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Monday, June 23, 2025

GRICE E RIGNANO

 EUGENIO RIGNANO COME FUNZIONA LA NOSTRA INTELLIGENZA BOLOGNA NICOLA ZANICHELLI EDITORE L'EDITORE ADEMPIUTI I DOVERI ESERCITER 1 DIRITTI SANCITI DALLE LEGGI Bologna - Coop Tip. Azzoguidi - V-1922 J DPALIILTE LOLA KAR ZI+lk 7 Di | COME FUNZIONA LA NOSTRA INTELLIGENZA (1) . Lo psicologo che s appresta a investigare questo .s difficile problema del funzionamento dell intelligenza  necessario veda anzitutto ben chiaro come il compito suo non pu in fondo consistere che in un previo lavoro di analisi, mediante il quale egli deve cercare di decomporre i fenomeni psichici pi complessi in altri meno complessi, e questi decomporre alla loro volta in altri ancora pi elementari, fino ad arrivare ai fenomeni psichici i pi ele- mentari di tutti, dalla cui composizione tutti gli altri dipendono, e in un successivo lavoro di sintesi, pel quale, partendosi appunto da questi fenomeni i pi elementari, egli deve tentare di ricomporre con essi tutte le manifestazioni pi (1) Comunicazione fatta, sotto il titolo di Il funziona- mento dell intelligenza, alla riunione delle Societ filosofiche americana, inglese, francese e italiana, che ha avuto luogo a Parigi dal 27 al 31 dicembre 1921. RIGNANO 1 REC AP) Lia]  AS GA" E sten selrri complesse dell intelletto. E questo precisa- mente quanto abbiamo cercato di fare nella nostra opera sulla Psicologia del ragiona- mento (1), nella quale partendo dal fenomeno psichico il pi complesso di tutti, quale  il ra- gionamento, siamo arrivati ai due fenomeni psichici elementarissimi, psicologicamente non ulteriormente decomponibili, delle tendenze . affettive elementari, da una parte, e delle sensa- zioni ed evocazioni di sensazioni, dallaltra, dalla cui composizione o combinazione abbiamo poi dimostrato dipendere tutte le facolt e fun- zioni intellettive. | Delle tendenze affettive. Mentre le sensazioni e le corrispondenti evocazioni sensoriali sono state largamente stu- diate nei loro pi diversi aspetti da tutto uno stuolo di filosofi, psicologi, fisiologi ed anato- mici, precisamente l opposto  accaduto per le tendenze affettive, il cui studio (da non con- fondersi con quello delle emozioni)  stato sin (1) Edizione italiana, Zanichelli, Bologna, 1920; ediz. franc. Alcan, Paris, 1920; ediz. ingl, Kegan Paul Trench Triibner and Co., London, (in corso di stampa); ediz. spagnola, Calpe, Madrid, (in corso di stampa). ROD: go e qui s pu dire completamente trascurato, pro- babilmente perch  sfuggita ai pi la somma importanza che esse hanno in tutte quante le manifestazioni del pensiero, che, sole, richia- mavano in passato l attenzione degli studiosi; soltanto di recente, e quasi esclusivamente nel -ampo psichiatrico, s  cominciato ad interes- sarsl ad esse, mentre solo col Ribot si comincia a intravvedere, sebbene ancora un po confusa- mente, il gran giuoco che esse hanno in tutti i proeess anche i pi alti e i pi complessi della psiche. Ci  sembrato quindi necessario di investi- garne, pi accuratamente di quanto fosse stato fatto sinora, l origine e la natura e le propriet pi fondamentali, per poi poter meglio com- prendere i vari modi con cui esse partecipano e contribuiscono alla creazione anche delle pi alte facolt del raziocinio; il che  quanto ab- biamo fatto appunto nel primo capitolo della nostra opera sopra rammentata e nella nostra conferenza sul Finalismo della vita, che nel- laprile 1920 abbiamo avuto lonore di tenere a Parigi al Collge de France. In questi nostri studi, in cui ci siamo partiti dagli organismi pi inferiori per poi risalire fino all uomo, abbiamo anzitutto messo in evi- denza tre gruppi di tendenze affettive. RE AE Quelle del primo gruppo  quali la fame, la sete, la tendenza a mantenere invariato il proprio optimum ambientale, i bisogni di eli- minazione delle varie sostanze di rifiuto e di inquinamento dell organismo, lo stesso istinto sessuale in cu s esplica il bisogno di elimina- zione della sostanza germinale e della pertur- bazione fisiologica ad essa dovuta, e altri consi- -mili  desideri  0  appetiti  o  bisogni  or- ganici  non rappresentano che altrettanti aspetti dell unica tendenza fondamentale del- l'organismo alla propria invarianza fisiolo- -gica, cio a conservare immutato il proprio stato fisiologico normale o a ripristinarlo ogni volta che venga turbato. Quelle del secondo gruppo comprendono tutti i bisogni o appetiti o desideri che nascono per vw di abitudine; rientrano in questa cate- .goria, p. es., la bramosia che nasce, una volta che abbiano durato un certo tempo, per date relazioni di simbiosi o di parassitismo, quali quelle da madre a figlio, da cui ha poi origine e s sviluppa l affetto materno, e gli stessi af- fetti famigliari in genere e d amicizia e di ca- rattere sociale, come pure tutti i bisogni acqui- siti in vita per qualunque rapporto ambientale .consuetudinario e tutte le pi diverse nostalgie. Un terzo gruppo, infine,  quello delle ten- ai denze affettive derivate e compostte, cio che nascono da quelle. dei due gruppi precedenti, sia per via di trasferimento affettivo (dal tutto alla parte, dal fine ai mezzi, da un dato rapporto ambientale ad altro concomitante, da un dato oggetto ad altro analogo, e cos via: loi de transfert del Ribot), sia per via di combina- zione di due o pi tendenze affettive. che si attivano contemporaneamente e che fondendosi o smussandosi o parzialmente inibendosi a vicenda danno luogo a una risultante unica complessa, capace cos di assumere, a seconda del numero e della qualit e della intensit delle componenti, tutta quella infinita variet di sfu- mature di cui sono suscettibili i sentimenti del- l uomo. | | | E tutti e tre questi gruppi riuscimmo poi a derivare, alla loro volta, da quell'unica pro- priet dell accumulazione mnemonica, che, a nostro avviso,  la propriet fondamentale della sostanza vivente; di guisa che l attiva- zione di una dii tendenza affettiva ci apparve non essere altro, essa pure, che un fatto di evocazione mnemonica, per con carat- teristiche e propriet solo in parte analoghe a quelle delle evocaziohi sensoriali, e in parte in- vece sue esclusive, perch dovute, queste ul- time, all'antica origine fisiologico-somatica 5. delle tendenze affettive organiche, che formano in ultima analisi la base fondamentale di tutto ledificio affettivo della psiche. Nostro compito  ora di dimostrare come da questo  stock  di tendenze affettive, da una parte, e di sensazioni od evocazioni di sensa- zioni, dallaltra, s origini e si sviluppi tutto il funzionamento dellintelligenza e si producano le pi alte manifestazioni del pensiero. i Delle emozioni, della volont, dellattenzione. ? . Bisogna anzitutto distinguere  ci che in- vece trascurano per lo pi di fare la maggior parte dei psicologi  le tendenze affettive dalle emozioni. Queste ultime non sono che modi su- bitanei ed intensi di attivazione di quelle accu- mulazioni di energia che costituiscono appunto le tendenze affettive. Ogni tendenza affettiva. che si attivi  muove  all azione;  essa, cio, che impinge  gli organi di movimento, pre- sentandosi