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Thursday, June 19, 2025

GRICE E SORDI

 i / ALLOCUZIOI^E Di NOSTKO SIGRiOBE / ^"f^ 2- ^f^ PAPA PIO IX DEL 20 APRILE 1849 CON IN FINE A MODO DI CATECHISMO DEL PROF. S. S. ROMA TIPOGRAFIA DELLA REY. CAM. APOSTOLICA J850 f /" Piero Tund In ezclia!i,'! tilicis Principatum a spirituali ejusdcm potestate omnino esse separandum. Atque idem ipse haud multo post ca de Nobis pa- lam asserere non dubitavit, qui- bus Summum Pontificem ab huma- ni generis consorti ejicerctquo- dammodo et dissociaret. Justus et misericors Dominus voluit Nos humiliarc sub potenti manu Ejus, cum perraiscrit , ut plurcs per menses veritas ex una parte, men- dacium ex altera acerrimo inler se dimicarcnt certamine, cui al- mo che non Ci si possa rimpro- verare quel detto d'' Isaia  Guai a me perch tacqui  E Dio vo- lesse che le paterne Nostre voci j avvertimenti ^ esortazioni fossero state da tutti i Nostri figli ascol- tate. Rammenterete^ o Venerabili Fra- tellij quai schiamazzi e tumulti si mossero dagli uomini della turbo- lentissima fazione dopo V Allocu- zione da Noi ora accennata ^^ ed in qual modo Ci venne imposto un civil Ministero appieno contrario alle nostre massime^ e divisamen- tij ed ai dritti della Sede Aposto- lica. Noi al certo fin da quel tem- po prevedemmo l'esito infelice della guerra d' Italia , mentre uno di qae' Ministri non dubitava di as- serire che la guerra medesima sarebbe durata ^ bench a Nostro malgrado j e senza la Pontificia benedizione. Il qual Ministro al- tres con sommo oltraggio delV Apostolica Sede non ebbe ribrez- zo di proporre che il civil prin- cipato del Romano Pontefice do- vesse affatto separarsi dal potere spirituale del medesimo. E quegli stesso non molto dopo parlando di Noi os affermare pubblicamen- te tali cose, colle quali sbandiva in certo modo e segregava il Pon- tefice stesso dal consorzio degli uo- mini. Il giusto^ e misericordioso Signore volle umiliarci sotto la possente sua mano col permettere^ che per lo spazio di piti mesi la verit da una parte^ la menzogna dalV altra pugnassero tra loro con ficrissma battaglia^, alla quale p- 15 tulit fmcm novi Ministcrii clcctio, quod postea alteri locum cessit, in quo ingenii laus cam peculiari tum publici ordinis tutandi, tum legum observandarum studio erat conjuncta. Veruna effraenata pra- varum cupidilatum licentia et au- dacia in dies caput altius extol- lens longe grassabatur, ac Dei hominumque hosles diuturna ac saeva doniinandi, diripiendi, ac destruendi siti incensi nihii jara aliud optabant, quam jura quae- que divina et huraana subverte- re, ut sua desideria possent ex- plere. Hinc machinationes jam- diu comparatae palam publiceque emicuere, et viae huraano san- guine respersae , et sacrilegia numquam satis deploranda com- missa, et inaudita prorsus vio- lentia in Nostris ipsis Quirinali- bus yEdibus infando ausu Nobis illata. Quocirca tantis oppressi angustiis cum ne duni Principis, sed ne Pontificis quidem partes libere obire possemus, non sine maxima animi Nostri amaritudine a Sede Nostra discedere debui- mus. Quae luctuosissima facta in publicis Nostris protestationibus enarrata hoc loco iterum recen- sere praeterimus, ne funesta il- lorum recordatione communis nosterrecrudescat dolor. Ubi ve- ro seditiosi homines Nostras illas noverunt protestationes, majore furentes audacia, et omnia omni- bus minitantes nulli ncque frau- dis, ncque doli, ncque violentiaQ generi pcperccrunt,utbonis om- nibus jam pavore prostratis ma- jorem usque terrorem injicercnt. se termine la formazione di un al- tro Ministero , che poi cedette il posto ad altrOj che accoppiava bel- lamente alVingecjno un particolare zelo per difendere V ordine pub blcOy e mantenere le leggi. Ma la sfre- nata licenza^ ed audacia delle pra- ve passioni levando ogni d pi alto il capo dilatava la sua domi- nazioncy ed i nemici di DiOj e de- gli Uomini accesi dalla lunga ^ e fiera sete di dominare , predare , e distruggerCjnulV altro tanto ane- lavano quanto di rovesciare le leggi tutte divine j ed umane , e saziare cos le loro brame. Quindi le mac- chinazioni da tanto tempo prepa- rate si manifestarono apertamente; si videro le vie asperse di sangue umano, e commessi sagrilegj non mai abbastanza deplorabili, e vio^ lenze mai intese con indicibile ar- dimento fatteci nella stessa Nostra residenza al Quirinale. Il perch oppressi da tante angustie non po- tendo lberamente esercitare Voffl- cio non che di Sovrano , ma nep- pur di Pontefcej non senza som- ma amarezza del Nostro animo fummo costretti ad allontanarci dalla Nostra Sede. Passiamo ora sotto silenzio que^luttuosis^imi fatti da Noi narrati nelle pubbliche proteste^, perch non si esacerbi il comune Nostro dolore nel ricor- darli. Come poi i sediziosi conob- , bero quelle Nostre proteste^ infu- riando j, e con maggiore audacia j, e tutto a tutti minacciando non risparmiarono sorte alcuna di fro- de^ d^inganno , di violenza per get- tare sempre piii grande spaven- to ne^buoni gi abbastanza atler- A e postquam novani illam Gu- bernii formam ab ipsis Giunta di Stato appellatam inycxere, ac pe- litus sustulerunt duo Consilia a Nobis inslitita, totis viribus al- laborarnnt, ut novum cogerelur consilium, quod ConstituentisRo- manae nomine nuncupare volue- runt. Refugit quidem animus, ac dicere reformidat quibus quan- lisque fraudibus ipsi usi fuerint, ut ejusmodi rem ad cxitum per- ducerent. Hic yero baud possu- mus, quin meritas majori Pon- tifciaeditionisMagistratuum par- ti laudcs tribuamus, qui proprii honoris et officii memores mu- nere se abdicare maluerunt,quam ullo modo manum operi admo- Aere , quo eorum Princeps et amantissimus Pater legitimo suo civili Principatu spoliabatur. II- lud tamdera conslium fuit coa- ctum, et quidam romanus advo- catus vcl in ipso suae primae orationis exordio ad congregatos habitae, omnibus dare aperteque declaravit, quid ipso cunctique aliisuisocii horribilis agitalionis auctores sentrent, quid vellent, et quo speclarent. Lex, ut ille inquicbat, moralis progrcssus est imperiosa et inexorahiUs ac simul addebat, sibi, ceterisquc jamdiu in animo fixum esse, temporale Apos(olicne Seds dominium ac rcigimcn fundilus everlcrc, licct modis omnibus eorum desideriis a Nobis fuissct obsecundatum. Quam declarationem in hoc ve- stro consessu commemorare vo- luimus, ut omnes inlcHigant pra- Yam liujn>modi voluntAtem non riti. E dopo che ebbero introdot^ ta quella nuova forma di Governo da essi chiamata Giunta di Stato^, e tolti affatto di mezzo i due con- sigli da Noi istituiti j si adopra- rono con tutta lena per adunare una nuova assemblea da essi chia- mata Costituente Romana. L'ani- mo al certo rifugge e ripugna al rammentare di quali e quante fro- di usassero per riuscire in tale intento. Qui poi non possiamo di- spensarci dal tributare le debite lo- di alla maggior parte de'' Magistrati dello Stato Pontificio ^ i quali me- mori del proprio onore , e dovere vollero piuttosto ritirarsi dalVof- ficiOj anzich dar mano in alcun modo ad una impresa^ che tendeva a spogliare il loro Sovrano ed il Padre amantissimo del suo legitti- mo civil Principato. Si adun fi- nalmente quell'assemblea , ed un certo romano avvocato sin nel- V esordio del primo suo discorso pronunciato ai congregati^ dichia- r solennemente a tutti quel ch^egli, e tutti gli altri suoi compagni auto- ri dell'' orribile movimento sentisse- roj volessero^ e dove mirassero. La legge del progresso morale^ di- ceva egli.,  imperiosa, ed ineso- rabile , e insieme soggiungeva \ ch^ egli cogli altri eran gi da. molto tempo decisi di abbattere dalle fondamenta il temporale dominio e governo delV Apostolica Sede^ qua- lunque cosa da Noi si fosse mai fatta per secondare i loro deside- ri. La quale dichiarazione abbiamo voluto rammentare in questo vo- stro Consesso , perch tutti cono- scano non essere stata siffatta rea n  conjectura,aut suspicione aiqua a Nobis turbarum auctoribus fuisse attributam, sed eam universo ter- rarum orbi palam publiceque ab illis ipsis manifeslalam, quos vel ipse pudor ab eadeui proferenda declaratione revocare debuisset. Non liberiores igitur inslitulio- nes, non utiliorem publicae ad- ministrationis procura tionem, non providas cujusque generis ordi- nationes hujusraodi homines cu- piebant, sed civilem Apostolicae Sedis principatum^potestatemque impetere, convellere, ac destruere omnino volebant. Ac ejusmodi consilium, quantum in ipsis fuit, ad exitum deduxerunt ilio i?oma- nae^ uti vocant, Constituentis de- creto die 9 Februarii hujus anni edito, quo nescimus, an major! injustitia contra jura Romanae Ecclesiae.adjunctamque illisApo- stolici obeundi muneris liberta- tem, vel majori subditorum Pon- tificiae ditionis damno et calami- tate, riomanos Pontifices a tem- porali Gubernio tum jure tum facto decidisse declararunt. Non levi quidem moerore ob tam tri- stia facta confecti fuimus, Vene- rabiles Fratres, atque illud in pri- mis vel maxime dolemus, quod Urbs Roma Catholicae veritatis et unitatis centrum, virtutis ac san- ctitatis magistra per impiorum ad eam quotidie confluentium ho- minum operam , omnibus gen- tibus , populis , nationibus lan- torum malorum auctrix appa- reat. Verumtamcn in tanto ani- mi Nostri dolore pergratum No- bis est posse affirmarc, longe inUnzione da Noi per semplice so- spetto^ 0 congettura attribuita agli autori delle turbolenze, ma essere stata aW universo intero da quel- li stessi manifestata^, i quali almen per pudore dovevano astenersi dal profferire una s aperta dichiara- zione. Siffatti uomini adunque non miravano ad avere istituzioni piii libere.^ n riforme pi conducenti alla pubblica amministrazione^ non provvide misure d qualunque g- nere, ma volevano bens invadere j, scuotere^ distruggere il temporale dominio della Sede Apostolica. E questo loro divisamento^ per quan- to poterono y condussero a fine con quel decreto emanato dalla cos detta da loro Costituente Roma- na il giorno 9. Febbrajo del cor- rente anno^ col quale Decreto non sapremmo dire , se con maggior ingiustizia contro i diritti della Romana Chiesa^ e la libert a quelli inerente per V esercizio del- l'* Apostolico Ministero j o se con maggior danno j e calamit di tut- ti i sudditi Ponti fcjj dichiararono essere i Romani Pontefici decadu- ti di diritto^, e di fatto dal tem- porale governo. Per s deplorabili fatti non lieve al certo fu la No- stra afflizione^ Venerabili Fratel- li j e quello sopratutto che massi- mamente Ci addolora si  che la citt di Roma centro della unitj e verit cattolica, maestra di vir- t,, e di santit per opera di etn- pjj che ivi in folla tutto giorno accorrono, apparisca al cospetto di tutte le genti, popoli^, e nazio- ni autrice di tanti mali. Ma in s grave affanno del Nostro cuore Ci  18 maximam tum Romani Populi, tuin aliorum Pontificiae Nostrae ditionis populorum partem No- bis , et Apostolicae Sedi con- stanter addictam a nefariis illis machinationibus abhorruisse, li- cei tot tristium eventuum spc- ctatrix extiterit. Summae quo- que consolationi Nobis fuit Epi- scoporum, et Cleri Pontificiae Nostrae ditionis sollicitudo , qui in mediis periculis , et omne ge- nus difficultatibus ministerii et officii sui partes obire non desti- terunt, ut populos ipsos qua vo- ce, qua exemplo a motibus illis , nefariisque factionis consiliis a- verterent. 1 1 Nos certe in tanto rerum cer- tamine atque discrimine nihil in- tentatum reliquimus, ut publicae tranquillitati et ordini consule- remus. Multo enim tempore an- tequam tristissima illa Novem- bris facta evenirent, omni stu- dio curavimus , ut Helvetiorum copiae Apostolicae Sedis servitio addictae, atque in Nostris Pro- vinciis dcgcnles in urbem dedu- cerentur, quae tamen res contra Nostram voluntatem ad exitum minime fuit perducta eorum ope- ra, qui mense MajoMinistrorum munere fungebantur. Ncque id solum, vcrum etiam ante illud tcmpus, ncc non et postea tum pubiico praesertim Romae or- dini tuendo , tura inimicorum hominum audacae comprimcn- dac curas Nostras convertimus id alia mililum praesidia com-  pur dolce il poter affermare ^ che la massima parte tanto del popolo di Roma, quanto degli al- tri di tutto il Nostro Stato Pon- tificio costantemente affezionata , e devota a Noij ed alla Santa Sede ha avuto in orrore quelle nefande macchinazioni.^ abbench sia stata spettatrice di tanti luttuosi avve- nimenti. Ed egualmente fu a Noi di somma consolazione la solleci- tudine dei Vescovi^ e del Clero del Nostro StatOj che in mezzo ai pe- rigli^ e ad ogni sorta d^ impedi- menti adempiendo i doveri del pro- prio ministero non ristettero colla voce^ e colVesempio dal tenere lon- tani i popoli da quegli ammutina- mentij e dalle malvage insinuazio' ni de'' faziosi. In si grande conflitto di cosCj ed in tanto disastro nulla lasciam- mo intentato per provvedere aWor- dincj e alla pubblica tranquillit. Imperocch pria d^assai che aves- sero luogo que'' tristissimi fatti del Novembre procurammo con ogni impegno che si richiamassero in Roma i Reggimenti Svizzeri ad- detti al servizio della Santa Sede _, e stanziati nelle Nostre Provincie^ il che per contro il Nostro volere non ebbe effetto per opera di quel- li^ che nel mese di Maggio soste- nevano il carico di Ministri. N questo soltanto, ma anche prima d^allora^ come in appresso^ a fi- ne di difendere Vordine pubblico^ specialmente in Roma^ e di com- primere Vaudacia del partito sov- versivo, rivolgemmo le Nostre pre- mure a procurarci soccorsi di al- tre truppe^, che per divina per- 19 ^ paranda , quac, Dco ita permit- tente, ob rerum ac temporum vicissitudines Nobis defuere. Tan- dem post ipsa luctuosissiraa No- vembris facta haud omisimus No- stris litteris die quinta Januarii datis omnibus indigenis Nostris militibus etiara atque etiam in- culcare , ut religionis et mili- taris honoris memores juratam suo Principi fidem custodirent, ac sedulam impenderent operam, quo ubique tum publica tran- quillitas, tum debita erga legiti- mum Gubernium obedientia ac devotio servaretur. Neque id tantum, verum etiam Helvetio- rum copias Romam peterc jus- simus, quae buie Nostrae volun- tati haudquaquam obsequutae sunt, cum praesertim supremus illarum Ductor in hac re haud recte atque honorifice se ges- serit. 2 Atque interim factionis mode- ratores majore in dies audacia et irapetu opus urgentes tum Nostram Personam , tum alios , qui Nostro adhaerent lateri hor- rendis cujusque generis calum- niis et contumeliis lacerare non intermittebant ; ac vel ipsis sa- crosancti Evangelii verbis et sen- tentiis nefarie abuti non dubita- bant, ut in vestimentis ovium , cum intrinsecus sint lupi rapa- ces, iraperitam multitudinem ad prava quaeque eorum Consilia et molimina pertraherent, atque in- cautorum mentes falsis doctrinis imbuerent. Subditi vero tempo- rali Apostolicae Sedis ditioni , et Nobis immobili fide addicti missione attese le circostanze Ci vennero meno. Finalmente dopo gli stessi luttuosissimi fatti di Novem- bre non tralasciammo d'inculcare in ogni modo con le Nostre lettere del 5. Gennajo a tutte le Nostre truppe indigene, che memori della religione, e dell'" onor militare te- nessero la fedelt giurata al pro- prio Principe, e con zelo si ado- perassero, perch ovunque si con- servasse la quiete pubblica, e la dovuta obbedienza, e devozione al legittimo Governo. Oltre a ci demmo ordini che si trasferissero in Roma i Reggimenti Svizzeri , i quali non obbedirono al Nostro volere, specialmente perch il loro Generale tenne in quest'affare una non retta^ e poco onorata condotta. Frattanto i Capi della fazione con maggior impeto, ed audacia spingendo la loro impresa non in- tralasciavano di scagliare orrende calunnie, e contumelie d^ogni sorta contro la Persona Nostra, e con- tro gli altri che Ci avvicinano, ed osavano per somma nefandit di abusare delle parole stesse, e delle sentenze del santo Evangelo per adescare sotto la veste di agnello, mentre non sono al di dentro se non lupi rapaci, V inesperta mol-^ titudine ai pravi loro qualunque disegni, e macchinamenti, e per im- bevere di false dottrine le menti degli incauti. I sudditi poi a Noi ed al temporale dominio della Santa Sede fedelmente attaccati e devoti. 