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Tuesday, February 16, 2016

IL TROVATORE ITALIANO

Speranza


Dovendo porgere una cositlfatta dottrina, non avrebbe potuto farlo convenientemente, se innanzi non si fosse occupato a disderrerci dei tre Volgari latini dell’Europa meridionale, e segnatamente del "volgare di Si" o "volgare latino" per eccellenza, dal quale trae principio e fondamento esso Volgare illustre del pari, che gli altri Volgari, il mediocre e l’umile. 

Ma queste qualità, più o meno elette, del Volgare linguaggio d'Italia, risguardano , più che altre, le cose diverse, di cui uno.imprende a parlare, e le corrispondenti differenze dello stile, tragico o comico ed elegiaco, adoperato all‘uopo. E se più a lungo e distintamente l’Allighieri s'avvisò di ragionare del Volgare‘ illustre, gli é perché lo giudicava come l’ottimo nel suo genere, e quindi tale, che per esso e con esso si dovessero ponderare,misurare e paragonare tutti i Volgari nostri: e Quo municipalia Vulgaria omnia Latinorum mensurantur, ponderantur et comparantur. » (Ib., I, 40, 16; n, 4.).

Del resto, ch'egli quivi « non abbia inteso di definire quale sia la Lingua italiana, » sarà il vero; ma che non l’abbia al modo suo definita di fatto, e che anzi in esso Trattato « non si parli di Lingua italiana né punto né poco, a m’è impossibile di consentirvelo, se già non vogliasi far quistione di parolee se io non devo contraddire alle sentenze più manifeste. 

Nel primo de’due libri sovrallegati, Dante invero non discorre se non della Lingua o dell’Idioma primitivo, e come questo per la confusione di Babele si fosse diviso in una moltitudine di linguaggio lingue, che nell'Europa meridionale si possono per altro ridurre a tre sole. 

E ciascuna di queste vanta sue prerogative rispetto alle altre. a 

"La Lingua d’ Oil" pretende d’essere preferita, dacché per la sua volgarità più facile e più dilettevole, son tutti suoi i libri che si scrissero nel Volgare prosaieo.

 L‘ altra (lingua), cioè 

"La Lingua d’Oc", invece produce in suo favore l’avere gli eloquenti volgari poetato in essa, siccome nella più perfetta e dolce loquela. 

La terza lingua ch‘è quella dei Latini ("Italorum qui Si dicunt"), afferma la sua preminenza per due privilegi.

L’uno, perché di essa furonofamiliari e domestici coloro che con maggior dolcezza e sottigliezza poetarono volgarmente; e l’altro, perché sembrano di più appoggiarsi alla Grammatica latina, che è comune; e ciba chi guarda colla ragione si pare gravissimo argomento.» 

Or ecco in queste semplici parole definito che cosa Dante intendesse per "volgare italico" o "volgare di si", e come gli assegnasse il nome di Lingua non meno che ai "volgari d’oc" e il "volgare d'oil", attribuendo pur questo nome di Lingua al Volgare di Sicilia e di Puglia, anzi a tutti i nostri Volgari. 

Ma nella maniera stessa che si dice Volgare cremonese quello che è pr0prio di Cremona, e lombardo quello che è proprio di Lombardia e va dicendo, ripete che così questo Volgare, che è di tutta Italia, si chiama Volgare latino o, come aveva già detto , Volgare d’Italia.


Al quale, se vien poi applicato l’ aggiunto Illustre, non fu se non perché quivi si attende specialmente ad esso Volgare in quanto é urbano, egregio od eletto, e per qualificarlo come l’usarono a Doctores illustres qui Lingua vulgari poetati sunt in Italia.

Ed alquesta Lingua volgare, che Dante denomina pur altgove "volgare di si", anzi "lingua di Si," il Volgare proprio degl’ltaliaui, ci vuole prescrivere alcune regole, conformi alla Grammatica ch’è l’arte de’ Latini, o sia nell’uso dei vocaboli, curandone insin le sillabe e gli accenti, o sia nel modo della costruzione e dell’adattarlo ad ogni convenienza del discorso, delle persone e delle cose.

Né ciò fece ad altro fine se non perché il latino Volgare che « arbitriato a piacimento si traSmuta, » dovesse prendere dai Dicitori e negli scritti una forma identica e inalterabile, non'ostante la diversità di tempi e di luoghi. (Ib., I, 40, 46, 47, 49; Conv., I, 5, 6.)
Pertanto non si può da noi disconoscere che il gran Poeta avesse distinta nel primo de’ libri De Vulgari Eloquentia e determinata una LinguaVolgare italica, quella Lingua,intendo, in quanto é parlata e significatrice delle prime cose cogli stessi vocaboli e modi, e avente le stesse perplessità di costruzioni fra le varie genti del bel Paese là, dove il "si" suona.

Del che abbiamo, per valermidel vostro aut0revole detto, « il migliore anallevadore che si possa desiderare: Dante medesimo.» 

Il quale in più luoghi appunto ci avverte, che una Lingua siffatta sia da tenersi come la Loquela italica, l’italico Parlare, la Lingua volgare del Lazio, il nostro Volgare, la Lingua che si stende a tutti gl’Italici, ai quali s’era egli appresentato « mendicando sua vita a frusto a fruste.» 

Né il Volgare scritto ogrammaticale, vogliasi illustre, mediocre od umile, deve risguardarsi se non com’esso Volgare parlato, assoggettato per altro, più o meno, a quelle condizioni che la sullodata arte richiede da chi scrivendo vuol degnamente adoperarlo. Ed ecco perché questo Volgare usabile dai Dicitòri prosaici, non meno che dai Rimatori, « si mostra in ciascuna città d’ Italia e non dimora in alcuna. » (Coma, 1, 3, '7, 8, 9; Vulg. El., I, 46.)

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