_ I J 7/cfro {Btmlelli J?om-ine fi DE DIRITTI DELL UOMO LIBRI VI Ne' quali si dimostra .che la piu sicura Custode de medesimi nella Societ Civile E LA RELIGIONE CRISTIANA; E che per V unico Progetto utile alle presenti circostante di far rifiorire essa Religione . OPERA DI NICOLA SPEDALIERI SICILIANO DOTTORE, E GI PROFESSORE DI TEOLOGIA Haud scio, an pietate adversus Deos sublata, socictas etiam humani generis tollatur . Cic. de Tslat. Deor. lib. 2. i! PADOVA is , r. uto di' i iLOSOFIA L' :L WRITTO 0 di DIRITTO CO.^AKATO IN ASSISI MDCCXCI. CON LICENZA DE SUPERIORI. fi il V A SUA ECCELLENZA M ONSIGNOR D. FABRIZIO RUFFO TESORIERE GENERALE DELLA R. C. A. E COMMISSARIO DEL MARE . Nicola Spedalier S L-Je le altre Opere mie han dovuto pre sentarsi al Tribunale del Pubblico sotto la protezione di qualche Mecenate, questa , che ora esce alla luce, ne ha maggior bisogno di quelle ; e ci non tanto per la debolez za , e per le imperfezioni a tutte comuni, quanto perch alla terza Sorella toccato in sorte un combattimento pi duro, e pi pe* ricoloso di quegli, ai quali si esposero gi le Compagne . La cosa in vero andar non dovrebbe cos : in questo periodo di tempo sono stati preconizzati con grande solenni t i Diritti dell Uomo, ed stata a tutti pro- - VI messa nella massima parte de Principati Cristiani la libert della Stampa. Pur non di meno osservandosi in fatto, che di tal li bert abusano bens impunemente i nemici della Religione, e de veri Diritti dellUo mo , ma che quegli, i quali osano appena mostrarsi alla difesa delluna,e degli altri, veggonsi da tacite minacce imperiosamente rispinti j io , che pur voglio scendere in campo j io, che nellasserire i Diritti dell Uomo contro ogni specie di Tirannia , vo glio insieme provare contro ogni sorte di Empiet, esserne la Religione Cristiana la pi sicura Custode ; io , che voglio anche affrontar la Congiura a danno di essa , e del giusto Principato , da scellerate menti con tenebrosi artificj tramata , ho duopo al certo di voce tale, che mincoraggisca , e di tal mano, che mi sostenga, onde immo to , e sereno resista alla furia de venti, che di trarmi a terra si sforzeranno. Ma a chi mai poteva con maggior fiducia rivolgermi, che a Voi, e di qual nome farmi pi sal do scudo, che del vostro ? Non rammento gi la chiarezza, e la nobilt della vostra r VII Prosapia, n V alta fama, che di s lascia rono ed in Napoli, e in Roma , tanti vostri grandi Avi , merc le gloriose gesta , con che .si resero egregiamente benemeriti del Sacerdozio , e dell Impero j le quali cose sogliono nella opinione degli uomini rispet to conciliare , ed ossequio. Siffatti pregi a molti comuni non commenderebbono abba stanza il mio Libro 5 e Voi ricco del pr* prio avete tutta la ragione di non mettere a calcolo V altrui. Ma n tampoco ho in vista tutte le virt personali , che dal su blime loco , in cui siete costituito, fate agli occhi nostri risplendere 5 delle quali uberto sissima messe raccoglierei facilmente, se il mio scopo fosse quello di tesservi un Pa negirico . No , io non parlo per lodarvi j il che n sarebbe del vostro gusto , n a me gioverebbe . Io fiso unicamente lo sguardo sovra quelle virt vostre, che sono al mio bisogno adattate: io lho detto: io ho bi sogno di un uomo , che ni insegni a non temere , che m 1 ingrandisca 1 animo, che minspiri fermezza * e costanza, nel soste nere contro gli urti delle irate passioni la causa della verit. Le quali importantissime doti ,tanfo pi-rare , quanto pi difficili,ac colte trovanti in Voi, ed in grado cos eminente , che pongono la stessa Invidia in necessit di ammirarle , e di fremerne . Sin dal primo momento, in che il supremo co mando, trattovi dallozio solitario depaci fici studj, coquali presago quasi dellavve nire vi apparecchiavate a servir degnamen te il Pubblico , vi prepose al governo eco nomico di tutto lo Stato Ecclesiastico, noi abbiam veduto esso Stato allimpulso della vostra mano maestra scuotersi con insolito moto , e di maggior vigore caldo le mem bra , affrettarsi a gran passo verso la felici t , unico centro delle dotte specolazioni, e dell'energiche operazioni vostre. Voi ci a- vete le nostre interne dovizie accresciute ; e da Voi obbligati ad aggiungere il prez zo delle proprie manifatture aprodotti di . ogni maniera, di che abbonda il nostro ter reno , andiamo nobilmente imparando a non aver bisogno che di noi soli . 11 nuovo si stema di Finanze , architettato in guisa , che riducendo a disperazione la stupida ix inerzia, accenda il fuoco della vigile indu stria , insigne opera vostra : opera vostra son pure tante Fabbriche aggiunte alle an tiche , intorno alle quali suda indefesso lin gegno ; e tante nuove macchine, che divi dendo con noi la fatica , intero lafcianci lu tile . Quanto vi si deve per linaspettato, e felice sviluppamene delle complicatissime difficolt, le quali facevan s, che la Ponti ficia Zecca di aggravio riuscisse alla Came ra , senzapportare gitile al Pubblico ! Quante grazie vi rende il fertile Ducato di Castro, e Ronciglione , mirando infrante dalla vo stra intrepida mano le servili catene, in che squallido, e smunto da gran tempo langui va ! Quanto vi Roma tenuta per la gene rale abbondanza , che i saggi vostri prov vedimenti le fanno piovere in seno ! Ma quanto avete Voi dovuto combattere col la cieca ostinazione depregiudizi volgari! Quante difficolt, e quanti ostacoli avete do vuto atterrare , postivi innanzi dalla mali gnit , dalla prepotenza,dallavarizia! Quan te folte , e torbide nubi squarciare , per trarre al chiaro i giudi principi della Scienza Eco* V X nomica ; e da quanti duri, ed intralciati ster pi il Romano suolo sgombrare, per metter gli in pratica ! Fra tanti mostri, quali coll ira in fronte , quali armati di scherno , e quali di ciechi perigli ministri, che ad ogni passo vi si affollano intorno, vi siete mai sgomentato ? Vi siete mai arrestato in mez zo al cammino? Vi siete mai piegato a de stra ,o a sinistra? Avvoltala vostra grande Anima nella sua virt, e maggior lena , e vigore dal contrasto acquistandola sempre conservata fra 1 nembi, e le procelle la ope rosa costanza della fredda ragione , e v t- toriosadi ogni avversa fortuna ita sempre per diritta linea al vero , al buono , ed al giusto . Ecco lUomo , di cui io, ho bisogno : ecco il modello , che convienmi aver sot to gli occhi, onde ad imitarlo m 1 infiammi. Deh ! non isdegnate , che io siegua le vostre orme nellarduo sentiero, al quale il vostro Genio vi guida : sento anche io i nobili sti moli di una s bella virt : sento anche io di avere un anima libera $ e preceduto da Voi, diverr di me stesso maggiore . So be ne qual premio avete Voi riportato di tan- te onorate fatiche, e lo dir volentieri. Voi siete povero. Anime vili, vili insetti, che vi pascete di fango, chinate la, fronte , e ri spettate in silenzio la povert di Cincinna to ; quella povert , che maschia figlia di generosa virt, n T insieme la pi splendi da prova : imparate , che chi schiavo dell 1 oro non pu esser di animo libero ; e che senza libert di animo mal si serve la Pa tria , e mal si va per la via degli Eroi. Del rimanente anche Voi, o Signore, siete de bitore e delle virt vostre , e della vostra gloria all immortale Pontefice Pio Sesto . Egli nella stessa Carica voftra avea gi dati a Roma i pi chiari preludj della grandezza,, alla quale lavrebbe un giorno con reai de stra elevata . Egli fin dallora gett le fonda- menta della presente felicit, e quelle idee lentamente maturando sul trono, seppe a suo tempo col suo sguardo penetrante, e sicuro, riconoscere in Voi il tesoro , che agli occhi volgari celavafi , e seppe antivedere , che in Voi risorto sarebbe il gran Genio del Cardinale Tommaso Ruffo, il cui nome vi vr eternamente nella memoria de posteri. b 2 X1L S, Monsignore , anche le virt sono ger mi , che per ischiudersi han bisogno di esser conosciuti, e posti in istato alla natura lo ro propizio. Ora conobbe Voi Pio Sesto: Pio Sesto scelse il teatro, che a Voi si con veniva . Pio Sesto impresse il moto al vostro principio di perfettibilit ,* e Pio Sesto colle virt lite fomenta , e nutre le vostre . Chi non istupisce della instancabile energia del di lui spirito ? A chi non palese il di lui inalterabile amore per la verit,per la giu stizia , per lo ben pubblico ? Chi non cono sce il di lui magnanimo cuore nel concepire le grandi imprese , il di lui sovrumano co raggio nelfeseguirle , e la invincibile di lui fermezza nel conservarle ? E certamente gloria di lui, che vi accenda con s precla ri , e nobili efempj ; ma altres gloria vo stra , che gli copiate s bene in voi stesso. Quanto a me , non potendo fsar le pupille nel Sole, costretto mi veggo a cercarne la immagine in uno specchio di riflesso, e me co mi rallegro di averla in Voi rinvenuta. DE XIII INDICE LIBRI , E DE CAPI Prefazione LIBRO r. Pag. i De Diritti dell Uomo , e della Societ Civile. Cap. I. Tendenza dell' Uomo alla felicit . 7 Gap. II. Diritto TJaturale , c sue Propriet . 11 Cap. ILI. 7 'Numerazione de'Diritti TSlaturali del? Dome. 14 Cap.IV. Vera idea della Obbligazione. 22 Cap. V. Obbligazioni naturali degli uomini fra loro . 2 e la Socie t Civile . 30 Cap. Vili. Secondo Confronto. 35 Cap. IX. Terzo Confronto . 40 Cap.X. L'uomo destinato dalla sua natura alla Societ Civile . 47 Cap. XI. Congetture sulla Origine della Societ Civile. 49 Cap. XII. Contratto Sociale , fondamento della Societ Civile . 56 Cap. XIII. Schiarimento di.trc Difficolt 63 Cap. XIV. del Principato : doveri, e diritti del Principe . 66 Cap. XV. Elezione della Forma di Governo. yi Cap. XVI. Elezione del Principe . 74. Cap.X Vlf. Obbiezioni, e Risposte . . % 2 Appendice. Dottrina di San Tommaso sulla Sovranit. 95 Cap.XVIII. Quanto sia pericoloso il voler mutare Governo . 99 Gap- XIX. Organizzazione della Societ Civile. loj Cap. XX. Ibernico de'Diritti dell'Vorno nella Societ Civile. io 6 LIBRO II. Societ affidata a puri Mezzi naturali. m Cap. I. Mezzi naturali atti a regolare l'^imor proprio . 111 Cap. II. Quanto possano sull' ^tmor proprio la Virt, ed il Vizio . u Cap. III. Quanto possano sull' ^imor proprio le Leggi Civili:primo difetto essenziale di esse . / Cristianesimo la Morale ha una base stabile I XVI Cap. X. Tacila sola Chiesa Cattolica s trova Consistenza Cap. XI. Efficacia de' Voleri Miracolosi della Chiesa Cattolica Cap. XII. Vantaggi ridondanti alla Societ da' Sacramenti Cap. XIII. Della Correzione Fraterna, e della Censura Episcopale Cap. XIV. Eccellenza della Carit Cristiana Cap. XV. Obbligo Cristiano di fare opere di Carit Cap. XVI. Temperamenti del Cristianesimo sulla Guerra, sulla Schia vit istilla Totest Taterna, e sulla Votest Maritale 3 1 o Cap. XVII. Tazienza, e Rassegnazione Cristiana 3 2 4 CAr.XVlII.Orazione, Vovert , e Mortificazione Cristiana 3 2 7 Cap. XIX. Commercio protetto, e rettificato dal Cristianesimo 33* Cap. XX. ^trti, e Scienze promosse dal Cristianesimo 3 3 Cap. XXI. Sociabilit , ed Intolleranza Cristiana 34 r Cap. XXII.// Cristianesimo nemico nato del Despotismo 347 Cap.XXIII.// Cristianesimo amico nato del giusto Trincipato ^ 3 5 * Cap.XXIV.I r 8 DE DIRITTI DELL UOMO vi fanno smaniare, vi tengono in istato di violenza . Allora lanimo non ist a suo grado , e per , che si reputa in felice. Al contrario allorch i suoi desideri son paghi, si accheta, e gode dolcemente in s stesso , ed in siffatto stato si chiama felice . Dunque la felicit uno stato di acquiescenza, e di godimento . . 3. Ed bene, che si distingua la felicit dalla cagione, che la produce , o sia dalle cose, che la contengono > Imperciocch al tro il dimandare , che cosa la felicit, ed altro il cercare, se si contiene, per esempio nelle ricchezze , nella gloria , ne piaceri de sensi, nella virt . I Filosofi Greci per aver confuso ['effetto colla ca gione, non poterono disputando convenire, qual fosse il fine ultime, il bene sommo dell uomo . Il solo Epicuro defin con chiarezza , es ser la felicit uno stato di piacere, o sia di godimento: se non che essendo Ateo , non pot scuoprire la vera cagione , che contiene il piacere , il godimento proprio dell uomo . . 4. A noi sar facile il determinare, qual esser debba la ca gione della felicit . Poich questa uno stato di acquiescenza , e di godimento , uopo , che si contenga in cose alla natura dell 'animo con formi : altrimenti le di lui facolt soffrirebbero un urto, una contrad dizione continova, la quale distruggerebbe lo stato di acquiescenza, c di godimento, in che, si detto, consistere la felicit. Folle, chi simmagina, essere ogni sorta di piacere atta a renderne felici ! Que piaceri, che contrastano clla ragione, spargono nellanimo lamaro veleno di una inquietezza , ora maggiore, ed ora minore , che dura, quando pi, quando meno ; e che talvolta uccide, o non termina , se non col terminar della vita. . 5. A ci, che conduce alla nostra felicit ,diamo la denomi nazione di bene ; di male a ci,eh atto a renderci infelici. Una co sa poi , la quale non abbia rapporto alcuno colla nostra felicit , 0 colla nostra infelicit, per noi indifferente. Non faccia per tanto maraviglia, se la stessa cosa, che ad uno sembra buona, sia stimata mala da un altro.Non tutti cercano la felicit in una medesima fon te ; e per variano in essi le idee dei bene , e del male, che sono relative alle cagioni della Felicit, e della infelicit. Il Cinico, che si stimava felice nellesser povero, dovea credere un bene la povert; e questa sembrar doveva un male al Peripatetico, il quale riputava atte alla felicit le ricchezze . . 6 . 11 bene dee per tutti generalmente distinguersi , in reale", ed quello , che pu veramente farci felici ; ed in apparente ; ed quello, che pare atto a felicitarci, ed effettivamente c infelicit . Lo stesso dee dirsi del male . . 7. Chiarita la idea della felicit ; che luomo tenda natural- jncnte ad essa, , come si accennato, una verit nota a tutti por LIBRO I. CAPO I. 9 Ja va Immediata del sentimento : ma non tutti per avventura compren- dono la forza di questa tendenza naturale. Diciamo adunque , esser questa una inclinazione necessaria, , una propriet essenziale della no stra natura, un attributo, senza il quale luomo non sarebbe uomo. Che cosi potentemente sia ciascuno spinto dalla natura verso la fe licit, ne dimandi a s stesso. Posso io rinunciare un solo istante al ia felicit ? posso proporre un fine diverso alle mie operazioni ? posso essere indifferente alia vista del mio bene, e del mio male ? Tutto ci riesce impossibile. Pu certamente l'uomo cercar per inganno la feli cit, dove non : ma gli stessi suoi ravviamenti provano, che la natura lha ordinato alla felicit , mentre cade nella infelicit, perch cerca la felicit. . 8. Tuttavia vediamo , se la Ragione giunga col suo lume a scuoprire ci , eh a tutti noto per sentimento . Pare alla mia Ragio ne , che un ente intelligente debba essere per questo stesso appeten te . Ne converrete anche voi, se rifletterete, che una volizione non altro in sostanza , che un affermazione , ed una nolizione non altro, che una negazione. Ora l'affermazione , e la negazione, il dir di s, c '1 dir di n propriet inseparabile dalla intelligenza . Laonde per? ch luomo ppr natura intelligente, debbessere insieme appetente, cd abborrente per natura : appetente del bene , cio di quel, che lo rende felice, cd abborrente del male, o sia di ci, che non atto, se non ad infelicitarlo. E cos par dimostrato , ebe la tendenza ver so la felicit una propriet inseparabile dallessere intelligente. . 9. Sviluppiamo meglio la prova. Noi ci rappresentiamo 1 /- telletto , e la volont, come due facolt distinte ; e lo sono , in quan to luna si definisce diversamente dallaltra : ma essendo che il sem plice non ammette vera composizione, le due facolt non sono real mente, che lanima stessa diversamente modificata. Ella una sostam za viva , e la sua vita consiste in azioni proprie della sua natura . In quanto la sua forza attiva produce idee , si dice, che intende ; ed in quanto approva , o disaprova quel, che intende , si dice , che vuo le , o che non vuole . Sicch per sua natura appetente . ed abbor rente sotto il lume della cognizione , che la dirige ; e per lappetire il suo bene, e 1 abborrire il suo male, o in termini equivalenti , il cercare la sua felicit, ed il fuggire la sua infelicit un attributo necessario della umana natura . . io. E la natura stessa ne d chiarissimo indizio in ci, che la volont nostra necessariamente determinata al bene in generale. Il che significa, che nulla possiamo volere , qualor ci si appresenti in sembianza di male ; che tral male,el bene in genere non libert di elezione ; ma bens dentro i limiti de beni ,e de mali particolari. Ora. giacch il bene quel, che conduce alla felicit , ed il male alla inr B 10 DE DIRITTI DELL UOMO Feliciti ; il dire , che non possiamo volere, se non il bene, un di re, che non possiamo volere, se non la felicit. .n. Non ci lagniamo della natura, che non ci abbia concessa una libert illimitata . Che sarebbe una nave senza timone, esposta all impeto de venti, ed alla incostanza de flutti ? Tal sarebbe 1 uo mo , se la volont sua non avesse un punto di appoggio : tutte le azio ni, che formano la tela delta vita, si farebbero a caso: non si ve drebbe in esse un ordine, un disegno, un perch ; e di pi correremmo ogni momento rischi di perderci. La idea generica del bene, sem pre presente allo spirito, e da cui la volont non pu mai dipartir si, la fida sentinella, che ci avverte de pericoli ; il timone , il qual dirige il cammino ; il punto immobile del compasso , che mette in tut te le nostre operazioni una regolarit , una corrispondenza , un archi tettura degna dellente ragionevole, e della sapienza del suo fattore. . is. Lanima umana esiste in due stati : prima unita al corpo; e questo stato passaggero ; e poscia che si sar ridotto in polvere 11 corpo, proseguir ella a viver vita immortale. Donde segue, che appartenendo ad essa la felicit,perch essa , che lappetisce, e ch capace di sentirla , fa duopo riconoscere una felicit temporale , ed un altra eterna. . 13. Nella sfera del tempo perfetta felicit non pu darsi. Non vi ha bene, che non sia misto di mali : dunque non si d puro gode re . E qualsivoglia bene temporale assai limitato, e di una rapidit, che spaventa, perocch ogni cosa contingente non mai la stessa : nel secondo momento non pi quel, chera nel primo: si cangia inces santemente , e perisce a poco a poco . Quale acquiescenza pu avervi lo spirito , il quale tende allinfinito , all immutabile, alleterno ? .14. Queste condizioni aver deve loggetto della perfetta nostra felicit ; e non si trovano, che nel solo Dio. E che altro vediamo noi in confuso nella idea generica del bene ? Non l'infinito , il quale non capendo nellangusto giro della nostra intelligenza, ci si d a conoscere in un modo vago , ed indeterminato? E cosi non siamo chiaramente, e perpetuamente avvertiti , esser nel solo Dio la perfetta felicit nostra riposta ? . 15. Dunque lordine della saviezza di mirar sempre al firn ? ultimo , il quale non si pu perfettamente godere, se non da poi che lo spirito si sar liberato daglimportuni lacci del corpo,e sar uscito clallrncanto della materia. E per dobbiamo reputar vero male qua lunque bene temporale, che si opponga allacquisto di Dio, essendo troppo chiara la regola della ragione , che collidendosi le due felicit, alla imperfetta preferir si dee la perfetta. 16. Io per voglio, che ci sia detto di passaggio, e come fuor 'di proposito. Imperciocch sino a tanto che non si ragioner del LIBRO I. CAPO I. ri Dcfsmo , dobbiamo supporre gli uomini privi di ogni idea religiosa ; dobbiamo supporre, che non, abbiano;.alcuna cognizione di Qioy.n deli esser doppio deli 'uomo , n delja vita, avvenire,, ma che la loro ragione sia tutta concentrata nella sola felicit, temporale . Sicch non creda al-, cuno , che io voglia destramente cangiare il soggetto delie presenti ricerche, con sostituire allinteresse temporale uno del tn%to l spirituale4 . 17. Asserisco anzi con tutto rigore ., chessendo luoijaq- sempre intelligente , e sempre appetente; facendosi cio il desiderio della feli cit sentire in tutti i momenti della sua esistenza anche temporale ; anche in tutti i momenti della medesima dalla natura chiamato alla, felicit ; e che se non gli dato di rinvenirla perfetta in questa vita mortale, per la qualit del suo soggiorno , non per tanto egli nato per esser felice , comunque pu . . iS. E perch la felicit il gran fine di tutte le nostre ope razioni , la natura ci ha forniti del bisognevole per conseguirla. Noi. abbiamo una mente , una volont, ed una forza luogomotiva. La pri ma esamina gli oggetti , se sono buoni , o mali : 3 seconda determina. la scelta, e comanda alla terza, la quale mette inazione le membra del corpo, per impossessarsi di ci, che dee formare la felicit. . 1 cio co diritti de.la conservazione , e della perfezione di s stesso , e della sua propriet va intimamente congiunto il diritto della liberta in fare tutto ci, che gli concerne C a a(S DE DIRITTI DELL UOMO .22. Ogni uomo ha il diritto di libert anche in pensare , o sa in giudicare circa ci, di che si parlato . Voglio dire , che il giu dicare di tutto ci, che si riferisce alla mia conservazione , alla mia perfezione , alla mia propriet , appartiene a me , -non ad altri . E questo il quinto diritto, il quale si dimostra per assurdo, come il precedente in tal modo . Il detto giudicio appartenga , non a me , ma ad un altro: ne seguir, che io dovr dipendere dal giudicio di un altro nel fare, poich se il giudicio altrui avesse a rimanere ste rile , effettivamente io mi regolerei col mio . Ma io sono indipen dente , libero nel fare . Dunque d uopo , che lo sia ancora ncr glliQiLuTL . , .23. Mi giova dimostrarlo di nuovo direttamente. Chi pu es ser meglio informato depropri bisogni, che chi gli sente ? Chi co nosce meglio le proprie inclinazioni , e le proprie circostanze , che chi si trova nel caso? Corre meritamente in proverbio , che ne sa pi il pazzo in casa sua , che il savio in casa altrui . ter la qual cosa poich il giudizio di ci, che conviene, 0 disconviene ad uno, dipende naturalmente dalle indicate cognizioni , naturalmente spetta a colui , eh in grado di averle meglio , che ogni altro , cio a colui stesso, che deve fare. Direte , che ciascuno pu in causa pro pria ingannarsi. Ed io rispondo, che un altro, e pu ingannarsi, e pu voler ingannare. .24. Diamone una terza prova sensibile . La natura ha dato a ciascuno il suo gusto, il suo udito, il suo odorato . 1 n alcuno a giusto titolo pretendere , che gli altri piglino per regola delle sen sazioni loro il suo odorato, il suo udito, il suo gusto ? Similmen te giacch la natura ha data a ciascuno la sua ragione , vuole , -h e- gli giudichi da s stesso di tutto ci, che riguarda lui, non che si sottometta al giudicio di un altro . .25. Ogni uomo ha il diritto di usar la forza , quante volte essa necessaria alla difesa , 0 alla reintegrazione de cinque diritti enunciati. E questo il sesto. In effetto, chi ha diritto ad un fine, lo ha pure ai mezzi, senza i quali non pu conseguirlo. Ma ognuno ha diritto di custodire, o di ristabilire i divisati cinque diritti ^co me quegli , i quali sono inalienabili , imprescrittibili , sempre vivi, sempre derivanti dalla umana natura. Onde , allorch non pu di fendergli, o reintegrargli, se non colla forza, ha diritto di adopera cela forza. .26. Ho specificata a bello studio la condizione della necessit nell uso della forza , perocch oltre questo mezzo la natura somministra quel lo della persuasione . Nel che da osservarsi la regola, che qualo ra pu lintento ottenersi per la pacifica via della persuasione , non permesso dar di piglio alla forza . La ragione amica dell ordine. LIBRO I. CAPO IIT. e tra mezzi atti ad un fine sempre cert .ordine naturale , in cui uno pi prossimo , e laltro pi lontano dal fine . In esso la forza occupa l'ultimo luogo; e per allora solamente lecita , quan do ogni altro mezzo kob giova . Prima debbono tentarsi i mezzi pro pri dell uomo, e non usare il mezzo, che abbiamo comune co bru ti , se non in caso di estremo bisogno . Allora soltanto approvato dalla ragione , e passa in diritto . . .27. b nell usar .la forza non ci permesso di rare a nostri simili pi male di quel, clic basta alla custodia, o allo ristabilimen to de nostri diritti. eccesso , siccome non necessario , cosi non e mezzo , e conseguentemente non conforme alla ragione , e quindi fuor di diritto . , . , .28. Parimente lodio, e Io spirito della Vendetta consistente nel volere render male per male , e nel compiacersene sono vietati dalla ragione, non entrando nell ordine de mezzi atti a difendere, o a riparare i nostri diritti. .29. Ora ogni diritto , che pu farsi valere colla forza ; o in altri termini , ogni diritto, che associa il diritto della forza , si deno mina da Pubblicisti diritto -perfetto . Quindi , che 1 cinque diritti dimostrati sono perfetti . Parleremo adesso di un altro diritto , eh e pur naturale, c di somma importanza, ma imperfetto , come quello, che fuori di un solo caso non ammette il diritto della forza. .30. Fra tutte le cose atte naturalmente a conservare , ed a per* fezionare il proprio individuo occupa senza fallo il primo posto 1 uomo medesimo, il quale tanta utilit pu alluomo arrecare, che suol dirsi con enfasi homo bomini Deus . Ci nasce dal sentire egli in se stesso i bisogni, che sentono gli altri; c dall avere la stessa intelligenza, la stessa loquela, e la stessa forza luogomotiva. E noi ben conoscendo la importanza di queste doti , nelle nostre urgenze ricorriamo agli uomini, pi per instinto , che per riflessione . Ci premesso : .31. Ogni uomo in tutto ci , che concerne rammentati suoi diritti , ha diritto di essere ajutato dagli altri uomini . Questa verit consolante si fa palese dal diritto , che ha ciascuno a tutto ci , eh mezzo acconcio a conservarlo , ed a perfezionarlo , e: dal ri flettere , che gli uomini sono mezzi a ci opportuni , e pi , che ogni altra cosa. .32. Ma questo diritto esser sempre imperfetto , tranne il caso di una estrema necessit , non a mettersi in dubbio . Imperciocc si stabilito fra-diritti delluomo, che il giudizio di ci, checon- vien fare, o non fare nelle date circostanze relativamente al proprio individuo , appartiene a quel tale , che dee tare, o non fare, e noti ad altri. Or quando F uomo bisognoso di soccorso potesse astringer 22 DE DIRITTI DELLUOMO quello , da cui brama di essere sovvenuto , lo spoglierebbe de! di ritto di giudicare , se gli convenga aiutarlo , attesa la cura , che a lui sovrasta della conservazione , e della perfezione del suo proprio individuo. Dunque non a quello permesso dalla ragione 1 uso del la forza : il che fa , che il suo diritto rimanga imperfetto . 35 Il caso poi della estrema necessiti , allorquando uno fisicamente inabilitato a sussistere da s medesimo . Allora 1 altrui sovvenzione diventa mezzo assolutamente necessario alla conservazio* ne di lui , e perci il suo diritto passa ad esser perfetto . E bens limitato , primo , alla pura sussistenza ; secondo , al tempo , sino al quale dura la vera impossibilit di conservarsi da s stesso ; terzo , alla condizione , che la impossibilit non sia colpevolmente voluta , da chi la soffre , t quarto , tal diritto cade sopra il superfluo, non mai sul necessario degli altri. .J4 Ecco la dote della natura nostra madre: ecco il deposito , che dobbiamo custodire nella Societ Civile. Questi diritti sono gli strumenti della nostra felicit ; e n mallevatrice la ragione : essi in tanto ci competono, in quanto il fine naturale di tutte le nostre ope razioni quello di renderci felici ; e che ci competono , ce lo assi cura la ragione , giudice del vero , e del falso. Io ho consultato il suo oracolo, e quel , che vi presento in questo scritto, la sua ri sposta . Ringraziatela : ha parlato per voi ; e non parla mai senza farsi rispettare. CAPO IV. Vera idea della Obbligazione . .i. T A natura ci ha dati certi diritti ; ma ci ha imposte pure certe JLa obbligazioni . Queste sembreranno un peso a taluno : a ben considerare per , tutto favore , tutto in vantaggio deli uomo . Non alla felicit necessario lesercizio de diritti ? e non conseguente mente nostro interesse , che si osservino? Or a questo eziandio ha pensato la natura , nel cui intendimento le obbligazioni , che li 3 cia scuno verso ciascuno, servono a custodire i diritti , che ha ciascuno sovra ciascuno: levate ogni obbligazione, e toglierete ogni diritto . .2. In fatti la idea della obbligazione relativa a quella del di ritto . Per lo che se vuoisi definire, essendo questo un potere , quel la, uopo , che' sia un dovere, conformi luno , e laltro alla ra gione . In termini pi chiari , il diritto , o sia il poter fare , li bert , indipendenza ; la obbligazione , o sia il dover fare , dipen denza , necessiti . Ci sembra abbastanza intelligibile : tuttavia del diritto ognuno si forma agevolmente idea distinta , e tutti ne abbrat- ciano una stessa definizione ; nel concepire la obbligazione sorgono va- LIBRO I. CAPO IV. 23 ,j*ie difficolt, che offuscano la mente, e gli Autori non possono nel definirla accordarsi - , .j. Una Scuola la fa consistere nel vincolo di un motivo colla volont ; e ripete il motivo dalla intrinseca convenienza dell azione medesima colla ragione. ^ . .4. Il qual modo di Concepirla soggetto a due difficolta . Tri no , noto , che la volont umana non opera mai senza qualche mo tivo , e che sovente il motivo c preso dalla intrinseca convenienza dell azione colla ragione ; e ci non ostante non si verifica sempre, che sia obbligata a cos operare . Secondo , la obbligazione sembra nella sua idea confusa una specie di contratto ; cpar, che niuno pos ta contrattar con s stesso. .5. Un altra Scuola di avviso , che a fondare una vera ob bligazione non basti la mera convenienza dell azione colla ragione , ma che si esiga di pi una necessit morale indispensabile derivante dal timore di un male . Vuole perci , che ogni obbligazione aver debba il suo principio fiori della persona obbligata in un superiore avente diritto dimporle quella necessit morale, e munito di poten za da atterrirla colla minaccia di una pena * A tal r * uar ^ C0 ' 0 c v0 ut ?, a , 'jl superiore degli uomini, prende la denominazione di Legge . Ma c egli da farsi tanto rumore, se si adopera il termine di Ugge in cambio, di pegola., e di forma , esprimendo tutti la stessa sosM . nza . . * tu. Le nozioni morali pertanto menti, che la industria sociale ha saputi trovare; e laddove egli cor rerebbe pericolo ad ogni passo di perdere ad un tratto tutti i suoi pregi, e la vita, noi ci possiamo promettere una lunga vecchiezza. . 15. Peraltro gli abitatori delle citt, non sono disposti a con siderarsi , come tanti cadaveri per piacere alluomo selvaggio. Il co mune del popolo gode ottima salute , ed ha il corpo vegeto , e ro- 4 0 DEDIRITTI DELLUOMO busto abbastanza. Accordiamo, che il selvaggio sarebbe pi forte, pi agile, pi spiritoso : accordiamo, che luomo nella Societ^ Civile de gradato : applichiamo a lui la differenza, che si fa trall animale di mesticato, c lo stesso animale non ancora domato: che se ne vuolo inferire? Se noi non conosciamo una pi forte tempra di salute ; e se quella , che abbiamo, passabile , di che ci dorremo ? Forse ne afflig* ge, che non n dato il volare , o che non siamo giganti ? Un bene, che non si conosce, per chi noi conosce, non esiste. N la molle dama invidia la robustezza della pastorella, n il voluttuoso cavane:e brama le nerborute braccia del contadino. Non- si declami in astratto si ra gioni in concreto : si ponga tutto sotto gli occhi ; e poi si decida , se quanto al corpo non si stia infinitamente meglio nella Societ cjvi e, di quel, che si starebbe nello stato di pura natura . Il Rousseau aboag la colla eloquenza, e noi diciamo la verit . CAPO IX. Terzo Confronto frallo stato di pura Natura, e la Societ Civile . i. l si accorger il lettore ,che in questo Capo si dee con- VJJ" frontare luno stato collaltro riguardo alla sanit della '/en te , che nella filosofica preghiera la seconda condizione per esser e- iice . . . 2. Certa cosa , che nello stato di pura natura 1 uomo sare be assai povero di cognizioni. Donde siegue , che non. potendo ra marsi ci, che non si conosce, egli avrebbe meno appetiti. Or g 1 a P; potiti, dice taluno, sono tante specie di servit per lo spirito, QU an . sono gli oggetti , di che sono famelici, e per conchiude., che ^ ani mo nello stato di pura natura sarebbe di lunga mano pi, libero , e P^ r conseguenza/)/ felice , che nella societ civile , dove 1 aumento ce cognizioni aumenta il numero degli appetiti. . 3. Questo un ragionare troppo vago, ed indeterminato . noi faremo venire al chiaro la verit, se il cortese lettore vorr degnarsi 11 accompagnare la nostr'analtsi con unattenzione sostenuta . E primamen te,che la pluralit degli appetiti importi servit, sempre, ed in ogni caso , una proposizione evidentemente falsa. Imperciocch se fosse vera. ne seguirebbe, che uno , il quale avesse un appetito solo , sarebbe il ptj* libero. Il che visibilmente contrario alla verit, mentre la liberta 1 costui sarebbe anzi la mnima delle possibili . Fate attenzione alla me* della libert, e la troverete anzi nella copia, che nella scarsezza, de mezzi. Converrete meco, quegli esser pi libero, che pu fare pia cose , e quegli meno , che meno cose ha in suo arbitrio di fare . Direste pi libe : LIBRO I. CAPO IX. 41 i*o un , che abitasse una casa vuota di rutt, che un altro , il quale layesse fornita di ogni sorta di mobili ? I mobili, gli strumenti, i mez- 4si dello spirito sono le cognizioni, e gli appetiti , chesse risvegliano . Laonde quanto pi cresce la sfera delle cognizioni , e degli appetiti, tanto maggiore la copia da mezzi per lo spirito ; cio a dire tanto pi cresce la sua libert . Tal essendo la .verit , non bisogna conden sare cos in generale la ricchezza della socipt civile , che per s stessa, generalmente parlando , anzi un bene, il quale non si cangia in male, se non per certe circostanze : n bisogna lodare la povert dello stato di pura natura , che per s stessa , generalmente parlando , un male , il quale non si converte in bene , se non per altre circostanze. .4. Per non avvilupparci nella fallacia -*insieme cogli appetiti a considerarsi il potere di satisfargli ; e diremo t vero , se diremo, che gli appetiti, cui sia congiunto il potere di appagargli, sono lieta sorgente di libert , e di godimento , ma che generano servit , e pa timento quegli, a saziare i quali manchi il potere . Talch consistendo la libert nel poter fare ci, che si vuole, quante pi cose voglia mo , e possiamo fare , tanto pi liberi siamo ; ed al contrario tanto saremo pi servi, quanto pi vogliamo, e meno possiamo fare. . 5. Rimane or ad esplorare , qual sarebbe alluomo pi van taggiosa delle tre ipotesi , che naturalmente risultano dagli spiegati principi. La prima , che si arricchisse di cognizioni, e di appetiti, ed altres di mezzi, per satisfargli. La seconda , che si mantenesse ricco di cognizioni, e di appetiti, ma povero di mezzi . E la terza, che non potendo somministrarglisi abbondanza di mezzi , si racchiudesse entro angusta sfera di cognizioni, e di appetiti. . 6 . Che la prima situazione sarebbe la pi vantaggiosa, troppo manifesto per dispensarmi dal provarlo. Ma ella una grande sven tura per Tuorno, che in niuno immaginabile stato realizzarla possiamo. Verte adunque il dubbio traila seconda, e la terza. >7.Ma un dubbio , che si decide presto a favore della ultima. Il non avere un bene , che non si appetisce, n si conosce, non cer tamente una pena: bens un rammarico il conoscere , e bramare una cosa, e non poterla ottenere . In quella condizione non si godrebbe, n si patirebbe : in questa tanti disgusti sentirebbonsi, quanti appetiti resterebbero famelici. . 8. Stando pertanto nedivisati termini, sembra non potersi du bitare , che luomo troverebbe meglio il suo interesse nello stato di pura natura, che nella Societ Civile, attesoch nelluno poco conosce rebbe , poco bramerebbe, e poco per conseguenza si affliggerebbe, laddove molto nell 1 altra si conosce, molto si desidera, e per molto si pena. Svolgiamo pi minutamente questa materia . . p. Nella Societ Civile forza , che vadansi sempre acqui- 4* DE DIRITTI DELL'UOMO stando nuove cognizioni. Ed ecco coin , Gl intelletti umani sono dm* dole loro in moto continuo: sentendo lo stimolo esterno della emu lazione , accrescono i loro sforzi ; e gli uni servendo di lume agli al tri, bisogna, che nelle scoperte si vada sempre innanzi. Chi nume rar volesse i generi de beni ammassati dalla umana industria nella So ciet Civile, empirebbe grossi volumi colla sola nomenclatura . Ora tutte le invenzioni hanno perfine il comodo ? ed il piacere, e stanno esposte ognora agli occhi di tutti. Conosciuti gli oggetti , come buo ni , generansi subito altrettanti appetiti senza il concorso di altra ca gione. Ma la Societ Civile non somministra , se non a pochi , i mez zi di acquistare tutti i beni, che bramansi N ci pu essere altri menti . Imperciocch i prodotti della industria constano fatica; e ccr- tissimamente se non si ha bisogno di faticare, non si fatica. Qual con* tadino vorrebbe soffrire tanfi strapazzi allaperta campagna ? quale ar tefice vorrebbe sudare di, c'notte in tetra fucina, se non avesse bi sogno di procacciarsi il pane colla opera delle sue mani ? Posto ci, se la Societ Civile desse a tutti gli stessi mezzi di godere , ninno faticando, non solo si diseccherebbe la sorgente debeni di lusso, mi anche di quegli di prima necessit . Talch chi volesse mangiare, sa rebbe costretto a lavorare da s stesso la terra , c da s stesso fare tutto il restante. Cos non vi sarebbe subordinazione, n vera unio* ne fracittadini, perch luno non sarebbe aiutato dallaltro; e senza subordinazione, e senza vera unione non vi sarebbe Societ Civile. .io. Vedete adunque, che la Societ civile esige essenzialmente una disuguaglianza di propriet ; e quel, ch pi , esige ancora, che molti nulla posseggano, e che altro diritto non abbiano di propriet , se non sul frutto della industria personale . Laonde sarebbe vano il lagnarsi delle leggi civili, le quali,quando pure volessero introdurre la eguaglianza de'fondi,vi osterebbe sempre la intrinseca indole della societ civile, anzi la stessa natura delluomo; avendo noi veduto , eh essa neppure potrebbe sussistere nello stato di pura natura. Pos sono le dette leggi vietare le grandi possidente, e dividere pi mi nutamente i terreni, di sorte che si aumentasse il numero deproprie tari ; e questo in verit sarebbe di giovamento grandissimo ; ma che fossero tutti possessori , no , non potrebbero farlo, senza distruggere il diritto della libert. . il. Giacch pertanto nella civil societ buona parte di cittadini non pu aver quasi altri mezzi, che di provvedere alla pura sussisten za , buona parte di cittadini riguardo agli altri innumerabili beni es posti in pubblico dalla industria, uopo , che viva in istato di />'- nazione ; cio a dire ,che stia a mensa imbandita senza poter mangiare. . 12. Mi figuro , che chiunque avr letto fin qui, porter il suo pensiero, c la sua compassione solamente sovra i contadini, sovra gli LIBRO I. CAPO IX. 4 j artigiani , sovra quegli , in una parola, che sono popolo. Ma cono scer , che non ha ragione di ristringere cosi angustamente la vista, e che farebbe assai bene , se in quel numero comprendesse pure s stesso, qualunque sia il posto, chegli ha sortito in questo teatro ; se rifletter , che glindividui costituiti in societ, chi per un verso , e chi per un altro , debbono tutti senza eccezione vivere in istato pi di privazione, chedi possesso.. Eccone la cagione. Vi ha debe ni di pura opinione , ai quali le umane passioni sono molto sensibili , e che non si acquistano pervia di compra. Tali sono gli onori, ed il comando , che lusingano potentemente la superbia, in quelli spe- cialmente , cui non mancano beni di altra natura . Ora i concorrenti son sempre molti; ma i beni, che bramano, non possono contentare, che pochi . Ho detto in alcuni specialmente , perch ambizione, figlia della superbia , una passione comune , la quale nel comune degli uomini se non pu aver per oggetto il comando, e,gli onori pubblici , prende di mira tutte le superiorit, e tutte le distinzioni, che per mette la condizione privata. E perch ciascuno si crede sempre pi. degno degli altri , il conversare degli uomini in societ civile un continuo urto di superbia con superbia, di ambizione con ambizione. Or chi pu ridurre a calcolo le privazioni, che un tal conflitto ge nera in tutta la carriera della vita ? Dove lascio la passin dellamo re, che anchessa si pasce di un bello ideale, e che ne tiranneggia, e ne strazia cosi miseramente ? Confronti ogn innamorato tutti i suoi godimenti con tutte le sue privazioni, c veda, se pu trovarvi una ragione di proporzione , che Sia tollerabile . . 13. Oltre ci nella Societ Civile tutti gli appetiti si assotti gliano , e si affinano in guisa , che giungono ad un segno, che nulla pi gli contenta. Osseryate il divario, che corre traila manieradi ve dere, che si formata un Dipintore, traila maniera di sentire, che ha acquistata un Musico, e quella di un contadino. Il contadino al lorch fisa gli occhi nel volto di un uomo, o di una donna, non ve de al certo tutto ci, che vi , perch la sua imperizia fa si, che non sappia cercarlo : vede grossolanamente, vede in massa, in con fuso ; laddove locchio del Dipintore esercitato dallarte vi scuopre un mondo di accidenti. Egli va esaminando le forme , e confrontando le proporzioni; va osservando la moltiplicit , e la gradazione delle tinte, leffetto della luce, il carattere, le parti, chesprimono gli af fetti , e. con qual moto gli esprimono , e mille altre differenze , che allocchio inesperto non si manifestano . Dite lo stesso dell orecchio del Musico, allorch sente cantare. Egli va accompagnando col pen siero la voce, e misurando con esattezza tutti glintervalli, pe quali .ella passa: decide precisamente , quando la intonazione non perfet ta , e quanto cresce, e manca : intende, come da un tuono entra in F * 1 44 DEDIRITTI DELLUOMO _ . un altro, ed indovina,quali accidenti incontra per via: forma giudi- ci sulla somiglianza de motivi, sulla imitazione , sulla nettezza delle idee,sulla precisione del periodo musicale;si accorge del risalto, che prendono gli accenti naturali delta parola espressa col canto , ed al trettali finezze, che per un orecchio non ammaestrato dall arte sono tutte perdute. Un tale occhio, ed un tale orecchio, convien , che pa tiscano molto, sempre che il perfetto , il quale solo gli appaghereb be, non pu trovarsi, se non di rado, e con gravissime spese. . . 14. Lo stesso accade a tutti gli altri' appetiti . La societ ci vile una scuola, che col vivo esercizio gli va dirozzando, attenuan do, e dilatando: ella assuefa lattenzione a portarsi in giro su P e ^ gli oggetti, a distinguerne i gradi,a rilevarne le differenze. Nel qua modo il gusto merc di tanti confronti si va ognora perfezionando , e conosciuto che abbia l'ottimo , tutto il mediocre lo infastidisce . 0 non far lunga induzione delle innumerabili diiicatezze, dede qual viviamo abitualmente schiavi . Il lettore vede abbastanza , che vera mente siamo schiavi circondati da catene di ogni sorte ; che veramente la vita nostra un continuo passaggio di privazione in privazione, sparso di amarezza, seminato di spine , e da tetra maninconia tutto ingombrato. Quinci la noja, che ci fa lentamente marcire; quinci a taciturnit, e la fissazione del pensiero, che istupidisce i nervi ; quin ci le smanie, ed i lunghi infuocati sospiri, coquali ci rendiamo pe santi agli altri, ed a noi stessi ; quinci un animo sempre irritato , e sempre irritante; e quinci unaltra infinit di mali, cos fisici come morali, che superano di lungaman la somma de beni, che ciascuno dalla societ civile riceve. Osservazione affliggente, ma vera : 1 due terzi del genere umano muoiono senza invecchiare , avvelenati dal e privazioni , che soffrono. . . iy. Ma nello, stato di pura natura assai limitate sarebbero le cognizioni delluomo , ed assai limitate conseguentemente le brame. Fuor degli oggetti di assoluta necessit, che riduconsi per ogni indivi duo alla propria sussistenza, e per alcuni alla riproduzione delta specie, a quali altri bisogni potrebbe soggiacersi ? Se luomo vivesse solita rio a s stesso, lodio , la compassione , la invidia, la rivalit , la su perbia , e l'ambizione sarebbero germi in lui perpetuamente inerti . Essi non possono svilupparsi , se non in virt di un confronto , che si faccia tra s, ed i suoi simili, coquali si convive. Sicch quelle passioni in persona del solitario resterebbero sempre chiuse nel ger me , e sarebbero, come se non fossero. Il coesistere con altri uomi ni , ancorch senza patti , e come porta il caso , le schiude, e le mette in azione. Ond , che s nello stato di pura natura luomo cercasse laltrui compagnia , non ne sarebbe certamente esente . Ma cotali passioni sarebbero rozze , materiali , e limitate , come le co gnizioni; e per di poche privazioni esser potrebbero cagione. LIBRO I. CAPO IX. 45 . 1 6. Or dunque librando in giusta bilancia luno, e laltro sta to, la preponderanza, par, che sarebbe in favor dello stato di pura natura , ed i miei lettori torneranno a disgustarsi della Societ Civile, persuasi , che la saniti di niente si troverebbe assai meglio in quello, che in questa . Nondimeno io gli prego di sospender tuttora il giu- dicio, perch ancor ci rimane da esaminare : ma non presenter loro pi di quattro considerazioni. . 17. La prima si , che nello stato di pura natura le passioni concentrando tutta la forza nebeni di prima.necessit, sarebbero irri tabilissime, e ferocissime , appunto perch ristrette in angusta sfera; simili alla materia ignea , che quanto pi compressa ,. tanto mag giore impeto acquista; e perch ancora a questa specie di privazioni, che minacciano la esistenza , non si pu resistere . Ma nella Societ civile rarissime volte si tratta del puro necessario; e la forza delle passioni si spande , e sindebolisce , per la grande molti pi ic ita degli oggetti. . . . 18. La seconda si , che nella societ civile le passioni a forza di essere replicatamente rintuzzate , perdono la punta, ed affliggono poco . Ma nello stato di pura natura non sarebbono esercitate alla grande scuola della pazienza . Confrontate un non ancor domato de striero con un altro assuefatto per lungo uso a portar la sua soma ; c poscia decidete , qual de due debba sentir pi 1 urto, e la privazione,. . 19. La terza si e, che nella societ civile praticamente o non si soffrono tante privazioni, quante se ne veggono in astratto ; o rie scono molto meno amare di quel, che si crede E a vero dire, egli indubitabile, che gli appetiti sono, e nel nascere , e nel crescere preceduti sempre dalla speranza, o sia dalla probabilit , 0 almeno dalla possibilit morale di acquistare ci , che si desidera . Allorch ci si para d innanzi un oggetto , e lo giudichiamo buono per noi, il pensiero vola tosto a spiare , se vi ha speranza di conseguirlo . Quando non se ne scuopre alcun raggio , quel bene si guarda, con freddezza , come se non interessasse noi ; c per ci il restarne privo , o non affligge, o arreca un momentaneo lievissimo senso di disgusto. .20. E quanti artifici non impiega lamor proprio per non affliggersi t Esagera la difficolt, estenua la probabilit, critica.loggetto, c ne distoglie la vista, applicandola a beni, che gode , o che pu facilmente acquistare ; e cosi trova, onde consolarsi, e non sentire il peso della privazione . Ri spettiamo questo eccellente rimedio datone dalla natura . L amor proprio anche cinganna per guarirci: purch linganno non cada sul dovere, rispet tiamo linganno. 21.Nella societ civile( permettete,che Io replichi) non sono tante le privazioni, quante si dicono, e Io dimostrer di nuovo per altra via. Non abbiamo noi convenuto, che ci, che non si conosce, non si desidera? Oc . ' I i ito i 4 (5 DEDIRITTI DELLUOMO questo assioma nella societ civile si riduce;' fatto assai pi ampiamente di quel, che pu credersi. Non niego io gi , esser prodigiosa la quantit debeni in essa raccolti : echi potrebbe negarlo? Dico per , che non tutti i beni sono conosciuti da tutte le persone. Appelliamone alla espe rienza . In una gran citt quanti sono in grado di conoscere i diletti della Musica, della Pittura, della Poesia? Quanti sono capaci di for marsi idee distinte di ogni mestiere , e di ogni scienza ? I cittadini sono distribuiti in classi a somiglianza debeni medesimi ; talch una classe di persone non capace di conoscere con qualche chiarezza pi, che una classe di beni : di tutte le altre classi non ha forse n anche una idea superficiale. Sono assai rari quegenj, quelle anime privile giate dalla natura, che sieno di vasta capacit, e di pari penetrazione dotate. La massima parte deglingegni non pure limitata ad un sol genere di cose, ma innoltre negradi di perfezione , ehesso racchiu de, non vanno molto lungi. Si arroga a questo, che la disposizione naturale vuol essere coltivata con lungo esercizio. Cosi si forma labi to dellattenzione per saper osservare, e trovare;e cosisi diventa pa drone di tutto il soggetto. Or come sarebbe possibile alle persone volgari , occupate di pi circa il necessario , di formare il gusto a tan te scuole diverse? 22. Scemata in tal guisa la moltiplicit, e la estensione delle cognizioni de beni nella civil societ contenuti, chi non vede , do versi a proporzione diminuire la moltiplicit, e la estensione degli ap petiti , e delle privazioni ? .23. Che sevi piacesse di rispondere col riso, a chi vi coman da di piangere, potreste-accennare , come per lo pi chi coltiva un genere di beni, disprezza , chi ne coltiva un altro. Il voluttuoso non sa capire , come possa trovarsi piacere nellambizione, e lambizioso non pensa alle volutt, che per detestarle . La Dama ride della sem plici t, e della ritrosia della Contadina , e la Contadina ride delle ma niere ricercate della Dama. Quegli, che dilettansi della scienza dei frontispicj, e de prezzi de libri, si fanno beffe di coloro, che studia no le cose, e questi guardano quelli con occhio di superba compassio ne . Siffatto vicendevole disprezzo comune a tutti i mestieri , e quando non effetto della ignoranza , il rimedio inventato dall amor proprio contro tutti i mali di privazione , come si dianzi avvertito . .24. No, la societ civile non contiene tante privazioni , quan te si dicono . Dovrebbero queste trovarsi in grandissimo numero nel la plebe condennata dallordine sociale a non aver propriet , a li citarsi al puro necessario , ed a cercarselo cosudori della fronte . Eppure il brio, 1 allegrezza, il riso, la gioia , il contento , non nella plebe, che clamorosamente campeggiano? La plebe gode assai, perch poco brama, e poco conosce : la stessa fatica la tiene in una felice ignoranza, o noncuranza di tutti i beni fattizi LIBRO !. CAPO IX. 47 $.25. V ultima considerazione si , che la stessa ragione svilup pata ,. e perfezionata nella societ civile , che fa nascere tanti appeti ti , insegna a moderargli per non sentirne le privazioni . Or dove a canto del veleno st 1 antidoto , chi non fa uso di questo , dee la gnarsi di s stesso , non delia societ civile . Moltissimi , vero * nella societ civile muoiono vittime della privazione. Ma ella que sta una seguela. necessaria dellordine sociale? Perch non profittano degli ajuti della societ a divenir saggi ? Del resto nello stato di pu ra natura quanti morirebbero di fame ? quanti sbranati dalle fiere f quanti uccisi da loro simili ? quanti perirebbero, per non potersi cu rare da morbi naturali ? .2 6- Eccoci al termine di ogni confronto . Nel primo trovammo certi comodi , e certi incomodi commi alla societ civile , ed allo stato di pura natura . Nel secondo trovammo , che 1 uomo st infi nitamente meglio nella societ civile, di quel, che starebbe nello sta to di pura natura, quanto al corpo . E nel terzo si veduto , come anche riguardo allo spirito il vantaggio tutto della societ civile . Quale illazione si deve inferire da ci ? Quella di amare, e di aver cara essa societ, a dispetto demali , che vi sono inevitabili . E per ch ? Per la gran ragione, che Jo stato di pura natura, eziandio che potesse sussistere, sarebbe infinitamente pi funesto. Ma voi esitate; voi non vi mostrate contenti. Aspettate forse , che io vi commuo. va con grandiose, ma yane promesse? No : la mia professione di dire il vero. Che dunque ? Vorreste uno stato di puro bene , di schietta felicit? Ma chi vi ha posto in capo di cercar tale stato so vra la terra? Chi vi ha detto , che per 1 ' uomo non vi altra feli cit , fuor di quella, che pu in questa vita sperarsi ? Ah ! quanto sarebbe meschina la nostra condizione ! _quanto male sentiremmo del la nostra natura ! Ho ben io accordato , che anche sulla terra ab biamo diritto di renderci felici ; ma cerne possiamo, ma quanto per mette la qualit del luogo . Se la societ civile non stato di per fetta felicit, non pu esserlo : ma se vogliamo esser felici , quanto possiamo esserlo sulla terra, non bisogna cercare uno stato dalla so ciet civile diverso, CAPO X. V uomo destinato dalla sua natura alla Societ Civile . .1. T A verit annunciata nel titolo del presente Capo sarebbe u* corollario immediato di quelle, che si sono netre capi preceden ti stabilite , e come tale , io non sarei nell obbligo di provarla . Tuttavia in grazia di quegli, i quali non sanno andare innanzi , se 4 S DE DIRITTI DELL UOMO manchi loro T appoggio , andr suggerendo le idee acconcio a urla risaltare. . , .i. La destinazione della nostra natura pu argomentarsi da tre vie: primo, dal vedere , ehessa tende ad uno stato di consistenza > secondo , dall osservare, eh essa cerca uno stato, dove perfezionar si; e terzo, da certe facolt, eh essa ha date ad ogni uomo . .3. E per farci dalla prima , rammentiamo , che ! uomo tende essenzialmente alla felicit ; e che non pu esser felice , ove non goda con sicurezza 1 esercizio desuoi diritti , assegnatigli dalla na tura, come mezzi necessari alla felicit sua. Questa sicurezza poi quelta, che forma Io stato di consistenza, cio quello stato , n che luomo fissa il piede, vi stabilisce la sua permanenza , lo conside ra , qual centro del suo ripso . Di sorte che se egli e cc.to , eie luomo cerca naturalmente di porre in sicuro i suoi diritti, e a tres certo, che aspira ad uno stato di consistenza .. .4. Or dove trovare uno stato di consistenza ? Non nello sta* to di pura natura, nel quale, abbiam veduto, che nulla sarebbe si curo , ma tutto incerto , tutto esposto ad una infinit di pcrico 1. Quindi lo stesso amore delia felicit lo tien lontano dal detto stato, c lo guida nella societ civile, dove rinviene una sicurezza, se non assoluta, almeno tale , qual pu aversi dagli uomini - Stato piu con sistente di questo la sua ragione non iscuopre . , , .5. Consultiamo poi il principio di perfettibilit , di che tu trove discorso , e vedremo, che Io scopo, al quale mira, e a . soc t civile. . Esso principio si manifesta in tutti gli esseri , e piu s lennemente in quegli dotati d intelligenza. Si osserva costantemen in tutti gli uomini, che lintelletto non fa altro , che p.-.ssare 1 v rit in verit, e cercare avidamente nuove, e pi vaste cognizioni, e che lappetito parimente sempre in moto, e si dilata a or a ora, e si divide in tanti rami, e ciascun ramo cresce , e si affina, in proporzione delle cognizioni , che vansi acquistando . Questo si appella da filosofi principio di perfettibilit , e noi dicemmo , a Uro sostanza non essere, che la tendenza verso la felicit, la qua e non contenendosi pienamente , che nel solo infinito , ne nasce , c ie spirito umano racchiuso nella sfera della contingenza^ andar e sempre salendo dal buono al meglio, giacch tende all ottimo . .11. Dunque in virt del primo patto la ragione in societ ci vile ci vuol tutti benefici, luno verso laltro; ed in forza del secon do ci vuole tutti attivi , luno per laltro . E bisogna persuadersi, questi essere per ogni cittadino obblighi rigorosi, obblighi di somma importanza, obblighi, circa ladempimento de quali le bestie , che vivono in societ senza contratto, ci fanno arrossire . Quante formi che si affollano intorno ad un grano di frumento per trasportarlo m tnagazino ? Con quanta ira le pecchie avventami contro quelle , che vogliono mangiare senza lavorare ? Le menano a morte, e ne gettano via di casa i cadaveri. E non si sa, che i castori invecchiati nella fa tica, e divenuti gi invalidi, prestano il debilitato lor corpo ad uso di carretta, e lasciansi caricare a discrezione, e strascinar per la co da sino al luogo del lavoro, onde abbiano anch essi la loro stanza , d il lor nutrimento dalla equit de compagni ? La legge , che osscr LIBRO I. CAPO XII. 59 vano i bruti per cieco istinto, non la osserveremo noi rischiarati dal lume della ragione ? .12. In cose di tal fatta giova assai lavvezzarsi a rettamente pensare. Allorch si dice ad uno : fatica per gli altri , egli fred do, e svogliato, perch questa idea niente favorisce in apparenza/ 4 - mor proprio. Ma fategli riflettere , che faticando per gli altri , real mente fatica per s stesso , perch cos incita gli altri ad esercitare 1 at tivit loro per lui. In tal modo faremo tuttod buon grado, perch tutto faremo per amor proprio . .13. Fin qui il Contratto Sociale facilissimo, ma molto imper fetto, a motivo , che non si pensato ancora al mezzo di far si , che eli uomini osservino que due vicendevoli patti . E resta il pri mo fine , consistente nell assicurare a ciascuno lesercizio de suoi diritti naturali. Questo il difficile della opera: qui i nostri politi ci , bisogna , che facciano sforzi di spirito . Consultiamo di nuovo loracolo"della ragione. .14. Se nella societ ognuno pretendesse di seguitare in tutto il suo proprio giudizio ; di far tutto a seconda della sua volont ; e di servirsi della sua forza particolare , per recare ad effetto tutti i suoi voleri ; in termini equivalenti , se ognuno nella societ preten desse godere assoluta libert di giudicare , di volere, e di eseguire , che ne nascerebbe? Si osserverebbero i due patti sopra accennati ? e sarebbe assicurato a ciascuno lesercizio desuoi diritti naturali? An zi neppur potrebbe vera unione formarsi , e formata prendere consi stenza. .13. Qualor la ragione splendesse in tutti egualmente , e gli appetiti fossero in tutti costantemente sottomessi alla ragione, non vi sarebbe bisogno di specolare sull architettura di una societ ; si po trebbe vivere tranquillamente in istato di pura natura , perch cia scuno si conterrebbe da s stesso entro i confini dalla naturale legge prescritti. Ma la ragione soggetta a mille errori, ed troppo de bole per governar le passioni . Se rade volte due convengono nel giu dicare di una stessa cosa, che sarebbe in moltitudine ? Starebbero in. continuo contrasto i giudici , e conseguentemente i voleri , c le for ze ; cio a dire tacerebbe la legge di natura, e regnerebbe la forza, la quale essendo variabile, terrebbe gli uomini in ondeggiamento per petuo, e lungi dal conciliare amicizia , ed unione , sarebbe funesta sorgente di nemist , e di discordia . . Ci ne convince , che con quella triplice libert illimitata non potrebbe formarsi societ civile; e senza societ civile i diritti naturali di ognuno resterebbero privi di custodia . Voglio dire , che gli uomini per voler tutto perderebbero tutto , che ostinandosi a vo ler godere que tre rami di libert in tutta 1 ampiezza, diverrebbero H 2 6o DE DIRITTI DELLCJOMO schiavi * voglio dire in una parola , che ricadrebbero nello stato di pura natura, da cui vorrebbero uscire. .17. Sia dunque fermo , che per non perdere tutto , onnina mente duopo sacrificarne una parte , imitando la condotta de mari nari , allorch fiera burasca minaccia naufragio alla nave . Ma quanta libert si dee cedere Chi se nei dee. rivestire ? . 18. Rispondo al primo, quesito , che trattandosi di perdita, la ragione prescrive la minima possibile , cio che si dee cedere tanto di libert , quanto basta allintento , c non pi . C>ual la regola del ma re , quando il legno in pericolo ? . 19. Distinguiamo peraltro le azioni de" privati che si riferi scono ai diritti altrui, da quelle , che non hanno tale rapporto . Egli evidente, che circa.le ultime dee rimaner salva a ciascuno tutta la libert naturale : ciascuno dev esser libero a giudicare , libero a vole re , e libero a fare tutto ci, che gli piace ( purch non sia altronde contrario al dettame della ragione ) , giacch tal libert non pu somministrar motivi di doglianze , c di contrasti. In tutto quello poi, che interessai diritti degli altri-, siccome ognuno vorrebbe fare a suo modo , e ci si opporrebbe alla unione , cosi fa di mestieri, che ognuno si spogli del suo giudizio , del suo volere, e della sua forza. . 20. Ed ecco il terzo patto , che ogni uomo diventando cittadino , tenuto di sottoscrivere ; cio che dove i diritti propri collidonsi co diritti degli altri , niuno giudichi da s , niuno faccia valere la vo lont sua , niuno della sua forza si serva. . 21. Or queste porzioni , per cosi dire, d'intelletti , di volont, c di forze , delle quali debb esser vietato ai particolari di usare ; giac ch un giudizio, una determinazione , ed una esecuzione sono mezzi assolutamente necessari, onde ognuno abbia il suo , e si conservi la pace , e la unione , a chi si daranno ? Questa era l'altra dimanda . Aspet teremo , che vengano a governarci Intelligenze celesti , o il medesi mo Iddio ? 22. Distinguiamo nelluomo la sua persona privata , ed il ca rattere , che pu darglisi, di essere rappresentante del pubblico. Un uomo, qual persona privata , nella Societ, che vuol farsi, non pu pretendere pi degli altri : ma come rappresentante del pubblico, pu aver tutto ci , che piacer al pubblico di comunicargli. $.23. Sicch non resta, che di creare una mente , la quale es prima i giudici di tutti ; una volont , che significhi le determinazioni di tutti ; ed una forza , che nelleseguire faccia le veci di tutti , e di rivestirne una, o pi persone, come meglio parr, chele amministri a nome di tutti. .24. Una traslazione fisica non potrebbe aver luogo , giacch n la ,mentc , n la volont, n la forza corporale possono da uno, 0 dfc OT LIBRO r. CAPO XII. &i pi soggetti passare in altri. Debbessere una traslazione Vuotale, cio a dire , che ognuno consenta di riconoscere , come se fosse fatto da tutti , ci, che giudica, ci , che vuole , ci , eh eseguisce quella persona , o quelle persone , che rappresentano il pubblico . , 2J. Quindi il rimanente del contratto importa , che ogni cit tadino, dove ven-.ano interessati in qualsivoglia modo i diritti degli altri , si sottometta al giudizio , alla volont , ed alla forza pubblica , rappresentata da quella persona, o da quelle persone, che furono dal pubblico medesime elette . . 25 . Larticolo della forza pubblica esige una dilucidazione par ticolare . Imperciocch un solo uomo non capace a un dipresso , che della quantit della forza di un altro uomo ; laddove il bisogno sociale ne dimanda una superiore di lunga mano alla forza di ogni pri mato , ed anche di molti, i quali potrebbero uniti resistere al pubblico rappresentante. Oltre ci una societ pu temere la forza di afre so ciet esterne ; e per fa duopo , chessa abbia una forza almeno suffi ciente a difendersi . Donde si caver ? . 27. La caveremo dalla propriet di ciascun cittadino: faremo, che ognuno ne depositi una porzione nell'erario comune , acciocch si mantengano tanti individui , le cui forze dipendano dalla volont pub blica. Un gran numero di uomini , che impieghino di concerto le loro forze individuali, ne formeranno una , quale ci abbisognava . . 28. Converr dunque , che ogni socio soffra diminuzione an che nella sua propriet , dovendo obbligarsi per patto a contribuire la porzione , che gli verr imposta dalla pubblica volont . . 2p. Insistendo ancora sul punto della forza pubblica, poich uno desuoi oggetti quello dintimorire, e di tenere a freno tutti i cittadini, affinch luno non violi i diritti dellaltro , quegli, in cui essa risiede, deve aver diritto di punire i delinquenti. . 30. Fu gi dimostrato, come in scguela della natura, quando mi sia necessaria la forza per difendere da un ingiusto aggressore i miei diritti , e per rifarmi de danni cagionatimi, mi compete il dirittq di usarla . Or questo , ch diritto di difesa , insieme diritto di punire , mentre il gastigo ordinato a far s , che 1' aggressore pi non mi offenda . Sicch questa unaltra rinuncia, che dee fare ogni socio per patto. . 51. Il mio diritto naturale di difesa porta, come altrove di cemmo, che io non possa fare all offensore, se non il minimo male possibile , salva la mia sicurezza : di sorte che , se io non potr star sicuro , che coWuccidere il nemico, io ho diritto di farlo. Come pos siamo adunque negare alla Societ Civile il diritto di punir colla mor te , ch chiaramente compreso fra diritti naturali di ogni uomo ? . . 33. Anzi la ragione sociale esige , che affin di mantenere la g t DE DIRITTI DELL UOMO unione, e la tranquilliti, la pena di morte si affigga a certi capi di delinquenza, da determinarsi col pubblico giudicioc con aversi ri* guardo al genio della nazione , alle sue circostanze, a ci , eh ella sti ma suo grave interesse , e la cui lesione pi, che ogni altra cosa, atta a sollevare gli animi , e ad accendervi la discordia . Impcrcioc* ch nella punizione de delitti lordine sociale non dee mirare alla soli persona del reo;deve anche proporsi di spaventar tutti gli altri, on de la salutare impressione del timore tenga le passioni loro in freno, sicch non trascorrano in quegli eccessi, o in somiglianti. E per la giustizia vuol farsi in pubblico , e con certe lugubri solennit , che impongano al popolo . E dee farsi ancora , mentre la memoria del commesso delitto fresca , acciocch possano gli spettatori stretta- mente associare la idea della pena con quella della colpa ; ed accioc ch non sorga importuna ad impedirne il frutto la compassione , che naturalmente si sveglia alla vista dellaltrui miseria, se non sar viva la idea del delitto . . .33. Subito, che unisconsi pi uomini a far societ, ne nasce la distinzione di un bene pubblico , e di un bene privato . Il pubblico quello, di che partecipa la massima parte deglindividui : il privato quel , che torna in vantaggio di uno, o di pochi. 34 * Quante volte il bene privato non mal pubblico, la ra gione sociale lascia fare. Ma in tutti i casi , ne quali al bene priva to congiunto il mal pubblico, ogni cittadino contrae la obbligazio ne di rinunciarvi . Se fosse permesso a me di avvantaggiare la mia condizione in detrimento degli altri , ci sarebbe anche permesso a ciascun altro. Nel qual modo essendo gli uni di aggravio agli altri, presto si scioglierebbe la societ. . 35. E qual sia il pubblico bene nelle date circostanze , ce stabilirsi dal giudizio pubblico; al quale pure appartiene il dichiarare i mezzi opportuni di procurarlo . Quindi il diritto legislativo , e quin di il patto , al quale ogni membro della Societ dee sottoporsi , di osservare le leggi positive , o dir vogliamo civili , oltre le naturali. La pena , che dassi ai, trasgressori coll applicazione della forza pub blica, la Sanzione delle leggi . .36. E questi sono impatti generali , chentrano nella formazione del Contratto Sociale ; ne vedremo appresso la progressione . Qui g 10 * va riflettere, che senza di essi non pu darsi vera unione, vera so ciet, ma societ, unione accidentale, e momentanea-, e noi abbiamo uopo di societ tale , in che le membra siano strettamente legate con /Vicendevoli, ed importanti rapporti ; una societ, che abbia consisten za, e che possa lunga durata promettersi ; una societ civile, cio atta a custodire i diritti delluomo, ed a perfezionare luomo stesso, facen do s, chegli divenuto cittadino, goda la maggior felicit, che nel viver mortale possibile. LIBRO I. CAPO mi. _ 4. 37. Dopo tutto cio a riflettere, che le obbligazioni conte* mite nel Contratto Sociale sono della stessa necessit , ed immutabi lit , che le naturali ; e che per costituiscono^ la seconda parte del gius naturale , riguardando luomo in societ, luomo cittadino , come Ja prima Io considera semplicemente come uomo . Questo tutto un sistema , che scaturisce dalla unica sorgente della necessaria^ tendenza della umana natura alla felicit. Da questa s intende , che 1 uomo ha certi diritti, e certe obbligazioni, e che dee mettersi in Societ Ci vile merc i patti fin qui spiegati. , . . . , 4. 38. Dunque in nessun caso si pu rinunciare alla Societ Ci vile ? E perch no ? Vi si pu rinunciare, allorch vi si vive infe lice. Allora luomo pu abbandonar la sua patria, e scegliersene un altra . Pu anche confinarsi nella Solitudine , portandosi i lumi acqui stati nella Societ, per sussistere, e per regolar la condotta. Ma que sto stato non conviene, che a pochissimi ; ed i disgusti, che provansi nella Societ, rarissime volte son tali, che ne giustifichino labbandono.. CAPO XIII. Schiarimento di tre Difficolt . . 1. A L sentir riferire tanti patti, che s dimandano alluomo per es- Xjl. sere ricevuto nella societ civile , ed al considerare , quan to son grandi i sacrifici che dee fare , qualche lettore sar tentato di credere , esser pi dura la condizione del viver sociale di quel , che sarebbe lo stato di pura natura . E riassumendo , quanto si fin qui disputato , vorr, che gli si spieghi , primo, se. sia un vantaggio per luomo , che gli si ristringa lesercizio de suoi diritti naturali } secondo , come possa trasferirsene una porzione , essendo inalienabili; e terzo , come consentir si possa a lasciarsi toglier la vita . . 2. Al primo dubbio agevol cosa il rispondere, che nella so cet civile i diritti naturali delluomo lungi dal ristringersi realmente pi di quel, che sarebbe nello stato di pura natura , acquistano una estensione molto maggiore . Guardiamoci dalle astrazioni , e conside riamo luomo in concreto Nello stato di pura natura 1 uomo come realizzerebbe i suoi diritti, che pur la natura gli h3 veramente con cessi ? Egli sarebbe un gran signore , ricco di pretensioni , c povero. in effetto . Nella societ civile egli realizza i suoi titoli ; qui ,dove gli si d in contanti tutto ci, che pu avere , tutto ci, che concreta mente possibile . E vaglia il vero ; che l'uomo non abbia sicurezza di esercitare i suoi diritti naturali , significa, che non pu fare tutto quel , che gli permesso di fare ; di sorte che a proporzione , che scema la sicurezza , uopo , che si ristringa il potere . Ma noi ab- 64 DE DIRITTI DELL UOMO biamo provato, che nello stato di pura natura non vi sarebbe alcun grado di sicurezza. Dunque in esso stato luomo sarebbe poverissimo, come quegli , che non potrebbe recare ad effetto i suoi diritti. Ean- cora pi ricco , chi ha pi mezzi di fare ci , che gli piace : io , che ho mille scudi a mia disposizione , sono in grado di far pi cose , che uno , il quale ne ha dieci . Ma si fatto vedere , che nello stato di pura natura pochi mezzi si avrebbero di fare a suo piacere . Dun- que di nuovo in esso stato l'uomo sarebbe poverissimo. Al contrario si dimostrato, che nella Societ civile cresce a dismisura la massa dc'beni, e la sicurezza di ciascuno nellesercizio de'suoi diritti na turali . Sicch questo il vero stato di ricchezza . Siccome pertanto i patti sociali mirano a questi due grandi punti, alla maggior sicurez za , che puossi , de diritti naturali di ogn individuo , ed alla mag gior copia possibile di beni -, cosi ad essi patti sociali si deve quella doppia ricchezza , che nella societ civile si trova , ed in conse guenza essi aumentano la sfera de diritti naturali , precisamente dove pare , che la ristringano . Che se luomo cittadino non ha pi,ci , perch pi non pu darglisi , perch in concreto questo il termi ne pi alto della possibilit . Ma di che pu lagnarsi , se nello stato sociale ottiene infinitamente pi di quel, che avrebbe nello stato di pura natura ? . 3. La seconda difficolt unaltra illusione. Voi dimandate, co me possono trasferirsi i diritti naturali, essendo inalienabili ? Ed 10 vi dichiaro, che in realt luomo non se ne spoglia, non gli rinun cia , non gli cede, non gli trasferisce . Depositandogli in comune , in chi mai fa passargli ? Che il Comune ? Le idee collettive , 0 sie- no universali, non esprimono cose , che realmente esistano, come in esse si rappresentano. Esiste 1 uomo in genere ? Neppure esiste una mente, una volont, ed una forza in comune. Questi sono soggetti di astrazione , che non si realizzano, se non risolvendosi nelle menti, nelle volont, e nelle forze degl 'individui. Per hqual cosa ,sc nella mente pubblica, che giudica, giudica la mia mente; se nella volont pubblica , che determina, determina la. mia volont; se nella forza pubblica , ch'eseguisce , eseguisce la mia forza, ditemi , vi prego, che ho io perduto , che ho io trasferito ? ^ . 4. E questa la natura particolare del Contratto Sociale. Ne contratti ordinari i contraenti sono persone distinte : nel solo Contratto Sociale si contrae con s stesso . Sono io, che ubbidisco, ed io, che comando : io sono il sudditto , ed io sono il principe . Ma come si pu contrattar con s stesso? In questo unico modo : io individuo con n anche formarsi . Questa il corpo , e quella l'anima : un corpo senz anima cadavere , i cui componenti non possono stare pi in sieme . . . 4. E poich si veduto > che la Societ, Civile c necessaria alla felicit temporale degli uomini , ne viene in conseguenza, essere a questo stesso fine necessaria la Sovranit . Il di lei unico oggetto di procurarla : tutte le sue facolt in ultima analisi debbon trovarsi benefiche : nello stesso nuocere a qualche individuo non pu avere es senzialmente altra mira, che di giovare a tutti gli altri . # . 5. Cosi la Sovranit nellordine della natura per la Societ Civile, non la Societ Civile per la Sovranit. Ci facile a com prendersi , sol che si consideri , che se non fosse per sostenere la unione, la Sovranit non sarebbe necessaria . Dunque la Societ I LIBRO I. CAPO XIV. 6 -i il fine, e la Sovranit il mezzo ; cd il mezzo per lo fine , non questo per quello. . 6 . Fu sopra accennato, che non potendo esistere una mente , una volont, ed una forza in comune, bisogna concretarle in uno ,o in pochi individui . Quepochi individui ,o quelfuno, chesprime la men te, la volont, e la forza di tutti, giudicando , decretando, ed ese guendo a nome di tutti, ha il titolo d Imperante , di Trincipe , di Sovrano . .7. Noi ora dobbiamo svolgere i doveri , e i diritti del Prin cipe ; e per ci fare metodicamente , e solidamente, porteremo la no stra attenzione al fine del Principato, essendo chiaro, come tutti i do veri, e tutti i poteri di una carica hanno a determinarsi dal fine ad essa proposto. Quali sono le obbligazioni, e i diritti di un Capitano di nave ? Guardate, mi risponder ognuno , il fine , al quale diretto il suo ufficio, e troverete tutto quello, cliei deve,e tutto quel, chei pu fare. .8. Ora si convenuto, che il Principato per la Societ Ci vile, non la Societ Civile pel Principato. Ma questo , come se si dicesse, che il fine del Principato di procurare la felicit di tutti queglindividui, i quali stanno in Societ. Dunque il dover generale del Principe dimpiegare tutto ci, che ha , come Trincipe , in van. taggio del suo popolo , e di guardarsi dal rivolgere il potere in suo privato vantaggio . Sei facesse a questo modo, rovescierebbe lordine della natura, ed al vero fine ne sostituirebbe uno falso ; e con ci sna turando il Principato, oprerebbe senza potere, senz autorit . Che se egli procurasse il bene di alcuni solamente , la sua condotta sempre sarebbe illegittima, perch il dover suo di mirare al bene generale , mentre le tre facolt, che in lui riseggono , sono prese da tutti gl individui membri della Societ . Salus populi suprema lex esto . 9 - La salvezza del popolo, o sia il bene di tutti dipende, in primo luogo, da giudici , che occorre alla giornata di fare'. Stando gli uomini , ed operando insieme, i diritti , e le obbligazioni loro natu rali vengono ad urtarsi in mille guise . E perch le ior private passioni non darebbero per lo pi luogo alla voce della ragione, noi dicem mo , che dovette ognuno obbligarsi di mettere in comune la facolt di giudicare le differenze , che sorgessero fra loro. Che se bisognato instituire un giudicio pubblico , per averlo esatto , giusto , conforme alle regole eterne , ^d invariabili della ragione , egli dovere d.e[ Prin cipe , che giudichi le contese de cittadini con imparziale giustizia . Egli non jm seguire, n il suo , n 1 altrui capriccio : dee tener lungi dal tribunale le passioni deglaltri, e le sue : dee procurarsi tutte le cognizioni necessarie di diritto, e di fatto : dee formar labito di andar sempre per linea retta al vero, cd al giusto . I a. S8 DE DIRITTI DELL UOMO . io. Il bene generale dipende, in secondo luogo , dalle deter-* mutazioni , che uopo , che prenda quasi ad ogni momento la vo lont pubblica . Se ogn individuo fosse in libert di fare tutto ci, che volesse, ne nascerebbe una guerra di tutti contro tutti , a motivo che operando gli uomini pi per amor proprio , che per ragione , cia scuno vorrebbe tutto per s . Quindi dicemmo , esser necessaria la for mazione di una volont pubblica, cio superiore a tutti , perch cos solo possono rimoversi gli ostacoli , che si oppongono al pubblico bene ; e cos solo pu procurarsi la felicit maggiore del popolo. In conseguenza di ci dovere del Principe, che abbia volont vera di render felici i suoi sudditi , cio volont attiva, energica , efficace , mentre una volont languida, pigra, inerte a nulla servirebbe . La svo gliatezza , e la infingardaggine non giovano a s , ne au atri , e. allorch un Governante debole marcisce negozio, e ne divertimenti frivoli , i pubblici affari , uopo , che cadano in mani , cui poco preme del popolo , e meno anche del Trincipe . . ii. Dallaltra parte il Principe deve avere una volont , spo- oliata, quanto possibile, delle passioni personali .Non deve amare, n odiare alcuno: non adirarsi , non attristarsi , non ingelosirsi del inerito : non dev esser cupido di denaro, non immergersi ne piaceri della carne : bisogna , che ami la venti , che voglia cercarla, e che sappia distinguerla dalladulazione , e dalla ipocrisia, che ne prendon la maschera ; e , sia essa piacente , sia disgustevole , egli deve apprezzarla, perch verit. In somma, la volont di chi governa dev essere una yera volont pubblica, cio senza passioni. Lasciamogli pure quella della olona , atta ad aumentarne Xattivit. Ma facciamogli capire che la vera gloria consiste unicamente nel fare il maggior bene possibile eli sudditi . , , . . . u. Or se la facolt di giudicare sara retta,e la volont disim- pennata dalie passioni, 1 uso della forza , o sia la esecuzione , non sar degno mai di censura,'. Tuttavia non inutile , che se ne dica qualche cosa. E diremo, che nel punire, la quantit del gastigo debb esser proporzionata a quella del delitto ; che nelle operazioni, che sintraprendono per satisfare ai comuni bisogni ,o affin di promovere pi oltre il bene generale, non deve impiegarsi il piu , bastando meno ; che il denaro del Pubblico non deve convertirsi dal I nncipe in usi propri sotto mentiti pretesti, n dissiparsi con poco vantaggio del popolo , n con falsi colori di servigi prestati allo stato farlo co- lare in mano di vilissimi adulatori , di buffoni, e di altrettali sog getti , che assediano continuamente il trono , e che rovinando lib idico , vanno anche preparando la rovina del Trincipe . Diremo da ul timo , che quanto alla forza armata , interesse, e desudditi, e del Sovrano, eh ei vi facci regnare il buon ordine , e la disciplina isen- LIBR I. CAPO Xtt'. tfp aa la quale la forza armata, in vece di difesa, formerebbe un nemico 'domestico nella Societ. Ma labuso il pi grande sarebbe, se il Principe la rivoltasse ad opprimere il popolo, che la nutrisce colle sue sostan ze , ad alterarne la costituzione , a distruggerne le leggi fondamentali, a ridurre in ischiavit i cittadini , ed a sostenere un governo atbi- trario . Anche circa luso della truppa salus pop ali suprema lex esto . . 15. Or che si detto abbastanza dedown del Principe , con- vien parlare de diritti , che gli competono ; e stabilendo per base , che quando uno ha qualche dovere da adempire , ha diritto a tutti i mezzi, senza i quali non potrebbe adempirlo, i doveri del Principe ci conduranno per mano a scuoprirre i diritti . . 14. E primamente, egli dee fare due sorti di giudici; deve decidere le liti , e giudicar dedelitti; e dee mirare all ordine , ed al bene generale della Societ. . 15. Perci, eh' della prima specie, essendo il dover suo di conformare i suoi giudici alle massime della giustizia , acquista il di ritto di munirsi degli ajuti opportuni a far venire in chiaro la verit; di raccogliere gl irdic} de fatti , di costringere i testimoni a dar le loro deposizioni, di adoperar le vie suggerite dalla prudenza a trae Ja verit dalle stesse labbra de rei, e di stabilire una tela giudiziaria, cos nel civile, come nel criminale, con tal saviezza,che non si con. fonda la innocenza col delitto , e la ragione col torto . . 16. RTguardo altra specie di giudizi aventi ad oggetto lor- dine , ed il bene generale della Societ , egli ha diritto di costringere i sudditi a manifestargli il vero stato delle loro finanze, la qualit, e la quantit del commercio, tanto interno, quanto esterno , e cose altret tali, acciocch ne abbia sotto locchio il tutto insieme , e possa por tare la emendatrice mano, dovunque sia uopo ,e farne risultare il bene comune . Similmente ha diritto di essere informato delie massime po litiche, che vanno in corso, devizi, che predominano, e delle di sposizioni in che sono certi particolari , caduti in sospetto di voler turbare lordine, e la tranquillit dello stato. . 17. E poich non possibile , che un solo uomo basti a tan to, il Principe ha diritto di farsi aiutare, comunicando lautorit sua a persone eminenti in probit, ed in sapere. Tutte le cariche pubbli che sono tanti rami del Principato ; quegli , che le amministrano , ope rano a nome del Principe, e coll autorit del Principe. . 18. Secondamente , si discorso', che la volont del Principe debb essere attiva . Ma non pu esser tale , se non col muovere la volont de sudditi a concorrere colla sua ; e questo stesso non pu effettuarsi, che per via di comando Quindi , che conviene al Prin cipe il diritto del comando, al quale corrisponda ne* sudditi la obbli gazione di ubbidirgli Il comando, 0 sia U decreto del Superiore ini 7 o DE DIRITTI DELL UOMO ducente obbligazione ne sudditi si chiama legge . Per la qual cosa com pete al Principe il diritto di far leggi, o sia la facolt legislativa. E prescindendo dalla detta attivit ; il solo esser volont pubblica impor ta , che sia volont legislatrice, mentre se non inducesse obbligazione ne cittadini, ciascuno in pratica si guiderebbe colla volont sua ; cio a di re , non vi sarebbe volont pubblica. . 19. Ma la facolt legislativa non illimitata, n arbitraria, perocch la volont pubblica, siccome non nasce, se non dal biso gno di procurare il bene della Societ, cosi se esce da questi con fini , non pi volont pubblica. Ed oltre ci come volont di uo mini , naturalmente soggetta alle regole della ragione. Per la qual cosa le leggi tutte , come generali , cos particolari , non possono ave re oggetto diverso dal ben pubblico,non possono esser lesive de di ritti dell uomo , n dispensare alcuno dalle obbligazioni dell uomo, n prescriver cose a dettami della ragione contrarie . . 20. Spetta ancora al Principe il diritto di far la guerra r e la pace, di contrarre ,e di sciogliere alleanze con altri Sovrani ; di pro porre, o di accettare trattati di commercio con vicine, o lontane na zioni. N la ragione, che la felicit di uno stato non dipende soU tanto dalla sua interna costituzione, ma dalla influenza ancora , che possono esercitarvi altri popoli . E poich il Principe non pu far tutto da s stesso , ha diritto di spedire Ambasciatori , e di tener Ministri , ed Incaricati di affari nelle corti straniere, clic trattino , e risolvano collautorit sua, cd a norma delle sue instruzioni , sempre colla sola mira del bene generale del popolo . . 21. Spiegammo , in terzo luogo , i doveri del Principe circa luso della forza . Ma l uso della forza suppone la forza medesima . Laonde uopo , che il Principe abbia il diritto di nominare gli uo mini, chegli crede a proposito per comporne i suoi eserciti. . 22. Ella cosa giusta, che tutti gli uomini, i quali servono lo stato sotto la direzione del Principe, vivano a spese dello Stato. Ci rende necessario il tributo, e partorisce al Principe il diritto di imporlo. Chiara cosa , che il tributo dee cader sovra tutti, e che debb esser limitato , non arbitrario . . 23. Uno degli usi della forza quel di punire i delinquenti, eziandio colla morte, ad oggetto di assicurare il pubblico riposo . Que- sto diritto risiede nel Principe , in cui risiede la forza , ed il pi grande di tutti. . 24. Affinch poi il Principe si consacri tutto al ben pubblico, e la sua volont si ponga in istato di rettitudine, convenevole cosa , che sia dispensato dalla cura del suo individuo, e della sua fami glia, e che trovi nelle contribuzioni de sudditi, di che satisfare , non gi al puro necessario, come un uomo del volgo, ma a tutti gli a P * r LIBRO I. CAPO XV. 7t periti ( conformi alla ragione, alla quale soggetto , come uomo ), che la eminenza di quel postola germogliare. Dee avere i comodi, i diver timenti , i piaceri propri della sua condizione, a spese desudditi, non solo in compenso delle fatiche , eh ei dura , ma ancora acciocch sia meno tentato di volgere in suo privato vantaggio i poteri affidatigli in bene de sudditi. . 25. E stando tutta appoggiata a lui la macchina sociale, la sua perspna debbesser sacra , ed inviolabile ; talch loffender lui sia a re putarsi , come se si offendesse la stessa societ, perch in fatti egli la mente, la volont, e la forza di tutti. Gli onori , le distinzioni , i titoli, gli omaggi, gli ossequi, le forinole di cerimonia, tutto ci stato introdotto, affin di rendere pi difficili le offese personali del Principe , e per meglio disporre i sudditi ad ubbidirlo. CAPO XV. Elezione della Forma di Governo . . 1. T L dimandare, che forma ha un Governo, lo stesso, che di- JL mandare, in che differisce un Governo da un-altro. Il Go verno poi altro non , che 1 esercizio della Sovranit . Quindi tante forme di Governo risultano , quanti sono i modi diversi di ordinare lesercizio della Sovranit. . 2. Pu essa conferirsi ad un uomo solo. Questi prende il no me di Re, o di Monarca , e la forma del Governo Monarchica . Pu affidarsi ad un Collegio , o sia a pi persone , le quali compongano corpo . Questa forn a di Repubblica , che si distingue in Mristocra - zia , ed in Democrazia ; la prima delle quali denota un Collegio di Ottimati , cio di F{obili , e la seconda un Collegio di persone scelte fralle classi popolari. $. 3. Pu la Sovranit dividersi nelle sue prinqipali funzioni, e farsi separatamente esercitare , una porzione dal Capo del governo, un altra dal Collegio degli Ottimati, oda quello delle persone popolari, o vero da tutti due con nuova divisione . Cos avrassi un Gover no Misto . .4. Di pi, la Sovranit pu conferirsi tutta dal Popolo, e pu questo ritenerne una porzione per s. Pu per esempio riserbare a s la facolt di fare , e di rinnovare le leggi fondamentali, quella d impor re nuovi tributi , la scelta di certi Magistrati. Si reputa da taluni saggia politica il tener sempre .divise le tre principali facolt , la legislativa , la giudicaria , e la esecutiva; ma cosa assai difficile. . 5. Possono idearsi altre divisioni , e soddivisioni , le quali in fondo altro non sono , che tanti modi diversi di recare ad effetto i! 7i DE DIRITTI DELL UOMO Contratto Sociale . E quindi apparisce , che cosa debba intendersi per Co* stituzione Razionale . .6. Per Despotismo , o Tirannia, vuoisi esprimere un Governo , in cui una persona sola esercita tutta la Sovranit , non a noi ma del Contratto Sociale , o sia della stessa natura, ma a suo libero arbi - trio , di sorte , che la volont sua faccia le veci di ragione . E per Oligarchia il governo di pochi Desposti, o Tiranni , sieno Noji.i , c sieno Plebei. . . .7, Per Anarchia poisintende uno stato , in che resti sospeso ogni esercizio di Sovranit; ed , allorquando ognuno fa quel, c.iegi pare. Sicch questa non forma, ma privazione di Governo . . 8. Alcuni si sono applicati ad esaminare, qual sia la miglior tor ma di Governo. Ma comparazioni di tal natura non son da farsi in astratto. II Governo si assomiglia allabito, che portiamo ( -L uan , [0 sarebbe insulso il dimandare , qual il miglior abito del mondo? Li bito fatto per la persona, aggiungendovi 1 riguardi dei tempo, e del luo a o. Onde quello il miglior vestito, che sta meglio alla tal per sona , nel tal tempo, e nel tal luogo. Non dee dirsi altrimenti del Go verno. Fa mestieri determinare il genio della Nazione , la qualit e suo territorio; la maggiore, 0 minore popolazione, il commercio ,1 rapporti co confinanti, ed altrettali circostanze. Allora non e diffici le il decidere , qual forma meglio le quadri. Le belle regole, genera li , che ne danno gli Autori, rassembrano quelle della Medicina . Un Medico senza pratica non sa applicare i suoi aforismi allinfermo ; ed un Politico , che non conosca a fondo la Nazione, non sa darle 1 0* verno , che le conviene . . . p. Premesse queste spiegazioni > ad investigare, a chi app* tiene per legge di natura il diritto di scegliere la forma del Governo per la tal Societ Civile. . io. Tutto quel, che prescrive la legge naturale, qual conse guenza necessaria della tendenza dell uomo alla felicit , compreso rei Contratto Sociale. Ma il Contratto Sociale siccome stabilisce la Sovranit, cosi non somministra alcun principio, onde dedurre , es ser gli uomini tenuti di darle piuttosto una forma , che un a tia Dunque per legge naturale siccome gli uomini sono obbligati di co stituirsi sotto un Trinciato , cosi rimangono in piena liberti di sce gliere la forma del Governo. Or questo un dire in termini equivalen ti , che il diritto di scegliere la forma del Governo appartiene a quel popolo , che costituisce la tal Societ Civile, perch un uomo , 0 un popolo estraneo essendo in istatodi uguaglianza naturale con quello, non pu esercitarsu di esso alcun diritto. . 11. Varie poi son le maniere di scegliere . Possono consul tarsi i pareri di tutti gl individui, e decidere colla pluralit de sui- LIBRO I, CAPO XV. 75 Fragl. Pu"il Popolo a pluralit di vti scegliere un determinato nu mero di persone, ed obbligarsi per patto di ricevere dalle lor mani la forma del Governo, come se fosse stabilita da tutti glindividui. Pu ricorrere a qualche famoso Legislatore , o ad un altra Nazione . Pu anche esser prevenuto da qualche Savio , e scegliere per via di accctta zione il sistema politico , che quegli crede a proposito . . la. Pia diritto un-popolo di scegliere l Anarchia ? No . Per legge di natura P uomo dee vivere in Societ Civile; e Societ Civi le non pu darsi senza Principato. Dunque un popolo non ha diritto di vivere senza Principato , cio in istato di Anarchia. . 15. N solo certo , che gli uomini non hanno tal diritto; ma anche fiiori di dubbio, che ad occhi veggenti non isceglieranno juai P Anarchia Cui si tratta d interesse ; c P uomo non pu mai indursi a fare ci , che vede esser contrario al suo interesse . Ma quale stato pi, che lAnarchia , contrario allinteresse di ciascu no ? LAnarchia pi orribile, pi funesta di quel ,- che sarebbe lo stato di pura natura, poich gli uomini nella Societ hanno imparati pi mezzi di nuocere, di quel, che farebbero in detto stato. . 