Grice e Vacca – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bari). Essential Italian philosopher. Grice: “My
favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieri about litotes
and understatement --.Deputato della Repubblica
Italiana Legislature IX, X Gruppo parlamentare PCI Collegio Bari Sito
istituzionale Dati generali Partito politico Partito Comunista Italiano,
Partito Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studio laurea
in giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo.
Si laurea in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica
e giuridica di Croce. Svolge una intensa attività di organizzatore di cultura,
culminata con l'impegno dedicato alla casa editrice De Donato. Membro del
comitato centrale del Partito Comunista Italiano è poi stato nella direzione
del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia delle dottrine
politiche, vinse la cattedra di tale disciplina presso l'Bari. -- è stato
nel consiglio di amministrazione della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X
Legislatura nella circoscrizione elettorale Bari-Foggia. In occasione delle
elezioni comunali, si è candidato a sindaco con il sostegno della coalizione di
centro-sinistra, ma è stato sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha
ricoperto incarichi di partito in Puglia e a livello nazionale. Ha rivolto
poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Dirige la Fondazione
Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al. Membro del Cda
dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana presiede la Commissione scientifica
dell’Edizione degli scritti di Gramsci. Professore di Storia delle dottrine politiche
nell’Bari, si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e
dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare
riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Saggi: “Politica e
filosofia in Spaventa” (Bari, Laterza); Lukàcs o Korsch?, Bari, De Donato, Marxismo
e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica di classe. Galvano
Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato); Politica e teoria nel marxismo
italiano, Antologia critica (Bari, De Donato); PCI, Mezzogiorno e
intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di, Bari, De Donato, Saggio su Togliatti e la tradizione comunista,
Bari, De Donato, Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale” (Bari,
De Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De
Donato, Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico, Bari, Dedalo, Gli intellettuali di sinistra e
la crisi, a cura di, Roma, Editori Riuniti, Comunicazioni di massa e
democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione negli anni
Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di
fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e
solidarietà. La politica del PCI (Roma, Editori Riuniti); Gorbačëv e la
sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e
cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori
Riuniti, Dal PCI al PDS. Intervista, Bari,
Delphos, Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la
democrazia, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano,
PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni,
Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della politica nel
Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci. Introduzione allo studio
dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci, Gramsci e il Novecento (Roma, Carocci); Presente
futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia, Bari, Dedalo, X.
Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo reale. Cronache del
decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di volontariato politico,
Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e coesione sociale in Puglia, e
con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità dell'Europa. Rapporto sull'integrazione europea, a cura di, Bari,
Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Il dilemma euroatlantico. Rapporto della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova
iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,
I dilemmi dell'integrazione. Il futuro
del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José
Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino); “Il riformismo italiano: dalla fine della
guerra fredda alle sfide future” (Roma, Fazi); “Gramsci tra Mussolini e Stalin”
(Roma, Fazi); cura di Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli
scritti Torino, Einaudi, Studi gramsciani nel mondo. e con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione
europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel
mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e G. Schirru (Bologna, Il mulino)
Le forme e la storia. Scritti in onore di B. De Giovanni, e con M. Montanari e
Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del
Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,. Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in
America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita
e pensieri di Antonio Gramsci. Collana
Storia, Torino, Einaudi,,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani? La
questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno); “Il
fascismo in tempo reale: studi e ricerche di A. Tasca sulla genesi e
l'evoluzione del regime fascista, con D. Bidussa (Milano, Feltrinelli); Togliatti
e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il
Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi,.Togliatti, La politica nel
pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi, G. Vacca con M. Ciliberto,
Bompiani, Milano Quel che resta di Marx,
Salerno Editore, Roma, L'Italia contesa.
Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra, Marsilio, Venezia Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei
deputati.
