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Monday, June 23, 2025

GRICE E RIGNANO

 EUGENIO, RIGNANO Naai = a LA MEMORIA BIOLOGICA SAGGI DI UNA NUOVA CONCEZIONE FILOSOFICA DELLA VITA BOLOGNA NICOLA ZANICHELLI EDITORE MIVERSIT DI ROMA , invece, nella nostra concezione, ogni elemento mnemonico germinale basta da solo a rappresentare e de- terminare tutto quanto il modo dessere complessivo del rispettivo stadio ontogenetico. Ma un contributo pi particolarmente personale, e del pi alto interesse, porta Francis Darwin in appoggio di tutte le teorie mnemoniste in genere. La tesi, cio, che egli svolge e dimostra ampiamente sopratutto per le piante, dell'identit sostanziale che sussiste fra le varia- zioni di forma temporanee, o movimenti, e le variazioni di forma definitive, o cambiamenti morfologici. Data questa identit, e data la capacit della ripro- duzione mmemonica dei movimenti gi stati provocati direttamente da stimoli esterni, capacit analoga dovr verificarsi anche pei cambiamenti morfologici. Cos, p. es., nelle piante dormienti, labbassarsi e il risollevarsi delle foglie, o il diverso loro aspetto, originariamente provocato dallalternarsi della notte e del giorno,  e la cui periodicit si pu anche mutare con un'alternanza pi rapida o pi lenta di luce artificiale e di oscurit,  continua il suo ritmo, per pura causa mnemonica, anche se la pianta venga tenuta per pi giorni in una stanza oseura. E la stessa cosa si riscontra per certi cambia- menti morfologici permanenti. Cos, un faggio pu pro- durre foglie di forma cos differente, da sembrare di specie diversa, a seconda che esse si sviluppino alla luce 128 LA MEMORIA BIOLOGICA del sole o all'ombra. Lontogenesi  dunque diversa nei due casi e la differenza  dovuta allazione diretta del mondo esterno. Ma linteressante  che vi sono altre piante, che non crescono di preferenza che all'ombra, nelle quali la forma di foglie simile a quella assunta dalla foglia di faggio cresciuta all'ombra  divenuta fissa e tipica della specie, quali si siano le condizioni di luce in cui la pianta si sviluppi. La forma di foglie, che nel faggio  provocata direttamente dal mondo esterno, in queste piante s riproduce ormal per pura via mnemo- nica. Analogamente, Goebel ha fermato lattenzione sul fatto, che in alcune orchidee le radici assimilatrici pren- dono una forma appiattita se esposte al sole, mentre in altre questo cambiamento morfologico  divenuto ormai automatico e avviene anche allo scuro. Siccome, poi, le variazioni di forma temporanee, o movimenti, tanto quando sono provocate dal mondo esterno che quando si riproducono per via mnemonica, avvengono merc trasmissioni di stimoli od impulsi ner- vosi da date parti ad altre del corpo della pianta, ad ana- loghe trasmissioni di stimoli o impulsi nervosi dovranno essere ascritte, data l'identit sopra detta, anche le va- riazioni di forma definitive, o cambiamenti morfologici. Ecco, dunque, perch fra i botanici le teorie mnemo- niste trovano anche pi favorevole e pi pronta acco- glienza che fra gli stessi zoologhi. La maggior dipendenza, nelle piante, delle variazioni morfologiche costituenti lo sviluppo dall azione del mondo esterno, unitamente alla maggior lentezza con cui si producono i loro movimenti ed al carattere peculiare di questi ultimi di consistere spesso nel passaggio della pianta da una forma ad altra in cui essa sosta pi o meno a lungo, ha facilitato la messa in evidenza della CAPITOLO SESTO 129 stretta analogia fra queste variazioni morfologiche e questi movimenti. D'altra parte, il manifestarsi, anche nelle piante, ad onta dellassenza completa in esse dun sistema nervoso qualsiasi, dei fenomeni di sensibilit, di trasmissibilit di stimoli, e di mnemonicit, ha con- tribuito a far ritenere come ben verosimile lintima ana- logia di ogni nucleo, anche somatico, coi centri nervosi propriamente detti, e ad attribuire ai ponti protopla- smatici intercellulari la stessa facolt trasmettitrice di impulsi e stimoli posseduta dalle fibre nervose. E cos, non  pi apparso come inesplicabile che, nellembrione animale, sino dai suoi primissimi stadi, quando ancora  privo dogni sistema nervoso, i successivi stadi dello sviluppo siano dovuti a fenomeni di  svincolamento  e di trasmissione di energie od impulsi nervosi. Francis Darwin, coi suoli studi, appunto, sui movi- menti delle piante e sulle analogie fra variazioni di forma temporanee e variazioni di forma definitive, ha certo portato a queste teorie mnemoniche dello svi- luppo un contributo validissimo, la di cui importanza non potr mancare di apparire ogni giorno pi notevole. RieNANO 9) CAPITOLO VII. Teleologismo e mnemonismo. Augusto Pauly quale rappresentante fra i pi autorevoli delle nuove teorie pan-animiste della vita. - La  conformit allo scopo  o  ZLueckmiissigkeit  quale propriet generale degli organismi. - Ogni nuovo adattamento filogenetico consiste nell utilizzazione di strut- ture morfologiche gi esistenti come mezzi per servire a uno scopo nuovo; utilizzazione, che costituisce una scoperta, un invenzione da parte dell animale e che modifica a poco a poco l antico organo, . utilizzato per questo scopo nuovo. - Coll ipotesi che tutti gli atti oggi involontari e che tutti gli stessi fenomeni oggi puramente fisio- logici siano stati nel passato degli atti volontari, Pauly tenta di estendere indefinitamente i limiti. d applicazione di quest auto- plasmazione dell organismo. - Egli cade cos in un misticismo pan- animista. - Tale risveglio delle teorie animiste  dovuto all insuf- ficienza delle teorie puramente fisico-chimiche a spiegare i fenomeni pi caratteristici della vita. - Non  l  adattamento  puro e sem- plice della vita alle circostanze esterne attuali, bens V  anticipa- zione  di questo adattamento a circostanze future che costituisce una caratteristica esclusiva della vita. - E questa anticipazione non trova lu sua spiegazione che nelle teorie mnemoniche. August Pauly, nel suo libro Darwinismus und La- marckismus; Entwurf einer psychophysische Teleologie (Reinhardt, Miinchen, 1905) che  stato molto discusso, pone anzitutto in chiara luce la differenza fondamentale fra la concezione Darwiniana e quella Lamarckiana. Il Darwinismo,  egli osserva,  pretendendo di spiegare tutta levoluzione organica colla lotta per la vita e la selezione naturale, riconduce a semplice conseguenza dellaccumularsi di variazioni fortuite la facolt stessa di adattamento degli esseri viventi, che manifestamente 132 | LA MEMORIA BIOLOGICA costituisce invece la propriet fondamentale e primor- diale della vita. Con ci, non fa che girare abilmente in- torno alla questione senza risolverla, e contribuisce cos, pi che altro, ad allontarci da una conoscenza pi ap- profondita e pi intima del fenomeno vitale. Invece, il Lamarck attaccava subito di fronte la que- stione, dirigendo fino dal principio la sua attenzione ad esempi concreti di adattamento allo scopo, che si rife- rivano a cambiamenti o intensificazioni di funzioni, e i quali, quindi, rappresentavano il momento del prodursi di un adattamento nuovo. Di modo che, mentre per Darwin lorganismo acqui- sterebbe tutte le sue propriet passivamente; pel La- marck, invece, lorganismo verrebbe ad acquistarle, a plasmare s stesso, direttamente, merc la propria at-. tivit. | Precisata cos assai bene la posizione, che tengono luna rispetto allaltra le due concezioni fondamentali del Darwinismo e del Lamarckismo, il Pauly, seguace di questultima, si rivolge egli pure direttamente allo studio della propriet generale dellorganico, della adattabilit allo seopo, della  Zweckmiissigkelt . Ogni azione, egli osserva,  un atto teleologico; e la sua conformit allo scopo deriva dallassociazione di due esperienze, quella di un bisogno sentito e laltra del mezzo che lo ha soddisfatto. Questa associazione s risolve in un  giudizio ,  di natura psichica, ma evidentemente dotato, per la sua attivit, di energia fisica,  circa la apacit di quel dato mezzo a soddisfare quel dato bisogno. Venendo ad esempi concreti, la filogenesi cinsegna, scrive il nostro autore, come per ciascun adattamento nuovo l'animale abbia sempre utilizzato, quale mezzo del CAPITOLO SETTIMO 133 tutto fortuito a sua disposizione, strutture morfologiche gi formate, serventi fino ad ora ad altri scopi, le quali lanimale a un dato momento ha scoperto potere servire anche allo scopo nuovo, e che, in seguito al nuovo uso, sono venute cos a poco a poco a modificarsi. Tipiche a questo riguardo sono le trasformazioni subte dalle di- verse appendici dei crostacei, originariamente uguali tra loro, a seconda delluso fattone dallanimale. L'utilizzazione di un mezzo, gi servente ad uno scopo determinato, per un altro scopo nuovo del tutto diverso, costituisce una vera e propria invenzione  dellani- male. Alcune di queste invenzioni non hanno che conse- guenze di importanza limitata, altre ne hanno invece di importanza somma; senza che, naturalmente, niente al principio possa fare sospettare limportanza diversa dei loro risultati finali lontani. Basta pensare, osserva il Pauly, allimportanza che ebbe, per la formazione delle mascelle e di tutta la faccia, la scoperta che gli archi branchiali potevano servire anche da tenaglia per affer- rare 1l cibo. E chiaro che ad ogni invenzione ne potr succedere e ne succeder per lo pi unaltra, utilizzante, come mezzo per soddisfare ad un bisogno ulteriore, quello stesso srto o modificatosi per effetto della invenzione precedente ; e cos dinvenzione in invenzione lorganismo potr plasmarsi, quasi direi, direttamente, per opera propria. Questa auto-plasmazione si pu e s deve ammettere in una estensione forse assai maggiore di quanto s faceva finora. E merito del Pauly di insistervi. Il sostenere che lanimale a forza di tentativi rivolge, a soddisfazione di bisogni nuovi, mezzi vecchi, e con tal nuova utilizza- zione, guidata sempre meglio dallesperienza accumulata 134 LA MEMORIA BIOLOGICA di tutti i tentativi precedenti, trasforma lorgano ren- dendolo sempre pi adatto allo scopo,  forse non dire altra cosa, in sostanza, che quella gi vecchia della pla- smazione dellorgano effettuata dalla funzione. Solo che si mette maggiormente in evidenza la parte che l'intelli- genza dell'animale ha in questa plasmazione. Questa auto-plasmazione non pu valere,  vero, che per gli organi le cui funzioni sono governate da atti vo- lontari. Badiamo, per, che molti atti oggi involontari, furono volontari in origine. Con ci il campo d'azione di questa auto-plasmazione viene ad estendersi ancora molto di pi. Ma fin dove potr esso estendersi? Qui sta il difficile! La plasmazione del dito medio del Chiromys madaga- scartensis, ben pi smilzo delle altre dita servendo allani- male per tirar fuori dalle parti tubulari delle piante il midollo o larve dinsetti, pu ben probabilmente essere stata effettuata dallatteggiamento sempre pi adatto allo scopo dato a tale organo dallanimale, a forza di ten- tativi via via riusciti sempre meglio ; tanto pi sc s am- mette che la contrazione dellepidermide atta a rendere pi sottile 11 dito e lallungamento delle fibre muscolari portante seco anche quello delle ossa siano suscettibili, sla pure in ben tenue misura, di cadere o di essere cadute sotto il controllo della volont. Altrettanto pu dirsi, forse, della plasmazione, per lo meno in parte. della forbice e delle altre appendici sopra accennate dei cro- stacei; di aleuni o di alcune parti degli organi pulitori delle antenne degli insetti; dellallungamento del collo e delle gambe anteriori della giraffa o delle gambe dei trampolieri e degli altri uccelli palustri; della curvatura della cornea e di alcune altre ancora delle conforma- zioni dell'occhio cos bene adatte alla percezione pi CAPITOLO SETTIMO 135 distinta nei pi diversi casi; dellorgano vocale degli uccelli cantatori e degli altri animali in genere; e cos via. Ma pu ammettersi unestensione indefinita di questa autoplasmazione? Pu ammettersi, p. es., anche per la prima formazione del tessuto osseo? Quando in dati punti di certi tessuti dellorganismo, cos sostiene 1l nostro autore, vennero fortuitamente a deporsi nella sostanza intercellulare delle particelle minerali, lani- male dovette fare lesperienza della resistenza maggiore che veniva in seguito a ci a prendere il tessuto, e cos pot giudicare della capacit dun tal mezzo, costituito da queste particelle materiali sospese nel liquido circolante, a soddisfare il bisogno di una maggiore resistenza in certi punti del corpo. Ora, non molti saranno disposti, credo, a concedere che, fatta pure che abbia lanimale questa esperienza grazie ad una ipotetica sua ipersensibilit, esso a forza di tentativi possa essere riuscito ad aumen- tare via via maggiormente il deposito nei punti de- siderati. | Lautore,  vero, sostiene, che ogni bisogno sentito dellorganismo nel suo insieme si trasmette tale e quale in ciascuna sua minima parte; e che, quindi, ciascuna di queste parti viene cos resa essa stessa capace di giudi- care fra bisogno e mezzo di soddisfazione, e pu cos operare in conseguenza. Ma che sorta di spiegazione  questa ? La concezione del Pauly va annoverata, dunque, essa pure, fra quelle che possiamo chiamare, anche se prive di contenuto religioso,.col nome di vitalistico-animistiche ; le quali vengono tutte ad assomigliarsi in questo, che suppongono nellenergia vitale, come sua caratteristica fondamentale e primordiale, anzich alcune propriet 136 LA MEMORIA BIOLOGICA semplici ed elementari quali sono quelle di tutte le altre forme di energia ancorch diverse da una forma di energia allaltra, una facolt sola ma complicatissima, pi o meno simile alla  ragione  delluomo. N pu certo impedirci di considerare il Pauly come un ani- mista, il fatto che, sprofondandosi sempre pi nelle ne- bulosit metafisiche, egli arriva alla fine tantoltre da estendere questa facolt intelligente a tutta quanta l'energia, anche inorganica, pretendendo con ci di sop- primere il dualismo antico fra materia viva, e materia morta. Verso queste concezioni vitalistico-animistiche  inutile negare ci sia oggi ovunque un sentito risveglio, di cui il Pauly stesso e laccoglienza favorevole incon- trata dal suo lavoro non sono che degli esponenti. Ed un tale risveglio  dovuto, dobbiamo confessarlo, alla inca- pacit delle concezioni prettamente meccaniche o fisico- chimiche a rendere conto di molte caratteristiche essen- ziali dei fenomeni della vita, prima fra tutte, quelle ad aspetto pronunciato di finalit: dallo sviluppo ontoge- netico che gi nellembrione forma organi adatti ad una funzione da compiere solo allo stato adulto, ai movi- menti e agli atti delle piante e degli animali, che indubi- tatamente tendono ad uno scopo raggiungibile solo in un futuro pi o meno lontano. Se fosse soltanto ladattarsi dellorganismo via via in ciascun istante alle circostanze esterne continuamente mutabili, il mondo inorganico stesso ci presenta tali e tanti casi pi o meno consimili di adattamento, che la natura organica e linorganica non ci apparirebbero certo per questo sostanzialmente diverse fra loro. Ogni sistema fisico-chimico, infatti, disturbato che sla nel suo equilibrio dinamico da fattori esterni, tende a ricom- CAPITOLO SETTIMO | | 137 porsi in un equilibrio dinamico nuovo, ad  adattarsi  a queste circostanze esterne mutate. Nessuno, p. es., oserebbe entusiasmarsi della capa- cit di adattamento allo scopo, della  Zweckmis- sigkeit , dellacqua corrente di un fiume, il cui rigurgito s eleva a monte delle pile di un ponte precisamente di quel tanto necessario a che lacqua acquisti sotto le pile, che restringono la sezione del fiume, un aumento tale di velocit da ricondurre lefflusso allo stesso quantita- tivo di prima. Perch qui  troppo evidente essere il fatto che la corrente non pu fermarsi, non pu cessare di effluire sempre nella stessa quantit, che riconduce a poco a poco 1l sistema, dopo un certo intervallo di tempo di non equilibrio, allequilibrio dinamico nuovo. Ed  l'ostacolo stesso posto contro l affluire normale del- lacqua che viene a produrre a poco a poco le condizioni,  l'aumento di livello a monte,  proprie a ristabilire un equilibrio dinamico nuovo, e atte, anzi,-ad accelerare quella velocit stessa dellacqua che pareva dovesse ve- nirne ritardata. Altrettanto dicasi dellenergia elettrica passante nel suolo-da lastra a lastra metallica, infisse nello strato su- periore del terreno e mantenute a differenza costante di potenziale, lequilibrio dinamico della quale venga tur- bato, in seguito alla siccit dellaria, da una troppo ra- pida evaporazione, rendente lo strato superficiale del suolo meno buono conduttore e obbligante lenergia elet- trica stessa a passare per gli strati pi profondi; 0 dellenergia chimica sprigionantesi dalla forte affinit di due elementi fra loro, nel caso che la successione delle molteplici reazioni, cui d luogo la soluzione dei due com- posti che rispettivamente contengono i due elementi, venga turbata dallabbassarsi della temperatura del- 138 LA MEMORIA BIOLOGICA lambiente che ostacoli e modifichi qualcuna delle rea- zion secondarie in corso. Anche in questi casi,  il non potere non continuare a prodursi dellenergia elettrica o dellenergia chimica che fa s, che lostacolo venga a creare esso stesso le condizioni atte a ristabilre l'equi- librio dinamico nuovo. | Percui, se anche lenergia vitale, in determinati li- miti di variazione dellambiente, non potr arrestarsi, non potr non continuare a prodursi,  e la tendenza, in determinate condizioni, allauto-accrescimento della massa della sostanza vivente denota precisamente la cor- rispondente tendenza dellenergia vitale, in seguito a determinate trasformazioni energetiche, alla propria espansione,  allora ogni ostacolo, che, entro questi li- miti, si opporr al processo vitale, creer le condizioni atte a determinare, talvolta persino col ravvivare il pro- cesso stesso ancora maggiormente, il suo equilibrio di- namieo nuovo, il suo adattamento allambiente. Cos, per quanto certo non ancora completamente spiegabile, non ci apparir per pi una propriet del tutto misteriosa e speciale dellorganico il vedere, p. es., eome ne punti soggetti a pressione o a trazione di certi tessuti, questa pressione o trazione, costituente forse dapprima un ostacolo, possa trasformarsi, invece, come einsegna la struttura delle ossa o lingrossamento dei gambi di certi frutti pesanti, in uno stimolo trofico vero e proprio (Roux); o come le cellule dello strato superfi- ciale di certe foglie o dellepidermide animale, sottoposte pel clima troppo secco a troppo forte evaporazione, o portate in una contrada pi fredda, possano resistere e adattarsi, col modificare convenientemente il proprio processo vitale, anche a queste condizioni ambientali sfavorevoli. CAPITOLO SETTIMO 139 Ci che, invece, anche con questi esempi meccanico fisico-chimici, non s pu comprendere neppure allin- grosso, , ripetiamo, lanticipazione con cui l'organismo si dispone per un equilibrio dinamico futuro. Qui fa duopo ricorrere ad una propriet nuova, del tutto caratteristica dellenergia vitale. Propriet nuova, che, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, sembra consistere in questo: che ciascuno stato di equilibrio dinamico, mentre  in attivit e quindi prima di cedere il posto a un altro, lascia sempre traccia di s, nel senso che nei diversi punti, ciascuno gi attraversato da una corrispondente specificit di energia viva, ora sostituita da un altra, rimane come un accumulazione, allo stato potenziale, di quella stessa specificit. Ne consegue, che il ritorno allo stato attivo del sistema dinamico n. 1 pu venire  svincolato  dal ripresentarsi di una por- zione soltanto, anche minima, delle condizioni o dei sti- moli esterni, dai quali questo stato n. 1 era stato provo- cato originariamente; porzione, che spesso non fa che precedere il ritorno integrale anche delle condizioni esterne restanti. Tale possibilit di  svincolamento  duno stato di- namico per opera di una porzione soltanto delle condi- zioni esterne che dapprima lo originarono,  precisa- mente quella propriet mnemonica, fondamentale e pri- mordiale di tutta quanta la sostanza vivente, che l'Hering e il Semon hanno contribuito meglio degli altri a mettere in evidenza. E dessa, precisamente, che d a tutti i fenomeni vitali,  dai fenomeni mnemonici propria- mente detti a tutti quanti i fenomeni fisiologici in genere, compresi per primi quelli dello sviluppo onto- genetico,  laspetto come di un prepararsi a certe con- dizioni di equilibrio, prima che esse si realizzino nella 140 LA MEMORIA BIOLOGICA loro totalit. Ed  in questo prepararsi anticipato a con- dizioni future che consiste, appunto, quella finalit, quella  Zweckmssigkeit , che rivestono tutti i feno- meni vitali e tutti gli atti della psiche. Fra le teorie prettamente meccaniche o fisieo-chi- miche e le teorie vitalistico-animistiche vi ha dunque posto per una terza concezione, quale quella appunto esposta nel capitoli precedenti, e che in mancanza di voca- bolo pi adatto potremo chiamare vitalistico-energetica, tale che, pure ammettendo che lenergia vitale,  forse non altro che energia nervosa,  costituisca una forma di energia a s, sottoposta naturalmente alle leggi generali dell'energetica, ma diversa per alcune delle sue propriet dalle altre forme di energia s come queste sono diverse fra loro, supponga nello stesso tempo, in questa. energia vitale o nervosa, propriet elementari ben definite, dello stesso ordine di semplicit di quelle manifestate dalle altre forme di energia, dette fisico-chimiche. Senza certo potere dare per ora dei fenomeni della vita una vera e propria spiegazione, nel senso stretto della parola di permettere una previsione pi estesa o pi pre- cisa, pure tale concezione ci sembra possa rappresentare un nuovo punto di vista, atto a guidare.le ricerche in una direzione diversa e pi promettente di quella semplice- mente meccanica o fisico-chimica seguita fin qui. Ri- cerche, che, rivolte precisamente a determinare e a di- stinguere quelle propriet elementari che 1 energia vitale, o nervosa che dir si voglia, -ha a comune colle altre forme di energia, e quelle per cui essa invece se ne differenzia, potrebbero un giorno venire appunto a com- porre il dibattito secolare fra vitalisti e materialisti. CAPITOLO VILI. La base mnemonica del finalismo della vita (1). Uno degli aspetti pi caratteristici del finalismo della vita  rappresentato dalle tendenze affettive. - Tendenza fondamentale dell organismo alla propria  invarianza fisiologica . - La fame e la sete. - Optimum ambientale. - Bisogni eliminatori - Istinto ses- suale. -  Istinto della propria conservazione . - Teoria del Quinton raffrontata alla nostra. - Tendenze organiche acquisite in vita dal- I individuo. - Esse sono senza alcun dubbio possibile di natura mne- monica. - Ma allora hanno una tale origine mnemonica anche le ten- denze organiche innate. - Sede  diffusa  delle tendenze affettive e loro propriet di essere eminentemente  soggettive . - Affettivit speciali nale esse pure per via d abitudine. - Amore materno. - Affetto famigliali. - Indispensabilit dell abituale. - La  natura  non  altro che  una prima abitudine . - La legge di trasferimento affettivo e la composizione affettiva spiegano poi, una volta che. esista uno  stock  di tendenze affettive elementari, tutta la gamma e tutte le sfumature delle affettivit e dei sentimenti dell uomo. Signore, egregi colleghi, miei giovani amici, lonore che mi  stato fatto invitandomi a tenere questa conferenza  Michonis  al Collegio di Francia  s grande che desidero esprimere anzitutto la mia pi viva riconoscenza agli eminenti colleghi ed amici che hanno voluto darmi questalta prova della loro stima. E anche se comprendo che con ci hanno voluto fare so- pratutto una dimostrazione di simpatia al mio paese, (1) Conferenza tenuta, col titolo Le finalisme de la vie, al College de France il 24 aprile 1920. 