14. Sicch se qualche volta si realizza lAnarchia, ci avvie- ne in un delirio universale : gli uomini piuttosto che andarvi spon taneamente, vi sono spinti dalla combinazione, e non vi stanno, che un momento ; mentre provando praticamente que mali , che il delirio non lasciava loro vedere , fanno i pi grandi sforzi per presto uscirne. .15. II Despotismo , e la Oligarchia son forme di governo spn- vie, illegittime , contrarie alla natura , e per conseguenza invalide > in sussistenti , nulle. Semplicissima, e chiarissima n la prova. Il De spota non rappresenta la Mente , la Volont , e la Forza del popolo, ma opera colla Mente, colla Volont, e colla Forza propria . Ma la vera Sovranit non pu essere, se non la espressione della Mente , della Volont, e della Forza del popolo . Onde il Despotismo , e per la stessa ragione la Oligarchia, sono forme di governo spurie , ille gittime , contrarie alla natura , e per conseguenza invalide , insussi stenti, nulle. Rimontiamo alla sorgente de diritti 7 ~e delle obbligazio ni naturali . Non si dimostrato , che tutti gli uomini hanno gli stessi diritti , e le stesse obbligazioni ? Ora se il Despotismo , e la Oligarchia non fossero contrari alla natura, per natura alcuni uomi ni avrebbero pi diritti, e meno obbligazioni, che gli altri. . 16. Ma non pu il popolo legittimare queste due forme di governo colla sua scelta , o colhv sua accettazione ? Rispondo , 'he allora si distruggerebbe essenzialmente la idea del Despotismo , e del la Oligarchia, perch la loro essenza consiste in questo, che si co mandi con una Mente 3 con una Volont , e con una Forza propria ; 74 DE DIRITTI DELL UOMO laddove intervenendo il consenso del popolo, si comanderebbe colla Mente* colla Volont, e colla Forza di popolo . Se non che il po- polo non vorr mai , n potr mai volere, che si amministri il Prin cipato a puro arbitrio di chi governa . Il Principato ordinato dal la natura alla custodia de diritti naturali : qual custodia essi avrebbe ro , restando esposti a pericoli dell arbitrio ? . 17. Come adunque esiste tal mostro nelle parti Orientali ? Sovra tre fortissimi sostegni . L'uno la stupida ignoranza depo. poli , ne quali Ja schiavit consecrata da una falsa Religione ha quasi cancellate tutte le tracce de diritti naturali . Il secondo la forza concentrata tutta nelle mani del Despota sin dalle prime, con quiste . Ed il terzo , che quel Governo praticamente , ed il pi delle volte , si trova conforme alla ragione . Questo ultimo . il pi forte riparo, mentre allorch il governo prende a conculcare i dirit ti naturali, gli schiavi si ricordano di essere uomini , e tagliano a pezzi tutti i tiranni : i Serragli di Costantinopoli rappresentano spes so di tali tragedie . CAPO XVI. Elezione del Trincipe . . j, A Chi spetter ora la elezione del Trincipe ? Non mi pare , x\. che questo possa esser soggetto di disputa . Se il. diritto di determinare la forma del governo del popolo, molto pi quel lo di sciegliere la persona , 0 il collegio, in cui dee risiedere il Trin - cipato . Si comprende seguir dalla natura , che gli uomini debbono far societ, e per conseguenza mettersi sotto lombra del Principato; ma non ne siegue in verun conto, che lo scettro debba godersi piutto sto da questo , che d quello individuo della Societ . Sicch uopo , che rimanga in pieno arbitrio del popolo. Altronde, si . vedu to, che le tre facolt, di giudicare, di decretare , e di eseguire , le quali costituiscono il Principato , sono quelle stesse degl individui depositate in comune. Or quel, eh mio, da chi deve amministrar si , se non da chi voglio io Io stesso non posso amministrarlo ; son obbligato a servirmi di un altro. Tutto ci vero : ma non ne sie gue , che io sia pure obbligato a servirmi di una determinata per sona. . a. Cosi la scelta del Principe non entra nel Contratto Socia le , la cui virt si esaurisce nella creazione del Principato. Questo un altro contratto , che si fa tra 1 popolo , e la persona , cui si of fre il Principato ; ed un contratto ordinario , noto sotto il titolo 1 iamus, ut fackf . Noi, dice il popolo , ti eleggiamo nostro Princi- LIBRO I. CAPO XVI. P e # acciocch tu^ ci facci godere il bene > per lo quale ci siamo po eti in societ civile. Quando 1 eletto fa questa promessa , ed accetta la offerta , consumato il contratto . . 3. Si pu _ scegliere una stirpe , ed investirla del Principato con una regola di successione, includendovi, 0 escludendone le fem mine ; e questi sono regni, o governi successivi , ne quali non ne cessario, che si rinnovi il contratto , ogni qual volta si riempie ii trono vacante. E non di meno tutte le Nazioni esigono per mag gior cautela sempre un nuovo giuramento d3 chi succede allo scet tro. Il regno , o governo elettivo poi quello , in cui alla morte del Principe il popolo resta in piena libert di eleggerne un altro a suo piacimento. .4. Il popolo padrone di conferire pi, o meno ampia la Sovtanita , e d inserir nel contratto altri patti , ed altre condizioni , che giudica opportune al suo interesse , purch non sieno contrarie alla ragione , ed alla essenza della Sovranit . Ci manifesto dall' anziddetto. . 5. Si dubita , se la Conquista dia al Conquistatore diritto dim perare sul popolo conquistato. A ben risolvere la questione , vuoisi di mandare, se il Conquistatore ha fatta giusta guerra a quel popolo. Se non n stato offeso , la guerra non ha potuto essere giusta: se ha pre- se le armi per una falsa gloria, per ambizione, per cupidigia, la guerra ha dovuto essere ingiustissima . Ma diritto , ed ingiustizia sono due idee diametralmente opposte , talch da ci , eh ingiusto, non pu nasce re il diritto, o sia il retto, il giusto. A dispetto della forzai diritti na. turali di quel popolo sono rimasti sempre vivi, c sempre gli stessi,men tre la forza non pu nulla sulla ragione . . . $*.*. Pur non di nieny lin Imperio illegittimo nel principio pu dive- n\c legittimo mprogresso coll accettazione espressa, o tacita dei popolo ingiustamente conquistato , poich allora il Conquistatore diventa vero rappresentante del Topolo. ^ 7. In caso poi, che la conquista nasca da una guerra ziusta, di cemmo altrove, che non permesso di fare al nemico maggior male di quel, che sia necessario alla propria sicurezza. Laonde ridotte a sistema le cose, e rimosso ogm pericolo, dee finire la schiavit; e per conse- guenza anche qui necessaria 1 accettazione espressa, o tacita del popo lo. Alche si aggiunge, che per ordinario il popolo, il quale vede di non poter pi resistere alja forza maggiore, si rende; e conquesto atto di volont ne riconosce suo vero Principe il Conquistatore. Ma in qualunque caso non pu mai essere autorizzato il Despotismo , eh nul lo , ed insussistente di sua natura . . 8. Poste in chiaro queste importanti verit, la connessione del la materia ci porta naturalmente ad esaminare le seguenti questioni. Il K. 2 7 o vato anche questo . La conseguenza , che ne segue , cosi chiara , c ie la lascer tirare dal Lettore. E se egli rammenter , come fu sopra c ua rito , che lo stato di Anarchia contrario alla natura, da questo stesso si convincer , che ripopolo non ha diritto di disfarcii Principato, st ricordi ancora, essersi detto , che questa una questione insulsa, P ercl essendo / ^inarchi a unp stato peggiore di. quel , che sarebbe 10 sU 0 .. pura natura , gli uomini sarebbero costretti di riedificar con rret a i demolito edificio. . rh . io. La seconda questione vuoisi risolvere affermativamente ha diritto di scegliere a suo arbitrio ; purch non leda i diritti acquis a- ti da qualcuno , ha pur diritto di cangiare a suo arbitrio la scelta : questo sempre lo stesso diritto di scegliere, che si esercita in tempi e circa oggetti diversi. Solo pu farlo tacere un diritto acquistato da qua cun in virt di un patto , perche e assioma manifestissimo di legge natura e , che si deve stare a' patti . Laonde il popolo non ha facolt di mutar forma del governo, vivente quella persona , o durante quella stirpe , c confer gi per patto il Principato > se il contratto non si sia scio to s stesso.. ,- .i i. La terza questione acciocch si decida rettamente dee so dersi. Il popolo pu torre ad uno.il Principato a suo beneplacito, ci ^ quando gli pare, per motivi leggieri , senza motivi ? Ecco la prima pai* te , alla quale decsi risponder di no , per la ragione allegata nel P ara S' foprecedente . Ivi si detto,, esser legge di natura, che si stia a pat il che significa, che i patti , che si fanno, inducono vera obb igation di lasciar godere il suo diritto ,achi P ha acquistato in forza di un patto* Da ci siegue invittamente, che il popolo non ha facolt di spog iar^ lino del Principato a suo beneplacito , quando gli pare , senza motivi, per motivi leggeri, incapaci cio di annullare il patto . . 12. Per altro , se il Popolo si spiegasse di voler conferire il I nn* ctpato a beneplacito , o ad un tempo, determinato , e 1 accettante consen tisse di riceverlo in quel modo , certissimamente, spirato il termine , ov vero quando piacesse al popolo, esso avrebbe facolt di rivestirne un altro > perh ne detti due casi non violerebbe il suo patto. E ne defc LIBRO I. CAPO XVI; 77 ci due casi il Principe sarebbe un semplice delegato , uii mero Litote*, tenente de! popolo , non gi un vero Troprietario . . ig. Ordinariamente per la Sovranit si conferisce a vita , e per lo pi si fa passare da uno in un altro della medesima stirpe . Ed allora chi ha il Principato, lo gode in qualit, di vero Tropricta- rio. In questa ipotesi la seconda parte della questione , se il popo lo ha diritto di levare ad uno il Principato allorch egli viola le condizioni essenziali del contratto fatto tra lui, ed il popolo ' A que sto si dee risponder di si, e ne do la prova. . 14. Se il contratto nel caso espresso si scioglie da s mede simo, il popolo rimane libero dalla contratta obbligazione . Ma che il contratto si sciolga d3 s medesimo , allorch se ne violano le con dizioni essenziali, pi chiaro della luce del giorno. Tutti i contrat ti, che si denominano do , ut des: do, ut fiteias : facio , ut des : fa ci , ut.ficias , sono d intrinseca lor natura ipotetici ; cio vagliono sotto la condizione, che si esprime. Do , ut facias , vuol dire io ti do questo , purch tu dal canto tuo facci questo . Siccome adunque va-diono , fino a tanto che si osserva la condizione , sulla quale so- 00 essenzialmente fondati ; cosi allorch viene a mancare ladempi mento di essa condizione , restano annullati da loro stessi . . 1?. Notiamo di passaggio, che il giuramento corrobora la ob bligazione, che si contrae, in quanto vi si fa intervenire la Divini t 1 ma che in nulla altera la qualit intrinseca del contratto ; che condizionale essendo il contratto , condizionale pure il giuramento , che vi si aggiunge; e che perci quante volte si scioglie da s stes so il contratto , da s stesso ancora resta sciolto il giuramento , tal ch non si ha bisogno di un autorit, che sciolga un nodo , il qua- le pi non esiste . . 16. Ma tornando al contratto , qual n la condizione essenzia le ? E, che il Principe custodisca i diritti naturali di ciascuno, e di riga tutte le operazioni del Principato alla felicit de sudditi. Que sta condizione non ha d uopo di esprimersi : essa la base del con tratto : essa la fonte della obbligazione indossatasi dal popolo: essala ragione sufficiente delle promesse da lui fatte al Principe . Se chi ri ceve la Sovranit si spiegasse nell atto della investitura di non vo lerne usare a quel fine, anzi di volerla impiegare al contrario, tro verebbe uno disposto a ratificare il contratto ? Or dunque quando mai avvenisse , che un Principe prendesse a distruggere i diritti natu rali di ognuno, a sostituire il capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri sudditi, 'il contratto resterebbe sciolto da, s . . 17. Oltre la detta condizione , alla quale niuno uomo, pu ri nunciare , ciascun popolo , come dicemmo, padrone dinserir nel. contratto qualsivoglia altro patto, che crede opportuno, al suo heA 7* . DB DIRITTI DELLUOMO ; essere . Ed. in pratica ogni nazione dopo lunga esperienza del pae se, che abita, del commercio, che fa, delle inclinazioni, che mani* restano gl individui, fissa certi punti economici, c politici , e giu dica suo interesse, che si osservino in perpetuo , e che sieno superio ri a qualunque attentato. Le condizioni di questa specie non posso no intendersi comprese tacitamente nel contratto , come quella : non essendo essenziali al medesimo, fa d uopo, che si propongano, e si accettino in termini espressi. La Religione esercita tanto potere sullo spirito degli uomini, che questa la cosa, di cui eglino sono pi, che di ogni altra, gelosi . Il che ripetersi deve dalla persuasione, in che sono fin dalla cuna, eh essa formi la felicit eterna dopo la mor te, e che assai pure influisca a rendergli felici nella vita presente . La storia di tutti i tempi , di tutti i luoghi , di tutti i popoli del mondo, colle rivoluzioni, colle guerre, colle carnificine, ehella ad dita , com effetti delle novit religiose, prova per via di fiuto quel, che diciamo . Chi riceve il Principato , giura di mantenere anche queste condizioni: disort*che se le viola, il contratto si annulla da se, come prima . -18. Contro questo argomento io non vedo nulla, che possa intorbidarne la luce.. Si dir , un tal contratto non essere condizio nato? Tutti sono di lor natura condizionati quecontratti , nequali si promette .qualche cosa dall una parte , e dal? altra . Io vi do , affinch facciate , una*esprcssione , eh equivale a quest altra : Io vi do , se volete fare . Se io dal canto mio vi prometto ubbidienza , ci e a condizione, che usiate del comando a mio vantaggio. Non po tendo mettersi in. dubbio , il contratto esser condizionato , si vorr sostenere, che ci non ostante sia indissolubile ? Ma bisogna riflet tere , che un contratto di sua natura condizionato significa un con tratto , che di sua natura non tiene , quando non si verifica la con dizione; di sorte che laccordare, che il contratto, del quale si par la condizionato , ed il pretendere, che sia indissolubile , una ma nifesta contraddizione . 19. Ritorniamo un momento sovra gli stabiliti principi Che cosa la Sovranit ? La espressione della mente , della volont , e della forza comune ; cio le porzioni de diritti di ogn individuo po ste in comune . Ma questi diritti non sono intimamente inerenti alla natura di ognuno ? Ma lunico fine , che-gli obbliga di farli ammini strare in comune, non per ottenere i beni della Societ, che sen za di ci ottener non si potrebbero ? A quel fine sostituite il con trario : fate ., che tutta questa manopera non serva , se non ad in felici tarne gli autori , eludendone le speranze; e vedrete, che lama- nopera si disfa da s stessa,.che il popolo giustissimamente pu ri pigliarsi il suo , ci , che si amministrava in suo nome , ed unica- LIBRO I. CAPO XVI. - 9 mente per la felicit sua , ed investirne un altro con auspici mi gliori . r . 20. Ma noi, che non iscrivendo per adulare i Principi, nep- pure -intendiamo di esporre la dignit loro alla popolare licenza , sic- come abbiamo consultata la pura ragione nello stabilire il diritto cos non taceremo gli angusti limiti , nequali la stessa ragione lo ri- stringe. h prima di ogni altra cosa , vuol la ragione , che si atten da la quantit del male proveniente al popolo dal Principe ; perocch non ogni leggier male, non ogni mancanza, non ogn infrazione de patti contenuti nel contratto sufficiente a scioglierlo: quelle soie, che ne attaccano , e ne distruggono la sostanza , hanno forza di an nullarlo . . V* ^ er secon ^ > non dee ci decidersi con prove dubic, con latti equivoci , con operazioni passaggere ; ma d uopo , che sia evidente, notorio, innegabile , e chegli mostri una volont ostinata . . 22. Per terzo , che il contratto siasi sciolto gi da s stes so, si dee legalmente dichiarare . Prima della quale dichiarazione a niuno permesso di sottrarsi dalla ubbidienza del Principe. E il di ritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun privato, n al la unione di alcuni, e n anco alla moltitudine . Questo diritto di tutto il corpo , ed quella porzione di Sovranit, ehessendo di na tura incomunicabile, rimane perpetuamente inerente nel corpo . Im perciocch niuno oser dire, che un privato, o alcuni uniti di sen timento costituiscano tutto il corpo. Neppure pu accordarsi tal pre tensione alla moltitudine , perch questo nome non denota , se non molti .individui, ma senza vincolo di unione . Bisogna , che la molti tudine faccia vero corpo, cio che consentano tutti i Magistrati, tut- ti gli orami de cittadini, le persone illuminate, probe, e non sog gette all impeto del momento. Non per necessario , che concor- rano 1 voti di tutti glindividui, talch mancandone uno solo, o po chi , abbia 1 atto a reputarsi nullo : in cose di pratica non si ricer ca , se non un tutto morale . Del resto ogni colta nazione nella Co stituzione fondamentale , che d a s stessa, e che inferisce nel con tratto , che fa colla persona, che vuole innalzare al Principato, e che questa giura di mantenere, sempre forma un corpo , o sia un colle- gio, per cosi dire, immortale, che rappresenti permanentemente tutti gl individui. Laonde basta , che la dichiarazione si faccia da questo corpo, per esser legale . Il primo passo , che d il Despotismo , il togliere davanti agli occhi del popolo il corpo rappresentante la nazione : ne prende il pretesto da qualche abuso , eh esagera , e cuopre le vere sue mire collo specioso orpello di assicurare in mi- glior guisa il bene generale degli amatissimi sudditi , organizzando un altro corpo decorato di vanissimi titoli , in modo , che dipenda g 0 DE DIRITTI DELL UOMO j n tutto dal trono. Ma siccome [a forza non pu nulla sul diritto, n capace dintrodurvi il minimo cangiamento , cosi il vero orga- no d$lla nazione sussiste sempre , sempre vive , e subito che pu adunarsi , e deliberare, la dichiarazione , che fa, dichiarazione del la nazione . .... i .23.Per quarto , non pu venirsi a tale dichiarazione ,se non da poi che siensi sperimentati inutili tutti i mezzi della persuasione . e nelie private querele la prudenza osserva ccrtordine di mezzi, e non procede zW estremo , se non astretta da vera, necessit, quanto maggior cautela usar si deenei dare un passo, che sar lannuncio, di una tei - ribile rivoluzione, e che pu , avvegnacch giusto, precipitar a na zione in mali peggiori di quegli, daquali volea liberarsi ? "Pu essere , che il Principe erri di buona fede , e che immerga lo stato, nella mise ria , credendo di renderlo piu felice . Tuo essere , che sia ingannato da qualche cortigiano, il quale abbia acquistato ascendente sul di lui spirito . Allora col far giungere al trono la voce della venta , c col rimuoverne fustigatore , si ottiene sicuramente lintento , come appunto una infinit di fatti antichi, e moderni lo prova. Se poi il disordine nella volont del-governante , depravata , ed indurita per quaci^ forte passione , non mancano mezzi valevoli a.svolgerla. Il non r V r. : . -1: 82 DE DIRITTI DELLUOMO CAPO XVII. Obbiezioni , e Risposte . . i. "D Er compir la opera colla stessa buona fede, colla quale la Jtr principiai, esporr gli argomenti, che far si possono in con* trario, e lungi dallestenuargli, procurer di collocargli nella pi lu minosa comparsa, acciocch il lettore confrontando con essi le rispo ste , si ponga in grado di rettamente decidere. E per maggior chia rezza gli divideremo in due classi, nella prima delle quali chiamere mo ad esame le ragioni di quelli, che confessano , conferirsi dal po polo la Sovranit, e ci non ostante pretendono , chegli non possa levarla a chi lha gi conferita ; e nella seconda favelleremo della opi nione di quegli altri , i quali insegnano , che la Sovranit viene da Dio , non dagli uomini . . 2. Per ci, ch degli argomenti del primo genere, io non trovo, che altri abbia detto, n che possa dirsi pi di quel, che ne scrisse Obbes nel libro de Ci ve al cap. 6 . n. 20 . Ivi egli comin cia dal riflettere , che sebbene si concedesse , che ogni patto , siccome, prende forza dalla volont de contraenti , cos la perde per consenso de medesimi , e che per la Sovranit possa togliersi col consenso di tutti sudditi ; non di meno per diritto niun pericolo sovrasterebbe indi a So vrani . Imperciocch (egli prosiegue ) supponendosi , che nel conferir ad un soggetto la Sovranit , ciascun cittadino si fosse a ciascun cittadino obbligato ; se uno solo de' cittadini non volesse, che gli si levasse , noti potrebbero tutti gli altri senza ingiuria far ci , che per patto obbliga- ronsi con quel cittadino di non fare . 7\( dee stimarsi, che mai accada th tutti i cittadini, senza eccettuarne pur uno , consentano contro la So vranit . Onde concedendosi , che la Sovranit si appoggi a questo patto solo , niun pericolo sovrasterebbe ai Sovrani di esserne spogliati per diritto. .3. Questa prima sicurezza data da Obbes aPrincipi malvagi un debolissimo filo, dipendente da un sol cittadino , che non consenta con tutti gli altri; nel quale caso vuol egli dare ad intendere, non po ter tutti gli altri fare ci , che con quelluno eransi obbligati per pat to di non fare . Se la sua massima potesse prender radice , a quali stravaganze non porterebbe ? Applichiamola ad un esempio . Venti mila persone hanno eretto di comune consenso un gran magazzino , e vt hanno riposte le pi preziose loro Sostanze, obbligandosi ciascuno ver so il compagno di non ripigliarsi la sua porzione, se non col consen so di tutti , neppure eccettuandone uno . Dopo qualche tempo si d la disgrazia, che vada a fuoco il magazzino . Diciannove mila nove* cento novantanove si accordano di salvar dalle fiamme le loro porzioni* LIBRO I. CAPO XVII. 83 uno solo dissente , e vuol, che si persista nel primo patto. Dimandia mo, se quegli corrono )ure, an infuria a sottrar dallincendio tutto ci, che possono ? Chi dicesse con seriet, che in buona coscienza non pos sono farlo, meriterebbe per tutta risposta di esser legato, qual pazzo, o rinchiuso, qual fiera,che di umano sangue si pasca. .4. Or la similitudine esprime al vivo il caso nostro . La Sovra nit il magazzino eretto da una gran compagnia di uomini per de positarvi linestimabil tesoro de diritti naturali di ciascuno , col patto di non ripigliarsi alcuno la sua porzione , se non con un nuovo consen so di tutti. Il magazzino va a fuoco , soffiandovi impetuosamente un Principe divenuto tiranno : sono tutti d accordo a porre in salvo il mal custodito deposito : vi si oppone uno solo: uno solo dice veto Tanta la forza di questa parola,secondo Obbes, che tutti gli altri, per esempio dieci , dodici, venti milioni di uomini, non farebbero jure ci, che con quellano si erano obbligati di non fare. . j. B se quellwo solo , che osta , avesse interesse ,che il magaz zino restasse incen erito , onde non venissero in chiaro i furti da lui fatti sovra i beni de compagni ? Se quell uno solo fosse collegato col tiranno ? Se fosse locculto consigliere della oppressione, il tacito di rettore delle macchine perniciose? In una parola, se il Principe fosse perone , e quelluno dissensiente fosse Tigellino Pi: se quell uno, che st forte sul veto , se lintendesse con qualche Potenza straniera, cui volesse vendere , e la sua Patria, e 1 suo Principe ? L autore del codice della tirannia che direbbe? Ma io col'mostrare gli assurdi della sua massima non ho risposto alla massima Eccone adunque la con futazione . _ . 6 . E primamente , ricordiamo ad Obbes , che vi ha un tutto /i- zico , ed un tutto morale : che il primo non si stima vero tutto, qualoc non vi sia ogni sua, bench minima, parte: ma che il secondo, sic come putativo , non ricerca la esattezza medesima . Forse perch ad un uomo manca un capello, egli non >un tutto morale ? Ma chi non sa, che trattandosi di azioni umane , si deve avere in vista la nozione morale , come trattandosi di numero , di peso , c di misura, dee pten- dersi norma dalla nozione fisica ? Se io son creditore di cento scudi, certo , che non mi soddisferete tutto il debito , qualora me ne dia>e cen to meno uno : ma se avendo il consenso di centomila persone meno una, mi vanter di avere il consenso ai tutto il corpo , quantunque alla integrit fisica ne manchi una sola, qual pazzo mi muovera lite? 6. 7. Ricordiamo ancora ad Obbes la definizione del Diritto da lui pure ammessa nel suo libro .11 diritto un potete confarne ada razione . Donde abbiami veduto seguire , che subito che un potere cessa di esser conforme alla ragione , cessa di esser diritto . Ora nel caso nostro supponendo, che tutti gli altri cittadini consensient \ hanno L 2. 84 DE DIRITTI DELL UOMO. ragione d degradare il loro tiranno, quel solo cittadino, che persia ste nella pristina volont, per questo stesso ha gi perduto il suo di ritto , mentre il suo non pi un potere alla ragione conforme . E cosi nel consenso si ha un tutto fisico , non che morale, essendo tutti i consenzienti divenuti realmente liberi dalla obbligazione contratta con quell' uno , il cui diritto si estinto. . 8. Innoltre si vorrebbe sapere da Obbes,su qual fondamento egli suppone, avere i tali uomini convenuto di dare ad uno la Sovra nit su di loro, col patto che dissentendo poi da tutti uno solo, sin tendano sempre obbligati di non ritirarla? Un tal pensare egli della prudenza la pi ordinaria ? Vi vuole gran penetrazione di spirito a prevedere i gravissimi danni , che cagionerebbe un tal metodo ? Il piano della prudenza la pi volgare si , che nel dare, c nel togliere il Principato , quando ci necessario all interesse pubblico, i citta dini pattuiscano fra loro di reputare consenso di tutti il consenso del ia massima parte . Che se vi fosse qualche popolo , il quale volesse dare alla opposizione di un solo tutto quel peso,che vi d Obbes, avrebbe egli ragione di far ci passare qual legge di natura, che ob blighi tutti i popoli del mondo ? * 9 - Obbes non pot dissimulare, che nel comune modo di pen sare il consenso di tutti si stima contenuto in quello della massima parte : sicch procura di rispondervi ; ma con sottigliezze pi vane della precedente . Convocati , egli dice,? sudditi dall'impero della citt , o concorrendo sediziosamente , molti stimano , contenersi il consenso di tutti nel consenso della maggior parte. Il che certamente falso. Im perciocch non viene dalla natura , che il consenso della maggior parte si abbia per consenso di tutti ; e ne' tumulti non vero : ma procede da instituzione civile ; ed allora soltanto vero , quando quell uomo , o quella Curia , che ha il sommo impero nel convocare i cittadini , vuole a motivo del gran numero , che gli eletti abbiano potest di par lare per quelli , che gli hanno eletti , e che la maggior parte di co loro , che parlano circa le cose da quello , o da quella proposte a di scutere , si consideri , come se fossero tutti . E non a credere , che chi ha il sommo impero , abbia convocati i cittadini , acciocch disputino circa il suo diritto , se non sia annoiato degli affari , e non rinunci con espresse parole il comando . Quattro articoli contiene di preciso questa dottrina. Trimo , non vero , che netumulti il consenso della mag gior parte debba reputarsi -consenso di tutti. Secondo , questa mas sima non ha valore per legge di natura, ma per instituzione positiva degli uomini. Terzo , e per esser valida bisogna, che quell uomo , o quel collegio , che gode la Sovranit, voglia , che il parere dell* maggior parte passi per parere di tutti. Quarto , e non a presu pporsi, che chi gode la Sovranit, voglia aver convocati i rappresela LIBRO I. CAPO XVII. 3* tariti di tutta la cittadinanza, acciocch pongano in dubbio il suo di ritto . Da tutto ci inferisce lAutore, che non volendo il Sovrano, il maggior numero decittadini, per quanto grave sia la oppressione, non avr mai diritto di deporlo. io. Noi confesseremo circa il primo articolo , che ne tumulti il consenso della maggior parte non dee stimarsi consenso di tutti . SI noti per diligentemente , ci da noi concedersi , non gi perch la maggior parte a rappresentar tutti non basti, ma riguardo all operati tumultuoso. Ntumulti non si consulta il dettame della retta ragione , ma si siegue alla cieca il trasporla della ione ; onde facilissimo l 'errare contro il giusto . Quindi sarebbe ancora sospetta la indu zione di tutti , se pur tutti fossero daccordo. JVla noi non prendiamo a giustificare ci , che si fa ne tumulti. . u. Nel secondo articolo si pretende, che la massima di avere per consenso di tutti il consenso de pi non viene dalla natura , ma da instituzione civile ; ehc quanto a dire, che la fa vera, cio le d, valore il patto , la convenzione degli uomini , come le leggi civili, ie quali non iscaturiscono dal fonte della natura, ma ricevono^ ia esisten za , ed il valore dal patto, dalla convenzione degli uomini. . i 2. Qui lungi dal poter adottare il sentimento di Obbes , dico anzi, in tanto aver gli uomini ratificata con convenzioni positive la detta massima, in quanto si sono accorti , che. viene dalla stessa naturai dico, chela mettono in pratica, non per libera scelta , ma necessitati , perch la natura non somministra per l'organo della ragione altro mez zo atto al bisogno , che questo . Quel , che suggerisce la natura, al lorch si tratta di far qualche cosa con una risoluzione comune , non si ha a cercare in sottigliezze metafisiche , poich la stessa natura lo ha posto dinnanzi agli occhi di ttti . Attesa la stupenda diversit del e maniere di pensare , e delie inclinazioni deglindividui , la ra gione non vede a colpo di occhio, che lottenere la perfetta unanimit da una gran moltitudine cosa impossibile ? Se la natura vuole , che si eseguisca una risolinone comune, uopo , che ci dia la possibilit. di farlo . Onde non pu esigere la perfetta unanimit , eh impos sibile , ma dee contentarsi , che si prenda per consenso di tutti il consenso della massima parte , perch questo solo possibile . Oc questo non un raziocinio indipendente dalle convenzioni degli uo mini? Lo stesso Obbes crede venire dalla natura , che il dissenso di un solo tenga eternamente incatenati tutti gli altri , sebbene consen* zienti fra loro. Ma come far egli a dar la Sovranit, poich non mai possibile, che non si trovi un, che dissenta? Come fara? Can ner massima ; e noi lo vedremo fra breve . Il quarto articolo, nel quale si riflette , che niun Sovra no convoca i cittadini, perch disputino circa il suo diritto, non re? 16 DEDIRITTI DELLUOMO ca pregiudizio alla nostra dottrina, per quel, che diremo contro il terzo. : , . 14. Nel terzo articolo vuole Obbes , che i Deputati di una nazione non abbiano diritto di rappresentarla, se non per volont del Sovrano. Cos non volendo mai questi , che rappresentino tutta la na zione soggetti, i quali osino disputare sul di lui diritto, ne siegue , che se non vuole, non pu in nessun caso esser jttre spogliato della Sovranit. .15. TS^ego assolutamente ci, che si annuncia in questo trzo articolo. E mi dica Ohhp* , allorch i Deputati della nazione elesse ro a idi soggetto per Principe , da chi ebbero il diritto di rappre sentar tutto il corpo, poich non era ancora creato il Principe ? Se allora non lebbero , la creazione del Principe fu nulla . Se 1 ebbe ro prima di creare il Principe, perch lhanno perduto dopo la crea * zione del Principe ? . 1 6. Quasi ogni nazione, essendo padrona di conferire il som mo Imperio co patti , che le piacciono, ha sapientemente instituito un Collegio , che la rappresenti in perpetuo . Laonde che un tal Collegio rappresenti tutti i cittadini, non per volere del "Principe , nt3 per volere de cittadini medesimi , anteriore alla collazione del Principato. Dove si tratta di affari, che interessano in comune i sud diti , ed il Principe , suol darsi a questo la facolt di convocare i membri di quel Collegio. In questi stessi, casi per la mera convo cazione viene dal Principe; ma il diritto di rappresentar la Nazione, il Collegio lo riconosce sempre dalla nazione . Quando poi si tratta di deporre il Principe, nessuna nazione ha potuto essere tanto insen sata da stabilire per patto, doversi aspettare , che il Principe con vochi il Collegio , che la rappresenta , e molto meno , che il Prin cipe abbia a dargli il diritto di rappresentarla. Se Obbes voleva di re qualche cosa di sodo , dovea provare, che una Nazione nel con fette la Sovranit' non pu riserbarsi il diritto di farsi rappresentare perpetuamente* da un Collegio . .17. quando pure un siffatto Collegio instituito non fosse , nulla ci importerebbe, perch in mancanza di rappresentanti pe.rin* stituzione , vi sarebbono gli stessi rappresentati , gli stessi origina li ,' cio i cittadini, ne quali risiede originalmente quello stesso dirit to, ch eserciterebbe a lor nome il Collegio, se esistesse. Egliriosi adunerebbero legalmente da loro stessi, ed anche contro il volere del Principe, quando si trattasse di provvedere alla propria salvezza , pe rocch nel comunicargli la Sovranit , non solo non si presume , che avessero rinunciato a questo diritto ; ma certissimo, che rinunciar vi rion possono, perch non possono rinunciare ai diritti della liber ta,'della propriet, della perfezione, e della conservazione . Ed il ;LTBRO I. CAPO XVIT: 1 87 consenso della massima parte ( fuor di tumulto ) conterrebbe a dispet- to di Obbes il consenso di tutti per suggerimento medesimo della na- tura. . 18. Ma volete vedere , come Obbes si confuti da s medesi- mo ? Abbiamo osservato quel , che insegna qui al n. 20. del capo 6 . Torniamo poche-pagine in dietro , al r. -2. del medesimo capo , e ponderiamo quel, che insegna circa la formazione della Citt, 0 sia della Societ Civile, affinch-, dice egli, si dia luogo alla costituzio ne della Societ , ciascuno della moltitudine dee consentire cogli altri che nelle cose, le quali propongonsi da chi si sia nell adunanza , ab biasi per volont di tutti ci , che vorr la maggior parte ; perch in altro modo non pu aversi la volont di una moltitudine di uomini tan to fra loro diversi d'indole , e di desideri . Che se taluno non vorr consentire, gli. altri costituiranno fra loro la Citt senza quello . Don de avverr-, che la Citt ritenga contro il dissensiente il suo primo di ritto , cio il diritto di guerra , come contro un nemico . Senza che io parli, ognuno vede da s, che qui si stabilisce , dover tutti conve nire fra loro, che si abbia per volont di tutti ci , che vorr la maggior parte ; e che questa massima non d institi! zione civile, ma viene dalla natura, perch non pu aversi in altro modo la volont di una moltitudine di uomini . Qui dunque si stabilisce precisamente il contrario di quel , eh stato esaminato . E perch qui Obbes parla il linguaggio della ragione , con ci confuta egli stesso mirabilmente i suoi errori. Non lasciamo di notare , voler egli , che quel? uno , il quale dissente dagli altri nella formazione della Societ , e conseguen temente nella collazione della Sovranit, si consideri nemico di tutti, e si faccia valere contro di lui il diritto di guerra . Pu egli dispen sarsi di applicar la stessa dottrina al caso, in che tutti vogliano Ix deposizione del tiranno , perch necessaria alla comune salvezza , e ne dissenta uno solo ? .19. Del resto, Obbes insegna, che nel conferire la Sovranit non interviene la sola obbligazione di ciascuno con ciascuno , ma an che un altra di tutti con quello , cui dassi il comando . Ciascun cit tadino , egli prosiegue, pattuendo con ciascun cittadino , dice cos : io trasferisco nel tale il mio diritto , affinch tu trasferisci il tuo nel me desimo . Laonde il diritto di servirsi delle sue forze in proprio beneficio tutto traslato in un uomo , 0 in un concilio a beneficio comune . In terposti per tanto i patti, co' quali ciascuno si obbliga a ciascuno, e la donazione di diritto , che obbligami di ratificare all'imperante, il di lui impero munito di due obbligazioni de' cittadini; di quella , eh' fra di loro, e di quella , eh' di tutti coll Imperante . Ter lo che, sic- no i cittadini quanti si vogliano , non hanno diritti di spogliar F Irti* perantc dell' Impero senza il d lui consenso . , 88 DE DIRITTI DELL UOMO . 20. Poteva Obbes senza tanto giro di parole dirci in breve esser questa una donazione irrevocabile , come appunto piace ad al* cuni di spiegarsi. Ma in primo luogo, sia pur tale . Vi ha chi non sappia, esservi de titoli , co quali si acquista il diritto di rivoca re una donazione irrevocabile ? Un giusto titolo la ingratitudine del Donatario verso il Donante . Dunque quando un Principe fosse tanto ingrato, che volgesse in danno,delle sostanze, e delle perso ne quelle stesse forze, che furongli donate da loro, si avrebbe di ritto di annullare la donazione. n altro titolo giusto la sopravve - gnenza de figli al Donante- dopo Ta donazione . Ma se giusto , che si riprenda ci, che si donato, allorch dee provvedersi alla sus sistenza de proprj parti, -quanto pi giusto, quando si dee prov vedere a s stesso ? . 21. In secondo luogo , n Obbes prova , n pu in verun conto provare, esser questa una donazione irrevocabile . Egli dice , aver ciascuno donato il suo diritto all Imperante : ma bisognava provare, averglielo donato , o averglielo dovuto donare irrevocabil mente . Il che non ha provato , n potr eternamente provare . Im perciocch confessa egli, che la traslazione de diritti in un uomo, o in un concilio , si fa a beneficio comune . Essendo incontrastabil mente questo il fine , in cambio di una donazione irrevocabile , io non vedo nascere altro , che uno de contratti condizionati , do , ut facias , il cui valore dipende dalla osservanza della condizione, e che non pu durare, se non fino a tanto che dura la osservanza della condizione . Io trasferisco in te il mio diritto , acciocch tu te ne serva a mio beneficio . Se tu non adempirai il tuo patto , come potrai pretendere, che a me non sia permesso di ripigliarmi il mio diritto ? Donazione condizionata , donazione , che in cor rispettivit esige qualche cosa dal Donatario , e donazione irrevo- cabile una netta , e pretta contraddizione. . 22. Secondo che pare, Obbes era Ateo, e per non poteva avvisarsi di far venire da Dio la Sovranit . Gran numero di Dot tori Cristiani difende con calore questa opinione, e crede, indi in vittamente seguire, che gli uomini non abbiano il minimo diritto so pra i Sovrani . . 23. Dicono in primo luogo, che la Rivelazione , la quale deb* bessere la norma di una filosofia Cristiana, insegna , che i Regi re gnano per la increata Sapienza ; che ogni potest da Dio ; che i Principi sono Ministri di Dio ; che si deve ubbidire a Superiori an che discoli. Or queste, ed altrettali testimonianze della Scrittura ri pugnano visibilmente al sistema da noi proposto. . 24. Soggiungono in secondo luogo, che quando anche i libri .delia Rivelazione non si spiegassero su di ci con chiarezza , e si LIBRO I. CAPO XVII. _ 8j> Volesse filosofare colla semplice guida della ragione naturale , il lume di questa ne menerebbe per diritto sentiero a riconoscere che la Sovranit viene da Dio ; che anzi non pu non venire da Dio . Ed ecco com essi la discorrono . Essendo tutti gli uomini per natura in istato di perfetta eguaglianza ne diritti , e nelle ob bligazioni , come fu da noi stessi in altro luogo osservato , ne ri sulta non poter darsi fra loro una superiorit , o sia una facolt di comandare . Ma questa senza contrasto necessaria alla Societ Ci vile . Dunque , concludono , non potendo cavarsi dagli uomini, bi sogna ricorrere a Dio , cui certissimamente compete la Sovranit so pra gli uomini , e dire, che volendo egli la Societ Civile , dee voler conferire la sovranit sua a chi scelto dal popolo , affin ch la eserciti in suo nome . Se adunque essa opera di Dio , se Iddio , che la conferisce; come pu sostenersi , aver diritto gli uomini di levarla a chi non lha ricevuta da loro? Insistono prin cipalmente sul diritto di dar la morte , e pretendono , che 1 uomo non pu trasferire un diritto , che non ha , non essendo padrone neppure della propria vita, e che perci bisogna ripeterlo da Dio, in mano di cui la vita , e la morte di tutti gli uomini . Dir prima di questo ; poscia di quello . .25. Per quanto specioso apparisca il detto argomento; chiun que ha fatta attenzione al modo, col quale noi abbiamo derivata la Sovranit dalla sorgente del popolo , lo vedr dileguarsi in fumo. Imperciocch non si dee mai ricorrere ad immediata volont del Creatore , se non allorquando ci , che abbisogna , realmente non pu aversi dalle facolt medesime delle creature . Ma. tanto fal so , che la Sovranit non possa farsi nascere dagli uomini , che an zi noi abbiamo praticamente mostrato, come essa nasca dalle facolt loro medesime , senza punto ledere la eguaglianza de loro diritti, e delle obbligazioni loro naturali . Dunque essa Sovranit non dee ripetersi da immediata volont del Creatore. . 2 6. In effetto , abbiamo veduto , altro non esser la Sovrani t , che i diritti degl individui amministrati in comune, e che per conseguenza in realt non un uomo , che comandi ad un altro omo, ma che ogni uomo comanda a s stesso . Vorrei per tanto , che mi si rispondesse nettamente , se ripugna , che gli uomini fac ciano amministrare in comune i loro diritti . Se ci non ripugna, noi abbiamo gi la Sovranit , senza punto uscire dall uomo . Se poi si dir , che ripugna, mi si mostri dov la contraddizione. Mi si mostri, dico, che io faccio una ipotesi impossibile, allorch ini figuro venti , trenta uomini, che mettano in comune tutto il loro denaro , e si pongano con certi patti sotto la direzione di un apo, che amministri gl -interessi loro in comune . Ma nel Con* $0 DE DIRITTI DELL UOMO tratto Sociale non si fa la stessissima cosa ? E se la necessit porti, che gli uomini per mettere in sicurezza la propria vita , debbano esporsi al pericolo di perderla , rimanendo di pi in loro arbitrio di scansare il pericolo , chi oser dire , che non hanno tal diritto , quando anzi la ragione lo prescrive per dovere ? Ecco compita la Sovranit ,.co materiali , che somministra il fondo medesimo della umana natura ; e per conseguenza ecco chiusa ogni via di ripeterla da immediata volont del Creatore . E poich essa dee riconoscersi per opera degli uomini , per una certa modificazione de loro di ritti naturali fatta a pubblico bene; quando si volge a pubblico ma le , non sar lecito ad essi di ripigliarsi la opera loro , i loro diritti naturali , per fargli amministrare rettamente da un altro? . 27. Ma la Sovranit non viene in nessun modo da Dio ? S ; ma come ? Iddio n Autore, Iddio la vuole, nu con quella vo lont generale , con che vuole tutto ci , che siegue spontaneamen te dalla natura degli esseri. Come Iddio vuole ci , che scaturisce dalla natura del triangolo , cos vuole ci , che scende dalla natura dell uomo . Dalla natura dell uomo scende , che tendendo alla feli cit, dee mettersi in Societ Civile, e depositare in comune i suoi diritti , cio creare la Sovranit. E Iddio vuole queste sequele del la di lui natura . Sicch questa una volont generale , volont di approvazione , di conferma , che non arreca pregiudizio veruno n al triangolo , n agli uomini , n ad alcun essere creato. .28. Del rimanente, concediamo pure , che la Sovranit deb ba derivarsi da Dio, come se fosse vero , che non possa nascere dagli uomini stessi . Forse per questo gli uomini resteranno esclusi dal diritto di spogliarne chi ne abusi in lor gravissimo danno? Questa la conseguenza, che i difensori di quella massima vorreb bero inferirne . Eppure se dirittamente si miri, dall argomento lo ro siegue precisamente il contrario . E vaglia il vero , Iddio , argo mentano eglino , vuole la felicit degli uomini . Ma alla felicit degli uomini necessaria la Sovranit; e gli uomini stessi non hanno fa colt d instituirla . Dunque bisogna , che la conferisca il medesimo Dio ad uno , che sia nominato dagli uomini . Io adotto questo argo mento , e ne fo la continuazione sulla stessissima base. Iddio , si detto, vuole la felicit degli uomini , e a riguardo di essa la Sovra - nit . Dunque se la Sovranit, eh egli conferisce, si amministri in guisa, che in vece di servire alla felicit degli uomini , faccia la infelicit loro. Iddio, appunto perch vuole la Sovranit per la fe licit degli uomini, dee volere , che ne sia decaduto , chi ne abusi contro il fine, per lo quale glie la confer . Chi ammette la prima parte dell argomento, uopo che riconosca pur la seconda ; e chi rigettasse quella , non avrebbe altro mezza di provare co puri pria LIBRO I. CAPO XVII. pi cfpi della ragione, che il Principe riceve 1 autorit sua immcdiata- mente da Dio. . 2p. Ora avverandosi sempre , che il popolo ha diritto di to gliere il Principato a chi gravemente ne abusi , ^quanto nel sistema di quegli , che fanno nascere la Sovranit dal contratto sociale degli uomini stessi, tanto nel sistema di quegli altri , che ne fanno Dio autore ad esclusione degli uomini ; chi ha fior di senno in capo , dee confessare , essere di ninn momento , essere affatto sterili , e di pura specolazione tutte le dispute, che si fanno sulla origine del Principato , e clic per conseguenza non meritano , che alcuno pren da il minimo impegno piuttosto per P una, che per P altra opi- nione. . 30. Dopo di ci sarebbe inutile, che io mi trattenessi nell esa me de passi della Scrittura , se tutti ne sapessero fare la debita spie r gazione a norma di quanto si discorso fin qui . Convengo , che la filosofia de Cristiani deve andar d accordo colla Rivelazione , c soggiungo da buon Cattolico, che dee rinunciarsi a propri pensa, menti , per quanto sembrino veri , allorch la Rivelazione insegna il contrario , correndo allora P obbligo di credere , c di sottomette re la umana ragione alP autorit divina . Queste proteste per altro qui non servono a nulla,poich la Scrittura non contiene una dottrina diversa da quella, che suggerisce la ragione. .31. Dice la Scrittura , parlando della sapienza, per me reges re gnata . Ma ci non significa, che la Sapienza increata conferisca la Sovranit, come se non possano conferirla gli uomini stessi . II sen so delle parole affatto alieno da ci: vuol dire, che i Principi go vernano per via di sapere , talch senza esser sapienti non possono governare . Dice .la Scrittura , che ogni potest da Dio , e che Mi nistri di Dio sono i "Principi : ma spiega essa in che modo la Sovrani t vien da Dio? Anche noi diciamo, che viene da Dio. La que stione , se Iddio la voglia per mezzo della volont degli uomini, o pure in quanto non possa nascere dagli uomini . La Scrittura non decide tal questione. Dice la Scrittura, che si deve ubbidire a Supe riori anche Discoli ; e dice bene . Che importa ai Sudditi , se il loc Principe sia discolo ne costumi ? Purch faccia servire il Principato al debito fine, P esser discolo non motivo, eh esima i sudditi dalP obbligo di ubbidirgli. Ma supponiamo, che quegli rivolga il Princi pato all 7 esterminio di questi : che cosa lecito per diritto di fare ? Nella parola Discolo la Scrittura comprende questo ? Bisognerebbe provarlo ; o per dir meglio , bisognerebbe, che lo specificasse la Scrittura medesima . Di pi, quell obedite precetto , o consiglio ? Ecco un altra questione. Da ultimo, se quell obedite fosse inculca to agl individui , i quali certamente, come si detto, sono tenuti di M a 9i DEDIRITTI DELL UOMO; ubbidire , e non al corpo della nazione, il testo non avr pi forza Ma' che ci avrebbe fatto saper di nuovo San Paolo , dicendo , che ogni potere viene da Dio ? Bella difficolt ! come se la Scrittura non avesse dovuto insegnarci altro, che cose nuove. Forse non si sapeva, che F omicidio, e 1 adulterio sono peccati, e che dobbiamo amare il prossimo ? E pure queste cose quante volte sono ripetute, ed in culcate ne libri Sacri ? Del resto gli Apostoli allora insegnarono una cosa veramente nuova, perch i Pagani non erano avvezzi a riconoscere nella Sovranit il volere di Dio , ma solamente la opera della forza , ed inculcavano ai convertiti di rispettar ne Superiori la volont di Dio, per assuefargli a riferire a Dio tutte le operazioni loro. Non dice pur la Scrittura , che Iddio manda la fame, e 1 abbondanza ? Eppu re queste vengono da Dio come da cagione ultima , e^ generale . Nella stessa guisa dobbiamo far venire da Dio la Sovranit . .32. Io per voglio portar la compiacenza all eccesso: voglio, che la Scrittura si prenda nel pi alto rigore contro di me : voglio , che la Sovranit temporale abbia la stessa origine, che la Sovranit spirituale. Diciamo pure, avere Iddio instituita la prima nello stes sissimo modo, che la seconda. Concediamo, che siccome il popolo de fedeli ( o alcuni di essi , il che qui non importa ) nomina il Papa , ed Iddio , che conferisce alla persona eletta la Sovranit spirituale sovra tutta la Chiesa ; cos il popolo de cittadini scelga il suo Principe , e sia Iddio, che comunichi al soggetto nominato la Sovranit temporale sovra tutto il regno. Pu pi di questo pre tendersi ? . 33.Frattanto ogniniziato nella Teologia Rivelata sa ,chc un Pa pa pu decadere dalla dignit sua;e sa, che ci avverrebbe in caso, che fosse, come persona privata, convinto di eresia, e che vi si osti- nasse; in caso, che abusasse enormemente dellautorit sua in danno generale della fede, e della Chiesa. Questa dottrina annunciata anche da que Teologi, e da que Canonisti, i quali sono da loro Avversar) accusati di soverchia parzialit pe diritti Pontifici . E stata impressa in Roma , e sostenuta da Cardinali, e da famigliai de Papi. Dicono essi, che il Papa in quel caso decade da s stesso dalla Sovranit spi rituale ,in quanto Iddio , che glie la confer , sintende, che glie la sot tragga , avendogliela data in adipeationem , non in destructionem C) Dunque considerando sul medesimo piede la Sovranit temporale, dee dirsi, che Iddio intenda torla ad uno , che se ne serva in destructionem non in adipeationem . C) Mota. Presso il Cardinale Brancato de Laurea ( in 3. lib.sent. Scoti disput.VlII., ch de proponente objecta fidei art.5. . 1. n.162.) si trova citato Azorio ( part.2. inst.moral. lib.i. cap.7.) ,il quale insegna, quod Tapa lapsus in baresim certe jure Divino privatus est Tapatu ; fa / LIBRO I. CAPO XVII. 9 mn ex cclcsix sententia debet declarari , ipsum ob crmen hxresis a dignitate excidi ss e , & pr hac sententia ^Azorius alios adducit. Fra i quali si trova il Cardinale Torrecremaca ( in Sumina lib.2. cap. 102. & iib.4.p.2.c.i8. ) , e Silvestro Prierate Domenicano , Maestro del Sagro Palazzo ( in Sumrtia verbo Papa q.4.), e questi cita il Paludano , pure dello stesso Ordine . Melchior Cano poi ( de loc.Theol. lib.VI. c. Vili, resp.ad XI. ), ed il Gaetano aderiscono allaltra opinione accennata pur dallAzorio nel medesimo passo. Seconda opinio negat generatim, Va- pam factum beercticum esse divino iure e sua potestate , & dignitate ju- risdictionis amotum , sed amovendum . Il detto Cardinal Brancato allega queste opinioni per provare,che il Papa, qual persona privata , pu cadere nella eresia, perch egli dice, se ci non fosse possibile, i Teo logi , ed i C anonisti non farebbero la questione, se il Papa in tal caso sia decaduto ipso facto , talch la Chiesa non debba fare altro, che una mera dichiarazione ; o se la Chiesa lo debba rimuovere dal Pontefca- to . Dunque il Principe secolare nel caso da noi sovra espresso aut amo- tus est ipso facto , jure Divino , cunt populi declaratione ; aut est amovendus a populo . Che se i Sommi Pontefici soffrono in pace , che s insegni questa Dottrina riguardo alla Dignit loro , non pare , che debbano of fendersi i Sovrani temporali , se essa si applica alla lor Potest . La verit la stessa per tutti ;e siccome non pu mai nuocere ,cos r.on vi ha tempo, in che non debba dirsi. Quanto a me , ho diritto di re plicarla , poich gi lannunciai nella mia Analisi dell Esame Critico del Freret stampata in Roma lanno 1778. Pu essa vedersi esposta in succinto al Capo Decimo art. XI., che nella edizione di Assisi del 375? 1. si trover al tomo li. Capo I. art. XI. Quel famoso Deista fa un delitto alla Religione Cristiana, perch insegna, potersi sciogliere il giu ramento prestato dasudditi al loro Sovrano ; ed io gli risposi , che insegna ci non solo la Religione Cristiana, ma anche il Diritto Na turale. Allora i Francesi erano eccessivamente fanatici per lautorit reale , a segno che bruciarono per man di Boja il libro del Gesuita Mariana, che in Ispagna, dove fu stampato, non incontr la minima opposizione, e parlavano con disprezzo di San Tommaso sostenitore della stessa dottrina . Ora si sono gettati allestremo opposto, facendo di un gran Re un picciolo servitore coronato. . 34. Il dotto Autore del libro delle due' Potest ha prodotto - in favore de Principi un argomento , il quale per una certa aria di novitd , e di semplicit , che lo veste , ha abbagliato pi di uno . La Societ , egli dice , non ha diritto di fare a s stessa un male cer to. Ma-col dichiararsi contro un Principe , chela tiranneggi , va in contro al suo male certo, giacch questi vorr sostenersi colla viva for za . Dunque essa non ha"diritto di deporre il Principe , bench Tiran no , n di cangiar la forma del governo ad onta di lui , p 4 DE DIRITTI DELL UOMO . 35. Io ammetto la Maggiore dell argomento ; accordo, che la Societ non ha diritto di fare a s stessa un male certo ; e nego asso, latamente la Minore ; nego cio , che la Societ col dichiararsi con- tro un Principe , che la tiranneggi, vada incontro al suo male certo-, e lo nego , perch non certo , che la forza del Principe vincer la forza della Societ . Onde In conseguenza non tiene . . 36. Anzi il dotto Autore ha posto giudiziosissimamente un principio , dal quale siegue invittamente la opposta conclusione . Di ciamo cos : La Societ ha diritto di esporsi al suo male incerto , per liberarsi dal suo male certo : Ma il male , che st soffrendo sotto la op pressione di un Tiranno, certo, ed il male, che pu temere dalla di lui forza, incerto ; Dunque essa ha diritto di deporre ctc. Rammen tiamo lesempio addotto pi sopra di uno , che si butti dalla finestra, per non restar preda del fuoco . Non ha egli diritto di esporsi al suo male incerto , per salvarsi dal suo male certo ? Or la tirannia male certo , e presente; laddove quello, che pu seguire dal dichiararsi con tro i! tiranno , ancor non esiste , ed incerto , se avverr : di pi do po breve tempesta pu venire un gran bene , cio il miglioramento del la forma del governo. . 37. Del rimannte, la considerazione del bene, 0 del male , che pu nascere da! fare una cosa, oggetto di prudenza , e non gi prova di diritto, 0 di non diritto . Per prudenza debbo astenermi dal far guerra ad uno pi potente di me : ma dallesser quegli pi potente di me , e dallesser certo, che io soccomberei, non siegue in verun con to, che io non abbia altronde verissimo diritto di fargli guerra. Ora il diritto della Societ di deporre il Principe Tiranno provato altronde: ha il suo fondamento in natura-, e per conseguenza immutabile , ed inamissibile . Quando pure il male , cui essa si esporrebbe , fosse in dubitato , non per questo essa perderebbe il suo diritto; n procedendo contro il tiranno, peccherebbe contro il diritto , ma soltanto contro la prudenza, nella stessa guisa , in cui io peccherei contro la sola pruden za , non contro il diritto , se facessi guerra ad uno pi potente di me , al quale ho altronde diritto di farla . . 38. La guerra non un mal certo ? O si perda , o si vinca ; du rante la guerra , certissimo , che si hanno a soffrire infiniti mali . Ora se dovesse ammettersi cos in generale il principio dell Autore , che la Societ non ha diritto di fare un male certo a s stessa , permiana Nazione in natura vi sarebbe mai il Diritto di guerra . Ma se in na tura U Diritto di guerra, perch non potr averlo , ed esercitarlo una Societ contro il suo pi gran nemico domestico ? 3 9 - Dice il Signor Burke nelle sue Riflessioni sulla rivoluzione di Francia, che i Fanatici della schiavit , caduti al d d'oggi nel di sprezzo , sostenevano altre volte , esser Incorona di diritto divino eredi- / LIBRO r. CAPO XVII. Pf tari A , ed inviolabile ; cosa, che adesso n anche una creatura vorrebbe sostenere , e che que' vecchi entusiasti della prerogativa reale erano folli, e frse empi nella loro dottrina. E pure vi h$ tuttora delle crea ture . APPENDICE Dottrina di San Tommaso sulla Sovranit. . i. R che ho esposta tutta la teoria , cercata da me con una ra- V^/ gionc diligente, e spogliata , quanto ho potuto, di ogni pas sione; per tor via ogni scrupolo dallanimo di un Lettore Cattolico , gli metter sotto locchio la dottrina di San Tommaso di Aquino, per cui tutte le Scuole Cattoliche professano singolare venerazione , come, quegli, che ad un profondo sapere uni una eminente santit; c con frontandola capo per capo colla mia, si vedr per via di fatto , nulla da me asserirsi, che non sia stato prima insegnato da lui. N gi sono andato mendicando qua, e l nelle Opere.^ue de passi staccati, e delle sentenze dette di passaggio, nel qual mdo si, fa dire agli Autori tutto ci , che si vuole. Ho consultato l Opuscolo ventesimo , nel quale il Santo Dottore tratta di proposito de Regimine Trincipurn ad pegem Cypri ; ed ecco quel, che vi trovo stabilito. z. 1 ib.i.cap.tf. avverte lAngelico , doversi procurare di elegge re al Principato uno , che non sia probabile , che si. rivolga alla tirannia ; e che per questo , gli si temperi in guisa la potest, che non possa fa cilmente declinare in tirannia . Ed io ho sostenuto, potere il popolo con ferir la Sovranit nel modo, e nella misura , che giudica opportuna alla sua sicurezza. .j. Ivi dichiara il Santo Dottore , non esser congruente alla dottri na apostolica la opinione di alcuni, ai quali pare , eh'essendo intollerabile f eccesso della tirannia, appartenga al valore ( ad vrtutem ) degli uomi ni forti di uccidere il tiranno. Ed io anzi ho detto, esser tale opinione eretica, e condennata per tale nel Concilio di Costanza, ed innoltre ho provato col puro raziocinio , che nessun particolare pu arrogarsi tal diritto. .4. Ivi soggiunge San Tommaso : Sembra piuttosto , contro la cru delt de' tiranni doversi procedere , non con privata presunzione di al cuni , ma coll'autorit pubblica . Ed in primo luogo , se appartiene al di ritto di un popolo di provvedersi Jel pe, pu non ingiustamente il pe da esso instituito abbandonarsi, 0 raffrenarsene la potest, se della potest reale tirannicamente abusi. T{ dee stimarsi , infedelmente operare tal popolo , coll'abbandonare il tiranno , quantunque piima siasi a lui sotto messo in perpetuo -.perocch lo stesso tiranno, non portandosi fedelmente nel governare il popolo , coni esigeva il dovere di pe , merit , che non 9 6 DEDTRITTT DELLUOMO gli fosse osservato il patto da' sudditi . Cos i flomani discacciarono dal regno Tarquinio il superbo per la tirannia di lui , e de' figli , sostituendo alla reale una potest minore ; cio la Consolare . Cos pure Domiziano .... mentre esercita la tirannia , ucciso dal Senato Romano , ed annullata i giustamente , e salubremente per decreto del Senato tutto ci , eh egli avea fatto perversamente ai Bimani . Qui S. Tommaso riconosce espres samente de' patti dalluna parte, e dallaltra, cio un vero contratto condizionato ; ed insegna, che il popolo non infedele nell abbandonare il Re, perch il Re mancando il primo al suo patto, fece s , che il popolo non fosse piu obbligato di osservare il suo. Questo un dire, che violata la condizione essenziale del contratto, il.contratto si scio glie da se stesso . E questa in termini la mia dottrina. Sostengo io, appartenere , non a privati , ma alla Nazione, o ai Deputati della me desima il diritto di dichiarare , quando resti sciolto da s stesso il con tratto 9 e di procedere contro il tiranno .E questo stesso il sentimen to dellAngelico. . 5. Ivi : Se poi, egli prosiegue, il dare il [{e ad un popolo appar tenga al diritto di qualche Superiore , il rimedi contro la malvagit del tiranno aspettar si deve da lui . Cos fu rilegato da Tiberio Cesare in esilio a Lione citt della Francia Archelao \e di Giudea dopo Erode. Di questo caso a me non accaduto di dover favellare. .6. Ivi: Che se, conchiude il Santo, ninno affatto ajuto umano pu aversi contro il liranno , si dee ricorrere a Dio fle di tutti , il quale nelle opportunit suole aiutare i tribolati . E ci ben sintende . .7. Lib.j.cap.i. LAngelico prende a provare , che ogni potest, o sia ogni dominio viene da Dio : ma a notarsi, com egli, dica, che viene da Dio : dice in quantum dominium est ens, perdi bisogna , che ogni ente si riduca al primo ente, come a principio di ogni ente . Laon de nella stessa maniera , che ogni ente dipende dal-primo ente , il domi nio, perch fondato sull'ente, dipende da Dio, come primo dominante, e primo ente . Nel cap.2,del citato libro prova la stessa'cosa catione me tus , con questo argomento: Ogni cagion primaria influisce pi nel suo effetto, che la cagione secondaria . Ma la prima cagione Dio . Dunque se tutte le cose muovonsi in virt della prima cagione ; e tutte ricevono la influenza del primo moto, anche il moto de' padroni ( cio dedomi-, nanti ) sar dalla virt di Dio , e da Dio movente . Qui chiarissimo , che Sah Tommaso non riconosce il dominio , la dominazione, la Sovra nit , come instituita , e voluta con volont particolare da Dio, ma che la fa venire da Dio, come primo essere , e primo movente, cio a dire, come vengono da Dio tutti gli effetti naturali delle cagioni seconde . Or questo precisamente quel , che ho insegnato io. Ho detto, che il dover creare una Sovranit, facendo amministrare i propri diritti in comune, una seguela naturale della tendenza degli uomini alla felici LIBRO I. CAPO XVII. APPENDICE; 97 ti, e che Iddio, come cagione di ogni cagione, approva, conferma, vuole con volont generale tutto ci , che siegue dalla natura delluomo, nella stessa guisa, con che approva, conferma, e vuole tutte le pro priet, che scaturiscono dalla natura del triangolo. .8. Si fa pili chiara la mente dellAngelico nel capo io.dello stesso libro,in che tratta del dominio del Papa, e dice , che la principale ra gione sumitur ex institutione divina , dalla quale conchiude ,che antefer- tur catcrs , e che non pu dirsi, che si stenda alla sola potest spiri tuale . Parlando della potest de Sovrani non dice mai , che venga ex institutione divina . 9. Nel cap.n.del medesimo libro tratta San Tommaso del domi nio l{eale ; e distinto il Despotico dal Monarchico , e descritte le leggi delluno , e dellaltro ,spiegate, di quello nel primo libro de 7 Regi per mezzo di Samuele, e di questo nel Deuteronomio per mezzo di Mo- s ,asserisce , le vere leggi del Dominio Monarchico esser le ultime, e che sebbene le prime sieno dette da quel Profeta leges I{egales , tuttavia tali propriamente non sono , e che Israelitico populo hac consderatione sunt data , quia dictus populus propter suam ingratitudinem , & quia dura cervitis erat , merebatur ales audire ; cio a dire per gastigo . Sog giunge , che Dispoticum multutn differ a Regali , e che nelle parole di Ezechiele va pastoribus Israel, qui pascunt semetipsos , come fanno ap punto i Despoti, abbastanza sinsegna, qual debba essere forma regimi - nis , redarguendo contrarium ; in conseguenza legitimum I{egem e ssere in debito di governare sccundum formarti in Deuteronomio traditam . E anche chiaro , che San Tommaso rigetta il Despotsmo , qual forma di governo illegittima, eziandio neprincipi della Religione Rivelata. Sic ch se io lo dimostrai tale nel sistema del Gius di natura , nessuno dee prenderne occasione di scandalo . . io. Eccovi, o saggio, e Cattolico Lettore, la dottrina Cristiana intorno al Principato , spiegata , non da me , ma da un antico Dottore , che fa grande autorit nelle Scuole. Egli la espose in una Opera, in titolata ad un I{e , colla fiducia di prestargli un gran servigio , svelan dogli la verit. Posso io sperare , che sia gradita sulle mie labbra? Perch n ? I Principi di oggi giorno oltre di esser Cattolici, sono fi losofi ; e par che siensi uniti ad accordare la libert della stampa ; della quale abusando molti contro la Religione impunemente, perch non ne potr fare io uso retto,annunciando una verit, in favor della quale consentono la Filosofia, e la Religione ? . 11. Ma pretendo qualche cosa di pi: ed asserisco francamente, che coloro , i quali sostengono , non poter gli uomini conferire I3 So vranit , e che per questa debbessere instituita dal medesimo Dio, in apparenza favoriscono i Principi, ma che in realt rovinano il loro interesse , e che la dottrina veramente giovevole ad essi la contraria . N cS DE DIRITTI DELL UOMO In fatti, che un Principe divenuto tiranno pu essere spogliato della Sovranit., una conclusione verissima, ed evidentissima, la qua e aver deve il suo luogo anche nel primo sistema ; ed io credo di averla ridotta a rigorosa dimostrazione. Fin qui adunque le cose sono uguali. Ma la opinione da me combattuta, esposta ad un gravissimo incon- veniente, al quale non soggiace quella , che ho io stabilita . Imper. ciocch gli oUci, che rigettano assolutamente la esistenza di Dio, e quegli , i quali negano , che la provvidenza _ dell Ente supremo si stenda alle cose degli uomini, sentiranno con piacere, che tra gli uo mini non pu darsi Sovranit , se non venga da Dio, mentre persuasi, che non vi ha Dio, o eh egli le umane cose non curi, non ricono sceranno mai con intimo, e sincero sentimento alcun Principe . Porse saranno cauti a parlare , allorch temono di poter esser puniti . ma internamente odieranno tutte le potest , tutti i governanti , qua i usurpatori , e distruggitori dellordine naturale , della liberta , della indipendenza, della eguaglianza, e prenderanno avidamente ogni pic- ciola occasione di scuotere il giogo , e di far vacillare il trono: trar ranno molti ne loro sentimenti, codiscorsilolibri, colle medaglie, co rami incisi , ed esporranno i Principi buoni , e giusti , e zelanti del bene desudditi a mille pericoli, non per altro se non perch gii credono intrusi . N questi son gi pericoli chimerici, o rimoti : g t sforzi, che sta facendo I '^teismo coperto colla maschera dell amicizia degli uomini , sono prove di fatto . Donde rettamente conchiudo , che laccennata dottrina contraria alla sicurezza de Principi, e c 1 e s in segna , o per tradirgli , o perch non se ne conoscono le conseguenze fatali . . ia. Per altro mi giova riflettere, come i popoli , allorch si trovano soverchiamente oppressi, non consultano i principi specolatiyi , ma sicguono gl impulsi della natura, la quale in seno alla infelicit, impossibile , che stia in riposo . Dove la persona del l nncipe si e innalzata tanto al dissopra della natura, quanto nella Religione Maomet tana ? In essa il Sovrano tanto sacro , che santifica , e manda al cielo quelle vittime fortunate , eh egli svena per capriccio colle sue mani, mentre ci nella opinione deTurchi un vero martino o perch non abbiano da lui ottenuta la considerazione , di che credevansi meritevoli , o perch invidino la dignit di lui, e per altrettali ragioni, che lungo sarebbe il ridire . Questi non duran fatica a trarre il popolo in errore . Sic come tutte le azioni hanno sempre due aspetti ; ed il bene confina col male, e col vizio la virt , cos riesce facile dinterpretare in si nistra parte tutto ci, che fa il Principe. .6. Accesi una volta gli animi, le calunnie le pi nere, le favole le pi inverisimili, i paradossi i pi strani, ricevonsi cecamente in ag gravio di chi governa : cresce nel popolo il delirio : egli inferocisce; e pronto a qualunque eccesso siegue le impressioni, che gli si danno, senza punto esaminare . E ordinario ne tumulti il vedere affollata im mensa moltitudine di persone , fralle quali pochissime sanno render conto di che si tratti , e forse niuna si presa la pena di verificare un sol fatto, un sol detto . Cos si ha gran torto di ribellarsi ; e gli annali della storia non so se c presentino pi popoli tiranneggiati dal Prin- cipe, che Principi tiranneggiati dal popolo. .7. Debbono supporsi tentati inutilmente tutti i mezzi della persua sione . Contro il qual requisito agevol cosa il peccare per superbia , e per amore di novit . Per superbia . Allorch il popolo venuto in chiaro del suo diritto, si compiace di s stesso, e prende tutta laria della Sovranit: ogni Ciabattino parla da monarca. Lumiliarsi , il pre gne , il ricorrere agli uffici altrui sembra indegno della maest del po polo; il quale anzi pretende,che preghi,che si umili, e che si faccia raccomandare il Principe . .8. Per amore di novit . Questa ha gran forza sullo spirito dell uomo , il quale facilmente annoiandosi del presente , conversa col pen siero pi volontieri coll 'avvenire , dove immagina tutto ci , che gli piace ,e si abbandona a vane speranze. Allora la perdita del Principe tacitamente risoluta ; onde lungi di porre in opera con sincerit i mezzi della persuasione, si fanno proteste di mera apparenza, e mentre si grida, che si vuole la pace, si fa giocare ogni molla, perch nasca la guerra. 9 ' p^bbe attendersi qualche cosa dal tempo . Questo pu fare Xttiile cangiamenti ; ed alle volte si deve al solo tempo ci , che si crede V LIBRO L CAPO XVIIT. Tot il frutto di una consumata prudenza . Ma il popolo e impaziente : il male attuale sempre apparisce maggiore di quel, eh , e cosi si desta la smania di uscirne , quanco pi presto possibile: l'avvenire pieno di oscurit : qualche barlume, che consola luomo freddo , e ne avviva speranza , alluomo in trasporto non serve , se non per accrescergli lorrore del suo stato : allora pargli, che non possa penarsi di pi, e che non si dia rimedio per lui . Cos i soccorsi del tempo non si mettono in calcolo, c si pecca contro il diritto. .'to. Lultimo requisito dimanda la dichiarazione di tutta la nazio ne preceduta dn maturo esame. D unque.il prevenirla; dunque loperare tumultuariamente ; dunque il seguire guide private ,sono cose tutte con trarie al diritto , nelle quali facilmente sinciampa,allorch in luogo di consultarla ragione, si ascolta il grido delle passioni. . xi. Or"non un mal leggero il mettersi dalla parte del torto: anzi per chi sa estimar giustamente le cose, questa la maggiore delle disgrazie. Cosi di un innocente se ne fa un reo, di un virtuoso un vizioso, e per conseguenza s'incorre nella esecrazione di tutti ipopoli. A questa specie di mali per la moltitudine poco sensibile : anzi si fa piacere , divenuta ingiusta , di divenire anche crudele , e trascorre senza ribrezzo ne pi enormi delitti , allorch gli crede opportuni al suo interesse . Giacch pertanto nel suo interesse , dove la sua sensi bilit spiega tutte le forze, noi le schiereremo dinnanzi i pericoli, a quali espone il proprio interesse per quelle vie medesime, per le quali si avvisa di migliorarlo. .12. Da che un popolo si dichiarato contro il suo Principe, si luette con esso in istato di guerra : dunque si espone a tutti gli orrori della guerra, ed al rischio di divenire popolo di conquista , e di sen tir tutto il peso di un vincitore oltraggiato . Vuol salvare dalla op pressione i suoi beni, ed i suoi diritti , e perde i diritti, i beni, e la vita sotto il ferro nemico. Le fatiche, la fame , i timori, le ferite sono la certa porzione di lui,che combatte: il frutto della vittoria sa r di chi verr dopo di lui. . 15. Rotti i legami del governo, si cade tosto nell Anarchia stato assai pi funesto della Tirannia . Egli vero, che la Sovranit rientra nella sua sorgente , eh la nazione ; ma disfatto Vordine , col quale si amministrava , non sene pu sostituire un altro senza tempo, e senza contrasto. Questo intervallo, pi , o meno lungo, giusta le cir costanze, quel, che si chiama anarchia. Allora taccion le leggi, lz ragione si eclissa , le passioni non hanno pi argine , e tutto simmer ge nella confusione . E siccome nellordine si sviluppa I3 virt , cos! nel disordine il vizio: i furti, le rapine, gli stupri, gli adulteri, gli omicidi, glinganni, e i tradimenti sono gli effetti naturali de\VAnarchia. . 14. Dopo i primi momenti di consenso e di congratuiamento \ *o* " DE' DIRITTI DELLUOMO scambievole , s'introduce per non prevedute porte la discordia ., e divf de , c soddivide il popolo in tante fazioni , che si fanno aspra guerra fr3 loro. La variet delle opinioni , e degl interessi n la cagione , e la diffidenza, il sospetto , la frode, lodio, la crudelt ne sono gli effetti, .15. Per quanto generale suppongasi lavversione desudditi con tro il Principe, questi ha sempre un numeroso , e potente partito at taccato tenacemente a lui, il quale se sia costretto di cedere all impeto popolare , finge di entrare ne di lui interessi : ma il suo vero inte resse quello di far'nascere disordine da disordine, onde si svegli a poco a poco il desiderio di rimettere ogni cos 3 nel pristino stato , 0 di far indebolire le forze del popolo, tantoch riesca facile lopprimerlo. . 16. Dallaltra parte lambizione di quegli , che aspirano ad oc cupare il trono,o ad aver parte nel Ministero, suscita nuove turbolen ze: escono in campo nuove fazioni, gli animi s- innaspriscono , e la guerra civile si accende . Ogni fazione ha interesse di unire a s il popolo , e non pu guadagnarlo, se non ingannandolo. Quindi si fanno artificiosamente risuonare da tutte le bande gl imponenti nomi di li bert , e di ben pubblico , e tutto si dice ordinato a questo gran fine . Ma le occulte trame tendono al fine contrario , che non si pu ottene re, se non dal popolo stesso, tenendolo ir. continua illusione, fino a tanto che bisogna. Sol che di tratto in tratto si gridi viva la patria,', che si finga di avere scoperto qualche tradimento ; e che si faccian grandi promesse , e picciole largizioni, il popolo si presta a tutto con entusiasmo . Se si ha duopo disfarsi di un potente rivale , basta , che un malvagio audace, ed eloquente lo dipinga quale.amico della ti rannia-, z ii popolo correr forsennato 3 sbranarlo, e ad incendiargli la casa . I pi esposti al pericolo sono i virtuosi, ed i veri amici del po polo . 11 virtuoso non pu approvar mai il delitto j.el vero amico del popolo non pu soffrire , che il popolo singanni : ma il popolo crede luno, e laltro degni dellodio suo. Quindi.eglino per provvedere alla propria salvezza, o abbandonano la patria, o si celano , o sono scan nati dal popolo stesso . 11 quale restando privo de suoi veri sostegni , ondeggia verso tutte le parti, va perdendo la forza , e quando meno sei pensa, si trova neceppi di una Tirannia peggiore assai della prima , e per colmo della sventura n anche pu sicuramente lagnarsi di es sere stato egli stesso lo strumento della sua nuova schiavit . . 17. Non dico , che accada ogni volta cos ; ma che non un pericolo rimoto : dico , essere molto incerto, se si migliorer di con dizione : dico , che gl innumcrabili mali da soffrirsi nel tempo della crisi sono certissimi . Dal che siegue , che un popolo non dee portarsi agli estremi rimedj , se non in bisogni veramente estremi ; che non con viene lasciarsi sedurre da nozioni vaghe , ed indeterminate , ma che fa duopo concretarle alle proprie circostanze, e confrontando il pre- LIBRO T. CAPO XIX. ' 103 sente col futuro, metter tutto a calcolo , e non decidersi per la no vit, se non quando essa prometta con molta probabilit una somma di beni,che largamente compensi i mali, che vanno ad incontrarsi. CAPO XIX. Organizzazione della Societ Civile . . 1. \T On vi ha chi non contempli con piacere la Repubblica, o i .^1 piuttosto la Monarchia delle api , e non vi ammiri lordine, glimpieghi, e gli usi vicendevoli , che si prestano con perfetta cospi razione ad~ un fine . Il governo de castori presenta ailocchio dell' os servatore pi largo campo di riflessioni. Lppure queste son morte im magini dellartificio con che la Societ umana si regge . Noi vi na sciamo ; e per , che nulla ci fa impressione. Ma se vi entrasse un Soli tario, e ne potesse rilevare tutto il meccanismo ad un tratto,o crederebbe, questa essere opera pi che umana, o ne conchiuderebbe, che luomo pi grande di quel , che sembra. Procuriamoci noi cos nobil diletto, ponendo mente all'artificiosa organizzazione di questa gran macchina . . 2. Sintende per organizzazione ia situazione delle parti, di che consta una macchina, la regolar variet de lor moti , i rapporti vi cendevoli, e la tendenza di ciascuna al medesimo fine. Aprite la cassa dellorologio, e considerate il numero , e la struttura delle ruote, la proporzione nel muoversi, come luna ajuta laltra, e come tutte co spirano alla esatta indicazione del tempo: voi avete trovata la organiz zazione, che aver deve ogni orologio. La organizzazione interna del corpo temano forma una tela cos vasta, e complicata ,che non si an cora tutta scoperta . Non tanto difficile quella della Societ Civile ; e noi avendo veduto nascere la Societ , ed il Principato , possiamo dire di averne gi scoperta la organizzazione . Tuttavia perch piutto sto si avuto in mira di creare i materiali, che di organizzargli, ne di scorreremo pi distintamente in questo luogo. 3. Vuoisi per tanto riflettere , che la organizzazione della So ciet Civile consiste in due generali rapporti , luno dequali e di cia scun cittadino con ciascun cittadino , e 1 altro di ciascun cittadino col "Principe . In ci consiste la ragione di corpo , e di unit. . 4. Ogni cittadino si occupa della felicit propria collesercizio de suoi diritti naturali, in guisa per , che non turbi gli altri . Lazio ne adunque di ciascuno ha un limite, una regola, ed una corrispon denza reciproca . . 5. Ogni cittadino stimolato da bisogni naturali , e fattizi mette a profitto la sua industria per procurarsi i mezzi , onde provvedervi. Quindi la permutazione de prodotti delle industrie. Io creo un bene* ,o 4 DEDIRITTI DELLUOMO e voi un altro: il vostro serve a me, ed il mio a voi: con un cam bio ci accomodiamo entrambi. Ma perch la permutazione delle cose stesse a vari inconvenienti soggetta , si trovato il denaro, che rappresenta tutte le merci, e ch merce esso stesso. Cosi ogni citta dino rispetto ad ogni cittadino tutto insieme compratore , e venditore. Le leggi civili stabiliscono le regole, che nel vendere ,e nel compra re debbono da tutti osservarsi. . 6. Diverse essendo e le industrie degl individui, e le combi nazioni delle cagioni naturali , uopo , che nella Societ Civile vi sieno ricchi, e vi sieno poveri. E nella stessa guisa , in che la Societ dec_ darmi libero campo di salire dalla povert alla ricchezza , deve anche lasciarmi scendere dalla ricchezza alla povert : n la ragione ,che non pu impedirmi il diritto naturale della libert , fin dove non nuoce agli altri. Voi adunque vedete nascere sotto i vostri occhi tante ciani diverse , luna subordinata allaltra., non gi isolate fra loro : anzi questa disuguaglianza quella , che le unisce, e le mette in commercio . Se il povero ha bisogno del ricco, il ricco ha pur bisogno del povero . Bens, che i potenti non opprimano i deboli , deve aspettarsi dalle leggi civili, e dalla forza pubblica. . 7 . Nel tempo stesso, in che i cittadini essendo in commercio dinteresse fra loro, sono naturalmente nemici, l'uno dellaltro, sono anche amici, e scambievolmente difendonsi. Imperciocch la forza pub blica non pu punire chi lede i diritti di un cittadino , se non se ne prova il delitto. La prova principale consiste nella testimonianza. Ora il convivere fa, che uno sia testimonio delle operazioni di un altro, e come testimonio, temuto, da chiunque vuole uscire dallor dine ; e per ogni cittadino sentinella , che veglia alla salvezza di ogni cittadino. Chi difende i beni , che stanno in aperta campagna? Nella stessa citt perch non si ruba ci , ch esposto agli occhi di tutti? Perch si cammina con sicurezza per le strade ? Perch si gode la tranquillit in casa? Perch siamo quasi sempre in presenza di te stimoni . E sia detto abbastanza de rapporti de cittadini fra loro : pas siamo a quegli, che hanno col "Principe. . 8 . Crede il volgo, che il Principe non debb'avere ingerenza nell interno commercio dello Stato ; eppure egli il primo commerciante per ufficio',ed il suo commercio con ciascun cittadino. Ecco come ci avviene. Egli un assioma economico , che quanto pi scarseggia una merce, tanto pi cresce di prezzo, e che tanto pi diminuisce di prezzo , quanto pi abbonda. E unaltra verit evidente , che della data quantit quanto pi uno piglia , tanto meno ne resta per gli altri, e quanto meno uno ne piglia, tanto pi ne resta per gli altri . Dalie 'quali due premesse siegue,che quanto pi piglia uno dalla data quan- tit, tanto pi fa crescer di prezzo la porzione, che resta per gii al* LIBRO I. CAPO XIX. 105 (ri, e che quanto meno uno ne piglia, canto pi fa diminuir la por* zione , che resta per gli altri. Ora in vigore del contratto sociale il Principe ha il diritto d imporre , e di risquotere il tributo. Quindi cresce , o decresce il prezzo de prodotti dello Stato in proporzione di quel, che ne piglia il Principe. cos egli il capo , ed il rego latore del commercio interno , cd ogni suddito senza eccezione in commercio immediato con esso . E perch parte del tributo si fa ca dere sulla importazione , e sulla esportazione delle merci, la influenza di quello si stende ancora sul commercio esterno . Il tributo una inolia , la cui tempra esige estrema attenzione . . 9 \ Niuna Societ pu stare col puro gius naturale. Luomo in essa acquista nuovi rapporti ; ed i rapporti di una Nazione per lo pi sono diversi da quegli di unaltra . Questi nuovi rapporti, che luo mo prende co suoi compagni in quella Societ particolare , in eh essi convivono , esigono certi patti positivi , patti cio, che non [scendono per conseguenza necessaria dalla umana natura , ma volontari, e sugge riti^ dalle circostanze . I patti positivi annuncienti quel , che ne dati casi dee farsi, o non farsi, espressi dalla comune volont, o sia dal Principe, e pubblicati a voce,o in iscritto, sono le leggi civili . Sic ch le azioni di ogni cittadino, le quali interessano in qualche modo i diritti di un altro, sono in intimo rapporto colle leggi civili , ed in conseguenza col^ Principe . Esse vanno mettendo limiti alle azioni re ciproche di tutti i cittadini, e limiti di ogni sorta, e quanto alla so stanza delle azioni, e quanto al modo , e quanto al luogo , ed al tem po , co\h mira, che ognindividuo abbia tutto ci , che gli tocca. - 10. Siccome la pubblica volont, per organo del Principe Jquella, che dee dettare le leggi ; cos la mente pubblica per mezzo del medesimo dee farne ['applicazione , eh lo stesso, che giudica re. Dall altra parte si accennato, che ogni cittadino "in rap porto con ogni cittadino, e col Principe : ma egli chiaro , che nell uno, e nellaltro caso, se soggiace ad un giudizio, deboessere giudicato dal Principe. Allorch si pone il gius in contrasto fra due, e si disputa, se stia da questa parte , o da quella , il Principe si trova in mezzo ai contendenti , ed interponendo il suo giudicio, tronca la discordia , e ristabilisce la pace . E questo quanto alle cau se civili. Circa le criminali, ognuno , bench non offeso, ha diritto di accusare , perch il delitto interessa la sicurezza di tutti ; e per ia stessa ragione anche il Principe ha diritto di accusare. N assur do , eh egli accusi, ed egli giudichi , mentre in primo luogo , rap presentando egli il pubblico , si suppone retto ; in secondo luogo, bench sia il Principe, che faccia luno, e laltro ufficio, pure non lo esercita personalmente , ma per mezzo di diversi tribunali ; in ter zo luogo , il reo ha sempre diritto a tutte le difese ; ed in quarto ioS DEDIRITTI DELLUOMO luogo, canto le prove , quanto la sentenza, c la pen3 , non si la sciano quasi mai ad arbitrio del Principe , ma tutto immutabil mente stabilito dalle leggi , alle quali ci , che non conforme , . il. Il giudicio senza la esecuzione non gioverebbe : ond , che si dovuta creare una forza pubblica , e porla in mano del Prin cipe . Quindi ogni cittadino in intimo rapporto colla forza del Principe ; e questa , che giti, fa adempire esattamente tutti i suoi do veri, e che lo tiene nell ordine, malgrado i tentativi, che fa per uscirne - , . 12. Nella Societ dunque il Principe il centro , da cui par tono alla circonferenza tutte le linee, e che per cos dire ne tiene in mano le punte, per regolarle giusta il bisogno - Cos arriva a tutto, a tutto presente, anima tutto ; e per ci la Sovranit la base del la organizzazione. E siccome dicemmo, potersi far esercitare la So vranit in molte diverse maniere ; cos possono escogitarsi altrettante organizzazioni diverse . Noi abbiamo accennata quella generale , quel la cio , che dee trovarsi in qualsivoglia Societ, in cui il Princi pato sia rettamente instituito - Il trattare delle organizzazioni partico lari non fa al nostro proposito . CAPO XX. 7 gemico ile Diritti deir Domo nella Societ Civile . . i. T O stesso nemico, che si avrebbe nello stato di pura natu- JLi ra, si ha nella Societ Civile : n vi e modo di trarnelo fuo ri . L amor proprio appartiene alla nostra natura, ed la molla j tutte le nostre operazioni: non possibile, che si dia un uomo , i quale non ami s stesso ; e se pur si desse, sarebbe un marmo stu pido, ed immoto in sembianza di uomo . Questo il nostro nemi co , ma insieme il nostro amico . Non egli , che ci fa mettere m Societ , e che ci suggerisce i mezzi di starvi sicuri ? Ma come pu essere amico a un tratto , c nemico ? Prendiamo a spie- garlo. . 2. Per amor di s stesso non ~dcve intendersi altro , che 1 &p* petito insuperabile, che ciascuno ha della felicita propria . Di c ie chiarissimo argomento ne porge il vedere, che quando ad un uomo riesce assai grave, e tormentosa la esistenza , non esiti punto a dar si la morte. Se egli non ama di esistere infelicemente , uopo 'con fessare, che T amor della felicit precede quello della esistenza me desima; e che per ci 1amor di s stesso, cio del suo individuo esistente, in ultima analisi si risolve nell appetito della propria feh"' cita, del quale non pu veruno spogliarsi. i i r LIBRO I. CAPO XX. lo 7 . 5. Quindi non pu ammettersi in generale , essere P amor proprio principio intrinsecamente malvagio . Essendone stata data dalla natura la norma della ragione , affin di regolare il principio nostro di agire ; se esso si conforma al dettame della retta ragione , ci , che fa, dcbb essere moralmente buono. L amor proprio, o sia lap petito della propria felicit, una molla fisica , come la facolt di vedere, di camminare, di mangiare , e per principio indifferente, considerato in s solo . Dallo stato fsico passa al morale col riferir si alla norma delle azioni ; di sorte che buono , o malvagio mo ralmente , secondo che opera conforme ad essa, o contro di essa . Quando si regola colk ragione, non solo moralmente buono, ma anche nostro amico , poich la ragione non pu mai discordare dal nostro vero bene. Subito che abbandona questa guida, oltre di esse re moralmente malvagio, altres nostro nemico, mentre ci, che non alla ragione conforme, dcbb esser nostro vero male. . 4. Conviene bens confessare , che lamor proprio inclina as sai pi ad operare a suo capriccio , che a portar con pazienza ii fre- 7io delia ragione. Certo , che non dovrebbe esser cosi : questo un disordine; e non avendo il sapientissimo artefice dell uomo potuto crearlo disordinato, a dirsi , che lo sconcerto fosse introdotto da qualche cagione accidentale . Ma non ci abbandoniamo per ora a ri flessioni religiose , di che non abbiamo bisogno . Il facto certo , evidente, e*di una evidenza esperimentale : s , P amor proprio per lo pi va contro la ragione, e per questo nemico de diritti dell uomo . Ed nemico formidabilissimo ,primo , per la sua vasta influen za; secondo , per le sue leggi ; e terzo , pe suoi artifici . . 5. Lamor proprio abbraccia sotto di s tutto / appetibile . Non una passione particolare a particolare oggetto determinata . N an che si direbbe rettamente padre di tutte le passioni. A parlar giusto a dirsi , che tutte le passioni sono una stessa cosa con esso , il quale prende varj nomi , secondo la diversit delle sue tendenze superbia, ambizione, cupidigia: odio , ed amore; speran za, e timore : ira, invidia, gelosia , compassione: in somma tut to ci, che muove lanimo dell uomo in qualsivoglia maniera. An che abborrimento ? Sicuro , perch non abborriamo una cosa , se non in quanto amiamo la contrria . Cosi vasto essendo il suo domi nio; trovandosi per tutto; in pubblico, ed in privato ; in ci, che si fa, e in ci, che si lascia di fare ; e quand si parla, e quando si tace ; meschindosi in tutti i pensieri , in rutti i giudici, in tutte le deliberazioni, questo nemico de diritti dell uomo non a grande mente temersi ? . 6 . Ma indaghiamo le leggi, colle quali si governa questo mo narca . Esse son due; legge d'insaziabilit, e legge di unicit. O 2 . mi > ii * v io8 DE DIRITTI DELLUOMO . 7. L amor proprio insaziabile : tutto ci , che ha qualche rapporto di bene, esso lo vuole in tutti i modi, e in tutti i gradi. Da che ha goduto in un modo , vuol godere in un altro : conse guito il meno, desidera il pi; e trovandosi in possesso di alcuni beni , brama tutti quegli altri , che gli mancano : non appetisce , se non ci, che non conosce. Questo carattere quanto non lo rende incomodo, e pericoloso nella Societ.} Ma la insaziabilit sua non fac cia maraviglia . L amor proprio non lo stesso > che l appetito del la felicit ? E la felicit perfetta non contenuta nell injinito ? Che maraviglia dunque, se l'amor proprio non pu saziarsi, fino a tan to che si trova rinchiuso nell angusta sfera della contingenza? . 8. N solamente insaziabile, ma innoltre tutto vuol per si solo. Un uomo coesistendo con suoi simili, par, che pensi a loro, che faccia qualche cosa per loro . Questa una vana apparenza : pensa a s solo , tutto fa per s solo , come se vivesse solo nel mondo . Anzi stando in compagnia , la sua occulta pretensione di farsi servire da tutti, adorare da tutti ; che tutti debbano cedere a lui , che a lui debba ciascuno riferire le azioni sue, ma eh egli non debba cercare un centro fuor di s stesso. Questo altro carattere senza dubbio il pi pernicioso di tutti. . p. Ecco le leggi dell amor proprio , al'orch non sotto lim pero della ragione . Ed ecco insieme , come sono opposte alle leggi sociali . La Societ prescrive limiti agli appetiti di ogni cittadino ; e 1 amor proprio ne dimanda un esercizio illimitato : a Societ vuo le , che ognuno si riferisca agli altri ; e I amor proprio pretende , che ciascuno sia centro di s, e degli altri. Dalle leggi sociali na sce naturalmente la unione, e la pace-, e le leggi dell amor proprio portano seco la divisione , e la guerra . E come stare in pace tanti agenti , che tentano continovamente lanciarsi fuor de confini ? Co me fare armonia tante ruote, ciascuna delle quali si sforza di trar le altre a s ? Questo anzi un vivo contrasto, nel quale i circoli, che si descrivono, romponsi in mille maniere , come quegli di pi sassi scagliati tutti ad un tempo in placido lago, i quali s intersecano in tanti modi co vicendevoli urti, che non ne risultano , se non figu re irregolari, e 1 universale turbamento dell acqua. io. Crescono i pericoli dell amor proprio per gli artifici, che gli sono connaturali . Esso possiede a maraviglia 1 arte di nascon dersi: quando sa, che il presentarsi a faccia scoperta non opportu no al suo interesse , prende indistintamente tutte le maschere , e rappresenta egualmente bene ogni personaggio : mette avanti il retto, il giusto, 1 onesto per abbagliare; lusinga per sorprendere; prega per comandare; si avvilisce per esaltarsi: in una parola, un "Pro teo,, che vestendo tutte le forme, non si lascia fermare , se non qua* do gli piace. LIBRO I. CAPO XX. top $. it. Per altro non gli piace mai di vedersi in contraddizione colla ragione, come quelia, che col suo lume gli svela - la imperfe zione , che in s stesso abborisce . Che fa in tanto , per operare a suo modo , e rendersi amica la ragione ? La perverte , e la corrom pe; la tira a forza ne suoi interessi , deviandola dal vero con nozio ni equivoche , con principi superficialmente esaminati , con conse guenze sofistiche , sicch abbia a riportarne approvazione . Che se la verit , che 1 offende, cos chiara, che gli si renda impossibile di subornar la ragione , impiega tutta la sua finezza a far s , eh essa non vi volga lo sguardo , onde possa secondare le di lui inclinazioni senza rimorso. Quando ragiona un altro, ci accorgiamo facilmente, se ragiona male per opera del suo amor proprio t ma mentre ragio niamo noi, ci pare quasi sempre di ragionar bene. Questo adun que un nemico, da cui malagevol cosa il guardarsi ; c non a stupire, se il vivere in-Societ si riduce ad un commercio dingan ni : inganniamo gli altri, ed inganniamo noi stessi per amor proprio . . 