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Monday, June 23, 2025

GRICE E RIGNANO

 - *  IGN - Poe. Pa ei ;, . CC ha o i  : :  - EUGENIO ANO  4  a quella categoria speciale di tendenze organiche che soggetti- vamente, nell'uomo, si manifestano come  desideri  0 , pi o meno consimile a quella cni vanno soggetti gli infusor dopo un certo numero di semplici bipartizioni (Maupas), debba andar soggetta anche la sostanza germinale, di continno prodotta dallorganismo adulto, im ispecie dopo che essa ha subito la divisione riduttrice, ove ad essa pure venga a mancare la dovuta riuvenescenza cariogamica. E s UK. C. Scuxemer, Vorlesungen iiber Tierpeychologie. Leipzig, Engel- mann, 1909, pag. 5 e 57. 2 Cfr., p. es., per sotto alcuni rispetti soltanto, J. Roux, DL? instine? damour, Paris, Baillire, 1904, Chap. I: Base organique de linstinet Rexnel. CAPITOLO I. 5 presenta perci come plausibile l ipotesi che la  fame ses- suale  altro non sia, originariamente, che la tendenza del- l organismo a liberarsi da tale  inquinamento senile , che la sostanza germinale, per la sua natura stessa di sostanza nucleare in attesa della fecondazione, e per mezzo delle sue  produzioni o secrezioni ormoniche di disaggregamento, ver- rebbe a produrre e a diffondere per tutto quanto l organismo SFesso. Le  livree di nozze >, pi o meno brillanti ed appari- scenti, che quasi tutti gli animali rivestono al momento degli amori, dovute ad uno stato anormale d ipersecrezione gene- rale, provocato alla sua volta dai prodotti ormonici della so- stanza germinale, denotano, ad ogni modo, di quanta profonda perturbazione fisiologica, per tutte quante le cellule del soma, possa essere causa la sostanza germinale da eliminarsi. La tendenza all'eliminazione di tale elemento s profon- damente perturbatore diverrebbe poi tendenza all accoppia- mento sessuale, appunto quale mezzo atto a compiere tale eliminazione. | Da ci la natura  foncirement goiste , che il Ribot giustamente riscontra nellamore sessuale:  Chez i immense majorit6 des animaux et souvent chez } homme l instincet sexuel n est accompagn daucune motion tendre. L acte accompli, il y a sparation et oubli . * Rimarrebbe tuttavia ancora da spiegare come mai laccop- piamento dei due sessi sia assurto ad unico mezzo permet- tente l eliminazione della sostanza germinale, mentre per tutte le altre eliminazioni di materiali di inquinamento pi o meno consimili basta il solo individuo.  facile congetturare che ci debba in ultima analisi essere dovuto alla natura speciale della sostanza da eliminarsi. E un po di luce pu forse venire gettata dai due fatti uniti insieme dellattrazione a distanza esercitata dall ovulo sullo spermatozoo per via di secrezioni diffusibili all intorno e della probabile precedenza filogenetica, nei pluricellulari, dell erma- froditismo rispetto al dimorfismo sessuale. Pure  d unopo confessare che il processo filogenetico per cui tale elimina- i Th. Riot, La psychulogie des sentiments. Paris, Alcan, 1906, pag. 258; : Essai sur les passions. Paris, Alcan, 1907, pag. 67 e seg. 6 E. RIGNANO zione si  connessa, anche nei pluricellari, cos strettamente all accoppiamento sessuale, non appare ancora ben chiaro. Sebbene tuttora cos incompleta, questa ipotesi, che assegna. all istinto sessuale il significato di semplice tendenza elimi- nativa dun elemento perturbatore, permette tuttavia di pre- sentare l istinto sessuale stesso sotto una luce del tutto diversa. da quella sotto la quale  stato considerato fin qui. Non sarebbe pi, infatti, ammessa che fosse tale ipotesi, per il  bene  della specie, bens proprio per quello dell individuo, che un tale istinto sarebbe sorto e si sarebbe sviluppato. Esso starebbe perci a rappresentare, non gi la  volont della specie  che si impone all individuo, come collo Schopenhauer pretendono ancora oggi i pi, bens, qui come sempre, la  volont  del- I individuo stesso, cio a dire la sua tendenza solita a man- tenere invariato il proprio stato fisiologico stazionario. I anzich vedervi, col Weismann e tutti i Neo-Darwinisti, un argomento di pi a favore della pretesa onnipotenza della selezione naturale, il semplice principio Lamarckiano del- l'adattamento individuale congiunto alla trasmissibilit dei caratteri acquisiti basterebbe a renderne conto nella stessa. guisa di tutti gli altri istinti. Tale ipotesi  eliminativa  permette, luvolice, di spiegare senz altro alcune particolarit di questo istinto, che sarebbero invece del tutto incomprensibili dal punto di vista RAQpSHE haueriano e Neo-Darwinistico. Cos, p. es., il Ribot si meraviglia come mai esso, pur cos d importanza fondamentale per la perpetuazione della Specie, vada soggetto tanto facilmente a delle perversioni che sembrano esserne Ja negazione pi assoluta. ! E anche senza scendere alle vere e proprie interversioni patologiche, la facilit stessa con cui anche da persone nor- mali vengono adottati  surrogati neo-malthusiani e praticate le  frodi  in amore, mal si concilia coll ipotesi che P unica. ragion d essere d un tale istinto sia la propagazione e con- servazione della specie. l Che poi l animale o l nomo possa oggi  appetire  lam- plesso o dati rapporti sessuali secondari, per s stessi, cio anche indipendentemente dal fatto dell eliminazione della sostanza germinale, e magari talvolta anche in assenza di i RiBOT, op. cit.: La psych. des sent., 263, 265. CAPITOLO I. 7 alcuna sostanza germinale da eliminare, ci pure non , come vedremo ancor meglio in seguito, che la conseguenza della gi sopra rammentata legge mnemonica del vicariamento della parte per il tutto e della legge di trasferimento delle tendenze affettive che ne deriva, per la quale tutti i fenomeni accom- pagnanti costantemente la soddisfazione di date affettivit divengono alla loro volta oggetto di desiderio e tutte le abi- tudini prese per soddisfare e nel soddisfare certe atfettivit divengono affettivit esse pure. Ricondotto, dunque, una volta che sia anche, 1 istinto sessuale, geneticamente, nella categoria delle tendenze dirette a conservare lo stato fisiologico stazionario dell organismo, tale legge, per le tendenze organiche fondamentali, non soffre pi alcuna eccezione.  DOSIAO quindi RA colle parole seguenti: Ciascun organismo  un sistema fisiologico in istato sta- zionario e tende a conservare quest ultimo o a ritornarvi ogni volta che tale stato stazionario venga ad essere perturbato da qualche cambiamento sopraggiunto nellambiente sia esterno che interno. Questa propriet costituisce la base e 1 essenza di tutti i  bisogni >, di tutti gli  appetiti  organici pi fondamentali. Tutti i movimenti di avvicinamento o di allon- tanamento, di attacco o di fuga, di prensione o di rigetto, che gli animali eseguiscono, non sono che altrettante deriva- zioni pi o meno dirette o indirette di questa tendenza gene- ralissima di ciascun stato fisiologico stazionario alla propria invarianza. Vedremo fra poco come questa tendenza debba alla sua volta ascriversi alla propriet mnemonica fondamen- tale di tutta la sostanza vivente. Basta dunque quest unica tendenza fisiologica d ordine generale per dare luogo a tutta una serie di tendenze attet- tive particolari Je pi svariate. Cos, per ciascuna causa spe- ciale di perturbazione si avr una corrispondente tendenza di repulsione con caratteristiche proprie, determinate dalla natura della perturbazione, dal suo grado di intensit, dalle modalit atte ad evitare l elemento perturbatore; e per ciascun fattore eventuale di mantenimento o di riconduzione allo stato tisiologico normale si avr, parimente, una corrispondente ben distinta tendenza di  bramosia , di  desiderio , di  attra- zione , e via dicendo. Lo stesso  istinto di conservazione ,  inteso nel S | H. RIGNANO senso ristretto abituale di consercazione della propria vita,  non , esso pure, che una derivazione particolare e una con- seguenza diretta sempre di questa tendenza generalissima alla conservazione della propria invarianza fisiologica; giacch, evidentemente, ogni situazione che finivebbe in seguito col divenire micidiale si presenta dapprima come semplicemente perturbatrice, ed  soltanto sotto tale sno aspetto che lani- male tende ed apprende ad evitarla. Cos lameba del Jennings che, ingolata completamente da altra ameba, tende e perviene a fuggire, fugge, non gi un fattore che pone in pericolo la sua vita, bens una situazione ambientale, sia pure profon- damente perturbatrice, ma nulla pi che perturbatriee.  stato il Quinton, come  noto, a svolgere pel primo una teoria sulla tendenza degli organismi a conservare mva- riato il proprio ambiente vitale interno, nelle stesse condizioni tisico-chimiehe che erano al primo apparire della vita sulla terra. | Ma la teoria ora esposta, come si vede, si limita a con- siderare questa tendenza allinvarianza in quanto viene ma- nifestata in ogni istante dal singolo individuo col suo com- portamento. E anzich servire come punto di partenza, ecces- sivamente umilaterale, per spiegare l'evoluzione delle specie, costituisce la base prima da cui poter derivare tutte Ie tendenze affettive fondamentali del mondo animale. Fattore dinvarianza rispetto allindividuo, questa ten- denza alla propria stazionariet fisiologica, che  divenuto bens uno dei precipui fattori di variazione e di progresso nei riguardi della specie, ma per altra via di quella indicata dal Quinton: giaech ne  sorta e si  sviluppata la facolt di movimento, la quale costituisce la distinzione maggiore, sebbene non assoluta, fra il mondo animale e quello vegetale, e colla quale ha proceduto di pari passo l'evolversi e il per- fezionarsi di tutto l'apparato locomotore e di quello di rela- zione, 0 nervoso, che tanta parte costituiscono delle caratte- ristiche fondamentali, differenziatrici delle varie specie animali. Fattore dinvarianza individuale, infine, che, agente nel- ! R. QUINTON, L'eau de mer milieu organique. Constance du miliev marin original, comme milieu vital des cellules, da travers la srie animale. Paris, Masson, 1904, in ispecie Livre II: Loi gnrale de constance origi- nelle, pag. 429-645. CAPITOLO T. 9) luomo, ha costituito uno dei precipui fattori di tutta | evo- luzione sociale, ch invenzioni tecniche e produzione economica un unico fine, pi o meno direttamente o indirettamente, si pu dire hanno sempre avuto, dalle prime abitazioni troglo- ditiche, dalle prime vesti di pelle, dalla prima invenzione del fuoco ai maggiori raffinamenti attuali: quello, cio, di man- tenere artificialmente la maggiore possibile invarianza am- bientale, condizione necessaria e sufficiente di quella fisiologica. Senonch, a questa propriet fondamentale posseduta da ciascuno organismo di tendere alla conservazione del proprio stato fisiologico normale, o al suo ristabilimento appena esso venga turbato, unaltra se ne aggiunge che diviene, alla sua volta, sorgente di affettivit nuove. Quando, infatti, lantico stato stazionario non pu pi in nessun modo, cio con nessuna sorta di movimenti o di spostamenti, essere ristabilito, lorganismo tende a disporsi in uno stato stazionario nuovo, compatibile col nuovo ambiente sia esterno che interno. Si ha cos tutta una nuova serie di fenomeni cosiddetti di , , 14, 21 Miirz 1884, pag. 166. $ DAVENPORT amd CasTLE, ibd., 241. 4 PifroN, op. cit.: Lr. de la mmoire, 144. CAPITOLO 1. I una volta che ha avuto luogo e che ha perdurato un certo tempo nell'organismo, tende a riprodursi. Questa tendenza alla propria riattivazione o riproduzione d uno stato fisiologico- passato non  che la tendenza alla propria  evocazione , posseduta da qualsiasi accumulazione mnemonica. Essa , quindi, una tendenza di pretta natura mnemonica. Ma allora ne consegue senz'altro la uguale natura mnemonica anche della. tendenza alla propria invarianza fisiologica, da cul sopra ve- demmo derivare le tendenze organiche fondamentali di tutti quanti gli organismi. Infatti, se negli esempi ultimamente citati nno stato fisiologico del tutto nuovo e prodottosi solo. da poco ha potuto tuttavia lasciare nn accumulazione mne- monica di s s da costituire una tendenza tangibile alla. propria riproduzione, ben si comprende come lo stato fisiolo- gico normale, appunto pel suo perdurare tanto maggiore,. debba possedere una tendenza mnemonica di altrettanto pi forte a ristabilirsi appena venga turbato. | Questo implica per la facolt, per ciascuno degli infiniti diversi stati fisiologici elemeutari, ciascuno attivo in un de- terminato punto dell organismo, e costituenti nel loro insieme: lo stato fisiologico generale, di lasciare un  accumulazione. specifica  di s, s come tutto induce a supporre facciano nel cervello le correnti nervose costituenti le diverse sensa- zioni, che lasciano un proprio residuo mnemonico suscettibile di riattivazione od evocazione. Ove per  accumulazione spe- cifica  delle diverse correnti nervose non intendesi che questo: cio che ciascuna accumulazione sia atta a dare, come  sca- rica >, unicamente quella medesima specificit della corrente nervosa di . Questo vale, parimente, pei rapporti dineubazione esterna, sorti dapprima in seguito a questa o quella circostanza spe- ciale e divenuti per tal via abitudinari. L affettivit, p. es., che la femmina del ragno Chiracanthium carnifer manifesta pel nido, sia che si tratti del suo .sia di uno da essa adottato, cresce col tempo, cio colla durata del suo soggiorno in tal nido. S che I  amore materno  in questo ragno sembra non essere altro, in sostanza, che il suo  attaccamento  per un domicilio divenuto abituale. Lo stesso vale per lincubazione esterna degli necelli e di alcuni rettili, la quale, dovuta dapprima al sollievo che il contatto fresco delle uova portava allo stato febbrile accom- pagnante la funzione generatrice, ha finito per divenire, por via d'abitudine, in quelle date circostanze, un affettivit istin- tiva per s stessa. * Per quanto concerne, infine, l allattamento, se il suesiare 1 A. GIaRD, Les origines de Vl amour maternel,  Revue des Ides , 15 avril 1905, pag. 256.  A. LcaILLON, Sur la biologie et la physiologie d'une araigne,  Anne Psvchologique , Dixime Anne. Paris, Masson, 1904, pag. 63-83. 3 GIARD, ibid., 266. 16 EF. RIGNANO che facevano i piccoli le secrezioni delle glandole sudorifere del petto materno che li copriva ha sviluppato a poco a poco queste ultime in glandole lattifere, ha anche abituato la madre a un tale mungimento, s da farle nascere col tempo un vero e proprio disogno di essere munta:  Chez les mammi- fres   sempre il Giard che cos serive  ce est dans le phnomene de la lactation et de lallaitement qu'il faut chercher l origine des rapports de symbiose mutualiste qui unissent la mere d lenfant. Les troubles physiologiques de la grossesse cet de la parturition amnent, parmi d'autres effets trophiques fort curieux, une hyperscertion des glandes mammaires, qui ne sont, comme on sait, quune localisation spciale des glandes sbaces de la pean. Le petit, en lchant et sucant cette scerltion dont il tire sa premire nourriture, produit un soulagement de la gene prouve par la femelle. Il devient par l pour sa mere un instrument de bien-tre . ! Che sia il bisogno di essere munta l'origine dell amore materno, lo dimostra il fatto che, privata che sia della sua progenitura, la madre ha bisogno di procurarsi altri poppanti in sua vece:  Le besoin de se dbarasser d'une seretion g@nante est assez puissant pour dterminer parfois la femelle qu'on a priv de ses petits a voler la progeniture d une autre femelle et ces rapts de progniture ont t constats mme chez des femelles qui: allaitaient encore leurs propres enfants, la satisfaction dun besoin les porrant, comme cela arrive gnralement,  la recherche dune satisfaction plus grande et ponvant aller jusqu  lexcs . Nei casi osservati dal Lloyd Morgan questo bisogno della. madre di essere munta, prende l aspetto di sollecito amore materno per l alimentazione dei figli e forse pu magari effettivamente rappresentare un principio di affettivit disin- teressata verso costoro:  Io ho vedute cerbiatte e gatte alzarsi e riabbassarsi in modo da mettere i capezzoli in immediata vicinanza della bocca di ogni piccolo che non fosse riuscito a trovarli da se. Quando un agnello  debole e non riesce a trovare il capezzolo, la madre non infrequentemente si aiuta. colle spalle, colla testa e col collo a guisa di leva per porre l agnello dritto sulle sue gambe; e, compiuto ci, si mette i Grarp, ibid., 269-270.  GIARD; ibid., 270. CAPITOLO TI. 1 sopra di lni e porta i capezzoli contro le sue labbra e questi sforzi sono continuati finch il piccolo non sueci .  Esempio caratteristico, questo, che ci mette chiaramente dinanzi come il bisogno d eliminazione del latte abbia dovuto finire col dar luogo allaffettivit pel poppante, quale mezzo abituale di tale eliminazione, nella stessa guisa che il bisogno deliminazione della sostanza germinale ha dovuto dar Inogo, come sopra vedemmo, allaffettivit pel sesso opposto, pari- mente quale mezzo abituale di eliminazione di essa. E nella stessa guisa, appunto, che cessa 1  attrazione sessuale  una volta eliminata che sia la sostanza germinale, cos, nella maggior parte dei mammiferi, cessa pur anco } affetto materno  una volta che sia cessato il bisogno di eliminazione del latte:  Laffection maternelle ne survit pas, en gnral, aux causes qui lont fait apparaitre et l'on nen trouve plus que des traces trs vagues une fois la lactation termine .  Infine il fatto dell'amore materno pi forte di quello paterno e dellamore dei genitori verso i figli pi forte di quello dei figli verso i genitori viene a confermare l ipotesi che tutte queste affettivit siano sorte unicamente per via dabitudine; giacch dimostra che le affettivit verso esseri con cui si hanno dati rapporti sono tanto pi intense quanto pi numerosi e pi continnati sono questi rapporti:  Dans Panimalit prise densemble, osserva il Ribot, P amour pa- ternel est rare et peu stable et chez J]es reprsentants inf- rieurs de l humanit ce est un sentiment bien faible et d un lien bien kche . Esso non si riscontra che nelle umioni ses- suali stabili, in cui la vita.in comune  cere un conrant, daffection qui est en raison des services rendus . *  Tout le monde reconnait, osserva alla sna volta il Pillon, que Pamonr des parents pour leurs enfants lemporte en intensit sur l amour des enfants pour leur8 parents et que, du pre et de la mre, ce est celle-ci qui a le plus d amour pour lenfant .   C'est que, chez la mre, en raison de ses fonetions spciales, l amour pour lenfant est nourri et aceru, ! Luyop Morcas, Mabit and Iustinet. New York, Arnold, 1896, pag.115. 2 Grarp, ibid., 273. 3 RiBoT, op. cit., Psych. de sent., 285, 286. RIGNANO, Paicologia del ragionamento Le) IS E. RIGNANO beaucoup plus qu il ne Pest chez le pere, par les actes. con- tinuels qu il dtermine . ! Ma VPamore materno e lamore famigliale in genere, sorti cos dunque per via di dati rapporti divenuti abitudinari, non rappresentano che un caso particolare duna legge del tutto generale. Qualunque altro rapporto, infatti, anche spe- cialissimo, sia verso le cose che verso le persone, che appena appena diventi abitudinario, diviene per ci stesso anche  desi- derato . Si verifica, cio, per qualunque rapporto ambientale, cenerale o particolare, la legge del Lehman dell  indispen- sabilit dellabituale , che questo autore verificava anche per qualsiasi stimolo, al quale ci si sia abituati, e la eui cessazione ne fa nascere il  bisogno . *  Ho nella mia stanza,  cos seriveva, p. es., a G. E. Miiller un suo amico,  nn piecolo orologio a muro che non cammina pi di ventiquattro ore se non lo si carica. Per questo, sovente si ferma. Quando ci accade, lo noto subito, mentre che, naturalmente, non vi bado affatto quando cammina. La prima volta avvenne in me questo cambiamento: tutto ad un tratto sentii um malessere indefinito 0d una specie di vuoto, senza essere capace di dire da che dipendesse; e solo dopo qualche considerazione ne scoprii la causa nell arresto del- l'orologio . *  cosa a tutti famigliare, del resto, che l'abitudine rende piacevoli cose dapprima spiacevoli e che certe abitudini prese iv vita dallnuomo divengono per lui bisogni non meno prepo- tenti di quelli  naturali  :  I fumatori e quelli che pren- dono o che masticano tabacco forniscono esempi famigliari della maniera in cui una lunga persistenza da parte di una sensazione dapprima non piacevole la rende invece tale, la sensazione rimanendo tuttavia la stessa. Il simile succede con var cibi e varie bevande che, dapprima disgustosi, divengono in seguito molto gustati se presi spesso . * !UF. PiLLon, Sur la mmoire et Vimagination affeetives,  Anno Phi- losophique >, XVII Annee 1906, Paris, Alean, 1907, pag. 69-70. -  A. Leumann, Die IHaupigesetze des menschlichen (refiihIslebens. Leipzig, Reisland, 1892, pag. 19 e seg. 3 G. FR. MitLuLer, Zur Theorie der sinnlichen Aufmerksamkeit. Leipzig, Fdelmann, (senza data), pag. 128, 4 II Spencer, The Principles of Psychology, Fourth Edition. London, Williams & Norgate, 1899, vol. I, pag. 287. CAPITOLO TI. 19, Da ci la  nostalgia  di qualunque cosa abitudinaria che venga a mancare:  Il se produit chez certains animaux un tat assimilable  la nostalgie, se traduisant par un besoin violent de retourner anx lieux dautrefois ou par un ient dperissement qui rsulte de labsence des personnes et des choses accoutumes . ! Ond' , ad es., che basta la semplice abitudine a far sor- gere e a radicare, negli animali e nell uomo, s come gi vedemmo per le affettivit famigliali, affettivit consimili ma li portata pi larga quali lo spirito di  gregariousness , la sociabilit, PV amicizia, e via dicendo:  Le percezioni di esseri aflini, di continuo visti, uditi e odorati, finiscono col formare una parte predominante della coscienza, tanto predominante che la loro assenza produce inevitabilmente un malessere . * El  notoria, infine, Ja somma influenza delle abitudini li condotta, contratte nel proprio ambiente famigliare casuale durante i primi anni della giovinezza,  della  nurture  in senso lato, come direbbe il Galton,  nel far nascere  sviluppare sentimenti ed affettivit morali, che rimangono poi impressi indelebilmente per tutta la vita come se fossero   Fra sensazione tattile ed assimilazione, serive lo Spencer,. sussiste, negli organismi inferiori, uw intima connessione. In molti Rizopoci la superficie di contatto e quella di assorbimento- coincidono. Lameba, un grumo gelatinoso privo d alcuna. forma stabile, manda fuori, in questa o quella direzione, pro- lungamenti della propria sostanza. Se uno di questi prolun- gamenti incontra qualche piccolo frammento di materia orga- nica, a poco a poco vi si espande sopra e lo avviluppa colla. sua porzione estrema, poi lentamente si contrae e attira cos il piccolo frammento entro la massa del corpo, la quale finisce col richiudersi al disopra di esso e col discioglierlo completa- mente. Cio a dire, la medesima porzione di tessuto ci mostra. la funzione tattile e quella assorbente riunite in una funzione: sola .*  Il modo di comportarsi degli animali, serive alla sua volta lo Sherrington, mostra chiaramente che quanto ai due sensi, il gusto e lodorato, l'uno non fa che determinare il genere di immediata reazione da tenersi verso il materiale gi trovato e introdotto in bocca, p. es. se inghiottirlo o riget- tarlo. L'altro, il senso a distanza, lodorato, inizia e deter- mina una serie di reazioni complesse a lunga portata antici- pavti quella di inghiottimento, cio a dire tutta quella serie di atti che pu essere comprensivamente denominata la ricerca. del nutrimento. Questa sorta di reazione precede e conduce a quelle governate dai sensi non a distanza. Questo rapporto di precorrenza delle reazioni dei sensi a distanza rispetto a quelle dei sensi nou a distanza e il  sentimento di sforzo  (conative feeling) che accompagna le prime, distinguono appunto net- tamente le une dalle altre .  I sensi non a distanza non danno dunque luogo a ten- denze affettive  mantenute i sospeso >, a  conative feeling , bens al soddisfacimento immediato delle tendenze affettive ' H. SPENCER, op. cit.: Prince. of Psych., I, 307. 2 C. S. SHERRINGTON, op. cit.: The integrative Action of the nere us, System, 326-327. CAPITOLO II. ST mellistante stesso in cui esse vengono svincolate e all esecu- zione immediata di quegli atti che servono a soddisfarle (to final or consummatory reactions, come dice lo Sherrington). Quelli a distanza, invece, svincolano e mantengono desta la rispettiva tendenza affettiva per tutto quel tempo d attesa e per tutta quella sequela di atti preparatori che sono necessar all'animale prima che esso possa compiere l atto finale  con- sumatorio  che dovr soddisfare la tendenza affettiva stessa. Ond' che sono in genere soltanto i sensi a distanza, e non -quelli non a distanza, che possono dar Inogo ad uno stato pi -0 meno persistente di  desiderio insoddisfatto :  Se tutti .gli impulsi tendenti ad un fine potessero essere immediata- mente seguiti, il desiderio non avrebbe pi luogo di prodursi .  La questione sorge a tal punto di comprendere come mai le tendenze affettive, svincolate od evocate dai sensi a distanza, permangono tuttavia come  mantenute in sospeso ; cio a lire, come mai, pur permanendo cos in istato d evocazione, mon danno luogo per un certo tempo all'esecuzione effettiva li nessuno di quei  consummatory acts , che ora magari non avrebbero risultato alcuno, ma che esse ci non ostante  im- pingono  lo stesso, come lo dimostra lesecuzione incipiente -0  allo stato nascente  di questi atti. La belva, p. es., la cui bramosia  gi stata svincolata da lontano e viene ora sempre pi eccitata dallodore e dalla vista della vittima che ignara del pericolo le viene incontro, pur non le balza subito sopra, ma attende immobile e fremente, con tesi tutti i mnscoli che provvedono allo slancio, che il povero animale le si appressi .ancora e le giunga cos a tiro. Che cos  che trattiene la ten- denza affettiva, cos svincolata, dallo scaricarsi subito comple- tamente nel  consummatory act di balzar sulla preda e sbranarla? | Questo non pu essere dovuto che al contrasto di una affettivit opposta, che inibisce alla prima di portare ad effetto questo suo  consummatory act . E questaffettivit opposta non pu essere, in tal caso, che il risultato di tutti i  con- summatory acts , eseguiti effettivamente in passato sotto il primo impnuiso della tendenza affettiva nel suo destarsi, e andati ogni volta falliti. Si pu perci dire essere stata la = ilelusione , prodottasi ripetutamente ad ogni attivazione ! A. Barn, op. cit.: The Emotions and the Will, 423. 38 E. RIGNANO troppo affrettata della tendenza affettiva svincolata dai senss a distanza, che ha fatto nascere latfettivit contraria che ora. tiene in sospeso quest ultima.  nota lesperienza del Mibius sul luccio. Diviso um grande recipiente di vetro pieno dacqua in due scomparti- menti mediante una lastra di vetro, egli poneva il luccio in uno dei scomparti e nell altro dei piccoli ghiozzi, di cui il luccio stesso  solito cibarsi. Ne seguiva, che ogni volta che: il luccio si precipitava sopra qualcuno dei pesciolini ne veniva impedito dalla lastra di vetro, contro la quale andava ad urtare. Dopo qualche settimana di tentativi inutili, il Inecio rinunci definitivamente alla inafferrabile. preda; e continu in questo suo contegno anche quando la lastra venne rimossa. Orbene, un effetto del tutto consimile debbono avere avuto per tutti quanti gli animali provvisti di sensi a distanza, le ripetute delusioni allorquando la tendenza affettiva, appena svincolata da questi sensi a distanza, dava subito luogo alla esecuzione completa d'un  consummatory act , che di neces- sit rimaneva senza risultato. Ne  successo che lo svincola- mento stesso duna qualsiasi tendenza affettiva operato dai sensi a distanza e liniziarsi stesso troppo brusco del movi- mento relativo evocano ora, col ricordo di tentativi falliti precedenti, anche laftettivit antagonista, del tutto simile a quella che arrestava il luccio dallo slanciarsi sulla preda.  tale contrasto da luogo a quello stato di tendenza affettiva  mantenuta in sospeso , che costituisce appunto lo stato di attenzione. Per cui possiamo dire che, filogeneticamente, 7 attenzione  sorta coi sensi a distanza e che essa  costituita dal con- trasto di due tendenze affettive, delle quali la seconda, srin- colata dalla prima, ne inibisce per un certo tempo lattiva- zione completa, mantenendola cos  in sospeso . Lo stato dattenzione non  dunque costituito da unaffet- tivit unica, bens da n'affettivit duplice e da un corrispon- dente antagonismo affettivo. Il non avere scorto dti  stato la causa che ha impedito fino ad ora di comprendere in che consistesse effettivamente questo stato d attenzione, che cosa fosse questo stato di tendenza affettiva  in sospensione  tipico. dell'attenzione, e come mai tutti quei movimenti, cui avrebbe: dato luogo di per s l affettivit primaria, si arrestassero-  delicatissima delle modalit pi impercettibili d un dato atto. Il ginocatore di bigliardo, p. es., che ha gi puntato la stecca contro la palla  mosso anzitutto dal desiderio di far partire il colpo e si accinge a farlo, ma la tensione stessa troppo pro- nunciata dei muscoli del braccio gli evoca il timore di dare un colpo troppo forte come gi gli  snecesso poco innanzi, e allora, sotto l impulso di quest affettivit contrastante, i muscoli si rilasciano un poco; ma la diminnita tensione, che il ginocatore sente essere ora sopravvenuta e che alla sua volta si riconnette al ricordo dun qualche colpo precedente fallito per la poca velocit impressa alla palla, gli desta il 3 Cfr. LLoyb Morcan, ibid., 129-131, 135, 139-140 CAPITOLO IT. 41 timore opposto di dare una spinta troppo debole : nelle oscil- fazioni ora pi ora meno ampie del braccio, che avvicinano  allontanano prima di effettuare il colpo la punta della stecca dalla palla, chi assiste al ginoco vede riflettersi il snceredersi rapidissimo di affettivit opposte che si svincolano a vicenda e che a vicenda si smorzano o si contemperano e che poi rie- scono al risultato finale di imprimere alla palla esattamente la forza dovnta. | Parimente, lo scrittore che tenta di togliere colle proprie dita un pelo dal pennino  trattenuto talmente dal timore di sporcarsi dinchiostro che il primo tentativo di afferrare il pelo non gli riesce quasi mai, perch stringe le punta delle lita quando sono ancora troppo distanti dall estremit del pennino e quindi anche dal pelo. Il primo tentativo fallito d tuogo allora al timore che il tentativo successivo fallisca esso pure, e questo contro-timore inibisce in parte e smorza quello i sporcarsi le dita, s che il desiderio di togliere il pelo per- viene ora ad imprimere al braccio e alle dita proprio quel tanto di contrazione che  necessario per afferrare la punta sporgente del pelo, senza toccare nel tempo stesso la punta lel pennino imbevuta d inchiostro.  appunto a questo contrasto affettivo, che sorge imman- cabile appena ci accingiamo a compiere un atto  accurata- mente , che  dovuto il fatto ben noto che lattenzione liretta ad atti, gi meccanizzati pel lungo uso, ne rende l ese- cuzione meno pronta e meno perfetta di quella automatica: , e quindi desta tema e desiderio ad un tempo.. ome vedremo ancora meglio in uno dei capitoli succes- sivi, ogni e qualsiasi  classificazione  ha sempre, diretta- mente o indirettamente, un fondo affettivo. Il principio su cui essa riposa, sta, originariamente, nel fatto che ogn sensazione o percezione dei sensi a distanza non , per organismo, che il simbolo d una situazione ambientale eventuale, prossima o lontana, desiderabile o da evitarsi. Quando questo simbolo non  stato ancora elassificato nel- Puno o nellaltra categoria, le due affettivit opposte di tema o di desiderio si contrappongono, mantenendosi in uno stato di reciproca sospensione: antagonismo che si rende manifesto, p. es., nel bambino titubante a prendere. la decozione d'un colore insolito che gli presenta per la prima volta la madre, perch nou sa ancora se sia da mettersi fra le cose dolci o le cose amafe, e nell animale da preda quando, alla vista d un animale di aspetto  strano , incerto se si tratti dun even-: tuale nemico temibile o duna possibile preda, mette istinti- vamente in tensione tanto i muscoli dell'attacco che quelli della fuga. i La  curiosit  non  che una delle forme pi leggere. di questo contrasto affettivo, o stato d'attenzione speciale, prodotto dal nuovo:  Il bisogno di conoscere, nella sua forma istintiva, s chiama curiosit. Essa ha tutti i gradi, dall ani- male che palpa e annusa fino a un Goethe ehe sernta tutto, vuol saper tutto e tutto abbracciare .   La curiosit con- siste in due questioni poste implicitamente od esplieitamente;. Che cosa  questo? A che serve? Il cane che, davanti a un oggetto sconosciuto, lo guarda, lo annusa, vi s avvicina, se ne allontana, si azzarda a toccarlo, ritorna e ricomincia, pro- segue questa investigazione a suo modo: esso risolve un duplice problema di natura e di utilit . | Invece, il  non-nuovo   e pu essere tale anche il singolo oggetto che si presenti ora per la prima volta   tutto ci che sappiamo gi classificare. fra le varie nostre categorie affettive. Esso, quindi, o d luogo senz'altro all evo- cazione e soddisfazione della rispettiva affettivit, come la cascatella dacqua che in montagna m' invita a berne nn sorso, i TH. Risor, op. cit.: Psychologie des sentimenta, 369-371. 44 | E. RIGNANO 0 allevocazione e sospensione dell affettivit stessa, da parte li una contro-affettivit secondaria, per tema, come sopra abbiamo visto, di qualche effetto spiacevole che possa derivare dal dare a tale affettivit primaria pronta e completa esecu- zione, o, infine, non riesce ad evocare in quel momento nes- suna affettivit, cio a dire a destare in noi alcun  interesse , come la vista o lodore di qualche ben nota pietanza quando mi sento satollo: in questultimo caso, l'attivit affettiva  ridotta ad un minimo, ogni e qualsiasi stato d attenzione resta attutito, e si ha cos la  monotonia , la noia. Quando questo stato di vitalit affettiva minima si abbassa fino a zero si ha, come vedremo meglio nel nostro capitolo sui sogni, lo stato li sonno:  Dormire, dice perfettamente il Bergson,  di- sinteressarsi. Si dorme nella misura esatta in cui ci si disin- teressa . | Un ben piccolo passo separa, infine, la  curiosit  dallo stato dattenzione proprio dello scienziato che osserva accu- ratamente.un dato oggetto o nun dato fenomeno allo scopo i accertarsi se realmente esso presenti o no dati caratteri , cos si spiega perfettamente, anche coll  origine cen- trale , quel senso di  tensione muscolare , di  innervazione motrice , di  contrazione statica , di  aumento di tutta la vita psichica , che, come  stato osservato da tutti, caratte- rizza qualsiasi stato d attenzione. * Sotto la  scelta affettiva  cadono nou soltanto i movi- - menti propriamente detti di locomozione, prensione, ece., con- ducenti al fine, bens anche l  aggiustamento  degli organi dei sensi, fenomeno dordine muscolare-motorio esso pure, dal quale dipende la pi o meno buona riuscita dei movi- menti stessi propriamente detti e al quale quindi cooperano tanto luna che laltra delle due affettivit in contrasto. Ora, se sorpresi, p. es., da un improvviso rumore volgiamo subito inquieti lo sguardo verso l'oggetto lontano donde pare che venga il rumore, lo stato dattenzione  gi desto in noi durante tutto l intervallo che precede il momento in dui gli occhi si sono aggiustati alla nuova distanza, operazione che richiede un certo tempo se loggetto  lontano. L'attenzione precede, dunque,  in accordo qui pure colle teorie della origine centrale,  e non segue l'aggiustamento dellorgano rispettivo. * altra parte, le condizioni sensitive periferiche rimanendo le stesse, lattenzione pu rivolgersi ora a certe sensazioni ora ad altre; come quando, stando chiusi della nostra stanza, facciamo attenzione a certi rumori della strada piuttosto che ad altri pur provenienti dal medesimo punto: p. es., ora al trotto dei cavalli duna carrozza che sta per fermarsi alla nostra porta, per distinguere dalla cadenza quale dei nostri amici  venuto a farci visita,.e ora, invece, al rumore delle ruote per sapere se la persona che ci viene a prendere per 1 Cfr., p. es., MAUDSLEY, op. cit.: The Physiol. of Mind, pag. 313; Cu. FERE, Physiologie de l attention,  Revue Philosophique , Oct. 1890, pagg. 401,404; K. B.-R. AARS, Noles sur l attention,  Anne Psychologique , 8me anne. Paris, Schleicher Frores, 1902, pag. 216. * Cfr. W. B. PiLisbury, Attention, London, Swan Sonnenschein & Co., 1908, pag. 13. den 48 E. RIGNANO la passeggiata ha attaccato la carrozza chiusa o quella aperta. L'attenzione pu persino rivolgersi ora a certi attributi duna sensazione, p. es. allintensit o all'altezza d una nota musi- cale, ora a certi altri, p. es. al timbro di essa. Nessun altro esempio potrebbe dimostrare meglio di questi } indipendenza assoluta dellattenziove dallaggiustamento dei sensi come da qualsiasi altro  fattore periferico  in genere.  Da questorigine  centrale  allattenzione, cos piena- mente dimostrata, e dallintima sua natura, sopra analizzata, di contrasto fra due affettivit antagoniste deriva allora una conseguenza d ordine fondamentale, la cui importanza ci apparir ancora pi evidente nella seconda parte di questo studio dove esamineremo gli effetti che le tendenze affettive hanno sulla evocazione e sulla  vividit  delle imagini e delle sensazioni. Ed  che loggetto dell attenzione viene cos con- siderato ad un tempo sotto due punti di vista del tutto diversi. Cosicch tutta una serie di propriet e di attributi, di vantaggi e di inconvenienti, vengono percepiti, osservat, rammentati, posti in rilievo, che non lo sarebbero ove fosse desta una. sola affettivit. | a Alla ben nota definizione metaforica del Wundt dell  ap percezione , prodotta dall attenzione, e consistente, secondo questo autore, nel passaggio dell immagine  von dem inneren Blickfeld in den inneren Blickpunkt des Bewusstseins , ben: pi giusto sarebbe quindi sostituire laltra dun duplice riflet- tore interno che rischiara loggetto o V'imagine da pi parti contemporaneamente. > | Ecco perch l attenzione impedisce che il contributo mne- monico di evocazioni sensoriali, che l affettivit aggiunge alla sensazione elementare bruta nellattimo stesso del suo destarsi,. deformi la  percezione , che risulta da un tale apporto mne- monico, in illusione  od  allucinazione , come succede invece ogni volta che laffettivit stessa cos destatasi resti unica. . La paura, p. es., se intensa e subitanea, rende impossi- bile ogni e qualsiasi stato d'attenzione, e pu dar luogo  come nel caso classico del viandante che attraversa di sera  ! Cfr. O. KuLrk, art. cit. The Probl. of Att., 50.  