Grice e Pezzarossa: la
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome -- l’eloquenza
lombarda – l’implicature conversazionali – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo italiano. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as
the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which
reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English
philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he
is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella
repressione che porta al martirio di Belfiore. D’idee tendenzialmente liberali
e preoccupato sulle condizioni sociali
disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi
rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di
filosofia gli procura guai con la congregazione dell'indice. Partecipa
attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei XX che partecipano
alla riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa
in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli).
La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scessi. ALIGHIERI e la
filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica.
Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema
politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita
e il duello, supra il suicidio; “La grammatica ideo-logica; ossia, la legge
comune d’ogni parlare dedotta da quella del pensare” (Milano); la Facolta
inventrice. I romani vinti dai longobardi conservano la proppia legge. La
filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. Lo Spirito della filosofia
italiana. Ragionamento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a
novità di principii, nè a confutazione di scuole, ma lo vien cercando le varie
fasi della italiana filosofia e lo spirito, che la condusse al grande
rinnovamento opera tosi nel secolo di GALILEI. Da Pitagora a Leone X , durante
la fortuna romana, nelle tenebre della barbarie, esotto il giogo della
scolastica, gli parve discontrare, quando più, quando meno, sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le
proprie impressioni, così semplicemente come le ha a sentire. dome che dimostra
la modestia dei padri nostri, i quali, non del Pezza-Rossa, Prof. Giuseppe.
Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osserva come l'Italia è la prima
che da a questa scienza un sistema, e le impose un nome. Acume e
vero conoscitori, ma piuttosto amici del vero s'intitolarono. Le basi principalidelloro
metodo consiste nell'esperienza e nella osservazione. Fanno quindi un altro
passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità, ed è quello di
riconoscere l'ufficio che la ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo
esteriore che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è
dato il giudicare. Di questo modo l'antica nostra filosofia seppe dare ai sensi,
si sentimenti ed alla ragione ciò che loro compete, e impede che i primi si
levano al di sopra della seconda, e questa rifiuta l'autorità e la potenza di
quelli. Così dei secoli anteriori al dominio romano. Ma la prevalenza delle
scuole straniere non tarda molto a comprimere la scuola nazionale, e la
sopravveguente barbarie la fa quasi dimenticare, sebbene del tutto non la spegna.
Senonche, colla conquista del mondo sube le influenze filosofiche dei popoli conquistati,
accetta dottrine d'ogni maniera, egizie, asiatiche, druidiche, ma greche sopra
tutto; e de fe' tale un amalgama che a stento potrebbe chiamarsi “filosofia”; o
a meglio dire, ciascuno appigliossi a quella scuola, che meglio sffacevasi alle
sue tendenze. Pare strano, ma è pur vero, Roma corrotta, e degenerata nei
costumi, affaticossi particolarmente a rialzar la morale, non tanto forse per
rilevarla daddovero, quanto per palliar meglio col suo manto la nutrita
liceoza, testimonio Sede ca. La scuola pitagorica, odiata, ma temuta e ammirata,
appalesavasi quindi di tratto in tratto nelle manifestazioni di alcune anime
forti. E CATONE, il censore, va me a capo della nobile schiera. Il nome di pitagorico
non mai cessa dal significare uomo virtuoso e incorrotto. La qual indole morale
e severa, dice il Pezza Rossa, sotto cui presentossi la filosofia italiana, fa
si ch'essa non venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo
furono tutte le altre. Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non
figlio del l'umano pensiero, ma avvolto nel manto dei flosofi, ma rivelatore
della semplice verità. Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso,
e le poche verità, alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche
siffattamente svisate, che impossibile omai tornava l’osceverare con certezza il
vero dal falso. Ami carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari
interessi; ricondurle alla pristina semplicità, è impresa da nemmeno tentarsi. Che
fa dunque il Cristianesimo? Egli indisse guerra a tutte più o meno le speculative
dottrine, mostra che fallacierano, disutilieper piciose, e colla santità della
propria morale fonda la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle
azioni. Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che
la parte pratica, la parte da lei coltivata sempre con severa costanza e che
meglio poteva rispondere agl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, di cui Girolamo
dice ch'è un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt’i secoli,
avuto dal popolo in concetto di mago, ma filosofo reputato dalla gente di
senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per
essere veramente pitagorico? E quindi risponde. Richiedersi elevazione d’animo,
gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, e virtù. Fregiato
di così belli ornamenti, il pitagorismo si propone in morale un lodevole fine,
il perfezionamento della umana natura, risultante dallo speciale perfezionamento
di ciascun individuo. Nessun'altra filosofia poteva meglio consonare al vangelo.