142 LA MEMORIA BIOLOGICA per la parte s importante che esso pure ha preso nella guerra mondiale a difesa del diritto e della libert dei popoli, la mia soddisfazione non ne  che pi grande, poich niente potrebbe rallegrarmi maggiormente che vedere accrescers, fra le nostre due nazioni, la cono- scenza e la stima reciproche e stringersi vieppi i loro legami intellettuali e damicizia. Il soggetto che desidero esporvi oggi non , a dire 1l vero, che uno soltanto degli aspetti del finalismo della vita, ma uno dei pi caratteristici, quello cio delle ten- denze affettive; solo alla fine ne dedurr e schizzer a larghi tratti alcune considerazioni dordine fondamen- tale, relative a tutte le manifestazioni finalistiche in ge- nere della vita. Se osserviamo il comportamento dei diversi orga- nismi, dagli unicellulari alluomo, vediamo che tutta una serie dei loro atti, fra cui sopratutto quelli pi fonda- mentali, si lascia interpretare come la manifestazione d'una tendenza dellorganismo a permanere o a tornare,  per usare il termine energetico dell Ostwald,  nel proprio stato fisiologico  stazionario . In altre parole, se riserviamo il nome di  affettive  a quella categoria speciale di tendenze organiche che soggettivamente, nelluomo, si manfestano come  de- sider  o  appetiti  0  bisogni  e che oggettivamente, nell'uomo e negli animali, si manifestano eome  movi- menti , completamente eseguiti o allo stato nascente, purch dallaspetto non meccanizzato, allora tutta una serie delle principali  tendenze affettive , cos definite, si lascia senz'altro riassumere nellunica tendenza fon- damentale dogni e qualsiasi organismo alla propria  invarianza fisiologica . Vediamo, p. es., la tendenza affettiva pi fondamen- CAPITOLO OTTAVO 143 tale fra tutte, quella della fame, altro non essere, in ul- tima analisi, che la tendenza a mantenere o a ricondurre lambiente interno nutritivo in quelle condizioni quali- tative e quantitative di composizione, atte a permettere il perdurare dello stato stazionario metabolico. Lo di- mostra senza altro il fatto che, ricondotto una volta che sia lambiente interno nutritivo nelle condizioni volute, cessa pso facto, nellanimale ogni tendenza a procurarsi nuovo alimento. Cos, lidra o lanemone di mare non reagiscono posi- tivamente al cibo se non quando il metabolismo  in tale stato da richiedere maggiore quantit di materiale (unless metabolism is in such a state as to require more material, scrive il Jennings); p. es., il cibo posto sul diseo del grande anemone di mare Stoichactis he- lianthes, quando lanimale non  affamato, d luogo alla stessa caratteristica reazione di  rigettamento  che se s trattasse di qualunque altro materiale disturbatore. E cos s comportano su pef gi tutti gli altri organismi, inferiori o superiori che siano. Le note esperienze dello Schiff sulle iniezioni endo- venose di sostanze nutritive nel cane dimostrano, daltra parte, direttamente, come la condizione fondamentale della fame sia limpoverimepto di sostanze istogenetiche nel sangue. Giacch con tali iniezioni s riesce, non solo a nutrire lanimale, ma anche a calmargli la fame. Che poi la fame, in ispecie finch  ancora moderata, rivesta laspetto, nelluomo, duna sensazione speciale locale proveniente dalla parete dello stomaco e che questa basti da sola a spingere agli atti stessi cui spingerebbe la vera fame, non    quasi inutile il farlo rilevare  che un fatto derivato e dimportanza del tutto secon- daria. Ci non  che uno dei tanti aspetti di quel vicaria- 144 LA MEMORIA BIOLOGICA mento della parte per il tutto, che, caratteristico di tutti guanti 1 processi fisiologici-mnemonici, si applica anche a questa tendenza alla propria invarianza fisiologica, essa pure, come vedremo meglio in seguito, di natura essenzialmente mnemonica. Queste sensazioni speciali, infatti, localizzate nella mucosa gastrica e dovute sia al turgore o ad altro cambiamento consimile producentesi nella mucosa stessa in seguito allo stato di vuotezza del ventricolo, causa il precedere e 1 accompagnare che fanno ordinariamente limpoverimento effettivo nel sangue delle sostanze istogenetiche, finiscono col dive- nirne le manifestazioni rappresentative e vicarianti. Lo stesso vale per la sete e per la sua localizzazione vicariante nei tratti pi alti del tubo digerente. Dalla fame e dalla sete potremmo passare agli altri pi diversi  appetiti  0  bisogni  organici pi o meno fondamentali: tutti, nelle loro manifestazioni esterne, ci s mostrerebbero avere questa sola ed unica meta comune, cio di ristabilire lo stato fisiologico stazionario, distrutto o comunque perturbato. E cos, p. es., che per ogni specie animale esiste un optimumn ambientale, relativo al grado di concentrazione della soluzione in cui lanimale vive, o al grado di tempe- ratura, o al grado dintensit luminosa, e via dicendo, al di sopra e al di sotto del quale lorganismo non pu pi mantenersi nel suo stato fisiologico normale, e nel quale lanimale fa perci tutto il possibile di rimanere. Vediamo, p. es., 1 intusorio Paramecium ad una tempe- atura ambientale di 28 gradi reagire negativamente ad un rialzo ulteriore ma non ad un abbassamento di essa; mentre a una temperatura ambientale di 22 gradi reagisce negativamente a una diminuzione ma non ad un aumento, E vediamo lFEuglena, esposta ad unillu- CAPITOLO OTTAVO 145 minazione ambientale moderata, reagire negativamente ad una diminuzione ma non ad un aumento dellillumi- nazione stessa; mentre, esposta ad unilluminazione am- bientale intensa, fa lopposto. La tendenza allinvarianza del proprio stato fisio- logico stazionario si converte, cio, in tendenza allin- varianza del proprio ambiente, sia esterno che interno. Cos, p. es., le ostriche e le attinie, esposte che siano al- laria, st chtudono: si comportano, cio, in modo da con- servare invariato il proprio tenore ambientale di umidit. Nellinvarianza ambientale va compresa anche la posizione dellorganismo rispetto alla direzione delle varie forze esterne cui esso  soggetto, prima fra tutte quella di gravit. Da ci la tendenza a conservare o a ristabilire la propria posizione normale. Cos, p. es., lameba ritira di solito i propr pseudopodi appena essi vengano a contatto con corpi solidi non comestibili; ma, sollevata che sia dal fondo dellacquario e lasciata so- spesa in mezzo allacqua, protende i suoi pseudopodi nelle pi varie direzioni e appena con uno di essi viene in contatto con un corpo solido ci si attacca, trae verso di esso tutto il proprio corpo e torna ad adagiarsi sul nuovo sostegno nel vecchio modo. E la stella di mare, ribaltata che sia, tende a  raddrizzarsi , cio, essa pure, a tornare nelle sue condizioni ambientali normali ri- spetto alla forza di gravit. Parimente, tutti i  bisogni  di eliminazione delle sostanze che siano prodotte dal metabolismo generale e che l'organismo non possa utilizzare ulteriormente, non s discostano da questa regola generale. In quanto che il  bisogno  di eliminarle, sia che si tratti del pi piccolo e pi semplice infusorio o del vertebrato pi RiGNaANO 10 146 | LA MEMORIA BIOLOGICA complesso, non  dovuto, in ultima analisi,  ancorch eventualmente provocato da alcune sensazioni locali di  vicariamento  capaci di svincolare in anticipazione l'atto eliminativo,  che al fatto che 1 accumulo di queste sostanze di rifiuto, nel seno stesso dell orga- nismo, finirebbe col disturbarne l'andamento fisiologico normale.  questa categoria di tendenze affettive eliminative sembra appartenere anche l istinto  0  fame  ses- suale. Si tende infatti oggi, sempre pi, ad assegnare, nella stessa guisa che alla fame propriamente detta, cos anche alla  fame sessuale , come sede, anzich una ristretta zona locale, in tal caso costituita dagli organi sessuali, tutto quanto lorganismo, derivandola dal hi- sogno deliminazione della sostanza germinale. Cio la fame sessuale non sarebbe altra cosa che la tendenza dellorganismo a sbarazzarsi della perturbazione fisio- logica che la sostanza germinale, per la sua natura stessa di sostanza nucleare in attesa della fecondazione, e per mezzo delle sue produzioni o secrezioni ormoniche di disaggregamento, verrebbe a produrre e a diffondere per tutto quanto l'organismo stesso. | Le  livree di nozze , pi o meno brillanti ed appari scenti, che quasi tutti gli animali rivestono al momento degli amori, dovute ad uno stato anormale dipersecre- zione generale, provocato alla sua volta dai prodotti or- monici della sostanza germinale, denotano, infatti, di quanta profonda perturbazione fisiologica, per tutte quante le cellule del soma, possa essere causa la sostanza cerminale da eliminarsi. La tendenza alleliminazione di tale elemento s pro- fondamente perturbatore diverrebbe poi tendenza all'ae- + iieni zo rrr _rme Lc) CAPITOLO OTTAVO 147 coppiamento sessuale, appunto quale mezzo atto a com- piere tale eliminazione. Da ci la natura  fonciremente goste , che il Ribot giustamente riscontra nellamore sessuale:  Chez l'immense majorit des animaux, egli scrive, et souvent chez l'homme, linstinet sexuel n'est accompagn dau- cune motion tendre. Lacte accompli, il y a sparation et oubli . Questa ipotesi, che assegna all'istinto sessuale il si- Enificato di semplice tendenza eliminativa dun elemento perturbatore, permette di presentare listinto sessuale stesso sotto una luce del tutto diversa da quella sotto la quale  stato considerato fin qui. Non sarebbe pi, in- fatti, ammessa che fosse tale ipotesi, per il  bene  della specie, bens proprio per quello dell'individuo, che un tale istinto sarebbe sorto e si sarebbe sviluppato. Esso starebbe perci a rappresentare, non gi la  volont della specie  che si impone allindividuo, come collo Schopenhauer pretendono ancora oggi i pi, bens, qui come sempre, la  volont  dellindividuo stesso, cio a dire la sua tendenza solita a mantenere invariato il proprio stato fisiologieo stazionario. Ricondotto cos che sia anche listinto sessuale nella categoria delle tendenze dirette a conservare lo stato fisiologico stazionario dell'organismo, tale legge, per le tendenze organiche fondamentali, non soffre pi alcuna eccezione. E possiamo quindi riassumerla colle parole seguenti: Ciascun organismo  un sistema fisiologico in Istato stazionario e tende a conservare questultimo o a ritor- narvi ogni volta che tale stato stazionario venga ad es- sere perturbato da qualche cambiamento sopraggiunto nell'ambiente sia esterno che interno. Questa propriet 148 LA MEMORIA BIOLOGICA costituisce la base e lessenza di tutti i  bisogni , d tutti gli  appetiti  organici pi fondamentali. Tutti i movimenti di avvicinamento o di allontanamento, di at- tacco o di fuga, di prensione o di rigetto, che gli animali eseguiscono, non sono che altrettante derivazioni pi o meno dirette o indirette di questa tendenza generalis- sima di ciascun stato fisiologico stazionario alla propria invarmanza. Vedremo fra poco come questa tendenza debba alla sua volta ascriversi alla propriet mnemonica fondamentale di tutta la sostanza vivente. Basta dunque questunica tendenza fisiologica d'or- dine generale per dare luogo a tutta una serie di ten- denze affettive particolari le pi svariate. Cos, per cia- seuna causa speciale di perturbazione si avr una corrispondente tendenza di repulsione con caratteri- stiche proprie, determinate dalla natura della pertur- bazione, dal suo grado di intensit, dalle modalit atte ad evitare lelemento perturbatore; e per ciascun fat- tore eventuale di mantenimento o di riconduzione allo stato fisiologico normale si avr, parimente, una corr- spondente ben distinta tendenza di  bramosia , di  desi- derio , di  attrazione , e via dicendo. Lo stesso istinto di conservazione ,  inteso nel senso ristretto abituale di conservazione della propria vita,  non , esso pure, che una derivazione particolare e una conseguenza diretta, sempre di questa tendenza generalissima alla conservazione della propria inva- rianza fisiologica; giacch, evidentemente, ogni situa- zione che finirebbe in seguito col divenire micidiale s presenta dapprima come semplicemente perturbatrice, ed  soltanto sotto tale suo aspetto che lanimale tende ed apprende ad evitarla. Cos lameba del Jennings che, ingoiata completamente da altra ameba, tende e per- CAPITOLO OTTAVO 149 viene a fuggire, fugge, non gi un fattore che pone in pericolo la sua vita, bens una situazione ambientale, sia pure profondamente perturbatrice, ma nulla pi che perturbatrice. E stato il Quinton, come  noto, a svolgere pel primo una teoria sulla tendenza degli organismi a conservare invariato il proprio ambiente vitale interno, nelle stesse condizioni fisico-chimiche marine che erano al primo ap- parire della vita sulla terra. Ma la teoria ora esposta, come si vede, si limita a considerare questa tendenza allinvarianza in quanto viene manifestata in ogni istante dal singolo individuo col suo comportamento. E anzich servire come punto di partenza, eccessivamente unilaterale, per spiegare levo- luzione delle specie, costituisce la base prima da cui poter derivare tutte le tendenze affettive fondamentali del mondo animale. Fattore dinvarianza rispetto allindividuo, questa tendenza alla propria stazionariet fisiologica, che  divenuto bens uno dei precipui fattori di variazione e di progresso nei riguardi della specie, ma per altra via di quella indicata dal Quinton: giacch ne  sorta e si  sviluppata la facolt di movimento, la quale costituisce la distinzione maggiore, sebbene non assoluta, fra il mondo animale e quello vegetale, e colla quale ha proce- duto di parl passo levolversi e il perfezionarsi di tutto lapparato locomotore e di quello di relazione, o nervoso, che tanta parte costituiseono delle caratteristiche fon- damentali, differenziatrici delle varie specie animali. Fattore dinvarianza individuale, infine, che, agente nell'uomo, ha costituito uno dei precipui fattori di tutta l'evoluzione sociale, ch invenzioni tecniche e produ- zione economica un unico fine, pi o meno direttamente 150 LA MEMORIA BIOLOGICA o indirettamente, si pu dire hanno sempre avuto, dalle prime abitazioni trogloditiche, dalle prime vesti di pelle, dalla prima invenzione del fuoco ai maggiori raf- finamenti attuali: quello, cio, di mantenere artificial- mente la maggiore possibile invarianza ambientale. con- dizione necessaria e sufficiente di quella fisiologica. Senonch, a questa propriet fondamentale posse- duta da ciascuno organismo di tendere alla conservazione del proprio stato fisiologico normale, o al suo ristabili- mento appena esso venga turbato, unaltra se ne ag- giunge che diviene, alla sua volta, sorgente di affettivit nuove. - Quando, infatti, lantico stato stazionario non pu pi in nessun modo, cio con nessuna sorte di movimenti 0 di spostamenti, essere ristabilito, l'organismo tende a disporsi in uno stato stazionario nuovo, compatibile col nuovo ambiente sia esterno che interno. Si ha cos tutta una nuova serie di fenomeni cosidetti di  adat- tamento . Cos, p. es., le esperienze dassiche di Dallinger sul- lacclimitazione degli organismi inferiori hanno dimo- strato che gli infusor possono venire abituati a poco a poco a sopportare temperature sempre pi alte, s da arrivare dopo qualche anno di lenti aumenti graduali, a poter vivere a temperature tali da uccidere qualsiasi altro individuo non acclimatizzato. Parimente  noto come le medesime specie di Protozoi s ineontrino tanto nelle acque dolci che in quelle saline e come sia possibile abituare a poco a poco le amebe e gli infusor d'acqua CAPITOLO OTTAVO 151 dolce a un tenore salino che da principio li avrebbe uc- cisi. E cos via. Ora, linteressante  per noi di notare che le nuove condizioni ambientali, alle quali viene cos a poco a poco ad abituarsi lanimale, tendono col tempo a divenire il suo optimum :  L'adattamento individuale (p. es. ad una nuova densit salina), scrive il Dallinger, si ef- fettua secondo la legge che le condizioni di densit nelle quali un individuo  costretto a vivere tendono a divenire col tempo le condizioni ottime per questo individuo . Questo  stato osservato persino negli organismi ve- getali. Cos i plasmodi dei Mixomiceti che rimarrebbero uccis se posti ad un tratto in soluzioni di glucosio all1 o al2/, e che si ritirano anche da soluzioni al '/, 0 al /,/, si abituano a poco a poco a soluzioni al 2 /, tanto da preferire, come lo dimostra il loro comporta- mento, questo nuovo loro ambiente a quello antico privo di glucosio. La diatomea Nariculas brevis evita normalmente la luce anche se di intensit minima e tende a radunarsi nella porzione meno illuminata della goccia dacqua in cui la si osserva. Ma una coltura, che sia stata tenuta per due settimane esposta alla luce viva della finestra, mostra la tendenza inversa a radunarsi, invece, nella parte pi illuminata della goccia dacqua allorch questa venga riportata nelle condizioni primitive di luce meno intensa. I Lattinia comune (Actinia equina), che si incontra fissata sulle roccie in tutte le posizioni rispetto alla di- rezione della forza di gravit, collasse del corpo diretto verso l'alto, o verso il basso, o trasversalmente, sembra abituarsi talmente a questa sua posizione da tendere a riprenderla se ne viene rimossa. Cos, se sl raccolgono 152 LA MEMORIA BIOLOGICA delle attinie fissate in posizioni differenti e si pongono nell'acquario, on costate chez elles, serive il Piron, une tendance assez nette  reprendre, en se fixant, la mme position que celle quelles avaient prcdemment . Potremmo moltiplicare gli esempi. Qui importa metterne subito in rilievo il significato. Essi dimostrano che lo stato fisiologico nuovo, costituente ladattamento alnuovo ambiente, una volta che ha avuto luogo e che ha perdurato un certo tempo nellorganismo, tende a ri- prodursi. Questa tendenza alla propria riattivazione 0 riproduzione duno stato fisiologico passato non  che la tendenza alla propria evocazione , posseduta dal qualsiasi accumulazione mnemonica. Essa , quindi, una tendenza di pretta natura mnemonica. Ma allora ne consegue senz'altro la uguale natura mnemonica anche della tendenza alla propria invarianza fisiologica, da cui sopra vedemmo derivare le tendenze organiche fonda- mentali di tutti quanti gli organismi. Infatti, se negli esempi ultimamente citati uno stato fisiologico del tutto nuovo e prodottosi solo da poco ha potuto tuttavia la- sciare unaccumulazione mnemonica di s s da costi- tuire una tendenza tangibile alla propria riproduzione, ben si comprende come lo stato fisiologico normale, ap- punto pel suo perdurare tanto maggiore, debba posse- dere una tendenza mnemonica di altrettanto pi forte a ristabilirsi appena venga turbato. Questo implica per la facolt, per ciascuno degli infiniti diversi stati fisiologici elementari, ciascuno at- tivo in un determinato punto dell'organismo, e costi- tuenti nel loro insieme lo stato fisiologico generale, di lasciare un  accumulazione specifica  di s, s come rutto induce a supporre facciano nel cervello le cor- renti nervose costituenti le diverse sensazioni, che la- CAPITOLO OTTAVO 153 sclano un proprio residuo mnemonico suscettibile di riattivazione od evocazione. Ove per  accumulazione specifica  delle diverse correnti nervose non intendesi che questo: cio che ciascuna accumulazione sia atta a dare, come  scarica , unicamente quella medesima spe- eificit della corrente nervosa di  carica , dalla quale l'accumulazione stessa: sarebbe stata deposta. L'estensione di questa facolt dell  accumulazione specifica  a tutti i fenomeni fisiologici in genere  in armonia collipotesi che pone a base di qualunque feno- meno vitale appunto lenergia nervosa. Se nei fenomeni psico-mnemonici propriamente detti il fatto dell'energia nervosa prodotta dalla scarica od eccitazione  del centro rispettivo s mostra in prima linea, mentre i fe- nomeni fisico-chimici specifici accompagnanti questa scarica passano in seconda linea, tanto che fino a poco fa erano rimasti del tutto inavvertiti, per i fenomeni fisio- logici propriamenti detti,  conforme al concetto fonda- mentale del Claude Bernard sullidentit essenziale di tutte le diverse forme di irritabilit della sostanza vi- vente,  sli avrebbe questa sola differenza, di grado e non di sostanza, cio della molto maggiore rilevanza dei fenomeni fisico-chimici specifici della rispettiva eccita- zione (contrazione muscolare, secrezione glandolare, ecc.), mentre i fenomeni nervosi specifici che accompagne- rebbero parimenti questa attivit fisiologica rimarreb- bero maggiormente inosservati. Con tale estensione della facolt mnemonica a tutti quanti i processi fisiologici elementari, si ha ora, dunque, una teoria somatica o viscerale delle tendenze affettive fondamentali, nel senso che la tendenza sia all in- varianza fisiologica sia al ristabilimento di questo o quello stato fisiologico antico, corrispondente a questo 154 LA MEMORIA BIOLOGICA o quell ambiente del passato, sarebbe dovuta ad infinite accumulazioni specifiche elementari, diverse da punto a punto del soma, la energia potenziale complessiva delle quali costituirebbe come una  forza di gravitazione  verso quellambiente o quei rapporti ambientali, che permettano il mantenimento o il rista- bilimento del sistema fisiologico complesso rappresen- tato dall'attivazione di tutte queste accumulazioni ele- mentari. I Naturalmente, negli organismi dotati di sistema ner-. voso, accanto a ciascuna di queste tendenze affettive di pretta origine e sede somatica sarebbe venuta a poco a poco ad aggiungersi ed a svilupparsi, sua cooperatrice e talvolta sua vieariante, quella rappresentata dalle ac- cumulazioni mnemoniche corrispondenti, lasciate in quella zona particolare del sistema nervoso stesso, la quale veniva a trovarsi in comunicazione diretta coi ri- spettivi punti del soma. Nelluomo, p. es., questa zona sarebbe la  Krperfiihlsphare  del Flechsig, alla quale in certi cas verrebbe ad aggiungersi anche la zona frontale. Da questa loro origine somatica o viscerale, e ad un tempo mnemonica, le tendenze affettive traggono due loro propriet fondamentali, di grandissima impor-, tanza, cio quella di avere una sede  diffusa  e l'altra di essere eminentemente  soggettive . Ogni sistema fisiologico, infatti, producentesi nella massa interna del soma, in modo da equilibrarsi e porsi in istato stazionario rispetto al proprio ambiente, viene perci stesso a compenetrare di s tutto quanto l'orga- nismo, e, di rimbalzo, tutta quanta la porzione del cer- vello in cui lorganismo stesso s riflette. Allincontro perci delle accumulazioni mnemoniche sensoriali, che CAPITOLO OTTAVO 155 tutto induce a ritenere abbiano ciascuna una propria sede nettamente localizzata in un ristretto numero di punti o centri della corteccia celebrale, ciascuna ten- denza affettiva tutto porta a concludere debba essere costituita da un numero infinitamente grande di accu- mulazioni mnemoniche elementari, rispettivamente depositatesi in ogni punto del soma e in ogni punto corrispondente del cervello. In secondo luogo, a tale origine mmemonico-fisiolo- gica, debbono le tendenze affettive anche di essere emi- nentemente  soggettive , pel fatto che lorganismo viene a trovarsi potenzialmente corredato di queste o quelle tendenze affettive  idiosincrasiche , di queste o quelle  nostalgie , a seconda dei var ambienti o dei vari rapporti ambientali particolari, cui la specie e l'indi- viduo siano venuti a trovarsi esposti pi o meno a lungo nel passato; cio a dire, a seconda della storia partico- lare di questi ultimi, Da ci la  soggettivit  e linfinita diversit che s manifesta nei bisogni, negli appetiti, nei desideri, e, di rimbalzo, in tutto ci che  materia di  valutazione affettiva . A confermare lipotesi ora accennata della natura mnemonica di tutte le tendenze affettive in genere soc- corrono altri esempi di affettivit pi speciali, nate esse pure per via di  abitudine . Ci baster di scegliere come esempio tipico l'amore materno. Evidentemente,  stata labitudine a date relazioni di parassitismo o di convivenza, di simbiosi in genere, colla 156 LA MEMORIA BIOLOGICA propria prole, abitudine continuata per un lungo se- guito di generazioni, che ha finito col mutarsi a poco a poco, per via mnemonica, in tendenza affettiva verso queste stesse relazioni:  Lthologie compare, scrive il Giard, nous montre de la facon la plus nette que les rapports entre lorga- nisme parent et sa progniture sont dans le principe absolument les mmes que ceux qui existent entre un animal parasit et son parasite et quaprs une priode d'quilibrie instable, o lun ou l'autre des deux orga- nismes en contact se trouve ls au profit de son associ, il tend  stablir une position dfinitive dquilibre mu- tualiste . Per quanto concerne, p. es., lallattamento, se il suc- ciare che facevano i piccoli le secrezioni delle glandole sudorifere del petto materno che li copriva ha svilup- pato a poco a poco queste ultime in glandole lattifere, ha anche abituato la madre a un tale mungimento, s da farle nascere col tempo un vero e proprio bisogno di es- sere munta:  Chez les mammifres   sempre il Giard che cos serive  cest dans le phnomne de la lactaction et de l'allaitement qu'il faut chercher lorigine des rap- ports de symbiose mutualiste qui unissent la mre  lenfant. Les troubles physiologiques de la grossesse et de la parturition amnent, parmi dautres effets tro- phiques fort curieux, une hypersertion des glandes mammaires, qui ne sont, comme on sait, qu@une locali- sation spciale des glandes sbaces de la peau. Le petit, en lchant et sucant cette sertion dont il tire sa pre- mire nourriture, produit un soulagement de la gne prouve par la femelle. Il devient par l pour sa mre un instrument de bien-Ctre . Che sia il bisogno di essere munta l'origine del- i CAPITOLO OTTAVO 157 l'amore materno, lo dimostra il fatto che, privata che sia della sua progenitura, la madre ha bisogno di procurarsi altri poppanti in sua vece:  Le besoin de se dbarasser d'une scrtion gnante, soggiunge il Giard, est assez puissant pour dterminer parfois la femelle qu'on a priv de ses petits  voler la progniture dune autre fe- melle et ces rapts de progniture ont t constats mme chez des femelles, qui allaitaient encore leurs propres enfants, la satisfaction dun besoin les portant, comme cela arrive gnralement,  la recherche dune satisfaction plus grande et pouvant aller jusqu l'excs . Nel cas osservati da Lloyd Morgan questo bisogno della madre di essere munta prende laspetto di sollecito amore materno per lalimentazione dei figli: Io ho veduto, egli scrive, cerbiatte e gatte alzarsi e riabbas- sarsi in modo da mettere  capezzoli in immediata vici- nanza della bocca di ogni piccolo che non fosse riuscito a trovarli da s. Quando un agnello  debole e non riesce a trovare il capezzolo, la madre non infrequentemente si aiuta colle spalle, colla testa e col collo a guisa di leva per porre lagnello dritto sulle sue gambe; e, compiuto ci, si mette sopra di lui e porta i capezzoli contro le sue labbra e questi sforzi sono continuati finch il piccolo non SUcci . | Esempio caratteristico, questo, che ci mette chiara- mente dinanzi come il bisogno deliminazione del latte abbia dovuto finire col dar luogo allaffettivit pel pop- pante, quale mezzo abituale di tale eliminazione, nella stessa guisa che il bisogno deliminazione della sostanza: germinale ha dovuto dar luogo, come sopra vedemmo, allaffettivit pel sesso opposto, parimente quale mezzo abituale di eliminazione di essa. 158 LA MEMORIA BIOLOGICA E nella stessa guisa, appunto, che cessa 1 attra- zione sessuale  una volta eliminata che sia la sostanza germinale, cos, nella maggior parte dei mammiferi, cessa pur anco 1  affetto materno  una volta che sia cessato Il bisogno di eliminazione del latte:  Laffection maternelle, osserva il Girard, ne survit pas, en gnral, aux causes qui lont fait apparatre et lon nen trouve plus que des traces trs vagues une fois la lactation termine . Infine il fatto dell'amore materno pi forte di quello paterno e dell'amore dei genitori verso i figli pi forte di quello dei figli verso i genitori viene a confermare l'ipotesi che tutte queste affettivit siano sorte unica- mente per via d'abitudine; giacch dimostra che le affet- tivit verso esseri con cui s hanno dati rapporti sono tanto pi intense quanto pi numerosi e pi continuati sono questi rapporti:  Dans lanimalit prise d en- semble, osserva il Ribot, l'amour paternel est rare et peu stable, et chez les reprsentants infrieurs de lhuma- nit cest un sentiment bien faible et d'un lien bien lche . Esso non si riscontra che nelle unioni sessuali stabili, in cui la vita in comune  ere un courant daf- fection qui est en raison des services rendus .  