Grice e Paccio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. An orator and firned of Plutarco. A member of the Accademia.
Grice e Pace – implicatura – Boezio -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo
italiano Grice: “I love the fact
that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the
defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely
wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!”
Grice: “I love Pace – in a way he
reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A
good thing about Pace is that he stopped saying that he was commenting on
Aristotle – his Casaubon edition is still very readable – and tried to compose
his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made
Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher.
Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione
riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si
rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore.
Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa
prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in
una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di
Istituzioni alla quale aspirava, accusa Pace di averlo boicottato e gli rivolse
delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo
denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg
per Altdorf. Ha anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per
le sue simpatie per il Ramismo Insegna a
Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua
abiuria al protestantesimo. Quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De
Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli
valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'”Organon” di Aristotele, fu
inclusa in un'edizione delle opere di
Aristotele edita da Casaubon ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le
“Institutiones logicae” e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii
Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus. Saggi: “De dominio maris Adriatici” (Imp.
Caes. Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss.
scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges
XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut.
Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra:
apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III,
Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus creditis, seu De obligationibus qua re
contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis,
Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum: apud Bernardinum
Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus
quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei
Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus
titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum
ordine alphabetico, tertius rerum & verborum in toto opere memorabilium,
Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica in Institutiones imperiales, Lyon, Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris
utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon,
Barthélemy Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri, Lyon, Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon,
Barthélemy Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus,
ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De
dominio maris Hadriatici, Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili,
Scipione, Dizionario Biografico degli Italiani,
Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza,
dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia
e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis
Organum, Morges, Operum Aristotelis. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G.
Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè);
A. Franceschini, Giurisprudenza, Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de
Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits,
Paris: V. Palmé, Marine Bohar, « Giulio
Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation
et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice:
“A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In
fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who
came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of
‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which
is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes
then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical
sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something – and
the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular bit
of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos) in
the soul. From there he builds his whole system of communication. There are two
types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by
the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of
what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while a
THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio
is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a
tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile
knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio,
categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paci – relazione – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- (Monterado). Filosofo italiano. Grice: “Paci’s essay on Vico by far
exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too,
“ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored
Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved
Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.”
Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all
time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say,
with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had
written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il
nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo
ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente
con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo
Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e
dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona),
intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse
al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo
soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi
alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di
Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel
novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide
nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere. Nel 1935
iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene
congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra
mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il
campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di
Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in
quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.
Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia,
mentre, a partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele
Barié all'Università Statale di Milano. Dopo aver inizialmente
collaborato con la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che
diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi
variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei
testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore
dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile
paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.
Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore
Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido Davide Neri. Pensiero Carlo
Sini individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di Paci già a
partire dalla sua tesi di laurea: in alcune frasi della breve Prefazione
vediamo il filosofo marchigiano, ancora ventitreenne, esprimere una specifica
interpretazione della filosofia dell'esistenza, dimostrando già un grado
elevato di comprensione del proprio tempo e delle proprie inclinazioni.
L'esistenzialismo Paci giunge perciò all'esistenzialismo attraverso lo studio
di Platone. Base dell'esistenzialismo di Paci è la relazione, intesa come
condizione di esistenza di tutti gli avvenimenti che costituiscono il mondo.
Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in
rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto,
attraverso la conoscenza, Paci definisce la condizione dell'uomo come
personalità morale. L'io conoscente è la chiara forma della legge morale
che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza,
possa diventare soggetto singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù
del principio di irreversibilitàche, insieme al principio di indeterminazione
(impossibilità che il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come
conoscente), è uno dei punti di riferimento del sistema di Pacila forma non è
mai definitiva, e al contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi
problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente "uomo" nella
forma significa un continuo progresso che va dal passato, il quale non si può
ripetere e non è annullato dal presente, verso il futuro. Il non realizzarsi in
questa forma, non seguendo il progresso e arrestandosi a una forma di ordine
più basso, costituisce l'immoralità, il male. Il negativo come risorsa La
riflessione filosofica di Paci parte dalla consapevolezza del negativo, della
mancanza come base e nucleo iniziale dell'esistenza umana. Un negativo che si
fonda soprattutto sulla base del tempo e della sua irreversibilità, che ci
costringe a fare i conti perennemente con un passato irreversibile, con un
futuro sconosciuto e con un presente inesistente perché continuamente in fuga.
Ma il negativo si riflette anche nella soggettività e nella limitazione del
nostro punto di vista: non possiamo avere nessuna visione della realtà che non
sia filtrata dalla nostra "singolarità", dal nostro essere un io.
Tuttavia questa "mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso
tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò
che permette la sua esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è
risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto
confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e
identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il
soggetto sa e si impegna a stringere "relazioni". Da qui si
possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello
stesso filosofo che definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece
di Nicola Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo":
positivo proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla
base dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e
progettualità. La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno
di senso nel tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro
esistenziale, che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo
sistema bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia
l'uomo ha una possibilità, una possibilità di "salvarsi"
dall'insensatezza (o di provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel
lavoro. Il lavoro esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel
condurre la propria vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e
dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto
mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla base,
nell'esercizio dell'epoché. L'epoché Termine fondamentale della filosofia
di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita,
l'epoché si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone
un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad
utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta
riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò
nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per
chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di
descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque
definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una
categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il
colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che
l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto stesso). L'epoché,
quindi, si costituisce come ricerca di una visione "originaria".
Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio
dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella
consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla
vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca
dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo,
negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra
esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso
stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare
relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci
individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta
disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo
considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.
Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e
ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la
relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto
"nuovo", "terzo", che è tanto più significativo quanto più
i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di
riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta
continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come
salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per
ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un
progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro
esistenziale di ricerca di senso. La filosofia di Paci si traduce dunque
in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa
capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno.
In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del
filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la
sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione
filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane
punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità
ulteriore. Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza,
“Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”). Principato, “Principii di una filosofia
dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina,
Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano,
Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla
filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “
Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e
Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo
al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo
e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note
Sini22. Civita. Sini.
Pecora Storia, aut aut. 5 luglio.
Vigorelli. Paci. Alfredo Civita, degli scritti di Enzo Paci, Firenze, La Nuova
Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di Vico,
in Bollettino del Centro di studi vichiani. Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Paolo Ercolani, Enzo Paci, il caldo romanzo di una prassi teorica,
in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi
dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo
italiano alla storia del Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Tempo e verità nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora,
La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della
filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci,
in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di
Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli,
C. Sini, Enciclopedia ItalianaIV
Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo
positivo Milano, Franco Angeli, Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana
Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo
Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Contributo per
una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei
giovani. Orpheus », In margine a un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la
definizione di un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia popolare e poesia
d'arte, Bari « Orpheus, Il nostro realismo storico, « Il cantiere », Valore
della polemica per il realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e
rettorica nel Fedro di Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e
decadentismo, Libro e moschetto, Nota
sull'ultimo Thomas Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler
(prima parte), « Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma »,
La filosofia della vita, « Meridiano di Roma », La vita contro lo spirito, «
Meridiano di Roma », Filosofia
dell'immanenza, «Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino
«Meridiano di Roma», Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone,
Messina- Milano, Principato, I dialoghi giovanili fino al Cratilo; Il Fedone,
il Simposio, il Fedro; La Repubblica, Il Parmenide; Il Teeteto. Il Sofista;
Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri.
Filosofia della natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo
sofia », Una metafisica dell'individualità a priori del pensiero, « Logos »,
Nota sull'Etica di Scheler « Nuova Ita lia, Disegno di una problematica del
trascendentale anteriore al pen siero moderno, « Archivio di
storia della filosofia », La scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma »,Appunti,
Vita giovanile », Orientamenti del pensiero contemporaneo, « Vita giovanile »,
La logica del tuono, « Vita giovanile’ L'idealismo di A. Banfi, « Vita
giovanile », Marconi genio latino, in Liceo
scientifico G. Marconi di Parma. Annuario, Parma. Spinoza, Ethica (passi scelti, collegati e
tradotti), introduzione e note, Milano-Messina, Principato. Ree. di F.
Lombardi, Kierkegaard, Firenze, «Nuova Ita lia; Principi di una filosofia
dell'essere, Modena, Guanda, La dialettica dell'essere; Il problema della
fenomenologia; Il mondo ideale e la deduzione dell'unità e del molteplice;
Filosofia della natura e filosofia della scienza. La natura come esistenza;
IL'esistenza dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte terza: I)
L'essere spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito) La vita morale;
La vita dell'arte; La vita religiosa; Orientamenti del pensiero contemporaneo, DOTTRINA
DELLA FILOSOFIA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita giovanile
», -Parole di Antonio Pozzi, « Corrente
di vita giovanile », Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano, Principato,
L'atto come problema; Idea e fenomeno logia della ragione; Temi fondamentali
del pensiero di Husserl; La filosofia dei valori; Il pensiero di Lask; Scheler
e il problema dei valori; Personalità ed esi stenza nel pensiero di
Kierkegaard; Il problema dell'esistenza; Introduzione all'esistenzialismo di
Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione nel pensiero di Jaspers; Jaspers e lo
scacco del pensiero; Esteriorità ed interiorità - La vita come ricerca; Valori ed opere;
Concretezza e dialettica dell'essere; La
struttura dell'esistenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers:, La
coscienza infelice, « Logos », L'Umgreifende, « Logos; La comunicazione, «
Logos », Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », Studi su
Kierkegaard, « Studi filosofici », L'atto come problema, « Studi filosofici », Ristampato
in 4001, cap. I. Arte, esistenza e forme dello spirito, « Studi filosofici »,
Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », Spirito e la filosofia
dell'esistenza, « Meridiano di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente
di vita giovanile, Presentazione di K. Jaspers, « Corrente di vita giovanile; F.
Nietzsche, Antologia, introduzione e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti.
Platone, Teeteto, introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano,
Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli « Studi filosofici»,
Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, « Studi
filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura
dell'esistenza, Torino « Studi filosofici », nRee. di M. Sciacca, La metafisica
di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », Il significato storico
dell'esistenzialismo, « Studi filosofici », n. 1, pp. L'uomo qualunque, «
Meridiano di Roma », Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII Congresso di
Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Prov-
veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno I, n. 8, 1
luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino, Paravia.
1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi
filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi-
lano, Bocca, L'attualità di Platone, in AA. VV., L'attualità dei filosofi clas-
sici, Milano, Bocca, Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di
scuo- la », agosto-settembre, Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del
popolo », Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e traduzione, Milano,
Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in 5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione
ed esistenza, prefazione e traduzione di E. Paci, Milano, Bocca. Ree. di A.
Pellegrini, Novecento tedesco, Milano, « Pri mato », Ree. di U. Spirito, La
vita come arte, Firenze « Primato », n.
22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano « Primato
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Kierkegaard; Nietzsche; Heidegger;
Jaspers; Abbagnano; Conclusione; VNota bibliografica. Socialità della nuova
scuola, Firenze, Le Monnier. L'esistenzialismo in Italia, a cura di N.
Abbagnano e E. Paci, « Primato », Il
cavaliere la morte e il diavolo, « Tempo di scuola », Mann e la musica, «
Rivista musicale italiana », n. 1, Th. Mann e la filosofia, «Studi filosofici»,
n. Metodologia e metafisica, « Studi filosofici », Nascita e immortalità, « Archivio di
filosofia », n. 1 (Il problema della immortalità; L'uomo tra razionalismo e
romanticismo, « Costume », L'uomo di Platone, « Costume », Ree. di L.
Scaravelli, Critica del capire, Firenze « Costume », Esistenza ed immagine,
Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann;
II - Th. Mann e la filosofia; Verità ed esistenza in T. S. Eliot; Rilke e la
nascita della terra; Valéry o della costruzione; L'uomo di Proust. I capitoli I e II sono
stati ristampati rispettiva mente come cap. I e cap. II della seconda parte di
6502. I ca pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati rispettivamente come
cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap. IV della prima parte,
cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza in T. S. Eliot, «
Indagine, Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte prima, cap. II.
Umanesimo e forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos
preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione
di E. Paci, Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA. VV., Il
problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della storia,
« Studi filosofici », Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso
Internazionale di Filosofia » (Roma 1946), Milano, Castellani. A. L. Huxley,
Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale
Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto
Editoriale Italiano. Da questa introduzione è stato tratto il cap. XI di 4902.
1949 Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di G. Vico, Milano, Mon- dadori, pp.
249. Indice: I - L'esistenza e l'opera; II - Crisi gio- vanile e dualismo; III
- Medium te mundi posui; IV - Esistenza e immagine; V - Natura e pensiero; VI -
Ada integer vere sa- piens; VII - Mito e arte; Mito e filosofia; Storia e
metodologia della storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia,
pp. 248. Indice: I - Mito e logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo
Stato come idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; Democrito, Platone,
Aristotele; VI - Sulle opere di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova ';
Sulla ' Scienza Nuo- va'; V i l i - La malinconia di Kant; IX - Il '
Preisschrift ' di Kant; X - Negativo finito e fenomenico in Kant; I Frammenti '
di Novalis e il loro significato nella storia della filosofia; Fenomenologia e
metafisica nel pensiero di Hegel; L'eredità di Hegel. Filosofia e
storiografia, « Rassegna d'Italia »,
L'altro volto di Goethe, « Rassegna d'Italia », La concezione
mitologico-filosofica del ' logos ' di Eraclito, «Acme; Esistenzialismo trascendentale, « Rivista di
Filosofia », Ree. di T. Wilder, The Ides of March, London 1948, « Rasse gna
d'Italia » Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom, Chicago 1948, « Rasse gna
d'Italia », nRee. di K. Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1949, « Ras segna
d'Italia; Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, Il significato
storico dell'esistenzialismo; II - L'esi stenza e la aurora dello spirito; III
- L'esistenza e la forma; IV - Poesia e comunicazione; V - L'esistenzialismo di
Heideg ger e lo storicismo; VI - Il metodo e l'esistenza; Giudi zio e valore;
V i l i - La politica e il demoniaco; Pensiero e azione; La responsabilità e la
storia; Filosofia e storiografia; Eros e natura; Il problema morale; Le forme
dello spirito e il valore; Il problema
critico religioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor,
Introduzione all'esistenzialismo; Forme e problemi dell'esistenzialismo;
Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed esistenza; Il nulla e il problema morale; Esistenzialismo
positivo. Linguaggio, comportamento e filosofia, « Archivio di filosofia », n.
1 (Filosofia e linguaggio), Antologia del pensiero scientifico contemporaneo, a
cura di E. Paci, Firenze, Sansoni, Il significato dell'irreversibile, «Aut
Aut», Il significato del significato, «
Aut Aut », Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul significato del mito, « Aut Aut; Ripeness is ali, « Aut Aut », Moby Dick e la
filosofia americana, « Aut Aut », n. 2, p Umanesimo e tecnica, « Aut Aut »,
nPossibilità della critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp.
161-Problemi filosofici della biologìa, « Aut Aut », Il nostro giardino, « Aut
Aut », Fondamenti di una sintesi
filosofica (parte prima), « Aut Aut », Fondamenti di una sintesi filosofica
(parte seconda), «Aut Aut », Arte e metamorfosi, « Aut Aut »,Fondamenti di una
sintesi filosofica (parte terza), « Aut Aut », Dialogo e cultura, « Aut Aut »,
nEmpirismo e relazione in Whitehead, in « Atti del Congresso Filosofico di
Bologna », Milano Ree. di F. Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano « Aut
Aut », . Ree. di M. Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino, « Aut Aut », nRee. di I. M. Bochenski, Précis
de Logique Mathématique, Bussum, « Aut Aut », Ree. di A. J . Ayer, Language,
Truth and Logic, London, « Aut Aut », Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione al
positivismo logico, Torino, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B. Russell, Le
Principe d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale », « Aut Aut »,
nRee. di M. Dal Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale,
in « Rivista critica di storia della filosofia », II, 1950, «Aut Aut », Ree. di
D. Emmet, Time is the mind of space, in « Philosophy », n «Aut Aut », Ree. di L. de Broglie, Fisica e microfisica,
Torino, « Aut Aut » n. 1, pp. 90-91.
Ree. di « Il Politico » (Rivista di scienze politiche, Università di Pavia), «
Aut Aut », n. Ree. di Don Giovanni
Rossi, U'omini incontro a Cristo, Assisi, 1951, « Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree.
di U. Spirito, Scienza e Filosofia, Firenze, « Aut Aut », n. 2; pp. 186-187.
Ree. di Marianna Leibl, Psicologia della donna, Milano, « Aut Aut », Ree. di D. Katz, La psicologia
della forma, Torino, 1950, « Aut Aut », Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del
trascendentale, Milano, 1951, « Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica
filosofica, Firenze, « Aut Aut », Ree.
di G. Gentile, La vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut Aut », Ree. di
Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut
», Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino 1951, « Aut Aut »,
n. 3, pp. 286-287. Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo
capitalistico, To rino 1951, « Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A.
Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951, « Aut Aut », Ree. di L. Borghi, /. Dewey
e il pensiero pedagogico contem poraneo negli Stati Uniti, Firenze 1951, « Aut
Aut », n. 5, p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino
1951, « Aut Aut » nRee. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze 1951, «
Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141 -Ree.diR.Borsari,Logica concreta,Firenze1951,«AutAut»,
Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua derni della
critica », « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della relazione, « Aut Aut
», n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 - Schoenberg..., « Aut
Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut
» Civiltà e valore, « Aut Aut », Schemi e figure, « Aut Aut », Alain e la paura
dell'Europa, « Aut Aut », Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica
di Dewey, « Aut Aut », Studi italiani di estetica, « Aut Aut », Relazione forma
e processo storico, « Aut Aut », Organicità e concretezza della forma estetica,
«Aut Aut» Presentazione di Whitehead, « Aut Aut », Sulla concezione
psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Filosofia e
psicopatologia), ossibilità e relazione, « Rivista di filosofia », n. 4, pp.
387-398. Ristampato Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise »,
settem bre, Paris (Hommage à Alain).Ree. di B. Berenson, Piero della Francesca
o dell'arte non elo quente, Firenze 1950, « Aut Aut », Ree. di A. E. Jensen,
Come una cultura primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut »,
Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari « Aut Aut », Ree. di E. Castelli, Il
demoniaco nell'arte, Milano 1952, « Aut Aut » Ree. di C. Diano, Forma ed
evento, Venezia « Aut Aut », Ree. di M.
Bense, Die Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell
Czerne, Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e
corno historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », Ree. di R. Mondolfo, Il
materialismo storico di F. Engels, Firenze « Aut Aut », Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia
moderna, voi. I, Torino 1952, « Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La
dottrina pura del diritto, Torino 1952, « Aut Aut », Ree. di E. Garin,
L'umanesimo italiano, Bari 1952, « Aut Aut », Ree. di P. Chiodi, L'ultimo
Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut »Ree. di B. De Finetti, Macchine che pensano
(e che fanno pen sare), in « Tecnica e organizzazione », nn. 2-3, 1952, « Aut
Aut », Ree. di H. Kelsen, Teoria generale del diritto e dello stato, Mi lano
1952, « Aut Aut », L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo,
a cura di L. Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180,
Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Heidegger; III - Jaspers;
IV - Sartre; V - Marcel, Lavelle, Le Sen ne; VI - Abbagnano; Esistenzialismo e
letteratura. La mia prospettiva estetica, in La mia prospettiva estetica,
Brescia, Morcelliana, pp. 139-150. La criticità della filosofia, « Aut Aut »,
La relazione, « Aut Aut », La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, «
Aut Aut », Un convegno di filosofia, « Aut Aut », Prospettive empiristiche e
relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut »,
Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », Implicazione formale e
relazione temporale, « Aut Aut », Sul problema della persona, « Aut Aut »,
Definizione e funzione della filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale
critico della filosofia italiana », nArte e comunicazione, « Galleria », n. 2,
pp. 3-5. Ristampato Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », Sul primo
periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo sofia », Kierkegaard e
la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e Nietzsche),
Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso fia », n. 2,
(Kierkegaard e Nietzsche), Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI
Congresso in ternazionale di Filosofia », Bruxelles voi. Vili, pp. 42-46.
Ristampato in 5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI
Congresso Nazionale di Filosofia », Roma-Milano Ree. di Th. Mann, Nobiltà dello
spirito, Milano 1953, « Aut Aut , Ree. di H. K. Wells, Process and Unreality,
New York 1950, « Aut Aut », Ree. di J .
Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut Aut »,Ree. di R. Girardet, La società
militaire dans la Trance con- temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», Tempo e
relazione, Torino, Taylor, Intro duzione; I I - Filosofia dell'Io e filosofia
della relazione; Angoscia dell'Io e relazione; IV - Linguaggio comportamento e
filosofia; Negatività e positività in Wittgenstein; VI - Witt genstein e la
nevrosi della filosofia; Il significato dell'irreversibile; Relazione e
situazione; Possibilità e re lazione; Sul principio logico del processo;
Relazione forma e processo; Relazione e civiltà; Dewey e l'interrelazione universale; Tempo
realtà e relazione nella filosofia americana; Esperienza e relazione
nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e relazione; Relazione e irrelazione;
Relazione e irreversibilità; Relazione e linguaggio filosofico; Implicazione
formale e implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione
quotidiana; XXII - Quan tità e qualità; La tecnica e la libertà dell'uomo.
Riedito come 6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U.
Pa dovani, Milano, Marzorati, Appunti per i rapporti tra filosofia, scienza
empirica e sociolo gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna, Il
Mulino, pp. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », Il cammino della vita, «
Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard,
« Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e
fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502,
parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », Ripetizione,
ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della filosofìa
italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità del personaggio, in Teatro,
mito e individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di
filosofìa», Il significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della
angoscia, « Rivista di filosofia », Storia e apocalisse in Kierkegaard, «
Archivio di filosofia », n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162.
Ristampato in 6502, parte prima, cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà
dell'uomo, « Civiltà delle macchine », Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle
macchine », V, pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di
filosofia di San Paolo », « Aut Aut », Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia,
a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W. Dilthey, Critica della
ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut, Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema
della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76.
Esistenza natura e storia, « Aut Aut », Esperienza conoscenza storica e
filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul significato dell'opera di
Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia di Tb. Mann, « Aut Aut »,
Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », Su due
significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n.
10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista
di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio
di filosofia », n. 3 (Semantica), L'appello di Einstein, « Civiltà delle
macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo critico,
Torino 1953, « Aut Aut », Ree. di E. N. Rogers, Auguste Perret, Milano 1955, «
Aut Aut », Ree. di H. Mayer, Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », Ree. di C.
Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No tiziario Einaudi », nn.
6-7, 1955, « Aut Aut », Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte »,
n. 6, 1955, « Aut Aut », L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana,La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade a Pietroburgo; IV
- Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci di fanciulli
sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora sull'esistenzialismo,
Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I - Introduzione
all'esistenzialismo; II - Heideg ger; III - Jaspers; IV - Marcel, Lavelle, Le
Senne; V - Esisten zialismo teologico; Aspetti letterari; L'esistenza negativa
in Sartre; L'esistenza diabolica in Th. Mann; IX - La positivizzazione
dell'esistenzialismo; X - Abbagnano; XI - Sartre e il problema del teatro;
L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea; L'eredità di Husserl e
l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il problema della storia della
filosofia, in AA. VV., Ve rità e storia: Un dibattito sul metodo della storia
della filosofia, Asti, Arethusa, pp. 147-152. Nota su «Altezza reale», «Aut
Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri stampato in 6502, parte seconda, capitolo V. Sul
senso e sull'essenza, « Aut Aut », La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut »,
Appunti su un convegno, « Aut Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e
antifilosofia, « Aut Aut », n. 35, pp. 400-406. Ri stampato in 5902, pp.
33-43. Filosofia e linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve-
daldi), « Aut Aut », n. 36, pp. 470-479. Funzione e significato del mito, «
Giornale critico della filosofia italiana », Processo, relazione e
architettura, «Rivista di estetica», Sul concetto di 1 precorrimene ' in storia
della filosofia, « Ri vista critica di storia della filosofia », Problematica
dell'architettura contemporanea, « Casabella », n. 209, Critica dello
schematismo trascendentale (II parte), « Rivista di filosofia », Immanenza e
trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di filosofia dell'Università di
Milano), « Il Pensiero », n. 1. Inter venti di E. Paci: Sulla relazione Dal
Pra, pp. 82-86; Sulla rela zione Antoni, Sulla relazione Guzzo, pp. 149-151;
Sulla relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla relazione Spirito, Processo
esistenziale, processo naturale, processo storico, « Anais de Congresso
Internacional de Filosofia de Sào Paulo », San Paolo, La scienza e Venciclopedia
filosofica, « Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40. Vivere nel tempo, «
Civiltà delle macchine », IF. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di
E. Paci, Mi lano, Bompiani. 1957 Dall'esistenzialismo al relazionismo,
Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice: I - Prospettive relazionistiche; II -
Il fonda mento storicistico del relazionismo; Il consumo dell'esi stenza e la
relazione; La struttura relazionale dell'esperienza; V - Whitehead e il
relazionismo; Relazionismo e rela tività; VII - Relazionismo e schematismo
trascendentale; Vili - La verificazione nel neopositivismo; Relazionismo e naturalismo;
Orientamento estetico relazionistico; Permanenza ed emergenza nel linguaggio;
XSul significato del mito; Senso essenza e natura; Tempo e natura. Storia
del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia greca
e i suoi rapporti con l'oriente; Le origini autonome della filosofia greca; La
scuola di Mileto o i primi pitagorici; Eraclito di Efeso; Senofane e Parmenide;
Zenone di Elea e Melisso di Samo; Il pitagorismo nell'età di Filolao; V i l i -
Empedocle di Agrigento; Anassagora di Clazomeno; La scuola di Abdera;
Protagora di Abdera; Gorgia di Leontini; Prodico di Ceo; Antifonte sofista;
Ippia di Elide; Logos e natura; Letteratura e pensiero filosofico; Eschilo e la
polis; Pensiero e poesia in Sofocle; La visione filosofica in Euripide;
Antifilosofia e filosofia in Aristofane; Scienza, tecnica e mito; Natura e
cultura; Medicina e filosofia; Filosofia, arte e musica; XXVI - Filosofia e
storiografia. 5703 - La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, L'eredità di
Kant; Spiritualismo, positivismo e neocriticismo; Le conclusioni
dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei valori; V - Pragmatismo e
realismo; VI - Processo e organicità; VII - La fenomenologia e il mondo della
vita; Esistenzialismo e ontologismo; IX - Empirismo logico e fenomenologia della
percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », Giallo e
nero, « Aut Aut », Schematismo trascendentale, « Aut Aut », Hartmann e la
tradizione ?netafisica, « Aut Aut », Antonio Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp.
499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut », n. 42, pp. 501-505. Sul
significato del platonismo in Husserl, « Acme », L'architettura e il mondo
della vita, « Casabella », /Il metodo
industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca.
Scienza ed umanità nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra
storica della scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale,
« Criteri », nAntonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », L'estetica come
richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti del III congresso internazionale
di estetica (Venezia) Torino, Edizioni della rivista di estetica, Recc. di E.
Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie,
voli. I-III; Die Krisis der euro- pàischen Wissenschaften und die
transzendentale Phànomeno logie; Erste Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut
Aut », Ree. di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino « Aut Aut », Ree. di
Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique, Paris 1957, « Aut Aut », Ree. di
C. Cascales, L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza,
Bari « Aut Aut », Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primi
tive, « Aut Aut »,Ree. di L. Mumford, La condizione dell'uomo, Milano 1957,
«Aut Aut», Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris 1957, « Aut Aut
», nDizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di
Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate;
Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo;
Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere;
Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica;
Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei
termini greci, pSamuel Alexander, in Les grands courants de la pensée mon- diale
contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul mio
comportamento filosofico, in AA. VV., La filosofia con- temporanea in Italia,
Asti, Arethusa, La dialettica in Platone, in Studi sulla dialettica, To- rino,
Taylor, e in « Rivista di filosofia », Ristampato in 6601, parte seconda, cap.
I. Vita e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », In margine ad Heidegger, «Aut
Aut», Meditazioni fenomenologiche, « Aut
Aut », Schelling e noi, « Aut Aut », n. Tempo e percezione, « Archivio di
filosofia », Il tempo), Ungaretti e l'esperienza della poesia, « Letteratura
», Fenomenologia e architettura
contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima,
cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale
», n. 2, pp. 85-101. La concezione relazionistica della libertà e del valore,
in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp.
313-318. Ristampato in 6101, ap- pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio
della filosofia, traduzione, introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia.
Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani.
R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano,
Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino, « Aut Aut », n. 47, p. 290. 1959 Il nulla e
il problema dell'uomo (nuova edizione), Torino, Tay- lor, pp. 191. Al testo
della prima edizione (5002) viene ad ag- giungersi qui un nuovo capitolo:
Tempo, esistenza e relazione. Filosofia e antifilosofia (una discussione con E.
Paci), in E. Ga- rin, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, pp.
33-54. Sulla fenomenologia, « Aut Aut », Sartre e noi, « Aut Aut »,Sulla
relazione lo-tu, « Aut Aut », n. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a,
«Aut Aut», n. 53, pp. 279-285. Sul significato dello spirito in Husserl, « Aut
Aut », n. 54, pp. 345-372. Vagine da un diario, « Archivio di filosofia », n. 2
(La diaristica filosofica), Filosofia e storia della filosofia, « Giornale
critico della filosofia italiana », Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella;
Imbarazzi di B. Russell, « Inventario», Tempo
e riduzione in Husserl, « Rivista di filosofia », Per una fenomenologia della
musica contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp. 3-11. La crisi della cultura e
la fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De
Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E.
Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione,
prefazione di E. Paci, Milano, ed. di Comunità. Husserl sempre di nuovo,
Omaggio a Husserl, a cura di E. Paci, Milano, Il Saggiatore,E. Garin, E. Paci,
P. Prini, Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova,
Liviana. I testi di Paci sono: Bilan- cio della fenomenologia, pp. 75-87;
Risposte e chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di Husserl, pp. 141-160.
Wright e lo « spazio vissuto », in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e
Zolla), Milano, Bompiani, Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut »,
n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut
», n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », La scienza e
il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », Sulla presenza come centro
relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema
dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra scendentale in Husserl, « Aut
Aut », La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », Indicazioni elementari
sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e
relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Tempo e
intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, «
Il Verri », n. 4, pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi
Stefanini, in AA. VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp.
31-33. Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in
Husserl, « Il pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte
prima, cap. I. Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi
sta di filosofia », n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa
editrice II Saggiatore. Catalogo Il problema dell'intersoggettività, « Il
pensiero », n. 3, pp. 291-325. Ristampato in 7301, parte terza, cap. II. Tre
paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il pensiero », Indicazioni
fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni milanesi », G. Brand, Mondo, io e
tempo nei manoscritti inediti di Hus serl, introduzione di E. Paci, Milano,
Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu zione
di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16. Ristampato in 6101,
prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in
der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp. 125-127. 1961 Tempo e
verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp. 276. Indice: I - Il
senso della fenomenologia; II - Il signi ficato dell'intenzionalità; III -
Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V - Tempo e intersoggettività; VI -
Mondo della vita e scienza del mondo della vita; VII - Il tempo e il senso
dell'essere; Vili - La fenomenologia come teleologia universale della ragione.
Appendici: I - E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad.
it. di E. Paci; II - La concezione relazionistica della libertà e del valore.
Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, La phénoménologie, in Les grands
courants de la pensée mon diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca,
Milano, Marzorati, Qualche osservazione filosofica sulla critica e sulla
poesia, « Aut Aut», nn. 61-62, pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon da,
cap. V. Espressione e significato, « Aut Aut », Fenomenologia psicologia e
unità della scienza, « Aut Aut », La psicologia fenomenologica e il problema
della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut », Guenther Anders e
l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. Merleau-Ponty, Lukàcs e il
problema della dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della
fenomenologia e l'ideale di una società razio nale, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda,
cap. III. Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo sofia
italiana », Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads und der
Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie », Ristampato
(in italiano) in 6501, cap. VI. Relazionismo e significato fenomenologico del
mondo, « Il pen siero », Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa
letteraria», Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52,
pp. 52-76. A Fhenomenology of Eros, in Facets of Eros, The Hague, pp. 1-22. E.
Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale,
avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E. Gellner, Parole e
cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere
1873-1939, Torino, «Aut Aut », Ree. di
S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp.
394-395. Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino,
« Aut Aut », Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico,
in « Rivista di Psicologia », « Aut Aut », L'ultimo Sartre e il problema
della soggettività, « Aut Aut », Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut »,
Nota su Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », Problemi di
antropologia, « Aut Aut », Per una sociologia intenzionale, « Aut Aut »,
Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », A proposito di sociologia e
fenomenologia (risposta a una let tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », A
cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54. Ristampato in
6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, « Questo e altro », Banfi,
Gellner e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo Fenomenologia
e antropologia in Hegel, « Il pensiero », Bomba atomica e significato di
verità, « Il Verri », In M. Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di
E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Funzione delle scienze e significato
dell'uomo, Milano, Il saggiatore, pp. 482. Indice: Parte prima: I - Crisi della
scienza come crisi del significato della scienza per l'uomo; II - L'oblio del
mondo della vita e il significato del trascendentale. Parte seconda: I - La
fenomenologia come scienza nuova; II - La correlazione universale e la
filosofia come trasformazione dell'es- sere in significato di verità; III - La
fenomenologia e l'ideale di una società razionale; Il paradosso estremo della
fenome- nologia; La psicologia e la unità delle scienze; VI - Materia vita e
persona nella teleologia della storia; VII - La psicologia fenomenologica e la
fondazione della psicologia come scienza; La crisi dell'Europa e la storia
dell'umanità; La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; Il
fondamento fenomenologico della storia della filosofia; Esperienza e ragione;
Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il
significato dell'uomo; L'unità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica.
Natura e storia; Soggettività e situazione; Ambiguità e verità; Prassi
pratico-inerte e irreversibilità; Uomo natura e storia in Marx; VI - Il
rovesciamento del soggetto nel- l'oggetto; La dialettica del concreto e
dell'astratto. Pic- colo dizionario fenomenologico. i7 significato dell'uomo in Marx e Husserl, «
Aut Aut », Il senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », nLa
psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », Il senso
delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », Sociologia e
condizione umana, « Aut Aut », Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso;
causa; il cogito e la monade, « Aut Aut », Fenomenologia e antropologia
culturale, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività
linguistica; lan- gue et parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, «
Aut Aut », Memoria e presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Gradi della alienazione; strumentammo; il corpo proprio inorganico;
informale e nuova figurazione; tra dizione e avanguardia, « Aut Aut », Follia
e verità in Santayana, « Revue internationale de philosophie », Problemi di
unificazione del sapere, « De Homine », Die Positive Bedeutung des Menschen in
Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », Alcuni paragrafi sul romanzo
contemporaneo, «Europa lettera ria, Omaggio a R. Mondolfo, inOmaggio a R.
Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del Consiglio Comunale, seduta del 19
agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., Problemi di unificazione del sapere, in L'unificazione
del sapere, Firenze, Sansoni, A. N. Whitehead, in Les grands courants de la
pensée mondia le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II,
Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut,
Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione;
operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. Teatro, funzione
delle scienze e riflessione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Prima persona;
fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut» Le parole,
« Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com
portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », Fenomenologia e cibernetica, «
Aut Aut », n. 83, pp. 25-32. Ri stampato in 6503, terza appendice. Il senso
delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca tegoriali, « Aut Aut »,
Whitehead e Husserl, «Aut Aut», Il senso delle parole: Percezione e conoscenza
diretta; struttura, traduzione, e unificazione del sapere; il simbolismo e la
possi bilità dell'errore, « Aut Aut », Thomas Mann, Le Opere, introduzione di
E. Paci, Torino, Pomba. Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia
della cultu ra), Milano, Lampugnani Nigri, Filosofia e fenomenologia della
cultura; Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; Il significato di
Whitehead; Logica e filosofia in Whitehead; Empirismo e relazioni in
Whitehead; Whitehead e Husserl; Nota su Russell; Neopositivismo, fenomenologia
e letteratura; Caduta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità
in Santayana; Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno logia e
letteratura; Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e
romanzo; Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di
antropologia; Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura.
Relazioni e significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri,
pp. 341. Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed
etica; La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua
funzione catartica; V - Storia ed apocalisse;
La psicologia e il problema dell'angoscia; Angoscia e relazione; Angoscia
e fenomenologia dello eros; L'intenzionalità e l'amore; Kierkegaard e il significato della storia.
Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la
filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; IV - L'ironia di
Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ».
Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il Saggiatore, pp. 386. Al testo
della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono tre nuove appendici: Significato
del significato; Semantica e filosofia; Fenomenologia e cibernetica.
L'infanzia di Sartre, in Le conferenze dell'associazione cul turale italiana, Cuneo,
Sasto, Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut
Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. Il
senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », Struttura
temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Logica
forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut Aut »,
Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», Condizione dell'esperienza
e fondazione della psicologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: i due volti
della psicologia; sul principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una
breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Sul problema dei fondamenti; esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90,
pp. 79-84. La voce Sul problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II
della parte quinta di 7301. Funzione e significato nella letteratura e nella
scienza, in La cultura dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp.
165-169. Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la
filosofia italiana», Ristampato in 7301,
parte quarta, cap. II. Attualità di Husserl, « Revue internationale de
philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16. Ristampato in 7301, parte prima, cap. I.
6519 - Sul problema della fondazione delle scienze, « Il pensiero », Il senso
delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone »,
« Revue internationale de philosophie », Ristampato in 7301, parte
quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure, in « Casa editrice II Saggiatore:
Catalogo generale Preceduto da un'inchiesta su ' Strutturalismo e critica ' a
cura di C. Segre », Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il
Saggiatore: supplemento a l catalogo generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965
», Husserl, Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano,
Silva. G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E .
Paci, Milano, Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della
filosofia, prefazione di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e
significati I I I (Critica e dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376.
Indice: Parte prima: I - Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di
T. S. Eliot; III - L'uomo di Proust; Valéry o della costruzione; Sulla musica
contemporanea; Per una fenomenologia della musica; Interpretazione d e l
teatro; Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura
contemporanea; -L'architettura e il mondo della vita; Il metodo industriale,
l'edilizia e il problema estetico; Fenomenologia e architet- tura
contemporanea; Wright e « lo spazio vissuto ». Il significato della dialettica
platonica; I Dialettica, fenomenologia e antropologia in Hegel; Paragrafi per
una fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d e l linguaggio; V
- Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A cominciare dalpre-
sente; In un rapporto intenzionale; L'alienazione delle parole. Per un'analisi
fenomenologica del sonno e del sogno, inIl sogno e le civiltà umane, Bari,
Laterza, Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in Kierkegaard
vivant (colloque organisé par l'Unesco), Paris, Gallimard, Il senso delle
parole: Sul problema della fondazione, « Aut Aut », n. Ancora intenzio-
Psicanalisi e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole:
L'archeologia del soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut
», Ayer e il concetto di persona, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Primitività della persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut »,Per
lo studio della logica in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole: Ricerca
trascendentale e metafisica; espe rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut
», Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut », Fondazione e
costruzione logica del mondo di Carnap, « Archi vio di filosofia », n. 1
[Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità, coscienza empirica e fondazione in
Kant, « Il pensiero », Husserl, Logica formale e trascendentale, prefazione di
E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D.
Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE », Filosofia e scienza,
discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P. D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle
macchine », Il nulla e il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo
magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI filosofo per la
filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi, Fondazione
fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, « Aut Aut »,
Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut
Aut », Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73. Ristampato in 7301,
parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e intersoggettività, «
Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e chiarificazione in Husserl, « Aut
Aut », Il senso delle parole:
Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », Per un'interpretazione della natura
materiale in Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte
terza, cap. IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut
Aut », Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus- serl, « Aut
Aut », Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente,
« Aut Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut
Aut », Informazione e significato, «
Archivio di filosofia » , n. 1 [Filosofia e informazione), Kafka e la sfida del
teatro di Oklahoma, « Studi germanici » , A . CIVITA, Bibliografìa degli
scritti di Enzo Paci. Per una semplificazione dei temi husserliani
fino al primo vo lume delle « Idee », « Studi urbinati », Inversione e
significato della cultura, « Aut Aut », Il senso delle parole: L'altro, « Aut
Aut », Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », Il senso
delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », Motivazione, ragione,
enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato
in 7301, parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo
circostante, motivazione, « Aut Aut », Il senso delle parole: Alienazione, «
Aut Aut », Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno
logica, «Aut Aut», Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », Vita e
verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », Il senso delle parole:
Razionalità irrazionale, «Aut Aut», Vico, le structuralisme et l'encyclopédie
phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », Domanda, risposta
e significato, «Archivio difilosofia», n. 1 [Il problema della domanda), pp.
11-26. La presa di coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », The Phenomenological
Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », Ri Hegel:
Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien tamenti filosofici e
pedagogici, Milano, Marzorati, voi. Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo,
in Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45. Ristampato in
7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo e
sottosviluppo, « Aut Aut », Aldilà,«AutAut», Il senso delle parole: Soggetto ed
oggetto dell'economia, « Aut Aut » L'enciclopedia fenomenologica e il Telos
dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp.Il senso delle parole: Violenza e diritto,
« Aut Aut», Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut»,
L'architettura come vita, « Aut Aut », Dialectic of the Concrete and of the
Abstract, « Telos », Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale
sul tema: Campanella e Vico » (Roma), Roma, Accademia nazionale dei Lincei,
Quaderno, La dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca,
Fondazione e modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. Il
senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », Due
temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica. II • La fenomenologia e la
fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », Il senso delle parole: La
ripetizione, « Aut Aut », L'ora di Cattaneo, « Aut Aut », Il senso delle
parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », Il senso delle parole: Barbarie e
civiltà, «Aut Aut», Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », Vita
quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », Il senso comune, Intersoggettività
del potere, « Praxis », Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui
rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe nomenologia e
prassi, Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in
Althusser, « Aut Aut », n. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut
Aut », La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza
fenomenologica, « Aut Aut », Il senso delle parole: La fenomenologia come
scienza dell'appa renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », Hegel
e la certezza sensibile, « Aut Aut », Il senso delle parole: Storia e verità, «
Aut Aut », nn. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut Aut », n. 125, pp. 20-30.
Ristampato in 7301, parte quinta, cap. XI. Il senso delle parole: Speranza e
carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », Per un'analisi del momento attuale e del suo
limite dialettico, Aut Aut », Il senso delle parole: « L'homme nu » di C.
Lévi-Strauss, « Aut Aut », La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de
Hegel, « Pra- xis », Lo stesso testo è apparso in inglese col titolo History
and Fhenomenology in Hegel's Thought, in « Telos », H. Bergson, Le Opere,
introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto,
prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi. 7115 - P. Scarduelli, L'analisi
strutturale dei miti, prefazione di E. Paci, Milano, Celuc. P. A. Rovatti, R.
Tomassini, S. Veca, Per una fenome- nologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World,
Time, and Liberty in Husserl, in AA.VV,. Life- World and Consciousness. Essays
for A. Gurwitsch, a cura di L. E. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, Ungaretti
e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un fenomenologo,
premessa di E. Paci, Milano, Vanni Scheiwiller, pIl senso della religione in
MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Giuseppe Guerreschi, An Maidom e zum
Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non numerate. A
proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda,
« Aut Aut », Il senso delle parole: Lavoroeteologia,«AutAut»,
La presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut
Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Il federalismo, «
Aut Aut », Spontaneità, ragione e
modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B. Croce, « Tempo », Ci
sono strutture di strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere,
introduzione di E. Paci, Torino, Pomba.
J . Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di
E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi,
Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova
Italia. Intervista con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo
programma », fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano,
Bompiani, Attualità di Husserl; L'eredità di Banfi; L'enciclopedia
fenomenologica e il telos dell'umanità. Vico, lo strutturalismo e l'enciclopedia
fenomenologica delle scienze; Il significato di Galileo per la filosofia;
Modalità, coscienza empirica e fonda zione in Kant; IV - Hegel e la fenomenologia.
Parte terza: I - I temi husserliani fino al primo volume di Idee; II - Sul pro
blema dell'intersoggettività; IPer lo studio della logica in Husserl; Per una
interpretazione della natura materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo
concreto e comportamento reale in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in
Husserl; Cultura e dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo pedia
fenomenologica. Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss; Antropologia strutturale e fenomenologia; Fondazione
fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; Il ritorno a
Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la fondazione della
economia e l'enciclopedia fenomeno logica; Fenomenologia e fondazione
dell'economia politica; La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte
quinta: I - Problemi di unificazione del sapere; II - Sul pro blema dei
fondamenti; La fondazione delle scienze; La struttura della scienza; Il
significato di verità della scienza; Struttura temporale e orizzonte storico;
Infor mazione e significato; Whitehead in sintesi; Una sintesi di Ayer sul
concetto di persona; Astratto e concreto in Althusser; Modalità e novità in
Bloch. Diario fenomenologico Milano,
Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », IL senso delle parole:
Attualità della « fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e
trasformazioni del mondo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Filosofia
analitica e fenomenologia, « Aut Aut », Il senso delle parole: I limiti
dell'empirismo, « Aut Aut », La negazione in Sartre, « Aut Aut », Il senso
delle parole: L'istante, « Aut Aut », Il senso delle parole: Sul relazionismo,
« Aut Aut », Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem po
», L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », La pelle di
leopardo ideologica, « Tempo », Cosi vedo Sartre, « Tempo », Amore e morte.
Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas
Mann, «Tempo», L'uomo e la semiotica universale, « Tempo », Ateismo nel
cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », Letteratura e reazione, «
Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della società, «
tempo », « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, « Tempo », Un congresso di
filosofi che riscoprono la dialettica, « Tempo », Linguaggio e silenzio in
Wittgenstein, « Tempo », Quel superstizioso di Freud, « Tempo », Filosofia Arte e Letteratura, « Tempo »,
Quando la volontà è malata, « Tempo », Colloqui con Sartre, « Tempo », Un
messaggio contro il male, « Tempo », La realtà si ritrova nella continua
dialettica tra realismo e sur- realismo, « Tempo », Husserl e Marx a Praga, «
Tempo », Mito e vacanza della vita, « Tempo »,
Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », Lukàcs tra
la vita e lo spirito, « Tempo », La situazione limite di Bataille, « Tempo »,
Il progresso economico distruggerà la specie umana, « Tempo », La filosofia
della vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tempo », Trovare l'uomo
partendo dalla solitudine, « Tempo », La musica come mediazione tra la vita e
il suo significato, « Tem- po », Ter Marcuse la rivoluzione continuerà con
l'estetica, « Tempo », Il filosofo del senso comune, « Tempo »,- Il fallimento
dell'uomo e la religione, « Tempo », La vera neutralità della scienza, « Tempo
», La nuova via tra Pitagora e Darwin, « Tempo », L'idiota di famiglia e la
guarigione dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, «
Tempo », n. Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », I cervelli avranno
un futuro, « Tempo »,Forse una nuova dialettica con la vittoria del
proletariato, « Tempo », L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », Minkowski:
psicopatologia e vita vissuta, « Tempo », La costruzione logica del mondo, «
Tempo », Lenin e la filosofia, « Tempo »,
Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », Fenomenologia e
dialettica, Milano, Feltrinelli, Marxismo e fenomenologia; La nuova
fenomenologia; Fenomenologia dell'economia e della psicologia; La
trasformazione del mondo attuale; V - Fenomenologia e costi- tuente
mondiale; Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico. La
filosofia contemporanea (Milano, Garzanti,) Al testo della prima edizione (vedi
5703) si aggiungono 7 nuove appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo;
Lenin e la filosofia; Sul marxismo italiano; Lukàcs; Sociologia e scuola di
Francoforte; Sullo strutturalismo; Moore e la filosofia analitica inglese.
Vérification empirique et trascendance de la vérité, in AA. VV., Vérité et
Vérification, La Haye, M. Nijhoff, Considerazioni attuali sul problema
dell'utile e del vitale in Cro- ce, inBenedetto Croce, a cura di A. Bruno,
Catania, Nicolò Giannotto Editore, pp. 341-355. Il senso delle parole: Sulla
fenomenologia del negativo, « Aut Aut », Il senso delle parole: Husserl e il
cristianesimo, « Aut Aut », Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, «
Tempo », n. 1, p. 64. R. Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un
lin- guaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista
con Enzo Paci, in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma,
ERI, Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo
Paci. Paci. Keywords: relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i
principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e
significati” – The Swimming-Pool Library.
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Grice e Padovani – filosofia classica –
Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’
(‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del
suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito
di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività
filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il
problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari.
Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la
filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente
dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,
“La storia della filosofia con
particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino
nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale”
(Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della
filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica
del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri
nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani:
essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords: implicatura,
metafisica classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Padovani,” The Swimming-Pool Library.
Grice e Paganini – Roma – il Virgilio di
Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo
italiano. Grice: “Paganin must be
the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!”
-- Grice: “Strawson never read
Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was
with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof
of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an
obscure tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s
tract actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the
‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca
stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al
diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi
studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla
filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla
prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del
Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo
lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante
venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una
cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua
vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari
ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le
dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza
critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Muore a Pisa. Annuario
della R. Pisa per l’anno accademico.
sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano
Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Pagano – eroe – filosofia italiana
– filosofi agiustiziati --– Luigi Speranza (Brienza). Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor
edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica
napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le
sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di
"Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai, si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis,
da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi
universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum
nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed
all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui
insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con
cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia
della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato
criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue
un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli,
distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene
poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana
Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato
in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato
per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per
mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto
positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano,
accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per
vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il
rivoluzionario Galdi. La libertà è la facoltà di ogni uomo di
valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola
limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo
schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico.
Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando
IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della
Repubblica, quando il generale Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere
il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto
difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee
all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a
causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di
tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in
questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su
posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima
volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile
e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre
l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo
progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica.
Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella
sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del
testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato
le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati
dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito
trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un
processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A
nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo
zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni,
ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il
più grande filosofo di oggi. E giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri
repubblicani come Cirillo, Pigliacelli e Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la
seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma
l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami
e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione,
Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso
in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici,
un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione
complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua
multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la
filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai
caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica
napoletana, da lui personalmente redatto. Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad
comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione
in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani.
Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe
Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone:
monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale
(Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in
Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare”
(Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli,
aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli, Raimondi); “Saggi politici de'
principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato
nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta
del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V.
Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj
del codice penale e logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei
giudizj criminali”; “principj del codice di polizia” (Napoli, Raffaele Di
Napoli). Le opere teatrali non furono
mai rappresentate in pubblico. Le mette in scena privatamente nella sua villa
dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali
mascherando i temi civili che pur in esse sono presenti, con funzione quindi
pedagogica nei confronti del popolo. Intitolazioni e dediche Statua
di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono state dedicate alcune
opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di
dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero, della immortalità di
Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto
marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il
Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da
Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome,
come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai
giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo
personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato
da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo
XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla
Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La
Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della
rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo,
Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del
secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo,
Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I
grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La
massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni,
Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo
Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il
progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario
Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli
Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a
Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi
italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica
Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati Emanuele De Deo. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni
sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica
Napoletana, su repubblica napoletana. Principii del codice penale, su
trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, dsu trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. De' progresivi avanzmenti
della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior estabilimento de' giulizi.
Pruove storiche. Preso de' Creci giudicava della Socieeta. Del duello. Degli
altri modi aduprati ne'divinigiu dizj. DellaFortura. Sull'iftelto soggetto.
Prüove storiche. Coltura inquest 'ultimo periodo della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del
miglioramento del costume, dello Spirito, e delle 79 quantoelle conferial miglioramento
del costume ca, e della origine del commercio, di antichitd lingue de’ popoli.
De' giudizj degli’aprichi Germani, e de' Scioglimento di una opposizione alleco
Se dette. De principi della giurisprudenza de'bar De divini giudizj. Nuova
explicaziure di un famoso puntu della legislazione di questi tempi, dello stato
delle proprietà , e dell'agri. Dell;origine dell'ospitalitita, e come, delle
arti e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età della religione. de principi e progressi delle
società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la liberta civile, la
moderazione del governo forma no l'esenziale coltura delle nazioni.
Dell'origine della plebe, e de' suoi drit 'ti. Delle varie cagioni, dalle quali
nascono gono dalla varia modificazione della macchina. De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al
valore Ea lerge non frena la libertà, mala garantisce e la difende vi e polite.
i diversi governi , e primieramente delle interne. Della educazione.
Dell'esterne cagioni locali, chesuldiver fo governo hanno influenza, Del clima.
diverfi. Del rapporto della società colle potenze straniere. Della libertà, e delle
cagioni , che la tolgono. Come la legge civile pofanuocere alla De'diversi elementi
della Citta. Della legge universale, e dell'ordine cosi fisico, come morale.
Come le forze, ed operazioni moralifor. Come secondo i varj climi nascono
governi libertà, inducendo la servitù. Della liberta politica. Delle due proprietà
di ogni moderato, Del dritto scritto, delle leggie giu e regolar governo
risprudenza de' colti popoli, La moltiplicazione degli uomini è maggiore
neglistati guerrieri, che ne'commer. del gusto e delle belle arti, del
piacevole. Del rafinamento del gusto,de varj fonti del piacere. Delle leggi agrarie
dell'antiche republiche. Della galanteria de popoli colti. Della galanteria de barbaritempi.
Delle arti di lullo de’ populi politi, Dela monetate dele Finanze, dell'oggetto
delle belle arti, e del gusto, dell'ingegno creatore, delloSpirito, e costume delle
colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Quali governi fieno per loro natura
guerrieri, equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti
imitative. L'unit. forma e la bontd , e la bellezza degl’elleri. Proprieta.
bliche, e della violentari partizione de poderi. Di due generi di stati
o'conquistatori, o commercianti, di unterzogenere distato nè. com , Divisione
delle belle arti. De' contrasti, opposizione, antitesi, Del dilicato, del
forte, del sublime, dela delle grazie , e dell'interesse sempre vivo, decadenza
delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento
della macchina dell'uomo, e delle zioni dalla prima, e del novello stato selvaggio.
Generale prospetto della storia del regno. Del progresso e perfezione delle
belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso
delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia, conseguenze morali. Della corruzione
de' regolari governi, la quile rimena la barbarie. La grandezza ne' popoli colti
ne'barbari, la dilicatezza ,e sublimitd è maggiore. Delle Scienze , e delle
arti delle nazioni corrotte. Divisone dal dispotismo. Della decadenza delle anzioni
. Delle universali cagioni della decadenza. Diversità della seconda barbarie
delle na . De lcorso delle nazioni di Europa. Dell 'inondazione de'barbari, e
delri Jorgimeuto dell'europea costura.
Le note segnate colle pa Dello ftata degl’uomini, che sovravissero
alle vi. focievole. cende della natura . liare .Del secondo stato della vita
selvaggia. Dei varii doveri, e dritti de'compagni, coloni , Del primo stato
della vita selvaggia. Del terzo fato della vita selvaggia, delle cagioni che
strinfero la sociesà fami Del vero principio motore degli uomini al vivere.
Delle due specie de' bisognififci, emorali. Della distinzione delle famiglie,
dell'origine della nobiltà, dell'incremento delle famiglie e dell'origine de
famoli, e delle varie lor classi. fervi. Del quarto stato della vita
selvaggia. re Società . Della domestica
religione di ciascuna famiglia, Dell'origine dell'anzidetta religion domestica
Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago. Degli affidati, e
de'vafalli della mezza età. ST Paragone tracompagnoni de'Germani , fooj de
Greci, e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'impero domestico ficonrinnòneleprime
barba, dell'antropofagia y o fia del pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia.
Della religione de'selvaggi, de'costumi de'selvaggi, Del secondo periodo delle
barbare nazioni. e di coloro, che
ghi . ins 116 se de'pa V. blici militari
consigli, dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società.
conviti . Chene'tempi degli Dei fi tennero iprimi pub, della teocrazia, dello
stato della religione del le prime società, dell'influenza della religione in tutti
gli affari de'barbari . la componevano .
Del primo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia
dell'origine de vichi. Dell'origine de' tempj, é di'pubblici, ésacri Della
sovranità della concione, i20 СА. Dell idee degli antichi intorno
allamonar· Della forma della romana
repubblica nel secondo, del governo de primi greci, de'costumi, del genio di
questa età, e della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti, .Saggio II. Dell’origine
e stabilimento Dello stabilimento delle città e del primo period, Che ne'tempii
degli Dei si tennero i primi pubblicimilitariconsigli, della teocrazia, dello
stato della religione delle prime società Dell'influenza della religione in
tutti gli affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla
monarchia Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale
di tutte le barbare 'nazioni, della sovranità della concione e di coloro che la
Del governo de’ primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di
periodo della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi.
Continuazione de costumi di questa età della so, Del progresso delle barbare
società : del terzo ed ultimo loro period, De'progressivi avanzamenti della
sovranitàper mezzo bari tempi esercitato
da're. De'principii della giurisprudenza de'barbari. Del diritto della
proprietà . grazione delle colonie de barbari Il potere giudiziario non venne
negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del
maggiore stabilimento del giudiziario potere . Del ducllo. Degli altri modi
adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della proprietà e dell'agricoltura in
Dello sviluppo della macchina e del miglioramento del costume, DELLO SPIRITO
ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi al miglioramento del costume de popoli .
Dell' arti e delle scienze di cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della
barbarie . gine del commercio . De'divini giudizi Della legislazione di questi
tempi . Dell'origine dell'ospitalità , e come e quanto ella Della tortura Della
religione o dest civile,la moderazione del governo formano l'es.
senziale coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti
verni , e primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono
idiversi go hanno influenza . Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla
Della società colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la
libertà De'diversi elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni
locali che sul diverso governo Del clima varia modificazione della macchina
De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore . Secondo i vari climi
nascono governi diversi . Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della
legge universale e dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge ,
e della legge civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera
idea della libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà
civile. Della legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società
colle potenzę straniere , . me morale, Della libertà politica Della giusta
ripartizione delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche
repubbliche,edella forme degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di
stato né commerciante ne varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi
distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della sovranità e delle varie.
Di due generi di stati, o conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor
natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli uomini e maggiore negli
stati guerrieri che ne commercianti conquistatore .Partizione della legge
civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze Dell'arti
di lusso de'popoli politi zioni Dello
spirito e costume della nazione italiana. Della passione dell'amore de'popoli
colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle società . Stato delle
cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte.
Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della
decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del civile corso delle
nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso
sull'origine e natura della poesia. Del metodo che si tiene nel presente
discorso Dell'origine del verso e del canto. Le barbare nazioni tutte son di continuo in
una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle
prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni
dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari
Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca
de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri
generici Analisi di alquante voci greche e latine le quali fu rono
traportate dalle prime sensibili nozioni a rap
Della personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime
astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate
Continuazione universale Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co Ricapitolamento di ciò che si è detto
presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria , ossia un'istoria
.rica dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura . dalle vive fantasie
de'selvaggi . lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e
gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle
feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma
dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle
belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto . Della nascita della
tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle
arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole 544 e dell'interesse sempre
vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative.
L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed
e vari fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi/ Del dilicato,
del forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e
sublimità ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli
Decadenza delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella
moderna Continuazione » -- Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente
De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj.
Deprincipjdellagiurisprudenzadibarbari. Del Duello Degli altrimodi ad opratine' d'ùinigiudizj.
Della Tortura . Della legislazione di questi tempi . Dello stato della
proprietà, e dell agricoltura in; Dello sviluppo della macchina, & del
migliora; il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi
esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento
del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze
dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza
privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione
Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera
Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere.20 94 iebare Dellevariecagioni
dallequalinasconoidiversi governi,e primieranientedell"interne. Della
educazionerà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura
delle nazioni; Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al
miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazionimoralisorgonodala
Come modificazione dellamacchina. la varia 103 lore i ed al vas P. X. Secondo i
varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della
legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della
libertà civile . Della libertà politica.
Del clima . De climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge
positiva possa nuocere alla libertà civile . Dellaleggeuniversale,
edell'ordinecasi fisico, come morale , Della legge relativamente alla
proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società colle potenze stranie.
Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono , Quali governi sieno per lor
natura guerrieri ,e quali commercianti , Della passione dell'amore de popolicolti.
Delle varie funzioni della sovranità , e delle varie forme degli stati. Di due generi
distari, o conquistatori, o coma mercianti. Di un terzo genere di stato nel
commerciante nd conquistatore . La moltiplicazione degli uomini a maggiore
negli stari guerrieri, che ne commercianti. Partizione della legge civile ,
qualità delle Lego gi.Dellagiust:ripartizionedelepossessioni. Dello
leggiagrariedell'anticherepubbliche,edel la varia ripartizione de'poderi. Leggi
, ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze .
Dellospiritoecostumedellecoltenazioni.
Della galanteria de tempi Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli
politi, Costumi , e carattere delle nazioni corrotte . Diversità della seconda
barbarie delle nazioni dala laprima,èdelnovellostatoselvaggio , Del civile
corso delle nazioni di Europa . Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento
delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche
morali cagioni, che turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della
varia efficacia delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi.
Delle differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra
l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei»
De 'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità.
Dellà successione di varie fisiche vicende
Del disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi Delle morali cagioni attribuite dagli uomini
igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse
affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco Continuazione
dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce
Dellaverosimiglianzadelpropostosistema . VIantichissime nazioni
orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero
della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute
»Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo
dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora . Dello
spirito delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo »
140 9 142 ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello
spirito umano , ·religione Dell'invenzione dell'arti,e degli usi
giovevoli L'ordine della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli
occidentali dopo 1°Atlan tica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione
Delle morali cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole
eziandio porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si
ritrova solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima
catastrofe hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende
Del terzo stato della vita selvaggia .
Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del vero principio motore degli
uomini al vivere socie Della distinzione delle famiglie, o dell'origine
della Pag. 5 della natura . yole
.Del primo stato della vita selvaggia. Del secondo stato della vita
selvaggiaDelle due specie de' bisogni fisici , e morali . nobiltà .
Dell'incrementodelefamiglie,edell'origine defa Dei
varjdoveri,edirittide'compagni,coloni,eservi. Degli affidati, e de vassalli
della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci,
eicavalierierrantidegliultimibarbaritempi. 59 Del quarto stato della vita
selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare Dell'anıropofagia , o sia delpasto delle carni
umane . Ricapitolazione de diversistatidellavitaselvaggia.86 moli , e
delle varie ior classi. Della religione
de' selvaggi . Della domestica religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine
dell'anzidenta religion domestica. e ' .
società . De costumi de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel
corso civile, ossia dell'origine de'vichi,ede'paghi. Dello stabilimento delle
città , e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni
Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegli Deisitenneroiprimi
pubblicimi Dello stato della religione delle prime società . Dell influenza
della religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o
di coloro , che la componevano . Del governo de primi Greci , litari
consigli. 115 Della Teocrazia. bari barbariche società. 1ell'idee degli antichi
intorno alla monarchia .Della forma della Romana repubblica nel secondo periodo
della barbarie, Delgovernofeudaledituttelebarbarenazioni. Di
costuini,delgeniodiquestaetà,e della trasmi Continuazione de'costumi di questaetàdellasocietà.Dell'arti,
e cognizioni di questa età .Del dritto dellaproprietd. pag. Í Dellasorgente
dedritti ingenera le , e di quello della proprieta, Del progresso della
proprietd, e dell'ori De'costumi, del genio di questa età, e del Delle arri, e cognizioni di questa Del
progresso delle barbare società , offia del terzo Della forma della Romana
Repubblica nel secondo (1)Parlando Livio dell'elezione, che dove a farsi del re
per LA MORTE DI ROMOLO, adopra sì, fatta espressione. Summa potestate populo
perinissa. E soggiunge. Decreverunt enim (Senatores), ut cum populus jussisset,
id sic ratum esset si patres auctores fierent. Quindi tu convocata la concione,
e VENNE ELETTO NUMA. E l'istesso autore dell' elezione di TulloOstilio dice: regem
populus jussit, patres auctores facti. I senatori, come si è detto altrove,
fiebant auctures. Perchè tutte le cose prima eran proposte nel SENATO, indi
alla concione recate. Auctor è l'inventore, il propo nitore , il principio , ed
origine della cosa .periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè
gli armati di asta : avvegnachè, come gli altri popoli barbari uella concione,
ne’ comizi on differente affatto dal regno eroico fu il governo de’ primi
Romani. ll re ad un SENATO prese deva, e con senatori prendera le
deliberazioni, le quali nella grand'assemblea del popolo ricevevano la sanzione
di legge. Il POTERE de' primi re di Roma era LIMITATO così, come quello di
tutti i riegnanti de' tempi eroici. La sovrana dello stato era la concione,>
che componeva sida que' capi delle tribù, e delle curie, I quali erano detti decuriones,
e tribuni, che uniti votavano per le di loro curie, e tribù, come ne'parlamenti
nostri I baroni rappresentavano le di loro terre , e città . E serva, E tal
antico costume Virgilio dipinge negl’eroici compagni d'Enea . Ductores Teucrim
primi, et delecta juventus Consilium summis regni de rebus habebant . Scant
longis adnixi hastis, et scula tenentes. e poi per varj gradi , e dopo
molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi assai acqui stò il
diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si
ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale costume di tutte le
barba re genti adoprato nelle generali assemblee. Perché i barbari temendo
ognora le sorprese de'nemici, stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di
loro sicurezza personale, anche tra' cittadini, alla legge, ma al di loro
braccio soltanto,Tacito de' Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne
gotia,nec minus suepe ad convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice,In
his nova,terribilisquespeciesvisa est,quod armati (ila mos gentis ) in
concilium venerunt, Ovidio ci attesta l'istesso de' Sarmati, degli Umbrici
Stobeo, radunavansi que' capi coll'asta alla mano , la qua le portavan per
simbolo del loro impero, non che per la propria difesa. La plebe era tanto
serva in Roma, quanto presso iGermani, I Galli, I Greci. La plebe non ha parte nella
concione. Questo argomento fu dal nostro gran Vico ampiamente trattato. Vico
sviluppa l'intero sistema del governo Romano, e dispiegando il corso della storia
di quel popolo ha dimostrato, che per gran tempo in Roma la plebe fu
dell'intutto ser affrancata , poi consegui il bonitario dominio, cioè l'utile,
e dipendente dal diretto, che I nobili possedevano; quindi fece acquisto del
perfetto,e compiuto dominio, detto quiritario, perchè fu pria de' soliquiriti, ossia
de’ patrizj, e nobiliRomani; e finalmente ha voto nell'assemblea, e partecipe
divenne della repubblica, che da rigida aristocrazia in popolare alla fin
sicangia. Come nel prin (1) Populus de’ Latini valse da principio , quanto “laos”
de' Greci,che significa una tribù, una popolazione. Quindecim liberi homines
populus est. Apuleius in Apol. E GIULIO CESARE dice nel 1,6. de bello Gall. si
quisant privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota “populus”,
popolazione, tribù. Ma se “populus” da principio dinota una speciale
popolazione, e tribù, nel progresso si prende tal voce per la radu nanza di tutte
le tribù, che componeno la città. Ma venneno rappresentate queste tribù da'
capi detti tribuni, nome che restò per dinotare militari magistrati, come
tribuni milia Eum. Ma prima significa anche I civili, cio è I giudici, onde “Tribunal”
si disse il luogo ove amministravasi giustizia. I Latini filosofi, che vennero
in tempo, che ogni orma dell' antico stato e si perdut , ed e si colle cose
cambiato il vampulus trasse il nome da “populus” pioppo . Perocchè questa
popolazione radunavasi sotto di un pioppo quando di comune interesse
trattavasi, secondochè in alcune terre del regno ancor oggi si usa, quando
parlamentasi. E tal costume di radunare sotto degl’alberi il popolo è ben
antico, e secondo la semplicità delle prime genti. Ateneo l. 12. p. 539. scrive,
che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e
decidevano le liti. E per avventura pocinio la plebe puo avere il diritto di
suffragio ne'comizj, non avendo proprietà nè reale, nè personale? Tale fu
ilcorso, che fece la romana repubblica, come quel valentuomo dimostra, non
dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni. Egli è però vero, che
un'intempestiva tirannide turbo per poco il corso regolare di quella città . I
re presero in Roma sin dall'albore de'suoi giorni vantaggio “grandissimo su gl’altri
prenci, e capi. Il popolo romano e più tosto un esercito, e la città un campo, e
un militare alloggiamento, quella feroce, e marziale gente e sempre in guerra, eco
me il lupo, verace emblema del suo genio nativo nutrivasi di sangue, e
distruzione. Or se come ben anche Aristotile osserva parlando degl’eroici regni,
era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare
nazioni,meraviglianonè,se il capitan dell'armi, il duce della guerra, i l
usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere esecutivo sempre
ne'tempi di guerra, come il mare nelle tempeste diffondesi sulla terra, guada
gpa sul poter legislativo. Ma i re di Roma sforniti di straniera milizia in vanu
tentarono ritenere colla re lor delle parole, ricevendo la tradizione, che
il popolone' cominciamenti di quella repubblica nell'assemblea radunato
disponeva della pubbliche cose, s'ingannarono credendo, che la plebe ben anche
quivi votasse. Nel libro 2. della scienza nuova avesse forza quel potere, che
avean acquistato coll’autorità.Vennero discacciati da quella repubblica, ed
ella ben tosto ri-entra nel suo ordinario cammino. De'giudizj nel secondo
periodo della barbarie di Roma. Le due ispezioni della public aasemblea erano
in Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna, e la
persecuzione de’ ribelli cittadini. Ma le cose private, la personal difesa ,la particolar
vendetta veniva per anche ai privati affidata. L'impero domestico conservava
ilsuo vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro
sovrana, e regia autorità, se non per quella parte che rimirava la pubblica
difesa, onde veniva composto l'unico sociale legame. Ma rimaneva in tatta, ed
illesa la di loro sovranità riguardo alle loro famiglie, e alla privata difesa
, ed offesa. Viveano ancora nello stato di privata guerra. Il ferro decideva
delle loro contese, e col privato braccio prendean rendetta delle private
offese. Il popolo dunque, che radunavasi in Roma in quest'età
nell'assemblea , era quella popolazione, o truppa de'servi, clienti, e compagni
guidata dal suo capo, e il voto suo era quello delsuo signore che dovea
sostenere, e difendere, ubbidire, e seguir nella guerra, da cui non formava
persona diversa secondo le cose già dimostrate. Niun'altra nazione ci ha
conservato monumenti più chiari dello stato della privata, e civile guerra del
popolo romano. Il processo romano è la storia del duello, per mezzo di cui terminavano
que' barbari abitatori dell'Aventino le loro contese, tutti gl’atti, e le
formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a
que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a
mischiarsi nelle private contese , a poco a poco il duello abolì , e cangiò il
modo d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza medesima, le formole, egli
atti stessi: la guerra armata in legale combattimento fu tramutata. Secondo che
altro vesi è deito, i riti, e le formole sono la storia dell'antichissima età
delle nazioni. Cioc chè l'acutissimo Vico al proposito di alcune formole
dell'antico processo romano osserva. Sono. Ma il processo civile ci
conserva le formole dell'antica barbarie, e non già il criminale. Il civile nacque
ne'tempi alla barbarie più vicini. Più tardi
ha l'origine il giudizio criminale. I barbari soggettarono prima i loro
averi all'arbitrio altrui, che le proprie persone. L'ultima, cui si rinunzia da
costoro, fu la vendetta personale. Meno si sacrifica della naturale
indipendenza, rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà, che
quelli della persona. Quindi i pubblici giudizii essendo sorti nel tempo della
coltura, non serban gran vestigii dello stato primiero. Francesco Mario Pagano.
Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe, massone, Italia si fara. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Pagano” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paggi – filosofia italiana – filosofia
ebrea – “Ebrei d’Italia” -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Grice: “C. of E. folks are all over
the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian
philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi
anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed
aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un
metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a
Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle
Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa
editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse
nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico
ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei
d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze,
Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pagliaro – filosofia italiana – filosofia
siciliana – la lingua dei siculi -- Luigi Speranza (Mistretta).
Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della
scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul
pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si
iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari,
Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di
Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo
degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si
iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e prese parte all'Impresa di Fiume al seguito
di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina
del fascismo" e "Mistica
fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali
di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che
ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo
redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non
entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura
tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con
larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase
fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu
membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “Pagliaro”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la
lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché
l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola
siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali
interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico,
già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le
lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove
idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie
questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto
storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla
filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee
sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva,
allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al
positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente
alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due
inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica (mediante un metodo che
egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione
storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione
semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel
simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il
segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore
ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come
"soggetto storico". In estrema sintesi, si può dire che la sua
teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e
l'idealismo hegeliano. Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario
di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi,
Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier,
Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto
dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione
italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la
razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma);
“Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia
d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei
valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il
canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno
vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto
di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della
"parola"”(Anna, Firenze); “I
primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di
Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo,
Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e
poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma);
“Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica
dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo,
Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,”
Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento
all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo,
Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli,
Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di
fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare
una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al
contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della
nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il
fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di
fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e
facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte
Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da
Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.
La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del
totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia,
Viella, Roma, Cfr. Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni Del Secolo XX Cfr. Riunioni
Accademia Nazionale dei Lincei Centro di
studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno
Camera Mininterno Senato
//opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina.
Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj,
maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale
di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori
Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica
romana. Da Pagliaro a Mauro, Carocci
Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino
Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter
Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo
Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano
Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa
Editrice Il Calamo, Roma, D. Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies
in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in
Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura
del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale
fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile
dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, A. Battistini, Gli
studi vichiani di Pagliaro, Guida
Editori, Napoli, Tullio De Mauro, Dizionario biografico degli italiani, Roma,,
su treccani. Enciclopedia Italiana
Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma. Antonino
Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella
degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci
nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche –
lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia
Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci –
enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di
‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio --
filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagliaro” – The Swimming-Pool Library.
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Grice
e Palladio – Roma – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Known to have been a philosopher from references to that effect in
letters of Theodoret.
Grice
e Panella – del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Benevento).
Filosofo italiano. Grice: “Panella’s
conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is
‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!”
Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo
suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a
Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del
pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università. È stato presidente della giuria del premio
letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio
letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si
è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il
terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In
collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La
leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno
della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino
d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente
dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche
particolarmente rilevanti. Collabora con
l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella
presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert
Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau,
Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano
Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo);
“Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte
di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la
ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini.
Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il
doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna,
Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight
man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri
dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo”
(Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come
modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo
urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello
stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale,
Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella
letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia,
letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo
Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La
scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta); “Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine
sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in
prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e
regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di
Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di
Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta.
Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica
dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze,
Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso”
(Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore
libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la
prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del
sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il
fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice
proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il
socialismo, l’ordine di 1848, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe
carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia
del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia,
l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I
latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri,
liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel
ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Panfilo – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo
italiano. Panfilo Filoprammato – ‘budybody.’ He wrote on art.
Pannico – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. An
epigram by Marziale addresses Pannico as someone versed in the doctrines of
various philosophical sects.
Pansa – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Gaio
Vibio Pansa – A consul, and a follower of the doctrines of The Garden.
Grice e Panunzio – implicatura – la
filosofia italiana nel ventennio fascista -- Filosofia italiana – Luigi
Speranza (Molfetta).
Filosofo italiano. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio –
Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola,
quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i
suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I.
Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il
suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco
Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di
revisione del marxismo. Pubblica il saggio “Il socialismo giuridico,” in
cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista
da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente
la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un
"diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema
socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica,
solidaristica: «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che
l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel
campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata
ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale
di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi. Si laurea in
giurisprudenza discutendo una tesi su L'aristocrazia sociale, ossia sul
sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore Giorgio Arcoleo. Consegue
presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In questi anni di studi ed
esperienze intellettuali, intensifica altresì il proprio impegno giornalistico
in favore del sindacalismo rivoluzionario, collaborando — oltreché con
«Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire Sociale» di Enrico Leone, con
«Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di
Hubert Lagardelle. Il sindacato ed il diritto La concezione panunziana
del sindacato quale organo e fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero
organismo economico o tecnico della produzione — fu approfondita allorché vide la luce la sua seconda opera, La
persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione
positivistica con una ispirazione filosofica volontaristica». Panunzio prendeva
quindi le mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e
anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore —
sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non
era invece trascurata dal sindacalismo: «Il sindacalismo è d'accordo con
l'anarchia nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale,
ma non porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno
un riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per
essere precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è
antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un
valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione
sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio
Panunzio) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto
(ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo
e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista
federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una
Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera
grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica
sindacale. Fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore
indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali,
esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai
sindacati contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi
familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie
all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per
mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi
compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia
scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna, conseguendo al contempo la libera docenza
presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È
di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra —
l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini,
direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed
"eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo
Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva
esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio
all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono
fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà
acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che
assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità
astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono
preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del
socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate
livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di
Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una
grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo.
Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava convincendo
dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria,
per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti, «al
momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del
socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per
il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva
grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo
che lo spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal neutralismo
assoluto all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel
conflitto mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti
"di sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in
quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi
sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del
«Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso
Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una
guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una
guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato
le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle
posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale.
Anche da un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel
ruolo di membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale
diede vita altresì al giornale «Il Fascio». Oltre all'analisi politica e
all'impegno giornalistico, Panunzio lavora anche a una sistematizzazione
filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il
concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo,
Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle
Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una
guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un
fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più
giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di
nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla
guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega
delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di «sindacalismo
nazionale»: «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi,
vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente»
dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa
esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non
ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e
aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni
trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà
nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e
la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo
Nazionale» (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma
Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla
sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento»,
quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto
più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in
questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi
produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni,
a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali;
affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da
affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era
chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini,
nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del
fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di
Combattimento: «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare;
vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come
cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter
votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo
programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di
costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza
sinceramente politica» (Benito Mussolini) A Ferrara, Panunzio assisté
alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo
rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e
Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al
movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli
agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere
Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi
delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo
discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale",
"rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione
di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza
invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il
concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di
sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei
fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale
delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con
il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28],
vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue
tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di
Balbo, per una conciliazione tra Mussolini ed Annunzio, appoggiò la politica
pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un
ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo
Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che
riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da
Mussolini stesso), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo
del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:
«Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in
contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo
non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con piena sincerità e
obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di
Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La
salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini.
Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. Anche
prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?)
disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine
della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito
grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per
la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di
sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta e
il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro
(il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua
delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi
impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più
necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci con i confederali
che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco
è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in
te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio
ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e
culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista,
Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano,
ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I. Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso
anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò
dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del
neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Ciano). In
questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti —
sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di
«conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita. La
filosofia fascista non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione,
ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e
l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di
senso, ma una concezione dialettica, io dirò che la filosofia fascista è una
grande conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba
originalità della rivoluzione italiana, ciò che la fa grandemente superiore
alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e
approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la
critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il
presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che
si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a
dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato
sull'edificazione di uno stato nuovo, fornendo importanti spunti, alcuni dei
quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato
unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica
(istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura
del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e
lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale
(poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del
Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e
lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi
altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione
organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato
democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto»
(sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio
universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su
un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è
organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la
definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta
la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e
sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale
accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di
confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità
intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio. n virtù
di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi
causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma
statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle
leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563,
che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il
documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.
Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto
il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto
presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia,
di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello
Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di
Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo
romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del
Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che
doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a
insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero
Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado
gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione
dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i
suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni
trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in
quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale,
perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo,
affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica
del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio
sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato
fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico
ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato
dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al
contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il
giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in
quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva,
legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento
giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato
corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato
totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed
essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione
delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei
Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale
dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di
ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva
e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale
all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata,
subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in
quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un
momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello
Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di
procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare,
il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e
quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse
dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del
codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne
enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della
Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in piena
guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente
disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in
Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto
-- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo
e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino);
“Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara);
“Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli,
Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati”
(Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale
nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio,
Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità*
degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime
italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo,
Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e
l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla
natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione
sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera
dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato”
(MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè,
Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo
carteggio, Storia contemporanea», “Il
sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti
scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più
competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto
del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di
legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo. Perfetti, Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», L. Paloscia,
La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini,
Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio,
I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega
delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento»,
Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza”
(Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto
da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A.
Casalini. Il sindacalismo nazionale, in
«Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista, La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora
di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista
Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel
problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica
fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia:
origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università
italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche
Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma,
Renzo De Felice, Mussolini il Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi, Torino, Il
sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto della dittatura
rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità
degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena. Leggi
costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori,
Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo
ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata,
Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice,
Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio,
Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto
mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista, II: Dalla grande crisi alla caduta del
regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista, I: Dalle origini alla vigilia dello Stato
corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione»
all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in
«Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio,
Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo
Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev
Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993. Fascismo Sindacalismo
rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo
Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,. Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo giuridico
e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in
Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano).
Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni
e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia
sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo.
Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le
correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla
sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce,
dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il
concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e
politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed
ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato
fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto
e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama
antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >.
Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese
il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi,
donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo
anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed
omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si
deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno
necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista
e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo,
Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed Hegel, in
Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903, che
l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi
reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda zione dello Stato prussiano
reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri ne, altro l’uso e lo
sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il
loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello
stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua
Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica
di diritto co stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la
fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia
realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel
si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato
filosofico ed etico del gran de pensatore alla propria situazione psicologica
di classe. Ma questi indubbi aspet ti stona e poiitici empirici dello Stalo di
Hegel, che lo fanno passare (non si di mentichi che Hegel visse e scrisse dopo
l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il
Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo,
di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione
postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea
zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali
non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto
della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo
Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e
Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del
diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha
rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com penetrazione della società con
lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la
critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi
non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava,
prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo
punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana
della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato
aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei
Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo
sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di
diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello
1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che
reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato
hegeliano, per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico,
ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana
dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro
l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo
hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa
scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si
può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che
mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla
contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello
filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo
Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso
realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che
antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista
appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato
hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo
proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed
anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano.
Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana
deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH.
Orientata verso la trascen denza è la fase recentissima del pensiero idealistico
italiano, donde la dissoluzione t in terna • della posizione
idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola
discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione
del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla Storia,
fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’ Idea. Vedi
su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano al
volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del
Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel,
dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo
fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par ticolarmente, Lo Stato
di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino,
1924. Sui rapporti fra la volontà di tutti di Rousseau e la società civile di
Hegele fra la volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il mio
Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel. Sui
rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie
idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen
Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit tatura sopra analizzate,
comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a
sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si
debba chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non
figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non
ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di
Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per
comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di
Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di
Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è
spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal
popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la
genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima
preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una
delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura
rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come
sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il
suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la
coscienza del l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella
storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO
NUOVO. Genesi dello Stato fascista. La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo
come conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La
restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista .
Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello
Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse
; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e
lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato
sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista
neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta
del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed
esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I
caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La
statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello
Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI
GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto
costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il
metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi
costituzionali rivoluzionarie. L ’in staurazione rivoluzionaria. L ’atto
fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto
rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere
politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti sociali politi« e
giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Regime parlamentare e
Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di
funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri
». La funzione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì
questa funzione e sua denom inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione
politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi
costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio
del Fascismo. L ’ Organo supremo come organo complesso. Le relazioni statiche
e dinamiche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N .
F . La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di
governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto
fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier
». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di
governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo
; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione
gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici.
Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle
relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito
come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso
organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il
Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la
scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione
della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge
formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle
nor me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE
CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il
Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e
Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporativismo al puro
piano economico. Unità di Fascismo e di Corporativismo. La corporazione e le
Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sindacalismo corporativo e
Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI.
1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. I,a
costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni.
Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima.
Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella
Corporazione. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle
Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero
dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti »
dello Stato . Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello
Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle
norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese cuzione produttiva. Sua
differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano
economico e piano produttivo. Dire zione e gestione. L’autarchia. Autarchia
economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il
diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri vata e
libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa
privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavoro e proprietà. LE
CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle
Corporazioni ed i loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di
produzione come criterio costitutivo delle Corporazioni e della loro
distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la
costituzione e la classificazione delle Corporazioni. Esplicazione di questo
criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità
crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale
dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle
Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U
C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle
Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO
SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito
rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto sistematico in e s s a .
Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito
rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3.
Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto
giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla
natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione
politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni
pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL
PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il
partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito
rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito
rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime.
lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito
rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e
nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito
totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il
partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come
ente processuale ossia come organo della rivoluzione. In senso sostanziale come
ente politico ossia come organo dello stato. La giustificazione del partito
rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare .
passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni
generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e
critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le
rivoluzioni. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì
dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura
polìtica. La dittatura eroica . PARTITO - REGIME STATO. Posizione e
determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di
regime nella recente dottrina politica e giuridica italiana . Il concetto di
regime in rapporto a quello di rivoluzione. Il movimento interno ossia la
dialettica del regime . Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le
istituzioni del Regime e quelle dello Stato . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO. Lo
Stato-partito. Lo Stato dei partiti; delle leghe; dei sindacati (Partitismo ;
Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario ; il Partito-Stato; «la
formula politica». Modernità del concetto di rivolurione e di partito
rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la
successione delle forme di governo. Socialismo rivoluzionario ; riformismo ;
bolscevismo ; Fascismo. L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo
Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista. Contraddizione
sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal
Partito-Stato allo Stato-partito. Insurrezione e dittatura come torme logiche
della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo del P. N.
F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi dello Stato
. L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il Partito e i Sindacati
. L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico . SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E DI DOTTRINA DELLO
STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba. Le ragioni della Giurisprudenza
pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, Il concetto della guerra giusta,
Campobasso, Coluti, Lo Stato giuridico^ nella concezione di I. Pelrone,
Campobasso, Coluti. Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei. La
Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei. Lo Sialo di diritto. Città di Castello, lì
Solco. Il socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di Castello,
il Solco, Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli. Staio e Sindacati,
Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. Consenso ed apatia, in Annaii
dell'Universilà di Ferrara. Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di
Dir. Pubb. La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir.,
1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del Littorio, Diritto
sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, Stalo e Diritto, Modena, Le
leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano)
Roma, Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, Allgemeine Theorie des
faseslischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, SCRITTI POLITICI Il Socialismo giuridico,
Genova, Libreria moderna, Il Sindacalismo nel passalo, Lugano, Pagine Libere, La
persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed. Abruzzese, Sindacalismo e Medio Eoo,
Napoli, Casa Ed. Partenopea, Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia, Che cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, Lo Stato
Fascista, Bologna, Cappelli, Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati,
Roma, Il Diritto del Lavoro Sindacalismo, Torino, Pomba, Rivoluzione e
Costituzione, Milano, Treves, La fStoria» del Sindacalismo fascista, Roma,
Quaderni di segnalazione, Riforma Coslltuzionale {Le corporazioni ; il
Consiglio delle Corporazioni, il Se nato), Firenze, La Nuova Italia, Economia
mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo economico), Milano, Hoepli,Alighieri
esalta nel suo DeMonarchia1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso nell’idea
imperiale; pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo
11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di
ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis le
varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto delle cittàe dei regni;
finché Enea Silvio Piccolomini avanti il definitive tramonto dell’idea imperiale,
traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritate imperli, il disegno
dell’ordine politico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬
vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi. Sull’autonomia nel diritto romano,
si veda Marquardt, Organisation del’empire romain. Paris e per il concetto
giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig, e la letteratura ivi citata.
Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut. Genossenschaftsrect
BerlinSuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca;su
Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen schaft, Ereiburgi. su
Bartolo, lo scritto del Salvemini, Studi storici Firenze Solmi, la
cooperazione, lo stato come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale
– cooperazione volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio.
Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte –
la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una
rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione,
l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica
previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio
Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di
Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di
1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il
dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma
filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di
Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di
stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti
sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo,
assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al
ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il
concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, I sindicati nella antica
roma, I sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citdazione
della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Il concetto di ‘stato’
nei romani. Definizione concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Panunzio – filosofia italiana – veintennio
fascista -- Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo italiano. Grice: “I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a
symbol for if no one is going to contemplate it!?” -- Essential Italian
philosopher. Figlio di Sergio, il più noto filosofo
del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario. Ligato alle correnti
conservatrici e contro-rivoluzionarie italiane. Studia a Roma sotto I.
Zolli. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia
Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P.
Grice, e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia. Collabora con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre
riviste specializzate in studi filosofici. Si
muove nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi.
Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”
-- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello
Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del
dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto
del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne
l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica
occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”,
Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli,
Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento
alla svolta Meta-politica del Duemila”,
Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema
Sacro, Metapolitica, Roma ; Cantagalli,
Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi
a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed
Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti L’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e
Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico”
(Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi
romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e
Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo spiritualismo storico di L. Sturzo (Per una rettificazione metafisica
della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma La
Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,
Ristampe e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di
Metapolitica, Roma I Quaderni di Metapolitica, Roma Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla
“Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo
spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio, Ed. Simmetria, Roma. Inediti. In corso di stampa Note Olinto
Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La
democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,
un teorico del fascismo. S. Sotgiu, in Il
Giornale, Tradizionalismo (filosofia. Silvano
Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Paolino – dizionario filosofico
portatile for gym users -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo
italiano. Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have
Oxford. In Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna,
Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De'
principj del dritto naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di
un supplemento al Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto
soprattutto per i due volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita
anch'essa dalla stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia
compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come
ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura italiana), che quello
studio non fu veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai
Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His
contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so
politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not
a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract
in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the
other members of the civitas. Paolino was alo the author of a dictionary of
antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a
first thought on Julius Caesar or
Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he
notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome
where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions
Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of
Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists
accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in
Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other
ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more
natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and
philosophers followed.” -- D. Di tutte
adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè tut
te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè, nèsi formarono, se non secondo le
diverse nécessità, e bisogne degl’uomini. Anzim in tutte altre sìsi ebbe un
istesso fine perchè non si risguardò ad altro, se non al commodo, e dutile commune
de socii. Ma quali sono le società particolari, che sarebbero statemainel Mondo
inufo,semante nuta si fofle ben falda , e stabile la società Universale (A )?
(A) Egli è fuor di dubbio, che gl’uomini, essendo tutti in obbligo, ed in
dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato, per se medesimo, dovendo non che
al proprio anche all’altrui commodo badare, quando ciò tutto esattamente osservavano,
non venivano a comporre che una società universale inguisa che niundiefi considerarsene
potea aldi fuor. Quindi divero io non M. La 271 safidica l'Eineccio, il quale tutto scaglian,
dosicontro il Puffendorfio, che trattiavea, e deafai malamenge inferiti tutti gli
obblighi, e gl’umani doveri della società, soggiugneto, jto ch'era uom tenuto soddisfara
tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera, e la più saggia, Antichità del e
lasola infallibile maestra dell'umana GinnasioNa II. Cosa
fossero prudenza si lasciarono in dietro
di gran lunga ogni altra Nazione. Quindi, giustache scrive Dion Crisostomo agl’Alessandrini
sull'autorità d'Anacarside, non vi fu città della Grecia,che non avesse avuto
il suo Ginnasio. Questo solo basta di presente supporre per farci sicuramente
acredere, che Napoli Città oggi dall'eterna divina provvidenza
maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai
l'uom brą mare ;e sopra tutte l'altre ben culte città dell'Europa, e per le
scienze,e per l'armi, e per lo Erano presso de Greci questi Ginnasj alcuni
grandi, ftatii Ginnasie magnifici edifizii con ampii portici, e stanze d'ogni
ca ondevenifer opacità, luoghi coverti,e scoverti, ombre, ed altrepref così
deti: eso che infinite comodità, ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la
lor forma. Oppinio non meno nell'arte ginnica, che nelle scienze, e nelle
fa pari celebre gran trafficodi )essendostata, come tutti fuor versia
asseriscono, fondata diogni contro l'altre da Greci, ebbe anch'ella come della Grecia
il suo Ginnasio finda' suoi cominciamenti Infatti Strabone (1),che vise che a’ suoi
al tempo di OTTAVIANO, scrive, giorni questa città avea ancora tiche Greche
costumanze molte dell'an , come le Curie, le l'Efebeo,e altre dital Fratrie,
fatta. E con queste ha il Ginnasio. Né v'ha scrittore al tresì osi su questo
muover di buon senno, che ombra di dubbio e ne di coloro che arti liberali; onde
sotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto il luogo prendersi, per così
dire, due diverse accademie proprio per le, e due Scuole, ribut ta varj, e
diversi generi di Scuole, cioè: quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e
quelle delle scienze, e delle belle lettere. E niodimoltiçe perchè a coloro, che
applicatierano alla Ginnica, e per lebri scritori. Io gran novero loro, e per
gli esercizi, che far doveano, come il corso, la lotta, il salto,il pancrazio, ildi
Strab.1.s. fco, . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento
d'altro, semplicemente O tiGinnasj. Per la qual cosa alcuni nel progresso del tempo
non badando che al semplice suono del vocabolom con cui chiamavansi, li
credettero non per altro essere edificati, che per un tal mestiere: opi stati esi
prima , forse il primo, Craffo presso Cicero nione che porta la ne (2) , e tra
gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono Girolamo
Mercuriale, e Pier L a però avendo per certo, per quel, che ne scri sena. Noi
Ginnica non fu pove Galeno a Trafibolo, che l'arte sta in voga nella Grecia ,
che alquanto prima dell'età di Platone, e che in Grecia, come manifestamen te
fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di visselungamente prima di quel
cele Omero, il qualee da molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti
lo Lino , Filamone , Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, furonvị le Scuole
delle belle lettere fi no da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere,
che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto , che amtici, I Greci
altro allor nonavessero pliare que’ medesimiedifizj, fattimolto tempo prima non
per altro fine, che per le Scuole, e chiamatigli per le ragioni, che testè
noiaccennammo, Ginnasj:poichè Crasso steso, il quale fu il primo, come disimo,
ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio maggiore, e asai più grande
diquello,che bisogna percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano
per questo ad occupare buona parte di tali edifizii; erano questi dal modo, con
cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce greca yújrow , che tanto
vale quanto nudare , nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal
differt. 8.de Gymnasiarcb. ingenuamente egli anche lo attesta, a metter
in campo un sentimento a questo del tutto opposto. Parlando del suo tempo dà
atutti a conoscere, che le pubbliche scuole delle scienze non era allora in
costume d'a prirsi in altro luogo, che ne' Ginnasi; e che per quanto egli si
studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà state erette. Ego
alio modo interpreter (diceegli) quiprimum Palæstram e sedes deporticusetiamipsos,
Catulé, Grecosexercitationis, eg dele&tationis cauffa, non disputationis
invenisse arbitror; et sæculis multis ante Gymnasia inventa sunt, quam in his philosophi
garrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia Philosopbiteneant tamen eo
rum auditores discum audire, quam Philosophum malunt & c. Per verità non v'e
ginnasio nella Grecia, in cui non vi fossero queste Scuole; cosi leggiamo,che
in Atene nel “Cinofarge”, il quale fu un Ginnasio eretto molto prima del tempo
di Platone, eran vi tra l'altre Scuole, quelle della setta “cinica”, dalle
quali egli anche forse ha il nome, e nell'Accademia eravi l'uditorio di Platone
(5) come nel Liceo quello d'Aristotele. Anzi accolto, ovvero al di dentro
d'alcuni celebri ginnasii trovavansi non meno delle scuole, che delle famose, e
celebri biblioteche; come sappiamo diquello parimente in Atene, che avea
dappresso la celebre biblioteca di Pisistrato, rammentata da Girolamo, e da
altri, e quello in Rodi, della cui celebre Biblio (4) Schol. Ariftoph. Pace Xenophont.
In Hippar. Plutar. Symphofilovi11. q.iv. Suid. Pauf.in Artic. (7) Hieron.de
Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell. l.vi.c.17. Lucian. adverfus
indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3 . a Р еросر (s) Suid.Pauf.in
Attic.Schol.Ariftoph.ad Nubes ec. (6) Ammon.vit.Aristot. Plutarch. De exilio.Cicer.q.Tufcul.l.1.C.4.
. teca parla Ateneo; é per questa stessa ragione forse, per cui sempre ai ginnasii
accoppiavansi le scuole delle lettere, troviamo che molti valenti uomini, e
dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere questo vocabolo, a
significar non altro, che queste, quasi pereccellenza; essendo lo studio delle
scienze molto più nobile, e sublime di tutti gli esercizi ginnici. III.che h una
con quello nello stesso tempo le Scuole nide le Scuole (8) Atben. Biblioth. l.1.
dipnofoph.c.1. (9) Senec. epift.76. ut 0 1 , Supposto adunque pervero, come lo è
infatti, Tenimonianza che Napoli, come Città Greca, ha il suo Ginnasio fin di Seneca,
e di da' suoi primi principi, egli convien credere anchevero, tri autori Lati
> . di Napoli : delle belle lettere; senza le quali nella Grecia, come Scienze
che vi abbiam detto, non si formava Ginnasio; e certamente s'insegnarono; di
queste, di cui è solo or nostro assunto il favellare ,vifiorirono.
parlaSenecainuna suapistola(9),nellaquale,come dalle parole ,che poco fa da noi
fi allegarono di Cras fo,con lui filagna presso Cicerone di que'giovani, che al
meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri nel le Scuole per correre
frettoloji a veder il disco, la lotta, e gli altri ginnici esercizi; così egli fiduole
fortemente col suo Lucilio , che nelle scuole della nostra città vistoavea
farcerchio ai filofofi, giovani in nove romolto pochi al paragone di quelli,
che a calca tra ftullavansi nel Teatro, il quale, come egli narra, era in
questa Città non guari distante dello stesso ginnasio, Pudet autem me generis humani
-- scrive egli -- Quoties Scho lam intravi, prater ipfum Theatrum Neapolitanum Il fcis,transeundum eft, Metronactispetentibus
domum lud quidem farctum est: hoc ingenti studio , quis fit Pithaules bonus, judicatur.
Habet tibicen quoque Græcus du præco concursum:at in ilo loco,in
STAL: quo ritur, inquovirbonusdiscitur, paucissimisedent; & bi plerisque
videntur nibil boni negotii babere , quod agant, inepti cu inertes vocantur. i
più nobili della Città non isdegnavano neppur d'inviarviper tal finei propri figliuoli;
poichèegliscrive, chepor tatosi in Napoli con Antonio Giuliano, professor di rettorica
udito vavea un giovinetto molto riccocum utriusque lingua magistris (per
valerci delle stesse sue parole) meditans, exercens ad caul'as Roma orandaselo
quentia Latina facultatem. Quanto alla Filosofia, la dottrina di Epicuro, la
quale venne da'più dotti dell' antichità ricevuta con applauso, e fu
universalmente se guita da tutti que'grandi uomini del tempo d'Ottaviano; era
quella , che in queste medesime scuole avea maggior voga; come par che si
conobbe da una Iscrizione,che nel 1685.fi rinvenne in un Cimiterio fco verto
nella Valle della Sanità , non guari distante da quella Chiesa sopra alcune
urne,che state erano per quel che n'appariva , di Epicurei. Poichè in alcune di
quelle vedeası il nome di alcuni celebri filosofanti di questa setta, scritti
con Greci caratteri, e in alcune altre con caratteri Latini leggevasi; manonbene,
e oscuramente: E come apprendiamo da Gellio, che fa anche di questo Ginnasio
onorata memoranza vir bonusque . 3 DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo
tempo in queste Scuole nell'istessa guisa, che in quelle del Ginnasio di
Cartagine ramme morato da molti Autori (10),s'istruivano I giovani non meno
nelle scienze,chenellelingue; e I più (10) Salvion.1.7.Hieron. in Catbalog.ccap.3.
Jone Proph.Aug.1.2.conf.c.3.6.6.0.7, fc.8.l.s.c.8. (11) Celan.Giorn.3. delle notizie
di Nap. STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE
CHORO Quindi tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane , e
le lingue , fi conta Stazio Papinio nativo di Silta, Città dell'Epiro, che
fiorì circa al tem po dell'Imperadore Domiziano; padre di Publio Stazio; il
quale, come dal costui poema fi ravvisa (12) espose in queste Scuole l'opere
de'più celebri poeti Greci, come Omero, Esiodo, Teocrito, ed altri di questo
genere; e tra coloro, che v'insegnarono le scienze filosofiche, deve
annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto
vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo,co me
questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio
(13);e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in
altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto
catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ;
non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì
rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let terati venneellada’ Romani
concordemente non con altro titolo chiamata , che di dotta, e studiofa ; e così
per tralasciar degli altri,che cið fecero (14) Columella in parlando di Napoli,
non con altro epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope,
Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi
di 00 .1 >1 li al Papir. Star. flvar.s.epiced.inpatr.
(13) Senec.ep.93. Er Oras. Epod. Ad Canid. Sil. Italib.12.Stor.l.3.Syluar.Ovid.
Metamorpb.is. Napoli,quanto Illo Virgilium me tempore dulcis alebat mente
cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro Costantino. Sen.ritroviam
nellaStoria,che avessero eglinofino nel cadi li,chevogliomentodellorImperio
maggiormentefrequentata;equel no, averTitalisopratuttolafrequentavano,se
vogliam prestarfe in rifateleScuo-de a Strabone che impiegavano ilpiù del lor
tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze.
marmo,cheog Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e
riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto
conto iNapoletani,e per laGin > comebenrifletteil Bembo inunasua pistola, fu
mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i
suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in
Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano
ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella
fine de'Georgici, che : che visicolei nica , la quale nel si. lor Ginnasio
esercitavano anche con vavanofofefta somma diligenza e con tutta la
magnificenza del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli
stesiRomani somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi
Lucilio,che fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra la fontere delleSatire, non
solo visse, ma anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta
Quintiliano,e Cicerone, il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione e Virgilio,
dicui di che propriamente in efoabbiam favellato, Orazio, Livio, Marziale,
Silio Italico -- fac cialimenzio --, Claudiano , e tutti gli altri tra gl’antichi
, ne mar che morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome im in
cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo; anzi dubbio fi parla delle
Scuole . molti Bemb.vol.1.1.2.lett.27. Strab.l.3.infin. (17) Quintil.l.10. Cicer.l.8.ep.famil.
Crinit.de Poet.Latin.Philoftr.Icon.Sil.Ital.lib.12. IV. per 9 molti,come
dal Poeta Archia narra Cicerone brama
rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini ; cosa, che iGreci non erano
molto larghi a concedere;feb bene su ciò non tuttiusassero lastesa moderazione:
Ma non menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città
glistesiImperadori ; poichè sal vo
Celare,ilquale,comescrisseCicerone(22)inalcun tempo ebbe a sdegno i Napoletani,
forse perchè infer matosi fra esi Pompeo nelprincipio della lor guerra, gli mostrarono,come
scrivePlutarco,moltisegnid'af fezione, gli altri tutti fino a Costantino ,
lebbero p e r le ftese ragionianche molto cari : così che eglino molte
prerogativen'ottennero(24).Ilperchè Tito ,chesuccef se a Vespasiano circa
l'anno 79..dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo
tempo , a cagione di unobengrandeincendiodelMonte Vesuvio rovinati molti luoghi
vicini ; e traquelli ,come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli anche il
Ginnasio : egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo ristorare: e
comunalmente fivuole, chediquestofattonefacciaanche oggi giorno una chiara, e
certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin
questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è
la seguente , riferita anche dal Grutero, non cheda tuttiinostri Istorici, li
quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa memoria
dellescuole,ch'esistevanonelGinnasio. " 100 Jens 1 CI, 22 > 1 00
TO са, fuz a . B Cic.proArchia. (21)
Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman. (22) Cic. Ad Attic.l.10. ep.11. Plutar.inPomp. V.
l'Autor della Stor. Civil. Del Regn. lSueton.in Tit. cap.12.b.i. (20)
Gruter.pag.173.Infcript.oper.& locor.publicor. (27)
Capacc.ift.l.1.c.18.Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c. TI -ΙΤΟΣ
-ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ . ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ• ΤΟΙ OE ·TIIATOE ·TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT:
TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ •ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G
.COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma senza che quì noi ci
distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli, ed agli errori, che
co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo marmo ; basta, che con
qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in esso si tratti del
Ginnasio; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più probabil cosa
essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il numero delpiù,il
quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti per ordine di Tito
,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque ftu dio vi fi
faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli esercizj letterarj
abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte pure,e prette immagi
nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito dal Capaccio (26),
ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET IMAGINIBVS
ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT (26) Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18. . E
per .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi statue,
e d'immagini ilor Ginnasj,con riporre quellede più celebriAtleti,edicoloro, chesieranopiùnella
Ginnica refi immortali, ne’luoghi, ove l'arte esercitasi. E quelle de’ gran FILOSOFI
nelleScuole;come del Gin nasio diTolommeo celebre inAtene narraPausania Per la
qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era
volgare successe nell Imperio a Trajano. Di quanto narrasi in questo marmo
convien darsi il vanto. Poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano inomnibus pæne urbibus,com aliquid
ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che volontariamente lo
elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore della lor Repubblica. Come prug va
il Reinesio contro il Capaccio ,ed
altri,che cre dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie
a fomiglianza diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne
fachiaramenteconoscere,cheilGin nasio, e le scuole in NAPOLI sono ugualmente
celebri di queste Scuo non meno prima, chedopo che questa città
fi:sottolefinoaCostan mise aldominio de Romani; poichè febbene i Napole
tanidall'anno1428.diRoma,come sostienetraglial triilReinefio (30)finoad
Augufto,edanche molto tempo dopo, toltone il tributo, che pagano a’Romani, essendo
stati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici
anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se
si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di Colonia, Paulin Attic. Cic. De
finib. Spart.in Adrian.cap.20. Reinef.var.le&t.l.3.0.13. Lo Meliovariar,bection6.3.6.16
20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per col ied che cole :ftu. onde magi
0 rife : e refi B 2 Cih e refi più soggetti,preso avessero a
dismettere gl’antichi greci inftituti. Tutta volta seguirono pur eglino, come
manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser citarsi nella Ginnica , e tener
te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi professori in ogni genere
di scienze. Ma in quale regione della nostra città situato esse le, e del Ginna-questo
Ginnasio, molto'vario è il sentimento degli Au tori. Alcuni credettero, che le
Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea
(31); non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra
; poichè o fi vuole, che queste scuole sono divise dal GINNASIO. E ciò quanto
sia lungi dal Summon. le cole che di
sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste
era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello;
e giammai si verrà a mostrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali
edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio
de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro , diverso da quello , che di
sopra divisam mo; ma questo anche quanto sia inverisimile, anzi impossibile
chiaramente appare da quel che in tutti i noftri İftoricisilegge;come dire:che
Napoliatempopari mente diRuggiero Normanno dopovarj,ediversiac crescimenti
diedifizj,ediabitanti,nonera,che'una
Cittàmoltopicciola,etale,chefattadaquelRemi. surare, non li rinvenne il fuo
giro maggiore, che di pallil;onde ove:mai figurarvifivoglianotanti diversi
Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli
antichi edificarsi, non po trem VI. SitodelleScuo vero , tremmo mai
concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per
abitarvi. Seguente sillogismo. Appare eglidicono da Platone,che: il luogo
proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della Gittà:aveano
questi,secondogliantichi,ilpiùdappresso leTerme;ecome sideduce da Stazio
nelGinnasio de’ napoletani era vi un tempio dedicato ad Ercole. Orduppo Ito,
che in Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver tutto
ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo
distretto le chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla, avendo
preso, a scrivere di questo GINNASIO, che per la morte sopraggiun tagli, non potèterminare;
fiappoggianodel tuttosul Altri all'incontro furono di parere, che il Ginna fro
occupasse propriamente quella regione della Città, la quale per le Terme, ch'erano
nelsuo distretto, chiamossi Termense; e si vede anche dagl’antichi filosofi
chia mata Erculense, come chiamola Gregorio nelle fue pistole perloTempio,cheiviancheera
inonor di Ercole oveoggièlaCappelladettaS.M.adErcole e dopo fu
chiamata,comeparimente or fichiama,di Forcella. Non già come vogliono
alcuni,ch'è troppo follia il credere dalla scuola di Pittagora,che quivi era,
la qualeavea per insegna la lettera biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il
sentimento de'più favj, da un antico Seggio, il quale facea per avventura per
sua im-. prela, quelta lettera, che finoggimiriamo scolpita in un antico marmo
sopra la porta della Chiesa Parrocchia ledi S.Maria a Piazza; e diede ilnome a
tutto il quartiere.Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da
quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 Gregor. Terme, Terme, ed un
Tempio ancora consecrato ad Ercole. Dunque, eglino conchiudono,deve credersi di
necessità, che questo così fosse.Pur tutta volta,posto che Platone non parli di
quel che in fatti costumavasi nella Grecia al fuo tempo , ma soltanto di quel
che bramava, che si costumasse. Poichè sappiamo per certo che tutti i GINNASJ eretti
erano fuora delle porte della Città, o a can to a quelle , come lungamente
pruova Meursio , e tutti gli altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo
roscrittiillustrato;e perchèleTerme esser potevano, come realmente sono anche
in altri luoghi di Napoli, e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il quale
ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e magnifico,
ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio , o Cappella; nè creder, che questo
fosse stato solo, ma con esso insieme congiunti, o dentro lo stesso ben molti
altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di Apollo,di Cupido, e di altro
Dio di questo genere, del Teatro, e Somma piazza . E per verità quiviiveg
gonfi! ancheoggienellecase, che diciamo dell'Anticaglia , e in tutta quella
vicinanza , ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli
S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della
Vergine Avvocata, volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi
d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne'
Ginnasj; devequestosentimentoanche con tutta ragio ne: ributtarfi. più koNon
pochifinalmentecontesero,eforsecon saldo giudizio,econ maggior fondamento,che
ilGinna fio, e 'l Teatro stati fossero in questa città in una stessa ,verso
quella contrada, che anticamente dicevasi saparte fe secolo, quella di
Berito e quella di Costantinopoli eretta
teflandrini;te del pra Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn, 2. V.Plutar.inopusc.viramepicur. non esse beatam.Strab.l.s.&
Philostr. in Po lemon.] Spartian. In Adrian, Sueton. in vit. Claud. Gronov. dissertat.
de Museo. Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet.h.n.c.quietate
velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. V.l'Autor della Stor.Civile del Regnol.s.
dur NON Comunque però ciò sia, rientrando in nostro sentiero. Dopo che
Costantino trasfere la sede dell’imperiodeleScuolede nellanuova suaCittà, non
vihadubbio,ch'egli,echedopotraj. Lita ove crediamo noi essere stato il Ginnasio
, viene ad essere per avven tura fuor delle mura ,ovvero accanto a quelle. Continuazione
quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla
lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoede nanza, di frequentar Napoli alla guisa, che
ilorante - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche
me- Womenerico da no da’ private cittadini romani frequentata. Ma non per tempo
di NERONE questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani,eglio
an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna
altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono
parimente le vestigia d’alcuni edifizj, che pajono non aver fervito che per
leTerme. Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche
scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin
nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di già ricevuto nella Grecia, il quale
come testé da noi notossi, e d'erigere questi Ginnasj fuora , o vicino le 1
porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0
pinionide'scrittorifisupponga, che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo
veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado. Per tro-rientali, accre
varsi in molti luoghi delle famose Università degli Studj, etonelIV.eV. delle celebri Academie , di
cuiquella d’Alessandria Coʻ Leterati A stimonianza dal medesimo Costantino il
Grande portavano 10-fa Agostino bilito netrai Napo 3 ita qual
cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientali soprattutto in questi tempi, ne'quali
trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a
quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento
delle cose non solo non apporta niuno im pedimento alla letteratura napoletana.
Ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo
naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta
ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in
queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio
dell'eloquenza, come attesta Agostino, che allora altresì ,vivea. Perchè
scrivendo egli contro gli. A. Paolino. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Papi – la scuola di Milano –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Grice:
“Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo”
is Two words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be
different!” -- essential Italian philosopher. Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente
attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un
percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la
vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del
tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in
un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda
“Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le
distanze da Engels e rende omaggio a Papi. E’
questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo
spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario.
Cugino del gerarca fascista Achille Starace. Il 5 febbraio 1940 l’ing.
Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto Arsizio, industriale in maglieria, vedovo
e padre di un bambino, si recò a Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno
successivo giunge ai familiari un telegramma nel quale il Castelli li informava
che andava a Bologna per affari. Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per
solito il Castelli si sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di
altre notizie indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi
alla polizia. Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna
traccia. Il 9 febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente
Francesco Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago,
la Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare,
considerato che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi
recatasi nel locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto
riverso sul pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la
vittima emerse che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il
Miralago. La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio
di via Porpora Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si
frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Lidia Biasin. Lo Starace
aveva avuto rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un
boschetto del Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi,
all’epoca, erano nel ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000
lire al Castelli. Nelle more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane
dallo Starace – lo stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per
ricordargli le sue condotte nei confronti della Biasin e che per questo doveva
pagare. La ricattatoria pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come
suggello l’esplosione di due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il
Castelli. Caso volle che alla scena iniziale assistette il garzone di un
lattaio che indicò di avere udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in
un cassetto del locale ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo
Starace derubò la vittima del portafogli, dell’anello, di una penna
stilografica in oro tanto che nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé
almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di valore furono mai trovati. Da subito lo
Starace sostenne che la sottrazione di tali oggetti era stata fatta per creare
l’apparenza di una rapina ciò non di meno fu accusato di rapina In Assise i
legali di Francesco Starace cercarono di ottenere l’infermità mentale
dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott. Moretti Foggia aveva avuto
in cura un fratello dello Starace per paralisi infantile; il prof. Medea ebbe
in cura uno zio dell’imputato affetto da una grave forma di deperimento
nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato affetta da psicosi
malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa, stranamente, parlò del più
noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille Starace ormai caduto in
disgrazia anche agli occhi di Mussolini. La Corte respinse le tesi dei luminari
volta a sostenere una certa propensione patologica nella stirpe dello Starace e
inflisse all’imputato 30 anni di carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo
Starace, dopo il 25 luglio 1943, offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì
a ottenere la libertà. In carcere era entrato in contatto con alcuni falsari.
Ricercato perché aveva intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne
arrestato a Milano per essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a
Genova ammorbidì la sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni,
ritrovandosi di nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente che tra
il maggio 1945 all’ottobre del 1946 riuscì a spacciare circa 8 milioni di
AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere,
clichés per la stampa di biglietti da 100 lire. Il 19 ottobre 1946 il
nuovo Corriere della Sera titolava a pag. 2 Era la prima volta che
il giornale faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace
e Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia
erano stato trovato materiale copioso tra Nel 1949 allo Starace fu
inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non
ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione, gli fu computata la pena più
grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu
impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di
piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei
quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco
Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e
figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato
licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il
negozio per impiantare un’industria di maglieria. “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi.
Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia
di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano
Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Papirio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Papirio Peto. A member of the Garden, and friend of Cicerne. Cicerone
wrote a letter to him in which he rebukes Papirio for ‘his use of obscenities.’
Grice e Pareyson – implicare ed
interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Piasco). Filosofo italiano. Linceo. Nato da genitori entrambi
originari della Valle d'Aosta, si laurea a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza”
– su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compe
spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere
personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più
importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania
i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour
di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti
della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per
alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio,
Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.
Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino
dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut
international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica,
succedendo a Stefanini che la fondò a
Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone, Riconda,
Marconi, Massimino, Ravera, Perone, Ciancio,
Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro
della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i
primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad
Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza
e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una
nuova interpretazione dell'idealismo non
più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui
l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli
esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers
e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo
anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma
come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva.
Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a
ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due
correnti, riconducibili rispettivamente a
Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente
nell'esistenzialismo e nel marxismo. Il suo percorso filosofico ha attraversato
principalmente tre fasi: una più propriamente esistenzialista, attestata
cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che
riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria
relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi
strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione
ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo
Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che
si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un
filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui
interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché
Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre
fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella
positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della
propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non
necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia
la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia
puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre
che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla
negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma
dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà
che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia
cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale.
Migliorini et al., Scheda sul lemma "Pareyson", in Dizionario
d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa
sezione, si veda Vattimo, Dizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia
presente in centrostu di pareyson Home.html
Luciano Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling,
in «Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione
del proprio percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis;
“Escatologia della negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli,
Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, F. Tomatis. Altri saggi: “La
filosofia dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze,
Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del
fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica.
Teoria della formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano,
Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di
estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e
interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati, Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano,
Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La
filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia
dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone,
Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della
libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere
complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Mursia, Milano. Interviste
principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io,
filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola,
"Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto
Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria
dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare,
“Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la
morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson,
‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ---- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Parinetto – implicatura ed alchimia – la
bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le
streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian
allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua
opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del
Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come
(Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale,
quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del
marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle
persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione
legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte
del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito,
spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte
le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche
contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere
contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano
anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere
stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche
collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del
PCI). È in via di costruzione, presso la
biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta
produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e
rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis);
“Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La
nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo:
Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La
traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e
ragione” Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea,
“Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le
ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro
la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i
frammenti, Mimesis, Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin,
Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia,
Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La
vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in. Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da Nicoletta poidimani Biografia da zam,
su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba
d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca
del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) –
metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia,
processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il
veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Parisio – L’implicatura di
Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo
italiano. Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher
should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita
errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove
apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re
Ferrandino. Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove
sposa la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza,
Padova e Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a
Roma, invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana
che latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritorna definitivamente a
Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”;
“Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani
adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia
poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus
Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis
et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes
doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque
Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus
de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe
politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index
copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa
sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus,
Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in
quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita
sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona,
Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex epistolis
excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis:
& ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit &
approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii
Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati:
aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis:
Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii:
multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem
literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum
grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia, per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes
in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper
accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de
Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam
expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi.
adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis:
arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab
optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam
quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus
poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana”
(excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’
Biblion, Francesco D'Episcopo, Fondatore
dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi
sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata
e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica
et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale
primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«»
AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae
praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati* Quae
fdre eos oporteat* ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem;
quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib * quadfaonibus, SC earuhi
generibius; De circunftanda quaefacithypOi» , thefim; De tribus generibus
caufar; partes Rhetoricae qumqi; Demuenrione. Zo; Qufcotrouerfiaenoconfidat
zi^4z Dcconftitutionc* zz»4^ Quotfintcoftiturioncs,etquf; Deftatucomecdurah»
Dedatudeiinitiuo. De datu generali Dedatutranflariuo Ex plurib conditutionibus
quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De
quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo;
Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e
consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro
Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il
padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la
guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di G. Mosco, dove
perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le
lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata
dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca
nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti
antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva
a Parisio anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze,
attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con
l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a
tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad
patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione
dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus
Ianus Parrhasius. Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e
ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti
di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui
indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria
Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo
VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la
salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere
abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega
a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio
romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che
accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di
trasferirsi a Milano. Nella città lombarda trova alloggio e occupazione
nella scuola di Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da
Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di
eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso
Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con
lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e
scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in
Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio,
che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta,
anche il figlio di Demetrio, Teofilo, Alciato, Giovio (che scrive su biografia nei
suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente
del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza
lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La
polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un
contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del
Poncher con J. Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data
alle stampe, per la quale Parision accusa
l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica
degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da
Ferrari,rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo
pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo
assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di
un’aggressione fisica accetta l’offerta di G. Trissino, allievo di Calcondila e
si trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu
Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio
(ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della
famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta,
il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche
trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote
(nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di
Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una
versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un
inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla
ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato
un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa
riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G.
Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi
anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente
nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le
edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler
e Vicenza da Zeno), e il IV.A.8
contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio (Napoli, G.
Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli.
L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della
tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte
dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non
fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di
notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette
forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di
Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia
realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide”
sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da
Scinzenzeler. Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e
tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui
soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad
Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L. Michiel. Vaglia
la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese
dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo
una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri
sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta
risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna
ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Antonino Siscari. Nella scuola
di Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese
dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di
insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato
raccomandato al pontefice da Fedra Inghirami e Giano Lascari). Arrivato a
Roma tenne i corsi. Ottenne da Leone X
la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli,
grazie a un legato del cardinale Luigi d’Aragona, ma le precarie condizioni di
salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione
carisiana di Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da
alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è
attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice della
Biblioteca dei girolamini di Napoli. IMartirano pubblica a Napoli (G.
Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De rebus per
epistolam quaesitis” e pubblicato da Estienne II, che nella prefazione lo presenta
come il maggiore umanista della recente generazione, un giudizio ripetuto
ancora da Sabbadini. Vennero date alle stampe anche le sue esegesi alle
Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE.
Lascia in eredità a Seripando l’ingente biblioteca raccolta negl’anni precedent.
Essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, 567 fra codici e libri,
molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al
fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano
di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più
consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli
inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da
Iannelli e Lo Parco. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri,
Roma. Fonti e Bibl.: C. Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii
Commentarius, Napoli; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio. Studio
biografico-critico, Vasto; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini, Firenze,
passim; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio e Alciato, in Archivio storico lombardo;
Due orazioni nuziali inedite, Messina; U. Lepore, Per la biografia, Biblion; M.
Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica, M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,
in Rendiconti dell’Accademia di
Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un
umanista calabrese, Manziana , M.
Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico
letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni
inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di L. Gualdo Rosa
et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di G. Abbamonte et al., in AION,
Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro,
in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione
filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di
A. G. Parrasio alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri,
L’influenza di Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di Santoro,
Pisa. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura,
implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio,
Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia.
PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica
speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la
dialettica e la retorica --. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Parmisco – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico Favorino says that the
Pythagorean Parmisco (he spells the name Parmenisco) freed Xenofane from
slavery.
Grice e Parrini – implicare,
interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo italiano. Grice: “Italians are supposed to be
non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore
a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del
comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e
condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore
Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di
ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia
Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi
europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta
Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e
applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di
filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di
vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo,
della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una
nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale
sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto
epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un
centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica”
(Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio
dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma;
Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when
he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert,
as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa
di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli,
Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni
della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano);
“L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del
Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was
right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need
no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia,
oggi” (Carocci, Roma). Note
"lanazione", Scheda
docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di
Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la
filosofia, su lgxserver.uniba.Lo studio del riferimento in W. V. Quine,
“Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia”
[= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz,
II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G.
Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary
Science and Philosophy (Pittsburgh, 1970), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le
Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, 2 voll. (Paris, 1968), Rcsf, Recensione
di N. Rescher, Essays in Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2
Recensione di E. P. Papanoutsos, The Foundations of Knowledge (English edition
with an Introduction of J. P. Anton, New York, 1968), Rcsf, Il carattere dei giudizi esistenziali e
alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso Nazionale di Filosofia:
Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società Filosofica Italiana:
Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems, Tools and Goals
(Dordrecht), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The Development of
Logic" di W. C. Kneale e M. Kneale, Rcsf,
Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi filosofica, Firenze, La Nuova
Italia, Per un bilancio dell'empirismo contemporaneo: contributo alla storia
del positivismo logico, Rcsf, Edizione, con Introduzione, di A. N. Whitehead e
B. Russell, Introduzione ai "Principia Mathematica", Firenze, La
Nuova Italia Recensione di K. R. Popper, Objective Knowledge. An
Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J. Danek, Les Projets de
Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique contemporaine (Laval,
Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie radiofonica a c. di
Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e filosofia
nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie radiofonica a
c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai Recensione di W. V. Quine, I modi del
paradosso e altri saggi (Milano), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura
tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra, vol.
X: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e
dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf, – Linguistica generativa, comportamentismo,
empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per
definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della
realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi
[Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e
teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza
dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il
Mulino Introduzione a W. V. Quine, Logica e grammatica, Milano, Il
Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani
dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie
radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a
M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso", – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il
suo, “La Stampa”. Recensione di R. S. Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky
(eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos(Dordrecht, 1976), Rscf, Recensione di
R. Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf, Recensione di S. Lunghi, Introduzione al
pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo,
Milano, F. Angeli Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach,
Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista
(Recensione di K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica,
Milano, 1984, 3 voll.), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con
Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza: Recensione di T. Nickles, Scientific
Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies
(Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo
Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia
Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo,
"Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e
contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism.
The Systematic Philosophy of John Anderson (Cambridge, 1986), Rsf, L'antidoto
degli elettroni (Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari),
"L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento
di Filosofia dell'Università di Firenze, (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella
cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia
italiana e neopositivismo, Rf, (also in
Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C.
A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I
fondamenti della psicoanalisi, Milano, 1988), "L'Indice" La
psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero
(Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni,
Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità,
forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo
(recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P.
L. Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti,
Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica,
Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia,
Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra, vol. X: La
filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova
Libraria: cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca, Empirismo logico e filosofia della scienza:
Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica,
Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi
sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin,
The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante
di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma,
evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del
Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e l'epistemologia
contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi dell'empirismo
logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni testi inedita; Presentazione
di R. Lanfredini, Husserl. La teoria dell'intenzionalità. Atto, contenuto,
oggetto, Bari, Laterza: ix-xiii 9405 – Reichenbach, la
teoria della relatività e la problematica dell'a priori in Dagli atomi di
elettricità alle particelle atomiche. Problemi di storia e filosofia della
fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni
Galileiane", vol. IV, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza
e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio
della filosofia in Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, 5 Intervento/intervista
sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere
della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale
della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti
rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore", Filosofi, vi esorto alla Bosnia,
"L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni
introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in
“Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è
scorretto (moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del
Comitato nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il
Sole 24 Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24
Ore”,Filosofia e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi,
“Informazione filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della
filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza:
Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia scientifica e
filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi filosofica
[Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento dei
Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un
sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via
nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con
Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed
epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di
Francesco, Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive teoriche e revisioni
storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non
raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche,
Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella
scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo,
Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza
edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli
epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e
di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel
dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore", La filosofia è ancora motore di progresso
[Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24
Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla
riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra
filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di L.
Gallino, M. L. Salvadori, G. Vattimo, Torino, Pomba, Vol. III: Il declino delle
certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in
Annuario di filosofia 2000: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano,
Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi
del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia,
"Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La
navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione',
Roma, Armando Editore: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24
Ore", Empirismo logico, tutta
un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo
Parrini e Marco Messeri), "Palomar",
Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo
Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria
Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La
filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e
Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una
panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in
Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore",Sapere e interpretare. Per una
filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e
cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’
dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in
Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età
antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini
Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande
epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita,
“Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma,
Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle
Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della
scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il
Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a
confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di
V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini,
“Bollettino della Società Filosofica Italiana”, Reason and Perception. In
Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism.
Historical and Contemporary PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su
Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di
Giulio Preti, ed. by P. Parrini and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e
Associati: 11-14 (Presentazione by P. Parrini andL. M. Scarantino), Preti
filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti:
‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo
di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, M. Papini
e D. Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza
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Popper e il “dilemma pascaliano” di Duhem, in Riflessioni critiche su Popper, a
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Peruzzi, Firenze: A priori materiale e forme trascendentali della conoscenza.
Alcuni interrogativi epistemologici, in A priori materiale. Uno studio
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Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo, Pap,
Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi Filosofici di
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Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo popparrini html
Scienza e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in
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Castoro. L’approccio teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in
Insegnare Filosofia. Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di L.
Illetterati, Torino, Pomba: Presentazione di Luca M. Scarantino, Giulio Preti.
La costruzione della filosofia come scienza sociale, Milano, Bruno Mondatori: ix-xv
0705 – Il convenzionalismo epistemologico al di là dei problemi
geocronometrici, “Rsf”, Bisogna conoscere il passato per orientarsi nel futuro?
Risposta a Marco Santambrogio, “Iride”, Per la verità, ancora una volta [su D.
Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino] “Iride”, Mente, verità e razionalità. Tre modelli
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Acireale-Roma, Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo
italiano: una questione chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione
chiusa? La rivista “Epistemologia” tra
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riviste: P. Di Giovanni, Milano, Angeli: Intervista in occasione del
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logico, in Portale Internet della Treccani,
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L’universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere, a c. di S. Besoli, C. La
Rocca, R. Martinelli, Macerata, Quodlibet: L’esperienza neoilluminista nello
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Tega, Bologna, il Mulino Integrazione della Corrispondenza Dal Pra-Parrini del
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Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Giovanni
Faccenda, Milano, Electa Mondadori: Metafisica, sì, ma quale metafisica?, in
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Atti del Convegno: “Orizzonti e confini nella ricerca epistemologica” (Centro
Congressi della Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Sociologia), G.
Rinzivillo, Roma, La Sapienza: Relativismo, peso dell’esperienza e valore della
verità, in “Diritto e Questioni Pubbliche” diritto equestionipubbliche.org/page/2011_n11/10_mono%2
0II%20-%20 Filosofia e scienza in Italia nell’età del positivismo,
Portale Treccani Croce ha accentuato il
nostro ritardo culturale?, “Il Riformista”, La pittura come scrittura
filosofica. De Chirico e la metafisica, in La questione dello stile. I
linguaggi del pensiero, a c. di F. Bazzani, R. Lanfredini, S. Vitale, Firenze,
Editrice Clinamen: Fenomenologia ed empirismo logico, in Storia della
fenomenologia, a c. di A. Cimino e V. Costa, Roma, Carocci, Salvare i fenomeni.
Considerazioni epistemologiche sul caso Galileo, in Pianeta Galileo, A.
Peruzzi, Firenze: Presentazione del Convegno internazionale su Giulio Preti per
il centenario della nascita, in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze:
2Realismi a prescindere. A proposito di realtà ed esperienza,“Iride”, Lezione per
le “Lectiones Commandinianæ” dell’Università di Urbino) La
scrittura filosofica, in La verità in scrittura, a c. di Fabio Bazzani, Roberta
Lanfredini, Sergio Vitale, Firenze, Editrice Clinamen: Etica ed epistemologia,
in Etica, libertà, vita umana. Commenti al libro di Piergiorgio Donatelli, La
vita umana in prima persona, “Politeia”, Verità e razionalità in una
prospettiva positiva, in Filosofi italiani contemporanei, a c. di Giuseppe
Riconda e Claudio Ciancio,Torino, Mursia: Presentazione del volume Sulla
filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis:
A priori, oggettività, giudizio: un percorso tra kantismo, fenomenologia e
neoempirismo. Omaggio a Giulio Preti, in Sulla filosofia teoretica di Giulio
Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del realismo dal
punto di vista del rapporto soggetto/oggetto, in Realtà verità
rappresentazione, a c. di Lecis, Busacchi, Salis, Milano, Angeli: Ontologia e
epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R.
Lanfredini, Milano, Mimesis: Kant e il
problema del realismo, in Immanuel Kant, a c. di R. Pettoello, “Nuova
Secondaria” “Esercizi Filosofici”, 1:
Esercizi di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy.
Essays in Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c.
di R. Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva
epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach
scienziato-filosofo, Introduzione a Ernst Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi
per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio
sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia
neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an
Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology,
“Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista:
https://www.letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/) Epistemologia
e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo,
“Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una
valutazione critica in dialogo con Sandro Nannini, in Dalla filosofia
dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Sandro Nannini,
a c. di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari.
Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia
italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in
onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano,
Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore,
in corso di stampa 2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno
snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito
presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli
Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su
invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive
a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e
rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a
c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo
Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica,
Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo italiano. Fisologia. Grice: “An
excellent philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a
functionalist approach.” Filosofo. Lingua. Fratello maggiore di Leone
Pascoli. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante
dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio.
Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta Europa.
Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et
Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una
filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura
italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per
impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con
ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia
metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei
mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto
che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco);
“Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per
quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria
dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro
principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac
morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine,
chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e
fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio,
pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende
dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum
sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto
che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad
insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI
PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma);
“Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma);
“De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam
afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura
di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina
insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una
breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di
Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli,
letto con Lic.de'Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre,da
che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano
inRoma,dallaPatria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì
sparse per decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed
esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria
egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui
a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna
corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato
un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro
ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni ;dacchè se vivente fosti il più
fido seguace delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio , forse oggi
di averne auta pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al
vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese
balze di S v e zia le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri
nelle Gallie, pure cento anni pas opra il sesto decimo lustro
Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio . Il nostro
Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono queste
da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo ottantadue
anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici
valorosi, che io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a
gloria di quella medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine
ricinto', che quì splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere
che siavi alcuno il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui
laudando , essendomi dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi
ne quali si vive, ciò non torrà certamente che Egli non debba essere reputato
grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da
meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare
dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti
nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati
si avvicinano sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze
tutte di più chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile
loro migliora mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo
Elogio di Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio
in che ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona
ventura tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi.,.dotti Colleghi, non
tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti
legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente
erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse
giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e
grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra
questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e
finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento
negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di
chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che
non venga dimo, strata per tale; appena disse'che la umana mente deve
tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di
queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare
degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica,
lameta fisica, la fisica, e la medicina medesima in più stabile e più onoratá
sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e
poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento,
imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo ; ed il
nostro Pascoli divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di
Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura
invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia
con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e
6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle
regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il
quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a
corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma
nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire
illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale
passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia
cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le
idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio
scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio , coldubbio stesso fondamentale, prese la
via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee , i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi.Umana mente!
varsiesistenzefuoridinoi,erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito,
sostanze interamente fra loro per essenza e ' chę i sensisieno ingannevoli
guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e
per se stessa principj stabili, cui tutte le Ora tornando al nostro laudando
diciamo che parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali;
poscia diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un
qual che modo di essere';e fondo le principali massi me dellaumana
certezzasullaesistenzade'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei
stu diò pur egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale
sostanza; e ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di
lei, donde le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e
mentre Cartesio ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non
essere necessario di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata
la sua spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco , egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “
Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia'.
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto
solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8
e e le sue ferme opinioni sull’animalitá delle bestie. Protestandosi in
mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana
credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima
fama di Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la
dispiacenza più viva. песа. Applicatevi dasenno a filosofare, poi che per tale via
depurate la mente umana da gl’errori che la offuscano, e sollevata dalle
passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di
serenità, dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo lora fu che
Pascoli accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta
vanità di spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opinioni; e nelSofilosenza
Maschera scuoprì il suo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono,
alcuni falsi sapienti, che superbamente umili, abusando del comune adagio, id tantum
scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte
proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori
e nemici. Contra tale specie di stupidi pensatori si scaglia il nostro Pascoli;
e fa conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo
che chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di
CICERONE, d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti con se l’apprensione, al
giudizio, al discorso, al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole,
forma il suo saggio di logica, seguendo ugualmente la prediletta sua cartesiana
maniera. Espnse quindi i precetti del ben' apprendere, del ben giudicare, del
ben parlare, del ben disporre. Prefere il metodo analitico che il
pensiero è all’anima essenziale, come alla materia è la estensione, parla delle
operazioni del nostro intelletto, le quali riduce all' per I studiare le cose, elo
chiamò metodo di risoluzione o di disciplina. Si servi del metodo sintetico per
insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o di dottrina. Dopo che
la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fa più
ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle matematiche
divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'umano intelletto ed alla ricerca del vero, ognuno di leggeri il conosce .
Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere
del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di
Cartesio si forma matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel
quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che, ma in algebriche, intitol il suo lavoro col nome di “Arimmetica
nova o speciosa,” ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomii, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi sommi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lascia di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo esamina. Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio hanno già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo , il Pascoli con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto
sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si »
valeDio,dimomento inmomento,aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito.
Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un
imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo
go "nei movimenti della materia e degli animali . Le scuoleAlemanne
apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere
diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La
vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto
entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart,
Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto
calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro
Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano
Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi
viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente
volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel
vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo
opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico
e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse
egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella
quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte
ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi
sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi
allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente
difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema
di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re
Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose,
ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso
cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Coperni colunginestasse. Imperocchè
fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel
l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente
compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte
degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra,
è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose
occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della
nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro Pascoli, è inedico di altissima
riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non
meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di
altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condusse ro .
Alessandro Pascoli visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le
insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già
per cangiarsi dal Santorio e dal B o relli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lospirito; epienodialtoin gegno ,nellamedicascienza
sifèvalente:Carte sio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anato mia a fine
di ben conoscere l' uomo ; e il nostro Pascoli per non minore tempo applicò la
sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia
sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli
organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul
quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del
nostro Alessandro l'Anatomia non avevaancorastrettocon altrenaturaliscienzequel
Putile nesso di che oggi si onora ;né quel filo sofico linguaggio, nè quelle
sottili applicazioni si trovavano in essa , siccome in quella d'oggidi noi
ammiriamo.Allefaticheed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel,
di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico
studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard,
nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle
scoperte anatomi miche . Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman
corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck, Malpighi, Ruischio, Lancisi ed
altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si
occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore
toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo
quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo
umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma
l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al
pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo
unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo
di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge vio simile al suo, prese
(dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio
con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il
saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure
sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del
metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del Pascoli e l'uomo
dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni
dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del
gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia
induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in
medicina, è l'unica sicura via . Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro ilgiu sto
partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione,
poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de
giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito
della medica scienza . Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i
cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano , Stava per sorgere la setta del
più solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre
grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e
moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú
sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi . Questo elemento
lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore
animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor
gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte'nascevano che ove
accada condensa mento di esso,lemaligne;ovesoluzione,lebe nigne; ove infine
abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva.
Po i te dottrine fisiche di questo etere universale espo neva', la sua azione
sulla vita degli organi', finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di
Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, diLemery , e degli altri molti di quella
età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al
nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il
nostro Pascoli fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a
disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di
tutte le cognizioni il nostro Pascoli . Quindi è che nelle sue opere
parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan
-Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo
ele pose + 17 + 4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero
studio della medicina , sono numerosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere, i
suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro
canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj,
che guidarono le Autorità competenti a retti e s e n sati decreti Avendo inoltre
il Pascoli,saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed
umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai
dotti d'Ita+ lia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che
seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un'Ottaviani,unLes
protti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o
dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi
sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bian chini,un Loy,un Marini,uno
Sprengel, un'Al ler ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro Pasco li fra gli
uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli
organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella
prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e
dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso
e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi
colori. come a buon ; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo
settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro Pascoli legge in Roma anatomia
e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e
distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII,
Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono,
Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario,
della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la
dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di
noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come
Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo
riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte.Difatti non
rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel
tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre ; cui
furono affidati in téressantissiminegocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il 20
incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita
dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice
medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo
valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso
che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non
prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci
sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro,
Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e
Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri
giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando,
seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un
filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si
pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi
perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza
di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno
tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento
disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle
nobili doti dell'animo che in Pascoli fece ro si bella mostra di loro, si
aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che
potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio
dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi
sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara
(siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che
le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle
cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici
credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo
tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame
tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e
cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e
di onori, questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei posteriche
cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte
del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii
immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi
co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero ,
solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi
nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel
lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della
medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la
fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi
pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne
disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini,
degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare
si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali
puògireincontrol'umano filosofareeilmedi co opinamento. Si, dotti Accademici,
apprezziamo mai s e m prelefaticheutilide'trapassati, seneimitinoi buoni
esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le
loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si onorino.
Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell'
Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio,
come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle molte
sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi
registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio.Battista
Prof.Vermiglioli all'Articolo Pasco li Alessandro - Noi credemmo di non
trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle
sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli
eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere delPascoli
già bene conoscono , o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che
riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua
famiglia , dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia
ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non
poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane
di Alessandro Pascoli, ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò
informatissimo della sua vita. Questo ms
trovasi presso di noi. Nacque da Domenico Pascoli, e da Ippolita
Mariottini . La famiglia dei Pascoli fu originaria di Ravenna, siccome ne scris
se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa .La
prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo Zanobi, dedicata a Fabrizio Paolucci,
Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di lui ritrattazione
e pubblicata egualmente in Roma in 8° per
il Buagni, dedicata a Banchieri assessore del S. Officio. Ambedue queste
operette interessanti la vita letteraria ed i sentimenti morali del Pascoli le
abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la Regina d'Inghilterra in Roma
lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il polso, gli disse. É vero, Sig.
Dottore, che voi non avete piacere di medicare le donne? Alla quale dimanda
egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore in Roma. confortato da
tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali in una completa cecità
Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione
sepolcrale umile, compostasi da se medesimo, e che trovasi tuttora sopra
l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander
Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le donne, ma non le
regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato della mutazione
dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure
scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla
Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon
una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia originaria
di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo
per due ss congiunti. queste memorie medesime passate quin 2. Del parto dell'Orsa
. piano e non siano appassionati. Da V. Conclusione del Tribuno della
scoli,ed. Ippolita Mariottini.Termi plebe,in4.RomapergliEredidi
natiigiovanilisuoistudiipressoipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opuscolo
sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che
egli di e che io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua
»lare,elatineperqualchemese>,ma mentealloSpedaleperfareosserva »volgari, e contro
tutta l'Accademia zioni anatomiche, eperpoterecosì fiorentina, massime sopra il
Boccaccio, migliorareunsuo Trattatosulcangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse
a seguire la medicina VI.VersiinLodedelleacquedi
incuineotlennelemagistraliinsegne S.Galgano. Ci vengono ricordati dal. quando contava
soli anni 21. Grisaldiioquellelettererammentateal Posciasirecòin Firenzeameglio
apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario . della Poesia,in CelsoPa.
IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato.
anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg
IV.Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi
posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro,
e Leone. loro natura . Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel
Gio. Gigliotti ,in Giovanni Gigliotti. E'questoun' Gesuiti, che conoscendolo di
bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo,
e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch è il
Sigonio, I quali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate
buoo della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esoprailBoccaceio.Gioviin-
buonesperanze,nonostantechesi tendernepocheparole:»Sostatotardo riducesseagli estremi.
Ristabilitosi torn’a rispondervi perchè m'ha ingomnò aprosperameale esercitare la
sua bratotuttopiùdiunmeseunacom- professione,ecolfavoredeldottoMae
»posizioncellachehofattaperun stro,potèpresentarsial Gran-Duca »miopatrone, laqualesubitochesa-
CosimoI. Aggiugnel'Eloynelsuo ladi Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo
si sotto di lui attendevaallaclinica, al Bonciariosembracheeglisiaccin- fudamortalemalattiasorpreso,ma
gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi medesimo ne concepì sempre
e èverissimo, ma non le Regine. Fu Rimpatriato nuovamente si posea
anche medico straordinario dei Ponte studiare le lingue greca e latina sot-
fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico Guidarelli, dicuiveg. Pedetto
XIII. eClemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche sot- pagnia di Leprotti,
il qua to il Dottor Neri, mentrenon lascia- lemoltoprofittavade'consiglidel Pa
vadiattendereancheallaMedicina scoli.Doveaesseremedicoprimario pratica, soltoLodovicoViti;
nèpassò pontificio, ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa
gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc .
Marini Archiatri PontificjCaraffa de Gymn.Rom. Com , in stud. Med. Borhe. Valen.1741.
enuovamentetraledisputazionimedicheraccoltedall' Halleer, per le
approvazioni da farsi ne'miracoli Ad altri onori fuinnalzato in Ro-
operatiadintercessione de’ServidelSi ma, imperciocchèebbe luogo frai
gnorenellaloro canonizzazione e ,esi XII.Archiatridel Collegiode'Medici
dique'prodigjdistesepurealcunedi efragliArcadicon ilnomediSofiló squisizioni. ProfessavalaMedicinacon
Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi
ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la
Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non
soleva conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori
di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia
elaReginad'Inghilterra,laquale dalPascolichesoleachiamareilCa nell'ultima
malattia volle il Pascoli merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso
suo fratello , che nella ma anche dal celebre Haller che ne prima volta in cuiAlessandro
le tocca parla nelle opera sue,edilSeguer ilpolzo, glidisse la Regina, onève
àlui dedica la sua Schedula monito. ro
Pascoli, che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organi corpore i per cacere
dimedicar donne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triauna Cattedradi FILOSOFIA,
che ten- ri; non ostante peròfucontinuamente neperapni10.,ragunandopoisem-
ingraziadeglistessiPontefici,edi preincasasuaunaAccademiaaperta venne medico del
Conclavedopola di Letterati. Intanto e chiamato aleg- mortediBenedettoXIII. eequandofu
gereinPadova,ementresidispone creatoClementeXII. Vaarecarsiaqueldottissimo Studio,
Inoltredal1928.al1736.aveaeserci Clemente XI.lochiamò aleggerenell' tata in
Roma anche la carica di Pro Archi-ginnasio romano. Coldreca.
tomedicodiquellaMetropoli,edello tosi incomiocid tosto ad iosegnare, la Stato
Ecclesiastico e la Consul
Notomia,chepernoveannicontinui tasoleasemprericercareisuoivoti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunquebisogno di medica poli dre di teorica e pratica
con vistosi zia.Fu similmente varie volte occu stipendi,finchè nel1951.neconse
patodallaCongregazionede,Riti nellaCorte, rifiutò semprequesti ono PERVGINVS
VIXIT OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo
Papi M e 1.Dellefebbri TeoricaePratica dicoe filosofo sabinese. Roma. secondo il
nuovo sistema, ove tuttosi perilZanobj 8. spiega per quanto è possibile ad im
Dopo il lungo spazio di 6. anni , mitazionede'Geometriec.Perugia
fuproibitaquest'opera,el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni
Teoriche e Pratiri, e della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde
in virtù di loro elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso
Rocco Barnabò perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli
difende dal De homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4. Sieguonoal-
tocco da scrupolo pubblica ilN.VII. cunisuoidiscorsiinmateriemediche.
AnatomeLiterarumsivePal. Morì santamentein Roma nella vecchia etàdi vallo con questa
iscrizionenelsuotu. anni89. edopo18. anni dicecità,e mulo cheerasi composta per
lui stesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono : lo scrutinio che nefa
nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove con nuovo metodo si
descrivono ladis pervestigatio ec.Romae In ultimo vannoaggiun- per lo Buagni
.Vedi il N. V. .M. HIC 0.POSVIT , EXVVIAS IN DIE IRAE RESVMENDAS ALEXANDER PASCOLI
typis CajetaniZanobii8.L'anno1715. incompendiotuttigliorganisuoi,
furiprodottaperloSalvioniin4.con cd i loro principali officj ec .Perugia pel
Costantini in 4.Ven.1712. qualche diversità nel titolo. VII. Sofilosenzamaschera.
Roma te due Pistole del Baglivi al Pascoli : Defibrámotriceetmorbosa,necnon
zionidialcuniServidi Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. per Giornale de
Letterati Ven. fusepolto in S. Silvestro
di Monte Car Voti scritti per le Canoniza-. Del moto che nei mobili siri. Nuovo
metodo per introdursi IX. Deimotoche nei corpi sidif ad imitazione de'Geometri
con ordi- fonde per impulso esteriore ne , chiarezza e brevità nelle più ,
Tratta sot- to fisico matematico ad insegnare la tiliquistioni di Filosofia, Logica,
Mo- possanzadegliclementi 4.Roma per rale,eFisica.Ven.perAndreaPo- 'loSalvioni
letti1702.in4.vediilN.X. fig. (1) o lettere mono.Riflessionimetafisichecc.Ro
aglieruditissimiSignoridisuapri- ma Servedisecondapar
vataAccademiaec.Ven.1702.per teall'opera data alN.I. Andrea Poletti4.,ed
ivinuovamente humano vitam habenterationetampro- insegne; e continuando
inessigiunse speraetamaffictaevaletudinis.Li- a cuoprirel'onorevolepostodiSegre
bri tres.Romae vol.3.in4.ex per Andr. Poletti (sò posciaaRavenna, d'onde
alloscri. onori, che non versavansi allora con soilBarnabòcon varj discorsi.L'
tantagenerosità,perchèalsolomeri operastessafuristampatainVenezia
toconcedevansi.Scorsipochimesidi pel Polettiin4.cuisiag.
suadimorainFirenze,tornòarive giunse una memoria delSeguerdiret derelapatria,dacuisirecònuova.
ta al Pascoli . mente in Roma sede degli studii lega XIV.Alcuni opuscoli anonimi
in li, versode'quali Leonecrainclina. Difesadi Alessandro Pascoli, Sicre-tissimo,laquella
Metropoli diportava. donosuoi, esonoinrispostaadal-si con tanta saggezza, che divenne
fa tri opuscoli del bresciano Cri- miliaredelDucad'WedaAmbasciado.
stoforoZannettinigiàstatoscolaredel redel Re di Spagna alla Corte romu. Medesimo
Pascoli;edinquelledispu- na. Ma circostanze politiche, cheoscu. tealtri moltiopuscolisi
videro. Ma raro no la riputazione di quel poco assennato Ministro, anche ad
egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero
cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli unacarrieradiversa.Dopodiaverevi
Scritti che al Pascoli indirizzarono sitate alcune delle primarie città d'Ita ,
il Baglivi, ed il Seguer glilia , torno a rivedere la patria , e ad
fudedicatalaseconda edizionedelle unavastissimasuppellettiledicognizio Maschere
sceniche del Ficoroni. CONVERSANDO gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA
ETCRIS EMANUELE Donde è nico il za necessità di comunicare a vicenda i pensieri,
e le linguagio degl, a to Cà CO . Uomini partico idee, che passano intimamente loro
nell'animo; nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non
che in virtù di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN
CONSENSO ad unire in maniera I loro pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto
insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolarealle voci, che queste,
stimolando per entro agli orecchi gli organi dell'udito, destino conun a tale alte
razione nell'animo, di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono
di ESPRIMERE per simili segni, o voci, chiamate comunemente termini. I termini
dunque in logica non sono, se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a
piacere per esprimere con maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è,
che nato è tra i popoli ogni linguaggi po articolare. Di cosi fatto linguaggio,
e delle idee, che esso esprime, rispetto alle operazioni dette dell'intelletto,
cioè rispetto al raziocinio umano, nel corso del saggio presente facciamo
esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords: fisiologia, corpo, galileo, il
fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini. Verissimo, non mi piace medicar le
donne, ma non le regine” spiegazione dell’entimema in termini dell’intenzione
dei communicatori – chi da il segno e chi lo receve – il segno sensibili
dell’idea della cosa. Equivoco se il termine e dunque la proposizione
rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Pascoli – decadenzia divina
– filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro di Romagna).
Filosofo italiano. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua
formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo
programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico,
orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero
di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può
esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea
consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai
anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo
l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli,
pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né
mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al
contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze
prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine
secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la
sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione
classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta
infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più
importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e
psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo,
come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque
in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il
padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La
cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale
fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente
ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto
del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo
il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono
L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M.
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne
scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto,
la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.
Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio
Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a
pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato
ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel
poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e
successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi:
costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella
Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore",
si disse), il fratello Luigi, colpito da
meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il
fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo
familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato.
Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale
e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul delitto
da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono a
studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni
parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare
i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre
frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio
di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre
contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette
lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a
Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6,
chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed
arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in
uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del
primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una
economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli
studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al
prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa
delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che
poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse
all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico
del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una
manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico
lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio
sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due
versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La
paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia
lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la
più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché
non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli,
segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di
aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato
per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i
quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla
condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i
malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la
maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli
imputati Pascoli e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche
Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in
relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile.
Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come
dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con
impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando
Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase
amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la
militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse
l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di
alcune liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi
tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due
fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la
carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo
le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di
credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da
Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora
dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto
di trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su richiesta
delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio
progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli
anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da
Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così
risponde: "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra
lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una
lagrima!." E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero
lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate
voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti
di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie
e consolatrici dei vostri dolori? Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo
massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita
nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare
con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza
di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove
sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel
volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il
rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del
Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di Pascoli e
Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di
Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio)
Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare
in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse,
preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo S. Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito Pascoli vivrà
in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella
Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e
dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e
seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per
l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste
economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda
ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa
Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente
il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti
particolari della vita personale, emersi dalle lettere private,
furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. Pascoli, poiché
giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti. Il fidanzamento con la
cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato
all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla
disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né
l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al
proposito di vita coniugale. Si può affermare che la vita moderna della
città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica,
nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì,
in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di
microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un minaccioso
disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e
di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato
rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne tutto il mondo
della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi. Di
fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta
di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente
solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al
mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui
era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti
concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e
pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di
imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di
chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il
regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri
fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con
voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo ricovero ma anche la sua
misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo
ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente,
accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo
colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto,
mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi]) In particolare si fecero
difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a
Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito
di Ida, il quale dopo aver ricevuto in
prestito dei soldi da lui, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e
le tre figlie. Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli
anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gli gettarono
progressivamente, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo
tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e
pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in una fase di depressione e
nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle
lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo nido di Castelvecchio,
dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso
del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia
una missiva a G. Semeria. Io penso molto all'oscuro problema che resta. Oscuro.
La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande morte. Oh!
sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le
religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire,
Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse. Mentre insegnava latino e greco
nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi
di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse
la cattedra di letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui
ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al
concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità
d'Italia, il poema latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già
anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la
causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le
bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione della
bandiera tricolore. Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di
Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande
Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia
irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla
Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre.
Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione
delle sue utopie socialiste e patriottiche. Le sue condizioni di salute
peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a
Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica per l'abuso di alcool.
Nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite
e tumore al fegato. Il certificato di
morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato
redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli
aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la
dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione
alla Massoneria. La malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo
vigilia di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La
vera causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella
cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata
anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel
testamento, nonché curatrice delle opere postume. L'ultima dimora
dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si
può brevi parentesi politiche della sua vita. Venne arrestato e
assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore senso di ingiustizia e la
delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del tutore Carducci e al
compimento degli studi con una tesi su Alceo. A margine degli studi veri
e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della filosofia ttraverso le
riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in
contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi
scientifico-naturalistici di J. Michelet, J. Fabre e M. Maeterlinck. Tali testi
filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti
soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo
decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti
acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della
sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente
attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della
fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere
nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con
questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann
che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso
anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in
queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia
un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente
elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la
sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo
dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più
accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di Vico e di
Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità,
inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo
più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo
in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce
una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di
massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o
come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio,
Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi
di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della
poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino,
ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera
novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso
e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una
sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé. La poesia come nido che
protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere
alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a
questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la
ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della
ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia
diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà
che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po'
forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto
a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia
irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di
invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di
Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre
pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e
mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna
appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la
città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima
della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente
materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce
dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto
all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza
della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante
come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici
della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del
primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli,
anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri
scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899
scrisse al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo;
ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura,
specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a
liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra
l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza
familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della
mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta
dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando)
fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche
e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci sulla cattedra
dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta
attorno ad un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal
rapporto tra amore e morte. Fu come se, sopraffatto da un'angoscia
impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale
del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi
dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse
continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto"
poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta
di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e
varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e
artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da
Pascolimescolanza di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento,
e così viaè stata interpretata come un paziente e attento lavoro di
organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici
informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il
contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche
proclamano nei confronti della spontaneità espressiva. Frontespizio di
un'edizione del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande
Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase
della produzione pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti
gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi
compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi
italici; Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria
si è mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di Pascoli è
tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come
ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero
della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle
bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra
parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che
più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo
del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è
suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir
delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle
Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre
queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di Pascoli
ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non
oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o
demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci,
un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti
altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire
il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo
col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei
tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la
cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully
e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente
compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione
poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra
il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e
candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle
potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto
della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione
del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso
cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo,
organizzatrice della metrica poetica, ma: Possiede una sensibilità
speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi
anche gli oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo,
che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo
di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il
talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper
dire). Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La
poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed
è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una
disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai
allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una
realtà ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi
interlocutori in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La
poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una
realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà
ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi
con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista personale e
preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso,
tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda
personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua
poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del
padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo,
di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in
quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino,
dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione
che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e
dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito
maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di
far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del
Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre
parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia
d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente
innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per
simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive. La poesia
cosmica L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo
cita col nome dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione
dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno
parte di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di
Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi
conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii nell'Universo. Sentii,
fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare,
tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati di
spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non
più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come
da un vento cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo
nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al
geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante
la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli
sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio
ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto
sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel
sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva
saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la
forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il
suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi
brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente
uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli
delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale
comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo
di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi
di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di
silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua.
E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha
anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido
corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In
una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli
e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali
rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro
sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di
supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e
squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro
originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni
Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di
vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui
vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da
accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla
di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere
un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole
classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la scuola
superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha.
Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in
certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io.
Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori
latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione
morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli,
Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo,
Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio
di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior
da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori”
Milano-Palermo, Sandron, (antologia di
prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una
storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di
Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi
conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e
Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi
poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio”
(Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La
canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna,
Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i
nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi
del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti
e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie
latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno
Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico
sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae”
è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più
amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV
Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché
"non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes
arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone
"quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari,
colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il
numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto
22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156
liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al
lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici,
diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni
profonde. La descrizione realistica cela un significato più ampio così che,
dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La
rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo
all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In
realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da
scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca
all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche
autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il
Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente
si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la
sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi
di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul
letto di morte. In particolare, l'anno
1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e
l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi
è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca
meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato
la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in
latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in
italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in
latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento
che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione
latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata
erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni
non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un
insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse
l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in
maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti.
L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli
col saggio di A. Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata
da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione
latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del
Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del
Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della
memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle
memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è
solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E
dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è
morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo
non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza,
descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo
antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta
di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor
pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie?
Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi
che giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?".
Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella
alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte.
"L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto
può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino. Qui
interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose.
"Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio
anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma
questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza,
ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri
della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con
l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente,
parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una
faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento:
il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è
forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata
per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini
è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del
latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo,
e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in
latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore
che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore
di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un
latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici,
senza apportare alcuna novità alla letteratura latina. Pascoli invece
reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una
sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi
parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina,
Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere
raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:
Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano
essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che
Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro
figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo
caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano,
privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa
chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo
capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari
poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal
ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota
(Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima
attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso
la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum
Apollinis”). La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo
dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono
dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta
celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto (Mimesis) F.
Biondolillo, La poesia, Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti, una biografia critica, Le Lettere, G.
Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi?
Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude
intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e
anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non
abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso
irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli
suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto
il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia.
Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli
uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente
quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse
pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione.
Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo
mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto
anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più
tollerabile?» La storia dell'I.I.S.
Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice
Milanese, Piero Bianconi, Pascoli,
Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto
Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli
anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il
giovane. Attraverso le ombre della giovinezza", realizzato in occasione della mostra omonima
allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione
del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori,
U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step. Il rinvenimento è opera di G. Ruggio,
Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal
Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa
Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne
Il Corriere della Sera, Filmato audio S.
Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro:
"Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage
(archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata
inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran
Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del
Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si
disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica
nelle logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune,. Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue
spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino
(necessità), 15 in libri (più che necessità)».
Fondazione Pascoli: la vita, Gian
Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta Vittorino Andreoli, I
segreti di casa Pascoli, recensione qui
Testo dell'"Inno a Roma"
Testo di "Al corbezzolo"
Fondazione Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Andreoli,
op. cit Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano,
Mondadori); Giovanni Getto, poeta astrale, in "Studi per il centenario
della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione
Giovanni Pascoli Nuovi poemetti, Schiaffini, Disintegratore della forma poetica
tradizionale, in "Omaggio a Pascoli",
G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani",
Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula
fati,. Vegliante. Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante,
su Succedeoggi. Luigi Del Santo, Cammei
Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni
Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in
machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der
Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli;
exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus;
mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus
Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie latine; Manara
Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani;
introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato,
Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca
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polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale
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della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il decadentismo,
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Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e stile", Stefano
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Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi
poemetti" di Pascoli", in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori,
Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta,
Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti, Bologna, Boni, Marina
Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su "Pensieri e discorsi",
Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror: tutto il racconto della vita di
Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta della Cavalla storna, Milano,
Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Bertrand
Levergeois (prima edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Michel
de Maule, "L'Absolu Singulier", Mazzanti, I segreti del "nido". Le
carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Castagnola, Archivi
letterari del '900, Firenze, Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e
sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,
Pietro Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna,
Massimiliano Boni Editore, Massimo
Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria",
Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il
lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale", ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di
là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne
editrice, Massimo Colella,
"Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli,
Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Vegliante,
L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto
San Giovanni, Mimésis,. Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte. Fondazione
Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi. testi
con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli,
Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli. "Poemi
conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Pasini – implicatura –
filosofia italiana – La meta-meta-for a del cavaliere perduto -- Luigi Speranza
(Vicenza). Filosofo italiano. Figlio di Pietro, discendente di una
famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a
Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà
del Seicento più o meno all'epoca della morte di Pace alcuni Pasini di Vicenza
figurano tra i mercanti di seta e panni grossi. Studia a Padova
applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascura per interessarsi
della nuova scienza fu in contatto con Galilei e soprattutto della filosofia, seguendo
assiduamente le lezioni di Zambone Cremonini, impegnato nel commento mortalista
della “Fisica” e del “De coelo” di Aristotele e seguace dell'aristotelismo
critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità
dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più
attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi
attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una
serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a
determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un
futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini),
insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, nella villa Pavaran uccide Roberto Malo e ne
ferì gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi
ridotti di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina,
e vicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera.
La sua vita dove scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari
privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi
culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e
composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un
stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fece parte
della corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime
varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto
illustre Godi (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici
componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo
Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino,
dell'illustriss. sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed
endecasillabi sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro
dell'illustre famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita,
& miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo..
Dedicato a Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta
allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla
via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime
Marinistiche”, raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno
rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e
le Rime. “Trattato de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti
dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se
senza commetter diffetto, si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato
all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia
del cavalier perduto” romanzo erotico cavalleresco che indirizza il proprio
interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota,
che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti,
secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche
storico-politiche. -è da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la
stesura de “I promessi sposi.” Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le
Garzantine", Manzoni a Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo Dolenteancora dell’antico
oltraggio Contragiche armonie filagna, e plora, E che di nouo amor fecondoilsuolo
Del gran Pianeta altemperato raggio di verde giouentù gode , ès' honora, Con
mano prodiga Flora D'odorositesori Con superbia pomposa. D'ogniintornospargea gemmati
fiori; Ma qual donna degli altri in maestosa monarchia sublimar parea la
Rosa. Tributaria di lei, versando l’urna, La figliuola del Sole Alba nascente
Le offri adiper leruggiadoseunnerabo; Et ella, della pura onda notturna.
L’homaggio accoltoinfen, lieta, eridente Di sii 2 Diricca gravidanza
empieafı il grembo; Indi , il purpureo l e m b o Spiegando a poco a poco,
Scoprial'auratocrine Delgranlumedelcieloalprimofoco; Levolauanointornoafar
rapine Preciofed'odorl'inrevicine. Superbaciterea, ch'in Regia tinta Le
imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa eccede. Chianti
Giunohomai, tua gloria è vinta, Altrolatte il mio fangne il pregiotoglie,
E'ltuofiorealmio fiors'humilia, ecede. Cositumida fiede Coninportunoorgoglio
L'ambitiofo petto Dela Reginadelsuperno foglio, Chefdognandoilsuo
Numeellernegletto, Lo sguardo oscura, eintorbidal'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta
ingorda Di vampe, efocbi,edisaette,elampi . Grida lontana ancor ;Figlio
vendetta, Con frettolofaman richiama, elega Ilvago augel da le flellate piume ,
Econla voce anco la sferza accorda, Zosgrida, ebate, e impatiente il piega,
Quevfa il mondo incanutirdi brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite
Sai Vandalicicampi Alti Duciinfiammana, e fchiereardite; Giungeellaa
lui,cuiparche'lguardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti son
MARTE, e Guinone; La tuapudica Dea,latuadiletta,
Quella,chedelsu’amorresegraditi Cillenio, e Febo,elcacciator garzone, Questa
del vago Adone Coleancor le memorie Solo a tuo scorno, e in vno Al mio lattedirinfratia
le gloriezn. Mirà d'orgoglio altierfasto importuno, Che di rosa anteporsi
ardisce a Giuno . S'ami lamadre ,e leigradir desij, A
lasuperbal'alterigiaScorna, Ela suarosaleaxuilisci ofiglio Madre ,non fia,ch'io
letue ingiurie oblij (risponde) al cielo pur sagli ,e ritorna, Ch'io
benfarollebumiliareilciglio: Dipiùfinovermiglio Distino ostro più grande, Pe r
tinger rosa altera , Dicuila gloriafoltesfaghirlande; Stella non splende , ou'è
delsolla jpera , E appolaneuengnicandors'annera. Cosidetto,ellaparte,
egliaccore Doue aßalitoil Vandalloferoce ColGoto afalitor pugna , e contende :
Disanguinosifiumi ilprato/corre, D'urli, e di strida una mistura atroce , Che
difonde terrori al Cielo ascende ; Dubbio ilsuccessopende,
Alfinscompiglia,efrange il gran duce Adoino Lanemica Vandalicafalange; Mail
ficroDio, ch'adostroperegrino Aspira,affrettailsyomortal destino. Cadeilprode signor,
fuggedisperso Semi viva fi getta addosso al morto; El'abbraccia,e lofringe,el
bacia,e’lterge Condiluuijd'angoscia,elcrins'afferra, E Straccia,
efuelleinfindaleradici; I sulerose, chelbuon sangueasperge, E
checompagnefondelasuaterra, Spe r g e presag i in v n mesto , e felici.
Esclama. O fioriamicia Lostuolnemico, ilfuotrionfosdegna Per sì gran danno il Goto
lagrimose j j Goiodisco ilgerman nel duoloimmersa Nela fortune gloriosa insegna
Trarose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia, Cheil
granmaritofcorto Esangue, efreddoogni dilettooblia, I d'amor piena,
edotadiconforto, che Così pullulerà la Rosa ORSINA. E
cosìgerminò,cosìdalcielo, Per lomondo abbellir,netrasseisemi,
Nelsuonataleancorgrandeiammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo , E
ne'Gallicicampi,ene'Boemi Degnirampoli ITALIANE traslata , D'apiinvece,adorata
Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo,efaui P o i ne compone di Reali ftudi ,
Onde ilmondo isuoi cafiinfaufti, e graui Persidolceliquortornisoaui.
DefiudilaudedilSole,acuis'aprica solo ,e solo a'suoirai s'auanza e gode, E l'irrigailfuddordi
nobilonda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode,
El ' applauso de ' Cor i a u r a gioconda Ondeè poi,chediffonda Cosi pregiato odore
E dipalma, e di Lauro Ch' ı n tal nel g i r do e l età migliore Non neadunola Gloria
in fuo tesauro Dal Boreaàl'Auftro, edalmar' Indo, alM auto. Scritte så in Cielo
alettere difato, Là de l'eternità ne'cupi annali, Digermetal son le grandezze,eipregi.
Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'eglifioriscafolfreggiimmortali,
Alteimprese,opreilluftri,èfattiegregi: Tiranni eftinti, Regi
Debellati,daafflitti, Regnisommersiinlutti, Espugnatecittà,Ducisconfitti,
Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fianosuoifruti.
Lietoverdeggi, eauuenturosogoda, Che'l cielgliarride, eporgelafortuna
Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Delmio venireimmaturo
ancorSarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di
Piero. Fortunata Dalmatia,borche s'innesta Neltuoceppo Realfinobilpianta, attendi
pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta,
Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettiipercussorisuoi; Altri
indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti
Adaratronouelnouobifolco; SorganProcufti,elanguirandolenti Ancola Famahà
lingue, E filgrande, efacondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastià l'ORSIN
valor, c'habbia giocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di
alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori
laforteancogli aduna, ViepiùchiaroSplendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime
Gemmarfi intorno, intorno Sold'insegne d'impero, Manti, porpore, scettriilfanno
adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti,
Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates. daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce
Nec tenoftra iuberfiericenfura pudican . Sentätha oppreffo CarullaDeXNptysPelleic
Cerula verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi
son metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento
profimo. DS Fortetfolcodálfoco et verrigins Jalmocodel la core circulari.
Sedtamen,uttentesdisimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio
a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaanch'ega, che nonficonfaconla censura; perchefebene:
legesautiubescentvetant,quepermitan, AMAP Hiunt. La censura pero non era legge,
nè magistrato, che hau eflc auctorità di far legge. Ma a solo gaftigauachi contrauenità
a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi?
Pinnestodiduemetaforeinvafolopredicatos poilslacione confaceuole alla vièpoi il
pallaggio nelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de arte amandi, Ecco Ne quevliusitinntisim per untitabii. Nequifleprezesirefoue
palmulis metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed
abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och Non è di giustitia
chc CATULLO refiabbando pato Epiù sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir
quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio
perfignif carlofprone, equindiancoallanaue perde notarlaprora, e proscindere è pur
METAPHORA, che Hon ha corsispondenza con legalec, ma con quellecose, chetagliano:
Ecco appresso v o trappasso da metafora a metafora. Ecco VA alero
inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide currum wlitanumper ladate, che
viag giava PHASELLUS illeguem videte hospittia'? Siswiffenavium celerrimus.
Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel
descriver la celericà del quale nel naaigare Paurore fi vale della metafora del
nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello e quianco favn'innestoin quel
volarepairwisin cuivuo) direnauigar coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl'
aliscosiinnettal'operation! dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano
sopra il qualpaflo il Muretto di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram
tolco da'legamini ]? wimruna è 2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò
fenciamo lianch'elli. Propertio nella festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime
capulmafiflimunubar Afperala Mefiffimosa sperme, chehannodicomune ,Ring
oluenparcela branquillità, ch'e delmare cal P6 Sempere n i m vacuos naxi fobriatorque
rumares. Nox fobristonguet, inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura,
il cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra, galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero,
Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Passavanti – eroe –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo italiano. Partecipa alla Grande Guerra csergente nel 4º reggimento Genova
cavalleria, in cui e protagonista di incredibili atti di eroismo. Partecipa alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da
soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio,
trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio
della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta;
sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i
primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica
situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio
comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando,
alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di
arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad
avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano,
alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito,
sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di
una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e
raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte
anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di
nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi
della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo
meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande
unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove
maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate.
Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra
per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal
Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso
da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che
in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito
di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano
idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei
combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito
militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di
combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente
ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser
condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. V. Pirro, Arrone:
EThyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe
economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli
idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale,
Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della
ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte,
Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica
di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo (Roma),
Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o economia di
stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI STATO PRESO I
ROMANI (Giappichelli, Trino), La contabilita generale dello stato esposta per
tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La contabilita dello
stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che po cconviene
interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe, Annunzio,
Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i romani, la
terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca, la lingua
umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Passavanti –
filosofia italiana. jacobo – libro dei sogni.
Grice e Passeri – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Padova). Filosofo
italiano. Grice: “He was Zabarella’s uncle – mine
worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book like
Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and pre-Renaissance
Italians! Surely they were concerned about the immortality or other of the
soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Pubblica commentarii al
“De Anima” e alla “Fisica” – contro Galileo. Dimostrara la perfetta convergenza
fra le idee di Aistotele e Galileo sulla dottrina dell'unità dell'intelletto. “Disputatio
de intellectus humani immortalitate” (Monte Regali: Torrentino; “De anima” (Venezia, Iunctas-Perchacinum); A. Paladini, “La
scienza animastica”. At cum Latini uideantur hoc negare, nosrem itaefle comprobare
possumus quoniam Aristotele cum dederitcommunem ANIMA. Animæ definitione subiungit
et propriam cuiusque gradus dicendam fore et prior rem natura elTe vegetatiuam
sensitiua, quod in codem intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem
animato pofita senfiti, uaponitur vegetatiua et pofita intellectiva
nimortalibusalięponátur, quiaficutise habet vegetativa in sensitiua, ita & sensitiva
in INTELLECTIVA, quoniam in consequenterfe habentibus polito primo non ponitur
se cundum ,atposito secundo ponicur primú. Itaq;essentiægraduúanimæcum fefecon s
equantur, polita posteriori dabitur prior et per consequens communem animæ
definitionem analogam esse oportet. Secundum autem anobisposicum, utintelligatur
Animain scilicet intellectiuã immortalem fore secundum quidautem mortalem , intellectum
quattuor modis dici, certumeft. depossibili, deinhabitu speculative et agente.
Vnus quisque horum modorum arguir intelletum corruptibilé, quoniamomne
quodincipit, necessariodefinit:cumautem intellectus materialis in Sphæranon
detur fed tantum in puero nuper nato, cum inces perit in Socrate, ut ita
dixerim necessario delinet. Similiter intellectus agens in Socrate incipit, quoniáili
copulatur, ut forma & cum agens ili copulatur, intellectus in habitu, qui
genitus est desinit intellectus etiam in actu speculans, cum de non speculari transeat
ad speculationem, videtur genituscum autem amplius non speculator actu, definit
este intellectus actu speculans . ita ut intellectus quodammodo et propter diverdos
respectus quossuscipit, dicatur corruptibilis et factus secundum autem substantiam
cum eadem sit substantia intellectus agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter
immortalis, quod rationibus ab Aristotele acceptis itaefleoftendi potest. Omne
enim formas omnes materiales recipiens estim materiale intellectus autem
possibilis recipit omnes formas igitur est immaterialis, est autem necessarium
tale recipiens esse immateriale. Quoniam quod intus eft extraneum prohibet.
Pomponatius [POMPONAZZI] támenstuder destruere hanc rationem, primum enim
inquitillam non concludere proptere aquòdfi intellectcus. Eus materialis
esetseparatusfequeretur et suam operationem separatam fore, quia operatio ipsam
essentiam consequitur:atArist. inquitsiintelligereestficutsentire,ecce quod
comparat operationem intellectus operationisensus, igiturvideturhæc ratio,
potius intellectum mortalē probarc, quàm immortalem. Nullaefthæcratio Pompo
Ratij, quoniam fequeretur intellectum esse virtutem materialem , quod dictum
Aristotele omnino negat. Præterea videtur committere fallaciam asecundum quid ad
simpliciter, propterea quòd non ualct, possibilis obie &tiuedepédet, igituromnis
intellectus. At cum Alexan, velitanimam intellectiuafiue intellectum possibilem
non esse formā, sed; præparationem quandam , qux& sirecipiat omnes formas, esse
tamcnmortalcm, peto abilloquid per preparationem intelligat, uel intelligitpuram
privationem , uel priuationem cum aptitudine, non primum. Quoniam privatio sola
nihil recipit, igitur privationem cum aptitudine illum intelligere oportet,
igitur erit forma si forma , ergo materialis, quare preparation hæc non,
recipiet omnes formas. Adiungit præte rea Pomponatius, intellectus unicam tan
tum operationem habet, propterea quòd D i j ynius Secunda ratio, qux nostram
sententiam confirmat, accipiturab Arist. In 3.de Anima.13.& isiinquibus propofitain13.quesstioncan
intellectus sit intelligibilis quema admodúalia materialia-intelligibilia, foluit
in15. Et intelligibilis eftficutipsaintelligi biliain his quæ funt fine materia
idem est, quod intelligit et quod intelligitur, quilo unius virtutis unica
est operatio cum itaq; intellectus fit vna uirtus, quemedia est inter: pure materiales
et omnino abstractas, una driteius operatio:
esseautcm mediãexeoni titurostendere, quoniã intelligit universale in singulari
et quatenus intelligit universale, comunicat cum abstractis, quatenusin
singulari comunicat cum materialibus, primum dictum sublatum fuit, non
inconuenire quòdvna virtus diversi mode se habens, di versasexercear operationes,
secundum di & umapudme nullum est, quoniam intelligere substantiarum quæ
omnino sunt se paratæ, est intelligere per essentiam, intelligereauté intellectus
est universalis per speciem, fiitaq; hoc intelligere non convenit substantiis omnino
separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit adhucex
hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia
ti, Quoniam naturalis philosophus uide túrdare duo eusnon est cum LATINIS interpretandus,
sed intellectum esse intelligibilem, cum possibilis habuerit intellectum
agentem ut formam, tunc est intelligibilis per speciem, q u x actu est scilicet
per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim
si intellectusintelligereturqué admodum dicútLatini,effetintellectusdo
teriorisconditionis lapide, quoniamlapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus
vero per accidens, intelligendo lapidem per suam speciem. Quare intelle dus
materialis et si videatur intelligibilis sicuti alia intelligibilia materialia per
speciem, non tameneodemmodo quoniam intellectus intelligibilis per suam formam sit
intelligents, intelligibileautem materias leminimè, dequibusfufius in explanatio
neeiuslocidiximus. phy. fundamenta Metaphy.primú quòd detur abstractum in
natura, nam fi Metaphy, ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum
fundamentum est quod naturalis supponit abstractum et qud abstractum magnitudine fic intelligens,
quod tribuítanimasticusfine quo Mera phy. Non haberet, quod abstractum
fitina telligens. Ad rem fii ntelleétus esset mortalis, nondareturMetaphy.quoniam
per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim
qui mortalis est non potest habere eandem operationem, cum intelligere intelligentiarum,
quarefieffet mortalis, non habereturco gnitioeorum, quæperessentiamsunt sep
rata. Ultima ratio quæ immortalitatem animá confirmat, estquoniam
felicitatéacqui ri pofle conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile,
liintellectus esset mortalis. Pomponatius discurritagés defelicitates, illam contingere
hominibus, quoniam omnes lībiinuicem funt auxilio alijenimaguntsecundum
intellectumpra: eticum ;alijautem secundum intellectum , Speculatiuum: rectè
inhocdicit, fed,falli, tur, cum -velithominem effe hominem per intellectum, ideo
homo exercet operatiot nesmorales per formam, qua est homo,& propterea
inquit Averroes p moralis capitfi, nemhominisineoquod homo, quiqui demfinisest cogitatiua,
ideofoelicitas non competit homini ut homo, fedut in coquoddam diuinum reperitur.10,
Ethi. cap.9. Aliauita et finispotioristo, ideo nos li er nos cum homines fimus,non debemus h u mana
curarc, sed perueniread immortale & sempiternum, peridquodinnobisdi uinum
eft. Dequibusfufiusin expositione c o m .; de anima diximu s. Ianua. Marco
Antonio Genua. Marco Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords:
peripatetici, lizii, nous, intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to
care’, ‘to decide’. Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto,
l’anima intelletiva, animistica, animastica. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Passini –
filosofia italiana.
Grice e Pasqualini -- difficult to find. M.
Pasqualini, C. Pasqualini.
Grice e Pasqualotto –
trasmettitore/ricevitore – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo italiano. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria
dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as
Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio,
si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense.
Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo
stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune
importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il
Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore
dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla nascita della rivista
“Marco Polo, rivista di filosofia orientale” -- e comparata “Simplègadi” è stato tra i
promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha
insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore
di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio
Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la
sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una
prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del
linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda
fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte,
e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era
la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero
di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione
di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove
possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato
già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il
buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di
confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero
taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso
degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta
fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica
orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile
superamento della scissione tra esperienza e riflessione (250-259). In una
quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come
uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno
dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con
la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale,
Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto
mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata
senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già
pensato da. Dōgen. Nella sua sesta ed ultima fase, guarda l’estetica con gli occhi della
filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un
ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione
generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il
primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come
comparazione, teorizzata con rigore in FILOSOFIA come comparazione,
distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad
ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità
di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Leghissa,
e stranieri come Fornet-Betancourt, Kimmerle, Jullien, Mall, Ohashi, R.
Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer. Tra la fine degli anni Novanta e
l'inizio degli anni Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della
filosofia di Marco Polo sull’Oriente a cominciare dall'importante opera di
Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene
e Problemi fondamentali della filosofia, accompagnati sempre da un saggio
interpretativo che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni.
Parallelamente ad altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il
tentativo di delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che
costituisce il campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca,
congiuntamente a una riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia
orientale. Riassumendo gl’elementi chiave del pensiero di Pasqualotto,
potremmo individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica
interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica
interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione
originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al
quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè
in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza'
(mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di
tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni
in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo
interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’
e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel
presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi
precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. Pasqualotto
precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene
attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre
variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe
invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto
ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in
atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze
contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le
utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della
specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della
filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a
tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di
pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale
o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di
rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo
o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che
il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della
comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo
è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e
prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i
temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema
dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma
poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di
infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto
che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo
ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e
disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella
trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente
e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso
il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della
‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di
‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in
quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente,
concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare
dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono
venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente
considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche
filosofiche e della pratica artigianale;
il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al
suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai
temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno
della globalizzazione unisce una
profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere
abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti,
nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise parole.
È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata, della
filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno avuto e
continuano a non avere risonanze significative all’interno del dibattito
filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa scarsa
ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base difficoltà
intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e proposte; ma è
anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata alcuna proposta
critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È da ritenere,
allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano, almeno in parte
ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline accademiche
che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed
interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in
comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma,
dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le
ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi
xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti
di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci
sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e
ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora
utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale
che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più
stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita
psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la
preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la
marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma
insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza. Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica
(Roma, Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica
dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist.
dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli,
Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco
Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente,
Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova,
Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il
Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure
di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre
la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla;
Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale,
Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente:
interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis;
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di
estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra
Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro,
L’io e il tu, Renato Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, N. Kitaro, Uno studio sul bene, E. Fongaro, Torino,
Boringhieri, Nishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze
per la Società filosofica di Shinano, E. Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo
e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste
sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in,
Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco
Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e
pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia,
Marsilio, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano,
Cortina, La riforma di pensiero, Alfabeto
filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma,
Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la
filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano,
Feltrinelli, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà.
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano,
Luni,, Premessa. I termini 'ecologico' e
'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento
'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e
conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de
Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in
onore, Milano-Udine, Mimesis, E.
Fongaro, Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia,
in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, Ghilardi, Magno,
Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di
riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M.
Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale
fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, Ghilardi, Magno,
La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, F.
La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing, Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che
cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero
buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani,
La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19
e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una
filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto
Filosofico, su books.google. Anteprima
di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali
su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords:
Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza.
Grice e Pastore – implicatura – la
storia della dialettica romana di Varrone a Peano -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Orbassano). Filosofo
italiano. Grice: “A proto-Griceian.”
Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for
Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English Boole,
though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’
imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the
common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections
of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.”
“He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is
explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!”
– Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.”
Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato
a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino.
Fondò e diresse il “Laboratorio di logica sperimentale” a Torino. Fu
collaboratore della Rivista di filosofia.
I suoi manoscritti sono conservati nell'Accademia toscana di scienze e
lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di
Bruino. Saggi: “La logica formale
dedotta dalla meccanicia”; “Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e
del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,” “Potenzia logica” “Logica sperimentale,””
L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e
crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica
della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze,
Olschki); M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore
in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “E
notissima la storia della logica nell’antica Roma, in cui assai per tempo viene
a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negl’innumerevoli manuali di
logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di Varrone, di
Cicerone, di Aulo Gelio, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi i
saggi di Mario Vittorino, di Vegezio, e si spinge fine a quelle imporntantissimei
di Boezio e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso d’una TABULA LOGICA o
combinazione di concetti secondo le regole della silogistica. BOEZIO
Introductio ad categehoricos syllosigmos; de syllogism categorico-hypothetico,
de divvisione, de definitione, Cassiodoro (Venezia). In tutta quanta la
scolastica la sillogistica di Boezio e ripresa ed applicate con sottiissimo
svolgimento. Comincia, a vero dire, per essere incompletamente conosciuta. Si
complete con Pietro LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo ingress nell’occidente
per opera di Aquino, Abano, e Colonna – Summa theologica, cfr. GIORDANO BRUNO,
de specierum scrutinio; de lampade combinatoria lulliana, de porgresso et
lampade venatoria legocorum, S’istende la lussureggiante vegetazione dei “terministi”,
fra I quali appena e il caso dei ricordare il nostro Paolo Veneto, Pietro
Tartareto, e Pietro Nigri. Per onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo
a tanta zavorra, I pensamenti originali sono molto piu numerosi ed important di
quanto non si creda comnemente. Nizolio, Pauli Veneti, “Logia parva”, tractatus
summlarum (Venezia). Le loro relazionei possibili con le varie posizioni di
certi dischetti girevoli atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro,
sui quali erano segnai i concetti fundamentale. Questo tentative di Bruno
contiene in gemre tutta la teoria della quantifiicatione del predicato e la
teoria della logica sperimentale. In seguito ai mie personali ricerche compiute
nella biblioteva comunate di Noto (Siracusa) la priorita della dottrina della
quantificazione del predicato si deve attributire al sottilissimo casista
Giovanni Caramuel, che l’espose nella sua Grammatica audax. Zvsdilio,
zinytofuvyio in stidyyrlid lohivsm, ztoms. Facciolati Logia protehroai,
rudimenta di Logicca, Tizio, Arte di pensare. In Italia, PEANO, Calcolo
geometrico secondo l’ausdehnungslehre di H. Grassmann preceduto dale operazione
della logica deduttiva (Torino), arithmetics, principia, nova method exposita,
I principi di geometrica logicamente esposti (Torrino Bocca) elementi di
calcolo geometrico, principi di logica matematica R d M, formule di logica
matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti dlela geomentria, saggio di
calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo
logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della quantita logica, Lencei,
lo stato atauale ed I progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I
principi di logica esposti secondo le dottrine moderna (Torino Leoscher, I
teoremi funzionali nel calcolo logico (Rivista di matematica); La logica
matematica e il calcolo logico (Rivista Italiana di Filosofia Roma), I primi
dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della logica (Roma,
Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Rivista di Matematica),
BURALI-FORTI (Logica matematica (Milano); Sui simboli di logica matemaitca (Il
Pitagora), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C.
Ciamberlini, Giudice, Padoa, Nota di Logica matemaica (Rivista di Matematica),
Vailati, un teorema di logica matematca (Rivista di Matematica), sul carattere
del della logica il sviluppo della
logica formale (Rivista di filosofia), Vacca, “Sui precursori della logica
matematica” (Rivista di Matematica), Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso.
Tutti i logici italiani apparengono alla scuola di Peano, al qualse si devele
la prima introduzione della logica matematica o pura in Itala. In essa
introduzione, Peano, esposti lucidamente gli studio, dimstra l’identita del
calcolo sulle classi, col calcolo sulle propsizione. La sua popera contiene per
la prima volta la teoria dei numeri interi completamente riditta in formole
facendo ricorso ad un limitatissimo numero di idee logicche Peano espresso coi
simbolo: e, > = + V ~ A. – sette
simboli --. Di qui trae origine la sua idegografia in cui ogni idea e rappresentata
con un segno, e il su strumento analitico anda perfezionadosim rapidamente. Arrichitta
di numerose indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi,
procedette alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte
le proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento
iniziato da Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemen da ogni filoso,
ma i saggi di Peano comincia solo ORA a richiamare sola di se l’attenzione dei
filosofi. Il ritardo filosofico e tanto piu strano quanto pio chiara e la
filiazione filosofica di questa ideografia. Peano stesso non cessa mai di far
notare che la sua ideografia e casata su teoremi di logica. Ma se con
definizione opportune, si pote riddure le idee di logic ache si incontrano in
molte parti della mateica ad un numero sempre piu piccolo di idee primitive,
attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le idee di
logic ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta invero
seriissime difficolta ed e piu facile il riconocere quante e quai siano le idea
primitive in aritmetca e in gemoetrica che in logica. Continuando le richerche
mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla soluzione
del problema suddetto. Annibale Pastore.
Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica rama della
fisica. Refs: Luigi Speranza, “Grice e
Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
Grice e Pattio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by
Giamblico.
Grice e Paulino – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Nola). Filosofo italiano. Paulino was a wealthy man who had
a career in public life before becoming a philosopher. He wrote many poems and
letters, some of which survive. Some see the influence of the Porch on his
views concerning the ascetic life. His son was Giovio.
Grice e Pausania – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo italiano. A friend of Empedocle di
Girgenti – and the dedicatee of one of his poems. Pausania wrote an an account
of his tutor’s life and death.
Grice e Peano – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo italiano. Grice:
“As I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates
Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also
called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be
defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually
seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were
produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1
and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs
to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and
associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs
to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across
the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the
successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s
formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any
guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established
shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen
to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are
now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified
progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them,
with suitable interpretations of the properties. But his work was significant
in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with
Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of
mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight
led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates
being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond
the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce
valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great
significance also to model theory, in highlighting the property of the
non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard
analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical
inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor
associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria
internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in
una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di
Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo Peano e Rosa Cavallo;
sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e successivamente
nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente
difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la
scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe
Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò
a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico
Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo
infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890. Vittima della
sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di
calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto
della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai
suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".
Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati
con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della
pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria,
iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Vailati, Castellano,
Burali-Forti, Padoa, Vacca, Pieri e Boggio. Peano precisa la definizione del
limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una
superficie -- la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di
frattale -- mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora
vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.
Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da
Jordan (curva secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo
vettoriale insieme a Levi-Civita. Dimostra importanti proprietà delle equazioni
differenziali ordinarie e idea un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppa il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiama il suo latino sine
flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte
dimostrate. Da un eccezionale contributo alla logica delle classi,
elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Da una definizione
assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di Peano" che
vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per
sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Peano sulla logica furono
osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e
di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da Vailati, il quale
sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e
l'applicazione di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli
studi logici e matematici, e anche specifica gli interessi di storia della
scienza, allargando la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ha
dei contatti molto stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia
del linguaggio nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr.
Rinzivillo, Peano, Vailati. Contributi invisibili in Rinzivillo, Una
Epistemologia senza storia” (Roma Nuova Cultura). Ha ampi riconoscimenti negli
ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della
nuova logica formale. E affascinato dall'ideale leibniziano della lingua
universale e sviluppa il "latino sine flexione", lingua con la quale
cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e
Toronto. Tale lingua e concepita per semplificazione della grammatica ed
eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli
"minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine
latina rimasti in uso nell’italiano. Uno dei grandi meriti della sua opera
sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale
che gli si riconosce è la definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso
corrente, come, per esempio, il simbolo di appartenenza (“x ∈ A”) e il quantificatore esistenziale
"∃".
Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello
sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del Formulario, fino
alla definizione del latino sine flexione. La ricerca del rigore e della
semplicità lo portano Peano ad acquistare una macchina per la stampa, allo
scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la “Rivista di Matematica”
da lui diretta e per le altre pubblicazioni. Raccolge una serie di note per le
tipografie relative alla stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo
consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa che ora viene data per
scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della corona L'asteroide Peano è stato battezzato così in suo
onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui
dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”;
“Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo
differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti);
“Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino:
Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e
problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui
quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato
dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana.
Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, E. Luciano e C. Roero Torino);
“Storia di un matematico” (Boringhieri). L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino,
Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe. Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua
artificiale, Matematica, Latino sine flexion, U. Cassina Calcolatori ternari M.
Gramegna Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E Peano stregò Russell. The
third kind of term, things, are only the entities indicated by proper names,
but they have no additional relation with other terms. This leads Russell to
consider the sole denoting concept which presupposes uniqueness -- "the.” Russell
admits the great importance of this term, recognizes the merit of Peano's
notation, and attributes to Peano the capacity to make possible genuine
mathematical definitions defining terms which are not concepts (p. 63). the
meaning of a word with its indication-reference and the meaning of a denoting
concept with its denotation. Peano does something more than provide the
standard notation. The pre-eminence of a description over other forms of
denotation is definitive. The notation for a description is inspired in the
Peanesque symbolism (i.e. "laeb"). Membership to a class is replaced
by a propositional function (i.e. (l£)(<I>X)). A propositional function is
explained as a certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is
true for one and only one value ofx, denotes that value, but in any other case
denotes (P).p. Perhaps most interestingly for us is the insistence on the
indefinability of "the" -- Peano's inverted iota is already used -- together
with the notion of denotation. The article, as published, adds the expression
of the main definition in terms of propositional functions together with the
previous manuscript definition in Peano's terms of existence and uniqueness,
albeit if not in symbolic form. The two essential definitions are Principia, *
14.01.02: . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) •
= . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b. This expresses the conditions of existence
and uniqueness essentially with Peano’s resources, i.e., in terms of
quantification and identity, although adding propositional functions. Peano has
different vresources to eliminate the definite article – his inverted iota -- from
a proposition. Peano actually recommends this line in cases where the required
conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort
of definition in use. The descriptor is by no means indefinable in his system. Russell:
"I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but
Peano gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as
Russell maintains in Principia, following Peano, that a definition is to be
always nominal, the definienda is only an abbreviation. Russell formulates his principle
to preserve the admissible part of Bradley’s analysis -- (his methodological
and analytical resourses -- and almost the entire Moore, in so far as they were
compatible with the requirements of Peano's logic. Some of the mostti mportant ideas
and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already
present in essays Peano that Russell knows well. We may proceed by a detailed
comparison between the relevant parts of Russells theory -- including
manuscripts now published-and some of Frege and , . . ht as well as a
discussion of numerous possible obJectlons that Peanos mSig s, . . fl db could
be posed to the main claim. Even if Russell was not actually influenced by those
insights, the parallelisma are close enough to be worth analyzig, especially in
the case of Peano, whose writings are not very well known. (r) can be clearly found in Frege and Peano,
that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explicitly-including the
symbolic expression by Peano. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN PEANO.
The source in Peano of the symbols relevant to Russell's theory of descriptions
have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia,
Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the letter iota (i)
for the unit class, and the same letter inverted (1), or denied ("fa), for
the only member of thiS class, i. e., the definite article of ordinary
language. Peano's ideas evolved in three stages towards greater precision in
the treatment of a description. This last Peano starts from the definition in
terms of the unit class. He then adds a series of possible definitions (the
ones allowing an alternative logic al order), one of which offers this
equivalence. Peano introduces his fundamental d~fimt~on ~f the u:l1t class as
the class such that all of its members are identical. In Peano’s symbols, tx
=ye (y =x). Likewise, Peano defines indirectly the.unique member of such a
class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the definability of the
definite article, Peano adds the crucial idea that any proposition containing “the”
can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again, to the inclusion of the
referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which already supposes the elimination
of the symbol t: Thus, Peano says, we can avoid an identity whose first member
contams thiS symbol (I897a, p. 215). Here we find the assertion that the only
individual belonging to a unit II As an anonymous referee pointed out to me,
one ~aj~rdifferenc~between Peano and Russell's treatment of classes in the
context of descnption theolJ' is that, while, for Peano, a description combines
a class abstract with the inverse of the umt class operator, for Russell the
free use of class abstracts is not available due to the discovery of paradoxes.
Peano does not explicitly state that the mentioned expression would be
meaningless, but rather "nous ne donnons pas de signification a ce symbole
si la classe a est nulle, ou si elle contient plusieurs individus.” But this is
equivalent in practice, given that if we do not meet the two mentioned
conditions, the symbol cannot be used at all. There are, however, other ways of
eliminating the same symbols according to Peano. One which is very similar and
depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc b(ibid). class (a) such that it belongs to another
class (b) is equal to the existence of exactly one element such that this
element is a member of that class (b). In other words: "the only member of
a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such
that (i) the unit class a is equal to the class constituted by x, and (ii) x
belongs to b" (or "the class of x such that a is the class
constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class"). This
seems to be equivalent to Russell's definition. Peano, of course, speaks in
terms of classes instead of a propositional function, i. e., in terms of the property
or the predicate, which define a class -- Peano often read the membership
symbol as "is" -- which expresses the same idea in a way where any
reference to the letter iota has been eliminated. We can read now "the
only member of a belongs to b" as the same as "there is at least one
x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii)
x belongs to b" (or "the class of x such that they constitute the
class ofy, and that they constitute the class a, and that in addition they
belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the full elimination
underlies the definition, although Peano, in lacking a specifically explicit philosophical
goals, shows no interest in making this point. Peano is totally aware of the
importance of this device as a way to reduce the definite article to more
primitive logical concepts, i.e. to eliminate it, as a result of which the
symbol would cease to be primitive. That is why Peano adds that the above
definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne
figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenant le signe 1a est reductible a la
forme 1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P.” Therefore,
the general belief according to which the symbol "1" was necessarily
primitive and indefinable for Peano is wrong. By pointing out that in the
"hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated
that the class "a" is defined as the unit class in terms of the
existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making
more explicit the parallelism with Russell's theory, let us consider possible
objections against this rather strong claim. All of these objections are either
misconceptions or simply have no force with regard to Peano’s main claim. This is
why"a"is equal to the expression ''tx'' (in the second member). The
objection could still be maintained by insisting that since"a" can be
read as "the unit class", Peano did not really achieve the
elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown
through the occurrence of these words in some of the readings proposed above.
However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only
states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus,
"a" is stated as "an existing unit class", which has to be
(1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the
definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer
somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not
been really eliminated. The answer is very simple: for Peano there were at
least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota
(in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather
complicated expressions,14 and given Peano's usual way of working (which can be
First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above.
Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can
interpret the definition as stating that "la Eb" is only an
abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating
exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to
their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement
of"a" and"b" as being classes, and the final entire
definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) •
X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}]
•XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in
this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members
are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it
occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely
nominal definition, i.e. a convenient abbreviation. characterized as the
constant search for shorter and more convenient formulas), it is quite
understandable that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no
means necessary, for the symbolic expression above was already enough to obtain
the full elimination of the descriptor. We must not forget that the important
thing is not the intu- itive and superficial similarity between the symbols
"la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota
in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit
class", but the conditions under which these expressions have been
introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first
definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the
hypothesis from above for another example). But this by no means involves
confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that Peano soon added four
defimte properties precisely distinguishing both notions, which made it
po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient
readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon
Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a
singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions;
it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the interpretation
of the definition, an individual (iv), as is shown by joining the hypothesis
preceding the definition and the definition itself This multiple objection is
very interesting because it can be taken as proceed- ing from the received view
on Peano, according to which his logic not only falls s~ort ofstrict logical
standards, but also contains some import- ant confuSions here and there.
However, the four points can easily be s~own t? be mistaken. (Incidentally, I
think this could have been recog- mzed With pleasure by Russell himself, who
always thought of Peano and his school as being strangely free oflogical
confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that Peano confused
membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced the distinction
in 1889 through his symbol "e" (previously to, and therefore
independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely)
that Peano would admit the symbol for membership as taking place between two
classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the
meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full
clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t''
before classes, no matter which particular symbols we use for these notions.
Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class
consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of
a". Therefore, although Peano, to my knowledge, never used "lX"
(probably because he always which could be read as " 'a and b being
classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as
"there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that
for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' ,
and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit
class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y.
x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known
similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition ofnumber.
the reply to objection (1). There are other, minor objections as well. (see my
199Ia, Chap. 3, §I.3)· Second, "la" does notstand for the singleton
class. Peano stated with thought in terms of classes), had he done so its
meaning, of course, would have been exactly the same as "la", with no
confusion at all. Third, "a" stands for a class because it is so
stated in the hypothesis, although it can represent an individual when preceded
by the descriptor, and together with it, i.e. when both constitute a new
symb.ol as a w.hol~. Here Peano's habit could perhaps be better understood by
mterpretmg it in terms of propositional functions, and then by seeing"
la" as being somewhat similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience
led him to prefer symbols generally used for classes ("a" instead
of"x"). There is little doubt that this makes a difference with
Russell. It could even be said that while, for Peano, the inverted iota is the
symbol for an operator on classes, which leads us to a new term when it flanks
a term, for Russell it was only a part of an "incomplete symbol". I
am not sure about Peano's answer to this, but at any rate for him the
descriptor could be eliminated only in conjunction with the rest of the full
express- ion "la e b", so that the most relevant point of similarity
again can be found in Peano. Last, there is no problem when we join the
original hypothesis and the definition: as I have pointed out in the
interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems,
"a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a
variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant,
no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by Peano
himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f
clarity between the several senses o f "existence" (or related
differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle
there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same
expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how
this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the
fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in Peano
and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have
clarified a little the role of ".3" in Peano. . (5) Peano could
hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he
continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive
idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can
explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be
defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the
descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But,
as we have seen, there is no doubt Peano thought that the descriptor could
easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under
hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the
descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this
kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the
unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of
definition for a long period once he mastered Peano's system. It was because he
interpreted these definitions as Peano did, i.e. merely as -a device for fixing
the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus,
when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things
like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really
be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of
the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no
point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly
relevant to my main claim. Even if Peano's original elimination of the
descriptor does not work because of its taking place in the framework of a
merely conditional definition, the force of his original insight could well
have influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The
reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by
the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of
the most important logical successes of the century. Thus, Peano did not
realize the importance of the elimination. This last point can hardly be
denied, but Peano's goals were very different from Russell's, so I think that
to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical
point ofview. 16 I would like to recall here that it was Peano himselfwho
discovered the distinction between bound and free variables (which he
respectively called "apparent" and "real"), and probably-and
independently of Frege-also the existential and universal quantification (see
my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements). 18 In his
I966a (p. 659), Professor Quine wrote that "1" was a primitive and
indefin- able idea in Peano. However, now that we have exchanged several
letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has changed
his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following passage:
"I am happy to get straight on Peano on descriptions. I checked your
reference and I fully agree. Peano deserves all the creditfor it thathas been
heapedon Russell(except perhaps for Russell's elaboration ofthe philosophi- cal
lesson of contextual definition)" (my emphasis). As for the sense in which
the philo- sophical consequences of the elimination of the descriptor were not
very important for Peano, I have faced the problem in my reply to objection
(6). 17 And also in previous stages from 1906 onwards, through the (finally
unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon propositions, with
no classes and no propositional functions. . For according to him the
descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context of the class
(a) from which it is the only member (la), and also in the context of the clas~
from which that class is a member, at least to the extent that the class a is
included in the class b, although this supposes no confusion between membership
and inclusion; see the second point of my reply to objection (2) above. I think
this is just the right interpretation ofthe whole expression"1a Eb".
