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Thursday, May 23, 2024

GRICE E SORIA O violerei certamente tutte le Leggi della convenevolez- za, fe in mezzo al pubblico brio di quarti lietifftmi gior- ni invitato a parlar di Sim- patia, non foffe il mio Ragionamento una vivace, e toccante Pittura di dol- ci affetti, e di delicate e tenere Imma- gini, ornate air Attica di ridenti fcher- zi, e di vezzofe e follazzevoli piacc- Tom. IL A • vo- 2 Ragionamento volezze. Tale converrebbe che fotte, io non lo nego, f ufo eh' io far do- vrei di quefto tempo, s' io non par- latti a Voi; ma avanti un tal Con (ef- fe, tutt' altro fi vuol da me, tutt' al- tro io debbo. Vi piace eh' io Jafci alle Mufe i teneri affetti, le delicate imma- gini, i lieti fcherzi, ed i ridenti mot- ti. Voi cligete da me, che nella mia bocca non perda la Filofofia i fuoi di- ritti neppure in quefti giorni; e volete cosi, perchè le delizie del voftro cul- tittìmo, e vivacitfìmo Spirito fon I' in- dagare, ed il penetrare V intima eflen- za , e le fegrete cagioni di quelle cofe , che maravigliofe fono per femedclime , e d' illuftri confeguenze feraci. Or ta- le fenza dubbio egli è ciò, che Simpa- tia fi chiama , o prendati quetta voce nel proprio fenfo litterale, o in fenfo tropico e figurato. Dunque per fecon- dare il nobile voftro Filolofico genio, dell' ona, e dell' altra Simpatia pati- tamente ragionando, ne rintraccerò la natura, e le caufe, e gli effetti ; cioè rammenterovvi ciò, che fu quefti inte- rettanti Oggetti per Voi medelìmi già fapetc. J. 1. I I Primo. 3 §. I. La voce Simpatia, prefa in fenfo non figurato, ma proprio, Tuona Io lteflb, che unione di genio, vicende- volezza di affetto, benevolenza fcam- bievole , le quali efprcflìoni tutte fon tra di loro (ìnonime. Quindi non può aver luogo la Simpatia, propriamen- te detta , fe non tra gli Ellcri fen- denti , ed intelligenti . Ma i Greci Popoli , imitati da Latini , e dalle Lingue che ne fon derivate , eden- \ dendo il lignificato primitivo di quel- la parola, chiamarono in fenfo trasla- to, ed analogico Simpatia, la cagione altresì, per cui dato un Corpo in cer- te circoftanze, ne fegue un qualche de- terminato effetto in un' altro Corpo, fenza che il primo agifea fui fecondo con immediato contatto* E perchè ave- vano ofeura , e confufa idea delle Fillche ragioni , onde tali effetti in Corpi non toccanti*! accadono; quefte ragioni, o caufe loro ignote, che Simpatia retto- ricamente nominavano, sforzavanfi di fpiegarc, dicendo, che tal forta diSim- A 2 patia Digitized by Google 4 Ragionamento paria era una vicendevole correlazio- ne, c quafi cognazione di naturalo una mutua coordinatone , o un fiii- co confenfo tra corpo, e corpo in di- ftanza. Onde a chi aveffe domandato loro, perchè al Tuonare di una mutlca corda» le non troppo lontane, purché temperate all' unifono, o air ottava, o alla quinta consonanza , rifuonino anch' eflc,rifpofto avrebbero alia Quiftione, che ciò avviene per Simpatia , o per una vicendevole correlazione, e cognazione di natura tra le corde tefe a quelle ar- moniche proporzioni; ficcome una fog- già dì Simpatia, o una 6ftca cogna- zione, e coordinazion di natura chia- merebbeii dagli Antichi la caufa, per cui V Ago magnetico fi rivolge coftan- temente verfo le Regioni Polari , e quella per cui 1* acque de' mari più vicine alla fovraftante Luna, più fi l'ol- le vano verfo di lei « f ih Ora intorno a quefti connetti ef- fètti tra materie , c materie didatti di luogo , luogo , ed intorno alle cagioni vere onde nafee una tal tìiìca conneifione tra Fenomeni,* Fenomeni in divertì , e repa- rati (oggetti* due generali > e (blenni Verità ignoravanocomunemcntegli An* fichi , e pochi fon gli Uomini , che noti le ignorino anch' oggi » La prima delle quali due verità fi è, chetimi i motid' ogoi forta, dipendenti dell' eftere da ufi qualche corpo in dirtanta , o nafeonò da vero urto , da vera pattfone, originata da quel corpo dittante , per metto di qualche frappotta materia * fia vifibite, fia invitìbile,ofon eonfeguentc neceflarie di quelle determinate, e colanti Regole della mutua general Gravità, daltequa- li neffun Corpo nel materiale Univer- fo può fottrarlì , ed a norma delle qua- li deve ogni Corpo, ed ogni fua parte, fecondo le varie circolante in cui fi trovi, oftarfi in un perfetto equilibrio di contrapporle tendente, o tendere prepo- tentemente piuttotto per un verfo, che per un' altro , e piuttotto ad Un tal corpo dittante, che ad un tal'altro, fenta che urto o pretfìone ve lo fpinga; le quali regole di moti, chiamanti perciò non A i mec- 6 Ragionamento meccaniche, cioè non derivanti da pref- fioni, e da urti. L' altra delle due pre- dette Verità, men cognita ancora deli' cfpòfta, fi è, che non folo certi Feno- meni , con certi altri determinati", ap- partenenti ad alcuni corpi, localmente dilcofti , fon vicendevolmente connetti , o dipendenti nclT eiTere , ma tutti quanti ne fono flati finora nel genere de* me- ri materiali, e quanti ne elicono in que- llo momento, e quanti ne fon per cflcre neir intiero giro de* Secoli , e nella e- ftenfione intiera del materiale Universo » tutti han del pari una veriffima cogna- zion di natura, o tal conneflìone, e tal mutua correlazione, per cui fi può dire con rigorofa verità, che fe a cagion di efempio non nafeeflero dallo itelo di una Rofa quelle fpine precife, che ne fpuntano, nelle circodanze nelle quali nafeono, niente affatto di ciò che fuc- cede nelle provincie della Terrefrre Fi- fica fuccederebbe , e fe non fi generarle nelle circoftanze nelle quali pur genera quel sì piccolo difpregìato Infetto, che fugge di occhio, e che in ore anzi che in giorni , muor decrepito, e Tritavo, ed Primo. 7 ed in vece di queir Infetto fi generaffc nelle medclime circoftanze un altra co- fa, o non fi generale nulla ,( toltoli ca- fo di un miracolo, da cui li prefein- de ) il magnifìcentilfimo , V ammirabile Univerfo intiero fi trasformerebbe in tutt' altra cofa. Gran Paradotio agli oc- chi de' Profani, ma grande e fublime Vero per chi è iniziato a miftcrj dell' alca Fiiofofia i • - - §. III. Imperciocché non fiam noi certi , che quanto accade nell' Univerfo Cor- poreo , tutto fi fa dalle forze motrici , e che tutte le forze non libere, tutti i non liberi moti, fon* altrettante necef- farie confeguenze di quelle Finche ge- nerali Verità, che Leggi de' Corpi fi chiamano, per le quali poflono, e deb- bon feguirc, quali preci (amente feguo- no tutti i Fenomeni, nelle circoftanze nelle quali fi trovano i materiali fog- gettiP Bifognerebbe ciTer ben nuovo, e (rraniero nella faenza Filici per dubi- tarne . Se dunque , a cagion di efem- A 4 pio, / 8 RlGieNAMENTO pio, nel fecondo fieno di un Gclfotnino tede la Natura una piccohffima intie- ra Pianta feminale , che ricevuta poi da conveniente terreno, crefee in adul- ta Pianta di Ge!fomino;cgli avvien ciò, perchè lcLeggi Filkhc di Natura, pò- fte le circoftanze in cui fono le remi- ca! i materie di quel Fiore, forza è, che