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Monday, June 23, 2025

GRICE E ROVERE

 r 4^7 nel cui anno mori, tre libri della dia- lettica contro agli Aristotelici, e ruppe cosi la sua lancia non pure contro gli Scolastici, ma eziandio contro il gran maestro di coloro che sapevano. A noi pare il primo che oppugnasse dirittamente alquante sentenze dAristotele per argomenti e speculazioni sue proprie, invece che altri appena si sentirono vigore di combattere quel filosofo, coperti dello scudo e delibarmi tutte di Platone. Ne suoi tre libri fioritissimi di elegante latino incomincia dal porre in deriso la cieca iidanza nelle parole d Aristotele; segue col fare osservare come le categorie e i primi predicabili vengono falsamente assunti per tali, e ci prova col senso legittimo dei vocaboli, con luso dei parlari e con ragioni di senso comune. Abbatte similmente le classificazioni di Porfirio, gran pa- triarca dei commentatori Aristotelici. Mostra come i precetti fondamentali della Logica sono semplici e come pianamente si spiegano. Grande Digitized by Google  *7  importanza ripone nello studio dei segni: e quan^ tunqae si faccia a discorrere la materia troppo grammaticalmente, pure distrugge non pochi er- rori della Scuola. Invita la giovent a cercare neprosatori e poeti sommi il retto senso della ragione. Per vero egli sappigliava con gran senno a luno dei mezzi pi efficaci, onde si rin- venissero e si praticassero i principii del metodo naturale. In ultimo non trascorreremo di notare, siccome il sottile ingegno del Valla immagin a suoi d quella riduzione medesima sui predica- menti e categorie d Aristotele, che oggi taluno ha fatto sulle forme e categorie di Kant (i). E vaglia il vero, propose il Valla e dichiar tre soli predicamenti essere distinti, essenziali e pi comprensivi degli altri tutti, cio la cosa, (in- sieme guardata , e quale sostanza , e qual cagio- ne), la qualit e l 'atto: la qualit aderente alla cosa, in quanto sostanza, latto aderente alla stessa, in quanto cagione: e ci  quel medesimo per lappunto che pensano e scrivono gli spiri- tualisti moderni di Francia, Per tal guisa nella seconda met del secolo quintodecimo fu consumato lo scredito e la ruina della scolastica. Certo cooperarono a questo pa- recchi stranieri, ma tutti furono posteriori di (*} De Dialettica contra ristoteleos. Venti  1^99 nel L. ut. 3* Digitized by Google - i8  tempo e gran parte di loro aveano, nella penisola, attinto il sapere e larte dello scrivere, come ad esempio Rodolfo Agrcola , Jacopo Faber, il Sepulveda , lo Sdoppio ed altri. Ili Venuta a fine la scolastica autorit, rimane- vano la teologica e la peripatetica. Insorse ani- mosamente contro la prima Pietro Pomponac- cio, e le dottrine meramente razionali spart dalle rivelate, dicendo, altro essere lufficio del puro filosofo, altro del teologo, n doversi pretende- re dal lume fioco e riverberato della ragione quel medesimo cbe dallo splendore duna scienza inspirata; questa avere a dover supplire al difet- tivo dogni filosofia naturale, ma non punto so- stituirvisi ; per lo che insegnava come dalla co- gnizione naturale delle cose dovea salirsi a quella di Dio: non viceversa dalla cognizione anticipata di Dio trarre quella delle cose naturali, secondo luso che regnava a quei tempi. Tale fu il secon- do passo che il Pomponaccio , a rischio della sua vita, fece muovere allumano intelletto verso la sua indipendenza. IV In tre guise studiarono gli Italiani di far crol- lare lautorit d Aristotele, la quale era ultima a sopravvivere, e sembrava dalluso e dal tempo Digitized by Google  !9  acquistare nuova forza. Per primo i seguaci stessi del filosofo fecero breccia nella infallibilit del maestro loro, mutando parecchie sentenze, e al- tre nuove aggiungendo; cos, per esempio, ado- perarono il Pomponaccio medesimo, il Zaba- rella , il Cesalpino e il Cremonini. Secondamen- te fu contraddetto alle sue opinioni talvolta con- futandole, tal altra richiamando in onore e po- nendo a confronto le diverse dottrine delle varie sette filosofiche antiche. Da ultimo gli fu con- tradetto con inventare sistemi originali e vi- stosi, siccome fecero il Cardano , il Vanini , il Bruno , il Patrizio. Dal Patrizio poi fu nel combattere Aristotele e i suoi chiosatori spiegata una alacrit, una scienza e uneru- dizione somma e al tutto peregrina ; laonde Gasscndi , allorch un mezzo secolo appresso intendeva contnua re le sue Esercitazioni para - dosse contro Aristotele , savvide essere stato dagli Italiani preceduto per modo da non lasciar- gli alcuna buonerba da mietere. Per le confu- tazioni che tornarono pi efficaci a scuotere gl intelletti caddero sui libri di cosmologa e di fisica, i quali assai spesso vennero convinti di er- rore dalla sensata esperienza. Discese in questo aringo il Telcsio, e lev molto grido. Altri, me- no celebrati di lui, rinvennero per miglior cam- mino cose migliori, rna non oppugnarono Aristo- tele , perch non nebbero cura. Digitized by Google -rr 30  r, V Dopo ci si potea fare stima che gli Italiani avessero finalmente affrancato l ingegno da quan- tunque potere estraneo, e solo conservatagli lau- torit interiore del proprio convincimento. Pur nondimeno egli non sapeva per anco esercitare con libert e con profitto le potenze conoscitive, perch lungamente offese da infelici consuetudini e dimentiche in tutto dei documenti della natura. Dannosi oltre ogni credere riuscivano due usi di filosofare: il primo era di cercare piuttosto le relazioni e le conseguenze del gi noto, di quello che le parti oscure e recondite dellignoto. Il secondo era di muovere principio a qualunque specie di studio da alcune generalit il pi sovente non discusse e non dimostrate, e le quali non rado si risolvevano in realizzazione apparente di mere e vane astrattezze. Scendevano da tali due usi al- tre pratiche egualmente pregiudicevoli : concios- siach ei convertivano tutti gli studii in ragio- nameuti ideali, facendo smarrire lattitudine e la traccia dellanalisi vera inventiva. Quindi, ri- spetto alle cose speculative, sorgeva un disprezzo per losservazione minuta dei fenomeni psicologi- ci, non riputandosi che potessero comporre dot- trina, e perch si avea per adagio che i singolari non fanno scienza. Similmente poco pregio solea attribuirsi alle nude fisiche sperimentali , in cui, a Digitized by Googl .  2 1 dir vero, si cercava la parte metafsica e nulla pi. JN lavere sconftto buon numero delie opinioni dAristotele era parso bastevole per dimostrare la vanit della sua ontologia e della sua dialettica, le quali erano divenute un istrumento quotidia- no del ragionare e quasi una seconda natura. Donde che singenerava una presunzione pazza delle forze di nostra mente, e un credere di po- ter tutto sapere. In ultimo vi si aggiungeva la intemperanza delle fantasie e lo smisurato amore del maraviglioso  del sovrumano, poi l affetta- zione del linguaggio e delle forme cattedratiche, simulanti ad ogni parola un arcano di scienza. CAPITOLO IT Dottrina metodica. I Fa pertanto riconosciuto che le emendazioni parziali non potevano valere gran fatto, e che il rimedio efficace stava nel bene riordinare tutta quanta lintelligenza, e svellervi le male radici delle dannose consuetudini e delle non sane preoccupazioni. Fu sentita allora lopportunit della dottrina metodica, e, quello che valse molto meglio, il bisogno di ripristinare il metodo natu- Digiiized by Google rale. S fotta maniera di studio riusc nuora in- teramente e senza esempio presso l antichit. Conciossiach se leggeva si dei Greci che Zenone area rovesciato ogni cosa col vigore della sua dia- lettica: se nei libri di Proclo vedevasi introdotta la pretensione del metodo geometrico, o dogma- tico che voglia chiamarsi: e se nei dialoghi pla- tonici si potevano rilevare in pi luoghi finissime industrie or dellarte di eliminare, or di quella dindurre, e cos di altre, non si rinveniva in- alcuna parte una dottrina espressa di tutto ci. Molto era se rincontravasi in Senofonte qual- che cenno fuggevole intorno il metodo Socratico, e in Galeno qualche istruzione speciale circa la natura degli studii da lui professata. Aristotele non trascorse mai nesuoi libri dialettici fuor del- lesame del sillogismo e della sterile numerazio- ne delle fonti dell invenzioni. E se nel primo delle parti degli animali sembra voler parlare a fondo del metodo, ei riducesi, senza satire ad alcuna generalit, a discutere nel suo soggetto qual cosa possa tornare pi acconcia, o il far pri- ma parola di ci che  proprio in ciascun anima- le, ovvero di ci che  comune. II Si deve adunque assai lode agli antichi Italiani per avere discoperta quella necessit duna dot- trina larga e compiuta del metodo, la quale i pi. Digitized by Google   a3 .  antichi di loro non punto sentirono. E questo solo d (scoprimento fece fruttificare la intrapre- sa riforma di tutto lo scibile; attesoch da quel- lora le scienze fisiche, trovato il lor giusto cam- mino, prosperarono e crebbero senza termine. Le speculative potranno, siccome pigliamo a pro- vare, non disgradar punto dalle fisiche per ri- spetto alla certezza e alla progressione quasi a dire infinita , ogni qualvolta sar dai filosofi speculativi applicato al loro soggetto un me- todo solo e comune, cio il naturale, piegato debitamente alle condizioni singolarissime della prima filosofia. Tra i filosofi razionali il primo che parl in Italia diffusamente di dottrina me- todica fu F. Maria Nizolio, il quale nel suo Antibarbaro proclam il bisogno di riordinare il pensiero, prestandogli i veri principii e la vera guisa di filosofare. Rifiut non alcuni articoli, ma tutta quanta la dialettica e la metafisica dei tempi suoi, dicendola parte falsa , parte vana. E irrise egualmente le specie Aristoteliche come le idee di Platone, trovando le une e le altre di- scordissime dai fatti. Adoper uno stile scevero in tutto dai barbarismi scolastici, e parl in un modo piano, lucido e popolare, Laonde prevenne ed esegu, meglio pure del Valla , il desiderio dellHobbes, dei Porto-realisti e di altri, aquali premette di ridurre il linguaggio tecnico a lin- guaggio comunale. Ben conobbe costui consistere Digtized by Googlej  *4   In dialettica e la metafisica dei peripatetici in una frequente Logomachia , talch esaminando il senso rigoroso dei vocaboli e la secreta ragione grammaticale col lume e lautorit dell uso popo- lare e degli scrittori pi insigni, ebbe fede, e certo non singann, che tutto avrebbe sconnesso le- dificio peripatetico. Nel che  da notare siccome egli presentisse lopinione della scuola scozzese, la quale ha insegnato, dovere il linguaggio filoso- fico essere determinato con la semplice scorta delluso volgare e delle chiare e patenti etimolo- gie. Certo la sua dottrina metodica  incompleta assai, e pi presto letteraria che filosofica. Tut- tavolta ella concorda perfettamente col metodo naturale. Anzi ei fid di soverchio nella virt in- genita degli intelletti, e reput dare ad essi una sufficiente scorta inclusa in tre precetti, che so- no: primo, conoscer bene e ponderare il valore dei segni, e la lingua in cui i filosofi scrissero: secondo, studiare con libert somma di mente e indifferenza di animo : terzo , meditare gli scritti e i pensamenti di tutte le scuole, non escludendone alcuna, e segnatamente le avversa- rie delle proprie opinioni. Questo pensatore, gia- ciuto due secoli nella dimenticanza dogni filosofo, e citato dai grammatici unicamente per gli studii suoi intorno leleganze ciceroniane, merit dal Leibnizio essere alla memoria degli uomini ripro- dotto con nuova stampa e onorato di molte lodi. Digitized by Google  25  1 V III Sacopo Aconzio contemporaneo del Nizolio tratt ex professo del metodo in un libro che- gli dett sopra V arte d' investigare e sopra lar- te d insegnare. I precetti suoi non si scostano dal metodo natura le , n sorgono da alcuna ambiziosa teorica.  per ci che risguarda la contemplazione del soggetto, lordinamento dei mezzi al fine, los- servazione e la scomposizione delle parti sino agli elementi ultimi, quello, che V Aconzio pre- scrive,  savio ed acuto. Ponendo che non sia facolt di salire alligno- to, se non per via di qualche noto, dichiara per noto necessariamente i soli principii generalis- simi che dal senso comune vengono insegnati a ciascun uomo, non per che tali principii sieno punto innati. Dice che il metodo dinvestigazio- ne tiene di necessit un cammino vario e spi- noso, simigliante a quello che si farebbe in citt non bene conosciuta, cercandovisi alcun inter- nato edificio. Ammonisce chea ben terminare una investigazione , fa bisogno scomporre e ri- comporre la cosa pi volte ed esaminarla sotto aspetti diversi. Islrumenti della composizione chiama le somiglianze , e della scomposizione le differenze: le prime tr agganci dalle parti al Digitized by Google complesso, e dal singolare al generale: le se- conde dal complesso alle parti singole. Il difetto di questi documenti metodici consi- ste non solo nel riuscire incompleti, ma eziandio nel prestarsi molto di pi alla investigazione delle cose a met conosciute, di quello che a rinvenirne altre assolutamente nuove. N il procedimento dellinduzione v dichiarato quanto fa duopo, n lo studio e lesame delle cagioni, intorno le quali discorresi ancora col linguaggio aristoteli- co: ma devesi a \Y Aconzio questa lode squisita davere penetrata compiutamente limportanza del metodo. Imperocch egli scriveva, di trentan- ni di studio essere pi proficuo adoperarne venti nell inchiesta sola del metodo , che spen- dere gli interi trenta senza aiuto di metodo. IV Sebastiano Erizzo uomo di molte lettere e di non volgare scienza pubblic nel i554 un libro dotto ed elegante cosi intitolato.*  Dellistru- mento e della via inventrice degli antichi *  Il soggetto, come si vede,  di materia metodica; ma non tanto vuole Erizzo insegnare nuovi pre- cetti e nuove consuetudini , quanto riprodurre le antiche. Conciossiach egli aveva posto a con- fronto la sapienza greca e latina con la nuova dei tempi suoi, e quella diceva essere piena di grandi  27  e stupende invenzioni, mentre laltra pareva a lai un suono di frasi, un tritamento di vecchie opinioni e una vana lotta di sillogismi. Quattro, scrive egli, sono i metodi : il definitivo, il divisi- vo, il dimostrativo e il risolutivo: il secondo, cio il divisivo ,  l ottimo, anzi il solo feeondo di verit, e il quale La fatto gli antichi eccellenti inventori. A questo metodo celebrato a\V Erizzo risponde puntualmente quello chiamato oggi ana- litico, e che pure Condillac viene predicando fonte unica dogni sapere. Di pi, rimprovera VE rizzo agli speculativi dellet sua di studiare il metodo piuttosto nei libri dialettici d Aristotele, che nellocculta virt, per la quale il filosofo era salito al sommo della sapienza. Secondo lui tale recondita virt non  altra cosa che una squisita arte analitica; e prova che i pi grandi maestri dellantichit ladoprarono e predilessero, fino al punto che Platone la chiam un dono e un in- segnamento degli Dei. Il pi cospicuo esempio che V E rizzo va citando dell'uso e del frutto di cotestarte, sono i libri d Aristotele sulle parti e sulla generazione degli animali, e il trattato delle piante di Teofrasto. E per fermo, in cotestrlibri risplendono quei due filosofi come osservatori e sperimentatori egregi di cose nuove, seguendo sempre in ciascuna di quelle materie il metodo naturale. Contuttoci deve dirsi dell Erizzo chegli present il vero e buon metodo, senza Digitized by Google  28  avere avuto potenza di svilupparlo: avvegnach i modi e gli usi, che suggerisce, sadattano meglio all analisi delle idee, che a quella dei fatti. V Lo smisurato ingegno del Bruno , comecch sentisse molto avanti nelle materie logicali, pu- re non lasci intendere assai chiaramente quel- lo-che ne pensasse, a cagione dellamor grande messo da lui alle vecchie idee del Lulli, le quali sper di correggere, ampliare e render fruttife- re. Altri stimano (e a noi sembra molto probabi- le) che egli ostentasse quella sua ammirazione dellarte Lulliana per farsi amica la moltitudine, avere facile accesso alle cattedre, e cogliere op- portunit di propagare i suoi arditi concepimenti sulla prima filosofia. Checchessia di ci, questo pu dirsi ed annunziarsi con sicurezza del Bruno intorno lattuale argomento, cio a dire, chegli fu persuaso, quanto qualunque altro de tempi suoi, della forte necessit di riformare gli studii e riordinare le intelligenze (i); chegli conobbe la divisione vera e naturale del metodo nellarte di itlT?estigare e trovare i fatti, in quella di giu- dicarli e ordinarli, e in fine nellarte di applica- re i principii (i) ; che stim la filosofia dovere in- (I) Brunus Nolanus de umhris idearum , etc. Parisiis , i582. (a) Oe triplici minimo et mensura. Franco furti, l5()l, L. i, c. i. Digitized by Google  a9  cominciare dal dubbio; e in ultimo che la cogni- zione dei particolari e le induzioni ritrattene compongono le verit generali, con cui poi si edifica saldamente la scienza. Quest ultima sua dottrina lespone il Bruno in forma dallegoria e molto elegantemente in quel libro (i), ove gli piace rappresentare la logica , o, comegli la chia- ma , larte dindagare la verit, sotto il simbolo duna caccia: il che non sappiamo se a caso o per lesempio del Bruno fu da Bacone ripetuto , quando parl dell invenzione sottile dei fatti e lintitol la Caccia di Pane. Del resto il Bruno , vinto dallimpazienza della sua fantasia e dalla necessit delle sue ricerche ontologiche, us certo pi che non bisognava dei ragionamenti a priori  Nondimeno pi volte se ne ritrasse, e cerc nei fatti della coscienza con qualche forma di metodo critico le basi delle sue dottrine. La qual cosa avrebbe praticato pur sempre, qualora non avesse posti da banda i medesimi suoi principii. Concios- siach egli scriveva, lordine della conoscenza non cominciare dalle nozioni astratte e assioma- tiche, ma dal tutto confuso pervenire alla no- tizia delle parti distinte (i), e da queste risa* lire alla notizia distinta del tutto. (t) De progrcssu et lampade venatoria logicorum, Virtemb. r58 7. (?.) De triplici minimo et mensura , M. tu. c. II. Digitized by Google  3o  VI Cos da pi lati e per vie diverse convenivano gl Italiani nellidea comune di dover riformare l'intendimento, e di raccostarsi ai precetti della natura. N alcun libro grave di Biosofia usciva alla luce in quello scorcio di secolo, ove non fos- se pi o meno discorso del metodo. E il Moce - nigo (i) volle considerarlo quasi unelementare operazione dellintelletto; n manca nelle sue va- rie Contemplazioni di dettarne le leggi, le quali per altro appena trapassano i confini dellarte dimostrativa. Con maggior vigore insorse contro i mali abiti del filosofare Bernardino Telesio{%), il quale ne suoi nove libri della natura delle cose fond questi dogmi metodici: avere Aristo- tele insegnato pi che spesso non la natura delle cose, bens le opinioni proprie , e scam- biato gli enti con le sue astrattezze. I fisici, cbe seguitarono , avere studiato non l'indole n le operazioni di essi enti , ma da certe ragioni loro aver preteso di dedurre i principii e le cagioni del mondo. Proporsi egli di guardare solo nei fatti, e non in altro giammai: ricono- scere per fonti uniche d' ogni sapere il senso, le cose dal senso notificate , o identiche a quelle  (1) Philip. Moceniri, lloiversalium institutiones etc. l588- (2) Bernardini Tcletii-Consent: De rerum natura, eie. Par pri- sma j 565. Netta prefazione e altrove. Digitized by Googte  3i  perfettamente. Volere studiare il mondo e cia- scuna sua parte , e di ciascuna parte i minimi contenuti , e le operazioni e gli effetti , s che esse poi insegnino per se medesime quello che sono e quel che producono. Le promesse, co- me ognun vede sono grandi e belle, e tuttoch il Telesio non le mantenesse gran fatto, non pu alcuno torgli il pregio davere concepita una fi- sica meramente induttiva, e non eretta sulle astrazioni degli ontologi, conforme usavano i contemporanei. CAPITOLO V Tommaso Campanella. I Il Telesio fece scuola, e crebbegli non poco onore contare fra i seguaci delle sue dottrine Tommaso Campanella frate domenicano. Di quindici anni cominci costui a dubitare delle filastrocche peripatetiche che gl insegnavano i suoi frati. Lesse e compar insieme i chiosatori  lettuale e per occasione di meditare. E in vero la materia  vastissima , n pare a noi intrapren- dere poca cosa , se andremo contemplando som- mariamente T indole e la costituzione sua uni- versale. E prima notiamo che tre sono i gradi e le specie del Metodo, cio generale , particolare e progressivo. Il generale produce le regole rispon- denti a qualunque bene ordinata opera dellin- telligenza in qual si voglia studio o soggetto. Es- so poi diviene metodo particolare tuttavolta che sia applicato a materia speciale e accomodato al- lindole propria di questa, sotto la qual forma pu ancora modificarsi e prendere natura grada- tamente progressiva. Imperocch nellaumen tarsi la cognizione delle materie proposte, quella dei mezzi e quella del fine, accade che molte verit osservate, divengono al tempo stesso un risulta- mento di scienza e un nuovo principio metodico per dirigere bene altre serie di osservazioni. Di guisa che sembra allora il metodo con la scienza compenetrarsi e divenire insieme non pi che una cosa. Come nelle fisiche avere scoperta e mi- surata lazione continua delle forze ambienti sui corpi  divenuto un principio metodico regolatore delle esperienze. E in filosofia avere provato che la notizia delle sostanze non pu oltrepassare la ragione dei fenomeni ha ritratto glingegni da Digitized by Google  74  qualunque ricerca sulla natura intima ed essen- ziale delle cose.  questo  ci clie chiamiamo metodo progressivo. Ora  facile persuadersi tali tre gradi del me- todo naturale essere in piena e reciproca dipen- denza luno dellaltro. Imperocch il generale non porta frutto, senza il particolare, n questo pu ben conoscere li suoi attributi e le operazioni sue speciali, quando non sia derivato per idonea maniera dal primo : chiaro  poi che il terzo, cio il progressivo, mette nel particolare le sue estese radici. Volendosi pertanto ridurre in buon lume T indole genuina dell ottimo metodo filoso- fico, mestieri  incominciare dalle nozioni del metodo generale. Ili Su questo adunque sono da spendere le pri- me cure. N ci sembra da dubitare che di simile studio non debba avvantaggiarsi notevolmente ogni ragione di scienze, compresevi le naturali e le positive. Difatto, se per la bont e il numero delle loro scoperte, si giudica oggi da ognuno della bont dei loro procedimenti, non per ci si giudica di tutta la perfezione, di cui essi procedi- menti sono capaci: e altrove forse verr a noi ac- concio dirne alcuna parola. Certo,  cosa strana a pensare che mentre in questi ultimi secoli ogni arte, vogliamo liberale, vogliamo meccanica, ha Digitized by Google 75 *~ procacciato di assottigliare e perfezionare i pro- prii strumenti , n ha omtnesso di scrivere libri sul miglior modo di adoperarli, larte sola di os- servare e di ragionare sembra non aver ricevuto incremento alcuno notabile, e rimanersi quasi allo stato medesimo in cui la lasciarono Galileo e Bacone . Difatto se ci porremo a riguardare i pi grandi maestri dellarte metodica, apparsi da Galileo e Bacone in poi, subito discuopriremo che il lor massimo numero travagliasi intorno le regole pure del sillogismo, e niente insegna per di- rigere, distribuire e connettere insieme un largo complesso di osservazioni, di esperimenti e di raziocinii. Taluni compongono elenchi di pre- cetti tanto indeterminati ed universali , da non produrre alluopo alcuna proficuit; in fine taluni altri predicano dottrine logicali, ricavate ambiziosamente dai loro sistemi e impregnate pi che mai dello spirito dogmatico di quelli, e tra s fatti  V Jlobes, il Condi llac , il Malie- branche , i Cartesiani ed i Leibniziani. E tutta- via non vogliamo tacere una lode dovuta alla patria nostra, la quale c, che i soli Italiani sem- brano possedere da qualche tempo alcuni trat- tati di logica, da cui si  scansato lerrore co- mune di mescbiarc insieme larte con la teorica, e da cui trovasi a vero dire insegnato il metodo naturale empirico, salvo che in maniera troppo in- completa. E, per esempio, nella logica del Genovesi Dgitized by Google  j6  si scorgono per la prima fiata messi in disparte i sistemi ambiziosi dideologia e di metafisica, e i consigli e i precetti si scorgono attinti semplice- mente da una pratica illuminata. Se non cbe ella pure cotesta logica versa, come le antiche, molto pi intorno le idee di quello, che intorno i fatti, pi sullarte di ragionare, che sull arte dindur- re, pi su ciascun atto in particolare, che sopra un ordine continuato di operazioni. Moderna- mente il Gioia ne suoi cinque libri di Elementi di Filosofia ha sentito meglio il bisogno dun arte inventrice e investigatrice dei fatti. E per vero, riboccano i libri suoi di precetti savi ed utili circa ogni parte dell osservare e dell inven- tare. Ma la divisione strana delle materie e il loro affastellamento, le spesse divagazioni , la notizia troppo scarsa e talvolta erronea dellistoria na- turale dellintelletto, in fine la smania di conver- tire ogni cosa sotto la forma statistica , hanno recato disordine e scemato profitto ad unopera nobilmente concepita per la istruzione del popolo, e ritenuta nei giusti confini dellarte. IV Ora stringendo in poco le cose varie che sono sparse per questo capitolo, diciamo essersi pro- posta da noi una scuola nuova italiana, la quale, imitando lesempio de nostri padri, stabilisca e propaghi la comunanza dellottimo metodo spe- Digitized by Google  77  culativo, s che il regno della filosofia riposi una volta dalle sue eterne discordie, e monti a qualche grado di scienza determinata e solida. Che entrati noi a produrre i nostri pensieri particolari sopra il soggetto, subitoci  occorso di rilevare, che la dottrina del metodo generale dee di necessit precedere quella del filosofico. Venire la prima praticata forse con felicit dai filosofi naturali, ma in niun luogo trovarsi scritta completamente, e ignorarsi le perfezioni, alle quali pu giungere, e le mende da cui pu purgarsi. Le logiche fino qui dettate essere o semplicemente dialettiche, o indeterminate, o dogmatiche. Che a ci fanno onorata eccezione alcune logiche moderne italia- ne, le quali attestano non essere mai venuto meno nella Penisola il senso squisito degli antichi rifor- rnatori. Tali logiche riuscire tuttavolta assai di- fettose e incomplete , e quindi poter una scuola italiana moderna intraprendere opera ancora van- taggiosissima e nuova in gran parte , se per fon- dare ;r ottimo metodo filosofico le sembrer op- portuno di osservare e riordinare le dottrine del metodo generale. Digitized by Google 78 CAPITOLO X Del metodo generale e delle sue cinque arti . I Eppure su questo argomento noi proporremo le nostre opinioni, quantunque molto concise, e per quel tanto e non pi che si legano con l' applica- zione diretta alle materie speculative. E innanzi a tutto osserviamo, che tre discussioni fonda- mentali occupano, per dir cos, il vestihulo del nostro soggetto. La prima ; se il metodo gene- rale pu incominciar mai scientificamente ; la se- conda , se pu essere d invenzione fattizia ; la terza, da che fonti emanar debbono li suoi docu- menti. E facendoci dalla prima ci interviene qui di ripetere quello che fu notato pi sopra al Cap. Il", essere cio il metodo un mezzo ed un istrumento ; quindi la sua notizia scientifica non potere antecedere quella della materia e del fine : sua materia poi  lo scibile; e suo fine il vero: e per conoscere il vero scientificamente bisogna innanzi gettare le basi della Prima Filosofia. Per questa con che metodo verr ad essere co- struita? certo non con lo scientifico, il quale non esiste prima di lei , n senza di lei : rimane dunque ad adoperarsi un metodo empirico, con cui gli uomini tanto procederanno oltre, quan- Digitized by Google - 79  to la scienza del vero si far attendere. Alla seconda questione, se il metodo iniziatico possa essere una invenzione umana arbitraria, o solo unarte suggerita dalla natura, e dagli uomini perfezionata , si risponde cosi da noi , che poich quella sorta di metodo non pu ricevere dimo- strazione alcuna scientifica del suo pregio intrin- seco, forza  riconoscere la sua hont per segni esteriori o sperimentali. Or questi segni abbon- dano senza fine in prova e misura della bont del metodo naturale, mentre per segni contrarii si dimostra la fallacia, o almeno l insufficienza dei metodi arbitrarli e fittizj, di cui movemmo parola in sul cominciamento del libro. II Ma quello che non pare altrettanto facile ad essere conosciuto, si  la giusta determinazione del metodo naturale, e come si possa convene- volmente stringere in arte. Imperocch e si pu domandare, in qual guisa, e dove la natura mo- stra lordine desuoi precetti metodici con puri- t, con certezza e con sufficienza? Difatto, a pro- porzione che la volont umana si estende e si corrobora , ed a misura che col crescere della sua virt deliberatrice diviene pi indipendente dalle impressioni, le quali arreca ciascun istante, e dalle propensioni istintive, sembra la natura abbandonare luomo a se stesso, e contendergli Digitized by Google per fino la reminiscenza distinta di quegli atti e pensieri, onde ella soleva condurlo alla verit, tirandolo, quasi a dire, per ma no. Per accade che le moltitudini cieche trascorrono di frequente fuor dei sentieri naturali della ragione, e pochi sono coloro, i quali conservano purgati e intatti gli ammaestramenti e le pratiche del buonsenso. Discusso ci e ponderato debitamente, sembra a noi che sia da concludere, il metodo della natu- ra, posto e ordinato in arte, non consistere certo negli usi vaghi e inconsiderati dei vulgari intel- letti , ma in quella serie di principii e di rego- le , cui porge materia la pratica degli ingegni felicemente disposti e non punto preoccupati , e nell indagine progressiva delle operazioni , in cui il pensiero umano va per andamento spon- taneo. Perci quanto meglio si deriveranno da queste due fonti le regole, altrettanto prosperer la dottrina del metodo universale. Noi ne diremo alcuna parola pi innanzi , convenendoci di pre- sente mostrare il disegno di tutta larte, come architetto che misura le pi larghe distanze, e accenna delineando li scompartimenti maggiori delledificio. Ili Gli atti di nostra mente, perch possono in- dirizzarsi ad un fine estetico, ovvero ad un fine scientifico, obbligano a separare il metodo este- Digitized by Google  81  tico dal metodo universale conoscitivo. Di questo poi dee dirsi, conforme la distinzione adottata gi dall Aconzio e dal Campanella , chegli talvolta ricerca la verit, talvolta linsegna; di quindi la partizione precipua del metodo nella pratica inventiva , e nella pratica insegnativa. Funzione perpetua di amendue si , losser- vare ed il ragionare: osserva la prima e ragiona direttamente ; l altra indirettamente , cio a dire, con lintermedio continuato dinsegnativo di- scorso. Quanto alla pratica poi inventiva, los- servazione e il ragionamento procedono in via naturale cos: prima si raccolgono i fatti, e dove essi manchino, se ne instituisce ricerca Lene ac- comodata e diligentissima : trovati che sieno quelli e radunati insieme con qualche ordine, viene il paragonarli ed esaminarli pi volte; in fine di che, sorge una ragguagliata notizia del loro essere e delle loro cagioni: ma queste cose non s intraprendono e non si forniscono senza qualche uso di raziocinio, massime per 1 ultima parte, che  dindurre il frutto delle analisi e dei paragoni. Messe insieme parecchie notizie gene- rali di cose , molte altre se ne deducono , o per confronto fra loro, o per applicazione del gene- rale al particolare, e tutte a riprese diversesi rivedono e si correggono: da ultimo accumulan- dosi pi e pi il numero di esse notizie, fa me- stieri distribuirle in modo acconcio ed addottri- 7  82    2 - 73 S 9 E  - .g 1  a * 2 = l   5 = st s_s 8  Ja 8 3 * . S3.3 a o   .2 H-$4 > li 8 3 O ^ e * ^  .2 n a re t -.2s? all 3 S > n i S'I 2  _.5  ''U -  w s 4 ^ i   1-000 ^ - /= ss ii -  h rs ; S c 'O O * 60 ' *c M> co o ; q  P S "O   . 3 * i 3  *000  3 a tr.o JT *s> H sb a -3 S .2,8 'lo ss w Q et; T 'rt 5 >- .ts Of "3  * o M  fi fi  ^  3 o o S n M | -, U O 3 ^ -c -b u * C S -Se  .l 'S s s J - . . 5   o b B k M .5 O *- O .-  H3  ^ o 2 o^= * 3 8?= 3 S o" > .Sf> i lil-- l^lr a -s' Fi 9 * -Ev  2 | s 3 s 1^3.2 5^ tf rt  5 5*4 . &*"C o *  *3 .2 G.S: 4 ' 1 CCS o o E a  S    .S-E-  - e  s . *o s *  o!: o *  8 e  S  S/5 = .2  *  - g a s -Ego. -** g v  a .5 5 -- E Digitized by Google DI TEMPO a a  w  *3 o   eoo 2^5 a . -  S Sua 9-4 I a " a o> o> ai O H i  -i O O -3 U t * > 8 1 s | a i - E - 3 I d W  a C8 . E S, O' l|  3 S  .|8a- HjIsH 8 ; o E rr\ ^ r**i*  n D n S S - W O .  l-z~  i! ^-sfi-n-a Hs a8,3   8 osi 5 - JaS-JoSiia 6 . 1 2 *C 60 o ir *5?  * -* e " i - 3 3^ O  O '3 - ^ '2f ^ o  * o3^    S  a 8 _  1 -5.-2 .2 * 3 B Z E S fe '2 S 3 E 8 Srl S  A J 3 i-t fI4f !*. 5 3 S 3 g -a a j s *  gi un complesso di conoscenze, cio a dire, di fatti intellettuali; e a chi voglia sapere la forma, la validit e lorigine di essi fatti conviene cer- care innanzi la natura e le operazioni dell intel- letto. Diciamo che la filosofia ha due fini, e che il primo  di compiere la storia naturale del- lessere umano. E per vero constando luomo di spirito e dorgani corporei, di senso e di ragione consegue per via necessaria che come i fisiologi, gli anatomici e i terapeutici studiano lorganiz- zazione corporea e i fatti della vita semplice ve- getale, studino altri la parte sensitiva e la razio- nale. Per tal guisa la filosofia  annoverata fra le dottrine che riguardano la cognizione dellessere umano: e tal cognizione domandiamo noi natu- rale, cio acquistata per atto dellesperienza or- dinaria. Da ultimo diciamo che il secondo fine della filosofia  di prestare a tutto lo scibile la prova , gli elementi e il metodo. Chiamiamo prova la dottrina generale del vero, perch da essa acquistano reale forza dimostrativa eziandio le matematiche, le quali se paiono toccare il sommo dellevidenza, tuttavia non saprebbero Digitized by Google  i6o  darne ragione scientifica senza entrare nella spe- culativa. Diciamo die la filosofia porge gli ele- menti a tutto lo scibile: e per fermo le radici primissime di qualunque disciplina e di qualun- que arte si ascondono in certe nozioni intellettua- li, di cui fa bisogno indagare la natura e T origi- ne; e questo  lelemento cogitativo, o vogliam dire subbiettivo: lelemento obbiettivo poi  in- segnato dalla filosofia a tutte le scienze con ci, chella dimostra i legami di qualunque realit con la scienza astratta e suprema dellessere e della natura mondiale, con lontologia e cosmo- logia. Perch poi dalla dottrina del vero dipende laltra del metodo, diciamo che questa pu veni- re somministrata dalla sola filosofia; e intendia- mo parlare del metodo teoretico, attesoch il na- turale ed empirico non sa esplicare razionalmente le sue abitudini e le cagioni, che il muovono, ma con la scienza del vero, che  il fine dogni stu- dio, e con la notizia teorica delle mentali facolt , che sono il mezzo al conseguimento del vero, si apre pure la teorica dellapplicazione certa del mezzo al fine, o vogliam dire del metodo. A taluno pu parere disordinato che la filoso- fia proponga a 6e stessa due fini, contro il costu- me dogni scienza, che, volgendosi intorno ad un solo oggetto, consegue eziandio un sol fine, il quale  di conoscere tutto il vero contenuto da esso oggetto. Rispondesi pertanto , che uno , se Digitized by Google  )6 1  Vuoisi,  loggetto proprio e immediato della fi- losofia , e una la verit a cui tende, e questa  il conoscimento dell' umano intelletto. Ma perch ogni scienza trova in quella verit le sue origini e le sue fondamenta, colui il quale imprende a studiar 1 umano intelletto, imprende altresi a studiare la razionale natura di tutto lo scibile. Laonde rimane che si debba credere ed asserire, avere la filosofia due intenti, luno immediato 1 altro mediato. Stante per che a qualunque cosa possano convenire due sorte dordinamen- to, lo scientifico e 1 inventivo, o vogliamo anche chiamarli il sintetico e lanalitico, la filosofia prender aspetto diverso , secondo che verr comparata all uno dei due ordini. Nell analitico ed inventivo, che  quello seguitato da noi, ella si disporr al modo che qui innanzi notammo. Diversamente succeder nel sintetico: imperoc- ch in quest ordine la dottrina pi universale dee antecedere tutte le altre; e posto che i due grandi termini delluniverso eternalmente sieno le idee e le cose, il suhbietto e l obbietto, la dottrina pi universale diviene la scienza pi astratta del vero e dell ente , la quale torna un medesimo con la superiore filosofia che presta allo scibile umano la prova, gli elementi e il metodo. Nell ordine inventivo la psicologia  materia, base e principio d ogni speculazione: il fine trovasi ripartito in particolare ed in ge- la Digitized by Google nerale, immediato e mediato: il primo guarda allantropologia come a scienza speciale, laltro alla sapienza universa. Invece nellordine sinte- tico il secondo intento diviene oggetto, la psico- logia  mezzo, lantropologia  semplice appli- cazione. 2 AFORISMO La storia naturale dell  intelletto dee precedere tutte quante le speculazioni della filosofia . Fra i due ufficii che abbiamo assegnati alla fi- losofia questa differenza interviene, cio che il primo, il quale risguarda il complemento della storia naturale dell uomo antecede di necessi- t allaltro in ordine d invenzione ; conciossia- ch o si voglia scoprire 1 ultimo fondamento d ogni verit, o quello d ogni bont e d o- gni bellezza, forza  cominciare dal conosce- re la natura e le operazioni dell intelletto, il quale  veicolo del vero, del buono, e del bello. E, per fermo, qualunque sia la origine e la con- dizione dei pensieri nostri, emanino essi dal- T esperienza o si rivelino a priori , purch giac- ciano dentro la mente in un certo modo deter- minato, egli  bisogno cercarveli, e saperne bene la qualit, il numero, le dipendenze e le rela- zioni, il che  quanto dire, cercare la storia dell intelletto. Ben si pu da alcuni principii ge- nerali dedurre logicamente un intiera dottrina. Digitzed by Google  i63  ma la primitiva non mai. Imperocch come si fuggirebbe la instanza di tutti coloro, che do* mandassero la dimostrazione di quei principii? e se tale dimostrazione vien riputata impossibi- le o perch quei principii sono entro noi inge- niti, o perch si risolvono nella intuizione im- mediata di fatti semplici, tanto  che ci bisogna provare con la storia fenomenica dello intellet- to, che niuna idea e niun principio rimane su- periore a quelli, e che niun senso, niun giudicio, niuna esperienza  bastevole a generarli. Quei fi- losofi, i quali, come Spinozza, hanno presunto di ricavare la scienza dell intelletto dalla scienza universale dell essere, e muovono la loro dot- trina da qualche principio logico astratto non bi- sognevole di prova, cadono in tre dannosi abba- gli. Il primo  di confondere la certezza imme- diata ed abituale del senso comune con la cer- tezza riflessiva e scientifica, in cerca di cui vanno appunto i filosofi. L altro  di non avvedersi che le supreme dignit risolvendosi tutte in pro- posizioni identiche astratte, sono altres di na- tura ipotetica e vengono a dire sol questo: Se una cosa , ella . Il terzo abbaglio consiste nel cadere che i trascendenti , come soglion chia- marli, ed i sommi universali possano riuscire fecondi d alcun vero particolare , non osservan- do eh ei sono pur tanto semplici , che appunto per ci tengono la cima dell astrazione, e nulla Digitized by Google  i(>4  - producono, finch stanno isolati dai fatti parti- colari. In Germania Schelling e la sua scuola prendon le mosse dalla prima realit, cio non da un ordine d invenzione, ma dallordine delle cose (cap. XIII,  II), e affermano, col solo trovarsi il cominciamento legittimo del vero sci- bile ; conciossiach la prima realit , o vogliam dire lassoluto,  per se stesso manifesto: ci quando si voglia concedere a Schelling ed ai suoi seguaci, suppone dentro di noi una facolt capace per sua natura di percepire 1 assoluto immediatamente ; ma egli  bisogno per questo provare la sussistenza di quella mirabile facol- t e la certezza dell atto suo, il che vuol di- re far capo alla storia naturale dell intelletto. 3aforismo V argomento che V effetto seguita la natu- ra della cagione non prova la necessit delle idee trascendenti innate. Molti per dimostrare che certe nozioni astrat- te e talune verit prime e fondamentali della ra- gione non possono originarsi dallesperienza fan- no uso di questo ragionamento. L esperienza , che di per se  contingente, limitata e mutabile non pu generare cosa necessaria, illimitata e im- mutabile, come sono le verit primigenie della ragione e alquante nozioni generalissime. Ora, a Digitized by Google  1 65  quello clie noi sentiamo, s fatto raziocinio di- mostra non pi. che il bisogno di una differente cagione operante insieme con l esperienza , e tal cagione sussiste ; imperocch niun filosofo ha avuto animo di negare la intervenzione delle mentali facolt nella concezione di qualsivoglia idea o principio; laonde fa mestieri provare che le facolt intellettive , osservate e distinte da ciascuna filosofia , come a dire, la memoria, la- strazione, il giudicio ed altre, non valgono con lopera loro a svestire i fatti sperimentali del- la contingenza , della mutabilit e della limi- tazione. Che quando si voglia instare ed aggiun- gere che qualunque facolt e operazione dellani- mo appartenendo a un essere limitato di sua natura e condizionale, non pu produrre cosa, in cui splende il carattere dell immutabilit, della necessit e dell universalit, noi replichia- mo allistanza, torcendola tutta contro gli autori suoi : conciossiach pure le forme ingenite del- la mente e i suoi giudici*! a priori , e tutta la macchina della ragion pura  accidente ed ope razione dun essere limitato, mutabile e con- dizionale: quindi o conviene asserire che non siamo noi quelli , i quali pensiamo la ragion pu* ra, ovvero che la sua immutabilit, e necessi- t  apparente e non reale. Digitized by Google  166  4 aforismo Innanzi di ascendere ad altre parti specu- lative della filosofia , lo studio della naturale storia dell' intelletto debbe essere completo. Questo quarto aforismo annunzia la utilit che vuoisi ritrarre dal giusto concetto del ter- zo. Conciossiach qualora un semplice raziocinio provasse invincibilmente che dalla sensata espe- rienza e dall uso delle facolt soprannominate non possono prodursi in nessuna guisa nozioni e giudicii universali e apodittici , tre cose conse- guirebbono forzatamente. L incuria della speri- mentale filosofia del pensiero; la preoccupazione dellanimo in cercarne la storia, e la ommissio- ne d una gran parte di questa , come estrinseca alla formazione della scienza del vero o d altret- tali sublimi speculazioni. Ma da che il raziocinio non sembra bastevole a far sentire con evidenza la necessit delle forme Kantiane o dei giudicii istintivi o daltri concetti Platonici, importer ai filosofi per risolvere le quistioni intorno la prima scienza, moltiplicare lo studio circa la storia naturale e ben ragguagliata dell intellet- to. Pu eziandio questo aforismo discendere dai due precedenti per unaltra cagione; imperoc- ch ben guardando alla natura dei fenomeni in- tellettuali, si trova cbei sono tanto meschiati ed I Digitized by Google   167  addentellati P uno con altro, che volere cono- scerne alcuni adequatamele ed alcuni preterire nn torna giammai fattibile. Laonde, concesso pare che da poche nozioni e pochi principii a priori sgorghino tutte quante le idee e piglio motivo tutte quante le operazioni dellanimo, nondimeno il sol definire per bene quei principii e quelle nozioni, il solo indagarne le origini, scoprirne la natura, gli effetti, le relazioni importa un esame diligente e profondo di tutta P intelligenza. Nel progresso verr dichiarato entro a quali termini si possa e debba giudicare siccome a sufficienza completo lo studio naturale dei fatti cogitativi. 5 AFORISMO La storia del pensiero dee venire cercata con la scorta e il lume di tutte le massime del- l'arte metodica naturale. In questo aforismo si raccoglie P utilit dei principii e decreti espressi da noi intorno Parte generale del metodo , e intorno quella partico- lare che intende alle materie speculative. Dgitized by Google  i6 8  6 AFORISMO La storia dell intelligenza ha per leg$e dell essere suo una porzione positiva ed unal- tra congetturale. Tutte l arti e le discipline hanno al lor pre- gresso un comune termine, il quale risiede nei fatti che oltrepassano la percezione, e in queL'a primitiva efficienza, che chiude in se la ragio- ne dei cangiamenti. Ma, oltre ci, alcune scien- ze riconoscono a se medesime certi confini pi circoscritti per avere nel lor soggetto alcuna materia, la quale non sa dar luogo a positiva* co- gnizione : e tali son quelle che trattano cose la cui formazione prima ed originaria si nasconde nei tempi , e quindi non pu essere rivelata da alcuna esperienza attuale. Entrano in questo nu- mero la geologia e cosmologia , e le dottrine che versano circa le sostanze organiche; ventra la storia dei popoli, la filologia e molte altre. La psicologia poi ventra anchella, quantunque la generazione prima dellintelletto non sembri salire pi l del cominciamento di nostra vita. Ma stante che la nostra reminiscenza non pu rendere testimonio veruno delle prime cogita- zioni, e che fra quelle e gli attuali fenomeni non sembra correre alcuna identit necessariar segue che la ricerca intorno le origini dell in- Digitized by Google  in- telligenza sia di natura congetturale e non po- sitiva. 7 FORISMO La sola 'compiuta analisi delle condizioni attuali di nostra niente dee provare , o per contrario smentire la possibilit di dedurre da essa analisi una teorica del pensiero e una prima filosofia , senza aver ricorso alle ipote- si intorno i fenomeni cogitativi del neonato. Alcune scienze, come, ad esempio, T astrono- mia, progrediscono ordinando i fatti loro pecu- liari in modo teorico e razionale, quantunque la prima generazione di essi fatti rimanga o sepol- ta nel tempo, o inesplicabile a qualunque pen- siero umano. Errano pertanto i filosofi , i quali s avvisano per un loro giudizio assoluto ed anticipato, non poter rilevare la forma certa ed essenziale del- lintelletto, quando la generazione prima delle sue facolt c delle sue idee rimanga congetturale. E per fermo due cose possono dimandarsi in psicologia, la realit del pensiero, e la ragion del pensiero. Quanto alla prima, niente ci vien pro- vando che la notizia delle origini intellettuali debba intervenire nella dimostrazione della pre- sente realit del pensiero stesso. Riguardo al- 1 altro quesito sulla ragione e il perch degli at- Digilized by Google  170  ti cogitativi,  duopo riflettere che noi pensia- mo possedere il perch di una cosa allora quan- do in certa serie di effetti connessi riconosciamo con certezza altrettante modificazioni di un fatto primo non gi sempre in ordine naturale di tem- po, ma eziandio in ordine logico. E sotto questo ultimo nulla ci vieta di cercare e scoprire il fatto eminente e primo della intelligenza , guardata nelle condizioni pure attuali. 8 AFORISMO La porzione positiva della storia dell'in- telletto dee procacciare di alzarsi al pregio eminente e proprio d' ogni dottrina sperimen- tale, cio a un ordine di fatti il pi completo possibile , il pi razionale e il pi fecondo di applicazioni. Diciamo un ordine completo di fatti , aven- do 1 occhio ad ambedue le intenzioni della filo- sofia ; imperocch gli aforismi superiori hanno dimostrato non potersi concludere ad alcuna pri- ma filosofia n ad altra speculazione derivata, se non partendo dalla notizia piena ed esatta della storia di nostra mente. Ora si aggiunge da noi che quando pure fosse lecito preterire alcuna porzione di questa storia, siccome poco attinente alla prima scienza, nondimeno ci sarebbe di- sconvenevole all altro fine, il quale intende al- Digitized by Google  17  la scienza naturale e adequata dellessere uma- no. Diciamo un ordine razionale di fatti , per contrapposizione all ordine empirico, con- ciossiach ogni storia incominciando dall espe- rienza, tende di sua natura a vestire labito scientifico, cio a mettere in chiaro le cagioni dei fenomeni e i procedimenti causali. Diciamo in fine ordine di fatti fecondo di applicazioni , e ci singolarmente per ricorda- re ai filosofi , che non fa mestieri di attendere nella psicologia uno stato perfetto di scienza, per trarre dalle notizie sperimentali raccolte parecchie utili applicazioni alla logica pratica, alla pedagogia, allarte di scrivere, e a molte pi discipline. 9 AFORISMO La storia dell' intelletto nella sua porzione congetturale dee sforzarsi per ciascuna mate- ria di convertire in tesi V enunciato di questo problema:  Trovare un legame s fatto tra il presente stato dell' intelletto e il suo primitivo ignoto, che discoperto l'un termine della rela- zione, V altro discuopra s medesimo necessa- riamente.   L dove non giunge losservazione giungono ijarincipii logici, i quali per la natura loro uni- versalissima abbracciano il noto e lignoto in- Dgitized by Google  17 2   sieme. Con questi, e non altrimenti, potr il filosofo introdurre alcun grado positivo di sden- ta nella storia congetturale del pensiero. Ma  da cansare il pericolo di credere dimostrato da essi principii ci che minimamente non  com- preso nella loro efficienza. io0 FORISMO Perch grande  V incertezza e poca  la scienza nelle materie speculative , conviene edu- carsi a una industria finissima , per la quale si sappia da sotto il fascio degli errori e dei dubbii trar fuori alcuna particula di vero e di certo , e dedurne appresso quante conseguenze maggiori si pu. Frequente sar in questo libro luso di tale aforismo, perocch noi non sappiamo bene per qual negligenza rifiutano i filosofi di tener conto delle poche certezze e delle minute verit che giacciono nelle materie pi dubitose dei loro stu- dii. Invece ei pare che dove non  lor conceduto di erigere in fino al sommo fastigio una teoria bella e nuova, ci che rimane di certo e di vero in fondo dei loro soggetti sia come nulla. O forse reputano che niente di bene possa discendere da verit minute e sconnesse, c di ci pure singan- nano fortemente; avvegnach piccioli veri e sle- Digitized by Google  i73  gati veri non sono in natura, ma solo dentro di noi e per fiacchezza di nostra mente. Il FOR1SMO U ecletlicismo non  per se una forma di filosojia , ma solo un principio metodico , il quale consiste nel fuggire a tuttuomo le preoc- cupazioni sistematiche , nel diffidare dogni dottrina esclusiva , e nel riconoscere la verit ovunque risegga. Gli eclettici attuali di Francia convertono, per quello che pare a noi , in una forma speciale di filosofia ci che debbe essere semplicemente una certa guisa di meditare e di concludere. E per vero, ei definiscono lecletticismo, una filo- sofia composta delle frazioni di tutte laltre, e perci la migliore; attesoch ciascuna di quelle, dicono essi, vede bene una faccia del vero, ma singanna in ci chella stima vederle tutte. Per noi pensiamo che non si dee avere per buon prin- cipio questo, di credere che la ottima filosofia venga ad essere costituita del meglio di ciascuna setta ; imperocch pu succedere che una setta sia nel vero e le altre nel falso, oppure che i pregi dell una niente valgano a riempire i difetti dellaltra ; quindi pu eziandio succedere che la scelta del loro meglio non basti per creare una buona filosofia non che unottima; come certo Digitized by Google  174  non fu buona la neoplatonica, ma bizzarra ed in- coerente, per aver voluto fondere in un crogiuo- lo i dogmi di pressoch tutte le scuole greche. 12 AFORISMO La storia naturale dell' intelligenza  in- vestigazione che pu procedere separata , e sus- sistere indipendente affatto dalle dottrine fi- siologiche. Sentenziano i fisiologisti che, conceduta ezian- dio lunit indivisibile del principio pensante, tuttavolta fa gran bisogno a chi voglia istruirsi per bene delle condizioni dello spirito, conoscere lorganizzata materia , nella cui dipendenza di- morano quelle; perci la filosofia non potere sceverarsi dulia dottrina fisiologica senza sfor- nirsi della notizia dei primi fatti. A questo giova innanzi rispondere che, quanto alla dipendenza dello spirito dalla materia, non cade qui buon proposito di aprire le nostre opi- nioni, e vogliamo assentire in parte a quello che i fisiologisti ne pensano. Ma, quanto allaltra opinione, la quale viene ad esprimere che non si possa avere notizia compiuta e scientifica dellef- fetto, qualora non sia preceduta o illustrata da quella della cagione, rispondiamo dicendo che ladagio  per s irrepugnabile quante volte si assesti bene al caso concreto: per noi neghiamo Digilized by Google  r75  assolatamente de fenomeni dello spirito, che la cognizione loro scientifica aumenti e sillustri neppure dun qualche poco per mezzo dellante- riore cognizione degli organi fisici. Esplicare un effetto per la cagione vuol dire soltanto che nel- lefletto si  discoperto un caso particolare duna legge comune, e certa combinazione speciale di sostanze e di attributi gi noti. Cos, posto che conosciamo la estensione, il moto, l impenetra- bilit, la coesione e l altre qualit generali e costanti dei corpi , noi sapremo assai per minuto quello che dovr accadere ad un singolo corpo in certe applicazioni speciali di spazio e di moto. Ora il simile non interviene per rispetto ai feno- meni dello spirito considerati nella lor dipenden- za da quelli della materia ; da che non si vede punto nei primi una riproduzione semplice dei secondi, con solo certa variet di accidenti e di casi. Segue da ci che coloro, i quali persistono a credere, la cognizione dei fenomeni organici potere introdurre alla scienza dei fenomeni in- tellettuali, non bene intendono quello che voglia dire spiegare gli effetti per le cagioni. N gi vogliamo col fin qui ragionato soppri- mere nel filosofo lo studio e lamore delle dottri- ne fisiologiche. Al contrario elle si tengono da noi per belle e per opportune, massime riguardo alle pratiche applicazioni della psicologia empi- rica. Bens conveniva proporre un canone pel Digitized by Google iy6 quale si fosse avvertiti di fuggire la naturai pro- pensione che tutti abbiamo di spiegare i fenome- ni dello spirito con quelli della materia, sicco- me pi. familiari e pi noti. l3 AF OR I S MO Quante volte le nuove teorie filosofiche non parranno accostarsi d' un modo sensibile a qualcuno dei due intenti della filosofia , sar debito dei filosofi troncare le dispute e i sillo- gismi, e rivenire docilmente a una ricerca pi acuta, pi tarda , pi circospetta dei fenome- ni intellettuali. Se non altronde si pu intraprendere a filoso- fare che dalla storia dellumano pensiere, e se il raziocinio non mette realit nei suoi veri ipoteti- ci, salvo che applicandoli ai fatti particolari,! quali tutti hanno le prime radici nella storia me- desima, lecito  di proferire che da lei scaturisce la intera filosofia, e per lei sola si corregge e si perfeziona. II Gli aforismi fin qui descritti sono una sempli- ce applicazione del metodo progressivo alle ma- terie razionali, considerate nellessere loro co- mune con tutti gli altri soggetti della sensata esperienza. Ma, come notammo pi duna volta, Digitized by Googte la filosofia ha certe sue condizioni peculiari e proprie, per le quali  necessario provvederla dalcun altro precetto metodico pi peculiare e proprio: e tali precetti saranno i pochi seguenti. 