Tout le monde reconnait, osserva alla sua volta il Pillon, que I amour des parents. pour leurs. enfants l'emporte en intensit sur l'amour des enfants pour leurs parents et que, du pre et de la mre, cest celle-ci qui a le plus d'amonr pour l'enfant .   CPest que, chez la mre, en raison de ses fonctions spciales, l'amour pour l'enfant est nourri et aceru, beaucoup plus qu'il ne Vest chez le pre, par les aetes continuels qu'il dter- mIme . Ma L'amore materno e l'amore famigliale in genere, CAPITOLO OTTAVO 159 sorti cos dunque per via di dati rapporti divenuti abi- tudinari, non rappresentano che un caso particolare d'una legge del tutto generale. Qualunque altro rapporto, infatti, anche specialissimo, sia verso le cose che verso le persone, che appena appena diventi abitudinario, di- viene per ci stesso anche desiderato . Si verifica, cio, per qualunque rapporto ambientale, generale o particolare, la legge del Lehmann, dell  indispensabi- lit dellabituale , che questo autore verificava anche per qualsiasi stimolo, al quale ci si sia abituati, e la cui cessazione ne fa nascere il  bisogno .  |  Ho nella mia stanza,  cos seriveva, p. es., a (+. E. Miiller un suo amico,  un piccolo orologio a muro che non cammina pi di ventiquattro ore se non lo si ca- rica. Per questo, sovente si ferma. Quando ci accade, lo noto subito, mentre che, naturalmente, non vi bado affatto quando cammina. La prima volta avvenne in me questo cambiamento: tutto ad un tratto sentii un ma- lessere indefinito od una specie di vuoto, senza essere capace di dire da che dipendesse; e solo dopo qualche considerazione ne scoprii la causa nell arresto del- l'orologio . E cosa a tutti famigliare, del resto, che labitudine rende piacevoli cose dapprima spiacevoli e che certe abi- tudini prese in vita dalluomo divengono per lui bisogni non meno prepotenti di quelli  naturali :  I fumatori e quelli che prendono o che mastieano tabacco, osserva lo Spencer, forniscono esemp famigliari della maniera In cui una lunga persistenza da parte di una sensazione dapprima non piacevole la rende invece tale, la sensa- zione rimanendo tuttavia la stessa. Il simile succede con var cibi e varie bevande che, dapprima disgustosi, divengono in seguito molto gustati se pres spesso . 160 LA MEMORIA BIOLOGICA Da ci la nostalgia  di qualunque cosa abitudi- narla che venga a mancare: Il se produit, scrive il Ribot, chez certains animaux un tat assimilable  la nostalgie, se traduisant par un besoin violent de re- iourner aux lieux dautrefois ou par un lent dperisse- ment qui rsulte de labsence des personnes et des choses accoutumees . Ond', ad es., che basta la semplice abitudine a far sorgere e a radicare, negli animali e nelluomo, s come cl vedemmo per le affettivit famigliali, affettivit cone simili ma di portata pi larga quali lo spirito di  gre- gariousness , la sociabilit, lamicizia, e via dicendo:  Le percezioni di esseri affini, scrive lo Spencer, di con- tinuo visti, uditi e odorati, finiscono col formare una parte predominante della coscienza, tanto predominante che la loro assenza produce inevitabilmente un ma- lessere . Vediamo, insomma, da questi pochi esemp citati a semplice titolo dillustrazione del nostro dire, la pro- fonda verit del detto popolare che afferma labitudine essere  una seconda natura . Ma se ci  dato di assistere, per cos dire sotto al nostri occhi, al nascere di affettivit le pi diverse per via di abitudine, siamo allora autorizzati ad attribuire ad unidentica origine mnemonica tutte quante le ten- denze affettive stesse, la natura di quelle  innate  in nulla differendo da quella delle  acquisite . Non dif- ferentemente, per levoluzione morfologica, il Lamar- ckismo si ritiene autorizzato, dai pochi cas di adatta- menti funzionali acquisiti in vita che gli  dato d osser- vare, a concludere che ad una serie indefinita di adatta- menti funzionali consimili debba pure essere dovuta tutta quanta la struttura dell'organismo. 4 CAPITOLO OTTAVO 1061 Possiamo, perci, completare il detto popolare col- l'aggiungere che la  natura , viceversa, altro non  che una prima abitudine . A confermare l'ipotesi dellorigine e natura mne- monica di tutte le tendenze affettive in genere, soccorre, infine, una loro propriet generalissima, quella del loro  trasferimento , che  essa pure essenzialmente mnemonica, e grazie alla quale dalle affettivit dorigine mnemonica diretta derivano tutte le altre, che vengono cos ad avere unorigine mnemonica indiretta (loi de transfert  del Ribot). Pel  vicariamento , infatti, sopra accennato, della parte per ll tutto,  propriet mnemonica fondamen- tale,  avviene che semplici porzioni o frammenti di dati rapporti ambientali, appetiti dapprima nella loro totalit, oppure rapporti ambientali  analoghi , cio solo in parte uguali, a quelli desiderati, oppure rapporti ambientali costituenti i  mezzi  atti a raggiungere il  fine  e quindi suoi antecedenti necessari, oppure, in- fine, rapporti ambientali concomitanti costanti di questo  fine , evocano la medesima affettivit del  fine  stesso primario. Quest affettivit, cio, si trasfe- risce dal tutto alla parte. Affettivit per la parto, che si rafforza poi pel fatto che questo rapporto parziale, appetito dapprima come vicariante del tutto, finisce col costituire alla sua volta un rapporto ambientale abituale, c eol divenire perci desiderato o appetito per s stesso, anche all'infuori del  trasferimento  affettivo vero e proprio. Jos  successo, p. es., come abbiamo gi accennato, kKiGxaNO Il 16200 LA MEMORIA BIOLOGICA per l'accoppiamento dei due sessi, quale mezzo abituale di eliminazione della sostanza germinale, e poi anche pei rapporti sessuali secondari, quali fenomeni concomi- ianti abituali dellaccoppiamento stesso. La  conqui- sta  del sesso. opposto, alla sua volta mezzo indispensa- bile al soddisfacimento della fame o appetito sessuale, ha finito parimente in certuni per divenire fine a s medesima; il piacere della seduzione per la seduzione, la  vanit sessuale , sia del maschio ehe della femmina, e le altre affettivit consimili, ne sono le derivazioni ul- teriori. Lo stesso  successo per lo sbranamento della preda, mezzo abituale pel soddisfacimento della fame, che ha finito col dar luogo alla crudelt per la crudelt:  Una met del mondo animale, serive il Bain, vive sulla preda; e come d piacere il mangiare cos deve dar piacere luc- cidere. E piacere debbono pur dare tutti  segni di scon- fitta, gli sforzi vani e i gesti agonizzanti della vittima . Ed in seguito ad ulteriori  trasferimenti  ne sono derivati, nell'uomo, il desiderio della vittoria per s stessa, la sete di dominio, la cupidigia del potere, la bra- mosia di gloria e di fama, l'aspirazione ad eccellere sul propri simili. In tali casi, e in tutti gli altri consimili di  trasfe- rimenti affettivi verso rapporti ambientali via via sempre meno materiali e sempre maggiormente dordine morale, insieme al vero e proprio trasferimento at- fettivo , che trasforma la parte in un nuovo fine, coo- pera sempre, negli animali superiori e nelluomo, il loro sviluppo intellettuale stesso. L'intelligenza, p. es., per la previsione sempre mag- giore che permette degli a vvenimenti fenomenici esterni, perviene a scoprire continui nuovi mezzi, sempre pi CAPITOLO OTTAVO 163 indiretti e complessi, pel raggiungimento dei fini, of- frendo cos al trasferimento affettivo un campo d'azione sempre pi vasto. P. es. l'arma, mezzo inventato dall'uomo per raggiungere il fine della propria conser- vazione, ha reso possibile quel trasferimento affettivo su di s che  tipico nel guerriero e nel cacciatore; e la terra, che l'agricoltura ha elevato a mezzo per ottenere il proprio nutrimento, ha reso possibile quellintenso amore per essa che sl riscontra nel contadino. L'intelligenza, inoltre, per la previsione sempre mag- giore che permette anche degli avvenimenti psichici in- terni, fa nascere tutta una serie di affettivit nuove, rivolte ad impedire l insoddisfazione eventuale di ten- denze affettive future. E cos, p. es., che la previsione della fame futura d luogo, anche nelluomo satollo, al- l'affettivit diretta alla conservazione e al mantenimento in proprio possesso  del cibo avanzato, e poi al  sen- timento della propriet  in genere, e che quella dei mille altri desider di cui  suscettibile oggi luomo civilizzato sviluppa in lui s intensamente la bramosia della ric- chezza, lavidit di lucro, e simili. E grazie all'intelligenza, infine, che viene resa pos- sibile tutta quella infinita variet di sfumature di cui sono suscettibili le tendenze affettive nelluomo. Per la capacit che essa ha, infatti, di considerare ciascuna situazione ambientale appena appena un po complicata contemporaneamente, o quasi contemporaneamente, sotto diversi punti di vista, essa perviene ad evocare ad un tempo affettivit molteplici; e queste allora, per via di aggregazione, composizione, confluenza, interferenza, o inibizione reciproca  come direbbe il Bain  fini scono col dar luogo ad unaffettivit risultante oltre- modo complessa, capace quindi di differire da caso a 164 LA MEMORIA BIOLOGICA caso per le pi tenui graduazioni possibili, a seconda del numero e delle qualit delle sue componenti. Dall'istinto di conservazione, ad es., sotto la sua forma puramente difensiva, gi si erano sviluppati negli animali il sentimento della paura, la timidezza, e simili. Nell'uomo, esso d luogo a tutte le affettivit propi- ziatorie, a variet e sfumature infinite: prosternazione, umilt, ipocrisia, adulazione, e via dicendo. Il senti- mento religioso stesso, nelle sue forme pi basse,  di tale affettivit propiziatoria il derivato diretto. Il sen- timento religioso elevato, il sentimento affine del sublime, ne sono le ulteriori pi evolute trasformazioni. Dallo stesso istinto di conservazione sotto la sua du- plice forma ad un tempo offensiva e difensiva era gi venuto a svilupparsi, negli animali superiori, l'impulso all'attacco e a tutte le diverse sorta di contro-attacco. Nelluomo, questimpulso ha potuto prendere modalit e sfumature affettive le pi diverse, dallodio profondo alla appena pronunciata antipatia, dalla bramosia di rapina alla semplice invidia, dal pi feroce sentimento di vendetta al pi tenuc risentimento. Il sentimento ele- vato della  giustizia  ne  il lontanissimo quasi irrico- noscibile succedaneo.  qual grado di complessit si pu cos giungere ne sono prova, p. es., lamore materno, quando dal semplice bisogno fisico della madre di essere munta si eleva ai pi teneri sentimenti del pi puro altruismo, e lamore coniugale sopratutto, quando dalla bestiale pretta fame sessuale si trasforma in un concerto armonico delle pi dolci e delicate affettivit morali. Ma inutile e impossibile, ben lo si comprende, sa- rebbe il dilungarsi qui ancora maggiormente nella di- samina di tutte le affettivit e sfumature di affettivit ini i ii mem CAPITOLO OTTAVO 165 che in tal modo sono venute a prodursi e a svilupparsi negli animali superiori e sopratutto nelluomo. Bastino questi pochissimi cenni a far comprendere come, una volta acquistato che abbia l'organismo una riserva o stock  di tendenze affettive per via mnemonica di- retta, e raggiunto che abbia l'intelligenza ladeguato sviluppo, infinito  il numero di quelle che possono de- rivarne per trasferimento  e per  composizione , cio a dire per via mnemonica indiretta. Non ho, daltra parte, certo bisogno di far rilevare come questumile origine mnemonica anche delle nostre affettivit pi delicate e delle nostre aspirazioni pi alte non deve urtarci n diminuire in niente lo stimolo in- terno, il tormento dell'animo, che noi tutti proviamo di elevarci sempre pi moralmente. Al contrario, il fatto di riconoscere come, pur partendosi da s umili origini, il nostro animo abbia potuto tanto elevarsi e purificarsi, deve darci la certezza della possibilit che esso ha di elevarsi e purificarsi ancora maggiormente e, pertanto, incitarci a raddoppiare i nostri sforzi per una perfezione morale sempre pi grande, per unascensione sempre pi in alto verso lideale. (i resterebbe ora, una volta cos stabilita l'origine e la natura mnemonica, diretta o indiretta, di tutte le ten- denze affettive, di trarne aleune considerazioni di gran- dissima importanza, relative a tutto il finalismo della vita. Ed  quello che faremo nel capitolo prossimo. Digitized by Google CAPITOLO IX. La base mnemonica del finalismo della vita (seguito). Carattere fondamentale delle tendenze affettive di gravitare verso un  fine , senza da principio alcuna preferenza per la via da seguire. - Differenza sostanziale fra il riflesso meccanizzato, da un lato, che 8% scarica secondo un unica via predeterminata, e la ten- denza affettiva, dall altro lato, la quale costituisce una forza di cui non sono prefissati n il punto d applicazione n la direzione, ma soltanto i punto verso cui tende. - Il fine verso cui gravita questa o quella tendenza affettiva si presenta dunque come una  vis a fronte  0  causa finale , di natura essenzialmente differente dalla vis a tergo ordinaria 0  causa attuale , che, sola,  n azione nel mondo inorganico. - E L accumulazione mnemonica che hanno lasciato di s stesse le attivit fisiologiche, determinate in passato dall ambiente 0 dai rapporti ambientali verso cui gravita ora l ani- male, ci che costituisce ora la vera ed effettiva  vis a tergo  che muove l essere vivente. - Questa propriet mnemonica si rivela, dunque, come capace di spiegare, da sola, tutto il finalismo della vita. - Ed  dessa che, mancando invece nel mondo inorganico, lo priva di ogni aspetto finalistico. - Questa opposizione fra la nostra vita interna, tutta impregnata di finalismo, e il mondo esterno ina- nimato, che non appare essere mosso da alcuna finalit, costituisce il sostrato fondamentale della lotta pi che millenaria fra la screnza e la religione. Una volta stabilito, come abbiamo visto nel capitolo precedente, lorigine e la natura mnemonica, diretta o indiretta, di tutte le tendenze affettive possiamo ora trarne le conseguenze rispetto a tutto il finalismo in ge- nere della vita. Arrestiamoci anzitutto sul carattere fondamentale di queste tendenze affettive che  quello di costituire 168 LA MEMORIA BIOLOGICA come una forza determinante la meta cui arrivare ma lasciante indeterminata la via seguire. Tale propriet di gravitare verso un  fine , senza alcuna preferenza per il  mezzo , deriva alla tendenza affettiva appunto dal fatto di essere dovuta alla esistenza allo stato potenziale dun dato sistema o stato fisiologico, generale o parziale, gi determinato in passato dal mondo esterno nel suo complesso o da alcuni rapporti particolari con questultimo, e che ora,  svincolato che sia dal perdurare o dal ripresentarsi anche duna piccola parte di questo ambiente o di questi rapporti,  tende, come qualsiasi altra energia potenziale, semplice- mente a riattivarsi. L'esistenza, infatti, duna tale ten- denza non fa che far gravitare lorganismo verso questo ambiente o questi rapporti ambientali, che permettano il riattivarsi d'un tale stato fisiologico ; ma essa non im- plica di per s aleun impingimento  preferenziale verso luna o laltra serie di movimenti, i quali, se ecven- tualmente potranno essere atti a ricondurre lorganismo nell'ambiente desiderato, tuttavia nulla hanno a che fare collo stato fisiologico definitivo. Solo allorquando luna serie di movimenti sia for- tuitamente riuscita, prima delle altre, a ricondurre lor- ganismo nelle condizioni ambientali volute, essa sar da tal momento im poi, e solo da tal momento in poi,  preferita  alle altre: ci che s esprimer dicendo che laffettivit ha esercitato una scelta  (James, Bal- dwin, e tutta la scuola americana in genere). Solo da tal momento in poi, cio, laffettivit costi- tuir, per associazione mnemonica, una forza impin- gente  questi movimenti conducenti alla meta, s come certi rifless s impingono lun laltro (Sherrington).  solo da tal momento in poi questi movimenti verranno CAPITOLO NONO 169 determinati a produrs  fino a che non si siano mecca- nizzati sotto forma di riflessi  esclusivamente sotto l'impulso della rispettiva affettivit o dellequipollente atto volitivo . | Ma prima che ci avvenga laffettivit non ha alcuna tendenza a scaricarsi per luna via piuttosto che per laltra. Da ci la grande differenza fra la tendenza af- fettiva o latto volitivo, da una parte, e il riflesso, dal- laltra: il riflesso  in cui, per accumulazione mnemo- nica, viene a poco a poco a meccanizzarsi e a rendersi autonomo latto cos  scelto , se ripetuto di frequente  rappresenta una tendenza a scaricarsi lungo una sola data via, gi determinata prima ancora della scarica stessa. Esso  una forza di cui s conoscono in precedenza ll punto dapplicazione e la direzione, e potrebbe quindi venire graficamente rappresentato dalla solita freccia con cul sl rappresentano le forge in meccanica. La ten- denza affettiva, invece, costituisce una forza di cui non sono prefissati n il punto dapplicazione n la direzione, ma solo il punto verso cui tende. Essa  unenergia  di- sponibile  che si pu indifferentemente applicare a questo o a quellatto, purch conduca alla meta voluta. Essa potrebbe quindi venire rappresentata, ad un tempo, indeterminatamente, dalluna o dallaltra delle infinite freccie riempienti tutto il volume dun cono e conver- genti verso ill vertice. Il riflesso , perci, suscettibile d'una sola soluzione. Laffettivit, invece, prima che nessuno dei movimenti possibili sia stato fortuitamente compiuto ed abbia dato luogo ad una  scelta , o quando molteplici e su per gi equivalenti fra loro siano le vie conducenti alla meta,  suscettibile di un numero anche grandissimo e indefinito di soluzioni. 170 LA MEMORIA BIOLOGICA E questa capacit di molteplici soluzioni che co- stituisce 1 imprevisto , 1  antimeccanicit  del  behavior  affettivo o volitivo, di fronte al prefissato e meccanico  behavior  del riflesso o di qualsiasi combi- nazione pur complessa di riflessi, quali certi  istinti . Ed  questa caratteristica fondamentale della ten- denza affettiva, di costituire come una forza di gravita- zione verso quellambiente o quei rapporti ambientali particolari che permettano la riattivazione di date ac- cumulazioni mnemoniche costituenti laffettivit stessa, ci che d a questo ambiente o a questi rapporti ambien- tali particolari laspetto di una  vis a fronte , 0  causa finale , di natura essenzialmente diversa dalla ordinaria vis a tergo, o causa attuale , sola in azione nel mondo inorganico.  Lorganismo, scrive il Jennings, sembra agire verso un proposito definito. In- altre parole, il risultato finale della sua azione sembra essere presente in qualche modo sino dal principio, determinando ci che lazione deve essere. In ci lazione delle cose viventi sembra essere in contrasto con quella delle cose inorganiche . Ora, questo risultato finale della sua azione  gi pre- sente effettivamente sino dal principio, sotto forma di accumulazione mnemonica. Quellambiente, cio, o quei rapporti ambientali particolari verso cui gravita lani- male fungono ora da  vis a fronte  in quanto furono  vis a tergo  nel passato e in quanto le attivit fisiolo- giche da essi allora determinate nell'organismo hanno lasciato unaceumulazione mnemonica di s, la quale co- stituisce ora, essa stessa, la vera ed effettiva vis a tergo  che muove lessere vivente. E cos una medesima ed unica spiegazione cl s appa- lesa valere per tutto quanto il  finalismo  della vita. CAPITOLO NONO 1 Dallo sviluppo ontogenetico, infatti, che forma or- gani l quali soltanto nello stato adulto potranno com- piere la loro funzione, alla propriet di tutti quanti gli stati fisiologici in genere, relativi a dati rapporti ambientali, di attivarsi sino dal primo presentarsi di fenomeni, che ordinariamente precedono, ma che non costituiscono affatto, i rapporti ambientali medesimi; dalladattamento morfologico cos perfetto dell orga- nismo nel suo complesso al proprio ambiente, prima an- cora che questo abbia potuto esercitare la sua azione pla- smatrice, a tutte le meravigliose conformazioni e strut- ture particolari cos esattamente calcolate per queste o quelle circostanze pi probabili cui potr in seguito trovarsi esposto lorganismo stesso; dai pi semplici atti rifless meccanizzati, gi in precedenza s conformi allo scopo della conservazione e del benessere dellindi- viduo, a tutti gli istinti stessi pi complessi grazie ai quali gli animali provvedono anticipatamente a cond- zioni future, che magari essi stessi ignorano: tutti questi aspetti  finalistici  della vita, identici nella loro sostanza, gi vedemmo, nei capitoli precedenti, essere suscettibili di venire spiegati come altrettante manife- stazioni di pretta natura mnemonica. Ed ora, sono le tendenze affettive stesse, manifesta- zioni finalistiche  se altre mai, che vediamo essere dovute, parimente, alla propriet mnemonica della sostanza vivente, e quindi, in ultima analisi, alla fa- colt  dellaccumulazione specifica , che sarebbe pecu- liarissima dellenergia nervosa, base della vita. Propriet mnemonica  facolt dell  accumula- zione specifica   che, mancando nel mondo inorganico, lascia questultimo in balia delle sole forze a tergo  e lo priva dogni aspetto finalistico, e che, presente in- 172 LA MEMORIA BIOLOGICA vece nel mondo organico, fa della vita come un mondo a parte che, in ci che esso appunto di pi essenziale, le sole leggi fisico-chimiche, intese nel senso ristretto loro ogg attribuito, si addimostrano del tutto insufficienti a spiegare. Da ci il tragico eterno contrasto fra la nostra vita interiore, tutta impregnata di finalismo, che sente questo finalismo essere carne della propria carne e sangue del proprio sangue, e linanimato mondo esterno, che, per quanto ansiosamente serutato per secoli e secoli, da nessuna finalit sembra invece essere mosso. Tragico ed eterno contrasto, questo, fra il microcosmo essenzial- mente finalistico e il macrocosmo puramente meccanico, che costituisce il sostrato profondo della lotta pi che millenaria fra la scienza e la religione, la prima costretta dalla ragione basata sui fatti a negare una finalit al- luniverso, la seconda invece irresistibilmente sospinta dalle pi intime fibre del sentimento ad affermarla. Questo contrasto fra la ragione e il sentimento non avr forse mai fine, a meno che luomo si rassegni a cer- care, non pi nelluniverso tutto, bens entro lambito | pi ristretto del solo mondo della vita, col quale ha co- munanza di origine e di natura, la ragione ultima della propria condotta, la finalit suprema della propria esi- stenza. E questa comunanza di origine e di natura, se profondamente intesa, non mancher allora di infon- dergli un sentimento di simpatia e di solidariet verso tutti gli esseri, in genere, capaci di godere e di soffrire, e di amore e di altruismo verso la famiglia umana, in ispecie, in cui pi forte e pi conscio, perch allapice dell'evoluzione organica, batte il ritmo della vita. Sar tratto pertanto dal pi profondo senso stesso del dovere a combattere ovunque, con opere di bene e di equit, CAPITOLO NONO 173 ogni causa di dolore e a favorire ogni occasione di le- tizia,  diminuzione luno e aumento laltra di attivit vitale,  e a promuovere nel tempo stesso ogni forma di progresso sociale, ogni manifestazione di bellezza, ogni slancio verso lideale, affinch sempre pi completa e pi serena e pi elevata si svolga lesistenza umana e sempre pi radiosa e pi pura risplenda nelluniverso la face della vita. Digitized by Google CAPITOLO X. Mnemonismo e fisico-chimismo di fronte alle caratteristiche pi fondamentali della vita. Il punto di vista del fisico-chimismo. Critica che alla nostra teoria mnemonica del finalismo della vita  stata fatta dal prof. Bottazzi, uno dei pi eminenti rappresentanti della tendenza fisico-chimica. - Il prof. Bottazzi sostiene di non cono- scere, d non sapere che cosa sia 1  energia nervosa  e che quando legge essere essa a base della vita non capisce pi niente. - Con- fessa che i fisiologi non sanno niente finora sul fondamento fisiologico della facolt mnemonica, ma afferma che i sistemi colloidali non vi- venti presentano essi pure delle propriet mnemoniche ben nette. - Egl ci obbietta che ci che gli organismi viventi tendono a conser- vare non  gi un determinato equilibrio, bens, semplicemente, l equilibrio, come fanno tutti i sistemi inorganici. - Comparazione con un recipiente, n cui s trova un sistema fisico-chimico sviluppante un gas, e che  munito d una valvola che si apre quando la pressione del gas sorpassa un certo limite: - Secondo il prof. Bottazzi, dovremmo astenerci dal proiettare sui fenomeni della vita il finalismo, che  un abito del tutto peculiare del nostro spirito, e che non corrisponde alla realt dei fatti. Arrivati a questo punto nellesposizione della nostra teoria mnemonica della vita, ci sembra interessante di esaminare le obbiezioni che a questa nostra concezione sono state fatte dai sostenitori del fisico-chimismo e di vedere quali spiegazioni questi ultimi tentino, alla loro volta, di dare delle manifestazioni finalistiche della vita, le quali, secondo noi, non possono trovarla che nella pro- priet mnemonica della sostanza vivente. E scegliamo, a questo scopo, la critica che della nostra tesi mnemonica 176 ] TA MEMORIA BIOLOGICA del finalismo della vita ha fatto il prof. Filippo Bottazzi della Universit di Napoli, che  uno dei rappresentanti pi autorevoli e pi intransigenti della tendenza fisico chimica. Riproduciamo qui la sua critica nella sua inte- grit e colle parole stesse dell'autore: Ogni organismo vivente, considerato come un sistema stazionario, presenta  sostiene il Rignano nel suo studio sul finalismo della vita  una generale ten- denza alla conservazione della propria invarianza fisio- logica, clo del suo stato normale, e quindi a ritornarvi ogni volta che tale stato venga ad essere perturbato da qualche cambiamento sopraggiunto nell ambiente sia esterno che Interno. Questa propriet costituisce la base e lessenza di tutti i  bisogni , di tutti gli  appetiti  organici fonda- mentali; essa genera e spiega tutta una serie di tendenze affettive particolari le pi svariate: la fame, la sete, listinto  o  fame sessuale  ecc., e gli atti intesi a soddisfarle. E quando lantico stato stazionario non pu in alcun modo essere ristabilito, causa limpossibilit di fare ri- torno allantico ambiente, lorganismo tende a dispors in uno stato stazionario nuovo, compatibile col nuovo ambiente, cio presenta i fenomeni detti di  adatta- mento  ; e quando ladattamento  raggiunto, vale a dire quando lorganismo si  gi disposto e ha perdurato un certo tempo nel nuovo stato, esso tende a rimanervi, come fosse una seconda natura . | Ora, tale tendenza all  invarianza fisiologica , trat- tisi di uno stato normale o di uno adattativo,  a sua volta spiegata da una propriet mnemonica fondamentale di tutta la sostanza vivente. Questa tendenza alla propria CAPITOLO DECIMO 177 riattivazione o riproduzione  dice LA.  duno stato fisiologico passato non  che la tendenza alla propria evocazione , posseduta da qualsiasi accumulazione MNEMONICA. La facolt mnemonica viene cos estesa a tutti i pro- cess fisiologici elementari; e cos si ha una teoria soma- tica o viscerale delle tendenze affettive fondamentali. Queste tendenze hanno pertanto un carattere fonda- mentale comune,  che  quello di costituire come una forza determinante la meta cui arrivare ma lasciante in- determinata la via da seguire .  