Grice e Nizolio: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescello). Filosofo
italiano. Grice: “I read Nizolio and it’s like reading myself!” – Insegna a
Brescia e Parma. Pubblica il lessico “Observationes in M. Tullium Ciceronem”
(Brescia), il Thesaurus Ciceronianus” (Venezia, Facciolati) e il “Lexicon ciceronianum”
(Venezia, Facciolati). Ha una lunga polemica con Maioragio per una critica
portata da quest'ultimo a Cicerone che, iniziata con la Epistola ad M. A.
Majoragium, prosegue con l'Antapologia e si conclude con i “De veris principiis
et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos” (Parma), scritto
contro gli scholastici, che interessarono Leibniz al punto che questi li fece
ristampare premettendogli il titolo “Anti-barbarus Philosophicus, sive
Philosophia Scholasticorum impugnata” con una prefazione ed una lettera a
Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma, Bocca). E chiamato
da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di Ramo alla logica
dei lizii, anche per lui occorre sostituire all'astrattezza di quella logica un
pensiero che sia concretamente legato al reale, e a questo scopo la strada
maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente nella struttura
grammaticale dell’italiano. Individua cinque principi per fare della buona
filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona filosofia
consiste nella conoscenza della lingua romana, in cui sono espressi quei saggi
filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti che si
trovano nella grammatica e nella retorica di Cicerone, sostituendo la
grammatica e la retorica alla metafisica, ontologia, o filosofia speculativa,
dal momento che il metafisico si e preoccupato solo di ricercare il vero, senza
occuparsi dell’utile, il necessario, o il pertinente delle cose trattate. Il
terzo principio consiste nell’interpretare il filosofo antico come CATONE IL
CENSORE, o Cicerone, o Antonino, e nello sforzarsi di comprendere il modo con
il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza –
Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale del vero è
il libero, e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque
argomento, in contro ogni domma, come richiede il vero e il naturale. Non
devono essere dunque CICERONE o ANTONINO nostril maestri, ma i cinque
sensi, l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle
cose. Il quinto principio afferma che, oltre a esporre ogni tesi con la
chiarezza della lingua comune – l’italiano volgare, senza introdurre nel
discorso oscurità (avoid obscurity of expression, be perspicuous [sic], avoid
unnecessary prolixity [sic] o sottigliezze, occorre non trattare problemi che
non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di oggettività sono la
“idea” platonica e la tesi del reale dell’universalie. Infatti, il reale è
costituito soltanto da singoli individui e questi devono essere indagati non
attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro comune e
continua successione. Si fa filosofia non astraendo, ossia togliendo da una
singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse reale, ma
comprendendo, ossia considerando insieme il singolo reale. L'universale è una
vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione di ogni singolare
di ogni genere, accolto insieme con un atto solo, senza astrazione
intellettiva, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che comprende il
singolare. In sostanza, noi non possiamo distaccare, con un'operazione
dell'intelletto, un universale da ogni singolare, ma semmai passare
dall'individuale al collettivo. L'operazione consiste nel sostituire alla
dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in rilievo
i difetti della logica classica, non riesce a fondare una nuova logica efficace
e persuasiva. Saggi: Garin, Rossi, Vasoli, “Testi umanistici su la retorica”;
“Testi editi e inediti su retorica e dialettica di N., e Ramo, Milano,
Bocca N. in M.T. Ciceronem observationes Caelii Secundi Curionis labore
et industria secundo atque iterum locupletatae, perpolitae et restitutae.