4 AFORISMO Il doppio ufficio della filosofia domanda un eguale compimento della storia dellintel- ligenza, come altres delle pi alte speculazio- ni derivanti da quella. Per tutto il discorso fino qui appare manife- sto che n la scienza del vero pu ricercarsi in- nanzi uno studio provetto della storia intellet- tuale, n questa coglie il suo compimento teorico innanzi di avere scoperti i principii della scienza del vero. E ancorch la storia intellettuale debba essere perlustrata con metodo naturale empiri- co, il suo termine debbe consistere nel dar ragio- ne di esso metodo, spiegando il carattere e l'effi- cacia delle massime del senso comune ; ovvero dee dimostrare patentemente l impossibilit duna spiegazione razionale dei sommi principii, la qual conclusione, bench negativa, sarebbe scien- tifica perfettamente. l5 AFORISMO La scienza del vero , o vogliam dire la di- mostrazione fondamentale di lutto lo scibile , 94  per un esame profondo del subbietto e del fine della filosofia le modificazioni e gli usi proprii a cui  bisogno sommettere la dottrina comune del metodo naturale.  Digilized by Google DEL RINNOVAMENTO DELLA FILOSOFIA ANTICA ITALIANA i IP&Etri BELL APPLICAZIONE Il vero  il fatto. Criterio certo del vero  farlo. Vico. DellAnticbiiiima Sapienza deglitaliani. CAPITOLO I Proposizione. I Ai dettatori di documenti metodici suolsi rim- proverare questo, eli * ei dovrebbero per primi mettere ad effetto le loro regole, perch vedreb- bero quanto largo intervallo passi tra lo inse- gnare in astratto e loperare in concreto. Noi co- mecche non abbiamo assunto distruire alcuno nel vero metodo, ma solo dinvitare gli italiani Digitized by Google  196  filosofi a produrlo e insegnarlo, e del quale ap- pena abbiamo delineato i dintorni, con tutto ci faremo prova di sperimentare noi stessi lidea cbe ne abbiamo concetta, e prenderemo ad ana- lizzare quella parte della filosofia, cbe cerca la generale dimostrazione di tutto lo scibile. Si con- giungono in tal soggetto le due funzioni massime della speculativa, quella cio cbe tende a com- piere la storia naturale del nostro essere, e quella cbe vuol dedurne una prima filosofia, stante cbe luna funzione prende dallaltra \ fatti su cui dogmatizza ; per ci dassi qui luogo ad applicare qualunque forma di precetti metodiche quelli che moderano losservazione sperimentale, e gli altri clic si confanno con lindole straordinaria della prima scienza. Egli  poi questo soggetto nellordine progressivo dei pensieri fin qui segui- ti. Conciossiacb fu detto di sopra cbe dopo avere definito il metodo empirico e la maniera di bene applicarlo viene il cercare la storia naturale del- lintelletto; e giunta questa ad un termine, in cui sia lecito di pensare ad alcuna induzione ge- nerale dogmatica, segue il cercare la scienza dei primi veri, o sia la prova fondamentale di tutto lo scibile. E un simile ordine  praticato da noi; attesoch noi siamo partiti dalla dottrina speri- mentale del metodo ; e questa esplorata ci levia- mo a tentare una dimostrazione di tutto lo scibi- le, previe le notizie cbe stimiamo aver raccolte Digitized by Google  197  circa la storia sperimentale del pensiero, e le quali ci paiono di natura da concedere ai filosofi un sodo cominciamento di teoria. Sennonch, di questa notizia intorno la storia dell intelletto noi esibiremo ai debiti luoghi e per ciascuna materia quella porzione soltanto che si lega immediatamente con la filosofia criti- ca, cio a dire con la speculazione, che cerca lindole e il valore dei nostri mezzi conoscitivi, e quindi trae la prova fondamentale dogni sape- re. Nella qual pa reit noi staremo per due ragioni singolarmente. E la prima  di non trapassare so- verchio queconfini brevissimi entro cui abbiam voluto tenerci; laltra  di pensare cbeziandio a cotesto modo provvedasi bastevolmente allo sco- po del libro, il quale non cos  volto a fondare del proprio alcuna dottrina, come a invitare gl italiani filosofi perch con certa uguaglianza di metodo e certi principii comuni procaccino, pure da questa parte, di rinverdire lantica sa- pienza italiana. II L'opportunit poi dellapplicazione che sia- mo per intraprendere  mostrata evidentemente dallo stato della filosofia. Imperocch le dimo- strazioni profferte fino qui della realit dello sci- bile, oltre a rimanere fra loro in parte contrad- dittorie, sono di qualit da far troppo largo par- Digitized by Google  iqS  tito agli scettici: onde  assai naturale e giove- vole che lumana ragione tenti ancora qualche sforzo per riconoscere s medesima. E di fatto la soluzione, che i sensisti danno al problema, ristri- gnesi a questi due enunciati. Ogni verit  dai sensi, ed  conosciuta sperimentalmente. Lespe- rienza poi viene diretta da certi dogmi, i quali non occorre punto provare. Tali sono levidenza della memoria, il principio causale, limmutabi- lit delle leggi cosmologiche, ed alcun altro. Il secondo enunciato  questo: Il complesso delle umane cognizioni  costituito di ricordanze , e dalla fallacia di esse procede ogni errore; quin- di, perch la certezza dellintimo senso non pu dilungarsi nel tempo, non vha modo alcuno di portare la certezza assoluta in mezzo delle ricor- danze , che  come dire nella somma di tutte le nostre cognizioni. Ili La scuola di Edinburgo e i razionalisti di Germania e di Francia si accordano in ci, che distendono lautorit dellevidenza non solo al- lintuizione interiore, ma eziandio a tutti gli altri principii , di cui il genere umano  convinto perennemente, sebbene non sappia produrne pro- va. Essi poi differiscono nel valutare il credito di quella evidenza e nel definirne il carattere; con- ciossiacb taluni la credono meramente istinti- Digitized by Google  i99  va, altri illusoria, e provocata non dal reale, ma dallapparente, altri prodotta dallintuito im- mediato dellassoluto. Tre cose, al nostro giudi- ci, doveano intraprendere i Razionalisti. Primo, scoprire e numerare distintamente i principii apodittici e le idee trascendenti. Secondo, mo- strare che parecchi di tali principii e di tali idee, avvegnach evidentissimi di fatto, non appoggia- no sopra alcuna induzione, n sopra alcuna logi- ca deduzione , ma esistono veramente a priori. Terzo, mettere in chiaro la legittimit della loro evidenza, quantunque non cavata dai fatti n dal raziocinio. La prima parte, a quanto ci sembra, fu bene illustrata, e i principii apodit- tici non manco che le idee trascendenti vennero definiti e numerati con esattezza. Nella seconda ricerca si veggono introdotte, per quello che al- trove notammo, affermazioni assolute che forse non reggeranno al cimento di nuove analisi ; im- perocch la severa logica domandava ai Raziona- listi che si limitassero a concludere, non avere le analisi loro scoperta alcuna induzione, o al- cuna deduzione capace di generare certi principii e certe nozioni -, ma ci non bastava ancora per convertir quei principi! e quelle nozioni in forme pure ed innate dellintelletto, o in rivelazioni spontanee della ragione impersonale o in altri sif- fatti sistemi. La terza parte poi  la pi difetti- va, perch dopo avere i Razionalisti annunziato \ Digitized by Googl  200 che simiglianti giudici! istintivi o forme dell in* telligenza, o rivelazioni spontanee dellassoluto non possono confortarsi dalcuna dimostrazione, e che n tampoco si risolvono in fatti primi din- tuizione, attesoch essi affermano realit e modi dessere che punto non cadono sotto locchio del- lintimo senso, proseguono nientedimeno adire che tali principi! non disgradano affatto dalla cer- tezza dei teoremi geometrici, appoggiando tal conclusione sopra argomenti che racchiudono un paralogismo infinito. Perch a voler trarre dalle viscere del Razionalismo il pronunciato ultimo, che vi giace nascosto, duopo  asserire che lin- tendimento umano vien governato da una specie di Nume arcano ed inesorabile, il quale si suol chiamare ragione. IV Ma la nostra natura conoscitiva mai sempre si ribeller e scuoter da s il giogo delle cre- denze non dimostrate, conciossiach ella doman- di alla religione medesima non di spiegare i misteri che insegna , ma di profferire gli argo- menti ed i fatti che acquistano pienissima auto- rit alle sue rivelazioni. Separarono perci in ogni tempo gli uomini l istinto della ragione, e chiesero ai filosofi non di meschiarli insieme o negarli, ma di scoprire per iscienza i giusti termini di ciascuno. Noi pertanto faremo opera Digitized by Google 201  di meglio svelare la natura dei principii, e vin- dagheremo qualche dimostrazione de dogmi del senso comune. Stantech noi pensiamo non sus- sistere filosofia razionale legittima, in questi due casi ugualmente, e quando ella contraff ai giu- dicii del senso comune, e quando li accetta e non li dimostra. Che se noi siamo infimi d intelletto, nondimeno pigliamo qualche buona speranza nei documenti nostri metodici. E pure quest opera sar ricavata da certe fondamentali verit che i vecchi nostri ritrovarono col lume dellesperien- za ; onde che useremo ad ogni ripartimento di materia proporre le massime della scuola antica d Italia. Resterebbe di favellare intorno i vocaboli , la cui buoua scelta e il cui savio uso sono nelle ma- terie astratte di rilievo pi che grande. Ma noi, obbedienti alle vecchie massime del Nizolio e del Valla , e pi alla pratica di Galileo , evite- remo di scostarci dalla comune consuetudine, e di torcere i nomi dalla significazione loro pi lit- terale. Quanto poi alle voci, che nel conflitto di mille sistemi vengono variamente e stranamente usurpate , ci  parso giusta cautela di rivocarle al senso loro pi antico, e quasi diremmo nativo. E, esempigrazia, il verbo sentire, su cui tante equivocazioni sono cadute, a noi par bene rimet- terlo nel prisco uso latino, che  quello altres del popolo, e lasciare che significhi largamente Dgitized by Google  201 latto di avvertire qualunque azione e qualun- que passione dell animo: pensare facciamo si- nonimo di sentire. Percepire vogliamo che valga 1 atto della mente con cui si pensa ad alcuna co- sa come distinta e separata da noi.. Quando la si pensa semplicemente, diciam concepire una cosa, o apprenderla, o averne l idea ; perci idea vale per noi in genere sensazione avvertita, oggetto del pensiere. Il fatto vogliamo sinonimo della realt; e dimandiamo sperimentale quella noti- zia , che studia e conosce le cose nei loro feno- meni, e in quanto sono, non in quanto debbono essere. Chiamiamo Intuizione la vista intellet- tuale dell oggetto pensato : astraendolo da qua- lunque riferimento a sostanza, e guardato nella sua entit fenomenica ; altre voci sono esplicate nel corpo del libro. Taluna volta ci  parso mancare del vocabolo proprio e capace di espri- mere elitticamente pi idee connesse. N in quel caso abbiam dubitato di accettarne uno nuo- vo dedotto dal latino o dal greco, o di piegare a nuova espressione alcun vecchio vocabolo secon- do la debita analogia. Digitized by Google  ao3  CAPITOLO II Della prima certezza. I Una  la verit. Sta il vero a tutte le verit , come il tempo a tutte le cose temporali ; e come in 'queste uno  il tempo , cos il vero  uno in tutte le verit.  S. Anseimo. De ventate, C. XIV.  Se inten- diamo parlare della verit quale sussiste nel- le cose, diciamo che le cose tutte sono vere per una prima verit.  S. Tommaso, Som- ma, Par. I, Quaest. XVI.  O non v ha cer- tezza alcuna nel mondo, o se ne trova una soltanto, da cui tutte V altre discendono,  Philip. Mocenici, Universalium Institutionum , etc. , Contemplat. i , C. II  .... principii che non possono essere provati, ma sono noti per s stessi, i quali tutti si riducono ad un certis- simo e primo principio, col quale ciascun al- tro pu essere provato ; e questo  che V affer- mazione o la negazione sa vera in tutte le cose.  Torquato Tasso. Il Porzio, ovvero del- la Virt.  Digitized by Google  io4  Il vero  1 ente. Perch ogni cosa  un essere ed  vera , e pu conoscersi, ne segue di necessit che V ente si converte col vero. S. T., Som., luogo ci- tato.  > Il vero  il fatto.   Vico. De Antiquis : Italorum sapientia.    La prima certezza dellente  nella realit del pensiere. Ogni conoscenza ha dalla mente la prima origine.   F. Patritii, Panaugiae, L. I., De lu- ce.  Conoscer vuol dire essere fondamental- mente e realmente. Campanella, Universalis Philosophiae , etc. Pars II, L. VI, C. Vili.* Essere noi e poter sapere e volere  il certis- simo principio primo.  Idem, Pars I, L. I, C._ IV. Opera citata.  Noi non sappiamo le cose quali sono, ma quali ci appariscono : pure quell' apparenza  reale sapere, perch in essa  l'entit.  Idem , eodem, P. I, L. I,C. Vili.*  La cognizione consiste in ci che il conoscente ed il cognito sono uno identico essere.  Idem, eo- dem, Pars II, L. II, C. Vili.  2 11 CAPITOLO III Dell Intuizione. I La prima certezza  dei puri fenomeni. La superiore scienza niente presuppone , salvo alcune esistenze.  Campanella, Univers. Phi- losopb. , etc. P. I, L. "V, C. II.  La scienza umana universale abbisogna di due postulati soltanto : dell' esistere e apparire delle cose , e del principio di ripugnanza.  Idem, eodem, P. I , L. V , C. I , e II , e Logica, L. Ili , C. XV.  L anima non  conosciuta per la propria so- stanza, ma per li suoi atti.... Tal cognizione accerta solo che V anima sia , non che cosa ella sia.  S. Tommaso, De Veritate, Quaest. X.  La prima certezza non si prova per sillogismo. Le supreme degnit non possono venir di- mostrate, perch non v' ha luogo a dedurle da verit superiore.  Cesalpino, Quaistiones Peri- pateticae, etc., Quaest. IH, L. I.  Chiaro  per ci che antecede, che la certezza dei fatti dell intimo senso non diversifica punto Digitized by Google  aia da quella dei legami loro necessari'! con le estrin- seche realit, quante volte si giunga a provare di queste ultime, che selle non fossero, n pure sa- rebbono i fatti della coscienza, o, con altri voca- boli, qualora si provi che negare le estrinseche realit  assurdo manifestissimo ( Aforismo i8) Alle due specie adunque di verit abbiamo impo- sta unappellazione medesima, e le chiamiamo verit e certezze d Intuizione. Per la prima vien detta da noi intuizione immediata, la seconda in- tuizione mediata. La prima, che  fondamento e misura dell altra, si definisce da noi: V atto di nostra mente , il quale conosce le proprie idee e le attinenze loro reciproche. Diciamo conosce le proprie idee : con che vuoisi esprimere una notizia pura, mentale, ristretta nei soli fenomeni del senso intimo, fuor di spazio e fuori di ricor- danza , e che non deriva da conoscenza anteriore. Scriviamo le attinenze loro reciproche , quelle cio che provengono dalla entit di esse idee e nella visione loro si manifestano. . II Ma su questo abbisognano alcune dilucida- zioui. Gi si disse che ogni conoscenza include un giudicio, o, con altra frase, ogni conoscenza afferma o nega linserzione d un idea in una al- tra idea. Questa parola inserzione, ovvero com- prensione, significa qui lattinenza della parte Digitized by Google col tutto. Lattributo  la parte, il soggetto  quel complesso che in forma continua dunit si offre dinanzi alla virt giudicante. Di queste unit alcune ci vengono date dalla natura , altre sono prodotte da noi. Lidea di un fiore partico- lare, lidea di Tizio o di Cajo sono unit naturali e fatte conoscere dallesperienza. In vece l idea dun triangolo o quella della chimera sono unit create da noi immaginando o astraendo. Ora co- tali unit, o si voglian chiamare soggetti cogita- tivi, possono venire contemplati in due guise differentissime: cio nel punto che si compongo- no, e quando sussistono composte e determinate: nel primo caso si hanno i giudicii sintetici, nel secondo gli analitici. Cos, per esempio, colui, il quale si abbatte a vedere la prima volta un nuovo edificio, un vasto paese, una bella statua, e che ne va discernendo i particolari con viva curiosi- t, compone entro s tanti giudicii sintetici, quante specie diverse raccoglie. Ma se in appresso torner con la mente su lidea formata e com- piuta di quegli oggetti, scomponendola e analiz- zandola, ei dar luogo a tanti giudicii analitici, quante scomposizioni del soggetto vada operan- do. Ci che diversifica essenzialmente tali due sorte di giudicii si  , che per gli analitici ponendo il soggetto, lattributo  posto immancabilmen- te, e quindi corre fra loro una relazione diden- tit; laddove per li sintetici, il soggetto non Digitized by Google  2 l4  porta seco 1* attributo, e quindi non  fra loro al- cuna attinenza didentit. Consegue eziandio da ci, che nel giudicio analitico  natura necessa- ria ; non eos nel sintetico. E nel vero, se lana- litico, ponendo lidea del soggetto pone altres1! lattributo, qual parte integrale di quellidea, la relazione delluno allaltra dee riuscire neces- saria, avvegnaddioch la mancanza dellattributo distrugge lentit del soggetto. Ma cos non va pel sintetico, ove il soggetto mantiene il suo es- sere indipendente dallattributo. Ili Per  sentenza d alcuni filosofi cbe una terza- sorta di giudici*! intervenga fra le due qui notate e descritte, e questi giudicii ebbero nome di sin- tetici a priori ; e, verbigrazia, la presente propo- sizione: ogni cosa che comincia ha una cagio- ne, la chiamano giudicio a priori sintetico; per- ch, dicono essi, da un lato il giudicio non  certo analitico, attesoch nel porre il soggetto ogni cosa che principia , nessuno sente e crede aver posto insieme il suo attributo, cio di avere una cagione . Dallaltro lato s fatto giudicio include necessit, essendoch non si pu a meno di non conferire a tutte le cose la qualit di cominciare per una cagione; e perch simile qualit  costan- te, necessark* ed universale, non pu la sua noti- zia venire offerta dallesperienza : ella  dunque Digitized by Google  n5  a priori , e la sintesi, la quale compone col suo soggetto,  sintesi a priori. Noi non ricusiamo e n pure accettiamo assolutamente cotesta anfibia generazione di giudicii. Basti per ora il determi- nare che quando giudicii s fatti esistano, ei non sono certi di verit intuitiva immediata, a cagio- ne di' ei non risultano dall'entit del soggetto, n dalla medesimezza corrente fra lui ed il suo attributo. -i,e cos discorri pel resto dei loro elementi. Laonde la proposizione 7 + 5  12; vale identi- camente questaltra: 7 + 5 si chiama 12, e sono ambidue segni diversi della medesima idea. Che se taluno non vede subito a 7 5 competere lap- pellazione di 12, faccia di trascorrere per le altre definizioni cominciando dalla minor cifra cio dalluno, e s lo vedr. A questa opinione del Galuppi noi stimiamo potersi rispondere da Kant in tal modo: egli  troppo vero che 7 + 5 e 12 sono segni duna medesima idea; ma non scende da ci che dire 7 e 5 sommano a 12 valga solo un definire nominalmente luna espressione con laltra. E per fermo, la nominale definizione ri- Digitized by Google 227 pete nellattributo la idea medesima che com- pone il soggetto, laddove il giudicio qui anzi esposto fa dallattributo significare una qualit novellamente scoperta nellidea del soggetto, cio a dire, la qualit che risiede nei due primi numeri, di riuscire sommati insieme uguali ad un terzo numero. E giungesi a questo risulta- mento per due confronti, luno innanzi tra le due cifre, laltro fra esse due e il termine loro comune didentit, le quali tutte cose differen- ziano molto dalla definizione pura dei nomi. Quanto poi al secondo esempio addotto da Kant per li giudicii geometrici, desunto dalla definizione della linea retta, diciamo risolutamen- te che sbagliano quei geometri i quali, contro il praticato da Euclide, annoverano fra i loro as- siomi la propriet della retta , che  di segnare il pi corto cammino da un punto ad un altro. Ma beue in vece dovrebbero collocare tal pro- priet nella serie di quei primissimi fatti di cui non si esibisce dimostrazione, e da cui partono essi come da ipotesi semplici per innalzarvi so- pra i lor teoremi. Digitlzed by Google   2iS CAPITOLO IV Fenomeni generali e costanti dell' atto d' intuizione. I t li pensiere  uno assolutamente. Una sola ed unica virt del nostro intelletto conosce ogni cosa.  S. Tom. Contra gentes, L. XXXI.  L' anima  semplice non compa- rativamente, ma bene assolutamente.   F. Pa-. trizio: Mystica ./Egyptiorum.  Come il princi- pio assoluto si svolge nella multiplicazione degli esseri, noi produciamo alla nostra volta l'unit dell'idea con la comprensione del mul- tiplo.  La nostra personalit non conosce altro fondamento che la individualit perfetta: dell'anima.  Giordano Bruno, Della Causa, Principio e Uno.  De triplici minimo et men-. sura, L. I, C. II.  L'unit confusa della per- cezione  il primo atto della mente.... Noi sia- mo astretti a concepire maisempre sotto una forma di unit.  ndreae Cisalpini, Quaestio- nes peripateticae. Quaest. I, L. I.  Tutto ci che per fatto intrinseco percepiamo , cos lo percepiamo , che esso in noi, e noi siamo in es- $q.  Campanella, Univers. Pbilosopli. P. I, C. Digitized by Google  2?9  Vili.  Ogni facolt dell' anima sta unita per modo , che non ammette divisione , se non men- tale: V anima  dunque una perfettamente e assolutamente. .  Iti. , eod. , P. Ili, L. XIV, C. IV.  Benissimo i Pitagorici significarono V intelletto per l'unit, stimandolo sostanza imparabile , non perch reputassero gli enti es- sere numeri, come a torto cred Aristotile.  Idem , eod. P. II.  L'uomo  di natura doppia e composto di partibile e d' imparabile natu- ra. Tasso.  11 Porzio.  La mente non pu sopportar divisione.  Vico. Dell antica Sa- pienza deglitaliani.  Il pensiero  attivo. Niun filosofo antico italiano ha negata nel- lanima lesistenza di due principii attivo e pas- sivo, e infinita opera sarebbe citare tutti i lor passi. S. Tommaso rinnov ed emend la dottri- na peripatetica dellintelletto agente, e scrisse fra l altre cose: I fantasmi sensibili sono nel pensiero come istrumentale agente d'ordine se- condario; invece V intelletto agente vi sta come principale e primo.  De Veritate. Quaest. X, art. VI   La sensazione non  una pura pas- sivit;  una percezione dei cangiamenti pro- prii dello spirito . .   Bernardini Telesii, etc. De rerum natura, etc. L. Vili, XXI. .  Erra gra- Digitized by Google  - 23 o  veniente Aristotile asserendo che il senso giu- dica: la mente sola  che giudica con V eserci- zio della sua attivit .  Campanella, Univers. Pliilosoph., L. I, P. I, in pi luoghi. La cognizione  un giudicio. Alla cognizione due cose debbon concorrere , l apprensione e il giudicio. S. T. De Verit, Q. X, Ar. Vili.  Raccogliamo pertanto con brevit e con pre- cisione quello ehe lesperienza antica e recente ha saputo discernere di pi generale e di pi durevole in qualunque atto dintuizione , e in- tendiamo sempre parlare della immediata. Il pri- mo fatto  questo: La mente umana possiede la facolt di sentire distintamente non una sola idea, ma pi; non sempre Tana dopo laltra, ma luna insieme con laltra ad un tempo, dal che tragge poi la virt di astrarre, di compa- rare e di giudicare. Questa esperienza universale e perpetua del- latto dintuizione insegna di necessit che le idee simultanee sono un multiplo raccolto nel- l'unit assoluta del nostro pensiero, a cagione che senza unit di pensiero assoluto non pu es- sere raultiplicit simultanea d idee sentite. Di- Digitized by Google ciamo unit vera e assoluta, o, come suole chia- marsi, unit metafisica, escludente ogni parte fuori di parte, ogni modo e forma di divisione reale. E, per fermo, se lunit de) pensiero non  assoluta, ciascuna delle idee simultanee occupa isolatamente una porzione di lui: ove dunque ri- sieder la concezione integrale e simultanea di  tutte? e se questa non , donde tragge mai il pensiero la facolt di sentire e di giudicare ad un tempo solo pi idee? Divisione adunque di pensiero e totalit, assoluta di pensiero sono re- pugnanti. Contro questa natura impartibile dellatto di intuizione sincontrano nelibri moderni due ob- biezioni molto speciali. Appartiene luna ai fi- siologisti, i quali si ripromettono di spiegare lintendimento con moti e oscillazioni di nervi. Laltra  un trovato nuovo di Kant, il quale non esita punto di registrare la semplicit del pensiero umano tra * paralogismi della ragio- ne. Negano i fisiologisti che il nostro pensiero abbia potenza di concepire pi idee simultanea- mente ; bens affermano essere questa una illu- sione comune ed assai scusabile, stante che la rapidit dei moti nervosi  tale da far parere simultanei i minimi del tempo che si succedo- no : il quale inganno, aggiungono essi,  veduto ripetersi mille volte nel mondo esteriore, come si prova per molti esempii. E, verbigrazia, la  232 fionda aggirata con estrema velocit sembra a noi segnare un cerchio intero e continuo, mentre nella realit la scaglia girata non pu occupare che un solo punto di spazio alla volta. A ci ri- spondiamo noi col fatto e coi ragionamenti cos. Sieno A e B due idee non simultanee , ma succes- sive luna allaltra pi volte. Diciamo che qualunque tempo venga occu- pato da ciascuna di esse nel rimanere presente allo spirito, se quando ne parte, non lascia ve- stigio alcuno di s, cio a dir, non si mantiene quivi per alcun grado di ricordanza , la idea che succede occuper sola tutto il pensiero come fosse la prima e lunica sempre. Moltiplichiamo a pia- cimento cotesto caso, e poniamo che ad A e B conseguitino in ordine C, D, E, F, e cos segui. Tenendo salda la ipotesi che ciascuna di tali idee apparisca isolatamente e chella sestingua e sannichili in tutto avanti il sopravvenire della pi prossima, diciamo che accader per le idee C, D, E, F, ecc. , quel medesimo che era avve- nuto per lidea A e lidea B, cio che lultima concepita parr sempre e necessariamente la pri- ma e lunica. Ora quando si finga raccorciato so- pra modo il tempo in che dura ciascuna idea , non perci si fa luogo ad alterazione di legge. E per fermo due casi e non pi occorrono qui alla men- te. O vuoisi che le idee, quantunque ristrette in atomi impercettibili di durata, non cessino di Digitized by Google  233  farsi sentire con distinzione, o vuoisi clie la lor concezione riesca per la brevit del tempo non di* scernibile nelle sue parti, ma oscura e confusa: nellun caso, la nostra ipotesi prosegue ad avere effetto puntualmente; nellaltro, vba simultanea apprensione: da che, sentire le idee in modo con- fuso vuol significare, sentirle tutte a un tempo medesimo, ma non distinguerle tutte. Qualora adunque, conforme la sentenza dei fisiologisti, le idee non sieno mai simultanee, noi ci facciamo a chieder loro nel nostro esempio, se al sopravve- nire di B persevera , o no alcuna memoria di A. Nel primo supposto esistono due percezioni si- multanee, novella l una , laltra riprodotta , ov- vero continuata. Nel secondo supposto abbiamo notato quello che di necessit ne avverrebbe. II Kant, negando la possibilit di conoscere al- cun reale in se, e ristringendo lumano scibile alla notizia delle nude apparenze, insorse contro la tesi che pone lunit assoluta dellumano pen- siere ; imperocch, scrive egli, qual uomo rester assicurato se il pensiero sia uno e semplice nel- lapparenza soltanto, ovvero nel suo essere so- stanziale? da che s fatto essere non soggiace punto allosservazione del senso intimo? A noi giover riflettere in primo luogo che simile controversia non importa gran fatto allas- Digitized by Google * a34  * sunto nostro, pel quale basti verificarsi questo, che lunit assoluta dellumano pensiere sussiste pure in qualche maniera ed  condizione essen- ziale, perch la percezione del multiplo riesca possibile. Laonde che tale unit sia sostanza, ov- vero sia modo, aderisca o non aderisca ad alcun soggetto, non cresce la realit sua e non iscema, di guisa che possono immaginarsi tutte le cose venute al nulla ; ma non che il pensiere sciolto dalla sua unit concipiente rimanga in atto. Se- condamente, diciamo a Kant il pensiero uno e semplice, o sussiste per s, o aderisce ad altro es- sere; imperocch ogni ente o esiste in s, o in al- tri. Nellun supposto il pensiero non potrebbe diversificare da ci che apparisce, stando ogni sua realt nella sola apparenza. Nellaltro supposto diciamo, lentit a cui aderisce il pensiero dovere essere altrettanto una e semplice, attesoch un soggetto, quale si voglia , non pu senza dividersi sostanzialmente racchiudere in s ci che asso- lutamente  composto. Un altro fatto costante e generalissimo della intuizione  lesercizio della nostra spontaneit. Venne osservato ad alcuni moderni ed allo Stewart singolarmente, che una proporzione esat- ta corre fra lattendere e il ricordarsi, tal che dove quello vada scemando, questo pure saffie- volisce con egual grado. Stimano eziandio taluni che, verbigrazia, il leggere con smma velocit Digitized by Google  *35  un libro non avvenga n possa avvenire, senza la percezione di tutte le lettere e di tutte le silla- be, ma dice lo Stewart, a noi  tolto avere co- scienza di ci, a cagione cbe la memoria di quei minimi atti  impedita sempre di nascere, essen- do loro mancata compiutamente la nostra atten- zione. Questo ragionare di Dudgald Stewart pren- de, come si vede, forza e principio dalla semplice analogia, perch vuoisi credere cbe la propor- zione scoperta fra il ricordarsi e lattendere deb- ba in qualunque disposizione di mente rimaner salda e uniforme, e per si conclude cbe ove non  omhra di ricordanza, neppure abbia avuto luo- go attenzione alcuna. Per conveniva allo Stewart fare innanzi giudicio pi circospetto intorno lin- dole delia percezione, ed esaminare se il nostro animo abbia facolt di concepire insieme e di non attendere, siccome egli lia opinato; in vece noi reputiamo cbe allorquando lanimo nostro non risponda alla sensazione con qualche moto della propria energia, la sensazione non succeda, ov- vero non sia percepita, Ma, uscendo di tale di- sputa, ci rimane fermo e provato cbe luomo non ha, n pu avere conoscenza dalcun pensie- ro, il quale non sia accompagnato dallattenzio- ne. Imperocch conoscere  giudicare, e non si compie giudicio mai senza distinguere luna idea dallaltra, e senza farne paragone. Oltredich, se la durata percettibile di qualche pensiero do- Digitized by Google  236  manda un atto memorativo, e questo un atto at- tentivo, ogni cognizione  pensiero che dura as- sai percettibilmente, e perci include un qualche atto attentivo dellanimo. Ora importa al seguito del nostro libro defi- nire con giustezza quello che voglia dire atten- zione, e quello che sia. Pronunciamo dunque, es- sere lattenzione certo alto frequente della no- stra spontaneit , con cui ella si rivolge sopra loggetto mentale , che  termine dell atto. Scriviamo certo atto , perch come semplice e singolare chegli  nella specie sua non pu de- linearsi da noi con parole pi proprie. Si dica il simile per quelle voci metaforiche volgersi sopra V oggetto ; le quali non vengono qui da noi ado- perate con mente di ritrarre al vero un modo semplice e inesprimibile dell'animo, bens voglia- mo che servano a richiamare la sua notizia con fedelt e con vivezza. Queste tre cose pare doversi distinguere nel- l attenzione. Luna, che a lei fa bisogno un og- getto mentale, laltra, cbe ella  una sorta di reazione sopra loggetto medesimo, la terza, che questo  termine della reazione, cio a dire, che tutta lefficacia attentiva non si stende di un at- timo fuor delloggetto suo: le quali tre cose sti- miamo avere significate condire, che la nostra spontaneit si rivolge sopra loggetto mentale che  termine dellatto. Ma perch scriviamo essere Digtized by Google lattenzione un modo di operare della nostra spontaneit, porta la materia il far parola di que- sta particolarmente, e per tal guisa verr illu- strata, quanto pure  sufficiente, la definizione offerta da noi dellatto di attendere. Ili Nella proposizione io penso sta espresso un fatto perpetuo e generalissimo dellintendimen- to, il quale , che tutti gli uomini riferiscono di continuo le proprie cogitazioni al me, il quale risiede dentro di loro, come subbietto di essi pen- sieri e centro dellumana esistenza. Discordano i filosofi immensamente sulla no- zione di tal subbietto e sull intendere ed espli- care la sua natura. I Loccbiani mantengono, la nozione del me non significare altra cosa , eccetto che il collettivo delle sensazioni. Per contro, i Razionalisti affermano che la nozione del me ri- sguarda ad un essere non collettivo n fenome- nico, ma individuo e sostanziale; questo non ca- dere sotto locchio del senso intimo, ed il suo esistere venir rivelato a noi instintivamentc e per unapplicazione immediata dei principii trascen- denti di sostanza e di cagione. Al parere dei Loc- chiani contraddicono insieme il fatto ed il razio- cinio; n staremo noi a ripetere quello che se ne trova scritto in confutazione in pi luoghi, mas- sime dai seguaci della scuola scozzese. Ma per ri- Digitized by Google  a38  spetto allopinione contraria, la quale corre e possiede oggi tutte le scuole, diciamo innanzi a ogni cosa che accettandosi la nozione del me per trascendente o innata o istintiva si taglia nelle prime radici qualunque speranza di provare scien- tificamente Turnano scibile. La qual conclusione, troppo avversa al desiderio della buona Biosofia , ha origine, se pure non siamo errati, nellequi- vocazione del nome sostanza. Noi diciamo dunque che la nozione del me racchiude il significato dun doppio soggetto , luno non visibile alla coscienza, e laltro visibi- le; luno sostanziale, fenomenico laltro. Que- stultimo diciamo venire provato dal fatto del- lintuizione immediata e il primo dal raziocinio. E di vero, qualunque movimento si osservi nel nostro animo e qualunque confronto si stabi- lisca fra i fenomeni della sua attivit, noi sentia- mo per chiara e subita intuizione certa medesi- mezza costante giacere in fondo alla differenza di tutti i lor modi, la quale medesimezza doman- diamo spontaneit , ovvero principio attivo del - l'animo: e ci poi sentiamo, non per applicazio- ne dalcun trascendente principio, n per concetto a priori , n per suggestione istintiva, ma per luce vera e immediata del senso intimo. In tale spontaneit, che si modifica e si diffe- renzia a ciascuna sua operazione , consiste per- tanto il soggetto noto e sentito dei nostri Digitized by Coogle  *3 9  pensieri. Conciossiach noi chiamiamo soggetto qualunque identico che persevera in mezzo il va- riabile, e tale  il principio attivo dellanimo. Per diversiGcare che facciano gli oggetti di nostra mente, essi vengono sempre ad una ma- niera compresi, e raccolti dalla sintesi cogitati- va, cio a dire da un atto speciale e particolare della spontaneit. Sotto tale riguardo gli oggetti affacciati alla mente divengono essi medesimi variet e modi della forza sintetica del nostro principio attivo. E di qui nasce molto legittima- mente che tutto quanto il pensiero soglia essere denominato un modo del subhietto spontaneo. Ora seguiterebbe di dire se cotesto subbietto contenga nulla in s stesso, oltre la sua identit fenomenica, e qual cosa contenga. Per a tale ri- cerca e ad altre correspcttive soddisfaremo un poco pi tardi; da che si discerne a prima vista includere esse nel loro tema la intuizione media- ta, cio la nozione di quelle realit, le quali non cadono sotto locchio della coscienza. IV Emerge da tutto ci, per final conclusione, che giustamente noi distinguiamo nella nozione del me un subbietto sensibile, ed un subhietto sostanziale: essere il primo noto per semplice in- tuizione, e la realit sua non domandare, onde si faccia conoscere, la realit della sostanza; ri- Digitized by Google  *4o  porre egli la sua entit nella perpetua medesi- mezza, la quale si riproduce in qualunque atto cogitativo. E riprendendo ora il filo di quelle idee con cui fu dato principio al paragrafo ante- cedente, diciamo che per le cose ragionate intor- no la spontaneit rimane chiara ed aperta la su- periore definizione dell atto di attendere. Altres riman dimostrato che in ogni atto dintuizione raechiudesi un qualche esercizio della nostra spontaneit; imperocch dove manchino tutti gli altri fenomeni della spontaneit, mai non mancher quello dell attenzione; sottratto il quale non sappiam bene, se possa restare, o no . forma alcuna di concezione, ma sappiamo certis- simo chella non potrebbe essere conosciuta. Due corollarii assai rilevanti emanano pure dalla materia discussa. Luno  che poich lat- tenzione intervenendo in ogni atto di conoscenza accusa sempre un qualche esercizio della nostra spontaneit, e poich questa s veduta essere costantemente il subbietto d ogni pensiero, le- cito sembra di pronunziare che qualunque atto dintuizione  pure un modo particolare e deter- minato del subbietto pensante, o dir si voglia del me fenomenico. Il secondo corollario vien fuori da quella ne- cessit, che abbiamo riconosciuto nellessere pe- culiare dellattenzione, dindirizzarsi cio per- petualmente ad un qualche oggetto : e per vero Digitasti by Google  *4  comecch questo oggetto rimanga sempre incluso nellunit assoluta di nostra mente, nulladimeuo egli vi siede in un modo suo proprio, e distintis- simo dalla veduta intellettuale dellanimo. Segue adunque di dire che ogni atto dintui- zione riproduce, per legge essenziale e immanca- bile, lunit, la spontaneit, e la distinzione fra 1 obbietto e il subbietto. V Viste e trovate cotali cose, importa ora pren- der notizia del modo col quale si compie la cono- scenza, giacch lintuizione che presta materia allo scibile umano ha sempre la forma generale di co- noscenza. Adunque, parlando dello stato presen- te del nostro intelletto , tre fenomeni si distin- guono principalmente nel nostro atto di conosce- re. Il primo  che noi affermiamo loggetto cui sindirizza lattivit del nostro animo, e cos for- miamo il giudicio conoscitivo per cui si afferma tale cosa di tale altra. Il secondo fenomeno  il bisogno e luso dei segni astratti, conciossiach non si sa comprendere in qual guisa potremmo noi comporre una mentale proposizione, e dire p. es. a noi stessi : la tal cosa  , ovvero, noi sia- mo, senza di gi possedere luso di certi segni, che farinosi ajuto alle somme astrazioni: e per vero, lastrazione dellessere la quale interviene in ciascuna proposizione  la massima di tutte T7 Digitized by Google  243 ;  T altre. Il terzo fenomeno  1* accettazione gene- rale in cui vengono presi tutti quanti i nomi dei predicati: di guisa che pure inventando unappel- lazione nuova per un attributo individualissimo, noi lo facciamo con lintenzione della universali- t, cio eh essa appellazione rimanga segno di tutte le cose, le quali verranno trovate identiche a quella di cui  il nome. Questi tre fatti, i quali noi riscontriamo in qualunque proposizione e co- stituiscono per ci latto del conoscere, come ri- siede nella condizione presente dei nostri intel- letti, offrono tre questioni a risolvere. E prima si chiede la loro propria realit, secondamente la spiegazione e lorigine, terzo, quello che impor- tino, rispetto alla prova di tutto lo scibile. E sulla prima questione diciamo la realit di quei fatti essere d intuizione pura immediata , e quindi la loro entit si raccoglie tutta nel loro modo di esistere intellettualmente. Per la seconda questione  da confessare , che la scienza del pen- siero, quale  posseduta oggid dai filosofi, non giunge a scuoprire la generazione prima deUatto di conoscere. Imperocch quella serie di opera- zioni mentali che si va immaginando per dar na- scimento alla conoscenza, sembra di gi contene- re alcuna porzione dell'atto conoscitivo. All ul- tima questione diciamo che tale ignoranza intor- no la forma prima, e lorigine dellatto conosci- tivo non turba in nulla la prova fondamentale di Digitized by Google  a43  tutto lo scibile. E, vaglia il vero, nessuno, pen- siamo noi, vorr credere che la mente afferman- dola sussistenza d alcuna cosa, crei quella me- desima sussistenza , ma ognuno in vece rester certo che qualunque realit degli oggetti pensa- bili  indipendente affatto dallo affermare, o dal negare di nostra mente. Si ripeta il simile pel bi- sogno e luso dei segni; imperocch chi vorrebbe mantenere, senza paura di assurdo , essere i segni delle idee e delle cose esteriori quelli medesimi che producono, o cangiano la realit di esse idee o di esse cose? Di fatto allorquando la setta dei nominali disse che le idee universali non erano niente altro che un nome, non dissero con questo che i nomi creassero alcuna cosa, n dentro il \ pensiero, n fuori; e se la dottrina loro disface- va una buona parte della realit dello scibile ci proveniva non punto dall uso dei segni, ma dal pensare falsamente che la realit pura dei segni fosse la sola realit delle idee generali. Ultima- mente diremo pel senso generico attribuito a tutte quante le appellazioni dei predicati, che n pur questo offende la realit dello scibile, e la pie- nezza delle sue prove; di fatto Tappellazione ge- nerica dei predicati non ci asconde le condizioni individuali con cui quelli si trovano uniti dentro ciascun singolare; laonde chi dice o pensa questo giudicio: la vostra mano  bianca, percepisce effettivamente due cose, cio, i! modo speciale Digitized by Google - 244 - della bianchezza inerente in quella singoiar mano, e il modo comune della bianchezza che risiede cos in quella mano, come in qualunque altro cor- po, il quale sia bianco ; e ci risponde a capello al reale di tutti gli esseri. Ma per, a cagione che il numero delle specialit  pi grande senza mi- sura del numero dei segni, avvierf che il modo speciale della bianchezza non trovi per se una de- nominazione altrettanto speciale e propria j quin- di colui il quale esprime il giudicio, la vostra mano  bianca , sa di esprimere ad altrui la sola bianchezza comune, percependo egli la peculiare nella visione medesima delloggetto pensato. Discende dal fin qui detto, che i fenomeni proprj delTatto conoscitivo, comecch rimanes- sero oscuri ed inesplicabili, non impedirebbero tuttavia di cercare con buon successo la prova fondamentale di tutto lo scibile, conciossiach l'atto di conoscere dee venire considerato sicco- me un istrumento di pi aggiunto alle altre fa- colt intellettive, per cui  data alluomo la pos- sibilit di sentire , dintendere e di sapere. VI Ma la serie di queste cose ci mena a conside- rare un poco pi ragguagliatamente l uffizio del- latto di cognizione, perch si discerna fin dove giunge la necessaria intervenzion sua. E sopra tutto  da chiarire se luso medesimo delle facol- Digitized by Googli  245  l intellettive domandi sempre per suo istrumen- to il giudicio conoscitivo, tal quale risiede nella presente costituzione dei nostri intelletti. E per quello che sappartiene alla facolt di attendere, noi diciamo che lazione sua antecede di forza il giudicio conoscitivo, imperocch in- nanzi di affermare che un oggetto sussiste, biso- gna avvertirlo pi o meno distintamente. Latto poi di avvertire e di attendere sembra a noi tan- to semplice e nel suo primo moto cos indipen- dente da qualunque nozione, oltre loggetto suo immediato, che affermare il contrario e sottopor- re quellatto alla direzione di qualche idea ante- riore, ci sembra di mente imbevuta dintempesti- vo platonicismo. Maggiore  la difficolt che si trova a spiegare, come 1 attenzione trapassi da un oggetto ad un altro per libera scelta : concios- siach attendere ad un oggetto, piuttosto che a un altro, non si pu senza un fine; e 1 agire per fine sembra supporre la cognizione astratta del collegamento che passa tra quello ed il mezzo. So- pra ci noi prendiamo a osservare che molte fiate quello, il quale vien chiamato fine da noi, non  nel fatto se non una semplice associazione didee, ripetute nellordine stesso in cui nacquero. Cosi perch linfante si volga con ansia al petto della nutrice, non diremo essere necessaria la cognizio- ne del nesso tra il mezzo e il fine, bastando a ci, per quello che ne pensiamo, la forte associazione Digitized by Google - *46  avvenuta fra il senso della fame, la vista della nutrice, il latte sorbito e lappagamento succe- dutone. Ma, lasciando tale ricerca, a noi basta provarsi questo, che il trapasso della nostra at- tenzione da un oggetto ad un altro, e da un tutto a una parte, ovvero dalle parti al tutto corre- spettivo, possa accadere per solo concatenamento dimpulsi istintivi, senza interposizione alcuna di idee astratte ed universali. E per vero, si torni al caso della nutrice, la quale abbiam figurata nel punto di approssimarsi ad un fanciullo lat- tante : la nuova immagine che entra per gli occhi di questo, svegliando la sua attenzione, la terr volta a quella parte donde muovono le impres- sioni pi vive: e poniamo che tal parte sia H vol- to. La nutrice fa un cenno e sorride: lattenzio- ne allora del fanciulletto sar chiamata di prefe- renza agli occhi pi scintillanti, o alla bocca at- teggiata al riso, e forse alluno ed allaltro in pi tempi, secondo che il variare dei minuti acci- denti far avvertire ad una parte piuttosto che ad unaltra. Intanto questi diversi trapassi del- lattenzione rendono pi distinta e viva tutta la forma del volto, la quale non ha mai cessato di farsi presente al pensiero, sebbene in modo con- fuso e languido. Ora , senza pi proseguire per questo esempio , diciamo che quando lazione di astrarre valga quello che i filosofi seri vono , cio il dare attenzione ad alcuna cosa in disparte e di- Digitized by Google  *47  visamente dall altre, noi manteniamo che il sem- plice concatenamento degli impulsi istintivi  suf- ficiente a produrre ci, e quindi stimiamo troppa assoluta quella sentenza dellab. Rosmini, che dice, r uomo non potere astrarre in alcuna ma- niera, senza lantecedente uso di certe astra- zioni. Viene al presente il considerare la facolt di riflettere e la conversione che fa il pensiero so- pra di s medesimo, o vogliam dire la contempla- zione che fa degli atti suoi proprj divenuti og- getto e termine dun nuovo atto. Diciamo per- tanto che questo convertimento del subbietto in obbietto non  per ajuto del giudicio conoscitivo. E per fermo , saper notare nelle cose lessere co- munissimo, e aggiungere ai predicati lintenzio- ne delle universalit non si vede quello che im- porti alla conversione del subbietto in obbietto, la qual conversione non pu succedere per modo deliberato se non avendo di lei antecedentemente una qualche notizia ; ma ci vuol dire pensare di gi i nostri atti oggettivamente. Adunque o noi nasciamo con la visione oggettiva di noi medesi- mi, ovvero ella sorge senza cooperazione d'alcu- na idea anteriore. VII Circa la facolt di formare il giudicio insor- gono maggiori dubbiezze. E prima  da distin- Digitized by Google  248  guere Tana dallaltra le operazioni concorrenti a quell atto. Ben si vede che innanzi dee venire lanalisi, cio lattenzione prestata divisamente ai due termini del giudicio: segue il loro confron- to, o vogliam dire la vista attentiva e contempo- ranea di ambedue: dopo ci  latto propriamen- te chiamato giudicio, il quale consiste a concepi- re i due termini in un legame di soggetto e di predicato. Che la mente possa per semplice istin- to avvertire una cosa in disparte da unaltra, o due cose a un tempo medesimo, ci sembra da non doversi negare dopo quello che si  motivato pi sopra. Ma per la terza operazione , onde si attri- buisce un predicato a un soggetto, bisogna di nuovo distinguere: se per soggetto intendiamo sempre una idea di sostanza, e per predicato sem- pre un aggiunto didea universale, chiaro  che il giudicio conoscitivo si fa istru mento necessa- rissimo alla terminazione dun qualunque altro giudicio. Cos non pensiamo, se la parola subbietto sia estesa a significare eziandio certa totalit di fe- nomeni, congiunti per continuit di spazio, di tempo, di solidit, di colore, di moto e daltri accidenti, e se la parola predicato esprima per conseguente una parte di quel tutto speciale: conciossiach allora diciamo la congiunzione del predicato al subbietto essere concepita senza sus- sidio daltre idee, e senza alcun intervento del Digtized by Googte  249  verbo. Non dispiaccia rivenire allesempio del bambinello, e fngiamo a questa volta, chegli tenga tra mani unoii'eila, e che dopo alquanto averla adocchiata o palpata vi ponga la bocca e la morda. Noi ripetiamo che pure fatto il suppo- sto che in quel fanciullo non sia idea generale nessuna, debbono tuttavia affacciarsi allanimo suo queste tre qualit di concetti: vale a dire, lidea delloffella costituita da un gruppo di sen- sazioni insieme associate per continuit di spazio, di tempo e daltri accidenti; lidea del sapore svegliata dallazioue del mordere; poi lunione di questa medesima idea al complesso anteriore di sensazioni. Le quali tre idee portano seco tre operazioni distinte della mente dei fanciulletto. E prima uno sforzo attentivo sopra il complesso unito delle sensazioni che rendono lidea dellof- fella. Poi quel medesimo sforzo attentivo sparso e ripartito sullaffezione saporosa. In fine il con- fronto fra i due termini prossimi, e il concepire luno come distinto dallaltro e come legato con l altro. Proseguire a cercare nuove facolt della men- te riuscirebbe superfluo, imperocch tutte quelle che assistono immediatamente allatto di cogni- zione son contenute ed epilogate nella facolt di giudicare. Raccogliendo ora le molte cose trattate fin qui intorno lindole e loperazione del giudieio Digitized by Google  a5o  conoscitivo dae conclusioni vengono fuori assai nettamente. La prima  che il giudicio conoscitivo non al- tera in nulla la natura degli oggetti pensabili , e quindi non turba la prova della realit dello scibile. La seconda  che lesercizio pi semplice, pi immediato e pi elementare delle facolt di attendere , riflettere e giudicare sembra indipen- dente da qualunque idea astratta ed universale, e in ispecie da esso giudicio conoscitivo. CAPITOLO V Della realit obbiettiva. I Noi sentiamo noi stessi e non gi le cose. \ Ci che  intelletto , bisogna che sia nell  intel- ligente.  S. Tom., contra gent. I, LI.  Ci che  sensibile  il senso medesimo in atto.   Id. eod.   Jl senso conduce alla cognizione esteriore degli accidenti , V intelletto poi perviene alla nuda quiddit separandola da ogni material condizione. S. Tom., Tertia Secundae Part. Sum., Quaest. 95.  Digitized by Google  25 1  Siamo noi che mutiamo; dunque sentiamo solo noi stessi e non gi le cose.  Campanella, Univers. Philos., Pars. I, L. I, C. Vili.  La percezione delle cose  un giudicio.  Id. eod. P. II, L. VI, C. IX.  Che poi quali sentiamo le cose , tali sieno in s medesime  a me incer- tissimo.  Id. eod. P. I, L. I, C. V.  Dal pensiere uno e spontaneo sorge la prora dell esterno. Noi sentiamo le cose estrinseche, solo per- ch ci sentiamo mutare.... non siamo noi che ci mutiamo, dunque altra cosa ci muta.  Campanella, opera citata, P. I, L. I, C. Vili.  Jl senso  passione, perch appunto per la pas- sivit sua il giudizio conoscitivo conosce il sen- sibile.  Idem. eod. P. I, L. I, C. IV.  Lunit e la sostanza esistono nelle cose. Secondo natura il quanto , V unit e il nu- mero sono in tutte le cose.  tendo esse del pari provenire da pi forze esterne materiali e operanti sui nostri sensi, come da una forza suprema ed unica esterna al nostro in- dividuo e che dispose da prima le leggi dell in- telletto umano, o in fine dalla spontaneit pro- pria di questo e dalla visione di s medesimo. Ili Sincominci adunque dal dimostrare, se tanto  possibile, una realit esteriore indeterminata. Tra i fatti primi e costitutivi dell intuizione registrammo noi pi sopra un sentimento peren- ne di attivit, messo a fronte dun altro obbiet- Digitized by Google   l ivo ed involontario. A simigliantc contrasto bene s' rivolta in pi tempi ('attenzione dei filosofi, e il Campanella singolarmente vha riconosciuto il germe duna dimostrazione del mondo esterno. Ma se noi non prendiamo abbaglio, quello che manc loro fu di notare e rilevare pi esplicita- - mente il confondersi e compenetrarsi dei due sentimenti nella unit perfetta e assoluta del no- stro essere intellettivo. Che se per contrario co- testa unit venga difesa da tutte le instanze e ri- posta nel novero delle certezze, come pensiamo aver fatto noi con raziocinio saldo e severo , la dimostrazione del mondo esteriore ne discende necessaria e evidente. E per vero, si noti quello che avviene entro noi, allorch il nostro princi- pio attivo e spontaneo reagisce gagliardamente contro una affezione passiva qual siasi, poniamo un senso di dolore. Diciamo allorch reagisce gagliardamente , a fine che il conflitto dei due sentimenti apparisca vivo e palpabile. In tal sup- posto  forza discernere che per una parte laffe- zione dolorosa e l avversa spontaneit compon- gono una cosa stessa, da che l'unit volente  pure lidentica unit soffrente il dolore; per lal- tra, laffezione dolorosa contrasta alla volont, come questa a quella. Ora il nostro essere intel- lettivo, pu egli , ovvero non pu abolire laffe- zione dolorosa ? Se pu , certo lo fa: imperocch egli appunto vuole poterlo: se non pu, diciamo 18 Digitized by Google  a58  clie la forza, la quale vince il potere suo, non  immedesimata col principio attivo e spontaneo, e perci non  inclusa nellunit assoluta del no- stro essere intellettivo, perch altrimenti egli vorrebbe potere e insieme non vorrebbe , il che  manifesta contraddizione. Questa conclusione  al tutto esatta ed irrepugnabile; se non che ei pare contraddirla e opporlesi diametralmente il fatto medesimo della intuizione del dolore. Con- ciossiacli la resistenza che il dolore continua ad accagionare alla nostra spontaneit, non  cosa in nulla distinta da lui, n fuori dellunit asso- luta del nostro sentire. Si hanno quindi un fatto ed un raziocinio che mutualmente si escludono, comecch veri ambedue. La qual cosa mai non po- tendo stare, duopo  bene che si rinvenga alcun altro fatto interposto, per cui lapparente assur- do si sciolga e dilegui. Un tal fatto  lazione degli esseri esterni sopra di noi e lattitudine no- stra a riceverla. Perlocb il dolore, di cui  di- scorso, iu quanto resiste alla nostra spontaneit tiene doppia posizione e nellanimo e fuori; en- tro lanimo, perch  incluso nella sua unit ed  sua modificazione; al di fuori, perch  legato allazione di una forza esteriore, la cui efficacia pu in modo arcano penetrare fin dentro di noi. Cos il conflitto che insorge fra la nostra at- tivit e la nostra passivit cinsegna in un tem- po medesimo e le esistenze esteriori, e lazione Digitized by Google  25g  loro sopra di noi. Adunque, stringendo in tre sillogismi puri e coordinati il fin qui discusso, diciamo : Il nostro principio spontaneo  uno assolu- tamente, e raccoglie nella sua unit loggetto pensato. Ci pertanto che non  guari spontaneo e alla spontaneit contraddice  fuori di quella unit, il che Tale quanto, fuori di nostra mente. Ma il senso dei dolore non  spontaneo: e nulla di manco esso giace dentro lunit subbiettiva di nostra mente; e ne segue che noi vogliamo e non vogliamo ad un tempo solo. La contraddizione dei fatti  sempre apparente. Adunque dee esistere un terzo fatto, che spieghi le contraddizione anzi espressa, e fuori stando della spontanea unit abbia quotidianamente for- za di tenere uniti in un subbietto medesimo quello che  spontaneo e quello che no. Ma provare che dee esistere un fatto, estra- neo al subbietto pensante, e capace di tener quivi congiunto lo spontaneo e il non spontaneo,  pro- vare appunto che dee esistere qualche cosa fuori di noi c sopra noi operante. IV Quello che qui si dimostra per un caso al- quanto specificato  molto facile dilatare a tutti i casi possibili: conciossiach in niuno il princi- pio attivo e spontaneo domina a suo grado per- Digitized by Google  260  fellamente il multiplo percepito. Cbe anzi ogni poter suo sopra questo  sempre accidentale e sempre mediato, conforme cinsegna la quoti- diana esperienza. Ei si deve dunque fermare tale pronunziato generalissimo, cio, che i sentimenti tutti passivi del nostro animo accusano di ne- cessit V esistenza d una forza esteriore. Che se dai filosofi bene si fosse considerato quello cbe importa lunit del pensiero, Cartesio avrebbe esclusa per certo la possibilit duna forza oc- culta dell animo, generatrice delle idee, non me- no che la presenza dun genio malefico suggerito a lui dagli stoici. E cosi anco Fichetz non sarebbe corso a supporre cbe le percezioni esterne sieno vere operazioni della nostra spontaneit , con questo soltanto cbe venga impedito a lei di ser- barne coscienza. Il sentimento della nostra unit assoluta, cbe  vivo e profondo in ciascuno, fece dire a una voce ai filosofi cbe non si potevanoda noi percepire immediatamente le cose, ma ne addussero falsa ragione, allegando fuor di proposito che lanima non potea punto operare l dove non era. Reid e il Galuppi nostro combattendo simile allegazione mantennero cbe lanima percepisce immediata- mente le cose. Per conveniva loro considerare cbe simile conclusione rompe e distrugge l'nnit assoluta di nostra mente: conciossiach se le percezioni Digitized by Google -  26 1  nostre, in luogo dessere effetti correlativi del- lazione estrinseca delle cose, sono le cose esse stesse, o le qualit loro concrete, s fatte perce- zioni riseggono al tempo medesimo e dentro di noi e fuori di noi, appartengono indistintamente a due unit assolute, e sono modi comuni di due esseri sostanzialmente divisi; proposizioni tutte assurdissime. Noi siamo pertanto tirati dalla neces- sit a ripristinare il vecchio assunto della filosofia, il quale vuole che lanima nostra non percepisce, a rettamente dire, che le proprie modificazioni. V  da vedere al presente, quale passaggio prestano i nostri enunciati alla cognizione delle sostanze corporee, che  il secondo quesito circa la materia delle estrinseche realit.  