In any case, I cannot help being convinced that none of these objec- tions
seems to have any force against my main claim: that the elimin- ation of the
descriptor was present in Peano with essentially the same symbolic resources as
in Russell. This is equivalent to the first two claims at the beginning of this
paper: Peano clearly stated the conditions of existence and uniqueness as
providing the true significance of the descriptor; and (2) he had enough
symbolic techniques for dispensing with it, including those required for
constructinga definition in use. We have a few relevant passages, but the
clearest one occurs. There we can read that" Ta" is meaningless if
the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the
third claim was made by Peano. Perhaps under certain different interpretations
of Peano's devices it could be shown that his elimination of the descriptor was
not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so,
I think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to
Peano and Russell, it is important to know that Peano had these resources at
his disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see
the heritage from Peano in a clearer way if we compare the definition with the
version for classes in the same letter: . The parallelism is therefore
complete, but before finishing this paper I want to insist on my main claims by
resorting now to one of Russell's manuscripts, "On Fundamentals. First, we
find there a definition stated in terms similar to Peano's, and with almost
exactly the same symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of
plagiarism. I only affirm that some ofthe ideas and devices which are important
for the eliminative definition of the descriptor were already present in Frege
and Peano, including the conceptual and symbolic resources, and that these
works are ones that Russell had studied in detail before his own theory was
formulated in 1905.22 Second, the later improvement of this definition is precisely
in the sense of making clearer that, although the method of the propositional
function was preferable to the one of class membership, the symbolic expression
of the conditions of existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also
coming from Peano -- according to which we cannot define the expression “la"
alone, but always in the context of a class (which in Russell became the form
of a propositional function), appears here. Benacerraf, P., and Putnam, H.,
eds., Philosophy ofMathematics (Cambridge). The first appearance of Russell's
definition, under the form which was adopted as final, took place, not in
"On Denoting", but in a letter to Jourdain: According to that, all
other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence,
for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the
eliminative construction of the definite article, which was a result of the new
semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main
enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin). As for
Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism. In fact, Bacher I904a describes mathematical
objects as "mere symbols" and he advises Russell to follow this line
of work in a letter (only two months before Russell's key idea): "the
'class as one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure"
(quoted by Lackey [Russell I973a:30]). Finally, for MacColl it is necessary to
mention his essay where he spoke of "symbolic universes", which
include things like round squares (p. 308), and also spoke of "symbolic
existence". Russell pub- lished his I905tl as a direct response to this
author, and there we can see some conclusions from the unpublished manuscripts,
although still by solving peculiar cases in a Fregean context. I agree with I.
Grattan-Guinness that MacColl was an important part of the context of Russell's
ideas on denoting (personal communication), but I have no room here to devote
to the matter. For a fuller study ofthis manuscript, see I992a. There is,
however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On
'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness Substitution" written with only slight symbolic differences.
I am indebted to Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X
=b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, Roma: Cremonese, Studii
di logica matematica". Repr. Logique mathematique". Repr. Analisi
della teoria dei vettori". Repr. Formules de logique mathematique". Giuseppe
Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza,
“Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice
sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non
primitive dell’operatore iota. -- H. P.
Grice, “Definite descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi Speranza, "Grice e Peano: semantica
filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pecoraro – il conflitto – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Salerno). Filosofo
italiano. Grice: “He must be the
only philosopher who philosophised about ecstasis!” Grice:
“Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal
degree without (not within) Italy!” – Domenico Paladino, Vettor Pisani, Omar
Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia.
Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di
rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave
nichilista. Fonda "Quadranti" dedicato a G. Marotta
dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. è possibile
dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.
Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative
tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la
divulgazione di temi e autori poco studiati -- tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del
suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben.Contatto con Vattimo,
Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e
filosofia negative, politica e morale. Una filosofia disperata e
negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di
una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti.
I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici
tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è una filosofia
anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali,
storiche e morali. In questo orizzonte
di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale,
maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello
alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista
-- Ricerca un orizzonte di senso diverso
e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi
precedenti fili conduttori. Interessi,
letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e
chiarezza. RDecisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la
critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo
luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari
tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere"
e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave
interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette
alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza,
avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due
temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere;
l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della
psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che,
fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una
filosofia dell’attuale e sulla
convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e
trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una
complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno
filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle
condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei
"diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di
fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo
post-illuminista. Il second opolitico-sociale– attraverso la critica
del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del
concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria,
la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la
pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si
dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero
filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere);
“Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al
Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano
Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto
e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Peisicrate – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Peisirrodo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Giamblico.
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Parma). Filosofo italiano Grice:
“At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!” --Fu lettore (Grice: “reader or
lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere Visconti. In questa veste si trova più volte coinvolto
in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi: “Circa
intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum
principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et
corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Noceto).
Filosofo italiano. “Dottore diabolico.” Parente
di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco
Pelacani Nato nella provincia di Parma,
al comune di Noceto, la sezione di Castamezza, a pochi chilometri da Parma,
nulla si sa della sua vita sino a quando
frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare
della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma
in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole
della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti
matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse
nuovi studi sull'ottica ne“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de
ponderibus” si occupa di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de
proportionibus” una teoria del vuoto che si contrapponeva alle tesi del
continuo dei fisici aristotelici. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica
planetarum” e mette in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si puo
sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica
dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Nega quindi la
possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente
ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un
grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi
alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore
diabolico, com'era soprannominato, e accusato d'eresia e condannato ma ciò non
gli impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi
di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel
duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una
corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones
super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G.
Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie
degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da I. Affò (Stamperia reale,
Bodoni), citato anche per la sua avarizia in B. Veratti, De' matematici
italiani” -- Commentario storico R. Majocchi,
Codice diplomatico dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di filosofia, F. Camerota,
Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della
percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford, Opere Le Quaestiones de
anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri
Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri
Thome Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi,
Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli,
Morano, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus
de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pelacani is yet another of the Pelacani.
There are at least four of them: two Antonios, una Biagio, and one Francesco. Biagio
Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della
percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica
di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani,
Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo
di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”
Grice e Pelagio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Teacher of Celestio and Giulano di Eclano.
Grice e Pellegrini – l’amore come
affezione dell’animo – e la sua manifestazione nel giovine nobile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sonnino).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica
Nichomaechaea is intended for!” -- Fu,
secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più
pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad
ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma.
Pubblicò il “De affectionibus animi
noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di
Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola
di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui
lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio
dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi
morali, al contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito
prima ancora di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani
possano affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu
più oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente
insegnando i precetti del filosofo stagirita. Saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio
de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem
aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum
Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); G. Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università
degli studj di Roma. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, Società tipografica de' classici
italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini
rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze,
Leo S. Olschki. Pellegrini scrive due important commenti su Aristotele, uno in
cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, Speranza,
ira, audacia, temore, dolore. Nell’introduzione, elabora un concetto generale
di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non e menzionato. Ma
Pellegrini elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – che
e affetato nell’affezione? Il econdo e un commentario sull’onore e la
nobilitated – Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel
terzo trattato, Pellegrini elabora la questione di Tasso ‘filosofo chiarissimo’
– vide Tasso --. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un saggio
sulla politica d’aristotele da un filosofo Tedesco. Pellegrini critica la
toleranza del filosofo alla posibilita del fraudo – ma il filosofo no considera
le oggezioni di seria considerazione. Pellegirni e associato al ginnasio di
Roma – Il ginnasio e una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks,
playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di
Pellegrini” -- Pellegrini. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool
Library.
Grice e Pempelo – Roma –
filosofia italina – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo italiano. His name is attached to some
surviving fragments of Pythagorean writings on parenthood.
Grice e Pennisi – lo spirito
nazionale – filosofia italiana – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia
– filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo italiano. Grice: “I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to
evolution – and especially evolution of language. By obsessing with linguistic
tokens, we have lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice:
“His metaphor of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice:
“Pennisi is a Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic
(both psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the
‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky,
to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche,
Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della
cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano
prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la
relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a
Catania con una tesi dal titolo “I
presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto
la guida di Piparo. Vince il concorso
libero per ricercatore e svolge la
carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina.
Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di
Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato-- è direttore del Dipartimento di Scienze
cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside
presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in
Scienze cognitive dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del
linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico
parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due
declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il
linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei
soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza
di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di
vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività
linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse
dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori
naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci
avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In
continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica,
in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di
investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle
dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di idee
proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme
controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal
linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens.
Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni
socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali
che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre
opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo
di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola
timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze
cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del
linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia
del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le
lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova
Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente,
in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani,
Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. R. Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il
pensiero del potere in S. Kubricke oltre, in Le ragioni della natura” (Messina,
Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive,
psic., ped. (unime), su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola,
filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pera – il ragionere -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lucca).
Filosofo italiano. Important Italian
philosopher. Si diploma in ragioneria
all'Istituto "F. Carrara" di Lucca. Studia a Pisa sotto Barone. Insegna
a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento
della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio
della tolleranza Un saggio filosofico di
rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai
filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori
studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi
induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in
particolare nel rinascimento volgare italiano (Galilei, Telesio). La metafora
delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo
preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la
fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a
modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi
fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti
della fisica classica. C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento
immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed
approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto –
e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra
le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di
Telesio e Galilei che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le
teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Volta
e Galvani. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del
metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi. Altri saggi: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?",
"È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi.
Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la
rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi,
attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave,
epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in
Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di
sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa
anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca.
vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle
mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore
comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concettio di eguaglianza fra gl’italiani
i e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione
italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938. Defende nostra
autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da
ciò il nostro liberalismo)”.
Altre opere: “Apologia
del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione”
(Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano,
Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra
Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione”
(Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano,
Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano,
Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La
scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue
teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito
su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma
non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che
abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza
stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello
Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria,
ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio,
ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di
Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Peregalli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. I luoghi e la
polvere Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con
Adamo il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e
vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia
della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo,
il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore
dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo
corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche
l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni
Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i
costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto
poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza.
Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza,
sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e,
quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare,
dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri
tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento)
può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca,
sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque
non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre
guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo
che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare
la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti,
superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un
sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte
dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo
che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi
"mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle
costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si
disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di
incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e
dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia
un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle
campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza
aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia
ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli
lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non
dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il
motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura.
Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste
rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e
lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a
nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate
da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci
somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla
sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea
che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da
una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità
delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in
un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un
senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso
il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo
fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona
misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà
consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La
certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una
"decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la
traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano
caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare
sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo
stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una
città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere
le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono
affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La
materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve
ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo
va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne
l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita,
ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo
odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli
anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono
sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il
loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo
un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in
cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano
che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto
rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere
dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e
fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti
edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati
del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di
sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni
o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono
un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi
diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso
la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si
leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso
del sole. Roberto Peregalli, “I luoghi e
la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Perniola – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Asti). Filosofo italiano. Studia la filosofia del meta-romanzo a
Torino sotto Pareyson. Incontra Vattimo ed Eco, che si è fatto tutti gli
studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Cllegato alla all'avanguardia dei situazionisti.
Insegna a Salerno e Roma. Collabora a agaragar,
Clinamen, Estetica Notizie. Fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di
Estetica.L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua
filosofia gli ha fatto guadagnare la reputazione di essere una delle
figure più importanti del panorama filosofico contemporaneo. Pubblica “Miracoli
e traumi della Comunicazione”. Le
sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative,
filosofare, l'estetica di insegnamento, e conferenze. Si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della
letteratura. Nel suo primo saggio principale, Il metaromanzo, sostiene che il
romanzo da Henry James a Samuel Beckett ha un carattere auto-referenziale.
Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e
quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di
recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per questa critica
originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima
accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato
dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio
importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”,
in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un
fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte
come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi,
Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei
situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto.
Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In
“Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e
della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice,
“Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della
storia. Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più
penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni
culturali sulla base di Heidegger e Gramsci, include un discorso teorico
sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto
tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica
e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state
decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il
nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità,
la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite
si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo
stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se
la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto.
Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali
indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine
e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto.
Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali,
estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per
catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit
di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella
contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella
mistificazione della metafisica”. Postumano include altri territori nella
sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha
nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene
che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale,
caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito.
L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare,
all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la
sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri
umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità
viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente
alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità
nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che
apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più
sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della
tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti
perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della
tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che
vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo
alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa,
perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona
all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.
In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione
alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi
dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione
di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato,
che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte, comunicazione di
massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica
e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini
e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un
processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una
proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente
come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto
originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il
secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la
conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La
forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La
forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale
del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralitstico e dogmatico.
Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il
cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale.
“Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie
estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il
rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società
italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura
sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero
sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità
dei mass media, e il roguery plutocratico. La filosofia dei media. La sua
ampia gamma di interessi teorici
includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza
l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative.
“Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante
della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli
studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade
Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo
dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la
differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il
declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza,
le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma
non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del
romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è
stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo Come una delle
belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti. Saggi: “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia,
Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il
negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La
Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e
organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va
Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia,
Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa
& Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane”
(Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica
del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano,
Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino,
Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a
stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica:
Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi
o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis,. Estetica e politica. Nuova Edizione, Milano,
Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “.L'avventura
situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte
espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano,
Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”;
“La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di
volta in volta”, “La differenza del
Filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di
post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da
sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Moderna
Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,.
“Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in
Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano,
Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a
Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e
post-storia” Tema celeste, europea, “Un estetico
del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”,
RES, “Sentire la differenza, Estetica,
Politica, Morte. “La svolta culturale e sentimento”
“il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana, Ripubblicato come “La svolta culturale nel
cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti
di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà; “Ricordando Derrida”, sostanza, “La
giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, G., & Dennison, L.arte,
architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural
Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art
Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia
italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale; La sessualità, la morte, mondo -- è il più utile e punto di partenza per Perniola,
Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale.
La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il
Corriere della Sera, Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un
introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin
"L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con
//notbored.org/ debord a.html
I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la
morte, Mondo “Pensare rituale. La
sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert
Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte.
Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori
interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia
Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa. La Teoria Pinocchio, Perniola, il sex appeal
del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di
Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La
Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Critica d'arte, Filosofie del desiderio nel mondo
contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm;
intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Per
l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e
la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, Robert Sinnerbrink,
“Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film,
film-philosophy /sinnerbrink.pdf Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto
da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella
società e Arte vedere; “Retorica
postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of
Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / voci / post modernismo “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di devozione. Le
pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo. Aarhus
ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova
italiana, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New
York-London, Continuum, A. Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di
letteratura comparata, SFilosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di
emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica
della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte
e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori
sospensione, in Neohelicon, Civiltà,
Dell'Arti Giorgio, M. Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli,
Venezia); Marsilio Nils Roller, simulazione, una conversazione tra Sergio Contardi
e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm ) Recensione di
“La sessualità, la morte, World” sirreadalot.org/religion/
religion/ritualR.htm ) Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra”
/film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/
ital_ ed Estetica (//agalmaweb.org/ )
Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Mario
Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il
desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s
misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Perone – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Grice: “While
Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I
especially appreciate two things in the philosophy of Perone: his emphasis on
the the intersection between modality and temporality: ‘the possible present’ –
vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and also the implicature:
what is actual is also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I
take it to the rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of
conversational reason,” “The feast of reason and the bowl of soul” -- important
Italian philosopher. Studia a Torino sotto Pareyson. Studia la filosofia della
liberta. Insegna a Roma e Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica.
La politica è l’invenzione dell’ordine che con-tempera il „per me“ e il „per
tutti”. Studia la morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa,
verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione;
Una
metafora ha ispirato l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della
lotta di un uomo, Giacobbe, con il divino, l'Angelo (Genesi). Nella
notte del deserto, uno straniero interrompe la sua solitudine e combatte con
lui in una battaglia che non ha vincitore. All’alba scopre di essere stato
ferito dall'angelo. La ferita significa anche la
benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato
ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”. Il racconto è la cifra dell'estrema tensione
che sussiste tra il finito e l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i
singoli significati e il senso complessivo. La filosofia ha un'obbligazione di
fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del
pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con
l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuto il moderno come
condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare
nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata
una cesura. E tuttavia, ugualmente inopportuno e un
appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello
dell'essere. La necessaria protezione del finito
(peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche
modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti) non significare l'eliminazione di nessuno dei due
contendenti. Sulla soglia tra finite
(peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una
mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua
conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito
(a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi,
sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto
d'in-differenza. Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva
che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente
l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’). Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento
non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata
dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha
l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero,
il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica
dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione. Il finito, la parte (il soggetto, il
presente, il sentimento) e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo
nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di
Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita
inferta loro dall’altro polo (l’infinito, il tutto) come una benedizione. Elabora
la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso
svolto contro-corrente, Parte integrante
della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza
divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità
interrotta” (Mursia, Milano); “La memoria”
(Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni
del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino); “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino);
“Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento”
(Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto
della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema
che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione
etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: “Lo sspazio
pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano);
“Secolarizzare” (Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una
cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto
tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della
memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti,
Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso,
Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Silenzio, Tempo. Ccurato
e introdotto presso Rosenberg la Scuola di Alta Formazione Filosofica: “Dialogo
con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia
della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia
dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive;
“Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in
Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto,
il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera
che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti,
per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i
soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria
im-potenza di in-finito. Questa lotta/scontro con la barriera lascia nei soggetti
una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'Angelo
può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito
urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la
teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione
tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo
quanto per la terra? E attiva
un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’
intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé
una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare
una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato
Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della
realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in
“La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il modern è
dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria
della cesura. L’uso della categoria di ‘illuminismo
non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della
tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di
legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della
storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro
l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo
vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile
grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che
svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile, («Il presente come soglia»). Se una totalità è interrotta, non possiamo
ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la
memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto,
perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge
l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere
che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato
perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la
filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece
sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la
distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune. Individua anzi come rischio immanente della
democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello
spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune. E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su
spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052,
su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron,
Velia, Grice on ‘other’; finito/infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini.
Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta
coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la
ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele,
ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il
discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di
Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano,
-- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini,
il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della
filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti,
trascendentale e immanente. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Persio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Flacco Aulo
Persio is best known as a satirical poet, but he studied philosophy under
Luccio Anneo Cornuto, to whom he wrote a tribute and to whom he left his works
on his death. A strong belief in the value of the ethics of the Porch lies
beneath much of his satire. He was a friend of Trasea Peto, and was related to
him by marriage. Through this connection, Persion becomes associated with the
Porch opposition to Nerone – but he died before Nero could take action against
him. Ed. Broad, Loeb.
Grice e Persio –
implicatura – storia della dialettica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo italiano. Dei
lincei. Figlio di Altobello Persio, studia a Napoli. Conosce Telesio di cui
diventa discepolo, e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus
rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo”
(Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la teoria di Telesio di uno “spirito” come
principio, movimento, vita, e intelligenza.
A Roma conosce Campanella e Galilei e pubblica “Del bever caldo
costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee
già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua
conservazione. Altri saggi: “Digestum
vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem
philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi); “Novarum positionum in rethoricis dialecticis
ethicis iure civili iure pontificio physicis triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De
ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di filosofia, Roma. la dialettica di Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro
Cicerone -- contro Boezio itium dialecticum, point Aristoteles. PRO POSITIONES
DIALECTICA FACVLTATE. I Dialectices artis magistros primos requiramus. Non
Aristotelem profecto fuisse cenfendum est. Sed multò antea, quun plurimosexstitiffe,
mania i teftantibus. Sed nereferasadtā antiquos: neges etiam, Pythagora eos fuisse
logicos (quodtamen falsumn, indedeprehenditur, cum mathematicis artibus; quae fine
logice tractari non possant. Ittaaccuratèftuduerint Zeno tamen Eleates [Velia,
velino], ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum
I Dehip. Et Plar. plac.li. gularis fuit, non infophifticis de arte ipla contentionibus,
sed in explicatione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit.
Clinomachus Thurius; nofter cóterraneus primus deaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM
enumerar Aristoteles interuitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos
uitium festum est; uelcum Platone Prometheum,
uelúci deorum interpretem existimabimus, quem in sacris litteris Noeum docti existimant;
uel cum aliquot doctis, Mofis sacrú illum sacerdotisor natum ,& uestitum Ex
hodiex preffum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum liberostin et
cpoëinatum compositione, inq.aenigmatum enodatione, doctis uiris at matis seu
enunciacis conscripsit fi Laërtiocredimus quod fi berumeft, principiú doctrine huiusci
philosopho debeatur; quaodeindecranslarakc ab Arift. In libru de interpretatione
Nonitaque Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM u tnec Protagora
n elenchorum jutex Platorum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur,
facultatem, seu virtutem bene differendi tenemus, hocest disputandi, disceptandi
ratiocinandi. Quotiesita querationeutimur, toties dialectico munere
diendiq.;ita Logicen hanc, esse facultatem, omnia disputandi, intelligendiq.
Rectè itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit.
Duplex itaquc; quinimmohaec, uel utiilius magistra, cólátuitur; cum omnis disciplinae
principium sit experientia, ob item ne patet; principem negare possumus. Quinneque
Platonem ipsum cum Socrate a dialectice's perfectae cognitiones secludimus; de cuius
schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus
facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in
communi somnibusartifi cibus, quicum differunt, nonsuaquadam et propria, sed communi
dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa discipline ahabetur,
quandoprac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices finis erit, be a
ne differcre. Subiecum uerò dialectices ponimus res omnes. Quod uel Aristotele tefte
confirinamus. Quid etiamfi. Nonens, subiectum dialectices ponamus et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus
nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio. dialectice
itaque communis oinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quidlibet seu verum seu falsum
quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerò partes
duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, uerisimile, captiofumdari potest;
non obid enunciate logice partim necessária, partim ueri similis, partim captiofa
esse debet. Sed tota necessaria. “Genus”
illud verè esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem genus esse Catonis
et Ciceronis. Catonem verò et Ciceronem *speciem* esse hominis. Cum uerò satiùs
putemus; ueri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae principibus,
quam a scholis in ertium philosophorum petere; meliùs quaeduo individua, vulgò dicunt
et unam speciem n, ili duas species et unumge nus dixisse videri debent. Sed fideridebunt
consultos, non ridebunt Platonem ne que Aristotelem, terse comparationes intelligi.
Genus item et speciem ad locum de toto et partibus rectè ablegamus.
Categorias etiani ad inventionem dialecticam sternere uiam, melius eftut concludamus.
Paronyma ad coniugatare uerti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis
et tempus inadiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine
mer itémq. Cicero e Quinctilianus. Quamuis itaqueo pusali quod artis huius genuncia
tum scia. Differentiam, quam Porphyrius declarare adgrediebatur. Vel ad formam et
causam vel ad comparatorum locum et ad invenrionem rectiùs asfcriberem.
Accidentium nominee e rectiùs facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verò cumaliquo
conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verò sint in uoce,
NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quaescribuntur, eorum, quae fintin Puocessensa ilaapudomnes eadem esse, SYMBOLA a
et ligrisnon s cadem, deprehendamus. Quo
sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi
genesin et analysin, tribuster minis et PROPOSITIONIBUS conclusit et terminauit non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigiuoluit,
sedadinternum. “Aliquis homo currit”. “Aliquis homo non currit”, nullum có sub-alternae
dicuntur. Multòiuftiore ratione collantur. Quiai: temeffe tenemus. Ex causis itaque
necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum
effecue syllogismis maximè necessariam putamus.
Quod & Graeci Aristotelis interprete sprofitentur, inventionem illam
Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et BOETHIUS desu omulta addidisse etiam,
teftatur; sedutrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, camietfi IN
PARTIBUS SERMO consistere. Rectè igitu rin analyticis nnllam Aristoteles interpretatio
sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem
euentusueritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et perse, et in 6.
niarectè, alias dictum. Datur igitur enunciatum, compositum, feu CONIUNCTUM, praeter
simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cujus et sunt suae species, ar
COPULTATUM difiun&um, con nexum et elatum et cetera. Accamenin DISIUNCTIONE
illudtenemus, utomnis disiun paratim nulla fit neceffitasi. Nam difiunctioniş
necessitate penderee partiumnonucie ritate, sed dissentione, palàm est.
contineatur, cùm illatotafitanimi, eadémq .apudomnesgea tes. Haectota SYMBOLIC in
voce. Logice itaque sine SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potestinani tradictionis nomen
meretur. Homo albus est. Homo non albus, tantundem. Omnis homo albus, (vidam
hoino albus et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram,
dum concluderetur ab antecedente, Quid fi hocidein dixerit Aristoteles. Rerum autem
praecognitiones, &anticipationesgenera fit. Definitiones,& partitionesesteprincipiaomniumferèar,
tium, uelindesumptasquasdammaximas. Principia uerò non tantum priùs nota, sed esse
notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara, ut contraria quoque inde
rerum uerò alteram. Et uerborum illamdicimus, quaeinomnibusdefinitionis,
requiritur. Rerum verò, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immoeandem
determinismediis et extremis ut consta
hilexplicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes &
universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur.
At ve rò id praecipuèin INFORMATIONE artis integra cuerifli mum esse putamus, ut
a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus,
quando attributum eftinessen et definitiştotius et partium. Demonstrationis et demonstratii
omnísq. Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in
distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione
ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini retesseresis
SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet
praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cùm autem quaein scientia
sunt, per se finto portet, sit, cùm quid alicuiaderit vel simpliciter vel quod ämodoerit:
cia tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni:
quoduelexempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Perseinest quòd
causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci
licetcaussaede suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius
hic enim inodus affections et accidentia cognata quod ammouo sensu, Aristotelis
contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit
enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus
subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis expli
tionisuelinueniendae,ueliudicandae. Omnem disciplinam fieri autper
demonstrationem , aut firmauit. Acperdefinitionem et distributionem,accuratiorem
sci entiamconfici,quàm perdemonstrationem, tenemus. Quare non sequitur ,Scio ex
causa', propterquamresest. quoniamilius estcausfa. Nec aliterhabere potest. ergo,
Scio steriorú, e Platone ferè sumptaess e quiuisanim aduerterepoterit. Plato
enim ad instituendasartes, definitionem et distri butionem proposuit. Syllogistica
e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes
bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius.
Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution
generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice
omnes subalternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et
Aristoteles rectè con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam
multa, quae differuntur inlib.Po do complectitur. Atquopacto ex Aristotelis littera
Ex diffentaneo. Ideóq.no terit Son3 teritquis, cùm logicam inventioneimn
ipsarum natura, qua litatéq. tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisq.
Quirendam, re&tefortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsò, quòda d
percipiendam hanc disciplinam demoribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat.
Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles.
Falso. Certè pueros quos damui dimus diuinitate quadammen ti, confirmarunt. Quaenonprotinusquid
rectum, prauúinq. fit;discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil
tis praeditos, utinquibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per
videnda. Cùm dispositionem, ineadem uel uel syllogistico conclusionis iudicio a
e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et judicanda, universatio
per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in
sua philosophia conscribenda Antonio Persio.
Persio. Keywords: implicature,
dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria, Cicerone,
Catone, Boezio. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria.
Grice e Pessina – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli sotto Galluppi. Cura la sua storia della
filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un saggio sulla
costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia e il
carcere. Reclsuo nell’isola di Santo Stefano, sposa la figlia di Luigi
Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei. Muore nella suo palazzo in via del Museo,
strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a
lui intitolata. A lui è dedicato un busto
alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico);
“Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla
regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei
diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato
del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri);
“Il diritto privato” (Napoli: Priore); Storia della filosofia (Milano:
Silvestri); Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. La scuola italica venne fondata da
Pitagora che crea una filosofia matematica a Crotone e Taranto. L’anima,
secondo Pitagora, è un numero che si muove. L'armonia dell'anima, o la sua
rassomiglianza con Dio costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa
retribuzione. La scuola di Velia svolge pienamente l'idealismo dei Crotonesi; e
la varietà, non negata da Pitagora, esclusivamente affermata dalla scuola
gionica, venne assorbita dell'unità da Senofane, trascurata interamente da
Parmenide, e negata da Zenone il velino. Empedocle di Girgenti ed Anassagora seguirono
l'eclettismo, ma il primo fu più proclive alla setta dei crotonesi, ed il
secondo alla scuola gionica. Lo scetticismo – o la scessi -- ha a fautori i
sofisti I quali sorgeano da tutte le scuole. Gorgia di Lontino, discepolo di
Empedocle di Girgenti, e sofista, e tale era benanche Protagora, discepolo di
Democrito. Ma questi non pensano che a sedurre il popolo colle loro vane
disputazioni e colla loro effeminata eloquenza. Nulla possiamo dire della filosofia
appo i Romani perocchè essi, rivolgendo il pensiero alla guerra ed alle cose
pubbliche, non poteano riconcentrarsi nelle severe meditazioni filosofiche. Epperò
anche quando la filosofia del dritto e la giurisprudenza fiorirono del Romano
impero i giureconsulti non fanno che freddamente seguire ora la filosofia
dell’orto o del portico. E se alcuno ci obbiettasse le opere di Cicerone, di
Seпеса, o di Plinio, risponderemmo che questi filosofi saranno sempre degni di
venerazione de’ filosofi, ma che non fondarono alcun sistema nuovo. Neander,
origine e sviluppamento de'prin cipali sistemi gnostici. Walsch de gnostico rum
systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum.-
Olearii,dephilos.eclectica. stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe
il sen sualismo degli adetti ; ma in alcuni fu originale, in altri una
imitazione di Locke, di Gassendi ; e di Condillac. Fra’primi possiamo
annoverare Zanolli , Muratori, Bianchi,e Verri.Ilprimo diquesti, 7 2 be
spazio è la relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è
la successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità
rattrovasi lo scetticismo , tentò formare i princi pii più stabili dell'umana
credenza , as segnò la sola probabilità alle idee moa rali,e riconobbe che i
sensi ci fanno a perti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo,ma non
la natura della causa. Kirwan sosténne che non possono aver luogo gli esseri
senza una causa,che lo nello stato di piacere assoluto non misto a veruna pena.
Da ultimo , Young, det tando un trattato sulla forza della testi monianza , la
rinchiuse ne'confini della probabilità,e sostenne che essa è capace di un
convincimento superiore ad ogni altra esperienza. tentando la
spiegazione di molti fenome ni intellettuali colla dottrina sulla forza
attrattiva delle idee , dimostrò che tutte le umane azioni si rifondono in
semplici probabilità. Muratori, che fu il solo.cu rato fra’filosofi , ed il
solo filosofo fra’ curati ,7 indagando le forze dell'umano intendimento,
confutò lo scetticismo m e diante una morale poggiata su’ prin cipiidella
ragione e dell'amor proprio. Bianchi fa dipendere il piacere dalla cessazione
del dolore.Verri avrebbe vo luto che si fosse a'suoi tempi effettuata la
dottrina del sentimento o del senso morale. Fra'secondi , Baldinotti negò che
si possano discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed
ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di fatto,Lo studio di
Locke, dopo l'opera di Baldinotti attirò in Italia molti proseliti; fra'quali
possiam nomi nare a cagion di onore il Sarti , il P a vesi , il Tettoni , il Capocasale
ed il Briganti. Iovano molti pensatori, arversi 119 120 per
fede a’principiidelLockianismo,cercaronoban dirlo; egli vi avea radicato i suoi
pro fondi germi che si estesero insino al ]l'aurora del secolo presente. Fra
suoi seguaci si distinsero Soave , de Toma so ,Valdastri ed altri. Il primo ;
se guendo il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguardò l'idea come l'imma
gine degli obbietti, e fondò la certezza sulle treevidenze di Condillac. Valda.
. stri fè derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee , trasse il criterio
del vero dal senso intimo , e sostenne nulla es servi di vero in metafisica se
non fonda to sulla economia delnostro essere. An co
ilRezzonico,ilCornianiedilPran di diedero opera alla propagazione del
Condillachismo in Italia. Ma gli italia ni , benchè sensualisti , non si
nabissa rono nelle funeste conseguenze del ma terialismo francese, perocchè
risentivano ancora l'influenza della vera e sapa fi losofia,laqualemaiè,chesi
scompa gni dalle verità che crediamo divina. C. Italia. Il P. Giovenale ,
il M a gneni , il Rufini , il Miceli ed altri p o chi seguirono l'idealismo ,
ed ebbero a scopo comune quello di determinare l'i deale priucipio costitutivo
delle cose.Ma il P. Ermenegildo Pino diede a luce la sua Protologia che,quantunque
tenuta in dispregio da'sensualisti del secolo XVIII , pure non lascia di
onorare l'autore e la patria di lui.Questo libro venne diretto ad indagare
ilPrimodellaveritàde'prin cipii , e delle scienze , l'Uno che in se racchiude
il principio delle scienze tut te: Egli con prove ingegnose e con sot tili
ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane con
venzioni , che esiste un Primo , causa ed origine dell'umana intelligenza, che
il primo principio della ragione è dimo Law ed Hutton sono isuoi più
forti so. stenitori,ilprimo negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio
e di tem po,ed ilsecondo inclinando alle opinio ni del celebre Berkeley. è
strato all'uomo , che le parole non sono 1 Borovshi , Notizia sulla
vita e sul carattere di Kant Jachman ,Lettere ad un amico in torno Kant -
Wasianki, Emmanuele Kant negliultimiannidellasuavita.- Biografiadi Emmanuele
Kant. - Rink , Tratti della vita diKant. Bouterweck,Em.Kant.Rimem branze.-
Grohman, Allamemoriadi Kant. Cousin , Lezioni sulla filosofia di Kant ( Prima
Versione italiana di F. Triochera con notedelB.PasqualeGalluppi) Kant,Idee
sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova
dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli
spiriti - 135 - segoi delle idee , nè le idee segni delle parole, che il
primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'Uno o Primo, ovvero di Dio
; che l'analisi è la distin zione della pluralità costituita dall'Uno; e da
ultimo che non già la dimostrazio ne matematica , sibbene la scienza del Primo
èlaragioneprimitivadellascienza. C. Italia. Dietro l'impulso di Premo li,
dietro gli sforzi di qualche altra e Università che cercava difenderlo, il
misticismo ebbe in Italia parecchi col tivatori,fra'quali si distinsero il Fer.
rariedilLeti.Ilprimo fèderivarela filosofia dallarivelazione,dalla esperien
za,e dalla ragione,ed asseverò che ilfi losofo cristiano debhe seguir laprima
in preferenzadellealtre.IlLeti, attenen dosi ad un principio rivelato o
positivo, tento fopdare un sisteina cosmologico sul Genesi ; epperò , secondo
lui , tutte le cose han principio da Dio , lapima si congiunge con uno spirito
materiale co stituito come la vera forma delle cose m a teriali, e contenente
la luce,l'acqua , la terra, che sono volatili o fissi, e for mano gli
altriobbietti.:Ma la riforma conoscendo lapropria fallacia ed illusio ne,
De ti intese della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee
Tomuniaso gli Secco che immediatamente attribu , seguì facendo da , le però Dio
1 6 e Rousseau , Discorso sulla quistione se il ri sorgimento delle
scienze e delle arti abbia contribuito a depurare i costumi. Discor SO
sull'origine e su'fondamenti della ine guaglianza tra gli uomini Lettere
scritte dalla montagna Del contratto sociale o principii del Dritto Politico
Emilio o del laEducazione Jacobi,L'idealismoedil realismo Lettera a Fichte
Alcune let tere contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici -
Introduzione alla filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto
alla filosofia di Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere La dottrina di
Schelling Sul fine della filosofia.- Guida perlalogica-
SaggiodelDirittonaturale- Esposizione della natura della filosofia- Filo
SofiadelCristianesimo- Politicasecondoiprin cipii di Platone Teoria del Dritto
secondo i principii di Platone - Lettere ad un amico su' C C filosofica
sperimentale preoccupò gli spi riti per lo studio degli obbietti sensibi li;ed
è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero
accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori. B. Italia. L'Eclettismo
ebbe in Ita lia de'forti e valenti sostenitori. Il Pa dre Ceva confutòGassendi
e Cartesio; la celebre Agnesi , prevenendo il Cou sin , disse non doversi
aderire a setta alcuna , ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che
rispondono alla espe rienza ed alla ragione ; il Corsini inse gnò non doversi
seguitare ne i Carte siani, nè i Peripatetici , ma le migliori opinioni di
tutte le sette con una spe cie di Eclettismo. S. 7. venne sostenuto in
Italia da molti 'Glo L'Empirismo - Razionalismo sofi, tra' quali si distinsero
Luini, G o ripi,Scarella,Ansaldi,Vico Stelli ni, e Genovesi. Luini si oppone
all'ar monia prestabilita di Leibnitz accostan dosi al pensiero della forma
sostanziale 9 viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito
certe idee prime,e discer de lapercezione dellaconvenienzao di screpanza di due
idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo
lui,lamenteumananonpuòcompren dere come convenienti due cose che re 157
dell'anima , distingue nell'anima la so stanza 'le potenze i modi , afferma che
nel percepire un oggetto noi ci distin guiamo dall'atto della percezione,che le
potenze s'argomentano col ragionamen to , che le forze sono una certa condi
zionata esigenza delle sostanze, che colla filosofiaè dato di scoprire nell'a
nima una certa sovraesistenza , e che il razionale non debbe superare il fatto.
Il Gorini , elevando la dottrina dell'as sociazione, considerò l'idea come sen
plice rappresentazione dell'oggetto,e so stenne il principio logico che la
cogni zione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Lo
Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion
sufficiente, pre pugnano fra loro , il principio della cognizione stà nel
predicato che chiara mente si vede convenire o disconvenire dal soggetto.
Infine egli 'distingue gli errori secondo le facoltà dello spirito, divide la
psicologia in fenomenale e ra zionale, classifica le facoltà, spiega i s o gni
con certe continue commozioni ce rebrali,distinguel'animaumana daquel la
de'bruti,indica due specie d'appe > > al ' 158 tito,l'unasensitival'altra
razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualchecosainnata,chedicesi
idea. Ansaldi dimostra che lo stoicismo non è atto a diminuire i momenti di
infeli cità , confuta l'uomo macchina di La Mettrie,il principio
dell'associazione diHartley,distingueilsentimento dal la sensazione;e provando
che è impos sibile dedurre il fisico dal morale , che le facoltà dell'anima
sono indipendenti da’principii dell organismo , fonda il principio morale sopra
una virtù costituti va dell'ordine invariabile delle cose , lontanandosi
dall'Utcheson e dalla dot 159 trina dell'amor proprio. Gerdil
divise le idee in idee di modi , di sostanze , e di relazioni , pose
il'criterio del ve ro nella osservazione e nella esperienza
regolatedallaragione,dichiarò l'idea dell'Ente un idea di formazione , pose il
criterio morale in un paturale criterio diapprovazione,che indipendentemente
dalla considerazione e del proprio utile determinò il giudizio o dettame
pratico in virtù di certe conosciute leggi di convenienza di che l'uomo si
compiace per natura ; fè consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti
oggetti, de dusse l'immaterialità dell'apima dalla diversità tra la sostanza
pensante e qua lunque sostanza corporea , dall'impos sibilità che la
materia contenga la pri ma origine del moto di sostanza e di modo ; dedusse l'esi-
stenza di Dio dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pose per
principio che le regole della morale per condurre al buon fine debboń trarşi
dal la natura umana, e collocò il fine o la e dalle nozioni Egli si elevò
ad un sistema empi rico razionale fondato sulla storia e sulla ragione, e gettò
le prime fon damenta della scienza dell'Umanità. Il suo metodo è ricavato dalla
psicolo gia, dalla natura della scienza , e dal la geometria , ed in esso la
facoltà in ventriee, o la facoltà certa del sapere è preposta a quella
dell'ordinare o comporre ; esso è l'analisi geometrica ben diversa da quella
diCondillac. Il'Vieo venue a ridurre la filologia ad una vera forma di scienza
e da ritrarre dalla “mitolo . Il nostro celebre concittadino Giambattista
Vico, conosciuto più a'tempi nostrichea'suoi,più daglistranieri che dalla sua
patria, scrisse la Scienza nuova, monumento di gloria italiana, in cui egli
avea indagato i principii fi losofici della storia , precedendo di un secolo le
teorie di Hégel, di Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo , o
nell'amore divino. direunaverastoria;eiposeil meta fisica, che io
sostanza è una vera teo logia , si è di stabilire un vero appog giato al senso
comune ed all'ordine e ternodellecose,qualèDio.Da que sto priocipio egli deduce
che tutte le scienze emapano da Dio , rimangono comude 3 una na velle;
che e criterio del vero:nel senso 161 eercò surrogare il principio dell'auto
rità universale a quello della ragione in dividuale. Questo senso comune del Vi
co è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un
ordine, da tutto un popolo , da tutta zione, o da tutto il genere umano. Se
condo lui , il vero è diverso dal certo, inquantocchè quello è riposto nella
con formità della mente coll'ordine delle cose,.equesto nella coscienza sicura
dal dubbio , quello fondasi sulla ragio ne, e questo sull'autorità ; la
metafisica è quella che stabilisce l'Ente e il Vero , ed è legata
necessariamente alla religio Ló ne cristiana. Lo scopo della sua , inLui,etornanoaLuisolo;cheDio
è l'infinito posse , nosse , velle > ; corpo,contiene una virtù
infioita'di esten sione che va all'infinito, e che dipende dallo sforzo
dell'universo;e che il co noscere chiaro in metafisica è vizio,co sicchè approfitta
in metafisica colui che si sarà perduto nella meditazione di questa
scienza.Nella suaPsicologiaegli distingue la sostanza intelligente dalla
corporea ; indi sostiene che quella è l'a nimaedhalasuasedenelcuore,che in essa
esistono le facoltà della memo ria, della fantasia, dell'umano arbi trio ; che
la mente umana > l'uomo è il posse , posse , 6 - 162 nito , che tende
all'infinito ; che l' Ea teè Dio, elecreatureesistonoperpar tecipazione ; che
la causa unica è quel - la che per produrre l'effetto 'non abbi sogna d'altra ;
che l'essenza consiste ia una indefinita virtù ; che l'anima è di versa dal
corpo e dalla materia ;che il 4 > 2 pe'pervi,chesidannogli universali,
oleideecomeformedellecose che queste sono create da Dio, e che l'ani ma
distingue l'uomo dalle bestie. Il non intende Vico considera
l'uomo come ente fioito procedente da Dio , superiore agli altri animáli per la
ragione , e in cui distin guesi la natura innocente dalla corrotta. Egli è
naturalmente socievole', onde in lui un linguaggio ; la sua vita propria è
quella che è consentanea alla natura ; a lui appartengono l'umanità o l'altrui
commiserazione , il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune
cognazionedi natura , l'istinto alla fede , il pudore , e infine la brama
dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intel letto e di volontà ,
corrotto in entram bi dagli errori e dalle passioni , m a c a pace dello sforzo
della mente al vero che come equo bene è il giusto , conformità della mente
all'ordine è l'o è nesto.La giustizia,secondo lui è la virtù universale ; la
yirtù è la stessa ragione , e distinguesi in prudenza , come , temperanza
e fortezza ; e causa della . società fu l'onestà. Noi abbiamo verso Dio
de'doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi società civi
164 le,lagiustiziadev'essere universaleo architettonica, perchè uno è
Dio.Il Vico nella sua.Scienza nuova parte dall'idea o cognizione di Dio che
illumina gli uomini etutto dispone co'suoi ordini prestabiliti.A questa idea
principale si rannodano le seguenti : questo mondo è diretto dalla Provvidenza
divioa;questo mondo civile fatto dagli uomini non è molto antico ; in esso
tutte le nazioni convengono sulla religione , sul matri monio solenne , e sulla
sepoltura ; su questi sursero le nazioni più barbare ; tutte le nazioni
percorrono tre età,età degli Dei , clà degli eroi , età degli u o mini ; tre
diverse lingue , geroglifica simbolica , volgare ; le nazioni furo pri ma di
natura cruda , indi severa,quin di benigna , e poscia dilicala ; la for ma di
governo è o teocratica o è delle repubbliche democratiche o Aristocratiche , o
finalmente è quella del le monarchie ; formate le città nasco BO.le
trasmigrazioni de'popoli , ed il dritto naturale delle genti; cresciute le
nazioni , 'l'equità civile rafforza il drittonaturale;tutto ciò dura finchè
non'sopravvengono delle grandi crisi per mutare ilmondo civile; queste vi
cissitudini umane formano il corso del le nazioni nel quale si ravvisano tre
età,degliDei,deglieroi,degli uomi ni,,tre specie di natura fantastica eroica, e
intelligente, tre specie di costumi , religiosi colerici e officio si, tre
specie di dritto naturale, di vino , eroico, umano tre specie di governo ,
Teocratici , Aristocratici o Democratici, e monarchici , tre specie di lingue,
mentale., eroica e di parlari articolati tre specie di carat teri ,
geroglificii , eroici e volgari , aleo Vico idea gli dini lesi doè nesto
nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza , divina,
eroica , ed umana , tre specie di auto rità,divina,croica edumana,trespe cie di
giudizi ,divini , eroici umani , tre specie di tempi, religiosi, eroici, e
civili; tutte queste cose hanno apco un ricorso; il corso e ricorso è fondato
sul fatto; la storia ideale non è propria de Greci e Romani , tre Tor oé Iri.
del co ed ute ma di tutto il mondo; la Scienza nuova si offre sotto
gli aspetti di Teologia ra. giogata , di filosofia , di Storia delle umane
idee,di criticafilosofica,disto ria ideale eterna , di sistema del dritto.
naturale e dellegeộti, di scienza de'prin: cipii di storia universale.Questo
grande uomo ebbe delle lodi edelleaccuse:ma sarebbe lungo
edifficileilgiudicarleper vedere se le une o le altreprepondera- no ; epperò
altro non faeciamo che ri mapere stupiti come intempi tantomeno civilizzati
de'nostri che si addimandano ci vilissimi l'Italia abbia dato alla luce un in
gegoo sì 'straordinario e maraviglioso. La filosofia del Vico rimase ignota per
lungo tempo all'Europa ; ma ebbe anco ra de continuatori fra'quali vennero ad
altissima rinomanza Stellini e Genovesi. Stellini analizza le facoltà umane, affermando
che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla proporzio ne o
dall'equilibrio di tutte,e fecede rivare la virtù dall'equilibrio tra le fa
coltà e le affezioni umane.Nella sua ope rasull'originee
su'progresside'costu mi dimostrò esservi tre epoche della n a tura umana, cioè
quella de'sensi che ser vono all'animo, quella dell'animo che
servea'sensi,equella del mutuo com mercio tra l'anima e i sensi. Stellini
integra, per dir così, la filosofia vichiana , in quantocchè Vico cerca nella
storia la morale delle nazioni con quella degli individui , e Stellini fece la
storia de costumi degli individui colla morale dellenazioni,comprendendo
l'assoluta necessità di dedurre i principii morali dalla patura delle cose che
si offre spon tanea alla nostra contemplazione,dando upa unità sistematica alla
scienza della morale , e riducendo la dottrina della virtù alla sola
grandezza.Filangieri, Pagano , Ierocades ed altri prose guirono quasi in
silenzio la via lumino samente segnata da Vico e da Stellini, ma colui che si
fè chiaro , e fra' Vichi sti etragliempiricirazionali,ful'Abate Antonio
Genovesi nostro concittadino.Egli nella suametafisicasostieneche non possiamo
avere idee distinte intorno alla so stanza , che l'essenza consiste in varie
proprietà , e che si distingue in reale , nozionale enominale.L'anima secon do
lui,è lo stessosubbiettopensanteed intelligente,edèdotata d'intellettoe diragionedellapercezione,del
giudi zio e del raziocinio ; per ben filosofare è mestiere che si faccia uso di
quelle ideechepossiamo avere,che laveritàsia chiaraedevidente, maiilGlosofo
non il principio dell’au torità e dell'arte critica , cità della mente
umana e della esten sione della conoscenza. Secondo lui , la > 1 1 debbe
scostarsi dalle dimostrazioni stabi lite se non quándo ci si presentano delle
obbiezioni, Egli dichiara imperfettala scienza teosofica e conchiude che ascen
diamo al Verbo per via della ragione; segue il principio che rion sidapno
nemmeno le idee intellettuali senza;un motocorrispondentenelcervello> am
mette il principio del vero e del falso > il cui criterio è l'evidenza
intelligibile sensuale e storica > > . della capa ra
umana 169 9 morale è mossa dal conoscere la natu in che trovansi due
forze , l'una concentrica e l'altra diffusiva che entrambe dalla morale devono
esser di rette alla felicità ; scopo della morale è quello di regolare e non
distruggere l'uo mo ; la legge naturale è risposta de dae precetti di
attribuire i proprii diritti a Dio a te ed agli altri , e di fare tutto che
conviene alla felicità del genere u m a no.Egli ripone la legge morale nella ra
gione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola che la governa
e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali delle cose
ordi nate,eperla quale v’ba un'obbliga zione perfetta che è della forza e della
giustizia , ed un obbligazione imperfetta che è la legge dell'umanità.Egli dimo
stra ancora che l'utile è ilpiù bello in dizio di una legge generale che
punisca o premii talune azioni , e che tutti i d o veri si riducono si a
rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acqui star le proprietà ,
purchè non s'invada 8 no le proprietà di coloro i quali sono al
medesimo piano dell'universo con noi. Il Genovesi non è un pensatore origina
le,ma è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza , per la sua critica ; e
se talvolta si desidera in lui maggior ordi ne , maggior precisione , ciò nasce
ap punto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia
italiana. 170 S all'immaginazione- De 2 Antropologia di G. Gorini-Luini, Meditazione
Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di per fezionarelafilosofiamorale– Saggiointorno
traditione principiorum legisnaturalis- ElementaLogicae,Psycholo giae , ac
Theologiae naturalis , auctore J. B. Scarella Gerdil., Anti Emilio o
Riflessioni sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau - Piano
degliStudii- Logicae Insti tutiones Storia delle sette de'filosofi Prin
cipiidellamoralecristiana- Originedelsenso morale Memoria dell'ordine di Dio e
della immaterialità delle nature intel ligenti-
PhilosophicaeInstitutionesquibusEthi ca seu Philosophia practica continetur - Vico:
De nostritemporis studiorum ratione- Dell'esistenza De antiquissima italorum
sapientia- De uno uni versi juris principio et fine uno liber unus ; De
Constantiajurisprudentisliberalter- Principii di scienza nuova Jacobi Stellini
: Ethices Opera omnia PaganoSaggipolitici Discorsosull'ori
gineenaturadellapoesia- Genovesi:Elemen ta metaphysicae - Elementorum artis
logico criticae - La Logica pe'Giovanetti - Istituzio nidimetafisica
pe'principianti--Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto. Per dar
compimento alla espo. sizione dell'attuale filosofia italiana e insieme allo
svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato
della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si di
vidono nelle cinque classi dei sensuali sti, degli idealisti,de'mistici,degli
ecletticiedegliEmpiristi-Razionalisti.La tendenza della filosofia italiana al
dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisiqualche avanzo di
sensismo, e som qualche imitazione dell'idealismoaleman no non che
del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone
Pasquale Galluppi, di cui or ora ci faremo a parlare che , colla po tenza della
sua dialettica, e colla seve rità del metodo analitico , rappresenta eminentememente
la filosofia in Italia , movendo guerra sì all'idealismo diKant che al
sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideologico dei di versi
sistemi di filosofia esporremo pri mamente ledottrinedegliempirici;po scia
verremo agli idealisti, a'mistici , ed agli eclettici; e da ultimo agli E m
piristi-Razionalisti. Poli:Supplimenti al Manuale della Storia
dellafilosofiadiGuglielmoTenneman- Gio berti:Del Primato morale e civile
degl'Ita liani. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono il
Gioia , il Romagnosi,ed ilLallebasque.Melchior re Gioia , fondando
la sua filosofia sul la ricerca de'fatti, non fece che mirare aduna scienza
popolare.Procedendo in tal modo egli trovò tre facoltà fonda mentali : la
sensazione , l'attenzione ed il raziocinio ; indagò l'origine delle sen sazioni
e dell'istinto, ammisel?orga nizzazione e gli stimoli esterni eome cause
dell'istinto, e spiega l'anomalia dellesensazioni,eleloro leggi,por gendo un
cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come
norme misuratrici della in telligenza.Riguardo a'prodotti intellet tuali e
morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con
una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n
sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come 271 non sempre
effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e
del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario
delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco no sulla felicità, sulle
facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e
rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite
alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro
ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la
sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, il Gioia dove
soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin
cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità
dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di
atti uti li disinteressati. Il sistema del Gioia è erroneo e difettoso , perchè
tende a ge neralizzare ilsensualismo,favorisce il si stema del piacere ,
approssima l'ideolo gia alla fisica , analizza superficialmente ed
inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca
o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una
filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio
avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed
una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun
tedanonpochierroriavrebbero formato del Gioia un pensatore non mediocre.
Giandomenico Romagnosi segue, nel suo metodo , ne'suoi principii , e
nelle suededuzioni,l'empirismo,ma un'em- pirismo psicologico, da lui
manifestato, cercando il principio del Dritto nale nelle relazioni appoggiate
Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte
di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato , e
che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la
storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca
de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini
della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica
dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche del
conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli
altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in
un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali
cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è
diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ;
che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al
semplice il complesso , che perciò è suo ufficio il conformare gliatti
psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni
giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che
laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta
e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne
dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a
priori riguardo alle idee che tutte -
e > una derivano dalla sensazione combinata col la
reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e
sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione ,
consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza
pro duttrice di un atto o di un fatto ; ne ga le idee iunate pel principio che
l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi
si rattrova d'innato ; considera il valore della prova nella certezza , e nel
dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle
prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo
lui, stànel propor zionare la natura de' mezzi secondo la speciale
considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine
della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della
conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi
delmiglior bilità , e nel dubbio nella proba > Lallebasque
(1) congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo (1) È
comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del
caraliere BORRELLI: essere umano ; e che mira al benesse re all'utilità
fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le
leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a
seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil
ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel governo,
nella concorrenza ;ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente
vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i
suoi pregi ; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore
quanto lo predica rono i suoi proseliti , e per l'empiri ) smo da lui
professato , e per le diffi coltà della scienza, là; g lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata,
riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si
adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to
al giudizio , egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e
riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come
l'atto onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla
vo lontà egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono
in un giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon
cui l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In
trattando della scienza etimologica,egli ripartisce le lingue in radicali e pro
duttive; indaga l'origine delle parole e le loro cause,che sono l'imitazione,il
bisogno , il comodo , l'arbitrio ; rico nosce due mezzi per trovare le lingue
radicali : la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui
lingua han luogo le indagini etimologiche , e l'attignere dalla
lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo
stuolo di empiristi tenne dietro a questi tre pensatori. Gigli de finisce la
filosofia la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con
esperienze bene istituite; Savioli è seguace di Locke e di Soave ; Troisi ri
conosce ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee ; Mazzarella riconosce
l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice
;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi ; Pezzi
nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte;Accordino
fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo
neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso
alcun carattere ; Mara no distingue la percezione dall'idea e
preferiscel'analisi;Abbà fadipendere le idee dal senso e dall'azione dell'ani
ma ; Zelli afferma che l'uomo riceve le 278losofico sulla coscienza ; Testa
afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e
fi - 279prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che
esce dalla sfera del mondo sensibile ; Passeri rico nosce l'influenza del
fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali; San e chez niega alla
ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi ; Gatti
dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale
vivente; Bonfadiniriconosceilme todo induttivo come mezzo logico della verità,
e spiega l'origine delle idee col ; , l'analisi e coll'astrazione ; Regulèas
pre tende nell'anima altro non esservi che il sentire ; Bruschelli trae
l'esistenza del mondo e di Dio dall'osservazione de' fatti che ne circondano ;
Grones dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per mezzo
dell'osservazione costante edelleesperienzeaccurate;Piz zolato forma della
filosofia una scienza fenomenical; Butlura poggia ilsapere ro, studiarne i
fatti sono isoli mezzi sicu ri d'ammaestramento ; Bradi riduce la certezza alla
diretta cognizione del m o do diesserespeciale degliobbietti;Fa. gnani fonda il
suo sistema Glosofico sul dinamismoesullasensibilitàو;ا Bragazzi propone per
facoltà d'apprendere l'os servazionede'fenomenidello spiritoeper criterio del
vero la verificazione ; Costa sostiene la memoria e le altre facoltà a
simiglianza della sensazione , ed ammette l'origine delle idee generali e
normali dall'idea individuale ; Ferrari segue il principio dell'associabilità
interna e Fel lettiquello dell'utile umanitario. L'Empirismo inItalia venne
applicato alla pedagogia da lPasetti, dal Fontana, dal Tommaseo, e dal de RENZI,
alla Storia da F. Rossi, alla estetica dal Cicognara,e dal Delfico;edallagenea
logia delle scienze dal de Pamphilis, dal Rosselli e dal celebre medico Luigi
Fer rarese che riunisce tutti i rami delle scien ze a quella dell'uomo ,
seguendo il prin cipio che in esse tutto èrelativoanoi. e Gioia : Il nuovo
Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti
Elementi di filo Ideologia Eser cizio logico - Nuovo prospetto delle scienze
economiche – Del merito e delle ricompense Dell'ingiuria , de'danni , e del
soddisfaci mento- Indole,estensione,evantaggidella Statistica Romagnosi:Che
cosa è mente sana ? Indovinello massimo Della suprema economia dell'umano
sapere Vedute fonda mentali sull'arte logica - Dell'insegnamento primitivo
delle matematiche Assunto primo della scienza del dritto naturale Introduzio ne
allo studio del Dritto Pubblico Universale Dell'indole e de'fattori dello
incivilimento Biblicteca italiana. Vari articoli di filoso fia L'antica
filosofia morale Genesi del Dritto Penale - Progetto del Codice e della
Procedura Penale Lallebasquc: Introduzio De alla filosofia naturale del
pensiero la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali
Fel en -ia oi. Eila, alla 281 . ea dal Fer àa cipiidellaGenealogiadelpensiero—
Borrelli: Gia Troisi: L'arte di ragionare-Istituzionimetafisiche- Mazzarel
Intorno a'principii dell'arte etimologica gli : Analisi delle idee la: Corso
d'Ideologia elementare Bini : Lezionilogico-metafisicomorali- Pezzi:Le zioni di
filosofia della mente e del cuore , r i formata e dedotta dall'analisi
dell'uomo Accordino:Elementi di filosofia Regole dell'arte logica Marano :
Abbà: Elementa Lo Prin 282 . gices et Metaphysices - Zelli :
Elementi di metafisica– Pungileoni:Dell'udito vista Alberic : Del nescibile
Passeri : - e della Della natura umana socievole Sanchez : In fluenza delle
passioni sullo scibile umano Gatti Principiid'ideologia- Bertolli:l. dee sulla
filosofia delle scienze morali e poli tiche Germani:Dell'umana perfezione
Scaramuzzi : Esame analitico della facoltà di sentire-
Bonfadini:SullecategoriediKant Réguleas:Nuovo piano d'istruzione ideo
logicaelementare- Bruschelli:Praelectiones elementares logico metaphisicae
Buttura : La coscienza Logica Testa:Introduzio ne alla filosofia dell'affetto .
Filosofia del l'affetto Bravi : Teorica e Pratica del Pro babile
Fagnani:Storianaturale dellapo tepza umana - C Elementi dell'arte logica
Baldini : Cenni sopra un nuovo corso di filo sofia elementare - Ramelli :
Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali Nessi: Schizzo intorno
i principii di ogni filosofia De Ocheda : Filosofia degli antichi Grones :
Ricerche metafisico matematiche sullalin guadelcalcolo—
Pizzolato:Introduzioneal lo studio della filosofia dello spirito umano Savioli
: Institutiones metaphysicae in Epitome redactae Zandonella:Elogiodi Bacone
Costa : Del modo di comporrc le idee F e r rari:LamentediRomagnosi
Felletti:In torno,ad una nuova sintesi delle scienze Pasetti :
Sull'educazione fisico morale F o n tana : Manuale per l'educazione umana
Tommaseo : Scritti varii sull'educazione De'Renzi : Sull'indole de'ciechi Rossi
: Studii Sto rici Cicognara : Ragionamenti su bello Delfico: Pensieri sulla
storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima Nuove ricerche sul Bello-
De Pamphilis: Genografia dello scibile considerato nella sua unità di utile e
di fine Rossetti : Dello scibile e del suo insegnamento- Ferrarese:Saggiodi una
nuova classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale Delle diverse
spe cie di follte - Ricerche intorno all'origine dell'istinto Trattato della
mònomania sui cidia— Esamedellostatomoraleedimputa bile de'solli
monomoniaci. Elementi di ito e dela - Paseri: Sanchez:In - - umano
Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di oriediKant uzione
Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiiadelPro e delap e logica- del
ideo orso dinilo spetto del ali- Nessi filosofia – e sula oduzione al Grones :
lin - ee umano - inEpitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran
numero di fautori che si procacciò l'Empirismo in Italia, pure siavvertì
ilbisogno di spie gare la natura umana non dall'esperien za , ma dalla
subbiettività dell'uomo ; epperò sorsero i Razionalisti a combat
284 , ilsecondo affermando l'assoluta necessità delle idee ionate , o
deprincipiiapriori,ed ilterzoan nunziando esser la filosofia una scienza degli
enti di ragione. Lusverli considera le facoltà come Colui il quale diede una
forma siste ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla
forza spirituale;Defendiriconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale
; ed ilParma nelfondo diogniesistenzarat trova l'essere. Ceresa affermò essersi
im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella
pura sub biettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo
per suo m e z zo elabora la sua obbiettività. > o tere le tendenze empiriche
; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si
elevarono alle chimere ed alle astrazioni del Trascen dentalismo
alemanno.IlMaggi,ilBian chetti , il Receveur , coltivarono il R a zionalismo
pelsuo lato obbiettivo,il primo cercando un sommo archetipo lo gico e supremo ,
P 1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di
iriposero 0 ilha etiro,il terzo an na scienza considera chetipolos afermando
ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale ;eld stenza rat essersi im pura
possibilità dell'essere medesimo. Secon do lui , quest'idea è è innata, poiehè
non proviene nè da'sensi , nè dal sentimento dell'Io , nè dalla riflessione; e
da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza ,
Egli sipropone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via,
combattendo i sistemi che hanno perturbate lementi e disono rata la filosofia ,
e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla
certezza.IlRosminisegue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella
dell'Ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a'due sce il suo metodo
assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fattidellospiritoumano,nème no nè
più di quel che è necessario a spiegarli.Egli parte dal principio che l'uomo
pulla può pensare senza l'idea dell'Ente ; che quindi la qualità più g e perale
delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez 283 matica al
Razionalismo si e Serbati. Egli si di di essenza , di causa , rma siste moto , e di estensione ; esso è il senti
mento intellettuale , l'intelletto medesi mo. Ecco ipunti principali della sua
teoria : l'anima ha due potenze origina li , l'intelletto che ha per obbietto
es senzialelaforma elasensibilitàcheè esterna se ha per obbietto un corpo ,
interna se ha per obbietto l'Io ; la co scienza upisce la sensibilità
all'intelletto con una sintesi primitiva , il cui effetto è la ragione scorgendo
irapporti gene rali, ed è la facoltà di giudicare con giungendo l'attributo al
subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la
ragione produce le percezioni intellettive; donde lafacoltà di generalizzare e
la libertà all'indefi nito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue
la sensazione dalla perce zione sensitiva , l'idea di una cosa dal giudizio
sulla sua sussistenza>,laperce zione sensitiva dalla intellettiva , un atto
dello spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile
che l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;
I che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose
percepite ; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la
cognizione de'corpi, di noi; di Dio , ed anco la legge morale. Per tal modo
l'idea dell'ente è,secondo lui, il primo principio inpato nella psicolo gia e
nell'ontologia , il criterio del vero e del certo nella logica,ilprincipio su
premo del bene e del dovere nella m o rale. senti nedesi lasua Itoeso
chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene
CON Terce adal 0;he :cold acele 287 Non rimane che dirqualche cosa in torno al
nostro concittadino Ottavio C o lecchi, seguace in qualche modo della filosofia
di Kant. Il Colecchi pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali
espone le leggi della ragione che egli dichiara comuni ad ogni»sistema fi
losofico.Il principio del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare
la sua esistenza nel tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che
la cagione movente la sensibilità non può riponersi nello stesso me , cioè che
il cel indef. uomo berce 7atto atto. eche vario delle
rappresentazioni nasce all'oc casione del di fuori che modifica il sen
so;chelariunionedelvarionellospa e zio e nel tempo è opera della
fantasia, 288 è e quindi chel'unità sintetica dell'oggetto
nell'esperienza è un prodotto della fan tasia di accordo con l'intelligenza.
Secondo lui , l'induzione fisica è diversa dall'in duzione matematica
inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed
universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di
questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia
da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della
ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to
talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendoquello
che è con quello che appare,. lità delle parti del tutio dato nella di visione
, la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli effetti, pro
nunziando l'accordo delle due causalità la tota- della natura e della
libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente assoluto
, dotato di tutte le possibili realtà,Dio.Nellamorale,egli sostiene che il
principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge morale
, che le due idee del giu sto e dell'ingiusto sono originarie e non fattizie ,
e che le regole etiche , le qua-li dirigono l'uomo interno sopo essen zialmente
diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno.IlColecchi non è solamente
seguace del Kant ; ma egli cerca armonizzare colla morale i pensa menti del
Vico sulla filosofia e sulla le gislazione;anzi poichè le verità del Kantismo
eran sepolte nella scienza ila lica , Colecchi ba saputo raccogliere un seme
da'principii di questa per pro durre novelli frutti e contribuire allo a
vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur: Institutionum
philosophicarum ele menta Maggi : Critica sistematico-univer le e guida alla
rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico
metafisiche - Lusverli: Isti Defendi : Sul dolore estetico e sull'entusiasmo,
ragionamen to- Parma: Supplimentisulsansimonismo Rosmini-Serbati: Saggio sulla felicità-
Saggio sulla unità dell'educazione Opuscoli filosofici-
Nuovosaggiosull'originedelleidee- Principii della scienza morale - Frammento di
una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia spe
culativa- Colecchi: Quistionifilosofiche. Ceresa : Princi. Il sensualismo venne
anco com battuto da taluni che ,seguendo l'esem pio della scuola Teologica
Francese,si elevarono al misticismo e fondarono la scuola
de'soprannaturalisti,chefecero prevalere la fede ed il sentimento sulla
riflessione e sulla ragione. Primo fra questi , il Palmieri attacca di fronte
l'em pirismo del secolo XVIII, mette in campo le idee ippate come impressioni
permanenti e modifcazioni dello spirito , afferma che sonovi nello spirito
delle idee e delle impressioni non avvertite e la teologia hanno lo
stesso scopo , cercano un solo vero discutono gli stessi principii , esse non
ponuo essere due scienze. Il Mastrofini si vapta autore di upa metafisica
subli- . attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e
regole impressenell'anima;erivendicando l'au torità de'libri sacri , confutando
il Kan tismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato dell'uomo
sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddi zionimanifeste,echeilsoloveroèil
soprannaturalismo che è l'unico,enon contraddittorio , quando anche la ra gione
non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Il Manzoni stimando incom piata la
filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto indipendente mente
dalla Religione, e la distinzione tra la filosofa e la Religione come una
imperfezione , si accosta al soprapoatu ralismo , sostenendo che la filosofia m
o rale va congiunta alla teologia , che la ragione naturale è imperfetta , e
che se la filosofia e . Il nome di Licinio Ventebranz è ana grammatico ed é
celato in esso quello di Via cenzo Albertini me
incuiapplicalafilosofiaallateolo- gia; Ventenbranz (1)predicauna filoso fia
eclettico - cristiana ; Perolari M a l mignati sostiene che la sola filosofia
verissima è la morale cristiana. L 'Oli vieri ed il Pasio sostengono una morale
dedotta dalla Rivelazione. Cesare Can tử dimostra che , dovendosi basare la
giustizia positiva sull'assoluta, non po trà giammai mepare ad effetto questa
sua condizione se non colla Religione positiva ; che l'umanità è regolata da
Dio , che il linguaggio della parola fu dato da Dio all'uomo e con esso tutte
le idee primitive di giustizia e di retti tudine morale. Parma pretende che o
gni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla di
mostrazione , e che sola la filosofia re, ligiosa assume tutti gli elementi
delm a terialismo , dell'idealismo e dello scet 2 292- 1 293
Riccardi fa consistere il difetto di o goi filosofia del vizio logico emorale
di sostituire la parola natura alla Divinità ; e pretende la scienza essere
essenzial mente religione , non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo
a Dio , la filosofia non dover concludere contro i fatti della Rivelazione , la
stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Il P. Ventura cerca
identificare la filosofia alla Rivelazione. Secondo lui,la filoso fia 'sta
tutta nel metodo , il fondamento della certezza è riposto nel senso comune,
l'intelletto e la verità costituiscono un tut toiodissolvibile,l'uomo
sirapporta aDio, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il
sommo Vero ed il sommo Bene , l'uomo debbe conosce ticismo , epperò ,
secondo lui , la teo logia è un ingrandimento dell'umana ragione , o la scienza
dell'umanità illu strata da'più alti intelletti, > la filosofia non è che la
reli e 2 gione , essa comprende la Teologia , 1'Etica la Logica e la Fisica e
debbe re Dio mos Vincenzo Gioberti (1) è il più recen te
sostenitore del misticismo a'tempi n o stri. Egli cerca surrogare l'ontologia
al ta psicologia , e il metodo sintetico al l'analitico; segue il dommatismo ,
cer cando dedurre ogni cosa con logica stret ta e severa ; unisce la filosofia
alla teo logia , subordinando la prima alla secon da ; e distinguendo la parte razionale
da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo Ente,in relazione
alla mente umana ; e , dopo aver pre septata una dottripa sommaria dell'asso
luto si intrattiene a mostrarne lo svolgi mento in tutte le forme delle scienze
umaneedivine.Secondolui,la un tutte le sue parti decidere coll'auto rità
generale. Intorno al Gioberti e mestiere leggere la Nota del Mamiani SULĽ
ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di G. Massari cuiètitolo:CONSIDERAZIONI
SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA ? propo DI GIOBERTI (Progresso).