Ed  questa caratteri- stica fondamentale della tendenza affettiva, di costituire come una forza di gravitazione verso quellambiente o quei rapporti ambientali particolari che permettano la riattivazione di date accumulazioni mnemoniche costi- tuenti laffettivit stessa, ci che d a questo anibiente o a questi rapporti ambientali particolari l'aspetto di una vis a fronte , 0  causa finale , di natura essenzial- mente diversa dalla ordinaria  vis a tergo , 0  causa attuale , sola in azione nel mondo inorganico . Sono le tendenze affettive, unitamente ad altri fe- nomeni del mondo organico gi dal Rignano studiati in altre opere precedenti, che dnno ai fenomeni della vita il loro essenziale aspetto finalistico. E poleh esse e questi altri fenomeni sono dovuti alla propriet mnemo- nica fondamentale della sostanza vivente, cio, in ultima amalisi, alla facolt  dell'accumulazione specifica , che   peculiarissima dell'energia nervosa , cos questa proprict mnemonica dell'energia nervosa, base di tutti i fenomeni del mondo organico, spiega da sola tutto il finalismo della vita. | Questo  il succo della interessantissima conferenza KiuwaNo 12 1758 LA MEMORIA BIOLOGICA tenuta dal Rignano all  Athne  di Ginevra e al  Collge de France , il 20 a il 24 aprile 1920. Non  da supporre che uno scienziato del valore e della coltura del Rignano possa illudersi di avere consen- zienti tutti i lettori in ci che egli ha detto sui fenomeni della vita. E il dissenso potr essere determinato da ra- gioni d'indole generale, in quanto che i fenomeni della vita non sono considerati alla stessa maniera dal fisio- logo e dal  filosofo della natura , e da altre d'indole particolare. Toccando di volo alcune di queste ultime, dir che 10, p. es., non conosco l'energia nervosa, e quando leggo che essa  la base della vita, confesso di non capirci pi nulla. L'Autore vuole forse dire l'  energia psichica , lo spirito, lanima ? Ma allora  un altro paio di maniche, e non mi sembra opportuno chiamare lo Spirito, energia nervosa. Pu darsi che lo Spirito sia la base della vita; ma allora, anche d'ogni avvenimento naturale del mondo anorganico; la buse della gravitazione universale e del pi semplice equilibrio chimico, come di una qualsiasi tendenza affettiva umana o animale. Possiamo, se vo- gliamo, chiamare con linguaggio fisico lo Spirito  ener- gia, ma a patto di confessare subito che siamo fuori dell  energetica , perch finora non sappiamo da quali altre forme d'energia quella possa nascere e in quali convertirsi secondo i principii di questa scienza. O vuole l'Autore significare 1 attivit funzionale specifica del tessuto nervoso, come un altro dicesse  energia musco- lare , energia secretiva  eec.? Mi sembra impossi- bile. Le spugne vivono e presentano movimenti dei loro sfinteri muscolari senza possedere tracce di tessuto ner- voso: come mai 1 energia nervosa  sarebbe la hase della loro vita? CAPITOLO DECIMO 19 Non ostante gli studii di Brailsford Robertson e di altri, non sappiamo nemmeno quale sia il fondamento fisiologico della facolt mnemonica o facolt dellaccu- mulazione specifica, non solo di quella forma pi co- spicua di essa che  peculiare del tessuto nervoso, ma nemmeno di quella pi oscura forma rudimentale che da Hering in poi molti credono di poter attribuire alla materia vivente in generale. Non sappiamo che cosa si accumula , che cosa sono le  tracce , di cui tanti par- lano, paghi della parola anche se vuota di contenuto concettuale concreto, che verrebbero cos lasciate. Una cosa per  certa, che propriet mnemoniche spiccate 1 chimico-fisici riconoscono, da van Bemmelen in poi, nei sistemi colloidali non viventi. Quindi a me sembra che non s possa considerarle come esclusive dei sistemi orga- nizzati viventi, e che voler spiegare le tendenze affettive con la propriet mnemonica del protoplasma, sia come pretendere di spiegare lignoto con lignoto. Ma veniamo al nucleo della conferenza, alla questione che coneerne il finalismo dei fenomeni vitali. Se, invece di tendenza allinvarianza , lAutore avesse detto tendenza alla conservazione dell  equilibrio , avrebbe detto forse pi giusto. E lecito, infatti, dubitare della applicabilit del concetto d invarianza  agli orga- nismi viventi. Ci che questi tendono a conservare non  un dato equilibrio fisso, che equivarrebbe alla immobi- lit, ma Vequilibrio in condizioni ambientali diverse, lievemente o pi o meno profondamente diverse. Quando un animale ha soddisfatto la fame, o quando s  adattato a una temperatura notevolmente diversa da quella che gli era abituale, l'equilibrio torna in lui a ristabilirs, ma questo  n equilibrio nuovo, che implica anche eondi- zioni interne diverse, cospicue o non apprezzabili col 180 LA MEMORIA BIOLOGICA nostri odierni mezzi di osservazione. L'animale che ha oggi soddisfatto la fame, infatti,  differente  ci fu gia intuito da Leonardo da Vinci  dallo stesso animale che la soddisfece ieri, nella stessa guisa che lanimale che s  adattato a una temperatura superiore  differente, e questa volta in misura pi notevole, dallo stesso animale prima dell'adattamento. Ora, quanto a ci, io non veggo alcuna differenza essenziale fra i sistemi viventi ce i sistemi anorganici, dei quali ultimi , non meno che dei primi, pecnliarissima la tendenza alla conservazione dell'equilibrio. In un sistema composto di carbonato di calcio, ossido di calcio e blossido di car- bonio, esister sempre n equilibrio definito, ma diverso, a qualsiasi temperatura e pressione, e l'equilibrio sar ristabilito per vie differenti, e a ogni equilibrio corri- sponderanno condizioni interne differenti, perch cam- bieranno le masse dei due componenti solidi e la tensione, ossia la coneentrazione molecolare, del componente gas- soso. E di questo sistema anorganico si potrebbe parlare in termini finalistici come Jennings e Rignano parlano dell'organismo vivente. Un caso analogo, sebbene pi complesso,  quello della conservazione dellequilibrio fra idrogernioni e idrossi- Lioni nel sangue, cio della normale reazione attuale di questo liquido. A ogni aumento della tensione parziale del CO , il sistema reagisce con una fissazione di esso da parte delle basi disponibili. Ma se la tensione oltre- passa un certo limite, reagisce il protoplasma di certe cellule nervose situate nel bulbo (centro respiratorio), le quali scaricano impulsi verso i muscoli respiratorii; il ritmo delle respirazioni si accelera, le respirazioni di- ventano pi profonde, e V'eccesso di CO,  espulso, per cui l'equilibrio si ristabilisce nel sangue. Immaginiamo CAPITOLO DECIMO  .ISI che il recipiente in cui  contenuto il sistema anorganieo dianzi considerato rechi una valvola che si apra, lasciando sfuggire il CO,, quando la tensione parziale di questo gas oltrepassa un certo limite. Io posso riscaldare il si- stema, cio provocare la decomposizione del CaCO, e l'aumento di concentrazione del CO, nello spazio so- prastante; ma la pressione normale del gas, cio lequi- librio, torner sempre a ristabilirsi, data la presenza della valvola che permette l'uscita delleceesso di CO,. Diremo noi che il  sistema sembra agire verso un propo- sito definito ; e che  il risultato finale della sua azione sembra essere presente in qualche modo sino dal prin- cipio, determinando ci ehe lazione deve essere  ; e che  questo risultato finale della sua azione  gi presente effettivamente sino dal principio, sotto forma di acceu- mulazione mnemonica , costituendo una ris a fronte, una causa finale ? E potrei contimuare. Ma preferisco di conchiudere con una breve considerazione. | Ci che importa  conoscere, spiegare i fenomeni naturali, quelli della psiche, come quelli della vita vege- tale e animale, e quelli che si svolgono nei sistemi non viventi; e mi pare che nel deseriverli  dovremmo astenerci dal proiettare su essi il finalismo, che  abito peculiarissimo della nostra mente. Confondere questa proiezione che luomo fa con una inerenza del finalismo nei fenomeni naturali, mi sembra almeno arbitrario, e pu quindi riescire dannoso. Ci fu un tempo, nel quale in fisica e in chimica s teneva abitualmente un linguaggio finalistico (il fuoco tendeva verso il cielo, la natura aborriva dal vuoto, los- sigeno aveva tendenza a unirsi con lidrogeno, col sodio ccec.). 1892  LA MEMORIA BIOLOGICA Ora questo linguaggio o  seomparso, o rimane sol-. tanto come vecchia livrea su concetti ben definiti. Al- lora, in un senso, la differenza fra le descrizioni dei fe- nomeni vitali e quelli del mondo inorganico era meno stridente di quello che oggi . Tempo verr  e. augu- riamo, presto  in cui un linguaggio come quello del Jennings, del Rignano e di altri, sar scomparso anche dalla fisiologia, e in cui la differenza fra le descrizioni fisiologiche e le descrizioni fisiche e chimiche sar di nuovo divenuta meno cospicua, ma nel senso opposto, in quanto che anche le prime saranno prevalentemente ed essenzialmente obiettive, come sono oggi le seconde, senza mescolanza di  cause finali , di  tendenze affet- tive , di  accumulazioni mnemoniche , che per ora non sono altro se non mere espressioni verbali, in quanto sl riferiscono a fatti di osservazione, del quali ignoriamo la natura, a fenomeni di cui ignoriamo il determinismo causale. Ora, in scienza naturale non  lecito, e pu condurre a conseguenze gravissime, elucubrare su espres- sioni verbali che si possa esser convenuti di applicare a fatti e fenomeni nella loro essenza sconosciuti, perch cos facendo si possono scambiare le cause con gli effetti, analogie superficiali con profonde relazioni causali, si- mulacri di spiegazioni con spiegazioni reali, perpe- tuando ed aggravando la confusione delle idee, che certo non  fatta per promuovere l'avanzamento della scienza verso la scoperta della verit. CAPITOLO XI. Mnemonismo e fisico-chimismo di fronte alle caratteristiche pi fondamentali della vita. Il punto di vista del mnemonismo. E una veduta troppo ristretta di non attribuire alcun valore alle conceziom od ipotesi che non sono suscettibili d essere sottomesse immediatamente al controllo sperimentale. - Si confondono cose essen- zialmente differenti quando si afferma che la provrict ninemomiea  manifestata anche da sistemi inorganici. - Non  la pura e semplice facolt di adattamento, cio la pura e semplice facolt di metters continuamente in equilibrio coll energie esterne, bens la tendenza a riprodurre un adattamento determinato, la nostalgia dell ambiente antico, la gravitazione verso un dato fine, che costituiscono una diffe- renza essenziale fra i sistemi fisico-chimici e gli organismi. - La val- vola che immagina il prof. Bottazzi, nel recipiente contenente un sistema fisico-chimico sviluppante un gas,  ana macchina, e, in quanto tale,  una manifestazione finalistica della mente umana, quindi non pu il Bottazzi appoggiare su di essa la sua tesi. - E la tecnica stessa del fisico-chimico che gli impedisce di constatare le manifestazioni finalistiche della vita, ontogenetiche, istintive, affettive, e via dicendo, le quali sono tuttavia dei fatti. - Questa ristrettezza di vista dello specialista non fa che mettere ancora meglio in evidenza la necessit d una collaborazione fra teorici sintetici e specialisti sperimentatori. Le critiehe che leminente fisiologo dellateneo Na- poletano muove al mio studio sul firnalisimo della vita pongono in chiara evidenza la necessit, pi che luti- lit, di quella collaborazione fra i teorici sintetici e gli specialisti sperimentatori, la quale, gi stabilitasi da tempo nelle scienze fisiche ccellaiuto continuo che reci- rocamente si prestano le ricerche di laboratorio e le 184 LA MEMORIA BIOLOGICA speculazioni matematiche, fa invece ancora completa- mente difetto nelle scienze biologiche. Se alle vedute troppo ristrette di coloro che di ogni speculazione teorica vorrebbero veder subito le imme- diate applicazioni pratiche si risponde adducendo il danno enorme che al progresso della scienza verrebbe da questa preoccupazione troppo utilitaristica, consimile obbiezione deve venire oggi mossa agli specialisti ad ol- tranza che sono troppo proclivi a non attribuire alcun valore a quelle concezioni od ipotesi che non siano su- scettibili di venire immediatamente sottoposte al con- trollo sperimentale. Certe concezioni dordine generale, infatti, anche se non immediatamente controllabili dal- lesperienza, possono tuttavia essere di grande utilit col permettere una visione unitaria duna farragine di fe- nomeni apparentemente i pi disparati e col fornire cos una bussola dorientazione anche nelle ricerche speri- mentali; ipotesi, oggi non ancora controllabili nel la- boratorio, possono divenirlo domani, nella stessa guisa che certe teorie di scienza pura che magari per secoli non ebbero alcuna applicazione pratica finirono poi col- laverne una, talvolta duna utilit grandissima; certe vedute sintetiche, infine, possono servire molto bene per mostrare agli specialisti, un po troppo soddisfatti del- l'opera propria, che date categorie di fenomeni, magari fra le pi fondamentali, attendono ancora di venire sple- gate e che la via da essi specialisti battuta non ha ancora avvicinato n pu avvicinare dun passo a questa sple- gazione. Cos il nostro critico dice di non conoscere lenergia nervosa e che quando si parla di essa non capisce pi rulla. Ora se  vero che nelle sue ricerche di laboratorio il fisiologo non ha potuto ancora eonstatarne sperimen- CAPITOLO UNDECIMO 185 talmente lesistenza,  una toncezione tuttavia bene ac- cessibile allenergetista, questa, duna forma d'energia, la quale, pure obbedendo a tutte le leggi dellenergetica, presenti nel tempo stesso delle propriet peculiari, non possedute da aleunaltra forma di energia del mondo inorganico. E se lipotesi duna tal forma d'energia, do- tata di certe sue propriet ben definite, permette una vi- sione pi unitaria di tutti quanti i fenomeni della vita e la loro netta separazione dai fenomeni inorganici  in contrasto colla tendenza degli specialisti a ritenerli invece della medesima natura, spinti a ci sopratutto dalla loro tecnica stessa che sottopone tanto gli uni che gli altri ai medesimi trattamenti fisico-chimici  ecco che lutilit di tale concezione sussiste, anche se per ora lesistenza di tale energia nervosa non sia stata constatata speri- mentalmente. La concezione duna tal forma denergia, obbediente alle leggi generali dellenergetica, e tuttavia dotata di propriet sue peculiari non possedute da alcunaltra forma di energia inorganica, non ha in s niente di anti- scientifico e niente di metafisico, n specialmente ha niente a che fare coll antico concetto metafisico del- lanima e mi sorprende che il nostro critico non abbia riconosciuto l'abisso che separa luna concezione dal- laltra. Le spugne, scrive il nostro autore, vivono ce pre- sentano movimenti dei loro sfinteri muscolari senza pos- sedere traccie del tessuto nervoso: come mai lenergia nervosa sarebbe la base della vita  ? Qui il Bottazzi di- mentica evidentemente la concezione fondamentale del Claude Bernard sullidentit essenziale di tutte le diverse forme di irritabilit della sostanza vivente. Giacch  evidente che  attenersi completamente a questa conce- 186 LA MEMORIA BIOLOGICA zione del Claude Bernard lammettere, in primo luogo, che la stessa energia, la cui attivazione costituisce lir- ritabilit della sostanza nervosa, sia alla base anche di qualsiasi altra specie di irritabilit della sostanza vi- vente, e, in secondo luogo, che specificit diverse di queste varie attivazioni o scariche nucleari dununica forma di energia diano origine e si accompagnino nel protoplasma a fenomeni fisico-chimici diversi, i quali si traducono in manifestazioni fisiologiche pure diverse (contrazioni muscolari, secrezioni glan- dolari, ecc.). Senza questa concezione del Claude Ber- nard dellidentit essenziale di tutte le diverse forme di irritabilit della sostanza vivente avremmo difficolt ad ammettere la stessa evoluzione organica perch non si eomprenderebbe come l energia nervosa, intesa come attivit funzionale specifica del solo tessuto nervoso, avrebbe potuto aver fatto la sua comparsa negii animali dotati di questo tessuto, se non fosse gi esistita negli organismi che di un tale tessuto sono privi. N si com- prenderebbe neppure lo sviluppo ontogenetico se non s ammettesse che nelluovo fecondato stesso e nello stesso stadio di blastula o gastrula non fosse gi esistente quel- l'energia nervosa che poi si manifester pi spiccata- mente nel tessuto nervoso dellanimale adulto. N ho certo bisogno di rammentare al Bottazzi come anche gli organismi inferiori privi di tessuto nervoso e gli stess unicellulari dimostrino, col loro comportamento, certe preferenze, operino date scelte, presentino cas non dubbi di avere approfittato dell'esperienza passata, tutti fenomeni che negli organismi superiori si ascrivono al- lattivit funzionale del tessuto nervoso. Non sappiamo ancora affatto, serive il Bottazzi, quale sia il fendamento fisiologico della facolt mnemo- CAPITOLO UNDECIMO 187 nica. D'accordo. E d'accordo anche che la nostra ipotesi dellaccumulazione specifica  propriet ehe appunto differenzierebbe lenergia nervosa da tutte le altre forme di energia del mondo inorganico   unipotesi non ancora suscettibile di aleuna verificazione sperimentale. Ma, allinfuori dogni ipotesi, noi abbiamo dato della memoria biologica una definizione che non fa che espri- mere con una formula generale i fatti che vengono da tutti considerati come manifestazioni di questa pro- priet mnemonica della materia vivente. Labbiamo cio definita come la propriet di riprodurre, per cause in- terne, dati stati fisiologici, alla produzione dei quali  stata necessaria la prima volta lazione di agenti esterni, Noi possiamo anche non saper nulla intorno alla natura di queste cause interne; ma constatiamo una serie sva- riatissima di fenomeni, tutti rientranti in questa defini- zione. Constatiamo, p. es., che la secrezione di dati succhi gastrici, provocata la prima volta in un animale erbi- voro collabituarlo a poco a poco a una dieta carnea, viene poi a riprodursi, per cause interne, cio a dire non pi sotto lazione del cibo carneo ingerito, al sem- plice sentire lodore di questo cibo. Constatiamo, pari- mente, che dati nuovi ritmi (di chiusura ed apertura delle foglie, di accrescimento e diminuzione del turgore della linfa, e via dicendo), acquistati da una pianta in seguito a un alternarsi di illuminazione artificiale e di oscurit diverso dallavvicendarsi naturale del giori e della notte, continuano immutati per qualche tempo anche se la pianta viene esposta a un'illuminazione arti- ficiale o ad una oscurit continue e anche se viene rie- sposta alla luce naturale. E colleghiamo questi fenomeni, da una parte, col fatto che la visione d'un dato pano- rama, che rappresenta un determinato stato fisiologico 188 LA MEMORIA BIOLOGICA momentaneo del nostro cervello provocato dallenergia luminosa che colpisce la retina, pu poi riprodursi iden- tica come ricordo, cio, qui pure, in assenza di questo agente esterno; e, dall'altra, collo sviluppo embrionale stesso che riproduce, per pure cause Interne, dati stati morfogenetici e fisiologici, indubbiamente dovuti nelle generazioni precedenti alladattamento funzionale, cio all'azione di dati agenti esterni. Se il mondo inorganico naturile  cio eseluse date macchine create a tale seopo dalluomo, come il fono- grafo e simili  presentasse sistemi fisico-chimici aventi la propriet che dati loro stati dinamici, deter- minati la prima volta dal mondo circostante e poi ces- sunti di esistere in questo dato loro modo dinamico di essere col mutare delle circostanze esterne, s riprodu- cessero in seguito tali e quali non pi sotto lazione del medesimo primitivo ambiente, allora si potrebbe effetti- vamente dire che la propriet mnemonica non  pecu- liare della vita, bens comune anche al mondo inorganico. Ma non rientrano affatto, come si vede, in questa cate- goria, n le deformazioni o impressioni che ritengono i corpi solidi di date pressioni esterne, n listeresi che presenta il ferro in un campo magnetico variabile, n la traccia che i sistemi colloidali conservano di tutte le modificazioni che si facciano loro subire, n altri con- simili fenomeni riportati come altrettanti esempi di memoria inorganica, tutti dovuti semplicemente lla persistenza di dati effetti, anche dopo la cessazione della causa che ll ha prodotti. La memoria, in altre parole, non  gi  any after- effect of external circumstanees   come, eol Loeb, la definiscono coloro che vogliono appunto dare alla defin- zione s grandi braccia come la misericordia divina da di e E Si aero ero CSI bel 299 AR ge SER TI Y * P- ((6A;65}1 vv- hh , _-Pm_r_etTa CAPITOLO UNPECIMO 1589 potere abbracciare insieme fenomeni organici cd inor- ganici  bens  la riproduzione, senza il rinnovato ausilio delle rispettive circostanze esterne, di effetti dinamici, dopo che per un certo tempo hanno ces- sato di essere. In tal senso, la propriet mnemonica  veramente peculiare ed esclusiva della vita. Dice il nostro contraddittore che volere spiegare le tendenze affettive colla propriet mnemonica sia come pretendere di spiegare lignoto con lignoto. Qui entra In giuoco la concezione che la filosofia positiva ha del ter- mine spiegare. E da Comte in poi, anzi dagli stessi antichi Greci in poi, quando gi si riesce ad assimilare fra loro fenomeni che fino ad ora ci erano apparsi so- stanzialmente diversi, quest assimilazione costituisce gi di per s una spiegazione. Ora, nel nostro studio, ab- hiamo anzitutto cercato di dimostrare che le principali tendenze affettive organiche, per quanto diverse ci pos- sano sembrare, s possono tutte riportare a un'unica tendenza, cio alla tendenza di ogni organismo alla propria invarianza fisiologica, della quale esse non ap- paiono allora che altrettante manifestazioni particolari. Rimarrebbe,  vero, da spiegare questa tendenza fonda- mentale che tutte le comprende, ma anche se essa fosse per ora inspiegabile, l'avere ricondotto ad essa tutte quante le altre non costituirebbe per ci meno una sple- cazione di queste ultime. Senonch, anche questa tendenza generale unica ah- biamo cercato di assimilare, alla sua volta, ad altri bisogni o desideri degli organismi animali in genere e dell'uomo in ispecie che nascono per via di abitudine, e con ci abbiamo ricondotto tutte le tendenze affettive, le innate e le acquisite, alla propriet mnemonica, come sopra  stata definita. E siccome a tale propriet mnemonica 190 | LA MEMORIA BIOLOGICA avevamo parimente gi ricondotto, in altri nostri studi, altre manifestazioni finalistiche della vita fra le pi fon- damentali,  dal preordinato cos perfetto adattamento di ogni organismo al proprio ambiente e dallo sviluppo ontogenetico, che forma organi i quali soltanto nello stato adulto saranno chiamati a compiere la loro fun- zione, agli istinti s complessi degli animali che provve- dono antecipatamente a bisogni futuri e agli stessi pi semplici atti riflessi, gi meccanizzati in modo s con- forme allo scopo della conservazione e del benessere del- l'organismo,  cos possiamo a buon diritto dire di avere spiegato  tutte le manifestazioni finalistiche della vita con questa loro assimilazione allunico fenomeno della riproduzione mnemonica: cio a dire, collattri- buirle, ripetiamo, alla riproduzione per cause interne di fenomeni morfogenetici e fisiologici, alla produzione dei quali  stata necessaria la prima volta lazione di agenti esterni. Assimilazione, che costituisce di per s una  spie- gazione  vera e propria, anche se ci fosse completamente ignoto lintimo meccanismo di questa propriet mnemo- nica, la quale tuttavia abbiamo cercato di spiegare, alla sua volta, collipotesi dellaccumulazione specifica, pe- culiare di quellenergia nervosa che abbiamo supposto a base di qualsiasi fenomeno vitale. Ma veniamo, col nostro critico, a ci che egli chiama il nucleo del nostro studio. E, infatti, il nucleo delle nostre divergenze teoriche. Il Bottazzi semhra non ve- dere la differenza sostanziale fra tendenza. a metters continuamente in equilibrio col mutevole mondo esterno, cio adattarsi ad esso, e tendenza a conservare (0 a rl pristinare, se perturbato) quel dato stato di equilibrio raggiunto in un dato ambiente che si rimasto immutato per qualche tempo. CAPITOLO UNDECIMO 191 L'animale che ha oggi soddisfatto la fame, dice il Bottazzi,  differente dallo stesso animale che la soddi- sfece ieri, come lanimale che si  adattato a una tempe- ratura superiore  diverso dallo stesso animale prima delladattamento. No! i due casi sono, invece, essenzial- mente