prima si metta in ricordo , la possibilit di conoscere alcun che di esterno doversi ascrivere alla possi- bilit che hanno le cose di agire inverso di noi. Che poi lanimo nostro soggiaccia in fatto a nu- mero grande e continuo di azioni esteriori, ci viene certificato dallesperienza. Ora diciamo che tali azioni diversificano tanto fra loro quante percezioni diverse promovono. Di fatto largo- mento medesimo, in virt del quale viene dimo- strata in genere la presenza duna forza esterio- re, ne convince della variet del suo operare. Av- vegnach se la percezione passiva non  sponta- Digitized by Google 1  262  ilea, n tampoco sono spontanei i suoi cangiamen- ti, dai quali tutti si veste una forma identicamen- te passiva. Sinferisce da ci una dottrina genera- lissima, la quale a giudicio nostro  principio e riprova d ogni scienza ontologica : vale a dire che niente  nella parte passiva del nostro intel- letto, a cui non risponda a capello e sempre un correlativo estrinseco , quantunque non si cono- sca affatto da noi n la natura di esso correlati- vo, n quella dei suoi cangiamenti. Perci quello che il Poeta scrive del cielo , . . ; it Non si muove fronda n Laggi, che segno qui non se ne faccia , dee applicarsi aHa rispondenza continua del mon- do dei fenomeni e del mondo delle forze esterio- ri. Bene potrebbe il segno rassomigliare alle cose, e anco non rassomigliarci punto, ma questo  fuor di dubbiezza, che le forze esteriori da un lato, e le percezioni passive dallaltro, progrediscono, necessariamente in serie correspettive, e, per s dire, paralelle. Poste le quali cose, coloro che domandano di sapere se i corpi esistono in fatto, ovvero in sola apparenza, per mettere senso nel- la loro interrogazione, debbono voler domanda- re, se al novero di percezioni passive, che chia- miamo idea e conoscenza dei corpi, conviene al di fuori un altrettanto novero di realit efficienti e di azioni effettuate. Al che ci sembra avere rispo- sto qui sopra adeguatamente. Digitized by Google  a63  Ma tre questioni subalterne si agitano intor- no la realit degli esseri fisici. Conciossiaeb ta- luno domanda se le forze esteriori fisiche sono una cosa distinta dalla forza suprema e assoluta delluniverso, o, per opposto, selle sono sem- plici atti di lei e modi puri di sua sostanza. Chie- dono altri se le idee obbiettive sono rappresen- tanze vere dei corpi, e se fuori di noi sussiste una materia ed una estensione. In fine altri si du- bitano che le idee tutte dei corpi vengano a noi per mezzo dei sensi, e in vece le credono venire in gran parte dal fondo del nostro animo. Noi non agiteremo la questione promossa dai primi , perch ella  veramente materia speciale ontologica , e poco o nulla pertiene alla dimostra- zione generale dello scibile. Stantech per rispet- to a questa, la cosa, la quale importa sapere lu- cidamente e fuor di perplessit, si  il genere di legame che corre fra tutti gli esseri fisici e la pri- ma sostanza, considerata come cagione ultima ed efficiente di quelli: e tal legame sar cercato e discusso da noi a suo luogo. Riguardo ai secondi, rispondiamo ordinatamente cos : Le idee nostre obbiettive sono rappresentanze vere dei corpi in questo significato, chelle sono un correlativo ve- ro e preciso di quelli , non gi una copia somi- glievole o una impronta fedele ed esatta di loro forma; stantech niuna cosa potr mai dimo- strarci la somiglianza ovvero la dissomiglianza Digitized by Google  264 delle due serie paralelle dei corpi e delle idee. Chiedere poi , se fuori del nostro animo esiste al- cun che di esteso e di materiale ,  chiedere nuo- vamente se esiste alcuna rassomiglianza fra le idee e le cose. Ma qui  da spiegare in breve per- ch un dubbio s fatto viene sollevato special- mente sull essere esteso e materiale dei corpi e non sovraltre qualit. VI Il testimonio quotidiano dei sensi ci apprende che lazione dei corpi arriva entro noi per lo in- termedio dei nostri organi : pu dunque ricevere mutazione in tre modi: o col cangiar dei corpi, o col cangiare degli organi, o con luno e laltro insieme. Di qui  pure che le azioni conformi, an- zi identiche dei corpi esterni arrecano allaniino impressioni differentissime, secondoch giunga- no attraverso un mezzo differentemente condizio- nato. Cos la impulsione medesima che su i mu- scoli delle ascelle, scrive Galileo, va provocando un solletico fastidioso,  ricevuta senza noja sul- laltre parti. E da ci appunto cav Galileo la sua opinione, ripetuta di poi da mille filosofi , sulle primarie qualit e sulle secondarie della ma- teria. Primarie furono dimandate la solidit , lestensione, la figura, il moto e le procedenti da queste; secondarie furono dette le qualit del calore, della freddezza, del suono, del sapore, ed Digitized by Google  261  alcune altre. Stim Galileo le sole primarie esi- stere realmente nei corpi, e le secondarie essere pure affezioni del nostro spirito derivanti dalla struttura diversa degli organi. Laonde tutta la variet che nellazione dei corpi rilevasi pens ridurre alla semplice variet del numero, della grandezza, figura, moto e impulsione degli ato- mi, cio a dire, a semplici modificazioni delle qualit primarie dei corpi; ed in tale significato pronunci il Campanella , tre secoli innanzi Con- dillac ed innanzi Bonnet, che ogni senso  una forma di tatto, e ogni sensazione  per un mo- to dell organo. 11 progresso poi degiudicii, per cui il Galilei pervenne a determinare la sua ipo- tesi, fu probabilmente quello che segue. E pri- ma not che, vedere un suono o un sapore venir fuori da certa azione delle primarie qualit non  in s medesimo pi misterioso che vedere esse qualit prender nascimento da certa azione co- stante delle forze corporee. Ma quando sia vero che i suoni e gli odori abbiano la lor cagione im- mediata ed efficace nelle primarie qualit, o vo- gliano dire in certa estensione ed in certo moto, onde viene che dove  estensione e moto non ap- pariscono sempre n odori, n suoni, n laltre qualit secondarie? Cosi pure, se le cagioni im- mediate delle qualit secondarie sono modi spe- ciali di estensione e di movimento, onde viene che i loro effetti non sono egualmente modi spe- Digitized by Google  i66   ciali dun medesimo genere? Attesoch per varia- re che facciano la solidit e la figura dei corpi , il numero e limpulsione degli atomi, tali can- giamenti rimangono sempre nella sfera generale dell'estensione e del moto: laddove ogni qualit secondaria che se ne produce riveste una forma differentissima; e per fermo, ninno saprebbe ri- levare ombra danalogia tra un odore e un suo- no, tra il suono e il calore, tra il senso del gusto e quello della freddezza. Lassioma pertanto, il quale assegna a ciascun effetto origine conforme 0 proporzionata, fa forza alla mente per suppor- re una qualche cosa intromessa fra le primarie qualit e le secondarie, e che sia di queste secon- darie cagione diretta e confaciente. Pu il fatto nuovo, del quale si cerca, dimorare in mezzo fra 1 corpi e gli organi, ovvero nascondersi nellinti- ma costruzione di questi ultimi. Ma ogni fatto, che fino qui s veduto interporsi tra gli organi nostri ed i corpi, non ha presentato a dir vero al- tre maniere di essere n altre qualit, salvo le primarie sopradescritte. Cos p. es. nei fenomeni del suono laria, stimata cagione diretta ed effica- ce di esso, non lascia in ultimo vedere di s, se non certa forma di estensione, di resistenza ed di moto. Da ci Galileo fu menato a concludere che i fatti tutti intermedj fra la materia e il nostro organismo non sono altra cosa che speciali modi- ficazioni delle primarie qualit. Resta che per Digitized by Google  267  mettere giusta conformit tra leffetto e la cagio- ne, la diversa indole del primo, cio, delleffetto, venga attribuita alla natura occulta e diversa de- gli organi, la quale  cos il vero fatto interme- dio e trasformatore dellazione dei corpi. VII Comparando ora tutto ci a quello cbe s de- finito circa la realit obiettiva, noi restringiamo la dottrina delle primarie qualit e delle secon- darie dei corpi, ai quattro capi seguenti: Dicia- mo per primo, cbe ambedue le classi di qualit sono rispetto a noi modi varj del nostro essere, e rispetto alle cose, azioni varie di forze esterio- ri. In quanto sono avvertite e riferite da noi al di fuori prendono nome di percezioni. *2 Le qualit primarie dei corpi, come sono per noi fenomeni universali e costanti, cos per le forze esteriori sono atti perenni ed universali. Le qualit secondarie sono in vece, riguardo a noi e riguardo alle cose, atti temporarjdi natura speciale. 3 Le qualit primarie antecedono continua- mente e accompagnano lapparizione delle qua- lit secondarie ; perci quelle sono reputate ca- gione di queste. Ma non correndo fra loro visi- bile analogia suolsi cercare un medio fenomeno cbe sia legame delle due serie di fatti, cio sia cagione diretta e proporzionata delle qualit se- Digitized by Google  a68   condarie. Per nei corpi qualunque fenomeno sembra risolversi in modi puri di estensione e di moto: negli organi la facolt trasformatrice del- lazione dei corpi sembra nascondersi nel pi oc- culto seno del principio vitale e del principio sen- sitivo. Pu dunque rispetto a ci riconoscersi per esatta lasserzione della scuola scozzese, la quale sentenzia che le qualit secondarie rimangono tuttavia ignote nella loro cagione , laddove le pri- marie sono manifestissime ed evidenti. 4" Neghiamo risolutamente alla scuola scoz- zese che le primarie qualit vengano percepite non quali appariscono, ma quali sono in concre- to fuori del nostro animo. Vili Di presente scendiamo allaltro quesito circa l'obbiettiva origine o la subbiettiva delle idee ge- nerali dei corpi. Esprimendo e dichiarando cotal quesito nel linguaggio comune, ei vuol doman- dare, se fra le idee generali di corpo havvene cer- te, le quali non derivino guari dai sensi, n da realit alcuna esteriore, ma , sorte dai segreti ri- cetti del nostro animo, sieno riferite ai di fuori per una perpetua necessit e un perpetuo inganno dellumana intelligenza; la qual cosa posto che fosse, ogni prova della realit delle cognizioni umane  impossibile. Debbesi pertanto dimostra* re da noi, contro Kant e pi altri Razionalisti, Digitized by Google  }.&)  clie il senso comune non va errato, allorquando crede e giudica che le nozioni tutte dei corpi ri- trovano un obbiettivo reale estrinseco. E con- tro Reid debbesi dimostrare che il senso comune crede e giudica tali cose non istintivamente, ma per lume razionale, e per sensata esperienza. Ma perche in questo capo non cadono tutte le mate- rie attinenti alla nozione generale e completa dei corpi , noi vi proveremo soltanto la realit este- riore delPestensione, della sostanza, dellunit, della totalit e del numero. Altrove savr di- scorso dello spazio, del tempo, della successione, della causalit e daltro. E, per cominciare dal- lestensione, sembra a noi evidente, dopo i con- cetti esposti sulla realit estrinseca, che le forze perenni esteriori cagionino entro noi per linter- medio de' nostri organi la sensazione del continuo resistente. Che sia poi cotesto continuo e di qual maniera le sue parti vengano sentite luna fuori dellaltra , confessiamo di non saperlo, e ne la- sciamo limpresa ai cercatori delle origini psi- cologiche. IX Quanto allidea di sostanza, noi, leggendo quello che ne sta scritto in pi libri e da pi fi- losofi, cimbattiamo a vero dire in definizioni dif- ferentissime. L una  di Locke e desuoi seguaci, i quali pensano che il sostegno immaginato dagli Digitized by Google   27  uomini al gruppo delle qualit corporee  fittizio e non reale: perci concludono che la sostanza o  il gruppo e la collezione di tutte le qualit, ov- vero non  nulla. Kant definisce la sostanza, una forma del nostro intelletto per la quale ogni mu- tazione  riferita da noi necessariamente a un so- stegno reale immutabile. Noi rifiutiamo egual- mente il concetto di Locke e quello di Kant, im- perocch luno e laltro negando la realit ob- biettiva della sostanza contraddicono al giudicio comune degli uomini. I Cartesiani daccordo coi vecchi Peripatetici definirono la sostanza, ci che esiste per s me- desimo; i Leibniziani, ci che determina e non  guari determinato ; alcuni moderni la definisco- no un soggetto che si modifica. A noi non impor- ta per ora discutere quale di queste definizioni sia la vera ed ottima; conciossiach noi troviamo che la realit obbiettiva esteriore si conf con ciascuna di esse. Di fatto , se la sostanza  ci che esiste per s medesimo , noi riflettiamo che ap- punto le realit estrinseche non dipendono per esistere dai fenomeni onde sono operatrici, ma si questi da quelle dipendono onninamente: dun- que in riguardo a noi le realit estrinseche esi- stono desistenza assoluta. Unuguale ragione pu farcele giudicare esistenze determinanti e non guari determinate, da che niun fenomeno le de- termina e sono esse determinutrici dogni feno- Digitized by Google meno: se poi piace meglio definire la sostanza un soggetto che si modifica , vedesi verificato ci nei fenomeni cos bene come nella realit este- riore. E per fermo , chi pu nei fenomeni fisici non avere osservato questo, cio, che in seno alle variet infinite, onde sono capaci, sempre rimane in loro la medesimezza inalterabile dellesten- sione corporea, vale a dire, duna solidit conti- nua, figurata e mobile? Ora cotesta medesimez- za  appunto il soggetto obbiettivo perpetuo delle variet fenomeniche. Ma chi ben si ricorda il de- terminato da noi sullobbiettiva condizione d-cle idee, vedr che a un tale soggetto modificabile risponde forzatamente un soggetto modificabile estrinseco, il quale ed esiste per s e sottost alle apparenze sensibili; due cose che esprime e di- stingue la definizione della sostanza a noi tra- mandata dal Campanella. X Costituita cos la realit obbiettiva della so- stanza, non par difficile dedurne laltra della unit. E prima si noti cbe , a vero dire , non suol- ai da alcuno riconoscere nelle cose esteriori lunit perfetta e assoluta , ma certa unit relativa che potrebbe denominarsi unit di complesso. Per il relativo non sussiste , se non per cagione dellas- soluto: e qui pensasi da taluno che lassoluto Digitized by Google *  >7 2  dellunit risegga nel solo nostro animo, e di l sia trasportato per certa similitudine alle cose esteriori. Noi giudichiamo die, sottrarre agli ele- menti dei corpi la furma assoluta dellunit, ap- porti seco la distruzione di quell' identico che giace in loro senza mutamento alcuno possibile. E per fermo, il soggetto obbiettivo perpetuo delle variet fenomeniche che  egli mai, salvo una continua identit percepita in fondo al variabile? Ora se la identit si mostra continua , n soppor- ta ombra dalterazione, in che guisa potrebbe scomporsi e dividersi? E di vero si metta incon- siderazione che lo spezzarsi e il dividersi degli, aggregati corporei scioglie bens lunit relativa, ma non lassoluta dei loro elementi, perch non mai si verr a capo di sciogliere e di separare luna dallaltra certa estensione , certa figura e certa solidit; che anzi in vece di separarle, la divisione le ripete e moltiplica immensamente. Che se l esperienza non giunge alla percezione diretta degli atomi, la ragione ci persuade della perseveranza necessaria della loro unit. Con- ciossiacb la divisione, protratta eziandio allo infinito, mai non potr fare che lesteso corpo- reo non sa sempre esteso corporeo, cio un con- tinuo , figurato, impenetrabile e mobile. Laonde la divisione infinita non pu avere altro effetto che di moltiplicare infinite volle lunit corporea assoluta. Si vedr poi altrove, come questo Digitized by Google  a73  fenomeno perpetuo dellunit obbiettiva , ri- posi sopra ragioni immutabili e necessarie. Di presente osserviamo cbe lidea di numero sorge per appunto dallidea delluno moltipli- cato con s medesimo; lidea poi di totalit sca- turisce naturalmente dal rilevare e distinguere delle parti assolute nellunit relativa, e vice- versa delle parti relative nellunit assoluta. Ma chi cercasse, come si provi esistere fuori di noi alcun tutto relativo, o sia composto di parti as- solutamente distinte, rinverrebbe questa solu- zione. Ci che  diverso racchiude separazione di essere e quindi multiplicit ; perocch bene ci avverte Campanella, che pervenuti allultima analisi vediamo il simile convertirsi nelluno, e il dissimile nel multiplo. Ora il vario, il quale  nelle nostre idee, venendo racchiuso nellasso- luta unit del principio spontaneo , compone di forza non pi che un multiplo relativo: non cos accade fuori di noi, ove mancando lassoluta unit , che il nostro essere proprio ed attivo pro- duce, le cose diverse rimangono assolutamente distinte , e compongono una assoluta multipli- cit. *9 Digitized by Googl  274  CAPITOLO VI Dello spazio. I Lo spazio  reale. Il vacuo ed il pieno sono due cose /adenti una sola: e non diciamo il vacuo essere nulla ; ma lo diciamo base dei corpi.  Campanella, Univ. Phil., P. I, L. I, C. IX.  Stoltezza  fingere che i corpi si muovano per lo vano.  Vico , Dellantic. Sapien. deglitaliani.  Lo spazio  continuo. L' altissima ed ultima resoluzione (dei so- lidi) si fa nei componenti non quanti e infini - ti. 7  luta del nostro principio pensante  trovata certissima, noi non chiederemo pi innanzi, e proseguiremo a dedurne le conseguenze dirette e legittime. Prima fra queste  la dimostrazione del tempo, o vogliamo dire del cangiar delle co- se; avvegnach per le prove addotte qui innanzi, acquistasi piena certezza che veramente dentro di noi una esistenza allaltra succede con divisio- ne assoluta distanti. La seconda conseguenza le- gittima  una rigorosa dimostrazione della dura- ta obbiettiva ; imperocch quella, la quale scri- vemmo di sopra, si applica unicamente alla du- razione presa per sinonimo di successione di- screta. Soggiungiamo ora, la prova del continuo subbiettivo trarre seco indubitatamente quella eziandio del continuo obbiettivo, il che viene fatto manifesto in simile guisa. La successione dei fenomeni esterni  passiva, e accusa fuori di noi una serie correspettiva di fatti. Ma successio- ne senza durata non pu sussistere ; dunque eziandio alla durata risponde un correspettivo estrinseco. La minore si prova cos. Successione senza durata alcuna  successione di punti conti- gui, cio penetrantisi luno laltro. Una tal suc- cessione risolvesi tutta quanta in un punto unico geometrico, vale a dire che si annichila da s medesima. La durata  dunque essenziale a far sussistere la successione. Ora diciamo che tal durata  una e continua perfettamente, cio non Digitized by Google  3o8  suscettiva di divisione.  per vero quando si af- fermi il contrario, e si reputi la successione con- stare di molte durate, ecco quello che ne di- scende. Tali durate o sono finite o sono infinite: non sono il primo perch del finito si pu pensare il pi e il meno, cio laccrescimento o la sottra- zione delle parti, o vogliam dire, la divisione; perch non si d che un solo infinito. Ma di pi, ricorre qui esattamente il discorso di gi tenuto circa lo spazio, l dove provammo che in lui non sono parti , a cagione che niente pu avere per lui virt discretiva. E cosi della durata di- remo che niente potremo dividerla, non il nulla di durata, non cosa simile a lei, e non cosa dis- simile. La durata pertanto  una assolutamente, e continua in perfetto modo, cio indivisibile e illi- mitata. Laonde  da giudicare che la successione obbiettiva esterna, conforme a tutte le altre suc- cessioni possibili, senza avere in s la durata, accade nel soggetto durevole, e che questo sog- getto  realmente fuori di noi, perch da un lato la successione obbiettiva  nostra passione e non vien prodotta da noi; dall altro non pu farsi luogo alla successione senza subbietto durevole. Adunque due cose sono essenziali, perch il fe- nomeno del cangiamento abbia luogo. La succes- sione degli esseri nella durata continua esterna, Digitized by Google  3og   il sentimento simultaneo di quella nella durala continua del sabbietto pensante. Tolto il primo fatto,  tolta insieme la successione: e cbi leva il secondo, leva la possibilit di concepire la suc- cessione. Ma si venga al presente a considerare che non possono coesistere due durate continue, distinte assolutamente l una dall' altra: avvegnadioch , come si distinguono elle in modo assoluto, e pur non sono dissimili? o come si distinguono assomi- gliandosi e pur non si limitano?  daltra parte il continuo ba di sua natura essere illimitato : oltre di che niente esiste, come notammo parlan- do della nozione di spazio, da cui possa dividersi realmente il continuo. Conciossiacb n il diver- so, n il simile hanno questa efficacia. Se per- tanto nelle cose viene scoperta una durata conti- nua, certi siamo che nulla pu separarla dal con- tinuo di durata, il quale risiede per entro il nostro essere. Adunque la durazione delle cose, e la durazione del nostro me sono identiche perfetta- mente, ma appariscono in due subbietti estrin- seci e indipendenti luno dallaltro. Quindi viene chiaro il concetto comune a tutti gli uomini di riguardar la durata, come unica e per tutto iden- tica a s medesima e non capace di annientamen- to, per guisa che immaginando pure la distru- zione di tutte le cose, ella non di meno perseveri immutabile e universale. E per fermo se il con- Digitized by Google  3 io  tinuo di dorata potesse perire, potrebbe aver li- mite e mutazione, cio potrebbe essere il contra- rio di quello che importa lessenza sua Ma da cotesta universale teorica della durata emana eziandio un principio ontologico, da eui si  tratti a riconoscere patentemente, e senza rischio derrore, lassoluto delle cose. E per fer- mo egli  un principio apodittico questo, che la durata e la successione, quantunque possano rin- contrarsi nel soggetto medesimo, conservano tut- tavia ( guardate ciascuna da s e per s ) un essere proprio e distinto, dacch l una ha per essenza il continuo, e il discontinuo laltra. Da ci viene ma- nifesto, che s net principio nostro pensante, e s* nelle cose esteriori, risiede un essere necessaria- mente immune di variazione, e identico perenne- mente a s stesso: il cbe porta e solleva al fine il nostro intelletto alla vera nozione della sostanza, cio al subbietto uno, continuo ed immutabile, assoluto e non relativo , sostegno di tutti i modi, o vogliam dire di tutte le mutazioni. E con tale definizione della sostanza si afferma di nuovo e si perfeziona quello che ne fu motivato nellarticolo antecedente, ove provammo la realit sua obbiet- tiva. Si disse allora qualunque subbietto feno- menico trovare un ignoto correspettivo esterno. Ora si dice esistere di l dal fenomeno un reale assoluto, subbietto vero e immutabile di ci cbe cangia o pu patir cangiamento. Rispetto poi allo Digitized by Google cose estrinseche, error grave sarebbe di reputare quelle identit fenomeniche (le quali vediamo sussistere per mezzo infiniti modi variabili ) come la costante e immediata manifestazione dei sog- getti continui, identici cd assoluti. Imperocch niun fenomeno materiale giunge a nostra notizia senza intervento alcuno di moto, n il moto ac- cade senza alcun cangiamento: onde la immuta- bilit dei fenomeni riducesi a questo, che in di- sposizione uguale di cose ritorna sempre la mu- tazione medesima: bene  vero per che costanza s fatta tiene la sua ragione ultima nel subbietto immutabile ed assoluto, il che sar meglio veduto pi innanzi. * Verso il principio nostro pensante ricorre una contemplazione non molto dissimile. Con- ciossiacb l identico fenomenico, il quale sentia- mo giacere in fondo a tutti i modi della nostra spontaneit, non pu dirsi immune affatto da cangiamento. E per fermo, ogni volta che razio- ne estrinseca sopra di noi sestingue e muore del tutto, cessa pure il sentimento del principio no- stro cogitativo. Quindi  da concludere per certa scienza, cbe oltre il me fenomenico risiede dentro di noi un subbietto continuo ed immutabile, non palese alloccbio del senso intimo, ma soltanto a quello della ragione, e cbe in lui  riposta la no- stra sostanza e in lui lassoluto del nostro es- sere. Digitized by Google 3 1 2   Vili Quest  lanalisi e verificazione del concetto della durata e del tempo, partendo dalla prova del fatto medesimo della mutazione. Noi stimia- mo aver dimostrata la realit della successione, e quindi la realit eziandio del tempo che n il termine di confronto. Noi stimiamo pure aver dimostrato, che il durare non  soltanto del no- stro subbietto spontaneo, ma altres degli oggetti esteriori; eh esso non  relativo, particolare e discontinuo, ma assoluto, universale e continuo perfettamente ; che il me dura identico per prova dintuizione, dimorando in lui lapprensione si- multanea del cangiamento , e questa portando seco lesistenza del continuo immutabile; che i subbietti esteriori durano identici per prova de- dotta dalla natura dei fenomeni successivi ; che sotto i fenomeni o mutabili o identici esistono le vere sostanze, in cui risiede lassoluto di tutte le cose , e quindi il me che sul principiare del ca- pitolo venne riputato identico per semplice prova sperimentale, rimane ora provato identico per dimostrazione invincibile dedotta dalla forma per- petua dellatto dintuizione. Simili verit coinci- dono coi dogmi del senso comune, e bastano a garantire quella porzione s grande e quasi infi- nita dello scibile, la quale appoggia sul passato, e raccoglie i frutti del tempo. 1 Razionalisti di- Digitized by Google  3 1 3  struggono tutte le prove di tal porzione dello scibile, mantenendo che levidenza del passato, lidentit del nostro principio spontaneo, la du- rata posta fuori di noi, e concepita assolutameli- te, o sono verit rivelate da altrettanti giudici! a priori istintivi, o forme della sensibilit appa- renti e non reali, subbiettive e non obbiettive. Daltra parte i Locchiani rompono essi pure e sconvolgono ogni prova del tempo ; affermando che la durata consiste soltanto nella successione dei cangiamenti, e chella  relativa ed applica- ta alle cose tutte per astrazione. Ma ci che dif- ferenzia singolarmente la nostra dottrina sul concetto del tempo da quella daltri filosofi si  lavere scoperta in esso una transizione legittima alia notizia trascendente delluomo e della natu- ra: e a noi sembra questa la prima volta che la filosofia vi giunge per cammino sperimentale, e posti da banda tutti i giudicii istintivi, le idee innate, le forme a priori e le mistiche rivela- zioni. IX A. molti  parso andar cercando, non senza profitto, le relazioni correnti fra la durata e lo spazio: noi ne toccheremo quel poco, il quale si applica drittamente alla realit dello scibile. Dicemmo pi sopra , Io spazio e la durata es- sere misurabili luno dallaltro, il che non po- Digitized by Google - 3i4  trebbe succedere senza intervento fra loro di al- cuna qualit identica. Conciossiach misurare, vuol dire applicare il simile, un segnato numero di volte. Notammo altres questa medesimezza comune essere prestata dal moto, in cui necessa- riamente concorrono la durata e lo spazio, e il quale per ci tiene legame didentit cou amen- due. Di fatto nel moto equabile sorgon due serie procedenti con termini paralelli, cio uguali nel numero e nella quantit rispettiva. 1 minimi sensibili dello spazio e della durata tengono proporzione con le facolt nostre orga- niche e intellettuali. Imper non debbe nascon- dersi che animali organizzati assai differente- mente potrebbero entro quei minimi percepire un secolo interno, e la lunghezza dellorbe ter- racqueo, o, all inverso, potrebbero nei nostri secoli e nella lunghezza di tutto il globo distin- guere appena un minimo di tempo e di spazio. Ci per altro non fa cadere quei due subbietti universalissimi, lo spazio cio ed il tempo, dal- lassoluto nel relativo, e dal reale nellapparen- te, siccome sembra ai Locchiani: soltanto si ri- conferma con questo il detto e asseverato da noi pi volte, essere le divisioni e misure dello spa- zio e del tempo semplici fenomeni, di cui lasso- luto risiede nel puro continuo. In ciascuna di- sposizione poi di esseri sensitivi, i fenomeni ser- bano leggi e proporzioni invariabili, e cos fanno Digitized by Google  3 1 5  - del pari fra ciascuna diversa specie di esseri sen- sitivi. Laonde se vivesse mai un gigante con for- ma e struttura, quale ci vien descritta dall Ali- ghieri, ove parla del re Nembrotte, e ci fosse ben conosciuto il termine suo relativo di durata e di spazio, noi ne faremmo con noi medesimi quel paragone esattissimo, che sogliam fare fra un cerchio segnato su di una carta e lambito im- menso dellequatore, o del meridiano. La ragio- ne di tutto questo risiede in ci che i fenomeni di durata e di spazio, o si voglia guardarli nelle nature sensitive, o negli oggetti esteriori ad esse, avvengono sempre entro a subbietti eterni e im- mutabili, e da altrettali subbietti si partono. La durata e lo spazio comunicano insieme la loro infinit respettiva, cio a dire che la durata  per tutto lo spazio, e questo persevera nella lunghezza eterna della durata.  prima, che la durata sia in tutto lo spazio lo provammo noi qui sopra, l dove dicemmo, ogni cosa dover comin- ciare o essere eterna. Se comincia,  nel tempo e quindi nella durata : se non comincia e pur coe- siste con gli esseri temporali, essa dura perfet- tamente continua. Che lo spazio poi perseveri nella durata senza mai fine, si trae da quello che fu concluso intorno i subbietti immutabili. Ora, lo spazio  vero subbietto. Perch da una parte egli non  un fenomeno nato da azione e accom- pagnato da alcun movimento; ma  semplice in s Digtized by Google  3i6  medesimo, e identico in perfetta guisa. D'altra parte, egli riceve in se tutti i modi deilestensio- ne e tutti i fenomeni del movimento. Adunque come vero subbietto, lo spazio dura continuo, cio eterno e senza possibile mutazione. Per simigliante maniera stimiamo essere per- venuti alla certa analisi delle due forme perenni della sensibilit, immaginate da Kant, e da lui reputate nodo insolubile, e sicuro naufragio dei filosofi sperimentali. Noi vi riponiamo quella rea- lit che il filosofo di Konigsberga avea atterrata e distrutta , e riconosciamo in loro per virt le- gittima di raziocinio tutte le qualit trascenden- ti, onde il senso comune suole arricchirle. CAPITOLO Vili Delle certe reminiscenze. I La riflessione  base del giudicio memorativo. j4ltro  V atto con cui la mente concepisce la pietra , ed altro  V atto col quale concepisce avere essa concezione.  S. Tom. Sum. P. I, Q. LXXXVII.  Il principio pensante ha un perpetuo sentimento di s medesimo.  Andr. Digitized by Google  ji7  Cesalpino, Qusest. Peripat. Quaest. Vili.* L a- nima sente di sentire. .  Campanella, Unir. Philos. P. I,C. IV.  La riflessione base della memoria  attira e passiva. L atto retto e il riflesso debbono dirsi uno , o distinti , secondo il riguardo con cui si con- templano. E , quanto alla forza spontanea , ella  sempre identica , sia che si stenda sopra V oggetto, ovvero sul proprio atto , e cos il pensiero diretto e il riflesso dovrebbero sti- marsi non pi che uno. Ma d'altra parte il pensiero riflesso e ricevuto come un certo oggetto pensabile della medesima forza spontanea , e sotto tale riguardo i due atti , o pensieri , sono da stimarsi distinti di numero.  S. Tom. Quarta P. Sum. Q. XXIX.  La memoria ap- partiene alla potenza passiva. S. T. Tert. Sec. P. Sum. Q. XCIIl.  L* immaginare fu dai Latini appellato memorare: da che non pos- siamofingere , se non quello che  ricordato, n ricordare , se non quello che fu realmen- te per li sensi trasmesso. Vico , Dell Antic. Sap., ec. *  Possiedono le realit fino qui messe in chiaro Digitized by Google  3 1 8  un doppio attributo, del durare, cio, e del per- mutarsi: quindi elle non vanno escluse l una dallaltra per quel sol modo che vien chiamato separazione di sostanza e di luogo, ma per un altro eziandio , che addomandasi successione. L uomo poi fornito della facolt di riconoscere e giudicare la successione e riproduzione dei fe- nomeni in s e nelle cose, trascende per tal modo il presente e prolunga le sue notizie nel tempo. Questa facolt detta memoria, e talvolta remini- scenza ,  fonte e veicolo della pi gran parte dello scibile. Ma la memoria  dunque buon te- stimonio del vero? Imperocch se lintuizione immediata ci avverte del cangiamento, non per questo ci fa giudicare della certa riproduzione dei cangiamenti passati.  per fermo, altra cosa  sapere che i fenomeni si succedono, altra cosa  sapere che ei si ripetono, altra riconoscerli parti- colarmente, e fare stima dei gradi e termini della loro identit. Come dunque la memoria pu sta- bilir tutto questo con certezza infallibile? O ve- ramente diremo col Reid e con altri filosofi che levidenza memorativa  per istinto e non per ragione?Ccrto in nessuna filosofia troveremo nep- pure tentata la dimostrazione della evidenza me- morativa , nel modo che il Reid stesso cel fa sa- pere. Della qual cosa non  per altro da maravi- gliare gran fatto, qualvolta si pensi che i feno- meni pi frequenti e comuni deHintelletto pi Digitized by Google  3 1 9  di leggieri trapassano senza esame e contesa, cagione clie i vecchi e profondi abiti della mente illudono gli sforzi della meditazione filosofica. Il qual fatto si  pur veduto ripetere circa il prin- cipio causale, la cui legittimit non fu prima di Davide Hume n dubitata n discussa. Quanto a noi, per la convinzione, che ci arrecano le mas- sime nostre metodiche, continueremo dicendo, che o non vha dimostrazione possibile della cer- tezza memorativa, o quella dee sorgere e conva- lidarsi da un nuovo esame dei fatti raccolti e chiusi entro lintuizione immediata. II Per nostro avviso il fatto costante ed univer- sale, donde scaturisce la prova delle certe remi- niscenze,  cotesto. La mente umana ha virt dinflettere sopra se stessa e di meditare i suoi proprii atti. Cos verbigrazia in ogni tempo e in qualunque condizione dellanimo data  a cia- scuno la facolt di convergere sopra se stesso e giudicare che pensa. Ora chi nota bene simile giudicio intuitivo giunge alle conclusioni seguen- .a-- ti. Io penso, vuol dire, io osservo me stesso nel- latto di cogitare: ci vuol dire altres con pa- role poco diverse: Io penso, chio sono quel desso che pensa. Quest' ultima frase ha due mem- bri, ciascuno dequali esprime un otto del nostro spirito, e vien regolato da un subbietto comune, Digtized by Google   3ao  anzi identico. Ora diciamo che lidentit del sabbietto grammaticale delle due proposizioni , rappresenta un fatto certo e perspicuo dellin- tuizione immediata ; cio a dire che il me che pensa vien trovato lo stesso me, il quale sac- corge de suoi pensamenti. E per vero la mente nostra affermando di riflettere sopra se stessa e di pensare chella pensa, afferma tacitamente di sentirsi e di riconoscersi la medesima nei due atti di concezione fra i quali statuisce il giudicio. Di questa maravigliosa facolt, onde lanimo pu guardare se stesso, come in ispecchio, e ri-* conoscere la medesimezza corrente fra il sub- bietto e lobbietto, noi troviamo appena qualche parola nei libri degli ideologi , quasi che sia ma- teria la pi patente e la pi ovvia del mondo. A noi pare in vece chella nasconda di molte cose arcane e difficili. Ma lasciando da parte, secondo il nostro istituto, quello che non  intrinseco alla tesi attuale dei giudicii memorativi, noi il- lustreremo il fatto della coscienza riflessa per quanto importa a provare chei non esce in al- cuna maniera dallintuizione immediata, e riceve per conseguente il grado medesimo di certezza che a quella compete. La prima cosa da rilevare si , che mai non potr il principio spontaneo osservare gli atti suoi proprii, o, come suol dirsi, averne coscien- za riflessa, qualora non li cangi da modi subbiet- Digitized by Google   t vi in modi obbiettivi; conciossiacb osservare  attendere di proposito sopra un oggetto. Egual- mente non mai potr esso principio riflettere gli ulti suoi peculiari, senza crearne uno nuovo di natura subbiettiva; imperocch osservare vuol dire altres produrre un modo subbiettivo e de- terminato di spontaneit. In terzo luogo , fra i due atti lun subbiettivo e laltro obbiettivo co- stituenti la riflessione del principio spontaneo su di se stesso mai non si potr far cadere giudicio atcuno conoscitivo, senza alterare la lor natura. Perch nel punto che si vorr con un terzo atto giudicare e affermare i due, luno che  subbiet- tivo diverr di forza obbiettivo. Altrettanto ac- cadr del terzo, quando alla sua volta sar sot- toposto a un giudicio conoscitivo, c cos all infi- nito. Visto ci, e tenuto per fermo, segue il domandare per quale altra via (poich quella del giudicio conoscitivo si dehbe escludere) lani- mo nostro convergendosi sopra di se medesimo, giunge a percepire la identit propria nei due atti componenti la riflessione. Or qui sattenda con diligenza al discorso che segue. Alcuno cer- tamente non  per negare che sentire una cosa o volerla non sia distinto e separato dal far rifles- sione su latto del sentire e sullatto del volere. N manco dir alcuno che la realit di quel sen- timento e di quel desiderio dipenda in nulla dal- V atto di riflessione. Allorch dunque la mente 22 Digitized by Google i  322  osserva i proprii pensieri, e la forza spontanea divisesi in obbiettiva ed in subbiettiva , noi di- ciamo non esser guari necessario un secondo atto di osservazione , perch tra il subbietto e l ob- bietto si concepisca lidentit. E di vero, la no- stra mente, semplice come , e impartibile di sua natura, non pu a meno di non accogliere il sentimento di tutto quello che  in lei , e di non concepire nel centro assoluto della sua unit le differenze e le somiglianze. Perci qualora la no- stra mente inflette sopra se stessa e con moto spontaneo osserva i modi appunto della propria spontaneit, il senso della medesimezza fra il subbietto e lobbietto  forzatamente determi- nato dalla loro presenza, e nel ceutro assoluto della facolt sensitiva  uno e indivisibile. Bene sta, per quel che si  scritto qui avanti, che lanimo nostro non possa avere di tal sentimento una coscienza riflessa; ma questa, riconoscendo di poi e affermando la concezione dellidentico, non la crea, n lamplifica, e solo testimonia allanimo nostro ci che esisteva indipendente affatto da lei. Il sentimento adunque della mede- simezza, riposta nei due atti della spontaneit, obbiettivo e subbiettivo,non ricerca per lessere suo alcun giudicio conoscitivo apposito. Ma assai s detto circa il fenomeno della coscienza ri- flessa. Digitized by Google  3^3  III E per farne al presente idonea applicazione all evidenza memorativa, diciamo per primo che ogni ricordanza include uninflessione del prin- cipio spontaneo sopra se stesso, attesoch in cia- scuna di quelle l'animo nostro pensando alle idee ricordate, pensa allatto di se medesimo che con quelle si riproduce. Havvi dunque nelle ricor- danze il paragone di due stati di nostra mente e la percezione del me identico. Ma ci che distin- gue la ricordanza dal puro atto di riflessione  limplicito giudcio, col quale si nota e safferma che luno di quei due stati dellanimo non  nuovo n primitivo, ma bens  riprodotto e si- miglievole al gi avvenuto. S fatto giudicio come si appone egli al vero? e per quali argo- menti si prova che la perfetta evidenza , con cui saccompagna il pi delle volte,  razionale evi- denza, e non istintiva, e mette radice siccome l altre forme intellettuali di gi discusse nella certezza apodittica dellintuizione immediata? Ora noi stimiamo che la prova di tutto ci viene offerta assai chiaramente dallimpossibilit del contrario. E questa impossibilit  arguita con gran sicurezza dal confronto ed esame puro dei fatti, i quali appariscono perpelualmente nel- latto del ricordarsi e costituiscono la natura dell umana ritentiva. Digitized by Google  324  li primo di tali fatti si  che lazione nostra spontanea, la quale si riproduce insieme con le idee ricordate, sempre si riproduce obbiettiva- mente. E per fermo, se non fosse obbiettiva, modo non resterebbe a noi di separarla e distin- guerla dall altra subbiettiva e contemporanea, onde si forma la concezione delle idee ricordate. Cosi interviene assai di frequente che mancando la riproduzione obbiettiva delle azioni nostre- spontanee, molti concetti e molte immaginazioni non si lasciano riconoscere per ricordanze: come quando si fa al pensiero l'idea dun luogo, o il suono d un armonia , e crediamo averli creati e trovati noi stessi fantasticando: laddove Bon ap- pena con quellidea di luogo e con quellimma- ginata armonia si riaffacciano gli atti primitivi spontanei, a cui luna e laltra si riferiscono, no reputiamo luna e laltra due vere e semplici ri- cordanze. 11 secondo fatto  chei non pu sor- gere nell animo nostro la visione dalcun suo moto, senza che tosto esso animo (qualmente no- tammo della coscienza riflessa) non riconosca se medesimo in quello: il che succede per la sem- plice intuizione immediata dei due sentimenti' spontanei, subbiettivo e obbiettivo. Il terzo ed ultimo fatto  che lazione spontanea, la quale si rinnova obbiettivamente insieme con le idee ricordate, sentesi da noi come non prodotta e non compiuta nel tempo in cui losserviamo : e Digitized by Google  3^5  questo pure accade, in virt del lume interiore, il quale  buono e unico testimonio dei fenomeni della coscienza.  perch si veda quel sentimento medesimo accompagnare ogni sorta di ricordan- ze , giova considerare un poco la lor condizione generica. Diciamo pertanto che gli atti delia me- moria quanti ne sono mai, si dividono in sole due classi : in reminiscenze ed in ricordanze. Queste ultime abbracciano qualunque rammemorazione di cose, che torna impensata ed involontaria: quelle prime, ogni rammemorazione, che sorge in sequela degli sforzi iterati della volont , e che Aristotile contraddistinse coi vocabolo remini - scienza. Or quanto alla seconda classe, non fa bisogno mostrare la condizione sua passiva, da che abbiam detto essere occupata dalle ricor- danze impensate ed involontarie, e prodotte per- ci da mera associazione di idee o di fatti. Come quando una sola parola udita profferirsi a caso sveglia la intera memoria d'un testo; o quando la veduta dun uomo riconduce dentro di noi tutte le immagini di luogo e di tempo, le quali furono simultanee con la notizia gi presa del detto uomo. Riguardo poi alla classe delle remi- niscenze, facciasi mente a quello che accade, qualora con un certo modo di volont si rivocano al pensiere i concetti passati. E per.fermo, si vedr ciascuno di quelli rivenire alla mente con pi e meno prestezza , con pi e meno lucidit, Digilized by Google  3 16  talvolta compiuti, talvolta imperfetti, ora insie- me, ora successivi, e non di radoei saranno osti- nati a qualunque nostro richiamo; le quali cose provano tutte che le idee rivocate per istudio e opera di volont hanno bens in questa una ca- gione mediata e provocatrice, ma non immediata ed efficiente. Questi fatti , che sono le condixioni costanti ed universali dellumana ritentiva, noi ripetia- mo includere nel loro seno la dimostrazione apo- dittica della sua certezza. E di vero, stabilisce il secondo fatto, chogni ricordanza inchiude la rappresentazione dun atto certo e reale del no- stro me : pone in vece il terzo , che lazione spon- tanea rappresentata non  prodotta dal nostro me. Ora  assurdo, e perci impossibile, che il nostro me produca atti spontanei, e insieme non li produca. Sicura dunque ed incontestabile  la tesi contraria, cio a dire che lazione subbiet- tiva s bene come lobbiettiva appartengono al nostro me ambedue : ma essendo elle identiche nel subbietto non sono identiche nel tempo, e rimangon divise luna dallaltra per quella forma appunto del discontinuo che domandasi succes- sione. Cos da una parte se i due atti coesistes- sero contraddirebbono alla coscienza, la quale sente ed attesta di non produrre luno, mentre con laltro il va contemplando; e dallaltra par- te, se i due atti non sussistessero in successione > Digitized by Google   3^7  ei contraddirebbono del pari all intimo senso, il quale fa ravvisare in entrambi la nostra sponta- neit. Il fenomeno adunque, che leva di mezzo gli assurdi , e conduce la mente a fermare e cre- dere le conclusioni qui poste,  la misteriosa ri- produzione delle idee, la quale per gli uomini  vero e solo legame tra il passato e il presente dalla sapientissima natura fornito. Di fatto, poi- ch ogni ricordanza  riproduzione degli atti no- stri spontanei, come non vi sentiremmo liden- tit del nostro essere? e poich viene operata da forze estrinseche alla nostra spontaneit, come non avviseremmo eziandio la azione di quelli? Ci adunque si fermi con gran sicurezza, e come principio dogmatico, vale a dire che il giudicio , col quale riferiamo al passato gli atti di no- stra mente , divenuti oggetto del pensiere,  giudicio di assoluta certezza . IV Ma una seconda questione insorge sullevi- denza memorativa. Stantech se rimane certo che gli atti di nostra mente non possono divenire a noi stessi oggetto di osservazione, senza prima avere esistito, come operazioni immediate e as- solute del nostro principio spontaneo, non per si  provato che s fatta riproduzione riesca si- mile perfettamente alla creazione anteriore. Laonde viene il dubbio, se le ricordanze nostre Digitized by Google ~ 328  possano mai riescire fedeli in tutto o solo in al- cuna parte e quando. Il perch  da cercare se ha luogo alcuna dimostrazione della fedelt delle nostre ricordanze. E prima, in queste fa bisogno le idee concette e pensate distinguere e separare dallatto che le pensa e raccoglie nella unit intellettiva. Impe- rocch altra cosa  che noi ricordiamo, ad esem- pio, un palazzo, una melodia, una sentenza; al- tra cosa che ci sovvenga essere stati noi quelli ai quali accadde osservare il palazzo, e udire la melodia, e leggere la sentenza. Ora, per ci che riguarda gli atti del nostro animo, qualunque volta ei si riproducono, come oggetto chiaro e distinto di osservazione , e fanno sentire di se chei derivano da un solo identico essere opera- tivo, diciamo che tali atti si riproducono fedel- mente nel grado e nellestensione, quale andrem qui notando. Ogni rammemorazione distinta didee riconduce seco latto di sintesi, onde quelle furono raccolte nellunit cogitativa, e latto per cui vi si pose mente: due moti sponta- nei, che sono essenziali alla formazione dogni pensiero (C. IV, Parte II). Gli altri modi speciali -del nostro principio attivo, come lastrarre, il volere, il desiderare, ec., non possono ripro- dursi n con pi intensit denergia, n mai luno per laltro; avvenga che il grado maggiore d'intensit, in quanto non sarebbe innanzi stato Digitized by Google  329  Creato da noi, non pu riprodursi; n meno pu un modo di spontaneit sostituirsi ad un altro , perch ci vuol dire che l antico non si ripete- rebbe, e il nuovo sostituito mai non avrebbe ri- cevuto esistenza, il che pei superiori argomenti  provato impossibile. V Ma per riguardo al secondo termine del pen- siere, cio alle idee che in ciascuna rimembranza compongono loggetto pensato e poi ricordato,  bisogno riflettere che ogni spontaneo movimento dellanimo sciolto dal suo oggetto correspettivo, o vogliam dire da qualunque sorta di multiplo, al quale si riferisca,  sola e mera astrazione di nostra mente. Imperocch non si pu fare atto di percezione, n di giudicio, n dastrazione, se manca al tutto la cosa percepita, astratta e giu- dicata ; e se talvolta sembra a noi di rammemo- rare i soli atti del nostro animo, per ci appunto sappiamo di scienza infallibile che quella ricor- danza  oscura e difettiva ; o piuttosto a cagione del ricordare altre cose attinenti e finitime, sia- mo avvertiti che un certo atto di nostra men- te  dovuto sussistere, e del quale andiam ben tosto cercando le idee rispettive; come quando la subita vista d un qualche oggetto ci fa sovve- nire la determinazione presa di fare o dire alcun che, il quale ci fugge della memoria: o pure Digitized by Google  33o  quando diciamo a noi stessi: Che feci io in quel tempo: ovvero, Che dissi in quella tale brigata ? perocch noi sappiamo certo che non si entra e dimora in un luogo senza nulla operarvi o col corpo o con lanimo, e non si va a compagnia duomini per sempre star mutoli. Ogni riprodu- zione adunque viva e distinta degli atti di nostra mente va insieme con la riproduzione di qualche oggetto pensato. Ma due instanze interviene di fare sulla ripro- duzione esatta degli oggetti pensati: la prima  se alcuna idea nostra attuale possa meschiarsi alle idee riprodotte e venir riputata del loro nu- mero. Rispondesi, che non pu, quante volte lanimo nostro distingue in ciascuna idea ripro- dotta il riferimento suo a un atto riflesso del principio spontaneo , il quale riferimento mai non si fa sentire nell idea nuova attuale; e que- sto diciamo in via di discorso dimostrativo; es- sendoch nel fatto le impressioni attuali e le im- pressioni richiamate differenziano tanto fra loro da togliere ogni equivocazione. La seconda instan- za , se al riproducimento delloggetto pensato possa alcuna idea mancare, gi stata parte di lui nel suo primo comporsi, e se ha modo il pensie- re nostro di avvisarne il difetto con salda certez- za. Per rispondere a ci convenevolmente, giova riflettere che ogni memoria viva e distinta , vo- gliane delle cose, vogliam delle idee,  necessa- Digitized by Google  33 1  ria riproduzione di uno, o di pi giudicj : atteso- ch chi bene distingue, pon locchio attento ed osserva, e chi osserva giudica: ora alcun giudi- ci non pu riprodursi , senza i suoi termini ri- spettivi ; tolti i quali,  tolto esso pure: quindi si ricava che in ogni qualunque specie di ricor- danze prendiamo certezza piena di questo soltan- to , che ivi non possono mancare mai le idee tut- te essenziali ai termini del giudicio, o dei molti giudicj onde abbiamo scolpita memoria. VI In questi soli confini, e non mai pi avanti ,  lecito prendere sicurt della riproduzione fe- dele ed esatta delle nostre ricordanze: e comecch possano gli errori della memoria parer provocati da mille cagioni differentissime , noi pensiamo che tutti si debbono ascrivere ad una cagione sola e costante, cio a dire allo smorto e languido rinnovamento degli atti nostri spontanei: il che poi ha luogo tanto pi spesso, quanto le rimem- branze si fanno vie pi parziali e minute: cos , per modo desempio, se latto sintetico per cui giudicammo in complesso duna piacevole musi- ca , udita non ha molto tempo, ritorna vivo e di- stinto al segno da escludere ogni dubitazione sulla sua realt e sulla veracit del suo contenu- to, non avviene il medesimo di ciascuno degli atti con cui attendemmo alle parziali armonie e alle Digitized by Google  332  minute frasi del canto. Di che poi segue , che ai* loraquando alla scolorata memoria di cotesti atti si vadano mescolando alcuni estranei fantasmi , non sar leggiera cosa avvedersene, imperocch i fantasmi sono essi pure memorie degenerate e spente : e mancando loro, del pari che alle ricor- danze sopra descritte, la riproduzione chiara e distinta dellatto spontaneo rispettivo, errano sciolti dall unit assoluta di concezione, la quale appartenne loro in proprio; laonde obbediscono solo a bizzarre e fortuite leggi dassociazione. A. noi non compete 1 andar pi innanzi cercando le passioni e gli accidenti delia memoria. Solo era nostro il provare che levidenza memorativa , e reale, e legittima, tuttavolta che saccompa- gna con gli attributi suoi peculiari e caratte- ristici. Nel fatto adunque dell umana ritentiva ri- siedono pi facolt e disposizioni mirabili di no- stra mente. E prima, ch'ella pu inflettere so- pra s stessa; secondo, chella opera molti atti non insieme coesistenti, ma esclusi gli uni dagli altri in quel certo modo denominato successione; terzo, chella  fornita della virt di riprodurre simili atti oggettivamente; quarto , chella con- serva in ogni passaggio di tempo certa identit fenomenica del suo principio spontaneo, la quale  base nellidentit sostanziale e assoluta di esso principio. Digitized by Google  333  CAPITOLO XI Conclusione dei superiori capitoli. I JPer tal forma, procacciando noi di mettere in vista migliore i fatti costanti ed universali dell atto cogitativo , crediamo avere dimostrata la realit delle conoscenze che affermano lessere delle cose esteriori, e giudicano di ben ricordarsi delie passate. Cos abbiamo estesa allo spazio ed al tempo la certezza prima e assoluta del senso intimo, cio a dire, giusta le nostre definizioni , che pi non ci resta occulto il passaggio dallin- tuizione immediata, allaltra mediata o dedotta che voglia chiamarsi. Dicemmo nel secondo ca- pitolo di questa seconda Parte, che poich 1' e- sterno e il passato non si riducono mai sotto F occhio dell intimo senso , resta una sola via e non pi per tenerli ambedue entro i termini del- la prima certezza, questa via  provare pel prin- cipio della contraddizione, che F idea presente allo spirito attesta con la sua propria entit le altre due entit, esterna e passata. Il che dee succedere per un nesso necessario corrente fra F idea e la cosa, e fra lidea attuale e l'idea pas- sata : di modo che , poste le prime, cio lidea della cosa e lidea attuale, le seconde pure sieno poste focatamente. A noi ha sembrato un nesso- Digitized by Google  334  s fatto risiedere nella condizione passiva della nostra sensibilit, e nella conversione del nostro me di sabbietto in obbietto. Il ragionamento comparando un per uno e in modo isolato quei due fenomeni dell affezione passiva e del me ri- flesso con laltro comune e costante della sponta- neit , si avviene a unaperta contraddizione: im- perocch nel primo fenomeno dellaffezione passi- va , la spontaneit nostra sembra volere e non vo- lere ad un punto ; nel secondo del me riflesso sembra operare e insieme non operare; il qual conflitto, impossibile perch assurdo, rende ne- cessario linterponimento dun terzo fatto che dilegui gli assurdi ; e il terzo fatto  appunto la realit obbiettiva dello spazio e del tempo, e la certa riproduzione delle idee. II Ma la idea del tempo ha riscontrata una di- mostrazione sua propria e indipendente da quella della memoria: tal prova, quanto alla forma, non dovea discordare da tutte l altre messe in- nanzi da noi: conciossiacb un sol modo abbia- mo per cavar fuori dallintuizione immediata ci che in essa non par contenersi. Adunque il fatto della successione e del tempo  sorto egli ancora dalla palpabile contraddizione che sembra sussistere tra il fenomeno del cangiamento e la percezione sua istantanea ; e ci che fa sparire Digitized by Google  335  l assurdo  la scoperta del me continuo. La quale scoperta ci mena poi alla cognizione dei subbietti immutabili , e allassoluto delle cose, o, vogliam dire pi propriamente, cinnalza dalla psicologia alla metafsica. Sembra a noi cbe il fenomeno della condizio- ne passiva della nostra sensibilit, quello della riflessione del me sopra se medesimo, e laltro di mutazione , rivelino tuttaquanta la mirabile economia dell umano intelletto , per la quale senza poter noi uscire giammai del punto meta- fisico del nostro essere e dell unit assoluta della nostra sostanza, pur nondimeno siamo conscii del- le cose create, e di quel cbe , e di quel cbe fu. Se poi mettiam mente a ci , cbe la condizio- ne passiva della nostra sensibilit forza ad am- mettere alcuna esistenza esterna in virt dellu- nit assoluta del uostro pensiero , e che la rifles- sione del me sopra s medesimo scuopre la rea- lit del passato, per questo solo cbe il me ob- biettivo  sentito identico al me subbiettivo, ci converr concludere, che il fatto cardinale e so- lenne, onde ba principio e dove ha fondamento la dimostrazione dello scibile,  lunit e iden- tit del principio nostro pensante. La quale unit e identit ricevono nel nostro libro la prova del fatto e del raziocinio, e sono poste, a quel cbe ci sembra, nel grado sommo delle verit necessarie e infallibili. Digitized by Google - 336  HI Vha dunque un trapasso legittimo dallin- tuizione immediata alla intuizione mediata, e questa riceve la certezza medesima che nella prima risiede , merc della base comune ad ambedue loro, clic  levidenza del senso in- timo. E non pertanto qui ripetiamo cbe le analisi e i ragionamenti prodotti dai noi a prova d una porzione dello scibile umano possono differen- ziare assaissimo da quelle analisi e da quei sillo- gismi , onde si  tratti la prima volta a credere il mondo esteriore ed il mondo passato; concios- siacli non  nostro intento, n nostro bisogno di svolgere e riandare in nulla i procedimenti naturali del senno umano nella formazione ori- ginaria di quelle verit che compongono il senso comune. Arcane e inescogitabili sono le genesi tutte della natura ; e comecch a noi non paia ve- risimile chella ci meni alla conoscenza dei pri- mi veri per una serie fatale di giudiej istintivi , n tampoco si osa da noi negarlo risolutamente , questo solo ne pare certo, che ella ha voluto for- nire alla mente adulta e contemplatrice una si- cura facolt di riconoscere e giudicare i fonda- menti delle comuni credenze; e perci la fede e l aspettazione di salire, quando che sia, a una scienza prima dimostrativa, non mai  potuta mancare fra gli uomini* Digitized by Google - 337 - CAPITOLO X Delle idee universali , e poi delle generali . I Natura degli universali. Le nature universali fuori delle materie indi- viduali non hanno alcuna esistenza se non che nel puro intelletto S. Tommaso, De Ani- ma , L. Il, Q. XII.  