruota interamente sulla figura di Gesù Cristo e del suo "lieto annuncio" (Vangelo).  Induismo  Induismo nel mondo L'Induismo è un insieme di dottrine, credenze e pratiche religiose e filosofico-religiose che hanno avuto origine in India, luogo dove risiede la maggioranza dei suoi fedeli. Secondo la tradizione, questa religione è eterna (Sanātana dharma, religione eterna) non avendo né un principio né una fine.  L'Induismo fa riferimento ad un insieme di testi sacriche per tradizione suddivide in Śruti e in Smṛti. Tra questi testi occorre ricordare in particolar modo i Veda, le Upaniṣad e la Bhagavadgītā.  IslamModifica  Presenza musulmana nel mondo L'Islam è la più recente delle tre principali religioni monoteiste originarie del Vicino Oriente. Ha come principale riferimento il Corano considerato libro sacro. Il testo in lingua araba, una raccolta di predicazioni orali, è relativamente breve rispetto ai testi sacri ebraici o indù. Il termine Islam significa letteralmente "sottomissione", intesa come fedeltà alla parola di Dio. L'Islam condivide con l'Ebraismo e il Cristianesimo gran parte della tradizione dell'Antico Testamento, legittimando il riferimento biblicosecondo cui Isacco (progenitore degli israeliti) e Ismaele (progenitore degli arabi) erano entrambi figli di Abramo. Riconosce la vita e le opere di Gesùritenendolo però un profeta. La figura di riferimento dell'Islam è Muhammad (Maometto), vissuto nel VII secolo nella penisola arabica, di cui la Sunna raccoglie gli aneddoti. Le due suddivisioni principali di questa religione sono l'Islam sunnita e l'Islam sciita.  Altre religioniModifica Altre importanti religioni, diffuse soprattutto in Asiasono:  Animismo Bahá'í Confucianesimo Culti sincretici africani Ebraismo Ermetismo Esoterismo Giainismo Gnosticismo Manicheismo Mitraismo Shintoismo Sikhismo Taoismo Zoroastrismo Nuovi movimenti religiosi Lo stesso argomento in dettaglio: Nuovo movimento religioso. Bambini di Dio Chiesa dell'unificazione Meditazione trascendentale Movimento raeliano Neopaganesimo Organizzazione Sathya Sai Pastafarianesimo Rajneeshismo Rastafarianesimo Sahaja Yoga Scientology Testimoni di Geova Wicca NoteModifica ^ a b Religione, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sull'etimologia di "religio" si possono vedere gli studi di Huguette Fugier, Recherches sur l'expression du sacré dans la langue latine, Saint-Amand, Bedy, e Lieberg, "Considerazioni sull'etimologia e sul significato di religio", Rivista di Filologia Classica, Paulhan, Il segreto delle parole, a cura di Paolo Bagni, postfazione di Marchetti, Firenze, Alinea le fait de se lier vis-à-vis des dieux», symbolisé par l'emploi des uittæ et des στέμματα dans le culte. Ernout e Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine - Histoire des mots, ristampa della IV edizione, in nuovo formato, aggiornata e corretta da André, Parigi, Klincksieck, Albrecht, Terror et pavor: politica e religione in Lucrezio, su basnico. files.wordpress.com, ETS, cfr. anche Schilling, The Roman Religion, in Bleeker e Widengren (a cura di), Historia Religionum I - Religions of the Past, Leiden, E. J. Brill, Polibio, Storie, Concetta Aloe Spada, “L’uso di religio e religiones nella polemica antipagana de Lattanzio”, in Bianchi (ed.), The Notion of «Religion» in Comparative Research. Roma: 'L'Erma' di Bretschneider, Retractationes I, 13. Anche se in De civitate Dei Agostino segue invece l'etimologia offerta da Cicerone:  «Eleggendo quindi Dio, o piuttosto rieleggendolo (da cui verrebbe il termine religione) avendolo perduto per nostra negligenza»  (Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, Cfr. anche Filoramo. Che cos'è la religione. Torino, Einaudi, Filoramo. Filoramo; Le scienze delle religioni. Brescia, Morcelliana, Cfr., ad esempio, Paolo Scarpi. Grecia (religione) in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, Dialetto ionico. ^ Questo tuttavia al di fuori del dialetto attico, cfr. in tal senso e per una più approfondita disamina dei termini Walter Burkert, La creazione del sacro, Tutti questi dati si intrecciano e completano la nozione che la parola thrēskeia evoca di per sé stessa: quella di 'osservanza, regola della pratica religiosa'. La parola si ricollega a un tema verbale che denota l'attenzione al rito, la preoccupazione di restare fedeli a una regola.» Émile Benveniste. Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi, Per i Romani religio stava a indicare una serie di precetti e di proibizioni e, in senso lato, precisione, rigida osservanza, sollecitudine, venerazione e timore degli dèi.»  (Mircea Eliade. Religione in Enciclopedia del novecento. Istituto enciclopedico italiano, Montanari. Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, Montanari. Va precisato tuttavia che gli epicurei non negavano l'esistenza delle divinità quanto piuttosto affermavano la loro lontananza e il loro disinteresse nei confronti degli uomini. ^ Si riferisce ad Epicuro. Despland. Religione. Storia dell'idea in Occidente, in Dictionnaire des Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, I Apologeticum Tra questi Giustino cita esplicitamente Socrateed Eraclito: «Coloro che hanno vissuto secondo il Logos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come, tra i Greci, Socrate ed Eraclito, ad altri simili, e tra i barbari, Abramo, Anania, Azaria, Misael, Elia, e molti altri ancora, dei quali ora non elenchiamo le opere e i nomi, sapendo che sarebbe troppo lungo. Di conseguenza coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Logos, sono stati malvagi, nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Logos; al contrario coloro, quelli che hanno vissuto e vivono secondo il Logos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti»  (Giustino. Apologia Traduzione di Girgenti in Giustino Apologie. Milano, Rusconi, Cfr. a titolo esemplificativo Agostino d'Ippona. De vera religione, Una religione è un Ordine religioso»  (Michel Despland. Op.cit..) ^ Antonin-Dalmace Sertillanges. La philosophie morale de saint Thomas d'Aquin. Parigi, Despland. Brown, Driver, Briggs. A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament. Oxford, Clarendon Press, 1968 ^ Dāta' nella Encyclopædia Iranica. ^ «DlN, I. Definition and general notion. It is usual to emphasize three distinct senses of din:  judgment, retribution; custom, sage;  religion. The first refers to the Hebraeo-Aramaic root, the second to the Arabic root ddna, dayn (debt, money owing), the third to the Pehlevi dēn(revelation, religion). This third etymology has been exploited by Noldeke and Vollers.»  (Louis Gardet. Encyclopedia of Islam, Leiden, Brill, Spiro. Religion: problems of definition and explanation, in Banton, Anthropological Approaches to the study of Religion. London, Tavistock, 1966, pag. 90-1. ^ Benson Saler. Conceptualizing Religion: Immanent Anthropologist, Trascendent Natives, and Unbounded Categories. Leiden, Brill, Marx, "Introduzione" alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, in Opere filosofichei, Torino, Einaudi (traduzione italiana Einaudi Bolle. Animism and Animatism. Encyclopedia of Religion NY, Macmillan, Dictionnaire des Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, Prandi. Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo). Torino, Einaudi, Bascone, Manualetto di storia religiosa: introduzione Küng, Ciò che credo, Rizzoli: La sua etimologia è del tutto simile a quello di "Teismo" derivando quest'ultimo dal greco théose il primo dal latino deus. Encyclopedia of Religion, vol.4. NY, Macmillan, Müller. Selected Essays on Language, Mythology and Religion, Londra, Ludwig. Monotheism, in Encyclopedia of Religion vol.9. NY, Macmillan, Owen. Concepts of Deity. Londra, Macmillan, Cerutti, Storia delle religioni, EDUCatt: 2Scarpi, Politeismo in Dizionario delle religioni, Torino, Einaudi, Nocentini, L'Etimologico, Firenze, Le Monnier, Pironti. Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione vol.6 della Grande Storia dell'antichità (a cura di Umberto Eco). Milano, Encyclomedia Publishers/RCS, Da tener presente che la Bibbia protestantecontiene una differente raccolta di libri rispetto a quella, ad esempio, cattolica.   BibliografiaModifica Ugo Bianchi (a cura di), The Notion of 'Religion' in Comparative Research. Selected Proceedings of the Congress of the Association for the History of Religions, Rome, Roma, 'L'Erma' di Bretschneider, 1994. Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 1991. Walter Burkert, La creazione del sacro, Milano, Adelphi. Yves Coppens, Origines de l'homme - De la matière à la conscience, Paris, De Vive Voix, Coppens, La preistoria dell'uomo, Milano, Jaca. Nola, Attraverso la storia delle religioni, Roma, Di Renzo Editore, 1996. Ambrogio Donini, Lineamenti di storia delle religioni, Roma, Editori Riuniti, Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino, Bollati Boringhieri, 1999. Giovanni Filoramo, Storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, Filoramo, Giorda e Spineto (a cura di), Manuale di Scienze della religione, Brescia, Morcelliana, 2019. Voci correlate Ateismo Antropologia delle religioni Credenza religiosa Critiche alla religione Culto Dio Divinità Fanatismo religioso Fenomenologia della religione Filosofia della religione Fede Homo religiosus Importanza della religione per stato Preghiera Psicologia della religione Religione di Stato Religioni maggiori Religioni per nazione Rivelazione Rito Santuario Sacrificio Scienza delle religioni Storia delle religioni Sacro Sociologia della religione Teologia Uscita dalla religione Altri progettiModifica Collabora a Wikisource Wikisource contiene di argomento religioso Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni sulla religione Collabora a Wikizionario Wikizionario contiene il lemma di dizionario «religione» Collabora a Wikinotizie Wikinotizie contiene notizie di attualità su argomenti di religione Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla religione Collabora a Wikivoyage Wikivoyage contiene informazioni turistiche su religione Wikiversity contiene materiale del Corso di laurea in Scienza delle Religioni, Facolta' di Lettere e Filosofia Collabora a Wikibooks Wikibooks contiene un approfondimento sulla storia della nozione di religione Collabora a Wikibooks Wikibooks contiene un libro su Le religioni e il sacro Collegamenti esterniModifica religione, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata ( EN ) Religione, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata ( EN,  FR ) Religione, su Enciclopedia canadese. Religione, su The Encyclopedia of Science Fiction. Opere riguardanti Religione, su Open Library, Internet Archive. Religione, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Schilbrack, The Concept of Religion, in Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford. Dale Tuggu, Theories of Religious Diversity, su Internet Encyclopedia of Philosophy. Centro Studi sulle Nuove Religioni, su cesnur. Portale Religioni: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Religioni PAGINE CORRELATE Religione romana credenze del popolo romano  Storia delle religioni Dio entità divina, essere supremo e oggetto di fede  Wikipedia Il contenutoWikipedia Ricerca Religione romana credenze del popolo romano Lingua Segui Modifica La religione romana è l'insieme dei fenomeni religiosi propri dell'antica Roma considerati nel loro evolvere come varietà di culti, questi correlati allo sviluppo politico e sociale della città e del suo popolo. Giove Tonante in una scultura. Le origini della città, e quindi della storia e della religione di Roma, sono controverse. Recentemente l'archeologo italiano Carandini sembrerebbe aver quantomeno dimostrato di poter datare l'origine di Roma all'VIII secolo a.C., saldando quindi le sue conclusioni, basate sugli scavi da lui condotti nella zona del Palatino, all'età di fondazione stabilita dal racconto tradizionale.  Le origini della religione romana vanno individuate nei culti dei popoli pre-indoeuropei stanziati in Italia, nelle tradizioni religiose dei popoli indoeuropei che migrarono nella penisola, nelle civiltà etrusca[9] e della Grecia[10] e nelle influenze delle civiltà del Vicino Oriente occorse lungo i secoli.  La religione romana cessò di essere la religione "ufficiale" all'interno dell'Impero romano con l'editto di Tessalonica e i successivi editti promulgati dall'imperatore romano convertito al cristianesimo Teodosio, il quale proibì e perseguitò tutti i culti non cristiani professati nell'Impero, soprattutto quelli pagani. Precedentemente c'era stato il vano tentativo dell'imperatore Giuliano di riformare la religione pagana per contrapporla efficacemente al cristianesimo, ormai ampiamente diffuso.  Una religione civile L'espressione "religione romana" è di conio moderno. Il termine italiano "religione" possiede tuttavia la sua chiara etimologia nel termine latino religio ma, nel caso del termine latino, esso esprime una nozione circoscritta alla cura nei confronti dell'esecuzione del rito a favore degli dei, rito che, per tradizione, va ripetuto finché non risulti correttamente eseguito, e in questo senso i Romani collegavano al termine religioil vissuto di timore nei confronti della sfera del sacro, sfera propria del rito e quindi della religione stessa. Religio est, quae superioris naturae, quam divinam vocant, curam caerimoniamque effert. Cicerone, De inventione) Pertanto, l'integrità e la prosperità di Roma (monarchica, repubblicana, imperiale) erano la finalità dello Stato e, a questo scopo, doveri civili e religiosi coincidevano: lo Stato si è attribuito il diritto di stabilire e specificare qual è il sacro e pertanto la religione romana è una religione civica, una religione che ha carattere pubblico e, di conseguenza, nella organizzazione istituzionale di Roma è presente anche un apparato religioso.   La nozione moderna di "religione" è invece più complessa e problematica andando a coprire un più ampio spettro di significati:  «Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento»  (Enrico Comba, Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza) Precisare la differenza di "contenuto" tra il termine latino religio e quello di uso comune e moderno di "religione" rende conto della caratteristica unica dei contenuti religiosi del vivere romano:  «La religione romana (o più in generale greco-romana) può essere caratterizzata da due elementi: è una religione sociale ed è una religione fatta di atti di culto. Religione sociale, essa è praticata dall'uomo in quanto membro di una comunità e non in quanto singolo individuo, persona; è squisitamente una religione di partecipazione e nient'altro che questo. Il luogo dove si esercita la vita religiosa del romano è la famiglia, l'associazione professionale o di culto, e soprattutto, la comunità politica.»  (John Scheid, La religione a Roma. Bari, Laterza) Ne consegue che per i Romani la religio non aveva molto a che fare con quello che noi indichiamo come credenza religiosa individuale in quanto è lo Stato a essere il tramite tra l'individuo e la divinità:  «L'atteggiamento religioso del romano va distinto dal sistema della fede. Religio non equivale a credo.»  (Robert Schilling, Rites, Cultes, Dieux de Rome. Parigi, Klincksieck; cit. in Scheid) Il sentimento religioso romano (pietas) verte dunque nella forte volontà di garantire il successo alla respublica mediante la scrupolosa osservanza della religio, dei suoi culti, dei suoi riti, della sua tradizione, osservanza che consente di ottenere il favore degli dei e garantire la pax deum (pax deorum). Tale concordia con gli dei determinata dalla scrupolosa osservanza della religio e dei suoi riti è testimoniata, per i Romani, dal successo di Roma nei confronti delle altre città e nel mondo.  (LA)  «...sed pietate ac religione atque una sapientia, quod deorum numine omnia regi gubernarique perspeximus, omnes gentes nationesque superavimus. Cicerone, De haruspicum responso, 9; traduzione di Bellardi, in Cicerone, Le orazioni Torino, UTET) Il che fa concludere a Cicerone:  Et si conferre volumus nostra cum externis, ceteris rebus aut pares aut etiam inferiores reperiemur, religione, id est cultu deorum, multo superiores. Cicerone, De natura deorum. II, 8; traduzione di Calcante. Milano, Rizzoli) La "mitologia" romana: le fabulae La nozione di sacro (sakros) nella cultura romana Lapis niger stele (modificato).JPG  Qui sopra il cippo del Lapis Niger risalente al VI secolo a.C. che riporta un'iscrizione bustrofedica. In questo reperto archeologico compare per la prima volta il termine sakros (Forum inscription (dettaglio).jpg: sakros es). Dal termine latino arcaico sakros originano due successivi termini latini: sacer e sanctus. Lo sviluppo del termine sakros, nel suo variegarsi di significati procede, per quanto inerisce al sanctus per via del suo participio sancio che è collegato a sakros per mezzo di un infisso nasale[20]. Ma sacer e sanctus, pur provenendo dalla stessa radice sak, possiedono dei significati originari molto diversi. Il primo, sacer, è ben descritto da SESTO POMPEO FESTO nel suo “De verborum significatu” dove precisa che: «Homo sacer is est, quem populus iudicavit ob maleficium; neque fas est eum immolari, sed, qui occidit, parricidii non damnatur». Quindi, e in questo caso, l'uomo sacro è colui che portando una colpa infamante che lo espelle dalla comunità umana deve essere allontanato. Non lo si può perseguire, ma non si può perseguire nemmeno colui che lo uccide. L'homo sacer non appartiene, non è perseguito, né è tutelato dalla comunità umana. Sacer è quindi ciò che appartiene ad 'altro' rispetto agli uomini, appartiene agli Dei, come gli animali del sacrificium (rendere sacer). Nel caso di sacer la sua radice sak inerisce a ciò che viene stabilito (quindi ciò che è sak) come non attinente agli uomini. Sanctus invece, come spiega il Digesto, è tutto ciò che deve essere protetto dalle offese degli uomini. È sanctaquell'insieme di cose che sono sottomesse a una sanzione. Esse non sono né sacre, né profane. Esse non sono comunque consacrate agli Dei, non appartengono a loro. Ma sanctus non è nemmeno profano, deve essere protetto dal profano e rappresenta il limite che circonda il sacer anche se non lo riguarda. Sacer è tutto ciò che appartiene quindi a un mondo fuori dall'umano: dies sacra, mons sacer. Mentre sanctus non appartiene al divino: lex sancta, murus sanctus. Sanctus è tutto ciò che è proibito, stabilito, sanzionato dagli uomini e, con questo, anche sanctus si relaziona al radicale indoeuropeo sak. Ma col tempo, sacer e sanctus si sovrappongono. Sanctus non è più solo il muro che delimita il sacer ma entra esso stesso in contatto col divino: dall'eroe morto sanctus, all'oracolo sanctus, ma anche Deus sanctus. Su questi due termini, sacer e sanctus, si fonda un ulteriore termine, questo dall'etimologia incerta, religio, ovvero quell'insieme di riti, simboli e significati che consentono all'uomo romano di comprendere il cosmo, di stabilirne i contenuti e di mettersi in relazione con esso e con gli Dei. Così la città di Roma diviene essa stessa sacra in quanto avvolta dalla majestas che il dio Iupiter ha consegnato al suo fondatore, Romolo. Attraverso le sue conquiste, la città di Roma offre una collocazione agli uomini nello spazio "sacro" da essa rappresentato. La sfera del sacer-sanctus romano appartiene al sacerdosche, nel mondo romano unitamente all'imperator[21] si occupa delle res sacrae che consentono di rispettare gli impegni verso gli Dei. Così sacer divengono le vittime dei "sacrifici", gli altari e le loro fiamme, l'acqua purificatrice, gli incensi e le stesse vesti dei "sacerdoti". Mentre sanctus è riferito alle persone: i re, i magistrati, i senatori (pater sancti) e da questi alle stesse divinità. La radice di sakros, è il radicale indoeuropeo *sak il quale indica qualcosa a cui è stata conferita validità ovvero che acquisisce il dato di fatto reale, suo fondamento e conforme al cosmo. Da qui anche il termine, sempre latino, di sancire evidenziato nelle leggi e negli accordi. Seguendo questo insieme di significati, il sakrossancisce un'alterità, un essere "altro" e "diverso" rispetto all'ordinario, al comune, al profano. Il termine latino arcaico sakros corrisponde all'ittita saklai, al greco hagois, al gotico sakan. La presenza di una mitologia romana che prescindesse da quella greca è stato oggetto di dibattito fin dall'antichità. Il retore greco Dionigi di Alicarnasso ha negato questa possibilità attribuendo a Romolo, fondatore della città di Roma, l'espressa intenzione di cancellare qualsivoglia racconto mitico che attribuisse agli dei le condotte sconvenienti degli uomini:  τοὺς δὲ παραδεδομένους περὶ αὐτῶν μύθους, ἐν οἷς βλασφημίαι τινὲς ἔνεισι κατ´ αὐτῶν ἢ κακηγορίαι, πονηροὺς καὶ ἀνωφελεῖς καὶ ἀσχήμονας ὑπολαβὼν εἶναι καὶ οὐχ ὅτι θεῶν ἀλλ´ οὐδ´ ἀνθρώπων ἀγαθῶν ἀξίους, ἅπαντας ἐξέβαλε καὶ παρεσκεύασε τοὺς ἀνθρώπους {τὰ} κράτιστα περὶ θεῶν λέγειν τε καὶ φρονεῖν μηδὲν αὐτοῖς προσάπτοντας ἀνάξιον ἐπιτήδευμα τῆς μακαρίας φύσεως. Οὔτε γὰρ Οὐρανὸς ἐκτεμνόμενος ὑπὸ τῶν ἑαυτοῦ παίδων παρὰ Ῥωμαίοις λέγεται οὔτε Κρόνος ἀφανίζων τὰς ἑαυτοῦ γονὰς φόβῳ τῆς ἐξ αὐτῶν ἐπιθέσεως οὔτε Ζεὺς καταλύων τὴν Κρόνου δυναστείαν καὶ κατακλείων ἐν τῷ δεσμωτηρίῳ τοῦ Ταρτάρου τὸν ἑαυτοῦ πατέρα οὐδέ γε πόλεμοι καὶ τραύματα καὶ δεσμοὶ καὶ θητεῖαι θεῶν παρ´ ἀνθρώποις»  Censurò tutti quei miti che si tramandano sugli dèi, in cui erano offese e accuse contro di essi, ritenendoli empi, dannosi, offensivi e non degni degli dèi e neppure degli uomini giusti. Prescrisse inoltre che gli uomini pensassero e parlassero riguardo agli dèi nel modo più rispettoso possibile, evitando di attribuire loro una pratica indegna della loro natura divina. Presso i Romani infatti non si racconta che Urano fu evirato dai figli né che Crono massacrò i figli per paura di essere detronizzato, che Zeus pose fine alla supremazia di Crono, che era suo padre, rinchiudendolo nelle carceri del Tartaro, non si raccontano neppure guerre, né ferite, né patti, né la loro servitù presso gli uomini.»  (Dionigi di Alicarnasso; trad. di Guzzi)  Calco in gesso della fronte del "Sarcofago Mattei" (III secolo d.C.), conservato presso il Museo della civiltà romana (Roma). L'originale del calco è murato nello scalone principale di Palazzo Mattei in Roma. Questa fronte del sarcofago intende raffigurare una delle fabulae fondative della civiltà romana: il dio Marte che si avvicina a Rea Silvia addormentata. I gemelli Romolo e Remo sonoil  frutto della relazione tra il dio e Rhea Silvia, figlia di Numitor (Numitore), questi discendente dell'eroe troiano Aeneas (Enea) e re dei Latini. Allo stesso modo il filologo tedesco Georg Wissowa e Koch hanno diffuso in età moderna l'idea che i Romani non avessero in origine una propria mitologia. Diversamente Dumézil in varie opere aventi come oggetto la religione romana ha invece ritenuto di considerare la presenza di una mitologia latina e quindi romana come diretta eredità di quella indoeuropea, al pari di quella vedica o di quella scandinava, successivamente il contatto con la cultura religiosa e mitologica greca avrebbe fatto dimenticare ai Romani questi loro racconti mitici basati su una trasmissione di tipo orale. Lo storico delle religioni italiano Brelich ha ritenuto di individuare una mitologia propria dei Latini che, seppur priva di ricchezza come quella greca, è comunque parte autentica e originaria di quel popolo. Lo storico delle religioni italiano Dario Sabbatucci[31]riprende di fatto le conclusioni di Koch quando individua nei Romani e negli Egiziani due popoli che hanno concentrato nel "rito" religioso il contenuto "mitico" non estraendone, a differenza dei Greci, il racconto mitologico. Più recentemente lo storico delle religioni Bremmer ritiene che i popoli indoeuropei e quindi di eredità indoeuropea, tra questi anche i Latini e i Romani, non abbiano mai posseduto dei racconti teogonici e cosmogonici se non in forma assolutamente rudimentale, la particolarità della mitologia greca risiederebbe quindi nel fatto di averli elaborati sull'impronta di quelli appartenenti alle antiche civiltà orientali. Allo stesso modo Bread critica le conclusioni di Dumézil sulla presenza di una mitologia indoeuropea, collegata all'ideologia tripartita, presente anche nella Roma arcaica. Si osserva la penetrazione di racconti mitici greci in Italia centrale con i reperti archeologici che li raffigurano. L'influenza greca emerge in modo decisamente impressionante con la costruzione del tempio a Iupiter Optimus Maximus al Campidoglio. Carandini ritiene di individuare una precisa cesura tra la mitologia originaria del Lazio e quella successiva determinata dall'influenza greca:  «Ma a partire da un certo momento la creatività mitica originaria si esaurisce e gli ulteriori sviluppi cominciano a perdere autenticità, per cui viene a prodursi una cesura. Questa cesura cade a nostro avviso nel Lazio al tempo dei Tarquini quando avvengono manipolazioni del mito indigeno ed intrusioni di miti greci paragonabili a un grosso intervento chirurgico nella cultura del tempo.»  (Carandini, La nascita di Roma) Le mediazione etrusca all'epoca dei Tarquini, per mezzo della quale entrano nella religione romana anche nozioni mitiche proprie dei Greci, era già stata evidenziata da Eliade:  «Sotto la dominazione etrusca perde di attualità la vecchia triade costituita da Giove, Marte e Quirino, che viene sostituita dalla triade formata da Giove, Giunone e Minerva, istituita all'epoca dei Tarquini. È evidente l'influenza etrusco-latina, che del resto apporta alcuni elementi greci. Le divinità hanno ora delle statue: Juppiter Optimus Maximus, come d'ora innanzi sarà chiamato, è presentato ai Romani sotto l'immagine etruschizzata dello Zeus greco.»  (Eliade, Storia delle idee e delle credenze religiose) Se quindi i racconti mitologici greci, questi decisamente influenzati dal contatto della civiltà greca con quelle orientali, segnatamente con la civiltà mesopotamica, penetrano nell'Italia centrale determinando la successiva e decisiva influenza della mitologia greca sulle idee religiose latine, resta che alcuni racconti di natura mitica, alcuni dei quali anche di possibile eredità indoeuropea, possano essere appartenuti alla cultura orale latina arcaica e poi ripresi e in parte riformulati dai letterati e dagli antichisti romani dei secoli successivi.  L'accezione moderna del termine "mito" inerisce a racconti tradizionali che hanno come oggetto dei contenuti di tipo significativo, il più delle volte afferenti al campo teogonico e cosmogonico, e comunque inerente al sacro e quindi del religioso:  «Il mito esprime un segreto proprio delle origini, che conduce ai confini tra gli uomini e gli dei.»  (Jacques Vidal, Mito, in  Dizionario delle religioni(a cura di Paul Poupard). Milano, Mondadori) «Il mito si distingue dalla leggenda, dalla fiaba, dalla favola, dalla saga, pur contenendo in varia misura, elementi di ciascuno di questi generi letterari. Tutti questi tipi di racconto hanno in comune il fatto di non essere portatori di quei contenuti di verità che rendono il mito profondamente coinvolgente sul piano esistenziale e religioso»  (Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo), Torino, Einaudi) Il termine moderno mito risale a μύθος laddove, invece, i Romani utilizzano il termine fabula (pl. fabulae) che possiede origini nel verbo for, "parlare" di contenuti religiosi. Se fabulaper i Romani è quindi il "racconto" di natura tradizionale circondato da un'atmosfera religiosa, esso possiede l'ambivalenza di essere anche il "racconto" leggendario che si oppone a historia, il "racconto" fondato storicamente. Ne consegue che il fondamento di verità di una fabula è lasciato all'uditore che ne stabilisce il criterio di attendibilità, questo stabilito dalla tradizione. Così Livio, in Ad Urbe Condita, ricorda che tali fabulae fondative non si possono né adfirmare (confermare), né refellere (confutare).  Le fabulae fondative di Roma si riscontrano sostanzialmente coerenti in una letteratura che prosegue per circa sei secoli[44]. Tali fabulae narrano di un primo re dei Latini, Giano, cui segue un secondo re giunto esule dal mare, Saturno, il quale condivise con Ianus il regno. Figlio di Saturnus fu Pico, a sua volta padre di Fauno che generò il re eponimo dei Latini, Latino. A partire da Ianus, questi re divini introdussero nel Lazio la civiltà, quindi l'agricoltura, le leggi, i culti, fondando città.  EvoluzioneModifica Lo sviluppo storico della religione romana passò per quattro fasi: una prima protostorica, una seconda fase, contrassegnata dall'influenza delle religioni autoctone; una terza contraddistinta dall'assimilazione di idee e pratiche religiose etrusche e greche; una quarta, durante la quale si affermò il culto dell'imperatore e si diffusero le religioni misteriche di provenienza orientale.  Età protostorica Fondazione di Roma. Nell'età protostorica ancora prima della fondazione di Roma, quando nel territorio laziale c'erano solo tribù, nel territorio dei colli si credeva nell'intervenire nella vita di tutti i giorni di forze soprannaturali tipicamente magico-pagane. Queste forze non erano tuttavia personificate in divinità ma ancora indistinte e solo col rafforzarsi dei contatti con altre popolazioni, tra cui i Greci, i Sabini e gli Etruschi, tali forze cominceranno a essere personificate in oggetti e, solo a Repubblica inoltrata, in soggetti antropomorfi. Sino ad allora erano viste come forze chiamate numen o al plurale numina, grandi in numero e ciascuna avente il suo compito nella vita di tutti i giorni.  Età arcaica Lo stesso argomento in dettaglio: Età regia di Roma. La fase arcaica fu caratterizzata da una tradizione religiosa legata soprattutto all'ambito agreste, tipica dei culti indigeni mediterranei, sulla quale si inserì il nucleo di origine indoeuropea. Per la tradizione romana si deve a Numa Pompilio, il secondo re di Roma, la sistemazione e l'iscrizione delle norme religiose in un unico corpo di leggi scritte, il Commentarius, che avrebbe portato alla definizione di otto ordini religiosi: i Curiati, i Flamini, i Celeres, le Vestali, gli Auguri, i Salii, i Feziali e i Pontefici.   Busto di Giano bifronte, culto istituito da Numa Pompilio Gli dei principali e più antichi venerati nel periodo arcaico, la cosiddetta "triade arcaica", erano Giove(Iupiter), Marte (Mars) e Quirino (Quirinus), quella che Georges Dumézil definisce invece “triade indoeuropea. Proprio a Iupiter Feretrius (garante dei giuramenti) è dedicato il santuario cittadino di più antica consacrazione: stando a Tito Livio era stato proprio Romolo a fondarlo sul colle Palatino[48], così come fu responsabile della creazione del culto di Iupiter Stator (che arresta la fuga dai combattimenti).  Tra le divinità maschili troviamo Liber Pater, Fauno, Giano, Saturno, Silvano, Robigus, Consus (il dio del silo in cui si racchiude il frumento), Nettuno (in origine dio delle acque dolci, solo dopo l'apporto ellenizzante dio del mare), Fons (dio delle sorgenti e dei pozzi), Vulcano (dio del fuoco devastatore).  In questa fase primitiva della religione romana è riscontrabile la venerazione di numerose divinità femminili: Giunone in diversi e specifici aspetti (Iuno Pronuba, Iuno Lucina, Iuno Caprotina, Iuno Moneta), Bellona, Tellus e Cerere, Flora, Opi (l'abbondanza personificata), Pales (dea delle greggi), Vesta, Anna Perenna, Diana Nemorensis(Diana dei boschi, dea italica, introdotta secondo la tradizione da Servio Tullio come dea lunare), Fortuna (portata in città da Servio Tullio, con vari culti entro il pomoerium), la Dea Dia (la dea “luminosa” del cielo chiaro), la dea Agenoria (la dea rappresentante dello sviluppo).  Frequenti sono le coppie di divinità legate alla fertilità poiché essa era ritenuta per natura duplice: se in natura esistono maschio e femmina dovevano esserci anche maschio e femmina per ogni aspetto della fertilità divina. Ecco così Tellus e Tellumo, Caeres e Cerus, Pomona e Pomo, Liber Pater e Libera. In queste coppie il secondo termine rimane sempre una figura secondaria, minore, una creazione artificiale dovuta ai sacerdoti teologi più che alla reale devozione.  Il periodo delle origini è caratterizzato anche dalla presenza di numina, divinità indeterminate, come i Larie i Penati.  Età repubblicana Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica romana. La mancanza di un "pantheon" definito favorì l'assorbimento delle divinità etrusche, come Venere(Turan), e soprattutto greche. A causa della grande tolleranza e capacità di assimilazione, tipiche della religione romana, alcuni dèi romani furono assimilati a quelli greci, acquisendone l'aspetto, la personalità e i tratti distintivi, come nel caso di Giunone assimilata a Era; altre divinità, invece, furono importate ex novo, come nel caso dei Dioscuri. Il controllo dello Stato sulla religione, infatti, non proibiva l'introduzione di culti stranieri, anzi tendeva a favorirla, a condizione che questi non costituissero un pericolo sociale e politico. Nel II secolo a.C. furono ad esempio proibiti i baccanali con Senatus consultum de Bacchanalibus perché durante tali riti gli adepti praticavano la violenza sessuale reciproca (sodomia compresa), specialmente sui neofiti, e ciò era in contrasto con le leggi romane che impedivano tali atti tra cittadini, pur permettendole nei confronti degli schiavi, mentre il culto dionisiaco fu represso con la forza.  Età alto imperiale Alto Impero romano.  L'imperatore Commodorappresentato come Ercole La crisi della religione romana, iniziatasi nella tarda età repubblicana, s'intensificò in età imperiale, dopo che Augusto aveva provato a darle nuovo vigore.  Augusto ripristinò alcune antiche tradizioni religiose che erano cadute in disuso, come l'augurio della Salute, la dignità del flamine diale, la cerimonia dei Lupercalia, dei Ludi Saeculares e dei Compitalia. Vietò ai giovani imberbi di correre ai Lupercali e sia ai ragazzi, sia alle ragazze di partecipare alle rappresentazioni notturne dei Ludi Saeculares, senza essere accompagnati da un adulto della famiglia. Stabilì che i Lari Compitali fossero adornati di fiori due volte all'anno, in primavera ed estate. (Svetonio, Augustus) Le cause del lento degrado della religione pubblica furono molteplici. Già da qualche tempo vari culti misterici di provenienza medio-orientale, quali quelli di Cibele, Iside e Mitra, erano entrati a far parte del ricco patrimonio religioso romano.  