I primi sapienti del Cristianesimo, prima di edificare, trovarono però di dover
distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni
filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il vangelo, non più mhaestieri di ricerche, nè di curiosità
dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gl’uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto la
scessi: e questa infatti mostrossi. È noto che sotto il nome della scessi,
spesso è insegnato a sprezzare vergognosi pregiudizii. Non devesi scordare che
il dubbio è il padre della civiltà; e che, se il secolo di Cartesio è di GALILEI
avesse ardito dubitare, le scienze e le arti non sarebbero per anche ripste.
Foperò una scessi di sola teoria, doo di pratica; stette del pensiero, non
nelle azioni: e perciò, s'egli da l'ultimo crollo alla filosofia speculativa,
non porta alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la
italiana filosofia sopravvive. Il grande BOEZIO vide l'estrema bassezza, in cui
la sapienza era caduta, e saggiamente pensa a raccorre in un sol corpo le
positive cognizioni, che dal gusto generale si sono salvate, e qual breve
enciclopedia de’ suoi tempi le presertò sotto l'smabile nome: De
interpretatione e Consolazione della filosofia. Nomeche in sè solo abbraccia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cerca le cagioni, in forza delle quali stelte
viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata: l'acqua
di Talete, l'infinito di Anassimaddro, il fuoco d'Eraclito, l'omeomeria di Anassagora,
l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gl’atomi di Epicuro, gl’elementi
di Empedocle -- tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate. I
santi padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, del Lizio, molti
di Platone delirii dell’Accademia. Ma in quello che gl’ecclesiastici scrittori
studiano le scuole per combatterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà
in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi
raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del vangelo, se ne
giovarono a comprovare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo
non sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari
invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bottino, occupano solo il
territorio, lasciando ai XX eleggi, e costumi, e religione, mutando l'aspetto
materiale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a
far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane, sebbene
meno forti di loro. Oode che procede codesta loro maniera di conquista, o da
calcolo, o da impotenza, egli è certo che recarono desolazione senza recare
alcuna propria filosofia: a tal che la italiana , accompagnata da toote altre
in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè
cedere e prostrarsi, potè parificarsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e
spogliarsi di quelle macchie, che la fortuna le ha apportate. Passa quindi la
dimostrare come la buona filosofia pratica comincia a fruttare anche ottima teoria,
sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dall’accademia.
Or ecco le vie, egli ripiglia, per le quali gradatamente lo spirito filosofico
avanza, guadagnando sempre terreno. Il Leoni coavea, pel primo, portato allo stu
dio padovano la cognizione di Aristotile genuino del Lizio, e mostra to come
inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrine fatto maestro. Quando
sorge quel potente ingegno di Pomponaccio [POMPONAZZI (si veda)] che si dove
riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica italiana, dopo
Pitagora, CATONE, BOEZIO ed ALIGHIERI. Pigmeo di corpo, ma di spirito gigante, penetra
meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome, a farla
rinascere, convene, prim ad’ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico
del LIZIO, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile nel Lizio,
voluto sostegno della morale e della religione, potevasi dimostrare l'anima non
essere immortale, miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza, ma in ogni
cosa dominare il destino. Strabiliarono tutti a conclusioni di tanta
conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine, dal peripato
del LIZIO non mai. Accagionarono di empietà il gran mantovano, che ha senza dubbio
incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della chiesa on
Leone X , e datogli un BEMPO per consigliere. La sapienza e la tolleranza
medicea permisero al POMPONACCIO quello che prima non è stato permesso,
separare dalla teologia la filosofia, conduce una linea di confine tra gl’obbietti
della fede e quelli della ragione. L'esempio del gran maestro fa seguito da numerosi