12. Spiegati i caratteri dellarhdf proprio , toccher le prin cipali cagioni , per le quali 1amor proprio di uno contrastar suole coll amor proprio dellaltro. Esse sono la diversit delle opinioni , e la identit degl' interessi. . : T$. Ogni uomo ha , come un palato diverso, cos pure una diversa maniera d pensare , la quale prende le sue radici dalla educa - zione , e dalle inclinazioni , che si sono sviluppate nella fanciullezza Da ci deriva , che tale oggetto , il quale apparisce buono ad uno, sembra malo ad un altro, fc Pamor proprio cos tenacemente attac cato alla sua maniera di pensare , che difficilissimo il rinunciarvi . E questa ampia sorgente di dissapori. . 14. Mi se cosa rara il trovar due, che pensino nella stessa maniera , frequentissimo , che molti abbiano un interesse medesimo . Quando per tanto pi persone concorrono cgli appetiti allacquisto di un medesimo bene , ciascuna per legge dell amor proprio vuol con seguirlo a dispetto di tutte le altre , e fa ogni sforzo per vincere. Ma non si pu vincere senza combattere, ed il combattimento per nicioso allo stato. .15. E da tutto ci vede ognuno, quanto arduo sia il tener con giunti in dolce concordia i cittadini fra loro , ed il fargli operare con quella ragione di organizzazione , eh esige la prosperit , e la con servazione della Societ . . 1 6. Ma non dobbiamo fermarci nel solo rapporto , che ha un cittadino con un altro cittadino : vuoisi anche considerare tutto il corpo delia nazione , secondo che si riferisce al Tincipe , che la governa ; Chi ha ponderato ci, che si detto dellamor proprio, dee conve nire , esser queste due Potenze nemiche , le quali sotto apparenza di ir _ DE DIRITTI DELLUOMO pace.si fanno ostinatissima guerra . Lo stato sociale opera della ne cessiti t stato di restrizione , di diminuzione , di dipendenza, cio stato niente conforme al genio dell amor proprio . E un bel dire, che non si pu stare altrimenti : questo il linguaggio della ragione : J'a- mor proprio vorrebbe stare diversamente. Quindi tutti quegli, che ub bidiscono , gravitano tacitamente contro chi gli comanda, e si sforza no da tutti i lati di ampliare , quanto sia pi possibile, la sfera della libert , e di ristringere quella diti'autorit . Non veggono, che cosi procurano la loro stessa rovina; e se lo veggono., prevale nell amor proprio linteresse del momento . Con questa tacita disposizione , tutto ci, che fa il Principe , ancorch sia diretto al vero vantaggio del pubblico , per poco che non si accordi coll interesse del momento , mette gli animi in fermentazione,ed eccita innumerabili doglianze. 4.^7. Dallaltra parte il Principe,e tutti quegli, coquali egli divi de la Sovranit , gravitano per la stessa legge dcllamor proprio sovra la nazione ,e si sforzano dimpicciolirls, quanto pi possono, affinch singrandiscano eglino. Quindi la esorbitanza delle imposizioni , il cor- rompimento de giudizi , la vendita de favori. Quindi le soverchierie, il fasto, la insensibilit a tutto ci, che non Corte . .18. Ma se lamor proprio gli unisce contro il Tnbblico,\o stes so amor proprio gli pone in guerra fra loro. Il Principe portato sempre a diffidar de Ministri, e i Ministri del Principe: luno, e gli altri studian tutte le vie di scambievolmente ingannarsi . Peggio acca de tra Cortigiano , e Cortigiano . La diversit delle opinioni, e ia iden tit deglinteressi tanto pi esaltano le loro passioni, quanto pi gran di sono gli oggetti, e quanto pi vicini stanno, luno alialtro ; onde debbon essere validamente tentati di troncarsi con vicendevoli insidie le ali. N in altro luogo pi, che nella Corte, gli artifici dell amor proprio debbono essere affinati, e sottili. Il maheggio degli affari,e la gara aguzzano lintelltto ; e per la simulazione debbessere pi pro fonda,. i disegni pi meditatici mezzi di rovina preparati da pi lun gi, e condotti al lr fine con maggiori cautele. . 19. Io non. conosco alcuna Corte ,e per conseguenza non posso dire , che in tutte annidino i vizi sopra descritti. Ma conosco medio' cremente luomo; sicch ho voluto dir solamente quel , che in forze delle sue leggi capace di fare I amor proprio dell uomo in Corte , quando non regolato dalla ragione . Senza dubbio vi ha de Principi e deMinistri rispettabili per virt. E questo prova,che Jamor pro prio pu vincersi . .20. Vengo ora alla conclusione di tutto questo libro . Io ho posti sotto gli occhi del Lettore i diritti naturali dellwomo, ed ho avvertito, che nellesercizio di essi consiste la di lui felicit temporale . Ho anche dimostrato , che non &qmnynitrando lo stato di pura natura alcun m cz * yrr LIBRO LT. CAPO 1 1 . in zo di sicurezza > lo stato, nel quale ci vuol la riattine, q litri Io della Societ Civile , dove pu la bramata sicurezza ottenersi . Abbiati! ve duto nascere la Societ , e labbiam veduta' organizzarsi : maabbiamo anche veduto, che il formidabi! nemico de diritti dell- uomo sta in essa inseparabilmente con noi. Si tratta di domarlo , di porgli il freno , e di farlo operare in guisa , che rispetti i diritti di ciascuno . Quali mezzi atti al bisogno contiene la Societ Civile nel suo fondo mede - simo ? Questo l'argomento del Secondo Libro. LIBRO SECONDO Societ affidata a puri Mezzi naturali. / CAPO I. c s Mezzi naturali atti a regolare 1 '.Amor proprio. . i . i, T amor proprio, naturalmente parlando, non si vince, che coll I j amor proprio . Collurtarlo egli sirrita, col fargli violenza riagisce con impeto maggiore : convien prenderlo pel suo verso , e condurlo colle sue medesime leggi . Esso va di buon grado , dove lin vita il piacere , e spontaneamente si ritrae da tutto ci , che gli mi naccia dispiacere. Bisogna dunque far s, che sempre gli piaccia lor- dine, e sempre gli dispiaccia il disordine ; che trovi esser suo bene il fare il bene degli altri, e suo male il fare il male degli altri. Allora i diritti dell uomo saranno in sicuro : regner la concordia ; e la So ciet Civile sar il tranquillo soggiorno della felicit. Ma cos 1 ( mi di rete ) luomo nulla far a contemplazione delluomo. E bene, che im porta ci , se operando ciascuno per s stesso , opera indirettamente per gli altri ? Forse il povero non risente un vero vantaggio , perch chi gli fa la limosina, glie la fa per ostentazione ? Questo un com mercio d'interesse , che inai corrisponde alla eccellenza dell uomo Lo so: ma allorch si riflette, questa essere la sua maniera naturate di agire, egli sembrer grande abbastanza, se far, come pu , quel, che da lui si pretende. . 2. Ora nel fondo stesso della Societ Civile Pocchio sagace del la prudenza rinviene molti mezzi di congiungere nella divisata ma niera il bene, ed il male pubblico col bene, e col male privato , af finch lamor proprio osservi la regola della ragione , ed anzich nuo. cere , si renda utile a tutti. E sono i seguenti. Trimo, il piacere della il* _ DE 7 DIRITTI DELLUOMO virt ed il disgusto del vizio : Secondo , lappoggio delle leggi ci vili: Terzo , luso delle pene: Quarto., lallettativo depremi 'Quinto, il potere della pubblica opinione : Sesto , labito della educazione . . 3. Noi in questo Secondo Libro gli esamineremo tutti ad uno ad uno, e nesploreremo in giusta bilancia il vaio,re , affin di deci dere , se la Societ Civile non abbia bisogno d'idee religiose , talch affidata a puri sostegni naturali possa lunga, e prospera vita promet tersi. Esamineremo la opera nostra : ci impegna lattenzione. CAPO II. r Quanto possano sulC ^tmor proprio la Virt , ed il Vizio. . 1. T T Na Societ senza Religione non sarebbe per questo senza V_/ Morale , avendo noi dimostrato nel Libro Primo, esser le nozioni morali conseguenze necessarie della natura delluomo: di sorte che non cangiando egli natura col porsi in societ, forza , che vi porti le regole della morale . . 2. Labito di conformare la volont alle regole morali, 0 sia il fare abitualmente ci, ch buono, ci, ch giusto, ci ,ch one sto , si chiama Virt ; labito contrario Vizio . Sicch nella Societ ab biamo Virt , e Vizj . . 3. Non pu lamor proprio collocare il suo interesse nella virt, trar piacere dalla di lei bellezza, ed avere il vizio in orrore perla di lui bruttezza ? Anche il bene intellettuale ha sul cuore umano le sue dolci attrattive : anche lordine piace per s stesso. Oltre ci ri dondano dalla virt vantaggi solidi , ne quali sembra , che lamor proprio debba prendere molto interesse . Il vincer le passioni dee tanto piacere allamor proprio, quanto ci fa crescer la idea della ec cellenza del vincitore ;e per questa ragione lessere schiavo delle me desime una mortificazione ben grande. La tranquillit poi,che go de in s stesso il virtuoso , il compendio di tutti i beni . Egli libero , perch non appetisce beni, che non sono in sua potest : egli ricco , perch trova tutto entro di s : egli imperturbabile , perch superiore ai moti degli affetti : questo sembra il ritratto dell uomo heato . Al contrario quanto orribile lo stato del vizioso ? Ogni uo mo per amor proprio, quante volte ritorna sovra dis col pensiero, brama di vedersi perfetto : ad ogni azione, che fa , egli alza tribu nale , e giudica tacitamente s stesso, confrontando il suo fatto colla regola della ragione, e si assolve , o si condanna, giusta la conse guenza, che naturalmente risultane. Siccome la sua stessa assoluzione diventa per lui lieta sorgente di contento, cos la sua stessa condanna Io immerge in ut) mac di amarezza. Quando egli si riconosciuto LIBRO II. CAPO II. ir^ /reo , non pu pi soffrire la vista di s medesimo : per quanto per il pensiero spargasi al di fuori, e vada vagando per gli oggetti sensi bili , di tratto in tracto si ripiega sovra di s,e collo sguardo agita, e conturba la coscienza . Egli non trova riposo , egli sospira , egli sma nia ; nol contenta pi nulla . N altro significar vollero i poeti nelle furie di Oreste, che il deplorabile stato , in che il delinquente get tato dal suo rimorso . , 4. Ma non ci lasciamo sedurre dall astrazione : per rettamente giudicare della forza , che aver possono sull amor proprio la virt co suoi piaceri , ed il vizio colla sua amarezza , bisogna supporre .luomo fra due interessi contrari fra loro, luno sensbile , e laltro in tellettuale ; o in altri termini fra la ragione , c le passioni , perch tal il suo stato reale nella societ . Or naturalmente verso qual parte egli pi inclina? Gi ancorch la bilancia rabboccasse un sol grado verso le passioni , ci basterebbe a sciogliere in fumo i bei ragionamenti, che abbiamo fatti in astratto , perocch luomo praticamente sempre fa ci , che gli sembra maggiore interesse di fare . Una disproporzione maggiore quanto pi funesta sarebbe? Ma scendiamo dentro il nostro cuore : che sentite voi, allorch vi si dipinge al pensiero loggetto di una passione ? L appetito sensitivo non ardente , non fa violenza alla volont , affinch si decida in suo favore ? Ma che sentite voi, jquando vi rappresentate la virt? Un appetito languido, debole, tal, che appena si sente. Questo lo stato pratico della maggior parte de gli uomini. Duuque riguardo alla maggior parte degli uomini chi vinr ,cer nel contrasto ? . 5. Chiediamone lume alla filosofia. Ella ne insegna star gli ap potiti in ragion diretta della vivacit delle idee ; di sorte che una idea pi Vivace fa-sempre germogliare un appetito pi forte . Frattanto la sensazione , e la immaginazione sono nel maggior numero degli 110- jmini pi vivaci della intelligenza, se non per altro , per lo cotidiano commercio, in che lo spirito cogli oggetti materiali . Ma evvi di pi , che in questi scorgiamo con vista immediata il rapporto di bene, c di male ; laddove per metterci in grado di giustamente stimare lutile: della virt, ed il danno del vizio, abbiam bisogno di raccoglimento, e di riflessione, onde depurar le idee, richiamarle aprincipi , e riu nire il lume da tutte le bande . . 6 . Dal che siegue, che senzaltro aiuto i partigiani della virt 'debbono essere pochi , e che questi stessi nop giungono a vincere le passioni, se non col tenersi lungi dall azione delle cose sensibili , e coll elevarsi abitualmente alla sublime sfera dell intelligibile , la cui pura luce allora sinvigorisce, e supera il torbido splendore della ma teria. II pi degli uomini sono immersi nella materia : incapaci di un attenzione sostenuta , non sanno analizzare le idee'astratte; del vizio, i r 4 df: diritti delluomo c della virt non hanno , che nozioni grossolane, e confuse ; ed anzi ch un lume costante , che gli regga , non sono , che scossi da lampi, i quali appena accesi si ammorzano . . 7. ancora a considerarsi la indole dedue appetiti. L una detto sensitivo , perch portato ai beni del corpo ; e 1 altro ragio nevole , in quanto mira ai beni dello spirito . Ma i bisogni del corpo fansi sentire con assai maggior forza , che non que dello spirito, 3 cagione demoti straordinari, e tormentosi, eh eccitano nella macchina. Quali sconcerti non producono negli umori le passioni dell amore, dell odio , dell ira , dell invidia , della gelosia ? Quest incomodi fisici a misura , che possono meno soffrirsi , fanno bramarne pi ar dentemente il rimedio. Se io posseggo ioggetto dell amor mio, se vendicato mi sono del mio nemico, cessano ad un tratto tutte le sma nie, che sconcertavano la mia macchina. I bisogni dello spirito non ci mettono in una situazione cos penosa : non interessando^ la esisten za, e non turbando con violenti moti la macchina, poco c incomoda no . Quindi apparisce di nuovo, che lappetito sensitivo nell ordina rio degli uomini debbessere assai pi forte del ragionevole, e che per lamor proprio, il quale un gran calcolatore , determinarsi dee molto pi spesso per quello, che per questo. . 8. Certamente se la virt si considerasse qual mezzo necessa rio a conseguire in un altra maniera di esistere un grandissimo bene, ed il vizio qual cagione d incontrarvi un grandissimo male, vi si aggiungerebbe peso tale, d3 potere svolgere 1 amor proprio da ci, che piace alle passioni ; perocch vedrebbe faciimente , essere suo maggiore interesse di preferire il futuro a {presente . Ma in un sistema privo didee religiose la virt, ed il vizio non sono sostenuti da un grandissimo bene , e da un grandissimo male , die si vedano in lon tananza. Sono due quadri , luno bello , e I altro brutto , che si guar dano con ammirazione , ma che non sanno impegnar 1 amor pioprio . . la LIBRO l. CAPO II. 515 fralezza della carne , la combinazione delie circostanze , tutto si fa ser vire a scemare il peso del'fallo. Si fa pure confronto fra s, ed altri colpevoli , e quinci si prende motivo di consolarsi. E poich ognu no , per quanto sia malvagio , ha sempre qualche qualit buona , si d risalto a questa , per bilanciare il pr , ed il contro . Da ultimo si carica a bella posta la immaginazione di oggetti estranei , e si passa di occupazione in occupazione, affinch la dimenticanza chiuda la pia ga . Ecco in pratica a che si riduce il potere del rimorso . . 12. Ho detto, che questa molla non pu aver molta forza suda maggior parte degli uomini , e ne ho assegnate varie ragioni. Ma fac ciamone una esperienza. Quale ordine di cittadini vi parrebbe pi atto ad atliar la virt per s stessa, e ad abbonire per s stesso il vizio ? Quello, che mancante del necessario al puro sostentamento della vita condenna- to a procacciarselo colla fatica delle proprie braccia ? I poveri si asterreb bero dalle frodi, dalle ingiustizie , da furti , co quali in lor mano di provvedere a bisogni, che incessantemente gli vessano , incantati dalla bellezza della virt , e innorriditi dalla bruttezza del vizio ? . 15. Allignerebbero meglio questi nobili sentimenti nellordine, il quale sicuro del sostentamento rivolge i desideri all utile , ed al di lettevole ? Resterebbero i facoltosi dallinsidiar laltrui talamo, dallop primere glinferiori , dal gareggiar cogli uguali , dalle usurpazioni , dagli odj 3 dalle discordie , sostenuti dalla sola considerazione della intrinseca onest delle azioni medesime ? . 14. Forse sarebbe pi propizio il clima della Corte ? Qui le passioni si trovano ingigantite , assottigliate , e potentemente irritate dalla grandezza, e dalla importanza degli oggetti. Qui si forma una erta ragion di stato , che si pone al dissopra di ogni altra conside razione . Qui in una parola al rimorso del vizio si sostituisce il di sprezzo della virt . . 15, In qualunque situazione sian gli uomini, vi stanno colle stesse passioni : si mutano gli oggetti , ma non si cangia natura : le leggi dell amor proprio operano sempre di un tenore . Laonde a cal colar praticamente la forza, che possono esercitare la virt, ed il vi zio sullamor prprio di ciascun membro della Societ , sicch stimi suo bene, e suo male il bene, ed il male degli altri , incontro alla forza , con che agisce su di esso linteresse delle passioni, si riduce quasi a zero . . 16. Ma la considerazione la pi importante di tutte si , che la Morale abbandonata alle mani degli uomini non avr nulla di fisso , e di costante , diventa misero ludibrio delle passioni, e prende tutte le forme , che piace ad esse di darle : il turpe si cangia in onesto, ci , ch male, si trasforma in bene ; e cosi in vece di regolar le pas sioni , non serve, che ad accrescerne lo sregolamento. DE DIRITTI DELL'UOMO CAPO III. *1* 'guanto possano sulf ^imor proprio le leggi Civili primo difetto essenziale di esse. S.I, f I comprender , quanto utile possano le leggi Civili appor- tare, se ci faremo a ponderarle , prima in loro stesse, e po* scia negli oggetti , circa i quali si aggirano : in questo Capo 1 esamine remo , quali sono in loro stesse . . 2. Le leggi civili sono una raccolta de doveri sociali esse pongono innanzi*agli occhi del cittadino ci , eh egli tenuto di fa re , e ci , da che deve astenersi . Sicch la loro azione diretta ter mina sull intelletto ; e per a propriamente parlare , non sono mezzo reprimente : son lumi , instruzioni, che riceve la facolt pensante , non stimoli , che muovano la facolt volente . ..... . 3. In effetto da che avrete promulgate le vostre leggi civili, non fa duopo, che pensiate ai mezzi di farle osservare ? Come adun que esse stesse possono esser mezzo di fare osservare le leggi natu rali ? Questo sarebbe un assai grossolano sofisma . . 4. Non vuoisi per negare, che possono agire sulla volont per via indiretta . Fino a tanto che non si sappia quel, che dee farsi > la volont non pu conformarvi le sue operazioni. Da che se n acqui stata notizia , per questo solo la volont non viene incitata a farlo , ma se al proprio dovere scorga unito, il proprio utile , questo sara per lei un verissimo stimolo . Quindi se le leggi civili istruissero, come bisognerebbe, se facessero vedere congiunti insieme il bene , e il mal privato col bene, e col male pubblico; poich si detto, es ser legge dell amor proprio- il seguire il suo bene, ed il fuggite il suo male, grandissimo vantaggio apporterebbero alla Societ . . 5. Qui per esse allocchio degli Osservatori presentano un gran vuoto , e non possibile di empirlo. Imperciocch in ogni legge sarebbe duopo, che si facesse una ragionata, e compita dissertazione sulla materia ; che si ponessero in vista i principi ; che il filo de a dimostrazione si conducesse sino allultimo termine della evidenza, e che al dovere si facesse veder sempre unito il vantaggio . Quanti volumi bisognerebbe fare ? E se ci fosse praticabile , sarebbe egli espediente ? La fatica sarebhe perduta per la moltitudine , naturalmente incapace di esser guidata per la via del raziocinio. I pochi, che in tenderebbero , troverebbero materia da eternare le dispute . Sebbene le leggi civili sieno semplici aforismi , pure lacutezza umana quante vie non si apre, affine di eluderle ? Che sarebbe, se si riducessero a d s ' seriazioni ? LIBRO II. CAPO m. - I17 . 6 . Far un altra osservazione . Pare a prima vista , che per in- dur taluno all adempimento del suo dovere , sia molto giovevole, che- il superiore prenda a persuaderlo colla ragione . E pure questo metodo fa precisamente , che il suddito non ubbidisca . Vedendosi egli costituito in certo modo giudice, mette in forse la validit , e la utilit del co mando; gli sembra, che da lui si esiga una cosa, eh egli possa ne gare ; e si pone in impegno di contraddire . Io mi sono convinto pec propria esperienza , che coservitori bisogna tenere il linguaggio del padrone , non del filosofo . .7. E adunque indispensabile , che le leggi civili parlino con au torit, cio che comandino, che annuncino quel , che dee farsi, senza dime il perch. Nel qual modo per noi abbiamo veduto, che limi tandosi ad una sterile istruzione , non possono aprirsi alcuna via di penetrare nella regione degli appetiti , e di farsi ubbidire dall amou proprio . CAPO IV. 'filtri difetti essenziali delle Leggi Civili . \ ' f ' * . i- .!> , . 1. A Bbiamo considerate le leggi civili in loro stesse : consideria- x \. mole adesso riguardo agli oggetti , intorno ai quali si ver sano , e vi scuopriremo altri gravi difetti , e tali, che non possono dalla umana prudenza con niuno argomento correggersi. . 2. Il primo si , che non possono prender di mira , se non le operazioni esterne del cittadino . Mediti uno i piti esecrandi delitti; li voglia; li risolva: purch non gli esterni cofatti, le leggi civili non lo molestano. N potrebbero molestarlo, perocch ci, che accade nell interno di uno , non pu ridursi a prova ; e ci , che non pu * provarsi , non pu cadere sotto la ispezione delle leggi umane . .3. Ora il dover lasciare in piena libert i pensieri, c gli atti di volont, che con operazioni esterne non manifestansi, una mancanza perniciosissima. N chiara la ragione . Le operazioni esterne altro non sono, che il termine , il risultato , la espressione delle interne. Lani ma pensa , giudica, appetisce , risolve, e poi mette in azione la fa colt luogomotiva , per eseguire al di fuori la sua determinazione . Donde nasce , che i fatti esterni saranno favorevoli, o contrari al bene sociale , secondo che contrari, o favorevoli gli atti interni saranno . Di sorte che non potendo le leggi civilj abbracciare le interne modi ficazioni dellanimo, non sono padrone di avere le operazioni esterne, quali al comune interesse richicderebbonsi. Da pianta velenosa che giova il levarne le frutta , allorch vengono fuori ? Per averle buone sarebbe duopo correggerne gli umori incerni. In certe malattie la li** 3,8 DEDIRITTI DELLUOMO gua sporca . Sciacquatela, raschiatela: non farete nulla: quella ero* sta un prodotto esterno dell incerna cagione: bisogna levar la cagione. . 4. Per giudicare , quanto sia pregiudicievole alla Societ questo difetto delle leggi civili, basta dare una rapida occhiata alla prodigiosa serie di pensieri , e di desideri, che si succedono continuamente nell interno di ciascuno contro il bene sociale . Tutti questi movimenti sono figli di un amor proprio disordinato, di un ampr proprio , che rife risce tutto a s, che vorrebbe realizzare immensi disegni senza scelta di mezzi . Noi pensiamo dentro di noi di distruggere tutti quegli, che ci si opponessero, dimpossessarci di tutto, di comandarea tutti: noi bramiamo , che tutto vada a nostro talento ; ed ogni oggetto, che abbia il minimo rapporto colla nostra superbia , colla nostra cupidigia, colla nostra lussuria , ci accende , come se ci fosse dovuto . E perch i fantasmi , che lusingano lamor proprio , tuttocch fantasmi , non la sciano di dilettare; ognuno,chi pi, chi meno, e secondo le passioni che lo dominano, allentando nelle ore oziose la briglia alla immagina zione, finge industriosamente avventure , le quali la ingordigia degli appetiti solleticando, procuragli colla finzione un piacere , che mai non potrebbe dalla realt delie cose sperare. . . y. L3 continua presenza , e la vivacit de fantasmi irritano sempre pi le passioni , che si avanzano a passi di gigante, senza in contrare verun ostacolo; ed allorch sovrabbonda la piena , prorom pono al di fuori ,'ed innondano coloro disordini lo Stato. Le leggi ci vili accorrono, quando il fuoco ha gi con violente scosse squarciata la terra .Ci dee farsi: ma sarebbe stato meglio di soffogare i germi de delitti, innanzi che si schiudessero : il che non in potere di esse. . 6 . Potessero almeno stendersi sovra tutte le operazioni esterne . Egli per un secondo difetto, non men dannoso del primo , il non poter prendere in considerazione le azioni morali picciole . Spicgheio, in che consiste la quantit morale delle azioni . . 7. Il mal morale pu essere pi , 0 meno grave , primo , giusta la malignit dellanimo , che accompagna lazione ; secondo ,a propor zione del danno, eh essa produce ; terzo , in rapporto delle circo stanze . Non si dee qui parlare della prima specie appartenente ail interno ; ma della seconda, e della terza , che vertono circa 1 esterno, e dee dirsi , che lomicidio per esempio un mal grande , perche toglie un uomo alla Societ ; ma che una ferita superficiale, una pa rola contumeliosa, facendo astrazione dalle circostanze, un picciol male - , 8. Ci premesso ; che le azioni contenenti un male picciolo non possano cadere sotto la potest delle leggi civili, si prova cos : I gradi del pi , e del meno nelle azioni morali sono in gran numero , e i prossimi talmente confondonsi fra loro, che non si rende possibile il determinare con precisione , qual voglia vietarsi, c quale permettersi LIBERO IL CAPO IV. IIp eie gradi intermedi ; giacch agevol cosa sarebbe all accusato il far. passare la sua azione nella classe vicina non considerata dalla legge . La idea dellomicidio molto sensibile, e precisa j e pure quanto difficile di togliere al reo tutte le difese , che pu addurre per sottrarsi dalla pena , con che si punisce quel gran delitto ? Come adun que potrebbe perseguitarsi la malvagit in tutti i gradi , pequali giun ge finalmente a spargere il sangue dell uomo? . 9. Altronde parecchie di queste azioni sono scguele di. certe al tre , che le leggi civili , uopo che lascino libere , se non vogliono cangiare la societ in durissima schiavit. Si proibisce il furto, anche in materia tenue : ma non si pu proibire , che uno si diverta , che spenda il suo, e che cada in bisogno , donde poi siegue il furto . Si vietadadulterio :.ma non si pu tener dietro a tutti i passi, che appianano la via di commetterlo , come sono le visite, le attenzioni , i regali. Se si proscrivessero le cose innocenti pel tristo effetto , che possono partorire , luomo nella Societ perderebbe la sua libert naturale , e vi menerebbe infelicissima vita : anzi si scioglierebbe ben presto la so ciet medesima . Per questaltra ragione le leggi civili debbono limitar si a vietare il male grande , e non curarsi de piccioli . . io. Frattanto i mali piccioli non lasciano di turbare la tranquil lit pubblica ; e quel, ch pi, a poco a poco diventano grandi . Corre giustamente in proverbio, nemo repente fit summus ; ed i filosofi sanno, che nella natura nulla si fa per salto ; che tutto soggetto alla legge di continuit; che ogni cosa ha, per cosi dire, un germe , una nascita, un accrescimento progressivo , talch lo stato seguente ha la sua ragione nel precedente, onde che non perviene al grado decimo , senza passare ordinatamente pe gradi di mezzo . L'uomo stesso, soggetto a questa leg ge quanco al fisico , vi si conforma pur nel morale . Muno diventa gran ladro , senza essersi prima esercitato in piccioli furti . Vi vuole una scuola , un abito , una serie di esperienze , che facciano salire uno al colmo , cosi della malvagit , come della virt. Se nonch i progres si della virt sono lenti , penosi , ed incerti ; quelli del vizio rapidi , dilettevoli , e certi, perch secondati dalla prava inclinazione della na tura . .11. Allorch il male divenuto grande , e si consumato Vatto, gli va incontro la legge civile con tutto lapparato della severit . Con qual giovamento ? Kss 3 non pu avere , se non la funesta satisfazione di punirlo. E 1 giusta la punizione dedelinquenti, e serve a tener gli altri nellordine col freno del timore . Ma non pu fare , che la So ciet non abbia risentito quel danno ; e sarebbe assai meglio, che i delitti si prevenissero , rimovendone le cagioni , che gli generano , o recidendogli appena nati . Tutti i savj per sono costretti di rimpro verare alle leggi civili questa essenzialissima mancanza . Si proget* 14b DEDIRITTI DELLUOMO tato da taluni di formare un piano di legislazione.atto a prevenire l delitti . E questo lo scopo deglinstituti Religiosi : ma quel,che pu farsi in un Chiostro di pochi Regolari, non pu eseguirsi in uno Stato. . 12. Un terzo inconveniente inevitabile nelle leggi civili si , chesse vagliono piuttosto a tener lontano dacittadini il male, chea far loro del bene. Essi hanno diritto di dire : non uccidete ; non ruba, te ; non commettete adulterio ; ma non possono dire colla stessa autori t : conservate la vita de' vostri confratelli ; aiutateli colle vostre so stanze , e colla opera vostra . . 13. Fu a suo luogo spiegato, come il diritto del bisognoso e imperfetto , fuori del caso di una estrema necessit. Tuttavia se conve nissero per patto tutti glindividui di una societ a volere, che quel diritto passasse in perfetto, e si amministrasse dal Principe , sarebbe loro permesso di farlo. Ma in tale supposizione sarebbe d uopo , che ciascuno rinunciasse al diritto, che per natura appartiene pnvativamen- te a s, di giudicare, quando, come, e fin dove possa egli ajutare il suo simile, e facesse esercitare anche questo diritto dal i rincipe, men. tre senza tal rinuncia quel diritto non diverrebbe mai perfetto . bup. poniamo, che questa rinuncia si faccia : giudichi la legge civile per me. Un s fatto giudicio esigerebbe lunghissimo, minutissimo , c carissimo esame non solo delle mie attuali circostanze, ma anc c e le circostanze di chi pretende il mio ajuto . Potrebbero trovarsi mai certi punti fissi per tutti, e stabilirsi certe regole generali ? Dunque P non cadere in inconvenienti peggiori, che non quello,.) q Lia P vedersi vorrebbe , le leggi civili sono necessitate di lasciare il a to, di che favelliamo , nel naturale suo stato d'imperfezione. .14. Ora quanta gente sospira sotto il peso della infelicit p > .mancanza di soccorso? Che beneficio ella ritrae dalle ^SS 1 f* VI . 1 , . non vede, che la perfezione del viver sociale consisterebbe in ram scambievolmente tutto il bene possibile ? E anche a, riflettersi , c questa mancanza una delle pi ordinarie cagioni de delitti , m chi si trova sotto la dura sferza della indigenza , se non e a a aiutato, deve aiutarsi da s ; e quando non ha mezzi leciti , me opera g'illeciti : venter , dice Omero , magnum rnahm . n .15. Alla vista di tante imperfezioni gravissime, alle quali sog- 'giacciono le leggi civili,chi presumerebbe di affidare ad esse sole a custodia de diritti dellUomo depositati nella Societ? Bastano sole a far s, che lamor proprio di ciascuno reputi suo male il ma le degli altri, e suo bene il bene degli altri? . . 1 6. Con qual fondamento poi opporremo questo argine ai Trincipe, le cui passioni possono arrecare alla Societ un danno mnr imamente maggiore, che quelle de cittadini fra loro ? Le leggi civi li sono pe sudditi , non pe Principe , in cui risiede il diritto ui LIBRO II. CAPO IV. , 2I farle, n per'quegli, chesercitano 1 ufficio d interpretarle , n per quegli altri , i quali hanno k incombenza di farle osservare. Laonde .questo mezzo, se pur giovasse, lascerebbe fuor di s gli agenti i pi pericolosi. Anzi un altro difetto inevitabile di esse leggi, che aprano a chi ha il diritto di farle vastissimo campo di tiranneggiare i Sudditi . Imperciocch in vece di ordinarle al pubblica bene , pos sono farle servire al lor privato interesse. E i Principi i pi malva gi , che trovinsi dipinti negli annali della storia , non hanno mai proceduto con violenza scoperta ; ma sempre si sono giovati della facolt legislativa ; e quel , eh peggio , per meglio riuscire ne perversi loro disegni , hanno saputo mascherarli coll orpello della giustizia, e della felicit pubblica. Se non altro, hanno moltiplicate le leggi a bella posta , affinch i sudditi le trasgredissero per impos sibilit di tutte conoscerle, odi tutte osservarle} e in questo modo le leggi sono state tanti lacci tesi destramente , per predare i beni de Cittadini , e per esporre anche le persone a crudeli capricci de tiranni . CAPO V. Come operi sull" ^irnor proprio il Timor della Tetta . ! f I Orniamo a contemplare le leggi civili riguardo ai sudditi , e X. riflettiamo, che se per loro medesime non hanno accesso nel la sede degli appetiti , dove nascondonsi i germi , e le cagioni de delitti , la prudenza umana le ha armate , mettendo toro in mano la pubblica forza , per punire i delinquenti . La pena la sanzione delle leggi civili : e nella pena consiste propriamente il bene, ches se far possono agli uomini. . 2. E non vi ha dubbio, esser questo uno de'pi efficaci mez zi trovati dalla unjana prudenza nella stessa Societ , per far si , che ogni Cittadino stimi suo male il recar male agli altri . Non di meno, per decidere a ragion veduta del valor delle pene ; operando esse per la via del timore, conviene diligentemente indagare primo, co me si genera il timre; e secondo, che si ricerca, affinch superi le passioni nocive alla Societ. .3. Il timore si genera dalla vista di un male , o sia di un danno, eh per venire in conseguenza di un fatto. Esso ha, come qualsivoglia altra pacione, i suoi gradi , e cresce, o decresce in pro porzione della maggiore , o minore gravezza del nule ; della mag giore , o minore probabilit di soggiacervi; della maggiore, omino- re vivacit della idea , che lo rappresenta . . 4. Un piai leggero , quantunque certo , e quantunque veduto ili DE 1 DIRITTI DELL 1 UOMO con gran chiarezza , non eccita, che un legger moto di timore : quan to pi grande stimasi il male, tanto piu si aumenta il timore : il sommo male genera il sommo timore . ,5. Ma un male anche gravissimo > se si scorga impossibile , 0 difficilissimo ad incorrersi, appena partorisce un principio di timore. Bisogna, che sembri probabile ; e quarti saranno i gradi di proba bilit nel giudicare deil arrivo del'male , altrettanto si sentir cre scere il timore, il quale giugne al colmo , e passa in disperazione , allorch il male sembra certo, ed inevitabile. I pi stupidi sono i men timidi, perch non sanno calcolare i gradi d; probabilit in ci, che deve, o pu seguire da certe cagioni ; ed i pi riflessivi sono i pi timidi , poich mettono in calcolo ogni minuzia, e rovesciano sulla natura le loro immaginazioni. _ , . 6 . Da ultimo Ja maggiore vivacit della idea nell antivede re il male sveglia un timor maggiore : quanti gradi di vivacit si scemano nella idea, tanti se ne scemano nel timore. Ma il male, da cui si genera il timore , ancor non esiste ; esso inviluppato^ nell av venire , dal cui seno lo traggc 1 uomo, e se ne forma anticipatamen te la idea . Questa facolt manca ne 1 bruti , i quali prossimi a per der la vita sotto il coltello, se ne stanno tranquilli , e. si affligge 1 uo mo per loro. Senzantivedimento non avremmo n timore, n spe ranza; e le nostre operazioni si farebbero a c simo il male, lamor proprio difficilmente ottiene, che il pensiero va da errando qu, e l ; e per trovandosi 1 attenzione tutta concen trata nella considerazione di quel male, la idea ,^he lo contiene , ee per necessit essere piti della prima vivace . Vi ha de disgraziati (e non pochi ), all amor proprio de quali riesce facilissimo di non fis sare il pensiero nel male imminente s avvezzi a sempre godere , n0n yogliono funestarsi.. Questi non temono , e restano colti all imP f0Y * yf-. LIBRO II. CAPO V. 125 vjso da un male , che forse avrebbero frastornato , se lavesser temuto . Anche questo un artificio dell amor proprio. . p. Spiegata la natura del timore, resta a dire , che cosa si ricer ca , affinch esso vinca le passioni nocive alla Societ ? .10. Le passioni nocive alla Societ sempre riguardanon '1 bene, o sia il vantaggio di quel tale individuo , cui esse appartengono . Il furto , ladulterio , Pomicidio danneggiano la Societ Ma quel tale perch uccide , perch viola il talamo altrui, perch ruba ? Per suo vati - faggio , per suo bene . . 11. Ora quel, che si stabilito circa il timore, che si genera dalla vista di un male , dee dirsi pure di quelle passioni, che si gene rano dalla vista di un bene . La regola generale : quanto pi gran de il bene ; quanto maggiore la probabilit di conseguirlo ; e quan to pi vivace la idea, che lo esprime , tanto pi cresce quella tal pas sione, chesso bene atto a destare. . 12. Venendo in tanto a contrasto una di queste passioni con quel la del timore, qual delle due naturalmente dee vincere? Quellasenza dubbio, che ha per s la triplice maggioranza test rammentata . . 13. Giacch adunque col timor della pena le leggi civili voglio no tenere a freno le passioni nocive alla Societ, fa d uopo , che quel - 10 si renda pi forte di queste : fa duopo cio , che a tutti i cittadini 11 male della pena si appresenti maggiore, e con maggior probabilit dincorrerlo, e con maggiore vivacit didea , che qualsivoglia bene , il quale metta in orgasmo le passioni all ordine sociale nemiche . Sen za questa triplice preponderanza il timore non reprimer, quelle passio ni ; ed in conseguenza 1 uso delle pene rimarr vuoto di effetto . CAPO VI. Due Cagioni , che rendono poco efficace C uso delle Vene. . 1. T} Ariando del generale degli uomini, il timore delle pene legali debb esser poco efficace a contener le passioni infeste alla So ciet , perch la triplice maggioranza sopraddetta si trova pi frequente - mente da questa parte , che da quella . Nel presente Capo prenderemo a considerare la probabilit , e la vivacit ; e nel seguente parleremo della> gravezza delle pene minacciate dalle leggi civili . . 2. ^primamente , non interviene quasi mai, che uno si persua* da di avere a soccombere con certezza sotto la pena assegnata al de litto, chegli pensa commettere. Imperciocch ognuno sa, che la leg ge non pu procedere, se non da poi che sia venuta in cognizione del delitto ; e chi vuol commetterlo, vede di aver egli in mano i mezzi di farlo in secreto : egli si stima padrone del tempo , e del luogo, c I24 DE DIRITTI DELLUOMO delle circostanze , che tornano spesso ad essergli favorevoli ; talch egli pu prendere tutte le misure per consumarlo, senza che n anche se nc prenda sospetto. .3. Si accorge talora di non poterne abbuiare tutti gl indici ' ci per*fton gli d pena, sapendo, che per puri sospetti ninno pu es- ser punito", sa, chela legge ha tantorrore di espor f innocente al pe ricolo , che ha* creduto di dover abbondare in cautele, e stabilire cer* te solennit , che rendano la prova., del delitto piena , ed evidente. Tut te queste riflessioni, e cento altre , che ne fanno i malvagi sulla pro pria esperienza , e sulle circostanze , in che trovansi , ne convincono che loro non solo non sembra certo, 0 pi probabile , che cadano in mano della giustizia , ma che piuttosto par loro certo , 0 almeno pi probabile , che non vi cadano. .4. Si aggiunga lartificio dellamor proprio, il quale interessato per loggetto, che presentemente lo alletta, nasconde tutti i pericoli, e mtte come una benda agli occhi , affinch non sorga importuno il timore a turbare i suoi disegni . . 5. Ma eziandio che il malfattore si persuadesse di dover essere inevitabilmente scoperto, pure confida mito nelle protezioni depo tenti, e nella debolezza di qualcuno de Ministri della giustizia. Sem bra ai primi, che col sottrarre un reo dalla potest delle leggi eserci tino un atto di sovranit ; ci, che lusinga il lor orgoglio. E siccome sono i malvagi, che gli adulano, e si prestano alle loro passioni, cos eglino sono quasi in dovere di compensargli col favore . Potenti anche virtuosi sono soggetti ad essere ingannati da famigliari, che mangiano su i delitti ; e cos difendono il reo , credendo di proteggere 1 inno cente. FraMinistri della giustizia suol esservene. alcuno pi sensibile al suo interesse, che al suo dovere ; e se si vende il favore , si vende anche la giustizia . E siccome tutto il giudicio dipende dal processo , cos colla soppressione, o colla mutazione di una circostanza, ed an che di una parola , cangiando la natura del fatto , si elude facilissima- mente la legge. 6 . E notisi diligentemente, non esser gi necessario, che i mal vagi giudichino delle cose con verit : basta, che ne giudichino in fa vor loro ; basta cio, che sembri loro improbabile di dover esser pu J niti. Giudicheranno falsamente , si pasceranno di vanissime lusinghe. Ci non importa , perch il timore , e tutte le altre passioni sieguono i nostri giudici, prescindendo dallo stato reale delle cose . .7. Vediamo adesso, quanti gradi di probabilit abbia di conse guire il suo bene la passione dannosa alla Societ, Chi vuol procac ciarsi un piacere, o un vantaggio per la via del delitto , quasi cer to di ottenerlo, perch i mezzi sono in su3 mano . Egli , che forma ii disegno , e che conoscendo le circostanze vede , quali passi dee da* LIBRO II. CAPO VI. _ I2 ; re. Vi s aggiungano le lusinghe dell amor proprio , il quale inebria talmente lo spirito, che non Io lascia dubitare ; che gli appiana tutte le difficolt; che gli d una grande fidanza . Anche in questo il mal fattore s' inganner , ma non per ci diminuir punto la sua sicu rezza . . 8. Dunque circa larticolo della probabilit , la passione nociva T ha quasi tutta in favor suo , ed il timor del gastigo non ne ha quasi nulla per s. . p. Quanto alla 'vivacit delle idee , il malvagio pu trovarsi in due stati : nellimpeto di una passione irritata improvvisamente dalla presenza dell oggetto ; o in una passione , che gli permetta di esami nare . . io. Nell impeto , perch non si combina , n si bilancia , la idea del male minacciato-dalla legge neppur si affaccia alla mente , la quale occupata del bene , che ha esaltata la passione , tutta intesa a satisfarne la richiesta . In una rissa , pi che nel codice criminale col pensiero, si mira cogli occhi la morte sulla punta di un coltello, o sulla bocca di una pistola , c non se ne fa conto . . ii. Quando poi la passione d tempo di riflettere, il malvagio pensa certamente a quel,che ne pu venire ; ma troppo vi vuole, affin ch ceda al timor della pena . 11 mal della pena ancor non esiste: biso gna formarne la idea da s stesso; laddove il bene, che sollecita la pas sione nociva, presente: questa una sensazione , e quella una rijles- sione : la sensazione , generalmente parlando, molto pi vivace del la riflessione , eI suo funesto lume non pu abbassarsi , se non a forza di esame : frattanto uno degli artifici dell amor proprio si di distoglie re il pensiero da tutto ci , che pu rattristarlo , e dimmergerlo nel piacere del ben , che si brama . . 12. Ed oitrd*. che la passione continovamente stimolata dalla presenza delloggetto, nutrita cogli atti interni , i quali non sono ad alcuna pena soggetti. . 13. E fortificata ancora dalle picciole delinquenze precedenti , ehe la legge non ha potuto punire . . 14. Quindi anche in questo secondo confronto il timor della pena dee restar molto al dissotto della passione nociva . CAPO VII. Terza Cagione > che rende poco efficace f uso delle Tene f. I. T L timore cresce , o decresce a misura, che la pena sembra pi,' L o meno grave . Or vi ha due modi di adoperare le pene. Pos sono proporzionarsi, 0 ai differenti delitti, 0 ai diversi bisogni deVe- u g DE DIRITTI DELLUOMO ' linquentl. Quale dedue sistemi sarebbe pi vantaggioso alla Societ > Noi vedremo , che il secondo ; ma vedremo insieme , che non potreb be eseguirsi . . 2. Ogni timore dee nascere dalla idea di un mal futuro ; e po sta la idea di un mal futuro , nascer deve il timore. Questa regola dee trovarsi vera in tutti gli uomini. Ma perch il ma'e , o sia il danno debb essere relativo all" individuo , ed alle di lui circostanze , un oggetto capace di eccitar timore in uno, non per questo idoneo a destarne in tutti gli altri, mentre ci , che sembra male a quello > pu essere riguardato da questi qual cosa indifferente, ed anche buona. Vero per , che certi mali sono per tutti ; e questi formano le pene legali Se non che sempre vi ha luogo la diversit della opinione , in quan to il danno suddetto pu ad 'alcuni sembrare piu , e ad altri meno .3. Da ci si comprende, che il vero vantaggio della^Societu sarebbe , che le pene s variassero giusta 1 attuale stato di ogn indivi duo j altrimenti il timore o non si eccita in tutti, o non in tutti nel la misura atta al bisogno . , 4. Le leggi civili sono simili alle regole della Medicina. Come queste son ordinate a curare le malattie corporali , cosi quelle le spiti- tuali . E variano prodigiosamente in ogn individuo i morbi , quanto de! corpo , tanto dello spirito . Molti rimedi generali ha la Medicina , e molti ne hanno le leggi civili. Ma perch lo stesso morbo in ciascu no infermo complicato con circostanze diverse , se il Medico gli trat tasse tutti in un modo , la sua professione sarebbe piuttosto di nocumen to. Egli si rende utile col diversificare la cura' giusta la diversit del male. . , . 5. Ma le leggi civili non possono applicare 1 loro rimedj col metodo della Medicina. Imperciocch chi non vede , che i ministri di esse dovrebbero fare diligentissimo esame sul temperamento, sulla ma niera di pensare, e sulla sensibilit di tutti i delinquenti , per variar la pena giusta la variet desoggetti? Quante persone dovrebbero oc cuparsi in tale studio ? Quante difficolt non s incontrerebbero ? b sovra tutto potrebbe sperarsi, che ciascuno palesasse con sincerit 1 vero suo stato a chi lo dee gastigare, come lo manifesta al medico , che lo deve curare ? Il solo Cristianesimo possiede questo gran pote re. Perci i Legislatori si sono veduti costretti di far corrispondere le pene ai delitti, edi prendere piuttosto in vista il delitto , che il de linquente : questo solo pu porsi in esecuzione . .d. Le specie delle pene stabilite dalle leggi civili sono le se guenti: la Carcerazione, le Battiture, lEsilio, la Tortura, la Galera, i Lavori pubblici , le Multe pecuniarie , la Morte. Esaminiamo breve mente qual grado di forza abbia ciascuna riguardo alla moltitudine de gli uomini. LTBRO TI. CAPO VII. T zj .7. La Carcerazione perla gente volgare, un male assai lieve. Se consideriamo 1 obbrobrio , che risulta dal vedersi segnato a dito fra rei, il plebeo , che nasce , c vive in un obbrobrio dimestico , non arrossisce di vedersi ristretto in prigione , n di chieder la limosina dal le ferrate: anzi prende piacere in gridare , ed in vomitar contumelie contro chi passa . Se prendiamo in riflesso i patimenti della carcere , il plebeo e riguardo al vitto, ed alla maniera di alloggiare, ed alla compagnia, ivi st, aun di presso, come nella propria casa . La pri- vazione della libert in persone costrette a lavorare senza intermissione per vivere compensata dal riposo. Non siamosensibili alla libert, se non relativamente apiaceri, di che restiamo privi. Di quai piaceri resta privo uno, che non ha potuto godere ? Che va a trovare a casa sua uscito che sia dalla prigione ? .8. Le battiture poca impressione fanno sovra corpi incalliti dal la fatica, usi a soffrire tutte le intemperie delle stagioni, gli urti , le ca dute , ed altrettali incomodi . . p. L" esilio per chi non ha n tetto, n terra, n impiego,c un cangiamento di patria, non di stato . Il ricco, ed il povero stanno egualmente bene per tutto . Si ama la patria, quando se ne trae vantag gio : in ogni altro caso il patriottismo una chimera . . io. La galera, e le opere pubbliche per molti sono sorgenti di guadagno; e non caso strano, che taluno commetta nuovi delitti per esservi condennato di nuovo. Oltre ci le persone basse sono avvez ze a faticare tutta la giornata: non mutano, che gli strumenti , ed il luogo . . 11. La tortura per verit un mal grave, una invenzione bar bara , sia che si dia per prova , e sia per gastigo ; ma un tormento momentaneo , e per ci disprezzato 12. Le multe pecuniarie non s'impongono a chi non pu pa gare; e quegli, che possono, le soffrono senza molto disgusto sulla speranza di rifarsi a danno degli altri. .13. Io per non intendo estenuare il valore di tutte queste pene pi di quel, che la esperienza comporta. Dico soltanto, che quando viene a confronto la idea de detti mali con quella, che appresenta il be* ne dalla passione bramato , alla massima parte degli uomini sembra maggiore il bene, che il male. Imperciocch la stessa passione d un peso strani ro a ci, che desidera, e lo ingrandisce , e vi figura tan ti pregi, che crede di dover acquistare un tesoro. In verit sono ba gattelle le cose, che accendono le umane passioni; ma noi ci diamo tan to moto per ottenerle, che non faremmo di pi per la conquista di un regno : che se potessimo sciogliere la nostra illusione , guariremmo per questo solo, senza il timore delle pene dalle leggi civili intimate. $. 14. Non si pu dire lo stesso della pena di morte Fra questa * 2 g DE DIRITTI DELL UOMO maie , e tutti quanti i beni , da quali pu essere allettato il malvagio , non alcuna proporzione. Ma appunto perch questo il sommo de mali , riserbato a pi gravi delitti. Ed io confesso, che il timor del* Ja morte soffoga in cuna molti perversi disegni. . 15. Ma forse la Societ felice per questo solo, che in essa coni- xnettonsi pochi delitti degni di morte ? Gli o.tj , le dissenzioni, 1 em* Jazioni, i tradimenti, le soverchierie, le durezze, le ingratitudini, le frodi , i falsi rapporti, le mormorazioni , i cattivi uffici rendono ab* bastanza torbido, e amaro il viver Sociale, e scuotono con molta for za i fondamenti della unione . Questi frattanto per lo pi non sono delit ti, non che delitti degni di morte . . 1 6. Prescriveremo tal pena a tutte le azioni contrarie al ben es sere della Societ? La efficacia di questa pena consiste nella rarit . Al lora , che linsolito spettacolo scuote gli animi, e gli fa rientrare in loro stessi. Se queste ferali scene si rendessero famigliar - !, gli uomini vi farebbero tanto poca attenzione, quanta ne fanno passando, pe ma celli, dove si scannano, e si squartano con grand effusione di sangue tante povere bestie . Gli antichi Romani non si accostumarono a mirare con trasporto di piacere i ferali combattimenti dell anfiteatro ?. .17. Del resto le pene legali cadono contro i sudditi. Chi go verna non pu punirsi . Anzi come pu abusar delle leggi, cosi pure pu abusar della forza, che risiede insieme colla facolt legislativa nelle sue mani . ... . 18. La forza, considerata in s stessa , un continuo incitamen to ai fianchi dellamor proprio, onde dilati sempre pi, e pi la sua sfera. Ma una forza nella Societ necessaria . Qualunque soggetto se aie rivesta, il pericolo senza riparo . Se si d al 'Principe , 1 amor pro prio del Principe diventa un terribile gigante contro il popolo. Se l a* vr il popolo , f amor proprio del popolo distrugger il Principato . Se Ja dividerete , si ecciter un conflitto di forze pi funesto per av ventura alia Societ , che non la forza concentrata tutta in una sola mano. ... . i 9 . Luso adunque delle pene, da qualunque lato si conside ri, un fragile sostegno , un mezzo, che si trova molto inferiore al bisogno. CAPO Vili. Mancanza di Tremj relativi alle Tene . $. 1. molle h3 poste la natura ai fianchi della umana volont 1 J per muoverla, e per dirigerla. A appetito del bene , e f ab. horrimento del male . Siccome il timore dincorrere un male ci allonta na dal violare le leggi j cos la speranza di ottenere un bene ci stimo- LIBRO II. CAPO Vili. la* lerebbe ad osservarle . Ci non ostante le leggi civili, che hanno pen sato seriamente alla pena ., non hanno parlato \premio . Perch? For- se i Legislatori non ne videro la utilit ? O furono mossi da invidia ? O vollero essere avari dell 'altrui ? Nulla di ci : lo stesso sistema sociale, che include inevitabilmente un tal difetto. Ecco le osservazio ni, che presentar si doverono allo spirito deLegislatori. . 2. Prima di ogni cosa , da qual sorgente cavar si potrebbero i premj da distribuirsi ? Vi ha debeni spettanti all amor della gloria , altri allamore del comodo, ed altri allamor del comando , La prima specie di premi dipende dalla opinione de' Cittadini , non dall ar bitrio de Legislatori . Questi non potrebbero disporre, se non delle al tre due specie. . 3. Appartengono al comodo i privilegi , e le rimunerazioni, che potrebbero darsi, o in effetti, o in contanti . Il privilegio consi ste nella singolarit, come nella generalit la legge, di eh privazio ne , o sia eccezione. Il perch animandosi tutti colla speranza di que sto premio ad osservare i nostri ordini, crescerebbe il numero depri- ivilegiati oltre modo, e cosi il privilegio perderebbe il vanto della sin golarit, nella quale la ragion di premio consiste. .4. Un gran numero poi di privilegi, e di privilegiati sarebbe di gravissimo nocumento al pubblico bene , il quale risulta dalla osservan za di tutte le leggi civili , perch tutte debbono farsi a questo unico oggetto ; mentre i privilegi , che si concederebbono per fare osser vare una legge , derogherebbono alle altre , delle quali sono ecce zioni . . 5. Per ci eh delle rimunerazioni in roba , o in danaro , donde avrebbe a ricavarsi, quanto si richiederebbe a premiar tanta gen te ? Dovrebbero moltiplicarsi all infinito le imposizioni : nel qual modo una porzione del premiosi ritrarrebbe da quegli stessi, che dovrebbero goderne ; e cosi essi sarebber premiati del loro . . 6. Maggiore sarebbe la difficolt circa i premi spettanti allamor del comando, quali sono le Cariche . Quante pu somministrarne uno Stato , sarebbero in assai scarso numero rispetto alla moltitudine degna di premio . E se tutti comandassero , chi ubbidirebbe ? .7. Or poi giusta il diritto naturale develevarsi al comando chi ne ha la capacit , ed i requisiti. Ma non tutti quegli, che osserva no le leggi , sono dotati di talenti , e di qualit atte al comando . Di sorte che se questo si desse a puro titolo di premio , si lederebbe il di ritto naturale . .8. N i Legislatori dovettero prevedere questi soli inconvenienti. .Ve ne ha degli altri, presi dalle qualit delle leggi . Queste sono di due sorti ; le une proibitive , e precettive le altre : quelle dicono non pi le , e queste fate . IJO DEDIRITTI DELLUOMO . p. Le pi importanti sono le prime; e tutti quegli certamente le osservano , che astengonsi dal fare ci, eh esse vietan di fare. Co me in tanto potrebbe premiarsi la pura negazione, il semplice non fa- re ? Ogni momento, che uno stess senza fare lazione proibita, me riterebbe un premio. Sarebbe possibile premiare tutti i momenti , in tante persone, e circa tutte le leggi proibitive ? . io. Anche si andrebbe all infinito, se si volesse premiare la os servanza di tutte le leggi precettile , che prescrivono di fare abitualmen te , ed in perpetuo qualche cosa . . li. Queste altre riflessioni doverono terminar di convincere i Legislatori, essere affatto impossibile lintrodurre un sistema di premi analogo a quel delle pene . F, penetrando nello spirito delle leggi, do vettero accorgersi, che la osservanza stessa n il premio . Impercioc ch la osservanza di esse fa fiorire la Societ , ed il bene della Societ ridonda in vantaggio di ogn individuo . .12. Siccome per questo premio non si distingue chiaramente , e non contiene nulla di singolare ; cosi non esercita alcuna forza su gli animi . Sarebbero utili premj singolari, e visibili, premi dipendenti dal la volont de Legislatori, i quali, come abbiamo veduto, non posso no darne . . 13. Oh ! pur vero, che gli uomini sono assai poveri: pos sono punire , non possono premiare ; far male , non bene ; rendere in felici , non felici . Le leggi umane fanno uno sforzo, accordando ra ri , c meschini premi al solo eroismo - CAPO IX. Inefficacia de'Tremj, ancorch le Leggi potessero darne . 1. C Upponiamo non pertanto, che nella legislazione civile potesse stabilirsi una serie di premi corrispondente a quella delle pe ne : pure noi vedremo, quanto poco frutto se ne raccoglierebbe , per gl inconvenienti , a quali ne sarebbe soggetta la esecuzione . . 2. Trattandosi di pena, il delinquente procura sempre, di occul tare il delitto ; e se non pu celarlo del tutto, si sforza di renderlo dubbio , di confonderne la idea, e di diminuirne la gravezza; e.si ado pera ancora di sottrarsi alalia spada vendicatrice della giastizia, in qua lunque maniera egli possa. All opposto quando si ha in vista un pre mio, chi avesse un tenuissimo merito, singegnerebbe d'ingrandirlo ; e chi non ne avesse alcuno, sarebbe stimolato a mentire , ed a farsi reputare quel , che non . Che risulterebbe da ci ? Ne seguirebbe, che spesso il premio sarebbe dato a chi non lo mrita , e che ne re sterebbe defraudato chi lo merita. E perch ? Per questa gran ragione LIBRO II. CAPO IX. iji fra tante altre, che il merito sempre modesto , e la impostura sempre sfrontata . .3. Egli uomini ( parlando in generale) sarebbero tanto facili , ed indulgenti nel premiare, quanto ritrosi , e ritenuti sono nel far sof frire le pene . In questo secondo ufficio troppo sensibile la ripugnanza. delia natura , per parte della compassione, che si sveglia dalla previ sione dellaltrui miseria . Vero , che si danno degli sciagurati, che godono di essere carnefici deloro simili. Allorch per si tratta di r;'- munerare ( ma non del suo ), la natura gode nel far bene altrui. Anche per nel dare, vi ha demostri, che si affliggono. Ma 1 ordinario , che questo altro ufficio si esercita con piacere. E per ci i dispensatori de premi lascerebbonsi facilmente ingannare, chiudendo gli occhi cir ca le qualit del merito , ed il valor delle prove. . 4. Ognuno sa, che la legge dee limitarsi a ci , che apparisce . Talch ciascuno potrebbe contentare le sue passioni nocive al ben pub blico , e godere insieme del premio , purch fosse cauto a salvar 1 appa che gli piace sotto gli auspici della opinione corrente . Ne mo LIBRO II. CAPO XII. * 37 poi , ne quali tacendo per istanchezza le passioni, alza tribunale la ragione ; esso accenna a questa le leggi ; e questa compiacendosi di trovarle conformi al suo gusto, non fa altra dimanda. Ecco perch i popoli i pi corrotti sono i pi gelosi della integrit delle leggi,e perch essi appunto hanno le leggi le pi severe. . 14. Or dunque giacch quel , eh in s degno di lode, gli uomini hanno il secreto di convertirlo in biasimo , e quel , che in s inerita biasimo, di convertirlo in lode, la opinione pubblica com sorgente di bene cos lo pure di male. CAPO XII. Cagioni, che sogliono far variare la pubblica Opinione . . 1. Iova adesso, che si dica brevemente delle cagioni , che so- \J]r gliono far cangiare la pubblica opinione. . 2. E pongo in primo luogo il commercio con popoli ,i costu mile le leggi dequali sono dalle nostre diverse. Naturalmente gli uomini vengono ad annoiarsi di ci , che vedono - , e che praticano abitualmente : la novit ha grandi attrattive, e siamo anche portati alla imitazione , gli uni degli altri. Per ci il commerciare con popoli di costumi, e di leggi diverse dee molto influire nelle opinioni, come molto influisce a variare il linguaggio , il tratto, ed investire. Eos servazione degli stessi Scrittori Latini , che i Romani soggiogarono pi nazioni con introdurvi, sotto pretesto d 'incivilirle , i loro costu mi , che colle armi. j. 3. Un'altra cagione il progresso dello spirito umano nelle arti , e nelle scienze , intendendo per progresso il semplicemente avan zarsi , chei fa da un grado ad un altro, prescindendo , se sia in me glio , o in peggio . Nel suo cammino egli prende sempre nuove ma niere di pensare , giusta i diversi oggetti, che gli si vanno parando dinnanzi . Allorch si trova ingolfato nella superstizione , le sue opi nioni tendono alla ferocia . Allorch soggiogato dalle potentissime frivolezze della poesia , della musica , della pittura , le sue opinioni son rivolte alla volutt. Lo studio della filosofia , se questa sana , corregge le cattive inclinazioni, ma ama l'egoismo ; se corrotta , cor rompe il costume. La somma coltura , e la somma rozzezza fanno sul lo spirito umano i medesimi effetti, come il sommo caldo, ed il som mo freddo su i corpi. Nel tempo della guerra civile tra Vitelliani, e gli Otoniani, la coltura romana era allapice della perfezione ; ep pure le crudelt, che commisero dentro Roma i soldati dedue par titi , e1 barbaro piacere , che traeva il popolo dall aizzare gli uni contro gli altri, e le risa, e le fischiate, che faceva nel veder cor- j 3 g DE DIRITTI DELLUOMO rere a rivi il sangue deCittadini, e glinsulti, con che si prendeva giuoco demoribondi, e lavidit, colla quale rubava le armi , e le spoglie de'combattenti, che cadevano nella mischia, non possono leg gersi in Tacito, senza riflettere, che n anche nepi rozzi secoli di Roma tali eccessi s'intesero. I delicatissimi, e voluttuosissimi Pari gini ci hanno dati ad nostri gli stessi ferali spettacoli , per non fard dubitare della trista verit, che abbiamo annunciata . , 4. Una terza cagione n qualche grande accidente, che pro duca gagliarda impressione nel popolo , e vi lasci profondissime trac ce. Lodio della Monarchia, e lostinato amore della libert, per cui i Romani fecer tanti prodigi, furono effetto dell atroce morte di Lu crezia . . 5. Se ne trova una quarta cagione in qualche uomo straordi nario , il quale colla sua condotta , e colla sua eloquenza abbia sa puto assoggettarsi gli spiriti. La virt appena vanta un Pitagora, ed un Socrate -, laddove facinorosi , che abbiano cangiate le opinioni, se ne contano in gran numero . Due, o tre scellerati di primo or dine sono stati gl incendiari della Francia. . 6 . Vuoisene ripetere una quinta cagione dalla forza, non gi con azione diretta, ma indirettamente, col rimuovere cio dasensi tutti gli oggetti acconci a nutrir la opinione, che si ha disegno di distruggere in un popolo , e col circondarlo di segni rappresentanti le nuove opinioni. . 7. r poi una opinione non mai cos generale , che non se ne formi unaltra contraria, dalla quale incessantemente combat* tuta. Per esempio la opinione generale in una nazione accorda la sua stima alla castit : ma quanti sono immersi nella dissolutezza hanno iin interesse di pensare diversamente; e per mettono in derisione 1 coltivatori di quella virt , e fanno applauso a chi siegue la ban diera di amore . . . . 8. Per lo che a tutto considerare , la forza della opinione pubblica pi spesso nociva , che utile alla Societ. Il capo dopera delia politica sarebbe , che la opinione degl individui andasse sem* pre daccordo colle leggi, e che si distruggessero le cagioni , che la fa gno varATe t Ma ci non in mano degli uomini , LIBRO II. CAPO XIII. CAPO XIII. 13 9 'Come le Passioni per lo pili vincono la Opinione pubblica . '. i.y Enendo a contrasto le passioni de privati colla pubblica opi- V nione , che veglia alla custodia delle leggi , per lo pi la vittoria di quelle , mediante lanalisi , che fa della gloria e della infamia lmor proprio, aguzzandogli la vista il suo attuale interesse . .2. Che cosa il sentirsi lodare ? Questa una sensazione pia cevole, che lusinga per un momento la superbia , e subito svanisce . Aggiunge nulla alluomo ? Egli rimane cogli stessi bisogni di prima . Passato per tanto quel primo incantesimo , quella prima ubbriachezza , che trasportandolo con subitaneo impeto fuor di s , non gli d tempo di riflettere , egli torna col pensiero sovra il suo stato attuale , e sen tendo il suo bisogno; dee procurare di satisfarlo . Cos il piacer della lode per lo pi resta al dissotto della forza della passione contraria al ben pubblico. .3. Anzi la fa crescere, essendo proprio di chi .Iodato il cre dersi meritevole di tutto . Quando uno sente applaudirsi da ogni par te , in lui che succede ? Egli pretende come per diritto , che restino satisfatti tutti i suoi appetiti, e si adira tacitamente contro gli uomini, quasi che non dandogli tutto cicche vorrebbe, gli facessero ingi - stizia . In verit egli 1 ingiusto : ma non per tanto il suo errore una conseguenza della pubblica stima , chei gode . . 4. Dunque se la lode per s stessa non d niente di reale ; e se innasprisce le passioni , come nel contrasto pu vincerle ? . 5. Stabiliamo per massima generale , che agli stimoli della glo ria , e della infamia quegli pi sensibile, che ha pi bisogni satis fatti, e quegli meno, che ha meno bisogni satisfatti ; e con questa re gola facciamo un calcolo del numero de Cittadini , che possono co detti stimoli incamminarsi alla virt. . 6 . Se parliamo del popolo , in cui consiste il maggior numero de Cittadini, esso per costituzione stessa della Societ si trova inces santemente sotto la dura sferza de bisogni reali . Per questo solo mo tivo gli sproni dell'onore , e del disonore perdono la punta sovra il maggior numero de Cittadini. .7. Ma Iddio volesse, che .i plebei fossero limitati apuri biso gni reali . I bisogni fattizi si fan sentire anche in essi con molta for za . Imperciocch avendo continuamente presenti gli oggetti , che gli fanno nascere ,e vedendo, che altri ne godono, e ripensando alla ideila titd della natura, ed alla eguaglianza della condizione , se ne giudica re degni essi pure, gli appetiscono, e fanno ogni sforzo per ottener- 14 DEDIRITTI DELLUOMO gli. Questo un mal contaggioso: uno lattacca a cento : dagli ordini superiori si propaga nesf inferiori ,e penetra per tutto. Nel qual modo crescendo a dismisura il numero de bisogni, c riuscendo per conse guenza pi difficile il contentargli, tanto meno di forza uopo che abbiano lamor della gloria, ei timor della infamia. . .8. Al che vuoisi aggiungere, che le persone della plebe, nate nella miseria, si assuefanno sin da teneri anni alla voce dell interesse personale ,senza darsi la minima pena di quel, che pensino, e dicano de fatti loro gli altri. Vivono nel disprezzo abitualmente , e perci non ne sentono lamaro. Anzi si fan piacere di calpestar sotto i pie di lonore, e di pubblicamente insultarlo, per cosi vendicarsi dellab- biezionc , con che sono costrette a strisciarsi per terra. . 9. Laltra classe de pochi , ai quali non manca il necessario: questi per sono pi sensibili, che gli altri, abisogni fattizi, piegan dosi- da questa parte tutti i loro appetiti. Ed indubitato, che sem pre debbono conseguire assai meno di quel, che bramano. Ed in con seguenza anche per questi nella molla della gloria , e della infamia poco: vi da sperare . . io. In effetto la mancanza nelle promesse, la mala fede necon- tratti, il ridersi de pianti de creditori , il mentire con sfrontatezza, le ingiustizie, le soverchiere, la inverecondia forse sono vizj soltanto della plebe ? I facoltosi, i potenti, i signori, generalmente parlando, si credono superiori alla opinione pubblica , come la infima piebe si erede dispensata dal rispettarla. Allorch passano per le strade, si sen tono motteggiare pe loro pubblici vizj, c caricare dimprecazioni ; e vi resistono con fronte di bronzo . Avendo in mano i mezzi di satol lare le loro passioni, si ridono superbamente di tutto. . ii. A chi dunque serve di argine la pubblica opinione ? Umi liante verit ! Serve a quegli soltanto , che ne hanno bisogno per pro muovere linteresse delle loro passioni . Qusti soli la rispettano; questi soli si astengono da ci , che pu fare pensar mile di loro, ed affettano tutto ci, che sanno esser gradito dal pubblico . Ma che? Giunti appena al termine de loro desideri si mettono sotto i piedi quella opinione , cui di mala voglia servirono , e godono sfrontata mente il frutto della loro ipocrisia. Corre in proverbio, honoresmu- tant mores : ma ci non sempre vero . I costumi dell uomo esal tato spesso sono gli stessi , che prima : se non che innanzi di con seguir gli onori egli era mascherato , perch aveva bisogno della pub blica opinione: ottenuto il fine, e per ci divenuta inutile strumento k opinione , gli cade dal volto la maschera, c se ne rende palese i* vero carattere. I 4 I LIBRO II. CAPO XIV. CAPO XIV. Come la pubblica Opinione piuttosto sorgente di male . j, '% Uanto la gioita , tanto la infamia , per fare impressione yj sullo spirito umano , uopo , che sia rara , cio a dire, che sieno pochi i soggetti , su i quali cada. Imperciocch egli in* contrastabile, chentrambe traggon la forza loro dalia superbia , come fu a principio spiegato. Ma la superbia non si compiace, e non si attrista , se non di un bene, e di un male , che sia rato , mentre essa non altro , che un sentimento di superiorit . Quindi a misura che un bene, o un male a maggior numero di soggetti comune , si di minuisce il piacere, o il dispiacere , perch si va dileguando a pr- porzione la idea della pretesa superiorit . .2. Dopo di ci io dimando , se f interesse della Societ esige, che i virtuosi sian pochi , o in gran numero . Anzi , ognuno mi ris* pondera, sarebbe a desiderarsi, che tutti i Cittadini fossero buoni . Dunque , io ripiglio , la opinione pubblica produce questo male , che non pu fare, se non pochi virtuosi. .3. Ma ne pochi stessi, chessa guadagna alla virt , cagione dt molti mali alla Societ. Luomo lodato si gonfia, sinvanisce ; la idea del suo merito cresce in lui eccessivamente. Egli ha la tacita persua sione , che la lode non debba finir mai, e pretende , che tutti, da che fisaron lo sguardo sovra di lui , non debbano pi rivolgerlo altrove , ma star sempre a vagheggiare il di lui merito col microscopio alla ma no , per rilevarne le pi picciole differenze , e colla tromba alle lab bra per annunciarle a tutto il mondo . Or siccome ci impossibile, cos egli si stima ingratamente negletto , e per si attrista , e si raffredda. . 4. Per cagione della stessa superbia si vorrebbe in conseguen za della stima, e della lode una serie continova di eventi favorevoli . Anche questo impossibile ; ed ecco nuovi motivi di disgusto. .5. Pi: luomo lodato persuaso dalla sua superbia di avere ricevuta una pubblica , e solenne testimonianza della superiorit sua . Forza dunque, che ogni paragone lo affligga; che guardi di mal oc chio tutti gli altri glorijicati ; e che pretenda, che tutti lo venerino, tutti gli prestino omaggio. Questo similmente e impossibile. Di sorte che luomo corrotto dalla lode diventa irritabile, molesto, arrogante, impertinente, soverchiatore , invidioso , detrattore , calunniatore. Egli un nobile m bassa fortuna , insoffribile agli altri , ed a s stesso . . sulle quali fondato 9 sono pel co&tinu* 544 DE DRITTI DELL UOMO esercizio sempre in grado di vivacit maggiore , che qualsivoglia altra jnassima nuova; e pero nella pratica debbono vincere esse. .4 Secondo ,lappetito correndo spesso al medesimo oggetto, con serva in una vivacit predominante la idea del piacere avutone ; onde In concorso di un altro oggetto , bench piacevole , dee restar esso superiore. . 5. Terzo, le fibre del cerebro, i nervi, e i liquidi avendo gi preso un avviamento , riesce loro piu facile il muoversi per la stessa via, che per una via nuova . .6. Quarto, formato labito , l 'amor proprio vi si attacca tenace* mente, e lo considera come uno stato .di riposo , e di quiete . Il do ver fare diversamente da quel,che suol farsi, ecciterebbe una rivolu zione totale, e nella macchina, e nello spirito , e non potrebbe ef fettuarsi senza contrasto . Il contrasto porta fatica , e la idea della fati ca genera la noja , ch un male non meno dall uomo abborrito, che il positivo dolore. . 7. Diversamente per a parlarsi dellabituazione al bene , e dellabituazione al male . .8. Tral bene , ed il male la natura non certamente in equili brio. In prova .di che pu osservarsi , che ne fanciulli appariscono assai di buona ora le scintille della superbia, e della ira, ed il tras porto pe piaceri de sensi, mentre non si scuopre indicio alcuno di vir t . Per la qual cosa se labito diretto verso il male, oltre la forza del medesimo vi ha la inclinazione naturale ; di sorte che per rivol gersi al bene, duopo superare dalla parte contraria due forze. Al lora come pu luomo resistere? E che ha egli in s stesso, percon- trappesare quelle due forze? Epur funesta la esperienza, che abbia mo continovamente sotto gli occhi. Quel, ch luomo cattivo ai trent' anni , per ordinario sino al termine della vita. Se si sono innanzi contratti abiti mali, dopo quella et non si torna pi in dietro: anzi gli abiti gettano pi profonde radici, e i vizi penetrano sino alle mi dolle delle ossa . Cessa limpeto giovanile ; ma sottentra in sua vece la simulazione: li era malvagio scoperto, e si diventa ribaldo mas cherato, ed in conseguenza pi nocivo. Questo lunico frutto,che apportano la maturit, e la riflessione ai malvagi . . 9. Se poi 1 abito si piegato al bene , esso ha la sua pr* pria forza per sostenersi : ma sempre ha contro di s la resistenza della natura , che fa forza verso la parte opposta ; talch si ha uopo di una continua vigilanza per sostenersi, mentre per poco che diasi luogo agli esterni oggetti di farsi strada al cuore , in breve tempo si distrugger labito buono, e formerassi il cattivo. Quanta attenzione dee usarsi per custodire gli argini di rovinoso torrente ? La negli" genza di un sol quarto di ora cagiona talvolta un danno , che non si ripara in un anno . LIBRO II. CAPO XVI. 14* . io. Se nuoce alla Societ una mula, educazione, le giova una educazione buona . Il vantaggio di questa per per la detta ragione non uguaglier mai il danno di quella . Non di meno sempre un vantaggio ; onde la educazione dovrebbe essere uno de pi interes santi oggetti della politica. . li. A che dovrebbe mirare la educazione di un Cittadino? Ad avvezzarlo di buona ora a rispettar le leggi, a vivere subordinato alle potest, ad esser paziente, ed attivo, a considerar tutti come fratelli, a trovar piacere in far loro bene, e dispiacere in far loro male . CAPO XVI. Impossibilit di- una buona Educazione generale . '. i. A Sentir taluni, nulla pi facile, che il dare buona educa- Dl zione a tutti i fanciulli. Dicono , che non si ha bisogno di un corso regolato di studi ; che non si ricerca gran genio ne pre cettori , n gran profondit di cognizioni ; che la educazione debbcs- ser, per cos dire, macchinale ; che i fanciulli sono portati dalla na tura alla imitazione , e che lasciansi volentieri condurre dall autorit de maggiori. Onde conchiudono, che gli stessi genitori, e le stesse madri possono comodamente educare i fanciulli , e le fanciulle loro nel modo al ben dello Stato conforme e consiglierebbero , che si desse loro in mano una specie di Catechismo , nel quale si spiegassero chia ramente , e brevemente i principali doveri del Cittadino . . 2. Non nego , che possa darsi una buona educazione senza molta squisitezza di sapere , e l Catechismo del Cittadino verrebbe a proposito. Ma sarebbe duopo, che glinstitutori ne intendessero le massime per farle gustare agli allievi ; altrimenti questo sarebbe un vanissimo esercizio di memoria . Ora la stupidezza della gente volgare renderebbe inutile un tal progetto . .3. N basterebbe il solo Catechismo-, converrebbe anche cono scere mediocremente la diversa indole degli allievi , studiarne le incli- nazioni , esplorarne le forze, osservare con chi riesce il rigore , e con chi la placidezza , notare attentamente , da quali cagioni muovonsi principalmente le loro passioni , in che grado si avanzano , come re trocedono, e cose altrettali . Frattanto se la coltura delle piante for ma una professione a parte , come possiamo attribuire al volgo la cognizione dellaowo? . 4. Il peggio si , che la prima et , eh il pi importante periodo delia vita, dee passarsi in man delle femmine, le quali sono quasi tutte inettissime allufficio di educare , come per la eccessiva tenerezza, che hanno peloro parti, cos per la supina ignoranza, iti che vivon sepolte T DE DIRITTI DELL UOMO .$. Elleno neppure osan rivolgere il pensiero agli affari pubbli, ci. Effetto questo della legislazione, che ne le tien lungi ; ma sa* rebbe peggiore una legislazione, che ve le facesse ingerire , Se questo sesso fa tanto nule per mezzo degli uomini , quanto ne farebbe per s medesimo ? Quelle , che fan le saccenti , non servono che a guastar lo spirito de fanciulli colle favole, che loro raccontano, e coltrata* gemmi, che adoprano per acchetargli, quando piangono, imprimendo nelle tenere fantasie certe vane idee di terrore , che pi non si cancel lano , e caricando la mente di mille errori, i quali poscia entrano nel che vivano i figli. Un povero uomo , che dee lavorare tutta la giornata per nutrire la sua famiglia, come pu volgere lattenzione a ben edu care i figliuoli ? .. . 9. Ed in questi sincontrano due gravi difficolt, la prima de Ile quali la stessa miseria, in che nascono -Questa fa, che i genitori non possano incaricarsi, come sarebbe duopo , del peso della educg* LIBRO li. CAPO XVI, T47 2tone; e questa fa, che i figli non possano riceverla . Appena giunti alla et di potere far uso delle braccia , e delle gambe , sono co stretti dalla inopia domestica ad imparare qualche mestiere , ed a pro cacciare , quanto pi presto si pu , il pane quotidiano e per loro stessi , e pe loro genitori, chesigono questa giusta mercede per le spese , che han lor dovuto fare sino a quel tempo. Ed i mestieri ri cercano seria applicazione , e lungo esercizio : il gusto , che si va sempre pi affinando, non si contenta del mediocre; vuole il perfetto in ogni arte . Occupati i giovani intieramente in quegli studi, dai quali debbono trarre il cotidiano sostentamento, o non danno accesso a le zioni di morale , o queste non fanno profonde impressioni sullo spi rito loro . . 10. La seconda difficolt comune a tutti i fanciulli ; ed , che dove si tratta di fare, non prestansi cos facilmente , come vuol farsi credere , alle insinuazioni deloro maggiori . N la ragione , che non avendo acquistate ancora quelle tali idee, delle quali servonsi quegli, per indurli ad astenersi da ci, che han loro vietato, non vi prestano fede. Allorch un padre , una madre grida ad un fanciullo, che non tocchi il coltello, perch si taglier; che non ischerzi col fuoco , perch si scotter ; che lasci quel bicchiere, perch lo rom per ; il fanciullo , che non si ancora scottato, n tagliato, n ha rotto mai alcun vetro, non vi crede: pargli, che un tal pericolo non vi sia; e perci si ostina a secondare la sua puerile inclinazione . Questa indocilit dura sino a tanto , che non siasi formata una suffi ciente esperienza , ed troppo vero, che luomo va imparando , e fa cendosi cauto a spese proprie, e che prima si finisce di vivere , che dimparare . Le persone comode superano questa difficolt col tenere continuamente al fianco defigli savj precettori , i quali prescrvangli da vizj , ed eserc'tangli nelle virt piuttosto per via di fatto , che con avvertimenti morali , Ma i fanciulli poveri non possono avere lo stesso ajuto . . 11. Si procurato un bene alla Societ colla instituzione di cer te case, nelle quali si riceve un determinato numero di alunni per be ne educargli . Nondimeno questa educazione ha grandi difetti. . 12. Essa generale , la stessa per tutti; laddove la indole di versa de giovani richiederebbe una educazione particolare , adattata alle disposizioni particolari di ognuno. Tanti ammalati differenti po trebbero tutti curarsi con un metodo stesso? . 13. Fra tanti ragazzi nentra qualcuno gi viziato, o di cos maligno temperamento, che presto si guasta da s stesso , ed in- corregibile. Basta uno a corrompere tutti. .14. Una tale educazione distrugge molti vizj, e forma molti abiti buoni, ma schiude alcuni germi nocivi, e fa contrarre alcuni abiti mali, T 2 i 4 8 DE DIRITTI DELL UOMO . i$. Del resto parlando di qualunque educazione, se essa nofi si fa posare sulla base della ; se i giovani non debbono aver paura del Diavolo , io non so con qual mezzo si potr fare argine alle impetuose loro passioni. Proponete loro motivi tutti temporali , e da tale scuola usciranno, non uomini, ma bestie feroci. Una lut tuosa esperienza cinsegna, che quando un giovane ha avuta la disgra zia di perdere la Religione, diventato indomabile . La bellezza della virt, il ben pubblico , 1 onore per chi si spogliato della Reli gione sono nomi moti di senso . CAPO XVII. Come facilmente si perde il frutto della buona Educazione. 1. T T O poco anzi accennato , che nelle case di educazione schiu- X JL donsi alcuni germi nocivi , e contraggonsi alcuni abiti mali. Intendeva precipuamente della superbia , che senza dubbio il pi nocivo di tutti i vizj alla Societ . Essa singrandisce , c si affina pri mo , per lo tacito confronto, che fa luno coll altro delle qualit per. sonali , della nascita , e debeni estrinseci , donde nasce la gara , cio la brama di superare i compagni , comunque si pu : secondo , perch il trovar sempre preparato senza pensarvi il necessario per mangiare, per vestire , ed anche per divertirsi, fa , che si creda, che si dispensato dal pensare a tali oggetti ; e terzo , perch la decenza, e la regolarit, che si mette in tutte le funzioni della gior nata , avvezza lo spirito ad inquietarsi, quando occorre di dover ope rare diversamente. Tutto ci necessario al buon ordine, ed alla di sciplina , quando si vive in comunit ; sicch gl inconvenienti , che ne sieguono , sono inevitabili. 2. Se gli alunni restituendosi alle proprie case, vi trovassero lo stesso sistema di cose, forse continuerebbero lungamente nella buo na piega presa sotto la mano de direttori . Ma per la massima parte la scena si muta in peggio . Appena un giovane povero rientra in fa miglia , trova , che spira miseria , picciolezza , sordidezza , confu sione: trova, che fin dalla prima giornata il trattamento , che riceve nella casa paterna, molto inferiore a quel , che gli dava la comu nit : trova, che nel gran mondo niuno bada a lui, che niuno fa caso desuoi talenti, e desuoi studj ; trova , che lidolo, dietro al quale corre la turba , il denaro . . 3. Cos la miseria gli si fa sentire assai pi,che se fosse in essa cresciuto, e quindi cade nellabbattimento, e nella pusillanimit. Ma questo stato passaggero. Non sapendo egli indursi a scender? LIBRO ir. CAPO XVII. 149. da quel grado , al quale fu facto sabre , c mirando con ribrezzo la Inopia domestica, si sente accendere da un vivissimo fuoco per vincerla . . 4. E ci partorisce un bene . Egli svilupper le facolt sue, e metter a profitto la sua industria. Nello stesso tempo per la sua educazione non lo riterr dalladoperare alla rinfusa tutti i mezzi di porsi, quanto sia piu presto possibile , in istato di pascere la super bia dalla educazione stessa ingranditagli . . 5. Non sono esenti da questo pericolo quegiovani, cui non manca il necessario, n anche i facoltosi . Imperciocch quantunque questi tornati alle proprie case vi trovino il lor comodo, non di me no mentre stavano in educazione , la superbia loro sempre si su. biimata ad un pi alto segno, a cagione decondiscepoli pi ricchi, e pi nobili;e gi nelle loro idee si sono posti al livello medesimo; ed in conseguenza volendo sostenere quella grandezza chimerica , ed appagare la vanit loro , fanno di ogni erba fascio -, e generalmente parlando, divengono anch' essi importuni , intrattabili , ingannatori , ingiusti, e per avere da spendere , si abbandonano a qualunque eccesso. . 6 . Aggiungasi la educazione, che d da canto suo il mondo. Possiamo distinguere tre maestri. Le cose stesse ; l 'esempio altrui; lal trui parlare . . 7. Le cose stesse, bench mute, ci danno una specie di educa zione colle idee , che imprimono sul nostro spirito , e co desideri , che vi eccitano . Che un giovinetto vegga sempre oggetti conformi a suoi appetiti : queste sensazioni continue gli faran porre presto in dimenticanza tutte le lezioni morali , che apprese in collegio . Ma questo pur duopo , che accada . La Societ espone con fasto agli occhi di tutti una stupenda moltiplicit di beni dalla umana industria prodotti : ognuno trova da pascervi le sue inclinazioni particolari ; e queste ricevendo incessantemente le impressioni di quelli , si accen dono sempre pi , e pi . Ad un fuoco cosi vivo come pu resistere nella massima parte degiovani la educazione, chebbero daprecet tori lungi dal campo di battaglia ? Essa viene indebolita , e distrutta dalla educazione, che danno le cose medesime . . 8. E questa prende maggiore forza dall esempio degli altri . Lesempio buono pu poco ; ma pu moltissimo lesempio cattivo , perch quello ha contro di s la natura , ch tutta in favore di que sto . Tra dieci ben educati, il cui spirito sia munito di buone massi me , e che abbiano orrore ad ogni azione turpe , il cattivo esempio ne infetter per lo meno due terzi. Eglino conservano in mente una regola astratta ; ed in pratica ne vedono trionfare una contraria . La- mor proprio facilmente gli persuade esser la prima chimerica , e che la reale sia la seconda .- Allorch veggono, che tutto il mondo opera diversamente da quel , eh eglino pensano , ci eh eglino pensano j 5 o DE DIRITTI DELL'UOMO sembra foro un sogno, un fantasma. Per la secreta inclinazione , dalla quale sono strascinati al sensibile , amano di credersi ingannati, lottano per qualche tempo -colle antiche massime ; poscia vau^ cedendo pian piano, e godono di vedersi autorizzati dal numero de pi . Cosi in breve spazio di tempo diventano quel, che sono gli altri . . 9. Da ultimo si riceve un altra educazione da discorsi , che si sentono; dalle massime, che odonsi lodare ; da motteggi pur anche, e dalle derisioni. Quando si loda dai pi quel, eh male , e si con danna ci, ch bene., i giovani restano a poco a poco sedotti , e pen sano , e parlano come gli altri . _ . io- Alla vista di tutto ci ognuno in grado di giudicare , quanto giovamento pu trarre la Societ dalla educazione . Essa si tamente non a trascurarsi : debbono anzi tutti i genitori esortarsi ad educare, come meglio possono , i loro figliuoli E incomparabilmente pi utile lavere una educazione , che il crescere colla sola guida della natura . Di questo non si pu dubitare . Dall altra parte pero sareb be una stolta lusinga il darsi a credere , che la Societ riceva da que sta sorgente un profitto proporzionato al suo bisogno . Noi avremmo potuto farne pi ampia analisi : ma quel , che ne abbiamo etto, pi che bastante a persuadere chiunque , che la educazione , massima mente qual sarebbe senza la disciplina della Religione , 1 poco van nS . 11. Ed eccoci al termine del Secondo Libro . Tn esso abbiam presa a considerare una Societ raccomandata a sostegni puinmen naturali , a mezzi , che la prudenza umana rinviene nella natura de uomo , e nella costituzione stessa della Societ. Questi mezzi sono da noi esaminati ad uno ad uno. La bellezza della virt ,e a tezza del vizio ; le leggi civili ; le pene , ed 1 prem] , la orza c Opinione pubblica ; la educazione 5 hanno trattenuta un dopo a la nostra attenzione , e le regole psicologiche cavate , non a. un' metafisica sottile, ma dalla pi ovvia esperienza , ne hanno convinti, che ciascuno preso a parte assai debole per reprimere le passioni . Tutti per uniti insieme fanno qualche effetto ; e noi lungi da vargli,li stimiamo necessari, non che utili. Non perch sono ins 1C ' ti , debbono porsi in non cale. Sono anzi da impiegarsi , usando ogn diligenza per rettificarli , per toglierne gli abusi, per ripararne tuta gl inconvenienti, che umanamente si pu , e per consolidargli , come meglio si sa , . , r r . . z. Ma chi in essi soli fidando , si ostinasse a ricusare la forza superiore della Religione , sarebbe nemico degli uomini, perche gli priverebbe di un ajto di pi, e di un ajuto,che solo certamente pi efficace , di quel che possono essere tutti gli umani presidj rac- colti insieme Si tratta di un deposito > dalla cui conservazione la teiTH LIBRO H. CAPO XVII. 151 porale felicit nostra dipende;e si ha a combattere con un nemico, di cui non pu luomo averne pi formidabile . Se si vegga chiaramcti- te , che i sostegni , da quali puntellato un edifizio , che minaccia ro vina, sono fiacchi, ed avendone de pi forti, non vogliano mettersi in opera , chi non dir, che si ama la caduta della casa , e la oppres sione di quanti vi abitano ? Questa immagine esprime con giustezza lo stato della Societ Civile, e prova solidamente , che se vi fosse qualcuno, il quale non volesse profittare desoccorsi, che presterebbe la Religione, dovrebbe trattarsi qual nemico della stessa Societ Civile . .13. Potrebbe dir taluno, che la Religione una impostura ; e gli Atei lo dicono . Sia , com essi vogliono . Se questa impostura utile, se accomoda mirabilmente le cose umane, se ogni altro mezzo di tenere a freno le passioni senza di questo inefficace ranche in sup posizione , che fosse impostura , dovrebbe ogni vero amico degli uo mini guardarsi dal distruggere in loro una credenza,che tanto giova. . 14. Gli uomini non hanno aperti gli occhi al loro interesse a giorni nostri . Frattanto non vi ha Nazione, per antica che siasi, la quale framezzi di conservarsi non abbia dato il primo luogo alla J^e- ligione . Il consenso di tutto il mondo deve avere un gran peso.Qual che fanatico declamatore fa inventori della Religione alcuni astuti , che abbian voluto sottomettere gli altri. Sia anche questo. Ma quando I popoli,scosso il giogo,chera troppo pesante, si applicavano a rifon dere la costituzione, ed a darsi una miglior forma di governo , perch non ne sbandivano la Religione, giacch era stata lo strumento del Despotismo ? In tutti i governi , sieno monarchici , o siero repubblica ni, questa sempre si conserva, e si colloca per fondamento di tutte le leggi. Vi avrebber posta tantattenzione, se ammaestrati dalla espe rienza non lavesser creduta onninamente necessaria ? Ma noi vedremo nel Libro seguente , che cosa sarebbe una Societ Irreligiosa . DE DIRITTI DELLUOMO LIBRO TERZO Societ di uomini Irreligiosi. CAPO I. Come gli uomini in Societ non possono star molto con una Irreligione puramente negativa . . i. TVT Elle precedenti ricerche abbiamo considerata la Societ Ci- X\| vile, ed i mezzi naturali, ehessa ha di sussistere , facendo astrazione , comera del nostro instituto , da qualunque idea religiosa. Abbiam supposti i nostri uomini irreligiosi . Ma la irreligione pu avere due sensi , che deggiono chiaramente spiegarsi per non cader nell equivoco. , . 2. Conviene concepire una irreligione negativa , ed un altra positiva . Quella consiste in unassoluta ignoranza di qualsivoglia og getto di Religione; di sorta che se uno irreligioso , ci non sia, in quanto previa qualche cognizione , abbia rigettata ogni Religione come falsa, ed insussistente ; ma in quanto non conosca , n anc ie i sospetti , che possa esservi una Religione. Tal sarebbe uno, 1 quaiC non amettesse le propriet del circolo,perch non ha veruna i ca o questa figura geometrica. La irreligione positiva al contrario , quan do si abbia idea degli oggetti religiosi, e si rigettino quali vane le zioni degli uomini. . .. . . 