Grice e Zamboni: la ragione conversazionale e il volere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Verona). Grice: “Not
everybody knows his zamboni.” There’s Giorgio Zamboni, but this entry is about
Giovanni Zamboni. Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Saggi: Spencer: commemorazione
e polemica, Garagnani, Bologna; La filosofia scolastica secondo un positivista,
Marchiori,Verona; Il valore scientifico del positivismo d’ARDIGO (si veda) e
della sua conversion, Verona; La dottrina morale e la psicologia del VOLERE in
un saggio di etica di un discepolo d’ARDIGO, Società Veronese, Verona; La
gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere: saggio d'interpretazione
sistematica della dottrina gnoseologica d’AQUINO, Milano; Gnoseologia, Vita e
Pensiero, Giuseppe, Milano; L’origine delle idee: saggio analitico INTROSPETTIVO,
proposto alla riflessione personale, Società Veronese, Verona; Sistema di
gnoseologia e di morale: base teoretica per esegesi e critica della filosofia, Studium,
Roma; Studi esegetici, critici, comparativi sulla CRITICA DELLA RAGIONE PURA, Veronese,
Verona; Metafisica e gnoseologia, Veronese, Verona; Il realismo critico della
gnoseologia pura: risposta al caso Zamboni, Gemelli, Olgiati e Rossi, Verona; Realismo,
metafisica, personalità: rilievi, note, discussioni, Veronese, Verona; La
persona umana: soggetto auto-cosciente nell’esperienza integrale: termine della
gnoseologia, base della metafisica, Verona, Giulietti., Vita e pensiero, Milano;
Precisazioni e complementi ai testi scolastici: religione naturale e l’essenza
della religione cristiana, Veronese, Verona; La filosofia dell’ESPERIENZA IMMEDIATA,
elementare, ed integrale: per la completa auto-consapevolezza dello spirito
umano, Veronese, Verona; Itinerario filosofico dalla propria coscienza
all’esistenza di Dio, Veronese, Verona; Teodicea, Rodella, Vita veronese,
Verona; La dottrina della COSCIENZA immediata: struttura funzionale della
psiche umana è la scienza positiva fondamentale, Veronese, Verona; Dizionario
filosofico, Vita e Pensiero, Milano; Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL, Milano;
L’IO e le nozioni sopra-sensibili, (IPL, Milano; Corso di gnoseologia pura
elementare: spazio, tempo, percezione intellettiva, IPL, Milano; Corso di
gnoseologia pura elementare: idee e giudizi, IPL, Milano; Corso di gnoseologia
pura elementare; Autobiografia di una personalità integrale, Guidi). Archivio
storico, Curia diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; Qui Edit,Verona,
Sistema di gnoseologia e di morale; Qui Edit, Verona. Volontà. La Volontà,
statua di Janson per l'Opéra di Parigi. La volontà è la determinazione fattiva
e intenzionale di una persona ad intraprendere una o più azioni volte al
raggiungimento di uno scopo preciso. La
volontà consiste quindi nella forza di spirito diretta dall'essere umano verso
il fine, o i fini, che egli si propone di realizzare nella sua vita, o anche
solamente nel potere impiegato nelle sue azioni semplici e quotidiane. Esempi
di volontà possono essere il desiderio di lasciare un'eredità ai figli e/o ai
parenti, o il proposito di comprare una casa. Generalmente la volontà
rappresenta la facoltà di una persona di scegliere e raggiungere con
sufficiente convinzione un dato obiettivo. Da un punto di vista esclusivo, la
volontà di una persona è la sua capacità di non farsi condizionare dalle altre
persone. In questo senso, la volontà si può accomunare alla parola assertività.
Quello di volontà è un concetto fondamentale e a lungo dibattuto nell'ambito
della filosofia, in quanto inestricabilmente legato all'interpretazione dei
concetti di libertà e virtù. Particolarmente problematico è poi il suo rapporto
con le interpretazioni meccanicistiche del mondo. Se l'uomo sia capace di atti
volitivi – H. P. GRICE: WILLING AND VOLITING -- che, in quanto tali, rompono il
meccanicismo della realtà, o se invece la sua volontà sia determinata da una legge
che regola l'universo, e sia quindi snaturata e priva di ogni valore morale.