diversi: lanimale che ha soddisfatto la fame  riuscito per ci stesso a tornare al suo stato fisiologico normale, ed  perci che non  pi mosso da alcun ulte- riore desiderio di mangiare; l animale, invece, che venga posto in un ambiente a temperatura superiore della solita far dapprima tutti i tentativi possibili per tornare alla temperatura di prima e ristabilire cos il suo precedente stato fisiologico stazionario, ora turbato, e solo non riuscendo in questi suoi tentativi si porr in un equilibrio fisiologico nuovo col nuovo ambiente mutato, rimanendo per in lui per un certo tempo la  nostalgia  per lantico ambiente che ancora adesso gli permette- rebbe di riattivare quellantico stato fisiologico, ora ri- dotto allo stato potenziale; ed  solo dopo un tempo ancora maggiore che questa nostalgia lascier il posto ad unaffettivit pel nuovo ambiente, quando il nuovo stato fisiologico avr lasciato di s unaccumulazione mnemo- nica sufficiente a dar luogo a questa tendenza affettiva nuova. Per quanto concerne la pura e semplice facolt di adattamento, cio di porsi continuamente in equilibrio colle energie esterne, ammetto col Bottazzi  come lho espressamente rilevato qui stesso nel Cap. VII  che non vi sia alcuna differenza essenziale fra i sistemi viventi e quelli inorganici. Tale propriet di porsi continuamente in equilibrio col proprio ambiente  una propriet ener- getica generalissima, comune a tutte quante le forme di energia. E la nostalgia per lambiente antico  la quale 1992 LA MEMORIA BIOLOGICA s manifesta anche negli organismi inferiori e negli stessi unicellulari, come lo prova il loro comportamento di rea- zione negativa verso lambiente nuovo e di reazione po- sItiva verso questo ambiente antico, cos magistralmente osservato e descritto dal Jennings  ci che differenzia essenzialmente gli organismi dai sistemi fisieo-chimici, Quindi gli esempi che il Bottazzi d della tendenza, tanto in sistemi organici che inorganici, di porsi in equi- librio coll'ambiente esterno non significano niente. Nel suo sistema, p. es., composto di carbonato di alcio, ossido di calcio e biossido di carbonio, che si pone in un equilibrio nuovo pel variare della temperatura, non s manifesta alcuna tendenza a rimanere alla tempe- . ratura di prima; mentre linfusorio Paramecium rea- gIsce negativamente ad ogni alzamento o abbassamento di essa appena appena un po pronunciato, come reagisce negativamente lEuglena ad ogni variazione che soprag- giunga nell intensit normale dell illuminazione del proprio ambiente al quale si  abitnata. E il Bottazzi stesso, del resto, che ci fornisce la prova contro la sua tesi, coll'esempio che cita della rea- zione dell'organismo ad una tensione troppo accresciuta dell'acido carbonico nel sangue: un sistema fisico-chi- mico s disporrebbe senzaltro in un nuovo equilibrio colla nuova tensione ; l'organismo, invece, reagisce cogli impulsi scaricati sul muscoli respiratori, col ritmo ae- celerato delle respirazioni, e colle respirazioni pi pro- fonde, in modo da espellere l'eccesso di acido carbonico e da ristubilive nel sangue l'equilibrio turbato. Ma, dice il Bottazzi, questo  comparabile a quanto suecederebbe riscaldando il sistema inorganico dianzi considerato di carbonato di calcio, ossido di calcio e hios- sido di carbonio se s'immagina che il recipiente in cui CAPITOLO UNDECIMO 193 esso  contenuto  rechi una valvola che si apra, lasciando sfuggire il COs, quando la tensione di questo gas oltre- passa un certo limite . Ora al Bottazzi sfugge qui com- pletamente che questa valvola, concepita e messa l allo scopo, precisamente, di non fare oltrepassare alla ten- sione del gas acido carbonico un dato limite,  gi di per s stessa una manifestazione finalistica della mente umana. Il sistema, quindi, da lui descritto,  bens un sistema inorganico, ma preordinato dalluomo secondo dati intenti finalistici, ed  unicamente perci che esso  comparabile, sotto certi aspetti, alle manifestazioni fina- listiche di sistemi organici. In altre parole, il sistema da lui escogitato  una macchina, e come tutte le altre mac- chine porta limpronta caratteristica del finalismo delluomo, impronta che mai si riscontra nei sistemi inorganici naturali. Anzi, questa comparazione che egli fa del nostro sistema respiratorio, tendente a conservare immutata nel sangue la pressione del gas acido carbonico, ad una macchina, non fa che far risaltare maggiormente l carattere finalistico del sistema respiratorio stesso. Veniamo adesso alle considerazioni dordine generale con cui il nostro autore termina la sua critica.  Ci che importa, egli serive,  conoscere, spiegare i fenomeni na- turali, quelli della psiche, come quelli della vita vege- tale ed animale, e quelli che si svolgono nei sistemi non viventi; e mi pare che nel descriverli  dovremmo astenersi dal proiettare su di essi il finalismo, che  abito peculiarissimo della nostra mente . Ora, mi domando 10, questabito della nostra mente non  un fenomeno natu- rale esso pure? Con queste sue parole, da noi sottoli- neate, il Bottazzi non viene a riconoscere 1? carattere essenzialmente finalistico per lo meno della nostra mente? Abito finalistico, del resto, non gi peculiaris- RiGnaNO 13 194 LA MEMORIA BIOLOGICA simo ed esclusivo della nostra mente, giacch tutto il comportamento degli animali superiori a noi pi vicini e poi gi gi fino agli organismi inferiori risulta del tutto comparabile al comportamento finalistico nostro; ma che, anche limitato che fosse alla nostra mente, non costituirebbe per ci meno un fenomeno finalistico bello e buono, ammesso anche dal nostro contraddittore. Alla tendenza antropomorfica antica di vedere luomo, o tendenze simili alle umane, dappertutto, e di spiegare quindi anche i fenomeni inorganici con termini improntati al nostro finalismo,  ora successa, per colpa appunto degli specialisti ad oltranza, la tendenza op- posta, non meno pericolosa, di dimenticarsi delluomo, di dimenticarsi cio che luomo con tutti i suoi bisogni, le sue affettivit, le sue aspirazioni estste, che esso e le sue manifestazioni finalistiche sono un fatto, non meno reale che la precipitazione dun sale o il coagulamento di un colloide. Certo, il chimico-fisiologo non ha mai luogo di ri- scontrare nelle sue storte alcuna manifestazione affet- tiva n alcunaltra manifestazione finalistica della vita, perch la finalit di certi fenomeni vitali non risulta che nel rapporto fra questi fenomeni presenti e dati feno- meni futuri, fra loro separati da un certo intervallo di tempo: fra il formarsi dell occhio nell oscurit del- lutero materno e la sua funzione futura quando sar esposto ai raggi luminosi del mondo esterno; fra il com- portamento presente della rondine che costruisce il suo nido e la funzione futura di questo nido quando la ron- dine stessa vi deporr le uova; fra latto presente del- l'uomo che si costruisce un ordigno e luso futuro che egli ne fa. Lo specialista di fisiologia chimica non osserva che il rapporto di fenomeni immediatamente consecutivi CAPITOLO UNDECIMO 195 fra loro. Per la sua tecnica stessa, dunque, egli non ha mal occasione di incontrarsi con fenomeni finalistici, quindi li nega, come tratto a negare l esistenza di certi colori  il daltonico. Anzich riconoscere l'assoluta in- capacit della propria tecnica ad investigare e a spie- gare le manifestazioni finalistiche della vita, il fisiologo fisico-chimico se la sbriga pi facilmente negando sen- z'altro queste manifestazioni finalistiche, che pur sono dei fatti. N, daltra parte, questa tecnica, che lo pone conti- nuamente in contatto e lo famigliarizza collorganismo gl costituito,  la pi adatta a tenergli sempre presente nella mente che i rapporti fenomenici che egli grazie ad essa viene via via scoprendo sono dovuti alle moda- lit d'essere di questa macchina, quale  lorganismo stesso, e che, quindi, anche se spiegati colle modalit appunto dessere di questa macchina, resta pur sempre da risolvere il problema pi fondamentale di tutti, che  quello di capire come mai questa macchina perviene, nell'ontogenesi, a costruirsi da s. Cos, nellesempio su citato del meccanismo respiratorio, quando il fisiologo ha scoperto che laumentata pressione del gas acido car- bonico provoca la reazione del protoplasma di certe cel- lule nervose nel bulbo, le quali scaricano impulsi verso i muscoli respiratori, ecc., egli si illude di avere  spie- gato  il fenomeno della costanza della pressione del gas acido carbonico nel sangue, ma non si accorge che il fe- nomeno ancora pi importante da spiegare  lesistenza di questo meccanismo cos bene adatto a tale scopo. Il fatto che le manifestazioni finalistiche sono pecu- liari della vita rendeva naturalmente sterili, come os- serva benissimo il Bottazzi, le spiegazioni di fenomeni inorganici con termini finalistici (il fuoco che tendeva 196 LA MEMORIA BIOLOGICA verso il cielo, la natura che aborrira dal vuoto, la sim- pautia dell'ossigeno per lidrogeno, e cos via), ma per la stessa ragione esso rende non meno sterili le spiegazioni con termini fisico-chimici dei fenomeni finalistici del mondo vivente. Questa impotenza della fisico-chimica a spiegare il finalismo vitale risalta naturalmente tanto pi quanto pi ci avviciniamo ai fenomeni psichici veri e propri, in cui queste manifestazioni finalistiche appaiono pi spic- ate. Fino al punto che alcuni fisiologi, fra cui il nostro egregio contraddittore, sono costretti, messi colle spalle al muro, a rifugiarsi nello spiritualismo, cio a sepa- rare nettamente i fenomeni della psiche da quelli fisio- logici:  I fenomeni fisiologici  fra cui non comprendo  fenomeni psichici  per me sono o saranno suscettibili di spiegazione causale, come i fenomeni del mondo mor- ganico. In quanto sono processi attuali, nessuna diffe- renza essenziale pu ammettersi fra gli uni e gli altri. Una differenza, io secorgo soltanto, ed essenziale, fra 1 fenomeni fisici e fisiologici, da una parte, e i fenomeni psichici, spirituali, dallaltra. E cos io eredo di essere, nel tempo stesso, uno spiritualista in filosofia e un non- vitalista, non-finalista in fisiologia . Cos mi scriveva 1l nostro autore in una polemica privata, non meno cor- tese, che ha preceduto questa pubblica. Ora io mi domando se non  questa la documenta- zione pi esplicita dei pericoli, in cui incorre lo specia- lismo ad oltranza, di porre degli stagni chiusi fra scienza e scienza, l dove esse sono molto affini fra loro, accomu- nandone invece altre essenzialmente distinte, e questo 2 seconda, non gi dellintima natura dei fenomeni inve- stigati, bens della tecnica, diversa od uguale, usata nel- linvestigazione stessa. E come perci si appalesi la ne- CAPITOLO UNDECIMO 197 cessit di vedute sintetiche, che, al di sopra di questa o quella tecnica casuale, sappiano mirare piuttosto alle caratteristiche essenziali dei fenomni ed abbracciare cos dun solo sguardo e ricomporre ad unit branche scientifiche affini, che una tecnica ristretta ha invece ar- tificialmente disgiunte. Ed infatti, come  possibile, per uno che sappia ab- bracciare tutta la complessit dei fenomeni organici, separare nettamente i fenomeni fisiologici da quelli psi- chici? La fame, e tutti gli altri bisogni organici pi fon- damentali, e listinto sessuale stesso, dai quali appunto m parto nel mio studio sul finalismo della vita, vanno aseritti ess fra gli uni o fra gli altri? O non rappresen- tano ess piuttosto il ponte di congiunzione e di passaggio fra essi? Vanno ess forse considerati come fenomeni psichici nell'uomo, in ispecie quando in esso sl trasfor- mano in affettivit pi complesse e pi elevate, e come fenomeni fisiologici negli animali, quando non si mani- festano che con atti di ferocia, con duelli nuziali, e via dicendo? La fuga dun ragazzo atterrito dovr ascriversi fra l fenomeni puramente psichici e quella dun cane alla vista della frusta del padrone o gli sforzi dellameba per svincolarsi dallavviluppamento dunaltra ameba, cos magistralmente descritti dal Jennings, dovranno in- vece ascriversi fra i fenomeni puramente fisiologici ? Sar puramente fisiologico listinto della formica che trasporta nella sua abitazione sotterranea le provviste per l'inverno, e puramente psicologico, invece, l atto della vecchierella che raccoglie e porta faticosamente a casa i pochi rami secchi raccolti per via per farne poi una bella fiammata ? Tutte domande e questioni, queste, cui non solo lo specialista non sa rispondere, ma che non gli sl presen- 198 LA MEMORIA BIOLOGICA tano neppure alla mente, appunto perch non le in- contra, ripeto, nelle sue particolari ricerche di labora- torio; ma che si presentano invece assillanti al teorico sintetico, il quale pu cos far rilevare essere appunto i problemi fondamentali per eccellenza quelli che lo specialista non vede o trascura ed essere appunto le questioni pi intimamente congiunte che lo spertalista separa in branche scientifiche nettamente fra loro di- stinte. Con ci egli perviene, se non altro, a porre in evi- denza i gravi pericoli dello specialismo ad oltranza e a dimostrare la assoluta necessit della sintesi per il pro- gresso effettivo della scienza, la quale consiste, non di- mentichiamolo, non gi nella raccolta caotica di fatti minuti, bens nella visione unitaria dei loro molteplici rapporti. Ad ogni modo sono grato all.illustre fisiologo .ed amico delle sue critiche cos accurate ed acute, che m hanno permesso di chiarire ancora maggiormente le mie concezioni di sintesi biologica. Ano! I tor post atten icon i 5% q mito, La i Jin CI ITTTS SUBITO, "tn d Ti D "tiple Livpg CAPITOLO XII. La memoria biologica e il funzionamento dell intelligenza (1). Anmalisi e sintesi della nostra intelligenza. - La memoria biolo- gica fornisce, da sola, tutti gli elementi di cui l intelligenza risulta composta. - Le tendenze affettive. - Le emozioni. - La volont. - L attenzione. - Il ragionamento. - La coerenza e la logicit. - Van taggi e svantaggi del ragionamento confrontato coll esperimenta- zione affettiva. - Donde viene la fecondit del ragionamento in quanto strumento di ricerca. Lo psicologo che si appresta a investigare questo s difficile problema del funzionamento dellintelligenza  necessario veda anzitutto ben chiaro come il compito suo non possa in fondo consistere che in un previo la- voro di analisi, mediante il quale egli deve cercare di de- comporre 1 fenomeni psichici pi complessi in altri meno complessi, e questi decomporre alla loro volta in altri ancora pi elementari, fino ad arrivare ai fenomeni psi- chici i pi elementari di tutti, dalla cui composizione tutti gli altri dipendono, e in un successivo lavoro di sintesi, pel quale, partendosi appunto da questi fenomeni i pi elementari, egli deve tentare di ricomporre con essi tutte le manifestazioni pi complesse dellintelletto. E questo precisamente quanto abbiamo cercato di fare nella LI (1) Comunicazione fatta, sotto il titolo di Il funzionamento del! intel- ligenza, alla riunione delle Societ filosofiche americane, inglesi, francesi e italiane, che ha avuto luogo a Parigi dal 27 al 81 dicembre 1921. 2) LA MEMORIA BIOLOGICA nostra opera sulla Psicologia del ragionamento (1), nella quale, partendo dal fenomeno psichico il pi com- plesso di tutti, quale  il ragionamento, siamo arrivati al due fenomeni psichici elementarissimi, psicologica- mente non ulteriormente decomponibili, delle tendenze affettive elementari da una parte e delle sensazioni ed evocazioni di sensazioni dallaltra, dalla cui composi- zione o combinazione abbiamo poi dimostrato dipendere tutte le facolt e funzioni intellettive. Delle tendenze affettive. Mentre le sensazioni e le corrispondenti evocazioni sensoriali sono state largamente studiate nei loro pi diversi aspetti da tutto uno stuolo di filosofi, psicologi, fisiologi ed anatomici, precisamente lopposto  accu- duto per le tendenze affettive, il cui studio (da non con- fondersi con quello delle emozioni)  stato sin qui si pu dire completamente trascurato, probabilmente perch  sfuggita ai pi la somma importanza che esse hanno in tutte quante le manifestazioni del pensiero, che, sole, richiamavano in passato lattenzione degli studiosi; sol- tanto di recente, e quasi esclusivamente nel campo psi- chiatrico, s  cominciato ad interessarsi ad esse, mentre solo col Ribot si cominela a intravvedere, sebbene ancora un po confusamente, il gran giuoco che esse hanno in tutti i processi anche i pi alti e i pi complessi della psiche. (1) Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1920; ediz. franc., Alcan, Parigi, 1920; ediz. ingl, Kegan Paul Trench Triibner and Co., Londra, (in corso di stampa); ediz. spagnuola, Calpe, Madrid, (in corso di stampa). CAPITOLO DODICESIMO 201 Ci  sembrato quindi necessario di investigarne, pi accuratamente di quanto fosse stato fatto sinora, lori- gine e la natura e le propriet pi fondamentali, per poi poter meglio comprendere i vari modi con cui esse par- tecipano e contribuiscono alla creazione anche delle pi alte facolt del raziocinio; il che  quanto abbiamo fatto appunto nel primo capitolo della nostra opera sopra rammentata e nella nostra conferenza sul Finalismo della vita, che nell'aprile 1920 abbiamo avuto lonore di tenere a Parigi al Collge de France, e che qui abbiamo ripubblicata nei precedenti Capitoli VIII e IX. In questi nostri studi, in cui ci siamo partiti dagli organismi pi inferiori per poi risalire fino alluomo, abbiamo anzitutto messo in evidenza tre gruppi di ten- denze affettive. Quelle del primo gruppo  quali la fame, la sete, la tendenza a mantenere invariato il proprio optimum am- bientale, i bisogni di eliminazione delle varie sostanze di rifiuto e di inquinamento dellorganismo, lo stesso istinto sessuale in cui s esplica il bisogno di eliminazione della sostanza germinale e della perturbazione fistolo- gica ad essa dovuta, e altri consimili  desideri  0 appetiti  0  bisogni  organici  non rappresentano che altrettanti aspetti dellunica tendenza fondamentale dellorganismo alla propria invarianza fisiologica, cio a conservare immutato il proprio stato fisiologico nor- male o a ripristinarlo ogni volta che venga turbato. Quelle del secondo gruppo comprendono tutti i hi- sogni o appetiti o desideri che nascono per via di abitu- dine; rientrano in questa categoria, p. es., la bramosia che nasce, una volta che abbiano durato un certo tempo, per date relazioni di simbiosi o di parassitismo, quali quelle da madre a figlio, da cui ha poi origine e s svi- 209 | LA MEMORIA BIOLOGICA luppa laffetto materno, e gli stessi affetti famigliari in genere e damicizia e di carattere sociale, come pure tutti  bisogni acquisiti in vita per qualunque rapporto am- bientale consuetudinario e tutte le pi diverse nostalgie. Un terzo gruppo, infine,  quello delle tendenze af- fettive derivate e composite, cio che nascono da quelle dei due gruppi precedenti, sia per via di trasferimento affettivo (dal tutto alla parte, dal fine ai mezzi, da un dato rapporto ambientale ad altro concomitante, da un dato oggetto ad altro analogo, e cos via: loi de transfert del Ribot), sia per via di combinazione di due o pi ten- denze affettive che si attivano contemporaneamente e che fondendosi o smussandosi o parzialmente inibendosi a vicenda danno luogo a una risultante unica complessa, capace cos di assumere, a seconda del numero e della qualit e della intensit delle componenti, tutta quella infinita variet di sfumature di cui sono suscettibili i sentimenti delluomo. E tutti e tre questi gruppi riuscimmo poi a derivare, alla loro volta, da quellunica propriet dellaccumula- zione mnemonica, che, a nostro avviso,  la propriet fondamentale della sostanza vivente; di guisa che lat- tivazione di una qualsiasi tendenza affettiva ci apparve non essere altro, essa pure, che un fatto di evocazione mnemonica, per con caratteristiche e propriet solo in parte analoghe a quelle delle evocazioni sensoriali, e in parte invece sue esclusive, perch dovute, queste ultime, all'antica origine fisiologico-somatica delle tendenze affettive organiche, che formano in ultima analisi la base fondamentale di tutto ledificio affettivo della psiche. Nostro compito  ora di dimostrare rome da questo  stock  di tendenze affettive da una parte e di sensa- CAPITOLO DODICESIMO 203 zioni od evocazioni di sensazioni dallaltra si origini e si sviluppi tutto il funzionamento dellintelligenza e si producano le pi alte manifestazioni del pensiero. Delle emozioni, della volont, dell attenzione. Bisogna anzitutto distinguere  ci che invece tra- scurano per lo pi di fare la maggior parte dei psico- logi  le tendenze affettive dalle emozioni. Queste ul- time non sono che modi subitanei ed intensi di attivazione di quelle aceumulazioni di energia che costituiscono appunto le tendenze affettive. Ogni tendenza affettiva che si attivi  muove  allazione ;  essa, cio, che  im- pinge  gli organi di movimento, presentandosi perci, fino-dal primo momento del suo attuarsi, come un mo- vimento allo stato nascente. Se per questo suo attuarsi avviene in modo subitaneo ed intenso, si ha allora come uno straripamento della energia nervosa relativa, la quale, svineolata in grande quantit tutto ad un tratto, dilaga e si riversa anche per molteplici altre vie oltre quelle strettamente connesse collapparato locomotore, dando luogo a una commozione viscerale , la quale  dessa appunto  secondo la hen nota teoria del James, del Lange e del Sergi  che poi s ripercuote centripe- talmente nel cervello sotto 1 aspetto di  emozione . Se invece lattivarsi della medesima tendenza affettiva non  n troppo brusco n troppo intenso, si ha allora la semplice messa in azione dei muscoli strettamente ne- cessari, senza emozione alcuna, e con rendimento in la- voro utile di altrettanto maggiore quanto minore  la porzione della scarica che va dispersa nei commovimenti viscerali disordinati ed inutili di pretto significato emotivo. 204 LA MEMORIA BIOLOGICA Per quanto concerne la volont, si ha un atto voli- tivo  tutte le volte che una tendenza affettiva per un fine futuro si oppone vittoriosa ad una tendenza affettiva per un fine presente. Cos, luomo ansante e sudato per lunga corsa che si getta avido a bere alla prima ca- scatella dacqua che incontra non compie alcun atto di volont; bens lo compie quello che si astiene dal soddi- sfare lardente sete per tema dun malore futuro che possa derivargliene. Similmente, atto di volont non  quello delluomo stanco che si getta a terra per ripo- sarsi; bens quello dellalpinista che vince la propria stanchezza per raggiungere lagognata vetta. La vo- lont non  dunque altro, in sostanza, che una tendenza affettiva lungimirante, inibitrice di altre, rivolte a sod- disfazioni pi immediate; essa muove  perci alla azione come qualunque altra tendenza affettiva in genere. Sotto certi rispetti analoga alla volont e sotto altri diversa da essa  lattenzione, in quanto essa pure non  altro che il risultato dun contrasto affettivo; ma il con- trasto avviene fra una tendenza affettiva primaria che agogna un dato bene e una tendenza affettiva secondaria che la mantiene per qualche tempo in sospeso pel timore che, lasciando troppo presto libero limpulso primario di effettuarsi, esso non pervenga a raggiungere il risul- tato desiderato. Cos la belva che s vede venire inconiro la preda, ignara del pericolo, non le balza subito sopra, ma attende immobile e fremente, con tesi tutti i muscoli che provvedono allo slancio, che il povero animale le si appressi ancora e le giunga cos a tiro. E lo selenziato che osserva al microscopio o al telescopio un dato og- getto  con grande attenzione   mosso dal vivo desi- derio di constatare il verificarsi dun dato fatto che co- CAPITOLO DODICESIMO ()5. stituisea la prova di date sue teorie o rappresenti una grande scoperta, e, nel tempo stesso, dal timore, se gli sembra di vedere quanto desidera, di essere vittima duna illusione ottica; timore, che lo trattiene dallaf- frettarsi a ritenere di avere visto proprio bene. Dati gli effetti che le tendenze affettive hanno sul ravvivamento delle sensazioni e delle immagini e sul- levocazione di queste ultime, allorquando sensazioni ed immagini siano con esse allunisono, e, viceversa, gli ef- fetti di smorzamento o dinibizione sulle sensazioni ed immagini ad esse contrarie, il fatto che loggetto guar- dato o pensato  con attenzione  lo  sotto linfluenza di due punti di vista affettivi opposti  sotto i fasci di luce di due riflettori interni, si potrebbe dire con meta- fora, anzich duno solo, i quali rischiarano loggetto o l'immagine da pi parti contemporaneamente  fa s che tutta una serie di propriet e di attributi vengano percepiti o rammentati, e posti in rilievo, che non lo sa- rebbero ove fosse desta una sola affettivit. Ond che l'osservazione attenta d risultati molto pi esatti ed ac- curati che non quella fatta sotto un impulso affettivo unico, la quale, anzi, se questunico impulso affettivo  troppo intenso, pu dare risultati del tutto sbagliati, del tutto disformi dalla realt. Del ragionamento. Se esaminiamo ed analizziamo dei cas di ragiona- mento concreto, scelti fra i pi semplici e i pi fami- gliari, o fra quelli, p. es., che servono a sciogliere certi indovinelli, quale quello classico del pastore, del lupo, della capra e del cavolo, o anche fra quelli che ci offrono le matematiche elementari, quale la dimostrazione che 206 LA MEMORIA BIOLOGICA la somma degli angoli dun triangolo  uguale a due retti, e simili, al lume di queste analisi il ragionamento Cl appare non essere altro che un seguito concatenato di esperienze semplicemente pensate; cio tali che noi im- maginiamo di eseguire sopra un dato oggetto avente per nol un particolare interesse, e che non eseguiamo mate- rialmente, perch, per esperienze consimili realmente eseguite nel passato, ne conosciamo gi in precedenza, di clascuna separatamente, i rispettivi risultati. E il risultato sperimentale finale  osservato  0  consta- tato  mentalmente, cui cos conduce un tal seguito con- catenato di esperienze semplicemente pensate, costi- tuisce appunto 1l  risultato della dimostrazione , la  conclusione del ragionamento . Cos, p. es., seguendo  collocchio