Grice e Noce: l’implicatura conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo italino. Grice: “Only in Italy, philosophy and
history are so connected; it would be as if we at Oxford after the war would be
only concerned with understanding Churchill!” Grice: “For us, to do linguistic
philosophy was to get away from post-tramautic stress disorder acquired during
what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice: “It’s not difficult
to understand why Noce’s notes on Gentile were only published posthumously!” --
essential Italian philosopher. «Certo i cattolici hanno un
vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa
modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa,
attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori
laici.» (Risposte alla scristianità, da Il Sabato). Ttitolare della
cattedra di "Storia delle dottrine politiche" all'Università La
Sapienza di Roma. Studioso del razionalismo cartesiano e del pensiero
moderno (Hegel, Marx), analizzò le radici filosofiche e teologiche della
crisi della modernità, ricostruendo con cura le contraddizioni interne
dell'immanentismo. Argomentò l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo,
ed altri sistemi di pensiero che propugnavano la liberazione secolare dell'uomo
e la dottrina cristiana (affermò: "solo il Redentore può
emancipare"). Sostenne tenacemente, per tali motivi, l'impossibilità del
dialogo tra cattolici e comunisti e previde il "suicidio della
rivoluzione". Studioso del fascismo, sostenne che tale ideologia fosse
peraltro in continuità con il comunismo e fosse anch'esso un momento della
secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre, l'esistenza di molti punti
di contatto tra il fascismo e il pensiero dei sessantottini. Filosofo
della politica, preconizzò la crisi del socialismo reale, mentre esso viveva la
sua massima espansione a livello mondiale. Argomentò che tale sistema, da una
parte applicava coerentemente la filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse
del marxismo: ciò in quantomostrava N. lo stesso sistema di Marx si basava
sulla contraddizione tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la
necessità dei valori di verità e di moralità. Figlio di un ufficiale
dell'esercito e di Rosalia Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile
savoiarda. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a Savona e, allo
scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna. A Torino,
Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo
D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e
culturale della città e della nazione (Bobbio, Mila, Pajetta, Pavese, Balbo e
altri), poi all'Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e
Filosofia, allievo di Faggi, Juvalta e Mazzantini con il quale si laurea con
una tesi su Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori
(Novi Ligure, Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche
con soggiorni all'estero. Legge con entusiasmo Umanesimo integrale di
Jacques Maritain, che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta
opposizione al fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di
accedere qui alla carriera universitaria. Si trasferisce a Roma per un distacco
propostogli dall'amico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con Felice
Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo di
conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve
tempo affascinato. Viene accolta la sua richiesta di trasferimento presso un
istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna
all'insegnamento un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi
periodici, tra cui Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe
Dossetti. Scrive e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che
ripubblicherà vent'anni dopo nella sua opera maggiore (Il problema
dell'ateismo) e nel quale fissa i termini complessivi della sua interpretazione
del marxismo. Nello stesso anno cura l'edizione italiana di Concupiscentia
irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Inizia la collaborazione alla
Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici Cristiani di Gallarate,
diretta da Luigi Pareyson. Distaccato a Bologna presso il centro di
documentazione diretto da Giuseppe Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Matteucci
e collabora stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine
Civile, rivista animata da Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee
per l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni
storiografiche di Felice e Nolte. Partecipa al convegno organizzato dalla
Democrazia Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata
L'incidenza della cultura sulla politica nella presente situazione italiana:
sugli stessi temi N. intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito
cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino e di Lucca. Partecipa
a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto. Pubblica Il
problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia
moderna, Cartesio. Partecipa alla «Giornata rensiana» con una relazione
intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica
dell'ateismo negativo in Rensi, nella quale espone la sua fondamentale
fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince
il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea
a Trieste, dove divenne Professore. In quell'anno esce L'epoca della
secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli interventi degli anni
sessanta. Si realizza il tanto atteso trasferimento a Roma, dove,
all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle dottrine
politiche e poidal 1974Filosofia della politica. Si infittisce la sua
collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche riguardo
all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di cultura
moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi) proponendo al
pubblico italiano autori come Corte, Burkhardt, Pelayo, Sedlmayr e Voegelin.