20  merito atque oplimo jure a No- bis exposcebant, ut eos a tot gravissimis, quibus undique pre- mcbantur, angustiis, pericuiis , calamitatibus, et jacturis eripe- remus. Et quoniam nonnulli ex ipsis reperiuntur, qui nos voluti causam (innocuam licet ) tanta- rum perturbationum suspiciunt, idcirco isti animadvertant veli- mus, Nos quidem, ut primum ad Supremam Apostolicam Sedem evecti fuimus, paternas Nostras curas et Consilia, quemadmodum supra declaravimus, eo certe in- tendissc, ut Pontificiae Nostrae ditionis populos omni studio in nieliorera conditionem adducere- mus, sed inimicorum ac turbu- Icntorum bominum opera factum osse, ut Consilia illa Nostra in irrilum cederent , contra vero factiosis ipsis , Deo permittente, contigisse, ut ad exitum perdu- cere possent, quae a longo ante tempore moliri ac tentare omni- bus quibusque malitiae artibus numquam destiterant. Itaque id ipsum, quod jam alias ediximus, hic iterum repetimus, in tam gravi scilicet ac luctuosa tem- pestate, qua universus fere ter- raruta orbis tantoperc jactatur, Dei manum esse agnoscendam , Ejusque vocem audiendam, qui ejusmodi flagellis bominum pec- cata et iniquitates punire solet, ut ipsi ad justitiae semitas re- dire feslincnt. Hanc igitur vo- cem audiant, qui erraverunt a ventate, et derelinqucntes vias suas convertantur ad Dominum; audiant etiam illi, qui in boc tri- richiedevano da Noi meritamente ed a buon diritto di essere liberati da tante gravissime angustie^ pe- ricoli^ calamit e rovine, da cui erano oppressi per ogni dove, E poich v'hanno taluni di essi_, che Ci ravvisano come cagione, sebbe- ne innocente^ di tante perturba- zioni, cos vogliamo^ ch'essi riflet- tanOj che Noi difatto appena in- nalzati al Soglio Pontificio l pre- cisamente rivolgemmo le Nostre pa- terne curCj, e disegni j siccome di sopra dichiarammo j a migliorare cio con ogni impegno la condizio- ne dei popoli del nostro Stato Pon- tificio ; ma per opera d'uomini ne- mici e turbolenti  avvenuto che riuscissero inutili que' Nostri di- segni^ dove air opposto accadde^ cos permettendolo Iddio, che i fa- ziosi medesimi sian potuti riuscire a mandare ad effetto quello che gi da lungo tempo non avevano mai desistito di macchinare , e tentare con ogni qualunque genere di ma- lizia. Pertanto qui di nuovo ripe- tiamo quello^ che gi altre volte manifestammo , cio che nella s grave e luttuosa tempesta dalla quale quasi tutto il mondo  s orrendamente travagliato, deve ri- conoscersi la mano di Dio _, ed ascoltarsi la sua voce^ che con tali flagelli suol punire i peccati, e le iniquit degli uomini, affinch essi tornino frettolosi nelle vie della giustizia. Ascoltino dunque questa voce coloro , che si dipartirono dalla veritj, ed abbandonando Vin- trapreso cammino si convertano al Signore; l'ascoltino ancor quel- li, che nell'attuale tristissimo stato  21 stissirao rerum slatu raagis de privats propriis commodis, quam de Ecclesiac bono, et rei calho- licae prosperitate solliciti sunt, ac meminerint nihil prodesse ho- mini si mundum umversiim lucre- tur^ animae vero suae detrimentiim patatur ; audiant et pii Eccle- siae filii, ac praestolantes in pa- lientia salutare Dei , et majorc usque studio emundantes con- scientias suas ab omni inquina- mento peccati, miserationcs Do- mini implorare, Eique magis ma- gisque piacere, ac jugiter famu- lari contendant. H3 Atque inter hacc Nostra ar- dcntissima desideria band possu- mus eos non monere speciatim et redarguere, qui decreto illi , quo Roraanus Ponlifex omni ci- yIs sui imperii bonore ac di- gnitate est spoliatus, plaudunt, ac decretum idem ad ipsius Ec- clesae libertatem felicitatemque procurandam vel maxime con- (luccre asserunt. Hic autem pa- lam publiceque profiteraur, nul- la Nos dominandi cupiditate, nul- lo temporalis Principatus desi- derio haec loqui, quandoquidem Nostra indoles et ingeniura a quavis dominatione proiecto est alienum. Verumtamen oficii no- stri ratio postulai, ut in civiliApo- stolicae Sedis principatu tuendo jura possessionesque Sanctae Ro- manae Ecclesiae, atque ejusdem Sedis libertatem , quae cum to- tius Ecclesiae liberiate et utili- tate est conjuncta, totis viribus defendamus. Et quidem homines, qui commemorato plaudentes de- fili cose sono assai pi premurosi dei privati loro comodi j che del bene della Chiesa^, e della prospe- rit della Cattolica Religione^ e ri- cordino che nulla giova aWuomo il possedere il mondo intero^ lad- dove abbia a perdere la sua ani- ma ; e V ascoltino ancora i pii figli della Chiesa , ed aspettando con pazienza il soccorso di DiOj e con sempre maggiore studio mondando le loro coscienze da ogni macchia di peccato procurino d^imporare le celesti misericordie^ e piacere sempre pii agli occhi di DiOj, e continuamente servirlo, E fra questi Nostri ardentissimi desideri non possiamo non avver- tire specialmente ^ e riprendere co- loro^ che fan plauso a quel Decre- to ^ con cui il Romano Pontefice vie- ne spogliato d'ogni onore e d'ogni dignit del suo Principato civile j ed asseriscono essere il decreto stes- so d gran lunga giovevole a pro- curare la libert j e felicit della Chiesa medesima. Qui poi aperta- mente ed al cospetto di tutti atte- stiamo che nel dir questo Noi non siamo mossi da cupidigia alcuna di dominio o da alcun desiderio di temporale potere j mentre la No- stra indole j il Nostro animo sono in verit alieni da qualsivoglia do- minazione. Peraltro il dover No- stro richiede che nel difendere il civile principato della Sede Apo-' stolica difendiamo con tutte le for- ze i diritti^ ed i possedimenti della Santa Romana Chiesa^ e la libert della Sede stessa^ che con la libert ed utilit di tutta la Chiesa  in- timamente congiunta. Ed invero 22  creto lam falsa et absurda alfr- mant, vel ignorant, vel ignora- re simulant, singulari prorsus Divinae providentiae Consilio fa- ctum esse, ut Romano Imperio in plura regna, Yariasque ditio- nes diviso, Romanus Pontifex , cui a Christo Domino totius Ec- clesiae regimen et cura fuit cora- missa, civilem Principatum hac sane de causa haberet , ut ad ipsam Ecclesiam rcgendam, ejus- que unitatem tuendam piena il- la poliretur libertate , quae ad SupremiApostolici ministerii mu- nus obeundum requiritur. Nam- que omnibus compertum est, fi- deles popuios , gentes , regna numquam plenam fduciam , et observantiam esse praestituraRo- mano Pontifici, si ilium alicujus Principis, vel Guberni dominio subjectum , ac minime liberum esse conspicerent. Si quidem fi- deles populi, et regna vehemen- ter suspicari , ac vereri num- quam desinerent , ne Pontifex idem sua acta ad illius Princi- pis, vel Gubernii , in cujus di- tione versaretur, voluntatem con- formaret, atque idcirco actis ii- lis hoc praelextu sacpius refra- gari non dubitarent. Et quidcra dicant vel ipsi hostes civilis Prin- cipatus Apostolicae Sedis , qui nunc Romae dominanlur , qua- nam fiducia , et observantia ipsi essent excepturi horlationes , monita , mandata, constiluliones Summi Pontilcis, cum illum cu- jusvis Principis , aut Gubernii imperio subditumesse cognosce- renl, praescrtim vero si- cui sub- coloro che , plaudendo al decreto predetto, asseriscono tante falsi t^, ed assurditj, o ignorano ^ o fin- gono d'^ignorare esser'' avvenuto per singolarissima disposizione dellaDi vina Provvidenza^, che diviso V Im- pero Romano in piii Regni^ e Stati diversi_, il Romano Poiteflcej cui da Cristo Signore venne affidata la cura^ e il governo di tutta la Chiesa avesse perci appunto un civil Principato^ affinch nel regge- re la Chiesa medesima^ e nel custo- dirne l'unit godesse di quella pie- na libert^ che si richiede per V eser- cizio del supremo Apostolico Mi- nistero. Imperocch ninno ignora^ che i fedeli^ i popoli^ le nazioni ed i regni non presterebbero mai pie- na fiducia, e rispetto al Romano Pontefice^ se il vedessero soggetto al dominio di qualche Principe, o Governo^ e ion gi pienamente libero. Ed in vero i fedelini popoli, ed i regni non cesserebbero mai dal sospettare e temere assaissimo, che il Pontefice medesimo non confor- masse i suoi atti al volere di quel Principe.) o Governo.^ nel cui Stato si trovasse, e perci con questo pre- testo agli atti medesimi sovente non avrebbero scrupolo di opporsi. Ed in verit dicano i nemici stessi del civile principato della Sede Apo-- stolica, che ora dominano in Roma, con qual mai fiducia, e rispetto ri- ceverebbero essi le esortazioni, gli ordinij le disposizioni del Sommo Ponte/ice sapendolo soggetto alV im- pero di qualsiasi Principe o Go- verno, specialmente poi se fra uno di questi., e lo Stato Romano si fos- se da lungo tempo in aperta guerra:^  23 essct Principi , intcr quem et Romanam Ditionem diulurnum aliquod ageretur bellum? 14 Interea nemo non videt qui- bus quantisque vulneribus in ipsis Pontificiae ditionis rcgio- nibus immaculata Christi sponsa nunc afficiatur, quibus vinculis, qua turpissima servitute magis magisque opprimatur , quantis- que angustiis visibile illius Ca- put obruatur. Ecquis enim igno- rat , Nobis communicationem cum Urbe Roma, illiusque No- bis carissimo Clero, et universo Pontificiae ditionis Episcopalu , cetcrisque fidelibus ita esse prae- pcditam, ut ne epistolas quidem, de ecclesiasticis licet ac spiri- lualibus negotiis agentes , vel mittere, vel accipere libere pos- simus? Quis nescit, Urbem Ro- mam principem catholicae Ec- clesiae Sedem in praesentia pr dolor ! silvam frementium be- stiarum esse factam , cum ca omnium nationum hominibus re- dundet, qui vel apostatae , vel Communismi^ uti dicunt, aut So- cialismi magistri , ac summo cen- tra catholicam yeritatem odio animati tum voce, tum scriptis, tumaliisquibusquemediis omni- genos pestiferos errores docere, disseminare, omniumque mentes et animos pervertere conantur, ut in Urbe ipsa , si fieri um- quam posset, catholicae religio- nis sanctitas, et irreformabilis fidci regula depravetur ? Cui jam notum^ audifumque non est, in Pontificia ditione Ecclesiae bona, reditus possessiones ausu Intanto ognun vede da quali, e quanto gravi ferite nello stesso Sta- to Pontificio sia ora trafitta Vim- macolata sposa di Cristo^ da quali ceppij da qual vilissima schiavit, venga sempre pi oppressa^ e da quante angustie sia travagliato il visibile di Lei Capo. E a chi mai  ignoto esserci perfino impedita la comunicazione con Roma^ e con quel Clero a Noi carissimo^, e col- Vintero Episcopato^ e cogli altri fedeli di tutto lo stato Pontificio per guisa che non Ci  neppure concesso d'inviare^ e ricevere libe- ramente lettere, sebbene ad affari ecclesiastici^ e spirituali si riferi- scano ? Chi non sa che la Citt di Roma, sede principale della Chic- sa Cattolica  ora divenuta ahi! una selva di bestie frementi riboc- cando di uomini d^ogni nazione j i quali o apostati j o eretici j o maestri del Comunismo ^ o del So- cialismOj ed animati dal pi ter- ribile odio contro la verit catto- lica^ sia con la voce^ sia con gli scritti^ sia in altro qualsivogtia modo si studiano a tutt'uomo d'in- segnar e j e disseminare pestiferi er- rori di ogni genere , e di corrompe- re il cuore, e V animo di tutti j affinch in Roma stessa^ se fia pos- sibile _, si guasti la santit delia- religione cattolica^ e la irreforma- bile regola della fede ? Chi non sa^ n ha udito essersi nello Stato Pon- tificio con temerario^ e sagrilego ardimento occupati i benij le ren- dite^ le propriet della Chiesa; spo-  24 temerario et sacrilego occupa- tas, auguslissima tempia suis or- namentis nudala, religiosa Coe- nobia in profanos usus conver- sa, Virgines Deo sacras vexa- tas, leclissimos , atque integer- rimos Ecclesiasticos, Religiosos- que viros crudeliter inseclatos , in rincula conjectos, et occisos, sacros clarissimos Antistites vel ipsa Gardinalitia dignitate insi- gnes a propriis gregibus dire avulsos , et in carcerem abre- ptos ? Atque baec tanta facino- ra conlra Ecclesiam, ejusque ju- ra et libertatem admittuntur tura in Pontificiae ditionis locis, tum alibi, ubi homnes illi, vel eo- rura similes dominantur, eo sci- licet tempore , quo iidem ipsi libertatem ubique proclamant, ac sibi in votis esse confingunt, ut suprema Summi Pontificis potestas a quovis prorsus vin- culo expedita omni libertate fruatur. 15 Jam porro neminem latct in qua tristissima ac deploranda conditione carissimi Nostri ver- sentur Subditi eorumdem homi- num opera, qui tanta adversus Ecclesiam flagitia commitlunt. Publicum enim aerarium dissi- patunij cxhaustum, commercium inlermissum ac pene exstinctum, ingcntos pecuniae summae opti- matibus viris aliisque impositae^ privatorum bona ab illis, qui se populorum rectores et effraena- tarum cohortium ductoies ap- j)t'llant, dircpta , bonorum om- nium tremctacta libertas, eorum- quc tranquillitas in summum di- gliati i tempi augustissimi decloro ornamenti; convertite in usi pro- fani le case religiose ; le Sagre Vergini malmenate ; sceltissimi ed integerrimi Ecclesiastici y e Reli- giosi crudelmente per seguitati y im- prigionatiy uccisi ; venerandi chia- rissimi Vescovi insigni pur anche per la dignit Cardinalizia bar- baramente strappali dal loro greg- ge_, e cacciali in carcere ? E que- sti s enormi misfatti contro la Chiesa ^ e i suoi diritti j e la sua libert si commettono come nello Stato Pontificio^ cos in al- tri Luoghi ove dominano quegli uomini^ 0 i loro pari in quel tempo appunto j in cui eglino stessi do- vunque proclamano la libert ^ e danno ad intendere essere iw'loro desideri j che il supremo potere del Sommo Pontefice sciolto da qual- sivoglia vincolo possegga^ e frui- sca di una piena libert. Inoltre niuno gi ignora in quale tristissima e deplorabile condizione si trovino i Nostri dilettissimi Sud- diti per opera di quegli uomini medesimi^, che commettono tanti ec- cessi contro la Chiesa: dissipato esausto il tesoro pubblico _, inter- rotto e quasi estinto il commercio^ contribuzioni gravissime di danaro imposte ai nobili , ed altri ; de- rubali i beni de' privati da quel- li ^ che jchiamansi capi del popo- lo e duci di sfrenate milizie ; ma- nomessa la libert personale de" buoni tutti , e posta all' estremo pericolo la loro tranquillit , la v'ita stessa sottoposta al pugnale 25  scrimen adducta, ac vita ipsa si- carii pugioni subjecta, et alia maxima et gravissima mala ac damna , quibus continenter ci- ves tantopere affliguntur atque terrentur. Haec scilicet sunt il- liu^ prosperitatis initia , quam Summi Pontificatus osores Pon- tificiae Ditionis populis annun- ciant atque promiltunt. JG In magno igitur et incredi- bili dolore , quo ob tantas tum Ecclesiae^ tum Pontificiae No- strae ditionis populorum cala- mitates intime excruciabamur, probe noscentes officii Nostri ratonem omnino postulare, ut ad calamitates ipsas amovendas ac propulsandas omnia conare- mur, jam inde a die quarta De- ccmbris prosimi superioris an- ni omnium Principum, et Natio- num opem, auxiliumque implo- rare , et exposcere haud omisi- mus. Ac nobis temperare non possumus, quin Vobiscum , Ve- uerabiles Fratres, nunc commu- nicemus singularem illam con- solationem, qua affecli fuimus, cum iidem Principes , et popu- li, etiam illi qui catbolicae uni- tatis vinculo Nobis minime sunt conjuncti , propensissimam eo- rum erga Nos voluntatem lucu- lentis sane modis testari ac de- clarare studuerint. Quod quidem dum acerbissimum animi Nostri dolorem mirifice lenit atque soiatur , magis magisque de- monstrat quomodo Deus Eccle- siac suae Sanctae semper propi- tius adsistat. Atque in eam spem erigimur fore , ut omnes intel- de" sicarj _, ed altri iminensi , e gravissimi mali ^ e calamit , da cui senza tregua sono i cittadini grandemente travagliati^ atterriti. Questi precisamente sono gli esor- dj di quella prosperit _, ch-e dai nemici del supremo Pontificato si bandisce^ e si promette ai popoli dello Stato Pontificio. In mezzo dunque al grave j, e incredibile dolore.^ da cui eravamo intimamente penetrati per le tante calamit sia della ChiesUj sia de^ nostri Sudditi ben conoscendo che la ragione del Nostro dovere esi- geva ad ogni conto che facessimo di tutto per rimuoverle j, ed allon- tanarle^ fin dal 4 Dicembre dello scorso anno non tralasciammo di domandare j ed implorare daiPrin^ cipij e dalle Nazioni ajuto e soc- corso. E non possiamo ristarci dal comunicarvi ora^ Venerabili Fratelli , la particolare consola- zione^ che provammo nelVappren- derCj che gli stessi Principi^ e Po- poli^ e quelli paranco a Noi non congiunti per vincolo della Cat- tolica unit j attestaronOj e dichia- rarono con vive espressioni la spontanea propensione loro verso di Noi. Il che mentre mirabilmente rat tempra l'acerbissimo Nostro do- lorej e Ci conforta^ maggiormente dimostra^, come Dio propizio assi- sta sempre alla sua Santa Chiesa. E nudriamo speranza , che tutti si persuadano, essere dal disprez- zo della Santissima nostra Reli- gione derivati que^mali gravissimi^, onde in tanta difficolt di tempi, e popoli, e regni sono percossi.  2G ligant, gravissima Illa mala, qui- bus in hac tanta temporum aspe- ritate populi, ac regna vcxantur, ex sanctissimae nostrae religio- nis contemptu suam duxisse ori- ginem, nec aliunde solatium ac remedium habere posse, quam ex divina Christi doctrina , Ejusque Sancta Ecclesia, quae virtutum omnium foecunda parens et al- trix, atque expultrix vitiorum, dum homines ad omnem verita- tem ac justitiam instituit, cosque mutua carilate conslringit, pu- biico civilis societatis bono , et ordini mirandum in modum con- sulit ac prospicit. i7 Postquam vero omnium Prin- cipum opem iraploravimus , ab Austria, quae Pontificiae Nostrae ditioni ad Septentrionem finiti- ma est, auxilium eo sane liben- tius efflagitavimus , quod ipsa non solum temporali Apostolicae Sedis dominio tuendo egregiam suam semper operam navaverit, veruni etiam quod nunc ea pro- fecto spes affulgeat fore, ut ab ilio Imperio juxta ardentissima Nostra desidcria, justissimasque Nostras postulaliones notissima quaedam eliminentur principia ab Apostolica Sede perpetuo improbata , ac propterea inibi Ecclesia in suam restituatur li- bcrtatcm cum maximo illorum fidelium bono atque utilitate. Quod quidem dum non medio- cri animi Nostri consolatione si- gnificamus, piane non dubitamus, quin id Vobis non leve afferai gaudium. n altronde potersi ricercare soh lievo e rimedio se non dalla di- vina dottrina di Cristo, e dalla sua Santa Chiesa, che feconda ma- dre _, e nudrice di ogni virti , e fugatrice dei vizj , mentre educa gli uomini ad ogni verit^ e pi- stiziaj e li unisce nella scambievo- le carit ^ attende e provvede mi- rabilmente al bene pubblico ^ ed all'ordine della civile societ. Dopo aver invocato Vajuto di tutti i Principi^ chiedemmo tanto pili volentieri soccorso alV Austria confinante a settentrione col No- stro StatOj quaitoch" essa non solo prest sempre V egregia sua opera in difesa del temporale dominio della Sede Apostolica^ ma d ora certo a sperare . che giusta gli ardentissmi Nostri desiderio e giu- stissime domande vengano elimina- te da quell'impero alcune massime riprovate sempre dalla Sede Apo- stolicUj e perci a bene^ e vantag- gio d quei fedeli ricuperi ivi la Chiesa la sua libert. Il che men- tre con sommo piacere vi annun- ziamo^ siamo certij che arrecher a Voi non piccola consolazione.  