Ejusdem libellus, in quo vulgaria quaedam verba et parum Latina, ad purissimam
Ciceronis consuetudinem emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus &
auctus”. Dizionario Biografico degli Italiani. Ballestri, Massimiliano. Milano,
Cosmo editore, Battistella, umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Il
rinnovamento scientifico moderno, Como, Meroni, Rossi, “La celebrazione
della rettorica e la polemica anti-metafisica del "De Principiis" in
La crisi dell'uso dogmatico della ragione, A. Banfi, Milano, Bocca); W. Fink,
Logica aristotelica Universale Idea. Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero, Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Grice: “I was slightly disappointed when I got hold of
Nizolio’s overadvertised masterpiece, the “Lexicon Ciceronianum;” while Urmson
liked it, I found it more to be a common-or-garden dictionary. I did not care
for philosophical concepts, seeing that he starts wih “A”, ‘the first letter of
the alphabet,’ as N. defines it. So, I went straight to the third tome – heavy
as they are, and reprinted in London for use at public schools –‘adolescens’ –
to ROMA, ROMANVS, ROMVLVS. As for his advice as to deal with the longitudinal
unity of philosophy and his rhetorical, ‘Plato is my friend but a better friend
is truth,’ I can’t believe it coming from one who dedicated his life to TRACE
every little ‘diom’ (slogans as the London edition has it) uttered by Cicero!
WhileI would expect praise against the barbarian scholastic from Roger Bacon,
it sounds hypocritical coming from Leibniz. By N.’s standard, Leibniz was a
barbarian his self. The scholastics actually saved the books from the flames of
the Longobards and the Eastern Goths (earlier on) Roma, Contr. RuJ. Romain montibus posita, et convalUbus,
ccenacolis sublata atque suspensa.1. de Div.. Certahant, Urbem
Romam Uemamne vocdrent, Post led. in Sen. Roma
arx omnium terrarum. De Pet Cons. Roma civitas CK nationnm
conventu constituta. 1. de Onu. Roma domus virtutis, imperii et dgnitatis. Roma
domid Uum imperii et gloris. Roma luxorbisterraruhi, et arx onuuum gentium.
Div. Bmoul sexenniojpost Veios captos a GaUis capta. Rome et reges augnres, et postea privati eodem sacerdotio prsediti, lem
pub. regionum autoritate rexemnt. Qu. Fr. Roma, ubi tanta arrogantia est, tam immoderate
libertas, tam infinita hominum centia. Redu Romam Fonteu cansa
.Idns Qu. de Nat. Roma in terries nihU meUns. Inoer. Romam conditam 01 vmpiadis sestss anno tertio. Romani.
Pro Leg.Man. Romani
pn»ter ctiteras gentes laudis et glori» avidi. Romani cives facti Siculi lege Antoni
L9. Fara. Romani veteres atque urbau sales. Tus. Romani
serius quam GffKci poeticam acceperant 1. Di. Romaia nihU in bello sineextis agebant nihU
d<»B& sine auspiciis. Off. Romani Toscoianos, Equos, Volscos, Sabinos,
Hemicos, victoria parta non modo conservarunt, sed etiaro in ciritatem
acceperantPro Mur. Romani tempora voluptatis laborisque dispelrtiunt, etc. Tus.
Romani omnia aut invenerant per se sapientius, quam Greciaut accepta ab illis
fcicerant meUora. Div. Romani omnibut rebus agendis, quod bonnm, faustum,
felix, fortunatnmque esset prefabantur. Pro Cnc . Romani eos vendere solebant,
qui mUites facti non essent 3. de Ora. Romani minos qoam liitm Utteris
stndebant Pro Leg. Man. Romani omnibus navalibus puffuis Carthagienses vicerant
Aoad. Romanorum antiqua jurisjurandi formulaet consuetudo. de Or. Romanoram ingenia
raultnm csBteris liomiaibos omnium gentium prsstiterunt Snavitassemkonis
Atticoram et Romanomm propiia. Tosc. Apod priscos
Romanos morem honc epolaram fiijsseantor
est Cato in Originibos, ut
deincepi, qui aocobaient, canerent ad
tibiam virorom daroram Uodes atqoe virtutes Romanos, a, uro. 1. de
Nat Romana RO
JaiioteIbBoa«t,<f«aUs8oif2li« $.S.Fo^ paU RoaiaBi ovnk religio in ftcrt etin
anspida diyia. . Popalnm Boaunun nan DJ
saasnon Sn defendenda ropnb.sed Sn pUndendo cooso Bieie. Bum non nodo Romano
bomini, sed ne Perse qwden coiqaam tolerabile. Fam. Bomaoo nsoae oommendare. Romano
more feqni.1. de Orat et Ver. Romani ladL Att. Nu Bc Romanas res aedpe.