Partecipa vivacemente al dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni
settanta inizia il rapporto con gli universitari di Comunione e Liberazione
partecipando a convegni e incontri promossi dal Movimento Popolare. Pubblica il
saggio Il suicidio della rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione
del marxismo. Con Il cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di
Rodano (che nel frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della
conciliazione tra Cattolicesimo e marxismo. Inizia anche la collaborazione
continuativa con il settimanale «Il Sabato» e contribuisce alla creazione della
rivista 30 giorni, di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno
viene candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il
Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo a seguito
della morte di un collega. Viene insignito del «Premio Internazionale
Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica. Riceve il premio Nazionale di
Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro. Viene premiato dal Meeting di Rimini.
Muore a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Esce
“Gentile”, che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo
e sul suo significato nella storia, frutto di decenni di studi e
rielaborazioni. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a
Savigliano dalla fondazione Centro Studi N., sorta nei primi anni novanta,
diretta prima da G. Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da Giuseppe
Riconda, e E. Randone. In “Il problema dell'ateismo” N. inizia l'analisi
della storia della filosofia moderna invertendo il paradigma storicistico e
positivistico che nel progressismo aveva la sua cifra comune. Il filosofo
afferma infatti che tale paradigma di illuministica origine ha come prima
condizione d'esistenza la postulazione dell'ateismo come necessità del
progredire dei sistemi filosofici e delle scienze a prescindere dalla teologia
cristiana, cioè a prescindere dalla Scolastica, anzi in più o meno esplicita
opposizione alla Scolastica. La tesi che Del Noce intende dimostrare in
questa sua opera è -come evidenzia appunto il titolo- la considerazione
dell'ateismo non più come «necessità» bensì come «problema» della modernità, il
cui ultimo, coerente e necessario sbocco è appunto il nichilismo post-nietzscheano
distaccato ormai da qualsiasi riflessione filosofica e sfociato in una pura
forma di vita, in puro way of life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo.
Del Noce pone quindi innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di
ateismo, ovvero fra l'ateismo positivo o politico diurno, i cui esempi perfetti
sono stati l'illuminismo di un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo
negativo o nichilistico («notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di
Schopenhauer, e infine l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè
la forma più rara e particolare di ateismo che N. trova solo in due casi in
tutta la storia della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules
Lequier. Posta questa propedeutica distinzione, Del Noce inizia
l'anamnesi del pensiero filosofico moderno per rintracciare la genesi di ogni
forma di ateismo, impossibile da pensarsi per la filosofia antica come dimostra
il fatto che anche la filosofia epicurea -considerata comunemente come
ateistica- ammetteva in realtà l'esistenza degli dèi. Per N. appare evidente
che la crisi della Scolastica medievale non ha costituito un processo
necessario per il semplice fatto che proprio colui che aveva intenzione di
riformarla -cioè Cartesio- fu invece colui che in realtà la tradì e se ne
allontanò: è nelle celeberrime Meditazioni metafisiche che il filosofo francese
-allievo dei Gesuiti- tentò di riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio
da opporre al naturalismo libertinista del Seicento, che predicava relativismo
etico e che sostituiva il dio-logos con la Natura impersonale e senza
ordine. In realtà però Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il
definitivo tradimento della filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo
privato di platonismo e considerando così le idee dei semplici «contenuti della
mente». In altre parole se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria,
non è il riflesso intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma
è una semplice struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana
della prova ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere
il predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un
paralogismo. N. in sintesi ha mostrato come il tradimento e la perdita
della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto centrale
l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a struttura del
razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello della
psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto
pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non
vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno
alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di
Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui
platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione»
dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di
Dio. Prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle
sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni
forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli
parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio,
fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che
tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma
razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un
libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla
persona di Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva davvero
credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del
Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a
prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale
fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla
Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il
Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo
un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga
presenta la definizione kantiana di illuminismo). Da Cartesio in poi sono
comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti
compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte
infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito
propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra
invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo
patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione
naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica;
famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di
Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra il divino dei filosofi e Dio padre
(IVPITER) dei romani. Andando comunque alla radice del problema del tradimento
della metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente
illuminismo, N. individua come unica possibile condizione per tale tradimento
il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il rifiuto dello
«status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il redentore: senza
alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun redentore, il
razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con la ragion
critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo rende
possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo
rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o
psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la
psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una
completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva
«ateologizzazione» della ragione. Compimento e dissoluzione del marxismo
Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere,
ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che
costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il
filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche
originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia
moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e
di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo
e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà
postmoderna. La giustificazione epistemologica di questa analisi è data
dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto
filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica,
ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la
«non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche
necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo
portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Si affianca