27  8 Idem auxilium a Gallica Na- tione expostulavimus, quam sin- gulari paterni animi Nostri be- nevolentia et affectu prosequi- mur, cum illius Nationis Clerus, Populusque fidelis omnibus qui- busque filialis devotionis et ob- servantiae significationibus No- stras calamitates et angustias le- nire ac solari studuerit. 19 Hispaniae quoque opem invo- cavimus, quae de Nostris angu- stiis vehementer anxia atque sol- licita alias catholicas Nationes primum excitavit, ut filiali quo- dam foedere inter se inito com- munem fidelium Patrem ac Su- premum Ecclesiae Pasto rem in propriam Scdem reducere con- tenderent. 20 Hanc denique opem ab utrius- que Siciliae Regno efflagitavi- mus, in quo hospitamur apud illius Regem, qui in veram so- lidamque suorum populorum fe- licitatem promovendam totis vi- ribus incumbens tanta religione ac pietate refulget, ut suis ipsius populis exemplo esse possit. Etsi vero nullis verbis exprimere pos- simus , qua cura et studio idem Princeps eximiam suam fi- lialem in Nos devotionem om- nium officiorum genere, et egre- giis factis assidue testari , et confirmare laetatur, tamen prae- Clara cjusdem Principis in Nos merita nulla unquam delebit o- blivio. Ncque taciti ullo modo praeterire possumus pietatis , amoris et obsequii significatio- nes, quibus ejusdem Regni Cle- rus, ac Populus Nos prosequi Simile ajuto domandammo alla Francia alla quale portiamo sin- golare affetto j e benevolenza^ men- tre il ClerOj e i fedeli di quella Nazione posero ogni studio nel rat- temprare^ e sollevare le Nostre a- marezze y ed angustie con dimo- strazioni amplissime di figliale de- vozione, ed ossequio. Chiedemmo ancora soccorso al- la Spagna, che grandemente pre- murosa, e sollecita delle Nostre af flizioni eccit per la prima le altre Nazioni Cattoliche a stringere tra loro una figliale alleanza per pro- curare di ricondurre alla sua Sede il Padre comune de* fedeli^ il su- premo Pastore della Chiesa. Finalmente siffatto ajuto chie- demmo al Regno delle due Sicilie^ in cui siamo ospiti presso il suo Re, che occupandosi a tutt^ uomo nel promuovere la vera , e solida felicit de"* suoi popoli cotanto ri- fulge per religione, e piet da ser- vire di esempio a' suoi stessi popo- li. Sebbene poi non possiamo ab- bastanza esprimere a parole con quanta premura , e sollecitudine quel Principe stesso ambisce con ogni maniera di officiosit , e con chiari argomenti di attestarci e confermarci continuamente l'esimia sua figliale devozione, che Ci por- ta , pur tuttavia gV illustri suoi, meriti verso di Noi non andranno giammai in oblio. N possiamo al- tres in alcun modo passare sotto silenzio i contrasegni di piet, di amore^ e di ossequio^ che il Clero, ed il Popolo dello stesso Regno, fin 3 28 iiunquam destitit , ex quo Re- gnuin ipsura attigimus. 21 Quamobrem in eam spam eri- gimur fore , ut , Deo bene ju- vante, catholicae illae gentesEc clesiae, ejusque Summi Ponlifi- cis communis omnium fidelium Patris causam prae oculis ha- bentes ad civilem Apostolicae Sedis Principatum vindicandum, ad paccm et tranquilitatem sub- ditis Nostris restituendam quam- primum accurrere properent, ac futurum confidimus, ut Sanctis- simae nostrae religionis , et ci- vilis societatis hostes ab urbe Roma, totoque Ecclcsiae statu amoveantur. 22 Atque id ubi contigerit, omni certe vigilantia, studio, conten- tione a nobis erit curandum, ut ilii omnes errores, et gravissima propulsentur scandala, quae cum bonis omnibus tam vehementer dolere debuimus. Atque in primis vel maxime allaborandura, ut ho- minum mentes ac voluntates im- piorum fallaciis, insidiis et frau- dibus miserandum in modum de- ceptae coHustrentur sempiternae veritatis lumine , quo horaines ipsi funeslissimos crrorum et vi- tiorura fruclus agnoscant, atque ad virtutis , justitiae et religio- nis semitas amplectendas exci- tentur et inflammcntur. Optime cnm noscitis, Venerabilcs Fra- trcs, horrcnda i!la et omnigcna opinionum monstra , quae ex abyssi puteo ad exitium et va- stitatcm emersa longe jam late- que cum maximo religionis, ci- vilisquc societatis detrimento in- da quando vi entrammo non cess mai di porgerci. Pertanto speriamo^ che colVaju- to di Dio quelle Potenze Cattoliche avendo presente la causa della Chie- sa j e del suo Sommo Pontefice Pa- dre comune di tutti i fedeli^ si af- fretteranno di accorrere quanto prima a di fender e _, e rivendicare il civile Principato della Sede Aposto- lica^ e ridonare a Nostri sudditi la perduta pace^ e tranquillit , e Ci confidiamo, che verranno tolti di mezzo da Roma,, e da tutto lo Sta- to Pontificio i nemici della nostra Santissima Religione^ e della civile Societ. Appena ci avverr ., si dovr certamente con ogni vigilanza, sol- lecitudine, e sforzo da Noi procu- rare che si rimuovano tutti quelli errori^ e fortissimi scandali che con tutti i buoni s altamente ab- biam dovuto lamentare. E dappri- ma sar d^uopo sommamente affa- ticarsi a rischiarare col lume del vero sempiterno gli animi e le in- clinazioni miseramente illuse dalle fallacie^ dalle insidie, e dalle fro- di degli emp, (^ff^nch gli uomini conoscano i funesti frutti degli er- rori, e dei vizii, e siano eccitati ^ ed animati a seguire le vie della virt,, della giustizia, e della reli- gione. Imperocch molto ben cono- scete, Venerabili Fratelli^ quelle orrende, e d^ogni maniera mostruo- se massime , che scaturite dal fon- do delV abisso a rovina , e desola- zione gi prevalsero e vanno furi- bonde con danno immenso della Re- ligione , e della Societ. Le quali 29  valuere, ac debacchantur. Quas perversas pestiferasquc doctrinas inimici iiomines seu voce , seu publicis spectaculis in Yulgus disseminare numquam intermit- tunt, ut effrenata cujusque im- pictatis, cupidi tatis, libidinis li- centia magis in dies augeatur et propagetur. Hinc porro illae omnes calami tates, exitia et lu- ctus , quibus humanum genus , ac universus fere terrarum or- bis tantopere est funestatus et funestatur. Neque ignorantis cu- j asmodi bellum contra sanctissi- mam nostram religionem in ipsa quoque Italia nunc geratur , quibusque fraudibus et machi- na tionibus teterrimi ipsius reli- gionis et civilis societatis hostes imperitorum praesertim animos a fidei sanctitate , sanaque do- ctrina avertere, eosque aestuan- tibus incredulitalis fluctibus de- mergere atque ad gravissima quaeque peragenda facinora com- pellere conentur. Atque ut fa- cilius sua Consilia ad exitum perducere , et horribiles cujus- que seditionis et perturbationis motus excitare ac fovere possint haereticorum hominum vestigiis inhaerentes , suprema Ecclcsiae auctoritate omnino despecta, pia- ne non dubitant Sacrarum Seri- pturarum verba , testimonia , sententias privato proprio, pra- voque sensu invocare, interpre- tari , invertere , detorquere , ac per summam impietatem sancis- simo Christi nomine nefarie acu- ti non reformidant. Ncque cos pudet palam publiceque assere- peroerae , e pestifere dottrine i ne- mici non si stancano mai d diffon- dere nel volgo j, e in voce ^ ed in iscritto^ e ne' pubblici spettacoli per accrescere e propagare ogni d pili la sfrenata licenza di ogni em- piet^ di ogni cupidigia^ e passio- ne. Di qua derivano tutte quelle calamit e sventure^ e disastri^ che tanto funestarono^ e funestano Vu- man genere^ e quasi il mondo uni- verso. Non ignorate quale guerra si faccia nella stessa Italia anco- ra alla Religione nostra Santissi- ma y e con quali frodi ed artifizj i terribili nemici della Religione me- desima e della societ si adoperino per allontanare gli animi special- mente inesperti dalla santit della Fede_, e dalla sana dottrina^, e som- mergergli ne' vorticosi flutti della incredulit^ e sospingerli ai piii gra- vi misfatti. E ad agevolare V esito de'loro disegni^ ed eccitare,, e pro- muovere le sedizioni j e i commovi- menti sulV esempio degli ereticij di- sprezzata appieno la suprema au- torit della Chiesa j ardiscono in- vocare^ interpretarej mutare^ stra- volgere nel privato j^ e perverso lor senso le parolcj le testimonianze^ i sentimenti delle divine scritture^ e a colmo di empiet non paventano di abusare iniquamente dello stesso nome santissimo di Gesi Cristo. N pudor li trattiene punto dalV asserire pubblicamente che tanto la violazione di qualunque pi sagro giuramento _, quanto qualsivoglia azione scellerata^ e criminosa.) ripu- gnante ancora alla stessa eterna legge di natura non solo non deb- ba riprovarsi j, ma eziandio esser 30 re, tiim cujusque sanctissimi ju- ramenti ToIalionem, tura quam- libet, scelestam, flagitiosamque actionem sempiternae ipsi natu- rae legi repugnantem non solum haud esse improbandam, verum etiam omnino licitam , summis- que laudibus efferendam quan- do id pr patriae amore, ut ipsi dicunt , agatur. Quo impio ac praepostero argumentandi gene- re ab ejusmodi hominibus om- nis prorsus honestas , virlus , justitia pentus tollitur , atque nefanda ipsius latronis et sica- rii agendi ratio per inauditam impudentiam defenditur et com- mendatur. 23 Ad ceteras innumeras fraudes, quibus catholicae Ecclesiae ini- mici continenter utuntur, ut in- cautos praesertira et imperitos ab ipsius Ecclesiae sinu avellant et abripiant acerrimae etiam, ac turpissimae accedunt calumniae, quas in Personam Nostram in- tendere et comminisci non eru- bescunt. Nos quidem nuliis licet Nostris meritis Illius bic in ter- ris vicariam gerentcs operam , qui cum malcdiceretur non male- dicebat j cum paterelur non com- minahatur^ acerbissima quaeque convicia in omni patientia , ac silentio perferre , et pr per- sequentibus , et calumniantibus Nos orare numquam omisimus. Verura cum debitorcs simus sa- pientibus, et insipicntibus, om- niumque saluti consulere debea- mus , haud possumus , quin ad praecavcndam praescrlim inlir- morum offcnsioncm , in hoc appieno lecita , e degna di ogni en- comiOy quando si faccia^, coin* essi dicono j per amor della patria. Con si empio_, e stravolto modo di argo^ mentare da cotali uomini si toglie affatto ogni idea di onest^ di giu^ stizia, si difende, e s loda con som- ma impudenza la mano dello stes-^ so assassino e del sicario. Alle altre innumerevoli frodi , delle quali i nemici della Cattolica Chiesa di continuo si valgono per divellere ed istrappare dal seno di essa gVincauti precipuamente e gli inesperti, si aggiungono le pi a- troci, e abominevoli calunnie^ che non arrossiscono d'' inventare , e lanciare contro la stessa Nostra Persona. Noi certamente , bench immeritevoli, facendo qui in terra le veci di Colui, che mentre era maledetto non malediceva, men- tre soffriva non minacciava, sop- portammo con ogni pazienza, ed in silenzio i pi, amari oltraggi, e non ci restammo giammai dal pregare pei Nostri calunniatori, e persecu- tori. Ma essendo debitori ai dotti , ed agV ignoranti , e dovendo con ogni studi provvedere alla salvez- za di tutti affine di prevenire spe- cialmente lo scandalo de' deboli, non possiamo non rigettare da Noi in questo Vostro Consesso quella [al- 31  vestro Consessu a Nobis reji- ciamus falsissimam illam , et omnium teterrimam calumniam^ quae contra Personam humilita- tis Nostrae per recentissimas quasdam ephemeridas est evul- gata. Etsi vero incredibili hor- rore affecti fuimus ubi illud Cora- mentum legimus, quo inimici ho- mines Nobis, et Apostolicae Se- di grave vulnus inferre commo- liuntur , tamen nullo modo ve- reri possumus, ne ejusmodi tur- pissima mendacia vel leviter of- fendere queant supremam illam veritatis Gathedram, et Nos, qui nullo meritorum suffragio in ea collocati sumus. Et quidem sin- gulari Dei misericordia divinis illis nostri Redemptoris verbis uti possumus Ego palam loquutus sum mundo et in occulto Io- quutus sum nihil. Atque hic, Ve- nerabiles Fratres ^ opportunum ducimus ea ipsa iterum dicerc et inculcare, quae in Nostra prae- sertim Allocutione ad vos die 17 Decembris Anno 1847 habi- ta declaravimus ^ inimicos scili- cet homines, quo facilius veram germanamque catholicae religio- nis doctrinam corrumpere, alios- que decipere, et in errorem in- ducere queant, omnia commini- sci, omnia moliri, omnia conari, ut vel ipsa Apostolica Sedes eo- rum stultitiae particeps et fau- trix quodammodo appareat. No- mini autem ignotum est , quae tenebricosissiraae, aeque ac per- niciosissimae societates, et seclae a fabricatoribus mendacii, et per- versorura dogmatum cultoribus sissima, e fra tutte pi nera cdlun'- nia da alcuni recentissimi giorna- li divulgata contro di Noi. Quan^ tunque poi incredibile fosse V orro- re^ onde fummo compresi^ allorch leggemmo quella invenzione , con cui i nostri nemici si sforzano di arrecare grave ferita a Noi j, ed alla Sede Apostolica^ tuttavia non possiamo in alcuna guisa temercj che simili impudentissime menzo- gne possano anche di leggieri of- fendere quella suprema Catedra di verit^ e Noij che senza alcun merito ci troviamo in essa collo- cati. E certamente per singolare celeste misericordia possiam^ usare quelle parole del nostro Divin Re- dentore (( Io ho parlato palese- mente al mondo e in segreto nulla ho parlato  E qu^ o Ve- nerabili Fratelli^ stimiamo oppor- tuno di ripetere ed inculcare quan- to segnatamente dichiarammo nella Nostra Allocuzione del 7 decem- bre 1847 j che gli empj cio a po- ter pi facilmente depravare la ve" ra, e genuina dottrina della Cat- tolica Religione j, e ingannare^ ed in-' durre altri in errore non trala- sciano di adoperare invenzioni ^ macchinamentij e sforzi rf' ogni ge- nere per far apparire in certo mo- do essere la stessa Santa Sede par^ tecipe^ e fautrice della loro stoltez^ za. A tutti poi  palese quali te-- nebrosissime y non men che dan- nosissime societ j e sette in varj nomi siansi formale _, e stabilite dai fabbricatori di menzogna^ e seguaci di perverse dottrine, affi- ne d^istillare pi francamente ne^ gli animi i loro delirj, sistemi, e 32 fuerint variis temporibus coactae, et institutae , ac variis nomini- bus appellatae . quo eorum de- liramenta , systemata , molimina in aliorum animos tutius instil- larent , incautorum corda cor- rumperent , ac latissimam qui- busque sceleribus impune patran- dis viam munirent. Quas abo- minabiles perditionis sectas non solum animarum saluti , verum etiam civilis societatis bono et tranquiilitati vel maxime infeslas, atque a Romanis Pontifcibus Decessoribus Nostris damnatas Nos ipsi jugiter detestati sumus, ac Nostris Encyclicis Litteris die 9 Novembris Anno 1 846 ad uni- versos Ecclesiae Antistites datis condemnavimus, et nunc pariter suprema Nostra Apostolica au- ctoritate iterum damnamus, pro- hibemus, atque proscribimus. 