Romilla, iribus. t. cont Ral. Respondit, Romilla tribo se initiam esse
£se-tnram. I^,Tribos. Romalos, li, Qutnntti. Romalam» qu banc aibem condidit, ad deos immortales benerolentia famaqae sastulimas.de
L. Roawhis post exoessum suum dixit Proculo Jolio, se
deom esse, et Qaoinum vocartem plumaae sibi dedicari ia eo
loco jussit Romuhis quem
iaauratum m Capitolio pamun ac lacttntem, uberibos lopiais inhiantem fuisse meministis.
OfF. Peccavit igitar, paoe vel Qoirini
toI Bomali du Eerim.1. de D. Romuhis puldier. Ih, Romulus urbm auspicato
oodidit Roamlus non solom aospieato Romam condidit, sed etiam optimos augur feit
de N. Romnlos auspicBs, Numa sacris
constitatb, fandamenta jeeit ostiSB dTitatii. Off. Romjlus, cum
ci visom csset utilios solum, quam cum altero regnarefiratrem interemit De Or. Roma
Jns consitto magis et sapientfaqaam doqueotia usns est S. Div. Romolas et Remus
com altrice bdhui vi folminis idi oooddeiant Romulis et Remus ambo augures
fberant Roorali stataa decoelo taeta. Som. Ronmlo
moriente deficere sd bommibas eatingaiqao visus est. Summatim
quanam fine principia generalia veritatis investigande, recteque philosophandi.
Item in summa quanasmint princigpeianeralia pseudo-philosophorum et perverse
philosophandi. De generali omnium nominum divisione in substantiva, adjectiva
propria appellativa, deq; eorum proprietatibus et differentia, nginguam
facisusque inbuncdicmab ullo traditisaut cognitis, contra pseudophilosophos. De
nominibus propriis et appellativis, tam cole&li vis quam simplicibus non
cola Letivis, ac decorum proprietatibus et diferentis, contra philosophastros. s.De
us)0(sem (falsis. De denominativis reliquis capitibus Ante predicamentora, vel
supervalaneis vel. Universalia realia etiam five raese concedantur, tamen non
fuisse facienda quin. Que numeross ed velunumtantum, hoc est, GENUS, vel plura
quam quinque hoc est, septem veloflo, adiecto communi, simils, contrario, arque
substantia. De nominibus substantivis et adiectivis. De eorum proprietatibus ac
diferentis, contra pseudo-philosopos. De generaliomnium rerum divifione
oratoria pera & deila pseudo-philosophorum falsa, simul quede voce universi
anni versalis et in summa de falsirate universaslium realium ut vocant.
Universalia realia nec propter scientias artes quetradendas, nec propter
syllogismos eocateras argumentations formandas, nec propler predications
superiorum de inferioribus faciendas necessario ese ponenda contra
pseudo-philosophos. Universalia realta vere in rerum naturaese non posse. Co
propter canone c, uirea Etiffime dicunt nominales. Cintra sultam illam realium
opinionem de universalibus realibus, quorum rationes omnes plusquam in
aneslabefaltaneur. um suffi.ientia ,quamvocant. De toris,& corum
divisionibus, compositionibus quepere, contra falsissimam dialecticorum de his
omnibus doctrinam. De vere philosophico e oratorio genere et de vera eius definitione.
Contra falsum genus dialecticum et falsam cius definitionem. De vera specie
oratoria et vera ejus definitione, contra falsam speciem dialecticam &
falfam illius definitionem. De vera diferentia & vero proprio philosophicis
oratoriis do simulde eisdem adversariorum vel falfsis vel inutilibus. De
accidente vero quid esmedin constanter definite et simul pauca quadam de falsis
universalibus, eorum vanis questionibus in universum. De preceptis dividendi et
definiendi oratoriis veris et dialecticis falis. De homonymis et synonymis
grammaticorum veris quid vere sint et quis verus eoru mufus, contra ftultaila
aquivocado analoga dialecticorum. Ele tantum modo unum et summum et verum á
generalisimum genus oralo rium, quod est, genus rerum sex autem s a
transcendentia Dialecticorum, decem pre dilamenia Aristotelis et tria Laurentii
Vallaele falsa. Quam ob levem causam Aristoteles CATEGORIAS fore predicamenta
decemponenda ex iftima verii et quam non re et tetriatantum Vallusta rucrit,
fimul quopactonosar borem generica ma Porphyri analonge diversam, faciendam
arbitramur. GENUS rerum vere in duasrantum species divide in s ubstantias et
qualitates, omnia alia accidentium dialecticorum pradicamenta sub qualitate
generalitan quamo verascius specie sper econtineri. Simul de falsa universali.
