Grice e Vieri – la filiale
dell’accademia a Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze) Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Di
famiglia nobile. Insegna a Pisa. Dell’ACCADEMIA, molto attivo. E contestato dai
colleghi per il suo vagheggiare un nuovo circolo dei filosofi dell’Accademia,
improntato su PICO. Suo principale avversario e BORRI. Saggi: “Liber in
quo a calumniis detractorum PHILOSOPHIA defenditur et eius praestantia
demonstrator” (Roma). Grice: “The
term ‘accademia’ is mostly misused, as in The British Accademy – strictly, it
is Hekademos, and so, anything connected with Plato, as in V.’s case! But V. is
what I call a co-philosopher. Without BORRI, or PICO, no V. – and his essay on
his ‘demonstration’ of the excellence of philosophy against her detractors is
hardly a best-seller!” Crusca. LEZZIO n e DI
M. FRANCESCO DE'
VIERI FIORENTINO, detto
il Verino Secondo
Per recitarla netf ^4 ce ademi a Fiorentina
, nel Confo! afe
di M. Federigo
StxoYz} l'anno 1580.
DOVE SI RAGIONA
DELLE IDEE, Et
Delle Bellezze. Dedicdtd
all' illu fri (? ty Eccellenti^,
signor Conte V L
1 s
S E Bcntitiogli . IN
FIORENZA, Appretto Giorgio
Marcfcottt 1 5
8 1. Con
licenzi di* ì»*trÌ4ri .
ALL'ILLVSTRISSIMO, ET ECCELLENTISS. Signore,
llSì?. [onte OLISSE
Hmmglì Mto Sig.oJJeruandifìmo •
L desiderio mio
era in quella
itate con leg-
gere di nuouo all'Ac-
cademia di Firenze fa
tisfare in qualche
par- te a molti
& molti obIighi,che
io ten- go con
il Magnifico &
prudentifTimo Signor Confblo ,
& con il
letteratifli- mo, &
graziofiflìmo fuo fratello
M. Giouambatilfca Strozzi
; & in
oltre fé il
mio difeorfo era
da querti,& da
mol ti altri
così intendenti , come
gentili {piriti approuato ,
& giudicato degno
di cflere vdito
& Ietto da
grandi, & da
A 2 no-
nobili , mandarlo in
luce Cotto il
pre- giato nome di
V.Ecc.Ill. la quale
(per quello , che
mi ha riferito
M.Aleffan- dro Catani ,
huomo così amatore
del vero, come
eccellenti^, nell'arte della
Medicina) non meno
è fèmpre difpo-
ila a difendere^
fauorire le lettere,&
le virtù, &
i loro profeflbri ,
che ella fi
fia nata nobiIe,Sc
con nobiliffime per- fbnedi nuouo
congiunta, quello dico
era tutto il
difideno mio Uluftrifs.
&c Eccellentifs. mio
Signore : ma
l'infer- miti mia, &
alcuni negozi] di
grandif lima importanza,
m'hanno in guifa
impedito , che non
(blamente io non
ho potuta leggere
quella mia Lezzio-
ne,ma ne pure
nuederla,&ripulirla,&
nondimeno io non
poffo, ne debbo
mancare di tetitiare
m qualche modo
a eentiliffimi Strozzi,
& alli altri
gen- cihfii'mi fpintij&
quella mia fatica di*
fiderà fiderà la
protezzione di V.Ecc.III.ElIa dunque
l'accetti con pronto ,
&c grato animo,
come io prontamente,
& con ardentifsimo
difìderio gnene offero,
e raccomando,& come
io fpero, cKe
el- la fia per
fare . Le bacio
le mani , &c
le difidero da
Dio non meno
ogni felice contento ,
che io mi
difideri , che ella
tenga memoria di
me, & di
chiunque rama,&: la
nuerifce delli amatori
delle virtù, &c
delle lettere, fènza
le quali il
mondo altro non
{àrebbe,che vn foi
tifsimo bofco di
tenebre per Tignoran
za,& vnafèlua (pauenteuole,
&c brut- ta ,
mercè di vna
infinita di vizij ,
che ci (ì
ritrouerrebbero . Dt V*e.
I.&* molto Mag, &
gentile Senatore afFezzionatifsimo Francefco
de V ieri detti
il ferino Secondo
% 1]V qual
parte del del,
in qualided Lra
l e f empio , onde
natura tot fé
Quel bel Info
leggiadra : in
ch'ella ^rolfe Afoffrar
quaggiù , quanto
la sùpotea ?
Qual Ninfa in
fonti , mfelue mai
qual Dee chiome
d'oro fi fino
jc Laura fctolfe :
Quand'^n cor tante
in fé lurtute
accolfe f Benché
lafomma e di
mia morte rea
? Per diurna
bellezza m damo
mira f chi
gli occhi di
cosieigiamai non ~>tde.
Come foauemente ellagligira
, iVon sa
come ^morfana, cr
come ancide ;
chi non sa
come dolce ella
filtra 0 M
orni dolce farla
, e dolce
ride* LE ZZI
O NE DI
M. FRANCESCO DE'
VIERI» detto il
Verino Secondo: Votte
fi ragiona delle
Idee , & delle
'Bellezza . IL PROEMIÒ.
É quefto sì
honorato luogo,nel qua le lòno
ftati per tanti
& tanti anni
infiniti [piriti gentili ,
& vi hanno
Magnifico Sig.Confolo,& nobili^
fimi Accademici, &
Vditori, con i
loro leggiadriflìmi dilcorfi
con no minore
contentezza, che con
iftu- pore trattenuti. Se quefto
luogo di co
è ordinato prima
dalla feliciflì- ma
memoria del prudentiflìmo, &
magnanimo Gran Du
cail G.D.Cofimo de'
Medici , & poi
mantenuto dal Se-
rcniflìmo G.D. Francefco
luo figliuolo a
quefto fine lòia
mente,che molti con
la diligenza del
dire bene,& co
or- namento di parole
diuenghino ottimi ambafeiadori , &
gentilifiìmi poeti, a
vtilita, grandezza, &
diletto di que-
fìi ftati &
di loro S. A. come
alcuni fi penfano
; al Filolo-
go dunque, il quale
più della verità
delle cole fpecolabi-
li , &deli'az7Ìonihumanetien conto
, che del
graziolo ragionamento, non
apparterrà falire in
quefto fteflb luo-
go : ma fi
bene à quelli,i
quali fanno profeflìone
di Ora- tori ,
& di Poeti .
Se più oltre
l'Accademia fia ancora
inftituitai fine che
in quefta lingua
fi eiprima da
ogni perfona letterata
ogni maniera di
concetto^ onde fi
gioui A 4
à 8 Lezzione a
quelli, i quali
non hanno potuto
con altra lingua
intcB dere £liarnhzij
degli Oratori, &
de Poeti, &
gli alti co
certi Filolòfici . quelli
Ioli deono qui
l'altre de letterari ,
& de Filoiolantiji
quali da ogni
altro penfiero hf.no
l'ani mo libero,
&
nonio,prudemiflìir:i,&
giudiziofìrTimi Ac cademici
Se Vditori , il
quale negli ftudij
di Ariitotele, &
di Platone iòno
tutto occupato à
publica vtilità &
nel la cura
ditanta mia famiglia,
ricercandoli alla fpècola-
zione delle cole
, & al
dire acconciamente ozio,
& tran- quillità d'animo, con
tutto ciò io fon tanto
obliato al Magnifico
Sig. Confolo , &
à M. Giouambatiitaiuo fra-
tello, che io non
ho potuto mancare
di non nlalire
dopo molti &
molti anni in
quello cosi degno
luogo per fatis-
fare per quanto
io potrò a
loro Signorie, & a
voi altri no-
rbili:ìimi,&
gentikiliiru Accademici,
& Vditori>& perche
io non pollo
piacerai con la
grazia del dire
per non ne
fa re io
proiezione, ne con
la fufHzienza della
dottrina per le
molte Se molte
occupa/ ioni, &
perturbazioni, ho pen-
iamo di compiacerui con
la nobiltà, & grandezza
del log- getto,
del quale io
ragionerò,che tiranno l'Idee
delle co le,
che (I contengono
nella mente di
Dio, & le
grazie, & le
bellezze di M.
Laura : onde infìeme s'harà
più prò fon
da, & più
chiara intelligenza di
quel dottiiìirno ,
& gra- 2 iofilfimo Sonetto del
noiiro M .
Francefco Petrarca, il
cui principio e queito
. „ in
qualparte del Cielo, in
qual idea 0J
Era l'esempio ,
onde natura tolfe
0, Quel bel
yifo leggiadro :
in cWella x>lfe
3J MoFtrar quaggiù ,
quanto lifiùpotea t
Preconi Magnanimo Sig.
Cordolo , & voi
nobili/Timi Accademici &
Vditori , che vi
degnate predarmi grata
ydienza più perche
cosi conuiene alla
dignità del iogget
to,che
ènobilifiìmo,&:alloiplendore
dell animo volito,
che è di
gradire le cole
alte & diuine,
che per alcuna
mia iurfizienza di
dottrina, & che
per alcuna mia
grazia di parole
• Pi» Del
Verino. 9 Per
precedere con più
facilità, & con più
ordinc,io «Huiderò tutto
quello mio ragionamento
in tre parti;
nel la nrima
delle quali fi
disputerà , &
determinerà delle Idee, poiché
in quello Sonetto
il Poeta cene
dà occafio- nemeila
feconda per la
medefima ragione decorrerò
del le bellerze
di M. Laura
; quanto pero
fa all'intelligenza di quello Sonetto
; nella terza
& vltima (
urline che tut-
to quello, che da
me fi farà
detto delle Idee,&
deila bel- lezza di
queib donna fi
conofea elfere, non
folo di pare-
re de' più gran
Filolòfi, quali fono
flati Platone ,
& Ari- stotile :
ma ancora di
eiYo M.Francefco Petrarcaa
del qua le
voi fiate cotanto
ftudiofi, & il
quale cotanto vi
e grato quanto
ei merita per
il ilio graziofiiìimo
poema di eifere
letto & vdito
) 10 efporrò
alcune parole deltcfìo,& mo-
flrerrò l'arti^ io,
che quefto Poetatiene
in ragionare deH'Ic[ee,& della
bellezza della (uà
donna, & muouerò,
& feiorrò alcune
dubita'/ ioni . col faucre
dunque di co-
lui; il quale è
la vera iàpicn:?a,& la
prima verità darò
ho- ra mai
principio à quanto
io ho propoflo
di dire .