V. de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo
spirito , cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di
sostanze , ed un atto col quale l'Ente si collega alle esistenze ; il nostro
pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede
ogni intuizione particolare , e per cui mezzo l'intellet to percepisce
leproprietà essenziali del 1.Ente mercè la rivelazione ; l'Idea non può
addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna , quindi è neces
sario l'intervento del linguaggio per ope ra della ragione ; vi è gran
differenza fra l'intuizione e la riflessione , fra il. metodo ontologico e il
metodo psicolo gico , e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione :
l'Ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni
dello spirito umano ; ogni suo membró esprime una realtà obbiettiva assoluta e
necessaria nell'Ente , rela tiva e contingente delle esistenze; que sti due
membri son legati dalla creazio una > e non ha lasciato di
cadere in molti gravi errori , specialmente quando egli 296 prendono
l'intelligibile,avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza
poterlo giammai conoscere ;l'Ente si offre al nostro pensiero come lecido e
tenebroso ; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la
teologia tra’dogmi rivelatieirazionali.Egliap plica la sua formola ideale a
molti blemi di logica , d'ideologia , e di m e tafisica ; prova la sua
fecondità e lar ghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere;
imprende a de linearnelastoria attraversoleopinioni,le credenze, elerivoluzioni
de'popoli,ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi
potevoli di filosofia.La sua filosofia offre a'nostri tempi il pri mo esempio
di unametafisicaortodossa, ma arditaed originale;sicchèpuòdirsi aver egli
tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la rivelazione cattolica
estimando il pro progresso 7 delle scienze spe rimentali e lo svolgimento
dellaciviltà ma attaccando il metodo psicologico, affer ma che esso
fu la cagione del mate 297 e quando sostituisce al metodo a
naliticoilsintetico.È principioricono ciuto da ogni sana mente che l'analisi di
per sè sola non può menare allo sco primento della verità ; ma è falso che la
sola sintesi si adatta a darci la no zione del vero. L'unico metodo è quel lo
di conciliare l'analisi alla sintesi; pe rocchè vi sono delle idee che conoscia
mo per mezzo della solaanalisi,edelle altre che conosciamo per mezzo della sola
sintesi. E poi l'accagionare Cartesio di tutte le dottrine mate rialistedel
secolo XVIII palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si
vuole esser l'ultimatuin > della filosofia, ma dal quale noi sti miamo
doversi partire per giungere al l'ontologia,allaconoscenza delleleggi che
reggono il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile.Del resto ilGio berti
evitando ed il Panteismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao
go, · rolar i Malmignati :Lezionifilosofiche- Par
ma:SulleoperediGerbet Supplimentosul Sansimonismo- Cantù:NotiziadiG.D. Ro
magnosi- Riccardi:Lapraticade'buonistudi ad uso della gioventù studiosa-
Discorso alla gioventù sullo studiodellafilosofia- Ventura: De methodo
philosophandi– Gioberti:Intro duzione allo studio della filosofia Errori fi
losofici di Antonio Rosmini Teorica del so vrannaturale filosofia estetica
Saggio sul bello e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle
dottrine filosofi degli Italiani co-politiche dell'Abate de Lamenoais.
298 parallogismo nel dedurre con ragiona- menti a priori la scienza de'Gniti da
quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della Rivelazione
Cattolica. Palmieri : Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti
dell'ateismo e della incredulità Manzoni : Osservazioni sulla morale cattolica
Mastrofini:Leusure Olivieri:La filoso fiamorale- Pasio:Elementaphilosophiaemo
raliscumnotis- Ventebranz(Albertini):Di scorso critico intorno a'pregiudizii ed
errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scien zeastratte- Lo Spirito
della Dialettica- Pe C C - osserva che i sensualisti hanno preso una
strada erronea occupandosi del la quistione sull'origine delle idee e
mischiandola con quella sulla realtà dell'u mano sapere che essi non han
conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui trala sciando l'analisi
dell'essere interno , che non hanno avanzato la scieoza,non potendovi essere
scienza Glosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e m o rale; epperò
caddero in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo
è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intor no ad
esso .1 ida e de ta scien emo 1
oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che
zione della scuola Scozzese.Oltre il Sebastia ni ed il Corradini , dobbiamo
poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare
l'eclettismo tra questi il Mamiani ed il Winspeare. Il Conte Terenzio Mamiani
della Rovere, comparando , sceglien e fondendo i loro trattati , ecco
l'ecletismo. Il principio che egli açco glie è di esaminare non soloi fenomeni
sensibili, ma gliinterni, cioèifatti e 300 e rigettare tutte le idee
non comprovate dall'esperienza come fatti esteroi , o incompiute per aver
trascu rato una di queste serie ; e , secondo lui , le ultime conclusioni della
filosofia razionale debbono combaciare con le o pinioni del senso comune ,
quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che credono mostrare che il
genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i principii e tale è il
metodo degli eclet tici e degli scozzesi , e se la scuola cui appartiene un
Autore debbesi rilevare dal metodo edaiprincipii,possiamodire che
l'Autoresiapprossimaall'eclettismo della scuola Scozzese. Veniamo ora al le sue
principali opinioni. La filoso > venne dagli uomini cer cata ; m a questi
hanno mancato di buon metodo non serbando proporzio ni tra'diversi elementi che costituisco no
lanatura;ne'filosofi italiani benme ditati e specialmente nel Galilei vi è il
vero metodo sperimentale. Il Mamiani lo riduce ad un mezzo che ha > و per fia
esiste , della coscienza materia loscibile,perfineilvero elofacon sistere
nelle cinque arti preparatoria inventiva , induttiva , dimostrativa , di
stributiva. Egli pone il criterio di cer tezza nell'intuizione immediata , o m
e glio nell'identificazione dell'oggetto con noi , distingue nella conoscenza
l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato ,e cer cando un legame tral'oggetto
el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si
identifica col co goito ; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra
mente il quale cono sce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze ,
nonchè l'intuizione m e diata o l'atto di nostramente,ilquale per >
301 la certezza assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza
delle realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tem po ; fonda
la certezza sulla duplice in tuizione sulsensointimoesulsenso > comune,nega
che iprincipiiapodittici e gli assiomi siano atti a dimostrazione o
aspiegazione,faderivarlacausa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to
eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO
successione delle esistenze e ripone il criterio del vero nella
conversione del fatto operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto
della nostra spontaneità e mette capo al senso comune. 302 L'ultimo che
sia venuto in campo a sostenere l'eclettismo Scozzese è il Ba rone Winspeare
che nello scorso anno ha pubblicato il primo volume de'suoi Sag gi di filosofia
intellettuale. Dalla prefa zione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si
rileva che egli è parteggiano della scuola Scozzese,perochèladi fende dalle
accuse promosse contro di essa , e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo
mezzo per far progredire la scienza filosofica. Il Barone Winspeare ha voluto
ristaurare un sistema che egli stimava più atto a far progredire quelle verità
necessarie al progresso dell'intelli genza ed allaosservanza della morale. Un
simile tentativo gli apporta sommo ono re , perocchè lo à immaginato ed ese
guito con molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui
poichè è una rapida rassegna delle dottrine fi losofiche da'Greci infino al
XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema for molato ne'principii e delle
sue con seguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , - Corradini :
Utilità della filosofia Prospet to delle Lezioni di filosofia razionale Seba
stiani:NovumSystemaEthices- Mamiani: Del Rionovamento dell'antica filosofia in
Italia Sei Lettere all'Abate Rosmini Dell'O n tologia e del metodo Lettere a P.
S. Man . cini intorno alla filosofia del Dritto ed all'ori gine singolarmente
delDritto di punire– Winspeare:Saggidifilosofiaintellettuale- Blanch: Articoli
due sul Wiospeare nel Museo di Scieu ze e Lettere), Per dar compimento
all'attuale filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che
si diedero al- l'Empirismo -Razionalismo. Tamburini confutò Holbach , Condillac,
e Kant ; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra su’lim miti
di essa.Riguardo alla prima,ab battendo lo .Scettismo egli prova es sere in noi
reale la cognizione , esistere le facoltà intellettuali come cause delle
della perfezione che si appoggia all'uma na natura , al senso universale ed al
l'ordine naturale, si oppose alle dot trine dell'amor proprio e dello interes
combatté le opinioni di 'Condorcet sul progresso o meglio sull'umana per
fettibilità da lui circoscritta al reale ,al possile , alla storia , e
considerata non > come infinita,sibbenecomeprogressiva; stazionarla , e
retrograda. 2 30% 1 se, per opera del Barone squale Galluppi che combattendo
leop poste dottrine del Condillac e del Kant , ne viene salutato a buon diritto
il fon datore ed ilsostenitore.Egliincomincia dal proponersi lo scioglimento di
due importanti quistioni ,l'una sulla realtà dell'umana conoscenza Pa Gli
sforzi del Tamburini prepararono la puova era della filosofia italiana , la
quale sorse insieme coll’Empirismo-Ra zionalismo per opera 2 305 US
idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del
senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non è. Ecco perchè il Galluppi
appar tiene alla filosofia moderna , alla scuola psicologica di Cartesio.
Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egliammette le ve rità primitive di
esperienza interna con tenenti principii a priori ed a posteriori riconosce il
principio dell'oggettività della sensazione e della intuizione in mediata in quella;dimostrail
passaggio dalla regione del pensiero a quella del l'esistenza per mezzo del
punto di co municazione tra la conoscenza intellet tuale e la reale,pel quale
egli ammette le idee universali, come leggi dello spi rito derivanti dalla sua
soggettività , le quali formano i giudizii analitici e si risolvono in due
ordini di conoscenze le une di esistenza e le altredi ragione, queste servendo
di base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applica zione delle verità
razionali a'dati del l'esperienza. Secondo lui,benchè tutti i 306
) ! } giudiziipuri siecoidentici,pure lo spirito allarga la sfera delle sue
conoscenze,ed il raziocinio ci istruisce,1.o perchè or dina e classifica le
nostre conoscenze , 2.° perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere
senza di esso;per mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci
eleviamo ad esistenze che tali non sono;lasensibilità è ester na ed interna ',
questa percepisce il me e le sue modificazioni , quella ci rivela l'esistenza
del fuor di me e delle sue modificazioni.Riguardo a’limitidelle no stre
Conoscenze egli cerca determinarli dimostrando esserciignotel'essenzedelle cose
, e la natura Divina , ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non
che quello onde gli esseri produco no in sè o in altri quelle date modifi
cazioni.Il sistema delle facoltà dello spirito introdotto dal Galluppi ha per
iscopolaricercadelle facoltà elemen tari ; e queste sono la coscienza e la
sensibilità che presentano allo spiri to gli obbietti , l'analisi che li sepa
la sintesi che li riunisce, il de siderio , e la volontà che mossa da que sto
dirige le operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tro pea
professa le medesime teorie in tut ti i suoi scritti filosofici ; se non che
degli elementi e nelle lezioni di fi losofia, poggiate sull'empirismo-razio
dalismo , segue il metodo analitico pro cedendo dal noto all'ignoto. Egli divi
de la logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo
il principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio
del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee,dichiarando il
sillogismo un'analisi del discorso,e stimando mol to importante l'entimema.
Secondo lui, la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono
provare per mezzo della ragione,che ci svelano come dob biamo pensare di Dio,e
de'suoi rapporti cogli esseri creati ; la ragione ne inse gnacheDioèeterno
immutabile uno iqboito;lasua eternità,non ha ra, e }
successione fisica , nè metafisica ; la re lazione fra Dio e le creature
è quello di causalità cioè tutte le creature sono state create da Dio ;.
l'esistenza di due principii eterni dell'universo è assurda; il male non
ripugna alla bontà divina ; l'esistenza de'doveri ne vien manife stata dalla coscienza
ed è una verità primitiva. Il dovere oon può defipirsi per e ; chè è una
nozione semplice , una zione soggettiva che deriva dalla natura umana ; le
verità morali son necessarie ma sintetiche;ilprincipio deldovere è distinto da
quello dell'utile che gli è subordinato ; la massima : si giusto è primitiva. Il
principio di beneficenza non basta a mostrarci i nostri doveri verso gli altri
; noi abbiamo de'doveri non solo verso gli altri; ma verso Dio e verso noi
stessi , la filosofia ci m a n i festa l'immortalità dell'anima umana , il
congiungimento della felicità colla virtù, verità che vengon dimostrate dal
premio della virtùedellapenadelvizio, verità provate dalla naturale indistrutti
308 10 when 2 309 bilità dell'anima e dal desiderio costante negli
uomini di un bene supremo , rità enunciate dalla ragione non solo ma anche
dalla Rivelazione che è un'azione immediata del divino sullo spirito umano con
che il divino produce nello spirito le co noscenze che vuol produrre , e la cui
possibilità deriva dalla semplice nozione dell'Oppipotenza. Egli riponendo la
leg ge morale nella retta ragione che dirige la nostra volontà al nostro
benessere seguendo il sistema del dovere indipen dente dall'utile, introducendo
qualche cosa ! 1 d'innato nella morale , ed ammet tendo il dovere come un
principio sin tetico a priori , si eleva dall'Empirismo psicologico ad un
ragionevole Idealismo nella morale. Ecco le principali opinio ni professate
dall'immortale Galluppi , cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana
de'suoi progressi , ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'eleva tezza e
l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri
filosofi dietro l'esempio del ve GALLUPPI pure si addissero all’empirismo-Razionalismo.
Tedeschi la forza dell'anima come upica ed divisa , sostiene le idee assolute
ed im mutabili , distingue le idee io riflesse o prodotte dall'astrazione,e
spontanee o prodotte da uo intimo impulso che de mena dal sensibile
all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza. Zantede schi presenta un
sistema di facoltà de dotto dal percepire dal sentire,e dal
l'appetireintellettivo,sensuale,e ra zionale,considerando la logica come
quellascienzachedirigela facoltà conoscitiva a perfezionarsi , stabilisce il
metodo induttivo sulla causalità e l'analogia. La sua melafisica è la dottrina
dell'Eote che s'accosta alla teoria del VICO e degl’antichi italiani. Nella
filosofia morale egli racchiude i principii delle azioni, come la coscienza, la
libera volontà, e la legge morale, ed il precetto comune. Quod tibi non vis
alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia come scienza dello spirito uma
considera in sul > / 311 S corpo ; la filosofia è la scienza dello
spirito umano in sè ed in tutte le sue relazioni. Per conoscere l'anima è me
stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii generali;
la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe no , e ne deduce uoa
filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per ogni
dove; epperò divi de la filosofia in soggettiva cioè diretta a disaminare le
forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbietti della
conoscenza;rionega l’Em pirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le idee come
prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza,e dall'attività dello spirito e POLI
è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razio nalismo. Secondo lui ,
l'uomo consta di due elementi, apima che si riduce all'atto del giudizio o
idea-volizione-coscienza;conoscere pon èchegiudicareegiudicarenonèche co
Doscere,mailgiudicareèilmodo del conoscere e il conoscere è l'effetto del giudi
care, il giudizio non è una sintesi tra l'at tributo ed il subbietto perchè
l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere,il giudizio ha
le sue applica zioni come ilbello,ilbuono,ilvero,le sue perfezioni, che sono il
buon senso, lo spirito, il gusto , l'ingegno, il carattere l'istinto e le sue
relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso , coll'indole ,
colla fisonomia , col clima, col vitto , col sodoo colle malattie o colle
altre circostanze; il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può
sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici,che sono due:
volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in
divisibilità;tuttele altre facoltà son modi empirici di queste due facoltàpri
mitive che colle loro leggi sono attri buti dell'anima; il giudizio e le rispet
tive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi
l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap > donde il
commercio del fisico col morale nell'uomo ; la filosofia si Altri
Empiristi-Razionalisti non happo pubblicate delle opere ; ma il loro si stema
traspare da vari articoli di gior nali e ragionamenti disparati. Ricci è amante
del metodo empiricospeculativo; porto , rannoda alla religione ed alla Teologia
perocchè questi fattori dipendono da Dio ; la vita dell'anima eilgiudiziosono
og gettilimitati perfettibili;questo perfe zionamento è dato come legge di natu
ra e come scopo all'anima ed alle sue facoltà , esso è riposto nel maggior a u
mento ed equilibrio possibile delle fa coltà dell'anima congiunto al maggior
grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de'mezzi
fa cili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente
deglistessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uo mo
perrendersiperfettoalmaggiorgra do deve operare e usareperquanto può delle
proprie facoltà , secondo la loro natura e la loro destinazione. Rivato
limita il sapere filosofico e e > cioè il pro filosofico , soste
pendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esteruo e nello interno tutto
riferire alla coscienza ; Riccobelli si accinge a combattere ilTrascendenta
lismo di Kant sullo spazio e sul tempo; Devincenzi pone per primo fondamento
dell'Ecletismo la cognizione perfetta di tutte le filosofie e scegliere il
vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella modesta filosofia che nulla
sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il vero ovunque il rinviene. Cusani
so stiene che lo spirito umano ha due sole vie nella ricerca del vero ,
cedimentoempiricoedil razionale,> che i principii assoluti sono anteriori
nel loro stato fenomenale , ma contempora nei nella loro essenza alle idee
necessa rie , che la tendenza filosofica del X I X secolo
dev'esserel'Ontologia,echedo vrebbesi elevare una metafisica sul fon damento
psicologico degli eclettici fran cesi e sul fondameuto ontologico dei filosofi
alemanni.Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della
filosofia di Tennemann Ricci:Articoli sul Cousinismo (Antologia di Firenze)-
Rivato . e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal
sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di
noverarli. Tamburini : Introduzione allo studio della fi Josofia morale
Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia Galluppi
: Saggio sulla critica della conoscen za - Filosofia della volontà Lezioni diLo
gica e Metafisica Elementi di Filosofia Lettere filosofiche sulle vicende della
filosofia relativamente a'principii delle umane conoscen ze da Cartesio insino
a Kant Introduzione allostudiodella Filosofia- Memoriasulsistema di Fichte o
sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tede : schi :
Sulla filosofia Zantedeschi : Elementi di Psicologia empirica , di Logica e
Metafisica, e di Filosofia morale Mancino. Elementi di filosofia – Poli :
Saggio filosofico sopra la scuola de'mederni filosofi naturalisti Saggio di un
corso di filosofia Primi ele menti di filosofia Intorno al vero e giusto
spirito filosofico. Riassum317 to sempre,identico stesso nell'India, nella
Grecia nel cadere del medio evo, nella filosofia moderna , e nel l'attuale
filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in
Francia la filosofia empirica spingen dola sino al materialismo. Il raziona
lismo ebbe pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael; il misticismo ebbe
de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si fu Lamennais.
L'eclettismo comprende gliEcletticipro priamente detti o Cousinisti, gli eclet
tici scozzesi , tra'quali Jouffroy, e i fi losofi Storici che muovono tutti dal
Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In
Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia
empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio
ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti, dei
Mistici, degli Ecletici, e deFilosofi > pro fondità
dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del
sensualismo invalso nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea
lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non
ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur
sinelleopere de'Filosofi italiani; ma froy e Guizot. Il sansimonismo inva
se i dominii delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze
attirò de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso
fia del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran
cia ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fonda
tore del Sapsimonismo è Saint-Simon; e Leroux è quegli che lo ha tra mutato
nella filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere
il giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva
9 l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a
fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande
ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo ,
Gioberti il misti cismo , Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi
l'Empirismo-Razionalismo. Que sto sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è
l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una
nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi
per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione ; esso abbisogna di un
metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo
esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo
leversioni delle operestraniere,ma anche altri lavori filosofici degli italiani
che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di
que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro
lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire
di unani me consentimentosiraccolgadosottouna sola e medesima bandiera,sotto le
inse goe dell'Empirismo-Razionalismo,ricono scendo per loro capo e
maestro l'immorta le filosofo di 'Tropea Pasquale Galluppi.Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia
filosofica in Italia, la storia della filosofia roman, Galluppi, diritto
private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Petrarca – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo italiano. Grice: “There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’:
“Petrarca platonico,” etc. – but his most important contribution is via
implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato
il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana,
soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato
quale modello di eccellenza stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai
dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo,
Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla
scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini.
Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico
(e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la
laurea poetica a Roma) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della
poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici,
offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi.
La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto
dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si
deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la
proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale
umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare
stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino.
Nacque da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi
fiorentini. Il padre, originario di Incisa, appartene alla fazione dei guelfi
bianchi e fu amico d’Alighieri, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois,
apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma
in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La
sentenza emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti
i guelfi bianchi, compreso il padre di Petrarca che, oltre all'oltraggio
dell'esilio, e condannato al taglio della mano destra. A causa dell'esilio, trascorre
l'infanzia in diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa,
dove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il
padre, che non perde la speranza di rientrare in patria, si e riunito ai guelfi
bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato
dallo stesso Petrarca nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne,
probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Alighier. La
famiglia si trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne
incarichi presso la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale
Niccolò da Prato. Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto
la guida del letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà
ricordato dal Petrarca con toni d'affetto nella Seniles. Alla scuola di
Convenevole, presso la quale studiò, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido
Sette, arcivescovo di Genova, al quale Petrarca indirizzò la Seniles. Anonimo,
Laura e il Poeta, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo
pittorico realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro
Paolo Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di
Carpentras durò fino ad allorché lui, il fratello Gherardo e l'amico Guido
Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a studiare diritto a
Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa come luogo pieno di
pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al fastidio provati
nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier fu funestato dal
primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso della sua vita:
la morte della madre Eletta. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve
pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica), in cui
vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola
latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di
cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa
Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un precettore che
seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca, sempre più
insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli letterari felsinei,
divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino
Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella
bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni bolognesi, al
contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli: scoppiarono
violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione di uno
studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare
momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli
studi fino all’anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a
prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese
presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari. Ser Petracco morì,
permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e
di dedicarsi agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per
dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di
sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo:
lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di
Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere
entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti
dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere non soltanto quella
sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi, ma anche di
estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica
europea. Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna,
Petrarca compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e
risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera
sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione.
Particolarmente importante fu allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe
Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate
cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo
essere entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, prese gli ordini
sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente
ecclesiastico di cui era investito. Nonostante la sua condizione di religioso
(è attestato che dal il Petrarca è nella
condizione di chierico), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli
tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni e
Francesca. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca
incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7 (che
cadde di lunedì. Pasqua Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che
sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei
critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una
Laura de Noves coniugata de Sade (morta a causa della peste, come la stessa
Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal
dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco
etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato
Petrarca. La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato
prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata
sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità
classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia,
importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre
stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser
Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles donò al figlio un manoscritto
contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e un codice delle
Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo. In
quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica,
il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona
e conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro,
dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona. Dionigi regalò
al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana.
Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si
buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i
codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio
il Vecchio) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, Petrarca scoprì e ricopiò
il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa “Ad equites romanos”,
conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di
explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico
moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi
sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci
amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per
congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla
ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di Livio; dall'altro, della
composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la
sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La
farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di
Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte
della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre
portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con Benedetto XII, un rapporto epistolare
(Epistolae metricae) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae
continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione
del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo
Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi nella Città Eterna Petrarca poté
toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale
dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, Petrarca
comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel
tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che
lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in
cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta
era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu anche il luogo ove
Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel
piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon,
Philippe de Cabassolle) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo colto
e della spiritualità. «Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a
Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora
lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che diventeranno un
luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte,
letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere. Fu in
questo periodo appartato che, forte della sua esperienza filologico-letteraria,
incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute diventare il simbolo
della rinascenza classica: l'Africa e il De viris illustribus. La prima, opera
in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane, narra dell'impresa militare
romana della seconda guerra punica, incentrata sulle figure di Scipione
l'Africano, modello etico insuperabile della virtù civile della Repubblica
romana. La seconda, invece, è un me Gli anni successivi all'incoronazione
poetica, quelli compresi furono contrassegnati da un perenne stato
d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della
vita daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello
liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera
in prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi
letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella
spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini
provenzali, giungendo in Italia. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato
rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà un'istituzione
pubblica in Paesi quali il Regno Unito. Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente
colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna
e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti
ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le
quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino
presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato
in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di
protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per
la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando
così la sua incoronazione poetica. Difatti, nella Familiares, confide al padre
agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per
realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fece sapere al
Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel
pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma. Su consiglio
di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica
capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta, accogliendo poi
l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di
arrivare a Roma per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di
preparazione per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, Petrarca,
accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per
Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto
nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re
Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica,
acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso
dell'Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di
Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di
laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci
Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza
romana), la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca
e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in
un arco temporale. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa
e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione poetica furono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca
sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna
(avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente. Gl’anni successivi
non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi
e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la
scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per
diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere
sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conobbe il futuro
tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime
democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare
a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica
Roma e sede del papato, le spettava di diritto. E nominato canonico del
Capitolo della cattedrale di Parma, mentre e nominato arcidiacono. La caduta
politica di Cola, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta
decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu
infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale
Giovanni[63]. A fianco di queste esperienze private, il cammino
dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta
importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di
Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio, Petrarca scoprì
nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad
Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute. L'importanza della scoperta
consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a
distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio
dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico
indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello
ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle
Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum
libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita
solitaria che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona,
Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui
intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani:
le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle
cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna,
Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione.
Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse a Verona,
località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato
scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove
strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino
Visconti. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la
terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del Petrarca: i
fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini e Franceschino degli Albizzi; il cardinale
Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio; e quella dell'amata
Laura, di cui ebbe la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la
prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici,
Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore.
Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che lo nominò canonico del
duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il
poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne
una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe
utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in
preda al desiderio di viaggiare, fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove
conobbe il doge Andrea Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per
lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle
richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro.
L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per
colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi
vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida,
incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un
approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo
venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi
ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici
classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da
Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le
opere spirituali ricevette anche la visita di Boccaccio in veste di
ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso
il nuovo Studium fiorentino. Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in
seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne,
latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di
segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico
disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia
(i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo
VI) gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione
definitiva di stabilirsi in Italia. Targa commemorativa del soggiorno
meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla
basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,
accogliendo l'ospitale offerta di
Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano.
Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella
risentita del Boccaccio), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al
servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e
ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a
Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea. Sulla scelta di
risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo
cosmopolita proprio del Petrarca. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria,
Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria
d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e
politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come
Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui, del successore Galeazzo II,
che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca.
Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i
rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del
rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo
a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono
le prove della concordia ristabilita. Nonostante le incombenze
diplomatiche, nel capoluogo lombardo matura e porta a compimento quel processo
di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando
dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura
filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura
contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare
l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo
agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante. Con questa convinzione interiore,
Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum
e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i
posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche
nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento
delle Seniles)le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari
(i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il
soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo
intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della
buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro,
la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per
sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui fugge per lo stesso motivo. Nonostante la
fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimanono sempre molto
buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di
trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio
della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe
ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana fu
molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, quando
descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi
risiedette stabilmente (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospita
Boccaccio e L. Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia
degli amici più intimi, della figlia naturale Francesca (sposatasi con il
milanese Francescuolo da Brossano), decise di affidare al copista Giovanni
Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La
tranquillità di quegli anni fu turbata dall'attacco maldestro e violento mosso
alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo
accusarono di ignoranza. L'episodio fu
l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia,
in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico
a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi
della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base
dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani
davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città
lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla
Serenissima. L'epilogo padovano e la morte. La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca,
località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano
poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella
Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore
Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora
visibile, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di Francesco
Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato.
Il signore di Padova donò poi una casa situata nella località di Arquà, un
tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa,
però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse
avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita dell'anziano
Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò
prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina
al duomo di Padova, allietato spesso
dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi
conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che
daveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta
laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale
paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara. Per il
resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo,
del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita. Colpito
da una sincope, muore ad Arquà esattamente alla vigilia del suo settantesimo
compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come
auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di
sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre
in occasione dei funerali, che si svolsero il nella chiesa di Santa Maria
Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità
laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca
furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate
dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei
resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. La sua tomba espezzata
all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore
del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena
dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini,
con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta
repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo,
e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati non sono
mai recuperati. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a
restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il restauro però, a
seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni
anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero
resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad
Arquà Petrarca. Il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta
ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a Petrarca. Un
frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio,
consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro e femminile. A chi
sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come
un mistero è dove sia finito il suo cranio. Lo scheletro è invece riconosciuto come autentico. Riporta
alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello
studium, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Fin dalla
giovinezza, manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura
a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle
interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano.
In “De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è
l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più
umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed
esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di
conseguenza, pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano,
spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo
moderno. Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici.
Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in
chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in
cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista
come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle
Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del
politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel
Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il
travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella
patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con
essi un colloquio costante, come fece nel libro delle Familiares. Scrivere a
Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza
mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per
noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse,
quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle
epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta
attraverso il metodo filologico da lui ideato
e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio
ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle
fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito
della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore. Per quanto
riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i
libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice,
l'attuale codice Harleiano conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme
pazienza. Prende la terza decade, correggendola e integrandola ora con un
manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio, ora con
una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di
Chartres[120], il Parigino Latino acquistato dal vecchio canonico Landolfo
Colonna, contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di
un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato
Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté
procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. Il Virgilio Ambrosiano
L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più
complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di
collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti
che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal
grammatico Servio), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e
l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate.
Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano
verrà recuperato solo quando Petrarca commissionò al celebre pittore Simone
Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del
Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di
Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il
Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la
biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si
conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti
provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al
saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine
Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino
Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio
petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana,
non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo
e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi
costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto,
però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata
da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra
l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della
verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e
filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e
non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto
"esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva
propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La
lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di
Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi
valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della
morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale
discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella
stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. «Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam
laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status
iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu
tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria
fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque
heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo
in terris! O qual è il traguardo dell'alta sorte! Quanto l'anima è cieca
davanti alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze
vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a
cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori,
fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita
incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né
mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»
(Africa) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista
del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo
carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel
pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al
sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura
teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, il
filosofo Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la
cultura contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente
interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che
distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la
sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in
due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il
vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte
analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio
dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur
in modo fittizio a Dionigi da Borgo San Sepolcro. La forte vena morale che
percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio
di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo
stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le
deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica
negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana se l'umanista vuole trasmettere un'etica
credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle
cosa familiar”, indirizzata a Cicerone. Esprime, in un tono di amarezza e di
rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario
di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di
Cesare e schierarsi a fianco d’Ottaviano contro Marcantonio, tradendo così i
principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di
Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi
caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì
grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di Augusto? Io
ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era
meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici,
non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla
vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la
sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno
nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione
prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a
migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei
confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare
che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio
presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da
Carrara) spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti
avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola
ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I
più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi
a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere
favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che
dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi
ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da
chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante
l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che
i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì
che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese
di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni
economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano.
Se Alighier, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la
lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita,
segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri
prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio. La sua caratteristica
è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il
riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende
rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma
attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario
ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da
questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita
solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai
ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come
l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica
religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e
il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi
romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli
credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua
fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto
affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare
il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a
parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare,
anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa
scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale
comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira
il Petrarca, si carica di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182)
Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle
grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno
nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale «elegante divertimento
dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare,
al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata
selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie
(da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini
a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo
dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg IDalle considerazioni
fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e
Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato
sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati"
dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai
commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente
medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici
anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione
dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che
Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta in risposta
all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma
che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e
sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore
di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere
liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da
parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra
punica e in particolare delle gesta di Scipione. Costituito da dodici egloghe,
gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale.
Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che
richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la
lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate
all'amico Barbato da Sulmona, le Epistolae metricae sono 66 lettere in
esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si
occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne
accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette
preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della
Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della
Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di 36 biografie
di uomini illustri dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova.
Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di
personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone.
In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo
e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e
discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di Traiano.
I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono una raccolta di
esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati
sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore latino Valerio
Massimo. Iniziati in Provenza, furono continuati allorché Petrarca scoprì le
orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares.
Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i
primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu
curarum mearum” è una delle sue opere più celebri e fu composta, anche se in seguito fu
riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di
una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di
coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il
titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non
si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale
per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando
così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita.
"La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale. L'autore vi esalta la solitudine, tema caro
anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è
strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone
l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura
in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali.
L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la
concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che
Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori
spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri,
soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da
questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis
utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata
sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto
nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi
di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il
De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura
trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad
plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque
medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a
magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas
hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores.
Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i
copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal
caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni
dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla
culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti. L’occasione per la sua “Invectivarum contra
medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la
malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares, V, 19, gli consiglia di non
fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee
contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici
nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia
dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia”
e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno,
in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali.
In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze
che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni
tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam
anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad
Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone.
Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma,
sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza
sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire
l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae
ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Socrate; le Seniles,
126 epistole in 17 libri, e dedicate a F. Nelli; le “Sine nominee” (cioè
"senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e
le 76 epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte
l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla
fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei,
ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a
personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata
sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di
quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era
in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse
il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere”
è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e
tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno
introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: 317 sonetti, 29
canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in
morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il
livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura
invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo
divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,”
più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva
conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore
terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse,
alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla
protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese
anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio
petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di
redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano,
in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione
onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con
la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle
passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato
da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per
mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura,
apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli
stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo
avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge
la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e
da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido
del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama
terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare
il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la
precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale
maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle
discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò
il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in
particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa
dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini
Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati, cancelliere della Repubblica di Firenze e
vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva
nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei
principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di
codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo
Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro
Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una
Vita di Petrarca, seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti,
Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in
Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti
declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica
locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido
Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a
diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si
diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe
dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di
Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il
Giovane poi. Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro
Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come
capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e
cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto
classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già
delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar
lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici
Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il
suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito
necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità.
Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di
Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni
riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il
modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta
selezione linguistico-lessicale.» (Marazzini) Gianfranco Contini,
grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore. La proposta
bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella
vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle
Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le
tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al
Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche
dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A
fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla
canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento,
allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono
polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento,
la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà
formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente
nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò
pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e
Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura
tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di
operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne
l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri
della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso
vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i
maggiori studiosi del Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying
glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che
studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro
caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean
Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei
precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno
analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di
studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti
umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361,
infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei
documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero
stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che
dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la
Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il
tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della
data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo
diploma. Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea
poetica — Roma. A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio. L'epistola,
scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli
chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene
l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E
primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo,
che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»
(Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o
ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città
toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora
impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per
imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G.
Fracassetti) Petrarca mostrò, nei
confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella
Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco
Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare
io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né
sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a
chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari).
Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della
Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi
necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura
delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente,
nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del
Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone
nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio
la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più
tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che
chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la
vide» Si legga l'episodio di come
fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che
suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così
affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone:
"tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara
volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle
leggi".» (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di Petrarca passò
nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti,
anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi
milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato
nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il
cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo
momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella
Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti
avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere
morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto
XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e
ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte
del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello
di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico
A. Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G.
Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella
Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo
di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa. Cappelli55. Significativa la ricostruzione
storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese
(Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X
indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento
e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome
letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato)
avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in
Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum
Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et
muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum
pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna
ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla
proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello
Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni
paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la
politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze
dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità
tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come
duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di
alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de'
Medici. Durante l'epidemia di peste
milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione
extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la
secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle
di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi
fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio
Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori
(Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»
(Rico-Marcozzi) Il ravennate Giovanni
Malpaghini fu presentato da Donato degli
Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla
sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La
collaborazione tra i due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di
quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso
l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di
Signorini. Petrarca, nella Seniles informa
il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli
Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo
della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da
Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da
una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E
qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi
dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere
Senili. La lettera non può essere
considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal
Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato
in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al
Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della
Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica"
l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e
cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il
Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,
9, Roma, Antenore, Il
ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a
vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non
sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che
Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i
rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la
comunanza di sentimento. L'Otium degli
antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani,
indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era
soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro
nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De
officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello
stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da
Laidlaw, 42-52 che ripercorre la
concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico
si vedano le pagine Laidlaw, 44-47. Termine di origine catulliana, Petrarca lo
prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo,
passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle
opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser
I testi sono raccolti nel codice
Vaticano Latino come ricordato da Santagata,
Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti
poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre
rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri
manoscritti (cfr. Ferroni).
L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra
l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione
all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione
cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago',
inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto
accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla
polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un
numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca,
selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di
varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana,
quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...» Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur
in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche
un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a
stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani
Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente
Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti
bibliografici la notte Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins
Ariani21. Più specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver
falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000
lire e al taglio della mano destra».
Dotti Bettarini e Pacca Per
informazioni biografiche, si veda la voce Pasquini. Il ricordo di Petrarca al riguardo è
riportato in Lettere Senili, Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di
C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com.
Pacca Si legga il brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da
Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da
un maestro privato...»; e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse
«l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco
parentis». Ariani Ariani, Wilkins, Dotti Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins, Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò
Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto
parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano
Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente,
Socrate e Lelio.» Ferroni Pacca Alinari:..,
su alinariarchives La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in
Ferroni, Ariani ricorda che il primo
sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio
nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche. Ariani28. Dotti, specifica che questo san
Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da
Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino. Billanovich Billanovich, Wilkins e Pacca Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo
aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso
viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine
dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando
forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua
decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca
Dotti, Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e
gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto
straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per
meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che
aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al
massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime
volgari già note...» Dello stesso avviso anche Pacca74 e
Santagata19. Moschella. Dionigi fa
ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr.
Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per
l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi
per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.» Wilkins34: «La conoscenza dell'antica
tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi
moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in
Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò
dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e
ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con
l'Parigi.» Si legga il brano della
lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano:
«E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa
più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G.
Fracassetti) Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla
base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello
stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo
di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli
alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca riteneva che
l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi
fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi
poeti classici da lui tanto amati (Pacca).
Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins, Ariani, Pacca74. Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da
Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur,
biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org. Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva
simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di
Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, Così
Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4
«Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con
Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune
un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione
per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione
dell'antica potenza e dell'antico splendore.» Il Mondo di Petrarca Ariani, il quale ricorda, a testimonianza della
rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr.
Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il
cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui
Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.
Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che gli fece
ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa
nei pressi della cattedrale». Ariani49.
Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto
in Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che
gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani, Ferroni; D. Ferraro,
Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti,
Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta
e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un
lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva
l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere
adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i
suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza
sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza
concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di
delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la
cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i
terreni.» Rico-Marcozzi: «il
Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins
Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo
amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il
primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune
egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena.
Si veda la voce biografica Martellotti.
U. Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno,
Donzelli Editore, Wilkins, espone
dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il
verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della
proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però Petrarca si era recato
momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza
dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di
Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città
lagunare (Cfr. Wilkins,
Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia
Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.» Pacca,
Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella
vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è
questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone,
Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita
morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.
Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni
esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano,
Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso
del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva
lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri.
Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani G. Baldi, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini e Dotti, Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla
riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca
a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più
importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del
Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.
Pacca e Cappelli, Garin. Si veda
il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di
lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e
Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico
italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del
nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la
datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i
venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe
condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich,
Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63. Cappelli42 e Ariani62. Cappelli,
Albertini Ottolenghi, Albertini
Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni,
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero
infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui
erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che
di uno pagano.» Santagata. Il
gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando
Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita,
e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di
informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano,
mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».
Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio
umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve:
bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di
coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le
nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum
adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo
strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si
congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e
l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può
aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio
e la cultura ne sono il filo conduttore.»
Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale.
Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la
durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è
duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole'
duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di
Petrarca secondo Gianfranco Contini.
Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe
Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si
veda, per maggiori informazioni, Pacca, Per
maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti
sulle Epistolae metricae. Pacca, Pacca,
Ferroni14. Amaturo, Cappelli Ferroni, Pacca; Santagata; Amaturo, Le
epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo
perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal
Petrarca. Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani;
Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più
autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.» Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose
in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più
succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica
curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel
Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli
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Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Billanovich, Petrarca
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Roma, Storia e Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna
di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, G. Billanovich,
Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi
di Tito Livio, in Giornale Storico della Letteratura Italiana, Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo
biografico, Firenze, Sansoni, H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la
Germania e per l'Italia, Annamaria Voci-Roth, Roma, Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Giovanni
Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova, Reale
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Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, Firenze,
Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri
ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,
Firenze, Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro,
Giuseppe Fracassetti, 3, Firenze, Le
Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe
Fracassetti, Firenze, Monnier, Francesco
Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro
unico, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Monnier,
Lettere Senili, G. Fracassetti, Firenze, Le Monnier, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti (Firenze,
Monnier); Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Antonio Avena, Padova,
Società Cooperativa Tipografica, Francesco Petrarca, Africa, Léonce Pinguad,
Parigi, Ernest Thorin, E. Petrucci,
Roberto d'Angio, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, M. Praz, Petrarchismo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, C.
Pulsoni, Il Dante di Petrarca: Vaticano latino in Studi petrarcheschi, Padova,
Antenore, F. Rico e L. Marcozzi, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,, Francisco
Rico, La "conversione" del Boccaccio, in S. Luzzato e G. Pedullà,
Atlante della letteratura italiana” (Torino, Einaudi); R. Sabbadini, Le
scoperte dei codici latini” Firenze, Sansoni, M.Santagata, I frammenti
dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere, Bologna, Mulino, M. Signorini, Malpaghini, Giovanni, in Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Troncarelli, Casini, Bruno, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, D. Waley, Colonna, Stefano, il Vecchio, in Dizionario biografico
degli italiani Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Wilkins, Vita,
Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani (Milano, Feltrinelli); Donata Vicini, Musei
civici di Pavia, Milano, Skira, Petrarchismo; Pre-umanesimo Umanesimo
Canzoniere Petrarchino; Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica Casa del
Petrarca. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Petrarca, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Petrarca, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ente ufficiale per gli studi petrarcheschi
in Italia, Boccaccio, Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F. Lamendola, Il
culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa. Romano Luperini, Il
plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini, V. Pacca.
Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le
tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca.
Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia
romana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca
e Grice.”
Grice e Petrone – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Imera). Filosofo italiano. Petrone was an early
Pythagorean, who claimed that the number of worlds was CLXXXIII, arranged in
the form of a triangle: LX on each side and one at each angle.
Grice e Petrone – il determinismo – il
fato o il caso? -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo italiano. Grice:
“I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’”
Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as
‘la nostra guerra’.” Insegna a Modena e
Napoli. Cerca di conciliare l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo
critico. Dei Lincei. Collabora a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il
Rinnovamento” si espresse criticamente sulla condenna del modernism da Pio X. Altre
saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) –
cfr. psico-genesi nella teoria della comunicazione di Grice --; “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi); “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro);
“Uno stato mercantile”; “La premessa del
comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni di un idealista” (Milano, Sandron);
“Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli,
Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron)“Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita
nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra
nella economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”;
“Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della
storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro Labriola --. “La storia
interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia
profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri
differenziati del diritto” -- Cf. Tyrrell.
(cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di
questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (pieno
di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col
programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del
linguaggio lo passa di molto; e trascende con
Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e
del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò
su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del
modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Igino
Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe
sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due
direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano,
non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il
limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il
principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza
conversazionale, il sentiment morale, filosofia del diritto, communismo
giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo,
idealism critico, meditazioni di un idealista, Gentile contro Petrone, Croce
contro Petrone – l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i
sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra
sannitica – la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I
romani contro I sanniti – bassorilievo dei sanniti, I liguri e I sannita, le
popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la
complessita dello spirito della filosofia italiana. Il linguaggio sannita, il
linguaggio umbro, il linguaggio osco – il linguaggio falisco, limosano,
musanum, limosanum, un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche,
il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto
positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione,
l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito
contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini;
l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, I
limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello
spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pezzarossa -- eloquenza
lombarda – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo italiano. Grice: “He wrote a LOT! Including a
study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of
Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search
for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa –
Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a
Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. Di idee
tendenzialmente liberali e preoccupato sulle
condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che
pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di filosofia
gli procura guai con la Congregazione dell'Indice. Partecipa attivamente ai
moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei vente che partecipano alla
prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); R. Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don
Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo”
(Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello
scetticismo. Dante e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema
di psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana
esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il
sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio, la grammatica ideologica,
ossia le leggi comuni di ogni parlare dedotte da quelle del pensare, Milano, la
Facolta inventrice. I romani vinti dai longobarrdi conservano la proppia legge.
La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. LoSpiritodellafilosofiaitaliana.
Ragiona mento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità
di principii, nè a confutazione di scuole,ma 80 lo vien cercando le varie fasi
della italiana filosofia e lo spirito,che lacondusse al grande rinnovamento
opera tosi nel secolo di Galileo. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna ro
mana,nelletenebredellabarbarie,esotto ilgiogo della
scolastica,gliparvediscontrare,quando più,quando meno , sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le proprie
impressioni, cosìsemplicemente come le eb. be a sentire. dome che di.
mostra la modestia dei padri nostri , i quali, non del Pezza-Rossa,Prof.
Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osser vacome
l'Italiafosselaprima,che diedeaquesta scien za un sistema, e le impose un nome
: acume e vero conoscitori,ma piuttosto amici del vero s'inti
tolarono. Le basiprincipalidelloro metodo consistevanonel. l'esperienza e nella
osservazione.-- Fecero quindi un altro passo onde meglio procedere nella
investigazione delle verità , e fu quello di riconoscere l'ufficio, che la
ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esterio re che nell'interiore,
sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo
modo l'an tica nostra filosofia seppe dare ai sensi , si sentimen ti ed alla
ragione ciò che loro competeva , e impedi che i primi si levassero al di sopra
della seconda, e questa rifiutasse l'autorità e la potenza di quelli 280
. . Così dei secoli anteriori al dominio romano ; ma la prevalenza delle scuole
straniere non tardò molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente
barbarie la fece quasi dimenticare, sebbene del tutto non laspegnesse.
Senonche,collaconquistadelmon dosubìleinfluenze intellettualideipopoliconquistati,
accettò dottrine d'ogni maniera, egizie, asiatiche, drui diche, ma greche sopra
tutto; e de fe'tale un amal gama che a stento potrebbe chiamarsi filosofia; o a
meglio dire , ciascuno appigliossi a quella scuola, che meglio sffacevasi alle
sue tendenze. Parrà strano, ma è pur vero, Roma corrotta,e degenerata nei
costumi, affaticossi particolarmente a rialzar la morale, non tanto forse per
rilevarla daddovero, quanto per palliar m e glio col suo manto la nutrita
liceoza, testimonio Sede ca. La scuola pitagorica,odiata,ma temutaeammirata,
appalesavasi quindi di tratto in tratto nelle manifestazioni di alcune anime
forti; e Catone, il censore,va me880 acapodella nobile schiera:ilnome
dipitagorico non mai cessò dal significare uomo virtuoso e incorrotto. « La
qual indole morale e severa (dice il Pezza Rossa ) sotto cui presentossi la
filosofia italiana, fece si ch'essa non venisse dal nascente Cristianesimo
tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre.Il Cristianesimo infatti
sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero, ma avvolto nel manto
dei flosof, ma rivelatore della semplice verità. Al suo mostrarsi, tutte le
scuole cadute erano in basso, e le pocbe ve rità, alle quali eran gionte,
rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate , che impossibile
omai tornavalosceverarecon certezzailverodalfalso.Ami carle fra loro, no
concedevan le gare e i particolari interessi;ricondurle
allapristinasemplicità,era impre. sa da nemmeno tentarsi.Che fece dunque il
Cristiane simo ? Egli indisse guerra a tutte più o meno le spe culative
dottrine,mostròchefallacierano,disutilieper piciose, e colla santità della
propria morale fondò la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle
a zioni. « Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia
che la parte pratica, la parte da lei col tivata sempre con severa costanza e
che meglio poteva rispondereagl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti,
dicui S. Girolamodice, ch'era un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in
tutt'isecoli, avuto dal popoloinconcettodimago,ma filosoforeputato dalla gente
di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per
essere veramente pita gorico ? e quindi risponde : richiedersi elevazione d ' a
nimo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace,
virtù.Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si proponeva in morale
un lodevole fi ne, il perfezionamento della umana natura , risultante dallo
specialeperfezionamentodiciascunindividuo.Nes sun'altra filosofia poteva meglio
consonare al Vangelo. « I primi sapienti del Cristianesimo, prima di e
dificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle
fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono
che, dopo il Vangelo, non abbia più mestieri di ricerche, nè di curiosità dopo
Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gli uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto lo
scetticismo : e questo infatti mostrossi.— È notoche,sottoilnome
delloscetticismo, spesso fu insegoato a sprezzare vergognosi pregiudizii; non
devesi scordare che il dubbio fu il padre dell'at tuale civiltà ; e che, se il
secolo di Cartesio è di Gali avesse ardito dubitare, le scienze e le arti
nonsarebberoperancheripste. Foperòunoscetti cismo di sola teoria,doo
dipratica;stettedel pensiero, non nelle azioni: e perciò,s'egli diede l'ultimo
crollo alla filosofia speculativa, non portò alla morale un grave nocumento. Ed
è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvisse. Il grande Boezio
vide l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta,e saggiamente pensò a
raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal guosto generale si
erano salvate, e qual breve enciclopedia de'suoi tempile presertò sotto
l'smabile nome: Con solazione della filosofia;nomeche insè solo abbrac cia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cercasse le cagioni, in forza delle quali stel
te viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata :
l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimaddro, il fuoco d'Eraclito ,
l'omeomeria di Apassagora , l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora,
gli atomi di Epicuro, gli elementi di Empedocle, tutte in somma le antiche
speculazioni furono guerreggiate:i santi Padri non lemono chiamar sogoi molti
pensieri di Aristotile, molti di Platone delirii. Ma in quello che gli
ecclesiastici scrittori studiavano le scuole per com batterle, non poteano a
meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva
niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il
patrocinio del Vangelo, se ne giovarono a com. provare l'armonia del vero
filosofico col religioso. leo non 983 sofia, le troverebbe in parte
della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di
bot tino, occuparodo solo il territorio, lasciando ai vinti eleggi, e
costumi,ereligione,mutando l'aspetto mate riale, non quello degli spiriti; sia
che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse
rispetto per genti tanto più umane,sebbene meno forti di loro. Oode che
procedesse codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza ,
egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia : a
tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma
sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parifi
carsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie,che la
fortona le aveva apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia
pratica cominciasse a fruttare anche ottima teo ria, sebbene il risorgimento
fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dal platonismo. Or ecco le vie
(egli ripiglia) per le quali gra datamente lospirito'filosofico
avanzò,guadagnandosem pre terreno.Il Leoni coavea, pelprimo, portatoalloStu dio
padovano la cognizione di Aristotile genuino, e mostra to come inscientemente
lo siavea contorto e dinon sue dottrinefattomaestro;quando sorsequel potente
ingegno di Pomponaccio,chesidovrebbe riguardare siccome il quinto anello della
gran catena filosotica ita liana, dopo Pitagors, Catone, BOE ed ALIGHIERI.
Pigmeo di corpo, ma di spirito gigante, penetra meglio che altri nello spirito
della patria filosofia, e siccome,a farla rinascere, conveniva, prim ad 'ogni
altra cosa, abbattere il colosso peripatetico, egli coraggiosamente sostende
che, secondo Aristotile, voluto sostegno della morale e del la religione,
potevasi dimostrare l'anima non essere immortale , miracoli non potersi dare,
non vi essere provvidenza,ma inognicosadominareildestino.Stra biliarono tutti a
conclusioni di tanta conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero
tali dottrine, dal Peripato non mai ; accagionarono di empietà il gran mantovano,cheavrebbe
senzadubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo
della Chiesa on Leone X , e datogli un Bembo per consi gliere. La sapienza
elatolleranza medicea permisero al Pomponaccio quellocheprima non era stato
permesso, separare dalla teologia la fhosofia, condurre una linea di confine
tra gli obbietti della fede e quelli della ra gione. L'esempio del gran maestro
fa segaito da n u merosidiscepoli,tra'quali ebberofama Scaligero, Sepulveda,
Porzio, Benamico, Giovio, e dae Cardinali, Contarini, cioè, ed Ercole Gonzaga.
Fu imitato con isforzi contemporanei dalCesalpino,dalCremonino,dalloZa
barella,eforsedaquelVanini,che,mal comprenden do Pomponaccio, spinse lo
sfrenato ingegno allo stre mo,e corse la miseranda fioe che tutti sanno.Imper
ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sioistra
interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispirò corsggio, ma ad alcuni
fio an che baldanza. Tale si fa il Cardano, a cui la fecondi ta del genio
troppe più idee somministrò di quelle che ilsuo giudizio poteva ordinare;ma
disse:loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però
venne salutato come l'uomo delle in vensioni. Tale il Bruno , che proclamò
sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque disseminò,
viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata
e sviluppata con tanta gloria , com' ebbe a confessare yo giudice non
sospetto,Leibni. zio. Si ridestarono allora i principali pensieri de'pita
gorici, e meravigliando si conobbe che la flosofia ita liana,in tutte le sue
fasi, e io tatte le sue manifesta zioni, non aveva all'ultimo che un fondo
solo,ilm e todo esperitivo e naturale. A questo metodo avviò l' Italia Valla, e
Nizzolio, e Aconzio, ed Poliziano,e inalmente CAMPANELLA, che, vent'appi,
sale in bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che
i vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lospirito diTelesio.
Egli sostende che il senso è un fondamento della scien za,chedalla
dimostrazionepositivaesensibilevasce la intellettiva, perciocchè sentire è
sapere : la ragione tanto essere più certa, quanto più al senso vicina ; non
però doversi andare cogli empirici che pretendono ra gionare
perlesoleapparenzevariabili,accidentali,sfug gevolissime,ma sìanchedietroveritàcostanti,che
badoo principio nell'anteriore sentimento, e del testi monio di tutti gli
uomini. «Con longbeeperigliose fatichegiunse quindi f palmente l'Italiaa
ridurinprincipiiquello,cheinpra tica aveva sempre tenuto;scaddero allora i sillogismi,
le formole, le categorie, le ipotesi, gli a priori, con totti gli altri vincoli
della ragione , e sostenuto dall' analisi e dall'esperienza,ilnuovo metodo
spiegò il vo lo alle più eccelse scoperie. 36
«AllascuolaitalianaattioseCopernico ilsuo siste ma astronomico,da Galileo
poscia rivendicato : da GALILEI che mostra immobile e improntato di macchie il
sole, e Giove di satelliti circondato : da Galileo, che, permezzo
dinuovelenti,interroga l'armonia misterio sa dei cieli,e con esperimenti
sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. Torricelli, colla inven
zione de'barometri e de'microscopii, apporta alla fisi ca povella vita;
Cavalieri , Maurolico e Tartaglia ren dopo fruttuose le matematiche colle
applicazioni. Leo pardo da Vinci dà buone leggi all'estetica; Buonarotti ,
l'uomo delle quattro anime, fisa il buon gusto nelle arti; MACHIAVELLI scopre
aisudditi ei ai regnanti ise. greti della politica; l'Accademia del Cimento
affatica senza posa delle esperienze,le dabbie verità rischiara, e le certe
diffonde; la fisica,la geografia e l'astrono mia,sposate insieme, fanno sì che
un Italiano discopra il nuovo Continente, ed un altro italiano glimponga il
nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto
risorge : ed è cosa per ve rità sorprendente il vedere nei dettati di
quell'epoca gloriosa tantacopiosità di pensieri,da contenere, quasi in germe,
tutte le altre scoperte verificate dappoi. Conserviamo adunqueconclude
l'Autore)ilpre zioso retaggio, che da'nostri maggiori ci fu tramandato e,che
piùè,adoperiamo di renderlofruttuoso:accioc
chè,dopoaverportataaglialtrilascienza,non venghia mo giustamente
paragonatiallenubi,lequalisidis fanno in quel medesimo che d'amica pioggia
feconda no lecampagne. Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con
singolare modestia,non sierige a maestro, ma sti mola ed invoglia gli altri a
frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di
tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera; che il buon metodo non
l'abbiamo a cercare lontano; e che sarebbe ingratitudine il disconoscere la
nostra a n tica sapienza, per seguire alcune splendide fantasie ol tramontane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa.
Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione
italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pezzella – Cesare deve
morire – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Pezzella – His
“La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not mean
HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin.
Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane
fino al, anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un
seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat
a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in
Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch
a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti
annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario
a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola
e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il
pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del
suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito
all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo
Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di
Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a
interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di
Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza
soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli
anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il
tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso –
Conversazione con me” (Manifesto, Roma);
“Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano);
“Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi
di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma);
“Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto
dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca,
Milano); “Repubblica”; “Il bene comune” (Il
Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità
della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola,
Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero
critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso,
“conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.:
Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,”
Villa Grice – The Swimming-Pool Library.
Grice e Piana – merli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Grice: “I never cease to get moved
when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do
philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of
Scruton!” Insegna filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di
Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare. È
stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere
inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal
concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico")
influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune
indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo
online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo
fenomenologico. Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della
conoscenza, la filosofia della musica e i campi della percezione e
immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola Basso, Alfredo
Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C. Serra, P. Spinicci. Uno dei più
acuti e originali filosofi italiani (in l'Unità), uno dei più interessanti
interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo fenomenologico (in
Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi italiani"
(in "L'idea di Europa e le responsabilità della filosofia"). Vede l'esperienza
della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande
maestro come E. Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende,
credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in quel gioco delle
parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un
filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi
'duri' di Husserl, agli obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della
ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre
figure di pensiero" (in L'Unità). Considerato il più illustre filosofo della
musica del nostro tempo -- in "Il significato della musica",
relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali',
Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio
Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori
del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo,
come dimostrano i suoi essenziali contributi alla filosofia della musica. In
sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentico
pensiero". Il più grande maestro della fenomenologia italiana. Il suo
stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a
condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa,
convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera
filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre,
indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In
certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente
dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche
qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di
una scienza che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come
liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Saggi:
“Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il
manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza
filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia”
(Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore,
Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano);
“Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica, Milano,
Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica” (Guerini,
Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione”
(Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.
I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo
fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole
dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella
teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del
sogno e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”;
“Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”;
“Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per
Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a
Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia,
esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni
sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi
passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata
da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come
metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e
poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin,
Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno",
"Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano,
"Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni
sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerii, Milano); I
compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini
per Schopenhauer, Il canto del merlo” –
i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre
riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “
Leggere i poeti. Note in margine a G. Pascoli”; La sociologia della letteratura
(Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano)
E. Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica
italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei
significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche
del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La
fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni
Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie
dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e
comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Piccolomini – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo
italiano. Grice: “What Piccolomini
is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the
banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist
explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it
‘animates’ the body (corpore). Figlio dai
senesi Niccolò ed Emilia Saracini. Insegna a Macerata, Perugia, Padova.
Analizza il terzo libro del “Sull’anima” di Aristotele. Saggi: “Peripateticarum
de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di Tasso,
ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”. Formula una una teoria sincretica tra i
accademici e i liceisti. ‘Unico’ dei
Filomati. Altre saggi: “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi);
“Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi);
“Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum
Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi);
“In tres libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione
del principe”; “Compendio della scienza civile”; “Octavi libri naturalium
auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de
coelo lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Garin, Storia
della filosofia italiana” (Torino, Einaudi); A. Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze,
Biblioteca Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale
centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, Francesco
Piccolomini, F. Cavalli, La scienza
politica in Italia, Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords:
apollo lizio, lizio, licio, liceo, lizeo, statua di apollo lizio, in riposo
dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij, i lizii,
gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i
lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Pico – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo italiano. Grice:
“I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred
his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which
he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized
by a papal commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope
condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his
escape, he returns to Florence and devotes himself to private study at the
swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle,
but the only part he was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it
on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and Christianity to reconcile
Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and unity. Mirandola is often
described as a syncretist, but in fact he made it clear that the truth of
Christianity has priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in
the hermetic corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology,
Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which
contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against
Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the
question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact
casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration
of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the
Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the
disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title
was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,”
but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man
(or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to
form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as
a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental
worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and
is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom
is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This
irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P.
Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?” L'esponente più conosciuto della dinastia dei
Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul
Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola,
presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e
conte della Concordia e sua moglie
Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo
abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da
Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto
piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili
vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai
Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di
Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste,
quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere
vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna,
Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica
e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico,
l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di
amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo
il Magnifico, Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi,
Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini.
Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce
alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges
Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente
fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma
dove prepara 900 tesi in vista di un congresso filosofico (per la cui apertura
compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti
alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne
anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per
essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale
vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la
magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei
Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze,
continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Muore per avvelenamento
da arsenico mentre Firenze viene occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto
nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa
saranno rinvenute da padre Chiaroni accanto a quelle di Poliziano e dell'amico
Girolamo Benivieni. Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in
futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma
nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si
discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere,
ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il
volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico
della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si
dice conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura
enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*,
partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema
appena terminato di leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire
l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima
memoria. Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina
segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista G. Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra
cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare
di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo
cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente
nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La
sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della
polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e
platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali,
come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della
cabala. All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente
contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di
un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica.
Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”,
consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che
nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi,
accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo
filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme a Platone,
Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della
filosofia greca, ma anche i mistici. Il congresso da lui organizzato a Roma in
vista di una tale "pace filosofica" inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si
accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco,
si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto
al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così
nell'aspirazione ad una moralità meno
generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e
una visione più cupa ed esistenziale della vita. Al centro del suo ideale
di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della
libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare
la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la
vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova
creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai
pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato
agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo
nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto
determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto
nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la
sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio
dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti
prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu
potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono
divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni
vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno
in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima
celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua
unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare
il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima,
poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la
coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è
né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra
questi due estremi; tale punto mediano, però,
non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà
(o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è
la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto
alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui
attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro,
in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare
la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare
meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia.
In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta e dunque, partendo dalla natura, può giungere
a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura
matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra
astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia
giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di
conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia
prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture
astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo,
che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di
credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio
della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale)
attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda
umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi
possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che
non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”; “Commento
sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi
su tutte le cose conoscibili”; “Novecento conclusioni filosofiche”; “cabalistiche
e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della
settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi”; “Expositiones in
Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute
contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le dodici
regole”; “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si
attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”.
Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. Fu in particolare
il cardinale Pedro Grazias, dopo essere
intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da
Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
Fu avvelenato -- caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G.
Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato
(cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe di G. Gruppioni dell'Bologna
riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa
pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi
dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L.
Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui
morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della
stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a Pico da
grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua Memoria
Straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella
chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui
giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse
perfino gli Antipodi.” Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di
luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore,
dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione
poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo Benivieni per lui e se stesso
pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico
congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa
sue qui iace”. E. Garin, Vita e dottrina (Monnier); K. Zeller, L’aristolelismo
rinascimentale, edizioni Luria, F. Yates Bruno e la tradizione ermetica Laterza
U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, E. Garin, Vallecchi,
Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il
Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini,
Einaudi, Torino, F. Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, tRoma, Conclusiones
nongentae. Le novecento tesi. A. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones
Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista
del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze
sulla divinità della magia (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico
della Mirandola e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze
occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare
tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice.
Nega il valore della seconda (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo
stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione
delle refutazione astrologice del signor conte Joan Pico della Mirandola (cit.
in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida, Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella
genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.
Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille
anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia
della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae,
per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, S. Bernardini,
Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, P.
Fornaciari, Società internazionale per lo studio del Medioevo latino, Galluzzo,
Firenze G. Barone, Antologia, Virgilio, Milano,
Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la cinquantesima porta, Sometti, G. Busi,
Vera relazione sulla vita e i fatti, conte della Mirandola, Aragno, E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia
del Rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); H, Lubac, L'alba incompiuta del Rinascimento,
Jaca, Milano, V. Giovanni, La filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero,
F. Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di Benivieni",
Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato,
Edizioni Piemme, E. Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari); S.Puledda,
Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi,
Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki,
Firenze, A. Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova, Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia,
cabala e arte lulliana in Pico e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti
cabalistiche”; G. Busi, "Chi non
ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotic a cabbalistica, in G. Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino S. Campanini, Guglielmo
Raimondo Moncada (Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in M. Perani,
Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano,
Officina di Studi Medievali, Palermo , Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un
testo di Giulio Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo
Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia
rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il Centro di
Cultura Giovanni Pico della Mirandola, L’Umanesimo, la cabala cristiana,
Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti
della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della
Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico,
amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la
dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico.