Cfr. W. WunpT, Grundziige der physiologische Psychologie, Fnfte- Auflage, Dritter Band, Leipzig, Engelmann, 1903, pag. 333; e W. OstwaLD,. op. cit.: Vorlesungen iiber Naturphilosophie, 400, 403. DI   e + rm TT n a ei i CAPITOLO II. | 49 un folto bosco  a quelle allucinazioni cos caratteristiche, citate e descritte in tutti i trattati di psicologia e di psico- patologia. L uomo di  sangue freddo , al contrario,  quello che all improvviso stormir di foglie, che anche in lui evoca nel primo momento limagine dun qualche malandrino o dun qualche animale temibile nascosto fra le piante, non fugge, ma, trattenuto dalla ripugnanza di agire da pusillanime, guarda  Passando ora ai rapporti che intercedono fra lattenzione e la coscienza , dobbiamo anticipare brevemente quanto svolgeremo in modo pi ampio nel nostro ultimo capitolo i H, TAINE, De l intelligence, 8.we dition. Pari, Hachette, 1597, Tome premier, pag. 95 e segg.; e A. BInET, La suggestibilit. Paris, Schleicher Frres, 1900, pagg. 166. 177-178, 186, 191, 196, 200 ecc. R'anaANO, Psicologia del ragionamento  4 50 li RIGNANO intorno alle condizioni che determinano la  coscienza  e }  incoscienza  dei vari stati psichici. In questo nostro ultimo capitolo vedremo che un dato stato psichico non  di per s stesso n cosciente n incosciente, ma che esso appare coll un carattere o collaltro solo quando, essendo gi avvenuto nel passato, sia riferito ora ad altro stato psichico presente. E la condizione necessaria e sufficiente affinch uno stato psichico complesso del passato si presenti come  cosciente  rispetto ad uno stato psichico complesso attuale  che si abbia la coesistenza e la sovrapposizione o fusione, per lo meno parziale, della parte affettiva dell evo- cazione mnemonica del primo colla parte affettiva del secondo. Data la propriet d una sede ciffusa  che nel capi- tolo precedente vedemmo essere caratteristica delle tendenze affettive,  cos diverse sotto questo rapporto dalle sensazioni e loro immagini, le cui sedi sono localizzate ciascuna in un solo dato punto o centro, e che quindi possono attivarsi e coe- sistere molte ad un tempo in un medesimo cervello,   difficile che si possano avere anche due sole tendenze affettive le cui sedi non coincidano per una certa loro porzione pi o meno estesa, e che quindi, se tendenti ad attivarsi entrambi nel medesimo tempo, non si escludano a vicenda o non si man- tengano reciprocamente in sospeso oppure non si fondano in parte fra loro. dan Se lo svincolamento delluna  indipendente da quello dell'altra e nella porzione di sede comune le attivit nervose rispettive sarebbero specificamente diverse fra loro, allora lattivazione dell una affettivit implicher di per s,  come vedremo ancor meglio nella seconda parte di questo nostro studio trattando dellinibizione,  l'esclusione dellaltra, e. viceversa. Se lo svincolamento dell una  provocato da quello dell'altra e tuttavia esse sono fra loro antagoniste, si avr lo stato di  mantenimento in sospeso  della tendenza affettiva primaria per opera della secondaria, che sopra abbiamo visto essere caratteristico dello stato d attenzione. Se, invece, nella porzione di sede comune, le rispettive attivit nervose sono specificamente uguali, la fusione loro dar appunto, allo stato psichico complesso di cui fa parte una delle tendenze affettive, l'aspetto di  cosciente  rispetto a quello di cui fa parte laltra. ! Ben pi raro sar, infine, per le ragioni prima dette, un CAPITOLO II. | 5I quarto caso, quello in cui le due affettivit non abbiano nes- suna porzione di sede in comune e in cui quindi esse possano coesistere entrambi attive senza disturbarsi a vicenda o avere alcun rapporto in genere fra loro: esso comprende tutti i fenomeni cosiddetti di  sdoppiamento della propria perso- nalit . Tali fenomeni non sempre per rivestono un carat- tere patologico, quali quelli pi tipici studiati particolar- mente dallo Janet; bens possono presentarsi anche in individui normali nei cosiddetti  casi di distrazione , quale la discesa per una ripida strada mulattiera, da parte di chi scrive, la quale, come vedremo nel su citato ultimo capitolo, sebbene richiedesse una continua attenzione per balzare con esattezza da un sasso allaltro senza smuoverli e senza fallire il piede, tuttavia si compieva talvolta  incoscientemente  rispetto ad unaltra affettivit del tutto diversa che nel frattempo seguiva per conto suo un tutt'altro ordine di pensieri. *  lesclusione, verificantesi nel primo caso, di tutte le altre affettivit a svincolamento indipendente, quando l una di esse sia attiva,  esclusione che persiste per opera della tendenza affettiva primaria dello stato d attenzione durante tutto il tempo in cui essa permane allo stato di sospensione,  ci che costituisce Ja cosiddetta  nnit di coscienza . In altre parole,  per non potere essere desta in ciascun istante che una sola affettivit primaria che si verifica il fatto di non potere fare attenzione che a una sola cosa per volta :  Si pu avere bens la coesistenza in un medesimo istante di molteplici stimolazioni dei nervi, ma esse non agiscono sulla nostra coscienza che a turno, una alla volta. La ragione  che gli organi viscerali sono ingaggiati collettivamente in ciascun distinto stato di coscienza, ed essi non possono fare due cose in un medesimo istante . * | L'attenzione, per conseguenza, in via normale non  si divide , non  si distribuisce  mai: Se intensa, persiste a lungo in riguardo a dati oggetti, e quindi durante tutto questo tempo non pu rivolgersi ad altri. Se poco intensa, passa successivamente e rapidamente da oggetto ad oggetto, quindi sembra distribuirsi sopra molti oggetti alla volta; ma 1 P. JANET, Lautomatisme psychologique. Paris, Alcan, 1907, p. es. pag. 263 e segg.; TAINE, op. cit.: De Vintelligence, p. es. pag. 16 e segg . ? Bain, op. cit.: The Em. and the Will, pag. 5. bI E. RIGNANO in realt in ciascun istante non  rivolta, anche in tal caso, che verso un unico e solo oggetto, quello, cio, che corrisponde alla tendenza affettiva del momento. Cos l'oratore che si giudica mentre parla, lattore padrone di s, il giuocatore di scacchi che attende a pi partite contemporaneamente, Giulio Cesare che dettava diverse lettere alla volta, denotano, non gi la coesistenza di pi stati dattenzione in un medesimo istante, bens il loro rapido alternarsi e il prevalere succes- sivo ora dell uno ora dell altro.   per questo, anche, che lattenzione rivolta per intro- spezione ad un qualsiasi nostro stato affettivo fa cessare e scomparire questultimo:  L'attenzione rivolta ad uno stato affettivo  impossibile. Se se ne fa il tentativo, il sentimento corrispondente scompare immediatamente, e ci troviamo da- vanti qualche sensazione o idea estranea che non avevamo nessun desiderio di osservare . ? Infatti, lattenzione rivolta ad una nostra affettivit  un affettivit nuova che sorge, cio quella che spinge all osser- vazione e all'analisi, la quale scaccia quella che si deside- rava di osservare. La tendenza affettiva primaria di ogni nostro stato d at- tenzione del passato, mentre collescludere ogni altra affettivit ad evocazione indipendente ha salvaguardato anche allora P unit  della nostra coscienza,  nel tempo stesso ci che rende oggi possibile a ciascuno di questi stati d attenzione del passato di apparirci appunto come  cosciente , se ora ripen- siamo ad esso ed alloggetto allora meta del nostro desiderio : perch un tale ricordo sar evocato attualmente da qualche tendenza affettiva pi o meno consimile per l'oggetto mede- simo, la quale si fonder in parte coll evocazione dell antica. Ogni stato dattenzione ha quindi in s tutti gli ele- menti per poter apparirci in seguito come cosciente; ma non tutti gli stati psichici passati che ci appaiono ora come coscienti furono stati d attenzione, secondo quanto sostiene il Kokn, per il quale stato dattenzione e stato cosciente sono una sola e medesima cosa. Un affettivit, infatti, che subito s sla attivata completamente e quindi non abbia dato luogo 1 MEUMANN, op. cit.: Intelligene und Wille, pag. 22 e segg.  E. B. TITcHENER, The Psychology of Feeling ana Attention. New York, Macmillan, 1908, pag. 69. -   P-_. _- i ___ _r____@_6 nl CAPITOLO 11. d:) al alcuno stato dattenzione  come una fuga precipitosa provocata da un subitaneo terrore   atta tuttavia lo stesso a farci apparire come cosciente lo stato psichico complesso rispettivo. ! In altre parole, lo stato dattenzione  condizione sufficiente ma non necessaria della  coscienza . Unica condizione neces- saria e sufticiente ad- un tempo  la presenza duna qualche tendenza affettiva, essendo poi indifferente che questa si trovi in istato di sospensione o di attivazione completa. Gli atti automatici, p. es., sorti dapprima per  scelta affettiva  come movimenti coscienti, e perfezionatisi in seguito grazie all'attenzione sotto il contrasto affettivo di compier latto e di evitarne via via le molteplici imperfezioni, hanno poi finito, se molto ripetuti,  conforme alla legge mnemo- nica dellantonomizzazione graduale della parte dal tutto,  per compiersi senza pi bisogno di alcun  impingimento  o coadiuvamento affettivo di qualsiasi genere, sia primario ese- cutivo che secondario correttivo. Si usa quindi dire che l auto- nomizzazione degli atti  scarica  lattenzione, che cos pu rivolgersi altrove. ? Ed  appunto perch non richiedono pi Ja nostra atten- zione e si compiono senza il concorso dalenn elemento affet- tivo di qualsiasi sorta che gli atti automatici ci appaiono sempre come  incoscienti :  La coscienza, scrive il Maudsley, presiede al processo di adattamento, ai tentativi, all acquisto della pratica dei diversi mezzi pei rispettivi fini, ai succes- sivi gradi dellorganizzazione; essa viene a mancare quando abilit  perfetta >. ?  Labitudine, scrive alla sua volta il James, diminuisce lattenzione cosciente con cui  nostri atti sono eseguiti. Si pu spiegare ci, astrattamente, nel modo seguente: Se un atto richiede per la sua esecuzione una catena di eventi ner- vosi successivi, nella prima esecuzione di quest atto la volont cosciente deve  scegliere  ciascuno di questi eventi da un numero di errate alternative che tendono di per s a presen- tarsi. La coscienza, infatti,  sempre e principalmente un ! Cfr. H. E. KoHN, Zur Theorie der Aufmerksamkeit. i Riemeyer, 1895, p. es., pagg. 19, 27. 2 MEUMANN, op. cit.: Intelligenza und Wille, 23. * MAUDSLEY, op. cit.: The Pathology of Mind, 9. 54 | E. RIGNANO agente selezionatore (a selecting agency). Ma labitudine presto fa s che ciascun evento chiama dietro a s il suo dovuto suc- cessore senza che nessun altra alternativa venga a presentarsi,  senza alcun riferimento alla volont cosciente, finch alla tine lintera catena si svolge da s appena avviene il primo evento, come se questo e il resto della catena si fossero fusi in un unica corrente . ! Nella stessa guisa che un atto automatico rappresenta unattivit nervosa la quale tuttavia resta incosciente a difetto dalcuna tendenza affettiva che la accompagni, cos ogni ecci- tazione nervosa dei nostri sensi, che pur arrivi alla sua sede sensoriale, rester incosciente se non sar atta a destare in noi unaffettivit qualsiasi. Mentre ogni eccitazione nervosa dei nostri sensi che pervenga a  svincolare  una qualsiasi delle intinite tendenze affettive che si trovano allo stato potenziale nel cervello sar, invece, suscettibile di apparirci in seguito come cosciente; ci che si esprimer anche col dire che essa  riuscita dl  impadronirsi del sensorio :  eine Ner- venerregung, welcher es gelungen ist, sich des Sensorium zu bemi:ichtigen . * | Ne consegue che, tutte le condizioni oggettive e sensi- tivo-periferiche rimanendo le stesse, dipender dall essere o non essere la nostra attenzione rivolta altrove, e dal grado di intensit e di resistenza della rispettiva affettivit primaria,  da cuni deriver la sua forza di esclusione d ogni altra ten- lenza affettiva da essa diversa,  se dati stimoli rimarranno del tutto inavvertiti o ci appariranno come sensazioni co- scienti. *  Milioni di oggetti del mondo esterno, scrive il James, sono presenti ai miei sensi e tuttavia mai entrano a far parte della mia esperienza. Perch? Perch essi non hanno interesse per me. La mia esperienza  ci cui io acconsento li prestare attenzione. Solo quegli oggetti cui io faccio atten- zione formano la mia mente; senza interesse selettivo lespe- rienza  un vero caos. L'interesse soltanto d accento e tono, 1 W.JamEs, op. cit.: The Principles of Psycholoyy, Vol. I, pagg.114, 139. ? G. E. MULLER, op. cit.: Zur Theorie der sinnlichen Aufmerksamkeit, pag. 77. ni MULLER, op. cit.: Zur Th. d. sinnl. Aufm., 1; KULPE, art. cit.: The Probl. of. Att., 40-11; OsrwaLb, op. cit.: Vorles. ii. Naturphil., 400 e segg.  \ CAPITOLO Il. 55 luce ed ombra, sfondo e rilievo, in una parola prospettiva intelligibile .! | Laffettivit primaria duno stato dattenzione rivolto altrove pu essere cos intensa da impedire che pervengano a coscienza persino le eccitazioni pi forti, che iu altri mo- menti ci apparirebbero come estremamente dolorose e deste- rebbero in noi la pi viva affettivit tendente ad eliminarle. Classico, p. es.,  il caso del martire cristiano, la cui atten- zione tutta rivolta alle visioni celesti che lo rapivano glim- pediva di sentire alcuna pena dalle scottature o lacerazioni Stesse le pi tremende che venivano inflitte al suo corpo. Non meno tipico  il caso di Roberto Hall, alcuni dei pi eloquenti dliscorsi del quale venivano pronunziati mentre egli era sotto lazione dun disturbo viscerale, che lobbligava a rotolarsi dagli spasimi sul pavimento appena scendeva dal pulpito. E tuttavia, durante il suo discorso, tutto infiammato com'era pel suo soggetto, egli rimaneva completamente inconscio dell irri- tazione prodotta sui suoi nervi dal terribile calcolo che cacciava le sue punte acuminate in tutta la sostanza dei suoi reni.  Tutta una serie di fatti per dimostrano che anche le ecci- tazioni nervose che non pervengono a svincolare alcuna aflet- tivit, a destare la nostra attenzione, je che perci restano incoscienti, arrivano tuttavia lo stesso fino alla loro sede sen- soriale:  Il fatto che talvolta diveniamo coscienti di alcune impressioni sensoriali, p. es. dei tocchi d un orologio, anzich subito, solo dopo qualche tempo che lo stimolo ha agito sul nostro organo di senso, sta a denotare che leccitazione arriva . pur sempre fino al dovuto suo punto darrivo (dass die Erre- gung bis zu ihvem Endziele richtig eindringe), ma che il  sen- sorio  pu trovarsi casualmente in uno stato tale, da non potere accogliere in quel momento lo stimolo cos condottogli . * La stessa  lotta  fra i diversi stati d attenzione, che i molteplici stimoli del mondo esterno tenderebbero a destare,  lotta derivante dal fatto che una sola pu essere la ten- denza affettiva primaria attiva in ciasenn dato momento,  1 JAMES, op. cit.: Princ. of. Psych., I, 402; cfr.,.p. c8., anche G. VILLA, La psicologia contemporanea, Bocca, Torino, 1911, pag. 267-268. ? W. B. CARPENTER, Principles of mental Physiology, Seventh edition. London, Kegan Paul, Trench, Triibner & C., 1896, pag. 138. 3 MULLER, op. cit : Zur Th. d. sinnl. Aufm., pag. 105. 56 BR. RIGNANO  sta a denotare che le eccitazioni nervose, quale che sia la loro sorte rispetto alla  coscienza , raggiungono sempre il loro centro psichico ordinario, altrimenti non potrebbero tendere a svincolare ciascuna la rispettiva affettivit:  Se nella lotta dei diversi stimoli per accaparrarsi la coscienza luno di essi riesce vittorioso, noi diciamo, a seconda dell intensit del rispettivo processo cosciente, che siamo attenti ad esso .   Ma noi non possiamo affermare, che quelle eccitazioni, le quali in causa della nostra attenzione rivolta altrove non ci pervengono a coscienza, tuttavia non penetrano perci nel- l'organo della coscienza, cio nella scorza cerebrale , ! Jos, p. es., a me succede spesso di leggere per mio conto mentalmente il giornale mentre nella stessa stanza gli altri di famiglia parlano fra di loro o uno legge allaltro un qualche libro o magari un passo diverso dun altro giornale. Alenne volte non mi riesce di fermare lattenzione su quello che leggo io perch mi desta interesse quello che sento leg- cere. Altre volte ci mi riesce invece benissimo e allora  non sento pi  le parole del mio vicino. Tutto ad un tratto per una parola pronunciata dal lettore, colla stessa intensit di voce di tutte le altre (come lo garantisce il fatto che questo lettore legge con voce monotona, sempre uguale), mi distoglie di nuovo completamente dalla mia lettura e mi spinge a pre- stare di nnovo attenzione a quello che egli legge. Si ha cos un continuo alternarsi della mia attenzione dalla mia alla altrui lettura, e viceversa. Il fatto stesso di questa lotta fra i due stati dattenzione dimostra dunque, ripeto, nel modo. pi sicuro, che le eccitazioni nervose prodotte dalle parole pronunciate ad alta voce dal mio vicino giungono lo stesso dentro di me fino alla loro base o centro sensoriale, anche nei momenti in cui non presto attenzione ad esse; altrimenti non potrebbero mai l'una o laltra di esse arrivare a destare il mio interesse, a  carpire  la mia attenzione. La stessa cosa  dimostrata da tutti i cosiddetti  stati di distrazione , che altro non sono, in sostanza, come sopra rile- vammo, che primi accenni fisiologici di quegli sdoppiamenti della propria personalit, che sono stati studiati per ora quasi i KOHRN, art. cit.: Zur Th. d. Aufm., 19; e: Srtamunp EXNER, Enticurf su einer physiologischen Erkliruny der psychischen Erscheinungen. I Theil, Leipzig und Wien, Deuticke, 1894, pag. 72. CAPITOLO II. DI esclusivamente nelle loro forme patologiche. Cos, nel nostro ultimo capitolo citeremo il ceso della chiusura a chiave dun nostro cassetto mentre la nostra aftenzione era rivolta altrove: segno che tutte le eccitazioni nervose dordine visivo par- tenti dalla chiave e dal buco della serratura dove la chiave doveva essere fatta penetrare erano giunte ugualmente  a destinazione , anche se rimaste del tutto incoscienti. A chiunque sar capitato di camminare distratto per la strada scansando tuttavia, senza urtarli, viandanti e veicoli di tutte le sorta che gli si paravano davanti. La stessa nostra discesa  incosciente  per un ripido sentiero, sopra rammentata, denota quanto completa sotto tutti i rapporti deve essere stata la , la nuova avrebbe da invadere. pi o meno il territorio di questa affettivit primaria gi desta. Come dicevamo alla fine del capitolo precedente stesso, ci resta ora da passare all'esame degli effetti che derivano alle sensazioni e immagini e idee e a tutto il processo intel- lettivo in genere da questintima - natura di contrasto affet- tivo e da questa caratteristica fondamentale d unit di coscienza, proprie lellattenzione. Effetti, che si possono riassumere e sintetizzare nelle due sole parole: vividit e connessione. (30) E. RIGNANI) Prima per di passare a questo esame occorre intendersi bene su questa parola  vividit , alla quale solo di recente si  cercato di dare un significato preciso. Tutti hanno sempre avuto, infatti, per via dintrospezione, abbastanza chiaro il concetto di una sensazione di grande o piccola  intensit , distinto dallaltro di una sensazione o un ricordo pi o meno  vivi . A_ tutti sar capitato, p. es., nel silenzio della notte, di avere talvolta una sensazione  molto viva  dun tenuissimo fruscfo come di qualcuno che entri furtivamente nella nostra camera da letto. Il pensiero di un postro caro defunto pu evocare  vivissimo  il ricordo delle sue ultime parole pronunciate con voce quasi impercettibile. Mentre si pu avere un ricordo ben  sbiadito  dun fragore intenso del passato che non ci abbia particolarmente inte- ressati. Ma  soltanto in questi ultimi tempi -che dagli psicologi  stata fatta rilevare espressamente la differenza sostanziale fra  intensit  e  vividit .  ; E pi che tutti vi ha insistito ultimamente il Semon:  La  vividit  di una sensazione  una propriet del tutto distinta dalla  intensit  determinata dalla grandezza dello stimolo . Ed osserva acutamente:  Il ricordo di un  fortissimo , per quanto sbiaditamente possiamo ora rievo- carlo,  pur sempre un  fortissimo  e non ha la bench mi- nima rassomiglianza colla sensazione di un  pianissimo 5. Ma come sarebbe possibile nel comparare sensazioni attuali con sensazioni rievocate valutarne le rispettive differenze anche minime di intensit, se questa intensit, nella sna fase mnemo- nica, non dir non si mantenesse costante, ma non contenesse almeno un elemento costante? . Da questi e da altri consimili fatti si  portati perci a i Cfr., p. es., W. WUNDT, op. cit.: Grundzige der physiologischen Psy- chologie, I Bd., 323, III Bd., 339; E. B. TITCHENER, op. cit.: Psychology of Feeling and Attention, 182, 219; G. VILLA, op. cit.: La psicologia con- temporanea, 268, e seg..  R. SEMmON, Die mnemischen Empfindungen. Leipzig, Engelmann, 1909, pagg. 241, 330-331, 385. CAPITOLO III. 6l concludere che l  intensit  duna sensazione rientri nella sua  specificit , cio a dire costituisca uno degli elementi di quest'ultima, e sia quindi accumulabile mnemonicamente come tale. Cos, p. es., per le sensazioni visive,  noto che ven- gono per lo pi assunti, sullo stesso piede di altrettante sorta di specificit, i tre elementi del colore, della saturazione e del- l'intensit luminosa (Farbenton, Siittigung und Helligkeit).  Invece la  vividit  maggiore o minore duna sensazione o dun ricordo si  portati a ritenere, da tutta unaltra serie di fatti di cui alcuni esamineremo pi innanzi, non sia dovuta che ad un aumento od una diminuzione nella quantit attiva di energia nervosa specifica, costituente tale sensazione 0 tale ricordo. Ci premesso, facile sar comprendere, anzitutto, come lo stato dattenzione possa pervenire ad aumentare la vividit delle sensazioni e percezioni: L  aggiustamento  dell'organo di senso avendo per ri- sultato di esporre lorgano stesso e il nervo relativo allazione dello stimolo in modo da rendere massimo leffetto eccitatore di questultimo, la vividit duna sensazione riuscir di tanto maggiore quanto pi perfetto sar laggiustamento in que- stione. Ora, il fatto che laffettivit primaria dello stato dat- tenzione  mantenuta  in sospeso  dal contrasto colla secon- daria d appunto maggior tempo al rispettivo organo di senso per condurre a termine il proprio aggiustamento; e anzi, in alcuni casi particolari pi delicati, gli concede tutto il tempo necessario per perfezionare ancora maggiormente tale suo aggiustamento per via dun ulteriore  scelta affettiva  dei processi daggiustamento stessi. Nel medesimo tempo, col te- nere fisso a lungo l'organo di senso rivolto verso l oggetto, permette la cosiddetta  sommazione degli stimoli  e rende cos possibile, ai pi forti, di aumentare ancora la vividit delle rispettive eccitazioni, e a molti dei pi deboli, le cui eccitazioni avrebbero altrimenti troppo poca vividit per riu- scire avvertibili, di arrivare a superare anch essi la soglia della percezione. i Cfr., p. es., H. von HELMHOLTZ, Vortriige und Reden, Fiinfte Auflage, Erster Band, Braunschweig, Vieweg, 1903, Die Gesichtsempfindungen, in ispecie pag. 307 e segg.; e W. WuNDT, Grundrisse der Psychologie. Leipzig, Engelmann, 1907, pagg. 33-75. S uu E. RIGNANO Per ci non basta. Le esperienze stereoscopiche dellHelm- holtz, infatti, nelle quali, pure essendo esclusa ogni possibilit di movimento o di aggiustamento degli occhi, egli riusciva a scorgere l una o l altra delle due imagini diverse contendentisi il campo visivo col solo prestare attenzione all'una o allaltra; quelle dellHelmholtz stesso sulla percezione dei singoli ton armonici costituenti il timbro duna data nota fondamentale; e molti altri fatti consimili, in cui si ha un aumento di vivi- dit di date sensazioni a scapito di altre senza tuttavia che n laggiustamento dellorgano rispettivo n la durata despo- sizione possano entrarci per niente, escludono nel modo pi assoluto che ogni aumento di vividit prodotto dallattenzione possa sempre riportarsi al semplice fatto del ricettamento maggiormente facilitato o maggiormente prolungato dello stimolo. !  duopo quindi ricorrere, in tali casi, a qualche ulteriore processo pi o meno analogo sotto certi rispetti a quello ben noto dell'aumento di vividit prodotto dalla visione binoculare e dalla udizione biauricolare. LExner cita, p. es., la vecchia esperienza dei cacciatori, i quali a un certo grado di oscurit, se vedono ancora la selvaggina con tutti e due gli occhi aperti, non la vedono pi quando ne chiudono uno per mirare:  Le vie centrali, che trasmettono le rispettive sensazioni,  cos spiega il nostro autore il fenomeno,  sono comuni per tutti e due gli occhi; ne consegue che l'eccitazione dun dato cono della retina dellocchio sinistro ha lo stesso effetto che un aumento della eccitazione del corrispondente cono delloc- chio destro .  In altre parole, ambedue Je eccitazioni S ri- versano,  naturalmente solo da un dato punto in poi,  nelle medesime vie del cervello e il risultato di questo loro sommarsi  che si ottiene uneccitazione sufficientemente forte tale da potere essere percepita .? Anche nei casi ora menzionati di ravvivamento prodotto dall attenzione per s stessa si potrebbe dunque avere un 1 Cfr.. p. es., H. von HELMBOLTzZ, Handbuch der physiologischen Optik. Dritte Aufl., Dritter Bd., Hamburg und Leipzig, Voss, 1910, $ 32: Wettstreit der Sehfelder, in ispecie pagg. 402-410; lo stesso, op. cit.: Vortr. u. Reden, I Band, Vorlesung iiber die physiologischen Ursachen der musi- kalischen Harmonie, in ispecie pag. 146 e segg. ? S. EXNER, Fatwurf zu einer physiologischen Erkliirung der psychischen Erscheinungen, I Theil, Leipzig und Wien, Deuticke, 1894, pagg. 181-182, 183. CAPITOLO II. 63 sommarsi consimile di due eccitazioni fra loro specificamente uguali, solo che l'una potrebbe essere dovuta ad un evoca- zione mnemonica prodotta dall attenzione, anzich essere essa pure il risultato di uno stimolo effettivo attuale: qualche cosa, insomma, di perfettamente analogo alla  percezione antici- pata >, nella quale gli elementi mnemonici evocati al primo presentarsi duna viva sensazione bruta si fondono poi, se di uguale specificit, con quelli sensoriali pi deboli e pi tardivi a prodursi, aumentandone la rispettiva vividit ed affrettando cos la percezione completa dell oggetto. Infatti, una tendenza affettiva implica di per s, se desta, la sensazione o limmagine delloggetto che si appetisce o da cui si rifugge, e per conseguenza implica anche la sua colle- ganza mnemonica con tutto quanto si riferisce direttamente o indirettamente all'oggetto medesimo:  Listinto sessuale, la fame, la sete, la paura e le altre consimili tendenze affettive organiche agiscono come una bacchetta magica nel rievocare le immagini che siano per esse piacevoli o che abbiano con esse una relazione qualsiasi .! Cos la fame, eyocando in un carnivoro il ricordo dellacre odore della selvaggina gi sbranata e divorata in passato, ne acuir la sensibilit rispetto a un tale odore; mentre render un animale erbivoro pi sensibile solo rispetto ai delicati aromi dei pascoli. | Quindi anche lo stato d attenzione dovr tendere a pro- vocare, in anticipazione alle sensazioni reali, una quantit di elementi muemonici relativi a quanto  appunto oggetto del- lattenzione stessa. E se le successive sensazioni effettive co- incideranno nelle rispettive specificit con questi elementi. mnemonici cos evocati in anticipazione, si avr anche in tal caso la  fusione  degli elementi mnemonici coi sensoriali, con aumento corrispondente della vividit di questi ultimi.  questa, si pu dire, la tesi dellHelmholtz e del Miiller :  Non vi  forse,  cos p. es. scrive il primo a proposito delle sopra citate sue esperienze stereoscopiche,  nessun altro fenomeno cos adatto come questo (la lotta fra i due campi visivi) per studiare i motivi atti ad attrarre lattenzione. Non basta avere soltanto l'intenzione di vedere ora con un occhio e ora collaltro, bens bisogna sforzarsi di rievocare nel | P. FLECBESIG, op. cit.: Gehirn und Seele, pag. 29. 64 E. RIGNANO modo pi distinto possibile V immagine sensoriale di ci che de- sideriamo di vedere .! Parimente il musicista esperto che presti viva attenzione ad un tono fondamentale d un dato timbro per seeverarne | singoli toni armonici non fa con ci che rappresentarsi in anticipazione, per via devocazione affettiva,  come debbono risuonare i toni che egli cerca .* Quando lanima dirige la propria attenzione sopra una data sensazione, p. es. sopra un dato tono, serive alla sua volta il Miiller, essa non fa altro che cercare  di riprodurre in s stessa lo stato nel quale essa si trovava, quando le fu dato in passato di sentire questo tono .   Allo stimolo, cui noi rivolgiamo volontariamente la nostra atterzione, viene in tal modo resa pi facile la sua azione sullanima che non se esso dovesse riuscire ad imporla dopo avere superato colle sole sne forze resistenze maggiori; e c' da aspettarsi che venga anche a produrre nel primo caso una sensazione note- volmente pi forte che nel secondo, in quanto che gli effetti di quella intenzione dellanima s sommano con quelli dello sti- molo esterno .? Tuttavia anche questa evocazione anticipata di dati ele- menti mnemonici, che poi fondendosi con quelli sensoriali dnno a questi ultimi un risalto maggiore, non basta a spiegare gli effetti del tutto consimili di maggior ravvivamento che ha lo stato dattenzione anche in riguardo ai semplici ricordi. Giacch qui evidentemente non si ha a che fare che con ele- menti mnemonici soltanto. E siccome nel caso della percezione dun oggetto la mag- gior vividit di dati caratteri od attribuiti rispetto a certi altri  risultata provenire, come abbiamo visto, dalla fusione di dati elementi mnemonici cogli elementi sensoriali di medesima spe- cificit, corrispondenti a questi caratteri od attributi, cos nel caso di pure immagini mnemoniche la prima idea che viene spontanea alla mente  quella di concepire la consimile mag- giore vividit di questo o quellelemento mnemonico rispetto 1 H. von HELMBOLTZ, op. cit.: Vortr. u. Reden, I, 348. ? H. von HeLmHoLTZ, Die Lehre von den Tonempfindungen, citato dal MULLER, pagg. 49-50.  G. E. MULLER, op. cit.: Zur Theorie der sinnlichen Aufmerksamkeit, pagg. 5, 47. CAPITOLO Ill. 65 a certi altri, a seconda che lattenzione si rivolga ad esso o agli altri, come dovuta a un maggior numero di erocazioni s- multanee di questo elemento che ha attirato 1 attenzione; le quali, fondendosi poi tra loro, darebbero ununica evocazione risultante di altrettanto pi viva. Tale simultaneit di evocazioni molteplici sarebbe alla suna volta resa possibile dalla propriet stessa di ciascuna associa* zione mnemonica di tendere a riprodurre nella sua integrit il sistema complesso che abbia lasciato un accumulazione mne- monica di s. Di modo che basterebbe che un dato elemento fosse comune a due o pi associazioni, e che i rispettivi si- stemi cui esso appartenesse venissero evocati nel medesimo momento, affinch se ne potessero avere altrettante evocazioni simultanee e un accrescimento corrispondente della sua vivi- dit:   meraviglioso, osserva il Galton, quanto viene aumen- tata la vividit dun ricordo quando due o pi vincoli d asso- ciazione sono eccitati simultaneamente . !   questa appunto la tesi sostenuta, come  noto, anche dal Semon, sebbene la sua terminologia non troppo felice e il persistere che egli fa nel vecchio concetto che considera il fenomeno mnemonico come una fraccia od impresstone, an- zich come un aceumulazione specifica, oscuri tutto il Suo dire. * Questa spiegazione pu certo valere in molti casi, come quando, p. es., il ricordo dun qualche carattere dun dato. oggetto tenda ad evocare, per associazione sensoriale, tutti i restanti caratteri dell'oggetto medesimo, mentre un qualche interesse, destatosi per uno di questi caratteri in particolare, tenda ad evocare questultimo anche per evocazione affettiva. Ma il fatto che la vividit d una evocazione mnemonica sensoriale cresce colla cosiddetta  intensit   cio a dire, ancor qui pi propriamente, colla  vividit   della tendenza affettiva corrispondente denota che neppure tale evocazione - molteplice basta a render conto di tutti quanti i processi di rav- vivamento prodotti dall attenzione, imperocch in tali casi non si ha che un agente evocatore unico e sempre lo stesso, rap- presentato dalla affettivit pi o meno viva. A spiegare questo crescendo di vividit delle evocazioni sensoriali col crescere della vividit della rispettiva tendenza ! F. GALTON, Op. cit.: Inquires into human Faculty, 108. 2 SEMON, op. cit.: Die mn. Empf., p. cs., pag. 286 e segg. R:iGxAxO, lsicologia del ragionamento 5 . 606 E. RIGNANO affettiva  d'uopo quindi ricorrere ad altra ipotesi, p. es. che la porzione svincolata dellaceumulazione sensoriale possa cre- scere 0 diminuire a seconda della vividit della rispettiva af- fettivit svincolatrice. Per usare lespressione dell Exner, si potrebbe ammettere, cio, che lazione di  spianamento  (Bahnung) rispetto allevocazione sensoriale, esercitata da una data affettivit, cresca col crescere della GRastio d energia attiva costituente quest ultima.  Ogni accumulazione d energia implica, infatti, la possibi- lit tanto d uno svincolamento totale quanto d uno svincola- mento pi o meno parziale. E questo deve valere anche per - le accumulazioni di energia nervosa, di qualunque sorta esse siano. Da ci una  graduabilit di svincolamento  ammessa anche dallo Sherrington, p. es. per la intensit della risposta di questo o quel riflesso, in relazione al grado ai intensit dello stimolo svincolatore. * LOstwald parimente rileva che tutti gli  svincolamenti  denergia nervosa implicano sempre anche un processo rego- latore o graduatore della quantit d energia svincolata e che per conseguenza la quantit d energia svincolata dipende sempre, da una parte, dalla quantit dell energia svincolante (einerseit$ von dem Betrage der auslsende Nervenenergie), e, dallaltra, dalla quantit d energia immagazzinata suscet- tibile di essere svincolata (anderseits, von dem Energievorrath der zur Auslsung bereit liegt). * Tuttavia taluni casi di ravvivamenti molto notevoli di evocazioni sensoriali, anche quando queste non possono avere che unaccumulazione mnemonica modesta, e dovuti quindi in modo troppo manifesto solo al fatto della vividit eccezio- nale dell affettivit evocatrice, fanno dubitare che neppure la graduabilit dello svincolamento sia sufficiente a spiegarli. A qual grado possa giungere questo ravvivamento di date evocazioni sensoriali per opera d una tendenza affettiva molto intensa  provato, come  noto, dalle  allucinazioni , in ispecie da quelle persistenti. Nelle quali I apporto mnemonico senso- ! Cfr. ExNER, op. cit.: Entweurf su einer physiol. Erkl. der psych. Ersch., pag. 76 e segg. ? Cfr. C. S. SHERRINGTON, op. cit.: The integrative action of the nervous System, p. es., pagg. 5, 74-76, ecc. $ W.OsTwALD, op. cit.: Vorlesungen iiber Naturphilosophie, 355-356, 426  segg. CAPITOLO 1II. 07 riale non corrispondente alla realt,  cio a dire, non coin- cidente nelle rispettive specificit colle sensazioni eftettive che tenderebbe a provocare il mondo esterno,  dopo essere stato evocato dalla rispettiva tendenza affettiva viene nel tempo stesso da quest ultima tanto ravvivato da acquistare una energia viva capace di resistere a quella degli elementi senso- riali, i quali tenderebbero ad inibire le evocazioni mnemo- niche da essi specificamente diverse e che invece ne restano inibiti. Tali allucinazioni, di cui la paura e la mania di persecu- zione da una parte e le visioni estatiche dallaltra ci offrono gli esempi pi famigliari, e tutti gli altri casi pi o meno consimili in cui sotto lazione dunaffettivit intensa la vivi- dit dellevocazione mnemonica supera notevolmente e persi- stentemente quella della sensazione effettiva, sembrano proprio stare a denotare un vero ed effettivo  rafforzamento  operato dalla tendenza affettiva sullevocazione mnemonica; rafforza- mento tanto maggiore quanto maggiore l intensit o vividit della prima. N la cosa si presenta come inammissibile. Ch, anzi, pu ritenersi ben probabile che le singole accumulazioni specifiche appartenenti ad una medesima qualsiasi associazione mnemo- nica si rafforzino  a vicenda nel loro evocarsi, nel senso che parte dell'energia svincolata da quelle che ne sono maggior- mente dotate possa andare ad aumentare l energia viva di quelle che ne sono dotate meno, grazie al trasformarsi del- l'energia specifica delle une in quella specificamente diversa delle altre.  questa, anzi, lunica interpretaztone che  pos- sibile dare alla cosiddetta.  eccitazione  o al cosiddetto  im- pingimento  di un dato centro nervoso o di una data attivit fisiologica in genere per opera di un altro centro o di unaltra attivit, allorquando queste parole  eccitazione  e  impingi- mento  intendono significare qualche cosa di pi di una semplice  evocazione  o dun semplice  svincolamento . E siccome poi una tendenza affettiva rappresenta per lo pi una riserva d'energia ben maggiore di quella duna sin- gola accumulazione mnemonica sensoriale, cos il ravvivamento da essa operato sullevocazione di questultima non sarebbe che la conseguenza della grande quantit di energia che essa sprigionerebbe nel suo destarsi.  questa, si pu dire, lopinione che conta oggi maggior 605 E. RIGNANO numero di aderenti, sebbene sia per Jo pi espressa nelle forme pi vaghe ed ambigne. Cos, p. es., il Pillsbury ritiene che 1  impingimento  esercitato. dallattenzione sui centri sensori, tanto nel loro stato percettivo che in quello evocativo, sia del tutto analogo a quello che certi riflessi esercitano gli uni sugli altri.  Secondo il Ladd, si avrebbe  un focalizzarsi dell'energia psichica (a focusing of psychical energy) sopra alcune fasi o sopra alcuni fattori od oggetti della coscienza ed un corri- spondente ritirarsi di tale energia da altre fasi o da altri fattori od oggetti .