Grice e Paccio: l’accademia e l’implicatura
conversazionale nella Roma antica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. An orator and firned of Plutarco. A member of the Accademia.
Grice e Pace: l’implicatura conversazionale di Boezio
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo italiano Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and
married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all
Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or
Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love Pace – in a way he reminds me
of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing
about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his
Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own
‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a
logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia
a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione
riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si
rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore.
Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa
prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in
una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di
Istituzioni alla quale aspirava, accusa Pace di averlo boicottato e gli rivolse
delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo
denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg
per Altdorf. Ha anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per
le sue simpatie per il Ramismo Insegna a
Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua
abiuria al protestantesimo. Quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De
Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli
valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'”Organon” di Aristotele, fu
inclusa in un'edizione delle opere di
Aristotele edita da Casaubon ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le
“Institutiones logicae” e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii
Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus. Saggi: “De dominio maris Adriatici” (Imp.
Caes. Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss.
scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges
XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut.
Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra:
apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III,
Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus creditis, seu De obligationibus qua re
contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis,
Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum: apud Bernardinum
Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus
quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei
Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus
titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum
ordine alphabetico, tertius rerum & verborum in toto opere memorabilium,
Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica in Institutiones imperiales, Lyon, Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris
utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon,
Barthélemy Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri, Lyon, Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon,
Barthélemy Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus,
ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De
dominio maris Hadriatici, Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili,
Scipione, Dizionario Biografico degli Italiani,
Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza,
dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia
e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis
Organum, Morges, Operum Aristotelis. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G.
Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè);
A. Franceschini, Giurisprudenza, Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de
Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits,
Paris: V. Palmé, Marine Bohar, « Giulio
Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation
et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice:
“A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In
fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who
came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of
‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which
is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes
then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical
sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something – and
the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular bit
of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos) in
the soul. From there he builds his whole system of communication. There are two
types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by
the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of
what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while a
THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio
is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a
tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile
knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio,
categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paci: l’implicatura conversazionale e la relazione
– filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Monterado). Filosofo italiano. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that
Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There
are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states
in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations,
as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that
Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his
masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic
that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’
seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential
philosopher «Avevo ben presto
compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con
chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo Sini).
Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo
in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi
elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia
dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo
Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì
dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di
Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi
dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora
alla rivista Il Cantiere. Nel 1935 iniziò il servizio militare
nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943
come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in
Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di
Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe
modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund
Husserl e a costruire un rapporto di amicizia. Incominciò la sua carriera
di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire
dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié
all'Università Statale di Milano. Dopo aver inizialmente collaborato con
la rivista Filosofia, fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il
periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari
e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo
danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di
accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa
impone al sapere. Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni
Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido
Davide Neri. Pensiero Carlo Sini individua l'inizio dell'intera
speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di laurea: in
alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano, ancora
ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia
dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio
tempo e delle proprie inclinazioni. L'esistenzialismo Paci giunge perciò
all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo
di P. è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli
avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce
come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura
condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, P. definisce la
condizione dell'uomo come personalità morale. L'io conoscente è la chiara
forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e
molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come
soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche,
insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si
conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di
riferimento del sistema di P. la forma non è mai definitiva, e al contempo ogni
questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi
dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che
va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente,
verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso
e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il
male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di P. parte
dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa
"mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa:
il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua
esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in
quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un
altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e
questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a
stringere "relazioni". Da qui si possono capire le due
definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che
definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola
Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio
perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base
dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità.
La vita umana per P. si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel
tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale,
che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema
bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una
possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di
provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro
esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria
vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno
intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione.
Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio
dell'epoché. L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl,
filosofo che P. ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si
traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un
abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare.
In questo senso è emblematico l'episodio che P. stesso racconta riguardo al suo
approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di Banfi (il
suo "maestro" per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul
concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso che si trovava lì
vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse a dare (colore,
forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio posteriore
all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla luce, la
forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è
indipendente dall'oggetto stesso). L'epoché, quindi, si costituisce come
ricerca di una visione "originaria". Compito difficilissimo (Husserl
lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve
tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque
giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza,
l'epoché si traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di
una verità ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei
luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può
cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e
soprattutto nella capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità
nella fenomenologia di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere
religioso, criticando la ridotta disamina del concetto da parte di Martin
Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un
metodo puramente gnoseologico. Relazione e riflessione La relazione è per
P. qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato
esistenziale. Paci scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la
intrecciano: è un concetto "nuovo", "terzo", che è tanto
più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare
consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione
va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se
conflittuale. La riflessione infine, come salvezza dall'irreversibilità del
tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e
proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché, riflessione e
relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di
senso. La filosofia di P. si traduce dunque in una continua, consapevole
e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica
dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo P. si distanzia da Sartre
e dalle conclusioni del filosofo francese, che P. ammirava e considerava uno
stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente
nell'investigazione filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della
sua vita), rimane punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un
senso, di una verità ulteriore. Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_
(cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”). Principato, “Principii di una filosofia
dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina,
Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano,
Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla
filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “
Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e
Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo
al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo
e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note
Sini22. Civita. Sini.
Pecora Storia, aut aut. 5 luglio.
Vigorelli. P.. Civita,
degli scritti di Enzo Paci, Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele,
La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro
di studi vichiani. Roma, Edizioni di storia e letteratura, Paolo Ercolani, P.,
il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito,
Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo
dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del
Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità
nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura
filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della
filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci,
in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di
Storia della Filosofia, C. Sini, P. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli,
C. Sini, Enciclopedia ItalianaIV
Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo
positivo Milano, Franco Angeli, Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana
Milano, Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo
Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Contributo per una nuova
cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei giovani.
Orpheus », In margine a un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la definizione di
un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari «
Orpheus, Il nostro realismo storico, « Il cantiere », Valore della polemica per
il realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro
di Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo, Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Thomas
Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler (prima parte), «
Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma », La filosofia
della vita, « Meridiano di Roma », La vita contro lo spirito, « Meridiano di
Roma », Filosofia dell'immanenza,
«Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino «Meridiano di Roma»,
Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone, Messina- Milano,
Principato, I dialoghi giovanili fino al Cratilo; Il Fedone, il Simposio, il
Fedro; La Repubblica, Il Parmenide; Il Teeteto. Il Sofista; Politico, Filebo,
Timeo e le idee numeri. Filosofia della
natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo sofia », Una metafisica
dell'individualità a priori del pensiero, « Logos », Nota sull'Etica di Scheler
« Nuova Ita lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al
pen siero moderno, « Archivio di storia della filosofia », La
scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma »,Appunti, Vita giovanile »,
Orientamenti del pensiero contemporaneo, « Vita giovanile », La logica del
tuono, « Vita giovanile’ L'idealismo di A. Banfi, « Vita giovanile », Marconi genio latino, in Liceo scientifico Marconi
di Parma. Annuario, Parma. Spinoza,
Ethica (passi scelti, collegati e tradotti), introduzione e note, Milano-Messina,
Principato. Ree. di F. Lombardi, Kierkegaard, Firenze, «Nuova Ita lia; Principi
di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda, La dialettica dell'essere; Il problema
della fenomenologia; Il mondo ideale e la deduzione dell'unità e del
molteplice; Filosofia della natura e filosofia della scienza. La natura come
esistenza; IL'esistenza dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte
terza: I) L'essere spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito) La
vita morale; La vita dell'arte; La vita religiosa; Orientamenti del pensiero
contemporaneo, DOTTRINA DELLA FILOSOFIA FASCISTA, II senso della storia, «
Corrente di vita giovanile », -Parole di
Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », Pensiero, esistenza e valore,
Messina-Milano, Principato, L'atto come problema; Idea e fenomeno logia della
ragione; Temi fondamentali del pensiero di Husserl; La filosofia dei valori; Il
pensiero di Lask; Scheler e il problema dei valori; Personalità ed esi stenza
nel pensiero di Kierkegaard; Il problema dell'esistenza; Introduzione
all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione nel pensiero di
Jaspers; Jaspers e lo scacco del pensiero; Esteriorità ed interiorità - La vita come ricerca; Valori ed opere;
Concretezza e dialettica dell'essere; La
struttura dell'esistenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers:, La
coscienza infelice, « Logos », L'Umgreifende, « Logos; La comunicazione, «
Logos », Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », Studi su
Kierkegaard, « Studi filosofici », L'atto come problema, « Studi filosofici »,
Ristampato in 4001, cap. I. Arte, esistenza e forme dello spirito, « Studi
filosofici », Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », Spirito e la
filosofia dell'esistenza, « Meridiano di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico,
« Corrente di vita giovanile, Presentazione di K. Jaspers, « Corrente di vita
giovanile; F. Nietzsche, Antologia, introduzione e scelta di E. Paci, Milano,
Garzanti. Platone, Teeteto, introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano,
Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli « Studi filosofici»,
Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, « Studi
filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura
dell'esistenza, Torino « Studi filosofici », nRee. di M. Sciacca, La metafisica
di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », Il significato storico
dell'esistenzialismo, « Studi filosofici », n. 1, pp. L'uomo qualunque, «
Meridiano di Roma », Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII Congresso di
Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Prov-
veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno I, n. 8, 1
luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino, Paravia.
1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi
filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi-
lano, Bocca, L'attualità di Platone, in AA. VV., L'attualità dei filosofi clas-
sici, Milano, Bocca, Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di
scuo- la », agosto-settembre, Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del
popolo », Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e traduzione, Milano,
Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in 5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione
ed esistenza, prefazione e traduzione di E. Paci, Milano, Bocca. Ree. di A.
Pellegrini, Novecento tedesco, Milano, « Pri mato », Ree. di U. Spirito, La
vita come arte, Firenze « Primato », n.
22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano « Primato
», L'esistenzialismo, Padova, Milani, pp. 67. Indice: I - Premesse;
Kierkegaard; Nietzsche; Heidegger;
Jaspers; Abbagnano; Conclusione; VNota bibliografica. Socialità della nuova
scuola, Firenze, Le Monnier. L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano
e E. Paci, « Primato », Il cavaliere la
morte e il diavolo, « Tempo di scuola », Mann e la musica, « Rivista musicale
italiana », n. 1, Th. Mann e la filosofia, «Studi filosofici», n. Metodologia e
metafisica, « Studi filosofici »,
Nascita e immortalità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il problema
della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, « Costume », L'uomo
di Platone, « Costume », Ree. di L. Scaravelli, Critica del capire, Firenze «
Costume », Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I -
Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; Verità ed
esistenza in T. S. Eliot; Rilke e la nascita della terra; Valéry o della
costruzione; L'uomo di Proust. I
capitoli I e II sono stati ristampati rispettiva mente come cap. I e cap. II
della seconda parte di 6502. I ca pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati
rispettivamente come cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap.
IV della prima parte, cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza
in T. S. Eliot, « Indagine, Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte
prima, cap. II. Umanesimo e forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry,
Eupalinos preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero,
introduzione di E. Paci, Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA.
VV., Il problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema
della storia, « Studi filosofici », Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso
Internazionale di Filosofia » (Roma 1946), Milano, Castellani. A. L. Huxley,
Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale
Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto
Editoriale Italiano. Da questa introduzione è stato tratto il cap. XI di 4902.
1949 Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di G. Vico, Milano, Mon- dadori, pp.
249. Indice: I - L'esistenza e l'opera; II - Crisi gio- vanile e dualismo; III
- Medium te mundi posui; IV - Esistenza e immagine; V - Natura e pensiero; VI -
Ada integer vere sa- piens; VII - Mito e arte; Mito e filosofia; Storia e metodologia
della storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, pp. 248.
Indice: I - Mito e logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo Stato come
idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; Democrito, Platone, Aristotele;
VI - Sulle opere di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova '; Sulla '
Scienza Nuo- va'; V i l i - La malinconia di Kant; IX - Il ' Preisschrift ' di
Kant; X - Negativo finito e fenomenico in Kant; I Frammenti ' di Novalis e il
loro significato nella storia della filosofia; Fenomenologia e metafisica nel
pensiero di Hegel; L'eredità di Hegel. Filosofia e storiografia, «
Rassegna d'Italia », L'altro volto di
Goethe, « Rassegna d'Italia », La concezione mitologico-filosofica del ' logos
' di Eraclito, «Acme; Esistenzialismo
trascendentale, « Rivista di Filosofia », Ree. di T. Wilder, The Ides of March,
London 1948, « Rasse gna d'Italia » Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom,
Chicago 1948, « Rasse gna d'Italia », nRee. di K. Lowith, Da Hegel a
Nietzsche, Torino 1949, « Ras segna d'Italia; Esistenzialismo e storicismo,
Milano, Mondadori, Il significato storico dell'esistenzialismo; II - L'esi
stenza e la aurora dello spirito; III - L'esistenza e la forma; IV - Poesia e
comunicazione; V - L'esistenzialismo di Heideg ger e lo storicismo; VI - Il
metodo e l'esistenza; Giudi zio e valore; V i l i - La politica e il
demoniaco; Pensiero e azione; La responsabilità e la storia; Filosofia e storiografia;
Eros e natura; Il problema morale; Le forme dello spirito e il valore; Il problema critico religioso. Il nulla e il
problema dell'uomo, Torino, Taylor, Introduzione all'esistenzialismo; Forme e
problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed
esistenza; Il nulla e il problema
morale; Esistenzialismo positivo. Linguaggio, comportamento e filosofia, «
Archivio di filosofia », n. 1 (Filosofia e linguaggio), Antologia del pensiero
scientifico contemporaneo, a cura di E. Paci, Firenze, Sansoni, Il significato
dell'irreversibile, «Aut Aut», Il
significato del significato, « Aut Aut », Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul
significato del mito, « Aut Aut; Ripeness is ali, « Aut Aut », Moby Dick e la
filosofia americana, « Aut Aut », n. 2, p Umanesimo e tecnica, « Aut Aut »,
nPossibilità della critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp.
161-Problemi filosofici della biologìa, « Aut Aut », Il nostro giardino, « Aut
Aut », Fondamenti di una sintesi
filosofica (parte prima), « Aut Aut », Fondamenti di una sintesi filosofica
(parte seconda), «Aut Aut », Arte e metamorfosi, « Aut Aut »,Fondamenti di una
sintesi filosofica (parte terza), « Aut Aut », Dialogo e cultura, « Aut Aut »,
nEmpirismo e relazione in Whitehead, in « Atti del Congresso Filosofico di
Bologna », Milano Ree. di F. Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano « Aut
Aut », . Ree. di M. Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino, « Aut Aut », nRee. di I. M. Bochenski, Précis
de Logique Mathématique, Bussum, « Aut Aut », Ree. di A. J . Ayer, Language,
Truth and Logic, London, « Aut Aut », Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione al
positivismo logico, Torino, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B. Russell, Le
Principe d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale », « Aut Aut »,
nRee. di M. Dal Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale,
in « Rivista critica di storia della filosofia », II, 1950, «Aut Aut », Ree. di
D. Emmet, Time is the mind of space, in « Philosophy », n «Aut Aut », Ree. di L. de Broglie, Fisica e microfisica,
Torino, « Aut Aut » n. 1, pp. 90-91.
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di U. Spirito, Scienza e Filosofia, Firenze, « Aut Aut », n. 2; pp. 186-187.
Ree. di Marianna Leibl, Psicologia della donna, Milano, « Aut Aut », Ree. di D. Katz, La psicologia
della forma, Torino, 1950, « Aut Aut », Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del
trascendentale, Milano, 1951, « Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica
filosofica, Firenze, « Aut Aut », Ree.
di G. Gentile, La vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut Aut », Ree. di
Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut
», Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino 1951, « Aut Aut »,
n. 3, pp. 286-287. Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo
capitalistico, To rino 1951, « Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A.
Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951, « Aut Aut », Ree. di L. Borghi, /. Dewey
e il pensiero pedagogico contem poraneo negli Stati Uniti, Firenze 1951, « Aut
Aut », n. 5, p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino
1951, « Aut Aut » nRee. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze 1951, «
Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141 -Ree.diR.Borsari,Logica concreta,Firenze1951,«AutAut»,
Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua derni della
critica », « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della relazione, « Aut Aut
», n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 - Schoenberg..., « Aut
Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut
» Civiltà e valore, « Aut Aut », Schemi e figure, « Aut Aut », Alain e la paura
dell'Europa, « Aut Aut », Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica
di Dewey, « Aut Aut », Studi italiani di estetica, « Aut Aut », Relazione forma
e processo storico, « Aut Aut », Organicità e concretezza della forma estetica,
«Aut Aut» Presentazione di Whitehead, « Aut Aut », Sulla concezione
psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Filosofia e
psicopatologia), ossibilità e relazione, « Rivista di filosofia », n. 4, pp.
387-398. Ristampato Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise »,
settem bre, Paris (Hommage à Alain).Ree. di B. Berenson, Piero della Francesca
o dell'arte non elo quente, Firenze 1950, « Aut Aut », Ree. di A. E. Jensen,
Come una cultura primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut »,
Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari « Aut Aut », Ree. di E. Castelli, Il
demoniaco nell'arte, Milano 1952, « Aut Aut » Ree. di C. Diano, Forma ed
evento, Venezia « Aut Aut », Ree. di M. Bense,
Die Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne,
Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e corno
historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », Ree. di R. Mondolfo, Il materialismo
storico di F. Engels, Firenze « Aut Aut »,
Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino 1952,
« Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La dottrina pura del diritto,
Torino 1952, « Aut Aut », Ree. di E. Garin, L'umanesimo italiano, Bari 1952, «
Aut Aut », Ree. di P. Chiodi, L'ultimo Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut »Ree. di
B. De Finetti, Macchine che pensano (e che fanno pen sare), in « Tecnica e
organizzazione », nn. 2-3, 1952, « Aut Aut », Ree. di H. Kelsen, Teoria
generale del diritto e dello stato, Mi lano 1952, « Aut Aut »,
L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo, a cura di L.
Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180, Indice: I -
Introduzione all'esistenzialismo; II - Heidegger; III - Jaspers; IV - Sartre;
V - Marcel, Lavelle, Le Sen ne; VI - Abbagnano; Esistenzialismo e letteratura.
La mia prospettiva estetica, in La mia prospettiva estetica, Brescia,
Morcelliana, pp. 139-150. La criticità della filosofia, « Aut Aut », La
relazione, « Aut Aut », La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut
Aut », Un convegno di filosofia, « Aut Aut », Prospettive empiristiche e
relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut »,
Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », Implicazione formale e
relazione temporale, « Aut Aut », Sul problema della persona, « Aut Aut »,
Definizione e funzione della filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale
critico della filosofia italiana », nArte e comunicazione, « Galleria », n. 2,
pp. 3-5. Ristampato Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », Sul primo
periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo sofia », Kierkegaard e
la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e
Nietzsche), Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso fia
», n. 2, (Kierkegaard e Nietzsche), Sul principio logico del processo, « Atti
dell'XI Congresso in ternazionale di Filosofia », Bruxelles voi. Vili, pp.
42-46. Ristampato in 5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI
Congresso Nazionale di Filosofia », Roma-Milano Ree. di Th. Mann, Nobiltà dello
spirito, Milano 1953, « Aut Aut , Ree. di H. K. Wells, Process and Unreality,
New York 1950, « Aut Aut », Ree. di J .
Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut Aut »,Ree. di R. Girardet, La società
militaire dans la Trance con- temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», Tempo e
relazione, Torino, Taylor, Intro duzione; I I - Filosofia dell'Io e filosofia
della relazione; Angoscia dell'Io e relazione; IV - Linguaggio comportamento e
filosofia; Negatività e positività in Wittgenstein; VI - Witt genstein e la
nevrosi della filosofia; Il significato dell'irreversibile; Relazione e
situazione; Possibilità e re lazione; Sul principio logico del processo;
Relazione forma e processo; Relazione e civiltà; Dewey e l'interrelazione universale; Tempo
realtà e relazione nella filosofia americana; Esperienza e relazione
nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e relazione; Relazione e irrelazione;
Relazione e irreversibilità; Relazione e linguaggio filosofico; Implicazione
formale e implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione
quotidiana; XXII - Quan tità e qualità; La tecnica e la libertà dell'uomo.
Riedito come 6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U.
Pa dovani, Milano, Marzorati, Appunti per i rapporti tra filosofia, scienza
empirica e sociolo gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna, Il
Mulino, pp. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », Il cammino della vita, «
Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard,
« Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e
fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502,
parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », Ripetizione,
ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della filosofìa
italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità del personaggio, in Teatro,
mito e individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di
filosofìa», Il significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della
angoscia, « Rivista di filosofia », Storia e apocalisse in Kierkegaard, «
Archivio di filosofia », n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162.
Ristampato in 6502, parte prima, cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà
dell'uomo, « Civiltà delle macchine », Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle
macchine », V, pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di
filosofia di San Paolo », « Aut Aut », Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia,
a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W. Dilthey, Critica della
ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut, Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema
della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76.
Esistenza natura e storia, « Aut Aut », Esperienza conoscenza storica e
filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul significato dell'opera di
Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia di Tb. Mann, « Aut Aut »,
Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », Su due
significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n.
10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista
di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio
di filosofia », n. 3 (Semantica), L'appello di Einstein, « Civiltà delle
macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo critico,
Torino 1953, « Aut Aut », Ree. di E. N. Rogers, Auguste Perret, Milano 1955, «
Aut Aut », Ree. di H. Mayer, Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », Ree. di C.
Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No tiziario Einaudi », nn.
6-7, 1955, « Aut Aut », Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte »,
n. 6, 1955, « Aut Aut », L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana,La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade a Pietroburgo;
IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci di fanciulli
sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora sull'esistenzialismo,
Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I - Introduzione
all'esistenzialismo; II - Heideg ger; III - Jaspers; IV - Marcel, Lavelle, Le
Senne; V - Esisten zialismo teologico; Aspetti letterari; L'esistenza negativa
in Sartre; L'esistenza diabolica in Th. Mann; IX - La positivizzazione dell'esistenzialismo;
X - Abbagnano; XI - Sartre e il problema del teatro; L'esistenzialismo nella
filosofia contemporanea; L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di
Merleau-Ponty. Hegel e il problema della storia della filosofia, in AA. VV., Ve
rità e storia: Un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti,
Arethusa, pp. 147-152. Nota su «Altezza reale», «Aut Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri
stampato in 6502, parte seconda, capitolo V. Sul senso e sull'essenza, « Aut
Aut », La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », Appunti su un convegno, « Aut
Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e antifilosofia, « Aut Aut », n. 35, pp.
400-406. Ri stampato in 5902, pp. 33-43. Filosofia e linguaggio perfetto
(risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut », n. 36, pp. 470-479.
Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia italiana »,
Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», Sul concetto di 1
precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri vista critica di storia della
filosofia », Problematica dell'architettura contemporanea, « Casabella », n.
209, Critica dello schematismo trascendentale (II parte), « Rivista di
filosofia », Immanenza e trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di
filosofia dell'Università di Milano), « Il Pensiero », n. 1. Inter venti di E.
Paci: Sulla relazione Dal Pra, pp. 82-86; Sulla rela zione Antoni, Sulla
relazione Guzzo, pp. 149-151; Sulla relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla
relazione Spirito, Processo esistenziale, processo naturale, processo storico,
« Anais de Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo », San Paolo, La scienza e Venciclopedia
filosofica, « Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40. Vivere nel tempo, «
Civiltà delle macchine », IF. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di
E. Paci, Mi lano, Bompiani. 1957 Dall'esistenzialismo al relazionismo,
Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice: I - Prospettive relazionistiche; II -
Il fonda mento storicistico del relazionismo; Il consumo dell'esi stenza e la
relazione; La struttura relazionale dell'esperienza; V - Whitehead e il
relazionismo; Relazionismo e rela tività; VII - Relazionismo e schematismo
trascendentale; Vili - La verificazione nel neopositivismo; Relazionismo e naturalismo;
Orientamento estetico relazionistico; Permanenza ed emergenza nel linguaggio;
XSul significato del mito; Senso essenza e natura; Tempo e natura. Storia
del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia greca
e i suoi rapporti con l'oriente; Le origini autonome della filosofia greca; La
scuola di Mileto o i primi pitagorici; Eraclito di Efeso; Senofane e Parmenide;
Zenone di Elea e Melisso di Samo; Il pitagorismo nell'età di Filolao; V i l i -
Empedocle di Agrigento; Anassagora di Clazomeno; La scuola di Abdera;
Protagora di Abdera; Gorgia di Leontini; Prodico di Ceo; Antifonte sofista;
Ippia di Elide; Logos e natura; Letteratura e pensiero filosofico; Eschilo e la
polis; Pensiero e poesia in Sofocle; La visione filosofica in Euripide;
Antifilosofia e filosofia in Aristofane; Scienza, tecnica e mito; Natura e
cultura; Medicina e filosofia; Filosofia, arte e musica; XXVI - Filosofia e
storiografia. 5703 - La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, L'eredità di
Kant; Spiritualismo, positivismo e neocriticismo; Le conclusioni
dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei valori; V - Pragmatismo e
realismo; VI - Processo e organicità; VII - La fenomenologia e il mondo della
vita; Esistenzialismo e ontologismo; IX - Empirismo logico e fenomenologia della
percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », Giallo e
nero, « Aut Aut », Schematismo trascendentale, « Aut Aut », Hartmann e la
tradizione ?netafisica, « Aut Aut », Antonio Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp.
499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut », n. 42, pp. 501-505. Sul
significato del platonismo in Husserl, « Acme », L'architettura e il mondo
della vita, « Casabella », /Il metodo
industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca.
Scienza ed umanità nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra
storica della scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale,
« Criteri », nAntonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », L'estetica come
richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti del III congresso internazionale
di estetica (Venezia) Torino, Edizioni della rivista di estetica, Recc. di E.
Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie,
voli. I-III; Die Krisis der euro- pàischen Wissenschaften und die transzendentale
Phànomeno logie; Erste Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut Aut », Ree. di
C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino « Aut Aut », Ree. di Beth Mays,
Etudes d'epistemologie génétique, Paris 1957, « Aut Aut », Ree. di C. Cascales,
L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla
scienza, Bari « Aut Aut », Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle
religioni primi tive, « Aut Aut »,Ree. di L. Mumford, La condizione dell'uomo,
Milano 1957, «Aut Aut», Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris
1957, « Aut Aut », nDizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano,
Edizioni di Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora;
Socrate; Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo;
Neopositivismo; Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene;
Determinismo-indeterminismo; Dovere; Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù;
Saggezza; Azione; Violenza; Estetica; Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a
cura di E. Paci: Breve dizionario dei termini greci, pSamuel Alexander, in Les
grands courants de la pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca,
Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, in AA. VV., La
filosofia con- temporanea in Italia, Asti, Arethusa, La dialettica in Platone,
in Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, e in « Rivista di filosofia »,
Ristampato in 6601, parte seconda, cap. I. Vita e ragione in Antonio Banfi, «
Aut Aut », In margine ad Heidegger, «Aut Aut»,
Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », Schelling e noi, « Aut Aut »,
n. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », Il tempo), Ungaretti e
l'esperienza della poesia, « Letteratura »,
Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De
Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri
Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale », n. 2, pp. 85-101. La concezione
relazionistica della libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso
Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp. 313-318. Ristampato in 6101, ap-
pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione,
introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia. Neopositivismo e unità della
scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. R. Sanesi, Frammenti
dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli,
La fenomenologia di Husserl, Torino, «
Aut Aut », n. 47, p. 290. 1959 Il nulla e il problema dell'uomo (nuova edizione),
Torino, Tay- lor, pp. 191. Al testo della prima edizione (5002) viene ad ag-
giungersi qui un nuovo capitolo: Tempo, esistenza e relazione. Filosofia e
antifilosofia (una discussione con E. Paci), in E. Ga- rin, La filosofia come
sapere storico, Bari, Laterza, pp. 33-54. Sulla fenomenologia, « Aut Aut »,
Sartre e noi, « Aut Aut »,Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. Esercizio
sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», n. 53, pp. 279-285. Sul
significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut », n. 54, pp. 345-372. Vagine
da un diario, « Archivio di filosofia », n. 2 (La diaristica filosofica),
Filosofia e storia della filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana
», Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, «
Inventario», Tempo e riduzione in
Husserl, « Rivista di filosofia », Per una fenomenologia della musica
contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp. 3-11. La crisi della cultura e la
fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De
Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E.
Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione,
prefazione di E. Paci, Milano, ed. di Comunità. Husserl sempre di nuovo,
Omaggio a Husserl, a cura di E. Paci, Milano, Il Saggiatore,E. Garin, E. Paci,
P. Prini, Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova,
Liviana. I testi di Paci sono: Bilan- cio della fenomenologia, pp. 75-87;
Risposte e chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di Husserl, pp. 141-160.
Wright e lo « spazio vissuto », in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e
Zolla), Milano, Bompiani, Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut »,
n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut
», n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », La scienza e
il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », Sulla presenza come centro
relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema
dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra scendentale in Husserl, « Aut
Aut », La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », Indicazioni elementari
sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e
relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Tempo e
intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, «
Il Verri », n. 4, pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi
Stefanini, in AA. VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp.
31-33. Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in
Husserl, « Il pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte
prima, cap. I. Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi
sta di filosofia », n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa
editrice II Saggiatore. Catalogo Il problema dell'intersoggettività, « Il
pensiero », n. 3, pp. 291-325. Ristampato in 7301, parte terza, cap. II. Tre
paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il pensiero », Indicazioni
fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni milanesi », G. Brand, Mondo, io e
tempo nei manoscritti inediti di Hus serl, introduzione di E. Paci, Milano,
Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu zione
di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16. Ristampato in 6101,
prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in
der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp. 125-127. 1961 Tempo e
verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp. 276. Indice: I - Il
senso della fenomenologia; II - Il signi ficato dell'intenzionalità; III -
Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V - Tempo e intersoggettività; VI -
Mondo della vita e scienza del mondo della vita; VII - Il tempo e il senso
dell'essere; Vili - La fenomenologia come teleologia universale della ragione.
Appendici: I - E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad.
it. di E. Paci; II - La concezione relazionistica della libertà e del valore.
Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, La phénoménologie, in Les grands
courants de la pensée mon diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca,
Milano, Marzorati, Qualche osservazione filosofica sulla critica e sulla
poesia, « Aut Aut», nn. 61-62, pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon da,
cap. V. Espressione e significato, « Aut Aut », Fenomenologia psicologia e
unità della scienza, « Aut Aut », La psicologia fenomenologica e il problema
della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut », Guenther Anders e
l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. Merleau-Ponty, Lukàcs e il
problema della dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della
fenomenologia e l'ideale di una società razio nale, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda,
cap. III. Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo sofia
italiana », Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads und der
Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie », Ristampato
(in italiano) in 6501, cap. VI. Relazionismo e significato fenomenologico del
mondo, « Il pen siero », Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa
letteraria», Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52,
pp. 52-76. A Fhenomenology of Eros, in Facets of Eros, The Hague, pp. 1-22. E.
Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale,
avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E. Gellner, Parole e
cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere
1873-1939, Torino, «Aut Aut », Ree. di
S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp.
394-395. Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino,
« Aut Aut », Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico,
in « Rivista di Psicologia », « Aut Aut », L'ultimo Sartre e il problema
della soggettività, « Aut Aut », Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut »,
Nota su Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », Problemi di
antropologia, « Aut Aut », Per una sociologia intenzionale, « Aut Aut »,
Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », A proposito di sociologia e
fenomenologia (risposta a una let tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », A
cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54. Ristampato in
6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, « Questo e altro »,
Banfi, Gellner e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Fenomenologia
e antropologia in Hegel, « Il pensiero », Bomba atomica e significato di
verità, « Il Verri », In M. Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di
E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Funzione delle scienze e significato
dell'uomo, Milano, Il saggiatore, pp. 482. Indice: Parte prima: I - Crisi della
scienza come crisi del significato della scienza per l'uomo; II - L'oblio del
mondo della vita e il significato del trascendentale. Parte seconda: I - La
fenomenologia come scienza nuova; II - La correlazione universale e la
filosofia come trasformazione dell'es- sere in significato di verità; III - La
fenomenologia e l'ideale di una società razionale; Il paradosso estremo della
fenome- nologia; La psicologia e la unità delle scienze; VI - Materia vita e
persona nella teleologia della storia; VII - La psicologia fenomenologica e la
fondazione della psicologia come scienza; La crisi dell'Europa e la storia
dell'umanità; La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; Il
fondamento fenomenologico della storia della filosofia; Esperienza e ragione;
Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il
significato dell'uomo; L'unità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica.
Natura e storia; Soggettività e situazione; Ambiguità e verità; Prassi
pratico-inerte e irreversibilità; Uomo natura e storia in Marx; VI - Il
rovesciamento del soggetto nel- l'oggetto; La dialettica del concreto e
dell'astratto. Pic- colo dizionario fenomenologico. i7 significato dell'uomo in Marx e Husserl, «
Aut Aut », Il senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », nLa
psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », Il senso
delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », Sociologia e
condizione umana, « Aut Aut », Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso;
causa; il cogito e la monade, « Aut Aut », Fenomenologia e antropologia
culturale, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività
linguistica; lan- gue et parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, «
Aut Aut », Memoria e presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Gradi della alienazione; strumentammo; il corpo proprio inorganico;
informale e nuova figurazione; tra dizione e avanguardia, « Aut Aut », Follia
e verità in Santayana, « Revue internationale de philosophie », Problemi di
unificazione del sapere, « De Homine », Die Positive Bedeutung des Menschen in
Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », Alcuni paragrafi sul romanzo
contemporaneo, «Europa lettera ria, Omaggio a R. Mondolfo, inOmaggio a R.
Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del Consiglio Comunale, seduta del 19
agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., Problemi di unificazione del sapere, in L'unificazione
del sapere, Firenze, Sansoni, A. N. Whitehead, in Les grands courants de la
pensée mondia le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II,
Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut,
Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione;
operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. Teatro, funzione
delle scienze e riflessione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Prima persona;
fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut» Le parole,
« Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com
portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », Fenomenologia e cibernetica, «
Aut Aut », n. 83, pp. 25-32. Ri stampato in 6503, terza appendice. Il senso
delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca tegoriali, « Aut Aut »,
Whitehead e Husserl, «Aut Aut», Il senso delle parole: Percezione e conoscenza
diretta; struttura, traduzione, e unificazione del sapere; il simbolismo e la
possi bilità dell'errore, « Aut Aut », Thomas Mann, Le Opere, introduzione di
E. Paci, Torino, Pomba. Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia
della cultu ra), Milano, Lampugnani Nigri, Filosofia e fenomenologia della
cultura; Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; Il significato di
Whitehead; Logica e filosofia in Whitehead; Empirismo e relazioni in
Whitehead; Whitehead e Husserl; Nota su Russell; Neopositivismo, fenomenologia
e letteratura; Caduta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità
in Santayana; Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno logia e
letteratura; Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e
romanzo; Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di
antropologia; Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura.
Relazioni e significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri,
pp. 341. Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed
etica; La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua
funzione catartica; V - Storia ed apocalisse;
La psicologia e il problema dell'angoscia; Angoscia e relazione; Angoscia
e fenomenologia dello eros; L'intenzionalità e l'amore; Kierkegaard e il significato della storia.
Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la
filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; IV - L'ironia di
Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ».
Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il Saggiatore, pp. 386. Al testo
della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono tre nuove appendici: Significato
del significato; Semantica e filosofia; Fenomenologia e cibernetica.
L'infanzia di Sartre, in Le conferenze dell'associazione cul turale italiana, Cuneo,
Sasto, Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut
Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. Il
senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », Struttura
temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Logica
forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut Aut »,
Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», Condizione dell'esperienza
e fondazione della psicologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: i due volti
della psicologia; sul principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una
breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Sul problema dei fondamenti; esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90,
pp. 79-84. La voce Sul problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II
della parte quinta di 7301. Funzione e significato nella letteratura e nella
scienza, in La cultura dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp.
165-169. Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la
filosofia italiana», Ristampato in 7301,
parte quarta, cap. II. Attualità di Husserl, « Revue internationale de
philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16. Ristampato in 7301, parte prima, cap. I.
6519 - Sul problema della fondazione delle scienze, « Il pensiero », Il senso
delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone »,
« Revue internationale de philosophie », Ristampato in 7301, parte
quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure, in « Casa editrice II Saggiatore:
Catalogo generale Preceduto da un'inchiesta su ' Strutturalismo e critica ' a
cura di C. Segre », Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il
Saggiatore: supplemento a l catalogo generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965
», Husserl, Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano,
Silva. G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E .
Paci, Milano, Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della
filosofia, prefazione di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e
significati I I I (Critica e dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376.
Indice: Parte prima: I - Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di
T. S. Eliot; III - L'uomo di Proust; Valéry o della costruzione; Sulla musica
contemporanea; Per una fenomenologia della musica; Interpretazione d e l
teatro; Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura
contemporanea; -L'architettura e il mondo della vita; Il metodo industriale,
l'edilizia e il problema estetico; Fenomenologia e architet- tura
contemporanea; Wright e « lo spazio vissuto ». Il significato della dialettica
platonica; I Dialettica, fenomenologia e antropologia in Hegel; Paragrafi per
una fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d e l linguaggio; V
- Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A cominciare dalpre-
sente; In un rapporto intenzionale; L'alienazione delle parole. Per un'analisi
fenomenologica del sonno e del sogno, inIl sogno e le civiltà umane, Bari,
Laterza, Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in Kierkegaard
vivant (colloque organisé par l'Unesco), Paris, Gallimard, Il senso delle
parole: Sul problema della fondazione, « Aut Aut », n. Ancora intenzio-
Psicanalisi e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole:
L'archeologia del soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut
», Ayer e il concetto di persona, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Primitività della persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut »,Per
lo studio della logica in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Ricerca
trascendentale e metafisica; espe rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut
», Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut », Fondazione e
costruzione logica del mondo di Carnap, « Archi vio di filosofia », n. 1
[Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità, coscienza empirica e fondazione in
Kant, « Il pensiero », Husserl, Logica formale e trascendentale, prefazione di
E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D.
Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE », Filosofia e scienza,
discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P. D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle
macchine », Il nulla e il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo
magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI filosofo per la
filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi, Fondazione
fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, « Aut Aut »,
Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut
Aut », Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73. Ristampato in 7301,
parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e intersoggettività, «
Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e chiarificazione in Husserl, « Aut
Aut », Il senso delle parole:
Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », Per un'interpretazione della natura
materiale in Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte
terza, cap. IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut
Aut », Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus- serl, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente,
« Aut Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut
Aut », Informazione e significato, «
Archivio di filosofia » , n. 1 [Filosofia e informazione), Kafka e la sfida del
teatro di Oklahoma, « Studi germanici » , A . CIVITA, Bibliografìa degli
scritti di Enzo Paci. Per una semplificazione dei temi husserliani
fino al primo vo lume delle « Idee », « Studi urbinati », Inversione e
significato della cultura, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'altro, « Aut
Aut », Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », Il senso
delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », Motivazione, ragione,
enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato
in 7301, parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo
circostante, motivazione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Alienazione, «
Aut Aut », Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno
logica, «Aut Aut», Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », Vita e
verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Razionalità irrazionale, «Aut Aut», Vico, le structuralisme et l'encyclopédie
phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », Domanda, risposta
e significato, «Archivio difilosofia», n. 1 [Il problema della domanda), pp.
11-26. La presa di coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », The Phenomenological
Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », Ri Hegel:
Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien tamenti filosofici e
pedagogici, Milano, Marzorati, voi. Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo,
in Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45. Ristampato in
7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo e
sottosviluppo, « Aut Aut », Aldilà,«AutAut», Il senso delle parole: Soggetto ed
oggetto dell'economia, « Aut Aut » L'enciclopedia fenomenologica e il Telos
dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp.Il senso delle parole: Violenza e diritto,
« Aut Aut», Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut»,
L'architettura come vita, « Aut Aut », Dialectic of the Concrete and of the
Abstract, « Telos », Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale
sul tema: Campanella e Vico » (Roma), Roma, Accademia nazionale dei Lincei,
Quaderno, La dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca,
Fondazione e modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. Il
senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », Due
temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica. II • La fenomenologia e la
fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », Il senso delle parole: La
ripetizione, « Aut Aut », L'ora di Cattaneo, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Barbarie e
civiltà, «Aut Aut», Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », Vita quotidiana
ed eternità, « Archivio di filosofia », Il senso comune, Intersoggettività del
potere, « Praxis », Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui rapporti
tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe nomenologia e prassi,
Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in Althusser, « Aut
Aut », n. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », La «
Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza fenomenologica, « Aut
Aut », Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa renza e
della esperienza della coscienza, « Aut Aut », Hegel e la certezza sensibile, «
Aut Aut », Il senso delle parole: Storia e verità, « Aut Aut », nn. Considerazioni
attuali su Bloch, « Aut Aut », n. 125, pp. 20-30. Ristampato in 7301, parte
quinta, cap. XI. Il senso delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut
Aut », Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut Aut
», Il senso delle parole: « L'homme nu » di C. Lévi-Strauss, « Aut Aut », La
phénoménologie et l'histoire dans la pensée de Hegel, « Pra- xis », Lo stesso
testo è apparso in inglese col titolo History and Fhenomenology in Hegel's
Thought, in « Telos », H. Bergson, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba.
E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi. 7115 -
P. Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci, Milano,
Celuc. P. A. Rovatti, R. Tomassini, S. Veca, Per una fenome- nologia del
bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in Husserl, in AA.VV,. Life-
World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, a cura di L. E. Embree,
Evanston, Northwestern Univ. Press, Ungaretti e l'esperienza della poesia, in
G. Ungaretti, Lettere a un fenomenologo, premessa di E. Paci, Milano, Vanni
Scheiwiller, pIl senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer,
Giuseppe Guerreschi, An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte
Edizioni, due pagine non numerate. A proposito di fenomenologia e marxismo.
Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », Il senso delle parole: Lavoroeteologia,«AutAut», La
presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut Variazioni
su Cattaneo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Il federalismo, « Aut Aut
», Spontaneità, ragione e modalità della
praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B. Croce, « Tempo », Ci sono strutture di
strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E.
Paci, Torino, Pomba. J . Wahl, La
coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di E. Paci, Milano,
Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi, Fenomenologia
dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova Italia. Intervista
con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo programma », fase. Ili,
Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Attualità di
Husserl; L'eredità di Banfi; L'enciclopedia fenomenologica e il telos
dell'umanità. Vico, lo strutturalismo e l'enciclopedia fenomenologica delle
scienze; Il significato di Galileo per la filosofia; Modalità, coscienza
empirica e fonda zione in Kant; IV - Hegel e la fenomenologia. Parte terza: I
- I temi husserliani fino al primo volume di Idee; II - Sul pro blema
dell'intersoggettività; IPer lo studio della logica in Husserl; Per una
interpretazione della natura materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo
concreto e comportamento reale in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in
Husserl; Cultura e dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo pedia
fenomenologica. Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss; Antropologia strutturale e fenomenologia; Fondazione
fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; Il ritorno a
Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la fondazione della
economia e l'enciclopedia fenomeno logica; Fenomenologia e fondazione
dell'economia politica; La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte
quinta: I - Problemi di unificazione del sapere; II - Sul pro blema dei
fondamenti; La fondazione delle scienze; La struttura della scienza; Il
significato di verità della scienza; Struttura temporale e orizzonte storico;
Infor mazione e significato; Whitehead in sintesi; Una sintesi di Ayer sul
concetto di persona; Astratto e concreto in Althusser; Modalità e novità in
Bloch. Diario fenomenologico Milano,
Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », IL senso delle parole:
Attualità della « fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e
trasformazioni del mondo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Filosofia
analitica e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: I limiti
dell'empirismo, « Aut Aut », La negazione in Sartre, « Aut Aut », Il senso
delle parole: L'istante, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sul relazionismo,
« Aut Aut », Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem po
», L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », La pelle di
leopardo ideologica, « Tempo », Cosi vedo Sartre, « Tempo », Amore e morte.
Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas
Mann, «Tempo», L'uomo e la semiotica universale, « Tempo », Ateismo nel
cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », Letteratura e reazione, «
Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della società, «
tempo », « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, « Tempo », Un congresso di
filosofi che riscoprono la dialettica, « Tempo », Linguaggio e silenzio in
Wittgenstein, « Tempo », Quel superstizioso di Freud, « Tempo », Filosofia Arte e Letteratura, « Tempo »,
Quando la volontà è malata, « Tempo », Colloqui con Sartre, « Tempo », Un
messaggio contro il male, « Tempo », La realtà si ritrova nella continua dialettica
tra realismo e sur- realismo, « Tempo », Husserl e Marx a Praga, « Tempo »,
Mito e vacanza della vita, « Tempo »,
Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », Lukàcs tra
la vita e lo spirito, « Tempo », La situazione limite di Bataille, « Tempo »,
Il progresso economico distruggerà la specie umana, « Tempo », La filosofia
della vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tempo », Trovare l'uomo
partendo dalla solitudine, « Tempo », La musica come mediazione tra la vita e
il suo significato, « Tem- po », Ter Marcuse la rivoluzione continuerà con
l'estetica, « Tempo », Il filosofo del senso comune, « Tempo »,- Il fallimento
dell'uomo e la religione, « Tempo », La vera neutralità della scienza, « Tempo
», La nuova via tra Pitagora e Darwin, « Tempo », L'idiota di famiglia e la guarigione
dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n.
Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », I cervelli avranno un futuro, «
Tempo »,Forse una nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo »,
L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », Minkowski: psicopatologia e vita
vissuta, « Tempo », La costruzione logica del mondo, « Tempo », Lenin e la
filosofia, « Tempo », Jaspers e
l'armonia di una nuova storia, « Tempo », Fenomenologia e dialettica, Milano,
Feltrinelli, Marxismo e fenomenologia; La nuova fenomenologia; Fenomenologia
dell'economia e della psicologia; La trasformazione del mondo
attuale; V - Fenomenologia e costi- tuente mondiale; Per un'analisi del momento
attuale e del suo limite dialettico. La filosofia contemporanea (Milano,
Garzanti,) Al testo della prima edizione (vedi 5703) si aggiungono 7 nuove
appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo; Lenin e la filosofia; Sul
marxismo italiano; Lukàcs; Sociologia e scuola di Francoforte; Sullo
strutturalismo; Moore e la filosofia analitica inglese. Vérification empirique
et trascendance de la vérité, in AA. VV., Vérité et Vérification, La Haye, M.
Nijhoff, Considerazioni attuali sul problema dell'utile e del vitale in Cro-
ce, inBenedetto Croce, a cura di A. Bruno, Catania, Nicolò Giannotto Editore,
pp. 341-355. Il senso delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, « Aut Aut
», Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », Undici
studiosi alla scoperta degli Evangeli, « Tempo », n. 1, p. 64. R. Osculati,
Fare la verità. Analisi fenomenologica di un lin- guaggio religioso, Nota
finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con Enzo Paci, in La
filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI, Dizionario di
filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo Paci. Paci. Keywords:
relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico”
--. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The
Swimming-Pool Library.
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Grice e Padovani: l’implicatura conversazionale
nella filosofia classica – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’
(‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, P. iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio P. e figura ispiratrice del suo
pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di
Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività
filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il
problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari.
Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la
filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente
dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in
Italia,”Milano, “La storia della
filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,”
Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto
della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di
storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia
dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori
dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia . And then there’s Pagani:
essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords: implicatura,
metafisica classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Padovani,” The Swimming-Pool Library.
Grice e Paganini: l’implicatura
conversazionale di Roma – il Virgilio di Firenze -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Lucca).
Filosofo italiano. Grice: “Paganin
must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia
philosophically!” -- Grice: “Strawson
never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed
as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget
Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he
basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death
of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He speaks
of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential
Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al
collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì
l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole
secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari
lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra,
col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu
nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della
dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo
decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso.
Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la
espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei
di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte
ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Muore a
Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico. sba.unipi/it/ risorse /archivio-
fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere. Paganini.
Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pagano: l’implicatura
conversazionale dell’eroe – filosofi agiustiziati – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Brienza).
Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Uno dei maggiori esponenti
dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato
l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco
della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni
filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato da
una famiglia di notai, si trasfere a
Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti
del greco. Frequenta i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum
universae Romanorum nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo
di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il
cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri
con cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,”
loggia della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di
avvocato criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove
costitue un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna
a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato
(di cui diviene poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica
Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte.
Incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato
condannato per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne
liberato per mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove
e accolto positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio
Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo
indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il rivoluzionario Galdi. La libertà è la
facoltà di ogni uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli
piace, colla sola limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il
Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte.
Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a
Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo
uno dei principali artefici della Repubblica, quando il generale Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere
il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto
difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee
all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a
causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di
tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in
questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su
posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima
volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile
e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre
l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo
progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica.
Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella
sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del
testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato
le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati
dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito
trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un
processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A
nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo
zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni,
ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il
più grande filosofo di oggi. E giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri
repubblicani come Cirillo, Pigliacelli e Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la
seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma
l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami
e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione,
Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso
in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici,
un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione
complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua
multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la
filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai
caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica
napoletana, da lui personalmente redatto. Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad
comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione
in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani.
Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe
Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone:
monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale
(Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in
Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare”
(Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli,
aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli, Raimondi); “Saggi politici de' principii,
progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società
di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4
complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul
processo criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e
logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”;
“principj del codice di polizia” (Napoli, Raffaele). Le opere teatrali non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette
in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da
temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono
presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.
Intitolazioni e dediche Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista
lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano
in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero,
della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu
collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne
dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto
firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a
suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in
marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo
personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato
da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo
XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla
Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, Perrone, La
Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della
rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo,
Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del
secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo,
Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Cilibrizzi, I grandi Lucani nella
storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il
Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio
Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, Angeli, Carlo Colletta,
Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di
Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, il
pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli, Nico Perrone, La
Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione,
Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi italiani, tomo V, Riformatori
napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani
giustiziati Emanuele De Deo. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni
sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica
Napoletana, su repubblica napoletana. Principii del codice penale, su
trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, dsu trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. De' progresivi avanzmenti
della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior estabilimento de' giulizi.
Pruove storiche. Preso de' Creci giudicava della Socieeta. Del duello. Degli
altri modi aduprati ne'divinigiu dizj. DellaFortura. Sull'iftelto soggetto.
Prüove storiche. Coltura inquest 'ultimo periodo della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del
miglioramento del costume, dello Spirito, e delle 79 quanto elle conferial miglioramento
del costume ca, e della origine del commercio, di antichitd lingue de’ popoli.
De' giudizj degli’aprichi Germani, e de' Scioglimento di una opposizione alleco
Se dette. De principi della giurisprudenza de'bar De divini giudizj. Nuova
explicaziure di un famoso puntu della legislazione di questi tempi, dello stato
delle proprietà , e dell'agri. Dell;origine dell'ospitalitita, e come, delle
arti e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età della religione. de principi e progressi delle
società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la liberta civile, la
moderazione del governo forma no l'esenziale coltura delle nazioni.
Dell'origine della plebe, e de' suoi drit 'ti. Delle varie cagioni, dalle quali
nascono gono dalla varia modificazione della macchina. De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al
valore Ea lerge non frena la libertà, mala garantisce e la difende vi e polite.
i diversi governi , e primieramente delle interne. Della educazione.
Dell'esterne cagioni locali, chesuldiver fo governo hanno influenza, Del clima.
diversi. Del rapporto della società colle potenze straniere. Della libertà, e delle
cagioni , che la tolgono. Come la legge civile pofanuocere alla De'diversi elementi
della Citta. Della legge universale, e dell'ordine cosi fisico, come morale.
Come le forze, ed operazioni moralifor. Come secondo i varj climi nascono
governi libertà, inducendo la servitù. Della liberta politica. Delle due proprietà
di ogni moderato, Del dritto scritto, delle leggie giu e regolar governo
risprudenza de' colti popoli, La moltiplicazione degli uomini è maggiore
neglistati guerrieri, che ne'commer. del gusto e delle belle arti, del
piacevole. Del rafinamento del gusto,de varj fonti del piacere. Delle leggi agrarie
dell'antiche republiche. Della galanteria de popoli colti. Della galanteria de barbaritempi.
Delle arti di lullo de’ populi politi, Dela monetate dele Finanze, dell'oggetto
delle belle arti, e del gusto, dell'ingegno creatore, delloSpirito, e costume delle
colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Quali governi fieno per loro natura
guerrieri, equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti
imitative. L'unit. forma e la bontd , e la bellezza degl’elleri. Proprieta.
bliche, e della violentari partizione de poderi. Di due generi di stati
o'conquistatori, o commercianti, di unterzogenere distato nè. com , Divisione
delle belle arti. De' contrasti, opposizione, antitesi, Del dilicato, del
forte, del sublime, dela delle grazie , e dell'interesse sempre vivo, decadenza
delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento
della macchina dell'uomo, e delle zioni dalla prima, e del novello stato selvaggio.
Generale prospetto della storia del regno. Del progresso e perfezione delle
belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso
delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia, conseguenze morali. Della corruzione
de' regolari governi, la quile rimena la barbarie. La grandezza ne' popoli colti
ne'barbari, la dilicatezza, e sublimitd è maggiore. Delle Scienze , e delle
arti delle nazioni corrotte. Divisone dal dispotismo. Della decadenza delle anzioni
. Delle universali cagioni della decadenza. Diversità della seconda barbarie
delle na. De lcorso delle nazioni di Europa. Dell 'inondazione de'barbari, e
delri Jorgimeuto dell'europea costura. Le note segnate colle pa Dello
ftata degl’uomini, che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura .
liare . Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varii doveri, e dritti
de'compagni, coloni, Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della
vita selvaggia, delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio
motore degli uomini al vivere. Delle due specie de' bisognififci, emorali.
Della distinzione delle famiglie, dell'origine della nobiltà, dell'incremento delle
famiglie e dell'origine de famoli, e delle varie lor classi. fervi. Del quarto
stato della vita selvaggia. re Società .
Della domestica religione di ciascuna famiglia, Dell'origine dell'anzidetta
religion domestica Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita
selvago. Degli affidati, e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tra compagnoni
de’ Germani , fooj de Greci, e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'impero
domestico ficonrinnòneleprime barba, dell'antropofagia y o fia del pasto delle
carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi, de'costumi
de'selvaggi, Del secondo periodo delle barbare nazioni. e di coloro, che ghi . ins 116 se de'pa V. blici militari consigli,
dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società.
conviti . Chene'tempi degli Dei fi tennero iprimi pub, della teocrazia, dello
stato della religione del le prime società, dell'influenza della religione in
tutti gli affari de'barbari. la componevano.
Del primo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia
dell'origine de vichi. Dell'origine de' tempj, é di'pubblici, ésacri Della
sovranità della concione, i20 СА. Dell idee degli antichi intorno
allamonar· Della forma della romana repubblica
nel secondo, del governo de primi greci, de'costumi, del genio di questa età, e
della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti. Saggio. Dell’origine e stabilimento
Dello stabilimento delle città e del primo period, Che ne'tempii degli Dei si
tennero i primi pubblicimilitariconsigli, della teocrazia, dello stato della
religione delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli
affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia
Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le
barbare 'nazioni, della sovranità della concione e di coloro che la Del governo
de’ primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di periodo
della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi.
Continuazione de costumi di questa età della so, Del progresso delle barbare
società : del terzo ed ultimo loro periodo. De’ progressivi avanzamenti della
sovranitàper mezzo bari tempi esercitato
da're. De'principii della giurisprudenza de'barbari. Del diritto della
proprietà . grazione delle colonie de barbari Il potere giudiziario non venne
negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del
maggiore stabilimento del giudiziario potere. Del ducllo. Degli altri modi
adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della proprietà e dell'agricoltura in
Dello sviluppo della macchina e del miglioramento del costume, DELLO SPIRITO
ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi al miglioramento del costume de popoli .
Dell' arti e delle scienze di cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della
barbarie . gine del commercio . De'divini giudizi Della legislazione di questi
tempi . Dell'origine dell'ospitalità, e come e quanto ella Della tortura Della
religione o dest civile, la moderazione del governo formano l'essenziale
coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni, e
primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi
go hanno influenza. Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società
colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi
elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul
diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più
vantaggiosi all'ingegno ed al valore. Secondo i vari climi nascono governi
diversi. Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e
dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge
civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della
libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della
legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę
straniere me morale, Della libertà politica. Della giusta ripartizione delle possession.
Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme degli stati cianti
commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne varia ripartizione
de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della
sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o conquistatori o commer.
Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli
uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne commercianti conquistatore. Partizione
della legge civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze
Dell'arti di lusso de'popoli politi zioni
Dello spirito e costume della nazione italiana. Della passione
dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle
società . Stato delle cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere
delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni
fisiche e morali della decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del
civile corso delle nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del
risorgimento del Discorso sull'origine e natura della poesia. Del metodo che si
tiene nel presente discorso Dell'origine del verso e del canto. Le barbare nazioni tutte son di continuo in
una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle
prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni
dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari
Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca
de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri
generici Analisi di alquante voci greche e latine le quali fu rono
traportate dalle prime sensibili nozioni a rap
Della personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime
astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate
Continuazione universale Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co Ricapitolamento di ciò che si è detto
presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria, ossia un'istoria. rica
dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura. Dalle vive fantasie
de'selvaggi lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e
gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle
feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma
dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle
belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto. Della nascita della
tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle
arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole e dell'interesse sempre vivo
Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative. L'unità
forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed e vari
fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi. Del dilicato, del
forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e sublimità
ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli Decadenza
delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella moderna
Continuazione. Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente
De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj. De principj
della giurisprudenza di barbari. Del Duello
Degli altrimodi ad opratine' d'ùinigiudizj. Della Tortura . Della
legislazione di questi tempi. Dello stato della proprietà, e dell agricoltura
in; Dello sviluppo della macchina, & del migliora; il potere giudiziario
non venne negli eroici; e bara bari tempi esercitata da re . quest'ultimo
periodo della barbarie. De divini giudiz].mento del costume, dello spirito, e dellelina
gue. Dell'arti, e delle scienze dicorest'epoca, dell origine del Commercio .
L'estinzione della indipendenza privatą, la liber: D e diversi elementi della
città nità per Della Religione Ultimo Dell'esternecagioni locali,che
suldivariopovera Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere. 20 94 iebare
Delle variecagioni dalle quali nascono i diversi governi, e primi eraniente dell"interne.
Della educazione rà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale
coltura delle nazioni; Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella
confert al miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazioni morali sorgono
dala Come modificazione dellamacchina. la varia lore i ed al vas P. X. Secondo
i varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della
legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della
libertà civile . Della libertà politica.
Del clima . De climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge
positiva possa nuocere alla libertà civile . Dellaleggeuniversale,
edell'ordinecasi fisico, come morale, Della legge relativamente alla proprietà.
no hanno influenza: Del rapporto della società colle potenze stranie. Della
libertà, e delle cagioni, che la tolgono, Quali governi sieno per lor natura
guerrieri ,e quali commercianti , Della passione dell'amore de popolicolti.
Delle varie funzioni della sovranità , e delle varie forme degli stati. Di due generi
distari, o conquistatori, o coma mercianti. Di un terzo genere di stato nel
commerciante nd conquistatore . La moltiplicazione degli uomini a maggiore
negli stari guerrieri, che ne commercianti. Partizione della legge civile ,
qualità delle Lego gi. Dellagiust:ripartizionedelepossessioni. Dello
leggiagrarie dell'antiche repubbliche, e del la varia ripartizione de'poderi.
Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze. Dello spirito
e costume delle colte nazioni. Della
galanteria de tempi Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi
, e carattere delle nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle
nazioni dala laprima, è del novello stato selvaggio , Del civile corso delle
nazioni di Europa . Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento
delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche
morali cagioni, che turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della
varia efficacia delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi.
Delle differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra
l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei»
De 'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità.
Dellà successione di varie fisiche vicende
Del disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi Delle morali cagioni attribuite dagli uomini
igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse
affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco -- continuazione
dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce
Della verosimiglianza del proposto sistema. VIantichissime nazioni
orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero
della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute
»Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo
dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora. Dello
spirito delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo »
140 9 142 ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello
spirito umano , ·religione Dell'invenzione dell'arti,e degli usi
giovevoli L'ordine della successione delle varie catastrofi Dello stato de
popoli occidentali dopo 1°Atlantica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di
Deucalione Delle morali cagioni che diedero all'anzidetta favola
l'origine,ed'altre favole eziandio porto. Ricapitolazione
Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova solo nella mitologia
Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe hanno rapDello stato
degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo stato della vita
selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del vero principio
motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle famiglie, o
dell'origine della Pag. 5 della natura .
yole .Del primo stato della vita selvaggia. Del secondo stato della vita
selvaggiaDelle due specie de' bisogni fisici , e morali . nobiltà.
Dell'incremento dele famiglie, e dell'origine defa Dei varjdoveri, ediritti
de’ compagni, coloni, eservi. Degli affidati, e de vassalli della mezza età. Paragone
tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci, eicavalierierranti degliultimi barbari
tempi. Del quarto stato della vita selvaggia . L'impero domestico si continuò
nelle prime barbare Dell'anıropofagia, o
sia delpasto delle carni umane . Ricapitolazione de
diversistatidellavitaselvaggia.moli , e delle varie ior classi. Della religione de' selvaggi . Della domestica
religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion
domestica. e ' . società . De costumi
de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia
dell'origine de'vichi,ede'paghi. Dello stabilimento delle città , e del primo
periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni Dell'origine de tempj ,
e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegli Deisitenneroiprimi pubblicimi
Dello stato della religione delle prime società . Dell influenza della
religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di
coloro , che la componevano. Del governo de primi Greci , litari
consigli. Della Teocrazia. bari barbariche società. 1ell'idee degli antichi
intorno alla monarchia. Della forma della Romana repubblica nel secondo periodo
della barbarie, Del governo feudaledituttelebarbarenazioni. Di costuini, delgeniodiquestaetà,e
della trasmi Continuazione de’ costumi di questa età della società.Dell'arti, e
cognizioni di questa età. Del dritto della proprietd. pag. Í Dellasorgente
dedritti ingenera le , e di quello della proprieta, Del progresso della
proprietd, e dell'ori De'costumi, del genio di questa età, e del Delle arri, e cognizioni di questa Del
progresso delle barbare società , offia del terzo Della forma della Romana
Repubblica nel secondo Parlando Livio dell'elezione, che dove a farsi del re
per LA MORTE DI ROMOLO, adopra sì, fatta espressione. Summa potestate populo
perinissa. E soggiunge. Decreverunt enim (Senatores), ut cum populus jussisset,
id sic ratum esset si patres auctores fierent. Quindi tu convocata la concione,
e VENNE ELETTO NUMA. E l'istesso autore dell' elezione di TulloOstilio dice: regem
populus jussit, patres auctores facti. I senatori, come si è detto altrove,
fiebant auctures. Perchè tutte le cose prima eran proposte nel SENATO, indi
alla concione recate. Auctor è l'inventore, il propo nitore , il principio , ed
origine della cosa .periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè
gli armati di asta : avvegnachè, come gli altri popoli barbari uella concione,
ne’ comizi on differente affatto dal regno eroico fu il governo de’ primi
Romani. ll re ad un SENATO prese deva, e con senatori prendera le
deliberazioni, le quali nella grand'assemblea del popolo ricevevano la sanzione
di legge. Il POTERE de' primi re di Roma era LIMITATO così, come quello di
tutti i riegnanti de' tempi eroici. La sovrana dello stato era la concione,>
che componeva sida que' capi delle tribù, e delle curie, I quali erano detti decuriones,
e tribuni, che uniti votavano per le di loro curie, e tribù, come ne'parlamenti
nostri I baroni rappresentavano le di loro terre , e città . E serva, E tal
antico costume Virgilio dipinge negl’eroici compagni d'Enea . Ductores Teucrim
primi, et delecta juventus Consilium summis regni de rebus habebant . Scant
longis adnixi hastis, et scula tenentes. e poi per varj gradi , e dopo
molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi assai acqui stò il
diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si
ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale costume di tutte
le barba re genti adoprato nelle generali assemblee. Perché i barbari temendo
ognora le sorprese de'nemici, stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di
loro sicurezza personale, anche tra' cittadini, alla legge, ma al di loro
braccio soltanto,Tacito de' Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne
gotia,nec minus suepe ad convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice, In
his nova, terribilisque speciesvisa est,quod armati -- ila mos gentis -- in concilium venerunt, Ovidio ci attesta
l'istesso de' Sarmati, degli Umbrici Stobeo, radunavansi que' capi coll'asta
alla mano , la qua le portavan per simbolo del loro impero, non che per la
propria difesa. La plebe era tanto serva in Roma, quanto presso iGermani, I Galli,
I Greci. La plebe non ha parte nella concione. Questo argomento fu dal nostro
gran Vico ampiamente trattato. Vico sviluppa l'intero sistema del governo Romano,
e dispiegando il corso della storia di quel popolo ha dimostrato, che per gran
tempo in Roma la plebe fu dell'intutto ser affrancata , poi consegui il
bonitario dominio, cioè l'utile, e dipendente dal diretto, che I nobili
possedevano; quindi fece acquisto del perfetto,e compiuto dominio, detto
quiritario, perchè fu pria de' soliquiriti, ossia de’ patrizj, e nobiliRomani;
e finalmente ha voto nell'assemblea, e partecipe divenne della repubblica, che
da rigida aristocrazia in popolare alla fin sicangia. Come nel prin Populus de’
Latini valse da principio , quanto “laos” de' Greci,che significa una tribù,
una popolazione. Quindecim liberi homines populus est. Apuleius in Apol. E GIULIO
CESARE dice nel de bello Gall. si quisant privatus, aut populus eorum decreto
non stetit. Ove dinota “populus”, popolazione, tribù. Ma se “populus” da
principio dinota una speciale popolazione, e tribù, nel progresso si prende tal
voce per la radu nanza di tutte le tribù, che componeno la città. Ma venneno
rappresentate queste tribù da' capi detti tribuni, nome che restò per dinotare
militari magistrati, come tribuni milia Eum. Ma prima significa anche I civili,
cio è I giudici, onde “Tribunal” si disse il luogo ove amministravasi giustizia.
I Latini filosofi, che vennero in tempo, che ogni orma dell' antico stato e si
perdut , ed e si colle cose cambiato il vampulus trasse il nome da “populus”
pioppo . Perocchè questa popolazione radunavasi sotto di un pioppo quando di
comune interesse trattavasi, secondochè in alcune terre del regno ancor oggi si
usa, quando parlamentasi. E tal costume di radunare sotto degl’alberi il popolo
è ben antico, e secondo la semplicità delle prime genti. Ateneo scrive, che
sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e
decidevano le liti. E per avventura pocinio la plebe puo avere il diritto di
suffragio ne'comizj, non avendo proprietà nè reale, nè personale? Tale fu
ilcorso, che fece la romana repubblica, come quel valentuomo dimostra, non
dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni. Egli è però vero, che
un'intempestiva tirannide turbo per poco il corso regolare di quella città. I
re presero in Roma sin dall'albore de'suoi giorni vantaggio “grandissimo su gl’altri
prenci, e capi. Il popolo romano e più tosto un esercito, e la città un campo, e
un militare alloggiamento, quella feroce, e marziale gente e sempre in guerra, eco
me il lupo, verace emblema del suo genio nativo nutrivasi di sangue, e
distruzione. Or se come ben anche Aristotile osserva parlando degl’eroici regni,
era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare
nazioni,meraviglianonè,se il capitan dell'armi, il duce della guerra, i l
usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere esecutivo sempre
ne'tempi di guerra, come il mare nelle tempeste diffondesi sulla terra, guada
gpa sul poter legislativo. Ma i re di Roma sforniti di straniera milizia in vanu
tentarono ritenere colla re lor delle parole, ricevendo la tradizione, che
il popolone' cominciamenti di quella repubblica nell'assemblea radunato
disponeva della pubbliche cose, s'ingannarono credendo, che la plebe ben anche
quivi votasse. Nel libro 2. della scienza nuova avesse forza quel potere, che
avean acquistato coll’autorità.Vennero discacciati da quella repubblica, ed
ella ben tosto ri-entra nel suo ordinario cammino. De'giudizj nel secondo
periodo della barbarie di Roma. Le due ispezioni della public aasemblea erano
in Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna, e la
persecuzione de’ ribelli cittadini. Ma le cose private, la personal difesa ,la particolar
vendetta veniva per anche ai privati affidata. L'impero domestico conservava
ilsuo vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro
sovrana, e regia autorità, se non per quella parte che rimirava la pubblica
difesa, onde veniva composto l'unico sociale legame. Ma rimaneva in tatta, ed
illesa la di loro sovranità riguardo alle loro famiglie, e alla privata difesa
, ed offesa. Viveano ancora nello stato di privata guerra. Il ferro decideva
delle loro contese, e col privato braccio prendean rendetta delle private
offese. Il popolo dunque, che radunavasi in Roma in quest'età
nell'assemblea , era quella popolazione, o truppa de'servi, clienti, e compagni
guidata dal suo capo, e il voto suo era quello delsuo signore che dovea
sostenere, e difendere, ubbidire, e seguir nella guerra, da cui non formava
persona diversa secondo le cose già dimostrate. Niun'altra nazione ci ha
conservato monumenti più chiari dello stato della privata, e civile guerra del
popolo romano. Il processo romano è la storia del duello, per mezzo di cui terminavano
que' barbari abitatori dell'Aventino le loro contese, tutti gl’atti, e le
formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a
que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a
mischiarsi nelle private contese , a poco a poco il duello abolì , e cangiò il
modo d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza medesima, le formole, egli
atti stessi: la guerra armata in legale combattimento fu tramutata. Secondo che
altro vesi è deito, i riti, e le formole sono la storia dell'antichissima età
delle nazioni. Cioc chè l'acutissimo Vico al proposito di alcune formole
dell'antico processo romano osserva. Sono. Ma il processo civile ci
conserva le formole dell'antica barbarie, e non già il criminale. Il civile nacque
ne'tempi alla barbarie più vicini. Più tardi
ha l'origine il giudizio criminale. I barbari soggettarono prima i loro
averi all'arbitrio altrui, che le proprie persone. L'ultima, cui si rinunzia da
costoro, fu la vendetta personale. Meno si sacrifica della naturale
indipendenza, rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà, che
quelli della persona. Quindi i pubblici giudizii essendo sorti nel tempo della
coltura, non serban gran vestigii dello stato primiero. Francesco Mario Pagano.
Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe, massone, Italia si fara. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Pagano” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paggi: l’implicature
conversazionali degl’ebrei -- ffilosofia ebrea – “Ebrei d’Italia” – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “C. of E. folks are all over the place – but how many of
them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna
a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi anni l'attività di mercante
nella sua città natale. Abbandona il commercio ed aprì un istituto. Insegnante
ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico, facile ed
ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove Paggi si trasfere
con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i
figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi pubblicati
vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca
Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi
figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei d'Italia” (Livorno,
Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze, Ciulli).
Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Paggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pagliaro: l’implicature
conversazionali dei siculi – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Mistretta).
Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della
scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul
pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si
iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari,
Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di
Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo
degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si
iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e prese parte all'Impresa di Fiume al seguito
di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina
del fascismo" e "Mistica
fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali
di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che
ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo
redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non
entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura
tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con
larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase
fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu
membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “P.”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua
della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché l'italiano
dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola siciliana. Come
critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di
Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico, già nel suo
Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi
corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una
nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche
la quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con
l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica
tedesca. Al contempo, P. abbozzava in esso prime idee sulla natura del
linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva, allontanandosi così
dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed
analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie
discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori
basandosi sia sull'indagine semantica (mediante un metodo che egli chiama
"critica semantica") che sull'interpretazione storico-critica, fino a
considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica condizionata
storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico
(soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il segno vivente” riecheggiano
non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia
dell'intera umanità a cui egli appartiene come "soggetto
storico". In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria
linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e
l'idealismo hegeliano. Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario
di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi,
Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier,
Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto
dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione
italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la
razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma);
“Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia
d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei
valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il
canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno
vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto
di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della
"parola"”(Anna, Firenze); “I
primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di
Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo,
Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e
poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma);
“Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica
dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo,
Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,”
Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento
all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo,
Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli,
Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di
fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare
una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al
contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della
nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il
fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di
fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e
facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte
Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da
Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.
La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del
totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia. Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia
d’Italia, Viella, Roma, Cfr. Dizionario
biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni, Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei Centro di studi filologici e linguistici
siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera Mininterno Senato //opar.unior//1/Filologia_dantesca_di_P.
.pdf Cfr. D. Cesare,
"Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura
Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi,
"Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili.
Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul
linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del
diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica
romana. Da Pagliaro a Mauro, Carocci
Editore, Roma, Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro",
in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi
latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del
Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone,
Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M.
Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze,
Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel
pensiero critico del Novecento, Calamo, Roma,
D. Di Cesare, Storia della
filosofia del linguaggio, Carocci Editore, Roma, Mauro, Formigari (Eds.),
Italian Studies in Linguistic Historiography. Proceedings of the International
Conference in Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio,
La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito
nazionale fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Gentile
dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, Battistini, Gli studi vichiani di Pagliaro, Guida Editori, Napoli, Tullio De
Mauro, Dizionario biografico degli
italiani, Roma,, su treccani.
Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma.
Antonino Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella
degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci
nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche –
lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia
Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci –
enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di
‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio --
filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagliaro” – The Swimming-Pool Library.
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Grice
e Palladio: Roma antica – Roma – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Known to have been a philosopher from references to that
effect in letters of Theodoret.
Grice
e Panella: l’implicatura conversazionale del sublime – filosofia italiana --
Luigi Speranza (Benevento). Filosofo italiano. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the
implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of
‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo
urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential
Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato
di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica
nella stessa università. È stato
presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e
membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a
studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto
volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a
Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato
due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso
da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato.
Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio
concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e
artistiche particolarmente rilevanti. Collabora
con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi
nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert
Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau,
Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano
Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo);
“Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte
di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la
ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini.
Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il
doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna,
Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight
man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri
dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo”
(Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come
modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo
urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello
stile. I linguaggi del pensiero, Bazzani, Lanfredini e Vitale, Firenze,
Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella
letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia,
letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo
Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La
scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta); “Arbasino e la "vita bassa". Indagine
sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in
prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e
regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di
Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di
Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta.
Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica
dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze,
Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso”
(Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore
libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la
prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del
sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il
fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice
proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il
socialismo, l’ordine del risorgimento, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe
carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso,
l’aristocrazia del fascismo, applicazione della teoria di Mosca
sull’aristocrazia, l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la
razza Latina, I latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini,
uschi, umbri, liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della
razza nel ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Panfilo: implicatura
conversazionale del bello -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Panfilo Filoprammato –
‘budybody.’ He writes on art. Pamfilo Panfilo Filoprammato.
Grice e Pannico: Roma antica – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. An epigram by MARZIALE (si veda) addresses P. as
someone versed in the doctrines of various philosophical sects.
Grice e Pansa: l’orto italiano -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. A consul, and a follower of the doctrines of The
Garden. Gaio Vibio Pansa
Grice e Panunzio: l’implicatura conversazionale
-- la filosofia italiana nel ventennio fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Molfetta).
Filosofo italiano. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio –
Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti"
e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i cosiddetti sindacalisti
rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul
settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola, quando era ancora studente
dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il
contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I. Petrone e G. Salvioli
contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso
intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio
Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del
marxismo. Pubblica il saggio “Il socialismo giuridico,” in cui teorizza
l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del
sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società.
Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale
operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato
non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica: «Il
socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di
solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della
morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di
pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale
che vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi
su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Giorgio Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in
filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica
altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo
rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il
Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero
Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il
sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e
fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico
della produzione — fu approfondita
allorché vide la luce la sua seconda opera, La persistenza del
diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione positivistica
con una ispirazione filosofica volontaristica». Panunzio prendeva quindi le
mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la
differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo
dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non era invece
trascurata dal sindacalismo: «Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia
nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale, ma non
porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno un
riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere
precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è
antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un
valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione
sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio
Panunzio) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto
(ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo
e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista
federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una
Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera
grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica
sindacale. Fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore
indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali,
esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai
sindacati contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi
familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie
all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per
mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi
compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia
scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna, conseguendo al contempo la libera docenza
presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È
di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra —
l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini,
direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed
"eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo
Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva
esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio
all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono
fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà
acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che
assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità
astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono
preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del
socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate
livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di
Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una
grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo.
Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità
dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla
all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti, «al momento di
questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo
ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro
spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande
considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo
spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto
all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto
mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di
sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto
emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla
lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo
d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in
favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di
difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una
rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi
mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni
conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da
un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di
membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale diede
vita altresì al giornale «Il Fascio». Oltre all'analisi politica e
all'impegno giornalistico, Panunzio lavora anche a una sistematizzazione
filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il
concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo,
Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle
Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una
guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un
fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più
giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di
nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla
guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega
delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di
«sindacalismo nazionale»: «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi,
articolarsi, vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare
«organicamente» dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio
individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate,
e dove esse non ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di
interessi e aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le
corporazioni trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza,
destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini,
Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e
cioè: Sindacalismo Nazionale» (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto
alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al
dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in particolare su
«Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De
Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve
il 15 marzo 1919: in questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la
popolazione in classi produttive, le quali dovevano essere a loro volta
distribuite in corporazioni, a cui doveva essere demandata l'amministrazione
degli interessi sociali; affermava altresì la necessità di creare un Parlamento
tecnico-economico da affiancare al Parlamento politico. In tale
testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro corporativismo
fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San
Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per
il programma dei Fasci Italiani di Combattimento: «L'attuale
rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta
dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie
idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità
professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le
corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria
che integrino la rappresentanza sinceramente politica» (Benito Mussolini)
A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre
d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero
durati per tutta la vita) e Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non
aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per
lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione
delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo,
riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore
precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale",
"razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il
mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius
condendum), da una violenza invece gratuita e immorale. Critica da un punto di
vista neokantiano il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere
tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito
dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della
Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo
Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione,
cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo
numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi
speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini ed Annunzio,
appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra»
del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò —
con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di
"pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari
(prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante
articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare
e pacificare il Paese: «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici,
checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche
molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare
con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è
legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al
nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è
legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa:
dettaglio, episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini
(è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente,
ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che
delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due
parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di
necessità e di sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il
reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto
dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a
Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali,
ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando
ormai sempre più necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci
con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero
un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza
elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato
politico, viene proprio ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere.
L'impegno politico e culturale durante il fascismo Una volta costituito il
governo fascista, Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento
mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I. Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso
anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò
dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del
neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Ciano). In
questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti —
sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di
«conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita. La
filosofia fascista non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione,
ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e
l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di
senso, ma una concezione dialettica, io dirò che la filosofia fascista è una grande
conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba originalità della
rivoluzione italiana, ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione
francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli
insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della
Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato
tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità
storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella
restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici,
attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è
trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire
nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione
contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale
che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione
verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato parlamentare. Partecipò
inoltre attivamente al dibattito incentrato sull'edificazione di uno stato
nuovo, fornendo importanti spunti, alcuni dei quali avranno un seguito
costituzionale, come ad esempio il "sindacato unico obbligatorio",
l'attribuzione della personalità giuridica (istituzionale, non civile) ai
sindacati, o l'istituzione di una Magistratura del Lavoro che si ponesse quale
arbitro nelle controversie tra capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le
basi teoriche del futuro Stato sindacale (poi corporativo): «La nuova
sintesi è l'unità dello Stato e del Sindacato, dello Statismo e del
Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e lo sbocco, superata la prima
fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi altresì l'evoluzione del
pensiero panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato,
attraverso una critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato
meccanico, livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della
eguaglianza e cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato
organico, gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi
è organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere
considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale «concezione
totale della vita. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo
periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo
Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto
che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente —
con importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni
Gentile e Carlo Curcio. n virtù di queste premesse teoriche e operative,
appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di
incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si
sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo
Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563, che istituzionalizzò i sindacati, e
nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale della
politica economica e sociale fascista. Terminata l'esperienza di governo,
si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto il concorso per un posto da
professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli
Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia, di cui fu Rettore
nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la
Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che
detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, incaricato
dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata
Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford
italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti
quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio
Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado gli impegni
accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione dell'ordinamento
sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli
giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione
corporativa. Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del
fascismo che, nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei
sindacati all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero
intervenire più decisamente nella direzione economica del Paese. In questo
periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì
organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale
e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del
liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua
«ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al contrario
dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il giurista
molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in quanto
quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva, legislativa e
giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento giuridico ai
cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato corporativo. Lo
Stato fascista, infine, si configura come uno Stato totalitario, «promanando
direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno
"Stato rivoluzionario". Con l'istituzione delle corporazioni
(attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale dello Stato
Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento
sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e
propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale
all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata,
subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in
quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un
momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello
Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di
procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare,
il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e
quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse
dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del
codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne
enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della
Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in piena
guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente
disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in
Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto
-- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo
e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino);
“Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara);
“Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli,
Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati”
(Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale
nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio,
Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità*
degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime
italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo,
Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e
l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla
natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione
sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera
dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato”
(MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè,
Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo
carteggio, Storia contemporanea», “Il
sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti
scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più
competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto
del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di
legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo. Perfetti, Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», L. Paloscia,
La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini,
Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio,
I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega
delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento»,
Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza”
(Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto
da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A.
Casalini. Il sindacalismo nazionale, in
«Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista, La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora
di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista
Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel
problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica
fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia:
origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università
italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche
Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci,
Roma, Renzo De Felice, Mussolini il
Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi,
Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto
della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e
la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena.
Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e
procuratori, Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo
ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata,
Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice,
Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio,
Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto
mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista, II: Dalla grande crisi alla caduta del
regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista, I: Dalle origini alla vigilia dello Stato
corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione»
all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in
«Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio,
Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo
Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev
Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993. Fascismo Sindacalismo
rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo
Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,. Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo giuridico
e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in
Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano).
Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni
e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia
sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo.
Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le
correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla
sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce,
dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il
concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e
politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed
ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato
fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto
e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama
antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >.
Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese
il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi,
donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo
anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed
omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si
deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno
necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato
fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro
filosofo, Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed
Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903,
che l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi
reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda zione dello Stato prussiano
reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri ne, altro l’uso e lo
sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il
loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello
stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua
Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica
di diritto co stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la
fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia
realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel
si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato
filosofico ed etico del gran de pensatore alla propria situazione psicologica
di classe. Ma questi indubbi aspet ti stona e poiitici empirici dello Stalo di
Hegel, che lo fanno passare (non si di mentichi che Hegel visse e scrisse dopo
l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il
Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di
restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione
postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea
zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali
non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto
della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo
Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e
Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del
diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha
rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com penetrazione della società con
lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la
critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi
non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava,
prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo
punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana
della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato
aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei
Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo
sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di
diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello
1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che
reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato
hegeliano, per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico,
ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana
dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro
l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo
hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa
scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si
può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che
mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla
contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello
filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo
Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso
realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che
antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista
appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato
hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo
proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed
anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano.
Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana
deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH.
Orientata verso la trascen denza è la fase recentissima del pensiero
idealistico italiano, donde la dissoluzione t in terna • della posizione
idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola
discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione
del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla Storia,
fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’ Idea. Vedi
su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano al volume
di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del Bisorgimenlo,
Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel, dal lato
sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo fascista
attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par ticolarmente, Lo Stato di
diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino,
1924. Sui rapporti fra la volontà di tutti di Rousseau e la società civile di
Hegele fra la volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il mio
Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel. Sui
rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie
idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen
Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit tatura sopra analizzate,
comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a
sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si
debba chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica,
non figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non
ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di
Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per
comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di
Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di
Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è
spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal
popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la
genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima
preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una
delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura
rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come
sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il
suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la
coscienza del l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella
storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO
NUOVO. Genesi dello Stato fascista. La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo
come conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La
restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista .
Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello
Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse
; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e
lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato
sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista
neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta
del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed
esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I
caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La
statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello
Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI
GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto
costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il
metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi costituzionali
rivoluzionarie. L ’in staurazione rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della
rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario : organi
provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere politico o corporativo
deilo Stato ed i suoi presupposti sociali politi« e giuridici. La crisi della
democrazia parlamentare. Regime parlamentare e Regime fascista. La divisione
dei poteri come specificazione di organi e di funzioni, e la coordinazione dei
poteri. Critica della teoria dei «tre poteri ». La funzione di governo, ossia
corporativa o politica dello Stato. Natura dì questa funzione e sua denom
inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del titolare
di essa. La gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il
Capo del Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Organo supremo come
organo complesso. Le relazioni statiche e dinamiche fra i tre elementi
dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N . F . La forma di governo : il
Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di governo desunta dalla
posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista
e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e
superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in
quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo ; ampiezza
ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica
rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in
senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle relazioni fra
il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro
giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la
Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito.
Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del
Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza
legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi
del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor me giuridiche
e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE CORPORAZIONI E TEORIA
GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il Corporativismo concepito
come principio lllosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico.
Errore <1i ridurre il Corporativismo al puro piano economico. Unità di
Fascismo e di Corporativismo. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e
Corporazione. Sindacalismo corporativo e Corporativismo sindacale. CHE COSA
SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI. 1. L’essenza delle Corporazioni e
le loro proprietà costitutive. I,a costituzione organica delle Corporazioni. Le
lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro funzione
normativa ed esame di quest’ultima. Il funzionamento pratico delle
Corporazioni. Il reale e l'ideale nella Corporazione. CHE COSA FANNO LE
CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle Corporazioni. La funzione
corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità
deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti » dello Stato . Attività
economica in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività
giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle norme corporative.
Che cos’è la produzione. L’ese cuzione produttiva. Sua differenza dalla
esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano
produttivo. Dire zione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso
formale. L’economia corporativa come economia mista. Il diritto economico.
Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri vata e libertà economica. La
libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa privata e proprietà
privata. Personalità e proprietà ; lavoro e proprietà. LE CORPORAZIONI
ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle Corporazioni ed i
loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di produzione come
criterio costitutivo delle Corporazioni e della loro distinzione in tre
gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la costituzione e la
classificazione delle Corporazioni. Esplicazione di questo criterio di
relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità crescente
delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale dell’ordinamento delle
Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle Corporazioni. Statica e
dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U C E ed approvata
dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle Corporazioni. TEORIA
GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA
DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito rivoluzionario nella
Dottrina dello Stato e suo posto sistematico in e s s a . Il procedimento di
formazione dello Stato fascista, ossia il Partito rivoluzionario come origine
immediata e formale dello Stato fascista. 3. Delimitazione dello studio de!
Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto giuridico. Criteri di metodo
e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla natura giuridica del Partito,
particolarmente sul Partito come istituzione politica autarchica e come organo
dello Stato. Le varie specie di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia.
IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario
come nozione pubblicistica a sè. .Il partito rivoluzionario nella Storia e
nella Dottrina dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito
e de. bba chiamarsi partitoIl partito rivoluzionario come partito di regime.
Partiti di governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito
fascista come partiti rivoluzionari. Partito rivoluzionario e partito unico. Il
partito unico nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì
partiti ; Stato-partito. 5. Il partito totalitario ed il partito unico.
Differenza, non identità fra le due nozioni. Il partito unico può intendersi in
due sensi: a) in senso giuridico o formale come ente processuale ossia come
organo della rivoluzione. In senso sostanziale come ente politico ossia come
organo dello stato. La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito
rivoluzionario come organizzazione militare . passaggio dal Partito-Stato allo
Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni generali sul
fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e critica di alcune
opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le rivoluzioni. Distinzione,
classificazione e analisi delle varie forme dì dittatura. La dittatura
costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura polìtica. La
dittatura eroica . PARTITO - REGIME STATO. Posizione e determinazione critica e
metodica del concetto di regime 2. Il concetto di regime nella recente dottrina
politica e giuridica italiana . Il concetto di regime in rapporto a quello di
rivoluzione. Il movimento interno ossia la dialettica del regime . Le
istituzioni del Partito e quelle del Regime : le istituzioni del Regime e
quelle dello Stato . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO. Lo Stato-partito. Lo Stato
dei partiti; delle leghe; dei sindacati (Partitismo ; Leghismo, Sindacalismo). Il
partito rivoluzionario ; il Partito-Stato; «la formula politica». Modernità del
concetto di rivolurione e di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità
dello Stato ; la vicenda e la successione delle forme di governo. Socialismo
rivoluzionario ; riformismo ; bolscevismo ; Fascismo. L’esperienza sovietica
russa. La classe. La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza
fascista. Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del
P. N. F.. Dal Partito-Stato allo Stato-partito. Insurrezione e dittatura come
torme logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e
scopo del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli
organi dello Stato . L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati.
Il Partito e i Sindacati . L’università del Fascismo; suo presupposto: il
partito unico . SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E
DI DOTTRINA DELLO STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba. Le ragioni
della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, Il concetto della
guerra giusta, Campobasso, Coluti, Lo Stato giuridico^ nella concezione di I.
Pelrone, Campobasso, Coluti. Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara,
Taddei. La Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei. Lo Sialo di diritto. Città di
Castello, lì Solco. Il socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città
di Castello, il Solco, Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli. Staio e
Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. Consenso ed apatia, in Annaii
dell'Universilà di Ferrara. Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di
Dir. Pubb. La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir.,
1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del Littorio, Diritto
sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, Stalo e Diritto, Modena, Le
leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano)
Roma, Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, Allgemeine Theorie des
faseslischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, SCRITTI POLITICI Il Socialismo giuridico,
Genova, Libreria moderna, Il Sindacalismo nel passalo, Lugano, Pagine Libere,
La persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed. Abruzzese, Sindacalismo e Medio
Eoo, Napoli, Casa Ed. Partenopea, Stalo Nazionale e Sindacali, Milano,
Imperia, Che cos’è il Fascismo, Milano,
Alpes, Lo Stato Fascista, Bologna, Cappelli, Il riconoscimento rivoluzionario
dei Sindacati, Roma, Il Diritto del Lavoro
Sindacalismo, Torino, Pomba, Rivoluzione e Costituzione, Milano, Treves,
La fStoria» del Sindacalismo fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, Riforma
Coslltuzionale {Le corporazioni ; il Consiglio delle Corporazioni, il Se
nato), Firenze, La Nuova Italia, Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al
Sindacalismo economico), Milano, Hoepli,Alighieri esalta nel suo DeMonarchia1’ordinamento
gerarchico del mondo conchiuso nell’idea imperiale;
pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo
11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di
ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis le
varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto delle cittàe dei regni;
finché Enea Silvio Piccolomini avanti il definitive tramonto dell’idea imperiale,
traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritate imperli, il disegno
dell’ordine politico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬
vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi. Sull’autonomia nel diritto romano,
si veda Marquardt, Organisation del’empire romain. Paris e per il concetto
giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig, e la letteratura ivi citata.
Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut.
Genossenschaftsrect BerlinSuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull,
della Soc. Dantesca;su Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch.
Staatsrechtswissen schaft, Ereiburgi. su Bartolo, lo scritto del Salvemini, Studi
storici Firenze Solmi, la cooperazione, lo stato come cooperazione – lo
stato come la cooperazione ideale – cooperazione volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio. Keywords: stato, nazione, razza,
popolo, popolo e nazione sono cose distinte – la nazione ha una valore plus
sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una rivoluzione basata sulla razza –
la concezione della razza e della nazione, l’italianita, la romanita, il ventennio
fascista – la filosofia giuridica previa al ventennio fascista – morte di
Sergio Panunzio. L’altro Sergio Panunzio. Concetti. Citazione della teoria
dell’aristocrazia di Mosca, non di Pareto, citazione di Labriola, critica al
stato prussiano di Hegel, l’ordine di 1848, Mazzini, la revoluzione causata per
comunisti, la dittatura fascista, il dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe
non e senso sociologico di Martini, ma filosofico. Il concetto di la nazione
italiana, il concetto di Roma, la luce di Roma, la storia italiana, il concetto
di stato-nazione, il concetto di stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”,
citazione di Mussolini. Scritti sistematici, evoluzione della teoria dello
stato fascista – positivismo, assenza di elementi mistici. La revoluzione de
perturbi e morbidi comunisti al ordine del reglamento de 1848, la dittadura
come reazione alla revoluzione, il concetto di stato, popolo, nazione,
antichita romana, I sindicati nella antica roma, I sindicati nella Firenze
medievale, il comune del comune, la citdazione della Monarchia di Aligheri,
Marsilio di Padova, e Machiavelli. Il concetto di ‘stato’ nei romani. Definizione
concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Panunzio: implicatura
conversazionale -- ventennio fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Ferrara).
Filosofo italiano. Grice: “I like
his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to
contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Figlio
di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie
italiane. Studia a Roma sotto I. Zolli. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina,
partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e
viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora
con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in
studi filosofici. Si muove nella direzione di
un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”
-- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello
Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del
dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto
del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne
l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica
occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”,
Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli,
Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento
alla svolta Meta-politica del Duemila”,
Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema
Sacro, Metapolitica, Roma ; Cantagalli,
Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi
a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed
Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti L’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e
Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico”
(Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi
romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e
Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo spiritualismo storico di L. Sturzo (Per una rettificazione metafisica
della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma La
Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,
Ristampe e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di
Metapolitica, Roma I Quaderni di Metapolitica, Roma Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla
“Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo
spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio, Ed. Simmetria, Roma. Inediti. In corso di stampa Note Olinto
Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La
democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,
un teorico del fascismo. S. Sotgiu, in Il
Giornale, Tradizionalismo (filosofia. Silvano
Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paolino: implicatura
conversazionale -- dizionario filosofico portatile per ginnasti -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “In
England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a
country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia,
Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale,
stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario
storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua
Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di
Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore
dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura
italiana), che quello studio non fu veramente fondato da Federico II di Svevia,
ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di
università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa
che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero
fondatore. Opere: Giangiuseppe Origlia,
Istoria dello studio di Napoli, Torino,
Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a
quasi-contractualist. His contractualist treatise is very accessible. Man is
the political animal, so politics is in the essence. Polis means civil, so a
man who is not civil is not a man. Paolino analyses a contract – in general, and
then the social contract in particular. This sets him to analyise such duties
which are addressed to the other members of the civitas. Paolino was alo the
author of a dictionary of antiquities, which has the nice alphabetical touch
about it, if you are into a first
thought on Julius Caesar or Cicero! He also traced the stadium tradition
to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he notes. And notes that it started in the cities
where such as Athens or Rome where the athletes needed a place to get undress
and practice. He mentions Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s
Lycaeum, after the statue of Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good
to call Platonists accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were
particularly popular in Italy – even before the great expansion of the Latins
and Romans over other ethinicities. In the South of Italy especially, due to
the weather, it is more natural for an athlete to feel the need to get undress
as soon as possible, and philosophers followed.” -- D.
Di tutte adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè
tut te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè, nèsi formarono, se non secondo
le diverse nécessità, e bisogne degl’uomini. Anzim in tutte altre sìsi ebbe un
istesso fine perchè non si risguardò ad altro, se non al commodo, e dutile commune
de socii. Ma quali sono le società particolari, che sarebbero statemainel Mondo
inufo,semante nuta si fofle ben falda, e stabile la società Universale (A )?
(A) Egli è fuor di dubbio, che gl’uomini, essendo tutti in obbligo, ed in
dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato, per se medesimo, dovendo non che
al proprio anche all’altrui commodo badare, quando ciò tutto esattamente osservavano,
non venivano a comporre che una società universale inguisa che niundiefi considerarsene
potea aldi fuor. Quindi divero io non M. La 271 safidica l'Eineccio, il quale tutto scaglian,
dosicontro il Puffendorfio, che trattiavea, e deafai malamenge inferiti tutti gli
obblighi, e gl’umani doveri della società, soggiugneto, jto ch'era uom tenuto soddisfara
tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera, e la più saggia, Antichità del e
lasola infallibile maestra dell'umana GinnasioNa II. Cosa
fossero prudenza si lasciarono in dietro
di gran lunga ogni altra Nazione. Quindi, giustache scrive Dion Crisostomo agl’Alessandrini
sull'autorità d'Anacarside, non vi fu città della Grecia,che non avesse avuto
il suo Ginnasio. Questo solo basta di presente supporre per farci sicuramente
acredere, che Napoli Città oggi dall'eterna divina provvidenza
maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai
l'uom brą mare ;e sopra tutte l'altre ben culte città dell'Europa, e per le
scienze,e per l'armi, e per lo Erano presso de Greci questi Ginnasj alcuni
grandi, ftatii Ginnasie magnifici edifizii con ampii portici, e stanze d'ogni
ca ondevenifer opacità, luoghi coverti,e scoverti, ombre, ed altrepref così
deti: eso che infinite comodità, ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la
lor forma. Oppinio non meno nell'arte ginnica, che nelle scienze, e nelle
fa pari celebre gran trafficodi )essendostata, come tutti fuor versia
asseriscono, fondata diogni contro l'altre da Greci, ebbe anch'ella come della Grecia
il suo Ginnasio finda' suoi cominciamenti Infatti Strabone,che vise che a’ suoi
al tempo di OTTAVIANO, scrive, giorni questa città avea ancora tiche Greche
costumanze molte dell'an , come le Curie, le l'Efebeo,e altre dital Fratrie,
fatta. E con queste ha il Ginnasio. Né v'ha scrittore al tresì osi su questo
muover di buon senno, che ombra di dubbio e ne di coloro che arti liberali; onde
sotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto il luogo prendersi, per così
dire, due diverse accademie proprio per le, e due Scuole, ribut ta varj, e
diversi generi di Scuole, cioè: quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e
quelle delle scienze, e delle belle lettere. E niodimoltiçe perchè a coloro, che
applicatierano alla Ginnica, e per lebri scritori. Io gran novero loro, e per
gli esercizi, che far doveano, come il corso, la lotta, il salto,il pancrazio, il
di Strab.1.s. fco, . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento
d'altro, semplicemente O ti Ginnasj. Per la qual cosa alcuni nel progresso del tempo
non badando che al semplice suono del vocabolom con cui chiamavansi, li
credettero non per altro essere edificati, che per un tal mestiere: opi stati esi
prima , forse il primo, Craffo presso Cicero nione che porta la ne (2) , e tra
gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono Mercuriale, e Pier
L a però avendo per certo, per quel, che ne scri sena. Noi Ginnica non fu pove
Galeno a Trafibolo, che l'arte sta in voga nella Grecia, che alquanto prima
dell'età di Platone, e che in Grecia, come manifestamen te fi ravvisa
nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di visselungamente prima di quel cele
Omero, il qualee da molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti lo
Lino, Filamone, Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, furonvị le Scuole
delle belle lettere fi no da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere,
che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto , che amtici, I Greci
altro allor nonavessero pliare que’ medesimiedifizj, fattimolto tempo prima non
per altro fine, che per le Scuole, e chiamatigli per le ragioni, che testè
noiaccennammo, Ginnasj:poichè Crasso steso, il quale fu il primo, come disimo,
ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio maggiore, e asai più grande
diquello,che bisogna percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano
per questo ad occupare buona parte di tali edifizii; erano questi dal modo, con
cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce greca yújrow , che tanto
vale quanto nudare , nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal
differt. 8. de Gymnasiarcb. ingenuamente egli anche lo attesta, a metter
in campo un sentimento a questo del tutto opposto. Parlando del suo tempo dà
atutti a conoscere, che le pubbliche scuole delle scienze non era allora in
costume d'a prirsi in altro luogo, che ne' Ginnasi; e che per quanto egli si
studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà state erette. Ego
alio modo interpreter (diceegli) quiprimum Palæstram e sedes deporticusetiamipsos,
Catulé, Grecos exercitationis, eg delectationis causa, non disputationis
invenisse arbitror; et sæculis multis ante Gymnasia inventa sunt, quam in his philosophi
garrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia Philosophi teneant tamen eo
rum auditores discum audire, quam Philosophum malunt etc. Per verità non v'e ginnasio nella Grecia, in
cui non vi fossero queste Scuole; cosi leggiamo,che in Atene nel “Cinofarge”, il
quale fu un Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone, eran vi tra
l'altre Scuole, quelle della setta “cinica”, dalle quali egli anche forse ha il
nome, e nell'Accademia eravi l'uditorio di Platone (5) come nel Liceo quello
d'Aristotele. Anzi accolto, ovvero al di dentro d'alcuni celebri ginnasii trovavansi
non meno delle scuole, che delle famose, e celebri biblioteche; come sappiamo
diquello parimente in Atene, che avea dappresso la celebre biblioteca di
Pisistrato, rammentata da Girolamo, e da altri, e quello in Rodi, della cui
celebre Biblio Schol. Ariftoph. Pace Xenophont. In Hippar. Plutar. Symphofilovi11.
q. iv. Suid. Pauf. in Artic. Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell.
l.vi.c.17. Lucian. adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3. a
Р ерос (s) Suid. Pauf. in Attic. Schol. Ariftoph. ad Nubes ec. Ammon. vit. Aristot.
Plutarch. De exilio. CICERONE .q. TUSCULO. teca parla Ateneo; é per questa
stessa ragione forse, per cui sempre ai ginnasii accoppiavansi le scuole delle
lettere, troviamo che molti valenti uomini, e dotti scrittori applicarono in
molti luoghi delle lor opere questo vocabolo, a significar non altro, che
queste, quasi pereccellenza; essendo lo studio delle scienze molto più nobile,
e sublime di tutti gli esercizi ginnici. III.che h una con quello nello stesso
tempo le Scuole nide le Scuole Atben. Biblioth. l.1. dipnofoph.c.1. Senec. epift.76.
ut 0 1 , Supposto adunque pervero, come lo è infatti, Tenimonianza che Napoli, come
Città Greca, ha il suo Ginnasio fin di Seneca, e di da' suoi primi principi, egli
convien credere anchevero, tri autori Lati . di Napoli : delle belle lettere; senza
le quali nella Grecia, come Scienze che vi abbiam detto, non si formava Ginnasio;
e certamente s'insegnarono; di queste, di cui è solo or nostro assunto il
favellare ,vifiorirono. parlaSenecainuna suapistola, nellaquale,come dalle
parole ,che poco fa da noi fi allegarono di Crasso, con lui filagna presso
Cicerone di que'giovani, che al meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri
nel le Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lotta, e gli altri ginnici
esercizi; così egli fiduole fortemente col suo LUCILI, che nelle scuole della
nostra città vistoavea farcerchio ai filofofi, giovani in nove romolto pochi al
paragone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro, il quale, come egli
narra, era in questa Città non guari distante dello stesso ginnasio, Pudet
autem me generis humani -- scrive egli -- Quoties Scho lam intravi, prater
ipfum Theatrum Neapolitanum Il
fcis,transeundum eft, Metronactispetentibus domum lud quidem farctum est: hoc
ingenti studio , quis fit Pithaules bonus, judicatur. Habet tibicen quoque Græcus
du præco concursum:at in ilo loco,in STAL: quo ritur, inquovirbonusdiscitur,
paucissimisedent; & bi plerisque videntur nibil boni negotii babere , quod
agant, inepti cu inertes vocantur. i più nobili della Città non isdegnavano
neppur d'inviarviper tal finei propri figliuoli; poichèegliscrive, chepor
tatosi in Napoli con Antonio Giuliano, professor di rettorica udito vavea un giovinetto
molto riccocum utriusque lingua magistris -- per valerci delle stesse sue
parole 00 meditans, exercens ad caul'as Roma orandaselo quentia Latina facultatem.
Quanto alla Filosofia, la dottrina di Epicuro, la quale venne da'più dotti
dell' antichità ricevuta con applauso, e fu universalmente se guita da tutti
que'grandi uomini del tempo d'Ottaviano; era quella , che in queste medesime scuole
avea maggior voga; come par che si conobbe da una Iscrizione,che nel 1685.fi
rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari
distante da quella Chiesa sopra alcune urne,che state erano per quel che
n'appariva , di Epicurei. Poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni
celebri filosofanti di questa setta, scritti con Greci caratteri, e in alcune
altre con caratteri Latini leggevasi; manonbene, e oscuramente: E come
apprendiamo da Gellio, che fa anche di questo Ginnasio onorata memoranza vir
bonusque. 3 DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo tempo in queste Scuole
nell'istessa guisa, che in quelle del Ginnasio di Cartagine ramme morato da
molti Autori, s'istruivano I giovani non meno nelle scienze,chenellelingue; e I
più Salvion. Hieron. in Catbalog. Jone Proph.
Aug. conf. fc. Celan. Giorn.3. delle notizie di Nap. STALLIVS.GAIVS.SEDES
HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi tra' maestri , che in
tali Scuole insegnarono le lettere umane , e le lingue , fi conta Stazio
Papinio nativo di Silta, Città dell'Epiro, che fiorì circa al tem po
dell'Imperadore Domiziano; padre di Publio Stazio; il quale, come dal costui
poema fi ravvisa espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti Greci,
come Omero, Esiodo, Teocrito, ed altri di questo genere; e tra coloro, che v'insegnarono
le scienze filosofiche, deve annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui,
come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che
glifu contemporaneo,co me questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al
lo stesso fuo Lucilio;e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono
in questi, o in altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben
lungo,e distinto catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia
totalmente ci mancano ; non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto
sapere adorni,e di sì rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let
terati venneellada’ Romani concordemente non con altro titolo chiamata , che di
dotta, e studiofa ; e così per tralasciar degli altri,che cið fecero Columella
in parlando di Napoli, non con altro epiteto nominol la>,che con questo:
Doftaque Parthenope, Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale
col seguente verso: bi di 00 .1 >1 li
al Papir. Star. flvar. s. epiced. inpatr. Senec. ep. Er Oras. Epod. Ad Canid. Sil.
Italib. Stor. Syluar. Ovid. Metamorpb. is. Napoli, quanto Illo Virgilium
me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro
Costantino. Sen.ritroviam nellaStoria, che avessero eglinofino nel cadi li, che
vogliomento dellor Imperio maggiormente frequentata; equel no, averTitalisopratuttolafrequentavano,se
vogliam prestarfe in rifateleScuo-de a Strabone che impiegavano ilpiù del lor
tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze.
marmo,cheog Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e
riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto
conto iNapoletani,e per laGin comebenrifletteil Bembo inunasua pistola, fu
mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i
suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in
Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano
ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella
fine de'Georgici, che: che visicolei nica , la quale nel si. lor Ginnasio
esercitavano anche con vavanofofefta somma diligenza e con tutta la
magnificenza del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli
stesiRomani somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi LUCILIO, che
fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra la fontere delleSatire, non solo visse, ma
anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta Quintiliano,e Cicerone,
il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione e Virgilio, dicui di che
propriamente in efoabbiam favellato, Orazio, Livio, Marziale, Silio Italico -
fac cialimenzio --, Claudiano , e tutti gli altri tra gl’antichi , ne mar che
morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome im in
cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo; anzi dubbio fi parla delle
Scuole . molti Bemb. lett. 27. Strab.l.3.infin. Quintil. CICERONE ep. famil.
Crinit. de Poet. Latin. Philoftr. Icon. Sil. Ital. per 9 molti,come dal
Poeta Archia narra Cicerone brama rono
ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini; cosa, che iGreci non erano molto
larghi a concedere;feb bene su ciò non tuttiusassero lastesa moderazione: Ma
non menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città
glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare, il quale, come scrisve CICERONE inalcun
tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo
nelprincipio della lor guerra, gli mostrarono,come
scrivePlutarco,moltisegnid'af fezione, gli altri tutti fino a Costantino,
lebbero per le stese ragionianche molto cari: così che eglino molte
prerogativen'ottennero. Il perchè TITO, chesuccef se a Vespasiano circa l'anno
79.. dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo tempo , a
cagione di unobengrande incendio del Monte Vesuvio rovinati molti luoghi vicini
; e traquelli, come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli anche il
Ginnasio: egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo ristorare: e
comunalmente fivuole, chediquestofattonefacciaanche oggi giorno una chiara, e
certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin
questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è
la seguente , riferita anche dal Grutero, non cheda tuttiinostri Istorici, li
quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa memoria
dellescuole, ch'esistevano nel Ginnasio. " 100 Jens 1 CI, 22 > 1
00 TO са, fuz a . B Cic. pro Archia. Ezechiel.
Spanhem. Orb. Roman. Cic. Ad Attic.l.10.
ep.11. Plutar.inPomp. V. l'Autor della Stor. Civil. Del Regn. lSueton.in Tit. cap.12.b.i.
Gruter. Infcript. oper. & locor. publicor. Capacc.ift. l. 1. c.18. Bened. di
Falco Antich. Di Nap.&c. TI -ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ ΚΗΣ
ΕΞΟΥΣΙΑΣ ΤΟΙ OE TIIATOE TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ
•ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA
·RESTITVIT Ma senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere
agli abbagli, ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione
di questo marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per
dubitare se in esso si tratti del Ginnasio; o v ver più tosto dell'antiche
Terme , come più probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato
; ed ; il numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj
rifatti per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per
qualunque ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole,
o cogli esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono
tutte pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo
rife rito dal Capaccio, ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET
IMAGINIBVS ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18.
. E per .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi
statue, e d'immagini ilor Ginnasj, con riporre quellede più celebri Atleti, ed icoloro,
che si erano più nella Ginnica refi immortali, ne’luoghi, ove l'arte esercitasi.
E quelle de’ gran FILOSOFI nelle Scuole; come del Ginnasio diTolommeo celebre
in Atene narra Pausania Per la qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria
no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe nell Imperio a Trajano. Di quanto
narrasi in questo marmo convien darsi il vanto. Poichè questo Imperadore, come
scrive Sparziano inomnibus pæne
urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che
volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore della lor
Repubblica. Come prug va il Reinesio
contro il Capaccio, ed altri,che cre dettero esser questo un
Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza diRoma parimente un
talMa giftrato. Orciðne fa chiaramente conoscere, che il Ginnasio, e le scuole
in NAPOLI sono ugualmente celebri di queste Scuo non meno prima, chedopo che
questa città fi: sottolefinoa Costan mise aldominio de Romani; poichè febbene i
Napole tanidall'anno diRoma,come sostienetraglial triil Reinefio finoad
Augufto, edanche molto tempo dopo, toltone il tributo, che pagano a’Romani, essendo
stati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici
anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se
si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di Colonia, Paulin Attic. Cic.
De finib. Spart.in Adrian. Reinef. var. le&t. l.3.0.13. Lo Meliovariar, bection
6.3. 6.16 20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per col ied che cole :ftu.
onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih e refi più soggetti,preso
avessero a dismettere gl’antichi greci inftituti. Tutta volta seguirono pur
eglino, come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser citarsi nella
Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi
professori in ogni genere di scienze. Ma in quale regione della nostra città
situato esse le, e del Ginna-questo Ginnasio, molto'vario è il sentimento degli
Au tori. Alcuni credettero, che le Scuole state foffero ove nel corso degli
anni edificosi la Chiela di S.Andrea; non però questa oppinione quanto sia
folle, e vana di leggieri si mostra ; poichè o fi vuole, che queste scuole sono
divise dal GINNASIO. E ciò quanto sia lungi dal Summon. le cole che di sopra abbiam detto,bastante
mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste era no , come in fatti
furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello; e giammai si verrà a
mostrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che
essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun
altro Teatro, diverso da quello, che di sopra divisam mo; ma questo anche quanto
sia inverisimile, anzi impossibile chiaramente appare da quel che in tutti i
noftri İftoricisilegge; come dire: che Napoli a tempo parimente di Ruggiero
Normanno dopovarj, e diversiac crescimenti diedifizj, ediabitanti, nonera, che'una
Città molto picciola, etale,chefatta da quel Remi. surare, non li rinvenne il
fuo giro maggiore, che di pallil;onde ove:mai figurarvifi voglia notanti
diversi Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito
dagli antichi edificarsi, non po trem VI. Sito delle Scuo vero ,
tremmo mai concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe
rimasto luogo per abitarvi. Seguente sillogismo. Appare eglidicono da
Platone,che: il luogo proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della
Gittà:aveano questi, secondo gli antichi, il più dappresso leTerme; e come si deduce
da Stazio nelGinnasio de’ napoletani era vi un tempio dedicato ad Ercole. Orduppo
Ito, che in Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver
tutto ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo
distretto le chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla, avendo
preso, a scrivere di questo GINNASIO, che per la morte sopraggiun tagli, non
potè terminare; fi appoggiano del tutto sul Altri all'incontro furono di
parere, che il Ginna fro occupasse propriamente quella regione della Città, la
quale per le Terme, ch'erano nelsuo distretto, chiamossi Termense; e si vede
anche dagl’antichi filosofi chia mata Erculense, come chiamola Gregorio nelle
fue pistole perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole oveoggièla Cappella detta
S. M. Ad Ercole e dopo fu chiamata,comeparimente or fichiama,di Forcella. Non
già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere dalla scuola di
Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera biforcata Y ;ma si
bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico Seggio, il quale
facea per avventura per sua im-. prela, quelta lettera, che finoggimiriamo scolpita
in un antico marmo sopra la porta della Chiesa Parrocchia ledi S.Maria a
Piazza; e diede ilnome a tutto il quartiere.Quegli,che'fifostengono inquesta
oppinione, come sivede da quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 Gregor. Terme, Terme,
ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole. Dunque, eglino conchiudono,deve
credersi di necessità, che questo così fosse. Pur tutta volta, posto che
Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia al fuo tempo,
ma soltanto di quel che bramava, che si costumasse. Poichè sappiamo per certo che
tutti i GINNASJ eretti erano fuora delle porte della Città, o a can to a quelle
, come lungamente pruova Meursio, e tutti gli altri, che dottamente hanno le
cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e perchèleTerme esser potevano, come
realmente sono anche in altri luoghi di Napoli, e cosi pure il Tempio in onor
di Ercole , il quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve
moltoampio,e magnifico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio, o
Cappella; nè creder, che questo fosse stato solo, ma con esso insieme
congiunti, o dentro lo stesso ben molti altridellamedesima
formaerettiinonordiMercurio,di Apollo,di Cupido, e di altro Dio di questo
genere, del Teatro, e Somma piazza. E per verità quiviiveg gonfi!
ancheoggienellecase, che diciamo dell'Anticaglia , e in tutta quella vicinanza,
ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli S. Pie tro ,
e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della Vergine
Avvocata, volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi d'opera
laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne' Ginnasj; devequestosentimentoanche
con tutta ragione: ributtarfi. più koNon pochi finalmente contesero, eforsecon
saldo giudizio,econ maggior fondamento,che ilGinna fio, e 'l Teatro stati
fossero in questa città in una stessa ,verso quella contrada, che anticamente
dicevasi saparte fe secolo, quella di Berito
e quella di Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra Viil Celan. notiz.
di Nap. Giorn, 2.
V.Plutar.inopusc.viramepicur. non esse beatam.Strab.l.s.& Philostr.
in Po lemon.] Spartian. In Adrian, Sueton. in vit. Claud. Gronov. dissertat. de
Museo. Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet. h.n.c.quietate
velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. V.l'Autor della Stor.Civile del Regnol.s.
dur NON Comunque però ciò sia, rientrando in nostro sentiero. Dopo che
Costantino trasfere la sede dell’imperio dele Scuolede nellanuova sua Città, non
vihadubbio, ch'egli, echedopotraj. Lita ove crediamo noi essere stato il
Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura, ovvero accanto a
quelle. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla
lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoe de nanza, di frequentar Napoli alla guisa, che
ilorante - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche
me- Womenerico da no da’ private cittadini romani frequentata. Ma non per tempo
di NERONE questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani, eglio
an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna
altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono
parimente le vestigia d’alcuni edifizj, che pajono non aver fervito che per
leTerme. Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche
scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin
nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di già ricevuto nella Grecia, il quale
come testé da noi notossi, e d'erigere questi Ginnasj fuora , o vicino le 1
porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0
pinionide'scrittorifisupponga, che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo
veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado. Per tro-rientali, accre
varsi in molti luoghi delle famose Università degli Studj, etonelIV.eV. delle celebri Academie , di
cuiquella d’Alessandria Coʻ Leterati A stimonianza dal medesimo Costantino il
Grande portavano 10-fa Agostino bilito netrai Napo 3 ita qual
cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientali soprattutto in questi tempi, ne'quali
trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a
quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento
delle cose non solo non apporta niuno im pedimento alla letteratura napoletana.
Ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo
naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta
ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in
queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio
dell'eloquenza, come attesta Agostino, che allora altresì ,vivea. Perchè
scrivendo egli contro gli. A. Paolino. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Papi: l’implicatura
conversazionale nella scuola di Milano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste).
Filosofo italiano. Grice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed
word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed!
“Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher. Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente
attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un
percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la
vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del
tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in
un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda
“Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le
distanze da Engels e rende omaggio a Papi. E’
questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo
spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario.
Cugino del gerarca fascista Achille Starace. Il 5 febbraio 1940 l’ing.
Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto Arsizio, industriale in maglieria, vedovo
e padre di un bambino, si recò a Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno
successivo giunge ai familiari un telegramma nel quale il Castelli li informava
che andava a Bologna per affari. Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per
solito il Castelli si sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di
altre notizie indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi
alla polizia. Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna
traccia. Il 9 febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente
Francesco Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago,
la Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare,
considerato che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi
recatasi nel locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto
riverso sul pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la
vittima emerse che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il
Miralago. La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio
di via Porpora Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si
frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Biasin. Starace aveva avuto
rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del
Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel
ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle
more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo
stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte
nei confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria
pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di
due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che
alla scena iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere
udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale
ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la
vittima del portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che
nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti
di valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione
di tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di
meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di
ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il
dott. Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi
infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una
grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato
affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa,
stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille
Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di MUSSOLINI. La Corte
respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione
patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di
carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace offrì la sua
collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In carcere era
entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva intrapreso la
remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per essere tradotto a
Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la sorveglianza di uno dei
custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di nuovo libero. Subito strinse
relazioni con gente che tra il maggio 1945 all’ottobre del 1946 riuscì a
spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte
annonarie italiane e svizzere, clichés per la stampa di biglietti da 100
lire. Il nuovo Corriere della Sera titolava a pag. 2 Era la
prima volta che il giornale faceva esplicito riferimento a una consanguineità
tra Francesco Starace e Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a
indicare che nella stamperia erano stato trovato materiale copioso tra
Nel 1949 allo Starace fu inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di
falsario. Ma tale condanna non ebbe effetto poiché, in sede di
esecuzione, gli fu computata la pena più grave comminatagli per il delitto
del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu impiegata come cassiera da
Francesco Starace, allora caposala del Motta di piazza Duomo. A seguito del
verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei quali fu sospettato lo Starace,
furono entrambi licenziati. 2) Francesco Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex
caposala del Motta di piazza Duomo, e figlio di Germano Starace gestore del
Miralago. Separato. Dopo essere stato licenziato dalla Motta il padre gli aprì
una bottiglieria ma abbandonò il negozio per impiantare un’industria di maglieria.
“La parola incantata”. Fulvio Papi.
Papi. Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti,
enciclopedia di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo,
Giordano Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool
Library.
Grice
e Papirio: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. A member of the Garden, and friend of CICERONE. CICERONE writes
a letter to him in which he rebukes P. for ‘his use of obscenities.’ Papirio
Peto.
Grice e Pareyson: implicatura
conversazionale – implicare, impiegare, ed interpretare – liberalismo,
risorgimento, fascismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piasco).
Filosofo italiano. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle
d'Aosta, si laurea a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che
poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compe spesso viaggi di
studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente
Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi
del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di
Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers,
insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove
ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i
quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli
stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi,
continuando a pubblicare anonimamente articoli. Nel dopoguerra insegnò al
Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato.
Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie,
oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la
fondò a Padova. Ebbe molti allievi,
fra cui Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola,
Givone, Riconda, Marconi, Massimino,
Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito
Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra
i maggiori filosofi, assieme a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo,
facente capo principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa
visione (La filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo.
Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo non più in chiave hegeliana (Fichte),
individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la
propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli
veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a
Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso
in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come
interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama
la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente
nell'esistenzialismo e nel marxismo. Il suo percorso filosofico ha attraversato
principalmente tre fasi: una più propriamente esistenzialista, attestata
cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che
riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria
relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi
strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione
ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo
Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che
si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un
filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui
interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché
Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre
fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella
positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della
propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non
necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia
la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia
puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre
che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla
negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma
dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà
che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia
cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale.
Migliorini et al., Scheda sul lemma "P.", in Dizionario d'ortografia
e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo,
Dizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in
centrostu di pareyson Home.html Luciano
Regolo, A Torino Gadamer ricorda P., Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande
antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della
libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio
percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della
negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf.
Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, Tomatis. Altri saggi: “La filosofia
dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza
e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino,
Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della
formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I
problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano,
Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione,
Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati, Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano,
Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La
filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia
dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone,
Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della
libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere
complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi P.", Mursia, Milano. Interviste principali Se
muore il Dio della filosofia, Sbailò, “Il Sabato”, anno Io, filosofo della
libertà, Righetto, “Avvenire” Mario Perniola, "Un'estetica dell'eccesso:
Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Rosso, Ermeneutica come ontologia
della libertà. Studio sulla teoria dell'interpretazione di P., Milano, Vita e
Pensiero, Francesco Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di P., Roma, Armando,
Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia
ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Morcelliana,
Musaio, Interpretare la persona.
Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una filosofia
della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo Diego Bubbio,
Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa,
rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Bartoli, Filosofia del diritto come
ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma,
Nuova Cultura, Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia
peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi
"Luigi Pareyson" Pubblicazioni e
critica Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero
Gianmario Lucini, sito "filosofico.net". Pareyson. Keywords:
implicare ed interpretare, “Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia
politica fascista, la morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi
anonimi di Pareyson, ‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ---- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Parinetto: implicatura conversazionale ed
alchimia – la bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le
streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian
allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua
opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del
Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come
(Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale,
quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del
marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle
persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione
legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte
del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito,
spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte
le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche
contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere
contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano
anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere
stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche
collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del
PCI). È in via di costruzione, presso la
biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta
produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e
rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis);
“Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La
nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo:
Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La
traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e
ragione” Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea,
“Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Bruno, La magia e le ligature,
Mimesis, Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro la porta, liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non
fuoco, tutti i frammenti, Mimesis, Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin,
Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia,
Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, La via in cammino: Tao Te Ching, La vita (Felice,
Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per
esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in. Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe Vedi di Renzo Baldo Cfr. Fondazione Micheletti Catalogo Emeroteca,
su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da Nicoletta
poidimani Biografia da zam, su zam. Una
polemica sulle streghe in Italia -- nel
sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto.
Keywords: etymologia araba d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria,
eretico, alienazione, la bucca del culo, anale, analita, il falo, il pene,
quando l’ano appare (da fece) – metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de
magia, trattati di magia, processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la
revoluzione fascista – il veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e
Parinetto” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Parisio: l’implicatura
conversazionale di Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo
italiano. Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher
should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita
errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove
apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re
Ferrandino. Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove
sposa la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza,
Padova e Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a
Roma, invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana
che latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritorna definitivamente a
Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”;
“Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani
adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia
poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus
Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis
et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes
doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque
Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus
de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe
politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index
copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa
sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus,
Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in
quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita
sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona,
Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex epistolis
excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis:
& ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit &
approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii
Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati:
aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis:
Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii:
multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem
literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum
grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia, per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes
in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper
accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de
Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam
expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi.
adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis:
arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab
optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam
quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus
poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana”
(excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’
Biblion, Francesco D'Episcopo, Fondatore
dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi
sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata
e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C
inventa rhetorica et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus
ac stadium; quale primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et
Dialc<fh*«» AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria;
Quae praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati Quae
fdre eos oporteat ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem;
quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib quadfaonibus, SC earuhi
generibius; De circunftanda quae facithypOi» , the fim; De tribus generibus
caufar; partes Rhetoricae qumqi; De muenrione. Zo; Qufcotrouerfiaeno confidat
zi^4z De conftitutionc* zz»4^ Quotfint coftiturioncs, etquf; De ftatucomecdurah»
De datu deiinitiuo. De datu generali De datu tranflarivo Ex plurib conditutionibus
quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De
quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo;
Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e
consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro
Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il
padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la
guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di Mosco, dove
perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le
lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata
dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca
nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti
antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva
a P. anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze,
attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con
l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a
tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad
patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione
dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus
Ianus Parrhasius. Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e
ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti
di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui
indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria
Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo
VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la
salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere
abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega
a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio
romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che
accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di
trasferirsi a Milano. Nella città lombarda trova alloggio e occupazione
nella scuola di Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da
Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di
eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso
Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con
lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e
scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in
Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio,
che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta,
anche il figlio di Demetrio, Teofilo, Alciato, Giovio (che scrive su biografia nei
suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente
del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza
lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La
polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un
contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del
Poncher con Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data
alle stampe, per la quale Parision accusa
l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica
degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da
Ferrari, rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo
pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo
assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di
un’aggressione fisica accetta l’offerta di Trissino, allievo di Calcondila e si
trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu
Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio
(ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della
famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta,
il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche
trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote
(nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di
Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una
versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un
inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla
ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato
un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa
riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G.
Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi
anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente
nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le
edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler
e Vicenza da Zeno), e il IV.A.8
contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio (Napoli, G.
Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli.
L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della
tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte
dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non
fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di
notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette
forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di
Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia
realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide”
sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da
Scinzenzeler. Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e
tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui
soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad
Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L. Michiel. Vaglia
la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese
dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo
una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri
sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta
risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna
ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Siscari. Nella scuola di
Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese
dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di
insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato
raccomandato al pontefice da Inghirami e Lascari). Arrivato a Roma tenne i corsi. Ottenne da Leone X la dispensa
dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli, grazie a un
legato d’Aragona, ma le precarie condizioni di salute lo indussero a
raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione carisiana di Ciminio, anche
altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da alle stampe a Napoli le
lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è attualmente irreperibile. Ne
resta una copia manoscritta nel codice della Biblioteca dei girolamini di
Napoli. IMartirano pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars
poetica di Orazio. Il “De rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da
Estienne II, che nella prefazione lo presenta come il maggiore umanista della
recente generazione, un giudizio ripetuto ancora da Sabbadini. Vennero date
alle stampe anche le sue esegesi alle Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le
Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE. Lascia in eredità a Seripando
l’ingente biblioteca raccolta negl’anni precedent. Essa contava,
nell’inventario redatto dopo la morte, fra codici e libri, molti con
annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al fratello, il
cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano di S.
Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più consistente
è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli inediti
parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da Iannelli e Lo
Parco. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e
Bibl.: Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; Parco,
Studio biografico-critico, Vasto; Sabbadini, Le scoperte dei codici latini,
Firenze, passim; F. Lo Parco, P. e Alciato, in Archivio storico lombardo; Due
orazioni nuziali inedite, Messina; Lepore, Per la biografia, Biblion; M.
Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica, M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,
in Rendiconti dell’Accademia di
Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un
umanista calabrese, Manziana, Lauletta,
Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico letteraria; L.
Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni inedite, in
Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di Rosa et al., Napoli, Parrhasiana,
II, a cura di Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, XXIV, M.
Paladini, Appunti su Parrasio maestro, in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di
G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, D. Pattini,
Preliminari per un’edizione del commento di P. alla Poetica di Orazio in
Filologia e critica, L. Ferreri, L’influenza di Pucci nella sua formazione in
Valla a Napoli, a cura di Santoro, Pisa. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano
Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone,
filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone,
Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico,
Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica speculativa, grammatica
modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la dialettica e la retorica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Parmisco: la diaspora di Crotone –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico Favorino says that the
Pythagorean Parmisco (he spells the name Parmenisco) frees Senofane from
slavery.
Grice e Parrini: l’implicatura
conversazionale -- implicare, impiegare, interpretare – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Castel’Azzara).
Filosofo italiano. Grice: “Italians
are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves
they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni
scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste
filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana
"Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario
nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente
della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e
conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti
d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento
in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze.
Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di
Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico, della
filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova
interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale
sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto
epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un
centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica”
(Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio
dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma;
Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when
he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert,
as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa
di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli,
Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni
della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano);
“L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del
Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was
right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need
no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia,
oggi” (Carocci, Roma). Note
"lanazione", Scheda
docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di
Firenze, su philos.unifi. P. in SWIFSito web italiano per la filosofia, su
lgxserver.uniba. Lo studio del riferimento in W. V. Quine, “Rivista di filosofia”
Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia” [= Rcsf],
"Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz, II, Rcsf,
Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G. Colodny, The
Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary Science and
Philosophy (Pittsburgh), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz
et ses modale mathèmatiques, 2 voll. (Paris), Rcsf, Recensione di N. Rescher,
Essays in Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di E. P.
Papanoutsos, The Foundations of Knowledge (English edition with an Introduction
of J. P. Anton, New York), Rcsf, Il
carattere dei giudizi esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti
del XXIV Congresso Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo
contemporaneo, Roma, Società Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.),
Exact Philosophy. Problems, Tools and Goals (Dordrecht), Rcsf, Sulla traduzione
italiana di "The Development of Logic" di Kneale, Rcsf, Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi
filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo
contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, Edizione,
con Introduzione, di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai
"Principia Mathematica", Firenze, La Nuova Italia Recensione di
Popper, Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf,
Recensione di J. Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de
la logique contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche,
nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai
3, Scienza e filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia,
nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee",
Rai Recensione di W. V. Quine, I modi
del paradosso e altri saggi (Milano), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura
tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra: La
filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e
dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf, – Linguistica generativa, comportamentismo,
empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per
definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della
realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi
[Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e
teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza
dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il
Mulino Introduzione a Quine, Logica e grammatica, Milano, Il Saggiatore:
Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani dal Quartetto
per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie radiofonica a c. di
Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a M. Pera, Rovesciando
si impara . "L'Espresso", –
Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il suo, “La Stampa”. Recensione di R. S.
Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky (eds.), Essays in Memory of Imre
Lakatos (Dordrecht), Rscf, Recensione di R. Harrè Introduzione alla logica
delle scienze (Firenze), Rcsf,
Recensione di S. Lunghi, Introduzione al pensiero di K. Popper
(Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo, Milano, F. Angeli
Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Relatività e conoscenza a
priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista (Recensione di K. R. Popper,
Poscritto alla logica della scoperta scientifica, Milano), “L'Indice [dei libri
del mese]”, Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a
Einstein, Bari, Laterza: Recensione di
T. Nickles, Scientific Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery.
Case Studies (Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf],
L’ultimo Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia
Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo,
"Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e
contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism.
The Systematic Philosophy of John Anderson (Cambridge), Rsf, L'antidoto degli
elettroni (Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari),
"L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento
di Filosofia dell'Università di Firenze, (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella
cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia
italiana e neopositivismo, Rf, (also in
Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C.
A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I
fondamenti della psicoanalisi, Milano), "L'Indice" La psicoanalisi
nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero (Recensione di
P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Bologna),
"L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità, forma,
materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo (recensione di
G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P. L. Lecis,
Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti,
Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica,
Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia,
Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra: La filosofia
nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova Libraria:
cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca, Empirismo logico e filosofia della scienza:
Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica,
Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi
sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin,
The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante
di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma,
evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del
Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e
l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi
dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni
testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria
dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza – Reichenbach, la
teoria della relatività e la problematica dell'a priori in Dagli atomi di
elettricità alle particelle atomiche. Problemi di storia e filosofia della
fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni
Galileiane", vol. IV, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza
e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio
della filosofia in Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, Intervento/intervista
sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere
della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale
della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti
rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore", Filosofi, vi esorto alla Bosnia,
"L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni
introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in
“Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è
scorretto (moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del
Comitato nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il
Sole 24 Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24
Ore”,Filosofia e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi,
“Informazione filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della
filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza:
Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia scientifica e
filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi filosofica
[Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento dei
Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un
sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via
nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con
Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed
epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di
Francesco, Filosofia analitica. Prospettive teoriche e revisioni
storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non
raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche,
Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella
scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo,
Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza
edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli
epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e
di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel
dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore", La filosofia è ancora motore di progresso
[Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore",
Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla riforma
dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra filosofia e
scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di Gallino, Salvadori,
Vattimo, Torino, Pomba: Il declino delle certezze. Un secolo e le sue immagini:
Metafisica e filosofia analitica, in Annuario di filosofia: Corpo e anima.
Necessità della metafisica, Milano, Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino
della SFI, Lettera alla Rst, Crisi del fondazionalismo, giustificazione
epistemica e natura della filosofia, "Iride" La 'terza via' della
filosofia positiva, in AA. VV., La navicella della metafisica. Dibattito sul
nichilismo e la 'terza navigazione', Roma, Armando Editore: Internet non è
fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24 Ore", Empirismo logico, tutta un'altra storia,
"il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo Parrini e Marco
Messeri), "Palomar", Una
risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria Mannelli: Epistemologia,
filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La filosofia italiana in
discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e Bruno Mondadori, Dimensioni
scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una panoramica introduttiva, in
"Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze":
Miserie dell'epistemologia italica, in Scienza Dossier, "il Sole 24
Ore", Sapere e interpretare. Per una filosofia e un’oggettività senza
fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e cognizione. Tra filosofia e scienza
cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’ dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una
valutazione epistemologica, in Conoscenza e cognizione, Dimensioni della
filosofia, vol. I: Filosofia in età antica, Milano, Mondadori Università (in
collaborazione con Simonetta Parrini Ciolli Incompreso, o quasi, dagli
Americani [K. R. Popper: “Il più grande epistemologo mai esistito?”], in Karl
Popper oggi. A cento anni dalla nascita, “Reset”, L’empirismo logico. Aspetti
storici e prospettive teoriche, Roma, Carocci, Popper e Carnap su marxismo e
socialismo, “Nuova Civiltà delle Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques,
“Nuncius. Annali di storia della scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo
di Wesley C. Salmon], "il Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità:
due modelli epistemologici a confronto, in La questione della verità.
Filosofia, scienze, teologia, a c. di V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi
italiani allo specchio: Paolo Parrini, “Bollettino della Società Filosofica
Italiana”, Reason and Perception. In Defense of a Non-Linguistic Version
of Empiricism, in Logical Empiricism. Historical and Contemporary
PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su Giulio Preti a trent’anni dalla
scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di Giulio Preti, ed. by P. and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e
Associati: 11-14 (Presentazione by P. and Scarantino), Preti filosofo dei valori, in
Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti: ‘A Crossing of the Ways’,
in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo di garza: alcune
riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, Papini e Tringali,
Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza secondo Kant.
Influssi, temi, prospettive, a c. di A. Moretto, Padova, il Poligrafo, Recensione
di G. Preti, Écrits philosophiques (Paris), “Les Études philosophiques”, nPreti
nella filosofia italiana della seconda metà del Novecento, in Giulio Preti
filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze, Leo S. Olschki:
L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e rapporto con gli
altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di L. Handjaras e Firrao,
Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in epistemologia, “Iride”,
Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure, correnti, battaglie,
Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza, esperienza, metafisica della
natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di eredità kantiana, a c. di Ferrini,
Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di Popper e il “dilemma pascaliano” di
Duhem, in Riflessioni critiche su Popper, a c. D. Chiffi e Minazzi, Milano,
Franco Angeli: Verità e realtà, in La verità. Scienza, filosofia, società, a c.
di S. Borutti e L. Fonnesu, Bologna, il Mulino: Generalizzare non serve [titolo
redazionale per Patti chiari, amicizia lunga], “L’Indice dei libri del mese”,
risposta alla recensione di Massimo Ferrari. Quale congedo da Kant?, in
Congedarsi da Kant?, A. Ferrarin, Pisa, ETS, Quale congedo da Kant? Replica a
una replica di Ferraris, inhttp://www. epistemologica.it/ images/stories/ PDF/Note%20e%20
Discussioni/ Quale%20congedo%20da%20kant. Filosofia e
scienza, in Pianeta Galileo 2005, a c. di Peruzzi, Firenze: I filosofi e la
scienza: da Kant ad Einstein, in Pianeta Galileo, Peruzzi, Firenze: La
filosofia della scienza in Italia, in Pianeta Galileo Peruzzi, Firenze: A
priori materiale e forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi
epistemologici, in A priori materiale. Uno studio fenomenologico, a c. di R.
Lanfredini, Milano, Guerini Fra nichilismo e assolutismo. Alcune riflessioni
metafilosofiche, “Iride”, L’a priori
nell’epistemologia di Giulio Preti, Rsf, Analiticità e olismo epistemologico:
alternative praghesi, in Le ragioni del conoscere e dell’agire. Scritti in
onore di Rosaria Egidi, a Calcaterra, Milano, Angeli: A proposito di offerte
filosofiche, in F. D’Agostini, Mari, P., La priorità del male e l’offerta
filosofica di Salvatore Veca, “Iride” Revisione delle Voci: Broad, Causa,
Causalità, Empiriocriticismo per l’Enciclopedia filosofica, a c. del
CentroStudi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani Voci: Circolo di
Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo, Pap,
Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi Filosofici di
Gallarate, Milano, Bompiani La filosofia della scienza in Italia,
Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo popparrini html Scienza
e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in Humana. mente, unifi. bibfil/humana. mente/ Quine
e Carnap su analiticità e ontologia: una valutazione critica, in Questioni di
metafisica contemporanea, a c. di Chiodo e Valore, Milano, Castoro. L’approccio
teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in Insegnare Filosofia.
Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di Illetterati, Torino, Pomba:
Presentazione di Luca M. Scarantino, Preti. La costruzione della filosofia come
scienza sociale, Milano, Bruno Mondatori: ix-xv 0705 – Il
convenzionalismo epistemologico al di là dei problemi geocronometrici, “Rsf”, Bisogna
conoscere il passato per orientarsi nel futuro? Risposta a Marco Santambrogio,
“Iride”, Per la verità, ancora una volta [su Marconi, Per la verità.
Relativismo e filosofia, Torino] “Iride”, Mente, verità e razionalità. Tre modelli
epistemologici a confronto, in Razionalità, verità e mente, a c. di F. Di
Lorenzo Ajello, Milano, Mondadori:
Spirito positivo e filosofia italiana, in Il positivismo italiano: una
questione chiusa?, a c. di G. Bentivegna, F. Coniglione, G. Magnano San Lio,
Acireale-Roma, Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo
italiano: una questione chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione
chiusa? La rivista “Epistemologia” tra
logica, scienza e filosofia, in La cultura filosofica italiana attraverso le
riviste: Giovanni, Milano, Angeli: Intervista in occasione del conferimento del
Premio internazionale Giulio Preti a c. di U. Maionchi e D. Manetti: interviste_p.
html (Autopresentazione), in
Storia della filosofia dalle origini a oggi, Filosofi italiani contemporanei,
D. Antiseri e S. Tagliagambe, Le grandi opere del Corriere della sera, RCS
libri, Milano, Bompiani: Il pensiero di Preti e la sua difficile eredità, in
Pianeta Galileo a c. di Peruzzi, Firenze: La scienza come ragione pensante,
Lectio Magistralis tenuta in occasione del conferimento del Premio
internazionale Giulio Preti in Pianeta
Galileo a c. di Peruzzi, Firenze Verità e razionalità in una prospettiva
positiva, “Annuario filosofico”, Milano, Mursia, Il principio di verificazione
nell’empirismo logico, in Portale Internet della Treccani,
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teoretica di Giulio Preti, a c. di Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del
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rappresentazione, a c. di Lecis, Busacchi, Salis, Milano, Angeli: Ontologia e
epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R.
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problema del realismo, in Immanuel Kant, a c. di R. Pettoello, “Nuova
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Essays in Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c.
di R. Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una
prospettiva epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”,
Mach scienziato-filosofo, Introduzione a Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi
per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio
sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia
neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an
Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology,
“Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista: letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/)
Epistemologia e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema
del realismo, “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e
olismo. Una valutazione critica in dialogo con Nannini, in Dalla filosofia
dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Nannini, a c.
di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari. Filosofia
e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia italiana”
Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in onore di
Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano, Mimesis:
Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore, in corso
di stampa 2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno snodo
fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito presentata
all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli Filosofia e
storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su invito
presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive a
confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e
rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a
c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo
Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica,
Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Perugia).
Filosofo italiano. Fisio-logia. Grice: “An excellent philosopher. He
philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo.
Lingua. Fratello di Leone P. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni
anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente
Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta
Europa. Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes
et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono
una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della
cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde
per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri
con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia
metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei
mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto
che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco);
“Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per
quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria
dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro
principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac
morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine,
chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e
fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio,
pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende
dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum
sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto
che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad
insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI
PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma);
“Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma);
“De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam
afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura
di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina
insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una
breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di
Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli,
letto con Lic. de' Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre, da
che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano in Roma,
dalla Patria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per
decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui
Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe
alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta
rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di
patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso
peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile
sull' eter no seggio dei Buoni; dacchè se vivente fosti il più fido seguace
delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio, forse oggi di averne auta
pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì
Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia
le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure
cento anni pas opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima
che di lui si leggesse un encomio. Il nostro Alessandro in Perugia nacque e
Roma les ue ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco
desiderate; e solamente dopo ottantadue anni, nella stessa sua
patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che
io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella
medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì
splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno
il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando, essendomi
dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò
non torrà certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som
mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano
sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa
costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ;
sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano
sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più
chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora
mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo Elogio di
Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che
ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura
tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi., dotti Colleghi, non
tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti
legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente
erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse
giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e
grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra
questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e
finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento
negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di
chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che
non venga dimo, strata per tale; appena disse'che la umana mente deve
tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di
queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare
degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica,
lameta fisica, la fisica, e la medicina medesima in più stabile e più onoratá
sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e
poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento,
imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo; ed il
nostro P. divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di
Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura
invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia
con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e
6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle
regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il
quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a
corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma
nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire
illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale
passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia
cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le
idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio
scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio, coldubbio stesso fondamentale, prese la via
del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee, i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi. Umana mente! Varsi esistenze
fuori di noi, erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze
interamente fra loro per essenza e’che i sensi sieno ingannevoli guide alla
umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa
principj stabili, cui tutte le Ora tornando al nostro laudando diciamo che
parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia
diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual
che modo di essere';e fondo le principali massi me della umana certezza sulla
esistenza de'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur
egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e
ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde
le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio
ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario
di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua
spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco, egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “Sofilo
Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia.”
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto
solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8
e e le sue ferme opinioni sull’animalitá delle bestie. Protestandosi in
mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana
credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima
fama di Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la
dispiacenza più viva. песа. Applicatevi dasenno a filosofare, poi che per tale via
depurate la mente umana da gl’errori che la offuscano, e sollevata dalle
passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di
serenità, dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo lora fu che P.
accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di
spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opinioni; e nelSofilosenza Maschera
scuoprì il suo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni
falsi sapienti, che superbamente umili, abusando del comune adagio, id tantum
scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte
proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori
e nemici. Contra tale specie di stupidi pensatori si scaglia il nostro P.; e fa
conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che
chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE,
d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti con se l’apprensione, al giudizio, al
discorso, al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, forma il suo saggio
di logica, seguendo ugualmente la prediletta sua cartesiana maniera. Espnse
quindi i precetti del ben' apprendere, del ben giudicare, del ben parlare, del
ben disporre. Prefere il metodo analitico che il pensiero è all’anima
essenziale, come alla materia è la estensione, parla delle operazioni del
nostro intelletto, le quali riduce all' per I studiare le cose, elo chiamò
metodo di risoluzione o di disciplina. Si servi del metodo sintetico per
insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o di dottrina. Dopo che
la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fa più
ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle matematiche
divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'umano intelletto ed alla ricerca del vero, ognuno di leggeri il conosce .
Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere
del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di
Cartesio si forma matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel
quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che, ma in algebriche, intitol il suo lavoro col nome di “Arimmetica
nova o speciosa,” ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomii, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi sommi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lascia di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo esamina. Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio hanno già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo, il P. con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i
due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » vale Dio, dimomento
inmomento, aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle
nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed
universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti
della materia e degli animali. Le scuole Alemanne apreferenzadialtre risuo nano
di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti,
tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia
motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con
troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido
elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale
robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza
miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser
sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non
meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi
ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando
alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema
astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe
dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate
dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti
interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi
scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo
del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi
discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e
la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a
spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla
copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e
non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza
di Copernico lungine stasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi,
quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna,
MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si
fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui
ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi
losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della
Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro P., è
inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della
umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di
Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di
rinomanza condussero. Alessandro P. visse nel tempo in cui la medicina seguiva
tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che
stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal Borelli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lo spirito; e pieno di alto ingegno, nella
medica scienza si fè valente: Cartesio aveva per dodici interi anni
studiato'l'Anatomia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro P. per non
minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del
corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i
cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni:
pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur
troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non aveva ancora stretto
con altre naturali scienze quel sutile nesso di che oggi si onora; né quel filo
sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa, siccome
in quella d'oggidi noi ammiriamo. Alle fatiche ed allementi sublimidi Scarpa ,
di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la
eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè
Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure potevasi
quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche. Erano già nati gli
scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,
Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta.
Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche
dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai,
al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la
considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato
descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione
rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli
stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si
avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un
ge vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito
di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo
tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente
e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche
fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del P. e l'uomo
dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni
dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del
gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia
induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in
medicina, è l'unica sicura via. Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro il giusto
partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione,
poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de
giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito
della medica scienza. Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i
cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano, Stava per sorgere la setta del
più solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre
grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e
moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú
sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi. Questo elemento
lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore
animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor
gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte nascevano che ove
accada condensa mento di esso, le maligne; ove soluzione, le benigne; ove
infine abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva.
Poi te dottrine fisiche di questo etere universale espone, la sua azione sulla
vita degli organi, finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro,
di Hoffmanno, di Etmullero, di Lemery , e degli altri molti di quella età . E
forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di
etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro
P. fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le
sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le
cognizioni il nostro P.. Quindi è che nelle sue opere parlasi dello
spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del
primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 +
4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della
medicina , sono numerosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere, i suoi
Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e
civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che
guidarono le Autorità competenti a retti es en sati decreti Avendo inoltre il P.,
saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di
espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Italia
ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un
Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un’Ottaviani, un Lesprotti, un
Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di
opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli
ottenne, siccome fecero pure un Bianchini, un Loy, un Marini, uno Sprengel, un'Aller
; ci ayvisano dovere riporre Alessandro P. fra gli uomini grandi, che in
filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello
esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi
semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico
di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a
buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon
; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del
decimo ottavo sul cominciare, Il nostro P. legge in Roma anatomia e ,edicina
dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime
cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII,
Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo
proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione
dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella
romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il
Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico
pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la
medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte. Difatti non rade volte
accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto
pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre; cui
furono affidati in téressantissimi negocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il incontri e
di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio
clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa.
Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte
come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura
del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o
medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia
ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina
d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere
più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene
di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere
ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome
onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete.
Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica
cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa
cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da
altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al
buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in
P. fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali
visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado
di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon
tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i
Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi
e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il
sostegno de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più
luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni
tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame
che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia
serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve
reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori,
questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei posteriche cirima
ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del
medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli
del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto
ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero, solamente
perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E
vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci
che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina,
tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le
venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non
siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che
degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene
lunga serie di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor
danzavivissima,afronte decangiamentiaquali può girein control'umano filosofare e
il medico opinamento. Si, dotti Accademici, apprezziamo mai sempre le fatiche utili
de' trapassati, se nei miti noi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il
titolo a non meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più
frequenza e con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo
dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien
detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto
dalla let tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi
pubblicate; il catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori
Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio. Battista Prof. Vermiglioli all'Articolo
P. Alessandro. Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato,
a conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la
stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose
stesse le quali nelle opere di P. già bene conoscono, o potranno rilevare
quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale
lo rilevammo dalla storia di sua famiglia, dalla Biografia sopracitata; nonchè
da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de
Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da
Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro P., ed ultimo che stet te
venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo
ms trovasi presso di noi. Nacque da
Domenico P., e da Ippolita Mariottini. La famiglia dei P. fu originaria di
Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella
storia del la sua Casa. La prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo
Zanobi, dedicata a Fabrizio Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda
che contiene tutta la di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore
del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i
sentimenti morali del P. le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la
Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il
polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare
le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore
in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali
in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo
de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo,
e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die
Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le
donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato
della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro
Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente
sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo
stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia
originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia;
eda fo per due ss congiunti. queste memorie medesime passate quin 2. Del parto dell'Orsa
. piano e non siano appassionati. Da V. Conclusione del Tribuno della
scoli, ed. Ippolita Mariottini. Termi plebe, in 4. Roma per gl’Eredi di natii giovanili
suoi studii presso ipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opuscolo sullo stesso
argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che
io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare, e latine
per qualche mese, ma mente all’ospedale per fare osserva volgari, e contro tutta
l'Accademia zioni anatomiche, e per potere così fiorentina, massime sopra Boccaccio,
migliorare un suo Trattato sul cangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a
seguire la medicina VI.Versiin Lode delleacquedi incuineotlenne le magistrali insegne
S.Galgano. Ci vengono ricordati dal. quando contava soli anni 21. Grisaldiio quelle
lettere rammentate al Posciasirecò in Firenze a meglio apprendere la scienza
salutare alla scuo e ciario. della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni
Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del
fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV. Risoluzioni di quattrodubbj.
ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le
3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro
natura. Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gio. Gigliotti, in
Giovanni Gigliotti. E'questo un' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo
con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco,
del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch è il Sigonio, I quali credettero
che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non
fosse per le ro taliana, esopra Boccaceio. Gioviin- buone speranze, nonostante che
si tenderne poche parole: Sostato tardo riducesse agli estremi. Ristabilitosi torn’a
rispondervi perchè m'ha ingomnò a prospera meale esercitare la sua brato tutto più
di un mese una com- professione, e colfavore del dotto Mae »posizioncella che ho
fatta per un stro, potè presentarsi al Gran Duca »mio patrone, la quale subito chesa-
Cosimo I. Aggiugne l'Eloy nel suo ladi Kedi, e mentre co Da una lettera inedita
di Lorenzo si sotto di lui attende alla clinica, al Bonciario sembra che egli sia
ccin- fuda mortale malattia sorpreso, ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i-
il Redi medesimo ne concepì sempre e èverissimo, ma non le Regine. Fu
Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario dei Ponte studiare le
lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico
Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. e Clemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche
sot- pagnia di Leprotti, il qua to il Dottor Neri, mentre non lascia- le molto profitta
de'consigli del Pa vadi attendere anche alla Medicina scoli. Dove aessere medico
primario pratica, solto LodovicoViti; nè passò pontificio, ma per non imbarazzarsi
poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa
alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri Pontificj Caraffa de Gymn. Rom.