quelle materie depongano in quel tal' ordine da cui ritolta ? etfer Pianta fc- minale di Gclfomino, anziché di tutt' altro Vegetabile; e fc colaggiù nelle mi- niere dell' Oro fi lavora dalla Natura quel preziofo metallo, anzi che Ferro, o Diamante; egli è perchè le Leggi de* moti | nelle circoftanze in cui tono i principi, ond'è comporlo il bell'Oro, non poftono a meno di non difporli , e combinarli in quel tal predio ordine in cui confitte V effer Oro piuttofto, ,che un* altra cofa . V ifteflo vuoili dire di tutti gli altri materiali Fenomeni. Dunque tanto è domandare , che un' «f&tto corporeo nelle circoftanze preci- fc nelle quali fegue , o non fegua punto, o fia divedo, quanto è doman- dare, che le generali Fifichc Leggi dì Primo- 9 Natura, dette quali è figlio neceflario, o non efiftan punto, o fien tutt' altre . Or fe tali non fòflcro, non avrebbero certamente potuto produrre in veruit tempo, in verun luogo, neffuno di que- gli innumerabili effetti , che fo*o rtati dalla primitiva coftituzionc dell' Uni- verfo, fino a quefto momento, nè po- trebbero generarne pur uno di quelli, che attualmente effe generano in tutta 1' ampiezza delle corporee cofe, e di quelle, che nederiverannocome naturali confeguenze loro in tutta la ferie del- le Età future* Dunque non folo alcu- ni determinati Fenomeni , con alcuni altri determinati hanno real conneffio- nc,o vicendevole correlazione nelT cf- fcre, ma ciafeuno con tutti gli altri, comunque fienfi varj, e di tempo», e di luogo remoti* Perchè quantunque nef- fun Fenòmeno aver polla ragion di Cau- fa, odiEffetto, rifpetto a tutti gli al- tri indiftintamente, ciafeuno però in- didimamente e una condizion nccefla- ria all'efifrcnza di tutti gli altri: avendo noi veduto in pie ni (firn a luce cfler rigo- rofamentc vera quefta Propofuionc : Che non io Ragionamento non fi può torre , o mutare un Fenomeno, date le fue circo/lanze , fenza torre , o mu- tare le Fificbe Leggi di Natura , e però fen- za tonerò mutare per naturai confeguen* za tutto il re Ilo nelt intiero Vniverfo cor- poreo. Ed ecco abbatta nza fpiegate le ragioni, e 1' eftenfiooe di quella Simpa- tia, eh* è impropriamente tale, e che gli Antichi chiamavano conneflìone, confenfo , cognazione, correlazione di natura, tra foggetti , e foggetti inani- mati. f. IV. E' tempo ornai, gentilifsimi Udi- tori, che cedendo alle attrattive, colle tale aborri- mento, e diftribuzioae > o difpofizio- nc di fuoni, allor fi chiana* una bella Mu- 14 Ragionamento Mufica, una beli* Aria, un Concerto bello, quando quell' afsortimento 9 c quella diftribuzione di mufiche into- nazioni produce nell' animo noftro un diletto. $. Vili. Noi abbiam dunque un' interno Ten- ta, che chiamar fi può conveniente- mente fenfo del Bello viiibile, e udi- bile, del quàl fenfo egli è caratterirti- co Attributo il fentirc un diletto, o una molcftia, qualora vediamo una tale, o tal' altra fcclta,e difpofizione di parti di un Tutto vifìbile, ed ascoltiamo un tale, o un tal' altro aflbrtimento dipar- ti componenti un Tutto (onoro, o udi- bile. Han prima gli Uomini guftato il piacere, che proprio è del fenfo del- la Bellezza vifìbile, c udibile, di quel che abbiam faputo quali fieno le midi- re, quali le proporzioni, e le diftri- buzioni delle parti, onde piacciono, o difpiacciono i viiibili, egli udibili Og- getti • Prima che fi fapclfe ¥ Arte Mu- fìca, piacevano i canti di Progne, e di Filomena-, c prima che un qualche Fi- Primo *5 dia curiofamcntc mifurando detcrmi- nate