Donizetti:
Maria Stuarda,
ossia ROBERTO DUDLEY, il primo conte di Leicester, ossia il castello di FORTERINGA.tragedia lirica in tre atti
Libretto di Giuseppe Bardari
Tratto da Schiller
Personaggi:
Maria Stuarda, Regina di Scozia (soprano)
Anna Kennedy, Nutrice di Maria (mezzo-soprano)
Roberto Dudley, Conte di Leicester (tenore ---- Domenico Reina)
Lord Guglielmo Cecil, Gran Tesitore (baritono)
Giorgio Talbot, Conte di Shrewsbury (basso)
Atto Primo
Galleria nel Palagio di Westminster.
Cavalieri e dame che riedono dal torneo dato in onore dall'Inviato di Francia, e si dispongono in gruppi ad incontrar la Regina.
SCENA I
Coro
DAME E CAVALIERI
Qui si attenda, ell'è vicina
Dalle giostre a far ritorno.
De' Brettoni la Regina
È la gioia d'ogni cor.
Quanto lieto fia tal giorno
Se la stringe ad alto amor.
Sì, per noi sarà più bella
D'Albion la pura stella
Quando unita la vedremo
Della Francia allo splendor.
Festeggianti ammireremo
La possanza dell'amor.
ELISABETTA: Fra voi perchè non veggio Leicester? Egli solo resta lontano della gioia comune?
CECIL: Eccolo!
Entra Leicester che bacia la mano d'Elisabetta.
ELISABETTAConte! Or io di te chiedea.
LEICESTER:
Deh! mi perdona
Se ai tuoi cenni indugiai.
Che imponi?
ELISABETTA si toglie un anello e lo consegna a Leicester.
ELISABETTA: Prendi, reca l'anello mio
LEICESTER (con indifferenza): Ti obbedisco.
ELISABETTA: Addio.
Gli dà la mano a baciare, e s'allontana seguita dalle dame, dai grandi, da Lord Cecil.
Talbot va per seguirla.
Leicester lo prende per la mano, seco lui s'avanza sulla scena, per gli parlare di segreto.
LEICESTER: Hai nelle giostre, o Talbo, chiesto di me?
TALBOT: Io sì.
LEICESTER: Che brami dunque?
TALBOT: Favellarti. Ti fia tremenda e cara. Ogni parola mia. In Forteringa io fui …
LEICESTER: che ascolto.
TALBOT: Vidi l'infelice Stuarda.
LEICESTER: ah, più sommesso favella in queste mura, e qual ti parve?
TALBOT: Un angelo d'amor, bella qual era e magnanima sempre.
LEICESTER: O, troppo indegna di rio destino, e a te che disse -- ah parla.
TALBOT: Posso in pria ben securo Affidarmi al tuo cor?
LEICESTER: Parla; tel giuro.
Oh piacer!
Oh piacere!
ARIA (Cavatina)Ah, rimiro il bel sembiante
adorato vaggheggiato
ei mi appare sfavillante
come il dì che mi piagò
parmi ancora che su quel viso
spunti languido un sorriso
ch'altra volta a me sì caro
la mia sorte incatenò.
TALBOT: al tramonto è la sua vita ed aita a te cercò.
LEICESTER:
O memorie, o cara imago
di morir per lei son pago.
TALBOT: Che risolvi?
LEICESTER
Liberarla!
O con lei spirar saprò!
TALBOT:
Di Babington il fato il periglio
Non ancor ti spaventò?
LEICESTER
Ogni tema, ogni periglio
io per lei sfidar saprò
vuò liberarla, vuò liberarla
se fida tanto colei mi amò
da gli occhi il pianto le tergerò
e se pur vittima cader degg'io
del fato mio superbo andrò.
TALBOT
Non far che gema
Se all'ora estrema
Se sfuggir, no, no, sfuggir non può.
Talbot parte; Leicester si avvia alla porta opposta, e s'incontra con la Regina.
Si scorgono nel di lui volti segni di agitazione.
ELISABETTA: Sei tu confuso?
LEICESTER: Io no. Che incontro.
ELISABETTA: Talbot teco un colloquio tenne?
LEICESTER: È ver. Che fia?
LEICESTER
Sospetti invano.
Ormai di Talbot è nota la fedeltà.
ELISABETTA
Pure il tuo cor conosco;
Svelami il ver - l'impongo.
LEICESTER:
O ciel. Regina.