De o sem. De qualitale generali et omnibus e iustam comparata quam absoluta
speciebus, praferrimquede qualitate speciali, quantum different a speciebus
accidentium dialectic corum ,& fingillarim quærario de causa diversitatis.
De nominibusscientia“ arris quid APUD LATINOS communite rad proprie significe
ne, u quormo dis virum que corum accipiatur et deniq; quibus differentis attes
elit entia mnter sediftinguantur, contra falas scientias et artes
pseudo-philosophorum, (falla. De generalı scientiarum do atrium
divisionenoftrarera, et pseudo-philosophorum. De errales Peripateticorum in
generalı philosophia divisione admflis. Dialectica minter scientias ariesnecut
universalem nec ut particularem ul lumomninolo cum habere pose sed tanquam non
modo falsams ed etiaminutslem de sua pervacuam ex omni artinm do scientiarum
numero ejiciendam. Metaphysicam inter scientias Cartesnecut universalem nec ut
parricularem ul lumomninolo, um habere pofe, sed tanquam partim falsam,
parliminutlım, partim super vacnam ab omni artium scientiarum numero
removendam. De comprehensione universo rufmingularium vere philosophica de
oratoria et simul de abstractınoe universalium pseudo-philodophia et BARBARA
contrafallam Ardo stotelis doctrinam falsode ceniis, abstrahentiam non
efemendacsum. Oratoriam esse facultatem vere generalem, grammaticam sub se
primo, deinde reliqua somnesarl es fcrentias vere continentem, iumpartese
jusmajores breviter ex ponuntur omnes, ở cidem, quaà Pseudophilo fophis unique fuerunt
ablatare stituuntur. De sophisticis Elenchis ab Anstoelein Rhetoricam non recte
introductis et delio brofophifticorum elenchorum quid senciendum, Que et quot
fintea, quarequiruntur cascientise artibus, ex quibu spendetac fitomnis eorum
dividio definition o distinclıo, contra falfam de eisdem rebus
Pjendophialosophorum doctrinam. De utilibus & veris argumentis de que utılı
vero eorum iam tradendorum, quam usurpandorum modo, conira partım fulumpurtom
inutilem ipsorum doctrinam ab Aristotele traduam in libro Topicorum. De
definitionibus nominis et verbido orarionis grammaticorum veris.
Pseudo-philosophorum falfis, códealis, queab Aristorele falso vel inutiliter in
libro Sepiépenveids traduntur. Dentılıbus et veris argumeniationibus, de
queutilido verocarumufu, contrainu tolemdo vanā Aristotelis decudem rebus
doctrmamtraditam in libris Analyticorum. De falfa demonftratione &
falfafcientia & falsa sapientia pseudo-philosophorum simul de inutili
falsoque posteriorum analyticorum libro. De vanitate eorum, quaà recentioribus
dialedicis appellantur parva logicalia. Libros qushodiefub Arif. Nomine
leguntur plerosque non vere eflesri Roselicos, sed subdititioscon adulterinos,
contra communem pseudo-philosophorum opinionem. De Platone, Aristotele, Galeno,
Porphyrio. Deomnibus Arifterelis interpretibus Grucis, LATINIS e Arabibus:
reviter quid fentiendum re&te philosophaturis. De ratione philosophandi o
de corrigendis instaurandisq; Philosophia studis, qua nunc maxima exparte
perveriae corruptfaunt. Nizzoli. Mario Alberto Nizolio. Nizolio. Keywords:
Cicerone, lexicon ciceronianus, Antonino, Leibniz’s ‘anti-barbaro’. – Refs.:
Luigi Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus” – The Swimming-Pool
Library.
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