le proporzioni , e le locali cor- relazioni delle membra di un bel Cor- po, le Veneri e f Elene, gli Adoni ed i Paridi dilettavano i rifguardanti , ed i Momi,e gli Efopi, e le Gabrine, e le non fucato Alcine ributtavano. $. IX. E perchè come in tutti gli altri (enfi avviene, cosi è vero altresì del fenfo della Bellezza, cioè che in tutti gli Uomini noa fon fabbricati i fenforj di una fretta maniera; di qui è, che dilconvengono tra loro non di rado nel giudicar del Bello , come difeonvengo- no nel giudicar degli odori, e de* fa- pori. Non a tutti i nervi olfattori piac- ciono, o difpiacciono gli fletti effluvi, producitori di quelle dilettevoli, o mo- iette fenfazioni , che buoni, o cattivi odori fi chiamano. L'Organo del Gu- tto, gli apici de* nervi , cioè, che in folte fchiere metton capo alla fuperfi- cie della Lingua, perchè non fono in tutti gli Uomini di una medefima in- triofeca ftruttura, perciò non ricevono ió Ragionamento in tutti ugualmente grate , o ingrate fenfazioni di fapore dagli ttefiì cibi , c dalle ftetfe bevande. Per flmil ragione la Muika, di cut tanto fi compiaccio- no i Siamefi , ci farebbe correre colle mani alle orecchie, ed eflì forfè chia- merebber fraftuoni i rroftri Concerti , e nojofe Nenie le noftre Arie cantabili. Il certo fi è, che tutti gli Uomini trag- gon diletto da qualche foggia di Mufica, ma non Io traggono ugualmente dalle iteflc Opere di Mufica inftrumcotalc, e vocale. Così appunto piacciono agli uni le brevi dature , e le membra fcarfe e leg- giere ; preferirono altri le perfone di al- to taglio, e di gravi, e mafficce fattez- ze; gli uni fon per l' impatto candido, e vermiglio della Cute , gli altri pel brunetto Greco. V* fot* anzi àc' Popo- li intieri, che dipingono neri velluta- ti i Gcnj buoni , e desinano a' Dei ma- li i colori di latte, e di cinabro. Ed io qualche Regno della più eulta Eu- ropa, il pallido pagliato non fi chia- mava egli , non ha gran tempo, il bel pallido? E non era egli riputato la ver- nice la più conveniente alle delicate bel- / Primo, 17 bellezze, onde le Dame, che cava- vano di piacere , condannavano liete colle frequenti miflioni di fanguc, ad una perpetua convalefcenza , per acqui- fere l'accreditato pregio del pallore, che nel giallognolo biancheggiava? Ve- ro è, che folto quel Cielo fteflo non a- roano ora ie guance, che di carminio, nè fi contentano del nativo rofato; ma non perciò diventa falfo, che il dila- vato pallido non piacele già preferi- bilmente ad ogni altra cute. Noq fan- no gli uni faziarfi di ammirar gli oc- chi neri, e fdruciti di Qiunonc; tro- vano altri più dolci i cerulei di Teti; per qucfti fon più toccanti i cefii di Minerva; per quelli gli feuretti, efein- tillanti di Venere. Ma per quanto fia vero, che il fenfo della bellezza è va* rio in varj, fenfo però della bellezza corporea in tutti è, ed evvi altrettan- to per ciafeuno in una corporea bel- lezza tal mifura, e difpofizioni di par- ti, e tal colorito di cut*, che a quel- lo piace, c piacendogli, c dilettando- lo, ne attrae 1' animo, e in fe lo fitta dolcemente , c ne defta voglia di rin- Tom. II. B " no- 18 Ragionamento novar tal piacere, e cara ne rende la caufa , che Io produce . §. X. Dunque dalla corporea bellezza , perchè cagion di diletto, perchè autri- ce di compiacenza, ed eccitatrice del- ia voglia di fc, forza è che nafea una fpecie di affetto; e fc chi lo infpira lo riceve altresì per fimil caufa dalla flef- fa perfona in cui V infpira, fi avranno dunque