perci, fino dal primo momento del suo attuarsi, come un movimento allo stato na- scente. Se per questo suo attuarsi avviene in modo subitaneo ed intenso, si ha allora come uno straripamento della energia nervosa re- RA SICA lativa, la quale, svincolata in grande quantit tutto ad un tratto, dilaga e si riversa anche per molteplici altre vie oltre quelle strettamente connesse collapparato locomotore, dando luogo a una  commozione viscerale , la quale  dessa appunto  secondo la ben. nota teoria del James, del Lange e del Sergi  che poi si ri- percuote centripetalmente nel cervello sotto l aspetto di  emozione . Se invece l attivarsi della medesima tendenza affettiva non  n troppo brusco n troppo intenso, si ha allora la semplice messa in azione dei muscoli stretta- mente necessari, senza emozione alcuna, e con rendimento in lavoro utile di altrettanto mag- glore quanto minore  la porzione della scarica che va dispersa nei commovimenti viscerali disordinati ed inutili di pretto significato emotivo. Per quanto concerne la volont, si ha un  atto volitivo  tutte le volte che una tendenza affettiva per un fine futuro si oppone vitto- riosa ad una tendenza affettiva per un fine pre- sente. Cos, l uomo ansante e sudato per lunga corsa che si getta avido a bere alla prima casca- tella d acqua che incontra non compie alcun atto. di volont; bens lo compie quello che si astiene dal soddisfare l ardente sete per tema d un malore futuro che possa derivargliene. SPE: [ERTA Similmente, atto di volont non  quello del- l uomo stanco che si getta a terra per ripo- sarsi; bens quello dell alpinista che vince la propria stanchezza per raggiungere lagognata vetta. La volont non  dunque altro, in so- stanza, che una tendenza affettiva lungimi- rante, inibitrice di altre, rivolte a soddisfazioni pi immediate; essa muove perci alla azione come qualunque altra tendenza affettiva in genere. | | Sotto certi rispetti analoga alla sit e sotto altri diversa da essa  l attenzione, in quanto essa pure non  altro che il risultato d un contrasto affettivo; ma il contrasto av- viene fra una tendenza affettiva primaria che agogna un dato bene e una tendenza affettiva secondaria che la mantiene per qualche tempo in sospeso pel timore che, lasciando troppo. presto libero 1 impulso primario di effettuarsi, esso non pervenga a raggiungere il risultato desiderato. Cos la belva che si vede venire in- contro la preda, ignara del pericolo, non le balza subito sopra, ma attende immobile e fre- mente, con tesi tutti i muscoli che provvedono allo slancio, che il povero animale le s appressi ancora e le giunga cos a tiro. E lo scienziato che osserva al microscopio o al tlescopo un dato oggetto  con grande attenzione   mosso doo dal vivo desiderio di constatare il verificarsi d un dato fatto che costituisca la prova di date sue teorie o rappresenti una grande scoperta, e, nel tempo stesso, dal timore, se gli sembra di vedere quanto desidera, di essere vittima d una illusione ottica; timore, che lo trattiene dal- l affrettarsi a ritenere di avere visto proprio bene. A ei Dati gli effetti che le tendenze affettive hanno sul ravvivamento delle sensazioni e delle immagini e sull evocazione di queste ultime, allorquando sensazioni ed immagini siano con esse all unisono, e, viceversa, gli effetti di smorzamento o d inibizione sulle sensazioni ed immagini ad esse contrarie, il fatto che 1 og- getto guardato o pensato  con attenzione  lo  sotto l influenza di due punti di vista affet- tivi opposti  sotto i fasci di luce di due riflet- tori interni, si potrebbe dire con metafora, an- zich duno: solo, i quali rischiarano loggetto o limmagine da pi parti contemporanea- mente  fa s che tutta una serie di propriet e di attributi vengano percepiti o rammentati, e posti in rilievo, mentre non: lo sarebbero ove fosse desta una sola affettivit. Ond che los- servazione attenta d risultati molto pi esatti ed accurati che non quella fatta sotto un'im- pulso affettivo unico, la quale, anzi, se questo zi: Je unico impulso affettivo  troppo intenso, pu dare risultati del tutto sbagliati, del tutto di- sformi dalla realt. Del ragionamento.  Se esaminiamo ed analizziamo dei casi di ragionamento concreto, scelti fra i pi semplici e i pi famigliari, o fra quelli, p. es., che ser- vono a sciogliere certi indovinelli, quale quello classico del pastore del lupo della capra e del cavolo, o anche fra quelli che ci offrono le ma- tematiche elementari, quale la dimostrazione che la somma degli angoli dun triangolo  uguale a due retti, e simili, al lume di queste analisi il ragionamento ci appare non essere altro che un seguito concatenato di esperienze semplicemente pensate ; cio tali che noi imma- giniamo di eseguire sopra un dato oggetto avente. per noi un particolare interesse, e che non eseguiamo materialmente, perch, per esperienze consimili realmente eseguite nel passato, ne conosciamo gi in precedenza, di ciascuna separatamente, i rispettivi risultati. E il risultato sperimentale finale  osservato  o  constatato . mentalmente, cui cos conduce un:tal seguito concatenato di esperienze sem- plicemente pensate, costituisce appunto il  ri- iene e n ss Di sultato della dimostrazione , la  conclusione del ragionamento . Cos, p. es., seguendo  col- l occhio della mente  il trasporto semplice- mente immaginato d un pendolo semplice da una stanza fredda ad una calda, noi consta- tiamo mentalmente, pel ricordo che abbiamo di esperienze effettivamente eseguite nel passato sugli effetti del calore nelle sbarre metalliche, che il pendolo s  allungato e, in seguito alla evocazione di altre esperienze parimenti gi fatte in antecedenza, constatiamo allora, di nuovo-solo mentalmente, che il pendolo oscilla ora pi lentamente di prima: combinazione di esperienze semplicemente immaginate e duplice successiva constatazione mentale, la seconda delle quali costituisce la conclusione  di questo breve e semplice ragionamento, cio che il trasporto del pendolo da un ambiente freddo ad uno caldo fa ritardare l orologio a muro di cul esso regola la velocit. Il ragionatore che pensa  con attenzione   mosso, anzitutto, da una tendenza affettiva primaria, la quale  quella che, a mezzo di op- portune evocazioni sensoriali, immagina e per- segue  coll occhio della mente  le varie com- binazioni sperimentali cui viene sottoposto mentalmente l oggetto che in quel momento desta un particolare interesse. Il ragionamento Da dr -   persegue, cio, le vicissitudini, cos immagi- nate, di quest oggetto nella stessa guisa e collo stesso interesse con cui il cacciatore segue con lo sguardo i movimenti e il rintanarsi e il riap- parire e tutte le altre vicissitudini della preda che egli brama di far sua. E questa tendenza affettiva primaria, sempre desta durante tutta la durata del -ragionamento, che costituisce il fatto psichico  invariante , il quale connette fra di loro, in quanto rappresentano le varie vicissitudini dell oggetto che sta..a cuore al ragionatore, tutte queste esperienze semplice- mente pensate; ed  dalla: capacit maggiore o minore di-persistenza di questa tendenza affet- tiva primaria che dipende la  coerenza  