Col tempo le nuove religioni assunsero sempre più importanza per le loro caratteristiche escatologiche e soteriologiche in risposta alle insorgenti esigenze della religiosità dell'individuo, al quale la vecchia religione non offriva che riti vuoti di significato. La critica alla religione tradizionale veniva anche dalle correnti filosofiche dell'Ellenismo, che fornivano risposte intorno a temi propri della sfera religiosa, come la concezione dell'anima e la natura degli dei.  Un'altra caratteristica tipica del periodo fu quella del culto imperiale. Dalla divinizzazione post-mortem di Gaio Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto si arrivò all'assimilazione del culto dell'imperatore con quello del Sole e alla teocrazia dioclezianea.  Età tardo imperiale Tardo Impero romano. Diocleziano assunse il titolo di Iovius, Massimiano quello di Herculius. Il titolo doveva probabilmente richiamare alcune caratteristiche del sovrano da cui era usato: a Diocleziano, associato a Giove, era riservato il ruolo principale di pianificare e comandare; Massimiano, assimilato a Ercole, avrebbe avuto il ruolo di eseguire "eroicamente" le disposizioni del collega. Malgrado queste connotazioni religiose, gli imperatori non erano "divinità", in accordo con le caratteristiche del culto imperiale romano, sebbene potessero essere salutati come tali nei panegirici imperiali; erano invece visti come rappresentanti delle divinità, incaricati di eseguire la loro volontà sulla Terra. Vero è che Diocleziano elevò la sua dignità imperiale al di sopra del livello umano e della tradizione romana. Egli voleva risultare intoccabile. Soltanto lui risultava dominus et deus, signore e dio, tanto che a tutti coloro che lo circondavano fu attribuita una dignità sacrale: il palazzo divenne sacrum palatium e i suoi consiglieri sacrum consistorium. Segni evidenti di questa nuova qualificazione monarchico-divina furono il cerimoniale di corte, le insegne e le vesti dell'imperatore. Egli, infatti, al posto della solita porpora, indossò abiti di seta ricamati d'oro, calzature ricamate d'oro con pietre preziose[63]. Il suo trono poi si elevava dal suolo del sacrum palatium di Nicomedia. Veniva, infine, venerato come un dio, da parenti e dignitari, attraverso la proschinesi, una forma di adorazione in ginocchio, ai piedi del sovrano.  Nella congerie sincretistica dell'impero durante il III secolo, permeata da dottrine neoplatoniche, e gnostiche, fece la sua comparsa il cristianesimo. La nuova religione andò lentamente affermandosi quale culto di Stato, con la conseguente fine della religione romana, da ora indicata spregiativamente come "pagana", sancito dalla chiusura dei templi e dalla proibizione, sotto pena capitale, di professare religioni diverse da quella cristiana.  Flavio Claudio Giuliano, discendente del cristiano Costantino I, tentò di restaurare la religione romana in forma ellenizzata a Costantinopoli, ma la sua morte prematura nel 363 pose fine al progetto. Teodosio Iemanò l'editto di Tessalonica per la parte orientale, rendendo il cristianesimo unica religione di Stato, con i decreti teodosianicominciarono le persecuzioni ai danni dei pagani nell'Impero romano; infine nel 394, i decreti furono estesi alla parte occidentale, dove stava avvenendo specialmente a Roma una rinascita pagana.  Emersero correnti neopagane, come la Via romana agli dei e il neo-ellenismo.  Organizzazione religiosa Lo stesso argomento in dettaglio: Sacerdozio (religione romana). Secondo la tradizione, fu Numa Pompilio a istituire i vari sacerdozi e a stabilire i riti e le cerimonie annuali. Tipica espressione dell'assunzione del fenomeno religioso da parte della comunità è il calendario, risalente alla fine del VI secolo a.C. e organizzato in maniera da dividere l'anno in giorni fasti e nefasti con l'indicazione delle varie feste e cerimonie sacre.  Collegi sacerdotali Augusto nelle vesti di pontefice massimo La gestione dei riti religiosi era affidata ai vari collegi sacerdotali dell'antica Roma, i quali costituivano l'ossatura della complessa organizzazione religiosa romana. Al primo posto della gerarchia religiosa troviamo il Rex Sacrorum, sacerdote al quale erano affidate le funzioni religiose compiute un tempo.  Flamini, che si dividevano in tre maggiori e dodici minori, erano sacerdoti addetti ciascuno al culto di una specifica divinità e per questo non sono un collegio ma solo un insieme di sacerdozi individuali; Pontefici, in numero di sedici, con a capo il Pontefice massimo, presiedevano alla sorveglianza e al governo del culto religioso; Auguri[66], in numero di sedici sotto Gaio Giulio Cesare, addetti all'interpretazione degli auspici e alla verifica del consenso degli dei; Vestali[46], sei sacerdotesse consacrate alla dea Vesta; Decemviri o Quimdecemviri sacris faciundis, addetti alla divinazione e alla interpretazione dei Libri sibillini; Epuloni, addetti ai banchetti sacri. SodaliziA Roma vi erano quattro grandi confraternite religiose, che avevano la gestione di specifiche cerimonie sacre.  Arvali, (Fratres Arvales), ("fratelli dei campi" o "fratelli di Romolo"), in numero di dodici, erano sacerdoti addetti al culto della Dea Dia, una divinità arcaica romana, più tardi identificata con Cerere. Durante il mese di maggio compivano un'antichissima cerimonia di purificazione dei campi, gli Arvalia. Luperci, presiedevano la festa di purificazione e fecondazione dei Lupercalia, che si teneva il 15 febbraio, il mese dei morti, divisi in Quintiali e Fabiani. Salii[66] (da salire, ballare, saltare), sacerdoti guerrieri di Marte, divisi in due gruppi da dodici detti Collini e Palatini. Nei mesi di marzo e ottobre i sacerdoti portavano in processione per la città i dodici ancilia, dodici scudi di cui il primo donato da Marte al re Numa Pompilio, i restanti copie fatte costruire dallo stesso Numa per evitare che il primo venisse rubato. La processione si fermava in luoghi prestabiliti in cui i Salii intonavano il Carmen saliare ed eseguivano una danza a tre tempi (tripudium)[68]. Feziali (Fetiales), venti membri addetti a trattare con il nemico. La guerra per essere Bellum Iustumdoveva essere dichiarata secondo il rito corretto, il Pater Patratus pronunciava una formula mentre scagliava il giavellotto in territorio nemico. Dal momento che, per motivi pratici, non era sempre possibile compiere questo rito, un peregrinusvenne costretto ad acquistare un appezzamento di terreno presso il teatro di Marcello, qui fu costruita una colonna, Columna Bellica, che rappresentava il territorio nemico, in questo luogo si poteva quindi svolgere il rito. Feste e cerimonieMagnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Festività romane.  Suovetaurilia, Museo del Louvre Delle feste maggiori (feriae publicae) le più importanti, oltre a quelle suddette, erano quelle del mese di dicembre, i Saturnalia, quelle dedicate ai defunti, in febbraio, come i Ferialia e i Parentalia e quelle connesse al ciclo agrario, come i Cerialia e i Vinalia di aprile o gli Opiconsivia di agosto.  Sulla base delle fonti classiche si è potuto individuare quali tra le numerose festività del calendario romano vedevano un'ampia partecipazione di popolo. Queste feste sono la corsa dei Lupercalia, i Feralia celebrati in famiglia, i Quirinalia celebrati nelle curie, i Matronalia in occasione delle quali le schiave venivano servite dalle padrone di casa, i Liberalia spesso associata alla festa familiare della maggiore età del figlio maschio, i Matralia con la processione delle donne, così come i Vestalia, i Poplifugia festa popolare, i Neptunalia, i Volcanalia e infine i Saturnalia, la cui vasta partecipazione di popolo è attestata da numerose fonti.  Durante le cerimonie sacre spesso venivano praticati sacrifici animali e si offrivano alle divinità cibi e libagioni. La stessa città di Roma veniva purificata con una cerimonia, la lustratio, in caso di prodigi e calamità. Sovente anche i giochi circensi (ludi) avevano luogo durante le feste, come nel caso dell'anniversario (dies natalis) del Tempio di Giove Ottimo Massimo, in concomitanza del quale si svolgevano i Ludi Magni.  Pratiche religiose «Cumque omnis populi Romani religio in sacra et in auspicia divisa sit, tertium adiunctum sit, si quid praedictionis causa ex portentis et monstris Sibyllae interpretes haruspicesve monuerunt, harum ego religionum nullam umquam contemnendam putavi mihique ita persuasi, Romulum auspiciis, Numam sacris constitutis fundamenta iecisse nostrae civitatis, quae numquam profecto sine summa placatione deorum inmortalium tanta esse potuisset. CICERONE (si veda), De natura deorum.Tra le pratiche religiose dei Romani forse la più importante era l'interpretazione dei segni e dei presagi, che indicavano il volere degli dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti necessario conoscere la volontà delle divinità e assicurarsene la benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguite riguardavano:  il volo degli uccelli: l'augure tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo (lituus, vedi Lituo), delimitando una porzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli; la lettura delle viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale sacrificato veniva osservato dagli aruspici di provenienza etrusca per comprendere il volere del dio; i prodigi: qualsiasi prodigio o evento straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, ecc., era considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed era compito dei sacerdoti cercare di interpretare tali segni. Lo spazio sacro Edicola dedicata ai Lari nella Casa dei Vettii a Pompei Lo spazio sacro per i Romani era il templum, un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, secondo il rito dell'inaugurazione, che corrispondeva allo spazio sacro del cielo. Gli edifici di culto romani erano di vari tipi e funzioni. L'altare o ara era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte e ai sacrifici.  Eretti dapprima presso le fonti e nei boschi, progressivamente gli altari furono collocati all'interno delle città, nei luoghi pubblici, agli incroci delle strade e davanti ai templi. Numerose erano anche le aediculae e i sacella, che riproducevano in piccolo le facciate dei templi. Il principale edificio cultuale era rappresentato dall'aedes, la vera e propria dimora del dio, che sorgeva sul templum, l'area sacra inaugurata. Col tempo i due termini diventarono sinonimi per indicare l'edificio sacro.  Il tempio romano risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato. «“Roman religion” is an analytical concept that is used to describe religious phenomena in the ancient city of Rome and to relate the growing variety of cults to the political and social structure of the city. Schilling Jörg Rüpke, Roman Religio, in Encyclopedia of Religion, New York, Macmillan, Sul considerare la "religione romana" strettamente collegata alla città di Roma: Although Rome gradually became the dominant power in Italy during the third century BCE, as well as the capital of an empire during the second century BCE, its religious institutions and their administrative scope only occasionally extended beyond the city and its nearby surroundings (ager Romanus). Schilling, Rüpke, Roman religion, in Encyclopedia of Religion, vNew York, Macmillan) Ma anche:  «La religione romana esiste solo a Roma o là dove stanno i Romani»  (John Scheid, La religione a Roma. Bari, Laterza, Cfr. Andrea Carandini, La nascita di Roma. Dèi, Lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà. Torino, Einuadi; Milano, Mondadori La datazione risale all'erudito romano Varrone. Altre datazioni come quelle proposte da Catone, Dionigi di Alicarnasso e Polibio non si discostano molto. Fabio Pittore indica il 748-747, Cincio Alimento il 729-728, Timeo si spinge fino all'814-813. Per una sintesi, cfr. Viglietti, L'eta dei re in La grande storia dell'antichità -Roma (a cura di Umberto Eco), Così Eliade in Storia delle idee e delle credenze religiose: «orbene, l'etnia latina da cui è nato il popolo romano, è il risultato di una mescolanza fra le popolazioni neolitiche autoctone e gli invasori indoeuropei scesi dai paesi transalpini»; diversamente Dumézil, in La religione romana arcaica, A differenza dei greci che invasero il mondo minoico, le diverse bande di indoeuropei che discesero in Italia non dovettero certamente affrontare grandi civiltà. Coloro che occuparono il sito di Roma probabilmente non erano neppure stati preceduti da un popolamento denso e instabile; tradizioni come il racconto su Caco inducono a pensare che i pochi indigeni accampati sulle rive del Tevere siano stati semplicemente e sommariamente eliminati come lo sarebbero stati, agli antipodi, i tasmaniani dai mercanti venuti dall'Europa.» ^ Per un'introduzione alle religione degli Indoeuropei cfr. Jean Loicq, Religione degli Indoeuropei in  Dizionario delle religioni (a cura di Paul Poupard). Milano, Mondadori; Gendre, Indoeuropei in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi; Boyer, Il mondo indoeuropeo in L'uomo indoeuropeo e il sacro, in Trattato di antropologia del sacro (a cura di Julien Ries) vol. 3. Milano, Jaca, Martinet, L'indoeuropeo. Lingue, popoli culture, Bari, Laterza; Villar, Gli Indoeuropei, Bologna, il Mulino, Per le decisive influenze della cultura religiosa etrusca su quella romana cfr. Marta Sordi, L'homo romanus: religione, diritto, e sacro, in Le civiltà del Mediterraneo e il sacro., in Trattato di antropologia del sacro (a cura di Julien Ries) Milano, Jaca, Per quanto attiene alla decisiva influenza della mitologia greca sulla religione romana si rimanda alle conclusioni di Georges Dumézil in La religione romana arcaica, Milano, Rizzoli. Cfr. al riguardo Pricoco, in Storia del cristianesimo (a cura di Filoramo) Bari, Laterza, Gli editti contro gli eretici e gli apostati furono in seguito raccolti nel sedicesimo libro del Codice teodosiano. Per i Romani religio stava a indicare una serie di precetti e di proibizioni e, in senso lato, precisione, rigida osservanza, sollecitudine, venerazione e timore degli dèi.»  (Mircea Eliade, Religione in Enciclopedia del novecento. Istituto enciclopedico italiano, Montanari, Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo, Torino, Einaudi, Virili, La politica religiosa dello Stato romano, Nuova Archeologia (inserti), marzo/aprile 2013. ^ «Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. Considerata questa prospettiva, la definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali.»  (Giovanni Filoramo, Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, In tal senso Boyancé, Etudes sur la religion romaine, Roma, École française de Rome, 1972, p.28. ^ Deum al posto di deorum per l'arcaicità del genitivo. ^ Cfr. Julien Ries in Saggio di definizione del sacro. Opera Omnia. Milano, Jaca: Sul Lapis Niger, scoperto a Roma nel 1899 vicino al Comitium, 20 metri prima dell'Arco di Trionfo di Settimio Severo, nel luogo che si dice sia la tomba di Romolo, risalente all'epoca dei re, figura la parola sakros: da questa parola deriverà tutta la terminologia relativa alla sfera del sacro Benveniste: «Questo presente in latino in -io con infisso nasale sta a *sak come jungiu 'unire' sta a jug in lituano; il procedimento è ben noto.», in le Vocabulaire des institutions indo-européennes, Paris, Minuit. Ed. italiana (a cura di Mariantonia Liborio) Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi, Qui inteso come ricolmo di augus, o ojas, dopo l'inauguratio, ovvero pieno della "forza", della "potenza", che gli consente di avere relazioni con il sakros, quindi non nell'accezione molto più tarda riferita prima al ruolo militare e poi politico di alcune personalità della Storia romana. Ries, Saggio di definizione del sacro, in Grande dizionario delle Religioni (a cura di Poupard). Assisi, Cittadella-Piemme, Ries, Saggio di definizione del sacro, Ries, Saggio di definizione del sacro, Dionigi di Alicarnasso, Questa versione della fabula è in Ovidio, Fasti, Religion und Kultus der Römer, In Der römische Jupiter. Una riassuntiva è La Religion romaine archaïque, avec un appendice sur la religion des Étrusques, Payot, 1966, edito in Italia dalla Rizzoli di Milano con il titolo La religione romana arcaica. Miti, leggende, realtà della vita religiosa romana. Con un'appendice sulla religione degli etruschi. In Tre variazioni romane sul tema delle origini con revisioni, Roma, Editori Riuniti, Ad esempio in Mito, rito e storia, Roma, Bulzoni, Insieme a Nicholas Horsfall in Roman Myth and Mythography, University of London Institute of Classical Studies, Bulletin Supplements Cfr. ad esempio Early Rome, In Religions of Rome I vol. (con John North e Simon Price), Cambridge, In tal senso cfr. Mauro Menichetti, Archeologia del potere. Re, immagini e miti a Roma e in Etruria in età arcaica, Roma, Longanesi, Da ricordare che la stabile presenza dei Greci nelle colonie italiane è databile fin dall'VIII secolo a.C. ^ «The most impressive testimony to early Rome’s relation to the Mediterranean world dominated by the Greeks is the building project of the Capitoline temple of Jupiter Optimus Maximus (Jove [Iove] the Best and Greatest), Juno, and Minerva, dateable to the latter part of the sixth century. By its sheer size the temple competes with the largest Greek sanctuaries, and the grouping of deities suggests that that was intended. Schilling, Rüpke, Roman religion, in Encyclopedia of Religion, New York, Macmillan, In tal senso e ad esempio cfr. Charles Penglase, Greek Myths and Mesopotamia: Parallels and Influence in the Homeric Hymns and Hesiod, Londra, Routledge, Myth is a traditional tale with secondary, partial reference to something of collective importance.» Walter Burkert, Structure and History in Greek Mythology and Ritual. Berkeley, University of California Press, Per il livello teocosmogonico cfr. Carlo Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo), Torino, Einaudi, Come "fondamentale indicatore religioso" e come "irruzione della dimensione del sacro" cfr. Carlo Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Filoramo), Torino, Einaudi, Da considerare che il termine "mito" (μύθος, mýthos) possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia" (cfr. «per gli antichi greci μύθος è semplicemente "la parola", la "storia", sinonimo di λόγος o ἔπος; un μυθολόγος, è un narratore di storie» Graf, Il mito in Grecia Bari, Laterza; cfr. «"suite de paroles qui ont un sens, propos, discours", associé à ἔπος qui désigne le mot, la parole, la forme, en s'en distinguant...» Pierre Chantraine, Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque. Un racconto "vero" (μυθολογεύω, Odissea; così Chantraine (Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque: «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en εύω pour des raisons métriques».), pronunciato in modo autorevole (cfr. «in Omero mýthos designa nella maggior parte delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in pubblico, in posizione di autorità, da condottieri nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un discorso di potere, e impone obbedienza per il prestigio dell'oratore.» Maria Michela Sassi, Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri), perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato da un vecchio re saggio»(Giacomo Camuri, Mito in Enciclopedia Filosofica, vol.8, Milano). Nella Teogoniaè μύθος ciò con cui si rivolgono le dee Muse al pastore Esiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato" (Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον ἔειπον) Deriva *for, il suo valore religioso è messo in evidenza da Émile Benveniste (in  Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi). Dall'arcaico *for deriva anche fatus e fas ma anche fama e facundus; il suo corrispettivo greco antico è phēmi, pháto, ma manca completamente in indoiranico il che lo attesta nell'indoeuropeo di parte centrale (vedi anche l'armeno bay da *bati). ^ Termine e nozione di eredità greca. Brelich; per un'esaustiva rassegna dei testi Brelich rimanda ad Albert Schwegler, Römische Geschichte, Tübingen, Cfr., comunque, Virgilio Eneide, Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, Dumezil, La religione romana arcaica, Livio, Champeaux, La religione dei romani, Jacqueline Champeaux, Champeaux, Champeaux, Champeaux, Aurelio Vittore, Epitome; Aurelio Vittore, Caesare; Lattanzio, De mortibus persecutorum; [1]Panegyrici latini, Bowman, "Diocletian and the First Tetrarchy" (CAH); Liebeschuetz; Odahl; Williams Barnes Bowman, "Diocletian and the First Tetrarchy" (CAH); Odahl; Southern; Williams Barnes; Cascio, "The New State of Diocletian and Constantine" (CAH),  Aurelio Vittore, Caesares, Horst, Costantino il Grande, Aurelio Vittore, Caesares; Eutropio; Zonara, Aurelio Vittore, Caesares; Eutropio, IX, 26; Eumenio, Panegyrici latini, Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, Champeaux, Champeaux, Rüpke. La religione dei Romani, Torino, Einaudi, Montero, Sabino Perea (a cura di), Romana religio = Religio romanorum: diccionario bibliográfico de Religión Romana, Madrid, Servicio de publicaciones, Universidad Complutense. Fonti primarie Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I. Livio, Ab Urbe condita libri. Fonti storiografiche moderne R. Bloch, La religione romana, in Le religioni del mondo classico, Laterza, Bari Brelich, Tre variazioni romane sul tema delle origini, Editori Riuniti, Roma Champeaux, La religione dei romani, Il Mulino, Bologna Ponte, Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica, ECIG, Genova Ponte, La religione dei romani, Rusconi, Milano 1992 G. Dumezil, La religione romana arcaica, Rizzoli, Milano, 2001 D. Feeney, Letteratura e religione nell'antica Roma, Salerno, Roma Kerényi, La religione antica nelle sue linee fondamentali, Astrolabio, Roma, Lugli, Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico, ECIG, Genova Sabbatucci, Sommario di storia delle religioni, Il Bagatto, Roma, Sabbatucci, Mistica agraria e demistificazione, La goliardica editrice, Roma, Sabbatucci, La religione di Roma antica, Il Saggiatore, Milano, Scheid, La religione a Roma, Laterza, Roma-Bari 2001 Voci correlate Mitologia romana Via romana agli dei Sacerdozio (religione romana) Sacro (Romani) Dies religiosus Religione romana, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Religio romana, su novaroma Portale Antica Roma   Portale Religioni Flamine floreale Palatua Flamine pomonale Wikipedia Il contenutoGrice: “The Italians take ‘natural theology’ for granted; at Oxford, as Webb pointed out in his very first Wilde lecture on natural theology, things ain’t that easy, and they are not meant to be easy by the lecture founder, Dr. Wilde. Webb analyses Wilde’s letter in some detail. There’s naturalism and natural theology, there’s revealed theology, but there’s also civil theology, and it’s nice Webb’s main source is Varro!” Grice: “Most of the best Italian philosophers have been very much ANTI-ROMA; in part influenced by classical culture, but more so by the German protestant movement, which also had affinities with the Italian passion for ‘l’antico’” “Ironically, Roma is considered hardly a representative of romanita!” Cf. the neo-paganism of Evola, which is meant to represent romanita. – Nome compiuto: Luigi Maria Epicoco. Epicoco. Keywords: Wilde readership in natural religion. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Epicoco” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Epitetto: la ragione conversazionale -- Roman slave – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Upon freedom, he studied philosophy under Musonio Rufo, but he was expelled from Rome under Domiziano. For some reason, the emperor Antonino took a liking to his mode of philosophising, even though, of course, due to their different classes, they never met in the flesh. Epitetto. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Epitetto,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eraclide: la ragione conversazionale e l’esperienza -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. He writes a large work expounding the empiricist philosophy which attracted the admiration of Galeno. Eraclide. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eraclide,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eraclio: la ragione conversazionale e il cinargo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. Cinargo. He invited the emperor Giuliano to one of his lectures, hoping to make an impression. He did, but it was an unfavouable one, and Julian duly produced a written piece critical of him. Eraclio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eraclio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Era: la ragione conversazionale e l cinargo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano Era was of the Cinargo, and emulated the antics of Diogene the sophist by publicly criticizing emperor Tito in a packed Roman theatre. Unfortunately for E., whereas Diogenes had only been flogged, E. was beheaded. Era. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Era,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Erato: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo romano. A Pythagorean, according to Giamblico. Erato. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Erato,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Ercole: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della difesa della metafisica – transnaturalia -- esologia, essologia, e sinautologia – scuola di Spinazzola – filosofia pugliese -- filosofia italiana Luigi Speranza (Spinazzola). Filosofo spinazzolese. Filosofo pugliese. Filosofo italiano. Spinazzola, Barletta-Andria-Trani, Puglia. Grice: I like it when Ercole emphasizes that bit in De Interpretatione which I love  every logos is significant (significativo, semantikos, -- adds Ercole quoting from the Greek) of this or that  even a prayer! -- Grice: I must say I love Ercole; for one, he expands on my idea of the longitudinal unity of philosophy, being an Oxfordian Hegelian, almost, he thinks history can be regarded LOGICALLY: scepticism has to follow dogmatism  this is pretty interesting; for another, he tutored for years on the very same topics I did, notably De interpretation and Categoriae  The former being a theory of semiotics, of course!  Studia a Napoli. Si interessa per Hegel. A Berlino si perfeziona sotto Michelet, Trendelenburg, e Mommsen. Adere anche alla "Societ filosofica hegeliana". Insegna a Pavia e Torino. Dall'hegelismo iniziale, con l'affermarsi del positivismo, passa a posizioni di adesione all'evoluzionismo di Darwin e di Spencer. Polemizza con il teismo, giudicato contraddittorio e illusorio, manifesta interesse per la riforma del liceo classico secondo Pestalozzi (Ercole attaca Pestalozzi e defende Frbel. Altre opere: Alcune proposte di riforma nella istruzione secondaria, Pavia, Stabilimento tipografico Successori Bizzoni); La pena di morte e la sua abolizione dichiarate teoricamente e storicamente secondo la filosofia hegeliana, Milano, U. Hoepli); Il teismo filosofico cristiano. Teoricamente e storicamente considerato, con speciale riguardo a Tommaso e al teismo italiano (Torino, Loescher); L'educazione del bambino secondo Pestalozzi, Frbel e Spencer (Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei); L'origine del pitagorismo (Roma, Tipografia Terme Diocleziane di G. Balbi); La filosofia della natura di Ceretti (Torino, Unione tipografico-editrice); La panlogica di Ceretti (Torino, Fratelli Bocca); L'esologia di Ceretti; Lessologia di Ceretti, La sinautologia di Ceretti, Cerettiana; La logica aristotelica, la logica kantiana ed hegeliana e la logica matematica (Torino, Vincenzo Bona), La logica algebraica. Dizionario Biografico degli Italiani. Il Ceretti fino a pochi anni fa era un uomo quasi del tutto sconosciuto. Io mi consolo immensamente a vedere come egli mano mano venga non solo conosciuto ma anche apprezzato, giacch merita davvero e l'uno e l'altro.  probabile che parecchi di quelli, cui capiti nelle mani questa Sinossi dell' enciclopedia speculativa conoscano ancor poco, o forsanche men di poco, l'autore della medesima. Io non posso certamente in questa Introduzione entrare nelle particolarit della sua persona e degli scritti suoi, si perch la natura e i limiti di uno scritto introduttivo non lo permetterebbero, si perch ho gi pubblicata intorno a lui un'opera abbastanza voluminosa (1), alla quale chi voglia pu avere ricorso. Ci non ostante, non posso a meno di pur riferirmici brevemente, e riferirmi sopratutto al suo general pensiere, ed ai suoi scritti; perch, essendo egli passato Notizia degli scritti e del pensiero filosofico di PIETRO CERETTI, accompagnata da un cenno autobiografico del medesimo, intitolato:  perche e comunemente neTa la lingua Francese, si per la grande autorit che ha un traduttore delle opere aristoWi'he, quale  il B~mv ok S^-H^rna, mi valgo della tradu- Z " Oomte tonte proposition (eoa, quest'ultimo) exprime quo la obese est sim- moment ou quelle est ncessairement, en qu'elle peut tre; et que dans tonte I pTee d'attributien, les prepesitions sont afflrmatives ou negative*: comme, de - plus les prepesitions afflrmativee et ngatives sont tant6t nmverselles, tentot par  Mires tantot indtermines, il y a necessit,ue la proposto simple umver-  et privative pnisse se eonvertir en ses prepres termes; par exemple, s, neon nWsir Test un bien, il faut ncessairement anssi qu'aucun bien ne soit un plaisir. Crepo tion afiirmative doit anssi se convertir, non pas en umverselle, ma, L narticulire; si, par exemple, tout plaisir est un bien, il faut anssi quo qnelqne . U sl un piparmi les prepesitions particella,,'afnrmative se cenver ncessairement en particulire ; car si quelqne plars.r est un  ue quelqne bien soit un plaisir. Mais il n'y a pas de couversion necessaire peur a prTpositien privative: en effet, si homme n'est pas attrihnable qnelqne animai, . il ne s'ensnit pas qne animai ne soit pas attribuable  qnelqne homnie. La rgie (cosi ibidem, al paragrafo terzo) sera la meme encore pour les p.o [Notoriamente in queste Ufiene delle Scolo, si esprime ci, dicendo: A.serit a, no B t , veruni universiditer mbo: Aisorit i. nogut o, Ter particulantei ambo. Il si.eiao.to di ..t. .'*. et   * " 6  ov xal v et XXo aiiv (3). Cio (in italiano): Chiamo (termine) maggiore quello in cui  (contenuto) il medio; e (termine) minore quello che  accolto nel medio Chiamo termine medio quello il quale  esso stesso in un altro, e nel quale  alla sua volta un altro, che divien medio anche per posizione. Chiamo poi estremi s quello che  in altro, s quello in cui  altro. E la nota traduzione latina ha : " Maius extremum appello, in quo medium est, minus autem quod est sub medio... Voco autem medium quod et ipsum est " in alio, cum aliud in ipso sit, et positione quoque sit medium. Estrema autem " appello et id quod est in alio, et id in quo est aliud. L'esser medio per posizione vuole uno schiarimento, che fa comprendere come questa espressione aristotelica nella dizione greca  perfettamente esatta. Infatti, nella prima Figura sillogistica (che  quella del Sillogismo perfetto) noi diciamo: B (l'uomo)  A (mortale); C (Pietro)  B: dunque C  A. Aristotele, invece, nella dizione greca dice: A vale di B; B vale di C; dunque A vale di C. Opinione gi espressa dagli antichi scettici, e poi ripetuta ne' tempi moderni. Amst, Top., 8, 11. Ibid., paragr. 4. Sicch, dna,a, U medio - nt .a vera Ma questa popone medtana non e q> ^come la conclusione. ; Qfflntfismo Aristotele ne fa cadere Per, ooanto a -amer * che ne. Sillogismo non tatto il poso olle promesse, e penano m p u Ae e dimostraai(m e ed ogni vi sono ohe A proposizioni. E dopo aver dette ^consta, e ogn Siilogismo di soli tre termini (nella tradazmne '^^Zm^J^,: 8 iCplan.mestotiams y llo S ismnmoestareexdaabas propos t,on  ^ p preponi ohe 4 i sono indahhiamen e ^ ^ adsu . mini sunt doae propomtiones (o. yaQ r?S v  3ec nndnm priama tr, at ii,i.dictnmest,adper a eiendos J**^^^^, Lia eipa.es pro^ositiones ^ * -^J^TlC^  : ffs :^^r^ti~ - *U-r +  - ? dimidia pars propositionum . _ . .,, q:ii ft i Bm0 la Logica aristo- ::' "re S?