* Il Claparde rileva 1  azione dinamogenica  esercitata dall interesse sulle sensazioni ed evocazioni che destano tale interesse. , Il Semon, in aggiunta alla ipotesi sopra accennata dellau- mento di vividit in seguito ad evocazioni simultanee molte- plici dun medesimo elemento, si vede costretto a ricorrere anche a quella duna quantit limitata di  vividit disponi- bile  che si concentrerebbe ora su certi elementi dun dato complesso sensoriale o mnemonico e ora su certi altri. * E cos via. . | Qui ci basti di aver riassunto in tal modo, per sommi capi, i diversi possibili processi  suscettibili, naturalmente, di operare in molti casi gli uni in aggiunta degli altri  pei quali una tendenza affettiva, destata da date condizioni fisio- logiche interne o da date sensazioni od evocazioni sensoriali, pu pervenire, oltre che a rendere  coscienti , anche a  rav- vivare  queste sensazioni od evocazioni sue svincolatrici, e a evocare nel tempo stesso i pi diversi altri ricordi che abbiano con essa un qualsiasi rapporto, ravvivando questi pure tanto pi quanto pi sono per essa  interessanti . Ch cos po- tremo ora comprendere meglio, che non dal semplice cenno fattone nel capitolo precedente, la somma importanza che ha, per la esattezza delle nostre osservazioni, per la giustezza dei i W. H. PrLusBuURY, op. cit.: Attention, cap. XV: The Physioloyy of Attention, 2 G. FE. Lapp, Psychology Descriptive and Explanatory. London, Long- mans Green, 1894, pag. 66. 3 E. CLAPAREDE, Lassociation des ides. Parie, Doin, 1903, pag. 188 e segg. 4 SEmon, op. cit.: Die mn. Empf., pagg. 341-342, 352, 386. CAPITOLO 111, (59 nostri giudiz, per la validit e consistenza di tutto il processo conoscitivo in genere, il fatto dell essere lattenzione costituita dal contrasto di due affettivit opposte. Gi sopra vedemmo, infatti, come in grazia di questo con- trasto, che mantiene a lungo in sospeso laffettivit primaria, l aggiustamento  dell'organo di senso abbia tutto il tempo di compiersi e in alcuni casi anche di perfezionarsi maggior- mente e come, in aggiunta a ci, l'esposizione prolungata del- l'organo di senso alla sorgente stimolatrice, permettendo la  generali ha dato luogo fra i filosofi a discussioni interminabili e che da taluni  stata persino negata la possibilit della loro esistenza nella nostra mente. ; Il concetto di  cane , p. es.,  fra quelli che pi ha dato da fare ai filosofi:  Chi ha mai visto, scrive il Max Miiller, un cane? Possiamo vedere un bracco, un levriere, un bassotto, possiamo vedere un cane bianco, nero, bruno, ma nessun occhio 1 I. E. MitLER, op. cit.: The Psychology of Thinking, pag. 290, 213. CAPITOLO V. 113 umano ha mai visto un cane . Lo stesso vale pel concetto di  albero  :  Nessuno ha mai visto un albero, ma solo questo o quell abete, questa o quella quercia, questo o quel melo. Albero  un concetto e, come tale, non pu mai essere veduto o percepito dai sensi, non pu mai assumere alcuna forma. fenomenale o intuizionale . ! Questo  giusto; solo che il Max Miiller non vede come tutte queste difficolt di per s scompaiano appena si rico- nosca la natura del concetto essere, non gi dordine per- cettivo, bens semplicemente e puramente dordine affettivo. E che un qualche sostrato affettivo, magari diverso dall ori- ginario, e magari anche diverso di volta in volta a seconda dei casi, sia sempre pronto a riapparire, alla prima occasione propizia, anche in quei nomi comuni o concetti nei quali meno sarebbe ormai da aspettarsi di trovarne ancora.delle vestigia, lo dimostrano appunto questi concetti di carne e di albero: Da un cespuglio, p. es., sbuca urlando un animale. Il fanciullo atterrito fugge a nascondere il capo nel grembo della mamma. Sciocco, questa gli dice, non vedi che  un cane?  E sotto i cocenti raggi del sole il viandante estenuato grida lietamente al compagno: Ecco laggi un bero sotto il quale potremo riposarci. Da questi pochissimi esempi, scelti, come cerchiamo sempre di fare, fra i pi semplici e i pi tipici ad un tempo, vediamo dunque che i  nomi comuni  0  concetti  pi famigliari non rappresentano altro che classi di oggetti, magari i pi diversi fra loro, ripetiamo, sotto altri rapporti, ma tutti equni- valenti fra loro rispetto a qualche nostro bisogno o qualche nostra tendenza affettiva. In altre parole, ogni nome comune, ogni concetto, non , in sostanza, che un semplice raggruppamento affettivo: In una pluralit di oggetti, percettivamente magari diversissimi fra loro, scopriamo una medesima capacit soddisfattiva d una data nostra affettivit, dun dato nostro bisogno o desiderio, e con ci riduciamo la pluralit stessa ad unit:  Ogni volta i M. MiiLLER, op. cit.: The Science of Thought, pag. 78-79. RiGxaNO, Psicologia del ragionamento 8 114 | i. RIGNANO che formiamo una classe riduciamo la molteplicit ad unit, e scopriamo, come diceva Platone, luno nei molti . * Ne deriva, come conseguenza immediata, che si potranno avere tanti modi di classificare il medesimo: numero di oggetti quanti sono i punti di vista affettivi diversi, quante sono le sorta di desideri che essi potranno suscitare, quanti sono gli scopi od interessi cui essi possono servire:  Vi , in tesi ge- nerale, un numero illimitato di modi di classificare qualsiasi gruppo di oggetti . * Notiamo che questa classificazione affettiva, spiccatamente  soggettiva , contiene gi in s, in germe, quella scientifica, detta a torto  obbiettiva . Infatti, se dati oggetti sono atti a soddisfare tutti la medesima affettivit questo non pu dipendere che dal fatto di avere effettivamente qualche pro- priet o caratteristica in comune. Le cose, p. es., che tanto ci piacciono perch dolci, contengono tutte date sostanze molto simili nelle loro propriet chimiche; le stotfe che soddisfano il bisogno dell'organismo di venire riparato dal freddo hanno tutte la propriet fisica di essere corpi cattivi conduttori del calore; le fiere, che il selvaggio raggruppava in una sola cate- goria perch ugualmente temibili, hanno tutte certi caratteri zoologici, non posseduti invece dagli animali erbivori che lnomo primitivo classificava fra quelli da addomesticarsi onde trarne il latte e mangiarne le carne. E cos via. . Una obbiettivit  di gran lunga maggiore fu per rag- giunta solo in seguito con le classificazioni indirettamente affet- tive, cio a dire utilitarie, o tecniche. Esse si riferiscono, come  noto, ai var animali, alle varie piante, alle varie forze in genere della natura a seconda dei loro prodotti o dei loro usi, oppure ai vari generi di strumenti di lavoro ed alle varie ma- . terie prime che questo lavoro deve trasformare: ai vari mezzi, insomma, atti a raggiungere questo o quel fine o risultato. E coll estendersi incessante dellopera trasformatrice dell uomo, rivolta a modificare sempre maggiormente a suo vantaggio lambiente esterno, esse si svilupparono via via sempre pi e in parte surrogarono quelle puramente e semplicemente affettive. Esse risultarono maggiormente * Contemporaneamente a questa sua attivit trasformatrice e adattatrice del mondo esterno ai propri molteplici e sva- riati bisogni, che ha spinto luomo a passare dalla classifica- zione puramente affettiva a quella utilitaria, procedeva e si sviluppava, spesso autonoma, la sua attivit conoscitiva, la quale lha spinto a passare dalla medesima classificazione affettiva originaria a quella concettuale-scientifica propria- mente detta. i  iufatti a tutti noto come anche la scienza abbia attra- versato una fase primordiale nella quale le speculazioni scien- tifiche erano esclusivamente rivolte alla classificazione affettiva dei fenomeni. Cos, tutti quanti i fenomeni celesti un po eccezionali, come larcobaleno, le comete, le eclissi, Je congiunzioni straor- dinarie dei pianeti, e simili, erano causa continua di paure o di speranze superstiziose; da ci le speculazioni dei primi astrologi rivolte a classificare questi fenomeni fra quelli por- tanti fortuna o fra quelli portanti sventura. ! Parimente, lo stimolo dei Greci a trovare analogie fra fenomeni era l'inquietudine prodotta da fenomeni non ancora classificati affettivamente:  Ci che gli scienziati greci inten- devano per spiegazione d un dato fenomeno, osserva benissimo il Vailati, non era tanto la sua analisi e scomposizione nelle sue parti elementari, o la determinazione delle leggi della sua produzione, quanto piuttosto il suo ravvicinamento o identifi-. cazione con altri fenomeni pi comuni e famigliari .   Come stimolo ed incentivo a questa operazione mentale, essi indica- vano espressamente 4 desiderio di liberarsi dalla inquietudine, 1 Cfr. S. JEevons, op. cit.: The Principles of Science, Vol. II, pa- gine 322-323. CAPITOLO Y. 119 e qualche volta anche, come p. es. nel caso dei fenomeni meteo- rologici che occupavano tanta parte nelle speculazioni dei Greci, il desiderio di emanciparsi dai timori che loro incuteva il prodursi dei fenomeni troppo differenti da quelli soggetti al loro proprio controllo. Una spiegazione che soddisfacesse a queste condizioni era, per essi, per ci solo, una spiegazione sufficiente . ! Anche in tempi a noi pi recenti, si pensi allimpor- tanza che ha avuto, p. es., il riconoscimento delle cos te- mute comete quali semplici pianeti solo ad orbite ellittiche molto allungate, la riduzione del misterioso arcobaleno ad un semplice fenomeno di rifrazione della luce, la spiegazione del fulmine che ha permesso di classificarlo fra le scariche elettriche, anzich fra le manifestazioni del corruccio divino. E cos via. Da questo bisogno d una classificazione affettiva dei fe- nomeni  sorto poi a poco a poco quello di conoscerne l ori- gine: Quando un fenomeno, non si riusciva a classificarlo direttamente fra altri a noi pi famigliari, si cercava per lo meno di vedere se derivava da alcuni di questi fenomeni a noi pi famigliari, diversamente fra loro combinati. Sorse cos ! bisogno scientifico di una storia delle cose. Ora lesperienza ha dimostrato che affinch da dati feno- meni a noi famigliari derivi sempre quel medesimo fenomeno non ancora a nei famigliare non  necessario che questi fenomeni siano ogni volta in tutto e per tutto identici fra loro, bens basta che lo siano solo rispetto ad alcuni loro attributi o caratteri. Quindi questi fenomeni, sotto tutti gli altri rispetti magari diversissimi fra loro, furono considerati equivalenti rispetto a questo fine di produrre il fenomeno che s trattava di spiegare. In tal quisa,la classificazione concettuale-scientifica propria- mente detta non differ in nulla, in sostanza, da quella utilitaria, perch la produzione del fenomeno da spiegare costitu il fine in base al quale si effettu la classificazione dei fenomeni restanti. | Ogni classe di fenomeni, comprendente tutti quelli equi- valenti rispetto al fine di produrre questo o quel fenomeno da 1 G. VAILATI, Il metodo deduttivo come strumento di ricerca, in op. cit.:  Scritti di G. Vailati , pag. 129. 120 l. RIGNANO spiegarsi, costitu appunto un concetto scientifico. E la desi- guazione di quel particolare attributo necessario e sufficiente a rendere tutti questi oggetti o fenomeni fra loro equivalenti rispetto a questo fine costitu una regola o legge scientifica :  Una regola, che viene ottenuta dalla osservazione di fatti, non pu abbracciare lintero fatto nella sua infinita ricchezza, nella sua inesauribile variet, bens essa non d che uno schizzo del fatto, rilevando ASIA solo quello che MARA ta per lo scopo tecnico 0 scientifico . La  schematizzazione  dei fenomeni non consiste appunto che nella riduzione loro a questo solo particolare attributo, che  lunico che interessa per la produzione del fenomeno desiderato. Ogni schematizzazione ha quindi sempre un sostrato affettivo od utilitario. E si potranno di conseguenza avere tante schematizzazioni diverse dei medesimi fenomeni quanti saranno i fini che serviranno ad esse di base.  in questa schematizzazione;  in questa riduzione dei fenomeni,  aggregati di qualit , alla sola loro qualit, per la quale soltanto essi sono fra loro equivalenti rispetto a questo  a quel fine da raggiungere;  in questa estrazione e conser- vazione, fra tutti gli elementi sensibili o attributi di pi svariati oggetti, di quello soltanto che sia necessario e sufficiente alla produzione dell'oggetto o avvenimento desiderato o del feno- meno che ci prema di spiegare ;  in questo, e solo in questo, che consiste tutto il processo di  generalizzazione  o di  astrazione .  Ed  per non avere visto questa base di vera e propriw classificazione affettiva od utilitaria, sulla quale riposa la for- mazione di ogni e qualsiasi concetto, che n il Locke, n il Berkeley, n il Max Miiller, n lo Stuart Mill stesso sono riusciti a comprendere l intima natura delle cosiddette  idee  generali od astratte. * LI ! E. MacH, Die Mechanik in ihrer Entwicklung historisch-kritisch dargestellt, Siebente Auflage, Brockhaus, Leipzig, 1912, pag. 69-70.  Cfr. TH. Ripor, Lrolution des ides gnrales, me d., Alcan, Paris, 1904, pag. 7 e seg.; E. MACH, op. cit.: Die Analyse der Empfindungen, pag. 266; W. OsrwaLD, op. cit.: Vorlesungen iiber Naturphilosophie, pag. 41; S. JEvons, op. cit.: The Principles of Science, Vol. I, pag. 80. 3 Cfr. J. LockE, op. cit.: An Essay concerning Human Understan- ding, Book III, Chap. III, p. es. $ 6, pag. 328; G. BERKELEY, op. cit.: A Treatise concerning the Principles of Human Kuowledge, Introduction, CAPITOLO V. 121 * * * La conseguenza di tutto quanto abbiamo fin qui detto  che pensare per mezzo di concetti  pensare per mezzo di classi di oggetti o fenomeni,  per mezzo di  fasci di cose , come s esprime il Locke,  fra loro equivalenti rispetto alla meta cui tende il pensiero. ! In altre parole, il ragionamento .fatto sopra un concetto generale od astratto vale per tutti quanti gli oggetti o feno- meni, i quali, pur diversissimi concretamente fra loro, hanno per tutti a comube quellattributo o quella qualit che li rende equivalenti rispetto al risultato o al fine da raggiungere colle operazioni od esperienze che il ragionamento immagina i eseguire su di essi. Di guisa che in una sola ed unica esperienza semplice- mente pensata vengono a condensarsi e a riassumersi le mille, diecimila, centomila esperienze, che, ove il concetto mancasse, dovrebbero eseguirsi col pensiero su ciascuno degli oggetti 0 fenomeni compresi nella classe che costituisce il concetto .Stesso. Da ci la maggiore portata, il maggiore  rendimento tecnico , del ragionamento generale ed astratto di fronte a quello particolare e concreto. Quello sta a questo, quasi di- remmo, come la composizione tipografica sta alla scrittura a mano degli antichi amanuensi; la prima, una volta eseguita, vale per tutte le copie che se ne vogliano tirare, mentre la seconda doveva venire ripetuta per ogni copia. Da ci, parimente, 1 accrescersi di tale  rendimento tecnico  del ragionamento ad ogni nuovo concetto o prin- cipio che permetta di considerare come equivalenti, rispetto al risultato da raggiungersi con una data operazione od espe- rienza da eseguirsi mentalmente, altri casi particolari, chg pag. 237-256, in ispecie $ 10, pag. 242, e $ 12, pag. 245; M. MicLeER, op. cit.: The Science of Thought, passim, p. es. pag. 267; J. STUART MILL, op. cit.: A System of Logic Ratiocinative and Inductive, Vol. II, Book IV, Chap. II: Of Abstraction or the Formation of Conceptions, $ 1, 2, 93, pag. 193-200. 1 Cfr. J. LOCKE, op. cit.: An Ezsay concerning Human Understanding, Book ITT, Chap. III, $ 1 e $ 20, pag. 326 e 335. [2 E. RIGNANO prima ci apparivano in tutto e per tutto diversi da quelli gi raggruppati nel concetto pi ristretto:  Il vantaggio, scrive il Mach, che offre ogni principio generale, consiste nel fatto che esso in gran parte ci risparmia di ripensare sopra ogni nuovo caso speciale .  Il progresso della scienza  consistito, appunto, nell ac- crescere di continuo questo rendimento tecnico del ragiona- mento, nel  potenziare  sempre pi questultimo, aumen- tando, a mezzo di sempre nuovi e pi larghi concetti, il numero e la variet delle esperienze particolari e concrete, semplicemente pensate, rappresentate dal ragionamento gene- rale ed astratto. Con ci essa ha ottenuto di rendere la  storia delle cose , la  descrizione  del modo di prodursi dei feno- meni, cio a dire la loro  spiegazione , la pi concisa pos- sibile (Principio di economia del Mach). Quanto al linguaggio, esso non ha, in questa creazione ed estensione sempre maggiore dei concetti, che un ufficio sus- sidiario e secondario. Il quale consiste, semplicemente, nel  fissare  e  conservare  i concetti stessi che la classifica- zione affettiva od utilitaria va via via scoprendo e creando, in modo che non vi sia bisogno ogni volta di ricostituirli da capo. In altri termini, la parola,  e, pi in genere, ogui e qualsiasi simbolo, mimico, fonetico o grafico,   come un  casellario , ove deponiamo gli oggetti classificati da questo o quel punto di vista affettivo od utilitario. Essa non ha, nella formazione di questi concetti, aleuna parte attiva e intrinse- camente fondamentale, come vorrebbe il Max Miiller, nella stessa guisa che nessuna parte attiva e intrinsecamente fon- damentale hanno le varie vetrine o i var scompartimenti dun museo nella distribuzione e collocazione che si fa in essi degli oggetti componenti la raccolta. Non per questo, per, vetrine e scompartimenti non hanno un utilit gran- gissima: quella, cio, di conservare e mantenere in vigore la classificazione fatta una volta per sempre, in modo che non vi sia bisogno di rinnovarla al ogni altra occasione in cu essa ci occorra. Come osserva benissimo 1 Hastings Berkeley, la sola asso- {1 E. MACH, op. cit.: Die Mechanik in ilhver Entwicklung historisch- kritisch darqestellt, pag. 27-58. CAPITOLO V. 913 ciazione naturale delle idee che basterebbe, anche senza il soccorso di alcun simbolo, a rievocare, alla vista di un oggetto particolare, gli altri ad esso percettivamente simili, cio che basterebbe a mantenere in piedi una classificazione fondata sulla somiglianza,  e che quindi basta per tutti i ragiona- menti concreti, quali, ad es., quelli sopra esaminati compiuti dagli animali,  non basta, invece, da sola, a rievocare tutti gli oggetti compresi in un concetto molto generale ed astratto. E questo perch, fra tutti gli elementi sensibili che tanto li fanno differire gli uni dagli altri, il concetto stesso non prende in considerazione che quelli o quello soltanto che rende questi oggetti equivalenti rispetto a quel dato fine perseguito. Come potrebbe, p. es., la sola vista dun sasso evocare direttamente, per semplice somiglianza, tutti gli altri corpi solidi e liquidi e gassosi, che pure il fisico ha raggruppato nella classe vastis- sima di corpi dotati di massa, perch equivalenti fra loro rispetto alla produzione di certi fenomeni di moto? | Da ci la necessit di un legame artificiale a mezzo di qualche simbolo, fonetico o grafico, il quale sia atto a rievo- care tutti questi oggetti, ogni volta che si abbia di mira il risultato o il fine rispetto al quale essi sono equivalenti.  Ed  per questo che, se pur va completamente rigettato il celebre aforisma del Max Miiller  no reason without lan- guage >, sta tuttavia il fatto, pienamente daccordo col- l Hastings Berkeley ora citato, che il ragionamento, appena , esso involge concezioni dun certo grado di generalit e di astrazione, non pu essere condotto senza luso di simboli, fonetici o grafici; senza l ausilio, cio, di questi scrigni pre- ziosi che gelosamente conservano tutti gli infiniti oggetti della natura in quelle cos molteplici e cos svariate classifi- cazioni, nelle quali lopera e la genialit dell nomo, inces- santemente provando e riprovando,  pervenuta via via a raggrupparli, a seconda dei suoi interessi e dei suoi fini, sia tecnici che scientifici. DL) Ma ci occorre ormai far parola dell'altra sorta di svi- luppo che il ragionamento ha seguito parallelamente e con- 1 Cfr. HAsTINGS BERKELEY, Mysticism in modern Mathematics, Henry Frowde University Press, Oxford, 1910, pag. 43-49. 124 F. RIGNANO seguentemente a questo suo passaggio dalle forme concrete a quelle astratte; cio a dire, della complessit sempre maggiore e dellapplicazione sempre pi estesa che il ragionamento stesso  andato via via acquistando.  quello che faremo nel capitolo prossimo, nel quale tratteremo del passaggio dalla semplice intuizione al processo deduttivo della scienza. CAPITOLO VI. L evoluzione del ragionamento. __y PARTE II.  Dallintuizione alla deduzione. Nel capitolo precedente abbiamo visto come si passi dal ragionamento concreto a quello astratto collo scoprire che facciamo nei vari oggetti o fenomeni, magari percettivamente i pi diversi tra loro, quelle qualit od attributi che li ren- dono equivalenti rispetto alla produzione di quel dato fenco- meno, al quale si mira colla serie di operazioni od esperienze, semplicemente pensate, che costituiscono il ragionamento stesso. E abbiamo accennato che parallelamente e conseguen- temente a questo passaggio dalle forme concrete a quelle via via sempre pi astratte, il ragionamento vada anche acqui- stando una complessit sempre maggiore e unapplicazione sempre pi estesa, che dalle prime semplicissime intuizioni lo fanno salire ai processi deduttivi pi complicati della scienza. Ed  appunto di questo secondo aspetto dell evoluzione del . ragionamento che dobbiamo occuparci in questo capitolo. Occorre, quindi, soffermarci anzitutto un momento ad inve- stigare che cos' propriamente l  intuizione , questa famosa intuizione che tanto fa parlare di s nel campo s psicologico che filosofico, e sulla quale si emettono opinioni e si elevano dottrine cos disparate, spesso del tutto contraddittorie, sempre pi o meno confuse. * * * Se ben si osservano alcuni casi fra i pi tipici, che tutti concorderebbero nel chiamare di intuizione, apparir senza 126 E. RIGNANO difficolt che con questa parola si intende, in sostanza, sempli- cemente, qualunque constatazione nuova che avviene improvvisa e spontanea; cio a dire, che avviene senza alcuna previa ricerca od osservazione intenzionali, senza essere preceduta da ripetuti tentativi di prestabilita verifica dapprima infruttuosi e poi riusciti, senza aver bisogno della spinta e del controllo continui di un qualche corrispondente stato d attenzione. Spesso, per esempio, l'intuizione  la semplice constata- zione dun qualche fatto o d un qualche attributo d un oggetto o dun qualche rapporto fra fenomeni, finora rimasto inosser- vato e insospettato, la quale avviene a un dato momento tutto ad un tratto, malgrado che nelle circostanze esterne nulla vi sia di mutato, pel fatto che il presentarsi di queste solite circostanze esterne coincide ora fortuitamente con qualche | particolare stato affettivo dell osservatore che gli fa scorgere quanto ora per la prima volta lo interessa. Questo  quanto avviene, in sostanza, anche in ogni e qualsiasi atto di  per- cezione  : delle infinite qualit sensibili di un oggetto non si scoprono che quelle che interessano ora luna ora laltra affettivit; e sotto quanti pi punti di vista affettivi diversi s esamina loggetto tanto pi completa, o, per meglio dire, tanto meno incompleta, ne diviene la  percezione . La sco- perta improvvisa di un qualche attributo nuovo in un oggetto gi a noi famigliare non  che un completamento della per- cezione del medesimo, che avviene in seguito al trovarsi casualmente losservatore sotto un punto di vista affettivo parimente nuovo. - Cos Galileo scopre per  intuizione , alla vista della lampada che tanti altri prima di lui ed egli stesso pi e pi volte avevano certo gi visto oscillare in passato senza scor- gervi nulla dinteressante, lisocronismo del pendolo. Intui- zione, evidentemente dovuta alla coincidenza fortuita del solito fatto esterno con qualche preoccupazione della sua mente, di natura affettiva, relativa alla misura del tempo. . Osserviamo tuttavia che un osservatore che si fosse pro- posto di osservare attentamente come variava la darata delle oscillazioni col diminuire graduale dellampiezza di queste ultime  il che avrebbe implicato qualche preoccupazione affettiva di simile genere  avrebbe finito o prima o poi col constatare egli pure, non pi per mero caso ma sicuramente, la propriet medesima. E la natura di questa constatazione, CAPITOLO VI. 0 127 dovuta allosservaziohe attenta, non avrebbe in nulla differito dalla precedente, dovuta allintuizione. Rientrano nella categoria particolare di intuizioni, ora esaminata, anche la maggior parte delle constatazioni costi- tuenti i cosiddetti assiomi e postulati; la pretta empiricit di essi non essendo ormai, dopo molti dibattiti, pi contestata da alcuno. ! E anche lintuizione o scoperta di questi assiomi e postu- lati  sempre provocata da qualche interesse in giuoco: Un bassotto, p. es., aveva abitudine tutte le mattine di scovare un coniglio ad una delle estremit di una macchia di cespugli disposta a ferro di cavallo e di inseguirlo lungo tutto il margine concavo, al termine del quale il coniglio, pi veloce del cane, riusciva sempre a svignarsela entro una vecchia fogna. Un bel giorno per, snidato che ebbe come al solito il coniglio, il cane corse diritto alla fogna seguendo la corda dellarco anzich larco stesso che invece venne seguito come al solito dal coniglio; e, arrivatovi prima di quest ultimo, l aspett e l acchiapp.  Un altro cane sotto il pungolo di ritrovare il padrone ha lintuizione dell assioma che se le alternative sono tre sole, edue vengono escluse, rimane necessariamente la terza:  Un cane seguendo la pista del suo padrone lungo una strada giunse a un punto dove ivergevano tre strade. Fiutando lungo due di queste tre strade e non trovando la pista in nessuna delle due, infil di Cora la terza SHAdA senza soffermarsi a fiutare anche questa .  Analogamente, fino dai primissimi tempi, qualunque pi umile pastore, sotto la viva preoccupazione di non lasciar disper- dersi il greggie durante la sua assenza, avr facilmente con- statato, per intuizione, l'impossibilit di costituire una barriera chiusa con due soli tronchi dritti di abete o di altro albero disposti ad angolo, quali che fossero l ampiezza di quest ultimo e le lunghezze dei due travi. E cos via per chi sa quanti altri assiomi e postulati. 1 Cfr., per tutti, la polemica dello Stuart Mill col Whewell: J. STUART MiLL, op. cit.: A System of Logic ratiocinative and inductive, Vol. I, Book II, Chap. V, $$ 4-6, pag. 258-278. 2 G. I. ROMANES, op. cit.: Animal Intelligence, pag. 461. * ROMANES, ibid., 457. 128 E. RIGNANO Dall intuizione quale constatazione pwra e semplice dun . qualche fatto od attributo, che ci sta per cos dire dinanzi agli occhi,  alla quale appartengono gli esemp ora ripor- tati,  si passa poi a grado a gralo allintuizione quale con- statazione che avviene in seguito a qualche combinazione mentale, per lo pi assai semplice, di esperienze semplicemente pensate; combinazione, che si produce in noi di getto e spon- taneamente, sotto l'impulso di una affettivit unica, senza alcun controllo correttore di qualsiasi corrispondente stato di attenzione, cio a dire, senza che si abbia alcuna affettivit secondaria che trattenga, neppure per un istante, l impulso della primaria.  A questo genere dintuizione appartengono ben probabil- mente, come abbiamo visto nel capitolo precedente, la maggior parte dei  Gedankenexperimenten  degli animali. E ad esso apparteneva anche la combinazione di esperienze semplice- mente pensate, rammentata nel capitolo quarto, che con- dusse chi scrive, di primo acchito e in un lampo >, merc lo schieramento in fila di tutti gli abitanti di Londra secondo il numero crescente nei loro capelli, alla constatazione men- tale dellesistenza in questa metropoli di pi individni collo stesso preciso numero di capelli. .Un po di  riflessione  richiese, invece, l altra combina- zione mentale di esperienze, completamente analoga del resto alla precedente, colla quale mi resi conto, la prima volta che la vidi enunciata, della legge dell equilibrio radioattivo, cio della proporzionalit delle quantit dei diversi elementi radio- attivi, presenti nel minerale, alla durata della loro rispettiva vita media. Combinazione, che consist nel raftigurarmi, a scopo di raffronto, una serie di recipienti cilindrici di base eguale, aventi lungo una direttrice una fessura partentesi dal fondo e di larghezza diversa da recipiente a recipiente; nel supporli poi in cascata lun sotto laltro, e -il superiore sotto un rubinetto a portata costante, di modo che lacqua fug- gendo dalla fessura delluno cadeva tutta nel sottostante, e da questo nel successivo, e cos via; e nellattendere lo sta- bilirsi dello  stato stazionario  90 di equilibrio dinamico, nel quale, cio, lacqua si manteneva ad altezza costante in ciascun recipiente, diversa dall uno allaltro a seconda della larghezza della fessura. Questa combinazione mentale, per quanto essa pure fosse CAPITOLO VI. | 129 ben semplice, richiese, come dicevamo, a differenza dell altra, un po di  riflessione , sia perch non si present per qualche tempo alla mia mente alcuna combinazione di alcuna sorta, sia perch le prime combinazioni che poi cominciarono a pre- sentarsi si dimostrarono non adatte a condurmi alla meta desiderata. Ma non per questo le due combinazioni cessano di essere fra loro identiche in quanto alla natura del. mate- riale mentale adoperato e della constatazione raggiunta. Tutta la differenza sta in questo che, nella combinazione  ponde- rata , la combinazione conducente alla constatazione mentale che si ha in mira  raggiunta solo per via di ripetuti tenta- tivi, fra i quali molti sono gl scartati e pochi gli eletti; mentre, nella combinazione  intuita , 1  idea felice  si pre- senta fortuitamente proprio per la prima e diviene quindi senz altro l eletta. Ma  per. tal via, precisamente, di tentativi ripetuti, per- seguiti con tenacia, che il ragionamento fatto con riflessione riesce a sottrarre in gran parte il raggiungimento del risultato desiderato al  caso , in balia del quale il raggiungimento stesso  invece lasciato dalla semplice intuizione. Tal altra volta, ancora, l'intuizione non fa che farci con- statare la validit generale di nna dimostrazione particolare:  Kroman si  domandato, scrive il Mach, come mai una di- mostrazione fatta per una figura speciale, per esempio per un dato triangolo, pu sembrarci valida in generale. Egli ri- tiene che ci dipenda dal fatto che variando rapidamente la figura col pensiero le facciamo prendere tutte le forme possi- bili, e cos ci convinciamo della validit del risultato per tutti i casi speciali. La storia e lintrospezione cinsegnano che lidea nella sua sostanza  giusta. Non possiamo per ammet- tere col Kroman che ogni individuo che si occupa di geo- metria riesca a procurarsi ogni volta in un lampo  questa visione completa e ad elevarsi a una tale chiarezza e forza della persuasione geometrica . ! Questa visione  in un lampo  che ci fa constatare la validit generale di una dimostrazione consiste, dunque, nel-  E. MacH, op. cit.: Erkenntnis und Irrtum, pag. 386-387; cfr. anche S. JEvons, E/lementary Lessons in Logic (First Edition 1870), Macmillan, London, 1909, pag. 219; e: J. E. MILLER, op. cit.: The Psychology of Thinking, pag. 197. i Rrawaxo, leicologia del ragionamento 9 190 se l. RIGNANO lintravvedere, in nun attimo, mentalmente, che, nel caso che la medesima serie di esperienze, che ha costituito la dimostra- zione stessa, venga ripetuta su ciascuna: delle figure che col- l'immaginazione ci raffiguriamo diverse, sotto certi aspetti sol- tanto, da quella che ci sta dinanzi, il risultato resta sempre lo stesso. Quindi  lintnizione  consiste, in tal caso, in ripe- tizioni mentali e istantanee di tante serie di esperienze sem- plicemente pensate quante sono le forme diverse della figura che si presentano alla nostra mente, ciascuna serie essendo molto simile a quella prima che  stata eseguita sulla figura particolare disegnata sulla carta o sulla lavagna. Di guisa che la differenza coll intuizione precedente sta in questo: che nel caso dello schieramento degli abitanti di Londra secondo il numero crescente dei loro capelli si ha una sola serie, isolata e fortuita, di esperienze semplicemente immaginate; mentre nell intuizione generalizzatrice si hanno moltissime di tali serie, sysseguenti rapidamente luna all'altra e suggerite tutte dalla prima. Ed  dessa che ci fa cos acquistare il concetto di de- terminate figure geometriche, equivalenti rispetto a un dato risultato o a date propriet,  quale, per esempio, il concetto di triangolo,  e che trasforma il ragionamento concreto del fanciullo, allinizio dei suoi studi di geometria elementare, in quello astratto del geometra provetto. Ma, come osserva giustamente anche il Mach nel passo ora riportato, non sempre questa  reggenti le relazioni quantitative fra i feno- meni, esse valgono, non gi soltanto per questo o quel valore CAPITOLO VIT. 158 particolare dei fenomeni SOR bens per tutta un infinita serie di tali valori particolari. Ogni formula algebrica od agnaglianza fra formule alge- briche viene allora a costituire, come bene avverte il Mach, una specie di regola compilativa (cine Herstellungsregel) una sterminata tabella riassumente landamento di un dato fenomeno in tutte le sue manifestazioni particolari; regola compilativa, che fornisce cos, gi belli e pronti, con grande  che lalgebra, come qualsiasi altro metodo di notazione 4 Cfr. Pr. E. B. JovrpAIN, op. cit.: The Nat. of Math., pag. 47-48. 2 E. MacH, op. cit.: Die Meckanik in ihver Entwicklung historisch- kritisch dargestellt, pag. 137-138 e 461. 3 G. MiLHaub, Descartes et Newton, in op. cit.: Nour. t. sur D hist. de la pense scient., pag. 222. 4 E. MacH, op. cit.: Die Mechanik ete., pag. 462; LO STESSO, Op. cit.: Erkenntuis u. Ivrtum, p. 328. n_  = dimo 154 E. RIGNANO simbolica in genere, d al ragionatore nel tener dietro a tutta la storia delle operazioni od esperienze, eseguite mentalmente, costituenti un dato qualsiasi ragionamento. Non  che troppo noto, infatti, come il ricorso ad appropriati simboli, relativi alle varie operazioni e ai rispettivi risultati, liberi la mente del ragionatore dal bisogno e dallo sforzo di tenere sempre vivo dinanzi a s il ricordo dei risultati precedenti, che poi gli serviradno in seguito quando il  filo del ragionamento  lo condurr ad eseguire mentalmente altre operazioni od espe- rienze concatenate con questi risultati; e come questo impe- disea inevitabili dimenticanze, che altrimenti si avrebbero di alcuni di questi risultati gi ottenuti, e inevitabili conclusioni illogiche relative, Intendiamo piuttosto alludere al fatto che, grazie alla generalit stessa dei simboli algebrici e delle relative operazioni che essi stanno a rappresentare, queste operazioni occorrono e si ripetono sempre le medesime in un numero grandissimo di occasioni; il che rende possibile e facilita la scoperta di date regole per la manipolazione pratica d questi simboli, confor- mandosi e affidandosi alle quali si pu essere sicuri di arrivare alla conclusione giusta del ragionamento, senza pi pensare affatto al significato dei simboli stessi. Ci che produce un conseguente notevolissimo risparmio di tempo e di fatica mentale. ! . Si  spesso fatto osservare  serive Pierre Boutroux  che le matematiche, opera dell intelligenza attiva, tendono a rendere lintelligenza inutile, riducendo i ragionamenti a delle regole che si lasciano applicare passivamente .?  Questa manipolazione dei simboli algebrici che, nel pi largo significato della parola, si pu chiamare il calcolo, pre- suppone  scrive alla sua volta il Duhem  in colui che la crea come in colui che la impiega, non tanto la potenza di astrarre e la capacit di svolgere con ordine i propri pensieri, quanto l attitudine a rappresentarsi le combinazioni diverse e complicate che si possono formare con certi segni visibili 1 Cfr. J. StuART MILL, op. cit.: A System of Logie, vol. II, pag. 260; E. MacH, op. cit.: Erk. . Irrtum, pag. 182; PH. E. B. JOURDAIN, op. cit. * The Nat. of Math., nag. 20, 53. ? P. BoutrotX, L rolution des mathmatiques pures,  Scientia , 1909, XI-3, pag. 3-5. . CAPLIOLO VII. 155 e tracciabili, a vedere di colpo le trasformazioni che permet- tono di passare da una combinazione all altra . Alle esperienze semplicemente immaginate, rappresentate dalle trasformazioni algebriche, si aggiungono, cos, nuove esperienze effettivamente eseguite, costituite dalle trasforma- zioni algebriche stesse. Ci che rende possibile la constata- zione oculare o scoperta empirica di continui nuovi risultati. di queste manipolazioni di formule, i quali si risolvono alla loro volta in altrettanti risultati nuovi del ragionamento rap- presentato appunto da tale calcolo algebrico :  Nella mate- matica lesperienza prende spesso un significato speciale, come quando si riduce alla constatazione della forma di una espres- sione algebrica , * Da ci il grande valore che ha, anche nelle matematiche, quel  senso di posizione , che  caratteristico dei grandi ginocatori di scacchi, e che nellalgebra conduce a scoprire analogia fondamentale di date espressioni algebriche per quanto complicate e diverse nei particolari esse siano. * Date  situazioni algebriche , anche molto complesse, divengono cos suscettibili di essere considerate conglodbalmente, indipendentemente dai loro elementi costitutivi, e di essere conseguentemente rappresentate da nuovi appositi simboli. Le regole di trasformazione analitica applicabili a questi sim- boli di grado superiore, scoperte e fissate a mezzo delle ope- razioni di calcolo che si sanno gi eseguire sui simboli di grado inferiore, permettono allora al matematico di procedere da ora in poi alle operazioni su tali simboli di grado superiore, senza pi neppure preoccuparsi del significato che esse avrebbero se  tradotte  nelle operazioni equivalenti, ben pi lInnghe e complicate, espresse nei simboli di grado inferiore. A coloro che non riescono pi a  vedere  dietro ai sim- . boli superiori il complesso dei simboli inferiori e dietro ai simboli iriferiori il complesso delle operazioni reali d ordine generale da essi rappresentato, la matematica pu allora sem- ' P. DuHEM, La thorie physique, son objet et 8a structure, Chevalier & Rivire, Paris, 1906, pag. 98-99. ? G. MiLHauD, La pense mathmatique, son role dans l histoire des les ; in op. cit.: Nouv. -t. sur l hist...dle la pense scient., pag. 24. 3 A. A. CLEVELAND, art. cit.: The Psychology of Chess and of Learning to play it, pag. 299. 