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Sunday, January 20, 2013

Roberto Dudley, primo conte di Leicester -- a Forteringa -- L'anello dei Tudori -- La trilogia dei Tudori

Speranza

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Maria Stuarda
Mary, Queen of Scots in Captivity.png
Maria Stuarda
Lingua originaleitaliano
Generetragedia lirica
MusicaGaetano Donizetti
LibrettoGiuseppe Bardari
 
Fonti letterarieMaria Stuart di Friedrich Schiller
Attitre
Epoca di composizione1834
Prima rappr.30 dicembre 1835
TeatroMilano, Teatro alla Scala
Personaggi
  • Maria Stuarda, regina di Scozia, prigioniera in Inghilterra (soprano)
  • Elisabetta, regina d'Inghilterra (soprano)
  • Anna Kennedy, nutrice di Maria (mezzosoprano)
  • Roberto, conte di Leicester (tenore)
  • Giorgio Talbot (basso)
  • Lord Guglielmo Cecil, gran tesoriere (basso)
  • Un araldo (tenore)
  • Cavalieri, dame d'onore, familiari di Maria, guardie reali, paggi, cortigiani, cacciatori, soldati di Forteringa, sceriffo ed ufficiali di Giustizia (coro)

« Nella pace del mesto riposo
Vuol colpirmi di nuovo spavento
Io la chiesi, e vederla non oso,
Tal coraggio non sento!
Resti, resti sul trono adorata
Il suo sguardo da me sia lontano.
Troppo, troppo son io disprezzata,
Tace in tutti per me la pietà! »
(Maria, Atto II Scena I)
Maria Stuarda è un'opera lirica di Gaetano Donizetti su libretto di Giuseppe Bardari rappresentata in prima assoluta alla Scala il 30 dicembre 1835.

"Maria Stuarda" ebbe un'infelice genesi.

Uno fu il ritardo dell'opera, prevista per il 6 luglio, ma fu ritardata a causa del giovane e inesperto librettista (Bardari all'epoca era diciassettenne, studente di legge) il cui libretto dovette essere parecchie volte censurato.

Un altro motivo fu la zuffa tra le due prime donne, Giuseppina Ronzi de Beignis e Anna del Sere (nei ruoli di Maria ed Elisabetta), venute alle mani nella scena dello scontro delle due regine, insultandosi tra di loro pesantemente, al punto che la de Beignis accusò la rivale di essere la favorita del compositore.

Donizetti, ormai stufo dei litigi, replicò:

Io non proteggo nessuna di voi due,
ma due puttane erano quelle,
Elisabetta e Maria, e due puttane
siete voi due.

-- ponendo fine alle liti tra le due.

L'opera arrivò al debutto un anno dopo, con una non proprio in forma Maria Malibran nel ruolo di Maria Stuarda.

Sebbene la censura le imponesse di non cantare la parte in cui Maria insulta Elisabetta ("bastarda"), la Malibran la cantò comunque.

"Maria Stuarda" venne proibita dopo sole sei recite, e riadattata a un altro libretto, Buondelmonte, eseguita Napoli.

Fu ripresa solo nel 1865.

Oggi è una della opere donizettiane più note.

Nel ruolo di Maria si distinsero soprattutto Beverly Sills, Montserrat Caballé, Leyla Gencer, Joan Sutherland, Edita Gruberova, Mariella Devia e Joyce DiDonato.

 Come Elisabetta vanno ricordate le interpretazioni di Shirley Verrett, Agnes Baltsa e Anna Caterina Antonacci.

Come Roberto Dudle, il primo conte di Leicester: Domenico Reina (creatore), Luciano Pavarotti, Juan Diego Florez, Matthew Polenzani.

RuoloRegistro vocaleInterprete
Maria StuardasopranoMaria Malibran
ElisabettamezzosopranoGiacinta Puzzi Tosi
Anna KennedymezzosopranoTeresa Moja
Roberto LeicestertenoreDomenico Reina
Guglielmo CecilbaritonoPietro Novelli
Giorgio TalbotbassoIgnazio Marini

Maria contro Elisabetta 

Così come è successo nella Norma belliniana, così pure il contrasto tra due personaggi che all'inizio erano soprani, fu sottolineato nel corso del tempo dalla consuetudine di dare al ruolo di Elisabetta un ruolo da mezzosoprano.

In realtà, è sufficiente creare un contrasto tra i due tipi di soprano, secondo quanto prescritto dall'autore.

Trama dell'opera 

Primo atto  ]

Elisabetta annuncia le sue nozze future col re di Francia (Sì vuol di Francia il Rege), per poter rafforzare il regno.

Elisabetta è allegra, e Talbot approfitta della sua contentezza per affrontare un argomento delicato: Maria Stuarda.

Talbot chiede ad Elisabetta la liberazione della povera scozzese, detenuta in un castello (Fotheringhay) in mezzo al bosco, accusata di alto tradimento.

