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Saturday, March 30, 2024

GRICE ED ORTES: L'IMPLICATURA CONVERSAZIONALE DEL VERSO -- FILOSOFIA ITALIANA -- LUIGI SPERANZA

 

Grice ed Ortes – l’implicatura conversazionale del verso -- filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Venezia). Filosofo italiano. Grice: “Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!”. Considerato uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione. Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano, Ricciardi), Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario Letterario Bompiani. Milano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia. Quanto i suoi studi matematici influissero sul suo metodo economico, vedremo; qui, brevemente, come in fluissero sulle sue considerazioni filosofiche. Così, scrive egli delle opinioni ed ecco si studia di ridurre a “Calcolo sopra il valore delle opinioni e sopra i piaceri e i dolori della vita umana”, Venezia, Pasquali, ristampato dal Custodi, degli ECON. MOD. FILOSOFIA IN FORMULE MATEMATICHE numero determinato il valore dell'opinione, che alcun gode, per possedere certa qualità che lo pone innanzi agli altri nella scelta degli oggetti piacevoli. Questa buona opi nione nasce o dai natali,come la nobiltà,la patria ecc., o dallaprofessione,come la milizia,lelettere ecc.,o da qualche prerogativa, come dall'autorità, dal merito ecc. Ciascun uomo fornito di alcuna di queste qualità gode di qualche cosa che non godrebbe se ne fosse privo. Ortes si studia di determinare il valore di questi beni recati dall'opinione. Valga un esempio. Se si chiede quanto aggiunga di valore alla nobiltà l'opinione della stessa, O. ragiona così: postoche larenditagiorna liera di tutte le famiglie nobili sia 20,000, quella che proviene da cariche,magistrature,commende ecc. 3,300, quella che vien data dall'opinione,cioè coll'autorità di disporre di più posti, e colla riputazione dei grandi sul volgo, a 700, posto che il numero di tutti i nobili sia 10,000, il valore di tutta la nobiltà sarebbe espresso da 20,000 + 3,300 + 700 = 2. Falo stessocoin 10,000 puto per le altre opinioni,di cui dice esser pretesto la virtù,ma verofinel’interesseproprio,poichè,dipen dendo il valore delle opinioni dalla ricchezza attuale o possibile, è manifesto che si deve prima d'ogni altra cosa cercare l'utileproprio. Avverte che v'ha sempre un'opinione predominante che varið col variare dei secoli: ai tempi di Roma li bera era la conquista; sottoAugusto illusso;ilplato nismo ai tempi di Costantino; l'investitura ai tempi di Gregorio VII ; le lettere sotto Leon X ; finalmente lozio a tempi dell'autore! Strana è questa classificazione,  PIACERI E DOLORI. tuttavia 1?O. mostra come il pretesto della virtù coprisse basse mire di privato interesse. Lo stesso ozio ha il suo pretesto dell'ordine, benchè sia figlio di vana alterigia.L'uomo che dee servire a molte di queste opi nionisaràpiù civile, ma piùtimidoefinto;chiapoche; sarà più rozzo,ma anche più sicuro e più libero. E come l’Ortes si studia di ridurre a calcolo le opi nioni,così parimenti i piaceri e i dolori. Meno originale e meno astruso è l'Ortes in questo scritto.Con molta inesattezza di idee e di lingua, espone da principio la dottrina chetuttociòcheèconforme alla conservazione e sviluppo del nostro essere, genera piacere; il contrario,dolore; parla dei dolori e piaceri delsenso,dei dolori e piaceri dell'opinione; mostra l'uomo naturalmente soggetto al dolore, e che il piacere non è che un sollievo del dolore; con ragionamento curioso studiasi mostrare che il piacere non può mai s u perare il dolore, perchè il piacere essendo preceduto, secondo O., dal dolore, sopito che questo sia, tutto quel di più di piacere che si volesse applicare gene rerebbe dolore contrario, come l'indigestione dopo la fame cessata, la stanchezza dopo la danza ecc.  Il calcolo del piacere e dei dolori dipende dal grado della elasticità delle fibre onde alcuno è fornito,e,quanto ai piacerie dolori d'opinione, dalla stima che ciascuno fadeglistessi. L'autore nonpretendeanovitàdidot trina, professa di avere scritto secondo la propria espe rienza, con un temperamento indolente é coisuoi sensi inun'etàdimezzo.Vedrem poi com’eglistessone ab bia dato un giudizio severo. Due altre opere filosofiche si hanno di O.: un   ragionamento delle scienze utili e delle dilettevoli per rapportoallafelicità umana;— e riflessioni su gli oggetti apprensibili, sui costumi e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue (1); ma si può dispensarsi dal tener dietro a questi discorsi, che, a dir vero, son pesantissimi. In sostanza l'uno si riduce a mostrare l'ufficio delle umane facoltà nella scienza e nelle arti belle,anche queste in titolandole scienze ma dilettevoli,in contrapposto delle a ltre che chi ama scienze utili; nelle scienze tiene il campo l'intelletto, nelle arti belle l'imaginazione; quelle hanno per oggetto il vero com'è, queste il veroma elaborato dalla fantasia. Quindi discorresi in quali termini sia concesso il lavoro dell'imaginazione e concludesi sul tenore dell'epigrafe : Sol la scienza del ver giova ed alletta. L'altro ebbe occasione dallatraduzione del Pope, perchè volendo ragionare delle difficoltà del tradurre, si trova così accresciuta in mano la materia, che piuttosto d’un proemio s’appiglia a farne un saggio a sè. In fatto prende la cosa da alto, e filosofeggia sulla varietà reale degli oggetti e sulla varietà nel modo di rappresentarseli, onde s'apre l'adito a discorrere delle lingue e delle loro diversità, quindi intorno l'uso della parola, e particolarmente intorno all'eloquenza. Infine ritorna donde era partito, e conclude che se il traduttore può benissimo esporre le verità apprese da altra lingua, non potrà tuttavia produrne tale impressione negli ani mi, come ne è prodotta dall'originale, se non facendo sene come nuovo autore, esprimendole cioè inmodo; tip. Pasquali.  