1506 E. RIGNANO brare, veramente, di essersi del tutto emancipata da quelle antiche operazioni di caleolo materiali, prima effettivamente eseguite e poi semplicemente pensate, dalle quali ha spiccato il suo ardito volo.  chiaro tuttavia, come lo dimostrano gli stessi brevissimi cenni ora fatti sopra la origine e lo sviluppo del calcolo algebrico, ehe queste operazioni od esperienze antiche materiali continuano invece a costituirne pur sempre lintero ed unico sostrato. Senonech, se cos , allora anche ogni passaggio o risul- tato intermedio di qualsiasi trasformazione algebrica non pu a meno di avere, esso pure, pi o meno direttamente o indi- rettamente, un significato  reale , cio a dire empiricamente Iangibile ed empiricamente esatto, in quanto rappresenta il risultato di questa o quella tappa nella serie delle operazioni od esperienze materiali, semplicemente pensate, costituenti il ragionamento matematico esplicantesi in tale trasformazione algebrica. Invece, come a tutti  noto, alcuni risultati inter- med del caleolo algebrico, presentatisi a primo aspetto come espressioni prive di alenn  significato reale >, sembrarono nei secoli scorsi non avere tale requisito e trasgredire cos a questa regola fondamentale di ogni e qualsiasi ragionamento. Lo studio pertanto di queste espressioni o quantit  imma- ginarie , e un cenno delle difficolt da esse incontrate prima di ottenere il pieno e indiscusso diritto di cittadinanza, non potranno mancare, sempre dal punto di vista prettamente psi cologeco dal quale ci poniamo in questi nostri stud sul ragio- namento, di un certo interesse, e non saranno inutili al nostro scopo di spingere ancora pi a fondo l'analisi della natura psicologica del ragionamento matematico in genere. Ma per procedere all esame di queste quantit  immagi- narie , dovremo naturalmente dire prima alcune parole sui numeri positivi e negativi e sul simbolismo indiretto, che essi sono venuti a costituire. Il ragionamento matematico nella sua fase del simbolismo indiretto.  noto come, se non tutte le grandezze, un numero note- vole almeno di esse, siano suscettibili di presentarsi sotto un duplice aspetto, che i matematiei hanno appunto chiamato , in quanto rappresentazione simbolica diretta o di primo grado di dati scorrimenti di segmenti tutti lungo un unico e medesimo asse, sono poi rappresentazione simbolica indiretta o di secondo grado di dati avvenimenti relativi a grandezze fisiche suscettibili di opposizione, quelle invece a numeri  immaginari  e complessi, sebbene, in quanto rap- presentazione simbolica diretta di date operazioni geometrico- cinematiche di scorrimenti e di rotazioni di segmenti, abbiano un significato non meno reale delle precedenti, tuttavia non possono nel tempo stesso essere rappresentazione simbolica indiretta di avvenimenti di grandezze fisiche. El  in questo, solo in questo, che consiste, ci si permetta 1 espressione, la loro  immaginariet . 166 E. RIGNANO Tuttavia esse possono servire lo stesso a scoprire nuovi rapporti fra queste grandezze fisiche. In quanto che, una volta che queste siano rappresentate da dati segmenti dun asse, quale si sia il mode con cui si venga poi a scoprire nuovi rapporti fra questi segmenti, questi rapporti cos scoperti fra i segmenti rappresenteranno altrettanti rapporti corrispondenti fra le grandezze fisiche che da questi segmenti erano rappre sentate. E che vi sia, del resto, la possibilit di pervenire ai rap- porti medesimi, nna volta cos scoperti, anche per via di ope- razioni simboliche aventi invece tutte un significato fisico, ne fa fede la possibilit stessa di concepire i numeri complessi, anche senza far ricorso ad aleuna rappresentazione geometrica sul piano, quali semplici combinazioni di numeri reali. Qnesta teoria analitica dei numeri complessi  fondata, come  noto, sulla definizione del numero complesso quale una coppia ordinata di numeri reali, e, conseguentemente, tutte le operazioni di calcolo che via via vengono definite fra tali numeri complessi  e le cui regole collimano con quelle che valgono pei numeri complessi a significato geometrico- cinematico  vengono ad essere costituite ciascuna, effetti- vamente, da pi operazioni algebriche comuni su numeri reali, rappresentate cumulativamente nel simbolo di tale operazione unica fra numeri complessi. ! Di guisa che ogni trasformazione analitica a mezzo di numeri complessi, conducente alla scoperta di dati rapporti fra i segmenti dellasse dei numeri reali, viene, in grazia a ci, ad essere sempre risolvibile in una serie, sia pure molto pi lunga e ben pi complicata, di operazioni algebriche esclu- sivamente su numeri reali, le quali verranno cos nel loro com- plesso a rappresentare appunto quella via tutta a significato reale, desiderata dal fisico, atta a condurre ai rapporti mede- simi, gia scoperti per la via pi breve.  ' Cfr., p. es., D. GiGLI, op. cit.: Dei numeri complessi a due e a pi unit, pag. 508 e reg., 531 e rRev.; e: CH. MeRAY, Lesons nouvelles sur analyse infinitesimale et ses applicationz gomtriques, Premire Partie: Principes genraue, Gauthier-Willars. Paris, 1894, chap. III, pag. 37-58.  Cfr. P. DUnEM, op. cit.: La (horie physique etce., pag. 27 e seg.; e: P. BouTROUX,  La thorie physique  de M. Duhem et les mathmatiques,  Rev. de Metaph. et de Morale , Mai 1907, pag. 364 e seg. CAPITOLO VII. 167 Bastano, ci sembra, questi pochi cenni a mettere in evi- denza le difficolt psicologiche speciali ed ulteriori che il sim- bolismo di simbolismo, introdotto gi coi numeri positivi e negativi, d Inogo allorch si complica ancora maggiormente collintroduzione dei cosiddetti numeri immaginari. La difficolt, infatti, di tenere sempre presente dinanzi alla mente la distinzione fra il processo del ragionamento ef- fettivo, a base di operazioni od esperienze fisiche tangibili semplicemente Immaginate, e quello della sua simbolizzazione tanto pi si accresce quanto pi indiretti e complicati diven- gono i rapporti che legano il primo processo al secondo; e d luogo conseguentemente a grande confusione di idee allor- quando il processo simbolico di secondo grado, pur restando rappresentazione simbolica di altra categoria di operazioni empiricamente tangibili ed empiricamente esatte, cessa tut- tavia, in determinati momenti del suo svolgimento, di costi- tuire pi alcuna rappresentazione di quel mondo fisico origi- nario che le operazioni simboliche s di primo che di secondo grado erano destinate a rappresentare. Inoltre, certe generalizzazioni od estensioni di concetti che tuttavia, appunto perch tali, comprendono il concetto antico come caso particolare, alterano per s notevolmente questo ultimo, che finiscono col rappresentare, in sostanza, una cosa quasi completamente diversa; e se il simbolo relativo al con- cetto antico, alla cui forma esteriore questultimo aveva finito collassociarsi indissolubilmente, si fa invece servire, senza alcuna modificazione della forma esteriore stessa, a significare anche il concetto nuovo,  come  successo, p. es., per il simbolo del radicale quadrato di quantit negative,  difficile  che questa immutabilit del simbolo non costituisca per molti un impedimento grave allassimilazione completa el concetto nuovo. In terzo luogo, i numeri immaginari sono stati inventati  e vengono introdotti per lo pi anche oggid nell insegna- mento - dopo avere urtato contro lostacolo di espressioni, da insegnamenti precedenti gi implicitamente denunziate prive di senso, e quasi diremmo come una scappatoia onde sfuggire allostacolo stesso. Da ci quel certo senso di diffidenza verso questi numeri immaginari, che pone la mente in uno stato sfavorevole alla loro comprensione e accettazione chiara e netta, e che invece non si avrebbe avuto e non si avrebbe 168 E. RIGNANO se essi fossero stati inventati, o venissero oggi almeno intro- dotti nell insegnamento, insieme i numeri positivi e negativi, partendosi da bel principio dal  piano dei numeri  per pro- cedere subito alla rappresentazione analitica di tutte quante le operazioni di scorrimento e di rotazione di segmenti suscet- tibili di venire eseguite rispettivamente su dati assi del piano e su tal piano. Infine, la geometria analitica  venuta dal canto suo ad accrescere queste difficolt psicologiche di comprensione chiara e di accettazione netta incontrate dai numeri immaginari. Lufatti, in quanto sistema di traduzione permettente di ricon- durre le questioni della geometria alla soluzione di equazioni algebriche, e quindi in quanto sistema di  parallelismo  o di continna corrispondenza di espressioni algebriche con luoghi geometrici, essa ha fatto s che anche di espressioni algebriche immaginarie si tendesse a cercare il luogo geometrico corri- spendente. Da ci le espressioni metaforiche paradossali, come quella, p. es., di  punti immaginari  di intersezione di due circoli del piano che non si incontrano, e simili, le quali, per l'abito mentale di associazione psichica fra simbolo fonetico ed oggetto rispettivo, hanno fatto cadere molti in un vero e proprio stato di  misticismo , cio di credenza nell esistenza di qualche cosa che non si sa che cosa sia e che ci appare avvolta di mistero, perch non suscettibile n di cadere sotto alcuno dei nostri sensi n di venire immaginata a mezzo. di elementi sensibili comunque fra loro combinati.  Nella geometria analitica le grandezze fisiche suscettibili di opposizione, per la eui rappresentazione si  convenuto di adottare i segmenti presi sopra un unico e medesimo asse, sono appunto le coordinate; quindi ad espressioni algebriche  Durante certe fasi della loro manipolazione essi apparivano come quantit finite, in certe altre come quantit addirittura nulle:  Sincontrano grandi difficolt nel tentare di determi- nare che cosa sono gli infinitesimi: in un dato momento sono trattati come numeri finiti, in un altro come zeri . ? + Tutto questo dipendeva dalle difficolt di concepire gli infinitesimi ora come quantit finite e ora come quantit ten- denti a un limite; cio a dire, ora come quantit statiche e ora come quantit dinamiche. L'eccellenza e 1  dei risultati di determinate esperienze, dopo che queste, merc la fantasia combinatrice, sono state mentalmente compiute.  come una dissezione anatomica d'un organo dopo che la rispettiva funzione ne ha determinato e creato la com- plicata struttura. In altre parole,  un modo statico di con- siderare i prodotti dun processo dinamico. La possibilit di trasformare cos ogni ragionamento, in grazia appunto dell induzione che ne sta a base, in corrispon- denti operazioni di inclusioni, riunioni, intersezioni, ecc., di classi fa s che queste operazioni rappresentino esperienze d or- dine generale, valevoli per tutti i ragionamenti in genere. Nel tempo stesso, in grazia di tale loro generalit e della conseguente esperienza famigliare di tutti i momenti, esse sono tali,  quale quella, p. es., del contenente-contenuto nella quale abbiamo ora trasformato il nostro ragionamento sul pendolo,  che di ciascuna s conosce gi in precedenza il rispettivo risultato, di guisa che possono venire semplice- mente pensate. 200 E. RIGNANO Queste operazioni, semplicemente pensate, di inclusioni, riunioni, intersezioni, ecc., di classi, danno perci luogo a ri- sultati dordine generalissimo, rispetto ai quali tutti quauti i ragionamenti, considerati che siano nel loro modo statico, sono fra loro equivalenti. Esse riassumono pertanto  ciaseuna di queste induzioni. | Questa  esplicitazione  d luogo a delle operazioni di classificazione o di catalogamento, poich essa consiste nel met- tere in evidenza che tutti gli oggetti di tale e tale classe, una volta sottoposti a tale e tale esperienza, presentano tali e tali attributi, cio a dire sono contenuti in tale e tale altra classe.  appunto in queste operazioni di classificazione o di catalo- 214 E. RIGNANO gamento che consiste ci che si chiama il sillogismo. P. es., la nostra esperienza semplicemente pensata, che abbiamo men- zionato pi volte, del pendolo metallico trasportato da una stanza fredda ad una calda, immaginata e mentalmente com- piuta che sia, pu dar luogo alle operazioni di classificazione espresse nelle forme sillogistiche seguenti: Il pendolo cos trasportato appartiene alla classe delle sbarre metalliche ri- scaldate; la classe delle sharre metalliche riscaldate  in- clusa in quella delle sbarre allungate; la classe delle sbarre allungate  inclusa in quella delle sbarre oscillanti pi lenta- mente; dunque il pendolo trasportato da una stanza fredda ad una calda appartiene alla classe delle sbarre oscillanti pi lentamente. La premessa maggiore del sillogismo, , la  propriamente giusta , l  unica possibile , la  necessaria ,,. ! Se uno dei metodi, seguiti dal ragionamento dialettico onde riuscire a classificare il caso in contestazione in un dato modo piuttosto che in un altro, consiste, come abbiamo ora veduto, nella interpretazione o delimitazione di dati concetti giuridici, laltro, usato di necessit allorch l interpretazione di dati concetti sia fuori di discussione, consiste piuttosto, come sopra abbiamo accennato, nel porre in rilievo, fra tutti gli attributi o i caratteri del fatto particolare sottoposto a pro- cesso, solo quelli capaci di farlo rientrare sotto quel tale con- cetto, che sia il pi conveniente. Col rilevare, per es., dati attribuiti del reato o dell impu- tato, a preferenza di altri, l acensatore mira a classificare lazione dell'imputato fra i reati, e specialmente in una data categoria di reati, e imputato fra i rei, e specialmente in una data categoria di rei; mentre il difensore, col rivelare tutta unaltra serie di attributi o di circostanze, mira, anzitutto, ad escludere l'imputato dagli autori dellazione incriminata, 0 lazione stessa dai reati, oppure, ove n l'una cosa n laltra siano possibili, ad escludere, per lo meno, lazione incriminata da date categorie di reati, e, conseguentemente, l'imputato da date categorie di rei. | Certo, il giudice inquirente e  due stessi dialettici avver- sari, tanto laccusatore che il difensore, debbono qui procedere, quando s tratti di ricostruire un fatto su dati scarsi indizi, anche per via di ipotesi e di ragionamento costruttivo vero e proprio. Ma, anche in tali casi, questultimo sar continua- mente inframmezzato da ragionamenti dialettici tendenti a presentare ciascuno degli indizi, su cui si deve basare il ra- gionamento costruttivo stesso, in modo da dirigere questultimo in un senso piuttosto che in un altro. Il dialettico difensore cercher, per es., di rilevare attri- buti o fatti secondari che rendano improbabile lasserita par- tecipazione dellaccusato al reato: col rilevare, per es., che colui che  accusato di omicidio aveva allincontro il massimo interesse che lucciso restasse in vita, perch era lnnico suo benefattore, ed egli non poteva trarre dalla sua morte alcun profitto: la presentazione cos tentata dellaccusato come uno 1 ERDMANN, fdid., pag. 101. 224  RIGNANO degli interessati a mantenere in vita lueciso tende ad inibire, pel sopra rammentato principio di contraddizione, la perce- zione mentale dellaccusato stesso quale uccisore.  Oppure il dialettico difensore cercher di mostrare, rile- vando certi particolari magari i pi minuti, che la pretesa concordanza nelle deposizioni di dne testimoni non sussiste, o che non sussiste, in genere, la pretesa armonia tra i diversi indizi del reato; o, viceversa, da una concordanza troppo per- fetta di due testimonianze, che il dialettico difensore rilever ed esagerer a bella posta, egli trarr argomento per fare sospettare un previo concerto fra i due testimoni, allo scopo di rovinare laccusato con una falsa accusa.  Il dialettico tenter di classificare certe deposizioni, previo rilievo di alcuni loro attributi, cio di alenne circostanze as- serite, fra le non attendibili, anche se il testimonio  ritenuto incapace di deporre il falso: rilevando, per es., certe partico- larit della deposizione, contester che il testimonio abbia po- tuto percepire esattamente la verit,  per es., che nel luogo dove il testimonio trovavasi e nel tempo da lui indicato abbia potuto riconoscere con sicurezza lantore del delitto,  o che questa verit egli abbia potuto ritenere fedelmente in tutti i suoi minuti e minuziosi dettagli, o che labbia potuta ripor- tare, in seguito per es. a minaccie che l'hanno impaurito, pura ed intera. L dove, per una sia pur parziale applicazione della teoria del sistema legale di prove, la legge indichi dati requisiti per la validit di date prove (non parentela o per lo meno non troppo stretti gradi di parentela fra testimoni e interessati al processo, et e numero dei testimoni, formalit da osservarsi nellassumere le prove, come il ginramento dei testimoni, ecc.), la dialettica si eserciter, rilevando dati particolari attributi di ciascuna delle prove addotte dallavversario, a mostrare che esse non possono classificarsi fra quelle che la legge dichiara valide. * ' Vedi, per es., C. G. A. MiTTERMATER, Teoria della prora nel processo penale, Traduzione italiana del dottor Filippo Ambrosoli, Libreria di Francesco Sanvito, Milano, 1858, pug. 60. 2 Cfr. MITTERMATER, ibid., pagg. 72, 81, 82. 88. 160. 3 Cfr. MITTERMAIER, dbid., pagg. 63. 69, 73, 168. + Cfr. MITTERMAIER, (bid., pagg. 80, $3, 85. CAPITOLO X. 9225 Quando poi la negazione del reato non  assolutamente possibile il dialettico difensore cercher almeno di classificarlo in una categoria di reati meno grave di quella in cuni tende a porlo il dialettico avversario. Cercher, per es., di dimostrare che la ferita non era di per s letale, che la morte non pu essere dipesa esclusivamente dal veleno propinato; e tenter: ci col guidare i giudici o i giurati ad acquistare una per cezione mentale della scarsa abilit del chirurgo chiamato a curare il ferito o dello stato di debole salute dell avvelenato, in modo da presentare queste circostanze come con-fattori importanti della morte avvenuta. * Se neppur questo riesce, ultimo rifugio della dialettica sar quello di tentare di classificare la qualit dell intenzione, se criminosa o no, la gravit maggiore o minore dell inten- zione criminosa, o il grado di responsabilit dell imputato: se esista veramente la prava intenzione, se sussistano o nol circostanze attenuanti, come lo stato eccitato del suo animo al momento del delitto, se laccusato abbia oppur no il pieno uso del proprio intelletto. Per es., col rilevare lo strano con- tegno dellimputato o col rammentare episodi della sua vita che denotino essere egli andato soggetto in passato a ricor- renti alienazioni mentali, il dialettico difensore cercher di , come la definisce il Bain, escogitata i GUASTELLA, ibid., I, 188, 189. 2 J. STUART Mick, Three Essays on I'eligion, Longmans Green, London, 1885, Third Essay: Theism, Part. II: Atftributes, pag. 186-187, 192, 194. 058 E. RIGNANO appunto a conciliare la creazione per opera di Dio di esseri, che operano malvagiamente, colla sua bont e potenza infinite. Talvolta, anzich trattarsi di attributi in contrasto colle constatazioni del reale, o di attributi inconciliabili fra loro ma costretti a rimanere insieme perch necessari nel loro com- plesso al fine dei valori supremi da salvare, si tratta, invece, di una inconsistenza logica derivante dall unione di attributi, necessari a questo fine, con altri, non per s stessi necessari a tal fine, ma trasmessi ed ammessi ormai, perch dapprima ritenuti innocui, per antica e spontanea e tenace tradizione. Anche qui il sistema  di smaterializzare il pi possibile  attributi e tradizioni, lasciando in loro vece semplici involucri verbali, privi di aleun contenuto intelligibile, di modo che la contraddizione e inibizione reciproca, cui darebbero inevita- bilmente luogo se appena appena fossero ancora suscettibili di costituire materia di immaginazione, non abbia pi campo di esercitarsi. Al che poi si aggiunge tutto un lavoro dialet- tico per dissipare quei dubbi che ancora potessero restare sulla loro inconciliabilit. Per esempio, dalle triadi primitive, an- cora suscettibili in parte, in ispecie nelle loro forme pi ingenne, di rappresentazione sensibile, in quanto erano costituite da tre esseri ben distinti con attributi umani, si passa a poco a poco, in seguito ad un incessante lavoro di disantropomorfizzazione reso necessario per conciliare le triadi stesse, cio le tre per- sone divine, col domma dellunicit di Dio, alla trinit meta- fisica, non pi suscettibile di rappresentazione alcuna. Colla quale smaterializzazione procede nel tempo stesso di pari passo la costruzione di tutto quel formidabile edificio dialettico della patristica e della scolastica, intento a persuadere la ragione umana della non inconsistenza logica del massimo degli assurdi.' Vediamo, insomma, che mentre la dialettica propriamente detta, da noi esaminata nel nostro capitolo precedente, tende a delimitare o interpretare ciascun concetto, stabilito, p. es., dalla legge, colla evocazione guidata di quegli attributi di fatti reali del passato, e solo di quegli attributi, che valgano a fare appa- rire il concetto stesso, sotto cui si vuole classificare l'oggetto o fatto particolare che ce interessa, come comprendente quest'nl- timo; la dialettica teologico-metafisica, invece, si volge a creare 1 Cfr. Cu. GUIGNEBERT, Le Dogme de la Trinit,  Scientia , n.08 XXXII, XXXIII XXXVII (1913, 1914). | CAPITOLO XI. 059 O inventare addirittura, per opera di pura fantasia, i concetti propri, escogitando intenzionalmente tutti quegli attributi, che valgano a presentare come implicita nella divinit la conser-. vazione dei valori supremi da salvare, unendo poi tutti questi attributi in un unico agglomerato artificioso, senza preoccu- parsi, o a dispetto, della loro reciproca inconsistenza o incom- patibilit, e postulando infine dogmaticamente l esistenza di queste entit cos arbitrariamente costruite. Sono questi i cosiddetti  concetti trascendentali , di cui fa uso ed abuso la metafisica, i quali appunto perch trascendono, non solo lesperienza, ma anche l'immaginazione, si riducono ad espres- sioni puramente verbali, vuote di aleun contennto intellettivo, di alcuna rappresentazione sensibile. Questi  concetti trascendentali  non potrebbero certo mai servire ad alcun ragionamento costruttivo, il quale, per poter procedere alla rispettiva combinazione di esperienze semplice- mente pensate, necessita invece di materiali tntti sensibili, di concetti rappresentabili all immaginazione, anche se quanto si voglia astratti. Ma servono, invece, benissimo a quella pre- sentazione del reale o a quella conservazione di valori che si vuole raggiungere, perch rendono possibile di accatastare in essi tutti quegli attributi che siano all'uopo necessari, e perch, appunto in quanto  trascendentali , cio a dire inintelligibili, non corrono pericolo di inibizione ed espulsione, da parte del- l'immaginazione sensibile, in seguito all incompatibilit di al- cuni di questi attributi fra loro o col reale. Ma ci non basta, che, creato che abbia il teologo-metafisico il proprio concetto della divinit conforme ai fini da raggiungere, egli si ritiene spesso in obbligo, anzich limitarsi a postulare sen- 2 altro dogmaticamente lesistenza di questa creazione della pro- pria fantasia, di cercare invece di dimostrarla. Donde un nuovo vastissimo campo per le esercitazioni della dialettica metafisica. Basti citare ad esempio il famoso argomento ontologico, fatto proprio poi anche da Cartesio, il quale argomento prende le mosse dalle due proposizioni: Ogni essere perfettissimo non pu non esistere (cio | esistenza fa parte della perfezione); Dio  perfettissimo; dalle anali si deduce immediatamente che Dio esiste. ! | 1 Cfr., p es, F. ENRIQUES, Scienza e Razionalismo, Zanichelli, Bologna, (senza data). Saggio secondo: Iazionalismo e Empirismo, Cap. II: La prova 240 E. RIGNANO In questo argomento, la postulazione della premessa mi- nove Dio  perfettissimo appare meno arbitraria dellaltra Dio . esiste, perch, la questione non essendo se Dio sia o no per- fettissimo, sibbene se esista o non esista, si  tratti a confon- dere questa affermazione Dio  perfettissimo collaltra, che  un fatto mentale effettivamente constatato per introspezione, Dio  pensato come perfettissimo. Quanto alla postulazione della premessa maggiore Ogni essere perfettissimo non pu non esi- stere, essa ci offre lesempio tipico di uno dei metodi pi usati dalla metafisica, onde illudersi di evitare larbitrariet di certe sue affermazioni, che consiste nell affermare il fatto desiderato, anzich nudo e erudo, sotto altra forma, dordine pi generale, di modo che il fatto desiderato stesso possa apparire come una conseguenza di questa affermazione d'ordine pi generale, la quale, in grazia appunto di questa sua maggiore generalit. e della sua conseguente maggiore indeterminatezza, pu sem- brare meno arbitraria. Il metafisico sillude cos di  dedurre  il fatto che gli sta.a cuore, anzich di postularlo sempiicemente e direttamente. Evidentemente, simili proposizioni generali, chiamate a costituire le premesse maggiori di consimili sillogismi  dimo- stratori  del fatto desiderato, non vengono gi stabilite, a dif- ferenza di quelle su cui si basa il ragionamento scientifico, da alenna induzione precedente; bens vengono escogitate inten- zionalmente dal ragionatore metafisico, risalente dalla conclu- sione voluta alla ricerca delle premesse da cui essa possa po venire dedotta:  La ragione logica dell nomo, scrive il James, opera in questo campo della divinit esattamente come essa ha sempre operato nellamore: Essa trova argomenti per le nostre convinzioni, perch deve trovarli .! Ma la natura sofistica troppo evidente dun tale argomento ontologico, e di altri consimili, spinge i teologi metafisici a cercare la prova dellesistenza di Dio nei fatti stessi; e allora la dialettica consiste, ancor qui, come nella dialettica comune, nello scegliere i fatti pi adatti, nel rivelarne dati attributi a preferenza di altri, e nel presentare questi attributi posti in rilievo come conseguenza immediata di certi attributi di Dio, ontologica di Dio e i yiudizi di esistenza a priori. L'argomento di Anselmo pag. 62-64. 1 W. JAMES, op. cit.: The Varieties of Rel. Exp., 486. CAPITOLO XI. 9241 e quindi come prove di questi attributi divini e pertanto del- lesistenza stessa di Dio. Cos, secondo Malebranche, la semplicit delle leggi della meccanica denoterebbe essere esse state oggetto duna scelta, e tale scelta implicherebbe senz'altro l esistenza di qualcuno che ad essa abbia proceduto :  Avendo risoluto, cos, p. es., egli scrive, di produrre per le vie pi semplici questa variet infi- nita di creature che ammiriamo, Dio ha voluto che i corpi si muovessero in linea retta, perch questa linea  la pi sem- plice . Del tutto analogamente, Cartesio derivava la legge della conservazione della quantit di moto dalla immutabilit di Dio  che deve conservare nell universo, col suo concorso ordinario, tanto di moto e di riposo che ci ha messo nel mo- mento in cui lha creato .' Come si vede da questi esempi, l ipotesi metafisica, che, confermata dalla verifica dei fatti che da essa ci si illude di avere dedotti, dovrebbe poi servire a dimostrazione dell esi- stenza di Dio,  caratterizzata sopratutto da una grande inde- terminatezza. Questa grande indeterminatezza che sarebbe esiziale pel ragionamento costruttivo, perch in esso si tratta di determinare qualche cosa che ancora non si conosce, cio di stabilire quali fatti nuovi si ottengono da una data combi- nazione sperimentale semplicemente pensata, non lo  affatto pel ragionamento classificatorio-intenzionale, perch gli oggetti o fenomeni gi ci sono, cio a dire gi si conoscono, e non si tratta che di classificarli in un modo piuttosto che in un altro: Dall ipotesi ora accennata, p. es., del proposito di Dio di pro- durre ogni cosa  per le vie pi semplici , non si tratta gi di stabilire se i moti dei pianeti debbono essere rettilinei o circolari od ellittici, o se il moto del grave che cade deve essere uniforme o variabile e come variabile, e cos via (come fa, invece, l'ipotesi Newtoniana), bens di prendere questi moti . cos come gi si sa che sono e di porli nella classe dei feno- meni  pi semplici , la quale cosa, non solo non  ostacolata, ma  anzi resa sempre possibile e facile, dall indeterminatezza stessa della classe, in cui questi fenomeni si desidera vengano posti. ! GUASTELLA, Op. cit.: Fil. d. met., I, 1 numeraz., 94, 2* numeraz., 449-450; G. MirHaup. Les lois du mourvement et la philosophie de Leibniz, in op cit.: Nourelles tudes sur VU histoire de la pense scientifique, pag. 197-198. RIGNANO, Peicoloria del ragionamento  16 242 3. RIGNANO Lo stesso dicasi per laltro argomento, parimente sopra accennato, quello di Cartesio : Dallattributo della  immuta- bilit  supposto in Dio, immutabilit non solo in s stesso, ma anche nella sua azione esteriore, egli si illude di  dedurre  il principio che la quantit del movimento nel mondo  im- mutabile, nonch la legge di inerzia e gli altri princip della meccanica, che egli, previamente, aveva invece scoperto per via induttiva. Tutto il ragionamento intenzionale di Cartesio tende dunque, non gi a dedurre, bens semplicemente a clas- sificare, a presentare, le leggi a lui ormai gi note della mec- canica, conforme ad un dato schema assunto per gli attributi di Dio, onde poterle additare come conseguenze e prove di questi attributi, e quindi come prove della stessa esistenza di Dio, possessore di questi attributi. Naturalmente, non solo lassumere per la divinit dati attributi, piuttosto che altri,  cosa del tutto arbitraria e quindi il dialettico metafisico ha libero giuoco di sceglierli in modo che poi gli servano a clas- siticare certi fatti o certe leggi del mondo reale entro lo schema che gli attributi stessi vengono cos a costituire; ma la somma indeterminatezza, ancor qui, di questi attributi cos assunti per ipotesi, facilita questo catalogamento, che una precisione mag- giore potrebbe rendere invece pi difficile.  Se ci deve essere uno stretto legame fra limmutabilit divina e la costanza di una somma, perch, si domanda il Milhaud in seguito al brano su citato, scegliere la somma della quantit di moto di prefe- renza a unaltra? . Peggio ancora, l'attributo dell immutabilit di Dio, se maggiormente determinato, potrebbe porre in grave imbarazzo il dialettico metafisico, visto che questa maggiore determinazione potrebbe condurre alla conclusione che tutto nel mondo, e non la sola quantit di moto, dovrebbe essere immutabile, tutto il mondo fenomenico, e non gi un solo aspetto di esso, essendo manifestazione di Dio. | Altre volte, infine, si esprime una verit induttiva sotto forma talmente vaga da potere poi presentare come rientrante in essa uma proposizione che invece ne  totalmente diversa, e la quale deve servire appunto a dimostrare lesistenza desi- derata da Dio. Cos Leibniz esprime la verit, sempre pi confermata dallesperienza quanto pi si estende la conoscenza delle leggi scientifiche, che ogni fenomeno  deducibile, per via di ragionamento costruttivo, da altri fenomeni suoi ante- cedenti, combinati mentalmente in modo opportuno fra loro, CAPITOLO XI. 243 , colla proposizione del tutto vaga che non vi ha aleuna  cosa  che non abbia la sua  ragione sufficiente . Da questa pre- messa maggiore cos vaga il Leibniz passa senz'altro, per mezzo di un semplice sillogismo, alla conclusione che anche 1  uni- verso >  cio l intera serie dei successivi stati del mondo, ciascuno prodotto dallo stato immediatamente precedente  leve avere la sua  ragione sufficiente  (la'quale sar di ne- cessit fuori della serie stessa, ove questa sia presa per intero). E siccome pu passare inosservato che il dire ci equivale a ritenere la serie dei successivi stati del mondo non infinita, bens iniziantesi a un dato momento, cos passa pure inosservato che ci equivale a postulare senz'altro, contrariamente a tutti i dati lellesperienza, un atto creativo dal nulla, e quindi un creatore. Anche in questo argomento del Leibniz si riscontra, dunque, tutto il vantaggio che la metafisica trae dalla maggior possibile imprecisione e nebulosit dei rispettivi concetti : se in alcuni cas essa le permette, come abbiamo visto, di riuscire sempre a classificare sotto le proprie categorie concettuali tutto ci che pi le faccia comodo pei suoi fini dialettici; in altri casi, invece, come ad esempio in questo appunto del Leibniz, essa le permette di rivestire con forme sillogistiche apparen- temente rigorose e apparentemente poggiate su basi empiriche degli ingannevoli sofismi, che concetti pi precisi immedia- tamente smaschererebbero e renderebbero quindi impossibili. La metafisica propriamente detta. Senonch, l affermazione di un essere divino, pur smate- rializzato il pi possibile, e ridotto ad un semplice conglome- rato inintelligibile di attributi, non era ancora, come abbiamo visto, abbastanza imprecisa e vaga da evitare le contraddizioni degli attributi stessi fra di loro e col reale. N gli argomenti che si davano a dimostrazione della sua esistenza riuscivano, li fronte allopera critica incessante della ragione, a nascon- lere la loro natura prettamente sofistica. Da ci la necessit li passare dalla metafisica teologica alla metafisica propria- mente detta, la quale alla divinit sostituisse entit ancora pi vaghe, ancora pi vuote di ogni e qualsiasi contenuto ifitel- ligibile o pensabile, e pur conservanti quel tanto di lontana analogia colla divinit da garantire esse pure la conservazione dei valori supremi, che era ci che pi premeva di salvare. 044 E. RIGNANO Sorse cos il concetto di  causa efficiente ; e mentre s pretese essere essa la sola che fosse atta a spiegare il  modo essenziale  di produzione dei fenomeni, non si riusc a pre- sentarla che come una potenza occulta, generatrice dei feno- meni stessi. Concetto di causa efficiente, che era pi nebuloso e pi vago della stessa divinit la pi disantropomorfizzata, perch, pur conservando anche a questa entit le caratteri stiche antropomorfiche di intelligenza o di volont o di per- seguimento in genere duno scopo, si veniva nel tempo stesso :  a togliere a questi attributi qualsiasi  soggetto  che potesse servire ad essi di sostegno. La rinunzia a. un qualsiasi  soggetto , che servisse d sostegno a queste caratteristiche, aveva il vantaggio di esimere dall'obbligo di dimostrare la esistenza d un qualunque dato ente; mentre le caratteristiche intellettive o volitive, cos va- gamente attribuite alla causa efficiente, permettevano di afti-. dare a quest'ultima la conservazione di quei valori supremi, prima garantiti dalla divinit.  dunque al vivo desiderio di poter continuare a presentare il mondo come dovuto ad una intelligenza o volont  la quale, in quanto tale, ci si lusin- gava fosse di per s sola garanzia di conservazione dei valori umani supremi  che  dovuto, in seguito al crollo della eonceezione teologica propriamente detta, la introduzione e la difesa' tenace del concetto di cansa efficiente e di tutti eli altri concetti pi o meno ad essa simili. Sotto questo rispetto,  sistemi metafisici ritenuti i pi differenti fra loro hanno tutti, invece, un identico nucleo so- stanziale in comune: L idealismo di Platone  di cui, come osserva giustamente il Guastella, il realismo scolastico co suoi  universali  non  che una degenerazione, dovuta ad un tradizionalismo che non si rende pi eonto della vera ragion d'essere del sistema abbracciato  e-che tende a. presentare il reale come il prodotto dellattuazione delle idee di una mente creatrice, cio lintero universo come il risultato del realizzarsi dun disegno prestabilito, immaginato da un essere intelligente; il panteismo di Spinoza che considera il reale stesso come la manifestazione immediata dellimmanenza nella natura del- l  intelligenza umica del tutto  ; il volontarismo di Schopen- hauer che assimila alla volont tutte le forze della natura produttrici dei fenomeni; la dialettica di Hegel secondo la quale tutte le idee, attuantisi nel reale, non sono che dei mo- CAPITOLO XI. 245 menti successivi dello sviluppo di unidea unica, e che tende quindi a mostrare il reale e la sua evoluzione come dovuti allo svolgersi, nella mente creatrice, dun proprio processo dia- letticos e cos via: tutti questi sistemi, apparentemente magari agli antipodi fra loro, non sono che altrettante derivazioni e variet dellantropomorfismo divino antico, altrettante forme specifiche diverse, che vengono via via assunte dalla tendenza unica e costante della metafisica a fare dell'universo, come ice lo Schopenhauer stesso, un macrantropo, a dargli, cio, ana coscienza e una personalit, sempre allo scopo che luni- verso sia di per s garanzia che le supreme aspirazioni e finalit umane non mancheranno, o prima o poi, per via diretta o indiretta, di venire finalmente e completamente soddisfatte. o N costituisce una difterenza effettivamente sostanziale li questi sistemi il comparare che fanno alcuni di essi la causa efliciente di preferenza alla volont e allazione umana, mentre altri Passimilano piuttosto all intelligenza immaginatrice o al processo logico del pensiero, visto che ci che importa al me- tatisico di ottenere  sempre ed esclusivamente la preseuta- zione del reale come manifestazione di una mente creatrice, tendente a dati fini:  Nella filosofia romantica, serive l'En- riques nel sno studio su Hegel, il Dio tradizionale teude al- limmanentismo e al panteismo spinozista; non  pi qualche cosa di esterno al mondo:  la forza creatrice che opera in tutte le cose .  Non basta a Hegel che il processo dialettico si applichi ad un tempo al movimento del pensiero e al mo- vimento della realt. Questa intima concordanza egli la in- terpreta nel senso che la natura della realt sottogiacente ai fenomeni  il pensiero stesso; qui entra in scena, 0, per meglio dire, si mostra in evidenza un nuovo motivo sentimentale, dordine religioso, al quale si riattacca il sistema dellidealismo assoluto .  