Sono qui evidenti i rapporti col concetto di libertà. La concezione intellettualistica dei
Greci Socrate, testa in marmo al Museo
del Louvre – Parigi. Una visione intellettualistica della volontà, condizionata
dal sapere, era nelle tesi di Socrate basate sul principio della naturale
attrazione verso il bene e dell'involontarietà del male. L’uomo per sua natura
è orientato a scegliere ciò che è bene per lui. La virtù è scienza, e consiste
nel dominio di sé e nella capacità di dare ascolto alle esigenze dell'anima. Se
non si fa il bene, è perché non lo si conosce. Il male quindi non dipende da
una libera volontà, ma è la conseguenza dell'ignoranza umana che scambia il
male per bene, proiettando quest'ultimo sui piaceri o su qualità
esteriori. L’accademia approfondì
quest'aspetto dell'etica socratica, in particolare nel Gorgia e nel
Filebo. Anche per il Lizio un'azione
volontaria e libera è quella che nasce dall'individuo e non da condizionanti
fattori esterni, purché sia predisposta dal soggetto con un'adeguata conoscenza
di tutte le circostanze particolari che contornano la scelta. Tanto più
accurata sarà questa indagine tanto più libera sarà la scelta corrispondente. Nel
PORTICO è centrale il tema della volontà di che aderisce perfettamente al suo
dovere – kathèkon --, obbedendo a una forza che non agisce esteriormente su di
lui, bensì dall'interno. Siccome tutto avviene secondo necessità, la volontà
consiste nell'accettare con favore il destino, qualunque esso sia, altrimenti
si è comunque destinati a farsi trascinare da esso contro voglia. Il dovere del
PORTICO non è quindi da intendersi come un esercizio forzato di vita, ma sempre
come il risultato di una libera scelta, effettuata in conformità con la legge
del lògos. E poiché il bene consiste appunto nel vivere secondo RAGIONE, il
male è solo ciò che in apparenza vi si oppone.
Plotino, rifacendosi all’accademia, sostenne analogamente che il male
non ha consistenza, essendo soltanto una privazione del bene che è l'uno
assoluto. La volontà consiste quindi nella capacità di ritornare all'origine
indifferenziata del tutto attraverso l'estasi, la quale però non può essere mai
il risultato di un'azione pianificata o deliberata. Si ha infatti in Plotino la
rivalutazione del procedere inconscio, dato che il pensiero cosciente e
puramente logico non è sufficiente. Lo stesso uno genera da sé i livelli
spirituali a lui inferiori non in vista di uno scopo finale, ma in una maniera
non razionalizzabile, poiché l'attività giustificatrice della ragione prende ad
agire solo ad un certo punto della discesa in poi. Il concetto di volontà
divenne centrale nella filosofia per la sua stretta relazione con i concetti di
peccato e virtù. Si pensi alla difficoltà di definire o concepire una colpa in
assenza della possibilità di determinare le proprie azioni. La filosofia accentua
l'aspetto volontaristico del neoplatonismo, a scapito di quello
intellettualistico, riprendendo ad esempio da Plotino il concetto dell'origine
imperscrutabile della volontà divina, ma attribuendovi decisamente il connotato
di persona, come soggetto che agisce intenzionalmente in vista di un fine. La BUONA VOLONTA [cf. H. P. GRICE, “Ill-WILL”],
e e non più LA RAZIONALITA, è quella che consente di volgersi alla
realizzazione del bene. Ma non è possibile raggiungere quest'ultimo senza