a diversi filosofi, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della
cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il
marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da
parte di filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio
dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione
gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di
Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare
i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in modo
universale. Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo
gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano
oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto
dell'Ottocento. N. nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno
dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra
rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore
dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase
dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore,
ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il
punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente
filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo
pre-rivoluzionario e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo
aveva escluso una qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e
aveva anzi condannato il Medioevo con la storiografia della leggenda nera,
mentre il secondo aveva invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica
(sia pagana che cristiana) considerandola come momento dialettico necessario
pur se negativo della storia universale. In questo senso N. ha potuto
mettere in parallelo l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in
Francia e quella fra kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e
hegelismo sono state filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il
momento rivoluzionario e negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella
formazione di quella filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo
culmine. Riguardo al binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del
secondo sul primo è stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo
rappresentato dal sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di
ridurre la comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo
aveva accusato la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita
della visione sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare
questa aporia illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica
tradizionale: N. insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo,
non a caso nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo
mantiene il carattere utopistico (socialismo utopistico) e quindi
anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che
ancora non permetteva un'adeguata analisi della società ai fini della
rivoluzione politica. In Germania invece la dialettica fra kantismo e
hegelismo, con netta vittoria dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione
hegeliana della storia come storia dell'Assoluto -- storia di Dio --, secondo
il ben noto schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado
dimanifestazione dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività.
In questo senso Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica
dell'illuminismo, ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso
d'Aquinol'insieme delle verità eterne e immutabili che solcano trasversalmente
la dimensione temporale mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la
struttura dialettica eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi
la sua temporalizzazione. Per questo N. afferma che l'idealismo hegeliano
ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il
positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la
critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua
rivalutazione della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima
teoria degli stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della
teologia gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il
discorso sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di
Marxcome ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e
della sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come
fusione fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico:
alla base del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di
palingenesi politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il
risibile utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana
con cui solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così
il necessario fallimento. A tal punto però l'analisi marxiana di come
potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo
dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità
di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia
invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane.
In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei
cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e
necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e
politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra
socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione
storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti
quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il
bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli
ignoranti e la ristretta cerchia degl’lluminati, che nella riflessione
leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza
dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in
questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica
staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione
possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa
apologetica socialista- un tradimento di Marx. Ancora una volta si rifà a
una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una
filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non
del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo
il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove
quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma
dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto
l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo
attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di
«non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in
esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la
politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la
morale. Eppure è proprio questo punto a costituire secondo N. la
contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo
fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da
Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare
l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in
rivoluzione, allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico
all'avvenire come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane
giustificato il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha
sostituito il futuro all'eternità e il lavoro dell'uomo alla redenzione del
dio-uomo. Il fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non
solo la dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche
il coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di
religione. Con ciò si spiegherebbe per N. l'attivismo comunista nonché la
graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine,
simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di lui infatti la
teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due
momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento
dispiegato coerentemente nel tempo. L'interpretazione del fascismo Sul
fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo dedicato
gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni
comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e
delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e
fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Nolte di ogni
movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa come
trascendenza storica e non metafisica, che N. sottolinea la continuità fra
questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come movimento
reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per converso di ogni
forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando implicito e forse inconscio
al fascismo. Di questo fa una critica serrata, facendo notare
innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del fascismo, cioè Gentile
e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di politica reazionaria,
tradizionalista e nazionalista e come invece affini rispetto al socialismo, del
quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si noti che l'obiettivo che N.