- "  seguenti otto (ricorrenti in tutte le Logiche delle Scuole). Termina esto triple*, medius, maiorque, minorque; Latius hos quam praemissae concludo non vult; Nequaquam medium capiat concludo oportet; Jtot semel, mot iterum medi generalit esto; Utraque si praemissa neget, mail inde sequetur; Ambae affirmantes nequeunt generare negantem; Nil sequitur geminis ex particulanbus unquam; Peiorem sequitur semper conclusio partem. ki igiene di,neste rogo.e si a^ ohe ^ le cosi dette diverse forme di Sillogismo, cerne sono 1 Enhmema, V pag. 95 seg.), ne allego  oviaiano: . SOTV are potai: perder Dd~~ _* ^^tldolo .11. forma sillogistica di tre prepo- " an possim, rogas  ? et lo spiega, nuu taPP itit:::v:c: o u^^ lettore ne trova in tutte le Logiche che vanno per le Scuole; e passo a dire delle Figure sillogistiche pur ricorrenti neglanalitici, e intimamente connesse col sillogismo. Le Figure (% affiliata) sillogistiche. Secondo il LIZIO il sillogismo  di tal natura che si distingue in tre figure sillogistiche, delle quali la prima {o%i\fia jiqxov) poggia sul sillogismo perfetto, la seconda e la terza (axVP devtegov e o%ruia tohov) poggiano sul sillogismo imperfetto. E qui  necessario di rilevare una cosa, che a primo aspetto pare di poco momento, ma che  invece importantissima. Ed  che il LIZIO nella esposizione e dimostrazione delle predette tre figure si serve come SIMBOLI delle lettere dell'alfabeto greco, specialmente delle prime tre del medesimo , , . Il significato dell'adoperamento di tali SIMBOLI FORMALI, specialmente per l'applicazione di queste alle matematiche, sar detto tra poco. Tornando alle figure,  bene avvertire che il LIZIO per esse si vale in complesso degli stessi esempi allegati per triplicit di termini, dovendo ciascun di questi rappresentare uno detre termini sillogistici. Cos, per darne una idea, nella prima figura (ove adopera i SIMBOLI FORMALI alfabetici , , ) si vale determini: piacere, bene, animale; animale, uomo, cavallo; scienza, linea, medicina; bene, abito, sapienza; bene, abito, ignoranza; bianco, cigno, neve. Nella seconda figura (ove adopera i TRE SIMBOLI FORMALI alfabetici %$ ndgxeiv). E trattandosi di un principio tanto importante, che, per giunta ha avuto posteriormente una rigida e non sempre bene intesa applicazione, voglio allegarlo anche nella forma pi compiuta in cui ricorre in Metaph. Iti, 3; cio: x yg afix djm bjia,Q%Eiv xe xal [ir] vnaQxeiv vvaxov %(p avx ua xax x avx  (nella traduzione latina: IDEM ENIM SIMVL INESSE ET NON INESSE EIDEM ET SECVNDVM IDEM IMPOSSIBILE EST. E soggiunge poco appresso che questo  il pi certo di tutti i principii: avxr\ i] naa&v axl ^Eaioxdxmj xcov q%(v (HOC AVTEM EST OMNIVM PRINCIPIORVM CERTISSIMVM. Noti per il lettore che, per non fraintendere il principio del LIZIO di contraddizione, si deve aver presente ciocche il Lizio ha detto teste, che, cio glOPPOSTI non sono CONTRADDITTORII, epper non escludentisi (poniamo, come amici e nemici) quando siffatti opposti sono morum effectus, ossia effetto della natura di essi. L'uomo, per chiarire ancor meglio l'esempio, ha nella propria natura umana l'essere amico ed anche l'essere nemico, come per sua natura pu esser buono e pu essere anche cattivo. Non  l'una e l'altra cosa fia, nel medesimo tempo. Ma l'uomo  per pur sempre il medesimo soggetto, che ora  amico ora nemico, ora buono ora cattivo: ed inoltre,  amico e buono netali e tali uomini, ed  nemico e cattivo netali e tali altri uomini. E basti di questo importantissimo punto. Ne' paragrafi immediatamente susseguenti si continua a parlare dell'opposizione, si accenna anche alle simiglianze, e non ricorre altro di rilevante. Passo a dire del saggio. Il Lizio apre questo saggio col quesito di ciocche sia migliore e pi desiderabile, e, per giunta, di esaminare e a tal riguardo sermonem instituere non de iis quae longe inter se distant et magnam differentiam habent sed de iis qu vicina sunt. E risolve la quistione dicendo che quod est diuturnius et constantius, magis est eligendum quam quod est minus tale. E nella elezione  certo anche di peso quod eligat vir prudens, aut lex recta aut ii qui in uno quoque genere scientes sunt. Neeguenti paragrafi continua in grosso l'esame e soluzione dell'istesso quesito, per poi venire a prendere in considerazione i luoghi utili a conoscere ciocche debba eleggersi e ciocche fuggirsi. E statuisce. Sumendi sunt loci de eo quod magis vel maius est quam maxime universales sic enim sumpti ad plura problemata utiles erunt. E questa  la sostanza della ricerca e soluzione del quesito proposto in questo saggio. Passo al saggio. E qui posso essere ancora pi breve di quel che sono stato nell'antecedente saggio. Giacche in questo si torna a discorrere de iis quae ad genus et proprium pertinent colla considerazione di differenze, specie, distinzioni e suddistinzioni di casi, di esempii, di applicazioni (anche al principio di contraddizione), che servono ad illustrare e confermare il proposto quesito. E si giunge cos al saggio che, come  detto innanzi, non proverrebbe dal Lizio. Ma in questo stesso saggio non vi sono altri argomenti veramente nuovi, ma si torna a trattare di quelli antecedentemente trattati. Infatti questo saggio comincia cos. Utrum autem proprium sit necne id quod est propositum, ex his locis quos deinceps exponemus considerandum est. E prosegue dicendo: Proponitur autem proprium vel per se et semper, vel per comparationem cum altero et interdum. E passa ad investigare e determinare, quando il proprio  per s, quando per comparazione, ecc. Continua ancor sempre il discorso intorno al proprio nesuoi pi diversi aspetti e rapporti: nequali aspetti e rapporti non manca la considerazione deprincipii contrarii, e de' principii contrarli relativamente al proprio, per scorgere an contrarium sit contrarii proprium etc. In grosso  lo stesso nel paragrafo in cui ex casibus refellitur, si ille casus non est illius casus proprium etc. Finalmente, refellitur, si quis potestate proprium tradidit, etiam ad id quod non est rettulit illud potestate proprium, cum potestas rei qu non est, inesse nequeat etc. Rispetto alla predetta opinione di Pflug accennata da Zeller, dico rispetto a tale opinione, non contro ad essa, mi permetto di fare una personale osservazione. Ed  che, leggendo e considerando attentamente questo saggio, la materia, il modo di pensarla, ordinarla, distinguerla e suddistinguerla nesuoi varii rispetti e rapporti, si mostra, da una parte, interamente simile a quella degli antecedenti saggi topici, dall'altra, interamente conforme alla mente del LIZIO. Ed ora vengo al saggio. Questo si inizia coll'argomento delle definizioni, e si continua tutto con esse; ma queste stesse vengono di bel nuovo considerate ed esaminate con riferimento al proprio, al genere, alle differenze, ecc. Trattandosi di un argomento che ha della importanza, e che si addentra nella natura delle definizioni e nelle diverse parti costitutive desse, allego un lungo luogo in cui ci  effettuato. Della trattazione dunque qu ad definitiones pertinet quinque sunt partes vel enim definitio reprehenditur, quia omnino non vere dicitur, de quo nomen, etiam oratio, quandoquidem oportet hominis definitionem de omni homine vere dicitur. vel quia cum sit aliquod genus, non collocavit rem definitam in genere aut non collocavit in proprio geuere, quoniam debet is qui definit, cum in genere definitum collocaverit, differentias adiungere, si quidem eorum quae in definitione " ponuntur, maxime genus videtur rei definit essentiam declarare ; vel quia oratio non est propria (nam oportet definitionem propriam esse, quemadmodum et supra u fuit); vel quia, cum omnia quae dixi perfecerit, tamen non definivit, nec dixit " quidditatern rei definit reliquum est prterea definitionis vitium, si definivit quidem, non tamen recte definivit. an igitur de quo nomen dicitur, non etiam oratio vere dicatur, ex locis ad accidens pertiuentibus considerandum est. nam ibi quoque omnis consideratio in eo consistit ut intelligatur utrum sit verum an non verum. cum enim disserendo ostendimus accidens inesse, dicimus esse verum. cum " autem ostendimus non inesse, dicimus non esse verum. an autem non in proprio " genere posuerit, vel non propria sit oratio tradita, ex dictis locis, qui ad genus " et ad proprium pertinent considerandum est. reliquum est ut dicamus quomodo disquiri debeat an non sit definitum, vel an non recte sit definitum, etc. Nel susseguente paragr.vien la considerazione dell'omonimo, del simmetrico, con le corrispondenti definizioni. Qui stesso LIZIO si fa a considerar la definizione in rapporto al sillogismo, e se in tal rapporto essa sia fatta chiaramente od oscuramente ecc. Continua sempre l'argomento delle definizioni. Si considera la definizione del corpo, determinandolo (come si  poi sempre ripetuto e si ripete tuttora, meno il caso presentemente considerato da Zollner ed altri, della cosi detta 4 a dimensione) siccome ID QVOD HABET TRES DIMENSIONES. Il LIZIO fissa l'attenzione alle differenze, in quanto in esse considerandum est an generis differentias dixerit. Se tali differenze non sono state indicate e precisate, non vi sarebbe stata vera definizione. Nei susseguenti paragrafi continua sempre lo stesso argomento delle definizioni, con esemplificazioni intorno all'abito, alla simigliala, e si termina con la considerazione della composizione delle cose, della quale, per avere una giusta definizione, bisogna indicare tutti glelementi che la costituiscono. E cos si passa allaltro saggio. Gli argomenti di questo saggio sono anch'essi suppergi i medesimi di quelli trattati negli antecedenti saggi con speciale riguardo all'Oratoria, la quale naturalmente vien congiunta coi modi e forme di sillogizzare, obbiettare, ecc., col consueto riguardo ai generi, specie, differenze, opposizioni, casi tali o tali altri. Ecco, infatti, come al principio del saggio  enunciata la materia da considerare in essa. Utrum autem id de quo agitur sit idem an diversum, secundum eum modum qui inter modos supra de eodem expositos est maxime proprius, nunc dicendum est. dicebatur autem maxime proprie idem esse quod est numero unum, considerare autem oportet atque argumenta sumere ex casibus et coniugatis et oppositis nam si iustitia est idem quod fortitudo, etiam IVSTVS est idem quod FORTIS et iuste idem quod fortiter similis ratio est oppositorum etc. Qui stesso vien la volta di prendere in considerazione anche il sorgere e perire ortus et interitus delle cose. Poco appresso ricorre un riferimento anche alle cose che accadono: nam qu alteri accidunt, etiam alteri accidere debent. E ci vien messo ivi stesso in relazione anche colle CATEGORIE, in quanto videre oportet an non in uno categori genere ambo sint, sed alterum QVALITATEM alterum QVANTITATEM vel ad aliquid RELATIONEM declaret. Vien la considerazione della definizione e del sillogismo, pur con riferimento ai generi, alle specie, alle differenze, non che ai contrarii, alle differenze contrarie, ecc. Si ritorna sui luoghi atti a disputa, oratoria, ecc., ma con riferimento all'aiuto della memoria. Infatti statuisce Maxime autem locorum omnium apti sunt ii quos nunc dixi, nec non ex casibus et coniugatis. Ideoque maxime memoria tenere et in promptu habere oportet hos locos (utilissimi enim sunt ad plurima problemata, atque etiam ex ceteris eos qui sunt maxime communes, quoniam inter reliquos sunt efficacissimi. Nellultimo paragrafo ricorrono ulteriori considerazioni pur attinenti a definizione, sillogismo, a genere, proprio, ecc.; e con esse si chiude il saggio. L'argomento principale di questo saggio detopici  la disposizione della materia del discorso, con riguardo speciale ad interrogazioni, risposte, e ritrovamento (INVENTIO) di queglargomenti che spettano ed importano al dialettico, al filosofo. E quale argomento conduce naturalmente il LIZIO a connettervi, come d'ordinario, i modi di argomentare, sillogizzare, ecc. Ma sentiamo il LIZIO stesso. Egli indica nella traduzione latina lo scopo e la materia della trattazione con queste parole. Post hc de dispositene, et quomodo interrogare oportet, dicendum est primum autem debet is qui INTERROGATVRVS est, locum invenire ex quo argumentetur, deinde interrogare et disponere singula ipse per se, tertio et postremo hc dicere contra alterum ac loci quidem inventio que ad philosophum et ad dialecticum pertinet, eorum autem quae inventa fuerunt dispositio et interrogatio dialectici est propria, quoniam hoc totum adversus alterum est philosopho autem et ei qui ipse secum veritatem inquirit, cur non est, si vera sint et nota ea ex quibus efficitur syllogismus, nec tamen ea ponat is qui respondet, propterea quod propinqua sint quaestioni ab initio proposit ac provideat quod eventurum sit quin immo fortasse dat operam ut axiomata sint maxime nota et problemati propinqua, quandoquidem ex his constant syllogismi qui scientiam pariunt. Sillogismo senza proposizioni intanto non si d. Perci il LIZIO rivolge la sua attenzione a queste. Di queste ve n'ha di necessarie ed anche di non necessarie. Necessariae autem dic'egli, dicuntur e ex quibus syllogismus conficitur qu vero prter has sumuntur quattuor sunt vel enim sumuntur inductionis causa, ut detur quod est universale, vel ut amplificete oratio vel ut celetur conclusio vel ut magis perspicua sit oratio etc. Nell'anzidetto si contiene il pensiere del Lizio di questo saggio, e s'intende che ciocche segue non pu essere che l'ulteriore e pi ampia esplicazione di ci con applicazione a singoli casi e quesiti ed a singole corrispondenti soluzioni. A conferma di ci, si pone che nel dissertare utendum syllogismo apud dialecticos potius quam apud multos contra inductione apud multos potius. Si fanno di ci, ad illustrazione, applicazioni a casi vari, poniamo al caso della salute, valetudo, della malattia, morbum, ecc. Quanto alla natura della proposizione dialettica e al corrispondente elemento dialettico, si dice poco appresso. Propositio enim dialectica est ad quam respondere licet etiam aut non. Si prendono in considerazione le hypoiheses, le captios argumentationes con riferimento ai principia ultima, da cui tutte le dimostrazioni e tutti i principi subordinati traggono origine e ragione probativa. Nam cetera, scilic. Principia, per hc probantur, ipsa vero per alia probari non possunt. Riferendosi all'interrogare e rispondere, dice: De responsione autem primun determinandum est, quod eius sit officium qui recte respondet, quemadmodum eius qui recte interrogai est autem interroganti ita disputationem deducere ut respondentem cogat maxime incredibilia dicere ex iis quae praeter thesim sunt necessaria; respondentis vero, ne sua culpa videatur evenire quod absurdum vel prter opinionem est, sed propter thesim. L'istesso argomento dell'interrogare e rispondere viene svolto nei paragrafiseguenti con ulteriori considerazioni di altri casi e rispetti. Ma pi innanzi nel paragrafo a proposito della reprehensio argumentationis, ricorre l'accenno ad argomentazioni false e vere nel senso ed intendimento di ciocche si  discorso ed esposto neglanalitici; e il corrispondente luogo, relativo a molti modi dargomentazione,  degno di essere riferito e suona cos. Qui vero, dice il Lizio, ex falsis verum concludunt, non possunt iure reprehendi, quoniam falsum quidem semper necesse est ex falsis concludi, sed verum licet interdum etiam ex falsis concludere: hoc autera est perspiciram ex analyticis quando autem argumentatio qu dieta est, alicuius rei est demonstratio, si quid aliud sit quod nihil cum conclusione probanda commune habeat, profecto non erit ex eo syllogismus sin autem videatur, SOPHISMA erit, non demonstratio. est autem philosophema syllogismus demonstrativus, epicheirema vero syllogismus dialecticus, sophisma syllogismus contentiosus, aporema syllogismus dialecticus contradictionis. Per ragione del tecnicismo di queste ultime espressioni della logica del Lizio, allego quest'ultima parte del luogo nel testo greco, il quale suona cos. Eati e (piloacprifia (lv ovoyiafig noeimixg, km%eiqrnia  avlkoyiofig iaXemmg, oqjiofia  cvAZoyiofig giormg, nqrifia e ovZAoyiofig ialemwg vwpdoewg. Nel seguente paragrafo si stabilisce come massima che argumentatio est PERSPICUAuno modo, eoque maxime vulgari, si ita concludat ut nihil amplius oporteat interrogare. E dopo altre consimili considerazioni si conclude il saggio con quest'altra massima di carattere generale: oportet paratas argumentationes habere adversus eiusmodi problemata, in quibus cum paucae argumentationes suppetant, adversus plurima problemata utiles erunt. hae vero sunt argumentationes universales, et quas assumere ex rebus passim obviis difficile est. Dopo siffatte, se non diffuse, certo sufficienti indicazioni sulla materia, sullo scopo e sul modo di trattazione de'topici, passo a dire deglelenchi sofistici. JUeq t&v ooyiauxwv y%)v. Anche per questa parte, come ho fatto per le altre, della logica del LIZIO comincio coll'allegare un notevole giudizio di BOEZIO (si veda), il quale dice. ELENCHVS MVLTA SIGNIFICAI SED HOC LOCO PRO REDARGVTIONE SVMITVR. LIBRI SVNT DUO AD CAVENDAS SOPHISTICAS CAPTIONES ET NE IN DISSERENDO FALSA PRO VERIS PER IGNORANTIONEM COLLIGAMVS AVT ADMITTAMVS HUIC OPERI INITIVM DEDIT ACCADEMIA IN EUTHYDEMO OSTENDVNTVR ILLIC PAVCI QVIDEM DOLI DISPVTATORIS CAPTIOSI [LIZIO] AVTEM REM OMNEM VT SOLET A PRIMIS INITIIS COMPLEXVS DIGESSIT IN ORDINEM ET FORMULAS. A questo giudizio di BOEZIO si unisce Prantl il quale colla sua autorit in tal materia, lo allarga ed integra con altre importanti osservazioni. La qual cosa egli fa nella sua citata opera Gesch. d. Logik, et, primamente, osservando come questelenchi sofistici si colleghino intimamente ai libri topici; e secondamente, esponendo in un breve e succoso cenno la materia e lo scopo de' medesimi. Ma vi  stato in Italia un uomo, che, riattaccandosi ai due nominati scrittori, ha fatta una traduzione eccellente deprimi capitoli deglelenchi, facendovi precedere un elaborato ed illustrativo proemio, corredando i capitoli stessi di sommarli ragionati abbastanza diffusi, estendendosi a dar sommarli anche de' rimanenti capitoli, e, per giunta, a confermare ed illustrare il tutto con note amplissime e dottissime, nelle quali  abbracciata tutta la parte storica dell'argomento, Quest'uomo, veramente sommo e a tutti noto,  BONGHI (si veda), il quale non solo mostra vastit di dottrina in questo speciale argomento della logica dal Lizio, ma allarga ed approfondisce i suoi studi nella traduzione e illustrazione delle opere dellACCADEMIA e della Metafisica del LIZIO, traducendo ed illustrando quasi tutte le opere del primo, e i primi saggi della Metafisica del secondo. E, per giunta, fortifica i suoi studi filosofici, oltre che collo studio della storia della filosofia fino aglultimi tempi inclusivamente, anche colle sue amplissime conoscenze di storia di tutti i tempi, e con un'ampia erudizione nelle altre discipline dello scibile. La esposizione che io, per assolvere il mio scopo e compito, faccio di questelenchi, consiste in tre diversi cenni: il primo, quello di valermi della TRADUZIONE ITALIANA stessa e delle corrispondenti illustrazioni di BONGHI (si veda); quale migliore e pi sicura guida nell'adempimento del mio scopo? il secondo, nell'allegamento di un brevissimo luogo di BOEZIO (si veda), riportato in nota dallo stesso BONGHI (si veda), luogo che serve alla indicazione delle ESPRESSIONE LATINE DESOFISMI TRATTATI DAL LIZIO; il terzo, nell'allegamento di un luogo importantissimo dUeberweg, nel quale, in breve e succoso cenno, sono distinti e illustrati tutti i sofismi con le relative denominazioni greche. E vengo alla esposizione. Cominciando da BONGHI (si veda),  bene ed utile di rilevare alcune importanti affermazioni e considerazioni di lui in riattaccamento a BOEZIO (si veda), a Prantl, allo stesso sorgere e costituirsi della sofistica, ed anche a Socrate, lACCADEMIA e il LIZIO in quanto riferentisi alla medesima. Per ciocche concerne il sorgere e costituirsi della sofstica, bench egli ricordi cose note, pur voglio ricordar le parole di lui. Prodico, LEONZIO (si veda) e Protagora, dic'egli nellintroduzione alla traduzione dell' Eutidemo, per i primi accettarono i nomi di sofisti e fondarono la sofistica E, come essa  il principio e il fondamento delleloquenza e il pi grande stimolo e sprone di coltura, essi sono maestri di eloquenza, e diffonditori di cultura in tutta la Grecia. Senonch, pur troppo la sofistica degenera in eristica. Ora, lACCADEMIA si oppone a questa perversione di giudizii tanto pi che non si sarebbe potuto mai far intendere il valore di Socrate, fino a che questa confusione avesse preoccupato le menti. Si aggiunga a ci, che quando in Grecia si moltiplica il numero di quei professori o maestri che si ripromettevano d'insegnare al cittadino la miglior maniera di condursi per se e per gli altri nello stato nacque una gran contrariet d'opinioni nenuovi metodi d'insegnamento. E da questa, e dal nome duno degleristici che vi discorre trasse origine lEutidemo di Platone. Vengo ora alle confutazioni sofistiche. Nell'avvertenza alle confutazioni sofistiche, come BONGHI (si veda) traduce il trattato jieq %v oocpMmxcv yx " al pensiero di questo o no? ' 'Wonamento s' egli diretto =' a a (Paragrafo 2),1 comune a piii cose secondo ciascuna  dialettico- eh ut 71 m aPPa T a '  - D " d6 "ritornare sul' TZ a h W * ^conducono, so/fe  stessi, ehe . preflggm(Iosi vinler a  S ni nodo, sappiano a tatto  come appunto  fauno gli eristici 8 SousUcTche "f T"  SOt ' ile, Se,Tat ' ""-**' mesta m at"eria degli Elenchi ci : lc n T'  ^ *S C, ' eata SCC  m8 "' Ksta ^ r te 8 log I ' ehe alcuno di! f!l, P m08trare (dic ' e S li . iafatti, al paragrafo 1) cacca adatta a co ; che quelli che parlano a caso, errano di pi ' e parlano a caso, quando non si siano proposto nulla P P et e il" TJIZTJ''J!T S ^ " a "' abbattera 1 " na Wsita  a paradosso ' dir rZo s are ' er v 7 T" Pr  P0SM0M 0gge " mt.rroga.iene, ma  d'attacco ! ' S ,mParare ; daF P v Xy%(v si  fatto guidare nelle diverse parti del medesimo dallo speciale riguardo ai sofismi molto disputati al suo tempo. Egli definisce (Top.) il ocpiofia come avoyia/ig EQiatixg, e divide i sofismi in due classi principali: naq tjv As^iv e '^co vrjg ^ecog. Alla prima classe principale novera (De Soph. Elench.) come appartenenti sei specie: fihvvfila quivocatio  cf. Grice, aequi-vocal -- fMpifioXia AMBIGUITAS  cf. Grice, Avoid ambiguity, ovv&soig (FALLACIA a sensu diviso ad sensum compositum, diaigeoig FALLACIA a sensu composito ad sensum divisum jiQoacpia accentus  cf. Grice STRESS -- a%f[na vf/g A^sojg figura dictionis cf. Grice figure of speech --: dequali sofismi per il terzo ed il quarto (la confusione del senso distributivo e del collettivo, ovvero la confusione di ciocche vale in modo speciale di tutti i singoli od in ogni singolo rapporto, e di ciocche vale della generalit come tale), in quanto appartenenti alle FALLACIIS SECVNDVM DICTIONEM, si lasciano aggruppare (subsumere) sotto il concetto dell'anfibolia nel senso indicato. Per ayfifiaza zfjg A^scog il LIZIO intende qui le forme grammaticali denomi e deverbi, e, secondo Poet., in modo speciale le proposizioni grammaticali fondate sui diversi rapporti di predicato con soggetto  cf. H. P. Grice e P. F. Strawson, Soggetto e predicato nella logica e nella grammatica -- : proposizioni grammaticali, alla cui espressione servono in parte i modi verbali, come comando  Grice: !p], preghiera, minaccia, enunciazione  Grice, .p --, domanda  Groce ?p -- e risposta  Grice: ?p. Alla seconda classe principale, cio ai Sofismi '^oy xfjg ^eag, il LIZIO novera come appartenenti le seguenti specie: naq t avfi^s^rjig FALLACIA RATIONIS EX ACCIDENTE t nX&g fj [l] icl&g A DICTO SIMPLICITER AD DICTM SECVNDVM QVID fj tov Xy%ov yvoia IGNORATIO ELENCHI naq t u/,evov FALLACIA RATIONIS EX CONSEQUENTE AD ANTECEDENTEM t v Q%fj Aafifiveiv, ahea&ai PETITIO PRINCIPII t /li] ahiov Ti&pai FALLACIA DE NON CAVSA VT CAVSA t t tiei) qo)%fji4,ma ev noielv FALLACIA PLVRIVM INTERROGATIONVM. Se non che questi errori sono in parte errori di dimostrazione (Beweisfehler). Degli errori indicati adduce il LIZIO stesso esempi nel scritto tieq %<v ao<pianx)v Xy%(av. Si pu paragonare con esso il dialogo dellACCADEMIA (o di un accademico) Eutidemo. Antiche e moderne esemplificazioni, per in gran parte gi fatte, d Fries, System der Logik. Una diffusa ed esatta disamina di sofismi si trova in Mill, Log. tr. Schiel. Rispetto al carattere nebuloso e confuso di parecchie moderne speculazioni, e rispetto ad innumerevoli sofismi, per mezzo dequali, dato l'insolvibile compito di derivare il pieno dal vuoto, si  creduto di ottenere l'apparenza di una soluzione, ha detto Trendelenbtjrg (Eri. su den Ehm. der Log. LIZIO) con ragione.  tempo di tradurre secondo il tempo moderno (iris moderne) il saggio del LIZIO deglelenchi sofistici. Questo compito  stato risolto soltanto in modo unilaterale mediante lAntibarbarus logicus di Cajus, comunque il suo autore nel campo del pensiero filosofico sa esercitare con destrezza di polizia certe funzioni polizeiliche di vigilanza. Chiudo la mia considerazione ed esposizione della logica del LIZIO, e concludo dicendo che questi punti fondamentali del pensiero logico del lizeo o LIZIO e la corrispondente legislazione del medesimo sono addirittura una immortale creazione, che non i soli 24 secoli passati han gi confermata e glorificata, ma che continueranno a confermare e glorificare anche i secoli venturi. Grice: How can people speak of mathematical logic when Russell says that mathematics rests on logic?!  logica aritmetica, aritmetica logica  His exposition of logica aristotelica is impressive, and overlaps with Grice/Strawsons seminars on Categoriae and De Interpretatione. His editorial work on Ceretti is excellent. He has written on some other Italian philosophers, too. Pasquale DErcole. Ercole. Keywords: difesa della metafisica, panlogica, esologia, essologia, sinautologia. Refs.: Luigi Speranza, Grice ed Ercole  The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ermino: la ragione conversazionale e il portico romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. Contemporary of Plotino. He confined his activities mainly to teaching and wrote little or nothing. Erminio. Refs.: Luigi Speranza, pell Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Erminio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ermodoro: la ragione conversazionale all’isola -- Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. A pupil of Plato of whom he wrote a biography. He also wrote a history of mathematics. According to Suda, he took Plato’s books and sold them. Erode. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Ermodoro,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Erode: la ragione conversazionale e la filosofia degl’ottimati -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. One of the richest and best connected people in the Roman empire. More of a sophist and a friend of philosophers than a philosopher himself. He condemned the Porch philosophers for their lack of feeling. Erode Attico.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eschine: la ragione conversazionale e la setta di Napoli. Roma – filosofia antica – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Giannantoni, Socratis et Socraticorum Reliquiæ, iv (Elenchos. Collana di testi e studi sul pensiero antico diretta da Giannantoni, Naples). 'L' Alcibiade di E. e la letteratura socratica su Alcibiade'. In Giannantoni e. Narcy, Lezioni Socratiche (Elenchos. Collana di testi e studi sul pensiero antico diretta Giannantoni, Naples. E. of Neapolis (Naples) –According to Diogene Laerzio, E. was a Platonist and favourite pupil of Melantio di Rodi. He seems to have been the same person as the E. said by Plutarco to have studied under Carneade. Eschine. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eschine,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Esimo: la ragione conversazionale a Roma – filosofia antica – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. An undated inscription found at Pergamum refers to Claudio Esimo as a philosopher. Esimo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Esimo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Estieo: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. According to Giamblico, a Pythagorean. Suda says he was the father of Archita di Taranto. Estieo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Estieo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Esposito:  la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- il sistema dell’in/differenza – scuola di Sorrento – filosofia sorrentina -- filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piano di Sorrento). Filosofo sorrentino. Filosofo campanese. Filosofo italiano. Piano di Sorrento. Grice: “I like Esposito; of course, his ‘origine della filosofia italiana’ owes a bit to the historians of Roman literature and that infamous embassy of the very best of Grecianism: Carneade, Critolao, and Diogene!” 599 ab urbe condita!”. Parte dalla constatazione dell'esaurirsi del tradizionale lessico della politica e dalla consapevolezza della necessità di una sua diversa formulazione. Su questo presupposto, si incentra sulla ripresa e sulla rielaborazione di questa tradizione all'interno di nuove esigenze, a partire da una re-interpretazione delle categorie classiche della filosofia. A tal fine nelle sue opere lascia interagire saperi e linguaggi differenti, dalla filosofia alla letteratura, all'arte, alla poesia, all'antropologia, alla teologia.  Dopo i primi studi su Vico e Machiavelli, il suo lavoro si è concentrato intorno a quattro nuclei tematici. L'impolitico viene inteso come rovescio impensato dalla politica. Le riflessioni su questo tema sono confluite in “Categorie dell'impolitico” (il Mulino, Bologna), Nove pensieri sulla politica (Bologna, il Mulino), “L'origine della politica” (Roma, Donzelli).  La filosofia della comunità e biopolitica sono confluite in una trilogia. “Communitas: origine e destino della comunita” (Einaudi, Torino)” è un tentativo concettuale di ridefinire il concetto di comunità, al di fuori di ogni riferimento ai comunitarismi passati e presenti, privilegiando piuttosto gli filosofi da Rousseau a Kant, da Heidegger a Bataillein cui prevale una concezione della comunità in quanto legge comune dell' “essere insieme”, ma anche la coscienza tragica di ciò che contiene di irrealizzabile da un punto di vista politico. “Immunitas: protezione e negazione della vita” (Einaudi, Torino) è una lettura biopolitica dei conflitti in seno al corpo sociale. “Immunitas” persegue il lavoro di scavo teorico cominciato in Communitas e pone la categoria dell'immunità al centro di questa riflessione sulle contraddittorie strategie di difesa della società rispetto ai rischi, reali e immaginari, che la insidiano. In questo senso l’immunizzazione è allo stesso tempo una protezione e una negazione della vita che rischia sempre di diventare una sorta di malattia immune del corpo sociale. “Bios: biopolitica e filosofia” (Einaudi, Torino) è una rilettura, a partire di Foucault, della storia del pensiero biopolitico alla luce del concetto d'immunità. Essendo l'immunitas una protezione negativa della vita, la biopolitica che ne incorpora le procedure è sempre a rischio di trasformarsi in tanato-politica. Ciò non toglie che possa profilarsi una, sia pur problematica, nozione affermativa di bio-politica.  Al concetto di persona e di impersonale ha dedicato “Terza persona: politica della vita e filosofia dell’impersonale” (Einaudi, Torino) e “Due. La macchina della teologia politica e il posto del pensiero” (Einaudi, Torino) e “Le persone e le cose” (Einaudi, Torino). A partire da una critica del concetto, giuridico romano di persona, inteso come un dispositivo che separa la vita umana da se stessa, l’impersonale è inteso come la forma di una possibile ri-unificazione tra corpi. e persona.  Nel dittico costituito da “Pensiero vivente. Origine a attualità della filosofia italiana” (Einaudi, Torino) e “Da fuori. Una filosofia per l'Europa” (Einaudi, Torino) ha ricostruito i caratteri prevalenti della tradizione filosofica italiana, a partire da MACHIAVELLI (si veda), BRUNO (si veda), e VICO (si veda), fino a quella che viene definita Italian Theory. Essi riguardano la connessione tra le categorie di storia, politica e vita. Altre opere: La politica e la storia. Machiavelli e Vico (Liguori, Napoli); Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica (Mimesis, Milano); “Politica e negazione: per una filosofia affermativa” (Einaudi, Torino); “La filosofia italiana come problema: da  Spaventa all’Italian Theory, "Giornale Critico di Storia delle Idee"; “Protezione e negazione della vita (Einaudi, Turin), più largamente, documenti di tutti gli interventi ripresi, con le risposte dell'autore).Politiche della vita sul margine pericoloso dell'impersonale, di Ciccarelli per il «Centro per la Riforma dello Stato». Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. The category of applicational generality relates to Esposito’s concept of the im-PERSONAL. La terza persona is not a person like “I” and “thou”.  Grice uses ‘person’ generally, “Someone (i. e. I) is hearing a noise). “Someone” is (Ex) with the addition of ‘person’. A sock is not a someone; a rose bush is not a someone – a dog is not for Grice a someone. But then ‘someone’ is a solecism.  