Grice e Pollastri: conversazioni sull’olismo
hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel.
Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge
la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, centro di salute
mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente
filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis,
una associazione per la consulenza filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da GALIMBERTI
(si veda) per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo
teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco,
Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di Storelli dal
saggio di Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente
assenti” di Squarzina. La sua teoria
della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della
filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che
comprende una visione della società, degl’orizzonti, dei destini della
filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione
della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in
un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più
largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra
essere quella di chi vede in corso un processo di tras-formazione del dolore
del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto
i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco
-- sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono
--, tendono a far credere che ogni qualvolta si stia male ipso facto si sia malato
e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò
ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di
comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e
l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la
filosofia e la consulenza filosofica -- che sembrano più essere due momenti di
un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse -- non si presentano come
pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi
attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni
esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che
la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre
l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque,
l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda
in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza
filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare
semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi
sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può
disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della
considerazione dei problemi degl’individui e della loro vita. Può annullare la
capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica
porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e
la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere
svincolata dallo strabordante e a-critico dominio del produrre, del finalizzare,
e della tecnica. L’onni-presenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì
che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la
psico-logia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è
proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio
sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre
limitate ma fondamentali dimensioni -- si pensi all’antropologia o alla
sociologia --, la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del
consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte
che la filosofia dove comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa
spetta entro una comprensione filosofica del mondo. È se il filosofo non
disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente
dove temere oltre-misura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte
conoscitivo e non terapeutico, la psico-logia non è evitata, al pari di ogni
altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua
azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto
connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra
questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento -- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Altri saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina a-tipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappa-tura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Aut aut, Analisi di Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. Miccione,
La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo
hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus
--, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The
Swimming-Pool Library.
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