della mente  il trasporto semplicemente immaginato dun pendolo semplice da una stanza fredda ad una calda, noi constatiamo mentalmente, pel ricordo che abbiamo di esperienze effettivamente eseguite nel passato sugli effetti del calore nelle sbarre metalliche, che il pendolo si  allungato e, in seguito allevocazione di altre esperienze parimente gi fatte in antecedenza, constatiamo allora, di nuovo solo mentalmente, che 1l pendolo oscilla ora pi lentamente di prima: combina- zione di esperienze semplicemente immaginate e duplice successiva constatazione mentale, la seconda delle quali costituisce la  conclusione  di questo breve e semplice ragionamento, cio che il trasporto del pendolo da un ambiente freddo ad uno caldo fa ritardare lorologio a muro di cui esso regola la velocit. Il ragionatore che pensa  con attenzione   mosso, anzitutto, da una tendenza affettiva primaria, la quale  quella che, a mezzo di opportune evocazioni sensoriali, immagina e persegue  collocchio della mente  le varie CAPITOLO DODICESIMO 207 combinazioni sperimentali cui viene sottoposto mental- mente loggetto che in quel momento desta un particolare interesse. Il ragionamento persegue, cio, le vicissitudini, cos immaginate, di questoggetto nella stessa guisa e collo stesso interesse con cui il cacciatore segue con lo  sguardo 1 movimenti e il rintanarsi e il riapparire e tutte le altre vicissitudini della preda che egli brama di far sua. E questa tendenza affettiva primaria, sempre desta durante tutta la durata del ragionamento, che co- stituisce il fatto psichico invariante , il quale con- nette fra di loro, in quanto rappresentano le varie vi- cissitudini delloggetto che sta a cuore al ragionatore, tutte queste esperienze semplicemente pensate ; ed  dalla capacit maggiore o minore di persistenza di questa ten- denza affettiva primaria che dipende la  coerenza  0 la  incoerenza  di tutto il processo intellettivo, quando questo richieda un lungo tempo per giungere a svolgi- mento completo. Quanto alla tendenza affettiva secondaria, che tiene in sospeso, ad ogni tappa del ragionamento fatto con attenzione, la primaria, essa  costituita dal timore di attribuire a ciascuna esperienza immaginata un risul- tato che non sia proprio quello che essa darebbe se effet- tivamente eseguita; sotto la sferza di questo timore, le evocazioni di esperienze pi o meno consimili del pas- sato si moltiplicano e, anzi, di preferenza s presentano quelle i cui risultati sono precisamente i  riduttori an- tagonistici  di quelli eventualmente dapprima pensati sotto la influenza della primaria, desiderosa che essi fossero questi piuttosto che altri. E quindi a questa continua azione di controllo, cos esercitata da questa tendenza affettiva secondaria, che  dovuta la logi- cit del ragionamento stesso, la logicit non cons- 208 LA MEMORIA BIOLOGICA stendo appunto che nellattribuire a ciascuna esperienza semplicemente pensata quel risultato che effettivamente essa darebbe se venisse materialmente eseguita. I pazzi col loro squilibrio mentale   che non  po altro che uno squilibrio affettivo  e coi loro conse- guenti  sragionamenti  confermano queste diverse fun- zioni che competono, nel ragionamento, alluna e allaltra affettivit. Tutta una categoria di essi, infatti,  i para- nolci,  mentre d prova della massima coerenza per la persistenza grandissima di quellunica affettivit, che  in ess sempre in giuoco e che  il nueleo intorno a cui st aggira il loro delirio monomaniaco, manifesta, vice- versa, la massima illogicit, in quanto che in essi, appunto per la intensit esagerata di questunica loro tendenza affettiva primaria, non sorge mai alcuna ten- denza affettiva secondaria di controllo che possa neppure per un momento mantenerla in sospeso; di guisa che tutti  risultati dai paranoici attribuiti alle loro espe- rienze pensate sono conformi, non gi alla realt, ma a quanto questa loro unica affettivit desidera o teme. Nei maniaci, invece, che presentano la massima insta- bilit e variabilit affettiva, nei confusi, nei quali sono interrotte le vie associative percui le tendenze affettive esercitano la loro azione di evocazione, selezione ed ini- bizione sulle evocazioni sensoriali, e nei dementi, in cui manca lattivazione di qualsiasi tendenza affettiva,  lincoerenza che costituisce la manifestazione pi tipica della loro psiche. Negli stessi sogni, infine, anche del- luomo normale, in cui allassopimento affettivo, proprio del sonno fisiologico, non si accompagna un corrispon- dente assopimento delle evocazioni sensoriali, e nei quali, perci, s ha una vera anarchia ideativa per essere ve- nuto a cessare ogni governo affettivo, s ha, ad un tempo, CAPITOLO DODICESIMO 209 la massima incoerenza e la massima illogicit, caratte- ristiche, queste, cos sostanzialmente diverse da quelle che lo stesso individuo presenta allo stato di veglia, che hanno sempre attratto linteresse pi vivo degli psico- logi e rappresentato un grande enigma che invano si era tentato finora di risolvere. I vantaggi e gli svantaggi del ragionamento, in quanto serie di esperienze semplicemente pensate, di fronte alla sperimentazione CIEVAVA; possono riassu- mers come segue. Anzitutto, si comprende senzaltro perch, una volta che il ragionamento parta da date premesse in accordo coi fatti, esso debba giungere a risultati pure in accordo con altri fatti. Ed invero, se il ragionamento non  altro che una serie di esperienze, le quali sarebbero, almeno teoricamente, tutte materialmente eseguibili, ma che vengono, invece, per risparmio di tempo e di energia, semplicemente pensate, ne consegue che il processo lo- gico non  altro che la realt stessa posta in atto collim- maginazione, anzich materialmente. Quindi non ha pi luogo dessere il problema filosofico di vedere  come sia possibile che il processo logico porga una rappresen- tazione del reale . Il problema sussisterebbe se il ra- gionamento, preso contatto colla realt a mezzo delle premesse, si librasse poi al di fuori e al di sopra di essa, per poi tornare a contatto con essa solo alla fine. Ma esso, invece, non perde mai neppure per un istante il con- tatto colla realt, bens si appoggia sul solido terreno del reale n ogni e qualsiasi fase del suo svolgimento. Quanto ai suoi vantaggi,  evidente, senz altro, l'enorme economia di tempo e di energia rispetto allese- cuzione effettiva delle esperienze, le quali esso si limita solo ad immaginare di eseguire. S aggiunga che unin- RIGNANO 14 210 LA MEMORIA BIOLOGICA finit di esperienze, che il ragionamento immagina di eseguire, se eseguibili in linea teorica, non meno di quelle consimili del passato dei cui risultati ora ci va- liamo, non lo sono affatto allatto pratico; esso pu dunque eseguire un numero di esperienze infinitamente maggiore di quello che non possa fare lesperimenta- zione effettiva. | | | Il ragionamento presenta poi, in certi casi, il van- taggio sullesperimentazione effettiva di avere un valore dimostrativo molto pi generale: la misura col gonio- metro del tre angoli dun triangolo particolare, la quale cl fa constatare essere la loro somma uguale a due retti, nulla dice sugli altri triangoli; invece quel seguito di esperienze pensate che costituisce la dimostrazione del teorema relativo ci fa giungere a un risultato che ri- scontriamo valere per tutti i triangoli. Questo perch il ragionatore  spinto, in primo luogo, dalla natura stessa del processo psichico che sta seguendo  non essendo possibile effettuare col pensiero date esperienze se non attribuendo a queste ultime 1 risultati gi noti di altre esperienze consimili del passato  ad attribuire a questi risultati, allorquando nel ragionare gli ritornano alla mente, un significato dordine generale, che forse non fu spinto a dar loro nel momento che ne fece la consta- tazione empirica relativa ad uno o a pochi casi parti- colari; processo di generalizzazione, questo, ben noto col nome di induzione. In secondo luogo, e sopratutto, perch, per certi oggetti, il pensare di fare su di ess unesperienza permette di fare mentalmente, con grande rapidit, non gi questa sola esperienza, bens una serie grandissima e praticamente infinita di esperienze, va- riandone mentalmente alcune delle condizioni, e di con- statare cos che esse danno tutte lo stesso risultato (p. es., CAPITOLO DODICESIMO 9211 arlando collimmaginazione in tuttii modi possibili lin- clinazione della trasversale alle due parallele e consta- tando che la uguaglianza degli angoli alterni interni si verifica sempre; e poi variando, sempre colla immagina- zione, in tutti i modi possibili la forma del triangolo e constatando che il trasporto degli angoli alla base in modo da renderli adiacenti a quello del vertice si pu sempre effettuare e d sempre lo stesso risultato). E per questa possibilit di concentrare, per cos dire, tutta una serie infinita di esperienze in unesperienza sola, che il risultato constatato dal ragionamento as- sume, in questi cas, un valore dordine generale che non pu mai avere lesperienza materialmente eseguita, la quale non si pu compiere che sopra un solo oggetto particolare. Inoltre, lesecuzione materiale delle esperienze  siccome ciascuna esperienza pu effettuarsi per conto proprio, indipendentemente dalle altre, e condurre, anche cos isolata dalle altre, alla scoperta di qualche fatto nuovo  corre pericolo di presentare come indi- pendenti gli uni dagli altri i singoli risultati delle varie osservazioni od esperienze effettivamente eseguite. Cos la misurazione e sommazione col goniometro degli angoli dun triangolo nulla ci dice circa la dipendenza di questo fatto dallaltro costituito da quella constatazione empi- rica che prende il nome di postulato dEuclide. Invece, il ragionamento, che consta , non gi di una singola esperienza pensata (la quale, se gi fatta in passato, nulla direbbe di nuovo, e della quale, se non ancor fatta, non si potrebbe conoscere il risultato), bens di una combinazione nuova di esperienze passate,  costretto a fare ricorso ai risultati gi noti di queste ultime, di guisa che il risultato finale, che esso giunge cos a consta- 2I2 LA MEMORIA BIOLOGICA tare e a scoprire, gli appare come dipendente da essi e ll nesso che unisce i vari fatti gli uni agli altri viene cos ad essere messo in piena evidenza. Viceversa, a tali motivi di grande superiorit del ragionamento sulleseeuzione effettiva degli esperimenti sl contrappone la inferiorit sua, non minore, derivante dai pericoli d errori cui, per la sua stessa natura, esso va facilmente incontro. Pel fatto che ha bisogno, ad ogni sua tappa, di generalizzare, per via induttiva, i risultati di date esperienze del passato, esso corre pericolo di fare qualche induzione errata, il che condurrebbe ad un risultato finale errato. Nel tempo stesso, quando la com- plessit della combinazione sperimentale da eseguirsi mentalmente sorpassa un dato limite, il ragionatore pu non essere capace di tener dietro col pensiero a tutti  fattori che entrano in giuoco e a tutti i loro rispettivi reciproci effetti, e dimenticarne quindi qualcuno, il che condurrebbe, ancor qui, a un risultato finale errato. Per queste e per altre cause possibili di errore, da noi esaminate nellopera su citata, ma che qui manca lo spazio per potere rammentare, non s pu mai riporre unassoluta fiducia nei risultati di aleuna combinazione semplicemente pensata di esperienze, in ispecie se com- plessa, ed  d'uopo, quindi,  verificare , come s giusta- mente insisteva lo Stuart Mill, questi risultati, o almeno alcuni di essi, colla esperienza effettiva. A questa possibilit derrare, propria di ogni e qual- siasi ragionamento, parrebbe fare cecezione il ragiona- mento matematico. Senonch la certezza relativamente maggiore di questultimo deriva dal fatto che gli enti coi quali esso opera sono, se non costruiti, sempli- fieati al massimo grado dalla mente stessa che li deve adoperare, sono cio supposti avere determinate pro- CAPITOLO DODICESIMO 213 priet ben semplici e tutte ben note, di guisa che  ridotto al minimo il pericolo dinduzioni errate. Anche i peri- coli derivanti dalla complessit delle combinazioni im- maginate sono ridotti dalla semplicit stessa che assume il ragionamento matematico elementare pel fatto ap- punto di avere a che fare con oggetti il pi possibile semplificati e dal grande aiuto che, nel ragionamento matematico superiore, d la figurazione di ogni tappa del ragionamento stesso a mezzo di opportuni sim- boli. Si dimentica poi forse, un po troppo, che certi ragionamenti matematici, sempre gli stessi, sono ormai stati passati al vaglio di centinaia e centinaia di generazioni e che perci la loro sicurezza deriva in gran parte anche da questo controllo ripetuto uninfinit di volte. Ma si dimentica, sopratutto, che non  vero che il ragionamento matematico sia dotato duna certezza assoluta, perch chiunque conosca appena appena la storia delle matematiche sa quante e quante siano le con- clusioni di ragionamenti matematici, anche dovute a matematici eminenti, che poi sono state dimostrate errate. Piuttosto unaltra sorta dinferiorit che invece a torto  stata da alcuni affermata essere propria del ra- gionamento, in contrapposto allesecuzione sperimentale effettiva, e che non sussiste affatto,  quella della sua sterilit. Si  affermato, cio, che il ragionamento, pel fatto che  costretto a partirsi da date premesse costi tuite da fatti gi noti e che la conclusione   implicita  in queste premesse, non pu giungere a nuove scoperte. Niente di pi errato e strana affermazione, invero, quando si pensi al cumulo di fatti nuovi, scoperti da al- eune scienze, in prima linea le matematiche, col puro e solo ragionamento! L'errore consiste nel non aver visto 214 LA MEMORIA BIOLOGICA che le premesse, consistenti nellaffermazione di dat fatti constatati nel passato, non implicano affatto il fatto nuovo della combinazione fra loro di questi fatti in questo 0 in quel modo. Cos, nellesempio su citato, il fatto dell allungamento constatato di qualunque sbarra metallica sotto linfluenza del calore e laltro dell oscillazione pi lenta di qualunque pendolo pi lungo rispetto a qualsiasi altro pi corto non implicano di per s minimamente loperazione od esperienza di tra- sportare un pendolo da una stanza pi fredda ad una pi calda. Questo trasporto ha dato luogo ad una successione storica nuova di eventi, cercata liberamente dalla mia fantasia, la quale mi ha condotto alla constatazione d'un fatto nuovo, ad una vera e propria scoperta, cio che un pendolo trasportato da una stanza fredda ad una calda osciller pi lentamente di prima. C'onstatazione, questa, ripetiamo, dun fatto nuovo, il quale non era affatto im- plicito nelle sole premesse, perch a produrlo occorreva loperazione d'un trasporto, eseguito solo mentalmente, alla quale le premesse stesse non alludevano affatto. La spiegazione come mai il ragionamento in genere, e quello matematico in ispecie, non si riduca, se la conclusione  veramente implicita nelle premesse, a una pura e sem- plice tautologia  questione che si  proposta anche il Poincar ma che neppure questo sommo matematico non  riuscito a risolvere  va dunque cercata, in questatto creativo della nostra fantasia, la quale, sotto lassillo affettivo, immagina nuove storie delle cose, nuove com- binazioni sperimentali, le quali, appunto perch non cone tenute nelle premesse, conducono alla constatazione di fatti parimente nuovi. Il ragionamento, in quanto serie di esperienze sem- plicemente pensate, combinate le une colle altre nei pi CAPITOLO DODICESIMO 915 diversi modi, pu dunque condurre e conduce effettiva-  mente a delle scoperte, precisamente come una serie di esperienze effettivamente eseguite. Anzi, per ragioni che abbiamo esaminato in dettaglio nellopera su citata e che dobbiamo tralasciare anche solo di accennare, esso si ad- dimostra assai pi produttivo, assai pi fertile dellespe- rimentazione effettiva. Digitized by Google CAPITOLO XIII. La memoria biologica e il funzionamento dell intelligenza (seguito). Il ragionamento astratto. - Applicazione sempre pi estesa del metodo deduttivo alla scienza. - Il ragionamento matematico. - Il pericolo d un misticismo matematico che si manifesta nella quarta fase dell evoluzione delle matematiche, caratterizzata dall inver- sione simbolica. - La teoria della relativit di Einstein. - Il sillo- gismo. - La logica matematica. - Il ragionamento dialettico. - Il ragionamento metafisico. - Le diverse forme della nostra mentalit. -  spiegare il funzionamento dell intelligenza anche la pi com- plessa basta dunque la sola propriet mnemonica della sostanza vivente. Del ragionamento astratto. Ci occorre ormai, a tal punto, per la ristrettezza dello spazio e la vastit dellargomento, riassumere an- cora pi concisamente, ancora pi schematicamente il nostro pensiero. Lopera delle tendenze affettive, che abbiamo visto entrare in s gran parte nella formazione e determinazione dei fenomeni psichici complessi fin qui esaminati, si manifesta non meno nettamente anche nel processo cosdetto d astrazione. Sarebbe facile, infatti, dimostrare che ogni concetto astratto  a partire dagli stessi nomi comuni per poi salire alle pi alte astrazioni della scienza  non  altro che una classificazione affettiva di oggetti, cio a dire un raggruppamento di oggetti, sia pure diversi quanto si vuole sensorialmente, ma equivalenti rispetto 218 LA MEMORIA BIOLOGICA a questa o quella affettivit, rispetto a questo o quel fine utilitario, rispetto a questo o quel risultato, desiderato o temuto. Ne consegue che un ragionamento, che sia fatto sopra un concetto astratto, cio a dire che sia tale che rispetto al risultato di esso tutti gli oggetti raggruppati in questo concetto astratto siano fra loro equivalenti, vale da solo per tutti quei ragionamenti concreti che si dovrebbero altrimenti fare su ciascuno di questi oggetti o fenomeni, raggruppati nel concetto astratto stesso. Col ridurre allora questi fenomeni od oggetti a quel solo loro attributo che li rende equivalenti rispetto a ., questo o quel punto di vista affettivo o utilitario o scien- tifico, il relativo concetto viene cos ad essere rappre- sentato da un fenomeno od oggetto unico schematizzato, il quale  ci che appunto trasforma il ragionamento da concreto ad astratto; ma le operazioni od esperienze, semplicemente immaginate, relative a questo fenomeno od oggetto cos schematizzato, non cessano di presentarsi alla mente come  materialmente tangibili , non meno di quelle che immagina di eseguire il ragionamento concreto. La formazione di nuovi concetti  per la scoperta che implica di nuove categorie di oggetti, cquivalenti rispetto ai risultati di determinate operazioni  aumenta per ci stesso il numero delle esperienze di cui si cono- scono in precedenza i risultati, e aumenta, conseguente- mente, in grazia di questa conoscenza preventiva dei ri- spettivi risultati, il numero delle esperienze medesime suscettibili di venire eseguite solo mentalmente. Nel tempo stesso, la schematizzazione dei fenomeni od 0g- getti, implicita in questa formazione di concetti nuovi o pi ampi, rendendo pi semplici le operazioni od espe- rienze da eseguirsi su di essi, facilita la rappresentazione mentale di lunghe serie di queste ultime, fra di loro con- CAPITOLO TREDICESIMO 219 catenate nelle pi varie guise. Di guisa che, per tale du- plice motivo, conseguenza finale del passaggio dal ragio- namento concreto a quello astratto  l'applicazione, resa possibile in sempre pi larga misura nella scienza, del metodo deduttivo. Senonch quanto pi lunghe e complicate si fanno queste serle di operazioni od esperienze, semplicemente | pensate, tanto pi aumenta la difficolt di seguirle se tutto il processo dovesse avvenire solo mentalmente, senza mal essere sostenuto da qualehe punto dappoggio sensibile e persistente. Da ci la necessit di escogitare e di ricorrere a simboli grafici, sempre pi complicati, per avere sempre pronti dinanzi alla mente i risultati delle varie esperienze da eseguirsi solo mentalmente, per tenere fermi per cos dire materialmente dinanzi alla mente stessa quelli gi ottenuti dalle combinazioni men- tali precedenti e che pol costituiscono altrettanti punti di partenza per le combinazioni successive, per aiutare l'immaginazione nel rappresentarsi c nellabbracciare dun solo sguardo tutta la serie concatenata di queste  combinazioni anche le pi complesse, per costruire, in- somma, una rappresentazione tangibile schematica in cui venga come a protettarsi il processo mentale a mano a mano che s svolge. Tutto ci ha reso necessario, per la complessit sempre maggiore e lapplicazione sempre pi estesa del metodo deduttivo nelle cosidette  selenze esatte , un simbolismo sempre pi complicato, che ha finito spesso col nascondere la vera e sostanziale natura del ragiona- mento  di non essere che una serie di esperienze semplicemente pensate  la quale, tuttavia, non per questo non  rimasta del tutto immutata anche sotto loscuro velame. 220 LA MEMORIA BIOLOGICA Del ragionamento matematico. E quanto abbiamo cercato di dimostrare nei capitoli della suddetta nostra opera dedicati al ragionamento matematico, 1 quali qui non possiamo neppure riassu- mere. Accenneremo soltanto alle quattro fasi principali in cul cl  parso potere dividere levoluzione di questa forma la pi alta del ragionamento. La fase del simbo- lismo diretto, anteriore allintroduzione dei numeri po- sitivi e negativi, grazie alla corrispondenza immediata e diretta fra simbolo rappresentatore e realt rappre- sentata,  quella in cui la natura ora detta del ragiona- mento risulta ancora ben chiara. La fase del simbolismo indiretto, reso necessario questultimo dallintroduzione delle quantit positive e negative, sembra a primo aspetto, col dare luogo in certi casi alla comparsa dei numeri cosidetti immaginari , contraddire a questa natura del ragionamento in genere, in quanto serie di operazioni od esperienze semplicemente pensate; ma questa contraddizione facilmente Viene dimostrata non sussistere quando si ponga mente che i numeri immagi- nari e complessi non sono altro, in sostanza, che rappre- sentazioni analitiche della direzione e che perci hanno essi pure un significato empiricamente tangibile, non meno dei numeri reali veri e propri. Quanto alla terza fase, quella della condensazione sim- bolica, essa sinizia si pu dire col calcolo infinitesimale e si caratterizza specialmente in questo, che, mentre nel- lalgebra elementare ogni singola operazione ha il suo corrispondente simbolo rappresentativo, nel calcolo infi- nitesimale, invece, serie diverse di operazioni  serie magari costituita ciascuna da un numero infinito di 0pt- CAPITOLO TREDICESIMO - 0] ui ta razioni e che debbono succedersi le une alle altre in questo o in quellordine ben determinato  vengono rap- presentate in blocco da un simbolo condensato unico. Le difficolt alla comprensione e alluso delle matematiche, che gi erano cresciute nel passare dalla prima alla seconda fase, s accrescono cos ancor pi nel passaggio a questa terza fase, pel fatto che tale condensazione sim- boliea contribuisce, pi ancora della simbolizzazione in- diretta, a rendere sempre meno immediato il contatto fra simbolo rappresentatore e realt rappresentata, complicando sempre maggiormente il rapporto di tale corrispondenza, e togliendo cos quellappoggio solido che al ragionatore vien dato dal vedere nettamente ad ogni momento dietro al simbolo le operazioni empi- ricamente tangibili che esso rappresenta e che costi- tuiseono ancor qui tutta l essenza del ragionamento perseguito. | La quarta fase, infine, quella che abbiamo chiamato della inversione simbolica,  particolarmente interes- sante perch collintrodurre ed estendere luso, per certi lati utilissimo, di dare, per via di analogia, denomina- zioni geometriche a espressioni puramente algebriche, alle quali effettivamente non corrisponde alcuna realt geometrica,  col creare, in altre parole, la geometria a quattro e pi dimensioni,  ha dato luogo a un vero metafisicismo o misticismo matematico, allorquando, dimentichi degli scopi cui utilmente  stata chiamata a servire questa inversione simbolica, alcuni matematici hanno preteso e pretendono di dare effettivamente un significato geometrico o fisico, dalla nostra mente nep- pure lontanamente concepibile, a certe espressioni pura- mente algebriche, denominate, in seguito appunto ad 900 LA MEMORIA BIOLOGICA inversione simbolica, con nomi geometrici o fisici. Meta- fisicismo o misticismo matematico. che ha ripreso nuovo vigore oggi colla teoria della relativit di Einstein, in cul s parla, come se realmente dovessero avere qualche corrispondenza col reale, duno  spazio  a quattro di- mensloni, mn cui la quarta dimensione sarebbe di natura temporale, di  curvatura  del nostro spazio tridimen- sionale, di  tensori  in tale spazio quadridimensionale, e cos via. Finch i relativisti s ostineranno a dar corpo a simili ombre, ad affermare la realt fisica delle loro entit puramente algebriche, che agli occhi dei mistici assu- mono l'aspetto di misteriose entit extraempiriche o trascendentali, non potranno certo vantars di essere riusciti a spiegare i fenomeni, pei quali la teoria stessa  stata costruita.  Spiegare  non consiste, infatti, dal punto di vista psicologico, che nel processo di dedurre, di ottenere certi fatti dalla combinazione immaginata di altri fatti pi semplici e per noi pi famigliari. Ora, se per spiegare certi fenomeni della fisica o della meccanica celeste si fa ricorso a uno  spazio  a quattro dimensioni, a una  curvatura  del nostro spazio, e ad altre conce- zioni consimili, che non soltanto non sono per noi fami- gliari ma che la nostra mente, quale  stata ormai pla- smata dal nostro spazio tridimensionale euclideo, non pu in aleun modo neppure lontanamente rappresen- tarsi, questo non costituisce spiegazione alcuna. La teoria della relativit non  fino ad ora che una costruzione pu- ramente matematica, alla quale deve pur certo corri- spondere una qualche realt fisica, visto che aleuni dei suoi risultati sono stati confermati dallesperienza o dallosservazione. Ma il compito dei relativisti  ora di cercare di scoprire in che consiste questa realt fisica, CAPITOLO TREDICESIMO i 223 in modo da renderla afferrabile dalla nostra immagina- zione. Allora soltanto essi potranno a buon diritto affer- mare di avere effettivamente  spiegato  quei fatti, per spiegare 1 quali la loro teoria  stata appunto costruita. 