Esposito considers the communication and community alla Tonnies. Grice knows the connection community and communication, when he criticizes Stevenson for trying to define the Anglo-Saxon ‘meaning,’ circularly, in terms of ‘communication. – The problem of the third person is fascinating. Obviously a grammarian’s mistake – a grammarian usually not knowing anything about philosophy, used philosophical concepts – such as person – first person for “I” is ok, second person for “Thou” is okay – when it comes to verbs, and pronouns, “The chair is comfy” (La sedia e comoda.) – there is nothing personal about a chair being personal. It is not true that someone is comfortable (jemand). – there’s nothing personal about this. Since Homer, πϱόσωπоν, etymologically “what is opposite the gaze,” has designated the human “face” in particular, and then, metaphorically, the “façade” of a building, and synechdochically, the whole “person” bearing the face. Another remarkable semantic extension is that of the theatrical “mask” (Aristotle, Poetics), leading in turn to the meaning “character in a drama” (Alexandrian stage directions for dramatic works regularly included the list of the πϱόσωπα τоῦ δϱάματоς), and then to a narrative. Its Latin equivalent, persona, refers in its turn to the mask that makes the voice resonate (personare), before it designates a character, a personality, and a grammatical person (VARRONE (si veda)). The meaning of the compound prosôpopoiein [πϱоσωπо-πоιεῖν]—“to compose in direct discourse,” that is, to make the characters speak themselves—clearly shows that the dramatic meaning of prosôpon had a particularly great influence on the history of the word. In any event, it seems quite likely that when grammarians adopted prosôpon to designate the grammatical “person,” they were thinking of the dialogue situation characteristic of the theatrical text, which makes use of the alternation “I-you”: the face-to-face encounter between person(age)s is rooted in the category of the “person” (see SUBJECT, Box).Whereas terms like “tense”, χϱόνоς, and “case”, πτῶσις, are attested before they appear in strictly grammatical texts, this is not the case for prosôpon used to refer to the “person” as a linguistic category. On the other hand, in the earliest grammatical texts, and in a way that remains perfectly stable later on, prosôpon is adopted to describe both the protagonists of the dialogue and the marks, both pronomial and verbal, of their inscription in the linguistic material. In fact, the main difficulty encountered by grammarians regarding the notion of prosôpon seems to have been how properly to articulate reference to real persons occupying differentiated positions in linguistic exchange (speaker, addressee, other) with reference to the person as a grammatical mark. This difficulty occurs notably in a quarrel about definition. In the Technê attributed to Thrax, Grammatici Græci, Uhlig. Lallot, the verbal accident of prosôpon is defined as follows. Пϱόσωπα τϱία, πϱῶτоν, δεύτεϱоν, τϱίτоν· πϱῶτоν μὲν ἀφоὗ λόγоς, δεύτεϱоν δὲ πϱὸς ὃν λόγоς, τϱίτоν δὲ πεϱὶ оὗ λόγоς]. There are three persons: first, second, third. The first is the one from whom the utterance comes, the second, the one to whom it is addressed, the third, the one about whom he is speaking. This minimal definition clearly sets forth the two protagonists of the dialogue, distinguishing them by their position in the exchange, and introduces without special precaution a third position, characterized as constituting the subject matter of the utterance. The parallelism of the three definitions—a simple pronoun for each “person”—masks the lack of symmetry between the (real) first and second persons and the third person; the latter, as Benveniste pointed out (Problèmes de linguistique générale), may very well not be a “person” in the strictest sense. This definition, which remained canonical for several centuries, was attacked by Apollonius Dyscolus, who completed it as follows. I adopt the formulation in Choeroboscos, Grammatici Græcim Uhlig, a Byzantine witness to the Alexandrian master. πϱῶτоν μὲν ἀφоὗ λόγоς πεϱὶ ἐμоῦ τоῦ πϱоσφωνоῦντоς, δεύτεϱоν δὲ πϱὸς ὃν λόγоς πεϱὶ αὐτоῦ τоῦ πϱоσφωνоυμένоυ, τϱίτоν δὲ πεϱὶ оὗ λόγоς μήτε πϱοσφωνοῦντος μήτε πϱоσφωνоυμένоυ].) The first person is the one from whom the utterance comes meaning me, the speaker, the second, the one who to whom the utterance is addressed meaning the addressee himself, the third the one about whom the utterance speaks and who is neither the speaker nor the addressee. Apollonius’s arrangement contributes useful explanations: each “person,” including the first two, can be the subject of the utterance; the third is defined negatively as being neither the first nor the second (which implicitly opens up the possibility that it is a “person” only in an extended sense, insofar as it does not need to be competent as an interlocutor); the overlap of enunciation and enunciated is explicit: there is a first person when the utterance refers to the enunciator-source, a second person when it refers to the addressee, and a third when it refers to someone or something else. Despite the incontestable advance represented by Apollonius’s revision, it nonetheless leaves an ambiguity regarding the designatum of prosôpon: are we talking about extralinguistic entities, “persons” engaging in dialogue or not, or are we talking about linguistic entities, “accidents” of the conjugated verb and the pronomial paradigm (personal pronouns)? Apparently the former, which is surprising coming from a grammarian who prides himself on correcting another grammarian. In fact, there is hardly any doubt that in Apollonius, the ambiguity I mentioned is still attached to the term prosôpon. Consider the following text, taken from Apollonius’s Syntax (Grammatici Græci Uhlig]): τά γὰϱ μετειληφότα πϱόσωπα τоῦ πϱάγματоς εἰς πϱόσωπα ἀνεμεϱίσθη, πεϱιπατῶ, πεϱιπατεῖς, πεϱιπατεῖ. The persons who take part in the act of walking are distributed into persons: I walk, you walk, he/she walks. We can interpret this to mean that in a group of persons—extralinguistic entities— who are walking, every utterance concerning the walk will elicit the appearance of verb endings distributing the walkers among the three grammatical persons: such is the alchemy of Apollonius’s prosôpon. Jean Lallot BIBLIOGRAPHY Benveniste, Émile. “Structure des relations de personne dans le verbe.” in Problèmes de linguistique générale, Paris: Gallimard. Tr. Meek: Problems in General Linguistics. Coral Gables, FL: University of Miami Press. Grammatici Græci. Ed. Hilgard, Schneider, Uhlig, and Lentz. Leipzig: Teubner. Reprint, Hildesheim, Ger.: Olms. Lallot, Jean. La grammaire de Denys le Thrace. Paris: Le Centre National de la Recherche Scientifique.  Liberté, Égalité, Fraternité motto della Francia Lingua Segui Modifica Ulteriori informazioni Questa voce o sezione sull'argomento società non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Liberté, Égalité, Fraternité (in italiano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) è un celebre motto risalente al Settecento e associato in particolare all'epoca della Rivoluzione francese, divenuto poi il motto nazionaledella Repubblica Francese.   Testo esposto su un cartello che annunciava la vendita dei biens nationaux, ovvero di quei possedimenti e domini della Chiesa (edifici, oggetti, terreni e foreste) che furono confiscati dopo la Rivoluzione francese. All'epoca, il motto fu talvolta mutato in Libertà, Egualità, Fraternità, o Morte: ma quest'ultima parte fu poi abbandonata perché troppo fortemente associata con il regime del Terrore Libertà Lo stesso argomento in dettaglio: Libertà. La prima parola del motto repubblicano francese è "Liberté", che fu all'inizio concepita secondo l'idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui». «Vivere liberi o morire» fu un grande motto repubblicano, adottato nello stemma originale del Club dei Giacobini. Sotto il governo giacobino-montagnardodel Comitato di salute pubblica, di cui Maximilien de Robespierre fu il leader più importante (cosiddetto regime del Terrore), divenne famoso il motto: «Nessuna libertà per i nemici di essa».  Uguaglianza Lo stesso argomento in dettaglio: Uguaglianza sociale.  Timpano di una chiesa con un'iscrizione risalente all’anno della legge sulla separazione tra Chiesa e Stato Secondo termine del motto repubblicano, la parola "Égalité", significa che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite (egualitarismo); ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede. Il principio teoricamente era già presente nel concetto di Stato di diritto, ma con la Rivoluzione Francese venne praticamente messo in atto.  FratellanzaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Fraternità. Nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, parte integrante e iniziale della Costituzione, la parola "fraternité", terzo elemento del motto repubblicano, è definita così: "Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi" (cosiddetta etica della reciprocità)  Origini e uso I primi contenuti riferibili al motto Liberté, Égalité, Fraternité sono presenti nel saggio pubblicato a Londra da Marat, Work wherein the clandestine and villainous attempts of princes to ruin liberty are pointed out ("Opera in cui s'illustrano i sotterranei e scellerati tentativi dei prìncipi di cancellare la libertà"), che egli pubblicherà poi in francese col titolo più noto Les chaînes de l'esclavage("Le catene della schiavitù"), dove si anticipavano i temi dell'azione politica: una violenta presa di posizione contro il dispotismo a favore della sovranità popolare e dell'uguaglianza. Successivamente, nel libro La Costituzione, o Progetto di Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino vengono ripresi e perfezionati gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che verranno progressivamente adottati a motto e simbolo. La prima formulazione del motto è attribuita a Camille Desmoulins (l'inventore anche della coccarda tricolore francese) per la Festa del 14 luglio 1790, anniversario della presa della Bastiglia. Sebbene Liberté, Égalité, Fraternité sia un motto nato dalla Rivoluzione francese e usato nella Prima repubblica, occorre attendere la IIIe République (Terza Repubblica) perché venga adottato come simbolo ufficiale: prima di allora il motto subisce una battuta d'arresto, insieme ai principi fondanti della Repubblica. L'Impero e la Restaurazione trascurarono la valorizzazione legislativa del motto, che ritorna alla pubblica ribalta solo grazie alla penna di Leroux, all'epoca rappresentante del popolo in seno alla Assemblée Nationale (Assemblea Nazionale). Egli partecipa attivamente al percorso di riconoscimento del motto come principio costituente della Seconda Repubblica.  Nell'ambito di una repubblica a cui sovente si pospone l'aggettivo "operaia", il motto acquista significati più ampi: l'adozione del suffragio universale estende a tutti la Liberté di scelta politica. La Commission du Luxembourg (Commissione del Luxembourg), nel promuovere le Associazioni Operaie (antenate delle cooperative di produzione), estende l'Égalité ai domini specifici dell'economia e della società. Infine, per mezzo di uno Stato che assegna la sovranità al popolo, la Fraternité esprime il senso della solidarietà e modera i potenziali ardori estremisti delle altre due sorelle. Mentre in passato si tendeva a privilegiare l'Égalité o la Liberté, questa fase storica vede la Francia percorrere la strada della democrazia con un maggiore equilibrio.  Tuttavia, ancora una volta, la Repubblica si divide: la repressione popolare de il ritorno dell'Empire rimettono in vigore la filosofia e la portata sociale del triplice motto. È necessario che trascorrano ancora dei decenni per arrivare a vedere la celebre massima incisa sui frontoni di tutti gli edifici pubblici. Poi, le Costituzioni riconoscono autorevolmente il valore che il triplice motto ha per la storia del Paese d'oltralpe.  Liberté, Égalité, Fraternité rappresentano un valore così grande da travalicare i confini della Francia, sono simboli che hanno portata e rilevanza universali. Questo motto, nato dalla fucina d'idee della rivoluzione francese, è un caposaldo irrinunciabile della moderna cultura dell'Occidente.  Alcune repubbliche sorelle della Francia rivoluzionaria come la Repubblica Cisalpina napoleonica e la Repubblica Napoletana adottarono un motto simile ("Libertà Eguaglianza" e "Libertà e Uguaglianza. Bosc, «Sur le principe de fraternité. Voci correlateModifica Emblemi della Francia Motti nazionali liberte, egalite, fraternite, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Liberté, Égalité, Fraternité, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Il motto della Repubblica francese - Il sito ufficiale della Francia, Liberté, Égalité, Fraternité, su Les symboles de la République française, Présidence de la République - Élysée.fr. URL consultato il 9 giugno 2010 Portale Francia   Portale Rivoluzione francese PAGINE CORRELATE Emblemi della Francia Révolution nationale Stemma di Haiti Ricerca Uguaglianza sociale ordinamento per cui tutte le persone di una società godono degli stessi diritti e doveri Lingua Segui Modifica Ulteriori informazioni Questa voce sugli argomenti diritti umani e sociologia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Ulteriori informazioni Questa voce o sezione sugli argomenti diritto e sociologia è priva o carente di note e riferimenti bibliografici puntuali. L'uguaglianza sociale - che si applica ai diritti e ai doveri della persona, considerati in termini di giustizia- è un ideale che dà ad ognuno, indipendentemente dalla sua posizione sociale e dalla sua provenienza, la possibilità di essere considerato alla pari di tutti gli altri individui in ogni contesto. Si tratta di un ideale presente, almeno come tale, in tutti i paesi civilizzati, come rivendicazione di pari dignità individuale e sociale per tutti.   Luigi Taparelli d'Azeglio Mentre il concetto di giustizia sociale può essere ricondotto alla teologia di sant'Agostino e alla filosofia di Thomas Paine, il termine "giustizia sociale" iniziò ad essere esplicitamente utilizzato negli anni '80 del 1700. Al sacerdote gesuita Luigi Taparelli viene tipicamente riconosciuto l'aver coniato il termine, che si è poi diffuso durante i moti rivoluzionari attraverso le opere di SERBATI (si veda). Storia Studi antropologici su siti archeologici indicano l'esistenza di una sostanziale uguaglianza nelle società di cacciatori-raccoglitori mentre con l'avvento dell'agricoltura si rilevano gli inizi delle disuguaglianze. Concetti di base L'uguaglianza sociale è una situazione per cui tutti gli individui all'interno di società o gruppi specifici isolati debbano avere lo stesso stato di rispettabilità sociale. Come minimo, l'uguaglianza sociale comprende la parità di diritti umani e individuali secondo la legge. Esempi sono la sicurezza, il diritto di voto, la libertà di parola e di riunione, e dei diritti di proprietà. Tuttavia, essa comprende anche l'accesso all'istruzione, l'assistenza sanitaria e altri basilari diritti sociali, ed inoltre pari opportunità e obblighi.  Genere sessuale, orientamento sessuale, età, origine, casta o classe, reddito e proprietà, lingua, religione, convinzioni, opinioni, salute o disabilità non devono tradursi in una disparità di trattamento. Un problema aperto è la disuguaglianza orizzontale, la disuguaglianza di due persone della stessa origine e capacità. Nel mondo contemporaneo, poi, "i confini dell’uguaglianza sociale si spostano in avanti: dopo le importanti conquiste dei diritti sociali, legate alle lotte di emancipazione dei lavoratori e alla costruzione dei moderni welfare state, si apre oggi un piano di azione per una emancipazione ulteriore, che ha caratteristiche più sottili e insieme più profonde: quelle della agibilità effettiva dei diritti sociali formalmente sanciti e del pieno dispiegamento delle capacità individuali ancora compresse o sotto-utilizzate per una larga parte della popolazione. In questi termini appare evidente la natura «universalistica» delle nuove politiche, come politiche per la promozione delle capacità e l’empowerment di tutti i cittadini. Il principio universalistico dunque è costitutivo dell’approccio di queste nuove politiche.  In filosofia L'uguaglianza in termini aristotelici è l'analogia delle parti da attribuire a soggetti uguali rispetto a qualche caratteristica specifica (eguaglianza proporzionale) o la pura uguaglianza matematica. Ci sono diverse forme di uguaglianza relative alle persone e alle situazioni sociali. Per esempio, si può considerare la parità tra i sessi per quanto riguarda l'accesso al lavoro; le persone interessate sono di sesso opposto, la cui situazione sociale comune è l'accesso all'occupazione. Allo stesso modo, la parità di opportunità, in senso generale, implica l'idea che le persone dovrebbero essere nelle stesse condizioni di partenza nella vita, ovvero che tutti dovrebbero avere pari opportunità indipendentemente dalla loro nascita e successione.  Peraltro, una perfetta uguaglianza sociale è una situazione ideale che, per vari motivi, non ha riscontro in alcuna società odierna. Le ragioni di ciò sono ampiamente dibattute: circostanze concrete, addotte per il perpetrarsi della disuguaglianza sociale, sono comunemente ritenute l'economia, l'immigrazione/emigrazione, la politica estera e gli altri vincoli di cui soffre la politica nazionale.  Storia delle idee L'uguaglianza sociale è un obiettivo politico soprattutto dei partiti di ispirazione socialista in tutte le sue variegature storiche. Il concetto di uguaglianza anche in massoneria è estremamente importante, divenendone uno dei cardini unitamente alla tolleranzaed alla fratellanza. Le battaglie in questa direzione hanno avuto un apice con l'abolizione dei privilegi della rivoluzione americana. La prima parla di Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, versione francese, comincia così: Les hommes naissent et demeurent libres e lala7  en droits (Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti). In antitesi vi è il concetto di gerarchiameritocratica tipico della destra, mentre un sincretismo può considerarsi il "comunitarismo". Un controesempio di uguaglianza sociale è stata ritenuta la disuguaglianza sociale dell'Europa medievale.  MedioevoModifica Il concetto di uguaglianza tra le persone si riscontra anche in epoca medievale. Si tratta di un concetto ereditato dall'epoca della cavalleria, dove grande importanza aveva l'ideale secondo cui la vera nobiltà sgorgava dal cuore delle persone, i quali quindi sarebbero stati al fondo tutti uguali.  «...tu vedrai noi d'una massa di carne tutti la carne avere, e da uno medesimo Creatore tutte l'anime con iguali forze, con iguali potenzie, con iguali virtù create. La virtù primieramente noi, che tutti nascemmo e nasciamo iguali, ne distinse;»  (Boccaccio, Decameron) Tra gli studiosi dell'epoca medievale c'è chi (si può citare Huizinga) rintraccia in quei documenti che testimoniano la diffusione di questo principio i presupposti per poter parlare dell'esistenza di un ideale egualitaristico già in epoca medievale. Se così fosse, nonostante la grande diffusione nella letteratura di corte dell'epoca, andrebbe comunque sottolineato come questo primitivo concetto di uguaglianza si limiti tuttavia a una mera considerazione di natura morale, senza che sia minimamente avvertita la necessità, da parte di chi abbraccia tale ideale (nella fattispecie i membri della nobiltà), di attivarsi per operare attivamente sulla società per ridurre le disuguaglianze esistenti. Ciò si può anche spiegare in base al fatto che durante il Medioevo dominava nella cultura popolare e nobiliare una visione della società divisa in classi, regolate da rapporti gerarchici ben precisi secondo un ordine che non poteva essere messo in discussione, in quanto emanazione diretta della Divinità. Rimanendo nell'ambito di questa interpretazione, l'unica nozione diffusa relativa all'uguaglianza tra le persone, al di fuori dei già nominati ideali nobiliari, è l'uguaglianza di tutti di fronte alla morte.  Nella Costituzione italianaModifica In Italia il principio è riconosciuto nell'art. 3 della Costituzione il quale afferma che:  «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»  (eguaglianza in senso formale)  Quest'articolo esprime il principio di uguaglianza in base al quale non devono essere attuate discriminazioni di alcun genere tra i cittadini. Tale principio può apparire scontato ma ci sono state, anche in tempi recenti, situazioni in cui esso non era assolutamente riconosciuto.  Concludendo, poi, che:  «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana»  (eguaglianza in senso sostanziale. Paine, Agrarian Justice, Printed by Folwell, for Bache. Majhanovich, Rust, Education and Social Justice, Kohler, et al., Greather post-Neolithic wealth disparaties in Eurasia than in North America and Mesoamerica, Nature, in Volpato, Le radici psicologiche della disuguaglianza,Introduzione, Laterza, Bari, Paci e Pugliese (cur.), Welfare e promozione delle capacità, Bologna, Mulino, Montesano, Vademecum di Loggia, Roma, Edizione Gran Loggia Phoenix. L'autunno del Medioevo. L'autunno del Medioevo. Tra i contributi alla stesura di questa parte della norma costituzionale si ricorda quello di Giannini, offerto su richiesta del costituente Basso. Ritenendosi da parte socialista che fosse “un tradimento fermarci all'enunciazione dell'uguaglianza formale, ma non essendo “pensabile una norma di garanzia dell'uguaglianza economica e sociale, che presupponeva un tipo di Stato allora e anche oggi inesistente”, Giannini propose due soluzioni alternative: la prima più spinta, che impegnava la Repubblica a offrire a tutti i cittadini “uguali posizioni economiche e sociali di partenza”; l'altra che corrispondeva al testo poi accolto. E senza una minima carica retorica noterà che “non avevamo intenzione di fare del nuovo, ma solo di affermare un principio di dinamica dell'azione dei pubblici poteri per una società più giusta” (Cesare Pinelli, Lavare la testa all'asino, in Mondoperaio. Crosato, L'uguale dignità degli uomini. Per una riconsiderazione del fondamento di una politica morale, ed. Cittadella, Assisi. Huizinga, L'autunno del Medioevo, Roma, Newton Compton. Rawls, Una teoria della giustizia, in Maffettone, Universale economica, traduzione di Santini, Milano, Feltrinelli, Rousseau, Il contratto sociale, in Universale economica, traduzione di Bertolazzi, introduzione di Burgio, Milano, Feltrinelli, Burgio, Eguaglianza, interesse, unanimità. La politica di Rousseau, Napoli, Bibliopolis. Accademia nazionale dei Lincei, Disuguaglianze e classi sociali: la ricerca in Italia e nelle democrazie avanzate, in Atti dei convegni lincei, Roma, Bardi, Voci correlate Differenziazione sociale Disuguaglianza sociale Distribuzione della ricchezza # Disuguaglianza Egualitarismo Potere Stratificazione sociale Società (sociologia) Pari opportunità Femminismo Eguaglianza, su Enciclopedia Treccani, Portale Diritto   Portale Politica   Portale Sociologia Egualitarismo dottrina politico-sociale che propone la parità di diritti e opportunità degli individui  Una teoria della giustizia Uguaglianza di genere in Azerbaigian eguaglianza Condizione per cui ogni individuo o collettività deve essere considerato alla stregua di tutti gli altri, e cioè pari, soprattutto nei diritti civili, politici, sociali ed economici. L'eguaglianza di tutti davanti alla legge è, assieme alla libertà, un diritto fondamentale dell'uomo e una delle regole-base di una convivenza democratica. In Italia l'eguaglianza è garantita dall'articolo della Costituzione. Le costituzioni democratiche assicurano inoltre l'eguaglianza dei cittadini attraverso la libera partecipazione alla vita politica e mirano a garantire pari opportunità nella vita sociale, cioè a offrire a tutti le stesse possibilità di crescita e di affermazione personale e professionale.  eguaglianza formale e politica  Di eguaglianza si parla in molti sensi: innanzitutto come eguaglianza formale e politica. La prima consiste nel fatto che tutti i membri della società sono assolutamente eguali nei diritti e nei doveri senza distinzione di sesso, origine, razza, ricchezza, convinzioni religiose o politiche, e non devono subire discriminazioni. L'eguaglianza politica, invece, sta nel fatto che ogni cittadino ha uguale diritto di voto e può a sua volta essere eletto. Questi ideali di libertà e di eguaglianza si sono venuti affermando in Europa e negli Stati Uniti, dopo una lunga lotta contro i regimi monarchici e assolutistici (e contro la Gran Bretagna per le colonie americane) che riconoscevano, tra l'altro, privilegi e differenze di status giuridico alle classi aristocratiche. Gli ideali di eguaglianza hanno trovato espressione nelle dichiarazioni dei diritti della storia inglese (a cominciare dalla Magna charta libertatum) e soprattutto nella Dichiarazione d'indipendenza americana e nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino approvata dall'Assemblea costituente francese, in cui l'enunciazione di tali principi gettava le basi di un nuovo ordine politico.  APPROFONDIMENTO di Luca  Entrata nella cultura occidentale con lo stoicismo e soprattutto con il cristianesimo (che considera tutti gli uomini dotati della stessa dignità, in quanto figli di un medesimo Padre), l'idea che gli uomini siano eguali tra loro ha giocato un ruolo decisivo nelle vicende sociali e politiche soltanto a partire dal Seicento. I principali pensatori politici (da Hobbes a Locke, da Rousseau a Kant) partono dall'ipotesi che gli uomini siano liberi ed eguali e di conseguenza pongono l'origine dello Stato in un accordo volontario (il patto o contratto) stipulato dagli individui stessi. Mentre per Platone e Aristotele esisteva una gerarchia 'naturale' (fondata sull'intelligenza e sul sapere) tra chi è adatto al comando e chi è adatto all'obbedienza - gerarchia che durante il Medioevo si irrigidì nel criterio ereditario, fondato sulla nascita - per i moderni pensatori contrattualisti gli uomini dispongono di eguali diritti e di conseguenza l'ordine sociale e politico è qualcosa di 'artificiale', che gli individui costruiscono tramite accordi.  Queste idee troveranno spettacolare applicazione nelle due grandi rivoluzioni moderne, quella americana e quella francese, i cui più famosi documenti si aprono con un solenne richiamo all'idea di eguaglianza. All'inizio della Dichiarazione d'indipendenza americana troviamo un elenco di 'verità' autoevidenti, la prima delle quali è "che tutti gli uomini sono creati uguali"; e nel primo articolo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadin troviamo proclamato il principio secondo cui "gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Diverse interpretazioni di una stessa idea  Il principio dell'eguaglianza si rivelò ben presto suscettibile di varie interpretazioni: esso poteva infatti essere invocato sul piano civile, come eguaglianza di fronte alla legge e nei diritti di libertà (garanzie giudiziarie, libertà di coscienza, libertà di iniziativa economica); oppure sul piano politico, come eguale partecipazione al potere tramite il diritto di voto; oppure, sul piano sociale, come eguaglianza nel possesso di risorse economiche. La richiesta dell'eguaglianza civile ha caratterizzato, i movimenti politici di ispirazione liberale, la cui principale preoccupazione era la tutela della libertà individuale da ogni forma di potere collettivo; l'eguaglianza politica - con la connessa richiesta del suffragio universale - è stata invece, nella seconda metà del 19° sec., la ragion d'essere dei movimenti democratici, i quali consideravano la partecipazione di tutti al potere politico (cioè l'autogoverno collettivo) la forma più alta di libertà; l'eguaglianza sociale, infine, è stata la bandiera dei movimenti socialisti, che hanno teorizzato la scomparsa della proprietà privata e del libero mercato, nella convinzione che la vera libertà potesse scaturire soltanto dall'eguale possesso delle risorse economiche e non dal possesso di 'diritti astratti'.  Tra questi diversi tipi di eguaglianza, la differenza più grande è quella che separa l'eguaglianza formale da quella sostanziale. L'eguaglianza nei diritti civili e politici è un'eguaglianza formale, perché riguarda la sfera dei diritti e non quella dei beni; di conseguenza, è compatibile con un grado più o meno ampio di diseguaglianza sociale. Il fatto di essere eguali di fronte alla legge e nelle libertà individuali significa che ogni individuo non subisce discriminazioni e che dispone delle stesse facoltà: ma quanto ai risultati, sul piano sociale, questi dipenderanno dal suo impegno e dalla sua abilità. Anche l'eguaglianza politica non incide direttamente sulla sfera sociale, sebbene la partecipazione di tutti al voto (e quindi, indirettamente, alle decisioni legislative) possa far prevalere politiche di ridistribuzione della ricchezza. L'eguaglianza sociale, invece, è un'eguaglianza di tipo sostanziale, giacché non riguarda i diritti, ma i bisogni, e si traduce nell'eguale distribuzione dei beni: poiché si tratta di una forma radicale di eguaglianza, in questo caso si è soliti parlare di egualitarismo. Diritti sociali e pari opportunità  Se per gran parte del 19° sec. lo scontro è stato soprattutto tra liberali e democratici (divisi dal tema del suffragio universale), nel secolo successivo lo scontro è stato tra liberali e democratici da un lato e socialisti e comunisti dall'altro, divisi dal tema dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà economica: dal punto di vista dei socialisti e dei comunisti, infatti, l'eguaglianza civile e politica era soltanto una maschera degli interessi economici della borghesia, i quali determinavano la più reale e oppressiva delle diseguaglianze. Nel corso del Novecento, tuttavia, sono sorte correnti di socialismo democratico o riformista, che non rifiutavano i diritti conquistati da liberali e democratici, ma pensavano piuttosto a integrarli con una serie di diritti e politiche sociali (diritti sindacali, istruzione, assistenza sanitaria e pensionistica, assegni di disoccupazione, servizi sociali), il cui scopo è correggere gli squilibri dell'economia di mercato e ridurre le diseguaglianze sociali. Per altro verso, anche nel pensiero liberale si è manifestata una maggiore sensibilità sociale, che si è concretata nel principio dell'eguaglianza delle opportunità, che mira (attraverso le borse di studio, i prestiti d'onore e altri strumenti) a dotare tutti gli individui delle stesse possibilità, cioè ad eguagliare i punti di partenza.  A partire dagli anni Sessanta del Novecento, il tema dell'eguaglianza ha giocato un ruolo decisivo nella questione femminile, ossia nella lotta per eliminare le discriminazioni e le diseguaglianze tra uomini e donne sul piano dei rapporti personali e dei ruoli pubblici. Il tema delle 'pari opportunità', in questo ambito, ha avuto negli ultimi anni un grande risalto: sono sorte infatti apposite istituzioni il cui scopo è garantire, per le donne, eguali possibilità di carriera nel settore pubblico e privato e una maggiore presenza nella vita politica (a livello locale e nazionale).egualitarismo Concezione politico-sociale tendente a realizzare, accanto all’uguaglianza di diritto sancita dalle norme costituzionali o legislative, una uguaglianza di fatto, fondata sull’equa ripartizione dei beni e delle fortune tra tutti i membri di una società. L’egualitarismo affonda le sue radici nell’Illuminismo e nella Rivoluzione francese e ha ricevuto particolare impulso dai movimenti socialisti.  Egualitarismo salariale Tipo di politica sindacale mirante a ridurre le differenze retributive tra le diverse qualifiche nell’ambito di una categoria o nell’insieme dei lavoratori dipendenti. In Italia si è parlato di egualitarismo salariale per gli aumenti retributivi in cifra fissa previsti dai contratti collettivi di lavoro e per l’unicità del punto di contingenza. Nome compiuto: Roberto Esposito. Esposito. Keywords: fascismo, il Sistema dell’in/differenza, Vico, Spaventa, Machiavelli, Bruno. Tanato-ethics, tanato-politica, three features of the conversational imperative: generality: formal generality, applicational generality, conceptual generality. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Esposito” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eudemo: la ragione conversazionale e  il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The father of Publio Elio Aristides. A philosopher. Antonino liked him. Eudemo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eudemo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eudemo: la ragione conversazionale e il lizio romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Friend of Galen. Lizio. Eudemo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eudemo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice d Eudico: la ragione conversazionale e la setta di Locri -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A Pythagorean, according to Giamblico. Eudico. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eudico,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eudosso: lla ragione conversazionale e la setta di Taranto -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Pupil of Archita di Taranto. Eudosso. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eudosso,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eulogio: la ragione conversazionale e il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Little is known about him other that he was a philosopher and that the emperor Leo I arranged for him to be supported at public expense. Eulogio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eulogio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eumenio: la ragione conversazionale e  la scuola di Giuliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma) FIlosofo italiano. He studied philosophy alongside Pharianus and Giuliano. Eumenio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eumenio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza --- Grice ed Eufemo: lla ragione conversazionale e a diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Eufemo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eufemo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eurimedone: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Eurimedone. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Gric ed Eurimedone,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eurifamo: la ragione conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. According to Giamblico, Eurifamo was a disciple of Pythagoras. As an indication of how seriously Pythagoreans took any agreement, Giamblico relates how Eurifamo once asked Lisi of Taranto to wait for him outside the temple of Era. Lisi agreed. Eurifamo forgot all about him and returned the next day to find Lisi still waiting there. Some fragments of a work on life supposedly by him have survived. Eurifamo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eurifemo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eurifemo: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. According to Giamblico, a Pythagorean. Eurifemo. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eurifemo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eurito: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. The information concerning Eurito is extremely confused. Giamblico describes him as a pupil of both Pythagora and Filolao di Crotona. He is variously described as coming from Taranto, Metaponto, and Crotone. According to Diogene Laerzio, Plato visits Filolao and Eurito in Italia. The connections with Pythagoreanism and Italy are constants, but unless Eurito lived an ionordinately long time, it seems safer to assume either that two people by the same name have been confused with each other, or that some of the information is simply wrong. The association with Filolao is widely attested and seems unlikely to be wholly mistaken. Eurito. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eurito,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eusebio: la ragione conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Eusebio was the tutor of Sidonio and Probo. He had his own schoot at Arelate (Arles). Eusebio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eusebio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eusebio: la ragione conversazionale e il circolo di Giuliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Friend and teacher of Giuliano. Eusebio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eusebio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eustatio: la ragione conversazionale e il circolo di Macrobio -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Appears in the Saturnalia of Macrobius. Eustatio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eustatio,” The Swimming-Pool Library, Villla Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eutino: la ragione conversazionale e la setta di Locri -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. Pythagorean according to Giamblico. Eutino. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eutino,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eutino:  la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean according to Giamblico. Eutino. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eutino,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eutosione: la ragione conversazionale e la setta di Reggio -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Eutosione. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eutosione,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Eutropio: la ragione conversazionale all’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Friend of Sidonio. Chastised by Sidonio for manifesting an indifference to public service that smacked of The Garden. Eutropio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Eutropio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evagrio: la ragione conversazionale e l’implicatura degl’ottimati -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Evagrio was an aristocratic philosopher based in Rome. Evagrio. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evagrio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evandro: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Evandro. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evandro,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evandro: la ragione conversazionae e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, according to Giamblico. Evandro. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evandro,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evanore: la ragione conversazionale e la setta di Sibari – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari) – Filosofo italiano. Pythagorean. Giamblico. Evanore. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evanore,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evareto: la ragione conversazionale e il circolo romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He as a philosopher in Rome, a friend of the lawyer and legal scholar Publio Salvio Giuliano. Nome compiuto: Quinto Elio Egrilio Evareto. Evareto. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evareto,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Evete: la ragione conversazionale e la setta di Locri -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico. Refs.: Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, “Grice ed Evete,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Evola: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della romanità – l’implicatura di Romolo – la scuola di Castropignano -- filosofia romana – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Grice: Evola was a bit of a linguistic philosopher; I enjoyed his rambling on the proper use of Latin versus Roman; Evola notes that the implicatures differ. Roman he links with Spartan, and he opposes to the formation, greco-romano o classico  Latin he applies to lingua romana, as Orazio and Tacitus had done!  Grice: If I had to think of the equivalent linguistic analysis by an English philosopher, I can only think of DeFoe, and his satire on what constitutes an Englishman! Later parodied by Gilbert and Sullivan and put to good effect in Chariots of Fire, where Abrams is seen referred to as HE IS.. an Englishman! For he himself has said it! -- - Italian philosopher  Figlio di Vincenzo e Concetta Mangiapane, barone di CASTROPIGNANO. Studia a Roma. Manifesta un'opposizione a Roma, soprattutto in riferimento alla teoria del peccato e della redenzione, del sacrificio divino e della grazia. Studia FILOSOFIA. Entra in contatto con alcuni esponenti del Futurismo quali Balla e Marinetti. Partecipa alla esposizione futurista a Palazzo Cova, Milano. Rientra a Roma dopo il conflitto ed attraversa una profonda crisi esistenziale che lo porta al bordo del suicidio. Aderisce al dadaismo ed entra in contatto epistolare con Tzara. Fonda Bleu Esce un saggio sull'idealismo magico. Si deve superare i limiti dell'umano per andare verso l'oltre-uomo.Studia la teoria e fenomenologia dell'individuo assoluto. Nel L'uomo come Potenza compare una concezione dell'io ispirata ai dettami del tantrismo e del taoismo. Queste ultime opere segnano un'ulteriore svolta: passaggio da una posizione filosofica di tipo teoretico ad una di tipo pragmatico. Cerca infatti di individuare strumenti concreti per mezzo dei quali calare nella vita quotidiana la teoria dell'Individuo assoluto. Inizia un'intensa esperienza giornalistica: partecipa alla redazione di Lo Stato democratico e collabora a riviste come Ultra, Bilychnis, Ignis, Atanor e Il mondo. Frequenta i circoli esoterici romani e partecipa alla vita notturna della capitale. Disumano qual , gelido architetto di teorie funambolesche, vanitoso, perverso, s' trovato dinanzi a me come a cosa tutta viva, tutta schietta, mentre aveva fantasticato chiss quale avventura necrofila. E questa cosa tutta schietta l'ha turbato, l'ha commosso, segretamente. Coordina Ur, che si occupa di esoterismo. Conosce Reghini. Pubblica Paganesimo. Attacca violentemente Roma ed esorta a ritrovare la grandezza della civilt romana. Oser dunque Italia assumere qui, qui donde gi le aquile imperiali partirono per il dominio del mondo sotto la potenza augustea, solare, regale, oser qui riprendere la fiaccola della tradizione mediterrane? Influenzato da Gunon abbandona in seguito le tesi estremiste a favore del concetto di tradizione" e fonda La Torre destinata a difendere principi sovrapolitici, in realt una tribuna di filosofi che si battevano per una Italia pi radicale e pi intrepida. Critiche mosse ad alcuni personaggi del Regime dalle pagine de La Torre, provocano l'intervento di Starace che prima diffida Evola dal continuare la pubblicazione, poi proibisce a tutte le tipografie romane di stampare la rivista la cui pubblicazione, alla fine, viene sospesa. Viene sorvegliato dal regime in quanto accusato di affiliazione all'Ordo Templi Orientis ed  costretto ad assumere alcune guardie del corpo (come testimoniato da Massimo Scaligero). In Meditazioni delle vette, intende l'alpinismo come pratica ascetica e meditazione spirituale: superamento dei limiti della condizione umana attraverso l'azione e la contemplazione, che divengono due elementi inseparabili, un'ascesa che si trasforma in ascesi. Successivamente pubblica due saggi La tradizione ermetica e Maschera e volto dello spiritualismo. La tradizione ermetica  una disamina dell'aspetto magico, esoterico e simbolico dell'alchimia. Il volto e la maschera  un saggio critico su quella filosofia che invece di elevare l'uomo dal razionalismo e dal materialismo, lo portano ancora pi in basso: spiritismo, teo-sofia, antropo-sofia e psicoanalisi. In Rivolta contro il mondo traccia un affresco della storia letta secondo lo schema ciclico tradizionale delle quattro et: oro, argento, bronzo e ferro nella tradizione occidentale. Analizza le categorie qualificanti l'uomo della tradizione e le anticha "razza divina Esamina a fondo Il mistero del Graal e le sue implicazioni dottrinarie nelle visioni dei diversi periodi storici, impostando tutta la sua disamina sul concetto di "tradizione ghibellina dell'impero", cercando di svincolare il Graal e la sua portata simbolica da Roma. Collabora attivamente con la Scuola di mistica da Giani, tenendo alcune conferenze e figurando nel comitato di redazione della rivista Dottrina. La maggior parte degli interventi di Evola in conferenze e scritti, riguardano principalmente il concetto di razza divina, argomento che trova appoggio da parte di Giani. Il concetto di mistica rappresenta un'incongruenza potendo parlare, al pi, di etica. Questo perch in realt la dottrina non affronta il problema dei valori superiori, i valori del sacro, solo in relazione ai quali si pu parlare di mistica. Evola ravveda nella mistica un elemento rilevatore di una spiritualit lunare e del polo femminile. E infatti il sottotitolo di Diorama filosoficola pagina prima mensile e poi quindicinale curata da Evola nel quotidiano Il Regime : Problemi delletica. Una serie di scritti di Evola relativi alla scuola di mistica, sono stati pubblicati dall'editore Controcorrente e aiutano in parte a chiarire le posizioni assunte dal filosofo all'interno della suddetta corrente. Sia in fatto o nellideale, esiste una opposizione fra l'uomo ariano e tradizionale europeo e laltri. Lariano e capace di concepire e di realizzare un'armonia fra corpo ed anima (La civilt occidentale, Augustea). In Mito del Sangue ricostruisce le concezioni sulla razza dalle civilt fino alle teorie di Gobineau, Woltmann, de Lapouge, e Chamberlain. L'ariano (da "Arya") appartiene al corpo e lo spirito. Si esprime negativamente sul colonialismo giudicando l'Etiopia conquistata dall'Italia nient'altro che una contraffazione degenerescente di un organismo tradizionale. Critic ail materialismo zoologico. Ha una concezione dell'uomo come essere costituito da corpo, anima e spirito, dove lo spirito deve avere il primato sullanima e il corpo. Lopportunit di questa formulazione risiede nel fatto che una razza pu degenerare, anche restando biologicamente pura, se lo spirito  diminuito o obnubilat, se ha perso la propria forza, come presso certi tipi nordici. Un corpo di una data razza si liga in un individio lo spirito di un'altra razza. Respinge ogni teorizzazione del razzismo in chiave zoologica! ponendo il pensatore tradizionale tra coloro che imboccata una certa strada, la seppero percorrere, in confronto con tanti che scelsero quella della menzogna, dell'insulto, del completo obnubilamento di ogni valore culturale e morale, con dignit e persino con serieta. Non  il solo a prendere le distanze dal razzismo zoologico. Altre note figure della cultura del tempo, come Acerbo, e meno note, come Mazzei, se ne dissociano. L'impostazione critica data da Felice su questo passaggio del pensiero di E.  particolarmente apprezzata dagli autori filo-evoliani. Anche Orano sviluppa, secondo taluni, una forma di razza divina etico-sociale che rinvia a Il mito del sangue di E. Primo, in ordine di tempo fu Orano. Dietro di lui, con una vena pi scadente, comparvero Romanini ed E. Ce tre ordini di razza: corpo, anima, spirito. Dunque, E. riprende, seppur in maniera meno esplicita, alcune delle teorie del de Gobineu che cercano di identificare una gerarchia ideale nei gruppi delle razze umane. Cio non impedisce ad Evola di avere una "doppia affiliazione" ed essere pure membro della Massoneria. E. non aderisce al Partito e tale mancata adesione gli impedisce di arruolarsi come volontario contro l'Unione Sovietica nel corso della Seconda guerra mondiale. Critica del germanismo tuttavia l'incompletezza nell'attuazione di questo programma, non abbastanza radicale e aderente ai principi della "Tradizione".Per esempio una difesa della razza e improntata giuridicamente e il potere e derivato dal popolo e non un potere regale di origine divina come nell'ideale societ ario-germanica delle origini. Teorizza dunque il tradizionalismo puro, ideale e radicale, capace di attuare i propri principi e di far trionfare la cultura romana pagana delle origini -- un impero europeo e pagano sotto la guida egemonica della Roma di Cesare. Fa ritorno nell'Italia liberata solo al termine della guerra. Essendo rigorosamente contrario all'abrogazione della Monarchia e alla trasformazione dell'Italia in una Repubblica, intraprende tentativi di influenza.Si occupa di studiare e combattere le trame occulte e antitradizionali della massoneria. Pubblica Impero.Scrive E.: Io potevo aver difeso e potevo continuare a difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo stesso banco degli accusati: Platone, un Metternich, un Bismarck, il Dante del De Monarchia e via dicendo. Si tenta di effettuare una "doppia lettura" dei suoi testi: una lettura palese per il volgo ed una "esoterica" per gli "iniziati". Pubblica Gli uomini e le rovine che esercita grande influenza negli ambienti della destra italiana nel quale spiega la decadenza del mondo moderno in seguito alla distruzione del principio di autorit e di ogni possibilit di trascendenza per l'affermarsi del razionalismo, in contrasto con le antiche civilt e i valori della tradizione. In Metafisica del sesso tratta la forza magica e potentissima dell'atto sessuale, attraverso lo studio dei simboli esteso a numerose tradizioni. L'Operaio in Jnger. Cavalcare la tigre. Scrive sul concetto metafisico ed immanente di tradizione, come Il Ghibellino. Gli uomini e le rovine e Cavalcare la tigre sono considerati due testi fondamentali grazie ai quali c' una fattiva adesione al ribellismo anti-sistemaPubblica Il cammino del cinabro, la sua autobiografia, e L'arco e la clava. Assiste alla costituzione dei dioscuri, sodalizio dedito al ripristino della cultualit romana ed italica, di cui  uno degli ispiratori, attraverso i suoi scritti sulla romanit, il paganesimo e le idee imperiali, oltre che attraverso un particolare rapporto di intimit con i dioscuri. Solstitivm. Evola  propugnatore del Tradizionalismo, un modello ideale e sovratemporale di societ caratterizzato in senso spirituale, aristocratico e gerarchico. Tale modello si riscontra, da un punto di vista storico, in la civilt romana. La civilt romana non si basa su criteri economici, materiali e biologici, ma e suddivisa e gestita in base a criteri di gerarchia sociale di carattere ereditario e spirituale. Ogni azione che avviene durante la vita biologica (il divenire) rispecchia direttamente una medesima azione di carattere metafisico (l'essere) e dunque imperitura e sovratemporale. Il cammino dell'uomo avviene attraverso un percorso di tipo circolare. Traccia di questa teoria la si trova, ad esempio, nella teoria delle *cinque et* (dell'oro, dell'argento, del bronzo, degli eroi, del ferro). La civilt romana, ritenuta superiora da Evola si basa dunque su una pi elevata dimensione metafisica e spirituale dell'esistenza, anzich su criteri di ordine materiale. L'uomo ha la possibilit di elevarsi alla sfera divina e metafisica attraverso precise strade (il rito e l'iniziazione), utilizzando determinati strumenti (l'azione e la contemplazione) all'interno di contesti sociali predeterminati (la casta, l'impero). Non esiste differenza quantitativa tra l'uomo e il dio. Ogni uomo  un dio mortale. Ogni dio un uomo immortale. La razza e "spirituale". Rifiuta una visione zoological, in favore di un patrimonio di tendenze e attitudini che, a seconda delle influenze ambientali, giunge rebbero o meno a manifestarsi compiutamente. L'appartenenza a questa razza spiritual si individuerebbe dunque sulla base dello spirito, e in seguito del corpo, diventandone col tempo questo ultime il segno visibile. E un concetto metafisico di razza. La romanita spirituale del quale parla E. parte appunto dal dato biologico, che gli pare ancora troppo zoologico, rozzo e deterministico, per sublimarlo e portarlo a pieno compimento sul piano dello spirito  non romano, ma romanita --, ossia sul piano metafisico. Intendeva potenziare e nobilitare la romanita, avvolgendolo in una nebulosa filosofeggiante e scrostandolo di quel tanto di ruvido zoologismo. Vengono ritrovate sette lettere da E. a Croce (pi una indirizzata all'editore Laterza. Evola invia inizialmente a Croce la richiesta di intercedere presso Laterza per la pubblicazione dei Idealismo magico e Teoria dell'individuo assoluto. La seconda e una cartolina postale di Croce ringraziandolo per il giudizio di apprezzamento sul lato formale dei due manoscritti dellIdealismo magico e Teoria dellindividuo assoluto. Laterza, nonostante l'appoggio favorevole di Croce, Laterza scrive una lettera in cui precisa di volersi riservare la massima libert di decidere anche nei riguardi di autorevoli amici. E. scrive a Croce chiedendo aiuto per La tradizione ermetica, un saggio sull'alchimia. In una quarta lettera, E. ringrazia Croce per l'interessamento. La tradizione ermetica esce per i tipi dell'editore barese. E. invia quattro lettere a Gentile. Nonostante le marcate divergenze sul piano filosofico E. si discosta dall'attualismo gentiliano in favore di una rigida codificazione teoretica (l'idealismo magico) il pensatore tradizionale cerca un confronto con uno dei massimi esponenti del mondo accademico. Tale confronto non produce risvolti interessanti sotto il profilo speculativo in quanto i due filosofi sono su posizioni eccessivamente distanti, ed anche i presupposti dottrinali sono inconciliabili. Il tentativo di E. di aprire un colloquio costruttivo rimane un fiore che non sboccia. E. cerca di costruire, pur senza risultati apprezzabili, un punto di riferimento culturale alternativo al gentilismo. Nel Cammino dei cinabro tenta di spiegare cos le ragioni di questo mancato incontro.Ogni riferimento extra-filosofico di cui il mio sistema filosofico e ricco sirve come un comodo pretesto per l'ostracismo. Si poteva liquidare con un'alzata di spalle un sistema che accordava un posto perfino al mondo dell'iniziazione, della "magia" e di altri relitti superstiziosi. Che tutto ci da me fosse fatto valere nei termini di un rigoroso pensiero speculativo, a poco sirve. Per anche da parte mia vi e un equivoco, nei riguardi di coloro ai quali, sul piano pratico, la mia fatica speculativa posse servire a qualcosa. Si tratta di una introduzione filosofica ad un mondo non filosofico, la quale posse avere un significato nei soli rarissimi casi in cui la filosofia ultima avesse dato luogo ad una profonda crisi esistenziale. Ma vi e anche da considerare (e di questo in seguito mi resi sempre pi conto) che i precedenti filosofici, cio l'abito del pensiero astratto discorsivo, rappresentano la qualificazione pi sfavorevole affinch tale crisi potesse essere superata nel senso positivo da me indicato, con un passaggio a discipline realizzatrici. Gentile tuttavia riconosce ad Evola una certa competenza in campo esoterico-alchemico ed infatti chiede al filosofo della tradizione di curare la voce atanor per l'Enciclopedia Italiana. Anche alcuni allievi di Gentile riconoscono ad Evola una certa stima, in particolare Calogero. Giuli successivamente riporta altre informazioni, relative al carteggio E.-Gentile, reperite all'interno della "Fondazione Gentile per gli studi filosofici", occupandosi dei saggi che Evola invia con dedica a Gentile. Invia sette lettere a Schmitt che mette in luce da una parte alcune amicizie e conoscenze in comune tra i due pensatori (Jnger, Mohler e il principe di Rohan), dall'altra il tentativo di proporre la pubblicazione in italiano del saggio di Schmitt sul tradizionalista Cortes.Tale tentativo non va in porto, cos come fallisce anche il secondo progetto di pubblicare un'antologia schmittiana. Di rilievo, all'interno dello scambio epistolare, le due divergenti visioni rispetto al ruolo dell'uomo politico e la sua autonomia. Evola interpreta il concetto di dittatura incoronata come necessit di un potere che decida assolutamente, ma ad un livello di una dignit superiore, indicata dall'aggettivo incoronata. Per Schmidt, invece, esiste prima di tutto un passaggio significativo che porta dal concetto della legittimit del regnare a quello della dittatura. La dittatura incoronata significa solo un pis-aller pratico mai ha concepito questo espediente pragmatico come una forma di salvezza. E in questo caso cos come gi ampiamente esposto in Rivolta contro il mondo moderno, il costante rimando di Evola ad un fondamento trascendente dell'ordine politico rimane quell'ineliminabile discrimine che non pu essere in alcun modo occultato o minimizzato. L'epistolario assume rilievo in relazione al tentativo di fornire di solidi contrafforti ideologici e culturali il mondo conservatore che, nel dopoguerra italiano, si trova a combattere la sua battaglia politica. Entra in contatto epistolare con Benn, appartenente alla cosiddetta rivoluzione conservatrice. Il primo incontro risale durante la tappa berlinese di un viaggio che E. effettua in Germania. Da quell'incontro scaturisce una recensione-saggio di Benn alla versione di Rivolta contro il mondo moderno che appare in Die Literatur di Stoccarda. Nel presentare Rivolta contro il mondo moderno, Benn espone le sue teorie convergendo con la visione del mondo di E. Si ha rintracciato tre lettere da E. a Benn. Le lettere sono importanti in quanto chiariscono la comunanza di vedute dei due autori rispetto al tema della tradizione e di una visione del mondo conservatrice, oltre al fatto che entrambi non si riconoscono nel establishment. Sono sempre pi convinto che a chi voglia difendere e realizzare senza compromessi di sorta una tradizione spirituale e aristocratica non rimanga purtroppo, oggi e nel mondo moderno, alcun margine di spazio; a meno che non si pensi unicamente a un lavoro elitario. E un tentative di riprendere, nel dopoguerra, i rapporti con i filosofi conservatori. Invia lettere a Tzara. Si tratta di una trentina di documenti tra lettere e cartoline. Molte tappe del cammino artistico del filosofo romano sono gi note prima del rinvenimento della corrispondenza con Tzara: in parte perch lo stesso E. ne parla nella sua autobiografia, in parte perch dedotte dai critici e dagli studiosi nelle partecipazioni, in qualit di articolista, che ha in alcune riviste d'arte dell'epoca: Noi, Cronache d'Attualit, Dada e Bleu. Ci che invece non  noto prima del rinvenimento della corrispondenza, sono le modalit dell'avventura evoliana nella sfera artistica, ovvero come essa si attua, come vissuta, a che mira. L'archivio della corrispondenza tra i due artisti ha, inoltre, il pregio di colmare il vuoto di un periodo poco conosciuto di E. Questo vuoto si colma sia attraverso la ricostruzione di tappe cronologiche (il recupero di alcune date, partecipazioni a mostre, riviste, incontri) sia attraverso il recupero di tappe pi specificamente psicologiche. In particolare quelle che portano E. ad annunciare il proprio suicidio e che raccontano dun uomo colto nel pieno male di vivere, di una sperimentazione del travaglio interiore che l'artista vive, dove la sofferenza acuta si alterna alla disperazione. Altre opere: Arte astratta, posizione teorica (Roma, Maglione e Strini); La parole obscure du paysage intrieur, Roma-Zurigo, Collection Dada); Saggi sull'idealismo magico, Todi-Roma, Atanr); L'individuo e il divenire del mondo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere); L'uomo come potenza, Todi, Roma, Atanr, Teoria dell'individuo assoluto, Torino, Bocca); Imperialismo pagano, Todi, Roma, Atanr); Fenomenologia dell'individuo assoluto (Torino, Bocca); La tradizione ermetica, Bari, Laterza); Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, Torino, Bocca); Rivolta contro il mondo moderno, Milano, Hoepli); Tre aspetti del problema (Roma, Mediterranee); Il mistero del Graal, Bari, Laterza); Il mito del sangue, Milano, Hoepli); Indirizzi per una educazione Napoli, Conte); Sintesi di dottrina (Milano, Hoepli); La dottrina del risveglio, Bari, Laterza); Lo Yoga della potenza, Torino, Bocca); Orientamenti, Roma, Imperium; Gli uomini e le rovine, Roma, Ascia); Metafisica del sesso, Todi, Roma, Atanr); L'Operaio in Jnger, Roma, Armando); Cavalcare la tigre, Milano, Vanni Scheiwiller; Il cammino del cinabro, Milano, Vanni Scheiwiller; Saggio di una analisi critica (Roma, Volpe); L'arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller; Raga Blanda, Milano, Vanni Scheiwiller; Il taoismo, Roma, Mediterranee; Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Mediterranee; Lao Tze, Il libro della via e della virt, Lanciano, Carabba, Cesare Della Riviera, Il mondo magico de glieroi, Bari, Laterza, Ren Gunon, La crisi del mondo moderno, Milano, Hoepli, Malinski, Poncins, La guerra occulta, Milano, Hoepli, Meyrink, Il Domenicano bianco, Milano, Bocca, Meyrink, La notte di Valpurga, Milano, Bocca; Bachofen, La virilit, Torino, Bocca; Meyrink, L'Angelo della finestra d'Occidente, Milano, Bocca, Eliade, Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi, Milano, Bocca, Ur, Introduzione alla magia come scienza dell'Io, Torino, Bocca, Weininger, Sesso e carattere, Milano, Bocca, Spengler, Il tramonto dell'occidente, Milano, Longanesi, Erkes, Credenze religiose della Cina antica, Roma, IsMEO, Pitagora I Versi d'Oro (Todi-Roma, Atanr); Tze, Il Libro del Principio e della sua azione, Milano, Ceschina, Marcel, L'uomo contro l'umano, Roma, Volpe, Jnger, Al muro del tempo, Roma, Volpe, Schoeps, Questa  la Prussia, Roma, Volpe, Leddihn, L'errore democratico, Roma, Volpe; Litt, Le scienze e l'uomo, E., Roma, Armando, Randolph, Magia Sexualis, E., Roma, Mediterranee, Loewenstein, La Monarchia nello Stato moderno, E., Roma, Volpe) Reininger, Nietzsche e il senso della vita (Roma, Volpe); Avalon, Il mondo come potenza, Roma, Mediterranee, Suzuki, Saggi sul Buddhismo Zen 1, Roma, Mediterranee, Tzu, Il mistero del fiore d'oro, Roma, Mediterranee, Y, Lo Yoga del Tao, Roma, Mediterranee, Come Carlo d'Altavilla: Litt, Istruzione tecnica e formazione umana, Roma, Armando, Meyrink, Alla frontiera dell'Aldil, Napoli, Rocco, Litt, Spranger, Pestalozzi, Roma, Armando, Hilker, Pedagogia comparata: storia, teoria e prassi, Roma, Armando, Ulmann, Ginnastica, educazione fisica e sport dall'antichit ad oggi, Roma, Armando, Drckheim, Hara: il centro vitale dell'uomo secondo lo Zen, Roma, Mediterranee, George, L'ondata rossa sulla Germania dell'Est, Roma, Volpe, Leddihn, L'errore democratico, Roma, Volpe, Reiner, Etica, teoria e storia, Roma, Leibfried, L'universit integrata: l'istruzione superiore nella Repubblica federale tedesca e negli Usa, Roma, Armando, Cassirer, Saggio sull'uomo: introduzione ad una filosofia della cultura, Roma, Armando, Wefers, Basi e idee dello Stato spagnolo d'oggi, Roma, Volpe, Gaucher, Idee per un movimento, Roma, Volpe, Keyhoe, La verit sui dischi volanti, Milano, Atlante, Altre: I saggi di "Bilychnis", Padova, Ar, I saggi della "Nuova Antologia", Padova, Ar, L'idea di Stato, Padova, Ar, Gerarchia e democrazia, Padova, Ar, Meditazioni delle vette, La Spezia, Tridente, Diario, Genova, Centro Studi Evoliani, ETICA ARIA, Genova, Centro Studi Evoliani, L'individuo e il divenire del mondo, Carmagnola, Arktos, Simboli della Tradizione Occidentale, Carmagnola, Arktos, La via della realizzazione di s secondo i misteri di Mitra, Roma, Fondazione, Considerazioni sulla guerra occulta, Genova, Centro Studi Evoliani, Le razze e IL MITO DELLORIGINI DI ROMA, Monfalcone, Sentinella, Il problema della donna, Roma, Fondazione E., Scritti, Napoli, Controcorrente, La Tradizione di Roma, Padova, Ar, Due imperatori, Padova, Ar, Cultura e politica, Roma, Fondazione E., Citazioni sulla Monarchia, Palermo, Thule, L'infezione psicanalitica, Roma, Fondazione E., Il nichilismo attivo di Nietzsche, Roma, Fondazione E., Lo Stato, Roma, Fondazione E., Europa una: forma e presupposti, Roma, Fondazione E., La questione sociale, Roma, Fondazione E., Saggi di dottrina politica, Sanremo, Mizar, La satira politica di Trilussa, Roma, Fondazione E., Scienza ultima, Roma, Fondazione E., Spengler e il tramonto dell'Occidente, Roma, Fondazione E., Lo zen, Roma, Fondazione E., I tempi e la storia, Roma, Fondazione E., Civilt americana, Roma, Fondazione E., La forza rivoluzionaria di Roma, Roma, Fondazione E., Scritti sulla massoneria, Roma, Edizioni Settimo Sigillo, Oriente e occidente, Milano, La Queste, Un maestro dei tempi moderni: Gunon, Roma, Fondazione E., E., Filosofia, etica e MISTICA DEL RAZZISMO, Monfalcone, Sentinella d'Italia, Monarchia, aristocrazia, tradizione, Sanremo, Casabianca, I placebo, Roma, Fondazione E., Gli articoli de "La Vita Italiana", Treviso, Centro Studi Tradizionali, Dal crepuscolo all'oscuramento della tradizione nipponica, Treviso, Centro Studi Tradizionali, Il ciclo si chiude, americanismo e bolscevismo, Roma, Fondazione E., Il Cinabro, E., Il problema di oriente e occidente, Roma, Fondazione E., Fenomenologia della sovversione in scritti politici, Borzano, SeaR, E., Scritti sull'arte d'avanguardia, Roma, Fondazione E., Esplorazioni e disamine, gli scritti di fascista, Parma, Edizioni all'insegna del veltro, E., Esplorazioni e disamine, gli scritti di " fascista", Parma, Edizioni all'insegna del veltro, Lo Stato, Roma, Fondazione E., La tragedia della Guardia di Ferro, Roma, Fondazione E., E., Scritti per Vie della Tradizione, Palermo, Edizioni Vie della Tradizione, Carattere, Catania, Il Cinabro, L'idealismo realistico, Roma, Fondazione E., Idee per una destra, Roma, Fondazione E., Fascismo e Terzo Reich, Roma, Mediterranee, E., Il mistero iperboreo. Scritti suglindo-europei, Roma, Fondazione E., Critica del costume, Catania, Il Cinabro, Julius Evola, Augustea, La Stampa, Roma, Fondazione E., Anticomunismo positivo. Scritti su bolscevismo e marxismo, Napoli, Controcorrente, ulius Evola, Il Mondo alla Rovescia (Saggi critici e recensioni), Edizioni Arya, Genova, La scuola di mistica fascista. Scritti di mistica, ascesi e libertm Napoli, Controcorrente, E., Le sacre radici del potere, Arya, Genova. E., Civilt americana. Scritti sugli Stati Uniti, Napoli, Controcorrente, E., Scritti sulla Massoneria volgare speculativa, Arya, Genova. E., Par del Nietzsche, Torino, Aragno, E., Fascismo Giappone Zen. Scritti sull'Oriente, Roma, Pagine, E., Jnger. Il combattente, l'operaio, l'anarca, Passaggio al Bosco,, Rigener Azione E., E., Il Fascismo e l'idea politica tradizionale, Documenti per il Fronte della Tradizione Fascicolo, Raido, E., MUSSOLINI (si veda) e il razzismo, Documenti per il Fronte della Tradizione Fascicolo, Raido, E., Le SS. Guardia e Ordine della rivoluzione nazionalsocialista, Documenti per il Fronte della TradizioneFascicolo, Raido, E., I "Castelli dell'Ordine" e i nuovi Junker, Documenti per il Fronte della Tradizione Fascicolo Raido, Il significato di Roma per lo spirito "olimpico" germanico, Documenti per il Fronte della Tradizione Fascicolo, Raido, Julius Evola, La Dottrina aria di Lotta e Vittoria, Documenti per il Fronte della Tradizione Fascicolo, Raido, Etica Aria, Orizzonte Tradizionale, Edizioni Arya, Genova. Raccolte di lettere e carteggi E., Lettere di E. a Comi, Turris, Roma, Fondazione E., Lettere di E. a Tzara, Valento, Roma, Fondazione E., Lettere a Croce, Roma, Fondazione E.); La biblioteca esoterica. E. Croce Laterza. Carteggi editoriali, Barbera, Roma, Fondazione E., Lettere a Schmitt, Roma, Fondazione E., Lettere a Gentile, Roma, Fondazione E. E. La Torre. Foglio di Tradizioni varie e di espressione una, Marco Tarchi, Milano, Falco, Mutti, E. sul fronte dell'Est, in Quaderni del Veltro, Turris, La corrispondenza tra E. e Benn, su centro studi la runa, Turris, Profilo di E., in E., Rivolta contro il mondo moderno, Roma, Mediterranee, Registro deglatti di nascita di Roma, Archivio di Stato di Roma Registro degli atti di nascita di Cinisi, Archivio di Stato di Palermo Registro degli atti di nascita di Cinisi, Archivio di Stato di Palermo Registro degli atti di matrimonio di Cinisi, Tribunale di Palermo Registro degli atti di nascita di Roma Archivio di Stato di Roma Il Barone Immaginario Il Barone Immaginario, Turris, Ugo Mursia Editore, Milano, Catalogus Baronum, pagina Vanni Scheiwiller, Nota dell'editore, in E., Il cammino del cinabro, Milano, Scheiwiller; E., Il cammino del cinabro, Catalogo della mostra con tutte le opere in: Grande Esposizione Futurista, Milano, Le Presse, Bruni, E. Dada, in Turris, Testimonianze su E., Roma, Mediterranee. E., Il cammino del cinabro. Egli prende la terra come terra, pensa alla terra, pensa sulla terra, pensa 'Mia  la terra' e si rallegra di ci: e perch? Perch egli non la conosce, dico io. L'estinzione vale a lui come estinzione, allora egli deve non pensare all'estinzione, non pensare sull'estinzione, non pensare 'Mia  l'estinzione', non rallegrarsi dell'estinzione: e perch? Perch impari a conoscerla, dico io. Lettere a Tzara, Roma, Edizioni Fondazione E., Carlo Fabrizio Carli, Evola pittore tra futurismo e dadaismo, su julius evola. Bruni, E. Dada. Per un approfondimento: Conte, Maschere di E. come percorso controcorrente, Atti del convegno di studi "E. e la politica", Terlizzi. Maria, Introduzione a: Marinetti, Teoria e invenzione futurista, Milano, Mondadori, Per un approfondimento sulla produzione pittorica di E. si rimanda a due cataloghi: E. e l'arte delle avanguardie. Tra Futurismo, Dada e Alchimia, Roma, Fondazione E., e Conte, E. Arte come alchimia, mistica, biografia, Reggio Calabria, Iriti, E., Il cammino del cinabro. Poi ristampati sotto forma di antologia: Gruppo di Ur, Introduzione alla magia come scienza dell'Io, Torino, Bocca. Per una trattazione esaustiva dell'argomento si rimanda a Ponte, E. e il magico gruppo di Ur, Borzano, Sea R, E., Il cammino del cinabro. LAMENDOLA (si veda), Alcuni aspetti del pensiero filosofico di E.. Fenomenologia dell'Individuo assoluto, Roma, Mediterranee, Tarquini, Il Gentile dei fascisti, Bologna, Il Mulino, Gangi, Misteri esoterici. La tradizione ermetico-esoterica in occidente, Roma, Mediterranee, E., Ponte, Meditazioni delle vette, La Spezia, Tridente, Dematt, E., Meditazioni delle vette, in Secolo d'Italia, Turris, Biografia, in Turris, Testimonianze su E., E., Fascismo e Terzo Reich, Benoist, E., reazionario radicale e metafisico impegnato, in E., Turris, Gli uomini e le Rovine e Orientamenti, Roma, Mediterranee, LA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA. Scritti di mistica, ascesi e libert, Napoli, Controcorrente, Il fascismo quale volont di impero e il cristianesimo, in Critica Fascista, Bertoldi, Sal. Vita e morte della repubblica Sociale Italiana, Milano, Rizzoli, Vivarelli, Fascismo e fascismi, in Nuova storia contemporanea, E. stipendiato dal Duce, in Avvenire, Marco Tarchi, E. e il fascismo: note per un percorso non ordinario, in Cultura e fascismo. Letteratura, arti e spettacolo di un ventennio, Firenze, Ponte alle Grazie, Parlato, Fascismo, Nazionalsocialismo, Tradizione, in E., Fascismo e Terzo Reich, Roma, Mediterranee, Renzo De Felice, Storia deglebrei sotto il fascismo, Il Fascismo, saggio di un'analisi critica dal punto di vista della Destra, Volpe, Roma, Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralit nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Rauti e Sermonti, Storia del fascismo, Roma, Centro Editoriale Nazionale, Parlato, Fascismo, Nazionalsocialismo, Tradizione. Cfr. anche, sulla critica allo stato educatore, E., Fascismo e Terzo Reich, E., Fascismo e Terzo Reich, Fascismo e Terzo Reich. Gianfranco De Turris, Nota del curatore, in E., Fascismo e Terzo Reich, Per un elenco completo delle collaborazioni giornalistiche: Gianfranco De Turris, Biografia, in Turris, Testimonianze su E., E., Il mito del sangue, Milano, Hoepli, E., L'esposizione anti-ebraica di Monaco, "Il Regime fascista", E.I testi del Corriere Padano, Padova, AR, Cuomo, I Dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il manifesto della razza, Milano, Baldini Castoldi Dalai, E., Il mito del sangue. E., Il mito del sangue. Il cammino del cinabro. E., Il cammino del cinabro, Rosati, Un pessimismo giustificato? Intervista a E., La Nation Europenne, Felice, Storia deglebrei sotto il fascismo, Torino, Einaudi, Felice, Storia deglebrei sotto il fascismo, Torino, Einaudi, Turris, Testimonianze su E., Roma, Edizioni Mediterranee e Vanni Scheiwiller, Note dell'editore in E., Il cammino del cinabro. Tale  l'opinione di un'importante testata giornalistica italiana del tempo: Il Giornale d'Italia (l'articolo  firmato da Adone Nosari). Il rif. si trova in: Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, opAttilio Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino, Einaudi, Francesco Germinario, Razza del Sangue, razza dello Spirito: E., l'antisemitismo e il nazionalsocialismo, Torino, Bollati Boringhieri, ALombardo, Razza del sangue, razza dello spirito, Centro Studi La Runa. Cassata, A destra del fascismo: profilo politico di E., Torino, Bollati Boringhieri. Rossi, Il razzista totalitario. E. e la leggenda dell'antisemitismo spirituale, Catanzaro, Rubbettino, Jesi, Cultura di destra, Milano, Garzanti, Caldiron, Un filosofo buono per tutte le destre, in Avvenire, Jesi. Rimbotti, Linea, Massoneria e fascism: dall'intesa cordiale alla distruzione delle Logge: come nasce una guerra di religione, Castelvecchi, E., Per un allineamento politico-culturale dell'Italia e della Germania, in Lo Stato. Il cammino del cinabro. Fra queste la Piccola Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Bocca, La Repubblica di Mussolini, Bari, Laterza, Bruno Zoratto, E. nei documenti segreti dell'Ahnenerbe, Roma, Fondazione E., Turris, E.. Un Filosofo in Guerra, Milano, Mursia, Il cammino del cinabro, Fondazione E., Una biografia di E., su Fondazione E.. Turris, Lettere di E. a Comi, Roma, Fondazione E., Carnelutti, In difesa di E., in L'Eloquenza, E., Autodifesa, Roma, Edizioni Fondazione E., Rauti, E.: una guida per domani, in Civilt, Turris, Elogio e difesa di E., Roma, Mediterranee, Turris, Elogio e difesa di E., op. E., Razzismo e altri orrori (compreso il ghibellinismo), L'Italiano, Turris, Elogio e difesa di E., Pallavicini, E., traditore dello spirito, Corriere della Sera, Turris, Elogio e difesa di E.. Tosca, Il cammino della tradizione, Rimini, Il Cerchio, La via romana, Centro Studi sulle Nuove Religioni. E., Statuto della Fondazione E., Paradisi, GlArya seggono ancora al picco dell'avvoltoio, in Conti, E. tascabile, Roma, Settimo Sigillo, Baccelli, Ricordo dell'uomo, in Civilt, //lastampa// edizioni/ aosta/la-nostra- fuga- dagli-sul- monte-rosa- per- seppellire- le-ceneri-di-e.