Com, in stud. Med. Borhe. Valen. e nuovamente tra le disputazioni mediche raccolte
dall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Ad altri onori fu innalzato
in Ro- operatia di ntercessione de’Servi del Si ma, imperciocchè ebbe luogo
frai gnorenella loro canonizzazione e, e si XII. Archiatri del Collegio de' Medici
dique’ prodigjdistese pure alcunedi e fra gli Arcadicon il nome di Sofiló
squisizioni. Professa la Medicina con Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo
semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale
Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo
ebbe in tanta stima, che non sole conferire impiego a perugin , se non gli
veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante
Elettorale di Sassonia e la Regina d'Inghilterra, la quale da P. che solea chiamare
il Ca nell'ultima malattia volle il P. merlengo perugino. Fu avuto in isti. e
narra Celso suo fratello , che nella ma anche dal celebre Haller che ne prima volta
in cui Alessandro le tocca parla nelle opera sue,edilSeguer ilpolzo, glidisse la
Regina, onève àlui dedica la sua Schedula
monito. ro P., che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organi corpore i per
cacere dimedicar donne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triauna Cattedradi
FILOSOFIA, che ten- ri; non ostante però fu continuamente neperapni10., ragunando
poi sem- in grazia degli stessi Pontefici, ed i pre in casa sua una Accademia aperta
venne medico del Conclave dopo la di Letterati. Intanto e chiamato aleg- morte di
Benedetto XIII. ee quando fu gere in Padova, e mentre si dispone creato Clemente
XII. Va arecarsia quel dottissimo Studio, Inoltre aveaeserci Clemente XI. lo chiama
a leggere nell' tata in Roma anche la carica di Pro Archi-ginnasio romano. Coldreca.
to medico di quella Metropoli, e dello tosi incomio cid tosto ad insegnare, la
Stato Ecclesiastico e la Consul Notomia,
che per anni continui tasole a sempre ricercare i suoi voti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunque bisogno di medica poli dre di teorica e pratica
con vistosi zia. Fu similmente varie volte occu stipendi, finchè neconse pato dalla
Congregazione de, Riti nellaCorte, rifiutò sempre questi ono PERVGINVS
VIXIT OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo
Papi M e 1. Delle febbri Teorica e Pratica dico e filosofo sabinese. Roma. secondo
il nuovo sistema, ove tuttosi per il Zanobj 8. spiega per quanto è possibile ad
im Dopo il lungo spazio di anni, mitazione de’ Geometriec. Perugia fu proibita quest'opera,
el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Pratiri, e
della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro
elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò
perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De
homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4. Sieguonoal- tocco da scrupolo
pubblica ilN.VII. cuni suoi discorsi in materie mediche. Anatome Literarumsive Pal.
Muore santamente in Roma di vallo con questa iscrizione nel suotu. anni edopoanni
dicecità,e mulo cheerasi composta per lui stesso. Le dolle opere che lasciò a'
poste- ri sono: lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve
Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec. Romae In
ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi il N. V. .M. HIC 0.POSVIT , EXVVIAS IN
DIE IRAE RESVMENDAS ALEXANDER P. typis Cajetani Zanobii8. in compendio tutti gli
organi suoi, furi prodotta per lo Salvioni in4. con cd i loro principali officj
ec Perugia pel Costantini in 4.Ven. qualche diversità nel titolo. VII. Sofilo senza
maschera. Roma te due Pistole del Baglivi a P.: De fibra motrice et morbosa, nec
non zioni di alcuni Servi di Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. per
Giornale de Letterati Ven. Fu sepolto in
S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza. Del moto che nei mobili
siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Dei moto che nei corpi sidif ad
imitazione de' Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne, chiarezza e
brevità nelle più, Tratta sotto fisico matematico ad insegnare la tili quistioni
di Filosofia, Logica, Mo- possanza degli clementi 4. Roma per rale, e Fisica.Ven.
per Andrea Po- 'lo Salvioni letti. in 4. vediil N.X. fig. (1) o lettere mono. Riflessioni
metafisich ecc. Ro agli eruditissimi Signori disuapri- ma Serve disecondapar
vata Accademiaec.Ven. per teall'opera data al N. I. Andrea Poletti 4.,ed ivi nuovamente
humano vitam habente ratione tampro- insegne; e continuando inessigiunse spera
et amafficta e valetudinis. Li- a cuoprire l'onore vole posto di Segre bri
tres. Romae in4. ex per Andr. Poletti (sò poscia a Ravenna, d'onde alloscri.
onori, che non versavansi allora con soil Barnabòcon varj discorsi. L' tanta generosità,
perchè al solo meri opera stessa fu ri-stampata in Venezia to concedevansi. Scorsi
pochi mesi di pel Poletti in 4. cuisiag. sua dimora in Firenze, torna arive
giunse una memoria di Seguerdiret de re la patria, da cuisirecò nuova. ta a P.
. mente in Roma sede degli studii lega XIV. Alcuni opuscoli anonimi in li, verso
de'quali Leonecra inclina. Difesadi Alessandro P., Sicretissimo, la quella Metropoli
diporta. dono suoi, esonoin risposta adal-si con tanta saggezza, che divenne fa
tri opuscoli del bresciano Cri- miliare del Duca d'Weda Ambasciado. stoforo Zannettini
già stato scolare del re del Re di Spagna alla Corte romu. Medesimo P.; ed in quelle
dispu- na. Ma circostanze politiche, che oscu. tealtri molti opuscolisi videro.
Ma raro no la riputazione di quel poco assennato Ministro, anche ad egli fe
delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare
partitie siavviò per volume. Oltregli una carriera diversa. Dopo di averevi
Scritti che a P. indirizzarono sitate alcune delle primarie città d'Ita, Baglivi,
e Seguer glilia, torno a rivedere la patria, e ad fu dedicata la seconda
edizione delle una vastissima suppellettile di cognizio Maschere sceniche del
Ficoroni. CONVERSANDO gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS
EMANUELE Donde è nico il za necessità di comunicare a vicenda i pensieri, e le
linguagio degl, a to Cà CO. Uomini partico idee, che passano intimamente loro nell'ANIMO;
nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù
di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire
in maniera I loro pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a
certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per
entro agl’orecchi gl’organi dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'ANIMO,
di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per simili
SEGNI, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica non sono,
se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con
maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli
ogni linguaggi po articolare. Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime,
rispetto alle operazioni dette dell'intelletto, cioè rispetto al raziocinio umano,
nel corso del saggio presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords:
fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini.
Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione
dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e
chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine
e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e
Pascoli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli: decadenza divina – l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Mauro di Romagna). Filosofo italiano. Considerato il maggior filosofo decadente,
nonostante la sua formazione principalmente positivistica. Dal
Fanciullino, articolo programmatico, emerge una concezione intima e interiore
del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del
quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.
D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino"
presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il
ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di
ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e
civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun
movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la
poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella
propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche,
tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del
positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione
costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata da Carducci e le nuove
tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato
delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi
presupposti biografici e psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la
vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo
poetico e artistico. Nacque in provincia di Forlì all'interno di una
famiglia benestante, quarto dei dieci figli due dei quali morti molto piccolo
di Ruggero P., amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi
Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano
affettuosamente Zvanì. Il padre e assassinato con una fucilata, sul proprio
calesse, mentre tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di
natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i
responsabili rimasero ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la
famiglia ha forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare
evidentemente ne “La cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro
Cacciaguerra (al quale fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San
Mauro e Savignano, possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne
successivamente agente per conto del principe, co-adiuvando l'amministratore A.
Petri, sub-entrato al padre dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano
di bocca in bocca in paese, sono L. Pagliarani detto Bigéca, fervente
repubblicano, e M. Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto
mandante. Sempre da lui venne scritta una poesia in ricordo della notte
dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte
in cui morì il padre. Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è
stato pubblicato il saggio “Omicidio Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche
negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula
l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il
trauma lascia segni profondi nel poeta. La famiglia comincia a perdere
gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie
impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno
successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco
cardiaco (di "crepacuore", si disse), il fratello Luigi, colpito da meningite, e il
fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il fratello
maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a
Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato. Giacomo infatti
nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale e pare
conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul
delitto da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono
a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue
reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e
a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio,
sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo
desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà
sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette
lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a
Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6,
chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed
arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in
uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del
primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una
economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli
studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al
prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa
delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che
poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse
all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico
del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una
manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico
lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio
sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due
versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La
paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia
lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la
più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché
non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli,
segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di
aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato
per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i
quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla
condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i
malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la
maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli
imputati P. e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era
difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche Carducci
che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in relazione ai
fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile. Medita il
suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella
poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le
simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando Umberto I venne ucciso da
un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e
compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un
socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia
universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche: «Pace, fratelli!
e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la
lotta e la minaccia.» (I due fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su
Alceo, P. intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di
Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato
la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della
laurea da Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so
ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho
risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su
richiesta delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il
proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle
negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta
da Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così
risponde: "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra
lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una
lagrima!." E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero
lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate
voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti
di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie
e consolatrici dei vostri dolori? Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un
simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita
nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare
con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza
di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove
sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel
volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il
rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del
Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di P. e
Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di
Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio)
Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare
in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse,
preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo S. Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito P. vivrà in
seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida
nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e
dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e
seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per
l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste
economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda
ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa
Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente
il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti
particolari della vita personale, emersi dalle lettere private,
furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. P., poiché giudicati
da lei sconvenienti o non conosciuti. Il fidanzamento con la cugina
Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato
all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla
disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né
l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al
proposito di vita coniugale. Si può affermare che la vita moderna della
città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica,
nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì,
in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di
microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un
minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne
tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta
Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e
ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle
quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e
propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla
responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo
presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli
suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di
investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa
natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che
meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta
con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma
anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo
ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a
strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà
non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e
profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del
Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi])
In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte
in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle
osterie, e con il marito di Ida, il quale
dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America
lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche
e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe
bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato
dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una
condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in
una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac,
come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il
suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto
all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano
della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di
là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte,
la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno
scosse. Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva
accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva
oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di
letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che
sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto
dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema
latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo
esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su
rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi,
vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata
la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso
a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene
infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a
favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i
contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di
nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e
patriottiche. Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia
di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata
la cirrosi epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene
invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella
sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu
probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua
dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella
Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice
delle opere postume. L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via
dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può brevi parentesi politiche
della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore
senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del
tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo. A
margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della
filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux
Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura
dei testi scientifico-naturalistici di Michelet, Fabre e Maeterlinck. Tali testi filosofici
utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti soprattutto, per
quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo
decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti
acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della
sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente
attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della
fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere
nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con
questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann
che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso
anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in
queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia
un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente
elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la
sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo
dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più
accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di Vico e di
Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità,
inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo
più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo
in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce
una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di
massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o
come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio,
Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi
di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di Burnett,
Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio” di
Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della
poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino,
ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera
novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso
e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una
sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé. La poesia come nido che
protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere
alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a
questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la
ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della
ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia
diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà
che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po'
forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto
a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia
irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di
invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di
Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre
pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e
mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna
appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la
città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima
della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente
materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce
dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto
all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza
della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante
come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici
della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del
primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Scrive al
pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella
vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in
campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci
dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della
vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare e agreste si
racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana.
Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle
del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur
continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e
accettando di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha
lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un
"centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra
amore e morte. Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a
dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del
componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi
dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse
continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto"
poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta
di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e
varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e
artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da P. mescolanza
di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata
interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale
della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili
che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i
simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti
della spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione del discorso
socialista e nazionalista di P. La Grande Proletaria si è mossa, in favore
della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è
ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad
Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni,
Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici;
Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è
mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di P. è tutto lì:
la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei
lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte,
senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un
delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste
poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o
sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che
quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si
distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul
canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e
fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae
(diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di P. ai Canti di
Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non oratore o
predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo,
non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci, un
artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri,
un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il
poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo
col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei
tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la
cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully
e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente
compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione
poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra
il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e
candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle
potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto
della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo
in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico
zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da P. Il
poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica
poetica, ma: Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di
caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni. Comunica
verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette nome atutto ciò che vede e
sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata
universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere),
con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce l'essenza delle cose e non
la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a
parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di
stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che
permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno
cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica.
Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori in Virgilio,
come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive fuori dal tempo
ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il
poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il
mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà
circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso
interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in
poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero
che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con
connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene
percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di
conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto
raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino,
dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione
che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del P. è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva
ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile
al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia
italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e del
Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in
grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di
respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il
proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi
frasi, musicali e suggestive. La poesia cosmica L'ammasso aperto delle
Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta
ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei
temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana
liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi
Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra
sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi
quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta
di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La
Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la
vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico
Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di
avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante
nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano
intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o
addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più
un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di
buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno
ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua
pascoliana P. disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui
la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per
simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è
fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie,
allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La
disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per
immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza
indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e
suggestive; la parola circondata di silenzio. Ha rotto la frontiera tra
grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera
tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra
melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e
immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera
fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In
un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai
ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente
relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto
agricolo, P. riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura
sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni.
Come scrive Solfanelli, P. si avvede assai presto che il suo amore per la
natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali,
della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare,
da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con
essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli
rivedere un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso
delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la
scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha.
Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in
certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io.
Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori
latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione
morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli,
Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo,
Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio
di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior
da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori”
Milano-Palermo, Sandron, (antologia di
prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una
storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di
Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi
conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e
Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi
poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio”
(Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La
canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna,
Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i
nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi
del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti
e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie
latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno
Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico
sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae”
è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più
amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV
Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché
"non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes
arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti"
di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i
quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il numero delle poesie in
esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto 22 poesie dedicate alle
nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I
componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla
vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle
tematiche del P. ed evocano riflessioni profonde. La descrizione
realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si
arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei
campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che
il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa
interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come
inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre l'apparenza.
Compare la poesia Novembre, mentre nelle successive compariranno anche altri
componimenti come L'Assiuolo. P. ha dedicato questa raccolta alla memoria di
suo padre ("A Ruggero Pascoli, mio padre"). La poesia-pensiero del
profondo attinge all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle
referenze condiviso da tutti. Anche autore di poesie in lingua latina e con
esse vinse per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso
concorso di poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione
latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti
scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto
Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte. In particolare, l'anno 1892 fu insieme l'anno
della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e l'anno della stesura
definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carme
alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca meglio nota come
Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato la sua lingua
del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso
pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella
Maria ricorda che dal suo letto di morte P. parlò in latino, anche se la
notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non
conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha
ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale
un semplice esercizio del poeta. In quegli anni non era infatti l'unico a
cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un insegnante nel collegio degli
Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse l'edizione del Certamen con un
poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in maniera nuova e con risultati,
poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si
accese con la raccolta curata da E. Pistelli col saggio di A. Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua
italiana delle sue poesie latine quali quella curata da M. Valgimigli o le
traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato
fondamentale, essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del
pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di
due differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran
parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua
infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà,
in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non
è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende
fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale,
bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte
anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo
vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel
cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti
martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima
mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano la macina al
buio, affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli
uomini e delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera
vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare,
contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità
l'uso del latino. Qui interviene l'altra e complementare poetica
pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il
poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio
dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza
linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è
possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i
contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col
bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il
bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo.
Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la
lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il
quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso
interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti
non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto
menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori
avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due
differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa
potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità
moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure
potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna
novità alla letteratura latina. Pascoli invece reinventa il latino, lo
plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché
possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino,
forse parleremmo il latino di P. (cfr. A. Traina, Saggio sul latino del
Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in
diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata
Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi
favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva
come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr.
Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta
sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le
madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il
bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo capolavoro in
lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in
esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del
centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla
penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati
sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana “(Pomponia
Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum Apollinis”). La sua
biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio
Pascoli frazione di Barga, sia nella Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro
la sua casa natale è sede di un museo dedicato alla sua memoria e dichiarata
Monumento nazionale. Gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la
Penisola. Viene coniata una moneta celebrativa da due euro con l'effige del
Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli
Omicidio Pascoli. Il complotto (Mimesis)
F. Biondolillo, La poesia, Maria P., Autografo Memorie, Alice
Cencetti, una biografia critica, Le
Lettere, G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo
malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella
gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà
chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non
pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più,
se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura
dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che
non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è
giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di
diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue
vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue
vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è
disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più
che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella
soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al
delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sè
stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma
non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano
appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se
è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più
tollerabile?» La storia dell'I.I.S.
Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice
Milanese, Piero Bianconi, P.,
Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto
Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli
anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il
giovane. Attraverso le ombre della giovinezza", realizzato in occasione della mostra omonima
allestita presso il Museo Casa P. di San Mauro P. Per approfondire gli anni di ricostruzione
del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori,
U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step. Il rinvenimento è opera di G. Ruggio,
Conservatore di casa P. a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande
Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la
notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della
Sera, Filmato audio S. Ruotolo e G. Bernardo,
Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non
ho mai rivelato a nessuno", fanpage (archiviato il 29 marzo )., al minuto
2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla
seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa
riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di
altissimo livello, poeti come Carducci e P. Si disse: «evitiamo che questi
personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare
un fastidio» Vi fu professore
straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò letteratura latina come Professore.
Fu nominato professore di grammatica greca e latina. Le date sulle docenze universitarie sono prese
da Perugi, "Nota biografica", in P., Opere, tomo I, Milano-Napoli:
Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli innamorato: la vita sentimentale del poeta
di San Mauro: catalogo, San Mauro Pascoli, Comune,. Cfr. sempre Rosita Boschetti, op. cit, pag.
28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese. 65 lire al mese per
mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri
(più che necessità)». Fondazione P.: la
vita, Gian Luigi Ruggio, P. Tutto il
racconto della vita tormentata di un grande poeta Vittorino Andreoli, I segreti di casa
Pascoli, recensione qui Testo
dell'"Inno a Roma" Testo di
"Al corbezzolo" Fondazione
Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo
la vita di Giovanni Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico
e il decadentista. Andreoli, op. cit
Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano, Mondadori); Giovanni Getto, poeta
astrale, in "Studi per il centenario della nascita di P.".
Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni Pascoli Nuovi
poemetti, Schiaffini, Disintegratore della forma poetica tradizionale, in
"Omaggio a Pascoli", G.
Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega,
Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati,. Vegliante.
Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi,
illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di P., Giacoletti, De
lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen
didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina;
collegit Maria soror; edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae:
Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis;
appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai
Zanichelli); Poesie latine; Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni
Pascoli, Poemi cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione
di Enzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane
della Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di
Casa Pascoli, su polomusealeemiliaromagna. beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta
Ufficiale del Regno d'Italia, Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni fa
moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, Giuseppe
Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano,
Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni
Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in
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Studio critico, Bari, Laterza, G. Debenedetti, Statura di poeta, in Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario
della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, P. e il decadentismo, in Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario
della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia di P. , Pisa, Nistri
Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di Pascoli, in Studi pascoliani,
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altra linguistica, Torino, Einaudi, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli,
Milano, Mondadori); Giuseppe Fatini, Il D'Annunzio e il Pascoli e altri amici,
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Ottaviano Giannangeli, La metrica pascoliana, in "Dimensioni", Luigi
Baldacci, "Introduzione", in G. Pascoli, Poesie, Milano, Garzanti); Giannangeli,
Pascoli e lo spazio, Bologna, Cappelli, Maura Del Serra, Firenze, La Nuova
Italia ("Strumenti",Giacomo Debenedetti, Giovanni Pascoli: la
rivoluzione inconsapevole, Milano, Garzanti, 1Gianni Oliva, I nobili spiriti.
Pascoli, D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo, Minerva
Italica, Fabrizio Frigerio, Un esorcismo pascoliano. Forma e funzione
dell'onomatopeia e dell'allitterazione ne "L'uccellino del freddo",
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e poetica/ Atti del Convegno di studi pascoliani/ San Mauro, 1-Comune di San
Mauro Pascoli/ Comitato per le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli,
Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e
stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in
"Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli, in Il Novecento, Milano, Vallardi, Arnaldo Di
Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi
poemetti" di Pascoli", in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori,
Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta,
Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti, Bologna, Boni, Marina
Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su "Pensieri e discorsi",
Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror: tutto il racconto della vita di
Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta della Cavalla storna, Milano,
Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Bertrand
Levergeois (prima edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Michel
de Maule, "L'Absolu Singulier", Mazzanti, I segreti del "nido". Le
carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Castagnola, Archivi
letterari del '900, Firenze, Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e
sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,
Pietro Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna,
Massimiliano Boni Editore, Massimo
Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria",
Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il
lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale", ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di
là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne
editrice, Massimo Colella,
"Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli,
Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Vegliante,
L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto
San Giovanni, Mimésis,. Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte. Fondazione
Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi. testi
con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli,
Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli. "Poemi
conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Pasini: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – La meta-meta-fora del cavaliere perduto -- Luigi
Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Studia a Padova applicandosi agli
studi giuridici, che ben presto trascura per interessarsi della nuova scienza è
in contatto con Galilei e soprattutto
della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel
commento mortalista della “Fisica” e del “De coelo” di Aristotele e seguace
dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in
discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti,
uno dei circoli più attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi
settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come
invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un
fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio.
Per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei
vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, nella villa Pavaran uccide Malo e ne ferì
gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti
di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina, e vicario
a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera. La sua
vita dove scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari
privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi
culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e
composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un
stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fa parte della
corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime
varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto
illustre Godi (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici
componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo
Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino,
dell'illustriss. sig. Marco, componimento di versi settenari ed endecasillabi
sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre
famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, &
miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato a Molino,
Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il sogno
trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli
eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”, raccolta
complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel
filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de'
passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si
discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto,
si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et
eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo
erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni
feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione
del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che
intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da
questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.”
Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a
Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo
Dolenteancora dell’antico oltraggio Contragiche armonie filagna, e plora, E che
di novo amor fecondo il suolo Del gran Pianeta altemperato raggio di verde
giouentù gode, ès' honora, Con mano prodiga Flora D'odorosi tesori Con superbia
pomposa. D'ogni intorno spargea gemmati fiori; Ma qual donna degli altri in maestosa monarchia
sublimar parea la Rosa. Tributaria di lei, versando l’urna, La figliuola del
Sole Alba nascente Le offri adiper le ruggiadose unnerabo; Et ella, della pura onda
notturna. L’homaggio accolto in fen, lieta, eridente Di sii 2
Diricca gravidanza empieafı il grembo; Indi, il purpureo lembo Spiegando
a poco a poco, Scopria l'aurato crine Del gran lume del cielo al primo foco; Le
volauano intorno a far rapine Preciofe d'odor l'inrevicine. Superba citerea, ch'in
Regia tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa
eccede. Chianti Giuno homai, tua gloria è vinta, Altro latte il mio fangne il pregio
toglie, E'l tuo fio real mio fior s'humilia, ecede. Cositumida fiede Con inportuno
orgoglio L'ambitioso petto Dela Regina del superno foglio, Che sdognando il suo
Numeeller negletto, Lo sguardo oscura, e in torbida l'aspetto. Frome, egal carrodi
vendetta ingorda Di vampe, efocbi, e di saette, e lampi . Grida lontana ancor ;
Figlio vendetta, Con fretto lofaman richiama, e lega Il vago augel da le
flellate piume, E con la voce anco la sferza accorda, Zosgrida, ebate, e impatiente
il piega, Quevfa il mondo incanutir di brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a
funguignalite Sai Vandalici campi Alti Duci in fiammana, e fchiereardite;
Giungeellaa lui, cuiparche'l guardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi
impotenti son MARTE, e Guinone; La tua pudica Dea, la tua diletta, Quella, che del
su’amor resegraditi Cillenio, e Febo, el cacciator garzone, Questa del vago Adone
Cole ancor le memorie Solo a tuo scorno, e in vno Al mio latte dir infratia le gloriezn.
Mirà d'orgoglio altierfasto importuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno.
S'ami la madre, e lei gradir desij, A la superba l'alterigia Scorna, E la sua rosa
le axuilisci o figlio Madre, non fia, ch'io le tue ingiurie oblij (risponde) al
cielo pur sagli, e ritorna, Ch'io ben far olle bumiliare il ciglio: Di più fino
vermiglio Distino ostro più grande, Per tinger rosa altera , Di cui la gloria foltes
fa ghirlande; Stella non splende, ou'è del solla jpera, E appo la neuengnicandor
s'annera. Cosidetto, ella parte, egli accore Doue aßalito il Vandallo feroce
Col Goto afalitor pugna, e contende: Di sanguinos ifiumi ilprato corre, D'urli,
e di strida una mistura atroce, Che difonde terrori al Cielo ascende; Dubbio il
success opende, Al fin scompiglia, efrange il gran duce Adoino Lanemica
Vandalica falange; Ma il ficro Dio, ch'adostro peregrino Aspira, affrettailsyo mortal
destino. Cade il prode signor, fugge disperso Semi viva fi getta addosso al
morto; El'abbraccia, e lofringe, el bacia, e’lterge Condiluuij d'angoscia, elcrin
s'afferra, E Straccia, efuelle infinda le radici; I sulerose, chel buon sangue asperge,
E che compagne fon de la sua terra, Sperge presagi in vn mesto, e felici.
Esclama. O fiori amicia Los tuol nemico, il fuo trionfo sdegna Per sì gran
danno il Goto lagrimose j j Goiodisco il german nel duolo immersa Nela fortune gloriosa
insegna Tra rose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia,
Cheil gran marito fcorto E sangue, e freddo ogni diletto oblia, I d'amor piena,
e dota di conforto, che Così pullulerà la Rosa ORSINA. E così germinò,
così dal cielo, Per lo mondo abbellir, netrasse isemi, Nel suona tale ancor grande
i ammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo, E ne' Gallici campi, e ne'Boemi
Degni rampoli ITALIANE traslata , D'api in vece, adorata Schiera d'altepirtudi
Lovà suggendo, efaui Poi ne compone di Reali studi, Onde il mondo i suoi cafi in
fausti, e graui Per si dolce liquor torni soaui. Defiudilaude dil Sole, acuis'aprica
solo, e solo a'suoirai s'avanza e gode, E l'irrigailfuddordi nobil onda; Duro, einduftre
cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de '
Cor i aura gioconda Ondeè poi, che diffonda Cosi pregiato odore E di palma, e di
Lauro Ch'ın tal nel girdo e l età migliore Non neadunola Gloria in fuo tesauro
Dal Borea àl'Auftro, e dal mar' Indo, alM auto. Scritte sa in Cielo alettere
difato, Là de l'eternità ne’ cupi annali, Digermetal son le grandezze, e i pregi.
Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'egli fioriscafolfreggi immortali, Alte imprese,
opreilluftri, èfattiegregi: Tiranni eftinti, Regi Debellati, daafflitti, Regni sommersi
in lutti, Espugnatecittà, Ducisconfitti, Prouinciescosse, esercitidestrutti,
Pergliopresileuar, fiano suoi fruti. Lieto verdeggi, eauuenturosogoda, Che'l
ciel gliarride, eporgela fortuna Grandi Che'l core hor m i pungete,
Insegna peregrina Del mio venire immaturo ancor Sarete; Cosi auuerrà, cosilo
ciel destina, Il diadema adorar veggio di Piero. Fortunata Dalmatia, borche
s'innesta Neltuoceppo Realfinobil pianta, attendi pure un secolo d'Eroi. Vomiti
incendihomai Chimera infesta, Stragede'campisiabelua Erimanta, Che
fienconcettiipercussorisuoi; Altri indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco,
C'hauralliubbidienti Adaratronouelnouo bifolco; Sorgan Procufti, elanguirandolenti
Ancola Famahà lingue, E fil grande, e facondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue.
Bastià l'ORSIN valor, c'habbia giocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo.
Gran di alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori
laforteancogli aduna, Viepiùchiaro Splendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime
Gemmarfi intorno, intorno Sold'insegne d'impero, Manti, porpore, scettriilfanno
adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti,
Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora.
itopedelabiturates. daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra
iuberfiericenfura pudican . Sentätha oppreffo Carulla DeXNptys Pelleic Cerula
verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son
metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento
profimo. DS Fortetfolcodál foco et verrigins Jalmocodel la core circulari.
Sedtamen, uttentes disimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato
Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaan ch'ega, che nonficonfaconla censura;
perchefebene: leges autiubescentvetant, quepermitan, AMAP Hiunt. La censura
pero non era legge, nè magistrato, che hau eflc auctorità di far legge. Ma a solo
gaftigauachi contrauenità a'buonicollumi, adalcuneleggi et
adalcunivnitalchequi? Pinnestodiduemetaforeinvafolo predicatos poilslacione
confaceuole alla vièpoi il pallaggio nelnornogar dell'altropredje viè censura. tom
1 Nel terzo de arte amandi, Ecco Ne quevliusitinntisim
per untitabii. Ne quifleprezesirefoue palmulis metaforam non producer ad extremum
nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och
Non è di giustitia chc CATULLO refiabbando pato Epiù sottodiffe. Qui
formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli
allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindian coallanaue
perde notarlaprora, e proscindere è pur METAPHORA, che Hon ha corsispondenza
con legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora
a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide
currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUS illeguem videte hospittia'?
Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che
Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel naaigare
Paurore fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello
e quianco favn'innestoin quel volarepairwisin cuivuo) direnauigar
coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation!
dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto
di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram tolco da'legamini ]? wimruna è
2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella
festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala
Mefiffimosa sperme, chehannodicomune, Ring oluenparcela branquillità, ch'e
delmare cal P6 Sempere n im vacuos naxi fobriatorque rumares. Nox
fobristonguet, inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il cavalier
perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra, galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero,
Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Passavanti: l’implicatura
conversazionale dell’eroe – filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo italiano. Partecipa alla Grande Guerra
c sergente nel IV reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista di
incredibili atti di eroismo. Partecipa alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da
soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio,
trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio
della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta;
sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i
primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica
situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio
comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando,
alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi
all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad
avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano,
alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito,
sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di
una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e
raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte
anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di
nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi
della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo
meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande
unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove
maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate.
Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra
per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal
Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso
da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che
in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito
di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano
idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei
combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito
militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di
combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente
ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser
condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Pirro, Arrone:
E Thyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe
economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli
idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale,
Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della
ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte,
Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica
di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo
(Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o
economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI
STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino), La contabilita generale dello stato
esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La
contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che
po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe,
Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i
romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca,
la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice
e Passavanti: l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza
-- jacobo – libro dei sogni.
Grice e Passeri: l’implicatura conversazionale
del Lizio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Grice:
“He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s
amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced
those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned
about the immortality or other of the soul!” Essential Italian philosopher. Pubblica
commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro GALILEI (si veda). Dimostra
la perfetta convergenza fra le idee di Arstotele e Galilei sulla dottrina
dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte
Regali: Torrentino); “De anima” (Venezia,
Iunctas Perchacinum); Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini
uideantur hoc negare, nosrem ita esse comprobare possumus quoniam Aristotele cum
dederit communem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus
dicendam fore et prior rem natura esse vegetativam sensitiva, quod in codem
intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato posita sensiti,
uaponitur vegetativa et posita intellectiva ni mortalibus alie ponátur, quia sicut
ise habet vegetativa in sensitiva, ita et sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in
consequenter se habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo
ponicur primum. Itaque essentiæ gradum animæ cum se seconsequantur, posita posteriori
dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet.
Secundum autem anobisposicum, ut intelligatur anima in scilicet intellectivam immortalem
fore secundum quid autem mortalem, intellectum IV modis dici, certum est I depossibili
II de in habitu III speculative et IV agente. Unus quisque horum modorum arguir
intelletum corruptibilem, quoniam omne quod incipit, necessario definit: cum autem
intellectus materialis in Sphæranon detur sed tantum in puero nuper nato, cum
inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus
agens in Socrate incipit, quo niáili copulatur, ut forma et cum agens ili copulatur,
intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu
speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genitus cum
autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans ita
ut intellectus quodammodo et propter diversos respectus quos suscipit, dicatur corruptibilis
et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus
agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus
ab Aristotele acceptis ita esse ostendi potest. Omne enim formas omnes materiales
recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur
est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale.
Quoniam quod intus est extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] tamenstuder
destruere hanc rationem, primum enim inquit illam non concludere proptere a quod
si intellectcus. Eus materialises et separatus sequeretur et suam operationem separatam
fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur: at Aristotele inquit si intelligere
est sicut sentire, ecce quod comparat operationem intellectus operationi sensus,
igitur videtur hæc ratio, potius intellectum mortalem probare, quam immortalem.
Nulla est hæc ratio Pompo Ratij, quoniam sequeretur intellectum esse virtutem
materialem, quod dictum Aristotele omnino negat. Præterea videtur committere fallaciam
a secundum quid ad simpliciter, propterea quod non valet, possibilis obiective dependet,
igitur omnis intellectus. At cum Alexan, velit animam intellectiva sive
intellectum possibilem non esse formam, sed; præparationem quandam, qux et
sirecipiat omnes formas, esse tamen mortalem, peto abillo quid per
preparationem intelligat, vel intelligit puram privationem, vel privationem cum
aptitudine, non primum. Quoniam privatio sola nihil recipit, igitur privationem
cum aptitudine illum intelligere oportet, igitur erit forma si forma, ergo materialis,
quare preparation hæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præterea
Pomponatius, intellectus unicam tan tum operationem habet, propterea quid D i j
ynius Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist. In
3.de Anima. 13.& isi in quibus proposita in 13. quesstioncan intellectus sit
intelligibilis quema ad modum alia materialia intelligibilia, soluit in15. Et intelligibilis
est sicut ipsa intelligi biliain his quæ sunt sine materia idem est, quod
intelligit et quod intelligitur, quilo unius virtutis unica est operatio
cum itaque; intellectus sit una virtus, que media est inter: pure materiales et
omnino abstractas, una driteius operatio:
esse autem mediam ex eoni titur ostendere, quoniam intelligit universale in singulari
et quatenus intelligit universale, comunicat cum abstractis, quatenusin
singulari comunicat cum materialibus, primum dictum sublatum fuit, non
inconuenire quod una virtus diversi mode se habens, diversas exerce ar operationes,
secundum dictum apud me nullum est, quoniam intelligere substantiarum quæ
omnino sunt separatæ, est intelligere per essentiam, intelligere autem intellectus
est universalis per speciem, si itaque; hoc intelligere non convenit substantiis
omnino separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit ad
hucex hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura
quodamnorabia ti, Quoniam naturalis philosophus vide turdare duo eus non est cum
LATINIS interpretandus, sed intellectum esse intelligibilem, cum possibilis habuerit
intellectum agentem ut formam, tunc est intelligibilis per speciem, qu x actu est
scilicet per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere
tixet enim si intellectus intelligeretur
quem ad modum dicut LATINI, esset intellectus do terioris conditionis lapide, quoniam
lapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus vero per accidens, intelligendo
lapidem per suam speciem. Quare intellectus materialis et si videatur intelligibilis
sicuti alia intelligibilia materialia per speciem, non tamen eodem modo quoniam
intellectus intelligibilis per suam formam sit intelligents, intelligibile autem
materias lem in imè, de quibus fufius in explanatione eius loci diximus fundamenta
Metaphy. primum quod detur abstractum in natura, nam si Metaphy., ignoraret abstractum,
eum non determinaret, alterum fundamentum est quod naturalis supponit abstractum
et quod abstractum magnitudine sic intelligens,
quod tribuit animasticus sine quo Metaphy. Non haberet, quod abstractum sitina
telligens. Ad rem si intellectus esset mortalis, non daretur Metaphy. quoniam
per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim
qui mortalis est non potest habere eandem operationem, cum intelligere intelligentiarum,
quare si esset mortalis, non haberetur cognitio eorum, quæ per essentiam sunt separata.
Ultima ratio quæ immortalitatem animam confirmat, est quoniam felicitatem acqui
ri posse conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, si intellectus
esset mortalis. Pomponatius discurrit agens de felicitates, illam contingere hominibus,
quoniam omnes libiinuicem sunt auxilio alijeni magunt secundum intellectum pra: eticum; alijautem
secundum intellectum, Speculatiuum: rectem in hoc dicit, sed, falli, tur, cum
-velit hominem esse hominem per intellectum, ideo homo exercet operationes morales
per formam, qua est homo et propterea inquit Averroes p moralis capit si, nem hominis
ineo quod homo, qui quidem finis est cogitativa, ideo foelicitas non competit homini
ut homo, fedut in coquoddam divinum reperitur.10, Ethi. cap. 9. Aliauita et
finis potior isto, ideo nos li er
nos cum homines fimus, non debemus humana curare sed peruenire ad
immortale et sempiternum, per id quod in nobis divinum est. De quibus fufius in
expositione com.; de anima diximus. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco Antonio
Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous,
intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’.
Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima
intelletiva, animistica, animastica. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Passini: l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza
Grice
e Pasqualini: l’mplicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza
-- difficult to find. M.
Pasqualini, C. Pasqualini.
Grice e Pasqualotto: trasmettitore/ricevitore
– l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria
dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as
Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””. Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro FAGGIN (si veda). Sotto la guida
di FORMAGGIO (si veda), si laurea in filosofia a Padova, con una tesi sull'estetica
tecnologica di BENSE. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è
maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora
attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus
Novus, Contropiano, Il Centauro. È professore a Venezia; a 'Padova; è
stato co-fondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla nascita
della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” -- e comparata “Simplègadi” è stato tra i
promotori del Master in Studi Interculturali a Padova, presso il quale ha
insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore
di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio
Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, P. descrive la sua
avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima
fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del
linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda
fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte,
e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era
la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero
di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione
di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove
possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato
già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il
buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di
confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero
taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso
degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta
fase del suo viaggio intellettuale, P. si è rivolto all’estetica orientale come
meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della
scissione tra esperienza e riflessione. In una quinta fase, P. si è avvicinato
all’estetica di Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione
dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso,
quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la
riflessione di Garroni prossima a quella orientale, P. arriva a considerare
l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come
l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono
pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da Dogen. Nella sua
sesta ed ultima fase, guarda l’estetica
con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia
interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare
dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza. P., infatti, è stato il primo pensatore italiano a elaborare la
valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata con rigore in FILOSOFIA
come comparazione, distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri
appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato
echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani, come Cacciatore, Cognetti, Leghissa, e stranieri come
Fornet-Betancourt, Kimmerle, Jullien, Mall, Ohashi, Panikkar, Stenger, Wimmer. Duemila ha contribuito
all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a
cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli
altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della
filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto
sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori,
si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e
metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior
impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione
estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gl’elementi
chiave del pensiero di P., potremmo individuare due componenti fondamentali: il
concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il
concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero
come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre
aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre
problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il
concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura
relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’
di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto
di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come
‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero
radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi
precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. P. precisa
chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene attivato
nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre variabili
interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe invece
tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto ad
ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in
atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze
contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le
utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della
specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della
filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a
tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di
pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale
o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di
rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo
o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che
il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della
comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo
è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e
prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i
temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema
dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma
poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di
infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto
che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo
ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e
disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella
trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente
e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso
il tragitto di P. ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione
incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di ‘processo’, in base al
quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo'
potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che
deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; l’illuminismo
in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla
ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica
dell'illuminismo; l tema delle pratiche filosofiche e della pratica
artigianale; il tema dei diritti umani
che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante
pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della ‘libertà
condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della
globalizzazione unisce una profonda
preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere
abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti,
nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise
parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata,
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno
avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del
dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline
accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed
interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in
comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma,
dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le
ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi
xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti
di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci
sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e
ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora utile
a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale che,
nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più stretto
e più cupo. Al fondo delle intenzioni di P., c’è un atteggiamento ecologico e
agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -,
e consapevoleuna consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della
natura della mente e della psicologia umane, al punto che, alla disillusione
per la possibilità di integrazione nella vita psicologica occidentale delle
pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale
e politico, forse considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi
vicende della contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di
orizzonte per una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza. Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma,
Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia,
Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist.
dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli,
Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Il
Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma,
Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova,
Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il
Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure
di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre
la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla;
Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale,
Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente:
interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis;
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di
estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra
Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Kitaro, L’io e il
tu, Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, Kitaro, Uno studio sul bene,
Fongaro, Torino, Boringhieri, Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia:
conferenze per la Società filosofica di Shinano, Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo
e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste
sull’intercultura ed il pensiero orientale, Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in,
Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Angeli, Intercultura
e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e pratiche
dell’intercultura, Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale,
Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle
culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia
comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East &
West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano,
Cortina, La riforma di pensiero, Alfabeto
filosofico, Venezia, Marsilio, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma,
Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la
filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano,
Feltrinelli, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà.
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano,
Luni, Premessa. I termini 'ecologico' e
'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento
'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e
conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de
Sinologie, Ghilardi, Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in onore,
Milano-Udine, Mimesis, Fongaro,
Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi,
Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Crisma,
Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di in Simplegadi,
Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno, Mimesis, Bergonzi,
Comparatismi e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero
indiano, in Comparatismi e filosofia, Donzelli, Napoli, Liguori, Marramao,
Pensare Babele. L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, Pagano, Un
contributo ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista
di filosofia, Ghilardi, Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift,
Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico,
Daodejing, Mandukya Upanishad, Mimesis
Festival: Che cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G.
Pensiero buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti
umani, La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e
Samsara, Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima
di Per una filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di
Alfabeto Filosofico, Anteprima di Dieci
Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità
e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords: Marco Polo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
Grice e Pastore: l’implicatura conversazionale
nella storia della dia-lettica romana di Varrone a Peano -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Orbassano).
Filosofo italiano. Grice: “A
proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a
few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English
Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’
imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the
common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections
of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.”
“He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is
explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!”
– Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.”
Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato
a Torino con GRAF ed ERCOLE (si veda), è insegnante di liceo e ottenne una
cattedra a Torino. Fonda e dirigge il laboratorio di logica sperimentale a Torino.
Collaboratore della Rivista di filosofia.
I suoi manoscritti sono conservati nell'accademia toscana di scienze e
lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel cimitero di
Bruino. Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”; “Scienza”
“Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,”
“Causa ed esperienza”; “Solipsismo,” “Potenzia
logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La
volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso,
“Introduzione alla metafisica della poesia,” Bazzani, Carte. Fondo
dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki); Castellana, “Razionalismi
senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” (Mannelli, Rubbettino);
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia, Selvaggi, Un
filosofo triste: P. in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma,
Gregoriana). “È notissima la storia della logica nell’antica Roma, in cui assai
per tempo viene a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negl’innumerevoli
manuali di logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di VARRONE,
di CICERONE, di Aulo GELIO, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende
altresi i saggi di Vittorino, di VEGEZIO (si veda), e si spinge fine a quelle
imporntantissimei di BOEZIO (si veda) e di Cassiodoro che riduceno la logica
all’uso d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della
silogistica. BOEZIO, “Introductio ad categehoricos syllogismos”; “de syllogismo
categorico-hypothetico,” “de divvisione”, “de definitione”, Cassiodoro
(Venezia). In tutta quanta la scolastica la sillogistica di BOEZIO è ripresa ed
applicata con sottilissimo svolgimento. Comincia, a vero dire, per essere
incompletamente conosciuta. Si complete con LOMBARDO. Quindi fa decisamente il
suo ingresso nell’occidente per opera di AQUINO, ABANO, e COLONNA – Summa
theologica, cfr. BRUNO, “de specierum scrutinio”; de lampade combinatoria
lulliana, de progresso et lampade venatoria legocorum. S’istende la
lussureggiante vegetazione dei “terministi”, fra i quali appena è il caso dei
ricordare il nostro Paolo NICCOLINI (si veda) Veneto, TARTARETO, e NIGRI. Per
onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, i pensamenti
originali sono molto più numerosi ed important di quanto non si creda comunemente.
NIZOLIO, Pauli Veneti, “Logia parva”, tractatus summlarum (Venezia). Le loro
relazione possibili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli atorno
un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali sono segnai i concetti
fundamentale. Questo tentativo di BRUNO (si veda) contiene in gemre tutta la
teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica
sperimentale. In seguito ai mie personali ricerche compiute nella biblioteva
comunate di Noto (Siracusa) la priorità della dottrina della quantificazione
del predicato si deve attributire al sottilissimo casista CARAMUEL (si veda),
che l’espose nella sua “Grammatica audax”. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid
lohivsm, ztoms. FACCIOLATI, Logia protehroai, rudimenta di Logica, TIZIO, Arte
di pensare. PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di Grassmann
preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino), arithmetica,
principia, nova method exposita, I principi di geometrica logicamente esposti
(Torino, Bocca); elementi di calcolo geometrico, principi di logica matematica
R d M, formule di logica matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti della
geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj,
Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della
quantità logica, Lencei, lo stato attuale ed i progressi della logica, rivista
italiana di filosofia, I principi di logica esposti secondo le dottrine moderna
(Torino, Leoscher), I teoremi funzionali nel calcolo logico (Rivista di
matematica); La logica matematica e il calcolo logico (Rivista Italiana di Filosofia,
Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della
logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Rivista di
Matematica), BURALI-FORTI, Logica matematica (Milano); Sui simboli di logica
matemaitca (Il Pitagora), Vacca, Vailati, Padoa, Pieri, Castellano, Ciamberlini,
Giudice, Nota di Logica matematica (Rivista di Matematica), Vailati, un teorema
di logica matematca (Rivista di Matematica), sul carattere della logica: il
sviluppo della logica formale (Rivista di filosofia), Vacca, “Sui precursori
della logica matematica” (Rivista di Matematica), Bettazzi, Chini, Boggio,
Ramorni, e Nasso. Tutti i logici italiani apparengono alla scuola di PEANO (si
vedùa), al qualse si deve la logica matematica o pura. In essa introduzione, Peano,
esposti lucidamente gli studio, dimostra l’identità del calùcolo sulle classi,
col calcolo sulle proposizioni. La sua opera contiene la teoria dei numeri
interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un limitatissimo
numero d’idee logiche Peano espresso coi simboli: e, > = + V ~ A. – sette simboli. Di qui trae origine
la sua ideo-grafia in cui ogni idea è rappresentata con un segno, e il su
strumento analitico anda perfezionandosi rapidamente. Arrichitta di numerose
indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procede
alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le
proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento
iniziato da Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemente da ogni
filosofo, ma i saggi di Peano cominciano solo ORA a richiamare sola di se
l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto più strano quanto più
chiara è la filiazione filosofica di questa ideo-grafia. Peano stesso non cessa
mai di far notare che la sua ideo-grafia è casata su teoremi di logica. Ma se
con definizione opportune, si pote riddure le idee di logica anche si
incontrano in molte parti della matematica ad un numero sempre più piccolo d’idee
primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le
idee di logica ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta
in vero seriissime difficoltà ed e più facile il riconocere quante e quai siano
le idea primitive in aritmetica e in geo-metria che in logica. Continuando le
richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla
soluzione del problema suddetto. Annibale
Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica
rama della fisica. Refs: Luigi Speranza,
“Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
Grice
e Pattio: la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A
Pythagorean, cited by Giamblico. Pattio.
Grice
e Paulino: l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Nola). Filosofo
italiano. A wealthy man. He has a career in public life before becoming a
philosopher. He writes many poems and letters, some of which survive. Some see
the influence of the Portico on his views concerning the ascetic life. His son is
Giovio. Paulino.
Grice
e Pausania: la scuola di Girgenti – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo italiano. A
friend of Empedocle di Girgenti – and the dedicatee of one of his poems.
Pausania wites an an account of his tutor’s life and death. Grice: “We English
are lucky: there is only one philosopher from Ockham: Ockham. From Girgenti,
however, Italians have Empedocle and Pausania! Pausania.
Grice e Peano: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Spinetta
di Cuneo). Filosofo italiano. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of
course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian
philosopher. Linceo. P.’s postulates, also called P, axioms, a list of
assumptions from which the integers can be defined from some initial integer,
equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The P.
postulates for arithmetic are produced by P. He takes the set N of integers
with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these
nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive,
symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in
N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction
applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N
and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some
ways P.’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor
any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind
established shortly before him. Further, the four properties attached to
equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to
arithmetic itself; they are now detached. It was realized by P. himself that
the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,...,
would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his
work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper
foundations would lead with Russell and others to a major role for general set
theory in the foundations of mathematics. In addition, with Veblen, Skolem, and
others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard”
models of the postulates being developed in set theory and mathematical
analysis; one could go beyond the ‘...’ in the sequence above and admit
“further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates.
These procedures were of great significance also to model theory, in
highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable
case was the “non-standard analysis” of Robinson, where infinitesimals were
defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the
usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine
flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione
del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto
Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di
Bartolomeo P. e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore
Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa.
Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati
chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il
fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli
capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi
studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi
all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso
ateneo a partire dal 1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo
portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte
allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché
"più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di
presentarsi alle sessioni di esame". Ricordi del grande matematico
(e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel
romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano,
scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri
di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Vailati, Castellano,
Burali-Forti, Padoa, Vacca, Pieri e Boggio. Peano precisa la definizione del
limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una
superficie -- la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di
frattale -- mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora
vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.
Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da
Jordan (curva secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo
vettoriale insieme a Levi-Civita. Dimostra importanti proprietà delle equazioni
differenziali ordinarie e idea un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppa il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiama il suo latino sine
flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte
dimostrate. Da un eccezionale contributo alla logica delle classi,
elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Da una definizione
assiomatica dei numeri naturali, i famosi assiomi di P. che vennero poi ripresi
da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria
dei tipi. I contributi di Peano sulla logica furono osservati con molta
attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri
furono osservati con molta attenzione da Vailati, il quale sintetizzava in
Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione
di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e
matematici, e anche specifica gli interessi di storia della scienza, allargando
la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo P. ha dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Rinzivillo, P., Vailati.
Contributi invisibili in Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia” (Roma
Nuova Cultura). Ha ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti
alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. E affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppa il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua e concepita per
semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari,
applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra
quelli principalmente di origine latina rimasti in uso nell’italiano. Uno
dei grandi meriti della sua opera sta nella ricerca della chiarezza e della
semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di
notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo
di appartenenza (“x ∈
A”) e il quantificatore esistenziale "∃". Tutta l'opera di
P. verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione
sintetica, base del progetto del Formulario, fino alla definizione del latino
sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità lo portano P. ad
acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di
persona i tipi per la “Rivista di Matematica” da lui diretta e per le altre
pubblicazioni. Raccolge una serie di note per le tipografie relative alla
stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le
formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo
era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della
Corona Commendatore della corona L'asteroide P. è stato battezzato così in suo onore.
Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in
Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo,
Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina
alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”; “Algebra” (Torino, Paravia,);
“Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo differenziale”; “Calcolo integrale”
(Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti); “Calcolo infinitesimale
e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino: Bocca)”; “Principio
dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti”
(Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui quando lo incontrai
per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato dall'esattezza
della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana. Dalle origini (Zanichelli,
Bologna); Celebrazione, Luciano e Roero Torino); “Storia di un matematico” (Boringhieri).
L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino,
Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe. Assiomi di P., Glottoteta, Lingua
artificiale, Matematica, Latino sine flexion, Cassina Calcolatori ternari M. Gramegna
Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E P. stregò Russell. The third
kind of term, things, are only the entities indicated by proper names, but they
have no additional relation with other terms. This leads Russell to consider
the sole denoting concept which presupposes uniqueness -- "the.” Russell
admits the great importance of this term, recognizes the merit of P.'s
notation, and attributes to P. the capacity to make possible genuine
mathematical definitions defining terms which are not concepts, the meaning of
a word with its indication-reference and the meaning of a denoting concept with
its denotation. P. does something more than provide the standard notation. The
pre-eminence of a description over other forms of denotation is definitive. The
notation for a description is inspired in the Peanesque symbolism (i.e.
"laeb"). Membership to a class is replaced by a propositional
function (i.e. (l£)(<I>X)). A propositional function is explained as a
certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one
and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes (P).p.
Perhaps most interestingly for us is the insistence on the indefinability of
"the" – P.'s inverted iota is already used -- together with the
notion of denotation. The article, as published, adds the expression of the
main definition in terms of propositional functions together with the previous
manuscript definition in P.'s terms of existence and uniqueness, albeit if not
in symbolic form. The two essential definitions are Principia, * 14.01.02: .
\jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b )
: 4 > x . =• . x = b. This expresses the conditions of existence and
uniqueness essentially with P.’s resources, i.e., in terms of quantification
and identity, although adding propositional functions. P. has different vresources
to eliminate the definite article – his inverted iota -- from a proposition. P.
actually recommends this line in cases where the required conditions of
existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort of definition
in use. The descriptor is by no means indefinable in his system. Russell:
"I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but P.
gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as
Russell maintains in Principia, following P., that a definition is to be always
nominal, the definienda is only an abbreviation. Russell formulates his principle
to preserve the admissible part of Bradley’s analysis -- (his methodological
and analytical resourses -- and almost the entire Moore, in so far as they were
compatible with the requirements of Peano's logic. Some of the mostti mportant ideas
and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already
present in essays Peano that Russell knows well. We may proceed by a detailed
comparison between the relevant parts of Russells theory -- including
manuscripts now published-and some of Frege and , . . ht as well as a
discussion of numerous possible obJectlons that P.’s mSig s, . . fl db could be
posed to the main claim. Even if Russell was not actually influenced by those
insights, the parallelisma are close enough to be worth analyzig, especially in
the case of P., whose writings are not very well known. (r) can be clearly found in Frege and Peano,
that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explicitly-including the
symbolic expression by P.. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN P.. The
source in P. of the symbols relevant to Russell's theory of descriptions have
been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia, Chap.
3). I will confine myself to recalling that they were the letter iota (i) for
the unit class, and the same letter inverted (1), or denied ("fa), for the
only member of thiS class, i. e., the definite article of ordinary language. P.'s
ideas evolved in three stages towards greater precision in the treatment of a description.
This last P. starts from the definition in terms of the unit class. He then adds
a series of possible definitions (the ones allowing an alternative
logic al order), one of which offers this equivalence. P. introduces his
fundamental d~fimt~on ~f the u:l1t class as the class such that all of its
members are identical. In P.’s symbols, tx =ye (y =x). Likewise, P. defines
indirectly the.unique member of such a class: x = "fa • = • a = tx.
However, concerning the definability of the definite article, P. adds the crucial
idea that any proposition containing “the” can be reduced to. the for,? ta eb,
and thiS, again, to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class
(a ~ b), which already supposes the elimination of the symbol t: Thus, P. says,
we can avoid an identity whose first member contams thiS symbol. Here we find
the assertion that the only individual belonging to a unit II As an anonymous
referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between P. and Russell's
treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that, while, for
Peano, a description combines a class abstract with the inverse of the umt
class operator, for Russell the free use of class abstracts is not available
due to the discovery of paradoxes. P. does not explicitly state that the
mentioned expression would be meaningless, but rather "nous ne donnons pas
de signification a ce symbole si la classe a est nulle, ou si elle contient
plusieurs individus.” But this is equivalent in practice, given that if we do
not meet the two mentioned conditions, the symbol cannot be used at all. There
are, however, other ways of eliminating the same symbols according to P.. One which
is very similar and depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc
b(ibid). class (a) such that it
belongs to another class (b) is equal to the existence of exactly one element
such that this element is a member of that class (b). In other words: "the
only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at
least one x such that (i) the unit class a is equal to the class constituted by
x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that a is the
class constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class").
This seems to be equivalent to Russell's definition. P., of course, speaks in
terms of classes instead of a propositional function, i. e., in terms of the property
or the predicate, which define a class – P. often read the membership symbol as
"is" -- which expresses the same idea in a way where any reference to
the letter iota has been eliminated. We can read now "the only member of a
belongs to b" as the same as "there is at least one x such that (i)
the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii) x belongs to
b" (or "the class of x such that they constitute the class ofy, and
that they constitute the class a, and that in addition they belong to the class
b, is not an empty class"). Thus, the full elimination underlies the definition,
although P., in lacking a specifically explicit philosophical goals, shows no
interest in making this point. Peano is totally aware of the importance of this
device as a way to reduce the definite article to more primitive logical concepts,
i.e. to eliminate it, as a result of which the symbol would cease to be
primitive. That is why P. adds that the above definitions "expriment la
P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne figure plus Ie signe 1;
puisque toute P contenant le signe 1a est reductible a la forme 1aEb,OU
bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P.” Therefore, the general
belief according to which the symbol "1" was necessarily primitive
and indefinable for P. is wrong. By pointing out that in the
"hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated
that the class "a" is defined as the unit class in terms of the
existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making
more explicit the parallelism with Russell's theory, let us consider possible
objections against this rather strong claim. All of these objections are either
misconceptions or simply have no force with regard to P.’s main claim. This is why"a"is
equal to the expression ''tx'' (in the second member). The objection could
still be maintained by insisting that since"a" can be read as
"the unit class", P. did not really achieve the elimination of the
idea he was trying to define and eliminate, as it is shown through the
occurrence of these words in some of the readings proposed above. However, as I
will explain below, the hypothesis preceding the definition only states the
meaning of the symbols which are used in the second member. Thus, "a"
is stated as "an existing unit class", which has to be (1) It is true
that the symbol "1" has disappeared, but in the definiens we still
can see the symbol of the unit class, which would refer somehow to the idea
that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not been really eliminated.
The answer is very simple: for P. there were at least two forms ofdefining this
symbol with no need for using the letter iota (in any of its forms). However,
the actual substitution would lead us to rather complicated expressions,14 and
given P.'s usual way of working (which can be First, by directly replacing tx
by its value: y 3(y = x), as defined above. Making the replacement explicit, we
have: 14 Starting from this idea, we can interpret the definition as stating
that "la Eb" is only an abbreviation for the definiens and dispensing
with the conditions stating exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which
have been incorporated to their new place. Thus, the new hypothesis would
contain only the statement of"a" and"b" as being classes,
and the final entire definition could be something like the following: la Eb •
=:3x 3{a =y 3(y =x) • X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z'
w= z]} ={ye(y= x)}] •XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ...
(Ibid.) understood in this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h
that all of its members are identical." Therefore, we can replace
"a", wherever it occurs, by its meaning, given that this
interpretation works as only a purely nominal definition, i.e. a convenient
abbreviation. characterized as the constant search for shorter and more
convenient formulas), it is quite understandable that he preferred to avoid it.
In fact, the operation is by no means necessary, for the symbolic expression
above was already enough to obtain the full elimination of the descriptor. We
must not forget that the important thing is not the intu- itive and superficial
similarity between the symbols "la" and ''tx'', caused simply by the
appearance of the letter iota in both cases, or the intuitive meaning of the
words "the unit class", but the conditions under which these
expressions have been introduced in the system, which were completely clear and
explicit in the first definition.IS "k e K" as "k is a
class"; see also the hypothesis from above for another example). But this
by no means involves confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that
P. soon added four defimte properties precisely distinguishing both notions,
which made it po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful
and convenient readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it
depends upon Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that
(ii) a singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct
notions; it follows that (iii) "a" is both a class and, according to
the interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by
joining the hypothesis preceding the definition and the definition itself This
multiple objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing
from the received view on P., according to which his logic not only falls s~ort
ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here
and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken.
(Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by
Russell himself, who always thought of P. and his school as being strangely
free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that P.
confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced
the distinction through his symbol "e" (previously to, and therefore
independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely)
that P. would admit the symbol for membership as taking place between two
classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the
meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full
clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t''
before classes, no matter which particular symbols we use for these notions.
Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class
consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of
a". Therefore, although P., to my knowledge, never used "lX"
(probably because he always which could be read as " 'a and b being
classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as
"there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that
for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' ,
and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit
class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y.
x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known
similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition
ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as
well. Second, "la" does notstand for the singleton class. P. stated
with thought in terms of classes), had he done so its meaning, of course, would
have been exactly the same as "la", with no confusion at all. Third,
"a" stands for a class because it is so stated in the hypothesis,
although it can represent an individual when preceded by the descriptor, and
together with it, i.e. when both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here P.'s
habit could perhaps be better understood by mterpretmg it in terms of
propositional functions, and then by seeing" la" as being somewhat
similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience led him to prefer
symbols generally used for classes ("a" instead of"x").
There is little doubt that this makes a difference with Russell. It could even
be said that while, for Peano, the inverted iota is the symbol for an operator
on classes, which leads us to a new term when it flanks a term, for Russell it
was only a part of an "incomplete symbol". I am not sure about P.'s
answer to this, but at any rate for him the descriptor could be eliminated only
in conjunction with the rest of the full express- ion "la e b", so
that the most relevant point of similarity again can be found in P.. Last,
there is no problem when we join the original hypothesis and the definition: as
I have pointed out in the interpretation contained in the last part of (3)
If, as it seems, "a" is affected by the quantifier in the hypothesis,
then it is a variable which occurs both free and bound in the formula (if it is
a constant, no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by
P. himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f
clarity between the several senses o f "existence" (or related
differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle
there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same
expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how
this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the
fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in P. and
Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have clarified a
little the role of ".3" in P. . (5) P. could hardly have thought that
he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he continued to use the
symbol and his whole system depended on it as a primitive idea.IS The only
additional reply is that only reasons ofconvenience can explain the retaining
ofa symbol in a system in cases where the symbol can be defined, i.e.
eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the descriptor after
its elimination by means of his theory of descriptions.) But, as we have seen,
there is no doubt P. thought that the descriptor could easily be eliminated
from propositions. (4) Russell rejected definitions under hypothesis, therefore
he would have rejected the Peanian definition of the descriptor. Of course, we
must admit that Russell (like Frege) rejected this kind ofdefinition, but this
took place especially in the context of the unrestricted variable of
Principia.I ? Besides, he himself used this kind of definition for a long
period once he mastered P.'s system. It was because he interpreted these
definitions as P. did, i.e. merely as -a device for fixing the meaning of the
letters used in the relevant symbolic expressions. Thus, when for instance one
reads, after whatever symbolic definition, things like" 'x' being
..." or" 'y' being ...", this would really be a definition under
hypothesis, but, of course, only because the meaning of the sym- bols used
always has to be determined somehow. Anyway, there is no point in continuing
the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly relevant to my main
claim. Even if P.'s original elimination of the descriptor does not work
because of its taking place in the framework of a merely conditional definition,
the force of his original insight could well have influenced Russell; at any
rate, it is worth knowing in itself (6) The reduction mentioned, even if it
really took place, was by no means followed by the philosophical framework
which made Russell's theory of descriptions one of the most important logical
successes of the century. Thus, P. did not realize the importance of the
elimination. This last point can hardly be denied, but P.'s goals were very
different from Russell's, so I think that to point out a "lack" like
this makeslittle sense from a historical point ofview. 16 I would like to
recall here that it was P. himselfwho discovered the distinction between bound
and free variables (which he respectively called "apparent" and
"real"), and probably-and independently of Frege-also the existential
and universal quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of
both achievements). Quine wrote that "1" was a primitive and indefin-
able idea in P. However, now that we have exchanged several letters concerning
an earlier version ofthis article, I must say he has changed his mind. His
letter to me ofII October 1990 contains the following passage: "I am happy
to get straight on P. on descriptions. I checked your reference and I fully
agree. P. deserves all the credit for it that has been heaped on Russell (except
perhaps for Russell's elaboration of the philosophical lesson of contextual
definition)". As for the sense in which the philosophical consequences of
the elimination of the descriptor were not very important for P., I have faced
the problem in my reply to an objection. And also in previous stages, through
the (finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon
propositions, with no classes and no propositional functions. . For according
to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context
of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the context
of the clas~ from which that class is a member, at least to the extent that the
class a is included in the class b, although this supposes no confusion between
membership and inclusion; see the second point of my reply to objection (2)
above. I think this is just the right interpretation ofthe whole
expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that
none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that
the elimin- ation of the descriptor was present in P. with essentially the same
symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two claims at
the beginning of this paper: P. clearly stated the conditions of existence and
uniqueness as providing the true significance of the descriptor; and (2) he had
enough symbolic techniques for dispensing with it, including those required for
constructinga definition in use. We have a few relevant passages, but the
clearest one occurs. There we can read that" Ta" is meaningless if
the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the
third claim was made by P.. Perhaps under certain different interpretations of
P.'s devices it could be shown that his elimination of the descriptor was not
exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so, I
think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to P.
and Russell, it is important to know that P. had these resources at his
disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see the
heritage from P. in a clearer way if we compare the definition with the version
for classes in the same letter: . The parallelism is therefore complete, but
before finishing this paper I want to insist on my main claims by resorting now
to one of Russell's manuscripts, "On Fundamentals. First, we find there a
definition stated in terms similar to P.'s, and with almost exactly the same
symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only
affirm that some ofthe ideas and devices which are important for the
eliminative definition of the descriptor were already present in Frege and P.,
including the conceptual and symbolic resources, and that these works are ones
that Russell had studied in detail before his own theory was formulated. Second,
the later improvement of this definition is precisely in the sense of making
clearer that, although the method of the propositional function was preferable
to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of
existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from P. -- according
to which we cannot define the expression “la" alone, but always in the
context of a class (which in Russell became the form of a propositional
function), appears here. Benacerraf, and Putnam, Philosophy of Mathematics (Cambridge). The first appearance of Russell's
definition, under the form which was adopted as final, took place, not in
"On Denoting", but in a letter to Jourdain: According to that, all
other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence,
for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the
eliminative construction of the definite article, which was a result of the new
semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main
enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin). As for
Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism. In fact, Bacher describes mathematical objects
as "mere symbols" and he advises Russell to follow this line of work
in a letter (only two months before Russell's key idea): "the 'class as
one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by
Lackey [Russell). Finally, for MacColl it is necessary to mention his essay
where he spoke of "symbolic universes", which include things like
round squares, and also spoke of "symbolic existence". Russell pub-
lished his essay as a direct response to this author, and there we can see some
conclusions from the unpublished manuscripts, although still by solving
peculiar cases in a Fregean context. I agree with Grattan-Guinness that MacColl
was an important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal
communication), but I have no room here to devote to the matter. There is,
however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On
'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness Substitution" written with only slight symbolic
differences. I am indebted to Landini for the historical point.
'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina,
Roma: Cremonese, Studii di logica matematica". Repr. Logique
mathematique". Repr. Analisi della teoria dei vettori". Repr.
Formules de logique mathematique". Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura,
l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo
definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’,
Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non primitive dell’operatore
iota. -- H. P. Grice, “Definite
descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi
Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pecoraro: l’implicatura conversazionale del conflitto
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo italiano. Grice: “He must be the only
philosopher who philosophised about ecstasis!” Grice:
“Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal
degree without (not within) Italy!” – Filosofo e storico della filosofia
italiano. Dopo studi giuridici presso la Facoltà di Scienze Politiche, si
laurea in Filosofia presso l´Università di Salerno con una tesi sulla filosofia
di Cioran. Collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale di
Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. Si avvicina ad alcuni artisti
contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti di Brera
organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento editoriale dei
rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti:Paladino, Pisani, Galliani, Knap, Montorsi,
Melioli, Battaglia. Un'esperienza che è importante in seguito, quando i tratti
metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in
chiave nichilista. Fonda "Quadranti" dedicato a Marotta
dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. È possibile
dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.
Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative
tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la
divulgazione di temi e autori poco studiati -- tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del
suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben. Contatto con Vattimo,
Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e
filosofia negative, politica e morale. Una filosofia disperata e
negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di
una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti.
I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici
tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è una filosofia
anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali,
storiche e morali. In questo orizzonte
di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale,
maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello
alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista
-- Ricerca un orizzonte di senso diverso
e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi
precedenti fili conduttori. Interessi,
letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e
chiarezza. Decisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la
critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo
luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari
tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere"
e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave
interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette
alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza,
avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due
temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere;
l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della
psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che,
fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una
filosofia dell’attuale e sulla
convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e
trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una
complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno
filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle
condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei
"diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di
fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo post-illuminista. Il
secondo opolitico-sociale– attraverso la critica del politicamente corretto e
della retorica democratica, la de-costruzione del concetto di democrazia
attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria, la lotta contro il
fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la pratica democratica"
nei sistemi di potere e, più specificamente, si dedica all´esame delle
possibilità di una trasformazione radicale del pensiero filosofico e di una
concezione del “politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario". Saggi:
“I voyeuristi” (Salerno, Sapere); “Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta
della Filosofia?”; “Dal sacro al Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento”
“Bio-potere, Bio-politica”. Rossano Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo,
voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto e mediazione, voir,
voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Peisicrate: la diaspora di Crotone
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. Peisicrate.
Grice e Peisirrodo: la diaspora di Crotone
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Giamblico. Peisirrodo.
Grice e Pelacani: l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Parma). Filosofo italiano Grice:
“At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!”. Lettore (Grice: “reader or
lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere di Visconti. In questa veste si trova più volte coinvolto
in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Saggi: “Circa
intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum
principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et
corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pelacani: l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Noceto). Filosofo italiano. “Dottore
diabolico.” Parente di Antonio P. Della sua medesima casata un altro filosofo.
Frequenta la facoltà artium philosophie a Pavia dove come titolare della
cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in
arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole
della meccanica del LIZIO e sostenne l'applicazione di strumenti matematici per
sostituire le regole obsolete. In particolare conduce studi sull'ottica ne
“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupa di
statica ed elabora nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria del vuoto
che si contrappone alle tesi del continuo dei fisici del Lizio. Si occupa anche
del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mette in discussione la
cosmologia del Lizio negando che si puo sostenere l'incorruttibilità dei cieli
e l'interpretazione teo-logica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale
a dire del divino. Nega quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori
dell'esistenza del divino e dell'immortalità dell'anima individuale. Concepisce
la natura o l'universo come un ente ANIMATO -- ‘animismo – cf. Grice on ‘mean’
and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire” --, un grande eterno animale in continuo
movimento dove gl’esseri nascono per generazione spontanea e, quando gl’influssi
astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche l’anime intellettive umane.
Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi alla virtù
per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore
diabolico, com'è soprannominato, è accusato d'eresia e condannato ma ciò non gl’impede
d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e
dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di
Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una corretta
interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones super
tractatu "De proportionibus”. Beduerdini. Robolini, Notizie
appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e
letterati parmigiani raccolte da Affò (Stamperia reale, Bodoni), citato anche
per la sua avarizia in Veratti, De' matematici italiani” -- Commentario storico,
Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di filosofia, Camerota,
Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della
percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford. Altri saggi: “Le
Quaestiones de anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice
magistri Petri Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum
proportionum magistri Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super
perspectiva communi” (Parigi, Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del
libertinismo,” Sorge, Napoli, Morano, Firenze, Sismel, Galluzzo. Scientia de
ponderibus. Tractatus de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia. Francesco P. is yet another of the P.. There are at
least four of them: two Antonios, un Biagio, and one Francesco. Biagio
Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della
percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica
di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani,
Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo
di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”
Grice e Pelagio: l’implicatura
conversazionale – la scuola di Giulano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Teacher of Celestio and Giulano di
Eclano. Pelagio
Grice e Pellegrini – l’implicatura
conversazionale dell’amore come affezione dell’animo – e la sua manifestazione
nei maschi nobili – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sonnino). Filosofo italiano. Grice: “I like Pellegrini: he found
Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended
for!” È, secondo TIRABOSCHI, filosofo
che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato
a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii
ecclesiastici. Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblica il “De
affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione
in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri
decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo
di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele del
Lizio sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta
comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio
dell'etica deve essere impartito prima ancora di quello della filosofia della
natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con
animo libero dalle passioni. È più oratore che flosofo. Nn pensa ad inovar cosa
alcuna, e segue costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita. Altri
saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio de utilitate moralis philosophiae,
cum ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Roma); “De Christi ad
coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum Torquati Tassi philosophi clarissimi”
(Roma); Tiraboschi, “Storia della letteratura italiana” (Società tipografica de’ classici italiani, Milano); Carella, “L'insegnamento
della filosofia alla "Sapienza" di Roma: le cattedre e i maestri”
(Olschki, Firenze); Renazzi, “Storia dell'università degli studj di Roma” (Pagliarini,
Roma – rist. anast. Forni, Bologna). P. scrive II important commenti su
Aristotele del LIZIO, uno in cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore
all’ira – amore, speranza, ira, audacia, temore, dolore, animosità.
Nell’introduzione, elabora un concetto generale di che cosa e un’affezione
dell’anima – il corpo non è menzionato. Ma P. elabora sulla questione
dell’anima e il corpo per l’affezione – chè è affetato nell’affezione? Il secondo
è un commentario sull’onore e la nobilità. Due trattati sono menzionato dai
storici della filosofia. Nel III trattato, P. elabora la questione di TASSO (si
veda) ‘filosofo chiarissimo’. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale,
riceve un saggio sulla politica d’Aristotele da un filosofo tedesco. P. critica
la toleranza del filosofo alla posibilità del fraudo – ma il filosofo no
considera l’oggezioni di seria considerazione. P. è associato al ginnasio di
Roma. Il ginnasio è una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks,
playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di
Pellegrini” -- Pellegrini. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool
Library.
Grice
e Pempelo: la diaspora di Crotone -- l’implicatura conversazionale – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. His name is attached to some
surviving fragments of Pythagorean writings on parenthood. Pempelo.
Grice e Pennisi: blityri, o dello
spirito nazionale – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo italiano. Grice: “I like Pennisi’s irreverent
tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of
language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to
mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of
lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart
in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of
communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’
i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!”
Dirigge il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli
Studi Culturali a Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia
del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia
del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e
cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia a Catania con una
tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica
di B. TERRACINI,” sotto la guida di PIPARO.
Vince il concorso libero per ricercatore e svolge la carica presso l'Istituto di
Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato
di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la
procedura di valutazione per l'ordinariato--
è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione
della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà.
-- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive
dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di
base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto
sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più
significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico
delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La
tesi di P. è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit
cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista
dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato l'adattamento
a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività linguistica
del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse
dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori
naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci
avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In
continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica,
in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di
investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle
dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di
idee proposto da P., l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme
controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal
linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens.
Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni
socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali
che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre
opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo
di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola
timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze
cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del
linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia
del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le
lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova
Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente,
in Blityri, Pisa, ETS, Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. Eugeni,
Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in Kubrick oltre, in Le
ragioni della natura” (Messina, Corisco, Piparo, Mauro, Eco. Dip. Scienze
cognitive, psic., ped. su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola,
filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro, blityri. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pera: l’implicatura
conversazionale e il ragionere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo italiano. Important
Italian philosopher. Si
diploma in ragioneria all'istituto Carrara di Lucca. Studia a Pisa sotto BARONE.
Insegna a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità
intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle
convinzioni di ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario
il fondamento della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile
rappresentato dal principio della tolleranza Un saggio filosofico di rilievo riguarda il
metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai filosofi che
avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori studi furono
dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e
scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa ricerche sui
primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Analizza
in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in particolare nel
rinascimento volgare italiano -- GALILEI, TELESIO. La metafora delle palafitte
(anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo preistorico, la filosofia
(in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non si fonda su
una base solida come la roccia, ma e soggetta a modifiche e revisioni, a
seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi
fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica. C’e
progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento immutabile, ma su un principio
che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. La filosofia
ha validità limitata a un determinato contesto – e. g. Oxford. Secondo questo
orientamento il griceianismo e modificabile. Fra le revisioni di sistemi
scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di TELESIO e GALILEI che reca
obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a
partire dalle prime formulazioni empiriche di VOLTA e GALVANI. Pera analizza il
progresso della filosofia in relazione a quella del metodo, basato su
procedimenti razionali ed induttivi. Altri saggi: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?",
"È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi.
Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la
rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi,
attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave,
epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in
Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di
sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa
anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca.
vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle
mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore
comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concetto di eguaglianza fra gl’italiani
e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione
italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco. Defende nostra autonomia
individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il
nostro liberalismo)”.
Altre opere: “Apologia
del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione”
(Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano,
Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra
Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione”
(Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano,
Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano,
Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La
scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue
teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito
su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma
non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che
abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza
stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello
Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria,
ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio,
ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di
Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
Grice e Peregalli: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi il
serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della conoscenza.
Così i loro occhi si apriranno e vedranno per la prima volta la loro nudità.
Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del desiderio. Vedere,
desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle nostre vene,
diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione
abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta.
Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità
dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni Se si vuole vedere, o
meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole
desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza
abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali.
Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non
conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno.
Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi,
la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È
una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la
morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un
luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata,
impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la
fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un
miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il piacere
di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri la porta
o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il desiderio va
centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei colori. Il
bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno dei colori
più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità massicce la
sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in apparenza. In
realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un abbaglio, un
alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia, colore, carne,
vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La si vuole
cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità
del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo
in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione.
Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto
diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge
esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che
può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non
tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un
cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia.
Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli
antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano
ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente
luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della
vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci
accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di
cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina
che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre
"intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è
costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte
dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un
frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto
è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue
radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle
città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine
abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica
dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese,
mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che
apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro
abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le
pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro
origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove
costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la
pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate.
Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza.
Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra
mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di
eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca,
questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa
per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa
cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato
di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra
memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo
ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto
deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e
moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la
patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È
questa una "decrescita" estetica, un principio che vede nella
caducità la traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per
durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle
diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al
tempo stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino
eterne. Una città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita.
Devono rimanere le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita
possono affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai
muri. La materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si
respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può
comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece,
rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci
attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più
segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza
che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting
hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e
dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla
riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi
perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi
in un cofano che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano
luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo
speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un
confronto duraturo e fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in
quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli
architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro
gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto
a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli
allestimenti museali sono un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in
cui viviamo. I vetri antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i
colori sordi e luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni
senz'anima. Via la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui
siamo fatti. Tutto è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo
diventa eternamente morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa,
la accompagna fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno
violenza. L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo
beneficiava della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza
dei disegni dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi
luoghi, luoghi diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente
attraverso la pelle consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come
la polvere, si deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un
tavolo, una sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno
toccati, attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce
del passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e
il calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Perniola: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Asti).
Filosofo italiano. Studia la
filosofia del meta-romanzo a Torino sotto PAREYSON. Incontra VATTIMO ed ECO,
che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Allegato
alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma. Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica
Notizie. Fonda Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica. L'ampiezza,
l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli fa
guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del
panorama filosofico. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio
coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di
insegnamento, e conferenze. Si
concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo saggio
“Il meta-romanzo:, sostiene che il romanzo da James a Beckett ha un carattere
auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il
suo obiettivo e quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e
cercare di recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per
questa critica originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo
hanno un'anima accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è
esemplificato dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un
saggio importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione
artistica”, in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione
non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa
dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi,
Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei
situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto.
Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In
“Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e
della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice,
“Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della
storia. Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più
penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni
culturali sulla base di Heidegger e GRAMSCI, include un discorso teorico
sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto
tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica
e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state
decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il
nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità,
la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite
si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo
stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se
la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto.
Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali
indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine
e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto.
Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali,
estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per
catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit
di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella
contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella
mistificazione della metafisica”. Postumano include altri territori nella
sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha
nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene
che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale,
caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito.
L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare,
all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la
sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri
umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità
viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente
alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità
nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che
apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più
sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della
tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti
perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della
tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che
vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo
alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa,
perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona
all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.
In “L'arte e la sua ombra” popone
un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella
filosofia. Nell'analisi dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno
nonostante la comunicazione di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da
ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori
dallo stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass
media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Pubblica
“Enigmi -- Il momento egizio nella Società e nell'arte” in cui analizza l’altra
forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini e le cose. La nostra società
vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un processo di rei-ficazione.
Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una proprietà organica, gl’uomini
si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente come oggetti
sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto originale e la
critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il secolo precedente. Traccia
le tendenze basate sulla vita, la forma, la conoscenza, l’azione, il sentimento
e la cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale
la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale),
sottolinea l'identità culturale del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il
suo uno moralistico e dogmatico. Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una
fede senza dogma che consente il cattolico ad essere percepito come un senso
universale di sentimento culturale. “Strategie del bello: estetica italiana” analizza
le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in
Italia. Mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e
antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto
intorno a loro. La conoscenza e la cultura sono concessa una posizione
privilegiata nella nostra società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli
stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità dei mass media, e il
roguery plutocratico. La filosofia dei media. La sua ampia gamma di
interessi teorici includono la filosofia
dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza l’origine, il meccanismo,
la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative. “Miracoli e traumi
della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante della comunicazione
concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli studenti, la
rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade Center
attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo dell’effetto
miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la differenze tra il
reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle
professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza, le
ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non
meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del
romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è
stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo come una delle
belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti. Altri saggi: “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia,
Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il
negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La
Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e
organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va
Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia,
Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa
& Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane”
(Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica
del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano,
Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino,
Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a
stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica:
Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi
o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis); Estetica e politica (Milano, Mimesis);
“Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “L'avventura
situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte
espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano,
Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”;
“La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di
volta in volta”, “La differenza del filosofica
Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di post-politici”, differenziazione,
“Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. G. Borradori, ed.,
Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Moderna
Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,.
“Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in
Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano,
Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a
Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e
post-storia” Tema celeste, europea, “Un
estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e
l'ammirazione”, RES, “Sentire la
differenza, Estetica, Politica, Morte.
“La svolta culturale e sentimento” “il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana,
Ripubblicato come “La svolta culturale
nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione,
Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà; “Ricordando Derrida”, sostanza, “La
giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, e Dennison, L’arte, architettura,
cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural Turns in
Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale
Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana; La
filosofia del sesso; filosofia occidentale; La sessualità, la morte, mondo -- è il più utile e punto di partenza per Perniola,
Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale.
La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il
Corriere della Sera, Verdicchio, “Leggere P. Reading. Un introduzione".
Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin "L'alienazione
artistica" di P., Inverno Verdicchio, “Leggere P. Reading. Un
introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con
//notbored.org/ debord a.html
I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la
morte, Mondo “Pensare rituale. La
sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert
Burch. “Il simulacro della Morte: P. al di là di Heidegger e la metafisica?” Sentire
la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte. Stati di emergenza.
Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del
concetto di transito vedere White, "la differenza italiana e la politica
della cultura", Ricodifica. La filosofia Nuova italiana. Catalogo Einaudi
di Francoforte Fiera del Libro, Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la
morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa. La Teoria Pinocchio, P., il sex appeal del
inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di
Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La
Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Critica d'arte, Filosofie del desiderio nel mondo
contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam;
intervista tra Contardi e P. psychomedia/jep/number3-4/contpern
Prefazione di Per l'influenza di arte e la sua ombra v. Wahbeh, Recensione di
“arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of
Aesthetics e Critica d'arte, Sinnerbrink,
“Cinema e la sua ombra: di P. l’arte e
la sua ombra”, Filosofia Film, film-philosophy /sinnerbrink Verdicchio,
Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di
Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il
momento egiziana nella società e Arte vedere; “Retorica postmoderno ed Estetica” in
“Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta
(ed.),//plato.stanford / voci / post modernismo “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche
e oggetti di pietà religiosa. Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori,
ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, il simulacro della Morte:
Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica,
Politica, Morte, New York-London, Continuum, Carrera, revisione a Disgusti, in
Canada Rassegna di letteratura comparata, Filosofie del desiderio nel mondo
moderno, in stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza
italiana e la politica della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris
Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in
The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre
scivoloso, il valore dei valori sospensione, in Neohelicon, Civiltà, Dell'Arti Giorgio, Parrini, “Catalogo
dei viventi italiani” (Notevoli, Venezia); Roller, simulazione, una
conversazione tra Contardi e P. psychomedia/ jep/number3-4/contpern Recensione
di “La sessualità, la morte, World” sirreadalot.org/religion/
religion/ritualR. Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” /film-philosophy
il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/ ital_ ed Estetica (//agalmaweb./ ) Blog su “Feeling Thing” (in
italiano) (//cosachesente.splinder). Mario Perniola. Perniola Keywords:
‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ sesso,
sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi
Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Perone: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo italiano. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the
party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the
philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and
temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my
“Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible”
– AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of
conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of
reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia a Torino
sotto PAREYSON (si veda). Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e
Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione
dell’ordine che con-tempera il “per me” e il “per tutti”. Studia la morale
creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione; Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe,
con il divino, l'Angelo (Genesi). Nella notte del deserto, uno straniero
interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha
vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo. La ferita
significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con
Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”. Il
racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e
l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso
complessivo. La filosofia ha un'obbligazione di
fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del
pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con
l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuto il moderno come
condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare
nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata
una cesura. E tuttavia, ugualmente inopportuno e un
appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello
dell'essere. La necessaria protezione del finito
(peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche
modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti) non significare l'eliminazione di nessuno dei due
contendenti. Sulla soglia tra finite
(peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una
mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua
conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito
(a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi,
sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto
d'in-differenza. Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva
che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente
l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’). Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento
non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata
dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha
l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero,
il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica
dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione. Il finito, la parte -- il soggetto, il
presente, il sentimento -- e analizzato come una “soglia”, come un luogo che
non puo nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso
di Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita
inferta loro dall’altro polo -- l’infinito, il tutto -- come una
benedizione. Elabora la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno
studio in profondità – spesso svolto contro-corrente, Parte integrante della sua ricerca filosofica è altresì un
confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza divina” (Mursia, Milano); “Storia
e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità interrotta” (Mursia, Milano); “La memoria” (Sei, Torino);
“La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni del finite” (EDB,
Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino); “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino);
“Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento”
(Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto
della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema
che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione
etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: “Lo sspazio
pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano);
“Secolarizzare” (Mursia, Milano). Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una
cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto
tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della
memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti,
Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso,
Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Silenzio, Tempo. Curato
e introdotto presso Rosenberg la scuola di formazione filosofica: “Dialogo con
l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia
della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,;
Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive; “Valori,
società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e
Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto, il mondo –
non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera che loro è
posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti, per
quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i soggetti
incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria im-potenza
di in-finito. Questa lotta scontro con la barriera lascia nei soggetti una
ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'angelo può
quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta Il
tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la
teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione
tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo
quanto per la terra? E attiva
un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’
intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé
una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare
una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato
Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della
realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in
“La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il moderno è
dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria
della cesura. L’uso della categoria d’illuminismo non simpatizza per quella
interpretazione del moderno, dimentiche della tensione. Semplicemente pone l'umano
in luogo del divino come fonte di legittimazione -- puntando tutto sul continuio,
anziché sul dis-continuo della storia. Per un approfondimento a tutto tondo del
significato dell'ateismo, contro l'essere, ciò che è forte, è lecito essere
forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua
maestà e incommensurabile grandezza. Per una trattazione sistematica del
concetto di "soglia”, che svolge con particolare attenzione cfr. Il
presente possibile -- il presente come soglia.
Se una totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e
quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la memoria afferra brandelli e
frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar *senso*
e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. La memoria sa che non
tutto può essere salvato. Ma osiamo credere che nella memoria salvata vi possa
essere un senso anche per ciò che è andato perduto. Nel rivalutare la funzione
dell'indugio osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la strada
dell'indugio e del rinvio, puntando invece sulla funzione anticipative. Particolare
rilievo riveste a questo proposito la distinzione che traccia tra spazio
pubblico e spazio comune. Individua anzi
come rischio immanente della democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico
entro la semplice logica dello spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al
rischio di un inglobamento nello spazio comune. Guglielminetti, ed.,
Interruzioni. il melangolo, Genova. theologie. hu-berlin.de/de/ guardini/ mitarbeiter/
li, su theologie.hu-berlin.de.vips/ ugo.perone, su sdaff. lett.unipmn/ docenti/perone/,
su lett.unipmn oportet idealismo su spazio filosofico. spazio filosofico/ numero-05//il-pudore/#more-2052, su
spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron,
Velia, Grice on ‘other’; finito/ infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini.
Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta
coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la
ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele,
ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il
discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di
Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano,
-- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini,
il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della
filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti,
trascendentale e immanente. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Persio: la filosofia nel principato di Nerone – TREASEA CONTRO LA TIRANNIA –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). He is best known as a satirical poet,
but he studies philosophy under Luccio Anneo Cornuto, to whom he wrote a
tribute and to whom he leaves his works on his death. A strong belief in the
value of the ethics of the PORTICO lies beneath much of his satire. He is a
friend of Trasea Peto (vide RENSI – TRASEA CONTRO LA TIRANNIA), and is related
to him by marriage. Through this connection, Persio becomes associated with the
PORTICO opposition to Nerone – but he dies before Nerone can take action
against him. Ed. Broad, Loeb. Flacco Aulo Persio
Grice
e Persio: l’implicatura conversazionale nella storia della dialettica – CICERONE
– BOEZIO – TELESIO -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo italiano. Dei
lincei. Studia a Napoli. Conosce TELESIO di cui diventa discepolo, e scrive diverse
saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica
il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la
teoria di TELESIO di uno “spirito” come principio, movimento, vita, e intelligenza.
A Roma conosce CAMPANELLA (si veda) e GALILEI (si veda) e pubblica “Del bever
caldo costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse
idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua
conservazione. Altri saggi: “Digestum
vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem
philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi); “Novarum positionum in rethoricis dialecticis
ethicis iure civili iure pontificio physicis triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De
ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di filosofia, Roma. la dialettica di Telesio --
Campanella -- Gailei -- contro CICERONE (si veda) – contro BOEZIO (si veda) –
LIZIO -- vitium itium dialecticum, point Aristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA
FACVLTATE. I Dialectices artis magistros primos requiramus. Non Aristotelem
profecto fuisse cenfendum est. Sed multò antea, quun plurimos ex stitiffe, mania
i testantibus. Sed ne referas ad tam antiquos: neges etiam, Pythagora eos fuisse
logicos quod tamen falsumn, inde deprehenditur, cum mathematicis artibus; quae sine
logice tractari non possant. Itta accuratem sstuduerint Zeno tamen Eleates
[Velia, velino], ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem
nostrum I Dehip. Et Plar. plac.li. gularis fuit, non infophifticis de arte ipla
contentionibus, sed in explicatione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus
extendit. Clinomachus Thurius; noster coterraneus primus deaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM
enumerar Aristoteles intervitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos
vitium festum est; uel cum Platone
Prometheum, velim ci deorum interpretem existimabimus, quem in sacris litteris noeum
docti existimant; vel cum aliquot doctis, Mofis sacrum illum sacerdotisor natum,
et vestitum ex hodiex pressum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum
liberostin et epoëi natum compositione, inque aenigmatum enodatione, doctis viris
at matis seu enunciatis conscripsit si Laërtio credimus quod si berum est, principi
doctrine huiusci philosopho debeatur; qua odeindecranslarakc ab Aristotele. In libru
“De interpretatione” Non ita que Democritum Dialectices inventionis dispositioni
SIGNARUM ut nec Protagora n elenchorum jutex Platorum et Peripateticorum sectae
manarunt. Dialecticen igitur, facultatem, seu virtutem bene differendi tenemus,
hocest disputandi, disceptandi ratiocinandi. Quotiesita que ratione utimur, toties
dialectico munere diendique ita Logicen hanc, esse facultatem, omnia disputandi,
intelligendique Recte itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti
Dialectice, confirmauit. Duplex itaque; quin immo haec, uel utiilius magistra, cólatuitur;
cum omnis disciplinae principium sit experientia, ob item ne patet; principem
negare possumus. Quinneque Platonem ipsum cum Socrate a dialectices perfectae
cognitiones secludimus; de cuius schola academico fungimur. Naturalis ergo logice
facultas. Utenim visus et auditus facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel
uti prudentia quaeda in communis omnibus artificibus, quicum differunt, non sua
quadam et propria, sed communi dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles,
finisa discipline a habetur, quando prac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices
finis erit, be a ne differere. Subiecum uerum dialectices ponimus res omnes. Quod
vel Aristotele teste confirinamus. Quid etiam fi. Non ens, subiectum dialectices
ponamus et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus nobilissimus
adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio dialectice itaque
communis oinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quid libet seu verum seu falsum
quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerum partes
duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, verisimile, captiosum dari potest;
non obid enunciate logice partim necessaria, partim verisimilis, partim capsiofa
esse debet. Sed tota necessaria. “Genus” illud verem esse dicimus, totum partibus
essentiale. Unde hominem genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verum et
Ciceronem *speciem* esse hominis. Cum verum satius putemus; veri et propria sermonis
usum aiuris consultis et rei publicae principibus, quam a scholis in ertium philosophorum
petere; melius quae duo individua, vulgò dicunt et unam speciem n, ili duas species
et unumge nus dixisse videri debent. Sed sideri debunt consultos, non ridebunt Platonem
[ACCADEMIA] ne que Aristotelem [LIZIO], terse comparationes intelligi. Genus item
et speciem ad locum de toto et partibus rectem ablegamus. Categorias
etiani ad inventionem dialecticam sternere viam, melius est ut concludamus. Paronyma
ad coniugatare verti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis et tempus
in adiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine
mer itemque Cicero [CICERONE] e Quinctilianus. Quam vis itaqueo pusali quod artis
huius g enuntiatum scia. Differentiam, quam Porphyrius declarare ad grediebatur.
Vel ad formam et causam vel ad comparatorum locum et ad inventionem rectius asscriberem.
Accidentium nominee e rectius facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verum cum aliquo
conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verum sint in voce,
NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quae scribuntur, eorum, quae fintin Puoc essensa ila apud omnes eadem esse,
SYMBOLA a et ligris non s cadem, deprehendamus.
Quo sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi
genesin et analysin, tribuster minis et PROPOSITIONIBUS conclusit et terminavit non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigi
voluit, sed ad internum. “Aliquis homo currit”. “Aliquis homo non currit”, nullum
cum sub-alternae dicuntur. Multum iustiore ratione collantur. Quiai: tem esse tenemus.
Ex causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis
physicum esse cue syllogismis maximem necessariam putamus. Quod et Graeci Aristotelis
interpretes profitentur, inventionem illam Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui
et BOETHIUS desu omulta addidisse etiam, testatur; sed utrum o m átio absolute
vera; sit etiam necessaria, cami et si IN PARTIBUS SERMO consistere. Rectem igitur
in analyticis nullam Aristoteles interpretatio sunt ambae affirmantes vel ambae
negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem eventus veritamur. Nos logicen
compositorum enunciatorum et per se, et in 6. Nia rectem, alias dictum. Datur
igitur enuntiatum, compositum, eeu CONIUNCTUM, praeter simplex. Quod multas sententias
coniunctas habet. Cuius et sunt suae species, ar COPULTATUM difiunctum, con
nexum et elatum et cetera. Accamen in DISIUNCTIONE illud tenemus, ut omnis disi
un paratim nulla sit necessitasi. Nam difiunctionis necessitate penderee partium
non ucie ritate, sed dissentione, palam est contineatur, cum illatota sit animi,
eadémque apud omnes gea tes. Haectota SYMBOLICA in voce. Logice ita que sine
SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potest in ani tradictionis nomen meretur. “Homo albus
est.” “Homo non albus est”, tantundem. “Omnis homo albus est”, s vidam homo albus
et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum
concluderetur ab antecedente, Quid si hoc idein dixerit Aristoteles. Rerum autem
praecognitiones, et anticipationes genera sit. Definitiones et partitiones este
principia omnium ferèar, tium, uel in desumptas quasdam maximas. Principia uerum
non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara,
ut contraria quoque in de rerum verum alteram. Et verborum illam dicimus,
quae in omnibus definitionis, requiritur. Rerum verum, quae debet esse in
definitione ad explicanberent. Immo eandem de terminis mediis et extremis ut consta hil explicaret. Itaque syllogismi
maior et minor hanc praenotionen habes et universales esse, unde speciales illis
comparatae ptotimus concipiantur et concludantur. At verum id praecipuè in
INFORMATIONE artis integra cue rifli mum esse putamus, ut a generalibus ad specialia
progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus, quando attributum est
in essen et definitis totius et partium. Demonstrationis et demonstratii omnisque
Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in
distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione
ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini ret essere sis
SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet
praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cum autem quae in scientia
sunt, per se finto portet, sit, cum quid alicui aderit vel simpliciter vel quod
amodoerit: cia tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus
definitioni: quod uel exempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU.
Per se in est quòd causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per
se, quotiessci licet causa e de suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM
ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius hic enim modus affections et accidentia
cognata quod ammovo sensu, Aristotelis contextum declaratum iri. Omnes itaque
modos per se ab Aristotelem retinerit enemus nec ab iici duos reliquos. Unde
fit, ut consequentes artes antecedentibus subalternae sint, ubi aliquid docent,
superiorum decretis explitionis uel inueniendae, uel iudicandae. Omnem disciplinam
fieri autper demonstrationem, aut firmauit. Ac per definitionem et distributionem,
accuratiorem sci entiam confici, quam per demonstrationem, tenemus. Quare non sequitur,
Scio ex causa, propter quam res est quonia milius est causa. Nec aliter habere potest.
ergo, Scio steriorum, e Platone ferem sumpta es e qui v is animaduerterepoterit.
Plato enim ad instituendas artes, definitionem et distributionem proposuit. Syllogistica
e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes
bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius.
Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution
generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice
omnes sub-alternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et
Aristoteles rectem con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam
multa, quae differuntur in lib. Po do complectitur. At quo pacto ex Aristotelis
littera Ex diffentaneo. Ideoque no terit Son3 terit quis, cum logicam
inventioneimn ipsarum natura, qua litateque tota, ex causis, effectis, subiectis,
adiunctis, ceterisque. Quirendam, recte fortassis affirmet Aristototele, tamen
illud falsum, quod ad percipiendam hanc disciplinam de moribus praecepit, ut paedia
in auditore praecedat. Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse
idoneos voluit Aristoteles. Falso. Certem pueros quos damui dimus divinitate quad
ammen ti, confirmarunt. Quae non protinus quid rectum, prauúinque sit; discar.
Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil tis praeditos, ut in quibusdam,
multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per videnda. Cum dispositionem, in
eadem vel uel syllogistico conclusionis iudicio a e vortino enunciati tandem
ordinanda, ab ini stimanda et iudicanda, universatio per media ad extrema exercuerit.
Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in sua philosophia conscribenda. Antonio Persio. Persio. Keywords: implicature, dialecticis, Telesio,
Campanella, spirito come vita, animo come aria, Cicerone, Catone, Boezio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Grice e Pessina: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli sotto GALLUPPI. Cura la
sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un
saggio sulla costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia
e il carcere. Recluso nell’isola di S. Stefano, sposa la figlia di Settembrini.
Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei. Muore nella suo palazzo in via del Museo,
strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a
lui intitolata. A lui è dedicato un busto
alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico);
“Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla
regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei
diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato
del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri);
“Il diritto privato” (Napoli: Priore); “Storia della filosofia” (Milano:
Silvestri); Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia. La scuola italica venne fondata da
Pitagora che crea una filosofia matematica a CROTONE e TARANTO. L’anima,
secondo Pitagora, è un numero che si muove. L'armonia dell'anima, o la sua
rassomiglianza col divino costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa
retribuzione. La scuola di VELIA svolge pienamente l'idealismo dei Crotonesi; e
la varietà, non negata da Pitagora, esclusivamente affermata dalla scuola
gionica, venne assorbita dell'unità da Senofane, trascurata interamente da
Parmenide – VELINO (si veda) -- , e negata da Zenone – VELIA (si veda) --, il
velino. Empedocle di GIRGENTI (si veda) ed Anassagora seguirono l'eclettismo,
ma il primo fu più proclive alla setta dei crotonesi, ed il secondo alla scuola
gionica. La scessi ha a fautori i sofisti I quali sorgeano da tutte le scuole. GORGIA
di di Lontino o LIONZO (si veda), discepolo di Empedocle di GIRGENTI (si veda),
è sofista, e tale era benanche Protagora, discepolo di Democrito. Ma questi non
pensano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e colla loro
effeminata eloquenza. Nulla possiamo dire della filosofia appo i romani
perocchè essi, rivolgendo il pensiero alle cose pubbliche, non poteano ri-concentrarsi
nella severa meditazione filosofica. Epperò, anche quando la filosofia del
dritto e la giurisprudenza fiorirono del romano impero, i giureconsulti non fanno
che freddamente seguire ora la filosofia dell’orto o del portico. E se alcuno
ci obbiettasse le opere di CICERONE, di Senеса, o di PLINIO, risponderemmo che
questi filosofi saranno sempre degni di venerazione de’ filosofi, ma che non
fondarono alcun sistema NUOVO. Neander, origine e sviluppamento de’ principali
sistemi gnostici. Walsch de gnosticorum systematis fonte Lewald de doctrina
gnosticorum. Olearii, De philos. eclectica. stitui. D. Italia. Anco
in Italia ebbe il sensualismo degl’adetti. Ma in alcuni è originale, in altri
una imitazione di Locke, di Gassendi, e di Condillac. Fra’primi possiamo
annoverare ZANOLLI, MURATORI, BIANCHI, e VERRI. Il primo di questi, 7 2 be spazio è la
relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la
successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi
la scessi, tenta formare i principii più stabili dell'umana credenza, assegna
la sola probabilità alle idee morali, e riconosce che i sensi ci fanno aperti i
fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo, ma non la natura della causa.
Kirwan sostenne che non possono aver luogo gl’esseri senza una causa, che lo
nello stato di piacere assoluto non-misto a veruna pena. Da ultimo, Young,
dettando un trattato sulla forza della testimonianza, la rinchiuse ne’ confini
della probabilità, e sostenne che essa è capace di un convincimento superiore
ad ogni altra esperienza, tentando la spiegazione di molti fenomeni
intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee, dimostra che
tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità. MURATORI, che è il
solo curato fra’ filosofi ed il solo filosofo fra’ curati, indagando le forze
dell'umano intendimento, confuta la scessi mediante una morale poggiata su’ principii
della ragione e dell'amor proprio – cf. Grice, SELF-LOVE, OTHER-LOVE. BIANCHI
fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.VERRI vuole che si fosse a’
suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del senso morale. Fra’ secondi,
BALDINOTTI nega che si puo discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla
riflessione ed ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di
fatto. Lo studio di Locke, dopo l'opera di BALDINOTTI attira in Italia molti
proseliti, fra'quali possiam nominare a cagion di onore SARTI, PAVESI, TETTONI,
CAPOCASALE, e BRIGANTI. Iovano molti filosofi, arversi per fede
a’principii del Lockianismo, cercarono bandirlo; egli vi avea radicato i suoi
profondi germi che si estesero insino all’aurora del secolo presente. Fra suoi
seguaci si distinsero SOAVE, TOMASO, e VALDASTRI. SOAVE, seguendo il sistema di
Locke sulle idee acquisite, riguarda l'idea come l'immagine degl’obbietti e
fonda la certezza sulle tre evidenze di Condillac. VALDASTRI fa derivare dalla
sensibilità tutte le nostre idee, trasse il criterio del vero dal senso intimo
e sostenne nulla esservi di vero in meta-fisica se non fondato sulla economia
del nostro essere. An co Rezzonico, Corniani e Prandi danno opera alla
propagazione del condillachismo. Ma gl’italiani, benchè sensualisti, non si
nabissano nelle funeste conseguenze del materialismo francese, perocchè risenteno
ancora l'influenza della vera e sapa filosofia, la quale mai è, che si
scompagni dalle verità che crediamo DIVINA. C. Italia. Giovenale, Magneni,
Rufini, e Miceli segueno l'idealismo ed hanno a scopo comune quello di
determinare l'ideale principio costitutivo delle cose. Ma Pino da a luce la sua
proto-logia che, quantunque tenuta in dispregio da’ sensualisti, pure non
lascia di onorare l'autore e la patria di lui. Questo saggio venne diretto ad
indagare il primo della verità de' principii e delle scienze, l'uno che in se
racchiude il principio delle scienze tutte. Egli con prove ingegnose e con
sottili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane
convenzioni, che esiste un primo, causa ed origine dell'umana intelligenza, che
il primo principio della ragione è divino. Law e Hutton sono i suoi più
forti sostenitori – Law negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio e di
tempo; Hutton inclinando alle opinioni del celebre Berkeley. è strato all'uomo,
che le parole non sono [Borovshi, Notizia sulla vita e sul carattere di Kant; Jachman,
Lettere ad un amico in torno Kant - Wasianki, Emmanuele Kant negli ultimi anni della
sua vita.- Biografia di Emmanuele Kant. - Rink , Tratti della vita di Kant.
Bouterweck, Em. Kant. Rimembranze. Grohman, Alla memoria di Kant. Cousin,
Lezioni sulla filosofia di Kant -- versione italiana di F. Triochera con note
del BENEMERITO [B.] Galluppi -- Kant, Idee sulla maniera di apprezzare le forze
vive Principiorum metaphysicorum nova dilucidatio. Considerazioni
sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli spiriti] SEGNI DELL’IDEE, nè le
idee segni delle parole, che il primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso
dell'uno o primo, ovvero del divino; che l'analisi è la distinzione della
pluralità costituita dall'uno; e da ultimo che non già la dimostrazione
matematica, sibbene la scienza del primo è la ragione primitiva della scienza. Dietro
l'impulso di Premoli, dietro gli sforzi di qualche altra e università che cerca
difenderlo, il misticismo ha in Italia parecchi coltivatori, fra'quali si distinsero
FERRARI e LETI. FERRARI fa derivare la filosofia dalla rivelazione del divino, dalla
esperienza, e dalla ragione, ed assevera che il filosofo dove seguir laprima in
preferenza dell’altre. LETI, attenendosi ad un principio rivelato o positivo,
tenta fondare un sistema cosmologico sul “Genesi.” Epperò, secondo lui, tutte
le cose han principio dal divino, lapima si congiunge con uno spirito materiale
costituito come la vera forma delle cose materiali, e contenente la luce, l'acqua,
la terra, che sono volatili o fissi, e formano gl’altr’obbietti. Ma la
riforma conoscendo la propria fallacia ed illusione, De ti intese della
massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli Secco
che immediatamente attribu, segue facendo da, le però il divino [Rousseau,
Discorso sulla quistione se il risorgimento delle scienze e delle arti hanno
contribuito a depurare i costumi. Discorso sull'origine e su’ fondamenti della
ineguaglianza tra gl’uomini Lettere scritte dalla montagna; Del contratto
sociale o principii del dritto Politico; Emilio o dell’educazione; Jacobi, L'idealismo
ed il realismo Lettera a Fichte Alcune lettere contro Schelling Delle cose
divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla filosofia. Koeppen Della
rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di Kant e di Fichte
Trattati sull'arte di vivere; La dottrina di Schelling Sul fine della filosofia.
Guida per la logica. Saggio del Diritto naturale. Esposizione della natura della
filosofia. Filosofia del Cristianesimo. Politica secondo i principii dell’Accademia.
Teoria del Dritto secondo i principii di l’Accademia. Lettere ad un amico su'] C
C filosofica sperimentale preoccupa gli spiriti per lo studio degl’obbietti
sensibili; ed è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del
misticismo non ven nero accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori.
L'eclettismo ha de’ forti e valenti sostenitori. Ceva confuta Gassendi e
Cartesio; la celebre Agnesi, prevenendo il Cousin, dice non doversi aderire a
setta alcuna, ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono
alla esperienza ed alla ragione. Corsini insegna non doversi seguitare ne i
Cartesiani, nè il Lizio, ma le migliori opinioni di tutte le sette con una
specie d’eclettismo. S. 7. venne sostenuto da molti 'Glo [L'Empirismo –
Razionalismo] sofi, tra' quali si distinsero Luini, Gorini, Scarella, Ansaldi,Vico
Stellini, e Genovesi. LUINI si oppone all'armonia prestabilita di Leibnitz
accostandosi al pensiero della forma sostanziale [viene le categorie di
Kant, ammettendo nello spirito certe idee prime, e discer de la percezione
della convenienza o discrepanza di due idee dall'assenso dissenso a tale
percezione. Secondo lui, la mente umana non può comprendere come convenienti
due cose che re dell'anima, distingue nell'anima la sostanza 'le potenze i
modi, afferma che nel percepire un oggetto noi ci distinguiamo dall'atto della
percezione, che le potenze s'argomentano col ragionamento, che le forze sono
una certa condizionata esigenza delle sostanze, che colla filosofia è dato di
scoprire nell'anima una certa sovra-esistenza, e che il razionale non debbe
superare il fatto. Gorini, elevando la dottrina dell'associazione, considera
l'idea come semplice rappresentazione dell'oggetto, e sostenne il principio
logico che la cognizione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di
tre. Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion
sufficiente, prepugnano fra loro, il principio della cognizione stà nel
predicato che chiaramente si vede convenire o disconvenire dal soggetto. Infine
egli distingue gl’errori secondo le facoltà dello spirito, divide la psicologia
in fenomenale e PSICOLOGIA RAZIONALE, classifica le facoltà, spiega i sogni con
certe continue commozioni cerebrali, distinguel'anima umana da quella de’ bruti,
indica due specie d'appetito, l'una sensitiva, l'altra razionale; ed ammette
l'anticipazione in noi di qualche cosa innata, che dicesi idea. Ansaldi
dimostra che il portico non è atto a diminuire i momenti di infelicità, confuta
l'uomo macchina di Mettrie, il principio dell'associazione di Hartley, distingue
il sentimento dalla sensazione; e provando che è impossibile dedurre il fisico
dal morale, che le facoltà dell'anima sono indipendenti da’principii dell
organismo, fonda il principio morale sopra una virtù costitutiva dell'ordine
invariabile delle cose, lontanandosi dall’Utcheson e dalla dottrina dell’amor
proprio – Grice: SELF-LOVE, OTHER-LOVE. Gerdil divide l’idee in idee di modi, di
sostanze, e di relazioni, pone il criterio del vero nell’osservazione e nella
esperienza regolate dalla ragione, dichiara l'idea dell'ente un idea di
formazione, pone il criterio morale in un naturale criterio diapprovazione, che
indipendentemente dalla considerazione e del proprio utile determina il
giudizio o dettame pratico in virtù di una certa e conosciuta legge di
convenienza – il principio di co-operazione -- di che l'uomo si compiace per
natura; fa consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti oggetti, deduce
l'immaterialità dell'anima dalla diversità tra la sostanza pensante e qualunque
sostanza corporea, dall'impossibilità che la materia contenga la prima
origine del moto di sostanza e di modo; deduce l'esistenza del divino dalla
necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pone per principio che le regole
della morale per condurre al buon fine dove trarsi dalla natura umana, e colloca
il fine o la e dalle nozioni. Egli si eleva ad un sistema empirico razionale
fondato sulla storia e sulla ragione, e getta le fondamenti della scienza dell'umanità.
Il suo metodo è ricavato dalla psicologia, dalla natura della scienza, e dal la
geometria, ed in esso la facoltà inventrice, o la facoltà certa del sapere è
preposta a quella dell'ordinare o comporre. Esso è l'analisi geometrica ben
diversa da quella di Condillac. VICO venne a ridurre la filologia ad una vera
forma di scienza e da ritrarre dalla mitolo [Il nostro celebre
concittadino VICO, conosciuto più a’ tempi nostri che a'suoi, più dagli stranieri
che dalla sua patria, scrive la scienza nuova, monumento di gloria italiana, in
cui egli avea indagato i principii filosofici della storia, precedendo di un
secolo le teorie di Hegel, e Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo,
o nell'amore divino. dire una vera storia; ei pose il meta-fisica,
che in sostanza è una vera teo-logia, si è di stabilire un vero appoggiato al
senso comune ed all'ordine eterno delle cose, qual è il divino. Da questo
priocipio VICO deduce che tutte le scienze emanano dal divino, rimangono
comude 3 una na velle; che e criterio del vero: nel senso cerca surrogare
il principio dell'autorità universale a quello della ragione individuale.
Questo senso comune di Vico è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente
sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta nazione, o da tutto il
genere umano. Secondo VICO, il vero è diverso dal CERTO, inquantocchè quello è
riposto nella conformità della mente coll'ordine delle cose, e questo nella coscienza
sicura dal dubbio, quello fondasi sulla ragione, e questo sull'autorità. La
meta-fisica è quella che stabilisce l'ente e il vero, ed è legata
necessariamente alla religione romana cattolica. Lo scopo della sua , nel
divino, e tornano al divino solo; che il divino è l'infinito posse, nosse
, velle > ; corpo, contiene una virtù infinita di estensione che
va all'infinito, e che dipende dallo sforzo dell'universo; e che il conoscere
chiaro in meta-fisica è vizio, cosicchè approfitta in meta-fisica colui che si è
perduto nella meditazione di questa scienza. Nella sua Psicologia VICO
distingue la sostanza intelligente dalla corporea. Indi sostiene che quella è
l'anima ed ha la sua sede nel cuore, che
in essa esistono le facoltà della memoria, della fantasia, dell'umano arbitrio;
che la mente umana l'uomo è il posse, posse, nito, che tende all'infinito; che
l’Ea te è Dio, e le creature esistono per partecipazione; che la causa unica è
quella che per produrre l'effetto non abbi sogna d'altra; che l'essenza
consiste ia una indefinita virtù; che l'anima è diversa dal corpo e dalla
materia;che il 4 > 2 pe'pervi, che si danno gl’universali, o l’idee come forme
delle cose che queste sono create dal divino, e che l'anima distingue l'uomo
dalle bestie. Il non intende [VICO considera l'uomo come ente fioito
procedente dal divino, superiore agl’altri animeli per la ragione, e in cui
distinguesi la natura innocente dalla corrotta. L’uomo è naturalmente
socievole, onde in lui un LINGUAGGIO. La sua vita propria è quella che è
consentanea alla natura. A lui appartengono l'umanità o l'altrui
commiserazione, il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune cognazione di
natura, l'istinto alla fede, il pudore, e infine la brama dell'onore. L'uomo
insomma è un essere costituito d'intelletto e di volontà, corrotto in entrambi
dagl’errori e dalle passioni, ma capace dello sforzo della mente al vero che
come equo bene è il giusto, conformità della mente all'ordine è l'onesto. La
giustizia, secondo VICO è la virtù universale. La virtù è la stessa ragione, e
distinguesi in prudenza, come, temperanza e fortezza; e causa della
società è l'onestà. Noi abbiamo verso il divino de’ doveri a soddisfare col
culto, senza onestà non può darsi società civile, la giustizia dev'essere
universale o architettonica, perchè uno è il divino. VICO nella sua Scienza
nuova parte dall'idea o cognizione del divino che illumina gl’uomini e tutto
dispone co'suoi ordini prestabiliti. A questa idea principale si rannodano le
seguenti. Questo mondo è diretto dalla provvidenza divina. Questo mondo civile
fatto dagl’uomini non è molto antico. In esso tutte le nazioni convengono sulla
religione, sul matrimonio solenne, e sulla sepoltura. Su questi surgeno le
nazioni più barbare. Tutte le nazioni percorrono III età: I età degli dei –
GIOVE, MARTE, QUIRINO --, II età degl’eroi – ENEA, ASCANIO, ROMOLO --, III età
degl’uomini – BRUTO, CICERONE, OTTAVIANO; III diverse lingue: I geroglifica, II
simbolica, III volgare – il latino. Le nazioni furo prima di natura cruda, indi
severa, quin di benigna, e poscia dilicala; la forma di governo è o teo-cratica
o è delle repubbliche democratiche o aristocratiche, o finalmente è quella
delle monarchie; formate le città nasco BO.le tras-migrazioni de’ popoli, ed il
dritto naturale delle genti. Cresciute le nazioni, l'equità civile rafforza il
dritto naturale. Tutto ciò dura finchè non sopravvengono delle grandi crisi per
mutare il mondo civile. Queste vicissitudini umane formano il corso e il
ricorso della nazione italiana nel quale si ravvisano III età, degli dei –
GIOVE, MARTE, QUIRINO – II degl’eroi – ENEA, ASCANAIO – ROMOLO; III degl’uomini
– BRUTO, GIULIO CESARE, OTTAVIANO; tre specie di natura: fantastica, eroica, e
intelligente; tre specie di costumi: religiosi, colerici, e officiosi; tre
specie di dritto naturale: divino, eroico, umano; tre specie di governo: I teocratico,
II aristocratico o III democratico, e monarchici; tre specie di lingue, I mentale,
II eroica e III di parlari articolati; tre specie di caratteri, geroglificii,
eroici e volgari, aleo VICO idea gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri
-in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza, divina, eroica, ed umana; tre
specie di autorità: divina, eroica ed umana; tre specie di giudizi: divini,
eroici, umani; tre specie di tempi: religiosi, eroici, e civili. Tutte queste
cose hanno apco un ricorso. Il corso e ricorso è fondato sul fatto. La storia
ideale non è propria de Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute ma
di tutto il mondo. La Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Te-ologia
ragionata, di filosofia, di storia delle umane idee, di critica filosofica, di storia
ideale eterna, di sistema del dritto. naturale e delle geộti, di scienza de’ principii
di storia universale. Questo grande uomo ha delle lodi e delle accuse, ma
sarebbe lungo e difficile il giudicarle per vedere se le une o le altre preponderano.
Epperò altro non facciamo che rimapere stupiti come intempi tantomeno
civilizzati de' nostri che si addimandano civilissimi l’Italia abbia dato alla
luce un ingegno sì 'straordinario e maraviglioso. La filosofia del VICO rimane
ignota per lungo tempo all'Europa. Ma ha anco ra de continuatori fra’ quali
vennero ad altissima rinomanza STELLINI e GENOVESI. STELLINI analizza le facoltà
umane, affermando che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla
proporzione o dall'equilibrio di tutte, e fecede rivare la virtù
dall'equilibrio tra le facoltà e le affezioni umane. Nella sua opera sull'originee
su’ progressi de’costumi dimostra esservi tre epoche della natura umana, cioè
quella de’ sensi che servono all'animo, quella dell'animo che serve a’sensi, e quella
del mutuo commercio tra l'anima e i sensi. STELLINI integra, per dir così, la
filosofia vichiana , in quantocchè Vico cerca nella storia la morale delle
nazioni con quella degl’individui, e STELLINI fa la storia de costumi degl’individui
colla morale delle nazioni, comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i
principii morali dalla natura delle cose che si offre spontanea alla nostra
contemplazione, dando una unità sistematica alla scienza della morale, e
riducendo la dottrina della virtù alla sola grandezza. FILANGIERI, PAGANO, ed
IEROCADES proseguino quasi in silenzio la via luminosamente segnata da VICO e
STELLINI, ma colui che si fa chiaro, e fra' Vichisti e tra gli’empirici razionali,
è GENOVESI, nostro concittadino. Egli nella sua meta-fisica sostiene che non
possiamo avere idee distinte intorno alla sostanza, che l'essenza consiste in
varie proprietà, e che si distingue in reale, nozionale e nominale. L'anima
secondo lui, è lo stesso subbietto pensante ed intelligente, ed è dotata
d'intelletto e di ragione della percezione, del giudizio e del raziocinio; per
ben filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle idee che possiamo avere, che
la verità sia chiara ed evidente, mai il filosofo non il principio
dell’autorità e dell'arte critica, cità della mente umana e della estensione
della conoscenza. Secondo lui, la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni
stabilite se non quándo ci si presentano dell’obbiezioni. Egli dichiara
imperfetta la scienza teo-sofica e conchiude che ascendiamo al Verbo per via
della ragione. Segue il principio che rion sidapno nemmeno l’idee intellettuali
senza; un moto corrispondente nel cervello> ammette il principio del vero e
del falso il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e storica >
> . della capa ra umana morale è mossa dal conoscere la
natu in che trovansi due forze, l'una concentrica e l'altra diffusiva che
entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità. Scopo della morale è
quello di regolare e non distruggere l'uomo. La legge naturale è risposta de
dae precetti di attribuire i proprii diritti al divino a te ed agli altri, e di
fare tutto che conviene alla felicità del genere umano. Egli ripone la legge
morale nella ragione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola
che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali
delle cose ordinate, e per la quale v’ba un'obbligazione perfetta che è della
forza e della giustizia, ed un obbligazione imperfetta che è la legge
dell'umanità. Egli dimostra ancora che l'utile è il più bello indizio di una
legge generale che punisca o premii talune azioni, e che tutti i doveri si
riducono si a rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acquistar le
proprietà, perchè non s'invadano le proprietà di coloro i quali sono al
medesimo piano dell'universo con noi. GENOVESI non è un filosofo originale, ma
è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza, per la sua critica; e se
talvolta si desidera in lui maggior ordine, maggior precisione, ciò nasce
appunto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia
italiana. S all'immaginazione- De 2 Antropologia di Gorini-Luini, Meditazione
Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di perfezionare la filosofia morale. Saggio in torno
traditione principiorum legisnaturalis- Elementa Logicae, Psychologiae, ac
Theologiae naturalis, auctore Scarella Gerd il., Anti Emilio o Riflessioni
sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau. Piano degli Studii Logicae
Institutiones Storia delle sette de’ filosofi. Principii della morale cristiana.
Origine del senso morale. Memoria dell'ordine del divino e della immaterialità
delle nature intelligenti. Philosophicae Institutiones quibus Ethica seu
Philosophia practica continetur VICO: De nostri temporis studiorum ratione-
Dell'esistenza De antiquissima italorum sapientia. De uno uni versi juris
principio et fine uno liber unus. De Constantia jurisprudentis liberalter-
Principii di scienza nuova STELLINI: Ethices Opera omnia PAGANO, Saggi politici
Discorso sull'origine e natura della poesia. GENOVESI: Elementa metaphysicae. Elementorum
artis logico criticae. La Logica. Istituzioni di meta-fisica pe’ principianti. Diceosina
o sia Filosofia del giusto e dell'onesto. Per dar compimento alla esposizione
dell'attuale filosofia italiana e insieme allo svolgimento storico de'si stemi
filosofici non rimane che esporre lo stato della filosofia in Italia al secolo
presente. I filosofi italiani oggdì si dividono nelle V classi dei sensualisti,
degl’idealisti, de’ mistici, degl’eclettici e degl’empiristi razionalisti. La
tendenza della filosofia italiana al dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo
benchè si ravvisi qualche avanzo di sensismo, e som qualche
imitazione dell'idealismo alemanno non che del misticismo francese e del
eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone GALLUPI che, colla potenza della
sua dialettica, e colla severità del metodo analitico, rappresenta
eminentememente la filosofia in Italia, movendo guerra sì all'idealismo di Kant
che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideo-logico dei
diversi sistemi di filosofia esporremo pri mamente le dottrine degl'empirici.
Po scia verremo agl’idealisti, a’ mistici, ed agl’eclettici; e da ultimo agl’empiristi-Razionalisti.
POLI: Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tenneman. Gioberti:
Del Primato morale e civile degl'Italiani. I capi del sensualismo italiano nel
secolo presente sono Gioia, Romagnosi, e Lallebasque. GIOIA (si veda), fondando
la sua filosofia sul la ricerca de’fatti, non fa che mirare aduna scienza
popolare. Procedendo in tal modo egli trova tre facoltà fondamentali: la
sensazione, l'attenzione ed il raziocinio. Indaga l'origine delle sensazioni e
dell'istinto, ammise l’organizzazione e gli stimoli esterni come cause
dell'istinto, e spiega l'anomalia delle sensazioni, e le loro leggi, por gendo
un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come
norme misuratrici della in telligenza. Riguardo a'prodotti intellet tuali e
morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con
una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n
sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come non sempre
effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e
del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario
delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco no sulla felicità, sulle
facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e
rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite
alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro
ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la
sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, GIOIA dove
soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin
cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità
dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di
atti uti li disinteressati. Il sistema di GIOIA è erroneo e difettoso , perchè
tende a generalizzare il sensualismo, favorisce il sistema del piacere,
approssima l'ideologia alla fisica, analizza superficialmente ed inesattamente
i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca o un
principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una filoso fia
pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio avvalorato dalla
induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed una scelta
erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun
tedanonpochierroriavrebbero formato di Gioia un pensatore non mediocre. ROMAGNOSI
(si veda) segue, nel suo metodo, ne'suoi principii, e nelle suededuzioni, l'empirismo,
ma un'empirismo psicologico, da lui manifestato, cercando il principio del dritto
nale nelle relazioni appoggiate Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle
co se, dimostrando che l'arte di governar la società deve riuscire l'ordine
morale di fatto perfezionato, e che nella spo sizione dell'ordine teoretico e
pratico debbe aver luogo la storia della natura umana e delle sue relazioni 3
nendosi la ricerca de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le
astruse indagini della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia ,
la dinamica dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche
del conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e
degli altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze
compresa in un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e
naturali cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il
sentire è diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle
cose ; che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il
moltiplice , al semplice il complesso, che perciò è suo ufficio il conformare
gliatti psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in
ogni giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ;
che laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri
cevuta e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio
ne dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato
o a priori riguardo alle idee che tutte e una derivano dalla
sensazione combinata col la reazione o dalla competenza dell'Io combinata con
quella degli obbietti e sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio
di contraddizione , consi dera la causa come un non so che rac chiudente il
concetto d'una potenza pro duttrice di un atto o di un fatto; ne ga le idee
iunate pel principio che l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere
dall'acquisito ciò che vi si rattrova d'innato; considera il valore della prova
nella certezza , e nel dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile
degli ele menti delle prove è fondamento univer sale e primitivo del loro
impero. La morale, secondo lui, stànel proporzionare la natura de' mezzi
secondo la speciale considerazione del fine. Il principio generale della sua
morale è l'ordine della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello
della conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi
delmiglior bilità , e nel dubbio nella proba Lallebasque congiunge alla
scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo [È comune opinione che sot
to il nome di Lallebasque tenga celato quello del caraliere BORRELLI:
essere umano; e che mira al benesse re all'utilità fisica o morale ed alla
umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le leggi naturali per cui
l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a seguire l'ordine morale di
natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil ne pose le basi nella natura
nella religione, nell'agricoltura, nel governo, nella concorrenza; ed il prin
cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente vasta, un ingegno acuto e
profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i suoi pregi; ma è in e
qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore quanto lo predica rono i
suoi proseliti, e per l'empirismo da lui professato, e per le diffi coltà della
scienza, là; g
lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata, riprodotta ed aumentata; ed è
lo stesso che l'idea , tranne che questa si adopera più di frequente a signifi
care le funzionidell'intelletto. In quan to al giudizio, egli distingue quello
di occupazione da quello di attenzione;e riduce ogni giudizio a quello di diver
sità; considera il raziocinio come l'atto onde due idee producono un giudizio
per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà egli sostiene che il calcolo voli
tivo e l'atto prelativo si risolvono in un giudizio di preferenza pel quale la
volontà sisviluppa come un'azionecon cui l'animo eccita i nostri organi a pro
cacciarci ciò che abbiam prescelto. In trattando della scienza etimologica, egli
ripartisce le lingue in radicali e produttive. Indaga l'origine delle parole e
le loro cause, che sono l'imitazione, il bisogno, il comodo, l'arbitrio. Riconosce
due mezzi per trovare le lingue radicali: la ricerca de'popoli che han
comunicato con quello per la cui lingua han luogo le indagini etimologiche,
e l'attignere dalla lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a
formarla. Un luogo stuolo di empiristi tenne dietro a questi Àtre pensatori.
Gigli de finisce la filosofia la scienza di ciò che può conoscersi con esatte
osservazioni e con esperienze bene istituite. SAVIOLI è seguace di Locke e di
SOAVE. Troisi riconosce ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee.
MAZZARELLAriconosce l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive
dell'essere semplice ;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col
mezzo de'sensi. PEZZI nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee
astratte. Accordino fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità,
e riguarda l'uomo neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa
ove non è impresso alcun carattere; MARA no distingue la percezione dall'idea e
preferiscel'analisi. ABBÀ fa dipendere le idee dal senso e dall'azione
dell'anima. ZELLI afferma che l'uomo riceve le losofico sulla coscienza. TESTA afferma
che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e fi -prime
idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che esce dalla sfera
del mondo sensibile. PASSERI riconosce l'influenza del fisico sulla rettitu
dine delle nostre azionispirituali. SANCHEZ niega alla ragione la conoscenza
dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi. GATTI dichiara esser la
sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale vivente. BONFADINI riconosce
il metodo induttivo come mezzo logico della verità, e spiega l'origine delle
idee coll'analisi e coll'astrazione. REGULEAS pretende nell'anima altro non
esservi che il sentire. BRUSCHELLI trae l'esistenza del mondo e del divino dall'osservazione
de' fatti che ne circondano. GRONES dichiara la metafisica la scienza delle
cose astratte conoscibili per mezzo dell'osservazione costante e delle esperienze
accurate. PIZZOLATO forma della filosofia una scienza fenomenical. BUTLURA poggia
il sapere ro, studiarne i fatti sono i soli mezzi sicuri d'ammaestramento.
BRADI riduce la certezza alla diretta cognizione del modo di essere speciale
degl’obbietti. FAGNANI fonda il suo sistema gloso-fico sul dinamismo e sulla sensibilità.
BRAGAZZI propone per facoltà d'apprendere l'osservazione de'fenomeni dello
spirito e per criterio del vero la verificazione. COSTA sostiene la memoria e
le altre facoltà a simiglianza della sensazione, ed ammette l'origine delle
idee generali e normali dall'idea individuale. FERRARI segue il principio
dell'associabilità interna e FELLETTI quello dell'utile umanitario. L'empirismo
venne applicato alla pedagogia da PASETTI, FONTANA, TOMMASEO, e RENZI, alla storia
da ROSSI, alla estetica da CICOGNARA e DELFICO, e dalla genealogia delle
scienze da PAMPHILIS, ROSSELLI, e FERRARESE, che riunisce tutti i rami delle
scienze a quella dell'uomo, seguendo il principio che in esse tutto è relativo a
noi. [e Gioia : Il nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle
scuole Logica Statisti Elementi di filo Ideologia. Esercizio logico. Nuovo
prospetto delle scienze economiche. Del merito e delle ricompensa. Dell'ingiuria,
de'danni, e del soddisfacimento. Indole, estensione, e vantaggi della
Statistica ROMAGNOSI: Che cosa è mente sana? Indovinello massimo. Della suprema
economia dell'umano sapere. Vedute fondamentali sull'arte logica. Dell'insegnamento
primitivo delle matematiche. Assunto primo della scienza del dritto naturale. Introduzione
allo studio del dritto pubblico universale. Dell'indole e de'fattori dello
incivilimento. Biblicteca italiana. Vari articoli di filosofia. L'antica filosofia
morale. Genesi del dritto penale. Progetto del codice e della procedura penale.
LALLEBASQUE: Introduzio De alla filosofia naturale del pensiero la - - -
cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali Fel en -ia oi. Eila,
alla . ea dal Fer àa cipii della Genealogia del pensiero. BORRELLI: Gia Troisi:
L'arte di ragionare. Istituzioni metafisiche. Mazzarel Intorno a'principii
dell'arte etimologica gli. Analisi delle idee la. Corso d'ideologia elementare.
BINI: Lezioni logico-metafisico-morali. PEZZI: Lezioni di filosofia della mente
e del cuore, riformata e dedotta dall'analisi dell'uomo. ACCORDINO: Elementi di
filosofia. Regole dell'arte logica. Marano ABBÀ: Elementa Lo Pringices et
Metaphysices. ZELLI: Elementi di metafisica. PUNGILEONI: Dell'udito vista. Alberic:
Del nescibile. Passeri: - e della Della natura umana socievole. Sanchez:
Influenza delle passioni sullo scibile umano. GATTI (si veda): Principii d'ideologia.
BERTOLLI: Idee sulla filosofia delle scienze morali e politiche. GERMANI: Dell'umana
perfezione. SCARAMUZZI: Esame analitico della facoltà di sentire. BONFADINI: Sulle
categorie di Kant. REGULEAS: Nuovo piano d'istruzione ideo-logica elementare.
BRUSCHELLI: Praelectiones elementares logico-metaphisicae. BUTTURA: La
coscienza logica. TESTA: Introduzio ne alla filosofia dell'affetto. Filosofia
dell’affetto. BRAVI: Teorica e Pratica del Probabile. FAGNANI: Storia naturale
della potenza umana. Elementi dell'arte logica. BALDINI: Cenni sopra un corso
di filosofia. RAMELLI: Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali.
NESSI: Schizzo intorno i principii di ogni filosofia. OCHEDA: Filosofia degl’antichi.
GRONES: Ricerche metafisico-matematiche sulla lingua del calcolo. PIZZOLATO: Introduzione
allo studio della filosofia dello spirito umano. SAVIOLI: Institutiones
metaphysicae in Epitome redactae. ZANDONELLA: Elogio di Bacone. COSTA:Del modo
di comporre le idee. FERRARI: La mente di Romagnosi. FELLETTI: In torno ad
una nuova sintesi delle scienze. PASETTI: Sull'educazione fisico-morale. FONTANA:
Manuale per l'educazione umana. TOMMASEO: Scritti varii sull'educazione. RENZI:
Sull'indole de'ciechi. ROSSI: Studii storici. CICOGNARA: Ragionamenti su bello.
DELFICO: Pensieri sulla storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima.
ricerche sul bello. PAMPHILIS: Genografia dello scibile considerato nella sua
unità d’utile e di fine. ROSSETTI: Dello scibile e del suo insegnamento.
FERRARESE: Saggio di una classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e
morale. Delle diverse specie di follte. Ricerche intorno all'origine
dell'istinto. Trattato della mòno-mania suicidia. Esame dello stato morale ed imputabile
de'solli mono-maniaci. Elementi di ito e dela. PASERI Paseri: Sanchez:In
- - umano Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di orie di Kant uzione
Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiia delPro e delap e logica-
del ideo orso dinilo spetto del ali- NESSI filosofia – e sula oduzione a GRONES
: lin - ee umano – in Epitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran
numero di fautori che si procaccia l'empirismo, pure si avverte ilbisogno di
spiegare la natura umana non dall'esperienza, ma dalla subbiettività dell'uomo.
Epperò sorgeno i razionalisti a combat, il secondo affermando l'assoluta
necessità delle idee innate, o de principii apriori, ed il terzo annunziando
esser la filosofia una scienza degl’enti di ragione. LUSVERLI considera le
facoltà come COLUI il quale da una forma siste ! un potere di produrre
qualche effetto, dipendente dalla forza spirituale. DEFENDI riconosce ne'sordo
muti l'idea dell'ente in universale, e PARMA nel fondo di ogni esistenza rattrova
l'essere. CERESA afferma essersi im battuti nel vero coloro i quali riposero il
principio del conoscere nella pura subbiettività che è sola infinita,
spontanea, positiva, e tale che l'uomo per suo mezzo elabora la sua
obbiettività. o tere le tendenze empiriche; ed aspira rodo a spiegare i
problemi più difficili della filosofia; ma non si elevarono alle chimere ed
alle astrazioni del trascendentalismo alemanno. Maggi, Bianchetti, e Receveur
coltivarono il razionalismo pel suo lato obbiettivo. MAGGI cerca un sommo
archetipo logico e supremo, P 1aspira 1 dificili ronoale Trascen
ilBian: tempo , di spazio , di iriposero 0 ilha etiro, RECEVEUR an na scienza considera che tipolos afermando
ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale; eld stenza rat essersi im pura
possibilità dell'essere medesimo. Secondo RECEVEUR, quest'idea è è innata, poichè
non proviene nè da'sensi nè dal sentimento dell'io, nè dalla riflessione; e da
essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza. Egli
si propone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via,
combattendo i sistemi che hanno perturbate le menti e disonorata la filosofia,
e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla certezza.
SERBATI segue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella dell'ente
nell'universale. Egli preferi che riducesi a’ due sce il suo metodo assiomi di
non assumere nella spiegazio ne de'fatti dello spirito umano, nè meno nè più di
quel che è necessario a spiegarli. Egli parte dal principio che l'uomo pulla
può pensare senza l'idea dell'ente; che quindi la qualità più generale delle
cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez matica al razionalismo
si e SERBATI. Egli si di di essenza, di causa , rma siste moto, e di estensione. sso è il senti mento
intellettuale, l'intelletto medesimo. Ecco i punti principali della sua teoria.
L’anima ha due potenze originali: l'intelletto, che ha per obbietto essenziale la
forma e la sensibilità che è esterna se ha per obbietto un corpo, interna se ha
per obbietto l’io. La coscienza upisce la sensibilità all'intelletto con una
sintesi primitiva, il cui effetto è la ragione scorgendo i rapporti generali,
ed è la facoltà di giudicare congiungendo l'attributo al subbietto la
sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la ragione
produce le percezioni intellettive; donde la facoltà di generalizzare e la
libertà all'indefinito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue la
sensazione dalla percezione sensitiva, l'idea di una cosa dal giudizio sulla
sua sussistenza, la percezione sensitiva dalla intellettiva, un atto dello
spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile che
l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;
I che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose
percepite; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la
cognizione de'corpi, di noi; del divino, ed anco la legge morale. Per tal modo
l'idea dell'ente è, secondo lui, il primo principio innato nella psicologia e
nell'ontologia, il criterio del vero e del certo nella logica, il principio
supremo del bene e del dovere nella m o rale. senti nedesi lasua Itoeso
chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene
CON Terce adal 0;he :cold acele Non rimane che dirqualche cosa in torno al
nostro concittadino COLECCHI, seguace in qualche modo della filosofia di Kant.
COLECCHI pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali espone le leggi
della ragione che egli dichiara comuni ad ogni sistema fi losofico.Il principio
del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel
tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la
sensibilità non può riponersi nello stesso me, cioè che il cel indef. uomo
berce 7atto atto. eche vario delle rappresentazioni nasce
all'occasione del di fuori che modifica il sen so; che la riunione del vario nello
spazio e nel tempo è opera della fantasia, è e quindi chel'unità sintetica
dell'oggetto nell'esperienza è un prodotto della fantasia di accordo con
l'intelligenza. Secondo lui, l'induzione fisica è diversa dall'induzione
matematica inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze
necessarie ed universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i
termini di questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in
comincia da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi
della ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data
la to talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendo
quello che è con quello che appare,. lità delle parti del tutio dato nella
divisione, la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli
effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota- della
natura e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un
ente assoluto, dotato di tutte le possibili realtà, il divino. Nella morale, egli
sostiene che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità
di legge morale, che le due idee del giusto e dell'ingiusto sono originarie e
non fattizie, e che le regole etiche, le quali dirigono l'uomo interno sopo
essenzialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno. Colecchi
non è solamente seguace del Kant; ma egli cerca armonizzare colla morale i
pensamenti del Vico sulla filosofia e sulla legislazione; anzi poichè le verità
del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica, Colecchi ha saputo
raccogliere un seme da'principii di questa per produrre novelli frutti e
contribuire allo a vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur: Institutionum
philosophicarum elementa Maggi: Critica sistematico-univerle e guida alla
rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico
metafisiche. Lusverli: Isti Defendi: Sul dolore estetico e sull'entusiasmo,
ragionamento. Parma: Supplimenti sul sansimonismo. Serbati: Saggio sulla felicità.
Saggio sulla unità dell'educazione. Opuscoli filosofici. Saggio sull'origine delle
idee. Principii della scienza morale. Frammento di una storia dell'empietà pii
e leggi generali di medicina e filosofia speculativa, Colecchi: Quistioni filosofiche.
Ceresa: Princi.] Il sensualismo venne anco combattuto da taluni che, seguendo
l'esempio della scuola teologica Francese, si elevarono al misticismo e
fondarono la scuola de’ soprannaturalisti, che fanno prevalere la fede ed il
sentimento sulla riflessione e sulla ragione. Primo fra questi, Palmieri
attacca di fronte l'empirismo, mette in campo le idee innate come impressioni
permanenti e modifcazioni dello spirito, afferma che sonovi nello spirito delle
idee e delle impressioni non avvertite e la teologia hanno lo
stesso scopo, cercano un solo vero discutono gli stessi principii, esse non ponuo
essere due scienze. Mastrofini si vapta autore di una meta-fisica subli-
.attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole
impresse nell'anima; e ri-vendicando l'autorità de'libri sacri, confutando il
Kantismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato èdell'uomo
sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddizioni manifeste, e che il solo vero
è il soprannaturalismo che è l'unico, e non contraddittorio, quando anche la
ragione non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Manzoni stimando
incompiata la filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto
indipendentemente dalla religione, e la distinzione tra la filosofa e la religione
come una imperfezione, si accosta al soprannaturalismo, sostenendo che la
filosofia morale va congiunta alla teologia, che la ragione naturale è
imperfetta, e che se la filosofia e. Il nome di Licinio Ventebranz è
anagrammatico ed é celato in esso quello di Albertini me in cui applica la
filosofia alla teologia; Ventenbranz predica una filosofia eclettico-cristiana;
Perolari Malmignati sostiene che la sola filosofia verissima è la morale
cristiana. Olivieri e Pasio sostengono una morale dedotta dalla ri-velazione.
Cesare Cantử dimostra che, dovendosi basare la giustizia positiva
sull'assoluta, non puo giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non
colla religione positiva; che l'umanità è regolata dal divino, che il
linguaggio della parola è dato dal divino all'uomo e con esso tutte le idee
primitive di giustizia e di rettitudine morale. Parma pretende che ogni sistema
filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla dimostrazione,
e che sola la filosofia religiosa assume tutti gl’elementi del materialismo,
dell'idealismo e dello scet Riccardi fa
consistere il difetto di ogni filosofia del vizio logico e morale di sostituire
la parola natura al divino; e pretende la scienza essere essenzialmente
religione, non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo al divino, la
filosofia non dover concludere contro i fatti della ri-velazione, la stessa
fisica esser falsa se a questa è opposta. Ventura cerca identificare la
filosofia alla ri-velazione. Secondo lui, la filosofia statutta nel metodo, il
fondamento della certezza è riposto nel senso comune, l'intelletto e la verità
costituiscono un tutto indissolvibile, l'uomo si rapporta al divino, la
convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il sommo vero ed il
sommo bene, l'uomo debbe conosce ticismo, epperò, secondo lui, la
teologia è un ingrandimento dell'umana ragione, o la scienza dell'umanità
illustrata da'più alti intelletti, la filosofia non è che la religione, essa
comprende la teo-logia, 1'etica, la logica e la fisica e debbe re Dio mos
[Gioberti è un sostenitore del misticismo. Egli cerca surrogare l'ontologia al
ta psicologia, e il metodo sintetico all'analitico; segue il dommatismo,
cercando dedurre ogni cosa con logica stretta e severa; unisce la filosofia
alla teo-logia, subordinando la prima alla seconda; e distinguendo la parte
razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo ente, in
relazione alla mente umana; e, dopo aver presentata una dottrina dell'assoluto
si intrattiene a mostrarne lo svolgimento in tutte le forme delle scienze umane
e divine. Secondo lui, la un tutte le sue parti decidere coll'autorità
generale. Intorno a Gioberti e mestiere leggere la nota di ROVERE (si veda)
SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di Massari cui è titolo: CONSIDERAZIONI
SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA propo DI GIOBERTI (Progresso).
V. de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo spirito,
cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di sostanze, ed
un atto col quale l'ente si collega alle esistenze; il nostro pensiero intuisce
questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede ogni intuizione
particolare, e per cui mezzo l'intelletto percepisce leproprietà essenziali dell’ente
mercè la ri-velazione; l'idea non può addivenire obbietto di riflessione senza
la parola interna, quindi è necessario l'intervento del linguaggio per opera
della ragione; vi è gran differenza fra l'intuizione e la riflessione, fra il metodo
ontologico e il metodo psicologico, e d'accanto alle facoltà che a p > >
sizione. L’ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le
nozioni dello spirito umano; ogni suo membro esprime una realtà obbiettiva
assoluta e necessaria nell'Ente, relativa e contingente delle esistenze; questi
due membri son legati dalla creazio una > e non ha lasciato di
cadere in molti gravi errori, specialmente quando egli prendono
l'intelligibile, avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza
poterlo giammai conoscere. L'ente si offre al nostro pensiero come lecido e
tenebroso; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la
teologia tra’dogmi ri-velati e i razionali. Egli applica la sua formola ideale
a molti problemi di logica, d'ideologia, e di meta-fisica; prova la sua
fecondità e larghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere;
imprende a delinear nela storia attraverso le opinioni, le credenze, e le rivoluzioni
de'popoli, ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi
potevoli di filosofia. La sua filosofia offre il primo esempio di una meta-fisica
ortodossa, ma ardita ed originale; sicchè può dirsi aver egli tentato di
mostrare i legami tra la filosofia e la ri-velazione cattolica estimando il
progresso delle scienze sperimentali e lo svolgimento della civiltà
ma attaccando il metodo psicologico, afferma che esso e la cagione del mate e quando
sostituisce al metodo analitico il sintetico. È principio riconociuto da ogni
sana mente che l'analisi di per sè sola non può menare allo scoprimento della
verità; ma è falso che la sola sintesi si adatta a darci la nozione del vero.
L'unico metodo è quello di conciliare l'analisi alla sintesi; perocchè vi sono
delle idee che conoscia mo per mezzo della sola analisi, e delle altre che
conosciamo per mezzo della sola sintesi. E poi l'accagionare Cartesio di tutte
le dottrine materialiste palesa una immoderata avversione al psicologismo che
da alcuni si vuole esser l'ultimatum della filosofia, ma dal quale noi stimiamo
doversi partire per giungere al l'ontologia, alla conoscenza della legge che
regge il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile. Del resto Gioberti
evitando ed il pan-teismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao
go, · rolar [Malmignati : Lezioni filosofiche. Parma: Sulle opere di
Gerbet. Supplimento sul Sansimonismo. Cantù: Notizia di Romagnosi. Riccardi: Lapratica de'buoni studi. Discorso sulla
filosofia. Ventura: De methodo philosophandi. Gioberti: Introduzione allo
studio della filosofia. Errori filosofici di Serbati. Teorica del
sovrannaturale filosofia estetica. Saggio sul bello e Principii di Del Primato
Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi degl’italiani co-politiche di Lamenoais.
parallogismo nel dedurre con ragionamenti a priori la scienza de' Gniti da
quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della ri-velazione cattolica.
Palmieri: Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti dell'ateismo e della
incredulità. Manzoni: Osservazioni sulla morale cattolica. Mastrofini: Le usure
Olivieri: La filosofia morale. Pasio: Elementa philosophiae moralis cum notis. Albertini:
Discorso critico intorno a’ pregiudizii ed errori ed a'tanto disputati due
metodi d'insegnare le scienze astratte. Lo Spirito della Dialettica. Pe C C
- osserva che i sensualisti hanno preso una strada erronea occupandosi
della quistione sull'origine delle idee e mischiandola con quella sulla realtà
dell'umano sapere che essi non han conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui
tralasciando l'analisi dell'essere interno, che non hanno avanzato la scienza, non
potendovi essere scienza Glosofica filosofica senza la cognizione dell'uomo
intelligente e morale; epperò cadde in errore coloro i quali lo annoverarono
tra'sensualisti. Il suo metodo è di ricercare tutto che i filosofi italiani
hanno scritto intorno ad esso .1
ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi
do, iïdi osofi civile che zione della scuola scozzese. Oltre Sebastiani e Corradini,
dobbiamo poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a
coltivare l'eclettismo tra questi ROVERE (si veda) e WINSPEARE (si veda) Winspeare.
Rovere, comparando, sceglien e fondendo i loro trattati, ecco l'ecletismo. Il
principio che egli accoglie è di esaminare non solo i fenomeni sensibili, ma gl’interni,
cioè i fatti e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come
fatti esteroi, o incompiute per aver trascurato una di queste serie; e, secondo
lui, le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono combaciare con le
opinioni del senso comune, quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che
credono mostrare che il genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i
principii e tale è il metodo degl’eclettici e degli scozzesi, e se la scuola
cui appartiene un autore debbesi rilevare dal metodo e dai principii, possia modire
che l'autore si approssima all'eclettismo della scuola scozzese. Veniamo ora al
le sue principali opinioni. La filoso > venne dagl’uomini cercata; ma questi
hanno mancato di buon metodo non serbando proporzioni tra’ diversi elementi che
costituiscono la natura; ne’ filosofi italiani ben meditati e specialmente nel
Galilei vi è il vero metodo sperimentale. ROVERE lo riduce ad un mezzo che ha
per fia esiste, della coscienza materia lo scibile, per fine il vero e lo
fa consistere nelle V arti: preparatoria, inventiva, induttiva, dimostrativa,
distributiva. Egli pone il criterio di certezza nell'intuizione immediata, o
meglio nell'identificazione dell'oggetto con noi, distingue nella conoscenza
l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato, e cercando un legame tral'oggetto
el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si
identifica col cogoito; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra mente
il quale conosce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze, nonchè
l'intuizione mediata o l'atto di nostra mente, il quale per la certezza
assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle
realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tempo; fonda la
certezza sulla duplice intuizione sul senso intimo e sul senso comune, nega che
i principii apodittici e gl’assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione, fa
derivar la causa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano
di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO successione
delle esistenze e ripone il criterio del vero nella conversione del fatto
operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra
spontaneità e mette capo al senso comune. L'ultimo che sia venuto in campo
a sostenere l'eclettismo scozzese è Winspeare in suoi Saggi di filosofia
intellettuale. Dalla prefazione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si
rileva che egli è parteggiano della scuola scozzese, pero chè la difende dalle
accuse promosse contro di essa, e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo
mezzo per far progredire la scienza filosofica. Winspeare vuole ristaurare un
sistema che egli stima più atto a far progredire quelle verità necessarie al
progresso dell'intelligenza ed alla osservanza della morale. Un simile
tentativo gli apporta sommo onore , perocchè lo à immaginato ed eseguito con
molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè è una
rapida rassegna delle dottrine filosofiche da’ Greci infino al XVIII se. colo ,
non si può dedurre un sistema formolato ne’ principii e delle sue conseguenze .
- che dal solo primo volume dell'opera , Corradini: Utilità della filosofia
Prospetto delle Lezioni di filosofia razionale Sebastiani: Novum Systema Ethices-
ROVERE: Del Rionovamento dell'antica filosofia in Italia. Lettere a SERBATI. Dell'Ontologia
e del metodo Lettere a Mancini intorno alla filosofia del Dritto ed all'origine
singolarmente del Dritto di punire. Winspeare: Saggi di filosofia intellettuale.
Blanch: Articoli due sul Winspeare nel Museo di Scienze e Lettere. Per dar
compimento alla filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro
che si diedero all'Empirismo-Razionalismo. Tamburini confuta Holbach,
Condillac, e Kant; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra
su’limmiti di essa. Riguardo alla prima, abbattendo la scessi, egli prova
essere in noi reale la cognizione, esistere le facoltà intellettuali come cause
delle della perfezione che si appoggia all'umana natura, al senso
universale ed all'ordine naturale, si oppose alle dottrine dell'amor proprio e
dello interes combatte le opinioni di Condorcet sul progresso o meglio
sull'umana perfettibilità da lui circoscritta al reale, al possile, alla
storia, e considerata non come infinita, sibbene come progressiva; stazionarla,
e retrograda. 1 se, per opera di Galluppi che combattendo le opposte dottrine di
Condillac e di Kant , ne viene salutato a buon diritto il fondatore ed il sostenitore.
Egli incomincia dal proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni, l'una
sulla realtà dell'umana conoscenza Pa. Gli sforzi del Tamburini prepararono la nuova
era della filosofia italiana, la quale sorse insieme
coll’Empirismo-Razionalismo per opera 2 305 US idee , e lo spirito
giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò
che è e piega ciò che non è. Ecco perchè Galluppi appar tiene alla filosofia
moderna, alla scuola psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni
intellettuali egli ammette le verità primitive di esperienza interna contenenti
principii a priori ed a posteriori riconosce il principio dell'oggettività
della sensazione e della intuizione inmediata in quella; dimostra il passaggio
dalla regione del pensiero a quella dell'esistenza per mezzo del punto di
comunicazione tra la conoscenza intellettuale e la reale, pel quale egli
ammette l’idea universale come legge dello spirito derivante dalla sua
soggettività, la quale forma il giudizio analitico e si risolve in due ordini
di conoscenze: le une di esistenza e le altre di ragione, queste servendo di
base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applicazione delle verità
razionali a’ dati dell'esperienza. Secondo lui, benchè tutti i giudizii puri
sieco identici, pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze, ed il
raziocinio ci istruisce, perchè ordina e classifica le nostre conoscenze, e perchè
ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso. Per mezzo della
causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze che tali non
sono; la sensibilità è esterna ed interna, questa percepisce il me e le sue
modificazioni, quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle sue
modificazioni. Riguardo a’limiti delle nostre conoscenze egli cerca
determinarli dimostrando esserci ignote l'essenze delle cose, e la natura divina,
ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gl’esseri
producono in sè o in altri quelle date modificazioni. Il sistema delle facoltà
dello spirito introdotto da Galluppi ha per iscopo la ricerca delle facoltà
elementari; e queste sono la coscienza e la sensibilità che presentano allo
spirito gl’obbietti, l'analisi che li sepa la sintesi che li riunisce, il
desiderio, e la volontà che mossa da questo dirige le operazioni dell'analisi
della sintesi. L'illustre filosofo di Tropea professa le medesime teorie in
tutti i suoi saggi filosofici; se non che degl’elementi e nelle lezioni di
filosofia, poggiate sull'empirismo-razionalismo , segue il metodo analitico
procedendo dal noto all'ignoto. Egli divide la logica in pura o scienza delle
idee e mista o scienza di fatti seguendo il principio dell'identità progressiva
ed istruttiva, considerando come ufficio del ragionamento il rapnodare e
subordinare le nostre idee, dichiarando il sillogismo un'analisi del discorso, e
stimando molto importante l'entimema. Secondo lui, la religione naturale è
l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo della ragione, che ci
svelano come dobbiamo pensare del divino, e de'suoi rapporti cogl’esseri creati.