Quella natura , che nei singolari risiede con i principii individuanti si fa universale dall' intelletto , astraendo da quei principii, e aggiungendo la intenzione del - i universalit. S. T., Secun. Primae Part. ummae, Q. II.  Gli universali hanno dop- pia posizione nella mente e nelle cose.  Cam- panella , Univers. Philos., etc., P. I, L. I, C. VII.  Luomo come particolare  nella na- tura reale, come universale  nell' intelletto un esser di ragione. Ma, esattamente parlando , l'uomo pensato in astratto non  universale n singolare: imperocch si astrae dall ' essere suo reale e intellettivo.  Id. eod. C. IX.   L' uomo pensato nella realit,  singolare nella cosa come nell intelletto, ma nell' intel- letto rappresenta molti uomini.  Id. eod. L. Il, D. IH.  La comunanza degli individui  detta spe- a3  Digilized by Google  338  eie, la identit fra pi comunanze  detta ge- nere.  Id. Phisiologicorum , C. XVI.   Le idee generali astratte sono per suppo- sti.  Tasso. Il Porzio.  Origine degli universali. Si dice che V universale  fatto dal senso in quanto l' anima V universal cognizione riceve per via induttiva e con la considerazione di tutti i singoli. * S. T., Tertia secun. P. Sura- mae, Q. II.  La scienza inventiva tratta i singolari , dalla cui reale similitudine risulta V universale in mente. .  Campanella, Eodem ^ C. IX.'   A fare V universale  necessario la astrazione e la comparazione. Ci che esimile in molte cose e diviene universale in mente , debbe essere , in essa mente , indivi so , e perci uno per legge del pensiero.   S. T. Secun. Primae Par. , Q. II.  Lidentico  il fondamento diagli universali. Il senso riceve la similitudine delle cose in modo singolare e individuato , V intelletto la riceve secondo la ragione dell  universale na- tura; imperocch il senso riceve la specie di Callia non solo in quanto  CaUia, m in quanto  uomo  e in virt di questa inserzione Digtized by Google  33g  net senso, pu V intelletto considerare Callia e come Callia e come uomo.  S. T. , Tertia Secun. P. Sum. Q. LIX. * Il senso percepisce meglio il generale che il singolare , perch quello si ripete infinitamente pi spesso e a se medesimo uguale , e termina per farsi sentire siccome uno.  Campanella, Phisiologicorum , C. XVI e altrove.  La mente negli universali imprime la sua unit. L universale  uno e pi; uno nella mente , pi nelle cose. .   S. T, P. P. , S. Q. II.    Le simili cose sono uno, le dissimili son moltitudi- ne. .   Campanella , Univers. Phil., P. I, L. II, C. I. k . Delle cose le quali si dicono relative ad altre , se ne trovano alcune che sono per opera dell' intelletto , e alcune che sono secon- do le cose. Le prime non hanno realit fuor dell' anima come quelle di simiglianza e dis- si mi gli anza. Le seconde hanno alcuna realit inerente alle cose, come V azione e la passione.  * S. T. Pars. P. S. Q. XIII. .   Non pertanto V intelletto non attribuisce alle cose il modo con cui le intende.   Id. Contra gent. I , XXXVI.  Gli universali hanno natura necessaria. Il generale che non  universale  mutabile Digitized by Google - 34o  e non necessario. E malamente vuole Aristoti- le dai particolari collettivamente presi far nascere il necessario. Perch i particolari pos- sono essere considerati in contrario e non crea- no necessit.... meglio V universale si fa nasce- re dalle essenze astratte. * Patrizio, Discus- sionura Peripat, T. Ili, L. I. *> Fino qui s cercata la realit delle cono-* scenze unitine , prese ciascuna da s : e la prima realit loro s detto consistere nellentit sub- iettiva , o dintuizione, e questa formare la certa e assoluta realit del mondo delle idee. Ciascuna conoscenza guardata poi nella sua for- ma costante, s veduta consistere nellatto giu- dicativo dellessere conoscente e nelloggetto co- noscibile. Tale oggetto ora  il me stesso e le azioni sue, ora i modi passivi del me riferiti a soggetti esteriori: dalla certa prova di simile ri- ferimento abbiam dedotta la prima realt dellin- tuizione mediata, o vogliam dire del mondo esterno. Da ultimo, comprendendo ogni cono- scenza un oggetto conoscibile attuale, ovvero passato, abbiam prodotta la prova della succes- sione delle esistenze, e notato i confini , entro i quali ci  lecito prendere sicurezza della fedelt della memoria. Di presente ci viene il dover par-^ Digitized by Google  34 1  lare degli oggetti conoscibili non presi ciascuno per s , ma accoppiati insieme e considerati Tono rispetto allaltro. Il resto dunque del libro sar intorno alla congiunzione delle idee, e alla con- giunzione delle cose, cio a dire che esso mette- r in chiaro lentit delle conoscenze, le quali mirano al collegamento particolare e comune dei fatti cogitativi e dei fatti estrinseci , e avr de- bito di provare la realt e la certezza di simili conoscenze, e come elle rispondono ai concetti e alle persuasioni del genere umano. II Diciamo dunque che tre sono i modi , onde le cose e le idee si connettono. Luno  congiunzio- ne intima ed assoluta delle parti dun solo essere; laltro  legame intrinseco fra gli esseri sostan- ziali distinti; il terzo  puro legame intellettuale rispondente ora all unit, ora alla multiplicit -delle cose. Al primo si competono due specie di relazione: quella degli accidenti ovvero dei mo- di alla sostanza o al subbietto, e quella di certe sostanze fra loro, assunte ciascuna come parti di un solo composto. Al secondo compete una re- lazione soltanto, ed  quella dellefFetto alla sua cagione; al terzo pure compete soltanto una rela- zione, ed  quella che scorgesi dal nostro intel- letto fra gli esseri simili, e, per negazione, fra i dissimili, e di questa faremo lungo discorso nt- Digitized by Google  344  trove. Non resteremo qui di notare una quarta specie di relazione, la quale tuttoch si risolva in connesso daccidente e sostanza, pure si con- viene distinguerla e particolarizzarla , come quella che  forma costante d ogni pensiero, e abbraccia in s tutte l altre sorte di relazio- ni qualora si fanno oggetto di conoscenza. Co- testa quarta specie verr distinta e compresa assai facilmente, se metteremo in ricordo, che conoscere vuol dir giudicare , cio distinguere ed affermare alcun attributo dalcun soggetto. Laonde niuna congiunzione didee, o di fatti pu essere conosciuta da noi finch non riceve innanzi la congiunzione intellettuale. Cos que- ste quattro frasi , il pensiero  uno, il corpo umano ha pi parti, limpulso  cagione del moto, le cose, sono simili, o dissimili , rap- presentando la cognizione di tre specie di nessi, rappresentano altres tutte quante la congiunzione intellettuale del soggetto con l at- tributo.  Ora, per ci che sattiene alla prima specie di relazione, cio a quella di accidente e so- stanza, ed allaltra dellunit relativa e delle parti assolute, noi ne abbiamo fatto sufficiente parola quando abbiamo trattato della indivisi- bilit del pensiero, dellidea di sostanza e di quella dellunit, poi dellunit relativa dei composti materiali, Rimane dunque che si vol- Digitized by Google  343  ga il discorso alle due maniere di congiunzio- ne che cadono sopra enti separati, cio alla congiunzione degli effetti con le cagioni , e allal- tra delle cose simili e delle dissimili: la prima d luogo al principio apodittico della causali- t ; la seconda alle idee generali ed universali ; e volendo fare incominciamento da queste che sono, per rispetto al principio della causalit, in proporzione esatta del genere con la sua specie , noi entreremo a considerare la rela- zione che passa tra le cose conformi e le non conformi, la quale pu denominarsi relazione danalogia e di differenza. Ma perch in cote- sta relazione mettono capo e riscuotono ogni loro legittimit le idee tutte generali ed uni- versali, lordine analitico par domandare che si esponga innanzi lo stato delle obbiezioni e dei dubbi circa la genuina realit delle idee universali, onde si sappia quello che manca da questo lato alla prova aperta e compiuta della realit dell umano scibile. Ili Adunque la difficult che insorge intorno les- sere loro  tale: Le idee universali corno rispon- dono alla realit obbiettiva ? attesoch in natura non esistono universali. Rifiutano pure quelle idee per certa necessit intrinseca ogni sorta di mutazione, e non vestono pi che un modo nsso- Digitized by Google - 344 - luto e perpetuo di essere ; ma quali concreti co* nosciamo noi forniti dun modo di essere unico ed immutabile? In fine quelle idee dimostrano avere una comprensione senza limite, onde vo- gliono essere denominate non soltanto generali, ma universali e infinite; per la infinit delle cose dove e quando si apprende? Conciossiacb la natura, cbe noi esploriamo,  contenuta sempre entro limiti pi cbe finiti. Queste condizioni sin- golarissime delle idee universali menano ad infe- rire che, poich negli oggetti dell esperienza non vedesi cosa la quale non sia individua e limitata, e la quale non soffra variet alcuna di modo, quelle idee cbe da noi 6 possiedono universali veramente e di necessaria immutabilit debbono venire formate con lintervento di altra cagione diversa dallesperienza. Coloro poi cbe escludono affatto lesperienza induttiva dalle cagioni efficienti delle idee uni- versali , e mettono perci innanzi le forme e le nozioni a priori, mancano al severo uso della sillogistica, inquanto che il principio invocato da loro della conformit delleffetto con la na- tura della cagione importa per se non lesclusio- ne dellesperienza induttiva , ma solo l interpo- nimento dun altra forza efficace, diversa dal- lesperienza: n quel principio definisce o pu definire se cotal forza dee consistere in forme e giudicii trascendentali, o, pi semplicemen- Digtized by Google  345  le, in qualche speciale esercizio delle facolt nostre ordinarie (Aforismo 4 ) Costoro negano pur fede al senso comune, il quale va ripetendo che gli elementi tutti delle idee universali esi- stono nei concreti, e chelle sono un certo no- vero di somiglianze rilevate nei singoli oggetti correspettivi. Adunque occorre alla nostra filosofa dimo- strare due cose: la prima che le idee tutte uni- versali rispondono bene alla realit oggettiva in quel modo e con quella circoscrizione appunto che il senso comune determina; laltra che si- mili idee acquistano la universit e immutabilit loro non da forme ingenite e da giudicii a priori istintivi, ma per lazione semplice e naturale delle facolt ordinarie di nostra mente. Ambe le quali dimostrazioni debbono aver sede e ra- dice nel fatto supremo e costante dellevidenza intuitiva. Esaminando noi pi sopra il fatto continuo dell evidenza intuitiva , scoprimmo , innanzi ogni cosa, che il principio nostro spontaneo non cessa mai di radunare le idee in un cotal centro dell intellezione perfetto ed indivisibile. Medesi- mamente fu rilevato che il principio nostro spon- taneo ha facolt dindirizzare la sua forza atten- tiva a una parte pi che ad unaltra, e dosser- vare il tutto dopo osservate le singole parti. Da questa doppia prerogativa dellintelletto, cio Digitized by Google - 346  del congiungere e del dividere, emanano due atti singolari: luno  di percepire pi cose ad un tempo, e quindi le relazioni che fra quelle inter- cedono; laltro di sentire isolatamente e in modo uno, intero e assoluto, lidentico, e il non iden- tico, i quali per entro le cose giacciono quasi sempre meschiati, indefiniti e interrotti. E, per farci dal primo, bisogna qui porre in considera- zione che quella unit, di cui  fornito essenzial- mente qualunque atto cogitativo, non sussistei)- do fuori di noi , debbe di necessit introdur- re nelle percezioni alcuna cosa di subietti- vo , non rispondente al reale estrinseco. N ci deroga dun attimo allautorit e legittimit dello scibile; mercecb ognuno savvede e cono- sce un certo elemento cogitativo essere aggiunto alla percezione. Di fatto chi ha mai creduto e pensato che la identit e la variet, luguale e il disuguale, il molto ed il poco sieno parti con- crete dei corpi? e non veramente certe vedute intellettuali e certo frutto della facolt che ab- biamo di concentrare in un sentimento indiviso le impressioni distinte che ci vengono di fuori? Per il volgo e i filosofi concordano in credere che la realit obbiettiva delle nozioni del simile o del dissimile consiste nella rispondenza e pro- porzione squisita che quelle nozioni mantengono coi termini della relazione. Imperocch, senza essi termini mai non sorgerebbe entro noi alcuna Digitized by Googte  347  idea di attinenza; e ogni cangiamento , minima quanto si vuole, che sopravvenga in quelli, muta issofatto con misura esattissima la idea dclTetti- nenza. Ma per chiarire vie meglio questa materia ci faremo incontro ad una obbiezione.  un detto bene assai vulgato quello che afferma, in natura ogni cosa rimanere dissimile. Or come dunque crediamo noi di scoprire fra gli esseri infi- nite rassomiglianze? Non  questo un perpetuo inganno che generiamo a noi stessi ? E non sembra egli doversi ricavare da ci, che le nozioni dei si- mile e del dissimile non rispondono guari ad alcuna realit obbiettiva, come da ognuno si pensa? Noi sciogliamo cos la istanza. Le osser- vazioni superficiali e fugaci intorno gli oggetti ci persuadono da principio correre fra quelli molte pi somiglianze che non comporta lessere loro; avvegna ci per la fretta dellosservare, onde il simile si fa sentire, e non il dissimile, il quale, come osserv Campanella , rimane pi oc- culto; ovvero succeda per un bisogno e per un desiderio che abbiamo di trovare dovunque fre- quentissime analogie, senza le quali non avrem- mo capacit alcuna di scienza. Nondimeno allor- ch uno studio pi diligente, sia della natura delle cose, sia del loro aspetto, ci fa accorti della fallacia di molti giudicii di analogia, noi pren- diamo abito a valutare il somigliante e il dissi- migliante, come qualit imperfette, e pi con- Digitized by Google  348  formi spesso al nostro modo di riguardare che allentit delle cose. Non pertanto si crede che una identit parziale, o vogliam dire una identit mista del suo contrario, rimane perpetualmente nel fondo d ogni nostra disamina. Cos, per ca- mion desempio, colui, il quale va comparando col nudo occhio due palle davorio, fatte tornire duna misura e d un peso ugualissimo, non giunge forse a scuoprire fra esse differenza no- tabile. Ma se poi prende a sussidio la lente, e con questa riguarda gli oggetti medesimi, assai differenze verranno, a mostrarsi.* tuttavia dicia- mo che la identit non sestingue, perch diven- ga imperfetta; e di vero se colui, il quale discuo- pre le differenze nuove fra le due palle, risolve di confrontar queste con altro corpo daltro colore e figura, verr in tal conclusione, che le due palle non differiscono tanto fra loro quanto col corpo estraneo. Ma che significa essere meno differente, se non raccogliere in s qualche parte di somi- glianza , poich fra il simile e il dissimile non  medio alcuno? Nel fondo adunque dogni sog- getto minutamente cercato noi rinveniamo qual- che porzione didentit, che persiste e non can- gia , e la quale si vedr a suo luogo procedere dalla natura eterna e immutabile di certi sub- bietti , ove la identit  una in modo assoluto , e risponde preciso alla unit intellettiva che an- diam formando. Perci allora quando dicesi , Digitized by Google - 349 - nella natura ogni cosa rimanersi dissimile, vuoisi indicare semplicemente che non vha somiglianza al mondo, entro cui un assottigliamento di osser- vazione non possa scuoprire certe specie di diffe- renze; il che non distrugge l'identit, bens la converte da perfetta a imperfetta, o, a dir me- glio, da completa a parziale. IV E non pertanto la mente nostra ha facolt di concepire il simile, ovvero il dissimile, come perfetto ed intero, il che viene effettuato dalla virt nobilissima deUastrarre; secondo atto di nostra mente, del quale ci viene ora il tener di- scorso. A chiunque si pone a riflettere sul peren- ne fenomeno dell evidenza intuitiva apparer questo di chiaro, che Tatto del giudichi il quale vi  inchiuso, compiesi pel dimorare e per lal- ternarsi dellattenzione sui termini di esso giu- dicio: cos, per modo desempio, la notizia che noi prendiamo delluguaglianza perfetta delle due palle davorio, sorge da pi trapassi dellatten- zione, la quale considera nelle due palle quando il colore, quando la sfericit, e quando il moto. Cotesto ritrarsi che fa lattenzione da pi cose presenti nellanimo per raccorsi tutta e dimorare sopra un soggetto parziale costituisce la virt dell' astrarre , pel cui ufficio T identico viene contemplato come sciolto dal vario, e per cone- Digitized by Google  35o  guente il vario come non frammisto allidentico. Pi questultimo rimansi parziale disgregato e discontinuo, ma in certo essere uno intero e con- tinuo; e, per forma di esempio, se intagli diffe- renti davorio saranno paragonati via via alle due palle sopraddescritte , la mente nostra , fatta astrazione dalla dissomiglianza delle figure e al- tres da poche variet di colore , di peso e di lu- centezza , sentir in modo uno e completo liden- tit del colore e della materia. Per contro, se le due palle verranno a confronto di alcuni corpi rotondi esattamente, ma diversissimi di mate- ria, di colore e di altri accidenti, la virt no- stra astrattiva ponendo locchio allesterna fi- gura soltanto degli oggetti paragonati non po- tr a meno di non sentirne lidentit assoluta c perfetta. Ora diciamo che tale idea astratta della sfe- ricit  idea universale. Imperocch la ragione medesima, per cui essa idea conviene a ciascuno di quegli oggetti, onde fu ricavata, la fa conve- nire con tutti gli altri reali e possibili , che fra le condizioni varie del loro essere includono la sfericit. E perch il numero di questi non  limitato, ma trascende la creazione medesima e spazia nell' immensit del possibile, cos lidea astratta della sfericit  vera idea universale e di comprensione infinita, cio a dire chella  un tipo e un esempio, nel qnale vediamo rappre- Digitized by Google  35 1   sentala una forma di estensione propria a smisu- rato numero di soggetti. La virt astrattiva procede nelle separazioni sue per i gradi seguenti. Prima osserva in dispar- te le qualit comuni di pi soggetti, e contempla il simile esattamente disviluppato dal suo con- trario. Appresso va isolando cotesto simile dai concreti particolari che lo contengono, quindi da ogni concreto reale o possibile; infine dal sogget- to pensante che lo percepisce. Di tal guisa la for- ma rotonda, vista e raffrontata in pi corpi, ge- nera primamente la nozione astratta duna qua- lit identica dei medesimi. Disparsi questi dal- locchio di nostra mente, rimanvi la nozione pi astratta e generalissima di ci che  sferico. Proseguendosi a distinguere, e cessando di pen- sare a qualunque materia possibile, producesi la nozione pura, geometrica della sfericit. In fine messo da banda il soggetto pensante, che lap- prende e la possiede, la nozione della sfericit non appartiene pi ad una che ad altra intelli- genza, non nasce , non sestingue, non si ripro- duce, e cos dismette ogni maniera di accidenti individuali. La virt astrattiva nello sciogliere che fa li- dentico dal non identico, va separando spesso due gruppi distinti di qualit; e prima le qualit che paiono estrinseche affatto allidentico meditato, appresso le altre , che paiono avere insieme con Digitized by Google  352  lui egualit di natura; come nel caso qui sopra esemplificato delle palle davorio, poste a com- parazione con pi corpi rotondi, la virt astrat- tiva esclude innanzi la materia e il colore, e ser- ba cos la estensione pura sferoidale. Con ci ella ha segregato il dissimile estraneo, vale a dire compreso sotto altro genere di accidenti. Per avviene chella riconosce nella qualit stessa co- mune della sfericit alcune differenze, come ad esempio la maggiore o minor grandezza: ora queste non sono estrinseche allidentit della forma , bens sono sue variet e come specie di genere nelle quali essa  ugualmente inserita. La virt astrattiva separa eziandio queste ultime variet, e ottienecos lidentico semplice, assoluto ed universale. Da tutto ci si fonda un canone principalissimo della dottrina delle idee univer- sali, cio a dire che V identit rilevata nel pa- ragone degli oggetti  sciolta per virt astrat- tiva da ogni differenza di modo. Di qui pare quanto si dilunghi dal vero la opinione teste riprodotta e difesa dallalto in- gegno dellabate Rosmini sulla natura dei ge- nerali. Di fatto, egli stima, rinovando in parte la dottrina dei tipi platonici, che una idea sin- golare divenga universalissima, con questo sol- tanto eh ella sia guardata come esempio daltre idee infinite, o reali, o meramente possibili, e identiche a lei pure in ciascun accidente indi- Digitized by Google - 353  vidualc. Or non  tale certo il concetto clic gli uomini tutti quanti si fanno delle idee univer- sali, imperocch nessuno mai ha pensato che lidea peculiare d un libro o duna medaglia perch vengono luno e laltra ripetuti dai tor- chi e dal conio migliaia di volte, e per imma- ginazione nostra moltiplicati in infinito, sia lidea universale di quegli infiniti libri e medaglie. Ma ognuno intende che l idea universale rappre- senti di sua natura il comune di certe cose, e ometta lindividuale, e perci include forzata- mente alcuna astrazione. Quello che osserva il Rosmini sullantichissima distinzione fra la idea di specie e lidea di genere non sussidia punto la prova della sua teoria. Conciossiach non si nega esistere una notevole differenza fra quelle due classi didee, ma non quale la va pensando il Ro- smini. Simile differenza venne sentita e descritta finalmente, a noi sembra, dal Campanella , con le parole qui sopra citate, le quali sono: La co- munanza degli individui  nominata specie, la medesimezza fra pi comunanze  nominata ge- nere: cio a dire, che la specie astrae dai con- creti, il genere dagli astratti. V Ogni idea universale c pure idea necessaria- mente immutabile, a cagione che non si potreb- be mutarla senza distruggerla. Di fatto lessere iti by Google  354  suo consiste in certa rela ione didentit, che non patisce grado n modo, o vogliano dire che viene astratta da tutti i modi e da tutti i gradi della sua specie, come eziandio dagli accidenti del subbietto pensante, dove dimora: quindi  assoluta, e non pu esistere fuorch in una guisa soltanto. Ma se alcuno faccia un composto di molte idee universali, pu chiedersi quale sar la natura di questo composto. Si manterr egli universale e necessariamente immutabile? Certo s, per la ragione che lessenza dogni composto astratto giace tuttaquanta nella forma ideale del composto medesimo: perci mutarlo  mutare il suo essere, il che vale quanto distruggerlo; atte- soch lessere non in se propriamente  mutabi- le, ma nei soli suoi modi ; e ove non ha modi non ha mutazione. Dunque i composti astratti didee universali sono essi pure necessariamente immu- tabili. Sono eziandio universali, perch riferibili a tutte le cose che rinchiudono in se un gruppo medesimo didentit integrali e integranti: e qualora n manco uno di tali gruppi fosse ve- duto sussistere nel concreto, pur tuttavia appar- tiene a loro limmensit del possibile. Per cotal modo abbiamo noi continuo arbitrio dedificare entro il nostro intelletto, con le idee semplici, universali di linea e di superficie, i composti tutti geometrici; ognuno de quali ha una essenza universale e necessariamente immutabile. Impe- - N Digitized by Google  355  rocche a niuna possanza mai sar lecito di ag- giungere o di sottrarre un solo angolo a6  pare a noi che qualora non si dimostri contenere la deduzione dei sillogismi qui anzi esposti alcun peccato di logica, noi siamo in buon dritto di stabilire che Pultima conseguenza, la quale af- ferma latto incessante ed universale della prima cagione,  inclusa virtualmente nel subbietto ogni cosa la quale comincia: e per il principio della causalit  vero giudicio analitico. Cos pare a noi pienamente convalidato it principio della causalit, e contro tutte le nega- zioni rivendicato. La qual cosa mai non potea succedere, se tale principio non veniva ricono- sciuto identico al tutto ne suoi due termini: s che gli altri modi strani concepiti da molti mo- derni per dimostrarlo, doveano riuscire senza ef- ficacia. Primo fu Malebranche a negare non ii principio della causalit , ma la connessione dei fatti. Hume allargando questo enunciato di Ma- lebranche concluse contro il principio medesimo, e lo dichiar un abito dell intelletto. Hartley lo riudusse a una legge dassociazione didee. Locke e i discepoli suoi, a un puro principio sperimen- tale : Kant a una forma di nostra mente. Reid , rinfrescando sotto altro nome le idee innate di Cartesio e di Leibnitz, chiam il principio di ca- gione un giudicio istintivo. Mendelssbon, Con- Digitized by Google  47  dorcet,Degerando, e qualche altro, io reputano un principio di analogia, e si sforzano di risolverlo in un problema del calcolo dei probahili. Parlandosi qui di sopra dellacuta e profonda dottrina dellabate Rosmini, facemmo osservare, come il principio di cagione, quantunque discen- da drittissimo dalla sua tesi fondamentale, non pare a noi che possa e debba considerarsi per ci quale verit obbiettiva e concreta , ma in vece chella rimanga una deduzione logica pura duna forma intellettuale. Fu intenzione eziandio del- l'illustre Galuppi di rimenare il principio della causalit alle proposizioni analitiche. E prima , per sillogismo prov che ogni cosa la quale co- mincia, sopporta la condizione di comparire nel tempo. Ma perocch s fatta dimostrazione giun- gesse all intento, duopo era provare che nascere con la condizione di apparire nel tempo vale il medesimoche nascere con la condizione di venire in tutto determinato da un altro ente : e a ci pervenne il Galuppi, affermando non essere il tempodiverso in nulla dalla causalit. In vero questa opinione contraddice manifestamente al senso comune, da cui si giudica che la successione del tempo e quella degli effetti operati coincidono bens in- sieme e tuttavolta diversificano di natura -, per guisa che immaginando pure un istante le nuove esistenze sorgere tutte per caso e sciolte da ogni legge, niente di manco si crede chelle dovreb- Digitized by Googte  48  Loro o tutte esistere insieme o succedere le une alle altre. Di pi, a noi sembra in questa materia cade- re il Galuppi in qualche opposizione con s me- desimo. E, per fermo, narrando egli la titubanza e lambiguit in cui dimorano i filosofi per voler conciliare insieme la priorit di cagione e la prio- rit di durata, ne cava argomento per conferma- re la sua dottrina, la quale facendo sparire una di quelle priorit, assolve secondo lui i filosofi da inevitabile contraddizione. Per il Galuppi non sembra aver posto mente allaltra pi grave e pi certa contraddizione, che scende dall abo- lire la priorit di durata, conciossiach, tolta questa, niuna sorta di cangiamento divien conce- pibile. Di fatto, cangiamento vuol dire mutazio- ne dun medesimo essere. Ora, o bisogna credere che mai non sia vero che due opposte mutazioni intervengono in un subbietto medesimo, o forza  separarle per divisione distanti, o asserire che un corpo determinato pu ricevere insieme la forma quadrata e la forma rotonda. Vuole ezian- dio il Galuppi ovviare con la sua dottrina al pe- ricolo di ridurre il tempo a una semplice realit subbiettiva ; ma noi teniamo chegli non abbia in tutto cansato il pericolo; stante che nella sua dottrina la simultaneit delle cose  costituita dallatto della coscienza, il quale medita e pa- ragona esse cose insieme. Ne segue che levati Digitized by Google  49  di mezzo gli uomini , le cose pi non sono con- temporanee. In fine il Galuppi non conoscendo nel tempo, salvo che una successione discreta di termini, esclude al tutto il continuo assoluto: e pure fu provato da noi che la successione, fuor dun sub- bietto continuo, non pu in guisa alcuna venire all' essere. Parimente sembra impossibile alla dottrina del Galuppi spiegare in cbe risieda la differenza tra due oggetti, i quali somigliandosi in ogni cosa, variino soltanto nella durala. E, per modo desempio, immaginiamo due corpi scelti di una stessa natura, foggiati a un modo egualis- simo e tenuti sospesi ad un modo altrettanto uguale, ma con questo divario, che luno sia la- sciato cadere di l a pochi minuti e laltro di l a molte ore; diciamo che giusta la teoria, la quale fa del tempo e della causalit una cosa identica, la differenza fra i due corpi non  esplicabile. E per fermo, cbe converr egli dire? forse cbe il corpo tenuto pi lungo tempo in sospeso di- versifica dall altro per ritrovarsi contempora- neo con molti pi fatti? ma ci  attributo estrinseco e accidentario del corpo, e, rimosse cbe fossero le cose dintorno, verrebbe al per- fetto niente: oltre di cbe, conforme al parere di Galuppi, la relazione simultanea dei fenomeni non possiede realit alcuna fuori della coscien- za. Piacer forse di dire cbe lun corpo esercita Digitized by Google / / / ,  4 IO  un solo atto, e laltro molti di pi? ma cotesti atti onde mai si distinguono? onde si separano? , posto, come vuole l ipotesi , che nulla venga mu- tato nella cagione e nel suo operare? VI S. Anseimo dAosta, comparso due secoli in- nanzi di S. Tommaso, travagli assaissimo per dare aHumana ragione qualche base inconcus- sa, imperocch egli sentiva non potersi altrimenti mettere in solido alcuna specie di verit. Posesi dunque a costruire una metafisica, o vogliam dire una scienza prima esplicatrice dei dogmi speri- mentali , e superiore ad essi dogmi. Da una parte vide tutta quanta la ontologia riposare sopra il principio della causalit; dallaltra, non potersi a questo principio dare dimostrazione apodittica se non desumendola dalla certezza dellintuizio- ne immediata. Venne cos al concetto sublime di trarre la prova dellente sovrano e della prima efficienza dalla pura e sola nozione di lei, rice- vuta per entro la nostra mente. Simile prova fu domandata ontologica , e le scuole tutte quante ne hanno parlato e ne parlano. Cartesio lampli poi a suo modo, e Leibnitz dopo Cartesio: per, venuta alle prese recentemente con la dialettica nuova e sottile di Kant, ha sembrato perdere ogni verit e ogni concludenza. Il vizio dell ar- gomentazione antica di S. Anselmo e dei suoi Digitized by Google  4*  segnaci si asconde in ci, che, ponendosi, come essi fanno, lidea dellessere perfettissimo, non si pone insieme la realit di quell essere, ma uni- camente la sua idea. Per lo scoprire un nesso necessario tra il predicato ideale dellesistenza e il snbbietto ideale dell'essere perfettissimo, ne prova di questo alcuna sussistenza, estrinse * a| nostro pensiero. Non va cos pei subb^ *ci Pari intellettuali, da cui si afferma solt~to ressere astratto o le passioni necessarie -allessere. Im- perocch ei sono del nume^ di 3  ragione del tempo, il quale non pu capire l In- finito. E il tempo  necessario, quando esistan le cose le quali non sieno eterne ; e che esista alcu- na cosa o eterna o nel tempo  certissimo: im- perocch esiste la nozione con cui si pensa lEnte supremo. Ci poi che esiste , o  necessario e supremo, o forzatamente pone il necessario e il supremo. Concldesi che la idea della prima cagione prova la reale esistenza della medesi- ma. Non travi dunque dal vero lingegno di S. Anseimo tanto , n quanto si vuol credere oggi: e a noi sembra, se pure non siamo erra- ti, aver colto nella giusta intenzione del suo concepimento profondo, e restituitane l effica- cia , per quel che bisogna al profitto degli studii speculativi. VII Sono pertanto gli esseri tutti determinati da un primo ente; per al modo della loro determi- nazione non pu costituirsi legge veruna, de- dotta dal solo principio della causalit. E sia, verbigrazia, una successione di esistenze, le quali dimanderemo a, b, c, d, f, g , z, e cosi seguita, senza mai termine. La ragione poi determinatrice consista in ci che il termine posteriore sia sem- pre diverso da ogni anteriore in una certa guisa prestabilita. A noi sembra che il principio della causalit non offerisca mezzo alcuno per iscuo- Digitized by Google -44- prire la impossibilit di una cotale ragione de- terminatrice,* e non monta il dire chella par- rebbe fuor dordine e che Tana esistenza non verrebbe prodotta dallaltra, ma occasionata sol- tanto. Ancora poniamo il caso che le esistenze a , b , c , d , f, g, z, ecc. , succedano Iuna allal- tra con qualche misura di tempo, e che, giunte ad un certo novero, tornino a riprodursi con legge costante periodica. Tal ragione determina- trice si fa anostri occhi ordinata, conciossiach ogni ordine si risolve pel nostro intendere in qualche specie di analogia o di tempo o di modo. Non pertanto quelle esistenze rimarrebbero al tutto estranee fra loro, siccome nel primo sup- posto. E n pur qui troviamo nulla di repugnante con la nozione pura e semplice della causalit. In fine se vengasi immaginando che a, b , c, d , /> S > ecc. , sieno esistenze valevoli ad agire luna sullaltra intrinsecamente, e che ad ogni atto dellesistenza anteriore risponda una muta- zione in quella che segue, diciamo in questa ipo- tesi i termini della successione andar realmente connessi fra loro, da che ciascuno  inverso del- l'altro trasmissore certo e immediato della som- ma efficienza, e compongono tutti insieme un ordine di sostanze operative e causali. Ma questa ipotesi, come che si verifichi incessantemente nell ordine nostro mondiale, in qual maniera pu esser dedotta dal puro principio apodittico Digitized by Google  4*5  della causalit? e l'avere a torto creduto che ci si possa, non ha egli forse turbato lungo tempo le dottrine ontologiche? Noi dunque per evitare simile errore nella trattazione che imprendiamo dell ordine causale del mondo, procederemo per via analitica, e cercheremo innanzi quello che insegni la nuda esperienza e il giudicio comune degli uomini. Vili I filosofi del pari che il volgo chiamano tutto il complesso dei fenomeni naturali una successio- ne di cangiamenti ; il qual vocabolo cangiamen- to, se ben si guarda , accusa la sussistenza di enti durevoli e non soggetti a mutare; conciossiach dove non  cosa cangiata, n pure v cangia- mento; e dove nella cosa cangiata niente riinane identico con se medesimo, essa cosa non muta, ma bene si annichila , ed a lei succede un altro essere distinto assolutamente. Ancora, si suol pronunciare che ogni cosa, la quale cangia, can- gia in conformit della propria natura, il che viene a dire che lessere costitutivo delle cose non muta: cos di fatto crediamo la natura di tutte le cose permaner salda e invariabile, e ogni cangiamento succedere in quelle per modi coor- dinati e sotto il regime perpetuo di leggi non alterabili. Ma per, se tutto  regolare compiutamente Digitized by Googlc  46  * e riferito a subbietti, i quali non mutano, onde ha origine lo sregolato, e onde succede cbe si sa conciliarlo con la cognizione di certa natura per- severante e immutabile? ci si giunge a com- prendere subitocb ci poniamo a definire pi per minuto questo concetto cbe noi formiamo della natura costante degli esseri. Noi dunque credia- mo cbe in ogni cosa sia certa condizione durevole e inalterabile di esistenza ; ma in tal condizione entra pure la facolt di ricevere lazione degli altri esseri, o almeno di molti, e riceverla in quel modo cbe porta la propria natura, in quello perseverando, senza discontinuit. Avviene in- tanto cbe le azioni esteriori dissomiglino 1 una dallaltra non poco, o nelle qualit o nel grado, e si esercitino in guisa ed in tempi del pari dis- 6omiglievoli. Quindi le cose , mantenendosi iden- tiche con se medesime, rispetto allintrinseco, fuori mandano tuttavia diverse manifestazioni delle loro propriet, secondo che diversa  la forma dellazione ricevuta. In s fatto ordine di esistenze domina pertanto una cagione prima as- soluta e una serie vasta e innumerabile di seconde cagioni. La cagione primaria, assoluta,  resi- stenza increata, sola determinatrice di tutte le cose. Le cagioni secondarie sono esseri contin- genti , i quali modificandosi, agiscono nellintrin- seco di altri esseri contingenti ; questi ricevendo lazione si modificano alla loro volta essi pure Digitized by Googli  4*7  senza che mai si possa ascendere tanto allo da scoprire la sostanza che primamente agisca fuori di se, per impulso proprio immediato. Di- scende da ci il principio generalissimo che non pu la cagione far tardare la sua efficacia , o vo- gliam dire lapparizione delleffetto: e per fer- ino, se la sostanza passiva  da natura disposta e necessitata a ricevere lazione della sostanza operatrice, lagire dell una e il patire dellaltra come non andrebbero di concerto perfettamente? E qui il luogo stesso ci chiama a risolvere la que- stione insorta tra molti filosofi circa lesistenza simultanea ovvero non simultanea delleffetto e della cagione. Essendoch alcuni mantennero do- vere leffetto riuscir simultaneo perfettamente con la cagione. Per opposto, altri roller provare ci impossibile, e produssero in mezzo la cre- denza comune, la quale stima che la cagione an- tecede sempre di tempo leffetto. Noi diciamo pertanto due specie di cangiamenti essere cogniti alluomo, gli spirituali e i corporei. Quanto ai primi, che non avvengono per moto, e sono istan- tanei, non possono mettere tempo fra la cagione e leffetto; quanto ai secondi, debbono mettervi tempo immancabilmente, da che ogni fenomeno fsico avviene per moto, e il moto dimanda tem- po. Ma si osservi poi che il finire del cangiamento attivo  simultaneo in perfetto grado col princi- piare del cangiamento passivo, e che appunto in 28 Digitized by Google  4*8  quel finire il cangiamento attivo prende virt di cagione. Questo a noi sembra sufficientissimo per esplicare la controversia insorta tra pi filosofi sulla priorit di cagione, imperocch gli uni guardarono al durare del cangiamento, gli altri al punto in cui esso prende virt causatrice. IX 1  , Coloro i quali savvisano di poter trarre dal- lesperienza pura induttiva tutte le origini delle .nozioni causali riferiscono questi fatti. Qualun- que volta si riflette da noi sopra le azioni del nostro animo prendesi concetto di quello che sia loperare duna sostanza, e tre qualit essenziali vi si rinvengono: i che lazione o cangiamento, o modificazione dellessere non estingue, ma in vece conferma lidentit della sostanza operante, e la serbata integrit della sua natura ; 2 che il cangiamento appartiene cos in proprio alla so- stanza modificata , chei si meschia e contempra insieme con lei nellunit perfetta e comune dellessere sostanziale; 3 che il cangiamento  quale n pi n meno il carattere dellazione esterna e le facolt integrali della sostanza pas- siva lo fanno. Perch poi il nostro animo ha viva coscienza di produrre i suoi cangiamenti sponta- nei e di esserne autore immediato, necessit vuole che sia domandato cagione di essi, e ricevesi da ci unidea nettissima della connessione intri n- Digitized by Google  4*9  seca tra la cagione e leffetto; imperocch noi li sentiamo ambidue sorgere e congiungersi nel- lunit assoluta del nostro principio pensante. Al modo medesimo dovrebbero tutte l altre sostan- ze, qualunque volta si cangiano, venir nominate vere e sole cagioni producitrici; avvegnach esse producono realmente l effetto, cio lo emanano e lo tramandano, per cos dire, come parte di lor sostanza. E tuttavolta cos non usiamo di fare; chiamandosi cagione quel sol cangiamento este- riore, il quale provoca il cangiamento interiore daltra sostanza; come, per esempio, del solcar della nave non chiamiamo cagione essa nave, ma il vento e i remigatori. Della qual cosa oi par ve- dere assai chiaramente questa ragione: Che il mutarsi della sostanza passiva non potendo aver luogo senza lopera dellaltra sostanza attiva, in questa unica  sembrato dover riporre la sede della potenza causale. Ci - tanto vero, che lo animo nostro, il quale vien riputato in molti suoi mutamenti franco da forza esteriore e principio a se stesso della propria energia,  dalluniver- sale nominato cagione di essi cangiamenti. Del- lattivit poi esercitata da una sostanza in unal- tra e da un cangiamento in un altro prendesi chiara esperienza pel fatto a cui soggiacciamo ogni ora e ogni istante dellazione molteplice delle cose esteriori sui nostri organi, e delle per- cezioni non volontarie che indi risultano. Nel Digitized by Google  42  qual fatto  manifestamente sentito un legame saldo ed intrinseco per entro i subbietti interno ed esterno. Attesoch venne dimostrato nel quarto Capitolo di questa seconda Parte, come la forza la quale resiste al nostro volere abbia facolt e gagliardia di penetrare fino a lui. Una connessione altrettanto intima credesi dagli uo- mini stabilita fra le sostanze tutte, o vogliam dire fra le mutazioni correlative delle sostanze. Essi poi distinguono a molti segni i fatti, i quali succedonsi per mera contiguit di luogo e di tempo, escluso qualunque nesso causale come il giorno succedente alla notte, e il carro celeste ad Arturo: altri segni li mettono in via a distinguere i fatti, i quali succedonsi occasionalmente, come lacqua cbe sbalza in alto e zampilla al muovere d una chiave; infine molti altri segni aiutano a riconoscere i fatti, i quali succedonsi pev legame intrinseco di azione e passione. A queste analisi per e a queste esperienze moltiplicate, manca la sanzione e la guarentigia del discorso dimostrativo, il quale noi non pen- siamo che possa emergere n dal nudo principio della causalit, n dalla induzione pura dei singo- lari, per vasta e frequente cbe sia. Tempo  dunque cbe noi indaghiamo da quale altra sor- gente possa rampollare la prova apodittica dei fatti varii e copiosi test rassegnati. Digitized by Google  4^1  CAPITOLO XIV Dell ordine causale dell universo. I l^erch i nuovi principii , onde vogliamo com- piere la dottrina della causalit, movano da fon- data dimostrazione, debbono scaturire limpi- damente da alcun fatto continuo dellevidenza intuitiva* Perci noi cominceremo dal rappre- sentare il fatto, e quindi per una serie lunga di rigorose deduzioni perverremo alla prova apo- dittica dellordine universale esposto nellante- riore capitolo. Il fatto primo fondamentale si  il cangiamen- to appreso dal nostro animo, e a cui, siccome a puro fenomeno, appartiene la certezza dellin- tuizione immediata. Da lui scendono due conse- guenze non repugnabili, o vogliamo dire, due verit certe e manifeste dintuizione mediata. Luna  la rivelazione dun subbietto perpetuo, il quale per rendere possibile il cangiamento dee durare continuo, e ci vale quanto dire, chei dee serbarsi immutabile (Gap. Vili ,  VII, P. II). Laltra verit  lazione del subbietto sopra di noi , o sia la congiunzione della nostra unit pen- sante col multiplo esterno (Cap. V,  111, P. II) E riguardo a ci non si vuole dimenticare che Digitized by Google  4aa noi n pure tentiamo di intendere e di spiegare in alcuna parte o la forza esterna operante o il legame dell'atto col suo principio, e del modo col suo subbietto. In vece diciamo essere questo un sommo e pauroso mistero, il quale spazia e gravita su la filosofia tutta quanta. Cangiando nome e sembianza , ei viene quasi Proteo rincon- trato per tutto, e ad ogni passo fa duro inciam- po. 11 problema poi proferito da lui a risolvere, e cbe , per nostro avviso ,  insolubile , pu venire espresso con tali parole: in che guisa la unit e la multiplicit , la identit e la differenza possono insieme congiungersi. Tutti i sistemi apparsi fino al d doggi col proposito temerario di spiegare in- alcuna ma- niera siccome l assoluta unit si svolga nella multiplicit, come lessere identico si differenzii per mille modi e accidenti, e viceversa, come tutta la multiplicit e tutti i modi si riducano alluno assoluto e allidentico assoluto, tali si- stemi, diciamo, finiscono nel pretto assurdo, e dichiarano con deliramenti ingegnosi laudacia intellettuale dell'uomo. Esce d qui una riprova molto efficace della bont e sicurezza del metodo sperimentale. Conciossiach partendo, egli dal fatto c deducendo quel tanto e non pi cbe il fatto racchiude, la difficolt e le tenebre cbe scorge innanzi di se non lo turbano, e dove possa cogliere in mezzo a loro alcuna certezza, in quella Digitized by Google  4^3  sappaga : ei prende il fatto non esplicabile, come confine segnatoli, e sindustria con la virt del- lanalisi delle comparazioni e del raziocinio di farlo sorgente di legittime deduzioni. Adunque noi accetteremo tal quale  il mi- stero della natura, visto per innanzi che non include contraddizione e cbe in lui risplende la certezza piena intuitiva. Ora nei fatti, onde qui Innanzi  discorso, cbi saprebbe trovare ombra dassurdit? E, per fermo, allorquando si dice cbe luno comprende il multiplo, e lidentico il differente, non si afferma per questo che luno e lidentico sieno il pi e il diverso ad un tempo; ma luno si dice esser congiunto col pi, e il simile col dissimile. Vha dunque unaltra cosa nella natura oltre lunit e la multiplicit, oltre il simile e il dissimile, e questaltra cosa ignotis- sima, salvo cbe nella sua esistenza, vien doman- data congiunzione. Il principio di sostanza e il principio di causalit si risolvono, come sa ogni uomo, in certa congiunzione arcana del modo con la sostanza, e delleffetto con la cagione. La congiunzione non  lunit perch ammette due esistenze distinte, bench unite. Non  la multi- plicit, perch ammette un composto intima- mente legato, e la multiplicit per se stessa  sciolta; quindi noi pronunciammo altrove che tre assoluti diversi vengono insegnati dalla natura, V uno, il multiplo , e il tutto. Digitized by Google - 44- A queste conclusioni medesime pare giun- gesse il gran Galileo , quando nel primo Dialogo di scienza nuova os dire ch'egli pensava doversi ammettere qualche altra cosa oltre linfinito e il finito. E si badi che questo enunciato coincide col nostro perfettamente, avvengacli linfinito  l' identico e luno, il finito  il dissimile e il mul- tiplo, non dandosi finito senza cose finitime, n cose finitime senza multiplicit e dissimiglianza. II Entrando noi pertanto nella dimostrazione dellordine universale avremo locchio sempre a due cose: ai fatti, cio, rispettivi dellintuizione, e all ignoranza intera in cui siamo circa la loro essenza. Per imiteremo anche in questo l arte prudente dei matematici, i quali innanzi di poter giungere a immediate equazioni fra le cognite e le incognite (e nel nostro caso tale equazione non pu succedere) osservano con iscrupolo tutte le relazioni, che le incognite, come quantit esi- stenti, non mancano di avere con altre quantit cognite e determinate. Cosi forse eviteremo gli errori di quei filosofi, da cui s  parlato della congiunzione sostanziale e causale, come di fatto assai comprensibile. Perch poi in questa special trattazione non si trapassi da noi la brevit con- sueta, presenteremo le deduzioni cavate dai fatti e dai principj surriferiti in ordine pure sinte- Digitized by Google  4*5 _ tico. La prima deduzione assoluta e generica  questa : Sono nelluniverso le mutazioni, e queste do- mandano soggetti immutabili , ove possan succe- dere: tutte le cose pertanto cbe esistono, qualora mutino, o sieno capaci di mutamento, debbono risultare di continuit e di successione, cio a dire chelle sono vere sostanze e veri subbietti modificabili. Da tale costituzione eterna degli esseri discen- dono i principi seguenti: i I subbietti, come immutabili, non possono ricevere in s stessi la mutazione. Daltra parte, la mutazione succede in loro, perch i successivi durano la durata dei lor subbietti. Rimane che questi ricevano le mutazioni nei loro modi. a Adunque ogni sostanza dee risultare di modi mutabili , e dun subbietto uno, indivisibi- le, immutabile e perpetuo. 3 Il principio del cangiamento mai non pu uscire dal subbietto immutabile: esso  dunque estraneo al subbietto medesimo. 4 I modi proprj delle sostanze non sono co- stituiti dalla successione dei cangiamenti, come fossero serie di nuovi enti, che aderiscono al sub- bietto. E per fermo, la sostanza passiva muta ; e onde muti, le fa bisogno di ricevere lazione en- tro di s: noi uon sappiamo, a vero dire, quel cbe lazione sia, ma ben sappiamo che a questa inco- Digitized by Google  4^6  ; gnita, qualora non sia presente nella sostanza, noti pu succedere mutazione, avvegnach essa inco- gnita rimane allora un essere estraneo alla sostan- za: da altro lato, la azione non pu venir rice- vuta immediatamente dal subbietto sostanziale, stante chei muterebbe: bavvi dunque nella so- stanza alcun che distinto, capace di ricevere lesterna azione. I modi adunque delle sostanze hanno un essere proprio, distinto dai lor sub- bietto e dal cangiamento. Vien fuori da ci un corollario di non poco momento, ed  questo, che le azioni, quantunque incognite nella loro natu- ra, non possono consistere in semplice trasfusione dellessere attivo: imperocch lessere attivo tra- sfondendosi nella sostanza passiva produrrebbe un nuovo essere dentro di questa, il quale staccato dal primo subbietto si rimarrebbe estraneo ed indipendente da esso, o, a meglio dire, si avreb- bero due sostanze, ciascuna delle quali soffrirebbe mutazione, senza che pertanto corresse fra loro due legame nessuno. 5 Segue pure da ci che ogni azione esterna a cui succede una mutazione,  vera e certa effi- cienza, o sia  vero organo della prima efficienza, perocch se lazione non penetrasse in maniera arcana nella intimit della sostanza passiva, que- sta non potrebbe cangiare, stante chella non pu essere il principio del cangiamento: l impulso poi immediato non pu venirle dalla prima efficien- Digitized by Google  427  za, imperocch questa essendo immutabile non agisce con mutazione. Cos pare a noi dimostrato il canone del senso comune, il quale pronuncia avere le sostanze luna sull altra una reale effi- cienza; e proviamo contra Malebranche e contra Davide Hurae , che i fatti non pure s accompa- gnano, ma eziandio si connettono. 6 I modi propri! delle sostanze sono un atto perpetuo ed immutabile di esse. Dato per possi- bile il caso contrario, avverrebbe che i modi can- giando per lazione esterna e producendo con ci un discontinuo, non potrebbero mai col cessar dellazione riassumere la forma lor peculiare senza un atto nuovo e distinto del lor subbietto, il che apporterebbe al medesimo un reale can- giamento. 7 Il cangiamento  determinato dallattivit del proprio subbietto, variata o mossa in un certo modo dallatto esteriore. Se il cangiamento ve- nisse prodotto dallazione esteriore ei sarebbe un nuovo essere congiunto dallazione medesima al subbietto passivo: ma tal congiunzione nuova e immediata col subbietto immutabile altererebbe la identit della sua natura. N tampoco il can- giamento potrebbe venir congiunto coi modi della sostanza passiva , a cagione che i modi diverreb- bono allora un subbietto, e il cangiamento sa- rebbe fuori della sostanza. Da altra parte il can- giamentodee venire determinato, cio debbe avere. Digitized by Google  428  la saa cagione dentro lessere della sostanza a cui appartiene: adunque il cangiamento  determi- nato dallattivit del proprio subbietto. 8 Ma la sostanza non muta se non provocata dall azione esteriore: di che nasce, dovere la mu- tazione conformarsi altresi allazione ricevuta e quanto allessere e quanto al modo, conciossia- ch, se diverso  latto esteriore, diversa  lec- citazione , non potendo un identico atto promuo- vere effetti dissimiglianti a cagione cbe luno di essi avrebbe per suo principio lattivit indipen- dente e spontanea del proprio subbietto, il cbe si  dimostrato impossibile. 