24 At hac Nostra Allocutione haud sane voluimus vel omnes errores enumerare , quibus po- puli misere decepti ad tantas impeli untur ruinas, vel singulas percensere machinationes , qui- bus inimici homines, et catholi- cac religionis perniciem moliri, et arcem Sion usquequaque ini- pclere, et invadere contendunt. Quae hactenus dolenter comme- moravimus satis superque osten- dunt ex perversis grassantibus doctrinis , atque ex justitiae et religionis contcmptu eas oriri calamitates et cxitia, quibus na- tioncs , et gentcs tantopere ja- clantur. Ut igitur tanta amo- vcantur damna, nullis ncque cu- ris, ncque consiliis, ncque labo- trarne^ corrompere i cuori de" sem- plicij ed aprire un' ampia via a commettere impunemente ogni sor- ta di scelleratezze. Le quali abo- minevoli sette di perdizione perni- ciosissime non solo alla salute del- le animej, ma al bene altres^ e al- la quiete della societ sempre da Noi detestate e condannate gi dal Nostri Predecessori_, Noi pure nelV Enciclica ai Vescovi dell'orbe cat- tolico data il d 9 novembre 1846 condannammo^^ ed ora egualmente con la' suprema Apostolica auto- rit torniamo a condannare , a proibire., a proscrivere. Non fu nostro scopo in questa Nostra Allocuzione di enumerare tutti gli errori^ dai quali i popoli miseramente delusi vengono spinti a cosi gravi sciagure j o di ad- ditare tutte le macchinazioni _, con cui cercasi la rovina della Reli- gione Cattolica^ e di attaccare da ogni parte^ e d^invadere la rocca di Sion. Quanto abbiamo fin qui con dolore rammentato dimostra a sufficienza^ che dalle invalse pra- ve dottrine y e dal disprezzo della giustizia^ e della religione derivano quelle calanuta^ e sciagure^ da cui le nazioni^ e le genti sono cotan- to travagliate. Ad eliminare adun- que s gravi danni non devono ri- sparmiarsi cure, consigli j, e fati- che^ e veglie^ perch sradicate tan- 33  ribus, neque vigiliis est parcen- dum, quo tot perversis doctrinis radicitus evulsis, omnes intelli- gant, veram solidamque felicita- tem virtutis , justitiae , ac reli- gionis exercitio inniti. Itaque et Nobis, et Vobis, atque aliis Ve- nerabilibus Fratribus totius Ga- tholici orbs Episcopis summa cura, studio, contentione in pri- mis est allaborandum, ut fideles populi ab venenatis pascuis amo- ti , atque ad salularia deducti , ac magis in dies enutrili verbis fdei et insidiantium hominum fraudes et fallacias agnoscant , devitent, ac piane intelligentes, timorem Domini bonorum om- nium esse fontem , et peccata atque iniquitates provocare Dei flagella, studeant declinare a ma- lo , et facere bonum. Quocirca Inter tantas angustias non levi certe laetitia perfundimur, cum noscamus quanta animi firmi ta- te et constantia Venerabiles Fra- tres catholici orbs Antistites No- bis, et Petri Gatbedrae firmitcr addicti una cum obsequente si- bi Clero ad Ecclesiae causam tuendam, ejusque libertatem pro- pugnandam strenue connitantur, et qua Sacerdotali cura et stu- dio omnem impendant operam, quo et bonos magis magisque in bonitate confirment, et erran- tes ad justitiae semitas reducant, et pervicaces religionis bostes tum voce , tum scriptis redar- guant atque refellant. Dum autem has meritas debitasque laudes ipsisVenerabilibus Fratribus tri- buere laetamur, eisdem anmos te perverse dottrine comprendano tuttt\ che nelV eserczio della vir- t^ della giustizia^ della religione consiste la vera^, e solida felicit. Quindi e Noij, e Voi^ e gli altri Ve- nerabili Fratelli Vescovi di tutto l^Orbe Cattolico dobbiamo con ogni cura, sollecitudine e sforzo ado- perarci, perch i fedeli allontanati dai pascoli avvelenati , e condotti ai salubri^ e nudriti ogni gior- no pi con le "parole della fede conoscano , evitino le frodi , e gV inganni degli insidiatori e ben comprendendo essere il timore di Dio la fonte di ogni bene, e i pec- cati e le iniquit attirare i fla- gelli di Dio, si studino con tutta diligenza di ritrarsi dal male, ed operare il bene. Il perch in mez- zo a tante angustie proviamo cer- tamente non lieve contento^ cono- scendo can quanta fermezza, e co- stanza d'animo i Venerabili Fra- telli Vescovi dell* Orbe Cattolico a Noi, ed alla Cattedra di Pietro strettamente attaccati insieme col Clero a loro fedele virilmente si affatichino a difendere la causa : della Chiesa, ed a sostenere la sua libert , e con quale sacerdotale premura e studio diano ogni ope- ra per confermare sempre piti i buoni nella bont, ricondurre i traviati mi sentiero della giusti- zia, e con la voce, e cogli scritti ribattere, e confondere gli ostir nati nemici della religione. E men- tre Siam lieti di porgere ai Vene" rabili Fratelli medesimi le giuste, e meritate lodi, facciamo lor cuo- re , aflinch con Vajuto divino proseguano con zelo sempre mag- 34 addimus, ut divino auxilio freti pergant alacriori usque zelo mi- nisterium sauna implere, ac prae- liari praelia Domini, et exaltare vocem in sapientia et fortitudine ad evangelizandam Jerusalem, ad sanandas contritiones Israel. lu- xta haec non desinant adire cum fiducia ad thronum gratiae , ac publicis, privatisque precibus in- sistere , et fidelibus populis se- duto inculcare^ ut omnes ubique poenitentiam agant, quo miseri- cordiam a Deo consequantur, et gratiara inveniant in auxiiio op- portuno. Nec vero intermittant viros ingenio, sanaque doctrina praestantes hortari, ut ipsi quo- que sub eorum et Apostolicae Sedis ductu populorum mentes illustrare , et serpentium erro- rum tenebras dissipare studeant. 25 Hic etiam Carissimos in Chri- sto Filios Nostros Populorum Principes etRectores obtestamur in Domino , atque ab ipsis ex- poscimus ut serio ac seduto con- siderantes quae et quanta damna ex tot errorum ac vitiorum col- luvie in civilem societatem re- dundent, omni cura, studio, Con- silio in id potissimum incumbere velini, ut virtus, justitia, religio ubique dominentur , ac majora in dies incrementa suscipiant , atque universi populi , gentes , nationcs, carumquc Modcratores assidue ac diligenter cogitent et meditentur , omnia bona in ju- stiliac cxercilio consistere, omnia vero mala ex iniquitate prodire. Siquidera justitia elevat gentem , giove ad adempire il proprio mi- nistero^ a combattere le battaglie del Signore^ a sollevare la voce con sapienza^ e fortezza per evan-' g elizzare Gerusalemme^ e sanare le piaghe d'Israello. Conforme a ci non cessino dal ricorrere con fiducia al trono della grazia^ dal raddoppiare e pubbliche^, e priva- te preghiere^ e dalVinculcare con impegno ai fedeli^ che facciano pe- nitenza^ affinch possano ottenere dal Signore misericordia^ e rinve^ nire la grazia nelV ajuto opporr tuno. N desistano dall'* esortare gli uomini d" ingegno ^ e di sana dottrina^ onde essi sotto la scor-^ ta de^proprj Pastori e delV Apo- stolica Sede si sforzino a rischia- rare le menti de'^popoli^ ed a dis- sipare le tenebre dei serpeggianti errori. Qui pure scongiuriamo nel Si-^ gnore i Carissimi Figli Nostri in Gesti Cristo e Potentati^ e Gover- nanti j e da loro chiediamo ^ che attentamente ^ e seriamente consi^ derando i mali, e i danni derivan-^ ti nella societ da un torrente di tanti vizj^ ed errori^ vogliano con ogni cura, impegno^ e sollecitudi- ne principalmente provvedere, per- ch la virt^ la giustizia^ la re- ligione,, ovunque trionfino^ ed ab- biano sempre maggior incremento. E tutti i popoli, genti, nazioni,, e i loro reggitori pensino ^ e mediti- no assiduamente^ ed attentamente^ che tutti i beni sono riposti nella pratica della giustizia, che tutti i mali scaturiscono dalla iniquit : poich la giustizia innalza le na- 35 miseros autem facit populos pec- catum (1). 26 Antequara autem dicendi fi- nem faciamus , haud possumus , quin gratissimi animi nostri sen- sus illis mnibus carissimis at^ que amantissimis filiis palara pu- bliceque teslemur , qui de No- stris calaraitatibus vehementer solliciti singulari prorsus erga Nos pietatis affectu suas Nobis oblationes mittere voluerunt. Etsi vero piae hujusmodi largitiones non leve Nobis afferant solatium, tamen fateri dcbemus, paternum cor Nostrum non mediocri augi angustia, cum somraopere timea- mus, ne in tristissima hac rerum publicarum conditione iidem ca- rissimi filii suae in Nos cantati nimium indulgentes largitiones ipsas proprio etiam incommodo ac detrimento facere velint. 27 Denique, Venerabiles Fratres, Nos quidem investigabilibus sa- pientiae Dei consiliis quibus glo- riam suam operatur , piane ac- quiescentes ; dum in humilitate cordis Nostri maximas Deo agi- mus gratias , quod Nos dignos habuerit pr nomine Jesu con- tumeliam pati, et aliqua ex par- te conformes fieri imagini Pas- sionis Ejus , parati sumus in omni fide, spc, patientia, et man- suetudine acerbissimos quosque labores, et aerumnas perferre, at- que ipsam animam Nostram pr Ecclesia ponere, si per Nostrum sanguinem ipsius Ecclesiae cala- mitatibus consulere possemus. zoni, il peccato poi rende mi^ seri  popoli (1). Ma pria di por fine al Nostro dire non possiamo a meno di at- testare apertamente e pubblica^ mente il Nostro grato animo a tutti quei carissimi j ed affettuo- sissimi figli'i che grandemente sol- leciti delle Nostre calamit per un sentimento singolarissimo di affetto verso di Noi vollero inviarci le loro oblazioni. Sebbene tali pie lar- gizioni Ci apportino notevole sol- lievOj tuttavia dobbiam confessare^ che il cuor Nostro  assai angu- stiato temendo purtroppo^ che nella tristissima condizione della cosa pubblica eglino trasportati da uno slancio di amore non vadano ad incontrare ne' loro generosi sacri" fizj un vero incommodo ^ e danno> Finalmente y Venerabili Fratel- li Noi rassegnandoci pienamente agV impenetrabili decreti della sa- pienza di DiOy co^ quali Egli opera la sua gloria, mentre nella umilt del cuor Nostro rendiamo grazie infinite a Do per averci fatti de- gni di soffrire le ingiurie pel nome di Gesti y ed esser fatti in parte conformi alVimag ine della suapas- sione^ siamo pronti nella fede,, nella speranza y nella pazienza , nella mansuetudine a soffrire i piii acer- bi travagli, e penej e a dare per la Chiesa paranco la Nostra vita^ se col Nostro sangue Ci fosse dato di riparare alle calamit della Chiesa. Frattanto^ o Venerabili (0 ProY. C. 14, V. 34. (0 Prov. Cap> XIV. y. 34.  36  Interim vero, Venerabiles Fra- tres ne intermittamus dies, noe- tesque assiduis fervidisque pre- cibus divitem in misericordia Deum humiliter orare et obse- crare , ut per merita Unigeniti Filii sui omnipotenti sua dextera Ecclesiam suam sanctam a tan- tis , quibus jactatur procellis , eripiat, utque divinae suae gra- tiae lamine omnium errantium mentes illustret, et in multitu- dine misericordiae suae omnium praevaricantium corda expugnet, quo cunctis ubique erroribus depulsis cunctisque amotis ad- versitatibus, omnes veritatis, et justitiae lucem adspiciant agnos- cant alque occurrant in unitatem fidei, et agnitionis Domini No- stri Jesu Christ. Atque ab Ipso, qui facit pacem in sublimibus , quique est pax nostra, suppliciter etiam exposcere numquam de- sinamus, ut malis omnibus, qui- bus Christiana respublica vexa- tur, penitus avulsis, optatissimam ubique pacem, et tranquillitatem facere velit. Ut vero facilius an- nuat Deus precibus nostris suf- fragatores apud Eum adhibea- mus, atque in primis Sanctissi- mam immaculatam Virginem Ma- riani, quae Dei mater, et nostra, quaeque mater misericordiae , quod quaerit invenit, et frustrari non potest. Suffragia quoque im- ploremus Beati Petri Apostolo- rum Princpis, et Coapostoli cjus Pauli , omniumque Sanctorum Coelitum , qui jam facti amici Dei cum ipso regnant in coelis, ut clcmcntissimus Doniinus, co- Fratellij non tralasciamo di por- gere umilmentej e giorno^ e notte fervorose preghiere al Signore Id- dio ricco di misericordia j e scon- giurarlo affinch pe^ meriti dell' Unigenito suo Figlio tragga con la sua destra onnipotente la Chie- sa sua santa dalle tante tempeste j onde  sb attuta j e col lume della Divina sua grazia rischiari le unen- ti di tutti i traviati^ e vinca i cuori de^ prevaricatori nella mol- titudine della sua misericordia^ af- finch banditi da per tutto gli er- rori ^ e rimosse tutte le avversit, veggano e riconoscano tutti la lu- ce della verit^ e della giustizia ^ e corrano nella unit della fede, e nella cognizione di Nostro Si- gnor Ges Cristo. E non cessia- mo mai di chiedere supplichevoli da Quello stesso, che forma la pa- ce ne"* cieliy e che  la Nostra pa- ce y che tolti appieno tutti i ma- lij da cui  straziato il Cristia- nesimo si degni accordare ovun- que la tanto sospirata pace , e tranquillit. E perch piti facil- mente Iddio si pieghi alle nostre preghiere, prevaliamoci de'media- tori presso di Lui, e primiera- mente ricorriamo alla Santissima Vergine Immacolata Maria, la quale  Madre di Dio, e nostra , e che Madre di misericordia ci che dimanda ottiene e non pu non essere esaudita. Imploriamo anco- ra i suffragi di S. Pietro Princi- pe degli Apostoli, e del Coaposto- lo Paolo, e di tutti i Santi, che divenuti gi amici di Dio regnano con Lui ne' Cieli, acciocch il de-- mentissimo Signore pe'loro meriti.  37  rum intcrvenientlbus meritis ac e preghiere liberi i fedeli dai fla- precibus , fidelem populum ab gelli della sua collera^ e li pro- iracundiae suae terroribus libe- legga sempre^ e li allieti con Vab- ret, semperque protegat, ac di- bondanza della divina sua beni- vinae suae propitiationis abun- gnit. dantia laetificet. ALLOCUZIONE DI PiOSTRO SIGNORE PAPA PIO IX DEL 20 APRILE 1849 ESPOSTA A MODO DI CATECHISMO  41  SOMMARIO Necessit di conoscere questa allocuzione Frutti degli ultimi moti italiani  Sin- cerit di chi n' era cagione  Unit di cospirazione nelle diverse parti d'Europa Riuscimento del metodo riformato di cospirazione  Se le op- pressioni de'goTemi assoluti contro la Chiesa dispiacciano ai cospiratori  Questi tutt'altro cercayano che le riforme civili  Se le ree intenzioni manifestate pi tardi siano state un deviamento dal primo e pi puro scopo  Se il Papa rinunziando alla Sovranit temporale avrebbe cessata la persecuzione  Della congiura finta a celare la vera  L'errore di quelli che pensano che l'abdicazione del principato civile sarebbe stata nel Papa quell'ultimo consiglio di chi perde il corpo per salvare lo spi- rito Come il Papa definisce e circonscrive i nostri liberatori  Veri Ita- liani Amor loro e venerazione pel santo Vangelo A chi fanno essi la guerra  Vera scusa delle loro lodi e deiraflfezione per Pio IX  Perver- timento spaventoso da essi operato  Carattere di avvicinamento coll'apo- stasia del settentrione  Che si abbia a dire della fuga del Pontefice da Roma  Della pretenzione che il Papa movesse guerra all' Austria  Per cacciare il barbaro dall'Italia Piet dei nuovi Italiani per l'Italia  Che si ha da dire della Compagnia di Ges  Il Papa presidente della confe- derazione italiana  A chi imputare i tanti e tanto gravi disordini di questi ultimi due anni  Adoperamento provvidenziale di Pio IX fra que- sti disordini  Valore delle parole Italia stazionaria e progresso  Doveri de'Prelati, de' Principi, de'Fedeli a riparare i mali presenti  Se in tutto ci che qui si  discorso abbia luogo opinione  Conclusione. \^ui ex Beo est_, verba Dei audit. {a)  questo il ca- rattere distintivo, che di propria bocca ci porge l'increata Ve- rit, per discernere chi  di Dio da chi non . Chi  tale ascolta le parole di Dio, e se non le ascolta non . Propterea vos non auditiSj quia ex Beo non estis. Ma quali parole sono pi certa- mente di Dio, che quelle, le quali ci vengono dal supremo suo Vicario, dal Romano Pontefice; che senza manifesta nota d'in- fedelt non si pu negare di tutti i cristiani essere padre e mae- stro, e a lui nella persona di S. Pietro essere stata conferita da nostro Signor Ges Cristo la piena autorit di pascere reg- gere e governare tutta la Chiesa? Omnium Christianorum pa- trem et doctorem existere^ et ipsi in B, Petro p ascendi , regendj ac gubernandi universam Ecclesiam^ a D. N. J. C. plenam pote- va) Joan. 8. 47.  42  slaUm traditam esse? (a) Chiaro egli  dunque, che come chi  di Dio ascolta sicuramente le voci del primo Dottore e Padre universal de' Fedeli, cos chi alle sue voci non presta fede si- curamente ex Deo non est. Questa  la regola pi sicura di fe- de, la quale, se in qualsivoglia tempo non pu non tornare op- portunissima a chi la sorte desidera di stare con Dio, di questi giorni si rende non pure giovevole ma necessaria, per non ca- dere miseramente nel vortice insidioso di tanti errori, che ben pi delle armate ci muovono cruda guerra e minacciano fra noi resterminio della vera Religione, non meno che della civil so- ciet. Ad evitare s orrendo caso fa di mestieri scoprire le fraudi occulte e le fallacie e gli inganni de' nostri nemici; n questi meglio possiam discoprire, che rivolgendoci al Padre, al Pasto- re, al supremo interprete della verit, a quello, che pel primo tiene sulla terra il luogo di Dio. A Lui nelle incertezze e ne' dubbi! proponiamo le nostre questioni : da Lui riceviamone con sicurt le risposte, che sono senza fallo di Dio medesimo. L Discepolo. Che frutti si sono raccolti dagli acclamatis- simi rivolgimenti d'Italia, che doveano portare pel temporale il nostro risorgimento , e per lo spirituale l'affrancamento della Chiesa e dell'Augusto suo Capo da ogni vile servaggio di ter- rena potenza? Maestro. Aprite gli occhi, (1) e dove abbiate una scin- tilla anche sola di amor filiale per l'immacolata sposa di Cristo, com'  possibile che non vi sentiate lacerare il cuore alla vista di tante e si profonde piaghe a lei stampate nel seno, e dei ceppi e della schiavit ignominiosissima , onde ognora pi venne oppressa nella sua medesima reggia, negli stati della Pontificia dominazione ? Vedete le angustie estreme del visibile suo Capo, a cui fu interdetta persino ogni communicazione col Clero, co'' Vescovi, co'' Fedeli anche nelle cose meramente Spirituali. Vedete la Citt Regina del Mondo, il centro delia Cattolica Chiesa fatta selva si direbbe di bestie fre- menti, se delle bestie peggiori non fossero quegli eretici, quegli apo- stati, qve* settarii , maestri infami di comunismo e di socialismo, che da tutte le nazioni sonosi col radunati , e bollenti d'odio in- (a) Conc. Florent. (0 Vedi alloc. pag. 23. niim. H.  43  fernah contro la cattolica verit^ in voce e in iscrtto e in qual- sivoglia altro modo spargono dfogni fatta errori pestilenziali ^ e in- faticabilmente si sforzano a pervertire le menti e i cuori, per de- pravare la santit della Religione cattolica , e la regola immuta- bile della fede nella stessa metropoli del cristianesimo. Vedete non gi ne^ domimi solamente di qualche principe cristiano _, ma nello stato ecclesiastico sacrilegamente occupati i beni, le rendite^ i pos- sedimenti della Chiesa ; sacheggiati i Templi , violati i chiostri e convertiti in usi profani; vessate le vergini consacrate a Dio ; gli ecclesiastici pi, riguardevoli ^ ed i pi eletti Religiosi crudelmente perseguitati ^ gettati nelle prigioni ed uccisi ; preclarissimi Vescovi anche insigniti della Dignit Cardinalizia, barbaramente strappati dal proprio gregge _, e strascinati alle carceri. E tutto questo non  che un picciolo saggio , che ci d il Sommo Pontefice dei frutti che per la parte spirituale si sono raccolti dall'avven- turata nostra rigenerazione. Pel lato poi temporale dissipato ed esausto il pubblico erario (2) ^ il commercio interrotto e quasi estinto ; ingenti somme di danaro imposte ai patrizii e ad altri di- stinti cittadini; depredati i beni de' privati da que^_, che si danno il titolo di reggitori de^ popoli^ e sono veramente capi di bande sfre- nate di assassini ; tremante per lo spavento la libert di tutti buoni; la loro tranquillit sospinta alVultimo segno del pericolo^ e persino la vita esposta ognora al pugnale^ con altri estremi mali e danni gravissimi y onde vengono incessantemente tanto afflitti ed atterriti i miseri cittadini j, sono questi i bei principii della prosperit^ che mancava alVltalia^ e pi particolarmente ai sudditi della Santa Sede. Ora veramente si conosce , se gli odiatori del Sommo Pontificato aveano ragione o n, di compiangere Tinfelicit dei poveri Italiani, ai quali sotto il governo tanto insoffribile del Papa, e proporzionalmente degli altri sovrani non si era mai potuto, bench pi volte la filantropia ci avesse pensato, far re- gali cos magnifici e copiosi, e senza invidia dell'estero come questa volta. II. D. Ma come, se dai macchinatori de' nuovi ordini altro (0 Tedi alloc. pag. 24. num. 15. non si avca in bocca, che la libert della Chiesa, e V indipen- denza dell'Augusto suo Capo? M. Appunto misfatti si enormi contro la Chiesa , contro i suoi diritti (3)^ contro la sua libertj si ammettevano tanto ne^do- minii pontificiij, quanto in altri luogi dove hanno potuto metter le unghie questi briganti o altri della lor razza^ in quel tempo me- desimo che per ogni dove schiamazzavano libert, e volevano dar ad intendere che nulla stava loro tanto a cuore che liberar da ogni vincolo la suprema potest del Pontefice. III. D. Perch avete detto tanto ne^ domimi ponti fidi j quanto altrove ?  