Intorno al primo
punto deiridee,toccheròbre* «ementc
tre capi, il
primo farà lo
efporre con efempi
quello, che fi unifichino
qtieiìe voci Idee,
efempi, fpezie, &
vnmerfali , che precedono
la moltitudine de
partico- lari . il
fiondo le lì
danno l'Idee, ò
nò; poiché Arifloti-
le in tanti
luoghi cerca di
leuarle via ,
& Platone le
con- cerìe quafi in
ogni libro delle
lue opere, &
queito noiiro Poeca.
lMtimo capo farà
di quante &
quali cole fi
ritro- uinoi'jdee: da
quali tre punti
farà facil cola
raccorrc quelle ch'elle
fi Mano. Quanto
al ^r imo la cognizione
d'vna cofa in
quanto ella Terne
per immagine e
farne vn'altra, ò
à giudicare fé
è ben tarta;&
ad intenderla à
punto, fi domanda
elèmpio & modello
& Idea,come quel
ritratto, che ha nella
men- te vn'irtcfice d'vno
artihzioio, e mirabile
palagio glifer ne
à Hrne cosi
bene vno, &
molti & molti
: & à
giudica- re i hUXi
ic iòno con
tutte le regole
dell' arte fabbricati
ò nò, io
Lezzione nò , &
quanto e' vi
fi accollino :
quefti medcfimi efèmpl
in quanto e1
rapprefentono le forme,
che danno lo
effcre fpeziale al
foggetto,nel quale le
fi riceuono, come
le for me
nella materia fenfibile
& corporale fi
chiamano fpe* zie
& forme .
quefti fteiTì modelli ,
& quefte fteffe
noti* zie delle
colè in quato
le Tono vniuerfàli
di più cofe
par ticolari,& di
nature vniuerfàli, che ne particolari
fi ritro nano,
& fono come
cagioni di quefte
precedédole di pre
cedenza di natura,come
dell'eterne fecondo i
Filofofi, ò ancora
di tempo , come
delle cofe temporali ,
& nuoue» anzi
l'Idee , &
di precedenza di
natura , & di
tempo fon prima
di qua! fi
voglia creatura, attefo
che quelle fon
sé- piterne,& ciò
che è fuori
della diuina effenza
di buono è
flato creato di
nuouo quado cominciò
iltempo,& in que
ila maniera le
fi domadono da
Greci vniuerfàli innanzi
a molti particolari ,
come il modello
nell'animo dello Scultore
d' vna ftatua, ad
efempio del qual
ritratto molte &
molte fimiglianti ftatue
fi poflbn fare .
E ben vero,che
il modello delh artefici, ò
vero Idea , &
quello , che da
Platone,& da Ariftotile
fi concede in
Dio, & in
vn certo modo
ancora nel Cielo,
fono tra loro
differenti; perche l'Idea
dello artefice è
prima prela dalle
cofe ben fatte
da altri, come
ancoraridea,& l'immagine, che
riluce nello specchio
, mercè della
cofa , che glie
dauanti . ma l'ldea>
che è in
Dio & nel
Ciclo precede alle
cofe,& è caulà
del le cofe,che
d fanno: dipoi
l'ldea,che è nello
arteficemon è fempiterna
non durando fempre
l'artefice , ma
fi bene quella ,
che é in
Dio & nel
Cielo foftanze incorrottibili éc
eterne . finalmente l'Idea,
ò notizia ,
che ha l'artefice
«Iella cofa ha due modi
d'eflère,vno vniuerfale nell'ime!
letto poffibile , &
l'altro particolare nel
fènfo di dentro
: il Pittore
efempigrazia ha nell'intelletto l'Idea
in vni- uerlàle
di donna graziofiflima , &
nella fantafia di
riele- tta , di
Laura , ò di
qualche altra limile
: il Filofofo
natu- rale ha qucfto
concetto dell'Intorno nell'intelletto ,
che fa animale
ragioneuole & mortale
quanto al corpo,
& lo info
Del Verino. m
Inferiori potenze, &
immortale quanto alta
mente,© ve- ro ragione
, & nel
fenfo di dentro
, quando epji
applica quefto concetto
à Socrate,ò a
Platone , ò à
qualcun'uitro particolare : come (ì
caua da Ariftotile
nel terzo dell'ani
ma , & nel
principio del primo
libro dell'aite del
dimo- ftrare. fecondo l'ordine
di natura le
notme vniueriàli precedono
le particolarità fecondo
l'ordine dei noftro
imparare fi fono
ritrouate l'arti, Se
le fcicn7C dalla
cogni- zione de' particolari
di qui peruenendo
alla cognizione vniuerfale
: come c'infegna
il Filolòfo nel
primo libro della
Metafifica, ò vero
lì può dire,che
i concetti vniuer-
Tali precedono i
particolari in chi
impara l'artì,& le
feien re da
altri, che di elfe
è perito,& f ciéziato:
& poi gli
efpe rimenta nelle
cofe particolari , le
quali formano di
loro fteife ne'
(enfi i particolari
concetti : Ma
rifpcrto àgli in-
uentori dell'arti , &
delle feienze ,
prima nafeono i
con* certi particolari
ne' fenfi , che
gli apprendono dalle
cole come particolari ,
poi fene fanno
gli vniuerfali per
opera dell'intelletto agente,
i quali rapprefentano
le nature vni
uerlali, che ne*
particolari fono nafeofte.
Ma ritornando alla
terza differenza, che
ètra l'Idee,che lono in
Dio, & quelle,
che fono nell'animo
delli artefici , &
de* Filofofi, &
delli feienziati :
quelle hanno in
Dio vn modo
di effe- re,che
non è ne
vniuerfale ne (ingoiare,
come in noi, non
vniuerfale,perche con la
notizia vniuerlale delle
colè ftà l'ignoranza
de' particolari . può
efempigrazia {tare ch'io
fappia vniuerlàlmente, che
ognuno degli huomini
è atto a
ridere, & infierire
non fappia di
quelli, che fono
lonta- ni come in
Francia, ò in
Ilpagna , ò al
Perù , ò
altroue fé fono
atti à ridere,
perche io non
so fé fonohuomini
non gli hauendo
mai veduti , ne
vditi , come bene
dice ancora Ariftotile
nel primo capo
dell'arte del moftrare;
ma in Dio
non é lecito
porre ignoranza , ò
imperfezzio- tie alcuna,
non vi fono
ancora i concetti
particolari : per-
che quefti fono del
Iònio , che e
virtù materiale , &
cor- ruttibile , &
egli è immateriale
& eterno j
come confck fon*
1 2 LE Z
Z 1 O
N E fono
1 nolln Theologi ,
& come fi
di morirà dal
Filofofo nell'ottauo de"
principi) . reità dunque
cheridec,& con certi
delle colè (lana
in Dio in
vn terzo modo
più perret to,
& tanto eccellente,
che in noi,che
dall'intelletto no- terò non
fi può comprendere
, ne con
voce alcuna efpli-
care ad altri:
(è noi potcffimo
intendere come Dio
in- tenda le cole,
l'intelletto noftro farebbe
di tanta perfez-
ione di quanta è
l'intelletto di Dio,
come beniflìmo dif
fé il gran
Comentatore Auerroe nelle
lue difputazioni contro
ad Algazcle :
(blamente fi può
dare ad intendere
ofciramente con alcuni
efempi , vno de
quali è queilojfe
il fuoco ,
che è caldo
fecondo i Filolorì
naturali in otto
gradi i\ intenderle ,
intenderebbe inficine iè
clfere parti- cipato
fecondo tutti quelli
otto gradi da
chi fecondo vn
grado folojcomc l'acqua
tiepida, da chi
fecondo due gra
di,& cosi decorrendo
: Cosi Dio
intendendo fé, intende
ancora che la
(ùa natura è
partecipata da tutte
le creatu- re^ più
& meno, come
confeflbno le cole
ftelfe, & Ari-
stotile nel prime del
Cielo al 1. 1 00.&
Dante Aldighieri nel
principio del primo
canto del Paradifo
cosi dicédo •
„ La gloria
di colu'h che
tutto mttoue, „
Ver l\nit*erfo penetra
& njhlende it
In >na parte
più, armeno altrove.
Et quefto è Tefempio
del gran Comentatore
Auerroe. Tn'altro efempio
e de' Greci .
quelli volendo farci
com» prendere , come
Dio , il
quale e vna natura intellettuale
indiuifibile intenda infieme
le cofe fimilmente
indiuifi- bili,come lòn
gli Angioli, Si
le diuilìbili &
corporali, co- me fono
1 corpi celeih
, & tutte
l'altre di quaggiù
, fuori che
l'huomo > Se
cflò huomo ancora
che delfvna, &
del- l'altra natura participa,
per vn mei/.o
iòio, che e' la
ileifo natura lua
impartitale , ci danno
lo elèni pio
del punto di
mezzo del cerchio,
il quale è
vaio & indiuifibile,
& da ef
io denuano infinite
linee, & infiniti
punti , che le
termi- nano . Se
quello punto ò
vero centro fulfc
vna natura in*
tcUcuuaie,& fi ia:eiideiTe,mtcadereubc fimUmente
le ef ter
Del Verino. 15
fer caufà di
tutte le lince,
che da elio
deriuano,& de pun
ti che le
terminano : cosi
Dio a guifa
di quello punto
in- tendendo fc ftefio,
donde deriuano tutte
le creature così
diuifibili come indiuifibili,& noi
iteflì, che partici
piamo della condizione
& di quefre
& di quelle,tutte
le inten- de &
conolce , &
cosi noi fteiTì
; è ben
vero, che il
punto è con
la quantità, &
hi fito, ma
Dio è foftanza
& lepara- to
dal (ito &
da luogo,(e bene
e per tutto
come fino a
più eccellenti Filoiòh"
confeflono come prima
vnità , donde
è nata ogni
moltitudine, & quefto
fi caua da
Platone nel Par.
come prima forma,
vltimo fine ,
& primo principio
produmuo del tutto, e
tutto quello ancora
ccnfefta il me
defimo Fiìofofo, parte
nel Timeo ,
& parte nelle
lue let- cere,&
A riftotelc ancora nel
primo del Cielo,
nell'otta- 110 de'
principij,S: nel 1 2
della Metafifìca j
ancora Dio è
per tutto come
ottimo Rè dell'Vnii.erfo , il quale
regge & gouerna
col marauielioio ordine
, che egli
ha di tutte
le cole dentro
di fé .