discepoli, tra quali hanno fama Scaligero, Sepulveda, Porzio, Benamico, Giovio,
e da Cardinali, Contarini, cioè, e Gonzaga. È imitato con isforzi contemporanei
da Cesalpino, da Cremonino, da Zabarella, e forse da quel Vanini, che, mal
comprendendo Pomponaccio, spinge lo sfrenato ingegno allo stremo, e corge la
miseranda fioe che tutti sanno. Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo,
la fortuna del primo e la sinistra interpretazione de'suoi principii, non solo
a tutti ispira coraggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa CARDANO,
a cui la fecondità del genio troppe più idee somministra di quelle che il suo
giudizio puo ordinare. Ma dice: loslu dio della natura doversi ridurre all'arte
ed alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle invensioni. Tale BRUNO,
che proclama sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque
dissemina, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio
abbracciata e sviluppata con tanta gloria, com’ha a confessare lo giudice non
sospetto, Leibnizio. Si ridestarono allora i principali pensieri de’ pitagorici,
e meravigliando si conosce che la flosofia italiana, in tutte le sue fasi da
CATONE IL CENSORE ad oggi, e io tatte le sue manifestazioni, non ha all'ultimo
che un fondo solo, il metodo esperitivo e naturale. A questo metodo avvia l’Italia
VALLA, e NIZZOLIO, ed ACONZIO, e POLIZIANO, e finalmente CAMPANELLA, che, vent’appi,
sale in bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che
i vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lo spirito di TELESIO. Egli
sostende che il senso è un fondamento della scienza, che dalla dimostrazione positiva
e sensibile vasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere. La ragione
tanto essere più certa, quanto più al senso vicina. Non però doversi andare
cogli empirici che pretendono ragionare per le sole apparenze variabili, accidentali,
sfuggevolissime, ma sìanche dietro verità costanti, che badoo principio
nell'anteriore sentimento, e del testimonio di tutti gl’uomini. Con longbe e perigliose
fatiche giunse quindi f palmente l’Italia a ridur in principii quello, che in pratica
ha sempre tenuto. Scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le
ipotesi, gl’a priori, con totti gl’altri vincoli della ragione, e sostenuto
dall' analisi e dall'esperienza, il nuovo metodo spiega il volo alle più
eccelse scoperie. Alla scuola italiana attiose Copernico il suo sistema
astronomico, da Galilei poscia rivendicato. Da GALILEI che mostra immobile e
improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato. Da Galileo,
che, per mezzo di nuove lenti, interroga l'armonia misteriosa dei cieli, e con
esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. RUBERTI
TORRICELLI, colla invenzione de’ barometri e de’ microscopii, apporta alla fisica
novella vita. Cavalieri, Maurolico e Tartaglia rendano fruttuose le matematiche
colle applicazioni. VINCI (si veda) dà buona legge all'estetica. Buonarotti,
l'uomo delle IV anime, fisa il buon gusto nelle arti. MACHIAVELLI scopre ai sudditi
ei ai regnanti i segreti della politica. L’accademia del cimento affatica senza
posa delle esperienze, le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde. La
fisica, la geografia e l'astronomia, sposate insieme, fanno sì che un italiano
discopra il nuovo continente, ed un altro italiano gl’imponga il nome. Ogoi
arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge. Ed è
cosa per verità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa
tanta copiosità di filosofie, da contenere, quasi in germe, tutte le altre
scoperte verificate dappoi. Conserviamo adunque, conclude l'autore, il prezioso
retaggio, che da’ nostri maggiori ci è tramandato e, che più è, adoperiamo di
renderlo fruttuoso. Accioc chè, dopo aver portata agl’altri la scienza, non
venghiamo giustamente paragonati alle nubi, le quali si disfanno in quel
medesimo che d'amica pioggia fecondano le campagne. Esponendo i proprii
pensamenti, il Pezza-Rossa, con singolare modestia, non si erige a filosofo, ma
stimola ed invoglia gl’altri a frugare in questa materia, pago di poter
dimostrare che noi siamo ricchi di tanta domestica dottrina da non invidiare la
forestiera. Che il buon metodo non l'abbiamo a cercare lontano. E che sarebbe
ingratitudine il disconoscere l’antica sapienza di CATONE IL CENSORE, da cui
tutto surge, per seguire alcune splendide fantasie oltra-montane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa.
Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione
italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library.
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