forse che i cospiratori contro la santa sede facciano causa comune cogli altri rivoluzionarii d' Italia ? M. Non solo d'Italia ma di tutta Europa.  cosa notoria, che i rivoluzionarii d'ogni paese presentemente lavorano di con- certo. Quest'accordo si fa manifesto sulle prime in Isvizzera, dove persone d'ogni nazione marciarono contro i cantoni cat- tolici. Nelle varie insurrezioni, che scoppiarono in Germania si riprodusse Io stesso fatto. Nelle giornate di Giugno 1848 mol- tissimi stranieri combattevano fra g' insorti di Parigi. A Roma la rivoluzione e la resistenza a' Francesi fu sostenuta quasi esclusivamente da' forestieri. Non solo i soldati dell'esercito del- l'anarchia sono cosmopoliti, ma cosmopoliti sono i capi mede- simi : Roberto Blura, Laviron Kersausie, Mazzini, Garibaldi e cent'altri , cui sarebbe troppo lungo nominare , diressero l'un dopo l'altro le sommosse in diverse citt. La solidariet dei de- magoghi negli ultimi avvenimenti  un fatto incontrastabile ; e per ogni dove i traditori gridavano libert per tutti ^ ma pri- mamente per Pio Nono, e per la suprema sua autorit. IV. D. Il peggio  che pare che ci riuscissero a farsi cre- dere zelanti dell'autorit del Papa, e in generale della prospe- rit della Religione, perch non sono mancati n frati, n preti, n parroch, n altri a questi ancor superiori, i quali quasi te- messero che i semplici fedeli dubitassero delle pie intenzioni dei nostri liberatori , si sono occupati ( e quanto seriamente ! ) in voce ed in iscritto anche dal sacro aliare ad assicurarli che non (.5) Vedi alloc. pag. H. nuin. 14.  45  v'era forse mai slata gente pi divota alia Religione nostra san- tissima, n epoca agli interessi della Chiesa pi favorevole ; che doveano pure una volta scomparire per sin le tracce di quel- l'assolutismo inflessibile, che al diritto sostituiva la forza, per opprimere il sacerdote, che aveala consacrata. M. Dite vero pur troppo sebbene questa orribile cospirazio- ne (4) o a meglio dire questa lunga serie di cospirazioni fosse tanto chiara e manifesta da non potersi non vedere^ se non da chi avesse chiusi volontariamente gli occhi ; pure ( mirate permissione di Dio ) non fu, veduta da molti di coloro appunto _, ai quali la conserva- zione della comune tranquillit dovea essere per tanti capi a cuore. E per quanto gli instancabili artefici di tumulti dessero di s i pi gravi sospetti^ non mancarono per uomini di buona volont^ che porsero loro ( chi il crederebbe ! ) la mano arnica^ forse colla spe- ranza di ridurli per questa via a sensi di moderazione e di giu- stizia. Cos il comun Padre con viscere veramente paterne vuole scusare que' malaccorti figliuoli che a dispetto della carica o dignit, che occupavano, in cambio di difendere dalla brutale aggressione la Chiesa, e la societ minacciata, si sono dati per ajutatori e compagni degli aggressori. Ma che gioverebbe ormai pi la scusa amorevole del buon Padre, quando i figliuoli nep- pure dopo un tale avviso ritirassero la mano sconsigliata n facessero a riparare lo scandalo almeno tanto, quanto gi fecero a darlo? Di tante macchine che in questi disgraziatissimi tempi sonosi poste in opera simultaneamente a mettere in fondo so- ciet e Religione, la pi efficace  stata fuor d'ogni dubbio quella d' interessare nell'assalto contro la Chiesa gli Ecclesiastici stessi. L'assalto in questa forma diventava poltico-Ecclesiastico, e il ripugnare o il resistere agli assalitori avrebber voluto i maligni che avesse poco meno che sembianza di ribellarsi alla Chiesa. Che maraviglia per che in Italia segnatamente abbiano* accumulato pi rovine in pochi mesi di alleanza con parecchi del Clero, che in molti anni di guerra aperta contro del Cle- ro ? Dal momento che il pastore si mette dalla parte dei lupi, (4) Vedi alloc. pag. i2, num. 8. - 46  chi potr pi impedire la strage universale del gregge ? Ed  per questo che i nuovi eredi dell'odio Volteriano contro Cri- sto, quegli, di cui Cristo medesimo Signor Nostro diceva Vos ex Patre Diabolo estis, et desideria patris vestr vultis facere (a) sul principio dell' ultima irruzione contro la Cattolica Chie- sa , lasciala la vecchia e ormai troppo screditata via di impu- gnare apertamente con grossolani sofismi, o con satire invere- conde , o con oscene bestemmie le verit sacrosante di nostra fede, e d' insultarne i Ministri con motti e contumelie villane, si sono rivolti al partito della simulazione, fingendo riverenza al Vangelo ed ossequio al sacerdote, per aver l'uno e l'altro quasi complici nella esecuzione del progetto s largamente me- ditato di toglier dal mondo ogni vestigio di cattolica Religio- ne. Vero  che la simulazione essendo mezzo, non fine , non dura pi oltre al conseguimento del fine ; e per, dove appena gli empi sonosi lusingati di averlo ottenuto, alla simulazione  succeduto nelle sue proprie sembianze l'odio feroce, ed ha la- sciato in parecchie citt soprattutto in Roma tanti e tanto spa- ventevoli monumenti di crudelt, di barbarie, d'irreligione, che tutti i secoli dell' impero assoluto anche uniti insieme non ne hanno veduti gli eguali. Aspettiamo la storia libera dalla cen- sura del pugnale, e ce lo dir. Ma badate, o fedeli dilettissimi, nei principati assoluti e particolarmente nell'Austria ci che ai COSI detti liberali  insopportabile, non dobbiam credere che siano certe massime, certi principii di servit, anzi pur di oppressione per la Chiesa, a cui i sovrani pi volte appigliaronsi ora per passione , ora per gelosa, ora per interesse, sempre per insi- nuazione e artifizio dei padri o degli avi de' nostri medesimi liberali. (^) N, n : la ragione per cui i nostri Principi, e parti- (a) Joann. 8. 44. (*) Vincenzo Gioberti afferma che Giuseppe II era religiosissimo, e non attinse dalla filosofia del secolo altro che il concetto delle riforme, le quali erano sostanzialmente utilissime e lodevolissime , bench nel disegnarle e man- darle ad effetto egli errasse talvolta per indiscretezza o imprudenza , e non per irreligione. Ges. Mod. III. Si. Non le '1 diss'io ? Le istituzioni Giusep- pine cotanto ostili alla Chiesa sono essenzialmente utilissime e lodevolissime ; ed i Sommi Pontefici che in tante maniere le han riprovate , han preso un granchio a secco. L'unica tacjcia che dai rivoluzionarii si d al religiosissimo - 47  colarmeute l'Austriaco sono s esosi a costoro, sapete quaF  ?  perch i Principi contro il desiderio e contro le speranze del liberalismo si sono fermati a quelle massime, a que' principii; non hanno voluto progredire logicamente dai principii alle ul- time conseguenze ; hanno avuto in orrore il compimento dia- lettico, a cui dovean condurre que' primi passi ; in somma non dispiace in essi il male, che i sovraai hanno fatto alla Chiesa, ma quello che non han fatto ; dispiace che con tanto che hanno in mano, non abbiano ancor saputo liberare la setta dal pen- siero e dall' impresa di distruggere almeno in Italia la Reli- gione del Papa. V. D. Non si parlava che di riforme civili, di statuti pi larghi, di migliorare in somma la condizione de' popoli; e poi.... M. E poi tutt'altro era quello che si cervava. Udite: non istituzioni pii libere (5) ^ non pubblica amministrazione pi vantaggiosa j non provvide ordinazioni in pr dello Stato si vole* vano da questa qente, ma quello che 'precisamente intendevano era di abbattere^ schiantare^ distruggere affatto il civil principato e il potere della Sede Apostolica. E per quanto  da loro , il reo di- segno si condusse a fine col decreto dei nove febbrajo dalla cosi detta Costituente Romana ; col quale non sappiamo se con maggiore ingiustizia contro i diritti della Chiesa Romana ^ e V annessa libert nell'esercizio dell' Apostolico Ministero^ o se con maggior danno e calamit dei sudditi Pontificii _, dichiararono _,  Romani Pontefici decaduti di diritto e di fatto dalla sovranit temporale. VI. D. Sar stato questo un deviamento successivo dal primo disegno , o anche un pervertimento. Ma da principio quando con mille viva a Pio IX imploravano la riforma, non pare che avessero si rea intenzione? Giuseppe  di poca prudenza e discrezione. Per lo stesso moliro Leopoldo di Toscana, che con le leggi Giuseppine malmen la religione nel ducato, giov alla fede meglio di Cosimo terzo. Ges. Mod. IV. 404. Finalmente i nostri re- pubblicani che due anni sono declamavano con tanto zelo suiPoppressione, che TAustria faceva della chiesa, usurpatosi poi il potere giunsero non solo ad uguagliarla, ma passarono anche nella persecuzione gli stessi Imperatori ido- latri e barbari. (5) Vedi alloc. pag. 17. num. 10.  48 -- M. Eppur credete che F intenzione era antica. Quell'ayyo- aito Romano (6) che recit Vorazione ai congregati per la Costi- tuente nell'esordio stesso dichiar a tutti senza mistero ci che esso^ e i compagni suoi, autori deWorribil sommossa pretendevano^, ci che avean di mira. La legge ^ egli disse , del morale progresso essere imperiosa e inesorabile; s e i suoi compagni gi da lungo tempo aver fisso neW animo di rovesciare interamente il dominio temporale della Sede Apostolica, ad onta che il Papa avesse in tutti i modi cercato di secondare i lor desidera. VII. D. Ma vogliamo credere, che dove il Sommo Ponte- fice per contentarli avesse abdicato il principato terreno, essi l'avrebbono lasciato in pace? M. N : per soddisfare pienamente ai loro voti non bastava che rinunciasse alla sovranit temporale, era necessario che ri- nunciasse ancora al consorzio dell'uman genere, e in altri ter- mini equivalenti, che, o fosse tolto dal mondo, o condannato a perpetuo carcere. Sentitelo dalla bocca del S. Padre : il quale Ministro (7) ( parla di uno dei due impostigli dalla ribellione, Mamiani e Galletti ) con gravissima ingiuria alla Sede Apostolica non ebbe ribrezzo di proporre che assolutamente doveasi separare il civil principato del Romano Pontefice dalla podest spirituale. E quel medesimo non molto dopo non dubit di asserire di Noi cose talij, per cui il Sommo Pontefice, venisse in certo modo scacciato, e segregato dal consorzio delVuman genere. Per arrivarci non so che ci sia altra strada, che morte o prigione in vita. Vili. D. Di fatto mi ricordo, che si parl di congiura con- tro la sua sacra Persona. M.  vero che si parl di congiura ; ma quella di cui si parl con tanto rumore, non v' mai stata. Fu una congiura falsissma per coprire la vera ; fu un pretesto (8) col quale mi- ravano a provocare scel eratamente il disprezzo, Vodio, il furore del popolo contro i personaggi piti scelti, riguardevoli per virt e per Religione, ed anche distinti per ecclesiastiche dignit. Cos le per- sone pi illuminate, pi attaccate alla Santa Sedo, pi oppor- (6) Vedi alloc. pag. iG. nurn. 10. (7) Vedi pag. ^4. num. 10. (8) Vedi pag. 7. nurn.' 2.  49  lune a scoprire le fraudi, onde si strascinava precipitosamente lo Stato Ecclesiastico, e con esso l' Italia nell'abisso, venivano allontanate ; e i veri congiurati restavano soli, e senza contrad- ditori, padroni del campo. Ma come persuadere al mondo una calunnia si orrenda contro persone universalmente conosciute integerrime e specchiatissime ? Come ? A forza di tridui; in rin- graziamento della scoperta congiura si fan tridui a Loreto nella Santa Casa , tridui a Genova , tridui a Torino , tridui in altre principali citt : se ne stampan le preci, perch i lontani pos- sano partecipare agli affetti tenerissimi dei presenti per la mi- racolosa scoperta. Entrandoci con tanta divozione la Madonna e i Santi, com'era possibile, che non ne restassero alfine per- suasi anche i pi increduli ? IX. D. Davvero che il Papa ( sul fine dell'esordio d^lla presente allocuzione ) ha ragione di chiamarli peritissimi fraudum architecti ; sebbene per quanto mi accorga non  questa n l'uni- ca fraude n la principale che in tutto questo mistero d'iniquit hanno saputo architettare g' ingegneri del tradimento. Ma di ci pi avanti : per ora vorrei manifestare un mio pensiero. Io sono d'avviso che dove gli aggiratori non avessero avuta l'ul- tima mira a cacciar fuori dal consorzio dell'uman genere il Som- mo Pontefice, ma si fossero proprio contentati, che deposta la corona ritenesse sol la tiara, questi non avrebbe fatto male a cedere una volta il principato civile. Sarebbe ci stato, per quanto a me pare , un ceder la terra per conservare il Cielo, perdere il corpo per non perdere l'anima, dare il temporale per mettere in sicuro l'eterno. Certo io non saprei trovare cosa pi conforme allo spirito, anzi alle sentenze pi chiare e pi espresse del S. Evangelio. M. Eppure non vi apponete ; rammentate pertanto quel che vi dissi da principio, qui ex Deo est^ verba Dei audit^ e poi at- tendete : non possiamo (9) non ammonire e riprendere ( sono pa- role di Dio, qui vos audit me audit ) non possiamo non ammonire e riprendere in particolar maniera coloro^ che fanno plauso al de- creto ^ col quale il Romano Pontefice viene spogliato deWonore e della dignit del suo principato civile , affermando che ci torni (9) Vedi aloc. pa^. 21, num. d3.  50  mr abilmente in pr della libert e della prosperit della Chiesa. Ma perch le nostre parole non abbiano presso veruno color d'am- bizione^ dichiariamo apertamente e in faccia a tutto il mondo ^ che qui noi non parliamo ne per cupidigia di regnare, ne per deside- rio di temporal principato^ mentre V indole e la naturale nostra inclinazione  bene aliena da qualunque dominazione. Ma contut- toci vuol la ragione delVojftcio nostro, che difendendo il civil Prin- cipato della Sede Apostolica, difendiamo a tutto potere i diritti e i possedimenti della Santa Chiesa Romana, non che la sua libert che non va disgiunta dalla libert e dal ben essere di tutta la Chie- sa. E invero gli uomini che applaudendo alVaccennato decreto con- vengono in cose tanto false ed assurde, ignorano o fingono d'igno- rarcy che per una disposizione affatto singolare della divina Prov- videnza  avvenuto che diviso Vimpero Romano in pi Regni e in signore diverse, il Romano Pontefice, al quale da Cristo Signore fu commesso il governo e la cura di tutta la Chiesa, avesse potest ancor civile, appunto perch a governare la Chiesa medesima, e a mantenere V unit, godesse di quella piena libert, che richicdesi alVesercizio del supremo Ministero Apostolico. Imperocch tutti vedono chiaramente, che i popoli, le nazioni, i Regni Cattolici non potrebbono mai avere piena fiducia, n prestare la debita obedienza al Pontefice, dove lo vedessero soggetto al dominio di altro Principe 0 di altro Governo, e per conseguente men libero il considerassero nelle sue ordinazioni. Senza dubbio questi popoli e questi Regni non finirebbero mai di sospettare e temer fortemente, che il Pontefice non conformasse i suoi atti a beneplacito del Principe o del Go- verno sotto cui egli si trovasse ; e quindi bene spesso non esitereb- bero di ripugnare con tal pretesto a^ suoi decreti. E per verit dicano gli stessi nemici del poter temporale della Sede Apostolica, che ora dominano in Roma, con quale fiducia ed ossequio riceve- rebbono essi le esortazioni, le ammonizioni, gli ordini le costituzioni del Sommo Pontefice quando sapessero esser lui suddito di altro sovrano o di altro governo qualunque, particolarmente dove fra un tal Principe e lo Stato Romano diuturna ardesse la guerra ? (*) {*) L'abbiain votlulo col fatto. I repubblicani negavano ogni aulcnticil  valore agli atti di Pio IX, perch a Gaeta egli era sotto il dispotismo del Re 4li Napoli, conri^essi dicevano.  