90 Lazione vien ricevuta secondo il modo del ricevente. E per vero, il subbietto determina per quello cbe  , vale a dire in quanto egli  natu- rato cos o cos. La facolt dunque determina- trice resta immutabile insieme col suo subbietto. Da queste tre ultime deduzioni discende per- tanto un principio largo e fecondissimo dappli- cazioni, il quale  il seguente: Il mutare delie sostanze tien doppio collega- mento e doppia proporzione esattissima con la na- tura del suo subbietto e con quella dellatto estrinseco. Ili Continuando a inferire altre legittime conse- guenze diciamo : Digitized by Google  4*9  io0 La facolt di ricevere lazione esterna e di riceverla nel modo congruo alla propria natura  ci che suol domandarsi reazione della sostanza. n Coincidendo la reazione con la congiun- zione operata dallatto esterno, quella irresisti- bilmente trapassa nel subbietto dellazione este- riore. ia* I modi della sostanza non possono modi- ficarsi. Di fatto, qualora si ponga ebe i modi possono avere i lor propri! accidenti, vale a dire certi esseri peculiari, distinti e uniti ad essi per guisa ignota ed incomprensibile, far gran biso- gno spiegare onde vengono cotali accidenti, o sia donde traggono essi il principio loro causale. Ora diciamo che niuna cosa li pu produrre; non i modi, di cui sono accidenti, non il subbietto di quelli, non in fine il subbietto esterno. E quanto ai modi, niente saprebbero effettuare, da che manca in loro il principio attivo, concedendo il quale ei divengono tosto vere e reali sostanze. In egual maniera non pu produrre quegli accidenti il subbietto proprio dei modi, avvegnach per la ipotesi ei sarebbe affatto separato da essi acciden- ti, il che non pu stare con lessere di cagione. Da ultimo, non sono prodotti dal subbietto este- riore, perch pure da lui si figurano separati as- solutamente: rimangono dunque effetto senza ca- gione. Questo ragionamento sussidia e dilata eziun dio le prove della deduzione settima. Digtized by Google  43  i3 Nelle sostanze dimora la facolt di rice- vere molte azioni ad un tempo. Che quando pure l'esperimento quotidiano non cel provasse, do- vremmo sempre supporre una tale capacit dei subbietti , dato che non ci ravvisiamo alcun gra- do di repugnanza. i4 Poich lattivo e il passivo rifiutano di risedere nella medesima unit di sostanza , la azione ricevuta dee per necessario diversificarsi dal subbietto passivo e quanto a s e quanto al proprio subbietto: la qual cosa espressero i nostri antichi, dicendo, il simile non agire sul simile. i5 Gli atti discontinui delle sostanze, o vo- glialo dire i lor cangiamenti non mostrano n affatto scoperto, n immune dalterazione il pro- prio soggetto. Nientedimeno per dovere essi mu- tare, conforme alla natura di lui e conforme a quelle disposizioni che arreca lazione esteriore, insegnano sempre i cangiamenti alcuna cosa cer- ta e stabile intorno le facolt e i modi proprii delle sostanze, del pari che intorno i subbietti estrinseci. i6 Gli atti delle sostanze partecipando, nel punto in cui vengono allessere, della disposi- zione speciale dei lor subbietti, mai non si mo- streranno semplici perfettamente qualora la di- sposizione sia temporaria e non propria di essi subbietti, vale a dire qualora vi sia indotta dalla Digitized by Google - 43 1 - virt presenziale d alcuna sostanza attiva este- riore : tre cose pertanto debbono venir rilevate da simili atti. Cio la propria modificazione, la variet accidentata in cui trovansi i loro sub- bietti, infine la natura permanente di essi sub- bietti che fa sentire la sua identit per mezzo tutte le variazioni. IV A questo numero di certe generalit o conclu- sioni siam noi pervenuti col semplice svolgimen- to della nozione di sostanza, quale ci vien esibita da alcuni fatti costanti dellintuizione. Entro tal numero crediamo raccorsi tutti i principii supre- mi dai quali dipende immediatamente lordine causale delluniverso, il che con leggiera faticata potr conoscersi da coloro, a cui non rincrescer di venir facendo applicazione dei nostri canoni alla quotidiana esperienza. Eaflncb alcuna cosa ne venga toccata pur da noi stessi, quantunque in breve, incominceremo dal dire che il primo decreto di tutte le scienze sperimentali, cio la perfetta immutabilit delle leggi mondane, sorge chiarissimo dalle nostre deduzioni: e per fermo, pongono queste che i subbietti tutti quanti sono immutabili, e ebe i cangiamenti debbono riuscire conformi n pi n meno alla natura perpetua dei subbietti attivi e passivi. Hanno capo in que- sta immutabilit universale tutte le altre massi- Digitized by Google  432  me direttrici delle naturali speculazioni, come a dire l assioma , che ogni effetto dee seguitare lindole della propria cagione, e che a identico effetto risponde cagione identica, e ci in tutto lo spatio e per tutto il tempo; niente non essere neUeffetto che non sia innanzi nella cagione; sempre andare insieme lo agire ed il reagire; sempre la reazione essere proporzionata allazio- ne; lazione non cominciare e non finire nel sub- bietto medesimo, e cos segui. Sullordine fisico particolarmente diremo , che scende dai nostri dogmi una chiara dimostra- zione dellaltro principio del senso comune, il quale pronuncia che le forme della materia peri- scono, ma che la materia persiste necessariamente identica con s medesima nel quale e nel quanto. Intendesi dagli uomini per materia in universale un che esteso, impenetrabile, inerte, capace di figura e di moto. Ora noi soggiungiamo che tali attributi non possono realmente mancare al sub- biato comune di tutti i corpi. E primo, onde questo non sia , conviene persuadersi che la forza estensiva non sia un reale suhbietto, ma s bene un semplice modo operato in qualche subbietto incognito da unazione estrinseca e discontinua. Ma noi registrammo nella deduzione sedicesima, dovere gli atti discontinui rivelare tre cose infal- lantemente: cio la propria modificazione, la va- riet uccidentaria in cui trovansi i loro subbienti, Digitized by Google  433  infine la natura permanente di questi. Ora gli atti che a noi rivelano la forza estensiva, ce la rappresentano semplicissima , e identica sempre a s stessa in qualunque modificazione. Per quando essa fosse un modo provocato da azione esterna entro a qualche subbi tto invisibile, do- vrebbe di necessit accompagnarsi con altra ma- nifestazione, propria della natura del suo sub- bietto. E di vero, noi possiamo non sentire molti atti delle sostanze terminati dentro di noi, o per vizio degli organi, o per deficienza di nostra na- tura, non per possiamo sentire un atto, il quale non manifesti per guisa idonea la propria indole, cio a dire lindole del subbietto a cui appartie- ne: conciossiacli latto  operazione appunto della natura del subbietto; e quantunque distinto da lui per riguardo allessere,  uno con lui per riguardo allessenza. Ma pu da taluno obiet- tarsi: Non essere vero che la forza estensiva si rappresenti a noi in guisa perfettamente sempli- ce ; conciossiacb ogni percezione dellesteso si congiunge sempre e dovunque con certa forza di resistenza ; tale energia farsi sentire di continuo nell estensione del nostro corpo e in qualunque contatto coi corpi esterni, e fino per entro lo spa- zio, il quale con termine relativo e non assoluto chiamiamo voto, imperocch la resistenza e il peso dellaria  presente per tutto, dove ci mo- viamo. Rispondesi a tale istanza cosi: O la forza 29 Digitized by Google - 434  d resistenza risiede nello spazio per un atto esterno, continuo ed immutabile, ovvero per un atto esterno mutabile. Nel primo supposto, la tesi nostra rimane ; imperocch potremmo sem- pre affermare la forza di resistenza non mai venir meno per entro il subbietto della forza estensiva. Nel secondo supposto, diciamo che Tatto eserci- tato sopra la forza estensiva, essendo vera e reai mutazione, non riscuote il principio suo dal sub- bietto onde parte, ma risulta da un altro atto ri- cevuto innanzi dal subbietto medesimo. Ora per le deduzioni qui sopra esposte sappiamo di certis- simo queste due cose, cio che ogni atto ricevuto parte da un subbietto diverso da quello ove ter- mina, e che egli vien ricevuto con modo analogo alla natura del ricevente. Da ci consegue che un atto discontinuo esterno, il quale sia ricevuto dal subbietto della forza estensiva debbe recarvi una doppia forma deccitamento; Tuna rispon- dente alla natura del proprio subbietto, laltra alla natura dellatto esterno anteriore di cui esso  una conseguenza. Ma nel fatto non va di cotesta guisa , stante che la forza di resistenza mostrasi e invariabilmente semplice ed uniforme, malgra- do delle infinite modificazioni fra le quali si ser- ba identica. Argomentisi adunque o che la forza di resistenza  presente dentro lo spazio per un atto esterno perpetuo ed immutabile, o che la forza di resistenza  per s medesima un reale Digitized by Google  435  subbietto. La stessa argomentazione  applicabile di punto in punto allo spazio, quando piaccia ro- vesciare il supposto, cio fare della forza di re- sistenza un subbietto, e della forza estensiva un modo discontinuo di quello. Tali due forze poi trovandosi unite e contemperate luna con lal- tra, si inferisce dalla cognizione che prendiamo di lor natura, quella unione non poter essere ac- cidentaria , imperocch questo apporterebbe una mutazione nei due subbietti: simile contempera- mento adunque  esso pure perpetuo. Concludasi ci che venne pronunciato poco pi innanzi, vale a dire, che al subbietto comune di tutti i corpi mai non potranno mancare la estensione e la re- sistenza. Quanto al credersi dalluniversale che simiglinole subbietto sia inerte, cio che il mo- vimento non sia un modo essenziale di sua natu- ra, a noi sembra agevole arguire ci dallentit propria del moto, la quale consta di mutazione: e quindi non pu ricevere il principio suo imme- diato dallessere, il quale non cangia. Il moto  pure un discontinuo perfetto , o sia che tra un cangiamento ed un altro di moto interviene una divisione assoluta, il che non pu stare con la- zione del continuo, a cui disdice la divisione as- soluta. Ma perch da un lato i corpi si muovono e assumono diverse figure, che sono modi della estension resistente , e dall'altro nulla pu suc- cedere in una sostanza contro la sua natura essen- Digitized by Googk  436  ziale, se ne trae la conseguenza che nel subbietto comune dei corpi risiede una perpetua facolt di muoversi e di figurarsi, ricevuti avanti gl impulsi correspettivi ; il che compie lidea formata da tutti gli uomini sulla materia universale del mon- do. 11 cangiamento che il principio motivo induce nei corpi  la necessit di mutare spazio; la qual cosa basta a esplicare la inalterabile continua- zione del moto, o vogliam dire dello spazio mu- tato. Variando lo spazio variano altres le rela- zioni degli estesi fra loro: e da ci sintende co- me un primo ed unico impulso, il quale per niente si cangi sia nel modo, sia nellintensit,  sufficientissimo a produrre una catena intermi- nabile di effetti diversi. V Noi non esciremo da questo breve trattato della causalit, senza prima fare osservare qual- mente i nostri concetti si raffrontano con parec- chie opinioni del Vico, talune certe, e talune molto probabili. Di tal secondo numero  quella per cui il Vico dichiara, La forza motrice, o, comegli lappella, il conato , essere uguale per tutto, e presente in ciascun minimo dello spazio, e non differire da s medesima per variazione qualunque di moto. Certo, avendo noi provato pi avanti , che lazione esteriore giammai non cade per entro le mutazioni sopravvenute, ma s Digitized by Google - 437 - bene per entro latto continuo e perpetuo onci  costituito il modo e la forma propria della so- stanza, ei non sembra possibile a concepire che la forza motrice esterna cadendo sopra un per- fetto continuo , quale  lo spazio, agisca in una parte pi che in unaltra. Sembra in vece assai verisimile che la forza motrice si spanda ugua- lissimamente per tutto il subbietto dell estensio- ne, ma che l solo si venga manifestando il moto, ove qualche accidente di forza contraria non lim- pedisce. Questa opinione del Vico si trae dietro laltra, la quale pone che ogni porziuncula di materia possieda del suo il principio motivo gi ricevuto da tutto il subbietto, e che in conse- guenza vano  supporre la comunicazione del moto da corpo a corpo. La quale spontaneit del moto in ciascuna parte della materia, originan- dola nella maniera che noi facciamo, mette in concordia i trovati recenti dei fisici e il vecchio adagio del senso comune. VI Dicemmo poi rincontrarsi in Vico taluni altri concetti, i quali, bench singolari e arditi, ci persuadono tuttavia della loro certezza, avuta mente ai principii di gi stabiliti da noi. E qui viene acconcio il dimorare un poco sopra alcuni di essi. II primo  quello che nega la possibilit del vto assoluto. E di vero, se la forza di resi- Digitized by Google  438  stenza  un reale subbietto, ella  continua e in- definita e perci in qualunque parte dello spazio sta apparecchiata ad agire. Chi fngesse il contra- rio e immaginasse la forza di resistenza interrot- tamente distribuita, convertirebbe il continuo e lindefinito nel discontinuo e finito. Ci non vieta che i modi varii e gli accidenti molteplici di essa forza, accagionati da altreforze straniere, possano differenziarla a luogo a luogo, nel grado e nella combinazione con altri principii.il che basta a to- glier di mezzo quellantica obbiezione levata con- tro ai sostenitori del pieno assoluto, cio a dire che senza il voto non possa venire ad effetto mo- vimento nessuno, perch si vede il moto addo- mandare soltanto che la impenetrabilit dei cor- pi sia contenuta entro certi limiti di espansione e di costrizione. La seconda opinione del Vico, reputata da noi certezza, si  che i fenomeni determinati e finiti accusano tutti un mondo di esseri indivisi- bili e indefiniti. Di fatto, allorch parlammo dello spazio e della durata, ponemmo per cano- ne che gli enti divisibili non potendo contenere ciascuno un infinito di parti rilevano un perfetto continuo, di cui sono modi determinati e di- screti. Traemmo da ci con giusta illazione il con- cetto dellessere sostanziale e le leggi eterne del mondo metafisico, che giace di sotto le mutazioni Digitized by Google - 439 - ed i limiti. Cos concludemmo universalmente col Vico, essere la divisione, la discontinuit e il finimento soli e puri fenomeni, i quali richieg- gono a lor sostegno realit indivise, indefinite e immutabili. - t Ora  da conoscere in breve per quali mezzi ci  conceduto prender notizia non pure del sus- sistere dei subbietti , ma dei modi proprii e spe- ciali del loro essere. Le sostanze non si rappresentano allanimo nostro, salvo cbe per i loro atti, cio a dire per modi e accidenti simili, ovvero dissimili, ciascu- no de quali, in s medesimo considerato, ba forma finita e discontinua assolutamente. Nulla di manco il pensiere in virt della forza sua astrattiva ha potenza di ravvisare per entro quei modi il continuo subbietti vo raffigurandovi una identit indivisa e indeterminata, e per ci senza limiti e senza individua determinazione. Cos il nostro pensiero restituisce lunit piena e intera delle sostanze quale esiste di l dal feno- meno. Discende da ci un principio solenne, che a noi pare fecondo di vasti risultamenti per la speculativa, ed  cbe la mente riunendo il simile, e separando il dissimile, fa appunto dentro di s quello cbe la natura fa eternamente nellintimo delle cose. Perch, come lintelletto non pu a meno di raccogliere entro la sua unit e di con- fondere insieme l identico delle percezioni , cos Digitized by Google  44  la natura non pu a meno di comprendere nel continuo e nell infinito desuoi subbietti qualun- que cosa finita. Onde  che allorquando si dice le congiunzioni intellettuali del simile e del dissi- mile non rispondere alla realit obbiettiva, si dee intendere della realit finita, discontinua e de- terminata, la quale, a dir vero,  materia di tutti i fenomeni. Ma perche ogni atto, come dicemmo pi sopra,  analogo alla natura delloperante, e perch questa natura mantiensi di necessit la medesima in qualunque atto dello stesso operan- te, il nostro intelletto, fornito della facolt di paragonare e di astrarre, dee poter sentire quel che negli atti paragonati  comune e persistente. Si rileva eziandio da ci la cagione che hanno tutti gli uomini di ravvisare nelle idee generali non un mezzo soltanto di conoscere e concepire ad un tratto numero stragrande di singolari, ma unimmagine, per cos esprimerci, dellessenza stessa delle cose, e una sorta di ricostruzione mentale di quella. N pure trapasserei!! di notare, come con que- sta nostra dottrina spiegasi, e a noi sembra molto lucidamente, in che consista la certa realit dal- cuni esseri di ragione. E per fermo, secondo i dogmi di parecchi filosofi, le idee universali e astrattissime, cio separate da ogni materia e modo, e per fino dal concetto che se ne possiede, qual sorta mai di realit conservano in se mede- irci tjy,Xigle  44  Rime? non la obbiettiva perch fuor del pensiero il simile, in quanto simile, non esiste, e le idee universali rappresentano il simile; non la realit subbiettiva, conciossiacli si astrae talvolta pure da questa, come quando si pensa al colore in universale, e non si pensa allessere suo di con- cetto. 11 colore adunque contemplato nella supre- ma astrazione diverrebbe, giusta cotali filosofi, un essere negativo, siccome il nulla: cosa che  troppo contraria al senso comune. Ma se in vece diremo quello che  di fatto, rappresentare cio la idea del colore certa forma didentit vera e reale, eziandio fuor del pensie- re, chi pensa il colore, astraendo anche dalla sua idea esistente entro noi, pensa una vera e certa realit obbiettiva, vale a dire il continuo uno, in- diviso e indeterminato, il quale sottost ai co- lori finiti, determinati e divisibili. A noi sembra che tutto ci si lasci provare in guisa patente ed irrepugnbile, e che la dimo- strazione fondamentale dello scibile se ne avvan- taggi non poco. Concediamo tutta volta assai vo- lentieri che questa materia della rispondenza reale fra lidentico del pensiere e lidentico delle cose  piena di problemi oscuri e complicatissi- mi,! quali soli a volerli discutere convenevol- mente domanderebbono un intero volume. Basti a noi avere accennato il cammino, seguendo le scorte del Vico, e soprattutto, basti di avere ri- Digitized by Google -44* - conosciuta una pi larga realit obbiettiva nelle idee universali e in qualunque massima astra- zione. CAPITOLO XV Del testimonio umano. I Principio d' ogni sapere sono le storie : fonti delle storie sono l'intimo senso e il testimonio degli uomini . .  Campanella, Univ. Phil.,ecc. P. I.  La fede cbe si porta al testimonio de nostri simili riposa al tutto sui principi! medesimi da cui prendono forza le verit sperimentali e in- duttive. Uno di questi principii si  cbe gli stessi effetti debbono venir rivocati alle stesse cagioni, non potendo altrimenti verificarsi la immutabi- lit dellordine naturale. Ci posto, e vedendosi da ciascun uomo nella disposizione esteriore di tutti i suoi simili una identit compiuta e pe- renne fra le azioni loro e le proprie, conchiude a buon dritto cbe a segni ed effetti cos uguali rispondono cagioni altrettanto uguali , cio cbe i Digitized by  443  simili a noi nelle esterne manifestazioni sono es- seri umani, pensanti e operanti, siccome noi. Riconosciuta si fatta conformit, ecco quello che ne procede: il parlare  di sua natura un soddisfacimento continuo al bisogno innato e profondo di rilevare i proprii concetti e le affe- zioni vive dell animo; la parola  dunque vera naturalmente, e la menzogna  per arte ; ad ogni opera artificiosa presiede un fine, e cosi alla menzogna. L dove pertanto manci ogni fine alla menzogna, natura riprende il suo stile, cio a dire che in tal presupposto gli uomini parlano il vero, o quello che senton per vero. Ma se al- cuna cosa viene attestata da quelli uomini tutti, che sono in grado di averne notizia, e ci fanno essi in qualunque tempo e in qualunque situa- zione, come, verbigrazia, che lAmerica esiste, o che vha un fiume chiamato Nilo, agevole  di- mostrare chei dicono il vero o quello che repu- tano tale; conciossiach manca loro ogni fine al mentire e ogni mezzo per conseguir il fine , quando pure vi fosse. E per fermo, lo intento divisato dalla menzogna varia col variare dei profitti e delle passioni.  adunque impossibile che tutti gli uomini o gran parte di loro in somma lunghezza di tempo e in variet infinita di condizioni civili vengano mossi e sedotti da passioni e interessi perfettamente conformi e tradiscano tutti alla coscienza del vero. Aggiungi Dgitized by Google  444  che la menzogna si aggira suo malgrado per en- tro una sfera diversa ed interminabile, perch il falso non ha per se modo alcuno definito di esse- re; ei bisognerebbe dunque che tutti gli uomini, o gran parte di loro fossero innanzi convenuti a mentire in un certo modo n pi n meno, il che  altrettanto impossibile. Da ultimo qual fine vo- gliamo noi credere che spinga o tutti gli uomini o gran parte di loro a fabbricare menzogne ? Se tutti mentiscono, ei mentiscono a se medesimi, il che  assurdo. Se mentiscono allaltra por- zione di uomini e non si scorge quale utile o quaL diletto possa loro mai rivenirne,  parimente impossibile. II Se poi il parlare secondo verit  naturale alluomo, a noi sembra naturale altres che i fanciulli credano interamente e subito a quello che si vien loro affermando. Imperocch qual norma hanno essi per giudicare lanimo altrui? certo la -conoscenza soltanto di ci che accade nel proprio. Ma il loro animo non impara cos tosto la falsa utilit del mentire , e fino a quel tempo in cui la vengano essi discoprendo, la fede loro negli altrui detti e in qualunque nota esteriore di verit come potrebbe esser limitata? non ci pare pertanto che questa fiducia infantile si mo- stri cosa stupenda e miracolosa al segno da con- - 445 - vcrtirla , come fa la scuola Scozzese, in un istinto arcano della nostra natura. Ili Sa ognuno che vha una setta di filosofi i quali ripongono pi valore nella certezza del- lumano testimonio che in qualunque altra for- ma di verit: la poca ragionevolezza di tale opi- nione fu provata da noi in parte , l dove mo- strammo che la veracit dellumano testimonio e il fatto medesimo della testimonianza  da ul- timo riconosciuto dal nostro intimo senso, e che non pu quindi tal fatto riuscire n pi certo n pi evidente della coscienza da cui  sentito e giudicato. Seguentemente  da riflettere quale specie di verit  quella che si vuol dimostrare col testi- monio universale degli uomini. Poich, se la ve- rit  conosciuta da ognuno per intuito imme- diato o per dimostrazione apodittica , il consenso di tutti gli uomini non aggiunge n sottrae un minimo jota al rigore della prova, attesoch il certo assoluto  unico di sua natura, e identico sempre a se stesso ed  incapace di grado. Se in vece la verit o la cosa, che vuole affermarsi per certa non lascia scorgere la sua realt n per modo alcuno dintuizione n per raziocinio invin- cibile, il provare chella  creduta certa da tutti gli uomini (dato che sieno al mondo credenze Digitized by Google - 446 - comuni e non dimostrate n dimostrabili) pu promovere forse con gran ragione il convinci- mento: per questo, se ben si osserva, sta gi radicato e fitto nel nostro animo, dovendo parte- cipare tutti a una credenza comune e istintiva. Oltre di cbe diciamo tal convinzione non potere mai rivestire il carattere dellevidenza raziona- le, perocch ei bisognerebbe innanzi provare as- surda la ipotesi cbe tutta Fumana natura creda cosa non vera, e converrebbe dimostrar ci coi fonti idonei dellintuizione o ritraendolo da qual- che principio universale e apodittico, la qual cosa attenderemo che possa farsi. IV Assai volte la testimonianza del vero  cre- duta certissima, comecch sia ristretta in un solo uomo od in pochi, secondo cbe vedesi fare segnatamente per riguardo alle storie. E quindi non taceremo che allora quando i geometri pre- sero a sottoporre al calcolo il valore dellauto- rit parve che la fede dovuta alle storie venisse al niente. Ora noi diciamo assai risoluti che ci che ha mancato in questa materia ai geometri si  di riflettere su la grande efficacia la quale si acquista dalle storiche autorit mediante i con- sensi variatissimi ed innumerabili che i fatti at- testati ritrovano in altri fatti. Imperocch  meudoso calcolo stimare la certezza dellessere Digilized by Google - 447  stati al mondo Alessandro o Virgilio pel numero e per la veracit soltanto dei lor testinionii. Ma sopra ogni cosa fa bisogno considerare come lesistenza di quei due uomini si leghi ad altri casi infiniti, connessi fra loro e addentellati per mille guise, e come il fatto eziandio dei lor testi- monii trovisi nella medesima condizione con altri fatti correlativi, e come in fine tutta insieme la storia sia un complesso diverso e molteplice di segni e note del vero, rispondenti fra loro con certa proporzione e quasi diremmo armonia, onde poi si ingenera quella fede che gli uomini son convenuti di domandare certezza morale. Tal cosa poi  verissima non pure nel mondo dellau- torit, ma in quello altres dei fenomeni fisici: n lunga opera sarebbe mostrare come ogni fatto individuo, troppo incompleto per se e troppo in- certo nelle sue cagioni , si avvera e fortifica pel consenso, il quale mantiene con tutti gli altri. Che se tempo ci rimanesse alluopo, recherem- mo di ci esempio palpabile levato dalla dottrina medesima che in questo libro veniam trattando, e mostreremmo la prova di tutto lo scibile non sembrare tanto certa in ciascuna frazione quanto par certa chiarissima nella sua integrit; impe- rocch i fonti del vero sgorgano, per cos espri- merci, le loro acque luno presso dellaltro, e mcschiandole insieme, fanno un solo continuo di certa e profonda scienza. Digitized by Google - 448 - V Per la medesima via supplisce luomo a qual- che difetto che scuopre nell applicazione dei principii generali: cos, per esempio,  del prin- cipio addotto qui sopra che ogni effetto identico domanda cagione identica: il quale guardando a ciascun caso particolare, presso che mai potrebbe be applicarsi con infallibile sicurezza , avvegna principalmente che troppo di rado si pu pren- dere certezza assoluta della identit perfettissi- ma di due cose particolari ed accidentali, e rado pure si pu assegnare un effetto alla cagione sua immediata e sola efficiente. Ma supplisce a ci il numero e la concatenazione dei casi. E se, verbi- grazia , una cagione non possa venir reputata identica per la identit sola apparente di certi singoli effetti, a ci supplir il numero degli ef- fetti e delle cagioni superiori e collaterali, la cui rispondenza e i cui legami importano la identit di quella prima cagione. E per fermo, in una lunga serie di fenomeni producenti, e prodotti, ogni differenza, la quale fosse restata occulta, si metterebbe in palese, stante chella avrebbe roul- tiplicato col numero delle combinazioni: e al contrario, se le rassomiglianze vedute da prima fossero state apparenti, avrebbero dato luogo ad altre reali stabili, essendoch nel raddoppiarsi dei casi laccidentale si scioglie e svanisce. Digitized by Google - 449 CAPITOLO XVI Della Dimostrazione. I Non vi pu essere dimostrazione della dimo- strazione.  S. Tommaso, P. P. S. Q. I.  La virt del concludere (nel sillogismo) questo di questo per quello  nel sillogismo per forza d'identit.  Campanella, Unir. Philos. , etc. P. I, L. IV, C. II.  In tutto il discorso fino qui, si  stabilita sempre con egual metodo la prova razionale di pi sorte di verit. E questo metodo si  fatto consistere nello sciogliere certe apparenti diver- sit di evidenza e nel riconoscere in ciascuna di esse una realit e una certezza dintuizione. A tal uopo abbiamo adoperato pi volte l efficacia dei sillogismo, e perch questo sembra recare nel- lanimo una forma speciale di convincimento as- sai distinta da tutte le altre investigate finora, ci par debito trattare in breve della dimostra- zione, e in particolar modo del sillogismo, che  il suo istrumento perpetuo. Nella prima parte del nostro libro toccammo gi un qualche poco del sillogismo, e osservammo essere egli sempre 3o Digitized by Google  45o  lapplicazione del principio apodittico, il conti- nente comprendere le parti del contenuto. Da ci discende cbe il sillogismo dee partecipar sem- pre della evidenza di quel principio, da cui non varia pi che la specie dal genere, e pi che il caso particolare dal generale. . II Ma che il sillogismo asconda sotto una forma peculiare un atto vero e semplice dintuizione, si prova per questaltra guisa. Risulta il sillogismo dalla espressione di tre giudicii legati fra loro per la comunanza d un termine. Tali giudicii possono rappresentarsi algebricamente cos: A > B, B > C, dunque A > C. Questi tre valori poi sono inclusi in per- fetto modo entro la seguente espressione : A > ( B > G ). Ma ben si noti che espressione s fatta rappresenta un atto unico intuitivo. Ora dicia- mo, che guardando nel sillogismo la operazione interiore dell intelletto, la cosa non va punto diversa dalla rappresentazione algebrica addotta da noi. E per fermo, ci che compie la mente nostra allora quando sillogizza  questo: da pri- ma le sta innanzi il soggetto dei sillogismo e quel predicato che in esso distingue con pi o meno sollecitudine. Componesi per tal maniera il giu- dicio chiamato minore dai vecchi logici , e viene rappresentato dalla espressione A > B. Conduce Digitized by Google  45 1  poi il pensiero la sua attenzione in disparte so- pra B, o vogliam dire sul predicato, e rileva eh' esso pure alla volta sua  un subbietto com- prendente certo attributo,  B > C: e poich un tale attributo ed un tale subbietto compongono insieme il predicato della minore, la mente giu- sf dica dovere il subbietto della minore contenerli ambidue insieme, il che  espresso da A > (B> C). Latto dunque finale di nostra mente (quello in- tendiamo che genera lintuizione del sillogismo)  di vedere e distinguere dun solo sguardo il soggetto della minore, il quale contiene un pre- dicato non semplice ma composto di pi dun termine. Per quello chentro il pensiero riman congiunto , viene diviso e ripartito nei segni esterni, a cagione che le parole non possono an- dar simultanee e connesse alla maniera medesima dei concetti. Ili Da questa natura intima del sillogismo sinfe- risce la natura universale del discorso dimostra- tivo, il quale constando d una serie di sillogismi insieme legati, diviene per le anzidette cose una pura serie dintuizioni: e queste poi si connetto- no, in quanto una prima intuizione si fa subbietto ovvero si fa predicato di un altra, e tutte insie- me concludono a un giudicio terminativo, nel quale sono comprese per sintesi e vi figurano Digitized by Google  452  come analisi parziali gi praticate del subbietta della dimostrazione. Che per verit ogni sillogi- smo  unintuizione presa ad analizzare in alcuno de suoi fenomeni. Ci stante, concludiamo aver noi legittima- mente impiegato in molte parti del libro il me- todo dimostrativo e lefficacia del sillogismo, da che non siamo trascorsi per veruno dei due fuor dellintuizione immediata: solamente che luna azione intuitiva venne provata per lintermedio dellaltra discoprendo fra loro insieme un nesso e una dipendenza di predicato a subbietto. Pro- nunciammo negli aforismi, dovere colui, che to- glie a dar prova di tutto lo scibile, premunirsi molto contro il pericolo di provare talune cose con altre identiche. Quindi pensammo che nella impossibilit in cui saremmo stati nostro mal- grado di sopprimere luso di alcuni istrumenti ordinarli dellanalisi e del raziocinio, almeno avremmo progredito con V intenzione espressa d* farne uso provvisionale e dando a ciascuno a suo luogo la debita dimostrazione, la quale poi non fosse si fatta da includere in qualche modo e per qualche forma di presupposto loggetto medesi- mo di essa dimostrazione. Noi pigliamo speranza di non avere negletta mai questa nostra massima ; perocch la prova dellesterna realit sorge nel nostro libro dai fenomeni subbiettivi soltanto , e quella della memoria e del tempo da un fatta Digitized by Google  453  presente e continuo dellintelligenza: quella del principio di causalit emana dalla pura entit del pensiere, e quella infine del sillogismo esce dal- lanalisi pura de suoi fenomeni costitutivi. CAPITOLO XVII Del Criterio d ogni verit. I I modi del vero si stringono in picciol numero determinato. Sei sono i modi tutti del vero ; e il primo  dei fatti interiori: il secondo della percezione dei sensi : il terzo della ragione , o sia dei princi- pii universali apodittici ; il quarto della di- mostrazione; il quinto dell' autorit ; il sesto dell abito, e considera la verit complessiva- mente, cio tutta quella , onde si compone la sapienza e la scienza , V arte e V opinione. - Francesco Patrizio, Delle Questioni Peripateti- che. T. I, L. XIII. Criterio del vero  la conversione sua col fatto. Il vero  il fatto ... e criterio del vero  farlo , r- Quindi provare per la cagione vale Digtized by Google - 454 - il medesimo che produrre , e quindi anco pro- cede la gran certezza dell' aritmetica e della geometria ; imperocch la mente umana con- tiene entro se tutti gli elementi compositivi di quelle scienze ; dei quali elementi disposti e composti dall' uomo risulta la loro verit , e insieme la loro dimostrazione , onde in tal ca- so, il dimostrare si fa un medesimo con l'ope- rare, e il vero si converte col fatto.  Vico, Dell Antichiss., ecc.., in pi capitoli.  E cos ci avvisiamo di avere compiota la rb- cerca difficile di ogni forma distinta e generica di verit. E per fermo ogni cosa pensabile o sta dentro di noi, o fuori di noi: nel tempo, ovvero nella durata continua; ancora, ogni cosa  parti- colare, od universale, subbietto o modo, effetto o cagione. Guardando poi alla cognizione in se stessa e alle sue forme e alle sue origini, ella dee procedere o dalla intuizione immediata, ovvero dalla mediata : per giudicio semplice, o per giudi- ci dedotto; dal proprio esperimento, ovvero dal detto altrui. E questa classificazione di ogni modo del vero noi l'attingiamo allantico fonte italiano, conciossiach vedesi dal testo qui an- nesso avere il Patrizio considerati gli stessi con- fini del nostro scibile e gli stessi aspetti generali Digitized by Google  455  e costanti della cognizione. Se non che noi ci siamo astenuti di parlare dell abito, come di un modo dellintelletto, il quale non ha carattere proprio in se stesso, ma lo riceve da quelle ope- razioni di cui  labito. II Ei par dunque che loccasione ci venga in pronto di ragionare del Criterio della verit, ul- timo fine a cui sembrano tendere i logici e tutti coloro i quali, dopo avere scrutate le facolt e le condizioni dellintelletto, vogliono trarne al- cun documento supremo, e sperano condursi con esso al rintracciamento del vero, quasi che aiu- tati da un segno visibile, come i piloti nellalto oceano. Non cercano essi dunque con s forte sol- lecitudine la verit stessa, quanto cercano un. se- gno e un indizio infallibile per riconoscerla. Ora come va egli cbe il segno debba riuscire pi certo della cosa significata? Che se la natura della ve- rit sembra nota ed aperta, qual mestieri si ha dun indizio evidente di lei? e se quella nobil natura rimane occulta, quale argomento pu di- mostrare la infallibilit del suo segno? oltrech, se il vero  difficile a discoprirsi, merc delle sembianze varie ed ambigue, onde si cuopre , in qual guisa potrebbe a pi sorte di verit rispon- dere il segno medesimo? di qui pertanto  deri- vato cbe la fiducia di rinvenire cotesta nota Digitized by Google  456  comune dogni evidenza e dogni certezza  ri- masta vana e infruttifera. Vedere poi i filosofi proporre ciascuno alla volta sua un criterio nou pur nuovo e differente da quello di altri, ma op- posto per avventura e contraddittorio, sembra sufficiente per dimostrare la impossibilit dellas- sunto. Cionondimeno, la ostinazione degli ingegni speculativi a porsi in ricerca dun qualche crite- rio costante ed universale, dichiara, per quello che ne pensiamo, avere ciascuno raccolto nel proprio animo tali due convinzioni. La prima si , che la verit  semplice e identica con se stessa in perfetto grado. La seconda si , che pervenuti una volta a distinguere e definire con sicurezza la forma semplice ed essenziale del vero, ninna cosa potrebbe impedire di riconoscerla per tutto ove sia presente. Labbaglio adunque di molti logici consiste, se pure non siamo errati, nel fare inchiesta diligente dun segnale del vero piutto- sto che di esso vero. Discende da ci che il no- stro criterio solo e perpetuo sar levidenza din- tuizione; e diciamo, chi vuol riposare nel certo, doversi far debito di ritrovare quella per tutto ; e l dove non  , ovvero non apparisce , sospen- dere il suo giudicio. Digitized by Google 457  IH Allora quando il sapientissimo Vico emise quel suo pronunciato, cbe dice consistere il cri- terio del vero nel farlo , egli non propose nulla che uscisse dai termini dell' intuizione, bens an- d riguardando in lei , oltre i caratteri universa- li, talune doti pi peculiari, e ci fece con lin- tento di profferire a un tempo medesimo il crite- rio della certezza e il criterio della scienza: noi vogliam dire chei pose mente non solo al formale della cognizione, ma eziandio al materiale ob- biettivo. Avvegnach noi possiamo possedere la certezza delle cose, e tuttavia non saper nulla del loro essere determinato, n del loro perch: nel qual caso la intuizione apprende la pura en- tit del fatto, ma non la scienza ; per contrario, se la intuizione versa sopra dun fatto chella medesima va producendo con le sue facolt , al- lora stimiamo di possedere e la certezza e la scienza. Ma ben si noti cbeziandio la certezza del fatto non pu riuscire compiuta , riguardo alla sua estensione, se non quando la produzione di lui diviene opera nostra. E di vero, si prenda esempio dalla percezione d un corpo esterno. Quivi la nostra mente partecipa alla creazione del fatto in pi guise. Ella riceve con un moto di reazione latto esteriore, e tal lo riceve quale domandasi dalle sue facolt. Convergendo poi Digitized by Google  458 - sopra quello la forza attentiva, lastrattiva e la sintetica , avverte la propria affezione, la distin- gue, la giudica, e nellunit sintetica la riassume. In tutto ci la mente  operatrice del vero: ella si mantien tale, eziandio qualora dimostra a se stessa la presenza necessaria dellessere esterno: quello adunque che limita nel nostro esempio la creazione del vero dalla parte dellintelletto si  lesterna impulsione, e a tal confine appunto vien meno la nostra certezza , stantecb se noi produ- ciamo sillogizzando le prove dellesterno, gi non dichiariamo in nulla con ci n la sua natura n quella degli atti suoi; e per delluno e dellal- tro siamo cos incerti come ignoranti. Alloppo. sto, si finga loggetto dellintuizione essere nelle nostre idee soltanto e nei gruppi e nelle separa- zioni diverse che vi andiamo determinando. Cer- to  allora che lintelligenza con tutte le forze della propria spontaneit rimane creatrice sola del vero; siccome incontra agli algebristi e ai geometri, i quali, variando, compiendo e ordi- nando i proprii concetti, generano i loro teoremi, la cui certezza distendesi tanto quanto la materia pensata, cio a dire che in tali invenzioni la cer- tezza e la scienza vanno dun solo passo. Non fa meraviglia pertanto se tutto lumano senno pro- caccia di giungere alla condizione della geome- tria e dell algebra, cio aspira a mutarsi in bella e grande creazione di nostra mente, e questo  Digitized by Google - 459 - il fine superiore di tutto lo scibile; n anche si ommetta di contemplare che quel postulato pri- mo ed inevitabile, dinanzi a cui vedremo tra poco doversi fermare ogni umana teorica, dee consi- stere appunto nella contingenza del nostro pen- siero e nei confini delle nostre determinazioni spontanee. Adunque noi pure diremo col Vico, criterio del certo essere lintuizione, e criterio della scienza essere lintuizione creatrice, e tanto la scienza avvantaggiarsi sullarte empirica, quanto diviene opera della nostra spontaneit, e quelle scienze approssimarsi vie meglio alla lor perfe- zione le quali il proprio lor vero convertono com- piutamente col fatto. CAPITOLO XVIII Del senso comune. I Sapientemente Tommaso Reid riconduceva glin- gegni, vaganti per temerarie investigazioni, a consultare i dogmi del senso comune. Imperoc- ch la natura sola pu mettere un fine ragionevole a certe specie di controversie: e nel senso comu- ne non altra sapienza  nascosta fuor quella me- Digitized by Google  46o  desima della natura. Egli accade non raramente che gli uomini speculativi, riponendo a poco a poco una fede soverchia nella virt delle loro astrazioni e dei loro sillogismi, pervengono a conclusioni differentissime da quelle che porta il criterio della natura. Per lo che  necessario eziandio nel regno della filosofia seguitare la massima di Machiavello, del ritrarre sovente le cose ai principi! loro legittimi. Cos, come la na- tura  il principio dogni sapienza, ella ne  pure il termine, stantech le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono coincidere con le opi- nioni del senso comune : e certo si ba buon argo- mento per tacciare di false e di presuntuose quelle teoriche, le quali pensano aver colto in assai gravi errori tutto il genere umano. Leccesso della scuola scozzese fu nel dilatare oltre il con- venevole lautorit del giudicio comune degli uomini, e nell adoperarla a dimostrazione supre- ma di tutto lo scibile. Sulla qual cosa abbiamo discorso poche parole pi innanzi. Il senso co- mune non  pertanto una prova logicale assoluta del vero, ma un indizio infinitamente probabile, e pu tener luogo per i filosofi di quei metodi di verificazione onde fanno uso i calcolatori: talch a condizioni ugualissime quella dottrina dee essere reputata pi vera e certa, la quale cospira esat- tissimamente coi dogmi del senso comune. Digitized by Google II Ora, a chi voglia intraprendere cotesta veri- ficazione , verr veduto in breve che tutte le opinioni, le quali abbiamo tacciate derrore e di essersi dilungate pi o meno dai principii dellot- timo metodo, contraddicono altres ad alcuna credenza comune. Cos i Locchiani proclamano contro luniversale, non esistere soggetto distinto dai modi, e perci n tampoco esistere il me, unico ed identico distinto dai modi cogitativi. Niente v essere di assoluto nella durata, e niente nella catena degli effetti e delle cagioni. La mente essere tutta passiva , e dagli assiomi non venir mai effettuata alcuna nuova cognizione. Egual- mente contraddicono al senso comune i Kantiani, dai quali si nega la realt esteriore dello spazio, del tempo, dell unit, della causa, della sostanza, e in breve tutto ci chei vanno sommando sotto le categorie della sensibilit, dellintelligenza e della ragione. Vi contraddicono gli scettici e i sentimentalisti, zynbedue i quali svestono lumana ragione della virt di aggiungere la certezza in nessuna cosa. Ma chi vorrebbe persuadersi , cbe la scuola scozzese mentre proclama a tuttuomo lautorit sola ed irrepugnabile del senso comu- ne, pure contraddicesse ad alcune verit univer- salmente credute? ma ci si provi col fatto. Digitized by Google 462 * Credono universalmente gli uomini, la ragione essere differentissima dallistinto. Credono eziandio universalmente, la ragione poter provare se stessa, e la sua evidenza non es- sere una cieca necessit. Ancora  perpetua convinzion di tutti, che la verit  una e identica sempre in maniera com- piuta , la qual cagione ha fatto che ogni filosofo s messo in via di cercare un solo e immutabile criterio del vero. In fine ciascuna volta che viene mostrata la verit d una cosa dal principio della contraddi- zione lappagamento della ragione  perfetto : uon cosi avviene nellaltre nature di prove in cui ci ostiniamo a domandare il perch delle prove stesse. Ora a questi fatti perenni ed universali del senso comune contraddice manifestamente Tom- maso Reid e la scuola sua. E, per fermo, basando egli lultima prova di tutto lo scihile sopra un certo numero di giudicii istintivi, come non si dir che avvolge e confonde insieme la ragione e listinto, e vieta ad essa ragione di provare se medesima? E quando mette innanzi sei o otto specie di evidenze fornite della medesima autori- t, non distrugge egli la natura una e assoluta del vero? e non si pone in bisogno di credere vana e illusoria quella inquietezza, la quale resta nei fondo del nostro animo qualora non vediamo il Digitized by Google  463  perch di molte naturali certezze? Laonde, ben- ch ci paia duro, diremo senza esitare, che la scuola scozzese non  esente dal difetto di met- tere le sue conclusioni in qualche grave disar- monia con quel senso comune medesimo, nel cui nome e sotto la cui tutela filosofeggia. Ili Per nostro conto, noi ci siam fatti debito di concludere in ogni materia trattata conforme- mente coi dogmi del senso comune, n vi toglien- do nulla, n nulla aggiungendovi. Il perch noi abbiamo creduto partire al tutto listinto dalla ragione , e questa stimato abbiamo capace di pro- vare se stessa: di quindi cavammo il principio che alla dimostrazione della realt delio scibile non possono n debbono partecipare i giudicii istintivi, quando per avventura alcuno ne esista nell ordine puro conoscitivo. Perci eziandio cer- cammo una sola ed unica forma del vero, alla quale abbiamo ridotto le altre di pi diversa sembianza. E tale forma  quella in cui, vista la conversione dellente col vero, lumano intel- letto si appaga , e gusta il piacere della certezza assoluta. Medesimamente noi concludiamo contro i Locchiani e daccordo con luniversale creden- za, che esiste un soggetto pensante distinto da tutti i suoi modi, il quale  uno, identico ed im- Digitized by Google - 464 - mutabile. Cos pure, che esistono soggetti este- riori distinti dal gruppo delle loro qualit e for- niti delle disposizioni proprie ai subbietti conti- nui ; che il pensiere  attivo eminentemente ; che la durata  assoluta; che gli assiomi sono istru- mento fecondo di verit , e cbe il principio della causalit  universale e apodittico. Infine noi manteniamo contro Kant, che non  abbaglio degli uomini il credere la lor natura capace di conoscenze, le quali trapassino la re- gione delle idee ; e cbe male non giudicano qua- lora reputano la nozione dello spazio e del tem- po , quella dell unit , della quantit , delia cagione, della sostanza, e molte altre, essere eziandio obbiettive, cio rispondenti ad alcuni fatti nascosti sotto la realt defenomeni. CAPITOLO XIX Dell assoluto. 1 Intento della speculativa. Fu in qualunque tempo principio comune agli Italiani filosofi che intento della speculativa debba essere lo scoprire e provare l assoluto Digtized by Google  465  delle cose, e ascendere dallesperimento alla scienza. Citeremo alcuni passi in conferma di ci. La somma verit  la somma essenza, della quale partecipano tutte le cose.  S. Anseimo, Monologion.  Negli oggetti sensibili  alcun che di permanente , avvegna che in essi  qual - che ragione immobile e necessaria , e in univer- sale possiedono alcuna sempiternit.- S. Tom- maso, P. P. S. Q. a8.  Niente havvi di contin- gente che in se non inchiuda alcuna cosa di necessario.  Idem, eodem, P. I, 86. Le cose in se ed in noi sono assolute: nel modo e nel quanto son relative .  Campanella , Unir. Phil. P I, L. I, C. IX.  I sensi procacciano V dementar cognizione, la cui natura  relati- va: ma la mente astraendo induce per quanto si pu V assoluto.  Giordano Brano, De Tri- plici minimo et mensura, L. II, C. III.  Fonte di ogni certezza,  la metafisica , la quale tratta del vero e dell'ente, e, per dirla in uno , tratta del vero ente.  Vico, Dellantichis- sima , ecc. , e sue lettere responsive. I subbietti delle cose sono immutabili. - Mestieri  distinguere V essenze intellettive dalle reali: e chiamiamo essenza reale ci che non soggiace a trasformazione.  Campanella, Unir. Phil. P. I,L. II.  3 Digitized by Google  466  Lidentit fenomenica ci  strada a conoscere lassolato. Il simile  in fondo di tutte le cose , le quali per ci si risolvono nell' assoluta unit , vista da Platone.  Idem, eodem, P. I, L. Il, C. IV.  Principii certissimi di sapienza son posse- duti da ogni uomo nelle nozioni comuni ; le quali s originano e dentro di noi e fuori di noi pel consenso universale di tutti gli esseri.  Idem , eodem, P. I. L. II, C. IV.  Ripiegandoci ora sulle dottrine tutte che ab- biamo esposte, sembra a noi chelle vadano com- ponendo fondatamente una teorica della certezza , o vogliam dire la scienza che esplora e pesa la realit contenuta nelle diverse nature di cogni- zioni. Similmente ci pare che da esse dottrine riluca, ad un modo sempre, questo pronunciato terminativo, Che tutte le forine devidenza re- gistrate dai psicologi riduconsi a una forma sola e perpetua , quella cio della intuizione. Carat- tere poi dellintuizione abbiamo veduto essere la eoscienza dun giudicio, i cui termini non oltre- passano il mondo nostro ideale, ovvero dallap- Digitized by Google  467  plicazione legittima del principio di repugnanza vien dimostrato il riferimento necessario di quelli all oggetto estrinseco. Di che si vede non aver noi promesso cosa sproporzionata alle forze at- tuali della filosofia, quando prendemmo fiducia di rinvenire la dimostrazione di tutto lo scibile; ch la dimostrazione per se medesima non  scienza, ma certezza di scienza e riconoscimento di realit. Quindi se la realit dellintuizione lampeggia per se medesima di evidenza perfetta, e se ogni altra forma di sapere abbiamo trovato nascondere la realit intuitiva, sembra che non rimangano dubbii intorno lautenticit di tutto quanto lo scibile. Il perch noi avremmo toccato l'uno dei fini della filosofia razionale, che  di convertire in prora apodittica quelle convinzioni del senso comune, le quali versano sopra materia dimostrabile e non istintiva. Tuttavia resta a considerare alcuna difficolt. II Dimostrare lo scibile umano sintende bene che vuole esprimere non gi provare tutte le singole verit; ma, come fu detto pi duna vol- ta, provare semplicemente la lor forma comune e i principii supremi sotto cui si rassegnano. N tampoco vuol egli esprimere conferire a tutto lo scibile il grado medesimo di certezza , imperoc- ch nell umano scibile tengono lor luogo ezian- Digitized by Googte - 468  dio i probabili cd anco le mere possibilit; ma sr vuol dire soltanto che quelli e queste sieno cono- sciuti per tali e ponderati con sicurezza alla sta- dera dun giusto giudicio. Chiamansi poi parti certe e assolute dello scibile umano quelle teori- che , le quali non escono dalla dottrina apodittica dellordine causale delluniverso, guardato nella massima generalit, ovvero che non trapassano alquante determinazioni comprese in qualunque atto dintuizione.  