l'intervento divino elargitore della grazia – ‘Grice’s grace’ --, mezzo
essenziale di liberazione dell'uomo. La volontà non potrebbe indirizzarsi al
bene, corrotta com'è dalla schiavitù delle passioni corporee, se non ci fosse
la rinascita dell'uomo operata da Cristo. Agostino, dipinto di Antonello da
Messina- Palazzo Abatellis – Palermo. Permase tuttavia l'aspetto conoscitivo
della volontà, che si verifica attraverso un'illuminazione dell'intelletto per
opera dello Spirito Santo. Volontà e conoscenza rimasero così per Agostino
indissolubilmente legati. Non si può credere senza capire, e non si può capire
senza credere. La virtù che ne scaturisce divenne così la volontà di aderire al
disegno divino. In polemica contro Pelagio, Agostino aggiunse che la volontà
umana è stata irrimediabilmente corrotta dal peccato originale, che ha
inficiato la nostra capacità di compiere delle scelte, e quindi la nostra
stessa libertà. A causa del peccato originale nessun uomo sarebbe degno della
salvezza, ma Dio può scegliere in anticipo chi salvare, illuminandolo su cosa è
bene, e infondendogli anche la volontà effettiva di perseguirlo, volontà che
altrimenti sarebbe facile preda delle tentazioni malvagie Ciò non toglie che
l'uomo possegga un libero arbitrio, ossia la capacità razionale di scegliere
tra il bene e il male, ma senza l'intervento divino una tale scelta non avrebbe
alcuna efficacia realizzativa, sarebbe cioè preda di inerzia o arrendevolezza. Il conflitto tra la scelta operata dal libero
arbitrio e l'impossibilità di attuarla secondo libertà denota una condizione di
duplicità della volontà: non si tratta di un disaccordo tra la volontà e
l'intelletto, né tra due principi contrapposti in forma manichea, bensì di un
conflitto tutto interno alla volontà, che è come dilaniata: sente di volere, ma
non completamente, e quindi in un certo senso vorrebbe volere. Il comando della
volontà riguarda se stessa, non altro da sé. Quindi non è tutta la volontà che
comanda; per questo il suo comando non si realizza. Se fosse tutta, infatti,
non comanderebbe di essere, poiché già sarebbe. Allora le volontà sono due,
poiché nessuna è intera e nell'una è presente ciò che è assente nell'altra. Agostino,
Confessioni; Opera Omnia d’Agostino, cur. della Nuova Biblioteca Agostiniana Roma,
Città Nuova. Intelletto e volontà nella Scolastica Tommaso d'Aquino, dipinto di Fra Angelico -
Museo Nazionale di San Marco - Firenze Il connubio tra intelletto e volontà
permase nelle opere di Scoto Eriugena, e soprattutto d’Aquino, secondo cui il
libero arbitrio non è in contraddizione con la predestinazione alla salvezza,
poiché la libertà umana e l'azione divina della grazia tendono ad unico fine,
ed hanno una medesima causa, cioè Dio. AQUINO, come FIDANZA (si veda), sostenne
inoltre che l'uomo ha sinderesi, ovvero la naturale disposizione e tendenza al
bene e alla conoscenza di tale bene. Per Bonaventura tuttavia la volontà ha il
primato sull'intelletto. All'interno
della scuola francescana di cui Bonaventura era stato il capostipite, Duns
Scoto si spinse più in là, diventando assertore della dottrina del
volontarismo, secondo cui Dio sarebbe animato da una volontà incomprensibile e
arbitraria, in gran parte slegata da criteri razionali che altrimenti ne
limiterebbero la libertà d'azione. Questa posizione ebbe come conseguenza un