Grice e Vaccarino – l’errore del filosofo – filosofia
italiana (Pace del Mela). Essential Italian philosopher. Grice: “I
appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del
pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei
filosofi”)!” Flosofo italiano. Figlio primogenito di
Antonino Vaccarino, titolare di un importante saponificio. Laureato a Milano. Fonda
“Sigma” pubblicata a Roma. Fonda “Methodos”, trimestrale di metodologia e di
logica simbolica. Si occupa prevalentemente di logica ed epistemologia. Pubblica
una serie di articoli sulla rivista Archimede su invito di Geymonat. Abilitato
alla libera docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e
da altre attività non si dedica all'insegnamento. Ha incarico di tenere il
corso di Storia della filosofia antica presso Messina. Riceve anche quello di
Filosofia della scienza. Nominato professore associato di Filosofia della
scienza, ma non ottenne mai la cattedra di ordinario. Partecipa a vari
congressi. In quello di Amsterdam ha l'occasione di conoscere Bochenski e
incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica di Methodos. A quello di
Parigi partecipa insieme con Ceccato, Somenzi e Landi con i quali era in
stretti rapporti di amicizia. Contribusce alla fondazione della rivista
Methodologia nata per iniziativa della Società di Cultura Metodologica
Operativa di Milano, presieduta da Accame. Molto vicino alle vedute filosofiche
dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione ai problemi
posti dalla tradizionale filosofia bisogna anzitutto effettuare un'indagine sul
metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile come valido. Sviluppa
in questo senso sulla “Sigma” una teoria che chiama della "meta-conoscenza",
in quanto ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza.
Successivamente si convince che per procedere in modo effettivamente
scientifico bisogna eliminare ogni a-priorismo effettuando un'analisi
sistematica dei significati di tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli
alle operazioni mentali e non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo
profilo i suoi interessi si incontrarono con quelli di S. Ceccato e della scuola
pperativa. Ma mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base
deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come
invece sostene Ceccato. Però accetta e condivide il concetto che bisogna
occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per descrivere i
significati. Perciò respinge vedute allora in auge, come quelle della filosofia
analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso che se ne fa
parlando, li lascia in analizzati assumendoli implicitamente come prius, in
quanto tali, dogmatici. Si dedica assiduamente a queste ricerche, pervenendo
alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei significati. Le sue
ricerche conduce, tra l'altro, all'introduzione di una formulistica idonea alla
definizione delle operazioni mentali, prospettando una sorta di chimica della mente.
La vastità e la complessità delle sue indagini lo costringe a procedere a molti
ripensamenti e revisioni. Pubblica “La chimica della mente”. In cui
espone i principali risultati a cui e pervenuto. Vince il premio L'Inedito con
il racconto “Lo sporco”, pubblicato da Marsilio. Prospetta ampliamenti e modifiche
delle sue teorie nel saggio “Analisi dei Significati”, pubblicato a Roma da
Armando. Pubblica presso la CULP di Milano “Scienza e Semantica
Costruttivista”, dedicato a una critica di correnti vedute professate da
filosofi della scienza. I suoi interessi si rivolgeno anche alla
codificazione di una logica contenutistica in grado di fissare i criteri di
compatibilità e incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro
operazioni costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della
semantica. La summa dei suoi lavori di semantica è pubblicata a Rimini in “Dalle
operazioni mentali alla semantica”. Nella prefazione al volume Introduzione
alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, Si lo considera l'ultimo dei
grandi illuministi. Opere: “L'errore dei filosofi” (D'Anna, Messina); “La
chimica della mente” (Carbone, Messina); “Analisi dei significati” (Armando,
Roma); “Scienza e semantica costruttivista” (Cooperativa Libraria Universitaria
del Politecnico, Milano); “Introduzione alla semantica” (Falzea, Reggio
Calabria); “Scienza e semantica” (Melquiades, Milano); “Prolegomeni: dalle
operazioni mentali alla semantica” (Ciddo, Rimini); “Lo sporco. Il pulito,
duepunti edizioni. Repubblica Semantica
Filosofia della scienza Centro
Internazionale Di Didattica Operativa onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su
methodologia.