Lidealismo, serive alla sua volta il Guastella, al contrario delle altre forme dellantropomortismo, prende per tipo della sua spiegazione, non la nostra azione volontaria, cio lattivit che il nostro spirito esercita sulle cose, ma Pat- tivit puramente interna del pensiero, e propriamente, nei si- stemi di Schelling e di Hegel, la sua attivit logica. Vi ha tuttavia un elemento in questi sistemi, che costituisce un punto di contatto con la filosofia volizionale:  la loro teleologia, perch la teleologia, immanente o trascendente,  sempre un assimila- 246 | LL. RIGNANO zione del modo reale di produzione delle cose alla nostra atti- vit volontaria ed esteriore . ! Naturalmente,  in questi sistemi metafisici pi progrediti, e appunto perch tali, che si fa sempre pi manifesta e sempre pi si accresce limprecisione e la nebulosit dei concetti, tutto allopposto di quanto succede nella scienza. Il progresso di quest'ultima, infatti, mira, spontaneamente o deliberatamente, ad una precisione sempre maggiore dei propri concetti, affinch gli edifici logici che il ragionamento costruttivo viene via vi innalzando su di essi siano sempre pi solidi: non diversa- mente, in questo, dalla tecnica delle costruzioni che tende a squadrare il pi esattamente possibile i propri materiali, dalla cui combinazione deve sorgere l'edificio. Ma la metafisica, come abbiamo visto, persegue tutt'altro fine; anzich a nuove costruzioni, essa tende a nuove presentazioni dun medesimo reale, conformemente alle proprie aspirazioni; e da questo suo fine stesso  tratta, magari inconsciamente, a fare uso di con- cetti sempre pi imprecisi e nebulosi, sia perch, come abbiamo visto, la classificazione o presentazione desiderata del reale sotto questi concetti riesce cos sempre possibile, sia per sot- trarre appunto le rispettive presentazioni intenzionali del reale dagli assalti demolitori di questultimo: s come le immagini ottiche dei fantasmi resistono, sulla scena quale si presenta allo spettatore, ai colpi reiterati di spada o darma da fuoco che loro inferiscono i reali attori del Aramma. Valga, come esempio per tutti, il sistema appunto di Hegel. Il legame associativo delle idee per via di contrasti (impro- priamente da lui chiamato logico), che poi  chiamato a tras- formarsi in legame ontologico fra le cose onde presentare levo- luzione del mondo come governata da un principio intelligente, riesce, come  noto, alla presentazione di questa evoluzione come un continno ritmo che ad unidea fa seguire lidea anti- tetica, e a questa unaltra idea pi comprensiva che concilia le idee opposte, e che porta poi essa stessa nel proprio seno il germe di una nuova opposizione, la quale chiama alla sua volta unaltra sintesi, e cos via indefinitamente. Orbene,  evidente che questa classificazione o questo  inquadramento  i F. Exriques, La Metaphysique de Hegel,  R. de Mtaph. et de Mo- rale , janvier 1910, pag. 11-12, 13-14; GuasriLta, op. cit.: Fil. d. metaf., 1, 196.0 CAPITOLO XI. 247 dei fenomeni successivi del reale in tesi, antitesi e sintesi  sempre possibile, grazie precisamente all imprecisione somma di questi concetti. Tanto che, anche se levoluzione del mondo avesse seguito qualunque altro cammino, la medesima classi- ficazione si sarebbe attagliata ad esso lo stesso, senza alcuna difficolt. Imprecisione somma di concetti, che, ci sia per- messo di ripeterlo ancora, se sarebbe esiziale al ragionamento costruttivo il quale da un dato modo di essere attuale del reale mira mentalmente a costruire e quindi a prevedere il modo successivo, mette invece al riparo la presentazione dell insieme gi avvenuto o esistente del reale, quale la si desidera, da ogni pi lontana possibilit di smentita da parte di questultimo. Si vede, dunque, come dicevamo, con quanta abilit la metafisica propriamente detta abbia tentato di conservare quello che pi le premeva della eoncezione teologica,  cio la pro- duzione del mondo per opera di questa o quella  causa effi- ciente , intelligente o volitiva,  pure rinunziando al punto pi debole di essa, cio alla postulazione o dimostrazione del- lesistenza di un qualsiasi  soggetto , che di questi attributi di intelligenza o di volont avrebbe dovuto essere il sostegno. E a questo  pervenuta col limitarsi a classificare o presen- tare i fenomeni del reale come altrettante manifestazioni di questi attributi, e col ricorrere, onde riuscire a questa classi- ficazione o presentazione cos propostasi, a tutte le arti della dialettica, a cominciare. sopratutto dalla creazione di concetti sempre pi nebulosi e vaghi, destinati a rappresentare e sur- rogare questi attributi di intelligenza o di volont, e capaci, pet la loro imprecisione stessa, di ricettare tutto il reale che di questi attributi si voleva dimostrare fosse la manifestazione e la conseguente conferma. Finalismo, animismo, ritalismo. Tuttavia non si sono fermati qui i tentativi della meta- fisica nell aspra sua missione di salvare ad ogni costo quei valori verso i quali pi intensamente convergevano le aspi- razioni umane. I ammettere una misteriosa causa efficiente equivaleva in fondo a postulare pur sempre unanima o una volont o una intelligenza del mondo, e conteneva in s il pericolo, grazie alla diffnsione stessa delle pi elementari co- gnizioni fisio-psicologiche, di riantropomorfizzare anche troppo 24800 E. RIGNANO ll  soggetto  che si era voluto invece togliere di mezzo e di dar luogo alla domanda imbarazzante dove insomma fosse il cervello corrispondente a quest'anima dei mondo. In aggiunta ed a rafforzamento, quindi, e poi a surroga- zione, sia dell ipotesi teologica di un essere divino, sia del- l'ipotesi metafisica di una causa efficiente ad attributi volitivi o intellettivi, ed allo scopo appunto di distogliere sempre pi l attenzione dal  soggetto  che di questi attributi avrebbe dovuto essere il sostegno, la metafisica si  vista spesso in- dotta a prendere il proprio partito di presentare direttamente la natura come dotata di per s stessa di una propria finalit; la quale nel tempo stesso veniva naturalmente scelta in modo da coincidere colle aspirazioni umane supreme da soddisfare. Come per la ipotesi teologica, cos anche per la finalistica, alcuni fatti esistevano realmente che potevano indurre ad escogitarla e poi a sostenerla. Il mondo ci fornisce, nella sua parte organica, esempi non dubbi di adattazione ad un . tine. L'ipotesi, quindi, essere luniverso nel suo insieme adat- tato ad un fine ben poteva dirsi suggerita da aleumni fatti e dirsi perci, al suo inizio, scientifica.  Senonch questa ipotesi  stata poi smentita dalla verifica lei fatti restanti, dimostranti che la natura, nel suo complesso, non sembra essere adattata n sembra tendere ad alcun fine. Da ci la funzione della metafisica tinalistica di tentare in- vece di presentare il mondo, a dispetto delle constatazioni del reale, come dotato di una qualche finalit. E questo in due modi, corrispondenti ai due sistemi dialettici fondamentali, esaminati nel nostro capitolo precedente: luno, consistente nel- lescogitare concetti tali della finalit che si avvicinassero il pi possibile al mondo reale cos come ; 1 altro, nel tentare poi di presentare il mondo come appunto corrispondente o coincidente con quel concetto di finalit, intenzionalmente adottato come il pi conveniente. Certi concetti della finalit, cos scelti,  come, p. es., la perpetuit ed immutabilit dellordine esistente dell universo che si pretendeva fosse dimostrata dalla stabilit stessa del nostro sistema planetario, e simili,  non avevano,  vero, che lontani ed indiretti rapporti colle aspirazioni umane da 1 Cfr., p. es., STUART MILL, op. cit.: Three Essays on Religion, Third Essav: Theism, The Argument from Marks of Design in Nature, 167. CAPITOLO XI. 249 soddisfare. Ma lo scopo era ugualmente raggiunto, perch, dimostrata una volta che fosse una data finalit, si poteva facilmente ammettere o tentare di dedurre, valendosi ancor qui della estrema imprecisione dei relativi concetti, che essa implicasse anche quella o quelle che maggiormente premevano; e perch, sopratutto, una finalit qualsiasi cui l'universo ten- desse era di per s stessa l prova di quellanima del mondo, intellettiva o volitiva, cui le speranze umane rimanevano mal- grado tutto ancora tenacemente attaccate. Tuttavia, naturalmente, gli sforzi maggiori e pi ripetuti dovevano volgersi a dimostrare direttamente quelle finalit che pi stavano a cuore. Da ci, p. es., gli sforzi di presentare il mondo reale come il migliore dei mondi possibili. E questa presentazione era ottenuta sempre col solito metodo dialettico, evocantco, cio, quelle sole manifestazioni del mondo reale capaci di dare unimpressione qualsiasi di perfezione, 0, ci che  lo stesso, di aggiustamento a qualche bisogno o tendenza della vita in generale e della specie umana in particolare, e quindi atte a fare apparire il mondo stesso come rientrante sotto il concetto desiderato,  la quale cosa era facilitata, qui pure, dallimprecisione somma stessa del concetto  il mi- gliore dei mondi possibili , suscettibile di ricettare qualunque cosa vi si volesse porre dentro,  e tacendone nel tempo stesso tutte le altre manifestazioni che ne avrebbero invece rilevato le grandi imperfezioni. Coutemporaneamente a questi tentativi della metafisic: di dimostrare una finalit generale delluniverso, atta a sal- vare in blocco tutto linsieme dei valori supremi, altri, pi modesti e pi limitati, tendevano a salvare per lo meno alcuni di questi valori o anche solo luno o laltro di essi che mag- giormente premesse. Cos, p. es., di pari passo colla metafisica finalistica procedeva quella animistica.  stato detto e ripetuto pi volte che lintima molla di ogni ragionamento in favore dellesistenza e dell'immortalit dellanima  il desiderio naturale di vivere, la reazione spon- tanea al pensiero lella morte. Ma questo desiderio non sa- rebbe bastato da solo a creare e poi a radicare s profonda- mente nella mente umana tutta una leggenda, che nessun fatto sostiene, se non fosse stata lopera millenaria, gi sopra rammentata, di suggestione collettiva dell'organo religioso, il quale, sulla fragile base dellinterpretazione semplicista data 9250) i E. RIGNANO dalla mentalit primitiva ad alcuni eventi fisici  psichici della vita quotidiana,  venuto appunto ad innalzare, per lesercizio stesso della sua funzione sociale suprema, tutto il grandioso edificio delle ritompense e delle punizioni divine, sempre pi rimandate a dopo la morte dellindividuo.  Comunque sia, anche per la dottrina animistiea, come per la teologica, se ne osserva la medesima disfenomenizza- zione progressiva, resa ancor qui necessaria onde sostenere ledificio contro le smeutite del reale. Dai popoli primitivi o dai selvaggi attuali che danno all'anima tntte le qualit corporee pi materiali, s che nelle tombe vengono deposte, onde servire all'anima del defunto, e cibi e vesti ed armi; dagli stessi antichi ebrei che spargevano di cenere o di farina i lInoghi che si presumeva fossero visitati dalle anime dei de-  funti, nella persuasione che esse vi avrebbero lasciato le loro impronte; si inizia poi un Jento ma continuo processo di sma- terializzazione, rilevato benissimo anche dallo Spencer, che rende lanima sempre pi impalpabile e invisibile, un qualche cosa di vaporoso e di etereo, non pi suscettibile di rappre- sentazione alenna. Talvolta questo processo di smaterializzazione dell anima procede cos rapido, sotto laculeo del bisogno di sottrarla alle smentite del reale, da sollevare le proteste di coloro che ve- devano tutti i pericoli di una smaterializzazione troppo spinta:  Se lanima. non  un corpo, chi , domanda Tertulliano, questessere che discende agli inferni dopo la morte, e vi resta sino al giorno del giudizio? L'anima? Ma ci  impossibile se lanima  niente: ora ci che non  un corpo non  che niente. D'altronde un essere incorporale non potrebbe soffrire prigionia, e sarebbe immune da pena: se lanima  capace di sentire il tormento e il piacere, in mezzo al fuoco dellin- ferno o nel seno dAbramo, ci dimostra la sua corporalit, poich una cosa incorporale sarebbe necessariamente impas- sibile . Ma questi scrupoli sono poi vinti completamente; e la metafisica animistica della scolastica pu suggellare il trionfo della pi pura spiritualizzazione dellanima, col negare persino che questultima possa essere in alenn luogo:  Non n loco sed ubi , dicevano di essa gli scolastici.  Frivola distinzione, 1 E. Ricnavo, art. cit : Ze phn. rel., in  Scientia , 1910, N. 1; e in op. cit.: Fssas de synth. scient. CAPITOLO XI. 9251 questa, commenta il Guastella, perch queste parole significano semplicemente che lanima  in luogo e non lo  . Senonch, lo scopo che si prefiggeva questo non-senso verbale era ap- punto quello di attribuire all'anima due attributi, negazione,  vero, luno dellaltro, ma utili ambedue per potere essere richiamati ora luno e ora laltro, a seconda del bisogno mo- mentaneo del dialettico. Kra, infatti, necessario negare che essa fosse in alcun luogo per parare alla domanda dove fosse tal luogo; ed era pur necessario ammettere che essa fosse in qualche luogo per tranquilizzare il credente sull esistenza di essa e sulle ricompense ad essa largite. * Ma la spiritualizzazione eccessiva dell'anima sollevava, daltro canto, nuove e maggiori difficolt, in ispecie quella del rapporti fra lanima stessa el il corpo. Da ci tutta nua nuova serie di sforzi dialettici per risolvere queste difficolt, o, per meglio dire, per tentare di presentarle come non sussistenti; tale, p. es., la celebre dottrina dell  armonia prestabilita  del Leibniz, la quale, pure ammettendo che il corpo materiale non possa agire sullanima spirituale, n questa su quello, spiega il loro perfetto accordo paragonandolo a quello di due orologi indipendenti luno dallaltro, che pur suonano le ore contem- poraneamente, perch aggiustati preventivamente dal loro co- struttore; oppure quella delle  cause occasionali  del Male- branche, la quale, riprendendo il paragone di due orologi in- dipendenti, immagina che Dio intervenga di continuo e faccia ogni volta suonare luno in corrispondenza coll altro. Tuttavia, add onta di questo processo di smaterializzazione continuo dellanima che doveva tendere a salvare questultima dalle smentite del reale, e ad onta di tutti i pi ingegnosi sforzi dialettici per parare alle difficolt nuove che sorgevano da questa stessa spiritualizzazione troppo spinta, non venivano certo con questo calmati gli angosciosi dubbi che di continuo si rinnovavano, e sempre pi insistenti, circa l esistenza e l im- mortalit di quest'anima. E pronto allora si elevava a difesa, di nuovo, il ragionamento metatisico-dialettico, col tentare di . Ma tutto quello che egli perviene cos a fare non  altro, come abbiamo visto, che togliere a prestito concetti dal reale, solo sfumandone i contorni ed evaporizzandone sempre pi il contenuto onde renderli suscettibili della mag- gior possibile elasticit di interpretazione, o accatastare arbi- trariamente attributi su attributi in un insieme logicamente inconsistente ed irrappresentabile alla mente, 0, peggio ancora, CAPITOLO XI. 263 continuare ad usare espressioni verbali, vuotate ormai di ogni contenuto intellettivo e ridotte a puri snoni evocatori soltanto di emozioni. Questi  concetti  cos disfenomenizzati, cos resi inintelligibili, queste  idee  cos smaterializzate, danno al me- tafisico l illusione, per queste stesse caratteristiche dei concetti di cui si serve, di trascendere effettivamente l esperienza, la materia, e di potersi perci ammantare del nome di  idealista , in contrapposto del positivista  materialista , reo confesso di ritenere impossibile e vano qualsiasi ragionamento che non s basi su concetti, sia pure astratti quanto si voglia, ma pur sempre tangibili all immaginazione. Il positivista, infine,  un rassegnato di fronte a quanto nel reale vha di veramente ineluttabile; ma un rassegnato di fronte allineluttabilit, che sa, nel tempo stesso, che una parte sia pur minima di questo reale  suscettibile, invece, di venire modificata dallazione umana; e a questa parte mo- dificabile del reale egli perci si volge con tutte le sue forze, onde renderla il pi possibile conforme alle proprie aspirazioni. Ch di alti e nobili ideali egli pure  capace quanto altri mai. Non  che un grossolano e volgare equivoco, giuocato in piena mala fede su queste parole di  materialista  ed  idealista , il lasciare supporre o linsinuare che il positivista, intellettual- mente materialista,  cio colui che il sano equilibrio stesso della sna mente, non aeciecata dal sentimento, rende conscio della vacuit di qualsiasi ragionamento condotto su pretesi  concetti  vuoti di contenuto sensibile,  non possa per ci stesso aspirare che a piaceri materiali e non possa essere mo- ralmente idealista. Anzi, il positivista moralmente elevato, lo  di una morale socialmente superiore a quella del meta- fisico, appunto perch non pu cullars sullottimismo di una volont o intelligenza benigna reggente le sorti delluniverso, ma sa di non potere contare che sullopera propria e dei propri simili. E quando la sua coscienza, anche la pi severa, gli dica che egli tutto ha fatto e tutto continua a fare quanto era ed  in lui umanamente possibile nella direzione delle proprie pi alte aspirazioni, egli in questo interno responso trova, insieme alla serenit del suo spirito, la pi. intima e pi dolee soddisfazione al suo lato affettivo pi nobile, e, nel tempo stesso, nuovo ed incessante pungolo a perseverare an- cora nell infinito cammino del bene. Se rassegnato alle ine- Juttabilit del reale, egli , dunque, viceversa, il pi energica- 204 E. RIGNANO mente attivo per riparare e correggere il reale, l dove questo sia; alla portata delle sue forze spinte alla loro massima tensione. Il metafisico, invece,  n ribelle che pretende che tutto il reale sia conforme alle proprie aspirazioni. TI sno intelletto, meno vigoroso di quello del pousitivista, cede le armi al sen- timento.  questo stato di ribellione della sua parte affettiva contro la intellettiva che costituisce il  tormento filosofico  del metafisico, che non sa darsi pace che il reale non corri- sponda alle proprie aspirazioni e che si tortura la mente per escogitare una rappresentazione del reale stesso conforme a queste aspirazioni e pur sottratta alle smentite dell esperienza.  questo suo spirito ribelle che lo spinge a reagire contro la scienza, che di queste smentite  la maggiore responsabile, a combatterla, a cercare di screditarla, e che di fronte alla ragione > gli fa valorizzare la  intuizione , inteso questo termine, non gi nel senso di semplice constatazione intellet- tiva spontanea ed improvvisa, bens in quello, ben diverso, di credenza provocata e alimentata dallintimo e profondo sen- timento. Ma  appunto in quest'opera titanica e vana che egli esaurisce tutte le sne energie: egli non fa che continuamente sognare un reale migliore, ma nulla opera per migliorare il reale quale ci  dato. Se ribelle al reale con tutto il suo pen- siero, egli  invece inerte e passivo in quanto alla sua azione, la quale questo reale pur potrebbe in parte plasmare a sua volont. Senonch, come fu gi in passato la societ, a mezzo del suo organo religioso, a legare indissolubilmente i valori umani supremi alla concezione teologico-antropomorfistica del mondo, cos  oggi la societ stessa, in seguito all atrofizzarsi continuo di questorgano e al graduale conseguente svincolarsi della collettivit umana dalla fede, che tende a rendere questi va- lori indipendenti tanto dallantica quanto da qualunque altra concezione in contrasto col reale, riattaccandoli piuttosto, per altre vie, ad altre concezioni in accordo ad un tempo col reale e colle proprie esigenze supreme, meglio intese. Di guisa che, mentre nei tempi passati anche gli intelletti superiori non po- tevano a meno, soverchiati dalle idee circostanti, di darsi essi pure alle speculazioni metafisiche, oggi non inclinano ormai a queste ultime che le menti mistiche, nelle quali la parte affet- tiva domina tiranna e rende umile ancella la parte intellettiva. Queste : menti mistiche  che mai non mancheranno  continueranno pur sempre a cercare di realizzare e sistemare CAPITOLO XI. 265 le loro aspirazioni e i loro sogni in sempre nuove e sempre diverse e sempre vane costruzioni trascendentali, pallidi riflessi dei grandi sistemi del passato, ultimi sprazzi di una grande illusione umana che fu. Speculazioni metafisiche, vecchie e nuove, le quali, nel loro insieme, costituiranno il grande poema tramandante ai posteri le gesta della tragica e prometea ri- volta, che contro linfinitamente grande macrocosmo ha osato e oser ancora tentare il microcosmo infinitamente piccolo. CAPITOLO XII. Le diverse mentalit logiche. Sintetici ed analitici. Nei capitoli anteriori ai due ultimi, cio in quelli relativi al ragionamento costruttivo, abbiamo visto che l evoluzione di quest ultimo si presenta sotto i due aspetti diversi, fra loro connessi, del passaggio dalla sua fase concreta ad una sempre pi astratta e del passaggio dal ragionamento elementare, in- tuito di getto, alla lunga e complicata deduzione logica pro- priamente detta. Il primo passaggio  dovuto, come ve- demmo, alla scoperta di concetti dordine sempre pi ge- nerale, cio a dire al riconoscimento di classi o gruppi sempre pi estesi di fenomeni od oggetti, equivalenti rispetto a questo o a quel fine o rispetto al risultato che si ha di mira colle esperienze semplicemente pensate, costituenti il ragionamento. Questa formazione di nuovi concetti o estensione di concetti antichi aumenta, come parimente vedemmo, il numero delle operazioni od esperienze di cui si conoscono in precedenza i risultati e che quindi possono venire semplicemente pensate; nel tempo stesso, grazie alla riduzione di tutti i fenomeni od oggetti, compresi in un dato concetto, a quel solo o a quei soli attributi che li rendono appunto equivalenti sotto questo o quel rispetto, vengono rese di altrettanto pi semplici le operazioni od esperienze da eseguirsi sul fenomeno od oggetto schematizzato, che viene cos a rappresentare il rispettivo concetto. Il ragionatore approfitta allora di questo sempre maggior numero di operazioni od esperienze, di cui viene a conoscere in precedenza il rispettivo risultato, e di questa CAPITOLO XII. SOT maggiore semplicit, che vengono cos ad avere tali opera- zioni od esperienze da eseguirsi solo mentalmente, per imma- ginarne e concatenarne fra loro un numero sempre maggiore e per complicare e prolungare sempre pi un tal processo  combinatorio ; il che costituisce appunto l'applicazione in sempre pi larga misura del metodo deduttivo. A questo duplice aspetto, assunto dalla evoluzione del ragionamento, eorrisponde la divisione fondamentale delle mentalit logiche in sintetiche e in analitiche. Le prime, pi portate alla scoperta di concetti nuovi o all allargamento di concetti antichi; le seconde, pi portate alla combinazione ponderata, paziente e perseverante delle operazioni od espe- rienze, suscettibili di venire semplicemente immaginate, onde trarre per via deduttiva dal patrimonio gi esistente di con- cetti tutto ci che esso pu dare. ! Le menti sintetiche prediligono quindi la comparazione, la ricerca di nuove analogie (ogni  analogia  essendo sempre, in sostanza, essa pure, non altro che il riconoscimento del- l'equivalenza rispetto a un dato fine o risultato perseguito), e cos, con un solo atto del pensiero,  la scoperta appunto d un nuovo concetto o d una nuova analogia,  allargano d un colpo ed in notevole misura le nostre conoseenze, permettendo di estendere senz altro quanto gi sapevamo intorno ad una data categoria di fenomeni od oggetti ad altra categoria, ri- spetto alla quale le nostre conoscenze erano molto pi limitate. D guisa che esse sembrano procedere per salti, o, magari, per audacissimi voli. Le menti analitiche, invece, procedono per via di continu tentativi di combinazioni sperimentali, semplicemente immaginate, onde constatarne i rispettivi ri- saltati; prediligono, cio, i lunghi e pazienti ragionamenti,  lunghi e complicati calcoli. Di guisa che appaiono avanzarsi prudentemente e sicuramente a un solo passo per volta. Ora,  interessante di rilevare che nel determinare l una o V altra di queste due caratteristiche mentali, le quali a primo aspetto si direbbero d ordine puramente intellettivo, vi hanno gran giuoco, invece, dei fattori od elementi d ordine affettivo. Ogni atto sintetico, infatti, consistendo nel riconoscimento tutto ad un tratto di qualche analogia od equivalenza rispetto a un dato risultato, richiede, nel momento in cui esso si. pro- 1 Cfr. E. MacH, op. cit.: Erkenztmis und Irrium, pag. 179. 268 E. RIGNANO luce, un interesse speciale ed esclusivo per la questione o per 11 problema che questa analogia o questa equivalenza vengono cos a risolvere. Ne consegue che ogni atto sintetico  di solito eminentemente soggettivo e si compie in genere sotto limpulso di ununica e forte affettivit. Invece, un atto ana- litico, o, per dir meglio, un seguito di atti analitici, che cor- rano dietro alla ricerca nelle pi diverse direzioni dei mol- teplici risultati cui possono condurre le varie combinazioni sperimentali semplicemente pensate, implicano, da parte del ragionatore costruttivo, piuttosto il desiderio obbiettivo di allar- gare in pi sensi il campo delle proprie conoscenze, che non. lo spiccato ed intenso interesse per una sola data questione a scapito di tutte le altre. Quindi  che, in tesi generale, le mentalit sintetiche sono pi intensamente e pi concentrata- mente affettive che non le mentalit analitiche; le quali, invece, in grazia appunto della loro minore intensit affettiva, sono capaci di una curiosit pi multiforme, maggiormente dispersa su molteplici cose ad un tempo. | | IP'unica intensa affettivit, presente al momento di ciascun atto sintetico, fa passare inosservate tutte le differenze sen- soriali degli oggetti o fenomeni le quali non abbiano alcuna relazione col fine o risultato che esclusivamente in tal momento interessa, mentre accentua e pone in rilievo quel solo o quei pochissimi attributi di questi fenomeni od oggetti, che rendano questi ultimi equivalenti rispetto a questo fine o risultato. Invece, la minore intensit e la maggiore variet affettiva dellanalitico, cio a dire la sua pi dispersa curiosit, lo spin- gono a rilevare ogni dettaglio delloggetto o fenomeno da lui studiato, a spezzare e decomporre ciascun insieme nelle sin- golo sue parti, a considerare queste ultime ciascuna separata- mente per conto proprio, a compiacersi nei particolari, per- lendo cos di vista l insieme.  In altre parole,  allunicit e intensit affettiva, d fronte ad una data questione, che  dovuta la capacit di astrazione, di generalizzazione, di concettualizzazione, propria delle menti sintetiche;  dessa, cio, che fa scoprire fra fenomeni od og- getti, sensorialmente quanto si vuole fra loro dissimili, quella data analogia od equivalenza corrispondente a questa affetti- vit unica, rendendo cos spontanea, per esprimerci colle pa- ! Cfr., p. es., W. WUNDT, op. cit.: Grundriss der Psychologie, pag. 401. CAPITOLO XII. 269 role del Mach,  la preoccupazione del generale nel contem- plare il particolare . Mentre  la minore intensit affet- tiva e la conseguente mancanza, nel momento stesso della ricerca, di qualsiasi preponderanza troppo accentuata di unaf- fettivit rispetto alle altre, cio  la stessa molteplicit det punti di vista affettivi dai quali egli considera i diversi feno- meni od oggetti che gli stanno dinanzi, ci che spinge lana- litico a vederne piuttosto le differenze che le analogie: Mentre gli intelletti  assimilativi , scrive il Maudsley,  scoprono leggere e delicate rassomiglianze che restano impercettibili agli altri , i  discriminativi  si distinguono, invece,  per la capacit di riconoscere e rilevare punti di differenza che sfuggono alle altre menti .  Lanalitico, scrive alla sua volta il Meumann, distingue, egli vede differenze; il sintetico pre- ferisce la comparazione, la ricerca di somiglianze e di ana- logie.  I Gli analitici, insomma, difficilmente riescono, iper la loro stessa maggiore variet affettiva, per la loro pi dispersa curio- sit, a distaccarsi dai singoli fenomeni o dalle singole qualit dei fenomeni per acquistarne  come fanno, invece, i sinte- tici, in grazia dellunica affettivit che al momento della ricerca l punge  una visione generalizzata o schematica. In con- traceambio, per, essi divengono, appunto per questo, molto pi ricchi di cognizioni particolari e precise, molto pi  eruditi  che non i sintetici. Le vedute troppo ampie di questi ultimi ripugnano invece ad essi perch, come dice il Poincar,  per quanto bello sia un vasto paesaggio, gli orizzonti lontani sono: sempre un po vaghi; essi preferiscono di raccogliersi per ve- ilere meglio i dettagli .  Gli analitici hanno quindi maggiormente affinato il senso tritico, consistente nel porre in rilievo anche le minuzie, le quali non hanno invece alcuna importanza per la questione unica verso la quale  rivolto tutto linteresse del sintetico. Essi hanno, conseguentemente, nei loro ragionamenti, mag- giori preoccupazioni dei sintetici in fatto di  rigore logico ,. cio della necessit di esplicitare, una ad una, tutte le nume- { E. Macn, op. cit.: Die Mechanik in ihrer Enticieklung historisch- kritisch dargestellt, pag. 29; MaubsLEY, op. cit.: The Physiology of Mind, pag. 283; E. MeUMANN, op. cit.: Intelligence und Wille, pag. 161. 2 E. Lenon, Notice sur Henri Poincar, Hermann, Paris, 1913, pag. 92.. 270 E. RIGNANO rose induzioni su cui ciascun loro ragionamento si basa: per s., il celebre algebrista Weierstrass  era maestro nell arte di scoprire gli errori di ragionamento l dove i suoi prede- cessori credevano avere prodotto una deduzione dun rigore irreprensibile; con unabilit consumata egli rimpiazzava le parti difettose della catena con un incatenamento nuovo che non: correva pi alcun pericolo della minima rottura . Un suo discepolo, Hermann Amandus Schwartz, soleva dire:  Io sono il solo matematico che non si sia mai sbagliato .  Egli acquistava questa impeccabile sicurezza al prezzo di unestrema minnzia; nel corso delle sue deduzioni, egli non lasciava mai al lettore la cura di supplire il minimo interme- diario . I sintetici, invece, derivano il loro senso di sicurezza piuttosto dalla stessa loro veduta dinsieme dellandamento del ragionamento o da qualche analogia che serva di sostegno a questultimo (come la vecchia dimostrazione dellesistenza, in qualsiasi punto duna funzione continua, della rispettiva derivata, per l analogia colla tangente ad una curva, dimo- strazione dimostrata poi insufficiente da Weierstrass; o come la dimostrazione del Klein dellesistenza di una data funzione sopra una data superficie per lanalogia colla corrente elettrica distribuentesi sopra nna superficie metallica). Per questo mag- gior bisogno degli analitici di esplicitare ciascuna delle indu- zioni del loro ragionamento e per la compiacenza con cui si soffermano sulle singole particolarit o qualit dei fenomeni od oggetti essi s servono non di rado anche del sillogismo, cche non  invece mai usato dai sintetici. * L'atto sintetico dintravvedere nuove equivalenze, finora insospettate, non pu che essere spontaneo e fortuito. Esso dipende, infatti, dallincontro casuale di due elementi intellet- tivi con un elemento affettivo. Occorre, cio, anzitutto, che l'attributo che rende i due gruppi di fenomeni od oggetti equi- valenti rispetto a un dato fine o risultato si presenti acciden- talmente, dinanzi alla mente, sensorialmente o mnemonica- mente, nello stesso istante, tanto nel primo che nel secondo 1 Cfr., p. es., P. DUHRM, La scienee allemande, Hermann, Paris, 1915, pag. 9; H. Porncarf, Lintwition et la logique en mathmatiques, in: La valeur de la science, Flammarion, Paris, (senza data), pag. 11-34, in ispecie pag. 11-12, 13, 17; lo stesso, Les dfinitions mathmatiques et Vl enseignement, in op. cit.: Science et Mthode, pag. 123-151. CAPITOLO XII. 271 gruppo; e, poi, e sopratutto, che questo presentarsi contempo- raneo dun tale attributo nei due gruppi distinti coincida col fatto che laffettivit relativa a questo fine o risultato si trovi desta o si desti precisamente in quel momento. Volontaria o meditata pu essere solo lattivit deduttiva, rivolta, in se- . guito, a verificare queste equivalenze cos intraviste:  Ci che vien chiamato comunemente col nome.di genio, scrive il Galton,  lattivit automatica della mente, in quanto  distinta dallo sforzo di volont. In un uomo di genio le idee vengono come per ispirazione; egli  trascinato piuttosto che trascinare s stesso . | A favorire il triplice incontro fortuito ora detto occorre che la mente non sia troppo stanca n persegua, in quel mo- mento, alcun processo combinatorio gi deliberato, bens, piut- tosto, che, ricca di energia nervosa accumulata, e ricca di materiale mnemonico relativo al problema da risolvere, lasei libera la fantasia di evocare a caso questo materiale mnemo- nico e di eseguire con esso i pi svariati e non intenzionali avvicinamenti.  nota, p. es., l'interessante analisi psicologica che il Poincar fa del modo con cui in lui si sono prodotte le sue pi geniali ideazioni, tutte consistenti nella scoperta di qualche nuova classe di oggetti matematici o di qualche nuova equivalenza od analogia fra tali oggetti (p. es., date classi di funzioni, analogie fra date trasformazioni analitiche, e simili): esse avvennero sempre solo dopo un certo intervallo di tempo, che si pu considerare di riposo, facente seguito a lunghi e faticosi tentativi non riusciti di risoluzione di qualche problema, e tutte gli si presentarono coi medesimi caratteri di  luce improvvisa ,  di brevit, di istantaneit e di cer- tezza immediata .  LHelmholtz, parimente, nel suo celebre discorso tenuto in occasione del suo 70 anno di et, riferisce:  Le idee felici vengono allimprovviso, senza sforzo, come un'ispirazione. Per quello che mi riguarda, non vennero mai a mente stanca n i F. GaLtoNn, English Men of Science, their Nature and Nurture, Macmillan, London, 1874, pag. 283; sulla spontaneit e istantaneit della ideazione geniale, vedi anche, p. es., C. LomBroso, Luomo di genio, 6 ediz., Bocca, Torino, 1894. pag. 23 e seg. ? H. Poincan, Linvention mathmatique, in op. cit.: Science et hypo- thse, pag. 50 e seg.; Dr. TouLouse, Henri Poincar, Flammarion, Paris, 1910, pag. 186. IR Aric d 272 E. RIGNANO a tavolino . Linvestigazione preventiva del problema  da tutte le parti  era per necessaria, ma non meno necessario era il susseguente riposo. Spesso le idee geniali gli s pre- sentavano al mattino, dopo il riposo della notte.  Partico- larmente volentieri esse venivano nel salire adagio su per colline boscose mentre splendeva il sole . La vera  ideazione geniale , quell che apre alla ricerca scientifica nuovi orizzonti, che scopre nuovi concetti, di cui si varr in seguito la paziente deduzione, , dunque, sempre un atto sintvtico, cio il riconoscimento di date equivalenze od analogie.  Stevin che scopre lanalogia, rispetto al fine dell equi- librio, fra tutti i diversi casi di gravi giacenti sul piano inclinato e quello della catena senza fine posata sul prisma a sezione triangolare ed a base orizzontale; Galileo che ri- conosce fra loro equivalenti, rispetto alle modalit di moto, il razzolamento duna sfera lungo un piano leggermente in- clinato e la caduta verticale dun qualsiasi grave, o che, rendendo sempre meno inclinato nun secondo piano contrap- posto su cui la sfera, dopo essere ruzzolata gi lungo il primo, risale alla medesima altezza da cui era partita, riconosce nel moto uniforme lungo il piano orizzontale un caso particolare limite del moto uniformemente ritardato e scopre cos la legge dinerzia; Newton che, collimmaginare di lanciare dalla cima di un alto monte un sasso orizzontalmente con velocit iniziale sempre crescente, fino a renderlo un satellite della terra, per- viene cos a riconoscere nellaccelerazione dei pianeti intorno al sole e dei satelliti intorno ai pianeti l effetto della medesima specie di forza che provoca la caduta dei gravi sulla terra; tutte le altre generalizzazioni consimili che si servono di un tale  principio di continuit  per scoprire certe propriet, gi svelatesi in dati fenomeni particolari, anche in altri feno- meni cui si giunge partendosi dai primi e modificandone a poco a poco qualcuna delle altre propriet; Mayer che intrav- vede lequivalenza fra date quantit di calore e di lavoro ri- spetto alla quantit di nutrimento richiesta dall organismo animale per produrre luna o laltra, e scopre cos il principio  1 H. von HELMHOLT7, op. cit.: Vortriige und Reden, I Band: Lriune- rungen, Tischrede gehalten bei dev Feier des 70. Geburtstages, pag. 15-16. ? Cfr. TH. RiBOT, op. cit.: Essai sur Vimagination ceratrice, pag. 32. CAPITOLO XII. 273 della conservazione dellenergia; Faraday che immagina una data struttura spaziale (le sue linee di forza), rispetto alla quale, concepita come fatto generalissimo, i fenomeni pi dispa- rati magnetici ed elettrici si mostrano quali altrettanti semplici cas particolari; Maxwell che scopre la perfetta analogia o identit fra le onde elettriche e le onde luminose; Galileo Ferraris cui il fenomeno della polarizzazione circolare od ellit- tica della luce, ottenuta mediante la composizione di due fasci. polarizzati ad angolo retto, di uguale frequenza ma di diversa fase, fa scoprire allimprovviso, per analogia, che, parimente, si dovr ottenere un campo magnetico rotatorio mediante due campi magnetici alternanti, essi pure di uguale frequenza ma di diversa fase, prodotti da due bobine disposte ad angolo retto; Davy e Liebig che dinanzi alla ferragine caotica di fatti chi- mici a loro noti riescono a ridurli a  linee fondamentali sem- plici , ad  afferrarne dati grandi gruppi in un sol tutto , cio a classificarli entro date categorie concettuali; Lamarek e Darwin che nelle leggere trasformazioni degli organi per luso continuato o il disuso o nelle leggere differenze ereditarie individuali vedono la cansa generale dellevoluzione degli or- ganismi; le teorie mnemoniche dello sviluppo che nella ripro- duzione per cause interne di fenomeni fisiologici dapprima prodottisi esclusivamente per cause esterne vedono la propriet fondamentale della sostanza vivente, di cui adattamento fun- zionale, sviluppo ontogenetico, trasmissibilit dei caratteri ac- quisiti, tendenze affettive, fenomeni mnemonici propriamente detti, ecc., sono altrettanti semplici casi particolari; Comte, alla cui larga e comprensiva vista mentale ogni singolo fatto, sia storico che della stessa sua vita, appare subito come un caso particolare di qualche fatto o legge generale; Marx che nel movente economico vede la molla intima dei pi svariati fenomeni storici, i quali quindi appaiono fra loro equivalenti in quanto manifestazioni particolari di questo movente . Alla divisione ora esaminata in sintetici e in analitici corrisponde, in fondo, quella in mentalit cosiddette  intuitive  e in mentalit cosiddette  logiche , che si riscontrano anche nel comune degli uomini. E si usa dire che le menti intui- tive, dotate di quella qualit che Pascal chiamava 1)  esprit de finesse , di solito  giudicano meglio ,  vedono pi giusto , che non le menti aridamente logiche. | Il De Candolle indica chiaramente la differenza che c  fra  giudicare  e  dedurre :  La facolt di giudicare o ci che pu dirsi il criterio sano delluomo  la facolt di pe- sare bene luno rispetto allaltro opposti fatti od opposte ve- dute, in modo da farsi unidea giusta di ci che  probabile ; invece il concludere consiste nella facolt di seguire una data serie di idee fra loro concatenate. Un matematico conclude bene ma  possibile che non possegga un giusto criterio o che manchi affatto della facolt di giudicare . . Ora, sono appunto i sintetici che possiedono questa facolt in pi alto grado degli analitici, perch la loro pi intensa e pi concentrata intensit affettiva verso il fatto, del cui maggiore o minor grado di probabilit si tratta appunto di giudicare, pone appunto nella giusta prospettiva di forte, medio e piccolo rilievo gli elementi, dai quali questo maggiore o minor grado di probabilit dipende; giusta prospettiva, nella quale lanalitico, invece, pi difficilmente riesce a porre questi elementi, appunto perch  incapace di considerarli da un unico punto di vista affettivo. In altre parole, la visione pro- spettica di molteplici elementi non , in sostanza, essa pure, che una veduta dinsieme, ottenuta col porsi da un punto. di vista affettivo unico, e come tale  di per s stessa un atto sintetico : 1 A. DE CANDOLLE, Zur Geschichte der Wissenschaften una der Gelehrten, Akademische Verlagggesellschaft, Leipzig, 1911, pag. 45. CAPITOLO XII. 27  Il faut tout dun coup voir la chose dun seul regard,  scri- veva Pascal parlando appunto dell  esprit de finesse , che occorre in queste circostanze, -- et non pas par progrs de raisonnement . Cos, p. es., la mentalit tedesca che vedemmo essere di preferenza analitica 0  logica  , conseguentemente, quella. che manca al massimo grado di  intuizione  e di  esprit le finesse . La mentalit femminile, pi intensamente affettiva, in ciascun momento, rispetto a certi fatti della vita quotidiana famigliare, che non quella delluomo, e nel tempo stesso, grazie appunto alla maggiore impulsivit ci suoi sentimenti, meno capace di interessarsi a lungo duna stessa e medesima cosa, fa pi fatica delluomo a seguire un lungo ragionamengto, che esige la persistenza dell'interesse per loggetto di cui si se- guono mentalmente le vicissitudini, ma, rispetto a questi fatti della vita quotidiana famigliare, ha spesso una veduta pro- spettica pi giusta. Si dice, quindi, che essa  meno logica  lell uomo, ma che lo supera spesso in intuizione.  | I naturalisti (zoologhi e botanici), i biologhi, gli storici, ecc.  tutti coloro, insomma, che hanno da paragonare fra loro molti fatti alla volta o da giudicare della relativa importanza, nella produzione d un dato fenomeno, di molteplici contem- poranei fattori  hanno appunto bisogno pi della facolt di giudicare che non di quella di ragionare:  I naturalisti, come gli storici, serive il De Candolle stesso, si distinguono in ge- nerale pi per un giusto criterio, cio per la facolt di giudicar bene, che non per la forza della loro facolt logica. Essi osservano, comparano, descrivono, stimano. Se ne potrebbero nominare alcuni che non hanno mai tratto alcuna conclusione solidamente dedotta .  Solo l  esprit de finesse , osserva alla sua volta il Duhem, pu, in una scienza, mettere un or- dine naturale, stabilire una classificazione naturale, perch solo esso Duo apprezzare il ERador d'importanza delle diverse verit . Altrettanto pu dirsi dei consi statisti, dei grandi uomini di affari, dei grandi strateghi  di tutti coloro, cio, che lo Stuart Mill chiama intelletti pratici dordine elevato ; essi i Cfr. A. DE CANDOLLE, ibid., 217. * A. DE CANDOLLE, bid., 241, 249-249; P. DUREM, op. cit.: La sc. allem., 85. 278 FE. RIGNANO giudicano sinteticamerte d'un sol colpo una data situazione, pesandone e valutandone con giustezza i relativi elementi. La veduta rapida dellinsieme che essi cos si formano non  mai, in genere, il risultato di alcun ponderato e lungo ragiona- mento.! Romantici e classici. Alla classificazione fondamentale, fin qui esaminata, delle mentalit in sintetiche o  intuitive  e in analitiche o  logi- che , che  la classificazione classica, lOstwald contrappone, come  noto, laltra in romantici e in classici: i primi a rea- zione mentale molto pi rapida, i secondi a reazione mentale molto spi lenta; i primi a fantasia pi esuberante, i secondi  meditazione pi prolungata. * Affrettiamoci a rilevare che questa classificazione dellOst- wald non coincide colla precedente, perch, se i romantici sono, si pu dire, tutti sintetici, grazie alla intensit stessa dei loro impulsi affettivi, e se gli analitici sono, si pu dire, tutti clas- sici, tuttavia numerosi sono fra questi ultimi anche i sintetici; anzi si pu affermare che i pi alti geni di cui si pu vantare lumanit sono sintetici e classici ad un tempo: basti rammen- tare che Newton, Mayer e Helmbholtz sono giustamente posti dalOstwald fra i classici. Il che  naturale. In primo luogo, infatti, la maggiore lentezza di reazione mentale non esclude l'intensit e concen- trazione affettiva di fronte a un dato problema, ci che  il. requisito fondamentale onde formarsi del problema stesso una veduta sintetica; anzi, la lentezza stessa di reazione rende pi tenaci nei classici sintetici le affettivit loro, che sono invece di minore durata nei romantici. Roberto Mayer, p. es., intra- vista lequivalenza, come sopra abbiamo accennato, fra date quantit di calore e di lavoro rispetto alla quantit di nutri- mento necessaria all'organismo per produrre tanto luna che laltra, si  poi appassionato, per tutta la sua vita, a non altro che ad investigare tutti i diversi aspetti e tutte le diverse con- seguenze del principio della conservazione dellenergia che ne i Cfr. J. StuART MILL, op. cit.: A System of Logic, I, pag. 209. 2 W. OstwaLD, Grosse Minner, Zw. Autl.,, Akademische Verlagsge- sellschaft, Leipzig, 1910, passim, p. es.: pag. 45, 47-18, 371-388. _ -_ CAPITOLO XII. 279 risultava. In secondo luogo,  questa maggiore persistenza della rispettiva affettivit per il problema da risolvere o riso- luto che spinge il sintetico-classieo a sviscerare appunto tutte le conseguenze della nuova equivalenza o generalizzazione 0 astrazione da lui intravista, e che gli rende possibile cos di condurre a termine un grandioso nuovo edificio, finito in tutte le sue parti.  solo sotto questo rispetto che si  potuto dire il genio non essere che pazienza. Limpulsivit, invece, e la conseguente assai pi breve persistenza affettiva dei romantici, se li rende capaci, nel mo- mento di ciascun loro intenso e concentrato impulso affettivo, della veduta sintetica rispettiva, impedisce loro tuttavia di trarne poi col paziente ragionamento tutte le pi lontane e pi particolareggiate conseguenze. Essi lasciano, quindi, opere meno complete, meno curate nei loro dettagli. Cos di Poincar  stato detto  che era pi un conqui- statore che un colonizzatore, lasciando ad altri la cura di or- ganizzare le proprie scoperte, non ritornando mai sopra una sua memoria per renderne lesposizione pi didattica  (Borel). Al Poincar, tipo romantico e siutetico, fa curioso contrap- posto lo Zola, tipo classico ed analitico:  L'una, quella dello Zola, era una intelligenza volontaria, cosciente, logica, meto- dica e pareva fatta per la deduzione matematica: essa gener tutto un mondo romantico. Laltra, quella del Poincar6, era spontanea, poco cosciente, pi vicina al sogno che al proce- dimento razionale e pareva sopratutto adatta alle opere di pura immaginazione, senza subordinamento alla realt: essa trionf nella ricerca matematica , ! La mentalit dei romantici, per la loro stessa maggiore impulsivit e minore persistenza affettive, si avvicina a quella femminile, di cui abbiamo test visto la spiccata capacit din- tuizione e il deficiente spirito logico. Essa si avvicina, nel tempo stesso, anche alla mentalit artistica. Infatti,  preci- samente la rapida successione dei pi diversi e pi intensi impulsi affettivi, che si riscontra negli artisti, ci che rende questi ultimi, ad un tempo, capaci di intuizioni sintetiche ge- niali, ma pessimi logici. Essi mancano all uopo della conudi- zione prima della logicit, cio di quella resistenza affettiva necessaria a perseguire con interesse le successive vicende di ! Dr. TOULOUSE, op. cit.: Henri Poincar, 194, 200. 280 EF. RIGNANO quella  storia pensata  che costituisce il ragionamento. Men- talit artistiche, genialmente sintetiche ed illogiche ad un tempo, erano, p. es., il Carlyle e il Tolstoi. D'altro canto, la grande intensit, la brevit e la variabi- lit stessa delle loro successive impulsioni attettive rendono possibile ai romantici una maggiore prontezza, una maggiore quantit e una maggiore ricchezza di vedute sintetiche, seb- bene meno approfondite, che non ai classici, i quali sono pi ), ecco che allora cominciamo a comprendere come mai anche durante il sonno si possa avere unattivit psichica intensa, costituita appunto dai sogni, e come mai questi siano cos sostanzialmente diversi dalla pro- duzione mentale della veglia. Ma prima vogliamo esaminare se con la nostra ipotesi possono venire spiegati altri aspetti dlel sonno stesso, ed in ispecie i suoi modi di prodursi. Abbiamo visto poco sopra il Luciani rilevare, da un canto, l'influenza ipnotica dell'oscurit, del silenzio, dei rumori, mo- notoni, del disinteresse per ci che ci circonda, e, dall altro canto, la sospensione o il rinvio del sonno per opera della volont o dellinteressamento per una data cosa. Ora,  evi- dente che a un dato grado di esaurimento dell'energia po- tenziale nervosa, la cui attivazione d luogo al manifestarsi delle tendenze affettive, debba corrispondere un dato grado di attutimento eccitativo delle medesime, cosicch quanto pi vanno aumentando questo esaurimento e questo conseguente grado di attutimento eccitativo, tanto pi eccitante, sotto il punto di vista affettivo, deve essere la situazione ambientale per continuare a mantenere desto l interesse verso di essa. ? 1 VERWORSN, op. cit., p. 72. * Il Litwer, che rileva parimente come il sonno dipenda da questo rapporto fra il fattore eccitabile e il fattore eccitante, non vede per 300 E. RIGNANO Questa dipendenza del sonno, non gi dal grado assoluto di esaurimento affettivo, bens dal rapporto fra un tal grado di esaurimento affettivo e lintensit del fattore eccitante, cio dellinteresse che la situazione ambientale ha in quel momento per ] individuo, spiega le varie particolarit di produzione del sonno. Cos, malgrado il gran bisogno di dormire, si pu star - desti tutta una notte per assistere una persona cara amma- lata. Mentre a un dato grado estremo di esaurimento, nes- suna situazione ambientale, anche tale da mettere in pericolo grave la nostra esistenza,  pi capace di impedire il sgnuo (esperimenti su rammentati del Piron sui cani). Caratteristica  l'incapacit crescente a sostenere lattenzione, a interes- sarsi di quanto avviene intorno a noi, quando si ha  un gran sonno . D'altra parte, 1 oscurit, il silenzio, e ogni altra eliminazione di stimoli esterni che tolga l eccasione di sve- gliare questa o quella tendenza affettiva, e cos pure la noia, la monotonia, e qualunque altra situazione ambientale non eccitante interesse, possono provocare il sonno, anche ad esau- rimento affettivo non pronunciato, e magari appena incipiente. Cos, certi animali domestici, i gatti, i cani,  che non sono mai assillati dall affannosa ricerca del nutrimento n dal ti- more di nemici, da cui difendersi o salvarsi,  non fanno che dormire quasi tutto il giorno. Lo stesso dicasi dei cretini, i quali dormono eccessivamente perch non s interessano a niente di quanto succede intorno a loro. Un discorso, un libro noiosi provocano il sonno, appunto perch non riescono a mantener vivo alcun interesse nellascoltatore o nel lettore. La funzione della ninna-nanna, colla quale la madre addor- menta il proprio bambino nella culla,  quella di richiamare anzitutto il di lui interesse sulla cantilena, distegliendolo dagli altri suoi oggetti di desiderio, come sarebbe quello di poppare e altri simili, e, una volta monopolizzato cos e concentrato. questo di lui interesse esclusivamente su tale cantilena, aftie- volirlo e spengerlo a poco a poco colla ripetizione monotona di essa. i Tutte queste caratteristiche dei suoi modi di prodursi 0 neppur lui che, per quanto concerne il fattore eccitabile, la sola ad essere in giuoco  leccitabilit affettiva (H. LirwEr, Sur la phlysiologie du sommeil,  Archives Nerlandaises de physiologie de l'homme et des animaux , tome I, III livraison, 20 avril 1917, p. 488). CAPITOLO XIII.  301 di venire sospeso depongono dunque in favore che il sonno naturale o fisiologico sia dovuto alla sospensione di ogni at- tivit affettiva della psiche, in seguito all esaurimento gra- duale della rispettiva energia potenziale nervosa, dalla cui attivazione le manifestazioni affettive stesse dipendono; coa- diuvato pi o meno, questo esaurimento, dal minore o mag- gior grado di intensit del fattore ambientale affettivamente eccitante. | Se il sonno  cos caratterizzato dal  silenzio affettivo , ne consegue che si avr il rilasciamento, durante il sonno stesso, anche di qualsiasi attivit attenzionale, volontaria, mo- toria:  Le sommeil, scrive il Nayrac, est une suspension ou une interruption, plus ou moins complte, de lactivit cons- ciente et volontaire. Le sommeil est lantagoniste de la veille: celle-ci se caractrise par une tension gnrale musculaire; celui-l ne peut exister qu la faveur dun relchement g- nral des muscles . ! | Ed  in seguito a questo suo riposo affettivo, attenzio- nale, volontario, che il sonno stesso riesce veramente restau- ratore:  Se non fosse un periodo, scrive ] Ellis, durante il quale i desideri sono ordinariamente sospesi, il sonno cesse- rebbe di essere un periodo di riposo e di ristorazione .* Da ci una delle prime e fondamentali caratteristiche dei sogni: cio, di essere anaffettivi. Questa loro propriet  dimostrata, anzitutto, per via indiretta, dal fatto, stato gi osservato da tanti, che  on ne rve jamais  ce qui a fait plus dimpression pendant le veille  (Yves Delage):   ra- rissimo, scrive il De Sanctis, che un individuo normale che perde il padre, la madre, i figli, la donna amata, risogni, nelle prime notti susseguenti alla disgrazia, la emozione do- lorosa . N quasi mai si rinnovano nel sogno le preoccu- pazioni della veglia. Di guisa che non sognamo, in via ordinaria, che di fatti  i pi insignificanti  (Bergson),  dordine secondario e di natura indifferente , anzich di 1 J.-P. Narrac, Physiologie et psychologie de l attention, Alcan, Paris 1906, pp. 55, 71. 2 H. ELLIS, The World of Dreams, Constable, London, 1911, pp. 171, 173; vedi anche, per es., TH. RIBOT, op. cit.: Psychologie de l attention, p. 159; H. HrexxinG, Der Traum ein assoziativer Kureschluss, Bergmann, Wiesbaden, 1914, p. 16. 302 E. RIGNANO quelli importanti che ci hanno fortemente interessato nella veglia. ! Ma lo stato anaffettivo dei sogni  dimostrato, anche per la via pi diretta, dal tacere in essi di ogni desiderio e dalla indifferenza con cui il sognatore assiste agli avvenimenti del sogno:  Ha sempre fatto meraviglia, osserva il Freud, il con- statare come le immagini dei sogni non provocano quegli af-  fetti che noi ci attenderemmo come necessari nella veglia . Certi sogni abbastanza comuni Gil trovarsi parzialmente o del tutto svestiti in presenza di estranei, il vedere come morte persone care ancora in vita, e simili)  ci mettono spesso in presenza, scrive il Coriat, di situazioni imbarazzanti o penose senza che ci desti alcuna emozione spiacevole; il sognatore pu rimanere del tutto indifferente alla situazione .  A vve- nimenti, rileva l Ellis, che nella vita reale ci metterebbero nella pi grande agitazione, possono, in sogno, essere accettati come cosa del tutto naturale . La moglie di Foucault, rac- conta questultimo, quando la propria figlia le dice in soguo che va a letto perch si sente male, non prova  aucune in- quitude  e passa senz'altro ad occuparsi di altra cosa del tutto insignificante.  Una ragazza, riporta il Freud, vide in sogno il figliuoletto della sua sorella giacere morto nella bara, ma non ne risent alcun dolore n alcuna tristezza . E il Freud stesso vede in sogno morire improvvisamente davanti a s un suo amico, senza risentirne alcuna impressione. * In sogno commettiamo senza rimorso azioni immorali. Questa  completa assenza di senso morale , rilevata da tanti nei sogni, questa assoluta mancanza di  sittliche Gefiihle , non  che la conseguenza del tacere che fanno Je stesse ten- denze affettive superiori,  Les facults morales suprieures, scrive il Foucault, sont suspendues pendant le sommeil: lesprit ' Vedi le numerose citazioni in proposito riportate da S. FREUD, Die Traumdeutung, III Auflage, Deuticke, Leipzig und Wien, 1911, pp. 4, 11, 12, 13, 28, 57; S. DE SANCTIS, I sogni, Bocca, Torino, 1899, pp. 269-273; H. BeRGSON, art. cit.: Le rre, mai 1901, pp. 120-121; VASCHIDE, op. cit., p. 89; J. PRrs, La logique du rve et le role de l association et de la vie affective,  Revue Philosophique , dcembre 1918, p. 611; M. FOUCAULT, Le rve, Alcan, Paris, 1906, p. 217; e tanti altri. ? J. H. Coriat, The Meaning of Dreams, Heinemann, London, 1916, p. 122; ELLIS, op. cit., p. 104; FOUCAULT, op. cit., p. 52; FREUD, op. cit., pp. 308, 310, 311. CAPITOLO XIII. 303 endormi ne critique plus ses actions .  Nons commettons en imagination dans le rve, scrive il Maury, des actes re- prhensibles, des crimes mme, dont nous ne nous rendrions jamais coupables dans la vie relle .  La coscienza, riba- disce il Jessen citato dal Freud, sembra che nel sogno taccia, poich non proviamo mai compassione e possiamo compiere anche i pi gravi delitti, persino furti e omicidi, con completa indifferenza e senza alcun rimorso . Un individuo di carat- tere dolcissimo raccontava al Maury di avere ucciso in sogno parecchie persone. Una signora, narra l Havelock Ellis, uc- cide in sogno una donna e poi se ne va tranquilla a una con- ferenza. + N alcun senso di sorpresa proviamo in sogno anche di- nanzi ad avvenimenti che allo stato di veglia desterebbero in noi una sorpresa vivissima.  Lesprit ne s' tonne gure, os- serva il Vaschide, du contenu trange et bizzarre des songes . Anche il Foucault rileva, nel sogno,  l absence de surprise dans des circonstances o l on devrait tre surpris . Cos, nessuna sorpresa quando sognamo di volare:  Questa espe- rienza, scrive l Ellis, non provoca abitualmente alcuna sor- presa, quasi fosse un nostro passatempo abituale e familiare .  In un mio sogno, egli soggiunge, io vidi delle creaturine, alte appena pochi pollici, che si muovevano e agivano su di una minuscola scena. Sebbene io le considerassi come crea- ture realmente viventi, e non come marionette, lo spettacolo non mi cagion alcuna sorpresa. Un altra volta sognai di avere una conversazione con un gatto, che parlava con abba- stanza chiarezza e correttezza di linguaggio, sebbene il com- plesso del suo discorso non mi riuscisse intelligibile. Io non rimasi sorpreso da questo relativo difetto di intelligibilit, ma neppure fui minimamente sorpreso del suo parlare . * Parimente, nessun senso di sorpresa ci cagionano mai le meravigliose metamorfosi alle quali ci fanno assistere i sogni. Al Patini pareva in sogno di trovarsi in un antico teatro ro- mano:  Invece ecco passare un cameriere in marsina con un grande vassoio carico di bicchieri con gramolate e il tutto 1 FOUCAULT, op. cit., p. 181; A. MauRy, Le sommeil et les rves, Didier, Paris, 1878, pp. 112-113, 115; FREUD, op. cit., p. 46; ELLIS, op. cit., p. 122.  VASCHIDE, op. cit., p. 161; FOUCAULT, op. cit., p. 300; ELLIS, op. cit., pp. 182, 271, 273. i 304. E. RIGNANO tramutarsi in una specie di caff. Neppure ? ombra della me- raviglia per la contraddizione della situazione iniziale e pel successivo mutamento . Il De Sanctis sogna un dibattimento in Corte dAssise:  Mentre sognavo per ho dovuto consta- tare che l aula delle Assisi si trasformava nella sala degli esami dUniversit come era ai miei tempi. La trasformazione non mi meraviglia, ne cambia il mio stato d animo che resta indifferente . Uguale indifferenza in un altro sogno in cui lo Sci di Persia si veniva trasformando a poco a poco in uno dei suoi figli. ! | Mancanza di sorpresa, assenza di alcun rimorso o penti- mento per azioni immorali da noi commesse in sogno, indif- ferenza di fronte ad avvenimenti sognati che dovrebbero pro- fondamente addolorarci, inesistenza di alcun desiderio vero e proprio : tutto ci conforta la tesi che la caratteristica fonda- mentale dei sogni sia, come sosteniamo, di essere anaffettivi. Senonch, vi  un fatto che, a prima vista, parrebbe invece contraddirla, ed  quello, a tutti noto, che molti sogni sono fortemente emotivi: basta rammentarci dei pi comuni  cau- chemars  per persuaderci di quali forti emozioni siano capaci certi sogni. Ora questa apparente contraddizione scompare se poniamo mente alla natura delle emozioni e alla loro pos- sibile duplice origine. Mentre, infatti, allo stato di veglia  lattivarsi intenso ed improvviso di una data affettivit che produce un orgasmo somatico o viscerale il quale poi psichi- amente si riflette, secondo la teoria ben nota di Lange e di James, come emozione, nel sonno, invece,  l'orgasmo somatico, cio a dire un forte perturbamento fisiologico, che viene a prodursi per il primo, esclusivamente come conseguenza di date condizioni cenestetiche; e cos si produce uno stato emo- zionale senza previa esistenza n attivazione di alcuna ten- denza affettiva.  noto, del resto, che anche nella veglia, in date condizioni morbose, possono sussistere stati emotivi di ansia e simili, non ginstificati, cio a dire dovuti, non gi ad aleuna causa affettiva, bensi unicamente a cause somatiche. Ed  questa, precisamente, l origine anche di tutte le emo- zioni che si producono nel sonno e che danno luogo ai sogni i E. Parini, La psicologia del sogno,  La Coltura Filosofica , gen- naio-febbraio 1916, p. 23; S. De SancTIS, Il sogno,  Volume giubilare in onore di G. Sergi , Societ Romana di Antropologia, Roma, 1916, p. 34 CAPITOLO XIII. 305 emotivi, anchessi per lo pi di ansia, di terrore e simili: . Anche per Wundt,  la posizione inco- moda del sognatore, oppressione di respiro, e simili  sareb- bero la causa esclusiva di questi sogni penosi, cos comuni, di dover dare un esame senza essere preparati. * Quanto al fatto delia madre che continua placidamente a dormire al rumore intenso della strada o al rombo del tuono, mentre si sveglia subito al pi lieve movimento del suo bam- bino nella culla, esso  probabilmente dovuto alla emotivit riflesse che certe sensazioni, per abitudine quotidiana, provo- cano nella madre; ed  allora l emozione, cos provocata per via riflessa, che la sveglia. 1 J. GaLasso, Nitora ipotesi sul sonno fisiologico,  Rivista di Psicologia Applicata , maggio-giugno 1911, p. 26; ELLIS, op. cit, pp. 109, 111-112. 2 J. KOLLARITS, Contributions  l tude des rves,  Archives des Psgy- chologie >, aot 1914, p. 251; WUNDT, op. cit., p. 656. RIGNANO, /Feicologia del ragionamento 20 306 E. RIGNANO E stata la solita deplorevole confusione, su cui abbiamo pi e pi volte insistito, fra tendenze affettive ed emozioni, le quali sono invece di natura sostanzialmente diversa, che ha potuto far ritenere anche a psicologi distinti, ben rari a dire il vero, ma fra i quali appartiene lo stesso De Sanctis, che i sogni affettivi, e magari  intensamente affettivi , siano fre- quenti. Frequenti sono soltanto i sogni emotivi, ma essi sono tali esclusivamente per cause somatiche o viscerali, e quindi non implicano minimamente come loro iniziatore, come loro , che VPEIlis, i MAURY, op. cit., pp. 106-108. ? WUNDT, op. cit., p. 657; PRS, art. cit., pp. 598, 602, 614; E. 'l'ou- LOUSE et M., MiGNARD, Les maladies mentales et l autoconduction,  Revue de Psychiatrie et de Psychologie exprimentale , juillet 1911, p. 269; A. LeHMmann, Grundziige der Psychophysiologie, Reisland, Leipzig, 1912, p. 512; FREUD, op. cit., p. 39; HENNING, op. cit., p. 15. cdi ani  312 | E. RIGNANO il Maury, il Freud, e con loro tanti e tanti altri, hanno rile- Nato nel sogno. ! Ci dimostra, anzi, che questo  legame mentale , questa  facolt pensante e ragionante , questa  pi alta facolt intellettuale , consiste tutta ed unicamente nell'azione evo- catrice, direttrice, selettrice, inibitrice e connettitrice delle tendenze affettive, le quali sono appunto lunica attivit psi- chica che nel sonno taccia e si riposi. Infatti, il funzionamento dellevocazione sensoriale  per- fetto. Per quanto diverso sia nel suo complesso il sogno dal imondo reale, tuttavia tutti i snoi elementi ripetono esatta- mente quelli offertici da questultimo (Hildebrandt). Laforisma lellHervey de Saint-Denis, Nihil est in visionibus somnorum quod non prius fuerit in visu, viene in sostanza a dire che il materiale della riproduzione mnemonica  intatto e che il meccanismo dellevocazione per s stessa funziona corretta- mente nel sonno come nella veglia. Anzi, nei sogni, causa lassenza appunto di unaffettivit che si limiti ad evocare unicamente quanto ad essa interessa, inibendo ogni altra im- magine che per essa sia unintrusa, lassociazione delle idee , notoriamente, molto pi svariata e pi ricca che allo stato di veglia.  In sogno, osserva il Galton, qualsiasi individuo fa mostra dordinario di una facolt di immaginazione pi vivace di quella che  posseduta dagli stessi maggiori artisti quando sono desti .* i | Ma appunto perch il meccanismo dell evocazione pura e semplice continua, anche nei sogni, a funzionare corretta- mente, appunto per questo essi costituiscono la prova pi lam- pante, di quanto sia errata la teoria della senola assoclazionist: inglese, che il semplice fatto associativo basti a render conto del ragionamento. Molti di essi, infatti, e proprio fra i pi incoerenti, rappresentano il caso tipico di una ideazione la pi ossequiente alle leggi dell associazione meccanica delle idee:  Alla base del sogno, scrive 1 Ellis, si direbbe esserci una processione spontanea di immagini, ciascuna delle quali  sempre in via di trasformarsi in qualche altra che  diversa, ! ELLIS, op. cit, p. 66; Maury, op. cit., p. 27; FREUD, op. cit., p. 39. 2 F. GaLron, op. cit.: English Men of Science, their Nature and Nur- ture, p. 234; cfr. anche FOUCAULT, op. cit., pp. 212-213; WUNDT, op. cit., p. 656; FREUD, op. cit., p. 6. CAPITOLO XIII. 313 sebbene non completamente diversa, da essa: Sembra una successione meccanica di immagini, regolata da associazioni per assomiglianza . | Classici sono i tre sogni del Maury, nei quali gli avveni- menti si associano e si susseguono per semplice assonanza dei rispettivi nomi: plrinage, Pellettier, pelle; jardin, Chardin, Janin; kilomtre, Kkilos, Gilolo, lobelia, Lopez, loto. Ci basti qui citare lultimo dei tre:  Je pensais en songe au mot ki/o- mtre, et jy pensais si bien, que je mimaginais marcher sur une route o je lisais les bornes qui marquent les distances values an moyen de cette mesure itinraire. Tout  coup Je me trouve sur une de ces grandes balances dont on fait usage chez les piciers, sur lun des plateanx de laquelle un homme accumulait des Kki/os, afin de connatre mon poids; puis, je ne sais trop comment, cet picier me dit que nous ne sommes pas  Paris, mais dans l le Gilolo,  laquelle je confesse avoir trs peu pens dans ma vie; alors mon esprit, se porta sur lautre syllabe de ce nom, et changeant en quelque sorte de pied, je quittai le premier et me mis  glisser sur le second; jeus successivement plusieurs rves dans lesquels Je voyait la fleur nomme Lobelia, le gnral Lopez, dont je venais de lire la dplorable fin  Cuba; enfin je me rveillais faisant une partie de oto . * Nessun esempio  atto meglio di questultimo a dimostrare come la legge dellassociazione delle idee, di per s sola, non possa che evocare un seguito di immagini del tutto caotico e incoerente:  Les psychologues associationnistes, scrivono Tou- louse et Mignard, nous ont montr lesprit tel qu'il serait sans les puissances de synthse et de direction . Fattori di sin- tesi e di direzione, che non sono costituiti altro che dalle tendenze affettive. * | Di guisa che possiamo trarre la conclusione che il sogno pi incoerente sia quello appunto che pi si avvicina a un  processo puramente intellettivo, cio a: dire non mescolato con processi dordine affettivo. Strana , quindi, laffermazione del Binet:  Le raisonne- i ELLIS, op. cit., p. 27. ? MAURY, op. cit., pp. 137-138. i 3 E. TouLouse et M. MicnaRD, Lautoconduction,  Revue de Psy- chiatrie et de Psychologie exprimentale , janvier 1912, p. 28. 314  E. RIGNANO ment est une organisation dimages, dtermine par les pro- prits des images seules; il suftit que les images soient mises en prsence pour quelles sorganisent et que le raisonnement s'fensuive avec la fatalit dun rfilexe . Non si pu disco- noscere pi esplicitamente la funzione delle tendenze affettive nel rendere coerente e veramente  organizzata  la serie delle immagini costituenti un ragionamento qualsiasi.  Non hanno visto, infatti, gli associazionisti quello che i sogni confermano nel modo pi suggestivo, cio a dire che le associazioni per contiguit, per rassomiglianza, e via di- eendo, possono prodursi e sbandarsi in un'infinit di direzioni, e che quindi resta a spiegarsi come mai, nella veglia, non s ha quello scatenarsi caotico d'immagini, che  tipico appunto del sogno.  quanto fa rilevare il Verworn:  Sorge la que- stione: Se associazioni possono nascere in tutte le possibili direzioni, come mai non avviene nel nostro cervello uno scom- pigliato frammischiamento di sensazioni e di rappresentazioni, ed  possibile, invece, nmnassociazione regolata e un pensiero logico?  Ed egli rileva che:  I processi dinibizione costi- tuiscono per il pensiero logico una condizione altrettanto importante che quelli di evocazione ; ma non vede che sono le tendenze affettive alle quali, nella veglia, spetta prin- cipalmente tanto la funzione evocatrice quanto quella inibi- trice, e che  esclusivamente ad esse che  dovuta la coe- renza di qualsiasi processo associativo.  L illogicit dei sogni. Se la prima delle caratteristiche fondamentali dei sogni, I incoerenza, dipende dal venire a far difetto della tendenza affettiva primaria e dal venire quindi a mancare la sua fun- zione di evocazione, selezione, inibizione e connessione delle immagini,  funzione che  quella che mantiene #2 filo del ragionamento,  la seconda loro caratteristica fondamentale, lillogicit, derivata dal far difetto della tendenza affettiva secondaria, il cui contrasto colla primaria costituisce appunto lo stato d'attenzione e d Inogo allo spirito critico. A. Binet, La psychologie da raisontement, Alcan, Faris, 1902, pp. 9-10. VERWORN, op. cit., pp.53- 54, 67. 1 da CAPITOLO XIII. 315 Allo stato di veglia,  questa secondaria, di timore di errare, che, pi ancora della primaria,  continnamente in azione;  dessa, veramente, che non ha mn solo istante di ri- poso dalla mattina alla sera. Se essa non fosse continuamente desta, ogni nostro atto sarebbe una gaffe, un errore, uno spro- posito; seguiremmo senz'altro, senza controllo alcuno, la prima idea fortuita che si presentasse alla mente. Ora,  questo precisamente quanto suecede nel sogno, la cui assenza asso- luta di spirito critico deriva appunto dalla beata tranquillit del dormiente, il quale non  turbato da alcun senso di sor- presa, da alcun dubbio, da alcun timore di sbagliare. Nello stato di veglia, osserva giustamente il Bergson, al contrario di quanto avviene nei sogni, si sceglie, fra le diverse evocazioni mnemoniche che si presentano alla mente, quelle che corrispondono e che si adattano interamente alla realt.  Ce choix qu'on effectue sans cesse, cette adaptation sans cesse renouvele, c'est la premiere et la plus essentielle condition le ce quion appelle le bon sens. Mais tout cela maintient dans un tat de tension ininterrompue. On ne le sent pas sur le moment mme, pas plus qu'on ne sent pas la pression de latmosphre. Mais on se fatigue  la longue. Avoir du bon sens, C'est trs fatigant .!  Le fait capital, serive il Delage, que tout le monde a reconnu, est la rduetion du sens critique dans le rve. A quoi tient-elle? Si dans le rve le sens critique est dficient, c'est parce quil faut: pour lexercer envisager simultanment et comparer les multiples ventnalits qui se prsentent, les con- squences rapproches et lointaines, directes et latrales, et donner a chacune le coetticient exact qu'en mesure | impor- tanee. Dans la vie veille, lintelligence est dautant plus complte que les yeux de l esprit savent fouiller, non seule- ment plus loin devant eux, mais aussi plus loin en travers et obliquement dans toutes les directions o se peuvent ren- contrer des lments de jugement .  Chez le rveur, egli soggiunge, lattehtion est prive de cette initiative qui la fait, dans .Ja veille, se porter sur tous les points ncessaires  ldification dun jugement complet . Dove  da osservare che se, nel sogno, gli  occhi dello spirito  non sanno pi scavare n tutte le direzioni,  perch manca appunto la tendenza 1 BERGSON, art. cit., p. 148. . f 316 E. RIGNANO affettiva secondaria di controllo, che  quella che  fouille  in tutte le direzioni, che  quella che  si porta  direttamente su tutti i punti necessari all edificazione d un giudizio com- pleto ell esatto, che  quella, in altre parole, che evoca, secerne, trattiene ed eleva a  riduttori antagonisti  tutti quei fatti della realt opposti a quelli errati, fortuitamente presentatisi per  primi alla mente. ' , ad una pi matura riflessione dobbiamo convincerei che , invece, assai pi difticile renderci -conto dell  equilibrio  che non dello  squilibrio  mentale. Lo  squilibrio mentale  non  che squilibrio affettivo. Basta, all'uopo, riflettere al numero, alla delicatezza e al modo complicato di funzionare e di reciprocamente in- fiuenzarsi dei fattori, dal cui ginoco deriva il comportamento normale dell'individuo, la di lui condotta appropriata alle circostanze. CAPITOLO XIV. 325 Anzitutto, occorre un grande equilibrio affettivo, onde in- teressarci ai vari fenomeni del mondo esterno in proporzione dell importanza che essi hanno effettivamente per noi. Questo costituisce la funzione fondamentale del cervello al servizio dell'organismo, rappresenta la condizione sine qua non del- adattamento di quest ultimo all ambiente, e va quindi conside- rato come il risultato filogenetico dellazione plasmatrice stessa del mondo esterno. Finch il cervello resta sotto la dipen- denza dellintero organismo, le tendenze affettive mantengono questo loro equilibrio, cio restano adeguate al mondo esterno e commisurate ai reali bisogni fisiologici dell orgamismo stesso; se, invece, la parziale antonomia del cervello diviene indipen- denza assoluta, allora aleune tendenze affettive possono assu- mere intensit abnormi, sia in eccesso che in difetto, e dare luogo cos a um disequilibrio affettivo, nel quale lattivit affet- tiva non  pi in rapporto n coll economia dell organismo n colle circostanze esterne. In secondo luogo, una mente  tanto pi equilibrata quanto pi essa osserva, interpreta, giudica, ragiona bene, cio a dire quanto pi essa conserva la pi stretta ed univoca corrispon- denza fra le nostre rappresentazioni mentali e il mondo esterno, presente e passato. Ora, all'uopo, occorre, parimente, un grande equilibrio affettivo. I sa Osservare bene significa avere delle percezioni che corri- spondano alla realt; ma, come abbiamo gi visto nel nostro precedente capitolo sui sogni, ogni percezione non  che una ipotesi, la quale si fonda per lo pi sopra un ben ristretto numero di sensazioni elementari, che essa completa con una grande quantit di evocazioni sensoriali ; di guisa che qualsiasi stato affettivo troppo intenso, non solo evoca eselusivamente quegli elementi mnemonici sensoriali in accordo con esso, bens impedisce anche che sorga lo stato affettivo antagonistico di . dubbio o timore di avere visto male, il quale, dando luogo allo stato di attenzione, permette, anzitutto, di allargare la base sensoriale della percezione stessa, facendo cos entrare in giuoco i ; e mostra con quanta energia lunica affettivit imperante tenda Ad ini- bire qualunque fatto che sia contrario a quanto essa desidera:  Dans le dlire des grandenrs, le besoin incessant doccuper le public de leur personne est si violent, que ces alins finis- sent par s'identifier dans les rles qu'ils se donnent, et. par regarder comme vritables et relles les conceptions les plus extravagantes. C'est ce qui arrivait  un de ces malades, qui se mettait dans dranges fureurs lorsquon lui A6montrait mathmatiquement que les faits dont il se prtendait lactenr ou le hros faisaient remonter  plus de cent cinquante ans Ppoque de sa naissance .? | Nel melancolico, quello stato di continuo rimorso e di con- tinno terrore, quei continui suoi atti propiziatori, di umilt, dli confessione, di auto-accusazione, quella suna ansiet continua, denotano appunto lesistenza e lintensit e la persistenza dun solo ed unico stato atfettivo, sempre lo stesso. Mentre, nel perseguitato,  lo stato di orgoglio offeso, di  autotilia  (Ball), di egocentrismo, che ne costituisce Ja base affettiva fondamen- tale ed esclusiva:  Bien des observatenrs ont dj signal les rapports troits qui existent entre le dlire des perseuts et leur caractere antrienur. Jalonsie, goisme ombrageux, va- nit, etc., sont les traits principaux de ce caractore que lon peut rsnmer en deux mots: orgueil, mfiance , * . In uno scritto al- lautorit di giustizia si accusava di tutti questi delitti e faceva istanza di essere condotta in prigione; sopra un biglietto si firm  il diavolo ,, .  In cui si vede come lassociazione delle idee, provocata dallazione evocatrice e selettrice dellunica affettivit in giuoco, sia strettamente concatenata, coerente: se essa  una grande peccatrice, allora essa  il diavolo; se essa  il diavolo, allora il marito e i tigli, conformemente agli insegnamenti religiosi, sono dannatianchessi, e cos via. Nessuna sconnessione, nes- suna incoerenza si manifestano mai n nelle sue idee n nei suoi atti. Ci che si osserva , invece, limpossibilit che nella mente della malata si produca alcuna affettivit secondaria di controllo, capace di evocare le immagini antagonistiche alle idee deliranti, a cominciare dai ricordi di tutte le sue azioni meritevoli compiute, di tutti i suoi sentimenti buoni provati pi e pi volte nel passato, le quali immagini subito si presentano invece alla mente delluomo sano, quando si affaecino eventualmente anche a lui idee e dubbi simili. Parimente, laltro paranoico descritto dal Kraepelin, che si erede perseguitato da pi di vent'anni da nn Americana, ! E. KRAEPELIN, Finfiihrung in die psychiatrische Klinik, Barth; Leipzig, 1901, pp. 8-9. 