Grice e Numa: l’implicatura
conversazionale e la logica del regno – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Etruria) The second king
of Rome. A book was discovered. It wasn’t written by Numa, but the Romans said
it was. It was very philosophical. The Roman senate ordered that it should be
burned. It was! But most Italians can recite by heart all the indiscriminate
teachings it contained. The big polemic came from Cicero. He didn’t want Roman
philosophy to have a start other than in Rome, so he denied the school of
Crotone and much more any Etrurian influence via Numa. Still… Numa Pompilio Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera.Pompilio Numa Pompilio dal Promptuarii Iconum Insigniorum di Guillaume
Rouillé 2º Re di Roma PredecessoreRomolo SuccessoreTullo Ostilio NascitaCures DinastiaRe
latino-sabini ConiugeTazia Figli Pompilia Numa Pompilio, Cures Sabini, -- è
stato il secondo re di Roma, e il suo regno durò 42 anni. Numa Pompilio, di
origine sabina, per la tradizione e la mitologia romana, tramandataci grazie
soprattutto a Tito Livio e a Plutarco, che ne scrive anche una biografia, era
noto per la sua pietà religiosa e regna
dal 715 a.C. fino alla sua morte, ottantenne, dopo quarantatré anni di regno, succedendo,
come re di Roma, a Romolo. Numa e un re pio, e in tutto il suo regno non
combatté nemmeno una guerra. L'incoronazione di Numa non avvenne immediatamente
dopo la scomparsa di Romolo. Per un certo periodo, i senatori governarono Roma a
rotazione, alternandosi ogni dieci giorni, in un tentativo di sostituire la
monarchia con una oligarchia. Però, incalzati dal sempre maggiore malcontento
popolare causato dalla disorganizzazione e scarsa efficienza di questa modalità
di governo, dopo un anno, i senatori furono costretti ad eleggere un nuovo re. La
scelta apparve subito difficile a causa delle tensioni fra i senatori romani
che proponevano il senatore Proculo ed i senatori sabini che proponevano il
senatore Velesio. Per trovare un accordo si decise che i senatori romani
avrebbero proposto un nome scelto fra i Sabini e lo stesso avrebbero fatto i
senatori sabini scegliendo un romano. I Romani proposero Numa Pompilio,
appartenente alla Gens Pompilia, che abita nella a Cures ed era sposato con
Tazia, figlia di Tito Tazio. Sembra che Numa fosse nato nello stesso giorno in
cui Romolo fondò Roma. Numa, concittadino di Tazio, e noto a Roma come uomo di
provata rettitudine oltreché esperto conoscitore di leggi divine, tanto da
meritare l'appellativo di ‘pio.’ I
Sabini accettarono la proposta rinunciando a proporre un altro nome. Furono
dunque inviati a Cures Proculo e Velesio, i due senatori più influenti
rispettivamente fra i Romani ed i Sabini, per offrirgli il regno. Inizialmente
contrario ad accettare la proposta dei senatori, per la fama violenta dei
costumi di Roma, Numa vi acconsente solo dopo aver preso gl’auspici degli dei,
che gli si dimostrarono favorevoli. Numa fu quindi eletto re per acclamazione
da parte del popolo. La leggenda afferma che il progetto di riforma politica e
religiosa di Roma attuato da Numa fu a lui dettato dalla ninfa Egeria con la
quale, ormai vedovo, soleva passeggiare nei boschi e che si innamorò di lui al
punto da renderlo suo sposo. A Numa viene attribuito il merito di aver creato
una serie di riforme tese a consolidare le istituzioni di Roma, prime tra tutti
e quelle religiose, raccolte per iscritto nei commentarii Numae o libri Numae,
che andarono perduti nel sacco gallico di Roma. Sulla base di queste norme di
carattere religioso, i culti cittadini erano amministrati da otto ordini
religiosi: i Curiati, i Flamini, i Celeres, le Vestali, gli Auguri, i Salii, i
Feziali e i Pontefici. Numa stabilì di unificare ed armonizzare tutti i culti e
le tradizioni dei Romani per eliminare le divisioni e le tensioni, riducendo
l'importanza delle tribù e creando nuove associazioni basate sui mestieri. Appena
divenuto re nomina, a fianco del sacerdote dedito al culto di Giove ed a quello
dedicato al culto di Marte, un terzo sacerdote dedicato al culto del dio