o la incoerenza  di tutto il processo intellettivo, quando questo richieda un lungo tempo per giungere a svolgimento completo. -. Quanto alla tendenza affettiva secondaria, che tiene in sospeso, ad ogni tappa del ragio- namento fatto con attenzione, la. primaria, essa  costituita dal timore di attribuire a ciascuna esperienza immaginata. un risultato che non sia proprio quello che. essa darebbe se effettiva- mente eseguita ; sotto la sferza. di questo timore, le evocazioni di esperienze. pi .o meno consi- mili del passato si moltiplicano e, anzi, di pre- ferenza s presentano quelle i cui risultati sono precisamente i riduttori antagonistici di quelli eventualmente dapprima pensati sotto la influenza della primaria, desiderosa che essi fossero questi piuttosto che altri. E quindi a questa continua azione di controllo, cos eser- -citata da questa tendenza affettiva secondaria, che  dovuta la logicit  del ragionamento stesso, la logicit non consistendo appunto che nell attribuire a ciascuna esperienza semplice- mente pensata quel risultato che effettivamente essa darebbe se venisse materialmente eseguita. I pazzi col loro  squilibrio mentale   che non  poi altro che uno squilibrio affettivo  e col loro conseguenti  sragionamenti  con- fermano queste diverse funzioni che competono, nel ragionamento, alluna e allaltra affettivit. Tutta una categoria di essi, infatti,  i para- noici,  mentre d prova della massima coe- renza per la persistenza grandissima di quella unica affettivit, che  in ess sempre in giuoco e che  il nucleo intorno a cui si aggira il loro delirio monomaniaco, manifesta, viceversa, la massima illogicit, in quanto che in essi, ap- punto per la intensit esagerata di quest unica loro tendenza affettiva primaria, non sorge mai alcuna tendenza affettiva secondaria di con- trollo che possa neppure per un momento man- tenerla in sospeso; di guisa che tutti i risultati ca: Do dal paranoici attribuiti alle loro esperienze pensate sono conformi, non gi alla realt, ma a quanto questa loro unica affettivit desidera o teme. Nei maniaci, invece, che presentano la massima instabilit e variabilit affettiva, nei confusi, nei quali sono interrotte le vie associa- tive per cui le tendenze affettive esercitano la loro azione di evocazione, selezione ed inibi- zione sulle evocazioni sensoriali, e nei dementi, in cul manca l attivazione di qualsiasi ten- denza affettiva,  l incoerenza che costituisce la manifestazione pi tipica della loro psiche. Negli stess sogni, infine, anche dell uomo nor- . male, in cui all assopimento affettivo, proprio del sonno fisiologico, non si accompagna un cor- rispondente assopimento delle evocazioni sen- sorlali, e nei quali, perci, si ha una vera anarchia ideativa per essere venuto a cessare ogni governo affettivo, si ha, ad un tempo, la | massima incoerenza e la massima illogicit, ca- ratteristiche, queste, cos sostanzialmente di- verse da quelle che lo stesso individuo presenta allo stato di veglia, che hanno sempre attratto linteresse pi vivo degli psicologi e rappre- sentato un grande enigma che invano si era tentato finora di risolvere. I vantaggi e gli svantaggi del ragionamento, in quanto serie di esperienze semplicemente  15  pensate, di fronte alla sperimentazione effet- tiva, possono riassumersi come segue. Anzitutto, si comprende senz altro perch, una volta che il ragionamento parta da date premesse in accordo ai fatti, esso debba giun- gere a risultati pure in accordo con altri fatti. Ed invero, se il ragionamento non  altro che una serie di esperienze, le quali sarebbero, al- meno teoricamente, tutte materialmente ese- guibili, ma che vengono, invece, per risparmio di tempo e di energia, semplicemente pensate, ne consegue che il processo logico non  altro che la realt stessa posta in atto coll immagi- nazione, anzich materialmente. Quindi non ha pi luogo d essere il problema filosofico di ve- dere  come sia possibile che il processo logico porga una rappresentazione del reale . Il pro- blema sussisterebbe se il ragionamento, preso contatto colla realt a mezzo delle premesse, si librasse poi al di fuori e al di sopra di essa, per poi tornare a contatto con essa solo alla fine. Ma esso, invece, non perde mai neppure per un istante contatto colla realt, bens si appoggia sul solido terreno del reale n ogni e qualsiasi fase del suo svolgimento. Quanto ai suoi vantaggi,  evidente, senza altro, 1 enorme economia di tempo e di energia rispetto allesecuzione effettiva delle espe- = Ju rienze, le quali esso si limita solo ad immaginare di eseguire. Si aggiunga che uninfinit di esperienze, che il ragionamento immagina di eseguire, se eseguibili in linea teorica, non meno di quelle consimili del passato dei cui ri- sultati ora ci valiamo, non lo sono affatto al- latto pratico; esso pu dunque eseguire un numero di esperienze infinitamente maggiore di quello che non possa fare l esperimenta- zione effettiva. I Il ragionamento presenta poi, in certi casi, il vantaggio sull esperimentazione effettiva di avere un valore dimostrativo molto pi gene- rale: la misura col goniometro dei tre angoli d un triangolo particolare, la quale ci fa con- statare essere la loro somma uguale a due retti, nulla ci dice sugli altri triangoli; invece quel seguito di esperienze pensate che costituisce la dimostrazione del teorema relativo ci fa giun- gere a un risultato che riscontriamo valere per tutti i triangoli. Questo perch il ragionatore  spinto, in primo luogo, dalla natura stessa del processo psichico che sta seguendo  non essendo possibile effettuare col pensiero date esperienze se non attribuendo a queste ultime i risultati gi noti di altre esperienze consimili del passato  ad attribuire a questi risultati, allorquando nel ragionare gli ritornano alla = e mente, un significato d ordine generale, che forse non fu spinto a dar loro nel momento che ne fece la constatazione empirica relativa ad uno o a pochi casi particolari; processo di generalizzazione, questo, ben noto col nome di induzione. In secondo. luogo, e sopratutto, perch, per certi oggetti, il pensar di fare su di essi un esperienza permette di fare mental- mente, con grande rapidit, non gi questa sola esperienza, bens una serie grandissima e pra- ticamente infinita di esperienze, variandone mentalmente alcune delle condizioni, e di con- statare cos che esse danno tutte lo stesso risul- tato (p. es., variando coll immaginazione in tutti i modi possibili l inclinazione della tra- sversale alle due parallele e constatando che la uguaglianza degli angoli alterni interni si verifica sempre; e poi variando, sempre colla immaginazione, in tutti 1 modi possibili la forma del triangolo e constatando che il tra- sporto degli angoli alla base in modo da ren- derli adiacenti a quello del vertice si pu sempre effettuare e d sempre lo stesso risul- tato). E per questa possibilit di concentrare, per cos dire, tutta una serie infinita di espe- rienze in un esperienza sola, che il risultato constatato dal ragionamento assume, in questi casi, un valore d ordine generale che non pu RIGNANO | 2 zu ER mai avere l esperienza materialmente eseguita, la