Grice e Vaccaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of
his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Filosofo
italiano. Si laurea a Palermo, inizia l'attività di docenza presso lo stesso
ateneo prima come professore a contratto, poi come ricercatore e come
professore associato. Titolare del corso di Filosofia politica e supplente di
Scienza politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo
palermitano. -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di
solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore
della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore
della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del Centro interdisciplinare
in Bio-politica, Bio-economia e Processi di Soggettivazione a Salerno. Vicepresidente
dell'ONG palermitana della Cooperazione Internazionale Sud-Sud. I suoi ambiti
di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin
della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese
(principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da
mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei
diritti umani. Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il
camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato
statualmente, curatela con Franco Riccio e A. Caruso (Milano, Angeli); “Oltre
la pace: saggi di critica al complesso politico militare, curatela con F. Magno
(Milano, Angeli); “Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva” (Palermo, ILA
Palma); “Il pensiero (check) anarchico (Verona, Demetra); “Il secolo
deleuziano” (Milano, Mimesis Edizioni); “Il pianeta unico” (Milano, Elèuthera);
“Anarchismo e modernità” (Pisa, BFS); “CruciVerba: lessico per i libertari”
(Milano); “Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani” (Milano,
Mimesis); “Biopolitica e disciplina” (Milano, Mimesis); “Lo sguardo di
Foucault” (Roma, Meltemi); “Governance e democrazia” (Milano, Mimesis). Vaccaro
Prof. Salvatore delegato alle politiche di solidarietà sociale e di
cooperazione per lo sviluppo, su Università degli Studi di Palermo. Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo:
scheda docente., su scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze:
catalogo autore., su opac.bncf.firenze..
Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org.
Grice e Vailati – la semantica
filosofica di Peano– filosofia italiana (Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the
history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced
Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo italiano. Si laurea a
Torino. Insegna a Torino, dopo aver lavorato come assistente di Peano e Volterra.
Lascia il suo posto universitario e così puo proseguire i suoi studi in modo
indipendente, e si guadagna da vivere insegnando matematica. Lascia circa 200
saggi e recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. La sua opinione nei
confronti della filosofia e che essa fornisse una preparazione e gli strumenti
per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia dove
essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, e strutture teoriche, il
filosofo evita l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma usa il
linguaggio che la filosofia adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non
vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa egli trovi. Un
termine del linguaggio ordinario potrebbe essere problematico, ma la sua carenza
e corretta piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico. La suo
filosofia sulla verità e sul significato e influenzato da filosofi come Peirce
e Mach. Con cautela, distinse fra significato e verità. La questione di
determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data proposizione, non
solo è una questione affatto distinta da quella di decidere se essa sia vera o
falsa. Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se
ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ha una filosofia positivista moderata. La
tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso delle
astrazioni e delle unificazioni consiste nel proporre che, anche nelle
questioni filosofiche si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in
grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera,
dovrebbero, secondo lui, succedere o esser successi, e in che cosa essi
differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere o essere
successi, nel caso che la tesi non fosse vera. Le influenze e i contatti di
Vailati sono molti e vari, e spesso e etichettato come "l'italiano pragmatista".
Deve molto a Peirce e James (fu uno dei primi a distinguere i loro pensieri),
ma subì anche l'influenza di Platone e Berkeley (che egli vide come precursori
importanti del pragmatismo), Leibniz, V. Welby-Gregory, Moore, Russell, Peano e
Brentano. Vailati corrispose con molti dei suoi contemporanei. La prima
parte della sua filosofia comprende scritti sulla logica matematica. In questi
saggi, focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e distinguendo fra
logica, psicologia ed epistemologia. La dottrina recente pone Vailati e il suo
allievo Calderoni nella categoria storiografica del pragmatismo analitico italiano.
I suoi principali interessi storici riguardarono la meccanica, la logica e la
geometria; egli da un importante contributo in molti campi, compreso lo studio
della meccanica post-aristotelica, dei predecessori di Galilei, della nozione
di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze
matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea
di Saccheri. S’interessa particolarmente
ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi
problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di
storico della scienza e strettamente connesso con quello filosofico. Per le due
attività, infatti, utilizza gli stessi pensieri e metodologie di fondo. Vede lo
studio storico e lo studio filosofico come differenti nell'approccio ma non
nell'argomento. Crede, inoltre, che dovesse esserci cooperazione fra filosofi e
scienziati nell'approfondimento degli studi storici. Ritene anche che una
storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il background sociale
pertinente. Il superamento delle teorie scientifiche, grazie a nuovi risultati,
non comporta la loro distruzione, perché la loro importanza aumenta proprio per
il fatto di essere superate. Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare
mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire. La posizione di Vailati
sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al
positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti
di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le
vicende di Calderoni (I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni,
Roma, IF Press, e di Peano, il quale vanta certe affinità con il pensiero filosofico
del periodo (Rinzivillo, G. Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una
epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, e Peano, Contributi invisibili
in Una epistemologia senza storia, I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico (Villasanta,
Liminamentis); Peano, In Memoriam, Bolletino di matematica, I. Pozzoni, Cent'anni di Vailati” (Liminamentis,
Villasanta); M. Zan, “La formazione di Vailati” (Congedo, Galatina); G. Sava,
La psicologia tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giordano,
Giovanni Vailati filosofo della scienza (Firenze, Le Lettere); Pozzoni, Il
pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore,
Villasanta, Ronchetti, L'archivio in
Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Scritti filosofici. Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana; giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario
conservato presso Milano, Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, Vailati. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la
semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Valent – la forma del
linguaggio – filosofia italiana (Treviso). “Some like Vitters, but Valent’s my man.”Grice.