crescente fideismo, ossia una fiducia cieca in Dio, non motivata da argomenti. Al
fideismo adere OCCAM, esponente della corrente nominalista, il quale
radicalizzò la teologia di Scoto, affermando che Dio non ha creato il mondo per
«intelletto e volontà» come sostene Aquino, ma per sola volontà, e dunque in
modo arbitrario, senza né regole né leggi. Come Dio, anche l'essere umano è del
tutto libero, e solo questa libertà può fondare la moralità dell'uomo, la cui
salvezza però non è frutto della predestinazione, né delle sue opere. È
soltanto la volontà di Dio che determina, in modo del tutto inconoscibile, il
destino del singolo essere umano. Le
dispute tra Lutero, Erasmo, Calvino
Martin Lutero - dipinto di Lucas Cranach il Vecchio - chiesa di
Sant'Anna, Augusta (Germania) Con l'avvento della Riforma, Lutero fa propria la
teoria della predestinazione negando alla radice l'esistenza del libero
arbitrio. Non è LA BUONA VOLONTA [cf. H. P. GRICE, “ILL-WILL”] che consente
all'uomo di salvarsi, ma solo la fede, infusa dalla grazia divina. È solo Dio,
quello absconditus della tradizione occamista, a spingerlo in direzione della
dannazione o della salvezza. La volontà umana è posta tra i due, Dio e Satana,
come un giumento, il quale, se sul dorso abbia Dio, vuole andare e va dove
vuole Dio,se invece sul suo dorso si sia assiso Satana, allora vuole andare e
va dove vuole Satana, e non è sua facoltà di correre e cercare l'uno o l'altro
cavalcatore, ma i due cavalcatori contendono fra loro per averlo e possederlo
-- Lutero, De servo arbitrio. Alla dottrina del servo arbitrio invano Erasmo
replica che il libero arbitrio è stato sì viziato ma non distrutto
completamente dal peccato originale, e che senza un minimo di libertà da parte
dell'uomo la giustizia e la misericordia divina diventano prive di significato.
Alla concezione volontaristica di Dio aderì tra gli altri Calvino, che
radicalizzò il concetto di predestinazione fino a interpretarlo in un senso
rigorosamente determinista. È la Provvidenza a guidare gli uomini,
indipendentemente dai loro meriti, sulla base della prescienza e onnipotenza
divina. L'uomo tuttavia può ricevere alcuni "segni" del proprio
destino ultraterreno in base al successo o meno ottenuto nella propria vita
politica ed economica. La dottrina
molinista e giansenista Giansenio -
Incisione di Jean Morin Anche all'interno della chiesa cattolica, che pure si
era schierata contro le tesi di Lutero e Calvino, iniziarono una serie di
dispute sul concetto di volontà. Secondo Molina la salvezza era sempre
possibile per l'uomo dotato di buona volontà. Egli sostenne che: la prescienza di Dio e la libera volontà
umana sono compatibili, poiché Dio può ben prevedere nella sua onnipotenza la futura
adesione dell'uomo alla grazia da lui elargita; questo piano di salvezza si
attua per una valenza positiva attribuita alla volontà umana, in quanto neppure
il peccato originale ha spento l'aspirazione dell'uomo alla salvezza. A lui si
contrappose Giansenio, fautore di un ritorno ad Agostino: secondo Giansenio
l'uomo è corrotto dalla concupiscenza, per cui senza la grazia è destinato a
peccare e compiere il male; questa corruzione viene trasmessa ereditariamente.
Il punto centrale del sistema di Agostino risiedeva per i giansenisti nella differenza
essenziale tra il governo divino della grazia prima e dopo la caduta di Adamo.