quale non s pu compiere che sopra un solo oggetto particolare. I Inoltre, l esecuzione materiale delle espe- rlenze  siccome ciascuna esperienza pu ef- fettuarsi per conto proprio, indipendente- mente dalle altre, e condurre, anche cos iso- lata dalle altre, alla scoperta di qualche fatto nuovo  corre pericolo di presentare come in- dipendenti gli uni dagli altri i singoli risultati delle varie osservazioni od esperienze effettiva- mente eseguite. Cos la misurazione e somma- zione col goniometro degli angoli d un trian- golo nulla ci dice circa la dipendenza di questo fatto dall altro costituito da quella constata- zione empirica che prende il nome di postulato d Euclide. Invece, il ragionamento, che consta, non gi di una singola esperienza pensata (la quale, se gi fatta in passato, nulla direbbe di nuovo, e della quale, se non ancor fatta, non s potrebbe conoscere il risultato), bens di una combinazione nuova di esperienze passate,  costretto a fare ricorso ai risultati gi noti di queste ultime, di guisa che il risultato finale, che esso giunge cos a constatare e a scoprire, gli appare come dipendente da essi e il nesso che unisce i vari fatti gli uni agli altri viene cos ad essere messo in piena evidenza.  19  Viceversa, a tali motivi di grande supe- riorit del ragionamento sull esecuzione effet- tiva degli esperimenti si contrappone la infe- riorit sua, non minore, derivante dai pericoli di errori cui, per la sua stessa natura, esso va facilmente incontro. Pel fatto che ha bisogno, ad ogni sua tappa, di generalizzare, per via in- duttiva, i risultati di date esperienze del pas- sato, esso corre pericolo di fare qualche indu- zione errata, il che condurrebbe ad un risultato finale errato. Nel tempo stesso, quando la com- plessit della combinazione sperimentale da eseguirsi mentalmente sorpassa un dato limite, il ragionatore pu non essere capace di tener dietro col pensiero a tutti i fattori che entrano in giuoco e a tutti i loro rispettivi reciproci ef- fetti, e dimenticarne quindi qualcuno, il che condurrebbe, ancor qui, a un risultato finale errato. I Per queste e per altre cause possibili di er- rore, da nol esaminate nell opera su citata, ma che qui manca lo spazio per potere rammen- tare, non s pu mai riporre un assoluta fi- ducia nei risultati di alcuna combinazione sem- plicemente pensata di esperienze, in ispecie se complessa, ed  d uopo, quindi,  verificare , come s giustamente insisteva lo Stuart Mill,  20  questi risultati, o almeno alcuni di essi, colla esperienza effettiva. A questa possibilit derrare, propria di ogni e qualsiasi ragionamento, parrebbe fare eccezione il ragionamento matematico. Se- nonch la certezza relativamente maggiore di quest ultimo deriva dal fatto che gli enti coi quali esso opera sono, se non costruiti, sempli- ficati al massimo grado dalla mente stessa che li deve adoperare, sono cio supposti avere de- terminate propriet ben semplici e tutte ben note, di guisa che  ridotto al minimo il peri- colo d induzioni errate. Anche i pericoli deri- vanti dalla complessit delle combinazioni im- maginate sono ridotti dalla semplicit stessa che assume il ragionamento matematico ele- mentare pel fatto appunto di avere a che fare con oggetti il pi possibile semplificati e dal grande aluto che, nel ragionamento matema- tico superiore, d la figurazione di ogni tappa del ragionamento stesso a mezzo di opportuni simboli. Si dimentica poi forse, un po troppo, che certi ragionamenti matematici, sempre gli stessi, sono ormai stati passati al vaglio di cen- tinaia e centinaia di generazioni e che perci la loro sicurezza deriva in gran parte anche da questo controllo ripetuto un infinit di volte. Ma si dimentica, sopratutto, che non  vero che cn O il ragionamento matematico sia dotato d una. certezza assoluta, perch chiunque conosca ap- pena appena la storia delle matematiche sa quante e quante siano le conclusioni di ragiona- menti matematici, anche dovute a matematici eminenti, che poi sono state dimostrate errate. Piuttosto un altra sorta d inferiorit che invece a torto  stata da alcuni affermata es- sere propria del ragionamento, in contrapposto all esecuzione sperimentale effettiva, e che non sussiste affatto,  quella della sua sterilit. Si  affermato, cio, che il ragionamento, pel fatto che  costretto a partirsi da date premesse co- stituite da fatti gi noti e che la conclusione  <Iimplicita  in queste premesse, non pu giun- gere a nuove scoperte. Niente di pi errato e strana affermazione, invero, quando si pensi al cumulo di fatti nuovi, scoperti da alcune sclenze, in prima linea le matematiche, col puro e solo ragionamento! L errore consiste nel non aver visto che le premesse, consistenti nell af- fermazione di dati fatti constatati nel passato, non implicano affatto i fatto nuovo della com- binazione fra loro di questi fatti in questo 0 im quel modo. Cos, nell esempio su citato, il fatto dell allungamento constatato di qua- lunque sbarra metallica sotto 1 influenza del calore e 1 altro dell oscillazione pi lenta di qualunque pendolo pi lungo rispetto a qual- siasi altro pi corto non implicano di per s mi- nimamente l operazione od esperienza di tra- sportare un pendolo da una stanza p fredda, ad una pi calda. Questo trasporto ha dato luogo ad una successione storica nuova di eventi, creata liberamente dalla mia fantasia, la quale mi ha condotto alla constatazione d un fatto nuovo, ad una vera e propria scoperta, cio che un pendolo trasportato da una stanza fredda ad una calda osciller pi lentamente di prima. Constatazione, questa, ripetiamo, d un fatto nuovo, il quale non era affatto implicito nelle sole premesse, perch a produrlo ocecor- reva l operazione d un trasporto, eseguito solo mentalmente, alla quale le premesse stesse non alludevano affatto. La spiegazione come mai il ragionamento in genere, e quello matematico in ispecie, non si riduca, se la conelusione  ve- ramente implicita nelle premesse, a una pura e semplice tautologia  questione che si  pro- posta anche il Poincar ma che neppure questo sommo matematico  riuscito a risolvere  va dunque cercata in quest atto creativo della nostra fantasia, la quale, sotto l assillo affet- tivo, immagina nuove storie delle cose, nuove combinazioni sperimentali, le quali, appunto perch non contenute nelle premesse, condu- PeR O cono alla constatazione di fatti parimente nuov. I Il ragionamento, in quanto serie di espe- rienze semplicemente pensate, combinate le une colle altre nei pi diversi modi, pu dunque condurre e conduce effettivamente a delle sco- | perte, precisamente come una serre di espe- rienze effettivamente eseguite. Anzi, per ra- gioni che abbiamo esaminato in dettaglio nel- lopera su citata e che qui dobbiamo tralasclare anche solo di accennare, esso si addimostra assai pi produttivo, assai pi fertile dell espe- rimentazione effettiva. Del ragionamento astratto. Ci occorre ormai, a tal punto, per la ristret- tezza dello spazio e la vastit dell argomento, riassumere ancora pi concisamente, ancora pi schematicamente, il nostro pensiero. Lazione delle tendenze affettive, che abbiamo visto entrare in s gran