3. Fin qui abbiamo finti i nostri Cittadini con una. irreligione puramente negativa . Abbiamo finto, cheglino siansi posti in societ per loro deliberazione, e che siansi applicati a rinvenire 1 xnezzi sussistere , seguendo i dettami della naturale prudenza , e Iimitan 0 investigazioni loro ad oggetti semplicemente temporali. Abbiamo tinto , che la rozza, e limitata loro ragione neppure abbia sospettato da un gi i grandi oggetti della Metafisica ; che non sia mai caduto loro m pensiero il dubbio , se oltre la materia , che si vede , esiste un ente invisibile , infinito , e dotato di. tutte le perfezioni , che vegli alla cura del mondo , e prenda parte in quel, che. gli uomini fanno, e se il principio pensante delluomo sia spirituale , e dotato di liberta, c se sopravviva al suo corpo, talch si dia in una vita avvenire uno stato di felicit, premio del ben fareed uno stato di miseria, g a * LIB.RO III. CAPO I. _ j stigo del loperar male. In una parola, finti abbiamo i nostri uomini, quali siamo noi nella infanzia ; et, in che il pensiero tutto limitato alle cose sensibili. . 4. Mi sia per lecito di domandare, se questa finzione pos sibile. Domando, segli possibile , che uomini , i quali pensino unitamente , stieno in perpetuo stato d infanzia ; che non si slancino mai col pensiero oltre i limiti della materia ; che non formino mai nozioni metafisiche ; che mai non venga lor la curiosit di riflettere sulla origine dell universo , e sovra il lor medesimo essere Un tale stato di nescienza non potrebbe accordarsi che per tempo assai breve . La ragione una facolt, che va sempre innanzi: un barlume, che lampeggi agli occhi di un solo , sufficiente ad accendere un fuoco universale . Imperciocch questi oggetti sono cosi importanti, cosi in teressano 1amor proprio, che dato il primo passo, lo spirito non si ferma , se non isvolga tutta la tela , e non giunga all ultimo termine delle ricerche , le quali ha credute degne di s. . 5. Il fatto n una prova sensibile. Vi ha tempo , in cui gli uomini sieno stati in Societ senza idee metafisiche , e religiose ? Le controversie sulla esistenza di Dio , sulla spiritualit , sulla libert , e sulla immortalit dellanima umana si sono forse introdotte ad no stri ? Da che la stria ci fa conoscere gli uomini , ce gli rappresenta ancora applicati ad oggetti di Religione . Dunque laccennata finzione non possibile ; non possibile , che gli uomini costituiti in Societ restino perpetuamente sen za idee religiose: forza che le acquistino quan do che sia , e che per la loro grande importanza le coltivino con ardore. . 6 . Quindi fa duopo , che gli uomini accolti in Societ civile abbiano una Religione , o che la rigettino positivamente : neeessa rio, che ammettano la esistenza di Dio, la spiritualit, la immorta lit, c la libert dellanima umana, ed i premi , e le pene di una vita avvenire, questi essendo i fondamenti di ogni Religione ; o che si ridano di tali verit , come di finzioni politiche , e superstiziose . . 7. Ancorch per tanto la Religione niun vantaggio apportasse alla Societ Civile; se la Irreligione positiva fosse ad essa di gran fregiudico, gli uomini indarno direbbero, che possono stare senza il soccorso della Religione; mentre per questo stesso sarebbero esposti ai gravi danni della Irreligione positiva . Sicch i popoli debbono stare attenti a non lasciarsi ingannare daglinsidiosi sofismi , che si fanno, affiti di sorprendergli. La Religione, dicesi , sarebbe un' amica bene fica , ma severa ; utile, ma non necessaria : senza di essa la Societ Ci vile pu reggersi . Questo un discorso ingannevole, perch collesclu- dersi la Religione, viensi ad includere la Irreligione positiva insie me co perniciosissimi effetti, de quali essa madre . il che se vero, dee per conseguenza esser- falsissimo , che senza Religione possa la Societ Civile sussistere . V, *54 DE DIRITTI DELL UOMO .8. La difficolt si riduce 3 sapere, se U Irreligione positiva par* torisca danno ad essa Societ . Se questo sar liquidamente provato, dovr ognuno confessare , che quando si dice , che la Religione necessaria alla sussistenza della Societ Civile , lungi dall esagerare, si parla nel pi stretto rigore. Or questo sar lo scopo del presente Libro; ed io supplico il cortese Lettore a rinnovar lattenzione, per* ch si tratta di ci , che la Setta Filosofica vuole a di nostri sostituire al Cristianesimo . CAPO II. Connessione trall' Ateismo , il Materilismo , ed il Fatalismo . f.i. X"' Hiamiamo Atei quegli, i quali non vogliono riconoscere la esistenza di Dio, cio di un ente spirituale , e dotato di tutte le perfezioni possibili ; chesista per s stesso, e che in s stesso contenga la ragione sufficiente di tutto luniverso . Quegli , che con fondono Dio con luniverso, diconsi Tanteisti, e vanno nella classe degli Atei . ... .. . .2. Col nome di Materialisti dinotiamo in particolare quegli , 1 quali negano, che luomo sia animato da una sostanza spirituale, in segnando, che il pensare , ed il volere sieno effetti della pura mate ria colla tale organizzazione. . 3. Fatalisti poi diciamo quegli , i quali rigettano qual vana chimera la libert, e sostengono , che tutto avvenga per legge di necessit, cio a dire che le cose non possono accadere diversamente da quel, che accadono; che sieno determinate nella tal maniera dalle loro cagioni ; che queste stesse sieno effetti necessari di cagioni ulte riori ; che cos si formi una catena , i cui anelli entrino successiva mente F uno nell altro ; e che non vi abbia alcuna forza , che possa cangiarne la serie , talch sia cos necessario, che io stia scrivendo, o che voi stiate leggendo, come che due, e due facciano quattro. . 4. Or io prendo prima a dimostrare, che queste tre^ cose, Ateismo , Materialismo , e Fatalismo , sono intimamente connesse ha loro, di sorte che qualunque di esse pongasi per principio , ne se guono per legittima illazione le altre due. . 5. Diamo il primo luogo all Ateismo : dico, che chi Ateo , sar nel tempo stesso Materialista , e Fatalista . In effetto perch mal lAteo vorrebbe ammettere una sostanza spirituale nelluomo ? Da qua le argomento si sentirebbe astretto a ci fare ? Dal dover rendere ragione delle operazioni del pensare , e del volere , giacch tutto u resto si spiega colle leggi del moto Il veder , che luomo mette LIBRO III. CAPO IT. 155 de' disegni in tutto ci , che fa ; che si prefigge de 1 fini ; che con frontando le cse innanzi di farle , sceglie quelle, che hanno rapporto di mezzo , e che preferisce i mezzi pi prossimi , questo solo potreb be porlo in necessit di ricorrere ad unanima immateriale-, non egli vero? Or lAteo forse non iscorge e disegni, e fini , e mezzi, e rap porti vicendevoli in tutto luniverso ? Forse non legge a chiare note in tutte le cose un perche ? Ci non ostante egli non fa presiedere un puro Spirito al governo del mondo . Dunque come si mover dallo stesso argomento a riconoscere un anima spirituale nell uomo ? Sicch certo , che Fi Ateo sar pure Materialista . Rimane a chiarire , che sar anche Fatalista. Ma questo non ha duopo di prova ; perch co me attribuire un libero arbitrio alla pura Materia ? Se i pensieri , e le volizioni dell jiomo sono per Vjfteo effetti di una cagione mate riale , debbon e*ser prodotte dalle leggi del moto , le quali escludo no ogn idea di libert . Onde lateo, perch Materialista, sar mca desimamente Fatalista . . 6 . Moviamo dal Materialismo .Si fatto gi vedere, che chi nega all uomo lanima spirituale , anche duopo , che lo spogli di ogni libert ; cio a dire , che il Materialismo include il Fatalismo. Essendo ci chiaro, passo a mostrare ,come involge anche Vateismo. Le prove pi parlanti per la esistenza di Dio si traggono dal niaravi- glioso ordine, che splende nelluniverso, e da fini , e da disegni, co me generali , cos particolari , che per tutto balzano agli occhi. Ma Fordine , i fini , i disegni, con che luomo si governa, non ascrivonsL dal Materialista a pura virt della Materia ? Perch adunque qusto argomento medesimo dovr obbligarlo di mettere al governo del mon do un Do, che sia Spirito ? . 7. Dir taluno, che oltre di quelle la esistenza di Dio vanta altre prove ; che dalla esistenza degli esseri contingenti solidissima mente sinferisce la esistenza dell essere necessario ; e che questa pro va sussiste , ancorch si supponga, che luomo sia tutto materia. E^ per a notarsi , che dal detto argomento sol si conchiude doversi riconoscere la esistenza di un ente necessario ; il che non basta a sta bilire la esistenza di Dio, la cui idea non consiste in questo solo, che sia ente necessario , dovendo innoltre concepirsi e pensante , e volente , e affatto distinto dalia Materia , cio puro Spirito . D sorte che negan do il Materialista , esser puro Spirito quel , che pensa , c vuole nell uomo , si chiude la strada di dire, che F ente necessario debb essere puro Spirito , ed in conseguenza nemmeno per questo riconoscer la esistenza del vero Dio. Il famoso Loche non avrebbe mossi ^tanti dub bi sulla spiritualit dellanima umana , se si fosse accorto, eh essi anda vano a snervare le prove della esisrenza di Dio,come fu ad evidenza dimostrato dal dottissimo Cardinale Gerdil. 15 6 DF DIRITTI DELLUOMO .8. Pongasi ora il Fatalismo per base . Non difficile di provare,' come il negare il libero arbitrio alluomo un negargli anche lanima spirituale . Imperciocch siccome ripugna una materia dotata di liber t , cos ripugna una sostanza spirituale senza libert . Non hanno torto i Metafisici a sostenere, che questa facolt appartenga alla essen za dello Spirito . In fatti quello Spirito , ch egli stesso principio delle sue operazioni. Euna forza viva ,che si determina da s stessa , e si modifica in varie guise da s stessa : il corpo quello , che ri ceve il moto da un altro . Se per tanto lo Spirito opera da s mede* simo, non vi ha chi lo necessiti ad operare piuttosto in questo mo do, che in quello. Forse lo necessiteranno le proprie sue idee ? Ma egli , che forma le sue idee , e nel formarle si determina da s , da s si modifica. Laonde le sue cognizioni sono qual fiaccola , che ne dirigono , ma che non ne necessitano i passi . Egli allorch pensa ad una cosa., pu-distorne la vista, e pensare ad un altra ; e quan do appetisce un bene, pu lasciar di bramarlo, ideandone uno mag giore. Poich adunque il libero arbitrio della essenza dello Spirito ; chi nega il libero arbitrio alluomo,dee pur negargli io Spirito; ch' quanto a dire , che il Fatalismo porta seco inevitabilmente il Materia lismo. Che poi il Materialismo congiunga a s V ^Ateismo , stato di mostrato dianzi . .p^ esser l'arco in forza de suoi principi , tal si manifesta egli stesso ne suoi discorsi , e tal si dipinge he suoi libri col suo pennello medesimo . Egli non ripone la virt che nell utile ; egli non conosce altro vizio , che il delitto. Nel codice morale dell -Mteo non si trovano leggi, che obblighino a combattere con s stesso , a regolare le interne, modifica zioni dell animo colia norma della ragione , a subordinare lamor del sensibile alla perfezione intellettuale. Questa specie di filosofia , che pur sussiste indipendentemente daDio, per 1 , Mteo vuota di senso: eg 1 non prescrive all impeto della concupiscenza altri termini, che quegli della salute , e della decenza ; e concentrato sempre nel fisico , quan tunque adotti i vocaboli della morale , pure non trova alcun principio di moralit . Tali sono le lezioni, che danno gli ^ttei nelle Opere fur tive , con che tentano di pervertire tutto il mondo . . , . . .8. Per la qual cosa il Bayle, il quale sostenne,che una Societ diyltei potrebbe sussistere , perch avrebbe la morale derivante dalla intrinseca natura dell uomo , doveva riflettere , come non accordandosi essa colle umane passioni, gli Mtei la combattono , e ne cancellano in loro stessi- ogni traccia per quella ragione medesima , per la quale negano Dio .5 LIBRO m. CAPO IV. tt; e che si dee credere assai pi alle dichiarazioni , eh'eglino stessi ne fanno , che a sentimenti, che voglionsi dar loro ad imprestito . Che se essendo pochi , e temendo Ja indegnazione del popolo , ed i rigori del governo , ci non ostante hanno laudacia di vomitare tante bestemmie contro le pi comuni, e le pi evidenti massime della mo rale della natura , che non farebbero , qualora fossero avvolti ncW^Ate ismo tutti glindividui di una Societ , e risiedesse in mani loro la forzai II Bayle adunque fece un sofisma grossolano, allorch asser, che fa morale della natura entrar deve anche nel sistema degli Atei; mentre quantunque ci sia verissimo, pure gli .Atei praticamente non se r.e convincono , praticamente debbono negare la vera morale per questo stesso , che negano Dio . 9' A lmeno ne\\' Ateismo sussister il punto d onore , e g li Atei saranno sensibili agli stimoli della gloria , e della infamia , quanto gli altri uomini, giacch tale sensibilit appartiene alla umanit , della quale gli Atei ancorch volessero , non potrebbero spogliarsi. Il Bayle die de questo altro appoggio al suo paradosso, e si applic molto ad esa gerarne la forza . io. Nondimeno caduto anche qui nel sofisma ; ed io mi lu singo di renderne lo scuoprimcnto non men chiaro, che del precedente* E comincio dal notare, esserla sua ipotesi, che in una Societ tutti fossero Atei . Donde siegue, che per dir qualche cosa di concludente, non dovea trattenersi soltanto sulla efficacia , che pu avere il punto di onore ; ma che dovea passare oltre , e convincentemente provare, che una Societ di Atei riporrebbe il punto di onore in mssime , ed in pratiche giovevoli alla vita sociale, nella stessa guisa, che una Societ, la quale ammette per base la esistenza di Dio. Allora avrebbe potuto logicamente inferirne , che una Societ di Atei potrebbe sussistere col punto di onore. Ma egli non arrec una prova cos'importante ; egli neppure esamin tal punto: anzi suppone per tutto ne suoi Atei le stesse opinioni circa i soggetti della gloria, e della infamia, che re gnano in quegli, i quali pongono la esistenza di Dio a capo di tutte le massime loro . . u. Ma tal supposizione falsa", ed il Lettore ne converr fa cilmente , se rifletter aver noi dianzi mostrato , che gli Atei non ricevono la vera morale della natura, eh professata sinceramente da quegli , i quali son persuasi della esistenza di Dio. Ci vuol dire , che per gli Atei non buono, onesto , lodevole, n malo, turpe, e de gno di biasimo quel, eh tale per gli altri .11 punto di onore fon dato sulle massime morali: il perch pensando gli Atei sulla -morale- al rovescio degli altri ; ci , che dagli altri stimato onore , in una Societ di Atei sarebbe reputato disonore , e 1 disonore passerebbe per. onore . I popoli , i quali credono Ja esistenza di Dio , lodano la X 2 K r, 1 i i T * 4 DEDIRITTI DELLUOMO giustizia, la temperanza, la castit , la pazienza, Tamore. della fatica, P adoperarsi a pr desuoi simili, la buona fede , il disinteresse, la esattezza nell adempire i doveri del proprio stato, perch professano tal morale , che le predette cose vestono idea di virt. In una So ciet di yAlci la virt , il buono , lonesto, il lodevole sarebbe il tro* var pi mezzi di satisfare i propri appetiti , Tesser pi astuto nellin gannare, pi attivo nellarricchirsi, pi cauto nel soverchiare . Un Jlteo t che facesse forza a s stesso , e si privasse de suoi piaceri in bene ficio degli altri , sarebbe dal pubblico degli ^itei posto in derisione, qual folle , qual atrabilicire , qual fanatico . In una masnada di assas sini sarebbe forse encomiato chi accarezzasse i passaggeri, chi rispet tasse la pudicizia, chi restituisse il mal tolto ? Questi nella opinione de compagni sarebbe un vile , un codardo , un superstizioso - Il pi scaltro nclTinsidiare , il pi temerario nellassalire, il pi crudele nell uccidere sarebbe il pi buono , il pi virtuoso , il pi onesto assassino. . 12. Per vieppi confermare questa importante osservazione, facciamone unaltra sulla portentosa diversit , che si scorge fralle na zioni del mondo circa i soggetti dell onore, c del disonore . Il furto, il far deflorare l proprie figliuole , T offrire a forestieri luso della propria moglie , il trarre a morte i troppo vecchi genitori, e cose al trettali , sono presso noi non solo nellabominazione la pi grande, non solo imprimono una indelebile infamia, ma inoltre stimansi delitti degni di morte . Nondimeno vi ha de popoli, i quali non pure le reputano lecite , ma di pi ne fanno oggetto di lode. Qual^ n la eagione? Dice saggiamente Platone, che la norma del buono e Iddio , eh' la stessa bont : di sorte che se non tutti hanno la stessa idea di Dio, non tutti avranno la norma stessa del buono . Ora nelle nazioni, le quali si fanno gloria di quelle detestabili usanze, la idea di Dio oscurata , e depravata in modo, che dagli attributi, che in esso fin gono, siegue , che appaia onesto, e degno di lode ci, che veramente turpe , e degno di biasimo . Dunque , io ripiglio , se la deprava zione della idea di Dio fa, che alcuni popoli ripongano la gloria ut cose, che partorir dovrebbero ignominia ; nell ^Ateismo , il quale es tingue affatto la idea di Dio , se regnasse solo in una Societ, quale orribile rovesciamento non porterebbe ne soggetti dell onore , e del disonore ? F, perch gli -Atei insistono con tanto calore sovra laccen nata diversit di massime morali , se non per cangiare le nostre opi nioni , e per assuefarci a guardar tutto con indifferenza ? . 13. Che se il punto di onore di qualche profitto alla So ciet quando fondato sulla vera morale , uopo confessare es serle di nocumeno , allorch alla vera morale contrario . Laonde , poich si posto in chiaro, che in una Societ di soli Atei il punto di onore sarebbe riposto in cose alla vera morale contrarie, tanto, / LTBRO III. CAPO IV. i effetti di stupidit , di superstizione , e che internamente si glorj di avere infranti questimportuni legami, che pu fare di grazia la opi nione da lui disprezzata ? Il suo cuore un ghiaccio, un diamante, sul quale vano il percuotere. .17. Giudichiamone dalla pratica , poich ed ~ 4 tei non ne man cano, e vi sono in pi gran numero persone, che fanno professio- 1 66 DE DIRITTI DELL UOMO ne di non credere la divinit del Cristianesimo, dalla condotti dell quali possiamo ottimamente argomentare quella degli *Atei. La prima cosa, che si osservaci , che questi tali non ambiscono molto lap provazione , e gli applausi de Credenti , ma che piuttosto amano di compiacere s stessi. Si osserva ancora, quando precisamente,che facciano conto della pubblica opinione. Ci in due soli casi;quan do ne hanno bisogno per conseguire i fini , che si propongono , e quando temono , che dal non conformrvisi sia per cader su di loro qualche disgrazia . . 18. Se per tanto si desse all ^Atesmo tranquillo ricetto nella Societ , tutto il bene , che operar potrebbe il punto di onore sull 1 Ateo , si ridurrebbe a questo . L'ateo farebbe valere fa sua intima persuasione , le sue vere massime devastatrici di ogni moralit ; guar derebbe tutte le umane azioni colla stessa indifferenza; darebbe tutta la estensione possibile alle sue . passioni ; e si riderebbe superbamente de pensamenti degli altri , sempre che potesse farlo senza timor di nuocere a'suoi interessi . Chi vorrebbe fidarsi sovra un tal punto di onore ? Chi vorrebbe riposarsi sulle parole di uno, che parlerebbe il linguaggio degli altri per pura ipocrisia ? E di quanti gravissimi mali cagione la ipocrisia ? ip. Dallaltra parte, fu da noi notato a suo luogo, come al lorquando si risente qualche incomodo dalla opinione dominante , lamor proprio si accinge a combatterla , e si sforza di farla piegare a favor suo', e che qualora tali tentativi cadano a vuoto, prende ad innalzare la opinione contraria , ed a dilatarne la sfera, quanto pi pu. Col quale artificio contrapponendo al biasimo, che gli; viene dagli uni, la lode, che dagli altri riscuote , giusta la contrariet delle due opinio ni , accorda felicemente tutti i suoi interessi . Cosi lavaro si ostina nelle sue spilorcerie, 'perch se si vede riprovato da alcuni, si sente applaudire da alcuni altri. . 20. Pi di tutti per lureo portato ad affrontare la opi nione nemica, ed a far trionfare la sua. N la ragione , che l 'Ateo stima tutti ignoranti , illusi,ingannati , e chegli solo abbia la vera sa pienza.Li passione d insegnare , e di dominar sugli spiriti una del le pi ardenti , non solo perch pasce dolcemente l orgoglio , ma an che perch si crede di fare agli altri un beneficio , prendendo ad il luminargli. Vero , che tal passione non propria desoli Atei : ma forse i soli Atei dommatizzano con franchezza , e declamano con tra sporto , perch essi soli, spento ogni lume , non sono pi in istato di esaminare. Non vediamo per esperienza gli sforzi, die stanno fa cendo per atterrare la persuasione dominante, sebbene intimoriti dalle leggi ? Quanti infami libbricciattoli, ne quali non si sa , se sia mag giore la ignoranza , o la sfrontatezza, fanno furtivamente girare ? Non / LIBRO III. CAPO IV. ,S 7 impiegano e le attrattive delle donne , e la forza del denaro, per ingrossare ad orad ora il partito ? Quanto diverrebbero pi audaci, e pi torbidi in una Societ , che gli tollerasse ? Ma che dovrebbe questa aspettarsi ? Fondando eglino il punto di onore in ci, che da gli altri sarebbe reputato infamia, questo stimolo in vece di portar gli al bene sociale , gli farebbe correre verso la parte contraria ; ed indebolendosi la influenza della opinione sana, la Societ perderebbe an cora quel profitto, che dal vero punto donore cavava . Ma di que sto mezzo naturale si ragionato abbastanza . . 21. Un altro demezzi naturali la Educazione, circa la quale a dirsi , che se '^iteo fosse educato da *Ate , si formerebbe secon do il suo sistema, sarebbe degno alunno della sua Scuola , cio a di re avrebbe una educazione contraria a quella degli altri , e per conse guenza nociva alla Societ . . 22. Se poi un Cittadino fosse ben educato, e quindi cadesse nell ^Ateismo , certo, che non potrebbe perseverare nel bene , per ch spiegammo altrove , quanto facilmente dall abito buono si passi al cattivo. . 23. Di pi, chetino sia sano di massime, e corrotto dico- stumi, sintende; ma che uno pensi male, ed eperi bene, non pu concepirsi . Imperciocch nel primo caso la violenza delle passioni cagione, che si operi male, quantunque si pensi bene. Nel secondo la stessa violenza delle passioni fa si , che chi pensa male non pos sa operar bene . . 24. Da che adunque uno precipita nell ateismo , stima di essersi illuminato, e di avere felicemente scoperta la vanit di tutto ci, che gli era stato instillato da suoi educatori . Egli ride di s stesso, e degli esercizi > ne quali seriamente occupavasi per piacere a Dio : piange il tempo perduto in combattere colla sua carne : le virt, che amava, gli si dileguan dagli occhi, quali ombre: egji cre de di aver sognato , e si affretta di raccorre i frutti della sua nuova sapienza . E di fatto se consulteremo la pratica , troveremo, che la epoca precisa della strana mutazione di tanti giovani , eh erano la delizia de parenti , e 1 ammirazione de compagni , si appunto quella , in che qualche mano imprudente gli spinse nel baratro dell .Ateismo . . 25. Il che serve a provare , che lateo se si tollerasse nella Societ, vi farebbe grandissimo male, senza speranza, che la educa - zione potesse in verun modo reprimerlo . . 2 6. Fra mezzi naturali escogitati dalla umana prudenza in vantaggio della Societ non rimane che quello delle leggi civili, o piuttosto quel della pena dalle leggi civili prescritta . Questo solo mezzo sarebbe capace di tener 1 ,Ateo in briglia ; il bastone . Pr \ \ DE DIRITTI DELLUOMO altro dobbiamo rammentare , quanto angusta la sfera delle leggi civili, e quanti mezzi hanno i malvagi di sottrarsi dalla pena > che meritano . CAPO V. ' r Danni della Irreligione per parte del Materialismo . v. :* j Escritti i danhi della Irreligione per parte dell Mteismo , con- .J viene esporre quegli, che scaturiscono dal Materialismo. Gi questo dee produrre gli stessi effetti, che quello , col quale inti mamente congiunto . Tuttavia avendo i suoi particolari rapporti co me quello, in particolare ancora ne ragioneremo. Consiste il Mate rialismo nellopinare, che il principio pensante dell' uomo non sia di verso dalla materia , e che perisca nel tempo stesso, in che perisce il corpo . Or noi nel presente Capo tratteremo del primo articolo, enei seguente del secondo. _ ' . 2. Allorch uno persuaso, esser egli tutto materia ; che la materia in lui pensa , e la materia vuole ; e che la credenza di ave re al governo del corpo un puro Spirito una vana chimera ^suppo sto eziandio , eh egli riconosca di buona fede la morale degli altri -, lungi dal trovare nel suo sistema motivi atti a muoverlo verso la vir t, dee tutto cospirare a tenerlo inceppato nel vizio . . 3. Egli sente al pari di ogni uomo una continua lotta nel suo interno fralla intelligenza , e la immaginazione , frali appetito ra gionevole, e f appetito sensitivo . La sana morale gli detta di tener la parte inferiore sottomessa alla superiore . Quali motivi gli sommini stra il suo sistema, ond egli combatta con coraggio , e vinca ? . 4. Il Materialista convinto , che tutte le operazioni del uomo procedano dalla stessa sorgente della Materia , e che tutte no ia Materia in ultima analisi risolvansi. Dal quale principio dee trar re questa illazione , che tanto , chegli coltivi i sensi , quanto la tagto tic. Essendo tutti rami dello stesso albero , che importa alla somma delle cose , se il giardiniere ne faccia venire avanti piuttosto uno , che un altro? Egli non far il minimo torto alla pianta. . . 5. Non dico gi , chegli sceglier senza discernimento : dico anzi , che avr in mira il piacere, ed il comodo : dico, che co tive r quel ramo , eh esige minor fatica , e che produrr frutti appa rentemente pi dolci . E questo il ramo del senso . , . 6 . Forse i di lui piaceri sensibili saranno turbati dal rimor so , dalla voce della ragione? Il Materialista fa consistere il rimorso, la voce della ragione, in una modificazione della materia, e cosi gli toglie tutta la forza. * LIBRO III. CAPO V. 1 69 . 7. Ora uno, che nella sua condotta stima non esservi altra regola, che il proprio comodo , ed il proprio piacere , e ci in forza di si - stema , un essere insociabile in forza di sistema . . 8. Avvicinate questo uomo ad altri uomini , che pensino di versamente ; e trovate modo , eh egli osservi le regole della giusti zia, e che concorra al vantaggio de suoi consoci . Non sar ci molto facile . Imperciocch in forza del suo sistema egli guarder tutti come tante bestie, come tante masse di materia, delle quali egli non debba prendersi la minima sollecitdine : anzi si creder per messo di fargli servire al proprio comodo, e di trarne tutti i van taggi , che potr. . 9. I Cartesiani, i quali per una strana follia del loro Mae stro degradarono i bruti alla condizione di pure macchine , ridono con fasto della compassione , che noi mostriamo di sentire , allorch veggiamo penare una povera bestia . Il Materialismo trasportato agli uomini dee similmente soffogare ogni germe di compassione . Eppu re la compassione un gran legame , una sorgente feconda per la So ciet d innumerabili beni. . io. In vece della compassione il Materialista prende un ca rattere di durezza , d' inflessibilit, e di ferocia indomabile - Su di lui non vagliono esortazioni, n preghiere ; i mali , che cagiona, non Io sgomentano; lo irritano i gasdghi : egli tutto materia , tutto corruzione, tutto malignit. . 11. Giusta la osservazione fatta pi sopra, i Materialisti in una Societ non possono esser che pochi. Or tutti gli altri, i qua li danno alla Morale la Spiritualit dell anima umana per base , nel trattare co Materialisti, tutti hanno i motivi reprimenti, che scatu riscono naturalmente da quel dogma ; laddove i Materialisti non tro vano nel loro sistema, se non motivi di dare alle proprie passioni tutta la estensione, che possono . Ecco adunque, come , se nella So ciet si ammettesse il Materialismo , mancherebbe di nuovo alle pas sioni di tutti i Cittadini il necessario equilibrio . . 12. Non nega il Bayle, che T operare giusta i principi del Materialismo sarebbe assai pernicioso ; ma pretende, che le opinioni non influiscano nella pratica ; che ognuno operi per temperamento ; e che si determini col giudizio , che forma sul memento . . 13. Che le opinioni non influiscano nella pratica , un er rore , il quale si confuta visibilmente dalle diverse pratiche delle na zioni del mondo , che sono relative alle diverse loro opinioni . E se ci vero in generale , debb esserlo anche in ciascun uomo parti colare , mentre, sia che gli uomini agiscano in comune , e sia , che agiscano in privato , le leggi della, loro natura sono sempre le steste . Y ! 7 o DEDIRITTI DELLUOMO . 14. Quando si ha un temperamento portato al buono , e le opinioni son sane , la influenza di queste non incontrando ostacoli, regolarmente , e costantemente buona . Un temperamento portato al male rende meno attiva , e spesso anche inefficace , la influenza del le buone massime. Ma vi ha sempre un vantaggio; ed , che non si fa tutto il male, che si farebbe senza quel freno . . 15. Al contrario un temperamento inclinato al vizio allorch secondato da opinioni corrotte , qual cavallo eccitato a correre da doppio stimolo . Ed un temperamento propenso alla virt quan do contraddetto da viziosi principi , o cade nella inerzia , o fa poco di buono . . 1 6. Il dir poi, che ciascuno si determina col giudizio , che forma sul momento , un dir nulla; mentre sul momento non si giu dica, n si pu giudicare se non a norma delle opinioni , alle qua li gi si fatto abito . . 17. Essendo la massima parte degli uomini di un tempera mento dispostissimo al vizio , e molto rari essendo quegli propensi alla virt ; per calcolare il gran danno, che fa il Materialismo , non doveva il Bayle addurre in esempio Epicuro, Spinoza , ed altri po chi, i quali sebbene Materialisti , pure vita sobria, a dir suo, ed austera menarono , e guardaronsi dal far male ai lor simili. Bisogna va eh egli avesse posto sotto gli occhi del Lettore la orribile de pravazione del costume , che innond , prima la Grecia , e poscia la Romana Repubblica , da che vi si cominci a spargere la dottrina di Epicuro ; e che avesse confrontato questo periodo di tempo con que gli , in che Roma, c la Grecia professavano la dottrina contraria . E quanto ai presenti tempi , siamo in grado di giudicare co nostri occhi medesimi della influenza del Materialismo sovra qualche Nazio ne , la corruzion della quale si veduta crescere a proporzione de progressi di quello, e che ormai giunca a segno , che non pu soffrirsi n il male , n il rimedio . Da una immnsa massa corrotta vi verr fatto di trar fuori un pugno di persone buone ; ma accen nando queste, vi dar 1 animo di esclamare: ecco, 0 uomini, quan * to il Materialismo innocente ? Questo metodo fu tenuto dal Bayle. CAPO VI. Continuazione dello stesso Soggetto . 1. T L Materialista vive colla persuasione, che la morte faccia rien- X trar tutto P uomo nel nulla , sciogliendone gli elementi per comporne altri esseri. Facilmente adunque si abbandoner alle con seguenze pratiche , le quali ne scendono j c queste non possono LIBRO III. CAPO VI. *7 essere alla Societ se non di gravissimo danno . Accenniamo le principali. 2. Tolta la prospettiva di uno stato futuro di premi e di grf- stighi, f interesse dell uomo tutto si ristringe agli oggetti presenti ; e cos viene a privarsi de motivi i pi atti a contenerlo in dove re . Beni, e mali di diversa specie , riserbati in un altra vita , da un Dio, costituiscono per Pamor proprio il sommo degl interessi. Nel Materialismo il sommo degl interessi diventa zero : e non vi ha altro interesse reale, fuorch quello contenuto nell angusto crchio del tempo . Come fare:, acciocch il Materialista limiti alquanto la sua libert, moderi i suoi appetiti , soffra qualche incomodo , per dar luogo all interesse comune ? . 3. Gli direte, che se egli consideri bene , scorger tornare in suo vantaggio il vantaggio comune ; che se non lo sente adesso, lo sperimenter indi a qualche tempo ; che se non in questa circostan za , ne avr ottimo compenso in un altra . Sperate forse , che tal linguaggio faccia impressione sul di lui spirito ? Egli sa , che 1 av venire incerto ; e che 1 uomo non pu disporre , se non del solo presente. Persuaso adunque, che dopo la morte nulla abbia da spera re , n da temere, stimer pazzia rinunciare ad un bene presente cer to per motivo di un bene futuro incerto. . 4. Dite ad un giovane intestato delle dottrine de Materialisti, che studi, che si affatichi a divenire buon Cittadino, che ami la so litudine, ed il silenzio, e che si privi de piaceri, ai quali il fetvor della et lo trasporta , sul riflesso , che nella virilit saranno larga mente compensati i suoi sudori. Egli vi risponder freddamente , che non sicuro di giugnere alla virilit ; e che quando pur ne avesse certezza, non sicuro, che la virilit sar per lui uno stato di feli cit , mentre potr la combinazione delle cose essergli avversa senza sua colpa , e senza poterla cangiare ; onde che la pi semplice pru denza gli suggerisce di mettere a profitto il presente , e di godere fino a tanto, che gli permesso da! tempo , e dalle circostanze. . 5. Si costituisca il Materialista nella prosperh : quale abuso non ne far egli ? Terch vorr moderarsi ? Tercb vorr rispettare i diritti degli altri ? Favorito dalla fortuna , e godendo ogni sorta di beni , perch vorr lasciare i vizj, co quali gli ha conseguiti ? Co stituiscasi nell avversit. Trover egli conforto alcuno nella vini Ne guster i piaceri ? . 6 . Cos la moderazione, e la pazienza nel sistema del Ma terialismo non hanno luogo . Frattanto queste son due virt indispen sabili a chiunque vive nel tumultuoso vortice della Societ . La vi ta umana un tessuto di accidenti , i quali tentano di continuo la nostra pazienza . Siamo tenuti dalle malattie, siamo bersaglio di mil- Y 2 17 DEDIRITTI DELLUOMO le disgusti domestici, siamo urtati, spinti, e rispinti dalle varie pan sioni de nostri simili. La diffamazione , la persecuzione , tanti oc* culti strali , che vibranci la invidia , la superbia. , la cupidigia al trui, ci tentano incessantemente di uscir dall ordine . Le leggi non possono sempre venire in nostro soccorso ; tra perch questi oggetti non entrano sempre nella loro sfera , e tra perch , quando vi en* trano, se mancano le necessarie prove , non si pu giuridicamente procedere . Chi adunque sosterr il nostro coraggio ? Chi asciughe r le nostre lagrime ? Chi ci porger pietoso la mano ? Se io veggo un altn vita, ed un esatto ordine di giustizia , che il presente di sordine compensi ; questo solo per me di consolazione grandissima. Ma il Materialista, che nulla teme, e nulla spera dopo la morte, d uopo che cada nell abbattimento, e nella desolazione di spirito, e che accresca i suoi mali con quegli di una disperazione , funesta a lui, ed agli altri , co quali tratta . . 7. Per un Materialista la morte sempre il pili terribile de mali . Se egli nella vita ha penato , per premio delle sue pene non. vede nella morte se non il totale annientamento di s stesso . E se ha goduto ; siccome il desiderio del godere illimitato , cos deve odiare la morte, perch a di lui godimenti pon fine. Quel pensare 10 fra breve sar nulla ( e vi si pensa troppo spesso ) , produce nella natura uno sconvolgimento , che non si pu per riflessione al cuna calmare, l Materialista vorrebbe assomigliar la morte al sonno, per lusingarsi, eh essa non deve affliggerlo . Ma la idea del sonno non affligge, perch si sa, che dopo poche ore si torna a sentire, ed a pensare . La idea di un sonito perpetuo cosa affatto diversa. Dopo la morte, dice il Materialista , n si sente, n si pensa; e noi ci affliggiamo, in quanto ci figuriamo di sopravvivere a noi stessi, e di fare sul nostro cadavere, e sul nostro non essere mille patetiche riflessioni. A me per sembra, che niuno cada in errore cosi pue rile-, sembrami, che la grande afflizione del Materialista debb essere 11 riflettere in vita , che un giorno cesser di esistere . L amar la esistenza ; ed il pensare, che dee perderla per sempre , forza che sia per lui inesausta sorgente di dolore , ancorch sappia, che mor. to eh ei sar, non far alcuna riflessione sul suo non essere . . 8. La speranza di sopravvivere gloriosamente nella memoria de posteri ha fatti tanti grandi uomini , ed ha arricchita la Societ! di tante utili invenzioni. Ed il timore di restare infamato dopo 13 morte risparmia alla Societ molti obbrobriosi delitti. Per ci sta to reputato sempre vantaggioso il fomentare negli uomini questa spe cie di sensibilit . Nel che ammirabile certamente fu la politica de gli antichi Egiziani ,i quali usarono di far pubblico processo a defunti, c di premiargli, o punirglicome se fosser tuttora viventi. Giudizi, LIBRO III. CAPO VT. ip che pronunciavnsi senza sospetto di parzialit , facevano altissima im pressione su i Cittadini, ciascun de quali rifletteva , che un giorno sarebbe giudicato anchegli collo stesso rigore. . Le colonne , le sta tue, e tanti altri segni di distinzione, coquali si onora presso ogni Nazione la memoria degl illustri trapassati; e le note d infamia, con che ciascuna costuma di punire certi delitti , sono potentissimi incen tivi per nutrir nel popolo lamore della virt , e 1 odio del vizio . Ed io mi sono maravigliato di aver veduto, che un Autore Mate rialista commenda , ed inculca altamente 1 amore di questa ideale immortalit , bench poco prima avesse disprezzato quello della im mortalit vera . . y. Dico contro di lui , che la brama della immortalit del no me fondata sulla persuasione, che dopo la morte prosegua ad esi stere il principio pensante dell uomo , e che conosca tuttora le co se umane, e vi prenda interesse non altrimenti , che se vivesse per anche. Trovisi lanima nel mondo di l in istato di felicit, o di mi seria; questo stato tale , che 1 assorbisce tutta a segno , che ne le lodi degli uomini allevian punto i suoi mali , se ella perduta , n i loro ^biasimi turbano nulla il suo godimento, se ella salva . Tuttavia il figurarsi in vita , eh ella debb essere sensibilissima all approvazione , o alla disapprovazione degli uomini , se errore, egli un errore, che ha un fondamento reale . Ond chiaro, che la dottrina della vera immortalit tutta propria a nutrir negli uomini 1 amore della immortalit del nome . . io. Nel Materialismo s quello sarebbe un errore, in che 4 uomo non potrebbe persistere. Imperciocch se egli tiene per fer mo, che tutto finisce colla morte ; ; che dopo di essa n si pensa , n si esiste ; e che di un uomo altro realmente non resta che il pu ro nome scritto , o pronunciato , cio a dire certi caratteri segnati coll inchiostro , o certi suoni articolati colla bocca ; come potr in lui nascer la idea, che un uomo grande , morto che sia , prender parte nelle lodi , che dalla grata posterit gli verran tributate ? Egli vero , che godiamo anticipatamente di un bene , che ci figuriamo doverci accadere dopo la morte . Ma chi persuaso, che colla morte finisca tutto luomo, non pu dare accesso nell animo a quella fin zione . . ii. Qual effetto adunque far sul Materialista il pensier del la morte ? Se trover un temperamento focoso, amante dellazione, sensibile allambizione, avido di ricchezze, ne far un torbido , un audace, un intraprendente, un assassino, un flagello degli uomini. Questi non aspirer alla immortalit del nome , ma alla gloria presen te , ed al dominio , al potere, al comando, senza i quali beni egli sa, che la gloria, un bel nulla . 174 DEDIRITTI DEJ.LUOMa . 12. Se poi il pensier della morte s imbatte in un tempera- mento placido., quieto, amico dell'ozio, e de' piaceri , ne fa un in fingardo, un indolente, inutile agli altri, ed a s stesso, un molle, un ghiottone, un voluttuoso, un bruto piuttosto, che uomo. . 13. Ecco sviluppati i principali effetti , che sieguono.^ot ? -jhr ? , r. ; , -, . Della Irreligione, in chi ubbidisce , ed in chi comanda . { r: .*.* - . ' . > t* T 3 Ossiamo concepir divisa la Societ Civile in due porzioni; in quella, che ubbidisca , r d in quella , che comandi. In ef fetto tutti i Cittadini generalmente, a qualsivoglia classe appartengano, sono sudditi, obbligati di ubbidire al Trincipe , il quale ha lautorit di comandare, ed a tutti quegli, che amministrano il Principato insieme con lui , e collautorit di lui. In particolare poi ciascun capo di fa - miglia nella domestica Societ esercita un comando limitato sopra la moglie , sopra i figli , e sopra i servi ; e questi sono tenuti di lasciarsi regolare da quello . .2. S introduca la Irreligione in tutti quegli, che debbono ubbi- dire : e si stia ad osservare, quali effetti debbono risultarne . ? Il primo a presentarsi al pensiero lo spirito d indipendenza, d insubordinazione , di resistenza all autorit , che dovrebbe tranquilla mente rispettarsi . Ed in vero chi nega di ubbidire a Dio , come pu indursi ad ubbidire agli uomini ? Chi resiste alle luminosissime prove della esistenza di Dio , animato dalla occulta superbia di non voler ri- conoscere alcun superiore , si sottometter di buon animo alla superio rit del padre, del padrone , de Magistrati, del Principe ? Il Principa to viene dagli uomini, nella guisa ampiamente spiegata a suo luogo, dove notammo , che per ci lo debbono riconoscere anche gli .Atei. Ma qui non si parla di teorie specolative , ma di principi pratici : e si dimanda , se 1 1 Ateo , che non vuol essere subordinato a Dio , possa voler vivere sottomesso ad un Trincipe . . 4. Corrono di presente certe dottrine, tutte tendenti, non gi a diminuire, ma a ridurre quasi al nulla la Sovranit ,i diritti del pa drone, la ^potest paterna , lautorit maritale. Non escono esse dalla fucina dell Ateismo ? Autori religiosi hanno mai osato di frangere con temeraria mano questi naturali, e sacrosanti legami ? iti DE DIRITTI DELL UOMO . y. Ma io spirito d indipendenza, dinsubordinazione^ di re sistenza alle autorit legittime non distrugge la organizzazione della Societ? non ne rovesciai foruiamc/tti non disfa il compatto Sociale ? non converte la Societ nello stato di pura natura ? e conscguentemente non fa provare tutti gli orrori di questo stato ? 4. 6. Allo spirito dindipendenza si aggiunge lo spirito d insisten za . Spiegher quel, che incendo significare con questa parola . Per suaso Placco, che siccome,secondo lui, non vi ha un Superiore sulla natura., cos non debbono gli uomini averne nella Societ, considera ogni potere quale usurpazione , ed ogni dovere quale schiavit . In forza desuoi principi egli crede appartenergli una libert illimitata ; e poich 1 amor proprio di natura sua tende a questo stesso ; tro vandosi daccordo la passione, e la persuasione , ne viene in conse guenza , eh egli sferzato incessantemente d3 un doppio stintolo non dee mai stare in riposo , ma rivolgere ogni suo passo a satisfare la sua passione , c la sua persuasione: egli dee far. tutto servire a questo disegno , profittare di ogni occasione, insistere , andar sempre innanzi , perch il sistema di subordinazione stabilito nella Societ lurta conti nuamence, ed in conseguenza lo irrita, e lo mette in impeto maggiore. . 7. Se le difficolt , nelle quali simbatte, sono superiori alle sue forze , egli morde qual feroce mastino la catena , che gli cin ge il colio ; ma se gli si presenta una leggera speranza di vincere , diviene audace, cozza co pericoli, rovescia ogni argine, abbatte ogni ostacolo; i disordini, che cagiona, non larrestano ; egli va sempre diritto al suo fine , e non si ferma , se non allorquando avr ottenuto il suo intento . . 8. Obbes fralle cagioni , che portano i popoli alla solleva - zione , riconobbe anche questa ; la speranza d vincere . Essa con forme al di lui sistema, nel quale i sudditi sono schiavi di una forza superiore, ma che conservano infondo della lor natura il jus omnium in omnia . Nella sana dottrina per essa non pu avere una influenza generale . Imperciocch riconoscendo i Cittadini , che la libert , e 1 diritti di ciascuno son limitati dalla stessa natura ; e che il Principato sussiste per un contratto volontario , non gi per effetto di forza , non han sempre ragione di distrugger Iopera delle lor mani, di sor te che se saranno ben governati, ancorch abbiano speranza di vin cere, pure non s : metteranno in moto . . p. Pe malcontenti la speranza di vincere certamente cagione di fargli sollevare ; e diventa cagione generale , quando generale sta il mal contentamento . .10. Per gli lAtei per questa cagione sempre viva , come quella, eh conseguenza naturale del loro sistema . L ^Atco sempre mal contento ,anche quando il governo non glie ne somministra occasione. LIBRO III. CAPO IX. ,8j Egli malcontento per massima , perch la sita massima gii fa ere-, dcre , che il vero stara dell uomo sia uno stato di assoluta libert . Laonde la speranza di vincere per lateo sempre incentivo di ribellione. . il. Ed quasi impossibile il torre alloco ogni speranza di vincere; e ci per varie ragioni . Trirno, perch sa celarsi, allorch si vede osservato. Secondo, perch il governo non pu tener sempre gli oc chi sovra di lui. Terzo, perch 1 e di gastigbi, relativo al bene, ed al male operare degli uomini, fino a tanto che sono viaggiatori sulla terra. Ed io ricordo al Lettore di avere altrove provata la intima connessione , ch , sicco me frall'Ateismo, il Materialismo, ed il Fatalismo, cos fralle le tre opposte verit. $.7. Questo sistema volgarmente sintende per Deismo, 0 Teismo S LIBRO IV. CAPO II. *8p ch lo stesso. E gli Deisti sono al di doggi i nostri pi pericolosi Avversai). Ma si danno veri Deisti ? Noi vedremo , che i principi del Deismo terminano nell '^Ateismo , talch in esso non vi stato di consistenza . Vedremo ancora praticamente , quanto quegli , che chia marsi Deisti, sieno amici degli .Atei ; onde vi assai a temere, essere il Deismo una maschera ,sotto la quale si nasconda [^Ateismo per in gannare . Ci non ostante esamineremo di proposito il Deismo , come se realmente esistano filosofi, che lo professino. . 8. losti nel Deismo come fondamenti, da una parte la esisten aa di Dio, infinitamente intelligente , e potente , amico del ^bene ,e ne mico del mal morale, giustissimo, e provvidissimo ; e dallaltra la spi ritualit, la libert, e la immortalit dellanima umana, la ragione ve de col puro lume naturale nascere certi rapporti, il tessuto de quali forma un sistema di Morale, e di Religione , che appunto dicesi Tfa turale, perch tutto si scuopre colle semplici forze della ragione. . 9. E nel vero se lanima delluomo , sciolta dal corporeo inviluppo continuer , non ad esistere senza cognizione , e quasi im mersa in profondissimo letargo , come avvisaronsi i Filosofi Arabi se guaci di Aristotele ; n confusa, ed immedesimata coll anima del mon do, 0 colla sostanza divina, come gli antichi , ed i moderni Tante - isti , son di parere ; ma ad avere una esistenza sua propria, ed a pen sare, ed a volere , a-sentire la felicit , e la miseria, come dicono di non dubitare i nostri buoni Deisti , chiara cosa , che anche secondo loro l ultimo fine delluomo dee cercarsi nella felicit pura , e dure- vole dell altra vita , non gi negodimenti torbidi, e transitori del tempo ; e che una tal felicit sar il premio preparato da Dio a que gli, i quali osserveranno la legge naturale,al quale premio debbessere analogo un gastigo destinato ai trasgressori della medesima . . io. Dunque a dir tutto in breve, gli Deisti professano una Legge Maturale sotto gli occhi di un Dio , che tutto vede , tutto nota, tutto pesa con esattissima bilancia, e che ne d il meritato premio, o il meritato gastigo nella vita avvenire. CAPO IL Vantaggi, che promette il Deismo alla Societ Civile . f. 1, r I cercava da noi un mezzo veramente atto a frenar limpeto c3 delle passioni , ed a rendere inutili gli artifici dell amor pro prio , quando esso minaccia dinvadere i diritti, che ciascuno individuo ha depositati per sua sicurezza nella Societ Civile . La umana pru denza ne sugger parecchi , tratti dal fondo della natura dell uomo e dalla costituitone stessa della Societ , Ma noi esaminatigli accura; ipo ? DE DIRITTI DELL UOMO tamente lun dopo laltro trovammo , che pochissimo fondamento far- visi poteva. .2. Due furono i difetti, che in tutti generalmente scuoprimmo: primo , che ninno di essi presenta interesse tale , cui debba cedere linteresse delle passioni al ben pubblico nocive; e secondo , che all uomo lasciano sempre aperte mille vie di rendergli inutili . . 3. Ora il Deismo propone allamor proprio un interesse., di che non pu idearsene pili grave ; e chiude all uomo tutte le vie dim- punemente peccare . Nel qual modo sembra , che consolidi mirabilmen te i mezzi dalla umana prudenza dettati , e che gli corrobori con una forza , che per loro stessi non hanno, n possono avere . Questo un dir molto in poche parole ; e bench non sia necessario , pure ci faremo un dovere di scorrere ad uno ad uno gli acccennati mezzi, e di andare indicando, a qual tuono sembrino tutti innalzarsi nel Deismo . . 4. Prima per non trascuriamo di dichiarare, donde il Deismo tragga quel gravissimo interesse , unicamente atto a vincere qualun que altro interesse dellamor proprio; e come tolga a questo tutte le vie di eludere i mezzi della prudenza . 5. L interesse contenuto nel Dogma della immortalit dellani ma umana, o sia delle ricompense , e delle pene riserbate dalla divi na giustizia nella vita avvenire . Questo interesse supera per confes sione di ognuno di lunga mano qualsivoglia interesse temporale , sia per la qualit , sia per la durata , cos del gastigo , come del premio . Si tratta della felicit perfetta , di quella, eh puro godere, e gode re compito da tutte le bande , talch nulla resti a bramarsi ; c si tratta di supplici , che, attesala gravezza del mal morale , la onnipotenza divina, e lordine di una perfettissima giustizia , deggiono superar di gran lunga la nostra immaginazione. Un uomo dunque intimamente pe netrato da tale interesse quale altro interesse pu rinvenire in questa ,vita, che al confronto di quello non sembri nulla} . 6 . Tuttavia se T uomo schivar potesse questa tcrribil vicenda di essere sommamente felice , o sommamente infelice nel mondo di l; e se occultar potesse i suoi falli ,0 corromperne il giudizio, quel grande interesse resterebbe privo ,di forza . Ma nel Deismo si ricono sce un giudice in -Dio ,-cui nulla pu restare occulto ; -eh incapace dlinganno ; che non ha duopo di prove ; che non soggetto alle pas - sioni dell uomo ; e la sentenza del quale si eseguisce infallibilmente. .7.Cos lamor proprio veggendosi sovrastare quella spaventevole vicenda, e mirando per tutto presente il suo giudice, fa di mestieri, che resti costernato, e che usi grande attenzione a camminare nellordine. . 8. Queste due cognizioni unite insieme debbono dare grande efficacia ai predetti mezzi naturali escogitati dalia umana prudenza in> beneficio della Societ . LIBRO IV. CAPO IH. i? i CAPO III. Come il Deismo par che fortifichi il primo de' sopraddetti Mezzi. . 1. T 3 Onemmo-nel/>rwo Luogo la forza interna della Morale , forza XT consistente nelle- attrattive della virt , nelia compiacenza , he si prova in coltivarla , nella tranquillit , che ne risente lo spi rito ; e nel ribrezzo, che fa il vizio , nell amarezza del rimorso, nel turbamento , che cagiona il sovvenirsi di aver violata la legge del proprio essere . . 2. Ma dicemmo, che luomo privo della cognizione di Dio o non sapr determinarsi a riconoscere pera obbligazione, o la riconoscer in una maniera specolativa, & sterile, s tante che il piacere, che sperimenta nellesser virtuoso, ed il rfticrescimento , che sente nel darsi al vizio , superato di leggeri dallinteresse delle passioni . Dicemmo ancora, che il rimorso a poco a poco giunge a pi non farsi sentire , e luomo a contentarsi dellapparenza della virt, la quale basta a fare i proprj interessi nella Societ. Poscia dimostrammo , come 1 ^Ateismo, ed il Materialismo co principi pratici o distruggono , o corrompono la vera Morale della natura, e come sovra tutto il Fatalismo rende ogni re gola morale assurda ed impossibile . . 3. A tutti i quali difetti par di egregiamente supplisca il Deismo , col somministrare alla legge naturale un saldo fondamento nella esistenza di Dio ; giacch chi ammette Dio co suoi attributi mo rali , non pu fare a meno di riconoscere una vera , c rigorosa ob bligazione , derivante, se non dalla essenza dell uomo, dalla supre ma volont di Dio . Talch le artificiose sottigliezze , alle quali si abbandonerebbe 1 amor proprio senza cognizione di Dio , ammetten done la esistenza , trovano un argine insuperabile nella di lui volont, ed a questo lume ciascuno costretto di scorgere , chesiste suo mal grado una morale, e che non possono cangiarsene le massime , se noti si cangiano gli attributi morali della divinit. .4. Che se l 'attuale interesse delle passioni vince facilmente li impressione, che fa sullanimo la bellezza della virt, e la turpitudine del vizio , fino a tanto che non si ha idea della Divinit, e de beni, c de mali della vita avvenire ; allorch sfavilla questa luce alla mente , lamor proprio si mette in istato di confrontare, e di conchiudere, che linteresse temporale un nulla ; e cosi sinfievolisce f appetito del vizio , e sinvigorisce lamore della virt . . 5. La stesso riflettere, che luomo dopo la morte deve ine vitabilmente trovarsi in seno di una somma felicit, o di .una somma seriaj e che Iddio vede tutto , e di tutto dimanda rigorosissimo f $2 DEDIRITTI DELLUOMO conto > mantiene sempre vivo II rimorso . Pu avvenire , che per qual che tratto di tempo il malvagio , bench creda in Dio , idva dimn tico di s, e come seppellito nel sonno . Ma giunge lora , in che la coscienza si mette in tempesta, e lo atterrisce , e lo vessa . Le ma lattie, le avversit, c le rivoluzioni della natura lo scuotono con su bitane impressioni , e lo avvertono del pericolo. . 6 . Per altro a chi crede frmamente la esistenza di Dio , e la vita avvenire , accade assai di rado , che perda del tutto il rimor so. Vero , che sapendo di vivere nel disordine , egli fuggc la com pagnia di s stesso , per non soffrir la vista della propria imperfezio ne ; che sparge l'attenzione sovra gli oggetti materiali ; che simmer ge nel tumultuoso vortice degli affari mondani ; e che passa a bella posta da un divertimento ad un altro, instupidendosi ancora colla cra pula, c col vino - Ma lo spirito , stanco di star sempre fuori di s, e sentendo, che niuna cosa lo appaga, rientra di tratto in tratto in s stesso , e dando un guardo al grande interesse della vita avvenire, si atterrisce , si cuopre di nera malinconia, ed alla taciturnit delle lab bra , al pallore del viso, al ciglio immoto , aglinterrotti sospiri ma nifesta abbastanza il verme, che internamente lo rode . Massimamente allorch la oscurit della notte impone silenzio ai sensi , e 1 attivit dello spirito si concentra tutta al di dentro , impossibile , che non pensi al suo fine, ed allo stato , in che si trova agli occhi del suo invisibile giudice. Ora ancorch il rimorso non giunga sempre a su perar la forza dell attuale passione, non per tanto un gran bene il i non perderlo , perch sempre impedisce mali maggiori . A CAPO IV. Come il Deismo par che fortifichi il secondo de somaddetti Mezzi. . i. TL secondo mezzo suggerito dalla umana prudenza a fine di con- X tenere i Cittadini tutti dentro i limici de doveri sociali, di cemmo esserle leggi civili , le quali presentano a ciascuno, come in uno specchio, ci che dee fare, e ci , da che deve astenersi . In -sse per scuoprimmo molti difetti, i quali le rendono insufficienti al bisogno . .2. Fu il primo, che promulgandosi a guisa di massime dogma tiche , non istruiscono abbastanza la mente, non le spiegano le ragioni atte a convincerla , che la tal cosa dee farsi , e la tale altra non far si; e che non le mostrano, com vantaggio proprio 1osservarle, e proprio danno il trasgredirle. E notammo non potersi questo vizio snelle civili leggi correggere a motivo che sarebbe uopo di trasformarle in tante dissertazioni ragionate, le quali dalla moltitudine non sarebbe* ' s _ LIBRO IV. CAPO IV. jp; ro inrese, e somministrerebbono ai dotti materia piuttosto onde dispu tare , che precetti da eseguire . .3. A questa prima mancanza accorre il Deismo con un rimedio , che sembra potente. Qualora le leggi, fatte d3 chi ne ha 1 autorit, sieno giuste, c tendano veramente al bene comune (il che e di leg gieri si scorge, e si arguisce pur anche dalla tacita approvazione del pubblico) la ragione si convince, che Iddio, amico della giustizia, ed amante del vantaggio degli uomini , le ratifica , e vi aggiunge il sigillo della sua volont. Cos le leggi umane nella dottrina della esi stenza di Dio passano per Divine . .4. Lautorit poi di Dio tale in s stessa, che luomo per sot tomettersi alle leggi civili non ha duopo di minuta instruzione, n di saper le ragioni, le quali ne farebber vedere la convenienza, e la uti lit . E dallaltra parte persuaso, che Iddio premia nellaltra vita chi avr adempiti i di lui voleri , e punisce chi gli avr violati , facil mente conchiude esser suo vantaggio losservar le leggi civili , e suo danno il trasgredirle. E questo interesse infinitamente pi grande di quello, che gli stessi facitori delle leggi possano proporre. .5. Ma forse tutte le leggi son giuste? Forse tutte sono ordinate da chi le fa al bene generale del popolo ? Rispondo ,che non pu darsi vera legge senza questi due essenziali caratteri ; e soggiungo, chessen- do ogni uomo soggetto ad errare, pu bene accadere, che propongaci per leggi cose non giuste , e non conformi al vantaggio del pubblico; che allora non pu presumersi, che Iddio le approvi ; e che in tal caso il Deismo inefficace-, ma che ci non un difetto, mentre leggi in giuste, e che non abbian per base la salute del popolo ,vere leggi non essendo , non debbono farsene . . 6 . Parlammo di due altre mancanze notabilissime delle leggi ci vili . Esse non possono prender di mira se non le operazioni esterne de Cittadini ; e da queste medesime bisogna eccettuare tutte le azioni morali picciole . . 7. Per ci , ch della prima , rammenter il Lettore esser le operazioni esterne il risultato, il termine delle interne ; conseguente mente , che a fine d impedir quelle, fa mestieri che si cangino que ste ; ma che non avendo le umane leggi mezzo di penetrare nell'inter no dellanimo, e di ordinarne le disposizioni; se vagliono a punire il male , quando gi seguito, non han potere di far , che non sia se guito. E questa una mancanza gravissima. .8. Quanto alla seconda fu discorso , come i mali grandi nascono ordinariamente da picciole cagioni , le quali innanzi che abbiano fatto certo progresso , possono arrestarsi senza molta difficolt ; laddove quan do han presa gi forza, ed accelerato il moto, vano lopporvisi. Si osserv innoitre , che i mali piccioli non solo nuociono alla Societ col DE DIRITTI DELLUOMO partorire i grandi, ma che anche nella picciolezza loro non lasciano di turbare la tranquillit pubblica, e di rendere infelice la vita. . che 1 educatore dee pre- figgersi di dare un buon Cittadino alio Stato, onde che bisogna avere sufficiente idea della Societ Civile, delle leggi , che la governano, e dediritti, e dedoveri delPuomo Cittadino. E perch iuomo natu ralmente non opera se non in vista del proprio bene , e del proprio male, fu detto esser duopo che leducatore sappia far conoscere a suo allievo ne casi pratici , come sia suo bene , e suo male il bene , ed il male comune ; ma che le persone volgari non sanno elevare a questa specie di cognizioni : che leducatore deve anche conoscere 1 in dole del suo alunno, come il giardiniere la natura della pianta , che prende a coltivare ; ma che la moltitudine incapace di far tale stu dio . Onde fu conchiuso , chessendo generalmente affidata ai genitori la cura di educare i propri figliuoli , non pu aversi in una Societ non religiosa fondata speranza, che la educazione popolare arrechi mol to vantaggio allo Stato. . 3. Il Deismo in verit non pu rendere il volgo pi illumi nato circa lo scopo della Societ , circa le leggi civili, e i diritti, ed 1 LIBRO IV.. CAPO Vili. 203 i doveri dell uomo divenuto Cittadino. Ma per ci, che riguarda il saper mostrare ,come sia interesse privato linteresse pubblico, vi giun ge felicemente per brevissima via. Imperciocch il Deista considera i patti, e le leggi degli uomini come decreti, e leggi di Dio ; e sapen do , che Iddio premia nell altra vita chi le osserva , e ne punisce i trasgressori, insegna facilmente con questa massima generale al suo al lievo tornare in di lui grandissimo bene Tesser buon Cittadino,ed in di lui grandissimo male Tesser Cittadino malvagio. Anche le fem mine le pi imbecilli son capaci di dare questa importantissima lezio ne , e dimprimerla di buona ora nelle tenere menti defanciulli , e delle fanciulle. Ottima cos2 sarebbe certamente, che leducatore co noscesse appieno le inclinazioni del suo allievo per guidarlo giusta la sua via. La considerazione per altro depremi e delle pene riser bate da Dio nella vita avvenire pu dirsi a ragione un medicamento universale. Il sommo debeni, ed il sommo demali debbono far grand effetto sovra ogni temperamento . .4. Osservammo circa il secondo articolo , che in una Societ, in cui non fosse Religione, i genitori per tollerar gl incomodi delleducare, altro interesse aver non potrebbero , che il vantaggio de propri fi gliuoli: ma che ammaestrati dalla esperienza, che si va innanzi cos per la carriera del vizio, che pel sentiero della virt, e che gli uo- mini sogliono contentarsi di una onest esteriore, il vantaggio depro pri figliuoli cessa di presentare un interesse a ben educargli. Sicch i capi di famiglia non se ne darebbero gran pena; tanto pi, che le leggi civili non avrebbero mezzi efficaci di obbligategli. . 5. Il Deismo s, che inspira loro un interesse vero , e gravisi sitilo , ed erge anche sulla condotta, che tengono coloro fanciulli, un tribunale di somma vigilanza , e di sommo rigore. Il Deismo insegna, che i Superiori della Societ Domestica debbono render conto a Dio della educazione , che danno ai loro soggetti; che ogni picciolo fallo , ogni lieve ommissione si registra esattamente negli eterni volumi ; che Iddio non si contenta di una speciosa apparenza , ma che tien conto della sostanza ; che distingue con minuta precisione quali vizi procedano dagli allievi , e quali dagli educatori ,e che con tal distin zione applicher i gastighi della vita futura;che al contrario premie r colla stessa esattezza quepadri, e quelle madri,che avranno adem pito al religioso dovere di ben educare la propria prole . . 6 . Osservammo circa il terzo articolo, che la povert della mas sima parte deCittadini impedisce da tutte le parti ai genitori di atten dere alla formazione morale defigliuoli . . 7. Anche questa difficolt sparisce nel Deismo , perocch lin teresse della vita avvenire tanto urgente, che dee far soffrire glin comodi stessi della miseria , per satisfare all obbligo della educazio- C c 2 ic>4 DE DIRITTI DELL UOMO pc . Uno, che cammini sempre alla presenza, di Dio ; che sia altamente penetrato della caducit de beni mondani , e della solidit di quegli dellaltra vita , sa trovare e tempo , e luogo , e modo di rettamente istituire i propri figliuoli. . 8* Bench poi sia vero , che i fanciulli sono per mancanza di esperienza indocili agli avvisi , che ricevono ; pure se a misura che vanno conoscendo i beni, -ed i mali di questa vita, si usi lat tenzione di fargli riflettere , che i beni, ed i mali della vita avvenire debbono essere infinitamente maggiori di quegli , tal confronto gio ver non poco a tenergli nell ordine. . p. Che se la povert fa entrare la massima parte de fanciulli troppo presto ne pericoli del mondo , atteso il bisogno di procac ciarsi il vitto cotidiano colle proprie braccia, il dogma delle ricompense, c de supplici della vita avvenire bene impresso nella lor memoria, e spesso inculcato da pare'nti , sar quale ancora , che gli terr saldi nelle mondane tempeste . Almeno fuori di controversia esser di gran lunga pi utile, che la educazione si regoli col dogma della im mortalit , che con viste puramente temporali . . io. Passammo poscia a dire, che il frutto di una educazione, che non abbia la Religione per base, si perde facilmente . Impercioc ch Ja educazione pubblica per le ragioni indicate a suo luogo sem pre eleva lo spirito de giovani ad un grado pi alto di quel, che porta la condizione della lor-nascita ; di sorte che alle proprie case tornando, e vedendosi umiliati, dopo un passaggero abbattimento di spirito riprendon vigore , e si applicano a rinvenire i mezzi , onde satisfare a bisogni fattizi acquistati nel luogo , dove furono educati ; i quali non essendo proporzionati allo stato loro, e non essendo eglino disposti a spogliarsene , pongonsi quasi in necessit di adoperare le vie anche illecite . . ii. Ma fate, che la educazione, invece di motivi tutti tem porali abbia per fondamento Ja dottrina de premi > e delle peste della vita avvenire : fate, che la gara degiovani si rivolga a questogget to: fate,chessi imparino a confrontare i beni di questa vita con quegli dellaltra. Allora rientrati che saranno nelle propric-famiglie, in luogo di bisogni alla lor condizione superiori -, vi porteranno un generoso di sprezzo di tutte le cose mondane, e per conseguenza non saranno tentati di abbandonar la virt . . 12. La educazione privata non soggetta ad un tale incon veniente , restando il giovane alunno sempre nella condizione mede sima . L una , e l altra per senza il sostegno della Religione , ( ezian dio che suppongansi rette ) durano poco, non trovando i giovani mez zi di resistere alle tentazioni del mondo, nel quale debbono entrare. Imperciocch il mondo , come fu allora spiegato , d tre specie di LIBRO IV. CAPO Vili. 205 educazione dal canto suo , luna delle quali viene dalle cose stesse, laltra dall esempio , e la terza da! parlare altrui. . 13. Come un giovane privo di Religione potr sostenere lazio ne , eh esercitano naturalmente sul suo spirito gli oggetti ammassati dalla industria nella Societ per satisfare ogni sorta di appetiti? Poi ch le passioni fanno continuo sforzo verso i beni materiali a di spetto della ragione , di quale antidoto egli munito per resistere alle tentazioni ? Motivi totalmente temporali al primo urto delle passioni si piegano quali deboli canne . . 14. Il Deismo pone dinnanzi agli occhi il grande interesse della vita avvenire ; interesse , che fa dileguar qual fumo ogn interesse ristretto nella sfera del tempo. Questo uno scudo adamantino, sul quale tutti i dardi, che lanciano i beni de sensi, perdono la punta . Dir taluno insegnar la esperienza , che le passioni non sentono que sto stimolo . Ed io ripiglio, se questo non sufficiente a contener le , che farebbero esse in un sistema puramente temporale ? . 15. L esempio altrui ; c laltrui parole ci danno un altra edu cazione ; e P esempio , ed i discorsi cattivi perch secondati dalle prave inclinazioni della natura, corrompono facilmente lo spirito. Sen za il soccorso della F^eUgionc vedemmo, che tal contaggio non pu impedirsi. . 16. Ma il Deismo vi accorre col suo medicamento universale , eh il dogma della vita avvenire , e della presenza di Dio . Se in questa vita, diventando io malvagio , non me ne trovo male , per ch sono aiutato da altri malvagi, nella vita avvenire sar solo : si tratter di me senza relazione a verun altro: sar giudicato secondo le mie azioni proprie ; e se mi perder io , il perdersi gli altri non mi sar di alcun conforto . Cosi il Deista , il quale ha avuta una educazione ordinata al gran fine della felicit avvenire , continuando a regolare la sua condotta colla stessa mira , si persuade esser sommo suo interesse il resistere al torrente della corruzione . . 17. Che dobbiam dunque dire dellEducatore di Emilio , il quale consiglia , che non gli si parli di Dio prima de venti anni ? Una tal educazione non avrebbe'altra base , che motivi puramente temporali , motivi , de quali abbiam veduta tutta la insufficienza . Pri ma assai de venti anni i giovani ordinariamente capiscono la geome tria , la logica, la fisica , la metafisica : perch non saranno idonei a sentir parlare di D/o? E che servir questa cognizione da poi che il giovane ha formati i suoi abiti ? Egli non debbessere profondo Teologo : basta , che si rappresenti Dio qual superiore di tutto il mon do , e che'sappia, che in un'altra vita premia i buoni , e punisce i mali . Di queste idee capace anche let di sette anni. Il Rousseau fu zelante difensore della esistenza di Dio contro la Setta Ateistica di 2C 6 DE DIRITTI DELL UOMO Francia, la quale per ci in vita perseguitollo . Se ora ha fatta a lui pure l 'apoteosi, sar giudizio temerario il dire, che agli occhi di essa il di lui maggior merito lerrore, per cui incorse il pi la in degnazione de Saggi ? CAPO IX. Conclusione in favore del Deismo . i. A Bbiam fatto sin qui un confronto ragionato , ed imparziale tra una Societ priva d 'idee religiose, ed unaltra fondata sul Deismo, o sia sovra una Religione naturale , circa il valore, che aver possono nella una , e nellaltra i Mezzi naturali inventati dalla umana prudenza in sostegno delia Societ Civile , e per custodire con tro le passioni di ognuno i diritti di ognuno . . 2. Risulta dal confronto con una evidenza , cui non si pu resistere , che tutto il vantaggio del Deismo . Il quale sembrer anco ra pi importante, se si richiamer alla memoria, che una Irreligione puramente negativa non potrebbe a lungo durare ; che ben presto si cangerebbe in positiva ; e che 1 '^Ateismo , il Materialismo , ed il Fata- lismo ( tre mostri, che vanno sempre insieme ) distruggerebbero tutti i presidi , e tutti i fondamenti della Societ . .3. Se poi vogliamo prendere anche norma dal modo pratico , con che si sono governati gli uomini in tutti i luoghi , ed in tutte let, dobbiamo riflettere , non esservi mai stata alcuna Nazione , che non abbia fatte entrare nella sua costituzione politica le idee religiose della esistenza, e degli attributi morali di Dio , e de premi 5 c delle pene di una vita avvenire . _ .4. Non giova agli avversari il fingere, che le Societ siensi for mate a caso , e che vi abbian prese radici pregiudizi portativi da primi fondatori. Qui non si disputa, se la dottrina della esistenza di Dio , e della immortalit dell anima umana sia vera , o vano pregiudizio . Si tratta di sapere, se questa dottrina sia utile agli uomini costituiti in Societ. Per decidere tal questioner dico, che il fatto di tutti gi uomini debbessere di gran peso , e ne additer la ragione. _ , .5. Non vi ha tempo , in che gli uomini possano essere stati in sensibili al proprio interesse . Pel proprio interesse hanno in ogni tem po intraprese guerre , eccitate rivoluzioni, meditate , ed eseguite rifor me , sia ntW'economico , sia nel politico, e sia nel religioso . Segno evi dente, che hanno seriamente cercato, qual fosse il meglio stare . Laon de se in tutti i cangiamenti fatti hanno sempre riconosciuto per fon damento immobile di ogni costituzione la provvidenza di Dio , e I 3 immortalit dell 'anima umana , ed han sempre guardata la Irreligione r LIBRO IV. CAPO TX. 207 qual vera peste della Societ, possiamo sicuramente conchiudere, che linteresse della Societ realmente richiede il soccorso della Religione . , 6 . Forse in materia d'interesse noi vediamo pi ,0 siamo pi sensibili degli antichi ? Tanta superbia sarebbe fuori di luogo . Vantia moci pure di aver fatti maggiori progressi in alcune Scienze , e di ave re inventati pi comodi , e pi piaceri per la vita ; il che non so , se sia piuttosto un bene, che un male . M3 non diciamo di sentir pi di quegli io stimolo dell interesse , e di veder pi chiaro di essi in ri cerche cos facili, cos piane, e cos limitate. .7. Ma tutte le nazioni dellet vetusta non solo in tutte, le loro vicende lasciarono , come ho detto, sempre intatta quella dottrina , ma innoltre impiegarono sempre una diligenza particolare affine di conser varla viva nella mente dalla moltitudine . La instituzionc de misterj di unantichit immemorabile ; e vi ha tutta la probabilit per crede re , che traesse principio immediatamente dopo il diluvio , essendo cosa certa, che i nuovi uomini ammaestrati da No adunavansi in alcuni tempi dellanno per celebrare in corpo il culto divino , giusta il comandamento datone dal medesimo Dio. Questa pratica si perpetu; e non ostante che tutte le Nazioni, tranne il popolo eletto, fossero in progresso cadute nella Idolatria , pure conservarono fralle tenebre degli errori i fondamenti della primitiva Religione, cio il dogma di una provvidenza ^ e di uno stato di felicit , e di miseria dopo la morte. . 8.1n effetto nella celebrazione de mister ), che dicevansi piccioli, rappresentavansi in maniera scenica le pene deiPinferno, ei godimenti decampi elisi - Vi era ammesso tutto il popolo: anzi crasi stabilita la opinione di tener per infame chi non vi si volesse iniziare. Tali misteri erano in uso presso tutte le genti : la dedicazione , per cos dire, nera diversa, giacch non tutti ctlebravansi sotto la protezione di una stessa Divinit ; ma l'instituto era il medesimo per tutto . Ben vero che collandar del tempo fu esso quasi universalmente contaminato eoa pratiche oscene . Tuttavia lo scopo principale, eh era quello di mante ner viva ne popoli la credenza della immortalit , non fu mai abban donato . ..... . 9. Ne misterj grandi , ai quali erano ammessi pochissimi , e si esigeva inviolabile secreto ; per quanto si raccoglie da vari barlumi spar si negli Autori, lassunto era di mostrare la falsit del Politeismo t coi rappresentare la nascita, la vita, e la morte de pretesi Numi. Dopo di che sinculcava gravemente la Vnitd di Dio , e la purit della Re ligione aturale fondata sulla immortalit dell 'anima umana , e sulla provvidenza del Creatore . E forse non per altro si dimandava un rigo roso silenzio , se non perch lo svelare la unit di Dio in .mezzo di una moltitudine altamente prevenuta per la pluralit degli Dei , sarebbe stato un esporsi allevidente pericolo di esser ucciso qual empio - i0 8 DE DIRITTI DELL UOMO . io. Se per tanto tutto il Mondo ha cospirato nella massima di dare alla Societ Civile per base la Religione , dobbiamo persuaderci , che questa sia a quella assolutamente necessaria, non che utile ; e che il procurare di distruggere ognidea religiosa un voler torre alfa So. ciec Civile il suo fondamento . CAPO X. Se il Deismo ha mezzi di effettuare le sue Trmesse . . i. A Llorch si tratta d interesse tra particolare, e particolare, non si attende alle promesse , che uno fa , se non a pro porzione d e mezzi, chegli ha di effettuarle . A chi promette una dote non si fa ingiuria,se si vuol sapere da quali beni la caver. Chi si costituisce mallevadore di un altro obbligato di far constare , chegli pu pagare quella tal somma. Se il prominente non ha fondi, non capitali, non mezzi di realizzare le sue promesse , denso qual pazzo, o rigettato quale impostore . . 2. Se questa regola si osserva costantemente circa gl interessi de privati Cittadini, quanto pi deve prendersi in considerazione , quan do linteresse pubblico ? . 3. Il Deismo promette alla Societ Civile grandi vantaggi: noi gli abbiamo descritti, e spiegati con canta buona fede, che parr per ventura a taluno averne detto pi del bisognevole: nulla d impor tante abbiamo taciuto : i nostri confronti sono stati compiti da tutte le partisela superiorit del Deismo si veduta risaltare ad ogni passo. . Quanto adunque pi grande lutile , chesso promette , tanto pi cauti conviene che siamo nellaccettazione. Noi dobbia mo dimandare ai Signori Deisti i Mezzi , co quali essi potranno re care ad effetto le lor promesse ; e la nostra dimanda non pu offen dergli . . 5. Prodotti i Mezzi, dobbiamo occuparci a farne diligente m- me ; t se essi saranno sussistenti , noi conchiuderemo, che il Deismo sia veracemente vantaggioso alla Societ Civile : ma se troveremo, eh es so non ha alcun vero potere di realizzare quanto promette, avremo diritto di rigettarlo come inutile. E se oltre ci si venisse a scuo- prire , che ii Deismo , mal grado la sua bella apparenza , va a termi nare nell ateismo , linteresse pubblico che ci suggerirebbe di fare ? . 6 . Ecco , benigno Lettore , il rovescio della medaglia ; ecco cangiata la scena : forse resterete sorpreso a questo inaspettato spet tacolo ; ma continuando io a ragionare colla stessa buona fede , non vi chieggo, che vi riposiate sulle mie parole : esaminate, e decidete pec la pura verit , . *** 4 LIBRO IV. CAPO XI. *oj? CAPO XI. Caratteri, che aver debbono le idee Religiose per essere Vtili. i* r TQ Utti i vantaggi, che il Deismo promette alla Societ Civile, 1. debbono essere contenuti nelle idee religiose , che propone agli uomini. Queste idee sono i mezzi, ehesso pu impiegare per dar effetto alle sue promesse . Ognun vede per tanto , che sulle idee religiose del Deismo dee cadere Vesame , che intraprendiamo . Hanno esse tali caratteri da realizzare i vantaggi ne precedenti Capi divisati ? Ecco la presente nostra questione : per decider la quale , fa duopo prima stabilire quali caratteri deve avere una dottrina , per eserci tare un influsso reale , ed efficace sullo spirito degli uomini , onde lamor proprio, ch il gran nemico de loro vicendevoli diritti, resti so SS'g";to ? . a. Si richiede in prrmo luogo, che la dottrina abbia stretto rap porto colle azioni morali dell nomo.l circa questo non da muover lite agli Deisti , i quali inculcano una legge naturale per norma delle umane azioni , ed alzano sovra queste un tribunale di giudicatura Di vina . La qual dottrina ha una relazione cos intima colle azioni dell uomo, che non se ne pu ideare maggiore. .3.Si richiede in secondo luogo, che la dottrina proponga alluomo tale interesse , che superi ogni altro interesse , il quale possa dalla via retta allontanarlo . Ed anche intorno a questo il Deismo corrisponde allaspettazione col dogma depremi, e delle pene deliavita avvenire. . 4. Questi due soli caratteri per non sono sufficienti al biso gno . Chi conosce I uomo confesser di -buon animo la' necessit di a gg> un g erv cne tre altri , i quali sono, la "Precisione in tutto ci , che annuncia ; la Certezza ; e che le idee , che imprime , sieno abitual mente predominanti nello spirito. Queste altre tre qualit sono essen ziali : senza di esse una dottrina , per quanto sia strettamente con giunta alle azioni delluomo , e per quanto grande interesse propon ga, non acquister mai forza sullanimo di lui . Per meglio convin cercene, parliamo distintamente di ciascuna. .5. La Precisione . Di quanta importanza sia questa dote, massi mamente in dottrina pratica, possiamo argomentarlo dalla esperienza , che ne porgono i sensi . Allorch uno cingiuria con parole , se non ci pervengono con precisione allorecchio le contumelie, che quegli di ce, poco ci sentiamo commossi. Ma se ascoltiamo in modo, che pos siamo estimare il peso di ogni detto ingiurioso , lira si accendere si aumenta a proporzion della offesa. Accadendo che vediamo confu samente da lungi un non so che., die si muova, e che abbia seni- Pd I0 DEDIRITTI DELLUOMO # . bianza di uomo, qual determinato affetto eccita in noi tal vista ? Qua- lora poi allapprossimarsi delloggetto ravvisiamo con precisione il Josmf caro amico, che torna dopo lunga assenza alla P*m,. se, turno innondare improvvisamente il petto di tenerezza. succedere anche riguardo alle cognizioni, che non dipendono^ sensi. . 6. In fatti non vi ha chi non sappia , esser la volont p- tenza subordinata allintelletto con la seguente ragione 1 r ve . Una idea determinata , tale cio, che rappresenti 1 oggetto circon ritto propri limiti , co ogni tua parte , e sen mteetea d cose straniere ( in ci consiste la prceirn,, > ecc.ta ella volont un moto similmente determinato . Ma un idea mdettrrni , di precisione, confusa, tale in somma, che non lasd conoscere distia tamente l'oggetto , perch non lo esprime con massa, o perch non lo mostra vestito d, tutte le sue inote cara ter stiche, o perch vi aggiunge note appartenenti ad un altro, lascia mi!mente inciccisu la volonti , . 6. 7. Per la qual cosa se noi in una dottrina destinata ad op rare sulla parte appetente dellanima ricerchiamo per primo W" 0 la Treccone delle idee , la nostra istanza al tribunale della Filosofi* non pu essere rigettata. orri _. che gli Deisti esclamano con calore che la legge naturale professata da tutte le nazioni ; che ogni uomo ne porta in s i ger mi i quali sviluppansi senza fatica nelle occasioni ; che la ragione dett3 a ciascuno con semplicit quel, che dee fare, e quel , che non dee fare ; che non vi ha bisogno di rivelazione , n di maestro , ne di direttor di coscienza . . . . 3. Chi crederebbe dopo tutto ci , che i Dottori della legge naturale non abbiati potuto per anche fissarne la definizione? E pure questo un fatto facilissimo a verificarsi, confrontando le Opere oro nelle quali si vede , che luno prende a combattere la definizione dell altro, vantandosi ciascuno di esser giunto egli solo a svolgerne la idea con precisione Possono eglino ignorare , che il Rousseau , pc q u 'a e mostrano tanto .rispetto , rimprovera a suoi compagni Deisti questo gran difetto circa il modo di definire la legge di natura ? . 4. Ma una cosa , che non si sa definire , uopo confessare, che non si vede con precisione , mentre di tutto ci, che si vede con precisione, facilissimo il fissare 1 e. note caratteristicoe , le quali e * bono entrare nella definizione , a fine di far nettamente distinguere a cosa definita da ogni altra cosa , non essendo la definizione se non la numerazione delle note , o sia de segni, che caratterizzano il soggetto . 5. Voi, Signori Deisti, ricusate con fasto il soccorso della Rt- velazione : voi negate di aver bisogno di un bastone per camminare : voi gridate, bastar la fiaccola della Ragione, per farvi scuoprire tutti i doveri annessi alla umana natura , senza mai mettere il piede in fallo * Io adunque mi pongo sotto la vostra disciplina : vi scelgo per maestri; LTBRO IV. CAPO XtT. ai}- Sar un dotile Scolare : guidatemi per mano nel paese , di che cono secce cos bene ogni parte : dirigetemi nell emergenze pratiche della vita . Io sfido tutti gli Deisti ad accettar questo impegno : se sono ar bitri della scienza morale, non debbono rifiutarlo . . 6. E pur sinora non ve n stato uno, il quale abbia presa a considerar la morale applicata alle particolari azioni degli uomini. Fino a tanto che si tratta di principi teoretici , di massime generali , dt regole astratte , inostri Filosofi si fanno avanti con gran prontezza di spirito, e tessono dissertazioni sublimi ,cd eloquenti . Ma che vuol dire, che niun di loro si degnato di scendere acasi pratici , e di famigliarizzarsi cogli uomini? Non questo apertissimo indicio, che non possono insegnar nulla di precso ? ' 5 . 7. Sono frequenti i casi, ne quali chi fa un azione dubita, se in vigore della legge naturale sia lecita , o illecita. F*er regolar la condotta bisogna sapere con precisione ci , che nelle tali circostanze la legge vieta, o comanda. In qual libro di Deisti si trova la morale P TatlC ' g> pi . 0(Jn ; az ; one con tiene una determinata moralit , po tendo essere pi /o meno perfetta, e pi,o meno imperfetta ; piu , o men degna di lode , e pi , o meno degna di biasimo . Non basta il sapere in generale,c he il far la tal cosa buono , e la tale altia malo ; bisogna sapere con precisione la quantit della bont , o della ma lizia, che si racchiude in ciascuna azione. Imperciocch tutte le azioni morali , anche le pi picciole , si riferiscono all ultimo fine : tutte ca dono sotto il giudizio di Dio. Non debbo sapere , qual grado di mali zia precisamente mi fa incorrere la sentenza di dannazione ? Ma con oual compasso i Signori Deisti misureranno la quantit della moralit, in ogni azione ? Con qual fidanza oseranno decidere quali colpe pre cisamente fanno dannare , e quali no ? . 9. Pi ancora : posto che io mi sia renduto degno de sup plici riserbati nella vita avvenire , dimando , se posso rientrare nel cammino della felicit , o se il primo fallo mi fa perdere ogni spe ranza di salvarmi ? E se mi concesso di ritornare nell amicizia di Dio, dimando , che debbo fare per ottenere il perdono de commessi falli? Anche circa questi punti gli Deisti usano un misterioso silenzio. . io. Che giova adunque il declamare con generali esortazioni , e 1 dire con entusiasmo : siate virtuose : fuggite il 'vizio : la virt nn orati bene ; ed il vizio un gran male ? Quando non mi parlate delle mie azioni individuali ; quando non specificate quelle , che sono lecite, e quelle che sono illecite; quando non indicate con precisione, qual fallo prave, e qual leggero ; quando non sapete insegnare, con quali mezzi pu il peccatore essere riabilitato allacquisto dellijalute ; tutte ile vostre prediche uopo c che restino iterili Imperciocch non sr 414 DEDIRITTI DELLUOMO opera in genere , ed in ispecie, ma in individuo', onde non bastano cer te massime generali ; ma fa di mestieri , che si abbia una cognizione precisa della morale in ciascuna azione individuale . Ed ecco come si comincia a scuoprire il vuoto, che si nasconde dietro la bella pros pettiva del Deismo . . ii. Vediamo, se esso cillumini meglio circa la natura, e gli attributi della Divinit . Si sa, che linfinito non comprensibile: si sa, che la mente umana, attesa la sua grande limitazione, piuttosto pu concepire , che cosa non Iddio , che quel , eh' .N si di manda gi dagli Deisti una scienza superiore alla umana , non solo per ch non possibile , ma ancora perch non sarebbe necessaria alla pra tica . Si dimanda precisione nello spiegare quegli attributi dellente su premo , che la ragione scuopre col puro suo lume , e co quali hanno relazione le operazioni morali degli uomini. . 12. Ponete mente . Un Dio senza liberti , senza prescienza , senza boni^ senza giustizia, senza potenza sarebbe per luomo un essere indifferente . La pura ragione scuopre in vero la necessiti di riconoscere in Dio questi attributi , appoggiata alla evidenza metafi sica di questo principio, che deve ammettersi nella cagione tutto ci, che si vede nell' effetto ; dal quale inferisce, che nell uomo, il qual opera delle mani di Dio , trovandosi gli accennati attributi , sebbene limitati , debbono supporsi pure in Dio in un modo conveniente alla eccellenza della sua natura . . 13. Ma la stessa ragione si avviluppa in varie difficolt , che oscurano non poco quelle idee . In effetto Iddio com ente vivo per essenza , par che sia necessitato ad agire ; e poich la sua volont perfettissima, sembra che sia sempre obbligato di scegliere lottimo. Le quali due cose non si conciliano facilmente colla sua libert . La sua prescienza poi par che distrugga la contingenza degli eventi , ed il libero arbitrio delluomo. Da ultimo il mal fisico, f ed il mal morale non sembrano accordarsi cogli attributi della bont, della giustizia, e della potenza . . 14. Queste , e somiglianti difficolt non sono gi tratte da una Metafisica profonda , e sottile-, vengono da loro stesse allo spirito di chiun que . Se vi si desse peso , ne sarebbero fatali le conseguenze , come quelle, che terminerebbero nel Manicheismo , o nel ['^Ateismo. Quindi bisognerebbe, che gli Deisti fossero ciechi per non iscorgere la neces sit , in che sono d'illuminar Io spirito degli uomini, se vogliono, che le loro idee religiose sieno alla Societ di giovamento piuttosto , che di occasione, onde precipitare negli orrori della Irreligione da noi di anzi descritti. Vedono , dico , quanto sia importante lo spiegare con precisione le nozioni della libert, della prescienza, della bont, della giustizia, e della potenza di Dio, giacch la 'precisione atta a dissipa- LIBRO IV. CAPO XII. , 2x5 re le difficolt , le quali nascono dalla confusione delle idee. Ma posso no eglino vantar precisione nella cognizione di Dio ? Quanto ne furono al buio i Deisti del Paganesimo'. Forse gli Deisti moderni hanno appia nate felicemente le indicate difficolt? .15. E se non possono darci la bramata precisione , dunque la decan tata loro teologia naturale a che giova? Quale attivit pu avere sull amor proprio degli uomini ? Eun bel dire ; Iddio vi vede -.Iddio vi giudi ca : Iddio vi fard sperimentare la sua potenza , e la sua giustizia . Se io non sapr formarmi le vere nozioni di questi attributi, il vostro linguaggio generico non mi far impressine . E se dar pascolo alle difficolt, che vi si oppongono , il vostro silenzio mi getter nel ba ratro del Vateismo . . 1 6. Passiamo al dogma de premi , e delle pene della vita avve nire . Quanto in questo sia necessaria la precisione per s manifesto. Se le leggi civili non facessero che minacciare i rei in termini generali , che potrebbero esse sperare? Lamor proprio resta pi , o meno commosso dalla minaccia di un male , e dalla promessa di un bene , secondo che pi, o meno grandi gli giudica. E per fare un tal giudizio d uopo che sappia con precisione , che specie di premi ? e di gastighi si riser bano nella vita avvenire ; che ne conosca distintamente la tintura , la qualit , la durata . Frattanto gli Deisti in generale assicurano, che Iddio nellaltro mondo far godere i giusti,e patire i malvagi : ma quando si tratta di scendere al particolare , e di dir qualche cosa di preciso , la loro filosofia si arresta ad un tratto , e non sa dare piu un passo . ^ .17. Limportunargli con tali dimande vano: il Rousseau , eh era un gran Deista , fu costretto di rinfacciare alla umana ragione que sta impotenza . Ma che colpa ne ha ella ? Sempre che non abbiamo esperienza , come lo spirito eserciti le sue operazioni da che si se parato dal corpo, con quale altra guida naturale potrebbe la. ragione formare idee chiare , c precise de beni, e de mali dell altra vita ? Cir ca dunque la natura , e la qualit de medesimi, gli Deisti sono costretti di parlarne , come parlavasi dell ^America innanzi che fosse scoperta dal Colombo . .18. Circa poi la durata della felicit , piuttosto la suppongono , che la provino eterna : lamor proprio vi trova il suo conto , e tan to basta. .jp. Ma circa la pena io non so, che vi sia Deista, il quale l am metta eterna . Questa dottrina sembra loro anzi assurda, e ripugnante, non pure alla bont , ma anche alla giustizia Divina, giacch essendo il peccato un atto momentaneo ; per quanto grave simmagini , la lor calcolatrice ragione non vi trova proporzione con un supplicio eterno. .20. Frattanto togliendo alla pena la eternit , chi non iscorge, che le si toglie tutto il peso ? La sola eternit , che spaventa , che ii e l e p cne della vita avvenire ? . 3. Il Rousseau ha rilevati con candore questi due difetti degli Deisti : dice, che non hanno certezza per loro stessi, e dice che n anche possono darne al comune degli uomini . Ecco le sue parole tratte dalla Prefazione al Discorso sulla ineguaglianza degli uomini . Ciascuno de' filosofi moderni definisce la legge naturale a suo modo ; e tutti la sta biliscono sovra princpi cos metafisici, che molto pochi anche tra noi sono in istato di comprendere questi principi , non che di potergli tro vare da loro stessi . Di sorte che tutte le definizioni di questi uomini dotti , che nel resto sono in perpetua contraddizione fra di esse , sola mente si accordano in questo, eh' impossibile d'intendere la legge na turale, e per conseguenza di ubbidirvi , senza essere un grandissimo Ra gionatore , ed un profondissimo Metafisico . Chi pu pretender tanto dal comune degli uomini ? . 