Erano dicitori d' Amore certi poeti in lingua latina.
Tra noi, dico , avvegna forfe , tra altra gente avvenitte ; ed avvenga ancora, ficcome in Grecia , non volgari , ma litterati
Poeti quefte cofe trattavano .
E non è molto numero d' anni * parlati , che apparirono queftt Poeti volgari ( che dire per rima in volgare , tanto è , quanto dire per verfi in Latino ) fecondo alcuna proporzione è fegno , che fia piccol tempo ; e fe volemo guardare in "lingua d'oco", e in "lingua di sì", noi non troviamo cofe dette , anzi il preferite tempo centocinquanta anni.
E la cagione, perché alquanti groflì ebOer fama di faper dire , è , che quafi furo» gli primi in lingua di lì. Ed il primo, che cominciò a dire come Poeta voigare, fi matte , perocché volle fare intendete le fue paiole a donna , alla quale era malagevole ad intendere i verfi Latini.
E quefto è contro a coloro, che rimano fopra altra materia, che amotofa; concioflìacotaché co. tal modo di parlare fofle da! ptincipio trovato per dire d' Amore .
Onde , concioflìicolachè a' Poeti fià conceduta maggior licenzia di parlare, che a' Profaicì dittatori: e quefh dicitori per rima non fieno altro, che Poeti volgari; degno, e ragionevole è, che a loro' fu maggiore licenzia largita di parlare, che agli altri parlagna del ti, la Tedcfca dell'io , la Francefe dell'ai , la Provenir le dell'Aac; e cosi fi vada difcorrendo dell'altre lingue . Il Varchi nel tuo Ercolano a e. 33*. facendoti interrogare dal Conte Baidaffar Caftigliene fui particolare della lingua italiana , con qucfte parole .•
Chi la chiama/fela lingua riti sì? rifponde : feguitfttit una larghijjìma divi/ioni , che fi fa (Itile lingue , nominandoli dt quìll.i particilla , colla gitale affermano ,carne i la lingua d hoc , chiamata da volgari "lingua d'oca"; perciocche hoc i* giulli
lingua [tonifica quanto '•"** nella Greca, e ctiam, d ita nel!» Latina , e nella noftra si ; e perciò Dante dijfe:
"Ab Ptfa , vituperio dellt genti
Del fai paefe là , dove '/ sì fuond.":
Ed avanti al Varchi Benvenuto da [mola fu quefto medefimo linfe go
.' Quia generaliter omnis gens Italica utuntur iflo vulgati si ,' ubi Germanidicunt io , & alit/ui Gallici tiicunt oi , & «iiqui hoc , altrui ctiarn Pedemontani dicunt ol , vii die .' leggo fit , credendolo errore del copiila nel MS. Laurcnzianu . Derivano mtte quelle particene dal Latino. Il i) noftro dal fic, afte eft, e forfe più interamente da fic eft hoc , od al contrario da hoc tflfic.
L'altra di qucfte voci fu prcfa da' Provenzali , cioè l'hoc :. e di quella fu non folamente il lor parlare denominato "lingua d'oc" , che vale a dire lingua dell' hoc; ma il pade ancora Linguadoca: e ne'tempi più baffi della Latina Lingua fu detto Occitania , il qual paese non è altro che l'antica Galliti rtarbontnfit. Lo i» del Tedefco da illud hoc eft , ed in più perfetta pronuncia /'* , forfe dall' jam eft :• il Francese "oi", dall* hoc illud eft , che bene fi ritrova nell'antico ouill4 che adeflb è diventato ou) : «d in fortuna il Piemontefe ol , dall' ifteflo hoc illud . Sicche , a propofito del palio di Dante, iti lingua d'oca , e in lingua di tì , vuoi dire i« lingua Provenzale , ed in lingua Italiana .
latori volgari. Onde fe alcuna figura , e colore retrorico e conceduto alii Poeti , e conceduto a' Rimatori . Onde fe noi vedeme, che i Poeti hanno parlato alle cole inanimate , come fe aveffero fenfo , o ragione : è fattole parlare infieme, e non folamente cofe vere, ma cofe non vere; cioe, che detto hanno di cofe, le quali non fono, che parlano: e detto, che molti accidenti partano, come foffono fuftanzie, ed uomini ; degno i , lo dicitore pet rima fate lo fimigliante , ma non fanza ragione alcuna, ma con ragione, la quale pofcia fia poffibile d' aprire per profa . Che li Poeti abbiano così parlato , come detto è , appare per Virgilio , il quale dice, che Juno, cioè una Dea, nimica de'Trojani, parlò ad Bolo, Signor de'Vecti . Quivi, nel ptimo dell' Eneide:
"Eole , namtjue tibì.
E che quefto Signore le rifpondefle; quivi:
E che quefto Signore le rifpondefle; quivi:
Tuus , o regina , quid optes ,
Explorare labor: mibi juffa capeffen fas efl. Per quefto medefimo Poeta parla la cofa , che non è animata , alle cofe animate , nel fecondo dello Ensida; quivi:
Dardaaiiiic duri.
Per Lucano parla la cofa animata alla cofa inanimata; quivi:
Muitum , Roma, tandem debfi civilièui armis . Per Orazio parla l' uomo , alla fua fcienza medefima , ficcome ad altra perfona; e non folamente fono parolt d'Orazio , ma dicele quafi medio del buono Omero; quivi nella fua Poetria:
Die mihi, Mufa , virum .
No comments:
Post a Comment