Et qui èdaauuertire,
che le bene
Dio fi aììbmiglia
al punto del
circulo , donde
deriuano tutte le
creature vgualmenre &
immediatamente: non pero
tutte lono di
vguaie bontà, & perfettione dotate, ma
quali più &
quali meno ne
participano , affine
che fra lo- ro
fufle cosi marauigliolo
ordine, che fa
allo ctfere,& al- la
bellezza dell' Vniuer(o,& iteftimonianza dellaDiui-
na Sapienza, l'vfizio
della quale è
dare ordine, &
mifura a tutte
le cole , &
ferue per il
cala ad alzare
con la cogni-
zione il noftro intelletto
di grado in
grado fino a
quelli, il quale
e l'alta cagion
prima, & cosi co
l'amore . dal qual
amore , ne furge in
noi ogni atto
piufto & retto
concor- rendoci però la
Diuina grazia infieme
con la fede
con la Speranza
& con la
carità, & con l'altre
virtù, & doni
: cosi ancora
non efiendo tutte le
creature vgualmente buone,
non fono ancora
con vguaie amore
in vn certo
modo a- mate,
& dico in
vn certo modo
: perche quanto
allo atto dell'amare. cosi come
Dio èin£nito,così co
infinito amo» re
tutte l'ama: ma
quato a beni
che vuole &
che dà à
eia- fami 14
Lezzione fcuna non
già ; ma
à qual più
, & a
qual meno ò
men de- gni :
fecondo che le
cóuiene loro,& parlando
degli huo- mini
giufti,& che (ì
faluano,qucfti nell'altra vita
tutti fa- ranno felici
& beati in
Dio, tra gli
Angioli , & in
fempi- terno , ma non con
vgtial mifura intenderanno , &
gode- ranno la Diuina
Verità, & Bontà, ma
quegli più ,
che più di
qua haranno offeruato
ifuoi fanti comandamenti
con fauore della
grazia & quegli
meno,che meno,come fi
co uiene alla
Diuina giuftitia, &
quefte fono quei
molti luo ghi
ò> molte manfìoni ,
che fono nella
cafa del celcfte
pa- 3re,come dirle
il vero Maeftro
della verità Chrifto
Gie- «ù infìeme
Dio & huomo
, & quello
ci lignificò Paulo
Apoftolo quando ei
diflc , che fi
come le ftelle
in cielo fon
differenti di chiarezza,
& di fplendore,
cosi faranno i
giufti in cielo .
Più oltre ancora
è da fàpere,che
tutte le creature
qua- tto furon prodotte
per creatione di
niente , furon
fatte da Dio
folo , & immediate
: ma poi
quelle di quaggiù
fi conferuano per
fuccefTione di nuoui
particolari, concor- rendoci ancora i
cieli,& le cagioni
di quaggiù, perche
la D.Bontà,come ha
farte partecipi le
creature del bene,
& dello edere,
così ha volfuto,
che ancora elle
habbmo vir- tù di
dare lo eflere,&
qualche perfezzione ad
altri , per- che ci
feopriffe il fuo
amore & i
fuoi tanti benefizij,6^fuf fimo
tanto più tenuti
di amarlo, &
di riuerirlo fòpra
ogni altra poteftà
: potrebbe Dio
egli folo produrre
ogni di delle
creature , & conlèruar
le fpezie lènza
l'aiuto delle caule
feconde , come
ci le creò ; ma
per le cagioni
dette non volle:
ne per quefto
alcuna mutazione ònouitàfì
pone in Dio:
perche egli le
creò quando ab
eterno ei propofè
di crearle,c cosiauuerrebbe fè'ne
creafle di nuo
uo,& come accade
dell'anime humane. Platonc,&
Ari- stotile pongano la
creazione deH'Vniueriò , ma
ab eter- no, come
Simplicio & San
Tommafò attribuirono loro;
& come è
forza di dire
volendo parlare conforme
ad al- luce loro
autorità, come altrouc
io ho dimoftro.il
terz» Del Verino^
19 & vltìmo
efempio è de*
Latini, i quali
hano voluto efpor
ci l'vnità dell'Idea
, & la
fomma Tua eccellenza
inficme, & il
loro efempio è
d'vno feudo d'oro
, & di
vna gioia di
grà valutarquefto fcudo,poniamo
per cafò, vale
cèto era zie
, & la
^ioia vn milione
di feudi, fé
quefto feudo s'in-
tenderle intenderebbe
infìeme fé valere
cento crazic :
& così le
intenderebbe per mezzo
della fua natura ,
& non per
concetti di argento, & di
crazie: così fé la gioia
fé co- nofcefle,conof cerebbe
quel milione di
feudi: ma non
per la natura
dell'oro,ò dell'argéto,ne per la figura
delli leu* di,ò
delle crazie,ò d'altra
moneta . Iddio
è vno feudo
ò vna gioia*
che racchiude in
fé lo eflere,&
la perfezzione di
tutte le creature
, & più
in infinito ,
ma fotto natura
di Deità, &
così le intende
, & cosi
in vn modo
quanto allo effere
di infinità , quanto
allo intelletto creato
è incom- prenfibile
, & quanto
al fignificarlo ad
altri è ineffabile:
perche come fi
può dare ad
intédere ad altri
quello , che
per noi non
polliamo capire, &
quello, che è
infinito co- me infinito
è incomprenfibile dall'intelletto creato, &
fi- nito,& Dio
poiché produce ogni
cofa di niente
( cosi co
me infinita è
la proporzione tra
il niente, &
quello , ch«
è attualmente )
cosi è d'infinita
poteftà , non folo
quanto al durar
fempre : ma
ancora in vigore
. Sino a
qui penfcrò ,
che da voi
gentiliflìmi (piriti fi
fia intelo benifs. quello, che
fignifìchino qfte voci
Idea, vni- ucrfale
innanzi a molti
particolari, & eséplari,fegue hora
che io vi
proui breuemente, che
l'Idee, & efemplari
del le cofe
fiano nella mente
di Dio; la
qual verità non
io- lamente è
confefTata da noftri
Theologi,che non poflbno
errare cauandola dalle
diurne fcritture, doue
fi dice, che
Dio è {àpientiiTimo,ottimo,omnipotentiffimo, &
che in- tende fino
i lègreti del
cuore : ma
ancora fi concede
da Platone, &
da Ariftotile Principi
dellhumana fapienza* Platone
nel Parmenide pone
nell'vno,& nel primo
ente l'Idee, le
quali participate &
imitate, fono cagioni
dello cflerc y
& delia moltitudine
delle cole :
nel Timeo pon*
due. t£ Lezzi
"one due mondi ,
il mondo efèmplare ,
che iòlo con
la mente fi
comprende da noi
: & poi
il ienfibile, che
fi conofee an
cora col fenfò.Nel
Conuito due Venere
vna intellettua- le,che
é ?ordine,& la
grazia,che refulta dalla
moltitudi- ne delle Idee , l'altra
celefte , che confitte
nell'ordine di tutte
le creature del
Cielo , &
deirVniuerìo . Cosi
Ari- ftotile nel
primo della Metafifica
dice , che
la fapienzaé vna
cognizione di tutte
le cofe per
le prime cagioni ,
la quale principalmente è in Dio
, & di
Dio : adunque
lè- condo il
maeftro ancora di
coloro,chc fanno, & che
lòno dotti nellhumana
Filofòfia le Idee ,
ò notizie cji
tutte le cofe
fono in efio
Dio Principe deirVniuerib
; nel deci-
mo delfEthica dimoftra come
à Dio ci
aflò migliamo propriamente nell'atto
dell'intendere le cole
diuine , & ipecolabilii
come ancora quefto
medefimo ci proua
Alef fandro Tuo
eipofitore nel proemio
Jbpra il primo
libro della Priora,ò
vero de Sillogi
(mi ; &
nel duodecimo del
laMetafifica ci infognano
Ariftotile,&
AleiTandro,cheil bene defl'vniuerio
è di due
maniere , come
ancora il be- ne
dell'elercito de' foldati , l'vno
e elio Capitano
degli eferciti, nel
quale ftà principalmente il
fine, che è
la vit- toria, l'altro è
l'ordine fenfibile delle
file de' foldati,
che pende dall'ordine, che quel
Generale hi nell'animo:
co- ki Dio è
bene dell'Vniuerfo in
quato è quel
ente, & quel
bene, che è
amato & desiderato
(òpra ogni coià,&
di più l'ordine
intelligibile,che è nella
mente di Dio
di tutte le creami
e,dal quale pende
l'ordine ienfibile di
elle : Ecco
che fecondo Ariftotiie
ancora fa di
biiògno concedere l'Idee:
come ancora con
ragione fi può
dimoflrarc,e pri- ma fé
a Dio fi
niega l'atto dell'intendere atto
nobilifli- mo, che
operazione più nobile
le gli può
attribuire? cer- to ninna
& così fari
in tutto oziolo
: come bene
argo- mentò quello gran
Filoiòfo nel decimo
libro dell'Etni- ca^ vero
de' coltami , &
fé egli non
intende tutte le
co- dina folo le
ilcifojò le più
nobili,adunque egli làprà
me *« di noi
, che
se incendiamo di
molte & moke ,
come ar^o- Del
Verino. 17 argomenta
Ariitotile contro ad
Empedocle , che
voleua che Dio
non intendere la
difcordia, & le
cole diicordan ti
: ma folo
l'amicizia, & le
colè concordi , oltre
che le fi
concede , che Dio
intenda fc ftcflb,
fa di bilògno
ancora che egli
intenda ih eflère
caufa dogri altra
cola da elfo
caufata,& dipendente, &
la curia, &
cioche pende da eim fa ,
è oppofto per
relazione ; in
guila che chi ne intende
vno, intende ancora l'altro .