vicendevolmente cari, lì deae- reranno V un l'altro, cioè la Simpa- tia gli unirà. Gli unirà, dico, e ren- deralli cari, V uno all' altro, fe i dol- ci fentimenti, che la vicendevole re- lativa corporea bellezza ecciterà in en- trambi , non faranno combattuti , o fu- perati da i ributtanti , ed alienanti affet- ti, o dalle moiette impreffioni , che ca- gionano i rincrcfcevoli vizj di mente, i deformi vizj del cuore, e le maniere difaggradevoli : cioè la bruttezza dell' Animo trafpirando fuori, e mofrrando- fi, o nelle maniere, o ne' difeorfi, o nelle azioni , non rifpinga da fe co' fuoi Digitized by CjOOvmc Primo. 19 iuoi odioiì tratti, con forza uguale, o maggiore di quella con cui ne alletta colle Tue grate impreffioni la corporea Bellezza. Dunque perchè qucfta abbia forza durevole, bifogna che V Animo non fia brutto, o non il ravvili per ta- le: nè può la Simpatia eMcr viva, co- ftanfc, ed alle Regole della beata Vita conforme, fe dalle bellezze dell' Ani- mo non tragga, fe non tutto, almeno pretto che tutto, il foave fuo nutrimento. §. XI. Ed eccoci infcnfibilmente condot* ti alla parte ultima del noitro Ragio- namento, ed inueme alla migliore, e più potente, e più dolce cagione della genial Simpatia: poiché tal caufa ap- punto ella è un,* Anima veracemente bel- la . Son le bellezze dell' Animo di due fpecic; T une appartengono all' inten- dimento, T altre alla volontà, o come fuol dirli , al cuore. Allora è bella una Mente , quando forpafla la comune por- tata; ed è tanto più bella, quanto fo- no più pregiabili i fuoi talenti nativi , B 2 ed 29 Ragionamento ed acquiftati. Il talento altro non è, che un' agile, e felice attitudine di a- ri alizzare, e quali notomizzar collo Spi- rito tutti i comporti Oggetti della men- te, e di conoscere al paragone le lo- miglianze , e le differenze multiplici delle cole, e le loro meno ovvie con* neffioni, e i vicendevoli rapporti loro, quantunque ardui per i mediocri Spi* riti, meno atti a condurli lungo una ferie d' incatenati Veri, a confcguenzf più, e più remote, immutabilmente connette colle Verità prime, e per fe flette evidenti . Il talento di difcernere anche le piccole differenze tra quelle cole, che alle Menti comuni pajono le più limili, e di giungere a tali di- feernimenti, al favore di ordinate pre^ nozioni, e di inanellate indittolubili de* duzioni di Vero da Vero , fuol chia- marli Talento Filofottco, e quefto co- ftituifee il carattere del fublime Genio, o vogliam dire dell'Ingegno profondo , ed inventivo . II talento poi di ravvi* fare agevolmente, e come in un colpo d' occhio tra le cofe di dittinoli gene- re, e fpecie,i lati o gli Attributi limili , egli Primo. ti egli è il Carattere, per cui chiamali chi n' è fornito , un' Uomo di Spirito- Un $1 fatto talento potrebbe convenevol- mente dirli Poetico, a differenza dell' altro, che Filolofico nominammo: E gli conviene il nome di Poetico, per- chè non può effer fecondo in immagi* ni, ed in figurate cfpreffioni, chi non è agile, c deliro in oflcrvarc per quali lati lì raflomigliano le cofe altronde varie io natura, ficchè poflano t une, moftratc da certe facce, fervir d' im- magini all' altre . Chi quello Poetico talentò pofTiedc , chiamali Uomo di bel- la, e do vizio fa, e viva, e brillante Im- maginazione, la quale fe congiunta iia col Filolofico talento, o colla franca attitudine al fublime, e profondo ed *- fatto pcnfare,ne ritolta daqucfta unio- nc fortunata, ciò che fi chiama una il- luti re , e bcIlitTima Mente. Una