intende colpire e abbattere è quella generale concezione del fascismo come
momento singolare e controcorrente rispetto all'intera storia moderna, dalla
rivoluzione francese in poi, mentre ciò che intende mostrare è la continuità
quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come
tre momenti dell'unico processo di secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi
dall'analisi della figura storica di Mussolini e della sua formazione
culturale, notando il suo giovanile anticlericalismo, il suo spontaneo
confluire nel socialismo, e il seguente superamento di quest'ultimo per
l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in particolare sul concetto di
«rivoluzione» che pone l'accento, essendo questo un concetto base del
marxismo che però, attraverso l'incontro mussoliniano con la tedesca «filosofia
dello Spirito» risorgente in Italia, dovette radicalmente trasformarsi e portarsi
dal livello sociale della «classe» a quello personale del «soggetto». È
insomma l'incontro intellettuale di Mussolini con la filosofia di Gentile ad
aver reso necessaria la trasformazione della rivoluzione in un senso non più
finalistico o escatologico (come era nel marxismo puro, il cui fine è appunto
la società comunista) ma in un senso propriamente attivistico e lato sensu
solipsistico, in termini gentiliani cioè attualistico. Con ciò N. può
connettere la psicologia di Mussolini con il vero e proprio formalismo pratico
del fascismo, il quale non aveva in realtà alcun contenuto definito, ma
proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e generale da poter attrarre a
sé ogni sorta di ceto sociale (anche il proletariato) e di frangia ideologica,
in alcuni momenti persino quella marxistica. Il concetto di «rivoluzione»
infatti contiene in sé già un termine finale ben preciso verso cui lo stato
attuale del mondo andrebbe rivoluzionato, mentre nella politica fascista il
termine rivoluzione deve necessariamente essere sostituito dal termine
«riforma» (si pensi appunto alla riforma Gentile) in senso non più
tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è stato de-formato, bensì in senso
creazionale, cioè come dare una nuova forma (indefinita) alle antiche cose,
perciò rimane un concetto molto affine a quello di marxistico di rivoluzione, e
permette l'affiancamento ideale dell'attualismo gentiliano al modernismo
teologico fiorente a quel tempo e condannato come eresia dalla Chiesa. Saggi:
“Teologia della storia” (Torino, Filosofia); “La solitudine di Faggi” (Torino,
Filosofia); “L'incidenza della cultura sulla politica italiana, Cultura e libertà”
(Roma, 5 lune); “A-teismo” (Bologna, Mulino); “Riforma e filosofia” (Bologna,
Mulino, Brescia); “In contra del domma cattolico-romano” (Torino, Erasmo);
“Contra il domma cattolico-romano” (Milano, UIPC); “L'amore di Dio” (Torino,
Borla); “Il secolare” (Milano, Giuffrè); “Il partito comunista italiano” (Roma,
Europea); “Il suicidio di un rivoluzionario” (Milano, Rusconi); “I comunisti” (Milano,
Rusconi); “L'interpretazione trans-politica della storia contemporanea,” Napoli,
Guida, “Secolarizzazione e crisi della modernità” (Napoli, Benincasa); “Gentile:
per una interpretazione FILOSOFICA del fascismo” (Bologna, Mulino); “Da
Cartesio a Serbati” -- Scritti vari di filosofia,” Milano, Giuffrè); “Esistenza
e libertà.” Spir, Chestov, Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, italiano Faggi,
Martinetti, italiano Rensi, italiano Juvalta, italiao Mazzantini, italiano Castelli,
italiano Capograssi” (Milano, Giuffrè); “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione”;
Scritti su l'Europa e altri, Milano, Giuffrè); “I cattolici e il progressismo,”
Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo:
errori della cultura” (Milano, Leonardo); “Il laico”; Scritti su Il sabato (e
vari, anche inediti), Milano, Giuffrè); Pensiero della Chiesa e filosofia
contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II” (Roma, Studium); “Verità
e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ I. Mina, Milano, Biblioteca
Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia
contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). N. insegna nel capoluogo piemontese. Bozzo.