51  Cos il supremo Vicario di Dio in terra alla proposta del vostro pensiero. Pensateci bene, e non dimenlicate, che qui ex Deo est vera Dei audit. Sebbene a schiarimento ancor maggiore di que- sto punto, piacerai aggiungere qualche osservazione, che giover a meglio comprendere i sensi del Santo Padre. E primieramente Timpegno costante dei nemici della Chiesa di Do, nell'avver- sare e combattere ne' Romani Pontefici la corona di Principe temporale, non  una prova manifestissima dell'importanza di questa al maneggio efficace dell'autorit spirituale? Se potesse il Pontefice anche senza l'indipendenza di terrena sovranit reg- gere egualmente bene per tutto il mondo la Chiesa Cattolica, perch mai coloro, che odiandola a morte anelano alla sua di- struzione, cercan d'ogni tempo di spogliarla delTindipendenza sovrana? Non  egli vero, che dove questo non portasse alcun giovamento alla causa della Religione cattolica, quando pure riusciti fossero nell'intento di rendere il Papa nell' ordine ci- vile un semplice privato, un cittadino soggetto come tutti gli altri alla podest secolare, non avrebbon fatto ancor nulla al conseguimento del loro fine d'indebolire cio la Chiesa, e di prepararla e condurla alla tanto bramata dissoluzione ? Eh di- lettissimi, allorch vedete il nemico rivolgersi con tant' empito ed apparato di forze e di macchine, a spianare i terrapieni e le fortificazioni esteriori della vostra citt, sareste mai cos dis- sennati da persuadervi , che quegli esterni trinceramenti niun profitto arrecano alla difesa e conservazione della fortezza? Ora leggete le storie ecclesiastiche, e vedrete, che ogniqualvolta l'in- ferno  ritornato alla prova di svellere dalla terra la fede di Ges Cristo, sempre si  insieme occupato a combattere almeno colla lingua e colla penna dei suoi seguaci, quando non ha potuto di pi, la potenza, lo splendore, la dignit di Principe ne' suoi Pontefici ; e quasi quasi avrebbe accordato o pace o tregua sul rimanente, purch si foss^e sull' articolo del potere temporale capitolato. (*) (*) I medesimi capi della rivoluzione ora non sanno pi negarlo, e con- fessano apertamente che il loro scopo era di togliere al Papa non tanto l'au- torit temporale, quanto la spirituale. L'abolizione del potere temporale^ scrive Mazzini in un articolo stampato sul Globe di Londra nel passato Agosto, evi-  52  N ci senza buona ragione all' intendimento precipuo di togliere una volta dal mondo la Religione nostra santissima. Imperocch spogliato il Papa della corona di Principe, dovr pure per conseguente esser suddito di altro governo. Or que- sto governo o vogliam supporre, che sar d'ogni tempo, in ogni circostanza, in qualunque pericolo, ad ogni costo fedele all'os- servanza dovuta al Capo della Chiesa, senza mai impedirlo n contrariarlo nelle disposizioni relative all'esercizio della propria autorit spirituale ; ed in tal caso di una indefettibilit prodi- giosa ne facciam due ; una pel Romano Pontefice, l' altra pel governo di cui il Pontefice divien suddito ; una fondata nella promessa esplcita del Vangelo^ l'altra di pura nostra inven- zione, e contraddetta s dall'esperienza, come dal Vangelo me- desimo; e questa cento volte pi pericolosa della prima, siccome applicabile a cento governi, a cento diverse forme, e specialmente dove il governo fosse di pi (come nella democrazia, aristocrazia, oligarchia ) simultaneamente accordato a pi persone le quali per miracolo dovrebbero essere sopra tal punto infallibile sempre d' accordo a dispetto del contrasto delle passioni, delle gare, degli in- teressi di famglia, delle ambizioni, delle differenze private e simili, che nel corso ordinario delle umane cose difficilmente permettono che anche tre soli invididui pienamente convengano un giorno solo. Non basta : ci vorrebbe di pi oltre la privilegiata assistenza dello Spirito Santo pel Sommo Pontefice e l'altra pel governo, una terza ancor pi privilegiata per i fedeli , affinch d'ogni tempo, in ogni luogo, e in qualunque circostanza, questi depo- nessero ogni sospetto, che il Governo, sotto cui trovasi il Capo della Chiesa, non abbia punto influito nelle sue deliberazioni. Sarebbe in somma necessario rovesciare da capo a fondo la natura e l'ordine dell'umana societ, e fare, che il miracolo e il privilegio non fosse pi un'eccezione, ma la condizione sta- dentemente portava seco nelle menti di coloro che capiscono il segreto del- l'autorit papale, l'emancipazione delle menti degli uomini dall'autorit spi- rituale. E la medesima cosa ripete pi chiaramente in un altro articolacelo stampato in settembre, che ha per titolo j Dal Papa al Concilio: nel quale pubblica una scrittura gi da lui messa in luce nel 1832 per provare che le sue convinzioni datano da oltre a dieciassctte anni. Non c'era bisogno di que- sta prova: sapevamcelo. '  53 ->- bile, permanente, ordinaria dell'uman genere. Forza  dunque supporre, che il governo dominatore del Capo, non  possibile, che si porti sempre in tutti gli affari ecclesiastici da suddito ossequioso del suo suddito in temporalibus. Ed ecco quindi la Chiesa ritornata alla sua infanzia, ai primordii della sua esisten- za , alla condizione di S. Pietro , allo stato dei Pontefici Mar- tiri , ed ancor peggio. Dissi ancor peggio , attesoch , se tale stato si doveva allora considerare semplicemente come inizia- tivo di quell'altezza , maest , e grandezza , che l'edifizio della terrestre Gerusalemme per vie s ardue e sanguinose andava acquistando pel tempo predefinito dalla divina sapienza ; ora all'opposto ci si offrirebbe non come transitorio, e conducente a miglior fortuna, ma fermo ed immobile, quale stato proprio alla natura, all'indole del Cristianesimo. Il quale perci e avreb- be a condannare come errati tutti i suoi Pontefici, e Concilii ecu- menici, i quali per tanti secoli hanno accoppiato le due podest contro ci che secondo costoro esigerebbe l' intima essenza della Religione di Cristo, e sono arrivati sino a colpire di tremende scomuniche quanti avessero anche in menomissima parte vio- lati i diritti dell'Ecclesiastico poter temporale; e dovrebbe riguardare come rea di tanto errore l'eterna Provvidenza, che in modi arcani portentosissimi avea dalle catacombe e dalle carceri portati i Pontefici a sedere sul trono dei Cesari perse- cutori. La Chiesa poi per compire la missione del Verbo incar- nato dovrebbe da un lato avvanzarsi come il sole usque ad perfectum diem {a) e dilatarsi all'oriente e all'occidente, al set- tentrione e al mezzogiorno, praedtcare Evanglium in universa mundo. Dall'altro dovrebbe rifiutare tutti gli avanzamenti e tutti gli ajuti, che per avvanzarsi le porgesse la provvida mano del divino suo Autore, e rimanersi in perpetuo stazionaria entro gli angusti limiti di quella culla, che l'ebbe accolta nascendo. Torna dunque poco meno che il medesimo spogliare il Papa di una autorit che spogliarlo di tutte e due : togliergli stabil- mente lo scettro di Principe, e impossibilitargli l'uso libero delle chiavi; rapirgli il poter temporale, e contendergli l'esercizio in- dispensabile dello spirituale. Vedete, o dilettissimi, con quanta (a) Gen. 38. i4. - 54 - ragione ci dica il S. Padre, non possiamo non ammonire e ripren- dere in particolar maniera coloro j, che fanno plauso al decreto, col quale il Romano Pontefice viene spogliato delV onore e della di- gnit del suo Principato civile? Vedete ora dove il serpente tiene la coda : mentre pareva che nulla pi cercasse che il sacrificio dell'accessorio, mirava, che gli fosse immolato il principale. Onde potete scorgere in fine, che ceder la terra, perder il corpo, la- sciare il temporale non solo  ottimo consiglio, ma debito ne- cessario, quando giovi al conseguimento del Cielo, alla salute dell'anima, alla sicurezza dell'eternit ; ma per l'opposto essere questo il partito pi sconsigliato, dove perdasi insieme Cielo, anima, eternit. X. D. Ringrazio mille volte il Signore, che per mezzo del suo Vicario mi abbia illuminato su questo punto. Veggo or chiaramente lo spirito di Satana, dove mi si voleva far credere lo spirito del Vangelo ; e quasi mi prende vergogna di me me- desimo, per non avere tanto prima capito le insidie, che in tale separazion di poteri si nascondevano; togliere cio al Capo il necessario influsso nel Corpo mistico della Chiesa, ci che in effetto  togliere la vita alla Chiesa medesima ; condannare i Pontefici ed i Concilii ecumenici di error manifesto per tanti secoli insegnato, sostenuto e difeso anche colle minaccie solenni delle pi terribili pene, che possa infligger la Chiesa; di tanto errore, anzi di una serie s continuata di errori dichiarar com- plice per conseguenza la Provvidenza divina, dalla quale non  possibile non riconoscere lo splendore, la gloria , la dignit ancor temporale, a cui per vie mirabili e inaspettatissime ha innalzato la Sede Apostolica ; e il popolo dei fedeli, che giusta i destini del Divin fondatore si deve estendere ad occupare la terra tutta, costringerlo a morire ben presto entro l' angusta sfera de'suoi natali ; cercavasi in sostanza l'esterminio e la morte della Beligione Cattolica. Ma chi sono dunque costoro che tanto affannavansi ad ubbriacarci delle sperante d'Italia delle riforme ormai conseguite, delle nuove liberissime instituzioni e del pr- j>resso ? M. Sono empi che altro fine (10) non avevano che indurre (iO) Vedi alloc. pag. 4. num. ].  55  con magnifiche e false promesse^ e trarre quasi a viva forza in errore V animo e la mente degl'imperiti. Sono tali che (11) chie- dendo nuove istituzioni^ e con esse il si decantato progresso altra mira per verit non aveano se non di fomentare agitazioni conti- nue ^ di abolire per ogni dove qualunque principio di giustizia^ di virtUj di Religione ; d'introdurre e propagare ampiamente a danno e rovina di tutta Vumana famiglia Vorrendo^ desolante^ e alla stessa naturai ragione ripugnante mostro del socialismo^ commessi dicono^ o anche del comunismo. Sono coloro che insistendo ogni di pi, (12) ne^loro progetti e macinamenti mai non omisero n attentati n audacia per crollare ed abbattere^ conforme gi machinavano da lunga pezza il civil principato del Romano Pontefice^ e muovere insieme (  questo il fine ultimo delle lor simpatie ) acerrima guerra alla nostra santissima Religione. Sono implacabilissimi ne- mici della Chiesa e delV umana societ (13). Sono nemici di Dio e degli uomini (14) che accesi di lunga e rabbiosa sete di dominio ^ di rapine, di distruzione, ormai pi ad altro non anelavano, che al sovvertimento di ogni umano e divino diritto per saziare le loro voglie. Sono ^ nemici (15) irreconciliabili dell* ordine e della pub- blica tranquillit j i quali portando in cima de' loro voti il non lasciar cosa alcuna intentata a danno del Pontificio governo^ e tenere in continua agitazione e sospetto il popolo^ non rifinano sia con publiche stampe, sia coi circoli, sia colle congreghe , sia con altri artificii di qualunque genere di calunniare atrocemente il go- vernOy ed infliggergli la taccia di inerzia, di tradimento, di fraude. Potremmo aggiungere, che sono gente scomunicata, rei di tradi- menti, colpevoli di atroci congiure, condannati in contumacia chi alle forche, chi alla galera, chi ai ferri, chi a perpetuo bando; potremmo dire, che sono ribelli, rinnegati, apostati , traditori, micidiali, che non riconoscono n in Cielo n in terra altro padre che il diavolo, a cui si sono dati per figliuoli, tanto pi vituperosi, quanto pi volontaria Ma per quanto tutto ci sia (^0 Vedi alloc. pag. \\. num. 7. (12) Vedi alloc. pag. 4. num, \. (13) Vedi alloc. pag. 9. num. 5. (H) Vedi alloc. pag. \S. num. -10. ( ter e piene d'ogni genere d contumelie acerbissime j, d' ingiurie j, di minacele^ che il tenero Suo cuore diede alle fiamme^ onde perderne in perpetuo ogni memoria. Se istituiva la consulta di Stato, essi malignavano, che giusta l'iniquo lor desiderio, veniva a trasfor- mare (21) con tal atto la natura del Pontificio governo^, sottopo- nendo la Suprema Sua autorit al giudizio de' consultori...... e con insigne impudenza spargevano s ne"" Pontificii domimi^ come presso V estere nazioni^ che il Papa conveniva pienamente ne^ tenebrosi loro divisamenti. Che pi ? A tutte le altre innumerevoli fraudi (22)_, delle quali incessantemente fanno uso i nemici della cattolica Chiesa^, (20) Vedi alloc. pag. 6. num. 2. (20 Vedi alloc. pag. 8. num. 3. (22) Vedi alloc. pag, 30. num. 23.  G2  per distaccare e strapparle dal seno i figliuoli spezialmente inesper- ti ed incauti^, si aggiungono pure le piic nere e turpi calunnie^ che non hanno punto vergogna d'inventare e di volgere contro la sua sacra persona. Veramente il 5. Padre sostenendo sulla terra le veci di chi quand'era maledetto non malediceva^ quand'era fatto patire non minacciava^, non ha mai lasciato o di soffrire in silenzio ogni pi acerba ingiuria^ n di pregare pe^ suoi persecutori e calunnia- tori. Ma d'altra parte essendo debitore a^saviinon meno che agl'igno- ranti, come quegli che deve provvedere alla salvezza di tuttij a prevenire lo scandalo particolarmente dei deboli non ha potuto a meno di non respingere da se quella falsissima e di tutte la piti nera caluinia che contro di lui venne divulgata da alcuni gior- nali. Ma quale  questa ?  l'infame calunnia sparsa poco prima QV allocuzione da alcuni dei giornali pi empi di Roma (*) e di Toscana, ch'egli avesse gi appartenuto a quelle societ scerete, che machnarono non solo la Repubblica universale d'Italia, ma il sovvertimento della Religione. Il Costituzionale Romano non manc di levare dignitosamente la voce contro l'atroce menzo- gna, alla quale per non si ebbe rossore di ricorrere, onde persuadere^ se fosse stato possibile , alla plebe di Roma , che per se Pio IX non era alieno da tutti que'movimenti. che ten- devano a spogliare il Pontefice del suo temporale dominio , e che tutte le contrarie dimostrazioni, ch'Egli avea fatte, non esclusa l'istessa sua fuga, era stato costretto farle dall'influenza dell'estere potenze, e per non chiamare sulle terre Romane tutte le loro forze congiurate contro il risorgimento d' Italia. Ma da chi ha rinnegato anima, coscienza e Dio quale iniquit pi portentosa non si pu aspettare ? Certo che a meglio corrom- pere la vera e genuina (23) dottrina della Chiesa Cattolicaj e ad illudere e trarre in errore gli altri si appigliano a qualunque par- tito ; ogni ritrovato j ogni macchina^ ogni attentato mettono in ope- ruj onde far apparir^ che la stessa Sede Apostolica in qualche modo entra a parte dei forsennati loro disegni e li favorisce. Qua, ve r ho gi detto, erano rivolti i panegirici, gli elogi, (*) l'u il Positivo., che accenn prima, e poi in due articoli divulg l'in- fame calunnia. Ed era questo giornale diretto da Monsignor Gazzola ! ! ! Ci) Vedi alloc. pag. 31. num. 23. I  63 ^  viva ripetuti sino a una insopportabilissima noja : qua tende- vano le feste incessanti a suo onore ; qua l'amore sviscerato per Pio IX. Si cercava dagli assassini di mettersi in istato di poterlo impunemente ed a man salva sacrificare all'odio mortale , che s g' invade contro la Religione di G. G. Se non vi sono pie- namente arrivati non fu per loro. Dove per non sono essi ar- rivati? Cinger d'armi sacrileghe l'augusta e pacifica sua abita- zione; funestare di stragi l'atrio e le sale del Quirinale; spo- gliarlo d'ogni sovranit temporale, usurpargli col potere tutti i dominii ecclesiastici, proclamarlo decaduto dal diritto del Prin^ cipato ; istituire nella santa citt di Dio la Repubblica de' ne- mici degli uomini e di Dio. Non  ancor lutto, n il maggiore de' mali a che son giunti. Il massimo e di pi inconsolabil do- lore si  il pervertimento delle menti e de' cuori, per cui una guerra s aperta e decisa contro Cristo e la sua Chiesa vien riguardata da innumerabili fra il popolo cristiano con occhio di compiacenza, non che di semplice approvazione, senza che un cumulo non pi veduto n udito di atrocit, di delitti, di fel- lonie, di sacrilegi sia bastante a rimetterli in senno, e far che cessino o il desiderio di vedere il trionfo degli empi, e la pena di essere testimonii della sconfitta. Il sommo dei mali si  quel- l'estremo di cecit, alla quale si  condotta s gran parte del mondo cattolico, per cui a dispetto di tanti danni e sciagure e rovine, che in cambio degli amplificati vantaggi i promotori della rivolta hanno attirato sopra l' Italia, si continua a benedire la causa dei traditori, e maledire a chi ci volle liberare dal tradimento. Il sommo dei mali si  l'avere tanto estesa l'indif- ferenza, se non anche il dispregio per la santissima nostra Re- ligione, e pel visibil suo Capo il Romano Pontefice, che e nelle strade, e nelle piazze, e nelle botteghe, e nelle conversazioni s nelle citt come nelle campagne , si sentono contro di lui ri- petere non solo senza ribrezzo ma con aria d'approvazione gli improperi, le calunnie, le villanie, le imprecazioni inventate continuamente, divulgate, sparse da chi lavora per togliere dalla terra ogni vestgio di Religon cattolica, senza per che si trovi chi pianga su tanta desolazione, senza che vi sia chi alzi una voce autorevole o ad ammonire gli ingannati, o a frenare la  64  temerit di chi con tanto scandalo insulta nel suo Capo a tutta la societ de' Cattolici. E questo  il male, che sopra ogni altro ci porge un ca- rattere, ahi quanto terribile ! di ravvicinamento coi giorni fu- nesti dell'apostasia del Settentrione ; vale a dire fanatismo ipo- critamente affettato pel Vangelo senza legittimo interprete ; odio immenso al Pontefice Romano, contro cui si vomita un torrente di contumelie oscene, d'invenzioni assurde, di calunnie abbominevoli; che incessantemente si spargono per ogni dove senza contrasto. E nella piena di tanti errori e disordini si osserva silenzio quasi universale in quo' medesimi che per uffizio dovrebbero far ar- gine all'inondazione sempre crescente di tante calamit, se pure di questi appunto non si trovasse per colmo di sventura un buon numero, che in cambio di opporsi al torrente devastato- re, non gli crescesse impeto coll'autorit, e non gli accelerasse col credito lo straripamento. Leggete le storie dell'eresia Lu- terana, e vedrete che per questi tre capi precipuamente fu con- sumata la ribellione di s gran parte della Germania alla Chiesa cattolica. XV. D. Sento per dire , che se il Pontefice non avesse avuta la debolezza di fuggire da Roma , non sarebbero poi suc- ceduti que' tanti disordini che deploriamo ; per esempio chi potrebbe persuadersi che rimanendo esso in Roma si fosse mai arrivato a dichiararlo decaduto di diritto e di fatto dalla so- vranit , e surrogare in suo luogo la Costituente e la Repub- blica ? M. V ingannate a partito. Conciossiach otto o nove me- si prima che il Pontefice abbandonasse la sua capitale gi si faceva ogni sforzo per la Repubblica ; credetelo a chi purtrop- po era in istato di saperlo e lo vuol far sapere a tutto il mondo.  (24) E qui vogliamo manifestare a tutto il mondo che in quel medesimo tempo ( publicato appena Io statuto ) quegli uo- mini ognora fermi nel lor proposito di sovvertire lo stato Pontifi- cio e V Italia tutta _, ci proposero non piti la costituzione^ ma la Repubblica come V unico scampo ^ che rimanesse a salvezza nostraj, (i-O Vedi alloc. pajr. M. niim. 7.  G5  ed a salvezza dello stato della Chiesa. Ci sta ancora dinanzi alla mente quella notte ^ e quasi ci pare di vedere tuttavia certi uo- mini, che miseramente accalappiati ed illusi dagli architetti di frau- di y non dubitavano di favorire per questa parte la causa loro proponendoci di proclamare la Repubblica.  Nel resto chi serba in petto una scintilla anche sola d'a- more , chi non  affatto cieco , chi non cospira coi sediziosi neir odio della santa Chiesa , ha da ringraziare Dio signor no- stro che abbia messo in cuore al suo Vicario quella risoluzio- ne e r abbia poi quasi prodigiosamente assistito , onde sottrar- si colla fuga all' oppressione tirannica de' suoi nemici , (25)  che non solo gV impedivano di far le parti da Principe ^ ma quel- le ancora di Pontefice con danno universale del Cristianesimo  . E 1' opinare diversamente  un' associarsi a que' pessimi , i quali per togliere ogni commercio di vita fra il capo e le mem- bra , avrebber voluto, che dalle sozze lor ugne non isfuggisse se non per qualche bel colpo di quello stilo che portava l'epi- grafe = Via Pio IX. = XVI. D. Almeno io penso che a tali estremi non si sarebbe venuto , dove il Papa consentito avesse alla guerra contro lo straniero per 1' unificazione dell' Italia. M. Il Papa consentire alla guerra contro lo straniero?.... Ma prima di tutto conoscete voi la dottrina infallibile della Chiesa su questo punto ? = Non vi ha potere se non da Dio laonde chi resiste al potere, resiste all'ordinazione di Dio. E quelli che resistono si tirano addosso la dannazione atte- soch chi  investito del potere  Ministro di Dio. Quindi  necessario che siate soggetti non solo per lo sdegno del Prin- cipe, che provochereste contro di voi, ma anche per obligo di coscienza, (a) Siate per riguardo a Dio soggetti ad ogni uomo creato ; tanto al R, come sopra di tutti, quanto ai Presidi co- me da lui spediti per far vendetta de' malfattori ed onorare i buoni, [b] Ove  da notarsi; 1. che s. Pietro ha detto ad (25) Vedi alloc. pa^. \b. num. ^0. (a) Ad Rom. e. ^3. (b) 1. Petr. e. 2.  6G  ogni nomo creato (omn creaturae) per far intendere ai novelli Cri- stiani convertiti dall'Ebraismo ^ che qualunque si fosse il su- periore dato loro da Do , fosse ebreo , fosse^ gentile , fosse cri- stiano , a lui ubbidir doveano , riguardando non la nazione 5 n le qualit personali , ma l'ufficio e la dignit di cui  ri- vestito, 2. per riguardo a Dio^, colle quali parole il s. Apostolo ci dichiara , che la soggezione , V ubbidienza , il rispetto alla potest temporale ha suo principio ed origine nell' ubbidienza , che il Cristiano debbe a Cristo stesso , il quale ha comandato che si ubbidisca alle potest (a), e ne ha dato 1' esempio, (b) Appresso ricordate i precetti del decalogo di non rubare , di non desiderare la roba d' altri , e per conseguente di non vio- lare gli altrui diritti (*). Ci posto , avreste dunque voluto che il custode supremo della dottrina apostolica e delle divine leggi desse pubblico e solenne scandalo al mondo di riprovare la legge di Dio e gli insegnamenti apostolici ? che si facesse maestro di nuove mas- sime per diametro opposte alle massime della legge naturalo non meno che della rivelata ? che rompesse egli stesso ed in- (a) JVIatt. 22. 2^. () Malt. M. 27. (*) La Chiesa interprete legittima delle (li\ine Scritture ha sempre cosi inteso e spiegato i sopradetti passi sino a' d nostri. Leggasi la lettera di Gregorio XVI scritta ai VescoYi della Polonia il d 9 Giugno ^832 sopra la massima cattolica dell' obbedienza alle potest temporali nelP ordine civile , obbedienza santificata dall'eroismo de' primi cristiani in tre secoli interi di per- secuzione. Ma di tanta costanza e degli insegnamenti della chiesa  mirabile la disinvoltura, onde si sbriga 1' autore della filosofia del dritto nel tomo se- condo al num. 2386 : T eroismo della pazienza nel sopportare i mali di un autocrazia incondizionata (assoluta) legittima ma dispotica diviene per esso (popolo le cui facolt intellettive sono ancora involute) di stretta obbligazio- ne ^ appunto perche non sa uscirne nei debiti modi e senza peccato. Tal fu la condotta dei primi cristiani , tale il sistema dottrinale di molti lodevoli moralisti, giusto perch necessario al tempo in cui scrissero. E con ci vie- ne a dire 1. che i cristiani primitivi obbedivano., perch non sapevano far al- trimenti 2. che la dottrina de' passi della Scrittura divina allegali da' PP. e dai Pontefici e interpretata dalla Chiesa, sopra cui si regolavano i fedeli e i mo- ralisti, era giusta per que' tempi perch necessaria, ora che non  pi secondo lui necessaria, n anche  giusla. Ed ecco insinualo non che l'onest, ma direi quasi l'obbligo della ribellione allo Podest legilliriie.  67  citasse i fedeli a rompere  quegli strettissimi vincoli ^ (26) che intimamente legar doveano i principi d" Italia e i loro popoli ? n e questi animasse col suo esempio a non tenere in niun conto (( la santit dei diritti di quelli ad onta delV obli g azione che hanno non solo di rispettarli y ma eziandio di sostenerli e difenderli ad ogni costo ? )) Se un principe qualunque egli sia (27) non pu giammai dar mano alla guerra senza giuste cagioni ^ chi vi sar s vuoto, di senno e di consiglio ^ che chiaramente non vegga nel Romano Pon- tefice j aspettarsi con tutta ragione dal mondo cattolico giustizia ancor piti evidente ^ e pi gravi motivi per dichiarare e portare ad altri la guerra ?  Dal che dovete raccogliere , che per sentenza del sommo Pontefice tutti i sovrani dominanti in Italia , gli Austriaci non meno degli altri , sono assistiti dalla santit dei diritti , n si poteva muovere loro guerra senza mettersi sotto i piedi, cal- pestar la giustizia , senza prevaricare le leggi naturali e divine, senza ribellarsi all' eterno Fondatore della societ e della reli- gione. E voi avreste amato con tuttoci di vedere approvato- re e complice di tante enormit chi sostiene in terra le veci di Dio ? Deh ! perch non imparate piuttosto a piangere sulle iniquit di que' traviali , che hanno potuto precipitarsi nell'ab- bisso di tanti disordini ; e per insulto maggiore di Cristo e del- la sua legge correre alle armi colla benedizione del Sacerdo- te ? Perch non piangete, piuttosto sulle prevaricazioni del po- polo eletto , che ha dato agli infedeli lo spettacolo di abiura- re solennemente , in faccia agli altari , nel tempio stesso del Dio vivente ^ col concorso di tutti gli ordini de' cittadini , e in singoiar modo del Clero la dottrina di Cristo e de' suoi Apo- stoli , rinnegando la soggezione al legittimo Principe , e strap- pandogli di capo la corona , per collocarla in fronte, non tan- to di chi venivagU fellonemente sostituito , quanto degli ope- ratori dell' assassinio ? (26) Vedi alloc. pag. 9. num. 4. (27) Vedi alloc. pag. ^3. num. 9  C8 - E questo si chiama progresso di civilt ? Questo  un ri - sospngerci a ritroso Terso la barbarie delle trib pi selvag- ge , che altra morale non conoscono che quella della passione, che le predomina , n altri principii di diritto, che quelli della forza brutale , per cui possano prevalere. XVII. D. Capisco anch'io pur troppo che il negar sogge- zione al legittimo Principe ,  un ribellarsi a Cristo medesimo, che espressamente per s e pe' suoi Apostoli comandaci la sog- gezione ; capisco , che l' invadere coli' armi gli altrui dominii senza gravi ed evidenti ragioni  una trasgressione manifesta dei precetti pi chiari della legge naturale , che non sappiam compatire neppur nei selvaggi delle spiaggie pi inospite dell' Oceania. Anzi aggiungerei , che quando simili esempi si vedes- sero nel Principe e nelle autorit dello stato , si potrebbero considerare , come una sanzione legale ed autentica per giusti- ficare tutte le rapine , le aggressioni , gli spogliamenti , gli as- sassinii , che il pi forte o il pi accorto , o almeno il pi for- tunato commettesse contro degli altri , ci che propriamente sarebbe 1' estremo della barbarie. Ma cacciare il barbaro dall' Italia non vi pare che sia grave ed evidente cagion di guerra ? M. Come volete , che sia grave ed evidente ragione , se vi ho gi detto che secondo l' ordine del Principe degli Apo- stoli siamo in coscienza obligati di star soggetti ad ogni uomo creato [omni creaturae) qualora sia rivestito della sovranit, non riguardando n alla nazione n alle qualit personali , n an- che alla diversit di religione, ma a Dio solo (propter Deum) per cui amore all' uomo si ubbidisce ? In conformit di questa dot- trina non vediamo noi, che tale appunto  stata la soggezione costantissima di tutti i Discepoli degli Apostoli , e dei primi fedeli anche sotto i pi crudeli persecutori ? anche quando > come fra gli altri not Tertulliano , erano gi e di numero 8 di forze cresciuti a segno da potersi con esito indubbio cimen- tare alla ribellione ? Appresso vi compatisco perch voi con soverchia sempli- cit ripetete inconsideratamente parole che non son vostre. Del rimanente sapete voi che vuol dire cacciare il barbaro ? Vuol dire allontanar dall'Italia quella Potenza, che ha prestato inai  69  sempre V energica sua opera per la difesa del dominio temporale della Sede Apostolica. Sono queste le precise parole del Sommo Pontefice : ipsa (Austria) temporals Apostolicae Sedis dominio tuen- do egregiam suam semper operam navavit ? Eccovi ci che costi- tuisce barbara l' Austriaca Monarchia , la protezione che dalla prima rivoluzione sino al presente ha sempre spiegata per la conservazione degli Stati Pontificii e del poter civile del Papa contro i ripetuti sforzi dei nemici della societ e della Religione. Hanno questi provato gi tante volte di rovesciare il trono Pontificale , e quando si credevano d' aver raggiunta la tanta desideratissima beatitudine ; quando si vedeano dopo mille ar- tifzii e stenti e pericoli ancora mortali ormai vincitori e pa- droni di pressoch tutto il territorio ecclesiastico , eccoti l'Au- stria a dissipar quasi nebbia i consiglii e le opere dei malva- gi , e raffermare il Trono combattuto del Romano Pontefice. Non  dunque possibile , han dovuto dire , schiantare dal Mon- do questa duplice Maest della cattolica superstizione , e libe- rare la terra dalla peste sacerdotale , se non si libera prima l'Italia dall'Austriaca dominazione. Come fare per? S'investi pei Platoni della nostra fazione un nuovo titolo di diritto na- turale e appellasi nazionalit ; gli si ponga di rincontro come violazione della gran legge di natura un altro titolo , e si chia- mi dominio barbaro}, con questi due titoli innalzati a vista di ognuno sul vessillo della patria si gridi da un capo all'altro della penisola  guerra al barbaro violatore del diritto di na- zionalit . Questo ci sembra almeno per ora Fespediente pi proprio e pi opportuno per ingannare le moltitudini e trarle con noi ad eliminare dall' Italia quella potenza , che fin ora ha sventate le nostre machinazioni , e impedito che si rovinasse per sempre il regno dei preti. Cosi hanno dovuto essi ragio- nare , e cos voi dovete intender la frase di cacciare il barba- ro dall'Italia, cio chi aveva pi volte salvato dai veri e soli barbari Tltalia eRoma. (*) Ed  stata singoiar provvidenza di (*) Gli eccessi abbominevoli , ai quali si abbandonarono coloro, che da- vano del barbaro agli altri, dovrebbero aprire una volta gli occhi a tutti. La crudelt e la barbarie, che apponevasi in generale agli Austriaci, fu veramen- te degl' Italiani ; e le Provincie e le citt della Lombardia, dove furono a cam-  70  Dio, che a dispetto dell'ire insane la salvasse pur questa Tol- ta; come  stato giusto castigo di Dio, che per pi mesi l'Ita- lia e Roma fosse dai veri e soli barbari denominata. Credete poi che sia fior di vangelo il titolo di barbaro regalato a gen- te cattolica da chi spasima per la civilt recataci dal vangelo ? E pur r Apostolo s. Paolo (a) riguardo a Cristo protesta non esservi n giudeo, n barbaro^ n scita , n libero , mentre Cristo senza distinzione di persone  in tutti coloro che cre- dono in Lui, ed  per tutti ogni bene . Ma i seduttori i qua- li non cercano che di abusare della parola di Dio , quale pen- sano che possa servire al loro intendimento presso i meno eru- diti , non la conoscono punto, dove gioverebbe a scoprire le maligne loro arti di seduzione. Lasciate questo titolo di divisio- ne al cieco Gentile , il quale non conobbe in tutti gli uomini 1' imagine e somiglianza di Dio , e molto meno l' universale Re- denzione di tutti pel sangue di G. C. , e persuadetevi che i nuo- vi maestri, i quali vel suggeriscono per accendervi l' odio con- tro il vicino , che parla altra lingua dalla vostra, non aspirano, che a condurre voi medesimi a disfarvi della vostra pi forte difesa contro l'assassinamento, che vi preparano , ed a risos- pingervi dall' eccelsa civilt cristiana verso la barbarie feroce del gentilesimo. XVIIL D. In somma or veggo proprio , che  questa una vera congiura contro 1' Italia e contro gli Italiani : veggo che il grido viva V Italia va inteso n pi n meno, come il grido viva Pio IX. M. Tal quale precisamente ; si volea precipitare il Papa colla Chiesa di cui  capo : e non si trov o non si credette di trovare dopo mille esperimenti leva pi acconcia di quella peggiare, no possono fare aiitoroYolissima testimonianza. Non furono i Croati, ma i Crociati, che portaron seco da per tutto il saccheggio , lo sterminio , la dissolutezza, Pinverccondia, Pinumanil, e T irreligione. I repubblicani poi di Roma passarono ogni termine nel disprezzo di Dio e dei Santi, nella profana- zione dei tempi e delle cose sacre, nel barbari trattamenti, nelle spietate car- nificine. La storia, che racconter queste infamie , non avr altro paragone , con cui ragguagliarle, che la ferina natura dei selvaggi d'America. (a) Coloss. ?,. a.  71  dei viva. Si volea spogliare l'Italia d'ogni suo bene; e si pen- s non esservi migliore spediente che inebbriarla di cncomii. Abbiam veduto, e per lunghi anni difficilmente potremo dimen- ticare , qual sa il giusto valore delle acclamazioni per Pio IX. ^ proviamo, e chi sa quando cesserem di provare, qual sia il sen- so reale delle lodi impareggiabili tributate all' Italia. I pi rab- biosi e pi giurati nemici del Pontificato erano quelli , che si spacciavano spasimanti pel nuovo Papa ; i nemici pi crudi e pi formidabili dell'Italia sono evidentemente coloro, che oggi si vantano pi teneri ed interessati per la gloria e la felicit dell' Italia. E in verit qual  l' ignominia o l' insulto o il dan- no che le abbiano risparmiato ? Essi 1' han fatta ludibrio e spettacolo all' Europa di stolidezza insensata ; ed oh ! come han dovuto ridere ed applaudirsi, quando l'han veduta per ope- ra loro condotta al punto di credersi insignemente onorata , perch cambiava la dominazione de' suoi Principi con quella dei banditi, dei processati , dei carcerati , degli esuli, de' pubblici condannati , che col favore delle amniste si affrettavano di pas- sare dai ceppi alla corona ! quando l' han veduta tripudiare di gioja , perch invece di ricever la legge dal senno dei gabinet- ti, la riceveva dalla schiuma delle botteghe , e delle bettole , e dei ridotti e da chi avesse saputo minacciando gridar pi forte ! quando l'han veduta esultante menar vanto di libert, perch tutti eran liberi di farle impunemente il peggio che venisse lo- ro in talento, sia colle parole, sia colle stampe, sia ancor colle