Quirino, gli dei più importanti dell'epoca arcaica. Riunì poi questi tre
sacerdoti in un unico collegio sacerdotale che fu detto dei flamini, a cui
diede precise regole ed istruzioni. Numa proibe ai Romani di venerare immagini
divine a forma umana e animale perché riteneva sacrilego paragonare un dio con
tali immagini. Durante il regno di Numa non furono costruite statue
raffiguranti gli dei. Istituì il collegio sacerdotale dei Pontefici, presieduti
dal Pontefice Massimo, carica che Numa ricoprì per primo e che aveva il compito
di vigilare sulle vestal, sulla moralità pubblica e privata e sull'applicazione
di tutte le prescrizioni di carattere sacro. Istituì poi il collegio delle
vergini Vestali assegnando a queste uno stipendio e la cura del tempio in cui
era custodito il fuoco sacro della città. Le prime furono Gegania, Verenia,
Canuleia e Tarpeia. Anco Marzio ne aggiunse altre due. Istituì anche il
collegio dei Feziali, i guardiani della pace, che erano magistrati-sacerdoti
con il compito di tentare di appianare i conflitti e di proporre la guerra una
volta esauriti tutti gli sforzi diplomatici. Nell'ottavo anno del suo regno
istituì il collegio dei salii, sacerdoti che avevano il compito di separare il
tempo di pace e di guerra -- per i romani il periodo per le guerre anda da
marzo ad ottobre. Era, questa funzione, molto importante per gli abitanti di Roma,
perché sanciva, nel corso dell'anno, il passaggio dallo stato di cives -- cittadini
soggetti all'amministrazione civile e dediti alle attività produttive -- a
milites -- militari soggetti alle leggi ed all'amministrazione militare e
dediti alle esercitazioni militari -- e viceversa per tutti gli uomini in grado
di combattere. Numa migliora anche le condizioni di vita degli schiavi, per
esempio permettendo loro di partecipare alle feste in onore di Saturno, i
Saturnalia assieme ai loro padroni. La tradizione romana rimanda a Numa
Pompilio la definizione dei confini tra le proprietà dei privati, e tra queste
e la proprietà pubblica indivisa, statuizione che fu sacralizzata con la dedica
dei confini a Jupiter Terminalis, e l'istituzione della festività dei
Terminalia. Nel Foro, fa costruire il tempio di Vesta, e dietro di questo fece
costruire la Regia e lungo la Via Sacra fece edificare il Tempio di Giano, le
cui porte potevano essere chiuse solo in tempo di pace -- e rimasero chiuse per
tutti i quarantatré anni del suo regno -- Secondo Marco Verrio Flacco,
riportato da Sesto Pompeo Festo, il re Numa, ordinando la costruzione del
tempio di Vesta, volle che fosse di forma rotonda (ad pilæ similitudinem), cioè
della stessa forma del mondo, in quanto Numa e un convinto sostenitore della
sfericità della terra, tesi dunque evidentemente già in voga in quei lontani
tempi. Secondo Dionigi di Alicarnasso, il re Numa poi incluse a Roma il
Quirinale, anche se questo a quell'epoca non era ancora cinto da mura. A Numa e
ascritta anche una riforma del calendario, basato sui cicli lunari, che passò
da 10 a 12 mesi di 355 giorni -- secondo Livio invece lo divise in 10 mesi,
mentre in precedenza non esisteva alcun calcolo -- con l'aggiunta di gennaio,
dedicato a Giano, e febbraio che furono posti alla fine dell'anno, dopo
dicembre. L'anno iniziava con il mese di marzo. Da notare la persistenza dei
nomi degli ultimi mesi dell'anno con i numeri: settembre, ottobre, novembre,
dicembre. Il calendario conteneva anche l'indicazione dei giorni fasti e ne-fasti,
durante i quali non era lecito prendere alcuna decisione pubblica. Anche in
questo caso, come per tutte le riforme più difficili, la tradizione racconta
che il re N. segue i consigli della ninfa Egeria, sottolineando così il
carattere sacrale di queste decisioni. Atque omnium primum ad cursus lunae in
duodecim menses discribit annum; quem quia tricenos dies singulis mensibus luna
non explet, desuntque sex dies solido anno qui solstitiali circumagitur orbe,
intercalariis mensibus interponendis ita dispensavit, ut vicesimo anno ad metam
eandem solis unde orsi essent, plenis omnium annorum spatiis, dies congruerent.