ELISABETTA
Ancor me'l cedi?
Intendo.
(Vuol partire.)
LEICESTER
Ah, non partir, m'ascolta
deh, ti arresta
un foglio …
ELISABETTA
Il foglio a me.
LEICESTER
Sorte funesta.
Egli s'inginocchia e porge il foglio.
Eccolo, al regio piede,
Io lo depongo.
Ella per me ti chiede
Di un colloquio il favor.
ELISABETTA
Sorgete, o Conte.
Troppo fate per lei.
Crede l'altera
Di sedurmi così;
Ma invan lo spera.
Elisabetta apre il foglio, legge rapidamente e il suo furore si cangia in stupore.
Quali sensi!
LEICESTER:
Ell'è commossa!
ELISABETTA: Ch'io discenda alla prigione.
LEICESTER: Sì, Regina.
ELISABETTA: Ov'è la possa, chi ti ambia le tre corone?
LEICESTER
Come lampo in notte bruna,
Abbagliò, fuggì, sparì!
ELISABETTA:
Al ruotar della fortuna
Tant'orgoglio impallidì.
LEICESTER
Ah pietade per lei l'implora il mio core.
ELISABETTA
Ch'ella possiede, non è ver?
LEICESTER:
Quel dir m'accorra.
ELISABETTA
Nella corte ognuno il crede.
LEICESTER
e s'inganna.
ELISABETTA
Mentitore
LEICESTER
Sol pietade a lei m'unì.
ELISABETTA:
Egli l'ama -- egli l'ama.
o mio furor, o h mio furor.
È leggiadra? Parla!
LEICESTER
Sì!
ELISABETTA
Sì! Sì! Sì!
LEICESTER:
****************************
sì era d'amor l'immagine degli anni sull'aurora ----------------a
sembianza avea d'un angelo che appare ed innamora ----------a
era celeste l'alma soave il suo respir ------------------------------b
bella ne' dì del giubilo bella nel suo martir -----------------------b
********************************
ELISABETTA
a te lo credo, è un angelo se tu le dai tal vanto;
se allo squallore di un carcere è d'ogni cor l'incanto.
lo so che alletta ogni anima lusinga ogni desir.
se tu l'adori, o perfido pavento il mio soffrir.
LEICESTER
Ma … no … Regina
Credo … io …
Bella ne' dì del giubilo
Bella nel suo martir.
Vieni.
ELISABETTA
Lo chiede il barbaro.
LEICESTER
Appaga il mio desir.
ELISABETTA
Dove? Quando?
LEICESTER:
In questo giorno
Al suo carcere d'intorno
Per la caccia che si appresta,
Scenderai nella foresta.
ELISABETTA
Conte, il vuoi?
LEICESTER
Ten prego.
LEICESTER
Deh! vieni, o regina,
Ti mostra clemente,
Vedrai la divina
Beltade innocente;
Sorella le sei,
Pietade per lei,
Chè l'odio nel petto
Assai ti parlò.
LEICESTER
La calma le rendi, e pago sarò.
Regina, deh! vieni,
La calma le rendi, e pago sarò.
ELISABETTA
Sul crin la rivale, ecc
LEICESTER
Regina, ten prego, ah!
La pace le rendi, e pago sarò.
ELISABETTA
Ah! troppo mi offende, ecc.
Atto II.
Parco di Forteringa.
Ambo i lati sono folti di alberi, il mezzo si apre in una vasta veduta che confina col mare.
Maria esce correndo dal bosco. Anna la segue più lento; le guardie sono a vista degli spettatori.
Scena e Duetto
Entra Leicester.MARIA: Ah! non m'inganna la gioia! Roberto sei tu? sei tu?
LEICESTER:
Qui viene chi t'adora
A spezzar le tue catene.
MARIA:
Libera alfin sarò dal carcer mio?
Libera? e tua per sempre?
Appena il crede l'agitato mio cor.
LEICESTER:
qui volge il piede Elisabetta,
al suo real decoro
di pretesto è la caccia.
ove ti mostri a lei sommessa
MARIA: A lei sommessa?
LEICESTER: Oggi lo dei.
MARIA STUARDA: Oh ciel! Che ascolto? Che ascolto? Toglimi a vista sì funesta!
Maria Stuarda vuol ritrarsi.
LEICESTER: Se m'ami, deh! ti arresta.
MARIA: E deggio?