Pico e Pico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of
man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
Grice e Pico – stregone – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo italiano. Grice: “It is very likely that
Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with
him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill
suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico
does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman
‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’
succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very
well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On
the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice:
“Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered –
by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered
along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without
much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Italian nobile e
filosofo, nipote di Pico. Figlio di Galeotto I Pico, signore di
Mirandola, e Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio,
Pico,si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia,
anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in
particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si
deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Scrive una
biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di
Savonarola, di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società
è stata esposta, al momento, lancia un avvertimento in occasione del Concilio
Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis
Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a W. Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato
dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro
figlio Giantommaso è stato ambasciatore a Clemente VII. Mentre spesso sostene che
la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia
da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In
possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con
alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, e insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum
prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium
doctrinae et veritatis Christianae
disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. P. Burke, "Stregoneria e Magia
in Italia del Rinascimento: Pico e la sua Strix, " di S. Anglod, The Damned Art: Saggi in letteratura di
Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia: magia
e omosessualità in Strix di Pico" Il Cinquecento, A. Kors e E. Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Estratti dal Pico Strix., C. Schmitt, Pico e la sua critica di
Aristotele. The Hague:Nijhoff); Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e
scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro Internazionale di Cultura;
Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte
di Concordia in tre periodi differenti:, poi nuovamente per pochi mesi ed
infine, ma stavolta privato di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II
Pico, suo successore definitivo. Succede al padre nel governo dei feudi,
ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I
fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano.
Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica
il paganismo classica. Scrive una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batte inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrive dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i
problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone
X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,”
nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o
delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache. L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia
arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino. Dei due filosofi,
contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con
la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della
dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda
sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di
giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche dello
scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e
dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre
la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote
Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Altri saggi: “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Quaestio de falsitate astrologiae”. Litta
Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino, J. Delumeau, “Il peccato e la paura”
(Bologna, Mulino); L. Pappalardo, "Fede, immaginazione e scetticismo"
(Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio
II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e
Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura
Giovanni Pico della Mirandola. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni
Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco
Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords:
demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under
entry for translator. Refs.: “Grice,
Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e
Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola.
Grice e Pieralisi – la teoria del
segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo italiano. Esalta il valore della pace
fra gli uomini e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negli
esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima conferisce come
agl’uomini un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea
la necessità etica di trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima
belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia
razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La
filosofia razionale pratica ovvero dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi
capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno si chiama
una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre
cosa. Col vedere che e quell oche dicesi segno si viene a sapere che sia anche
l’altro di cui e segno. Segno arbitrario chiamasi quell oche per libera
disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa. Nel segno naturale l’eistenza sua
coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno e rappresentativo
sis ta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come
l’imamagine de in uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono cinque massime della
conversazione. La prima. La parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso
stablito vi esprime. La seconda: si deve evitare la ambiguita: una parola che e
equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora
cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significant – signati.
Seppure la diversita loro non fosse tale che togliesse ogni pericolo di
equivocare. La terza massima: adoprando un vocabolo oscuro, che non e di uso e
non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se
aopra, onde far nota che s’intende signare con esso. Quarta massima:
nell’esporre le cosa o dimostrare la verita, la parola e usata nel senso suo
priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello,
pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise
le cosa, anziche chiamare l’attenzione a vederle nell’’esser loro ad a
conoscerle quali son. Finalmente, una quinta massima. Se per la scrazesa dei
termini e necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non
si tracuri, per amore di brevita, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno
necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni:
‘Sopra-sezione: il segno dell’a idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario.
Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del
pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola e un segno articolato. La
parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate
semplicemente nell’esere materialmente e un segno fisico. Se viene considerate
in quate e segno di un’idea od esprime un pensiero, e presa formalmente –
logicamente. Le parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola
‘pietro’ e semplice, un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso, o
semplicemente, un santo. Termine categorematico e sincategorematico. Una praole
che da se soli nulla significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della
quale modifica la significazione specialemnte in qualte all’estension dell’idea
de cui e segno. Essempli de segno sincategoremtatico e ‘ogni’ e ‘qualche’.
‘Leone’ permesse una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una
costellazione in forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un
termino analogo e ‘saludabile’ che si applica al cibo ed al stilo di vita.
Quando il segno e sengo manfestaivo de una idea o segno suppositivo della cosa
rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il ugo della
cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro
officio e quell che si chiama la loro supposizione, lo stare cio per le cose,
il sustituirise, o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione e
materiale si el segno sta per se stesso materialmente preso, La supposizone e
formale se eil segno e adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello
che chi parla ha destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La
supposizione formale puo essere semplice o logica relae. La supposizione
formale e logica si eil segno sta pr ler idea di cui e segno, e ch e la cosa da
lui immediatamene espresso. ‘l’uomo e una specie’. La supposizione e relae
quando starper la cosa stessa esistente in natural sotto quella forma, in cui
l’essere e rappresentato dall’idea, I cui il segno e segno – ‘luomo vive. La
supposizione puo esser reale, colletiva e distributaiva. La supposizione
formale relae de una parola puo essere colletiva o distributive. E colletivo se
la parolsta sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gli
individuo di quell nome, ossia gli essere che sonne nell’estensione dell’idea
dal segno espresso. Come se si dicsse, le parti equagliano il tutto. La
supposizione e distributive se il termine star per tutti e ciascuno
DISGIUNTIVAmente gli esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno, star per
uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi stat per ognunon ossia vale per
ognuno chi oche e detto delle cose rappresentate dalla idea significate al
segno, ‘le parti son o inferior al tutto. Gli uomini hanno forza minore di
quella d’un cavallo. C’e la possibilita intrisece della origine naturale dei
segno. Non pottrebe mai dimostrare deall’impossibilita in cui gli uomini si
arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e manifestare
recipricamente I prorpir pensiere. Sebeene molto e rilento e non sensa gravi
difficolta avvrebebero tuttavia posti nella necessita di farlo putoto elevera a
segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una
combinazione o relazione e coll’aiuot di un gesto avverebo puotuo associare
alle idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza
non si vede, la possibilita d’una cosa non puo essere a buon diritoo negata. La
parola serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negli altri le sue
conosence, per mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di
tante cosa, che immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stsse
vedere e perceptire, per guidare in somma per sentitieri gia battuti alla conosecna
di cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui
intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via
di pervenire. Per intedere il discourse si tiene in cota tre fattori. Primo: al
senso che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alle sue
parole. Secondo: a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare.
Terzo e finalmente, al CONCTTO che si sa ch’egli potesse avere dellle cose di
cui ha parlato, perche nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Keywords:
segnare, segnato, segnante. Refs.: Luigi Speranza.
Grice e Pievani – il maschio – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo italiano. Grice: “Only in Italy, Dietelmo
becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone
attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano.
Conduce ricerche in Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto N.
Eldredge e I. Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New
York. Grice: “Some Italians would not
consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree
without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere:
“Il management dell'unicità, Guerini, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza,
Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica,
Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza
Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal
nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano,
Chiarelettere); Nati per Credere, Codice, Torino); La vita inaspettata. Il
fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina, Milano, Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La
fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica”
(Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega
proprio tutto, Torino, Einaudi, Il
maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da
sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo.
Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie
dell'evoluzione umana", LGeografica,
Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Geografica, Imperfezione.
Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E
tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degli
antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo
Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita,
maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio,
dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio
in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi,
homosociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Piovani – Enea, eroe stoico – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo italiano. Grice: “Like
Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of
ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and
there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical
language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste,
Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua
ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione
della seconda guerra mondiale e di ciò porta I segni anche nell'elaborazione
della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni
del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito
volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico
d’Italia lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore
dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita,
troncata dalla malattia. Spazia dalla filosofia del diritto al pensiero
filosofico italiano, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle
più importanti accademie italiane. Fonda il Centro di Studi Vichiani. Pratica una
fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è
concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma,
al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé
stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici,
l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli,
Jovene). Utilizza anche temi della prima Azione blondeliana. La necessità di
fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e
del pensare -- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo
della filosofia morale. Il soggetto è un
volente non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca
il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla
constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’alternativa esistenziale dell’accettazione
della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte della possibilità
contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che
è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta ogni ostinazione
singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è
conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque
accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente
la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate
dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi
l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori,
anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene
che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento
poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare
continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto
un ruolo primario il valore, considerate
non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto
proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che,
altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di
assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa
relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra
chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema
dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può
riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato.
Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani
al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere
posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito
a dare agl’Italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della
difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la
formazione di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in
Gerarchia, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani,
Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il
significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e
trasfigurazione dell'Università” (Napoli,
Guida);“Teodicea sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto”
(Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza);
“Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e
coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli,
Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, Napoli, Morano); “La filosofia
nuova di Vico” ((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale, Milano,
Bompiani); Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano);
F.Tessitore, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, D. Jervolino,
Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli,
Morano, G.Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, P.
Amodio, degli scritti su Pietro Piovani,
Napoli, Liguori, G. Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini);
A. Nieddu, Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo);
A. Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà,
norma, azione” (Cagliari, Editore); A. Perrucci, L'etica della responsabilità”
(Napoli, Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e
informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi
eruditi) M. Olivetti, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Etica
Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La
lezione etica più che mai attuale di F Tessitore, Il Messaggero, di F
Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i
principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e
Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia,
Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime –
il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione
filosofica – idealismo, Hegel --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Piralliano – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosophical acquaintance of Elio Aristide. Accademia.
Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – filosofia italiana – filosofia
siciliana, reduzione siciliana – I ciclopu – identita personale, l’uno,
nessuno, decadentismo -- Luigi Speranza (Girgenti).
Filosofo. Grice: “Pirandello would
say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel
per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e
l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti
drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e
racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi,
l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non
allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna,
che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale,
Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico
vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto,
appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali,
nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire
a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il
padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per
evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi
così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune
autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della
foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u
Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà
a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che
si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare
càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina,
sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto. Il suo nonno
materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della
rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito
in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un
armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia
vive in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione
dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata
anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi
genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le
sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per
cercare di corrispondervi al meglio. Fin da ragazzo soffre d'insonnia e
dorme abitualmente solo tre ore per
notte. E molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe
su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma
inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa
presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli
permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di
raggiungere in tutta la sua esistenza. Si allontanò dalle pratiche
religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva
truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane
Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto
del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una
religiosità del tutto diversa da quella ortodossa. Dopo l’istruzione
elementare impartitagli privatamente, fu iscritto dal padre alla regia scuola
tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del padre, il
passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la famiglia
si trasfere a Palermo. Frequenta il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove
rimase anche dopo il rientro dei suoi a Porto Empedocle. Si appassiona subito
alla letteratura. Scrive “Barbaro", andata perduta. Aiuta il padre nel
commercio dello zolfo, e puo conoscere direttamente il mondo degl’operai nelle
miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile. Studia
a Palermo e Roma. Studia filologia sotto Monaci. Studia Bücheler, Usener e Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica
del dialetto della provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté
mantenersi grazie agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana
che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte
dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori,
artisti e critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di
Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della
dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un
notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento
accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta.
Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla
gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era
costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia
delirante e paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che
parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di
rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa
del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La
chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua
situazione mentale. Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato,
acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà in
una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia
della moglie lo porta ad approfondire,
portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo
studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei
confronti della malattia mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e
dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico
impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di
italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario.
Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo
grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti
di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al
romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non
seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre
opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette
aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva
rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di
mandare in scena nel suo Minimo presso
il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente
e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i
buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il
teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di
Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da
questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo
qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della
commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui
Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per
Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta
rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita.
Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono
al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla
morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico,
dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero
Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie
vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel giro di un
decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come
testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e
ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo
stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello,
secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera
platonica. Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere
trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei
film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di
Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di
questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una
conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la
guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il
colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al
fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne
l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in
un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a
questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di
Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi
mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto
prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia,
nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a
far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella
sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del
socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata
oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto
le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea
forte che ci presenta. Nella prima guerra mondiale e un interventista,
anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla
guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo
ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa
per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di
combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai
istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese
l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato
subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento
più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se
l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come
massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con
devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per
il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la
sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega
mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda
sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del
marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo
-- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a
loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il
trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che
avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e
una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e
guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto
da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche
i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo
che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra
motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo
riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore,
anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che
dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire
un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di
entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo
e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si
fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni
certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico
dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche
un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale
avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della
sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative
sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere
sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati
ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che
Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri
violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic.
Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se
vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma
strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse
a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa
scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla
critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro,
abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e
giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista
e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti
uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La
critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale
fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia
altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli
filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di
più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel
parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che
anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi
elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio”
cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui
e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le
sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che
non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la
notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino
ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena
e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte
Cimino. In particolare rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato
nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare
un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in
tale località. Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e
personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone
e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto
vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i
periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri
in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che
egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di
cinematografia, mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal
suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due
attacchi di cuore. Il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti
della vita, non sopporta oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non
abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire. La malattia
si aggrava e muore. Per lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece
rispettate le sue volontà espresse nel testamento. Carro d'infima classe,
quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il
carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo,
senza alcuna cerimonia, e cremato, per evitare postume consacrazioni
cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora
greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Camilleri e
altri quattro dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue
ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento). Far
seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove e nato. Ambrosini
trasporta l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il
corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri
si reca al vescovo, che rimase inamovibile. Propose allora con successo l'idea
di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo,
per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo
una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta
nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel
giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura
monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto,
costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero
portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che
venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento. Una parte rimanente
delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non
essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione,
venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli
occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e
fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia
-- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità
dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da
un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso
filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed
esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale
proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di
scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il
riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella
«Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che
secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il
momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di
acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti
aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur
nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo,
insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non
rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica,
Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il
comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce
dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere.
"Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una
rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che
quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da
quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento*
del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi,
mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e
un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento*
della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro
che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in
maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia dell'umoristico in nasce già quando pubblica
le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di
Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole
stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico
nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione
dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a
formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i
quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne
risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale,
ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in
atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei
casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due
persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una
ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente
verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle
convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte
della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le
convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se
stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare
di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno,
nessuno e centomila. Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge
al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il
sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di
fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto
intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra
nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in
noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene
vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua
dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto
alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra
ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia
verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio
vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del
Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo
spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto
tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità
della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la
concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli
altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in
particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo
divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita.
L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli
altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse,
nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in
cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare
comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso
continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere,
poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra
vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure
è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla
maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta
impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le
maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta
delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo
«La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E
la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah,
no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono
colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo
finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente
o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una
moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni
trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e
centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con
caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera,
tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché,
paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se
non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi
nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la
sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i
siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non
esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che
credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità
produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e
persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un
altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno
scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come
il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti
della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza
avverte un sentimento di “estraneità” –
alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire
forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso
dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la
maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al
cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta
la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova
ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di
ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova
maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza
della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere
per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo
da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il
fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il
suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti
ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro
gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono
convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In
questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui
dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un
vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che
di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni
modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la
maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a
strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro
credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo
atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una
solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale
sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è
lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita
sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma
solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare
l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il
relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal
colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi
in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Divenne famoso proprio
grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene
definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime
opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono
divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro
siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel
teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si
attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose
alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli
altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera alla famiglia, si legge. Oh, il teatro
drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva
emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per
tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà
della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia
passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato
dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non
ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio
cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi
accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma
di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana
allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi
ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in
questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente
per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena
italiana gli appare decaduta: «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me
la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella
isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le
sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro
teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose
per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il
sentimento del contrario). Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma
con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio
S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M.
Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini
-- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto
Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo
allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e
Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi
degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del
teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a
rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti
la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta
allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano
Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto
da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo;
alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché
considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore
aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio,
Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano,
Teatro Manzoni, Cecè, Roma, Teatro
Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro
Argentina, Seconda fase: Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta
Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo,
avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro
umoristico. Presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese:
introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli
consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita
al di là della maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il
berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il
piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è
una cosa seria, Livorno, Rossini, Il
giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la
bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima,
meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina.
Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve
parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una
tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per
esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie
stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al
mondo che si trasforma sul palcoscenico. Abolisce anche il concetto della
quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In
questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma
che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha
un incontro con Filippo. Conseguenza,
oltre alla nascita di un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato
per lui, il bisogno di allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur
conservandone però le tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino
e Titina De Filippo. Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV,
Milano, Manzoni, All'uscita, Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire
gli ignudi, Roma, Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti,
La vita che ti diedi, Roma, Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno
a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici, Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi,
Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita,
Milano, Eden, O di uno o di nessuno,
Torino, di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si
recita a soggetto, Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando
si è qualcuno, Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale
dell'Opera, Non si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro
Nacional. Alla fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La
nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il
turno, Madella. Scrive sette
romanzi: L'esclusa, a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania,
Giannotta); l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze,
Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio
operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila,
Firenze, Bemporad; Novelle. Le novelle sono considerate le opere più durature.
I critici hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di
essere ricordate. Fare distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo e un dramma è difficile. Molte novelle sono
state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà”
ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo
marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una
delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi
giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil
tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta
siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema
del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente
delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana. Il protagonista e sempre
alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai
rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini
della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario
di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio
ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita
analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del
contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I
personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma
alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.
Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte
dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per
tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno,
così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un
anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La
vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo,
Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad,
VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX,
Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il
vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si
svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande
pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale,
non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono
piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non
rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello
scrittore. Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma
la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge
uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena
classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo,
Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata
a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza
della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova,
Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il
cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente,
negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo,
conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu
certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini,
che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere
il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio
operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia
quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno
schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda,
sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di
personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il
palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la
struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata,
di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande
modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei
primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso
ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta
Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori
di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte:
il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de
Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa
di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una
cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di
Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal
di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a
quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La
patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A.
Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P.
e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di
Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La
balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di
Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra
del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano
Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone
Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e
Filosini, Pasqua di Gea, Milano,
Galli, Amori senza amore, Roma,
Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna,
Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita,
Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero
matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della
morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova
Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova
Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia
Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione
a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio
preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte
e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano,
Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo
marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti,
Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano,
Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves);
“E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con
una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano,
Treves); Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto. La ragione degli altri, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il
carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di
vivere così, Roma, Libreria nazionale, Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per
bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei
personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico
IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La
signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze,
Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo.
Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi
pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La
giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma
non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La
patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico.
La morsa. L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La
nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di
nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita
a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi”
(Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come”
(Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad,
La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio,
Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze,
Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La
giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi,
Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia
del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia
Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Lettere da Palermo e
da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in
numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo
solo, La trappola, La giara G. Bonghi,
Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani A. Camilleri, In effetti, afferma in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni,
Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato
ingiustamente dal rettore. M. Manotta, L.
Pirandello, Pearson Italia S.p.a., Da
Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del
figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un
matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di
due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai
giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita
tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio
d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore
con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e
Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione
a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno
Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al
Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di
emozioni Einstein e l'invito. Lo scontro
che nessuno vide L. Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede
di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro,
Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel
pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA
Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi
idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli
anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo
e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano
profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del
fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo
in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino;
riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie
dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE
M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski,
L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà
di Natalia ed Emanuele V. Marino,
Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote. Così, in una bara in affitto, riportammo a
Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto,
e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello.
N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R.
Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii
Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e
davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque
sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela che copia intere pagine del
saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G.
Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T.
Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a
copiare. Pirandello, L'umorismo e altri
saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato,
TPirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una
scelta spiritista Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto
culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della
relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la
teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla
convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è
ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto
considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser,
Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton
Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova
Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio
Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le
Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza,
RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini,
Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della
commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del
"Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme
all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio
acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa
serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con
favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da
dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino, Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Da. Savio, Il carnevale dei
morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio
primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so
neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo
Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano,
Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e
l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge,
Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli,
La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno
in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino,
Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta
da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio,
Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G.
Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F.
Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A. Pagliaro,
“U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze,
Monnier); G. Podestà, "Humanitas",
F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua,
Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi,
Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del
decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano,
Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze,
Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran
teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900.
Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza
borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli,
Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori,
Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E.
Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani
del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia
su Pirandello Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri
di Luigi Pirandello, su LibriVox. di
Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura
fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway
Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro,
Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords:
e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R
Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche,
Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita
personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pirro – l’idealismo di Gentile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo italiano. Studia a Roma
sotto Spirito. Studia Allmayer sotto Plebe. Insegna a Perugia e Palermo. Studia
Gentile. Pubblica “L'attualismo di G. Gentile e la religione” (Sansoni). Fra i
suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce” (Bulzoni). Si
interessa alla ricerca storiografica e svolse numerosi saggi di su Terni. Esponente di spicco della vita culturale
della città umbra, studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad
allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto
la Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione di un museo
archeologico nel convento di San Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di
storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa,
episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista Carloni e del
dirigente d'azienda Corradi. Fonda il "Centro Studi Storici",
un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista
“Memoria” L'obiettivo di “Memoria” è
quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le
vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un
nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di
storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.
Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti
durante la resistenza anti-fascista, critiche che si sono particolarmente
concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo
accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre stato suffragato
dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio
quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non sono mai
trattate dalla “storiografia ufficiale”. Consigliere dell'stituto per la Storia
dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa Franco
Momigliano, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Il saggio “Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile” fa parte
della collana della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. Un saggio
dedicato al Risorgimento pubblicato da Morphema intitolato Scritti sul
Risorgimento. Un saggio "Dopo Gentile dove va la scuola
italiana". Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la
sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con l'occasione si presenta il
carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come
Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito. In occasione delle
celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio
della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre
opere: "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di saggi da “Studi
Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini
intitolata "Correva l'anno 1867” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle
memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni
Gentile" (Aracne). Il Comune di Terni delibera la posa di una targa in
memoria presso la dimora di Pirro. La
Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio
di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene
scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene
pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria".
Altre saggi: “Una missiva a Spirito,” “L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e
politica in Gentile” (Firenze, Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale
critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo
italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La
repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica
fascista” (Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone,
Thyrus, Terni e la sua Provincia durante
la Repubblica Sociale” (Arrone, Thyrus); R. Ugolini, G. Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali
per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gli
acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni
nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM, Una
scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nell'età
del Risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti
di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da G. Gentile” (Roma,
Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone,
Thyrus); “I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di M. Marcellini,
Mursia, neRegnum hominis, L'Umanesimo di Gentile” (Collana Scientifica
Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul
Risorgimento” (G. Furiozzi), Terni, Morphema); “Dopo Gentile dove va la scuola
italiana (Firenze, Lettere); La vita come ricercar, la vita come arte, la vita
come amore” (Terni, Morphema); Italia Germania Saggi di Filosofia Politica,
Amazon, Filosofia e Politica in G. Gentile” (Aracne, Roma); Maceo Carloni: Storia
e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su G. Petroni; Garibaldi
Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento
G. Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni,
La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gli anni della
ricostruzione”; Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione
ldella mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca
comunale di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea”
(Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria
meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM E. Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti
del Convegno di studi (Terni)” (Arrone: Thyrus); Convegno dei Lincei (Terni),
Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno dei Lincei: Terni” (Arrone: Thyrus);
dei Lincei, “Mazzini nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi,
Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott, erudito, giureconsulto, docente di Diritto” (Arrone:
Thyrus); Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di Terni, atti
del Convegno di studi: Terni” (Arrone: Thyrus); La vita come arte” (Sansoni,
Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni,
Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni,
Firenze); “La mia ricercar” (Sansoni, Firenze); Dall'attualismo al problematicismo”
(Sansoni, Firenze); di Giovanni Gentile; Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia”
(Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni,
Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza,
Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e
polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti
pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto
Fascista, Roma); di B. Croce Contributo alla critica di me stesso. Napoli);
Conversazioni critiche, (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza,
Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza,
Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus,
Arrone); “La storia rovesciata”, “L'umanesimo di Gentile” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia
(Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di
passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del
Risorgimento. La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore. Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo
di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che
cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia
dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana
interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in
Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina
vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini
nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista
di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista,
storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo
studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo
filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del
fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda,
democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Pirro” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pirrone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto).
Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Pisone – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza. Lucio
Calpurnio Pisone Cesonino. E ricordato come seguace della filosofia del portico
un Pisone, che si è identificato con Lucio Calpurnio Pisone Frugi, tribuno
della plebe, pretore e console, combatte la rivolta degli schiavi in Sicilia e
la doma. Pisone ottenne la censura.
Pisone lascia un’opera storica ("Annales") che si estende
dalle origini al tempo suo. In essa,
Pisone combatte le tendenze che si introduceno in Roma e il rilassamento
morale. Lucio Calpurnio Pisone Frugi (console 133 a.C.) Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera. Lucio Calpurnio Pisone Frugi Console della Repubblica
romana Nome originaleLucius Calpurnius Piso Frugi GensCalpurnia Consolato133
a.C. Lucio Calpurnio Pisone Frugi [1] (in latino: Lucius Calpurnius Piso Frugi;
... – ...; fl. II secolo a.C.) è stato un politico, militare e storico
romano. Indice 1Biografia 2Opera 3Note
4Bibliografia 5Altri progetti 6Collegamenti esterni Biografia Lucio Calpurnio
Pisone Frugi, talora detto Censorinus divenne tribuno della plebe nel 149 a.C.
e in quell'anno si fece promotore della lex Calpurnia de repetundis, la prima
legge romana che voleva punire le estorsioni compiute nelle province dai
governatori [2]. Nel 136 a.C. divenne
pretore[3]. Dopodiché, nel 133 a.C., fu eletto console con Publio Muzio Scevola
e gli fu comandato dal Senato di restare in Italia per domare una rivolta di
schiavi. Pisone riuscì a sconfiggerli, senza però ottenere una vittoria
definitiva e dovette passare il comando a Publio Rupilio, console dell'anno
successivo. Opera Pisone Frugi fu autore
di Annales, un'opera in almeno 7 libri[4], che andava dalle origini fino alla
sua epoca e che furono tra le fonti precipue di Tito Livio e Dionigi
d'Alicarnasso. Il contenuto degli
Annales (di cui restano una quarantina di frammenti) si proponeva di descrivere
la pretesa onestà dell'epoca antica, contrapponendola alla contemporanea
corruzione operante a Roma. Che si trattasse però di un'opera a tesi
precostituite, lo dimostra il fatto che, durante l'anno del suo consolato,
avvenne l'assassinio di Tiberio Gracco e che, nonostante l'estrema gravità del
crimine (che tra l'altro violava il sacro obbligo dell'incolumità personale che
s'accompagnava alla tribunicia potestas), egli e l'altro console non prendessero
alcun provvedimento in merito. Note ^
William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1,
Boston: Little, Brown and Company, Vol. 3 pag. 372 n. 9. Archiviato il 16
gennaio 2013 in Archive.is. ^ Cicerone, Brutus, 27; In Verrem, III, 84 e IV,
25; De officiis, II, 21. ^ (EN) Piso Frugi, Lucius Calpurnius b. ca. 182 B.C,
in Catalogo Perseus, Perseus Project. URL consultato il 4 settembre 2019. ^ T.
Cornell-E. Bispham, The fragments of roman historians, Oxford, University
Press, 2013, p. 236. Bibliografia Historicorum Romanorum reliquiae, Hermann
Peter (ed.), Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri, vol. 1, 1906, pagg. 120-138.
T. Cornell-E. Bispham, The fragments of roman historians, Oxford, University
Press, 2013, pp. 230–239 (discussione su vita, opere e frammenti). Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Lucio
Calpurnio Pisone Frugi Collegamenti esterni Pisóne Frugi, Lucio Calpurnio, su
Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Modifica su Wikidata Pisone Frugi, Lucio Calpurnio, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Modifica su Wikidata (LA) Opere di
Lucio Calpurnio Pisone Frugi, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute.
Modifica su Wikidata PredecessoreConsole romanoSuccessoreGaio Fulvio Flacco e
Publio Cornelio Scipione Emiliano II(133 a.C.) con Publio Muzio ScevolaPublio
Popilio Lenate e Publio Rupilio V · D · M Storici romani Controllo di
autoritàVIAF (EN) 10641170 · ISNI (EN) 0000 0000 0905 7215 · BAV 495/43925 ·
CERL cnp00399340 · LCCN (EN) n94078600 · GND (DE) 118742787 · J9U (EN, HE)
987007380686005171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n94078600 Portale Antica Roma Portale Biografie Categorie: Politici romani
del II secolo a.C.Militari romaniStorici romaniMilitari del II secolo
a.C.Storici del II secolo a.C.Consoli repubblicani romaniCalpurnii[altre] He was the father in law of Giulio Cesare and
spent many years of his political life trying to prevent the civil war. He was
a follower of the Garden, under Filodemo’s tutelage. For some time, Filodemo
lived in Piso’s villa at Herculaneum, and his library has been discovered
there. Pisone – Roma – filosofia
italiana (Herculaneum). Pisone Cesonino. When Filodemo moved to Italy he became
friends with Pisone Cesonino, who gave Filodemo a villa at Herculaneum in which
to live and work. There, Filodemo wrote and taught for years, with Pisone as
pupil. Filodemo composed poems and a history of philosophy. After he died, his
library remained in the villa, where it was subsequently buried by the eruption
of Vesuvius. Since excavations began, a number of items from the library have
been recovered. More remain buried.
Grice e Pisone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. MARCO
PUPIO PISONE CALPURNIANO. MARCO PUPIO PISONE Frugi CALPURNIANO e
peripatetico con mescolanze stoiche e accademiche (cioè eclettico), trionfa
della Spagna, ed e console. MARCO PUPIO PISONE CALPURNIANO, detto
eloquentissimo e dottissimo, scrive 5 libri "peri telon." He was
a friend of Cicerone, although they eventually fell out. Cicerone uses him in
his ‘On moral ends’ to articulate the philosophy of the Porch. Pisone’s tutors
had been Antioco and Stasea di Napoli.
Grice e Pitea – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. He settled in Marsegilia, and achieved fame as a
philosopher.
Pitodoro –Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Velia).
Filosofo italiano. A pupil of Zenone – il Velino.
Grice e Pizzi – la regola di Boezio – filosofia
italiana – la causa della cosa – abduzione e prova -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Grice: “About time an Italian philosopher
takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale
contro-fattuale. Insegna a Calabria e
Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, che offre una
panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea
di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una
dedicata al condizionale (se-ismo). Comone una serie di saggi in cui viene
introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica
dell’implicazione con-sequenziale e riformulare le basi della logica connessiva
nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un
sistema G che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo
verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca csono
stati il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini
di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo
dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè
mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine
d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della
scienza il tema su cui lavora in modo preminente è stato quello del contro-fattuale
della causa, a cui ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato
all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honore – causation in the law. If
you’re looking for the cause of what he did, what he did was very wrong –
implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’abduzione, dove analizza
un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica
compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini
ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre
opere: “Introduzione alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica
del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli,
Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano);
“Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica,
Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità
(filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio
Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se,
condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di
Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione
cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ –
causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa
come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa –
della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione,
interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza.
Grice e Pizzorno – la pollitica assoluta – filosofia
italiana – filosofia del sindacato, filosofia fascista -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo italiano. Studia a Torino. Insegna
ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia
sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special
modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica
italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle
società industriali. Saggi: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione”
(Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralismo”; “I
soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici
della politica assoluta (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il
nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e riconoscimento
(Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul –
does not criticize fascism, is that he possibly finds his theory of
‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s
community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist
conceptions that I sindacati had to fight against during the veintennio
fascista!”. Grice: “The pity with PIzzorno is that he focuses on sindacati as
from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the
sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that
Pizzorno quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in
the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled,
Pizzorno, who was at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no
idea what my Christian name was, so he followed Speranza’s advice: ‘when you do
not know the first name or Christian name use ‘John’ – so he did. (The
corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use
‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!” Alessandro Pizzorno.
Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento,
razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la
politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Plantadossi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo italiano. Saggi:
“Conclusiones”, “Lectura super Primum Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”;
“Questio de gradu supremo”. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This
is JOHN of Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice,
“The problem of the universals. From Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da
Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il
problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Plauto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo
italiano. Rubellio Plauto, romano, scolaro di Musonio. Romano insigne. Rubellius Plautus. Roman noble and a political rival
of Emperor Nero. Through his mother Julia, he was a relative of the
Julio-Claudian dynasty. He was the grandson of Drusus (only son of Tiberius
Caesar), and the great-grandson of Tiberius and his brother Drusus. Through his
great-grandmothers Vipsania Agrippina and Antonia Minor, he was also descended
from Marcus Vipsanius Agrippa and Mark Antony. He was descended from Augustus'
sister Octavia Minor, herself a grand-niece of Julius Caesar. Parentage
Plautus' father was Gaius Rubellius Blandus. Blandus' family originated from
Tibur (modern Tivoli) and were of the Equestrian Class. His father died in 38.
His mother was the only daughter of Drusus, and had previously been married to
her cousin Nero Julius Caesar, without issue. Plautus derived his cognomen from
his great grandfather Lucius Sergius Plautus, and may have used his nomen
gentilicium Sergius as his own praenomen as a lead pipe is attested with the
name "Sergius Rubellius Plautus", but this person may have been his
son.[1] Between 43 and 45, his mother Julia became an innocent victim to
the intrigues of Empress Valeria Messalina. One possibility is that the young
Plautus was seen by Messalina as a rival to her son Britannicus. Emperor
Claudius (who was husband to Messalina, father to Brittanicus and maternal
uncle to Julia) did not secure any legal defense for his niece. Consequently,
Julia was executed. However Julia was considered to be a virtuous person by
those who knew her. Marriage Plautus married Antistia Pollitta, daughter
to Lucius Antistius Vetus. His father-in-law served as Consul in 55, Legatus of
Germania Superior in 55–56, and Proconsul of Asia in 64–65. Plautus was
considered a loving husband and father. The names of his children, however, are
not known. (None of them survived Nero's purges in 66). Philosophy
Plautus appears to have been a follower of Stoicism. According to Tacitus,
Tigellinus wrote to Nero: "Plautus again, with his great wealth, does not
so much as affect a love of repose, but he flaunts before us his imitations of
the old Romans, and assumes the self-consciousness of the Stoics along with a
philosophy, which makes men restless, and eager for a busy life."[2] When
he was exiled from Rome by Nero, Plautus was accompanied by the famous Stoic
teacher Musonius Rufus. He was associated with a group of Stoics who criticized
the perceived tyranny and autocratic rule of certain emperors, referred to
today as the Stoic Opposition. Nero's jealousy In 55, Junia Silana,
sister of Caligula's first wife Junia Claudilla, a rival of Empress Agrippina
the Younger and the ex-wife of Messalina's lover Gaius Silius, accused
Agrippina of plotting to overthrow Nero to place Plautus on the throne. Nero
took no action at the time, but over time, Nero's relationship with Silana
warmed while his relationship with his mother soured. After a comet appeared in
60, public gossip renewed rumors of Nero's fall and Plautus' rise. Nero exiled
Plautus in 60 to his estate in Asia with his family. In 62, after rumors
that Plautus was in negotiations with the eastern general Gnaeus Domitius
Corbulo over rebellion, Plautus was executed by Nero. When his head was given
to Nero by a freedman, Nero mocked how frightening the long nose of Plautus
was. In 66, his widow, children and father-in-law were executed, victims
of the increasing brutality of Nero. Tacitus states Plautus was old fashioned
in tastes, his bearing austere and he lived a secluded life. He was greatly
respected by his peers, and the execution of his family was cause for
consternation among those who knew him. Notes Possibly named Gaius
or Sergius. References The Journal of Roman Studies. Vol. 43–45. Society
for the Promotion of Roman Studies. 1968. p. 81. Tacitus, Annals
14.57 Tacitus, Annals, 14.59 Further reading Holiday, Ryan; Hanselman,
Stephen (2020). "Gaius Rubellius Platus the Man Who Would Not Be
King". Lives of the Stoics. New York: Portfolio/Penguin. pp. 212–217. Categories: 33 births62 deaths 1st-century
Romans Julio-Claudian dynasty Rubellii
Grice e Plebe – il dizionario – filosofia italiana – filosofia
siciliana. Luigi Speranza (Alessandria).
Filosofo italiano. Grice: “I think I
love Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his
‘brief history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached
Aristotle and modernist logic in a genial way --.” I have been criticized for
titling ‘Sicilian philosophy’ anyone from Sicily, even if he left Sicily when
he was three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian
philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumped to the isle to teach
… philosophy!” Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”.
Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo.
Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra
i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo. Dopo una
militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento
Sociale Italiano. Rompe anche.Adere al
partito Democrazia Nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica
filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo, è editorialista del quotidiano Libero. Si
define come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico”
(Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi,
Gentile” (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia; “La
nascita del comico: nella vita e nell'arte degli antichi italici e romani”
(Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo
all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni
di filosofia); “Breve storia della retorica” Milano, Nuova Accademia); “La
dodecafonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso
semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia
della filosofia. Per il liceo classico” (Messina, D'Anna); “Termini della
filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia);
“Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx
(Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante
concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo,
formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica
italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma,
Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico”
(Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione”
(Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il
libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?”
(Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà
del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il
materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando);
“Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational
Italia-Agis); “Leggere Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo,
Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale di
estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica”; Roma, Laterza); “La filosofia
occidentale” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); L'euristica”
(Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare
Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia”
(Roma, Laterza); “Tornerà il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale
dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale.
Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà
(Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo
negli anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi
italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay,
Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto
affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando
Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia
della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia
romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione,
cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa
tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano;
la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto
nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza
della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da
Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica
Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato
dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio
hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Poggi – implicatura – filosofia italiana – il
veintennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I
fatti di Sarzana – lasciato in liberta da Mussolini – massone proibiti -- Luigi
Speranza (Sarzana). Flosofo italiano. Colpito dalla violenza usata nei
confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che
dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a
simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Studia a
Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale nel socialismo: Kant e il
socialismo.” Insegna a Genova. Ppartecipa come delegato al Congresso socialista
di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il massimalista Mussolini sul problema della compatibilità o
meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea
da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di Mussolini dell'incompatibilità.
Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove
Rensi animano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri
personalità quali il poeta e romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o Rossi. Mussolini si ricorda
di quel suo leale tenace avversario e lo liberar, come attesta una
registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale
dello Stato, lasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello
Stato per atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo. Saggi: “Lo stato
italiani” (Firenze, Bemporad); “Cultura e Socialismo” (Torino, Gobetti);
“Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione”
(Roma, Alighieri); “Concetto del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova,
Milani); La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); G. Meneghini, Socialismo spezzino,
appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del
luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore
Milano, Pastorino, Mio padre Carlo
Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,
Poggi G. Meneghini, Poggi, Piero Pastorino,
Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, Giuseppe Meneghini,
Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino
Bronzi,.Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da
Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Alfredo Poggi.
Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia giuridica
italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello stato
italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I fatti di
Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla filosofia
dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Pojero – Villa Pajero -- la setta iniziatica
– filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato-Pojero
in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” StudIa a Napoli e Pisa.
La sua villa ai Giardini Inglesi divenne luogo di incontro di filosofi. La sua
biblioteca e punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli.
Critica il razionalismo, incapace di comprendere la metafisica. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero.
Keywords: la setta iniziatica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Polemarco – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo
italiano. Pythagorean cited by Giamblico.
Grice e Polemarco – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Thurii). Filosofo
italiano. He came from a very rich family and owned the house in Piraeus where
the ‘Republic’ of Plato is set and in which he is featured as a participant. He
lived most of his life in his villa at Thurii, except for a holiday at Athens,
where he fell foul of the rulers and was condemned to death. The events of his
last days are recounted by Plato in Lisi.
Grice e Poli – implicatura – filosofia italiana.
Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. – e: Bologna. Insegna a Milano e
Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di
empirismo e razionalismo. “Saggi
di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in
quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico
nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale.
Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii
di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla
materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi
naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della
fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de'
sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di
filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La
scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, Istituto Lombardo. Rendiconti); Studii
di filosofia contemporanea, Istituto Lombardo. Rendiconti, Cenni sull'opera di
Simone Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia
dell'identità, Istituto Lombardo. Rendiconti, La filosofia dell'incosciente, Istituto
Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il
linguaggio, presidendeo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua
origine e alla sua formazione, antro non e che elil complesso de’ segni
destinati ad esprimere le nostre idee e I nostril sentimente. E comeche vari
siano codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia e la
specia del linguaggio naturale, ossie delle grida, dei gesti e dell’azione, ed
artificiale, ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni,
sembra incontrastabile prima di tutto che gl’animali hanni i segni d’una
specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o
incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia
in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, e dimostrate che
gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come
anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere
all’invenzione del linguage veramente articolato, e cio per difetto senza
dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli, che pur
vanno ripetendo le voci umana, non hanno al pari delle scimie ne’ loro gesti
una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il
dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e
straordinarie, e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia
appreso. In tterzo luogo e sicuro che com’e impossibile che gl’animale reseano
dell’uso d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte
e generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile,
non avendo bisodno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri
sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia,
craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria.
Grice e Pollastri – olismo hegeliano – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Studia a
Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di
filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno
sportello di consulenza presso il quartiere 4, Centro di Salute Mentale della
ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi,
Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis Associazione
Italiana per la Consulenza Filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U.
Galimberti per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di R. Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in
campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di
Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di F.
Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo
momentaneamente assenti” di L. Squarzina. La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno
con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno
di questa idea generale, che comprende una visione della società, degli
orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge,
che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di
partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in
essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica.
La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di
trasformazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente
rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV,
quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e
psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni
qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malato” e che, di conseguenza, sia
necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un
estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita.
In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere
importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica
(che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due
cose diverse) non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e
risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e
anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero
originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una
prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento
manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa
impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la
presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra
sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia
mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi
posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità
della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e
della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e
l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta
specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è
forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e
acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza
del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto
sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La
psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che
ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane
che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi
all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione
dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una
conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre
nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo.
E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il
filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca
la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del
tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura
tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina atipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappatura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di P. Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri
Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare,
consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library.
Pollio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Gaio Asinio Pollio. He hplayed a leading role in
Rome’s political and cultural life.He was a friend of both Virgil and Orazio,
and wrote a history of the civil war. He was NOT a lizio, and his most famous
tract he entitled, “Contra Aristotelem”. He rather followed the philosophy of
Musonio Rufo, whom he deemed superior to ‘the over-rated Stagirite.’ Historians
have debated this, since Musonio Rufo apparently was born well after Pollio
died – but, as Kunstermann says, ‘there is no obvious earlier candidate.’ Hohlertter
suggests that the work was written by a LATER Pollio – ‘most likely Pollio
Valerio’.
Pollio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Pollio Felice. Garden. Patron of Stazio.
Polluce – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Giulio Polluce or Polideuce – Friend of Commodo to
whom he dedicates a treatise entitled “Onomasticon,” a thematically arranged
dictionary containing many excerpts from different authors, including
philosophers.
Grice e Polo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania).
Filosofo italiano. He is said to have been a Pythagorean, although some think
he was a spelling mistake that should be corrected to ‘Eccelo di Lucania.’ He
wrote a treatise on justice.
Pompedio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. According to the historian Giuseppe, a senator who
followed the Garden – Some believe that the reference is to Publio Pomponio
Secondo, a statesman and author.
Grice e Pompeo – Roma -- filosofia
italiana – Luigi Speranza. Le nozioni di stato e di proprietà in Panezio
e l’influenza della dottrina stoica sulla giurisprudenza romana dell’epoca
scipionico-cesariana -- Osvaldo Sacchi (Seconde Université de Naples) Sommario:
1. Premessa. 2. I giuristi romani e la Stoa. 3. Il Circolo degli Scipioni. 4.
La Stoa e il diritto romano. 5. La nozione di res publica come effetto
dell’influenza diretta della dottrina politica di Panezio. 6. L’idea di
‘proprietà fondiaria’ nella riflessione paneziana. 7. La trasformazione del ius
civile in ars iuris civilis e l’emersione del dominium ex iure Quiritium nei
giuristi dell’età di Cesare. 8. Lucio Elio Stilone Preconiano. 9. Lessum, bona
fides e dominium quiritario: l’ars diventa scientia. 10. Osservazioni
conclusive. 1. Premessa La Stoa è un fenomeno che abbraccia un arco temporale
vastissimo ed è di difficile, se non impossibile definizione. Max Pohlenz ne ha
parlato come di un movimento spirituale, ma se si dicesse che è una ‘dimensione
del pensiero’ forse non si sbaglierebbe1 . Comincia con * Testo
rielaborato con le fonti e i riferimenti bibliografici essenziali della
relazione presentata a Bochum, mercoledì 21 settembre 2005, alla 59ème Session
de la Société Internationale Fernand de Visscher pour l’Histoire des Droits de
l’Antiquité. 1 Per un primo approccio alla filosofia stoica si v. M. POHLENZ,
Stoa und Stoiker. Die Grunder, Panaitios, Poseidonios (Zürich 1950); ID., La
Stoa. Storia di un movimento spirituale (Milano 2005) [= Die Stoa. Geschichte
einer geistigen Bewegung (Göttingen 1959)] 1-1036; M. ISNARDI PARENTE (a cura
di), Stoici Antichi (Torino l’età del suo fondatore, il cipriota Zenone, un
fenicio dalla pelle scura e di sangue semitico, che fu attivo ad Atene nella
seconda metà del IV secolo a.C., ma comprende anche Marco Aurelio arrivando
fino al terzo secolo dopo Cristo inoltrato. Non dimentichiamo, in aggiunta, la
rielaborazione del de officiis di Cicerone fatta da Ambrogio e, ancora, la
fortuna medioevale dei precetti morali di Seneca che, nel IV secolo d.C., fu
addirittura indicato con la sua felice Formula honestae vitae da Martino di
Bracara come una sorta di ‘cristiano occulto’ per aver intrattenuto una
leggendaria corrispondenza con San Paolo e tentato di convertire al cristianesimo
un suo discepolo2 . Il pensiero stoico dominò dunque la scena culturale romana
per molti decenni durante l’ellenismo e la prima età imperiale, ma subì intorno
al terzo secolo d.C. una repentina e considerevole decadenza3 . Agostino, sul
finire del IV secolo d.C., in epist. 118.21, infatti potrà dire: « [gli stoici]
sono ridotti al silenzio, al punto che le loro teorie vengono appena menzionate
nelle scuole di retorica »4 . In effetti della letteratura stoica a noi non è
arrivato molto5 . A parte un Inno a Zeus scritto da Cleante e una serie di
citazioni più o meno letterali tramandate da autori di altre tendenze
filosofiche, a volte addirittura ostili come Plutarco o Alessandro d’Afrodisia,
conosciamo qualcosa attraverso le opere di Seneca ed Epittèto, ma dei pensatori
dell’era scipionica è sopravvissuto pochissimo. Ciò nonostante, credo che le
nostre conoscenze sul contributo dello 1989); ID., Filosofia e scienza
nel pensiero ellenistico (Napoli 1991); A.M. IOPPOLO, Aristone di Chio e lo
stoicismo antico (Napoli 1980); ID., Opinione e scienza. Il dibattito tra
Stoici e Accademici nel III e nel II secolo a.C. (Napoli 1986); K. HUSLER, Die
fragmente zur Dialektik der Stoiker (Stüttgart-Bad Cannstatt 1987- 1988); F.
ALESSE, Panezio di Rodi e la tradizione stoica (Napoli 1994); R. RADICE
(Introduzione, traduzione, note e apparati a cura di), H. von Arnim, Stoici
antichi, Tutti i frammenti (Milano 2002) [= H. VON ARNIM, Stoicorum Veterum
Fragmenta (Lipsiae 1903-1905, rist. in due voll. Stuttgart 1968)]; E. VIMERCATI
(Introduzione, traduzione, note e apparati di commento a cura di), Panezio,
Testimonianze e frammenti (Milano 2002). 2 M. POHLENZ, La Stoa 978. 3 Si v. per
un primo approccio M. POHLENZ, sv. Panaitios, in PW. 18.3 (StuttgartWeimar
1983) 418,31-440,11. 4 L’epistula fu indirizzata al vescovo Dioscoro che
chiedeva informazioni sull’opportunità di studiare Cicerone. 5 Per un sintetico
sguardo d’insieme si v. anche G. REALE, Accettare i voleri della ragione, in
Valori dimenticati dell’occidente (Milano 2004) 101 ss. Revue Internationale
des droits de l’Antiquité LII (2005) stoicismo per lo sviluppo del diritto
romano come scienza, e in particolare in epoca scipionico-cesariana, possano
ancora migliorare. 2. I giuristi romani e la Stoa Sul rapporto tra giuristi
romani e la dottrina filosofica stoica esiste già una documentazione
ricchissima6 . Anzitutto, il cliché dell’uomo 6 Si v. sul punto M.
POHLENZ, La Stoa 546-549. Senza alcuna pretesa di completezza segnalo P.W.
KAMPHUISEN, L’influence de la philosophie sur la conception du droit naturel
chez les jurisconsultes romains, in RHDFE. 11.3 (1932) 389-412; P. FREZZA, Rec.
a M. Pohlenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung 1 (Göttingen 1948)
pp. 490; 2 (Göttingen 1949) pp. 232, in SDHI. 17 (1951) pag. 318-332; P. STEIN,
The Relations between Grammar and Law in the early Principate. The beginnings
of analogy, in La critica del testo (Firenze 1971) 757-769; P.A. VANDER WAERDT,
Philosophical Influence on Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and
Natural Law, in ANRW. 36 (1994) 4851-4900; M. DUCOS, Philosophie, littérature
et droit à Rome sous le Principat, in ANRW. 36 (1994) 5134-5180; L. WINKEL, Le
droit romain et la philosophie grecque, quelques problèmes de méthode, in Tij.
65 (1997) 373-384. Da ultimo per tutti A. SCHIAVONE, Ius. L’invenzione del
diritto in Occidente (Torino 2005) 155 ss. e passim. Questi, a proposito della
‘rivoluzione scientifica’ che ha riguardato il modo di operare (e di essere)
della giurisprudenza romana nei decenni tra l’età dei Gracchi e quella di
Cesare e, in particolare, sull’influenza della cultura proveniente dalla
Grecia, a p. 163, esplicita in questo modo il suo pensiero: « In realtà, non di
riduzione o di impoverimento si trattava, né di un semplice e superficiale trapianto
di qualche metodica, priva di particolare significato sostanziale. Bensì di un
delicato e cruciale processo di integrazione, che riuscì a proiettare il sapere
giuridico romano al di là degli orizzonti che aveva acquisito, senza tuttavia
fargli smarrire il senso della propria fortissima identità: in certo modo a
rivoluzionarlo per dargli il compimento. Il risultato sarebbe stato, alla fine,
la nascita di un nuovo modo di pensare il diritto, che ne avrebbe tramutato le
procedure in quelle di una scienza senza eguali nell’antichità, non meno
compatta e concettualmente densa della grande filosofia classica ». Appare
evidente che nello studioso salernitano sia maturato un superamento della
posizione tradizionale risalente a F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza
romana [Firenze (tr. G. Nocera) 1968)] 75 ss. Lo dimostrano ancora di più le
seguenti parole [A. SCHIAVONE, Ius 162]: « Ma perché Quinto Mucio aveva deciso
di utilizzare a fondo gli apparati diairetici, fino a farne il tratto
caratterizzante – almeno agli occhi di Pomponio – di tutto il suo trattato? La
risposta più consueta cerca di spiegarlo con un generico richiamo al clima
intellettuale dell’epoca, cui non sarebbero state indifferenti un paio di
generazioni di giuristi: una parentesi dovuta all’imporsi di una specie di
moda. E’ un’interpretazione a dir poco insoddisfacente, elusiva di un tema
essenziale: la connessione fra l’uso della diairetica e la qualità delle
conoscenze per la prima volta elaborate attraverso quei modelli. Il problema,
cioè, della forma logica attraverso cui a partire da Quinto Mucio e dalle sue
innovazioni, l’esperienza del diritto veniva costruita e pensata. Se non si ha
lo sguardo fermo su questo intreccio, si smarrisce il filo di ogni
interpretazione plausibile. E non c’è da temere solo il vecchio equivoco che
portava a distinguere meccanicamente fra ‘metodo’ greco e ‘contenuti’ 328
OSVALDO SACCHI virtuoso che è una caratterizzazione tipica del pensiero stoico.
Ateneo, citando Posidonio, ricorda la ferma presa di posizione di Q. Mucio
Scevola l’augure, Q. Elio Tuberone e P. Rutilio Rufo (tutti allievi del
filosofo stoico Panezio: Cic. Lael. 27.101), a favore della lex Fannia cibaria
del 161 a.C.7 Proverbiali inoltre sono rimasti il rigore e la coerenza con cui
Scevola il pontefice esercitò la sua carica di proconsole nella provincia
d’Asia, coadiuvato da Rutilio Rufo suo legato proconsolare8 . A quest’ultimo,
prope perfectus in Stoicis (Brut. 30.114), si ricollega anche il famoso otium
cum dignitate che rimarrà come monito per gli uomini della sua classe; tanto
che, come è noto, Cicerone ne farà una strenua difesa contro l’epicureismo
dilagante soprattutto in Campania, quando scrisse, fra l’altro, negli ultimi
due anni della sua vita il de finibus e le Tusculanae disputationes.
Riferimenti precisi nel de oratore e nel Brutus ciceroniani indicano
esplicitamente come stoici anche Marco Vigellio (qui cum Panetio vixit), Sesto
Pompeo e due Balbi: Cic. De orat. 3.21.78 Quid est, quod aut Sex. Pompeius aut
duo Balbi aut meus amicus, qui cum Panaetio vixit, M. Vigellius de virtute
hominum Stoici possint dicere, qua in disputatione ego his debeam aut vestrum
quisquam concedere? Il primo, Quinto Lucilio (Balbo), fu sostenitore della tesi
stoica prospettata nel de natura deorum9 . Mentre il secondo, Lucio Lucilio
(Balbo), espertissimo in agendo et in respondendo, fu discepolo di
romani, quanto un rischio più grave e sottile: quello di misurare il lavoro dei
giuristi con i criteri adoperati per valutare il dibattito filosofico ed epistemologico
da Platone al tardo stoicismo, suggestionati solo dalla traccia superficiale di
alcuni evidenti debiti della giurisprudenza verso la filosofia, e da qualche
sporadica contiguità di lessico e di categorie. Mettendosi su una simile
strada, non si può che arrivare alla conclusione di un drammatico impoverimento
dell’impianto logico del pensiero classico, quando passa dai filosofi ai
giuristi, e alla constatazione del carattere irrimediabilmente minore e senza
vocazione teorica del lavoro della giurisprudenza. Ma sarebbe un’indicazione
infondata, anche se è stata tante volte riproposta, da diventare un luogo
comune storiografico. » 7 Athen. Dipnosoph. 6.274 c-e = Posid. F 59, IIA p.
260, 34-261 7 Jacoby. 8 Per tutti C.A. CANNATA, Per una storia della scienza
giuridica europea. I. Dalle origini all’opera di Labeone (Torino 1997) 235 s. 9
F. MÜNZER, sv. Lucilius, in PW. 13.2 (Stuttgart-Weimar 1927) 1640, 3-1640,
33. Q. Mucio Scevola il pontefice e
anche maestro di Servio Sulpicio Rufo10 . 3. Il Circolo degli Scipioni C’è poi
il Circolo degli Scipioni 11 . Questo sodalizio culturale era frequentato, come
è noto, da letterati e filosofi come Terenzio e il 10 Cic. Brutus 42.154:
Cumque discendi causa duobus peritissimis operam dedisset, L. Lucilio Balbo, C.
Aquilio Gallo, Galli hominis acuti et exercitati promptam et paratam in agendo
et in respondendo celeritatem subtilitate diligentiaque superavit; Balbi docti
et eruditi hominis in utraque re consideratam tarditatem vicit expediendis
conficiendisque rebus. Sul rapporto tra lo stoicismo e i giuristi romani v.
anche F. D’IPPOLITO, I giuristi e la città (Napoli 1978) 88 e passim. 11 Sul
circolo scipionico si v. in generale H. BARDON, La littérature latine inconnue.
I. L’époque républicaine (Paris 1952) 45 ss., 87 ss.; H. BENGTSON, Grundriss
der römische Geschichte, I, (München 1967) 145; P. GRIMAL, Le siècle des
Scipions2 (Paris 1975) [= Il secolo degli Scipioni. Roma e l’ellenismo al tempo
delle guerre puniche (Brescia, tr. D. Plataroti, 1981)] 334 e 339-340; L.
CANALI, Storia della poesia latina (Milano 1990) 13, 25, 43, nt. 7. Anche se è
stata negata l’esistenza di questo sodalizio culturale [H. STRASBURGER, Der
‘Scipionenkreis’, in Hermes 94 (1966) 60-72], l’espressione grex Scipionis
usata da Cicerone in Lael. 16.69 e la considerazione, nel paragrafo 101 dello
stesso dialogo, di Scipione, Furio, Spurio Mummio, Tuberone, Rutilio, (Virginio
e Rupilio); oltre che degli interlocutori del Lelio: Mucio Scevola, Fannio e
appunto Lelio, come aequales per essere stati amici o giovani devoti di
Scipione, lascia pensare che questo circolo di intellettuali sia stato
effettivamente sentito come tale dai suoi protagonisti. Così, con somma
erudizione F. CANCELLI (a cura di), Marco Tullio Cicerone, Lo Stato (Milano
1979) 36 s., in part. 37, scrive: « Va da sé che non bisogna credere a un
sodalizio, magari con tanto di statuto, ma a un gruppo di uomini che seguivano
stesse tendenze politiche, e che facevano capo, in vario modo, a Scipione o al
suo amico Lelio. Cicerone assunse appunto a comune carattere dei suoi
personaggi l’essere stati amici o in relazione con Scipione e Lelio, e l’essere
stati seguaci più o meno fermi dell’insegnamento paneziano ». Fra l’altro, come
rileva lo stesso Filippo Cancelli [ibidem 36], a questa lista di nomi manca
solo quello di Manio Manilio, il famoso giurista (e generale di Scipione
Africano a Cartagine), per ricostituire il gruppo di personaggi che partecipano
al famoso dialogo del de re publica ambientato nel 129 a.C. negli horti
suburbani di Scipione Emiliano dove Cicerone ambienterà l’enunciazione della
famosa definizione di res publica in 1.25.39 su cui ritorneremo più avanti. Per
l’uso di grex per indicare un ‘gruppo di amici’ o un ‘sodalizio culturale’ si
v. Cic. Lael. 19.69: Saepe enim excellentiae quaedam sunt, qualis erat
Scipionis in nostro, ut ita dicam grege. Anche Orazio che riferisce la parola
proprio ai seguaci della Stoa di Crisippo di Soli. Horat. sat. 2.3.44 Chrysippi
porticus et grex. Sul circolo degli Scipioni si v. anche F. LEO, Geschichte der
römischen Literatur (Berlin 1913) 1.315- 325; R.M. BROWN, A Study of the
Scipionic Circle (Iowa 1934) 61, 85-87; B.N. TATAKIS, Panétius de Rhodes. Le
fondateur du moyen stoïcisme. Sa vie et son oeuvre (Paris 1931) 16; M. VAN DEN
BRUWAEUM, L’influence culturelle du cercle de Scipion 330 OSVALDO SACCHI
campano Lucilio12 , ma anche da storici come P. Cornelio Scipione, C. Fannio,
C. Sempronio Tutidano e forse Emilio Sura. Altri possibili frequentatori di
tale circolo furono Cassio Emìna e L. Calpurnio Pisone Frugi che normalmente
viene ritenuto avversario dei Gracchi, ma la legge agraria del 111 a.C. lo
ricorda come il console che insieme a P. Mucio applicò la lex Sempronia: Lex
agr. l. 13 (= FIRA. 1.105): Quei ager locus publicus populi Romanei, quei in
Italia P. Mucio L. Calpurnio cos. fuit. Quando però, nel 167 a.C., Paolo Emilio
portò a Roma per i suoi due figli la biblioteca di Pella13 , diventò possibile
in questa città accedere direttamente ai testi dei filosofi greci ed in
particolare a quelli degli stoici14 . Fu così che il circolo scipionico, a
ridosso dell’età graccana, diventò il luogo di incontro principale tra lo
stoicismo e gli intellettuali romani. L’amicizia tra l’Africano minore e
Polibio nacque Emilien (Schaerbeeck 1938) 6-19; K. ABEL, Die kulturelle
Mission des Painaitios « Antike und Abendland » (1971) 119 ss., in part.
123-126; M. BRETONE, La fondazione del diritto civile nel manuale pomponiano,
in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 2 (Napoli 1982) 259, nt. 8; v.
anche 358 ss.; H.I. MARROU, Histoire de l’éducation dans l’antiquité. I. Le
monde grec. II. Le monde romain (Paris 1981) 2.33, 185, nt. 12; F. WIEACKER,
Römische Rechtgeschichte 1 (München 1988) 540, nt. 58; F. ALESSE, Panezio di
Rodi e la tradizione stoica (Napoli 1994) 13 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica europea 217. 12 Sul rapporto tra il poeta Lucilio e il
circolo scipionico cfr. Lact. div. inst. 6.5.4. G. MAURACH, Geschichte der
römischen Philosophie. Eine Einführung2 (1989, 1997) 22 ss. 13 Plut. Aem.
28.11: Møna tÅ biblºa to† basil™vq filogrammato†si to¡q y™sin ®p™trefen
®jel™suai. [tr. M.L. Amerio (a cura di), Plutarco, Vite, vol. III (Torino 1998)
591 s.]: « Fece prelevare soltanto i libri della biblioteca del re per darli ai
figli amanti delle lettere »; Isid. etym. 6.5.1: Romae primus librorum copiam
advexit Aemilius Paulus, Perse Macedonum rege devicto; deinde Lucullus e
Pontica praeda. Post hos Caesar dedit Marco Varroni negotium quam maximae
bibliothecae construendae. [2] Primum autem Romae bibliothecas publicavit
Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod
de manubiis magnificentissimum instruxerat. 14 Per i rapporti culturali e
l’influenza della cultura greca nel circolo scipionico si v. anche O. SACCHI,
La nozione di ager publicus populi Romani come espressione dell’ideologia del
suo tempo, in Tij. 73 (2005) 36 ss. e passim. Adesso si v. A. SCHIAVONE, Ius
161: « Quinto Mucio, che non ignorava il greco aveva un accesso diretto a
questi testi. Erano in gran parte opere incluse nell’imponente biblioteca di
Perseo di Macedonia, trasportata a Roma nel 167, dopo Pidna, da Emilio Paolo –
nella capitale non si erano mai visti tanti libri – e poi utilizzata dal
circolo di Scipione Emiliano». LII (2005) infatti proprio grazie ad una
richiesta di libri e alla discussione che scaturì tra questi due personaggi 15
. Personalità di assoluto livello sul piano giuridico che possiamo ricordare
tra i frequentatori di questo circolo lungo l’arco di almeno due generazioni
furono Manio Manilio (ad Att. 4.16.2; ad Q.fr. 3.5.1; Lael. 4.14; de re p.
1.12.18; Plut. Ti. Gracc. 11.2) e Gaio Lelio, definito dallo stesso Manilio,
valente giurista (de re p. 1.13.20: Tum Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem
inludere, in qua primum excellis ipse, deinde sine qua scire nemo potest, quid
sit suum, quid alienum?) che fu allievo prima di Diogene di Babilonia e poi di
Panezio (de fin. 2.8.24: Nec ille qui Diogenem Stoicum adulescens, post autem
Panaetium audierat). Anche P. Mucio Scevola, il pontefice massimo (console nel
133 a.C.): Cic. de re p. 1.13.20: Sed ista mox; nunc audiamus Pilum, quem video
maioribus iam de rebus quam me aut quam P. Mucium consuli, l’antagonista di
Crasso nella causa Curiana (che morì nel 91 a.C.), prima di scegliere di
seguire con il fratello di appoggiare le riforme graccane (Cic. de re p.
1.19.31; Acad. Prior. 2.5.13; Plut. Ti. Gracc. 9.1), pare che fu molto vicino a
tale ambiente16 . Tra i frequentatori del circolo scipionico che aderirono alla
Stoa, troviamo infine anche Furio Filo e Aulo Cascellio, che furono considerati
insieme a Q. Mucio l’augure, tre dei più famosi esperti di diritto prediale
dell’epoca graccana: Cic. pro Balbo 20: Q. Scaevola ille augur, cum de iure
praediatorio consuleretur, homo iuris peritissimus, consultores suos nonnumquam
ad Furium et Cascellium praediatores reiciebat. Attraverso Gaio sappiamo anche
cosa sia il diritto prediatorio: Gai. 2.61 nam qui mercatur a populo,
praediator appellatur 17 . Il discorso tuttavia non finisce qui perché in base
a Cic. de orat. 1.17.75 apprendiamo che anche Q. Mucio il pontefice massimo
aveva subito l’influenza di Panezio di Rodi: Quae, cum ego praetor Rhodum
15 Polyb. 31.23.4: « (…) il rapporto tra costoro iniziò da un prestito di libri
e dalle conversazioni avute su di essi » [tr. R. Nicolai (a cura di), Polibio,
Storie. Libri XXIIXXXIX. Frammenti (Roma 1998) 245]. 16 Quadro storico in A.
GUARINO, La coerenza di P. Mucio (Napoli 1981) 9-197. Su P. Mucio particolari
prosopografici in C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica europea
1.225. 17 Particolari prosopografici con fonti e bibl. in C.A. CANNATA, Per una
storia della scienza giuridica europea 1.235 s. venissem et cum summo illo
doctore istius disciplinae Apollonio ea, quae a Panaetio acceperam,
contulissem, inrisit ille quidem, ut solebat, philosophiam atque contempsit
multaque non tam graviter dixit quam facete. Il quae a Panaetio acceperam mi
pare estremamente efficace18 . La corrispondenza tra il titolo di un’opera famosissima
di Quinto Mucio, il Liber singularis Œron, e quella di Crisippo di Soli
dimostra [insieme a D. 1.2.2.41: post hos Q. Mucius P.f. pont. max. ius civile
primus constituit generatim, in libros XVIII redigendo] la vicinianza del
giurista alla cultura stoica19 . 4. La Stoa e il diritto romano Alla luce di
questi dati, quindi, non stupisce se Paolo Frezza abbia dichiarato già nel 1951
di credere all’esistenza di una: « …profonda influenza della Stoa sulla
formazione e sull’evoluzione del pensiero giuridico romano »20 . Gli esempi
della fecondità di tale rapporto, del resto, sono sotto gli occhi di tutti. Nel
rilievo che Q. Mucio Scevola dava alla bona fides si nascondono infatti i
prodromi di una svolta importante per la disciplina e la struttura dei rapporti
obbligatori in tema di emptio venditio e di locatio conductio21 . Aldo
Schiavone, credo con 18 C.A. CANNATA, Per una storia della scienza
giuridica europea 1.250 ss. 19 Cfr. anche Gai. 1.188. Diog. Laert. 7.189-199 [=
SVF. App. 2.42 (Arnim 3.201) = Radice 1370]; SVF. 2.224-230 (Arnim 2.76) [=
Radice 424]. Già rilevato da F. LEO, Geschichte der römischen Literatur 350.
Mette in dubbio l’autenticità di quest’opera Friz Schulz [Storia della
giurisprudenza romana 171] che si richiama ad H. KRÜGER, in St. Bonfante
2.336], ma oggi si propende per l’autenticità. Si v. sul punto P. STEIN,
Reguale iuris. From Juristic Rules to Legal Maxims (Edimburg 1966) 36 ss.; M.
BRETONE, Tecniche e ideologie 78; ID., Storia del diritto romano4 (Roma-Bari
1989), 185; C.A. CANNATA, Per una storia della giurisprudenza europea 253 e nt.