Idem nefastos dies fastosque fecit, quia aliquando nihil cum populo agi utile
futurum erat. Anzitutto divise l'anno in dodici mesi secondo il corso della
luna, ma poiché i mesi lunari non arrivano a trenta giorni, e complessivamente
mancano alcuni giorni per fare l'anno intero, che corrisponde al giro del sole,
inserì nel calendario dei mesi intercalari, ordinandoli in modo che ogni venti
anni i giorni concordavano, tornando allo stesso punto dell'orbita solare donde
era partito il ciclo ventennale del calendario. Egli fissò pure i giorni fasti
e nefasti, ritenendo cosa utile che in qualche giorno non si potessero
discutere le questioni politiche davanti al popolo. (Livio, Ab Urbe condita)
L'anno così suddiviso da N., non coincideva però con il ciclo lunare, per cui
ad anni alterni veniva aggiunto come ultimo mese il mercedonio, composto da 27
giorni, togliendo a febbraio 4 o 5 giorni; era il collegio dei pontefici a
decidere queste compensazioni, alle volte anche sulla base di convenienze
politiche. Floro racconta che Numa insegna i sacrifici, le cerimonie ed il
culto del sacro ai Romani. Crea anche i pontefici, gli auguri ed i salii. La
tradizione vuole che Numa abbia istituito, tra l'altro, anche la festa di
Quirino e la festa di Marte. La festa di Quirino si celebra a febbraio. La
festa dedicata a Marte si celebra a marzo, e venne officiata dai salii. Numa
partecipa di persona a tutte le feste religiose, durante le quali e proibito lavorare.
A queste riforme di carattere religioso corrispose anche un periodo di
prosperità e di pace che permitte a Roma di crescere e rafforzarsi, tanto che
durante tutto il regno di Numa le porte del tempio di Giano non furono mai
aperte. Numa muore ottantenne e non di morte improvvisa, ma consunto dagl’anni
(per malattia secondo Livio), quando suo nipote, il futuro re Anco Marzio, ha
solo cinque anni, circondato dall'affetto dei romani, grati anche per il lungo
periodo di prosperità e pace di cui avevano goduto. Alla processione funebre
parteciparono anche molti rappresentanti dei popoli vicini ed il suo corpo non
fu bruciato, ma seppellito insieme ai suoi libri in un mausoleo sul Gianicolo. Dopo
la bellicosa esperienza del regno di Romolo, Numa Pompilio seppe con la sua
saggezza fornire un saldo equilibrio alla nascente città. Durante il
consolato di Marco Bebio Tamfilo e Publio Cornelio Cetego, due contadini
ritrovarono il luogo della sua sepoltura, contenente sette libri in latino di
diritto pontificale, ed altrettanti di filosofia. Per decreto del senato, i
primi furono conservati con cura. I secondi furono pubblicamente bruciati. Il
senatore sabino Marcio, che aveva sposato la figlia Pompilia, si candida alla
successione ma fu superato da Tullo Ostilio e si lascia morire di fame per la
delusione. Dal matrimonio fra Pompilia e Marcio e nato Anco Marzio che diverrà
re dopo Tullo Ostilio. Alcune fonti raccontano di un secondo matrimonio di Numa
Pompilio con una certa Lucrezia da cui sarebbero nati quattro figli: Pompone,
Pino, Calpo e Memerco dai quali avrebbero avuto origine le casate romane dei
Pomponi, dei Pinari, dei Calpurni e dei Marci. L’esistenza di Numa Pompilio,
come accade per quella di Romolo, è discussa. Per alcuni studiosi la sua figura
sarebbe principalmente simbolica; un re per metà filosofo e per metà santo,
teso a creare le norme e il comportamento religioso di Roma, avverso alla
guerra e ai disordini, diametralmente opposto al suo predecessore, il re
guerriero Romolo. L'origine stessa del nome (secondo alcuni Numa viene da Nómos
= "legge" e Pompilio da pompé = "abito sacerdotale")
indicherebbe l'idealizzazione della sua figura. Strabone, Geografia, Eutropio,
Breviarium ab Urbe condita, Livio: Ab Urbe condita. Qui cum descendere ad
animos sine aliquo commento miraculi non posset, simulat sibi cum dea Egeria
congressus nocturnos esse; eius se monitu quae acceptissima dis essent sacra
instituere, sacerdotes suos cuique deorum praeficere. Floro, Epitoma de Tito
Livio bellorum omnium annorum, Tacito, Annali, Livio, Periochae ab Urbe condita
libri, Sesto Pompeo Festo, De verborum significatione. Budapest, Dionigi di
Alicarnasso, Antichità romane, Livio, Periochae ab Urbe condita libri, Plutarco,
Vite Parallele: Licurgo e Numa; Valerio Massimo, Factorum et dictorum
memorabilium Plutarco, Vita di Numa Antonio Brancati, Civiltà a confronto, Vol.
I, Firenze, La Nuova Italia, Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane.
Eutropio, Breviarium historiae romanae (testo latino), I . Livio, Ab Urbe
condita libri (testo latino) ; Periochae (testo latino) . Plutarco, Vita di
Numa. Fonti storiografiche moderne A.A. V.V., Storia Einaudi dei Greci e dei
Romani, Roma in Italia, vol.13, Milano, Einaudi, 2008. Giovanni Brizzi, Storia
di Roma. 1.Dalle origini ad Azio, Bologna, Pàtron, 1997. Andrea Carandini, Roma
il primo giorno, Roma-Bari, Laterza, 2007. Emilio Gabba, Dionigi e la storia di
Roma arcaica, Bari, Edipuglia, 1996. (EN) Philip Matyszak, Chronicle of the
roman republic: the rulers of ancient Rome from Romulus to Augustus, Londra
& New York, Thames and Hudson, Mommsen, Storia di Roma antica, Firenze,
Sansoni, 1972. Massimo Pallottino, Origini e storia primitiva di Roma, Milano,
Rusconi, Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano, Il Saggiatore, Howard H.