di tal numero sono la geo- metria , lalgebra, la scienza pi astratta del mo- to, e poche altre. A queste s fatte non occorre altro postulato, se non lesistenza dello spazio, del discontinuo e delia capacit al moto, cose contenute da ogni atto dintuizione; perch nel sentimento, il quale costituisce loggetto perpe- tuo del pensiero,  sempre una percezione dello spazio, della solidit e del discontinuo, e un moto correlativo in alcuno dei nostri organi: dai} quali fatti poi riscuotono il lor principio imme- diato le nozioni generali della causalit. Laonde per far discendere la geometria e l algebra e la dinamica pura dalla regione delle ipotesi in quel- la dei fatti, richiedesi la realit mera e sola del subbietto pensante. Alla fisica universale occorre di pi il postulato dellattrazione o sia la deter- minazione del moto, secondo una legge, la quale bench semplicissima non sembra finora potersi dedurre dal concetto puro della materia comune Digitized by Google  4%  di tutti i corpi. Agli studiatori dei fenomeni chi- mici fa mestieri aggiungere il postulato dell affi- nit, e a quelli dei composti organici il postulato di certa forza vitale. Cos a proporzione che scen- desi nei minuti particolari degli esseri multifor- mi cresce il numero dei postulati, i quali tutti appoggiano, certo, a esperienze patenti e imman- cabili, ma di cui tuttavia non sembra potersi dare dimostrazione a priori , cio dedotta da un principio speculativo supremo. Tali postulati sono poi fra loro in dipendenza ascendente , cio nella ragione del meno semplice al pi. Cos, tolta via la forza vitale, restano pur nondimeno le forze affini: e queste, levate, non si leva per ci luniversale gravitazione: e col distruggere cotal legge di moto non si annichila il moto stesso nel subbietto comune dei corpi ; allincon- tro lattrazione domanda il subbietto corporeo e il principio motivo: le affinit presuppongono lattrazione delle masse, e il principio vitale ri- chiede tutte queste cose insieme. Perci la prova sperimentale delle singole scienze  tanto pi larga e solida quanto abbraccia fenomeni pi ge- nerali e durabili e di cui ciascuno divien ferma base a innumerevoli altri. In ogni scienza poi costrutta e ordinata teoricamente la certezza sperimentale di un fatto individuo cangia in ve- rit necessaria le verit generali correspettive. E queste premesse, i fatti individuali sono pre- Digitized by Google  47  min eia ti con altrettanta necessit. Il termine adunque pi alto, a cui mira ciascuna di tali scienze,  di rivocare tutti i fenomeni a lei perti- nenti a un solo e precipuo fatto, presupposto il quale, necessit sia ammettere la serie intera degli altri ; il che tuo! dire con diversi vocaboli, ascendere dalla esperienza alla teoria , trovando il costante in ogni variabile, e il necessario in ogni condizionale, e bandendo dalla propria pro- vincia il disordinato e fortuito. Per a tale co- stituzione perfetta mai non saliscon le scienze per via dinduzione, ma per discorso dimostrati- vo, illustrato sempre dai tre principii modera- tori di tutto lo scibile, cio dal primo di cagio- ne, dal secondo di sostanza, e dal terzo della im- mutabilit dogni legge naturale, si voglia nello spazio, si voglia nel tempo. Il primo dice: Ogni cosa ba una cagione: il secondo: I cangiamenti sono modi delle sostanze: il terzo: I cangiamenti avvengono neUimmutabile e secondo la immu- tabil natura di questo. Tali tre scorte poi dello scibile venendo di- mostrate allultimo dal fatto perenne della in- tuizione immediata , lo scibile umano finisce tutto per appoggiare la sua certezza sullevidenza intuitiva. Possono col progredimento di ogni sa- pere trovarsi legami nuovi e necessarii fra la notizia di certi fenomeni e la scienza dei subkietti immutabili: con ci, parecchi dei postulati anzi- Digitized by Google  47 1  detti verrebbero posti a priori legittimamente,, e quindi cesserebbono di essere dati sperime- tali. Ma per qualunque miracolo del senno uma- no, mai non potr farsi sparire il primo ed essenzial postulato di lui, cio il fatto della co- scienza. Per a questo sol fatto potrebbero met- tere capo insieme e il principio dogni scienza e il principio dogni certezza, vale a dire che i fenomeni costanti e semplici compresi in qualun- que atto dintuizione, potrebbero addivenire un giorno il solo principio sperimentale richiesto alla deduzione intera dellumana sapienza. Ili  speranza d alcuni filosofi di oltrepassare eziandio cotesti confini segnati ad ogni ragione di scienze, e in due modi vi si adoprano. Gli uni pongono innanzi certe idee trascendenti e certi giudicii istintivi; gli altri procacciano di far principio alle cognizioni tutte quante dalla scien- za dellassoluto, Suolsi argomentare cos dai pri- mi. Giace entro il nostro animo la convinzione profonda , che le leggi della natura debbono man- tenersi costanti ed universali, come son tutta- via, e questo ci fa persuasi che l avvenire non dissomiglier dal presente, a cagione clic il pre- sente ritrae lordine suo appunto dalla generalit e dalla costanza delle leggi naturali. Convinzione s fatta onde nasce? dallesperienza non mai, Digitized by Google  47  perch  contingente, e non trapassa i confini di certo tempo e di certo spazio. Ella  dunque a priori , e sta in noi, come un irraggiamento della verit eterna di tutte le cose; adunque il sapere umano  assoluto, a cagione ch'ei rende imma- gine dell'ordine assoluto e perpetuo dell uni- vero. Al raziocinio di questi filosofi noi opponia- mo (cosa detta pi volte nel nostro libro), es- sere i giudicii tutti istintivi credenze e non co- gnizioni, fede e non scienza , attesoch in quelli noi non vediamo le realit, onde facciamo giudi- ci ; che se vuoisi dar loro un sostegno nella giu- stizia, nella verit e nella bont diddio, al quale disdice di porre nel senno umano convincimenti necessari! del falso, volontieri ci renderemmo alla solidit di cotesta prova , se gi la notizia di Dio non venisse dai prefati filosofi edificata in parte sovra essi giudicii istintivi. Ma coloro che intendono cominciare dallas- soluto, dallente in se e dalla ragione ultima dogni esistenza, argomentano in questa forma. Il relativo e laccidentale, danno, n altro protreb- bero, cognizioni relative ed accidentali, cio uon scienza vera e immutabile, ma apparente ed em- pirica: forza  dunque a chi vuole costruire la scienza , prender le mosse dal necessario per se: questo poi trovato, avremo eziandio una dottri- na apodittica del relativo e del contingente; im- perocch sar fatta allora manifestissima latti- Digitized by Google  473  nenia di ambidue col necessario per se. A specu- latori cos arditi noi rispondiamo, che sebbene l'uomo possa aspirare a una scienza dellasso- luto, assurdo  dire che vi pu giungere con una scienza assoluta. E per fermo, i caratteri proprii e costitutivi dell'umana cognizione sono lindividualit e la contingenza: e prima lindi- vidualit, perch dogni vero astratto o concre- to, particolare od universale, lanello ultimo e stabile vien legato a un modo del nostro essere proprio e individuo. Poi diciamo la cognizione umana essere contingente. Di fatto ella muta, e il non contingente  immutabile: ella conosce le cose per lintermedio dei fenomeni , e questi son termini relativi : ella pu pensarsi distrutta senzombra di ripugnanza, e il non contingente ba sussistenza necessaria. Affermeremo per av- ventura con Fichte essere noi medesimi lasso- luto? o diremo con Schelling che lassoluto  in tutto e per tutto identicamente, e solo si diver- sifica quanto alle forme? ovvero ripeteremo con Bouterweck lassoluto doversi cercare nella fa- colt medesima di conoscere? A questi sistemi ingegnosi e ad altri conformi ci sembra dovere ostare con una sola ed unica proposizione, ed  che quando pure ci avvisassimo di discoprire lente per se nel subbietto pensante, o ncllob- bielto pensato, o in essa facolt di conoscere, nientedimeno la conoscenza che ne prenderemmo Digitized by Google  474  permarrebbe sempre individua e accidentale, im- perocch ella  nostra e non daltri, ella si muta nel tempo, ed ella  un puro fenomeno. N gi suffraga andare figurando per entro la cognizione medesima alcun che dimmobile e dassoluto, avvegnach latto, onde prenderemo notizia di quello assoluto (posto che sia) manterrassi sem- pre individuo e accidentale. Non si tratta qui dunque di ravvisare lassoluto, l dove , e per quello che , ma di conoscerlo per maniera as- soluta, cio per un atto infinito ed incommutabile a cui non bisognino prove, sentendo se stesso, perpetuo, necessario ed universale, il quale atta di cognizione non  proprio se non di Dio.. IV Ma questa materia dellassoluto va oggid per i libri cos involta e oscura che pensiamo ag- giungere qui alcuna parola di schiarimento. E prima , si vuole osservare che ogni cosa , da cui dipende l'essere o la qualit di altra cosa, vien denominata lassoluto di quella, e tal senso pu dirsi molto congruamente il senso grammaticale. Un altro assoluto  quello, a cui tendono inces- santemente le scienze e le arti geniali , ed  un vero e un bello, sommo, intero, purissimo, cio a dire chegli  certo e immutabile, sciolto da ogni accidente , uno, perfetto, universalissimo, tanto che la nostra idea lo contiene con isplendi- Digitized by Google - 475 - da lucidezza, e della sua contemplazione si gode. Al qual termine sebbene non giungano quasi ebe mai n le scienze, n le arti, egli  un fatto che 1avvicinano di pi in pi, e mal si potrebbe al- radempimento del lor desiderio segnare un fine non superabile, salvo che quello notato da noi del primo ed unico postulato del senno umano. Questo salire poi dello scibile dal transitorio al durevole, dal vario all immutabile, dal limitato alluniversale, e dal contingente al necessario mai non avrebbe luogo qualora il necessario, leterno, linfinito e limmutabile non dimorasse veramente per mezzo tutte le trasformazioni del- la materia e dello spirito. Superiore adunque a tutte le idee assolute, che presiedono a ciascuna scienza ed arte,  lassoluto metafisico, prima entit e prima cagione. Ora, perch lo scibile ha due termini essen- ziali entro se, la cognizione e loggetto conosci- bile, due questioni insorgono circa la dottrina dellassoluto: e prima si chiede se lassoluto esi- ste, e quello che : susseguen temente si chiede se pu luomo acquistarne una cognizione asso- luta. Noi provammo nei capitoli XIII e XIV (parte II) che vha necessariamente un essere determinante tutte le cose, sostegno e principio delluniverso. Per conoscere poi quello che  lassoluto nella sua essenza propria e immutabile converrebbe innanzi conoscere ci che sia L infi- Digitized by Google - 476  nito e T eterno, e in che consista il legame, onde il finito gli si congiunge; o almeno pensiamo che farebbe grande bisogno scoprire innanzi l inti- mo essere del finito e delle sostanze particolari; notizie tutte, le quali non sembrano cadere fin qui sotto lo impero dell uomo. Per quello che sappartiene alla facolt no- stra di conoscere, mestieri  distinguervi una forma ed una materia. In quanto  formale, cio in quanto applica a tutte le cose la misura della certezza, la cognizione umana partecipa dellas- soluto. Conciossiach la certezza intuitiva  tanto reale, quanto lessere con cui si converte. Ella non dipende da alcuna esistenza, salvo che dalla propria , n da alcun principio salvo che dal prin- cipio dellidentit in lei contenuto virtualmente. La volubilit degli oggetti della certezza non of- fende e non cangia lessere suo, imperocch la certezza intuitiva  un continuo, coesistente con la successione sempre diversa degli oggetti pen- sabili. In tale aspetto di cosa affermiamo che la certezza umana, o sia la forma perpetua dellevi- denza intuitiva pu venir detta assoluta. In quanto per la cognizione umana  un fatto, nella sua forma cos bene come nella materia, la sua natura  contingente, e durer tale di piena ne- cessit ogni tempo. Conoscere importa un legame intellettuale fra noi e le cose. Tolto esso di mezzo, non per- Digitized by Google  477 ' ci le cose si tolgono, ma perisce la cognizione. Or perch questa  un fatto, il quale comincia dentro di noi, e nelle cose esteriori non ha pi che il termine, la sua contingenza si estende ine- vitabilmente su tutti gli oggetti pensabili, no escluso lassoluto medesimo. Ben possediamo la facolt di astrarre dal nesso continuo della co- gnizione, e venire cos meditando sopra le cose per quel che sono in se stesse. Quindi per tra- sporto della forza contemplativa il termine dell cognizione diviene principio , e la cognizione esiste perch lassoluto metafisico esiste. Ma nella realit, il nesso intellettuale fra noi e le cose persevera, e il principio dogni fatto non pu escire di noi medesimi. Che qualora questo non fosse, col levarsi della congiunzione fra le idee e le cose leverebbesi insieme il nostro atto di co- gnizione e la nostra potenza astrattiva. Adunque concludasi , lo scibile umano partendo dal fatto salire alla certa notizia dellassoluto, la quale notizia pu divenire tanto vasta e profonda ,, quanto comporta il numero e la qualit delle re- lazioni che intercedono fra lassoluto e noi. Ma stante che lo scibile umano ha il principio suO( nel fatto, egli  perch , non perch debba essere. Digitized by Google 478 - CAPITOLO XX Conclusione . I Jn cotal guisa pare a noi cbe mantenendoci os- servatori dei documenti metodici , scritti nei su- periori capitoli, e fecondando le belle dottrine trovate dalla Glosofia antica italiana, abbiamo in questa seconda parte del libro prodotta una soda dimostrazione dello scibile umano. Prima cosa fu di trovare la cognizione asso- luta, o vogliam dire la certezza a cui non biso- gnano dimostrazioni ; e questa abbiamo veduta raccorsi nella intuizione immediata, cio in quel fatto della coscienza, in cui lente e il vero si convertono insieme, e 1obbietto e il subbietto dimorano sotto una sola essenza. Ci posto, qualunque forma di verit dovea per riscontrare la prova sua venir dedotta da noi da quello assoluto di cognizione, e messa nel lume dellevidenza intuitiva. Questa poi abbiamo divisa nella immediata e nella mediata, cio nella intuizione, ove il cono- scente ed il cognito fanno una cosa medesima , e nella intuizione , ove si distinguono sostanzial- mente, o per divisione di tempo. Il passaggio Digitized by Google  479  dall una allaltra fa ritrovato nella impossibilit metafisica di negare il fenomeno. Sola sorgente adunque dogni nostra dialettica  stata il prin- cipio della contraddizione, siccome quello che ha base in qualunque fatto. E per vero, ogni fatto in se lo contiene in maniera implicita , ben- ch sempre determinata. Per la medesimezza poi necessaria che hanno fra loro tutte le cose, ri- guardo all esistere, tal principio diviene subito universale, e questo  il legame logico, onde vanno congiunti i pensieri e le cose, le apparenze e i noumeni. Per tal principio, universalizzando la sola esistenza, non pu dare e non d in questo no- stro libro altra notizia certa e, determinata di quello che giace di l dal fenomeno, se non circa lessere, e le passioni necessarie dellessere. Ancora si noti che il principio della repugnan- za, quantunque di sua natura universalissimo, non avrebbe trovato applicazione veruna fuori di t noi, senza un arcano congiungimento dei fatti. Lazione adunque inesplicabile delle cose sopra di noi , e il succedere loro per entro il continuo delle sostanze sono fondamento offerto dalla na- tura al legame logico, vogliam per lo spazio, vo- gliamo pel tempo. E prima, questo principio apodittico, ogni sentimento passivo dichiarare un ohhielto ester- no, ha per via misteriosa la realizzazione sua Digitized by Google  4So  nel fatto, e per lui solo luniverso tutto quanto rivelasi. Egualmente, per quellaltra condizione arca- na dei fenomeni di succedere nel continuo dei loro subbietti , il principio apodittico, ogni atto spontaneo contemplato oggettivamente avere di necessit esistito , si fa lespressione duna reali- t, e la scienza del tempo incomincia. Con tale scienza del tempo ci  venuto aperto lingresso alla cognizione delle sostanze e di ci che per entro le cose  immutabile, necessario, infinito. Dallaltra parte, la serie dei successivi ci ba menati alla certa nozione dellassoluto me- tafisico, o vogliam dire della prima efficienza: quindi per ambedue questi risuitamenti, parago- nati insieme e contemperati , ci si  offerta di- nanzi la spiegazione teorica dellordine causale delluniverso, secondo ebe la esperienza ce lo dimostra: e in simile spegazione abbiamo rinve- nuta altres una prova dei postulati della fisica universale, dando ragione dei tre sommi principii della causalit, della sostanzialit c della natura immutabile, e riducendo a dimostrazione gli ada- gi del senso comune intorno il subbietto perpe- tuo di tutti i corpi. Eziandio abbiamo ravvisata unarmonia per- fetta tra il mondo nostro cogitativo e il mondo delle realit , imperocch in entrambi abbiam discoperto subbietti immutabili e indivisibili ebe Digitized by Google  8i _ sono perno al circolar moto dei cangiamenti ma- teriali e intellettuali. Quelle unit poi, le quali si formano entro la nostra mente per la contem- plazione del simile, abbiamo veduto essere una riproduzione vera e certa delle unit originarie di subbielti e di azioni , e perci darsi in qualche modo luniversale in natura. II Giunti a questo ultimo svolgimento del fatto perenne dellintuizione immediata e della media- ta ci  parso di riconoscere che le forme generati c distinte del vero debbono ridursi a non pi cbe sette , cio : 1. Ai fenomeni puri della coscienza; 2. Ai fatti della memoria; 3. Alle realit esteriori; 4 Alle idee universali e alle generali; 5. Agli assiomi e al principio di causalit; 6. Al testimonio degli uomini ; 7. Al sillogismo. Di fatto, lo scibile umano ha due termini, oltre i quali non sa dar passo: da un lato Ita le idee e dallaltro ha le cose. Ogni cognizione adun- que o versa sopra il subbietto pensante, o sopra loggetto pensabile. Luno e laltrQ, esaminali prima da soli e per quel che racchiudono in se, o sono semplici, ovvero sono composti. Ci indu- ce a considerare i fatti della coscienza e i futti o 02 Digitized by Google  48a  relativi esteriori, luno e il multiplo, la sostan- za e laccidente, il concreto e lastratto. Succede la investigazione delle idee e delle cose assunte in complesso e conforme alle attinenze loro recipro- che. Innanzi viene la relazione del simile e del dissimile, onde poi lo studio delle comuni qualit, onde i concetti universali e generali, i composti ipotetici e i principii universali apodittici. Segue la relazione del tempo, la quale chiede per lo pas- sato la dimostrazione delia memoria, e per lo pas- sato e per 1avvenire la legge eterna , che presiede al nascere e al conservarsi delle esistenze. Inoltre, stante che lesperienza individuale riesce corta e manchevole a petto il bisogno infinito che abbia- mo dogni sorta di scibile, gran mestieri  cono- scere quello che valga il testimonio degli uomini e la raccontata esperienza del genere umano. Da ultimo, perch latto conoscitivo, o sia listrn- mento quotidiano ed universale di tutto il sapere veste un modo costante e proprio, di cui ci con- viene esplorare la realit e luso, accade di do- vere illustrare il giudicio conoscitivo e la na- tura del sillogismo, luno accanto ai fatti della coscienza, laltro in disparte e con analisi pecu- liare. Noi in ciascuna di tali forme abbiamo avvi- sata per segni certissimi levidenza dintuizione, sia diretta e pura , sia condotta nellanimo per discorso dimostrativo. E a fine che la dimostra- Digtized by Google  483  zione sappropriasse a tutti i casi reali e possibi- li, ed anche per ovviare al pericolo di provare alcuna tesi, presupponendola in parte, abbiamo ogni cosa dedotta non da qualche specialit del pensiero, ma da ci che in lui dimora perenne- mente, e costituisce lessenza dellatto conosciti- vo. E nel vero , ogni cognizione di qual natura e modo si voglia, comprende di necessit un og- getto pensabile, un moto della spontaneit, e la coscienza di noi medesimi. Ora in tali disposi- zioni perpetue dellatto conoscitivo racchiudesi: Lunit assoluta del pensiere; Il me diretto , ed il me riflesso; 11 cangiamento; La composizione del predicato. Diciamo esservi il cangiamento; avvegnach senza atto di mutazione non possiamo riflettere sopra noi stessi ; ancora notiamo la compofzione del predicato: la qual cosa divien patente a chi metta in ricordo la forma di esso predicato, la quale  sempre io pensante questo o quel- li essere . Da siffatti essenziali del giudicio conoscitivo  scaturita nel nostro libro la spiegazione e la prova dei sette; modi costanti del vero, i quali alfine abbiamo veduto riuscire semplici variet e modi dellintuizione immediata, di cui il giudi- cio conoscitivo  pura e frequente specialit. Dal pensiero uno e spontaneo mosse la prova .del Digitized by Google - 484 - mondo estrinseco, e dal me mutabile e conver- gente sopra se stesso quella del tempo e della memoria. Dai fatti poi del senso intimo, estesi nello spazio e nel tempo, emersero le idee uni- versali e le generali, gli assiomi, il principio delle causalit, lordine causale delluniverso, la verit dellumana testimonianza. Da ultimo, la composizione del predicato in qualunque giudicio conoscitivo porse lesempio di quel che avviene nel sillogismo, il quale non altronde ritrae leffi- cacia e levidenza propria che dalla intuizione immediata di certo subbietto contenente un pre- dicato composto. Si  concluso da tutto ci, lo scibile umano, guardato nella sua entit subbiettiva, cio a dire in quanto risulta da infiniti atti di cognizio- ne, appoggiare ad una certezza immediata e in- dubitabile, e la dimostrazione devarii aspetti nei quali trasformasi, domandare il sol postulato nellatto conoscitivo. Per tal guisa la prova inte- ra della certezza e realit dello scibile  stata ordinata da noi, a quel che ci sembra, in forma rigorosa di scienza, e dedotta per una serie di teoremi purissimi, cio somiglianti alla geome- tria, la quale non premette altra cosa fuori che la reale sussistenza dun primo fatto e il princi- pio dello contraddizione. 11 sapere umano, guardato poi e osservato nella materia ove termina, abbiamo asserito aiv Digitized by Google .  485  rivare in alcuna parte, e seguitare ad appros- simarsi di pi in pi ad un assoluto di scienza, vale a dire ad una teorica somma e generalissi- ma, a cui stia iu cima un sol dato sperimentale, e dentro il cui dato si confondano insieme per- fettamente il prinipio d ogni certezza e il prin- cipio dogni sapienza. Ili A questi risultamenti finali siam pervenuti, rendendo noi la questione della realit dello scibile indipendente affatto dallaltra dell ori- gine delle idee, e sciogliendoci da molte vertenze particolari sulla natura e generazione di alcune facolt e d alcuni abiti. Parimente ci siam sottratti alla necessit di risolvere o in s o in no la questione sulle idee e sui giudicii a priori sintetici, e 6olo ci siamo attenuti al canone nostro metodico di escludere le une e gli altri dalla dimostrazione apoditti- ca dellumano sapere. Abbiam negato ai Loc- chiani che quella dimostrazione possa rimanere contenta alle prove sperimentali e talvolta al mero empirismo. E contraddetta abbianosi razio- nalisti la falsa speranza di toccare lassoluto della certezza con le suggestioni istintive dellanimo. Al Reid abbiamo negato ebe possa costruirsi filosofia razionale in fino che non si provino i Digitized by Google  486  dogmi del senso comune , attinenti all ordine conoscitivo. I quali dogmi per noi abbiamo rac- colto ed interrogato a ciascun istante, e di pari con quelli abbiam procacciato di far procedere le nostre dimostrazioni. Abbiamo eziandio posto termine, per quanto ci sembra, a una confusione, durata fin qui, nel modo di contemplare l intelligenza. Imperocch i Locchiani, per intemperante desiderio di sem- plificare il sistema loro, hanno negato alluomo ogni maniera distinto, la quale non consistesse tutta in certi apparecchi nervosi e in certo mota arcano degli organi. Per To contrario, i raziona- listi, impugnando cotali dottrine, meschiarono insieme listinto con Ta ragione, e propagarono al primo lautorit e la forza della seconda. A noi sembra di dover proclamare spartitamele i diritti della ragione e la virt dellistinto: e mentre noi ci serbiamo a parlar di questo in altro dettato peculiare ed apposito; diciamo al presen- te chegli non pu e non debbe mai usurpare il luogo della ragione, e chi lo meschia inopportu- namente con lei, conturba e vizia il dominio in- tero della razionale filosofia. IV Cos abbiamo preso animo di cominciare lo edificio della Prima Scienza, togliendo le pietre' Digitized by Google  4%  e il cemento dalla storia naturale dell intelletto, e costruendo le basi sopra la Critica dei nostri mezzi conoscitivi. Eziandio, siam venuti viepi crescendo in persuasione che il complesso di que- ste dottrine sia, in gran parte, tradizionale in Italia, dove, per nostro avviso, certuni principi di filosofia e di metodo sempre hanno riconqui- stato quel credito e quella efficacia maggiore che lor compete, e la quale risponde perfettamente allindole propria e costante deglingegni italia- ni. Dalla Ionia si travas la filosofia in Italia, ma , dal nome in fuori, niun carattere teneva in se di ci che i moderni addomandano filosofa: e nel vero, ella consisteva tutta in una fisica mon- diale , parte empirica e parte ipotetica. Welle scuole pertanto di Crotone e di Elea comparve la vera filosofia, cio lo studio dellintelletto e le ricerche universali dellente e del vero. Fu quivi da prima sentito l obbligo, e la malagevo- lezza infinita di ascendere a dimostrare i prin- cipii del senso comune, e di non movere altronde le prime orme se non dai fatti della coscienza : ma come poteva Senofane, capo degli Eleati, nellinfanzia stessa della psicologia, trovare i debiti collegamenti dell esperienza con la ra- gione? e visto che i fatti parevano ripugnare ai principii, si sfiduci nella sua vecchiezza delle forze del senno umano. A tale scoraggiamento vollero sottrarsi gli allievi suoi con sistemi ar- Oigitized by Google - 488 - diti, esclusivi e pieni di esorbitanze. Quando sorse Aristotile, il quale pi die altro filosofo della antichit , avvis il bisogno proclamato dagli Italiani di conciliare gli esperimenti coi raziocinio e di far sorgere luno e laltro dal fonte perenne dellintuizione. Questo ha fatto (e scrivasi pure quanto si vuole in contrario) che i dogmi Aristotelici hanno durato l imperio loro per tanti secoli, singolarmente in Italia. Conciossiacb  sommo errore andar cercando il senno peripatetico nelle quisquilie scolasti che e in quella turba di magri ingegni boriosa- mente coperti della zimarra filosofica, i quali, come us dire Galileo, perch volano a stormi e non solitarii, come le aquile, empiono laria di grande strepito. Ma se per contrario faremo stu- dio profondo nel Cesalpino, nel Pomponaccio, nell Egidio e molto pi nel maestro di tutti lo- ro, in S. Tommaso, vedremo quanta sapienza riluce dentro quel senno antico, e come la filoso- fia odierna sperimentale si appicca in Italia al filo delle opinioni che Aristoteliche si addornan- darono. E per esempio in nessuna pagina di S. Tommaso troveremo insegnata quella pratica perniciosa di omettere i particolari e far princi- pio dai generali: invece nella Prima della se- conda Parte della Somma ei ci dice doversi partire dal fatto, ed essere vano il voler provare il soggetto primo dello scibile naturale. Altrove Digitized by Googte *  afferma , ia precognizione di ci che una cosa  doversi estendere altres ai priucipii, i quali non soltanto debbono definirsi pel nome, ma s per la cosa, cio a dire, analizzandoli. Lesquisite in- dagini poi che S. Tommaso fece e produsse so- pra ogni parte dellanimo, e la diligenza infinita onde le compi e illustr , affermano quanto gli fosse analitico per sua natura, sperimentale e induttivo: perci lasci stare i Platonici, e da S. Agostino prese quel solo che consonava coi fatti, e a S. Bonaventura die libero passo per la 6ua mistica ascensione al cielo. Del resto, i pareri di S. Tommaso intorno la critica delle cogni- zioni e la prima filosofia furono principalmente: La certezza assoluta consistere nella conversio- ne dellente col vero, e lassioma che appoggia ogni discorso dimostrativo essere il solo princi- pio della contraddizione. Gli universali nascere astrando, comparando e inducendo i particolari: questi poi includere gli universali in quanto in- cludono lidentico. La mente essere attiva e pas- siva: la passivit provarci l esterno; e lattivit giudicare le relazioni , creare gli universali e cos produrre la scienza. L intelletto distin- guersi dallappetito razionale, e la ragione dal sentimento. Riferirsi alla prima la conoscenza pura speculativa, al secondo la inclinazione al bene in universale. Fine della filosofia essere la scienza naturale delluomo e del mondo, guar- Digitized by Google  49 ~ data nei sommi principii e in quello cbe  co- mune a tutte le cose. Fine della filosofa prima essere la sapienza, eio luniversale perfetto ed il necessario, onde trovasi lunit superiore di tutto lo scibile, lassoluto della certezza e la spiegazione per le cagioni. Essere in noi un me- todo naturale innato per ascendere dal noto allignoto, seguitandosi il quale si comincer dalla cognizione dello strumento , poi si far passaggio alla cognizione dei fenomeni, compre- sa fra questi la storia dellintelletto e delle sue facolt, indi perverrassi in fine alla soglia della Scienza Prima. V Per i pedanti affogarono nella dialettica cos belle e savie dottrine. Losservazione disparve, i metodi si corruppero, e una grande ristaura- zione divenne sola ancora di salvezza. Vedem- mo intorno al proposito quello cbe fecero il Vin- ci, il Valla, il Galilei ed il Campanella : que- stultimo si adopr a ricondurre nella speculati- va l osservazione dei fenomeni, stata bandita dai presuntuosi e dagl ignoranti. Ma non perci con- traddisse egli alla pi. parte dei dogmi tradizio- nali della filosofia italiana. E quanto alla materia di cui trattiamo, le sue opnioui, a ridurle in po- chissimo, furono le seguenti.  491  Oggetto della filosofa prima  la sapienza, cio la dottrina certa di tutti i principii onde qualunque altra dottrina riceve 1 ultima dimo- strazione. Ma non si pu giungere alla sapienza se non profondandosi nella notizia dell essere conoscitore o vogliano dire per mezzo della fi- losofia critica. Da questa ci vien rivelato che fonte del nostro scibile  il fatto sperimentale aiutato dal raziocinio, imperocch ogni dottrina dedotta onninamente a priori  ideale e ipote- tica. Lesperienza appoggia allassioma: Esiste una qualche realit perch l intimo senso lo testimonia. Il ragionamento appoggia allassio- ma : Quello ehe  non pu insieme essere e in- sieme non essere. In tali due assiomi sta riposta ogni prova ultima della verit, e sentire si  sapere. Perch poi vive nel nostro animo un de- siderio infinito del bene, e i germi della religio- ne e della virt, quasi vestigie delle idee sempi- terne diddio, debbesi accanto ai pronunciati della ragione situare glistinti morali. La mente umana risulta di attivo e passivo: in quanto  spontanea, ella attende, giudica, riflette, astrae, immagina e sillogizza: ma ella si sente muta- ta , e non gi da lei : esistono dunque degli enti che la limitano e la modificano. La con- tingenza delle cose e dell intelletto solleva a conoscere lassoluto. La comunanza dei modi' suggerisce il concetto degli universali, e que- Dgtized by Google  492  sti hanno luogo per entro le cose in quanto elle sono identiche e si risolvono nellunit. Adunque la conoscenza umana  reale, e la pri- ma filosofia  possibile. VI Ognuno discerne quanto cotali massime si raffrontino con quelle dei predecessori di Cam- panella, e come il vero nuovo elemento consiste solo in una pi larga parte che si vuol fare al- lesperienza psicologica e alla disamina del va- lore e dell efficacia dei nostri mezzi conoscitivi. Due cose doveano operarsi sulla dottrina del Campanella: una circoscrizione pi vera e meglio pensata del mondo metafisico; e una revisione ancor pi sottile e paziente della porzione cri- tica. II primo assunto venne accettato dall im- mortai Vico, il quale entro i limiti di poche pagine e con certa precognizione, quasi a dire miracolosa, dei risultamenti della analisi, trac- ci un largo e giusto disegno del mondo gia- cente di l dai fenomeni. Al secondo assunto pose mano fra noi moderni l illustre Galuppi. Alla costui filosofia  base l esperimento ed  fine la esplicazione scientifica dei sommi prin- cipia Niuna idea innata, niun giudicio a prio- ri sintetico. Da un lato i fatti della coscienza.. Digitized by Google - 49> -- dallaltro il semplice raziocinio, quinci le rea- lit succedenti per legge di produzione, e quin- di i principii analitici dedotti luno dallaltra per legge didentit. VII Per in questa dottrina molle cose riman- gono tuttavia a desiderare circa la filosofa cri- tica. E per fermo, il fatto primario, onde parte il Galoppi, si  Noi , i quali sentiamo cosa che  fuori di Noi: tal fitto vicn reputato da quel filosofo contenere in se e da se una prova suf- ficientissima del me sostanziale e del me iden- tico, della realit esterna e della memoria. A noi sembra in vece, se pure non siamo errati, che allocchio severo della filosofia razionale lassoluto primo della certezza non trascenda per nulla il puro fenomeno, e che quivi soltanto si fermi la intuizione immediata, quivi la con- versione legittima dellente col vero. 11 perch ci siam fatto debito in questo libro di offerire una prova peculiare e distinta del me sostanziale e del me identico, dogli oggetti esteriori, del tempo e della memoria. Avendo poi il Galuppi la realit del tempo immedesimata in quella della causalit, ci pare eli ci siasi di tal modo chiuso lingresso alla no- Digitized by Google  494  tizia apodittica dell assolato delle cose, e parti- colarmente a quella rilevantissima dellordine causale dell universo. Noi dunque con le tenui nostre forze abbiam tolto ad aggiungere lincre- mento desiderato alla critica delle cognizioni umane e ad aprire con ci un pi vasto e sicuro adito alla prima filosofa. Vili Questo per nostro avviso fu il nascere pri- mo , questa la fortuna e il progresso della filoso- fia italiana per quella porzione che intende a co- noscere lefficacia dellintelletto, e le prove dei sommi principii. Noi vorremmo, secondo che fu espresso nel cominciamento del libro, veder sorgere, per mezzo la nostra patria , una scuola novella, da cui si prendesse ad ereditare con franco animo lantica sapienza speculativa e le antiche arti metodiche. Quindi con temperar bene glinge- gni e con avviarli prudentemente a nn fine co- mune, vorremmo che tale scuola correggesse il falso e il non huono di quella antica sapienza; e dilatandola molto innanzi de suoi confini at- tuali, le conferisse stabilit e vastit proporzio- nata al suo ufficio altissimo. Per tal modo il seggio dei razionali studii verrebbe col rialzato, Digitized by Google - 495 - ove stette in piedi per luughi secoli. Alla qual cosa fare pensiamo assai fermamente non doman- darsi ai nostri connazionali pi che un volere saldo e magnanimo, rivocando spesso alla lor memoria , essere la filosofa , del pari che tutte le grandi cose, divina semenza, nata e cresciuta sotto il bel clima italiano. FINE Digitized by Google Digitized by Google APPENDICE Articolo del Sig. Luigi Blanch , inserito nel N XX Vi del Progresso delle Scienze , delle Lettere e delle Arti.  Napoli  ed hanno per cos dire servito di luminosi fanali 33 Digitized by Google - 498 - alla cronologia considerata nel suo aspetto scientifico. Questa opposizione compiuta tra lincredulit ad una scienza da una parte, e dallaltra lostinazione dei pi alti ingegni a colti- varla e delle nazioni ad associare la loro gloria ad uomini che non avrebbero prodotto altro che sterili lavori , costitui- sce un fenomeno che merita di essere attentamente osservato per trovarne la spiegazione, la quale fa s che l intelligenza umana compia il suo fiue da un passo ritrovando una verit che ad altre conduca. Imperciocch non mai un fenomeno di qualche importanza rimane inesplicabile senza che getti una grande oscurit in una regione pi o meno vasta in cui 1 umana intelligenza si esercita, mentre quando viene spie- gato, quando si ritrova lincognita, il lume si spande nel- l istesso spazio ove le tenebre regnavano. Tutte le volte che una manifesta contraddizione si osserva in unopera fatta da chi possiede la somma potenza e P omni- scienza , bisogna cercare nellanalisi de principii costitutivi della natura umana la ragione dellapparenza assurda che pre- senta qualche cosa che non pu rivestire questo carattere , perch n l autore , n il tutto di cui fa parte possono pro- durre o contenere nulla di assurdo. Meditando sulla natura delluomo, si scovrono in essa senza molta fatica due prin- cipii che si manifestano costantemente sotto forme svariate, cio la sua imperfezione e la sua perfettibilit.  tutti i tor- menti, ebe l anima sensibile e la ragion forte del Pascal su- biva, erano il risultamento della sua fissazione su laltezza dellingegno umano e sulla sua invincibile ignoranza sovra aggetti pei* esso tanti importanti a conoscere. In questa dop- pia natura o in questi due principii sta a nostro credere la spiegazione del fenomeno ebe sopra indicammo. In fatti il principio della nostra imperfezione, dimostrato pi che mai dai tentativi inutili della schiera dei pi chiari filosofi, fa s che i pi si rassegnino allinevitabile ignoranza alla quale paiono condannati. Gli Homini al contrario dotati di facolt pi atte, acquistano la coscienza delia perfettibilit umana. Digitized by Google  499  la ritraggono dal vero bisogno che hanno di conoscere le leggi che regolano le nostre idee e le nostre azioni e che in- fluiscono su i nostri casi, trovano assurdo che un ente dotato di libero arbitrio per operare , e responsabile di ci che ope- ra , possa essere condannato all ignoranza , mentre le facolt di cui  dotato , le dottrine religiose ed i suoi presentimenti stessi indicano che il suo passaggio sulla terra  un periodo della sua esistenza , ma non ne  n il tutto n la fine. E al contrario naturale che quelli che guardarono luomo e la societ da questo alto punto di veduta, si considerino come gli anelli di una indetermiuata catena. Essi hanno una missione circoscritta dallo spazio e dal tempo come individui , ma 1 opera alla quale intendono lavorasi in una vasta scala. Una verit scoverta in mille errori , un errore disvelato, tutto  un progresso in questa indeterminata cronologia , e le ri- petizioni e le contraddizioni non sono di nessuna importanza , purch un passo si faccia fare alla scienza. Ecco come a no- stro modo viene svelato l apparente fenomeno eh enunciam- mo, e come, se il principio della nostra imperfezione domina nelle masse , quello della perfettibilit predomina negli scelti tra gli uomini. Questo  quello che fa eh esse si associno alla gloria dei loro sapienti. E vedete spesso l ignorante esser superbo di appartenere alla patria di Platone, di Bacone, di Galileo, di Cartesio e di Kant j come sovente si vedono be- nanche questi sapienti soggiogati per poco dal principio della umana imperfezione, mentire al loro genio e maledire la scienza che non pu soddisfare il loro crescente bisogno di conoscere. Quindi possiamo dedurne che luomo ha facolt che svolgendo, e facendo uso di un buon metodo, pu conoscere una somma di verit sulla sua natura , i suoi modi di essere e la sua destinazione , ma che non pu per i limiti apposti a queste islesse facolt , per le imperfezioni degli organi, per la corta durata dell esistenza, conoscere il pi delle verit in questa vita passeggier. Trovandosi dunque nella costituzione .della natura umaua perfettibile ed imperfetta la causa e la Digitized by Google  5oo  * spiegazione d ci che ci  di limitato nelle investigazioni! dei filosofi e di costante nelle loro elaborazioni, a noi sem- bra che per rendere le prime pi feconde , e le seconde meno soggette a tentare quistioni insolvibili che degenerano in de- lirii , vi sia da risolvere il seguente problema t Determinare fino a qual punto con le nostre facolt ser- vite dai nostri organi si possa giungere a conoscere le leggi che regolano l intelligenza e La volont , e quale sia il me- todo migliore , coll aiuto del quale si possa tentare di uscire da questi limiti dalla natura impostici. L istoria della filosofia studiata con attenzione, rivela che la soluzione di questo problema  stata sotto ispirazioni di- verse e forme varie lo scopo costante dei lavori dei filosofi , come l essenza di tutte le dottrine che ne derivarono. Ed  perci che i cultori delle filosofiche dottrine in tutti i tempi hanno considerato l' analisi e l esposizione delle opinioni dei filosofi come un preliminare necessario ed indispensabile per poter pervenire da ci che si era fatto a ci che doveva far- si , partendo dal noto per giungere alla cognizione dell ignoto , appoggiandosi alla critica , la quale altro non  in fine che la ragione applicata a giudicare delle verit scientifiche (4). Da queste idee a noi pare che abbia ricevuto impulso e prin- cipio la luminosa opera del Matniani della Rovere, della quale qui leniamo discorso, sul rinnovamento dellantica filosofia italiana. Noi dichiariamo francamente ai nostri cortesi lettori che non debbono attendersi una analisi profonda dellopera; men- are non  da un semplice cultore della scieuza il misuraro (0 In sostegno della nostra opinione, riportiamo quella deli* il- lustre Tenneinann che la conferma.  L'istoria della filosofia  la  scienza cb espone i lavori della ragione umana per realitxare le * idee della filosofia raccontandole nel loro nesso, cio la rappresene  fazione per il fatto dello sviluppamelo sempre progressivo della 7  - contemporaneo Galluppi , e cosi cerca stabilire un filiazione di dottrine filosofiche , particolarmente nellItalia meridionale, le quali rivestono no carattere particolare, che mette in co- municazione lidee di S. Tommaso con qnelle del chiarissimo professore delluniversit di Napoli (1). Passa in seguito ad esaminare pi partitamente il metodo che sorge dalle dottrine de filosofi italiani, riassumendolo sotto la denominazione delle arti. Tratta delle invenzioni , dell induzione, della dimostra- zione, della sintesi, dello studio della natura, de' suoi pre- cetti, e del metodo degli studii speculativi: e qui termina la prima parte- La seconda comprende l applicazione di essa per mezzo di diciannove aforismi , ove sono esposte le idee dellautore sulle differenti quislioni, che crede non compiu- tamente trattate dai diversi cultori della filosofia degl'italiani ai di nostri, come la realit, lo spazio, la durata, la remi- niscenza, le idee universali, del principio di causalit, del- l ordine causale dell universo , del criterio di ogr.i verit , della dimostrazione, del senso comune, e dell assoluto. Nella sua conclusione fa notare le lagune che il rinnovamento della filosofia italiana  destinata a riempire e neglette dai filosofi che hanno lavorato alla risurrezione della scienza , eh  l og- getto della sua opera, seguendo il metodo dell'antica filosofia italiana. Per evitare ogni falsa e incompiuta esposizione, noi qui trascriviamo quelle opinioni dell* autore, dalle quali si possa meglio comprendere e dedurre il complesso della sua opera. i. Rilevare dallesame profondo del suhbielto, e del fine (l) In una memoria per noi scritta nel 1821 cercammo deter- minare il carattere della filosofa napoletana, deducendolo dal carat- tere generale delle dottrine, e dalle tendenze dei suoi cultori. Fis- sammo questo carattere, e credemmo trovare una costante analogia non solo tra i moderni, ma anche con i Pitagorici, e i filosofi della Magna Grecia. Abbiamo avuto la consolazione di trovare il pi delle nostre idee professate dal Mamiani, e nel seguito del discorso ne indicheremo qualcheduna, e faremo rilevare ove siavi differenza. Digitized by Google  5o8  della filosofia le modificazioni speciali, e 1* uso proprio a cui bisogna sottomettere la dottrina comune del metodo naturale. 2. Lingegno, e lindustria di ogni ristorazione intellet- tuale consiste nel riprodurre, nel diffondere, nel persuadere altrui il metodo comune della natura. Da ci si comprende evidentemente per quali cagioni delle intentate ristorazioni del seuno umano, la Socratica, lAlessandrina, e l'Italiana, solo la nostra italiana sia riuscita a bene. Certo che Socrate molto fece , e molto travagli per ricondurre gli uomini ai precetti del senso comune , e un germe prezioso di riforma filosofica poneva; ma perch Socrate ebbe lanimo volto pi presto alle operative dottrine, che alle specolati ve, ed anche perch non insegn punto come si potevano mantenere, e sottoporre a ferme regole i dettati del senso comune, a breve andare deliramenti comparvero. La ristorazione alessandrina cred riparare alla vecchia infermit dell intelligenza curvan- dola sotto il peso di nuovi dogmi colorati da una luce ar- tefatta, e mistica. Procolo fece con tristo esempio presumere oltre al debito della dimostrazione, e copr di un abito geo- metrico i romanzi. Solo dunque in Italia , e segnatamente Galileo ritorn lintelletto umano con stabilit, ed intelli- genza ai ricordi della natura. 3. Il mutarsi, il contraddirsi, loscillare perpetuo delle opinioni costituisce lo svolgimento largo, fatale, e inevitabile dell idea filosofica, il quale pu essere rappresentato assai convenevolmente da un conflitto di forze opposte e variabili, d onde sorge un moto per turbatissimo e pur necessario ebe dura , fintantoch l azione de costanti non prevalga su quella dei variabili , e quindi non esca un moto regolare ed uniforme. 4. L eccleticismo non  per se una forma di filosofia , ma solo un principio metodico, il quale consiste nel fuggire a tutt uomo le preoccupazioni sistematiche, nel diffidare di ogni dottrina, e riconoscere la verit ovunque risegga (i) J1 passo che riportiamo del Campanella tratto dall opera Diqitized fav Google  5o  5. Dal fatto perenne dell intuizione immediata lo scibile umano finisce tutto per appoggiare la 6ua certezza sull evi- denza intuitiva. Per qualunque miracolo del senno umano, mai non potr farsi sparire il primo essenziale postulato di lui , il fatto della coscienza. Per a questo sol fatto potreb- bero metter capo insieme il principio di ogni scienza , il principio di ogni certezza ; vale a dire die i fenomeni costanti e semplici compresi in ogni atto d' intuizione potrebbero di- venire un giorno il solo principio sperimentale richiesto alla deduzione dell umana sapienza. 6. Il sapere umano guardato ed osservato nella materia ove termina abbiamo asserito arrivare in alcuna parte e se- guitare ad approssimarsi ad un assoluto di scienza, vale a dire ad una teorica somma e generalissima cui stia in cima un sol dato sperimentale, e dentro il cui dato si confondono insieme perfettamente il principio di ogni certezza e il prin- cipio di ogni sapienza. 7. A questi risultamenti finali, conchiude lautore, siam giunti rendendo la quistione della realit dello scibile indi- pendente affatto dall altra dellorigine dell idee, e scioglien- doci da molte vertenze particolari sulla natura , e generazione di cui discorriamo  in annouia colle idee dellautore suHeccleti.- eismo.  Discoprire la natura delle cose  mollo arduo , ma assai pi  i modi con i quali ci facciamo a conoscerle, essendo che immensa - difficolt risiede nel perscrutare la natura dell'anima, e le sue ope- .. raxioni quasich insensibili , ed inescogitabili } onde avvenne fin  qui , che i fabbricatori degli istrumcnti artificiali del nostro sapere  non costruirono quelli conforme allindole, ed agli atti dello spi*  rito, ma con l'arkilrio, e lautorit Egli intendeva far cam-  mino tra gli scettici e i dogmatici, gli uni passamente ostinati a  negare ogni realit e gli altri confidentissimi a spiegare ogni cosa,  n tampoco voleva procedere con gli empirici , che pretendevano  ragionare con sole apparenxe variabili, ed accidentali. Sussistere a delle verit costanti, e apodittiche, e queste risiedere negli un+-  versali supremi, di cui il principio, e la materia, c lintimo sen-  so , il testimonio di tutti gli uomini, e luno e"laltro formano il v fondo dellumana espedienti.  Digitized by Google  5 io  di alarne facolt, parimenti ci siam sottratti a risolvere in si , o in no la questione sulle idee , e i giudizi! a priori sin- tetici, e solo ci siamo attenuti ai canone nostro metodico di escludere gli uni, e gli altri dalla dimostrazione apodittica dell umano sapere. Abbiam negato ai Lecchiani che questo possa rimaner conteuto alle pruove sperimentali , e talvolta al mero empirismo. E conlradetta abbiamo ai razionalisti la falsa speranza di toccare 1 assoluto della certezza con le suggestioni istintive dell animo. Al Reid abbiam negato che possa costruirsi filosofia razionale Gno a che non si provano i dogmi del senso comune attinenti allordine conoscitivo; i quali dogmi per noi abbiam raccolto ed interrogato a cia- scuno istante, e di pari con quelli abbiam procacciato di far procedere le nostre dimostrazioni. Abbiamo eziandio posto termine, per quanto ci sembra, ad una confusione durata tin qui nel modo di contemplare lintelligenza, poich i Loc- chiani, per intemperato desiderio di semplificare i loro siste- mi, hanno negato ogni maniera distinto, la quale nou con- sistesse tutta in certi apparecchi nervosi, ed in certo modo arcano degli organi. Per lo contrario i razionalisti impin- guando cotali dottrine, mischiarono insieme l'istinto colla ragione, e propagarono al primo 1 autorit, e la forza della seconda. A noi sembra di dover proclamare spartitamente i dritti della ragione, e la virt dell istinto , e mentre noi ci serbiamo a parlare di questo in altro dettato peculiare ed apposito , diciamo al presente eh' egli non pu e non debbe mai usurpare il luogo della ragione , e chi lo mischia con lui conturba e vizia il dominio intiero della razionale filosofia. Riassumere il senso generale di questo estratto dell opera  ci che ci resta fare, e proporre qualche dubbio, sicch permetterci alcuna osservazione,  ci che solo possiamo fare, avendo sempre in mente la distanza che separa le nostre scarse nozioni dalla vasta scienza , che l autore possiede. E cosi daremo se non l analisi dellopera, un impulso per ecci- tarne alla lettura, che  il nostro scopo. c t t I i  Digitized by Google  5i6   glio compresa ed esposta con maggior abilit dai sapiente  greci riprese il suo ascendente, n Ma un' altra differenza noi osiamo far osservare , tra la scuola napoletana , e la toscana , la pi importante in Italia , e questa  nelle applicazioni delle dottrine alla pratica delle cose umane; in Machiavelli, e Vico come due sommit, che rappresentano il modo di applicare la fdosofia all istoria. Certo Machiavelli  il primo ed  restato il pi allo tra i, moderni nell applicazione della filosofia allistoria; ma non.  certo, perch mancasse di genio, come il Roscoe sostiene, che vedeva le cose umane sotto un rapporto strettamente em- pirico, e che spesso la contraddizione de fatti che si succe- devano lo imbarazzavano, perch non fosse guidato da nes- sun alto principia sullandamento, e i destini della specie umana ; ma perch nel carattere di quella scuola vi erano due principii che hanno dominato anche luomo superiore , lam- mirazione cieca per gli antichi, e lamore del positivo. Ora tutto ci, che vi pu essere di erroneo in Machiavelli ha questa doppia sorgente ; per cui non credeva doversi elevare a principii generali per giudicare i Romani e poi tutti i go- verni; ma dedurre da Romani ci che era applicabile ai suoi, tempi , diffidando della specie umana , e tenendo conto del successo come risultamento. Tutti gl' istorici italiani illustri hanno seguito questa strada da Guicciardini fino a Davila , ed ai Veneziani, e si sono modellati sul carattere romano, cio quello di uomini di affari , e uon di speculazione. Il Vico al contrario nelle sue luminose elaborazioni, nei suoi errori istessi, o che induce, o che deduce, mira sempre a far trionfare i principii i pi alti su i fatti , ed ha il carat- tere greco, e certo pu essere assimilato ai filosofi di quella contrada , Io che  impossibile per il Machiavelli e la sua scuola. Terminiamo queste digressioni sul carattere della filosofia italiana, che accettiamo quella dellautore, facendo notare solamente la differenza fra 1* Italia estrema , e l altre parti della Penisola. Digitized by Google  5i7  2. Consideriamo come importante notare a quale scuola filosofica lautore appartenga, perch quantunque questo giu- dizio non possa essere altro che approssimativo , perch egli ha in mira di rinnovarne una; pur nondimeno mettere in luce le affinit che pi ad una data scuola lo legano,  un mezzo dato ai lettori di compiere questo imperfetto lavoro. Dalle sue opinioni fedelmente da noi trascritte, si vede chiaro che rigetta lautorit, perch vuole la libera discussione nelle filosofiche elaborazioni , e si appoggia sul Galileo che citam- mo: rigetta i principii a priori come arbitrarli, ci che lo separa dagl idealisti ; considera il misticismo come perturba* tore dellavanzamento della filosofia, come una delle conse- guenze dell' idealismo ; trova che i sensualisti hanno preso una falsa strada con occuparsi della qnistione dellorigine dell' idee mischiandola con quella della realit dello scibile, e che di pi, volendo tutto conoscere per mezzo delle sensa- zioni, hanno mutilato luomo per semplificare la scienza, e si sono cosi privati di conoscere luno col non analizzare l essere interno ed il fatto della coscienza , e di avanzare l altra , perch senza la cognizione dell uomo com essere in- telligente e morale , non vi pu essere scienza filosofica. Queste osservazioni dedotte lo separano dalla scuola sensuali- sta. Inclinerebbe , per quanto rimproveri quest1 ultima scuo- la , alla scozzese , che gli aveva fatta l istessa obbiezione , ma come non trova che i principii del senso comune sieno prima dimostrati , bench li consideri come una eccellente base per filosofare , ma mancando alla scuola di Heid la condizione di averli dimostrali preventivamente, pare dichiarare che se ci non  fatto, egli rigetta questa scuola , con la quale ha molte opinioni comuni. AHeccletticismo moderno non pu apparte- nere, perch dichiara che non  una filosofia, ma nn metodo per cercarne una , scegliendo tra tutte, e vi aggiunge, che ci non deve produrre 1* effetto desiderato, perch gli Ales- sandrini non ne hanno fatto una felice applicazione. Eppure malgrado questa formale dichiarazione noi osiamo dire, che Digitized by Google - 5iS  I scuola alla quale l autore pi si approssima j con cui ha pi idee comuni ,  l ecletica , e la scozzese da cui deriva in parie. Due condizioni costituiscono urta scuola: il metodo, e i principii. Ora il metodo dell autore altro non  stato che la ricerca di tutto ci che i filosofi italiani dalla restaurazione delle lettere hanno su di esso scritto, e come non hanno fatto trattati compiuti, egli li ha comparati scelti, e fusi nei suoi aforismi, aggiungendovi le idee che trovava necessarie a compierli, deducendole dalle altre scuole filosofiche posterio- ri , di cui parte ne accetta , e parte ne rigetta. Ora ci  precisamente la definizione che il nostro autore d allecle- ticisino , come metodo , ed a questo solo lo restringe. Nel XXI fascicolo un nostro colto collaboratore, il Devinuenzi ha con molto acume dimostrato, che volendo fare dell ecleticismo un metodo che sceglie, deve avere un principio che gli serva di massima comune misura, per rigettare, o accettare le idee altrui, e questa verit che noi crediamo incontrastabile fa scorgere , che l ecleticismo ha un principio , eh  quello di esaminare non solo le nostre sensazioni , vale a dire i feno- meni sensibili , ma gl interni , cio a dire i fatti della co- scienza , e rigettare tutte le ipotesi , o tutte le idee , che non sono provate dall esperienza conte fatti esterni o interni , e tutte quelle che sono incompiute per averne negletto una di questa serie di fenomeni. Ora da' quanto esponemmo delle dottrine dellautore  chiaro eh egli siegua questo principio, e si appoggi molto sul fatto della coscienza , senza per man- care di tener conto delle sensazioni , e tutte le loro trasfor- mazioni, e la sua favorevole opinione sul Galluppi che com- batte in qualche idea, ma accetta nel complesso, come nel vero , e il uon aver nominato punto il Lallebasque e la sua pregevole opera,  una pruova di pi, che inclina ad asso- ciarsi agli Scozzesi, ed agli Ecletici , pi che ai seguaci del Condillac ; per cui fra queste due dottrine s\ affini tra loro, pu classificarsi il Mamiani approssimativamente, perch ne iegue il metodo, e il principio. Ma mi si presenta un' ol>-- Digitized by Google  5 19  Elezione : l anfore pu dire: io sono della scuola italiana , perch cercare altro di ciche ho detto? Per rispondere bi- sogna che io provi, che l ecleticismo nou  un sistema, che ha la sorgente nelle condizioni parziali di unepoca, ma che ha le sue basi nella natura umana, e che si ritrovi in tutta listoria della filosofia, lasciando allora a chi voglia oppu- gnarmi che vi sia stato un sistema generale dedotto da prin- cipii a priori, che ha svolto tutta la scienza, ed ha risoluto tutte , O la pi gran parte delle quistioni , senza prendere daltre dottrine, e che questo sia il caso dell italiana filoso- fia , e che servir di norma alla sua restaurazione. L'umanit  eclelica , perch  imperfetta, mentre le diverse sette filosofiche altro non sono , a mio credere , che il modo differente col quale i caratteri svariati , che rivestono gl individui manifestano il loro giudizio sulle opinioni , o i fatti umani a cui prendono interesse. In conseguenza , gli Stoici, gli Epicurei, i Mistici, i Dogmatici, glidealisti, e i Sensualisti, sono tante variet della nostra natura. I loro sistemi sono la riunione delle loro opinioni conformi , e de- rivanti dal carattere che rivestivano. Gli uomini pi ricca- mente dotati tra essi , ne sono divenuti i naturali rappresen- tanti , compilando i sistemi , il cui principio risiedeva nella tendenza, che li dominava. In fatti basta un po di riflessio- ne, anche nelle relazioni le pi volgari, per scovrire subito che si toccano le quistioni che sono alla nostra circonferen- za, e vedere uomini ai quali  estraneo anche il nome di filosofia decidere del libero arbitrio, e di altre quistioni le pi alte in filosofa. Sovente le loro azioni sono la conse- guenza , l'applicazione delle loro idee, e fanno della filoso- fia, come il gentiluomo di Moliere faceva della prosa. E perch questo fenomeno? Perche luomo circondato di peri- coli e di misteri, e dotato dintelligenza, deve malgrado lui decidere di alte quistioni (f). E questo giudizio istintivo  (i) Spesso in una ociet frivola si parla delle persone, perch Digitized by Google  5o  il risultamenlo del suo carattere, cio del suo modo di esse- re. Tuli i giudizii che noi chiamiamo parziali, interessati, o pregiudizi! , gli attribuiamo a spirito di corpo , di casta , di famiglia. Or questo dimostra che ogni situazione partico- lare di un individuo gl impone un certo ordine d idee, sulle quali basa i suoi giudizii, e modifica il modo di peusare pri- mitivo : per cui gli uomini hanno tutti una disposizione a giudicare nel senso di una delle classificazioni filosofiche. E questa disposizione primitiva  modificata dalla loro posizione sociale , e sperano il pi sovente d appresso queste diverse impulsioni , e le contraddizioni preudono anche ivi origine , nel dire come nel fare. Si deduce facilmente da quanto dicemmo, eh  egual- mente nella natura che queste varie disposizioni rendano pi atte le diverse sette filosofiche a coltivare con preferenza , e con successo quel punto di veduta della scienza, quella classe di fenomeni pi in armonia col loro sistema generale. L'isto- ria della filosofia in falli ci rappresenta in alcuni sistemi trattati con una grande superiorit tuttoci che riguarda le facolt dell intendimento, in altri quella della volont: in alcuni lanalisi dei fatti esterni , in altri quella della coscien- za : alcuni che hanno spinto l'analisi dei particolari, e la decomposizione delle idee alla massima lucidit, altri che hanno riassunto con una gran forza ed altezza le idee parziali nei priocipii generali. Il bisogno di riunire in un corpo di scienza tutti questi diversi risultamenli della divisione del lavoro,  ci che d origine all' ecleticismo , non solo in filosofia, ma in tutti rami dello scibile umano. E perch inai? Perch tutt i sistemi  pi facile delle cose il discuterne, e 'pure nel dire male o bene di unazione, si arriva a decidere del libero arbitrio, e della immu- tabilit delle distinzioni morali , per attaccare o difendere un indivi- duo, ed allora potete vedere le diverse tendenze filosofiche di tutti. E qui risiede la spontanea filosofia , di cui abbiamo promesso di trattare. Digitized by Google   521 sono incompiuti, perch 1' umanit  imperfetta; giacch ristesse disposizioni, ristesse qualit, che facilitano i pro- gressi di un ramo delio scibile, sono opposte a quelle ne- cessarie per operare listesso sugli altri (1). Ed in fatti  convenuto dai sapienti, che per il metodo, Panatisi e la sintesi erano due istrumenti necessarii che si verificavano reci- procamente, e che nessuno di essi isolato poteva avanzare le conoscenze umane : e ci  riconoscere 1 ecleticismo nei me- todi. La giusta importanza che si assegna al principio di as- sociazione, per il progresso delle scienze, di cui le accade- mie ne sono la pratica applicazione, come degli affari nei corpi deliberativi ed anche consultivi , per cose private , o pubbliche, sono la pi forte pruova, che si cerca compensare l imperfezioni individuali con la riunione degl individui che nella discussione possano ed abbiano per iscopo di temperare ciocch vi  di esagerato nei diversi sistemi , e trovare la media proporzionale. Il passaggio di Aristotele ove di ci tratta , deve ritornare a mente di tutt i nostri colti lettori. Ed in fatti questo  il problema di tutte le associazioni , che iscutono. Applicato all andamento delle scienze ha egual- mente questo risultamcnto. Se si proponesse in principio ad ogni uomo che coltiva la sua intelligenza di accettare o ri- gettare nell insieme tutt i sistemi filosofici , da Pittagora fino ad Hegel, si metterebbe l' umanit nellassurda posizione di rinunciare o alla scienza , o alla ragione , e qualunque dei due si scegliesse , sarebbe fatale ai progressi dello scibile ed in contraddizione con la nostra natura. (i) A noi semiira ctiiaro che tutti cultori delle scienze naturali sono pi atti , ed hanno in effetto meglio analizzato tuttoci che ri- guarda la teorica delle sensazioni, e i medici in tutte l epoche sono quelli che hanno avanzato la scuola sensualista. Dall'altro canto tutt i cultori delle scienze morali dalla metafsica fino alla giurispru- denza ed all' istoria filosoficamente considerata hanno meglio analizza- ta, e avanzata la conoscenza delluomo come essere morale. 