184. 20 P. FREZZA, Rec. a M. Pohlenz, Die Stoa 326. Sul rapporto tra
giurisprudenza romana e filosofi stoici già il Cuiacio con dovizia di
indicazioni di fonti e bibl. in J. CIUAICI, Opera. Ad Parisiensem Fabrotianam
editionem diligentissime exacta in tomos XIII. distributa auctiora atque
emendatiora Pars prima. Tomus primus (Prati 1836) 1182-1184. Utile, sebbene con
meno approfondimento anche J.G. HEINECCII, Historia Juris Civilis Romani ac
germanici qua utriusque origo et usus in germania ex ipsis fontibus ostenditur,
commoda auditoribus methodo adornata, multisque Observationibus haud Vulgaribus
passim illustrata (Venetiis 1764) 159 s. 21 Cic. de off. 2.9.33-34. Si v. su
questo argomento L. LOMBARDI, Dalla fides alla bona fides (Milano 1961); L.
FASCIONE, Cenni bibliografici sulla ‘bona fides’, in Studi sulla buona fede
(Milano 1975) 51 ss.; M. TALAMANCA, La bona fides nei LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 333 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) fondatezza, ha sottolineato l’importanza e la pertinenza della già
felice intuizione di Nietzsche che giudicava la bona fides del linguaggio
giuridico repubblicano come una versione rielaborata in chiave ‘aristocratica e
proprietaria’ (è questo il punto) della più antica fides romana22 . La legge
agraria del 111 a.C. può essere vista, infatti, come una delle espressioni più
immediate di questa nuova sensibilità dei giuristi romani verso una concezione
di appartenenza dell’ager publicus distribuito ai privati in senso
‘proprietario’ 23 . Inoltre, si può leggere un legame tra gli insistenti
appelli di Antìpatro di Tarso a favore del sentimento di solidarietà umana e il
divieto individuato dai giuristi romani fondato sul diritto naturale di
approfittare dell’ignoranza del compratore. Del resto, l’impegno profuso da
Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento
definitorio del dolus malus è stato visto, insieme al rilievo della buona fede
in Q. Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà di dare
maggiore riconoscimento, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento
etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali romani. La sequenza evolutiva,
almeno nel caso dell’aequitas, passa dal secondo giurista che fu maestro del
primo, e arriva fino a Servio Sulpicio Rufo che seguì l’insegnamento dello
stoico Lucilio Balbo e di Aquilio Gallo a Cercina (D. 1.2.2.43: Servius (…)
institutus a Balbo Lucilio, instructus autem maxime a Gallo Aquilio, qui fuit Cercinae:
itaque libri complures eius extant Cercinae confecti) 24 . giuristi
romani: ‘Leerformeln’ e valori dell’ordinamento, in Il ruolo della buona fede
oggettiva nell’esperienza giuridica storica e contemporanea. Atti del convegno
in onore di A. Burdese IV (Padova 2003) 13 ss.; R. CARDILLI, ‘Bona fides’ tra
storia e sistema (Torino 2004); E. STOLFI, ‘Bonae fidei interpretatio’.
Ricerche sull’interpretazione di buona fede fra esperienza romana e tradizione
romanistica (Napoli 2004) 18 ss. 22 A. SCHIAVONE, Ius 126. Per il riferimento a
Nietzsche si v. Zur Genealogie der moral, Eine Streitschrift (Leipzig 1887)[=
Genealogia della morale, in Opere 6/2 (Milano tr. Colli-Montinari 1968) 223
ss.]. Su questi temi rinvio anche a O. SACCHI, I maiores di Cicerone e la
teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana a Roma, in
Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 23 Rinvio sul punto a O. SACCHI,
Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e
commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a.C. (Napoli 2006), 196
e 203 ss. 24 Si v. C.A. CANNATA, Per una storia della scienza giuridica 219
ss.; A. SCHIAVONE, Ius 216. 334 OSVALDO SACCHI Si potrebbe anche parlare, poi,
del concetto di utilitas (D. 1.3.13; 1.4.2; 1.3.25) e del suo rapporto con la
nozione di iustitia (Cic. de inv. 2.53.160) 25 . C’è poi la nozione di
matrimonio di C. Musonio Rufo, maestro stoico dell’età neroniana (autore a
detta di Prisciano di oltre 700 libri), a cui sembra essersi ispirato direttamente
Modestino (D. 23.2.1) con il suo celeberrimo consortium omnis vitae26 . Ancora,
possiamo citare il rapporto tra ius naturale, ius civile e ius gentium27 , il
famoso honeste vivere, alterum non laedere di Ulpiano [D. 1.1.10.1 (Ulp. 1
regularum): Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere,
suum cuique tribuere] e il paradigma concettuale per la teoria della legge come
ente razionale obbligatorio per tutti gli uomini, che i compilatori di
Giustiniano scelsero da un’opera di Crisippo di Soli 25 Ampio ragguaglio
bibliografico sul tema in M. NAVARRA, Ricerche sulla utilitas nel pensiero dei
guristi romani (Torino 2002) 3 ss. Le parole ius, iustitia e aequitas nel mondo
concettuale di Servio acquistano rilievo come espressione del ricongiungimento
di legalità, legittimazione, etica e formalismo. La deduzione, ricavata da un
notissimo passo delle Filippiche di Cicerone è di A. SCHIAVONE, Ius 262. Il
passo è Phil. 9.5.10: Nec vero silebitur admirabilis quaedam et incredibilis ac
paene divina eius in legibus interpretandis, aequitate explicanda scientia.
Omnes ex omni aetate, qui in hac civitate intellegentiam iuris habuerunt, si
unum in locum conferantur, cum Ser. Sulpicio non sint comparandi. Nec enim ille
magis iuris consultus quam iustitiae fuit. [11] Ita ea quae proficiscebantur a
legibus et ab iure civili, semper ad facilitatem aequitatemque referebat neque
instituere litium actiones malebat quam controversia tollere. 26 D. 23.2.1
(Modest. 1 regularum): Nuptiae sunt coniunctio maris et feminae et consortium
omnis vitae, divini et humani iuris communicatio. 27 Sul rapporto tra ius
naturale, ius civile e ius gentium mi limito a segnalare C.A. MASCHI, La
concezione naturalistica del diritto e degli istituti giuridici romani (Milano
1937) 284 ss. e passim; G. LOMBARDI, Sul concetto di ‘ius gentium’ (Roma 1947);
A. BURDESE, Il concetto di ius naturale nel pensiero della giurisprudenza
classica, in RISG. 90 (1954) 407 ss.; G. NOCERA, Ius naturale nell’esperienza
giuridica romana (Milano 1962); Ph. DIDIER, Les diverses conceptions du droit
naturel à l’oeuvre dans la jurisprudence romaine des II e et III e siècles, in
SDHI. 47 (1981) 224; G.G. ARCHI, Lex e natura nelle istituzioni di Gaio, in
Scritti di diritto romano 1. Metodologia giurisprudenza. Studi di diritto
privato 1 (Milano 1981) 139 ss.; M. BRETONE, Storia 323 ss.; L.C. WINKEL,
Einige Bemerkungen über ius naturale und ius gentium, in MJ. Schermaier-Z.Végh
(ed.), Festschrift für W. Waldestein zum 65 Geburtstag (Stuttgart 1993) 443
ss.; M. KASER, Ius gentium (Köln-Weimar-Wien 1993) 54 ss.; P.A. VANDER WAERDT,
Philosophical Influence on Roman Jurisprudence? The Case of Stoicism and
Natural Law 4789 ss.; M. DUCOS, Philosophie, littérature et droit 5160 ss.; S.
QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino. Etica, natura e logica nelle Institutiones
(Napoli 1996) 75 ss. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 335 Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) che diresse la Stoa di
Atene dal 232/231 al 204/203 a.C. [D. 1.3.2 (Marc. 1 inst.)]28 . 5. La nozione
di res publica come effetto dell’influenza diretta del pensiero politico di
Panezio Questo elenco di dati non è certo esaustivo e può essere ancora
integrato. Possiamo tuttavia affrontare due argomenti che ritengo molto
significativi per dare una dimensione ancora più esatta dell’impor-tanza del
rapporto tra Stoa ed evoluzione del diritto romano. Anzitutto, la nozione di
‘Stato’. Panezio, per la prima volta rispetto a questo problema, mise in primo
piano il momento giuridico. Lo ‘Stato’ è considerato dalla Stoa ‘un insieme di
uomini che vivono sullo stesso territorio e sono governati da una legge’29 .
Questo enunciato è la traduzione più o meno letterale della celeberrima
definizione di Scipione Africano minore in Cic. de re p. 1.25.3930 . Siamo in
un momento di massima influenza culturale del circolo scipionico e si cerca di
dare un assetto costituzionale alla res publica31 . 28 perÁ nømoy: Ø
nømoq påntvn ®stÁ basileÂq ueºvn te kaÁ Ωnurvpºnvn pragmåtvn? de¡ d‚ aªtØn
proståthn te eµnai t©n kal©n kaÁ t©n a˝sxr©n kaÁ “rxonta kaÁ Ôgemøna, kaÁ katÅ
to†to kanøna te eµnai dikaºvn kaÁ Ωdºkvn kaÁ t©n f¥sei politik©n zúvn,
prostaktikØn m‚n ˘n poiht™on, ΩpagoreytikØn d‚ ˘n oª poiht™on. [D. 1.3.2
(Marcian. 1 inst.)] « Bisogna che la legge sia sovrana di tutte le cose, divine
o umane. Deve sovrastare tutte le realtà buone e cattive e su di esse
esercitare potere ed egemonia; deve fissare i canoni del giusto e dell’ingiusto
e, per i viventi che stanno per natura in società, comanda quel che va fatto, e
vieta quel che non va fatto ». Su Crisippo di Soli v. M. POHLENZ, La Stoa
39-43. Su Crisippo di Soli si v. H. VON ARNIM, sv. Chrysippos, in PW. 3.2
(1899, rist. München 1991) coll. 2502,14-2509,50. 29 Dio Chrysost. or. 36.20 [=
SVF. (H.von Arnim) 3.329: (R. Radice, Stoici Antichi, Milano 2002, 1130)]:
pl∂toq Ωntr√pon ®n taªtˆ katoiko¥ntvn ÊpØ nømon dioiko¥menon. 30 Segnalo sul
punto G. MANCUSO, Forma di stato e forma di governo nell’esperienza
costituzionale greco-romana (Catania 1995) 73; P. DESIDERI, Memoria storica e
senso dello Stato in Cicerone, in M. Pani (a cura di), Epigrafia e territorio.
Politica e società. Temi di antichità romane 6 (Bari 2001) 235; G. VALDITARA,
Attualità nel pensiero politico di Cicerone, in F. Salerno (a cura di),
Cicerone e la politica (Napoli 2004) 85-117; O. SACCHI, La nozione di ager
publicus populi Romani 19-42. 31 Cic. de re p. 1.25.39: ‘Est igitur’, inquit
Africanus, ‘res publica res populi, populus autem non omnis hominum coetus
quoquo modo congregatus, sed coetus multitudinis iuris consensu et utilitatis
communione sociatus’. Cfr. F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 33 ss.
Sul significato di res publica si v. H. DREXLER, Res publica, 336 OSVALDO
SACCHI Il riferimento di Cicerone alla definizione dell’Emiliano è importante
perché in essa rileva una nozione ‘costituzionale’ di populus che è costruita
su un’idea di legge che a sua volta è basata sul concetto di patto32 . Come in
Papiniano D. 1.3.1 (Papin. lib. 1 def.): Lex est commune praeceptum, virorum
prudentium consultum, delictorum quae sponte vel ignorantia contrahuntur
coercitio, communis rei publicae sponsio, in cui si rileva un concetto di
sovranità ‘orizzontale’ piuttosto che ‘verticale’. La differenza del pensiero
di Panezio è tuttavia evidente anche rispetto ad Aristotele33 . Lo Stagirita,
si limitava infatti a dichiarare che lo ‘Stato’ poteva essere la società
perfetta, atta a promuovere la vita buona o migliore (1252 b27) 34 . Il ‘vivere
felice’ cui allude lo stesso in Maia 9 (1957) 247-281; ID., 10 (1958)
3-37; ID., in ANRW. 1.2 (1972) 800-804. Cosiderano res publica nel senso di
‘patrimonio comune’ R. ORESTANO, Il problema delle persone giuridiche (Torino
1968) 111 ss.; H.P. KOHNS, Res publica-res populi, in Gymnasium 77 (1970) 401
ss. e passim; F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana2 1 (Napoli 1972)
494 ss. Considera res publica nel senso di ‘organizzazione del popolo’ J.
GAUDEMET, Le peuple et le gouvernement de la République romaine, in Labeo 11
(1965) 147 ss.; ID., Gouvernés et gouvernants, in Recueil J. Bodin 23.2
(Bruxelles 1968) 189-251. Per R. KLEIN, Wege der Forschung 46 (Darmstadt 1966)
332-347, a p. 335: « Der Staat ist das Volk ». Su tutto P.L. SCHMIDT, Cicero
‘De re publica’: Die Forschung der letzen fünf Dezennien, in ANRW. 1.4b (1973)
316-319. Si v. ora anche M. KOSTOVA, Res publica на цицерон. Res publica est
res populi (Sofia 2000) 33 ss. 32 Sul concetto di consensus si v. fra altri P.
DE FRANCISCI, Arcana imperii 3.1 (Milano 1948) 99, nt.3: « Forse il fatto che
Cicerone (Rep. 3.33.45; 3.31.43) insiste sul consensus iuris, sul vinculum
iuris, ha fatto pensare che lo scrittore esponesse concetti e dottrine romane,
mentre tale idea del vincolo giuridico (nømoq) era già nelle definizioni
stoiche». Il governo secondo Cicerone si identifica nel consilium che è
l’equivalente del platonico logistikøn e dello stoico Ôgemonikøn. Si v. per
questo F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 76. 33 Non si tratta di una
convenzione artificiale come volevano gli scettici e gli epicurei [F. CANCELLI,
ibidem 59], né della realizzazione di un bisogno materiale come in Platone
[Rep. 2.369b; Leg. 3.676a-680c; 9.875a-d]. E’ lo spontaneo sentimento che
spinge l’uomo a riunirsi in società. La congregatio ciceroniana (fin. 3.65;
4.4) corrispondente al f¥sei politik©n zúvn di Aristotele (pol. 1.2.1253a 2-3;
3.6.1278b 19) che però fu recepito dagli stoici, secondo i quali, nell’uomo vi
sarebbero i semina della virtù e della ‘sociabilità’ stessa: Cic. de re p.
1.41; fin. 5.18; Tusc. 3.2. 34 Ô d| ®k pleiønvn kvm©n koinvnºa t™leioq pøliq,
˚dh pÅshq ‘xoysa p™raq t∂q aªtarkeºaq ˜q ‘poq e˝pe¡n, ginom™nh m‚n to† z∂n
’neken, o«sa d‚ to† e« z∂n. DiØ p˙sa pøliq f¥sei ®stºn, e¬per kaÁ a pr©tai
koinvnºai? t™loq gÅr a‹th ®keºnvn, Ô d‚ f¥siq t™loq ®stºn? oÚon gÅr ’kastøn ®sti
t∂q gen™sevq telesueºshq, ta¥thn fam‚n t¸n f¥sin eµnai „kåstoy, Æster Ωnur√poy
Òppoy o˝kºaq. [Arist. pol. 1252b 27]: « La LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA
IN PANEZIO 337 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005)
Cicerone in de off. 1.85 citando però il solo Platone. Per Panezio, invece, lo
‘Stato’ doveva essere una società basata sull’eguaglianza di diritti e mirare
all’utilità comune fondata sul valore vincolante della legge. Se questo è vero,
dobbiamo allora riconoscere che il filosofo di Rodi portò alla riflessione
romana un dato assolutamente originale e del tutto incomparabile con altre
esperienze antiche del passato e anche successive. Lo dimostra anche il
confronto con un altro frammento, altrettanto famoso, del de re publica di Cicerone
in cui, l’Africano minore, parafrasando Catone Censore, fa la differenza tra
l’origine delle città greche e l’origine della res publica romana. Qui, forse,
si coglie ancora di più il dato di novità apportato da Panezio. Catone parla
del peso positivo di una tradizione (Cic. de re p. 2.1.2: nostra autem res
publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis vita, sed
aliquot constituta saeculis et aetatibus), mentre Panezio, attraverso Cicerone,
come abbiamo visto, parla solo del valore della legge come dato fondante (iuris
consensu et utilitatis communione sociatus). Se questo è vero, sarebbe allora
quantomeno da rivedere la nota affermazione per cui lo ‘Stato’/‘res publica’, e
i principi che lo regolavano, avrebbero avuto origine dall’idea di Catone
fondata sui mores maiorum e che questa posizione ideologica avrebbe segnato il
pensiero politico romano anche negli ultimi decenni della Repubblica35 .
comunità perfetta di più villaggi costituisce la città, che ha raggiunto quello
che si chiama il livello dell’autosufficienza: sorge per rendere possibile la
vita e sussiste per produrre le condizioni di una buona esistenza. Perciò ogni
città è un’istituzione naturale, se lo sono anche i tipi di comunità che la
precedono, in quanto essa è il loro fine e la natura di una cosa è il suo fine
» [tr. C.A. Viano (a cura di), Aristotele, Politica (Milano 2002) 77]. 35 M.
BRETONE, Pensiero politico e diritto pubblico, in Tecniche e ideologie dei
giuristi romani 15: « L’idea che lo stato, e i principi che lo reggono, abbiano
la loro origine nei mores maiorum, - l’idea di Catone, - segna il pensiero
politico anche negli ultimi decenni della Repubblica ». La differenza di
significato è anche nel fatto che Roma era stata fondata da Romolo che fu abile
e prudens (titolare di ‘saggezza pratica’), ma non sapiens come si ritenevano i
raffinati intellettuali gravitanti intorno al circolo scipionico. Cfr. Cic. de
orat. 1.37; de re p. 2.7 e per tutto F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo
Stato 60. 338 OSVALDO SACCHI 6. Idea di ‘proprietà’ fondiaria nel pensiero di
Panezio Un altro profilo del pensiero stoico che potrebbe aver influenzato
sensibilmente la riflessione dei giuristi della tarda repubblica, riguarda la
nozione di proprietà. Anche questo punto credo che meriti una riflessione più
attenta di quanto non si sia fatto finora. Il diritto romano, fino all’epoca
dei Gracchi, come ben dimostra ancora tutto l’impianto della legge agraria del
111 a.C., aveva conosciuto forme di appartenenza come la possessio dell’ager
publicus, la possibilità che i lotti di terreno assegnati dal Senato venissero
alienati e che i figli degli alienatari potessero ereditare dai loro padri; o
che questi potessero alienare a terzi i loro cespiti immobiliari. Ma non la
proprietà così come è intesa negli ordinamenti moderni che la qualificano come
un diritto assoluto (o soggettivo perfetto) ovvero come la intendevano i
giuristi dell’età classica, nella dottrina dei quali, la differenza tra
possessio e dominum fondiario appare finalmente più nitida36 . Con Panezio,
invece, e per la prima volta, la consapevolezza di una sostanza ontologica
della nozione di una proprietà fondiaria, e la necessità di difendere tale
posizione come dovere primario da parte 36 D. 50.16.195.2 (Ulp. 46 ad
ed.): pater autem familias appellatur, qui in domo dominium habet; 29.5.1.1
(Ulp. 50 ad ed.): Domini appellatione continetur qui habet proprietatem;
41.1.13pr (Nerat. 6 regularum): Si procurator rem mihi emerit ex mandato meo
eique sit tradita meo nomine, dominium mihi, ‘id est proprietas’, adqquiritur
etiam ignoranti [da ricordare al riguardo che l’inciso id est proprietas è
considerato una glossa da S. SCHLOSSMANN, Der besitzerwerb durch Dritte nach
römischen und eutigem Rechte (Leipzig 1881) 135; F. KNIEP, Vacua possessio 1
(Jena 1888) 216; P. DE FRANCISCI, Translatio dominii (Milano 1921) 28; ID., Il
trasferimento della proprietà (Padova 1924) 77; E. BETTI, in Bullettino
dell’Istituto di diritto romano 41 (Roma 1933) 183, nt. 1]; CTh. 9.42.4: bona
capite damnatorum fiscali dominio vindicare. Nel senso di dominium contrapposto
a ususfructus si v. D. 7.6.3 (Iul. 7 digestorum): qui possessionem dumtaxat
usus fructus, non etiam dominium adepti sint. Cfr. R. LEONHARD, sv. Dominium,
in PW. 5.1 (München 1903) coll. 1302, 40-1305, 24. Si v. ora anche indicazioni
in O. SACCHI, Regime della terra e imposizione fondiaria 213 ss. Molto
interessante il riferimento di [LEONHARD, ibidem 1308,31] a Varro r.r. 2.10.4:
In emptionibus dominum legitimum sex fere res perficiunt: si hereditatem iustam
adiit; si, ut debuit, mancipio ab eo accepit, a quo iure civili potuit; aut si
in iure cessit, qui potuit cedere, et id ubi oportuit [ubi]; aut si usu cepit
aut si e praeda sub corona emit; tumve cum in bonis sectioneve cuius publice
veniit. In tale fonte tuttavia, ai vari modi di acquisto della proprietà sullo
schiavo, è riferito ancora il ‘parlante’ dominum secondo un uso consolidato nel
linguaggio anche tecnico latino della media tarda repubblica. della res
publica, vengono messe al centro di un dibattito scientifico e culturale37 .
Per avere un’idea più precisa al riguardo, si deve fare riferimento ad alcuni
noti passaggi del de officiis di Cicerone che l’Arpinate potrebbe aver tratto
direttamente dall’opera maggiore di questo filosofo. Il più significativo è:
Cic. de off. 1.7.21: Sunt autem privata nulla natura, sed aut vetere
occupatione, ut qui quondam in vacua venerunt, aut victoria, ut qui bello
potiti sunt, aut lege, pactione, condicione, sorte; ex quo fit, ut ager Arpinas
Arpinatium dicatur, Tusculanus Tusculanorum; similisque est privatarum
possessionum discriptio. Ex quo, quia suum cuiusque fit eorum, quae natura
fuerant communia, quod cuique optigit, id quisque teneat; e quo si quis sibi appetet,
violabit ius humanae societatis. Il problema da cui parte Panezio è che la
proprietà privata non esiste in natura (sunt autem privata nulla natura). Un
approccio quindi comune anche al diritto romano più antico se è vero che questo
aveva conosciuto ab origine, a parte il problema dell’heredium, forme di
proprietà/appartenenza individuali soltanto mobiliari. Sennonchè, lo ‘stato’ e
la ‘proprietà’ in Panezio hanno stessa origine e nascono da uno stesso atto
storico, perché il primo nascerebbe per proteggere la seconda. In questo modo,
entrambi acquisterebbero così anche una rilevanza giuridica. Guardando de off.
2.21.73, che è un altro dei frammenti che Cicerone potrebbe aver preso
direttamente dall’opera di Panezio38 , 37 F. CANCELLI, Marco Tullio Cicerone,
Lo Stato 61: « Se non è lo Stato sorto per bisogni materiali dell’uomo, è però
nei suoi fini primari favorire proprio anche le condizioni di benessere
materiale; e la direzione dello Stato deve essere rivolta al fine di attuare il
motivo stesso dell’associarsi degli uomini, Rep. 1,41, che è la migliore
condizione di felicità di tutti i componenti il gruppo sociale, Rep. 5,1, e
naturalmente la tutela stessa della proprietà privata, come si dirà in Off.
2,73 ». 38 Cic. de off. 2.21.72-73: Sed, quoniam de eo genere beneficiorum
dictum est, quae ad singulos spectant, deinceps de iis, quae ad universos
quaeque ad rem publicam pertinent, disputandum est. Eorum autem ipsorum partim
eius modi sunt, ut ad universos cives pertineant, partim, singulos ut attingant,
quae sunt etiam gratiora. Danda opera est omnino, si possit, utrisque, nec
minus, ut etiam singulis consulatur, sed ita, ut ea res aut prosit aut certe ne
obsit rei publicae. C. Gracchi frumentaria magna largitio exhauriebat igitur
aerarium; modica M. Octavi et rei publicae tolerabilis et plebi necessaria;
ergo et civibus et rei publicae salutaris. [73] In primis 340 OSVALDO SACCHI
vediamo che il tema della necessità per lo Stato di apprestare tutela alla
proprietà privata viene esplicitato in modo chiaro e diretto. Leggendo Cicerone
apprendiamo che coloro che sono deputati all’amministra-zione dello ‘Stato’
(qui rem publicam administrabit) dovevano badare in primo luogo a che non ci
fosse una diminuzione dei beni dei privati (ut suum quisque teneat neque de
bonis privatorum publicae deminutio fiat). Questo perché il compito precipuo
degli ‘Stati’ e delle ‘città’ (qui l’allusione è chiaramente a de re p. 2.1.2:
nostra autem res publica non unius esset ingenio, sed multorum, nec una hominis
vita, sed aliquot constituta saeculis et aetatibus) avrebbe dovuto essere
quello di difendere le ‘cose di ciascuno’: Cic. de off. 2.21.73: Hanc enim ob
causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt.
Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum
urbium praesidia quaerebant. Il rodiense su questo punto è originale anche
rispetto al pensiero stoico che lo aveva preceduto perchè il problema
dell’inesistenza in natura della proprietà privata, come è noto, era risolto da
Crisippo con la famosa metafora del teatro, dove lo spettatore chiama suo il
posto che occupa e si considera, questa, una cosa legittima. Si superava così
il problema di qualificare come ‘proprio’ qualcosa che nel mondo invece si
sentiva come comune a tutti 39 . autem videndum erit ei, qui rem publicam
administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publicae
deminutio fiat. Perniciose enim Philippus, in tribunatu cum legem agrariam
ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum
praebuit; sed cum in agendo multa populariter, tum illud male, «non esse in
civitate duo milia hominum, qui rem haberent». Capitalis oratio est. Ad
aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior? Hanc enim ob
causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt.
Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum
urbium praesidia quaerebant. 39 Cic. de fin. 3.20.67: Sed quem ad modum,
theatrum cum commune sit, recte tamen dici potest eius esse eum locum quem
quisque occuparit, sic in urbe mundove communi non adversatur ius quo minus
suum quidque cuiusque sit. LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 341
Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) 7. La trasformazione
del ius civile in ars iuris civilis e l’emersione del dominium quiritario A
questo punto credo sia difficile negare un’influenza anche solo indiretta della
riflessione paneziana sul processo di trasformazione della possessio dell’ager
publicus in dominium quiritario in età cesariana. Il pensiero corre subito
allora all’espressione dominium riferita al fondo di terra come cespite
immobiliare presente in un passo di Alfeno Varo [D. 8.3.30 (Paul 4 epit. Alfeni
dig.)]40 . Nella ricostruzione di Lenel esso è collocato al n. 61 e si tratta
del caso più tipico di esposizione di un responsum, giustificato da una
necessità pratica41 . Ebbene, in questo frammento, la doppia locuzione dominium
loci, potrebbe dirsi un apax legomenon, dato che non abbiamo testimonianze di
altri giuristi coevi o anteriori in cui si ritrovi 40 D. 8.3.30 (lib. 4
epitomarum Alfeni digestorum): Qui duo praedia habebat, in unius venditione
aquam, quae in fundo nascebatur, et circa eam aquam late decem pedes exceperat:
quaesitum est, utrum dominium loci ad eum pertineat an ut per eum locum
accedere possit. respondit, si ita recepisset: ‘circa eam aquam late pedes
decem’, iter dumtaxat videri venditoris esset. 41 O. LENEL, Palingenesia iuris
civilis (Graz rist. 1960) 1.50. Sull’opera di Alfeno Varo cfr. L. DE SARLO,
Alfeno Varo e i suoi digesta (Milano 1940); C. FERRINI, Intorno ai digesti di
Alfeno Varo, in BIDR. 4 (1891) 1 ss.; P. JÖRS, sv. Alfenus Varus, in PW. 2.1
(Stuttgart 1895) 1473 ss.; E. VERNAY, Servius et son Ecole 35 ss.; S. SOLAZZI,
Alfeno Varo e il termine ‘dominium’ 218 ss.; W. KUNKEL, Die römischen Juristen.
Herkunft und soziale Stellung2 (1967); F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza
romana 365 ss.; M. BRETONE, Il responso nella scuola di Servio, in Tecniche e
ideologie dei giuristi romani 91 ss.; I. MOLNAR, Alfenus Varus iuris consultus,
in Studia in honorem V. Pólay septuagenarii (Szged 1985) 311 ss.; M. TALAMANCA,
La tipicità dei contratti romani fra ‘conventio’ e ‘stipulatio’ fino a Labeone,
in F. Milazzo (a cura di), Contractus e pactum. Tipicità e libertà negoziale
nell’esperienza tardo-repubblicana. Atti del Convegno di diritto romano e della
presentazione della nuova riproduzione della ‘littera Florentina’. Copanello
1-4 giugno 1988 (Napoli 1990) 35 ss.; G. NEGRI, Per una stilistica dei Digesti
di Alfeno, in D. Mantovani (a cura di), Per la storia del pensiero giuridico
romano. Dall’età dei pontefici alla scuola di Servio. Atti del seminario di S.
Marino, 7-9 gennaio 1993 (Torino 1996) 135 ss.; C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica europea 273 ss.; H.J. ROTH, Alfeni Digesta. Eine
spätrepublikanische Juristenschrift, « Freiburger Rechtgeschichtliche
Abhandlungen. Neue Folge, 32 » (Berlin 1999) su cui cfr. V. CARRO (rec.), Su
Alfeno Varo e i suoi Digesta, in Index 30 (2002) 235 ss. Si v. anche C. GIACHI,
Studi su Sesto Pedio. La tradizione, l’editto (Milano 2005) 314 ss.; A.
SCHIAVONE, Ius 215 e passim. 342 OSVALDO SACCHI un’espressione analoga42 . La
supposizione è rafforzata dal fatto che il legislatore del 111 a.C. non usa
mai, in 105 paragrafi di legge, l’espressione dominium; inoltre, dal fatto che
tale termine è assente nel lessico di Cicerone e, infine, che nel vocabolario
festino troviamo la parola dominus legata a dubenus (L. 59, 2)/heres (L. 88,
28) (dunque inquadrata semanticamente nel lessico giuridico in una concezione
potestativa), ma non ancora ad una definizione giuridica di proprietà43 .
Sempre che non abbia ragione Solazzi nel considerare 42 La vicenda
dell’emersione della figura del dominium nel lessico della lingua latina e
nell’ordinamento giuridico romano si può ricostruire attraverso una serie di
indizi di carattere storico, giuridico, etimologico che segnano il passaggio,
nella mentalità giuridica romana, della nozione giuridica arcaica di
appartenenza espressa con la sequenza herus/heres/heredium/hereditas, alla
nozione di dominio assoluto espressa mediante la sequenza
dubinus/duminus-dominus/dominium/dominium ex iure Quiritium. Quest’ultima
indice dell’affermazione, nella mentalità giuridica romana, dell’idea di
proprietà in un territorio dello ‘Stato’(=res publica). Per inquadrare tutto
questo nella sua più esatta cornice storica bisogna valutare i termini del
rapporto tra la nozione di dominium ex iure Quiritium (che si rileva dalle
fonti romane tecniche e non) e le forme di appartenenza arcaiche (fino ad una
certa epoca potestas e, a livello processuale, il meum esse) di beni mobili
(mancipi e nec mancipi, le ceterae res di età tardo repubblicana) e di beni
immobili (heredium, ager privatus, res mancipi, fundi). Sulla terminologia
usata per indicare in età più antica le manifestazioni del potere del pater
familias si v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la
formazione dei iura praediorum in età repubblicana 1 (Roma 1969) 277 ss. e 407
ss.; F. GALLO, Osservazioni sulla signoria del ‘pater familias’ in epoca
arcaica, in St. De Francisci 2 (1956) 193 ss.; ID., ‘Potestas’ e ‘dominium’
nell’esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss., in part. sulla
nozione di proprietà romana 32 ss.; sul rapporto tra erus e dominus 36 ss.; A.
CORBINO, Schemi giuridici dell’appartenenza nell’esperienza romana arcaica, in
Scritti Falzea (1987) 43 ss.; M. MARRONE, Istituzioni di diritto romano
(Palermo 1987) 302 e nt. 29; M. TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano
(Milano 1990) 391; M.J.G. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano. Casos.
Acciones. Institutiones13 (Madrid 2004) 211 ss. 43 Il processo di affermazione
del termine dominium nel lessico dei giuristi della tarda repubblica presenta
in verità un percorso con andamento anomalo. Nelle opere di Cicerone
sembrerebbe essere assente [cfr. E. COSTA, Cicerone giureconsulto (Roma 1984)
passim; G. FRANCIOSI, Usucapio pro herede. Contributo allo studio dell’antica
hereditas (Napoli 1965) 183, nt. 19]. Però Festo spiega la voce heres (L. 88)
dicendo che heres apud antiquos pro domino ponebantur [si v. G.G. ARCHI, Il
concetto di proprietà nei diritti del mondo antico, in RIDA. 6 (1959) 234]. Il
dato è anche ripreso dagli eruditi giustinianei Inst. 2.19.7: pro herede enim
gerere est pro domino gerere: veteres enim heredes pro dominis appellabant.
Sennonchè Varrone, affermando in r.r. 1.10.2: Bina iugera quod a Romulo primum
divisa dicebantur viritim, quae heredem sequerentur, heredium appellarunt,
stabilisce una derivazione di heredium da heres. Siamo allora già in grado di
stabilire una prima connessione semantica: heres sta a heredium come dominus
sta a dominium. In termini schematici abbiamo spuria la presenza della parola
dominium in questo famoso passo di Alfeno Varo44 , nel qual caso il termine di
emersione di tale figura giuridica si abbasserebbe ancora di più45 . così
le prime due contrapposizioni di parole in senso soggettivo/oggettivo delle
prime due sequenze: heres/heredium e dominus/dominium. In base al nesso
stabilito da Festo (L. 88) possiamo anche riconoscere un legame tra la
posizione dell’heres e quella del dominus. Il che accrediterebbe l’etimologia
(peraltro sin qui negata dalla dottrina: cfr. FRANCIOSI, Usucapio pro herede
183, nt. 149) di heres come un derivato da erus/herus. Lo conferma anche D.
9.2.11.6 (Ulp. 18 ad ed.): Legis autem Aquiliae actio ero competit, hoc est
domino; Serv. ad Aen. 7.490 nam (h)erum non nisi dominum dicimus; Cass. ex ps.
2.8(40): hereditates ab ero dicta est, id est domino. Su cui L. CAPOGROSSI
COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 435. La connessione è importante
perché è un’ulteriore indizio nella direzione di riconoscere l’origine potestativa
della posizione del dominus. Quanto all’etimologia di erus, questa parola è
noto che significa ‘signore’(era = ‘signora’). Sembra difficile pensare al
gallico Ēsus che è una divinità; ovvero all’ittita eŝha (signora) che richiama
l’accadico aššatu (sposa) o l’ebraico iššā (donna). Erus sembra derivato
direttamente dall’accadico eš(e)ru (legittimo): ‘colui che porta lo scettro’
che ha corrispondenti in aramaico hārā e in ebraico hōr (il ‘nobile’, il
‘libero’). Cfr. sul punto G. SEMERANO, Le origini della cultura indoeuropea.
Vol. 1. Rivelazioni della linguistica storica (in due tomi) (Firenze 1984,
rist. 2002) 2.393. Altrettanto complesso è il problema della ricostruzione
etimologica di dominus che parimenti significa ‘signore’. Si v. su questo É.
BENVENISTE, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. 1. Economia,
parentela, società. 2. Potere, diritto, religione (Torino tr. rist. 2001) 1.231
s. Sul punto è interessante la glossa festina per cui alla voce dubenus (L.
59,2) si legge: Dubenus apud antiquos dicebatur, qui nunc dominus. Questa fonte
consente di stabilire l’etimologia di dominus in modo abbastanza affidante con
un base di accadico dābinu, dappinu, dapnu (nel significato di ‘potente’,
‘dominatore’). Più propriamente nel senso di dominatore ‘per titoli di valore
specialmente bellico’ che, insieme all’accadico dannum nel segno di ‘potente
detto di re’ o ‘di divinità’, costituisce la base semantica forse più risalente
di tale vocabolo: G. SEMERANO, Le origini della cultura europea 2.387. Il riferimento
al significato di dominatore ‘per titoli di valore specialmente bellico’ è
interessante perché è un dato coerente con l’uso di erus/dominus in Plauto e
Terenzio nel significato di ‘padrone di schiavi’ dato che in età antica la
forma di procacciamento più diffusa di schiavi era la conquista bellica.
Secondo L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1, 442 ss. (a cui
si rinvia per i passi di Plauto e Terenzio dove compare il termine dominus) la
sostituzione di erus con dominus sarebbe avvenuta nel de agri cultura di
Catone, dunque nel corso del II secolo a.C. 44 Cfr. L. SOLIDORO MARUOTTI,
‘Proprietà assoluta’ e ‘proprietà relativa’ nella storia giuridica europea, in
Drevnee pravo-Ius Antiquum 2(14) (Mosca 2004) 7-50 che ribadisce a p. 17 ancora
la mancanza nel II secolo a.C. di vocaboli atti a esprimere compiutamente
un’idea astratta della signoria giuridica su una cosa, cioè un’idea astratta di
proprietà. La parola dominium, che rappresenta per l’autrice la conquista
dell’astratto, sarebbe comparsa solo nel I secolo a.C. ad opera di Alfeno Varo
(D. 8.3.30) o del suo maestro Servio Sulpicio Rufo, senza escludere però la 344
OSVALDO SACCHI Ed allora, se crediamo che Cicerone abbia utilizzato in Cic. de
off. 1.7.21 del materiale paneziano, e non vedo come si possano superare le
testimonianze di Gellio (13.28.1-4) 46 e Plinio (praef. 22) 47 ,
possibilità che l’autore dell’espressione dominium loci riferita ad una
questione di servitù prediali sia stato il giurista Paolo. Già così però G. FRANCIOSI,
Usucapio pro herede 183 ss. e nt. 149; ID., Studi sulle servitù prediali
(Napoli 1968) 19 ss. e nt. 63; 22 e nt. 71 riprendendo R. MONIER, La date
d’apparition du dominium et de la distinction juridique des res en corporales
et incorporales, in St. Solazzi (1948) 357 ss.; G. PUGLIESE, Res corporales,
res incorporales e il problema del diritto soggettivo, in RISG 5 (1951) 252; M.
LAURIA, Usus, in St. Arangio Ruiz 4 (1953) 493; M. BRETONE, La nozione romana
di usufrutto 1 (1962) 23. Così L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della
proprietà 1,71 ss.; 96 ss.; 493. In senso critico nei confronti del Franciosi
v. L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà e la formazione dei
iura praediorum in età repubblicana 2 (Milano 1976) 278, nt. 18 e passim. Poi,
però, ancora G. FRANCIOSI, Gentiles familiam habento. Una riflessione sulla cd.
proprietà collettiva gentilizia, in G. Franciosi (a cura di), Ricerche
sull’organizzazione gentilizia romana 3 (Napoli 1995) 48; A. MANZO, La lex
Licinia de modo agrorum. Lotte e leggi agrarie tra il V e il IV secolo a.C.
(Napoli 2001) 153, 85; O. SACCHI, I limiti e le trasformazioni dell’ager
Campanus fino alla debellatio del 211 A.C., in Ager Campanus Atti del Convegno
internazionale « La storia dell’ ager Campanus, i problemi della limitatio e
sua lettura attuale », S. Leucio 8-9 giugno 2001 (Napoli 2002) 31; ID., L’ager
Campanus antiquus. Fattori di trasformazione e profili di storia giuridica del
territorio dalla ΜΕΣΟΓΕΙΑ arcaica alla centuriatio romana (Napoli 2004) p. 234,
nt. 20; M.J. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano 211, nt. 24. 45 Cfr. sul
punto S. SOLAZZI, Alfeno Varo e il termine ‘dominium’, in SDHI. 18 (1952)
218-219. Non è questa la sede per affrontare un tema complesso come quello
dell’affermazione della figura giuridica del dominium ex iure Quiritium
(proprietà privata immobiliare) nella giurisprudenza e nel diritto romano
dell’età arcaica e repubblicana, tuttavia, sulla storia della proprietà arcaica
a Roma si v. almeno A. WATSON, The Law of Property in the Later Roman Republic
(Oxford 1968); L. CAPOGROSSI COLOGNESI, La struttura della proprietà 1,64 ss.;
70 ss.; 96 ss.; 452; G. DIOSDI, Ownership in Ancient and preclassical Roman Law
(Budapest 1970) 131 ss.; G. GROSSO, Schemi giuridici e società nella storia del
diritto privato romano (Torino 1970) 134 ss.; F. GALLO, “Potestas” e “dominium”
nella esperienza giuridica romana, in Labeo 16 (1970) 17 ss.; M. KASER, Das
Römische Privatrecht I.2 119 ss.; Ye.M. STAERMAN, La proprietà fondiaria in
Roma, in VDI. 127 (1974) 34 ss. 46 Gell. 13.28.1-4(= Vimercati 111 frgm. A73):
Legebatur Panaeti philosophi liber de officiis secundus ex tribus illis
inclitis libris quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est.
Non esclude un’influenza diretta di Panezio neanche Francesco De Martino che
ritiene possibile che questo filosofo possa essere stato fonte comune di
Cicerone e Appiano. Si v. sul punto F. DE MARTINO, Motivi economici nelle lotte
dei ‘populares’, in F. D’Ippolito (a cura di), Nuovi studi di economia e
diritto romano (Napoli 1988) 92: « E’ probabile che i passi ciceroniani [Cic.
de off. 1.21-25.72-85] derivino da Panezio, che è citato poco più sopra, il
quale viveva sicuramente ancora al tempo delle agitazioni graccane e scriveva
dunque sotto LE NOZIONI DI STATO E DI PROPRIETA IN PANEZIO 345 Revue
Internationale des droits de l’Antiquité LII (2005) dobbiamo quindi riconoscere
che attraverso Cicerone è possibile stabilire un legame molto stretto anche tra
la nozione di proprietà privata (come dominium immobiliare), la cultura stoica,
e il diritto romano dell’epoca scipionico/cesariana. La cosa non sorprende se
si pensa alla cd. ‘svolta ellenistica’ di giuristi come Ofilio, Trebazio e
Aquilio Gallo, o allo stoicismo di Catone Uticense48 . 8. Lucio Elio Stilone
Preconiano Il discorso sul rapporto tra Stoa e giurisprudenza romana
nell’ultimo secolo della repubblica però non si esaurisce qui perché si possono
aggiungere nuovi argomenti di discussione anche in ordine alla vexata quaestio
della trasformazione del ius civile romano da esercizio di abilità pronetica in
ars iuris civilis 49 . l’impressione provocata da esse. Data la
somiglianza degli argomenti di Appiano e di Cicerone non è troppo ardito
pensare che entrambe le fonti possano derivare da Panezio o comunque da
scrittori dell’epoca, il che spiega bene la correttezza degli argomenti ». Sul
punto si v. anche infra paragrafo 9. 47 Plin. praef. 22 = Vimercati 113 frgm.
A79: (Tullius) de Republica Platonis se comitem profitetur, in Consolatione
filiae ‘Crantorem’ inquit ‘sequor’, item Panetius de Officiis. 48 Cic. de fin.
3.2.7: Nam in Tuscolano cum essem vellemque e bibliotheca pueri Luculli
quibusdam libris uti, veni in eius villam ut eos ipse ut solebam depromerem.
Quo cum venissem, M. Catonem quem ibi esse nescieram vidi in bibliotheca
sedentem, multis circonfusum Stoicorum libris. Erat enim ut scis in eo aviditas
legendi, nec satiari poterat. Parlo di svolta ellenistica seguendo F.
D’IPPOLITO, L’organizzazione degli ‘intellettuali’ nel regime cesariano, in
Quaderni di storia 8 (1978) 245-272. 49 Si v. sul punto con indicazioni bibl.
V. SCARANO USSANI, Tra scientia e ars. Il sapere giuridico romano dalla
sapienza alla scienza nei giudizi di Cicerone e Pomponio, in Ostraka 2.2 (1993)
211 ss. [= in D. Mantovani (a cura di), Atti del seminario giuridico di S.
Marino, 7-9 gennaio 1993. Per la storia del pensiero giuridico romano dall’età
dei pontefici alla scuola di Servio (Torino 1996) 228 ss.; ID., L’ars dei
giuristi. Considerazioni sullo statuto epistemologico della giurisprudenza
romana (Torino 1997); B. ALBANESE, L’ars iuris civilis nel pensiero di
Cicerone, in AUPA. Studi con Bernardo Albanese I 47 (Palermo 2002) 23-45. Aldo
Schiavone è tornato su questo tema che era già stato al centro di un dibattito
molto approfondito in storiografia. Nel suo più recente lavoro [Ius 167 ss.] lo
studioso parte dalla ricorrenza terminologica in de oratore e in Brutus della
parola ars riconducendovi, tuttavia, uno scarto di significato. Nel de oratore
[in 1.41.186- 42.191. Per rif. bibl. e discussione critica cfr. A. SCHIAVONE,
Ius 164 e (433) nt. 35] ars significherebbe ancora ‘sistema’. In Brutus
[41.152-42.153. Cfr. per bibl. e disc. A. SCHIAVONE, Ius 167 s. e (434) nt. 41]
la parola sarebbe stata usata nel significato di ‘conoscenza
tecnico-specialistica di una determinata disciplina, senza alcuna 346 OSVALDO
SACCHI All’interno di un dibattito certamente più ampio, in questa sede mi
riferirisco al ruolo svolto dalla figura di Elio Stilone Preconiano,
un’intellettuale che visse proprio negli anni a cavallo tra la fine del II e
gli inizi del I secolo a.C. Fu proprio grazie a questo personaggio che a Roma
si cominciò a studiare la struttura del latino. Proprio Stilone, che fu maestro
di Varrone reatino, oltre che dello stesso Cicerone, sull’esempio degli
alessandrini, fondò una scuola di filologia a Roma e per primo applicò
l’etimologia al materiale linguistico latino mettendo in primo piano il ruolo
del neologismo50 . Ebbene, nel processo di trasformazione del ius civile in una
tèchne, insieme all’acquisizione della metodologia diairetica appresa dalle
scuole filosofiche greche di varia estrazione culturale, un ruolo di primissimo
piano potrebbe essere stato svolto proprio dalla metodologia filologica che
trovò in Stilone e nella scuola stoica, il suo accentuazione degli
aspetti sistematici’. Alla lettera (p.168): « Ars traduceva sempre qualcosa che
stava, in greco, tra la techne e l’epistème: nel De oratore, sottolineandone le
implicazioni sistemiche; nel Brutus, il lato più genericamente gnoseologico ».
A mio sommesso avviso il grande salto di qualità dei giuristi romani formatisi
alla scuola degli eruditi/gramma-tici/filosofi/linguisti di derivazione stoica
(che però non vuol dire rifiuto o ignoranza della tradizione filosofica
precedente; uno per tutti: Cic. Tusc. 1.32.79 Credamus igitur Panaetio a
Platone suo dissentienti?) è stato di passare, da una condizione di eccellenza
nell’esercizio di un sapere pratico (phronètico), vicino alla forma
‘doxastica’, dove ciò che contava era la capacità di adeguare la conoscenza
della norma al fatto concreto (in questo senso, saggezza), ad una ricerca di
ciò che è scientificamente esatto, che appunto è campo di elezione
dell’epistème. 50 Su Elio Stilone Preconiano cfr. H. FUNAIOLI (ed.),
Grammaticae Romanae Fragmenta [1907, Stuttgart (rist.) 1969] 51-76. Non come
soltanto grammatico cfr. O. SACCHI, Il mito del pius agricola e riflessi del
conflitto agrario dell’epoca catoniana nella terminologia dei giuristi
medio/tardo repubblicani, in RIDA. 49 (2002) 277, nt. 75. Per la posizione
della dottrina prevalente su tale personaggio cfr. F. SINI, A quibus iura
civibus praescribebantur. Ricerche sui giuristi del III secolo a.C. (Torino
1992) 149, nt. 41. Sul valore che gli stoici assegnavano all’esatto significato
delle parole si v. M. ISNARDI PARENTE, Filosofia e scienza nel pensiero
ellenistico 31 e passim. Sulle teorie linguistiche stoiche cfr. C. ATHERTON,
The Stoics on Ambiguity (Cambridge 1992) 92 ss.; W. AX, Der Einfluss der
peripatos auf die Sprachtheorie der Stoa, in K. Döring-Th. Ebert (a cura di),
Dialektiker und Stoiker. Zur Logik der stoa und ihrer Vorlaufer (Stuttgart
1993) 11 ss.; M. FORSCHNER, Die Stoische Ethic. Über den Zussammenhang von
Natur-Sprach und Moral philosophie im altsoischen System (Darmstadt 1995) 67
ss. Sul rapporto tra le teorie linguistiche di Favorino di Arles e le teorie
linguistiche degli stoici si v. S. QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino 231 ss. punto
di massima realizzazione51 . E’ questo un argomento che non credo sia stato
ancora sufficientemente approfondito in dottrina. A supporto di tale ipotesi si
può richiamare un frammento famosissimo del de oratore, in cui Cicerone,
attraverso Crasso, parlando degli Aeliana studia, rievoca con nostalgia le
lezioni e i corsi tenuti da questo maestro. A leggere con attenzione le sue
parole, sembra che in questo caso Cicerone stia facendo un discorso apologetico
su ciò che si potrebbe considerare anche una testimonianza del primo approccio
allo studio del diritto romano articolato in chiave storica. Un modello, fra
l’altro, che pare sensibilmente diverso nella sostanza dallo schema isagogico
offerto dal celeberrimo trattatello pomponianio: Cic. de or. 1.43.193: Accedit
vero, quo facilius percipi cognoscique ius civile possit, quod minime plerique
arbitrantur, mira quaedam in cognoscendo suavitas et delectatio. Nam, sive quem
haec Aeliana studia delectant, plurima est et in omni iure civili et in
pontificum libris et in XII tabulis antiquitatis effigies, quod et verborum
vetustas prisca cognoscitur et actionum genera quaedam maiorum consuetudinem
vitamque declarant. Insieme a questo, vanno considerate altre situazioni che
sono tipiche del periodo che stiamo trattando. Mi riferisco alle dispute tra i
giuristi repubblicani sul significato della penus legata52 , agli adeguamenti
terminologici del testo decemvirale e anche al complesso 51 Aldo
Schiavone [Ius 162], in una messa a punto molto interessante, pare voler superare
il giudizio negativo e minimizzante di Fritz Schulz sul rapporo tra filosofia
greca e giuristi romani. Sul punto, già con riferimento al contributo stoico,
si v. la posizione di Paolo Frezza per cui rinvio a retro, nt.6. Da tener
presente anche M. BRETONE, Uno sguardo retrospettivo. Postulati e aporie nella
History di Schulz, in Tecniche e ideologie dei giuristi romani 335-353 [= in
Festschrift für Franz Wieaker zum 70. Geburstag (Göttingen 1978)] che affronta
(p. 340 ss.) il problema (come è noto) discutendo il cosiddetto ‘secondo
postulato’ di Schulz, ossia l’isolamento della scienza giuridica. Significativa
la seguente affermazione (p. 341): « E’ nota la sensibilità grammaticale
(ancora tutta da indagare) di parecchi fra i giureconsulti. Come gli antiquari
e i filologi, essi praticarono la ricerca delle etimologie. Ma non è la ricerca
delle etimologie, con tutto ciò che sottintende, carica di significato
filosofico? ». Sul metodo diairetico si v. C.A. CANNATA, Per una storia della
scienza giuridica europea 219-223. 52 Per la penus legata cfr. A. ORMANNI,
Penus legata. Contributi alla storia dei legati disposti con clausola penale in
età repubblicana e classica, in Studi E. Betti 4 (Milano 1962) 652 ss.
(indicazioni bibl. a p. 206); F. SINI, A quibus iura civibus praescribebantur
139 (con altre indicazioni bibl.) 348 OSVALDO SACCHI problema della
incorporazione tra lex e interpretatio53 . Bisogna anche aggiungere che Elio
Stilone fece molto probabilmente un commento alle XII tavole54 . Ed allora, senza
la svolta determinata dagli studi di filologia importati dalla Grecia e
sviluppatisi intorno alla figura di Cratete di Mallo, che fu appunto maestro di
Panezio e Stilone, sarebbe semplicemente impensabile che i giuristi romani si
fossero potuti occupare di questioni del genere55 . 9. Lessus, bona fides e
dominium quiritario: ars diventa scientia. Qualche esempio pratico forse può
aiutare a chiarire meglio il discorso che sto facendo. Il primo, che per la
verità è forse poco più di una suggestione, riguarda la storia della parola
lessus che è causa di 53 Sul tema dell’incorporazione tra lex e
interpretatio cfr. M. BRETONE, I fondamenti 27 ss.; G. FRANCIOSI, Due ipotesi
di interpretazione « formatrice »: dalle dodici tavole a Gai. 2.42 e il caso
dell’usucapio pro herede, in Nozione formazione e interpretazione del diritto
dall’età romana alle esperienze moderne. Ricerche dedicate al professor Filippo
Gallo (Napoli 1997) 247-257; O. SACCHI, L’antica eredità e la tutela. Argomenti
a favore del principio d’identità, in SDHI. 68 (2002) 609 ss.; ID., Il
privilegio dell’esenzione dalla tutela per vestali (Gai. 1.145). Elementi per
una datazione tra innovazioni legislative ed elaborazione giurisprudenziale, in
RIDA. 50 (2003) 333 ss. 54 I seguenti frammenti di carattere lemmatico mi
paiono sufficienti per giustificare l’ipotesi avanzata nel testo: GRF.
(Funaioli 59) 6 [Cic. top. 10]: is est assiduus, ut ait Aelius, appellatus ab
aere dando; GRF. (Funaioli 61) 13 [Cic. de leg. 2.23.59]: L. Aelius lessum
[suspicatur] quasi lugubrem eiulationem, ut vox ipsa significat; GRF. (Funaioli
66) 36 [Fest. 290b ,24]: sonticum morbum in XII [2.2. S.] significare ait
Aelius Stilo certum cum iusta causa; GRF. (Funaioli 67) 41 [Fest. 352a ,5]: 〈transque dato nota〉vit
Aelius in XII signi〈ficare
traditoque〉; GRF.
(Funaioli 71) 54 [Paul.-Fest. 77,1]: endoplorato implorato, quod est cum
quaestione inclamare; GRF. (Funaioli 71) 55 [Paul.-Fest. 84,9; Cic. de leg.
2.61]: forum – cum is forum antiqui appellabant, quod nunc vestibulum sepulchri
dici solet; GRF. (Funaioli 71) 57 [Prisc. 382,1]: Aelius: inpubes libripens
esse non potest neque antestari, prodiamartyreϑ∂nai; GRF (Funaioli 74) 68
[Plin. 21.7]: inde illa XII tabularum lex [10.7]: ‘qui coronam parit ipse
pecuniave eius, virtutis suae ergo duitor ei’. Quam servi equive meruissent,
pecunia partam lege dici nemo dubitavit. Quis ergo honos? ut ipsi mortuo
parentibusque eius, dum intus positus esset forisve ferretur, sine fraude esset
inposita; GRF. (Funaioli 76) 78 [Fest. 371b , 5.]: viginti quinque poenae in
XII [8.4] significat viginti quinque asses. Sul punto v. anche O. SACCHI, Il
mito del pius agricola 277, nt. 75. 55 Sullo stoicismo di L. Elio Stilone cfr.
Cic. Brutus 56.20: Sed idem Aelius Stoicus esse voluit. LE NOZIONI DI STATO E
DI PROPRIETA IN PANEZIO 349 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) un interessato dibattito sin dall’epoca più antica56 . Sappiamo da
Cicerone che un versetto delle XII tavole (neve lessum funeris ergo habento)
stabiliva che la donna romana avrebbe dovuto conservare la sua dignità di
fronte al dolore per un familiare scomparso: Cic. de leg. 2.23.59: Hoc veteres
interpretes Sex.Aelius, L.Acilius non satis se intellegere dixerunt, sed
auspicari vestimenti aliquod genus funebris, L.Aelius lessum quasi lugubrem eiulationem,
ut vox ipsa significat; quod eo magis iudico verum esse, quia lex Solonis id
ipsum vetat. Il retore, come è noto, tornerà sul punto nelle Tusculanae Cic.
Tusc. 2.23.55: Ingemescere non numquam viro concessum est, idque raro, eiulatus
ne mulieri quidem; et hic nimirum est ‘lessus’, quem duodecim tabulae in
funeribus adhiberi vetuerunt. Come si vede due espertissimi esegeti antichi,
Sesto Elio e Lucio Acilio57 , misurandosi sul significato di tale vocabolo
confessarono di non comprenderne il significato (non satis se intellegere
dixerunt) e avrebbero tradotto lessus nel significato di ‘abiti da lutto’
(auspicari vestimenti aliquod genus funebris). Cicerone, invece, dichiarando
apertamente di seguire Elio Stilone, dimostra di aver optato per il significato
di ‘lugubre pianto’ (lessum quasi lugubrem eiulationem). Lessus, in sostanza,
avrebbe il significato di ‘nenia funebre’. 56 Si v. con rif. bibl.
essenziali F. SINI, A quibus iura praescribebantur 147 ss. Ritorna sul tema
F.M. D’IPPOLITO, Problemi storico-esegetici delle XII tavole (Napoli 2003) che
a p. 100 rileva l’uso di genus in accezione diairetica e riconduce (da parte di
Sesto Elio) il termine lessus nel circoscritto ambito degli abiti funerari e
quindi di un oggetto. A p. 146 lo studioso napoletano [citando F. BONA, La
certezza del diritto nella giurisprudenza tardo-repubblicana, in La certezza
del diritto nell’esperienza giuridica romana (1971) 106-107, nt. 16] ipotizza
che Stilone possa aver ragionato prendendo come riferimento l’opera ‘canonizzata’
da Sesto Elio. 57 L. Acilio fu detto sapiens nella stessa epoca di Catone
Censore [Cic. de leg. 2.23.59; Lael. 2.6; Pomp. in D. 1.2.2.37-38 accettando
l’emendazione di P. Atilius in L. Acilius]. Così E. COSTA, Storia delle fonti
del diritto romano (Torino 1909) 46; M. BRETONE, Cicerone e i giuristi, in
Techniche e ideologie dei giuristi romani 2 75, nt.35. Rimarchevole per me che
un altro Acilio (senatore) fece nel 155 a.C. da interprete innanzi al senato in
occasione della famosa perorazione di Carneade, Diogene e Critolao ricordata
anche da Cic. Acad. 2.137; Tusc. 4.5; Plut. Cato 22; Gell. 6.14.8: Et in
senatum quidem introducti interprete usi sunt C. Acilio senatore. 350 OSVALDO
SACCHI La soluzione di Elio Stilone, come è noto, prevalse. E la ragione è
forse meno complicata di quanto si sia ritenuto finora. La spiegasione di
Stilone fu probabilmente solo quella scientificamente più corretta ed è
possibile che di questo Cicerone fosse pienamente consapevole. Non quindi una
scelta fatta dall’Arpinate in base ad un confronto che avrebbe fatto lo stesso
Stilone con le norme soloniche; né una soluzione al problema interpretativo
sulla considerazione che Cicerone sarebbe stato convinto che la norma
attribuita alla decima tavola avesse delle ascendenze soloniche58 . Il
ragionamento che Federico Maria d’Ippolito fa al riguardo è sicuramente
corretto. Se la soluzione interpretativa proposta da Stilone (e accolta da
Cicerone nel 51/50 quando attese alla compilazione del de legibus e nel 45/44
quando scrisse le Tusculanae disputationes) avesse prevalso per la sua
corrispondenza all’omologa prescrizione solonica, Sesto Elio e Lucio Acilio non
avrebbero avuto problemi interpretativi e, aggiungerei, non avrebbero sbagliato
in modo così vistoso. La soluzione evidentemente va cercata in altra direzione
(che, per altro, non è certo quella ‘onomatopeica’)59 . La parola lessus (o le
lezioni lausum e losum indicate dal Lipsio commentando il famoso passo del
Truculentus plautino in cui Theti con il suo lamento ‘lessum fecit filio’)60
infatti potrebbe derivare da una lingua di ceppo semitico, dato che in ebraico
lahas significa ‘strazio’ 61 . Ebbene, uno dei maggiori esponenti dello
stoicismo (alla cui scuola si formarono proprio Panezio e Stilone) fu Crisippo
di Soli, che aveva delle origini semitiche, e scrisse, come Stilone, un
trattato sulle proposizioni giudicative. Evidentemente, senza l’influenza della
cultura stoica, il problema del significato etimologico di lessus sarebbe
rimasto per i Romani insoluto. La via 58 Così Fr. BOESCH, De XII
Tabularum lege a graecis petita (1893) 21-22 citato da F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica3 (Napoli 1998) 244. 59 F. D’IPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 244-245. 60 Plaut. Truc. 4.2.20: Theti quoque etiam
lamentando pausam fecit filio. Questa versione è quella accolta da W.M.
LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1905, rist. 1966) che segue
l’integrazione del Valla, ma Schoell restituisce lausam e il codice Palatino
lausum. Nell’edizione di N.E. ANGELIO (traduzione e note di), Le Commedie di M.
Accio (sic!) Plauto (Venezia 1847) 1803 leggo: Thetis quoque etiam lamentando
lessum fecit filio, così tradotto: « A questo modo Tetide, piagnucolando, cantò
ancor la nenia ad Achille suo figlio ». 61 Si v. sul punto G. SEMERANO,
L’infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le
origini del pensiero greco (Milano 2001, 2004) 254. LE NOZIONI DI STATO E DI
PROPRIETA IN PANEZIO 351 Revue Internationale des droits de l’Antiquité LII
(2005) giusta è suggerita invece attraverso l’analisi dei corretti significati
che fu, come abbiamo visto, uno dei temi dominanti di influenza della cultura
medio-stoica. Una realtà che, dobbiamo presumere, non risparmiò neanche il
campo dell’interpretazione giuridico/antiquaria. Il secondo esempio riguarda la
teoria della fides bona nei giuristi della scuola muciana dell’età tardo
repubblicana. Il Bretone spiega molto bene come la fides bona (ovvero la
pistis) sia rientrata nel campo semantico della fiducia perchè frutto di un
pensiero giuridico evoluto. Esemplari sul punto le parole di Mario Bretone: «
Come la pistis, anche la fides bona rientra nel campo semantico della
‘fiducia’. Tutti i contratti del diritto commerciale, e non solo la
compravendita, hanno nella ‘buona fede’ la norma che fonda il vincolo e misura
la responsabilità. Non è un valore giuridico del tutto nuovo, ma acquista ora
una grande portata. Nella buona fede, un pensiero giuridico evoluto potrà
individuare l’elemento comune di istituti diversi, anche nella stessa
tradizione civilistica »62 . Si potrebbe ipotizzare che la teoria della fides
ciceroniana, come valore assolutamente originale per le conoscenze giuridiche
dell’epoca medio/tardo repubblicana, non sia frutto solo dell’ingegno di pochi,
ma anche conseguenza dell’incontro tra la filosofia stoica e le conoscenze dei
giuristi romani. La questione va storicizzata. Pensiamo al contributo offerto
per l’evoluzione del ius civile dalla scuola dei Mucii 63 . Ebbene, la nota
teoria della fides ciceroniana sul valore del giuramento richiama proprio
l’altrettanto nota teoria muciana sull’importanza della fides per la struttura
dei rapporti obbligatori della emptio venditio e della locatio conductio. Ai
tempi di Plauto era in voga ironizzare sulla graeca fides. I giuristi di quella
che all’epoca di Scipione Africano minore si credeva fosse una nascente ‘res
publica’ (ma finse di crederlo anche Ottaviano Augusto) tentarono però di
costruire nuovi schemi giuridici confortati proprio da nuovi schemi teorici provenienti
dalla Grecia. Anche questo un segno della maturazione dei tempi. Dobbiamo
rifarci, allora, ancora al famosissimo frammento del de officiis ciceroniano in
cui il retore fa un discorso sul concetto di fides come ‘obbligo di onestà
sostanziale’ che è un concetto che si fonda 62 M.BRETONE, Storia del
diritto romano 135. 63 Sulla scuola dei Muci cfr. C.A. CANNATA, Per una storia
della scienza giuridica 250 ss. proprio sulla nozione di fides/pistis 64 .
Cicerone in questo caso rileva con enfasi e consapevolezza: « un significato
profondo in tutti quei giudizi arbitrali in cui è aggiunta la clausola ‘secondo
buona fede’, ex fide bona »65 . Resta quindi solo l’eco della fides arcaica
intesa nel senso descritto prima, in un’ottica pertanto marcatamente ideologica,
circostanza che Gellio, in un altro passo famoso, coglie peraltro molto bene66
. Possiamo pensare a questo punto all’influenza del pensiero stoico data la
forte incidenza dell’ethos nel modo di impostare il problema da parte di
Cicerone, cosa di cui peraltro ci dà anche una chiara testimonianza Gellio
(20.1.39-41). La cosa non deve sorprendere se si pensa che la riflessione
ciceroniana è tratta dal de officiis che, a sua volta, sarebbe stato ispirato
ampiamente (almeno i primi due libri in modo quasi letterale) al PerÁ toy
kau¸kontoq (« Sul dovere morale ») di Panezio67 . Se non bastassero i
chiarissimi riferimenti di Plinio e Gellio, citati prima68 , è lo stesso
Cicerone che elimina ogni 64 Rinvio per questo a O. SACCHI, I maiores di
Cicerone e la teoria della fides nelle scuole giuridiche dell’età repubblicana
a Roma, in Atti in onore di G. Franciosi (Napoli 2006). 65 Cic. de off.
3.17.70: Sed, qui sint boni et quid sit bene agi magna quaestio est. Q. quidem
Scaevola, pontifex maximus, summam vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis,
in quibus adderetur ‘ex fide bona’. Il virgolettato è di M. BRETONE, Storia del
diritto romano 135. Il significato della nozione di buona fede pertanto nelle
parole di Cicerone si slarga fino a diventare operante: « nelle tutele, nelle
società, nei patti fiduciari, nei mandati, nel comprare e nel vendere, nel
locare: tutti rapporti nei quali si manifesta la vita comune di tutti gli
uomini » (fideique bonae nomen existimabat manare latissime, idque versari in
tutelis, societatibus, fiduciis, mandatis, rebus emptis, venditis, conductis,
locatis, quibus vitae societas contineretur). Si v. su questo ancora M.
BRETONE, ibidem. 66 F. WIEACKER, Zum Ursprung der bonae fidei iudicia 40-41.