4. Il comune degli uomini non sa leggere , n scrivere ; molto meno meditare , riflettere , analizzare , comporre lunghe , e bene or dinate serie didee , richiamar le conclusioni ai principi, purgare, e sta bilire le definizioni, trovare dove si asconde il sofisma, appianar le dif ficolt , stendere le dimostrazioni , inferir luna verit dall altra . Que ste operazioni ricercano menti esercitate con lungo studio sin da te neri anni , ed ozio bastante per tranquillamente occuparvisi . Ma il comune degli uomini costretto ad applicarsi senza tregua circa il ne cessario alla vita ; e , come dicevamo , non sa esercitar la propria ra gione in cos dilicate operazioni . . 5. Le ricerche astratte non sono state mai pel popolo : le donne, i contadini,gli artisti , i cavalieri , i militari, la gente di cor te , tutto il mondo , tranne alcuni geni privilegiati dalla natura , vive immerso nella materia , e le sue cognizioni confinano co sensi . Per poco che le idee si assottiglino , perdonsi di vista ; e se si fa quali che sforzo per afferrarle , si ricade ben presto nel sensibile. '324 DEDIRITTI DELLUOMO . 6 . Dunque il comune degli uomini incapace naturalmente di giungere per la faticosa via de! raziocnio alla certezza deglindicati og getti . E chi volesse difendere un cos strano paradosso , sarebbe co stretto di arrossire , vedendo, che gli stessi Filosofi, i pochi ingegni elevati , ed agguerriti collo studio , che si sono immersi nella contem plazione ,non hanno da che mondo mondo , fatto altro che disputare. . 7. N basta alla certezza , che giungasi a provare la verit . Bisogna collocarla nel pi alto grado di luce, e dissipare tutte le diffi- . coltd, che nutriscono il dubbio, che dalla certezza debbesser escluso. . 8. Se per tanto un uomo del volgo simbatter in un ^iteo , in xm Obbcsiano, in uno Spinozista , che sappiano maneggiare il sofisma, come si difender egli ? come far trionfare la verit da loro dubbi ? . p. Il popolo adunque , cio il massimo numero degli uomini, resterebbe escluso dalla certezza per naturale impotenza di camminare per Io sentiero, che unicamente vi guida . Ch quanto adire, che fi Deismo si renderebbe inutile alla massima parte de Cittadini accolti in Societ , se non per altro , per questa sola essenzialissima mancanza . . io. Per quel , che riguarda i pochi , che hanno capacit, e co modo di ragionare, che possiamo aspettarci se non quel , che ci pone sotto gli occhi la cotidiana esperienza ? Questi in vece di giungere al porto della certezza , vanno continuamente ondeggiando pel tempe stoso mare dello Scetticismo . . 11. lo non ho il minimo impegno di deprimere la umana ra gione . Io ne conosco la eccellenza, e ne ravviso il potere in tante bel le invenzioni , in tanti stupendi artifici , in tanta variet di beni, co quali ha arricchita la Societ . Io lammiro ancora , quando si leva a vo lo , e prescrive a smisurati corpi del cielo il corso , che debbono fare ; quando scende nelle viscere "della terra , e ne scuopre gli arcani ; quan do passeggia per glimmensi campi del mare, e fa ubbidirsi da venti . Non per tanto se ella sa edificare, sa anche distruggere ; se sa portar la luce in un soggetto , sa pur coprirlo di tenebre ; e se sa provare la verit , sa medesimamente rendere verisimile l 'errore . .12. Ma ella assai pi soggetta ad errare , che valevole ad im padronirsi del vero . Ne sono cagioni la ignoranza, in che si nasce ; 5 pregiudizi, che si formano in tempo, in cui non si ha tutto il di- scernimento; e le passioni, che corrompono col tacito loro interesse tutte le operazioni dellintelletto. .13. Quindi , che i pi elevati ingegni , i quali non hanno avuto altra scorta che la ragione , sempre hanno dubitato , e tanto pu, quanto hanno pi ragionato. Non parlo degli Scettici di professione quali si son fatta la legge di sospendere in tutto lassenso , e di dubitare eziandio delle verit le pi manifeste. Parlo di tanti valenti uomini, i quali rispettando quel poco , eh c dotato di evidenza, nel rimanente veggendo probabilit, e difficolt dallima parte , e dallaltra, sono costretti loro mal grado di starsene irrisoluti, ed incerti, temen do di abbracciar lerrore in cambio della verit. . 14. Il che se interviene frequentemente nelle ricerche di pura specolazione , che dobbiamo aspettarci nelle materie pratiche , le quali interessano vivamente le passioni ? Tali sono la Teologia, la Psicoio* ha potuto mai diradarne tutte le tenebre ? rimuoverne tutte le diffi colt ? provar tutto ? tutto ridurre in ordine, imprimere a tutto il si gillo della certezza ? I nostri filosofi disputano attualmente sovra que ste controversie , come ne disputavano i Greci : tutto al di doggi pro blematico , come lo era due, o tre mila anni innanzi. I moderni fi losofi hanno dato un diverso giro alle idee: hanno coniati nuovi ter mini : hanno introdotti nuovi metodi. Ma sotto queste belle larve si nasconde lo stesso vuoto , e la stessa debolezza , che si osserva negli antichi . In somma si sono sforzati i. remi con grandissima fatica per andare innanzi, ehi troviamo sempre nelle acque medesime. . 15. Forse i moderni Deisti hanno ridotti gli ^itei al silenzio? Forse hanno stabilita la immaterialit dellanima umana con tali dimo strazioni , che abbiano interamente disarmati i Materialisti ? Forse han fatta sentire la libert a Fatalisti in guisa, che non possano pi trovar sofismi per impugnarla? Forse han fatto un sistema geometrico della Morale , talch i nemici della medesima sieno forzati di renderle omag gio? Forse ci hanno data una carta geografica del mondo di l con tal esattezza, e con tali caratteri di autenticit, che niuno abbia ad osare di porla in contrasto ? .i- stolato , e vadano predicando Costruendo esortando indefessamente per tutto . In verit non hanno fatto mai questo ufficio , il quale anzi oggetto fra loro di disprezzo, e di derisione ne Missionari del Cristia nesimo. N vi sono molto portati.Sappiamo,che impiegano volentieri le promesse temporali, largento , i secreti maneggi , il potere degran- di, il zimbello delie femmine , ed anco le imposture deciarlatani per dar moto a certi progetti, che in vece della predicazione han bisogno di rigoroso silenzio. Sappiamo, che non si fanno scrupolo di profes sare allesterno quello stesso Cristianesimo, alia distruzione del quale Jban congiurato . Sappiamo , che spargono clandestinamente libercoli pieni di mala fede , e di maligni artifici per sorprendere i semplici Il dichiararsi contro la falsa credenza dominante , il prendere ad urtar la di fronte , il farle guerra aperta, il sacrificare piuttosto la vita, che piegar le ginocchia anche per simulazione dinnanzi all'errore, son mas sime de Missionari del Cristo .La filosofia degli Deisti assai umana, assai prudente : non ambisce di formare un Martirologio. . 3. E pure uopo sarebbe , che gli Deisti predicassero, e con sem plicit , e con sincerit di cuore , se sono persuasi di possedere la verit, e che rinunciassero aglindicati artifci, che dalla sana filoso fia son dichiarati illegittimi, e moralmente mali. Ma potrebbero egli no predicare , quando pur volessero entrare in questa faticosa carriera ? . 4. Abbiamo convenuto, che gli Deisti non possono^dir nulla di preciso n della Divinit , n della legge naturale , n de premi , c ^ delle pene della vita avvenire ; che tutta la loro eloquenza si esauri sce in poche formole generali . Dunque non potrebbono predicare per mancanza di materia . . 5. A quelle stesse poche massime generali, che sarebbero in grado di annunciare , potrebbero aggiungere il peso della, necessaria certezza ? Potrebbero schiarire a perfezione i dubbj degli uditori ^ Potrebbero trionfantemente rispondere alle difficolt degli Avversar) . Potrebbero far s, che la moltitudine rozza,ed ignorante seguisse 1 lor sublimi ragionamenti con lunga, e sostenuta attenzione ? Dunque pre dicherebbero infruttuosamente per difetto di certezza. # . 6 . Or poi chi predicherebbe ? Chiunque volesse , perocch chi pretender potrebbe un diritto esclusivo alla predicazione ? Ogni ciabat tino , ogni muratore , ogni donniciuola , ogni vecchio rimbambito avreb- ber diritto di dire tanti grossolani spropositi , quante luminose fole un filosofo . E chi potrebbe impedirlo ? . 7. Facciamo predicare i soli dotti, i compositori di arringhe facitori di libri, i promulgatori di leggi . O Dio , a quale stato di abbiezione ridotta la filosofia ! Qual merito , vi prego , trovate voi pe libriccini, co quali gli Deisti cinnondano ? Una mala fede decisa LIBRO IV. CAPO XVII. Afeli allegare o nell interpretare le testimonianze : una stolida super bia, che si manifesta ad ogni passo nesarcasmi, e nelle ingiurie : epi grammi in vece di sillogismi, esclamazioni per dimostrazioni. Cerne trattano le materie le pi ampie , le pi sottili, le pi intralciate ? Quale spirito di analisi, qual solidit,qual lume vi apportano? Non sareb bero questi i requisiti del vero ragionatore ? Ma la moda filosofica , che si parli di tutto in poche parole ; che si sfiori superficialmente qualunque materia ; che si scriva con vivacit ; che si faccia un po'dt rumore ;e che poi si compianga pateticamente la ignoranza degli uomi ni, e sinsulti chiunque mostri di non volere acchetarsi ai lor detti. .. 8. Quando non vi vuole altro per diventare uomo d importati- . DEDIRITTI DELLUOMO Dio , che non sia onnipotente , e sommamente buono , e sommamente giusto ; se si concedesse 1 uomo essere stato creato imperfetto , que sto solo metterebbe un ostacolo insuperabile a provar la esistenza di Dio . .i che facendo questo , e questo, mi salver ? Se voi non mi darete questa sicurez za^ , non avrete fatto altro che pormi in una vana sollecitudine . Sar si nule ad uno, che ha gran premura di giungere ir. ud luogo , e che non sa pendo la strada, si agita, e smania senza profitto . 3. Non abbandoniamo questa similitudine, che fa molto al propo sito . Io voglio salvarmi ; ma non ne so la via: mentre sto pensieroso, c volgo qua , e l incerto lo sguardo, mi si appressano due Cristiani , 1 uno de quali mi dice; Volete salvarvi ? Bisogner, che facciate tutto quel che insegna Ja Chiesa Cattolica, apostolica , Romana . No, ripiglia 1 altro, quella via di perdizione : fa duopo che pratichiate il Cristiane simo giusta la Riforma fattane da Lutero , e da Calvino . Ma ecco che so- 5^; -Un ^ e l ' n Maomettano , il quale mi avvisa , esser quelle due guide infedeli, e mi comanda di osservar la legge del suo Profeta, altrimenti jui danner . Un Lbieo, che passa accidentalmente con un Idolatra) stima LIBRO IV. CAPO XXII. 24? ufficio di carit 1 annunciarmi, che non creda n Ges Nazareno figlio di Dio , n profeta Maometto ; ma che abbracci la legge mosaico, dettata da Dio sul monte Sinai quale unica via di pervenire al porto della salute . Alche si oppone il compagno , e mi raccomanda le pratiche idolatriche come le pi antiche di tutte . Comparisce da ultimo il Vicario Savoiardo, e facendosi avanti, mi parla in questi gravi termini : figliuolo, tutta questa buona gente non fa che confondervi , ed accrescere la vostra incertezza . Voi non potete decidervi per alcuna di queste Religioni senza esaminarne i titoli : seguitate la pura Religione (attirale, e non du- bitate di nulla. 4. Questo parlare mi scuote : vi veggo un lampo di luce ; e prego il Vicario a spiegarsi meglio . Ed egli a nome di tutti gli Dei sti ripiglia cos: Iddio, padre di tutti gli uomini , tutti dee chiamar gli alla salute : di sorte che il mezzo della salute debb essere pro porzionato alla capacit di tutti . Vi quadra il principio ? Vi par giu sta la illazione ? A ? LIBR IV. CAPO XXII. * 4 S Ho pur detto, che la Religione Naturale .facile , semplice , accomo data all intendimento di tutti ; e per ci ne ho inferito esser la Re ligione , colla quale Iddio vuole salvarci. .12. Ma, Soggiunge X Ateo , non avete provata la vostra Minore, e non potrete mai provarla. Prima che si erga 1 edificio della Re ligione Naturale, non bisogna gettarne i fondamenti ? Questi sono la esistenza di Dio rivestito degli attributi fisici , e morali , e la immate rialit dellanima, la sua libert, c la sua immortalit con uno stato di premi, e di gastighi nella vita avvenire. Tutte queste sono ricer che di metafisica sublime, ricerche sottili, ardue , spinose . Oserete pretendere, che quegli, i quali non sanno leggere , n scrivere, ne decidano a ragione veduta? Noi sappiamo per esperienza, che nep- pur ne capiscono i termini, e che quando taluno prende a paznnte- mente instruirgli, dati appena i primi passi , si perdono , si confon dono , e sbadigliano. N si tratta gi di procurarsi una cognizione superficiale-, bisogna giungere alia evidenza , alla certezza . Che po trebbe rispondere un uomo volgare agli argomenti in contrario ? Ma che dico un uomo volgare ? Parliamo delle persone di spinto , de fi losofi. Da che principi a svilupparsi la umana ragione , e ad eser citarsi sulle indicate ricerche , si fatto altro , che disputare . t ha punto , in che tutti convengano ? E siamo circa 1 fondamenti della pretesa Religione Naturale . Disegnatene il piano , mettetene in vista i doveri ; e non farete che somministrar nuova materia a a disputa. Ne appello a vostri stessi compagni , i quali si trovano in discordia ad ogni massima morale , di che voglion trattare . Or che far il popolo minuto colla ragione cosi grossolana , e cosi ottusa da pregiudicj ? , .13. Bene, bene, esclama alquanto commosso il Vicario : che volete inferire da ci ? Ne voglio inferire , ripiglia P *Ateo , che il Deismo non stato di consistenza : che i vostri principi guidano per diritto sentiero all ^Ateismo : che col vostro stesso argomento sa rete costretto a dire non esservi salute , n Religione , n Du- V ' n *14. Il Vicario innorridisce a un tal dire: mal ^teo si affret ta a chiarire questa fatale conseguenza cosi. Non siamo rimasti dac cordo, che se esistesse Dio , dovrebbe chiamare tutti gli uomini, alla salute , e proporre un mezzo alla capacit di tutti adattato ? Ma un tal mezzo non si trova. Non si trova nelle Religioni, che vogliono passare per Rivelate ; e non si trova nella Religione turale ideata dagli Deisti . Dunque il vostro principio prova invittamente , eh e una chimera la salute , una chimera la Religione , una chimera la esi stenza di Dio . : . .15. Qui il Vicario stava taciturno, e col volto dimesso? e DE DIRITTI DELLUOMO 1 v /iteo accorgendosi del di lui imbarazzo , prosegui a dire . Come di grazia potete impedire il progresso del vostro principio ? Che se io ritirate, quale scudo opporrete alle prove della Rivelazione ? Il Dei* sta in mezzo a due fuochi : bisogna o che si arrenda al Cristia nesimo , o che passi sotto la bandiera dell ateismo . Quel, eh egli dice contro il Cristianesimo, dir 1 Ateo contro di lui. E per egli evidente, che il Deismo non stato di consistenza . Secondo voi che trova nel Cristianesimo la Ragione ? Oscurit, dubbi , incertezze per tutto. Ed oscurit, dubbi , incertezze incontra in tutto il sistema del Deismo . Laonde se voi per questi motivi rinunciaste al Cristianesi mo , e passaste nel campo del Deismo, in questo non potete fermar- vi: la Ragione non vi trova un punto stabile: gli stessissimi motivi vi obbligano ad andar pi oltre , ed a dichiararvi per 1 Ateismo. vedete ora, se io ebbi ragione di dirvi , eh eravate venuto troppo presto alla conclusione . 1 6. Il nostro Vicario se di quella buona fede, che affetta, bisogna che si dia per vinto , e che candidamente confessi, aver 1 .Ateo provato assai bene co di lui stessi principi il Deismo non essere stato di consistenza , ma terminare nell Ateismo . . 77. Ma che risponderemo noi agli Deisti , allorch oppongono quell argomento alla Rivelazione? Forse lesame delle prove, sulle quali la verit di essa si appoggia, non cosi lungo, cos diffcile , cosi su periore alle forze deila massima parte degli uomini , come gli Deisti pretendono ? borse la ignoranza , i pregiudicj, le passioni non sono an che ne dotti fortissimi ostacoli , che gl impediscono di pervenire alla certezza ? Ne discorreremo a pi fermo nel Capo X. del Libro seguen- te . Per ora abbiamo diritto di conchiudere, il Deismo non essere stato consistenza , ma terminare nell 'Ateismo CAPO X X I I. Il Deismo nella Societ Civile non dee tollerarsi 5 * J r 'P'Ernpo di raccogliere il frutto di quanto si paratamente discorso intorno al Deismo . Noi abbiamo schieraci con fe delt sotto locchio del Lettore le magnifiche promesse fatte dal Deis - mo alla Societ Civile , ed abbiamo trovato , che sarebbero al certo vantaggiose , se esso potesse realizzarle. $ ,2 \ che avendone esplorate le forze, lamore della verit ci ha obbligati di annunciare al mondo, ehesso non ha alcun mezzo atto a recare ad effetto le sue promesse ; che vi vuol precisione nelle idee, ma che il Deismo non pu insegnar nulla di preciso; che vi bisogna et? 5 ma che il Deismo incapace di darne ; clic convien dare LIBRO IV. CAPO XXIII. _ 247 alle massime religiose una vivacit predominante contro ie maligne im pressioni de sensi , ma che il Deismo impotente a ci fare ; che fa duopo accrescere le forze inferme delluomo , ma che il Deismo non ha donde prenderne. .3. Qual conseguenza risulta naturalmente da tutto questo? Che il Deismo inutile ; che lusinga con una bella apparenza, ma che lascia la Societ Civile ne suoi bisogni ; eh" un inganno , una imposturai una ciarlataneria . .4. Questo per poco . Abbiamo dimostrato di pi, come il De ismo distrugge la stessa Morale , che vorrebbe stabilire ; come non offre allo spirito uno stato di consistenza-, e di riposo-, e come il pro gresso naturale de suoi principi termina nell Ateismo . . 5. Le nostre prove sono state teoretiche . Se avessimo qui volu to giovarci della esperienza, non ci sarebbe riuscito difficile di porre in chiaro, che parecchi di quegli , i quali fanno sembiante di essere ze lanti Deisti , sotto tal veste nascondono Atesmo , e lo nascondono viale ; che sono intimamente collegati con persone , le quali non hanno avuta difficolt di dichiararsi Atei apertamente ; che ne approvano le Opere ; che si comunicano spiani-, che vanno di concerto-, e che damo non oscuramente a divedere, che ci nasce da un principio assai piti attivo, che una pura tolleranza filosofica. K tutto ci avrebbe oato maggior risalto a nostri specclativi ragionamenti . Siccome per que sti non ne hanno bisogno , e nell ultimo Libro non potremo dispen sarci dallentrare nella storia funesta denostri tempi ; cosi restiamo qui d insistere su i fatti , contentandoci della evidenza delle dedu zioni teoretiche. . 6 . Da queste nuove vedute che si deve inferire ? Non abbia mo noi descritti i gravissimi mali, che apporta alla Societ Civile 'trite ismo ? Non abbiamo anche fatto vedere , quali diritti ad essa compe tono, allorch si tratta di difendersi dasuoi nemici, e di provvedere alla propria sussistenza ? Non abbiamo di pi provato, chessa ha ob bligo positivo di vegliare alla sicurezza sua , perch da questa dipende quella de diritti , che ogni Cittadino ha affidati alla di lei custodia? Da tutto ci conchiudcmmo , che nella Socut Civile l'.Ateismo non dee tollerarsi . Poich adunque il Deismo termina nell Ateismo , e ( di ciamolo pure ) un ateismo mascherato, non dee trattarsi collo stesso rigore ? Si gridi tolleranza quanto si vuole ; la regola della ragione mai non si cangia . *4S DE DIRITTI DELLUOMO LIBRO (QUINTO Societ, che abbia per base il Cristianesimo . ; CAPO I. Idea del Cristianesimo . I* X 3 Arlando a popoli Cristiani, una specie di offesa il voler dar JL loro idea della Religione , che professano . Tuttavia neces sario premettere quel, che tutti sanno, per averlo sotto gli occhi in questo ultimo giudizio, che dee farsi circa la influenza del Cristianesi mo nel sistema politico . Cos quando voglionsi porre a calcolo i frutti di ogni genere, che d un paese ; bench si ragioni agli stessi abitanti di quel paese , pure nessuno si ha a male, che gli si ponga dinnanzi la carta geografica di un terreno, chegli distintamente conosce. .2. La Religione Cristiana tutta fondata sulla base della Rive lazione . Cio a dire noi crediamo avere Iddio per vantaggio degli uomini parlato diverse volte , cominciando da Adamo sino a Ges Cristo, e manifestate loro certe verit di somma importanza, che non potevano per altro canale sapersi. E perch il centro di tutto il siste, sua rivelato Ges Cristo, figliuolo di Dio ,per ci la Religione Rive lata non ostantech principiasse da ^lamo , ed avesse un altra epoca luminosa al tempo di Mosi , prende la denominazione da quello. La nostra regola dunque la Rivelazione ; ed in ci differiamo dagli Dei sti, la norma dequali il solo lume naturale della Ragione. .3. Lo scopo principale della Religione Rvelata quello di san tificare gli nomini, e di mantenergli costanti nella virt sino al termi ne del terreno pellegrinaggio, e quindi far loro godere la beatitudine eterna nel cielo. Questa sovrannaturale, nudamente dovuta alla na tura, e consiste nella visione ,e nellamore di Dio, sommo vero, e sommo bene. Ed ecco unaltra differenza essenziale fra noi ,e gli Dei sti, i quali a ci, che alla pura natura non dovuto, niuna preten sione aver possono. .4. La base del sistema rivelato laugustissimo mistero della Tri* nit .Altro muro di divisione tral Cristianesimo, e 1 Deismo, il quale principia dall Unit di Dio, ed in essa finisce . Che Iddio sia yno quan to alla natura , verit incontrastabile, riconosciuta, ed altamente so- LIBRO V. CAPO I. 24$ 'stenuta anche dai nostri contro i Toliteisti . La Filosofia umana non iscuoprc la Trinit delle divine Tersone ; ed il suo torto consiste, non gi nel non conoscerla , ma nel rigettarla ad onta della Rivelazione ,che la contiene. Cosi perch la verit si , che Iddio esiste uno quanto alla naturo,, e trino quanto alle Tersone , il Deismo non pu insegnare agli uomini il mero sistema della Religione, e della Salute. .5. Sarebbe massiccio errore il darsi a credere, che la cognizione del mistero della Trinit siafPen'/e , e di pura specolazione . Siccome in Dio tutto vita, e d azione, cos certo, che operano sulluomo tutte e tre le Divine Persone . Il Taire , o sia la Onnipotenza, la sorgen te di tutto ci, che appartiene allordine naturale-, al Figliuolo , o sia al Verbo, alla Sapienza, si deve il regno della fede ; ed allo Spirito San to , alia. Carit, all *Amor sostanziale di Dio, quel della giustzia . Talch possiamo pur dire di essere quasi innestati sovra la Trinit , mentre come uomini riconosciamo 1 essere , e le facolt naturali dalla prima Persona; come Cristiani ci si partecipa la fede dalla seconda ;e come giusti siamo santificati dalla operazione della terza . Quegli , i quali parlano di questo mistero , come di una sottile , ed astrusa metafisica a nullaltro buona, c he a soggiogar lintelletto delluomo , se vorranno riguardarlo, qual si professa dalla Chiesa Cristiana , stenteranno a tro vare una dottrina, che abbia un rapporto pi immediato, e pi intimo coIIhotho , col di lui fine, col di lui stato, codi lui doveri. . 6 . In effetto si accennato, che il fine delluomo la beatitu dine sovrannaturale . Iddio ve lo elev sin dal principio della creazio ne . In conseguenza di ci dov dargli un principio di operare anchcs- so sovrannaturale, giacch opere puramente naturali non fanno ordine con un fine sovrannaturale. Questo principio la Carit, lamore sostanziale di Dio , che comunicandosi all uomo , d il carattere so vrannaturale a tutto ci, chegli fa , e Io rende giusto, cio Io mette in proporzione col fine. Questo lo stato, in che fu creato Adamo: stato di giustizia, e di santit stato di amor divino , merc il quale egli faceva frutti sovrannaturali, frutti a Dio graditissimi, frutti degni della vita eterna. .7. Ma che doveva egli operare ? Essendo la legge naturale una conseguenza necessaria della natura umana , e per ci non potendo abro garsi, n cangiarsi, neppure dalla Onnipotenza di Dio , il quale anzi deve approvarla , confermarla , ed apporvi la sanzione dellautorit sua, si scorge chiaramente , che la Religione sovrannaturale dovette incor porarla nel suo sistema, talch Adamo Tu obbligato di adempirne tutti i doveri , ma nobilitandone, e rendendone sovrannaturale la pratica col principio della grazia celeste. Oltre i doveri naturali, cui egli fu sog getto come uomo, n ebbe altri derivanti da suoi rapporti col Verbo eterno, e collo Spirito Santo . Elevato ad uno stato supcriore alla na- li i 5 0 1 DE DIRITTI DELL 5 UOMO tura egli ebbe lobbligo di conservar la grazia, che lo santificava, e di cooperare con essa. Di pi avendogli Iddio manifestato il vero suo essere, e lo stato, al quale aveva innalzata in lui tutta la sua discen denza ( verit , che colla pura ragione egli non poteva scuoprire) ebbe ancora lobbligo della fede. Da ultimo avendo Iddio per tanti titoli diritto dirnporgli precetti positivi, gli viet, per provare la di lui ub bidienza, di mangiare di un frutto. . 8. Adamo trasgred il precetto positivo impostogli dal Crea tore, e cosi pecc gravemente d'ingratitudine, di superbia, e di am bizione, avendo gustato il frutto vietatogli, a fine di diventar simile a Dio . Dunque fu duopo che perdesse la grazia santificante , ed il di ritto alla vita eterna, e che incorresse la sentenza di eterna dannazione. . Ges Cristo propose la sua Religione in forma di alleanza; e vinvit tutti gli uomini, dichiarando , che nessuno poteva salvarsi, se non credeva ^Evangelio. A questoggetto fond un corpo di mis sione , di ambasceria perpetuo -, c questo il corpo Sacerdotale . I Vesco. vi subordinati ad un Capo , che il Vescovo di Roma, furono incari cati da Cristo di predicare la divina parola, di ricever quegli , che si ascriverebbero alla Societ Cristiana, e di reggerli, e regolarli , come pastori. Loro altres fu consegnata la custodia delle sacre Scritture, e la facolt d interpretarle , e di decidere le controversie, che potessero insorgere circa i dogmi della fede, e circa le regole de costumi . Essi parlano a nome di Dio, e collautorit di Dio -, e quando sono uniti in corpo, le decisioni loro sono infallibili. Hanno uno. giurisdizione , eh essa pure viene da Dio , c presiedono all esercizio pubblico della Religione . . 17. La morale , che promettiamo di osservare nellatto di rice vere il battesimo , tutta la legge naturale ,che, come fu gi detto, rest incorporata fin dal principio del mondo nel sistema rivelato, ed oltre di essa abbiamo i precetti della fede, della speranza , e della ca rit, e quello di esercitarci in opere buone , ed i comandamenti fatti dalla Chiesa collautorit conferitale da Dio . In una parola noi faccia mo professione di spogliarci dcliowo vecchio , delluomo cio, qual divenne dopo la sua caduta, e di vestirei del nuovo ,cio di seguire lo spirito di Ges Cristo, che fu senza peccato. Egli ristabil luomo nello stato, in che fu posto dal Creatore, lasciandogli soltanto il con trasto dalla concupiscenza , e dandogli la forza di vincerla . E noi coo perando a questa forza sovrannaturale , dobbiamo pervenire a quella meta sublime. . 18. Ecco in succinto qual la Religione Cristiana . Essa prin cipi col principio del mondo ; ed essa sola stata, e sar sempre la vera Religione. Come? La Religione 7 Maturale non vera? non esiste ? S , esiste, vera ; cio a dire i doveri da essa prescritti sono altrettante verit esistenti nella natura delluomo. Ma essa non ha mai contenuta in s stessa la salute-, di sorte che se nel dire, esser vera questa Religione , sintende, eh essa basti a salvar ruomo, questo un errore, perch f unico mezzo della salute stato, e sar sempre il si stema rivelato . . 9. Si gi accennato,che noi non professiamo questo sistema qual ritrovato della filosofia, ma quale storia dettata dallo stesso Dio E del fatto istorico abbiamo prove cos luminose, e cos convincenti, che tutti i sofismi della Incredulit non han mai potuto eclissarle. LIBRO V. CAPO II. CAPO IL 253 il Cristianesimo ha per oggetto anche la felicit temporale . s, x, A Vvisansi taluni, che la Religione Cristiana sia tutta intesa a condurre gli uomini alla felicita eterna , e che nulla curi la felicit temporale . Ali udir Ges Cristo , che _ dichiara il regno suo non esser di questo mondo 9 e che chiama beati quegli , i quali nel mondo piangono , e sono perseguitati per la giustizia , ed afflitti dalla miseria , credono di veder chiaro , che lo scopo del divino Maestro sia di formar luomo in guisa, chei si assicuri della celeste beatitu dine, e che la felicit temporale nel di lui sistema non abbia luogo. . 2. Donde inferiscono , che la poltica , o sia 1 arte di guidare Pii uomini alla felicit temporale , non abbia nulla di comune colla Disciplina Cristiana ; che questa non possa essere a quella di giova mento; e che per dare una buona costituzione ad uno Stato, bisogni prendere altronde i materiali . . , . 3. Nella quale opinione confermaci cpl riflettere, che la Re ligione Cristiana abbraccia tutte le nazioni ; che non fa distinzione tra popolo, e popolo; e che a tutti prescrive una disciplina medesima ; laddove, dicono eglino, la costituzione politica di uno Stato non pu formarne la felicit, se non si accomodi al clima , al genio, ed alle circostanze particolari degli abitanti . . 4. Siccome al presente si procura di dar molto peso a questa maniera di pensare ; cos pregio della opera , che se ne mostri la falsit, mentre in tal modo ci appianeremo }a via , onde far gustare le importanti verit, che verremo di mano in mano svelando . . 5. E primamente se la riflessione in ultimo luogo toccata fosse solida, ne seguirebbe , che affine di render felice una nazione , dovreb be lasciarsi fuori del sistema politico non solo il Cristianesimo , ma anche il Deismo , attesoch tanto la Religione Maturale , quanto la Rivelata , abbracciano tutti gli uomini , ed a tutti indistintamente propongono 1 medesimi oggetti .'So , che questa illazione a detti pensatori non sem bra assurda , a motivo che stimano , che senza idee religiose possa formarsi una ottima costituzione politica . Noi per impiegammo tutto il Libro Secondo a provare la insufficienza de puri mezzi naturali, che sono in potere delluomo, e per conseguente la necessit di chiamare in soccorso le idee religiose . Oltre ci dimostrammo , anche per via di fatto, che non potendo gli uomini restar lungamente nella ignoran za degli oggetti delia Religione ; scopertigli una volta, bisogna che si determinino o ad ammettergli, o a rigettargli. Di sorte che se nella costituzione politica con si fa entrare la Religione , forza che vi * 54 . m . DEDIRITTI DELLUOMO domini la Irreligione. E noi ponemmo in mostra in tutto il Libr Terzo gl innumerabili mali , eh essa apporterebbe per parte dell ate ismo , del Materialismo , e del Fatalismo . Da tutto ci che risulta ? e risulta, che se la Irreligione sarebbe sorgente dinfiniti danni per g i omini ; debb essere falsissimo , che la Religione ( purch sia vera) non a la alcun rapporto colla lor felicit temporale , e che nel for* mare una costituzione politica il di lei soccorso non sia necessario , 6 . Ma rispondendo in una maniera piu diretta, vorrei di gra zia sapere, che pregiudichi alla felicit temporale di questo, e di quel popolo particolare , che la Religione proponga a tutti gli stessi oggetti, e tutti guidi con una disciplina medesima ? Quando sian tali gli oggetti, e ta e la disciplina , che non possano conciliarsi colle circostanze di lina gente particolare , la obbiezione ha tutta la forza : ma quanto al nstianesmo qual de suoi dogmi , c quale delle sue pratiche mal si at atta alle circostanze di questa , o di quella nazione ? Forse questa Religione e buona per le Monarchie , non per le Repubbliche , o per e Repubbliche , non per le Monarchie ? Forse quadra ai popoli dell Oc- a ente , e non a quegli dell Oriente ? La Religione Cristiana non una Religione locale ; ma la indole sua cosmopolita si modifica, e si a atta a tutti i Luoghi. La Religione Cristiana in sostanza inculca la e gc naturale . Chi sar tanto stolto da pretendere , che la legge na turai non convenga alle circostanze di tutti i popoli ? Ella propone una inorale conveniente a tutti: ella propone motivi , che debbono fare effetto in tutti: ella perci riceve qualunque costituzione politica, purch questa non devii dalla retta ragione . . 7. Passo ora alla difficolt posta in primo luogo, e rispondo, che con quelle parole Regnum meum non est de hoc mando Ges Cri sto dichiar certamente, che non era venuto a fondare un Regno tci- pora.e, ma. spirituale . Che vuoisi per da ci inferire? Intese forse, che interesse del suo regno spirituale non potesse conciliarsi coll in tei esse temporale de regni di questo mondo ? Intese, che chiunque aspi rasse alla beatitudine del cielo, non dovesse sperare di menar vita fe lce sulla terra ? N gli Evangeli n le Lettere degli Apostoli por gono. il. minimo indicio, che Ges Cristo avesse obbligati i suoi se guaci di rinunciare alla felicit temporale , per meritare la eterna . Dun que su di che fondata la obbiezione ? 8. Se poi il divino Maestro chiam beati quegli , che piango- no, queglii ,che sono perseguitati perla giustizia , quegli, che sono op pressi dalla miseria, il suo intendimento si fu di consolare colla vi sta e premio celeste coloro , che soffrono le disgrazie con pazienza, t questa una vera beatitudine temporale per gl individui, ed un vali- faggio grandissimo per la Societ Civile. In qualsivoglia sistema politi co debbono darsi frequenti occasioni di piangere, di essere persegui- LIBRO V. CAPO II. 255 (ato per la giustizia,di essere oppresso dalla miseria. Un uomo, che si abbandoni al risentimento, non fa th avvilupparsi in mali peggio ri, ed accrescere la sua infelicit . Al contrario il Cristiano , il quale incoraggito dalla speranza del premio eterno soffre costante le sven ture,che piovongli sul capo, nella superiorit , c nella tranquillit ciell^ animo suo prova quella beatitudine , alla quale tendevano tutti i vani sforzi della Stoica filosofia. E quanto nuoce alla Societ la impazien za col moto, che si d, e codelitti, che genera , altrettanto le gio va la pazienza colla sua quiete , e col contenersi nellordine. Dun que , io replico , su di che c fondata la obbiezione ? ^ . 9. Procuriamo di penetrar meglio la intenzione dell Evange lio . Stabilimmo gi per base di tutta la Opera , che luomo tende es senzialmente alla felicit ;c poich non vi ha tempo , in cui non fac cia in lui sentirsi tal brama,ne raccogliemmo -ver egli diritto, non solo ad una.felicit riserbata dopo la morte, ma anche a quella, che dentro la sfera del tempo pu rinvenirsi . DaLaltra parte dichiarammo , che Iddio non pu non approvare tutto ci, che deriva necessariamente dallessenze degli esseri . Le quali verit combinate insieme ne rendo no certi,volere Iddio la felicit anche temporale degli uomini . . io. Or dunque si fa manifestissimo , che la vera Religione, quella, che viene veramente da Dio, dee talmente incamminare gli uo mini alla beatitudine eterna, che serva insieme loro di ajuto , accioc ch vivano felici nel tempo , quanto la contingenza delle cose il per mette . E giacch Iddio vuole positivamente > che gli uomini stieno in Societ Civile , stato unicamente atto a rendergli felici , la Religione , che vien da lui, ben lungi dal poter essere contraria ai principi poli tici ,'ee fortificargli , e nobilitargli. Tutte queste verit hanno tal con- nessione fra loro , che ammessa la prima , bisogna confessare tutte le altre. Ma non certo,che il Cristianesimo e la Religione insttuita da Dio ? Dunque altres certo , che il Cristianesimo debbcssere vantaggioso alla Societ Civile, e che deve aiutare gli uomini, acciocch godano una felicit anche temporale. \ . 11. Sicch chi guarda l Evangelio qual disciplina avente a scopo la sola felicit della vita avvenire , non ne conosce lo spirito , e non ne conosce l 'tintore. 12. Ma apriamo pur questo libro, e vediamo , che cosa insegna. Ad osmi passo ci si raccomanda lamor del prossimo , la fratellanza , la concordia , la unit . Ges Cristo non contento di comandarla , prega caldamente il suo eterno Padre, che tutti i suoi seguaci stiano cosfstrettamente uniti, che rappresentino la unit delle tre divine Tersone. Non questa la grande opera, che si prefigge la politicai Non dipende da questa unione la sussistenza della Societ , ed il ben-essere de Cittadini? . 13. Di pi a chi mai l 'Evangelio promette il premio celeste? J *5 credo che Cicerone essendo Conso e 1 scuopr, e distrusse la, congiura diCatilina. _ . , . . 5. Anche le proposizioni di diritto , o sieno le ma trinali, possono essere oggetto di fede. Avviene ci, allorquando considerano a guisa di fatto ; quando cio vi si presta asscn 1 autoriti di chi le propone , e non gi per le ragioni , c e mostrano la intrinseca natura. Se io ammetto la im maceri al ita ce P cipio pensante delluomo non in virt di dimostrazione , ma P. . la insegnano uomini dotati di sommo sapere, e di somma pr o pure pel consentimento di tutte le nazioni , non ne ho scien 9 ma la credo . E superfluo laccennafe , che la base della fede e 1 autorit . 6 . La via dli 'autorit, trattandosi di fatti , legittima; an quando' non possiamo prender cognizione de fatti co nostri propri sens > LIBRO V. CAPO IV. 2 la natura non ne ha data altra per instduircene. Crediamo , e creder dobbiamo una infinit di fatti passati ,e di fatti presenti , per lautorit delle persone, che riferiscongli . N ci permesso di dubitarne , se non quando ci sono sospetti i testimoni, o nelle doti dell intelletto o nerequisiti della volont . . 7. Nelle materie dottrinali per noi abbiamo detto altrove, che ni'un uomo ha diritto dinsegn3re ; che anzi il ricevere una dot trina per 1 autorit di un uomo , il quale la proponga , contrario alla legge della natura, la quale ha data a ciascuno la propria ragione per giudicarne da s medesimo . Tossiamo , ed anche dobbiamo farci aiutare nelle nostre ricerche da quegli , che sono pi perspicaci, e pi periti di noi. Ma sempre vero,che dobbiam valutare soltanto le prove, che 3 rrecansi , e non farvi entrar mai l autorit , ch un peso straniero . . 8. Quello per , che sarebbe irregolarit, ed abuso tra uomo, ed uomo , ordine , e dovere, allorch il maestro , che propone a credere una dottrina , Iddio stesso . Lente supremo in forza della sapienza , e della veracit sua non pu n ingannarsi, n ingannare; quando parla, le sue creature son tenute di fargli omaggio, e di cat tivar lintelletto in ossequio di lui: la ragione stessa col naturale suo lume si convince, che in questo caso la via della fede legittima. . p. Ecco la via prescritta dal Cristianesimo . Nel suo sistema entrano, come fu gi notato , tutte le verit di ordine naturale con cernenti la natura divina, quelle dellanima umana, ed altre di un 'ordine superiore alla ragione . Tutte le consideriamo a guisa di fatti y poich professiamo di crederle come rivelate da Dio . Sicch tutta la nostra Religione posa sul fondamento dell autorit Divina . . io. Confrontiamo in tanto l autorit divina , ch la nostra guida , col lume della ragione umana , eh la guida degli Deisti , Tre importanti articpli si olirono alla nostra considerazione. . 11. In primo luogo , se Iddio esiste veramente in tre persone sussistenti in una sola natura ; se Iddio elev luomo alla beatitudine sovrannaturale, e gli confer la grazia santificante ; se luomo' pecc, c la di lui infezione si trasfonde in tutta la sua discendenza ; se per liberarci dalla schiavit del peccato sincarn il Figliuolo di Dio; in una parola , se sono veri tutti i fatti , che abbiamo accennati nel dare idea del Cristianesimo ; e se la cognizione demedesimi assolutamente ne cessaria alla salute , colla pura ragione gli uomini come possono mai divinargli ? Li ragione opera da s sola , passando dal noto-allignoto, dove si tratta di verit necessarie . Ma quanto al fattile essa non pu conoscere quelli degli nomini, molto meno pu scuoprire quegli di Dio. . 12. Ha un bel dire il Vicario Savoiardo : lasciamo la questione del fatto della Rivelazione , e consultiamo quel, che cinsegna di Dio la ragione . Forse il suo consiglio sarebbe buono, se fossimo sicuri , 35 4 DE DIRITTI DELL UOMO che a conseguir la salute basti il sapere la teologia naturale , la psco- togia naturale , la legge naturale . Ma qual sicurezza egli pu di ci dare ? come farsene mallevadore ? come dispensarsi dall udire i Cristin- ni, i quali pretendono, che il puro sistema della natura non contiene la salute , ma che questa ha essenziale dipendenza da una serie di fatti, i -quali impossibile , che si scnoprano col semplice raziocinio ? Que sto dubbio convince il Vicario Savoiardo , che la massima giusta di lasciar da parte tutti i ragionamenti metafisici, e di applicarsi seriamente ad esaminar la questione de! fatto della Rivelazione . . 15. Dunque ecco la prima differenza , che si rinviene frali au torit divina, e la umana ragione. Questa ristretta nelle pure verit necessarie ci lascia totalmente al bufo intorno agl indicati fatti ; lad dove quella ce ne manifesta la verit . . 14. In secondo luogo , circa gli stessi punti della teologia, delia psicologia e della legge naturale , dentro i quali si concentra il Deis mo , si veduto, che la ragione abbandonata a s sola non capace di condurre al porto della certezza quegli, che sono abili a maneggiar a. Al contrario Vautorit divina partorisce immediatamente la certezza . . 15. In terzo luogo, la via del raziocinio nelle discussioni me tafisiche lunga, e diffcile, e per superiore alle forze della massima parte degli uomini. Ma la via dell autorit divina brevissima , c fa cilissima , come quella, che non esige dalla ragione , th entri in veruno esame dottrinale ; ond adatta alla condizione di tutti ;e la gente 1 10 ugualmente , che i dotti, arriva alla stessa certezza- _ . . , . i 5 . Giacchi per tanto non pu vero vantaggio ritrarsi idee religiose , se dotate non sieno anche di certezza , manifestameli apparisce , che il Cristianesimo realizza pure da questo lato e pioni , che nel Deismo restano necessariamente vuote di effetto . . 17. Tutto , mi dir qualche Deista , va bene : lautorit di um, considerata in s stessa , imprime il carattere di una somma cere alia dottrina da lui rivelata ; ed via proporzionata alla capacita 1 1 Ma per sottomettersi non fa e vi volarono subito i predicatori di Cristo a piantarvi la croce . Mostri un poco il Deismo lo zelo de suoi Dottori, i pellegrinaggi de suoi Apostoli, la costanza de suoi Confessori, il coraggio de suoi Martiri . . 7. Ho detto, che i Predicatori Cristiani possono aver la fiducia d vincere il mondo. Ne gli assicur Ges Cristo medesimo: sarete , disse , perseguitati in tutte le maniere ; pur vincerete , non ne dubitate : vi mander lo Spirito Santo: egli v'insegner ogni verit: egli vi sug* gerir quel , che dovrete dire ; ed egli far ne' cuori degli uomini ger mogliare colla sua unzione il seme della divina parola . . 8. Si avrebbe coraggio di dire , che questa profezia non siasi avverata? Chi adunque converti in tre secoli il mondo Pagano ? Chi schiant sin dalle radici la detestabile morale , che aveva deificati tutti i vizi , e tutti i delitti ? Chi arrest ad un colpo la corruzione , che aveva incadaverita la massa degli uomini ? Chi accese f amore della virt ? Chi ricondusse sulla terra la innocenza , la giustizia, la mo destia , lordine , la regolarit , la disciplina ? .9. Ma forse le missioni si sono mai interrotte? Forse non si continua dagli Operai dell Evangelio a faticare col medesimo zelo ? La tromba apostolica continua a risuonare per tutte le parti del mondo, c loriente fa eco alloccidente , e1 mezzo giorno risponde al settentrione. . io. Nel seno poi della Chiesa la predicazione cotidiana, e si amministra in varie maniere . Leggonsi le divine Scritture , le ome lie de Padri, e le vite deSanti . I Vescovi, ed i Parrochi spiegano lEvangelio, catechizzano , insegnano in pubblico , ed i Confessori instruiscono , ed ammoniscono in secreto . Tutta la Quaresima conse* crata alla predicazione , ed al digiuno. Si predica per le piazze, e per le campagne ; si predica nelle carceri, nelle galere, e sin ne'postnboli. . 11. Or dunque poich la Chiesa Cristiana ha un vero diritto di predicare ; poich lo esercita in effetto senza intermissione veruna; e poich la stessa esperienza insegna , che questo mezzo giova som mamente a far trionfare il lume delle idee religiose sovra le impressioni degli oggetti , che invitano al male, una verit di fatto -, che ij Cri* stanesmo colla predicazione arreca alla Societ Civile i vantaggi pr* -messi vanamente dal Deismo. LIBRO V. CAPO VT. CAPO VI, 267 Vivacit sempre predominante , che alle idee religiose d il Cristianesimo col Culto esterno . ! Li Deisti non vogliono sentir parlare di culto esterno : lor. VX goglio filosofico non si accomoda con pratiche materiali , Per altro la legge naturale include un culto esterno nel suo sistema : noi lo dimostrammo a suo luogo . Ma soggiungemmo , che quando pur gli Deisti volessero riconoscerne la necessit , sarebbero molto imbarazzati , non avendo dogmi precisi , n fatti da rappresentare, n autorit da farsi ubbidire , . 2. La Chiesa Cristiana ha un culto esterno, e Io custodisce con tanta gelosia , eh stata accusata di superstizione da Trotestanti, e da gli Deisti unitamente . Ma il Rousseau , il quale ne conosceva il van taggio , ne fece lapologi ; e noi ci riportiamo al consentimento di tutte le Nazioni , ed alle osservazioni , che gi facemmo per porre in chiaro la grande attiviti de segni sensibili a tener vive le idee religiose. . 3. Il culto esterno presso di noi si distingue in due parti, Pana essenziale, ed immutabile , laltra accidentale, e mutabile. La prima racchiude tutte le pratiche visibili instituite da Ges Cristo . Tali sono i Sacramenti , il sacrificio, la preghiera, il digiuno La seconda con tiene i riti , e le cerimonie , colle quali si esercitano le pratiche in stituite da Cristo, ed altre, che la Chiesa ha creduto a proposito di stabilire collautorit, che ne ricevette da Cristo, . 4. Per tutto veggonsi templi, ed altari: per tutto sono impie gate la pittura , e la scoltura per ammaestramento degli occhi . Le sacre funzioni si celebrano con abiti pomposi, e di cerimonia , e vi si aggiunge il canto , per far s , che il popolo ingrandisca le sue idee a proporzione della grandezza degli oggetti . Tutta la liturgia una continua allusione ai dogmi, ed alla morale della Religione Rivelata; e per essere pi intelligibile, frammischiata di certe forinole di pre ghiera , dinni, e di cantici , che ne fanno la spiegazione . . 5. II culto , che si presta ai Santi, trattiene utilmente lattenzione de fedeli . Su di questo cade laccusa d idolatria , e di superstizione, data alla Chiesa danemici delle sacre immagini. Ma essa evidente mente ingiusta. Imperciocch la Chiesa insegna senza equivoco , che la vera adorazione dovuta a Dio solo ; che i Santi sono da onorarsi quali amici di Dio, in guisa che lultimo termine del culto sia sem pre la Divinit; e che neUcsporre je loro immagini alla divozione del popolo , non si pretende , che queste si onorino per loro stesse , come se contenessero qualche cosa di sovrannaturale : dichiara, che servono L 1 2 m aift _ _ DE DIRITTI DELL UOMO soltanto di memorie , e che in esse debbono onorarsi I Santi, che vi' sono rappresentati ; come la riverenza, che si fa al ritratto del Prin cipe, sintende fatta alla persona del Principe. .6. Le solennit, e le feste Cristiane occupano con savia dis tribuzione tutti i tempi dell anno . I principali punti della vita di Ges Cristo , e della sua santissima Madre , ed il giorno del felice passaggio degli Apostoli, di tanti Martiri , di tanti Confessori, di tan te Vergini, e di tanti altri Santi, chedificarono con luminose azioni di tratto in tratto la Chiesa, si celebrano con pompa atta ad animare i fedeli , onde imitarne le virt . Ne funerali ci si pongono dinnanzi agli occhi i cadaveri de trapassati con lugubre apparato acconcio ad estinguere in noi lamore delle cose sensibili, ed accendervi la brama de beni celesti . Le candele accese sono simbolo di vita, e significano, che il defunto continua a vivere colla parte di s migliore. I Matri moni contraggonsi con riti religiosi, tutti proprj a depurargli da ogni macchia, ed a far prendere grande idea dellimpegno il pi importan te per la Societ, elevato dalla Sapienza incarnata alla dignit di Sa cramento . Quasi tutte le cose , che servono all uomo, passano per una espiazione religiosa , e si benedicono dafacri ministri ; ed a die tutto in breve, il Cristiano si trova sempre presente ia sua Religione, cosi in privato s come in pubblico . . 7. Ecco frattanto i vantaggi, che il culto esterno del Cristia- iicsimo capace di apportare alla Societ Civile .Trirno , spirando tutto virt , e santit, a queste stesse mete dee sublimare gli animi de Cit tadini . Il che non pu non essere di sommo giovamento alle cose pub. bliche . . 8. Secondo , poich il culto esterno del Cristianesimo occupa incessantemente lattenzione del Cittadino, questi si trova sempre vi gorosamente sostenuto contro lazione degli oggetti sensibili ; talmente che ci sarebbe difficile labbandonare la via della innocenza, e della giustiziale noi non trovassimo il fatale secreto di rovinarci , eh e quello appunto di fuggire tutto ci , che potrebbe richiamarci alla mente le massime della Religione Per altro essendo impossibile 1 sottrarsi del tutto alla esterna influenza della medesima, essa sempre un motivo reprimente , che risparmia alla Societ molti disordini. . 9. Terzo , non vi ha miglior mezzo di mansuefare la ferocia umana, di calmare le fermentazioni popolari ,e di persuadere alla mol titudine le cose le pi difficili a farsi, che il presentarle i sacri pegni della Religione . La semplice comparsa di una veneranda Immagine ra spesso in un momento quel, che 1 'autorit, e. la forza tentano in ^va no . Chi pi valoroso di Ajace, c chi pi eloquente di Ulisse ? Pure la gran contesa sulle armi di Achille, che divideva gli studi dellEser- cito Greco, non fu terminata in favor del secondo se non allorch LIBRO V. CAPO VI. *69 questi mostr alla turba la statua di Pallade da lui gi tolta ai Tro jan! ;e appena disse : Se non volete dare a me le armi , datele alla Dea , che io presi a nemici per assicurarcene la vittoria , incontanente alza- ron tutti in segno di approvazione la destra,e fu posto fine alla lite. . io. Le feste poi in particolare sono cagione di molti beni. Fanno,che i Cittadini riposandosi delle fatiche corporali , pensino pi liberamente allo Spirito. Fanno ancora , che rivedendosi di tratto in tratto nelle sacre adunanze, si estinguano gli odj, si perdonino le in giurie ,s\ fortifichi F amor sociale , forminsi le amicizie , conoscansi le indigenze per provvedervi, si riceva conforto nelle avversit, e consi glio nc dubbj, si contragga una utile famigliarit fra i pastori, e le pecore, e cose altrettali, che dirette dalla Religione allo scopo della virt debbono partorire alla Societ vantaggiosissimi effetti . . 11. La politica moderna ha posti in discredito i pellegrinaggi, ma per avarizia, e per falsa filosofia. Stabil Iddio stesso, che ogni Giudeo, dovunque si trovasse, dovesse portarsi a visitare tre volte Fanno il tempio di Gerusalemme. E ci ad oggetto di tener sempre uniti glindividui della Nazione. E tal c loggetto depellegrinaggi , che fatisi a Roma. Roma la madre di tutti i credenti, il centro della unit Cristiana . Col visitare il sepolcro di San Pietro hanno occasione di trovarsi insieme tanti individui di diverse nazioni fedeli, i quali considerandosi come figli della stessa madre, contraggono quel fraterno amore, che Ges Cristo inculc tanto asuoi seguaci ; e cos si soffo gano i germi di tante discordie, e di tante guerre , e si dilata , e si agevola il commercio . Onde il proibire i pellegrinaggi io stesso, che strappare i vincoli, che legano i popoli fra loro, e far, che gli uni diventino estranei agli altri . Che se qui io volessi far la difesa di Roma, potrei facilmente mostrare, che capitandovi assai pi pove ri , che ricchi, molto pi quel, eh essa d, che non quel, che riceve. , 12. Considerino per tanto bene gli Deisti la natura del culto esterno del Cristianesimo , e riflettano , ch sempre regolato . sostenuto, ed autenticato da un autorit pubblica , che parla a nome di Dio . Di cano, se possa idearsi piano pi atto a tenere ognor vive nella niente de Cittadini le verit utili alla Societ. 370 DF DIRITTI DELL UOMO CAPO VII. Vivacit sempre predominante , che alle idee religiose d il Cristianesimo col Ottono Esempio . . i. TI Est a dir dell Esempio ; circa il quale non occorre insiste* JtV re di vantaggio sulla povert del Deismo : vedremo solo , quali, e quanti modelli di virt somministri la Chiesa Cristiana , per santamente edificare gli altri fedeli. . 2. Una delle note caratteristiche della vera Chiesa la Santit. E questa non si dee solo trovare nella purit della dottrina , che mo stra la via di divenir santi ; n solo ne sacramenti , che santificano col loro uso ; n solo in rapporto a Dio, santo per essenza ; ma deesi in- noltre riconoscere per distintivo della vera sposa di Cristo una san tit visibile ,che si pratichi da alcuni desuoi figliuoli, ed una santit eminente , eroica, tale , che ferisca con vivissima luce gli occhi di que gli , i quali sono immersi nel peccato , o nuotano nelle tenebre della injedclt . . 3. Dico pi chiaramente, che nella Chiesa debbono darsi sem pre grandi santi, che coltivino ogni sorta di virt , e le portino ad un grado di perfezione , eh edifichi gli altri ; e che ci dee succedere per lo sistema stesso della Religione . Efacile il dimostrarlo . Ges Cri sto promise, e mand di fatto lo Spirito Santo, acciocch risiedesse permanentemente in seno alla sua Chiesa, vi esercitasse le sue opera zioni, e vi diffondesse i suoi doni. Lo Spirito Santo ha questo titolo, perch l 'autore della santit , come quegli, che colla fiamma della ca rit accende il cuore del fedele, lo depura da ogni macchia, da ogni carnalit, ed infondendogli una energia celeste , lo rende capace di pra ticare le pi sublimi, e le pi difficili virt dalla Religione insegnate. E non potendo il santo Amore stare inoperoso,ed immobile nella Chie sa , altrimenti la sua residenza sarebbe inutile ad essa ;e trovando sempre nella moltitudine defedeli alcuni animi pi disposti a riceverne le im pressioni, per ci , che nella Chiesa per lo stesso sistema della Re ligione debbono trovarsi sempre de grandi Santi . .4. Altronde le note visibili dea vera Chiesa deggiono servire a convincer gli uomini , chessa fu instituita divinamente . Ora sapendo ognuno per propria esperienza, che colle pure forze della natura non si pu giugnere ad esser santo, e molto meno ad essere eroicamente santo , costretto a conchiudere, che la Chiesa Cattolica fu veramente instituita da Dio, perch in essa fioriscono personaggi dotati di emi nente santit. .5. E vi sono stati di fatto grandi Santi . Neprimi secoli presso che tutti i Cristiani furono eroi di santit ; ed i Gentili i riferir degli LIBRO V. CAPO VII. 271 Storici convertivansi in folla,tratti dallamirazione, e dal vedere, co me per l'ardua, e spinosa carriera della perfezione evangelica camroi- navand anche le deboli verginelle , ed i teneri fanciulli . Allora lo Spi rito Santo dovette operar prodigi di santit, perocch la Chiesa era na scente , e doveva stabilirsi, e dilatarsi per la via della conquista , a fron te di tanti potentissimi nemici congiuraci a soffogarla bambina nel pr. prio sangue. . 6 . Da che poi essa cominci a propagarsi per la pacifica via della generazione , la santit divenne meno frequente , perch meno necessaria. Ma risalite per tutti i secoli; ed in ciascuna et troverete sufficiente numero di grandi Santi. E quel , ch pi degno di osser vazione , si , che n stata maggior copia ne 1 tempi pi corrotti , ap punto perch allora la Chiesa ne avea pi bisogno . .7. Sarebbe imprudenza il favellar con distinzione de di presenti. Basti il riflettere, che questo secolo non debbessere dissomigliarne da quegli, che lo hanno preceduto . E siccome lo Spirito Santo sempre attivo ; e la Chiesa ha sempre uopo di santi , cos e la et nostra , e quelle, che verranno appresso sino al termine del mondo , dovranno grandi Santi produrre. .8. Frattanto facemmo osservare a suo luogo la gran forza, che ha l 'esempio . E qui possiamo aggiungere, che i Santi si formano alla scuola deSanti. Possiamo anche riflettere, come fu detto della com mozione, che arreca la vista delle sacre immagini, che allorquando in una brigata si presenta un Servo di Dio, inspira in tutti rispetto, mal grado i cenci , ond coperto , mal grado la sua infacondia, le sue rozze maniere. Alla di lui presenza il vizioso si sente gelar le passioni , ar rossisce di s stesso, e sospira la perduta innocenza. Se il popolo tu multua, forse per calmarlo si chiama il Filosofo ,0 il Giureconsulto ? Si produce un uomo venerando , il quale goda universal concetto di san tit ; e vi riesce pi colla presenza, che col discorso. Se voglia farsi accettare una nuova imposizione , non si ricorre all Economista , ma al Santo. I Santi ammorzano gli odi i pi inveterati ; i Santi riconducono lordine nelle sconcertate famiglie ; i Santi fanno restituire il mal tolto; i Santi preservano la pudicizia da pericoli della povert; i Santi sanno trovare aiuti di ogni genere ,per sovvenir le vedove, ed i pupilli ; i Santi consolano glinfermi ;i Santi in somma esercitano tutti gli uffici di umanit,e gli esercitano senza interesse, ed in occulto . Mostrino gli Deisti simili fatti. .$. Ma conchiudiamo . Alle idee religiose si d una vivacit sem pre predominante colla 'Predicazione , col Culto esterno , col buono Esem - pio. Il Deismo non ha alcun potere sovra questi tre mezzi ; e per le sue promesse son vane . Il Cristianesimo all incontro gli possiede tutti e tre , e gli mette in pratica cotdianamente . Dunque esso realizza le promesse, che il Deismo non pu effettuare. 272 DE DIRITTI DELLUOMO ' N CAPO Vili. Il Cristianesimo accresce le Forze dell' uomo . .i. T 7 U gi discorso della insufficienza delle umane forze ad osser* Jt/ vare tutta la legge naturale , e del bisogno , che vi di au- . mentarle, non per la sola via dell intelletto , ma anche per una via estrinseca ; e fu detto, che P opportuno soccorso non pu aspettarsi che dal solo Dio ; ma che non essendo incluso nell ordine naturale , gli Deisti non possono avervi pretensione , e che per costretti sono di lasciar luomo nello stato abituale d 'infermit , in che 1 hanno tro* vato ; dal che sinferl per ultima illazione, che il Deismo si riduce ad una vana ciarlataneria . Bisogna aver tutto ci sotto P occhio , per meglio sentire la importanza del benefcio, che fa agli uomini la l{e- lgione di Cristo . 2. Prima di ogni cosa noi ci spogliamo di un orgoglio , il quale a fronte della esperienza ci renderebbe ridicoli : noi ci riconosciamo infermi : noi non dissimuliamo a noi stessi il nostro languore , la nostra impotenza noi sentiamo il funesto contrasto , ch frulla legge dello spi - rito , e quella della carne. Di sorte che alior quando le divine Scric* ture ci dichiarano questa umiliante verit , noi la riceviamo senza pena, e ci mettiamo in disposizione di guarire, perch il primo passo, che si d verso la salute , quello di persuadersi, che si infermo . Noi crediamo, che fucino usc perfetto nel suo ordine naturale dalle mani del Creatore , ma che pecc, e che nel peccato di Adamo si trova la origine della infermit, che sovraggiunse alla natura . Crediamo, che il Verbo eterno sincarn, e che colla sua passione, c mortesi schiusero di nuovo i tesori della grazia celeste, onde colla virt sua medicinale si corroborasse la natura , ed alle forze naturali sovran naturali forze si aggiungessero . _ . j. Che cosa la grazia , di cui si fa tanto capitale nel Cri stianesimo? E la Carit, o siala operazione dello Spirito Santo , che accende la volont ; che fa parer gustoso, ed amabile ci , che alla carne sembra insipido , ed inamabile ; che appiana tutte le difficolta , che inspira coraggio , e infonde lena , e vigore ; che non solo fa cam minare , ma anche correre . .4. Questa grazia , ora grande , ed ora picciola , ma sempre suffi ciente , nella Chiesa Cristiana si conferisce in effetto. Si conferisce pure a molti, che sono fuor della Chiesa, acciocch vi entrino, c si sal vino . Si conferisce ancora a tutti glinfedeli , cui stato annunciato lEvangelio; almeno la prima volta , eh stato loro annunciato .Che se in progresso Iddio sospende loro ogni ajuto sovrannaturale ( della LIBRO V. CAPO Vili. 2 -n qual cosa lascio disputare i Teologi) ci , perch avendo egiinaucol pravo uso del libero arbitrio resistito ai pria impulsi della grazia , si sono renduti indegni degli ulteriori soccorsi, cheavrebbe loro continuati. .5. Che veramente si conferisca Baitito medicinale della grazia, si dee credere colla stessa fermezza, con che si crede la esistenza della Rivelazione Divina. Imperciocch pu mai venire in mente di uomo sensato, che Iddio si fosse incarnato, ed avesse fondata la Religione Rivelata con tanto apparato di figure , di profezie, e di miracoli ; e che poscia tutto si sciogliesse in fumo, e l'uomo restasse nella sua im potenza ? Le sterili teorie appartengono al Deismo , di cui sono autori nomini , cio esseri poveri , deboli, impotenti ; non al Cristianesimo , jl cui autore Iddio , Signore ricchissimo , fortissimo , e potentissimo. Perci, lo replico ,la esistenza della grazia debbessere canto certa, quanto la esistenza della Rivelazione,non potendo esistere questa sen za quella . f e proporla all udito; la grazia dev eccitare internamente lassenso, e produrre la persuasione, lamore e la pratica della dottrina rivelata. i . ii. In questa guisa nessuno tenuto di esaminare : la grazia divina, per persuadere , ed eccitar Iassenso , non ha duopo che della sua stessa virt . Essa pu condurre un uomo per la via di un esame pi , o men lungo, come le piace ; ed allora essa medesima sommi nistra le forze, che mancano alla natura, essa dissipa ogni dubbio , e guida il suo allievo alla certezza . Ma non necessario , che tenga sempre , e con tutti, questa condotta . Essa pu operare immediata mente sulla volont, senza punto illuminar l 'intelletto, e trarla_ a Cri sto per sentimento , per persuasione , per amore . Gli Atti deg Apo- stoli, e la storia de primi secoli del Cristianesimo ci pongono sotto gli occhi una infinit di persone divenute ad un tratto fedeli per opera della grazia, senza veruno esame, o con un esame superficia le . Quel ,che la grazia suppone necessariamente nel comune degli uomiru, la instruzione del magistero vivo, e divino della Chiesa. Da che uno sufficientemente ' instruito di ci, che dee credere, la grazia non ha bisogno di altro. La stessa autorit delia Chiesa non ha da credersi per esame privato , per principio di ragione : la grazia medesima persuade internamente, chessa la vera sposa di Cristo , e che fu dotata da lui del privilegio della infallibilit. . i2. Dimando intanto, se il principio interno della grazia non adattato alla capacit di tutti gli uomini ; e se non guida alla cer tezza ? Qual certezza maggiore di una persuasione, che infonde Iddio stesso con operazione sovrannaturale nell animo ? E qual fatica minore 8o DEDIRITTI DELLUOMO che quella dimparare istorie amente i principali articoli della Cristiana credenza, e quella di secondare col suo libero arbitrio i moti della grazia? Chi , che non possa ci fare? II principio della grazia di cos grande generalit, che anche i bambini, i quali incapaci di cre dere ricevono nel battesimo il sacramento della fede, se muoiono, si salvano . Dunque largomento, che sembrava insolubile,alla luce sovran naturale della grazia si scioglie in fumo, e cessa ogni motivo .di di re, che Iddio non pot chiamar gii uomini alla salute col mezzo della Religione Rivelata. .i$. Allo stesso argomento per applicato alla pura Religione Tffa.' turale gli Deisti non potranno in eterno rispondere , -come quegli , i quali non sono in istato di proporre che la sola via del ragionamento, o sia dell 'esame privato , la quale notoriamente al dissopra della ca pacit ordinaria degli uomini ; ed via di caligine, dincertezza , di Scetticismo. Ma io non deggio fermarmi sulla semplice difesa: non nu basta di aver mostrato, che il predetto argomento perde ogni forza contro la Religione di Cristo : deggio passare innanzi , e brevemente accennare, quanto bene esso re favorisca la causa . Vedete i corollari, che con facile corso ne scendono. .14. Il primo s , che Iddio non solo ha potuto chiamar gli uo mini colla Rivelazione Cristiana; ma di pi che non ha potuto chia margli con un mezzo diverso dalla Rivelazione Cristiana , poich questa sola adattata al bisogno di tutto ih genere umano . .iS.Il secondo si , ch'esiste certamentela Rivelazione Cristiana, cio a dire che realmente cor. questo mezzo Iddio ha chiamati tutti gli uomini alla salute, mentre certo, che Iddio vuol la salute di tutti gli uomini ; c'd certo , che non ha potuto propor loro altro mezzo . . 16. Il terzo si , che nella sola Comunione Cattolica si trova la vera Rivelazione Cristiana , giacche in essa sola conosconsi necessarie alla fede lautorit esterna della Chiesa, e la interna operazione della grazia, ch lunica via proporzionata alla condizione di tutti gli uomini. .17.11 quarto si , che nella sola Comunione Cattolica pu 1 uomo salvarsi , questo essendo lunico mezzo datoci da Dio. . 18. Il quinto si , che nella sola Comunione Cattolica lo spinto umano trova la certezza , la consistenza , la sicurezza, la tranquillici , chegli brama. E stante che questo lo scopo principale del presente Capo, mi tratterr un poco a dilucidarlo. . 19. Donde nasce in materia di Religione la inquietudine deuo spirito ? Non n cagione la corta , e caliginosa vista della Ragione, Da che uno si mette ad esaminare , gli si paran dinnanzi mille difficolta, chegli non pu appianare ; si trova circondato da tenebre, che non pu diradare ;si sente tormentato da dubbi, ai quali non sa risponde re: la ignoranza , pregiudizi , la disattenzione, e le passioni accrescono / LIBRO V. CAPO X. 281 lIinbaraazo della Ragione, la quale passando di ricerca in ricerca, cor re avidamente verso la certezza , che fugge da lei, e la lascia errare qua,e l per gli sterminati campi del Pirronismo . . 20. Imprigioniamo adunque la Ragione, e facciamo, che 1 uo mo creda per principio interno di grazia, e che riceva da un autorit pubblica la necessaria nstruzione , senza che sia tenuto di esaminare. Cosi egli si trover certo , sicuro , in istato di consistenza , c di riposo. Egli non vedr chiaro :ma egli non dubiter., perch egli non crede per principio di ragione, ma per virt della grazia. Questo essendo il si stema della Chiesa Cattolica, in essa veramente che si trova lo stato di consistenza . . .21. I Protestanti per sostenere le novit loro furono astretti di rinunciare allautorit della Chiesa , e ritennero per fondamento della, dor fede la sola operazione interna della grazia. Questo il sistema dello Spirito privato . Insegnano essi , che ciascun privato fedele, sia assistito internamente dallo Spirito Santo, e che questo lo illumini e m gli faccia distinguere qual sia la vera dottrina di Cristo, eh egli dee credere. . , . 22. Non errano eglino nellasserire, che la fede Cristiana dee venir dalla grazia , o sia dalla interna operazione dello. Spirito Sante, essendo anzi questo un dogma , che noi Cattolici difendiamo contro 1 Pelagiani. . . .23. Il loro errore consiste in questo, che danno alla grazia i- terna T ufficio d'instruire , di dichiarare, di giudicare, qual sia, e qual non sia la dottrina veramente insegnata da Cristo . La sacra Scrittura assegna questo ufficio alla Chiesa : Ges Cristo institui un tribunale esterno , un oracolo vivo , che nelle controversie di fede parlasse ai sensi, a nome di Dio , e collautorit di Dio', e la sua instituzione .e contenuta , e replicata in moltissimi testi cos chiari, e precisi, che bi sogna rinunciare al senso comune, per interpretargli altramente. . .24. Ora laver disgiunta lautorit esterna della Chiesa dalia in terna assistenza della grazia ha precipitati i Protestanti in interminabili discordie , ed ha fatto s, che la lor fede non abbia la minima stabilita, c che lo spirito umano non possa nella lor pretesa Riforma trovar cow- sistenza . In effetto allorch due Protestanti dissentono circa qualche articolo della dottrina Rivelata ; poich credonsi amendue assistiti, il luminati , inspirati dalla grazia interna , come potr decidersi chi abbia ragione de due ? Chi sar lilluso ? Come si otterr la unanimit della credenza ? Ouesti gravissimi assurdi provano assai chiaramente, che ad un tribunale esterno, non alla grazia interna, Iddio dov dar 1 ufficio dt decidere le controversie spettanti alla fede, ancorch la Scrittura su di ci non si supponesse chiara abbastanza. .25. Ed facil cosa il dimostrare, che abbandonandosi la pietra 2S2 DEDIRITTI DELLUOMO fondamentale dell 'autorit della Chiesa. in nessun sistema si trova con sistenza ; che dal T Protestantismo uopo che si passi al Socinianismo ; da questo al Deismo, e dal Deismo z\\'ateismo ; e che zW ^Ateismo si torni indietro , sempre dubitando, e sempre cercando un punto, dove ferma re il piede , senza mai trovarlo . Vediamolo . . 26. Il Trotestante rifiuta l'autorit della Chiesa, e pretende, che le controversie sulla dottrina rivelata si decidano colla interna in spirazione della grazia . Sorge contro di esso il Sociniano, e dice,che la interna inspirazione deila grazia pu confondersi cotaciti suggeri menti dellamor proprio, della superbia , dellinteresse ; che non vi ha criterio per distinguere in chi parli lo spirito Divino , ed in chi lo spirito umano 4 che per conseguenza questa una via di Scetticismo perpetuo . Al contrario ( egli prosiegue ) la Ragione umana ha principi certi, ed evidenti, comuni a tutti gli uomini : col di lei lume le que stioni possono terminarsi ; pu ottenersi la uniformit della credenza. Dunque la Ragione umana debb essere il supremo tribunale della fede: essa dee decidere, quali articoli sieno da ammettersi come rivelati, e quali no . Che pu rispondere il Trotestante ? Dee confessare, che il suo Spirito privato una via di Scetticismo , e dee farsi Sociniano. . 27. Ma appena ha egli posto piede nel Socinianismo sperando di trovarvi consistenza , e riposo, viene il Deista , e ne Io fa sloggiare collo stesso argomento impiegato dal Sociniano. Voi, dice egli , essen dovi fatto Sociniano , avete per suprema regola della fede stabilita la Ragione ; e non potendo conciliare co principi della Ragione i mister) della Trinit, della Incarnazione , del peccato originale, e tanti altri dog mi ammessi dal comun deCristiani, ne avete concluso, che non deb* bonsi credere ; ed avete saggiamente pensato. Ma forse la Ragione tro va abbastanza solidi gli argomenti, che adduconsi per provare il fatto stesso della Rivelazione? Anzi quanti dubbi non forma intorno di essi? In quante difficolt non si avviluppa ? In ricerche di questa natura la Ragione una via di perpetuo Scetticismo . Bramate consistenza , e ri. poso ? Rinunciate a qualunque idea di Rivelazione , e fermatevi nella pura Religione Maturale . Che dee fare quegli, cherasi dichiarato So* ciniano ? Se disert dal campo de Trotestanti , perch ivi non trov consistenza , dee passare in quello degli Deisti , perch n anche nel -Socinianismo trovar pu consistenza . .28. Fatto Deista , e venendo alle prese collateo, sar forzato colie armi stesse di confessare, che la Ragione non trova meno oscurit, ed incertezza in una pura Religione Maturale , che nella Rivelazione : di sorte che niuna consistenza somministrandogli il Deismo , sar d uopo che si dichiari per Vateismo . . 29. Ma Vateismo certo? dimostrato? la sede della luce? Ut \%Ateo non dubiter pi? non cercher pi?avr trovato un terreno LIBRO V. CAPO X. 283 consstente , un porto sicurissimo da tutti i venti ? Anzi non vi ha stato pi vacillante, pi instabile , pi inquieto, che quel dell .Ateo . Per quanto egli si affatichi ad accecarsi, ad estinguere in s stesso ogni sentimento spirituale , a degradarsi alla vile condizione della materia, non gli riuscir di cancellar del tutto dallanimo suo la idea del Crea tore . Egli dubiter sempre , sempre sar atterrito , e smaniarne, e tor ner sempre dubitando indietro , senza mai trovare riposo . Gli sem brer probabile di nuovo il Deismo ,e successivamente il Socinianismo, e 1 Trotestanlismo , e molto pi il Cattolicismo . Felice , se ne suoi ondeg giamenti si afferri allancora dell 'autorit , ed entri nella nave della Chiesa 9 dove solo pu riposarsi tranquillo. .30. Che lo spirito umano stia in istato di consistenza , per la Societ Civile tanto importante , che da questo dipende tutto il vantag gio, che pu la Religione arrecarle. Quali mezzi impiegala Religione, per tenere i Cittadini nellordine ? Gli attributi morali della Divinit , la sana morale , el premio , e la pena della vita avvenire. Tutto ci se sar proposto da una Religione , in cui lo spirito delluomo non rin venga alcuna sicurezza, alcuna stabilit , alcuna consistenza, sar privo di forza sull amor proprio . Se io potr dubitare della intelligenza , della potenza, della santit, della bont , della giustizia , della provvi denza di Dio , o concepire questi attributi a mio modo ; se non sar certo, che Iddio esige da me la osservanza delle tali regole morali, e se potr accomodarle al mio gusto ; se finalmente non avr sicurezza, che Iddio nellaltra vita mi premier veramente , qualora faccia le tali cose , e veramente mi punir, qualora faccia le tali altre ; un siffatto apparato di dogmi religiosi in quale soggezione mi metter? Una Re ligione adunque , nella quale lo spirito umano abbia sempre luogo di dubitare, per questo solo si rende inutile alla Societ Civile , eziandio che le di lei massime , le di lei dottrine, le di lei pratiche sieno in loro stesse utilissime. Frattanto n il Trotestantismo , n il Socinianismo, n il Deismo offrono allo spirito umano stato di consistenza La sola J\el gione Cattolica ha questo essenzialissimo vanto . Onde essa sola si rende veramente utile alla Societ Civile. Meditate bene , saggio Lettore, questa gran dote della Religione Cattolica , mentre tale , che non pu mai meditarsi abbastanza . DE DIRITTI DELLUOMO CAPO XI. Efficacia de Toteri Miracolosi della Chiesa Cattolica *84 x, A Bbiamo detto, che Io Spirito Santo risiede permanentemente If\ nella Chiesa, e vi produce d e Santi, i quali col buono esem pio servano agli altri dincitamento, onde imitargli. Ma lo Spirito Santo solamente autore della santit ? E autore ancora di certi poteri so vrannaturali , e gli fa di tratto in tratto risplendere nella Chiesa , come vi fa fiorire la santit . .2. Essi poteri sovrannaturali neprimi secoli del Cristianesimo fu rono assai famigliari . Ma sebbene al d doggi sieno meno frequenti, pure non sono stati mai, n mai saranno del tutto sospesi, perch lo Spirito Santo dimorer sempre nella Chiesa , e sempre vi sar bisogno desuoi poteri sovrannaturali. Servono essi a scuotere lattenzione de gli uomini, ed a rivolgerla a Dio; e servono ad indicare visibilmente, qual la vera Chiesa di Cristo, il vero porto della salute. Ma in ogni tempo vi sono Infedeli da illuminare , Eretici da confondere , e Fedeli peccatori da convertire; e per in ogni tempo conviene, che lo Spirito Santo eserciti i suoi poteri sovrannaturali; e conforme a questi principi avvalorati dalle divine promesse la Chiesa Cattolica si ha dato sempre tal vanto. .j.Un ingegno sottile Inglese si accinse a provare con varj mo numenti dellantichit , che nella primitiva Chiesa alle voice i tentativi de fedeli riuscivano inutili. Onde inferi esser falso, che la Chiesa possa disporre de poteri miracolosi a suo arbitrio . .4. Certissimamente ci falso : ma falso ancora, che la Chiesa Cattolica abbia mai avuta la folle pretensione , che il Midleton volle imputarle . La nostra credenza , che Iddio operi quelle maraviglie pel ministero della Chiesa, ma a suo beneplacito, non a disposizione della Chiesa . . 5. I Protestanti per contrastano alla Chiesa de tempi presenti gli stessi fatti miracolosi : dicono esser gran tempo, che nella Chiesa Romana non succedono pi miracoli , e che tutto ci, che se ne rac conta , debbe ascriversi ad impostura , o a superstizione . .6. Eglino non possono dire altramente, perch se ammettessero la verit de fatti miracolosi , che Iddio opera di quando in quando nella Chiesa Romana, verrebbero a confessare la vera Chiesa di Cristo essere appunto quella, chessi abbandonarono ; e tanto pi evidente sa rebbe il loro torto , quanto in favore della pretesa Riforma neppure osan vantare un miracolo solo. Negano per tanto quegli, che si ope rano fra noi, forzati dalla necessit, cio per non esser convinti ma nifestamente di errore. LIBRO V. CAPO XI. * '28? '.7. Le angustie per , nelle quali si trovano, sono per loro assai critiche. Forza eh eglino abbandonino alla empiet degl Increduli i miracoli operati da Cristo, dagli Apostoli, e da altri fedeli del primo, e del secondo secolo almeno , dequali non ardiscono dubitare . Questa conseguenza si fa manifesta dal riflettere alla identit degli argomenti impiegati dalla Chiesa l{omana a provare la verit de suoi attuali mira* coli, e di quegli ,dequali debbono giovarsi i Trotestanti , per convin cer gl Increduli della realt de miracoli fatti da Cristo, e dagli Apo stoli , e di quegli, che accaddero ne primi secoli. . 8. Uno degli argomenti , che si adoperano contro gl 'Increduli * consiste nell autorit de testimoni , i quali tramandarono alla posterit i miracoli fatti da Cristo, e dagli Apostoli, c quegli, che si videro ri splendere ne primi secoli . Si sa , che contro i Miscredenti non pu farsi valere la divina inspirazione degli Scrittori del nuoto 1 estamento , perch essi non lammettono ; e se iammettessero, non vi sarebbe pi da disputare: anzi debbono forzarsi a riconoscere divinamente inspi rati i detti Scrittori col provare anteriormente la verit de miracoli negli scritti loro contenuti. Quindi chiaro, che gli accennati tcstimo- nj debbono, trattandosi cogl Increduli, considerarsi come puri uomini . Ma considerando alla umana i quattro Evangelisti, lAutore degli Atti Apostolici, egli Apostoli, dequali abbiamo alcune lettere, g? Incre duli ritorceranno contro questa classe di testimoni la stessissima critica , che oppongono i Trotestanti a testimoni , che adduciamo noi per la verit de miracoli attuali ; e se dee valere contro i miracoli attuali la critica de Trotestanti riguardo alla qualit de testimoni , deve nella stessa maniera valere la critica, che al medesimo riguardo fanno gl In creduli ai miracoli di Cristo , e degli apostoli . Lo stesso a dirsi de te stimoni , ai quali si appoggia la certezza degli altri miracoli accaduti ne primi secoli . , , .9. Non voglio far parole degli altri argomenti, perch, mi di lungherei senza necessit , essendo facile a chiunque di accorgersi., come la ritorsione de Miscredenti dee correre per tutto nella stessa guisa,che quella dellargomento , di che si favellato . Cosi per non rovinare! fondamenti della Rivelazione , fa d uopo che i Trotestanti riconoscano i miracoli presenti della Chiesa Rfimana , e che al lor lume ravvisino, che sono fuori della vera Chiesa di Cristo ; o pure che diventino In creduli . . io. Stabilita, e vendicata la certezza de poteri sovrannaturali, che in ogni et si sono esercitati , e si eserciteranno nella Chiesa Cat tolica ; invito il Lettore a ponderare , quanto essi contribuiscano alla emendazion decattivi , ed al miglioramento de buoni , onde fiorisca sempre pi il regno della virt in beneficio della Societ. Quanto, .fu nesta la impressione degli oggetti materiali ! Quanto grande la dissipa 6 ^ DE DIRITTI DELL UOMO zione desensi ! quanto per ci luomo si tien lontano da Dio, e da pensieri della vita avvenire ! Vi par poco , eh ei sia di tratto in tratto gagliardamente scosso? che gli si svegli di quando in quando il rimorso? che venga quasi tirato a forza ad elevar gli occhi al cielo, a pensare alla brevit della vita , alla giustizia divina, ed atrcmendi gastighi da essa riserbati contro i rei nellaltro mondo ? Dall altra parte qual con solazione non pe giusti il vedere autenticata da Dio co miracoli la virt , eh essi coltivano ? Con qual piacere non si presentan loro alla mente glimmarcescibili beni del Paradiso, verso i quali scorgonsi alla luce demiracoli sicuramente incamminati ? quanto coraggio non dee loro ci infondere a perseverare costanti , ed a raddoppiare gli sforzi nella faticosa carriera della giustizia ? Eegli possibile, che io resti fred do , ed insensibile, se vegga co' propri occhi un miracolo ? se miri let teralmente avverata un profezia ? sesenta dirmi allorecchio i miei pi occulti disegni ? E possibile , che infermi , i quali ricevano miraco losamente la sanit ; e parenti , ed amici , che abbiano pianto con loro, rimangano quali stupidi marmi, c proseguano ad offendere il benefico Autore di somiglianti favori ? ii. Non tutti possono essere testimoni oculari demiracoli, che accadono, siccome n anche quelli degli Apostoli ,e del divin loro Mae stro ebbero questo vanto. Ma ci che importa? Forse i fatti maravi- gliosi di ordine naturale , che ci vengono raccontati da persone degne di fede , lasciano di farci grande impressione , perch non gli abbiani veduti co nostri occhi medesimi ? E su quale autorit noi crediamo i miracoli, che operansi alla giornata? Non ci moviamo gi da rumori popolari : non ci riposiamo sulle qualit di alcuna persona privata . Se ne fa mallevadrice la Chiesa , il cui Capo riconoscendo la gravit della materia , e giudicandola degna della sua applicazione, ne forma il piu rigoroso processo, e non pronuncia sentenza se non dopo lunghissimi esami. Allora chi volesse dubitare della realt del miracolo, farebbe d uopo che rinunciasse alla pi grande autorit , con che possono i fatti umani provarsi. *i2.II fulmine, la grandine, il terremoto, la fame, la peste, le ^inondazioni, leruzioni de vulcani, jono effetti naturali, che avvengo no secondo le leggi della fisica. Ci non ostante presso i Gentili rc- putavansi prodigi, monstra , ed operavano sullo spirito loro effetti cos maravigliosi, che la politica del governo cred sempre , che questo fosse uno de' migliori mezzi di tener la moltitudine in dovere . Che dee dirsi de veri miracoli? >? Ma in fatto di miracoli gli Deisti non han che pretendere : anzi gli uni li deridono , e gli a'tri ne negano per sino la possibilit . Tanto peggio^ per loro : questo un ajuto, che apporta il Cristiane simo alla Societ, tutto proprio di esso. LIBRO V. CAPO XI. 287 .14. Lorgoglio filosofico passa innanzi, e col pretesto di curare i pregiudicj degli uomini, spoglia gli stessi avvenimenti naturali non solo della forza, che ricevono dalla prevenzione , ma anche di quella, che ad essi d la stessa ragione . La filosofia del secolo bench ricono sca Dio autore dellordine naturale, pure davviso , che ogni cosa succeda, come dee succedere a tenore degli eterni decreti di Dio; che non abbia il minimo rapporto colla morale ; e che per quanto un fe nomeno apparisca straordinario , non sia mai segno di eompiacenza , o dira divina, n mai abbia ad interpretarsi per premio, o per gastigo , che Iddio voglia dare agli uomini . Donde conchiude , che non occor re di affannarsi a placarlo, a ringraziarlo. Ecco come gli Deisti dopo di aver esclamato , che bisogna onninamente per linteresse della So ciet Civile dare agli uomini un Dio ,e metterlo in istretto commercio con loro, ne troncano ogni rapporto morale , e rimocendo il Dio vero, il Dio utile, vi sostituiscono un fantasma, che a nulla serve. .15. Il Cristianesimo non riprova in tutto la detta filosofia , ma la rettfica , e.\ 3 , perfeziona , restituendole quel, che le coglie la empiet, e consolidandola colle verit rivelate . .16. Dalla Rivelazione veniamo instatiti, che Iddio impiega di cerfogli effetti naturali per premiare, o per punire temporalmente gli uomini; per avvertirgli de loro doveri ; per eccitargli* a metterli in pratica. Tutti i libri del vecchio 1 estamento, niuno escluso , formano una prova parlante di questa gran verit . .17. E se la filosofia non si accecasse volontariamente alla met del cammino , dovrebbe ammettere per principio di ragione ci , che i Cri stiani tengono per Rivelazione, e per ragione . .18. Tutto, dite voi, succede , come dee succedere a tenore degli eterni decreti di Dio. Ne andiamo daccordo . Ma Iddio nello stabilire Lordine naturale , e la serie successiva degli eventi mondani, perch non pot avere il disegno di far succedere il tal fenomeno nel tal tempo , nel tal luogo , alla vista delle tali persone, per premiarle , 0 punirle ? Forse questo fine non degno della provvidenza di Dio ? Giacerebbe agli Deisti un Dio indifferente al bene, ed al male morale ? O egli assurdo , che Iddio abbia decretato lordine fisico con rapporto di mezzo allordine morale ? Forse i due disegni sono incompatibili ? Forse non possono fare un sol tutto} Nulla ostando in contrario, noi siamo sicuri questo esse- re il vero sistema della provvidenza . Imperciocch dee tenersi per cer to, che Iddio non pu essere indifferente al bene , cd al male morale : dee tenersi per certo voler egli, che fiorisca la virt , e si distrugga il peccato : dee tenersi per certo aver egii a cuore la salvazione degli uo mini. Per la qual cosa se tutto lordine fisico pu servir di mezzo all ordine morale , dee tenersi per certo questa essere la intenzione di Dio. Or noi abbiamo provato non esservi la minima difficolt nei concepire iS8 DE DIRITTI DELLUOMO ^ un ordine di provvidenza composto da due sistemi, luno fisico, e laltro morale, in guisa che il primo serva di mezzo al secondo . .19. F un altro passo , e sostengo, che in questo universale elise gno entrano gli stessi miracoli. Dico, ehessi a noi sembrano sospensio* ni, o infrazioni delle leggi della natura , e che tali debbono sembrarci : ina che realmente furono decretati ab Aterno da Dio , come gli avveni menti naturali. Le leggi del moto non sono di necessit intrinseca , ed assoluta : Iddio le stabili liberamente , di sorte che era padrone di sta bilirne altre diverse. Ora quando noi concepiamo, chegli stabil ab Aterno le presenti leggi , concepiamo nel tempo stesso aver egli pur de cretato, che nelle tali, e tali circostanze, nel tal luogo, nel tal tempo, avvenisse il contrario di esse leggi; e questi avvenimenti noi ch'amia mo miracoli. Cos le leggi del moto , ed i miracoli han la sorgente io uno stesso decreto di Dio , e riguardo a Dio costituiscono un ordine medesimo . Noi per meritamente distinguiamo un ordine naturale , ed un altro sovrannaturale , a motivo che siamo assuefatti alle leggi del moto, e non ai miracoli. Santo Agostino vide questa sublime verit, elHout* teville se ne valse felicemente per provare contro lo Spinoza la possibilit de miracoli . .20. Ma tornando a proposito , e lordine sovrannaturale de mira coli, e lordine naturale degli eventi conformi alle leggi fisiche ( sicno straordinari , e sicno ordinar;) certo, che nella intenzione della Prov videnza sono destinati allordine morale . La filosofia profana non gusta questa dottrina, sebbene la trova vera col puro suo lume la ragione .il Cristianesimo non solo lammette per principio di ragione , ma la conside ra ancora qual porzione della dottrina rivelata. E per quanto danno ap porta il Deismo alla Societ Civile col rigettare i miracoli, e col toglie re il rapporto morale a tutti gli avvenimenti naturali , altrettanto van- taggio le arreca il Cristianesimo colla opposta dottrina. CAPO XII. Vantaggi ridondanti alla Societ da' Sacramenti. L A Religione Cristiana ha sette Sacramenti ; e questi hanno un rap porto essenziale colla Societ Civile . Io non parler della gra zia , che conferiscono, perch della grazia ho gi discorso in ge nerale. Mi occuper in altre ricerche, e mi far a dire del Battesimo , eh il primo . Del Battesimo . .i. Questo Sacramento come la porta , per la quale si entra ellovile di Cristo, da cui fu instiamo a fine di cancellare la colpa originale , e tutti i peccati attuali commessi prima di riceverlo j per n ' LIBRO V. CAPO XII. 2gj> fondere gli abiti sovrannaturali della fede, della speranza , e della ca rit, c per riabilitare luomo al diritto della vita eterna. Nellatto, in che uno riceve il battesimo , lascia, per cosi dire, nel sacro fonte tut to / uomo vecchio , e nesce uomo nuovo. La Chiesa lo riceve amorosa- mente nel suo seno , lo accarezza , lo felicita della di lui sorte, e lo fa riconoscere da tutti i fedeli qal loro fratello , membro com essi di Cri sto , rigenerato nelle medesime acque , che gii altri. .2. Giusta lantica disciplina il battesimo si conferiva agli adulti ; si esigevano grandi , e lunghe preparazioni 5 e non si ammettevano se non quegli, i quali resistevano invitti alle prove . Si avea gran cura dinstruire i Catecumeni , e si usava gran prudenza nel condurgli gra datamente dalle cose pi semplici a quanto ha di pi sublime, e di pi augusto la Religione sovrannaturale . Questa economia aveva per og getto di nutrir la fede, e di fortificarla, e di far, che gettasse neneo fiti profondissime radici, considerandola a ragione come fondamento di una vera , e stabile riforma . .3. Nel tempo stesso i Catecumeni facevansi esercitare con cere ordine in opere di penitenza ; e ci per due riguardi : primo , per assi curarsi , se eglino avevano conceputo vero odio al peccato, c sincero dispiacere della vita passata, onde fosscr dgni di ricevere la grazia del Sacramento; secondo , per ispogliariia poco a poco degli abiti malvagi, c vestirgli de buoni, acciocch poifossero fedeli nel mantener le promes se, che doveano fare in faccia alla Chiesa . .4. Seguivano queste promesse , eherano di rinunciare al mondo, ed a tutte le sue pompe , e di vivere conforme allo spirito di Ges Cri sto. Dopo di ci erano battezzati con cerimonie esprimenti la muta zione dello stato. .5. Considerando questa instituzione senza quel, che vi ha di sovrannaturale ; quanto proficua doveva essere a formar ledificio del la 'virili ? Una fede saldissima , e vivissima degli attributi divini , della infermit della carne , e delia potenza della grazia, de premi, e delle pene della vita avvenire innaffiata con cotidiane instruzioni , e pasciuta cogli esempi pratici del vecchio , e del nuovo Testamento ; un avver sione al peccato , ed un amore della penitenza , che resista a lunghissime, e penosissime prove ; e dopo di ci promesse pubbliche, e solenni, pro nunciate'in faccia allaltare, alla presenza del Vescovo, deSacerdoti , deDiaconi , e di gran numero di fratelli ; la grande idea, che si era ricevuta della eccellenza di questo Sacramento ; lamorevolezza , che si era sperimentata neglieducatori ; luniversale rammarico , che cagiona va la prevaricazione di taluno ; e cose altrettali, eran motivi fortissimi, anche naturalmente parlando, a tener saldi , e costanti i neofiti nella in nocenza, e nella pratica delle virt . &,6. Dopo di ci maraviglia, che i primi Cristiani fossero qma* O o t 9 0 DE DIRITTI DELL UOMO si tutti Santi ? Tal era la tempra della virt loro , che trionfava di qua* lunque ostacolo, anche de tormenti, e della morte . .7. Quantunque al d doggi le indicate pratiche sieno ite in disu so, con tutto ci lo spirito della Chiesa sempre lo stesso . Impercioc ch non essendosi cangiato , n potuto cangiare il Sacramento , esso dimanda sempre le stesse disposizioni ; talch se pu mutarsi la disciplina , e adattarsi alia condizione de tempi, non pu alterarsi la sostanza del* le cose. .8. Nella disciplina presente conferendosi il battesimo ai bambini, che nascono da genitori Cristiani, le antiche prove de Catecumeni non hanno luogo . La Chiesa si affretta di togliere i bambini dalla schia vit del peccato, non solamente per lo pericolo della morte, ma an che affinch divenuti innocenti, e ricevuta la grazia santificante, pos sano cominciar di buona ora a meritare per la vita eterna , mettendo a profitto le sovrannaturali forze , chessa lor somministra . Le promes se si fanno da padrini , come da mallevadori ; e la Chiesa vuole , che i padrini , ed i genitori custodiscano con educazione veramente Cristiana la innocenza defanciulli, gl instrniscano ne dogmi, e ne doveri del la Religione: vuole in una parola, che facciano con essi dopo fi bat tesimo quel , che i sacri Ministri facevano innanzi co Catecumeni . .p. Ma a quale scopo mirano le instituzioni sociali ? Non si pre figgono di far fiorire traCittadini la innocenza , e la virt ? Dunque egli evidente , che la Religione Cristiana reca col Sacramento del battesi mo gran vantaggio alla Societ . Per qual porta si entra nel Deismo Quali disposizioni si ricercano, e quali promessesi esigono, per esser vi ammesso? e da chi? e dove? c quando? e per qual fine? Doman de impertinenti. Della Confermazione. Questo il secondo Sacramento, nel quale si rinnovano le pro messe fatte nel battesimo , e si conferisce un aumento di grazia per ren derne pi facile fadempimento . Sicch giova aneli esso per questo ri guardo alla Societ Civile. Ma oltre ci questa ne riceve un altro bene fcio degno di essere rammentato . Si sa;quanto la buona educazione ib- fluisca nel rimanente della vita, e per conseguenza quanto importi a - lo Stato, che i fanciulli sieno ben educati. Nel tempo, in che si am ministra questo Sacramento , i Pastori formano giudicio sulla educazione de fanciulli, ed hanno occasione di esplorarne le inclinazioni , che gi cominciano a svilupparsi, affine d' invigilare sovra quegli, che hanno bisogno di particolare assistenza, e di riprendere la negligenza de ge nitori , e de padrini. Della Ventenza. .1. II battezzato pu peccare , e perdere linestimabil tesoro del la grazia giustificante . Ricaduto nella schiavit del peccato, non ha LIBRO V. CAPO XII. 291 egli mezzo di risorgere, e di riconciliarsi con Dio ? Il Deismo su di questo proposito lascia luomo nella pi spaventevole oscurit: ma la Rivelazione c instruisce con tanta precisione, che non pu darsene maggiore. " .2. Ges Cristo instimi un Sacramento a posta per tutti coloro, che fanno misera perdita della innocenza battesimale; e questo il Sa cramento della Tendenza , nel quale il Sacerdote scioglie con facolt divina il reo dalacci del peccato, e fa, che si ponga in grazia. .3. Tre condizioni prescrisse il medesimo Cristo per riceversi con profitto questo Sacramento: un sincero pentimento de commessi pec cati coi proponimento di pi non cadervi ; la confessione de medesimi da tarsi dal penitente stesso al Sacerdote; e la satisfazione da darsi a Dio per le offese fattegli. Per vedere quanto queste tre condizioni sieno ef ficaci a produrre una vera emendazione , investighiamo lo spirito della Chiesa nella disciplina antica . .4. Non abbastanza iiquido nella storia ecclesiastica, in quali casi la penitenza dovesse essere pubblica , ed in quali si permettesse di farla in privato . Ma ci non importa , essendo fuor di contrasto , che anche la privata doveva esser diretta collo stesso rigore, e colle stesse regole della pubblica ; talmente che formando idea di questa, si forma pure di quella . .