1 teologi possono essere classificati con gli ultimi che nominammo. Ci pruova che vi sono delle scienze, che facilitano la conoscenza delluomo co- in esser sensibile, e delle altre com essere morale. Digitized by Google 522   Come si  progredito , in che modo ? Precisamente nl- 1* opposto, rigettando i sistemi nel loro senso assoluto, ed appropriandosi ed accettando tutte le verit particolari , che sono ci che  restato dei lavori dei sommi ingegni. E per non dilungarci, mi restringo a notare, che si son conservati in Cartesio i metodi e le scoverte matematiche, e si sono rigettati i vortici , che formavano il suo sistema. Di Leibni tz , si sono rigettate le monadi , e si sono conservate tutte le ve- rit sparse su luti i rami che ha coltivato ) dalle matemati- che lino alla legislazione. E cosi di tutt i filosofi dell anti- chit, e della moderna et. Per lo che ci pare aver assai chiaramente esposto , che l' eclettismo non  un sistema ar- bitrario, effetto di circostanze particolari j ma che trae origine e forza dalla natura umana, ed  necessario per landamento ed il progresso delle scienze , le quali non ponuo sortire che dagli sforzi di tutt i loro cultori in direzioni diverse ed in armonia con le loro particolari disposizioni. Una seconda qnistioue sorge dalla prima , cio se vi sieno epoche in cui questa disposizione naturale riceva incremento dalle circostanze generali dello scibile. Si certo; e ci  co- mune con tutte le disposizioni naturali che hanno bisogno di condizioni e combinazioni per isvolgersi pi compiutamente. Quando molti sistemi si sono costruiti , quando se ne sono derivate tutte le conseguenze, quando queste si sono trovate per la forza inerente de principi! non temperati di giungere logicamente alle esagerazioni , quando nelle loro applicazioni ai fatti umani hanno prodotto 1* atrocit , allora si  perduto fede al sistema , e si  veduto che la logica , come il Galileo dice, deduce dai principii , e non li scovre, e che in con- seguenza una esatta deduzione logica , che dava come rignl- tamento unassurdit in morale, non doveva ispirare fiducia, ma diffidenza , se non orrore. In questo stato ove si vedono moltiplici sistemi , ma in- sufficienti per risolvere le quistioni che interessano 1 umanit e che la scienza le promette , in cui le viceude mettono in Digitized by Google  5*3  contatto nazioni e credenze eh erano state separate tra esse per cagioni opposte , segno evidente che nella societ si pre- para ima crisi , cio che un ordine d idee termina la soa missione, ed un altro comincia la propria, l ecleticismo do- mina, perch  l islromeulo pi alto a raddolcire le passio- ni, facilitare la tolleranza, mostrare non solo le differenze, ma notare le simigliarne nei sistemi diversi , facendo consi- derare le quistioni da tutti gli aspetti. Lepoca della scuola di Alessandria riuniva queste circostanze chenunciammo , ed annunziava la fine del mondo pagano personificalo nellim- pero romano. Debbo per fare osservare che gli Alessandrini mancavano di una condizione importante per procedere ecleticamente. Il nostro sapiente autore osserva, che l ecletico dev esser sce- vro di preoccupazione nel procedere alla sua analisi dei di- versi sistemi. Ma gli Alessandrini , avevano la disposizione opposta , qual era quella di provare l identit delle dottrine orientali con le greche e di queste tra esse , e poi dimo- strare che il paganismo racchiudeva un'alta filosofia, una perfetta morale, e che la sua parte esterna era un simbolo da interpretare. Questo scopo di spiritualizzare il paganesimo , per opporlo al cristianesimo , li condusse a due effetti ; a non aver critica nella scelta delle dottrine , per cui le con- fusero, riunendo gli opposti e non i simili, e fecero un sin- cretismo , cio un ecleticismo senza critica, e, per riunire dottrine opposte, a cercare nelle qualit occulte, nelle visio- ni , nella magia , nel misticismo , e non nel metodo, esperi- mentale, i principii del loro giudizio. Ora queste circostanze non fanno autorit contro l ecleticismo per formare una filo- sofia ; ma credo star la difficolt pi su nella nostra imper- fetta natura. L ecleticismo , (mi si perdoni la frase) mi pare aver in iscopo in certe epoche di codificare la filosofa , non codificazioni a priori, come quella del Bentham; ma come quella di Giustiniano, cio scegliendo tra ci che esiste, ci ehe  in armonia con i bisogni dell'epoca, e ciche si $id. p 106-107, e altrove. Digitized by Google v 548  die frammento del sno grande sistema, molle scoperte , molti fatti che iuvocaao nuova vita ed unit, molte dottrine che sentono 1* attrazione della scienza della perfettibilit senza essersi colla medesima collegate. Che cosa risulta da ci? Che occorre di evocare il genio di Vico. Quel grande Ita- liano che voleva che una universit degli studii avesse tanta unit, quanta ne aveva la mente di Platone, interpretalo nella sua alta coerenza , adattalo alla ragione de tempi , quanto non sarebbe utile nel compulsare quella massa di elementi che sente lattrazione verso una grande unit sistematica che cerca un nuovo movimento nellanalisi dell umana, perfetti- bilit?  Se fosse studiata la storia della sua mente, se inoltre fosse considerata la sua mente nella storia, allora si potrebbe forse evocare e costringere il genio di Vico sotto la forza delle leggi psicologiche a pronunziare i suoi responsi sulle scoperte , sull' erudizione del nostro secolo e sui pro- gressi recenti della civilizzazione. Noi abbiamo esposto queste poche osservazioni, persuasi che importante  il lavoro del C. Matniani, e che la discusr sioae  pure un tributo dovuto agli alti ingegni. Se il poco valore delle nostre osservazioni non corrisponde ali importanza dell opera , noi preghiamo l illustre autore a perdonare alcune poche pagine dettate piuttosto dalla forza delle nostre con- vinzioni , che dalla convinzione delle nostre forze. Solo qi dorrebbe che le nostre opposizioni non si sapessero distia' guere dalla profonda stima che noi facciamo e dellingegno suo e de- suoi generosi sentimenti. L opposizione delle scuole lilosolcbe  pur necessaria, giacch leconomia suprema del- 1 umano sapere  affidata ad un antagonismo che prepara la verit coll errore, e l accerta colla discussione. Lopposizione quindi non deve togliere n la stima delle forze intellettuali che rendono vigoroso ed utile quest antagonismo, n la pos- sibilit di poter collaborare ad una grand opera con filosofie diverse , quando, uno  lo scopo degli sforzi comuni. G. Ferrari. Digitized by Google - 549- Ariicolo del Sig. Michele Parma, inserito nel Ricoglilore Italiano e Straniero.  Milano, Novembre 1835. .... Laonde venga lo intelletto Delle -prime notizie uomo non sape. Darti. Ventati) simplex est oratio. I. Concetto / 'ondamentale delia filosofia e conseguenze derivanti da lui.  II. -Cause contrarie al perfezionamento della filosofia.  III. Della scuola italiana.  IV. Di alcune somme idee del Ma- miani intorno al rinnovamento della filosofia.  V. Del senso comune e della lingua. Elcco un libro concetto da mente italiana vigorosa; ed ecco un nuovo documento, che il pensier della scienza non  cosa de tempi recenti, ma continuazione di antiche idee che non conoscono n il primo dove, n il primo quando, av- vegnach concreate colluomo, e divenute pubblica giurisdi- zione, dacch glingegni pi perspicaci cominciarono a riflet- tere , ad osservare , a concambiarsi i loro pensamenti. Ogui cuore sinceramente italiano giubilar deve all annunzio di questo libro che ne rammemora le vetuste glorie dellItalia, i bei giorni in cui 1 italico senno dettava leggi di sapienza , e insegnava il rispetto allo straniero , che oggi dalia sua patria ne scaglia, colla sconoscenza di chi si arricch del- laltrui , il dileggio pomposo dell uomo fortunato , e con vituperosa alterigia misura da luuge la maest delle nostre rovine, e profetizza caduti gli Italiani nel fondo dellanni- ghittimento morale e intellettivo. Grazie all uomo coraggioso che dal luogo stesso donde partono tante contumelie contro di noi, rivendica valorosamente l'onor nostro, chiamando gl Italiani allo proprie loro ricchezze, a quella gloria, per il Digitized by Google  55o  coi incitamento possono essi ricuperare quel posto, che l' in- fortunio colle mille sue conseguenze, e lo scoramento pi ette tutto, hanno loro fatto abbandonare. N questo  vanto da ciancieri : irrepugnabile fatto egli  , e tale che ad essere accertato altro che cognizione e sincerit non richiede Quella lode che noi tributiamo libera al Mamiani , gi la proferim- mo ad Antouio Rosmini , zelatore ardente e venerato della sapienza italiana. I. Altro  pensare, altro riflettere sul proprio pensiero:, ognuno pensa, ha il sentimento del proprio pensare; ma non ognuno attende agli atti dello spirito in modo da procac- ciarsi la cognizione del come e del perche. Un istinto re- gola gli nomini in generale ; pressoch tutti lo seguono senza pi : di rado interviene ad essi il chiedere la ragione di un principio, che nel procedimento e nella risultanza venga a terminare in un compiuto ragionamento. Lesperienza urta i pi a spintoni, quasi a Itane dal sonno laddormentata ra- gione ; pochi conduce passo passo sul cammino della verit : essa precede il filosofo col lume dei fatti , e lieti dietro al volgare, che con fanciullesca impazienza le volta le spalle facendo di se ombra al lume guidatore, se non che qualche scappata di raggio lo illumina pure. Per quanto per le filo- sofiche investigazioni, sostenute con tanta pertinacia per molti secoli da fortissimi ingegni , possano aver recalo giovamento all umanit col rischiarare alcuni punti principali dell arte scientifica , pure la filosofia non innov 1 uomo , ma trasse da lui i primi elementi delie sue escogitazioni. I metodi in- ventati per le applicazioni dirette del ragionamento, ritraggono tutti, qual pi qual meno, un certo che di fittizio e di ar- tificiale, che dagli scopritori passando agli studiosi non pro- dussero quel frutto che a prima giunta parevano dover por- tare. Forse esiste nelle facolt intellettuali delluomo, come nascosto tesoro, un modo di naturale ragionamento, cui fanno violenza la corrivit ve gli appetiti , non ancor stato dai cer- catori della scienza bastantemente riflettuto , e in esso forse Digitized by Google  55 1   riposto il possibile miglioramento della filosofia ; fora an- che ne metodi pi invalsi troppo ci  di personale a chi li trov , e troppo poco di generale rispetto a chi li apprende e li mette in opera: la filosofia, perch tacerlo! ebbe il proprio egoismo. Ad ogni modo, dopo tanti disinganni e tanti ammaestramenti di private e pubbliche vicende, ora si dovrebbe dagli amatori della sapienza a pi legittimo e pru- dente scopo rivolgere la mira, e far s che nel regno delle scienze tutti vi capissero i naturali principii dell intelligenza c del sentimento. Ma innanzi tutto il (ondamentale concetto filosofico non corre che venga assunto n nelle astrazioni, n nelle ipotesi , n nelle minute analisi, n in una sintesi fo- cosa , escila cos tutt armata in uu momento da un animo concitato. Bisogna farsi ben addentro a questa massima ; che cio , a risolvere 1 uomo ne suoi veri componenti ,  studio principalissimo quello di osservarlo negli atti di lui, e nelle facolt operative onde si viene tessendo la vita ragionevole e morale di esso; scoprirne le nozioni regolatrici nei fatti pi consueti , e discernere in quelle opere ci che solo  effetto di stortezza e d ignoranza , da quanto procede dirittamente. A noi pare che in questo campo di osservazioni pratiche e teoretiche molto a mietere ritnaoga agli educatori della socie- t , ch tali amiamo domandare gli aspiranti alla cognizione c al propagamento del vero. Rimane a stabilire per fonda- mento dello scibile non una teoria vaga, arbitraria, ma quel tanto solamente che si scorge non potere altrimenti essere che le guide delle nostre cognizioni, il sostegno delle facolt intellettive, il capo saldo delle nostre cognizioni, quel lume da cui si procrea il motivo, quel motivo onde si genera un sentimento, quel sentimento per il quale si produce nella moltitudine un fatto consimile. Molte variet e differenze sono a notarsi negl individui , couciossiacli le indoli e le tempre diversifichino dall'uno all altro; ma quelle variet hauno relazioni di consimili tudine, e quelle differenze hanno in natura un tipo permanente di riscontro, e tutte provengono Digitized by Google  552  da un tronco, come rami di un grand'albero. Nella genesi dell umano pensiero vi si appalesano quegli atti, peri quali verr costituito, con ordinata successione, 1 uomo adulto: le operazioni intellettive sono sviluppi di un germe , il quale , dall esperienza fecondato e dalla riflessione , mette radici nella coscienza, da dove diramasi il sentimento dellesisten- za, della persona, della libert e della felicit. Stannovi quasi due opere nelluomo, una facoltativa o razionale, istin- tiva laltra e fatale: sono queste in contrasto o daccordo tra di se per legge di necessit, poich preordinate ad un fine, o per cagione di libero arbitrio , il gran problema che tocca alla filosofia di risolvere  indicato in ci : concordare la ra- gione e l istinto colla potenza , mediante la quale 1 uomo supera le difficolt che sono in lui e nella natura a ben in- tendere, a rettamente sentire, a utilmente operare (f). E del filosofo missione il chiarire questi tre sommi atti simul- tanei assumendoli nella loro totalit naturale; poich, pur (i) Dopo tanto sciupio di astrattezze, paiono ormai rivolgersi i migliori ingegni a considerare l'umanit qual , e quale ce la esi- bisce la storia. Romagnosi , teste mancato allItalia, tent costruire la scienza del diritto Avocandola alla vita socievole non contemplata dal solitario gabinetto , ma clta in su loperare, nella stessa vivi- dezza del pensare e sentir comune. Nellultima parte dellIntrodu- zione allo studio del diritto pubblico  egli accenna un idea della pi alla importanza, quella di spingere la psicologia entro i fatti complessi dellumana societ, idea per cui si pu realizzare il pen- siero di Hohbes ebe voleva foudare la scienza sociale sulla scienza delluomo, e per cui si pu compiere la grande analisi di Vico e innalzare sulla sua Scienza Nuova uuarte adeguata al gran corso delle nazioni >. La mente di Gian Domenico Romagnosi interpretata dal signor Giuseppe Ferrari , lavoro inserito nel luglio e nell* agosto della Biblioteca Italiana dellanno corrente, nel quale il confronto di Vico e Romagnosi, non che la critica di quest'ultimo, ne paiono veramente pensali con forza e vasto concetto. Intorno allo opere del piacentino filosofo leggasi pure il bel discorso del signor Cesare Cant inserito in questo giornale , ove le dottrine di Romagnosi sono espo- ste con nobile e franca iuterpretazionc da questingegno, ebe iu et ancor giovane mostra maturezza di senno, scrive purgato e caloroso, e si dedica al cullo de migliori sentimenti. Digitized by Google  553  volendo, prescindere non pu luomo da alcuno di essi : e pongasi mente che dal fondamento , e non da altro , di que- sto triplo fatto dellumana ragione , dellistinto e della vo- lont, deriva tutta quanta 1 assennatela di una solida teoria filosofica; e che i sistemi pi rovinosi e immorali emanarono da una falsa notizia dell uomo , la quale svolgendosi nelle sue conseguenze, riusc a stravolgere in pi versi i principii comuni della moralit e della societ. Tali abusi dellingegno siano ammonimento ben accetto a chiunque in pubblico od io privato detti fdosofia : s , la storia ne fa consapevoli di grandi traviamenti avvenuti per colpa di massime nella loro apparenza di poco o niun rilievo sul conto dell umanit , ma tali nerisultamenti che n ebbero a scapitare non poco cos glindividui come gli siati (1). Abbiansi dopo ci in sommo rispetto i primi passi verso la sapienza , essendoci aperto, come, perduto di vista il sentiero conducente alla verit, innoltrisi luomo ne viottoli intralciati dellerrore. Irresistibile egli sente un impulso a conoscere il vero, ma le male tendenze gli pongono innanzi seduzioni , inganni , errori , i quali adescano a confondere colla realt e colla sus- sistenza delle cose le lievissime apparenze. La sapienza non debbe locarsi nellarte sola dell' argomentare , ma sibbene nello scorgere in qualsivoglia maniera di argomento il lato importante a considerarsi negli sperimenti della propria ra- gione, luomo non debbe dimenticare la moralit dell in- tento, onde a comune vantaggio ridondi la bont delle sue (i) Facilmente s avvede di ci chi legge nelle itone. L epicu- reismo c lo stoicismo romano produssero da uua parte l'abbandono al piacere, dallaltra la solitudine dellorgoglio, ossia deviarono due forze a maggiore svigorimento di una societ gi infiacchita. Quella due forze regolate dall amore del pubblico bene , chi oserebbe dire che non avrebbero protratta la fortuna di lloma } Chi non conosce le conseguenze dei sistemi di Spiuosa , di Hobbes a cagione desempio, dei settarii e degli eresiarchi ? Ebbene tulli costoro pretesero rifor- mare il mondo dopo aver riformalo, o a meglio dire guastato, un principio naturale o religioso. Digitized by Google  554  indagini. Primus sapienti^ gradus est falsa, inlelligere , secundus vera eognoscere : questa massima, se non erria-. mi), di S. Agoslino,  verissima, sebbene paia contenersi in un circolo vizioso. Con qual mezzo intendere il falso? col vero indubitatamente; ma S. Agostino nou pretende gi potersi dall uomo aver notizia dell errore senza la scorta di buone nozioni ; egli insegna di non affidarsi in un subito a ci che sentiamo come verit, senza averlo prima messo in paragone colle dottrine contrarie ; poich da nn confronto e da un giudizio completo solamente pu sicura e splendente emergere la verit. Conseguila cos la convinzione, che nei professati pi iucipii  salda virt contro a qualsiasi repuguanle opinione , allora l uomo diventa consapevole dell ufficio che gli compete in qualit di sodo ragionatore ; allora  tempo di tutta allargare la teoria procedente da ci che mostrossi tetragono ai colpi dell errore ; allora 1 nomo  nella vera sa- pienza, nel secondo stadio della ragione maturata dal lungo riflettere e paragonare. Dall esposizione delle quali cose , se al nostro giudizio non fa velo un qualche involontario erro- re, siamo iu diritto di conchiudere doversi la filosofia ordi- natamente distribuire ne seguenti principi risultanti dal con- cetto fondamentale di lei : f8 Anteriormente a tutto risiedono nelluomo due facol- t, la ragione e V istinto ; per la prima intende, riflette, paragona, giudica, conosce; per la seconda appetisce, desi- dera, vuole, ama, 28uLa prima cognizione si forma da un giudizio, merc cui egli discerne il me pensante dall oggetto o idea pensata. 3 L'uomo riferisce a se i giudizii che pronunzia inter- namente delle cose, distinguendo il me come causa del pen- siero dal soggetto estrinseco che lo muove. 4 La cognizione riflessiva del me e non me  l'ente ideale o termine di relazione necessario, sul quale  basata la soggettivit personale e impersonale degli esseri. 5 Luomo si sente come soggetto e come oggetto, es- Digitized by Google  555  semlo gli atti suoi convertiti nellintimo sentimento o nell spontaneit di sapersi qual , com, e perch  nei limiti dei primo giudizio, oltre i quali sta il secreto di sua esi- stenza , e dell atto per cui sussistono le sostanze. 6 La cognizione comincia dall atto che fanno le esterne esistenze sull'umano intendimento. 7 I giudizii vertono sugli esseri in quanto si Janno co - noscere ; ce ne ha di entit , di uguaglianza , di simili- tudine, di differenza e di negazione. 8* Gli enti operano sullintelletto in quanto conoscibili , 9 E sullistinto in quanto appetibili, 1C E sulla volont in quanto desiderabili , ravvivando le nobili tendenze dellumanit al vero , alla felicit , alla libert , alla contentezza , ed eccitando le fisiche passioni , ti E infine vi  un metodo costituito sull andamento de' fatti umani, sulle lingue, e sull osservai ione diligente, sincera e costante di tutte queste cose. II. Chi giri lo sguardo sul vasto dominio delle umane cognizioni, quelle medesime differenze vi rinviene che ne offerisce natura contemplala nelle sue variet di pianure, boschi, colline, valli e monti. Percorrendo le scienze, e se- gnatamente la filosofa, madre a tutte, lo studioso sente le impressioni del camminare sul piano con davanti un orizzonte mulo del pari agli occhi e al cuore , dell innollrarsi nelle valli dove laria  greve, e dell innalzarsi con grato senso di agilit nel pensiero e nelle membra sopra i colli e i mon- ti, da dove un amenissima prospettiva dispiegasi a ricreare non meno la vista che il sentimento. Neppure mancano alla filosofia i balzi , i burroni e i precipizii. Nei feuomeni psi- cologici si riflette il mondo , come rende un lago le imma- gini delle circostanti montagne con tutti quegli accidenti di luce , di ombre e di contrasti daqitali si creano le naturali armonie. Ma allestremo orizzonte saddensano le nubi, al cui distendersi , scema degradando la vivezza delle tinte ; scompaiono le ombre, e tutto si copre di un triste colore. Digitized by Google  556  Tanto avviene ne pensamenti degli uomini. Tu cbe dominavi poco stante da un altura un giocondissimo paese , eccoti ad un tratto sopra un dirupo sporgente a spaventevole abisso ; quando una luce limpidissima inondava il tuo intelletto , ora ti circonda la nerezza di vetustissima foresta. Ma lasciamo il parlare figurato , e veniamo alla sostanza del nostro pro- posito.  riposto un gran significato in quel detto di Pascal , esserenatura e ragione i fortissimi scogli contro cui rompono La tracotanza dello scettico e la temeraria asseveranza del dogmatico. Pascal ha veduto in un lampo del suo genio i due limiti posti dalla sapienza ordinatrice alla stravaganza , e alla troppa confidenza degli uomini, ed entro i quali capir deve il lavoro dell umano intendimento intorno i principi! del pensare, del sentire e del fare: da questa veduta cosi sagace ad una e vasta , noi prenderemo le mosse a trattare in breve di alcune tra le cause per le quali  luomo fuor- viato nella ricerca del vero; diremo poco, ma cercheremo di essere esatti per quanto ci fa possibile. Si giunge in due modi cos allo scetticismo, come al dogmatismo ; e tali modi altro non sodo che trasposizioni inverse di due estremi ; onde nasce che lo scettico diventa dogmatico , medesimamente che il dogmatico si fa scettico : quest' inversione  voluta da una legge di natura , la quale, non s tosto luomo tenta fuggirle via, lo raltiene collim- pero dell istinto. Proviamolo. Chi muove dalla dubitazione alla ricerca del vero, e in- daga il vero nelle differenze de sistemi filosofici , perviene a questa conclusione: ciascuna scuola di pretesa filosofia esibi- sce due risultamenti a chi la medit, luno negativo, po- sitivo laltro: il risultameuto negativo non  che la confu- tazione di una dottrina opposta, poni dello spiritualismo; la risultanza positiva , in questo caso, lessere della materia. [ valori speciali di ciascuna scuola sono adunque inversi tra loro, e non danno che una pari probabilit raffrontati ipsic Digitized by Google   557  me: n.a due probabilit pari intorno ad una stessa cosa non ponno stare ; forza  che ve ne sia una supcriore , onde con- vinca la ragione ad adottarne una di preferenza. Ora questa dalla filosofia non fu data mai , qui si parla della filosofia dei sistemi , dunque al ragionatore non resta che di esclu- derle tutte, poich tutte egualmente probabili; dunque il dubbio universale  il pi ragionevole pattilo a prendersi da chi esamin il pr e il contro delle opinioni filosofiche. Qui troviamo luomo pervenuto ad una conclusione non daccordo col proprio istinto, ma tale per che, a bene considerarla, costituisce una forinola dogmatica: - nulla v'ha di certo, tutto  dubbioso. - Conchiudimento insensato , incredibile, ma non evitabile da chi , messe in non cale le vie naturali della certezza, cerca questa co mezzi manchevoli di poche  strane opinioni, e vuole tutto evidente per lopera del ra- gionamento. A tale punto lo scettico rista , e levata dalla sua mente quella certezza , che in tutti gli uomini , meno gli scettici e i sistematici,  concorde coll intimo senso e coll istinto , gli rimane questo , eh egli in tantissime cose , cio nelle pi urgenti e comuni della vita, pensa, vuole, desidera allo stesso modo che gli altri pensano, vogliono e desiderano. Ma intanto un mutamento  accaduto nell intel- ligenza di lui; e se pi non pot fare, egli si fu perch natura e ragione non gli permisero di pi oltre trascendere, poich alle esorbitanze siccome alla moderazione furono sta- tuiti limili, al di l de quali v' cessamento d forza, e debolezza. Tali eccessi produssero i sistemi sempre parziali , sebbene dai loro autori sempre dichiarati imparziali ; e le opinioni estreme, siccome tendenti, quale pi , quale mcuo, dallo scetticismo al dogmatismo filosofico, tentarono difallo, costituendosi in serie ordinate di principii , di ragionamenti e di prove, abolire qualche base su cui regge quell invinci- bile sentimento che domandiamo coscienza di noi stessi. Laoude, escluso un massimo motivo intorno ad una com in,- rione irresistibile , ne proviene il dubbio sulla esistenza e Digitized by Google - 558 - la ragione di esso elemento logico; e al dubbio, stato in- comportabile alla natura del pensiero, subentra quindi un falso principio, unidea fantastica escogitata senza perch, e unicamente per riempiere quel vuoto intellettivo lasciatovi nella mente dal vero principio sbandito. Su di che la ra- gione si travaglia operosamente a vestirlo di motivi, a difen- derlo con fina e astuta dialettica per modo che quella, non possiamo non far violenza alla lingua, nozione ingannevole giunga ad occupare quel posto, ad essere in certa guisa ac- colta dalla coscienza in mancanza del meglio ; ed ecco il dogmatismo bell e formato nella testa di un nomo, il quale, cominciatosi per lui, come per tutti si esordisce alla vita intellettiva e morale, riusc a dubitare di se, o di una parte di se, terminando ad avere per fermo ci che generalmente non potrebbe credersi , poich non fondato ne principii co- stitutivi della natura, la quale, anzi chei muovesse alle sue stranezze , facevaio avvertito di quella realt eh egli impru- dentemente accingevasi a negare. Quante sono le opinioni che sulle cose possono concepire gli uomini , a tutte si conf il dogmatismo. Come avviene che il dogmatico si conduca alla dubitazione? Il persistere in una opinione, senza prima avere esperite le ragioni in contrario, e posti a paragone i proprii con altri principii, conferisce una smisurata confidenza allingegno, e fa sup- porre erroneo ci che a quella opinione non conformasi , ci che con debito esame non venne a lei ragguagliato, ci in- dine die reclama un' attenta considerazione , poich o repu- gnante o favorevole alla stessa  duopo clic sia. Onde il giudizio che luomo pronuncia allora, viene presso a poco a dire quanto gi disse Cartesio , il quale dal dubbio pass al dogmatismo: ci che io stimo vero,  superiore ad ogni prova, poich lo sento con quell* evidenza che appaga l in- telletto , noti lasciandovi ombra di dubbio. Ma , si pu ri- spondere a qnaiunque dogmatico, segno della verit  bens V essere sentita colla maggiore evidenza , e nessuna potrebbe Digitized by Google - 559 - esistervi mancante di quella: voi per confondete il vostro sentimento col carattere o colla nota del vero, inquantoch non mi provate gi la cosa in se stessa , ma solo la vostri convinzione intorno a lei. Prima che ci dichiariate indubi- tabile la vostra opinione , bisogner che ce la ragioniamo alciiu poco , a vedere se propriamente essa sia cos vera, cos provata siccome pretendete voi , e se collimi in ogni punto coll intimo senso degli altri, colle testimonianze de falli, ec. Se voi vi schermite da ci, persistendo nella vostra convin- zione, non valutando quella daltrui, voi infirmate di neces- sit la vostra opinione, poich non basta che unopinione sia reputala vera da un tale ood abbia ad aversi in tanto concetto, ma s gli  forza che sia di natura da non potersi rifiutare da chicchessia. La sola possibilit di un concetto migliore distrugge non la vostra convinzione che siete il pa- drone di sentire come sentite, ma la ragionevolezza di ci che in voi la produsse. Ferma convinzione in filosofia solo quella pu domandarsi , alla quale furono mandati innanzi i singoli argomenti, che la costituiscono ragionevole: il dogma- tico asserisce senza pi , e sbandisce quel sapiente dubbio , poich evvene uno, dal quale noi uomini veniamo avvertiti di non incaparbirci delle nostre opinioni, ma di renderle iu iscambio luminose a tutte le prove contrarie. Epper il do- gmatico abnega un assioma dell umano criterio; non doversi cio ammettere vera cosa veruna , che documentata non sia da que mezzi onde va fornita 1 umana intelligenza nel pro- cacciarsi una verit saldamente dichiarata. Il dogmatico adun- que esord da una preoccupazione, confuse il sentimento colla ragione della cosa sentita, e concedette perci lautorit del dubbio , eliminando da se ci che in prima doveva cercare con sincerit di spirito, cio quecriterii che in qualche guisa in poco o in mollo potevano contrastare col suo opinare : il che  una specie di dubitazione universale, essendoci per qualche cosa la ragione degli altri ; e cos troviamo pur qui .avverata la sentenza di 4. Agostino: erra chi compone la Digitized by Google  5Go  scienza mancando dell' intelligenza del falso; e il volere unopinione senza esame del pr e del contro, e l adottarne una nou conforme alla comune intelligenza degli esseri pen- santi ,  un insulto all umanit , nn eccesso parimenti da sbandirsi per sempre dalla lilosofa . Facciamoci ora a sporre alcuue tra le cause che in generale inducono gli uomini in errore. Il voler le cose in un ordine diverso da quello che sus- siste indipendentemente dalla volont umana: dal non amarle nasce il desiderio di mutarle , e da siffatto desiderio origina lo sforzo impotente a spiegarle con dottrine singolari, e aventi pure la sembianza della ragionevolezza; misero ma unico spediente che rimanga alla ragione, la quale pare ri- spettarsi nell atto che si sconfgge colle proprie armi ! La difficolt di ridurre a completa dimostrazione il pro- prio concetto: essa fa s che luomo lo eluda in alcuna delle sue parti , cio togliendo da lui ci che nella forma dimo- strativa male pu comprendersi ; ma stando le idee nella niente congiunte da necessarii legami , non se ne pu torre una , senza che al giudizio complesso uon venga pregiudica- to. Poniamo il caso di un ragionamento che verte sulla fa- colt di volere : quest atto si attiene al desiderare e al de- terminare; eppure, sebbene composto, egli ha una specialit propria, inalterabile e naturalissima : basta dimenticarne uno o rifiutarlo, per rendere oscura e insolubile la questione. Cos dicasi di pi altre facolt , per esempio della memoria e dell' immaginazione. Rendere composto il semplice, ossia scomporre in parti concettuali un principio che non pu decomporsi senza tra- visarlo , anzi senza renderlo totalmente diverso : a cagione d'esempio, lanimo nel concetto mentale  uno e semplice; uno, perch la molliplicil de suoi atti non  che una so- stanza variamente modificata; semplice, perch ogni atto non  parte di sua sostanza , ma successione distinta di modi assunti dalla sostanza attiva. Tale tendenza a scorgere il pi Digitized by Google  56 1  nell'unit, e il composto nel semplice, fu causa del mate- rialismo e degli errori che dominano nella fisiologia e nell frenologia pi particolarmente. Difetto di attenzione: questa causa negativa d nascimento alle storture nei ragionamenti, alle false conseguenze , alle prove contraddittorie, alla mancanza dei nessi dall una allal- tra idea. Il soverchio sentire : da qui provengono i sofismi di certe passioni, le personificazioni dell immaginativa , la confusione delle cause morali colle fisiche e colle intellettuali, e vicever- sa : a questa causa aggiungeremo 1 altra del poco sentire , fonte di gravi trasgressioni nella filosofia, inducendo a far prevalere le nozioni intellettuali sulla moralit dell uomo. Napoleone non aveva nn cuore che pareggiasse la sua mente. E finalmente il poco discernimento nel separare ci che nelle cose  necessario, libero e fallace, come quando nella determinazione in seguenza a un fortissimo desiderio non si distingue la forza dellistinto, limportanza della cosa desi- derata, l energia della volont nel conseguirla o contrastarla, la validit delle ragioni pr e contro, lo stato di educazione dellindividuo volente, e infine latto concili 1* nomo risolve di fare , o non fare , onde conseguire o no la cosa bra- mata (f). (l) Ridurre le proprie idee in iscorrio per raffrontarle a una teoria gi svolta non  cerio il miglior mezzo di trarre in chiaro le questioni della filosofia. Convinti da questa considerazione, e pel poco frutto che ne ridonda agli studiosi delle parziali discussioni e dalle prove pi presto accennate che dichiarate, non vorremo pi quinci innanzi trattenerci in pubblico con opere di nessun autore. Cercheremo invece di maturare i nostri principi! al lume della meditazione e dellesperienza, fino a che ci riesca di stendere noi pure una teoria dell nomo, la quale comprenda i pi importanti argomenti , tentandone una congrua spiegazione. Noi portiamo opi- nione, essere possibile una filosofia completa e facile, purch si stia nella moderazione e nella sincerit de principii. Sar mente di quellopera lo stabilire su (erma base l'intendimento, la volont, il sentimento quali Irovaosi nell uomo educato da tulle le sociali 37 Digitized by Google  56a  III. Il signor Mamiani con apposito e profondo lavoro ne mette alla restaurazione filosofica per lopera ditaliani, i quali affrancandosi dal giogo aristotelico, vennero passo passo diradando le tenebre in cui giacevansi le prime notizie, da- gli aristotelici totalmente svisate, intorno al metodo da pra- ticarsi in rispetto ai feuomeni psicologici della conoscenza ; talch da quelle ardue conquiste dellintelletto italiano siamo coudotti inaino al massimo Galileo , primo scopritore di quel metodo adulto e di sicura applicazione , che di nelle mani ai moderai tanto lume di scienze positive. La lode che noi sentiamo dovuta all egregio signor Mamiani , non  tra quelle che tuttod e alla ventura si profondono da tanti ;  quella meritata dagli uomini sapienti , pe quali riceve notevole au- mento il patrimonio della scieuza nazionale : il Mamiani ne fa sovvenire ci che mai non dovevamo dimenticare; egli ne fa scorti di quanto in avvenire possano le menti operare del bel paese t solo che attendano con perseveranza ad illustrare 1 eredit provenuta loro da maggiori. In nessun libro mai di filosofia ne apparve cos evidente 1 energia dellantico pen- siero italiano, che quandochessia potrebbe sotto questo bel cielo, purch il vogliamo, risorgere a novello svolgimento, u mai, come a questa lettura, il sentimento della patria ne s dilat caramente (l). Alta riuomanza levarono Cartesio e Bacone; ma a volere eoa discernimento e buona fede consi- derare le cose , si viene tosto nella convinzione , non essere potenze. Perch certuni argomenti acquistano col tempo nuova forza di dimostrazione. Platone e Aristotele credevano esistervi due classi d uomini, gli uni nati allo srhiavaggio, gli altri alla padronanza: la legge di Cristo abrog ogni disuguaglianza; se ve nha alcuna, ella  di fatto, non pi di diritto. (i) In uo frammento di un nostro discorso intorno allopera del Rosmini, Sull origine delle idee e sui principi deir individuale ragione, gi avevamo detto:  Una voce segreta ri va parlando nell' animo, che la filosofia dimostrativa e rieonoscitrice sincera dei fatti debba ricevere dall ingegno italiano un grande illustramento: il perch ogni Italiano di alti sensi lo deve sapere . Nuovo Rico~ glUore, giugno l834, pag. 54. Digitized by Google  563  punto alcuni nostri stati da meno , se non li superarono , massime Galileo , le cui dottrine metodiche sortirono una tale lucidit di ragionamento e solidit di prove da lasciarsi dietro molte tra le pi decantate teorie di Bacone. Perch Galileo solamente non fu inventore di un metodo possibil- mente pel suo secolo completo, ma operatore sagacissimo e instancabile di sperimenti, le risultanze dei quali ebbero ac- cettazione europea; e al nome di Galileo si fece compagna l'universale riverenza. Ma a noi rileva di presente intrattenerci intorno al me- todo, ond abbia la scienza dello spirito a statuirsi sopra dati che insegnino dirittamente le prime conoscenze , e con esse loro il metodo di scoprirle, accertarle, e apprenderle al- trui (f). Questa parte del libro die facciamo soggetto di nostre osservazioni , far molti Italiani arrossire, che rannosi ignari, come andavam noi, di alcuni gravissimi dettati del- litalica sapienza, intanto che siamo cos vaghi delle spe- li) Ecco in pochi tratti la mia idea metodica, quale esposi, poco fa, in una lettera ad un mio amico: La verit  possibile, poich tutti aspirano a conoscerla ; inganno non pu esservi in questo , giacch ingannarsi tutti, viene a dir nulla. Dunque con che si discerne il vero, e quale  il suo carattere! Il vero si di- scerne da quella facolt mentale che lo cerca, e si conosce, 1, dalles- sere evidente, provandosi dalla ragione molto credibile, ovvero cre- dibile Unto da escludere il dubbio, in concorrenxa di tutte quelle altre prove uclle quali  ripugnanza o contraddizione; 2, corrispon- dente all* intimo senso , su! quale riflette lumano pensiero in quanto ragionevole, morale, e consono allistinto della felicit; i, testi- ficato dalla generalit degli uomini, cio dalle lingue, dagli autori, dalle storie e dalt'operare umano continuo; ^ . soggetto ad alterne vicende nel succedersi delle opinioni, e statuente nel mondo UDa legge , per la quale le idee contrarie non possono spiegarsi senta riscontrarle a lui; C, e producenle per gradi successivi la educa- zione dell uomo. Questo metodo  osservazione, confronto, rifles- zione , ragionamento , distinzione e definizione dimostrativa : egli non  che I embrione del mio metodo ; quando sar sviluppato elle applicazioni, nei ragionamenti e nelle prove, riesrir un'altra cosa. Ora, espolto com, fa compassione; ma rileva per un pen- siero costante , che non sta alla superficie delle questioni. Digitized by Google  564 ~ dilazioni oltramontane t abbiamo la sincerit di confes- sarlo ! n Delle tre tentate restaurazioni del senno umano, 1 Socratica, l'Alessandrina e lItaliana, solala nostra italiana  riuscita a bene , discorre il Mamiani , perch solo in Ita- lia , e segnatamente per opera di Galileo, ritorn lunuino intelletto con stabilit e diligenza. ai ricordi della natura it. Propostici di tener dietro al Mamiani nella rassegna cos luminosa eh egli fa del progressivo incremento del sapere ila-, liano , riferiremo un paragrafo dell autore risguardante in particolare Archimede : 11 Per quello che noi ne sentiamo , Archimede egli pure avea praticalo in Italia una filosofica restaurazione,, bench la fortuna contrastasse allalto disegno. Nei tempi di quel genio sovrano la scuola italica non pare che fosse potuta rialzarsi dai colpi dello scetticismo e dalle cavillazoni della solistica; nel quale abbassamento lavcann gettata le esorbitanze dei dogmi Eleatici. Per vero si falla scuola avea fruttato tre grandi principii del metodo filosofico , cio a dire la prima certezza riposta nella condizione suL- biettiva d ogni nostra conoscenza; la dialettica di Zenone, contenente lefficienza e le leggi dellarte dimostrativa; il proposito, avuto sempre dinanzi agli occhi, di soddisfare ai bisogni della ragione, sforzandosi di spiegare per via di scienza apodittica lautorit de* suoi precetti supremi. Al che quando si voglia aggiungere lo spirito osservatore, sperimen- tale e induttivo del vecchio Empedocle, si avr forse il com- plesso degli ottimi principii del metodo filosofico. Archimede poi ripristin e dilat s fattamente la induzione Empedoelea e il vigore dimostrativo di Zenone , che tutti gli ingegni d$i secoli posteriori non hanno potuto sorpassarlo. Perocch sera conceduto a lui di fondare scuola di sapienza, noi non du- bitiamo che da lui sarebbe cominciata quella riparazione di tutto lo scibile , la quale venne tardata di mille e settecento anni e pi. Ma i principii metodici che abbiamo veduti ri- manere quali semenze nascoste nella scuola italica antica. Digitized by Google 565  germinarono alla per fine coi potenti aiuti di Galileo e di altri spiriti ilosoici del secolo sedicesimo. Intorno la qual cosa faremo parole alquanto distese, perch non troviamo che alcuno abbia fin qui ben definito e tratteggiato quel movi- mento maraviglioso della logica umana, n Accenneremo alla sfuggita i nomi che primi appariscono al risorgere de buoni siadii. Al Mamiani alcuno non fu tro- valo anteriore al Petrarca n il quale avesse animo di deri- dere la falsa filosofia delle scuole , e ne svelasse cou buon ingegno i vizii e la fatuit, h  Ma il riaprimento succeduto dipoi delle fouti della greca sapienza accese da ogni parte la volont di combattere la scolastica , e ci in due manie- re; opponendo la parola ingenua d Aristotele a quella spuria ed intenebrala dai chiosatori , e disvezzando le menti dalla loquela barbarica dei dialettici con le dolcezze di Cicerone e di Senofonte, s Volsero a ci la mente in precipuo modo Ermolao Barbaro, Angelo Poliziano, il Valla, e il Pompo- naccio. Questi disgombr Aristotele dagl infarcimenti , e lo espose uella sua purezza. Scrisse Lorenzo Valla tre libri della dialettica contro gli Aristotelici , e n ruppe cosi la sua lan- cia non pure contro gli scolastici , ma eziandio contro il mae- stro di coloro che sapevano. Osserv come le categorie e i primi predicabili vengono falsamente assunti per tali, e prov ci col senso legittimo dei vocaboli , con 1 uso dei parlari e con ragioni di senso cornane. Invit la giovent a cercare nei prosatori e poeti sommi il retto senso della ragione. In ultimo immagin a suoi d quella riduzione medesima sui predicamenti e categorie d Aristotele , che oggi taluno ha fatto sulle forme e categorie di Kant, con dichiarare tre soli predicamenti essere distinti, essenziali e pi comprensivi de- gli altri tutti, cio la cosa (insieme guardata e quale sostanza e quale cagione), la qualit e latto: la qualit aderente alla cosa, in quanto sostanza ; l'atto aderente alla stessa, iu quanto cagione : e ci  quel medesimo per l appunto clic jpemaoo e scrivono gli spiritualisti moderai di Francia.  Digitized by Google  566 Seguono nomi d illustri Italiani eh' ebbero qui parte alla restaurazione in discorso , che cio conseguirono nome di pensatori , oppugnando Aristotele e la scuola , dettando nuovi insegnamenti, o creando sistemi originali e vistosi , come dice il signor Mamiani, il quale pur nomina pochi stranieri cooperatori all impresa , venuti in Italia ad appararvi scienza, o (ormatisi sulle opere italiane, tatti posteriori di tempo nell aver fatto progredire la filosofa. Ora scendiamo a que- gli Italiani che veramente hanno conferito al metodo e sta- bilit e frutto, ii F. : Maria Nizolio levossi primo a parlare diffusamente di dottrina metodica nel suo Antibarbaro: pre- venne ed esegui, meglio pure del Valla , il desiderio del- 1 Hobbes, dei Porto-Realisti e di altri, a quali premette di ridurre il linguaggio tecnico a linguaggio comunale. Ben co- nobbe costui consistere la dialettica e la metafisica dei peri- patetici in una frequente logomachia , talch esaminando il senso rigoroso dei vocaboli e la secreta ragione grammaticale col lume e L autori l dell uso popolare e degli scrittori pi insigni, ebbe fede, e certo non s*ingann, che tutto avrebbe sconnesso ledificio peripatetico (f). Nel che  da notare siccome egli presentisse P opinione della scuola scozzese , la quale ha insegnato dovere il linguaggio filosofico essere deter- minato cou la semplice scorta delluso volgare e delle chiare e patenti etimologie, n Infine il Nizolio in alcuni suoi pre- cetti ci d sentore di quelle opinioni esorbitanti che trova- rono sviluppo nel metodo di Cartesio. A lui dobbiamo que- ste sentenze:  1, Conoscer bene e ponderare il valor dei segni, e la lingua in cui i filosofi scrissero; 2, studiare con libert somma di mente e indifferenza di animo ; 3, medi- tare gli scritti e i pensamenti di tutte le scuole, non esclu- dendone alcuna, e segnatamente le avversarie delle proprie t (I) Quest'  appunto 1* intendimento nostro; desumere la filo- sofia dal significato delle parole, le quali sono espressioni del co- rnuti senso. Digitized by Google  567  opinioni, n II quale Nizolio merit dal Leibnilzio essere ri- prodotto eon nuova stampa e onorato di molte iodi, giusta Tassello del Mamiani. n Coulemporaneo al Nizolio fu Jacopo Aeonzio, il quale dett un libro sopra larte dinvestigare e sopra larte d* in- segnare. Ivi ammonisce che a ben terminare una investiga- zione fa bisogno scomporre e ricomporre la cosa pi volte , e ricercarla sotto aspetti diversi Islrumcnli della composi* zione chiama le somiglianze, e della scomposizione le diffe* renze : le prime traggonsi dalle parti al complesso, e dal singolare al generale $ le seconde dal complesso alle parti singole. Scriveva pure l' Aeonzio u di treni anni di studio essere pi proicuo adoperarne venti nell inchiesta sola del metodo , che gli interi trenta senza metodo. * n Sebastiano Erizzo opin essere quattro i metodi : il definitivo, il divisivo (t), il dimostrativo, e il risolutivo: il secondo, cio il divisivo, essere lottimo, anzi il solo fecondo di verit , e il quale ha fatto gli antichi eccellenti inventori. A questo metodo celebrato dall Erizzo, risponde puntualmente, scrive il Mamiani , quello chiamato oggi ana- litico, e che pure Condillac viene predicando fonte unica d* ogni sapere, v n II Bruno , che il Mamiani qualifica di smisurato in- gegno , fu persuaso , quanto qualunque altro de tempi suoi , della forte necessit di riformare gli studii e riordinare le intelligenze. Egli conobbe la divisione vera e naturale del metodo nellarte d'investigare e trovare i fatti, in quella di (i) Noi propendiamo al metodo definitivo , e scrivemmo nel preallegato discorso:  Altro  definire, altro analizzare; col defi- nire si accenna ci che sia una cosa, coll analizzare la si divide in minutissime parti, che si giudicano poi ciascuna in separato dalle altre; col definire si esprime latto stesso della cosa, coll'analizxare si propongono questioni arbitrarie, poich si vuol dare maggiore o minore rilevanza ad alcune di quelle parti prese a considerare. La definizione comincia dal tutto, e l'analisi da una parte; l una  completa, parziale e manchevole laltra.  Pag. 528. Digitized by Google  568  giudicarli e ordinarli , e in fine nell' arte di applicare i prin- cipi! ; stim la filosofia dovere incominciare dal dubbio.  in ultimo pens che la cognizione dei particolari e le ind* zioni ritrattene compongono le verit generali , con cui poi si edifica saldamente la scienza. Quest ultima sua dottrina lespone in forma dallegoria e molto elegantemente in quei libro, ove gli piace rappresentare la logica, o, come egli la chiama, larte d inda gore la verit, sotto il simbolo duna caccia: il che non sappiamo, parla sempre il IVIamiani, se a caso o per 1 esempio del Bruno fu da Bacone ripetuto , quando parl dell invenzione sottile dei fatti e l intitol la Caccia di Pane, tt Lasciamo da banda Mocenigo e Ber- nardino Telesio, che pi al metodo delle scienze naturali che a quello della filosofia psicologica mirarono , e verremo in quella vece addirittura a Tommaso Campanella. u Tommaso Campanella, ancor giovane, compar insieme Aristotele, Platone, Galeno, Plinio, i libri degli Stoici ed i Telesiani, e li confront, al suo dire , li col libro magno della natura, onde rilevasse quel che le copie avevano di somigliante con 1' autografo. Tra le altre cose statu nel suo libro circa linvestigazione, che la definizione  soltanto ini- zio dinsegnamento ed epilogo di scienza da esporsi altrui, quindi che ella  fine, non gi principio di cognizione, n Via trapassando alcqDe massime del Campanella, che trovia- mo rapportate dal Mamiani, perveniamo a queste, rimarche- voli parte per sostanziali verit, parte per soverchio ardimen- to , com  quella che conduce al dubbio metodico universa- le, corretta poi dalle susseguenti , ove si pone l'indeclinabile e fondaraental canone della certezza. Rilev adunque il Cam- panella che n in ciascuna umana ricerca ricorrevano certe nozioni e certi principii , come dell'essere, del tutto, della parte, delluno, della potenza , della necessit, della ca- gione , del vero e simigliami , e che circa tali cose una t scienza dovea sussistere , la quale essendo appunto universa- lissima , niente presupponeva di certo e di cognito, e perci Dgitized by Google - 569 - dovea lasciar dubitare eziandio della propria esistenza, n Non ostatile il pericolo che seco adduce simile modo di filosofa- re, giunse il Campanella e ri fatare ciascuno degli argomenti dello scetticismo, da lui esposti, come ne fa avvertili il Mamiani, ordinatamente e con acutezza mirabile, e concluse la possibili della scienza , appoggiandosi sulla realit asso- luta del sentimento del proprio essere. Perci scriveva : * Il sentimento che ha ciascuno della propria esistenza  il punto dal quale lumana ragione prende le mosse (f). Laonde sti- miamo noi doversi filosofare con la scorta sola del senso , come la certissima di tutte. Err Aristotele annunziando e credendo che il singolare non faccia scienza ; qualunque sin- golare, in quanto viene sentito,  forza che sia vero e cer- to : ne abbiamo pertanto una notizia necessaria , vale a dire scientifica. Ben dee dirsi che noi nou sappiamo le cose quali esistono in se , ma quali ci appariscono : tutta volta quellap- parenza fa vero scibile, perch in essa  vera entit; adun- que sentire  sapere (2). u II Campanella proclam pure , che u intendeva far cammino fra gli sceltici e fra i dogma- tici; gli uni pazzamente ostinati a negare qualunque realit, gli altri confidentissimi a spiegare ogni cosa. N tampoco egli volea procedere con gli empirici, i quali pretendono ra- gionare per le sole apparenze variabili, accidentali e fugge- volissime. Sussistere delle verit costanti e apodittiche, e queste risiedere negli universali supremi, di cui il principio e la materia  l intimo senso e il testimonio di tutti gli (1)  questo il canone supremo della filosofia che noi profes- siamo. (2)  E qui importa riflettere, scrive il Mamiani, che la pa- rola sentire suona pel Campanella diversamente da quello che pei sensisli moderni, a cui vale solo quanto percezione doggetto esterno ricevuta per 1 azione degli organi. Ma sentire nel largo significato latino esprime talvolta qualunque fenomeno interno della coscienza e qualunque atto avvertito di nostra niente: nella quale accetta- zione  altresi adoperato pi d una volta dal nostro filosofo.  Pag. 37. Digitized by Google nomini, e luno e 1* al ir formano il fondo dell umana espe- rienza (1). n li Che se, riflette il Mamiani , avesse il Cam- panella posti ad effetto con esattezza e sempre cotali sue sentenze metodiche, e sopra tutto avesse fuggito i labirinti ontologici , egli sarebbe riuscito il principalissimo dei filo- soli j ma forse ci era in quel secolo molto al disopra della possibilit, n Finalmente ci si fa avanti il Patrizio con queste esimie parole : n doversi filosofare sempre da un primo cognito in- fallibilmente vero e certo; il primo cognito essere nella sen- sibilit. I particolari sensibili farsi dunque strada alla pi alta filosofia ; ma non credere egli con Aristotele che dalla semplice collezione dei particolari concreti si possa trar fuori tutta la scienza dell universale e del necessario: luomo do- versi per ci sollevare alla contemplazione dell essenze astrat- te. il Col quale assioma , giudica il Mamiani , il Patrizio stabili , anzi a tutto , il canone della certezza assoluta , e del misurare a quella ogni forma di verit. Ma nel frattempo di ci, leggesi nel libro che abbiamo sott occhi, fioriva in Ita- lia una schiera elettissima di sapienti , la quale , mentre i filosofi titubavano , giva nelle scienze fisiche aderendo di punto in punto ai precetti puri del metodo naturale , e ap- parecchiava per via pi spedita la grande e durevole restau- razione. In capo a costoro splende il nome di Leonardo da Vinci; e nella via aperta dal Vinci eutr alla per fine il (l)  Prima dei sistemi, esiste l'uomo co) sentimento di se, colla piena coscienza dell' esser suo: il punto centrale de* suoi giu- dizii e ragionamenti deve adunque risiedere nella propria coscienta che si sente qual , e riflette in se gli elementi comuni delle altre individualit pervenuti in lei col mezzo del linguaggio, con- zervatore e organo delle nozioni necessarie.  Vedi il mio Discorso sopra le conferenze del Cerberi nel Nuovo Ricoglitore , novem- bre i833, pag. yga.  