tal Men- te è fempre feconda di frutti degni di fe, vola per ogni lato oltre i comuni confini, ed ogni giorno più ricca di Veri , o maraviglio!!, o belli * o inte- rcalanti, ha f arte di lumeggiarli $\ vi- vamente, e di prefcntarli fatto imm^ B s gì"* 22 Ragionamento gini sì nuove , e di ornarli con tali grazie di eloquenza, e di difporli con ordine sì regolare , da renderli come vitibili alle altrui menti, e vifibili in aria perfuadente inlìeme, e dilettevole . Una tal -Mente, che fenza incomoda- re inftruifcc qualora parli, e nuove fee- rie apre, e nuovi profpetti alla Imma- ginazione di chi V afcolta, onde appa- rirono Verità di ogni foggia, adorne in cento guife fenfatamentc fcelte, ed 2l Tuoi foggetti proporzionate, una tal Mente, dilli , quanto è ammirabile i quanto ne piace il commercio i come ne volano in tal compagnia le ore l quan- to fe ne deiidera il ritorno. 1 La bella Mente adunque ha una forza (impanca , dolce, e potente forza , che a fe ne trac. Ma non l'ha certamente minore, anzi e più potente, e più foave P efer- cita fopra gli Animi altrui un bel Cuore. $. XII. Son le Bellezze del Cuore i belli affetti, e belli fon quegli affetti, che rcndon pregiabilc , ed amabile il noftro mo- Digitized by Google Primo. morale Carattere ; e la pregiabilità di quello, e la fua amabilità nafte tutta dalla confederazione delle Virtù loda- li , e reali, che abitualmente rifplen- dano in un' Animo, e ad ogni rifeontro con tutte le irrefiftibili loro attrattive fi manifeftino . Le morali Virtù, che ci fon più care negli Uomini , fon quel- la Beneficenza, che nafee da compaf- fìone, e da benevolo fociale affetto, 1' officiofa Gratitudine , la fedele Amici- zia, la modefra idea di fe medefimi, l'obbligante rifpetto per gli altri . Que- lli Attributi dell' Animo non poffon non intereffarc ,e non dilettare l'amor pro- prio di tutti quelli , che in un tal' Ani- mo si fatti prcgj rifguardano. Piace troppo il vederci e cari, e rifpettati, quando ci rifpetta , e ci ha cari un' Anima illuftre , delle Virtù più deli- cate, e più amabili poffeditrice e mi- niftra . Piace troppo un tal' Animo , che i pregj proprj ravvifa appena, e ri- leva gli altrui, e lì compiace in rile- varli. Troppo diletta un Cuore, da cui non afpettali giammai nè turpitudine, nè apatia, un Cuor che fa fua voglia B 4 dell' i4 Ragionamento dell' altrui voglia , fé Virtù lo permea te, e che non folo fi pretta a tutti gli atti benefici, che da lui fi domandano * ma gode a tali inviti, e quali gli atti* ra,c i benefici ringentilifce colia ala* crità, e colla gioja, colle quali fi por- ta ad effer' utile altrui ; un Cuor final- mente, che i ricevuti favori incide in bronzo, e i compartiti oblia. Tale è il vero Benefico, perchè la bella Be- neficenza non è figlia dell' interefle , non della vanagloria, o dell' orgoglio- fo Amor proprio, che vuol far fentire la Tua fuperiorità ad altrui; ma cllana- fee da un delicato fenfo di gluteamen- te graduata benevolenza, da una tene- ra compafsione per 1' Innocenza infe- lice, e per ogni forta di bifogno al- trui , e dalla virtuofa abominazione de' contrari affetti , come intrinfecamen- te deformi, ed improbi, e di loro na- tura odiabili, e condannabili. Sì fatte difpofizioni di Cuore, fe comuni forte- to tra gli Uomini, il Poetico Secol d' Oro diverrebbe un' Moria. Che invi- diabile vita non menerebbefi ! Inten- de adunque ognuno, per poco che vi pcnii, Primo.