- E., Freda Orientamenti undici punti, Padova, Ar, E., Rivolta contro il mondo moderno, Collotti, Il fascismo e glebrei, Bari, Laterza, Barbera, La biblioteca esoterica. Carteggi editoriali E.-CROCE (si veda), Laterza, Roma, Fondazione E., Medail, E.: mi manda Don Benedetto, Corriere della Sera, Cfr. la prefazione del testo Lettere di E. a CROCE (si veda), pubblicato dalla Fondazione E. Savelli, Cronache di un incontro mancato. Gli ardui rapporti tra l'attualismo e l'idealismo magico, su italia sociale. Arcella, Gentile amico e nemico, L'Italia Settimanale, Durst, Il contributo di E. all'enciclopedia italiana, Veltro, Calogero, Come ci si orienta nel pensiero? Sansoni, Firenze, Giuli, E.-GENTILE (si veda)-SPIRITO (si veda): tracce di un incontro impossibile, Annali della Fondazione Spirito. I volumi sono: Saggi sull'idealismo magico, Teoria dell'individuo assoluto, Imperialismo pagano e Fenomenologia dell'individuo assoluto. Lombardo, Caro conservatore ti scrivo, su centro studi la runa, Si tratta del saggio Cortes in gesamteuropischer Interpretation, poi pubblicato in Schmitt, Corts Interpretato in una prospettiva pan-europea, Milano, Adelphi, E., Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Mediterranee, Schmitt, Cortes Interpretato in una prospettiva pan-europea, E., Rivolta contro il mondo moderno, Damiano, E. e l'utonomia del politico, Atti del convegno di studi "E. e la politica", Alatri, Terlizzi, Caracciolo, Due atteggiamenti di fronte alla modernit, in Caracciolo, Lettere di E. a Schmitt, Roma, Fondazione E.. Essere e divenire, in E., Rivolta contro il mondo moderno. E., infatti, oltre a Benn, scrive a Gunon, Eliade e Schmitt e Jnger. E., Il cammino del cinabro, Lettere a Tzara, Roma, Fondazione E., Valent. In italiano Tilgher, E., in ANTOLOGIA DEI FILOSOFI ITALIANI, Modena, Guanda, Turris, Omaggio a E., Roma, Volpe, Turris, Testimonianze su E., Roma, Mediterranee, Serra, L'avanguardia distonica dE., in Studi, Aurea, E. e il nichilismo, Palermo, Thule, Vassallo, Modernit e tradizione nell'opera evoliana, Palermo, Thule, Baillet, E. e l'affermazione assoluta, Padova, Ar, Veneziani, La ricerca dell'assoluto in E., Palermo, Thule, Lami, Introduzione a E., Roma, Volpe, Veneziani, E. tra filosofia e tradizione, Roma, Ciarrapico, Melchionda, Il volto di Dioniso, Roma, Basaia, Ferracuti, Rimini, Il Cerchio, Jellamo, E. Il filosofo della tradizione, La destra radicale, Milano, Feltrinelli, Vona, E. e Gunon. Tradizione e Civilt, Napoli, Societ Napoletana, Yourcenar, Incontri col Tantrismo, in Il tempo grande scultore, Torino, Einaudi, Malgieri, Modernit e Tradizione, Roma, Settimo Sigillo, Tradizione e/o Nichilismo, letture e ri-letture di "Cavalcare la tigre", Milano, Societ Barbarossa. Negri, E. e la filosofia, Milano, Spirali, Bianco, E., Dizionario biografico deglitaliani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, Fraquelli, Il filosofo proibito, tradizione e reazione nell'opera di E., Milano, Terziaria, Echaurren, E. in Dada, Roma, Settimo Sigillo, Turris, Morganti;, E., mito, azione, civilt, Rimini, Cerchio, Valento, Homo Faber, E. fra arte e alchimia, Roma, Fondazione E., Ponte, E. e il magico gruppo di Ur, Borzano, SeaR, Consolato, E. e il buddismo, Borzano, SeaR, Delle rovine ed oltre, saggi su E., Roma, Pellicani. Turris, Elogio e difesa di E., IL BARONE e i terroristi, Roma, Mediterranee, Romualdi, Su E., Roma, Fondazione E., Damiano, La filosofia della libert di E., Padova, Ar, Montonato, Comi-E.. Un rapporto ai margini del fascismo, Lecce, Congedo, Dario, La via romana al divino: E. e la religione romana (Padova, Ar); Germinario, Razza del sangue, razza dello spirito, Torino, Bollati Boringhieri, Stutte, E. Dal dadaismo alla rivoluzione conservatrice, Roma, Aracne, Cassata, A destra del fascismo. Profilo politico di E., Torino, Bollati Boringhieri, Damiano, L'ora che viene. Intorno a E. e a Spengler, Padova, Ar, Sandro Consolato, E., Roma, I libri del Graal, Conte, E.. Arte come alchimia, mistica, biografia, Reggio Calabria, Iriti, Dana, E. e la tentazione razzista, Mesagne, Sulla rotta del sole, Lombardo, E., glevoliani e glantievoliani, Roma, Nuove Idee, Turris, Esoterismo e fascismo, Roma, Mediterranee, Hakl, La questione dei rapporti fra E. e Crowley, Arthos, Rossi, Il razzista totalitario, Catanzaro, Rubbettino, Iacona, Il maestro della tradizione. Dialoghi su E., Napoli, Controcorrente, Tarquini, Il Gentile dei fascisti, Bologna, Mulino, Iacona, E. e le vicende processuali legate ai Far, Nuova Storia Contemporanea, Venzi, E. e la libera muratoria, Roma, Settimo Sigillo, Turris, E. Un filosofo in guerra, Milano, Mursia, Guenon, Lettere a E., edizioni Arktos, Heliodromos, Speciale E., Catania. Documentari Dalla Trincea a Dada di Murelli. DVD dalla Societ Barbarossa di Milano, della durata di 101 min., che ripercorre il periodo artistico di E. Con musiche di Soph, Kaiserbund, Roma, Wien, Zetazeroalfa. Ronconi, Reghini, Parise, Pitagorismo Tradizionalismo, Paganesimo, Via romana al divino, Fondazione E. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico deglitaliani, Rigenerazion E. Centro Studi La Runa. Vatimmo, E., un filosofo scomodo per tutti; Approfondimenti sul pensiero Rosati, Intervista a E., Monastra, E. tra la seduzione e laristocrazia. Ognissanti, Luci ed ombre su E., salpan. Lombardo, Da Rivolta contro il mondo moderno a Gli uomini e le rovine. Polia, Linee per una critica al concetto di tradizione in E., Accame, E. e la Konservative Revolution, Rimbotti, E. cos com', Conte, Maschere di E. come percorso controcorrente, Dugin, Astrazione e differenziazione in E., Opere dadaiste, futur-ism. 2artericerca. Interviste Intervista a E., su you tube Intervista a Tringali, su youtube Intervista a Lami, su youtube Quando E. intervist il conte Kalergi, su rigenrazione evola. ROMA. E. parie dallidealismo: il mondo  per lui a rappresentazione dellio. Ma poich lio subisce Kfa rappresentazione del mondo come nn limite e wLffrc in essa la sua passivit, simpone allio lobblitpi pratico di sciogliere la sua passivit in atti- vit riducendo il mondo sotto il comando suo, [a- j rendo di esso l ' atto dellIo. La tecnica di questo pro- gresso di risoluzione del mondo nellIo  data dal- lOccultismo magico. Dallinnesto dellIdealismo classico con la Magia nasce /'Idealismo Magico di E.. ir I; r Opere principali. Saggi sullIdealismo magia. Luomo come potenza. Imperialismo pagano, Todi, Atanor; Teoria dellindividuo assoluto. Fenomenologia dellindividuo assoluto. Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, Torino, Bocca; Lindivduo e il divenire del mondo, Roma, Scienze e Lettere; La tradizione ermetica Bari, Laterza; Rivolta contro il mondo moderno Milano, Hoepli. Ha diretto le riviste Ur e La Torre. Dall'idealismo assoluto allidealismo magico. La Grande Solitudine. Una volta che lio si sia costituito a principio a s, a centro distinto di autoriferimento. il fatto stesso che egli possa comunicare con qualcosa di altro da lui, il fatto stesso che egli possa in generale conoscere, appare come un singolare mistero. E poich  evidente che posto il soggetto da una parte, loggetto dallaltra non vi  pi alcun modo di intendere come quella lor congiunzione, in cui consiste il conoscere, sia possibile; e poich daltra parte lIo ha preso ormai coscienza di s e non pu pi tornare a quello stato di ingem )4 adesione, di compenetrazione con le cose cli f era appunto condizionato dal suo non esser.! si ancora posto; resta aperta una sola via al problema della conoscenza, e cio: negar,, che lidea di una realt esistente in s stessa abbia un qualunque senso, affermare che ] a sostanza delle cose consiste semplicemente nel loro venire rappresentate o pensate dallio, intendere dunque che lintero sistema mondiale, nella ricchezza sterminata delle sue forme, con i suoi oceani, i suoi soli e ] t . sue vie lattee, non  che un fenomeno, una apparizione che  di questo Io e per questo Io, fuori dal quale non gli si saprebbe coerentemente garentire alcuna consistenza. Lungo una tale via luomo vede dunque venir meno progressivamente tutti quegli appoggi e tutte quelle naturali evidenze su cui prima riposava  tutto gli si fa ora dubbioso, problematico, contingente. Tutto ci che sa,  che egli ora si trova cos e cos determinato, che questa  la sua attuale esperienza, queste le leggi e le categorie secondo cui egli si trova costretto a pensarla. Ma circa il fondamento di tale determinatezza, di tali leggi e di tali categorie, egli non sa nulla, e cos nulla saprebbe garentirgli che le cose, se cos sono ed anche sono state nei casi osservati, non possano ad un tratto cambiare, che ogni uni- L rI )iil cd ogni costanza non sia astratta e precaria, c h e, fondato su una radicale contin- g c,lZ za, questo sistema di fenomeni e di cateti 1 ' j e non sia che un episodio fugace, disper- mia incoercibile, imprevedibile vicenda. in Se, dopo di ci, lindividuo cerca ancora  n punto fermo, egli soltanto nel suo io pu Irovarlo. Il mondo  una rappresenta- r joiie, sta bene: ma si pu forse parlare di Ljpprescnlazione, senza nello stesso punto resupporre resistenza di un  rappresen tall- ite. di un soggolo cio che la rappresenti? [n mondo  un sogno: ma ogni sogno non im- Iplica forse un sognatore? Si pu chiamare f a | S o, illusorio, non esistente linsieme dellesperienza  ma colui che sperimenta e afferma cotesta falsit, illusione, non esistenza non pu essere, lui, falso, illusorio, non esistente. Di l dallobliquit e dalla fluttuazione delle cose che sono e non sono vi  dun- que una sola certezza: 17o. Soltanto qui lindividuo, con un possesso, ha una realt assoluta ed in s stessa evidente. Di tutto il resto _ delloceano sterminato dei nomi, delle forme e degli esseri  non vi  reale certezza: parvenza, contingenza, violenza di un bruto, irrazionale esser l, tali ne sono i princi- pi. * lo solo sono  il resto  mia rappresentazione: in ci si pu dunque intendere la conclusione del secondo stadio della storia della coscienza. Prima di passar oltre, occorre rilevare v necessit che questo momento critico deli storia ideale dellindividuo sia portalo e vk suto sino a fondo. Non prima che egli abbj a di tutto dubitato e tutto negato, non prima eh,, egli abbia fatto intorno a s il deserto, noft prima che di ogni realt abbia sofferta Ij N realt, di ogni evidenza la precariet, di ogi, luce loscurit: non prima che egli abbia distrutto ogni appoggio e ogni rifugio ed abbj a realizzato il punto della grande solitudine  non prima di ci lindividuo pu chiamarsi veramente tale, non prima di ci egli  un essere autonomo ed autocosciente.  quest,, atto negativo, questo assoluto strapparsi da quanto prima gli dava consistenza  che ora lo fa essere. Cos come secondo lenergico detto di STIRNER. Lio non  tutto, ma ci che distrugge tutto. Per questa assoluta negativit albeggia nelluomo quel principio tragico che  come  distintamente visto dal buddhismo  lo fa superiore allinsieme della natura ed allo stesso regno del divino. Si pu precisare il luogo di un tale io come segue. Ogni esperienza  inseparabilmente accompagnata dalla nota, implicita o esplicita, di essere una MIA ESPERIENZA. Uauto-riferimento, lahamkra della metafisica indiana,  la condizione elementare, senza di cui non  concepibile alcuna realt, giacch la sola di cui posso concretamente parlare  iella che, in un modo o nellaltro, si risolve r eal |:l in ull a MIA ESPERIENZA [cf. H. P. Grice, Personal identity I sentences, and deixis  PERRY]. Ora  possibile staccare cpiesto principio di auto-riferimento dai particolari contenuti delle esperienze per rilegarlo in un certo modo su s stesso. Allora s i ha: IO  IO, cio una nuda esperienza, un possesso, qualcosa di semplice e dineffabile. Questa nuda esperienza si presuppone,,|i fatto e di diritto, a qualsiasi altra esperienza si pu dire che essa  come la tela sul- i a quale poi tutte le particolari esperienze si ritagliano: qui si ha quel veggente che non -, mai veduto, quel conoscente che non  ina i conosciuto, quel punto di centralit pura di cui parlano lUpanishad, e rispetto a cui ogni particolare esperienza, fenomeno o pensiero  un POSTERIVS, qualcosa che viene dopo e che sta alla periferia. Si badi: qui non si tratta n di un io superiore, n di un io inferiore, n di un io empirico, n di un io trascendentale,  semplici nomi e astrazioni concettuali  bens del MIO [H. P. Grice, I, me, etc.] I>>, di quella assoluta presenza che sono nella profondit del MIO essere individuale. Ora che un tale IO [cf. H. P. Grice, I sentences, and Personal identity] sia qualcosa di immoltiplicabi- lr, qualcosa che  solo e senza un secondo,  troppo evidente. Parlare di altri io da questo livello  infatti contradizione in termini [Nobody can express what I express when I say, I intend to go to London. If someone says, Grice will go to London, he is expressing HIS intention, not mine!] Gli altri Io, in quanto sono altri, non sono IO, bens dei particolari contenuti p P senti nella MIA esperienza  dunque degloggetti, dei conosciuti, al pi il concett di un conoscente e di un soggetto, non il sogetto [cf. Grice, OBBLES AND SOBBLES], non il conoscente quale  in s stesso (cio: come auto-esperienza), che, come t a |^ esso  unico e incomunicabile. Fenomeni pJj tieolari in questo grande fenomeno, che  il mondo a cui, come individuo, MI sveglio, altri io  il plurale di io, nelluso filosofico che Flew critica da Jones, e io -- ne partecipano la contingenza, sono qualcosa il cui principio MI sfugge, di cui non ho alcuna reale CERTEZZA [cf. Grice, Intention and uncertainty]-- forse che ara che i sogni non MIpresentano la parvenza di altri esseri simili a ME? E non potrebbe essere la cosidetta esperienza reale un sogno pi po. tenie e costante impresso in ME, come lo suppose la scessi di CARTESIO, da un qualche spirito? -- che cadono fuori da quel centro che, solo, pu costituirmi una terra ferma nel gran mare dellessere.  questo un punto su cui occorre richiamare particolarmente lattenzione: colui che, o per preoccupazioni morali e sentimentali  a dir vero riconnettentisi alla precedente fase dellevidenza naturale  o per insufficienza di riflessione critica, non sia giunto ad estendere il dubbio sulla realt stessa degli altri soggetti, epper a concepirli come nullallro che MIE rappresentazioni, quegli non ha veramente condotto a fondo quel distacco, di cui poco fa si  parlato, ep .SO per non ha ancora perfettamente realizzala la pura essenza dellindividuale. Costui non  ancora maturo per il passaggio alla terza epoca giacch di nulla pu avere assoluta I certezza quei che prima non ha saputo di tulio dubitare. Passando dunque alla terza fase, diciamo subito che in essa si ha un superamento del lato negativo connesso alladergersi dellindividualit. Come chi una avversa vicenda avesse gittato sur una isola deserta [ROBINSON CRUSOE  Witters  Friday] incalzato, di l dal primo sgomento, dalla volont di vivere, va a cercare ed a creare mezzi per una nuova esistenza, cos lindividuo, che si sente ormai solo con se stesso nellintero ambito del mondo, pu essere portato a trarre dal proprio interno un principio che sa fissare una nuova realt di l dallordine della parvenza e della mera rappresentazione, in cui ogni cosa ormai  andata sommersa. Questo principio  LA POTENZA DI DOMINIO. LIO di ROMOLO, infatti, non  una cosa, un dato, un fatto, ma, essenzialmente, un centro profondo di volont e di potenza. Come lo dice FICHTE, egli non , che in quanto si pone  e soltanto un puro porsi , a dir vero, il suo essere. Come tale si rivela, per un ulteriore auto-approfondimento, la natura di quel punto fermo, che si  realizzato nel secondo stadio. Ora questo punto fermo pu comunicare la propria consistenza a quel che non ne ha, e ci evidentemente quando si vadano a riprendere secondo il rapporto proprio ad una affermazione incondizionata dellindividuale i vari ordini di quella realt, che prima appare irrazionalmente, in bruta contingenza, senza partecipazione della volont dellIO di ROMOLO, quasi come in un sogno. Resta da procedere ad una determinazione di questo stadio, tale che si definisca loggetto del presente saggio e cio il rapporto dellindividuo al divenire del mondo. Nel frattempo si pu dire quale  il criterio di certezza che si impone a questo punto. Esso  espresso dal principio. Vi  assoluta certezza  ed  postulatile realt  soltanto di quelle cose, dellessere o del non essere, dellessere cosi o dellessere altrimenti delle quali lIO ha in s, in funzione di dominio, il principio o la causa, delle altre, solamente nella misura di ci che in esse soddisfa ad un tale criterio. Queste cose dipendendo infatti interamente dalla potenza dellIO DI ROMOLO, partecipano dellintrinseca evidenza che  inerente al nudo principio di questo. Volendo dunque sviluppare la posizione assunta dalla coscienza nel terzo stadio, si ns iderer lunica vera obbiezione incontra- W dall 'idealismo assoluto. Nellidealismo assoluto si ha la dottrina che cerca di trasfor- I re in qualcosa di positivo quel lavoro ne- 1,ivo di critica e di scessi che definisce il secondo stadio. E ci cessando di intendere I il mondo come un fenomeno, come una sem- jj cC apparizione (unica legittima conclusio- I  e dellindagine critica) per intenderlo invece [ come qualcosa di posto, di creato dallIO. Per- Bianto quando si parla non pi di rappresenta- la bens di porre e di creare, entra in giuoco il concetto di una libera volont, ed allo- I rii sorge questo problema: lo posso ben ri- B durre il mondo alla MIA ruppi esentazione, nui fino a che punto posso ridurlo anche alla mia volont ed alla mia libert? Qui bisogna porre un punto fondamentale, e cio intendere lessenziale differenza che in- I lercorre fra spontaneit e volont. Si ha spontaneit l dove il possibile essendo identico al reale ossia dove quel che  essendo ci che soltanto puo essere, latto ha la forma di I una inconvertibile compulsione, di un bruto accadere e scatenarsi, ed  passivo, impotente rispetto a s stesso. Invece nella VOLONT vi f  una eccedenza del possibile sul reale, non si passa cio dal possibile al reale o allattuale [cf. Grice, What is actual is possible] immediatamente, ma un punto di autarchia, di POTESTAS, domina latto come lestrema, incondizionata ragione del suo essere o del suo i 1(Jll essere, del suo essere cos o del suo essere altrimenti come alto che  solamente uno c| e j POSSIBILI, anzi dei COMPOSSIBILI.  importante notare che tanto la spontaneit che la volont possono dirsi libere. Per, mentre nella spotaneit si tratta di una libert affatto negativa, di una libert cio che vuole semplicenieji. te dire: non essere determinato dallesterno, nella volont si ha una LIBERT POSITIVA, una libert cio che significa assoluta assenza di condizioni, siano esse interne che esterne, e quindi contingenza, o, se si preferisce, ARBITRARIET dellatto. Una volta compresa questa distinzione, che non poggia tanto su concetti e sottigliezze intellettuali, quanto piuttosto sur un dato immediato di coscienza, sur una evidenza interna che o si ha o non si ha, quando lidealista assoluto di contro al sistema della realt afferma essere stato lIO DI ROMOLO a porlo,  evidente che egli si riferisce non ad una volont, ma ad una spontaneit. Egli si riferisce infatti a quellattivit onde le cose vengono percepite e rese intime al nostro IO DI ROMOLO, a quellelementare assenso onde ci si accorge di esse  assenso che se  condizione necessaria per ogni realt, in quanto realt sperimentata dall'IO DI ROMOLO (e di altra realt noi non possiamo coerentemente parlare),  ben lungi dallessere anche r ^dizione sufficiente. Infatti nel rappresen- c, il reale o lattuale [cf. Grice, What is atual is possible] non  dominato dal POSSIBILE, lio passivo di ROMOLO rispetto al proprio atto  non tanto Lff ernia le cose, quanto piuttosto  come se i L  cose si affermassero in lui. Come la passione e lemozione, la rappresentazione  s qual-, sa di MIO, qualcosa che IO DI ROMOLO traggo dal MIO proprio interno (e fin qui arriva la legittimit dellistanza dellidealismo, del resto soddisfatta sin da Leibniz), ma non  me, giacch jo non posso darla liberamente a me stesso, giacch io non sto in rapporto di SIGNORIA alle determinazioni dessa, onde mi si dispiega lo spettacolo della realt che  questa realt, |l0) i la realt che IO DI ROMOLO voglio. Conseguentemeu- i c; in tanto l'idealista pu dire di essere stato [lo a porre la natura, in quanto egli riduce lIO DI ROMOLO a natura, cio in quanto di quello, che c libert, non sa nulla, o, per meglio dire, fa come se non sa nulla, e, con evidente paralogismo, mutua il concetto dellIO DI ROMOLO con quello del principio di spontaneit. Posso dire di essere stato IO DI ROMOLO a porre la natura, ma IO DI ROMOLO in quanto sono spontaneit, non in quanto sono propriamente un IO DI ROMOLO, e cio libert e DOMINAZIONE. E questo  il primo punto. Il realista o lattualista, riferendosi propriamente al punto della reale o attuale individualit, avanza dunque una istanza che  interamente legittima. Egli ci pone dinnanzi ad una qualunque contingenza dellesperienza, per es. dinnanzi a,| una tempesta, e ci domanda se possiamo ( |j. re di essere stati noi a porla. Mentre q U j lidealista risponderebbe con laffermativa e ci perch per lui porre significa semplicemente rappresentare C o a libera necessit  noi invece, riferendoti ad un porre che il principio del dominio dellincondizionata libert comandi, risponderemmo. Ci, in verit, non  posto dallIO DI ROMOLO. Altro non chiede il realista per dire subito. Poich ci non  posto dallIO DI ROMOLO, vi deve essere un altro a porlo ed inferisce ad una causa reale o esistente in se stessa delle rappresentazioni, quale il divino, la materia, il noumeno, ecc. Qui sta invece lerrore e il punto su cui ci si permette di richiamare tutta lattenzione. Dire che IO DI ROMOLO, come lo, cio come principio sufficiente e libero, non posso riconoscermi come causa incondizionata delle rappresentazioni, non vuole affatto dire che queste RAPPRESENTAZIONI sono CAUSATE da altro e abbiano per substrato delle cose reali o esistenti in s stesse, ma vuole semplicemente dire che io di ROMOLO sono insufficiente ad una parte della MIA attivit, la quale  ancora spontaneit, che una tale par- te non  ancora MORALIZZATA, che l lo come libert in essa soffre una PRIVAZIONE. Tutto ci su cui non posso, tutto ci che re- 5 j e a iia mia volont, non  che una privazione di questa volont stessa, qualcosa di ne- (ivo, non un essere, ma un non-essere. Per- il realista va respinto par ime fin de non ecevoir: egli nel suo riferirsi ad un altro  il divino, noumeno, sostanza, REMO, ecc.  fa del non- ^sere un essere, chiama reale ci che essen- j 0 solamente una privazione della mia potenza, essendo nuHaltro che una negazione ed  vuoto nel corpo immoltiplicabile della MIA attivit, si dove invece, secondo giustizia, dire irreale o inattuale, o impossibile. Cos conferma questa privazione slcssa cos {ugge-, allatto che, dominandole, possedendole, annulla le cose (1) e redime la privazione, egli invece sostituisce latto che le riconosce e che d loro superstiziosamente un essere e una realt autonoma. Proprio al primo atto si appunta invece il criterio di CERTEZZA [cf. Grice, Intention and Uncertainty] della terza delle fasi indicate: esso chiede cio che lIo di ROMOLO libero e nudo dellindividuo puo veracemente affermare il principio dellidealismo assoluto, epper dire. In verit, io di ROMOLO stesso son la causa ed IL SIGNORE di questo mondo, in cui MI vivo. Ma quando  possibile affermare ci? Evidentemente quando lindividuo abbia redento in un corpo di li- ti) Naturalmente: le annulla in quanto sono altre, per affermarle invece come gesti di una vulon- U) potente. berla loscura passione del mondo, quando ha fatto passare la forma secondo cui egli vive lattivit rappresentativa (quellattivit cio per cui si forma in lui lo spettacolo delluniverso), da spontaneit  da coincidenza di possibile e reale o attuale a nuda, incondizionata causalit, cio a: volont potente. Ora che soltanto in una tale veduta latto dellindividuo abbia un valore cosmico, e che invece in quella del realismo allattivit venga tolto ogni vero senso e scopo, pu risultare ad ognuno chiaro. Infatti lattivit ha veramente un senso ed un valore soltanto l dove vi  da far reale qualcosa, che gi non e tale. Questo caso si verifica appunto l dove laltro  ossia ci che rispecchia il limite Come questa trasformazione, che affermiamo essere non un mito, ma possibilit reale, possa poi praticamente compiersi,  un problema da noi trattato almeno nei limiti in cui sia possibile pubblicamente e genericamente trattarlo  altrove, c che qui non trova posto. Si pu dire soltanto che  un compito a cui n cultura, n devozione, n FILOSOFIA, n arte, n morale, n nientaltro di ci che gli uomini chiamano spiritualit, pu portare il menomo contributo. Quanto alla FILOSOFIA, il suo limite  lidealismo magico, in cui perviene a riconoscere la propria insufficienza e a postillare la realizzazione della potenza come ci in cui i suoi massimi problemi possono trovare lunica assoluta loro soluzione. Ella mia,i,)erla  venga inteso non come "f 1 realt bens come una negazione ed un K  0 - allora il mondo appare come qualco- ' l \]i incompleto, come qualcosa che chiede E u a integrazione a quellatto dellindividuo, ILe 1necessit si fa libert, a quello f ii u pp deir auto-affermazione onde lattuale potente dellunico si estenda e riaffermi r q U anto ne  la privazione. Se invece si po- f c i K . 1 altro in quanto tale  cio pro- |Ljo come quel PRINCIPIO CHE LIMITA LA MIA LIBERT  sia non una privazione e un non-es- bens una positivit e una realt  alloro tutto  gi perfetto, tutto  gi essere, e on occorre far altro. Ogni scopo ed ogni valore dellattivit e del divenire, ogni responsabilit vengono meno  giacch i vuoti del mio essere non sono anche vuoti dellessere in generale: laltro, con la realt attribuitaglili riempie. Invece nellaltro caso tutto il inondo appare come una oscura, dolorosa richiesta allIo affinch questi si dia a s me- desimo secondo potenza e, in ci, lo attui nell'essere, in ci lo redima dalla privazione, in ci lo faccia reale. E il divenire  CI CHE IO FACCIO  ha allora un valore, un valore cosmico. Esaminando pi da vicino la posizione realistica, si vede che essa si fonda su questo presupposto: che una attivit imperfetta, una attivit limitata da per s stessa non poJ sa venire concepita, che non appena sia p r . sente una attivit limitata si debba snjjju pensare a qualcosa che sia causa di questa limitazione. Infatti cos sta la quistione nel problema della conoscenza: nelle cose vi  Utl aspetto per cui esse indiscutibilmente dipendono dallattivit dellIo di ROMOLO, aspetto che si rifcrisce al loro venire in generale rappresentale o sperimentate; ma vi  anche un secondo aspetto, che rappresenta un lato negativo nellattivit dellIo di ROMOLO, riferentesi appunto aUin 1J)(> . tenza di percepire, non percepire o trasmutare la percezione come si vuole. Ora su che cosa si basa il realismo? Appunto su ci, che  sente il bisogno di dare una spiegazione a questa limitazione, che esso non vuole ammettere che una attivit limitata, cio una attivit incompleta, sia ci che sta prima, e quindi sente il bisogno di spiegare la limitazione con qualcosa di altro. Si riferisce dunque ad una realt distinta dallIO DI ROMOLO come causa delle rappresentazioni. Ma un tale presupposto ilei realista  ci che vi pu essere di pi contestabile. La concezione a cui si rimette  questa: che ci che sta prima debba essere lassoluto e che tutto ci che  particolarit e finitezza non sia concepibile altrimenti che come una negazione operata da parte di un altro. L Ila pienezza di questo assoluto preesisten- tratta cio della posizione platonica e te -noziana, espressa dal principio: Ci che ' veramente,  luniversale; il particolare da 1 ' s  stesso non esiste, cio: in ci che esso . luniversale, e in ci che  propriamente Articolare non ,  fredda e piatta negazio- r s Ora ad una tale concezione si pu con- Lmporre laltra, secondo cui non si va a pre- ' apporre 1assoluto di BRADLEY al finito e al Particolare f. aim nette invece che ci che sta prima sia precisamente il finito e il particolare, intesi \ r  non come qualcosa di in s contraditto- Ijjjo bens come qualcosa di incompleto, non conni qualcosa che non esiste da s stesso, bens come qualcosa che gi in una certa misura possiede lessere e rispetto a cui lassoluto non ne sarebbe la negazione, ma lo sviluppo- P unto in cui esso va a rentlere Per ' folto il proprio principio secondo un processo continuo dal meno al pi, dalla potenza allatto, da un grado pi povero ad un grado pii, intenso di attualit e di essere. Ora in una tale concezione  che si impone dovunque sviluppo, sintesi e divenire non siano un vuoto nome  a ci che viene prima, in quanto viene prima, inerisce un certo grado di privazione, il quale gli  naturale e in nessun modo chiede di venire spiegato. La sua spiegazione, se mai, non sta indietro  in un assoluto limitato dalla potenza di un altro  bens avanti  nel processo dellincornpi^ to che si integra, della potenza che arde nel latto, onde non vi  propriamente da spiega re, ma da agire, da procedere in una pi j, tensa affermazione. E importante notare la relativit del conte!, to di privazione. Un dato elemento non  mai p ri . vazione in s, ma sempre in relazione al valore del- Pautarchia. Il passaggio ad un tale valore fa di q ll(,| che era positivo come spontaneit qualcosa di ne- gativo e di in potenza rispetto al punto ulteriore. Cosi pure per chi non vuole passare dal punto di vista logico a quello della volont il concetto di privazione non  intelligibile, ma allora lidealismo astratto resta lultima istanza. Quando si crede di superare la presente dottrina spiegando la privazione con una realt distinta, non si fa un passo avanti ma un passo indietro, giacch si [ a uso della categoria logica della causalit, con il chi- questa stessa realt diviene condizionata, logicamente posta dallio. E il cerchio si richiude e il livello critico resta il limite. Si passa invece oltre per un assoluto positivismo. Quale  la differenza fra una cosa reale ed una imaginata? Rappresentate, lo sono tutte e due egualmente; ma di l da ci lattivit rappresentativa a cui corrisponde la cosa reale  una attivit rispetto a cui sono impotente. Vi sono elementi su cui non posso. Questo  tutto. Il problema di interpretare questo non-potcre non lo risolviamo, perch non lo poniamo e anzi tacciamo dintellettualistica, dastratta, dirrile- Si pu dunque contestare il presupposto lei realismo, si pu non concedere il concel- |. gpinoziano del finito come negazione su : peso si basa. Poich le cose sono, in quan- cu ^ f anzitutto sono rappresentate, cosi che un ole rispetto a ci che davvero importa a questo unto ogni ricerca di tale genere. Questo  un punto fondamentale. Noi affermiamo che la spiegazione EL] fatto che si  impotenti in certe situazioni con ricorso ad un altro  cosa in s, Dio, storicit dello spirito et similia   una psendospie- Laziorie, anzi un circolo vizioso per questo: che in noi il concetto daltro trae il suo senso e il suo fondamento dal concetto di non potere, il quale l ci che sta prima e di cui oggettivit, cosa in s, ilio. ccc. non sono che tanti simboli e traduzioni intellettuali. Le cosidette cose reali sono simboli,1,1 mio non-potere, della mia privazione. E perch sperimento una privazione che chiamo reale una cosa c non viceversa. La privazione spiega il concetto di una realt oggettiva e non la realt oggettiva il concett di privazione. Segue da ci una dichiarata professione di agnosticismo, un arreco dinnanzi al nudo fatto del non-potere con rinuncia a spiegarlo come che sia? Niente affatto. Ci che neghiamo (non perch non ne possiamo dare una, ma perch tali spiegazioni non ci servono e non ci bastano)  la pseudo-spiegazione intellettuale, che lascia i fatti come sono, che non trasforma il rapporto reale della mia potenza con le cose. Si crede sul serio che la miseria e la contingenza che dannano lessere finito sono in qualche cosa rimosse quando le si spieghino con la materia anzi- grado di attivit e per di positivit  gi implicito; poich lio si pu sperimentare immediatamente come una energia, come un principio di azione, come qualcosa che non chi e . de ad altro il suo essere; poich di diritto non esiste un limite inconvertibile per lo sviluppo, del potere; non vi  alcuna necessit di trascendere, in ordine al problema del conoscere, il concetto di una attivit imperfetta (quale  la spontaneit rispetto alla volont) che solo, ci viene imposto da un esame positivo e spiegare la rappresentazione con il riferimento realistico ad un altro che la causi e la sottenda. In ci si avrebbe non tanto una che con Dio. con lio trascendentale anzich con la materia, e cosi via, in simili cattive e a buon mercato astrazioni? La spiegazione che lidealismo magico esige  ben altra.  