334 E. RIGNANO si costruisce tutta unapposita fantastica  Weltanschauung , strettamente coerente al suo delirio. ! Questa grande, eccessiva coerenza dei monomani  dunque dovuta al loro morboso esclusivismo affettivo, al fatto che essi, come osserva il Baillarger, interpretano tutto nel senso dei loro timori e delle loro preoccupazioni, al fatto, come rilevano Tou- louse e Mignard, che le loro affettivit troppo forti di egoismo, di vanit, di odio, mantengono i loro deliri in una direzione troppo fissa. * Ma questa direzione troppo fissa, dovuta allunica affetti- vit imperante, non impedisce che i deliri dei paranoici siano per lo pi concatenazioni immaginate di eventi molteplici, i pi svariati e i pi fantastici, anche se ben connessi fra loro. Di guisa che non si pu certo parlare in tali casi di mono- ideismo, bens soltanto di monoaffettivismo. EA  appunto perch sono dei monoaffettivi nel senso pi rigoroso della parola, e quindi degli irresistibili coerenti, che i melancolici, i perseguitati, i perseguitatori, i megalomani, e via dicendo, sono tratti tutti a sistematizzare i loro deliri:  Lalin, scrive il Morel, fait tous ses efforts pour associer ses ides; il les coordonne, les dduit les unes des autres, et parvient souvent, aprs des grands efforts de raisonnement,  se crer un systme dlirant en vertu duquel il prmdite t agit. Une conception dlirante se dduit d une autre con- ception dlirante par la mme loi quune ide raisonnable engendre une autre ide raisonnable. C'est ainsi que lalin arrive fatalement, mais logiquement, aux conceptions intellec- tuelles les plus contraires  la raison gnrale et  la prpa- ration des actes les plus monstrueux .  Dans les dlires dinterprtation, scrivono alla loro volta Srieux et Capgras, les conceptions dlirantes, coordonnes en un ensemble dont les diffrentes parties se relient, forment un groupement, un systme plus ou moins organis . * Se a questi deliri sistematizzati vengono opposte delle obbiezioni, il ragionamento, completamente al servizio del- ! KRAEPELIN, ibid., pp. 150-153. ? M. BAILLARGER, 0p. cit.: L'echerches sur les maladies mentales, tome I, pp. 257-258: Eb. TotLousk et M. MiGnarDp, art. cit.: Les maladie mentales et lautoconduetion, p. 272. 3 MoREL, op. cit., p. 427; SERIEUX ct CaPraRAS, op. cit., p. 131. CAPITOLO XIV. 335 lunica affettivit dominante, entra subito in funzione per cac- ciar via queste contraddizioni:  Lorsqu'on parvient  montrre  ces malheurenx qu'il ny a personne de cach dans les che- mines ni dans les caves do ils supposent que partent les voix, ils inventent toutes sortes de combinaisons pour justifier Jes inconsquences de leur dlire. Ils prtendent quon les tourmente  distance an moyen de llectricit, de porte-voix et dautres machinations inventes par lincroyable acharne- ment de leurs perscuteurs; ils vont jusqu' leur attribuer invariablement une puissance surnaturelle .  laggravarsi e il complicarsi dei deliri cos sistematizzati proviene appunto dal fatto che ? unica affettivit in giuoco, non pi frenata da alcuna sua antagonista, non mai sostituita da altre che divergano temporaneamente il pensiero altrove, va via via aggiungendo sempre nuovo materiale immagina- tivo, connesso ad essa, il quale, alla sua volta, quanto pi  ricco e in armonia con tale unica tendenza affettiva motrice del delirio, la incatena e la rafforza sempre pi. *  Col crescere della loro  sistematizzazione , sempre pi rigorosa si fa la coerenza di questi deliri, che d loro l'aspetto dun perfetto edificio logico:  Lintelletto di colui che  af- fetto da mana di persecuzione, scrive il Maudsley,  mal for- mato in quanto accetta certe false premesse, ma, accettate queste che siano per buone, esso ragiona assai. bene su di esse . Il monomane, rileva il More],  taye son systme d- lirant par des raisons trs logiques en apparence . * Grazie a questa sua unica tefilenza affettiva sempre in tensione, sempre pronta ad evocare i bench minimi fatti ad essa favorevoli e a sceverare, nel tempo stesso, come scrivono Tanzi e Lugaro,  al pari di un rigoroso vaglio , fra le argo- mentazioni di ogni natura, appunto quelle e solo quelle che sostengono la convinzione delirante, grazie, dico, a questo suo monoaffettivismo assoluto, il monomane  anche un abilissimo e sottilissimo dialettico:  Dans les folies raisonnantes, fa ri- levare il Voivene], le dlirant peut, mme admirablement,  1 MORET, op. cit., p. 364. ? Cfr., p. es., GODFERNAUX, op. cit., pp. 65-66, 67, 69-70; SGLAS, op. cit., p. 507. | 3 MauDpsLEy, op. cit.: The Pathology of Mind, pp. 312-316; MorEt, op. cit., p. 396. 13:36 E. RIGNANO ; dfendre ses convictions . Cos M.!!* B..., una delirante siste- matizzatrice,  dont l intelligence, la mmoire, les facults lo- gistiques sont parfaitement conserves, utilise tonte son instruc- tion et toute son ducation comme il convient, et se dfend en avocat habile .  Linterprtateur emploie souvent, osser- vano alla loro volta Srieux et Capgras, dans la dfense de ses convietions dlirantes, les ressources d'une dialectique serre. Il accumule preunve sur preuve, il a pour chaque objec- tion une rponse toujours prte, il sait retorquer les argu- ments, il pose des dilemmes, s'empare du fait le plus minime pour lemployer adroitement aux besoins de sa cause .  Perfettamente coerenti al proprio sistema delirante di idee sono, del pari, anche gli atti del monomane, quali, p. es., le misure di difesa del perseguitato:  Les ractions habitnelles par lesquelles lalin cherche  se dfendre coptre ses enne- mis sont les changements de domicile, les migrations destines  dpister, lanalyse de ses aliments ou boissons, le refus par- tiel de certains mets ou leur prparation par lui-mme, les dnonciations aux autorits, enfin les actes violents de toute espce. L il ny a pas  proprement parler dide dlirante de dfense, mais une raction en quelque sorte logique, rsul- tant dides de perscution . * I Perfettamente coerente, infine,  anche il carattere e tutta la condotta:  I paranoici, serivono Tanzi e Lugaro, sono ani- mati sempre da una passione tenace che d al loro carattere una fermezza, un vigore, una coerenza quasi eroica e spesso seonosciuta ai normali . @Certi paranoici sfidano per il loro ideale pazzesco le pi dure avversit, dimostrano una coerenza intransigente di carattere, unincoercibilit volitiva e uno spi- rito di sacrificio, che varrebbero loro il titolo di eroi anzich quello di pazzi se l'ideale per cui si sacrificano non ripugnasse al senso comune .  Noi vediamo, dunque,  riassumendo,  che il patri- imonio intellettivo dei monomani o paranoici , di solito, per- fettamente sano: Le sensazioni e le loro evocazioni, come fa TANZI e Luearo, op. cit., II, p. 745; P. VOIvENEL, Str un cas de dlire a interprtation,  LEncphale , 10 juin 1912, pp. 539-540; SERIEUX et CAPGRAS, 0p. cit., p. 49. ? SEGLAS, op. cit., p. 785. 3'TANZI e LUGARO, Op. cit., I, pp. 379, 323. CAPITOLO XIV. SAVI rilevare anche il Kraepelin, si mantengono in essi fedelmente conformi alla realt; le allucinazioni per jo pi mancano del tutto; la memoria  buona; la facolt dimmaginazione non lascia nulla a desiderare in quanto a ricchezza d associazione ed  completamente al servizio, come nella mente pi nor- male, della rispettiva affettivit; la facolt logica, infine, in quanto a coerenza,  ancora pi solida e pi affinata che nell'uomo sano:  On constate chez les dlirants, osservano Srieux et Capgras, une facon de sexprimer correcte, des souvenirs trs fidles, une curiosit veille, une intelligence intacte, parfois fine et pntrante .  Il ny a ni trouble de la conscience, ni confusion dans les ides, pas daltration gn- rale des facults syllogistiques . ! Il lato pazzesco, nel delirio sistematico dei paranoici, non consiste neppure nella ipotesi fondamentale a base del delirio, la quale, per quanto errata,  per lo pi  ragionevole , cio non inverosimile, e che anche luomo normale pu essere spinto ad accogliere, provvisoriamente, ove si trovi in una disposi- zione attettiva consimile .  | Il vero fatto morboso risiede, ripetiamolo ancora, nella vivacit, persistenza ed invadenza di un unica e sola tendenza affettiva. Se questa, infatti,  ci che d la massima coerenza a tutto il pensiero, e, anzi, per lo pi, una coerenza eccessiva,  dessa, anche, che non lascia adito al presentarsi di nessuna di quelle tendenze affettive antagonistiche, le quali, nell uomo normale, tengono appunto in sospeso l affettivit primaria, evocano quei fatti che siano contrari all ipotesi escogitata da quest ultima e la inibiscono o la  raddrizzano , s da renderla conforme alla realt. Ne consegue che, alla pi rigorosa coe- renza, dovuta alla vivacit, persistenza ed invadenza stesse di quest unica affettivit sempre in giuoco, si accompagna le massima illogicit, come appunto vedremo nella parte che segue di questo capitolo. 1 KRAEPELIN, 0p. cit., pp. 150-151; SRIEUX et CAPGRAS, op. cit., pa- gine 5-6, 47-48.  Cfr. Srieux et CapGRAs, ibid., pp. 47-18; Tanzi e LuG4Ro, op. cit., I, p. 321. RIGNANO, lsicologia del ragionamento 22 338 ? B. RIGNANO Illogicit dei monomani. La mancanza la pi assoluta di senso critico nei paranoici, questa  defaillanee du sens critique ,  Y amoindrissement ou la perversion du sens critique, incapable de redresser les erreurs de limagination , sono stati rilevati si pu dire da tutti:  Chez les interprtateurs, osservano Srieux et Capgras, il ny a ni doute ni contrle, les images contradictoires, antagonistes, ne peuvent. lutter contre la reprsentation pa- thologique et l empcher de s objectiver .  Nei paramoici, ri- levano alla loro volta Tanzi e Lugaro, accanto all esuberanza del movente passionale, v  un difetto costituzionale di critica . E questo difetto di critica, portando ad accettare come vera ogni idea che venga suggerita o che si presenti spontanea- mente alla mente, d luogo ad una credulit senza limiti, lascia l'intelletto senza ripari, e apre cos la via ai deliri pi illogici e pi assurdi . ! Infatti, lillogicit e Passurdit non consistono che in questo: cio, nell immaginare, come risultato di nn esperienza semplicemente immaginata, un fatto differente da quello che ci ha insegnato effettivamente ] esperienza del passato, o nel- linterpretare un dato fatto a mezzo di unipotesi che l espe- rienza del passato ce insegna essere ben poco o punto probabile nelle circostanze attuali. Anche allo stato normale la tendenza ad attribuire ad una data esperienza immaginata nn risultato diverso da quello giusto o ad escogitare ipotesi interpretative errate  quanto mai comune: ma allo stato normale la ten- denza affettiva di controllo  raddrizza  la deduzione o i in- terpretazione errata. Mentre questi correttivi fanno difetto nel paranoico, per colpa appunto del sno monoaffettismo as- soluto, vera autocrazia affettiva che nessuna contro-affettivit di controllo riesce a mantenere in sospeso. L'esperienza c' insegna, per es., che un uomo non pu passare dal buco della chiave, ma il delirante sistematico pu affermare che il suo persecutore  entrato di notte nella sua camera da letto per tale via, e pu alfermarlo con perfetta 1 SERIEUN et CaPGRAS, op. cit., pp. 47-48, 215, 220, 225; Tanzi e Lu- GARO, 0p. cit., I, pp. 5303, 323. CAPITOLO XIV. 3609 buona fede e con la pi profonda convinzione, mancando in lui ogni e qualsiasi tendenza affettiva di controllo che evochi lesperienza del passato e rettifichi l ipotesi assurda. Lespe- rienza c'insegna che  impossibile ad una donna di modeste condizioni di valersi di tutti quanti li uomini che esistono nel mondo per mettere ad esecuzione le sue vendette contro lnomo che essa od, ma questo  appunto quello cu erede fermamente il paranoico soprarammentato che si ritiene per- seguitato da unAmericana, descritto dal Kraepelin.  Les d- lirants par perseution, serive il Morel, sont dans limpossi- bilit de tronver dans leur intelligence garce Zes /ments dan- tugonisme  leurs conceptions dlirantes .! Il monoatrettivismo dei paranoici, dei deliranti sistematici, li rende cos tetragoni nelle loro convinzioni che a nulla val- gono le stesse obbiezioni che altri possano loro contrapporre: , se place la nuit sur la poitrine un cata- i R D'Arroxxeis, Les troubles de l intelligence,  Revne Philoso- phique , decembre 1914, p. 470-471. Pip Siri, ii loi ei ii  CAPITOLO - XIV. . 341 . plasme de matires fcales et se couvre ensuite hermtique- ment. . ! Atti certamente pazzeschi, questi, la cui meticolosit stessa cos ponderata e il cni ripetersi sempre identico additano per pur sempre strettamente connessi e coerenti colla ipotesi fon- damentale delirante di una ben determinata persecuzione, che gli atti pazzeschi stessi sono chiamati a sventare.  Conclusione. Abbiamo cos terminato questo nostro breve e sommario. esame di questa particolare categoria di pazzi, dei paranoici o monomani, la quale per noi  particolarmente interessante, perch ci permette di distinguer e di separare nettamente le due caratteristiche fondamentali del ragionamento, la coe- renza e la logicit, che di solito invece vengono fra loro con- fuse, dai psicologi e psichiatri stessi, come abbiamo potuto riscontrare anche in alcune delle citazioni sopra riportate. No abbiamo visto, infatti, in questi pazzi, la coerenza massima accompagnarsi colla illogicit pi stridente. Ci che ci ha permesso di mettere in rilievo, ancora maggiormente di quanto potemmo fare nei nostri precedenti capitoli sul ragio- namento nei normali, come spetti allaffettivit primaria, che  quella che spinge al ragionamento, di mantenerne la coerenza, mentre spetti alla secondaria, antagonistica della primaria, di garantirne / logicit; e come perci ad una eccessiva inten- sit ed invadenza della prima, e al conseguente annullamento della seconda, debba fare riscontro, quale risultato, il connubio . della coerenza colla illogicit. Connubio strano, al quale fu appunto dato, come  noto, il nome di follia ragionante, che, se per il profano pu suonare come una contraddizione im termini, esprime invece suggestivamente il connubio stesso. Che unica e sola causa di questi deliri dei paranoici sia la prevalenza ed invadenza di una tendenza affettiva, esclu- ditrice di qualsiasi altra, e che tutto il meccanismo intellettivo s conservi perfettamente sano, lo dimostra anche il fatto che nei momenti in cui questa affettivit autocrate tace tutto il pensiero torna normale, come succede a molti paranoici quando 1 SGLAS, Op. cit., p. 789. 542 E. RIGNANO siano momentaneamente strappati al loro delirio da altre oceu- pazioni 0 preoceupazioni. Cos quel professore ipocondriaco, di eni parla il Seglas, prima di recarsi alla cattedra che teneva nell'insegnamento universitario percorreva la citt in diversi sensi per sviare  suoi pretesi nemici, sputava ad ogni mo- riento per non assorbire  i miasmi funesti > che essi gli in- viavano, pronunciava parole cabalistiche e faceva gesti bizzarri per sventare i loro progetti, ma una volta sulla cattedra svol- geva il suo insegnamento, in modo che nessuno avrebbe potuto sospettare in lui un nomo malato di mente. |! Che sia poi effettivamente di natura affettiva quell ele- mento antagonistico di dubbio o timore di errare, che d luogo al senso critico, e il cui difetto apre la via a tutte le illogicit e assurdit le pi folli, ne  prova lo stato morboso diame- tralmente opposto, rappresentato dalla  follia del dubbio , nella quale spicca ben manifesto il carattere affettivo, imquieto, tormentoso di dubbio di avere errato, che sempre si oppone ad ogni affermazione od ipotesi emessa dalla primaria e che im- pedisce a quest'ultima di giungere mai ad alcuna conclusione. Che, intine, esclusiva base ed esclusiva causa della coe- renza sia lesistenza e persistenza di quella tendenza affettiva primaria, alla quale  dovuta la spinta stessa a ragionare, risulter ancora pi evidente ove si passi all'esame di quelle altre categorie di pazzi, nelle quali si ha, invece, lincoerenza massima. Il che  appunto quello che faremo nel capitolo seguente. I SEgGLAS, op. cit., p. TS9. CAPITOLO XV. Patologia del ragionamento. PARTE III.  Pazzi incoerenti per instabilit o impotenza o assenza lelle tendenze affettive. Alla categoria dei pazzi coerenti al massimo grado perche in balla d un unica tendenza affettiva, l esclusivo predominio della quale  nel tempo stesso causa della loro illogicit,  categoria da noi presa in esame nel capitolo precedente,  fanno riscontro altre categorie, la caratteristica precipua delle quali consiste, invece, nella incoerenza. Ci limiteremo qui a prendere in esame, molto rapidamente, solo quelle dei maniaci, dei confusi e dei dementi. Maniaci. Classica,  lincoerenza negli atti e nelle parole del ma- niaco: Una malata, presentata ai suoi allievi dal Kraepelin,  si precipita nella sala, vivamente eccitata. Non si siede, ma gira intorno con passi affrettati, esamina brevemente quanto le cade sotto gli occhi, si mischia disinvoltamente cogli uditori e fa mostra di intendersela cor loro. Appena si riesce a farla sedere, si rialza dun balzo, scaglia via le proprie searpe, si scioglie il grembiule, lo getta parimente via, comincia a cantare e a ballare. Subito dopo si ferma per un momento, batte le mani, va alla lavagna, afferra il gesso, comincia a scrivere il proprio nome, ma finisce con uno sgorbio gigantesco che in un attimo riempie tutta la lavagna. 344 E. RIGNANO Lo cancella via alla lesta colla spugna, scrive di nuovo af- frettatamente alcune lettere dell'alfabeto, ma scaglia tutto ad un tratto il gesso sulla testa degli uditori, afferra la seg- giola, la trascina qua e l sul pavimento e vi si siede con tutto il suo peso, per poi subito balzare su di nuovo e ri- prendere sotto altre forme il medesimo giuoco. Durante tutto questo tempo la malata chiacchera quasi incessantemente, ma il contenuto dei suoi discorsi affrettati  appena afferra- bile e completamente sconnesso. A nostre domande fatte con energia si riesce ad ottenere di solito una breve risposta sen- sata, alla quale per fanno subito seguito ogni sorta di frasi distaccate fra loro, senza nesso alcuno . ! Questo comportamento della malata, che il Kraepelin descrive cos magistralmente, denota, evidentemente, una ec- cessiva eccitabilit ed iustabilit affettiva, uno scatenarsi cao- tico di irrnenti affettivit che si susseguono vertiginosamente, senza che nessuna di esse riesca ad affermarsi sulle altre neppure per nn momento. Come osserva giustamente il Bail- larger, il maniaco ha molta analogia colluomo in preda a una passione violenta; solo che questa passione violenta muta ad ogni istante. * | Da questa eccessiva eccitabilit ed instabilit affettiva conseguono allora immediatamente anche tutti gli altri tratti distintivi della malattia rilevati dal Kraepelin stesso e da tutti gli altri psichiatri: la straordinaria  fluidit  dei sin- goli processi psichici, che vengono rapidamente e facilmente attivati, ma altrettanto facilmente soppiantati da altri, prima - ancora che abbiano avuto tempo di svilupparsi; la facilit con cui ciascuno stimolo fortuito attira su di s lattenzione, la quale subito per ne viene distolta da qualche stimolo suc- cessivo; il cadere quindi da parte del malato completamente in balia delle influenze esterne, anche le pi insigvificanti; e via dicendo. Ma, sopratutto, sono conseguenza immediata di questa eccessiva eccitabilit e instabilit affettiva, cio di questo tumultuoso avvicendarsi, di stati passionali momentanei, la ! E. KRABPELIN. op. cit.: Einfiihrung in die psychiatrische Klinik, put. 62-66. | 2 M. BAILLARGER, op. cit.: Recherches sur les maladies mentales, Tome 1e7, piur. 462. CAPITOLO XV. 345 sconnessione delle idee e l incoerenza nelle parole e negli atti. Infatti, per poter dar luogo ad. un, seguito coerente di atti o di parole occorre il perdurare di qualche tendenza af- fettiva, predominante su tutte le altre, la quale guidi e coor- dini al proprio fine gli atti o le parole stesse, inibendo qua- lanque altro processo psichico che intralci il raggiungimento di tal fine. Ove questa persistenza e predominanza d un unica tendenza affettiva faccia difetto, e lattivit affettiva, per la sua stessa eccessiva eccitabilit, cada in bala dei pi fortuiti stimoli, tanto esterni che interni, continuamente mutevoli, instabile e saltuario diviene allora anche il pensiero, che le tumultuarie tendenze affettive continuano pur sempre a do- minare: Nella mania, osserva il Ribot, i  sentimenti  si suc- cedono con una rapidit vertiginosa.  Nel maniaco, rileva  alla sua volta il Kraepelin, la insensatezza del pensiero e degli atti deriva unicamente dalla  grande facilit con cui lattenzione si distrae, dal rapido succedersi di impulsi sempre nuovi che non arrivano mai a svilupparsi completamente .! In altre parole, levocazione delle idee resta, nei maniaci, sotto. il controllo delle tendenze affettive, ma  estrema variabilit e tumultuariet di queste ultime che produce la incoerenza delle idee stesse, le quali, come gi osservava PEsquirol citato dal Morel,  se reproduisent sans liaison entre elles avec une rapidit extrme . Non  dunque che manchi, come scrive il Godfernaux,  lagent intrieur qui mette de lordre dans ce chaos , bens, piuttosto, che i di- versi agenti interni, cio le diverse tendenze affettive, capaci di mettere ordine nel caos, si succedono esse stesse cos ver- tiginosamente le une alle altre, da non potere nessuna, nonch . condurre a termine, heppure iniziare la propria opera di or- dinamento:  Une mobilit affective trop rarement signale est, chez les maniaques, scrive il Revault dAllonnes,  la base de la mobilit intellectuelle . * Da ci, come fa rilevare il Morel, 1 incoerenza delle idee tanto pi estrema quanto pi eccessiva  l'agitazione maniaca. { TR. RisoT, op. cit.: Psychologie de VAttention, pag. 150-151; Kkak- PELIN, op. cit., 83. ? B. A. MoRrEr., op. cit.: Trait des maladies mentales, pag. 430; GODFERNAUX, op. cit.: Le senfiment ct la pense, pag. 18-25; REVAULT D'ALLONNESs, art. cit.: Les troubles de UV intelligence, pag. 475. 346 KR. RIGNANO  Dans la manie, gi osservava | Esquirol, tout annoncee leffort, la violence, l nergie; tout est dsordre, perturbation, et le defant dharmonie est ce qu'il y a de plus saillant.dans le dlire des maniaques . Ci che colpisce anche il profano nel maniaco, soggiunge il Baillarger,  est sa loquacit inco- hrente, lanimation de sa physionomie, le sureroit dactivit qui le domine et lentraine . | . Che l'eccitazione d'ordine puramente affettivo sia | unica ausa dell incoerenza 0 seonnessione delle idee del maniaco  cosa oggimai pi o meno chiaramente intravista da tutti i psichiatri:  In una persona sana di mente, scrive il Maudsley, i sentimenti sono pi o meno costanti e determinati dalle circostanze, ma nel maniaco essi sono frammentari, incoerenti, tumultuosi e fugaci, il minimo stimolo, amebe senza alcun rapporto con essi, facendoli esplodere nel modo pi irregolare e meno prevedibile .  Lanimo dei maniaci, scrivono alla loro volta Tanzi e Lugaro,  pronto ad interessarsi collo stesso entusiasmo dogni argomento, anche il pi futile, e il pen- siero, seguendo il vagabondaggio d un'attenzione troppo fa- cile e pronta, si sperde in mille direzioni, che non approdano ad alcuna meta. Nasce da ei un estrema volubilit dell as- sociazione, unaccessibilit senza limiti alle distrazioni diso- rientavti dei mille stimoli esterni, nua precipitazione dei giudizi, unimpossibilit di raccoglimento, w8 incapacit d in- canalare ii pensiero in una direttiva costante  ragionevole .* Conseguentemente a questa loro ipereccitabilit affettiva anche lattivit intellettnale dei maniaci  intensa; ci che costituisce una prova di pi essere lattivit affettiva il vero ed unico propulsore di quella intellettiva:  Les maniaques, serive il Masselon, font preuve dune activit intellectuelle intense, bien quincoordonne; dans le flux de paroles et dimages qui se pressent  leur conscienee, ils tmoignent dun vritable rthisme crbral; si les souvenirs ne sont pas lis, les lments de la pense sont varis et nombreux; ils prsentent un luxe exagr de rprsentations et de mouve- ments, une vritable hyperactivit intellectuelle et motrice . * ! MOREL, op. cit., 430; BAILLARGER, op. cit., 71. ? MaUDSLEY, 0p. cit.: The Patholoay of Mind, pag. 245; kE. 'Taxzie E. LUGARO, Op. cit.: Valattie mentali, 1 vol., pag. 307, 537-538. SR. MasseLoN, La dmence prcoce, Jonnin, Paris, 1904, pag. 49. CAPITOLO XV. __ B4T Inoltre, il meccanismo cerebrale, nellambito di ciascuna momentanea tendenza affettiva,  integro, nel senso che lat- tivit affettiva conserva intatto, come sopra dicevamo, il suo controllo sugli elementi intellettivi. In altre parole, durante il brevissimo perdurare di ciascuna sua momentanea tendenza affettiva il maniaco  perfettamente coerente. Cos abbiamo visto il Kraepelin, nel passo sopra riportato, rilevare che, a domande fatte con energia, capaci di fermare per un momento lattenzione del maniaco sull interlocutore, si riesce ad otte- nere di solito uma breve risposta sensata. Anche il Masselon fa rilevare che nei maniaci si osserva  une relation logique entre leurs tats intellectuels et leurs tats motionnels . E Il Meeus, citato dal Masselon, osserva che  quelques violents que solent les monrements du maniaque on y reconnait encore une direction, un but quelconque . * Molto istruttivo sotto questo rapporto  il fatto che quando in un maniaco si riesce con qualche artificio a far perdurare una tendenza affettiva qualsiasi, ipso facto il suo pensiero e il sno comportamento divengono perfettamente coerenti. Cos, p. es., quando un maniaco viene legato, questo impedimento continuato al libero esplicarsi della sua esuberante energia fa sorgere e perdurare in lui un intensa tendenza affettiva per la propria liberazione, e questo perdurare di tale tendenza atfettiva lo fa allora agire come agirebbe nelle sue circostanze un nomo del tutto normale; cio si mette a fingere, colla pi grande accortezza e colla pi tenace perseveranza, di avere ricuperato la ragione, allo scopo di venire slegato.  I maniaci, sebbene agli antipodi dei monomani o para- noici da noi presi in esame nel capitolo precedente, ven- gono dunque a confermare, anche dal canto loro, nel modo pi suggestivo, come la coerenza o l incoerenza del pensiero . dipendano rispettivamente dal perdurare o non perdurare della tendenza affettiva primaria, che  quella che spinge a ragionare. E un altro ancora dei tratti pi caratteristici del- l intelligenza  la coerenza  ci si appalesa cos come il puro e semplice effetto del modo desplicarsi dell attivit affettiva. i MassELON, ibid., pag. 146, 145. 2 Cfr., p. es., MoREL, op. cit., 31. d4S FE. RIGNANO Confusi. Senonch, non basta, a garantire la coerenza, lesistenza e la persistenza di date tendenze affettive. Occorre anche che queste ultime conservino integralmente il controllo e il go- verno sugli elementi intellettivi. Ora tutta una data categoria di pazzi ci dimostra appunto la possibilit che questo rapporto di dipendenza di questi ultimi rispetto alle prime venga ad interrompersi, cio che le tendenze affettive cessino dallaver presa sugli elementi mnemonici sensoriali, e che s possa avere perci la massima incoerenza delle idee, la pi completa anarchia di evocazione, nonostante il funzionamento normale dell attivit affettiva.  questa la categoria dei cosiddetti confusi mentali, con automatismo delle idee. IL applicazione ed utilizzazione a un dato fine degli ele- menti intellettivi, presenti allo stato potenziale nel cervello sotto forma di accumulazioni mnemoniche, spetta alle tendenze. affettive, le quali esercitano questa loro funzione di evocazione, di selezione, di direzione e di sostegno delle immagini o idee conducenti allo scopo, e di inibizione di quelle che al raggiun- gimento di questo scopo sono inutili o dannose, pel tramite di determinate vie di conduzione nervosa, analoghe a quelle per le quali avviene levocazione stessa dunidea per opera dunaltra. Se queste vie di conduzione nervosa, che collegano la zona di attivazione delle tendenze affettive con quelle di attivazione degli elementi intellettivi, cessano dallessere suf- ficientemente pervie, se quindi le relative associazioni si fanno malamente, ipso facto viene a soffrirne la facolt di controllo affettivo ed a prodursi lautomatismo e 1 incoerenza delle idee, accompagnati da un senso di confusione mentale, avvertito benissimo dal malato. Questo senso di confusione deriva, anzitutto, dal fatto che la classificazione affettiva, cio a dire il riconoscimento del significato affettivo od ntilitario degli oggetti e delle imma- gini,  processo di riconoscimento che  ci che costituisce la cosiddetta  sintesi mentale  o  assimilazione psichica  delle percezioni o delle immagini stesse,  viene a far difetto: Nel confuso mentale, serive il Sglas,  les sensations Clmen- taires sont normales, mais le sujet est dans l incapacit de CAPITOLO XV. 349 gronper ces sensations les nnes avec les autres et de les assi- miler  ce consensus d lments psychiques qui coustitue la conscience personnelle. Aussi le confus est-il tujours dans le doute, l incertitude. Les objets lui paraissent dforms, il est gar an milien des choses qui lentourent, qu il ne sait pas interprter et qui lui semblent tout tranges. Un malade de ce genre tait comme absolument perdu dans son propre ap- partement. Il demandait sans cesse  revenir chez lui; il ne pouvait se retrouver et disait lui-mme :  Je vois bien les objets qui sont dans cette pice; mais je n en reconnais aucun. Je ne me rends pas compte. Je ne comprends pas ,,. Un altro confuso, pure citato dal Sglas,  a lair de chercher quelque chose ou dessayer de se retrouver en regardant partout autonr de lui. JI est tont  fait dsorient. Lorsquil demande son pre et que celui-ci lui parle, il le regarde tonn et dit que ce n'est pas lui. Il regarde partout dun air interrogateur. Il dit qu'il voit les choses et ne les reconnait pas; il dclare voir, toucher les objets, mais ne plus les comprendre .  Ces faits montrent bien, cos conclude il Sglas stesso, qu'il s'agit l de dsordres dpendant dun dfaut de synthse, c'est  dire de tronbles portant,non pas sur des sensations lmentaires, mais bien sur lassimilation psychologique de ces sensations .* In secondo luogo, il senso di confusione deriva dalla va- nit stessa degli sforzi che il malato fa per coordinare e di- rigere le proprie idee:  Le fond de la confusion mentale, scrive il Chaslin, est la perte de la coordination des images . Il fatto  reso evidente  par les efforts que fait le malade pour runir ses ides  (Delasianve).. Di un confuso mentale, che aveva grandi difficolt a radunare le idee e a trovare le parole, il Chaslin dice :  On voit qu il fait des efforts normes pour arriver  donner une rponse . Certi confusi mentali sono sorpresi essi stessi della massa delle idee che essi non riescono n a frenare n a incanalare:  Certains alins, soggiunge il Chaslin, sont surpris par la masse des nouvelles ides dlirantes, formant une sorte de tourbillon intellectuel qu un malade de Kraepelin reprsentait comme tant une t J. SGLAS, op. cit.: Lecons clinigues sur les maladies mentales et nerreuses, pag. 159-160, 421-422, 426-427, 447, 471, ece.; cfr., p. es., anche Pu. Cuasrin, La confusion mentale primitive, Asselin et Houzean, Paris, 1895, pag. 136-138, 149-151, ecc.. 300) E. RIGNANO veritable bataille de Huns dans son esprit .  Daus le confus mental, osservano alla loro volta Toulouse e Mignard, ce qui est perturb, e est la possibilit de coordonner les processus psvchiques en vue d'une activit consciente delle-mme et adapte  ses fins. Les malades guris expriment clairement limpression  que tradnit celle de Pobsevateur  qu ils etaient comme entrares dans leur effort mental, qu ils avaient perdu leur pouvoir de se maltriser, gi ils ne ponvaient pas durant leur maladie  diriger  leurs idees .! Questa impotenza, da parte delle tendenze affettive sel- bene ettettivamente esistenti, a dirigere le idee pu arrivare al punto da dar Inogo all automatismo pi completo delle idee stesse e alla verbigerazione pi sconnessa, produeentesi magari per pura assonanza delle parole. * Nella confusione mentale fa dunque difetto la  sintesi , assimilazione psichica ,  cio la classificazione affettiva delle cose, il riconoscimento del significato affettivo od utili- tario degli oggetti o delle immagini,  e fanno difetto anche il controllo, lincanalazione e la coordinazione degli elementi intellettivi da parte delle tendenze affettive, ma questo non gi dunque per la non esistenza di queste ultime, come ve- demmo nei sogni e come vedremo nei dementi, bens perch non si ha pi lassociazione psichica fra le tendenze affettive e gli elementi intellettivi. Se le tendenze affettive non fossero, come appunto nei sogni e nei dementi, il malato, dinanzi al caos di sensazioni e di immagini che turbina nella sua mente, non proverebbe senso alcuno di confusione. La confusione mentale ha dunque per noi uno speciale interesse perch in essa, considerata nel suo tipo pi puro, vediamo manifestarsi lincoerenza massima delle idee, pure essendo le singole manifestazioni tanto della parte intellettiva (sensazioni ed evocazioni di sensazioni e di immagini) quanto della parte affettiva per s stesse del tutto normali; incoe- renza, che le confessioni stesse del malato ci additano, come ' CHASLIN, op. cit., 138, 147-148; Eb. TouLovse et M. MiGNnaARD, Con- fusion mentale et demence, Les maladies mentales et Vautoconduetion, Lu Ihorie confusionnelle et lauto-conduction,  Revue de Psychiatrie et de lsychologie exprimentale , Aot 1908, pag. 5, juillet 1911, pag. 267, juin 1914, pag. 34-35.  Vedi, p. es., CHASLIN, bid., 92-93. CAPITOLO XV. 351 sopra abbiamo visto, essere dovute al non venire pi ad esercitarsi da parte delle tendenze affettive, probabilmente per la imperviet delle relative vie dassociazione, quella azione frenatrice e guidatrice, che  ci che produce appunto la coerenza. ia | Anche qui il  principio di continuit , applicato al pas- saggio dalle manifestazioni psicologiche normali alle anormali, ci pu aiutare a comprendere lo stato del confuso mentale e venire cos a confermare quanto asserisce il malato stesso intorno alla causa della sua incoerenza delle idee. Infatti, anche noi nomini normali, appena levocazione delle idee per qualche circostanza straordinaria si faccia un po troppo ver- tiginosa, e il nostro vivo desiderio di porre argine ed ordine a tale tumultuare di evocazioni tardi a venire soddisfatto, subito proviamo un senso di smarrimento e di confusione, che per introspezione constatiamo essere dovuto appunto a questo svincolarsi e ribellarsi delle idee stesse dal nostro con- trollo affettivo. ! Tralasciamo, invece, perch di non troppo grande inte- resse per noi, di far menzione di tutte quelle manifestazioni di incoerenza delle idee, dovute allazione di agenti tossici, infettivi e via dicendo,  come il delirio alcoolico, il delirio acuto per meningite, per febbre tifica, e simili,  perch, evi- dentemente, in questi casi,  leecitazione stessa dei centri ad un tempo sensitivi e mnemonico-sensitivi, provocata da questo agente stimolatore, e la conseguente troppo grande energia o vivacit di attivazione delle immagivi rispettive, ci che rende senz'altro queste ultime ribelli ad ogni freno e con- trollo atfettivo (ci che d luogo, in non pochi casi, a quello stesso senso di smarrimento o di disorientamento che abbiamo notato nei confusi mentali), anche allinfuori della circostanza che le tendenze affettive possono, per la stessa cagione, venire ad essere rese esse stesse tumultuariamente instabili e caotiche. Anzi, sotto questo rispetto, si osserva che in tali deliri i suc- cedersi turbinoso delle idee non segue pi neppure le leggi dell associazione psichica per contiguit, rassomiglianza, ecc., giacch le singole eccitazioni ed attivazioni mnemoniche di- i Cfr. CHASLIN, bid., 165-166. 302 E. RIGNANO pendono dalle modalit fortuite con cui si diffonde nella zona corticale lagente stimolatore. ' Dementi. Ci soffermeremo, piuttosto, perch del massimo interesse per noi, sullultima forma di incoerenza che ci proponiamo di esaminare in questo nostro rapido studio, che  quella che si manifesta nei dementi. Classica  lanaffettivit, |  apatia , la  gemiithliche Stumpfheit , come dice il Kraepelin, nei dementi precoci e nei catatonici, nei quali si pu giungere, come scrivono Tanzi e Lugaro, allannientamento delle reazioni affettive:  Non solo lanimo pu essere esente da ogni cura, indifferente a ogni previsione sinistra, ma possono mancare persino le pi fondamentali reazioni conservative, legate agli istinti. I bi- sogni non sono sentiti, gli stimoli dolorosi non suscitano alcun risentimento, le minaccie, le offese non provocano alcuna rea- zione emotiva. E non mancano soltanto le reazioni di difesa e le espressioni mimiche, ma  addirittura l emozione che manca, e come stato soggettivo e come fenomeno obiettivo che si svolge nei circuiti interni dellinnervazione viscerale, vascolare, somatica, e della relativa sensibilit. Sotto uno sti- molo doloroso, di fronte ad una minaccia, ad unoffesa, ad una notizia funerea, di cui viene apprezzato il significato, non si modifica il battito cardiaco, n linnervazione vaso-motoria, n quella delliride .  La vacuit affettiva nei dementi precoci si manifesta anche colla perdita di ogni attaccamento per le persone di famiglia, per gli amici, con la scomparsa assoluta di ogni aspirazione ideale. Lamor proprio, la compassione, il pudore, persino listinto di conservazione si affievoliscono o restano soppressi. I malati restano indifferenti dinanzi allo spettacolo delle pi vive sofferenze; non provano alcun senso di vergogna, alcun rincrescimento della loro situazione; non hanno alcun senso di dignit, di fierezza. Sembrano insensi- bili ad ogni disgusto anche nella sfera del palato e dell olfatto; ! Cfr., p. es., KRAEPELIN, op. cit., 105-106, 108-109; MoREt, op. cit., pag. 396; SEcras, op. cit., 376-377, 413-414; Taxzi e LUGaROo, op. cit., 1 vol., pag. 239. CAPITOLO XV. 3553 non si curano della pulizia personale, singolfano senza ritegno e quasi con compicenza negli atti pi sudici, nella manipola- zione degli escrementi propri ed. altrui, giungendo persino alla coprofagia .! AI demente Garin, p. es., il Dumas fa annunciare un giorno che la sua moglie  morta: Il polso rimane a 66. Un'altra volta gli vengono a dire che dentro un'ora potr essere libero di lasciare lasilo: Il polso non varia minima- mente neppure ora; Garin si limita a rispondere:  Bien, trs bien , e passa subito a parlare daltra cosa.  