opere , e ninno poteva senza grave pericolo neppure dar segno di non approvare s stupenda e s magnifica libert ! Che finezza di accorgimento veramente italiano non ha mo- strato r Italia ai presenti e ai lontani allorch rappresentava la scena delle elezioni alle camere, e non si avvisava, che le ele- zioni eran fatte e dovean cadere sugli autori della commedia e sui loro predestinati. Che rara penetrazione ! nell'intendimento' di sollevarsi dal peso dei troppi e troppo gravi tributi, abban- donare nelle mani dei sollevatori le casse pubbliche , onde da questi interamente spogliate a proprio profitto, pensassero poi i sollevali a riempirle, moltiplicando a pi doppi col titolo di prestito gli antichi tributi! Che prodigio di senno! per emulare il valore de' Cesari e degli Scipioni correre alle armi ed inve- stire l'agguerrito settentrione con un esercito di accademici, di studenti, di fanciulli, di effeminati in un giorno fatti guerrieri! Dal lato poi della civilt e della Religione il quadro  ancor pi umiliante. E non  un obbrobrio senza esempio nella storia dei popoli colti, che contro il diritto delle genti un Re porti le armi nel territorio d'altra potenza, e le muova improvvisa- mente la guerra senza intimarla? Dove fu mai, tranne gli as- sassini delle boscaglie, e i selvaggi dell'America, che prima di venire agli orrori e alle stragi della guerra non si manifestas- sero le pretese, non si esponessero le ragioni, non si tenessero trattati, non si cercasse di sodisfare alle parti per altre vie che quelle del sangue e delle carnificine? E quando mai si ebbe l'umanit cos a vile che si sacrificassero come pecore al ma- cello allegramente, non che indifferentemente, migliaja e migliaja d'innocenti senza neppur darsi pensiero, se con altro mezzo che quello di tante vittime umane poteasi o riparare il torto o mantenere il diritto ? Gli stessi terroristi del novantatre non ebbero fronte di toccar questi estremi della barbarie, e almeno per salvar le apparenze inventavano qualche pretesto da pro- porsi alla parte contraria, n venivano alle armi se non dietro al rifiuto delle proposte. Era questa infamia riserbata all'Italia maestra e modello di civilt, nel secolo della civilt, dai dottori della civilt. Non basta. L' Italia per opera de' perfidi suoi traditori dovea pervenire a tanta demenza di persuadersi, che quegli i quali portavano in trionfo 1' empiet contro Dio sarebbon poi stati piissimi verso la patria. La piet  una virt, che e' in- clina all'osservanza e all'amore verso il nostro principio; e per convenientemente si usa a significare l'amore s verso la patria come verso i progenitori. Ma perch il primo principio altissi- mo  Dio, per la prima piet  quella che riguarda Dio con quella propensione speciale che deve aversi per chi s cortese- mente ci ha dato l'essere. Come dunque da chi non ha perduto affatto il discorso potca aspettarsi piet verso il principio se- condario e participato, dove regnava contro l'assoluto e il pri- mario un empiet mostruosa? Uomini che non conoscono Dio  Ta- n rivelazione, se non per bestemmiar l'uno e contraddire all'al- tra; uomini publicamente rei di congiure, di fellonie, di ribel- lioni; uomini nemici di Dio e degli uomini^ della societ e della Religione, che si credono venuti al Mondo, per combattere a morte l'una e l'altra ; questi uomini col seguito di tutti i di- scoli, di tutti gli scioperati, di tutti i disonesti , di quanti non usano alle Chiese, non conoscono vigilie, non frequentano sacra- menti, a chi potea venire in testa, se non a chi 1' ha perduta, che fossero poi accesi di tanta piet verso la patria, quanto voleano dare ad intendere a forza di chiamarsi Italiani e Re- dentori deir Italia? La loro piet  stata quale si poteva e si doveva aspettare da simil gena ; depredare i pubblici tesori , barattare da truffatori sfrontati la pecunia de' cittadini colla carta, spogliar le basiliche, dov'han potuto, degli ori, degli argenti, dei bronzi, e dove non han potuto minacciarne vicino lo spo- gliamento, involare i capi d'opera, i monumenti della nostra grandezza, immergere impunemente il pugnale nelle viscere dei cittadini, secondoch dettava la passione, l'interesse, la sentenza dei clubs^ il furor de' partiti. Quanti in parecchie citt degli Stati Pontificii in particolare sono caduti sotto i colpi di sicario che dai nostri liberatori veniva diretto, e pagato coi nostri de- nari per liberarci pi presto degli incomodi della vita I Aspet- tate la storia e dovrete inorridire pel numero , per la qualit delle persone, pel modo atroce delle carnificine. Contuttoci quello che non si pu pensare senza indignazione profonda^ si  che la filiale piet de' nostri cannibali avrebbe voluto, che il Principe di Roma e il padre universal de' fedeli lasciasse quelli che gli erano doppiamente figliuoli, in bala de' loro stili san- guinolenti, sino che non restasse pi un solo che serbasse affetto pel padre, o che dividesse con esso lui i medesimi sentimenti, n gli sanno ancor perdonare, anzi inventano ogni d nuovi im- properi e titoli ingiuriosissimi verso di lui, perch nell' impo- tenza a cui 1' han ridotto di proteggere secondo il debito i pro- prii sudditi , ebbe ricorso ed invoc il braccio delle potenze cattoliche; tanta  la sete pietosa dell' italiano sangue che li consuma! Una delle due per: o negare questo cumulo spaventoso di delitti e di tradimenti contro la misera Italia; ma per negarlo bisogoa trovarsi qualche ultima terra ignota al sole; o convenire che V Italia non ha mai avuto nemici pi crudeli, pi barbari, pi spietati degli autori e degli approvatori delle attuali rivolte. Il grido viva Italia equivale al grido viva Pio IX. L'amore di essi per Vltalia corrisponde all'amore per Pio IX. ; sono essi i nemici giurati di Pio IX. , e sono del pari i nemici implacabili dell' Italia. No, non  italiano chi simpatizza per questi nuovi assassini e carnefici dell' Italia. XIX. D. Una delle cose, per cui questi italiani eroi sim* patizzano, come voi dite, cogl'assassini e carnefici dell'Italia, ho inteso essere lo scacciamento de' Gesuiti. Amerei che mi dice- ste, qual  su questo particolare la sentenza della santa sede? M. Vi dir le stesse parole, colle quali la santa sede ha dichiarata al cospetto dell'universo la sua sentenza.  (28) bat- tendo ( questi uomini nemicissimi della Chiesa e dell'umana so- ciet ) indeclinabilmente la via delle calunnie^ che da essi e da pari loro si erano sparse contro Religiosi consecrati al divino ministero e benemeriti della Chiesa _, eccitarono a tutta furia ed in/iamma- Tono contro di essi il furor popolare. N voi ignorate Venerabili Fratellij che nulla valsero le parole da noi tenute al popolo ai 10 di Marzo dell'anno precedente^ colle quali in gran maniera ci ado- pravamo per sottrarre alVesiglio ed alla dispersione quella religiosa famiglia . (*) A giudizio dunque della santa sede, 1. i dispersi sono religiosi applicali al divin ministero, benemeriti della Chiesa, 2. quelli che gli hanno dispersi sono uomini nemicissimi della (28) Vedi alloc. pag. 9. num. 5. (*)  S'intender facilmente accennare qui il Pontefice agl'inutili suoi sforzi per preservare la perseguitata Compagnia di Ges da quei colpi medi- tati, che le si preparavano nelP istessa Roma. Anche questa volta si vide nella Compagnia di Ges un fortissimo ostacolo ai disegni che si tramavano in oc- culto contro il Pontificato e contro la Chiesa, la parola d'ordine dovea essere di abusare di tutta l' ignorante buona fede del popolo, per generalizzarne colla calunnia il disprezzo e l'odio. Conveniva ancora attaccare di fronte una sola Congregazione Religiosa, salvo l'ampliarla quanto si volesse con imaginarii affigliati, per non ingelosire la nazione ancora sinceramente devota alla fede, rispettosa del Clero , riconoscente ai bonefizii delle sacre corporazioni, entu- siasta per Pio JX. Ma probabilmente non andr molto e gli illusi si ravvede- ranno. Intanto saranno nuovo e ben dolce conforto agli innocenti sacrificati le nuove solenni dimostrazioni di affetto e di venerazione, che loro offre il Santo l'adrc 6 l'Amico cattolico N. 22. Tasc. 2. di Giugno pag. 428. 129.  75  Chiesa e dell'umana societ ( infensissimi Ecclesiae et humanae societatis hostes ) 3. i volumi, i libri, i libelli con quanto si  detto e stampato in dispregio ed odio contro tali religiosi sono calunnie, 4. al Papa stava sommamente a cuore ( magnopere stu- debamus ) d' impedirne la dispersione. XX. D. Ma che si ha da dire , se cos , di que' che la pensano diversamente , e godono dello scacciamento di questi Religiosi ? JVL Che volete che vi dica? non si pu dir altro se non che hanno sentimenti contrarii a quelli della santa sede e del Vicario supremo di G. G. S. N. XXI. D. E per la stessa ragione avranno sensi conformi a chi li cacciava, infensissimis Ecclesiae atque humanae societatis hostibus. Cosi l' intendo. Ora poich sopra mi avete detto che i traditori studiarono di proporre che si proclamasse in Roma la Repubblica^ come unico porto di salute pel Papa e per lo stato della Chiesa^, vorrei pure, che mi dichiaraste, se vi sarebbe stato alcun pregiudizio pel Pontificato, dove avessero in cambio pro- posta la confederazione italiana, bene inteso per, che il Pon- tefice ne avesse la presidenza. Un tal partito per una parte non presenta, parmi, la rovina del poter temporale della santa sede, e per l'altra recherebbe il vantaggio di dare qualche forma di unit o di unificare l'Italia. M. N pure^ su questo punto vi lascia incerto il Maestro universale della Chiesa. E nelVistesso tempo ( circa li 29 di Aprile del 1 848 ) (29) abbiam respinta e rigettata V offerta indubitata- mente insidiosissima , che a voce ed in iscritto ci venne fatta ^ n solo alla persona nostra estremamente ingiuriosa^, ma eziandio per V Italia rovinosissima^ che noi cio volessimo accettare la presidenza di non so quale Repubblica italiana. Avete notato le qualit del- l'offerta ? insidiosissima j estremamente ingiuriosa alla persona del Papa^ rovinosissima per V Italia. Insidiosissima in primo luogo, perch sotto specie di estendere l'autorit temporale del Papa, ne lo spoglia. Che cosa  di fatto un presidente nella dieta suprema di molti stati o di molte republiche confederate ? E (29) Vedi alloc. pag. i3. niini. 9.  76  capo per l'ordine, e per la regolarit delle discussioni, ma  istrumento del corpo per le risoluzioni e per gli atti, che alla maggiorit della dieta piacer di approvare col titolo sovrano di decreto o di legge. Che gioverebbe per, che il Pontefice fosse indipendente nel temporale da ogni potere esterno^ quando poi dovesse dipendere W interno? e non pi uno, ma tanti sovrani avesse sopra di s quanti sono gli Stati e le Repub- bliche confederate ? L' indipendenza spirituale del Capo della Chiesa sui cattolici di tutto il mondo vuol essere tutelata e difesa dall' indipendenza temporale. E questo un principio ai nostri d reclamato dai cattolici di tutte le nazioni e ricono- sciuto dalle stesse corti acattoliche. Ma 1' indipendenza tempo- rale non  pi , tanto che il Pontefice sia vassallo di un Mo- narca straniero, quanto che sia soggetto di un'autorit esistente nel proprio stato. L'offerta era dunque insidiosissima , insidio- sissimum profecto munus: si voleva precipitare dal trono il Ro- mano Pontefice col fingere d' innalzarlo. Appresso estremamente ingiuriosa alla persona del Pontefice^ al quale non si poteva mai fare simile offerta, senza supporlo per questo stesso di cuor si vile, e di s perduta coscienza, da mentire a' giuramenti solenni profferiti nella sua elevazione al Pontificato, di mantenere cio lo slato ecclesiastico nella piena sua indipendenza da qualun- que vincolo incompatibile collo scopo primario della sua isti- tuzione; senza supporlo cos inetto insieme ed iniquo da rice- vere la presidenza da coloro, i quali non avcano altro titolo per conferirla, che quello del ladro, che ne ha spogliato o vuole spogliarne il padrone; cos empio in breve da esser disposto ad abjurare il Vicariato di Cristo, per assumer quello dei nemici di Cristo e della sua Chiesa. Da ultimo rovinosissima per V Italia: mercecchc, dove si fosse effettuato il gran cambiamento, e di pi Stati indipendenti si fosse fatta una sola Repubblica confederata anche colla presidenza papale, che ci avrebbe gua- dagnato l'Italia? Avrebbe ottenuto di mettersi o immediata- mente o mediatamente sotto la tirannide di quella congrega di despoti, che calpestando con un piede i popoli coll'altro i so- vrani Than resa in poco tempo s trista e sventurata quale si piange e piangerassi -ancora lunga stagione Roma, Venezia,  77  Firenze, Genova, Torino. Avrebbe oUenulo, che questi nuovi padroni dell'Italia confederata o Republicana ^ legalmente la spogliassero, cominciando per maggior rispetto dai sacri tempii e dal Clero, delle migliori sostanze finch duravano al potere; e quando ne fossero cacciati con grosso bottino si rintanassero come il lupo di l dai monti a divorare la preda dei d felici. Avrebbe ottenuto, che alla pace, di cui essa godeva gi da pi anni succedessero gli orrori della guerra civile con tutte le stragi e i flagelli che Taccompagnano , e che cominciasse per essa quella serie di disastri , di violenze , di concussioni , di rapine, e di barbarie, che non  ancora dopo tanti anni finita n pel Portogallo, n per la Spagna, regni dianzi s floridi, ora s squallidi. Avrebbe ottenuto che di Regina pacifica dell'uni- verso sarebbesi fatta turbolentissima una potenza di terza o di quarta classe , scherno e ludibrio di quelle potenze, che teme- vano e rispettavano in lei una forza d'ordine superiore a tulle le forze materiali e terrene. Eccovi pertanto il bel regalo , che presentavasi al Papa nella presidenza della confederazione italiana, un'insidia, un'in- giuria, un'estrema rovina. Nel resto volete una regola sicura e infallibilissima per non essere allucinato in siffatte materie? Tenete a mente ci che vi ha dichiarato il Maestro primo e universale di tutta la Chiesa cio gli architetti delle mutazioni, che tante e tanto gravi calamit hanno partorito alT Italia, essere nemici di Dio e degli uomini, rabiosissimi nemici della Chiesa e dell'umana societ , infensissimi Ecclesia^ et humanae societats hostes. Dunque quanto vien da essi suggerito e proposto sia sotto il titolo di riforme , sia d' incivilimento , sia di pro- gresso, sia di pubblica utilit non pu non essere o immedia- tamente o mediatamente , o direttamente o indirettamente , o apertamente o occultamente , o presto o tardi a pregiudizio dell'umanit e della Chiesa ; sar infallibilmente o fine, o mezzo al fine di chi fa guerra alla Chiesa e all'umanit. Nel labirinto di tante e s sdiverse opinioni, di tante e s coperte insidie tro- verete in questa massima il filo sicuro per uscir d'ogni ingan- no. Guai se l'abbandonate !  78  XXII. D. A proposito di quello che ora mi dite, non posso tacere che ho sentito parecchi imputare al Papa medesimo la cagione sebbene innocente degli innumerevoli disordini di cui ragioniamo. M. Vero  pur troppo : ed egli stesso l'avverte nella pre- sente allocuzione E poich fra loro (30) ( cio fra gli affezionati e fedeli della santa Sede) vi ha di quelli che noi riguardano come cagione tuttoch innocente di tante perturbazioni^ perci vorremmo che da costoro si riflettesse ^ aver Noi bens appena fummo innalzati alla Sede Apostolica, rivolte le paterne nostre cure e sollecitudini allo scopo di ridurre per ogni via a miglior condizione i popoli delle pontificie nostre provincie ; ma che siffatto nostro disegno ca- desse a vuoto fii colpa d'uomini nemici e turbolenti ; ai quali alVin" contro  riuscito, permettendolo Dio, di conseguire ci che da tanto tempo non aveano mai cessato di machinare e tentare con tutti gli artifizii pili maliziosi. Per tanto a non cadere nel sofisma volgare che di quanto vien dopo accagiona sempre ci che fu prima post hoc ergo ex hoc^ distinguete saviamente l'operato del Sommo Pontefice e l'abuso, che ne fecero i nemici del genere umano non che del- l'Italia. Alle molte calamit che costoro dal 1840 al 1846 ave- vano accumulate sugli Stati Pontificii , obligando l'autorit di yenire suo malgrado a misure di repressione, che non poteano non esser pesanti e dolorose al cuore del Principe non meno che dei sudditi, credette l'animo dolcissimo del nuovo Papa poter riparare con un nuovo tratto di straordinaria clemenza, e pub- blic inaspettatissimamente amnistia generale per tutti i rei di delitto di stato, passando poi successivamente ad altre conces- sioni, le quali fatte ad uomini, non a demonii, doveano natural- mente guadagnare il cuore degli avversarii, o loro togliere al- meno ogni pretesto di perseverare nella via delle congiure e delle ribellioni. Ecco l'opera di Pio IX. dove potete sfidar tutto il mondo a ritrovarci altra colpa che quella di supporre, che rimanesse ne' suoi nemici un avanzo se non altro d'umanit. Es- si al contrario per mostrare che il Papa facea lor troppo ono- (30) Vedi alloc. p'ag. 20. num. sS,v,4 v^ LtAp'09 ^ Deacidified using the Bookkeeper proci Neutralizing agent: Magnesium Oxide Treatment Date: Dee. 2005 PreservationTechnolog A WORLD LEADER IN PAPER PRESERVAI 1 1 1 Thomson Par1< Dnve Cranberry Township, P^ 7606*; (724)779-2111

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