una spiegazione mediante lazione, una spiegazione risolutiva.  explicare, ossia attuare, rendere perfetto: far passare in atto ci che  in potenza, in perfezione ci che  imperfezione, in sufficienza ci che  insufficienza, secondo un processo sintetico, originale, creatore. Questa  la sola, vera spiegazione. Il resto  passatempo. Noi aspramente combattiamo tutta la rettorica intellettuale e filosofica onde luomo si indugia a discorrere intorno alla sua impotenza (ci noi intendiamo quando ci si parla di verit, razionalit, ecc., anzich balzare finalmente in piedi, impugnarsi e, ardendola, farsi ci che in s : un Dio, un costruttore del mondo. Baione intellettuale, quanto piuttosto il Rfjsnia infingardo di colui, che, insufficiente, dallatto. perci la concezione che si presenta al ter- s tadio dello sviluppo dellindividuale , tj complesso la seguente: un continuum di Eitvit che ha per limiti da una parte la spon- f c it, dallaltra la volont libera. La spon- r c jt  luniversale, la volont libera lindividuale. Questi limiti stanno fra loro come po- I a adatto: tutto ci che nellesperienza  Eretti vit, immediatezza, necessit, , rispetto al punto dellindividuale, il non-essere ine- [fcnte a ci che  in potenza  e qui si com- ander forse a che cosa alludessero certi fistici quando parlano delloscura passione del mondo, dellindicibile sofferenza dellesistenza in cui il corpo delluomo I celestiale  crocifisso. Di una tale tenebra, di una tale privazione, la libert  la//o e la Lm ma luminosa; e il mondo diviene, si fa reale secondo realt assoluta soltanto in e per questa fiamma, cio soltanto nella misura in cui lindividuo, affermandosi nel punto della potenza e della dominazione, consuma, arde la sua originaria natura, fatta di spontaneit. Da qui un punto fondamentale. Solamente nellindividuo assoluto, solamente nellautarca il mondo diviene reale. La sufficienza che egli si d a s stesso d alla natura un essere, una consistenza, una certe?*., e una ragione che essa, prima di lui, non p 0 . siede gi, ma chiede. Onde cercare la verit e la certezza nella natura  un assurdo:  che la natura in quanto tale  privazione axpTjotc e la certezza e la verit non lha i n s, ma nellindividuo, epper in tanto Pi la in quanto lindividuo se la dia a s stesso. Il mondo , soltanto se egli . Ma questo essere egli non potr mutuarlo da nulla, ch, avuto la altro, esso non  pi essere, essere essendo soltanto ci che  da s stesso < xxil at). Se dunque egli non si fa il salvatore di s stesso, nulla mai potr salvarlo.  cos che la spiegazione e la verit non stanno dietro, ma avanti  e non in un dedurre, ma in un passare allatto. Tutta la natura, insieme desseri condizionati, insieme desseri che si rimettono ognuno ad altro da s, gravita sullindividuo: quei che non ha bisogno di nulla, quei che non si appoggia su nulla   ci di cui tutti glesseri hanno bisogno, su cui tutti glesseri si appoggiano e con cui, nella misura in cui essi sono, sono uno. Egli solo, come colui che ha in s stesso il proprio principio, come colui che  ente di possesso, clic  persuaso, sostiene il peso del mondo: a lui, che consiste, il processo universale si appen- de e in lui trova la sua condizione, ci per cui dalleternit , ed in cui ha la sua destinazione finale. Perci solamente nel punto in cui lindividuo si attua nella folgorazione jello potenza sorge una finalit, una ragione f ii uno scopo nella natura: non prima;  lui che gliela d. Essa la chiede al suo atto. Epper un solo imperativo ha ormai lindivividuo. SII, fatti DIO, e in ci fa essere, SALVA il mondo. Il mondo, atto dellIo. A lumeggiare questo punto, connettiamo due ultime considerazioni, riguardanti luna il problema dellessenza e dellesistenza, laltra quello delluno e dei molti. Le cose sono essenza ed esistenza. Lidea di cento talleri e cento talleri reali non sono evidentemente la stessa cosa. Pertanto nei cento talleri reali, cos come lo mostra KANT, non vi  logicamente compreso nulla pi che non sia nellidea dei cento talleri. Ne segue che in tanto si fa differenza fra gluni e glaltri, in quanto ci si riferisce a qualcosa ili irreduttibile allelemento logico. Questo qualcosa  1esistenza, opposta allessenza, o, pi rigorosamente, lESSE EXISTENTI opposto allESSE ESSENTI. Ed ora un secondo punto. Allessenza, al che cosa  di una determinata realt principio esplicativo  il concetto: quando una realt venga mediante il concetto geneticamente costruita in tutte le note che la individuano, listanza esplicativa nellordine dell essenza  esaurita. Pertanto chun oggetto di cui si sia interamente penetrato ci che , sia, il nudo fatto del suo esser l come oggetto reale, ci costituisce un punto che sfugge interamente alla spiegazione razionale,  un Xcyov  e principio esplicativo ad esso adegualo  non il concetto, bens la volont o, per meglio dire, la potenza. Infatti il puro essere delle cose costituisce per me un mistero fin quando esso ha carattere di bruto dato, di qualcosa che  l senza partecipazione del mio volere, imponendosi anzi secondo violenza a questo. Breve: come una privazione della mia attivit. Mentre lessenza posso pensarla e quindi costruirla, lesistenza semplicemente la patisco  e per questo mi costituisce una oscurit. Si imagini invece una situazione in cui puo connettere Tesserci delle cose al loro volerle incondizionatamente, cio in cui la mia volont avesse valore di potenza creatrice. Allora la loro esistenza di fatto di l dal loro concetto cessa dessermi un mistero, essa al contrario mi  perfettamente intelligibile  essa  spiegata. Essenza ed esistenza hanno dunque per rispettivi principi esplicativi la costruzione ideale opera del pensiero e la causazione reale l"[ 0 pera della volont. E questo  il secondo punto. Il terzo punto  il seguente, che fra costru- F" nza od esistenza  non vi  differenza di  nnlinnlo /l errarlo I .MHpa  fT 1111 ideale e volont creatrice  quindi fraatura. ma soltanto di grado. Lidea  gi un dellaffermazione reale; e la cosiddeta realt oggettiva non  che laffermazione pii 1 intensa e completa di quella potenza che forma elementare, determina LA COSA sempliceinente pensata o RAPPRESENTATA. La realt non  che latto dellidea, ci in cui questa individua ed esprime interamente s, cosi copidea non  che una realt in potenza, os- sia U na realt semplicemente abbozzata o al- lo stato nascente. Fra luna e laltra non vi  dunque salto, vi  invece progressivit. Il pender di cento talleri e cento talleri reali non sono evidentemente la stessa cosa  ma ci n0 n qualitativamente -- cosi come potrebbe pensare chi crede che il pensiero, anzich un'impotenza, sia limagine impersonale di una realt oggettiva -- ma intensivamente, nel senso che i cento talleri reali sono la pi profonda, intensa potenza, relativa propriamente allatto magico, dellaffermazione corrispondente ai cento talleri pensati. Ed ora uniamo questo risultato a ci che si  detto poco la. Vi  una esistenza che  morte, privazione, irrealt  e tale  quella corrispondente spontaneit rappresentativa, residuo .yl prima epoca, in cui latto  passivo rispep s stesso, die lio non domina come il SUo gnore. Di questa esistenza non vi  certejj vera: non dipendendo da me come la n ne o 1 emozione, essendo un puro accade un principio di radicale contingenza la ripr e i de. Vi  invece una seconda esistenza, che i quella che una volont elevatasi a pot eri2 pu incondizionatamente produrre: sola mi! te questa  propriamente esistenza, realt ajJ solida, e solamente di essa  ove si trova L nn giunto soltanto con se stesso in un possesso ed in un dominio  lio pu avere una reale certezza. Fra luna e laltra di tali esistenze vi  lattivit mentale propriamente detta. In altre parole: di l dal limite ideale del regno della pura necessit  della natura e della spontaneit  come di l dalla sua privazione, lindividuo fruisce nellordine razionale o ideale di un primo grado dellattualit sufficiente e della libert. Questo grado procede verso la sua perfezione nello sviluppo secondo cui la potenza si riafferma in livelli sempre pi complessi e profondi della spontaneit  dellantica natura o delluniversale  fino a dominare lo stesso grado intensivo dellesistenza reale. Allora da oscura passione e da feroce deserto fatto di pii- Rione, il mondo si fa l'atto stesso dellindividuo, ed in ci  redento e persuaso Ji l'individuo assoluto. Si pu raccogliere insieme nel modo sedente quanto si  detto. Il punto di partenza  luniversale, il qua- L nellordine della realt non costituisce il grado pi ricco  come lo vuole il platonico  ma invece il grado pi povero, non il punto di arrivo, il TERMINVS AD QVEM, ma il punto di partenza, il TERMINVS A QVO. In esso s j ha infatti il semplice stato dellessere che trova s stesso, che  pura spontaneit, che nini si possiede ma, semplicemente, . Stato di pienezza e di luce per lio non ancor nato, t presso al punto dellindividuale esso appare invece come oscurit e morte. Cosi in un primo momento esso si dissolve nel mondo della parvenza e della mera RAPPRESENTAZIONE. In Jan secondo momento viene sentito come passuine infinita, come il dolore cupo e muto della privazione, come lindicibile crocifissione nel mondo della necessit. Ma, nata da lui, questa morte lindividuo la assume ora con gioia. Egli  sufficiente ad essa. Egli sa che soltanto il suo proprio, sovrannaturale valore lessere fatto di possesso ne  la causa; egli la riconosce come la materia, dalla q a . lo soltanto egli potr trarre lo splendore <ij una vita e di una realt assolute. Ed allora loscurit gradatamente si illumina, allora dallabisso della necessit sorge il fiore ferribile dellindividuo assoluto. Egli si erge lentissimamente nel cielo senza stelle, liacndosj dalla vampa di ci che egli divora nella sua potenza. Le cose e gli esseri muoiono nellintensit vertiginosa di lui che, gradatamente, irresistibilmente, diviene  che, spaventevoh nella sua purit,  signore del S e del K? Dominatore dei tre mondi. E in lui, ente di possesso, ente che arde e fiammeggi, il processo delluniverso avr con il suo allo, la sua consumazione o perfezione tinaie. Questo , ad un dipresso, il senso del sistema che io sostengo; nel quale da una parte ho cercato di fondere il problema gnoseologico e il problema ontologico con quello etico e della autorealizzazione o magico; dallaltra, di rivendicare il valore dellindividuo e di fargli nascere la coscienza del suo compito e della sua dignit cosmica. E ci che io riconosco come verit, o, per meglio dire,  ci che io voglio come verit. Lindividuo e il divenire del mondo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere. Race and the Myth of the Origins of Rome In his Life of ROMOLO, PLUTARCO writes: ROMA would not have risen to such power had it not had, in any way, a divine origin, such as to offer to the eyes of men something great and inexplicable. CICERO repeats the same thing (Nat. Deor.) and then goes on to consider (Har. Resp.) the Roman civilisation as that which surpassed every other people or nation through sacred knowledge -- omnes gentes nationesque superavivums. For the ancient Romans, SALLUSTIO has the expression religiosissimi mortales. On the other hand, in our day, all of that is fantasy or superstition for many serious persons and critical minds. The facts are the only thing that count for them. The mythical traditions of the ancients have no value, or they have it only insofar as it is supposed that, here and there, they are confused reflections of real events, that is to say, tangibly historical. There is, in that, a fundamental misunderstanding that is denounced by Vico, then by Schelling, still more recently by Bachofen and, finally, by the most recent school of the metaphysical interpretation of myth, and by those little known today (Guenon,Otto, Altheim, Kerenyi, etc.). According to all these philosophers, a mystical tradition is neither an arbitrary creation more or less on the poetic and fantastic plane, nor a deformation or transpositions of a historical element.. Especially in regard to origins, Bachofen points out that a symbol or a legends, if only in a dramatised form, may represent actually and truly the history of the beginnings of a nation. Not the history of events occurring materially on earth, but rather of spiritual processes that give birth to a people alongside other people although different in culture and civilization. This is history, so to say, of its prenatal period. Legend and history are tightly connected. The former proceeds through interiorisation and is dispersed through images. The latter proceeds through exteriorisation as facts, an action, or an event. An image is the result of a formative living force. A fact is organised by human thought. In a legend, one is transported by a formative force. In history, there is premeditated organisation of facts. But the legend is a part and the root of history. A legend is not poetry. Rather, a legend is a reality much vaster than history itself. The threads of the destiny of a people that unravel in the most various ways in their historical development go back to an impulse, to the creative sphere, to which the HERO of its legend is connected. Bachofen thus reveals that, even at the point in which evidence, by being recognised as a LEGEND, comes to be rejected by profane history, even when it is a positive witness to the spirit of a people. In that way, a study of a mystical tradition, using a different criterion, may lead us to an interesting conclusion from the point of view of a theory of race that is similarly not defined by the material aspects of the issues, but also addresses the inner reality of race. We want to illustrate this interpretative method with the birth of Rome -- applying it precisely to the exegesis of the legend of our origins. The legend related to the birth of Rome concentrates such a quantity of sensitive elements based on general meanings of civilisations and mythologies of the Aryan people, that a full seminar would be necessary to analyse them and clarify them adequately. Therefore, I shall point out here only the most notable themes, among which are: the miraculous birth, the theme of being saved by the waters, the wolf, the tree, the rival pair of twins. The legend of the union of a god with a mortal woman, in the present case, of MARTE with the vestal RHEA SILVIA, form which union ROMOLO and REMO are born, recurs in almost all traditions in regard to the birth of a divine heroes. GIOVE and LETONE give birth to APOLLO, GIOVE and Alcmene to ERCOLE -- ERCOLE being the symbolic hero of the Doric-Achaean Aryan peoples, and Apollo having a connection with the land of the Hyperboreans and with the primordial Nordic-Aryan races. An analogous origin, in properly Germanic traditions, is attributed to the heroic peoples of the Volsungs, to which Siegfried belongs. In the ancient royal Egyptian tradition - whose remove origin can with good reason also be considered to be Aryan and Atlantic-Occidental - every sovereign is thought to have been begotten by a god uniting with the queen. This is a mystical tradition in which the hidden meaning of the LEGEND comes to the fore, inasmuch as a miraculous birth without the help of a man, of a human father, is imagined. Since the queen has her consort, the idea that her son was conceived by a god, being awaken to life by her husband, could only indicate that he, not in his moral part, but so to say, in that eternal and divine part, had to be thought of as a type of incarnation of a decisive supernatural element that came to confer a royal dignity on him. In the case of ROMA, therefore, MARTE is such an element from above, that is, the divine representation of the principle of warrior virility. Such a force stands therefore at the origins of the Eternal City and at the basis of its secret origin, veiled by the legend: so that in some traditions form the era of the Roman Republic itself, it will be directly conceived as the son of MARTE. And this MARTE force is associated with those who may be the guardians of the sacred flame of life; symbolically, with a vestal (RHEA SILVIA). The twins ROMOLO and REMO are abandoned to the waters and are saved from the waters. Here again is a symbolic theme recurring in many traditions. Moses is saved from the waters, the Indo-Aryan hero Karna is left in a basket in the river and is saved from the waters, and so on. But the symbol contained in the most ancient Aryan tradition is especially important, i.e., the Vedic tradition, in which ascetics are depicted as supreme natures who stand on the waters. Analogous explanations and, therefore, the hidden meaning of such a symbol, can be clarified as follows. The waters have traditionally always depicted the current of time, i.e., the basic element of mortal, unstable, contingent, passionate, fleeting life. The weak man is taken from the waters and carried from the waters. The seer or HERO, the ascetic or the prophet is saved from the waters, or is capable of standing on the waters, or of not sinking in the waters. Hence, in the legend of the origins of Rome, this symbol must again characterise the divine element of the founder of Rome, his, so to speak, super-natural dignity. The twins find refuge near the fig tree  the ficus Ruminalis -- and are suckeld by a wolf. The word ruminalis contains the idea of feeding: the quality of ruminus, related to GIOVE, alluded to the quality of nourisher: the god who gives nourishment in Latin. But this is the most elementary aspect of the symbol. In general, in the most ancient traditions of the Aryan race, the tree is the symbol of universal life, it is the tree of the world or the cosmic tree. If it is in the form of a fig tree as it appears in the legend of Roman origins, precisely as a fico indico, the Banyan tree, the ashwattha tree - it is depicted as upside-down in the Indo-Aryan tradition to express that its roots are from above, in the heavens. The idea of a mystical flood from the tree is an often recurring theme: the myth of GIASONE, ERCOLE, Odin, Gilgamesh, etc. Naturally, according to the races and their spirit, this then present diverse variations. We know from the Hebraic myth that to pick and eat from the tree in order to make oneself like god is considered as the principle of guilt, abuse of power, and a curse.Things are conceived in a very different way in the myths of the Aryan race and even in the paleo-Chaldean myth of Gilgamesh. Also, in the legends of the Ghibelline Middle Ages, the heroic theme prevails and the tree often appears as that of the universal empire, reaching it in the symbolic lands of the mysterious Prester John means insuring the same dignity that the ancient Ario-Iranian rulers associated with the title of king of kings. Returning to our subject, in the legend of the twins at the origins of Rome, we therefore have the allusion to a supernatural food from the Tree - but also the Wolf. The symbol of the wolf, considered in its entirety and in all the stories that refer to her, has an ambiguous character. LUCIANO and GIULIANO recall that, in the ancient world, on the basis of the phonetic resemblance between the two words, the idea of the lupa and of luce are often associated  lykos  lizio --, which in Greek means wolf, sounds like lyke, light. But there are also figurations of the wolf a sa hellish animal, as a dark force. The wolf thus appears to us in the double aspect, symbol of a ferocious and savage nature and also as the symbol of aluminous nature. This duality is verifiable, not only in Hellenic-Mediterranean prehistory, but also in the Celtic and Nordic. In fact, on the one hand in the Nordic-Celtic and Delphic cults the wolf is connected to Apollo, i.e., to the Hyperborean, Nordic-Aryan god, simultaneously conceived as the solar god of the golden age and significantly associated by VIRGILIO with ROMAN greatness. Sons of the wolf, on this basis, was a designation for warrior and heroic peoples of Nordic-Germanic origins, designations that persisted even up to the epoch of the Goths and Nibelungs. Yet, on the other hand, in the Edda, the age of the wolf signifies a dark age, marking the epoch of the outbreak of savage and elementary forces, almost of the power of chaos, against the forces of the divine heroes, or Aesir. Now we can certainly also relate this quality to the principle that, according to the legend of origins, fed the twins insofar as we see it reflected in their very nature, that is, in the antagonistic duality of ROMOLO e REMO, as related to us in the legend. As others already noticed, so also the theme of a single principle from which an antithesis is differentiated, whether depicted by the antagonism of twins or, in general, of a couple, is found again in many traditions, and not rarely in respect ot particularly significant moments for the origins of a given civilisation, race, or religion. For example, we only recall that in the ancient Egyptian tradition Osiris and Set are two brothers of discord - conceived as twins - and one incarnates the luminous power of the sun, the other, a dark, infernal, principle, whose generation is called the sons of the impotent revolt. Does not something similar also show through perhaps in the ROMAN legend? ROMOLO is the one who marks the contour of ROMA as the meaning of a sacred rite and a principle of limit -- of order, of law - having received the right of putting his name to the city form the apparition of the solar number, of the XII vultures. REMO is, instead, the one who violates such a limit and is killed for this reason. One could say that the primordial force of Roman origins thus are differentiated and destroys the dark powers that are contained in themselves, affirms in its luminous aspect of order, Olympian denomination, purified warrior force. There have been attempts to see in the contrast between ROMOLO and REMO the reflection of the contrast between opposed Aryan racial forces, or of the Aryan type, and non-Aryan or pre-Aryan types. Research of this kind is without doubt interesting. Problematic in its conclusions, if it intends to remain exclusively on the plane of material facts, or archaeological and anthropological evidence. It has greater possibilities if it also penetrates legend in order to extract elements that integrate research in other domains. Naturally, in order to accomplish that, it also needs to resolve to outline general frameworks of various aspects of ancient Roman society, considering, for example, with various philosophers, somewhat probable that the social system of castes of ancient Rome has a racial substrate. In this totality, it is interesting to examine the link between the two principles, whose symbolic figurations could well be ROMOLO and REMO -- with the two hills Palatine and Aventine. The PALATINO is, as we know, ROMOLOs hill and the AVENTINO is REMOs. Now, according to the ancient Italic tradition, on the PALATINO, ERCOLE met the good king Evander (who significantly founded a temple of the goddess Victoria on the same Palatine hill) after having killed CACO, son of the Pelasgian (pre-Aryan) god of the subterranean fire: and Hercules conquered and killed in Cacus cave, located in the AVENTINO, and erected an altar to the Olympic god, to whom he was allied according to the Hellenic legend. Researchers like PIGANIOL are of the opinion that this duel between ERCOLE and CACO - with the corresponding opposition of the PALATINO and AVENTINO hills - could be a mythic transcription of the battle waged by peoples of opposing races. The mythic legend of the origins of Rome is therefore saturated with deep meaning. The triumph of ROMOLO and the death of REMO is the key to the origin hidden in Romanity - and the first episode of a dramatic, outer and inner, spiritual, social and racial battle, in part known, in part still enclosed in symbols or in an event not yet penetrated with respect to their most essential aspect - almost, we will say: with respect to the third dimension. Through this secular battle, Rome rises gradually and asserts itself in the world as a triumphal manifestation of a principle of light and of order, of an ethic and a vision of life that, in its original and uncorrupted forms, is witness to the Aryan spirit. And we know what it is, according to the most widespread tradition, the conclusion of the legend of origins. It is the apotheosis of ROMOLO, ROMOLO deified. He returned from the earth to heaven after his mortal part was destroyed by means of the dazzling fire. So what has been treated is neither fantasy, nor poetry, nor rhetoric. Analogous explanations recur in the traditions of all peoples, according to a uniformity that should lead anyone to reflection. Also in regards to ROMOLO, the legend contains a faith and a spiritual certainty. It is the meaning of a reality that, freed from the person and symbol, is not once, but will always be, and will always be present, in its greatness beyond history, the race that knows how to recall the mystery. E.  stato il pi importante teorico della rivoluzione conservatrice in Italia. Nei suoi saggi filosofici si ritrova l'utilizzazione consapevole della espressione rivoluzione conservatrice, la base teorica e i limiti entro cui ha senso tale definizione. Tuttavia, in E. la rivoluzione conservatrice si dissocia nettamente dall 'ideologia italiana. La sua elaborazione del concetto di rivoluzione conservatrice  attinta direttamente dalla konservative Revolution tedesca, e ad essa si rif espressamente, pur con alcune specifiche motivazioni. In secondo luogo, lidea di rivoluzione conservatrice in E. si situa in una linea fortemente critica verso la tradizione teorica e storica italiana. A cominciare dallidea stessa di nazione, di cui E. sottolinea l'eredit giacobina, egli sottopone a una critica serrata tutte le stazioni pi importanti della ideologia italiana: la critica del Risorgimento, che pure  ricorrente in tutta lideologia italiana,  condotta da E. non pi nel nome dellinveramento del Risorgimento, inteso come radicalizzazione o correzione di rotta, ma diviene rifiuto e negazione del Risorgimento, visto come la traduzione nazionale della rivoluzione francese, e rigettato come l'espressione di un liberalismo anti-tradizionale. Qui E. accoglie l'eredit del pensiero contro-rivoluzionario e si situa nettamente nel solco della tradizione reazionaria, pur non condividendo il riferimento cattolico e cristiano che la sottende. Critiche non meno nette E. rivolge al processo unitario post-risorgimentale e a tentativi come quello crispino di generare una sintesi tra nazional-populismo e autoritarismo. Ma la critica di E. non si arresta nemmeno alle soglie del FASCISMO, a cui pure il suo nome  solitamente associato. Quasi tutta la critica evoliana verso il fascismo gravita proprio sul tentativo fascista di costituire una ideologia italiana o di inserirsi nella tradizione italiana, sia verticalmente, cio come recupero della storia italiana, sia orizzontalmente, come tentativo di integrare le masse e tutte le diversit in una comunit nazionale. Per E., il fascismo non avrebbe dovuto abdicare al suo ruolo di MINORANZA attiva, di aristocrazia, di OTTIMATI, avrebbe anzi dovuto accentuare la sua diversit, da quel che costituiva la linea italiana risorgimentalista. La critica di E. all'ideologia italiana, cos implacabile, sconsiglierebbe dunque di ritrovare nella sua filosofia i lineamenti di quella rivoluzione conservatrice -- il filo rosso della storia italiana. Le sue scelte lo porterebbero, piuttosto, nella linea di de Maistre e de Bonald o di larga parte della filosofia mitteleuropea. Ma a questo punto si dispiega uno dei maggiori paradossi della dottrina politica evoliana: quanto pi E. teorizza una tradizione radicalmente diversa dalla modernit e integralisticamente depurata da ogni scoria di pseudo-tradizionalismo nazionalista e risorgimentale, tanto pi E. coniuga lidea della tradizione con posizioni che appartengono al mondo della rivoluzione. Rivolta, anoma, anarchismo di destra, nichilismo attivo sono ricorrenti espressioni della filosofia evoliana che segnano un indubbio recupero della dimensione rivoluzionaria. Questo dualismo, solitamente,  stato attribuito a due tappe differenti e fondamentali della filosofia evoliana, e identificate luna ne Gli uomini e le rovine, e l'altra in Cavalcare la tigre. Ma, pi vastamente, lintera opera evoliana si dispiega allinterno di un orizzonte antinomico, tra rivoluzione e tradizione, se si considera l'esperienza pittorica dadaista, fortemente eversiva, il periodo filosofico, con sostanziali elementi rivoluzionari e stirneriani, la valorizzazione del tantrismo nel suo aspetto pi distruttivo (la via della mano sinistra). Elementi che convivono nellopera evoliana con la ricerca e l'affermazione della tradizione, il primato dell'essere, il recupero della dimensione metafisica; o nel mondo politico con il richiamo a una concezione fondata sull'autorit, lordine e la gerarchia. Sul piano della dottrina politica, l'aporia pu forse trovare agevole soluzione se si tiene presente che, in un mondo sconsacrato e secolarizzato, la tradizione non pu che rivelarsi come una rivoluzione e attraverso la rivoluzione. Il ritorno alla tradizione, in questo contesto, sarebbe infatti un evento di rottura, una radicale inversione di rotta rispetto alla realt presente. La rivoluzione sarebbe dunque per E. il rigetto del presente nel nome del passato; rivoluzione-restaurazione, ovvero rivoluzione nel senso dell'astronomia classica, come gi ripete E.. In uno scritto divulgativo, tra glultimi di E., il pensatore tradizionalista afferma. Se si vuole, ci si pu riferire alla formula, solo in apparenza paradossale, di una rivoluzione conservatrice. Essa concerne tutte le iniziative che si impongono per la rimozione di situazioni negative, fattuali, necessarie per una restaurazione. In linea di massima, si pu riconoscere la coerenza di questa posizione e il rigoroso uso dell'espressione di rivoluzione conservatrice. Tuttavia, soprattutto se si tiene conto dell'orizzonte di pensiero in cui E. utilizza questa definizione, i due piani di rivoluzione e tradizione non sembrano poi cos nettamente delineati e divisi. In E. vi sono interpolazioni e attraversamenti: talvolta la pratica rivoluzionaria finisce col rivoltarsi contro gli stessi principi tradizionali e finisce con l'assumere valori autonomi. Lanoma finisce con lessere una pericolosa arma a doppio taglio. E dallaltra parte, soprattutto nellultimo E., il metodo rivoluzionario risulta spesso alterato o addirittura soppiantato da una scelta pratica di tipo conservatore, fondata sui parametri del salvare il salvabile, preferire il male minore, allearsi con i moderati per combattere la sovversione, eccetera. A parte questi sconfinamenti, peraltro marginali se si considera litinerario evoliano nel suo complesso, E. si pone legittimamente come il teorico principale della rivoluzione conservatrice vista da destra. Il suo pensiero  alle origini sia dellintegralismo di destra che del modernismo di destra -- in parte defluito da destra. Non si potrebbe infatti comprendere il neo-tradizionalismo, anche quello cattolico, senza transitare per le opere di E. imperniate sui valori della tradizione. Ma dall'altro verso non si potrebbero comprendere neanche i fermenti della cosiddetta nuova cultura, della nuova destra o i tentativi di andare al di l della destra e della sinistra, senza risalire a quel filo rosso che scorre dallE. dadaista e iconoclasta allE. FILOSOFO, al seguace del tantrismo e soprattutto allautore di Cavalcare la tigre. Da entrambe le posizioni, NEO-TRADIZIONALISTE [cf. H. P. Gric on P. F. Srawson] e moderniste [cf. H. P. Grice on the heirs of PEANO (si veda) e Principia Mathematica], si sono staccate frange opposte e simmetriche, che hanno parimenti rifiutato l'eredit evoliana, l'una nel nome della tradizione cattolica, l'altra nel nome della modernit assurta a valore. Se il linguaggio non e improprio e desueto, si potrebbe dire che la sua opera genera una destra e una sinistra evoliana.  