* ay penfi , quanto fieno defiderabili in tut- ti 5 e quanto amabili, e care di natu- ra loro l'eccellenti morali Virtù, del- le quali parliamo. Ed ecco perchè di- letti, ed in confeguenza perchè bello iì chiami un Cuore, e quanto ila vero* che un Cuor sì fatto, forza è che fiaua potente Oggetto della nOftra ammira- zione > e una dolce Tergente di Sim- patia- * §. XIII. Nè reftano dentro i confini dell' Animo le bellezze del Cuore: penetra- no i raggi loro fui volto, e gli fan* no acquiftare tal' aria, che ne ricre- fee maravigliofamente la bellezza , s' ci l'abbia, o un vi libi 1 pregio gli dà, e lo rende piacevole , quand' anche fenza un bell'affetto del cuore efpreffo nel vol- to , quefto per fe medefimo tìon piaecf- fe. Chiamali aria del vifo quel compiei fo di modificazioni vilibili, queirafpet- to,che nafee dagli interni fentimenti dell' animo, e che al variar degli af- fetti fi varia con loro. Ogni affezio- ne del cuore ha un vii© tutto fuo, una Fi- 26 Ragionamento Fifonomia affatto propria. Altro è il volto dell' Animo egro, altro quello del Cuor fcreno, c contento. Si mo- ftra r Ira ncll' Occhio torvo, e rofleg- giante, nelle gonfie labbra , neli' accefo colore, neli' inturgidimento de' mufeo- Ji, nella irrequieta, e varia agitazione delle membra. L' invidiofa malignità impallidire il vifo, illividifcc il lab- bro, rappiglia le guance, vibra corte oc- chiate e fuggiafche , richiama ogni mo- mento alla terra lo fguardo, nè per- mette che fi alzi libero, ed aperto in faccia altrui. Porporeggia Tulle guan- ce IaModeftia al Tuono delle Tue lo* di, e il guardo inchina, e un movimen- to di pena conduce fui volto, ma di una pena che rifpetta chi la produce co'plaufì, e cogli cncomj . Un vivo de- fiderio mirto di compiacenza, attacca gli occhi di chi Io ha in cuore, lui ca- ro Oggetto, che a fe lo tira, le lab- bra reIran focchiufe, ferme le mem- bra , muovonfi lente , ed oblique le pu- pille, ma fenza deflettere da chi gì' in- fpira e compiacenza , e voglia. Com- pone la Gioja Ja bocca al rifo, ed il co- Primo. 27 color ravviva, diftende il fopracciglio , e Io innalza, c gli occhi muove tremu- li , c brillanti . Egli è dunque innega- bile, che ogni affetto ha il fuo vifo , ha un' aria tutta Tua, e che i belli af- fetti han V aria bella, come i truci, i maligni, i pulìllanimi , i tetri, e per- ciò i difprezzabili , ed i viziofi affetti han T aria brutta. §. XIV. 4 Tra tutte le belle arie, quella che nafee da un' Animo pieno di nobili {entimemi, di ogni vera battezza, e di ogni orgoglio fchivi , che amabile mac- ffà fuol chiamarti, quella della lieta fcrenità di Spirito, voto di pungenti cure, e fuor della tempeffa degli affet- ti , quella della tenera benevolenza , qual fi moffra all' afpetto di chi ci giunge carifsimo, e quella della dolce ammi- razione, fon le più belle, gcneralmen- ' te parlando; e tutte V arie belle del volto fon' appunto, fe ben vi fi riflet- ta, quel ciò che comunemente dicefi un certo non fo che, che piace, e al- let : i *S Ri GIONA MENTO Ietta. E fc tutti non trovano in un mcdctimo volto quel certo non fo che, che più ne piace , addivien ciò , pcr- ^ chè non ogni affetto produttore di qualche beli' aria del vifo, diletta tut- ti ugualmente; nè ogni beli' aria può produrre in tutti una ugualmente gra- ta impresone: poiché il fenfo del Bel- lo, di cui parlammo già, non è in tut- ti gli Uomini fomigliantiflimo. jQuin- di piace più ad uno Y aria cupida, c 4§nguente , ad un'altro la vezzofa e vi- vàce. Ama piuttofto un terzo la fe- renat grande iniieme, quella cioè, che prender