LEICESTER: Tu dei sperar.
DUETTO:
ROBERTO:
*****************************************
no diffidar non dei
ella è poi grande in soglio
restava il cor di lei
commosso dal tuo foglio
e su quel ciglio io vidi ...
la lagrima spuntar.
se m'odi, e in me t'affidi ...
tutto vedrai cangiar.
****************************************
MARIA
Da tutti abbandonata,
In preda a rio dolore,
Oppressa, desolata,
Nulla sperar sa il core.
Fui condannata al pianto,
A sempre sospirar;
L'affetto tuo soltanto
Può i mali miei calmar.
MARIA: Del suo core, del suo cor
Convinta io sono!
LEICESTER
Pur pietà, pur pietà
Vi alberga spesso.
MARIA
Non per chi la adombra un trono!
LEICESTER
No, tu dici? E allora io stesso,
S'ella è sorda ai prieghi tuoi
Io vendetta ne farò.
MARIA
Che favelli! Che far puoi?
Per me esporti! Ah, ch'io nol vò.
LEICESTER: Ah! sì, farò.
MARIA
Ah! Se il mio cor tremò giammai
Della morte al crudo aspetto,
Non far sì che sia costretto
A tremare pe' tuoi dì.
Solo io volli e sol cercai
Di vederti e fido e grato;
Per te spero che il mio stato
Non sia misero così.
*************************************
LEICESTER
sì la fè l'onor ne impegno
e il mio cor che t'ama il giura
sorgerai dalla sventura
che ogni gloria ti rapì.
e se allor non t'offro un regno,
nè la destra di un sovrano
potrò offrirti almen la mano
che le tue prigioni aprì.
***************************************
MARIA
Non esporti.
LEICESTER
Il giuro sorgerai dalla sventura.
MARIA
Ah! no!
LEICESTER
Sì, la fè.
MARIA
Ah! ch'io nol vò.
LEICESTER
L'onore ... ne impegno ...
MARIA
Ah! non far ch'io sia costretta
A tremar pe' giorni tuoi.
LEICESTER
Sì, la fè, l'onor ne impegno
Sorgerai dalla sventura.
MARIA
Solo io volli e sol cercai, ecc
LEICESTER
Ah! potrò offrirti almen la mano, ecc
Maria Stuarda parte, Leicester va frettolosamente all'incontro di Elisabetta che entra.)
ELISABETTA
Qual loco è questo?
LEICESTER
Forteringa.
ELISABETTA
O Conte! Dove mi scorgi?
LEICESTER
Non dubbiar;
Maria sarà in breve guidata al tuo cospetto
Dal saggio Talbo.
ELISABETTA
A qual per te discendo sacrifizio!
Lo vedi?
Discosta i cacciatori
Da' contigui viali;
È troppo ingombro di popolo il sentier.(Ad un cenno di Leicester si scostano i cacciatori, e i cortigiani si radunano in vari gruppi nel fondo della scena.)
CECIL (ad Elisabetta)
Vedi, Regina, come l'Anglia ti adora.
Ah! tu lo sai quel capo ella ti chiede. ELISABETTA
Taci. LEICESTER (ad Elisabetta)
Deh! ti rammenta
Che a dar conforto
Alla dolente vita di una sorelli
Io ti guidai.
La mano che di squallor la cinse
Al contento primier
Può ridonarla. ELISABETTA
(Io l'abborro!
Ei non fa che rammentarla.)(Entra Maria condotta da Talbot ed Anna.)
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LEICESTER:]
La misera ha impressi
In volto gli affanni
Nè gli astri tiranni
Si placano ancor.
Salvarla potessi
Da tanto dolor.
N 10: Dialogo delle due Regine
LEICESTER (ad Elisabetta)Deh! l'accogli.
ELISABETTA (a Leicester)
Sfuggirla vorrei. TALBOT (a Maria)
Non sostarti. MARIA (a Talbot)
L'abisso ho vicino. ELISABETTA (a Leicester)
Troppo altera.
LEICESTER (ad Elisabetta): Da un crudo destino Avvilita dinanzi ti sta.
LEICESTER (a Maria): O Dio! che tenti?
LEICESTER
E che dirò?
LEICESTER
O Dio, ti frena!
ANNA, LEICESTER, TALBOT (a Maria)
Che favelli! Taci, deh! taci!
ANNA, LEICESTER, TALBOT
Quali accenti! Ella delira!