N., il filosofo della libertà politica). N., «Idee per l'interpretazione del
fascismo», Ordine Civile. E tra i componenti del comitato promotore del
referendum abrogativo antidivorzista) e più tardi sull'aborto. premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.
wordpress. Armellini, Razionalità e storia, in Il pensiero politico, Roma,
Aracne editrice, Borghesi, N.. La legittimazione critica del moderno. Marietti,
Genova-Milano.[collegamento interrotto] Luca Del Pozzo, Filosofia cristiana e
politica, Pagine, I libri del Borghese, Roma, Fumagalli, Gnosi moderna e
secolarizzazione nell'analisi di Samek Lodovici ed N., PUSC, (scaricabile in
PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami, La tradizione, Angeli, Milano,
Marietti, Genova-Milano. Enciclopedia ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Ratto, Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e
del fascismo, in Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo,
EBK Edizioni Leudoteca, Riili, N. interprete del Marxismo. L'ateismo, la gnosi,
il dialogo con Volpe e Goldmann, in Centotalleri, Saonara, il prato, Tibursi,
Il pensiero di N. come Teoria sociale, in Andrea Millefiorini, Fenomenologia
del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica
italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier Tilliette, Omaggi. Filosofi
italiani del nostro tempo, traduzione di Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia
Villani, Marxismo ateismo secolarizzazione. Dialogo aperto con N., in Pensiero
giurdico. Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica, Augusto Del Noce, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Repertori Bibliografici, su centenariodelnoce).
La metafisica civile: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia
Dialeghesthai. P. Ratto, Laicità e Democrazia: da N. a Giotto, su Bosco Ceduo, Democrazia e modernità in N., articolo dal
mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di Andrea Fiamma Centro
Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazione augustodelnoce.net. centenariodelnoce.
Articoli di N. «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura moderna» da Studi
Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla scristianità» da
Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La morale comune
dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della morale oggi.
«Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione. «Origini
dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza religiosa»
da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un dramma
europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri
cattolici minacciati dal suicidio» da Il Sabato «In stato di
porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna
del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni
dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba, non
un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione
(Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «L'antifascismo
di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto
gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«Il nazi contagio» da Il Sabato. «La morale catto-comunista» da Il Sabato.
«Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto]
da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"»
dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)» da Il
Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da
Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione» tratto da Prospettive nel mondo. Grice: “Unfortunately, Noce is a philosopher, like
me. We cannot lay word on history. Had Hitler won, I wouldn’t have joined
Austin’s Play Group. Being Italian, Noce thinks different. He thinks history is
guided by philosophical principes. It wasn’t Mussolini’s charisma that led the
populace, but Gentile’s attualismo puro. He makes a good point about the
distinction between Hitler and Mussolini. Hitler is a Protestant, Mussolini
ain’t! Most in Mussolini’s circle were just as heathen as those in Hitler’s
circle – different heathenism, though. No Odin, but Giove. Not Siegrfied, but
Enea! Noce does not know the first thing about this. He never socialized with
any of the people he is philosophizing about. In any case, there’s Garibaldi,
which is a stain to Italian history. Italians, and a Ligurian friend of mine
can testify to this, never wanted the UNITY. It was forced ON them. So it’s
only natural that Gentile and Noce regard the UNITY brought by Risorgimento
(alla Fichte Hegel, and the idea of the NATION) that was furthered by
Mussolini. Mussolini did use Garibaldi imagery – saying that his movement was
‘garibalismo puro’ – but although he (Mussolini) did write a little thing about
Nietzsche, you won’t find his name in ‘dizionari di flosofia’!” Augusto Del
Noce. Noce. Keywords: saggio su Gentile e il fascismo, Faggi, Serbati, Spir,
Vidari, Rensi, Martinetti, Juvalta, Massantini, Catelli, Capograssi. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
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