Il a perdu, serive il Dumas, et je cruis qu'une telle perte soit capitale, la fa- cult dtre mu. Il ne connait. plus dsormais ni joie, ni tristesse, ni peine, ni colre; il est moralement anesthsi , ? Tutti gli psichiatri si accordano nel rilevare, quale carat- teristica fondamentale dei dementi precoci e dei catatonici, questa loro anaffettivit : I dementi precoci, scrive il Masselon,  ne remarquent rien ou presque rien spontanment. Ils ne S'intressent  rien, sont indiffrents  tout ce qui les concerne . La demenza precoce si annuncia o preannuncia precisamente collattatimento o colla scomparsa dei sentimenti affettivi:  Les sentiments disparaissent trs prcocement; parmi eux  les sentiments de famille sont parmi les plus primitivement amoindris . E degno di nota  il fatto che  laffaiblissement du ton affectif prcde et domine laffaiblissement intellec- tuel .? | Ora l'importante per noi  di rilevare come questo inde- bolimento intellettuale si manifesti sopratutto nella difticolt crescente di conservare una certa coerenza tanto negli atti che nelle parole. Il pensiero diviene sempre pi incapace di seguire il filo dun ragionamento appena appena un po pro- lungato, come appunto succede anche nei normali in seguito a stanchezza od esaurimento della rispettiva tendenza affet- tiva. Le digressioni si succedono quindi le une alle altre in forma sempre pi caotica e saltuaria:  Il arrive quelquefois qu'on peut, jusqu un certain point, scrive il Baillarger, saisir dans les crits des dments incohrents, l explication (+ Tanzi e Lucaro, op. cit., 2 vol., pag. 461-463. G. Dumas, La logique a un dment,  Revue Philosophique , fvrier, 1908, pag. 190. 3 MASssELON, op. cit., pag. 25, 43, 94, ecc.. 9 - RIGNANO, Psicologia del ragionamento 23 LI 354 E. RIGNANO de l incohrence elle-m@me. Lendant que le malade commence  exprimer une ide qu il veut dvelopper, lun des mots qu'il emploie lui suggre une ide accessoire qui lui fait aban- donner la premire. Lincohrence nest pas autre chose alors quune succession de digressions qui font compltement oublier lide premire .' Si produce cos e aumenta sempre pi, in seguito a questa assenza di ogni azione direttrice e connettitrice da parte delle tendenze affettive, la disgregazione o anarchia psichica, che si. manifesta, sia negli atti sconnessi e stolidi,  privi d ogni senso, di ogni opportunit od anche manifestamente contrari ad ogni elementare interesse del malato , sia nella  incoe- renza a freddo , tipica di questi malati:  Essi s compiac- ciono di frasi insulse e persino prive di ogni senso e le snoccio- lano con un viso sorridente che pare una sfida alla ragione, come se pronunciassero sentenze piene darguzia e di giustezza .* Cos un catatonico, studiato dal Kraepelin,  nel quale  non si osserva alcuna determinata disposizione affettiva , il quale, anzi,   di unottusit affettiva completa e non mostra nessun interesse per quanto avviene intorno a Ini, e neppure per le visite dei suoi congiunti pi prossimi, ai quali non fa nessuna buona cera n dirige alcuna parola ,  pre- senta, insieme a questa completa indifferenza affettiva, anche la pi completa sconnessione delle idee:  Egli ritiene che la carne che gli danno da mangiare sia carne umana; nei giornali tutto si riferisce a lui; l'assassinio della imperatrice dAustria, la conferenza della pace stanno in relazione con lui; la madre lo vuole uccidere; egli  il peggiore uomo che esista. Ritien il medico essere limperatore tedesco, che si  tinto la barba, prende un altro signore per Cristo; snocciola tutto ci con un tono indifferente, senza la minima traccia di qualsiasi stato emotivo. Talvolta pronuzcia delle parole o frasi rimate senza alcun-senso :  hem, bem, kem, dem, schem, rem >, 0 ripete molte volte le stesse frasi. incomprensibili:  Einer fiir alle und alle fiir einen, und zwei fiir alle und drei fiir alle, hier und da und dort, iiberall und Allmacht und Allmacht und Allmacht , e cos di seguito . * 1 BAILLARGER, Op. cit., pag. 626-627.  TANZI e Lucaro, op. cit., 2 vol., 452, 465, 445, 1 vol., 309-310. 3 KRAEPELIN, Op. cit., pag. 56-38.  CAPITOLO XV. 593 Come si vede, e come potevamo aspettarci anche a priori, l'associazione delle idee, svincolata da ogni controllo affettivo e abbandonata quindi completamente a s stessa, tende sempre pi a seguire esclusivamente il giuoco fortuito dell associa- zione meccanica; ci che d luogo, in ispecie allo stato cata- tonico di zero assoluto affettivo, alla incoerenza massima, , essa rispose. E nn malato di paralisi progressiva allo stato demenziale, studiato dal Kraepelin, seguitava, sveglio, a ripetere per intere notti, con voce cavernosa e monotona parole assonanti senza senso, come:  Griiner Raser, bunter Kater, grober Aber, ewiger Raben, Raben haben, rother Kater, Bummelraber, gelber Kater, der Rosengraben , e cos via. * Interessante  di notare, e lo notiamo qui fra parentesi, come questa associazione delle idee per pura omofonia possa prodursi anche nelle menti normali, in seguito a sfinimento affettivo artificialmente prodotto. Esperienze appositamente fatte hanno dimostrato, infatti, come riporta il Claparde,  non consiste, infatti, che nellatto asso- ciativo dun dato oggetto o d'una data immagine con . qualche tendenza affettiva, che essi direttamente o indi- rettamente soddisfino o contrastino; , per cos dire, il rap- portare questo o quel gruppo di elementi sensoriali o mne- . monico-sensoriali al sostrato affettivo dell'individuo;  il dare una tonalit affettiva a quanto del mondo esterno le nostre sensazioni o i rispettivi ricordi proiettano in noi. Se ogni attivit affettiva cessa di manifestarsi cessa con essa il si- guificato di qualsiasi cosa e s estingue con ci ogni qualsiasi pensiero. Il malato si riduce cos alla sola vita vegetativa e ad: un puro meccanismo di riflessi, privo per sempre d'ogni luce intellettiva. Ma, qui pure, appena torni ad attivarsi qualche tendenza affettiva, che illumini anche solo per un istante l'ormai spenta intelligenza, allora subito nelle parole e negli atti torna la ragione a dare ancora qualche guizzo. Cos lamente dell'asilo di Sant'Anna, descritta dal Godfernaux, che cantava dunaria monotona, senza mai arrestarsi, delle parole senza senso, al sentire suonare l orologio,  regarde la pendule et dit d um ton de lassitude:  Il est dj onze heures. Ah! que j'ai faim, je nen puis plus  ,,; dopo di che riprende la monotona li- tania.  La malade, cos commenta il Godfernaux, a prononc done, an milien de ses divagations, une srie de mots bien associs et trs significative. Ce n est pas une simple phrase chappe  la dsagrgation gnrale et automatiquement rpte. Le ton dont elle a t prononce, l expression de lassitude qui a envahi tout  coup les traits de la malade, le jeu de la mimique totale, montrent,  nen pas douter, que non seulement la malade a coordonn ses ettorts darticulation et rtabli pendant un instant lordre au milieu du dsordre de ses mouvements, mais aussi que la phrase a t comprise, quelle a eu un sens ponr celle qui la pronongait .  l'agente che ha fatto dare a quelia povera mente ancora un guizzo della perduta ragione  stato, dunque, unicamente, la ten- denza affettiva della fame. | ! GODFERNAUX, Op. cit., pag. 21-24. Cali | i =  3 i I [ i ; i i ol - + A) i Ci E I ) d di ji ri + F, 4 ) bi:   f I, / 362 E. RIGNANO Conclusione. Abbiamo cos terminato anche questa rapida scorsa alle tre categorie di pazzi incoerenti che pi ec interessavano dal punto di vista di mettere bene in evidenza come la coerenza del pen- siero, quale si manifesta sia nelle parole che negli atti, dipenda dall esistere, dal perdurare e dallagire di tale o tale altra. tendenza affettiva, la quale diriga e coordini levocazione e successione delle idee; la quale, in altre parole, utilizzi al proprio fine il materiale puramente intellettivo di immagini, che sta a sua disposizione sotto forma di infinite accumu- lazioni mnemoniche di tutte le esperienze del passato. Uw'altra ancora, dunque, delle caratteristiche fondamentali dell in- telligenza  la coerenza  si appalesa di natura esclusiva- mente affettiva. Se ci siamo limitati a passare rapidamente in rivista quelle forme patologiche della ragione dovute esclusivamente a di- sturbi di natura affettiva, questo certo non vuol dire che noi riteniamo che tutte le manifestazioni patologiche della mente debbano avere una simile origine. Certe anomalie mentali, quali, p. es., le allucinazioni e le immagini ossessive,  seb- bene in esse pure, conforme ha dimostrato il Janet sopratutto per le seconde, abbiano probabilmente giuoco anche dei di-. starbi di natura affettiva,  debbono tuttavia venire consi- derate, senza dubbio, come manifestazioni morbose di natura precipuamente intellettiva, nel senso che siano gli elementi stessi sensoriali o mnemonico-sensoriali a non pi funzionare normalmente. E gi abbiamo accennato ai deliri alcoolico, meningitico, ecc., dovuti alla eccitazione per opera di agenti tossici od infettivi dei centri mnemonico-sensoriali; e alla demenza senile, nella quale allassenza affettiva si accompagna anche latrofizzazione del materiale mnemonico intellettivo ; e cos via. Ma a noi premeva di dimostrare, a sostegno della nostra teoria sulla natura del ragionamento, che sono vera- mente ed esclusivamente di origine affettiva ie due caratte- ristiche fondamentali di questo processo il pi complesso e il pi alto della psiche : la coerenza e la logicit. E questo ci sembra che la rapida scorsa da noi data nel campo dei sogni e dei pazzi abbia completamente dimostrato. CAPITOLO XY. | 363 Il nostro metodo, consistente nel cercare di scomporre i fenomeni psichici complessi nei loro fenomeni elementari, che ci ha permesso, nella parte dedicata al ragionamento delluomo normale, di comprendere lorigine e la natura di fenomeni fino . a qui non analizzati o non sufficientemente analizzati, quali le tendenze affettive stesse, originarie e derivate, lattenzione, la volont, la capacit di astrazione e di sintesi, e il ragionamento stesso nelle sue varie forme di ragionamento intuitivo e di ra- gionamento deduttivo, di ragionamento concreto e di ragiona- mento astratto, di ragionamento costruttivo e di ragionamento intenzionale, ci sembra ci abbia dato non disprezzabili frutti anche neila sua applicazione al campo patologico. Ch esso  riu- scito a chiarirci un poco la natura fino ad ora in buona parte eni- zmatica delle bizzarrerie dei sogni, delle stranezze dei monoma- niaci, dei deliri insensati dei maniaci, dei confusi e dei dementi. Gi il Morel esprimeva .il desiderio  de voir wie bonne psychologie servir dinitiative  ltude des troubles de la raison .  La mthode psychologique en psycho-pathologie, scrive alla sua volta il DAllonnes, demande  la psychologie normale ses inspirations et ses directions; elle ne traite la clinique que comme une source de documents gnralement trop concrets pour elle, qu elle compulse, dissocie et groupe  sa guise, sans s'embarasser des complexes nosologiques; c'est une psycho- logie enrichie dillustrations mdicales, c'est une psycho- pathologie  lusage des philosophes . Mais la clinique ne saurait se passer un instant d elle :  Lobservation clairvovante des malades mentaux est impossible sans psychologie. Aussi voyons nous actuellement les cliniciens s inspirer des psycho- logues bien plus quils ne les inspirent. IZ est temps de mieux adapter l instrument psychologique  Vusage psychiatrique .  Il ny a pas  douter, scrivono infine Toulouse e Mignard, pour celui qui cherche  pntrer le sens de lvolution psychia- trique, qu il.y a un effort continu pour rechercher sous la morphologie des troubles mentaux le mcanisme profond de leur production . A questo scopo,  il faut faire la psycho- logie gnrale des troubles mentaux, reduire d quelques pro- cessus simples constants les mille formes de la clinique >. ' ! MOREL, 0p. cit., pag. 393; RevauLt D'ALLONNES, art. cit., pag. 490; TouLouse et MiGNARD, art. cit.: Les maladies mentales et Vl autoconduetion, pag. 273, 279. h e] P, i Li Li s ) 3 4 f  Dati i ) N 4 e( i nd d i , D 4 ) 5 | o # li / } LL, 4... Fi Pi;  dr i . 364 E. RIGNANO  quello appunto che abbiamo cercato di fare, applicando i risultati, cui eravamo giunti colla scomposizione del ragio- namento normale nei suoi fattori psichici elementari, allo studio delle forme patologiche del ragionamento stesso; col risultato di scoprire, nelle anomalie della psiche affettiva, riducibili a tre o quattro tipi assai semplici, il meccanismo profondo della produzione. dei pi caratteristici e pi impor- tanti perturbamenti mentali. Di guisa che possiamo illuderci che la nostra analisi puramente teorica relativa alla natura di questa facolt psichica la pi alta, che  la ragione umana, possa avere contribuito a rischiarare nun poco di pi anche i misteri della psiche anormale, ed avere cos ottenuto dei ri- sultati non disprezzabili anche per la psichiatria pratica. CAPITOLO XVI. Ragionamento cosciente e ragionamento incosciente. Prima di passare alla questione se esista veramente  come sia possibile che esista il ragionamento incosciente, e poi all'altra se per avventura non si tenda oggi ad esagerare grandemente limportanza che nell uomo normale ha il ra- gionamento incosciente rispetto a quello cosciente, sar ne- cessario intenderci bene sul significato di questa parola  co- scienza  e nel tempo stesso cercare di scoprire la  natura  di quest ultima, cio a dire districarne e porre in evidenza i fenomeni psichici elementari da cui lo stato di coscienza ri- sulta composto. Che cos  la coscienza 2 Nessuna parola, forse,  stata maggiormente discussa e permane tutt'ora di significato tanto oscuro quanto questa della coscienza. Mentre tutti sono in grado di attermare senza nessuna esitazione se un dato stato psichico, una data azione, sia da dirsi  della discesa effettuata. Eppure anche durante tale discesa  incosciente  do- vevo aver fatto certo attenzione ai sassi, al modo di mettere prudentemente il piede su di essi perch non ruzzolassero gi, tanto pi che molti di essi pel continuo passaggio di gente sul sentiero cambiavano ogni giorno di posto e di posi- zione. I miei passi non potevano, dunque, essere neppure allora semplic atti riflessi, bens dovevano certo essere gui- dati da altrettanti atti di riflessione concatenati fra loro. In questo esempio, ci che al ritorno della mia passeg- ti CAPITOLO XVI. 375 \ giata mi appariva come cosciente era la serie delle mie me- ditazioni, e ci che mi appariva come incosciente era la serie delle sensazioni e reazioni provocate in me dal mondo esterno.  opinione assai diffusa che talvolta, invece, possa suecedere proprio l'opposto: cio che ci rimanga cosciente la serie delle sensazioni esterne, provocate in noi p. es. da una piacevole passeggiata allaria aperta, ed incosciente la meditazione in- terna, che nel frattempo continuerebbe a andare per conto sno. Vedremo per fra poco che la parte attribuita a questa meditazione incosciente, alla quale, secondo alcuni, sarebbe spesso dovuta la soluzione che ci appare improvvisa di pro- blemi che invano ci eravamo attaticati a risolvere allo stato cosciente, viene oggi molto esagerata e che  difticile ammet- terla causa la intensit affettiva stessa che tale meditazione esigerebbe. Talvolta, infine, ci rimangono incoscienti tanto la serie delle meditazioni interne che quella delle sensazioni del mondo esterno:  Un jour, cos racconta il Maury, me trouvant: prs de M. F., dun caractre fort distrait et trs port  la mditation, je remarquai quil devenait compltement indif- frent  mes paroles, et cessait de me rpondre. Il paraissait alors plong dans une rflexion profonde. Son immobilit tait telle que j'eus la pense qu il allait perare connaissance. Je le seconai violemment par le bras.  Que voulez vous? me dit-il.  tes-vous malade? repartis-je.  Non.  Que faisiez-vous alors?  .Je pensais.  A quoi?  Ma foi, e est. trange, je nen sais dj plus rien, et cependant je me sens comme fatigu de ma pense ,  In tal caso, dunque, gli erano rimaste incoscienti, tanto la serie delle sensazioni in lui provocate dalle parole che per un certo tempo il Maury aveva seguitato a dirgli quanto la serie delle sue meditazioni. Da questi casi normali di sdoppiamento passeggero della propria personalit, abbraccianti tutti i casi cosiddetti di di- strazione, si passa per gradi a quelli patologici d uno sdop- piamento vero e proprio. Cos, assai caratteristico  il caso notissimo riportato dal Taine:  Jai vu une personne qui, en causant, en chantant, crit, sans regarder son papier, des phrases suivies et mme ! A. MAURY, op. cit.: Ze sommeil et les reves, pag. 228. CS 3706 E. RIGNANO des pages entires, sans avoir conscience de ce qu'elle erit. mes yeux, sa sincrit est parfaite: or elle dclare quau bout de sa page elle na aucune ide de ce qu'elle a trac sur le papier; quand elle le lit, elle en est tonne, parfois- alarme. Lcriture est autre que son eriture ordinaire. Le mouvement des doigts et du crayon est raide et semble au: tomatique. Lcrit finit toujours par une signature, celle dune personne morte, et porte lempreinte de penses in- times, dun arrire-fond mental que lauteur ne voudrait pas divulguer . ! | Del tutto analoghi a questo sono i casi studiati dal Janet. Questi, p. es., suggerisce a unisterica, chiamata Lucie, in istato d sonnambulismo, che a un dato segnale, una volta sveglia, essa scriver una lettera qualunque.  Voici ce qu? elle Gerivit sans le savoir, une fois rveille:  Madame, je ne puis venir Dimanche, comme il tait entendu; je vous prie de mexcuser. Je me ferais un plaisir de venir avec vous, mais je ne puis accepter pour ce jour. Votre amie, Lucie. P. S. Bien des choses aux enfants, s. v. p. >. Cette lettre automatique, osserva il Janet, est correcte et indique une certaine rflexion. Lucie parlait de tout autre chose et rpon- dait  p]usieurs personnes pendant quelle 1 crivait. D'ail- leurs, elle ne comprit rien  cette lettre quand je la lui montrai et soutint que jPavais copi sa signature ,,. * In unaltra esperienza, Janet suggerisce al medesimo soggetto durante il sonno ipnotico: Voi moltiplicherete per iscritto 739 per 42. Al suo risveglio, e al segnale dato,  la main droite erit regulirement les chittfres, fait 1 opration et ne sarrte que lorsque tout est fini. Pendant tout ce temps, Lucie, bien veille, me racontait emploi de sa  journe et ne s tait pas arrte une fois de parler pendant que sa main droite calculait correctement ,,.  Questi sdoppiamenti della personalit veri e propri di- mostrano poi nel modo pi evidente quanto sopra dicevamo, cio che gli stati psichici 2, y, ,...., incoscienti rispetto alla serie principale a, b, c,...., possono essere invece, se soddi- sfacenti alle solite condizioni sovraesposte, coscienti fra loro. ! H. TAINE, op. cit.: De l intelligence, Tome I, pag. 16-17.  P. JANET, op. cit.: L automatisme psychologique, pag. 263-264. 3 JANET, ibid., pag. 263. CAPITOLO XVI. ST Infatti, la doppia personalit consiste precisamente in questo, che tutta una lunga serie di stati, incosciente per l una delle due personalit, costituisce invece una serie cosciente per laltra. | Cos, p. es., pel sonnambulo, quanto ha fatto durante laccesso gli appare come incosciente allo stato di veglia, ma torna ad essergli cosciente in up accesso successivo. La ma- lata del Dr. Mesnet proseguiva in un accesso i progetti di suicidio concepiti durante laccesso precedente e completa- mente dimenticati nell'intervallo lucido; essa si rammentava allora tutte le circostanze dell altro accesso. Macario racconta duna giovane sonnambula, alla quale un uomo aveva fatto violenza mentre essa si trovava sotto un accesso, e che, una volta svegliata, non aveva pi alcun ricordo, alcuna idea di questo tentativo; fu soltanto in un nuovo accesso che essa rivel alla sua mamma loltraggio commesso su di lei.  Talvolta l uno stato ha coscienza dell altro, ma quest ul- timo non ha coscienza del primo. Cos, p. es., la giovane donna ad esistenza doppia del Dr. Azam  prsentait un tat normal, bien que lui-mme pathologique car cette femme tait hystrique, et un tat o elle se montrait tout autre par le caractre et les ides. Dans ce second tat, elle se rappelait ce qu'elle avait fait pendant le premier, tandis que quand elle revenait  celui-ci, elle perdait compltement la mmoire de ce qu'elle avait dit et fait durant l autre priode mentale. Il y avait en elle comme deux personnes distinctes, et cette alternance de personnalit prsentait une analogie significative avec le somnambulisme naturel, sans que cepen- dant cette jeune femme fit proprement une somnambule ,,. Nessuno pi di questi esempi, che potremmo moltiplicare a piacere,  atto a mettere in evidenza come ciascuno stato psichico di per s stesso non sia n cosciente n incosciente, ma divenga l uno o laltro soltanto rispetto a qualche altro stato psichico di riferimento. La coscienza, in altre parole, non  alcun carattere a s che possa essere rivestito da uno stato psichico per conto proprio ed esclusivo, bens  la ca- ratteristica dun rapporto fra due o pi stati psichici. Uno stato psichico, anche se considerato isolato, potr venit sempre  A. MAURrY, 0p. cit.: Le somm. et les rves, pag. 234.  A. MAURY, dbid., pag. 237-288. 3378 E. RIGNANO riconosciuto, ad es., come avente un dato carattere emotivo piuttosto che un altro, come imaginativo anzich volitivo, e cos via; non potremo mai dire, invece, finch isolato, se esso sia cosciente o incosciente. Soltanto se riferito a un altro stato psichico potremo dire che, rispetto a questultimo, esso  cosciente o incosciente. E se cosciente rispetto a uno stato psichico A, potr essere incosciente rispetto a un altro stato psichico B. La coscienza non  dunque nessuna propriet intrinseca o assoluta degli stati psichici; bens una propriet ad essi estrinseca e relativa, che si accompagna a certe moralit di riferimento, di natura affettiva, che questi stati psichici ven- gono ad avere fra loro. Esagerata importanza attribuita al ragionamento incosciente nell'uomo normale. Investigata cos la natura della coscienza e visto nel tempo stesso la possibilit teorica, confermata dallesperienza psico-patologica, di duplici o molteplici serie indipendenti di stati psichici, concatenati fra loro entro ciascuna serie, sorge la domanda se effettivamente un tale sdoppiamento, o, ma- gari, un frazionamento ancora maggiore della nostra psiche in personalit distinte, luna ignorante laltra, sia nn feno- meno comune anche nell'uomo normale. Questo ci condurr ad esaminare largomento che pi cinteressa, cio se non sia molto esagerata limportanza che oggi. si tende ad attribuire, anche nell'uomo normale, allattivit psichica incosciente in genere, e al ragionamento incosciente in ispecie. Nel nostro capitolo secondo, abbiamo visto che l  unit di coscienza , cui d luogo lo stato dattenzione,  dovuta al fatto di non potere essere desta, in via normale, altro che una sola tendenza affettiva primaria alla volta: Data, infatti, la propriet delle tendenze affettive di avere una sede diffusa, e largamente diffusa,  ben difficile, cos rilevavamo, che si possano avere anche due sole tendenze affettive le cui sedi non coincidano per una certa porzione pi o meno estesa, e che quindi,  ove non siano tali da mantenersi reciproca- mente in sospeso, come nello stato dattenzione, o da com- porsi e fondersi in parte fra loro,  l'una non tenda e non CAPITOLO XVI. 359 pervenga ad escludere, a inibire laltra. Mentre dunque le sensazioni o le loro imagini possono attivarsi e coesistere contemporaneamente attive in un medesimo cervello molte alla volta, perch ciasenna ha la propria sede localizzata in un solo dato centro o gruppo limitato di centri, questo non  possibile, in via normale, per le tendenze atrfettive, perch, per il fatto stesso delle loro sedi diffuse, verrebbero inevi- tabilmente ad  urtarsi  fra loro. Solo nel caso in cui due tendenze affettive siano cos diverse fra loro da non avere alenna porzione di sede in comune, e luna richieda pel suo attivarsi una spesa di energia molta piccola in confronto del- laltra, solo in tal caso potr aversi, anche nell'uomo nor- male, lattivazione contemporanea di queste due affettivit, quale si ha appunto in tutti i cosidetti casi di distrazione, che rappresentano, come vedemmo, degli sdoppiamenti  allo stato nascente  della propria personalit. Ma allinfuori di questo caso non si avr, nelluomo normale, che una sola at- tivit affettiva per volta; e quindi del tutto fantastica  la tendenza odierna di attribuire, anche nell uomo normale, alla vita psichica incosciente, che implicherebbe appunto lesistenza di due personalit distinte l'una ignorante laltra, una parte notevole della nostra attivit mentale in genere. | Inutile soffermarci sulla concezione metafisica dellHart- mann. Secondo la quale, come  noto, al di sotto della nostra coscienza ordinaria, esisterebbe nascosta una seconda perso- nalit, esattamente comparabile alla prima, e dotata anzi essa sola di tutte le qualit veramente creatrici, tanto da fargli esclamare:  Non disperiamoci se abbiamo una mente cos pratica e cos umile, cos prosaica e cos poco spirituale; c nel nostro pi intimo santuario un certo che meraviglioso, di cui siamo incoscienti, che sogna e prega mentre noi lavo- riamo per guadagnare il nostro pane quotidiano ,,.  Ma anche allinfuori di questa concezione antiscientifica lellHartmann e seguaci e di quella mistica del Myers, la tendenza ad esagerare limportanza della parte che |  inco- . sciente  avrebbe in tutta la nostra vita psichica risulta evi- dente nei pi recenti studi sullincosciente stesso:  La que- stion de savoir, scrive il Dwelshauvers parafrasando il Morton - 41 B. Hart, in: MiinsTERBERG AND OTHERS, Stbceonscious Phenomena, Badger, Boston, 1910, pag. 106. 380 E. RIGNANO Prince, quel rle jouent les tats subceonscients dans les esprits normanx est un des problmes les plus poignants de la psy- chologie ,,., Secondo Lipps, la cause de nombreux tats de conscience loit tre cherche,  anche nell'uomo normale,  dans lincoscient ,,. Jastrow afferma  l'influenza dirigente del subconscio nella vita mentale ,, e che  lutilizzazione cosciente dei dati elaborati dal subconscio rappresenta la forma normale del pensiero ,,., Secondo Windelband,  la nostra vita imaginativa mostra in ogni sua attivit creatrice la coopera- zione continua dell incosciente ,,. ! Questi paladini ad oltranza dellincosciente arrivano a poco a poco ad attribuirgli qualsiasi nostra attivit psichica: Qualsiasi attivazione di date nostre tendenze affettive, qual- siasi loro trasformazione, sarebbero precedute, secondo costoro, da una elaborazione misteriosa nel dominio dell incosciente. Allopera dellincosciente sarebbe dovuto lo stesso apporto mnemonico che trasforma ogni sensazione elementare in una vera e propria percezione. Persino le imagini e le idee, nellin- tervallo fra una loro evocazione e la successiva, continue- rebbero ad essere sempre in attivit, allo stato incosciente:  Il motivo fondamentale, scrive il Windelband, per fare uso dellipotesi dellincosciente  lo stato in cui viene a trovarsi linsieme dei nostri ricordi nellintervallo fra la sua prima comparsa nella coscienza e il suo riprodursi in essa una o pi volte. Che divengono, infatti, i nostri ricordi nell inter- vallo di tempo in cui non pensiamo ad essi? ,,. * Evidentemente, con tale attribuzione allincosciente di una attivit incessante, sottogiacente a qualsiasi attivit co- sciente, di modo che questultima sarebbe sempre non altro che il risultato finale, il frutto maturo, di una misteriosa ela- borazione da parte dellincosciente stesso, si cerca di far rientrare dalla finestra il concetto mistico dell'anima che la scienza psicologica aveva cacciato via dalla porta:  Secondo questi autori, serive il Ribot, lattivit subcosciente  inve- 1 G. DweLsHaUveERrs, DL inconscient, Flammarion, Paris, 1916, pag. 61, 112; J. Jasrrow, The Subconscious, Constable, London, pag. 420, 4497 W. WinpeLBAND, Die Hypothese des Unbercussten, Festrede gehalten in der Gesamtsitzung der Heidelberger Akademie der Wissenschaften am 24 april 1914, Winter, Heidelberg, 1914, pag. 8. ? G. DWELSHAUVERS, op. cit.: L inconscient, pag. 224, 176, 178; W. Wix-. DELBAND, op. cit: Die Hypothese des Unbewussten, pag. 10. CAPITOLO XVI. 381 stita di una potenza quasi sopranaturale e costituisce nellin- dividuo un intermediario fra l'umano e il divino ,,.  Nel tempo stesso, col considerare ogni manifestazione cosciente come il risultato finale duna elaborazione incosciente, il cui modo di operare si ammette che si sottragga ad ogni qualsiasi nostra investigazione, si viene con ci a rinunciare alla stessa possibilit di qualsiasi spiegazione dei fenomeni psichici, a dichiarare limpossibilit di una scienza psicologica. Ad evitare simili esagerazioni rispetto alla parte attri- buita allincosciente o subcosciente nella vita psichica, esage- razioni che finiscono, ripetiamo, col non spiegare pi nulla, occorre non dimenticare che un sano metodo scientifico deve consigliare di non ricorrere allincosciente, se non in quei casi in cui tale ricorso sia assolutamente necessario. Per ogni fatto psichico dobbiamo quindi domandarci: Lipotesi di una attivit psichica incosciente  proprio necessaria a spiegarlo, O esso pu venire spiegato anche senza far ricorso a tale ipotesi? Ora, evidentemente, nessun bisogno v'ha di ricorrere a tale. ipotesi per spiegare il fenomeno della rievocazione dei nostri ricordi, cio come mai una sensazione 0 percezione 0 imagine o idea, dopo essere stata assente per un certo inter- vallo di tempo dalla nostra mente, possa ripresentarsi ad essa per via di evocazione mnemonica. Il semplice concetto del- laccumulazione mnemonica specifica, cio di un energia ner- vosa specifica che alternatamente passa dallo stato attuale allo stato potenziale e viceversa basta a rendere completamente conto del fenomeno evocativo. Come non esiste pi alcuna corrente elettrica nell intervallo in cui accumulatore resta inserito in un circuito aperto, cos, nell intervallo fra una evocazione e laltra della stessa imagine o idea, questa non resta gi  presente nella nostra mente sebbene latente nella coscienza ,,,  come, facendo suo il concetto del Windelband, ripete anche il Freud,  bens non esiste pi affatto n come processo psichico n come processo anche soltanto neurale. * i Tx. Risor, in: MiinsTERBERG AND OTHERS, Op. cit.: Subeonscious Phe- nomena, pag. 35. 2 Cfr. S. Freup, A Note on the Unconscions in Psycho-analysi8s,  Pro- ceedings of the Societv of Paychical Rescarch , Part LXVI, Vol. XXVI, pag. 312. te pl E. RIGNANO Parimente, non v ha alcun bisogno di ricorrere a questa ipotesi d nin attivit incosciente neppure per spiegare latti- varsi dell'una o dellaltra delle nostre tendenze affettive o il loro trasformarsi in seguito al loro comporsi con altre che si attivino nel medesimo momento. Anche questi fenomeni non sono altro, infatti, come abbiamo visto nel nostro primo ca- pitolo, che altrettanti aspetti dellevocazione mnemonica in genere, cio del passaggio di date accumulazioni nervoso- energetiche specifiche dallo stato potenziale allattuale. Essi si compiono totalmente alla luce del sole, cio in pieno co- spetto della coscienza, fino dal primo momento in cui si pro- ducono, cio fino dal momento in cui si attiva l energia ner- Vosa specifica che li costituisce. D'altra parte, hanno riflettuto abbastanza il Windelband, il Freud, il Dwelshauvers e i loro seguaci all immenso con- sumo di energia nervosa che si avrebbe se tutte le tendenze affettive dalle quali siamo suscettibili di venire agitati al mo- mento opportuno, e tutte le sensazioni e percezioni gi provate, e tutte le imagini e idee che ne sono derivate, continuassero, fra unevocazione e laltra, a rimanere tutte contemporanea- mente attive nella nostra mente, sia pure anche soltanto in istato incosciente ? | Altrettanto inutile  l ipotesi di una qualsiasi attivit psi- chica incosciente per gli atti ormai divenuti completamente automatici, cio per quelli in cui non vha pi alcuna  scelta , e che quind non presuppongono lentrata in giuoco di alcuna tendenza affettiva. Per quanto complicati essi possano essere, ess non sono che puri atti riflessi, cio a dire processi pura- mente neurali, e mancano quindi della condizione necessaria e sufficiente per divenire atti psichici veri e propri, sia co- scienti sia subcoscienti (cio coscienti rispetto a una perso- nalit secondaria), che  quella di essere mossi da qualche tendenza affettiva. Viceversa, in tutti quei casi di distrazione che implicano una  scelta  o magari anche un seguito d  scelte ,  come la mia discesa sopra descritta da C di Janzo o come Stuart Mill che tutto assorto nella elaborazione del suo sistema di logica attraversa Cheapside nellora in cui questa via di Londra  maggiormente affollata di persone e di veicoli e che pur circola distratto senza urtar nessuno ed evitando i pericoli che il grande traffico stesso presenta ad ogni momento = CAPITOLO XVI. 383 ai viandanti,  in questi casi, non  pi possibile considerare come semplicemente automatico questo comportamento  di- stratto , perch per operare le  scelte , che evidentemente concorrono a determinare questo comportamento, occorre len- trata in gioco di corrispondenti tendenze affettive e si rende allora, qu s, necessario di ricorrere all ipotesi d un vero e proprio sdoppiamento incipiente della propria personalit : I movimenti delluomo che cammina distratto per la -strada, scrive il Luciani,  non sono in tutto paragonabili a una snce- cessione regolare di semplici atti riflessi, perch cambiano continuamente e si modificano per non urtare cogli ostacoli, per schivare le persone e i veicoli che attraversano la stessa via, in una parola per adattare secondo le circostanze gli atti muscolari allo scopo che si vuole raggiungere. Ora il per- seguire uno scopo, l adattare gli atti alle circostanze, lo sce- gliere i mezzi acconci per raggiungere i fini,  lunico possibile criterio scientifico per cui noi possiamo distinguere obietti- vamente dai fenomeni puramente macchinali le manifestazioni psichiche mentali ,,. Naturalmente si passa per gradi insensibili dagli atti di pretta natura automatica a quelli distratti, tanto che per alcuni,  come, p. es., per la copiatura incosciente fatta senza errori di un lungo brano di testo mentre il copiatore pensa a tutt'altra cosa,  difficile sarebbe dire se apparten- gano agli uni o agli altri. Questo passaggio graduale degli uni agli altri  dovuto al fatto che ad impingere gli atti in via di divenire automatici basta unintensit via via sempre pi piccola di quella tendenza affettiva che nel passato ne oper la scelta, di guisa che il medesimo identico atto pu oggi essere ancora  impinto  da una tendenza affettiva di intensit minima e l'indomani essere ormai del tutto mecca- nizzato :  Da principio, scrive il Jastrow, ogni passo duna nuova nostra azione complessa  separatamente e distintamente l'oggetto della nostra attenzione e dei nostri sforzi; ma a mano a mano che ne acquistiamo la pratica e che la nostra perizia va crescendo, lattenzione  opportunamente riversata sopra tutta la serie globale dei processi, le singole parti di questa serie venendo come a fondersi in unit pi grandi, le ! L. LUCIANI, op. cit.: I fenomeni psico-fisici della veglia e del sonno, pag. 478. 384 E. RIGNANO quali alla loro volta fanno appello in grado sempre minore alla nostra coscienza ,,.  Ora,  appunto questo decrescimento continuo dell inten- sit dellattenzione con cui si compiono atti in via di divenire automatici, insieme alla grande diversit fra il genere din- teresse che spinge a compiere questi atti e il genere d interesse per loggetto perseguito colla sua meditazione dall nomo di- stratto, unitamente anche al campo limitato dazione della prima affettivit rispetto allampiezza di quella che medita, ci che rende facili, anche nei normali, questi sdoppiamenti incipienti della propria personalit, rappresentati dai casi di distrazione. Allorquando, infatti, la tendenza affettiva impin- gente un atto ormai scelto e divenuto abitudinario  discesa al di sotto dun dato grado d' intensit, in modo da richie- dere per la propria attivazione una spesa di energia molto piccola in confronto a quella richiesta dall affettivit princi- pale che sostiene la meditazione dell uomo distratto, allora, anche pel fatto che le dne cos diverse affettivit non avranno alenna parte di sede in comune, potranno esse sussistere contemporaneamente e indipendentemente luna dall altra, ci che costitnisce appunto lo sdoppiamento della personalit in due del tutto distinte. Tuttavia,  ben noto che nei casi di intensa concentrazione anche gli atti distratti vengono spesso sospesi: Due che cam- minano insieme si fermano nel momento pi vivo della di- seussione ; a tavola si resta colla forchetta o col bicchiere sospesi a mezza strada se qualcuno racconta una cosa di grande interesse:   quando diviene intensamente assorto, scrive il Jastrow, che lo scrittore lascia spegnersi la pipa; ed  quando vengono a un punto particolarmente interessante del loro discorso che due che passeggiano insieme si fermano, come se fossero incapaci di parlare e di camminare nel medesimo tempo ,,. In tali casi, l'energia assorbita da questo interesse mag- giore  s grande da non permettere pi neppure quella de- bole intensit affettiva che bastava ad impingere atto distratto. Viceversa, appena in un atto abitudinario, non ancora del tutto 1 J. JASTROW, op. cit.: The Subconscious, pag. 42; cfr., p. es., anche DWELSHAUVERS, op. cit.: Linconscizzi, pag. 306. 2 J. JASTROW, op. cit.: The Subconscious, pug. 57-58. Eee II e a i + -  Sale de e i il en  III. - Dellattenzione. Parte II.: Vividit  connessione.  IV. - Che cos' il ragionamento? ie si  V.- L'evoluzione del ragionamento. Parte L: Dal ra- gionamento concreto a quello astratto . . :  VI. - L'evoluzione del ragionamento. Parte TI.: Dallin- tuizione alla deduzione . sa  VII. - Le forme superiori del RARA Parte T.: Il ragienamento matematico nelle sue fasi del sim- bolismo diretto e indiretto . nana  VIII. - Le forme superiori del siva Parte IL: Il ragionamento matematico nelle sue fasi di condensazione e di inversione simbolica  IX. - Le forme superiori del ragionamento. Parte III: Matematiche e logica matematica . a  X. - Il ragionamento  intenzionale . Parte I.: Il ra- gionamento dialettico. . N  XI. - Il ragionamento  inni ies . Parte IL: n ra- i gionamento metafisico . . . . . .  XII. - Le diverse mentalit logiche. . . . . do ie   XIII - Patologia del ragionamento. Parte I.: Lincoe- renza e lillogicit dei sogni. . .   XIV. - Patologia del ragionamento. Parte IL: Pazzi coe- renti ed illogici per monoaffettivismo . .-. .  XV. - Patologia del ragionamento. Parte III: Pazzi in- coerenti per instabilit o impotenza o assenza delle tendenze affettive . . . . .. : ;  XVI. - Ragionamento cosciente e ragionamento incosciente  XVII. - Conclusione: Il ragionamento in rapporto al fina- lismo della vita... ..... Indice dei nomi. . . , Pag. V VII 33 DA 16 101 144 211 232 266 343 365 395 401 Digitized by Google Finito di stampare nella Cooperativa Tipografica Azzoquidi in Bologna il giorno 22 aprile 1920

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