La ragione ne insegna che il divino è eterno immutabile uno iqboito; la sua
eternità, non ha ra, e } successione fisica nè meta-fisica. La
relazione fra il divino e le creature è quello di causalità cioè tutte le
creature sono state create dal divino. L’esistenza di due principii eterni
dell'universo è assurda. Il male non ripugna alla bontà divina. L’esistenza
de'doveri ne vien manifestata dalla coscienza ed è una verità primitiva. Il
dovere non può definirsi per e, chè è una nozione semplice, un’azione
soggettiva che deriva dalla natura umana. Le verità morali sono necessarie ma
sintetiche. Il principio del dovere è distinto da quello dell'utile che gli è
subordinat. La massima: si giusto è primitiva. Il principio di BENEFICENZA non
basta a mostrarci i nostri doveri verso gl’altri. Noi abbiamo de'doveri non
solo verso gl’altri, ma verso il divino e *verso noi stessi* (amore proprio) ,
la filosofia ci manifesta l'immortalità dell'anima umana, il congiungimento
della felicità colla virtù, verità che vengono dimostrate dal premio della
virtùe della pena del vizio, verità provate dalla naturale indistruttibilità
dell'anima e dal desiderio costante negl’uomini di un bene supremo, rità
enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla ri-velazione che è un'azione
immediata del divino sullo spirito umano con che il divino produce nello
spirito le conoscenze che vuol produrre, e la cui possibilità deriva dalla
semplice nozione dell'onnipotenza. Egli riponendo la legge morale nella retta
ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema
del dovere indipendente dall'utile, introducendo qualche cosa d'innato nella
morale ed ammettendo il dovere come un principio sintetico a priori, si eleva
dall'empirismo psicologico ad un ragionevole idealismo nella morale. Ecco le
principali opinioni professate dall'immortale Galluppi, cui va tanto debitrice
l'attuale filosofia italiana de’ suoi progressi, ed in cui non sappiamo se sia
maggiore l'elevatezza e l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del
ragionamento. Molti altri filosofi dietro l'esempio del ve GALLUPPI pure
si addissero all’empirismo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come unica
ed divisa, sostiene le idee assolute ed immutabili, distingue le idee io
riflesse o prodotte dall'astrazione, e spontanee o prodotte d’un intimo impulso
che de mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della
sostanza. Zantedeschi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal
sentire, e dal l'appetire intellettivo, sensuale, e razionale, considerando la
logica come quella scienza che dirigela facoltà conoscitiva a perfezionarsi,
stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia. La sua melafisica
è la dottrina dell'ente che s'accosta alla teoria del VICO e degl’antichi
italiani. Nella filosofia morale egli racchiude i principii delle azioni, come
la coscienza, la libera volontà, e la legge morale, ed il precetto comune. Quod
tibi non vis alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia come scienza
dello spirito uma considera in sul > / 311 S corpo ; la filosofia è la
scienza dello spirito umano in sè ed in tutte le sue relazioni. Per conoscere l'anima
è me stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii
generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe no, e ne deduce
uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per
ogni dove; epperò divide la filosofia in soggettiva cioè diretta a disaminare
le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbietti della
conoscenza; rionega l’Empirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le iee come
prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza, e dall'attività dello spirito e POLI
è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razionalismo. Secondo lui,
l'uomo consta di due elementi, anima che si riduce all'atto del giudizio o
idea-volizione-coscienza; conoscere pon è che giudicare e giudicare non è che
conoscere, ma il giudicare è il modo del conoscere e il conoscere è l'effetto
del giudicare, il giudizio non è una sintesi tra l'attributo ed il subbietto
perchè l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere, il
giudizio ha le sue applicazioni come il bello, il buono, il vero, le sue
perfezioni, che sono il buon senso, lo spirito, il gusto, l'ingegno, il carattere
l'istinto e le sue relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso,
coll'indole, colla fisonomia, col clima, col vitto, col sodoo, colle malattie o
colle altre circostanze. Il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non
può sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici, che sono
due: volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di
simultanea in divisibilità; tutte le altre facoltà son modi empirici di queste
due facoltà primitive che colle loro leggi sono attributi dell'anima. Il giudizio
e le rispettive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per fattori
supremi l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap >
donde il commercio del fisico col morale nell'uomo; la filosofia si Altri
Empiristi-Razionalisti non hanno pubblicate delle opere; ma il loro sistema
traspare da vari articoli di giornali e ragionamenti disparati. RICCI è amante
del metodo empirico-speculativo; porto, rannoda alla religione ed alla teo-logia
perocchè questi fattori dipendono dal divino; la vita dell'anima e il giudizio sono
oggetti limitati perfettibili; questo perfezionamento è dato come legge di
natura e come scopo all'anima ed alle sue facoltà, esso è riposto nel maggior
aumento ed equilibrio possibile delle facoltà dell'anima congiunto al maggior
grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de’ mezzi
facili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente degli stessi
atti o delle stesse funzioni; quindi l'uomo perrendersi perfetto al maggior grado
deve operare e usare per quanto può delle proprie facoltà, secondo la loro
natura e la loro destinazione. Rivato limita il sapere filosofico e
e > cioè il pro filosofico, sostenendo che l'uomo dee tutto studiare e nel
mondo esterno e nello interno tutto riferire alla coscienza, Riccobelli si
accinge a combattere il Trascendentalismo di Kant sullo spazio e sul tempo;
Devincenzi pone per primo fondamento dell'ecletismo la cognizione perfetta di
tutte le filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è
quella modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue
il vero ovunque il rinviene. Cusani sostiene che lo spirito umano ha due sole
vie nella ricerca del vero, cedimento empirico ed il razionale, che i principii
assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale, ma contempora nei nella loro
essenza alle idee necessarie, che la tendenza filosofica dev'essere l'Ontologia,
e che dovrebbesi elevare una metafisica sul fondamento psicologico degli
eclettici francesi e sul fondamento ontologico dei filosofi alemanni. Molti
altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di
Tennemann Ricci: Articoli sul Cousinismo (Antologia di Firenze), Rivato e sul +
sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal sistema ma i limiti
di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di noverarli. Tamburini:
Introduzione allo studio della filosofia morale. Elementa Juris Naturae Cenni
sulla perfettibilità dell'umana famiglia. Galluppi: Saggio sulla critica della
conoscenza. Filosofia della volontà. Lezioni di Logica e Metafisica. Elementi
di Filosofia. Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente a’
principii delle umane conoscenze da Cartesio insino a Kant Introduzione allo studio
della Filosofia. Memoria sul sistema di Fichte o sul Razionalismo assoluto
l'idealismo Trascendentale di Kant Tedeschi: Sulla filosofia. Zantedeschi:
Elementi di Psicologia empirica, di Logica e Metafisica, e di Filosofia morale.
Mancino. Elementi di filosofia. Poli: Saggio filosofico sopra la scuola de’ moderni
filosofi naturalisti. Saggio di un corso
di filosofia. Primi elementi di filosofia. Intorno al vero e giusto spirito
filosofico. Riassum to sempre, identico stesso nell'India, nella Grecia nel
cadere del medio-evo, nella filosofia moderna, e nel l'attuale filosofia. del
Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in Francia la filosofia
empirica spingendola sino al materialismo. Il razionalismo ha pochi adetti,
fra'quali la Baronessa de Stael; il misticismo ha de’seguaci; ma quegli che più
di tutti imprese a difenderlo si e Lamennais. L'eclettismo comprende gl’eclettici
propriamente detti o Cousinisti, gl’eclettici scozzesi, tra’ quali Jouffroy, e
i filosofi Storici che muovono tutti dal Guizot; cosicchè tre sono i grandi
campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In Francia la filosofia superando i
limiti dell'ideologia e della psicologia empirica , a malgrado alcuni avanzi di
sensualismo, ha cangiato la sua direzio ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo
le degli Empiristi, de'Razionalisti, dei Mistici, degli Ecletici, e de Filosofi
> profondità dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii
sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso nel secolo scorso as sume
l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri
pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet
tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere de'Filosofi italiani;
ma froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii delle scienze morali
e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò de'fautori, frà quali alcuni
sco standosene alquanto fondarono la filoso fia del progresso continuo, che è
addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia ma che debbe esser posta in
accor do colla Religione Cristiana. Il fondatore del Sapsimonismo è
Saint-Simon; e Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella filosofia del
progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il giusto mezzo tra
la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva 9
l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a fondarsi
sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande ingegno
che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo, Gioberti il
misticismo, Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi l'Empirismo-Razionalismo.
Questo sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è l'ultima espressione dello
svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una nuova formola più compiuta ,
e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi per mezzo dell'esperienza
combi nata colla ragione; esso abbisogna di un metodo e diun prịåcipio che spie
ghi il commercio de sensi colle idee del mondo esterno col mondo interno ; ed
al suo ampliamento contribuiscono non solo leversioni delle operestraniere, ma
anche altri lavori filosofici degli italiani che preparano una restaurazione
definiti va delle scienze filosofiche. Noi di que sto sistema abbiamo
lodevolmente par lato al cominciamento del nostro lavoro; e facciam voti perchè
tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire di unanime consentimento siraccolgado
sotto una sola e medesima bandiera, sotto le inse goe
dell'Empirismo-Razionalismo, ricono scendo per loro capo e maestro
l'immortale filosofo di 'Tropea Pasquale GALLUPPI. Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia filosofica in Italia, la
storia della filosofia roman, Galluppi, diritto private. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Petrarca: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo italiano. Grice: “There are a few studies on
Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important
contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato
il filosofo precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della filosofia italiana,
soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato
quale modello di eccellenza stilistica da BEMPO. Filosofo moderno, slegato
ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo,
Petrarca rilancia, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla
scolastica e opera una rivalutazione storico-filologica dei classici latini.
Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropo-centrico
-- e non più in chiave assolutamente teo-centrica – P. -- che ottenne la laurea
poetica a Roma – gode la sua vita nella riproposta culturale della poetica e la
filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo
un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La
storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto
dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest’ottica si
deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la
proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale
umanistico, danno avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi,
lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino.
Il padre appartene alla fazione dei guelfi bianchi ed è amico d’ALIGHIERI,
esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città
toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i
guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Gubbio, podestà di
Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di P. che, oltre
all'oltraggio dell'esilio, e condannato al TAGLIO DELLA MANO DESTRA. A causa
dell'esilio del padre, P. trascorre l'infanzia in diversi luoghi della Toscana.
Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre è solito spostarsi per
ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non perde la speranza di
rientrare in patria, si riune ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo
VII. Secondo quanto affermato dallo stesso P. nella Familiares, indirizzata a
Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con
l'amico del padre, ALIGHIERI. La famiglia si trasfere a Carpentras, vicino
Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso la corte pontificia grazie
all'intercessione di Prato. Nel frattempo, P. studia a Carpentras sotto la
guida di Prato, amico del padre che è ricordato dal P. con toni d'affetto nella
Seniles. A questa scuola, presso la quale studia, conosce uno dei suoi più cari
amici, Sette, al quale P. indirizza la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta,
Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato
mentre è proprietario Valdezocco. L'idillio di Carpentras dura fino ad allorché
lui, il fratello Gherardo e l'amico Sette sono inviati dalle rispettive
famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata
anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al
disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il
soggiorno a Montpellier è funestato dal primo dei vari lutti che P. affrontare:
la morte della madre. Il figlio, ancora adolescente, compone il Pangerycum
defuncte matris -- poi rielaborato nell'epistola metrica -- in cui vengono
sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina
electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decide di cambiare
sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa BOLOGNA,
anche questa volta accompagnati da Sette e DA UN PRECETTORE che segue la vita
quotidiana dei figli. In questi anni P., sempre più insofferente verso gli
studi di diritto, si lega ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e
amico dei latinisti Virgilio e BENINCASA (si veda), coltivando così i studi filosofici
e la biblio-filia. Gl’anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in
Provenza, non sono tranquilli. Scoppiarono violenti tumulti in seno allo studio
in seguito a LA DECAPITAZIONE DI UN STUDENTE, fatto che spinge P., con il
fratello e SETTE a ritornare ad Avignone. I tre ri-entrarono a Bologna per
riprendervi gli studi fino all’anno in cui P. ritornò ad Avignone per prendere
a prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese
presso Zambeccari. Ser Petracco muore permettendo a Petrarca di LASCIARE FINALMENTE
LA FACOLTÀ DI DIRITTO A BOLOGNA e di dedicarsi agli studi filosofici che lo
appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione dove trovare
una fonte di sostentamento che gli permette di ottenere un qualche guadagno
remunerativo. Lo trova quale membro del seguito di Colonna. L'essere entrato a
far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia
romana, permise a P. di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui ha
bisogno per iniziare i studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno
all'élite filosofica romana. Difatti, in veste di rappresentante degl’interessi
dei Colonna, P. compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto
dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che
contrassegna l'intera sua agitata biografia. È a Parigi, Gand, Liegi,
Aquisgrana, Colonia, e Lione. Particolarmente importante è allorché, nella
città di Lombez, P. conosce Tosetti e Kempen, il Socrate cui vede dedicata la
raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo essere entrato a far
parte del seguito di Colonna, prende gli ordini sacri, divenendo canonico, col
fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui è investito.
Nonostante la sua condizione di religioso -- è attestato che P. è nella
condizione di chierico – ha comunque un figlio nato con una donna ignote, figlio
tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta. Secondo
quanto afferma nel Secretum, P. incontra per la prima volta, nella chiesa di
Santa Chiara ad Avignone, 7, che cadde di lunedì, la donna che è l'amore della
sua vita e che è immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura suscita, da
parte dei critici letterari, le opinioni più diverse. Identificata da alcuni
con una Laura de Noves coniugata de Sade -- morta a causa della peste. Altri
invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la
figura dell'ALLORO filosofico -- pianta che, per gioco etimologico, si associa
al nome femminile -- suprema ambizione del filosofo P.. P. manifesta già
durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità filosofica, professando
una grandissima ammirazione per l'antichità romana. Oltre agli incontri con
Virgilio e Pistoia, importante per la nascita della sensibilità filosofica di
P. è il padre stesso, fervente ammiratore di CICERONE e di tutta la
giurisprudenza latina. Difatti ser Petracco, come racconta P. nella Seniles dona
al figlio un manoscritto contenente le opere di VIRGILIO e la Rethorica di CICERONE
e un codice delle Etymologiae di Isidoro e uno contenente le lettere di s. Paolo.
In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la
Patristica, P. compra un codice del De Civitate Dei di Agostino e conosce e
comincia a frequentare Sepolcro, professore di teologia alla Sorbona. Il
professore regala a P. un codice tascabile delle Confessiones, lettura che
aumenta ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica
agostiniana. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna,
P. si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a
visionare i codici della biblioteca apostolica -- ove scoprì la Naturalis
Historia di PLINIO il Vecchio -- e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, P. scopre
e ri-copia il codice del Pro Archia poeta di CICERONE e dell'apocrifa “Ad equites
romanos”, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla
dimensione di explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del
metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle
varianti e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagl’errori
dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti
per congettura. Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla
ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di LIVIO. Dall'altro, della
composizione del grande codice contenente le opere di VIRGILIO e che, per la
sua attuale locazione, è chiamato Virgilio ambrosiano. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La
farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di
Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte
della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre
porta avanti questi progetti filosofici, P. intrattene con Benedetto XII, un rapporto epistolare -- Epistolae
metricae -- con cui esorta il pontefice a ritornare a Roma e continua il suo
servizio presso Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio
a Roma, dietro richiesta di Colonna che desidera averlo con sé. Giuntovi nella città
eterna P. puo toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica
capitale dell'impero romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, P.
compra una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel
tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che
lentamente comincia a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in
cui è caduto il Papato. Valchiusa -- che durante le assenze di P. è affidata al
fattore Chermont -- è anche il luogo ove P. puo concentrarsi nella sua attività
filosofica e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti -- a cui si
aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle -- con cui trascorrere
giornate all'insegna del dialogo filosofico colto – “un gruppo di gioco”. Più o
meno in quello stesso periodo, illustrando a Colonna la vita condotta a
Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, P. delinea uno di quegl’autoritratti
manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza:
passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se
non quella del quieto vivere. È in questo periodo appartato che, forte della
sua esperienza filosofica, incomincia a stendere i due saggi che sarebbero
dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris
illustribus. Il primo saggio, in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane,
narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata
sulle figure di SCIPIONE l'Africano, modello etico insuperabile della virtù
civile della repubblica romana. Il secondo saggio e un medaglione di XXXVI vite
di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano. La scelta
di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi
dell'antichità nei due rispettivi generi e intesi a recuperare, oltre alla
veste stilistica, anche quella spirituale degl’antichi, diffusero presto il
nome di P. al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia. L'ALLORO
con cui P. è incoronato ri-vitalizza il mito del filosofo laureato, figura che
diventerà un'istituzione pubblica in paesi quali il Regno Unito. Il nome di P. quale uomo eccezionalmente colto
e grande filosofo è diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e SEPOLCRO.
Se i primi hanno influenza presso gl’ambienti ecclesiastici e gl’enti a essi
collegati -- quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona --
SEPOLCRO fa conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli
Roberto d'Angiò, presso il quale è chiamato in virtù della sua erudizione. Approfittando
della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensa di ottenere un
riconoscimento ufficiale per la sua attività filosofica “innovatrice” a favore
dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione filosofica. Difatti,
nella Familiares, confide a SEPOLCRO la sua speranza di ricevere l'aiuto del
sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona
fa sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione filosofica a Parigi. Proposta
che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunge analoga dal senato di Roma. Su
consiglio di Colonna, P., che desidera essere incoronato nell'antica capitale
dell'impero romano, accetta la seconda offerta, accogliendo poi l'invito di re
Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per
ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione per il
fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, P., accompagnato dal
signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di
ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città
partenopea è esaminato per III giorni da re Roberto che, dopo averne constatato
la cultura e la preparazione filosofica, acconsentì all'incoronazione a
filosofo in Campidoglio per mano del senatore Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di P. – la
collatio laureationis --sia la certificazione dell'attestato di LAUREA da parte
del senato romano – il privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli
conferiva anche l'autorità per insegnare filosofia e la cittadinanza romana -- la
data dell'incoronazione è incerta. Tra quanto affermato da P. e quanto poi
testimoniato da BOCCACCIO (si veda), la cerimonia d'incoronazione avvenne in un
arco temporale. In seguito all'incoronazione incomincia a comporre l'Africa e
il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione filosofica sono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione filosofica, mentre P. sosta
a Parma, sa della scomparsa dell'amico Colonna, notizia che lo turba
profondamente. Gl’anni successivi non recarono conforto al filosofo laureato. Da
un lato le morti prima di SEPOLCRO e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo
stato di sconforto. Dall'altro, la scelta da parte del fratello di abbandonare
la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero P. a
riflettere sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conosce Cola
di Rienzo -- giunto in Provenza quale ambasciatore del regime repubblicano
instauratosi a Roma -- col quale condivide la necessità di ridare a Roma
l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma le
spetta di diritto. È nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma,
mentre è nominato arcidiacono. La caduta politica di RIENZO, favorita
specialmente dalla famiglia Colonna, è la spinta decisiva da parte di P. per
abbandonare i suoi protettori. Lascia ufficialmente, l'entourage di Colonna.
A fianco di queste esperienze private, il cammino del filosofo Petrarca è invece
caratterizzato da una scoperta importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona
in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Correggio, P.
scopre nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane “ad Brutum”, “ad
Atticum” e “ad Quintum fratrem.” L'importanza della scoperta consistette nel
modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gl’amici,
l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine,
lo stile fluido e ipotattico indussero l'aretino a comporre anch'egli delle
raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita
delle Familiares prima, e delle Seniles poi. A questo periodo di tempo
risalgono anche i Rerum memorandarum libri, l'avvio del De otio religioso e del
De vita solitaria. Sempre a Verona, P. ha modo di conoscere Alighieri, figlio d’ALIGHIERI,
con cui intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfugge
dalle mani. Le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri
e soli. Delle cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna,
P. comincia a cercare altro patrone presso cui ottenere protezione. Pertanto,
lascia Avignone, col figlio, giunge a Verona, località dove si è rifugiato
l'amico Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini, per poi giungere
a Parma, dove stringe legami con il signore della città, Luchino Visconti (si veda: “Morte a
Venezia”). È, però, in questo periodo che inizia a diffondersi per l'Europa la
terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del P.: i
fiorentini BENE (si veda), Casini, e Albizzi; Colonna e il padre, anche Colonna;
e quella dell'amato ALLORO, di cui ha la notizia. Nonostante il dilagare del
contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di
molti suoi amici, P. continua le sue peregrinazioni, alla ricerca di un
protettore. Lo trova in Carrara, suo estimatore che lo nomina canonico del
duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il
filosofo il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne
una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma P. utilizza questa abitazione solo
occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, è a
Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conosce Dandolo. Prende la decisione di
recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio
accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decide di
incontrarsi con loro. L’occasione è di fondamentale importanza non tanto per P.,
quanto per colui che diventerà il suo interlocutoreL Boccaccio. Il filosofo e novelliere,
sotto la sua guida, incomincia una lenta e progressiva conversione verso una
mentalità ed un approccio più umanistico alla filosofia, collaborando spesso
con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra
questi ricordiamo la la scoperta di antichi codici classici romani. P.
risiedette prevalentemente a Padova, presso Carrara. Qui, oltre a portare
avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali riceve anche
la visita di BOCCACCIO in veste di ambasciatore del comune fiorentino perché
accetta un posto di docente presso il nuovo studio fiorentino – meno
prestigioso dall’antichissimo di Bologna -- Poco dopo, e spinto a rientrare ad
Avignone in seguito all'incontro con Talleyrand e Boulogne, latori della
volontà di papa Clemente VI che intende affidargli l'incarico di segretario
apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo
verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia -- i
medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo VI
-- gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prende la decisione
definitiva di stabilirsi IN ITALIA. Targa commemorativa del soggiorno meneghino
di P. situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di S. Ambrogio.
P. inizia il viaggio verso la patria, accogliendo l'ospitale offerta di Visconti,
arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche
degl’amici fiorentini -- tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio
-- che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'ACERRIMO
NEMICO DI FIRENZE. P. collabora con missioni e ambascerie -- a Parigi e a
Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga -- all'intraprendente
politica viscontea. Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che
nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio di P.. Cresciuto
ramingo e lontano dalla sua patria, P. non risente più dell'attaccamento
medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gl’inviti fattigli in
base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la
protezione un signore potente e ricco come Visconti e Galeazzo II, che si rallegrerebbero
di avere a corte un filosofo celebre come P.. Nonostante tale scelta
discutibile agl’occhi degl’amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i
suoi discipuli si ricucino. A ripresa del rapporto epistolare tra P. e
Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di P. situata
nei pressi di S. Ambrogio sono le prove della concordia ristabilita.
Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo elabora la sua
filosofia, dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una filosofia
fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea,
dall'altra sulla necessità di una produzione che puo guidare l'umanità verso i
principi etico-morali filtrati attraverso l’accademia e il portico. Con questa
convinzione, P. porta avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il
Secretum e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare
presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati
anche nella vita quotidiana -- le raccolte delle Familiares e, l'avviamento
delle Seniles -- le raccolte poetiche latine -- Epistolae Metricae -- e quelle
volgari -- i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere. Durante
il soggiorno meneghino P. inizia soltanto il dialogo “De remediis utriusque
fortune” in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la
politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per
sfuggire alla peste, P. abbandona Milano per Padova, città da cui fugge per lo stesso motivo. Nonostante la
fuga da Milano, i rapporti con Visconti rimanono sempre molto buoni, tanto che
trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative
diplomatiche. A Pavia seppelle il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia,
nella chiesa di S. Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei
Musei Civici. Si reca a Venezia, città dove si trovava il caro amico Albanzani e
dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri sulla Riva
degli Schiavoni in cambio della promessa di donazione della sua biblioteca, che
era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Italia. Si tratta
della prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa
veneziana è molto amata da P., che ne parla indirettamente nella Seniles,
quando descrive, al destinatario Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi
risiede stabilmente -- tranne alcuni periodi a Pavia e Padova -- e vi ospita
Boccaccio e Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia
degli amici più intimi, della figlia sposatasi con Brossano, decide di affidare
a Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La
tranquillità di quegli anni è turbata dall'attacco maldestro e violento mosso
alla cultura, all'opera e alla figura sua da IV filosofi averroisti che lo
accusarono di ignoranza. L'episodio è
l'occasione per la stesura del saggio “De sui ipsius et multorum ignorantia”,
in cui P. difende la propria "ignoranza" in campo del LIZIO a favore
della filosofia dell’ACCADEMIA, più incentrata sui problemi della natura umana
rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del
filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti all’accuse
rivoltegli, P. decide di abbandonare la città lagunare e annullare così la
donazione della sua biblioteca alla Serenissima. La casa di Petrarca ad
Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove vive
il filosofo. Della dimora P. parla nella
Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolge l'invito dell'amico ed estimatore Carrara
di stabilirsi a Padova, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di P.,
assegnata a lui in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova
dona poi una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui
colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa, però, a abbastanza
dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo
trasferimento nella nuova dimora. La vita di P., che è raggiunto dalla famiglia
della figlia, si alterna prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa
di Arquà e quella vicina al duomo di Padova, allietato spesso dalle visite dei suoi amici
ed estimatori, oltre a quelli conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda
Seta, che daveva sostituito Malpaghini quale copista e segretario del filosofo laureato.
Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale paciere per
il trattato di pace tra i veneziani e Carrara. Per il resto del tempo si dedica
alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere. Colpito da
una sincope, muore ad Arquà mentre esaminava un testo di VIRGILIO (o CICERONE),
come auspicato in una lettera al Boccaccio. Peraga è scelto per tenere
l'orazione nel funerale, che si svolge nella chiesa di S. Maria Assunta alla
presenza di Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche. Per
volontà testamentaria le spoglie di P. sono sepolte nella chiesa parrocchiale
del paese, per poi essere collocate dal genero in un'arca marmorea accanto alla
chiesa. Le vicende dei resti del P., come quelli di ALIGHIERI, non sono
tranquille. La sua tomba espezzata all'angolo di mezzodì e vennero rapite
alcune OSSA DEL BRACCIO DESTRO. Autore del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro,
il quale, a quanto dice una pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne
spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche
parte del suo scheletro. La veneta repubblica fa riattare l'urna, suggellando
con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca
del misfatto. I resti trafugati NON SONO MAI RECUPERATI. La tomba, che versa in
stato pessimo, venne sottoposta a restauro dato lo stato pessimo in cui il
sepolcro versa. Il restauro però, a seguito di complicazioni burocratiche e di
conflitti di competenza e questioni anche politiche, e addirittura processato
con l'accusa di violata sepoltura. Avennero resi noti i risultati dell'analisi
dei resti conservati nella sua tomba ad Arquà P.. Il TESCHIO, peraltro ridotto
in frammenti, una volta ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non
pertinente a P.. Un frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il
metodo del radiocarbonio, consente di accertare che il cranio ritrovato nel
sepolcro è femminile. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba
è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il suo proprio cranio. Il
resto dello scheletro è invece
riconosciuto come autentico. Riporta alcune costole fratturate. Ferito da una
cavalla con un calcio al costato. Nello studio, affresco murale, Reggia
Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. P. manifesta sempre un'insofferenza innata
nei confronti della cultura a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate
dalle interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore
dell'umanesimo italiano. In “De remediis utriusque fortune”, ciò che interessa
maggiormente a P. è l'”humanitas”, cioè l'insieme delle qualità che danno
fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di
ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue
sfaccettature. Di conseguenza, pone al centro della sua riflessione filosofica
l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo
moderno. Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici,
sopra totto di CICERONE – E LIVIO (“Ab urbe condita”) e PLINIO (“Historia
naturalis”). Già conosciuti, sono ati oggetto però di una rivisitazione che non
tene quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state
scritte. Per esempio, la figura di VIRGILIO è vista come quella di un
mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita
di Cristo, anziché quella d’Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio
Pollione: un'ottica che ALIGHIERI accolse pienamente nel Virgilio della
Commedia. P., rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei
classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e
di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio
costante, come fa nel libro delle Familiares. Scrivere a CICERONE o a Seneca,
celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e
contraddizioni, è per lui un modo filosoficamente tangibile -- e per noi assai
significativo simbolicamente -- di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li
sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle epistole,
all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta attraverso il
metodo filologico da lui ideato e la
ricostruzione dell'opera liviana – LIVIO (si veda) -- e la composizione del
Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio
alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche,
nell'ambito della numismatica, della quale P. è ritenuto il precursore. Per
quanto riguarda la prima opera, P. decise di riunire le varie decadi (cioè i
libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice,
l'attuale codice oggi detto l’Harleiano. P. si dedica a quest'opera di collazione, grazie
ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Prende la III decade, correggendola
e integrandola ora con un manoscritto veronese vergato da Raterio, ora con una
lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres, il
Parigino Latino acquistato da Colonna, contenente anche la IV decade.
Quest'ultima è poi corretta su di un codice appartenuto al preumanista padovano
Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la I decade, P. puo procedere a
riunire gli sparsi lavori di recupero. L'impresa riguardante la costruzione del
Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in
vita il padre, il lavoro di collazione porta alla nascita di un codice composto
di fogli manoscritti che contene l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed
Eneide commentati dal grammatico Servio), al quale sono aggiunte quattro Odi di
Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai
travagliate. Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio
ambrosiano si recupera solo quando P. commissiona a Martini una serie di
miniature che lo abbellirono esteticamente. Il manoscritto finisce nella
biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, Visconti conquista Padova ed il
codice è inviato, insieme ad altri manoscritti di P., a Pavia, nella Biblioteca
Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Sforza ordina al castellano
di Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi
il Virgilio Ambrosiano torna a Pavia. Luigi XII conquista il Ducato di Milano e
la biblioteca Visconteo-Sforzesca si trasfere in Francia, dove si conserva nella
Bibliothèque nationale de France, circa CCCC manoscritti provenienti da Pavia.
Tuttavia il Virgilio Ambrosiano è sottratto
al SACCHEGGIO FRANCESE da Pirro. Sappiamo che si trova a Roma, di proprietà di Cusani,
poi acquistato da Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio petrarchesco,
nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si
dislega dalla dimensione religiosa. Difatti, il legame con l'agostinismo e la
tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti
all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla
tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove
accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e
Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità
divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica
classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in
chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto
"esclusivo" tra P. e il divino, che rifiuta la concezione collettiva
propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La
lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di
CICERONE non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi
valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della
morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale
discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella
stamperia di Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. Heu qualis fortunae
terminus alte est! Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum praecipiti gaudere loco; status iste
procellis subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu tremulum
magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis illita
blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque heu certa, nec
unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo in terris! Vista
del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo
carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel
pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al
sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura
teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, REALE
(si veda) delinea lucidamente la posizione di P. verso la cultura contemporanea.
La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per
l'indagine naturalistica, sembra a P. che distragga pericolosamente da quelle
arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la
pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza
classica e cristiana, che P. contrappone alla scienza averroistica, è quella
fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé
stessa e si forma la personalità del singolo uomo. L'importanza che Agostino
ebbe per l'uomo P. è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il
Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con lui
spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati;
dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella
Familiares, IV, 1, inviata seppur in modo fittizio a DSepolcro. La forte vena
morale che percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un
messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte
epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica
volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale
applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita
quotidiana se l'umanista vuole
trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio
essenziale è, per esempio, “Delle cosa familiar”, indirizzata a CICERONE. Esprime,
in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la sua scelta di essersi
allontanato dall'otium letterario di TUSCOLO per addentrarsi nuovamente
nell'agone politico dopo la morte di GIULIO CESARE e schierarsi a fianco d’OTTAVIANO
contro MARC’ANTONIO, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati
filosofici. Ma qual furore a danno di MARC’ANTONIO ti mosse? Risponderai per
avventura l'amore alla repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta
fede, se amore di libertà ti sprone come di sì grand'uomo stimare si
converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di OTTAVIANO? Io ti compiango, amico,
e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era meglio ad un filosofo
tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e
caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza. La
declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la sua vocazione
civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita
politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente
sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a migliorarsi
costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del
prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare che cosa
significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i
potenti di turno – Colonna, Correggio, Visconti, e Carrara -- spinse i suoi
amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto
costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola ai
posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I più
grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a
loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere
favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che
dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi
ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da
chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante
l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, P. rimarca il fatto che i
potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì
che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese
di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni
economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano.
Se ALIGHIERI, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la
lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita,
segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri
prima, e che in parte è propria di BOCCACCIO. La sua caratteristica è l'otium,
vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei
patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende rivestendola
però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività
intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi
concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo
ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita
solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del P., ai ritiri
ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività
letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca,
con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse
esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva
riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere
il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere
in volgare. Al contrario d’ALIGHIERI, che aveva voluto affidare la sua memoria
ai posteri con la Commedia, P. decise di eternare il suo nome riallacciandosi
ai grandi dell'antichità. P. -- a parte una letterina in volgare -- scrive
sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le
annotazioni AI MARGINI dei libri. Questa scelta del latino come lingua
esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel
più ampio progetto culturale che ispira P., si carica di valori ideali (Guglielmino-Grosser).
P. preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi
opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel
Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale elegante divertimento dello
scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare,
al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata
selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie --
da qui la limatio petrarchesca -- per la definizione di una poesia
aristocratica, lemento che spingerà il critico Contini a parlare di
monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. ALIGHIERI
e P.. Dalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza
esistente tra P. ed ALIGHIERI: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo
medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei
classici depurati dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, ALIGHIERI mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che P. nutrì per l'Alighieri è la Familiares, scritta in risposta
all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma
che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e
sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore
di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere
liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da
parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra
punica e in particolare delle gesta di SCIPIONE. Costituito da dodici egloghe,
gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale.
Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che
richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la
lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate
all'amico Sulmona, le Epistolae metricae sono lettere in esametri, di cui
alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica,
morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne accenna nella
Seniles, a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate
sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui
chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina.
Il “De viris illustribus” è una raccolta di biografie di uomini illustri
dedicata a Carrara signore di Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera
doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da ROMOLO a Tito, ma
arriva solo fino a Nerone. In seguito P. aggiunse personaggi di tutti i tempi,
cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta ed è
continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Seta, fino a Traiano. I
Rerum memorandarum libri sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo
d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum
memorabilium libri del filosofo latino VALERIO MASSIMO (si veda). Iniziati in
Provenza, furono continuati allorché P. scoprì le orazioni ciceroniane a
Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati
incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni
frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu curarum mearum” è una
delle sue opere più celebri e fu
composta, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso
e un santo alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, consiste
in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi
intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della
trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati
(l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non
risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che
contraddistinse la sua vita. "La vita solitaria” è un trattato di
carattere religioso e morale. L'autore
vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto
di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita
monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito
alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di
amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice
naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di
distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in
contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza
contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia
con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis
utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata
sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto
nel Medioevo, l'opera è composta da scambi di battute tra entità allegoriche:
prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore"
e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi
dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare
l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis
riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da
parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad plenum auctorum
constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti
omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara
ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine
sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores. Perché
persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti
guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il
timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi
opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria,
ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti. L’occasione per la sua “Invectivarum contra
medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la
malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares gli consiglia di non fidarsi
dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti
fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti
di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu
inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia” e composta in
seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno, in quanto
alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In
quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze che
interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e
dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli
calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad Hesdin,
sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone. Per
tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma,
sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza
sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire
l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae
ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), epistole dedicate a Socrate; le Seniles, epistole dedicate
a Nelli; le “Sine nominee” -- epistole politiche in un libro; e le epistole
“Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola “Ai
posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della sua
vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso d’un
libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità.
Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata sull'ascesa al Monte
Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io
nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom
da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima
quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere” è la storia
poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e tematiche, al
Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo. Voi
ch'ascoltate in rime sparse il suono: sonetti, canzoni, sestine, ballate e
madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Laura, celebrata quale
donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della
Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e
non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico
stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,” più che la celebrazione
di un amore, è il percorso di una progressiva conversione della sua anima. Si
passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno) ricordato nel sonetto
introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che
di sol vestita in cui affida la sua anima alla protezione di dio perché trovi
finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese anni di continue
rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio petrarchesca -- prima
di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di redazioni. I
"Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine
dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione onirica e irreale
(strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia). Viene
visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle passioni del
cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura,
simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della
Morte (Triumphus Mortis). P. scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno,
che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà
contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato
dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge la morte
(Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti
i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole
suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa
seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo
trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente
visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio:
gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed
eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un
giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale
maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle
discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò
il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar
modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo
Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci
Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati, cancelliere della Repubblica di Firenze e
vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva
nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei
principali umanisti: Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del
secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Bruni, il più notevole
rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a
consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una Vita di P., seguita da
quelle di Villani, Manetti, Sicco Polenton e Vergerio. Oltre a Firenze, i
soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti
culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze
della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di
Decembrio e Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il
prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si diffuse,
invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente
della Serenissima, grazie all'attività di Giustinian, di Barbaro, e di Barbaro.
Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e
Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della
rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano
Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo
una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana.
Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua, sostenne la necessità di
prendere come modelli stilistici e linguistici P. per la lirica, Boccaccio
invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva
difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare
era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava
integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le
discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante
mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca
non presentava difetti, per la sua assoluta selezione
linguistico-lessicale.» (Marazzini) Gianfranco Contini, grande
estimatore di P. e suo commentatore. La proposta bembiana risultò, nelle diatribe
relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni
immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i
circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia
petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Vellutello),
chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini,
cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo, però, si
sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal
Bembo: allorché letterati come Berni ed Aretino svilupparono polemicamente il
fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie
barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò
il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente da Muratori, P.
ritorna pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Foscolo
prima e Sanctis poi, nelle loro lezioni tenute dal primo a Pavia, e dal secondo
a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della
produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da
Carducci e dagli altri membri della Scuola storica, il secolo scorso vide, per
l'area italiana, Contini e Billanovich tra i maggiori studiosi del
Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon
mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i
documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche
estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Mabillon nel 1681,
nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che,
inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e
dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte
della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il
loro precursore e fondatore, P. Ifatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre
filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo
IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore
dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca
rispose con la Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici
e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e
della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo
diploma. Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea
poetica — Roma. A P. è intitolato il cratere P. su Mercurio. L'epistola,
scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli
chiedeva se fosse vera l'invidia che P. nutriva per Dante, contiene l'accenno
all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si
noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta
negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.» (Delle cose familiari).
La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è
divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città toscana, mentre
Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli
ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione
per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili). P. mostrò, nei confronti di
tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, in
cui P. scrive a Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in
quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio
conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma
quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle
cose familiari). Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a
far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di
ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la
vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede
religiosa. A sviluppare la tesi
dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza
di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a
mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari,
Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della
presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile
famiglia di Avignone nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa
fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo
Avignonese. Due anni più tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a
quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco
più che ventidue anni la vide» Si
legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e
Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre,
vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici
di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti
qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio
delle leggi".» (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di P. passa
nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata da Visconti, anche il patrimonio bibliotecario
petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella
loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie
all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di
Milano. Si veda: Cappelli. Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò
a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come
testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre
a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che
suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso
ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia
(Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore,
due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni
(Delle cose familiari; la seconda, all'amico Tosetti, soprannominato Lelius
(Delle cose familiari, traduzione di Fracassetti). Nella Nota alla prima
Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in
sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima
della sua effettiva scomparsa. Cappelli 55.
Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese
(Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X
indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento
e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome
letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato)
avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in
Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum
Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et
muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum
pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare
che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle
autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello Studium,
occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni paterni
sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica
espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia
centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e
Firenze perdureranno fino a quando salì al potere come duca dello Stato
lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze
grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici. Durante l'epidemia di peste milanese, morì il
figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione extraconiugale. I rapporti con
il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca,
furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti) accenna
all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come
ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio Giovanni, che tornò ad
Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo
sarebbe tornato a Milano.» (Rico-Marcozzi) Il ravennate Malpaghini fu presentato da Donato degli Albanzani a Petrarca che,
rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza,
lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini,
durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini
decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni
biografiche, si veda la biografia di Signorini.
Petrarca, nella Seniles informa il fratello Gherardo, tra le altre cose,
anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e
ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli
Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma
graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una
non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo
dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure,
leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili. La lettera non può essere considerata
"reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca.
Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in
contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al
Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della
Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica"
l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e
cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il
Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,
9, Roma, Antenore, Il
ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a
vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non
sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che
Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i
rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la
comunanza di sentimento. L'Otium degli antichi
romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati
sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il
riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella
propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De
officiis). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello
stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw,
che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina. Per
Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw, 44-47.
Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per
descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione
delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella
Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser I testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino
come ricordato da Santagata, Bisogna
ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del
Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette
extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr.
Ferroni). L'inquietudine petrarchesca
nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore
per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale
e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser. P.
mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo
stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici
presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà,
accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini,
Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di
una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo
realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi
termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di
combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle
scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un
polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante,
quella siciliana o provenzale...»
Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era
presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il P.
volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi
uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino
"de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco Petrarca, Culto
petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte
Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più
specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un
istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio
della mano destra». Dotti Bettarini e Pacca Per informazioni
biografiche, si veda la voce Pasquini.
Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, Pasquini:
«Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La
Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il brano della Lettere
Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si
recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins in cui
si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e
Gherardo, di fungere in loco parentis».
Ariani Ariani, Wilkins, Dotti
Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins, Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò
Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto
parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano
Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito,
rispettivamente, Socrate e Lelio.»
Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due
scuole di pensiero emerge in Ferroni,
Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario
fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci
Petrarche. Ariani28. Dotti, specifica
che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva
da Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino. Billanovich Billanovich, Wilkins e Pacca Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo
aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un
avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal
Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza
e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al
rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e
politici dell’Umanesimo. Pacca Dotti,
Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo
il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non
aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e
la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente
bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e
del De viris, le rime volgari già note...» Dello stesso avviso anche
Pacca74 e Santagata19. Moschella. Dionigi
fa ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr.
Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per
l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi
per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.» Wilkins34: «La conoscenza dell'antica
tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi
moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in
Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò
dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e
ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con
l'Parigi.» Si legga il brano della
lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano:
«E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa
più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G.
Fracassetti) Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla
base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello
stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo
di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli
alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca riteneva che
l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi
fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi
poeti classici da lui tanto amati (Pacca).
Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins, Ariani, Pacca74. Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da
Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur,
biografia di P., su lacultur.altervista.org.
Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione
della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, Così
Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4
«Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con
Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune
un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione
per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione
dell'antica potenza e dell'antico splendore.» Il Mondo di Petrarca Ariani, il quale ricorda, a testimonianza della
rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr.
Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il
cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui
Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.
Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che gli fece
ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa
nei pressi della cattedrale». Ariani49.
Una prospettiva generale del rapporto tra P. e Boccaccio è esposto in
Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che
gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani, Ferroni; D. Ferraro,
P. a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti,
Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta
e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un
lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva
l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere
adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i
suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza
sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza
concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di
delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la
cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i terreni.» Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto in tre
fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins Vicini Retore originario di
Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di
Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le
missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen,
in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica
Martellotti. U. Dotti, P. civile: alle
origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins, espone dettagliatamente le trattative tra
Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio con
cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per ulteriori
informazioni, si veda Gargan, Lettere
Senili, traduzione di G. Fracassetti, Si ricordi la visita dell'amico
Boccaccio, quando però P. si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di
Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una
calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo
giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins, Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove
fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata al milanese Francescuolo da
Brossano.» Pacca, Ma...bisogna dire che il vero valore del De
ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia morale sulla
scienza naturale. Ed è questo il motivo della sua inferiorità rispetto a
scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura
"è subordinata alla vita morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà. Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca
designacon indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un
letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina,
ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi
anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i
desideri. Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani G. Baldi, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini e Dotti, Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla
riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca
a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più
importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del
Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.
Pacca e Cappelli, Garin. Si veda
il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di
lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e
Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano.
Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese.,
Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la datazione
cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque
anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita
eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich,
Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63. Cappelli42 e Ariani62. Cappelli,
Albertini Ottolenghi, Albertini
Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni,
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero
infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui
erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che
di uno pagano.» Santagata. Il
gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando
Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita,
e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di
informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano,
mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».
Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio
umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve:
bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di
coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le
nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum
adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo
strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si
congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e
l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver
fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e
la cultura ne sono il filo conduttore.»
Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale.
Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la
durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è
duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche.
Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo
Gianfranco Contini. Delle cose
familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera:
Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si veda, per maggiori
informazioni, Pacca, Per maggior
informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti sulle
Epistolae metricae. Pacca, Pacca,
Ferroni14. Amaturo, Cappelli Ferroni, Pacca; Santagata; Amaturo, Le
epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo
perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal
Petrarca. Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani;
Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più
autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.» Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose
in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più
succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica
curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel
Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli
introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo” (Roma, Laterza); M.
Ariani, Petrarca, Roma, Salerno), Bettarini, Petrarca, Francesco, in Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Billanovich, Petrarca letterato. Lo
scrittoio del Petrarca, Roma, Storia e
Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco
Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, G. Billanovich, Il Boccaccio,
il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio,
in Giornale Storico della Letteratura Italiana,
Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni,
H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l'Italia, Annamaria
Voci-Roth, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale
per i Beni Archivistici, Giovanni Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca:
studio antropologico, Padova, Reale Stab. di Pietro Prosperini, Guido Cappelli,
L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci); G. Contini,
Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansonie, A. Benedetto,
Un'introduzione al petrarchismo cinquecentesco, in Italica, Carlo Dionisotti, Bruni, Leonardo, in U. Bosco,
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metriche"), in Belfagor, Firenze,
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Firenze, Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro,
Giuseppe Fracassetti, 3, Firenze, Le
Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe
Fracassetti, Firenze, Monnier, Francesco
Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro
unico, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Monnier,
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Italiana. Ente ufficiale per gli studi petrarcheschi in Italia, Boccaccio,
Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F. Lamendola, Il culto di Virgilio nel
medioevo, Centro Studi La Runa. Romano Luperini, Il plurilinguismo di Dante e
il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini, V. Pacca. Catalogo dei
Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le tre corone
fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca. Keywords: implicature,
cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia romana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi
Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”
Grice
e Petrone: i sanniti e la setta d’Imera – il megliore dei mundi attuali – CLXXXIII, LX
LX LX I -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Imera). Filosofo italiano. Petrone
was an early Pythagorean, who claims that the number of worlds is CLXXXIII -- arranged
in the form of a triangle: LX on each side and one at each angle. Petrone.
Grice e Petrone: il determinismo dei
sanniti e dei liguri – il fato o il caso? – l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo italiano. Grice: “I like some phrases by
Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his
philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.”
Insegna a Modena e Napoli. Cerca di
conciliare l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo critico. Dei lincei. Collabora
a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espressa
criticamente sulla condenna del modernismo da Pio X. Altre saggi: “Filosofia
come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi
nella teoria della comunicazione di Grice --; “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi); “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro);
“Uno stato mercantile”; “La premessa del
comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni d’un idealista” (Milano, Sandron)
– cf. MAMIANI ROVERE – Confessione d’un meta-fisico – AGOSTINO – “Confessioni”
-- ; “Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli,
Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron); “Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita
nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra
nell’economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”;
“Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della
storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro LABRIOLA (si veda) --.
“La storia interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”;
“La’energia profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I
caratteri differenziati del diritto” -- Cf.
Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell e Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe
di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del rinnovamento di Milano
-- pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda
pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella
irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con Petrone -- L'Enciclica di Pio X -- a stravolgimenti
indegni dello spirito e del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso
periodico. Ma peggio ancora spropositò su questo punto nel Rinnovamento
mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo
condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Igino Petrone. Petrone. Keywords:
determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe sannita, il sannio, la lega
sannitica, spirito, inerza della volonta, due direzioni dell’inerzia della
volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano, non sovrumano, filosofia del
diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il limite della pscogenesi della
morale, il principio dell’amore proprio, il principio della benevolenza, amore
proprio conversazionale, benevolenza conversazionale, il sentimento morale,
filosofia del diritto, communismo giuridico, la simplificazione di labriola,
contro labriola, criticismo, idealism critico, meditazioni di un idealista, GENTILE
contro PETRONE, Croce contro Petrone; l’identita sannia, psicologia del
sannita, i romani contro i sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra
sannita, la terza guerra sannita; la repubblica romana, l’espansionismo dei
romani nell’Italia, I romani contro i sanniti; bassorilievo dei sanniti, i
liguri e i sanniti, le popolazione italiche, economia e psicologia del Molise,
il sannio, la complessità dello spirito della filosofia italiana; il linguaggio
sannita; il linguaggio umbro, il linguaggio osco; il linguaggio falisco,
limosano, musanum, limosanum; un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx,
Nietzsche, il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto,
diritto positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo,
azione, l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello
spirito contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione
dei fini; l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la
volonta, i limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa
dello spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pezzarossa: la
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome.
l’eloquenza
lombarda – l’implicature conversazionali – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo italiano. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as
the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which
reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English
philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he
is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella
repressione che porta al martirio di Belfiore. D’idee tendenzialmente liberali
e preoccupato sulle condizioni sociali
disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi
rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di
filosofia gli procura guai con la congregazione dell'indice. Partecipa
attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei XX che partecipano
alla riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don
Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo”
(Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scessi.
ALIGHIERI e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di
psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana
esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il
sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio; “La grammatica ideo-logica;
ossia, la legge comune d’ogni parlare dedotta da quella del pensare” (Milano); la
Facolta inventrice. I romani vinti dai longobardi conservano la proppia legge.
La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. Lo Spirito della filosofia
italiana. Ragionamento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a
novità di principii, nè a confutazione di scuole, ma lo vien cercando le varie
fasi della italiana filosofia e lo spirito, che la condusse al grande
rinnovamento opera tosi nel secolo di GALILEI. Da Pitagora a Leone X , durante
la fortuna romana, nelle tenebre della barbarie, esotto il giogo della
scolastica, gli parve discontrare, quando più, quando meno, sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le
proprie impressioni, così semplicemente come le ha a sentire. dome che
dimostra la modestia dei padri nostri, i quali, non del Pezza-Rossa, Prof.
Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osserva come
l'Italia è la prima che da a questa scienza un sistema, e le impose un nome. Acume
e vero conoscitori, ma piuttosto amici del vero s'intitolarono. Le
basi principalidelloro metodo consiste nell'esperienza e nella osservazione. Fanno
quindi un altro passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità,
ed è quello di riconoscere l'ufficio che la ragione esercita sopra i fatti, sì
nel mondo esteriore che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola
ragione è dato il giudicare. Di questo modo l'antica nostra filosofia seppe
dare ai sensi, si sentimenti ed alla ragione ciò che loro compete, e impede che
i primi si levano al di sopra della seconda, e questa rifiuta l'autorità e la
potenza di quelli. Così dei secoli anteriori al dominio romano. Ma la
prevalenza delle scuole straniere non tarda molto a comprimere la scuola
nazionale, e la sopravveguente barbarie la fa quasi dimenticare, sebbene del
tutto non la spegna. Senonche, colla conquista del mondo sube le influenze
filosofiche dei popoli conquistati, accetta dottrine d'ogni maniera, egizie,
asiatiche, druidiche, ma greche sopra tutto; e de fe' tale un amalgama che a
stento potrebbe chiamarsi “filosofia”; o a meglio dire, ciascuno appigliossi a
quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Pare strano, ma è pur
vero, Roma corrotta, e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a
rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar
meglio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola
pitagorica, odiata, ma temuta e ammirata, appalesavasi quindi di tratto in
tratto nelle manifestazioni di alcune anime forti. E CATONE, il censore, va me a
capo della nobile schiera. Il nome di pitagorico non mai cessa dal significare
uomo virtuoso e incorrotto. La qual indole morale e severa, dice il Pezza Rossa,
sotto cui presentossi la filosofia italiana, fa si ch'essa non venisse dal
nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre. Il
Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero,
ma avvolto nel manto dei flosofi, ma rivelatore della semplice verità. Al suo
mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le poche verità, alle quali
eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate, che
impossibile omai tornava l’osceverare con certezza il vero dal falso. Ami carle
fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi; ricondurle alla pristina
semplicità, è impresa da nemmeno tentarsi. Che fa dunque il Cristianesimo? Egli
indisse guerra a tutte più o meno le speculative dottrine, mostra che fallacierano,
disutilieper piciose, e colla santità della propria morale fonda la prima di
tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle azioni. Scaduta la parte
speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che la parte pratica, la
parte da lei coltivata sempre con severa costanza e che meglio poteva
rispondere agl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, di cui Girolamo dice ch'è
un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt’i secoli, avuto dal
popolo in concetto di mago, ma filosofo reputato dalla gente di senno,
Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per essere
veramente pitagorico? E quindi risponde. Richiedersi elevazione d’animo,
gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, e virtù. Fregiato
di così belli ornamenti, il pitagorismo si propone in morale un lodevole fine,
il perfezionamento della umana natura, risultante dallo speciale perfezionamento
di ciascun individuo. Nessun'altra filosofia poteva meglio consonare al vangelo.
I primi sapienti del Cristianesimo, prima di edificare, trovarono però di dover
distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni
filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il vangelo, non più mhaestieri di ricerche, nè di curiosità
dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gl’uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto la
scessi: e questa infatti mostrossi. È noto che sotto il nome della scessi,
spesso è insegnato a sprezzare vergognosi pregiudizii. Non devesi scordare che
il dubbio è il padre della civiltà; e che, se il secolo di Cartesio è di GALILEI
avesse ardito dubitare, le scienze e le arti non sarebbero per anche ripste.
Foperò una scessi di sola teoria, doo di pratica; stette del pensiero, non
nelle azioni: e perciò, s'egli da l'ultimo crollo alla filosofia speculativa,
non porta alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la
italiana filosofia sopravvive. Il grande BOEZIO vide l'estrema bassezza, in cui
la sapienza era caduta, e saggiamente pensa a raccorre in un sol corpo le
positive cognizioni, che dal gusto generale si sono salvate, e qual breve
enciclopedia de’ suoi tempi le presertò sotto l'smabile nome: De
interpretatione e Consolazione della filosofia. Nomeche in sè solo abbraccia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cerca le cagioni, in forza delle quali stelte
viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata: l'acqua
di Talete, l'infinito di Anassimaddro, il fuoco d'Eraclito, l'omeomeria di Anassagora,
l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gl’atomi di Epicuro, gl’elementi
di Empedocle -- tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate. I
santi padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, del Lizio, molti
di Platone delirii dell’Accademia. Ma in quello che gl’ecclesiastici scrittori
studiano le scuole per combatterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà
in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi
raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del vangelo, se ne
giovarono a comprovare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo
non sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari
invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bottino, occupano solo il
territorio, lasciando ai XX eleggi, e costumi, e religione, mutando l'aspetto
materiale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a
far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane, sebbene
meno forti di loro. Oode che procede codesta loro maniera di conquista, o da
calcolo, o da impotenza, egli è certo che recarono desolazione senza recare
alcuna propria filosofia: a tal che la italiana , accompagnata da toote altre
in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè
cedere e prostrarsi, potè parificarsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e
spogliarsi di quelle macchie, che la fortuna le ha apportate. Passa quindi la
dimostrare come la buona filosofia pratica comincia a fruttare anche ottima
teoria, sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito
dall’accademia. Or ecco le vie, egli ripiglia, per le quali gradatamente lo spirito
filosofico avanza, guadagnando sempre terreno. Il Leoni coavea, pel primo,
portato allo stu dio padovano la cognizione di Aristotile genuino del Lizio, e
mostra to come inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrine fatto maestro.
Quando sorge quel potente ingegno di Pomponaccio [POMPONAZZI (si veda)] che si dove
riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica italiana, dopo
Pitagora, CATONE, BOEZIO ed ALIGHIERI. Pigmeo di corpo, ma di spirito gigante, penetra
meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome, a farla
rinascere, convene, prim ad’ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico
del LIZIO, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile nel Lizio,
voluto sostegno della morale e della religione, potevasi dimostrare l'anima non
essere immortale, miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza, ma in ogni
cosa dominare il destino. Strabiliarono tutti a conclusioni di tanta
conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine, dal peripato
del LIZIO non mai. Accagionarono di empietà il gran mantovano, che ha senza dubbio
incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della chiesa on
Leone X , e datogli un BEMPO per consigliere. La sapienza e la tolleranza
medicea permisero al POMPONACCIO quello che prima non è stato permesso,
separare dalla teologia la filosofia, conduce una linea di confine tra gl’obbietti
della fede e quelli della ragione. L'esempio del gran maestro fa seguito da
numerosi discepoli, tra quali hanno fama Scaligero, Sepulveda, Porzio,
Benamico, Giovio, e da Cardinali, Contarini, cioè, e Gonzaga. È imitato con
isforzi contemporanei da Cesalpino, da Cremonino, da Zabarella, e forse da quel
Vanini, che, mal comprendendo Pomponaccio, spinge lo sfrenato ingegno allo
stremo, e corge la miseranda fioe che tutti sanno. Imper ciocche, gli è pur
mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sinistra interpretazione
de'suoi principii, non solo a tutti ispira coraggio, ma ad alcuni fio an che
baldanza. Tale si fa CARDANO, a cui la fecondità del genio troppe più idee
somministra di quelle che il suo giudizio puo ordinare. Ma dice: loslu dio
della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però venne salutato
come l'uomo delle invensioni. Tale BRUNO, che proclama sfrenatamente la
filosofia del dubbio, filosofia che ovunque dissemina, viaggiando Italia,
Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata e sviluppata con
tanta gloria, com’ha a confessare lo giudice non sospetto, Leibnizio. Si
ridestarono allora i principali pensieri de’ pitagorici, e meravigliando si
conosce che la flosofia italiana, in tutte le sue fasi da CATONE IL CENSORE ad
oggi, e io tatte le sue manifestazioni, non ha all'ultimo che un fondo solo, il
metodo esperitivo e naturale. A questo metodo avvia l’Italia VALLA, e NIZZOLIO,
ed ACONZIO, e POLIZIANO, e finalmente CAMPANELLA, che, vent’appi, sale in
bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i
vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lo spirito di TELESIO. Egli
sostende che il senso è un fondamento della scienza, che dalla dimostrazione positiva
e sensibile vasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere. La ragione
tanto essere più certa, quanto più al senso vicina. Non però doversi andare
cogli empirici che pretendono ragionare per le sole apparenze variabili, accidentali,
sfuggevolissime, ma sìanche dietro verità costanti, che badoo principio
nell'anteriore sentimento, e del testimonio di tutti gl’uomini. Con longbe e perigliose
fatiche giunse quindi f palmente l’Italia a ridur in principii quello, che in pratica
ha sempre tenuto. Scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le
ipotesi, gl’a priori, con totti gl’altri vincoli della ragione, e sostenuto
dall' analisi e dall'esperienza, il nuovo metodo spiega il volo alle più
eccelse scoperie. Alla scuola italiana attiose Copernico il suo sistema
astronomico, da Galilei poscia rivendicato. Da GALILEI che mostra immobile e
improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato. Da Galileo,
che, per mezzo di nuove lenti, interroga l'armonia misteriosa dei cieli, e con
esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. RUBERTI
TORRICELLI, colla invenzione de’ barometri e de’ microscopii, apporta alla
fisica novella vita. Cavalieri, Maurolico e Tartaglia rendano fruttuose le
matematiche colle applicazioni. VINCI (si veda) dà buona legge all'estetica. Buonarotti,
l'uomo delle IV anime, fisa il buon gusto nelle arti. MACHIAVELLI scopre ai sudditi
ei ai regnanti i segreti della politica. L’accademia del cimento affatica senza
posa delle esperienze, le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde. La
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome. Ogoi
arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge. Ed è
cosa per verità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa
tanta copiosità di filosofie, da contenere, quasi in germe, tutte le altre
scoperte verificate dappoi. Conserviamo adunque, conclude l'autore, il prezioso
retaggio, che da’ nostri maggiori ci è tramandato e, che più è, adoperiamo di
renderlo fruttuoso. Accioc chè, dopo aver portata agl’altri la scienza, non
venghiamo giustamente paragonati alle nubi, le quali si disfanno in quel
medesimo che d'amica pioggia fecondano le campagne. Esponendo i proprii
pensamenti, il Pezza-Rossa, con singolare modestia, non si erige a filosofo, ma
stimola ed invoglia gl’altri a frugare in questa materia, pago di poter
dimostrare che noi siamo ricchi di tanta domestica dottrina da non invidiare la
forestiera. Che il buon metodo non l'abbiamo a cercare lontano. E che sarebbe
ingratitudine il disconoscere l’antica sapienza di CATONE IL CENSORE, da cui
tutto surge, per seguire alcune splendide fantasie oltra-montane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa.
Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione
italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pezzella: Cesare deve morire
– l’implicatura conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice:
“I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think
twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una
tesi su Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di
ruolo. Collabora a un seminario con Derrida. Consegue sotto la tutela di Marin
il doctorat a Parigi (Grice: “the reason why which few consider him Italian!”) e
il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal
documentarista Rouch a Nanterre. Insegna estetica ed estetica del cinema. Tenne
un seminario a Parigi in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista
Altra-parola e collabora col centro per la riforma dello stato a Firenze. La
filosofia di Benjamin e quella di Debord sono punti di riferimento della sua
propria. Studia la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità
-- e in tal senso si occupa di Bachofen, introducendo Il simbolismo funerario
degl’antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra. L’intersezione tra
mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del
pensiero di Hölderlin e della scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione della
filosofia dialettica, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene
data nella filosofia dopo i seminari di Kojève su Hegel. Di Benjamin considera
soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che
utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie
(cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per P., lo spettacolo –nella
formulazione teorica che ne da Debord -- è la forma di vita dominante del
capitalismo, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo
la terminologia usata nel saggio su estetica del cinema, distingue lo stereotipo
spettacolare dalla forma critico-espressive. Si è interessato all’intersezione
fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la
formazione della soggettività nel capitalismo, l’incidenza dei traumi storici
collettivi sulla psiche individuale -- cfr. il saggio sulla voce minima. Esplora
la filosofia politica d’Abensour, con cui condivide la rivalutazione del
pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa
al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il
tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso –
Conversazione con me” (Manifesto, Roma);
“Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano);
“Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi
di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma);
“Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto
dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca,
Milano); “Repubblica”; “Il bene comune” (Il
Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità
della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola,
Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero
critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso,
“conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.:
Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del
possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library.
Grice e Piana: l’implicature conversazionali dei merli
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Grice: “I never cease to get moved
when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do
philosophy of music – the Italianate warmth so strange and contrasting to the
coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano e Pietrabianca di Sangineto. Allievo
di PACI, sotto il quale elabora la sua dissertazione sulle opere inedite di
Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di
fenomenologia -- strutturalismo fenomenologico -- influenzato particolarmente
da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo
fenomenologico sono contenute in “L'idea di uno strutturalismo fenomenologico”.
La sua filosofia è orientata verso la conoscenza, la musica e i campi della
percezione e immaginazione. Allievi di P. sono Basso, Civita, Costa, Franzini,
Serra, e Spinicci. Uno dei più acuti e originali filosofi italiani – L’Unità
-- uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia,
dell'indirizzo fenomenologico -- Paese Sera. Tra i più lucidi, originali e
fecondi fenomenologi italiani" -- "L'idea di Europa e le responsabilità
della filosofia". Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che
costituì il centro d'interesse di un grande maestro come Paci. Non è il caso
qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato
sostenere che P., in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di
un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso
quella del fenomenologo più prossimo ai temi duri di Husserl, agl’obbiettivi
che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto
distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero -- L'Unità. Illustre
filosofo della musica -- in "Il
significato della musica", relazione al convegno 'Approcci
semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto
durante un convegno tenuto all'Macerata. Franzini dichiara. P. è a mio parere
uno dei filosofi maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre
originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla metafisica
della musica. In sintesi, un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di
autentica filosofa. Il più grande maestro della fenomenologia italiana. Il suo
stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a
condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa,
convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera
filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre,
indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere. In
certo senso, si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente
dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche
qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di
una scienza che deve in qualche modo liberarsi dalla filosofia. È come
liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Altri saggi:
“Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il
manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza
filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia”
(Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore,
Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano);
“Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica, Milano,
Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica” (Guerini,
Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione”
(Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.
I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo
fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole
dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella
teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno
e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”;
“Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”;
“Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per
Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a
Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia,
esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni
sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi
passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata
da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come
metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e
poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin,
Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno",
"Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano,
"Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni
sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerini, Milano); I
compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini
per Schopenhauer, Il canto del merlo” –
i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre
riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “
Leggere i poeti. Note in margine a Pascoli”; La sociologia della letteratura
(Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano)
Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica
italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei
significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche
del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La
fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni
Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie
dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e
comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Piccolomini: l’implicatura conversazionale
del Lizio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is
providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist
interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of
what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore). Insegna a Macerata, Perugia, e Padova.
Analizza il III libro del “Sull’anima” di Aristotele del Lizio. Saggio: “Peripateticarum
de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di TASSO (si
vieda), ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”. Formula una teoria sincretica tra l’accademia
e il lizio. ‘Unico’ dei Filomati. Altre saggi:
“Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes politicus, pro
recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi); “Libri ad scientiam
de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis de ortu et interitu
lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In III libros de anima
lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del principe”; “Compendio
della scienza civile”; “VIII libri naturalium auscultationum perspicua
interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo lucidissima
expositio” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico degl’italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Garin, “Storia della filosofia” (Torino,
Einaudi); Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze, Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze,
Biblioteca nazionale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, P.,
Cavalli, La scienza politica in Italia (Venezia). Francesco Piccolomini.
Piccolomini. Keywords: apollo lizio, lizio, licio, liceo, lizeo, statua di
apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij,
i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii,
gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pico: Beniveni, o l’implicatura dell’accademia
di Cicerone -- io priego Dio Girolamo
che’n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come’n terra eri, et come’l
tuo defunto corpo hor con le sacr’ossa sue qui iace – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Mirandola).
Filosofo italiano. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man!
Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a
series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of
these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in
his “Apologia,” the pope condemns all CM theses. Pico flees to France, but is
imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to
private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of
Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being
and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and
Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and
unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it
clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or
ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was
interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward
them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis;
and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise
is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not
directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s
philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been
placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as
an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil
pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On
the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been
interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of
creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as
The Heptaplus shows, P. sees man as a microcosm containing elements of the
angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly
within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In
the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose
between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote
‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have
both?” L'esponente più conosciuto della
dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di P., di Delaroche, Museo
delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola, presso Modena, il
figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della
Concordia e sua moglie Giulia, figlia di
Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo abitato il castello di
Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da Sigismondo il feudo
di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governano come
sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola
sono strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli
di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna
in molte dimore. Tra queste, quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco
gli permette di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i
suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti
nel campo della matematica e impara molte lingue, tra cui perfettamente il
latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo
di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come
Savonarola, Ficino, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Egidio, Benivieni, Balbi,
Alemanno, ed Elia. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini. Si reca a
Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce alcuni
uomini di cultura come Étaples, Gaguin e Hermonyme. Ben presto divenne celebre
e si dice che ha una memoria talmente fuori dal comune che conosce l'intera
Divina Commedia a memoria. e a Roma dove prepara CM tesi in vista di un
congresso filosofico -- per la cui apertura compose il “De hominis dignitate”
-- che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti alcune accuse di eresia, in
seguito alle quali fugge in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II
presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato.
Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale vede di buon occhio la sua volontà
di dimostrare la divinità attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della
rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi
definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di
Ficino. MUORE PER AVVELENAMENTO D’ARSENICO mentre Firenze è occupata dalle
truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il
convento di S. Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da Chiaroni accanto a quelle di Poliziano e dell'amico
Benivieni. Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro,
non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle
accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si
discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere,
ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il
volto di P. ricostruito con le moderne tecniche forensi Di P. è rimasta letteralmente
proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conosce a mente numerose opere su
cui si fonda la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina
Commedia” *al contrario*, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli
riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Tutt'oggi è
ancora in uso attribuire l'appellativo “P” a chiunque sia dotato di ottima
memoria. Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina
segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista Benivieni, sulla base
di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune
allusioni poco chiare di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale
dell'amor platonico, privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura
femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente
filosofico. La sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza
però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di
riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi
anche altri elementi culturali, come per esempio la tradizione misterica di
Ermete Trismegisto e della cabala. All'interno del testo delle
Conclusiones si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua
magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di
un'adeguata conoscenza cabalistica. Il suo proposito, esplicitamente dichiarato
ad esempio nel “De ente et uno”, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti
di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse
correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi, accomunate dall'aspirazione al
divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo filosofico vengono accolti non
solo i filosofi esoterici insieme all’accademia e il lizio, e tutta la
filosofia gnostica ed ermetica, anche mistica. Il congresso da lui organizzato
a Roma in vista di una tale pace filosofica inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si
accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco,
si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto
al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così
nell'aspirazione ad una moralità meno
generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e
una visione più cupa ed esistenziale della vita. Al centro del suo ideale
di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della
libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare
la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la
vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova
creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai
pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato
agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo
nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto
determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto
nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la
sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio
dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti
prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu
potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono
divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni
vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno
in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima
celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua
unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare
il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima,
poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la
coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è
né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra
questi due estremi; tale punto mediano, però,
non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà
(o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è
la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto
alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui
attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro,
in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare
la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare
meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia.
In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta e dunque, partendo dalla natura, può giungere
a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura
matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra
astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia
giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di
conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia
prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture
astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo,
che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di
credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio
della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale)
attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda
umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi
possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che
non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Altri saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”
– cf. Grice: “Full of implicatures – of the worst misleading type!” ; “Commento
sopra una canzone d'amore di BENIVIENI” – amore accademico -- “Discorso sulla
dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili”; “CM conclusioni
filosofiche”; “cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”;
“Heptaplus: della settemplice interpretazione dei VI giorni della Genesi”; “Expositiones
in Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute
contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le XII
regole”; “Le XII armi della battaglia spirituale”; “Le XII condizioni d’un amante”
“Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si attribusce anche la
paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”. Sebbene egli
preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. È in particolare Grazias, dopo
essere intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato
da Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
Avvelenato -- caso risolto, in Gazzetta di Modena, Gallello et al. Già
all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato (cfr. S. Critchley, Il
libro dei filosofi morti, Garzanti).
Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe di Gruppioni di Bologna riscontra elevati livelli di arsenico nei
campioni di tessuti e di ossa pre-levati dalle spoglie del filosofo, che
avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e
misteri del passato, Garofano, Vinceti, Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento,
la cui morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera
della stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a P. da
grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua memoria straordinaria.
enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella chiesa di S. Marco
a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso. Qui giace Giovanni
Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli
Antipodi. BENIVIENI, affinché dopo la
morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in
vita congiunse Amore, dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro
invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo BENIVIENI
per lui e se stesso pose nell'anno. Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in
ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo
hor con le sacr'ossa sue qui iace”. GARIN, Vita e dottrina (Monnier); Zeller, L’aristolelismo
del LIIO rinascimentale, Luria, Yates, BRUNO e la tradizione ermetica Laterza; Perone,
Ciancio, Storia del pensiero filosofico,
SEI, Torino, Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a P., cfr. B. Pascal,
Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in Pascal, Pensieri,
Serini, Einaudi, Torino, Secret, I cabbalisti, Roma, Conclusiones nongentae. Le
CM tesi. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones Magicae numero
XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista del congresso
filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla
divinità della magia (cit. da Secret,
ibidem, e in Zenit studi. P. e la cabala). La natura è una correlazione
misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative
e controllare tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e
divinatrice. Nega il valore della seconda (Granata, Filosofia, Alpha Test,
Milano). Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in
corroborazione delle refutazione astrologice di P. -- cit. in Romeo De Maio,
Riforme e miti (Guida, Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella
genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.
Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto La scienza
in Italia, opera del Museo GALILEI. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum
Henricpetri, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri P.,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Bernardini, Apologia.
L'autodifesa di P. di fronte al tribunale dell'inquisizione, Fornaciari,
Società per lo studio del medio-evo, Galluzzo, Firenze); Barone, Antologia, Virgilio,
Milano, Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la C porta, Sometti, Busi, Vera
relazione sulla vita e i fatti, P., Aragno; Cassirer, “Individuo e cosmo nella
filosofia del rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); Lubac, L'alba incompiuta
del rinascimento” (Jaca, Milano); Giovanni, La filosofia (Palermo, Boccone del
Povero); Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di BENIVIENI; Conoscenza
Religiosa, Firenze, Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato, Piemme, Garin,
L'Umanesimo (Laterza, Bari); Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo,
Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli
studi, in "Studi pichiani" (Olschki, Firenze); Sartori,Filosofia,
teologia, concordia, Messaggero Padova, Zambelli,
L’APPRENDISTA STREGONE SODOMITA DELL’ACCADEMIA Astrologia, cabala e arte
lulliana in P. e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti cabalistiche”; Busi,
"Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotica cabbalistica, Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino Campanini, Moncada -- Mitridate -- traduttore di opere
cabbalistiche, Perani, Moncada alias Mitridate: un ebreo converso siciliano,
Officina di studi medievali, Palermo, Jurgan e Campanini, con un testo di Busi,
Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio,
Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola
Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia; Il Centro P., L’Umanesimo, la cabala cristiana,
Discorso sulla dignità dell'uomo, P., Orazione sulla dignità dell'essere umano,
prima parte, su panarchy.org. I
"Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su the latin library
The Kabbalistic Library of P., su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti
della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della
Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico,
amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la
dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico.
Pico e Pico, i apprendisti stragoni sodomiti, o dell’amore accademico. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pico: l’implicatura
conversazionale dello stregone sodomita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo italiano. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the
malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I
mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should
translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows
Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is
Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus
– and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he
allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he
uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and
Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to
the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son
Alberto.” Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt
– That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Italian nobile e
filosofo, nipote di Pico. Grice: “He was murdered by his ‘successore
definitivo’ – along with his ultragenito figlio – Descendants of NERONE would
be surprised to learn that his primogenito did not seek revenge – perhaps he
couldn’t care less – MIRANDOLA ain’t ROMA!” Figlio di Galeotto I Pico, signore
di Mirandola. Come lo zio, Pico, P. si dedica principalmente alla filosofia, ma
ha reso soggetto alla bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae
et humanæ sapientiæ e in particolare nei VI libri intitolati examen doctrinæ vanitatis
gentium, si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti l’Aristotele
del LIZIO. Scrive una biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici
Mirandulae Vita”) e un altro di SAVONAROLA (si veda), di cui è un seguace. Avendo
osservato i pericoli a cui la società è esposta, lancia un avvertimento in
occasione del concilio lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense
de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Pirckheimer). Muore a
Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio. Mentre spesso
sostene che la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che
la filosofia da soli è una semplice raccolta di falsità confusi e internamente
incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con SAVONAROLA,
ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, è
insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o
nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze o le arti. Questa tesi centrale
si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non
lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio
di divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum
prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium
doctrinae et veritatis Christianae
disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. Burke, "Stregoneria e magia: P. e
il suo stragone," di SAnglod, The
Damned Art: Saggi in letteratura di Magia, Londra. Herzig, "La reazione dei demoni
alla sodomia: magia e omosessualità nel stregone di P." Kors e Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Estratti dal P. Lo stregone, Schmitt, P. e la sua critica al
Lizio (The Hague, Nijhoff); Pappalardo, “Fede, immaginazione e la scessi"
(Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro di Cultura; Springer. Nobile, filosofo e
letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia. Assassinato dal
nipote Galeotto II Pico, suo successore. Succede al padre nel governo dei
feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I
d'Asburgo. I fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano.
Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica
il paganismo classico. Scrive una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di SAVONAROLA, si batte inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrive una bio-grafia e tanato-grafia: la vita e morte di
SAVONAROLA. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della
disciplina ecclesiastica e dall'altro i problemi della filosofia. Scrive il “De
reformandis moribus,” che invia a Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae
gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attacca la filosofia
arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle
possessioni demoniache. L'”Examen” non
attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro
Aristotele del Lizio ed AQUINO. Dei due filosofi, contesta la fiducia nella
conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di
intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano
nel De docta ignorantia, nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane,
riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a una conclusioni
arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche della SCESSI di Pirrone e Sesto
Empirico, nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea
della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una
rivelazione. Muore assassinato dal nipote Galeotto II assieme a suo figlio. Altri
saggi: “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Quaestio de falsitate astrologiae”. Pompeo, Famiglie
celebri di Italia. Torino, Delumeau, “Il
peccato e la paura” (Bologna, Mulino); Pappalardo, "Fede, immaginazione e la
scessi" (Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della
Mirandola di Giulio II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani
di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro P.. Treccani
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Giovanni Francesco
Pico della Mirandola. Giovanni Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco
Pico della Mirandola. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi
Speranza: Pico. Keywords: demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the
Italian volgare under entry for translator. Refs.: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on
‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia --
Gianfranco Pico della Mirandola.
Grice e Pieralisi: o la teoria del
segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo italiano. Esalta il valore della pace fra i
romani e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negl’esseri umani,
ma anche negl’altri animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini
un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la
necessità etica di trattare gl’animali con rispetto ed amore. De anima
belluarum: sopravvivenza? Una domanda, Rocco, Venezia. “Della filosofia
razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La
filosofia razionale pratica; ovvero, dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui
vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno chiamo
una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre
cosa. Col vedere che e quell oche dico “segno” si viene a sapere che sia anche
l’altro di cui e segno. Segno ARBITRARIO chiamo quell oche per libera
disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa. Nel segno naturale l’eistenza sua
coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno è rappresentativo
si sta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come
l’immagine de un uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono V massime della
conversazione. I la parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso stablito vi
esprime. II si deve evitare la ambiguità: una parola che e equivoca non si
adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora cosi, or cosa. Ora
nell’uno ora nell’altro dei suo significanti – o signati. Seppure la diversità
loro non è tale che togliesse ogni pericolo di equivocare. III Adoprando un
vocabolo oscuro, che non è di uso e non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si
fefnisca il senso nel quale se adopra, onde far nota che s’intende signare con
esso. IV nell’esporre le cosa o dimostrare la verità, la parola è usata nel
senso suo priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano
al bello, pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a
figurarise le cosa, anziche chiamo l’attenzione a vederle nell’esser loro ad a
conoscerle quali son. V se per la scrazesa dei termini è necessario usare una
stessa parola in un senso alquanto diverso, non si tracuri, per amore di brevità,
di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno necessario perche il senso che si
vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni: ‘Sopra-sezione: il segno
dell’idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario. Segno manifestativo e
suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del pensiero. Il gesto –
segno del pensiero. Parola è un segno articolato. La parola ha un aspetto
fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente nell’esere
materialmente è un segno fisico. Se viene considerate in quate e segno di
un’idea od esprime un pensiero, è presa formalmente – logicamente. Le parole
sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice, un
termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso’, o semplicemente, un santo.
Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla
significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la
significazione specialemente in qualte all’estensione dell’idea de cui e segno.
Essempli de segno sincategorematico sono ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permette
una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in
forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e
‘saludabile’ che si applica al cibo, al scremento, ed al stilo di vita. Quando
il segno è segno manfestativo d’una idea o segno suppositivo della cosa
rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il luogo della
cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro
officio chiamo la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise,
o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione è materiale se il segno
sta per se stesso materialmente preso. La supposizone è formale se il segno e
adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha
destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo
essere semplice o logica reale. La supposizione formale è logica si il segno
sta per l’idea di cui è segno, e ch’è la cosa da lui immediatamene espresso. ‘L’uomo
e una specie’. La supposizione e reale quando sta per la cosa stessa esistente nella
natura sotto quella forma, in cui l’essere è rappresentato dall’idea, di cui il
segno è segno – L’uomo vive. La supposizione puo esser reale, colletiva e
distributiva. La supposizione formale reale d’una parola puo essere colletiva o
distributive. È colletiva se la parola sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno
CUPULATIVAmente gl’individuo di quell nome, ossia gl’essere che sonno
nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si dicesse, le parti
equagliano il tutto. La supposizione e distributiva se il termine sta per tutti
e ciascuno DISGIUNTIVAmente gl’esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno,
sta per uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi sta per ognuno, ossia
vale per ognuno chi o che è detto delle cose rappresentate dalla idea
significate al segno. Le parti sono inferiori al tutto. Gl’uomini hanno forza
minore di quella d’un cavallo. C’è la possibilità intriseca dell’origine
naturale dei segni. Non pottrebe mai dimostrare dell’impossibilità in cui gl’uomini
si arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e
manifestare recipricamente i proppi pensiere. Sebeene molto e rilento e non senza
gravi difficoltà hanno tuttavia posti nella necessità di farlo putoto elevera a
segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una
combinazione o relazione e coll’aiuto d’un gesto hanno puotuo associare alle
idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si
vede, la possibilità d’una cosa non puo essere a buon diritto negata. La parola
serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negl’altri le sue conosence, per
mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che
immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stesse vedere e
perceptire, per guidare in somma per sentiteri gia battuti alla conoscenza di
cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui
intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via
di pervenire. Per intedere il discorso si tiene in cota tre fattori. I al senso
che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alla sua parola. II
a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. III al CONCETTO
che si sa ch’egli puo avere delle cose di cui parla, perche nessuno puo volere
esprimere quell che non sa. Pieralisi. Keywords: segnare, segnato, segnante.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pieralisi.”
Grice e Pievani: Enea l’antenato, o l’implicature conversazionali
dei maschi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo italiano. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like
Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to
the defense of the under-dogma!” Studia a Milano. Conduce ricerche in biologia
evolutiva e filosofia della biologia, sotto Eldredge e Tattersall presso
l'American Museum of Natural History, New York.
Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher
seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” – Insegna
a Milano. Bologna, e Padova. Opere: “Il management dell'unicità (Guerini, Milano);
“Homo sapiens e altre catastrofi” (Meltemi, Roma); “Immagini del tempo nel cinema
d'oggi” (Meltemi, Roma); “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il
cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla
filosofia della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità
di una rivoluzione scientifica (Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS,
Como-Pavia, Creazione senza il divino, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin.
Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere
la libertà per sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della chiesa sulla
vita dei luterani (Milano, Chiarelettere); Nati per Credere (Codice, Torino); La
vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto,
Cortina, Milano, Introduzione a Darwin
(Roma, Laterza); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna,
Mulino, Homo sapiens. Il cammino
dell'umanità, Atlante dell'Istituto geografico Agostini, “Anatomia di una rivoluzione: la logica della
scoperta scientifica” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica,
morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi, Il maschio è inutile. Un saggio quasi
filosofico, Milano, Rizzoli, Libertà di
migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures,
Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo
Sapiens Le nuove storie dell'evoluzione umana", Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Cortina,
Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione,
Scienza, Trieste,; Sulle tracce degl’antenati. L’avventurosa storia
dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani.
Keywords: il maschio, maschile, maschilita, maschilita fascista, fascist
masculinities, il concetto di maschio, dysmorphismo sessuale – sessualita e
mascolinita, il maschio – uso del maschio in opposizione a sostantivi astratti
come mascolinita, o maschilita. i macchi, homosociale, Romolo Enea l’antenato. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Piovani: Enea, l’eroe al portico, o
l’implicatura conversazionale assente -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent
lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on
‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING
unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!”
–Studia a Napoli. Insegna a Trieste, Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive
su alcuni fogli del regime. La sua ricerca filosofica ha avvio all'indomani
immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò
porta i segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione
etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico.
Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo,
la necessità di ripensare il modello idealistico lo induce ad un'intensa
riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona. Spazia
dalla filosofia del diritto alla filosofia del concetto, soprattutto a quello
meridionale, ricopre incarichi nelle più importanti accademie italiane. Fonda
il centro di studi vichiani. Pratica una fenomenologia dell'individuale. Per il
pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed
ego-istica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la
sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della
propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici, l’analisi
dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli, Jovene).
Utilizza anche temi della prima azione blondeliana. La necessità di fondare la
persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare
-- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo della filosofia morale. Il soggetto è un volente
non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il
proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla
constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’alternativa esistenziale
dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte
della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa
accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta
ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione,
dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si
accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a
se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente la fondazione del
diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in
quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio
dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti
dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene che l'essere umano non
possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere
limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti
di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario il valore, considerate non come assoluto
bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio il valore
esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che, altrimenti, verrebbe
mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque
parlare di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e,
dunque, rispetto. Una posizione che sembra chiaramente riprendere il pensiero
di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di
questi temi, la sua filosofia può riassumersi nella formula tra esistenzialismo
ri-pensato e storicismo ri-novato. Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui
scrive riferendosi alla partecipazione
emotiva degl’italiani al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare
gl’eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di
regime fascista è riuscito a dare agl’italiani almeno quel senso di
pre-occupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il
presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa
coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia, Evoluzione liberale, in
Biblioteca della libertà, P,, Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani,
Milano. Altre saggi: “Il significato del principio di effettività” (Milano,
Giuffre); “Morte e tras-figurazione
dell'Università” (Napoli, Guida);“Teo-dicea sociale” (Padova, Milani);
“Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed
etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari,
Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi
di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); “Oggettivazione etica ed assenzialismo”
(Napoli, Morano) – l’implicatura assente; “La filosofia nuova di VICO”
((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale” (Milano, Bompiani); Tra
esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); Tessitore,
Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, Jervolino, Logica del
concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano,
Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, Amodio, degli scritti su P., Napoli, Liguori, Lissa,
Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); Nieddu, Norma soggetto
storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); Nieddu,
Incontri blondellani”; “Volontà, norma, azione” (Cagliari, Editore); Perrucci,
L'etica della responsabilità” (Napoli, Liguori); Morrone, La scuola napoletana:
lettura critica e informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e
Letteratura (Sussidi eruditi); Olivetti, Enciclopedia, Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia, Etica Enciclopedia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia, Centro di studi vichiani
del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Tessitore, Il
Messaggero, di Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani.
Keywords: “i principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza,
“Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la
Gerarchia, Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio
del regime – il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica –
interpretazione filosofica – idealismo, Hegel, implicatura assente,
assenzialimso --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Piralliano:
il gruppo di gioco dell’accademia – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosophical
acquaintance of Elio Aristide. Accademia.
Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in
noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – I ciclopu – identita
personale, l’uno, nessuno, decadentismo – reduzione siciliana – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a
cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per
la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto
teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i
suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e
siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son
figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in
una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in
forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del
genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina
Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle
tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza
del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che
stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in
un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto
Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che
la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne
fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la
contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà
alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe
parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni
e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese
garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci
Gramitto. Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra
gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al
ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno,
Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere
di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al
commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come
lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con
gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre.
Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo
di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio. Fin
da ragazzo soffre d'insonnia e dorme abitualmente solo tre ore per notte. E molto
devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica
di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche
credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti.
La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad
un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua
esistenza. Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento
apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per
far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal
comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere
a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da
quella ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente,
fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate
preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a
un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio
ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a
Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro",
andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere
direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle
banchine del porto mercantile. Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto
Monaci. Studia Bücheler, Usener e
Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della
provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli
assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a
farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti
intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e
critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di
proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di
Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole
sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il
disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta.
Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla
gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era
costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia
delirante e paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che
parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di
rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa
del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La
chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua
situazione mentale. Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato,
acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà
in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia
della moglie lo porta ad approfondire,
portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo
studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei
confronti della malattia mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e
dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico
impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di
italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario.
Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo
grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti
di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al
romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non
seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre
opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette
aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva
rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di
mandare in scena nel suo Minimo presso
il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente
e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i
buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il
teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di
Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da
questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo
qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della
commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui
Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per
Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta
rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita.
Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono
al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla
morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico,
dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero
Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue
commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel giro di
un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come
testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e
ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo
stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello,
secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera
platonica. Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere
trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei
film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di
Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di
questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una
conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la
guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il
colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al
fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne
l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in
un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a
questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di
Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi
mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto
prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia,
nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a
far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella
sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del
socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata
oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto
le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea
forte che ci presenta. Nella prima guerra mondiale e un interventista,
anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla
guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo
ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa
per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di
combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai
istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese
l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato
subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento
più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se
l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come
massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con
devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per
il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la
sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non
rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una
profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai
del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il
socialismo -- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale,
che ritene a loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età
giolittiana e il trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe
politica che avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita
del Paese, e una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita
e guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto”
redatto da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende
anche i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo
conservatorismo che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della
società. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che
il fascismo lo riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto
sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea
originale, che dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire
modello. Puo apparire un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo
filosofico di entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci,
fondato sull'attivismo e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo
razionale. Si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato,
negatore di ogni certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo
ottimistico dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti
vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista,
la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione
della sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative
sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere
sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati
ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che
Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri
violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic.
Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se
vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma
strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse
a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa
scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla
critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro,
abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e
giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista
e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti
uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La
critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale
fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia
altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli
filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di
più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel
parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che
anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi
elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio”
cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui
e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le
sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che
non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la
notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino
ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena
e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte
Cimino. In particolare rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato
nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare
un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in
tale località. Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e
personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone
e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto
vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i
periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri
in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che
egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia,
mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu
Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il
suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta
oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle
parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per
lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà
espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E
nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere
e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato,
per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri
furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel
cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e
travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato
possibile lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di
contrada Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in
una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal
vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase
inamovibile. Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una
bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi
e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia
religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo
Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino
della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura
monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto,
costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero
portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che
venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento. Una parte rimanente
delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non
essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione,
venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli
occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e
fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia
-- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità
dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da
un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso
filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed
esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale
proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di
scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il
riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella
«Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che
secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il
momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di
acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti
aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur
nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo,
insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non
rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica, Filologia,
Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il comico
dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce
dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere.
"Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una
rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che
quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da
quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento*
del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi,
mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e
un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento*
della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro
che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in
maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia dell'umoristico in nasce già quando pubblica
le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di
Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole
stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico
nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione
dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a
formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i
quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne
risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale,
ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in
atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei
casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due
persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una
ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente
verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle
convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte
della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le
convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se
stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare
di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno,
nessuno e centomila. Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge
al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il
sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di
fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto
intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra
nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in
noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo
in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il
giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé
dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? (Il fu
Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede
religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale,
che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse
personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli
daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e forma Luigi
Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi
aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha
di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla
filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson,
Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia
dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo
flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta,
inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi
riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso
alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il
perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è
impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e
forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure
è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla
maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta
impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le
maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta
delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo
«La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E
la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah,
no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono
colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo
finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente
o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una
moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni
trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e
centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con
caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera,
tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché,
paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se
non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi
nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la
sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i
siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non
esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che
credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità
produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e
persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un
altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno
scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come
il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti
della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza
avverte un sentimento di “estraneità” –
alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire
forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso
dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la
maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al
cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta
la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova
ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di
ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova
maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza
della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere
per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo
da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il
fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il
suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti
ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro
gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono
convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In
questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui
dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un
vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che
di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni
modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la
maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a
strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro
credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo
atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una
solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale
sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è
lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita
sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma
solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare
l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il
relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal
colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi
in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Divenne famoso proprio
grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene
definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime
opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono
divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro
siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel
teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si
attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose
alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli
altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera alla famiglia, si legge. Oh, il teatro
drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione,
senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le
vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della
rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia
passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato
dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non
ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio
cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi
accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma
di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana
allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire
dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in questa
dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena
italiana gli appare decaduta: «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me
la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella
isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le
sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro
teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose
per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il
sentimento del contrario). Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio
S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M.
Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini
-- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto
Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento
risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della
montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli
allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto
costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede
del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si
produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento
definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del
Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare.
Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi
sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata
dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla
realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, Il dovere
del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni,
Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci,
Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase:
Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che
l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si
ha l'inizio della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi
che incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione
relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento,
intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della
maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a
sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere
dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa
seria, Livorno, Rossini, Il giuoco delle
parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù,
Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima,
Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina. Nella fase del
teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve parlare anche
agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica
teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio
essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente.
Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul
palcoscenico. Abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la
parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In questa fase, infatti,
tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la
propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha un incontro con Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di
un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di
allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le
tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei
personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita,
Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino,
L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma,
Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici,
Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica
delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden, O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come
tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto,
Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno,
Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non
si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla
fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia
Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il turno, Madella. Scrive sette romanzi: L'esclusa,
a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi
Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I vecchi
e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle.
Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato
tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare
distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo e un dramma è difficile. Molte novelle sono
state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà”
ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo
marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una
delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi
giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil
tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta
siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema
del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente
delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana. Il protagonista e sempre
alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai
rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini
della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario
di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio
ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita
analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del
contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I
personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma
alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.
Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte
dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per
tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno,
così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un
anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La
vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo,
Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad,
VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX,
Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il
vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si
svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande
pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale,
non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono
piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non
rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello
scrittore. Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma
la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge
uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena
classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo,
Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata
a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza
della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova,
Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il
cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente,
negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo,
conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu
certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini,
che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere
il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio
operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia
quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno
schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda,
sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di
personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il
palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la
struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata,
di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande
modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei
primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso
ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta
Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli
scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione
d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul
set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra
casa di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non
è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di
Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal
di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a
quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La
patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A.
Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P.
e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di
Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La
balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di
Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra
del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano
Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone
Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e
Filosini, Pasqua di Gea, Milano,
Galli, Amori senza amore, Roma,
Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna,
Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita,
Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero
matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della
morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova
Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova
Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia
Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione
a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio
preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte
e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano,
Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo
marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti,
Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano,
Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves);
“E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con
una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano,
Treves); Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto. La ragione degli altri, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il
carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di
vivere così, Roma, Libreria nazionale, Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per
bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei
personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico
IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La
signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze,
Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo.
Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi
pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La
giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma
non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La
patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico.
La morsa. L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La
nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di
nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita
a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi”
(Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come”
(Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad,
La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio,
Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze,
Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La
giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi, Lope
de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia del
teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia
Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Lettere da Palermo e
da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in
numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo
solo, La trappola, La giara G. Bonghi,
Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani A. Camilleri, In effetti, afferma in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni,
Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato
ingiustamente dal rettore. M. Manotta, L.
Pirandello, Pearson Italia S.p.a., Da
Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del
figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un
matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di
due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani
sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita
tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio
d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore
con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e
Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione
a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno
Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al
Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di
emozioni Einstein e l'invito. Lo scontro
che nessuno vide L. Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede
di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro,
Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel
pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA
Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi
idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli
anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo
e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano
profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del
fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo
in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino;
riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie
dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE
M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski, L'esistenza
ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia
ed Emanuele V. Marino, Boringhieri, Il
Post); I giganti della montagna, taote. Così,
in una bara in affitto, riportammo a Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti
prima del gerarca, poi del pre-fetto, e infine del vescovo. In Camilleri e lo
strano caso delle ceneri di Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello:
creazione e sperimentazione, Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello,
Drago, in Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il
torto di non pensare alle bestie e davanti agl’occhi di una bestia crolla come
un castello di carte qualunque sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano,
Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela
che copia intere pagine del saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet,
G. Séailles, G. Negri, G. Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia
dell'arte di Ridere di T. Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro
Pirandello, ti ho beccato a copiare. Pirandello, L'umorismo e altri saggi, Giunti; S.
Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, TPirandello:
guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista
Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto culturale in cui è
presente il concetto di relativismo: la teoria della relatività di Einstein, il
Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck.
Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi
storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia).
E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da
una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di
vista. S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere
nude, I. Zorzi, Newton Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile
Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello,
Laterza, Bari, Elio Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della
Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di
Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria.
C. Vicentini, Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima
rappresentazione della commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera
della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la
mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze
di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate
nella stessa serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico,
che accolge con favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in
Interviste, Parole da dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino,
Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Da. Savio, Il carnevale dei
morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio
primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so
neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo
Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano,
Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e
l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge,
Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli,
La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno
in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino,
Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta
da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio,
Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G.
Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F.
Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A. Pagliaro,
“U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze,
Monnier); G. Podestà, "Humanitas",
F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua,
Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi,
Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del
decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano,
Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze,
Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran
teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche,
forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza borghese tra
ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli, Liguori);
C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori, Il
trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E. Zappulla,
Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani del
secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia
su Pirandello Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri
di Luigi Pirandello, su LibriVox. di
Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura
fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway
Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro,
Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords:
e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R
Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche,
Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita
personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pirro: l’implicatura conversazionale rovesciata
nel’idealismo di Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Severo). Filosofo italiano. Studia a Roma sotto SPIRITO (si veda). Studia ALLMAYER
sotto PLEBE. Insegna a Perugia e Palermo. Studia GENTILE (si veda). Pubblica “L'attualismo
di GENTILE e la religione” (Sansoni, Firenze). Fra i suoi saggi si ricordano
anche “Filosofia e politica in CROCE” (Bulzoni, Roma). Si interessa alla
ricerca storio-grafica e svolse numerosi saggi su Terni. Esponente di spicco
della vita culturale della città umbra, studia gl’aspetti poco indagati di
quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale.
Sotto la giunta di Ciaurro, co-ordina il progetto per la realizzazione di un museo
archeologico nel convento di S. Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di
storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di PANSA, episodi
della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista CARLONI e del
dirigente d'azienda CORRADI. Fonda il "Centro di studi storici",
un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista
“Memoria” L'obiettivo di “Memoria” è
quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le
vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un
nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di
storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.
Suscita critiche per la ricostruzione d’alcuni episodi di violenza avvenuti
durante la resistenza anti-fascista, critiche di storici locali, che lo
accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre suffragato dalla
presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio quella
dell'uccisione di CORRADI o URBANI, ad opera dei partigiani non sono mai
trattate dalla storio-grafia ufficiale. Consigliere dell'stituto per la storia
dell'Umbria e dell'stituto di cultura della storia dell'impresa Momigliano,
dell’istituto per la storia del risorgimento. Il saggio “Regnum hominis: l'umanesimo di GENTILE” fa parte
della collana della Fondazione SPIRITO e FELICE di Roma. Un saggio dedicato al risorgimento
pubblicato da Morphema intitolato “Risorgimento.” Un saggio "Dopo GENTILE dove
va la scuola italiana" (Firenze, Lettere). Il consiglio comunale di
Terni delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a P.. Con
l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come
Arte, la vita come Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di SPIRITO In
occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli
viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da
una poesia di Gibran. Altre saggi: "Italia e Germania", raccolta
di saggi da “Studi Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti
di garibaldini intitolata "Corre l'anno” “Terni e l'affrancamento di Roma
nelle memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e GENTILE"
(Aracne). Il comune di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la
dimora di P.. La soprintendenza archivistica
dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale
ai sensi del T.U. dei beni cultural. Viene scoperta sulla casa a Piazza Clai a
Terni una targa commemorativa. Viene pubblicato da Intermedia "L'unica
via è il Pensiero: scritti in memoria". Altre saggi: “Una missiva a SPIRITO”“Filosofia
e politica in GENTILE” (Firenze, Sansoni); “La riforma GENTILE e il Fascismo”, Giornale
critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo
italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La
repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica
fascista” (Perugia, IRRSAE); “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone,
Thyrus, Terni e la sua Provincia durante
la repubblica sociale” (Arrone, Thyrus); Ugolini, Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali
per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gl’acquedotti
di derivazione e l’utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari
riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM); Una scuola una
città: il liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nel risorgimento” (Arrone,
Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di L. Campofregoso;
Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da GENTILE” (Roma, Istituto per la
storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone, Thyrus);
“I giustizieri, La brigata GRAMSCI tra Umbria e Lazio, di Marcellini, Mursia,
Regnum hominis, L'Umanesimo di GENTILE” (Collana Scientifica Fondazione SPIRITO
e FELICE, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul Risorgimento” (Furiozzi), Terni,
Morphema); La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore” (Terni,
Morphema); “Italia Germania” Saggi di Filosofia Politica, Amazon, Filosofia e
Politica in GENTILE” (Aracne, Roma); Carloni: Storia e Politica (Intermedia, Orvieto);
Manifesto del convegno su Petroni; Garibaldi Terni Mostra documentaria e
pubblicazione Istituto della storia del risorgimento Petroni, Dallo Stato
Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni, La Rivoluzione Francese,
Terni, La nascita della Repubblica e gl’anni della ri-costruzione”; Biblio-media-teca,
Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione della mostra in collaborazione
con archivio di stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in
collaborazione con centro per la promozione, istituto per la storia dell'Umbria
contemporanea (Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere
dell'Umbria meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM; Passavanti,
Atti del Convegno di studi (Terni) (Arrone: Thyrus); Convegno dei lincei (Terni),
Cesi e i primi lincei in Umbria, atti del Convegno dei lincei: Terni” (Arrone: Thyrus);
dei lincei, “MAZZINI nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi,
Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott, erudito, giureconsulto, docente di diritto” (Arrone:
Thyrus); “Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); Valentino patrono di Terni, atti del
Convegno di studi: Terni (Arrone: Thyrus); “La vita come arte” (Sansoni,
Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni,
Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni,
Firenze); “La mia ricerca” (Sansoni, Firenze); “Dall'attualismo al problematicismo”
(Sansoni, Firenze); di GENTILE; Il
concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia” (Sandron Palermo); “Giornale critico
della filosofia italiana” (Sansoni, Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi, Firenze);
“Sistema di logica’ (Laterza, Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che
cos'è il fascismo”; Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici”
(Vallecchi, Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina
del fascismo” (Istituto Fascista, Roma); di Croce Contributo alla critica
di me stesso (Napoli); Conversazioni critiche (Laterza, Bari); “La letteratura
d’Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e
politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); “La guerra civile”;
“Memoria” (Thyrus, Arrone); “La storia rovesciata” – cf. PISONE – implicatura
rovesciata -- ; “L'umanesimo di GENTILE”
(Cultura, Roma); “L'uomo e la storia” (Thyrus, Arrone). Il percorso storico,
"Regnum hominis". L'ospite di passaggio, la difesa. Sull'avvenire
industriale di Terni; Rassegna storica del Risorgimento. La vita come ricerca,
la vita come arte, la vita come amore. Vincenzo
Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo di Gentile, Istituto Nazionale Fascista,
Origini e dottrina del fascismo, che cosa e il fascismo – discorsi e polemiche
vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia dell’umbria durante la repubblica
fascista, la repubblica fascista, gentiliana interretazione di Marx; la
filosofia di Gentile, filosofia e politica in Gentile, Gentile nella grande
guerra, il partito ha un capo che e dottrina vivente, Gentile e Mussolini, il
concetto di stato, il concreto di Mussolini nel astratto dello stato, Pirro
interprete di Gentile – la universita fascista di Bologna, la formazione dei
dirigenti del regime – la repubblica fascista, storia e filosofia, la critica
de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo studio della filosofia nel
veintennio fascista, l’origine del fascismo filosofico – Gentile, filosofo del
fascismo – dizionario filosofico del fascismo, stato, spirito nazionale,
italianita, romanita, propaganda, democrazia, repubblica, Italia, stato
italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pirrone: la diaspora, da Crotona a
Meta-ponto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Pisone: il portico dell’orto – il
gruppo di gioco del Vesuvio -- Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Ricordato come seguace della filosofia del portico un Pisone, che si è identificato
con Lucio Calpurnio P. *FRUGI*, tribuno della plebe, pretore e console della
repubblica romana, combatte la rivolta degli schiavi in Sicilia e la doma. P.
ottenne la censura. P. lascia un’opera
storica -- "Annales" -- che si estende dalle origini. In essa, P.
combatte le tendenze che si introduceno in Roma e il ri-lassamento morale. Della
gente Calpurnia. Politico, militare e storico romano. Talora detto Censorino – cf. P. Cesorino --
tribuno della plebe, si fa promotore della lex Calpurnia de repetundis, la
prima legge romana che vuole punire l’estorsioni compiute nelle province dai
governatori. Pretore. Dopodiché, eletto console con PUBLIO MUZIO SCEVOLA (si
veda) e gli fu comandato dal senato di restare in Italia per domare una rivolta
di schiavi. P. riusce a sconfiggerli, senza però ottenere una vittoria
definitiva e dove passare il comando a PUBLIO RUPILIO. Autore di “Annales”,
un'opera in almeno VII libri, che andava dalle origini e che sono tra le fonti
precipue di LIVIO (si veda) e Dionigi d'Alicarnasso. Gl’Annales -- di cui
restano una quarantina di frammenti -- si propone di descrivere la pretesa
onestà dell'epoca antica, contrapponendola alla contemporanea corruzione
operante a Roma. Che si tratta però di un'opera a tesi pre-costituite lo
dimostra il fatto che, durante il suo consolato, avvenne l'assassinio di TIBERIO
GRACCO, e che, nonostante l'estrema gravità del crimine -- che tra l'altro
viola il sacro obbligo dell'incolumità personale che s'accompagnava alla
tribunicia potestas – P. e l'altro console non prendessero alcun provvedimento
in merito. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology,
Boston: Little, Brown and Company. Cicerone, Brutus; In Verrem, De officiis,
Catalogo Perseo; Cornell-Bispham, The fragments of roman historians, Oxford,
Historicorum Romanorum reliquiae, Hermann Lipsiae, in aedibus Teubneri; discussione
su vita, opere e frammenti). Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia, Dizionario
di storia, PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute, Predecessore Console
romano Successore Gaio Fulvio Flacco e Publio Cornelio Scipione Emiliano II con
Publio Muzio Scevola Publio Popilio Lenate e Publio Rupilio V · D · M Storici
romani, Portale Antica Roma Portale
Biografie Categorie: Politici romani, Militari romani Storici romani Militari, Storici,
Consoli repubblicani romani Calpurnii. P. is the father-in-law of GIULIO CESARE
and spends years of his political life trying to prevent the civil war. He is a
follower of L’ORTO, under Filodemo’s tutelage. Filodemo lives in P.’s villa at
Herculaneum -- his library has been discovered there. Pisone – Roma – filosofia italiana
(Herculaneum). Pisone Cesonino. When he moves to Rome, Filone becomes friends
with Pisone Cesonino, who gives Filodemo a room at his villa at Herculaneum in which to live. At
the villa, Filodemo co-ordinates P.’s ‘gruppo di gioco’. Filodemo composes
poems and a history of philosophy. After he died, Filone’s parchments remain in
P.’s villa, where they were subsequently buried by the eruption of Vesuvio. With
the excavations, a number of parchments from the library are recovered. More
remain buried. Lucio Calpurnio Pisone Cesonino. Lucio Calpurnio Pisone
Censorino. Lucio Calpurnio Pisone Frugi. Kewyords: Portico.
Grice e Pisone: DE FINIBVS o del lizio
romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma)
Del Lizio, con mescolanze del portico e dell’accademia -- cioè eclettico --
trionfa della Spagna, ed e console. Detto eloquentissimo e dottissimo, scrive V
libri "DE FINIBVS" He is a friend of CICERONE, although they
eventually fall out. Cicerone uses him in his ‘On moral ends’ to articulate the
philosophy of the Portico. P.’s tutors had been Antioco and STEASEA di Napoli. Marco
Pupio Pisone Calpurniano. Marco Pupio Pisone Frugi Calpurniano.
Grice e Pitea – filosofia ligure -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He settles in Marseglia, and achieves fame as a philosopher.
Grice e Pitodoro: la setta di Velia -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Velia). Filosofo
italiano. A pupil of Zenone – il Velino. Grice: “We know who Parmenide’s lover
– beloved – was: Zenone. And P. is Zenone’s. Keywords: VELIA, VELINO. Pitodoro.
Grice e Pizzi: la regola conversazionale di Boezio –
la causa della cosa – adduzione e prova – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Grice: “About time an Italian philosopher
takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale
contro-fattuale. Insegna a Calabria e
Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, ed offre una
panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa
linea di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo
e una dedicata al condizionale (se-ismo). Compone una serie di saggi in cui
viene introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della
logica dell’implicazione con-sequenziale è riformulare le basi della logica
connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di
assiomatizzare un sistema G-HP che risulta complete e decidibile mediante
tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati. Altri
temi di ricerca sono il problema della definizione a della reduzione della
necessita ai termini di contingenza, l'applicazione del quadrato
dell’opposizione e del cubo dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in
termini di multi-imodo, cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente
come primitivi una moltitudine d’operatori modali – contro la tesi
dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della scienza il tema su cui filosofa in
modo preminente è stato quello del contro-fattuale della causa, a cui dedica
saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria alla
Hart/Honoré– causation in the law. If you are looking for the cause of what he
did, what he did was very wrong – implicature! Sempre in questo settore compone
un saggio sull’adduzione, dove analizza un caso giudiziario controverso, il
disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un saggio che contiene una
discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle
quali cura attualmente un blog. Altre saggi: “Introduzione alla logica
modale” (Saggiatore, Milano); “La logica del tempo” (Boringhieri, Torino);
“Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli, Milano); “Eventi e cause: na
prospettiva condizionalista” (Giuffre, Milano); “Diritto, abduzione e prova”
(Giuffre, Milano); “Ripensare Ustica, Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità (filosofia) “Adduzione”; “Strage d’Ustica,
claudio pizzi it. wordpress.com. Claudio Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di
Boezio, la tragedia d’Ustica, il se, condizionale contro-fattico, Grice, il
modo, operatore di modo, cubo di Aristotele, il cubo dell’opposizione,
opposizione quadratica, opposizione cubica, prova, causa, probabilita, l’idea
di causa, ‘Actions and Events’ – causa ed aitia – il significato di causa in
Cicerone – di causa a cosa – causa come latinismo – uso di cosa come causa –
evoluzione della cosa dalla causa – della causa della cosa – implicazione,
interplicazione, explicazione, interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Pizzorno: J. Grice è la politica assoluta – filosofia
del sindacato, filosofia fascista – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna
ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agl’importanti studi sulla materia
sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special
modo sulle organizzazioni sindacali e il conflitti di classi sociali, sulla
politica e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nella
società. Saggi: “Le V classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione”
(Einaudi); “Lotte operaie e sindacato”, “Le regole del pluralismo”; “I soggetti
del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici della politica
assoluta” (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il nocciolo",
Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e ri-conoscimento
(Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto
dell'Enciclopedia. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul – does not
criticise fascism, is that he possibly finds his theory of ‘communitarianism,
razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s community, almost
too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist conceptions against
which i sindacati had to fight during the ventennio fascista!”. Grice: “The
pity with P. is that he focuses on sindacati as from 1968, when he was getting
drunk in Paris! He should have studied the sindicati during the veintennio
fascista!” -- Grice: “I am pleased that P. quotes me. He apparently says that
he is not into ‘conversation’ in the *sense* (senso) of Grice. Footnote there.
When the index was compiled, P., who is at Oxford at the time and could have
asked (or axed), had no idea what my Christian name was, so he follows
Speranza’s advice: ‘when you do not know the first name or Christian name use
‘John’’ – so he did. (The corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t
know the surname, use ‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!”. Alessandro
Pizzorno. Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento,
razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la
politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Plantadossi: gl’universali -- l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo italiano. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura
super I Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu supremo”. Dizionario
Biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Not to be
confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of Marchia. Nannini –
metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals:
from Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni
Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il problema degl’universali, A.
Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Plauto: l’implicatura conversazionale, o la filosofia nel
principato di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Scolaro di Musonio.
Insigne. Roman noble and a political rival of Emperor
NERONE. A relative of the Julio-Claudian dynasty. He is the grandson of DRUSO --
only son of TIBERIO CESARE --, and the great-grandson of TIBERIO and his
brother DRUSO. Also descends from MARCO VIPSANIO AGRIPPA and MARC’ANTONIO. He is
descended from GIULIO CESARE. His father is Gaio Rubellio Blando. Blando’s
family originates from Tivoli and are of the equestrian class. He is the
grandson of DRUSO, his mother having previously been married to NERONE GIULIO
CESARE, without issue. P. derives his cognomen from his great grandfather LUCIO
SERGIO P., and may have used his nomen gentilicium SERGIO as his own prae-nomen,
as a lead pipe is attested with the name of SERGIO RUBELLIO P. But this person
may have been his son. He becomes an innocent victim to the intrigues of
Empress Valeria Messalina. One possibility is that P. is seen by Messalina as a
rival to her son BRITANNICO. Emperor CLAUDIO -- who was husband to Messalina,
father to BRITANNICO and maternal uncle to Julia -- does not secure any legal
defense for his niece. Consequently, Julia is executed. Julia is considered to be a virtuous person by
those who know her. P. marries the daughter to LUCIO ANTISTIO VETO. P.’s father-in-law
serves as consul, legatus of Germania Superior, and Proconsul of Asia. P. is
considered a loving husband and father. The names of his children are not known
-- none of them survived NERONE’s purges. P. appears to have been a follower of
IL PORTICO. According to TACITO, TIGELLINO writes to NERONE. Plautus again,
with his great wealth, does not so much as affect a love of repose, but he
flaunts before us his imitations of the old Romans, and assumes the
self-consciousness of the PORTICO along with a philosophy, which makes men
restless, and eager for a busy life." When he was exiled from Rome by NERONE,
P. is accompanied by the famous teacher of IL PORTICO MUSONIO RUFO (si veda). P.
is associated with a group of philosophers from IL PORTICO who criticise the perceived
tyranny and autocratic rule of certain emperors, referred to today as the
Opposition from IL PORTICO. Junia Silana, sister of CALIGULA's first wife
Junia Claudilla, a rival of Empress Agrippina the Younger and the ex-wife of
Messalina's lover GAIO SILIO, accuse Agrippina of plotting to overthrow NERONE
to place P. on the throne. NERONE takes no action at the time, but over time, NERONE's
relationship with Silana warms while his relationship with his mother sours.
After a comet appears, public gossip renews rumours of NERONE's fall and P.'s rise.
NERONE exiles P. to his estate in Asia. After rumors that P. is in
negotiations with the eastern general GNEO DOMIZIO CORBULO over rebellion, P.
is executed by NERONE. When P.’s head is given to NERONE by a freedman, NERONE
mocks how frightening the long nose of P. is. P.’s widow, children and
father-in-law are successively executed, victims of the increasing brutality of
NERONE. TACITO states that P. is old-fashioned in tastes, his bearing austere
and he lives a secluded life. He is greatly respected by his peers, and the
execution of his family is cause for consternation among those who know him.
Possibly named Gaio or Sergio. The Journal of Roman Studies, Society for the
Promotion of Roman Studies, TACITO, Annals, Holiday, Hanselman, P. the Man Who
Would Not Be King". Lives of the PORTICO. New York:
Portfolio/Penguin.Categories: Romans Julio-Claudian dynasty Rubellii. Rubellio Plauto.
Keyword: Portico, Musonio Rufo, Nerone, la filosofia nel principato di Nerone.
Grice e Plebe: o il dizionario della conversazione – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo italiano. Grice: “I think I love Plebe: he contributes a beautiful chapter
on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and, like
my tutee Strawson, he approaches Aristotle and modernist logic in a genial way
--.” I have been criticised for titling ‘Sicilian philosophy’ -- anyone from
Sicily, even if he left Sicily when he was three years old. In such a case,
Plebe is a representative of Sicilian philosophy, my critic would say. Born in
Italy, he jumps to the isle to teach … philosophy!” Seguo il verso di ORAZIO
(si veda). Odio la massa e me ne tengo lontano. Solo in questo sono uomo di
destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo. Filosofo inizialmente
marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra i sostenitori
dell'anti-comunismo politico-culturale. Dopo una militanza con i social-democratici
di Saragat, aderisce al movimento sociale. Rompe anche. Adere al partito democrazia nazionale. Storico della
filosofia, in particolare la antica filosofia italica. Riavvicinatosi al
marxismo, è editorialista di “Libero”.
Si define come un illuminista della scessi sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi:
“Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del
comico” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” – VERA, SPAVENTA,
JAJA, MATURI, GENTILE (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia);
“La nascita del comico: nella vita e nell'arte degl’antichi italici e romani”
(Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo
all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni
di filosofia); “Breve storia della retorica” (Milano, Nuova Accademia); “La
dodeca-fonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso
semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia
della filosofia” (Messina, D'Anna); “Termini della filosofia” (Roma, Armando);
“Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia); “Che cosa è l'illuminismo”
(Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa
ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante della filosofia: termini
di denunzia, categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti
in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo CROCE” (Padova,
RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?”
(Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia della
filosofia” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi);
“Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano,
Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro
il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del post-comunismo” (Roma, CEN); “La
filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica, biologia e
filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed estetica”
(Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere Kant” (Roma,
Armando); “Logica della poesia” (Palermo, Ila Palma); “Storia della filosofia”
(Palermo, Ila Palma); “Manuale d’estetica” (Roma, Armando); “Manuale di
retorica” (Roma, Laterza); “La filosofia” (Roma, Armando); “Contro
l'ermeneutica” (Bari, Laterza); “L'euristica” (Roma, Laterza); “I filosofi e il
quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano,
Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma, Laterza); “Torna il comunismo?” (Casale
Monferrato, Piemme); “Manuale dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il
quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi.
Obiettivo libertà (Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di
destra. Un filosofo negl’anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della
filosofia: Filosofi italiani (Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema
gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un
brutto affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Armando
Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia
della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia
romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione,
cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa
tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano;
la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto
nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza
della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da
Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica
Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato
dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio
hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Poggi: l’implicatura conversazionale – il
ventennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I
fatti di Sarzana – lasciato in libertà da Mussolini – massoni proibiti – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Sarzana). Flosofo italiano. Colpito
dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e
dal temporaneo esilio che doveno subire alcuni socialisti amici di famiglia.
Questo lo porta a simpatizzare per quel partito che sta nascendo e al quale si
iscrive. Studia a Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale: Kant e il
socialismo.” Insegna a Genova. Partecipa come delegato al congresso socialista
di Ancona, nel corso del quale ha un duro scontro con il massimalista MUSSOLINI (si veda) sul problema della compatibilità
o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea da in quell'occasione una larga
maggioranza alla tesi di MUSSOLINI dell'incompatibilità. Si reca nelle
domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro, dove RENSI (si veda)
anima un vero e proprio salotto – o gruppo di gioco --, arricchito dalla
presenza di illustri personalità quali PASTORINO, BUONAIUTI, SELLA, e ROSSI. MUSSOLINI
si ricorda di quel suo leale tenace avversario e lo libera, come attesta una
registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'archivio centrale
dello stato, lasciato in libertà dal tribunale speciale per la sicurezza dello stato
per atto di clemenza di S. E. il capo del governo. Saggi: “Lo stato
italiano” (Firenze, Bemporad); “Cultura e socialismo” (Torino, Gobetti);
“Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione”
(Roma, Alighieri); “Concetto del ciritto e dello stato romano: saggi critici” (Padova,
Milani); “La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); Meneghini, Socialismo spezzino,
appunti per una storia, Massa; Meneghini, Meneghini Sui luttuosi fatti del
luglio v. Meneghini, La Caporetto del fascismo Sarzana Mursia Milano, Pastorino, Mio padre Pastorino, Genova
Meneghini, Meneghini, Poggi Meneghini,
Poggi, Pastorino, Mio padre Pastorino, Genova, Liguria Sabatelli, Meneghini, Socialismo
spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Bronzi, Fatti di Sarzana
Social-democrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e
della storia di Carabelli. Alfredo Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii,
positivismo giuridico, filosofia giuridica italiana contemporanea – il concetto
di diritto, il concetto dello stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato
in liberta da Mussolini, I fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism
kantiano, Adler, saggi sulla filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Poggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pojero: villa Pojero e la setta iniziatica – filosofia
siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Grice: “Like me, he held symposia at his villa – Villa Amato-Pojero,
The Giardino inglese a Palermo – lots of Brits there!” Studia a Napoli e Pisa. La
sua villa ai giardini inglesi divenne luogo di incontro di un gruppo di gioco
di filosofi. La sua biblioteca è punto di incontro di filosofi come GENTILE, VAILATI,
Brentano, e GEMELLI. Critica il razionalismo, incapace di comprendere la meta-fisica.
Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero. Keywords: la
setta iniziatica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Polemarco:
la diaspora di Crotona– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean cited by
Giamblico.
Grice e Polemarco:
o PLATONE IN ITALIA – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. He comes from a very
rich family and owns the villa in Piraeus where the ‘Republic’ of Plato is set,
and in which he is featured as the host and participant. He lives most of his
life in his villa at Thurii, except for a very brief sojourn in the countryside
of Attica – across the pond --, where he unfortunaly falls foul of the rustic rulers
and is condemned to death. The events of his last days are recounted by Plato
in “Lisi”. Refs.: Cuoco, PLATONE IN ITALIA. Polemarco.
Grice e Poli: l’implicatura conversazionale del pappagallo
di Locke– filosofia italiana. Luigi Speranza (Cremona).
Filosofo italiano. Si laurea a Bologna. Insegna a Milano e Padova. Pubblica il
saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo. I
“Saggi di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza
in quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio
giuridico nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione
provvidenziale. Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il
positivismo negli “Studii di filosofia”, ri-vendicando la superiorità dello
spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni
filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organo-logia, della cranio-logia,
della fisio-gnomia, della psico-logia comparata, e con una teoria delle idee e
de' sentimenti” (Milano); “Elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di
filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La
scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia” (Istituto Lombardo. Rendiconti);
“Studii di filosofia” (Istituto Lombardo); Rendi-conti, “Cenni su CORLEO (si
veda): il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità”
(Istituto Lombardo); Rendi-conti, “La filosofia dell'incosciente”, Istituto
Lombardo. Memorie, Studi CANTONI, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il
linguaggio, presidendo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua
origine e alla sua formazione, antro non è che il complesso de’ segni destinati
ad esprimere le nostre idee e i nostri sentimente. E comeche vari sono codesti
segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia è la specia del
linguaggio naturale -- ossie delle grida, dei gesti e dell’azione – e del
linguaggio artificiale -- ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le
opinioni, sembra incontrastabile, prima di tutto, che gl’animali hanni i segni
d’una specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi
sono o incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza
che sia in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, è dimostrate che
gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come
anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere
all’invenzione del linguaggio veramente articolato, e cio per difetto senza
dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli – come il
famoso riportato di Locke (Grice – si veda), che pur vanno ripetendo le voci
umana, non hanno, al pari delle scimie, ne’ loro gesti una vera connessione
mentale tra i suoni e le idee annessse, come il dimonstrano il loro parlare a
caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie, e la loro
incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In terzo luogo,
è sicuro che com’è impossibile che gl’animale reseano dell’uso d’un linguaggi
overamente articolato, non possedendo le idee astratte e generali delle quali
esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile, non avendo bisogno di
espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri sentimenti. Baldassare
Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia, craniologia, fisiognomia,
psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Grice e Pollastri: conversazioni sull’olismo
hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel.
Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge
la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, centro di salute
mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente
filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis,
una associazione per la consulenza filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da GALIMBERTI
(si veda) per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo
teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco,
Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di Storelli dal
saggio di Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente
assenti” di Squarzina. La sua teoria
della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della
filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che
comprende una visione della società, degl’orizzonti, dei destini della
filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione
della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in
un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più
largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra
essere quella di chi vede in corso un processo di tras-formazione del dolore
del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto
i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco
-- sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono
--, tendono a far credere che ogni qualvolta si stia male ipso facto si sia
malato e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò
ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di
comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e
l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la
filosofia e la consulenza filosofica -- che sembrano più essere due momenti di
un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse -- non si presentano come
pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi
attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni
esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che
la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre
l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque,
l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda
in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza
filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare
semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi
sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può
disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della
considerazione dei problemi degl’individui e della loro vita. Può annullare la
capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica
porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e
la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere
svincolata dallo strabordante e a-critico dominio del produrre, del finalizzare,
e della tecnica. L’onni-presenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì
che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la
psico-logia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è
proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio
sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre
limitate ma fondamentali dimensioni -- si pensi all’antropologia o alla
sociologia --, la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del
consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte
che la filosofia dove comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa
spetta entro una comprensione filosofica del mondo. È se il filosofo non
disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente
dove temere oltre-misura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte
conoscitivo e non terapeutico, la psico-logia non è evitata, al pari di ogni
altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua
azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto
connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra
questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento -- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Altri saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina a-tipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappa-tura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Aut aut, Analisi di Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. Miccione,
La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo
hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus
--, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pollio: contro il lizio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He plays a leading role in Rome’s political and cultural life. He is
a friend of both VIRGILIO (si veda) and ORAZIO (si veda), and wrote a history
of the civil war. He is NOT a lizio, and his most famous tract he entitles,
“Contra Aristotelem”. He rather follows the philosophy of Musonio RUFO (si
veda), whom he deems superior to ‘that ginnasio where an over-rated Stagirite
used to ramble with friends.’ Historians debate this, since Musonio Rufo
apparently was born well after Pollio dies – but, as Kunstermann says, ‘there
is no obvious earlier candidate.’ Hohlertter suggests that the work was written
by a LATER Pollio – ‘most likely Pollio Valerio’. Gaio Asinio Pollio
Grice e Pollio: contro il Lizio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). The author of
“Contra Aristotelem” according to Hohlertter. Pollio Valerio.
Grice e Pollio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Orto. Patron of Stazio (si veda). Pollio Felice.
Grice e Polluce: il principe filosofo -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Giulio Polluce or Polideuce – Friend of Commodo to whom he dedicates
a treatise entitled “Onomasticon,” a thematically arranged dictionary
containing many excerpts from different authors, mainly and especially the
Roman philosophers with which he was familiar and thought Commodo would find of
slight interest.
Grice e Polo: la scuola di Lucania – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo
italiano. He is said to have been a Pythagorean, although some think he was a
spelling mistake that should be corrected to ‘Eccelo di Lucania.’ He wrote a
treatise on justice. Polo.
Grice e Pompedio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. According to the historian Giuseppe, a senator who followed the
Garden – Some believe that the reference is to Publio Pomponio Secondo, a
statesman and author. Pompedio.
Grice e Pompeo:
il portico romano e il diritto – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza. Le nozioni di
stato e di proprietà in Panezio e l’influenza della dottrina stoica sulla
giurisprudenza romana dell’epoca scipionico-cesariana – Il portico è un
fenomeno che abbraccia un arco temporale vastissimo ed è di difficile, se non
impossibile definizione. Pohlenz ne ha parlato come di un movimento spirituale,
ma se si dicesse che è una ‘dimensione del pensiero’ forse non si sbaglierebbe.
Comincia con * Testo rielaborato con le fonti e i riferimenti
bibliografici essenziali della relazione alla 59ème Session de la Société
Internationale Fernand de Visscher pour l’Histoire des Droits de l’Antiquité. [Per
un primo approccio alla filosofia del Portico si v. POHLENZ, Stoa und Stoiker.
Die Grunder, Panaitios, Poseidonios (Zürich); ID., La Stoa. Storia di un
movimento spirituale (Milano); Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung
(Göttingen); ISNARDI PARENTE, Stoici Antichi (Torino l’età del suo fondatore,
il cipriota Zenone, un fenicio dalla pelle scura e di sangue semitico, attivo
ad Atene, ma comprende anche ANTONINO. Non dimentichiamo, in aggiunta, la
rielaborazione del de officiis di CICERONE fatta da AMBROGIO e, ancora, la
fortuna medioevale dei precetti morali di Seneca che è addirittura indicato con
la sua felice formula honestae vitae da Martino di Bracara come una sorta di
cristiano occulto per aver intrattenuto una leggendaria corrispondenza con S. Paolo
e tentato di convertire al cristianesimo un suo discepolo. La filosofia del
Portico domina dunque la scena culturale romana per molti decenni durante
l’ellenismo e la prima età imperiale, ma subì intorno al terzo secolo d.C. una
repentina e considerevole decadenza. Agostino, in epist. 118.21, infatti potrà
dire: « [i seguaci del Portico] sono ridotti al silenzio, al punto che le loro
teorie vengono appena menzionate nelle scuole di retorica ». In effetti della
letteratura del Portico a noi non è arrivato molto. A parte un “Inno a Zeus” scritto
da Cleante e una serie di citazioni più o meno letterali tramandate da autori
di altre tendenze filosofiche, a volte addirittura ostili come Plutarco o
Alessandro d’Afrodisia, conosciamo qualcosa attraverso le opere di Seneca ed
Epittèto, ma dei pensatori dell’era scipionica è sopravvissuto pochissimo. Ciò
nonostante, credo che le nostre conoscenze sul contributo dello ); ID.,
Filosofia e scienza nel pensiero ellenistico (Napoli 1991); A.M. IOPPOLO,
Aristone di Chio e lo stoicismo antico (Napoli 1980); ID., Opinione e scienza.
Il dibattito tra Stoici e Accademici nel III e nel II secolo a.C. (Napoli
1986); K. HUSLER, Die fragmente zur Dialektik der Stoiker (Stüttgart-Bad
Cannstatt 1987- 1988); F. ALESSE, Panezio di Rodi e la tradizione stoica
(Napoli 1994); R. RADICE (Introduzione, traduzione, note e apparati a cura di),
H. von Arnim, Stoici antichi, Tutti i frammenti (Milano 2002) [= H. VON ARNIM,
Stoicorum Veterum Fragmenta (Lipsiae 1903-1905, rist. in due voll. Stuttgart
1968)]; E. VIMERCATI (Introduzione, traduzione, note e apparati di commento a
cura di), Panezio, Testimonianze e frammenti (Milano 2002). 2 M. POHLENZ, La
Stoa 978. 3 Si v. per un primo approccio M. POHLENZ, sv. Panaitios, in PW. 18.3
(StuttgartWeimar 1983) 418,31-440,11. 4 L’epistula fu indirizzata al vescovo
Dioscoro che chiedeva informazioni sull’opportunità di studiare Cicerone. 5 Per
un sintetico sguardo d’insieme si v. anche G. REALE, Accettare i voleri della
ragione, in Valori dimenticati dell’occidente (Milano 2004) 101 ss. Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) stoicismo per lo sviluppo
del diritto romano come scienza, e in particolare in epoca
scipionico-cesariana, possano ancora migliorare. 2. I giuristi romani e la Stoa
Sul rapporto tra giuristi romani e la dottrina filosofica stoica esiste già una
documentazione ricchissima6 . Anzitutto, il cliché dell’uomo 6 Si v. sul
punto M. POHLENZ, La Stoa 546-549. Senza alcuna pretesa di completezza segnalo
P.W. KAMPHUISEN, L’influence de la philosophie sur la conception du droit
naturel chez les jurisconsultes romains, in RHDFE. 11.3 (1932) 389-412; P.
FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung 1
(Göttingen 1948) pp. 490; 2 (Göttingen 1949) pp. 232, in SDHI. 17 (1951) pag.
318-332; P. STEIN, The Relations between Grammar and Law in the early
Principate. The beginnings of analogy, in La critica del testo (Firenze 1971)
757-769; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical Influence on Roman Jurisprudence?
The Case of Stoicism and Natural Law, in ANRW. 36 (1994) 4851-4900; M. DUCOS,
Philosophie, littérature et droit à Rome sous le Principat, in ANRW. 36 (1994)
5134-5180; L. WINKEL, Le droit romain et la philosophie grecque, quelques
problèmes de méthode, in Tij. 65 (1997) 373-384. Da ultimo per tutti A.
SCHIAVONE, Ius. L’invenzione del diritto in Occidente (Torino 2005) 155 ss. e
passim. Questi, a proposito della ‘rivoluzione scientifica’ che ha riguardato
il modo di operare (e di essere) della giurisprudenza romana nei decenni tra
l’età dei Gracchi e quella di Cesare e, in particolare, sull’influenza della cultura
proveniente dalla Grecia, a p. 163, esplicita in questo modo il suo pensiero: «
In realtà, non di riduzione o di impoverimento si trattava, né di un semplice e
superficiale trapianto di qualche metodica, priva di particolare significato
sostanziale. Bensì di un delicato e cruciale processo di integrazione, che
riuscì a proiettare il sapere giuridico romano al di là degli orizzonti che
aveva acquisito, senza tuttavia fargli smarrire il senso della propria
fortissima identità: in certo modo a rivoluzionarlo per dargli il compimento.
Il risultato sarebbe stato, alla fine, la nascita di un nuovo modo di pensare
il diritto, che ne avrebbe tramutato le procedure in quelle di una scienza
senza eguali nell’antichità, non meno compatta e concettualmente densa della
grande filosofia classica ». Appare evidente che nello studioso salernitano sia
maturato un superamento della posizione tradizionale risalente a F. SCHULZ,
Storia della giurisprudenza romana [Firenze (tr. G. Nocera) 1968)] 75 ss. Lo
dimostrano ancora di più le seguenti parole [A. SCHIAVONE, Ius 162]: « Ma
perché Quinto Mucio aveva deciso di utilizzare a fondo gli apparati diairetici,
fino a farne il tratto caratterizzante – almeno agli occhi di Pomponio – di
tutto il suo trattato? La risposta più consueta cerca di spiegarlo con un
generico richiamo al clima intellettuale dell’epoca, cui non sarebbero state
indifferenti un paio di generazioni di giuristi: una parentesi dovuta
all’imporsi di una specie di moda. E’ un’interpretazione a dir poco insoddisfacente,
elusiva di un tema essenziale: la connessione fra l’uso della diairetica e la
qualità delle conoscenze per la prima volta elaborate attraverso quei modelli.
Il problema, cioè, della forma logica attraverso cui a partire da Quinto Mucio
e dalle sue innovazioni, l’esperienza del diritto veniva costruita e pensata.
Se non si ha lo sguardo fermo su questo intreccio, si smarrisce il filo di ogni
interpretazione plausibile. E non c’è da temere solo il vecchio equivoco che
portava a distinguere meccanicamente fra ‘metodo’ greco e ‘contenuti’ 328
OSVALDO SACCHI virtuoso che è una caratterizzazione tipica del pensiero stoico.
Ateneo, citando Posidonio, ricorda la ferma presa di posizione di Q. Mucio
Scevola l’augure, Q. Elio Tuberone e P. Rutilio Rufo (tutti allievi del
filosofo stoico Panezio: Cic. Lael. 27.101), a favore della lex Fannia cibaria
del 161 a.C.7 Proverbiali inoltre sono rimasti il rigore e la coerenza con cui
Scevola il pontefice esercitò la sua carica di proconsole nella provincia
d’Asia, coadiuvato da Rutilio Rufo suo legato proconsolare8 . A quest’ultimo,
prope perfectus in Stoicis (Brut. 30.114), si ricollega anche il famoso otium
cum dignitate che rimarrà come monito per gli uomini della sua classe; tanto
che, come è noto, Cicerone ne farà una strenua difesa contro l’epicureismo
dilagante soprattutto in Campania, quando scrisse, fra l’altro, negli ultimi
due anni della sua vita il de finibus e le Tusculanae disputationes.
Riferimenti precisi nel de oratore e nel Brutus ciceroniani indicano esplicitamente
come stoici anche Marco Vigellio (qui cum Panetio vixit), Sesto Pompeo e due
Balbi: Cic. De orat. 3.21.78 Quid est, quod aut Sex. Pompeius aut duo Balbi aut
meus amicus, qui cum Panaetio vixit, M. Vigellius de virtute hominum Stoici
possint dicere, qua in disputatione ego his debeam aut vestrum quisquam
concedere? Il primo, Quinto Lucilio (Balbo), fu sostenitore della tesi stoica
prospettata nel de natura deorum9 . Mentre il secondo, Lucio Lucilio (Balbo),
espertissimo in agendo et in respondendo, fu discepolo di romani, quanto
un rischio più grave e sottile: quello di misurare il lavoro dei giuristi con i
criteri adoperati per valutare il dibattito filosofico ed epistemologico da
Platone al tardo stoicismo, suggestionati solo dalla traccia superficiale di
alcuni evidenti debiti della giurisprudenza verso la filosofia, e da qualche
sporadica contiguità di lessico e di categorie. Mettendosi su una simile
strada, non si può che arrivare alla conclusione di un drammatico impoverimento
dell’impianto logico del pensiero classico, quando passa dai filosofi ai
giuristi, e alla constatazione del carattere irrimediabilmente minore e senza
vocazione teorica del lavoro della giurisprudenza. Ma sarebbe un’indicazione
infondata, anche se è stata tante volte riproposta, da diventare un luogo
comune storiografico. » 7 Athen. Dipnosoph. 6.274 c-e = Posid. F 59, IIA p.
260, 34-261 7 Jacoby. 8 Per tutti C.A. CANNATA, Per una storia della scienza
giuridica europea. I. Dalle origini all’opera di Labeone (Torino 1997) 235 s. 9
F. MÜNZER, sv. Lucilius, in PW. 13.2 (Stuttgart-Weimar 1927) 1640, 3-1640,
33. Q. Mucio Scevola il pontefice e
anche maestro di Servio Sulpicio Rufo10 . 3. Il Circolo degli Scipioni C’è poi
il Circolo degli Scipioni 11 . Questo sodalizio culturale era frequentato, come
è noto, da letterati e filosofi come Terenzio e il 10 Cic. Brutus 42.154:
Cumque discendi causa duobus peritissimis operam dedisset, L. Lucilio Balbo, C.
Aquilio Gallo, Galli hominis acuti et exercitati promptam et paratam in agendo
et in respondendo celeritatem subtilitate diligentiaque superavit; Balbi docti
et eruditi hominis in utraque re consideratam tarditatem vicit expediendis
conficiendisque rebus. Sul rapporto tra lo stoicismo e i giuristi romani v.
anche F. D’IPPOLITO, I giuristi e la città (Napoli 1978) 88 e passim. 11 Sul
circolo scipionico si v. in generale H. BARDON, La littérature latine inconnue.
I. L’époque républicaine (Paris 1952) 45 ss., 87 ss.; H. BENGTSON, Grundriss
der römische Geschichte, I, (München 1967) 145; P. GRIMAL, Le siècle des
Scipions2 (Paris 1975) [= Il secolo degli Scipioni. Roma e l’ellenismo al tempo
delle guerre puniche (Brescia, tr. D. Plataroti, 1981)] 334 e 339-340; L.
CANALI, Storia della poesia latina (Milano 1990) 13, 25, 43, nt. 7. Anche se è
stata negata l’esistenza di questo sodalizio culturale [H. STRASBURGER, Der
‘Scipionenkreis’, in Hermes 94 (1966) 60-72], l’espressione grex Scipionis
usata da Cicerone in Lael. 16.69 e la considerazione, nel paragrafo 101 dello
stesso dialogo, di Scipione, Furio, Spurio Mummio, Tuberone, Rutilio, (Virginio
e Rupilio); oltre che degli interlocutori del Lelio: Mucio Scevola, Fannio e
appunto Lelio, come aequales per essere stati amici o giovani devoti di
Scipione, lascia pensare che questo circolo di intellettuali sia stato
effettivamente sentito come tale dai suoi protagonisti. Così, con somma
erudizione F. CANCELLI (a cura di), Marco Tullio Cicerone, Lo Stato (Milano
1979) 36 s., in part. 37, scrive: « Va da sé che non bisogna credere a un
sodalizio, magari con tanto di statuto, ma a un gruppo di uomini che seguivano
stesse tendenze politiche, e che facevano capo, in vario modo, a Scipione o al
suo amico Lelio. Cicerone assunse appunto a comune carattere dei suoi
personaggi l’essere stati amici o in relazione con Scipione e Lelio, e l’essere
stati seguaci più o meno fermi dell’insegnamento paneziano ». Fra l’altro, come
rileva lo stesso Filippo Cancelli [ibidem 36], a questa lista di nomi manca
solo quello di Manio Manilio, il famoso giurista (e generale di Scipione
Africano a Cartagine), per ricostituire il gruppo di personaggi che partecipano
al famoso dialogo del de re publica ambientato nel 129 a.C. negli horti
suburbani di Scipione Emiliano dove Cicerone ambienterà l’enunciazione della
famosa definizione di res publica in 1.25.39 su cui ritorneremo più avanti. Per
l’uso di grex per indicare un ‘gruppo di amici’ o un ‘sodalizio culturale’ si
v. Cic. Lael. 19.69: Saepe enim excellentiae quaedam sunt, qualis erat
Scipionis in nostro, ut ita dicam grege. Anche Orazio che riferisce la parola
proprio ai seguaci della Stoa di Crisippo di Soli. Horat. sat. 2.3.44 Chrysippi
porticus et grex. Sul circolo degli Scipioni si v. anche F. LEO, Geschichte der
römischen Literatur (Berlin 1913) 1.315- 325; R.M. BROWN, A Study of the
Scipionic Circle (Iowa 1934) 61, 85-87; B.N. TATAKIS, Panétius de Rhodes. Le
fondateur du moyen stoïcisme. Sa vie et son oeuvre (Paris 1931) 16; M. VAN DEN
BRUWAEUM, L’influence culturelle du cercle de Scipion 330 OSVALDO SACCHI
campano Lucilio12 , ma anche da storici come P. Cornelio Scipione, C. Fannio,
C. Sempronio Tutidano e forse Emilio Sura. Altri possibili frequentatori di
tale circolo furono Cassio Emìna e L. Calpurnio Pisone Frugi che normalmente
viene ritenuto avversario dei Gracchi, ma la legge agraria del 111 a.C. lo
ricorda come il console che insieme a P. Mucio applicò la lex Sempronia: Lex
agr. l. 13 (= FIRA. 1.105): Quei ager locus publicus populi Romanei, quei in
Italia P. Mucio L. Calpurnio cos. fuit. Quando però, nel 167 a.C., Paolo Emilio
portò a Roma per i suoi due figli la biblioteca di Pella13 , diventò possibile
in questa città accedere direttamente ai testi dei filosofi greci ed in
particolare a quelli degli stoici14 . Fu così che il circolo scipionico, a
ridosso dell’età graccana, diventò il luogo di incontro principale tra lo
stoicismo e gli intellettuali romani. L’amicizia tra l’Africano minore e
Polibio nacque Emilien (Schaerbeeck 1938) 6-19; K. ABEL, Die kulturelle
Mission des Painaitios « Antike und Abendland » (1971) 119 ss., in part.
123-126; M. BRETONE, La fondazione del diritto civile nel manuale pomponiano,
in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 2 (Napoli 1982) 259, nt. 8; v.
anche 358 ss.; H.I. MARROU, Histoire de l’éducation dans l’antiquité. I. Le monde
grec. II. Le monde romain (Paris 1981) 2.33, 185, nt. 12; F. WIEACKER, Römische
Rechtgeschichte 1 (München 1988) 540, nt. 58; F. ALESSE, Panezio di Rodi e la
tradizione stoica (Napoli 1994) 13 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia della
scienza giuridica europea 217. 12 Sul rapporto tra il poeta Lucilio e il
circolo scipionico cfr. Lact. div. inst. 6.5.4. G. MAURACH, Geschichte der
römischen Philosophie. Eine Einführung2 (1989, 1997) 22 ss. 13 Plut. Aem.
28.11: Møna tÅ biblºa to† basil™vq filogrammato†si to¡q y™sin ®p™trefen
®jel™suai. [tr. M.L. Amerio (a cura di), Plutarco, Vite, vol. III (Torino 1998)
591 s.]: « Fece prelevare soltanto i libri della biblioteca del re per darli ai
figli amanti delle lettere »; Isid. etym. 6.5.1: Romae primus librorum copiam advexit
Aemilius Paulus, Perse Macedonum rege devicto; deinde Lucullus e Pontica
praeda. Post hos Caesar dedit Marco Varroni negotium quam maximae bibliothecae
construendae. [2] Primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas
simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod de manubiis
magnificentissimum instruxerat. 14 Per i rapporti culturali e l’influenza della
cultura greca nel circolo scipionico si v. anche O. SACCHI, La nozione di ager
publicus populi Romani come espressione dell’ideologia del suo tempo, in Tij.
73 (2005) 36 ss. e passim. Adesso si v. A. SCHIAVONE, Ius 161: « Quinto Mucio,
che non ignorava il greco aveva un accesso diretto a questi testi. Erano in
gran parte opere incluse nell’imponente biblioteca di Perseo di Macedonia,
trasportata a Roma nel 167, dopo Pidna, da Emilio Paolo – nella capitale non si
erano mai visti tanti libri – e poi utilizzata dal circolo di Scipione
Emiliano». LII (2005) infatti proprio grazie ad una richiesta di libri e alla
discussione che scaturì tra questi due personaggi 15 . Personalità di assoluto
livello sul piano giuridico che possiamo ricordare tra i frequentatori di
questo circolo lungo l’arco di almeno due generazioni furono Manio Manilio (ad
Att. 4.16.2; ad Q.fr. 3.5.1; Lael. 4.14; de re p. 1.12.18; Plut. Ti. Gracc.
11.2) e Gaio Lelio, definito dallo stesso Manilio, valente giurista (de re p.
1.13.20: Tum Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum
excellis ipse, deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum?)
che fu allievo prima di Diogene di Babilonia e poi di Panezio (de fin. 2.8.24:
Nec ille qui Diogenem Stoicum adulescens, post autem Panaetium audierat). Anche
P. Mucio Scevola, il pontefice massimo (console nel 133 a.C.): Cic. de re p.
1.13.20: Sed ista mox; nunc audiamus Pilum, quem video maioribus iam de rebus
quam me aut quam P. Mucium consuli, l’antagonista di Crasso nella causa Curiana
(che morì nel 91 a.C.), prima di scegliere di seguire con il fratello di
appoggiare le riforme graccane (Cic. de re p. 1.19.31; Acad. Prior. 2.5.13;
Plut. Ti. Gracc. 9.1), pare che fu molto vicino a tale ambiente16 . Tra i
frequentatori del circolo scipionico che aderirono alla Stoa, troviamo infine
anche Furio Filo e Aulo Cascellio, che furono considerati insieme a Q. Mucio
l’augure, tre dei più famosi esperti di diritto prediale dell’epoca graccana:
Cic. pro Balbo 20: Q. Scaevola ille augur, cum de iure praediatorio
consuleretur, homo iuris peritissimus, consultores suos nonnumquam ad Furium et
Cascellium praediatores reiciebat. Attraverso Gaio sappiamo anche cosa sia il
diritto prediatorio: Gai. 2.61 nam qui mercatur a populo, praediator appellatur
17 . Il discorso tuttavia non finisce qui perché in base a Cic. de orat.
1.17.75 apprendiamo che anche Q. Mucio il pontefice massimo aveva subito
l’influenza di Panezio di Rodi: Quae, cum ego praetor Rhodum 15 Polyb.
31.23.4: « (…) il rapporto tra costoro iniziò da un prestito di libri e dalle
conversazioni avute su di essi » [tr. R. Nicolai (a cura di), Polibio, Storie.
Libri XXIIXXXIX. Frammenti (Roma 1998) 245]. 16 Quadro storico in A. GUARINO,
La coerenza di P. Mucio (Napoli 1981) 9-197. Su P. Mucio particolari
prosopografici in C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea
1.225. 17 Particolari prosopografici con fonti e bibl. in C.A. CANNATA, Per una
storia della scienza giuridica europea 1.235 s. venissem et cum summo illo
doctore istius disciplinae Apollonio ea, quae a Panaetio acceperam,
contulissem, inrisit ille quidem, ut solebat, philosophiam atque contempsit
multaque non tam graviter dixit quam facete. Il quae a Panaetio acceperam mi
pare estremamente efficace18 . La corrispondenza tra il titolo di un’opera
famosissima di Quinto Mucio, il Liber singularis Œron, e quella di Crisippo di
Soli dimostra [insieme a D. 1.2.2.41: post hos Q. Mucius P.f. pont. max. ius
civile primus constituit generatim, in libros XVIII redigendo] la vicinianza
del giurista alla cultura stoica19 . 4. La Stoa e il diritto romano Alla luce
di questi dati, quindi, non stupisce se Paolo Frezza abbia dichiarato già nel
1951 di credere all’esistenza di una: « …profonda influenza della Stoa sulla
formazione e sull’evoluzione del pensiero giuridico romano »20 . Gli esempi
della fecondità di tale rapporto, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Nel
rilievo che Q. Mucio Scevola dava alla bona fides si nascondono infatti i
prodromi di una svolta importante per la disciplina e la struttura dei rapporti
obbligatori in tema di emptio venditio e di locatio conductio21 . Aldo Schiavone,
credo con 18 C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea
1.250 ss. 19 Cfr. anche Gai. 1.188. Diog. Laert. 7.189-199 [= SVF. App. 2.42
(Arnim 3.201) = Radice 1370]; SVF. 2.224-230 (Arnim 2.76) [= Radice 424]. Già
rilevato da F. LEO, Geschichte der römischen Literatur 350. Mette in dubbio
l’autenticità di quest’opera Friz Schulz [Storia della giurisprudenza romana
171] che si richiama ad H. KRÜGER, in St. Bonfante 2.336], ma oggi si propende
per l’autenticità. Si v. sul punto P. STEIN, Reguale iuris. From Juristic Rules
to Legal Maxims (Edimburg 1966) 36 ss.; M. BRETONE, Tecniche e ideologie 78;
ID., Storia del diritto romano4 (Roma-Bari 1989), 185; C.A. CANNATA, Per una
storia della giurisprudenza europea 253 e nt. 184. 20 P. FREZZA, Rec. a M.
Pohlenz, Die Stoa 326. Sul rapporto tra giurisprudenza romana e filosofi stoici
già il Cuiacio con dovizia di indicazioni di fonti e bibl. in J. CIUAICI,
Opera. Ad Parisiensem Fabrotianam editionem diligentissime exacta in tomos
XIII. distributa auctiora atque emendatiora Pars prima. Tomus primus (Prati
1836) 1182-1184. Utile, sebbene con meno approfondimento anche J.G. HEINECCII,
Historia Juris Civilis Romani ac germanici qua utriusque origo et usus in
germania ex ipsis fontibus ostenditur, commoda auditoribus methodo adornata,
multisque Observationibus haud Vulgaribus passim illustrata (Venetiis 1764) 159
s. 21 Cic. de off. 2.9.33-34. Si v. su questo argomento L. LOMBARDI, Dalla
fides alla bona fides (Milano 1961); L. FASCIONE, Cenni bibliografici sulla
‘bona fides’, in Studi sulla buona fede (Milano 1975) 51 ss.; M. TALAMANCA, La
bona fides nei LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 333 Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) fondatezza, ha sottolineato
l’importanza e la pertinenza della già felice intuizione di Nietzsche che
giudicava la bona fides del linguaggio giuridico repubblicano come una versione
rielaborata in chiave ‘aristocratica e proprietaria’ (è questo il punto) della
più antica fides romana22 . La legge agraria del 111 a.C. può essere vista,
infatti, come una delle espressioni più immediate di questa nuova sensibilità
dei giuristi romani verso una concezione di appartenenza dell’ager publicus
distribuito ai privati in senso ‘proprietario’ 23 . Inoltre, si può leggere un
legame tra gli insistenti appelli di Antìpatro di Tarso a favore del sentimento
di solidarietà umana e il divieto individuato dai giuristi romani fondato sul
diritto naturale di approfittare dell’ignoranza del compratore. Del resto,
l’impegno profuso da Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il
fondamento definitorio del dolus malus è stato visto, insieme al rilievo della
buona fede in Q. Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà di
dare maggiore riconoscimento, nell’ambito del diritto formale, al nuovo
sentimento etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali romani. La sequenza
evolutiva, almeno nel caso dell’aequitas, passa dal secondo giurista che fu
maestro del primo, e arriva fino a Servio Sulpicio Rufo che seguì
l’insegnamento dello stoico Lucilio Balbo e di Aquilio Gallo a Cercina (D.