Adunque Dio intendendo
le fteflò (
come confeflbno Annotile,
& il fuo
gran Ce- mentatore Auerroe nel
duodecimo della iuaMetafifica
altefto ?i )
s'intende come caufa
vniuerlàle di tutte
le, cofe,che da
eflò procedono :
& cosi intende
ancor quel- le, &quefte notizie
ibno l'iftefle Idee ,
& ritratti delle
cofe . Finalmente fé
le cofe delTvniuerfo
Iòn ben goucr-
nate , &
per i debiti
mezzi al loro
debito fine condotte
, come fi
vede , & la
natura non intende
; adunque e
retta eia chi
le intédc,& quelli
ò è Dio,ò
colà fuperiore à Dio, il
che non fi
può pure con
l'animo fingere, &
penfàrc. La D.
M. dunque intendendo
le cofe,& il
bene di ciafeu
na,& d quello
indinzzandolc,come il làettatore
la làetta alberzaglio
non conofeiuto da
lei, le intende ancora ,
& le conofee
benifiimo; di qui
portiamo intendere,comc (b no molto
più arroganti quei
Filolòfi ; i
quali con le loro fofifliche
argomentazioni , & perche
e' non iànno
rilòl- uere alcune
obiezioni,ardifcano
didire,cheDio non in-
tende (è non fé
ltefib, & che
ei regge, &
gouerna tutte le
altre colè come
la natura lènza
intenderle : di
qui dico polliamo
conofeere , che quefti
tali fono molto
più arro- gacene non
furono quelli huomini
così grandi &
di cor pò
& d'animo, che
ardirono mettendo monte
(opra mon te
di prendere il
Cielo: però che
quefti così facendo
fi penfàuano arriuare
à celefti corpi
: ma quelli
più su pen-
landò di peruenire
fino à Dio,
lo priuono dell'intelligen la
delle colè . Chi dunque
bene & fottilmcnte
confide- rà le autorità,& le
ragioni non folo
di Platone, ma
anco- ra quclle,che fi
cauano da AriAoulc,è
forzato di confcf-
B fare, u 8 L
n z z
i * o
n e Tare,
che le Idee
& notizie delle
cofe fiano veramente
in Dio :
& ie bene
cucilo filofofo in
tanti & tanti
luoghi, Se della
Logica, &
dell'Ethica,& della Filoibfia
naturale, & della
Metafifica s'ingegna di
leuarle via , inoltrando
che le non
fanno ne alla
produzione delle cole
in alcun ge-
nere di caule,ne alla
cognizione, & nel duodecimo
della Metafifica fi
dice , che Dio
non intende fé
non le itefTò
: perche la
liia faenza farebbe
vile , (e
ancora fi cftendeife
all'altre cole, le
quali rilpetto a
lui fon molto
vili, & im-
perfette : oltre che
fé tante ,
& tante notizie
follerò nel ilio
intelletto, come le
fono nel noftro,e
non farebbe firn
pliciffuno atto ne
pura foftanza, ma
vn comporto d'intel-
letto, & di forme
intelligibili, & cosi
non farebbe vgual-
mente perfettiflìmo ,
perche la natura
intellettuale in lui
harebbe ragione-di potenza,
& le forme
di atti,& perfez.
7Ìoni : accioche
non legnino cotah
incouenienti per non
dire impietà, & à
fine (ì parli
conforme ad Arili
otele,chc -vuole 3
che in Dio
fia laiapienza , &
feienza del tutto,
fi dee dire,chc
quando egli niega
l'Idee, le mega
nel fen Co
cattino & fallo
: nel quale
l'erano intelc da
molti : co- me
bene di
ciò ciauuertilcono i
Greci efpofitori :
ma quelli dunque
i quali penlano
, che l'Idee
fiano agenti immediati
urincipali,& fuori delFeifenza
diuina,s'ingan nono non
eifendo congiunte con
materia , nella quale
lì fondano le
qualità fenfibili , con le quali
gli agenti natu-
rali alterano 1 pazienti:
ma bene l'Idee
in Dio fono
agen ti , che
indirizzono le cagioni
naturali al bene-,
& retta- mente adoperare; cosi
chi penfa , che
l'Idee eiìendo for-
me ieparate fiano Felfenza
formale intrinseca delle
colè> che fono
fuori di Dio
prende grande errore
: ma non
già quelli , il
quale crede , che quelle
forme, che hanno
vno efiere formale
diftinto, & multiplice,
dipenda da quelle,
che hanno l'eHerc
vnito nella diuina
Eifenza, & che
fia- no multiplicate folo
virtualmente , come
di fopra da
me fi è efpoito
. E' ancora falfo
il penfare , che
l'Idee fiano cagioni
finali , che terminino
le generazioni delle
colè : attefo
Del Verino. 1,9
attefò che cotali
fini s'acquiftono di
nuouo, & no
prece- dono la generazione, ma fon
fini per cóformità
in quan- to i
fini , à quali
terminano le generazioni
fi confermano con
quelli del mondo
ideale , &
intelligibile . in
vltimo quando fi
diccua,che Videe non
feruono a conolcerc ,
& intendere le
cofe, perche noi
le intendiamo,apprenden- do
le fimilitudini da
effe per via
de'ièntimcnti , & dello
intelletto . fi
dee dire , che
quefto argomento folo
con- chiude/che nel noftro
intelletto porTibile nò
fiano le no-
tizie delle cole ,
dì maniera ,
che il noftro
fàpere fia vn
ricordarfi come penfauano
i Platonici , percioche
l'ani- me noftre fono
come tauole non
iicritte, & libri
no ilcrit ti,doue'ii
può fcriuere ogni
cognizione , perche fiamo
nello flato doue
fi va dalla
imperfezzione alla perfez-
zione , come dal
non potere generare
al potere, dal
non làpere al
fapere : ma
il primo huomo
Adamo cosi come ei fu
creato perfetto quanto
al corpo ,
che poteua lubito
generare delh altri,
così fu creato
perfetto quanto all'ani
ma, & gli
furono infufe da
Dio le notizie ,
& le fpetie
di tutte le
colè quanto baftaua ,
acciò potetfe ammaestrare
gli altri,& perciò
potette porre il
nome conueniente an-
cora à tutte , come
fi dice da
Mosé nel Genefi
, & tutto
quefto conlèntono i
Theologi,come SanTommafo nel*
la prima parte
delia Somma alla
dift.^.art^ . Non lì
nie ga dunque,
che le Idee
non fiano in
qualche modo in
Dio : anzi
è neceifario che
le vi fiano
: come da
me fi è
dimoftro , & fé
in Dio è
la làpienza , &
cognizione delle colè
per la notizia
di fé fteifo,che
è la prima
cagionc,co- me Ariftotile
confeifa nel primo
della Metafifica, &al-
troue Platone nel
Timeo,& in molti
altri luoghi. Et
qua do i
Peripatetici opponendoli à
quefta fermiiììma &
im- portatiilìma verità dicono,
che Dio fi
auuilirebbe fé egli
ìntendelie altro, che
le ftcilo. fi
dee rifponderc,chc Ari-
ftotile per quefto argomento
nò niega in
tutto & per
tut- to la cognizione
dell'altre cole da
Dio, come li
è proua- to,
ma la niega
in quel modo,
che ella è
in noi , &
che la h z pò-
20 Lezzione gptreb.be
concernere in Dio
qualche imperfezzionCjCO* me
auuerrebbe feUio nello
intendere dipcndelfc dalle
cof. , che fono
fuori di lui,
& da effe
apprenderle le noti-
zie ci oselle , à
guifa che facciamo
noi 3 anzi
la Icienza di
Dio, tra Faltrc
differenze ha ancora
quella per la
qua- le ella fi
diftingue dalla noìtra
: perche la
iiia è caufa
del- le cofe, &
la noitra da
elle è cagionata
come beniifimo ci
in'ccnail gran Comentatorc
nel duodecimo libro
della Mctarifica j
ci quella altiflìma
verità non meno è confor-
me alla condizione dell'intelletto diuino
, che ella
(I fìa ad
Àriftptile , & à
Piatene , i
quali tra tutti
i filosofanti tengono
il preircìpatò :
e dico conforme
alla condizione di
Dio l'intendere per
vn mezzo interno,che
è la fua
di- luna efTenza, perche
al primo, & diuino
intelletto, come atto
puriffimo, & mafTimamcnte
non (è gli
conuicne rice i-er
le fpcv-ìc da
akri,ne hauerle in fé fteife
multiplicate : ma
all'intelletto noftro come
pura potenza, &
come con giunto
à materia corporale
a ragione conaicne
l'inten- dei per
le fpezie &
fimiglianze, riceuute da
diuerfe co- le ,
& riformate dall'intelletto agente
. cosi ancora
l'in— tendono quégli
due gran Fìiofofì ,
come di (opra
fi è di-
pioftrato di Dio,&
come del modo
del noftro intendere
£ d.J chiara
& fi tocca
da Platone nel
Filebo,doue ei dice,
che l'anima npfìra
è come vn
libro non ifcritto,& che
gli fcrittori fono
i fenfì,& nel
fettimo della republica
con lo elèmpio
di collii, che
è legato in
vna fpelonca in
guiia che non
vede (è non
le fimilitudini , &
l'ombre delle co-
lè, & noi fiiiolto
le feorge chiariiTimamente, ci
monVa co ipe
1 miprrip dalla
notivia delle colè
di quaggiù s'alzi
al- la cognizione delie
cofe diuine ,
& da Ariitotile
nel ter- io
dell'anima: deueper viade'fenfi ,
& rer virtù dello
intellètto agente li
efpone come noi
intendiamo tutte le
cofe, & nel
icttimo della Metallica
fi rende ragione,
per rodotte,come determinano
beniflìmo i Theolo-- i,& tré'
B j °
gli 21 Lezzione tefo
che per quello,
che è diritto,
& retto ,
fi giudica del
torto,&nóalcótrario,comedice
Arift.nel 1. dell'anima. Più
oltre molti &
molti affermano che
in Dio ncn
fo- no i ritratti
degli effetti carnali
& fortuiti :
perche cfuefti non
procedono le non
da cagioni indcterminate,& di
ra «lo, &
la feienza è
di quelle cole,
che dipendono dalle
lo ro proprie
cagioni & tèmpre;
& fé ciò
è vero della
faen- za noftra quanto
più della feienza
diuina . Ma quefti
fi ingannano prefupponendo
in pnma,cherifpetto a
Dio G. dia
la fortuna &
il cafo , &
gli effetti fortuiti
: attefo che
Pio intende ogni
colà, & rilpetto
a lui quefti
effetti pro- cedono da
cagioni certe, ma
R bene a
noi incerte, &
oc- culte, $c fon
«épre nelle loro
caufe,come Jccliffe del So»
. le,
Del Verino. 2$
le;& della Luna
nelle loro .