SUL MODO DI TRADURRE. Non si può negare che osservazioni argute si tro vino spesso nell'Ortesa ncheinqueste riflessionisugli oggetti apprensibili, suicostumi, e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue; ma pur troppo è d'uopo cercarsele in una lettura assai noiosa. Qualche volta dà risalto a quell'idea che vedremo poi sua prediletta in economia, che cioè quello solo riesca ove siavi la pubblica persuasione, non già ove questa non corrispondaagliimpulsi; e però egregiamente dice, che allora un ammiraglio potea condurre gli’inglesi in  America, come un tempo un romito potea condurli in Soria, perchè gl’inglesi stessi voleano e avean voluto così. Qualche volta, faticosamente sì, ma pur si conduce a qualche sentenza netta e perspicua, come, p. es., dopo  GOLDONI, COLTURA ALLAMODA, PUB. OPINIONE. Adatto all'indolee ai pregi della propria  lingua. Chi volesse calcare l'autore straniero sarebbe come chi cre desse ricopiare un ritratto con soprapporvi isuoi colori, coprendone così e confondendone letinte,ecangiando il quadro in un mascherone o in un empiastro. necessità invece che gli scrittori s'accordino sempre col carattere nazionale de'lettori; e qui l’Ortes osserva, che il miglior poeta comico italiano de'suoi tempi potea bensi starsene in Francia per passar quivi meglio i suoi giorni, ma non giammai perchè il suo talento comico fosse così ben rilevato nella lingua francese a Parigi, come il fu già in Venezia nel dialetto suo veneziano. Qualche volta sembrerebbe anche gaio,come quando si lagna che, temendosi la fatica dello studio, si trascu rassero le cognizioni vere, contentandosi di dizionari, giornali, compendi o altri repertori per dilettare, diver tire,ocome diceano,per amuseare! È  USO DELLA PAROLA PEI GOVERNI avere deplorato che il mondo governisi da chi più ciarla , non da chi più sa, egli conclude: se chi preten desse governar altri senza render ragione del suo go verno,sarebbe uomo assai vano;ilsarebbe non men certamente chi pretendesse governarli per sola copia ed eleganza di voci. Qualche volta infine dimostrasi d'animo aperto e sollecito per le innovazioni. « Qui cade a proposito (così egli) d'avvertire l'errore di quelli che si figurano di richiamar nelle nazioni la verità e la ragione comune (cioè gli in teressi comuni, pubblici, universali in contrapposto ai particolari, privati, speciali) perquantovi sifosse smarrita, col rinovar quelle leggi che ne prescrivevano le modificazioni a'tempi de'lorobisavoli, progetto al tutto assurdo e impossibile. La verità e la ra » gione comune potrà ben richiamarsi per leggi, per quanto a'tempi trasandati fosse stata più riconosciuta » per sè stessa in quei costumi, di quel che il sia ai tempi presenti per costumi che la modificassero in contrario di sè medesima; giacchè essa in sè stessa è una sola di tutti i luoghi e di tutti i tempi; ma il richiamarla al presente per le sue modificazioni antiche, quando tali modificazioni debbon ad ogni tempo esser diverse, non può essere che una miseria » di mente, per cui si creda la natura non più capace » d'invenzioni in sua natura, di quel che siasi un po vero consigliere segreto che creda operar in sua rece. Chi declama contro i nuovi costumi che si vanno in » troducendo, e deplora gli usati che si van disusando; ha molta ragione se inuovi costumi son modificazioni di una ragion men comune, di quel che siano gli usatichea quellidan luogo. Ma seinuovicostumi son » tanto buone modificazioni della comun ragione, quanto gli usati che siperdono; ei declama inutilmente, come se ciòfosse contro il variar de venti, essendo l’una e l'altra cosa quanto innocente, tanto inevitabile e necessaria,e potendo,anzidovendo,quella comun ragione,per disposizione di natura e per sapienza illimitata del supremo suo artefice, praticarsi sempre per modificazioni diverse, e comparire in sembianze ché non siano giammai le stesse, essendo nondimeno la stessa per sè medesima. Senza questo una simile verità o ragione correrebbe rischio di non esercitarsi che per inganno; ed è ancor vero che talvolta con richiamare la verità, la ragione, e la religione stessa per le sole loro modificazioni esterne di tempi molto remoti, si riesce a perdere tutto il senso reale ed interno di queste virtù, incariabili per sè stesse, riducendole a quelle materiali loro modificazioni esterne, senza alcun rapporto a quell interno lor senso e significato. Si pigli intanto l'Ortes in parola, poichè avrem campo di trovarlo in seguito così reluttante a certe modificazioni che non sembra quel desso. Meglio avremo occasione di riandare alcuni suoi pensieri dello stesso libro, che con certo apparato filosofico mettono innanzi quell'armonia degli interessi, da lui tanto raccomandata nelle sue opere economiche. Ma lasciamo per ora queste meditazioni di filosofia. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords: verso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library.

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