Giusto ciel! Perduta ell'è!
LEICESTER
Ah! ti perdo, o sconsigliata,Quando salvarti bramai.
Quando fido a te tornai
Il destin ci fulminò.
MARIA, LEICESTER
Addio! Per sempre!
LEICESTER
Ah! ti perdo sconsigliata, ecc.
Quando fido a te tornai
Il destin ci fulminò.
Per sempre ci lasciò.
SCENA I
Galleria nel Palagio di Westminster.La Regina sedendo ad un tavolino sul quale è un foglio.
Elisabetta è incerta; vedendo Leicester che entra, segna rapidamente il foglio.
LEICESTER
Regina!
ELISABETTA
A lei s'affretti il supplizio.
LEICESTER
O ciel, quai detti!
(vedendo il foglio)
Forse quella ...
CECIL
La sentenza.
LEICESTER
La sentenza?
ELISABETTA
Sì, la sentenza, o traditor.
Io son paga!
LEICESTER
E l'innocenza tu condanni!
ELISABETTA
E parli ancor?
LEICESTER
Ah! deh! per pietà sospendi
L'estremo colpo almeno;
Ai prieghi miei t'arrendi,
O scaglialo al mio seno.
Niuno ti può costringere,
Libero è il tuo volere.
ELISABETTA
Vana è la tua preghiera,
Son ferma in tel cosiglio.
Nel fin di quell'altera
È il fin del mio periglio.
Dal sangue suo più libero
Risorge il mio poter.
LEICESTER
Ah! pietà! Ah! Regina!
Niuno ti può costringere, ecc
LEICESTER
D'una sorella, o barbara,
La morte hai tu segnato!
ELISABETTA
E spettator ti voglio
Dell'ultimo suo fato;
Dovrà perir l'amante
Dopo il fatale instante
Che il bellico metallo
Tre volte scoppierà.
LEICESTER
E vuoi ch'io vegga?
ELISABETTA
Taciti, taciti.
LEICESTER
E vuoi?
ELISABETTA
Taciti.
È morta ogni pietà.
LEICESTER
Regina! Regina!
ELISABETTA
Vanne, indegno; t'appare sul volto
Il terror che in tuo seno ti piomba.
Al tuo affetto prepara la tomba,
Quando spenta Stuarda sarà.
LEICESTER
Vado, vado, ti leggo sul volto
Che deliri, che avvampi di sdegno.
Un conforto, un amico, un sostegno
Nel mio core la misera avrà.
ELISABETTA
Vanne indegno!
Al tuo affetto prepara la tomba, ecc
SCENA III
Appartamento della prigione di Maria Stuarda nel Castello di Forteringa.FAMIGLIARI DI MARIA
(alcuni)
Vedeste?
(altri)
Vedemmo.
(tutti)
O truce apparato!
Il ceppo ... la scure ...
La funebre sala ...
E il popol fremente
Vicino alla scala
Del palco fatale.
Che vista! Che orror!
La vittima attende
Lo stuolo malnato.
La vittima regia.
O instabile sorte!
Ma d'una Regina
La barbara morte
All'Anglia fia sempre
D'infamia e rossor.
(Entra Anna.)
SCENA VII
N 17: Gran Scena a Preghiera
FAMIGLIARIAnna!
ANNA
Qui più sommessi favellate. FAMIGLIARI
La misera dov'è? ANNA
Mesta, abbatuta, ella s'avanza.
Deh! col vostro duolo
Non aggravate il suo dolor. FAMIGLIARI
Tacciamo.(Entrano Maria vestita di nero, in gran pompa, ornata della sua corona, e Talbot.)
SCENA VIII
MARIA (ai famigliari)Io vi rivedo alfin.
ANNA, FAMIGLIARI
Noi ti perdiamo! MARIA
Vita miglior godrò. FAMIGLIARI
Ah! MARIA
Vita miglior, sì, godrò.
Contenta io volo all'amplesso di Dio,
Ma voi fuggite questa terra d'affanni.
FAMIGLIARI
Il duol ci sprezza il cor!
MARIA
Deh! non piangete!
Anna, tu sola resti,
Tu che sei la più cara,
Eccoti un lino di lagrime bagnato;
Agli occhi miei farai lugubre benda,
Allor che spenti saran per sempre al giorno.
Ma voi piangete ancor?