Cecil, il gran tesoriere, invece esorta Elisabetta a non aver pietà.

Elisabetta è dubbiosa.

Elisabetta sa che Maria ama l'uomo amato anche da lei stessa: Roberto, il primo conte di Leicester.

Lo stesso Leicester viene incontrato da Talbot, che gli consegna un foglio.

Il foglio è da parte di Maria, a cui Talbot è andato appena fare visita (Questa imago, questo foglio).

Elisabetta, insospettita, riesce ad ottenere il foglio, e lo legge.

Con furore, afferma che andrà subito alla prigione dove Maria Stuarda è reclusa per parlarle.

Secondo atto 

Maria Stuarda, reclusa nel castello di Forteringa, rievoca i bei momenti vissuti in Francia da bambina con la nutrice Anna (Oh nube, che lieve).

La sua tranquillità viene turbata dai suoni delle trombe da caccia.

Giunge Roberto Dudley, il primo conte di Leicester, che spiega a Maria Stuarda che la caccia è una scusa per Elisabetta per venire a vederla.

Roberto Dudley, il primo conte di Leicester, la esorta a rimanere calma dinnanzi alla Regina (Da tutti abbandonata).

Entrano Elisabetta e il suo seguito.

Elisabetta rimprovera a una prostrata Maria Stuarda di essere stata infedele alla corona inglese.

Maria Stuarda, all'inizio supplichevole, e poi insultata con disprezzo da Elisabetta, al colmo del furore, la copre d'insulti spregevoli:

figlia impura di Bolena parli tu di disonore
meretrice indegna oscena su te cada il mio rossore
profanato è il soglio inglese, vil bastarda, dal tuo piè.
 
Elisabetta, infuriata più che mai, la fa arrestare, promettendole la scure.

Terzo atto 

Elisabetta, nei suoi appartamenti, è indecisa se ordinare la condanna a morte della Stuarda.
 
L'arrivo di Roberto Dudley, primo conte di Leicester, fa accendere in lei la gelosia, e le preghiere dell'amato non riescono a farla smuovere dal suo proposito (D'una sorella, o barbara)
 
Nel castello, Maria Stuarda teme che la regina si vendichi su Leicester, e in quel momento giungono Talbot e Cecil, a confermarle la condanna.
 
Maria Stuarda rifiuta di essere confessata da un pastore protestante, essendo cattolica, come le offre Cecil.
 
Rimasta sola con Talbot, chiede di essere confessata da un prete cattolico.
 
Talbot rivela di essere prete cattolico, la confessa, e le assolve i peccati (Un'altra colpa a piangere).
 
Maria sta per essere decapitata.
 
I familiari, Anna, Leicester e Talbot l'attendono per vederla l'ultima volta (Vedeste? - Vedemmo), mentre Cecil si rallegra per l'imminente uccisione della rivale di Elisabetta.
 
Maria Stuarda appare vestita a lutto con la corona in testa.
 
Implora Roberto Dudley, il primo conte di Leicester, di non imprecare ancora contro la condanna, e gli chiede di vederla morire.
 
Scoppiano tre colpi di cannone, segno dell'avvio alla condanna.
 
Ma Maria si avvia serenamente al supplizio (Ah, se un giorno da queste ritorte).
  • William Ashbrook, Donizetti. Le opere, Torino.

Brani famosi 

  • Quando all'ara scorgemi cavatina di Elisabetta
  • Era d'amor l'immagine duetto tra Roberto ed Elisabetta
  • O nube, che lieve...nella pace del mesto riposo cavatina di Maria
  • Morta al mondo...figlia impura di Bolena scena "del confronto" tra Elisabetta e Maria
  • Quando di luce rosea duetto "della confessione" tra Talbot e Maria
  • Ah se un giorno da queste ritorte cabaletta finale di Maria

Registrazioni discografiche [modifica]

AnnoCast (Maria, Elisabetta, Leicester, Talbot, Cecil)Direttore
1967Leyla Gencer, Shirley Verrett, Franco Tagliavini, Giulio Fiorvanti, Agostino FerrinFrancesco Molinari-Pradelli
1971Beverly Sills, Eileen Farrell, Stuart Burrows, Louis Quilico, Christian du PlessisAldo Ceccato
Montserrat Caballé, Shirley Verrett, Ottavio Garaventa, Giulio Fioravanti, Raffaele AriéCarlo Felice Cillario
1974Joan Sutherland, Huguette Tourangeau, Luciano Pavarotti, Roger Soyer, James MorrisRichard Bonynge
1989Edita Gruberova, Agnes Baltsa, Francisco Araiza, Francesco Ellero d'Artegna, Simone AlaimoGiuseppe Patané
2008Mariella Devia, Anna Caterina Antonacci, Francesco Meli, Simone Alberghini, Piero TerranovaAntonino Fogliani

Collegamenti esterni [modifica]

  • Programma di sala, con libretto e note, per l'allestimento 2009 al Teatro La Fenice di Venezia
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