Si penlàno ancora
molti de* Platonici, che nella
D.Sapiéza nò (ìano
i modelli di
quel le colè,
che naicono di
putrcfaz.ione,comc
efèmpiprazia de' vermi,
si perch'eglino no
pelano che in
Dio {ìano i ri tratti
delle colè vili, si
ancora perche e'fi
dano ad intéde-
re, che cosi fatte
cole nò fi
riduchino fotto l'ordine
elsé- tiale delle
creature : &
nódimeno più dalla
produzzione di cosi
fatte cole per
virtù de' lumi,
& del calore
celefte proporzionato ììamo
indotti à venire
in quella credè? a,
che in Dio
fiano Y Idee
, che per
l'altre cole ,
perche elio folo
sa quitti gradi
di calore bilògna
alla loro generazio-
ne^ formazione, nò altramente
che l'eccellente fabbro
sàquato caldo dee
elfere il ferro
per introdurui qualche
forma,& per farne
qualche colà, come
confella il grà
Co mét.Auerroe:& pili
oltre participàdo quelle
colè di qual
che forma, &
la forma è
vn certo bene
& certa perfezzio
ne della materia,con1e
C\ dice nel
i.lib.de'princ.all'Si.t.
& mercè di
lei la materia
diuenta qualche cola
lpeziale ; per
qfte cagioni io
mi pélo, che le bene
le lìano vili
qua- to alla
materia, che le
siano però di
qualche perfezzionc quato
alla forma, &
pche fon buone
a qualche colà, no
ci' sedo da
Dio,e dalla natura
fatta colà alcuna
i damo, ma à qualche
fine,& a qualche
vtilità: Et fé
pur alcun voglia
te nerc,che ciò
che fi genera
p putrefazione non
fia dell'or dine
efséziale delle colè
deH'vniuerib, ne di
elle fiano le
Idee in Dio, nò
perciò legue, che
nò l'intenda per
l'Idee di'qlle fpezie
più rimili, & che
fono dell'ordine elséziale
del Modo, quale
di quefte due
rifpoile fia nò
lòio più co
forme alla dottrina
de' più eccell.
Filoforanti, ma ancora
(& qfto impòrta
all'honore della D.M.&
alla làlute nra)
io mene rimetto
in quello, &
in ogni altra
cola da me
pé fata,detta,ò fcntta,à
più giudiziofi,e lbpra
tutto à quello,
che netiene,e determina
la S.M.Chiela Cat.Ap.&
Rom. Più oltre
della materia prima
non e dicono
alcuni Idea» non
eiìèndo ella forma,ne
di lùa natura
colà formata, mi
; Dio intendédo
le forine, infieme
intéde il loro
foggetto; . B
4 t'iwls 24
Lezziome finalmente de*
generi delle cofe
non fi pone
diftinta Idea >
confiderata come elèmpio
dall'Idea delle fpczie
: non fi
ritrouando mai i
generi fuori delle
lorofpezie. Da tutto
cjuello , che da
me C\ è ragionato dell'Idee
fi può raccorre
quello , che le
fiano , dicendo , che
le non iòno
altro, che la
ilella Diuina efienza
non alfolutamett- te,
ma in quanto
le fono fimilitudini , ò
ragioni delie Tue
creature , & come
quella , che è
partecipata da efle
lotto diuerfi gradi
di più ,
ò meno perfezione ,
mercè ancora delle
quali di tutte
le cole ne
ha ottima prouidenza.
Puoflì ancora quella
dirHnizione dell'Idee con
quella ra gione
procedente per diu
ifione cosi ritronare,& confer-
mare, argomentando in quella
maniera . O Dio
intende le cole,
che fono fuori
della lua diuina
eilen7a,ò nò. non
fi può dire,
che non l'intenda,
perche egli intende
le ilef lo,
& cosi fc
eifere caula d'ogni
cola,adunquc egli inten-
de ancora ciò che
è fuori di lui
. il
dire, che non
intenda aflblutamente,
farebbe non folo
fomma impietà , ma an- cora vna
delle maggiori bugie,che
fi poteife dire,
perche qual più
eccellente operazione Te
gli può attribuire,
che lo intendere
? più oltre
le Dio produce
le cofe bene ,
Se bene le
regge,& gouerna; adunque
ancora l'intende , al-
tramente da vn'intelletto liiperiore
iàrebbe retto &
gui- dato, come gli
linimenti dallo artefice,
che sà,& incende
quello ch'ei fa
con eifi,& eglino
nò : e
dunque colà chia»
ra & fermiilìma
verità,che Dio intende,
& non lolamuc
le fteflb,ma ancora
l'altre cofe,ch'egh produce,
& gouer na,e
di più quelle,che
nò ha prodotte,& polche
Dio l'in fède,
e conofce,ò e'
fa quello p vn mezzo
chefia fuori di
le fteflo,ò che
fia in lui .
fé fuori di
le follò, ò
le fono for
me co la
materia, parlando delle
cole matenali,ò le
lòno fpezie,& fimilitudini
attratte dalla materia,
no è ragione
noie dire , che
in alcuno di
qfti modi Dio
le intéda si
per che'I Tuo
lapere dipéderebbe dalle
cole come il
noflro,6c no farebbe
in tutto perfetto,
si ancora poi
in particolare ,
perche le egli
incédeife le forme,
come difterici nella
ma «cri* Del
Verino. 2f tenia
ad ette voltandola,
no farebbe proportione
tra il fuo
irttelletto,che è atto
puro,& le forme
materiali . noi an-
cora non conofciamo le
cole fé non
per mezzo delle
fpe zie attratte
dalla materia &
fpiritali, come fono i Icnfi,&
molto piti l'intelletto,
fi. vilmente non lì
dee credercene Dio
intenda le forme
materiali per le
fpczie attratte dal-
la materia, & dalle
fiic condizioni , perche
ò le lòno
tali per opera
dell'intelletto adente, &
cosi lopraDiobiìò- gnerebbe
porre vn piu
nobile intelletto, che
lo reduceffe dalla
potenza dello intendere ,
& del lapere
allo atto , &
la dia fcicn7a
non farebbe fempiterna,
ma nuoua, ò
vera- mente quefte forme
aitratte,5: fuori di
Dio,fòno di loro
natura tari, *:
cosi Dio nello
intendere dependerebbe da
altri , & non
farebbe perfetti/fimo : in niun
modo adun- que Dio
intende le cole
per il mezzo
che fia fuori
di lui. Kefta
che lì vegga
come ei le
conofea per vn
mezzo, che fia
dentro di lui
; dico adunque
che ò que^e
ìono le for-
me,& le fyezie
delle cole,ò elfa
diuina elfcnza, fé
le fpc- zie
delle colè, ò
con la materia ,
& cosi egli
farebbe ma- teriale, Se
non in tu
ito ottimo, &
pur: filmo atto
,ò lènza materia
come le immagini
fono nello fpecchio ,
il quale fé
fulfe natura intelligente
per effe intenderebbe
le cole, che
iono fuori di
lui;m quello modo
ancora non è
da di- re,che
Dio intenda le
creature : però
che egli non
fareb- be atto purilTimo ,
ma vn comporto
della natura intellet-
tuale,come potenza &
di effe forme,come
atti, fìmilmen te
non farebbe in
tutto ottimo, &
perfettiilìmo : perciò
fi dee conchiudere,
che Dio intenda
tutte ie cofè,che
lbno fuori di
lui per la
fùa diuina clfenza,&
non per effa
come infmìta:perche cosi
intende le iìefio,
il quale è
inrmito,fic le creature
fono finite ;
& quale più
& quai1 meno
parti- cipa dello
efferc, & della
perfezzione: adunque l'Idee
in Dio non
fono altro, che
eflà diuina ellènza,come
rap- prefentatrici al
D. intelletto delle
creature , & fecondo
che ne partecipano
più ò meno
. AgoiHno Santo
nelli- %ro dcÙ'otcStatre
ouiitioni alla quiitione
46 le dirHnifcf
CQH 26" L
E Z Z
IO N E
cosi dicendo,che le
fono certe fornicò
rigioni ftabili,& v fempiterne,& no
fono formate,& fi
contengono nella di
. ulna intelligenza, & che
le h di
ino lo prona
cosi, perche .
il Creatore con
retta ragione fa
le cofe,& co
altra l'huo- mo,&
con altra il
cauallo : &
che le non
pollino effer fuo
ri del Creatore
è manifefto , dice ,
perche fuori di
lui ei . non
cótéplaua cofa alcuna. L'Angelico Dottore
S.Tom- mafo d'Aquino,
la cui dottrina
è cotanto reale,
ficura, & fanta,
ancor egli nella
prima parte della
Soma alla q. 1
5. tiene,che glie
ncceflario porre l'Idee
nella méte diuina
: che le fono più,
& che le
non fono altro,
che ella Diuina
cifenz.a non allolutamente
confiderata : ma
in quanto è
efempio , & ragione
delle cole create
da Dio >
6 che pò- . trebbe
creare . Speditomi nella
prima parte, dal
ragionamento dell'Idee, leguita
hora,che in quella
feconda io difeorra
alquanto delle bellezze
di M. Laura,
quanto però appar-
tiene all'intelligenza di quefto
Sonetto , doue
fa di bifo-
gno primieramente intendere,quello che fi fia
la bellez- ,
fca, dipoi di
quante fpezie,& terzo
in quello, che
le con- uenghino
tra loro , &
in quello che
le fiano differenti .
Quanto al primo
punto la bellezza
non è altro
, che vna certa proporzione
& grazia, che reliilta
da più cofe,onde
per il contrario
le colè brutte
fon tutte quelle ,
che fono fproporzionate nelle
loro parti,& condizioni,& fenza
al cunagrazia.-quetta difHnizione
è più prelto
pre(a da prin
cipij interni iolamente,
de quali ella
è compofta, che
al- tramente, come fono
in cambio di
forma proporzione &
grazia,& in cabio
di materia più
parti, ò più
condizioni : legno
di ciò che vna colà
fola , come
vn'elemento non fi
domanda bello . Puollì
ancora difKnire la
bellezza più perfettamente
dicendo,che ella è vn fiore,
& vna grazia,
ò fplendpre.di più
bontà,& perfezzioni vnite,
che è arde
tifììmaméte difiderata. dicefi
fiore,grazia,& (plédore per 4i^inguerl4
dal iuo eontiario,,chc. e
la bruttezza compo-
fta Del Verino.