Fra l’altro in questo passo rileva anche un uso suggestivo del termine maiores:
Gell. 20.1.39-41: Omnibus quidem virtutum generibus exercendis colendisque
populus Romanus e parva origine ad tantae amplitudinis instar emicuit, sed
omnium maxime atque praecipue fidem coluit sanctamque habuit tam privatim quam
publice. (…) Hanc autem fidem maiores nostri non modo in officiorum vicibus,
sed in negotiorum quoque contractibus sanxerunt maximeque in pecuniae
mutuaticae usu atque commercio. 67 Sul punto si v. P. FEDELI, Il De officiis di
Cicerone. Problemi e atteggiamenti della critica moderna, in ANRW. 1.4
(Berlin-New York 1973) 357 ss., in part. 361. 68 Retro, ntt. 42 e 43. dubbio al
riguardo69 : de off. 1.6: sequimur igitur hoc quidem tempore et hac in
quaestione potissimum Stoicos; de off. 3.20 erit autem haec formula Stoicorum
rationi disciplinaeque maxime consentanea70 . Come non citare, infine,
Lattanzio che afferma 69 Nella sua casa di Pozzuoli, il 5 novembre del
44, Cicerone rivolgendosi ad Attico, dichiara esplicitamente che i primi due
libri del de officiis sono deliberatamente ispirati al libro paneziano (ta perÁ
toy kau¸kontoq quatenus Panaetius, absolvi duobus) e che lo stesso titolo
corrisponde alla translitterazione del titolo dell’opera paneziana (Quod de
inscriptione quaeris, non dubito quin perÁ toy kau¸kontoq ‘officium’ nisi quid
tu aliud.; sed inscriptio plenior ‘De officiis’). Quanto al terzo libro del de
officiis, mi pare che non si posa seriamente dubitare che sia stato ispirato
dall’opera di Posidonio, maggiore allievo di Panezio, ancorchè mediata
dall’epitome di un altro filosofo stoico che corrisponde al nome di Atenodoro
di Tarso. A tutto questo va aggiunto che il noto frammento ciceroniano del de
officiis potrebbe essere attribuito al pensiero di Panezio come mostra di
credere Emmanuele Vimercati: de off. 1.7.23 [= Vimercati C6 198]: Fundamentum
autem est iustitiae fides, ‘is est dictorum conventorumque constantia et
veritas. Cic. ad Att. 16.11.4: [4] Haec ad posteriorem. perÁ toy kau¸kontoq
quatenus Panaetius, absolvi duobus. Illius tres sunt; sed cum initio divisisset
ita, tria genera exquirendi offici esse, unum, cum deliberemus honestum an
turpe sit, alterum utile an inutile, tertium, cum haec inter se pugnare
videantur, quo modo iudicandum sit, qualis causa Reguli, redire honestum,
manere utile, de duobus primis preclare disserit, de tertio pollicetur se
deinceps scripturum sed nihil scripsit. Eum locum Posidonius persecutus 〈est〉. Ego
autem et eius librum arcessivi et ad Athenodorum Calvum scripsi ut ad me ta
kefålaia mitteret; quae expecto. (…). Quod de inscriptione quaeris, non dubito
quin kau∂kon ‘officium’ sit nisi quid tu aliud; sed inscriptio plenior ‘De
officiis’. 70 Sono da considerare in questo quadro anche: Cic. de off. 2.9.33
[= Vimercati B5 154 = Alesse 106]: Fides autem ut habeatur duabus rebus effici
potest, si existimabimur adepti coniunctam cum iustitia prudentiam. Nam et iis
fidem habemus quos plus intellegere quam nos arbitramur quosque et futura
prospicere credimus et, cum res agatur in discrimenque ventum sit, expedire rem
et consilium ex tempore capere posse; hanc enim utilem homines existimant
veramque prudentiam; e de off. 2.9.33-34 [= Vimercati B6 154 = Alesse 107]:
Iustis autem [et fidis] hominibus, id est bonis viris, ita fides habetur ut
nulla sit in iis fraudis iniuriaeque suspicio. Itaque his salutem nostram, his
fortunas, his liberos rectissime committi arbitramur. Harum igitur duarum ad
fidem faciendam iustitia plus pollet, quippe cum ea sine prudentia satis habeat
auctoritatis, prudentia sine iustitia nihil valeat ad faciendam fidem. Quo enim
qui versutior et callidior, hoc invisior et suspectior detracta opinione
probitatis. Quam ob rem intellegentiae iustitia coniuncta quantum volet habebit
ad faciendam fidem virium. Iustitia sine prudentia multum poterit, sine
iustitia nihil valebit prudentia. Specialmente nel primo di questi due
frammenti, dove si dà rilievo alla posizione di coloro che mostrano si sapere e
di avere competenza in quello che fanno, è immediato il riferimento a Senofonte
(mem. 3.6.17-18) che dimostra quanto Panezio (e quindi Cicerone) si fosse
ispirato, fra l’altro, nella sua concezione del dovere, anche a modelli
socratici. Cfr. G. GARBARINO, Il concetto etico-politico di gloria nel div.inst. 6.5.4: Ab his definitionibus
(n.d.r., virtutis), quas poeta (n.d.r., Lucilius) breviter comprehendit, Marcus
Tullius traxit officia vivendi Panaetium Stoicum secutus eaque tribus
voluminibus inclusit. Quanto al rapporto tra pensiero filosofico della media
stoa e la scuola dei Muci, le fonti dimostrano che questo è stato molto stretto
e non se ne può dubitare71 . Basti ricordare, l’illius tui di Licinio Crasso
riferito a Panezio nei confronti di Mucio Scevola del celebre frammento del de
oratore di Cicerone: Cic. de orat. 1.11.45 [= Vimercati A48 80 = Alesse 9]:
Audivi [= Crassus] enim summos homines, cum quaestor ex Macedonia venissem
Athenas florente Academia, ut temporibus illis ferebatur, cum eam Charmadas et
Clitomachus et Aeschines optinebant. Erat etiam Metrodorus, qui cum illis una
etiam ipsum illum Carneadem diligentius audierat, hominem omnium in dicendo, ut
ferebant, acerrimum et copiosissimum; vigebatque auditor Panaeti illius tui [=
Scaevola] Mnesarchus et peripatetici Critolai Diodorus 72 . de officiis
di Cicerone, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne (Roma
1980) 202 ss.; A. ERSKINE, The Ellenistic Stoa. Political Thought and Action
(London 1990) 156; F. ALESSE (a cura di), Panezio di Rodi, Testimonianze
(Napoli 1997) 245. 71 Insieme a questi, M. POHLENZ, La Stoa 542, ricorda:
l’altro genero di Lelio (insieme a Mucio Scevola), Gaio Fannio; il nipote di
Scipione Emiliano, Quinto Elio Tuberone; Publio Rutilio Rufo (Cic. Brutus
30.116 Habemus igitur in Stoicis oratoribus Rutilium); Marco Vigellio e il
nipote di Scevola, Quinto Mucio Scevola il pontefice massimo, l’antagonista di
Crasso nella causa curiana; inoltre, Spurio Mummio (Cic. Brutus 25.94: Spurius
autem nihilo ille quidem ornatior, sed tamen astrictior; fuit enim doctus ex
disciplina Stoicorum) e Manio Manilio. 72 L’elaborazione dell’editto
provinciale, fatta da Q. Mucio con l’aiuto di Rufo (che poi Cicerone riprenderà
nel suo impianto di base) è rimasto proverbiale (e non a caso inviso ai
publicani) come esempio di intransigenza stoica. Sull’esistenza di un rapporto
strettissimo tra Stoa e pensiero giuridico romano dell’età cesariana non si può
quindi dubitare. La questione della fides, e del suo rilievo morale, come
espressione di un nuovo sentimento etico, potrebbe quindi essere visto come uno
dei tanti riflessi che l’influenza del pensiero stoico produsse nelle persone
di cultura a Roma a partire dal secondo secolo a.C. Cfr. sul punto specifico R.
CARDILLI, ‘Bona fides’ tra storia e sistema 3-63 con riflessioni anche sul
pensiero labeoniano. Ora anche A. SCHIAVONE, Ius 240 ss. L’impegno profuso da
Aquilio Gallo, il difensore dell’aequitas, nel cercare il fondamento
definitorio del dolus malus è stato visto, insieme alla considerazione della
buona fede in Quinto Mucio Scevola, esattamente come conseguenza di una volontà
di dare maggiore rilievo, nell’ambito del diritto formale, al nuovo sentimento
etico portato dalla Stoa tra gli intellettuali culturalmente L’ultimo esempio
ci consente di tornare alla nozione di proprietà fondiaria di cui parlavamo
prima e di avviarci anche rapidamente alla conclusione. Proprio attraverso
Varrone, seguiamo infatti una traccia sottile che attesterebbe un collegamento
diretto tra la metodologia filologico antiquaria di Elio Stilone e i giuristi
dell’età ciceroniana. Tale traccia porta fino a Servio Sulpicio Rufo e alla sua
scuola che Cicerone, come sappiamo, considerava all’avanguardia73 . In un noto
frammento di Gellio sulle favis(s)ae Capitolinae è attestato uno scambio di
corrispondenza proprio tra tale giurista e Varrone e si riconosce in Servio
curiosità grammaticale e un gusto antiquario di marcato stile ‘varroniano’:
Gell. 2.10.1: Servius Sulpicius iuris civilis auctor, vir bene litteratus,
scriptis ad M. Varronem rogavitque, ut rescriberet, quid significaret verbum,
quod in censoris libris scriptum esset. Id erat verbum ‘favisae Capitolinae’ 74
. Allo stesso modo, Alfeno Varo, Servi Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, risulta coinvolto in una questione filologico-esegetica sul
rapporto etimologico tra i termini purum e putum (Gell. 7.5.1) 75 . Se queste
testimonianze sono attendibili, si potrebbe dire allora che la generazione dei
giuristi dell’età cesariana seppe trasformare in realtà concreta ciò che
all’epoca del circolo del terzo Scipione si potè più sensibili della
società romana. In questo senso mi pare molto indicativa la seguente
testimonianza di Varrone sulle conseguenze delle deliberazioni del pretore in
giorni nefas: Varro l.L. 6.4.30: Praetor qui tum fa[c]tus est, si imprudens
fecit, piaculari hostia facta piatur; si prudens dixit, Quintus Mucius
a[b]i[g]ebat eum expiari ut impium non posse. Si v. per questo retro, paragrafo
4. 73 Cic. Brutus 41.152. 74 Sulla scuola di Servio Sulpicio Rufo v. M.
BRETONE, Il responso e la scuola di Servio, in Tecniche e ideologie dei
giuristi romani 91 ss. Cfr. A. SCHIAVONE, Ius 214 ss., in part. 229. 75 Gell.
7.5.1: Alfenus iureconsultus, Servii Sulpicii discipulus rerumque antiquarum
non incuriosus, in libro digestorum tricesimo et quarto, coniectaneorum autem secundo:
« in foedere » inquit « quod inter populum Romanum et Carthaginienses factum
est, scriptum invenitur, ut Carthaginienses quotannis populo Romano darent
certum pondus argenti puri puti, quaesitumque est, quid esset ‘purum putum’.
Respondi » inquit « ego ‘putum’ esse valde purum, sicuti novum ‘novicium’
dicimus et proprium ‘propicium’ augere atque intendere volentes novi et proprii
significationem ». 356 OSVALDO SACCHI solo teorizzare. Forse non si riuscì a
determinare l’ideale della res publica che rimase un modello meramente
teorico76 , però si portò a termine il processo di trasformazione della
possessio dell’ager publicus in dominium quiritario che fu uno dei problemi che
afflisse di più gli intellettuali del circolo scipionico, se è vero quanto Manio
Manilio riferisce di Gaio Lelio sul suo interesse ad applicare al diritto
romano la distinzione tra ciò che era ‘proprio’ e ciò che era ‘di altri’ 77 .
Sono veramente alla conclusione e vorrei citare uno dei più grandi maestri
della filologia moderna, August Boeckh. Questi ha scritto, in termini solo
apparentemente paradossali, che i popoli o gli individui ‘colti’, avendo
evidentemente la consapevolezza di un passato da custodire e da tramandare,
sentirono inevitabilmente, come segno di maturità, l’esigenza di filologhéin
(filologe¡n). Popoli incolti e privi di senso della tradizione, poterono al
più, filosoféin (filosofe¡n) 78 . Riflettendo su quanto detto finora, questa
affermazione forse ci conduce direttamente al cuore del problema. I giuristi
romani degli ultimi due secoli della repubblica, sia pure con diverse sfumature
di approccio, seppero infatti sentire l’esigenza di filologhéin. Lo dimostra la
cura con cui il testo delle XII tavole fu conservato (fino all’epoca di Sesto
Elio) e ancora discusso e interpretato in epoca scipionico-cesariana. Opere di
taglio giuridicofilologico, come quelle di Lucio Acilio, Elio Stilone, Aquilio
Gallo e 76 Mi riferisco a Q. Elio Tuberone, l’allievo di Ofilio, che
riconobbe a Cesare e Pompeo la volontà di salvare insieme la res publica come
fine della loro contentio dignitatis (Suet. Iul. 83.1). Augusto aveva adibito
il principio della concordia cesariano-pompeiana come postulato necessario per
la costruzione della sua idea di res publica appoggiata dagli intellettuali
dell’epoca cesariana. In questo quadro si chiariscono le famose parole riferite
da Macrobio ad Augusto in cui si definisce Catone Uticense buon cittadino
perché non voleva che si modificasse l’ordine costituito (Macr. sat. 2.4.18 de
pervicacia Catonis ait: quisquis praesentem statum civitatis commutari non
volet et civis et vir bonus est). Ampio ragguaglio sui vari tipi di
costituzione teorizzati negli ambienti colti romani dell’epoca scipionica in F.
CANCELLI, Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 77 ss. 77 Cic. de re p. 1.13.19: Tum
Manilius: Pergisne eam, Laeli, artem inludere, in qua primum excellis ipse,
deinde sine qua scire nemo potest, quid sit suum, quid alienum? Su Lelio come
stoico v. anche Cic. Lael. 2.6-7. 78 A. BOECKH, Enzyklopädie und Methodenlehre
der philologischen Wissenschaften (Leipzig 1886) [= tr. it. di R. MASULLO, La
filologia come scienza storica, a cura di A. Garzya (Napoli 1987) p. 50].
Verrio Flacco e le incursioni non sporadiche di Servio e di Alfeno Varo in
questo campo, ne sono una chiara dimostrazione. I filosofi stoici smisero di
considerare (come Platone) la filosofia come il « tutto » di fronte alle «
parti » e fecero entrare tale disciplina in rapporto con la scienza parziale79
. L’attività della giurisprudenza romana, da usus consolidato nella prassi
(cavere, agere e respondere) ed espressione di un sapere (si potrebbe dire,
alla greca phronètico), seppe invece trasformarsi in ars. E questo,
probabilmente, non soltanto grazie all’uso della diairetica, cioè delle
metodologie importate dal mondo culturale ellenico, ma anche per effetto
dell’applicazione della filologia allo studio del diritto80 . Mi diverte allora
pensare, e concludo, che i giuristi romani potrebbero essersi comportati da
‘colti’, a differenza dei filosofi greci, che sembrerebbero essere rimasti
confinati per sempre nel loro meraviglioso, ma forse ‘incolto’, isolamento.
Parafrasando Nietzsche: « Quae philosophia fuit, facta philologia est ».
Inutile dire che in questo caso il filologo/filosofo tedesco si sta richiamando
ad un passaggio delle Epistulae di Seneca che fu uno degli esponenti migliori
dello stoicismo romano del periodo post paneziano81 . 79 M. ISNARDI
PARENTE, Techne. Momenti del pensiero greco da Platone a Epicuro (Firenze 1966)
353 s. 80 Sul significato del concetto di ars si v. retro nt. 42. 81 Sen. ep.
108.23. V. anche M. POHLENZ, La Stoa 608. Sulla figura di Nietzsche filologo
rinvio alle belle pagine di M. GIGANTE, Classico e mediazione. Contributi alla
storia della filologia antica (Roma 1989) 21-53[=in Rendiconti dell’Accademia
di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, n.s. 59 (1984) 37-78]. Pompeo
Grice e Pompeo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Sesto Pompeo – The uncle of Pompeo, the general. He was well
versed in the Porch and a man of considerable learning, especially in the area
of geometry.
Grice e Pompeo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Gnaio Pompeo Magno – A statesman and general
ultimately defeated in the civil war against Giulio Cesare. A pupil of
Posidonio at Rome. It is said that this tutelage had a great effect on him –
“It changed my life” -- but it is not clear to what extent Pompeo himself
became a follower of the Porch.
Grice e Pomponazzi -- l’affair pomponazzi – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mantova). Flosofo italiano. Important
Italian philosopher. Di famiglia agiata. Studia a Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna
a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De
maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico. Scrive il “Trattato
dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione”
(Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de
incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di
Aristotele. Il “Tractatus de immortalitate animae, in cui sostiene che
l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo.
Attaccato da più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia.
Denunciato da Fiandino per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare
terribili conseguenze. E condannato da Leone X a ritrattare la sua tesi. Non
ritratta. Si difende con la sua Apologia e con il Defensorium adversus
Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate animae libellus di Nifo, in
cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea
ripresa da Ardigò. Evita ogni problema pubblicando il “De nutritione et
augmentatione”, il “De partibus animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per
i peripatetici, l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita
in potenza. L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi.
Tre sono le funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri
vegetali, animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva
per la quale gl’esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione
intellettiva, per la quale gl’esseri umani comprendono. La funzione
intelletiva è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto
dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza
dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto possibile o passive è la
capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce
intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce
sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette in atto i colori che al
buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in Potenza. L’intelletto
agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile e soltanto in
potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua
essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo è immortale ed
eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione
del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso
dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto,
poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera. I
parepatetici a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti e gl’alessandrini,
seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di Afrodisia. Gl’averroisti,
secondo una concezione influenzata dall’idealismo sosteneno l'unicità e la
trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto possibile,
che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e comune all'intera specie
umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità dell'intelletto agente, che fano coincidere
con il divino, ma attribuisceno a ciascun uomo un intelletto possibile
individuale, mortale insieme con il corpo. Va ricordato che per Aquino
nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter) immortale, ma
per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche legata alle
funzioni più materiali dell'essere umano. Trae spunto da una discussione
con Raguseo il quale, avendo sostenuto che la teoria d’Aquino sull'anima non si
accorda con quella aristotelica, lo prega di provare le sue affermazioni mediante
mezzi puramente razionali. Fecero bene gli antichi a porre gl’uomini tra
le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini, né puramente eterni né
semplicemente temporali, partecipano delle due nature e stando a metà fra loro,
può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando
il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali.
Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso
della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi
completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo. Gl’uomini dunque,
sono di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma bifronte –
ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa medietà non è il
provvisorio incontro di due nature, una corporea e una non-corporea, che si
divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità degl’uomini. La
natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno un poco di anima. Gl’animali
hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni animali arrivano a costruirsi
case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano avere
un'intelligenza molto inferiore alla loro. Vi sono animali intermedi fra la pianta e la
bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente
l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti
che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello
sensitivo e con’Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due
modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi.
La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai
sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso
destino di morte. È capovolta la tesi
fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo
senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali
e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso
assoluto (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter). E ricorda che
per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Gl’uomini infatti sono generati
dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra
ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare
l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono
fermi e saldi, mentre per quanto attiene
i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che
per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità
dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa
e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di
chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della
pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù. Il Tractatus
provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con
l'Apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino.
Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo,
professore di filosofia a Padova.Panizza chiese a Pomponazzi se possono esserci
cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di
Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare
molti fenomeni che si sono verificati. Dobbiamo spiegare questi fenomeni
con cause naturali, senza ricorrere al demonio. E ridicolo lasciare l'evidenza
per cercare quello che non è né evidente né credibile. D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce
dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su
qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In
realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto
effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi,
com'è successo con Abano o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo
che pensa avessero rapporti con gli angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero
tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di
malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa
nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto
l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando
l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del
tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degli
idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla
di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di
Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la sua ora. Ogni religione
ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di
Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza
grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi
celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause
non naturali. L’astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può
spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare
opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace
di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da
politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come
personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Se Dio ha
creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale
che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali
come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degli astri
e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una
concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il
mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della
forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali
dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è
veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già
determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la
libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né
libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica,
ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere
per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Gli
stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di
volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo
c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della
predestinazione. Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile
che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è impossibile che i
peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma
crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una
posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si
comporta così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il
cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe
fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così perché
non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e
limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato
nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, e rave
e posato. Nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini,
domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione,
alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la
chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza
compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il
filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente
tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non
mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli
inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la
loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri
come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della
verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto
di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico. Trattati peripatetici (Milano,
Bompiani); B. Nardi (Firenze, Monnier); N. Badaloni, Cultura e vita civile tra
Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); G. Zannier, Ricerche sulla diffusione
e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia); E. Garin, Aristotelismo veneto, Peripatetici veneti”
(Padova, Antenore); M. Sgarbi, “Tra
tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); P. Vitale, “Un aristotelismo problematico:
il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di
filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords:
peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Pomponio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Publio
Pomponio Secondo. A statesman and author. Sometimes misspelled “Pompedio.” The
historian Josephus said he was a senator that followed the Garden.
Grice e Pontara – se il fine giustifichi i mezzi –
filosofia italiana -- (Cles). Filosofo italiano. Grice: “I like Pontara: he wrote a
whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to the the
prudential imperative, “Se il fine giustifica i mezzi. Uno dei massimi studiosi
della nonviolenza. Fortemente dubbioso dell’eticità del servizio militare.
Insegna a Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Uno dei fondatori di “Per la Pace”. Studia
etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. “Se il fine
giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia Nonviolenza, Pace, Utilitarismo,
in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo, socialismo e
giustizia, Democrazia e contrattualismo,
Riuniti, Roma); Filosofia pratica, Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte.
Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza, Bari);
La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile,
nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche,
Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della
nonviolenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the
mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the
quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ponte – implicatura maschile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo
italiano. Studia a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione
tradizionalista, dopo gli studi classici vive a Pontremoli. Storico delle idee
e del diritto romano arcaico, studioso di simbolismo, fonda la rivista di
ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura tradizionale, testimonianza tradizionale,
a cura di “Arya” di Genova. Cura il “Tractatus
de potestate summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora
artica dei Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora
attivamente con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti
italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il
movimento tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano,
Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo”
(Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua
continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta
del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente,
Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno
del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In
difesa della Tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya,
Genova); “La Massoneria volgare speculative” (Arya, Genova); “Lettere ad un
amico” (Arya, Genova); “Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria”
(Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I lari
nel sistema spazio-temporale romano”; “Santità
delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”; Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte.
Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma,
massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Ponzio – il segno dell’altro – semiotica
filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Pietro Vernotico). Filosofo italiano. Studia a Bari sotto Semerari. Insegna a Bari.
Cura Rossi-Landi. Studia la fenomenologia della relazione interpersonale.
Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi. Studia Scienze dei linguaggi
e linguaggi delle scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni. Pubblica “Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia); Linguistica generale, scrittura letteraria e
traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A
mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e
di filosofia del linguaggio; Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); “Il discorso
amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da G. Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti
matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione,
presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza
del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle
lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del
linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio,
che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo studio e di sua
ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia del linguaggio
è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi e come egli
affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della filosofia
del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni, dalla
linguistica alla bio-semiotica. In tal senso il suo approccio può
essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica generale,
anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica
generale supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una
parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra,
evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua ricerca
semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio
che è trasversale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso "in-disciplinato".
Si occupa di semiotica, di linguistica e delle altre scienze dei linguaggi e
dei segni, nel senso della filosofia del linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’
non come indicazione dell'oggetto della filosofia, della filosofia che si
occupa del linguaggio, ma come “la filosofia” del linguaggio stesso, come la
sua attitudine al filosofare. Filosofia del linguaggio e intesa come filosofia
del dialogo, apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto,
messa in crisi del mono-linguismo, del mono-logismo, inventiva, innovazione,
creatività che nessun ordine del discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi
comuni dell'argomentare, può controllare o impedire. Il genere, come ogni
insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne
fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che
fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui l'identità si appella per
affermare la sua appartenenza, per esempio comunitaria, etnica, sessuale,
nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale, è in
opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extra-comunitario;
co-nazionale/straniero; professore/studente. Afferma che ogni
differenza-identità, ogni differenza di genere, al suo interno, è cancellazione
della differenza singolare e ogni genere. Ogni identità presuppone, in quanto
basato sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto.
L'unica differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare,
fuori identità, fuori genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa
come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui
ciascuno è in-sostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità
rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera
relazione con l'altro. Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica,
Bari), “L’altro” (Adriatica, Bari); “Linguaggio e relazioni sociali”
(Adriatica, Bari); Produzione linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone,
linguaggi e conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale”
(Milella, Lecce); “Dialettica e verità -- Scienza e materialismo
storico-dialettico” (Dedalo, Bari); “La semiotica in Italia” (Dedalo, Bari); “Marxismo,
scienza e problema dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo
(Dedalo, Bari); “All’origini della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e
contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno”
(Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura”
(Adriatica, Bari); Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per
parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio, Adriatica, Bari,
Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani,
Verona); “Dialogo sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica,
Bari); “La tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni
valori ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce);
“Tra semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna,
Esculapio); Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura,
dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del
linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La
differenza non indifferente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano); “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e
prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie
senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione
mondializzata e tecnologia (Manni,
Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La
rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante,
Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è
la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'infunzionale -- critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione
al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare,
dialogare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il
segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire
nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I
segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano,
Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari,
Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione
globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale,
scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dialettica,
Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale.
Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come ipertesto e traduzione letteraria,
Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma
di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli,
Scientifiche); “La cifrematica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo.
L'esorbitante nella riproduzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente. Processi
cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di semiotica
e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin” (Bari,
Graphis); “Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato”
(Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano, Spirali); Contexto, Da
dove verso dove. La parola altra nella comunicazione globale (Perugia, Guerra);
“La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari,
Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza
letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano); “La
filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo. Per
un'analisi semantica delle Tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti
matematici (Dedalo, Bari); Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari); Marxismo e
filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica,
teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio, Bari, Dedalo);
“Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo
formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'alienazione come
fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo,
Bari); “Polifonie” (Adriatica, Bari); Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica,
Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature.
Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica,
Bari); “La significanza del senso, in “Idee”, “La genesi del senso”; Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione
alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani,
Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi
come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia”
(Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo
secolo, Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su
Blanchot, Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla
pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà
dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e
Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità,
informazione” (Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”, Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”, Problemi dell”opera di Dostoevskij (Sud, Modugno (Bari); Lisa Block de Behar, Al
margine (Sud, Modugno Bari) Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij
Sud, Bari); “Significato, comunicazione
e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi,
dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile”
(Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo
e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “Vico e la linguistica cognitiva”
(Sud, Bari); Meditazioni (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato
di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e
come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari,
Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura”
(Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis);
Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali,
Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard
G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni”
(Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet:
versione in idioma saletino e trad. Italiana, Caputo, Lecce, Milella); In
dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor. Umano troppo disumano, Roma, Meltemi, Linguaggi,
Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche
e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari,
Laterza); La filosofia del linguaggio
come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor.
La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud,
Calefato, Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza,
Semiosi, infunzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del
linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e
letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della
coscienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato
nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr il dialetto è straniera la parola dei re Frank
Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “lla
ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “Infunzionalità ed eccedenza come
prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il
segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo
spreco del segno, Vico e la linguistica cognitive; Landi; sottiteso, Grice,
pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The
Swimming-Pool Library.
Porta -- there may be another!
Grice e Porta – implicatura magica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Figlio d’Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di
noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal
baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von
Karajan e in grandi compagnie con M. Callas, B. Gigli, T. Gobbi, G. Di Stefano,
G. Simionato, R.Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e
in tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi). Studia
Bruno a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di
ghiaccio” (Bompiani).“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze
miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C
come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale
se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito” “Sulle orme degli antenati” “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini
da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice” “Bruno”, “Storia della Magia” “Storia della cavalleria” “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”,
“Inconscio e Magia Psiche”, “Guarire
insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia
junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima
Mundi” Insegna a Siena.Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona.Istituto di Comunicazione Olistica Sociale,
Bari. Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre
delle idee, Roma, Atanor, Itinerari
magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del
mistero, Firenze, Salani, Storia della
magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore
d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia);
“Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte della memoria”
(Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “Bruno: tra magia e
avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che,
ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e
arso vivo sul rogo” (Roma, NCompton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, PFantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M. R. James”
(Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra”
(Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “Bruno: avventure di
un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”;
Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei
Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel
cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri.
Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano,
Camunia); Grandi castelli, grandi maghi,
grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi
maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano,
Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri);
“Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete
del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore,
Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come
seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P
come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario
dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma,
Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”; "Qui trovo libertà autentica", su
ecoradio. Gabriele La Porta. Porta.
Keywords: implicatura magica, Bruno, filosofia antica, Jung, il mistero di
Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso,
seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. --
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Porta – implicatura fisionomica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Vico Equense). Filosofo
italiano. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and
animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Figlio di Nardo Antonio e di
una patrizia della famiglia Spadafora, riceve le basi della sua formazione
culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e
dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare
attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era
infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il
fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano
di mandamento. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo
Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa
delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e
alchimista Pizzimenti, e i filosofi Altomare e Pisano. Pubblica “Magiae naturalis
sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De
furtivis literarum notis” dove escrive un esempio di sostituzione poli-grafica
cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è
ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e
consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in
Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi
(Sirri, Napoli). Fondato intanto i
segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le
raccolte di segreti costituivano un genere letterario che aveva incontrato una
straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto”
si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e
pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegna a padroneggiarli e
chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi
di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché e indagato dall'Inquisizione e il circolo dei
segrettari chiuso. A lui e tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia
naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta.
Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia
sull'agricoltura. Pubblica “De
humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense). Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto
ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis
physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia
con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segnio non e frutto
del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini.
Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli) dove evidenzia l'analogia tra
piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio
sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo
umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate, estende il
concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro
localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia
delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente,
degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato
ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la
spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani
intelletti. Onde da solleciti
investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed
infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi
termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi
stupori. La sua villa e frequentata da Campanella. Amico di Sarpi. Conosce
anche Bruno. Per ordine dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso
per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con Sarpi e con Galileo. Incontra
i Cesi. Pubblica la “Taumatologia”
(Sirri, Napoli); “Criptologia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di
ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), uno di
astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste
fisonomia” (Paolella, Napoli) -- uno di
idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare
(“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus”
(Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) --
e uno sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). Nel campo dell'ottica esercita
notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi,
conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di
ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi sono caratterizzati
principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad
esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro
l’impotenza e la sterilità. Dei Lincei. Rivendica l'invenzione del telescopio,
resa nota da Galilei. Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura
dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio),
e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante
esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare
una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrisse “Le commedie”
(Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un
dramma liturgico; “Della chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Claudii Ptolomaei
Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo
e Tateo, Napoli); “Elementorum
Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli); Accusato di plagio da Bellaso, che era stato
il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima. U. Eco,
R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni
Scolastiche, W. Eamon, Il professore di
segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci,
Carocci,.M. Fumagalli, “Semplicisti e stillatori:
l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS,.Gnome, su treccani. L. Turinese, “Zoo-morfismo, fisiognomica e
fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina, in “Il cenacolo alchemico” (A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, Il Faro di Ippocrate); D. Verardi, La scienza e i segreti
della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella,
La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il
Faro di Ippocrate); A. Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana &
Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano,
Angeleli); G. Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, BVia Senato); A.
Paolella, “I Meteorologica di Telesio, Porta e Cartesio -- tra credenza e
scienza, Roma, Associazione geofisica italiana, A. Paolella,
L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti
del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A.
Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi
filosofici, Napoli, R. Sirri, A. Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere,
M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico
Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza, Serra,
Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense M. Santoro.
Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico
Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ioan. Baptista Porta neapolitano autore
(Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum);vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta
Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et
quamplurimis in locis locupletati. Porta, il mago dell'arcana Sapienza. Filologia.
Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords:
implicatura fisionomica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Portaria –
Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – filosofia italiana – Luigi Speranza –
la coarta (Todi).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a
philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes
from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos
in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where
the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian philosophers would ignore this – and
more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has
Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation
between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the
controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic
tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And
add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should
interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi
and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour –
although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will
know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo
Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia
a Bologna. Insegna a Roma.
Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia
da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge,
e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Porzio – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “His name was plain “Porta,”
but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as
‘porzio’!” – But then who wants to be called “Door”?” Studia a Pisa sotto Nifo. Scrive sul celibato
dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de
conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza
tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi principali, fra cui il trattato
di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat” e in particolare il “De mente
humana,” nel quale sostene la mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele.
Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e
sovrapposte a quelle sostenute da Pomponazzi nel “De immortalitate animae”, contribuirono
a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e
quindi semplice epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile
tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo
saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata
anche da interessi teologici del tutto svincolati dai peripatetici e che sono
particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non
estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici,
naturalisti e critici,"De' sensi" e il "Del sentire, studi
ittiologici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Possenti – Romolo e Remo – radice dell’ordine
civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario
di filosofia. Centro di Ricerca sui Diritti Umani. Attrato dalla storia delle
civiltà, ispirato da Vico. Studia l’idea di un Assoluto impersonale. Incontra l'istanza metafisica e umanista
attraverso Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse
metafisica dell'essere. Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca:
metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia
politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della
filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Gentile, il neo-parmenidismo
italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata
interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che
l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo,
assente in molta filosofia moderna. Il suo approccio legge metafisica e
nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il
primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione
dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del
nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta
dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una
ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto
nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia
della filosofia”; Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S.
Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere,
intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica
esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche
posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Gentile, e
Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica
e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da
quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del
nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo,
del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia,
gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo
della metafisica nel cammino di Gentile. La base prima della filosofia
dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre
partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo
crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica,
l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di
divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione
dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la
questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la
negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui
la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che
nello svolgimento della metafisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la
seconda navigazione platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha
toccato un punto di apogeo in Aquino e nei grandi tomisti. In tale prospettiva
è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale
progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica
dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le
mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens),
e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere.
Le sue posizioni speculative sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e
Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e
Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20
autori in, “La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza
navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo
Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia
moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma. La possibilità di guadagni per sempre rigetta
l'idea fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi
solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili.
La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo
deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio
dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la
totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza
filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le
scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra
filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere. L'unità plurima
o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il sacro.
Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si
individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca
di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità
(Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie
dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta
efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di
soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e
primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre
categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier
sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo,
M. Pera, in “Studium”, L'idea di persona
è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in
specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di
norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni. Fa
parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della
persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele
filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, Parfit),
allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault
in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito anti-personalistico.
Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una
sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le
persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da
alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano Esse come totalità concrete è alla base di
una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema
antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto
dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non
sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi. Il
personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano
speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione
del ‘900, ma originariamente della patristica, del Medioevo cristiano e
dell'Umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee
fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di
realtà.L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta
della persona. Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte
domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono
profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti,
è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede
nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica,
in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una
potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica gl’induce a
dedicare attenzione ai temi di biotecnologie, la rivoluzione biopolitica,
l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo. Il personalismo
si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria
(personalismo comunitario) quale fondamento del’'ordine politico proiettato
verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani. Entro un
dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo, opera per
mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion
pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo,
laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto.
Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo
due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi
religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della
società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo
mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della
famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H.
Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) ritiene che la
filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona
società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber
e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica
radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della
democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la
quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al
volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista,
“Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo.
Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che
vide interventi di O. Savona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U.
Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la
democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito
della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente
neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La
rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi
problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e
la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò
suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la
sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica,
di cui l'ONU è lontana immagine. Altre opere: “Frontiere della pace”
(Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici
contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso,
Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma); “La Pira tra storia e
profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione.
Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia
dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova
cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di
filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il
messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale
realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni
all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il
nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza
navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione,
Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione
e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma);
“Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti,
Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento.
Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della
laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e
politica” (Marietti, Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira,
Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima
parola?, Rubbettino, Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza
tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant,
Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti,
Milano-Genova. Il realismo e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma); “Diritti
umani”; “L'età delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio
alla metafisica moderna” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);
“Epistemologia e scienze umane” (Massimo,
Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica
e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La
filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e
democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia,
scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira”
(Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura
umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti
dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione,
fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa,
Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis,
Milano-Udine. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su
avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti.
Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio Speranza,
prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita,
Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pozza – presupposizioni ed implicature –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo italiano. Grice: “I like
Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio
di Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e di Cecilia Pontrelli,
pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di
matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici
e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con
una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi
formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di Serra) e Annunzio (e tra
i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri). Studia a Bari sotto
Landi, Pisa, e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera
intellettuale è segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati
a Torino da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del
diritto, specie su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con
particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria
generale del diritto in collaborazione con L. Ferrajoli per i suoi Principia
Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica
Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più
rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron,
Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e
Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando
a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana
di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia
Analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra
le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi
sono quella di Petöfi che lo
invita a filosofare con lui. La sua scelta è però quella di restare in
Italia. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica
deontica, a Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore viene dalle grandi opere di
Frege, Russell e Carnap, ai cui dedica
uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica
un contributo di sapore neo-positivista, discutendo e formalizzando alcune
argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in
linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale
degli atti linguistici basata su una connessione originale tra logica
intuizionistica, usata per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata
per i contenuti proposizionali. Presentando la sua teoria di una
formalizzazione della “pragmatica,” define un modello Frege-Reichenbach-Stenius
per il trattamento formale dell’asserzione, mostrando che il problema
principale di questa teoria è la limitazione introdotta da Frege (e accettata
da Dummett) per cui il segno di asserzione si può usare solo per formule
elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono, esistono atti
linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto linguistici composto
o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
introduce il connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formule
assertive complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato
dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico,
che connetta due atti linguistici assertori semplice in uno complesso, ha invece una interpretazione intuizionistica.
Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione
fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è,
in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non
giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un
atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a
spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in
termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto
linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità
tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o
intuizionista. A questo saggio seguono
altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua
filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio
alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla
sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre
ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta
Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della
fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica,
specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità
internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Altre saggi:
“Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi
fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione
pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari
non denotanti e atti illocutori”; “Idee”; “Una logica pragmatica per la concezione
espressiva delle norme”; “Logica delle
Norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su
giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza
e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci,
Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia. La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo
Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pozza”.
Grice e Pozzo – il ginnasio -- implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Sudia
a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t
consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why
Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal
degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto
per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee. Studia i peripatetici,
la storia della logica dal Rinascimento, la storia delle idee e la storia dell’università
di Bologna -- ha portato avanti la creazione di infrastrutture di ricerca per
una migliore comprensione dei testi filosofici e che hanno plasmato il
patrimonio culturale d’Italia. Caratteristica specifica del suo approccio alla
lessicografia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle
Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di dati
linguistici e testuali in italiano. Hegel: Introductio in Philosophiam:
Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze: La Nuova Italia). Associazione
per l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della
filosofia nel XX e XXI secolo,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e
diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita
nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica,
storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Pra – hegeliani – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto Troilo.
Insegna a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza,
nelle file di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di
guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e
culturale del Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da
un'alta ispirazione morale. Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola,
della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto
Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché
membro autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche
Presidente nazionale. Studia lo scetticismo, la logica medioevale, Hume,
Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatism italiano, la storia della storiografia
filosofica). Ha sempre connesso la sua attività storiografica con
l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad
elaborare,un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo
della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e
critico. Il suo interesse fondamentale si è infatti sempre rivolto al
chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica
che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni dell’idealismo
italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per
favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale
dell'uomo. Fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento
costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale. Autore
di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei (La Nuova Italia,
Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (Vallardi,
Milano). Elabora una posizione che viene
indicata come trascendentalismo della prassi. Successivamente,
avvicinandosi a Preti, propone uno storicismo critico, più attento alle
strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi:
“Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di Sapienza”; “Aviamento
elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della
pedagogia per i licei e gli istituti magistrali” (Vicenza, Commerciale); “La
didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli.
Documento cristiano del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, La
Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, “Scoto Eriugena ed il neo-platonismo
medievale” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Maturi,
Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del
Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume, Milano,
Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “Lo scetticismo” (Milano,
Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca);
Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del
linguaggio nella filosofia medioevale” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle
lezioni di Storia della filosofia a cura di M. Reina. Milano, La Goliardica; Il
pensiero filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”;
“Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori,”;
“La filosofia antica” “La filosofia medioevale” (Firenze, Nuova Italia); “Sommario
di storia della filosofia per i licei classici” (Firenze, Nuova Italia); “La
dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari,
Laterza, Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Piccola
antologia filosofica, Firenze, Nuova
Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la
scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza); “Logica e realtà. Momenti del
pensiero medieval” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia, G. Scalabrino
Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La
filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni,
Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi, La
filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano, Vallardi, La filosofia medievale
(Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi, P. Casini, N. Merker, La filosofia moderna” (Milano,
Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia
contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda
metà del Novecento, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica,
esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo” (Napoli,
Morano); “Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano,
Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di
storia della filosofia I. A.A. con. Santinello, E. Garin, L. Geldsetzer e L. Braun,
Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza); A. Banfi, Relazioni
dall'incontro A. Banfi: le vie della ragione, Milano, con D. Formaggio e P. Rossi, Milano, Unicopli); “Studi sul
pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis); “Studi sull'empirismo critico di Preti”
(Napoli, Bibliopolis); “Filosofi del Novecento, Milano, Angeli); “I problemi di
metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del
pensiero, Padova, Muzzio); “Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia
italiana” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La
guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica
hegeliana ed epistemologia analitica, E. Colombo, Brescia, Morcelliana); “Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza” (Milano-Udine,
Mimesis); F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni, Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L.
Bianchi, degli scritti di Pra, in La
storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, A.
Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti, Filosofi nel dissenso,
Foligno, M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa.
Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo dell’Pisa e della
Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di
Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio
Maggiore, F. Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con F.
Papi, «Itinerari filosofici», E. Rambaldi,
Ricordo «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista
di storia della filosofia», A. Santucci, Filosofo e storico della filosofia,
«Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, L’esistenzialismo
positivo «Rivista di storia della
filosofia», M. Torre, La "Rivista
di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico
all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Il fondo
manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal
Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio
Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal
Pra in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a
Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume, «Rivista
di storia della filosofia»,M. Parodi, C. Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero
debole, «Rivista di storia della filosofia», P. Vona, Ricordo, Rivista di
storia della filosofia», E. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia,
in «ACME»,E. Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua
storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo
di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G.
BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo
Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra
biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano,
Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", Fascicolo
speciale in memoria anniversario della
fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,.
D. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", G. Bisogno,
Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia.
Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,
Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei
gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di
Milano u TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia
Università Università Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal
Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la
filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la
filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la
storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia
filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Prepon – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. According to Ippolito di Roma, Prepon was a pupil of
Marzione. Prepon argues that in addition to there being principles of good and
evil, there was a third intermediate one of justice.
Grice e Prepostino –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo italiano. da Cremona summa theological Manichean,
caraterismo.
Grice e Prestipino – per una
antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi
Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo
italiano. Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La
teoria del mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica
in Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del
conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di
metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana) negli
studi antropologici, Natura e società”
(Roma, Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture
storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e
Utopia” (Roma, Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci” (Roma,
Carocci); Scheda su aracneeditrice, Da una sponda all’altra del Mediterraneo:
memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia
Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento italiano e dialettica storica
in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice. Giuseppe
Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe,
Gramsci, Narciso e l’automobile,
Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Pretestato –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiana – Vettio Agorio Pretestato – He achieved high
office under Giuliano. He wrote a commentary of Temistio – Accademia.
Grice e Preti – retorica e logica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo italiano. Grice: “I like Preti. He wrote
“Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the
rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a
bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L.
Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia a Pavia sotto Levi,
Villa e Suali. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia
del valore e Idealismo e positivismo, emerge con evidenza quell'impostazione
tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed
empirismo” presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente,
alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia
politica. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a
cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il
quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow,
l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito
occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la
necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove
forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero
filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e
semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico
delle scuole idealistiche italiane. Tenta
trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante
(di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra
saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve
annullare bensì esaltare le differenze. Saggi:
“Fenomenologia del valore” (Principato, Milano); “Idealismo e positivismo”
(Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano);
“L’universalismo” (Bocca, Milano); “Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino); “Alle
origini dell'etica contemporanea: Smith,
Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Retorica
e logica, Torino, Einaudi); “Che será, será” (Firenze, Il Fiorino, Umanismo e
strutturalismo. Scritti di estetica” (Liviana, Padova); “Lo scetticismo e il
problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi
filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio era la carne” (Angeli,
Milano, “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia
della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e metamorale. (Grice: “moralia e
transmoralia”); Saggi filosofici inedita” (Angeli, Milano); L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla
Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria
Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie
sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, F. Minazzi, "Il Protagora"
Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile,
F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere
a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel
silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora". E.
Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La
Tigre di Carta", A. Zanardo, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti:, Angeli, Milano),
Pra, Studi sull'empirismo critic” Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia,
scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli, F. Minazzi, Filosofia
del Novecento (Angeli, Milano); F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare”
(Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il cacodemone ne-oilluminista. L'inquietudine
pascaliana di reti” (Angeli, Milano); A. Peruzzi, Filosofo europeo, Olschki,
Firenze); P. Parrini e L. Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); V. Tavernese, Preti. La teoria della conoscenza nel saggio
postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, L. Scarantino, La costruzione della filosofia come scienza
sociale, Bruno Mondadori, Milano); F. Minazzi, Suppositio pro significato non
ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis,
Milano Fabio Minazzi, Le opere e i giorni. Una vita più che vita per
la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Franco Cambi, Giovanni Mari, Intellettuale
critico e filosofo attuale, Firenze); Il contributo italiano alla storia del
Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico
europeo, Mimesis, Milano. F. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano, F.
Maria, Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma. E. Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Preve – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo italiano. Important Italian philosopher.
He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via
maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra
comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità e della
razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana,
ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in
Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è
mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre,
casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene
cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a
conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste
circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è
credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino.
Sotto Garrone sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre,
e Marx. Scrive "L'illuminismo greco e le sue tendenze radicali e
rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra Settecento e Ottocento. Il
problema della discontinuità con la grecità classica e con la grecità
bizantina”. Insegna a Torino. Fermo
sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, apprende
latino. Concilia l’esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.
Membro del Centro Studi di Materialismo Storico. Pubblica “La filosofia imperfetta”
(Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla
proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale du Lukács, ed anche,
indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Fonda “Metamorfosi”.
Spazia da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri,
all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione
sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico,
all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia
politica. Contribuisce ad organizzare, un congresso internazionale dedicato al
centenario della morte di Marx (Milano), e vi svolge una relazione sulle
categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da quest'esperienza
nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due decenni successivi in
due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di redazione. Collabora
al mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che
poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal partito comunista italiano la seconda
componente politica e militante del Partito della Rifondazione Comunista). Sarà
iscritto a Democrazia Proletaria soltanto per un breve periodo, facendo parte
della direzione nazionale; nella battaglia politica fra i sostenitori di una
scelta ecologista (M. Capanna) e neocomunista, sostiene la seconda con una
serie di articoli. Quando le componenti di Democrazia Proletaria e
dell'Associazione Culturale Marxista confluiscono nel Partito della
Rifondazione Comunista, abbandona la militanza politica diretta. Con la
pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso l'editore Vangelista di
Milano, affronta il suo tentativo personale di coerentizzazione di un paradigma
filosofico marxista globale. Si verifica infatti una discontinuità nella sua
produzione. Opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del
tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle sue procedure di “accoglimento e
cooptazione”. Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione
dell'Unione Sovietica non si lasci più “interrogare” attraverso le categorie di
Destra e di Sinistra, ma richieda altre categorie interpretative, Preve diviene
inoltre un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia
sinistra-destra. Questa posizione, condivisa da alcuni intellettuali e
movimenti internazionali, è stata criticata da molti, tra cui lo scrittore
Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato l'ambiguità ideologica.
Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le sue ultime riflessioni a temi
come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale,
oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca
di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della
sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al partito
comunista italianoI) con un recupero dei punti alti della tradizione marxista
indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo
come ideologia di legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács,
l'ultimo Althusser, Bloch, Adorno). Dopo la fine del socialismo reale, che chiama
comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua
continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato
su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre
più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della
sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola
operaista e T. Negri in particolar modo). I suoi interventi sono apparsi
sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che
su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del
dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di Bobbio. Collabora con la rivista
Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte
redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità. Al di là delle prese di posizione sulla
congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione
della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la
proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.
Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza
una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli
permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità
universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente
alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e
sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella
sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura
solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Viene definito «strenuo difensore dello statuto
veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità
economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone
di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto,
capitalismo dialettico con una protoborghesia illuministica o romantica, una
medio0borghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e
post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi
al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro
politicamente e a sinistra culturalmente. Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia
il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione (dove è
considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché
un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista). ‘Americanismo’ come collocazione
presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense. Religione
olocaustica: Non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna i genocidi,
ma considera la shoah un fatto non unico, utilizzato dal sionismo per
legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa dell'Europa. Auschwitz
non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti
deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre
tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in
vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un
simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di anti-semitismo in
tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a
derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. Teologia dei
diritti umani, che considera (come altri filosofi marxisti come Losurdo, o
comunitaristi) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi
ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il
liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo in assenza completa di
fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso
e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato
soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la
mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è stato ormai
sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere
da nuova ideologia della sinistra post-comunista e post-stalinista (dopo il
graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della de-stalinizzazione), che
diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato
dal citato V. Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle
somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del
razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato
sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire
dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico. La sua proposta politica va nella direzione di
un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione
democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe
stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato
da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e
comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o
positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in
modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione
comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema
dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche,
scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà degpotenzialml’uomini, ente
politico-comunitaria (zόoa politika); razionali e valutativi della giusta
misura sociale (zόa lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen),
cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso
quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per
contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e
dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti,
attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo
radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo
l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al
partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al
compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi
a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si
iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo
scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di
quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato
dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso
l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della
post-sinistra extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già
distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione
Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla
sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del
Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo fatto come la fine della
legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e
un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul
tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario,
l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche
tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo
Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza
irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario,
nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La
classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo
italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa
possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo
storico”; “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni,
ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una
proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”;
“La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La
ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi.
Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di
Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano,
Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e
persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo
di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il
marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “Quattro venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio
su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio
su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio
su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio
sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo
della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia”
(Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano,
Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano,
Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti
avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra
nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia
politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della
sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo
vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto
Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”;
“Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”;
“Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il
comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto
Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX
secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia);
“Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro
oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una
interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia,
CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali”
(Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva
ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del
nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui
liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia,
CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una
eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”;
“Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del
clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure
dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo
manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la
filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia”
(Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia,
CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e
del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato,
compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento
etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la
menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e
alcune novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia,
CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato”
(Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del
bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e
prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale.
Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni,
Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua);
“La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al
marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo
Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma,
Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del
buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo
Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra,
atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità
ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori);
“Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il
problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna);
“Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca
della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli,
Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico”
(Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance);
“La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare
la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla
difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone
Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla
nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli,
La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance,
Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance, “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo);
Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx.
Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia,
Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi
sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in
Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il
Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e
un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e
globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo); La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna
del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La
rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma,
Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance,
Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del
capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e
comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance);
“Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno
ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante,
Petite Plaisance, Filosofia della verità
e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance,
Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa
della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite
plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione
dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi
sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo
su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Karl Marx: un'interpretazione, Nova Europa).
Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx",
e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente,
Napoli, Personalmente, non sono credente
né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni
personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione,
e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la
religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti
dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà
il genere umano (Elementi di politicamente
corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento) Relazione Congresso Nazionale di DP
(terzultimo intervento) Destra e
Sinistra: confronto tra C. Preve e D. Losurdo; Carmilla: I rosso-bruni: vesti
nuove per una vecchia storia Democrazia
comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il
bombardamento etico dieci anni dopo”; Fonte: A. Monchietto, Lucio Colletti; Marxismo,
Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino Addio al filosofo, In memoria, D. Fusaro Un lutto veramente grande per noi di
Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un
minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità »
Laboratorio per una teoria anticapitalistica
A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in A. Monchietto e G. Pezzano,
Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Preve, Elementi di politicamente corretto. E
qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che
questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro
intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo
come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti
umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra
come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più
analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine
secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra,
il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di
resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003. C.Preve: audio congressi DP
(RadioRadicale) Intervista politico-filosofica
(G. RepaciC. Preve) «La costituzione
italiana è stata distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e
da allora l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili
politici di allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo
letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della
condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto
silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad
una distinzione completamente finite (C. Preve, Elementi di politicamente
corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma,Storia dei marxismi
in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in
Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve: la passione
durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano, Pistoia, Editrice
Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. Costanzo
Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski, Costanzo Preve e
l'educazione filosofica, in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Alessandro Monchietto, Invito allo
Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo Bontempelli); F.
Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle
culture occidentali, Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva
il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo,
antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita,
comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione
imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico
anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Prini – il volo d’Icaro – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo italiano. Grice: “I
like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s
context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro
desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori
esponenti dell'esistenzialismo. Studia ad Arona e Pavia sotto Lorenzi.
Studia Sorbatti sotto Levi e Sciacca. Studia Plotino. Prini s'è legato al
gruppo di filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a se. Quando Sciacca si
trasferì a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e
Pavia. Scrive “Verso una nuova ontologia” e “Discorso e situazione”. “Lo scisma
sommerso” analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa
cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei
credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato
personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la
vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto
e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la
‘conversazione’. Nel testo Verso una ontologia, risalire la dimenticanza della
conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali
e quindi estranei al campo del linguaggio sino del metalinguaggio della filosofia.
In “Discorso e situazione” definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della
conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un
esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”,
ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii
conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso
oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione
particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca
non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la
pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale
convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità
ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia
deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo” studia i
corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in
un’unità psico0fisica del resto. Già Serbatti fa questo movimento verso i corpi,
parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso di Icaro” elabora
la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni,
cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere
autenticamente. Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che
si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi. In
‘L’ambiguita dell’essere’ caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità
assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od
opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali
all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Definie questa sua
concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé
ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal discorso
apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico
nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi
la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice
Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante. Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda
in particolare “La filosofia cattolica italiana del Novecento”), invito al
dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma
sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre saggi: “La metodologia della
testimonanza” (Roma, Studium); “Verso una ontologia della conversazione” (Roma,
Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Discorso
e situazione” (Roma, Studium); “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando);
“L’ambiguità dell’essere” (Genova, Marietti); “Storia dell'esistenzialismo”
(Roma, Studium); “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica”
(Torino, SEI); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il
potere” (Roma, Studium); “La filosofia italiana” (Roma, Laterza); “Lo scisma sommerso”
(Milano, Garzanti); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Ventisei secoli nel
mondo dei filosofi” (Caltanissetta, Sciascia); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce
e Gentile”, Il Prini sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico;
L'ontologia del desiderio” l M. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini.
Keywords: il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Prisciano – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher and friend of
Simmaco.
Grice Priscilliano – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Priscillian has the distinction of being the first philosopher put to
death for ‘heresy’ by the Roman Catholics. Priscillian only said that the world
was an evil place whither souls were sent as a punishment.
Grice e Probo – Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Probo studied
under Eusebio at the same time as Sidoniio, and may have assisted Eusebio in
his teaching. He married the cousin of Sidonio, the daughter of Simplicio.
Procle – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A
Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Prodi – il cane di Pavlov – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo
italiano. Grice: “While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L.
Stevenson, who read English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di
Mario ed Enrica, maestra. Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il
progetto Biologia cellulare del Svilupa un approccio semiotico alla biologia. Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche
alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi
autobiografici) di L. Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa”
(Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna);
“La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale”
(Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani,
Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e
comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); “Il neutrone Borghese”
(Bompiani, Milano); Patologia Generale (CEA, “La storia naturale della logica”
(Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro:
il romanzo di un naturalista del '700” (Camunia, Brescia); “Oncologia” (Esculapio,
Bologna); “Gli artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); “Il cane di
Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti,
Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua
firma”; “Biologia e cambiamento antropologico” (Mulino, Bologna); “Il profeta”
(Camunia, Brescia); Conferenza "Prodi”, Repubblica Apprezzato anche da G. Dossetti, La parola e
il silenzio” (Paoline, in riferimento ad
un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul
sottotitolo (i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords:
il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Prospero – implicatura laica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pescosolido). Filosofo italiano. Studia e Insegna a Roma.
Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente
rivolti al sistema istituzionale italiano e la filosofia politica della
sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da Travaglio, che lo ha
accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione
nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta
daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità
del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete. Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”;
“Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”;
“Sistemi politici e storia”; “Il pensiero politico della destra” (Newton
Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma
la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni
in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie
e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la
privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco
riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra
populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà”
(Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della
politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi”
(Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato”
(Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere
del Quirinale, Left-avvenimenti, C. Prodi, l'errore più grande della sinistra
europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo,
il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità Gli organismi di Sinistra Italiana, da
"Sinistraitaliana.si" Sinistra
Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele
Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Prospero” – The Swimming-Pool Library.
Grice
e Prosseno – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Pythagorean – Giamblico.
Grice
e Prudenzio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Aurelio Clemente Prudenzio.
Porch. A career in public service. His main treatise is Psychomachia – on the
soul’s fight between good vitue and evil vice. People bring suffering on
themselves by making bad choices.
Grice e Pucci – implicatura – l’utopia di Pucci -- filosofia
italiana (Firenze). Filosofo
italiano. Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di
stampo utopistico. Molto polemico contro le principali dottrine religiose
dell'epoca, tanto da essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione
romana. Della potente e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un
improvviso mutamento et cambiamento che lo fa decidere a darsi allo studio
delle cose celesti ed eterne e a scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici
che lacerano l'Italia. Assiste personalmente alla strage degl’ugonotti
nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi protestanti. Controversie
dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla comunità calvinista alla quale
aveva aderito in primavera. Discute del peccato originale e ha altresì
contestato l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprovera,
oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale,
della fede e dell'eucaristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli
che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non puo più
esistere. Su invito di F. Betti, incontra F. Sozzini. Pubblica un manifesto, e
poi scrive a N. Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza
naturale dell'uomo, già discussa con Sozzini, secondo la quale tutti gl’uomini
nascono et restano innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla
redenzione operata da Cristo, il peccato originale non può causare la
dannazione quando siamo ancora nel grembo materno. Il battesimo del bambino,
che e naturalmente innocente per la naturale bontà della natura umana, per
quanto non censurabile, è inutile. L'eventualità della dannazione è un problema
dell'adulto che, raggiunta l'età della ragione, è in grado di distinguere il
bene dal male. L’uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso
il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il
fondamento della filosofia, et bontà vera, è propriamente la fidanza generale
in Dio del cielo e della terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che
è comune a tutti gl’uomini, una fede che si contrappone alla concezione della
fede protestante, che consiste invece in una fidanza particulare che il singolo
protestante ripone in Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De
Jesu Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in
virtù del dono dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli
di preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che provoca la conversione
di tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica
confessione. La redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gl;uomini,
anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale bontà. La salvezza non costitusce
un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi
con fiducia alla fede in Dio, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e
immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello
spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba
essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che
possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti
e una per i dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De
statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con
Dio risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e
non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che Adamo peca per
sua libera scelta. La natura dell'uomo
non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza degl’uomini risiede nella
sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua
natura, che si fonda la sua etica. Il suo saggio principale e “La Forma
d'una repubblica”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante
nella filosofia, e necessario un libero e santo concilio al quale si vede che
tutti gl’uomini da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato
dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella
repubblica. Per preparare questo concilio, è necessario che gl’uomini dabbene,
all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un collegio o
comunità nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi
da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la
confessione religiosa vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta
anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quelle repubbliche nelle
quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro
natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario
ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati
de' luoghi dove essi habitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del
nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di
raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di
questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè
universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti,
avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della
popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi
e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione
cristiana. Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata
religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra,
creatore et governatore dello Universo, nel Cristo morto e risorto per
redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la
testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'orazione
domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che storicamente
dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che vuole che sui
problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e dell'incarnazione non
si utilizzino sottigliezze e non si creino divisioni. I membri di queste
comunità dovranno essere tutti gl’uomini maggiorenni e laicigli ecclesiastici,
infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi
hanno creatoorganizzati sotto un capo temporaneo, provosto o console, assistito
da un censore, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre
le risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea generale dei membri:
quando non vi fosse unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le
donne, dovendo essere sottoposte ai mariti, possono assistere ma non hanno
alcun'autorità né diritto di voto. Il collegio ha anche il potere di
punire le cattive condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse
comunità si sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era
costituito l'incarico di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero
riunite in diete da tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o
signore» aderente a un collegio di una delle maggiori città europee «come
Francoforte, Lione, Parigi et simili, perché qui i convenuti alla dieta
sarebbero passati inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi
devono manifestare un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono
anche proporre una sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità
nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività tramite
giuramento, essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per
saldare insieme i membri, è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente,
con donne «sane e gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però
rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute
fisica degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre
riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in
età audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando
nelle scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come
quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontra F. Sozzini
e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in
nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i
sociniani. In compenso qui conosce Dee. Anche qui la sua indole (Dee lo descrive
come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta positivamente e
deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con Ippolito
Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis
hominibus”, “L'efficacia salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo”,
dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e sviluppa tutte le sue teorie su una
chiesa universale ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa
di Cristo, e Dio, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare
ad abbattere le barriere che separavano le chiese. Condotto in carcere a Roma,
dove conosce Bruno e Campanella. E condannato a morte per eresia, decapitato e
poi bruciato sul rogo al campo de' fiori Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa
luterana grazie a Huber. Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di storia
ereticale italiana del Cinquecento Lettere,
documenti e testimonianze In D.
Cantimori, Per la storia degli eretici italiani, L.Felici, La riforma
protestante” (Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze (Firenze, Olschki); Sulla predestinazione (Firenze,
Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino, Tipografic); Per la storia
degl’eretici italiani, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia
d'Italia, D. Cantimori, Eretici italiani” (Firenze, Sansoni, A. Rotondò, “Storia
ereticale italiana (Torino, Giappichelli); Una disputa di antropologia
filosofica sul primo uomo. Di fronte al naturalismo di F. Sozzini, Milano,
Cusl, P. Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani);
“Cultura politica” (Stango, Firenze G. Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia”
(Bologna, Mulino); M. Biagioni, L’Informatione della religione christiana,
Torino, Claudiana, V. Vozzi, l’Informatione
della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords: etymologia
d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a Tornona, Roma. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Puccinotti – il boezio – filosofia sperimentale
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo italiano . Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, Pisa. Il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì
in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale
pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue
analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”,
conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in
Toscana. Opere: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze);
“Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”;
“Del preteso paganesimo di Boezio”; “In Galileo sono due filosofie, la
speculative e la sperimentalel; Galileo divise la fisica della metafisica:;
Schema della filosofia speculative di Galilei nella gionarata prima dei
dialoghi de’ massimi sistemil La filosofia della storia riconosce se stessa per
la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come
corrreggerli; Il sentiment di amore nazionale negl’Italiani esisteva anche
quando l’Italia era divisa; Occorre oddi dare ai Congressi un principio
filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma
una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda
che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il
sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli
ai discepoli. Invece delle filosofe spectulative adoprino le matematiche per
completare la filosofia sperimentale. Fisici e metafisici, La scienza della
natura non si fa cogli universali della metafisica; la filosofia della storia
vien sempre dopo la storia, ossia dopo I fatti; per la scienze naturali le
aspirazione agl’universali della metafisica ponno essere un fine, ma il rncipio
in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi I
filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti
sull’esere umo il fisiologo e il filosofo, il primo puo fisicamente innoltrarse
nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile
azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere
filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords:
il boezio, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The
Swimming-Pool Library.
Grice
e Pudenziano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). FIlosofo italiano. Garden. Galen wrote a
treatise about him.
Grice e Punzo – erote – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo italiano Si
laurea a Napoli con una tesi su Kant
alla luce della dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei
serpenti, e una tsulla morale nelle lettere di Paolo. Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione
degli Uccelli, e l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il
Trifoglio. Visse per circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo
a preservarlo da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per
il suo impegno a favore di Vivara ricevette il "Premio Mediterraneo"
conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai molteplici interessi che
spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica, all'ornitologia e alla
zoologia, anche un profondo conoscitore del latino. Dedica gran parte della sua
vita intellettuale alla filosofia. Per
lui, la pedagogia costituisce uno dei compiti più importanti al quale una
società deve adempiere poiché l'educazione delle giovani generazioni e, in
particolare, dell’adolescente, rapresenta il punto fondativo di ogni aggregato umano. In tale
prospettiva il fanciullo, per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato
al bello attraverso la contemplazione della natura. La sua filosofia ha
come culmine la definizione del concetto di religioso assoluto, inteso come
elemento distintivo della spiritualità umana poiché capace di definire
l'identità dell'individuo rispetto alle altre forme di vita. Nota sull'episodio dantesco di Brunetto
Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un superamento dei
tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo contributo
per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Martello,
“Lettere erotologiche,” Napoli, Martello,
“Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Martello, L'altro viaggio, Napoli,
Denaro; Il guardiano del verde isolotto. Olarrenismo; pseudomorfismo sessuale,
Parisessualismo nevrotico; parisessuonevrotici; parisessualismo sostitutivo;
line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi
eerotio-effettivi meterotici – telerotici, caterotici; schema generale per un
superamento delle fondamentali impostazione sessualogiche; critica della dottrina
delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni sessuali;
critica del significato patologico attributo all’eros; cirtica della condanna
morale implicita; superamento della dottrina delle perversione sessuali;
essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita, struttura della
sessualita psichica, l’eros come anistonia psico-sessuale, la gradualita della
sessualita psichica; principi per una classificazione dell’epitomia
psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica delle
anisotnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante egotropica ed
eterotropica, orarrenismo eroticol maschilita complementare e maschilita
olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia,
concezione etico-psicologica, etico-sociale, sessologia, tendenze erotiche, Zenone,
amato da Parmenide; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e Autolico
citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano, Atico,
amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto,
trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele
(erotikos a) dove si discute quattri questioni (tetra), peripatetici
sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni erotoligici. Schema
genrale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento
di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come
omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Purgotti – implicatura metrica – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Cagli). Filosofo italiano. Figlio di Nicola e Rosa
Morbidi. Dei Lincei. Dei Georgofili di
Firenze. Studia a Roma sotto Imerio Cibo di Amelia e Pallieri. Insegna a Perugia.
Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze
matematiche alle filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli
atomi. “Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del
sommo scienziato ebbe tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne
chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile. Pubblica nel Giornale Scientifico Letterario
di Perugia; “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni
sulla teoria degli atomi”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla
medicina e alla agricoltura”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni
sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non
come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la
stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi
di aritmetica, algebra e geometria”; “Studi chimici sulle acque minerali di
Valle Zangona”; “Intorno agli usi ed effetti delle acue minerali”; “Riflessioni
sulla teoria degl’atomi”; “Chimica”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”;
“Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geometria”;
“Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica”; “Algebra e Geometria”; “Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti”; “Intorno al
primitivo insegnamento della scienza delle quantità”; “Chimica inorganica”; “Metalli
delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi di aritmetica
ragionata ad uso dei giovanetti”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”;
“Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Lettere filosofiche:
principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica
inorganica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”;
“Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben
preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue
influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale
e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno
all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata”;
“Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più
interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive
minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo
Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi
di algebra”; “Elementi di aritmetica”; “Elementi di geometria” “I segreti
dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti
che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza
svelati dalla filosofica investigazione”;“Esercizi aritmetici” “Idrologia
minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”“Studi
chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino
nel secondo Abruzzo ulteriore”“Intorno ai meta-fisici”“Idrologia narnese o
rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e minerali di Narni fatti per
cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali
di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Gio. Battista
Rossi-Scotti. Seguite dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti
tratti dalla chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di
Monte Castello Vibio”; “Studi chimici seguiti da una relazione intorno alle
loro virtù medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito
nell'Apologenico”; “Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”;
“Intorno agl’esami liceali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”;
“Euclide e la logica naturale. Riflessioni”; “Compendio di nozioni
farmaceutiche”; “Raccolta di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare,
conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al medico, e
indispensabili al farmacista”; “Trattatello sull'arte di ben scrivere le
ricette nell;italiano usando i pesi metrici”; “Intorno ai saggi idrotimetrici
delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla necessità di
escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei”;
“Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento delle
matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e la
fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese.
Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti.
Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica ad uso dei giovanetti, il
fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library.
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