parte nella formazione e determinazione dei fenomeni psichici com- plessi fin qui esaminati, si manifesta non meno nettamente anche nel processo cosidetto di astrazione. Sarebbe facile, infatti, dimostrare che ogni concetto astratto  a partire dagli stessi nomi _ d4  comuni per poi salire alle pi alte astrazioni della scienza  non  altro che una classifica- zione affettiva di oggetti, cio a dire un rag- gruppamento di oggetti, sla pure diversi quanto s vuole sensorialmente, ma equivalenti rispetto a questa o quella affettivit, rispetto a questo o quel fine utilitario, rispetto a questo o quel risultato sperimentale che particolar- mente cIinteressa. Ne consegue che un ragiona- mento fatto sopra un concetto astratto vale da solo per tutti quei ragionamenti concreti che |... si dovrebbero altrimenti fare su ciascuno di quegli oggetti o fenomeni, raggruppati nel concetto astratto stesso. Col ridurre allora questi fenomeni od og- getti a quel solo loro attributo che li rende equi- valenti rispetto a questo o quel punto di vista affettivo o utilitario o scientifico, il relativo concetto viene cos ad essere rappresentato da un fenomeno od oggetto unico schematizzato, il quale  ci che appunto trasforma il ragiona- mento da concreto ad astratto; ma le opera- zioni od esperienze, semplicemente immagi- nate, relative a questo fenomeno od oggetto cos schematizzato, non cessano di presentarsi alla mente come materialmente tangibili , non meno di quelle che immagina di eseguire il ragionamento concreto. __ H5_ La formazione di nuovi concetti  per la scoperta che implica di nuove categorie di og- getti, equivalenti rispetto al risultati di deter- minate operazioni  aumenta per ci stesso 1l numero delle esperienze di cui s conoscono in precedenza i risultati, e aumenta, conseguen- temente, in grazia di questa conoscenza pre- ventiva dei rispettivi risultati, il numero delle esperienze medesime suscettibili di venire ese- guite solo mentalmente. Nel tempo stesso, la schematizzazione dei fenomeni od oggetti, im- plicita in questa formazione di concetti nuovi o pi ampi, rendendo pi semplici le opera- zioni od esperienze da eseguirsi su di essi, fa- cilita la rappresentazione mentale di lunghe serle di queste ultime, fra di loro concatenate nelle pi varie guise. Di modo che, per tale du- plice motivo, conseguenza finale del passaggio  dal ragionamento concreto a quello astratto  l'applicazione, resa possibile in sempre pi larga misura nella scienza, del metodo de- duttivo. Senonch quanto pi lunghe e complicate si fanno queste serie di operazioni od espe- rienze, semplicemente pensate, tanto pi aumenta la difficolt di seguirle, se tutto il pro- cesso dovesse avvenire solo mentalmente, senza mai essere sostenuto da qualche punto dap- 096 poggio sensibile e persistente. Da ci la neces- sit di escogitare e di ricorrere a simboli grafici, sempre pi complicati, per avere sempre pronti dinanzi alla mente i risultati delle varie espe- rienze da eseguirsi solo mentalmente, per te- nere fermi per cos dire materialmente dinanzi alla mente stessa quelli gi ottenuti dalle com- binazioni mentali precedenti e che poi costi- tuiscono altrettanti punti di partenza per le combinazioni successive, per aiutare l imma- ginazione nel rappresentarsi e nell abbracciare d un solo sguardo tutta la serle concatenata di queste combinazioni anche le pi complesse, per costruire, insomma, una rappresentazione tangibile schematica in cui venga come a protet- tarsi il processo mentale a mano a mano che si svolge. | Tutto ci ha reso necessario, per la comples- sit sempre maggiore e l applicazione sempre pi estesa del metodo deduttivo nelle cosiddette scienze esatte , un simbolismo sempre pi complicato, che ha finito spesso col nascondere la vera e sostanziale natura del ragionamento  di non essere che una serie di esperienze sem- plicemente pensate  la quale, tuttavia, non per questo non  rimasta del tutto immutata anche sotto loscuro velame. Del ragionamento matematico. E quanto abbiamo cercato di dimostrare nei capitoli della suddetta nostra opera dedi- cati al ragionamento matematico, i quali qui non possiamo neppure riassumere. Accenne- remo soltanto alle quattro fasi principali in cui ci  parso potere dividere levoluzione di questa forma, la pi alta del ragionamento. La fase del simbolismo diretto, anteriore all in- troduzione dei numeri positivi e negativi, grazie alla corrispondenza immediata e diretta fra simbolo rappresentatore e realt rappre- sentata,  quella in cui la natura ora detta del ragionamento risulta ancora ben chiara. La fase del simbolismo indiretto, reso necessario quest ultimo dall introduzione delle quantit positive e negative, sembra a primo aspetto, col dare luogo in certi casi alla comparsa dei numeri cosiddetti  immaginari , contraddire a questa natura del ragionamento in genere, in quanto serie di operazioni od, esperienze sem- plicemente pensate; ma questa contraddizione facilmente viene dimostrata non sussistere quando s ponga mente che i numeri immagi- nari e complessi non sono altro, in sostanza, che rappresentazioni analitiche della direzione _ 28  e che perci hanno essi pure un significato em- piricamente tangibile, non meno dei numeri reali veri e propri. Quanto alla terza fase, quella della conden- sazione simbolica, essa s inizia s pu dire col calcolo infinitesimale e si caratterizza special- mente in questo, che, mentre nell algebra ele- mentare ogni singola operazione ha il suo corri- spondente simbolo rappresentativo, nel calcolo infinitesimale, invece, serie diverse di opera- zioni  serie magari costituite ciascuna da un numero infinito di operazioni e che debbono succedersi le une alle altre in questo o in quel- l ordine ben determinato  vengono rappre- sentate in blocco da un simbolo condensato unico. Le difficolt alla comprensione e all uso delle matematiche, che gi erano cresciute nel passare dalla prima alla seconda fase, si ac- crescono cos ancor pi nel passaggio a questa terza fase, pel fatto che tale condensazione sim- bolica contribuisce, pi ancora della simboliz- zazione indiretta, a rendere sempre meno im- mediato il contatto fra simbolo rappresenta- tore e realt rappresentata, complicando sempre maggiormente il rapporto di tale cor- rispondenza, e togliendo cos quell appoggio solido che al ragionatore vien dato dal vedere nettamente ad ogni momento dietro al simbolo _ 29  le operazioni empiricamente tangibili che esso rappresenta e che costituiscono ancor qui tutta l essenza del ragionamento perseguito. La quarta fase, infine, quella che abbiamo chiamato della inversione simbolica,  partico- larmente interessante perch coll introdurre ed estendere l uso, per certi lati utilissimo, di dare, per via di analogia, denominazioni geo- metriche a espressioni puramente algebriche, alle quali effettivamente non corrisponde al- cuna realt geometrica,  col creare, in altre parole, la geometria a quattro e pi dimen- sioni,  ha dato luogo a un vero metafisicismo o misticismo matematico, allorquando, dimen- tichi degli scopi cui utilmente  stata chiamata a servire questa inversione simbolica, alcuni matematici hanno preteso e pretendono di dare effettivamente un significato geometrico o fi- sico, dalla nostra mente neppure lontanamente concepibile, a certe espressioni puramente al- gebriche, denominate, in seguito appunto ad inversione simbolica, con nomi geometrici o fisici. Metafisicismo o misticismo matematico, che ha ripreso nuovo vigore oggi colla teoria della relativit di Einstein, in cui si parla, come se realmente dovessero avere qualche corri- spondenza col reale, d uno  spazio  a quattro dimensioni, in cui la quarta dimensione sarebbe ca A di natura temporale, di  curvatura  del nostro spazio tridimensionale, di tensori in tale spazio quadridimensionale, e cos via. Finch 1 relativisti si ostineranno a dar corpo a simili ombre, ad affermare la realt fi- sica delle loro entit puramente algebriche, che agli occhi dei mistici assumono l aspetto di misteriose entit extraempiriche o trascenden- tali, non potranno certo vantarsi di essere riu- sciti a spiegare i fenomeni, pei quali la teoria stessa  stata costruita.  