1 Del sillogismo e della logica matematica. Abbiamo sopra gi visto che il ragionamento, in quanto srie concatenata di esperienze semplicemente pensate, implica di per s stesso, per ciascuna di queste ultime, un processo corrispondente dinduzione, magari pi o meno inavvertito, mediante il quale il risultato conseguito da una data o da date esperienze fra loro si- mili, effettivamente eseguite nel passato, si generalizza in modo da attribuirlo anche alla esperienza attuale, simile essa pure alle precedenti, ora semplicemente pen- sata. Compiuto cos che sia, per opera della fantasia combinatrice, quella data concatenazione di esperienze semplicemente pensate mediante la quale s perse- guono le varie vicende dell oggetto che in quel mo- mento desta il nostro interesse, lattenzione del ragiona- tore, prima tutta rivolta allatto creativo, pu allora riandare il cammino rapidamente percorso durante que- stultimo e soffermarsi ad ogni passo a controllare e verificare, in base ai propri ricordi pi accuratamente evocati, se ogni risultato attribuito a ciascuna esperienza sia proprio giusto, cio se ciascuna delle induzioni su cui il ragionamento si basa sia veramente legittima. Si ha cos un diverso modo di distribuzione dellattenzione che porta ad  esplicitare  ciascuna di queste induzioni, cio a porla in particolare rilievo sotto forma di premessa sil- logistica, cio di appartenenza dun dato oggetto ad una data classe o di inclusione di una data classe di oggetti 224 LA MEMORIA BIOLOGICA in unaltra classe: il tale o tale oggetto oppure tutti gli oggetti di tale e tale classe, stati sottoposti che siano al tale e tale esperimento, presentano tali e tali attributi, cio vengono a far parte di tale e tale altra classe. Ne consegue che il ragionamento assume allora la forma sillogistica, cio quella di determinate opera- zioni classificatorie (comprendenti inclusioni, riunioni, Intersezioni, ecc., di classi), eseguite sopra un materiale gia prodotto e presentato dinanzi alla mente dallatto creatore precedente dovuto alla fantasia combinatrice. Questa forma di deduzione a base di operazioni su classi, nella quale pu venire cos a risolversi ogni e qualsiasi ragionamento, non  altro, dunque, che una specie di catalogamento  dei risultati di determinate espe- rienze, dopo che queste, merc la fantasia combinatrice, sono state mentalmente compiute. E come una disse- zione anatomica d'un organo dopo che la rispettiva fun- zione ne ha determinato e creato la complicata struttura. In altre parole,  un modo statico di considerare i pro- dotti dun processo dinamico. La possibilit di trasformare cos ogni ragionamento, in grazia appunto dellinduzione che ne sta a base, in corrispondenti operazioni di inclusioni, riunioni, inter- sezioni, ece., di classi, fa s che queste operazioni rap- presentino esperienze d'ordine generale, valevoli per tutti i ragionamenti in genere. Nel tempo stesso esse sono operazioni classificatorie duna cos grande espe- rienza famigliare di tutti i giorni, quale quella, p. es, del contenente-contenuto, che di ciascuna si conosce gi in precedenza il risultato; di guisa che esse possono kenz'altro venire eseguite solo mentalmente. Queste operazioni, semplicemente pensate, di inelu- sioni, riunioni, intersezioni, ece., di classi, danno perci CAPITOLO TREDICESIMO 225 di luogo a risultati dordine generalissimo, valevoli per tutti quanti  ragionamenti, considerati questi che siano sotto il loro aspetto statico. Esse riassumono pertanto i  principi fondamentali del ragionamento  e costitui- scono cos la  logica pura , cio a dire un modo di ragio- nare che vale universalmente per tutti i casi possibili, i quali ne divengono altrettante applicazioni. Il linguaggio colle sue proposizioni e i suoi processi sillogistici, da una parte, e la logica matematica con i suoi simboli e le sue trasformazioni algoritmiche, dallaltra, intesi tanto luno che laltro a dare lespressione o la traduzione adeguata di queste operazioni su classi, ne costituiscono la corri- spondente  logica formale , cio la forma che riveste, in simboli verbali o algoritmici, la logica pura. Grandi furono le speranze suscitate, nella prima fase del suo sviluppo, dal nuovo procedimento algori- tmico della logistica, con cui la vecchia logica classica veniva ad assumere veste consimile a quella delle mate- matiche; imperocch la somiglianza dellabito fece spe- rare che la produttivit della nuova branca algoritmica potesse uguagliare e magari superare quella s meravi- gliosa del calcolo matematico. Ma le delusioni non tar- darono; n poteva la cosa andare diversamente, come ci  stato facile dimostrare nella nostra opera su citata. Ch se. la logistica, in quanto sistema di trascrizione steno-ideografica internazionale da usarsi per lavori ma- tematici, ci  sembrata avere raggiunto lo scopo propo- stosi (la cui utilit non bisogna per esagerare, dato il numero limitatissimo di individui ai quali un tal si- stema di trascrizione sar accessibile), e, in quanto sl- stema di controllo del rigore logico, abbiamo visto poter riuscire qualche volta utile, facile ci  stato, invece, met- tere in evidenza come essa, quale mezzo di scoperta, sia Rianano 15 9296 LA MEMORIA BIOLOGICA condannata, dalla sua natura stessa che non d nessun appiglio allimmaginazione creatrice, alla sterilit pi completa; e come, perci, sarebbe psicologicamente del tutto errato d sperare dal simbolismo logistico, neppure lontanamente, quei vantaggi veramente immensi che lintroduzione del rispettivo simbolismo ha invece avuto nelle matematiche propriamente dette. Del ragionamento intenzionale: dialettico e metafisico. Mentre nelle forme fin qui esaminate del ragiona- mento  che possiamo chiamare  costruttive  0  pro- duttive   il ragionatore ha solo lo scopo, a mezzo di opportune serie di esperienze semplicemente pensate, a mezzo di date  storle delle cose  escogitate dalla sua fantasia combinatrice, di prevedere il risultato cui lo condurrebbe lesecuzione di certi suol atti, o, pi in ge- nere, di scoprire verit ancora ignote, cio nuove deri- vazioni di fenomeni gli uni dagli altri; nel ragionamento  intenzionale , invece, il ragionatore s mette a ragio- nare, non gi per scoprire la verit quale essa sia, sib- bene per cercare di dimostrare la giustezza di ben de- terminate affermazioni che a lui stanno particolarmente a cuore. a Inoltre, col creare a mezzo della propria fantasia nuove combinazioni di esperienze semplicemente pen- sate, il ragionatore che segue le forme di ragionamento fin qui esaminate  costruisce  nuove storie delle cose e  produce  cos, sia pure mentalmente, dei veri e propri fatti nuovi, che arricchiscono il patrimonio delle cognizioni umane, esattamente come fa il ricercatore di laboratorio coi suoi esperimenti effettivamente eseguiti. Il ragionatore  intenzionale , invece, tende piuttosto a CAPITOLO TREDICESIMO : 225  classificare , a  presentare . oggetti e fenomeni gi conosciuti, in un dato modo piuttosto che in un altro, anzich mirare a scoprire fatti nuovi. Facile  mettere in evidenza questo carattere classi- ficatorio nel ragionamento dialettico  luna delle due varlet fondamentali in cui s suddivide il ragionamento intenzionale , in ispecie se prendiamo a modello la dialettica forense, tutti gli sforzi della quale mirano unicamente a far rientrare un dato individuo o un dato fatto nelluno piuttosto che nellaltro scomparto di quel grande casellario distributorio di fatti umani e sociali che sono il codice penale e il codice civile. Ne-consegue, che, mentre nel ragionamento costrut- tivo-produttivo il sillogismo non ha che una funzione secondaria di controllo sulla legittimit delle varie in- duzioni su cui il ragionamento stesso viene ad essere costruito; nel ragionamento dialettico esso assume, invece, una funzione del tutto primaria, cio quella di richiamare lattenzione dellascoltatore o del lettore su quegli attributi, e solo su quegli attributi, delloggetto o fenomeno che si considera, i quali lo rendano suscetti- bile di venir posto in quella classe nella quale il ragio- natore desidera di vederlo collocato. Esso cl appare, cio, avere la funzione di guidare lascoltatore o il let- tore a farsi una data  percezione mentale  piuttosto che unaltra delloggetto o fenomeno in questione, di con- durlo, per esprimerci meglio, a completare la di lui  percezione mentale  in quella data direzione che parti- colarmente interessa al ragionatore dialettico, perch  da essa che poi deriver luna o laltra classificazione delloggetto o fenomeno stesso. La funzione dellaffettivit primaria diviene allora quella di evocare, scegliere e tenere fissi dinanzi alla RianaNo ti * 228 LA MEMORIA BIOLOGICA mente solo quegli attributi del fenomeno od oggetto che ne completino la  percezione mentale  nel senso desi- derato; mentre funzione dellaffettivit secondaria non  pi ora quella di evocare, secernere e fissare quegli altri attributi che invece siano contrari a quanto si desi- dera  come essa fa nel ragionamento costruttivo-pro- duttivo  sibbene, anzi, di vegliare a che nessuno degli attributi che pu giovare alla classificazione o presenta- zione desiderata venga dimenticato e che nessuno degli attributi contrari alla tesi sostenuta venga per isbaglio messo In evidenza. Nel ragionamento intenzionale le due diverse anta- gonistiche classificazioni o presentazioni, tentate rispet- tivamente da due avversari dialettici, hanno ciascuna il loro scopo; quindi nella maggior parte dei casi in con- testazione non sussiste affatto  come, invece,  peren- torio nel ragionamento costruttivo-produttivo, in cui una data combinazione sperimentale non pu dare che questo o quel risultato ben determinato  che o luna o laltra soltanto delle due affermazioni contradittorie possa essere  vera  e laltra conseguentemente debba essere  falsa : le due affermazioni opposte non rap- presentano che due  evocazioni guidate , due  scelte  differenti, e dipende unicamente dallo scopo perseguito di dare la preferenza alluna piuttosto che allaltra. Una diversit psicologiea sostanziale sussiste, dunque, veramente, fra ragionamento costruttivo-pro- duttivo, da una parte, e ragionamento intenzionale-d1a- lettico, dall'altra. Ma  stata lidentit appunto della forma sillogistiea, che tanto luno che laltro possono ri- vestire (sebbene l'uno soltanto in via accessoria e laltro in linea principale), ci che ha impedito sinora i psico- CAPITOLO 'TREDICESIMO 229 e ad logi di scorgere e mettere in rilievo questa loro diversit fondamentale. Scopo simile e modo di procedere analogo al ragio- namento dialettico persegue e segue anche il ragiona- mento metafisico, che  laltra forma fondamentale del ragionamento  intenzionale . Il ragionamento meta- fisico, infatti,  esso pure un processo di  presentazione  intenzionale, ma, anzich riguardare, come il ragiona- mento dialettico, fenomeni particolari determinati, prende invece di mira tutto quanto luniverso, di cui tende a dare una veduta dinsieme (Weltanschauung), conforme ai desideri pi intimi dellanimo umano. E questo suo vivo, irresistibile desiderio di presentare il mondo, agli altri e a s stesso, non come , ma come egli vorrebbe che fosse, ci che spinge il metafisico a sorpas- sare, a trascendere, persino a negare la realt e ad esco- gitare e sostenere sistemi a dispetto di quest'ultima. Il metafisico, quindi, a differenza del positivista, ha bisogno di penetrare nella  natura essenziale  dei fe- nomeni onde scoprirvi, o avere almeno lillusione di seo- prirvi, quella qualsiasi causa volitiva o intellettiva dei medesimi, che egli desidera vedere a base di tutto 1l reale. Egli non trova n nellesperienza immediata n nella rappresentazione  materiale  del reale, che la scienza gli fornisce, aleuna soddisfazione alle sue pecu- liari aspirazioni; anzi, considerando, e non a torto, lesperienza ed ogni sua rappresentazione scientifica tome altrettante prove, negatrici di quanto egli brame- rebbe che fosse, mira con tutte le sue forze a  trascen- dere  queste barriere empiriche, che sbarrano incso- rabilmente il passo alle proprie aspirazioni; e s illude che la ragione e il ragionamento possano riuscirvi colla. creazione e colluso di concetti  trascendentali . Ma 230 LA MEMORIA BIOLOGICA tutto quello che egli perviene cos a fare non  altro  come abbiamo cercato di dimostrare nella nostra opera su citata  che togliere a prestito concetti dal reale solo sfumandone ed evaporizzandone sempre pi il conte- nuto, onde renderli suscettibili della maggiore possibile elasticit dinterpretazione ed evitare cos troppo stri- denti smentite da parte della realt. Questi concetti cos disfenomenizzati, queste idee cos smaterializzate,  che appunto per questo finiscono col riuscire del tutto inintelligibili, non conservando in ultimo che un valore puramente emotivo,  danno al metafisico lillusione di trascendere effettivamente lesperienza e di trovare cos al di l di essa quel modo d'essere delluniverso, che a lul sta particolarmente a cuore. In nessunaltra forma del ragionamento, pi che nel ragionamento metafisico, risulta in tutta la sua evidenza la funzione di primaria e sostanziale importanza che le tendenze affettive hanno nel guidare e plasmare di s tutti quanti 1 procedimenti della nostra ragione. Il funzionamento dell intelligenza in rapporto al finalismo della vita. Ci resterebbe ad esaminare come le tendenze affet- tive, non solo entrano come determinatrici di primaria importanza nella produzione di tutti i pi vari processi dellintelligenza, sibbene come ad esse siano dovute anche le varie forme della nostra mentalit: positivisti e me- tafisici, sintetici e analitici, intuitivi e logici, classici  romantici, e cos via, tutti costoro debbono queste loro s diverse qualit intellettive alle peculiarit della loro psiche affettiva. Ma dobbiamo rimandare anche pe? = -_- CAPITOLO TREDICESIMO 9231 questo alla nostra opera su citata per giungere alla con- elusione di tutto il sin qui detto. FE la conclusione  la seguente. Il funzionamento della nostra intelligenza  tutto costituito, in definitiva, dal giuoco reciproco delle due attivit fondamentali e primordiali della nostra psiche: le sensoriali e mnemonico-sensoriali e le affettive; le prime consistenti nelle sensazioni e nella pura e semplice evocazione mnemonica di sensazioni, percezioni ed im- magini; le seconde manifestantisi come tendenze o aspi- razioni del nostro animo verso un dato fine. Di modo che le stesse facolt della mente fino ad oggi considerate dai pi come di ordine puramente intellettivo,  quali le facolt di attenzione, di immaginazione, di classifica- zione, di astrazione, di raziocinio, di eoerenza, di cri- tica,  el s appalesano avere tutte una base fondamen- tale di natura affettiva. L'attivit affettiva ci appare, dunque, come impre- gnante per cos dire di s tutte le manifestazioni del nostro pensiero. Si pu dire, anzi, essere essa lunica ed effettiva costruttrice che, servendosi del materiale di puri ricordi immaginativi, immagazzinati nelle nostre accumulazioni mnemoniche sensoriali, erige ogni e qual- siasi edificio del nostro raziocinio, dal pi umile dellani- male pi infimo al pi sublime delluomo di genio. Ma questa facolt affettiva che cos ci appare il grande artefice, incitatore, guidatore e moderatore ad un tempo della nostra mente,  alla sua volta dovuta, essa pure, alla propriet mnemonica, che  la propriet fon- damentale della sostanza vivente; anzi, di questa pro- priet mnemonica essa  la manifestazione pi genuina e pi diretta. Di guisa che questa facolt mnemonica, che gi ve- 032 LA MEMORIA BIOLOGICA demmo nei capitoli precedenti spiegarci i fenomeni bio- logici pi fondamentali, d aspetto finalistico,  dal preordinato adattamento morfologico degli organismi, dallo sviluppo ontogenetico, che forma organi i quali soltanto allo stato adulto potranno compiere la loro fun- zione, dalla trasmissibilit del caratteri acquisiti, della quale tanto questo sviluppo ontogenetico quanto tutta levoluzione filogenetica sono la diretta conseguenza, ai pi semplici atti riflessi meccanizzati, gi in precedenza s conformi allo seopo della conservazione dellindividuo, agli stess istinti pi complessi, grazie ai quali gli ani- mali provvedono anticipatamente a condizioni ambien- tali future che magari ess stessli ignorano,  questa fa- colt mnemonica ci s appalesa ora come capace di for- nirci, da sola, anche tutte le manifestazioni pi svariate della psiche. Se ad Archimede bastava un sol punto dappoggio per sollevare il mondo, alla energia vitale basta questa sua propriet mnemonica  che non  altro, in fondo, che la capacit di riprodurre, per cause interne, quegli stessi stati fisiologici specifici, a produrre i quali la prima volta fu necessaria lazione delle energie del mondo esterno  per dar luogo a tutte le manifestazioni finalistiche pi caratteristiche della vita, compreso tutto il meccanismo pensante e ragionante della mente. E esclusivamente, dunque, questa propriet mne- monica che d alla vita laspetto finalistico, il quale s sostanzialmente la differenzia da qualsiasi manifesta- zione del mondo inorganico, cio quello di essere mossa anche da forze  a fronte , anzich dalle sole forze  a tergo . Il fine verso cui gravita luomo colle sue ten- denze affettive, le circostanze sterne ad affrontare le quali si avvia inconscio lanimale col suo comportamento complesso dettatogli dall'istinto, il rapporto ambientale CAPITOLO TREDICESIMO 9233 al quale sar adatto l'organo che l'embrione plasma nellutero materno fungono ora da  vis a fronte  in quanto furono  vis a tergo  nel passato e in quanto le attivit fisiologiche, allora determinate nellorganismo da queste circostanze esterne e da questi rapporti am- bientali, hanno lasciato unaccumulazione mnemonica di s, la quale costituisce ora, essa stessa, la vera ed effettiva  vis a tergo  che dirige e muove lo sviluppo e listinto e la condotta cosciente dellessere vivente. E tutto il funzionamento dellintelligenza, messo in moto dalluna o dall'altra affettivit primaria, control- lata di continuo dallaffettivit secondaria del rispettivo stato dattenzione, portato dallinteresse verso dati og- getti a escogitare su di ess serie concatenate di espe- rienze semplicemente pensate, e poi, sempre dalla psiche affettiva, sospinto dalle forme pi rudimentali del ra- gionamento intuitivo e concreto a quelle pi elevate e pi astratte della deduzione scientifica, ora trattenuto da una prudenza sempre allerta sul terreno solido del reale e ora lanciato da sentimenti irresistibili e profondi verso le pi nebulose speculazioni metafisiche, tutto questo funzionamento dell intelletto cos vario, cos proteiforme, cos infinitamente complesso,  di questo aspetto finalistico della vita la manifestazione ad un tempo pi alta e pi caratteristica. Digitized by Google CONCLUSIONE La memoria biologica e il problema morale. \ La concezione mnemonico-energetica della vita  lunica che permetta una visione unitaria di tutti i fenomeni biologici e psi- chic. - Grazie a questa sua propriet mnemonica 1 evoluzione della vita non  una semplice trasformazione, bens un progresso con- tinuo. - Colla complicazione della psiche affettiva e colla vita in societ, che vanno di pari passo collo sviluppo dell intelligenza, sorge, nell uomo, il problema morale, tanto individuale che sociale. - Esso si risolve nell armonia la pi grande possibile di tutto l in- sieme della vita. - Grazie alla propriet mnemonica, biologica  sociale, ogni mostro sforzo morale persiste, in quanto fattore attivo, nel futuro, ben al di l della mostra effimera esistenza individuale. - Ciascuno ha cos, s pu dire, quella intensit e quella durata di sopravvivenza della sua anima, im proporzione ar risultati altrui- stici ottenuti cor propri sforzi. - Il positivista trova nella sua stessa natura, nello slancio. fremente stesso di tutta la vita, la ragione suprema della propria condotta e la soddisfazione la p intima della propria coscienza. La concezione filosofica della vita, quale peculiare forma di energia, presentante essa sola, a differenza di tutte le altre, la propriet dellaccumulazione mnemo- nica,  concezione che ci ha permesso di estendere le teorie mnemoniche, dapprima limitate al solo sviluppo, anche a tutte le altre manifestazioni finalistiche della vita, compresi gli istinti e le tendenze affettive e il fun- zionamento stesso pi complesso del pensiero,   lunica che permetta una visione unitaria di tutti quanti i fenomeni biologici e psichici, considerati ormai come della stessa identica natura, e distinti invece nettamente 236 LA MEMORIA BIOLOGICA da tutto il restante mondo fisico-chimico. Nella lotta pi che millenaria fra le teorie vitalistico-animistiche e -quelle fisico-chimiche, invano sforzantisi da punti di vista opposti di spiegare lenigma della vita, essa rap- presenta una concezione intermedia, vitalistico-energe- tica, che accoglie e compone gli argomenti contrari s delle une che delle altre. Nel tempo stesso, lipotesi dell'accumulazione mne- monica, collausilio della centro-epigenesi, permette din- travvedere 11 meccanismo della trasmissibilit dei carat- ter acquisiti e toglie cos alla lotta per la vita di tutti gli esseri viventi fra loro e alla selezione naturale che ne consegue quel suo aspetto inesorabile e fatale dunico mezzo per cul l'evoluzione organica possa continuare ancora la sua ascensione. Essa non ci presenta pi gli incessanti sforzi degli esseri viventi per adattarsi sempre meglio alle condizioni esterne come un vano lavoro di Sisifo, da ricominciarsi ad ogni generazione; bens ci assicura, invece, che ogni successo della vita, ogni suo conato riuscito nel farsi posto e mantenersi ed espan- dersi fra le altre forme di energia del cosmo fisico-chi- mico, non va perduto, ma resta acquisito per sempre. Mentre, dunque, l'evolversi del mondo inorganico non  che un semplice frasformarsi che esso fa da un modo dessere ad altro successivo, il quale ultimo non fa che sostituirsi al precedente, sicch ogni stato del passato non perdura pi come agente attivo nel futuro, levol- versi invece del mondo organico  un continuo progre- dire; e il progresso consiste nelladattarsi sempre pi perfetto, e conseguentemente nellespandersi e intensi- ficarsi sempre maggiore, di questa intrusa  ultima venuta, quale  la vita, nel sistema generale energetico dell'universo. CONCLUSIONE 9237 Cos nellevoluzione delle specie riscontriamo un com- plicarsi e perfezionarsi continuo d'una struttura morfo- logica, sempre pi adatta a superare le contingenze av- verse del mondo esterno, c negli istinti pi complessi degli animali assistiamo meravigliati allo svolgersi dun comportamento di questi ultimi, prefissato fin nei suoi minimi dettagli, mediante il quale essi provvedono in antecipazione a condizioni future ambientali che essi stessi ignorano. Nell'uomo, ugualmente, ad una struttura morfolo- gica nel suo insieme la pi complicata e la pi perfetta di tutto il mondo organico, vediamo accompagnarsi lo sviluppo sempre maggiore del cervello, organo dellin- telligenza. E limportanza che assume questultima  s grande che arriva per cos dire a capovolgere le condi- zioni di adattamento della vita allambiente. Ch se, negli animali, tale adattamento  puramente passivo, nel senso che  lorganismo che si plasma sullambiente, nell'uomo diviene attivo, nel senso che da ora in poi  luomo, invece, che, colla scienza e colla tecnica, plasma e adatta a s il proprio ambiente. Capovolgimento so- stanziale del processo di adattamento, di cui non  forse ancora dato dintravvedere tutte le conseguenze future per lespandersi e lintensificarsi sempre maggiore della vita. | Questo sviluppo enorme dellintelligenza, arrivato ormai al punto da scavare un abisso insormontabile fra luomo e tutto il resto del regno animale, implica quale suo fenomeno a volta a volta precursore o concomitante o successivo, anche il complicarsi pi svariato della psiche affettiva, in cui pi intensa e pi vibrante si fa lattivit della vita. Nel tempo stesso esso spinge luomo alla vita sociale e ad allargare e ad intensificare sempre 238 T.A MEMORIA BIOLOGICA pi 1 rapporti di convivenza coi propri simili. Sorge perci, per la prima volta colluomo, la concezione etica, rispettivamente individuale e sociale. Ora, se guardiamo in che consiste, in ultima analisi, l'essenza e il progresso della morale individuale, quale essa viene comunemente intesa e predicata, vediamo che essa tende a non altro che all'esplicazione e soddisfa- zione sempre pl armonica del cos svariato e complesso sostrato affettivo della nostra psiche ; s come  nellespli- cazione e soddisfazione sempre pi armonica delle varie tendenze personali o dei vari interessi individuali che consiste l'evoluzione e il progresso della morale sociale. Discordi e inibentisi a vicenda sono, infatti, ancora, molte delle nostre tendenze affettive; tragico  talora l'urto di contrastanti passioni; antagonistica , di solito, la bramosia di piaceri presenti, in ispecie se eccessivi  d'ordine sensuale o materiale, colla preoccupazione di evitare mali e dolori futuri, sia fisici che morali, e, s0- pratutto, collaspirazione a beni spirituali elevati, da perseguire con costanza e da conquistarsi solo nellav- venire. Ora, la morale individuale tanto pi progredisce quanto pi riesce a sostituire a questi contrasti lar- monia maggiore possibile  da ottenersi coll educa- zione  della nostra psiche affettiva; ci che si traduce nella maggiore serenit e felicit del singolo individuo. Parimente, discordi e antagonistici fra loro sono, al- cora, gli interessi individuali o di gruppi, quali si agi tano in seno alla compagine sociale. L'interesse egoistico dell'individuo  spesso in contrasto collinteresse col- lettivo; dallo sfruttamento capitalistico della classe la- voratrice derivano, da un lato, la miseria e le sofferenze e l'abbrutimento di s gran parte del proletariato