All'atto della creazione Dio avrebbe dotato l'uomo di piena libertà e della
«grazia sufficiente», ma questi l'aveva persa con il peccato originale. Allora
Dio avrebbe deciso di donare, attraverso la morte e resurrezione di Cristo, una
«grazia efficace» agli uomini da lui predestinati, resi giusti dalla fede e
dalle opere. Le divergenze tra le due
posizioni, che diedero vita a una disputa tra i religiosi di Port-Royal e i
gesuiti molinisti, saranno risolte con il formulario Regiminis apostolicis del
1665. La concezione del pensiero moderno
Nell'ambito della concezione religiosa della libertà il pensiero moderno ha
assunto una visione razionalista con Cartesio che, identificando la volontà con
la libertà, concepiva quest'ultima in senso intellettuale come scelta
impegnativa di cercare la verità tramite il dubbio. Una cattiva volontà è ciò
che può essere di ostacolo in questa ricerca e causa l'insorgere degli
errori. Mentre però Cartesio si arenò
nella duplice accezione di res cogitans e res extensa, attribuendo assoluta volontà
alla prima e passività meccanica alla seconda, Spinoza si propose di
conciliarle in un'unica sostanza, riprendendo il tema stoico di un Dio
immanente alla Natura, dove tutto avviene secondo necessità. La libera volontà
dell'uomo dunque non è altro che la capacità di accettare la legge universale
ineluttabile che domina l'universo. Leibniz - dipinto di Christoph Bernhard
Francke - Herzog Anton Ulrich-Museum - Braunschweig Leibniz Leibniz accetta
l'idea della volontà come semplice autonomia dell'uomo, ossia accettazione di
una legge che egli stesso riconosce come tale, ma cercando di conciliarla con
la concezione cristiana della libertà individuale e della conseguente
responsabilità. Egli ricorse pertanto al concetto di monade, ossia "centro
di forza" dotato di una propria volontà, che sussiste insieme ad altre
infinite monadi, tutte inserite in un quadro di armonia prestabilita, la quale
però non è dominata da una razionalità rigidamente meccanica. Si tratta di una
razionalità superiore, voluta da Dio per un'esigenza di moralità, da
comprendere in un'ottica finalistica, nella quale anche il male trova la sua
giustificazione: come elemento che nonostante tutto concorre al bene e che all'infinito
si risolve in quest'ultimo. Da Kant a
Hegel Kant - Herzog Anton Ulrich-Museum.
Per Kant la volontà è lo strumento che ci permette di agire, obbedendo sia agli
imperativi ipotetici (in vista di un obiettivo), sia a quelli categorici,
dettati unicamente dalla legge morale. Solo nel caso dell’IMPERATIVO CATEGORICO
la volontà è pura, perché in tal caso non comanda alcunché di particolare: essa
è formale, cioè prescrive solo come la volontà debba atteggiarsi, non quali
singoli atti deve compiere. In un mondo
dominato dalle leggi deterministiche della natura (fenomeni), la volontà morale
è ciò che rende possibile la libertà, perché obbedisce ad un comando che essa
stessa si è liberamente dato, non certo in maniera arbitraria, bensì
conformemente alla sua natura razionale (noumeno). Essa però non comanda il bene.
Per Kant l'unica cosa buona è la volontà intrinsecamente buona. Riprendendo il Kant della Critica del
Giudizio, Fichte e Schelling esaltano la volontà come assoluta attività
dell'Io, o dello Spirito, in contrapposizione alla passività del non-io, o
della Natura, nell'ottica però di un rapporto dialettico che si risolve nella
supremazia dell'etica per il primo, o dell'arte per il secondo. Per Hegel
invece un tale rapporto si risolve nella supremazia della Ragione dialettica
stessa, dando adito alle critiche di chi, come Schelling, sostenne
l'impossibilità di ricondurre un libero atto di volontà entro il rigido schema
razionale della dialettica. Schopenhauer e Nietzsche Schopenhauer - dipinto di Jules
Lunteschütz Lo stesso argomento in
dettaglio: Pensiero di Schopenhauer § Il mondo come volontà e Volontà di
potenza. Il tema della volontà è centrale nel pensiero di Schopenhauer, il
quale, riprendendo Kant, sostenne che l'essenza del noumeno è proprio la
volontà. In polemica contro Hegel, secondo Schopenhauer la natura e il mondo
non hanno un'origine razionale, ma nascono da un istinto irrazionale di vita,
da una pulsione informe e incontrollata che è appunto volontà. Non c'è dunque