Scullard, Storia del mondo romano, Milano, Rizzoli, Voci correlate Gens
Pompilia Gentes originarie Età regia di Roma Rex (storia romana) Lex regia
Flamini Salii Pontefice (storia romana) Altri progetti Collabora a Wikimedia
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Collegamenti esterni Numa Pompìlio, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Gaetano De Sanctis.,
NUMA POMPILIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
1935. Modifica su Wikidata Numa Pompilio, in Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Modifica su Wikidata Numa Pompìlio, su
sapere.it, De Agostini. Numa Pompilius, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Numa Pompilio, su Goodreads. PredecessoreRe di
RomaSuccessoreRomolo a.C.Tullo Ostilio V · D · M Storia romana V · D · M
Plutarco Portale Antica Roma Portale Biografie
Portale Mitologia Categorie: Sovrani dell'VIII secolo a.C.Sovrani del VII
secolo a.C.Romani Nati a Cures SabiniPersonaggi della mitologia romanaRe di
RomaOracoli classici[altre] Cassius Hemina, vetustus auctor annalium, in quarto
libro tradit Cneum Terentium scribam in Ianiculo effodisse arcam, in qua Numa,
qui Romae regnaverat, sepultus erat. Addit etiam in arca repertos esse libros a
rege Numa scriptos quingentis et triginta annis ante. Fuisse e charta Numae
libros Cassius etiam scribit, refertos multis rebus obscuris. Cassius etiam
tradit libros in arca integros repertos esse magno cum stupore omnium et a
scriba senatui portatos esse. Quoniam omnes notabant libros, in terra infossos,
permansisse integros, Cassius Hemina ipse suam rationem praebebat: dicebat enim
eos libros in arca sub lapide quadrato positos esse et propter hoc integros
mansisse; praeterea, quod libri citrati fuerant magna cum cura, tineae illos
non tetigerant. Tamen, lectis libris, multa scripta inventa sunt de Pythagorica
philosophia et propter hoc a praetore ussi sunt. Hoc idem tradit Piso quoque in
libro primo commentariorum suorum, sed libros VII iuris pontificii, totidem
Pythagoricos fuisse narrat. Valerius Antias autem in opera sua etiam senatus
consultum tradit quo eos uri iussum est. Cassio Emina, antico autore di annali,
nel quarto libro tramanda che lo scrivano Gneo Terenzio avesse disseppellito
nel Gianicolo il sarcofago, nel quale Numa, che aveva regnato a Roma, era stato
sepolto. Aggiunge inoltre che nel
sarcofago erano stati trovati i libri scritti dal re Numa cinquecentotrenta
anni prima. Cassio scrive anche che i
libri di Numa erano di carta, pieni di molte cose misteriose. Cassio tramanda anche che i libri nel
sarcofago fossero stati trovati integri con grande stupore di tutti e che
fossero stati portati dallo scrivano al senato.
Poiché tutti notavano che i libri, sepolti sotto terra, erano rimasti
integri, Cassio Emina stesso fornisce la sua spiegazione. Dice, in effetti, che questi libri erano
stati posti nel sarcofago sotto una pietra quadrata e per questo erano rimasti
integri. Inoltre, poiché i libri erano
stati cosparsi con grande cura di olio di cedro, i tarli non li avevano
toccati. Tuttavia, letti i libri, furono
trovati molti scritti sulla filosofia pitagorica e per questo furono bruciati
dal pretore. Questa stessa notizia la
tramanda anche Pisone nel primo libro dei suoi commentari ma narra che i sette
libri del diritto pontificio fossero stati altrettanto pitagorici. Valerio di Anzio inoltre nella sua opera
tramanda anche la consultazione del senato nella quale fu ordinato che essi
fossero bruciati. The “original Romans” were the ones who did the choosing
part. They didn’t select anyone from the Sabine senators but found a man in the
Sabine city of Cures, the birthplace of the former king Titus Tatius, famous
for his justice, wisdom, and piety. His name was Numa Pompilius. The people,
happy with this choice, accepted their new king quickly. Only one small problem
now occurred – the man who was chosen to rule after so much effort and such a
lengthy and difficult process was not really keen on reigning at all. When a delegation
from Rome approached him, he humbly refused. It required much much persuasion
from his father and brothers with arguments about honour too great to refuse,
but in the end, Numa finally agreed and became the king of Rome. Numa.
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