27 fta di più perfezzioni
defettiuc vnitc , ma
{proporziona- te, & difcordanti . Più
oltre fi aggiugnc
in più bontà
, perche come
fi é detto
vna colà in
tutto femplice,& come
fcmplice confi- derata
non fi domanda
bella, ancora che
come partecipe della
forma Tua iemplice
fia buona,come fi
è'dato l'efem- pio
d'vno elemento . Terzo
ho detto ardentiflìmamente difidcrata,
perche cosi ancora
la bellezza Ci
diilingue dal bene
come bene, che
none cotanto amato
& difiderato, &
quando pure alcuna
forte di bene
fia troppo amato,
co . roc
dagli auari fono
le ricchezze, dagli
ambiziofi gli ho-
nori , dal vulgo
i piaceri del
fenfo, & che
Ci dice e'
ne fo- no innamorati , quefto
auuiene per certa
fimilitudine di ecceiliuo
amore . di
qui fi poflbn
cauare le ragioni
di al- cune òccultilìime verità
. Tvnaè, che
la materia prima
perche e lòftanza
femplice , &
non è buona,
non eflendo •
forma,ma lbggetto atto
à riccuere le
forme > non
è bella, ne
brutta, & fi dee
dire propriamente non
bella,& nò buo
na,& quella medefima
cófideratacome informata di
tut- te le forme
séza ordine, & proporzione
è buona: ma
bruì ta, &
come informata delle
forme con ordine
& propor. 7ione
é beila &
buona . l'altra
nafeoià verità è , che
Dio perche è Comma bontà,
& perche con
iòmma , & infinita
proporzione & graziale
contiene tutte in
vn modo per-
fettiflimo , perciò
è la fomma,
& infinita bellezza,& me-
rita di eflere amato
con ardentifììmo ,
& infinito amore,
6 Ce gli
amanti delle terrene
& create bellezze
fentono marauigliofi diletti
lenza alcuno difpiacere
quando le ri
mirano come e3
vogliono : quanto
più lenza coinpara-
7 ione ne
fentono delimcreata,& diurna
bellezza gli An gipli sii
in Cielo , &
l'anime beate in
eflètto , & quaggiù
ì giufti &
gli eletti per
ifperanza . In vltimo
fi può aggiugnere
alla predetta difhnizione
& dire della
bellezza veduta :
perciochc fino à
tanto che la
cofà bella no
è veduta, ò
con l'occhio corporale,
ò eoo quello
dell'anima, eh e
la mente, niuno
iène innamora. Onde
i8 L E
Z Z I
O N È
OndeilnoftroM. Francefco Petrarca
quando le bellez-
ze della ina donna
gli dauano di!piacere,fi
doleua d'ha- uerla
guardata dicendo . j,
Occhi pianate accompagnate
il core ,
Jt Che divoftiofalltr morte
foftiene . Et
Guido Caualcanti nella
lua così dotta,come
ofeura Canzone dell'amore
dice, che viene
da veduta forma,
che s'intende. Quanto
al fecondo punto,
che era delle
fpezie dell'ai more
quante & quali
le fìano . fé
vogliamo feguire il pa- rere di
M. Marfilio Ficini ,
il quale più
copioiamente, & più
fottilmente, chealcun'altro de'
Platonici , ha ragio-
nato d'Amore fopra Famorofo
Cóuito di Platone
fi dee dire,
che le fono
di tre maniere ,
vna dell'animo , qhe
fi conoicc con
la mente , l'altra
del corpo,che fi
feorge cori la
villa, & vna
delle voci, la
quale fi comprende
co l'vdi- to,ma
fé fi riguarda
à quello , che
fi è detto
dell'Idee , &
della bellezza con
Platone, & con Ariftotele
di fopra, &
alle parti principali
dell'huomo,pare che le
bellezze fie- ro folo
di due maniere,
vna del corpo,
che fi conofee
col lenfo della
vifta>& con l'occhio
corporale; & l'altra dello
animOjche fi contempla
con l'occhio dell'anima, che è
la méte.Ét volendo
difendere il noterò
M. Marfilio {pudo- re apprellb
di noi Latini
della Platonica Filofofia
fi può dire,
che la diuifione
di Platone nelle
due Venere , cioè
nella intelligibile,& nella
lènfibile, & le
quali in quanto
(ì confiderono ncll'Vniuerfò,iòno da
Ariitot'ile chiama- te ordine
delle cofe intelligibili
in Dio, &
ordine ienfibi le
nelle ipezie del
mondo fuori di
Dio , fi
può dico dire*
che quclta diuifione
è prefa dalle
oppoite bellézze, atte-
(o che vna
è immateriale &
in Dio,raltrafcnfib;1e,& tuo
ri della diiiina
eiìenza,cos'i è preia
da due diuerie
poten- te, che fono
in noi, &
queite (òno l'intelletto
& il (enfo.
MailFicino via la
diuifione, & ibeto
diuifione infieme ▼olendo
dire cosi che
iàbellezza, & mafiìmamente
con- Édérata neU'iiuomo>ò nella
donna, è ò
dell'animo folo,^ dei
Del Verino. 29
4.el corpo lòlo,
ò dciranimo,& del
corpo infìeme :
quale è la
bellezza, & la
grazia delle voci,
& de1 gentili
ragio- namenti ; perciochc
in quanto concionano
all'orecchio &all'vdito corporale,
&con moto corporale
dell'aria, é bellezza
corporale , ma
in quanto a'
gentili concetti,c nobili
affezzioni, Se disij, che le
fignifìcano,che fono nel-
l'animo, e bellezza interna
& dell'animo .
Puofli ancora dire,
che le bellezze
eflenziah del mondo
grande, & del
piccolo, che e
lhuomo, fono di
due maniere vna
intelli- gibile^ l'altra iènfibile
5 delle quali
quefta cosi è
fcala, & mezzo
à quella, come
il séfo ierue
nelle cófiderazioni all'intelletto . ma
per accidente poi,
perche all'intelletto in
noi non iolo
ièruc la vifta,ma
ancora rvdito,perciò an
cora ci fu
di bilbgno della
bellezza & grazia
delle voci 5
Et le alcuno
dicerie fefonoeuenzialmente di
due forti di
bellezze, ò di
Venere vna intclligibile,& l'altra
iènfi- bile : donde
nafce,che alcuni de*
maggiori Platonici pon
gono tre forti
d'Amori , vno beftiale ,
che è il
defiderio grande, che moki
hanno di goder
la bellezza fenfibile
co diletto carnale
del tatto ;
l'altro humano col
quale dama la
medefima bellezza con
honeftà , ò per
dir meglio con
minore errore fermandoli
in efla; &
il terzo amore
è in- tellettuale & diuino
& perfetto , perche
termina alle di-
urne bellezze, le quali
iole co le
tre diuine perfòne
fono il vero
oggetto fruibile, parea
ragioneuole,che quanti io no gli
amori tante fiano
le Venere,ò vero
le bellezze ei-
iendo queite cagioni
dell'amore . più
oltre fi può
cerca- re da qualche
bello ipirito , perche
la bellezza fi
chiami madre dell'amore
, & non
padre ? &
perche la fi
chiami col nome
di femmina, fendo
cola perfetta, &
l'amore col nome
di maftio, che
è imperfetto,& cógiunto
con la po-
uertà, ò mancamento .
Al primo dubbio
fi dee riipondcre,chc fecondo
i duoi oggetti
dell'amore eflenziali, che
fono la bellezza
f enfi- bile
& l'intelligibile, fono
ancora due amori
foli il ienfi-
biie,& l'intelligibile ;
ma per accidente
poi;perche alcu- «
*6 Lezzi o' ne
ni hanno dell'animale,
& del bruto
feguédo i piaceri
del Ieri lo
:diquìé che l'amor
loro è lènlùale
, & brutale
in- fieme .
Al (econdo dico
( rimettendomene a
più lottili , •&
à più intelligenti
) che la
bellezza fi domanda
madre & non
padre, & con
nome di femmina,&
non di maftio,
perche la bellezza
lenza l'amante atto
a innamorarli , &
lenza il dilcorrerui
intorno è cagione
imperfetta dell'a- more, come
la femmina fenza
il maftio non
può ancor el
la generare ,
ne le ftelle
fenza il Iole ,
Venendo hora al
terzo capo dico, che
la bellezza intelligibile, &
la fenfibi le
conuengono primieramente in
più condizioni, poiché tutte
e due lbn
grazie, fiori , &
fplendori, tutte e due fo- no
di più
perfezzioni,& in pili
forme, ò beni
fi fondano ,
&noninvnfolo. Terzo tutte
e due iòno
oggetti di po-
tenze cognoicitrici , & quarto
fono difiderate di
amoro- {b, &
vehementilfimo difiderio .
Sono lecondariamente uuette
due Venere ò
bellezze tra loro
differenti primie- ramente perche vna è di
cofe Ipiritali , l'altra
corporali : dipoi
vna fi comprende
con l'intelletto, Faitra
col fènfo .
Terzo vna ne
guida Tempre al
bene operare,che è
l'intel Iettuale bellezza,
l'altra talhora ne fa cadere
in rei diade
rij,& in più
fozzi fatti per
difetto però di
noi, & queita
è lalènfibile. quarto
l'intelligibile non fi conofee da
noi per fé
fterTa,& chiaramente, che
le fi vedelfe
chiaramen- te, molto più
ci accenderebbe di
amorolò defiderio, che
ella non fi,
il vederli chiaraméte
tocca folo alla
bellezza del corpose
però ella lòia
ardentimmaméte da noi
è ama ta : come
ne moitral'eiperienza in
ogni fecolo, come
ne fanno ampiflìma
tede i'Iftorie,& il
Petrarca nel Trionfo
d'Amore , & come
bene dice il
Diuino Platone nel
Fe- dro .& la
cagione perche la bellezza fia
lommamente amata, & difiderata
e perche il
bene è colà
amabile, & di- fidcrabilc
, più beni
molto più ,
& le vi
è la grazia
ancora in fommo,&
ardentifiìmamentc . In quella
vltinia parte di
quclto mio difeorfo
fi dee da
me lpiegare il
raara-iglielò ordine , che
uenc in queft*
So- Del-Verino. 51
■Sonetto M .