Grice: “Valent wrote the only legible introduction to Vitters’s
thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Insegna a
Catania e Venezia. Si occupa di ontologia, logica dialettica, linguaggio,
storia e interpretazione delle grandi categorie della filosofia. Dai primi
studi sull'empirismo-scetticismo, sulla filosofia e sull'analisi del linguaggio
(Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria della negazione e del
divenire in chiave dialettica. Sulla base di tali premesse, che orientano verso
una rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è
impegnato a ri-disegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del
Centro Psico-sociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica
inaugurata da Basaglia, un modello della psiche adeguato alla comprensione e
alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è stato definito
l'approccio dialettico-relazionale. Collabora con il gruppo teatrale
"Scena Sintetica" nella messa in scena di testi filosoficamente
rilevanti (Parmenide, Eraclito, Melville, Severino, Galimberti). Presso Moretti
è in corso di stampa l'edizione delle sue opera. La sua filosofia muove da
un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia di Severino,
alla tradizione neo-idealistica italiana (Gentile) ma anche neo-scolastica (Bontadini),
e dipendenti dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo.
Descrivendo la sua formazione si define «resciuto a una scuola filosofica di
ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico e pungolata
dallo scrupolo fenomenologico. Analizzando le implicazioni concettuali e
pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e
rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nella Scienza della logica di
Hegel, critica l'idea intellettualistica della negazione intesa come
esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una
filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della
negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale
nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla
novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato
investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto
destinale della filosofia della necessità di Severino, esplora la categoria
modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione
frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del
reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per
Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e
sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa
come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la
teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco
che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una
micro-ontologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto,
nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in
una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di
un qui. Ma micro-ontologia anche come ontologia del remoto,
dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò
che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà. Con la proposta di una
micro-ontologia intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del diamante
della dialettica come principio di determinazione semantica fondato sulla
relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica propria
dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella mistica dell'essere e di
quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata e isolata,
esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica della
relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico totalitarismo di questa
idea di totalità assoluta propone la ripresa del detto eracliteo del Panta δια
pánton, ossia di quel tutto attraverso il tutto che è la forma radicale della
illacerabile relazionalità della vita. Solo se ogni differenza tra gli umani è
un modo differente di essere il tutto allora le discriminazioni tra piccolo e
grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano
e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti
manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di valore. Opere:
Verità e prassi (Vannini, Brescia); La forma del linguaggio. Studio sul Tractatus
logico-philosophicus” (Francisci, Abano Terme (Padova), Invito a Wittgenstein,
Mursia, Milano; “Asymmetron, Quaderni de "Il Palazzo della Grande
Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio Follia, Teda,
Castrovillari (Cosenza); Dire di no. Scritti teorici, Opere (Moretti, Bergamo);
“Asymmetron: microntologie della relazione. Scritti teorici 2, in Opere di
Italo Valent V, a c. di Tagliapietra, Moretti & Vitali, Bergamo. Panta
διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, a c.
di Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma del linguaggio. Studio sul
"Tractatus logico-philosophicus. Scritti su Wittgenstein, Sophón. Aforismi
per l'anima, a c. di Valent, con un saggio di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo. Opere. La filosofia, prima di ogni altra
definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo, in "XÁOS. Giornale
di confine", Dire di no. Scritti teorici, Panta διαpánton. Scritti teorici
su follia e cura. Italo Valent. Valent. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Valent”, The Swimming-Pool Library.
Grice e Valentino – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. He moved from elsewhere to Rome where he created a
sect called ‘The Valentinians’, who Valentino described as being the only ones
who would save themselves. Ippolito di Roma did not like him.