$. Vi erano quattro classi di Penitenti, perle quali dovea suc cessivamente passare il peccatore , che voleva rimettersi neHamicizia di Dio; ed ogni Chiesa avevai suoi canotti penitenziali ; c ne sussistono tuttora alcuni frammenti , che non possono leggersi senza restar com presi da sacro orrore . Erano in essi registrati i pi gravi peccati, di stinti accuratamente nelle rispettive specie, a lato dequali era segnata la penitenza , che conveniva farne, e la durata della medesima. . si darebbe pur luogo alle passioni le pi nocive alla Societ , quaii sono la cupidigia , e 1 ambizione , poich la libert di distruggere le presenti parentele , e di farne delle nuove aprirebbe alle indicate passioni larghissimo campo , e somministrerebbe mezzi di fare , c di eseguire progetti perniciosi non meno al pubblico , che ai privati. 9 - Quinto > di quante infedelt non sarebbe macchiato il talamo suzziate, se la parte rea potesse dire allinnocente io vi lascer ? .io. Quegli, che si stanno sforzando dintrodurre il divorzio , per non lasciar pi dubitare della lorcttotale rinuncia alla Religione Cattolica , e per finir di rovinare il costume , non osano negare gl indicati incon venienti . Se non che si lusingano di rimediarvi con varie restrizioni da apporsi dalle leggi civili. . li. Mi non riflettono, che le leggi civili coglintrighi , e con loro possono eludersi in mille maniere . Serva di esempio la Repub blica Romana, nella quale allorch la corruzione giunse alleccesso, le leggi , che ristringevano il divorzio , vi dovettero cedere . Il .Middle- ton nella vita di Cicerone, dove descrive laspro carattere di Pompo- nia moglie di Quinto fratello dellOratore dice cos : l^on si pu re - star di osservare ci , che da innumerabili esempi viene confermato nella Storia Romana , come la libert del divorzio , else in forna si accordava sen za ritegno al capriccio della una , o dell' altra parte , non rendeva gi pi dolce , e sopportabile lo stato matrimoniale , ma piuttosto fomentava una scambievole caparbiet , e durezza ; perocch per ogni picciolo dis gusto , cd obice recato alle loro follie , l' espediente di una mutazione era loro di una grande lusinga , ed apportava le speranze di miglior esito in un secondo esperimento. Imperciocch non vi fu mai secolo , n paese , ove tanto si dispregiasse , e si violasse il vincolo, e P obbligo maritale , e deve regnasse tanta rilassatezza, cd infedelt in ambedue i sessi, qtiantq a quel tempo in l{oma ( lib.j.). Chi ci assicura , che fra noi cotali leggi sarebbero meglio osservate di quel, che furono in Roma nella sua de cadenza? In Inghilterra il divorzio permesso dalle leggi in pochissimi casi : in pratica per se ne stende tanto la libert, che i pi savj della nazione alla vista de disordini , che ne nascono , non pos$on restare di farne amare doglianze . Facciamo un altra riflessione sulla storia Romana , e rimembriamo le luttuose catastrofi cagionate allo Stato da quelle femmine ambiziose , che impiegavano i pi detegtabili ar tifici , per farsi sposare dagl' Imperatori , ripudiate le prime mogli ; e i delitti, eh esse commettevano, per far cadere la sqccessione al 3 co DE DIRITTI DELL UOMO trono su i figliuoli , che avevano portati nella casa del Principe.Gli stessi Imperatori quante violenze commettevano contro i sudditi, to* gliendo loro le mogli, anche gravide? Non saremmo noi esposti agli stessi pericoli ? . . 12. La indissolubilit del matrimonio tronca nella radice tutu i mali descritti. Per altro non dee dissimularsi, che qualche volta sia dincomodo . Ma vi sono tre importanti riflessioni da farsi . La primi s , che per ordinario la perpetuit del vincolo non sorgente di dis gusti , se non allorquando motivi affatto politici , e mondani spingono i parenti a violentare le inclinazioni de figliuoli , ed a congiungerh se* condo le interessate lor mire. Ma questo un abuso detestato dalla Religione , le cui savie leggi, senza favorire i capricci della giovent , ne proteggono la libert degli affetti . La seconda , che la Chiesa ac* corda la separazione , quando i motivi son giusti , bench non possa permettere , che si passi ad altre nozze. t la terza , che la grazia del Sacramento contribuisce moltissimo a far s , che i coniugati si so frano vicendevolmente , e stieno in buona armonia . Del resto bi an ciando il bene , ed il male dalluna parte , e dall altra, non pare che possa mettersi in dubbio, che in baona politica sia da pre erirsi la legge della indissolubilit ; e se ne pu dare una prova di fatto con vincentissima . Quando , che in una nazione si dimanda il divorzio? Allorch essa pervenuta al colmo della corruzione . Negli aurei secoi di Roma non si legge che un solo divorzio ; e questo per solo de siderio di aver prole: e pure ne rimasero scandalizzati tutti i Cittadini. . 15. Quanto alla -Poligamia la esperienza insegna , che in vece di giovare , nuoce alla popolazione . Del che , se fosse d uopo , po ,e bero assegnarsi ottime ragioni dedotte dalia fisica . Nuoce a tres domestica tranquillit , introducendo la gelosia, la emulazione ,gio h i rancori nella famiglia; se non si adotti il barbaro sistema 01 tene in ischiavit tutte, le donne. Opprime ancora il marito colla moltp- cit de pensieri , ne snerva il valore, e lo stupidisce . Dopo la s anza del divorzio noi aspettiamo , che si dimandi la pluralit de .e } 0 stessa cagione, che ha inspirata la prima richiesta , suggerir I* . 14. Ho letto in un libricciattolo francese contenente il panegi rico del divorzio una spiritosa risposta, che merita di esser qui ra mentata. Si dimandato; perch si chiede il divorzio m tempo deli pi grande corruzione? Risponde lAutore, che allora si chie e corso con maggiore istanza , quando pi cresciuto il numero e 5 assassini . Or To domando a lui , che si dee fare, quando sono g assassini stessi che chieggono, che si spalanchino loro tutte le pore .15. Circa 1 uso del matrimonio la morale Cristiana assai su blime . Essa vieta di proporsi a fine il puro diletto venereo. Il fine del LIBRO V. CAPO XTT. joi matrimonio devessere di ampliar la gloria di Dio col mettere al mon do esseri , che lo conoscano , e lo amino . Tutto ci , ehe puro piacere , e molto pi leccesso , ed il raffinamento del piacere , interdetto dalla legge di Dio . E lantica disciplina ne prescriveva 1 astinenza prima della comunione , e ne tempi di digiuno , e di penitenza. Anche nella legge carnale degli Ebrei tanta era 7 a severit , che secondo Orobio la met dell^anno doveva passarsi senza accarezzare la moglie . Questo giova mirabilmente alla feconditi , osservandosi in pratica , che genera pi la moglie di un contadino , la quale vede il marito a pena' una volta la settimana , che la moglie di un opulento , e voluttuoso Si gnore . Eun altro vantaggio, che 1 uomo non perde molto di tatto spirituale, e che si conservi robusto , cd operoso in servigio della pa tria'. Ecco le leggi , che dovrebbero rinnovarsi, dove si chiede il di vorzio , se veramente si volesse emergere dalla terribile corruzione , che non si ha difficolt di confessare in faccia a tutto il mondo. Ma dalle istituzioni divine passiamo alle leggi deila Chiesa . . 1 6. La Chiesa guidata dallo spirito di Dio ha fatte alcune leggi positive , dirette ad assicurare non meno il vantaggio temporale , che il bene spirituale defedeli. Ella ha senza contrasto un diritto sul Matri monio , perch Sacramento ; e si sa , che tutti i suoi diritti sono ordinati al bene de fedeli . Ora il bene defedeli esige,che in certi casi si lieti loro di contrae matrimonio . Donde siegue, che la Chiesa ha diritto d 'impedire in certi casi ai fedeli di contrar matrimonio. .17. Questo diritto associa necessariamente laltro di annullare il Matrimonio , che si contratto contro le sue leggi ; o in altri termi ni la Chiesa ha diritto di apporre impedimenti dirimenti . E nel vero senza questo secondo diritto il primo sarebbe inutile, inefficace ad as sicurare il bene de fedeli, mentre si trovano mille vie di contrar ma trimonio necasi, in che la Chiesa ha diritto di opporsi .Se io ho di ritto, che non si alzi un edificio, ho per conseguenza anche diritto di demolirlo, se si sar alzato . Quanto cieca la sapienza del secolo! Si fa guerra alla Chiesa sul diritto di stabilire impedimenti dirimenti ; e se le ammette come indubitato quelfa/tro , dal quale nasce per conse guenza necessaria. .18. Ma limitandoci alla pura politica , alla quale appartengono tut te le nostre ricerche , far osservare,che le leggi della Chiesa fatte per impedire , e per annullare il contratto matrimoniale , tendono tutte al maggior bene della Societ Civile. .19. Se la Chiesa non impedisse il contrar matrimonio dentro certi gradi di parentela, che sono quegli , ne quali i congiunti di sangue hanno occasione di trattarsi continuamente , 0 troppo spesso, colla piu grande famigliarit, quanti disordini non ne seguirebbero > Le famiglie diverrebbero postriboli ; c vi si accenderebbe un fuoco impuro , che i 3 o2 DE DIRITTI DELL UOMO cagionerebbe i pi terribili contrasti fra membri, che le compongono, attesa la gelosia , che farebbe nascere la pretensione di molti alle nozze di una stessa parente . Se fosse permesso al fratello, ed alla sorella di legarsi insieme , quanto facilmente congiurerebbero alla rovina del ge nitore , per goderne la erediti ? Somiglianti pericoli sarebbero a te mersi , se fosse lecito alla madrigna di aver per marito il figliastro,ed al suocero di prendere in moglie la nuora In una parola, la Societ non avrebbe mezzo di assicurar la vita de Cittadini dalle domestiche insidie, e le passioni dellamore, della cupidigia, dellambizione, rin noverebbero frequentemente fra noi le tragiche scene , che si videro presso i Romani nel tempo della lor decadenza. .20. Farlo de venefci , de tradimenti , delle manifeste violenze, e degli aborti, che si procurerebbono, se fosse lecito di far succedere al legittimo erede di un padre defunto di poco il frutto di un nuovo,e pi geniale, o pi interessato matrimonio . '.21. Dico di pi : Se la Chiesa non istabilisse con autorit divina certi principi , e certi limiti alla violenta , e capricciosa passione dell amore ; se non condensasse come contraria alla dottrina rivelata la opinione , che insegna esser lecito il contrar matrimonio pe 1 fine del diletto carnale , perch non potrebbe esso contrarsi tra maschio , e ma schio ? O forse non dettero questo nefando spettacolo alcuni mostri esal tati al trono di Roma? O forse lasciandone larbitrio alle leggi civili , la sottigliezza umana non troverebbe di che appoggiare le pi abomi nevoli contaminazioni ? Tutto ci non e meramente possibile , o proba bile ; ma seguito di fatto . Imperciocch nellanno 1778. fu impresso in Amsterdam un Piano di Legislazione sulle materie criminali, ne quale lAutore sostiene , che le leggi contro /' incesto sono leggi di le- cerna, ma che la natura non vi ripugna ; che per egli non proporr alcuna pena contro l'incesto , fino a tanto che tutte le nazioni non stcno daccordo su questo fatto colla ragione : che la sodomia, piuttosto una depravazione di gusto , che un delitto , purch non si sovvertano 1 ra gazzi ... Ci vien detto, che Socrate, e Cesare , l onore del secolo Ioo,s disonorarono con questa turpitudine. Costantino Secondo , e Costanzo fe cero leggi severe contro la sodomia , e resero peccaminoso ci , che Pf^" que al vinci ter di {{orna , e che fu divinizzato da Adriano - Sarcb e adunque a stupire ,che un altro Autore trasformasse la turpitudine ut cut ezo dilex vos . Ges Cristo am forse gli uomini per qua resse? Il suo fu un esempio del ditto nuovo-, e. pero e precetto?; il dovere amare il prossimo senzalcun nostro interesse . . . , . 9 . I filosofi esclamano, che bisogna amare tutti gli on che non dee farsi distinzione fra nazione, e nazione , fra lingtia, gua , fra clima,e clima, fra legislazione, e legislazione, e ann tinovamente sulle labbra Xamore universale, avvisandosi di fa satira al Cristianesimo . . . i a e | . ic. Ma sia detto con pace loro ; non capiscono jot * Cristianesimo , n della filosofia. Non della filosofia , poich non * , do essa altro principio di morale , che Xamor proprio, il P r . ' amore universale in essa una vanissima chimera , una cosa m P 0SS _ * N meno del Cristianesimo , mentre esso , che comanda rea! Xamore universale , e che col principio della Carit in grado di 1 lizzarlo . . . l. . it. 11 colmo per della stoltezza depretesi filosofi si e, mentre inculcano con affettato entusiasmo Xamore universale , si s 0 LIBRO V. CAPO XIV. . 3.0* zane di porre in derisione iamor puro , lamore disinteressato della Ca rit Cristiana , la quale sola capace di realizzare l amore universale , che loro sta tanto a cuore, e si affannano a dire , che luomo non pu amare se non per principio di amor proprio , il quale amor proprio mette un argine insuperabile all'amore universale. Di loro avrebbe det to lApostolo cvanucrunt in cogitatonibus suis . .12. Ma dir un Enciclopedista : possibile, che luomo si spogli dell 'amor proprio, e. che ami in unaltra maniera? . 13. Rispondo, che colle pure forze della natura ci non pos sibile , perch questa la maniera naturale di amare dell uomo : ma dico, che tale impossibilit non assoluta, intrinseca alla natura uma na. Dico, che siccome un sasso non pu alzarsi in aria per virt pro pria , ma vi pu essere alzato da virt divina ; cosi 1 uomo non pu elevarsi da s stesso allamor puro, e disinteressato, ma pu esservi elevato da Dio . Debbo ripetere, che lamor puro , c disinteressato , o sia la Carit, una emanazione dello Spirito Santo ? Ma non convengono i filosofi nell insegnare , che nellordine naturale Iddio concorre, con azio ne fsica a tutte' le azioni delle creature ? Perch adunque luomo dee supporsi incapace di ricevere f azione della terza persona della au gustissima Triade ? Questazione amor divino , amore , che vien di fuori : la partecipazione dellamore, con che Iddio ama s stesso .Se un amore , che vien di fuori , debb esser cosa affatto diversa dall amor proprio , ch dentro di noi,e che si genera in noi naturalmente. Provi I Enciclopedista ripugnare intrinsecamente alla natura dell uomo il ricevere lazione delio Spirito Santo ; ed allora sara autorizzato a dire essere impossibile , che luomo ami in una maniera diversa dall amor proprio . Ma come potr egli ci provare ? . 14. Voglio notare, che dee ragionarsi dell amore , o sia dell appetito della volont , come del lume dell intelletto . L intelletto ha un suo lume naturale : forse ripugna alla natura di esso, che riceva un lume sovrannaturale ? Parimente la volont ha una sua maniera natu rale di amare ; ed capace di riceverne unaltra sovrannaturale . Se si stimer impossibile la elevazione della volont ad un amore sovranna turale, dovr pure stimarsi impossibile la elevazione dell intelletto ad un lume sovrannaturale . . 15. bi pi i Comprensori amano Dio con amor puro : ama no le di lui perfezioni. Quel, ch possibile in cielo ,sar impossibile in terra ? .16. In una parola, cotali operazioni sunt supra naturarti , non con * tra naturarti - La illustrazione sovrannaturale conviene colla naturale nel per,ere , ch di far conoscere ;ne differisce nella specie ,0 sia nel mo do Tcon che fa conoscere . Lamore sovrannaturale conviene col natu rale nel venere , ch di fare appetire ; ne differisce nella specie, in quan- 3i DE DIRITTI DELLUOMO to fa appetire il bene assoluto, laddove lamor naturale non si porta, se non verso il bene relativo . Or come potr sostenersi , che Iddio con operazione sovrannaturale non possa far s, che la volont umana appetisca il bene assoluto ? (*) C) 7 ^ota . Quanto si qui detto della Carit,non dee pregiudica re alla opinione dell Ab. Vincenzo Bolgeni celebre per tante Opere egregie ,colle quali ha difesa, o illustrata la dottrina Cattolica. Egli nel suo trattato della Carit, ed in altri scritti usciti a sostegno di quello, sostiene chiaramente , e di proposito, darsi, ed essere a Dio dovuti atti di benevolenza , pretendendo soltanto , che questi atti non debbano ridursi alla definizione dell'amore, ma che sieno di un genere lor proprio. Nel qual modo posta in salvo la sostanza , ognuno con verr di buon grado , che la disputa di pure parole , cio se la be vevolenza debba, o non debba dirsi amore . .17. Quindi poich la Rivelazione certa ; poich lo Spirito Santo indubitatamente esiste, ed opera ne nostri cuori colla diffusione della sua Carit, esiste sicuramente la Carit ,esiste lamor puro , c disinteres sato, lamore , che non generato dentro l uomo dalla natura , ma I amo re , che vien di fuori , eh di origine celeste, ch una partecipazione dello Spirito Santo , del sostanziale amore del medesimo Dio. . 18. Ma qual il gran nemico de diritti naturali dell uomo nella Societ Civile ? Non l amor proprio} Non esso, che or gl insidia in oc culto, or gli assale allaperto?Non lamor proprio il padre di tutti 1 delit ti, lautore di tutte le sciagure, il macchinatore di tutte le rivoluzioni. Non egli lincendiario , il sanguinario, il distruggitore dell uman ge nere ? Non egli, che mette in costernazione la prudenza ; la quale non trova nel regno della natura mezzi sufficienti a frenarlo ? La Canta lo rimuove dal governo delle umane azioni : la Carit lo imprigiona , lo rende immobile, lo fa rientrare nel nulla. E pigliando essa in mano le redini, porta seco per tutto l'ordine, la concordia, la pace, la si curezza, e fa , che luorrio operi per luomo, senza mercede ,e con tanto ardore , che non pu agguagliarlo 1 amor proprio stimolato a suo pi grande interesse. . _ . i dove la povera umanit languisce di miseria, e di stento, e ove ismo filosofico neppure osa penetrar col pensiero . E 1 tu Autore ' testabile osi portare il nome di Cittadino ? Ma la Canta Cris r * esercitare anche con te le opere di misericordia , e credo , cr.e que > cheti convenga , sia di mandarti ai lo spedale de matti . . , . 6 . Vero , che n anche !a Religione di Cristo d diritto a alcuno di riscuotere colla forza opere .di Carit. Ma essa avvalorati 0 la obbligazione col peso de! precetto divino, propone allamor proprio per motivo di adempirla la speranza della eterna felicit, ed il timore della eterna dannazione ; laddove in un' sistema senza idee religione LIBRO V. CAPO XV. 5IJ n'un premio, e niuna pena potrebbe aspettarsi ; e nel Deismo tutto sa rebbe oscuro , ed incerto . .7. Lobbligo poi particolare della limosina nella dottrina Cristiana reputato obbligo di giustizia ; e le parole di Ges Cristo quod superest, date eleemosinam , sono da tutti i Padri interpretate a rigoroso precetto* .8. I Giuspubblicisti io stimano piuttosto opera di misericordia ; e lo Spinoza pretende, che la cura de poveri appartenga al pubblico , non gi a' privati. Noi per siamo persuasi , che anche per pura legge naturale la predetta obbligazione vada a carico de' privati , e chesia di giustizia. Imperciocch per legge naturale certa cosa che ciascuno ha diritto di aver la sua sussistenza dabeni della terra i quali furono da Dio creati per tutti, e non gi per alcuni: bene 'inteso per, che chi ne vuol godere abbia ad apprestarvi la sua porzione d'industria . Ma lordine sociale , come fu altrove dimostrato , porta inevitabilmente , che molti Cittadini non abbiano tal sussiste nza, e che non possano eser citare la industria loro n sulla terra , n. SO vra altro materiale ; o pu re che lor non basti quel , che dal.'ia propria industria ritraggono. Frattanto il lor diritto non meno reale, e d sempre vigente ; onde fa d uopo concludere, che il superfluo degli altri il lor necessario . Ma che gl indigenti han diritto al superfluo dericchi vuol dire ,ch Tetto, eh. giusto , che questo venga loro somministrato . Dunque obbligo di giustizia il dare in limosina tutto quello , che avanza . Con cediamo per altro, che il diritto del povero imperfetto , cio che gli non pu costringere il facoltoso a sovvenirlo, poich il giudicare del suo superfluo non appartiene per legge di natura ad altri, che a colui stesso , il quale lo ha. . 9. Per ci , che le leggi civili non possono far valere il di ritto de poveri ; ed in un sistema puramente naturale non avendo i pri vati alcun grave interesse, che gli stimoli a sovvenire i bisognosi , non adempiono questo dovere, quantunque sia di giustizia. io. Nella Religione Cristiana per chiunque abbonda di beni sa , che Iddio gli chiede stretto conto di questo dovere , e che non pu salvarsi, se non Io adempie. Sempre spetta a lui il giudicare del suo superfluo : ma anche in questo soggetto alla censura di Z>?o ; di sorte che se egli non si misura bene ; se si mette in uno stato supe riore a quello, che gli compete;e molto pi se profonde le sue so stanze in discapito della virt , egli debb essere persuasissimo, che spende quel , che realmente depoveri ; eh un economo infedele ; un usurpatore, un ladro ; c che Cristo gli dir nel d del giudizio : va maledetto al fuoco eterno , perch essendo io in persona de miei po verelli famelico , tu non mi cibasti , ed essendo sitibondo , non mi dasti da bere . Vedete quanta premura ebbe il Divino Legislatore pe pove ri. Non si content dimporre il precetto di sovvenirgli,e dinculcarlo: 314 DEDIRITTI DELLUOMO volle aggiungervi il massimo peso : volle nobilitare la povert, e farne pel cos dire un attributo della Divinit , dichiarando egli esser nascosto sotto i luridi cenci de poveri , ed a lui farsi quel, che si fa apoveri. . ii. Questa dottrina quanto preziosa per la Societ! Vedem mo altrove, quanto nella medesima debb esser grande il numero de bisognosi ; vedemmo, di quanti delitti , e di quanti disordini cagione la miseria. ; vedemmo, quanto lamor proprio indolente verso quegli, che la soffrono ; vedemmo, che le leggi civili sono costrette a guar darla senza potervi apprestare rimedio : quanto adunque benefica la Religione Cristiana col suo sublime precetto della limosina ! Essa versa la pioggia sulla inaridita campagna , e ne ravviva le piante,che lan guivano; essa terge lo squallore, e le lagrime, e riconduce il riso, e la gioja ; essa sostiene la vacillante innocenza; essa soffoga in cuna i meditati^ delitti; essa restituisce la calma alle agitate famiglie ; essa to glie il coltello dalle mani della disperazione . 12. Non pu negarsi, che non sia questo un bel quadro : ma di mander taluno , se sia pittura esprimente una cosa reale, se i Cristia ni pratichino co fatti questo gran precetto dell Evangelio ; se facciano abbondanti limosine , e se esercitino le opere di misericordia , che tanto decantansi . Giusta la domanda la Societ vuol fatti : le specola zioni non vagliono a nulla. Consultiamo adunque per un momento la storia. . . . . i$. Neprimi albori del Cristianesimo apparve improvviso al mondo il grato spettacolo della comunione de beni , che annunciava una virtuosa fatr/iglia ; ed i Cristiani non si fecero conoscere se non sotto la denominazione di fratelli, per significare , che la loro unione era opera dell 'amore . In quel tempo i Romani tenevano in dura schiaviti i popo i conquistati col furore deUarmi, e ne divoravano le sostanze . Che con trasto fralluomo vecchio, e luomo nuovo , fra1 peccato , e la giustizia , frali amor proprio , e l amore divino ! Tutti i possidenti deposero con inu dita generosit i loro averi in mano degli Apostoli per dividerne, oso co poveri. Considerandosi tutti come membri di Ges Cristo , s in ro- dusse quanto al temporale il sistema della perfetta uguaglianza . 315 che raccoglievano grandi somme, e distribuivanle ai poveri delle Chie se gi fondate, avendo particolari riguardi per quegli, che a cagione della giustizia penavano sotto il flagello della persecuzione. . 15. 1 Fedeli stessi , che gi conoscevano la benefica indole dell Instituto Cristiano , facevano oblazioni volontarie di ogni sorte di beni. Con queste si nutrivano i ministri dellaltare, si manteneva il culto, e si sovveniva cotidianamente alle indigenze de fratelli poveri . . 1 6. La generosit si stendeva anche ai poveri del Gentilesimo. F noto , che i Romani non avevan ribrezzo di esporre i lor figli , al lorch erano nati difettosi, o quando non potevano allevargli . I Cri stiani ne andavano in traccia, gli raccoglievano, gli sostentavano, gli educavano, e glincorporavano alla Chiesa. . 17. La ospitalit co" pellegrini, lassistenza aglinfermi, la cura delle vedove , la tutela degli orfani erano gli esercizi ordinari della Ca rit Cristiana nequali tanta attenzione ,e tanto zelo apprestavasi, che Giuliano Apostata non pot trattenersi dal proporgli per modello aglin dolenti Pagani. .18. A misura che cresceva il numero deCredenti, aumentavansl i tesori delle Chiese , cio i patrimoni de poveri. In processo di tempo ogni Chiesa cominci ad avere fondi stabili. Il Vescovo era il procura' tore de poveri ; e i Diaconi tenevano esatto registro di tutti i bisognosi della Diocesi, acciocch niuno fosse nelle cotidiane distribuzioni obbliato. .15. La Carit Cristiana era illuminata. Si sapeva essere i po veri vivi tempi di Dio : con s nobile ida, allorch mancava ogni altro sussidio, vendevansi senza punto esitare le sacre supellettili, i vasi di oro, e di argento, sulla persuasione che a Dio fosse pi accetto untai culto. Nelle'incursioni de Barbari, nelle carestie, in ogni urgente bi sogno della patria, i beni ecclesiastici offerti dal disinteressato zelo de Vescovi sono stati la salute del popolo.. La storia di ogni nazione, e spezialmente della Francese, abbonda di questi esempi . 20. Ma frse ne d presenti il gran precetto della Carit si posto in dimenticanza ? Forse se taluni piuttosto intrusi nel Santuario , che chiamati, abusano de beni ecclesiastici , la maggior parte de Pa stori non continua ad amministrargli col medesimo spirito ? Forse se pa recchi Cristiani infetti dellegoismo filosofico sono sordi alla voce del bisogno, i veri fedeli cessano di far copiose limosino ? .21. Diamo soltanto unocchiata agii stabilimenti di Carit, alle Opere pie. Quanto poteva escogitarsi, anche con assottigliamento din gegno , in beneficio della umanit , stato tutto recato ad effetto , e con fondazioni perpetue . Gli Spedali eretti per 'la cura degl infermi ; gli Ospizi destinati a ricevere i pellegrini ; tante case di educazione per fanciulli , e per fanciulle ; asili per la castit ; luoghi di riposo per la vecchiezza ; monti di prestanza per la indigenza ; doti per al- , R r 2 3 x 5 DEDIRITTI DELLUOMO Jogare povere zitelle ; legati per riscattare gli schiavi, sono tutte ind* slriose invenzioni, ed invenzioni perenni della Cariti Cristiana. Re ligiosi Instituti consecrati, quali al servigio degli ammalati , quali ad assistere i moribondi , e quali ad insegnare gratuitamente le lettere... Ma che voglio io numerare ad uno ad uno tutti i generi di soccorsi suggeriti, ed eternati in tutta la Cristiana Repubblica da persone di vorate dal fuoco della Carit? Passeggiate per le strade: dovunque gi rate il guardo, vi troverete circondato da maestosi edifici, che nelle Inscrizioni loro vi dicono : noi siamo opere della Carit Cristiana ; e ve dendovi in moto tanta gente, che suda, e si affanna pc poveri , senti rete intenerirvi, ed animarvi a fare altrettanto. .22. La opulenta Idolatria de Gentili pens mai nulla di simile 3 la filosofia Deistica, la quale inculca tanto il suo ridicolo amore nniver * sale , che ha fatto sinora in vantaggio dfi'poveri ? E quali progetti ha in tavolati per sollevar la miseria ? Ha ingoiati in un boccone i patrimoni de poveri assicurati sotto la protezione della Religione : ha spogliate, le Chiese : ha distrutte le pie fondazioni ; ed ha inaridite le mani con- secrate da Cristo al sovvenimento di tutti i bisognosi. I poveri perne hanno ottenuto un gran compenso : non vi hanno ad esser pi titoli : I poveri saranno uguali ai ricchi ; ed in tale uguaglianza troveranno tutto il bisognevole loro , CAPO XVI. Temperamenti del Cristianesimo sulla Guerra, sulla Schiavit, sulla Totest Taterna , e sulla Totest Maritale . . I. On si pu pronunciare il nome di guerra senza fremere, i.\l e senza versare un torrente di lagrime. Essa porta seco compagni lo spavento , la fame, la peste, la desolazione del enere umano . Quello per, che fa pi sbalordire , si , che l 'uomo stesso e la cagione , e lo strumento di questorrendo flagello . Come mai ? L uo mo , che ha un violento appetito di moltiplicar s stesso, prende con deliberato consiglio a distruggere s stesso? Luomo pianta, 1 uomo e t* fica, luomo affina la industria, per goderne i frutti egli, e suoi si mili ; e luomo svelle , 1 uomo distrugge , luomo aguzza lingegno per offendere, e far perire i suoi simili,e s stesso? . 2. Si direbbe esser egli un mostro di contraddizione : eppure egli sempre conseguente ; e quelle inclinazioni opposte fra loro van no a riunirsi sotto io stesso principio . L 'amor proprio n la comune sorgente . Le inclinazioni benefiche dell uomo riguardano il comodo suo , e de suoi ; le malefiche prendon gli altri di mira . Luomo vuole abbassare, impicciolire, spogliare gli altri per elevare , ingrandire. LIBRO V. CAPO XVI. 317 varricchire s stesso . Impiegandovi la forza , mette In reazione quella denemici : il conflitto delle forze la guerra, dalla quale se ridon da a lui danno, per natura del conflitto, non perch egli lo voglia. . 3. Il far guerra per avidit di conquista agli occhi della Pa gana filosofia non solo lecita , ma anche lodevol cosa pareva . Ella con centrava lamor del prossimo dentro le mura della patria. Ogni po polazione , per picciola che si fosse, faceva un tutto per s , e si cre deva padrona nata dell universo . Tutti gli altri uomini passavano per barbari , per esseri di altre stirpi, co quali non si dovesse avere alcun rapporto di amicizia,e di fratellanza; e si stimava esercizio del pro prio diritto lo spogliargli, ed il sottomettergli. . 4. Posto un cosi detestabile fondamento,! Legislatori,che non avevan pi sane opinioni del popolo , adoperavano ogni studio ad accen dere lentusiasmo della guerra , onde aumentare coll altrui miseria la potenza , la ricchezza , e la gloria della patria . Si diede il nome di eroi ad assassini , e di virt al valore , cio alla forza delle braccia. Chi feriva pi, chi contava pi morti , chi era pi ladro, pi crudele, pi bestiale, era stimato pi virtuoso ; e si esauriva la eloquenza della retorica, e della poesia, per cantare Iodi al vincitore. Furono inven tati altres varj generi di onori, per pascere la vanagloria, per lo pi frivoli ,e puerili , ma sempre mescolati col veleno dell'odio . Il trionfo deRomani , nel quale esponevansi al pubblico obbrobrio i Regi in catenati , prima di mandarsi come bestie al macello, era il trionfo dell odio di tutto il genere umano. . 5. 11 Cristianesimo colla purit desuoi lumi scuopr al mon do il di lui funestissimo errore , e condann qual cosa affatto illecita il far guerra a'solo titolo di conquistare . Esso insegn , che tutti gli uomini discendono da un medesimo padre-, che in tutti impressa la stessa immagine di Dio ; che tutti sono fratelli ; che partecipi di una stessa natura tutti hanno diritto di possedere , dindustriarsi , di atten dere alla propria felicit ; e che per conseguenza siccome in una pa tria medesima un Cittadino non ha diritto di turbare il possesso le gittimo di un altro Cittadino, cos neppure una Nazione quello di unaltra Nazione . Esso insegn, che la forza non fonda mai diritto , perch il diritto ragione,e la forza non ragione , . 6 . Quanto sangue , quante sciagure , quante calamit risparmia con ci alla povera umanit la Religione di Cristo ! Ella incatena le braccia di quegenj malefici, che vorrebbono empire tutta la terra d stragi : ella ammorza la sete della loro ambizione : ella reprime la lo ro superbia ; perch all alto divieto unisce la certa minaccia di una pena eterna , di una pena, che all amor proprio si fa pi vivamente sentire, che qualunque temporale interesse. . 7. Torniamo ai Gentili, e facciamo attenzione nella loro sto- I 5 ,s DEDIRITTI DELLUOMO ria, per quali altri motivi,- oltre lo spirito di conquistiti infestavano il mondo eolie armi. Un puntiglio, una lieve offesa, il risentimento di un Liberto, la vanit di una concubina accendevano spesso la fiamma di sanguinosissime guerre , e si mandava senza ribrezzo tanta gente a farsi ammazzare per pochi soldi . Quidquid delirant reges , plcctun tur Schivi . . . 8. Il Cristianesimo detesta tutte queste guerre, come illeci te , e ne detesta le cagioni come contrarie alle regole eterne della morale . . . 9. Ma non per questo dee dirsi con taluni, che il Cristianesi mo disapprovi ogni sorta di guerra . Egli vero, che questa una Re ligione pacifica; eh fondata tutta sulla Carit; che ha il pih gran ri spetto per la vita delfttomo; c che circa il far 'male altrui ha^ una mora le estremamente dilicata. I quali caratteri se agli occhi de sanguinar) sembrano disprcgevoli, al tribunale del freddo buon senso mani estano tutta la loro eccellenza. . . io. Con tutto ci replico , che la Religione di Cristo non vi ta assolutamente la guerra; e lo provo, prima colla ragione , e poscia co passi dellEvangelio . , . . . il. Quanto alla ragione sono certissime due cose: cne n al cuni casi la guerra approvata dalla legge naturale ; e che a vc azio ne ha lasciata nel suo vigore tutta la legge naturale. . 12. Quanto ai monumenti positivi dell Evangelio noi .egg > che il Battista ammise a penitenza uomini di arme ; che Ges ' S ce un miracolo a pr di un Centurione , e che ne commcn o a la fede; che ad un altro Centurione apparso un Angelo lo assi che Iddio gradiva le di lui opere , e le di lui preghiere ; e che imo ebbe ordine dal ciclo di amministrargli il battesimo: ma non legg che il Battista, che il Redentore, che il Principe degli Apostoli aves roa loro neofiti interdetta la professione della milizia. Anzi e contrario, mentre sin dal primo secolo la Stona Ecclesiastica to in tratto menzione di Cristiani, che militavano nelle Armate R re: il che non sarebbe stato permesso, se gli Apostoli tesser rata la guerra assolutamente incompatibile coni bismuto r s ' . , . 13. Noi adunque stimiamo lecita la guerra: ina neg , miti, nequali permessa dalla legge maturale; cio a dire ^ . abbia ragione cf impiegar la forza , ed i pacifici mezzi cC: a \ ne non giovino, talch luso della forza divenga mezzo tieces ^ r . unico . Circa il modo di farla , il Cristianesimo non approva 1 od , la mala fede , atti intrinsecamente mali, che per in nessuna cn" c za cangiar possono natura; e prescrive, che non si faccia al ne pi male di quel, che basta alla propria Sicurezza . Con questa s severit procede la legge di natura . LIBRO V. CAPO XVL 3 , 9 f 14. Dalla guerra nacque la Schiavit . La pervertita ragione de Gentili teneva per certo, che la vittoria desse diritto di passare tutti l vinti a hi di spada, unicamente perch erano stati vinti. Alla crudelt, sottentr I avarizia . f\ : on partorendo alcun utile al vincitore la carnif- eina, si abbracci il partito di ridurre in ischiavit i vinti, e di far gli lavorare, ad uso proprio, o di vendergli . Luomo era considerato qual vile giumento, che non dovesse alimentarsi se non per cavarne vantaggio : chi era divenuto proprietario dello schiavo , io diveniva an cora.di tutto il frutto della di lui fatica ; e quei, che fa piu orrore, si , che i figli dello Schiavo erano schiavi nati del padrone , come i parti delle pecore sono di chi possiede le pecore. Da ultimo , il padrone avea diritto di bastonare, ed anche di uccidere tutti i suoi schiavi sen za obbligo di renderne conto aile leggi civili . .15. Questi falsi principi erano ricevuti generalmente, ed auten ticati ancora dalle leggi civili. Cos il genere umano fu diviso in due classi, in ischiavi , ed in -liberi . Quegli erano esseri degradati : la fe liciti, e i diritti naturali non eran per loro : i veri uomini erano i liberi. h siccome si reputava lecito il prender le armi per conquistare , cos la cupidigia di avere schiavi teneva continovamcnte aperto il teatro della guerra, e la terra era sempre calda, e fumante di umano sangue . . 1 6. II Cristianesimo trov stabilita per tutto I3 schiavit , e ne gem di dolore . Accolse amorosamente nel suo seno gli schiavi del Gentilesimo, e trattandogli con perftta uguaglianza co liberi , mitiga va cos gli aspri rigori , che soffrivano da loro inumani padroni . A mi sura che salivano in reputazione le massime Cristiane, si andavano ral lentando i lacci della schiavit . ^ . 17. Allorch i Barbari del Settentrione disfecero il gran colosso dell Impero Romano, e fondarono co rottami di esso le'nuove Mo narchie , vi portarono il sistema feudale , che precipit nellabisso della miseriagli orgogliosi Sudditi di Roma. Per buona sorte queferoci Conquistatori gustarono la dolcezza dellEvangelio . 1 Vescovi fatti schia vi domarono, e convertirono i loro sanguinari padroni : in seguito giin- dussero a mitigare la durezza della schiavit ; e riusc loro iiunolte par ti di totalmente abolirla. . 18. La Francia conquistata daBarbari non ebbe a principio che un solo Stato, o sia un sol Ordine ; quello deBaroni del Regno, cio i Conquistatori, o i discendenti de Conquistatori. Questi soli si univa no nelle assemblee per deliberare su pubblici affari . Tutti gli altri era no schiavi : servi gleba . Grati quegli in progresso ai Vescovi , che gli avevano rigenerati a Cristo , gli ammisero nelle adunanze nazionali ; e cos la Francia principi ad avere due Stati. Da ultim la carit Cri stiana cancell a poco a poco tutte le tracce della schiavit , e ad insi nuazione de Vescovi fu data una esistenza civile a quegli del popolo. DEDIRITTI DELLUOMO Sd fl diritto di formare il terso della Nazione , n. c on una suW, dinazione a due primi . Questo terzo Sta , della sua propriet des ^ r V ^ di prcse nte sta esercitando so de Vescovi, ed alla docilit de Baroni, di presente TTi&SSraisS^ colpa originale * .. . ne Cfisciana ammet te senza difficoltila servitivo lontaria , come lammette la legge naturate. Li Laonde"se delluomo, ma non il primo, eh esser taluno giudica di non poter esercitare la su* Metti , sicuro della sua sussistenza , pu ottimamente ^ Romando df im cacciarsi questa. Dii adunque permesso di sottoporsi al co u altro, e di servirlo per mercede. Qpe>to djl vo . libert realmente non si perde, perche P ) \ vien /limitati lere del 5m ; e la servit queste ragioni co patti, che piace ai contraenti d. stabilire. 1 er tutte qu b non deroga nulla ai d'ritti dell uomo . . se ; n se guela .20. La Schiavit propriamente detta e ingmst, sto b solo di una ingiusta guerra. Se poi la f^tero^dTritt di toglier la vita al sar giusta la schiavit . Quando Quello d farlo schiavo, vinto nemico, e questo diritto si c ^ q ch un male di gran la Schiavit non pu riprovarsi La \ c [jpione Cristiana compiati- pu dii! tir? ma .orchi i "a " ^ sa ^ ^"W- * Uman .. Peraltro ella sorgente d'infinite che sono da piu , lavino i piedi, e ministrino a que, che sono da meno. . 23,1 Sin da primi tempi si conservata in memoria di Cristo questa tenera funzione . I Vescovi, i Regnanti, il Papa,nella settimana santa lavano pubblicamente i piedi, e ministrano in tavola aglinfimi deloro sudditi . Finch durer questa pietosa cerimonia , i popoli fede li non potranno dimenticare lo spirito di fratellanza, di uguaglianza , c di beneficenza, con che Cristo vuol, che si trattino i sudditi. Talu ni , non pu negarsi , fan loro sentire tutto il peso dell orgoglio , e tut te le privazioni dell indolente egoismo . Ma costoro non osservano me glio le altre massime della Religione; sicch son Cristiani di nome. I veri Cristiani riguardano i loro Servi come propri figli, o come pro pri fratelli, e lor versano in seno fante grazie , che fanno parer loro dolce cosa il servire. Eforse esempio raro il veder succedere tutta la famiglia alla pingue eredit del defunto padrone ? .24. Non a stupire , se i Gentili accordarono ai padroni cosi barbari diritti sopra gli schiavi , giacch quali schiavi consideraron pure i figliuoli , Il padre poteva punirgli sin colb morte ; in qualunque stato fosse il figlio, era sempre sotto la potest del padre ; e siccome tutti i figli dello schiavo erano schiavi del padrone , cosi tutti i figli del figlio nascevano sotto la giurisdizione del padre . Nella Romana Repubblica, nella quale si aveva tanto fanatismo per la libert , e per la uguaglianza ., .un vecchio genitore esercitava un'assoluta tirannia so vra una numerosa discendenza . . 25. Il Gius naturale non parche somministri principio , onde pos sa dedursi una paterna potest cos illimitata , un vero , ed assoluto do minio sopra i figli, un autorit , che superi quella stessa del Trinciato . Sembra apzi non.concedere a genitori altro, che una potest direttiva fornita de mezzi necessari 3 ben educare i figliuoli ; come nel fisico , cos pur nel morale ; e pervenuti i figliuoli alla maturit della ragione, nel Gius di natura non trovasi motivo, perch abbiano a continuare sotto la dipendenza del padre . . a . . 30. Non per tanto il beneficio , eh-essa ha fatto-agli nomini ; grande , ed . visibile . Imperciocch egli- ben altro , che la Ragione scuopra da s stessa una verit; ed altro l 'approvarla-, e l ravvisarne la conformit codi lei principi, da poich si per altra via rinvenuta. Ascoltata la voce della Rivelazione Divina , la umana Ragione fissando k> sguardo sulle verit-presentatele da quella, le ha riconosciute per sue. questo indubitato . Ma le insegn essa la prima ? La Filsofia 1 agana non le vide, o non pot persuaderle a nessuno: tutto il mondo adot> t altre massime : questo un. fatto , che non pu negarsi . eco in tanto il beneficio apprestato dal Cristianesimo: il Cristianesimo distrus se le opinioni erronee, depur le massime della legge naturale-, rl 0i " mle leggi civili secondo il ;suo spirito , cangi la-pratica: questo 6 un altro fatto incontrastabile. Dunque se di fatto nelle accennate ma terie ci regoliamo con migliori principi, ne siamo debitori alla Reli gione Cristiana. .31. Vi.ha di pi : (a Religione Cristiana perpetu questo segna lato favore. Se ci riposassimo sulla nuda Ragione, troppo spesso le urna* LIBRO V. CAPO XVI. 3*5 ne passioni n eclisserebbero il lume , e ne cangerebbero le regole; c ci trasporterebbero ad eccssi frse peggiri, che non quegli , ne qua* li gettaronsi i Pagani . Forse avremmo un diritto di guerra pi assur do, una schiavit pi inumana ': forse fa potest de padri , e de ma riti sarebbe pi tirannica . E forse correndo allaltro estremo , ci piace rebbe di costituir le mogli tiranne demariti , ed i figliuoli despoti de genitori. La Religione Cristiana ci tiene nel giusto mezzo: essa d alle regole morali la necessaria stabilit fra gli urti continovi delle passioni. H come ? L ho detto altrove , col proporle scritte in un Codice da Auto ri inspirati da Dio , e col dare in custodia tal Codice ai Ministri dell . Alleanza, instituiti da Dio, ed assistiti dallo spirito di Dio. Nell epistole di S. Paolo sono descritti minutamente i diritti, ed i doveri vicendevoli fra padroni, e servi , fra genitori, e figliuoli, e fra mari ti , e mogli. Cme potranno mai cangiarsi gli oracoli dello Spirito San to nella Chiesa Cristiana? Finch questa durer, le regole morali sa ranno sempre le stesse, c sempre le nostre leggi civili dovranno model larsi sulle leggi della Sacra Scrittura . .32. Si osservi, come nel Taganesimo restarono distrutti questi diritti naturali ristabiliti poscia dal Cristianesimo . Ammesso per prin cipio , che fosse lecito usarla forza per conquistare, neisegul lassur do della Schiavit. Era naturale, che il conquistatore , cio l assassino, s innamorasse di qualche sui schiava, e che /a destinasse per sua mo glie ; ed era pur naturale , che proseguisse a trattar la moglie da schia va , e da schiavi i figli, eh essa gli partoriva. Dall altra parte non ba stando una femmina a saziarla lussuria dellassassino, era anche natu rale, che associasse altre schiave al suo letto. Cos la Toligamia, ed il Despotismo paterno , e maritale introdotti dalla forza , perpetuaronsi col tempo ; e gli uomini ingannati dalla pratica credettero , che tale fosse la legge della natura ; e tutti i Legislatori adottarono 1 errore . .33. Sappiamo per tanto conoscere la importanza del beneficio, e persuadiamoci pure , che quegli, i quali si Sforzano di bandire il Cri stianesimo dalla Societ Civile , non possono idear nulla di buono nelle dette materie, perch in esse, come in ogni altro soggetto di mora le, la Religione Cristiana prescrive le stesse massime , che la retta Ra gione nel concepir la legge naturale trova esattamente conformi ai suoi lumi . J S s a * / DE DIRITTI DELLUOMO 3*4 CAPO XVII. "Pazienza, t Rassegnazione Cristiana . . i. T* Evangelio inculca gravemente a suoi seguaci le virt della l_j pazienza, e della rassegnazione a voleri di Dio: lEvangelio ne spiega i principi , affinch ciascuno eserciti luna, e laltra per per suasione : 1Evangelio propone grandissimi prem), acciocch ognuno sincoraggisca a praticarle : lEvangelio d le opportune forze a recar le ad effetto. . 2. Il Cristiano tenuto sotto pena di eterna dannazione di per donar le ingiurie , di reprimere ogni moto di vendetta, di astio, di sde gno, contro loffensore . Gli anche consigliato di offrire laltra guancia a chi lo ha percosso nclluna. Nelle dispute , e nelle liti il Cristiano ha preciso dovere di possedersi, di conservatela tranquillit della Ra gione . Gli atti dimpazienza per lui sono peccaminosi , da qualunque cagione derivino, purch sieno atti deliberati-, c talora sono mortali. LEvangelio pure gli consiglia, piuttosto che litigare, di lasciare anche la camicia a chi gli contrasta il mantello. . 3. Il Cristiano ha lobbligo di vivere abitualmente rassegnato al volere di Dio: sia fatta , dee dirgli nella sua cotidiana preghiera, la tua volont, come incielo , cos in terra. Egli non dee punto turbarsi perci, che gli avvenga di avverso, sia nellordine naturale, e sia nel civile ; n deve abbandonarsi alla superbia nelle vicende prospere . egli deob esser sempre uguale a s stesso, e lasciarsi in tutto condurre dal volere di Dio . . 4. Gli Stoici aspiravano a questo sublime stato di perfezione. eppure i principi della lor Setta vi ripugnavano. Imperciocch c sa- fo scoperto da valenti uomini, che tutto il loro sistema conteneva 1 netto, e pretto ateismo. Il lor Dio era un fuoco purissimo, e so 1- lissimo : ma in sostanza era materiale . Da un principio puramen materiale possono mai scaturire sublimi massime di morale , poic e nc anche ne scende la morale comune ? Gli Stoici insistevano sul fato, .su la necessit degli eventi mondani , donde par che sieguano i precetti la loro disciplina . Ma una vana illusione, ammesso il fato anc e ne operazioni dello spirito umano , linculcar la pazienza , e la impertur bilit : questo un pretendere una cosa, che non in potere del! uo mo . Se il fatalismo mi trasporta alla impazienza , alla disperazione , co me posso oppormcgli ? . . . 5. Con qual premio poi gli Stoici lusngavansi di portare gli uo mini a meta tanto diffcile ? La tranquillit dellanimo era il gran bene, che proponevano alle loro fatiche Ma in materia d interesse dimcil- LIBRO V. CAPO XVII. ' 325 niente luomo singanna nel calcolare ; e nessun vuole contrastar lunga mente colle proprie passioni , per poscia gustare una breve tranquilli t , alla quale non sa se sia mai per giungere, e che non si pu go dere mai pura , perch non si pu mai restar di combattere. . 6 . Da ultimo con quali forze gli Stoici aiutavano la debolezza della natura, onde superasse tutte le difficolt di cos faticosa carrie- ra? Eglino declamavano con nobile entusiasmo; e la natura smentiva col fatto le loro declamazioni . Eglino i primi tremavano ne pericoli ; eglino si avvilivano nelle avversit; eglino smaniavano ad ogni piccio- la offesa ; e facevano mettere in derisione i lor sublimi precetti col manifestare tutta la impotenza della carne. . 7. 11 Cristianesimo all incontro ha principi atti a persuadere agli uomini quel , che non potevan gli Stoici . II gran principio della Cari - t fraterna tende direttamente a farci soffrir con pazienza tutti i dis gusti , che ci vengono dagli uomini. Universalmente poi la Rivela zione insegna , che tutto avviene per volere di Dio e come , e quando Iddio vuole : questo un ordine necessario , da poich Iddio lo ha decretato : egli verissimo: ma quest ordine non lede punto il nostro arbitrio ; onde se venghiamo esortati alla pazienza , noi possiamo col la nostra libert acquistare , ed esercitare questa virt . Ed ottima ragione di esercitarla il sapere, che non abbiamo forze da cangiare lor dine naturale; e che decretollo Iddio , cio a dire lente perfettissimo , che fa tutto con infinita sapienza, e con infinita bont . . 3 . I \ Cristianesimo cincoraggisce allesercizio della pazienza col prometterci il massimo de beni, eh la beatitudine riserbata nella vi ta avvenire . Chi non vede, quanto grande interesse indi prenda I a- mor proprio , per piegare la orgogliosa cervice sotto il giogo della pazienza ? .p. Il Cristianesimo innoltre se ci chiama a meta tanto alta , non ci lascia, come la vana filosofia , nella naturale impotenza; ma ci som ministra forze reali per giungervi . Quali eroi di pazienza pu vantare lo Stoicismo ? Ma nel Cristianesimo i soli Martiri ( e sono in gran numero ) presentano una prova visibile dellassistenza invisibile della grazia . . io. Non obbliamo un altro punto di paragone . Qual era la gran de opera degli Stoici ? L'apatia : la loro disciplina si prefiggeva di-es tinguer nell uomo ogni sentimento , che potesse turbarlo , e di ren derlo indifferente a tutto. Leggiadra virt ! Iddio guardi la Societ da simili eroi , buoni a decorare un portico, quali immobili statue , e per ci inutili ai bisogni sociali . La pazienza Cristiana attiva., come la carit , ', che n la madre , e dev esercitarsi nel far bene al prossimo, nel superare le difficolt, nellabbattere gli argini, che si oppongono , nell essere instancabile ,nel sudare, nellagonizzare in servigio de no stri fratelli. Questa la pazienza utile alla Societ. 32* DE DIRITTI DELLUOMO . ii. Gli Avversari del Cristianesimo non potendo negare la ercel- lenza delle massime evangeliche , le tacciano di troppo sublimi , e ne inferiscono, che una Societ di veri Cristiani dovendo astenersi dal li tigare , soffrir tutto con illimitata pazienza, c cedere a tutti, non po trebbe sussistere . .... . 12. Si loro mille volte risposto esser questi consigli , non precetti : si mostrato , che San Paoio agit la sua causa, e adoper tutti i mezzi della giusta difesa, appellando per sino al tribunale dell. Imperatore medesimo : si soggiunto, che la Rivelazione non ha mai preteso di spogliar luomo de suoi diritti naturali : che al Cristiano e lecito di far la guerra,e molto pi di litigare: che quel, eh di pre cetto in siffatte cose, non solo della legge rivelata, ma anche della naturale. . . 13. Consideriamo poi Io spirito del Cristianesimo in tutta a sita estensione . Non ordina egli alle potenze , le quali preseggono a governo della Socfct , che amministrino esattamente la giustizia i ette puniscano i delitti ? che difendano i diritti di ciascuno da qualsivoglia attentato? Combininsi con queste massime quelle altre, delle quali sre favellato, ed indi si abbia il coraggio di dire .che una Societ di veri Cristiani non potrebbe sussistere. .. .14. Per altro in certi casi il non litigare , il cedere, U tacere, 11 dissimulare anche consiglio di pura filosofia ; ed ha luogo, quan osi prevede , che lagire per liberarsi da un male , ne partorirebbe un maggiore. . . .. .15. E per questo precisamente le massime Cristiane sul p za , e sulla rassegnazione sono di grandissimo giovamento , non P ad oeni privato , ma anche a tutta la Societ . Uno , che vog 1 . e reagire ad ogni lieve opposizione, non dee menare una vi a cissima ? Il volersi difendere, anche giustamente , noti cagiona volte la totale rovina? La pazienza dunque per ogni indivi' no _ gran bene , ed una compagna necessaria, non che utile, in tu o mino della vita. Lo stesso a dirsi riguardo alla Societ, P 01C . non altro, che la unione deglindividui . In. una macchina parti non {stanno a lor comodo : luna anzi ristringe , e tormeti a Lo'stesso accade nella Societ Civile . Se gl individui non eserc ^ scambievolmente la pazienza, chesigono i loro rapporti , tut a ^ china ne risentir lo sconcerto , ed andr in rovina . Lo stato s per tutti glindividui stato di contrasto , di violenza , di priva ni lo abbiamo sopra con verace pennello sufficientemente desc Un tale stato rende assolutamente necessaria la pazienza , senza la q non potrebbe sussistere un momento la Societ , . .16. Ed a che servono le leggi civili ? a che sono destinate, Cp ne? A far , che ognuno stia dentro i limiti del suo dovere , da t l ua 1 % LIBRO V. CAPO XVIIL 3^7 lamor proprio si sforza continovamente di uscire. Ma ci in altri ter- mini significa , che tendono a far esercitar la pazienza . Il perch se il Cristianesimo inculca un mezzo tanto necessario alla sussistenza sociale; se somministra principi efficacissimi a far entrare gli uomini nella via dlia pi. grande pazienza ;se ve glincoraggisce col massimo degl inte ressi-, e se d loro le opportune forze ad esercitarla ; qual cosa sar: pi del Cristianesimo utile alia Societ? CAPO X V 111 . Orazione , "Povert , e Mortificazione Cristiana . I- Z'"' Isii Cristo, nel lEvangelio ci esorta assai frequentemente ad VJT orare . Bisogna , dice, orar sempre : orate senza intermissione : orate , per non> entrare ne'lacci delia tentazione ; e stim esser ci di tanta importanza, che ne insegn egli stesso il modo, e dett la pi bella forinola di preghiera, che siasi mai vista. .2. Lesercizio della orazione consiste in un raccoglimento interio re dello spirito , il quale si applica a ponderare le verit eterne , i pericoli del mondo, e la propria fralezza; onde concependo una giu. sta diffidenza di s stesso, implora il divino soccorso, per uscir vitto* rios dalle tentazioni del mondo - . j-.I vantaggi risultanti dalla orazione sono i seguenti . Primo , quando essa si fa giusta le regole evangeliche a nome di Cristo, epe meriti-di Cristo, si ottiene dalla, divina mi&ericordia- il soccorso, che ci abbisogna , per adempire tutti i nostri doveri . Domandate , si dice nellEvangelio 1 , ed; impetrerete picchiate, e visi aprir . 4. Secondo , Il semplice raccoglimento dello spirito interrompe fa zione degli oggetti - sensibili, e devia i pensieri dalle cose , che solle ticano al male . Per quel tratto di tempo le passioni tacciono tranquil le ; e glintervalli di calma; accrescono il potere della ragione. .5. Terzo . Le verit, eterne quanto pi si ruminano colla niente, tanto pi lucide , e vive divengono,.e tanto, pi sindeboljscono le idee degli oggetti materiali . A quel lume se ne vede chiaramente la. im purit' , la rapidit , la. vanita., Quindi s illanguidisce a proporzione, la concupiscenza , o sia lamor del sensibile , e diviene predominante ['amore della virt . . 6 . Quarto . Chi entra nel vortice degli affari mondani dopo di essersi trattenuto nella contemplazione delle verit evangeliche, vi en tra preparato -. Nulla lo sorprende, nulla, lo abbaglia; egli ha tutto pre visto, ed ha in pronto ad ogni evento quel, che dee fare. Egli con- fronta , delibera , e risolve col compasso alla mano . La inconsiderazio ne, e la precipitanza sono cagioni d inmimerabili errori . Labito di meditare n lopportuno rimedio. v 2 s DEDIRITTI DELLUOMO . . .7. La Orazione per conseguenza dee considerarsi qual siepe della virt, qual muro , che custodisce la innocenza, qual fanale, cne addita fralle tenebre il diritto cammino ; ed alla sua scuola si torma a prudenza tanto necessaria alla vita sociale . . . . 8. Ea riprovarsi labuso di coloro, 1 quali lasciando da parte, la meditazione , che illuminai muove, impiegano il ior tempe> in net tar colle labbra , e quasi macchinalmente , ceree forinole di P^ghi . Queste formole sono state introdotte per suggerire in c ? m P" 10 niente le cose da meditarsi. Allorch non si meditano ,1 re nelle sue disposizioni ; e quel, eh peggio, si e , che ta 1 grandi recitatori di preghiere simmaginano di essere grano* * . le discordie, le liti, le guerre, sono figlie della cupidigia . b que P ste non attacca solamente i poveri, ma anche 1 ricchi ; face l'amor del denaro , quanto cresce il denaro medesimo . bd il pi mezzi di spogliare gli altri , che il povero . . .23. Un ricco , il quale non abbia lo spirito di povert , u felice . 11 timore di perdere le sue facolt, la sollecitudine d. cm dirle ,i noiosi affari, ne quali esse io impegnano , tengono il su mo in continua agitazione : egli non dorme , egli non mang . ? ^ spira, egli vaneggia re per niuno il pensier della morte c p bile, e pi desolante, che per lui. . c .. LIBRO V. CAPO XIX. _ 33 ? i potenti; simile alla rete, in che si raccoglie ogni sorta di pesci. Egli vero, che Ges Cristo dichiar esser difficile la salvazione de ricchi ;e ci pegravi,e moltipLici pericoli , ai quali le ricchezze espon gono la virt. Ma vuoisi notare, che se il puro Deismo , la semplice Religione naturale, potesse conferir la salute , anche in essa maiagevol sarebbe ai ricchi di conseguirla ; mentre anche in essa avrebbero fre quenti occasioni di violare la legge della natura . Laonde non si dee credere , che il Cristianesimo sia dindole sua particolare mcn favorevole ai ricchi, di quel che sarebbe una pura Religione naturale , e che il Divino Autore della Rivelazione avesse voluto aggravare il giogo pi sopra i ricchi, che sopra i poveri. Per altro sono tanti gli ajuti , co me esterni , cos interni , che vengono loro somministrati nel Cristiane * simo , che dee trovarsi vero indistintamente per tutti i oracolo di Cristo il mio giogo soave , c leggero il mio peso . . 2. Ma non solo il Cristianesimo non rifiuta i possidenti, ma in- nltrc vuole , che ciascuno procuri dal canto suo di non cadere nella povert, e di non essere agli altri di aggravio . Vuole , dico , che cia scuno ponga in esercizio la sua industria, e si guadagni il pane colle proprie fatiche . La sentenza in sudore vultus tui vesccris pane tuo in persona di Adamo fu pronunciata per tutti gli uomini ; t Ges Cristo, che ci ricompr dal peccato di Adamo, non ci assolv dalla esecuzione di quella sentenza . .3. Di pi la sacra Scrittura ci manda alla scuola delle formiche: vade ad formicam , 0 piger . Che simpara da questo insetto ? Egli in. defsso nella fatica ; e non contento del presente, pensa all avvenire x af fannandosi nella estate ad assicurare la sua sussistenza per 1 inverno. Dunque volere di Dio, che noi pure stendiamo la nostra previden za al di l del presente. Che se altrove ci si dice , che noti dobbiamo esser solleciti del domani, si pretende soltanto , che non si dee mai di sperare della provvidenza di Dio, e non gi che abbiasi ad aspettare colle mani alla cintola, che Iddio mandi gli angeli dal cielo col nostro bisognevole. . 4. Altronde comando di Ges Cristo, che si renda al Trincipe ci , eh' del Trincipe-, ed egli lungi dall esentarsi dal peso del tributo, 10 pag per s, e per Tietro . Ma lobbligo di pagare il tributo involge quello di procacciarsi il superfluo. . 5. Similmente il precetto quod superest, date eleemosynam, sup pone , che nella Chiesa Cristiana lecito sempre pi acquistare , purch 11 superfluo si faccia passar sempre in mano de poveri . . 6 . E poich lordine sociale porta, che in ogni Stato il nume ro de/ha sia quello de bisognosi , loccuparsi allacquisto di ogni sorta di beni temporali per sovvenire alle indigenze del prossimo , non pu re lecito , ma anche virt . N on riconoscete questa virt ? Questa 334 DE DIRITTI DELLUOMO la Carit ., la regina di tutte le virt , la consolatrice degli afflitti, la madre dell abbondanza , lapportatrice della gioja , e del riso, che in nalza nobilmente il Cristiano al dissopra di tutti gli altri uomini. . 7. Che un uomo bagni desuoi sudori la terra per trarne uber tosa raccolta ; che colla forza delle sua braccia domi i monti, e vin spiri la fecondit della vegetazione , e faccia biondeggiare le ariste, dove fangonsi pesci guizzavano ; che voli sovra alato legno in seno all Ocea no? e torni al patrio lido di peregrine ricchezze onusto ; che appiani vie,che apra canali ,che stabilisca manifatture , che meni in giro lab bondanza col corno sempre pieno di dovizie , uno spettacolo, il quale giusta la diversit de motivi , che animano la industria, diversi effetti produce . . 3 . Non vi"fidate dell apparenza .Luomo avvolto nell amor pro prio pare che si dia tanto moto per gli altri ; ed certo , che tutto fa per s stesso .Chiedetegli un sorso di acqua, un tozzo di pane per carit : neppur vi degna di un guardo. Ma egli tiene aperti alla vi sta di ognuno i suoi tesori ; egli invita tutti ; egli offre tutto ; egli fa a tutti le pi gentili violenze , perch si servano. Non vi fidate: egli vuole smugnervi la borsa , vuole aumentare le sue ricchezze sul vo stro ; e se gli riuscir, disposto ad ingannarvi . Egli vi uffizia per innalzarsi sopra di voi, e per disprezzarvi, e soverchiarvi, allorch saranno adempiti i suoi voti. In somma pare , eh egli si affanni a hne di rendervi felice ; e realmente si armato per danneggiarvi, filanto funesto un tale spettacolo ! .9. Al contrario luomo animato dalla Carit Cristiana rivolge tutta la sua industria a beneficare veracemente il suo prossimo . Egli pa sce i famelici , egli veste i nudi , egli restituisce la salute agl in ermi, e d tettoa chi non ne ha, e fa le veci di padre a chi lo ha per uto, ed allevia il peso a chi non pu portarlo , e porge il bastone a eni ha bisogno di appoggio. Ecco lo spettacolo consolante , lo spettaco 0 , che fa piangere di tenerezza . .10. Tante campagne , che or ci si presentano in aspetto net , e ridente , un tempo furono sterili deserti , additati da lungi da " ridito passaggero . Non fu ia Carit Cristiana, che gli ridusse a co u in beneficio de? poveri? Tante popolazioni , che ora manifestano * . ria di Dio , dove non era che solitudine , e vuoto , non sono de un della loro esistenza alla benefica industria della Carit Cristiana stabilimento de Monaci quanti temporali acquisti ha prodotti dal nu - la ! I Monaci non' rapirono i terreni col terrore delle armi a possessori legittimi : ricorsero alle -loro braccia , e vinsero con eroica ostina zione la durezza della natura per non esser di aggravio alla patria . 11. Lo zelo denostri Missionari ha portata la luce evangelica in tutti gli angoli della terra : non prima scuoprissi lAmerica, che vi tu LIBRO V. CAPO X'IX. 355 piantato il salutifero vessillo della croce . Ma insieme colla ReF ione vi sono state trasportate tutte le utili cognizioni della fisica I. jc, ed oziosi Selvaggi tratti dalle loro caverne, e fatti scendere dalle lo ro montagne merc la possente voce della Religione, sono stati uniti in Societ ch'ile -, e posti in commercio con tutte le nazioni. .12. Il Cristianesimo sparso per tutto il mondo. Cosi popoli, che non si conoscevano , son divenuti amici fra loro : la identit della fede, e la uniformit del culto , hanno stesa una corrispondenza universa le : i rapporti spirituali sono stali seguiti da rapporti temporali ; ed il commercio si elevato ad un tuono , che ha fatto cangiar di aspetto la terra . Per tutto si sono stabilite Case Religiose consecrate alla pratica de consigli evangelici, le quali nel medesimo tempo prestano gran ser vigio al commercio colle vie di comunicazione , che tengono sempre aper te"! II commercio Francese a parere deglintendenti dovr risentire gra vissimo danno dalla distruzione de Regolari nelle Colonie di Ame rica . . . 13. Quanto adunque va lungi dal vero chi dipinge il Cristia nesimo qual nemico del Commercio ! Quanto poco conosce la indole della Carit Cristiana chi si figura , che la Religione Evangelica non curi la felicit temporale degli uomini ! .14. Il Cristianesimo protegge il Commercio , e per farlo vieppi fiorire in beneficio della umanit, lo rettifica colla 'purit della sua mo rale , e colla severit delle sue minacce . . 15. Egli vieta rigorosamente tutti i mezzi di arricchirsi nocivi in qualsivoglia maniera al prossimo . Vieta i monopo!;, e le frodi ; vie ta di abusare della povert ; vieta tutto ci , eh contrario, non so lo alle regole della giustizia , ma anche ai dettami della carit . . 16. Egli proscrive affatto la usura , che molti Pubblicisti credo no permessa dalla legge naturale . In quelle parole di Ges Cristo mu- tuv.m date , nibil inde sperantes , i Padri, ed i Teologi, riconoscono con cordemente un rigoroso precetto , non un mero consiglio . Vi ha una infinit di contratti , i quali a dispetto di tutte le sottigliezze dellavari zia contengono la usura palliata . La Religione gli condanna tutti . . 17. E quel, eh pi , si , che secondo gli oracoli della Ri velazione chiunque consapevole di avere usurpato in qualsivogli; mo do V altrui-, se non restituisce, non pu ricevere 1 assoluzione de suoi peccati. . 18. Il timor dellinferno un validissimo scudo, che assicura a ciascuno il suo dalle insidie della cupidigia. Sono in gran numero quegli, i qualicontengonsi dentro i cancelli della giustizia col pensa re all obbligo della restituzione , che gli tiene perpetuamente legati. E quegli , i quali non ascoltano in vita la voce della coscienza ; allorch veggonsi appressare la morte, temendo di presentarsi ai tribunale di Cri- 33 6 DE DIRITTI DELL UOMO sto con quel peso sugli omeri, si affrettano di deporto nel testamento pria di spirare ; ed il mal tolto ritorna a chi spetta ; e quando ci non pu farsi, si spande in mano de poveri . . ip. Queste regole rettificano il commercio ; e per questo stesso io replico, che lo fanno fiorire . E nel vero posto per fondamento , che non permesso ad alcuno di crescere con danno di alcuno , la industria di ogn individuo acquista la pi grande libert , potendo esercitarsi senza timore di trovare ostacoli nelle specolazioni degli altri . Queste sono tante ruote, ciascuna delle quali gira intorno al suo centro ,sen za impedirsi le une colle altre . E quante pi ruote girano , quan te pi braccia liberamente lavorano , tanto pi si accresce la massa de beni, che mcttonsi in commercio . CAPO XX. lArti , e Scienze promosse dal Cristianesimo . . i. T* A Religione Cristiana col proteggere il Commercio favorisce I_j pure lenirti, che ne formano un considerabile ramo. Tor. niamo un momento al gran principio della Carit , ed all obbligo di dare il superfluo a bisognosi. Chi tiene in esercizio gli Artisti , non per pascere la propria vanit , ma per conformarsi allo spirito della J{eHcrione, cio per somministrare la sussistenza a quegli, ai quali lor dine sociale non -ha potuto assicurarla in altro modo , animato da vera Carit , e pu dir con giustizia di satisfare al precetto della li mosina. . 2. Anzi a dirittamente mirare, questa specie di limosina torna in maggior vantaggio del prossimo, ed insieme pi nobile. .... .3. Essa pi utile , perch non fomenta P ozio , ed 1 vizj, c nascono dallozio, e che annidano impunemente sotto i luridi cenci della mendicit. Conosciamo abbastanza gli artifci , co quali moti po veri ingannano laltrui piet: conosciamo, quanto sono scostumai, quanto impazienti di ogni freno, e quanto detestabile abuso ranno e lirnosine , che raccolgono. Sani, la maggior parte, e robusti, P otre bero procacciarsi il vitto colle proprie fatiche; e per non hanno v diritto di vivere a carico degli altri. E quel, eh peggio , si e , c c ra dano il soccorso a coloro , che sono veramente inabili 3 guadagnarsi 1 p ne da loro medesimi : Insicurezza della limosina chiama alla vita oziosa, e libera da ogni legge molta gente ; ed la prima cagione de disor mi > coquali essa turba la Societ . .4. Questo per non iscema il merito di chi fa la limosina, no essendo egli tenuto di prendere esatte, e minute informazioni de 0 stato, e delle qualit di ogni miserabile, che si raccomanda alla di LIBRO V. CAPO XX. lui carit . Dee bastargli il riflesso generale , che si nasconde Cristo nel la persona de poveri, perch chi fa la limosina a Cristo sempre sicu ro di farla bene. . j; Dallaltra parte per non pu negarsi , che non sia pi oio- vevole 1 impiegar le braccia de poveri, i quali occupati dal lavoro, e domati dalla fatica, diventan quieti , e pacifici, e sobri , e casti Cit tadini . Oltre ci aumentan la massa debeni, e la circolazione del commercio , e cos preparano la sussistenza ad altre persone , e fanno abbassare i prezzi delle manifatture a comodo di tutti . . 5 . Non possono abbastanza lodarsi quegli, i quali esercitano la Cristiana Carit col mantenere Fabbriche di ogni genere , col promuo vere le ^iTt , con agevolarne lo studio alla giovent , con raccoglier ne le pi belle Opere , e farne tesoro, onde servano di modello a chi aspira alla perfezione. Certi superbi edifici abitati da mute statue , e da personaggi finti dall industre pennello , che agl insensati sembrano inutili monumenti di lusso , e di vanit , sono vive sorbenti di ricchez - ze agli occhi di chi riflette, quanti forestieri essi chiamino nel paese , e quanti Artefici nutriscano. -, ?.' Lio soggiunto, che questa maniera di far la limosina anche pi nobile', e ne assegno in ragione , che in tal guisa il diritto de po veri da imperfetto diventa perfetto . Il povero ha diritto di vivere so- pra il superfluo de ricchi ; ma poich non pu costrngerli , il suo di ritto imperfetto : noi gi Io sappiamo . Quel, che ne scende in con seguenza, si , che il povero deve umiliarsi, raccomandarsi, e ado perare ogni mezzo , ond eccitare la compassione ne ricchi, per ottenere a titolo di grazia ci , che gli sarebbe dovuto per giustizia . Quanto ci avvilisce la dignit della umana natura ! 8. Al contrario allorch il povero impiega la sua industria in servigio del ricco, egli acquista un diritto perfetto sul prezzo corris pondente alla opera sua, potendo costringer quello in giudizio al pa gamento . Cosi egli sale in istato di uguaglianza col ricco ; e poich e n ficco medesimo, che ve lo innalza , egli opera in maniera tanto pi nobile, quanto diffidi cosa riesce il rinunciare a quella naturale su - periorit , che si acquista sulla persona, che si benefica . .9. Dada parte ancora del Culto divinoc Arti sono efficacemen te promosse dal Cristianesimo. Noi sappiamo, che Iddio volle un tem pio assai magnifico in Gerusalemme . Ges Cristo dichiar certamente, che bisogna adorare Dio in ispirito , e verit: ma non abol, anzi non pot_ abolire il Culto esterno , la cui necessit , come altrove dimostram mo , scaturisce dalla pura legge naturale. I monumenti visibili della Religione e le pratiche esterne sono necessarie a mantener vive ne gli uomini le idee della esistenza, e degli attributi Divini . Un tem- pio un segno permanente, che ci fa sovvenire della maest di Dio, V v 3 j8 DE DIRITTI DELL UOMO Un altare un segno, che ci ricorda che dobbiamo riconoscere il do* minio di Dio, e che a lui offrir dobbiamo i nostri beni, e le nostre stesse persone, in attestato di dipendenza. Questa legge dittatura, Ges Cristo riprov il culto Farisaico , cio il far sacrifici di pecore, e di vitelli, senz accompagnarli colle debite disposizioni delatore, e non gi che fosse suo intendimento, che nella sua Chiesa non doves. sero essere n templi, n altari, n sacrifici ; mentre ordin espres- samente di rinnovare il sacrificio della sua morte in memoria di lui; faceva orazione nel tempio di Gerusalemme , ed allorch lo vide pro fanare dalla ingordigia , e dalla impudenza de venditori , zi o grande* mente controdi loro, ed esclam, che quella era casa di orazione ,nn gi spelonca di ladroni . . io. E poich il segno aver deve analogia , e proporzione co. a cosa significata , Iddio, eh lessere il pi eccellente d\ tutti, convie ne che abbia templi assai pi magnifici depalizzi de Regi Luomo, materiale, e grossolano ehegli , ha bisogno di essere sostenuto a segni sensbili ; e dalla grandezza di ci, che vede , si avvezza a mi surare la grandezza di ci, che non vede . Toglietegli 1 appoggio e se* gni sensibili ; ed egli non vedr quasi pi nulla di spirituale apprc* saltategli meschinamente un oggetto invisibile ; e meschina idea eg i ne former. N per altro i Principi mostransi cinti di maest, d' magni ficenza, e di gloria, se non per imprimere grande idea della Lhgnit loro nell animo de Sudditi. E questo di molto vantaggio alla so ciet Civile . Ma non assai piu giusto , che si pratichi lo stesso co Monarca del cielo , eh il Creatore de Monarchi della terra, ed > cui attributi influiscono di gran lunga pi nel bene della Societ, che no prerogative di questi? . . . 11. Si osservi a proposito quanto la Religione Cristiana s ^ da utiic alle ~4rti pi che ogni altra . Giusta la fede Cristiana ne - stri templi abita personalmente , e permanentemente Ges Cristo, v Uomo , ed insieme vero Dio. La maest del personaggio ci pone me in necessit di sforzare il nostro potere, e di mettere f pi rare dovizie della natura, e le pi perfette produzioni e Se i Paeani furon tanto magnifici nellonorare i lor vilissimi Num quanto pi nobilmente dobbiamo pensar noi , che adoriamo ne templi la vera Divinit ipostaticamente unita alla Umanit di Cristo ? .. j c > . 12. Altronde il Dogma Cattolico sul culto degli Angeli > e Santi , tiene in vivo esercizio pi ^irti , che senza ci l an S u |*f ' nell ozio, e nella miseria . L architettura , la Scoltura , e u non debbono il risorgimento ,ed i progressi loro alla Religione La Musica , quellamabile incantatrice dell uman cuore , non sare perita affatto nella oscurissima notte portata sul nostro cielo dal e 1 LIBRO V. CAPO XX. ??9 do Settentrione , allorch ci conquistarono i Barbari ? Se gli Ecclesia stici non ne avessero conservati i germi nel Canto fermo, forse non avremmo Musica : le stesse mani, che ne conservarono i germi, gli svilupparono a poco a poco, e rigenerarono con felice ardimento lAr te , non solo del Contrapunto , ma quella altres di fabbricare armonici strumenti. . 13. Che dir poi delle Scienze? La Religione Cristiana se da una parte si accomoda alla rozzezza de semplici , dall altra molto atta a pascere lavidit de dotti. . 14. Ma generalmente dovendo tutti i fedeli esser guidati per la via dell ^Autorit , onninamente duopo che la Chiesa abbia sempre uomini periti, almeno in tutte quelle Scienze, le quali hanno rapporco alla Religione . Altrimenti non si saprebbe che insegnare . La via dell ^Autorit dispensa da ogni fatica i Discepoli-, ma la rovescia tutta so vra i Maestri, I Maestri debbono saper discernere la parola di Dio da quella degli uomini', debbono saperla presentare , e farla gustare ai fe deli -, c debbono sapierla difendere da sofismi della Eresia , e della Mis credenza . >5- Quindi bisogna che i Ministri della Chiesa studino profon- damerte la Teologia Rivelata , eh di estensione assai vasta , e racchiu de anche in s tutta la Teologia Tjaturale , eh una parte della Metafi sica, c suppone tutte le altre. Lo studio della sacra Scrittura, e della Tradizione , di una necessit indispensabile, ed impegna naturalmen te nello studio de Tadri, che sono gl Interpreti della sacra Scrittura, ed i testimoni della Tradizione. Gli ajuti delle lingue, della Critica , e della Storia non possono ommettersi da chi vuol fare quegli studi con f atto. Eduopo ancora esser versato nello studio de Concili , poich la via dell Autorit prescrive , che si creda quel , che si sempre cre duto , e che si faccia quel , che sempre si fatto . La Morale poi, eh quella, che dirige immediatamente la pratica, come pu ignorarsi in una Religione , eh nel cotidiano esercizio di giudicar depeccati, del la pena , che meritano, e della cura medicinale, chesigono? . 16. Bisogna ancora , che gli Ecclesiastici coltivino la eloquenza, per instruire con profitto il popolo, e per fare continua guerra al pec cato . N si Etra torto al vero , se si dir , che la eloquenza al d dog gi tutta concentrata ne sacri pergami. Imperciocch da sacri pergami solo permesso di parlare con libert. Ivi si dice quel, che non svor rebbe sentire : ivi si condanna quel, che si vorrebbe approvato: ivi si rimprovera, e si minaccia col linguaggio della verit, in cambio di lusingare con quello dell adulazione. Quasi da tutti gli altri luoghi la libert stata bandita dalla forma degli attuali governi, o monarchica, o molto simile alla monarchica . E quanto sia necessaria alla eloquenza la libert, pu argomentarsi da Greci, e da Romani, presso i quali 34 o DEDIRITTI DELLUOMO nobilmente fiori in tempo di libert, e si ecliss miseramente, allor ch Roma , ed Atene, non furono pi l{epubblicbe . . 17. Per convincer gl Increduli, e per confutare gli Eretici , non solo si ha bisogno di sapere perfettamente tutte le Scienze sacre ; ma conviene ancora esser bere instruito nelle profane, delle quali eglino abusano contro la dottrina rivelata. E sovra tutto fa di mestieri che si sappia maneggiare la Logica, eh lo strumento di distinguete il ve ro dal falso , il certo dallincerto, e la spada, che difende da colpi de nemici, e porta loro le ferite, e la morte . Quanto la odiano gli Eretici ! In quanto discredito hanno procurato di metterla ! Ne hanno ragione : la precisione delle idee , le definizioni , i sillogismi, non posso no temersi abbastanza dall errore . .... . 18. Sarebbe follia il sospettare, che nel Cristianesimo gli studi sacri fossero interdetti ai Secolari . Vi ha diritto ogni fedele: ogni fede le ha interesse nel deposito della dottrina rivelata: ogni fedele n te- stimono : ogni fedele pu alzar la sua voce contro le novit, e pigliar 1 ? armi, e mostrarsi in campo difensore di Cristo . . 15. Il Cristianesimo promuove pure le Scienze profane, non so lo perch esse son di alle sacre , ma anche per lo vantaggio , c 1 esse apportano agli uomini. Il Cristianesimo vuol , che si studino n i* gentemente le leggi civili, affinch si amministri con sicurezza a gi- stizia . Il Cristianesimo protegge tutti gli studj della Medicina, perci gli sommamente a cuore la salute degl infermi. Il Cristianesimo avo risce lo studio di tutte le parti della Fisica, perch entrano ne s ' s ' e della Carit tutti i comodi , che dalle fisiche cognizioni come a p renne fonte scaturiscono. .20. Allorch le Lettere dovettero cedere al furor della gue > e la ignoranza de Barbari consegn alle fiamme i monumenti e sa P re, gli antichi Monaci ne raccolsero gli avanzi, ed applicaronsi con credibile fatica a moltiplicargli di nuovo. Ed allora gli Ecclesiastici so 1 ^ pevan leggere, e scrivere, perch lesercizio della Religione non P metteva , che andasse in dimenticanza anche questo . Tutti S* erano seppelliti nella pi alta rozzezza, e per conseguenza erano e sanguinari. 2 .21. Appena pot respirare la Chiesa , rivolse le sue far risorgere le Discipline sacre per la salute delle anime . Ma - ramente ama gli uomini; eh il pi disposto a far loro bene , che quan do nella dura necessit di affliggerli, procura di non cagionar loro se non il minimo male possibile ; ch il pi paziente nel soffrire i difetti, e le ingiurie desuoi compagni, ed il pi rassegnato ai decreti della Provvidenza in tutte le vicende del tempo;che col soccorso della ora- zione pi capace di ogni altro di conservarsi innocente, e collamore della povert, e dell a mortificazione scansa pi, che ogni altro, le oc casioni , per le .quali sogliono irritarsi , e vicendevolmente urtarsi le passioni umane; e che promuove il commercio, e coltiva le ^irti, e le Scienze, a beneficio comune con maggior zelo di ogni altro. . 4. Ma io ho ne Capi precedenti a parte a parte chiarito , che il principio del vero Cristiano la Carit ; principio tanto esteso, quanto ristretto X amor proprio ; principio tanto nobile , e puro, quanto vile, ed interessato lamor proprio . Ho provato, che il vero Cristiano ha preciso dovere di fare opere di Carit. Ho esposti i temperamenti ar recati dal Cristianesimo al diritto della guerra, alla schiavit, ed alle due potest ,paterna , e maritale. Ho spiegate le massime evangeliche sulla pazienza , e sulla rassegnazione al volere di Dio . Ho discorso deUobbligo della Orazione, dello spirito di Vovert , e della Mortifica * zione ; mezzi , che preservano da peccati , e rimuovono le cagioni delle discordie , delle rivalit,deconflitti. Ho in ultimo luogo fatto vedere. 3 4 i ( DE DIRITTI DELLUOMO quanto il Cristianesimo protegga, e rettifichi il Commercio , e quanto promuova le **rti , e le Scienze. Dalle quali cose tutte siegue invit tamente , che il lero Cristiano l'essere il pi di tutti sociabile.Se lo negate , vi corre l'obbligo di provare, che il vero Cristianesimo non inspira tali sentimenti ; o pu.e che vi siano altri Instituti, i quali ren dano luomo pi sociabile di quel , che fa Tlnstituto Cristiano. . 5. Di pi siccome il concorso di molti ad un medesimo bene sorgente di vivi contrasti , e si toglie dal Cristianesimo collincul care lo spirito di povert , e di mortificazione ; cos il disconvenire di molti nell opinare circa una medesima cosa aliena , ed irrita gli animi, ed il Cristianesimo introduce la conformit del pensare per mezzo del la fede. . 6 . S, circa la Morale , e circa i Dogmi religiosi, che sono i punti, intorno ai quali gli uomini abbandonati alla propria ragionerei alle proprie passioni, variano allinfinito come nel lor personale inte resse , tutti i veri Cristiani debbono avere le stessissime idee . Questo importa il gran precetto della fede , annunciato con quella tremenda minaccia : jg/d non crediderit, condemnabitur . . 7. La fede un distintivo proprio della Religione Rivelata. La filosofia non ha potuto, n potr aver mai pretensione a questo impor tante secreto di tener gli uomini uniti : noi vedemmo a suo luogo, ce puri uomini non han diritto in natura di cattivare in ossequio de 1 loro Ragione lintelletto degli altri. Dunque di nuovo il Cristiano e l'essere il pi di tutti sociabile _ . 8. Pi ancora: dove l'autorit una , i vi si conserva rpe 1 la unione , che dov in mani di molti capi . Ogni capo fa un c0 a parte : affinch tanti corpi facciano un corpo solo , d uopo c e solo sia il capo, cio una sola l'autorit . E se questa sia auto * non umana , ma divina , meglio si conserver la unione , s pere e torit divina non soggetta agli umani capricci ; e s ancora pc gli uomini sono assai pi disposti di ubbidire al comando di io al comando degli uomini . Mirate adesso la Cattedra d\ San > * Da questo centro della Unit Cattolica parte 'autorit , una S iur ^ zione , che si sparge per tutti i regni del mondo : ella e rfwM>P ch instituita da Dio ; ed ella una , perch la Chiesa Cristian pu avere due Capi . Dunque per la terza volta il vero Cris ta l'essere il pi sociabile di tutti . , .9. Qui ripiglier il filosofo : Se i Cristiani hanno fatto gran agli uomini, anche hanno fatto loro gran male. Le dispute , e le isc * die loro , dalle quali stata frequentemente sconvolta la tranqui u della Societ Civile, cominciarono colla Religione medesima . 1 osson rammentarsi senza fremere le guerre di Religione ,che hanno fatto spar gere tanto sangue ? LTBRO V. CAPO XX!. 34? .10. Queste sono declamazioni, che ormai non possono pi impor re n meno ai fanciulli ; e vi va dellonor filosofico a rifriggere accuse s rancide. Vi stato sempre risposto , che bisogna distinguere il vero Cristiano dal falso , cio quello, che opera giusta le massime della Re ligione Cristiana , da quello,che opera colle passioni deUwowo. .ti.Qua! debba essere la condotta del vero Cristiano , conviene che si determini colfesaminarc la indole della sua Religione. Si provi per tanto , che la Religione Cristiana per indole sua inculchi, o almeno permetta il male, ch' stato latto da alcuni Cristiani. Se un Cristiano ruba , o commette adulterio , ne ha colpa la Religione ? Poich la Reli gione Cristiana fondata sulla Carit , e non inspira altro che amore , e beneficenza, il dire, che alcuni Cristiani sono stati autori di discordie , ed hanno versato il sangue umano per male intesi motivi di Religione, non altro prova,se non che tali Cristiani hanno errato contro la loro Religione, perch se ne sono formate falsissime idee . Si rettifichino le loro idee , e la Religione produrr anche in loro i frutti propri della sua natura. .1 z. E questi sono stati falsi Cristiani per ignoranza . Ma tale igno ranza non comparve nel Cristianesimo che ne secoli barbari . Allora re gnava la ferocia, e' 1 genio sanguinario per altre cagioni. Qual mara viglia, che la peste dominante si attaccasse ancora a molti Cristiani, e da una falsa idea della Religione pigliasse nuovi pretesti dincrude lire a danno della Umanit? . 13. Per falsi Cristiani intendiamo ancora gli Eretici, i quali es sendo fuori della vera Chiesa, e non professando la vera dottrina di Ges Cristo , falsamente prendono il nome di Cristiani . Ci si rimpro- vera , che le dissensioni cominciarono colla Religione . Ed in fatti se ne veggono semi negli Atti di San Luca , ed in alcune Lettere degli Apostoli. Ma da qual parte mossero? quali mani le accesero? Dovea pure specificarsi , che falsi fratelli, uomini immersi in vedute tutte car nali , presero a spargere varie novit contrarie non meno alla purit della morale , che alla verit della fede . Ex nobis prodierunt, dice San Giovanni, sed non erant ex nobis. Gli Eretici si sono sempre succeduti gli uni agli altri, innalberando il vessillo della discordia, ed hanno af flitta continovamente la Chiesa, c per conseguenza hanno anche tur bato lo Stato Civile .14. Se i veri Cristiani si sono difesi daglingiusti aggressori ; se hanno coraggiosamente rispinti gli attacchi , e si son fatto dovere di conservare illeso il deposito della sacra dottrina necessario alla salute eterna , ed anche alla felicit temporale degli uomini, sono per ci da biasimarsi ? ad imputarsi ad essi lo scandalo? Dunque abbandoneremo le abitazioni aglincendiarj ? Mireremo con indifferenza gli adulteri, le rapine, gli assassinamenti, che uomini facinorosi ardiscono di commet tere nella Patria? 1 344 DBDIRITTI DELLUOMO 15. E la Religione stessa ,ripiglia i filosofo, la quale colla sua massima della Intolleranza ammorza la sociabilit , l 'amor fraterno , che con altre massime pur vorrebbe nutrire . li vero Cristiano non pu tol lerare la compagnia degli Eretici , e degl"Infedeli . Dunque la Religione Cristiana stessa contraria alla benevolenza universale , e d' indole sua tende ad escludere, a disunire , ad isolare . . 16. Falsissimo, che la Religione Cristiana stessa sia contraria alla benevolenza universale : falsissimo , che d indole sua tenda ad esciti dere , a disunire , ad isolare . .37. Quanto al primo punto negl'Infedeli, negli Eretici , ed anche ne fedeli peccatori, la Religione non ci fa mai odiar la persona : anzi ci comanda rigorosamente di amarla , perch fatta ad immagine dt Dio,perch come uomo sempre prossimo nostro. Nella persona ci fa solamente odiare il peccato , perch il peccato per s stesso degno di odio' in qualunque persona si trovi ; e per siamo obbligati di de testarlo anche ne fedeli, co quali siamo pi strettamente congiunti . Forse non pu nel medesimo tempo amarsi una persona, ed abbonar sene i difetti? Anzi quando veramente si ama una persona , lo stesso amore, che porta naturalmente a detestarne i vizj. Forse un padreo ia la persona di un figlio discolo ? No: egli ama il figlio 5 e d appunto perch lo ama, ne odia i vizi, e vorrebbe vedernelo esente .Dunque falsissimo, che la Religione Cristiana distrugga colla massima e ia * tolleranza la benevolenza universale , che altronde comanda . 18. Falsissimo ancora, che d'indole sua tenda assolutameli e a escludere , a disunire , ad isolare : anzi non esclude, non disunisce, non isola , se non per meglio stringere i nodi della unione. Cos aiuto era> za nasce dalla Sociabilit, e n lamica, la compagna, la custo c, ^ bra questo un paradosso ; e pure basta il senso comune a nconosc la verit. Mi spiegher cogli esempi in grazia desemplici* . 19. Quando in una Citt si scuopre la peste, le persone , gi ne sono attaccate , si escludono col pi grande rigore dal comm degli altri Cittadini : si smembrano da tutto il corpo : s isolano , circondano di forti barricate , onde non possan pi avere comunic. ne alcuna co sani. Per qual fine si fa tutto ci ? Per conservare a ne de sani ,i quali o fuggirebbero chi qua, e chi l, dal penco 0 morte , o resterebbono distrutti dalla peste . 