Nella coscienza del proprio essere risiede l'unit e la certezza delluomo. * Vedi il mio Discorso sopra il San-Sintonismo , a pzg. l3. Digitized by Google  57i  massimo Galileo, al quale era sortilo di compiere gloriosa- mente la restaurazione italiana (i tali difetti s avvide Cartesio stesso , come apparisce dalle risposte che fuori mand ai suoi avver- sarli. Pur nondimeno tutto il corpo del suo sistema ripro- duce quei difetti ostinatamente : imperocch la certa notizia della propria sostanza, la virt del sillogismo e levidenza della memoria vi rimangono pur sempre, i A disaminare con tanta profondit un enunciato che , a prima veduta , pare cosi semplice , conviene essere veramente consumato negli studii del sapere, e il Mamiani lo  senza fallo , esibendoci ad ogni pagina di questo suo commeudevo- iisstmo libro le pi lampanti prove di un ingegno nato fatto per la filosofia. Ma giacch siamo sul parlare di Cartesio che Digitized by Google  58 1  tanto di se fece dire, sperimeli tiarao noi pure alcuna osser- vazione sul celebre entimema di esso : lo penso , dunque esisto, proposto come il granito di prima formazione a fon- darvi sopra ledificio di tutta la filosofia. Se voi chiedete a un povero villico : Esisti tu ? egli tosto risponde che si , e non meglio potrebbe satisfare alla vostra domanda il pi grande de filosofi. Se ad ambi voi domandate come essi vi provino la certezza che hanno di esistere , ninno di loro sa- pr darvi la prova ragionata di quel monosillabo affermati- vo. Tale insufficienza per parte di un uomo riflessivo , e di un altro tutto nuovo in questa e simili questioni ci pare consistere in ci, che l'affermazione altro non  qni che semplice espressione di stalo e di fatto, e la prova non pu vertere che sullo stato e sul fatto di colui che afferma ; e per quanto dicesse s luno che laltro, ambi non verreb- bero a significare che : sono perch sono; sono perch sen- to ; sono perch penso; sono perch rifletto di essere; sono perch ho il sentimento di esistere , secondoch essi 6 considerano da un aspetto o da un altro. Cartesio non ha fatto n pi n meno di quello che farebbero tutti gli uo- mini ai quali si chiedesse uno ad uno Esisti tu ? - Si- - Perch ? - Perch ho il sentimento dell' esistenza. Carte- sio ha detto; Penso , dunque esisto, considerando egli in quel momento l'uomo in facolt di pensare. I pi risponde- rebbero esistiamo perch sentiamo ; e forse direbbero me- glio, giacche il sentire esprime pi del pensare, mentre luo- mo si sente col pensiero e con tutte le altre facolt che compongono la persona. Ci sovviene che Saint-Pierre censur pure Cartesio in quellespressione Io penso, parendogli che laltra Io sento, oltrech esprime tutto nelluomo consape- vole di se , d a divedere in un tratto la conversione del- 1* oggetto contemplalo nel soggetto. A noi pare perci che 1' entimema cartesiano altro non 6a che una risposta  Se questo sommo ingegno, che univa alla solidit della mente, una grande lucidezza di ragio- namento, avesse considerato non potersi dare dalluomo una prova superiore allintimo convincimento, poich il dato primitivo, il fallo della verit  estrinseco all umana coscienza , che ne sente gli effetti , ma non ne conosce le cause , non avrebbe preteso che i Cartesiani somministrassero una prova, che n Cartesio, n Leilmils stesso, n qualsiasi sublime ingegno pu trovare, poich simile prova si riassume dalla coefficienza degli uomini e dalle testimo- nianze storiche. Se Leibnitz, invece di scorgere in quella massima uua semplice speculazione filosofica, si fosse studiato ad applicar- la, ad estenderla, a generalizzarla alla societ degli uomini pensanti nel complesso delle facolt loro, che sono attive e fatali ad ua tempo, avrebbe contribuito a tenere uniti molti pensatori che, per diverse strade, andavano in cerca della verit. Ma egli, forse senza volerlo, promosse una questione che incuteva spavento ai timidi,  | addentro metteva nedulbii temerari. Digitized by Google  586  Dal quarto capitolo che tratta della Realit obbiettiva desumiamo questa prova : n E per vero si noti quello che avviene entro noi, allorch il nostro principio attivo e spon- Le conseguente e i principii del metodo cartesiano, manomessi da tanti strani cervelli, e male interpretati dai migliori che potuto avrebbero sbaratzarli da quellingombro di millanterie e di fantasti- caggini, traendone alla luce la vera sostanza, contribuirono ad ope- rare sulle menti quali carne segregatrici , per le quali vedemmo le fa col ti delluomo, i priucipii della societ e della morale, la ve- rificazione degli antecedenti storici, e lo studio della natura per tale guisa dichiarati, che se le dette cose avessero i contrarii intenti dei filosofi secondati, luniverso rovinato avrebbe nel caos. Il fatto permanente di quella dubitazione disunitrice, svegli ai d nostri le forze di una poderosa intelligenza, la quale pure tra- scorse in un eccesso, quasi commettendo al suo secolo di mode- rare l impeto di una verit capitale , ma che nelle mani de vio- lenti e de dubitativi poteva convertirsi , come fece di fatto , in arme di doppio taglio ; alludiamo al libro che rivendic i diritti del senso comune. Non appena codesto libro comparve, che due classi di ragionatori se ne impadronirono colla passione de partiian- ti, e fecergli dire pi di quello che intendesse, o in contrario d ci ebe intendeva. Moderatore del proprio pensiero non poteva es- sere cosi tosto lautore; toccava ai contemporanei di por modo alla foga di lui, temperare lacrimonia di uneloquenza superba e tu- multuante; loro incombeva di spogliare de' paralogismi una verit bellissima che tutti possedeva i caratteri della persuasione. La mas- sima del senso comune cos onorifica, benevola e unitrice fu rice- vuta da una parte eoa diffidenza e con evidente dispregio, quasi fosse venuta ad imprimere nell* umanit il suggello di uu idiotismo universale. Una dottrina che concentrava nelle comuni forze del- lumano intendimento una solida guarentigia contro lerrore, un'al- leanza di tutti i migliori pensamenti, una base inconcussa di ve- rit, venne colpita con insulti diracondia e damarezza. Perch mai? Si tem che col prevalere di essa diventassero meno sicuri i privati diritti della ragione; invalse tosto nellopinione di molti, e ci in parte per colpa di chi oltrespingeva la teora di quel- lautore, che una dottrina costituente l'autorit della ragione col- lettiva, dovesse impoverire glingegni, e troncare di botto gli ul- teriori miglioramenti della societ. Cosi le parti invece di avvici- narsi, s insospettirono, garrirono, sinimicarono con vero danno della buona filosofia. Per tal modo Cartesio e il nostro contempo- raneo spiegansi a vicenda; le loro idee furono confuse ed esage- rate da quella smania ebe porta gli uomini a far prevalere un opi- nione ardita, senza prima esaminarne il valore intrinseco (ci che Digitized by Google  587  taneo reagisce gagliardamente contro un' affezione passiva qualsiasi , poniamo un senso di dolore. Diciamo allorch reagisce gagliardamente , a line che il conflitto dei due sentimenti apparisca vivo e palpabile. In tal supposto  forza discernere che per una parte laffezione dolorosa e lavversa spontaneit compongono una cosa stessa , da che lunit vo- lente  pure l identica unit soffrente il dolore; per laltra, laffezione dolorosa contrasta alla volont, come qnesta a quella. Ora il nostro essere intellettivo, pu egli, ovvero non pu abolire l affezione dolorosa ? Se pu , certo lo fa : impe- rocch egli appunto vuole poterlo ; se non pu , diciamo che la forza , la quale vince il potere suo , non  immedesimata col principio attivo e spontaneo, e perci non  inclusa nellunit assoluta del nostro essere intellettivo, perch al- trimenti egli vorrebbe potere e insieme non vorrebbe ; il che  manifesta contraddizione. Questa conclusione  al tutto esatta ed irrepugnabile : se non che ci pare contraddirla e opporlesi diametralmente il fatto medesimo dell intuiz.ione e del dolore. Conciossiach la resistenza che il dolore continua ad accagionare alla nostra spontaneit, non  cosa in nulla distinta da lui , n fuori dellunit assoluta del nostro sen- tire. Si hanno quindi un fatto ed un raziocinio, che rou- tualmenle si escludono , comecch veri ambidue. La qual cosa mai non potendo stare, duopo  bene che si rinvenga alcun altro fatto interposto, per cui lapparente assurdo si sciolga e dilegui. Un tal fatto  1' azione degli esseri esterni sopra di noi, e 1 attitudine nostra a riceverla. Perloch il dolore di cui  discorso, in quanto resiste alla nostra spontaneit, tiene doppia posizione e nellanimo e fuori: entro lanimo, perch  incluso nella sua unit ed  sua modificazione ; al far dovevano gli esageratori del senso comune ) depurato dajque- gli accessori che lumana infermit sovrappone alle migliori {idee; e la verit e il metodo filosofico stanno appunto nella moderata e sapiente interpretazione di codesti due pensatori. Digitized by Google  588  di fuori, perch  legato allazione duna forza esteriore, la eui efficacia pu in modo arcano penetrare fin dentro di noi.  (pag. 257-258) I filosofi si travagliano, e il nostro Mamiani bene assai, intorno a una dimostrazione teorica , che la pratica quoti- diana ci offerisce semplicissimamente , in qual modo ? ne fatti e nelle parole , che sono i veri e saldi sussidii dell umano criterio. Sono le lingue documenti iniziali e progressivi , de- positi del comune senso, motrici principali delle intelligen- ze, conservatrici del naturai sapere definito ne singoli ele- menti. Perciocch noi siamo intellettivi, senzienti e pensan- ti; sono le parole interpreti de pensieri e sentimenti nostri; in loro troviamo espressi il soggetto , l oggetto e le recipro- che loro attinenze. Ora facciamo precedere alcuni degli as- siomi che vanno innanzi al capitolo in discorso. li Ci che  intelletto, bisogna che sia nellintelligente. Ci che  sensibile,  il senso medesimo in atto, ii (S. Tom- maso : Conira gentes. I , LI ). li Noi sentiamo le cose estrinseche , solo perch ci sen- tiamo mutare .... non siamo noi che ci mutiamo dunque , altra cosa ci muta, n ( Campanella., Univers. Philos., Pars I, lib. I, c. Vili). ti II senso  passione, perch appunto per la passivit sua il giudizio conoscitivo couosce il sensibile, u ( Id., Cod. c. IV). a Lunione, come linea da punto, deriva dallunit, n (Tasso, Dialogo della pace). Diamo ora la prova di senso comune, derivandola dal naturale significalo delle parole , e da un fatto semplice as- sunto a modo di dimostrazione diretta : rileveremo ogni parte cosi acutamente osservata nel preallegato ragionamento del signor Mamiani. Una spina mi reca dolore, o Una spina mi fa soffrire, o Sono addolorato da una spina. Per le quali proposizioni si viene in luce di alcuni punti fondamen- Aali in filosofia ; cio a dire , che esse ne somministrano i Digitized by Google  589  crtterii , sui quali instituire il ragionamento, onde emerga la conclusione sulla prova della realit obbiettiva. Si attenda a ci: le proposizioni premesse vengono tutte a somministrarci un vero giudizio, e tutte lo contengono eguale, cio identi- co : da quali elementi risulta esso? da due termini subiet- tivi : La sostanza modificala e la sostanza modificante , e da due relazioni oggettive: una di passivit, e laltra di effi- cienza die si compenetrano nell animo cos da essere 1 unico e solo risuitamento della spontaneit , la sensazione dolorosa. Qui la cognizione della realit obbiettiva  posta in fermo dal non potersi mutare i termini n sostanziali , n di rela- zione ; perciocch in qualunque modo venga voluta la pro- posizione : Una spina mi reca dolore , noi avremo sempre per soggetto del giudizio la spina che mi fa soffrire; il quale ultimo termine sostanziale me riesce a dire io fitti modificato. Ora 1 operare della spina da una parte , e dall altra la sen- sazione del paziente vengono a formare la conseguenza del- 1 azione insieme e della passione , che si risolve nel senti- mento del dolore, oggetto unico della mia spontaneit. Cos 10 colla proposizione su espressa pongo fuori dogni dubbio 11 principio della certezza , poich nell' enunciato della mia sensazione, ch'io giudico dolore, pongo la realit della so- stanza modificata e intellettiva , che si distingue dalla so- stanza modificante, in quanto sentesi addolorata, e inquanto il dolore  l effetto della propria modificazione , causa del sentirsi mutaU , come avverto pure che la modificazione stessa venne da una sostanza all altra estrinseca , e parimenti fac- cio uscire il vero di riflessione dal riscontro degli elementi costitutivi che sono appunto nella mente , come sono nella proposizione , provando che sono parlali nella stessa entit che pensati. In quanto poi all antagonismo , di sentire il dolore e di non volerlo, esperito in noi, e per il quale av- viene 1' unificazione di due forze contrarie , ci pure prova l attivit e la passivit , ovvero la sensazione dell io per limpressione delloggetto estrinseco. Di pi la filosofia uon Digitized by Google - 590  pu dare, perch in natura non sonvi altri dati : percorransi pure le altre proposizioni identiche, e non si avr n pi n meno di quanto esibisce la prima. E questo  il luogo di chiamare la giovent a severa riflessione sul vero significato della parola sensazione , esprimente l azione dell intimo senso sopra di se, essendoch qualunque impressione o sia interna o vogliasi esterna , non pu a meno di non risolversi in unattivit propria: in fatto sensazione indica stato delles- sere, e per esprimerla, di qualunque natura ella sia , diremo tutti :  Provai una sensazione piacevole, cio fui in uno stato di essere piacevole, godei; il che manifesta lessere che si giudica, sentendosi modificato, e lespressione di quel giudizio non rivela altro che lattivit dell intimo senso, m Che esistano i corpi fuori di noi, mi valgo delle parole di un sommo pensatore , il Rosmini, si dimostra evidentemente dall affezione passiva che cagionano al nostro animo, la quale testimonia al tempo medesimo lazione loro sopra di noi ( Nuovo saggio sull' origine delle idee ). Si  altres per le allegate ragioni, che non ponno darsi verbi passivi; con- ciossiacch la passione supponga necessariamente l* azione , senza cui mal potrebbe venire giudicata ; e il soggetto dei verbi passivi non  soggetto che di apparenza. Le vavianti poi delle sopra esibite proposizioni, altro non sono che tra- sposizioni dei due termini sostanziali non che delle loro at- tinenze reciproche. Ci riserbiamo di emettere alcuni cenni sulla filosofia delle lingue pi innanzi, lunica che possa ri- mettere sulla buona via i pensatori , bench vergognosamente negletta dai moderni ; e noi Italiani , che avemmo dal Vico in eredit tanti sapientissimi dettali intorno al conoscere le cose per mezzo dello studio delle lingue , noi non abbiamo saputo trarne verun profitto , e la nostra riconoscenza fu l averlo per tanto tempo dimenticato ; quel Vico che gli stranieri onorarono tanto in questi ultimi anni!!! (t). fi) Non mancano per neppure all Italia i zelanti cultori delle Digitized by Google  59  Versa il capitolo ottavo sulle certe reminiscenze , avva- lorato , del pari che gli altri , di autorevoli lesti di scuola italiana , e dimostrata prima negli antecedenti capitoli la rea- lit del tempo e dello spazio. Entrato in materia, cos di- scorre il Maruiani : h Per nostro avviso il fatto costante ed universale donde scaturisce la prova delle certe reminiscenze ,  cotesto. La mente umana ha virt d inflettere sopra se stessa e di meditare i suoi propri alti. Cos, verbigrazia , in ogni tempo e in qualunque condizione dellanimo data  a ciascuno la facolt di convergere sopra se stesso, e giudicare che si pensa. Ora chi nota bene simile giudicio intuitivo giunge alle conclusioni seguenti: Io penso, vuol dire, io osservo me stesso nellalto di cogitare: ci vuol dire altres con parole poco diverse , Io penso , eh io sono quel desso che pensa. Quest ultima frase ha due membri , ciascuno dei quali esprime un atto del nostro spirito, e vieti regolato da un subbietto comune, anzi identico. Ora diciamo che liden- tit del subbietto grammaticale delle due proposizioni , rap- presenta un fatto certo e perspicuo dell' intuizione immedia- ta, cio a dire che il me che pensa vien trovato lo stesso me, il quale saccorge de suoi pensamenti. E per vero, la mente nostra affermando di riflettere sopra se stessa e di pensare chella pensa , afferma tacitamente di sentirsi e di riconoscersi la medesima nei due atti di coucezione fra i quali statuisce il giudicio. ti E da questo facendosi ad altri dottrine vicinane, e due edizioni del Vico stannosi pubblicando in Milano presentemente. A quella che esce per cura della Societ tipografica de Classici Italiani, presiede un giovane di molto inge- gno e di molta perseveranza, il signor dottore Giuseppe Ferrari, il quale ci promette una lunga introduzione alle opere del napo- litano filosofo. Alle fatiche di questo zelante studioso noi rendiamo sincere grazie ; poich per esse verr finalmente restituita al Vico quell alta stima che in Italia e fuori gli retribuirono parecchi de- gnissimi eoDte mporanei. L esame accurato e luminoso delle tante idee sparse negli scritti di lui,  cosa di cui sentiamo troppo la mancanza, e quelle idee sono tali da essere proficuamente meditate da ogni intelletto riflessivo e riverente. Digitized by Google ragionamenti analoghi al proposto argomento, conchiude lau- tore: li Che il giudicio col quale riferiamo al passato gli atti di nostra mente divenuti oggetto del pensiero,  giudi- cio di assoluta certezza, u Si evince la verit di tale conclusione dal vocabolo no- stro ricordare, sapere d essere stati, pensare d' aver pen- sato, sentire & aver sentilo, fatto generale costituito dalla conversione della niente a meditare i proprii alti subiti pi o meno rimotamente , i quali diventano cos oggetti o fatti certi e perspicui dellintuizione immediata, ove usar vogliansi le proprie parole del signor Mamiaui. E veramente in questa facolt del riconoscerci per quali fummo in altri tempi e luoghi sta riposto un grande arcano, e fa maraviglia che tanti parlatori di filosofia abbiano potuto passarvi sopra lievemen- te, e contentarsi di qualche cenno nudo nudo, quasi che il ricordare sia materia la pi patente e la pi ovvia , a par- lare coll autor nostro. La memoria  tra le umane facolt la pi complicata , poich pare che in se comprenda, oltre al- 1 atto suo proprio, riflettere, conoscere, immaginare e giu- dicare. A. Epifanio Fagnani nella sua Storia naturale della Potenza Umana  tra i pochissimi che abbiano penetralo con molta acutezza dingegno quella gran facolt della me- moria- Noi riteniamo lopera sua commendevole principal- mente da questo lato, e ne rincresce di non poterci poi trat- tenere di alcuni suoi pensamenti , che non onorano meno la sua mente che il suo cuore. Io mi ricordo aver letto ne Promessi Sposi la descri- zione della peste avvenuta al tempo del cardinale Fede- rico Borromeo. Abbiamo in tale proposizione il soggetto io che diventa predicato di se per riflessione di atto sopra se ; nel mi ricordo aver letto , la cognizione dell essere stalo leggente o soggetto un tempo modificato dalla descrizione della peste, ricordando la quale immagino in parte quello eh' essa mi descrisse nella mente , allora quando la leggeva. Digitized by Googl - 593 - L' atto giudicativo poi comprende i gradi successivi o la du- rata che si forma nella mente per il paragone del tempo corso tra un passato che fu presente, e un presente che ri- produce una modiGcazione avvenuta nell io senziente c giu- dicante. Ognuno scorge che niuua di quelle operazioni intel- lettive potrebbe mancare alla certa reminiscenza In questa presentaneit dell' esser nostro che si conosce da quello che  per quello che fu , in questa concorrenza dell' intuizione immediata c mediata, in questo svolgimento di tante facolt per formarne una sola e di tanta importanza, e che pare cosi semplice nella sua repentinit psicologica, v alcuna cosa di cos sorprendente e profondo, che il parlarne super- ficialmente  indubitabile segno di mente vana c dappoco. Ci piacque al sommo di leggere nel Mamiaui alquante ben me- ditate parole, quali si convengono a un allo intelletto che nellesame delle filosoGche questioni pone gran parte del- 1 untano decoro e dell umana felicit. E qui si ripeta con quanta convinzione ne vico data c con quanto di preghiera  lanimo nostro suscettivo. La giovent sia guardinga nell accogliere certe nozioni , sotto le quali si nasconde il germe di quellinganno che a poco a poco rode i principii della certezza : sono nozioni che paiono appagare lorgoglio, poich da una mentita chiarezza fanno uscire la spiegazione dell uomo ; ma nell atto che vengono ammesse come dichiarative di lui , insinuano un malcontento nella stessa ebbrezza del presente , e smovono il sentimento del proprio essere dalle naturali sue basi. Se in questo libro del signor Mnmiani v mancanza di alcuna cosa , ella panni quest una di non avere egli accennale le cause morali che portano luomo a cercare il falso eli abbia apparenza di ve- ro, onde su costituirvi le massime che sciolgono dalle pi acconsentite obbligazioni. Gli errori che pi tengono alla natura degli studii speculativi, per avviso del Maroiani, sono i seguenti : il Le analisi riuscite imperfette a cagione dell abiludi- 39 Digitized by Google - 594 - ne, la quale nasconde i fatti minuti e continui della co- scienza ; n II confondere insieme , ovvero scambiare l una per laltra, lintuizione diretta con la riflessa, la spontaneit con la coscienza; N Effettuare le astrazioni, e usurpare per obbiettivo ci che fuor del subbietto non ha esistenza ; li Equivocare nelle parole , e definire gl ignoti significati per altri mal noli ; li Comporre paralogismi , e spiegare il medesimo col me- desimo ; n Precipitare le conclusioni teoretiche e lasciarsi lusin- gare ed avvolgere dallo spirito di sistema, h L intendimento umano deve certo lottare a lungo e con insistenza contro coleste cause dei mali principii e delle pes- sime conseguenze; ma in principal modo domare quell in- nata foga dorgoglio, per la quale invigoriscono i desiderii contro le verit non concordanti con talune delle nostre pas- sioni ; e troppi sono coloro che traggono alla ricerca del sa- pere con preconcetta determinazione a torcerlo da quella par- ie, dove ne inclina una forte tendenza di spiegare le cose a nostro modo. Rari sono i momenti del puro speculare, con frequenza succedonsi quelli in cui luomo  determinato al- l operare, e ne quali egli palesasi tutloqunnlo. Le cause mo- rali sussistono pure quali molle dell intendere e del sentire, e da esse niun uomo ha impero di sottrarsene anche allora quando paiono giacersi in tutta inerzia. Non disgraditi, speriamo, ai lettori di questarticolo, qui trovare alcuni pareri del Signor Mamiani intorno a pa- recchie scuole straniere. .... it Scoprendosi dai Lockiani che i fenomeni successivi nulla hanno in se che mostri la lor connessione causale apo- dittica , sentenziano immediatamente in virt del dogma prestallili lo, il principio causale essere figlio dell'abitudine e della costante associazione di certe idee. Per converso , i Digitized by Google ~ 595 - razionalisti appena notato il medesimo fatto ricorrono senza pi al prediletto lor canone, pel quale credono tutti i su* premi principii della ragione essere trascendenti e innati. Per una simile preoccupazione ambedue le sette curano poco di segregare con diligenza la parte positiva del lor soggetto dalla parte congrtturale. Partono i Lotkiani dal supposto della tavola raso, Kant delle sole virt formative preesisten- ti , che sono elle pure per met ipotetiche, avvegnach nulla cosa ci prova che insieme con le virt formative non sussi- stono eziandio avanti d ogni esperienza delle nozioni e dei concetti; e ancora se questo non pur probabile, n tampoco impossibile. Suppliscono ,  vero, i filosofi alla scarsit delle loro analisi con qualche sottile ragionamento, e vinnalzano sopra le macchine dei principii loro assoluti ed universali. Tuttavolla notammo linefficacia del sillogismo Kantiano per dimostrare la necessit delle sue categorie. Quelli di Locke sono altrettanto difettivi, in quanto essi dimostrano ottima- mente contro Cartesio, ma non contro qualunque supposi- zione d idee e di giudico a priori. ii II Reid tenne via migliore : opin insieme con Locke e la vecchia scuola italiana, clic la storia dell' intelletto, profonda, circospetta e completa sia materia e scorta dogui speculativa filosofa, la quale n dee cominciare per dogmi, n proseguire. Inconti pertanto al llcid, a cagione della sua saggezza metodica, di far titubare molte opinioni reputale infallibili, e di accrescere notevolmente la serie dei fatti psi- cologici; ma pure a lui venne meno la costanza d' intratte- nersi sperimentando nella storia dell intelletto , senza pre- sumere di sintetizzare avanti tempo. Erto nel proporre per fondamento d ogni dimostrazione il consenso degli uomini, il quale  per se medesimo un vero e saldo argomento, se appoggia ad altri ancor superiori; ma  nullo, se diviene principio e termine dogni prora; imperocch a lui medesimo fanno bisogno le prove. Scambi dunque il Reid il fme col mezzo : attesoch il scuso comune  islrumento ottimo e ini- Digitized by Google ~ 596 - zio eccellente d ogni filosofia* ma il fine di questa  di per-* venire quando che sia a rendere ragione degli assiomi del senso comune. li Altri pi impazienti spirili credono poter cominciare la filosofia ex abrupto } e lasciando da parte la storia naturale di nostra mente , appigliarsi ad alcuno assioma ontologico , il quale riuscito loro quello che , ignudo per se e infecon- do , lo vanuo impinguando con larghe ed audaci ipotesi. Altri infine accortisi della insufficienza dei sistemi razionali- sti c sensisti , in luogo di accagionarne la imperfezione delle analisi , e di ritornare a un pi esatto ricercameuto della storia dei pensiero, ne hanno incolpato la insufficienza delle umane facolt e sonosi posti a coltivare , taluni lo scettici- smo, taluni il misticismo. ii .... Non ha molti anni che il nobile ingegno di Vit- tore Cousin venne proclamando in Francia , essere il metodo materia di gran momento uelle scienze speculative, ed avere egli notato che ad ogni mutazione fondamentale in esse ac- caduta trovasi coulemporauea eziandio una mutazione di me- todo ... Parve il Cousin avere trovato buon termine per mettere in pace sistemi d ogni natura e fra lor contendenti, proponendo il suo ccletlicismo , nel quale ciascuno di quei sistemi riscuote una parte di lode e serba una parte d au- toril. Per a noi  sembrato che operare di questa forma valga quanto sforzarsi di mettere in armonia gli effetti , ser- bando intera la discordia delle cagioni; e le cagioni sono i metodi differenti , per cui si giunge a comporre teorie tanto assolute e tanto esclusive, che sperare di conciliarle fra loro  un darsi a credere che fra il si ed il no 6lia alcuna cosa, in mezzo (l). 11 ( pag. 485-I92TJ (l) Simigliarne a quello del signor Mamiani  il giudizio rhe noi pronunciamo dell edenici sino in varii scritti. Da due piincipii opposti egualmente veri ed egualmente falsi, non pu uscire un terzo Digitized by Google  597  Nellecletticismo del Cousin un altro ottimo principio si comprese, ed  che la prima scienza  fatta; dappoich i sistemi , i quali portano all assoluto teoretico una parte sola del primo sapere, ricompariscono sempre mai nell umanit ampliando le conseguenze, ma dipartendosi pur sempre dagli stessi eiTori. Se non che a scoprire la fallacia di tai sistemi punto giovare non poteva quell idea del suo metodo, la quale prescriveva doversi combattere lun sistema collaltro oppo- sto coi medesimi argomenti da ciascuno in contrario forniti: la qual cosa rendeva quel suo metodo repugnante e incom- patibile, iudeciso e incompleto, poich la verit di un prin- principio vero. Leclettico combattendo i sistemi passa per tutti i gradi dellerrore delie contrarie filosofie: egli si fa materialista per oppugnare lidealismo, e diventa idealista per combattere il materia- lismo, poich desume i suoi argomenti dalle scuole le pi opposte: cosa singolare!  obbligato di sacrificare a tutti gli errori nellatto stesso che si propone di non volere, di non cercare che la sola ve- rit.  Dell' ecletlicismo di Vittore Cousin. Nuovo Ricoglitore, mag- gio 1832, pag. 33o.   E altrove parlammo cosi: Vittore Coosin, avendo tracciato un bel piane, venne meno nei suoi giudizii sui si- stemi, poich volle limitarli e fonderli insieme col pregiudizio del- l ecleltirismo , il quale non  pur egli che un circolo vizioso, una petizione di principio. L ecletlicismo giudica i sistemi colle verit eh essi contengono parzialmente. Ora i sistemi ne danno quattro ve- rit e quattro errori.  Il materialismo ne assicura dell esistenza decorpi , e ne inganna stornandoci da quella dell anima. Lo spi- ritualismo ue accerta esservi lanima, e ne toglie alla testimonianza de sensi.  Lo scetticismo, egualmente certo ed incerto di queste due esistenze, limita i due sistemi, e vede parimente probabili le conseguenze loro.  Il misticismo non pago del probabile, e dispe- rato del certo, cerca un rifugio in Dio, non con fede, ma per dare un corpo al proprio dubbio , ed un oggetto al proprio desiderio.  Ne danno in realt una verit concreta tai quattro sistemi ? No, ne danno solo alcuni frantumi che bisogna cementare con un principio possente e concreto che li abbracci lutti in legittima dipendenza ; e un tal principio si  lesistenza e il sentimento dell esistere. Leclet- tico giudica i sistemi negativamente e positivamente, e, invece di essere conseguente, concludendo nello scetticismo, poich tra il si ed il no non bavvi che l'incerto, egli salta un abisso e concbiude dogmaticamente.  Sulle precitate conferenze di Gerbcrt, novem- bre l833, pag. 7 93- Digitized by Google - 598  clpio dipende in gran parte dalla bont dell esposizione cio dello stesso metodo , che diventa cos forma e sostanza colla scienza stessa , come dirittamente pensa anche il signor Mamiaui. Ora, a svelare il difettivo dei sistemi che propa- garono un falso , avvalorandolo di un metodo parziale ed esclusivo, ci voleva una dottrina metodica completa, la quale abbracciasse tutte le norme accertale dal ragionamento, tutti i fatti attestati dallosservazione, con che solo luomo pu fiduciarsi di perveuire alla verit. Ed ecco come un buon principio possa andare sbandato nella applicazione. La scienza prima esiste certo nel fatto , poich gli elementi di essa sono nell uomo; il quale crede ed opera secondo tutto ci che indispensabile condizione  di sua esistenza. La moltitudine procede istintivamente, cio applica gli strumenti della co- gnizione a norma dei naturali dettami: filosofia sar quella di chi facendosi uomo, ossia rimanendo quello che , cer- cher di riflettere quante sono le precedenze della mente umana. Di tutti poi i naturalisti intende parlare il nostro auto- re , ove dice : n N tampoco si alleghi lesempio dei mo- derni naturalisti, i quali senza filosofare sul metodo, ricer- cano tuttavolta con gran prudenza e con grande acume la complessione dei corpi : che s ei non filosofeggiano intorno il metodo, s lapprendono per tradizione, per consuetudine e per esempio, merc le pratiche instituite da Galileo e pro- pagate quindi per tutta 1 Europa civile. Oltrech potrebbesi da uu savio ingegno metodico scoprire anche oggi molte mende ed imperfezioni nell arte di cercare i fatti e di com- binarli : egli mostrerebbe forse ai naturalisti qualmente sono arguti e diligentissimi a raccogliere i particolari , ma non altrettanto capaci a indurre gli universali , e come neloro studii lanalisi tiene quasich sola il dominio a danno della sintesi definitiva e di quella unit in cui riposa la vera scien- za ; laonde ahbiam fede che quando alcun filosofo antico potesse ricomparire fra noi e spignere l occhio nella infinit Digitized by Google  599  dei fenomeni di cui si possiede certa e ragguagliata notizia, egli ne trarrebbe fuori di grandi e nuove dottrine per virt sola di paragooe e di raziocinio. N pure sarebbe ardito co lui , il quale rimproverasse ai moderni fsici la inala consue- tudine di studiare pi spesso alle applicazioni volgari e mec- caniche di quello che alla parte alla e razionale del loro soggetto. Onde non sappiamo quello che attualmente si di- rebbe Platone , il quale riprendeva in Archita la troppa sol- lecitudine di tradurre nelluso pratico i trovati geometrici, temendo da ci non fosse per venir meno la maest dell umano intelletto, n (pag. f 24-125) Sulle quali giudiziose osservazioni, riflettiamo noi pure che l abito dell attendere ai fatti particolari, non riferendoli a un ordine massimo di idee , in che 6 ripone l' energia innata delle potenze intellettive e per 1 opera di queste la vera cognizione, svigorisce la niente, cui le minutezze ben pi intumidiscono, anzich empiere. Non facciasi della scienza una donna di facili grazie; essa  matrona di alto contegno. E giovevole lo scoprire i fatti , dalla conoscenza de quaU emergono utili applicazioni alla vita delluomo ; ma ben pi dignitoso e profittevole estimar conviene ci che i materiali interessi compone coll educazione della mente. Il nostro se- colo ha veduto due o tre studiosi della natura, dai quali sarebbe pur bello che i lauti prendessero esempio, acci le scienze positive stringessero colle razionali un patto di dure- vole alleanza. Allora la ragione del vero combinala con quella dell' utile, la ragione dell individuo con quella del genere , potrebbero gli uomini veramente dire di possedere nelle scienze un infallibile strumento di sociale progresso. Ci rimane da ultimo a dire qualche cosa intorno ad una confutazione messa in campo dal Mamiani di unopinione di un sommo nostro pensatore , senza per reputarci da tanto di sciogliere la questione. Noi crediamo anzi , e lo deside- riamo vivamente, che lo stesso Rosmini mander fuori una risposta a tale confutazione , che ne parve vigorosa , ma non / Digitized by Googte  6oo  tale per da smuovere il principio del Rosmini: e a dir lutto nostro intendimento , nell* opinione confutata trovammo ri- siedere un certo che di pi saldo contro le oppugnazioni degli sceltici e dei bizzarri pensatori, di quello si rinvenga nelle obbiezioni del confutatore. Distingue il Rosmini colla scorta di S. Tommaso la co- gnizione diretta e la cognizione riflessa ( equivalenti all in- tuizione immediata e all intuizione mediata del signor Ma- miani); posti su questa base il sentirsi istintivo degli uo- mini , e la riflessione 6u tale sentimento , la differenza che passa nell* opinare dei due nostri Italiani  questa, che il Mamiaui pone unattivit nella ragione, fonte di paragone e di giudizii , dove il Rosmini la conforma nell* idea del- V essere, iniziamento a qualunque giudizio; poich luomo giudicante proponesi la conoscenza dell esistere , i subbietti modificatori e i subbietti modificali, lesterno e linterno. Cotale forma indeterminata per se, riceve determinazione dal venire applicata dall intelletto agli oggetti conoscibili , e mostra, a cos dire, predisposta la mente umana a discoprire il vex-o nelle cose , in quanto esse e le attinenze loro rispet- tive sono pensabili. Reputa poi innata il Rosmini questidea dell' essere a cagione ch'ella non viene dai sensi, non dal sentimento di noi medesimi , e non dalla riflessione Lo - chiana ; n tampoco ella pu cominciare con V atto della percezione (f). La spontaneit cos sola sola ne pare dar (i) Rosmini fa dipendere ogni idea dallidea universalissima del- lelite ebe le penetra e le informa: con essa si attua lintellet- to, fa degiudizii, acquista delle idee. Platone nolo questelemento universale nelle idee, ma non giunse a separare linnato dallacqui- sto, la forma dalle cose informale. Rosmini ha detto: Nessuna idea senza un giudizio , nessun giudizio senza un principio cogni- tivo con cui lintelligenza si ponga a pensare, comunichi lessere, ragioni. Un tal principio innato, egli lo chiama forma unica del- P intelletto, verit iniziale, idea esemplare delle cose a queste ap- plicate oggettivamente dal soggetto io , cui essa aderisce e sta pre- sente come un puro fatto, che n afferma, n niega; costituente solo la possibilit tanto di afiermare che di negare. Platone stim Digitized by Google  6oi * > luogo a quelle dottrine che aprono l adito allo scetticismo coll ammettere lio soggetto de suoi pensieri indipendente- mente a qualsiasi concetto obbiettivo , il quale dia una gua- rentigia dellumana ragione, rendendola solidaria di nn prin- cipio almeno che da ninno possa come che siasi validamente impugnarsi , e col quale abbia raffronto l altro principio di negazione non poter essere. Senzach lidea dell essere in universale contiene virtualmente una serie di svolgimenti pro- fittevoli per constatare la moralit umana ; poich convertita agli atti delle nostre deliberazioni in quanto morali , essa diventa l idea del beue , dalla quale informandosi l intimo senso, ne viene generata la consapevolezza delle azioni quali convenienti o disconvenienti da quella, vogliam dire lidea del bene colla sua negazione del male. Le lingue posseggono negl infinitivi, neglindeterminati dei verbi una forma uni- versale , da cui scaturiscono tutte le modificazioni di essi verbi , assumendosi da loro i tempi , i modi , le persone e i numeri. Ora, ogni verbo va composto dell essere , esistenza universale e fondamentale, e dell attributo, merc il quale lesistenza riceve tante determinazioni quanti sono gli atti dello spirito e delle cose: non parrebbe avere grande corri- spondenza questa natura dei verbi significativi di esistenze operanti coll idea dell essere nssuuta dal Rosmini a sostegno delle umane cogitazioni , ed essersi da lui trasferito nel do- minio intellettivo il naturai metodo delle lingue ? La forma innata del Rosmini i-ende gran somiglianza di ci che deno- minavano i Latini mens animi , la parte pi sublime e per- spicace dell'animo; cio la ragione, quel lume che in tutti i popoli e in tutti glidiomi esprime la tendenza al vero e al certo congenita in noi. Al signor Mamiani sembra non necessarie tutte le idee, poich non trov come spiegare il primo giudizio, che dia molo a tutti gli altri j e poich ogni idea  nn giudizio, perci egli le ha fatte tutte originarie nelluomo.  Vedi il nostro frammento su quest autore nello stesso giornale, giu- gno l834,  pag. 55o. Digitized by Google poter derivare quella forinola concettuale semplicissima dalla teoria di S. Tommaso presa complessivamente , quantunque essa reggasi su qualche sentenza di lui. Noi non ci troviamo iu grado di pronunciare competente giudizio, e perch non siamo sufficientemente ancora entrati nello studio di quel mi- rabile filosofo , e perch non ci sentiamo forze bastanti a comporne una questione fra cotanto 6enno. Ci che nessuno pu toglierci di pronunciare, e che ne d una verace e somma compiacenza, si , che Rosmini e Mamiaui sono due esimi i pensatori , dei quali debbe l Italia andarsene altamente onorata; e che gli argomenti di questo secondo filosofo sono provati con una tale finezza di ragio- namento , con una tale ponderazione nelle idee , che mai lo si vede spingere un principio fuori di que confini, oltre i quali stanno i pericoli della confusione , delle conseguenze esorbitanti, e di quelle stravaganze nelle quali danno senza misura gli stranieri, o almeno tanti fra loro. Nella lettura del Mamiani , come in quella degli scritti del Rosmini , eb- bimo assai caro il saperci Italiani , e a questi due benemeriti nostri nazionali dobbiamo una determinazione che dora in poi governer i nostri studii, quella di migliorare le nostre idee su quelle di tutti i grandi Italiani, perch, giovandomi delle belle parole che dan fine al libro del signor Mamia- ni ,  vorremmo veder sorgere , per mezzo la nostra patria , una scuola novella, da cui si prendesse ad ereditare con franco animo lantica sapienza speculativa e le antiche arti metodiche. Quindi con temperar bene gl'ingegui e con av- viarli prudentemente a un fine comune, vorremmo chella correggesse di quella sapienza il falso e il non buono , e di- latandola molto innanzi de suoi confini attuali, le conferisse stabilit e vastit proporzionata al suo ufficio altissimo. Per tal modo il seggio dei razionali studii verrebbe col rialzato , ove stette in piedi per lunghi secoli : alla qual cosa pensiamo assai fermamente non domandarsi ai nostri connazionali che un volere saldo e magnanimo , rivocando spesso alla lor me- Digitized by Google  6o3  moria, essere la filosofa, del pari clic tutte le grandi cose, divina semenza, nata e cresciuta sotto il hel clima ila* liano. n V. Reso cos per noi quellomaggio che si  potuto mag- giore allopera magistrale del signor Mamiani , ora vengaci conceduto di esporre alquante nostre idee sul valore del senso comune e della lingua, a modo di preliminari alla restaura- zione filosofica. La nostra scienza  povera assai , e pi che in altro consiste nella buona volont in cui siamo da lunga pezza di veder rifiorire ima degna filosofia nella nostra pa- tria ; ma comunque siasi , ne paiono valutabili i principii che qui saranno argomento di breve discorso. I due confini in che debbe la filosofia contenersi, e den- tro ai quali ridursi ogni qual volta gli oltrepassi, sono, a nostro credere, il senso comune (f) c la lingua nella quale egli riceve la naturale sua forma. Le lingue souo di neces- sit conformate a quel senso eh  stabile nellumanit, e che manifesta nelle parole i principali elementi onde compo- nesi. Non  pi possibile uua filosofia ove derogato venga a cotali due autorit che in una sola compendiansi: lintelli- genza appalesatasi per 1* organo della parola. Anzi la forinola massima del criterio a noi sembra dover risiedere in questa semplice elocuzione , che cos definisce il comun senso : ci che in natura sta fisso variando per legge di unit, di somi- glianza e li dissomiglianza. Se nessuu altra forinola venne rinvenuta dai filosofi, egli  perch niuna pu determinare (l) La teoria del senso comune, che a taluni par cosa tanto nuova,  professata persino da Longino, il quale se ne giova Del suo trattato del sublime come della certissima fra le prove: cosi egli discorre nella recente tradusione del professore Emilio de Ti- paldo:  Perciocch, quando tutti coloro che differiscono di pro- fessione, di vita, di inclinazioni, di et, di favelle, sono dello stesso parere intorno alle medesime cose, allora il giudizio e con- senso di uomini cosi discordanti acquista una forte cd incontesta- bile certezza sopra la cosa ammirata.  Digitized by Google  6o4   il carattere della verit ia n modo pi naturale, pi veri- ficabile e pi antico ; o il senso comune viene a dir unlla , o attesta quel concepire e quell esprimere eh  la grande si- militudine degli esseri pensanti. Nell uomo  una forza che lo spinge al vero ; tutti , per quanto si valgano di diversi strumenti a rintracciarla , vogliono una verit oggetto delle loro speculazioni. Ora tale istinto comune ad ogni uomo , o si riduce ad una contraddizione, cercare ci che non pu trovarsi, o manifesta un fatto (!) irrepugnabile e autorevole: (l) Lo scibile umano ha il principio suo nel fallo: egli  perch , non perch debba essere: cosi scrive il Mamiani, al quale noi rispettosamente rispondiamo : Le cose contingenti non sono solamente perch sono, ma in quanto dipendono da cause che cos le fanno sussistere: se la natura dell'alto partecipa a quella della causa che lo produce, conviene enunciare il seguente principio e non laltro: I fatti di necessit non sono perch so- no, ma perch debbono essere quali sono. Con questenunciato  Jiossibile la cognizione dell'Essere Supremo ; seuza di lui. Don o . Ed ecco come la questione filosofica, se vi esiste un vero assoluto e relativo, mette tosto alle dottrine superiori della rive- lazione. 11 Mamiani vorrebbe separata affatto dalla teologia la filo- sofia ; ma a noi non sembra ci fattibile senza avventurare il cri- terio massimo della verit; poich tale criterio diventa massimo appunto allorch si congiunge colla causa assoluta degli esseri. Il contingente separato dall assoluto  una catena sospesa nell aria ; congiunto a lui, sta saldo nelleterno. Supponiamo due stati di ra- gione: luno privo di nozione della Divinit, laltro con questa nozione: pel primo il contingente non otterr mai l'ultima prova che lo fermi una cosa vera e indubitata relativamente a una causa maggiore; nel secondo la prova  la causa intelligente, libera e eterna,  Dio. A coloro che sostengono doversi segregare affatto la filosofia dalla religione, proponiamo da confutare i seguenti giu- dizi! con altri pi sensati , pi conformi alla storia e all indole delluomo. Ottenutili quali abbiamo diritto di aspettarceli, allora noi pure aderiremo a quel parere. Ci rivolgiamo, ben s' intende, a persone le quali credono in Dio : i giudizi! sono : 1 Le esistenze personali e le esistenze impersonali sono atti di una causa superiore, e tale causa non pu essere che Dio; ora , statuita la necessit di un primo agente, la ragione non ba pi possibilit di segregare latto dalla causa; quandessa esistes- se, tornerebbe in campo la semplice contingenza dell esistere senta pi, cio una questiono insolubile e sospesa tra le nubi; Digitized by Google 6o5 ci ha un vero che si d a conoscere. Se fosse contraddizio- ne , il ricercamento della verit sarebbe un assurdo patente ; 2 Ascritta lesistenza al suo principio, si svolgano le rela- zioni tra essa e lui di cognizione c di sentimento; 3 Nessuna storia ci attesta avervi mai esistito un popolo che nellinsegnamento, nel cullo, nella lingua, nei simboli e nei mo- numenti, non avesse notizia, pi o meno adeguata, delle cose soprannaturali; e un filosofo, in qualunque tempo, dovette co- minciare a ridettero sotto 1 influsso di quelle cose e di quelle forme ; 4 Divenuto l uomo possessore delle notizie risguardanti le sue dipendenze con un ordine pi alto di cose , non pot proce- dere che in due maniere : o contraddirlo colla ragione per pro- varlo assurdo, o convalidarlo del proprio assenso, desumendone fa sapienza: e tali due esse dovettero necessariamente accadere in re- lazione ai lumi del tempo; 5 Il Cristianesimo proponendo alla meditazione la pi ampia definizione delluomo in quanto allorigine c al fine dellesistenza di lui, ba esteso il concetto mentale di Dio, e il sentimento cbe. lega luomo alla sua causa. Ora domandiamo noi, la scienza del vero, del bene e del- lutile, che  veramente la filosofia, come potr essa rinunciare a tutte le cause che contribuirono al suo svolgimento? Una volta cbe il sentimento religioso si  fatto strada nell animo dell' uo- mo, questi non  pi padrone di disfarsene: quel sentimento ba varcato i limiti del mondo materiale, e listinto ormai si slancia nellinfinito:  necessario che da ci provenga una filosofia posi- tiva o negativa. Perci troviamo i sistemi io tutte le epoche , e una dottrina filosofica pi o meno tendente allo spiritualismo. Lo scetticismo, il materialismo, e le altre esorbitanze della mente umana hanno necessario riscontro colle credenze contemporanee e colle lingue: all'uomo non sarebbe mai raduto in pensiero di du- bitare intorno allessenziale del vero, del giusto c del certo, se non avesse incontrata un'opinione cbe gl impose di credere alcun che. Quindi le filosofie strane si presentano armale in piccioli., drappelli, e le credenze attraversano i secoli coi monumenti, colle storie e cogl idiomi:  esse sono il senso comune perfettibile. Que filosofi che riconoscono autorevole la rivelazione , e che sono tanto pregiudicati di non valersene a spiegar meglio luomo, mi rammemorano il detto di Medea: Video me/iora proboquej dete- riora sequor. E invero sorprende che avendo la cognizione di un meglio, lo si possa rifiutare senza una valida ragione. Gli stessi scrittori profani pi celebrati nella storia , scrivono : Ccefestium ry- rnm cogitino efficit, ut excelsius magnijiccntiusque dicamus et scu- (iamus. Digitized by Google  6o6  se non , egli significa che la forma di quel vero si  la testimonianza naturale degli umani pensamenti e sentimenti per mezzo della lingua. Si dir circolo vizioso una simile prova. Or bene, da dove il filosofo trarr elemeuti di pen- siero e mezzi di espressione che non siano gi formati nelle comuni opinioni , e fermati nel valore intrinseco delle paro- le ? E non credasi gi parlar noi di parole astrattamente , mai no : noi le assumiamo quali sono : corrispondenze cio attuali col pensare e col sentire vario ed uno degli uomini, le quali per diverse forme si succedettero serbando un intrin- seca virt di significare ci che non ha potato mai subire essenziale mutamento, ed  come luomo pensi, voglia, ami ed operi. Si noti che iu tutte le lingue passate e presenti vi sono i seguenti priucipii : 1 esistenza universale , un stih- bietto che esiste operante, unazione sentila e ricevuta, i concetti di qualunque modificazione dei soggetti che si co- noscono e si distinguono , e di quelli che operano per oc- culta e non consapuia causalit. Tutte le lingue hanno fra loro relazioni significative e formali , ovvero tutte sono tra- ducibili. Da ci si rileva che la maggiore verificazione con- cessa allumana riflessione, si  la rispondenza del vie pen- sante , senziente e operante , col me degli altri in quanto attivi nella stessa triplice foggia di attivit. Un adagio latino suona cos: Jnterpres mentis est ora- tici : la forma pubblica e costante dell umana ragione non pu essere che nella lingua : 1 uomo riceve la parola forma- ta , e la sua ragione si viene maturando per le relazioni esi- stenti tra quella e questa, la quale riflette le corrispondenze negli altri tra il parlare e loperare, corrispondenze chegli in se identifica da principio pi per istinto che per rifles- sione. Tutti gli uomini sono pari in codesto cominciamento , e l intelletto di tutti fccesi attivo per la parola che in certo modo lo costrinse ad attuarsi nelle tali e tali conformit. Ora in qual ordine di cogitazioni potr collocarsi il filosofo che non proceda dalla comune spontaneit , e dalle forme Digitized by Google  6o 7  assunte da questa nell uso volgare delia parola ? Dunque  irrepugnabile assioma che il pensiero muove dalle stesse ori- gini in ogni uomo , ed  assioma non meno certissimo che da niuno possa con ragionevolezza trascendersi codesto limi- le, dal quale tutti prendono le mosse per invitta legge di natura. I pi intendono per filosofare, rilare il proprio pen- siero e in qualche guisa la propria lingua (i): essi ascrivonsi (l) Ges Cristo, fondatore delluniversale fratellanza degli uo- mini nella veritli e nella virt, non invent uuovi vocaboli , quando frammettendosi alla gente, o traendusi dietro le moltitudini, spar- geva le semenze dei vero incivilimento; egli parl con parabole, e colle pi semplici parole insinu npgli animi la dottrina ciie aveva ricevuta dall'alto. Il suo linguaggio a tutti era intelligibile, poich semplice non richiedeva che semplicit e rettitudine ad es- sere inteso. In questa fecondazione prodigiosa della lingua le nozioni di giustizia e di carit si allargarono cosi, che i fatti assunsero dappoi una nuova importanza nellordine delle cose; eppure non uu solo vocabolo fu creato dall' Uomo-Dio .... I sellar) invece in- novano col mascherare il valore delle parole; ma luomo  da se solo si poca cosa che, mettendosi a imporre alla lingua, ci che non saprebliesi per essa pronunciare, la parola sembra contrarsi al tocco profano, e restringersi a minori dimensioni. Quanta parte sia la lingua dell umano sapere, cvinresi dagli slorzi, pequali tentarono sempre i sistematici di deviarne il comune significato. Ogni allen- tato contro qualsiasi principio costitutivo, cerc convalidarsi nelle nuove sigtiiGcazioni : cosi in filosofia, come in politica, nella storia e nella letteratura: ed  fatto che le societ progrediscono colle lingue; i mutamenti loro hanno vicendevole riscontro tra esse, poi- ch le lingue sono flessibili, dotate di una spontaneit tale, che, per quanto facciano in privalo i filosofi e gli scrittori, esse mo- dificatisi irresistibilmente in un senso generale: la peste delle lin- gue si  il divurtio della riflessione dall' attivit inerente a tutti glidiomi; la letteratura che non si accomuna coi volghi addiviene fittizia; i volghi non alleati alle lettere umane tendono a insel- vatichirsi. Lo scopo cui volgonsi i facitori di sistemi egli  certo quello di convergere le opinioni a quella eh essi tentano di fon- dare; ma all' infuori di poche menti che a lei conformatisi per mo- tivi tutt altro che lodevoli e plausibili, il comune non la guarda, come se non fosse; e chi la guarda un momento nell esser suo, senza prevenzione, e senza desiderio di trovarla vera, la giudica qual  , un'opinione, che nella somma ile principi! ragionevoli pro- fessati dagli uomini ,  goccia d inchiostro in un fiume. Perch nella concordanza dei falli col pensare e col sentire generale , la Digitized by Google  6o8  ua diritto quanto assurdo, altrettanto impossibile : rifare un fatto!! un fatto universale e perpetuo, che nessuna umana forza pu nemmeno modificare ; poich non chiameremmo modificazioni rilevanti , gli accidentali mutamenti prodotti dalle innovazioni letterarie , e dall aumento delle scientifiche cognizioni. La prima scienza pratica si giace qui e in nes- sunaltra parte; volere sconvolgerla,  un rinnovare la con- fusione babelica. Concediamo bens potersi dalla filosofia illustrare il comun senso , riducendo a scienza di riflessione e di prova ci che in lui  nozione concreta, confusa, non dichiarala. Coll at- tendere ai particolari , col notare i singoli componenti del pensiero, giunge il filosofo a comunicare allo scibile una chiarezza , una concatenazione teorica di idee e di ragiona- menti , merc i quali la mente va al possesso di una cogni- zione pi franca e pi sicura intorno a quegli argomenti, che formando una durevole curiosit alla niente degli uomini , tornano pure profittevoli alla vita dando incremento alle scienze subalterne. Per le quali osservazioni s'induce consistere levidenza filosofica ben pi nella scienza del prima e del poi , che nella invenzioni di nuovi priucipii nell umano cogitare. La filosofia converte in certezza di prova, ci che pel comune degli uo- mini  vero di fatto : essa coordina gli elementi del pensare e del sentire secondo i concetti che forma coll attenzione e colla riflessione sui principii costituenti lintelletto e lintel- ligibile; riduce a parti quant ewi di composto nella mente; separa il subbietlo dalloggetto, dal nesso di relazione, dalla vita scorre sul pendio del tempo frastornata da quegl intoppi cir sono accidentali, quandoch resa conforme alle Lutarne li alcuni so- litarii speculatori, cesserebbe in un subito di essere quello che  la vita umana: e   II. Della prima certezza . . 2n.1  III. Dellintuizione 211 IV. Fenomeni generali e costanti dellatto dintuizione. 228 Digitized by Google I 6 12 V. Della realit obbiettiva 25D VI. Dello spazio 274 VII. Della durala 290 Vili. Delle celle reminiscenze . . 3l6 IX. Conclusione dei superiori capitoli 333 X. Delle idee universali, e poi delle generali . , 337 XI. Della forma unica e indeterminata di nostra mente concepita dall Aliale Rosmini 363 XII. Dei priucipii universali apodittici  38.2 XIII. Del principio della causalit ....... 395 XIV. Dellordine causale deUuniverso 421 XV. Del testimonio ornano 44* XVI. Della dimostrazione 449 XVII. Del criterio d ogni verit . ^53 XVIII. Del senso comune 4^9 XIX. Dell assoluto 4^4 XX. Conclusione 4?& APPENDICE Articolo del Sig. Luigi Blanch , inserito nel N XXVI del Pro* I '* grosso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti.  Napoli x835 497 del Sig. G. Ferrari , inserito nel N CCXXXIV della Biblioteca Italiana.   Giugno i835 5a4 del Sig. Michele Parma , inserito nel Ricoglitore Ita- liano e Straniero.  Milano, Novembre i835 . 549 Digitized by Google Digitized by Google '&***?*

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