curioso osservare che i modernisti di destra ripercorrono, pur con specifici tratti, lo stesso cammino gi percorso da un certo radicalismo di destra che trova in Evola elementi per fondare una scelta rivoluzionaria in senso nazional-popolare. Il cammino dei modernisti di destra si rivela come la versione debole (e quindi pi intellettualistica, pi dolce nel metodo e pi esitante) di quello stesso processo di modernizzazione del pensiero evoliano, la cui versione forte  costituita proprio dal rivoluzionarismo nazional-popolare. I vari filoni dipartitisi dE. ritrovano oggi sul loro cammino gli stessi incroci in cui si dibatte la filosofia evoliana: trasgressioni e fedelt, soggettivit e tradizione, organicismo senza statolatria, ricomposizione comunitaria ed litismo, rigetto dellideologia italiana e insieme esigenza di radicarsi nel tessuto reale di que sta societ, e cos via. Le contraddizioni, mutatis mutandis, sono ancora le stesse. Per ripercorrere queste stazioni cruciali della filosofia evoliana, e proficuo attraversare le principali interpretazioni critiche della filosofia dE. che si possono ricondurre a quattro tesi fondamentali. In primo luogo, l'interpretazione di E. come maestro eretico del pensiero negative. In secondo luogo, E. visto come teorico di un neo-paganesimo anti-cristiano e anti-trascendente. In terzo luogo, E. visto come un gentiliano minore che tenta invano di superare l'attualismo. Inine, E. visto come l'ispiratore del neo-nazi-fascismo. Laccostamento tra E. e il pensiero negativo si pu far risalire al tempo della contestazione, quando qualcuno ravvis impressionanti simmetrie tra il pensiero evoliano e il pensiero di MARCUSE. Simmetrie che lo stesso E. non ha mancato di sottolineare, seppure rimarcando la radicale divergenza di fondo. Di quel parallelo aveva parlato qualche anno fa GALLI, soffermandosi soprattutto sulle sue valenze politiche. Da un punto di vista filosofico la collocazione di E. nell'alveo del pensiero negativo  stata recentemente proposta da MANCINI e CACCIARI. Entrambi scorgono in NIETZSCHE il crocevia della filosofia negativa. Dopo NIETZSCHE, si puo quasi parlare di un pensiero negativo di sinistra che coniuga Nietzsche con MARX, Freud e al limite STIRNER, e che si esprime, soprattutto, ma non solo, con la triade francofortese Adorno, Horkheimer e Marcuse; e un pensiero negativo di destra che coniuga Nietzsche con i valori tradizionali e che si esprimere tra gli altri con E., JUNGER e larga parte del pensiero rivoluzionario-conservatore. Quale  il filo comune del pensiero negativo? In primo luogo, la critica radicale della ragione e delle pretese sintetiche e costruttive della razionalit. In secondo luogo, lo smascheramento della civilt moderna e borghese e la rivolta contro la nostra societ. In terzo luogo, lo sfaldamento della fiducia nel progresso ma anche negli antichi appoggi; la crisi del principio di identit e di non contraddizione; indi, la concezione conflittuale e catastrofica della storia. E scavando pi a fondo si giunge alla matrice del nichilismo: la morte di Dio, la perdita del reale, del senso e degli scopi, l'incertezza esistenziale, l'oscuramento della metafisica. I due versanti del pensiero negativo sarebbero dunque compresi nellalveo del nichilismo. Soltanto che il versante destro del pensiero negativo, a cominciare dE., per estendersi a buona parte della rivoluzione conservatrice, tradirebbe Nietzsche, mascherando il nichilismo nell'irrazionale e nella retorica dei valori. A questo punto le conclusioni di un MANCINI conducono a una condanna senza appello del pensiero evoliano, le conclusioni di CACCIARI conducono invece a un appello senza condanna agli evoliani: liberatevi dal camuffamento irrazionalistico, liberatevi dalle vostre certezze che reggono solo sulla retorica, e procedete con occhio sgombro verso un sapere senza fondamenti, verso un nichilismo consapevolmente vissuto e accettato come destino finale. In fondo il discorso ruota intorno a unequazione tutta da dimostrare: l'equazione, appunto, tra E. e il pensiero negativo.  necessario dunque affrontare la differenza radicale che allontana E. dal pensiero negativo. Una differenza di provenienza e di approdi, di metodi e di aperture.  certamente vero che il pensiero negativo e il pensiero evoliano nascono entrambi come filosofie della crisi. Ma la crisi del pensiero negativo  la crisi di una razionalit che ha perduto la ragione, di una dialettica che ha perso la possibilit della sintesi, di un materialismo che ha perduto la materia, di un orizzontalismo che ha perduto orizzonti, di una rivoluzione che ha perduto il progetto. La crisi da cui nasce il pensiero evoliano  invece la crisi di una trascendenza che ha perduto Dio, di un verticalismo che ha perduto il suo vertice, di un eroismo che ha perduto gli eroi, di un Olimpo che ha perduto gli dei, di una tradizione che ha perduto i suoi templi, i suoi riti e i suoi uomini. Da una parte  lorfanit della ragione che incita a ripensare i miti. Dall'altra parte lorfanit del mito che spinge a cercare le ragioni. In entrambe si assisto al disormeggio della storia secondo la suggestiva espressione di CIORAN. Da una parte in E. la tradizione sembra smarrire glanelli che la congiungono al presente. Dallaltra parte nel pensiero negativo il progresso si separa dallottimismo e dal migliorismo storico e scivola nella catastrofe, nel vuoto. Ma differente  pure la reazione alla crisi. Il pensiero negativo diviene pensiero della liberazione trasgressiva, sollecita a liberarsi dai vincoli della realt e della ragione, oppone la ragione distruttiva come risposta alla ragione decretante. Opposta appare invece la reazione evoliana alla crisi. Alla liberazione dal destino si oppone qui l'accettazione del destino, la fedelt ai valori oscurati, lazione nonostante i frutti, la risposta eroica al nichilismo. Entrambe le vie germogliano dunque dalla crisi: ma il pensiero evoliano induce a vivere come se i valori esistano. Il pensiero negativo induce a vivere come se non abbia importanza avere valori. E. scommette sui valori, il pensiero negativo rigetta la scommessa come insignificante, fuorviante, mistificatrice. Nel pensiero negativo il nichilismo  pensato e vissuto come esito finale; nel pensiero evoliano il nichilismo  inteso come prova del fuoco, come deserto da attraversare. Lesperienza del nichilismo  rivolta in E. a fortificare il bagaglio interiore, a essenzializzare la vita, a denudare i valori dalle incrostazioni, per ricondurli alla nudit originaria. Il nichilismo, secondo questa prospettiva che E. coglie da Nietzsche, dovrebbe rafforzare ci che non riesce a spezzare. Il pensiero evoliano ha Nietzsche alle sue spalle, ombra titanica che si allunga sul suo cammino; il pensiero negativo trova invece Nietzsche davanti a s, scoglio insormontabile per la ragione dialettica. Ci che in E.  punto di partenza, che pure si allunga su tutto il percorso, nel pensiero negativo  punto d'arrivo, oltre il quale non si pu andare. Non  un caso, poi, che il pensiero negativo si definisca tale, laddove il pensiero evoliano si autodefinisce magico: il pensiero magico  per sua stessa vocazione rivolto a comporre, a ordinare il mondo e non a disfarlo, a rivelare la sua segreta armonia, a concepire la libert come attivit produttiva e creativa. Il pensiero magico risale dal caos al cosmos, dal conflitto allarmonia, ponendosi infine come pensiero costruttivo, pensiero positivo. Il pensiero negativo al contrario dissolve il cosmos nel caos, nell'armonia scorge il contrasto, eternizza il conflitto e la catastrofe, definendosi infine come pensiero distruttivo. Nel crocevia tra magia e trascendenza, il pensiero evoliano si inviluppa in alcune contraddizioni: le forti aporie tra senso della trascendenza e immanentismo volontaristico che si esprimono nell'Autarca, le tentazioni faustiane, il pericoloso velleitarismo di chi vuole traversare l'abisso, l'etica della disperazione che si risolve talvolta in Evola in uno spiritualismo nobile ma cieco, che rigetta i frutti e le prospettive. Ma pur nella contraddittoriet delle posizioni ci che distingue radicalmente E. dal pensiero negativo risale a una opzione di fondo:  la opzione della trascendenza che conduce Evola alla riscoperta del sacro. La trascendenza resta una dimensione assente nel pensiero negativo in virt di una originaria opzione immanentistica mai smentita. La f iducia in una pi che vita, la scommessa sullimmortalit, la certezza del sacro, il culto dell'invisibile e de f'eterno, accend on o in Ev ola un bag lior metafisico che non  flato tr ovare, n el pensi ero negativo. Alla luce del sacro, la stessa concezione eroica esce dal campo del puro arbitrio, della mera retorica, del volere autarchico, per farsi essa stessa segno di quella certezza metafisica e metaesistenziale, espressione e testimonianza che pure vacillando nel vuoto, la strada percorsa  quella che sale. Occupandosi del radicalismo di destra, Civilt Cattolica ha individuato in E. il principale ispiratore di una nuova destra fortemente anticristiana e neo-pagana . Le argomentazioni condotte a rinforzo di questa tesi erano attinte quasi interamente dalla lettura di iperialismo pagano. Che in E. vi sia una forte ascendenza di tipo pagano  certamente fuori discussione: la grande valutazione del mondo greco e ROMANO, lesaltazione della spiritualit nordica, il risalto attribuito alla figura di Federico II, sono solo alcuni tra i segnali di questa ispirazione pagana del pensiero di E.. Tuttavia linterpretazione di E. come padre di un neopaganesimo anticristiano,  semplicistica e a tratti fuorviante. Vi  in primo luogo una ragione metodologica: non si pu valutare il pensiero evoliano soffermandosi sulla lettura di Imperialismo pagano, un saggio che E. scrive non ae che in seguito disconobbe. Imperialismo pagano  un pamphlet fortemente polemico che risente degli umori del tempo e che si inserisce nel dibattito preconciliare. Imperialismo pagano  un'opera certamente minore rispetto ad altre opere evoliane di spessore ben pi notevole. Per comprendere E. bisogna transitare almeno da altre cinque, sei opere ignorate da Civilt Cattolica. In secondo luogo, il pensiero evoliano si alimenta di correnti e torrenti che sarebbe improprio definire di tipo pagano: la tradizione gnostica e orfica, pitagorica, la metafisica orientale, il buddismo. Se si vuol definire pagano, nel senso di anti-cristiano, tutto ci che non  cristiano, si finisce nel pi piatto manicheismo. In terzo luogo, dal complesso dell'opera evoliana non si pu dedurre un orientamento anti-cristiano e ancor meno un orientamento anti-trascendente. Altrimenti non si comprenderebbe in E. la lettura dei mistici cristiani, l'influenza di certo gnosticismo cristiano, lattenzione positiva verso pensatori come Meister Eckart e SAN GIOVANNI DELLA CROCE, la grande influenza di MICHELSTAEDTER che rivela profondissime tracce di cristianesimo. E non si comprenderebbe il carteggio evoliano con REBORA, il ritiro di E. in un convent, la sua difesa della Chiesa del Sillabo (se la Chiesa fosse ancora quella del Sillabo  afferma E. non ci sarebbero esitazioni a schierarsi dalla sua parte per affermare i valori della tradizione), ma anche della fede cristiana e del suo significato nella nostra epoca sconsacrata. E non si comprenderebbe infine per quali misteriose ragioni la lettura di E. sia stata per molti una stazione d i transito ve rso una riconversion e al cattolicesimo -- una riscoperta del sacro e del trascendente, del rito e dell aJracE zionr  un paradosso^lha mTti dfcoTo- ro che hanno poi criticato il pensiero evoliano alla luce del cattolicesimo tradizionale, devono a E. la conoscenza di autori come de Maistre, Donoso Cortes, de Bonald.  poi significativo che E. condanna le franga moderniste [del cristianesimo, colo ro che riducono la religione nellorizzonte immanentistico de l messaggioso. ciale, la stricizzazione e lumanizzazione del divino, la teologia dell morte di Dio, la razionalizzazione dei principi e delle tradizioni, la confusione del crstianesimo conjun moralistico sentimentalism o borghese. In E. permane, certamente, un senso di estraneit al cristianesimo, ma non di ostilit; vi  un differente tipo di spiritualit che trae alimento da differenti tradizioni. Nel cristianesimo E. denuncia la mancanza di una dottrina esoterica che possa affiancarsi alla religione fideistica e devozionale. Appare quindi improprio il tentativo di demonizzare il pensiero evoliano come l'espressione di una rivolta anti-cristiana con esiti immanentistici. Questa riduttiva interpretazione del pensiero evoliano rimanda a un'antitesi pi vasta e insensata quando pretende di essere assoluta: lantitesi tra paganesimo e cristianesimo alla cui radicalit mostrano di credere da un verso Civilt Cattolica e dall'altro verso alcuni esponenti della nouvelle droite, a cominciare da de Benoist. L'antitesi autentica e radicale della nostra epoca, in realt, non  tra paganesimo e cristianesimo ma tra sacro e nichilismo, tra vocazione alla trascendenza e sfaldamento nell'immanenza. Per un autentico spirito cristiano la santit  intesa come il culmine del sacro,  il gradino supremo in cui il sacro si incarna nell'umano e si palesa nel mondo; per una autentica religiosit di tipo pagano, la santit  una delle pi alte manifestazioni del sacro. Per entrambi resta essenziale l'antitesi tra sacro e nichilismo. Per una spiritualit di tipo cristiano il senso eli sacro pu dirsi quasi il rosminiano sentimento fondamentale, quell'innata vocazione metafisica sulle cui basi si eleva poi la fede cristiana. Per una spiritualit di tipo pagano, il sacro pu intendersi non come la base ma come il vertice verso cui convergono le religioni, il principio metafisico di cui le religioni sono bracci, manifestazioni, assi di una ruota. Nel pensiero contemporaneo, la distinzione di campo pi rigorosa  senza dubbio quella tra pensiero ispirato alla trascendenza e pensiero esaurito nelliimmanenza, tra pensiero fondato metafisicamente (proteso verso l'essere) e pensiero senza fondamenti o comunque fondato storicisticamente, vitalisticamente e materialisticamente (risolto dentro il divenire). In questa distinzione di campo, il pensiero di E. ritrova una identit molto diversa da quella che gli viene attribuita da Civilt Cattolica e da taluni esponenti del paganesimo. Vi sono certamente alcune cadute immanentistiche e superomistiche nel pensiero evoliano che in un pensatore come GUENON, ad esempio, non sono presenti: ma il pensiero di Evola rischia limpurit e talvolta lincoerenza perch si cimenta con la crisi contemporanea.  una scommessa pi difficile quella di E., un cammino pi arduo: attraversare il nostro tempo. Questa sua scommessa pu essere intesa come la sua peculiarit pi feconda e insieme come il suo limite pi netto: ma, in ogni caso, il pensiero di E. si incammina sul l a s trada, del sacro. Un autorevole filosofo come NEGRI ha individuato in Evola un gentiliano minore che tenta invano di superare l'attualismo. Linterpretazione di NEGRI ripercorre i sentieri gi solcati da SPIRITO, CARLINI, e SCIACCA che appunto a GENTILE avevano ricondotto il pensiero di E. Che lombra gigantesca di GENTILE (si veda) si allunghi su tutta la filosofia italiana pu essere difficilmente confutabile. Persino lo spiritualismo cattolico o la filosofia della prassi di GRAMSCI mostrano i segni di quella influenza. Ma che vi siano specifiche e preponderanti tracce di influenza su E.  largamente inesatto. Si deve anzi osservare il fenomeno opposto: forse non  mai accaduto che due pensatori, vissuti nello stesso tempo e nella stessa nazione, associati seppur genericamente in uno stesso indirizzo filosofico e in uno stesso ambiente storico-politico, siano stati cos lontani come Gentile ed E. Alle sorgenti della formazione evoliana vi sono correnti e autori in larga parte estranei a Gentile. Manca a Gentile il riferimento alla metafisica orientale, al pensiero tradizionale e legittimista, a Stirner, a Nietzsche, a Bachofen, a Weininger, a MICHELSTDTER (si veda) e a tutta la grande cultura mitteleuropea, a cominciare da Spengler e Junger. E manca a E. la lettura del pensiero risorgimentale, linfluenza di SPAVENTA e di MAZZINI, di GIOBERTI e di ROSMINI, il confronto con la filosofia di Marx e con lo storicismo, che sono invece determinanti nella formazione di Gentile. I riferimenti comuni si limitano a certi autori dell'idealismo tedesco. In E. l'idealismo  un episodio, seppure notevole, inserito in un altro episodio, seppure importante, quale  il suo periodo filosofico. Se si prescinde dalle coordinate extrafilosofiche, si  gi lontani dalla comprensione del pensiero evoliano. Inoltre, va ricordato, della filosofia evoliana si occupa CROCE ma non se ne occupa mai Gentile, che non vi riconobbe mai alcuna parentela. E della filosofia gentiliana, E. se ne sempre occupa in chiave critica. I suoi rilievi, le sue critiche allattualismo sono notevoli, radicali e tuttaltro che superabili. Sul piano storico, E. condanna del fascismo quel che Gentile approva o addirittura egli stesso ispira. E le distanze con Gentile non si attenuarono nemmeno quando il vento del CONCORDATO conduce Gentile ed E. a scontare una comune emarginazione. Come per Gentile, anche per E. il fASCISMO e inteso come una rivoluzione conservatrice, anzi una restaurazione. Ma restaurazione non della tradizione italiana esaltata dal risorgimento e dalla filosofia nazionale, come vuole Gentile, ma restaurazione di LA TRADIZIONE ROMANA e ghibellina. Ovvero una restaurazione cos radicale che finisce con l'essere una rivoluzione rispetto al passato pi prossimo. Nel momento in cui E. supera Gentile in radicalismo restauratore, lo supera al contempo in radicalismo rivoluzionario. Va infine considerata l'evoluzione storico-politica del pensiero evoliano in senso aristocratico e tradizionalista, che diverge nettamente dall'evoluzione gentiliana verso l'umanesimo del lavoro. In definitiva, se  riduttivo chiudere il pensiero evoliano nell alveo dell'idealismo,  doppiamente riduttivo e fuorviarne considerare la filosofia di E. alla stregua di un attualismo malriuscito, un tentativo velleitario di superare Gentile. In E. vi  ben altro. Per un tempo, E.  stato conosciuto come l'ispiratore dell'attivismo neo-fascista e neo-nazista. Una definizione canonica che domina nel giornalismo e nella cultura politicante, che trova la sua giustificazione teorica in filosofi come JESI ma una definizione che ancora resiste, come dimostrano certi interventi al convegno di Cuneo sulla cultura di destra o certe pagine di un volume collettaneo sulla destra radicale. In realt, se vi  stato un autore di destra che pi ha contribuito  scongelare il neo-fascismo dallibernazione nostalgica, questi  stato proprio E. Da figla prima di ogni altro filosofo, la destra ha imparato a leggere IL FASCISMO e il nazismo in chiave critica, anche se la critica di E. ai due fascismi  pur sempre dal punto di vista della destra, Leggendo il fascismo di E. le sue note sul terzo reich, la sua critica al nazionalismo e alla statolatria, al bonapartismo e al populismo fascista, al razzismo biologico e aglisterismi del fuhrer, all'idealismo gentiliano e al sentimentalismo cristiano-borghese, conoscendo le difficolt che E. dove affrontare durante il regime fascista, il radicalismo di destra avverte l'esigenza di rivedere il proprio patrimonio ideale e storico. E leggendo E., quella destra comincia a conoscere orizzonti pi vasti, prospettive storiche e meta-storiche pi ampie, nel tempo e nello spazio. Conosce filosofi e tradizioni che con il fascismo poco o nulla avevano a che vedere. Si deve principalmente a E., alle sue letture e alle sue divulgazioni, alle sue traduzioni e ai suoi riferimenti, se quella destra conosce ampi filoni della cultura mitteleuropea, a cominciare dalla konservative Revolution, grandi pilastri della sapienza orientale, solidi pensatori legittimisti e tradizionalisti. In secondo luogo, se vi  stato un autore di destra che ha meno sollecitato l'attivismo, questi  stato proprio E. Se un limite si deve individuare nella lezione politica di E. esso  piuttosto di segno contrario: coloro che si sono avvicinati a E. si sono solitamente allontanati dallattivismo politico. Ci si avvicina a E. alla ricerca di fondamenti per la propria scelta politica: ma la radicalizzazione del politico  coincisa con il rigetto della politica. La lettura del pensiero evoliano ha infatti un esito generalmente impolitico. Quando E. richiama tradizioni lontane nello spazio e nel tempo, remote et dell'oro, inaccessibili vette del grande passato di cui non sopravvivono pi neanche tracce e vestigia, n riti n fiaccole viventi, la tradizione finisce di essere una radice per diventare un'idea, cessa di essere una trasmissione di valori per convertirsi in una rappresentazione concettuale, si estingue come pratica viva e rituale per ridursi a un oggetto del puro pensare. Tradizione  collegamento e qui diventa isolamento,  apertura verso il mondo e qui diventa solipsismo,  anello di congiunzione e qui diventa rottura con il tempo. Quando E. definisce la tradizione una discesa dellIndividuo assoluto nella concretezza storica, priva la tradizione del suo significato meta-storico e metafisico, riduce la tradizione o travestimento dell'io, a una volizione del soggetto. Non vi  alcuna tradizione che possa ricondursi a una soggettivit. Ogni tradizione si incarna e trascende i membri di una COMUNIT. Altrimenti tradizione non . Quando E. ripropone la dottrina tradizionale dei cicli storici, delle quattro et, e ci ricorda che viviamo nell'et oscura, ci conduce davanti a un paradosso insolubile. Se aderisco fedelmente alla dottrina, devo convincermi che io non posso modificare il corso metafisico delle epoche, e quindi inutile  la mia azione politica, il mio impegno nel mondo. Se viceversa penso che glindividui possono cambiare radicalmente il corso dell'epoca, la dottrina perde il suo vigore meta-fisico e la tradizione si piega ancora una volta al soggettivismo volontaristico. Quando E. sostiene che il fascismo  stato rovinato dalla natura del popolo italiano, pu avere ragione sul piano della pura teoria, ma esprime un'osservazione impolitica, riduce il fascismo a una pura categoria dello spirito, astratta dalle coordinate storiche e temporali. La politica agisce in un dato tempo, in un dato spazio e in un dato popolo. Se si dice che il tempo, lo spazio e il popolo sono inadatti per quell'idea si fa dellidealismo assoluto, e si  decisamente lontani da ogni considerazione politica. Non pu esistere una politica sradicata dalla storia e dalla natura degli uomini su cui vuole agire. Quando E. sostiene che la nostra patria non deve essere quella sancita dalla nostra appartenenza naturale e territoriale, ma la vera patria  lidea, riduce la patria, e la stessa tradizione, a un'essenza disincarnata. Riduce il radicamento, architrave di ogni tradizionalismo, a puro convincimento intellettualistico. Sulla scia di queste aporie serpeggia tra molti evoliani una forma di pessimismo assoluto, una specie di anti-provvidenza che vuole i migliori sempre perdenti, poich il successo di unidea, nel nostro mondo sconsacrato,  il segno del suo scadimento. Se la verit  ci che si oppone alla storia,  fatale che la via della verit divienne la negazione della storia. Si  cos insinuata una cultura della disperazione, il mito delleroe perdente, del profeta inascoltato, del suicida veggente. Senza una adeguata mediazione, questi orientamenti evoliani conducono fatalmente a un esito impolitico. E conducono a quei due opposti equivoci che inibiscono oggi il rapporto tra la cosiddetta destra radicale e la politica: da un verso lo sradicamento e dall'altro libernazione. Da una parte nasce il tradizionalismo immobile, che per inseguire il soprastorico scivola nell'a-storico, il tradizionalismo chiuso a ogni forma di attivo impegno nel mondo e dunque un tradizionalismo senza tradizione perch senza continuit effettiva. Ma dall'altra  nato il tentativo di disancorare la storia dalla tradizione, di liberare limpegno civile e politico da ogni punto fermo, di emanciparsi da ogni appartenenza radicata. I due pericoli sono opposti nello sviluppo ma uniti nella genesi. Entrambi nascono dalla convinzione che vi sia una frattura insanabile tra il mondo dei valori e il mondo dei fatti, tra lideale e il reale, fra la tradizione e la storia. Partendo entrambi dalla constatazione di questa frattura, le strade poi divergono. I primi seguono la via dellimbalsamazione, del dogmatismo e fatalmente approdano all'isola immobile dellimpolitico. I secondi scelgono la via della liquefazione, del relativismo e finiscono poi a inseguire il successo ad ogni costo, prescindendo dai motivi di fondo per cui il successo avrebbe un senso. I due comportamenti sono fondamentalmente contrassegnati dall'individualismo e si rivelano letteralmente schizofrenici. Nascono infatti da una dissociazione di fondo tra pensiero e atto, idea e realt, essere e dover essere. L'esito dei primi  segnato dall'idealismo, con la tradizione ridotta a pura rappresentazione mentale e soggettiva, disincarnata dalle sue forme visibili, sensibili e comunitarie. L'esito dei secondi  il nominalismo, la riduzione dei valori a strumenti di locomozione, a convenzioni e volizioni del soggetto. In questo senso va ripensata non solo la frattura posta da E. tra i valori della tradizione e gli strumenti della modernit. Ma occorre rimeditare anche lo iato sancito da E. sul piano storico-politico tra rivoluzione conservatrice e ideologia italiana. Una frattura, quest'ultima, che ha contribuito non poco a generare a destra quel rigetto della tradizione nazionale e quella ricerca di autori e modelli attinti da altre tradizioni e da altri paesi. Nell'opera in cui Evola teorizza esplicitamente i lineamenti di una rivoluzione conservatrice, vale a dire Gluomini e le rovine,  ribadita con forza la frattura tra ideologia italiana e rivoluzione conservatrice. Dopo aver spiegato il senso in cui si pu positivamente parlare di rivoluzione conservatrice, E. aggiunge. Pel vero conservatore rivoluzionario  questione di una fedelt non a forme e istituzioni di tempi trascorsi bens a dei princpi. Affermazione che gi presenta linsidia del puro idealismo ovvero il disancoramento della tradizione dalla storia; ma, al limite, si pu ancora condividere soprattutto se si tiene conto del passaggio da una veduta integralmente tradizionalista, e quindi fondata sulla continuit, a una veduta rivoluzionaria conservatrice, e quindi fondata sulla consapevolezza di una frattura verificatasi fra tradizione e modernit. E ancor pi si pu comprendere e apprezzare il riferimento evoliano se si ha presente il contesto a cui E. si rivolge: riferendosi agli ambienti del neo-fascismo, E. invita a non confondere la difesa di valori con la nostalgica difesa di regimi e istituzioni che non sono pi presenti. Quello di E. e un passo forse troppo prematuro, per dissociare il mondo rivoluzionario-conservatore di destra dal puro nostalgismo. Ma E. si spinge ancora ben oltre. Egli giunge ad affermare che la componente rivoluzionaria presente appunto nella rivoluzione conservatrice, va intesa nel senso di fare tabula rasa della storia per lasciare il posto alle pure idee. Grazie al carattere rivoluzionario le forze attive si presenteranno ad uno stato quasi puro, con un minimo di scorie storiche. E a questo E. aggiunge: Appunto perch lappoggio materiale consistente in un passato tradizionale ancora vivo e concretizzato in forme storiche non del tutto scadute  da noi inesistente, la rivoluzione restauratrice dovr presentarsi in Italia come un fenomeno anzitutto spirituale ed avente come base la pura idea. Rispetto a quel che E. intende per tradizione, la sua conclusione  rigorosa quanto ineccepibile. Ma altrettanto evidente  l'esito impolitico e la separazione dalla storia che essa sancisce. Il problema che si pone, in fondo,  questo; se si intende scegliere una strada esistenziale dissociata da ogni impegno politico, il rigetto della ideologia italiana, e della storia italiana,  in linea di rigorosa coerenza con le idee affermate da E. e ha una sua legittimit e dignit incontestabili. Ma se, viceversa, si intende costruire una linea politica, se si intende davvero adoperarsi per una rivoluzione conservatrice, allora  impossibile fare il vuoto intorno e dietro a s, recidendo i ponti con la storia del proprio paese e con la realt del proprio popolo. N si pu disancorare, in questa seconda ipotesi, l'idea di tradizione dalla rappresentazione storica che ha avuto. Occorre allora rimeditare la storia italiana, almeno dal Risorgimento in poi, con spirito critico, senza dubbio, ma senza apocalittici dinieghi. N va trascurato il fatto che talvolta, a sostenere cause che meta-storicamente si possono definire negative, possono trovarsi uomini e ragioni che hanno intrinseci tratti di giustezza, di nobilt e di dignit. Uomini giusti per cause sbagliate. Articolare i giudizi, dunque, pur senza privarli della loro globalit, e risalire alle intime ragioni di certi accadimenti. In questo senso la teorizzazione evoliana di una linea rivoluzionaria conservatrice rivela tratti di insufficienza e di carenza sul piano storico-politico. Laddove invece, nelle grandi linee metafisiche e metastoriche, il pensiero evoliano risulta ancora di inesaurita ricchezza e fecondit. E., Gli uomini e le rovine, Roma, E., Cavalcare la tigre, Milano E., Essere di destra, in Roma, poi in Citimi scritti, Napoli cfr., Gli uomini e le rovine, cit., Galli su E. cfr. La destra in Italia, ciLa tigre di carta ed il drago scarlatto, Bologna. Mancini, Il pensiero negativo e la nuova destra, Milano Cacciari, i riferimenti sono a una intervista da lui concessa a G. De Turris, Z//r- razionale? E chi lo conosce, in Il Settimanale, e all'articolo  una figura complessa su E., apparso sempre su Il Settimanale. E. ha avuto un ruolo importante per la conoscenza e la diffusione in Italia della konservative Revolution. Oltre ai suoi contributi, e ai numerosi riferimenti sparsi nella sua opera, E. ha tradotto in Italia II Tramonto dellOccidente di Spengler, ha introdotto Anni decisivi dello stesso autore, h a tradotto/!/ muro del Tempo di Junger (Roma) e ha scritto unampia sintesi dell 'Operaio, solo per citare alcuni dei suoi contributi. Cioran, Storia e utopia, Milano. Il riferimento  a un editoriale anonimo ma attribuito allallora direttore della rivista, padre Bartolomeo Sorge, apparso nella Civilt Cattolica, Il neo-paganesimo della Nuova Destra. Imperialismo pagano, Roma Veneziani, E. tra filosofia e tradizione, Roma. A tale proposito si veda Benoist soprattutto Come si pu essere pagani?, Roma. Negri, E. e il superamento dell'attualismo in appendice a Veneziani, E. tra filosofia e tradizione. Negri si riferisce a E. anche nel suo Sviluppi e incidenze dellattualismo. I riferimenti a Evola di Spirito, Carlini e Sciacca sono stati raccolti da G. De Turris in Omaggio a E., Roma. Gentile non  il nostro filosofo, in Tradizione, Il filosofo Gentile, in Il Conciliatore, (poi in Ricognizioni, Roma). Si vedano inoltre di E. su Gentile: Saggi sullidealismo magico, Roma; Il cammino del cinabro, e gli scritti Superamento dellidealismo e L'equivoco dell'immanenza raccolti in Diorama filosofico, cJesi, Cultura di destra. Il linguaggio delle parole senza idee, Milano Nuova destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta, cit. Si veda anche La destra radicale, Milano E., Il Fascismo visto dalla Destra. Con note sul Terzo Reich, E., Il cammino del cinabro, A proposito della teoria evoliana sulla razza  da riferire quanto emerge dai documenti segreti del terzo reich pubblicati a Roma a cura di Cospito e Neulen. In uno scritto, una nota inviata dal dirigente dellufficio politico della razza della NSDAR, Gross, al ministro tedesco per listruzione popolare e propaganda, E. e accusato di elaborare una teoria razziale italiana, e fondamentalmente antitedesca. Osservando che E. pone il primato dello spirito sul corpo, lestensore della nota rileva che E. aderisce allidea della superiorit spirituale dei popoli latini e asseconda la favola della barbarie nordica in un altra forma. Dopo aver accusato E. di teorizzare un razzismo annacquato, privo di scientificit, antievoluzionistico, il redattore afferma. Dalla latinit dellautore scaturiscono concezioni che costituiscono un atteggiamento totalmente estraneo alle visioni tedesche. Per questa ragione colpisce in molti punti la sintonia con il cattolicesimo mediterraneo e prosegue con alcuni esempi (Huttig, Berlino). Su tale idea cfr. Gluomini e le rovine, Orientamenti, Roma. A tale proposito cfr. M. Veneziani, Prefazione all'ultima edizione di Orientamenti, Roma, Testimonianze su E., Roma; E. e la generazione. E., Gli uomini e le rovine. The Germans do not have the concept of virility. Evolas concept of maschio is very complex  vir sums up best. Julius Evola. Giulio Cesare Andrea Evola. Keywords: romanit, virilit. pitagora, roma, origini di roma, romolo, romanit, virilit, pitagora canti doro, ercole, male bonding, virilita, vir, Dioscuri, castore e policce, Weininger, Buehler, homoerotic, intergenerational male bonding, tutor/tutee, hero, Aryan, European  Roma, limplicatura di Romolo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice ed Evola," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Evola.

 

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