1 .20. Allorch alcuni ammutinati si sollevano contro 11 Gover forza pubblica gli segrega dalla massa del popolo : disgiunge lo sp dalla sposa, il figlio dal padre, il fratello dal fratello, ed usa o n ' ^ ligenza, acciocch riesca loro impossibile il comunicare cogli altri . ic lo scopo di questa politica? Si vuol salvare il tutto : s i vuol custo t ila unione di tutti quegli, che non sono travviati; giacch se si lascias correre impunita laudacia di pochi, in breve si vedrebbe disciolta l a3Q * ciet tutta. LIBRO V. CAPO XXI. 345 .2T. Dunque una verit semplice, una verit triviale,una ve rit di buon senso, che alle volte l 'escludere , il disunire, P isolare mezzo di stringere, di consolidare, e di custodire, la unione', ed an che una verit semplice, una verit triviale, una verit di buon senso; che la Intollerdnza allora nasce dalla Sociabilit : tanto falso , che 1 una star non possa collaltra. .22.Che se tal la condotta della umana prudenza, quando so no in pericolo la vita temporale, ed i comodi temporali degli uomini; quanto pi necessaria , pi giusta , pi degna di lode, allorch la Eresia, e la Incredulit minacciano la vita spirituale, ed i beni spirituali, che godono nella Chiesa i fedeli ? .23. Senza intolleranza ninna Societ potrebbe sussistere . Non intolleranza il non permettere , che ognuno faccia a suo modo ? Non sono argini d'intolleranza le leggi civili? Non sono strumenti d'intol leranza \e carceri, gli eculei, le mannaie , le ruote , che s'impiegano contro i malfattori ? Senza tali presidi come potrebbe conservarsi la So ciet ? E non appunto la sociabilit ,l amore degli uomini, che par torisce siffatta intolleranza ? Perch adunque si declama solamente con tro la intolleranza , allorch si tratta della Religione, la quale oltre di esser necessaria alla salute dell'anima , forma ancora il pi saldo soste gno dell a Societ Civile ? E perch trattandosi solamente della Religione, dee dirsi, che la Intolleranza distrugge la sociabilit ? , - 2 4 * Mi si obbietter di nuovo , che il delitto una depravazione di cuore.',-che giustamente si punisce, perch volontario : ma che l'ere sia ,0 la incredulit un effetto d'ignoranza , un errore dell intelletto ; e che per questo non giusto , che si punisca . 25. A questa nuova obbiezione d per prima risposta, che vj hanno ignoranze , ed errori volontari ; e che quando uno convinto di non avere osservata la legge perch ha voluto ignorarla , non vi ha governo del mondo , nel quale un tal reo non si punisca. La verit della Rivelazione chiara nesuoi argomentile ciascuno ha avuto , almeno la prima volta , la grazia sufficiente a convincersene. Quegli poi, 1 quali rinunciano alla credenza, che hanno succhiata col latte in seno alla vera Religione, non sono caduti nelloscuramento dell intel letto se non per la depravazione del cuore . Nell uno, e nellaltro caso la colpa della volont , e per giustamente punibile . . 2 6. Rispondo in secondo"luogo, che se il pretesto della igno ranza^ dell errore fosse da ammettersi con quella generalit, non" vi sarebbe n delitto, n mostruosit, che non dovesse tollerarsi. . ( z 7 - Qualora per laccennato motivo si tollerassero in una So ciet tutte le Sette Cristiane , perch non dovrebbero tollerarvi pure 1 Maomettani, e gl 'idolatri ? Per qual ragione gli Deisti nescludereb bero gli vttei ? Perch non dovrebbero permettersi nuove superstizioni ? Xx 54 6 DE DIRITTI DELL UOMO . 28. Ho detto, che dovrebbe? pure tollerarsi i delitti : intendo gli adulteri, i furti, gli omicidi: ogni delitto . Imperciocch H delin quente potrebbe dire in sua difesa, chegli un Fatalista', chegli persuaso di non esser libero, ma necessitato in tutto ci,ehegli fa, Non sarebbe questo un error dintelletto, un pregiudizio, una igno ranza ? . 29. Rispondo in terzo luogo , che nell Eretico , e nel Miscre dente non si punisce la ignoranza , 1 errore ; sia , o non sia volonta rio . A questo male si occorre col rimedio suo proprio, eh la *- struzione,c che nella Chiesa il primo a mettersi in pratica. Si pu nisce un atto di volont , un vero delitto, volontario,e libero , eh e quello di dogmatizzare, di turbar la pubblica quiete, di svellere la Re ligione dal petto degli altri. Questo delitto non solo al tribunale della Religione, ma anche riguardo alla Societ Civile , la quale ,ogm volta che 1 Eresia, e la Miscredenza hanno preso a dogmatizzare, ne ha risentiti funestissimi effetti . Ed un delitto volontario , e lbero, per ch ciascuno padrone di tacere , e di tener sepolti dentro di se 1 suoi errori . Siccome adunque si punisce giustamente chi sparge massime di governo sediziose , tendenti a turbare la tranquillit dello Stato , co si si ha tutto il diritto di gastigare chiunque prenda a corrompere a Religione , essendo questa una de.l e primarie cagioni, che sconvolgono la tranquillit dello Stato. La stessa Costituzione formata dall s- semblea di Francia nella Dichiarazione de Diritti dell Uomo a a colo X. ordina , che ninno debba essere inquietato a motivo e e opinioni, anche religiose, purch per la manifestazione loto non V ordine pubblico stabilito dalla legge . . .30. Vede ognuno da ci , che brevemente ho toccato, q e della Incredulit , non pu mai di alcun vero bene esser cag Ne fanno funesta testimonianza i secoli scorsi ; ed il presente s frendo agli occhi nostri le stesse tragedie, le stesse violenze, c 1 se crudelt, di che furono spettatori, e parte, i nostri maSS 10 ? 1 * 347 LIBRO V. CAPO XXII. CAPO XXII. Il Cristianesimo nemico nato del Despotismo. . i. Tf O non ho discorso de rapporti della Religione Cristiana col A "Principato , dove mi cadeva sparsamente in acconcio, colla mira di presentare raccolto in uno allattenzione del Lettore quanto in cosi importante materia d uopo eh ei sappia . In questo Capo, e nel seguente procurer di satisfare come meglio potr al mio dove re, e con quella buona fede , con che stimo di avere scritto sinora. ^.2. Il presente titolo annuncia per consolazione di tutti gli uo mini , che il Cristianesimo nemico nato del Despotismo . Con che voglio significare , che i principi del Cristianesimo sono incompatibili coprinci pi del Despotismo ; che il Cristianesimo vieta severamente qualunque abu so del Principato ; e che presenta ai Principi i pi forti motivi , ond esercitino rettamente Iautorit loro . Lo schiarimento di questi tre ar ticoli occuper tutto il Capo . 3 * I principi del Cristianesimo sono incompatibili co'prncipi del Despotismo . Il confronto, che faremo degli uni cogli altri, prover lassunto. . 4 * Che cosa essenzialmente il Despotismo ? Un governo arbi trario , un governo , nel quale non si riconosce altra legge , che la me ra .^volont di chi governa. Che cosa essenzialmente il Cristianesimo ? E la legge di Dio rivelata, che obbliga tutti gli uomini, senza eccet tuarne pur uno. Dunque nel Cristianesimo anche chi governa sog getto alla legge di Dio rivelata. Dunque non pu governare a suo arbitrio . Dunque il Cristianesimo essenzialmente incompatibile col Des potismo . Ch quel, che dovea dimostrarsi . . 5. Se si vuol fare un giusto comento della proposizione , si po tr riflettere, che nel Despotismo la volont del Principe la regola di ogni moralit , la sorgente del bene , e del male , del giusto , e dell m- giusto, dell onesto , e del turpe ; laddove nel Cristianesimo tutte queste importantissime differenze ripetonsi dalla volont di Dio . La volont del Principe variabile , e soggetta alle pi vili , ed alle pi perni ciose passioni ; talch nel Despotismo tutte le abbominazioni , tutte le iniquit, tutte le ribalderie, possono prendere aspetto di buono, di giusto, e di onesto. La volont di Dio immutabile , e non pu mai volere quel, che in s stesso malo, ingiusto, disonesto . Andiamo avanti . . per questo solo sintende , ehesso vieta qualunque abuso e 4 vranit . Ma lascer i Lettori con un asserzione cos generale > non debbo deludere la loro aspettazione. Per altro chi pu ign gli obbliehi imposti al Principe dalla legge rivelata ? _ . io. Al Principe vieta la legge Divina di rivolgere in suo va taggio lautorit, ond rivestito. Se egli non la dirige a a def popolo , che n il legittimo scopo , pecca contro la legge * na. Ho detto tutto in queste poche parole , perocch gli altri dov del Principe non sono che tante diramazioni, o applicazioni parte- lari di quel generale dovere . , . 11. Se il Sovrano in cambio di applicarsi al governo, si abban doni ai divertimenti, all'ozio , alla mollezza , diremo , che nell esercizio della Sovranit cerchi il bene del popolo, il suo? LIBRO V. CAPO XXII. 34? .12. Se faccia progetti di conquisti per ingrandir la sua casa ; se opprima con soverchio peso i sudditi per mandare ad effetto suoi particolari disegni ; se gli avviluppi in guerre non necessarie alla lor sicurezza; chi vorr dire, ehegli regni pel popolo? .13. Se non amministri con'esattezza la giustizia ; se non dia ac cesso alla verit-, se non distingua il merito dal demerito-, se lasci lan. guire nella miseria quegli, che abbiano bisogno di particolare prote zione ; se non corregga gli abusi-, se lasci impuniti i delitti , chi ri conoscer in tutto ci F uomo del popolo? . 14. Ecco un breve sommario degli abusi ,che vieta la legge Dir vina . Essa vieta ancora la superbia , la impazienza , la durezza , la osti nazione ; vizi di ogni nomo , ma che allignano specialmente fralle mor bidezze del trono reale, dove lamor proprio s ingigantisce , e si affina . .15. La legge Divina vieta altre cose: per esempio Iddio spe di due Angeli per bastonare sonoramente un Ministro Regio manda to a spogliare il tempio di Gerusalemme. Iddio pun con tremendi ga* stighi parecchi Sovrani di Giuda, e dIsraello , per aver maltrattati i suoi Profeti , per aver voluto fargli tacere , per aver preteso , che par lassero a modo loro, e non a modo di Dio , che gl inspirava. Iddio condenr ad una durissima schiavit di settant anni il suo popolo , al cuni Sovrani del quale osarono farsi maestri della Dottrina rivelata, e contaminarla colla Idolatria , rovinando in tal modo e la credenza, ed il costi me desudditi . fc notabile , eh essi intesero fare riforme , ed in civilir la nazione ad imitazione de Greci . N nell antico , n nel nuo vo Testamento Iddio pens mai di mettere la interpretazione della sua legge in mano del Principe: se scelse altro sistema , dovette averne motivi degni della sua infinita sapienza. . 1 6. Non voglio portar pi lungi la induzione , n tampoco penso di confermare le mie asserzioni cogli oracoli della Scrittura , perch do vrei trascriverla tutta. Chi in essa versato si accorger non aver io se non isfiorata leggerissimamente la materia; e chi non ne ha famiglia re la lettura , potr consultare almeno i libri de Regi, e taluno de 7 Profeti. . 17. Che se alcuno fosse tentato di credere , che la legge Divina sia soverchiamente rigorosa co'"Principi , io sarei costretto di replicare , che gli stessi doveri sono loro prescritti dalla legge di natura : che per la sua generazione medesima la Sovranit termina naturalmente nel bene del po. polo ; che posto questo gran principio , tutti gi altri doveri non sono clic corollari di esso ; e che la Religione Cristiana ha dovuto incorporare a s, e confermare , ed autenticare col sigillo dell autorit divina tutto il gius naturale . . 1%. E se qualche Semplice prendesse quinci motivo di conchiu- 35 DEDIRITTI DELLUOMO dere, che la Religine Cristiana non aubia recato un vantaggio part * colare agli uomini, giacch non ha fatto se non confermare ci, che appar tiene alla legge di natura , io dovrei ripetere esser grandissimo benefi cio quel di fissare i doveri del Vrincipe con una legge superiore ad ogni limano potere; mentre se Iddio gli avesse lasciati in custodia della sola Ragione degli uomini, 1 adulazione, P interesse, f ambizione , P orgo glio, gli avrebbero nelle pi strane guise corrotti; e ne piglierei lampan tissime prove di fatto nella storia de Principi Gentili . E gran beneficio della Rivelazione P aver fissare tutte le regole della Morale , ed i limiti di ogni potest? per W colmo del beneficio P aver fissati quegli della pote st de Sovrani. . 19. Ma diciamo de mezzi co quali il Cristianesimo reprime le passioni del Vrincipe nelluso delle sue facolt. Essi sono i medesimi , tanto per chi comanda, quanto per quegli , che ubbidiscono ; e precisa mente per questo sono valevolissimi a tenere in freno P amor proprio del Vrincipe. Non ne vedete il perch? Eegli difficile a scuoprire , chela identit de mezzi religiosi io accomuna cosudditi, e lo attrae contino- vumente alla uguaglianza ? O vi par poco , che un grave contrapeso tiri in gi la Sovranit , mentre lamor proprio la tira sempre ins? . 20. Fate attenzione al principio .della Carit . Non meno ilSo- vrano , che il suddito , aver dee questa virt divina al governo di tutte le sue operazioni : altrimenti non sarebbe Cristiano . Ma la Carit , cio 1 a- more , non fa sparire ogn intervallo ? non avvicina l' uomo all uomo ? non inette in uguaglianza chi ama con chi amato ? non 1 ' richiama continova- mente al pensiero I3 dolce idea della fratellanza ? . 21. Innoltre la Religione Cristiana tira il Vrincipe alla uguaglian za in tutto ci, che appartiene a beni spirituali . Lo stesso fine della beatitudine propone cosi al Sovrano , come ad ognuno del popolo ; e nell in dicare i diversi gradi di felicit , che si distinguono .in cielo , non ha ri guardo alla superiorit della nascita, o del potere , ma solamente della virt. Di sorte che il Vrincipe nella navicella di Cristo dee considerarsi come uno de passaggeri, e come un semplice soldato nell esercito Cri stiano . .22. Nelluso de Sacramenti forse insegna la Religione , che i So vrani partecipino pi grazie Divine , che un lacero mendico ? .23. Nellesercizio esterno del culto religioso il Sovrano non considerato qual semplice fratello ? Vi un tempio a posta per lui so lo ? vi ha un altare diverso per lui? si offerisce per lui un sacrificio diffe rente? si predica a lui un altra verit ? gli si legge un 3lcro Evangelio ? In Chiesa egli a chi comanda? a chi d legge? qual carattere di supe riorit egli spiega ? Ivi non vi altro Monarca, che il Monarca del cielo. Alla sua presenza tutti gli uomini compariscono colla stessa Divisa di creatura-, ci, eh opinione ; ci , che si limita al tempo ; ci, che si LIBRO V. CAPO XXir. 351 riferisce al corpo ; alla presenza di Dio rientra nel nulla , perch nulla in effetto tutto quello , eh contingente . I soli beni eterni son solidi , perch eterna esistenza avr lanima. E circa questi, nobili, e piebei ; ric chi , e poveri ; Principi , e sudditi , hanno con la Divinit; rapporti me desimi . Che nobile uguaglianza'. .24. Dallaltra parte la Religione di Cristo ha costituita sulle te ste coronate la potest Sacerdotale in ordine a tutte le cose spirituali . I Principi Cristiani sono sudditi della Chiesa Cristiana , soggetti al pari di tutti gli altri fedeli alla potest delle chiami in ci, che riguarda la fede la morale, Tarn m in isti az me de Sacramenti , il regolamento della Disci plina, e cose altrettali. I Principi Cristiani sono essi pure legati dalle leg gi ecclesiastiche , e soggiacciono anch essi alla Episcopale Censura . . 25. Questo un argine, che resiste continovamente ai continui sforzi, che fa la Sovranit verso il Despotismo ; uno scudo di diaman te , che cuopre il popolo, e i diritti loro contro la forza , la quale ten de a diminuirgli, a distruggergli. Nellantico Testamento Iddio spediva i Profeti a sgridare, ed a minacciare in suo nome que Regi, che dell autorit loro abusavano. Samuele fu il giudice del Re Saulle ; Natag del Re Davide; e 1 Precursore Giovanni infestava le orecchie di Erode con quel non licet libi , che questi non voleva sentire . .26. Nel nuovo Testamento lAmbasceria ordinaria, e perma nente , e risiede per instituzione di Cristo nei Corpo Sacerdotale. I Sa cerdoti di Cristo hanno non pur diritto , ma anche preciso dovere, di di re non licet tibi al Trncipe Cristiano, quando egli abusi del suo pote re contro la legge Divina . Questo ufficio di ^Ambasciatore , e di Censore nella Chiesa sempre si esercitato co ' I{egi, e sempre in profitto del popolo . Alcuni di queSanti Vescovi , che hanno fatta rispondere un ammirabile intrepidezza, ed una costanza insuperabile nel portar la pa rola divina allorecchio de Regi degni di esser ripresi , ne hanno ripor tata la carcerazione, lesilio, la morte: ma sempre in profitto del po polo, e non di rado colla emendazione anche derei. Allorch S. Pao lo inculc ad un Vescovo predica, insta, argue , obsecra , incrcpa , opportune , importune , non fece veruna eccezione pe Sovrani . . 27. In virt della potest delle chiavi il Sovrano ha bisogno del Sacerdote di Cristo per ricevere lassoluzione desuoi peccati. Il Sacer dote di Cristo nel tribunale della Penitenza siede giudice anche del Trin cipe, ed ha il diritto di sciorlo, o di tenerlo legato, c di condennario alle opere di penitenza nella stessa guisa, che tutti gli altri pecca tori . . 28. Se egli non si emenda , denunciato alla Chiesa; e se non ascolta la voce della Chiesa, reciso anchegli qual putrido membro dal corpo di tutti i fedeli. . 2?. Quanto sono possenti questi mezzi ad umiliare l 'orgoglio 35 * DE DIRITTI DELLUOMO deHuomo elevato all apice della temporale grandezza , a reprimerne le passioni, a temperarne la grande irritabilit, a preservarlo dal ve leno delladulazione, ad accomunarlo cosudditi, ad avvicinarlo alla uguaglianza? Con quanta verit ho detto, che il Cristianesimo itemi- co nato del Despotismo ? Ecco perch i Despoti Romani lo perseguitaro no ; ed ecco insieme perch trionf di loro colla pronta acccttazione del popolo. . 30. Tutti i predetti mezzi prendono la loro forza dal dogma de premi, e delle pene della vita avvenire , il quale agli occhi di qualun que uomo presenta un interesse , che fa disparire ogn interesse tempo rale . L inferno per tutti, e per tutti il sommo, anzi unico male . Fino a tanto che un Principe avr paura del Diavolo , non potr mai es/- sere Principe malvagio. .31. Quanti Sovrani nella Chiesa Cattolica hanno arricchiti i fa sti deSanti, che veneriamo sugli altari! Se la loro carriera molto pi difficile, che quella de' privati, certo , che ricevono da Dio in pia larga misura gli ajuti necessari alladempimento de loro doveri. Con questi ajuti non pochi di essi sono saliti ad un eminente grado di santit, e brillano quali lucidissime stelle a conforto deloro simili. . 32. Ma lasciando i Santi da parte, non sar assai grande il van taggio della Religione, se confronteremo la ordinaria condotta de Principi Cristiani col governo de Principi Maomettani, e con quelo de Monarchi del Gentilesimo ? Quale confronto! No , non vi e a farne ; ed il solo pensarlo sarebbe un ingiuriare i padri del popolo Cri stiano . C A P O X XIII. Il Cristianesimo amico nato del giusto "Principato . . 1. T") Er Principato giusto intendo quello, che nell esercizio delle IT sue funzioni corrisponde esattamente al fine della sua tnst . zione, conformandosi alle regole, che quinci scaturiscono. 1 rm pato giusto ha i suoi fondamenti in natura ; e noi lo vedemmo nas re nel Primo Libro di questa Opera . Per la qual cosa avendo a ^ volte avvertito, che il Cristianesimo ha approvato, confermato, e corporato nel suo sistema tutto il sistema della Legge natura.e , re con questo solo dimostrato il Cristianesimo esser veramente amico n del giusto 'Principato . . . .2. Tuttavia sarebbe un mal conoscere la eccellenza del Cristian - simo, ed anche del Principato, se si dicesse altro non aver fatto la e- ligione di Cristo, che confermare, e adottare il Principato naturale . Essa fa molto pi . Essa d una idea pi sublime de! Principato : essa LIBRO V. CAPO XXIII. 3J5 me Forni un piu saldo sostegno contro gli urti continovi delle passioni de sudditi tendenti alla indipendenza, ed alla libert. E circa pi indi- cati due punti si aggirer questo altro Capo. . 3. Il Cristiano nel considerare Vordine civile , che vede stabilito da tempo immemorabile in tutta la superficie della terra, non imita gu i puro Filosofo , che si arresta nella contemplazione dello stato attuale dell uomo, e quale questi di presente , tal quegli si figura, che sia stato fin dalla prima sua origine. Il Cristiano consulta la .storia dell uomo negli oracoli della Rivelazione Divina , e per questo canale impara, che luomo attuale non Scuale usc a principio dalle mani del Creatore . r .4. Egli crede, che luomo fu creato nel debito equilibrio , col le passioni perfettamente sottoposte all impero della Ragione, e coll abito infuso delia Carit ; che in conseguenza se persistito avesse in quello stato , non avrebbe fatto alcun male ai suoi simili ; che anzi si sarebbero tutti gli uomini scambievolmente amati ; che tutta la terra avrebbe composta una sola famiglia ; e che finalmente non essendovi- mali da prevenire 5 n pericoli da temere , n per parte degli uombiij n per parte de bruti , i quali sarebbero stati ubbidienti agli uomini non sarebbe stata necessaria veruna subordinazione , non avrebbe avu to luogo alcun Principato ; ma avrebbe regnato in tutti una perfetta uguaglianza , ed una piena libert , la quale sarebbe stata innocente , perch non avrebbe oltrepassati i limiti dalla ragione prescritti ; che altronde gli uomini sarebbero stati dispensati da ogni fatica merc la beneficenza del Creatore, il quale avrebbe fatto, che la terra germo gliasse spontaneamente, e producesse quanto gli uomini avrebbero de siderato ; e che un tale stato, simboleggiato da Poeti nella et delloro sotto il Regno di Saturno , secondo la vera storia non dur che assai poco, e pesoli due primi progenitori. * 5 ; Crede il Cristiano , che il peccato originale sconvolse un si bell ordine, c corruppe la umana natura col porre in predominio la concupiscenza a segno, che la pura ragione divenisse un debolissimo argine a frenar I impeto, con che corre verso il male. Crede , che l amor proprio , ritiratasi la Carit , si facesse tiranno delluomo , e di venisse fabbro d inganni , e macchinator di pericoli per gli altri. Dal .che viene a scuoprire , che il peccato rend necessaria alla sicurezza de gli uomini la formazione della Societ Civile , e per conseguenza la subor dinazione , ed il Principato . . 6 . Quindi , che nelle vedute del Cristianesimo il Principato fu voluto da Dio qual rimedio contro il peccato : non gi che abbia valore di cancellare il peccatcr, essendo proprio solo di Dio questo potere : dobbiamo intendere, che si oppone al peccato, che ne reprime conti- upvanj^nte gli effetti, che fa star le passioni a dovere , che difende gli Y y $54 DE DIRITTI DELLUOMO uomini da funesti disordini, chesse producono. Un Filosofo ha bnf- fonescamente bestemmiato, che ^Sovranit viene da Dio come la pe ste : per non far disonore al buon senso, doveva dire al rovescio: do veva dire , che la Sovranit viene da Dio come un rimedio contro la peste del peccato j e che per accidente qualche volta 1 antidoto si cangia in veleno . . 7. E poich il 'Principato giusta la dottrina rivelata un rimedio contro il peccato , uopo confessare , che non solo ha per iscopo il be ne temporale degli uomini, ma cfle giova altres al loro bene spiri- tifale. . .... .8. Non pu negarsi, che*in questa maniera il Principato non prenda un aria assai nobile, e che non vesta rapporti , che lo rendano amabile agli occhi degli uomini. Nel sistema puramente naturale non si conosce lo stato d infermit , ed il peccato originale , che ne fu la ca gione ; onde nel Principato gli uomini non possono vedere che la op# ra delle lor mani, architettata affine di potere stare insieme . Nel.a Re ligione Rivelata chi governa piuttosto Medico , che Principe , cd il suo ufficio piuttosto di curare, che di punire. E poich nel Cristianesimo anche il Principato debb esser fondato sulla Carit , ci coi derma a idea, che ne abbiamo data , e ne fa meglio scuoprir la eccellenza. . p. Dall altra parte bench non sia contrario alla dottrina Cristia- na il dire, che il Principato si forma dal popolo stesso in virt de Con- tratto Sociale , come gi nel Primo Libro spiegammo ; e che Iddio non .vi ha altra parte che quella di approvarlo colla stessa volont genera le , con che approva tutto ci , che sregue dalla natura delle cose , nu la di meno il Cristiano , che dee guidarsi pi colla Rivelazione, eli colla pura Ragione , facilmente si avvezza a considerare ne rtncipa piuttosto la volont di Do , che quella degli uomini, a motivo che na ie Divine Scritture i Principi vengono sempre rappresentati quali Mini stri di Dio, e vi si dichiara , che da Dio viene ogni potest . . 10. Nel sistema puramente naturale locchio del Filosofo no eleva alla prima cagione: ma si ferma sempre sulle cagioni mmeaa degli effetti. Cosi in tutti i fenomeni, cheaccadono nel fisico, c g pago di s stesso , allorch ne ha rinvenuta la cagione prossima. ^ pure in ci, che spetta alla politicai da poi che ha veduta nasceie Sovranit dalla volont del popolo , non passa avanti . Il Cristiano peto siccome tenuto di dire fiat voluntas tua in tutti gli avvenimenti fisici, cos pure dee dirlo riguardo al Principato . . . 11. Or questo eleva il Principato a maggior dignit, ed im prime ne Principi un carattere sacro, facendogli riguardare quali Vic'a- rj, e Luogotenenti di Dio, che comandino a nme di Dio , e con au torit 1 vina. Iddio stesso nellantico Testamento prescrisse la. unzione de Regi ; e la Chiesa Cristiana si fatto dovere di adottare questaa- LIBRO V. CAPO XXIII. 355 gusta cerimonia, e di aggiungetene altre , con preghiere tutte proprie a tar rispettare nel "Principe il medesimo Dio . 1 u 1, ^ Cr i st anesmo collo stesso elevare il Principato a segno cosi sublime, lo fortifica, e lo sostiene con assai maggior forza , che il puro sistema delia natura . In efletto quanto pi sottomesso non dee stare il Cristiano al suo Principe, al rifletterebbe questi esprime la vo lont di Dio nel tempo stesso , che rappresenta quella del popolo ? Quan to rispetto, ed amore non dee avere per lui, riguardando s stesso quale infermo bisognoso di aiuto , e quello'qual medico destinatogli dalia Provvidenza Divina per governarlo , per assisterlo , per difenderlo d3 tutto ci, che pu nuocergli? Queste sono le conseguenze pratiche , e quali scendono naturalmente dalla eccellente idea., che d del Principa to la Religione Crinana . v * 3 - Ma oltre ci essa Religione da tutte le bande influisce a far si, che 1 Cittadini Cristiani vivano nella pi grande , e pi costante subordinazione al loro Sovrano . . 14. Pe 1 Cristiano son doveri rigorosi di Religione quello di esser fedele al suo Principe, quello di servirlo con esattezza , e con e/o, quello di non fraudarlo in nessuna maniera, quello dinoti ma lignare sulle di lui operazioni . A .qualunque di questi doveri egli con travvenga, sa di peccare , e di esser tenuto a renderne conto a Dio , ed al suo Ministro nel tribunale della Penitenza , dicendo S. Paolo : subditi estotc , non solum propter ir am , sed etiam propter conscientiam . 15. E questo tribunale quante congiure ha scoperte 1 quanti ammutinamenti ha disciolti ! quanti micidiali disegni lia soffogati ! . 1 Q Tutt quelle massime di Religione, che rendono il Cristiano il pi sociabile di tutti, lo rendono per conseguenza il pi amico dell ordine , della tranquillit, della subordinazione. *17* Uno, che sia veramente povero di spirito , cio che non ab bia la pazzia di tesoreggiare ; che guardi con disprezzo i caduchi be ni di questo mondo ; che povero in effetto si rallegri dlia sua pover t , e ne prenda occasione di rassodarsi nella virt ; e ricco , lungi dal collocare i suoi affetti in ci , che possiede , ne usi come se non ne usas se , non sara il pi buon suddito del mondo? In che potr restar disgu stato del Principe ? I pi gravi, ed i pi frequenti dissapori nascono da questa sorgente . . 18. Uno, che abbia lo spirito di mortificazione , insensibile al le violenti attrattive della volutt , e deli ambizione . Ma chi non sa quanto sogliono esser funeste ai Principi queste due passioni ? . 19. Uno, il quale spinga la pazienza sino a lasciarsi spogliare della camicia , stara tranquillo nella subordinazione , anche allorquan- do il Principe abusi del suo potere . E precetto Apostolico , che si ub bidisca a Superiori anche Discoli ; e la ragione, che se ne adduce nel- Y y 2 N t i esecutore della volont di Dio . Il Cristiano per tanto allorch geme sot to ileattivo governo di un Principe, alza gli occhi al ciclo, ncono* sce , e adora la mano di Dio , che maneggia il cuore del I{e , e se ne ser ve per visitare col flagello della tribolazione il suo popo o 6.20. Innoltre il gran principio dell autorit , stabilito nella Chie sa Cristiana dai sapientissimo suo Fondatore, siccome avvezza i fedeli al* la subordinazione al Sacerdozio nelle cose spirituali , cos pure gli as suefa alla subordinazione all Impero nelle cose temporali. 6. 21. Da ultimo quella stessa autorit sacerdotale , quella stessa censura episcopale , che impedisce al 'Principato , che non degeneri in Despotismo ; quando esso condensi entro i limiti del giusto, o 1 c n c elocuopreda tutti gli attentati desudditi. Il Sacerdozio a. o a g, al popolo non licet libi : il Sacerdozio pronuncia 1 oracolo dellaD ' w parola : il Sacerdozio schiude tutti i fonti della persuasione ; e se c o non basta, impugna la verga del gastgo spirituale , nega i Sacramenti, chiude itempli, fulmina le scomuniche , ed impiega quanto ha la Kd- gione di pi sacro , e di pi augusto ^ per calmare gl. animi, per disar mare le destre, e per ristabilire lordine, e la tranquillila. 6. 22. Il Cristianesimo inculca una pazienza illimitata . bgli ve ro; e sarebbe a bramarsi, che i Cristiani non perdessero mai di vis il sublime , ed eroico spirito della loro Religione. Ma non si a credere, che cos illimitata sia di precetto , e che Cristo ao- bia in tal modo autorizzata la tirannia. Debbo ripetere anc q il Vangelo non ha degradato l 'uomo col farlo Cristiano , n t> discor- snoi diritti naturali, perch ci, comes. e altrove ampiamente so, n anche era possibile Laonde anche nel Cristianesimo si ha dm di deporre il Sovfano; ma necasi, e colle condizioni distintamente esp se nel Primo Libro. . , c ^,rn!ti si . z. Nel Cristianesimo, come si notato, circa la - ^ ha pi riguardo alla volont di Dio , che a quella de pop ' .^ volont di Dio si considera sempre qual cagione g e r * 1 * , n3tu . cosi quanto alla Sovranit, come rispetto a tutti g a r passo, rali . Imperciocch nella Scrittura in venta non si trova v0 | 0Dt i il quale dica, che la Sovranit fosse instituitada Dio con un voi particolare, e positiva, come vi si trovano letteralmente pc zione del Principato Sacerdotale. Vorremmo, che Iddio aves per la Sovranit temporale espressioni simili a queste: ti t ,l regni cetlorum : quodeumque lgaveris super terram , ent liga . ccelis, & quodeumque solveris super terram, erit solutum & * j pasce agnos meos, pasce oves meas : confrma fratres tuos . In ques P si scorge chiaramente una volont particolare , una istituzione post i * Se ne trovino equivalenti pel Principato secolare i e ci daremo p i; gnti. LIBRO V. CAPO XXIII. . .357 . 24. Quando pure vi fossero, la conclusione non ne risentireb be il minimo pregiudizio. Imperciocch siccome sarebbe certo, volc* re Iddio , che quel tale goda la Sovranit , perch essa mezzo necessa - rio a guidar gli uomini, alla virt , ed alla felicit ; cosi egualmente cer to sarebbe , non voler pi Iddio , che quel tale eserciti la Sovranit, quando ne abusi contro la virt , e contro la felicit degli uomini . siccome il Tapa decade dalla sua Dignit, se avvenga, che ne abusi in a- vore della eresia ; cosi il Sovrano temporale perderebbe la sua, quan do la impietrasse contro il legittimo fine , ancorch si supponesse, che la Sovranit temporale fosse di positiva , e particolare mutuatone Divi- na al pari della spirituale . Io vo ricopiando me stesso : ma ci mi sa r facilmente perdonato dal Lettore , se vorr riflettere questo essere il luogo proprio di ci, che per prudente anticipazione fu detto nel Li bro Primo ; giacch in esso Primo Libro largomento dovea trattarsi co. puri lumi della filosofia , e qui colla guida della Rivelazione. .25. La Rivelazione inculca a'suoi seguaci una pazienza il limita ta . Ma pure fa una importante eccezione. Siate soggetti, ella dice, al le potest secolari : ubbidite loro in tutto. Quando pero si tratti della legge divina, evenga in compromesso' la salute dell anima,ella grida ad alta voce, che non si deve loro ubbidire . $. 26. Gli Apostoli furono i primi a praticare questo precetto , la sciando a noi nella lor condotta lesempio, che dobbiamo imitare. Il Concilio di Gerusalemme viet loro di annunciare il nome di Cesu Cristo. Ma eglino risposero, che in' * coscienza non potevan tacere, e proseguirono a predicare a voce pi alta . Gl Imperatori omant adoperarono tutta la loro possanza , acciocch i seguaci dell Evange lio sacrificassero agldoli . Ma i seguaci dell Evangelio furono infles sibili nelladorazione del vero Dio. Il grande Atanasio, il Crisostomo, un immenso stuolo di Santi Vescovi, e di Santi Sacerdoti, si opposero coraggiosamente alle ingiuste pretensioni di varj Imperatori Cristiani . Questa eroica costanza nel difender la legge di Dio dagli urti de e po tenze del secolo si veduta pi , che altrove, nobilmente rispondere sulla Sede Apostolica; i Successori di Pietro hanno pi, che ogni al tro, gridato colle parole di Pietro melius est obedire Dea , quarn nomi - nibtis. ~ . . . a . 27. Qui i nemici del Cristianesimo sogliono fare certe rifles sioni , che non debbono lasciarsi senza risposta. Comprendono eglino chiaramente , quanto le massime del Cristianesimo sieno atte a tener luomo nella subordinazione ; c lodano altamente i primi Cristiani, per ch penetrati del vero spirito della loro Religione, lungi dal rivoltarsi contro i lor legittimi Sovrani, quando in coscienza non potevano ese guirne i comandi ; spiegando una pazienza veramente . illimitata , ne sof frivano tranquillamente tutto il risentimento, e lasciavansi quali man- 3*5 DEDIRITTI DELLUOMO sueti agnelli scannare.Ma soggiungono, che da molto telnpo in q i Crisciani hanno poste in obblio le massime pacifiche de loro mag giori , e che il Sacerdozio in vece di conservare intatto il deposito delia fede , com'era suo dovere. Io ha turpemente corrotto , insegnando , che in buona coscienza i sudditi sono sciolti dal giuramento prestato a! loro Sovrano , allorch questi 'prende a perseguitare la loro Re ligione. . 28. Ma se distinguessero i tempi , e le circostanze, si accor gerebbero facilmente della vanit dellaccusa. Ne primi tempi il Cri - stianesimo trov gi stabilite le Monarchie, allorquando comparve . L'Impero Romano era stato fondato gi , ed ingrandito, non da Cristia- hi, ma da Gentili. Voglio dire, che la Costituzione fondamentale del medesimo non includeva il patto di conservar pura , ed incorrotta la Religione Cristiana . Qual ragione adunque potevano avere i Cristiani sudditi di quell Impero di credersi sciolti dal giuramento di fedelt ? A qual principio di gius naturale avrebber potuto ricorrere ? . 29. Le Monarchie moderne al contrario trovarono il. Cristiane simo gi stabilito ;ed i popoli Cristiani allorch pensarono di formare le loro costituzioni , piantarono per una delle leggi fondamentali, che la Religione dello Stato dovesse essere la Religione di Cristo-, e non prestarono il giuramento di fedelt a primi loro Sovrani se non col patto espresso , e solenne , che questi dovessero conservare intatta essa Re ligione . E questo patto si ripete , e se ne fa autentico registro , ogni qual volta sincorona il nuovo Monarca. Egli giura , e promette dim piegare tutto il suo potere alla conservazione della Religione di Cri sto ; e1 popolo rinnuova il suo giuramento di fedelt con questo patto. Stimo superfluo il dilungarmi col trascriver la forinola del giuramento, che si usa in tutti gli Stati Cattolici nella consecrazione de loro Principi. . 30. Posto ci,son costretto di ripetere quel, che ampiamente spiegai nel Libro Primo. Debbo ripetere , che ogni contratto ipotetico si scioglie da s stesso nel gius naturale , quando si viola dalluna parte decontraenti alcuna delle condizioni essenziali , sulle quali esso si Appoggia; e che il Cristianesimo non ha mutato, n potuto mutare il diritto naturale , come quello , ch immutabile , anche riguardo alla po lenza di Dio. 'bfpta. A questa verit, ed ai principi, daquali essa scende, ha renduto pubblico omaggio la Kfobilt di Francia nella solenne 'Protesta contro la Sanzione fatta dal Re del preteso Diploma Costituzionale il di 13. Settembre 1791. Poich, dice essa , il Monarca non regna per s, s solo, egli non ha diritto di cangiare ci , che forma la essen- 3 , za della sua Dignit. Nella sua Consecrazione ha fatto il giuramento a, solenne di non far mai cosa in pregiudizio di essa . Non pu vio- 3 > lare tal giuramento, perch tal giuramento fu del pari libero > che LfBRO V. CAPO XXIII. 355 > solenne ; perch inseparabile dalla reale autorit ; e perch un l{e cessa evidentemente di esserlo , appena infrange il giuramento , che lo 3, ha fatto l{e. Ora qual cosa prescrive al Re il giuramento della sua Consecrazione ? Fraile molte importanti condizioni questa una dell essenziali .11 Re giura di mantenere in tutto il suo splendore la ge- a, ligione de' nostri maggiori ,,. Nella mia Confutazione del Frerct io gi; riportai questa formala di giuramento , la quale pure in uso in tutti gli altri Stati Cattolici . La Congiura ateistica ha fatto , che qualche Principe ricusasse di coronarsi per esimersi dallobbligo di prestare questo giuramento. Politica pericolosa del pari, che vana , perch l ac cettar col fatto il governo e un giurar col fatto di osservarne i patti. La trascritta Protesta diretta a tutti i Principi. .3;. Quindi si fa manifesto , che se il Sacerdozio ha dichiarato , che nelle indicate circostanze i Sudditi restano sciolti in buona coscien za dal giuramento di fedelt prestato al loro Sovrano , hanno annunciata una verit di diritto naturale , una verit eterna 5 necessaria 3 immuta bile, anche riguardo alla potenza di Dio . . 32. E si noti diligentemente 3 che trattandosi di condizioni pu ramente temporali , il diritto di giudicare , se esse sieno , o non siero violate da chi governa , appartiene alla Trazione . Trattandosi per della Religione 3 un tal giudizio spetta al Sacerdozio , cui Iddio confer esclu sivamente il diritto di pronunciare sulla dottrina rivelata . E questo un vantaggio pe Vrncipi, i quali lungi dal restar esposti ad un cieco fanatismo del popolo, dipendono da un tribunale assistito dallo spirito di verit, promessogli formalmente da Cristo , per preservarlo da ogni errore alla vera fede contrario . .33, Vogliosuppor di nuovo,che lautorit de Sovrani secolari venga da positiva, ed immediata instituzione di Dio al pari , che quella . del Sommo Tontcfice. E supponiamo ancora , che ed il Sommo Pontefi ce , ed il Sovrano temporale Cattolico, prendano a perseguitare la Re ligione Cattolica, ed a sostituirvi la Eresia , luno in tutta la Chiesa, e laltro nel suo Stato particolare Cattolico. Che insegnano i Dottori Cat tolici intorno al Papa nelle supposte circostanze ? Io gi lho detto: in segnano , chegli decaduto dalla sua Dignit, che la. Chiesa ha di- ritto di scegliere un altro Capo * non ostante che la di lui autorit ven ga da positiva , ed immediata instituzione di Dio . Ma come mai pu concepirsi avere Iddio voluto per la conservazione della sua Religione, che il Capo della Chiesa perda nel caso espresso lautorit sua, e che nello stesso caso la conservi il Principe Scclart ? .34. Dunque si ricorra al Diritto Jsfaturale ,0 sinsista sovra un3 instituzione positiva , ed immediata di Dio, per far nascere lautorit de Sovrani ; sempre ne viene in conseguenza la verit, che abbiamo an mine-iuta ; ed tale, che la voce deli adulazione non pu soffogarla ; 3 ed il sangue , quanto hanno assottigliato ringegno,ed in quanto intralciati labirinti di specolazioni, pi metafisiche, che teologiche , si sono avvolti a fine di eludere 1 autorit, suprema del Tapa , e di farla dipendere non solo dalla volont della Chiesa tutta, ma anche dal capriccio di ogni privato ! E cotali libri scorrono liberamente per le contrade Cattoliche , perch la stampa , si dice , dee mirarsi quale ajj'ar di commercio , e per accrescere la massa delle cognizioni non deg- giono tarparsi le ale all ingegno . E bene : pu crescere il commercio col far passare il Tapa per Capo Ministeriale della Chiesa ; e non pu crescere col palesare , che l'autorit de Sovrani temporali viene nntne la tamente dal popolo ,e che non esprime se non la volont del popolo . 35. Ladulazione non fascera di gridare , che questa sia una mer ce appestata. Dunque si metta al Lazarctto : si visiti con diligenza, si consideri a parte a parte , e nel suo tutto : si unisca quel, che fu es posto nel Primo Libro, con ci , che qui se n aggiunto ;e poi si ri feriscain che questa mercanzia sia pericolosa alla sicurezza e Trincipi ; perocch io ho creduto di aver dimostrato seguire e s es eissime conseguenze dalla dottrina contraria ; e che innoltre la mia u 1 vantaggio , che non pu aver quella, di costringere anche gnMtc a r conoscere la Sovranit . Queste due cose deggiono formare a ra[ ^ fesa, anzi una di esse il mio merito co Trincipi illuminati . rino a che non saranno atterrate queste due rocche, i confusi clamori de e ui passioni non potranno nella opinione de sani} recarmi il minimo an * E siccome il numero depi, incapace di giudicare per la via gionamento, ama di porre V autorit in cambio d 1 prova 5 cos 1 . gran ventura, che mi sia potuto mettere sotto il patrocinio de g delle Scuole . Io non ricopier le sue testimonianze gi. nel rin \ Q wviu, wtr>i/n/ iv/ iivii a v -- v ^ trannQ bro trascritte in un appendice . I miei futuri Avversari non P ferirmi se non col fareluna,o laltra di queste due cose . Debbono ^ strare, che S. Tommaso nellOpuscolo de Regim. Princip. ad Kegem y pri nepassi da me allegati non dica qael, che dico io ;o pure c e 1 abbia falsificati i detti passi . Se poi disapproveranno anche questo U0 * tore ad onta del credito,in che nella Chiesa Cattolica stato sempre da tutte le Scuole tenuto, io non avr altro delitto , che quello so0 di seguire una guida, la quale se non piace ad essi, piace a tutta la Chiesa . $.36. Enoto quanto studino taluni di atterrare il credito di S. Tom * . LIBRO V. CAPO XXIV. maio , e ne son pure noti i motivi . Se non che lo stesso Impegno di de primerlo lo innalza a maggior grado di stima. Bisogna dire , che S.Tom- maso valico , perch quando contrario, non facile di rispondergli . II famoso Bucero pi sincero esclamava : tolle Thomam, & dissipabo Eccle- siam Dei . Il Leibnizio lo chiama il Vrncipe de Metafisici. I[ Woltio non fa che ricopiarne le dottrine ; ed il Genovesi ne forma il seguente 'giudizio : 2 )ni ego Sancto Tborne hoc tribuo ,ut, si panca , in quibus cetas eum abripuit , excipiamus , in ctsteris & ad primas bumana sapienti.e scaturigines pcrtingat, & limpdissimus fluat. Se piacesse pi San Tom maso, avremmo pi Ragionatori, e meno Teologi. .37. Sopra questo particolare poi la mia dottrina fu sostenuta pri ma di me dal Bianchi, dal Roncaglia, e da parecchi altri Teologi , i quali stimano , che il giuramento de 1 sudditi sia di natura sua dissolubi le , e riconoscono nel Papa la facolt di dichiarare , quando esso resti per motivo di Religione disciolto. Ed altri pi antichi , ed in assai maggior numero ^attribuivano al Papa , non gi una mera facolt dichiarativa un semplice giudizio di Religione -, ma la potest positiva di sciogliere il giuramento . La quale seconda opinione fu da me riprovata nella ci tata Opera contro il Freret. E poich la prima ivi da me proposta, e richiamata ai principi del diritto Snaturale , non eccit allora alcuno scan dalo nella Chiesa di Dio, sono autorizzato a credere, che se ne sia ri conosciuta non meno che la solidit , la innocenza . Vaglia ora per me quel, che diceva a suoi tempi San Paolo : Jesus Christus beri , & bodie . CAPO XXIV. La Religione Cristiana la pi sicura Custode de Diritti dell'uomo nella Societ Civile . . i* Uesto il titolo posto in fronte alla mia Opera ; questo quello, che io mi era accinto di provare-, ed ho gi satis fatto al mio do/ere, mentre tutti i cinque Libri,che ho scritti, altro non sono che le premesse di una Dimostrazione geometrica , dalle quali siegue per conclusione , che la Religione Cristiana la pi sicura Cu stode de Diritti dell'uomo nella Societ Civile. 2. In fatti dopo di aver esposti nel Libro Trimo i diritti na turali, e la formazione della Societ Civile, perch ognuno avesse netta idea, di quel, che si trattava, cominciammo a tessere la nostra Dimo strazione-, e dicemmo, che la custodia dediritti dellUomo nella So ciet Civile sarebbe male appoggiata a "puri mezzi naturali, rinvenuti dalla prudenza umana nel fondo stesso delia Societ. Ci fu posto in chiaro nel Libro Secondo . 3 - Che sarebbe peggio affilata alla Irreligione, cio all ateismo, ;al Hdtcxialsm.o ed ai Fatalismo , tre prostri, che vanno sempre ipsie- Lz 3 LIBRO VI. CAPO m. 3 69 come quella , che in ultima analisi si risolve nella via del privato giu- dicio ; perch in esso sistema il fedele non deve , n pu sottometter si al l'autorit , se non quando vede co' propri occhi la giustezza della condanna; e se questa gli sembra ingiusta, egli ha diritto, anzi deve resistere al ['autorit. Nella Logica comune queste deduzioni debbono passare per legittime. E dopo di esse ne viene unaltra: ne viene, che ognuno ambasciatore a s stesso, che da s stesso si chiama, d s stesso entra, e. da s stesso persevera neh' alleanza Divina del Cri- stianesimo, quando noi siamo assicurati dagli Oracoli medesimi della Rivelazione , che debb esservi un corpo particolare di Ambasciato- ri ; e che il diritto di proporre , c di dichiarare i patti dell allean za ,cio quel, che si dee credere, e quel, che si dee fare , proprio di loro , ad esclusione di tutti gli altri. . 5. E un altra massima de lodati Signori, che i decreti della Chie * sa allora obblighino, quando sieno conformi alla Scrittura, ed alla Tra dizione . Chi ha da giudicare, se vi sia tale conformit ? Naturalmente quegli, che deve ubbidire . Ecco dunque che la via dell 'Autorit spa risce dagli occhi di nuovo, e di nuovo si presenta quella deirEume privato . Anche in questa illazione non vedo, che si pecchi contro la Logica. Riguardo poi alla Religione son persuasissimo , che giusta la di lei dottrina i decreti della Chiesa per aver forza di obbligare, deggio- no certamente essere conformi alla parola di Dio scritta , e tradita ; ma non segue da ci, che alcun privato fedele abbia diritto di giudicare, se tale conformit vi sia , o non vi sia : anzi siffatto giudizio non ha luogo, poich il dogma della infallibilit precisamente consiste in que sto , che i decreti della Chiesa spettanti alla fede, ed ai costumi, mer c lassistenza promessale da Dio , non possono mai non esser conformi alla Scrittura , ed alla Tradizione . . fttto indipendente dalla giurisdizione laicale, in tutto ci, eh di sua pertinenza . N chiara la prova , perocch se essa dovessi essere sub ordinata a quella del "Principe secolare , il Principe secolare sarebbe il Capo della Chiesa -, mentre per Capo , per Triniate , sintende quegli, alla cui autorit sono le altre autorit tutte soggette , senza chegli ricono sca sovra di s altro superiore. Ma egli di una evidenza incontrasta bile , che Ges Cristo per Primate , per Capo di tutta la Chiesa destin Tictro , ed i Successori di Pietro , non Tiberio , ed i Successori di Tiberio. Dunque quando Ja giurisdizione episcopale giunge al l\omano Pontefice , si trova nella sua sorgente, e non pu passare avanti, perch altrimenti il Capo della Chiesa non sarebbe il Romano Pontefice . 3 - Ora il pi grande cangiamento, che siasi fatto a d nostri nella Religione di Cristo, si laver tolta alla giurisdizione episco pale la sua originaria indipendenza ; daverla inceppata , ed assoggettata alla Sovranit temporale. Questo cangiamento il pi grande, perch produce effetti generali in tinta la Religione ; ne suoi dogmi , nella sua morale , nella sua disciplina , in ogni sua parte ; e produce effetti anche generali riguardo alla Societ Civile, poich non vi ha cosa nel lo Stato civile , in che non entri la Religione. Prima che io metta in lume quanto ho annunciato, sar bene, che si faccia brevemente pa rola delle ragioni, colle quali giustificar si pretende lassoggettamento delia giurisdizione episcopale al trono. .4. Non certamente possibile , che laccennata opinione trovi il minimo fondamento nella Sacra Scrittura , o pure nella Tradizione , ne quali strumenti anzi contenuta letteralmente la Dottrina contraria, ed applicata anche a fatti pubblici , c solenni in tutta la serie della sto ria ecclesiastica. Onde tutte le mire di quegli, che hanno interesse di difenderla, volgonsi a! Diritto Tfaturale, su principi del quale for mano il seguente argomento. La Chiesa , dicono essi, nello Stato , non lo Stato nella Chiesa . Ma il Supremo Tribunale, il Capo dello j Stato , senza contrasto il Principe secolare. Dunque la giurisdizio ne ecclesiastica per diritto naturale soggetta al Principe Secolare Si inculcato varie fiate in questa Opera, che il Divino Autore del la Rivelazione non ha alterato , n potuto alterare il sistema del Diritto Maturale. Onde se lEvangelio tace la dimostrata verit, non per ci essa diventa meno certa . 5. Io stupisco come si abbia il coraggio dinsistere sovra un ar gomento , il quale si scioglie in fumo con una distinzione , che si pre senta allo Spirito degli stessi -fanciulli . Sono verissime ambedue queste proposizioni , che la Chiesa e nello Stato ; e che lo Stato nella Chie sa , purch si distingua 1 oggetto proprio -di quella , e laggetto .pr- LIBRO VI. CAPO V. ? 8 3 prio di questo . Lo scopo del Principato la felicit temporale : quel della Chiesa la eterna salute delle anime . Quindi in tutto ci, clic spettatila felicit temporale , il Principato il Tribunale Supremo ; c la Chiesa nello Stato, perch composta di uomini , i quali debbono attendere anche alla felicit temporale ; e non solo essa dee dipendere dal Principe, ma innoltre non pu spiegare alcuna giurisdizione, per ch non ne ha, perch quel fine non il suo, ma proprio solo del Principato . In tutto quello poi che si riferisce alla salute deli!anima , lo Stato nella Chiesa , ed il Principato soggetto alla giurisdizione della Chiesa, e niuna giurisdizione esso ha, perch questo fine gli estraneo , perch Iddio essendo padrone di mettere in mano di chi gli piaceva i mezzi della salute , i quali lungi dall essere inclusi nel sistema naturale , appartengono ad un ordine sovrannaturale , gii con fid alla Chiesa soltanto , ed alla Chiesa soltanto confer tutta la giu risdizione necessaria a governar le anime , c ad indirizzarle alla salu te eterna . In tutto ci , che ci considera come uomini , (a giurisdizio ne secolare per natura sua indipendente dalla giurisdizione ecclesiasti ca-, ed in tutto quello, che ci riguarda in qualit di Cristiani, la giu risdizione ecclesiastica per natura sua indipendente dalla giurisdizio ne secolare . Che pu adunque concludersi d3 questo principio La Chiesa nello Stato; quando deve onninamente ammettersi questo al tro Lo Stato nella Chiesa ? Ges Cristo allorch disse, rendete a Cesare quel, eh' di Cesare, ed a Dio quel, eh' di Dio , non distrusse anticipatamente tutti i sofismi del nostro secolo ? . 6 . Pu replicarsi, che competendo al Principe Secolare il di ritto di assicurare la felicit temporale desudditi,, per questo stesso gii conviene laltro diritto di giudicare, se lesercizio della giurisdizione della Chiesa nuoccia allinteresse dello Stato, e di opporvisi, quando essa gli sia di pregiudizio ; e cosi sar sempre vero, che la giurisdi zione della Chiesa debbesser dipendente dal trono. . 7. Questo secondo sofisma pi puerile del primo . La giurisdi zione della Chiesa come pu nuocere all interesse dello Stato? O el la si porta ad oggetti puramente temporali ; o ella contiensi dentro i limiti dello spirituale . Nel primo caso, nuoccia, o giovi al fine tempo rale , non dico esser soggetta al Principato, ma esser nulla in s stessa, perch non fu questo il fine, per lo quale Ges Cristo la instimi . Se poi ella contiensi dentro i limiti dello spirituale , debb essere certissi mo, che non nuoce, c che non pu nuocere, alla felicit temporale: debbe anzi essere certissimo, che giova realmente , e sommamente alla medesima. Non abbiamo noi convenuto, che il Divino Autore della Rivelazione non ha alterato , n' potuto alterare il sistema del Diritta %turale ? Non dimostrammo nel Libro Primo, che luomo ha .diritto di procurare la sua felicit, anche dentro la sfera del tempo ? anche $84 . DE DIRITTI DELL'UOMO in ogni momento della sua esistenza? Giacch per tanto Iddio non pu mai volere il contrario ; e giacch egli lAutore della Religione Ri - velata , debbessere certissimo, che questa anzich opporsi in veruna maniera alla felicit temporale degli uomini, deve egregiamente pr muoverla , come appunto abbiamo provato in tutto il Libro Quinto. Su questo articolo adunque non pu farsi alcun esame, perch non pu cadervi alcun dubbio ; e per conseguenza lunica parte del Principe di chiarirsi, se la giurisdizione ecclesiastica stia dentro i confini del* lo spirituale ; e supposto che si, fa d uopo che la lasci operare con piena libert , perch cosi fu instituita da Cristo . . 8. Fermiamoci alquanto a contemplare la instituzione di Cri sto j noi vi ravviseremo tanta eccellenza , e perfezione , che quando pu re la sua Religione non vantasse altri argomenti, a dimostrarne laZ)i- vinit basterebbe la sola forma di governo , eh egli diede alla Chiesa . La sua Religione non di una natura locale , ma universale : d in dole cosmopolita . E tal conveniva che fosse la opera di Dio . Egli diede la Religione , quale unico mezzo di conseguir la salute; ed alla salute dovevano esser chiamati tutti gli uomini. Ora essendo tutta la terra divisa in tanti Pregni , indipendenti gli uni dagli altri, e gover nati con leggi diverse, giusta la diversit del clima, e dell indole de popoli; ed essendo tutti i regni opera delle mani dell uomo, e per conseguenza soggetti a tutte le passioni delluomo, instabili, e caduchi come luomo stesso ; se Ges Cristo avesse fiuta dipendere dalla po test civile la giurisdizione spirituale della sua Chiesa, in breve tempo sarebbe perita la sua Religione, lacerata in tante parti, e modificata in tante guise, quante sarebbero state le nazioni, nelle quali si sareb be introdotta; e cosigli uomini avrebbero perduto il mezzo della sa- lute , e la grande opera della Redenzione sarebbe rimasta senza effetto. Per ovviare a tali inconvenienti la Sapienza Divina delinc una forma di governo , che fosse indipendente affatto dalle potest civili, ma tale, che star potesse con ogni forma di civile governo, e che insieme fos se in > stessa la pi atta a conservare il deposito della dottrina ne cessaria alla salute ; ad atterrar gli errori ; a fare di tutti i Cristiani dispersi ne varj governi civili un sol corpo , ed a tenergli legaci in perfetta unit di sentimenti , ed in istretto commercio di amor fra - terno . ' . 9. Una forma Democratica, in cui cio la giurisdizione risie desse nel popolo de fedeli come in sua propria sorgente , anzich opportuna , sarebbe stata contraria al Divino disegno . Una forma stocratica, tale cio, che ponesse la giurisdizione in mano d e Vescovi, in guisa che ciascun di loro fosse Capo nella sua Diocesi senza di* pendere da alcuno, sarebbe stata anch essa lontana dalle vedute della (eterna Sapienza. LrBRO VI. CAPO V. 385 . lo. In effetto se ogni Vescovo avesse la pienezza, della potc- st nella sua Diocesi , e lamministrasse senza dipendere da vernn al tro ribunale ecclesiastico, la Chiesa Cristiana non sarebbe na: avrem c dir anche la contrariet degl 'interessi, di verse ,e contrarie dottrine partorisca . Quanto non crescer in progres so di tempo la confusione ! Come faremo adunque per salvarci ? chi ce ne additer la vera strada ? chi regger i nostri passi ? da chi pren deremo consiglio ? Chi ha premura dellanima sua non comprende quanto orribile la nostra situazione ? Pu mirare a ciglio asciutto la grande opera della eterna Sapienza divenuta misero ludibrio della umana su perbia ? Li Corte regoler la nostra credenza ? La Corte diriger le no stre coscienze ? La Teologia Cristiana nella Corte ? Nella Corte la Mo rale Cristiana ? Ivi conserveranno Puna,e laltra la purit loro ? Ivi pren deranno il sigillo dellautenticit ? Ivi. .. .25. Grande Iddio! E tu permetti un cos strano stravolgimento didee? S ,tu lo permetti per punire i nostri peccati ; e noi ci umilia mo sotto la tua mano potente: ma noi sappiamo, che la tua Chiesa non pu perire: sappiamo, che non pu perdere la vera fede, n la sua vera forma di governo; e sappiamo, chella visibile , e che visibile sar sino alla consumazione desecoli. Tu la fondasti sulla Cattedra di LIBRO VI. CAPO V. 39 t San Pietro 'e tu dicesti, che le porte dell'inferno non prevarranno mai contro di essa . Sappiamo per conseguenza, che afferrandoci a questa colonna , siamo sicuri di non isbagliare la via del cielo. Sicch noi non dobbiamo considerarci in istato di abbandonamelo , ma in istat di tes tatone : tutto il mondo congiura a staccarci da questo eentro : siamo minacciati, derisi, vilipesi, oppressi, spogliati : ecco la tentazione : noi vi resisteremo colla tua grazia ; e tu la farai cessare, quando ti piacer . . 26. Ma volgiamo il guardo agli effetti , che ne dee risentire la So ciet Civile . Il primo , che si rompono i vincoli di unione, i quali di tutti i popoli Cristiani formavano come un popolo solo ; e ci reca pre giudizio al commercio , ed al progresso delle ^trti , e delle Scienze : l nascere semi di rivalit, e di discordie ; e ci rende deboli a resistere alle armi denemici del.nome Cristiano. . 27. La politica presente tutta impegnata ad alzare muri di di visione fra Cristiani , e Cristiani,-ed a tagliare ogni picciolo canale di comunicazione religiosa. Si pretende cosi di stringer meglio la unione fra i membri di ogni Stato particolare , e di attaccargli pi intimamente al trono . Ma se questo un vantaggio, come non lo , egli certissimo, che non si ottiene .Imperciocch quantunque il regolatore della giurisdizione episcopale , e della dottrina, sia il "Principe ; e quantunque egli faccia ogni sforzo per introdurre in tutte le Diocesi del suo staro la uniformit, pure non pu mai riuscirvi senza pregiudicare a suoi interessi. Egli costretto di dissimulare la diversit delle Opinioni , di rispettare gli usi differenti, e di secondare il vario umore de Vescovi: altrimenti aliener gli animi de sudditi, e non potr smugnerne le borse. O un Governante, il quale sa di aver cangiata la Religione di Cristo, avr maggiore affetto alle opinioni , che fa insegnare , che premier pel suo temporale interesse > Dunque ledispute di Religione, le discordie ,egli>odj teologici, reene- ranno, dove la Religione schiava della Sovranit , ed inferociranno tanto pi , quanto maggior copia di mezzi offre la Corte allo spirito di partito. Nella Corte non si possono molto studiare la Tradizione, i Concli, la Storia Ecclesiastica', e pi , che di scienza teologica, si ha bisogno di oro , e di argento . Un Favorito, o una Favorita fanno nascere con imme diata inspirazione una decisione di fede , la .quale indi a poco si revoca senza difficolt per una inspirazione contraria . Chi non vede per tanto , che la usurpazione della giurisdizione episcopale nuoce anche alla interna armonia di ogni Stato particolare ? .28. Ho detto , che non vantaggio l isolare i Popoli Cristiani, onde restino attaccati pi strettamente a chi comanda: ma ho inteso, che. non vantaggio pel popolo ', ed ora far , che ognuno ne converga facil mente. Chi dir , che sia vantaggioso ad una povera sposa il privarla de gli appoggi di tutto il suo parentado ? Allora anzi, chella diventa per fetta schiava del marito ; che resta esposta a pi barbari trattamnti ; e 392 DE DIRITTI DELLUOMO che una desolante disperazione le rende pi sensibili le sue pene . Ap plicate la similitudine, poich non avrete bisogno di me. . 29. Rammentate poi quel ,che dicemmo sulla importanza della Censura Episcopale , e riflettete , che per produrre i suoi benefici effetti , tanto sul "Principe , quanto sul popolo, bisogna diesi eserciti con asso- luta indipendenza, cosi dall'o ,come dall 'altro . Di sorte che dovunque la giurisdizione divenuta schiava , la Censura in vece di giovare , non pu essere se non cagione dinfiniti mali . Se parliamo del Principe, egli col rendersi padrone della giurisdizione , si esentato dalla censura. Chi pu dirgli : Sire, questo dalla Religione non vi permesso : in questo voi peccate gravemente? Se egli il Depositario della dottrina , 1 *Interprete della morale , il Vescovo de suoi Vescovi, chi avr, non dico coraggio, ma diritto , di riprendere il suo Superiore , di minacciarlo , di legarlo , e di consegnarlo a Satanasso , per farlo ravvedere ? Or dunque quale ar gine opporr il popolo all amor proprio di chi lo governa , il quale per sua legge si sforza continuamente verso il Despotismo? .30. Diciamo meglio: inquestorribile sistema , insieme colla giu* risdizione episcopale si consolida la censura episcopale nelle mani del Principe . Egli il vero Censore : i Vescovi non sono che suoi Vicari, suoi organi, che agiscono seguendo glimpulsi della sua mano. Or dove la Morale non pu far sentire i suoi oracoli se non per lorgano della Corte, quali terribili devastamenti non debbono aspettarsi i Diritti dell Vomo ? Questo in sostanza il piano del perfetto Despotismo delineato da Tomasso Obbes ; mentre sotto vane apparenze realmente dovr pas sare per buono, per lecito, per giusto ,ci, che comanda il Principe . Ma lamor proprio del Principe avr interesse di volere ci, eh utile al popolo ? Prender bene questa maschera : adotter volentieri que sto formolario : ma in sostanza non vorr che il suo interesse : a questo accomoder la Morale-, e secondo tal Morale eserciter la censura sul popolo. Pu immaginarsi stato pi funesto pel popolo ? . 31. Linteresse del Principato , e molto pi linteresse perso nale del Principe , varia giusta le circostanze , che vanno nascendo ; e per alle stesse variazioni sar soggetta la Morale in mano del Prin cipe . Saranno degradate le verit le pi evidenti , e saranno autenticati i pi palpabili errori . Si troveranno Scrittori, i quali per adular la Cor te assottiglieranno lingegno ; ed a forza di ripetere con franchezza le stesse cose , ne faran perdere a poco a poco lorrore , e le vesti ranno di una certa aria di verisimiglianza . Chiunque leggeva gi il canone del Concilio Tridentino, nel quale si dice anatema a chi nieghi aver la Chiesa autorit di apporre al matrimonio impedimenti dirimenti, consultando il solo senso comune, n anche sospettava da lungi, che ivi non si parlasse di un diritto originario , e proprio del Sacerdozio . A chi mai poteva cadere in pensiero , che per la parola Chiesa doves*. LIBRO VI. CAPO V. $9} sero intendersi i Principi , che sono nella Chiesa ? Eppure al di dog gi si sostiene intrepidamente questa interpretazione ; e quegli anzi , i quali non vogliono riceverla, sono insultati come mancanti di senso comune . Snaturando s fattamente le lngue , noi da ora innanzi ne Con cili, ne Santi "Padri, nella sacra Scrittura troveremo tutto quel, che vorr la Corte . . 32. Cotali interpretazioni per potranno essere contraddettele la contraddizione di errori troppo grossolani sempre molesta . Che faranno per tanto i Principi ? Perfezioneranno in loro stessi il sistema della giurisdizione ecclesiastica coll arrogarsi la divina inspirazione , e col ri vestirsi della infallibilit , di che hanno spogliato il Papa. Questo un passo ardito, ma necessario, perch senza questa ultima usurpazione non potranno conservarsi a lungo le altre . Ed acciocch il Lettore com prenda quel , che abbiamo a temere per lavvenire , linvico a por mente a quel, che os fare per lo passato il Despotismo degl Imperatori Ro mani . . 33. Allorch Roma , perduta per sempre la libert , divenne schiava de Cesari , questi, i quali avevano gi concentrata nella lor per sona e la Censura, ed il Sacerdozio , studiarono il modo di consolida re due usurpazioni tanto pericolose . E che fecero ? Ascoltate , e stor dite . Persuasero al popolo 3 eh eglino in vece di anima come gli altri uomini , erano informati da un Genio , o sia da una Intelligenza Cele ste ,che dirigeva tutte le loro operazioni. Questo fu il fondamento dell .Apoteosi . I Romani di quel tempo non erano tanto goffi da prestar gli onori divini a semplici uomini : intendevano dargli al Genio , alla In telligenza Celeste, che aveva animata la macchina corporea del loro Principe . E ['^Apoteosi fu accordata a Tiberio , a "perone , a Caligola , a Domiziano , ad Elagabalo ,cio a dire api infami mostri, che avesse mai prodotti a danno della virt , e del genere umano, la terra. Che lezione terribile ! .34. Ma una simil Censura esercitata sovra il Popolo dal Principe in quale disposizione metter il Popolo verso il Principe ? Essa non pu fare altro effetto se non quel, ch proprio della violenza .La violenza ne primi suoi passi avvilisce : in seguito irrita ; e finalmente mette in reazione la forza oppressa . I Diritti naturali pi che si vedono con culcati , pi si stimano ; e pi che si stimano, pi vvo si sente il de siderio di vendicargli. Dallaltra parte la usurpazione della giurisdi zione episcopale , e 1 cangiamento della Religione modificata in tutto a norma de\\'interesse della Corte , non producono mai vera persuasione ne gli animi del popolo , perch le verit opposte sono troppo semplici , e troppo chiare . Bisognerebbe dare alle fiamme tutta la sacra Scrittura, tutte le Opere de Santi Padri , tutti gli atti de Concili , e mettere in so nuovi Strumentii il che non sarebbe possibile. Quindi il popolo Ddd 394 . DE*DIRITTI DELLUOMO Cristiano non perde facilmente di vista i punti capitali della sua Reli gione . ' Che se sari spinto alleccesso di perderne la vera idea, dar orecchio con piacere a chi gli dice , che una Religione cos nociva agli uomini non pu essere opera di Dio ; e per quando la violenza lo avr sufficientemente irritato , si rivolter contro il Vrincipe usurpa tore, contro i Vescovi, che sono stati Ministri del Despotismo, e ro- vescer il trono , e rovesceri l 'altare. Le presenti rivoluzioni della Francia provano per via di fatto la giustezza di queste deduzioni. CAPO VI. Effetti della invasione de' Beni Ecclesiastici. "VT On meno pernicioso il cangiamento della dottrina rivefs- A.AI ta circa la propriet, e l 'uso de Beni Ecclesiastici . Secondo le massime nuove si pretende,che tutti i beni del Clero sieno della Inazione ; che per conseguenza essa possa lecitamente levargliene la propriet, e farne quell uso , che crede pi opportuno a suoi bisogni, incaricandosi del mantenimento del Culto, e stipendiando i Ministri dell altare, con quella piena libert di aumentare , o diminuire lo stipendio, che compete a chi gode il dominio. . 2. Su questo fondamento' il Clero di Francia rest spogliato con un tratto di penna di tutte le sue possessioni , e delle decime an* cora . Ma bisogna confessare non essere stata I Assemblea Nazionale di Francia la prima a metter fuori lindicato principio. Noi lo abbiam veduto menar come in trionfo in molti scritti pubblicati innanzi che cominciassero le turbolenze di Francia, e 1 abbiam veduto recare an che ad effetto da pi Vrincipi, come rappresentanti delle Trazioni, no C>stanteeh le Nazioni noD manifestassero tal desiderio , anzi gemesse ro al mirare inghiottiti tanti tesori da una cassa, che non ne rende va a veruno il minimo conto . . 3. Perch, dimando , i beni del Clero appartengono alla fazio ne 2 Perch, mi si risponde , la Chiesa , almeno quanto al temporale, sello Stato , non lo Stato nella Chiesa. Ma questa massima trop po. vaga, per vedere quali conseguenze ne nascano naturalmente, bi sogna determinarla , e rendern distinta la idea . Ragioniamo , non colla Logica della corrente filosofia ; ma con quella del buonsenso. . 4. Primamente, quanto aJ temporale la Chiesa , o sia il Clero, nello Stato , come ogni Cittadino. Forse di ogni Cittadino pu dirsi, che i dNui beni'appartengono alla Trazione , e che la Nazione pu sen za fargP ingiustizia spogliarlo della propriet, e renderne la sussisten za dipendente da un. arbitrario stipendio ? Tutto ci tanto lungi dal ve* rp , che anzi la 'Unzione , 0 s.ia la Societ Civile , si formata con un LIBRO VI. CAPO VI. 395 contratto sociale, avente a scopo la conservazione , e la difesa dtdiritli ma di Dio , che ha ceduto 3 lui il suo diritto . Egli non pretende nulla del vostro : tenetevi pure per voi i vostri tesori : fatene qual uso vi piacer: usatene bens da uomini senza fare arrossir coloro, nelle cui mani verserete le vostre grazie. Il Cle ro esige da voi quel tanto, che voi -dovete a Dio in ricognizione del suo supremo Dominio : questo debito , non dono ;e nulla pi ridicolo , quanto il voler far da padrone , allorch si paga il tributo al padrone . . 23. Il clero nello Stato . S, Signori ; ma come porta la tu- 4oo DE DIRITTI DELLUOMO dolc della Religione , della quale Ministro . Da che una Nazione ha voluto , che il Cristianesimo sia la Religione dello Stato , ha pur do vuto volere, che il Clero stia nello Stato, com esige V Instituto Cri stiano. Imperciocch persuasa un,a Nazione, esser questa la vera Re ligione data da Dio agli uomini per condurgli alla vita eterna , non pu accettarne una parte , e rigettarne un altra : non pu modificarla a suo genio : non pu farvi alcun cangiamento , senza snaturarla, e senza renderla inutile al fine , per lo quale fu instituita da Dio. E Ges Cristo disse chiaramente , che non si pu servire a due padroni ; e se gnatamente, che non si pu servire a Dio , ed a Mammona , cio all avarizia , alla cupidigia dell'oro. Non vi mezzo : o bisogna rinuncia re al Cristianesimo; o bisogna contentarsi , che il Clero stia nello Sta to nel modo analogo alla indole del Cristianesimo . Vediamo in tan to qual sia-il genio proprio della Religione Cristiana. Ho fatto inten dere, ehessa ha incorporato a s la legge di natura ; e non ho duo po di soggiungere , che l antico testamento pe Cristiani fa regola di fede. Ma lasciando questo da parte, prender ad .indagare, qual sia la indole particolare del Cristianesimo circa 1 uso de beni mondani. . 24. La Religione Cristiana fondata sulla Carit : 1 ho detto altre volte; e spero, che nessuno vorri metterlo in dubbio: la Cari t il centro, P anima , il fine, dell Instituto Cristiano. E dobbiamo In tendere la Carit in tutta 1 ampiezza del suo significato , cio a dire, in quanto amor di Dio, ed in quanto amore degli uomini. E non solamente dobbiamo riferirla al bene spirituale , ma anche al bene tem porale del prossimo. L ordine sociale, come pi fiate abbiamo osser vato, porta per conseguenza inevitabile , che gran numero di Cittadi ni in uno Stato rimanga senza propriet , e che n anche possa colle ue braccia provvedere 3 tutti i suoi bisogni . Ges Cristo vide quan to i poveri erano stati trascurati in tutti %P instituti , ed in tutte le legislazioni degli uomini; e vide, che in tal modo, lungi dal potere far nascere sentimenti di uguaglianza , e di fratellanza , si eternava 1 orgoglio de ricchi con tutti i viz;, de quali esso padre , e non si rimediava a quegli, che nascono dalli indigenza . Il grande oggetto per tanto, al quale si rivolse in modo speciale la sua infinita Sapienza, si fu di provvedere con sicurezza alla sussistenza de poveri. Non gli parve sufficiente il repromulgare il precetto naturale di dare in limo sina il superfluo ; perocch non vi era mezzo speciale di assicurarne ladempimento. Giudic necessario di stabilire, dir io pure, una cas sa di Religione (ecco la vera cassa di Religione) della quale fossero verissimi Proprictar) tutti i bisognosi ; e gli piacque, che il Cassiere, ed il "Procuratore de poveri fosse il Vescovo , facendogli un dovere essenziale della sua -Carica ;d informarsi esattamente de poveri della sua Diocesi, di tenerne distinto registro, e di andar loro somministrando LIBRO VI. CAPO VI. 401 le opportune sovvenzioni. Instittizione fu questa degna veramente del ia sapienza Divina. Imperciocch in essa da una partesi preveniva no i disordini morali , de quali suol esser cagione la fame ; e dallal tra liberati i poveri dalla schiavit de ricchi , e provveduti altronde del bisognevole , si elevavano ad una certa uguaglianza co ricchi, e cos ponevasi argine alla superbia di costoro, e si facevano nascere in tutti sentimenti eli vera fratellanza . . 25. Tal essere lo spirito del Cristianesimo si raccoglie ad evi denza da ci, che fu praticato ne primi giorni della sua fondazione. Si sa , che quando comincia a praticarsi un Instituto, si pensa subi to di recarlo ad effetto nella sua parte essenziale, aspettando la op portunit del tempo per ispiegarne le altre parti. Con qual caratte re mostrossi al mondo il Cristianesimo nel suo nascere? I carnali, gli avari, glinteressati Giudei non prima dichiararonsi per 1 Evangelio , che deposero a piedi degli Apostoli tutti i lor beni, ad oggetto di farne una cassa comune in beneficio defratelli bisognosi. In seguito i ricchi stabilirono i -conviti di dilezione a proprie spese , mangiando alle stesse mense co poveri . Dallaltra parte dovunque gli Apostoli anda vano spargendo la sementa della Divina parola, inculcavano gli ordi ni del loro Divino Maestro > spiegavano lo spirito dell Evangelio, faccvan la causa de poveri, e distribuivano ai poveri le oblazioni per le mani de Diaconi, creati a posta per amministrare il patrimonio de poveri. L Instituto Cristiano conserv sempre lo stesso spirito sotto forme diverse . Esuperfluo, che io rammenti la dottrina deSanti Pa dri, de Papi, e de Concili, intorno all uso de beni ecclesiastici, ed intorno ai doveri de Vescovi, e de Curati verso i poveri. Essa non pu non essere conforme allo spirito della Religione , ed alla pratica costante , ed universale di tutti i secoli. . 2 6 . Ora se tal l Instituto Cristiano; se giusta la mente di Ge s Cristo i poveri debbono "avere una sussistenza certa dalle oblazioni de fedeli , cio da beni, che i fedeli danno alla Chiesa per adempir la mente di Ges Cristo; e se i Depositarj, i Vrocuratori, gli Ammi nistratori debbono esserne gli Ecclesiastici , cio a dire i Successori degli Apostoli, e de primi Diaconi, come in ogni secolo si co stantemente praticato ; chi non iscorge, quanto sia contrario allo spi rito del Cristianesimo il pretendere, che la proprietaria debeni eccle siastici sia la Inazione , 0 il Sovrano ? I Chierici si vorrebbero tenere in qualit di Servitori stipendiati ; e si fa astrazione da poveri , come se i beni della Chiesa fossero destinati al puro mantenimento de Mi nistri del Culto ; quando la loro destinazione principale quella di as sicurare ai poveri la loro sussistenza . Vi penseremo noi, diranno il I "Principe , ed i Rappresentanti della Trazione . S eh ? Vi penserete voi ? E chi vi ha data tal commissione ? chi vi ha costituiti Vrocuratori de E e e 4 0> DE DIRITTI DELL UOMO poveri ? Indubitatamente il Divino Autore del Cristianesimo affid questo ufficio ai Ministri del Santuario ; onde voi v intrudereste sen za vocazione , e senz autorit, e snaturereste la Religione, che sceglie ste , e che giuraste di conservare nella vostra costituzione civile . . 27. Ho discorso come Ges Cristo assicur ai poveri la loro sussistenza temporale : chiarir adesso come assicurasse a tutti i suoi seguaci il bene spirituale , che partorir doveva la sua Religione . Que sto secondo oggetto s per la sua qualit , che per la sua universalit, di gran lunga pi importante del primo. Per altro io non debbo far molte parole dopo quel, che ho spiegato nel Capo precedente sul* la giurisdizione episcopale . Ivi si dimostrato, che la Religione non pu rendersi utile ai popoli , se la giurisdizione de di lei Ministri non sia indipendente da qualunque potest laicale. Ges Cristo disse agli.Apo stoli : andate , e predicate VEvangelio all' universo mondo : presentatevi pure ai I{cgi : io vi suggerir le parole , che dovrete pronunciare . Non disse : prendete il permesso da P K egi : pronunciate le parole , che vi sug geriranno i I{egi . Ma Ges Cristo non poteva , neppur qual semplice nomo, ignorare, che se i suoi Ministri fossero stati dipendenti dalle potenze del secolo circa la sussistenza , questo stesso avrebbe ridotta in ischiavit la loro giurisdizione. Egli 'evidente, che un Servitore sti pendiato non pu n fare, n dire cosa, che dispiaccia al padrone, che 10 paga . Per lo che non potendo esercitarsi Uberamente la giurisdi zione episcopale se non col costituire il Clero assoluto , ed indipendente "Proprietario de beni ecclesiastici ; ed essendo assioma, che ehi vuole 11 fine , vuol pure i mezzi, senza i quali quello non pu ottenersi, ne risulta, che Ges Cristo, il quale volle indipendente la giurisdizio ne , indipendente ancora dov volere la sussistenza de suoi Ministri . E per ci , che cedette loro il diritto , che naturalmente conviene al la Divinit sovra quella porzione de beni terreni, che ogni uomo tenuto di contribuire in ricognizione del di lei supremo dominio. Nel che sovra tutto ad ammirarsi un tratto singolare della provvidenza di Cristo nel disporre con tale ordine le vicende degl Imperi , che al suo Vicario in terra toccasse una Sovranit temporale , ed uno Stato sufficiente a mantenerlo in una totale indipendenza da Principi Cristia ni-, poich di chiunque di loro fosse suddito, difficilmente potrebbe esercitare la giurisdizione del suo Primato , come ne casi occorrenti richiederebbe il bene della Religione . Questa riflessione di un Autor Francese , che non sospetto di aver voluto adulare la Corte di Rpma. Ma questi era de Francesi vecchi. . 28. Chiunque per tanto si forma la giusta idea del Cristiane simo sgli Strumenti divinamente inspirati , i quali ne spiegano la in dole , e non vada ad attingere alle fangose pozzanghere scavate dallo spirito di rapina, dee schiettamente confessare, che le massime core LIBRO VI. CAPO VI. 4 renti circa la natura de beni ecclesiastici sono assolutamente incom patibili colle vere massime, e col vero genio della Religione Cri stiana . .29. Resta, che io esponga i danni , chesse arrecano alla So - cietd Civile \ e questi si determinano senza stento da vantaggi, che ab- biam veduti scaturire dal sistema Cristiano . . 30. E primamente, un Clero , che sia stipendiato dal popolo , 0 dal Principe , a guisa di un Servitore , in cambio di esigere venerazio ne , e rispetto, cade nell avvilimento , e nel dispregio ; e cos la sua predicazione, e la sua censura , restano prive di forza. 31. Per secondo , un Clero, che riconosca la sua sussistenza dal la volont del popolo, o del Principe, non in istato di custodire il deposito della Sacra Dottrina, e di difenderlo con vigore dagli attac chi degli errori, c delle passioni. Egli dee temer sempre lo sdegno, ed il risentimento de suoi padroni . Ben vero , eh egli dee resister costante, e correre anche al martirio piuttosto, che permettere, che si corrompa qualche dogma, o qualche regola di morale. Ma infini tamente meglio , che non si condanni a stare nel fuoco vivo di una tentazione permanente . La tentazione un mezzo violento di provare gli spiriti, come si prova 1 oro nella fornace : non mezzo di assi* curare 1 effetto, ehessa combatte. In unadunanza di Aristocratici, 0 di Democratici basta, che uno si chiami offeso del proprio Vesco vo , o Parroco, perch tutti faccian causa comune, e tolgano al prete so reo la sussistenza . Lo stesso pericolo s incontra nella Corte del Trincpe . Fate attenzione alla condotta tenuta costantemente da. tutti gli Eretici . Eglino sempre si sono adoperati con ogni studio di gua dagnare i Magistrati, e di procurarsi forti appoggi nelle Corti. Con tali artifici loro riuscito di lacerar la Chiesa, e di porre anche lo Stato Civile a soqquadro iq tempo, in che i beni ecclesiastici si rispet - tavano generalmente come Sacri . Quali stragi non faranno or, che i Magistrati, eie Corti si sono usurpato il dominio de medesimi? Che diverr la fede} che la morale ? A che servir la Censura episcopale } a che la Religione stessa? Ma un popolo senza Religione, senza cen sura , senza morale , e senza fede , con qual mezzo potr difendersi da delitti, e da vizj , onde vedr coperto il suo seno ? . 32. Cresceranno i disordini dalla parte de poveri, ai quali man cher la sussistenza, ehera stata loro assicurata da Ges Cristo sovra i beni ecclesiastici ; c crescer per conseguenza 1 orgoglio de ricchi ; c cosi si estinguer ogni sentimento di uguaglianza, e di amor frater no . Quanto sono perniciosi questi effetti alla Societ Civile ! Come ur tano di fronte i poveri Diritti dell 'Siomo, che pur vorrebbero mettersi al coverto da qualunque pericolo l .33. Direte, che la Trazione stessa, o il Trincpe, s indosser * E c e a 4^4 . DE DIRITTI DELL uomo la cura di far passare in mano de poveri quelle sovvenzioni, ehessi ricevevano dagli Ecclesiastici . E bene : mostratemene gli effetti . Certi- mente se non per principio di carit Cristiana , o di virt naturale, al- meno per politica, coloro, i quali hanno invasi i beni del Clero, do* vevano nel tempo stesso calmare le smanie de poveri , e far loro spe- rare, che non avrebbero peggiorato di condizione. Ma' quali leggi, quali stabilimenti abbiam veduti fare a pr de bisognosi ? Si sorto as segnati fondi a loro mantenimento ? si sono creati Inspettori , che visiti no le case , che prendano cognizione di tanti infermi, di tanti orfani, di tante vedove, che si muojon di fame? Si aperta loro almeno una via di ricorso ? I beni ecclesiastici sono spariti, come tanti castelli in cantati ;ed i poveri, che nerano in gran partei legittimi padroni, so no stati spogliati del patrimonio loro in un tempo, nel quale si fa ogni sforzo, a fine di stabilire fra gli uomini quella uguaglianza, che la or ganizzazione della Societ Civile permette. . 34. Che se i beni ecclesiastici si dissipassero in divertimenti frivoli ; se colassero in mano dell adulazione ; se servissero per in grassare la poltroneria ; per premiare il tradimento, e la perfidia; per espugnare la pudicizia; per ampliare il letto al torrente della.corruzio ne , per rompere tutti gli argini del vizio; che direbbero i poveri ? Quanto tali considerazioni renderebbero pi amare le privazioni loro 1 *3J. Somiglianti abusi sono stati rimproverati al Clero . Non so con quanta ragione: ma so bene, che il Clero nella sua organizza zione medesima contiene efficacissimi mezzi di rimediare a disordini, nequali posson taluni cadere ;e so bene,che il maggiore ostacolo, per lo quale riuscito difficile di rimediarvi, venuto sempre dalle po tenze del secolo , che hanno protetti i colpevoli, o non hanno voluto prestare il braccio a punirli. 36. Ho esposto circa la giurisdizione ecclesiastica , e circa i beni consecrati al Signore il diritto naturale, e le massime indubitate della Religione Cristiana ; ed ho dimostrato , che il Clero n libero , ed indipendente Troprietario . Mi giova adesso di confermare questa verit colla pratica uniforme, e costante di tutte le Nazioni antiche , e moderne . Il prudente Lettore poi decider , se ha delirato , e deli ra tutto il mondo , o se delira la filosofia del presente secolo . . 37. Fragli orrori del Despotismo de Turchi il Muft conser- va tutto il suo rispetto : la sua vita assicurata dalla legge ; c la leg ge stessa ha dichiarati sacri, ed inviolabili, i beni di tutte le Moschee, e di tutti i Ministri della Religione Maomettana . Questa legge si osser va ; ed il Gran Signore con tutto il suo potere non ha osato mai vio- Jarla . Gli Egiziani avevano una Religione Dogmatica, ed un governo Sacerdotale . I loro templi possedevano, e le possessioni loro erano inviolabili-, a segno che allorquando la fame invase tutto quel Re* LIBRO vr. CAPO VI. 405 gno j dice la Genesi, che Giuseppe, il quale n era stato costituito Vicer , compr tutti i terreni dell Egitto, fuori della terra Sacerdota le, che fu libera da questa condizione. I Sacerdoti Romani formava no Collegio , e non solo avevano de Beni , eh erano Sacri , ma ave vano altres un Tribunale particolare di giudicatura , davanti al qua le Cicerone gii Console perorar dovette in favore della sua casa . II rispetto , con che parla, e la riserva, che usa-nel discorrere delle loro leggi, fan chiaramente intendere, che non solo la giurisdizione Sacerdotale era indipendente dalla secolare, ma che innoltre ai Secolari neppure era permesso d indagare con occhio curioso le leggi , colle quali si esercitava . Tutti i popoli presenti, non eccettuandone pur imo, qualunque sia la Religione, che professano, hanno sin da tem po immemorabile riconosciuta, e riconoscono attualmente la indipen denza de Ministri della Religione, e nella giurisdizione, e ne beni, e nella persona. Ne fanno indubitata testimonianza i Viaggiatori , che sono stati in Loango, nel Senegal , in Giuida,nel Tonchino , nel Siam, nella Cina , nel Giappone , nell Indostan , nel gran Tibet . Alle co- storo testimonianze aggiungasi quel , che lasciaronci scritto gli anti chi Storici degli Etiopi, de Babilonesi , degli Arabi , de Persiani, degl Indiani, e de Celti, de Galli , de Brettoni, de Germani ; c quindi si conchiuda, se non sia un gravissimo, e stomachevolissimo scandalo quel, che si d presentemente nel Cristianesimo a tutto il ge nere umano. Non vi stata poi, n vi nazione al mondo , la qua le ron abbia stimato, e non istinti orrendo sacrilegio , enorme empie t, lo spogliar le statue de loro ornamenti , ed i templi de loro ar redi . Tutti i Principi anzi hanno anche per politica studiato di accre scerne la pompa, persuasi, che quanto pi fiorisce la Religione , tanto piu si fortifichi lo Stato . 38. Pc Cristiani moderni ella cosa assai umiliante il sentirsi dire da labbra non purificate co carboni accesi d Isaia , che le ric chezze de templi ne sono agli occhi di Dio una profanazione ; e che opera di piet pura , di piet solida togliere un tal disordine-dal Santuario. Questo un linguaggio troppo comico, perch troppo in decente , e troppo urta il buon senso . . 3p. Fra Paolo Sarpi, implacabile detrattore della Chiesa Roma na, colpito dalla rassomiglianza de motivi di tutti i Persecutori del Cri stianesimo riflette sensatamente nelle sue materie Beneficiarie , che le pi grandi persecuzioni fatte alta-Chiesa da Comodo in poi furono su scitate unicamente perche i Principi, avendo bisogno di denaro , vole vano impadronirsi de' beni di essa . Per vedere, se questo principio sia cagione delle presenti persecuzioni, non si dee chesaminare, se ino stri Governi hanno bisogno di denaro ; e questa questione si decide fa un attimo col gettare un rapido sguardo sulle spese, che fanno in quelle ose soltanto, che sono esposte agli occhi di tutti. Fra Paolo si dimen- 1 4tf DE DIRITTI DELL UOMO tic di fare attenzione ad un altro punto di somiglianza fra i Persecu tori della primitiva Chiesa. Tutti dichiaravano neloro editti di esser .mossi da un vivo zelo di riformare b Religione, di abolire le superstizio ni ,-e di richiamare i travviati alla veneranda , e semplice antichit. . 40. Ma San Lorenzo , in vece di consegnare ai Ministri di De- cio i tesori della Chiesa Romana ; seguendo luso di tutte le Chiese ne tempi di persecuzione, restitu il Deposito ai padroni , cio ai poveri, cmorl Marcire. Ecco quel, che dovevano fare i nostri Chierici. CAPO VII. Effetti della riprovazione degl Instituti Regolari . $.1. "D Otevano saccheggiarsi i Conventi, e licenziarsi i Religiosi , Jl senza toccar gl 'instituti : ma si voluto aggiunger linsulto, c porre in discredito P Evangelio , col riprovare la vita contemplativa, le mortificazioni corporali, ed i voti di povert, di castit , e di ubbi dienza e si- preteso di pi , che glInstituti Regolari sieno nocivi al bene dello Stato. Sicch ognun vede, che non si voluto semplice mente disfare, ma che si e avuto ancora grande impegno di cangiar la opinione de popoli Cristiani ,e di far prendere alte radici alle massime nuove. La nuova Costituzione di Francia non riconosce pi Voti Reli giosi, e gli ha dichiarati contrari ai Diritti deH'Vomo . . 2. Non entra nel disegno della mia Opera , che io faccia una piena Apologia degl Instituti Regolari 1 il mio dovere , primo, di esa minare, se quel,.che sinsegna al di doggi intorno aglinstituti Rego lari ,non sia opposto alla dottrina della Religione, e secondo, se le nuove massime sieno , come si vuol dare ad intendere , vantaggiose o\\o Societ Civile, oppure le apportino danno . Ma innanzi di farmi a chiarire le due divisate questioni, non mi sembra alieno da un trattato sui Diritti na-- turali dell' Vomo, il dimandare , quo jure si sono presi a distruggere 1 Regolari? .3. La Societ Civile stata instituita per custodire i diritti na turali di ogni uomo , che vi si sia aggregato . E questo dovere essen ziale del Trincipato, il quale non esiste , se non per lo stesso fine, per cui esiste la Societ Civile . Ed allo stesso scopo pure debbono essere or dinate le leggi civili , perch il potere legislativo nasce dallo stesso bi sogno, dal quale nascono la Societ Civile, ed il Principato. Tutto questo chiaro. .4. Fra diritti delluomo depositati nella Societ Civile , posti sot to la protezione delle leggi civili, ed affidati alla custodia di quegli, che presiedono al governo, vi ha la libert. Non una libert illimitata, ma tutta quella, ch combinabile collordine sociale. Anche questo evidente. LIBRO VI. CAPO VII. 4 7 .5. Che cosa un Regolare} E uno, il quale usando della sua libert, simpegna ad un certo tenore di vita, come fa P Avvocato, il Medico, il Mercante. Se il suo tenore di vita combinabile coll ordine sociale , egli ha verissimo diritto di esercitare in questo modo la sua li bert . Si mostri per tanto in che la vita Regolare ripugni all'ordine sociale . . 6 . Se parliamo di quegli, i quali simpiegano ne bisogni spirituali del popolo, servendo di ajuto al Clero secolare , questi sono tanti Citta dini attivi, chesercitano lattivit loro nella parte la piu nobile , e la pi importante dellordine sociale , qual la Religione . . 7. Se si tratta di quegli, i quali menano vita puramente contempla tiva , io son bramoso di sapere , in che resti offeso , e turbato 1 ordine sociale da Solitari Contemplativi. Quanti secolari vivono rinchiusi ne lor gabinetti, immersi in specolazioni metafisiche ? Chi ne ha fatto mai loro un delitto? Questi non faranno bene alla Societ, ma neppur le faranno male. E se non le fanno male , questo solo basta a provare , che hanno verissimo diritto d'impiegare in tal modo la libert . .8. Direte, che fanno alla Societ un gran male , vivendo a carico della Societ . Questa un accusa , che certamente ha un peso : ma fa duopo per estimarne il valore, ridurre a idee precise la espressione ge nerica vivono a carico altrui ; e si determini, che sintende per la parola Societ . . 9. Io intendo, che uno vive a carico mo, quando mangia il mio pane, mio mal grado ; quando non gli d volentieri quel, che gli d. Allora io mi sento un vero carico , un vero peso sugli omeri. Ma se gli d da mangiare di buon grado ; se io faccio con piacere, si pu dire , chei viva a mio carico ? A tale accusa egli risponderebbe prontamente : 10 non gli sono dipeso,perch egli , che vuol cos . Non si dia a credere 11 Lettore , che io voglia fondare tutto il mio discorso sul senso gram maticale delle parole . Il vivere a spese altrui sia, o non sia vero peso t a me basta che questo peso voglia portarsi , che si porti per propria volont, per propria elezione. .10. IVI termine generico Societ possiamo intendere primo , tutto il Tubblico , talch uno viva sullerario del pubblico : secondo , possiamo intendere alcuni individui del pubblico,talch uno sia mantenuto, non dalia cassa del Pubblico, ma dalle contribuzioni di questo Cittadino, e di quello. . xi. Difficilmente si trova, che una'Casa di Regolari sia stata fondata, e dotata a nome, della Trazione, ed a spese della pubblica cas sa. Ordinariamente queste son opere private della piet deglindividui Cittadini, autenticate bens dalla Nazione, dal Principe, coll accettazio ne , e collapprovazione legale. . 