Spiegare  non con- siste, infatti, dal punto di vista psicologico, che nel processo di dedurre, di ottenere certi fatti dalla combinazione immaginata di altri fatti pi semplici e per noi pi famigliari. Ora, se per spiegare certi fenomeni della fisica o della meccanica celeste si fa ricorso a uno  spazio  a quattro dimensioni, a una  curvatura  del nostro spazio, e ad altre concezioni consimili, che non soltanto non sono per noi famigliari ma che la nostra mente, quale  stata ormai plasmata dal nostro spazio tridimensionale euclideo, non pu in alcun modo neppure lon- tanamente rappresentarsi, questo non costi- tuisce spiegazione alcuna. La teoria della rela- tivit non  fino ad ora che una costruzione pu- ramente matematica, alla quale deve pur certo corrispondere una qualche realt fisica, visto uil che alcuni dei suoi risultati sono stati confer- mati dall esperienza o dall osservazione. Ma il compito dei relativisti  ora di cercare di sco- prire in che consiste questa realt fisica, in modo da renderla afferrabile dalla nostra im- maginazione. Allora soltanto essi potranno a buon diritto affermare di avere effettivamente  spiegato  quei fatti, per spiegare i quali la loro teoria  stata appunto costruita. Del sillogismo e della logica matematica. Abbiamo sopra gi visto che il ragiona- mento, in quanto serie concatenata di espe- rienze semplicemente pensate, implica di per s stesso, per ciascuna di queste ultime, un pro- cesso corrispondente d induzione, magari pi o meno inavvertito, mediante il quale il risul- tato conseguito da una data o da date esperienze. fra loro simili, effettivamente eseguite nel pas- sato, s generalizza in modo da attribuirlo anche alla esperienza attuale, simile essa pure alle precedenti, ora semplicemente pensata. Com- piuto cos che sia, per opera della fantasia com- binatrice, quella data concatenazione di espe- rlenze semplicemente pensate mediante la quale s1 perseguono le varie vicende dell oggetto che in quel momento desta il nostro interesse, 1 at- tenzione del ragionatore, prima tutta rivolta all atto creativo, pu allora riandare il cam- mino rapidamente percorso durante quest ul- timo e soffermarsi ad ogni passo a controllare e verificare, in base ai propri ricordi pi accu- ratamente evocati, se ogni risultato attribuito a ciascuna esperienza sia proprio giusto, cio se ciascuna delle induzioni su cui il raglona- mento si basa sia veramente legittima. Si ha cos un diverso modo di distribuzione dell at- tenzione che porta ad esplicitare  ciascuna di queste induzioni, cio a porla in particolare rilievo sotto forma di premessa sillogistica, cio di appartenenza d un dato oggetto ad una data classe o di inclusione di una data classe di oggetti in un altra classe: il tale o tale oggetto oppure tutti gli oggetti di tale e tale classe, stati sottoposti che siano al tale e tale esperimento, | presentano tali e tali attributi, cio vengono'a far parte di tale e tale altra classe.  Ne consegue che il ragionamento assume allora la forma sillogistica, cio quella di deter- minate operazioni classificatorie (comprendenti inclusioni, riunioni, intersezioni, ecc., di classi), eseguite sopra un materiale gi prodotto e pre- sentato dinanzi alla mente dall atto creatore precedente dovuto alla fantasia combinatrice. RESI: geni Questa forma di deduzione a base di operazioni su classi, nella quale pu venire cos a risolversi ogni e qualsiasi ragionamento, non  altro, dunque, che una specie di  catalogamento  dei risultati di determinate esperienze, dopo che queste, merc la fantasia combinatrice, sono state mentalmente compiute. E? come una dis- sezione anatomica d un organo dopo che la ri- spettiva funzione ne ha determinato e creato la complicata struttura. In altre parole,  un modo statico di considerare i prodotti dun processo dinamico. I La possibilit di trasformare cos ogni ra- gionamento, in grazia appunto dell induzione che ne sta a base, in corrispondenti operazioni di inclusioni, riunioni, intersezioni, ecc., di classi, fa s che queste operazioni rappresentino esperienze d ordine generale, valevoli per tutti l ragionamenti in genere. Nel tempo stesso esse sono operazioni classificatorie duna cos grande esperienza famigliare di tutti i giorni, quale quella, p. es., del contenente-contenuto, che di ciascuna si conosce gi in precedenza il risultato; di guisa che esse possono senzaltro venire eseguite solo mentalmente. Queste operazioni, semplicemente pensate, di inelusioni, riunioni, intersezioni, ecc., di classi, danno perci luogo a risultati d ordine RIGNANO . 3 SI generalissimo, valevoli per tutti quanti i ragio- namenti, considerati questi che siano sotto il loro aspetto statico. Esse riassumono pertanto i  principi fondamentali del ragionamento  e costituiscono cos la logica pura , cio a dire un modo di ragionare che vale universal- mente per tutti i cas possibili, i quali ne diven- gono altrettante applicazioni. Il linguaggio colle sue proposizioni e i suoi processi sillogi- stici, da una parte, e la logica matematica con i suoi simboli e le sue trasformazioni algo- ritmiche, dall altra, intesi tanto luno che laltro a dare lespressione o la traduzione adeguata di queste operazioni su classi, ne co- stituiscono la corrispondente logica for- male , cio la forma che riveste, in simboli ver- bali o algoritmici, la logica pura. Grandi furono le speranze suscitate, nella prima fase del suo sviluppo, dal nuovo proce- dimento algoritmico della logistica, con cui la vecchia logica classica veniva ad assumere veste consimile a quella delle matematiche ; im- perocch la somiglianza dell abito fece sperare che la produttivit della nuova branca algo- ritmica potesse uguagliare e magari superare quella s meravigliosa del calcolo matematico. Ma le delusioni non tardarono; n poteva la cosa andare diversamente, come ci  stato facile - 1A da ir ro Bnfeinlei nei *_ 06 SI, ee a dimostrare nella nostra opera su citata. Ch se la logistica, in quanto sistema di trascrizione steno-ideografica internazionale da usarsi per lavori matematici, ci  sembrata avere rag- giunto lo scopo propostosi (la cui utilit non bisogna per esagerare, dato il numero limita- tissimo di individui ai quali un tal sistema di trascrizione sar accessibile), e, in quanto si- stema di controllo del rigore logico, abbiamo visto poter riuscire qualche volta utile, facile ci  stato, invece, mettere in evidenza come essa, quale mezzo di scoperta, sia condannata, dalla sua natura stessa che non d nessun appiglio. all immaginazione creatrice, alla sterilit pi completa; e come, perci, sarebbe psicologica- mente del tutto errato di sperare dal simbo- lismo logistico, neppure lontanamente, quei vantaggi veramente immensi che l introdu- zione del rispettivo simbolismo ha invece avuto nelle matematiche propriamente dette. Del ragionamento intenzionale: dialettico e metafisico. Mentre nelle forme fin qui esaminate del ragionamento  che possiamo chiamare  co- struttive  o  produttive   il ragionatore ha solo lo scopo, a mezzo di opportune serie di Sal esperienze semplicemente pensate, a mezzo di date storie delle cose  escogitate dalla sua fantasia combinatrice, di prevedere il risultato cui lo condrrebbe l esecuzione di certi suoi atti, o, pi in genere, di scoprire verit ancora ignote, cio nuove derivazioni di fenomeni gli uni dagli altri; nel ragionamento  intenzio- nale , invece, il ragionatore si mette a ragio- nare, non gi per scoprire la verit quale essa sia, sibbene per cercare di dimostrare la giu- stezza di ben determinate affermazioni che a lui stanno particolarmente a cuore. Inoltre, col creare a mezzo della propria fantasia nuove combinazioni di esperienze sem- plicemente pensate, il ragionatore che segue le forme di ragionamento fin qui esaminate  co- struisce  nuove storie delle cose e  produce  cos, sia pure mentalmente, dei veri e propri fatti nuovi, che arricchiscono il patrimonio delle cognizioni umane, esattamente come fa il ricercatore di laboratorio coi suoi esperimenti effettivamente eseguiti. Il ragionatore  inten- zionale , invece, tende piuttosto a  classifi- care , a  presentare  oggetti e fenomeni gi conosciuti, in un dato modo piuttosto che in un altro, anzich mirare a scoprire fatti nuovi. Facile  mettere in evidenza questo carat- tere classificatorio nel ragionamento dialettico CRE dere  l una delle due variet fondamentali in cui si suddivide il ragionamento intenzionale , in ispecie se prendiamo a modello la dialettica forense, tutti gli sforzi della quale mirano uni- camente a far rientrare un dato individuo o un dato fatto nell uno piuttosto che nell altro scomparto di quel grande casellario distribu- torio di fatti umani e sociali che sono il codice penale e il codice civile. Ne consegue che, mentre nel ragionamento costruttivo-produttivo il sillogismo non ha che una funzione secondaria di controllo sulla legit- timit delle varie induzioni su cui il ragiona- mento stesso viene ad essere costruito; nel ra- gionamento dialettico esso assume, invece, una funzione del tutto primaria, cio quella di ri- chiamare lattenzione dell ascoltatore o del lettore su quegli attributi, e solo su quegli attri- buti, delloggetto o fenomeno che si considera, 1 quali lo rendano suscettibile di venir posto in quella classe nella quale il ragionatore desidera di vederlo collocato. Esso ci appare, cio, avere la funzione di guidare l ascoltatore o il lettore a farsi una data  percezione mentale  piut- tosto che unaltra dell oggetto o fenomeno in questione, di condurlo, per esprimerci meglio, a completare la di lui  percezione men- tale  in quella data direzione che particolar- x BR mente interessa al ragionatore dialettico, perch  da essa che poi deriver luna o l altra classificazione dell oggetto o fenomeno stesso. La funzione dell affettivit primaria di- viene allora quella di evocare, scegliere e tenere fissi dinanzi alla mente solo quegli attributi del fenomeno od oggetto che ne completino la  percezione mentale  nel senso desiderato; mentre funzione dell affettivit secondaria non  pi ora quella di evocare, secernere e fis- sare quegli altri attributi che invece siano con- trari a quanto si desidera  come essa fa nel ragionamento costruttivo-produttivo  sib- bene, anzi, di vegliare a che nessuno degli attri- buti che pu giovare alla classificazione o pre- sentazione desiderata venga dimenticato e che nessuno degli attributi contrari alla tes soste- nuta venga per isbaglio messo in evidenza. Nel ragionamento intenzionale le due di- verse antagoniste classificazioni o presenta- zioni, tentate rispettivamente dai due avversari dialettici, hanno ciascuna  loro scopo; quindi nella maggior parte dei cas in contestazione .non sussiste affatto  come, invece,  peren- torio nel ragionamento costruttivo-produttivo, in cul una data combinazione sperimentale non pu dare che questo o quel risultato ben deter- minato  che o l una o laltra soltanto delle - 39  due affermazioni contradittorie possa essere vera e laltra conseguentemente debba es- sere  falsa : le due affermazioni opposte non rappresentano che due  evocazioni guidate , due  scelte  differenti, e dipende unicamente dallo scopo perseguito di dare la preferenza alluna piuttosto che allaltra. Una diversit psicologica sostanziale sus- siste, dunque, veramente, fra ragionamento costruttivo- produttivo, da una parte, e ragiona- menti intenzionale-dialettico, dallaltra. Ma  stata lidentit appunto della forma sillogistica, che tanto luno che laltro possono rivestire (seb- bene l uno soltanto in via accessoria e l altro in linea principale), ci che ha impedito sinora al psicologi di scorgere e mettere in riliev questa loro diversit fondamentale. Scopo simile e modo di procedere analogo al ragionamento dialettico persegue e segue anche il ragionamento metafisico, che  laltra forma fondamentale del ragionamento intenzio- nale . Il ragionamento metafisico, infatti,  esso pure un processo di  presentazione  in- tenzionale, ma, anzich riguardare, come il ra- gionamento dialettico, fenomeni particolari de- terminati, prende invece di mira tutto quanto 1 universo, di cui tende a dare una veduta d in- sleme (Weltanschauung), conforme ai desideri - 40  pi intimi dell animo umano. E questo suo vivo, irresistibile desiderio di presentare il mondo, agli altri e a s stesso, non come , ma come egli vorrebbe che fosse, ci che spinge 1l , metafisico a sorpassare, a trascendere, persino a negare la realt e ad escogitare e sostenere sistemi a dispetto di questultima. Il metafisico, quindi, a differenza del posi- tivista, ha bisogno di penetrare nella  natura essenziale . dei fenomeni onde sceoprirvi, 0 avere almeno lillusione di scoprirvi, quella qualsiasi causa volitiva o intellettiva dei mede- simi, che egli desidera vedere a bse di tutto il reale. Egli non trova n nell esperienza imme- diata n nella rappresentazione  materiale  del reale, che la scienza gli fornisce, alcuna sod- disfazione alle sue peculiari aspirazioni; anzi, considerando, e non a torto, l esperienza ed ogni sua rappresentazione scientifica come al- trettante prove, negatrici di quanto egli brame- rebbe che fosse, mira con tutte le sue forze a  trascendere  queste barriere empiriche, che sbarrano inesorabilmente il