spazio per l'ottimismo della ragione, dal momento che questa volontà di vivere
sfrenata e arbitraria è causa di sofferenza. Da questa se ne esce attraverso la
sublimazione e la presa di coscienza che il mondo è l'oggettivazione della
volontà, cioè è una mia stessa rappresentazione, fenomenica e illusoria (velo
di Maya): concetto di origine orientale e in parte neoplatonica, che si traduce
nel desiderio della vita stessa (eros) di diventare finalmente consapevole di
sé; questa consapevolezza coincide con l'auto-negazione della volontà e
permette così di uscire dal ciclo insensato dei desideri, morti e
rinascite. A differenza di Schopenhauer,
Nietzsche esaltava questa volontà di vivere sfrenata e irrazionale, ponendo in
primo piano il valore dell'aspetto vitale e "dionisiaco" dell'essere
umano, in contrapposizione a quello riflessivo e "apollineo". Solo
dalla volontà di potenza, cioè dalla volontà che vuole se stessa e il proprio
accrescimento senza sosta, nasce la possibilità infinita del rinnovamento e
della vita. La rigidità della ragione, viceversa, che costringe la realtà
dentro uno schema, è una non-volontà, alleata della morte perché nega la
possibilità del cambiamento che è l'essenza del vivere. La volontà di potenza
pertanto non si afferma come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici,
ma come il meccanismo stesso del desiderio nel suo funzionamento incessante:
soffermarsi sulle forme che essa produce sarebbe morire, e quindi deve ogni
volta paradossalmente negarle per potersi riaffermare di nuovo, in una continua
oscillazione. Questioni sociologiche Nel
campo della sociologia, Tönnies ha proposto una «teoria della volontà» che
distingue due diverse forme di volontà: una basata sulla natura, cioè sul
sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea alla comunità -- Wesenwillen;
l'altra costruita artificialmente, fondata essenzialmente sulla convenienza e
sullo scambio economico, da cui deriva la moderna società post-industriale – Kürwillen.
Questa concezione sociologica influenzò anche i filosofi Barth, Gusti e Jacoby.
Lessico e modi di dire Frasi fatte e combinazioni di parole di uso
frequente della parola volontà sono: «le ultime volontà», riferita in genere
alle decisioni prese in punto di morte; «volontà di ferro», a indicarne
l'energica fermezza e costanza. Tipica di Vittorio ALFIERI (si veda) è il motto
«volli, sempre volli, fortissimamente volli», con la quale il drammaturgo
settecentesco spronava se stesso a studiare ininterrottamente facendosi legare
alla sedia per poter acquisire una valida cultura classica a partire dai
ventisette anni. Socrate ha espressamente identificato la libertà con
l'enkràteia. Prima di lui la libertà aveva un significato quasi esclusivamente
giuridico e politico; con lui assume il significato morale di dominio della
razionalità sull'animalità. Reale, Il pensiero antico, Vita e Pensiero, Milano.
Tutta la mia attività, lo sapete, è questa: vado in giro cercando di persuadere
giovani e vecchi a non pensare al fisico, al denaro con tanto appassionato
interesse. Oh! pensate piuttosto all'anima: cercate che l'anima possa divenir
buona, perfetta» (cit. da Apologia di Socrate, trad. di Turolla, Milano-Roma. Aristotele, Etica
Nicomachea. IL PORTICO in proposito paragona la relazione uomo-Universo a
quella di un cane legato ad un carro. Il cane ha due possibilità: seguire
armoniosamente la marcia del carro o resisterle. La strada da percorrere sarà
la stessa in entrambi i casi. L'idea centrale di questa metafora è espressa in
modo sintetico e preciso da Seneca, quando sostiene: «Il destino guida chi lo
accetta, e trascina chi è riluttante -- Seneca, Epist. Mathieu, Come leggere
Plotino, Bompiani, Milano. Questo è il senso della celebre affermazione
agostiniana credo ut intelligam, e intelligo ut credam. Agostino si rifaceva in
proposito alle parole di Paolo di Tarso. C'è in me il desiderio del bene, ma
non la capacità di attuarlo; io infatti non compio il bene che voglio, ma il
male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a
farlo, ma il peccato che abita in me. Lettera ai Romani, su laparola. Perone, Ferretti,
Ciancio, Storia del pensiero filosofico, Torino, SEI. Trad. in Donatella
Pagliacci, Volere e amare: Agostino e la conversione del desiderio. Città Nuova. Lutero, De servo arbitrio -- cit.