12. Premesse tali cose, quando un privato vuole addossarsi un peso ; quando vuole di sua propria elezione , e con piena liberta dare il suo ad un Cittadino , 0 ad una Compagnia di Cittadini , non ha egli di- 408 DE DIRITTI DELL UOMO ritto di usar cos'ideila sua. propriet ? E chi lo riceve , non ha diritto di rivolgerlo in suo vantaggio ? La libera donazione non mezzo legit timo di translazione di dominio ? E questo commercio di diritti naturali fra privati, e privati egli forse contrario all'ordine sociale ? Lede al cuna parte, della Costituzione sociale ? Nc impedisce alcuna funzione? Dunque tanto falso, che gl Instimi Regolari sieno di carico alla So ciet , al Pubblico , che anzi neppur Io sono agl individui della Societ. E quando pure fossero mantentiti dalla cassa pubblica ; poich il pub blico si indossato un tal peso di propria volont , non pu dirsi, che sieno di carico al pubblico : tutto legale , tutto rettamente fatto. E cos giacch la loro sussistenza, ed il loro genere di vita non sono in nulla contrari a principi sociali ,hanno pieno diritto di sussisterei e di vivere in quel modo . .13. Ma si hanno da mantenere tanti fa-niente ?Ma gli mantenete del vostro ? Che diritto avete voi dimpedire ad altri, che spenda il suo in mantenere alcuni Solitari, che preghino Dio per lui ? Voi ridete: queste idee vi pajono superstiziose , e puerili ; e griderete 0 quantum in rebus inane l Sia pur cos. Che diritto avete voi sulle opinioni degli uomini, le quali non hanno alcun rapporto coll'ordine sociale ? Siete il medico d c pazzi E chi vi ha dato il diritto di curare le varie paz zie degli spiriti ? Il Ciarlatano, il Poeta , il Filosofo della et nostra, gente ben pasciuta a spese di tanti Cittadini, che danno loro in con traccambio ? Danno altro che pazzie di varie specie ? Lppure nessuno grida contro queste piante parasite , sebbene avvelenino il costume , e facciano crollare i fondamenti della Societ . Abbiam vedute aprirsi Logge di Liberi Muratori nel tempo stesso, che si chiudevano L Con venti. I Principi stessi, i quali divorano tante sostanze de popoli , al lorch il Governo corrotto , quante follie rendono loro? Cominciamo dalla cura di tutte queste specie di follie , e poi discorreremo della folla religiosa. Frattanto a me piace questa follia, io debbo essere padrone della mia libert fin dovessa non rechi pregiudizio agii altri : questo diritto naturale : la Societ, ed il Principe, lungi dal potermelo impe dire , esistono precisamente per conservarmelo : io voglio esser pazzo So litario , pazzo Contemplativo, come altri vuol esser pazzo Ciarlatano , pazzo "Poeta , pazzo Filosofo . Chi ha assoggettato al vostro capriccio il mio spirito, le mie opinioni,gli sfoghi del mio cuore ? Io voglio impie gare il mio denaro a mantener persone , che vivano in solitudine , e che contemplino. A chi debbo renderne conto? Non sono padrone di spendere il mio, come mi piace? A chi profonde in mantener cani, e cavalli ; a chi si rovina con Musici , e Ballerini ; a chi si fa pelare da Meretrici , e da Ruffiane , si lascia libero luso de diritti di libert, e di propriet: i soli Religiosi debbono esserne spogliati. Senza dubbio {vi sar una ragione occulta piolto efficace. I Religiosi sono fa-niente. LIBRO VI. CAPO VII. _ 409 E che sono tanti voluttuosi Signori , che vivono immersi nellozio f Che sono tanti Servitori , chempiono come immobili statue le sale ? Che sono tanti Soldati j che stanno ritti col fucile in spalla dalla matti- na sino alla sera senza far nulla ? .14. Del resto gli antichi Monaci si mantenevano col lavoro delle proprie mani ; c lagricoltura non loro debitrice di poco . 1 Monaci moderni avendo imprudentemente sostituito lo studio al lavoro manna ie-, indebolirono la disciplina ; ma gli studj gli tengono in commercio colla Societ , nde questa non ha ragione di dispregiarli, come fa- niente . .15. Oltrecch gPInstituti Regolari sussistono per diritto naturale, godono ancora la protezione delle leggi civili , le quali hanno autoriz zati questi Corpi. Quando uno ha vestito labito Religioso , non solo ha contrattato con Dio, ma anche colle leggi civili, col Vrincipe , colla Trazione tutta; e laNazionc, il Principe , la legge civile , han contrat tato con lui, assicurandolo di non molestarlo , anzi di proteggerlo . Quindi checche sia degl 'Instituti, almeno gl individui non dovevan for zarsi a tornare nel secolo : dovevano mantenersi nel lor legittimo pos sesso fino al termine de loro giorni. Qual rivoluzione in un povero vecchio abituato ad un genere di vita solitaria,ed uniforme, nel ve dersi lanciato da crudele mano , qual vile insetto, quale atomo dinsen sata materia, nel gran vortice del secolo! Questo un gastigo , ed un gastigo de pi atroci. Qual il delitto ? Lessersi fidato della protezio ne delle leggi. Ma non questa fiducia, che regge tutti gli ordini, e tutti gli affari della Societ ? i 6 . Alla questione adunque quo jure sicno stati distrutti i Regolari, si dee rispondere, neque jure civili , ncque jure naturali . Sono stati di strutti per violenza , per despotismo, per tirannia filosofica , e con mezzi violenti , despotici , e tirannici , e per lunica ragione violenta , despotica , e tirannica, di rubare . LAssemblea di Francia, della qual sola intendo parlare , ha dato questo scandalo nel tempo stesso, in cui aveva rico. nosciuti , e solennemente acclamati i diritti naturali dellUomo. Dopo un prembolo , che prometteva la distruzione del Despotismo, despotica- mente, tirannicamente, c violentemente distrusse glInstituti Regolari, e chiuse loro per sempre 1 ingresso in quel Regno. .17. Ma si abbastanza discorso d e fatti : passo ora a dimostra re , che le nuove opinioni circa gl Instituti Regolari sono opposte alla dottrina della Religione . Le nuove opinioni condannano la Solitudine come contraria alla sociabilit . Frattanto la sacra Scrittura ne fa un sog getto di lode . Iddio vi dichiara, che guida egli stesso gli uomini alla Solitudine , e che ivi parla loro al cuore . Ges Cristo vi si ritirava spes so , e solo , c con gli Apostoli : i Santi Solitari furono sin da primi secoli lammirazione di tutta la Chiesa: i Vescovi procuravano di con- Fff 4JO DEDIRITTI DELLUOMO servare Io spirito della solitudine fra tumulti del secalo ; ed i Concili nella vita Monastica hanno sempre riconosciuta la perfezione Cristiana. . 18. Le nuove opinioni riprovano linstituto di consecrarsi alla contemplazione , esigendo una vita attiva da tutti gli uomini. Ma lE vangelio insegna , che fa duopo raccogliersi , ed orare ; che si deve orare senza intermissione . Ges Cristo lod pi lozio contemplativo di Maria, che l 'attivit di Marta; e disse Maria optimam partem elege. Egli stesso si ritirava sovente in luoghi solitari per contemplare . I Salmi di Davidde sono una continua meditazione : egli dove promette di contemplare, dove se ne gloria, e dove si rammarica di non averlo fatto . Nella Chiesa Cristiana fin da primi suoi giorni sintrodusse uni versalmente luso di recitare i Salmi , affine di contemplare le sublimi verit, che vi si racchiudono. E se la beatitudine umana consiste in Dio , come prova la stessa Ragione , dovere di legge naturale il me ditare gli attributi Divini, per gustare anche in questa vita le delizie spirituali , che abbondantemente ne scaturiscono . Di sorte che il dis pregiare tutte le cose terrene per immergersi nella contemplazione di Dio , lo stare abitualmente unito con Dio, il vivere in Dio , e per Dio; lapice della perfezione , non solo giusta la dottrina rivelata , ma an che secondo i dettami della retta ragione. N questa gi vita mera mente passiva : anzi attivissima , poich la volont alla vista delle per fezioni del sommo bene uopo che sinfiammi di santo amore . Che se tutto il temporale debbessere subordinato al grande affare della salute eterna-, se questa dee premere a ciascuno pi , che ogni altra cosa ,dec similmente ciascuno nelle dissipazioni mondane menare questa vita in teriore, aver tutte le facolt dello spirito rivolte immobilmente a Dio, ed usare delle cose temporali in guisa ,'chc non sieno di ostacolo alla salute dellanima . Questa, eh pur filosofia naturale , non si accomoda al gusto della filosofia corrente: e pure fu la filosofa anche de Gen tili. Del rimanente non si tratta ora di giustificarla: si tratta solo di far vedere , quanto 1 una sia contraria all altra . .i>. Non si vuol pi sentir parlare di Mortificazione ; ed essendo questa una parte essenziale deglInsturi Regolari, essi sono riprovati anche per questa ragione. Ai novelli Maestri di spirito fanno compas sione tanti poveri illusi, i quali credono di piacere a Dio , coll affliggere il loro corpo. Guardiamoci, dicono, ( e trasecolate i Lo dicono pure i Gian senisti ) guardiamoci di rappresentarci Dio qual tiranno che si compiaccia di veder patire le sue creature . Il Dio de Cristiani Dio di amore , non di terrore . Con pace loro il Dio de Cristiani insieme Dio di amore , e Dio di terrore- y e bisogna essere impostore , o affatco digiuno della sa cra Scrittura , per separare Tua cosa dallaltra . Iddio ama la virt ,e odia il peccato . Iddio infinitamente misericordioso , ed infinitamente giusto ; e per vuol essere amato, e vuol esser temuto . Perch mise * LIBRO vr. CAPO VII. 4ii ricordioso, inclinato a perdonarci inostri falli ; e perch giusto, esige una satisfazione proporzionata a medesimi. Ogni peccato un piacere sensibile ,ed il suo naturale compenso il dolore sensibile ,cio la mortifi cazione della carne . E di fede , che Iddio la esige da tutti i peccatori nel Sacramento della Venitenza ; e per di fede, chcosa in se stessa buona di sorte che uno, il quale mortifichi il suo corpo , sicuro di piacere a Dio . Noi sappiamo, che Iddio perdon ai Ninivili per le mortificazioni corporali , eh essi fecero, commossi dalla predicazione di Giona . Elia digiun quaranta giorni : lo stesso pratic Mos : lo stesso fece Ges Cristo , sebbene fosse esente da ogni ombra di peccato . Vo gliamo dire, eh Elia, e Mos non ebbero la giusta idea della Divinit? Ges Cristo poteva non conoscer s stesso, ed il suo Padre celeste? Ges Cristo fece pi : fece solenne , e magnifico elogio di Giovanni Battista , dichiarando , che tra* figliuoli delle donne ninno era stato mag giore di lui. Ed in lui che lod ? Lod la vita solitaria , Tesser vestito' di ruvidi peli di camelo, il cibarsi di locuste , il digiunare , il soffrire il freddo , ed il caldo . Dunque , replico , giusta la dottrina della Religione di fede , che le penitenze corporali sono opere in loro stesse buone, e a Dio. gradite. Esse innoltrc sono necessarie a preservarci dal peccato; c per ci San - Paolo ci fa sapere, che gastigava il suo corpo , e lo ri* dtfccva. in servit.. Ecco la dottrina Cristiana; ed ecco com strana mente sfigurata dalle nuove massime, che si vogliono introdurre . . io. Recano ancora gran fastidio i tre voti della professione Re golare , di povert, di castit , di ubbidienza. Ma un Cristiano non pu ignorare , che Ges Cristo dichiar beati i poveri di spirito ; che lod quegli, che si castrano per lo regno de Cieli ; e che insegn essere perfe zione il negare la sua volont : in questo consislfc la ubbidienza ; in quello la castit in quellaltro la povert . Ges Cristo non prescrisse tali cose con forza di precetto , ma le propose per consigli di perfezione . Gl Instituti Regolari adunque hanno per bsq i consigli evangelici con ducenti alfa perfezione ; onde anzich potersi riprovare , formano giusta gTinsegnamenti della fede uno stato \perfezione. Ma la libert, ci si dice, uno de diritti naturali, ai-quali non si pu rinunciare .Non vi si pu rinunciare ? Come adunque col contratto sociale possiamo pro mettere di ubbidire al "Principe ? No , ci si replica, non ubbidiamosi Principe, ma alla nostra stessa volont , rappresentata con quella degli altri in comune dal Principe. Ottimamente: nella stessa guisa il Religioso non si sottomette al Superiore, ma atta sua medesima volont , rappre sentata per un contratto sociale particolare con quella degli altri corre ligiosi in comune dal Superiore . Onde realmente non si rinuncia, n si perde il diritto naturale della libert. . 21. Rimontiamo sino alla prima sorgente, dalla quale scaturi scono le massime distruttive degli Ordini Regolari. La filosofia moderna Fff 2 DE. 1 DIRITTI DELL UOMO non riconosce altra legge naturale fuorch quella , che riguarda luomo fa rapporto degli uomini : uffizi verso Dio , e verso s stesso nel suo codica non ve ne sono; e conseguentemente non ammette altra virt , salvo che quella , eh utile alla Societ , n altro vizio, tranne quello , che nuoce alla Societ. E poich la vita Monastica non ha relazioni , almeno dirette , colla Societ Civile , ma concentrata ne doveri verso Dio ,e verso s stesso, ella una conseguenza naturale, che dalla filosofia mo derna debba essere vituperata, e riprovata, non solo come incapace di vera virt, ma altres come nociva agl interessi della Societ Civile. . 22. Ma questa filosofia ella conforme alla Religione Cristiana ? La Religione Cristiana non riconosce altra virt , se non ci, eh buono alla Societ , n altro vizio, se non ci , che fa male alla Societ ? La Re ligione Cristiana non prescrive alcun dovere verso Dio, e verso noi me desimi ? Avr alcuno de miei leggitori bisogno , che io mi metta seria- mente a provare le verit elementari della Religione ? Non voglio fare questo torto a veruno. Piuttosto conchiuder, che non potendo ripro varsi gl 'Institut Religiosi senza distruggere la letterale dottrina dellD lasciando intatti gli altri . Si sforzarono glimperatori Pagani di distruggerla intieramente . Ma palesarono la loto intenzione, e si servirono dimezzi violenti , che accendevano piuttosto il coraggio. Al d di oggi si ha lo stesso disegno generale de Despoti dellantica Roma ; ma perch formato da gente di battesimo , si cuo- pre sotto la maschera della ipocrisia , e si va eseguendo per vie occulte, cd indirette, le quali ingannando i popoli, gli spoglino di ogni difesa ,e facciano si , che non si accorgano di non aver pi Religione , se non quando ne avranno perduta ogni stima, o non potranno rimediare piu. al male . t j. ; LTBRO vr. capo vin. stabilita ' ? K l[r u2lone d f^ a Religione Cristiana, dovunque si trova Dlse g ragionato, un Viano concertate, che si va recan- n ., S ? tto 1 ? ostn occhl Che non sia poi una falsa apprensione , r, 3 (i V , ?T!^ 0Wf riscaldata, la quale dia corpo alle ombre , e tlrbfL' am *. d * l V stessa creati? Alla vista delle operazioni pol- am-ih ; rmci P 1 curiosi formano col proprio ingegno de piani, egli , ut> . cono a colla maggior sicurezza del mondo; e nello svi - PP ' en o poi degli affari si trovano mille miglia lontani dalle vere n- unzioni , che stavano seppellite nei profondo silenzio de gabinetti. Pu rsi ancora , che si spargano cali voci, affine di commovere i popoli, per pera hi quegli , che restano danneggiati dalle presenti disposizioni . sem ra credibile , che tanti agenti, gl interessi dequali non possono Zi' 8 1 stc . ssl ' aspirino tutti in un disegno, e fatichino di concerto ad - ulr ? 10 h tutte queste riflessioni per guardarmi da un in- g ino, in che 1 amor proprio facilmente ci spinge : io ho detto a me sso , che i fatti debbono provarsi colle testimonianze scritte , o colle cposiziom nerbali ; e che non abbiamo nulla di ci, per realizzare i nostri sospetti .. Dallaltra parte se questo piano occulto, e se peri- co oso il lasciarne aver prove autentiche in mano , veggo , che sarebbe una a henaggine assai goffa, e ridicola laspettare oziosamente cotali autentiche prove ; e Veggo , che la prudenza la pi ordinaria prepara le piu va ide difese contro il nemico, ancorch non possa con prove au tentiche convincerlo di sinistra intenzione . Innoltre la causa della Fede e tanto. importante , e tanto artificiosa la Irreligione , che non pu mai veg ,a rsi abbastanza, I cani abbaiano contro i lupi ad ogni legger moto, che turbi il cheto silenzio della notte. E Ges Cristo ci comand po- sit.v amente di salire su i tetti , e di pubblicare ad alta voce ci , che ci stato susurrato all orecchio , affinch ognuno si scuota , si metta in guar n c si prepari alla comune difesa . In fatti un disegno scoperto come una mina sventata ; e se interesse delupi, che i cani non si facciati sentire, interesse del gregge, che i cani gridino incessantemente a dispetto de lupi. . 3. Ma posto da parte ogni entusiasmo , lasciamoci condurre da una ragione fredda, e ponderiamo i risultati delle sue combinazioni . A quali caratteri la ragione distingue un piano concertato da ci , ch mero accidente ? Se io veggo venire in luce successivamente pi opera zioni, e le trovo connesse fra loro , in guisa chela prima serva di pre parazione alla seconda , e questa alla terza , ed osservo tra esse certi rapporti naturali, ed in ciascuna una direzione ad un fine particolare , cd in tutte una cospirazione ad un centro generale , io ho diritto di con- chiudere , che quelle operazioni non sono accidentali, ma che nascono da un disegno, da un piano, formato anticipatamente dalla mano dell uomo , Da cjie ci determiniamo a dire, che tutti i movimenti di un G S , 4 i8 DE DIRITTI DELL UOMO orologio sono conseguenze di un disegno ? Dal vedere, che una. ruota serve ad un altra , e che gli andamenti di tutte collimano ad un fine generale , eh la indicazione del tempo . .4. Di pi, se io veggo apparire le stesse operazioni, colla stessa progressione, cogli stessi vicendevoli rapporti, colla stessa tendenza ad un fine generale, da varie parti , uopo chio dica , che in tutte quelle farti agisce il disegno medesimo. Cosi quando miriamo lampeggiare ad un tratto in diverse regioni del cielo , chi cos stolido, che non comprenda trovarsi in tutte quelle parti disposta allaccensione la stessa elettrica materia ? . 5. Ora gettiamo gli occhi sulla Francia ,e consideriamo le ope razioni fatte da quell Assemblea circa la Religione : da quel centro parte il lume , che ci svela ci , che si nasconde in altri luoghi . Essa ha ac cordata la tolleranza a tutte le Sette . Dipoi ha ricusato di dichiarare , che la Religione dello Stato era la Religione Cattolica . In progresso ha snidati i Regolari da loro Chiostri, e ne ha riprovati g['Instimi. Quindi ha tolte le decime al Clero ; ed in seguito lo ha spogliato di ogni pro priet , e ne ha assoggettata la sussistenza al volere della Trazione , o sia alla Sovranit : da ultimo I ha organizzato ella stessa in nuova maniera, ha creati ella stessa nuovi Vescovi, gli ha staccati a forza dalla Cattedra di San Pietro , unica sorgente della giurisdizione episcopale, facendogli agire con una giurisdizione, che viene dalla Sovranit . Combinate tutte queste operazioni ; o per dir meglio, lasciate, che si combinino da loro stesse nella vostra mente ; e poi dite, se sia possibile , che non ne risulti un piano regolare , e metodico di abolire in tutta la Francia la Religione Cattolica . Aggiungete a queste operazioni pubbliche gli artifici , coquali gli Autori del progetto ingannarono la semplicit de? Curati ; i raggiri , con che sollevarono il popolo ; il disprezzo , che gli seppero inspirare verso la propria Religione ; 1 odio, che seppero accendere contro i Mi nistri della medesima ; il terrore , col quale ridussero a silenzio la mas sima parte di coloro , che la difendevano ; la istantanea dilapidazione de beni ecclesiastici , e l involgere tutti gl individui della Nazione nello stesso sacrilegio ; le violenze , e le crudelt esercitate dal popolo con tro i, Preti a loro istigazione ; e finirete di persuadervi, che la distru zione del Cristianesimo in Francia opera di un disegno premeditato . Forse alla rigenerazione politica di quell Impero era necessario di dis fare, e di snaturare il sistema della Religione? Forse era duopo che i Vescovi non ricevessero pi la missione dal Capo della Chieda ? I concor dati , le libert della Chiesa Gallicana, non la tenevano in profondissi ma pace colla Chiesa di Roma ? I Vescovi eran caduti in un grande ri lassamento : lo confessano eglino stessi : ma il Clero nella sua organiz zazione medesima non conteneva mezzi legali , ed efficaci a ristabilire la disciplina ? Non sarebbe bastato, che lAssemblea gli facesse unire . ^ ... LIBRO VL CAPO Vili. It i C ? ie braraavano? Dunque la perdita della Religione tra fu portato nertfpl; 6 ^ 0 ia ncl1 Assemblea Nazionale : ivi perocch mohn ^ rJ V e rigme sua dev esser molto piu lontana ; ambiguit al mede* d ' ^ uesta e P oca S ' 1 videro operazioni dirette senz ambiguit al medesimo fine, come far pi sotto osservare . a Paia dono VX 6 " Par,gi rcc ad cfFett0 Cutte >' Pa del pia- la pena di .Lalivl 3 S ? nza fra PPorvi grandi intervalli , e senza darsi che si era SSfe pme '* de,le sue intenzioni, a motivo tismo Pobolarp (JJ posse . ssata della f orza > e si era assicurata del fana- dute ii rP 7 -' Ma n - l n n P sslam negare anostri occhi di aver ve ni -lineare t 77 n 0 da molt . c altre ^cine le stesse operazio- sebl^ene nii', / l Se 010 c ? sser varsi lo stesso ordine di progressione, avantiti ST?*? e ,P*f cautamente, c con pi raffinatile), rendo frano cne la . lnfernal Congiura scoppiasse in Francia con si' or- - tCm P di dire . che > colpi vibrati con assi* n , in ' | rt J 3 ' ,e S 1006 ln altri luoghi ne affrettarono la totale rovi na in quel Regno . i\\nJ'Z' 7 n 7 0ntamo , e Procuriamo di esser brevi. Quali punti car- licione Mnli * ? Con lura d Franc *a per distruggere la Re- rfe>iwie deb !, f ulto religioso-, soppresse gli ordini Regolari, con- t , | ai ) cbe Instituti; invase i beni ecclesiastici; rese la sus- r,j a e er dipendente, dal volubile, ed interessato capriccio della mi e' * 16 !| tr n PP /?i ! ^^c 0 ^ 1 di comunione , che legavano que Vescovi de rvf'f 0 C | a ^ llesa * atterrando ad un tratto la gerarchia instituita . r ' S m Cche pur fingeva di volergli conservare - lo ha :r s :.t nn 'r nK ^ T ., e piate ?erl?/ r ; C P ? SUa infelice eVasone !i ha raddop- P na Zum : e U oltr * 2 S l 5 e frattanto si affrettata di ergere sulla ro- SJ2" Gov ", no democratico , nel quale if i|e sar un f SU l Suddid * N * annali della storia feroce /rfn h CU " P0p0 , avCSSC tractato un vile usurpatore, o un fZ oZZ :uA COn tanta ignominia , quanta ne han de itto se^ L h ' at0ridella ' Con Iura ad un Monarca, che non ha altro /a con eccessi. . "T mpP ?T 1 SU0 sudditi c di essersi presta- dktinff 1 b nUa UUte , k br brame * La'Nazione Francese si la sua Monarh" 6 S0 7 a tUttC l aItrC nella ^ nel1 "accanente al- mostrato ner b'* * T S . pede di ^entusiasmo , che ha sempre ti canoi ire in perS n3 de au io w ^K, Fa stupore , come siensi potu- un estrmo pUnt C , estrcmo ris petto passare in un tratto ad stremo disprezzo e del Monarca , e della Monarchia . Nelle teste polo diritti S deir 0n b llC p a ! tr ChC libert u ^ lianza diri i *1 Po- Cll d r U0m0 * E & e vero che si formano di tutto ci idee vaghe, e confuse: egli vero , che quando vorranno realizzarle , ve- nirrn rl^^ l i, or ?. be S 0 Z n * : frattanto lentusiasmo del loro spirito e tutto rivolto alla distruzione del governo Monarchico . mnntP * queSC . patto tant0 strepitoso non dimostra autentica - . connesso T a ?T ? Francia c l P r Sto d * abolire la Religione era nnesso 1 altro di ridurre in polvere la Monarchia ? Potrei far vedere , ?lic questo piano era gi formato, e maturato prima della convocazione degli stati. e mettere in vista i sottili artifici , i tradimenti, e le perfidie , co c quali la poco cauta bont del Re fu spinta nel precipizio di farsi _P 4 so _ struniei Jto della sua rovina . Ma intorno a tali fatti particola, tt onsi consultare quegli Mutori , i quali hanno meditato d \ provo- n o su ;a Rivoluzione della Francia . Essendo pi ampio il piano della O- pera mia, non 1 posso perdermi in analisi minute. Ci non di meno io debbo tornare spesso alla indicata Scuola , poich ivi il centro , dal quale partono,e si diramano fn tutti gii altri luoghi i fili dc\h Con giura . . 12. Quali sono le massime de Congiurati ? Voglio dire quali rutene idee si procura di far nascere nello spirito de?popoli ? Per tutto si odono risuonarc gl imponenti nomi de Diritti dell 'Domo-, in tutti si procura di accendere 1entusiasmo della libert , e della uguaglianza s ogni popolo entrato nel furore di farsi Sovrano , di giudicar 'di tutto , di dare a tutto la sua sanzione . Guardimi Iddio dal nulla detrarre alle lere prerogative del popolo, ed ai veri Diritti dell Uomo , da poi che ho impiegate tutte le forze del mio spirito a svolgere , ed a dimostra- m DEDIRITTI DELLUOMO re le une, e gli altri . Ma io per amore della verit ho dovuto far ve* dere , a che di reale forza che si riducano nell ordine sociale la li bert , impropriet , la, uguaglianza . N ho idea tanto meschina di co- Joro ,i quali annunciarono a suon di tromba i Diritti dell Domo, che ab bia a credergli incapaci di conoscerne i limiti , e le modificazioni, che deb bono necessariamente ricevere nella subordinazione essenziale alla sussi stenza della Societ Civile. Dir ancora , che gli credo pi che persuasi di non aver fatta una nuova scoverta,ma di avere ripetute cose assai vecchie, cose a tutti note, cose, alle quali tutte [e generazioni preterite han portata lattenzione net fare, o nel riformare [e costituzioni nazionali . Parlano di altro le, leggi , che della libert , che aver deve ogni Cittadino ? che del modo,di assicurare , e di trasferire la propriet ? che della uguaglianza d diritti, e delle obbligazioni di tutti? che della difesa contro la oppressione ? . tj. Dimando per tanto, che bisogno vi era di chiamar 1 attenzio ne di tutta la Francia alla Sala de\V^Adunanza, e pubblicare con tanto apparato quel, che si sapeva da tutti ? Lartificio fu assai grossolano . Sapevano i Congiurati, che la moltitudine incapace di formarsi idee giu ste delle cose; che non vede gli oggetti se non in massa, ed in con fuso : sapevano, che l'amor proprio del popolo sente con trasporto le sue prerogative ; c che per conseguenza lannunci strepitoso de Diritti dell Domo , che il popolo non avrebbe mancato di prendere in tutta 1 ampiez za dell astrazione , doveva mettere in gran fermentazione gli spiriti, far nascere in loro l avversione alla Monarchia, e la brama della Demo crazia . Grossolano lartificio : ma giusto con artifici grossolani si gua* dagna la moltitudine . . 14. Or si rifletta, che gli altri Popoli non sono pi perspicaci , e pi adeguati dingegno , che il popolo Parigino. Si ponga per certo, che il popolo popolo per tutto . Innamorato de suoi diritti naturali, c ie gli sono stati annunciati qual tesoro nuovamente trovato, gli prenaeu senza limiti, come gli concepisce, e vorr realizzargli in tutta la esten sione, che hanno in astratto. E sovra tutto la chimera di agguagliate le condizioni, e la via cosi aperta di saccheggiar le case della 7 Nobilt , e I fondi del Clero , esalteranno al pi alto segno la superbia , e la ingordigia della plebe. Imperciocch non potendo queste romanzesche fantasie con* cibarsi con un sistema di vera subordinazione , il popolaccio si creder tiranneggiato , e far ogni sforzo per rompere le catene della ideale sua schiavit -, e cosi eseguir il piano di rovesciare tutti i Governi presenti giusta la intenzione de'Congiurati . Ma queste massime mal digerite non hanno forse infettati altri Popoli di Europa ? Non si sono praticate tut te le vie, per renderle universali , per farle gustare, per porle in fer mentazione? Se per tanto il loro effetto naturale di animare la moltitu dine alla distruzione de 1 present Governi -^gli incontrastabile, che que sto progetto sta bollendo in tutti gli Stati di Europa,.unitamente a quel lo del rovesciamento della Religione . LIBRO VI. CAPO Vili. 4H .15. Se si desiderano poi monumenti positivi quanto alla distruzione del Cristianesimo , la pubblicazione delle Lettere del defunto Re d iTrus* sia ne contengono parecchi, ne quali si ragiona di proposito del proget- to } c de mezzi di abolire il Cristianesimo . Le Opere stampate degli Au tori di esso progetto analoghe al medesimo non spirano che disprez zo, odio , rabbia canina, contro la Religione . Ma le stesse Opere spi rano disprezzo , odio, rabbia canina , concro la Sovranit. . rd. E di pi cosa notoria, che in Francia si eretta una Congiura sotto.il titolo di Propaganda, a fine Risollevare tutti i popoli, e di por. targli alla distruzione della Religione, e de Principati, e di rigenerarsi giusta il loro modello. E parimente cosa pubblica , che In alcuni Paesi sono state scopcrtepersone incaricate di una cos terribile missione, e provviste di denaro per meglio riuscirvi . E questi sono quegli stessi, che nell Atto Costituzionale hanno dichiarato solennemente in faccia a tutt il mondo di rinunciare da quindi innanzi ad ogn' idea di Conquista . Che sinceriti filosofica! Rinunciano di conquistare colle armi ; e frat tanto pongono ogni opera per far ribellare tutti i Popoli daloro .legit timi Sovrani . In Inghilterra una Compagnia si dichiarata per la ri generazione Francese, ed il DottorPrice vi pronunci un Discorso,nel quale esclama , che il solo I{e d'Inghilterra Sovrano legittimo , perch eletto dal popolo, lasciando inferire,che le corone ereditarie debbono passare per usurpazioni; che la ineguaglianza della rappresentazione nel la Costituzione Inglese un vizio cos enorme, e cos palpabile, eh'essa ridotta ad una pura formalit , c ad una vana teoria, che la rappresenta zione nella legislazione di un l\egno non solamente la base di tutta la liber t costituzionale , che vi si gode , ma medesimamente di ogni governo legitti mo ; che senza di essa un governo non che una usurpazione . Ben ve* ro , che questi squarci contengono pi spropositi, che parole ; ma pro vano mirabilmente, che in materie cos lusinghiere se singannano i Dot tori, molto pi deve ingannarsi la plebe . . 17. A quali ^Autori attribuir si deve questo doppio progetto , che minaccia la Europa di un rovesciamento totale? Ai liberi Muratori ? Si dubit buona pezza della reale esistenza di questa Societ : ma final mente processi giuridici fatti in diversi tempi da varie Corti ce ne han no convinti con tanta certezza, che sarebbe pazzia il pi dubitarne. Ma gli stessi processi non ci porgono sufficienti lumi a decidere, che il gran segreto delia Massonera sia il piano concertato di distruggere la Religione, e la Sovranit , e di stabilire fra gli uomini un sistema di perfetta uguaglianza , e di assoluta libert . Abbiamo bens certi dati, che meritano grande attenzione . Primo , la loro favola d Iram , preteso Ar chitetto del tempio di Salomone, cosi goffa, ed assurda, che per non supporgli destituiti di senso comune, bisogna dire, che sia un allego ria , di cui non si penetra il sen/o ; e per questo stesso debbesser jnol- 4 4 DE DIRITTI DELL UOMO to sospetta.. Secondo , i liberi Muratori hanno al certo una grande indiffe renza per la variet delle i^e/igo/, la quale presso di essi non serve ad alcuno di ostacolo. Terzo , risulta daprocessi essere stati convinti di Massoneria pubblici Professori di Universit; ed esaminata la loro dot trina, esscrvisi trovato coperto Vateismo, ed il Materialismo . Quarto , daprocessi si ricavato, che le Loggie hanno un intimo , occulto, ed enigmatico commercio fra loro . Quinto , che ciascuna ha una cassa, e che le subalterne sono obbligate di mandar sovvenzioni alle principali. Sesto , che la Societ ha de forti, e secreti appoggi in varie Corti , coll ajuto de quali pi di una volta sono state deluse le ricerche degli stes si Sovrani. 18. Ma lasciamo la Massoneria nella oscurit, di che si cuopre , e parliamo di quel, eh chiaro, pubblico, e notorio . Sin dal principio del corrente secolo cominci a formarsi in Francia una vera Setta di Filosofi. Dico vera Setta nel senso il pi rigoroso , poich oltre la uni formit delia dottrina , essi hanno intimi rapporti fra loro, ed abborrendo la quiete , e l allontanamento dagli affari civili, che suol essere il prodot to dello studio di uia sana filosofia, professano un instituto attivo , e cospirano ad un fine comune , eh la esecuzione dell indicato disegno Obbes fu .Ateo, ma non fece Setta; e lungi dall ideare la distruzio ne delle Monarchie , escogit il pi mostruoso sistema affine di stabi lire il Despotisrno . Spinoza fu pure * 4 teo in un suo modo particola re, e visse seppellito nella solitudine della campagna . Pietro Byle u Scettico , che tutto demoliva , e nulla edificava: ed anch egli men vita privata ,e non si occup in altri affari , fuorch in quello di scnvere contro i suoi numerosi Avversari . . 19. 1 ! Signor di Voltaire, eccellente Toeta , ed ottimo Istorico , se fosse stato fedele ; non contento della laurea poetica, ambi il pallio fi losofico, che non era tagliato alle sue spalle, ed amb di eccitare una grande rivoluzione negli spiriti . Questa passione la tiranna degl uomini straordinari, ed capace di fare gran bene , e gemmale. II mi glior di Voltaire , che non aveva talenti di fare gran bene colla filosojia, si rivolse a fare gran male colla buffoneria . Cominci a scrivere contro la Religione, e contro i Governi. Dando un aria di lepidezza a mate riali ,ch egli era costretto di pigliare ad imprestito , a misura che sen tiva ferirsi da quegli , i quali pubblicavano i suoi furti > le sue falsifi cazioni ,i suoi paralogismi , cresceva in lui lodio de Ministri , che di fendevano la Religione, e della Religione medesima . Egli predicava la tolleranza, e smentiva con frequenti , e clamorosi fatti il suo Dogma . fc difficile di trovare uno Scrittore pi trasportato, pi rabbioso, pi n- giuriatore, e pi vendicativo di lui . Uguale all ambizione, ed alla ira-, condia era la sua sete dell oro. Egli usava gli artifici pi vili per trai- re .maggior profitto dalle Opere sue ; e se tuonava contro i Grandi j allo?? LIBRO VI. CAPO Vili. 415 ch mostravano di non curarlo profondeva loro la pi servile adulazio ne , quando gli vedeva disposti a generosamente ricompensarle : fece 1 una, e laltra figura con Federigo fie di Prussia. Il Voltaire 1 tutore della Setta filosofica: egli form il progetto di rovesciargli altari, e di detro nizzare i Sovrani . I Francesi lo hanno riconosciuto con un atto auten tico , e solenne , dissotterrandone le ossa , e portandole in processione di trionfo alla Chiesa diSanta Geneviefa, eh il tempio della gloria, do ve, posta in dimenticanza la Divinit, vogliono collocare gli Mutor della pretesa loro rigenerazione ; e lo fecero passare pe'l sito occupato gi dalla Bastiglia , acciocch ninno dubitasse , che la demolizione di quel monumento dell autorit ficaie non fosse a lui come a supremo Capo dovuta. . 20. Elvezio, d Alembert, Diderot, tutti gli Enciclopedisti si ar. rollarono sotto il Tatriarca della empiet, e faticarono insieme con lui non solo cogli scritti, ma anche co fatti, alla esecuzione del progetto. In breve tempo questi primi ripostoli generarono una numerosa figlino - lanza , la quale senza i talenti de genitori ha promosso per altri mezzi l interesse della Setta cos bene ,che questa si rapidamente propagata, ed ha gettate profonde radici in tutte quasi le regioni di Europa . II Voltai re , ed i suoi Colleghi erano in istretta corrispondenza col fu Re di Prussia, il quale professando l ateismo sul trono, accordava la sua pro tezione a tutti i Miscredenti, ma senza dar loro alcuno influsso nei go verno de suoi Stati. Il Voltaire gli propose di abolire il Cristianesimo in quel Regno,sulla lusinga, che il di lui esempio potesse incorag^ gire gli altri Sovrani. Ma 4 $li ricus costantemente di fare un tale ten tativo, come quegli, che ben vedeva quanto sarebbe stato pericoloso alla sua Corona. . 21. Non abbiamo monumenti ad autenticamente provare, eh essi avessero sollecitati altri Principi : bens da qualche detto del defunto Re di Francia si raccoglie non equivocamente, che gli era stato inculcato di proposito VMteismo . Sono pi di venti anni, che un Missionario France se, il quale si era presentato al Re al suo ritorno di America, rife r a persone degne di fede , che interrogato da quello della credenza de Selvaggi, ed avendogli risposto, che adoravano una Divinit , esclam egli con indegnazione contro chi aveva preso a persuadergli 'Mteismo . Quindi assai probabile, che avessero procurato dinfettare altri Sovrani: ma quel, eh fuori di dubbio, si , che pi persone collocate alla testa de gli affari, ed al fianco de Principi, le quali or sono fra gli estinti, non si presero la pena di dissimular 1 Mteismo. Sicch la Setta esiste: la Sett3 sparsa per tutto : la Setta per tutto lavora indefessamente alla realizzazio ne del doppio progetto ideato dal Voltaire . La identit delle massime, la somiglianza de mezzi, la uniformit del procedere, fanno abbastanza comprendere, che vi ha tra tutti una reale corrispondenza , una occul ti hh 4 2 6 DEDIRITTI DELLUOMO tei comunicazione, impercettibile anche agli occhi de Trincipi. O que sti filosofi sieno della Setta de liberi Muratori ; o i liberi Muratori sie- no della Setta filosofica , io penso, che il chiarire tal questione sia inutile. Noi conosciamo il progetto, c conosciamo alarne mani ,che vi lavora no : e questi due soli articoli , dequali non pu pi dubitarsi, debbono bastare. . 22. Del resto cito in malleveria di quanto ho esposto la De- nuncia de' mezzi impiegati dall Assemblea Razionale per distruggere in Francia la Religione Cattolica , del Signor ^Audainel , il quale sviluppa di proposito Ja formazione della Setta , e del di lei Piano ; e cito ancora le Riflessioni sulle presenti Rivoluzioni di Francia del Signor Burine In glese , che si trattiene molto sullo stesso soggetto , e fa vedere , che la Congiura anche contro la Sovranit. E mi rincresce , che non ab bia conosciuti questi due Autori se non sul terminare della Opera . Ma essendo essi nelle mani di tutti, ognuno pu supplire eo lumi loro alle mie mancanze . CAPO IX. ! Come gli Esecutori del Viano ingannano il Popolo : x. Li Autori del Piano credettero necessario di velare la lor VjT vera dottrina con unaltra dottrina apparente Al lor vero sistema F ateismo : ma riflettendo , che 1 annunciarlo ad. un tratto avrebbe riempito di spavento il popolo , s^fprefissero di condurvi gli spiriti per gradi . Ed a ci serve la dottrina apparente . Fingono egli no di professare il Deismo, cio una Legge f uba Religione Maturale, fondata sulla esistenza , e sulla uniti di Dio ; e ne parlano con tanto rispetto , che giungono ad ingannare i pi accorti. Con questo primo artificio ottengono, che molti rinuncino alla fede della Trinit: il che vuol dire, che diventano M.tei per met . In seguito esagerano le diffi colti , colle quali a detta loro il Cristianesimo oscura le idee degli attri buti , e della natura Divina . Qui esauriscono tutta la loro eloquenza : il Dio de Cristianie capriccioso, barbaro, sanguinario , soggetto a tutte le debolezze dell uomo : bisogna depurarne la idea da ci , che vi ha ag giunto la superstizione . Sotto questo colore vanno a forza di depura re, e di raffinare, togliendo daila vista del popolo ad uno ad uno tutti gli attributi morali della Divinit, quelli cio, che la mettono in com mercio immediato cogli uomini ; quelli, da quali nascono i rapporti mo rali ; quelli, da quali dipende la verit e?premi , e delle pene della vi ta avvenire. E cosi lasciando un Dio solamente fisico, cio un primo principio, un primo mobile, una prima cagione, che nulla interessa all uomo se esista, o non esista precipitano nel baratro dell ateismo il popolo, senza eh ei si accorga di esser divenuto gi ^iteo . LIBRO VI. CAPO IX. 427 . a. Le persone poi dotate di qualche intelligenza non mancheranno di. riflettere , che sussistono- le stesse difficolt contro la esistenza di Dio, ancorch non si faccia conto della Dottrina Cristiana ; e poich si sono assuefatte gi a darvi peso per le furiose declamazioni sca gliate da filosofi contro la Rivelazione , negano la esistenza di Dio per ^ principio anche di pura ragione ; e cos cadono nella rete, chera stata lor tesa a questo medesimo effetto.Si ricordi il Lettore , con quanta evidenza fu da me altrove dimostrato, che la umana Ragione deviando una volta dal punto fisso dell 'autorit, non pu trovar consistenza n tampoco nel Deismo, ma che sar spinta nell ^Ateismo dalle stesse difficolt , per le quali abbandon la Rivelazione . . 3. Il Voltaire all 'apparenza sembra gran zelatore della esistenza di Dio , della legge naturale , e delle ricompense della vita avvenire . Ma la sua ipocrisia resta inevitabilmente smascherata da 'dubbi 5 che muove sulla natura Divina ; dalla manifesta propensione , che mostra, di credere ma teriale il principio pensante dell uomo; e dallarroganza , con che siride di coloro, che difendono la libert dell anima umana . LElvezio ebbe la imprudenza di scuoprire pi chiaramente il secreto della Setta : il che per in vece di recarle pregiudizio, le attir nuovi seguaci. Di sorte che allorquando parve aCongiurati , che potesse arrischiarsi senza gran timore un colpo ardito, irritarono la furibonda penna del Medico Di derot per dichiarare pubblica guerra alla Diviniti , bravare i di lei ful mini , combatterne tutte le prove, e farne passar la credenza qual ri trovato della superstizione, e della politica a fine di soggiogare gli spiriti, e circondarli di servili catene. Questo uomo detestabile annuncia la cal ma, e la felicit nell orribile vuoto dell ateismo ; e per gettar polvere agli occhi, si sforza di far comparire un ombra di Morale dove tut to materia , e fatalit . Si vuole , che di lui fosse la pura estensione , ma che il contenuto fosse il risultato degli empj ragionamenti , che si tenevano nell ateistico Crocchio. A giudicarne spassionatamente , tutto il suo libro si riduce ad una perpetua petizione di principio, a sofismi puerili, a superficiali riflessioni: non vi ha una idea analizzata da uo mo : 1 ordine confuso : frequenti le ripetizioni : un perpetuo tuono di disperata declamazione : insensate disfide lanciate in aria cavalleresca contro la Divinit: insulti grossolani zi Ministri della Religione : mali gni sarcasmi contro le "Potest secolari : una presunzione senza limiti , un linguaggio dittatorio, una eloquenza popolare , sono tutte le doti del Si stema della TSfatura . Si scorge visibilmente la Opera essere stata fatta pe semplici , per gl idioti, perch questi soli possono restar presi ad una rete s debole. Egli vero, eh stata confutata da Scrittori diremo; ma piuttosto per preservar gl indotti dalla corruzione, e per morti ficare la baldanzosa ignoranza dell Autore , che per far prova d inge- Hhh a v. 4*8 DE DIRITTI DELL UOMO gno. Tutta la Setta per fece strepitoso applauso a questo parto d; te nebre , e ne sparse per tutto rapidamente le copie. .4. La Enciclopedia ancora fu ideata secondo tutte le vedute del progetto. Gli Autori della maggior parte degli articoli furono membri della Setta. Questa immensa raccolta di cognizioni utili fu seminata tut ta di germi d'irreligione ; e con tale artificio , che il veleno non si mani festa se non dove meno si aspetta, e con un giro di citazioni, che guida con cautela, e con sicurezza il Lettore l, dove si nasconde il serpe frali erba. . 5. Il famoso Raynal, doppiamente apostata, e che attribuendo per calunnia le calamit deNegri alla Religione Cattolica, impieg i suoi capitali nella tratta de medesimi, serv mirabilmente I3 Setta nella Storia , che diede alla luce , la quale pi, che gli affari dell America , ha per oggetto di distruggere la Religione, c la Sovranit . Questo dop pio suo merito stato nelle presenti circostanze riconosciuto daFran cesi,! quali ne fecero uno de Deputati della loro Assemblea .Ma la teo ottogenario ricus tale onore, e si arrog quello di scrivere in quali t di Dittatore allAssemblea , rimproverandola di non avere ben com presa la sua troppo sublime filosofia. Che grand Uomo I . 6 . Gian Giacomo Rousseau prese a combattere la Religione Ri velata, ma in una maniera sua particolare. Egli confessa certe verit d importanza ; e qualche volta fa grandi , e magnifici encomi dell Evan gelio , e dell tutore di esso . Oltre ci vedendo , che teismo pren deva piede di giorno in giorno, e che si era formata quella formida bile Cabbaia a fine di farlo divenir dominante , si pose dalla parte a>- traria,e scrisse con vigore in difesa della causa di Dio.I Congiura ti , che temevano la sua penna , adoperarono ogni arte per guadagnar lo : ma poich videro di non poterlo svolgere, lo assalirono nella sua troppo grande sensibilit , e lo immersero nel dolore , per farlo morie disperato - Eppure stata ora fatta I apoteosi anche a lui. .7. Il popolo adunque stato innondato di Lettere , di Romanzi, di Libriccini , di Rovelle, i Aneddoti , di Catechismi, tendenti tutti , qual per una via, e qual per un altra,a mandare innanzi la opera della em piet-, poich i Discepoli deprimi Fondatori della Setta hanno avuto una mania di dogmatizzare ,che non si mai per lo innanzi veduta. 8. Com > riuscito loro di trar tanta gente nel precipizio ? Ce ne instruiscono le Opere stesse , che vi hanno impiegate . Si scorge in esse un vivo impegno di persuadere al popolo, che la Religione Cri stiana sia la Religione de Tiranni ; che tutto il suo scopo tenda a strin gere i ceppi della schiavit; che il Clero non sia se non Ministro del Dcspotismo de Principi ; che il Cristianesimo rivestendo i Sovrani di un autorit divina , ne faccia quasi altrettante Deit ; che i mister] sieno in ventati per tenete oppressa la ragione, ed il culto sacro per occupar lo LIBRO VI. CAPO IX. 45* spirito , sicch non faccia attenzione agli enormi pesi della Sovranit-, che questa Religione sia lunico ostacolo, che impedisca agli Europei di rientrare ne loro diritti naturali ; che nel sistema della ragione, distrut to dalla Rivelazione, il vero Sovrano sia il popolo, e che il Principe non sia altro , che un Servitore stipendiato del popolo. Si veggono in esse Opere le pi seducenti pitture di una libert , di una indipenden* za , e di una uguaglianza senza limiti ; ed a lato di cosi amena prospet tiva miransi lunghe , e patetiche descrizioni di mali , che si soffrono a parer loro per Ja malvagia costituzione de Governi, ai quali se si to gliesse f appoggio della Religione, potrebbero tutti gli Stati rigenerarsi in modo , che si assicurasse la felicit degli uomini. Quale incendio non debbono destare queste fiaccole nell amor proprio della moltitudine condennata dallordine sociale a tante privazioni ! . p. Si veggono poi schiusi tutti i fonti del piacere, ed irritata la passione dell amore con ogni sorte di mezzi ; e quel , eh pi , si , che questa passione si dipinge come innocente , anzi come virtuosa . Quindi sicgue naturalmente, che il popolo debba concepire odio, e disprezzo per la Religione Cristiana , e perla di lei morale, che dichia ra la concupiscenza funesta sorgente di peccati, e che le fa implacabile guerra con tutte le armi, eh ella ha . E questo precisamente il tacito scopo , che si prefigge la Setta. La morale Cristiana frenando l impeto della concupiscenza , rende luomo dolce, tranquillo, pacifico : fa , che ri spetti P ordine,e le maniche lo governano, come cavallo,il quale non ancora viziato porta chetamente il suo freno, ed ubbidisce con prontezza a chi lo guida. Un tale umore alla Setta non piace, perch non atto a fare una rivoluzione. Essa ha bisogno, che il popolo inferocisca , che diventi torbido, inquieto , irritabile, capace di ogni eccesso . E tal diventa , subito che si abbandona senza verun ritegno alla passione dell amore, simile al cavallo dopo che ne ha gi gustato il diletto, il quale ad ogni picciolo incentivo si mette in orgasmo, getta fuoco dalle narici, batte il suolo co piedi, disprezza la voce, che lo comanda , e corre forsennato incontro a qualunque pericolo. Un popolo , che pianga i suoi peccati, e colle sue lagrime ammorzi questo fuoco divoratore nelle sue viscere, non atto a detronizzare i Regi, ad intridersi le mani nel sangue civile , a mettere in combustione con fredda compiacenza la Vatria. . io. Ecco le principali vie , per le quali la Setta atestica ho. fatta giocare la sua infernale politica , a fine di pervertire lo spirito del po polo, d inspirargli P abbonimento della Religione, che professa, di estinguere nella di lui coscienza ogni sentimento morale, di condurlo in sensibilmente all ateismo, e di prepararlo alla rivoluzione , che gi sj eseguita in Francia, e che forse si eseguir per tutto,quando non vi si apprestino i pi pronti, e pi efficaci ripari ; se pure il male in grado di cedere a mezzi puramente umani . DE DIRITTI DELLUOMO CAPO X. Come gli Esecutori del Viano ingannano i Governanti del Topaie . $. I. T A cabbaia della Setta non farebbe progressi cosi rapidi, se la Religione potesse esercitare liberamente i suoi mezzi. Questi mezzi son tali da fare argine ad ognirruzione nemica; e Iddio ne la forn appunto per vincere tutti gli sforzi dell Inferni , come gli ha vinti, sempre che ha potuto valersi delle sue armi . Vedendo adunque bene gli Autori del piano , che bisognava per mandarlo ad effetto disar mare la Religione ; poich ci non poteva ottenersi, se non col far gio care le molle de Governi civili , hanno adoperato ogni studio per met ter queste in azione; ed lor riuscito. . 2. Ed acciocch non si dica esser queste combinazioni arbitrarie , che noi facciamo a tavolino , creando a tratti di penna gli agenti , che ci abbisognano per calunniare con bene ideati romanzi la sincerit della fi losofia ateistica , ne trarremo luminose prove di fatto dalla Francia , do ve , consumata la opera, nulla pi rimane di oscuro. Sotto il governo di Luigi decimoquinto atterrito il Clero de progressi , che faceva I empiet, porse calde, e reiterate istanze alla Corte , implorando que provvedimen ti , che convenivano alle circostanze. Ma la Corte non vi prest orecchio, e gli Autori antireligionarj divennero pi insolenti. II libro del Sistema della Tintura gett il Clero nella pi grande costernazione .La temerit di attaccare con tanta indecenza, con tanta sfrontatezza, e con tanto insulto la Divinit , gli parve senza esempio , e gli parve , che lAutore non po tesse giungere a tal eccesso, se non fosse stato sostenuto da una occulta , e potente confederazione. E si appose al vero , perch facendone le pi alte lagnanze alla Corte, dalla freddezza, conche t'uron queste ricevute, si accorse, che il trono era circondato di persone collegate colla Setta , le quali lungi dal volere opporsi allo stabilimento deliateismo , si sforza vano di trarvi anche il Monarca. Rinsci solamente al Clero di far s,che la potest secolare procedesse contro P Emilio del Rousseau . Ma questo stes so prova invittamente il potere , che avevano gi acquistato alla Cortei filosofi ; mentre irritati questi col Rousseau , che aveva ricusato con in degnazione di unirsi alla loro Masnada contro la esistenza di Dio, lo la sciarono solo , sicch dovette soccombere per mancanza di ajuto. Nel ri manente la Setta combattuta buona pezza dal Clero , rimase al fine vittorio sa , e padrona del trono . Da indi in poi il Clero cadde nella impotenza , e nel dispregio ,e la Setta , che gii usurp iautorit , si applic a rassodar la , ed acontinuare la esecuzione del suo piano . Assunto al soglio Luigi decimo sesto , la Incredulit dilato maggiormente la sua corruzione, ed il Clero giunse aliuitimo termine della sua decadenza. Non restava all LIBRO VI. CAPO X. 43 t Mtsmo altro che un passo per compir la opera , e levarsi la maschera; quello cio dindurre il I{e a convocare gli Stati Generali, ed a dare una doppia rappresentanza al terzo Stato. Il Re circonvenuto, ingannato , tradito , violentato, segn la sua detronizzazione e non se ne avvide, se non quando pi non vi era rimedio. Convocata appena PAssemblea Na zionale , essa simpadron della truppa , tolse al Principe ogni autoriti, dichiar Sovrano il popolo ,e riserb al Re un potere esecutivo subordina- fo,che ancora non gli conferisce, e che ancora non si ha per chiaramen-. te deciso . La concatenazione di questi fatti, e lo scioglimento della cata strofe , parlano da loro : io non vi aggiunger una parola : la mia tesi , che la fabbaia ateistica fa seivir di strumento il potere stesso del Triti ripu to per distruggere la Religione , ed il Trncrpato . . 3. Non adoprano iCongiurati gli stessi artifici con tutti i Trincipii studiano anzi il carattere, e la inclinazione di ciascuno, e guidano ciascuno al lor fine co mezzi, che gli convengono . A quegli, che amano i piaceri e le occupazioni frivole, propongono oggetti sempre nuovi di dissipazione , affinch si annoino sempre pi del governo , e ne abbandonino intieramen te le redini in mano de Ministri'. Allora se han guadagnato talun de Mini stri , 0 taluno, che possa sullo spirito di essi, tutto va a seconda de lor desideri il Principe non vuol saper nulla , non vuole far nulla , non entra in sospetto di esser tradito, e gli basta di potersi divertire. Se simbatto no in un Principe amante delirtzme, e che voglia governare egli stesso , lusingano dolcemente questa medesima passione, e la rivolgono in loro profitto, studiando di far comparire sorgenti di gloria le novit, che fan no passare per riforme . Se un Principe prodigo, lo riducono alla indi genza , per costringerlo , anche suo mal grado , a stender la mano su i beni Ecclesiastici . Se un Principe ambizioso , gli aprono largo campo di ampliare isuoi domini, e l autorit sua. In un Principe di poco corag gio accrescono i tintori ; in un Principe temerario aumentano la baldanza . Che pi ? Con un Principe pio prendono la maschera della piet , e gli . fanno ingoiare le pi grandi empiet , quali atti gratissimi al Cielo , per mancanza di lume.h quando un Principe non pu esser facilmente in gannato , ed di retta intenzione, c di carattere fermo, la Cabbaia si ride di tutto , perch ne fa svanire gli ordini per vie impercettibili . .4. Tutti gli artifici > che i complici della Congiura impiegano per coltivare le particolari disposizioni de Trincipi , sono diretti a questi due grandi punti , a spignere il despotsmo sino all estremo confine, ed a tagliare i nervi alla Religione. Il despotismo serve ad irritare i popoli , a maggiormente invogliarli del sistema della libert , e della uguaglianza , che gi han fatto loro gustare in tanti libercoli , e la distruzione del Cri- stianesimo destinata a sprigionar le coscienze , ad armare le destre, ed a prepararle a pi enormi delitti. . 5. Questa brutta parola despotismo nel dizionario della Corte non 4 3 3 DE' DIRITTI DELLUOMO vi>c non debbesservi, se debbesscrvene la sostanza. E chi quel Principe, che voglia passare per Deposta , per Tiranno ? Neppur Ne rone. Il despotismo si dee far nascere,c spignere di mano in mano al grado della massima violenza, ma. senza che i 'Principi comprendano di esser divenuti Tiranni. A questo giovano tutte le arti macchiavellisticbe. Bisogna dare a Principi una idea vaga , ed indeterminata della Sovrani t , per chiamare atto legittimo di supremo potere tutto ci , che si vuo le. Bisogna colorir tutto colla vernice del retto., e del giusto . Bisogna, che le imposizioni le pi esorbitanti, e le intraprese le pi arbitrarie , si facciano dettare dalla necessit . Bisogna spogliare i sudditi de lor pri vilegi , appianare i politici baluardi della loro libert , ed introdurvi nuove organizzazioni, tutte proprie di un governo arbitrario , col pre testo di estirpare i vecchi abusi , e riformare lo ,:tato, a maggiore feli cit degli amatissimi sudditi. Senza il soccorso di quest inviluppi, io Io ripeto, qual Principe vorrebbe farsi Tiranno} Bisogna ingannargli : bi sogna far loro comparire il nero per bianco : bisogna corromper loro il cuore ,c pervertire il criterio . Bisogna di pi far passare per reo di lesa maest chi pronuncia questo brutto nome despotismo, c molto pi chi reclama, chi resiste, chi osa rammentar e privilegi, e giuramenti, poich tutti questi fatti incolperebbero il Sovrano , il quale crede sempre di fac bene . Ma Kantismo pu mai essere scarso di arti macchiaveJliane ?. . 6 , Quanto alla distruzione della Religione , la Cabbaia ateistica deve impiegare il braccio de? Principi 3 scompaginare la macchina della Gerarchia ecclesiastica , a scioglierne, ed isolarne le parti , acciocch resti priva di ogni forza , e di ogni difesa ; cio a dire a ridurre ad un vano titolo di onore il Primato del Papa , a circoscriver ne la influenza nel ricinto dello Stato Ecclesiastico , ed a far de Ve scovi tanti Papi nelle loro Diocesi , e deCurati tanti Vescovi nelle loro Parrocchie .Divide , & impera . Disarmata cos la milizia della Re ligione , fa d uopo invogliare le Corti di rendere schiava del trono la giurisdizione episcopale, per farla agire contro la Religione medesima, secondo che piacer all teismo di dirigerne le operazioni . E sovra tutto necessario determinarle a costituirsi arbitre assolute della dot trina , onde si cangi insensibilmente quella di Cristo , c per lunghi , ed intralciati giri finalmente si trasformi nella dottrina delta Setta . A quest oggetto anche a proposito , che si faccia disparire a poco a poco dagli occhi il culto esterno , il quale richiamerebbe importunamente alta memo ria la dottrina Cristiana , che bisogna distruggere . Gl Instimi Regola ri pure formano un grande ostacolo allo stabilimento delle nuove idee 1 convien portare i Gabinetti a disfarsene , ed a dissiparne i beni per togliere a quelli ogni speranza di risorgere . * . 7. E tutto ci partorir un altro importantissimo effetto . I Ve scovi , i Parrochi, i Sacerdoti, i Chierici tutti, vedendosi da loro Tfin- LIBRO VI. CAPO X. 435 tipi cosi avvilici, e dispregiati nelle sacre funzioni del lor ministero, sommergeranno nellodio , e si abbandoneranno a tutti i vizj del secolo. Cosi perderanno la stima del popolo , ed apparir giusta agl incauti con tro di loro la indegnazione de Trincipi. S, il Clero di Francia cadde a grado a grado in uno stato di corruzione , ehesso stesso ha dovuto sin ceramente confessare . Ma quali mani ve lo spinsero ? Fu la Corte av velenata dal fermento ateistico, che a forza di deprimerlo, e di dis* prezzarlo, gli scav il precipizio, nel quale voleva, che si lanciasse. . 8. Ma pu presumersi, che i Trincipi abbiano a cospirare alla distruzione della Religione, sulla quale fondato il lor tromW No si curamente , giacch il defunto Re di Prussia, sebbene professava V^iteis- mo, pure ricus di eseguir nel suo Regno il piano propostogli dal Capo della Setta. Fa duopo anzi por loro la benda agli occhi, e per suadergli , che non si tratta se non di rivendicare i diritti della i'o- vrant usurpati da gran tempo dal Sacerdozio ; di chiudere ne loro Stati ogn ingresso alle cagioni poste gi in opera dalla superstizione > e dalla politica d e'Treti per eccitare i sudditi alla ribellione -, di man tenere il buon ordine negli Ecclesiastici soggetti allautorit loro. Bi sogna anche parlar loro un linguaggio misto di piet , c di adulazio ne .)b\sogm rivestirgli di un certo Episcopato esteriore, e di un Econo mato sovra tutti i beni delle lor Chiese ; e quindi deplorare patetica mente ,ed esagerare gli abusi, e la corruzione , che sfigurano la sposa di Cristo , e far vedere la necessit di una riforma , e 1 merito , che ne acquista presso Dio, e presso tutti i buoni Cristiani, chi ha coraggio 'intraprenderla. . 9. Queste arti non possono restar prive di effetto : la passione di dominare fortemente irritata ,e plausibilmente giustificata. N si ricerca, che si spieghi agli occhi de Trincipi tutta questa tela : ci anzi pericoloso. Bisogna nasconderla : bisogna tenersi alle generalit , ad insinuazioni indirette, e che possano interpretarsi in mille modi. Bisogna far s, che comincino : il primo passo gl'itnpegner nel secondo'. una riforma ne chiamer unaltra; e quando le operazioni si troveran no abbastanza innoltrate ,allora non vi sar pili bisogno di mani, che spingano : la macchina correr da s , e non potr tornare pi indietro. . io. Cos Principi, anche saggi, anche pii, sono miseramente in gannati dagli occulti vigenti della Cabbaia ,e adoperati quali ciechi stru menti alla esecuzione del piano ateistico . Credono di migliorar la sorte de sudditi , e conciliarsene l'affetto , mentre ne accrescono la infelicit , e gli costringono di odiargli. Stimano di far rifiorire la Religione, e Yannientano ; c quando pensano di avere allontanato ogni pericolo dal trono , e di avere assodata la Sovranit , ne hanno scavate le fonda- menta , ed incendiati i sostegni . E troppo chiaro , che la Religione fo r- ma la vera sicurezza de Trincipi -, ed troppo chiaro , che i Fi l osof non vogliono pii Trincipi. Iii 434 DE DIRITTI DELL UOMO ix. Forse la truppa, che mantenga la corona sulla testa de J\.cgi ? Tutto un popolo infuriato forma una truppa pi numerosa, e pi forte delle . Armate , che circondano il trono. Ma gli eserciti stessi , quando si sar estinto in loro ogni sentimento di Religione ; quando le loro passioni non avranno pi freno -,quando si accender in loro Io stesso entusiasmo del popolo pe falsi diritti delluomo, per una certa libert, per una certa propriet, per una certa uguaglianza, che nel mondo reale non han mai esistito, n mai potranno esistere, chi gl impedir , che non facciano causa comune col popolo , e che non rimi gano le armi contro il Principe ? La truppa Francese ha servita bene la filosofia -, c la filosofia non trascurer di farne valere V esempio per tutto. .12. E si osservi di grazia come i colpi, che la Congiura ate stica vibra contro la [Religione colle mani de Principi, v anno a riper cuotere sovra i Princpi stessi. I Principi hanno spogliato il Papa , i Vescovi, i Sacerdoti, deloro diritti, allegando per ragione, chessi di ritti erano stati usurpati dal Clero , e chessendo inalienabili dalla Co rona , doveano restituirsi alla medesima . Per qual fine Va Cabbaia atei stica ha fatte gustare tali dottrine ai Principi ? Acciocch il Popolo in progresso ritorca l'argomento de Principi contro i Principi . E il di lei intendimento, che il Popolo spogli i Principi di tutti i loro diritti col pretesto , che risedendo questi essenzialmente nel Popolo , debbono richiamarsi alla loro sorgente . 1 Principi vogliono ricondurre i Preti alla povert detempi apostolici ; ed i 2 >opoli vorranno far risalire per la stessa via i Principi alla semplicit de tempi di Omero , allorquando i Sovrani erano Pastori, e Cuochi, e le figlie loro andavano a lavare i panni al mare. Dio buono ! tanto sottile la ritorsione, che i Prin* cipi non abbiano ad accorgersi dellartificio degli ^Itei ? .13. I Principi per tanto dovrebbero fare le pi serie medita zioni sovpa i progetti, che si portano al lor tavolino, e sovra le ope razioni , alle quali sono invitati : dovrebbero confrontarne, c combinarne i risultati anticipatamente ; esaminarne tutti i rapporti ; penetrarne tutti i fini ; e guardare, che in tazze dorate non si appresti loro il veleno . . 14. Maggiori diligenze dovrebbero fare sulle persone , alle quali accordano la loro confidenza , ed assicurarsi, che non sicno infette del contagio filosofico , e che non mantengano secreta corrispondenza colla Setta. Non certamente facile nella profonda simulazione delle Corti scuoprire le tracce di una Gabbala, che si ha tanto interesse di tener celata agli occhi de Principi medesimi. Dall altra parte il veleno della empiet si manifesta da s stesso , perch non solamente mostra una in superabile nausea per tutto ci , eh Religione , ma innoltre porta se co un prurito di dogmatizzare , di comunicarsi, di far proseliti, che si rende palese ad ogni leggera occasione . Quando uno loda gli ^tutori della Setta-, quando ne ripete con compiacenza le massime ; quando^- LIBRO VI. CAPO XI. 435 pii ex I loro sarcasmi alle cose della Religione , egli s! rende- stipato , e de bb essere cautamente osservato . . 15. Non dee bastare , che un tale si mostri zelante del servigio^ del "Principe , attaccato adi lui interessi, fedele , ed esatto nelle funzioni del suo impiego .Se. tutto ci non sostenuto da vero spirito di Reli gione , non da fidarsene . L ^Atesmo tanto nemico della subordina zione , quanto avido di comandare. Io lo feci altrove vedere colle ra gioni ; e gli Autori delle presenti sciagure della Francia , e di quell in felice Monarca, lo fanno vedere co fatti . CAPO XI. La libera circolazione de' Libri della Setta mezzo distruttivo della Religione , e del Principato . Uesta proposizione non ha bisogno di prove . Con qual mez- V ./ zo la Setta giunta a distruggere in Francia la Religione , ed il Principato ? Col cangiar le opinioni del popolo. E come le ha cari- giate ? Co Libri, che ha fatti circolare liberamente per le mani di'ognuno. .2. Fino a tanto che lumano intelletto non vede se non gli stessi oggetti, impossibile, che cangi opinione : egli non ha motivo di du bitare di ci, che crede ; e non pu credere una cosa diversa, per ch non conosce cose diverse . Affinch possa rinunciare alle sue pre senti opinioni, e sposarne delle nuove , d uopo che conosca le nuove . .3. Quando le nuove opinioni ieno contrarie al \'amorproprio , a propri comodi, a propri piaceri, non avviene naturalmente , che 1 uo mo le cangi con quelle, che furongli istillate dalla educazione . Ed una del le prove pi sensibili della Divinit del Cristianesimo appunto si che i Pagani riprovando la morale della lor nascita , la quale lasciala libe ro il freno a tutte le passioni, abbracciarono con trasporto di allegrezza la morale pura, e severa dell 'Evangelio. . 4. Ma allorch le nuove opinioni tendono a distruggere una ino rale pura , c severa , ed a porre in libert tutte le passioni ; siccome la natura in forza della sua corruzione propende sempre verso il male , cos luomo tanto gagliardamente tentato di abbracciarle , che sen za la grazia di Dio impossibile che ressta. .*. NeLibri della Setta non solo si trova combattuta con ogni sorta di armi la morale Evangelica, ma innoltre la morale stessa del la natura si vede ridotta a pochi patti necessari alla sussistenza della Societ. Ed il vizio vi presentato in tale aria di virt, e vestito di cosi seducenti caratteri , che in vece di fare orrore , invita ad amarlo. Collinnondare adunque il popolo di tali scrtti, a poco a poco si in lui oscurata l antica credenza, e finalmente si estinta del tutto : ne hanno I ii 2 43ro scrivere i Libri , eh essa giudica nocivi alia lidigione . E questo senza fallo uno de 7 rami della giurisdizione episcopale instituita da Dio in edifi cazione delle anime . Ogni Vescovo ha un tal diritto nella sua Diocesi, ed il Tapa in virt del suo Trimato lo ha per tutta la Chiesa . Al lorch Ges Cristo disse a Sn Pietro pasce oves meas , col diritto di somministrare pascolo sano alle pecore dov congiunger laltro di al lontanale il pascolo nocivo dalle pecore . . LIBRO VI. CAPO XI. 4 , 7 . $; 1 5 * Deve attribuirsi agl intrighi della Setta , che le proibizio ni delle Congregazioni di I{oma non sieno pi attese in molti Stati Cri- stiani . La Cabbaia ha fatto di pi : ha fatto, che molti Principi lascias sero impugnar questo diritto, non solo dalle Cattedre, ma anche col. le pubbliche stampe . . 1 4 . Cos gli strumenti della empiet , e dell anarchia si seno moltiplicati all eccesso; e per mettergli in mano anche desemplici, sono stati tradotti nelle lingue volgari , ed aiutati pure con note . $.15. Allorch furono disseppelliti in Roma i libri di Numa Pompilio , che trattavano di Religione , il Senato non avendogli trovati conformi alla stabilita credenza , ordin con savia politica, che fossero consegnati alle fiamme. Io ho letto con piacere nel Signor Burine , che 1 pochi Autori Inglesi , i quali disonorarono la lor penna , patrocinando la causa della Incredulit , in Inghilterra non si leggono da alcuno , e che sono rimasti fondi morti ne magazini de Libra} - Tutte le persone , che sono sinceramente attaccate alla Religione, ed al "Principato , desiderano ardentemente , che la Rivoluzione Ai Francia squarci dagli occhi la ben da, c faccia a tutti conoscere il vero prodotto del commercio, in che si tengono i Libri di coloro, che ne sono stati gli Autori. .16. Un altro diabolico artificio usa la Setta . A tutte le Opere loro di tenebre i Difensori della verit hanno sempre solennemente ris posto, perseguitando lerrore in tutti i suoi passi, e pubblicamente trionfandone. Se gli Autori della Setta scrivessero con sincera intenzio ne entrerebbero in disputa ,e prenderebbero a chiarire gli obbietti . Lia siccome vedono di non poter sostenere una s perigliosa tenzone , cosi fingono di nulla sapere, e continuano a scrivere, ad assordare il mondo , a ripetere le stesse nenie , ad esclamare , che la cosa eviden te , che norn vi che rispondere. Dall altra parte per perseguitano con arti occulte gli ^Apologisti della Religione , e fanno i pi fini maneg gi , affinch le Opere di questi cadano insensibilmente in dimentican za e se ci non riesce, armano contro le medesime lira de Trinci- pi , calunniandole come dediritti loro lesive. CAPO XII. Il favore accordato alla ipocrisia del Giansenismo mezzo distruttivo della Religione , e del Trincipato . I* T L Giansenismo non pu qualificarsi con altra denominazione, A che con quella d ipocrisia , perch a considerarlo in tutte le sue parti , e negl intimi rapporti, che ha colf ateismo , non pare , che verun uomo di senno possa essere Giansenista di persuasione ; che pos sa cio persuadersi la Religione da Dio rivelata essere il Giansenismo . . 433 DE DIRITTI DELL UOMO .2. I nemici particolari di questa Setta non hanno cessato inai di accusare gli Autori della medesima di essersi uniti in Borgofontana , di avervi stabilito il piano di distruggere con mezzi obbliqui la Religio- ne Cristiana, di sostituirvi ma specie di Deismo col dogma della fata lit, che lo riduce ad ateismo , e di avere ciascun de compagni scelta la materia del suo lavoro , per ergere il delineato edificio . I Giansenisti hanno gridato di esser calunniati , tacendo grande strepitoper la inter pretazione di uno depretesi compagni nelle sigle della sottoscrizione, che si trov evidentemente falsa . Ma lo sbaglio non fu che tra due fra telli , entrambi Giansenisti ; e corre un Libro col titolo La Realt del "Progetto di Borgofontana dimostrata co" fatti, nel quale i fatti vanno a collocarsi sotto il titolo da loro stessi con tanta naturalezza ; e le Ope re, che si citano stampate dopo il supposto abboccamento, corrispondo no cosi bene a tutte le parti del disegno , che i Giansenisti non hanno cre duto loro interesse il he molto parlare di un tal Libro. 3- Uno per , il quale non sia prevenuto da spirito di partito, stenter a credere, che sei persone di molta reputazione avessero osa to di comunicarsi vicendevolmente cos orribili sentimenti, e di ri durgli ad un piano regolare, per eseguirlo elleno stesse in tempo, in cui nessuno quasi era stato abbastanza teme ario per attaccare i fondamen ti della Rivelazione. E questa congettura, clf pur di qualche peso, ne acquista uno maggiore , se si facciano le debite osservazini sulla vera origine del Giansenismo. Trovasi questa in Michele Baio, Profes sore nella Universit di Lovanio . Bajo messe insieme quasi tutto il si stema , che poi fu detto de Giansenisti ; e ciascuno se ne pu convin cere da s stesso, leggendo nella Bolla di Tio quinto le proposizioni dannate di Bajo , che sono le medesime riprodotte poi da Giansenio , Professore anchegli nella detta Universit. Bajo certamente non po t formare il disegno di stabilire colla sua dottrina il Deismo', anzi si ritratt , e mori nel seno della Chiesa Cattolica. Il Discepolo predilet to di Bajo fu Giansonio ; e questi fu maestro di Giansenio , e glinstill il gusto per la dottrina di Bajo. Giansenio ricevette questa dottrina, e fece lunghissimo , ed ostinatissimo studio sulle Opere di Santo Ago stino , e si conferm nella dottrina di Bajo , perch cadde nellerrre di tutti quegli, che studiano con prevenzione , i quali trovano sempre feli cemente tutto ci, che cercano , bench gli occhi non prevenuti non ve ne trovino n anche vestigio . Or dunque non fu Bajo Autore del pre teso progetto; e Giansenio, che si vuol far passare per uno dei Con- giurati di Borgofontana, non invent egli la dottrina , che si suppone includere il progetto . E quando avesse egli formato il disegno di sta bilire il Deismo , a che proposito immergersi tutto nello studio di San- to Agostino ? A che serviva il sapere qual dottrina insegnasse Santo Agostino ? Era forse convinto, che questo Padre fosse stato un Deista} xiBRo vi. capo xir. d?9 Un tal disegno in Giansenio non si concilia co di lui fatti personali , confessati anche da suoi nemici ; ed a me pare , che il suo vero elise* gno fosse quello di far risorgere la dottrina , ehegli credeva essere sta ta insegnata da Santo Agostino . Da questo solo disegno tutti i suoi fat ti personali s intendono ,e si spiegano con semplicit, e con natura lezza . .4. Sebbene per io sia persuaso essere insussistente il progetto di Borgofontana, non per tanto considerando attentamente tutte le par ti del sistema , e le conseguenze , alle quali guidan lo spirito , mi sem bra tanto chiaro , trasformarsi la Religione Cristiana in un mostruoso Deis mo , che starei per credere, essere stato in realt escogitato il sistema, a fine di eseguire un piano anticipatamente ideato . . 5. Non ho voglia di discorrere lungamente di questo sistema ; e ci sarebbe superfluo , atteso il gran numero degli Scrittori , che ne hanno poste in luce tutte le dottrine, che lo compongono. Rifletter bens in generale esser questo il sistema della disperazione ; il sistema, che fa di Dio un Tiranno ingiusto , c crudele ; il sistema , che ammuc chiando assurdi sopra assurdi sotto la imponente deneminaziore di misteri, piglia ad urtar di proposito il senso comune ; il sistema , che di struggendo la regola ideila fede , apre mille vie allo Scetticismo; il siste miche snaturando il Governo della Chiesa ,guida per diritto sentiero al ['anarchia. . 6 . Nel Giansenismo luomo si ha da credere una materiale bi lancia , che necessariamente trabocchi dall una parte, o dall altra, se condo il peso della dilettazione carnale , o della dilettazione celeste re lativamente superiore . Cosi la base del sistema de Giansenisti un me ro , e pretto Fatalismo. Circa lajuto della grazia necessaria a vin cere la concupiscenza , vi sinsegna esser ben pochi quegli, ai quali Id dio la conferisca . Come adunque potranno imputarsi peccati, che non si ha la possibilit di evitare ? In pena del peccato originale . Che de solazione ! Ci non ostante , quantunque la pazzia sia pur essa effetto del peccato originale , i Dottori della Setta non hanno coraggio di ascri vere a colpa i disordini, che commettono i pazzi . Ma questo po co . Vogliono di pi, che si creda esser la concupiscenza un male in s stessa ; e che per tutte le opere, che fanno gl Infedeli privi di grazia, sieno altrettanti peccati . Qual Despota della terra esige quel, eh fisicamente impossibile di fare ? Qual Tiranno negando i mezzi ne cessari 3 poter eseguire i suoi ordini, punisce qual delinquente chi non hi potuto adempirgli? Questo il Do de Giansenisti. Se un uomo vi crede, si abbandona alla disperazione ; e se non si abbandona alla di sperazione , rinuncia alla credenza di Dio . E cos il Giansenismo conduce all ateismo . . 7. La flcgola della fede l Autorit della Chiesa . Questa con- 440 DEDIRITTI DELLUOMO denn il Giansenismo quale immonda eresia . I Giansenisti, che non voi* Jero sottomettersi,sottilizzando sulla pegola della fede , ricercano tan te condizioni negiudici della Chiesa, ch impossibile , che si adempia no tutte. Di pi fondati sulla distinzione ( giusta per altro) di di ritto , e di fatto , e sovra laltra egualmente giusta di latto dogmatico , e di fatto non dogmatico , pretendono poi contro ogni dovere, che la Chie sa , infallibile ne giudizi di diritto , non lo sia ne fatti , n anche dogma tici . Di sorte che concedendo , le cinque proposizioni condennatc es ser eretiche ( il che prima negavano ) si trincerarono nel fatto , soste nendo, che la Chiesa non aveva capito Gianscnio ; che il vero senso di Giansenio non ha che fare col senso delle proposizioni condennate . E con tali cavilli continuano ad insegnare la eresia. Il peggio si , che col negare alla Chiesa la infallibilit nel giudicare de fatti intima mente connessi col dogma , si viene a distruggere la infallibilit negli stessi giudizi di dogma, e si apre la via ad ogni Eretico di sostenere qualsivoglia errore, potendo sempre rispondere , che la sua dottrina non c quella, ch stata condennata dalla Chiesa . Quindi la via dellAuto rit, qual si concepisce da Giansenisti, guida allo Scetticismo . . 8 . Da ultimo i Giansenisti fabbricarono un Governo ecclesiasti co atto ai loro bisogni. Avevano bisogno di porsi al coperto dall autorit del Capo della Chiesa,d anche de Vescovi . Quindi finse ro , che Ges Cristo avesse conferita la giurisdizione a tuttala Chiesa, cio a tutto il Corpo de fedeli ;e chela Universit defedeli non poten do esercitarla in comune , la esercitino in di lei vece i Vescovi, ciascu no nella sua porzione, ed il Tapa in qualit di Capo: ma i Vescovi so no Ministri del popolo , ed il Tapa Capo ministeriale di tutta la Cristia na Repubblica, il cui Primato di giurisdizione si riduce ad una facolt meramente direttiva, non gi coattiva. I Giansenisti adunque damo al Governo della Chiesa la forma di una vera Democrazia . Se non che subordinando tutte le facolt al Concilio Generale , ed ammettendo per legittima in qualunque caso l appellazione al futuro Concilio Generale , nella Chiesa dispersa praticamente stabiliscono una vera Anarchia . In- noltre volendo, che nel Concilio Generale abbiano luogo anche i fedeli secolari , poich la giurisdizione risiede in tutta la Universit de fede li , rendono cosi impossibili le decisioni, ed i decreti della stessa Chiesa Congregata ; talch in fondo nel lor sistema sempre 1 '^Anarchia , che regna/Ora chi ha in testa siffatte idee di Governo spirituale, come potr ritenersi dallapplicarle al Governo temporale ? .9. Per gran tempo la Setta filosofica di Parigi mostr pel Gian senismo il pi orgoglioso disprezzo, c ne fece soggetto di satire, e di commedie .In progresso gli ^itei divennero protettori de Giansenisti . Osserva il Signor Burine nelle sue Riflessioni sulle presenti Rivoluzio ni di Francia, che innanzi che queste scoppiassero, molti Regolari face- LIBRO VI. CAPO XlT. M\ Vano la lor corte ai filosofi, ed erano in strette corrispondenze con essi. Per verit non dice ,che fossero Giansenisti : se non che il Signor dainel facendosi a sviluppare la tela ordita dalla Congiura degli ^itei di Parigi, riflette,che i primi a prestare il giuramento ricercato dall Assemblea furono gli Oratoriani, noti in Francia per Giansenisti , i qua li di pi si affrettarono ad occupare umilmente , e modestamente i posti ab bandonati da queCMrati,che ricusarono di giurare. Riflette ancora all infinito onore, che si fece nellAssemblea il villano Canis, il quale al lorch intese rammentar da taluno il dogma sull autorit del Papa co me Capo della Chiesa, modestamente , ed umilmente esclam colla frase Giansenistica :il Capo della Chiesa c Ges Cristo . . io. In che poteva esser fondata lamicizia degli ^.te co'Gian senisti ? Come questa buona gente, che professa una morale pi pro pria degli angeli, che di uomini ; che mostra tanto zelo di conserva re intatta la preziosa dottrina di Santo .Agostino dalle profane intraprese della Chiesa Romana ; che condanna con umilt , e con modestia all In ferno i piu celebri filosofi del Paganesimo, non solo per la cagione del la infedelt , comune a tutti, ma anche per aver commessi tanti enormi peccali nell osservare la castit , nej disprezzar le ricchezze, n,.! giova re a lr simili ; come, dico, questa buona gente pot legare amicizia cogli iAlei , applaudire alle operazioni dell Assemblea , autorizzare Io scis ma , concorrere al totale rovesciamento della Religione , e del Prin cipato ? ...... . 11. Ecco lo scioglimento dell enigma . I primi inventori di que sto sistema riguardandolo come proprio di Santo Agostino , probabile, che ne avessero avuta vera persuasione : tanto pi, che non era stato an cora ben ventilato , e che ancora non vi erano state aggiunte tutte quel le appendici , escogitate in progresso per distruggere la pegola della fe de, e \ Governo della Chiesa .Ma di poi recato a compimento il sistema , e considerato diligentemente in tutti i suoi rapporti , anche i 'Giansenisti dovettero scuoprirc , eh esso atterrava il Cristianesimo da fondamenti , ed indi innanzi non pot esser pi sostenuto se non per mera ipocri sia, c colla umile , e modesta intenzione di abolire la Religione di Cristo. Vedendo per tanto di non meritare gli strapazzi , con eh erano tratta ti da filosofi congiurati alla distruzione del Cristianesimo ; ambiziosissimi di figurare , di'esser lodati, di passare per uomini di spirito-, siccome cransi renduti i soli giudici dei sapere gli Enciclopedisti -, cos per in sinuarsi nella grazi.? di costoro, aprirono il cuore-, gl illuminarono sulla ve ra natura del sistema Giansenistico -, e mostrarono 1 importante servigio, eh eglino potevan loro recare nella esecuzione del piano formato per distruggere la Religione, e la Monarchia. Cos si fece una specie i confederazione fra ambe le Sette : i filosofi protettori, che avevano gi tutto il credito, e tutto il potere,sollevarono 1 clienti Giansenisti dal fan 3 o,ui jv KK 44 * DEDIRITTI DELLUOMO cui si giacevano , e procurarono di mettergli in reputazione, dovunque le secretc loro corrispondenze ne aprivan le vie ;ed i Giansenisti s impe gnarono di fare agire vigorosamente tutte le macchine del sistema , giu sta le mire de loro Benefattori ; ma sempre con umilt, e con modestia . . 12. Queste combinazioni, che senza fatti non sarebbero altro , che congetture , da che si saputo, che i Giansenisti di Francia diven nero rispettosi ammiratori di que' Filosofi-, e da che si veduto, come si sono affrettati nell Assemblea a deporre la maschera , e ad eseguire i decreti lanciati per dare il colpo mortale alla Religione , ed alla Menar* chia , prendono il tuono della certezza, e ci autorizzano a dire, che il gran favore accordato in molte parti del mondo Cattolico alla ipocrisia del Giansenismo sia opera della Setta filosofica , che si sforza di realizzare il suo piano in tutti gli Stati Cattolici. . 13. E la ipocrisia del Giansenismo pi atta all intento, che l'a perta guerra della filosofia . Un nemico palese si teme , e si fugge ,0 si rispinge : maun nemico occulto sorprende, e ferisce senza contrasto. I Giansenisti avrebbero dovuto imitare , naturaimente parlando , tutti gli altri Settari, > quali si sono affrettati di uscir dalla Chiesa, ed hanno avu ta la vanit di fare una Societ a parte . Quest Ipocriti soli si sono osti nati a star nella Chiesa, che non gli riconosce per suoi figli. Adesso s intende una condotta cosi straordinaria . Debbono essere nemici do mestici 1 debbono lacerare con occulti veleni le viscere della madre : deb bono fomentare le interne dissenzioni : debbono svellere , abbattere, di- struggere, collarmare le destre degli stessi Cristiani. Per questo affet tano un esteriore divoto: per questo fanno pompa di sublimi teorie ,ii morale : per questo hanno inventato un frasario umile , e modesto : per questo fanno tanti elogi della veneranda antichit, ed hanno continua- mente sulle labbra la Carit di Ges Cristo . Che se vomitano milie ingiu rie contro chi gli offende -, se ne loro scritti falsificano , e mentiscono senza rossore', se impiegano i pi neri raggiri per disfarsi di quegli, che lor mettono timore ; se non possono vedersi confutare , senza darsi alle smanie di una disperata superbia ; se sono implacabili negli odj , per fidi nelle amicizie, detrattori, calunniatori, bestemmiatori per profes sione ; essendo tutto effetto della dilettazione celeste , perch tutto fatto modestamente , ed umilmente, non dee farsene loro soggetto di quere le : tutto ordinato a fare una santa guerra al Molnismo , eh ecliss indegnamente la dottrina di Santo .Agostino . Il Molinismo pe Gianseni sti un arsenale di armi . Chi non Giansenista , debb essere Molinista , voglia, o non voglia. Se si difende la fede, si ha occulto disegno di difendere il Molinismo : se vuoisi custodire la disciplina, si ha secreto interesse di sostenere i Molinisti. In somma se vero , che i Molinisti in tempo della loro fortuna facessero passare per Giansenisti tutti que gli, che non cran loro discepoli, come ne gli accusarono i Giansenisti LTBRO VI. CAPO XII. 443 vecchi; i Giansenisti moderni sono verissimi Molinisti , perch hanno adottata la massima attribuita al Molinisti. Ora la Carit Giansenisti ca,che ha una tempra cos forte, ed una energia cosi grande , e che ve ste tante forme attissime ad incendiare , a devastare , a desolare, sempre con umilt, e con modestia , quanto serve bene ai suoi nuovi padroni'. . 14. Mettete in giuoco tutte le molle del sistema : quella, che al lontana i fedeli dal Sacramento della 'Penitenza per f eccessivo rigore 1 , onde intempestivamente lo caricano; e dal Sacramento della Eucaristia perle troppo sublimi disposizioni, eh 1 esigono da chi vuole riceverla: quella, che dee spogliar le Chiese di tutti gli altari, tranne uno solo ; di tutte le statue, di tutti i quadri, di tutte le reliquie, e di tutti i sa cri arredi : quella, che dee far saltare in aria i Conventi con tutti i Religiosi', quella,che deve agire contro la Santa Sede ,per abbatterne i diritti : quella ,che dee mettere alle mani i Curati co Vescovi , i sem plici Sacerdoti co Curati, ed i Secolari co 1 Sacerdoti , per un certo lor Sa cerdozio generale : quella, che dee rendere la giurisdizione episcopale schiava del trotto, e la dottrina della fede dipendente dalla sanzione del Principe : quella, che dee snaturare la l\egola della fede, e da autori t trasformarla in esame privato . quella..... Ma non la finirei mai, se volessi porre in vista tutte le sporche macchine del Giansenismo di struttive della Religione . Dite pure , che se la Religione divenuta una ombra, un fantasma ; se ha sofferti i sostanziali cangiamenti sopra de scritti , la Ipocrisia Giansenistica n la immediata cagione. . 15. Come, dir taluno , riuscito alla Cabbaia filosofica dinnal zare a tanta potenza una Setta, che poco anzi era in un generale disprez zo ? Nulla era pi facile. Chiesta Setta professa un odio intermmabi- le contro la Sede apostolica , contro l Episcopato , contro il Clero, con tro i Regolari; e cuopre isuoi neri disegni sotto il pretesto di una san % ta riforma . Poich adunque riusc alla Cabbaia filosofica dirritare la ge losia de Prncipi contro la potest ecclesiastica ,e dinvogliarli de 7 beni del Clero , i Giansenisti si resero necessari, e dovettero essere ricerca ti , raccolti, protetti, e posti in eminenti luoghi, per alzare I3 voce , e dar moto , c Vigore, umilmente , e modestamente, alla santa Riforma , . 16. 1 Giansenisti per verit non possono essere accusati d ir. gratitudine verso i Princpi, che gli hanno favoriti , perch ne hanno se condate tutte le mire, aprendo anche loro delle 1 vie , eh essi ignorava no . I Giansenisti hanno elevata la Sovranit abrado pi alto, e nel temporale, e nello spirituale. Ma tanto zelo pc Prncipi piacer alla Congiura degli Mte , promotori del Giansenismo ? Non dubitate di nulla : il piano e ben concertato: necessario, che il Principato s'innalzi quinto pi si pu , per renderne pi facile , e pi sonora la caduta . I Filosofi san no , che 1 idolo del Giansenismo la Democraza , come nel Governo della Chiesa, cos nel Governo civile : i Filosofi sentono con piacere, che lUtk 2 ( 444 . DE DIRITTI DELL UOMO i Giansenisti sostengono pubblicamente per tutto, chela Rivoluzione de Francesi non pu in buona coscienza farsi passare per Ribellione ; n per Scisma la santa Riforma s uggeriu dal villano Cams : ancora per negli al tri Stati le cose non si sono avvicinate all' ultimo termine : a suo tem po i Cams, e gli Oratorani saranno modestamente, ecf umilmente i primi a sottoscrivere i giuramenti delle filosofiche Assemblee Razionali , se i "Principi al lume de fatti >che 1 Assemblea Nazionale di Francia non pu pi nascondere , non sapranno vedere la rete > che gli circonda , CAPO XIII. La Tolleranza adottata senza limiti mezzo distruttivo della Religione , e del Principato . f* ! T , non A . V. J - . / f A - ' * * ' J* - - 4 . /VV' *. ; : V;fc x g :* %-4 ; k > '.'..V- . v * v* s k - * -* vL' - _ V Un giusto titolo la gratitudine del Donatario verso il Donante . Dunque quando un Principe fosse tanto ingrato, che volgesse in danno delle sostanze, e delle perso- 7 j- bbe d| - ritto di annullare dirum ^ gnenza de' figli al Donanti si riprenda ci, che si <* sistenza de 1 propri parti yedere a s stesso ? . 2i. In secondo li conto provare, esser qj aver ciascuno donato i provare , averglielo doi mente. Il che non ha perciocch confssa et o in un concilio , si mente questo il fine , ron vedo nascere altro, facias , il cui valore dipi che non pu durare , se della condizione . Io t tjf te ne serva a mio bm come potrai pretendi il mio diritto ? Doj rispettivit esige qi cabile una netta 22. Seconde avvisarsi di far vei tori Cristiani difen< vietamente seguire, pra i Sovrani . .23. Dicom b essere la norma gnano per la inci ^_ Principi sono che discoli. Or queste, ed altrettali tesiuiw.- pugnano visibilmente al sistema da noi proposto . . 24. Soggiungono in secondo luogo , che quando anche della Rivelazione non si spiegassero su di ci con chiarczzi LIBRO I. CAPO XVII. 8* Volesse filosofare colla semplice guida della ragione naturale , il lume di questa ne menerebbe per diritto sentiero a riconoscere , che la Sovranit viene da Dio ; che anzi non pu non venire da Dio . Ed ecco com essi la discorrono . Essendo tutti gli uomini per natura in istato di perfetta eguaglianza ne diritti , e nelle ob bligazioni , come fu da noi stessi in altro luogo osservato , ne ri sulta non poter darsi fra loro una superioritd , o sia una facolt di comandare . Ma questa senza contrasto necessaria alla Societ Ci vile . Dunque , concludono , non potendo cavarsi dagli uomini, bi- e a Dio , cui certissiinamentc compete la Sovranit so- egli la Societ Civile , dee scelto dal popolo , affin- essa opera di Dio , se stenersi , aver diritto gli ta da loro ? Insistono prin- : pretendono , che 1 uomo ha , non essendo padrone bisogna ripeterlo da Dio, idi tutti gli uomini . Dir il detto argomento ; chiun- Ic noi abbiamo derivata la vedr dileguarsi in fumo. ad immediata volont del e abbisogna , realmente non le creature . Ma tanto fai- lascere dagli uomini , clic an- , come essa nasca dalle facolt k eguaglianza de loro diritti, c uc essa Sovranit non dee tore. , altro non esser la Sovrani- nistrati in comune , e che per , che comandi ad un altro s stesso . Vorrei per tanto , ripugna , che gli uomini fac- diritti . Se ci non ripugna, punto uscire dall uomo. Se tri dov la contraddizione. |una ipotesi impossibile , allorch mettano in comune tutto il Erti patti sotto la direzione di un f apo, che amministri gl -interessi loro in comune . Ma nel Con* M loro denaro , esipongano
Thursday, June 19, 2025
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