Meco vi unite, miei fidi,
E al ciel clemente
L'estrema prece alziam devota e ardente. Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
Odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglimi del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha. ANNA, FAMIGLIARI
Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
Odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglila del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha. MARIA
Ah! sì ... Dio!
Fra l'ali accoglimi del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha.
ANNA, FAMIGLIARI
Fra l'ali accoglila del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha. MARIA
È vano il pianto, il ciel m'aita. ANNA, FAMIGLIARI
Scorda l'incauto della tua vita. MARIA
Ah! ANNA, FAMIGLIARI
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
Benigno il cielo ti perdonò. MARIA
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
D'eterno amore mi pascerò. ANNA, FAMIGLIARI
Distendi un velo su' corsi affanni,
Benigno il cielo ti perdonò. MARIA
Dio! ah! sì!
D'eterno amore mi pascerò.
Mi perdonò. ANNA, FAMIGLIARI
O Dio! Pietà! Ah, pietà!
Beningno il cielo ti perdonò.(Si ode nel castello il primo sparo del cannone.)
(Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala grande, alla di cui vetta sono le guardie e gli ufficiali di giustizia con fiaccole. Cecil viene dalla scala.)
CECIL
È gia vicino del tuo morir l'istante.
Elisabetta vuol che sia paga ogni tua brama.
Parla. MARIA
Da lei tanta pietà non isperai.
Lieve favor ti chiedo.
Anna i miei passa al palco scorga. CECIL
Ella verrà. MARIA
Se accolta hai la prece primiera,
Ah! altra ne ascolta. D'un cor che muore reca il perdono
A chi m'offese, mi condannò.
Dille che lieta resti sul trono,
Che i suoi bei giorni non turberò.
Sulla Bretagna, sulla sua vita,
Favor celeste implorerò.
Ah! dal rimorso non sia punita;
Tutto col sangue cancellerò.
Ah! d'un cor che muore reca il perdon,
Ah! dal rimorso non sia punita,
Tutto col sangue cancellerò. ANNA, TALBOT, FAMIGLIARI
Scure tiranna! Tronchi una vita
Che di dolcezze ci ricolmò. CECIL
La sua baldanza restò punita;
Fra noi la pace tornar vedrò.
Leicester e detti, poi lo sceriffo e gli uffiziali di giustizia.
TALBOT
Giunge il Conte. MARIA
Ah! a quale ei viene lugubre scena.
LEICESTER (a Maria)
Io ti rivedo.
Perduta, opressa da ingiuste pene,
Vicina a morte
MARIA
Frena, frena il dolor!
Addio per sempre! CECIL
Si avanza l'ora. LEICESTER
Ah, che non posso lasciarti ancora. CECIL
Si avanza l'ora.
LEICESTER (a Cecil che vuole allontanarlo da Maria)
Scostati, o vile!
MARIA
Taci! LEICESTER
Tremate! Iniqui tutti!
Temete un Dio
Dell'innocenza vendicator! MARIA
Te stesso perdi!(Secondo scoppio di cannone. Scendo lo sceriffo col suo seguito di uffiziale e circondano Maria.)FAMIGLIARI
Ah! Perchè non posso nel sangue mio
Spegnere il cieco vostro furor! CECIL
È l'ora! LEICESTER (a Cecil)
Vile! MARIA (a Leicester)
Roberto! Roberto! Ascolta!
(Si appoggia al braccio di Leicester.)
Ah! se un giorno da queste ritorte
Il tuo braccio involarmi dovea,
Or mi guidi a morire da forte
Per estremo conforto d'amor.
E il mio sangue innocente versato
Plachi l'ira del cielo sdegnato,
Non richiami sull'Anglia spergiura
Il flagello d'un dio punitor. LEICESTER, TALBOT, ANNA, FAMIGLIARI
Quali accenti! Qual truce sventura! Ah! CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura, sì! MARIA
Anna, addio! Roberto, addio!
Ah! se un giorno da queste ritorte, ecc(Terzo scoppio di cannone. Sulla scala comparisce il carnefice colla scure e quattro suoi assistenti vestiti di rosso.)TALBOT, ANNA, LEICESTER, FAMIGLIARI
Innocente, infamata, ella muor. CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura,
La nemica del regno già muor.(Maria sorretta da Talbot e circondata dalle guardie, si avvia pel fondo. Leicester si copre il volto colle mani.)
FINE dell'OPERA
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