in Memorie di religione, di morale e di letteratura, Modena. Erasmo da
Rotterdam, De libero arbitrio. In esso, particolarmente incisivo è l'esempio
che Erasmo presenta per supportare la sua soluzione, di un padre e il suo
figliolo che vuole cogliere un frutto. Il padre alza nelle sue braccia il
figlio che ancora non sa camminare, che cade e che fa degli sforzi disordinati;
gli mostra un frutto posato davanti a lui; il bambino vuole correre a
prenderlo, ma la sua debolezza è tale che cadrebbe se il padre non lo
sostenesse e guidasse. È quindi solo grazie alla conduzione del padre (la
Grazia di Dio) che il bambino arriva al frutto che sempre suo padre gli offre;
ma il bambino non sarebbe riuscito ad alzarsi se il padre non l'avesse
sostenuto, non avrebbe visto il frutto se il padre non glielo avesse mostrato,
non sarebbe potuto avanzare senza la guida del padre, non avrebbe potuto
prendere il frutto se il padre non glielo avesse concesso. Cosa potrà arrogarsi
il bambino come sua autonoma azione? Malgrado nulla avrebbe potuto compiere con
le sue forze senza la Grazia, ciò nonostante ha pur fatto qualcosa. Cartesio,
Principia. Spinoza, Ethica. Egli sostenne infatti che «quando si discute
intorno alla libertà del volere o del libero arbitrio, non si domanda se l'uomo
possa far ciò che vuole, bensì se nella sua volontà vi sia sufficiente
indipendenza -- Leibniz, Nuovi saggi. Schelling, Filosofia della rivelazione. Tönnies,
Gemeinschaft und Gesellschaft. Abhandlung
des Communismus und des Socialismus als empirischer Culturformen; Gemeinschaft
und Gesellschaft. Grundbegriffe der reinen Soziologie, Wissenschaftliche
Buchgesellschaft, Darmstadt, Dizionario dei modi di dire, Hoepli editore.Espressione
tratta dalla Lettera responsiva a Ranieri de' Calsabigi, scritta da Alfieri. Alfieri,
cur. Bartolucci. Brianese, La volontà di potenza di Nietzsche e il problema
filosofico del superuomo, Paravia, Costa, La paideia della volontà. Una lettura
della dottrina filosofica di Epitteto, Anicia, Dorschel, The Authority of Will,
in "The Philosophical Forum", Horn, L'arte della vita nell'antichità.
Felicità e morale da Socrate ai neoplatonici, a cura di E. Spinelli, Carocci, Manca,
Il primato della volontà in Agostino e Massimo il Confessore, Armando, Müller,
Volontà di potenza e nichilismo. Nietzsche e Heidegger, a cura di C. La Rocca,
Parnaso; Nietzsche, La volontà di potenza. Scritti postumi per un progetto, a
cura di G. Raio, Newton & Compton, Pagliacci, Volere e amare: Agostino e la
conversione del desiderio, Città Nuova; Ricoeur, Filosofia della volontà, a
cura di M. Bonato, Marietti; Schopenhauer, Il primato della volontà, a cura di
G. Gurisatti, Adelphi; Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione,
a cura di A. Vigliani, Mondadori; Schopenhauer, Sulla volontà nella natura, BUR
Rizzoli; SEVERINO (si veda), Verità, volontà, destino, Mimesis; Severino, La
buona fede. Sui fondamenti della morale, BUR Rizzoli; Vecchio, Volontà e
essere. Saggio di filosofia prima, Gangemi, Voci correlate Desiderio
(filosofia) Elicito Etica Libero arbitrio Volontà di potenza -- lemma di
dizionario «volontà» -- volontà, in Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, will, su Enciclopedia Britannica. Filosofia Psicologia
Sociologia Categorie: Etica Concetti e principi filosofici. Giuseppe Zamboni.
Zamboni. Keywords: psicologia del volere, volere, l’io, sopra-sensibile,
volere, volizione, volitum – the will -- Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The
Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Bancroft, University of California, Berkeley.
Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
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