fògltono le Anime grandi ; ad un quarto è più caro 1' afpetto della bella modeftia. In mezro però a tut- te quefte differenze, egli è Tempre ve-» ro, che per gli affetti belli dei Cuore y qualche aria bella , e qualche nuovo pre- gio acquifta il volto, ed in confeguen- za che le bellezze del; Cuore non folo ci piacciono per fc medelìme, ma affai più grata, e più toccante ci rendano- la bellezza corporea. §. XV. Primo. *9 $. XV. I Ed ceco epilogate tutte le cagio- ni fiiìcbe, e morali della perfonal Sim- patia. Corpo per la bruttura delle mem- bra, e pel colorito delia cute dilette- vole agli occhi , c refò ancor più toc- cante da qualcheduna delle beli' triff Mente bella, tale cioè che unifica in fc ftefla il Filofofìco genio, ed il Poeti- co, o vogliam dire la fublime, e mul- tiplice ed efatta cognizione delle co- le , colla doviziofa , e luminofa eloquen- za ; e finalmente Cuor bello, cioè deU le amabili, e delicate morali Virtù in* diffolubile amante , fon tutte quelle fogge di bellezza , che riunite in una ftclla perfona lo rendono quali un' Og- getto di adorazione, una foave delizia della Vita, un Ben celeftc in Terra. Che fe pregj sì cari , e sì portenti rin- con tri od in due , che iì conofcano a fondo, una Simpatia irreiiftibilc forza è , che gli aflortifea, e vicendevolmen- te gli Aringa. • « §. XVI. . Digitized by Google 30 Ragionamento §. XVI. Sarà quefta durevole, e felice per mille, e mille dolcezze, fe i pregj dell' Animo forpafTano con eccetto tutti i pregj corporei : farà vacillante, c fu- gace , e fotto una dolce fuperficie , ama- ra ed ortica, fe un bel Corpo che in- vogli, deforme animo, e da vizj in- fociali macchiato, nafeonda, o Mente racchiuda (travolta , o abbacinata. Con tali difetti può bene (lare un' animale- fca paflione ,una paiTionc bella non già. Bella, e tenera amicizia vuole un Cuo- re adorabile, vuole un* efquiiìto buon fenfo , fe non un'Ingegno, ed uno Spi- rito trafeendentc il mediocre livello, e fenza bella, e tenera amicizia non vi è bella pafsione. Dunque il diletto, che la corporea bellezza infpira, fol- tanto inclini il cuore , ma la Ragione oltre la feorza trapafsi, penetri fino al centro dell' animo , c tutti gli afcoli Attributi fuoi curiofa indagatrice, e giu- dice imparziale rintracci , cmifuri. Non fupponga credula le intcriori bellezze , ma ve le veda in piena luce. Se le ve- de, Primo. 31 de, approvi la propenfion dell* affetto, dalla corporea bellezza prima eccitato, c lafci liberi al cnore gì' innocenti fuoi moti, che un taf Oggetto n' è degno. Ma fc al contrario, riguardando l'Ani- ma, da un vezzofo Corpo velata, quel- le bellezze non vi ravvifi, che effee debbono f unica real forgente delle belle pafsioni, come ne fon la vita, ritenga la favia Ragione le fconiìgliate inclinazio- ni del cuore verfo quel Corpo, e come unaSfinge, un' Arpia, una Circe venefi- ca, una feduttricc Sirena, fotto mentite larve quella fallace fuperficial bellezza rifguardi, e la fugga torto, e la detcfti . Se Ragione illumini, e feorga a degno Oggetto il cuore , le Simpatie beata cofa fono, e dono preziofo del Ciclo. Mafc gli ertemi fentì guidano foli il cuore a- gli affetti, e loSpirito cede i dritti fuoi fovrani a chi non ha conlìglio, la Simpa- tia è cieca, e corre forfennata colà, donde dovrebbe fuggire; vola in pre- da agli affanni, e al tardo pentimen- to, mentre incauta s' immagina di vo- lare in braccio alla più invidiabile Fe- licità.

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