e 81 fomenta, dall'altro, la lotta di classe, facile a degenerate CONCLUSIONE 139 nellodio di elasse; dallurto di opposti interessi nazionali sl scatena quella maledizione umana che  la guerra fra- tricida fra i popoli. Ora, la morale sociale, quale si rias- sume nel principi supremi dell'equit,  siano essi i dieci comandamenti mosaici o i precetti del vangelo o limperativo categorico di un Kant,  tanto pi progre- disce quanto pi riesce a sostituire a questi contrasti larmonia la maggiore possibile di tutti gli interessi in- dividuali fra loro e di ciascun interesse individuale o di gruppo con quello collettivo generale ; ci che equivale al maggiore possibile benessere. del maggior numero di nostri simili. Vediamo, cos, i principi della morale individuale e quelli dell'equit sociale non fare altro che assecondare la tendenza fondamentale della vita alla propria conser- vazione ed espansione, e riassumersi, in ultima analisi, nella diminuzione del dolore che  sospensione, arresto, cessazione della vita stessa. Ogni atto di bont o di giu- stizia, che miri a sostituire l'armonia l dove era un contrasto causa di dolore,  uniformarsi a questa ten- denza biologica fondamentale,  immedesimare e con- fondere noi stessi con tutto linsieme degli esseri viventi,  vivere non pi la sola egoistica meschina nostra esi- stenza individuale, bens vibrare allunisono col palpito fremente e gioieso di tutta quanta la vita. Inseriamo la vita nostra, dunque, e quella dei nostri figli e degli altri nostri esseri pi cari, nella grande fiu- mana di tutta la vita, senza mai arrestarne alcun sia pur piccolo tratto per far posto a noi. Non ricerchiamo la fe- licit nostra a scapito di quella degli altri ; bens facciamo in modo che essa sia un apporto in pi, tutto in puro gua- dagno, senza aleuna sottrazione nel passivo. Poniamo, anzi, la nostra fierezza nel non bastare sordidamente e N 240 LA MEMORIA BIOLOGICA meschinamente soltanto a noi stessi, bens nel dare il contributo massimo allaumento del benessere e della felicit altrui. Non -discendiamo allatto singolo di bont o di giu- stizia partendoci dalla sommit eccelsa dun imperativo categorico troppo astratto, del quale, forse, ci doman- deremmo invano il perch; bens risaliamo a grado a grado verso di esso partendoci dal pi umile atto di bont e dal pi elementare atto di giustizia, dei quali non cl verr fatto di domandare mai il perch, in quanto nella cessazione del dolore del nostro prossimo e nella nuova gioia in lui provocata sentiremo battere pi forte la nostra vita stessa. N ci sembri il fine troppo modesto: ch infinito, purtroppo,  il dolore umano ancora da lenire, senza numero i contrasti sociali ancora da appianare, immenso il cammino ancora da percorrere e ben dure le battaglie ancora da combattere per instaurare un regime di vera equit sociale e di completa pace fra i popoli. N ci deprima il pensiero della inanit dei nostri sforzi, della breve durata della nostra vita. Ch la pro- priet mnemonica stessa dell organismo biologico, la quale si riflette e si rafforza nellorganismo sociale, fa s che ogni seoperta scientifica 0 tecnica, che costituisca un adattamento ulteriore della vita all'ambiente, o di questo a quella, ogni atto di bont o di giustizia, che s0- stituisca a qualche contrasto vitale una nuova armonia, ogni nuova creazione darte, che susciti sentimenti di dolcezza e di amore anche in animi nemici, non si perde colla vita del rispettivo creatore, bens perdura, come agente attivo nel futuro, ben oltre la nostra effimera esistenza materiale. Le scoperte di un Volta o di un Watt, di un Jenner o di un Pasteur, contribuiscono anche ogg CONCLUSIONE 241 ad aumentare il benessere o a diminuire il dolore umano; la parola di Cristo risuona ancora dolcissima oppur se- vera, come appello alla pace od ammonizione di giu- stizia, fra gli uomini dilaniantisi per puri interessi mate- riali; e una melodia di Bellini fa tuttora vibrare in mille animi ad un tempo la dolcezza stessa che rapiva lui nel momento della sublime ispirazione. Ci che dunque co- stituiva la vera ed effettiva e pi squisita essenza della mente e dellanimo di questi sommi sopravvive e vibra ancora oggi, identica a s stessa, anche a distanza di secoli dalla loro morte materiale. Ma anche la pi modesta vita dedicata alla produ- zione materiale di nuovi mezzi di esistenza e di benes- sere, che rendano lambiente pi favorevole alla con- servazione, espansione ed elevazione della vita umana; oppur volta solo alla semplice propagazione di verit scientifiche, teeniche, igieniche, economiche, e via di- cendo, che costituiscano altrettanti pi perfetti adat- tamenti delluomo allambiente ; anche il pi umile e pi ignorato atto di bont, che nell'animo di chiechessia evochi la dolcezza duratura di un sentimento di rico- noscenza; anche il pi semplice atto di giustizia che smorzi per sempre un sentimento di vendetta e di odio; anche la pi modesta esecuzione musicale che faccia vibrare in un ambiente ancora da dirozzare una nuova nota di gentilezza e di aspirazione verso l'alto: anche ciascuna di queste umili opere, cui ogni pi modesto mor- tale pu e deve aspirare, non va mai totalmente perduta nel futuro, grazie allazione conservatrice appunto della propriet mnemonica, biologica e sociale, la quale le conserva, le somma e le tramanda a ripercuotersi bene- fiche nel pi lontano dei secoli. Ognuno ha cos, si pu ben dire, quella intensit e 945 LA MEMORIA BIOLOGICA durata di sopravvivenza dellanima propria in propor- zione del risultato altruistico raggiunto coi propri sforzi. S come ognuno pu contribuire a prolungare lesistenza dei propri cari defunti, e riuscire a sentirseli rivivere entro di s, quanto pi ispirer i sentimenti e lopera propria a quei sentimenti e a quellopera loro, che mag- giormente possano risultare benefici per le generazioni presenti e future. Mentre dunque il metafisico o il credente sentono il bisogno  che tutti dobbiamo certo rispettare  di ap- poggiare o di ispirare la propria condotta a qualche en- tit mistica, volitiva o intellettiva, al di fuori di loro, e immensamente superiore a loro, la quale essi colla loro fantasia immaginano persegua questo o quel fine e volga a questo fine lintero universo; il positivista, invece, che non asservisce la ragione al sentimento, che mal s adatta ad ammettere con atto di fede quanto la ragione gli dimostra essere contrario al vero e magari assurdo, sa guardare sereno in faccia la realt, quale effettiva- mente gli risulta. Per quanto lo seruti, egli non riscontra nellinanimato mondo esterno alcuna finalit ; ed egli non si ribella a questa constatazione, come fa il metafisico o il credente, bens l'accetta rassegnato; tanto pi che egli trova nella sua natura stessa, ancora pi sicura- mente, la ragione suprema del suo operare. La scopre, e, per cos dire, la sente nel fremito di tutta la vita, di cui un infinitesimo ma ardente palpito batte entro s stesso, entro alla sua carne e al suo sangue, entro al suo spirito e alla sua anima. E nellinchinarsi obbediente alle ineluttabili leggi! della propria natura, nellaccordare la vita sua con tutta quanta la vita, nella coscienza di aver fatto quanto er in lui umanamente possibile per accrescere le possibilit CONCLUSIONE 243 di esistenza di questultima, per diminuire i dolori e le sofferenze dei propri simili, per far regnare nellav- venire un po pi di giustizia e di amore fra gli uomini, egli, in questo interno responso, riesce anche lui a tro- vare la pi intima e pi dolce soddisfazione, persuaso che non del tutto invano sia stata accesa un attimo anche per lui la face della vita. Digitized by Google INDICE PREFAZIONE - Il compito dei  teorici  nelle scienze biologiche e psico- logich;.in aree iaia e DAY O L ufficio cos utile che i matematici compiono nelle scienze fisiche pu essere con non minore utilit assunto dai teorici 0  filosofi della natura  nelle scienze biologiche e psicologiche. - In che cosa il teorico   inferiore e in che cosa  superiore rispetto allo sperimentatore specialista. - La que-. stione del vitalismo e quella delle tendenze affettive quali esempi illustrativi di questo importante compito che spetta ai  teorici  nelle scienze biologiche e psicologiche. CapiTOLO I - Le dottrine trasformiste culminanti nelle teorie mnemoniche | dello Sviluppo . ..........0000 00000 PAR 19 Lamarck e Darwin. - Sintesi grandiosa di tutti i fenomeni del mondo organico rappresentata dall ipotesi trasformista. - Le differenze individuali sulle quali si esercita, secondo Darwin, la selezione naturale. - La  parti- culate inheritance  di Galton. - I germi preformistici. - La teoria di Weis- mann sulla continuit del plasma germinativo. - Impossibilit che ne con- segue, secondo lui, della trasmissibilit dei caratteri acquisiti. - Esagerata importanza che assume e ripercussioni molteplici e svariate cui d luogo la concezione troppo esclusivista Weismanniana della lotta per la vita. - Essa spinge il Weismann a formulare la sua teoria sulla ragion d essere della riproduzione sessuale. - Ricerche e discussioni che ne conseguono sulla im- portanza che hanno, per la trasmissione ereditaria dei caratteri della specie, l uovo e lo spermatozoo, il protoplasma e il nucleo. - Cromosomi e Mende- lismo, - Obbiezioni contro l onnipotenza della selezione naturale. - La teoria delle mutazioni di De Vrceis. - Le dottrine ortogenetiche di Ndageli, di Eimer e di Rosa. - Le osservazioni e gli argomenti si moltiplicano in favore della trasmissibilit dei caratteri acquisiti. - Il formidabile problema che allora sorge relativo al meccanismo di questa trasmissibilit. -- Impulso che ne viene dato alla meccanica dello sviluppo degli organismi. - La ricapi- tolazione della filogenesi da parte dell ontogenesi. - L aspetto che inevi-. tabilmente essa prende d un fenomeno di natura mnemonica. - Le prime concezioni mnemoniche di Haceckel, Butler, Orr, Cope. - Le teorie mnemo- niche di Hering e di Semon. - Necessit di approfondire la natura del feno- meno mnemonico. CaPitoLO II - La centro-epigenesi quale teoria mnemonica dello sviluppo pag. 45 I tre dilemmi dello sviluppo degli organismi. - Il primo dilemma: Pre- formismo o epigenesi? - Il secondo dilemma: Germi preformistici 0 sostanze non rappresentative? - Il terzo dilemma: Somatizzazione nucleare 0 divisione nucleare qualitativamente uguale? - Sulla natura dell azione plasmatrice. - I ponti intercellulari e la circolazione d un energia nucleare attraverso Rilxano L> 246 INDICE tutto lorganismo n via di sviluppo. - Azione plasmatrice di questa circo- lazione di energia nucleare. - Correlazioni di sviluppo. - Accrescimenti com- pensatori. - Lo sviluppo non  che un seguito di inequali localizzazioni di accrescimento (Wilhelm Roux). - Fatti e argomenti in favore che questa cnergia nucleare plasmatrice sia di natura nervosa. CaPiToLO III - La centro-epigenesi quale teoria mnemonica dello sviluppo (NEGUUO) Le BREE Re vo dea Dia * I tre dilemmi dello sviluppo degli organismi si risolvono nella ipotesi duna centro-cpigenesi. - La zona centrale di sviluppo dalla quale 8 irradia lazione plasmatrice. - Le accumulazioni specifiche dei nuclei costituenti la zona centrale. - Gli stimoli ontogenctici successivi non sono altro che la ri- produzione, per cause interne, delle attivit fisiologiche provocate nel pas- sato dagli stimoli funzionali esterni, ai quali si gono adattate le generazioni precedenti. - Ogni stadio filogenetico nuovo lascia, come suo rappresentante, un clemento potenziale specifico di pi nella sostanza germinale. - Questa propriet dell accumulazione specifica e la natura centro-epigenetica dello sviluppo spiegano dunque la ricapitolazione della filogenesi da parte dell on- togenesi e ci forniscono il meccanismo dcella trasmissibilit dei caratteri acquisiti. - La centro-epigenesi elimina tutte le obbiezioni sollevate dalle altre teorie mnemoniche dello sviluppo. Capitoro IV - Le propriet energetiche della memoria biologica . pag. 87 Riassunto della nostra ipotesi centro-cpigenetica. - Prima e provvisoria ipotesi sulle proprict cnergetiche dell energia nervosa. - Le accumulazioni nervose godrebbero della propriet, ad esse esclusiva, di restituire, nello scaricarsi, la medesima ed unica specificit di energia dalla quale sarebbero state deposte. - I due fattori energetici di capacit e di intensit. - Le spe- cificit diverse delle varie correnti nerrose potrebbero consistere nella diffe- renza di capacit Aci loro rispettivi elementi costituenti. - Questo potrebbe spiegare la corrispondenza univoca fra specificit di corrente e specificit di accumulazione. - Potrebbero cos derivarne le leggi dell associazione e dell inibizione mnemonica. - La stessa assimilazione si presenterebbe come un fenomeno di natura mnemonica. - L azione trofica della attivit funzio- nale e la riurenescenza prodotta dalla fecondazione potrebbero cos rice- vere la loro spicgazione. - Si spiegherebbe cos anche la tendenza universale della rita alla propria indefinita espansione. CapiroLo V - La teoria mnemonica del Semon. 0... pag. 111 Terminologia di Semon, - Azione engrafica e stimoli ecforici. - La ca- pacit della sostanza organica di rimanere influenzata engraficamente si presenta come un principio conservatore. - Engrammi acquisiti durante la vita individuale e disposizioni engrafiche di irritabilit non acquisite n vita. - Espericnza su giovani struzzi appena usciti dall uovo; comporta- mento d una giovane gazza posta davanti a una ciotola d acqua; trasporto ad un bruco da un bozzolo a un altro trovantesi ad uno stadio diverso di fabbricazione; comportamento di giovani uccellini messi in un nido arti- ficiale. - Tutti  fenomeni ontogenctici sono suscettibili di entrare essi pure in questa categoria di disposizioni engrafiche innate di irritabilit. - Lacune della teoria del Semoni: esclude la localizzazione mnemonica e nulla ci dice sulla natura del fenomeno mnemonico, - Come tutte le teorie mnemoniche precedenti anche questa del Semon resta dunque nel vago e non perde neppur cssa 1 aspetto d'una comparazione artificiosa fra fenomeni fra loro sostanzialmente diversi. INDICE 947 CAPITOLO VI - Un botanico mnemonista . .............., pag. 123 Francis Darwin partigiano deciso delle teorie mnemoniste. - Anche egl riconosce che il sistema dei ponti protoplasmatici intercellulari realizza un reticolato idioplasmatico che penetra in tutti i pi piccoli meandri dell or- ganismo. - Ma neppure egli ammette che ogni cambiamento locale possa propagarsi in tutto il resto dell organismo, mantenendosi qualitativamente sempre identico a s stesso, come il Semon  tratto dalla sua teoria a sup- porre. - Alla concezione del Semon, Francis Darwin contrappone la nostra ipotesi centro-epigenetica, che risolve questa difficolt della localizzazione mnemonica. - Egli poi dimostra, sopratutto per le piante, l identit essen- ziale fra variazioni di forma temporanee, o movimenti, e variazioni di forma definitiva, o cambiamenti morfologici. - Colla scoperta di questa iden- tit Francis Darwin fornisce un contributo della pi grande importanza in favore della nostra ipotesi centro-epigenetica. Capitoro VII - Teleologismo e mnemonismo ............. pag. 131 Augusto Pauly quale rappresentante fra i pi autorevoli delle nuove teorie pan-animiste della vita. - La  conformit allo scopo o  Zweckmiis- sigkeit  quale propriet generale degli organismi. - Ogni nuovo adatta- mento filogenetico consiste nell utilizzazione di strutture morfologiche gi esistenti come mezzi per servire a uno scopo nuovo; utilizzazione, che costi- tuisce una scoperta, un invenzione da parte dell animale e che modifica a poco a poco l antico organo, utilizzato per questo scopo nuovo. - Coll ipo- tesi che tutti gli atti oggi involontari e che tutti gli stessi fenomeni oggi puramente fisiologici siano stati nel passato degli atti volontari, Pauly tenta di cstendere indefinitamente i limiti d applicazione di quest autoplasma- zione dell organismo, - Egli cade cos in un misticismo pan-animista, - Tale risveglio delle teorie animiste  doruto all insufficienza delle teorie pura- mente fisico-chimiche a spiegare i fenomeni pi caratteristici della rita. - Non  l adattamento  puro e semplice della rita alle circostanze esterne attuali, bens l anticipazione  di questo adattamento a circostanze fu- ture che costituisce una caratteristica esclusiva della vita. - E questa anti- cipazione non trova la sua spiegazione che nelle teorie mnemoniche. CapitoLo VIII - La base mnemonica del finalismo della vita... pag. 141 Uno degli aspetti pi caratteristici del finalismo dclla vita  rappresen- tato dalle tendenze affettive. - Tendenza. fondamentale dell organismo alla propria invarianza fisiologica . - La fame e la sete. - Optimum ambien- tale. - Bisogni climinatori. - Istinto sessuale. -  Istinto della propria con- servazione . - Teoria del Quinton raffrontata alla nostra. - Tendenze orga- niche acquisite n vita dall individuo. - Esse sono senza alcun dubbio pos- sibile di natura mnemonica. - Ma allora hanno una tale origine mnemonica anche le tendenze organiche innate. - Sede diffusa delle tendenze affet- tive e loro propriet di essere eminentemente soggettive . - Affettivit speciali nate esse pure per via d abitudine. - Amore materno. - Affetti fa- migliali. - Indispensabilit dell abituale. - La natura non  altro che  una prima abitudine . - La legge di trasferimento affettivo e la compo- sizione affettiva spiegano poi, una volta che esista uno  stock  di tendenze affettive elementari, tutta la gamma e tutte le sfumature delle affettivit e dei sentimenti dell uomo. CaritoLO ]X - La base mnemonica de! finalismo della vita (seguito) pug. 167 Carattere fondamentale delle tendenze affettive di gravitare verso un  fine >, senza da principio alcuna preferenza per la via da seguire. - Diff e- renza sostanziale fia il riflesso meccanizzato, da un lato, che si scarica 248 INDICE secondo un'unica via predeterminata, e la tendenza affettiva, dall altro lato, la quale costituisce una forza di cui non sono prefissati n il punto di applicazione n la direzione, ma soltanto il punto verso cui tende. - Il fine verso cui gravita questa 0 quella tendenza affettiva si presenta dunque come una vis a fronte 0 causa finale , di natura essenzialmente differente dalla  vis a tergo  ordinaria 0  causa attuale , che, sola,  in azione nel mondo inorganico. - E 1 accumulazione mnemonica che hanno lasciato di s stesse le attivit fisiologiche, determinate in passato dall ambiente 0 dai rapporti ambientali verso cui gravita ora lanimale, ci che costituisce ora la vera cd cffettiva  vis a tergo  che muove VU essere vivente. - Questa propriet mnemonica s rivela, dunque, come capace di spiegare, da sola, tutto il finalismo della vita. - Ed  dessa che, mancando invece nel mondo, inorganico, lo priva di ogni aspetto finalistico, - Questa opposizione fra la nostra vita interna, tutta impregnata di finalismo, e il mondo esterno ina- nimato, che non appare essere mosso da alcuna finalit, costituisce il sostrato fondamentale della lotta pi che millenaria fra la scienza e la religione. CapriTtoLO X - Mnemonismo e fisico-chimismo di fronte alle caratteristiche pi fondamentali della vita. Il punto di vista del fisico-chimismo pag. 175 Critica che alla nostra teoria mnemonica del finalismo della vita  stata fatta dal prof. Bottazzi, uno dci pi eminenti rappresentanti della tendenza fisico-chimica. - IL prof. Bottazzi sostiene di non conoscere, di non sapere che cosa sia UV  energia nervosa e che quando legge essere essa a base della vita non capisce pi niente. - Confessa che i fisiologi non sanno nicnte finora sul fondamento fisiologico della facolt mnemonica, ma afferma che i sistemi colloidali non viventi presentano cessi pure delle proprict mnemo- miche ben nette. - Egli ci obbietta che ci che gli organismi viventi tendono a conservare non  gia un determinato equilibrio, bens, semplicemente, l'equilibrio, come fanno tutti i sistemi inorganici. - Comparazione con un recipiente, in cui si trova un sistema fisico-chimico sriluppante un gas,  che  munito d una valvola che s apre quando la pressione del gas sorpassa un certo limite. - Secondo il prof. Bottazzi, dovremmo astenerci dal proiet- tare sui fenomeni della vita il finalismo, che  un abito del tutto peculiare del nostro spirito, e che non corrisponde alla realt dei fatti. Capiroro XI - Mnemonismo e fisico-chimismo di fronte alle caratteristiche pi fondamentali della vita. Il punto di vista del mnemonismo pag. 183 E' una veduta troppo ristretta di non attribuire alcun valore alle con- cezioni od ipotesi che non sono suscettibili d essere sottomesse immediata- mente al controllo sperimentale. - Si confondono cose essenzialmente diff e- renti quando si afferma che la propriet mnemonica  manifestata anche da sistemi inorganici. - Non  la pura c semplice facolt di adattamento, cio la pura e semplice fucolt di mettersi continuamente in equilibrio colle energie esterne, bens la tendenza a riprodurre un adattamento determinato, la nostalgia dellambiente antico, la gravitazione verso un dato fine, che costituiscono una differenza essenziale fra i sistemi fisico-chimici e gli or- ganismi, - La valvola che immagina il prof. Bottazzi, nel recipiente conte- nente un sistema fisico-chimico sviluppante un gas,  una macchina, e, n quanto tale,  una manifestazione finalistica della mente umana, quindi non pu il Bottazzi appoggiare su di essa la sua tesi. - E la tecnica stessa del fisico-chimico che gli impedisce di constatare le manifestazioni finalistiche della rita, ontogenetiche, istintive, affettive, e via dicendo, le quali sono tuttaria dei fatti, - Questa ristrettezza di vista dello specialista non fa che mettere ancora meglio in evidenza la necessit d una collaborazione fra teorici sintetici c spectalisti sperimentatori. (6 i nnnrn = a INDICE 949 CapiroLo XII - La memoria biologica e il funzionamento dell intelli- BONZA: Lib lai ao DA 199 Analisi e sintesi della nostra intelligenza. - La memoria biologica for- nisce, da sola, tutti gli elementi di cui l intelligenza risulta composta. - Le tendenze affettive. - Le emozioni. - La volont. - L attenzione. - Il ragio- namento confrontato coll esperimentazione effettiva. - Donde viene la fe- condit del ragionamento in quanto strumento di ricerca. CapritoLo XIII - La memoria biologica e il funzionamento dell intelli- BENZA (SEGUITO),  L00000 ee Pig. 217 Il ragionamento astratto. - Applicazione sempre pi estesa del metodo deduttivo alla scienza. - Il ragionamento matematico. - Il pericolo d un mi- sticismo matematico che si manifesta nella quarta fase dell evoluzione delle matematiche, caratterizzata dall inversione simbolica. - La teoria della re- lativit di Einstein. - Il sillogismo. - La logica matematica. - Il ragiona- mento dialettico - Il ragionamento metafisico. - Le diverse forme della nostra mentalit - A spiegare il funzionamento dell intelligenza anche la pi com- plessa basta dunque la sola propriet mnemonica della sostanza vivente. ConcLusroni - La memoria biologica e il problema morale . ... pag. 235 La concezione mnemonico-energetica della vita  l unica che permetta una visione unitaria di tutti  fenomeni Lbiologici e psichici. - Grazie a questa sua proprict mnemonica l evoluzione della vita non  una semplice tra- sformazione, bens un progresso continuo. - Colla complicazione della psiche affettiva e colla vita in societ, che vanno di par passo collo sviluppo della intelligenza, sorge, nell uomo, il problema morale, tanto individuale che s0- ciale. - Esso si risolve nell armonia la pi grande possibile di tutto V in- sieme della vita. - Grazie alla proprict mnemonica, biologica e sociale, ogni nostro sforzo morale persiste, in quanto fattore attivo, nel futuro, ben al di l della nostra effimera esistenza individuale. - Ciascuno ha cos, si pu dire, quella intensit e quella durata di sopravvivenza della sua anima, n proporzione at risultati altruistici ottenuti coi propri sforzi. - Il postitivista trova nella sua stessa natura, nello slancio fremente stesso di tutta la vita, la ragione suprema della propria condotta e la soddisfazione la pi intima della propria coscienza. | ESS rv  "rem. uni re - = egpagger@e n rr = _ Finito di stampare il giorno 5 Giugno 1922 nella Cooperativa Tipografica Azzoguidi in Bologna Digitized by Google DEL MEDESIMO AUTORE Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale. Edizione italiana, Fratelli Bocca, Torino, 1901. Edizione francese, Giard et Brire, Parigi, 1904. La Sociulogia nel Corso di filosofia positiva di Augusto Comte. Edizione italiana, Sandron, Palermo, 1904. Edizione francese, Giard et Brire, Parigi, 1902. Sulla trasmissibilit dei caratteri acquisiti. Ipotesi d una centro-epigenesi. Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1907. Edizione francese, Alcan, Parigi, 1902. Edizione tedesca, Engelmann, Lipsia, 1902. Edizione inglese, The Open Court Publishing Co., Londra-Chi- cago, 1911. Essais de synthse scientifique. (Le role des  thoriciens  dans les sciences biologiques et sociologiques. - La valeur synuthtique du tran- sformisme. - La mmoire biologique en nergtique. - Origine et nature mnmoniques des tendances uffectives. - Qu est-ce que la conscience. - Le phnomne religieux. - Le Matrialisme historique. - Le socialisme). Edizione francese, Alcan, Parigi, 1902. Edizione inglese, George Allen and Unwin, Londra, 1918. Edizione spagnola, Atenea, Madrid, (in corso di stampa). Psicologia del ragionamento. Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1920. Edizione francese, Alcan, Parigi, 1920. Edizione inglese, Kegan Paul, Trench, Triibner and Co., Londra, (in corso di stampa). Edizione spagnola, Calpe, Madrid, (in corso di stampa). Come funziona la nostra intelligenza. Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1922. Religione, materialismo, socialismo. Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1920. Per una riforma socialista del diritto successorio. Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1920. Edizione francese, F. Rieder et C.ie, Parigi, 1922.

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