1.2.2.43: Servius (…) institutus a Balbo Lucilio, instructus autem maxime a
Gallo Aquilio, qui fuit Cercinae: itaque libri complures eius extant Cercinae
confecti) 24 . giuristi romani: ‘Leerformeln’ e valori dell’ordinamento,
in Il ruolo della buona fede oggettiva nell’esperienza giuridica storica e
contemporanea. Atti del convegno in onore di A. Burdese IV (Padova 2003) 13
ss.; R. CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema (Torino 2004); E. STOLFI,
‘Bonae fidei interpretatio’. Ricerche sull’interpretazione di buona fede fra
esperienza romana e tradizione romanistica (Napoli 2004) 18 ss. 22 A.
SCHIAVONE, Ius 126. Per il riferimento a Nietzsche si v. Zur Genealogie der
moral, Eine Streitschrift (Leipzig 1887)[= Genealogia della morale, in Opere
6/2 (Milano tr. Colli-Montinari 1968) 223 ss.]. Su questi temi rinvio anche a
O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la teoria della fides nelle scuole
giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in Atti in onore di G. Franciosi
(Napoli 2006). 23 Rinvio sul punto a O. SACCHI, Regime della terra e
imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e commento storico-giuridico
della legge agraria del 111 a.C. (Napoli 2006), 196 e 203 ss. 24 Si v. C.A.
CANNATA, Per una storia della scienza giuridica 219 ss.; A. SCHIAVONE, Ius 216.
334 OSVALDO SACCHI Si potrebbe anche parlare, poi, del concetto di utilitas (D.
1.3.13; 1.4.2; 1.3.25) e del suo rapporto con la nozione di iustitia (Cic. de
inv. 2.53.160) 25 . C’è poi la nozione di matrimonio di C. Musonio Rufo,
maestro stoico dell’età neroniana (autore a detta di Prisciano di oltre 700
libri), a cui sembra essersi ispirato direttamente Modestino (D. 23.2.1) con il
suo celeberrimo consortium omnis vitae26 . Ancora, possiamo citare il rapporto
tra ius naturale, ius civile e ius gentium27 , il famoso honeste vivere,
alterum non laedere di Ulpiano [D. 1.1.10.1 (Ulp. 1 regularum): Iuris praecepta
sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere] e il
paradigma concettuale per la teoria della legge come ente razionale
obbligatorio per tutti gli uomini, che i compilatori di Giustiniano scelsero da
un’opera di Crisippo di Soli 25 Ampio ragguaglio bibliografico sul tema
in M. NAVARRA, Ricerche sulla utilitas nel pensiero dei guristi romani (Torino
2002) 3 ss. Le parole ius, iustitia e aequitas nel mondo concettuale di Servio
acquistano rilievo come espressione del ricongiungimento di legalità,
legittimazione, etica e formalismo. La deduzione, ricavata da un notissimo
passo delle Filippiche di Cicerone è di A. SCHIAVONE, Ius 262. Il passo è Phil.
9.5.10: Nec vero silebitur admirabilis quaedam et incredibilis ac paene divina
eius in legibus interpretandis, aequitate explicanda scientia. Omnes ex omni
aetate, qui in hac civitate intellegentiam iuris habuerunt, si unum in locum
conferantur, cum Ser. Sulpicio non sint comparandi. Nec enim ille magis iuris
consultus quam iustitiae fuit. [11] Ita ea quae proficiscebantur a legibus et
ab iure civili, semper ad facilitatem aequitatemque referebat neque instituere
litium actiones malebat quam controversia tollere. 26 D. 23.2.1 (Modest. 1
regularum): Nuptiae sunt coniunctio maris et feminae et consortium omnis vitae,
divini et humani iuris communicatio. 27 Sul rapporto tra ius naturale, ius
civile e ius gentium mi limito a segnalare C.A. MASCHI, La concezione
naturalistica del diritto e degli istituti giuridici romani (Milano 1937) 284
ss. e passim; G. LOMBARDI, Sul concetto di ‘ius gentium’ (Roma 1947); A. BURDESE,
Il concetto di ius naturale nel pensiero della giurisprudenza classica, in
RISG. 90 (1954) 407 ss.; G. NOCERA, Ius naturale nell’esperienza giuridica
romana (Milano 1962); Ph. DIDIER, Les diverses conceptions du droit naturel à
l’oeuvre dans la jurisprudence romaine des II e et III e siècles, in SDHI. 47
(1981) 224; G.G. ARCHI, Lex e natura nelle istituzioni di Gaio, in Scritti di
diritto romano 1. Metodologia giurisprudenza. Studi di diritto privato 1
(Milano 1981) 139 ss.; M. BRETONE, Storia 323 ss.; L.C. WINKEL, Einige
Bemerkungen über ius naturale und ius gentium, in MJ. Schermaier-Z.Végh (ed.),
Festschrift für W. Waldestein zum 65 Geburtstag (Stuttgart 1993) 443 ss.; M.
KASER, Ius gentium (Köln-Weimar-Wien 1993) 54 ss.; P.A. VANDER WAERDT, Philosophical
Influence on Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and Natural Law 4789
ss.; M. DUCOS, Philosophie, littérature et droit 5160 ss.; S. QUERZOLI, Il
sapere di Fiorentino. Etica, natura e logica nelle Institutiones (Napoli 1996)
75 ss. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 335 Revue Internationale
des droits de l’Antiquité LII (2005) che diresse la Stoa di Atene dal 232/231
al 204/203 a.C. [D. 1.3.2 (Marc. 1 inst.)]28 . 5. La nozione di res publica
come effetto dell’influenza diretta del pensiero politico di Panezio Questo
elenco di dati non è certo esaustivo e può essere ancora integrato. Possiamo
tuttavia affrontare due argomenti che ritengo molto significativi per dare una
dimensione ancora più esatta dell’impor-tanza del rapporto tra Stoa ed
evoluzione del diritto romano. Anzitutto, la nozione di ‘Stato’. Panezio, per
la prima volta rispetto a questo problema, mise in primo piano il momento
giuridico. Lo ‘Stato’ è considerato dalla Stoa ‘un insieme di uomini che vivono
sullo stesso territorio e sono governati da una legge’29 . Questo enunciato è
la traduzione più o meno letterale della celeberrima definizione di Scipione
Africano minore in Cic. de re p. 1.25.3930 . Siamo in un momento di massima
influenza culturale del circolo scipionico e si cerca di dare un assetto
costituzionale alla res publica31 . 28 perÁ nømoy: Ø nømoq påntvn ®stÁ
basileÂq ueºvn te kaÁ Ωnurvpºnvn pragmåtvn? de¡ d‚ aªtØn proståthn te eµnai t©n
kal©n kaÁ t©n a˝sxr©n kaÁ “rxonta kaÁ Ôgemøna, kaÁ katÅ to†to kanøna te eµnai
dikaºvn kaÁ Ωdºkvn kaÁ t©n f¥sei politik©n zúvn, prostaktikØn m‚n ˘n poiht™on,
ΩpagoreytikØn d‚ ˘n oª poiht™on. [D. 1.3.2 (Marcian. 1 inst.)] « Bisogna che la
legge sia sovrana di tutte le cose, divine o umane. Deve sovrastare tutte le
realtà buone e cattive e su di esse esercitare potere ed egemonia; deve fissare
i canoni del giusto e dell’ingiusto e, per i viventi che stanno per natura in
società, comanda quel che va fatto, e vieta quel che non va fatto ». Su
Crisippo di Soli v. M. POHLENZ, La Stoa 39-43. Su Crisippo di Soli si v. H. VON
ARNIM, sv. Chrysippos, in PW. 3.2 (1899, rist. München 1991) coll.
2502,14-2509,50. 29 Dio Chrysost. or. 36.20 [= SVF. (H.von Arnim) 3.329: (R.
Radice, Stoici Antichi, Milano 2002, 1130)]: pl∂toq Ωntr√pon ®n taªtˆ katoiko¥ntvn
ÊpØ nømon dioiko¥menon. 30 Segnalo sul punto G. MANCUSO, Forma di stato e forma
di governo nell’esperienza costituzionale greco-romana (Catania 1995) 73; P.
DESIDERI, Memoria storica e senso dello Stato in Cicerone, in M. Pani (a cura
di), Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità romane 6
(Bari 2001) 235; G. VALDITARA, Attualità nel pensiero politico di Cicerone, in
F. Salerno (a cura di), Cicerone e la politica (Napoli 2004) 85-117; O. SACCHI,
La nozione di ager publicus populi Romani 19-42. 31 Cic. de re p. 1.25.39: ‘Est
igitur’, inquit Africanus, ‘res publica res populi, populus autem non omnis
hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitudinis iuris consensu
et utilitatis communione sociatus’. Cfr. F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo
Stato 33 ss. Sul significato di res publica si v. H. DREXLER, Res publica, 336
OSVALDO SACCHI Il riferimento di Cicerone alla definizione dell’Emiliano è
importante perché in essa rileva una nozione ‘costituzionale’ di populus che è
costruita su un’idea di legge che a sua volta è basata sul concetto di patto32
. Come in Papiniano D. 1.3.1 (Papin. lib. 1 def.): Lex est commune praeceptum,
virorum prudentium consultum, delictorum quae sponte vel ignorantia
contrahuntur coercitio, communis rei publicae sponsio, in cui si rileva un
concetto di sovranità ‘orizzontale’ piuttosto che ‘verticale’. La differenza
del pensiero di Panezio è tuttavia evidente anche rispetto ad Aristotele33 . Lo
Stagirita, si limitava infatti a dichiarare che lo ‘Stato’ poteva essere la
società perfetta, atta a promuovere la vita buona o migliore (1252 b27) 34 . Il
‘vivere felice’ cui allude lo stesso in Maia 9 (1957) 247-281; ID., 10
(1958) 3-37; ID., in ANRW. 1.2 (1972) 800-804. Cosiderano res publica nel senso
di ‘patrimonio comune’ R. ORESTANO, Il problema delle persone giuridiche
(Torino 1968) 111 ss.; H.P. KOHNS, Res publica-res populi, in Gymnasium 77
(1970) 401 ss. e passim; F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana2 1
(Napoli 1972) 494 ss. Considera res publica nel senso di ‘organizzazione del
popolo’ J. GAUDEMET, Le peuple et le gouvernement de la République romaine, in
Labeo 11 (1965) 147 ss.; ID., Gouvernés et gouvernants, in Recueil J. Bodin
23.2 (Bruxelles 1968) 189-251. Per R. KLEIN, Wege der Forschung 46 (Darmstadt
1966) 332-347, a p. 335: « Der Staat ist das Volk ». Su tutto P.L. SCHMIDT,
Cicero ‘De re publica’: Die Forschung der letzen fünf Dezennien, in ANRW. 1.4b
(1973) 316-319. Si v. ora anche M. KOSTOVA, Res publica на цицерон. Res publica
est res populi (Sofia 2000) 33 ss. 32 Sul concetto di consensus si v. fra altri
P. DE FRANCISCI, Arcana imperii 3.1 (Milano 1948) 99, nt.3: « Forse il fatto
che Cicerone (Rep. 3.33.45; 3.31.43) insiste sul consensus iuris, sul vinculum
iuris, ha fatto pensare che lo scrittore esponesse concetti e dottrine romane,
mentre tale idea del vincolo giuridico (nømoq) era già nelle definizioni
stoiche». Il governo secondo Cicerone si identifica nel consilium che è
l’equivalente del platonico logistikøn e dello stoico Ôgemonikøn. Si v. per
questo F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 76. 33 Non si tratta di una
convenzione artificiale come volevano gli scettici e gli epicurei [F. CANCELLI,
ibidem 59], né della realizzazione di un bisogno materiale come in Platone
[Rep. 2.369b; Leg. 3.676a-680c; 9.875a-d]. E’ lo spontaneo sentimento che
spinge l’uomo a riunirsi in società. La congregatio ciceroniana (fin. 3.65;
4.4) corrispondente al f¥sei politik©n zúvn di Aristotele (pol. 1.2.1253a 2-3;
3.6.1278b 19) che però fu recepito dagli stoici, secondo i quali, nell’uomo vi
sarebbero i semina della virtù e della ‘sociabilità’ stessa: Cic. de re p.
1.41; fin. 5.18; Tusc. 3.2. 34 Ô d| ®k pleiønvn kvm©n koinvnºa t™leioq pøliq,
˚dh pÅshq ‘xoysa p™raq t∂q aªtarkeºaq ˜q ‘poq e˝pe¡n, ginom™nh m‚n to† z∂n
’neken, o«sa d‚ to† e« z∂n. DiØ p˙sa pøliq f¥sei ®stºn, e¬per kaÁ a pr©tai
koinvnºai? t™loq gÅr a‹th ®keºnvn, Ô d‚ f¥siq t™loq ®stºn? oÚon gÅr ’kastøn
®sti t∂q gen™sevq telesueºshq, ta¥thn fam‚n t¸n f¥sin eµnai „kåstoy, Æster Ωnur√poy
Òppoy o˝kºaq. [Arist. pol. 1252b 27]: « La LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA
IN PANEZIO 337 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005)
Cicerone in de off. 1.85 citando però il solo Platone. Per Panezio, invece, lo
‘Stato’ doveva essere una società basata sull’eguaglianza di diritti e mirare
all’utilità comune fondata sul valore vincolante della legge. Se questo è vero,
dobbiamo allora riconoscere che il filosofo di Rodi portò alla riflessione
romana un dato assolutamente originale e del tutto incomparabile con altre
esperienze antiche del passato e anche successive. Lo dimostra anche il
confronto con un altro frammento, altrettanto famoso, del de re publica di
Cicerone in cui, l’Africano minore, parafrasando Catone Censore, fa la differenza
tra l’origine delle città greche e l’origine della res publica romana. Qui,
forse, si coglie ancora di più il dato di novità apportato da Panezio. Catone
parla del peso positivo di una tradizione (Cic. de re p. 2.1.2: nostra autem
res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis vita, sed
aliquot constituta saeculis et aetatibus), mentre Panezio, attraverso Cicerone,
come abbiamo visto, parla solo del valore della legge come dato fondante (iuris
consensu et utilitatis communione sociatus). Se questo è vero, sarebbe allora
quantomeno da rivedere la nota affermazione per cui lo ‘Stato’/‘res publica’, e
i principi che lo regolavano, avrebbero avuto origine dall’idea di Catone
fondata sui mores maiorum e che questa posizione ideologica avrebbe segnato il
pensiero politico romano anche negli ultimi decenni della Repubblica35 .
comunità perfetta di più villaggi costituisce la città, che ha raggiunto quello
che si chiama il livello dell’autosufficienza: sorge per rendere possibile la vita
e sussiste per produrre le condizioni di una buona esistenza. Perciò ogni città
è un’istituzione naturale, se lo sono anche i tipi di comunità che la
precedono, in quanto essa è il loro fine e la natura di una cosa è il suo fine
» [tr. C.A. Viano (a cura di), Aristotele, Politica (Milano 2002) 77]. 35 M.
BRETONE, Pensiero politico e diritto pubblico, in Tecniche e ideologie dei
giuristi romani 15: « L’idea che lo stato, e i principi che lo reggono, abbiano
la loro origine nei mores maiorum, - l’idea di Catone, - segna il pensiero
politico anche negli ultimi decenni della Repubblica ». La differenza di
significato è anche nel fatto che Roma era stata fondata da Romolo che fu abile
e prudens (titolare di ‘saggezza pratica’), ma non sapiens come si ritenevano i
raffinati intellettuali gravitanti intorno al circolo scipionico. Cfr. Cic. de
orat. 1.37; de re p. 2.7 e per tutto F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo
Stato 60. 338 OSVALDO SACCHI 6. Idea di ‘proprietà’ fondiaria nel pensiero di
Panezio Un altro profilo del pensiero stoico che potrebbe aver influenzato
sensibilmente la riflessione dei giuristi della tarda repubblica, riguarda la
nozione di proprietà. Anche questo punto credo che meriti una riflessione più
attenta di quanto non si sia fatto finora. Il diritto romano, fino all’epoca
dei Gracchi, come ben dimostra ancora tutto l’impianto della legge agraria del
111 a.C., aveva conosciuto forme di appartenenza come la possessio dell’ager
publicus, la possibilità che i lotti di terreno assegnati dal Senato venissero
alienati e che i figli degli alienatari potessero ereditare dai loro padri; o
che questi potessero alienare a terzi i loro cespiti immobiliari. Ma non la
proprietà così come è intesa negli ordinamenti moderni che la qualificano come
un diritto assoluto (o soggettivo perfetto) ovvero come la intendevano i
giuristi dell’età classica, nella dottrina dei quali, la differenza tra
possessio e dominum fondiario appare finalmente più nitida36 . Con Panezio,
invece, e per la prima volta, la consapevolezza di una sostanza ontologica
della nozione di una proprietà fondiaria, e la necessità di difendere tale
posizione come dovere primario da parte 36 D. 50.16.195.2 (Ulp. 46 ad
ed.): pater autem familias appellatur, qui in domo dominium habet; 29.5.1.1 (Ulp.
50 ad ed.): Domini appellatione continetur qui habet proprietatem; 41.1.13pr
(Nerat. 6 regularum): Si procurator rem mihi emerit ex mandato meo eique sit
tradita meo nomine, dominium mihi, ‘id est proprietas’, adqquiritur etiam
ignoranti [da ricordare al riguardo che l’inciso id est proprietas è
considerato una glossa da S. SCHLOSSMANN, Der besitzerwerb durch Dritte nach
römischen und eutigem Rechte (Leipzig 1881) 135; F. KNIEP, Vacua possessio 1
(Jena 1888) 216; P. DE FRANCISCI, Translatio dominii (Milano 1921) 28; ID., Il
trasferimento della proprietà (Padova 1924) 77; E. BETTI, in Bullettino
dell’Istituto di diritto romano 41 (Roma 1933) 183, nt. 1]; CTh. 9.42.4: bona
capite damnatorum fiscali dominio vindicare. Nel senso di dominium contrapposto
a ususfructus si v. D. 7.6.3 (Iul. 7 digestorum): qui possessionem dumtaxat
usus fructus, non etiam dominium adepti sint. Cfr. R. LEONHARD, sv. Dominium,
in PW. 5.1 (München 1903) coll. 1302, 40-1305, 24. Si v. ora anche indicazioni
in O. SACCHI, Regime della terra e imposizione fondiaria 213 ss. Molto
interessante il riferimento di [LEONHARD, ibidem 1308,31] a Varro r.r. 2.10.4:
In emptionibus dominum legitimum sex fere res perficiunt: si hereditatem iustam
adiit; si, ut debuit, mancipio ab eo accepit, a quo iure civili potuit; aut si
in iure cessit, qui potuit cedere, et id ubi oportuit [ubi]; aut si usu cepit
aut si e praeda sub corona emit; tumve cum in bonis sectioneve cuius publice
veniit. In tale fonte tuttavia, ai vari modi di acquisto della proprietà sullo schiavo,
è riferito ancora il ‘parlante’ dominum secondo un uso consolidato nel
linguaggio anche tecnico latino della media tarda repubblica. della res
publica, vengono messe al centro di un dibattito scientifico e culturale37 .
Per avere un’idea più precisa al riguardo, si deve fare riferimento ad alcuni
noti passaggi del de officiis di Cicerone che l’Arpinate potrebbe aver tratto
direttamente dall’opera maggiore di questo filosofo. Il più significativo è:
Cic. de off. 1.7.21: Sunt autem privata nulla natura, sed aut vetere
occupatione, ut qui quondam in vacua venerunt, aut victoria, ut qui bello
potiti sunt, aut lege, pactione, condicione, sorte; ex quo fit, ut ager Arpinas
Arpinatium dicatur, Tusculanus Tusculanorum; similisque est privatarum
possessionum discriptio. Ex quo, quia suum cuiusque fit eorum, quae natura
fuerant communia, quod cuique optigit, id quisque teneat; e quo si quis sibi
appetet, violabit ius humanae societatis. Il problema da cui parte Panezio è
che la proprietà privata non esiste in natura (sunt autem privata nulla
natura). Un approccio quindi comune anche al diritto romano più antico se è
vero che questo aveva conosciuto ab origine, a parte il problema dell’heredium,
forme di proprietà/appartenenza individuali soltanto mobiliari. Sennonchè, lo
‘stato’ e la ‘proprietà’ in Panezio hanno stessa origine e nascono da uno
stesso atto storico, perché il primo nascerebbe per proteggere la seconda. In
questo modo, entrambi acquisterebbero così anche una rilevanza giuridica.
Guardando de off. 2.21.73, che è un altro dei frammenti che Cicerone potrebbe
aver preso direttamente dall’opera di Panezio38 , 37 F. CANCELLI, Marco
Tullio Cicerone, Lo Stato 61: « Se non è lo Stato sorto per bisogni materiali
dell’uomo, è però nei suoi fini primari favorire proprio anche le condizioni di
benessere materiale; e la direzione dello Stato deve essere rivolta al fine di
attuare il motivo stesso dell’associarsi degli uomini, Rep. 1,41, che è la
migliore condizione di felicità di tutti i componenti il gruppo sociale, Rep.
5,1, e naturalmente la tutela stessa della proprietà privata, come si dirà in
Off. 2,73 ». 38 Cic. de off. 2.21.72-73: Sed, quoniam de eo genere beneficiorum
dictum est, quae ad singulos spectant, deinceps de iis, quae ad universos
quaeque ad rem publicam pertinent, disputandum est. Eorum autem ipsorum partim
eius modi sunt, ut ad universos cives pertineant, partim, singulos ut
attingant, quae sunt etiam gratiora. Danda opera est omnino, si possit,
utrisque, nec minus, ut etiam singulis consulatur, sed ita, ut ea res aut
prosit aut certe ne obsit rei publicae. C. Gracchi frumentaria magna largitio
exhauriebat igitur aerarium; modica M. Octavi et rei publicae tolerabilis et
plebi necessaria; ergo et civibus et rei publicae salutaris. [73] In primis 340
OSVALDO SACCHI vediamo che il tema della necessità per lo Stato di apprestare
tutela alla proprietà privata viene esplicitato in modo chiaro e diretto.
Leggendo Cicerone apprendiamo che coloro che sono deputati all’amministra-zione
dello ‘Stato’ (qui rem publicam administrabit) dovevano badare in primo luogo a
che non ci fosse una diminuzione dei beni dei privati (ut suum quisque teneat
neque de bonis privatorum publicae deminutio fiat). Questo perché il compito
precipuo degli ‘Stati’ e delle ‘città’ (qui l’allusione è chiaramente a de re
p. 2.1.2: nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec
una hominis vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus) avrebbe dovuto
essere quello di difendere le ‘cose di ciascuno’: Cic. de off. 2.21.73: Hanc
enim ob causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae
sunt. Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum
suarum urbium praesidia quaerebant. Il rodiense su questo punto è originale
anche rispetto al pensiero stoico che lo aveva preceduto perchè il problema
dell’inesistenza in natura della proprietà privata, come è noto, era risolto da
Crisippo con la famosa metafora del teatro, dove lo spettatore chiama suo il
posto che occupa e si considera, questa, una cosa legittima. Si superava così
il problema di qualificare come ‘proprio’ qualcosa che nel mondo invece si
sentiva come comune a tutti 39 . autem videndum erit ei, qui rem publicam
administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publicae
deminutio fiat. Perniciose enim Philippus, in tribunatu cum legem agrariam
ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum
praebuit; sed cum in agendo multa populariter, tum illud male, «non esse in
civitate duo milia hominum, qui rem haberent». Capitalis oratio est. Ad
aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior? Hanc enim ob
causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt.
Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum
urbium praesidia quaerebant. 39 Cic. de fin. 3.20.67: Sed quem ad modum,
theatrum cum commune sit, recte tamen dici potest eius esse eum locum quem
quisque occuparit, sic in urbe mundove communi non adversatur ius quo minus
suum quidque cuiusque sit. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 341
Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) 7. La trasformazione
del ius civile in ars iuris civilis e l’emersione del dominium quiritario A
questo punto credo sia difficile negare un’influenza anche solo indiretta della
riflessione paneziana sul processo di trasformazione della possessio dell’ager
publicus in dominium quiritario in età cesariana. Il pensiero corre subito
allora all’espressione dominium riferita al fondo di terra come cespite
immobiliare presente in un passo di Alfeno Varo [D. 8.3.30 (Paul 4 epit. Alfeni
dig.)]40 . Nella ricostruzione di Lenel esso è collocato al n. 61 e si tratta
del caso più tipico di esposizione di un responsum, giustificato da una
necessità pratica41 . Ebbene, in questo frammento, la doppia locuzione dominium
loci, potrebbe dirsi un apax legomenon, dato che non abbiamo testimonianze di
altri giuristi coevi o anteriori in cui si ritrovi 40 D. 8.3.30 (lib. 4
epitomarum Alfeni digestorum): Qui duo praedia habebat, in unius venditione
aquam, quae in fundo nascebatur, et circa eam aquam late decem pedes exceperat:
quaesitum est, utrum dominium loci ad eum pertineat an ut per eum locum
accedere possit. respondit, si ita recepisset: ‘circa eam aquam late pedes
decem’, iter dumtaxat videri venditoris esset. 41 O. LENEL, Palingenesia iuris
civilis (Graz rist. 1960) 1.50. Sull’opera di Alfeno Varo cfr. L. DE SARLO,
Alfeno Varo e i suoi digesta (Milano 1940); C. FERRINI, Intorno ai digesti di
Alfeno Varo, in BIDR. 4 (1891) 1 ss.; P. JÖRS, sv. Alfenus Varus, in PW. 2.1
(Stuttgart 1895) 1473 ss.; E. VERNAY, Servius et son Ecole 35 ss.; S. SOLAZZI,
Alfeno Varo e il termine ‘dominium’ 218 ss.; W. KUNKEL, Die römischen Juristen.
Herkunft und soziale Stellung2 (1967); F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza
romana 365 ss.; M. BRETONE, Il responso nella scuola di Servio, in Tecniche e
ideologie dei giuristi romani 91 ss.; I. MOLNAR, Alfenus Varus iuris consultus,
in Studia in honorem V. Pólay septuagenarii (Szged 1985) 311 ss.; M. TALAMANCA,
La tipicità dei contratti romani fra ‘conventio’ e ‘stipulatio’ fino a Labeone,
in F. Milazzo (a cura di), Contractus e pactum. Tipicità e libertà negoziale
nell’esperienza tardo-repubblicana. Atti del Convegno di diritto romano e della
presentazione della nuova riproduzione della ‘littera Florentina’. Copanello
1-4 giugno 1988 (Napoli 1990) 35 ss.; G. NEGRI, Per una stilistica dei Digesti
di Alfeno, in D. Mantovani (a cura di), Per la storia del pensiero giuridico
romano. Dall’età dei pontefici alla scuola di Servio. Atti del seminario di S.
Marino, 7-9 gennaio 1993 (Torino 1996) 135 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica europea 273 ss.; H.J. ROTH, Alfeni Digesta. Eine
spätrepublikanische Juristenschrift, « Freiburger Rechtgeschichtliche
Abhandlungen. Neue Folge, 32 » (Berlin 1999) su cui cfr. V. CARRO (rec.), Su
Alfeno Varo e i suoi Digesta, in Index 30 (2002) 235 ss. Si v. anche C. GIACHI,
Studi su Sesto Pedio. La tradizione, l’editto (Milano 2005) 314 ss.; A.
SCHIAVONE, Ius 215 e passim. 342 OSVALDO SACCHI un’espressione analoga42 . La
supposizione è rafforzata dal fatto che il legislatore del 111 a.C. non usa
mai, in 105 paragrafi di legge, l’espressione dominium; inoltre, dal fatto che
tale termine è assente nel lessico di Cicerone e, infine, che nel vocabolario
festino troviamo la parola dominus legata a dubenus (L. 59, 2)/heres (L. 88,
28) (dunque inquadrata semanticamente nel lessico giuridico in una concezione
potestativa), ma non ancora ad una definizione giuridica di proprietà43 .
Sempre che non abbia ragione Solazzi nel considerare 42 La vicenda
dell’emersione della figura del dominium nel lessico della lingua latina e
nell’ordinamento giuridico romano si può ricostruire attraverso una serie di
indizi di carattere storico, giuridico, etimologico che segnano il passaggio,
nella mentalità giuridica romana, della nozione giuridica arcaica di
appartenenza espressa con la sequenza herus/heres/heredium/hereditas, alla
nozione di dominio assoluto espressa mediante la sequenza
dubinus/duminus-dominus/dominium/dominium ex iure Quiritium. Quest’ultima
indice dell’affermazione, nella mentalità giuridica romana, dell’idea di
proprietà in un territorio dello ‘Stato’(=res publica). Per inquadrare tutto
questo nella sua più esatta cornice storica bisogna valutare i termini del
rapporto tra la nozione di dominium ex iure Quiritium (che si rileva dalle
fonti romane tecniche e non) e le forme di appartenenza arcaiche (fino ad una
certa epoca potestas e, a livello processuale, il meum esse) di beni mobili
(mancipi e nec mancipi, le ceterae res di età tardo repubblicana) e di beni
immobili (heredium, ager privatus, res mancipi, fundi). Sulla terminologia
usata per indicare in età più antica le manifestazioni del potere del pater
familias si v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la
formazione dei iura praediorum in età repubblicana 1 (Roma 1969) 277 ss. e 407
ss.; F. GALLO, Osservazioni sulla signoria del ‘pater familias’ in epoca arcaica,
in St. De Francisci 2 (1956) 193 ss.; ID., ‘Potestas’ e ‘dominium’
nell’esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss., in part. sulla
nozione di proprietà romana 32 ss.; sul rapporto tra erus e dominus 36 ss.; A.
CORBINO, Schemi giuridici dell’appartenenza nell’esperienza romana arcaica, in
Scritti Falzea (1987) 43 ss.; M. MARRONE, Istituzioni di diritto romano
(Palermo 1987) 302 e nt. 29; M. TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano
(Milano 1990) 391; M.J.G. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano. Casos.
Acciones. Institutiones13 (Madrid 2004) 211 ss. 43 Il processo di affermazione
del termine dominium nel lessico dei giuristi della tarda repubblica presenta
in verità un percorso con andamento anomalo. Nelle opere di Cicerone
sembrerebbe essere assente [cfr. E. COSTA, Cicerone giureconsulto (Roma 1984)
passim; G. FRANCIOSI, Usucapio pro herede. Contributo allo studio dell’antica
hereditas (Napoli 1965) 183, nt. 19]. Però Festo spiega la voce heres (L. 88)
dicendo che heres apud antiquos pro domino ponebantur [si v. G.G. ARCHI, Il
concetto di proprietà nei diritti del mondo antico, in RIDA. 6 (1959) 234]. Il
dato è anche ripreso dagli eruditi giustinianei Inst. 2.19.7: pro herede enim
gerere est pro domino gerere: veteres enim heredes pro dominis appellabant.
Sennonchè Varrone, affermando in r.r. 1.10.2: Bina iugera quod a Romulo primum
divisa dicebantur viritim, quae heredem sequerentur, heredium appellarunt,
stabilisce una derivazione di heredium da heres. Siamo allora già in grado di
stabilire una prima connessione semantica: heres sta a heredium come dominus
sta a dominium. In termini schematici abbiamo spuria la presenza della parola
dominium in questo famoso passo di Alfeno Varo44 , nel qual caso il termine di
emersione di tale figura giuridica si abbasserebbe ancora di più45 . così
le prime due contrapposizioni di parole in senso soggettivo/oggettivo delle
prime due sequenze: heres/heredium e dominus/dominium. In base al nesso
stabilito da Festo (L. 88) possiamo anche riconoscere un legame tra la posizione
dell’heres e quella del dominus. Il che accrediterebbe l’etimologia (peraltro
sin qui negata dalla dottrina: cfr. FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183, nt.
149) di heres come un derivato da erus/herus. Lo conferma anche D. 9.2.11.6
(Ulp. 18 ad ed.): Legis autem Aquiliae actio ero competit, hoc est domino;
Serv. ad Aen. 7.490 nam (h)erum non nisi dominum dicimus; Cass. ex ps. 2.8(40):
hereditates ab ero dicta est, id est domino. Su cui L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La
struttura della proprietà 1, 435. La connessione è importante perché è
un’ulteriore indizio nella direzione di riconoscere l’origine potestativa della
posizione del dominus. Quanto all’etimologia di erus, questa parola è noto che
significa ‘signore’(era = ‘signora’). Sembra difficile pensare al gallico Ēsus
che è una divinità; ovvero all’ittita eŝha (signora) che richiama l’accadico
aššatu (sposa) o l’ebraico iššā (donna). Erus sembra derivato direttamente
dall’accadico eš(e)ru (legittimo): ‘colui che porta lo scettro’ che ha
corrispondenti in aramaico hārā e in ebraico hōr (il ‘nobile’, il ‘libero’).
Cfr. sul punto G. SEMERANO, Le origini della cultura indoeuropea. Vol. 1.
Rivelazioni della linguistica storica (in due tomi) (Firenze 1984, rist. 2002)
2.393. Altrettanto complesso è il problema della ricostruzione etimologica di
dominus che parimenti significa ‘signore’. Si v. su questo É. BENVENISTE, Il
vocabolario delle istituzioni indoeuropee. 1. Economia, parentela, società. 2.
Potere, diritto, religione (Torino tr. rist. 2001) 1.231 s. Sul punto è
interessante la glossa festina per cui alla voce dubenus (L. 59,2) si legge:
Dubenus apud antiquos dicebatur, qui nunc dominus. Questa fonte consente di
stabilire l’etimologia di dominus in modo abbastanza affidante con un base di
accadico dābinu, dappinu, dapnu (nel significato di ‘potente’, ‘dominatore’).
Più propriamente nel senso di dominatore ‘per titoli di valore specialmente
bellico’ che, insieme all’accadico dannum nel segno di ‘potente detto di re’ o
‘di divinità’, costituisce la base semantica forse più risalente di tale
vocabolo: G. SEMERANO, Le origini della cultura europea 2.387. Il riferimento
al significato di dominatore ‘per titoli di valore specialmente bellico’ è
interessante perché è un dato coerente con l’uso di erus/dominus in Plauto e
Terenzio nel significato di ‘padrone di schiavi’ dato che in età antica la
forma di procacciamento più diffusa di schiavi era la conquista bellica.
Secondo L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 442 ss. (a cui
si rinvia per i passi di Plauto e Terenzio dove compare il termine dominus) la
sostituzione di erus con dominus sarebbe avvenuta nel de agri cultura di
Catone, dunque nel corso del II secolo a.C. 44 Cfr. L. SOLIDORO MARUOTTI,
‘Proprietà assoluta’ e ‘proprietà relativa’ nella storia giuridica europea, in
Drevnee pravo-Ius Antiquum 2(14) (Mosca 2004) 7-50 che ribadisce a p. 17 ancora
la mancanza nel II secolo a.C. di vocaboli atti a esprimere compiutamente
un’idea astratta della signoria giuridica su una cosa, cioè un’idea astratta di
proprietà. La parola dominium, che rappresenta per l’autrice la conquista
dell’astratto, sarebbe comparsa solo nel I secolo a.C. ad opera di Alfeno Varo
(D. 8.3.30) o del suo maestro Servio Sulpicio Rufo, senza escludere però la 344
OSVALDO SACCHI Ed allora, se crediamo che Cicerone abbia utilizzato in Cic. de
off. 1.7.21 del materiale paneziano, e non vedo come si possano superare le
testimonianze di Gellio (13.28.1-4) 46 e Plinio (praef. 22) 47 ,
possibilità che l’autore dell’espressione dominium loci riferita ad una
questione di servitù prediali sia stato il giurista Paolo. Già così però G.
FRANCIOSI, Usucapio pro herede 183 ss. e nt. 149; ID., Studi sulle servitù
prediali (Napoli 1968) 19 ss. e nt. 63; 22 e nt. 71 riprendendo R. MONIER, La
date d’apparition du dominium et de la distinction juridique des res en
corporales et incorporales, in St. Solazzi (1948) 357 ss.; G. PUGLIESE, Res
corporales, res incorporales e il problema del diritto soggettivo, in RISG 5
(1951) 252; M. LAURIA, Usus, in St. Arangio Ruiz 4 (1953) 493; M. BRETONE, La
nozione romana di usufrutto 1 (1962) 23. Così L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La
struttura della proprietà 1,71 ss.; 96 ss.; 493. In senso critico nei confronti
del Franciosi v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la
formazione dei iura praediorum in età repubblicana 2 (Milano 1976) 278, nt. 18
e passim. Poi, però, ancora G. FRANCIOSI, Gentiles familiam habento. Una
riflessione sulla cd. proprietà collettiva gentilizia, in G. Franciosi (a cura
di), Ricerche sull’organizzazione gentilizia romana 3 (Napoli 1995) 48; A.
MANZO, La lex Licinia de modo agrorum. Lotte e leggi agrarie tra il V e il IV
secolo a.C. (Napoli 2001) 153, 85; O. SACCHI, I limiti e le trasformazioni
dell’ager Campanus fino alla debellatio del 211 A.C., in Ager Campanus Atti del
Convegno internazionale « La storia dell’ ager Campanus, i problemi della
limitatio e sua lettura attuale », S. Leucio 8-9 giugno 2001 (Napoli 2002) 31;
ID., L’ager Campanus antiquus. Fattori di trasformazione e profili di storia
giuridica del territorio dalla ΜΕΣΟΓΕΙΑ arcaica alla centuriatio romana (Napoli
2004) p. 234, nt. 20; M.J. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano 211, nt. 24.
45 Cfr. sul punto S. SOLAZZI, Alfeno Varo e il termine ‘dominium’, in SDHI. 18
(1952) 218-219. Non è questa la sede per affrontare un tema complesso come
quello dell’affermazione della figura giuridica del dominium ex iure Quiritium
(proprietà privata immobiliare) nella giurisprudenza e nel diritto romano
dell’età arcaica e repubblicana, tuttavia, sulla storia della proprietà arcaica
a Roma si v. almeno A. WATSON, The Law of Property in the Later Roman Republic
(Oxford 1968); L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1,64 ss.;
70 ss.; 96 ss.; 452; G. DIOSDI, Ownership in Ancient and preclassical Roman Law
(Budapest 1970) 131 ss.; G. GROSSO, Schemi giuridici e società nella storia del
diritto privato romano (Torino 1970) 134 ss.; F. GALLO, “Potestas” e “dominium”
nella esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss.; M. KASER, Das
Römische Privatrecht I.2 119 ss.; Ye.M. STAERMAN, La proprietà fondiaria in
Roma, in VDI. 127 (1974) 34 ss. 46 Gell. 13.28.1-4(= Vimercati 111 frgm. A73):
Legebatur Panaeti philosophi liber de officiis secundus ex tribus illis
inclitis libris quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est.
Non esclude un’influenza diretta di Panezio neanche Francesco De Martino che
ritiene possibile che questo filosofo possa essere stato fonte comune di
Cicerone e Appiano. Si v. sul punto F. DE MARTINO, Motivi economici nelle lotte
dei ‘populares’, in F. D’Ippolito (a cura di), Nuovi studi di economia e
diritto romano (Napoli 1988) 92: « E’ probabile che i passi ciceroniani [Cic.
de off. 1.21-25.72-85] derivino da Panezio, che è citato poco più sopra, il
quale viveva sicuramente ancora al tempo delle agitazioni graccane e scriveva
dunque sotto LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 345 Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) dobbiamo quindi riconoscere
che attraverso Cicerone è possibile stabilire un legame molto stretto anche tra
la nozione di proprietà privata (come dominium immobiliare), la cultura stoica,
e il diritto romano dell’epoca scipionico/cesariana. La cosa non sorprende se
si pensa alla cd. ‘svolta ellenistica’ di giuristi come Ofilio, Trebazio e
Aquilio Gallo, o allo stoicismo di Catone Uticense48 . 8. Lucio Elio Stilone
Preconiano Il discorso sul rapporto tra Stoa e giurisprudenza romana
nell’ultimo secolo della repubblica però non si esaurisce qui perché si possono
aggiungere nuovi argomenti di discussione anche in ordine alla vexata quaestio
della trasformazione del ius civile romano da esercizio di abilità pronetica in
ars iuris civilis 49 . l’impressione provocata da esse. Data la
somiglianza degli argomenti di Appiano e di Cicerone non è troppo ardito
pensare che entrambe le fonti possano derivare da Panezio o comunque da
scrittori dell’epoca, il che spiega bene la correttezza degli argomenti ». Sul
punto si v. anche infra paragrafo 9. 47 Plin. praef. 22 = Vimercati 113 frgm.
A79: (Tullius) de Republica Platonis se comitem profitetur, in Consolatione
filiae ‘Crantorem’ inquit ‘sequor’, item Panetius de Officiis. 48 Cic. de fin.
3.2.7: Nam in Tuscolano cum essem vellemque e bibliotheca pueri Luculli
quibusdam libris uti, veni in eius villam ut eos ipse ut solebam depromerem.
Quo cum venissem, M. Catonem quem ibi esse nescieram vidi in bibliotheca
sedentem, multis circonfusum Stoicorum libris. Erat enim ut scis in eo aviditas
legendi, nec satiari poterat. Parlo di svolta ellenistica seguendo F.
D’IPPOLITO, L’organizzazione degli ‘intellettuali’ nel regime cesariano, in
Quaderni di storia 8 (1978) 245-272. 49 Si v. sul punto con indicazioni bibl.
V. SCARANO USSANI, Tra scientia e ars. Il sapere giuridico romano dalla
sapienza alla scienza nei giudizi di Cicerone e Pomponio, in Ostraka 2.2 (1993)
211 ss. [= in D. Mantovani (a cura di), Atti del seminario giuridico di S.
Marino, 7-9 gennaio 1993. Per la storia del pensiero giuridico romano dall’età
dei pontefici alla scuola di Servio (Torino 1996) 228 ss.; ID., L’ars dei
giuristi. Considerazioni sullo statuto epistemologico della giurisprudenza
romana (Torino 1997); B. ALBANESE, L’ars iuris civilis nel pensiero di
Cicerone, in AUPA. Studi con Bernardo Albanese I 47 (Palermo 2002) 23-45. Aldo
Schiavone è tornato su questo tema che era già stato al centro di un dibattito
molto approfondito in storiografia. Nel suo più recente lavoro [Ius 167 ss.] lo
studioso parte dalla ricorrenza terminologica in de oratore e in Brutus della
parola ars riconducendovi, tuttavia, uno scarto di significato. Nel de oratore
[in 1.41.186- 42.191. Per rif. bibl. e discussione critica cfr. A. SCHIAVONE,
Ius 164 e (433) nt. 35] ars significherebbe ancora ‘sistema’. In Brutus
[41.152-42.153. Cfr. per bibl. e disc. A. SCHIAVONE, Ius 167 s. e (434) nt. 41]
la parola sarebbe stata usata nel significato di ‘conoscenza
tecnico-specialistica di una determinata disciplina, senza alcuna 346 OSVALDO
SACCHI All’interno di un dibattito certamente più ampio, in questa sede mi
riferirisco al ruolo svolto dalla figura di Elio Stilone Preconiano,
un’intellettuale che visse proprio negli anni a cavallo tra la fine del II e
gli inizi del I secolo a.C. Fu proprio grazie a questo personaggio che a Roma
si cominciò a studiare la struttura del latino. Proprio Stilone, che fu maestro
di Varrone reatino, oltre che dello stesso Cicerone, sull’esempio degli
alessandrini, fondò una scuola di filologia a Roma e per primo applicò
l’etimologia al materiale linguistico latino mettendo in primo piano il ruolo
del neologismo50 . Ebbene, nel processo di trasformazione del ius civile in una
tèchne, insieme all’acquisizione della metodologia diairetica appresa dalle
scuole filosofiche greche di varia estrazione culturale, un ruolo di primissimo
piano potrebbe essere stato svolto proprio dalla metodologia filologica che
trovò in Stilone e nella scuola stoica, il suo accentuazione degli
aspetti sistematici’. Alla lettera (p.168): « Ars traduceva sempre qualcosa che
stava, in greco, tra la techne e l’epistème: nel De oratore, sottolineandone le
implicazioni sistemiche; nel Brutus, il lato più genericamente gnoseologico ».
A mio sommesso avviso il grande salto di qualità dei giuristi romani formatisi
alla scuola degli eruditi/gramma-tici/filosofi/linguisti di derivazione stoica
(che però non vuol dire rifiuto o ignoranza della tradizione filosofica
precedente; uno per tutti: Cic. Tusc. 1.32.79 Credamus igitur Panaetio a
Platone suo dissentienti?) è stato di passare, da una condizione di eccellenza
nell’esercizio di un sapere pratico (phronètico), vicino alla forma
‘doxastica’, dove ciò che contava era la capacità di adeguare la conoscenza
della norma al fatto concreto (in questo senso, saggezza), ad una ricerca di
ciò che è scientificamente esatto, che appunto è campo di elezione
dell’epistème. 50 Su Elio Stilone Preconiano cfr. H. FUNAIOLI (ed.),
Grammaticae Romanae Fragmenta [1907, Stuttgart (rist.) 1969] 51-76. Non come
soltanto grammatico cfr. O. SACCHI, Il mito del pius agricola e riflessi del
conflitto agrario dell’epoca catoniana nella terminologia dei giuristi
medio/tardo repubblicani, in RIDA. 49 (2002) 277, nt. 75. Per la posizione
della dottrina prevalente su tale personaggio cfr. F. SINI, A quibus iura
civibus praescribebantur. Ricerche sui giuristi del III secolo a.C. (Torino
1992) 149, nt. 41. Sul valore che gli stoici assegnavano all’esatto significato
delle parole si v. M. ISNARDI PARENTE, Filosofia e scienza nel pensiero
ellenistico 31 e passim. Sulle teorie linguistiche stoiche cfr. C. ATHERTON,
The Stoics on Ambiguity (Cambridge 1992) 92 ss.; W. AX, Der Einfluss der
peripatos auf die Sprachtheorie der Stoa, in K. Döring-Th. Ebert (a cura di),
Dialektiker und Stoiker. Zur Logik der stoa und ihrer Vorlaufer (Stuttgart
1993) 11 ss.; M. FORSCHNER, Die Stoische Ethic. Über den Zussammenhang von
Natur-Sprach und Moral philosophie im altsoischen System (Darmstadt 1995) 67
ss. Sul rapporto tra le teorie linguistiche di Favorino di Arles e le teorie
linguistiche degli stoici si v. S. QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino 231 ss.
punto di massima realizzazione51 . E’ questo un argomento che non credo sia
stato ancora sufficientemente approfondito in dottrina. A supporto di tale
ipotesi si può richiamare un frammento famosissimo del de oratore, in cui
Cicerone, attraverso Crasso, parlando degli Aeliana studia, rievoca con
nostalgia le lezioni e i corsi tenuti da questo maestro. A leggere con
attenzione le sue parole, sembra che in questo caso Cicerone stia facendo un
discorso apologetico su ciò che si potrebbe considerare anche una testimonianza
del primo approccio allo studio del diritto romano articolato in chiave
storica. Un modello, fra l’altro, che pare sensibilmente diverso nella sostanza
dallo schema isagogico offerto dal celeberrimo trattatello pomponianio: Cic. de
or. 1.43.193: Accedit vero, quo facilius percipi cognoscique ius civile possit,
quod minime plerique arbitrantur, mira quaedam in cognoscendo suavitas et
delectatio. Nam, sive quem haec Aeliana studia delectant, plurima est et in
omni iure civili et in pontificum libris et in XII tabulis antiquitatis
effigies, quod et verborum vetustas prisca cognoscitur et actionum genera
quaedam maiorum consuetudinem vitamque declarant. Insieme a questo, vanno
considerate altre situazioni che sono tipiche del periodo che stiamo trattando.
Mi riferisco alle dispute tra i giuristi repubblicani sul significato della
penus legata52 , agli adeguamenti terminologici del testo decemvirale e anche
al complesso 51 Aldo Schiavone [Ius 162], in una messa a punto molto
interessante, pare voler superare il giudizio negativo e minimizzante di Fritz
Schulz sul rapporo tra filosofia greca e giuristi romani. Sul punto, già con
riferimento al contributo stoico, si v. la posizione di Paolo Frezza per cui
rinvio a retro, nt.6. Da tener presente anche M. BRETONE, Uno sguardo
retrospettivo. Postulati e aporie nella History di Schulz, in Tecniche e
ideologie dei giuristi romani 335-353 [= in Festschrift für Franz Wieaker zum
70. Geburstag (Göttingen 1978)] che affronta (p. 340 ss.) il problema (come è
noto) discutendo il cosiddetto ‘secondo postulato’ di Schulz, ossia
l’isolamento della scienza giuridica. Significativa la seguente affermazione
(p. 341): « E’ nota la sensibilità grammaticale (ancora tutta da indagare) di
parecchi fra i giureconsulti. Come gli antiquari e i filologi, essi praticarono
la ricerca delle etimologie. Ma non è la ricerca delle etimologie, con tutto
ciò che sottintende, carica di significato filosofico? ». Sul metodo diairetico
si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea 219-223. 52
Per la penus legata cfr. A. ORMANNI, Penus legata. Contributi alla storia dei
legati disposti con clausola penale in età repubblicana e classica, in Studi E.
Betti 4 (Milano 1962) 652 ss. (indicazioni bibl. a p. 206); F. SINI, A quibus
iura civibus praescribebantur 139 (con altre indicazioni bibl.) 348 OSVALDO
SACCHI problema della incorporazione tra lex e interpretatio53 . Bisogna anche
aggiungere che Elio Stilone fece molto probabilmente un commento alle XII
tavole54 . Ed allora, senza la svolta determinata dagli studi di filologia
importati dalla Grecia e sviluppatisi intorno alla figura di Cratete di Mallo,
che fu appunto maestro di Panezio e Stilone, sarebbe semplicemente impensabile
che i giuristi romani si fossero potuti occupare di questioni del genere55 . 9.
Lessus, bona fides e dominium quiritario: ars diventa scientia. Qualche esempio
pratico forse può aiutare a chiarire meglio il discorso che sto facendo. Il
primo, che per la verità è forse poco più di una suggestione, riguarda la
storia della parola lessus che è causa di 53 Sul tema dell’incorporazione
tra lex e interpretatio cfr. M. BRETONE, I fondamenti 27 ss.; G. FRANCIOSI, Due
ipotesi di interpretazione « formatrice »: dalle dodici tavole a Gai. 2.42 e il
caso dell’usucapio pro herede, in Nozione formazione e interpretazione del
diritto dall’età romana alle esperienze moderne. Ricerche dedicate al professor
Filippo Gallo (Napoli 1997) 247-257; O. SACCHI, L’antica eredità e la tutela. Argomenti
a favore del principio d’identità, in SDHI. 68 (2002) 609 ss.; ID., Il
privilegio dell’esenzione dalla tutela per vestali (Gai. 1.145). Elementi per
una datazione tra innovazioni legislative ed elaborazione giurisprudenziale, in
RIDA. 50 (2003) 333 ss. 54 I seguenti frammenti di carattere lemmatico mi
paiono sufficienti per giustificare l’ipotesi avanzata nel testo: GRF.
(Funaioli 59) 6 [Cic. top. 10]: is est assiduus, ut ait Aelius, appellatus ab
aere dando; GRF. (Funaioli 61) 13 [Cic. de leg. 2.23.59]: L. Aelius lessum
[suspicatur] quasi lugubrem eiulationem, ut vox ipsa significat; GRF. (Funaioli
66) 36 [Fest. 290b ,24]: sonticum morbum in XII [2.2. S.] significare ait
Aelius Stilo certum cum iusta causa; GRF. (Funaioli 67) 41 [Fest. 352a ,5]: 〈transque dato nota〉vit
Aelius in XII signi〈ficare
traditoque〉; GRF.
(Funaioli 71) 54 [Paul.-Fest. 77,1]: endoplorato implorato, quod est cum
quaestione inclamare; GRF. (Funaioli 71) 55 [Paul.-Fest. 84,9; Cic. de leg.
2.61]: forum – cum is forum antiqui appellabant, quod nunc vestibulum sepulchri
dici solet; GRF. (Funaioli 71) 57 [Prisc. 382,1]: Aelius: inpubes libripens
esse non potest neque antestari, prodiamartyreϑ∂nai; GRF (Funaioli 74) 68
[Plin. 21.7]: inde illa XII tabularum lex [10.7]: ‘qui coronam parit ipse
pecuniave eius, virtutis suae ergo duitor ei’. Quam servi equive meruissent,
pecunia partam lege dici nemo dubitavit. Quis ergo honos? ut ipsi mortuo parentibusque
eius, dum intus positus esset forisve ferretur, sine fraude esset inposita;
GRF. (Funaioli 76) 78 [Fest. 371b , 5.]: viginti quinque poenae in XII [8.4]
significat viginti quinque asses. Sul punto v. anche O. SACCHI, Il mito del
pius agricola 277, nt. 75. 55 Sullo stoicismo di L. Elio Stilone cfr. Cic.
Brutus 56.20: Sed idem Aelius Stoicus esse voluit. LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 349 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) un interessato dibattito sin dall’epoca più antica56 . Sappiamo da
Cicerone che un versetto delle XII tavole (neve lessum funeris ergo habento)
stabiliva che la donna romana avrebbe dovuto conservare la sua dignità di
fronte al dolore per un familiare scomparso: Cic. de leg. 2.23.59: Hoc veteres
interpretes Sex.Aelius, L.Acilius non satis se intellegere dixerunt, sed
auspicari vestimenti aliquod genus funebris, L.Aelius lessum quasi lugubrem
eiulationem, ut vox ipsa significat; quod eo magis iudico verum esse, quia lex
Solonis id ipsum vetat. Il retore, come è noto, tornerà sul punto nelle
Tusculanae Cic. Tusc. 2.23.55: Ingemescere non numquam viro concessum est,
idque raro, eiulatus ne mulieri quidem; et hic nimirum est ‘lessus’, quem
duodecim tabulae in funeribus adhiberi vetuerunt. Come si vede due espertissimi
esegeti antichi, Sesto Elio e Lucio Acilio57 , misurandosi sul significato di
tale vocabolo confessarono di non comprenderne il significato (non satis se
intellegere dixerunt) e avrebbero tradotto lessus nel significato di ‘abiti da
lutto’ (auspicari vestimenti aliquod genus funebris). Cicerone, invece,
dichiarando apertamente di seguire Elio Stilone, dimostra di aver optato per il
significato di ‘lugubre pianto’ (lessum quasi lugubrem eiulationem). Lessus, in
sostanza, avrebbe il significato di ‘nenia funebre’. 56 Si v. con rif.
bibl. essenziali F. SINI, A quibus iura praescribebantur 147 ss. Ritorna sul
tema F.M. D’IPPOLITO, Problemi storico-esegetici delle XII tavole (Napoli 2003)
che a p. 100 rileva l’uso di genus in accezione diairetica e riconduce (da
parte di Sesto Elio) il termine lessus nel circoscritto ambito degli abiti
funerari e quindi di un oggetto. A p. 146 lo studioso napoletano [citando F.
BONA, La certezza del diritto nella giurisprudenza tardo-repubblicana, in La
certezza del diritto nell’esperienza giuridica romana (1971) 106-107, nt. 16]
ipotizza che Stilone possa aver ragionato prendendo come riferimento l’opera
‘canonizzata’ da Sesto Elio. 57 L. Acilio fu detto sapiens nella stessa epoca
di Catone Censore [Cic. de leg. 2.23.59; Lael. 2.6; Pomp. in D. 1.2.2.37-38
accettando l’emendazione di P. Atilius in L. Acilius]. Così E. COSTA, Storia
delle fonti del diritto romano (Torino 1909) 46; M. BRETONE, Cicerone e i
giuristi, in Techniche e ideologie dei giuristi romani 2 75, nt.35.
Rimarchevole per me che un altro Acilio (senatore) fece nel 155 a.C. da
interprete innanzi al senato in occasione della famosa perorazione di Carneade,
Diogene e Critolao ricordata anche da Cic. Acad. 2.137; Tusc. 4.5; Plut. Cato
22; Gell. 6.14.8: Et in senatum quidem introducti interprete usi sunt C. Acilio
senatore. 350 OSVALDO SACCHI La soluzione di Elio Stilone, come è noto,
prevalse. E la ragione è forse meno complicata di quanto si sia ritenuto
finora. La spiegasione di Stilone fu probabilmente solo quella scientificamente
più corretta ed è possibile che di questo Cicerone fosse pienamente
consapevole. Non quindi una scelta fatta dall’Arpinate in base ad un confronto
che avrebbe fatto lo stesso Stilone con le norme soloniche; né una soluzione al
problema interpretativo sulla considerazione che Cicerone sarebbe stato
convinto che la norma attribuita alla decima tavola avesse delle ascendenze
soloniche58 . Il ragionamento che Federico Maria d’Ippolito fa al riguardo è
sicuramente corretto. Se la soluzione interpretativa proposta da Stilone (e
accolta da Cicerone nel 51/50 quando attese alla compilazione del de legibus e
nel 45/44 quando scrisse le Tusculanae disputationes) avesse prevalso per la
sua corrispondenza all’omologa prescrizione solonica, Sesto Elio e Lucio Acilio
non avrebbero avuto problemi interpretativi e, aggiungerei, non avrebbero
sbagliato in modo così vistoso. La soluzione evidentemente va cercata in altra
direzione (che, per altro, non è certo quella ‘onomatopeica’)59 . La parola
lessus (o le lezioni lausum e losum indicate dal Lipsio commentando il famoso
passo del Truculentus plautino in cui Theti con il suo lamento ‘lessum fecit
filio’)60 infatti potrebbe derivare da una lingua di ceppo semitico, dato che
in ebraico lahas significa ‘strazio’ 61 . Ebbene, uno dei maggiori esponenti
dello stoicismo (alla cui scuola si formarono proprio Panezio e Stilone) fu
Crisippo di Soli, che aveva delle origini semitiche, e scrisse, come Stilone,
un trattato sulle proposizioni giudicative. Evidentemente, senza l’influenza
della cultura stoica, il problema del significato etimologico di lessus sarebbe
rimasto per i Romani insoluto. La via 58 Così Fr. BOESCH, De XII
Tabularum lege a graecis petita (1893) 21-22 citato da F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica3 (Napoli 1998) 244. 59 F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 244-245. 60 Plaut. Truc. 4.2.20: Theti quoque etiam
lamentando pausam fecit filio. Questa versione è quella accolta da W.M.
LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1905, rist. 1966) che segue
l’integrazione del Valla, ma Schoell restituisce lausam e il codice Palatino
lausum. Nell’edizione di N.E. ANGELIO (traduzione e note di), Le Commedie di M.
Accio (sic!) Plauto (Venezia 1847) 1803 leggo: Thetis quoque etiam lamentando
lessum fecit filio, così tradotto: « A questo modo Tetide, piagnucolando, cantò
ancor la nenia ad Achille suo figlio ». 61 Si v. sul punto G. SEMERANO,
L’infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le
origini del pensiero greco (Milano 2001, 2004) 254. LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 351 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) giusta è suggerita invece attraverso l’analisi dei corretti significati
che fu, come abbiamo visto, uno dei temi dominanti di influenza della cultura
medio-stoica. Una realtà che, dobbiamo presumere, non risparmiò neanche il
campo dell’interpretazione giuridico/antiquaria. Il secondo esempio riguarda la
teoria della fides bona nei giuristi della scuola muciana dell’età tardo
repubblicana. Il Bretone spiega molto bene come la fides bona (ovvero la pistis)
sia rientrata nel campo semantico della fiducia perchè frutto di un pensiero
giuridico evoluto. Esemplari sul punto le parole di Mario Bretone: « Come la
pistis, anche la fides bona rientra nel campo semantico della ‘fiducia’. Tutti
i contratti del diritto commerciale, e non solo la compravendita, hanno nella
‘buona fede’ la norma che fonda il vincolo e misura la responsabilità. Non è un
valore giuridico del tutto nuovo, ma acquista ora una grande portata. Nella
buona fede, un pensiero giuridico evoluto potrà individuare l’elemento comune
di istituti diversi, anche nella stessa tradizione civilistica »62 . Si
potrebbe ipotizzare che la teoria della fides ciceroniana, come valore
assolutamente originale per le conoscenze giuridiche dell’epoca medio/tardo repubblicana,
non sia frutto solo dell’ingegno di pochi, ma anche conseguenza dell’incontro
tra la filosofia stoica e le conoscenze dei giuristi romani. La questione va
storicizzata. Pensiamo al contributo offerto per l’evoluzione del ius civile
dalla scuola dei Mucii 63 . Ebbene, la nota teoria della fides ciceroniana sul
valore del giuramento richiama proprio l’altrettanto nota teoria muciana
sull’importanza della fides per la struttura dei rapporti obbligatori della
emptio venditio e della locatio conductio. Ai tempi di Plauto era in voga
ironizzare sulla graeca fides. I giuristi di quella che all’epoca di Scipione
Africano minore si credeva fosse una nascente ‘res publica’ (ma finse di
crederlo anche Ottaviano Augusto) tentarono però di costruire nuovi schemi
giuridici confortati proprio da nuovi schemi teorici provenienti dalla Grecia.
Anche questo un segno della maturazione dei tempi. Dobbiamo rifarci, allora,
ancora al famosissimo frammento del de officiis ciceroniano in cui il retore fa
un discorso sul concetto di fides come ‘obbligo di onestà sostanziale’ che è un
concetto che si fonda 62 M.BRETONE, Storia del diritto romano 135. 63
Sulla scuola dei Muci cfr. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica
250 ss. proprio sulla nozione di fides/pistis 64 . Cicerone in questo caso
rileva con enfasi e consapevolezza: « un significato profondo in tutti quei
giudizi arbitrali in cui è aggiunta la clausola ‘secondo buona fede’, ex fide
bona »65 . Resta quindi solo l’eco della fides arcaica intesa nel senso
descritto prima, in un’ottica pertanto marcatamente ideologica, circostanza che
Gellio, in un altro passo famoso, coglie peraltro molto bene66 . Possiamo
pensare a questo punto all’influenza del pensiero stoico data la forte
incidenza dell’ethos nel modo di impostare il problema da parte di Cicerone,
cosa di cui peraltro ci dà anche una chiara testimonianza Gellio (20.1.39-41).
La cosa non deve sorprendere se si pensa che la riflessione ciceroniana è
tratta dal de officiis che, a sua volta, sarebbe stato ispirato ampiamente
(almeno i primi due libri in modo quasi letterale) al PerÁ toy kau¸kontoq («
Sul dovere morale ») di Panezio67 . Se non bastassero i chiarissimi riferimenti
di Plinio e Gellio, citati prima68 , è lo stesso Cicerone che elimina ogni
64 Rinvio per questo a O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la teoria della fides
nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in Atti in onore di G.
Franciosi (Napoli 2006). 65 Cic. de off. 3.17.70: Sed, qui sint boni et quid
sit bene agi magna quaestio est. Q. quidem Scaevola, pontifex maximus, summam
vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis, in quibus adderetur ‘ex fide bona’.
Il virgolettato è di M. BRETONE, Storia del diritto romano 135. Il significato
della nozione di buona fede pertanto nelle parole di Cicerone si slarga fino a
diventare operante: « nelle tutele, nelle società, nei patti fiduciari, nei
mandati, nel comprare e nel vendere, nel locare: tutti rapporti nei quali si
manifesta la vita comune di tutti gli uomini » (fideique bonae nomen
existimabat manare latissime, idque versari in tutelis, societatibus, fiduciis,
mandatis, rebus emptis, venditis, conductis, locatis, quibus vitae societas
contineretur). Si v. su questo ancora M. BRETONE, ibidem. 66 F. WIEACKER, Zum
Ursprung der bonae fidei iudicia 40-41. Fra l’altro in questo passo rileva
anche un uso suggestivo del termine maiores: Gell. 20.1.39-41: Omnibus quidem
virtutum generibus exercendis colendisque populus Romanus e parva origine ad
tantae amplitudinis instar emicuit, sed omnium maxime atque praecipue fidem
coluit sanctamque habuit tam privatim quam publice. (…) Hanc autem fidem
maiores nostri non modo in officiorum vicibus, sed in negotiorum quoque
contractibus sanxerunt maximeque in pecuniae mutuaticae usu atque commercio. 67
Sul punto si v. P. FEDELI, Il De officiis di Cicerone. Problemi e atteggiamenti
della critica moderna, in ANRW. 1.4 (Berlin-New York 1973) 357 ss., in part.
361. 68 Retro, ntt. 42 e 43. dubbio al riguardo69 : de off. 1.6: sequimur
igitur hoc quidem tempore et hac in quaestione potissimum Stoicos; de off. 3.20
erit autem haec formula Stoicorum rationi disciplinaeque maxime consentanea70 .
Come non citare, infine, Lattanzio che afferma 69 Nella sua casa di
Pozzuoli, il 5 novembre del 44, Cicerone rivolgendosi ad Attico, dichiara
esplicitamente che i primi due libri del de officiis sono deliberatamente
ispirati al libro paneziano (ta perÁ toy kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi
duobus) e che lo stesso titolo corrisponde alla translitterazione del titolo dell’opera
paneziana (Quod de inscriptione quaeris, non dubito quin perÁ toy kau¸kontoq
‘officium’ nisi quid tu aliud.; sed inscriptio plenior ‘De officiis’). Quanto
al terzo libro del de officiis, mi pare che non si posa seriamente dubitare che
sia stato ispirato dall’opera di Posidonio, maggiore allievo di Panezio,
ancorchè mediata dall’epitome di un altro filosofo stoico che corrisponde al
nome di Atenodoro di Tarso. A tutto questo va aggiunto che il noto frammento
ciceroniano del de officiis potrebbe essere attribuito al pensiero di Panezio
come mostra di credere Emmanuele Vimercati: de off. 1.7.23 [= Vimercati C6
198]: Fundamentum autem est iustitiae fides, ‘is est dictorum conventorumque
constantia et veritas. Cic. ad Att. 16.11.4: [4] Haec ad posteriorem. perÁ toy
kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi duobus. Illius tres sunt; sed cum initio
divisisset ita, tria genera exquirendi offici esse, unum, cum deliberemus
honestum an turpe sit, alterum utile an inutile, tertium, cum haec inter se
pugnare videantur, quo modo iudicandum sit, qualis causa Reguli, redire
honestum, manere utile, de duobus primis preclare disserit, de tertio
pollicetur se deinceps scripturum sed nihil scripsit. Eum locum Posidonius
persecutus 〈est〉. Ego autem et eius librum arcessivi et ad Athenodorum Calvum
scripsi ut ad me ta kefålaia mitteret; quae expecto. (…). Quod de inscriptione
quaeris, non dubito quin kau∂kon ‘officium’ sit nisi quid tu aliud; sed
inscriptio plenior ‘De officiis’. 70 Sono da considerare in questo quadro
anche: Cic. de off. 2.9.33 [= Vimercati B5 154 = Alesse 106]: Fides autem ut
habeatur duabus rebus effici potest, si existimabimur adepti coniunctam cum
iustitia prudentiam. Nam et iis fidem habemus quos plus intellegere quam nos
arbitramur quosque et futura prospicere credimus et, cum res agatur in
discrimenque ventum sit, expedire rem et consilium ex tempore capere posse;
hanc enim utilem homines existimant veramque prudentiam; e de off. 2.9.33-34 [=
Vimercati B6 154 = Alesse 107]: Iustis autem [et fidis] hominibus, id est bonis
viris, ita fides habetur ut nulla sit in iis fraudis iniuriaeque suspicio.
Itaque his salutem nostram, his fortunas, his liberos rectissime committi
arbitramur. Harum igitur duarum ad fidem faciendam iustitia plus pollet, quippe
cum ea sine prudentia satis habeat auctoritatis, prudentia sine iustitia nihil
valeat ad faciendam fidem. Quo enim qui versutior et callidior, hoc invisior et
suspectior detracta opinione probitatis. Quam ob rem intellegentiae iustitia
coniuncta quantum volet habebit ad faciendam fidem virium. Iustitia sine
prudentia multum poterit, sine iustitia nihil valebit prudentia. Specialmente
nel primo di questi due frammenti, dove si dà rilievo alla posizione di coloro
che mostrano si sapere e di avere competenza in quello che fanno, è immediato
il riferimento a Senofonte (mem. 3.6.17-18) che dimostra quanto Panezio (e
quindi Cicerone) si fosse ispirato, fra l’altro, nella sua concezione del
dovere, anche a modelli socratici. Cfr. G. GARBARINO, Il concetto etico-politico
di gloria nel div.inst. 6.5.4: Ab his
definitionibus (n.d.r., virtutis), quas poeta (n.d.r., Lucilius) breviter
comprehendit, Marcus Tullius traxit officia vivendi Panaetium Stoicum secutus
eaque tribus voluminibus inclusit. Quanto al rapporto tra pensiero filosofico
della media stoa e la scuola dei Muci, le fonti dimostrano che questo è stato
molto stretto e non se ne può dubitare71 . Basti ricordare, l’illius tui di
Licinio Crasso riferito a Panezio nei confronti di Mucio Scevola del celebre
frammento del de oratore di Cicerone: Cic. de orat. 1.11.45 [= Vimercati A48 80
= Alesse 9]: Audivi [= Crassus] enim summos homines, cum quaestor ex Macedonia
venissem Athenas florente Academia, ut temporibus illis ferebatur, cum eam
Charmadas et Clitomachus et Aeschines optinebant. Erat etiam Metrodorus, qui
cum illis una etiam ipsum illum Carneadem diligentius audierat, hominem omnium
in dicendo, ut ferebant, acerrimum et copiosissimum; vigebatque auditor Panaeti
illius tui [= Scaevola] Mnesarchus et peripatetici Critolai Diodorus 72 .
de officiis di Cicerone, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie
moderne (Roma 1980) 202 ss.; A. ERSKINE, The Ellenistic Stoa. Political Thought
and Action (London 1990) 156; F. ALESSE (a cura di), Panezio di Rodi, Testimonianze
(Napoli 1997) 245. 71 Insieme a questi, M. POHLENZ, La Stoa 542, ricorda:
l’altro genero di Lelio (insieme a Mucio Scevola), Gaio Fannio; il nipote di
Scipione Emiliano, Quinto Elio Tuberone; Publio Rutilio Rufo (Cic. Brutus
30.116 Habemus igitur in Stoicis oratoribus Rutilium); Marco Vigellio e il
nipote di Scevola, Quinto Mucio Scevola il pontefice massimo, l’antagonista di
Crasso nella causa curiana; inoltre, Spurio Mummio (Cic. Brutus 25.94: Spurius
autem nihilo ille quidem ornatior, sed tamen astrictior; fuit enim doctus ex
disciplina Stoicorum) e Manio Manilio. 72 L’elaborazione dell’editto
provinciale, fatta da Q. Mucio con l’aiuto di Rufo (che poi Cicerone riprenderà
nel suo impianto di base) è rimasto proverbiale (e non a caso inviso ai publicani)
come esempio di intransigenza stoica. Sull’esistenza di un rapporto
strettissimo tra Stoa e pensiero giuridico romano dell’età cesariana non si può
quindi dubitare. La questione della fides, e del suo rilievo morale, come
espressione di un nuovo sentimento etico, potrebbe quindi essere visto come uno
dei tanti riflessi che l’influenza del pensiero stoico produsse nelle persone
di cultura a Roma a partire dal secondo secolo a.C. Cfr. sul punto specifico R.
CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema 3-63 con riflessioni anche sul
pensiero labeoniano. Ora anche A. SCHIAVONE, Ius 240 ss. L’impegno profuso da
Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento
definitorio del dolus malus è stato visto, insieme alla considerazione della
buona fede in Quinto Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà
di dare maggiore rilievo, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento
etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali culturalmente L’ultimo esempio
ci consente di tornare alla nozione di proprietà fondiaria di cui parlavamo
prima e di avviarci anche rapidamente alla conclusione. Proprio attraverso
Varrone, seguiamo infatti una traccia sottile che attesterebbe un collegamento
diretto tra la metodologia filologico antiquaria di Elio Stilone e i giuristi
dell’età ciceroniana. Tale traccia porta fino a Servio Sulpicio Rufo e alla sua
scuola che Cicerone, come sappiamo, considerava all’avanguardia73 . In un noto
frammento di Gellio sulle favis(s)ae Capitolinae è attestato uno scambio di
corrispondenza proprio tra tale giurista e Varrone e si riconosce in Servio
curiosità grammaticale e un gusto antiquario di marcato stile ‘varroniano’:
Gell. 2.10.1: Servius Sulpicius iuris civilis auctor, vir bene litteratus,
scriptis ad M. Varronem rogavitque, ut rescriberet, quid significaret verbum,
quod in censoris libris scriptum esset. Id erat verbum ‘favisae Capitolinae’ 74
. Allo stesso modo, Alfeno Varo, Servi Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, risulta coinvolto in una questione filologico-esegetica sul
rapporto etimologico tra i termini purum e putum (Gell. 7.5.1) 75 . Se queste
testimonianze sono attendibili, si potrebbe dire allora che la generazione dei
giuristi dell’età cesariana seppe trasformare in realtà concreta ciò che
all’epoca del circolo del terzo Scipione si potè più sensibili della
società romana. In questo senso mi pare molto indicativa la seguente
testimonianza di Varrone sulle conseguenze delle deliberazioni del pretore in
giorni nefas: Varro l.L. 6.4.30: Praetor qui tum fa[c]tus est, si imprudens
fecit, piaculari hostia facta piatur; si prudens dixit, Quintus Mucius
a[b]i[g]ebat eum expiari ut impium non posse. Si v. per questo retro, paragrafo
4. 73 Cic. Brutus 41.152. 74 Sulla scuola di Servio Sulpicio Rufo v. M.
BRETONE, Il responso e la scuola di Servio, in Tecniche e ideologie dei
giuristi romani 91 ss. Cfr. A. SCHIAVONE, Ius 214 ss., in part. 229. 75 Gell.
7.5.1: Alfenus iureconsultus, Servii Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, in libro digestorum tricesimo et quarto, coniectaneorum autem
secundo: « in foedere » inquit « quod inter populum Romanum et Carthaginienses
factum est, scriptum invenitur, ut Carthaginienses quotannis populo Romano
darent certum pondus argenti puri puti, quaesitumque est, quid esset ‘purum
putum’. Respondi » inquit « ego ‘putum’ esse valde purum, sicuti novum
‘novicium’ dicimus et proprium ‘propicium’ augere atque intendere volentes novi
et proprii significationem ». 356 OSVALDO SACCHI solo teorizzare. Forse non si
riuscì a determinare l’ideale della res publica che rimase un modello meramente
teorico76 , però si portò a termine il processo di trasformazione della
possessio dell’ager publicus in dominium quiritario che fu uno dei problemi che
afflisse di più gli intellettuali del circolo scipionico, se è vero quanto
Manio Manilio riferisce di Gaio Lelio sul suo interesse ad applicare al diritto
romano la distinzione tra ciò che era ‘proprio’ e ciò che era ‘di altri’ 77 .
Sono veramente alla conclusione e vorrei citare uno dei più grandi maestri
della filologia moderna, August Boeckh. Questi ha scritto, in termini solo
apparentemente paradossali, che i popoli o gli individui ‘colti’, avendo
evidentemente la consapevolezza di un passato da custodire e da tramandare,
sentirono inevitabilmente, come segno di maturità, l’esigenza di filologhéin
(filologe¡n). Popoli incolti e privi di senso della tradizione, poterono al
più, filosoféin (filosofe¡n) 78 . Riflettendo su quanto detto finora, questa
affermazione forse ci conduce direttamente al cuore del problema. I giuristi
romani degli ultimi due secoli della repubblica, sia pure con diverse sfumature
di approccio, seppero infatti sentire l’esigenza di filologhéin. Lo dimostra la
cura con cui il testo delle XII tavole fu conservato (fino all’epoca di Sesto
Elio) e ancora discusso e interpretato in epoca scipionico-cesariana. Opere di
taglio giuridicofilologico, come quelle di Lucio Acilio, Elio Stilone, Aquilio
Gallo e 76 Mi riferisco a Q. Elio Tuberone, l’allievo di Ofilio, che
riconobbe a Cesare e Pompeo la volontà di salvare insieme la res publica come
fine della loro contentio dignitatis (Suet. Iul. 83.1). Augusto aveva adibito
il principio della concordia cesariano-pompeiana come postulato necessario per
la costruzione della sua idea di res publica appoggiata dagli intellettuali
dell’epoca cesariana. In questo quadro si chiariscono le famose parole riferite
da Macrobio ad Augusto in cui si definisce Catone Uticense buon cittadino
perché non voleva che si modificasse l’ordine costituito (Macr. sat. 2.4.18 de
pervicacia Catonis ait: quisquis praesentem statum civitatis commutari non
volet et civis et vir bonus est). Ampio ragguaglio sui vari tipi di
costituzione teorizzati negli ambienti colti romani dell’epoca scipionica in F.
CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 77 ss. 77 Cic. de re p. 1.13.19: Tum
Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum excellis ipse,
deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum? Su Lelio come
stoico v. anche Cic. Lael. 2.6-7. 78 A. BOECKH, Enzyklopädie und Methodenlehre
der philologischen Wissenschaften (Leipzig 1886) [= tr. it. di R. MASULLO, La
filologia come scienza storica, a cura di A. Garzya (Napoli 1987) p. 50].
Verrio Flacco e le incursioni non sporadiche di Servio e di Alfeno Varo in
questo campo, ne sono una chiara dimostrazione. I filosofi stoici smisero di
considerare (come Platone) la filosofia come il « tutto » di fronte alle «
parti » e fecero entrare tale disciplina in rapporto con la scienza parziale79
. L’attività della giurisprudenza romana, da usus consolidato nella prassi
(cavere, agere e respondere) ed espressione di un sapere (si potrebbe dire,
alla greca phronètico), seppe invece trasformarsi in ars. E questo,
probabilmente, non soltanto grazie all’uso della diairetica, cioè delle
metodologie importate dal mondo culturale ellenico, ma anche per effetto
dell’applicazione della filologia allo studio del diritto80 . Mi diverte allora
pensare, e concludo, che i giuristi romani potrebbero essersi comportati da
‘colti’, a differenza dei filosofi greci, che sembrerebbero essere rimasti
confinati per sempre nel loro meraviglioso, ma forse ‘incolto’, isolamento.
Parafrasando Nietzsche: « Quae philosophia fuit, facta philologia est ».
Inutile dire che in questo caso il filologo/filosofo tedesco si sta richiamando
ad un passaggio delle Epistulae di Seneca che fu uno degli esponenti migliori
dello stoicismo romano del periodo post paneziano81 . 79 M. ISNARDI
PARENTE, Techne. Momenti del pensiero greco da Platone a Epicuro (Firenze 1966)
353 s. 80 Sul significato del concetto di ars si v. retro nt. 42. 81 Sen. ep.
108.23. V. anche M. POHLENZ, La Stoa 608. Sulla figura di Nietzsche filologo
rinvio alle belle pagine di M. GIGANTE, Classico e mediazione. Contributi alla
storia della filologia antica (Roma 1989) 21-53[=in Rendiconti dell’Accademia
di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, n.s. 59 (1984) 37-78]. Pompeo
Grice e Pompeo: il portico romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. The uncle of Pompeo, the general. He was well versed in the Portico
and a man of considerable learning, especially in the area of geometry. Sesto
Pompeo.
Grice e Pompeo: il portico romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A statesman and general ultimately defeated in the civil war against
Giulio Cesare. A pupil of Posidonio at Rome. It is said that this tutelage had
a great effect on him – “It changed my life” -- but it is not clear to what
extent Pompeo himself became a follower of the Portico. Gnaio Pompeo Magno.
Grice e Pomponazzi: implicatura conversazionale
materiale - l’affair Pomponazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Flosofo italiano. Important Italian
philosopher. Studia a Padova sotto Nardò,
Riccobonella e Trapolino. Insegna a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara,
Mantova, e Bologna. Pubblica “De maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima”
aristotelico del Lizio. Scrive il “Trattato dell’immortalita dell’anima”
(Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione” (Grataroli,
Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de incantationibus”
(Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele. Il “Tractatus
de immortalitate animae,” in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può
essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da più parti, la
pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino per
eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. É condannato
da Leone X a ri-trattare la sua tesi. Non ri-tratta. Si difende con la sua
Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De
immortalitate animae libellus di NIFO (si veda), in cui sostiene la distinzione
tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da ARDIGÒ (si veda). Evita
ogni problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus
animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici del LIZIO,
l'anima è l'atto – entelechia -- primo di un corpo che ha la vita in potenza.
L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le
funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali,
animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale
gl’esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione
intellettiva, per la quale gl’esseri umani comprendono. La funzione
intelletiva è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto
dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza
dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto possibile o passivo è la
capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce
intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce
sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette in atto i colori che al
buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in potenza. L’intelletto
agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile e soltanto in
potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua
essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo è immortale ed
eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dis-soluzione
del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso
dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto,
poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera. I
parepatetici del LIZIO a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti
e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di
Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo
sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche
dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e
comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità
dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a
ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo.
Va ricordato che per AQUINO (si veda) nell'uomo è presente un'unica anima per
sua natura – simpliciter -- immortale, ma per un certo aspetto -- secundum quid
-- mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere
umano. Trae spunto da una discussione con RAGUSEO (si veda) il quale,
avendo sostenuto che la teoria d’AQUINO sull'anima non si accorda con quella
aristotelica del LIZIO, lo prega di provare le sue affermazioni mediante mezzi puramente
razionali. Fanno bene gl’antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e
quelle temporali, cosicché gl’uomini, né puramente eterni né semplicemente
temporali, partecipano delle due nature e stando a metà fra loro, può vivere
quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando il proprio
essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali. Altri,
sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso della
parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi completamente né
all'intelletto e né ai piaceri del corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non
semplice ma molte-plice, non determinata ma bi-fronte – ancipitis -- media fra
il mortale e l'immortale. Questa medietà non è il provvisorio incontro di due
nature, una corporea e una non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è
la dimostrazione della reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi.
Gl’esseri vegetali hanno un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa
immaginazione. Alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi
civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto
inferiore alla loro. Vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come
la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima
intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti
che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello
sensitivo e con’AQUINO, ri-levando che l'anima, essendo unica, non può avere
due modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei
corpi. La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta
dai sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso
destino di morte. È capovolta la tesi fondamentale d’AQUINO. L'anima è per sé
mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario,
perché nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali,
profuma di immortalità ma non in senso assoluto -- aliquid immortalitatis
odorat, sed non simpliciter. E ricorda che per Aristotele e il LIZIO l'anima
non è creata dal divino. Gl’uomini infatti sono generati dagl’altri uomini e
anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, solo la
fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e coloro
che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi, mentre per quanto attiene i problemi etici che
la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi
virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e
alle ricompense ultra-terrene, perché la virtù è premio a sé stessa e chi
afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di chi la
considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della pena
provoca comportamenti servili contrari alla virtù. Il Tractatus provoca
clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con l'apologia,
dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino. Replica
con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di NIFO (si veda),
professore di filosofia a Padova. Panizza chiede a P. se possono esserci cause
sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di
Aristotele del LIZIO, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per
spiegare molti fenomeniche si sono verificati. Dobbiamo spiegare questi
fenomeni con cause naturali, senza ricorrere al demonio. É ridicolo lasciare
l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile. D'altra
parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non puo
esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Uno spirito non puo
entrare in contatto con il mondo. In realtà vi sono uomini che, pur agendo per
mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti
ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con ABANO (si veda) o con
Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo che pensa avessero rapporti con
gl’angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero tutto questo per ingannare il
prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che
fenomeni mirabolanti hanno la loro causa nell'influsso degli astir. È assurdo
che un corpo celeste, che regge tutto l'universo non possa produrre un effetto
che di per sé e nulla considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali,
comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa
anche le religioni. Al tempo degl’idoli non c'è maggior vergogna della croce,
nell'età successiva non c'è nulla di più venerato. Ora si curano i languori con
un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non
è giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si
leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono
essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli
perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissima.
Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali. L’astrologo che ha colto la
natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che
sembrano sopra-naturali che realizzare opere straordinarie che il popolino
considera miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza
del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in
soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura
inviati dal divino stesso. Se il divino crea l'universo ponendo su di esso
leggi fisiche precise, è paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi
utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli. L’universo è controllato e
determinato dall'agire degl’astri e il divino agisce indirettamente muovendo
questi ultimi. Sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se
tale e la forze che governa il mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una
spiegazione nell'esistenza della forza naturale così potente, esiste ancora una
libertà nelle scelte individuali dell'uomo? Nel divino, conoscenza e causa
delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero. Gl’uomini si esprimeno
invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini,
che salvano la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né
contingenza né libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente
deterministica, ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini,
a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è
difficilissimo. Il portico sfugge facilmente alle difficoltà facendo dipendere
dal divino l'atto di volontà. Per questo l'opinione del Portico appare molto
probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema
del libero arbitrio e della predestinazione. Se il divino odia ab aeterno i
peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni. Così
odiati e reietti, è impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano.
Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e
bestemmia contro il divino? E questa è una posizione molto peggiore di quella del
Portico. Il Portico dice infatti che il divino si comporta così perché la necessità
e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece
dalla cattiveria del divino, che puo fare diversamente ma non vuole, mentre
secondo il Portico il divino fa così perché non può fare altrimenti. Espone la
mortalita dell’animo con voce dolce e limpidissima. Il suo discorso è preciso e
pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica. Quando poi giunge a
definire e a trarre le conclusioni, è grave e posato. Nulla tenero con gl’uomini
di chiesa, isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini
riassume il suo spirito ironico e motteggiante consigliando alla filosofia
credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i
teo-logi e i prelati con tutta la chiesa, perché altrimenti farete la fine
delle castagne ma e serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo
nel “De fato” che Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i
segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete,
non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato,
perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei
filosofi, questa la loro ricompensa. Epperò un filosofo è un dio terreno, tanto
lontano dagl’altri come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per
amore della verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo
per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità,
dev'essere eretico. Trattati peripatetici del Lizio (Milano, Bompiani); Nardi (Firenze, Monnier); Badaloni, Cultura e
vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); Zannier, Ricerche sulla
diffusione e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia); Garin, Aristotelismo o lizio veneto, Peripatetici
veneti” (Padova, Antenore); Sgarbi, “Tra
tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); Vitale, “Un aristotelismo
problematico: il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di
filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords:
peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto, lizio,
corpore, materialismo, animo-anima, Aquino, Nifo -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Pomponio: l’orto romano – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A statesman and author. Sometimes
misspelled “Pompedio.” The historian Josephus said he was a senator that
followed the Garden. Publio Pomponio Secondo.
Grice e Pontara – l’implicatura conversazionale, o se
il fine giustifichi i mezzi – filosofia italiana -- (Cles). Filosofo italiano. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem
about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il
fine giustifica i mezzi.” Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente
dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari,
Padova, Bologna, Imperia, e Trento. Uno
dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, meta-etica e
filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia non-violenza,
Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo,
socialismo e giustizia, Democrazia e
contrattualismo (Riuniti, Roma); Filosofia pratica (Saggiatore, Milano); Antigone
o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza,
Bari); La personalità non-violenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile,
non-violenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche,
Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della non-violenza”
(Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the mythic status of
the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the quasi-contractualist, se
il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pontara” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ponte: l’implicatura conversazionale maschile
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo italiano. Studia a Genova. Insegna a
Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici vive a
Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di
simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura
tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya” di Genova. Cura il “Tractatus de potestate
summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei
Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente
con “Arya”, ispirate dall'O. I. C. L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,”
“Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento
tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano,
Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo”
(Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua
continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta
del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente,
Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno
del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In
difesa della tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya,
Genova); “La massoneria volgare speculativa” (Arya, Genova); “Lettere ad un
amico” (Arya, Genova); “Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria”
(Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I LARI
nel sistema spazio-temporale romano”; “Santità
delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”; Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte.
Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma,
massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Ponzi: il segno dell’altro, o della semiotica
filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Pietro Vernotico). Filosofo italiano. Studia a Bari sotto SEMERARI (si veda). Insegna
a Bari. Cura ROSSI-LANDI (si veda). Studia la fenomenologia della relazione
interpersonale. Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, e Terlizzi. Studia scienze
dei linguaggi e linguaggi delle scienze, intert-estualità, inter-ferenze,e mutuazioni. Pubblica “Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia); Linguistica generale, scrittura letteraria e
traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A
mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e
di filosofia del linguaggio; Introduzione a Bachtin (Bompiani); “Il discorso amoroso”
(Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale”
diretta da Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti matematici
(Spirali); La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una
filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio
al pluri-linguismo dia-logico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei
linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del
linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del
linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo
studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia
del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi
e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della
filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni,
dalla linguistica alla bio-semiotica. In tal senso, il suo approccio
può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica
generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La
semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline
umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali,
dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua
ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un
approccio che è tras-versale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso
"in-disciplinato". Si occupa di semiotica, di linguistica e
delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del
linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della
filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia”
del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del
linguaggio e intesa come filosofia del dia-logo, apertura all'altro,
disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo,
del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso,
nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o
impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le
differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero;
professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza
di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni
genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e
sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica differenza non
indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori
genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con
l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile
e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel
privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro.
Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica,
Bari); “Linguaggio e re-lazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione
linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e
conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella,
Lecce); “Dia-lettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo,
Bari); “La semiotica” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema dell'uomo” (Bertani,
Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini della
semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti,
Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti.
L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); -- Grice: “Implicatura come
lo spreco” -- Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per
parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari);
Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani,
Verona); eccedenza – spreco. “Dialogo
sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La
tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori
ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra
semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna,
Esculapio); “Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura,
dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del
linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La
differenza non in-differente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano); “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e
prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie
senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione
mondializzata e tecnologia (Manni,
Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La
rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante,
Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è
la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'in-funzionale -- critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione
al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dia-logare”
(Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il segno del
corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire nella
comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I segni e
la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano,
Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari,
Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione
globale (Bari, Cacucci); “Semio-etica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale,
scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dia-lettica,
Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale.
Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come iper-testo e tra-duzione
letteraria, Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il
programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi
semiotici (Napoli, Scientifiche); “La cifre-matica e l'ascolto” (Bari, Graphis);
“Fuori luogo. L'es-orbitante nella ri-produzione dell'identico” (Roma, Meltemi);
“A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra);
Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre
sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Scrittura, dia-logo, alterità” (Bari,
Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dis-sidenza
cifre-matica” (Milano, Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra
nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano,
Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e
scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In
altre parole, Mimesis, Milano); “La filosofia del linguaggio” (Laterza, Bari); “Marxismo
e umanesimo. Per un'analisi semantica delle tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti
matematici” (Dedalo, Bari); Saggi filosofici (Dedalo, Bari); Marxismo e
filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica,
teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio (Bari, Dedalo);
“Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo
formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'a-lienazione come fenomeno
sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo, Bari);
“Poli-fonie” (Adriatica, Bari); Scienze
del linguaggio e pluri0linguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica,
Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature.
Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica,
Bari); “La significanza del senso, in “Idee”, “La genesi del senso”; Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione
alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani,
Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi
come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia”
(Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo
secolo” (Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su
Blanchot (Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla
pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà
dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e
Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità,
informazione” (Manni, Lecce); “Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”, Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”, Problemi dell”opera di Dostoevskij (Sud, Modugno (Bari); Behar, Al margine (Sud,
Modugno Bari) Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij Sud, Bari); “Significato, comunicazione e
parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi,
conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile” (Manni,
Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo e
filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “VICO e la linguistica cognitiva”
(Sud, Bari); Meditazioni (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato
di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e
come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari,
Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura”
(Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis);
Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione (Spirali, Milano);
Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. Critica, Sbrocchi (Bari,
Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano, Bompiani);
“Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); Qohélet: versione in idioma
saletino e trad. italiana, Caputo, Lecce, Milella); In dialogo. Conversazioni (Milano,
Esi, Athanor. Umano troppo dis-umano (Roma,
Meltemi); Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di
Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia
del linguaggio (Bari, Laterza); “La filosofia del linguaggio come arte
dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La
trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud, Calefato,
Logica, dia-logica, ideo-logica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, Semiosi,
in-funzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del linguaggio come
arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza
e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della co-scienza storica”; “Tutto
il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad
essere nienzi: dentr il dialetto è
straniera la parola dei re Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al
brusio della parola”; “Alla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “In-funzionalità
ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio.
Ponzio. Keywords: il segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il
segnico, l’amore, lo spreco del segno, Vico e la linguistica cognitiva; Landi; sottiteso,
Grice, pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Porta –
Filosofia italiana -- there may be
another!
Grice e Porta – l’implicatura conversazionale magica
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Studia BRUNO a Roma. Cura
“De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di ghiaccio” (Bompiani).
“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze miracolose, Storia
della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore; Dizionario
dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale se vuoi coincidenze” (Lepre).
“Ricerca sul mito” “Sulle orme degli
antenati” “Incontri nella notte, “Segnali”;
"Immagini da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice” “Bruno”, “Storia della Magia” “Storia della cavalleria” “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”,
“Inconscio e Magia Psiche”, “Guarire
insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia
junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima
Mundi” Insegna a Siena. Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona, Istituto di Comunicazione Olistica
Sociale, Bari. Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma,
Atanor, Ombre delle idee (Roma, Atanor); Itinerari magici d'Italia. Una guida
alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze, Salani,
Storia della magia mediterranea, Roma,
Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore d'oro); “L'essenza
dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia); “Morte di un
bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di BRUNO Le carte della memoria” (Milano,
Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “BRUNO: tra magia e avventure, tra
lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai
contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo”
(Roma, Compton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, Fantasmi.
Storie e altre storie sulle orme di James” (Roma, Compton); L’incubo e del
terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per
amore” (Roma, Lucarini); “BRUNO: avventure di un pericoloso maestro di
filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”; Dalla sedia del
diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta
Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel cuore segreto della città
eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri. Quasi un manifesto della
letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia); Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano,
Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano,
Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Saggiatore); “La magia” (Roma,
Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri); “Donne magiche” (Roma, Idealibri);
A come anima, Milano, Pratiche, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come
cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Intervista Ettore
Bernabei, Roma, Eri, S come seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità”
(Milano, Saggiatore); P come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi”
(Milano, Tropea); “Dizionario dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling);
L'armonia del dolore, Roma, Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale
se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il
mistero di Dante”; "Qui trovo libertà
autentica", su ecoradio. Gabriele
La Porta. Porta. Keywords: implicatura magica, BRUNO, filosofia antica, Jung,
il mistero di Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro
pericoloso, seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria,
Atanor, Roma. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Porta: l’implicatura conversazionale fisio-nomica
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico Equense). Filosofo italiano. Grice: “He is the
one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment
on Aristotle!” Riceve le basi della sua formazione culturale in casa, dove si è
soliti discutere di questioni filosofiche, e dimostra immediatamente le sue
notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle
condizioni agiate della famiglia. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo
-- il palazzo Della Porta -- una villa a Due Porte, nelle colline intorno a
Napoli, e la villa delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il
classicista e alchimista PIZZIMENTI, e i filosofi ALTOMARE e PISANO. Pubblica “Magiae
naturalis sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di
crittografia, il “De furtivis literarum notis” dove scrive un esempio di
sostituzione poli-grafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica.
Per questo è ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua
fama è consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia
in Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi
(Sirri, Napoli). Fondato intanto “i
segrettari”, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le
raccolte di segreti costituivano un genere letterario che incontra una
straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto”
si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e
pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegna a padroneggiarli è
chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi
di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché è indagato dall'inquisizione e il circolo dei
segrettari chiuso. A lui è tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia
naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degl’alberi da frutta.
Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia
sull'agricoltura. Pubblica “De
humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense). Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto
ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis
physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia
con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segno non è frutto del
caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini. Pubblica
“Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli), dove evidenzia l'analogia tra piante e
animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio sulle
proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano,
basato sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate,
estende il concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda
della loro localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la
morfologia delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino,
indirettamente, degl’astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato
ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la
spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negl’umani
intelletti. Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati
a morbi, ritrovano soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran
tempo ristretta negl’angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il
mondo de' suoi meravigliosi stupori. La sua villa è frequentata da CAMPANELLA
(si veda). Amico di SARPI (si veda). Conosce anche BRUNO (si veda). Per ordine
dell'inquisitore veneziano doveri chiedere il permesso per le sue pubblicazioni
a Roma. Si incontra con SARPI e con GALILEI. Incontra i Cesi. Pubblica la “Taumatologia” (Sirri, Napoli);
“Cripto-logia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di ottica (“De
refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), due di astronomia --
“Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste fisonomia”
(Paolella, Napoli) -- uno di idraulica e
matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare (“De
munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus” (Paolella,
Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) -- e uno sulla
lettura della mano – “Della chiro-fiso-nomia” (Napoli, Bulifon). Nel campo
dell'ottica esercita notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi
concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la
costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il tele-scopio. Intraprende
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi
sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagl’effetti
eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o
incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. Dei lincei. Ri-vendica
l'invenzione del tele-scopio, resa nota da GALILEI (si veda). Fa parte anche di
un circolo dedicato alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo
Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari
del mondo naturale e coltiva piante esotiche. La sua villa e visitata dai
viaggiatori e ispira Kircher a radunare una simile collezione nel suo palazzo a
Roma. Commediografo e scrive “Le commedie” (Stampanato, Bari, Laterza), in
prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma liturgico; “Claudii
Ptolomaei Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae”
(Palumbo e Tateo, Napoli); “Elementorum
Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli); Accusato di plagio da Bellaso, che è stato il
primo ad aver proposto questo tipo di cifratura X anni prima. Eco, Fedriga,
Storia della filosofia” (Laterza Edizioni Scolastiche); Eamon, Il professore di
segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, Paci,
Carocci, Fumagalli, “Semplicisti e stillatori: l'arte degl’aromatari” (Milano,
SGS, Gnome, su treccani. Turinese, “Zoo-morfismo, fisio-gnomica e fito-gnomica:
antesignano della bio-tipologia in medicina, in “Il cenacolo alchemico”, Paolella e Rispoli
(Napoli, Il Faro di Ippocrate); Verardi, La scienza e i segreti della natura a
Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); Paolella, La Spagiria, ne
Il Cenacolo alchemico, Paolella e Rispoli (Napoli, Il Faro di Ippocrate); Paolella,
Carteggio linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia. Dizionario di
filosofia, Convegno di Vico Equense, Torrini, Napoli, Piccari (Milano,
Angeleli); Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, Via Senato);
Paolella, “I Meteorologica di TELESIO, P. e Cartesio -- tra credenza e
scienza, Roma, Associazione geo-fisica, Paolella, L’astrologia:
la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti del Convegno
L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno Montanile, Paolella, Appunti
di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, Sirri,
Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere, Santoro, La "Mirabile" Natura.
Magia e scienza (Napoli-Vico Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, Vivo,
Tecnica e scienza, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura.
Napoli-Vico Equense Santoro. Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile"
Natura. Atti del Convegno, Vico Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. P., neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam
Scotum); vulgò De ziferis, P., Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan.
Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis
in locis locupletati. P., il mago dell'arcana Sapienza. Filologia. Filologia
dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords: implicatura
fisionomica, filologia -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Portaria: Eurialo
e Niso, ovvero, dello spirito – ma
non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno
la fugge, e l'altro la coarta -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Todi).
Filosofo italiano. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in
Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul
who God knews whence it comes, the Romans had spiritus, and animus anima, which
is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hyle-morphic
conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’
is the ‘forma’ -- Italian philosophers
would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not
for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serious
philosophical confrontation between an ACCADEMIA and and a LIZIO conception of
the soul as seen in the controversy between AQUINO (si veda) and P.! P. uses
the same linguistic tools: is ‘spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak
of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! P. is less canonical than AQUINO
and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was
from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their
Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del
Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is
Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque
da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna,
feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia
a Bologna. Insegna a Roma. Alighieri lo nomina,
biasimandolo, tramite le parole di Findanza in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia
da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge,
e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani
Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Porzio: l’implicatura conversazionale nel
lizio– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “His surname is plain “Porta,” but in Latin that is
latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who
wants to be called “door”?” Studia a Pisa
sotto NIFO (si veda). Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”),
sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e
sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”).
I suoi saggi principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus
volens fiat” e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la
mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele – LIZIO. Proprio queste
sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle
sostenute da POMPONAZZI (si veda) nel “De immortalitate animae”, contribuirono
a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e
quindi semplice epigono di PERETTO. In ogni caso, al di là di una innegabile
tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele del Lizio, evidente anche
nel suo saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è
caratterizzata anche da interessi teo-logici del tutto svincolati dai peripatetici
del LIZIO e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster
che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra
peripatetici, naturalisti e critici, "De’ sensi" e il "Del
sentire, studi ittio-logici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Possenti: la conversazione di Romolo e Remo –
radice dell’ordine civile – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi.
Fonda l’Annuario di filosofia. Centro di ricerca sui diritti umani. Attrato dalla
storia delle civiltà, ispirato da VICO (si veda). Studia l’idea d’un assoluto impersonale.
Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso AQUINO (si veda), intuendo
le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere. Tre sono
gl’ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno
al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso d’AQUINO, del tomismo. Professore
della grande tradizione della filosofia dell'essere, orienta l'attenzione
critica verso GENTILE, il neo-parmenidismo italiano di SEVERINO nel suo ritorno
a VELIA e il VELINO, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non
consegnata interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno
invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex
nihilo, assente in molta filosofia. Il suo approccio legge meta-fisica e
nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il
primo è la fisio-logia e il secondo la pato-logia. Individua pertanto nella
destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito
ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta
distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare
una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un
posto nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia
della filosofia”; Filosofi italiani, Antiseri e Tagliagambe, Bompiani, si veda
anche nichilismo e filosofia dell'essere, intervista, a c. di Mura, “Euntes docete.”
La riscoperta della meta-fisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce
la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della
metafisica occidentale: GENTILE, e SEVERINO. Essi hanno operato come reagente
per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo, di cui
offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger -- con
applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico. Il rigetto del
nichilismo e l'analisi dell'anti-realismo, del logicismo, del dialettismo e del
razionalismo che affliggono la filosofia, gli conducono a giudicare concluso e
senza possibilità di ripresa il ciclo della meta-fisica nel cammino di GENTILE.
La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo
il grande tema da cui occorre partire. Dall'ente appunto e non dall'essere
vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra logica e meta-fisica del
razionalismo, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del
sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata
semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di
trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone
la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui
la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che
nello svolgimento della meta-fisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la
seconda navigazione nell’ACCADEMIA (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele al LIZIO, una terza navigazione che si esprime nella
Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in AQUINO e nei grandi
tomisti. In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale storia della
meta-fisica quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante
nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica
che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso -- esse ipsum
per se subsistens -- e che individua la struttura originaria nella
partecipazione dell'ente all'essere. Le sue posizioni sono consegnate alla
trilogia “Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine
della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna.
Esse sono discusse da XVIII autori in, “La navicella della meta-fisica.
Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione (Armando, Roma) Cottier,
Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al
realismo e la fine della filosofia moderna”, Dalfino e Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.
La possibilità di guadagni per sempre
rigetta l'idea fallibilista -- Popper et alii --, secondo cui ogni sapere -- riportato
poi solo a quello delle scienze -- riposa su palafitte perennemente
rivedibili. La meta-fisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma
l'esistenza. Il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue
acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende
racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di
una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che
possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità
del dialogo tra filosofia e scienza, in quanto non esiste un solo sapere.
L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra
filosofia e il culto sacro. Nell'incontro tra compito della ragione e elezione
del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la
filosofia nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale
del principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e
a fortiori delle filosofie dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di
persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di
individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è
originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno
le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il
dossier sul “Principio Persona” con contributi di Grandis, Ivaldo, Madricardo,
Pera, in “Studium”, L'idea di persona è
essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in
specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di
norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni. Fa
parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della
persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele
filosofie del personalismo incompiuto -- Habermas, Rawls, BOBBIO, Ferry, Parfit
-- allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e
Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, SEVERINO nei quali forte è
l'empito anti-personalistico. Le assise della persona vanno ricercate
nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non
riducibile a sola relazione. Le persone sono nuclei radicali di vita e realtà
che non possono essere dedotti da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo
sperare dell'essere umano Esse come
totalità concrete è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con
la centralità del tema antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es.
concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e
la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della
prassi. Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche
che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio
un'invenzione, ma originariamente della patristica, del medio-evo, e dell'umanesimo.
Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla
persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà. L'epoca dell'antropocentrismo
non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Un antropo-centrismo sicuro
di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più
impotente, quanto più le domande sono profonde, Se la controversia sulla
persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona
attraversa un momento d’eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto.
Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso
animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La
presenza nel comitato di bio-etica gl’induce a dedicare attenzione ai temi di bio-tecnologie,
la rivoluzione bio-politica, l'influsso pervasivo del materialismo e del
biologismo. Il personalismo si declina poi in ambito sociale come
concezione egualitaria e comunitaria -- personalismo comunitario -- quale
fondamento dell’ordine politico proiettato verso la cosmopoli, la pace e il
rispetto dei diritti umani. Entro un dialogo critico con le tradizioni
del liberalismo e dell’illuminismo, opera per mostrare il contenuto di nozioni
centrali del politico come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo,
democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una
rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto. Uno specifico rilievo è
stato assegnato al problema teologico-politico secondo due direttrici: la
ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi religioni; l'idea che
la loro deprivatizzazione anche in Occidente può contribuire ad un positivo
rapporto fra religione e politica, nella prospettiva di una piazza pubblica non
agnostica ma attenta alla matrice teologica della società civile. Con la
filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo mondo dell'io al grande
mondo' della società, verso la società aperta della famiglia umana. Sulla scia
di diagnosi -- Arendt, Maritain, Strauss, Simon, Voegelin -- ritiene che la
filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona
società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber
e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica
radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della
democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la
quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al
volere. Cfr. il dossier Liberalismo -- “Humanitas”, con interventi di
Campanini, Zanone, Esposito, Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito
sollevato da “Le società liberali al bivio” che vide interventi di Savona,
Vigna, Cubeddu, Berti, Pellicani, e Scarpelli.
Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la democrazia,
sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito della ragion
pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente neutrale,
consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La
rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi
problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e
la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò
suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la
sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica,
di cui l'ONU è lontana immagine. Altre saggi: “Frontiere della pace”
(Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici
contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e la filosofia d’AQUINO, Studia
Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma; “La Pira tra storia e profezia. Con AQUINO
maestro, Marietti, Genova-Milano; La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica (Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione.
Metafisica, persona e politica in Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia
dell'essere” (Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova cristianità”
(EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di filosofia della
società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il messaggio sociale” (Paoline,
Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale realismo?” (Morcelliana,
Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del
Noce, Rodano (Ares, Milano); “Approssimazioni all'essere. saggi di metafisica e
di morale” (Poligrafo, Padova); “Il nichilismo teoretico e la morte della
metafisica” (Armando, Roma); “Terza navigazione. Nichilismo e metafisica”
(Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione” Città Nuova, Roma); “La filosofia
dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione e vita civile. Il
cristianesimo nel postmoderno” (Armando, Roma); “L'azione umana. Morale, politica
e Stato in Maritain” (Città Nuova, Roma); “Essere e libertà” (Rubbettino,
Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti, Milano); “Il
principio-persona” (Armando, Roma); “Profili. Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati,
Sturzo (Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo
post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro il
secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria
Nichilismo giuridico. L'ultima parola? Rubbettino, Soveria. La rivoluzione
biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino.
Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma. I
volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo e la fine della filosofia
moderna (Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età delle pretese” (Rubbettino,
Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica” (Armando, Roma); “La
critica del marxismo” (Massimo, Milano); “Epistemologia e scienze umane” (Massimo,
Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica
e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La
filosofia dell'essere” (Cardo, Venezia); Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e
democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia,
scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira”
(Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura
umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti
dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione,
fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa,
Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis,
Milano-Udine. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su
avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti.
Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio speranza,
prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita,
Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pozza: l’implicatura conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Durante
gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di matematica di stile
tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale
delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con una tesi su SERRA (si
veda) avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi formali con
l'amore per Leopardi, Carducci -- maestro di Serra -- e Annunzio -- e tra i
classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri. Studia a Bari -- sotto
Landi -- Pisa, e quindi metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera filosofica
è segnata dalla partecipazione agl’incontri di S. Giuseppe organizzati a Torino
da BOBBIO. A partire da qui sviluppa idee in filosofia del diritto, specie –
ovviamente -- su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con
particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria
generale del diritto in collaborazione con
Ferrajoli per i suoi “PRINCIPIA IVRIS”. Organizza a Taranto gl’incontri
Info IVRE TARAS, logica informatica e diritto, al quale partecipano alcune
delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica,
tra cui Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi,
Guastini, e Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e
partecipando a conferenze di società filosofiche italiane -- specialmente la
Società italiana di logica e filosofia della scienza e la Società italiana di
filosofia analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna
a Lecce. Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica
testuale vi sono quella di Petöfi.
Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Petöfi
e Kelsen. L’influenza maggiore viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap,
ai cui dedica uno studio, con
particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica un contributo di
sapore positivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica
quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in
logica formale è dato dalla sua teoria formale degl’atti linguistici basata su
una connessione originale tra logica intuizionistica, usata per gl’atti
linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti proposizionali.
Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un
modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege -- e accettata da Dummett -- per cui il segno di asserzione
si può usare solo per formule elementari assertorici. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto
linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
introduce un connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formula
assertiva complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato
dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico,
fra DUE atti linguistici assertori semplice in uno complesso, ha invece una interpretazione intuizionistica.
Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione
fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è,
in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non
giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un
atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a
spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in
termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto
linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità
tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o
intuizionista. A questo studio seguono
altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua
filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio
alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica -- specie a partire dalla
sua collaborazione con Bellin. Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre
ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta
Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della
fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica,
specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità
internazionali e di amici sono raccolti in suo onore. Altre saggi: “Un'interpretazione
pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi fondazionali
nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica
della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari non
denotanti e atti illocutori”; “Idee”; “Una
logica pragmatica per la concezione espressiva delle norme”; “Logica delle norme” (S.E.U., Pisa); “Il
problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità”
(SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza e non-scienza”; “Verificabilità,
falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia
juris. Teoria del diritto e della democrazia.
La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo
Pozza. Pozza. Keywords: Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”.
Grice e Pozzo: l’implicatura conversazionale nel
ginnasio -- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Milano). Filosofo italiano. Sudia a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes
(“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione
a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian
philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within,
Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto per il lessico filosofico –
(Grice: “Yep – Italians have an ‘istituto’ for EVERYTHING!”). Studia il LIZIO,
la storia della logica o dialettico dal rinascimento, la storia delle idee e la
storia dell’università di Bologna (“l’unica chi conta a Italia”) -- ha portato
avanti la creazione di infra-strutture di ricerca per una migliore comprensione
dei testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale. Caratteristica
specifica del suo approccio alla lessicografia è l’uso della IT per la
documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano. Hegel:
Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze:
Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e
storia filosofica della,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti
umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita
nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica,
storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pra: Antonino e la conversazione degl’hegeliani
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Montecchio
Maggiore). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto TROILO. Insegna a Rovigo, Vicenza,
e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia
e Libertà", guadagnandosi II croci di guerra al merito partigiano. Collabora
alla ricostruzione politica e culturale del paese, con una filosofia sempre
sorretta da un'alta ispirazione morale. Medaglia d'oro quale benemerito
della scuola, della cultura e dell'arte, dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze
e eettere, dell'accademia olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della società
filosofica, della quale è stato anche presidente. Studia la scessi, la logica e
la dialettica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatismo,
e la storia della storiografia. Connetta la sua attività storiografica con
l'esplicitarsi di interessi teorici che lo portamp ad elaborare,un'originale filosofia
che denomina trascendentalismo pratico, poi evoluta in una forma di
razionalismo storicista e critico. Il suo interesse si rivolge al chiarimento
del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica che lo pone
in contrasto con le posizioni dell’idealismo, e più in generale con ogni forma
di dogmatismo teoricistico per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa
pratico-razionale dell'uomo. Fonda la “Rivista di storia della filosofia”,
un riferimento costante e prestigioso. Autore di un fortunato “Sommario di
storia della filosofia” (Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una
monumentale “Storia della filosofia” (Vallardi, Milano). Elabora una posizione indicata come
trascendentalismo della prassi. Successivamente, avvicinandosi a PRETI,
propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con
cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi: “Il realismo e il
trascendente” (Padova, Milani); “Amore di sapienza”; “Aviamento allo studio
della storia della filosofia” (Vicenza, Commerciale); “La didache”; “Insegnamento
del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento del I secolo” (Vicenza,
Commerciale); Educare, Verona, Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, Scaligera,
“Scoto Eriugena e l’accademia nel medio-evo” (Milano, Bocca); Condillac, Milano,
Bocca, Il pensiero di MATURI, Milano, Bocca, Necessità dell'universalismo” (Vicenza,
Collezioni del Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume”
(Milano, Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “La
scessi” (Milano, Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca), “AMALRICO DI
BENE” (Milano, Bocca); Autrecourt (Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il
problema del linguaggio nella filosofia del medio-evo” (Milano, Bocca); “Prassi.
Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura di Reina. Milano, La
Goliardica; Il pensiero filosofico di Marx, Borso, Shake ed., Milano); “La
filosofia occidentale”; “Compendio di storia della filosofia con larga scelta
di passi”; “La filosofia antica” “La filosofia nel medio-evo” (Firenze, Nuova
Italia); “Storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica in
Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica (Bari, Laterza); Profilo
di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Antologia filosofica” (Firenze,
Nuova Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume
e la scienza della natura umana” (Roma, Laterza); “Logica e realtà: momenti della
filosofia nel medio-evo” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia”, Scalabrino
Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Beonio-Brocchieri, La
filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Giannantoni, Plebe,
Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi); La filosofia ellenistica e la
patristica Cristiana (Milano, Vallardi); “La filosofia nel medio-evo” (Milano,
Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); Casini, Merker, “La
filosofia moderna” (Milano, Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano,
Vallardi); La filosofia contemporanea (Milano, Vallardi); “La filosofia della
seconda metà del Novecento”, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica,
esperienza e prassi: momenti della filosofia” (Napoli, Morano); “Il realismo
nella storia della filosofia” (Milano, Unicopli); “La storiografia filosofica”;
I. A. A. con. Santinello, Garin, Geldsetzer e Braun, Padova, Antenore, Hume. La
vita e l'opera (Roma, Laterza); Banfi, Relazioni dall'incontro; Banfi: le vie
della ragione, Milano, con Formaggio e Rossi
(Milano, Unicopli); “Il pragmatismo” (Napoli, Bibliopolis); “L’empirismo
critico di Preti” (Napoli, Bibliopolis); “Filosofi” (Milano, Angeli); “Metodi
di storiografia filosofica”, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero (Padova,
Muzzio); “Ragione e storia” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano,
Angeli); “La guerra partigiana”, Borso (Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica
hegeliana ed epistemologia analitica” Colombo (Brescia, Morcelliana); “Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della resistenza” (Milano-Udine,
Mimesis); Cambi, Razionalismo e prassi a Milano (Milano); Badaloni, Studi offerti a P. (Milano, Angeli); Bianchi, degli saggi di P., in La storia della
filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, Montesperelli,
Introduzione, in Mirri, Conti, Filosofi nel dissenso, Foligno, Mirri, Fra
Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo di
Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra
di Liberazione, Pisa, Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio
Maggiore, Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con
Papi, «Itinerari filosofici», Rambaldi,
Ricordo «Rivista di storia della filosofia», Garin, P., «Rivista di storia
della filosofia», Santucci, Filosofo e storico della filosofia, «Rivista di
storia della filosofia», Rambaldi, L’esistenzialismo positivo «Rivista di storia della filosofia», Torre, La
"Rivista di storia della filosofia", Milano, Paganini, Dall’empirismo
classico all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Manoscritti
di P., «Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, Et vos estote parati. P., la
vigilia, «Rivista di storia della filosofia», Barreca, L’archivio P., «Rivista
di storia della filosofia», Rambaldi, P. in Enciclopedia filosofica, Milano, Id.,
P., insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia», Rigamonti, Gli
Hume, «Rivista di storia della filosofia», Parodi, Selogna, Per una filosofia
minore. Il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia», Vona, Ricordo,
Rivista di storia della filosofia», Rambaldi, Filologia e filosofia nella
storiografia, in «ACME», Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e
alla sua storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della
filosofia", Ricordo di P., Informazione filosofica, "studi filosofici". Barreca, Giordanetti,
Fondo P., Milano, Cisalpino. P., in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia,
Presentiamo P.: l'uomo, il filosofo. Una
mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di
Milano, Biblioteca di Filosofia, Borso, Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", Fascicolo
speciale in memoria anniversario della
fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,.
Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", Bisogno,
Anselmo in Italia: tra P. e Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del
Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna», Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche. Scuola di Milano, Treccani
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia. Opere Vincitori del Premio
Feltrinelli Filosofia Università
Università Premi Feltrinelli, lincei.
Mario Dal Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica,
la filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la
filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la
storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia
filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prepone: il principio
conversazionale – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. According to Ippolito di Roma, a pupil of Marzione. He
argues that, in addition to there being a principle of good and a principle of evil,
there is a third intermediate principle of justice.
Grice
e Prepostino: il divino di Romolo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. Summa
theologica, Manichean, caraterismo. Prepostino.
Grice e Prestipino: conversazione e
ragione in Vico -- per una antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia
siciliana -- Luigi Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo italiano. Insegna a Siena. Studia
il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria del mito e la modernità
di VICO (si veda)” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in VOLPE (si
veda)” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del conoscere”
(Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di metodo e di
lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana – GRAMSCI (si
veda) -- negli studi antropologici, Natura e società” (Roma, Riuniti); “Da GRAMSCI
(si veda) a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture storiche”
(Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia” (Roma,
Riuniti); “Tre voci nel deserto: Vico, Leopardi, Gramsci” (Roma, Carocci); Scheda
su Aracne, Da una sponda all’altra del mediterraneo: memorie di militanza
comunista. Intervista a P.. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia
critica, Risorgimento e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del
Popolo Autori Aracne. Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia
filosofica, Vico, Volpe, Gramsci,
Narciso e l’automobile, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Prestipino” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Pretestato: Giove del Campidoglio – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He achieves high office under Giuliano. He wrote a commentary of
Temistio – Accademia. Vettio Agorio Pretestato.
Grice e Preti: retorica conversazionale,
logica conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo italiano. Grice:
“I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what
I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).”
Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I
mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia
a Pavia sotto LEVI, VILLA e SUALI. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo vedeno coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia
del valore” (Principato, Milano) e “Idealismo e positivismo” (Bompiani, Milano)
emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze
razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed empirismo” (Einaudi, Torino) presenta
in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al
confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. “Retorica
e logica: le due culture” (Einaudi, Torino) è un saggio a cavallo tra la
ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende
dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow,
l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito
occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la
necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove
forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero
filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e
semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico
delle scuole idealistiche italiane. Tenta
trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante --
di tradizione hegeliano-crociana -- e uno invece dualistico, nel distinguo fra
saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve
annullare bensì esaltare le differenze. Altri
saggi: “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano);
“L’universalismo” (Bocca, Milano); “Alle origini dell'etica contemporanea: Smith, Laterza, Bari); “Storia del pensiero
scientifico, Mondadori, Milano); “Che será, será” (Firenze, Fiorino); “Umanismo
e strutturalismo: saggi di estetica” (Liviana, Padova); “La scessi e il
problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, “Saggi
filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio è la carne” (Angeli, Milano);
“Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia della
scienza” (Angeli, Milano); “Morale e meta-morale. (Grice: “moralia e
transmoralia”); “Saggi filosofici inediti” (Angeli, Milano); L'esperienza insegna: saggi civili d sulla
Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce); In principio è la carne, Scarantino,
"Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità
scientifica e sulla carriera didattica, Minazzi, "Il Protagora"; Filosofare
onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a GENTILE; Minazzi, "Il
Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere a GARIN, Minazzi,
"Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella
solitudine. Lettere a PRA, Minazzi, "Il Protagora". Franzini, Il mito
delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta",
Zanardo, Enciclopedia Italiana, Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi, P. (Angeli, Milano), Pra, Studi
sull'empirismo critico”, Bibliopolis, Napoli, Lecis, Filosofia, scienza,
valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli); Minazzi, Filosofia (Angeli, Milano);
Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); Minazzi, “Il caco-demone
neo-illuminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano); Peruzzi, Filosofo
europeo (Olschki, Firenze); Parrini e Scarantino, “P.” (Guerini, Milano); Tavernese,
P.: la teoria della conoscenza: in
principio è la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, Scarantino, La costruzione della filosofia come scienza
sociale (Mondadori, Milano); Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato.
G neo-realista logico studiato nei suoi saggi inediti (Mimesis, Milano) Minazzi,
Le opere e i giorni. Una vita più che
vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Cambi, Mari, Intellettuale critico e filosofo
attuale (Firenze); Il contributo italiano alla storia della filosofia, Filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia,
Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano.
Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano); Maria, Un punto di vista
cattolico (Stamen, Roma); Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia
dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Preve: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo italiano. Important
Italian philosopher. He is the tutor of FUSARO, of Torino. Il
comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo
di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità
e della razionalità. – “Elogio del comunitarismo”. Di ispirazione marxiana ed
hegeliana, scrive saggi di argomento filosofico. Studia a Torino. Sotto Garrone
sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive
"L'illuminismo e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della
nazione: il problema della discontinuità con la romanità classica”. Insegna a
Torino. Analizza esistenzialmente il
comunismo. Membro del centro di studi sul materialismo storico. Pubblica
“La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano), dove testimonia la sua adesione di
massima all’ontologia dell'essere sociale di Lukács, ed anche, indirettamente,
il suo distacco definitivo dalla scuola d’Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia
d’un esame dell'operaismo ida Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del
comunismo dissidente dei socialisti alla critica delle ideologie del progresso
storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica comunista
dell'economia politica. Organizza un congresso dedicato al comunismo a Milano,
e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità all’interno
del comunismo. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che usce
in due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di redazione.
Collabora a “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che poi divenne
insieme con i fuoriusciti dal partito comunista la componente politica e
militante del partito della ri-fondazione comunista. S’iscrive a democrazia proletaria,
facendo parte della direzione nazionale. Nella battaglia fra i sostenitori di
una scelta ecologista – Capanna -- e comunista, sostiene la seconda. Quando la
democrazia proletaria e l'associazione culturale comunista confluiscono nel partito
della ri-fondazione comunista, abbandona la militanza politica. Con la
pubblicazione dei saggi usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta
il suo tentativo di coerentizzazione di un paradigma filosofico comunista globale.
Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per
l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto dalla cosiddetta sinistra
e dalle sue procedure d’accoglimento e cooptazione. Ritenendo che la
globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più
interrogare attraverso le categorie di destra e di sinistra, richieda altre
categorie interpretative, P. diviene inoltre un convinto sostenitore della
necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa
da alcuni filosofi e movimenti internazionali, è criticata da molti, tra cui il
filosofo Evangelisti, che ne sottolinea l'ambiguità ideologica. P. si ha dedicato
a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione
nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto
marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla
stragrande maggioranza della sinistra italiana -- in particolare dai filosofi
legati al partito comunista italiano -- con un recupero dei punti alti della
tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni
burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di
stati -- soprattutto Lukács, Althusser, Bloch, ed Adorno. Dopo la fine del
socialismo reale, che chiama comunismo storico, ed in dissenso con tutti i
tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa,
lavora su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando
sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari
della sinistra italiana -- Rifondazione Comunista in primis ma anche la scuola
operaista e Negri in particolar modo. I suoi interventi sono apparsi sia
su riviste legate alla sinistra alternativa -- L'Ernesto, Bandiera Rossa -- che
su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del
dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di BOBBIO (si veda). Collabora con la rivista
Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza. È redattore di Comunismo e
Comunità. Al di là delle prese di
posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono
l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del
capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario
universalistico. Ri-leggendo l'intera storia della filosofia utilizza una
deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli
permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità
universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente
alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e
sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella
sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura
solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Viene definito un strenuo difensore dello statuto
veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità
economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone
di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto,
capitalismo dialettico con una proto-borghesia illuministica o romantica, una
medio-borghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e
post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi
al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro
politicamente e a sinistra culturalmente. Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia
il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione -- dove è
considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché
un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista. ‘Americanismo’ come
collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo
statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo
dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico,
utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso
di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché
la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua
interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti,
coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma
Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che
agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano
radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi
veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera -- come altri
filosofi marxisti come LOSURDO (si veda), o comunitaristi -- solo un
grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà,
i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo
globali. “Antifascismo in assenza completa di fascismo. L’antifascismo,
positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema
capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la
colonizzazione imperialistica dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione
della Grecia, è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse
forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista
e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della de-stalinizzazione), che
diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato
da Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti
degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico
con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un
buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a
luci rosse del sottobosco politico. La sua
proposta politica va nella direzione di un comunismo comunitario
universalistico, da intendersi come correzione democratica e umanistica del
comunismo, dal momento che quello storico sarebbe stato reo di non aver messo
in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema
sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali.
Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia
che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio, bensì in
potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata
dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile
democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle
potenzialità ontologiche della bontà del potenziale degl’uomini, ente
politico-comunitaria – “zόoa politika; razionali e valutativi della giusta
misura sociale – “zόa lόgon échon” -- e generica, in senso marxiano – “Gattungswesen”
-- cioè in grado di costruire diversi
modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui gl’uomini, affermando la
priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti
dispiegantisi in modo illimitato e dis-umano, può realizzare le sue
potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione
avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce
collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza
al potere. Adere al partito comunista italiano, ma presto si allontanò
(essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e
Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua.
In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo
lo scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di
quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato
dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso
l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della
post-sinistra extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già
distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione
Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla
sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del
Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo
fatto come la fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione
dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della
Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio
sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto
clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua
adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da
questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di
riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo
e Comunità. Altre saggi: “La classe operaia non va in paradiso: dal
marxismo occidentale all'operaismo italiano, in “Alla ricerca della produzione
perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità
filosofica del materialismo storico”; “Marxismo
in mare aperto”; “Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La
filosofia imperfetta”; “Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano,
Angeli); “La teoria in pezzi”; “La dissoluzione del paradigma teorico operaista
in Italia” (Bari, Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e
scienza”; “La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano,
Angeli); “La rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa,
Vallerini); “La passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio
vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo”
(Milano, Angeli); “Il filo di Arianna. XV lezioni di filosofia marxista”
(Milano, Vangelista); “Il marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “IV venti”; “Il
convitato di pietra”; “Saggio su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto
al Cielo”; “Saggio su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il
pianeta rosso”; “Saggio su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia
Italiana”; “Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano,
Vangelista); “Il tempo della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la
fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla
natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su
capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca
e storia dei recenti avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante
della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano,
Punto Rosso); “Strategia politica”; “Premesse teoriche alla critica della
cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano,
Punto Rosso); “Il marxismo vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita
Infante” (Milano, Punto Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto
Rosso); “Quale comunismo?”; “Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto);
“La fine di una teoria”; “Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano,
UNICOPLI); “Il comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico”
(Milano, Punto Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico
della fine del XX secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel
pensiero” (Pistoia); “Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal
“Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del
Sessantotto”; “Una interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo,
Filosofia, Verità” (Pistoia, CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di
due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie
del XXI secolo”; “Nota introduttiva ad un problema delicato e pieno di
pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica
ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui liberati, comunità
solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro
il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una eredità storica e
su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”; “Dalla transizione
mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La questione
degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure dell'ateismo. Religione
e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo manifesto filosofico.
Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel
Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia” (Pistoia, CRT); “Scienza,
politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia, CRT); I secoli difficili.
Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia,
CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente,
sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento etico. Saggio
sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente” (Pistoia,
CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità” (Pistoia, CRT);
“Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia.
Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le
contraddizioni di Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia,
CRT); “Marx inattuale. Eredità e prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità
filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove
va la sinistra?” (Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia
politica” (Molfetta, Noctua); “La filosofia classica tedesca, Dialettica e
prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia
imperiale americana” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo
alla rovescia da interpretare” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica”
(Parma); All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di
filosofia politica” (Roma, Settimo Sigillo); Dialoghi sul presente.
Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero
ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau critico
della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gl’antichi
greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il problema della
democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna); “Verità e
relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della
globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli, Controcorrente);
“Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico” (Roma, Settimo
Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance); “La democrazia
in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia
realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della
Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni);
“Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla
dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli, La città del sole); “Il
presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica,
Pistoia, Petite plaisance, “Hegel anti-utilitarista”
(Roma, Settimo Sigillo); Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una
approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare
Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo
capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro
seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della
storia, Rimini, Il Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un
intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non
omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo);
La quarta guerra mondiale, Parma,
All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo,
in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68,
Roma, Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia,
Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di
classe del capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della
storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite
plaisance); “Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un
fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e
importante, Petite Plaisance, Filosofia
della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia,
Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova
storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della
filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della
storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il
Prato,.Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni.
Dialogo su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Marx:
un'interpretazione, Nova Europa). Prefere non definirsi marxista ma
appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx»;
Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli, Personalmente, non sono credente né
praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione
del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto
in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così
come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana
in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano (Elementi di politicamente corretto. Convegno,
Lukács e la cultura europea (II intervento)
Relazione Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento) Destra e Sinistra: confronto tra P. e LOSURDO
(si veda); Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria?”;
“Considerazioni sulla geopolitica”; “Il bombardamento etico dieci anni dopo”. Monchietto,
Colletti; Marxismo, Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la
RepubblicaTorino Addio al filosofo, In
memoria, Fusaro Un lutto veramente
grande per noi di Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e
raccogliendosi in un minuto di silenzio, P., Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo
e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia,
in Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite
Plaisance, P., Elementi di politicamente
corretto. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al
lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho
peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati
(americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia
dei diritti umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia
Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi
in modo più analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica
nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la
Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo
culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni,
P.: audio congressi DP (Radio Radicale)
Intervista politico-filosofica (Repaci, P.) «La costituzione italiana è stata distrutta
per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza
costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno
condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con
eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita.
Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad
interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finite
(P., Elementi di politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti,
Roma, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro
Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, Zygulski,
P.: la passione durevole della filosofia, presentazione di Pezzano, Pistoia,
Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. P.
filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,
e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Monchietto,
Invito allo Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo (Bontempelli); Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle
culture occidentali (Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva
il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo,
antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita,
comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione
imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico
anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Prini: l’implicatura conversazionale di
Dedalo e il volo d’Icaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo italiano. Grice: “I like Prini,
but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of
utterance!” Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare –
“XXVI secoli nel mondo dei filosofi" (Caltanissetta, Sciascia). Tra i
maggiori esponenti dell'esistenzialismo. Studia ad Arona e Pavia sotto
LORENZI. Studia SORBATTI sotto LEVI e SCIACCA. Studia l’accademia di Plotino. P.
s'è legato al gruppo di gioco di filosofi che SCIACCA riune intorno a se.
Quando SCIACCA si trasfere a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova,
Perugia, Roma e Pavia. “Lo scisma sommerso” (Milano, Garzanti) analizza la
spaccatura sotterranea che si è creata nella chiesa cattolica tra il magistero
ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene
centrale è il tema del male. Scrive “XXVI secoli nel mondo dei filosofi” -- «un
ripensamento, una sorta di commiato personale dai filosofi e dai problemi che
gli sono stati cari per tutta la vita. Accanto al discorso apofantico, che
definisce in modo univoco il suo oggetto e che vuol dimostrare le sue verità in
modo necessario, apre lo spazio per la ‘conversazione’. In “Verso una ontologia
della conversazione” (Roma, Studium), risalire la dimenticanza della
conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali
e quindi estranei al campo del linguaggio-oggetto sino del meta-linguaggio
della filosofia. In “Discorso e situazione” (Roma, Studium) definisce in modo
più dettagliato gl’ambiti della conversazione. Nella molteplicità dell’uso
logico della ragione, delinea un esame sistematico delle diverse forme della
conversazione razionale “situata”, ossia in relazione al suo proprio oggeto o
topico ed al suo proprii conversatori, e precisamente la verifica come forma
della prova del discorso oggettivo o scientifico, la categoria della
testimonianza e la determinazione particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della
conversazione. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per
un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso della ragione, e per un
altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale
in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica.
Gl’uomini di cui la filosofia deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il
corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI) studia i
corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in
un’unità psico-fisica del resto. Già SERBATTI fa questo movimento verso i corpi,
parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso d’Icaro” (Roma,
Armando) elabora la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o
volonta. I bisogni, cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di
essere autenticamente. Il domandare intorno al senso di ciò che è e di
ciò che si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi.
In ‘L’ambiguità dell’essere’ (Genova, Marietti) caratterizza l’essere come ’ambiguo’:
necessità assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come
libertà od opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte
essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Define questa
sua concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé
ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal
discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico
nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi
la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice
Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante. Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della chiesa, specialmente in filosofia -- si
veda in particolare “La filosofia cattolica” (Roma, Laterza) --, invito al
dialogo tra la chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma
sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre saggi: “La metodologia della
testimonanza” (Roma, Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ”
(Roma, Armando); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); “Plotino e l'umanesimo
interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il potere” (Roma, Studium); “Terra di
Belgirate”; Torino, Sosso); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce e Gentile”, Il
P. sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico; L'ontologia del
desiderio”. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords: il volo d’Icaro.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Prisciano: l’implicatura conversazionale di Simmaco – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher and friend of
Simmaco.
Grice Priscilliano:
l’implicatura conversazionale di Nerone – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. He has the
distinction of being the first philosopher put to death for ‘heresy’ by the
Roman Catholics. What Priscillian said whas that the world is an evil place
whither souls are sent as a punishment. What he implicated is that Nerone was
right! Priscilliano.
Grice e Probo:
l’implicatura dell’in-plicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. He studies
under Eusebio at the same time as Sidonio, and may have assisted Eusebio in his
teaching. He married the cousin of Sidonio, the daughter of Simplicio. “All
very confusing, and possibly unimportant, historically speaking from the
standpoint of philosophy if it were not for the fact that Sidonio coined the
term ‘inplicatura’ [sic].” – Grice. Probo
Grice e Procle: o
la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited
by Giamblico.
Grice e Prodi – l’artifice della ragione e l’implicature
conversazionale dei cani di Pavlov – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo italiano. Grice: “While he likes semiotics,
Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy
background!” Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto biologia
cellulare. Svilupa un approccio semiotico alla biologia. Con “Il neutrone borghese” (Bompiano,
Milano), ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro,
biografia romanzata -- con riflessi autobiografici -- di Spallanzani. Il saggio
“Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa” (Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere:
“Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna); “La scienza, il potere, la critica” (Mulino,
Bologna); “Onco-logia sperimentale” (Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della
significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana,
Milano); “Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso);
Patologia Generale (CEA); “La storia naturale della logica” (Bompiani, Milano);
“L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro: il romanzo di un
naturalista” (Camunia, Brescia); “Onco-logia” (Esculapio, Bologna); “Gl’artifici
della ragione” (Sole 24 ore, Milano); -- cunning of reason – cf. Speranza,
Grice, Kantotle, Kant, Hollis, razionalismo e relativismo -- “Il cane di Pavlov”
(Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti, Milano);
“Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma”; “Biologia
e cambiamento antropo-logico” (Mulino, Bologna); “Il profeta” (Camunia, Brescia);
Conferenza "P.”, Repubblica
Apprezzato anche da Dossetti, “La parola e il silenzio” (Paoline, in riferimento ad un articolo che si rifaceva
ai geni invisibili della città di Ferrero. Sul sottotitolo -- i “geni
invisibili” della città. Dizionario biografico degl’italiani, istituto dell'enciclopedia.
Giorgio Prodi. Prodi. Keywords: il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prospero: il contro-potere del
Quirinale e l’implicatura conversazionale laica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pescosolido). Filosofo italiano. Studia e insegna a Roma.
Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente
rivolti al sistema istituzionale e la filosofia politica della sinistra. La sua
filosofia e aspramente criticate da TRAVAGLIO, che lo ha accusa di
"pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione nei
confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta da Travaglio,
e dal Movimento 5 stelle di GRILLO, nella intrinseca infallibilità del giudizio
espresso dagl’elettori e del popolo della rete.
Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”; “Il nuovo inizio”;
“Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”; “Sistemi politici e
storia”; “La filosofia politica della destra” (Newton Compton); “I sistemi politici”
(Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento
istituzionale”; “Storia delle istituzioni in Italia” (Riuniti); “Il fallimento
del maggioritario”; “La politica”; “Teorie e profili istituzionali” (Carocci);
“Lo stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del politico (Manni); STATO
IN APPALTO – la privatizzazione del publico -- “Politica e società globale”
(Laterza); “L'equivoco ri-formista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli);
“La costituzione tra populismo e leaderismo” (Angeli); -- il duce dirigge – il
duca di Mantova -- “Filosofia del diritto di proprietà” (Angeli); “Perché la
sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della politica”; “Nichilismo
e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi” (Ediesse); “Il libro nero
della società civile”; “Il nuovismo realizzato” (Bordeaux); “Gramsci”
(Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contro-potere del Quirinale,
Left-avvenimenti, Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato
dimenticare il lavoro, il manifesto, Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco
nel duello tv con Prospero l'Unità Gl’organismi
di sinistra da "Sinistraitaliana.si"
Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a
Testaccio. Michele Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica, lo STATO IN
APPALTO, contro-potere del quirinale, sinistra, diestra – come categorie
filosofiche – il parlamento francese -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Prospero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prosseno: la setta di Sibari – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Sibari). Filosofo
italiano. Pythagorean – Giamblico.
Grice e Prudenzio: l’implicatura conversazionale dela psisco-machia –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Portico. A career in public
service. His main treatise is “Psycho-Machia,” on the soul’s fight between good
vitue and evil vice. People bring suffering on themselves by making bad
choices. Aurelio Clemente Prudenzio.
Grice e Pucci: REPUBBLICA ROMANA, o dell’implicatura
conversazionale utopica di Campanella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Scrive
alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico. Molto
polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere
tacciato di eresia e giustiziato dall'inquisizione romana. Della potente
e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento e cambiamento
che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a
scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia. Assiste
personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di S. Bartolomeo, decide d’aderire
alla tesi protestante. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla
sua comunità calvinista. Discute del peccato originale e altresì contesta
l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprove,
oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale,
della fede, e dell'eu-caristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli
che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non esiste più.
Su invito di Betti, incontra SOZZINI (si veda). Pubblica un manifesto, e poi
scrive a Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale
dell'uomo, già discussa Sozzini. L’uomo nasce e restano innocente innanzi
all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata dal cristo,
il peccato originale non causa dannazione quando siamo nel grembo materno. Dunque,
il battesimo di un uomo che è gia naturalmente innocente per la naturale bontà
della sua natura umana, e per quanto non censurabile, è INUTILE. L'eventualità
della dannazione è un problema di quell’uomo che, raggiunta l'età della
ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono per
natura, e a causa dell'amore del divino verso il genere umano, che ha creato
l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia, e
bontà vera, è propriamente la fidanza generale nel divino nel cielo e nella
terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di del divino che è comune ad ogni uomo,
una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che
consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone nel
divino. È del resto la tesi sostenuta dai SOZZINI (si vedano) nel suo De Jesu
Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù
del dono dello spirito santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli
di preconizzare il prossimo avvento del regno del divino che provoca la
conversione di ogni popolo, incluso il romano -- qualunque fosse la loro
religione, sotto un'unica confessione. La redenzione operata da quel cristo
riguarda infatti ogni uomo, anche i non cristiani, perché esalta la sua
naturale bontà. La salvezza non costitusce un dubbio tormentoso ma è un
obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede nel
divino, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto
a immagine e somiglianza del divino (o Prometeo) nella mente e nello spirito.
Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere
escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa
esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti e
una per i dannati stabilita ab aeterno. SOZZINI rispose a P. con il “De statu
primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza dell’umano col divino
risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non
nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente -- visto che Adamo peca per
sua libera scelta. La natura dell'uomo
non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza dell’uomo risiede nella sua
volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua
natura, che si fonda l’etica. Il suo saggio principale e “La forma della repubblica
romana”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nella
filosofia, ènecessario un libero e santo concilio al quale si vede che ogni uomo
da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti
prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella repubblica
romana. Per preparare questo concilio, è necessario che ogni uomo dabbene, all'interno
dello stato romano, si organizzino in un'unione, in un collegio o comunità –
res publica -- nella quale essi si governino secondo un principio comune, i,
senza alienarsi da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in
polemica contro la confessione religiosa del culto vigente. Questi uomini,
infatti, d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di
quella repubblica romana nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e'
vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli
altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente
con i principi e magistrati de' luoghi dove essi abitano. Si tratta di
un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo
provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse d’ogni
uomo. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica
romana *cattolica* -- cioè ‘universale’ -- che, con l'esempio del retto
comportamento dei suoi aderenti, ha col tempo acquisito il consenso della
grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo
così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare
un'unica e universale (‘cattolica’) religione. Gl’elementi essenziali di
questo rinnovato e unificato culto dovranno essere la fede in un solo divino nel
cielo e nella terra, creatore et governatore dell’universo, nel Cristo morto e
risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi,
la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei X comandamenti, l'orazione
domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che
storicamente divideno le confessioni cristiane sono sfumate da P., che vuole
che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della tri-nità e dell'in-carnazione
non si utilizzino sottigliezze – “implicature” -- e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità o repubblica romana dovranno
essere tutti gl’uomini maggiorenni e LAICI -- dato che gl’ecclesiastici,
infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi
hanno creato -- organizzati sotto un capo, o duce – principe, dittatore --
temporaneo, provosto o console, assistito da un censore – come CATONE MAGGIORE
--, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dove proporre le
risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea o senato generale dei
membri. Quando non vi è unanimità, si decide A SORTE – cf. SORTI-LEGIUM -- fra
le opzioni. Una donna, dovendo essere sottoposte al marito – come Ercilia sotto
Romolo -- puo assistere ma non ha alcun'autorità né diritto di voto. Il
collegio (COLLEGIUM) o senato ha anche il potere di punire la cattiva condotta
di un singolo membro, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero
tenute in contatto epistolare e a questo scopo è costituito l'incarico di un
cancelliere e, attraverso delegati, si sono riunite in diete da tenersi
periodicamente nelle terre di qualche gentilhomo o signore aderente a un
collegio di una delle maggiori città d’Italia altro Roma “come Firenze,
Venezia, Milano, et simili,” perché qui i convenuti alla dieta sono passati
inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare
un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una, sia
pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno
deve mantenere il segreto della sua attività -- tramite giuramento --, essere
amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri,
è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne sane e
gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali
frequenti che, secondo P., sono nocivi alla salute fisica dell’uomo e a la
salute morale della donna. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e
di sacerdote laico. Battezza egli stesso il figlio in età audulta, il quale dove
crescere in una decorosa austerità, studiando nelle scuole di filosofia consigliate
dalla comunità -- evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o
avvocatesca. È a Cracovia, dove incontra Sozzini e altri dissidenti
religiosi. La sua filosofia però non trova successo in nessuna confessione
calvinista o luterana -- né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso, qui
conosce Dee. Anche qui la sua indole -- Dee lo descrive come pericolosamente
chiacchierone e utopico -- non venne accolta positivamente e deluso dai
protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris
efficacitate in omnibus et singulis hominibus” -- “L'efficacia salvifica del
Cristo in tutti e in ogni uomo” -- dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e
sviluppa tutta le sua filosofia su una chiesa romana, universale – “cattolica”
-- ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e il
divino, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad
abbattere le barriere che separavano i culti. Condotto in carcere a Roma,
conosce Bruno e Campanella. È condannato a morte per eresia, decapitato e poi
bruciato sul rogo al campo de' fiori. Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa
luterana grazie a Huber. Lettera in Rotondò, Studi e ricerche di storia
ereticale. Lettere, documenti e testimonianze
In Cantimori, Per la storia degl’eretici; Felici, La riforma protestante
(Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze (Firenze, Olschki); Sulla pre-destinazione (Firenze,
Olschki); Cantù, “Gl’eretici” (Torino, Tipografic); Per la storia degl’eretici,
Cantimori e Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, Cantimori, “Eretici italiani”
(Firenze, Sansoni); Rotondò, “Storia ereticale” (Torino, Giappichelli); Una
disputa di antropologia filosofica sul primo uomo: di fronte al naturalismo di Sozzini”,
Milano, Cusl; Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani);
“Cultura politica” (Stango, Firenze); Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia”
(Bologna, Mulino); Biagioni, L’Informatione della religione christiana (Torino,
Claudiana); Vozzi, l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco
Pucci. Keywords: etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione
a Tornona, Roma, la repubblica romana, il censore Catone, il suffragio. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Puccinotti: l’implicatura
conversazionale del boezio – filosofia sperimentale – fisici e meta-fisici -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo italiano. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, e
Pisa. Il duca Leopoldo II di Toscana lo
inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul
litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espone le
sue analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”
-- conclusioni che saranno alla base del regolamento sulla cultura del riso in
Toscana. Altri saggi: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma),
“Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere
filosofiche”; “Del preteso paganesimo di BOEZIO (si veda)”; “In GALILEI (si
veda) sono due filosofie, la speculative e la sperimentale. Galileo divide la
fisica della meta-fisica; Schema della filosofia speculativa di Galilei nella
gionarata prima dei dialoghi de’ massimi sistemi. La filosofia della storia
riconosce se stessa per la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze
filosofiche – e come corrreggerli; Il sentimento di amore nazionale negl’italiani
esiste anche quando l’Italia è divisa; Occorre oddi dare ai congressi un
principio filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son
molte; ma una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste.
Se domanda che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si
propone il sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale
matematiche; consigli ai discepoli. Invece delle filosofie speculative adoprino
le matematiche per completare la filosofia sperimentale. Fisici e Meta-Fisici,
La scienza della natura non si fa cogl’universali della metafisica; la
filosofia della storia vien sempre dopo la storia, ossia dopo i fatti; per la
scienze naturali le aspirazione agl’universali della Meta-Fisica ponno essere
un fine, ma il principio in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza,
ed il calcolo. Indecisi i filosofi nel conceptire e applicare il principio
dell’unita; condotti sull’esere umo il fisio-logo e il filo-sofo, il primo puo
fisica-mente innoltrarse nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e
trovarvi una dimostrabile azione, attrativa di qualche imponderabile.
Corrispondenza fra il carattere filosofico delle opera d’Areteo e quello della
sua eta. Puccinotti. Keywords: il boezio, Leopardi, fisici e meta-fisici. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pudenziano: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). FIlosofo
italiano. Orto. Galeno wrote a treatise about him.
Grice e Punzo: Niso ed Eurialo, o l’implicatura
conversazionle dell’amore– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano Si laurea a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina d’AQUINO, una in-erpeto-logia sul sistema nervoso dei serpenti, e una
tsulla morale nelle lettere di Paolo. Fonda la lega contro la distruzione degl’uccelli,
e l'associazione culturale trifoglio, di cui pubblica Il Trifoglio. Vive a
Vivara, contribuendo a preservar Vivara da possibili scempi e tutelandone il
patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette il
"Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai
molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia d’ALIGHIERI, alla botanica,
all'ornitologia e alla zoo-logia, anche un profondo conoscitore della filosofia
dell’antica Roma. Dedica la sua vita alla filosofia. Per lui, la filosofia costituisce il compito più importanti
al quale una società deve adempiere poiché l'educazione filosofica rapresenta
il punto fondativo d’ogni
aggregato umano. In tale prospettiva, l’uomo, per potersi sviluppare al meglio,
deve essere educato al bello attraverso la contemplazione della natura e l’arte
che l’imita. La sua filosofia ha come culmine la definizione del
concetto del divino assoluto, inteso come elemento distintivo dello spirito
umano poiché capace di definire l'identità della persona umana rispetto alle
altre forme di vita. Saggi: “Nota sull'episodio di LATINI (si veda) in
ALIGHERI” (Napoli, Martello); “Della schema sessuo-logica” (Napoli, Genovese);
“Erotologiche” (Napoli, Martello); “Dialogo dell'amore olarrenico” (Napoli,
Martello); “L'altro viaggio” (Napoli, Denaro); “Il guardiano del verde isolotto”.
Olarrenismo; pseudo-morfismo sessuale, Pari-sessualismo nevrotico; pari-sessuo nevrotici;
pari-sessualismo sostitutivo; line generali per una tipologia della vita
erotico-affetiva. Tipi eerotio-effettivi met-erotici – tel-erotici, cat-erotici;
schema generale per un superamento delle fondamentali impostazione sessua-logiche;
critica della dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di
perversioni sessuali; critica del significato pato-logico attributo all’amore;
critica della condanna morale implicita; superamento della dottrina della perversione
sessuale; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita,
struttura della sessualita psichica, l’amore come anistonia psico-sessuale, la
gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione dell’epi-tomia
psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica delle
anistnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante ego-tropica ed etero-tropica,
orarrenismo erotico, maschilita complementare e maschilita olarrenica, amore
elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia, concezione
etico-psicologica, etico-sociale, sesso-logia, tendenze erotiche, Zenone di
Velia, amato da Parmenide di Velia; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di
Callia e Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio,
Ariano, Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da
Teofrasto, trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di
Aristotele (erotikos a) dove si discute quattri IV questioni (tetra),
peripatetici del lizio sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni
eroto-logici. Schema generale per un superamento del concetto d’omosessualita –
critica e superamento di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni
confuse come omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote, amore,
amante, amato, amare, la setta di Velia, Frontone ed Antonino, Adriano, Niso ed
Eurialo, il tutore, l’allievo, la filosofia nell’antica Roma, didattica,
dialettica, filosofia togata, toga virile, cupido, il divino, il convito, il
bello. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Purgotti: l’implicatura conversazionale
metrica, o chemica filosofica nel lizio – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cagli). Filosofo
italiano. Dei lincei. Dei georgo-fili di Firenze. Studia a Roma sotto AMELIA e PALLIERI.
Insegna a Perugia. Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idro-logia
minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo
alla teoria dell’atomo. Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle
virtu del sommo scienziato ha tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa
insigne chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile. Pubblica nel “Giornale scientifico letterario
di Perugia”. “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni
sulla teoria dell’atomo”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla
medicina e alla agri-coltura”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni
sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non
come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la
stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi
di aritmetica, algebra, e geo-metria”; “Studi chimici sull’acque minerali di
Valle Zangona”; “Intorno agl’usi ed effetti dell’acue minerali”; “Riflessioni
sulla teoria dell’atomo”; “Chimica”; “Analisi dell’acque minerali di S. Gemini”;
“Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geo-metria”;
“Problemi tratti dagl’elementi di Aritmetica”; “Algebra e geo-metria”; “Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico”; “Intorno al primitivo
insegnamento di la scienza della quantità”; “Chimica in-organica”; “Metalli
delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi d’aritmetica
ragionata”; “Elementi d’aritmetica, algebra e geo-metria”; “Lettere filosofiche,
principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica
in-organica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”;
“Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben
preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue
influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale
e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno
all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato d’aritmetica ragionata”;
“Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più
interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive
minerali del distretto di Civita Ducale presso il velino nel secondo Abruzzo
Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi
d’algebra”; “Elementi d’aritmetica”; “Elementi di geo-metria” “I segreti
dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti
che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza
svelati dalla filosofica investigazione”; -- cf. Grice, “Dell’arte di
comunicare le idee svelata dalla filosofica investigazione” -- “Esercizi aritmetici”;
“Idro-logia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo
Ulteriore”; “Intorno ai meta-fisici”; “Idro-logia
narnese o rapporto degli studi chimici sull’acque potabili e minerali di Narni
fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque
minerali di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Scotti, seguite
dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla
chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello
Vibio”; “Studi chimici, seguiti da una relazione intorno alle loro virtù
medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”;
“Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami
lizeali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la
logica naturale -- riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta
di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i
farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello
sull'arte di ben scrivere le ricette nell’italiano usando i pesi metrici”; “Intorno
ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla
necessità di EScludere lo studio della geo-metria dai pubblici ginnasi e
l'Euclide dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori
nell'insegnamento delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”;
“Cosa e la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico
cagliese. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti.
Purgotti. Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica, il fluido bio-tico
nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Purgotti” – The Swimming-Pool Library.
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