Francesco Petrarca in
celebrare le bellezze
della dia Madonna
Laura , &
'fi dcono efporre
alcu- ne voci deltefro
: accioche &
l'artifizio , &
tutto quel- io
, che qui
dal Poeta è
detto della Tua
donna, s'inten- da chiariflimamente ,
& fi deono
muouere Se iicior-
re alcune dubitazioni
per difefa di
quello , che fi
fa- :rà detto.
Quanto all'artifizio, ò vero
ordine io ci
auuertifco tre -cole
la prima che
il Poeta primieramente
nel primo qua
dernario ragiona delle
cagioni delle bellezze
della tua M. Laura
& poi nell'altro
quadernario.^ ne due terzetti -parla
delle bellezz e , ieguendo
in ciò l'ordine
di natura, fecondo
il quale le
cagioni precedono i
loro effetti . La
feconda cola che
io ci noto è
, che
queflo Poeta lo-
dando le gmzie di
lei compitamente dalle
loro più pre-
diate cagionile celebra prima
dalle cagioni anteceden-
ti, che fono l'ideale
bellezza , il cielo, &
la natura, dipoi
dalla ca^ione,che accompagna
quella f uà
donna, che è
il iiio viiòcon
legge & maeftria
fatto dalla natura
: & ter-
zo da quella, che
fegue, che è
il fine, che
fegue all'opera beila,&
e per moitrar
quaggiù in terra
quàto lafsù potea.
Vedete,vedete vi prego
giudiziofiflimi Accademici, co- me compitamente ,
& con ordine
efàlti le bellezze
della lui amata
: conforme al
compimento di ciafcuna
cofa , il
quale ftà nello
hauer tre parti
il principio ,
il mezzo ,
& il fine, come
con tre prcue
ci dimoftra Ariftotile
nel pri- mo del
Cielo, cioè dell'autorità
di grandinimi Filofo»
fanti, quali furono
i Pitagorici , dai
numero che fi
via in ogni
religione di honorare
Dio , che
é il numero
ternario , &
dal perfetto modo
di parlare de'
Greci al quale
gli induceua la
natura delle cofe
. La terza
& vltima cola ,
che fi dee
auuertire intorno all'ordine
, che tiene
M.Francefco in quelto
& leggia- dria.&
aitifìziofifs. Sonetto in
celebrare le marauiglioiè
bellezze della fu
a donna è,
che egli procede
nel fecon- do quadernario > &
ne* due ternari;
in quefta maniera
te- ff Lezzione facendofi
in prima dalla
bellezza del corpo
più alta,qua- le
e quella deile
chiome corrilpondenti a
quella del So- le
di Cielo
, dipoi fegue
di dire della
occulta, conforme in
qualche parte à
quella del Sole
diurno, & mutàbile,
& terzo diicende
alle bellezze delle
parti più bafle,&
pri ma alla
bellezza, & leggiadria
delli occhi, che
con la vi-
lla fi comprende ,
& poi della
bocca diuidendola in
tre : vna ,
che ancide per
pietadc , & confitte
nel dolce lòfpi-
rare : l'altra
nel dolce efprimcre
de* concetti :
l'altra nel ridere
dolcemente : &
tutte e tre
appartengono alla bocca
polla; di lòtto
a gli occhi,
& quelli Iorio
nel mez mezzo
tra quella , &
il capo, donde
efeono i capelli.
Da tutto quello ,
che io ho
detto, potete ingegnofiflìmi Accademici
conofcere,chc quello noilro
Poeta non con
minore ordine,
&artifìzio,che con grazia,
Sgmaeflà cele bra,&
ammira le bellezze,
& le grazie
del bel vifo
di M. Laura,
& infieme di
qui fi può
da voi fapere
come cosi le
bellezze, come ogn'altro
bene, s'ha da
Dio fonte d'ogni
bontà , & d'ogni
bellezza per mezzo
de* celefli lumi ,
& della diuina,&
ideale bellezza . Quanto
all'elpofizione delle voci
più ofeurc la
prima fia quella
qllo,che il Poeta
nitida [ per
parte del Cielo;]
alcuni dellielpofitori del
Petrarca per parte
del Cielo dicono,che
egli intefe le
flelle parti più
denfe de' celefli
corpi, come i
nocchi in vn
legno , & che
egli parla come
Platonico,tenendo, che l'anime
noftre follerò tutte
crea te ad
vn tratto , &
ciaf cuna furie
alìegnata alla Tua
ftella ; come
racconta Platone nel
Timeo: ma a
me piace di cfporre per
parte del Cielo ,
tutta quella parte
ò flellata, ò
non iftellata , la
quale con debito
modo riguardaua il
luogo doue fu
ingenerata, & doue
nacque quella fi
bella donna j
attelb che dalla
debita fituazionc delle
flelle in cotal
parte , come da
caufe vniucrfàli nacquero
le grazie di
lei : come
vogliono gli Aftrologi ,
& cosi piace
anco- ra à quello
noflro Poeta , come
fi può vedere
in quella £iuzone,
il cui principio
è queilo . MJ
Tdctr D£L VERTNO.
j| 0> Tacer
nonpcffo, e temo
non adopre 0,
Contrario effetto la
mia Imgua al
core l doue
nella quinta itanza
ei dice . „ 1/
dì che coftei
nacque eran UJlelle
, ,, Cheprodvcon
fra voi feliii
effetti j, 1/7
luoghi altt er
eletti „ Vvna
-ver l'altra con
amor conuerfe . In
quefta parte del
Cielo : come
in cagione efficiente,
mediante il lume
& il moto
era il bel
viio di M.
Laura , & nell'Idea
come in eiempio
[ onde natura
tolfe. ] Puoi"
fi per natura
intendere la forma
delli agenti naturali
: i quali
prendono il modello
dell'operare bene da
Dio,in quanto da
elfo fono bene
indirizzati fé bene
non inten- dono; O
vero per natura
fi dee elporre
Dio itelfo,donde dipende
tutta la natura
, nel qual
lignificato ancora Tin-
tele Ariitotile quando nel
primo del Cielo
ei dice ,
che fa natura
fece bene a
lpogliare il corpo
celeite da ogni
contrarietà, da che
douea elìere eterno,fecondo che
e^lì lì pensò,
piìi pretto guidato
da ragioni humane,che
dalle infallibili verità ,
che altramente ci
moitrano . Più oltre
leguitando [ per
vn cuore doue
fono unte virtudi
accolte ] il
Petrarca intende non
il cuore ,
che è parte
corporale prima dell'altre
: ma o
Tanimo,che rifie- cie
nel cuore,nel qual
ientimento vfìamo di
dire io ho
in bocca cioche
io ho nel
cuore, ò vero
per l'vno &
l'altro : anelò
che formalmente il
cuore èl'iiteifo appetito
ienfi- tiuo :
del quale la
virtù é moderatrice,
& delle parti
ma- teriali gli fpiriti
fono il foggetto
delle fpezie di
effe virtà come
conofeiute, come d'ogni
altra cola, che
fi conofee. Quanto
alle dubitazioni qui
dirà qualche ingegnolb
fpirito come può
cilere, che il
leggiadro vilo di
M. Lau» ra
fulfe in qualche
parte del Cielo ,
& in qualche
Idea ì attefo
che il bel
vilo di lei
era cola particolare,
& il Cic-
lo, & l'Idea lòn
cagioni vniuerfaii . Dipoi
come celebrali Petrarca
la bellezza della
fu» donna , &
dice , che la
fomma e di
fua morte rea
; attclà C
cht 54 L
E Z Z
I O N
E che fé
le grazie dell'animo, & quelle
del corpo di
lei fon congiurate
contro di luì ,
& afpirano à
darli morte ,
fon crudeli, & unto
più fi deono
biafimare,chc lodare quan-
to la morte è
cola rea,& la
vita cola buona .
Et finalmen- te come
può Ilare , che il dolce
rifò di lei,i
dolci foipiri, &
il dolce parlare,
fiano cagioni, che
amori iani,& anci-
da, che iòno
effetti contranj ,
e douerrebbero nafcere
da contrarie cagioni,
di maniera che
fé i dolci
fofpiri, il dol
ce parlare , &
il dolce rilo
3 danno all'amante
la fanità &
la vita ;
Tamaro iòlpirare , ragionare
t & ridere
lo faran- no infermare,
& lo condurranno
à morte . Al
primo dubbio &
primieramente quanto al
Ciclo di co, che
egli fi può
confiderare in due
modi,in uno da
per le lenza
le cagioni particolari
di quaggiù, & fenza
la par- ticolare materia, & in
vn'altro inficine con
quelli agenti, &
con quella materia
jnel primo modo
è vero, che il
Cie- lo no può
eiTerc cauta delle
cole particolari, come di
par- ticolari leoni, cani ,
& huomini , altramente
in damo fa-
rebbe data da Dio
la virtù del
generare à quefti
inferio- ri agenti , nel
fecondo modo è
ben vero :
attefo che ogni
mouimento di quaggiù
fino all'alterazione, perlaquale
lì diipone la
materia,& fi generano
le cole pende
dal mo uimento
& da lumi
deJ celefti corpi,
come ne inoltra
co- si l'clperienza, come
Aristotile ancora nel
lècondo della generazione, & della
ccrruzzione,& nel primo
della Me theora,oltre
che la ragione
il medefimo ci
confermale - ro
che fé i
Cieli con il
loro moto,& con
il loro lume
non cor correderò
gli agéti di
quaggiù alla produzzione
del- le cole generali, non
conosceremo come Dio
fia la prima
& vniuerf ale
cagione di tutte
le colè , &
al Cielo che
in- terne con l'intelligenze participa
molto più della
bontà, che le
creature di quello
mondo inferiore, farebbe nega-
ta la virtù di
comunicarla ad altri,
& all'altre creature
mcn buone conceduta,& l'vno
& l'altro farebbe
non me no
inconueniente che fal(o
. Secondariamente quanto
all'Idee , le quali
fono in Dio
» dico che fé bene
le fono ca-
Del Verino. $5-
cagioni vniuerfali delli
effetti in if
pezic da per loro con-
fidente , nondimeno con
gli agenti particolari,
& con la
particolare materia ,
fono ancora cagioni
particolari . Puoflì ancora
dire che l'Idee, fé
fi considerano come
for« me in
Dio che è
caufa vniuerfale, in
quefta maniera, ioti
caule delli effetti
Ipeciali , & vniuerfali .