passo alle proprie aspirazioni; e si illude che la ragione e il ragio- namento possano riuscirvi colla creazione e coll uso di concetti  trascendentali . Ma tutto quello che egli perviene cos a fare non  altro  come abbiamo cercato di dimostrare nella hd db nostra opera su citata  che togliere a prestito concetti dal reale solo sfumandone ed evapo- rizzandone sempre pi il contenuto, onde ren- derli suscettibili della maggiore possibile ela-. sticit d interpretazione ed evitare cos troppo  stridenti smentite da parte della realt. Questi concetti cos disfenomenizzati, queste idee cos smaterializzate,  che appunto per questo fini-. scono col riuscire del tutto inintelligibili, non conservando in ultimo che un valore puramente emotivo,  danno al metafisico l illusione di trascendere effettivamente lesperienza e di tro- vare cos al di l di essa quel modo dessere del- luniverso, che a lui sta particolarmente a cuore. In nessunaltra forma del ragionamento, pi che nel ragionamento metafisico, risulta in tutta la sua evidenza la funzione di primaria e | sostanziale importanza che le tendenze affettive hanno nel guidare e plasmare di s tutti quanti  procedimenti della nostra ragione. CONCLUSIONE Ci resterebbe ad esaminare come le tendenze | affettive, oltre ad entrare, come abbiamo visto, quali determinatrici di primaria importanza nella produzione di tutti i pi vari processi del- nudi lintelligenza, contribuiscano anche a determi- nare le varie forme della nostra mentalit: po- sitivisti e metafisici, sintetici e analitici, intui- tivi e logici, classici e romantici, e cos via, tutti costoro debbono queste loro s diverse qua- lit intellettive alle peculiarit della loro psiche affettiva. Ma dobbiamo rimandare anche per: questo alla nostra opera su citata per giungere alla conclusione di tutto il sin qui detto. E la conclusione  la seguente. Il funzionamento della nostra intelligenza  tutto costituito, in definitiva, dal giuoco reci- proco delle due attivit fondamentali e primor- diali della nostra psiche: le sensoriali e mne- monico-sensoriali e le affettive; le prime con- sistenti nelle sensazioni e nella pura e semplice evocazione mnemonica di sensazioni, percezioni ed immagini; le seconde manifestantisi come tendenze o aspirazioni del nostro animo verso un dato fine. Di modo che le stesse facolt della mente fino ad oggi considerate dai pi come di ordine puramente intellettivo,  quali le fa- colt di attenzione, di immaginazione, di classi- ficazione, di astrazione, di raziocinio, di coe- renza, di critica,  ci si appalesano avere tutte una base fondamentale di natura affettiva. L attivit affettiva ci appare, dunque, come sui:  impregnante per cos dire di s tutte le mani- festazioni del nostro pensiero, Si pu dire, anzi, essere essa l unica ed effettiva costruttrice che, servendosi del materiale di pur ricord imma- ginativi, immagazzinati nelle nostre accumula- zioni mnemoniche sensoriali, erige ogni e qual- siasi edificio del nostro raziocinio, dal pi umile dell animale pi infimo al pi sublime del- luomo-di genio. I Ma questa facolt affettiva, che cos ci ap- pare il grande artefice, incitatore, guidatore e moderatore ad un tempo, della nostra mente,  alla sua volta dovuta, essa pure, alla pro- priet mnemonica, che  la propriet fonda- mentale della sostanza vivente; anzi, di questa propriet mnemonica essa  la manifestazione pi genuina e pi diretta. Di guisa che questa facolt mnemonica, che gi vedemmo in altre nostre opere spiegarci i fenomeni biologici pi fondamentali, d aspetto finalistico,  dal preordinato adattamento morfologico degli organismi, dallo sviluppo ontogenetico, che forma organi i quali soltanto allo stato adulto potranno compiere la loro fun- zione, dalla trasmissibilit dei caratteri acqui- | siti, della quale tanto questo sviluppo ontoge- netico quanto tutta l evoluzione filogenetica rl een sono la diretta conseguenza, ai pi semplici atti riflessi meccanizzati, gi in precedenza s con- formi allo scopo della conservazione dell indi- viduo, agli stessi istinti pi complessi, grazie ai quali gli animali provvedono anticipata- mente a condizioni ambientali future che ma- gari ess stessi ignorano,  questa facolt mne- monica ci si appalesa ora come capace di for- nirci, da sola, anche tutte le manifestazioni pi svariate della psiche. Se ad Archimede bastava un sol punto d appoggio per sollevare il mondo, alla energia vitale basta questa sua propriet mnemonica  che non  altro, in fondo, che la capacit di riprodurre, per cause interne, quegli stessi stati fisiologici specifici, a produrre i quali la prima volta fu necessaria l azione delle energie del mondo esterno  per dar luogo a tutte le manifestazioni finalistiche pi caratte- ristiche della vita, compreso tutto il mecca- nismo pensante e ragionante della mente. | E esclusivamente, dunque, questa propriet mnemonica che d alla vita l aspetto finali- stico, il quale s sostanzialmente la differenzia da qualsiasi manifestazione del mondo inor- ganico, cio quello di essere mossa anche da forze a fronte , anzich dalle sole forze a tergo . Il fine verso cui gravita l uomo colle  45  sue tendenze affettive, le circostanze esterne ad affrontare le quali si avvia inconscio 1 animale col suo comportamento complesso dettatogli dall istinto, il rapporto ambientale al quale sar adatto l organo che l embrione plasma nell utero materno, fungono ora da vis a fronte  in quanto furono vis a tergo  nel passato e in quanto le attivit fisiologiche, al- lora determinate nell organismo da queste cir- costanze esterne e da questi rapporti ambien- tali, hanno lasciato un accumulazione mnemo- nica di s, la quale costituisce ora, essa stessa, la vera ed effettiva  vis a tergo  che dirige e muove lo sviluppo, l istinto e la condotta co- sciente dell essere vivente. E tutto il funzionamento dell intelligenza, messo in moto dall una o dall altra affettivit primaria, controllato di continuo dall affetti- vit secondaria del rispettivo stato dattenzione, portato dall interesse verso dati oggetti a esco- gitare su di ess serie concatenate di esperienze semplicemente pensate, e poi, sempre dalla psiche affettiva, sospinto dalle forme pi rudi- mentali del ragionamento intuitivo e concreto a quelle pi elevate e pi astratte della dedu- zione scientifica, ora trattenuto da una pru- denza sempre allerta sul terreno solido del  46  reale e ora lanciato da sentimenti irresistibili e profondi verso le pi nebulose speculazioni metafisiche, tutto - questo funzionamento del- l'intelletto cos vario, cos proteiforme, cos infinitamente complesso,  di questo aspetto finalistico della vita la manifestazione ad un tempo pi alta e pi caratteristica. INDICE Come funziona la nostrx intelligenza. .......... | Delle tendenze affettive . ...........-....., Delle emozioni, della volont, dell'attenzione ..... Del ragionamento CRE ROTTE Del ragionamento astratto... .........-.000 Del ragionamento matematico ..... RE EE Del.sillogismo e della logica matematica ........ Del ragionamento intenzionale: dialettico e metafisico Conclusione ............. 15 ia a

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