ma fé le
fi con- templano in
Dio come cofa
che è maftimamente
in atto come
ancora i particolarità
quella maniera Dio
intende più prefto
in particolare, che
in vniuerfale, & cosi
ancora ne è
cagione . più oltre che
cofà non iòlo
fallà,& empia, ma
ancora ridicola farebbe
quella de* Fiiofòfanti,
fé cre- deflero,che
Dio ch'e l'ottima, Scleccellentifs. cagione, e
che le foftanze
particolari, fono più pertette,che
Tvniuer (ali, come
fi dimoftra da
Ariftotile nel capitolo
della fo- ftanza
> & nondimeno
più prefto fi
penlàifero che Dio
producefTe
rvniuerfali,cheleparticolaii,&
che più pre-
fto di quelle,che di
quefteteneffe cura,perciò vfizio
è di huomo
fàuio, pio, &
amatore del vero
, tenere , che
Dio & in
vniuerfale, & in
particolare fìa autore
delle cole, &
tanto più in
particolare , che in
vniuerfale : quanto
così fono più
perfette,che in quel
modo,& cosi deono
crede- re dello intendere
di Dio :
& chi non
sa rifoluere le ar- gomentazioni più forti, che
in contrario fono
itate ritro- uate
da fottili ingegni,
dee più prefto
in ciò confeffare
lz fiia ignoranza
, che per
non fare quefro ,
che farebbe fe-
gno di modeftia
incorrere in quelli
tre grandiflìmi vizij
di ftoltizia ,
di menzogna, &
d'impietà . Alla
terza & vkima
difficultà fi può
rifpódere, che gli
effetti contrarij poifon
nafeere da vn
medefìmo agente,ò da
due agenti contrarij'.
da vn medefìmo
in più modi,
ò perche egli
fìa diuerfamente difpotto,
ò i fuoi
finimenti, ola materia,
ò perche in
diuerfitépiafpiriàdiuerfìfini.
può vn medefìmo
agente effere diuerfamente
difpofto,& così cagionare
diuerfì eftetti,come il
gouernatore & mae
ftro di naue
con la f uà pref enza ,
& con 1 arte fùa
faiua la iauc
dalle fortune del
mare, & de'
corlali , & con
la (uà C
a alfe* ;£
Le 2
z ione fllTcn?! ,
ò non fapendo
ben farti , è
caufa del contrario
• umilmente fé
vn medelìmo agente
fi lèrua di
linimenti diuerfi, farà
diuerfe operazioni &
contrarie, con le tana-
glie esépi grazia vn legnaiuolo
caua gli aguti
d'vn legno, &
col martello ve
gii ficca ,
vn'eccell. pittore le
ha buon pennellij& buon
colori fa vna
bella figura, le
altramente brutta . Che
più oltre vn'iftelfo
agente , mercè
della di- vertita della
materia faccia contrarij
effetti , è chiaro
di qui perche
il Sole indurifee
la terra, che
e tenera per
ef- iere mefcolata con
l'acqua, & intenerire
la cera. aelFaz.
zioni humane vn'iftelfo
Capitano delli elèrciti
Ce ha per
fine la vittoria
per quella Rcpubl.per
la quale e5
combat- te la può
conlèguire . fé
la perdita &
la rouina ancora
di cotanto male
può eifere caufa
; & cosi
la diuerfità de'
fini è caufa
ancora , che da
vna medemna cagione
effettrice nafehino diuerfi
effetti, in vltimo,che
duoi contrarij,có- trarij
effetti preduchino è
chiaro, il bene
accende in noi
desiderio di le il
eifo,& di qui
è che ci
muouiamo per ac-
quiftarlo,il male cagiona
l'odio, & il fuggirlo. dalla fanità
procedono le operazioni
naturali Se buone,dairinfermi- tà
fono impediti, & fatte
imperfette, da queita
diftinzio- ne è
manifefto come il
dolce lòfpirare, parlare, &
ridere dell'amata dia la
làmta
all'amante, fendo li
ella con que-
fte gra7ie prefente,
e l'infermi, e dia
morte con la
fua ai- lènza,
poi come contrarie
cagioni il dolce
lòfpirare,par-» lare &
ridere , el fare
tutto que :o
con afprezza &
sgar- batamente, ne lègue
ò la lanità
& la vita,
o la malattia,
8c la morte
nello amante , effetti
contrarij da contrarie
ca- gioni procedenti. Da
tutto quefto mio
ragionamento può ciafeuno
di ▼oi gentiliduni ,
& accortitììrni Accademici ,
& Vditori haucrecomprelò, chcilnoltro
M. Francelco Petrarca
non con minore
altezza ni concetti ,
ne con manco
beilo ordine hi
celebrate le bellezze
& le gra?
ie delia t
uà M. Laura,che
con maeità &
grazia di parole,
ateeiò che egli
«el primo quadernario di
quello Sonetto l'eiàlta
da tut- Del
Verino. %f te
le principali^ più
degne cagioni,come tra
le irrumen tali
è il Cielo
con 1 fuoi
più benigni lumi ,
i quali in
luo* ghi alci
& eletti fi
ridonarono il di
che cortei nacque ,
tra l'elemplari l'Idea
d'vna graviofilTima Donna,
tra le agenti
la natura prima, ò
vero eifa prima
, & iuprema
ca- gione d'ogni colà
buona , & d'ogni
rara bellezza , tra
le formali più
notabilità grazia &
la Ieggiadna,& tra
le ma renali
il vifo di
queita iva donna
. Confederando più
ol- tre, che quello
& dotto &
gentil Poeta nel
lecondo qua- dernario lèguita, ma
più particolarmente ài
renderci ma rauigliofele
bellezze di M.Laura,celebrandole fuechio
me, con agguagliarle
al finiiììmo ore
nel colore, &
nello fplendore , &
preponendole alle chiome
fparie all'aura di
qual lì voglia
Ninfa , che (ì
ritroui ne' fonti,&
di qual fi
voglia Dea habitatrice
delle lelue ,
& credo io
, che à
più eleuati ingegni
intenia di lodarla
di carità attribuì»
ta alle Ninfe
, le quali
l'ardore delle carnali
dilettazioni eitinguono con
queita angelica virtù,
non altraméte,che il
fuoco iìa eitinto
dall'acqua . cosi
voglia Ibpra modo
li- gnificarci , che
ella ha in
se raccolte le
virtù in eccellen-
za , il che
e colà rara
& folitaria come
quelli , che per
attendere alle diuine
fpecolazioni , fuggono le
conucr- fazioni, Se
li riducono ad
habitare ne' Dolchi,
& nel- le felue.
nelmedefimo quadernario magnifica
le virtù di
queita dia donna
dal gran numero
, che ella
n'ha rac- colte nel
fuo animo , quafi
volendo dire ,
che doue nel-
l'altre belle ne è vna
, e
óuq, ò poche
più in lei
iòn tutte . cosi
dalleilremo poterebbe l'hanno
in lui,che è
di con- durlo à
morte per l'infinite ,
& grandiilune pailìoni ,
eoa le quali
tutta la f
uà vita è
mole-Hata , & quello
perche egli non
teneua modo ,
ne anfora in
amarle, onde el- la
molte volte le
gli moitraua disdegnofa
, & adirata;
& quefto li
recaua infiniti tormenti ,
come per il
contra- rio le benigne
accoglierne vq contento,^
vn allegrézza lenza
termine » Tcn#
$8 Lezzione Terzo
& vltimo più
in particolare ci
efprimc le gra-
fie & la forza
di alcune parti
di queftabelliiTima, &
le?- giadriflìmà Donna:
le quali grazie
dico iono di
alcu- ne parti del
corpo , come degli
occhi,del cuore , &
del- la bocca ,
& ci annunziano
vna maggiore grazia ,
che è quella
del Tuo bell'animo,
quella degli occhi
è di- vina, &
confifbepiù che in
altro nel girargli
con fua- uità
, & perche
per gli occhi
molto fi lcuoprono
altrui , le qualità
dell'animo : come
i più dotti
de Fifìonomi ci
dimoftrano,& refperienzaftefla :
di quìè,che dalmo-
uimento fòaue &
gentile degli occhi ,
fi può prendere
fpedito argomento del
fuo bell'animo dal
lòfpirare fi- milmente
confoauità, fi conofee
vn'animo appaflìona- tOi
ma con certa
moderanza comeauuicne in
chi mo- dera gli
affetti col freno ,
& con la
legge della retta
ra- gione . Le
grazie finalmente della
bocca Tono il
dolce parlare , che
ci dinota vna
moderanza nell'appetito ira-
labile, che ci
ìùole per la
bellezza , ò per
qualche bene^ che
è m noi
più che in
altri inluperbire , &
il dolce riio
dolcezza & piaceuolezza
nel conuerfàre , O
D i o
immortale con quanta
arte ci fai
tu quaggiù in
terra & inquefta
materia vedere la
tua Bontà, &
le tue bellezze,
& con quanto
ftupore cosi dottamente ,
& con tanta
leggiadria di parole
quefto Poeta ce
le ha cfprefTe
& cantate in
quefto Sonetto :
perche non ho
io potuto con
quell'altezza di concetti ,
con quel maraui-
gliofo ordine, &
con quella maeftà
di parole, che
fi conueniua , &
che io più
defidcrauo difeorrerne digniil
fimi Accademici , &
Vditori ? perche
dico non ho
io potuto così
celebrarle alla prelènza
voftra ? mercè
credo io della
debolezza del mio
intelletto, & della
rozzez- za del mio
dire , con le
quali imperfezzioni è
piaciu- to alla DiuinaProuidenza cheiofia,
acciò più illuftre
& chiare apparifehino
leperfezzioni, & le
grazie di molti
altri, &atfine che io comprenda,
che tanto più
fi Del Verino.
0 ri fono
obbligato della grata
vdienza , che come
corte* fiiTimi mi
hauete data , quanto
meno mi II
conuc- niua , &
perciò con tutto
lo affetto del
cuore ve ne
ringrazio • *
* * IO
HO DETTO» Il
Fini, Francesco Vieri. Vieri. Keywords: Pico, Accademia. Refs.: The H.
P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Vieri: la dialettica
fiorentina”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
No comments:
Post a Comment