Grice
e Valeri -- uno spazio tra se e se –
l’antropologia filosofica come ricerca dell’intersoggetivo -- filosofia
(Somma Lombardo). Essential Italian philosopher. Grice: “I especially like his
idea of anthropology, alla Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.”
Filosofo italiano. Si laurea
in filosofia a Pisa, quale allievo pure della Scuola normale superiore,
discutendo una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss, con relatore Barone, si
rivolse agli studi di antropologia, conseguendo un dottorato di ricerca a Pisa.
Le sue ricerche riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la
parentela e il matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed
economica, la storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse
lungo la linea di pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per
i suoi studi e le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim
Fellowship“ per le scienze sociali. Fra i molti suoi lavori. Cura pure
diverse voci antropologiche per l'Enciclopedia Einaudi. Tra le sue molte
opere pubblicate postume, il saggio “Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia
come ricerca del soggetto” che può considerarsi una sua autobiografia intellettuale.
Saggi: Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto (Roma);
S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio di
Valeri", in Studi e materiali di storia delle religioni, S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio.
La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e
materiali di storia delle religioni, Dal titolo: Natura e cultura: introduzione
alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A. A.
Per notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle xxvii-xix dell'opera: in merito alla
rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore; Valerio Valeri. Valeri.
Keywords: antropologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valeri” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Valerio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Valerio Massimo – A philosopher of little originality,and a notorious
flatterer of Emperor Tiberio. He is best known for producing his IX books of
memorable doings and sayings – the work is designed primarily as a resource for
moral education by means of examples – showing how virtue is rewarded and vice
punished. It preserves many otherwise lost snippets taken from a variety of
sources – including newspapers. His books are not much regarded today, but they
were bestsellers throughout the dark ages and the Italian renaissance. Ed
Shackleton, Loeb. Skidmore, “Practical ethics for Roman Gentlemen”.
Grice Valerio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Publio Avianio Valerio – had a statue erected in his honour in his
own villa.
Grice
e Valla – volutta – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Nato da genitori di origini piacentine
(il padre era l'avvocato Luca della Valle), riceve la sua prima educazione a
Roma e Firenze, imparando il greco da Aurispa e Aretino. Lo guida lo zio Scribani,
un giurista funzionario in Curia. La sua prima opera e il “De
comparatione Ciceronis Quintilianique” in cui elogia Quintiliano a scapitodi
Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in questo primo saggio
il suo gusto per la provocazione. Quando muore lo zio, spera di ottenere un
impiego nella Curia Pontificia. Ma i due autorevoli segretari Loschi e
Bracciolini, ferventi ammiratori di Cicerone, si opponeno all'assunzione. Grazie
all'aiuto di Beccadelli, detto il Panormita, e chiamato ad insegnare retorica a
Pavia, succedendo al maestro bergamasco G. Barzizza. Questi anni furono
fondamentali per lo sviluppo della sua filosofia. Pavia e infatti un vivo
centro culturale e puo approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando
inoltre l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo
Studio pavese applicava con rigore. Acquire una grande reputazione con il
dialogo “Della volutta”, nel quale si oppone fermamente alla morale del Portico
e all'ascetismo, sostenendo la possibilità di conciliare la morale ricondotto
alla sua originarietà, con l'edonismo dei filosofi del giardino, recuperando
così il senso della filosofia di Lucrezio, che sottolinea come tutta la vita
dell'uomo sia fondamentalmente volta alla volutta, intesa non come istinto, ma
come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione
del “Della volutta”, sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà e la ricerca
spirituale. Si tratta di un saggio considerevole. Per la prima volta, una
tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito della filosofia
romana classica e ri-valutata. Le polemiche che seguirono alla pubblicazione
del “Della volutta”, gli costringe a lasciare Pavia. Da allora passa da
un luogo all’altro, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse
città. Fa la conoscenza d’Alfonso V al cui servizio entra. Il re ne fa il suo
segretario, lo difende dagl’attacchi dei suoi nemici e lo incoraggia ad aprire
una scuola a Napoli. Durante il pontificato di Eugenio IV, pubblica sulla
falsa donazione di Costantino, “De falso credita et ementita Constantini
donatione". In esso, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostra
la falsità della donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale i
cattolici giustificano la propria aspirazione al potere temporale. Secondo
questo documento, infatti, e lo stesso Costantino, trasferendo la sede
dell'impero a Costantinopoli, a lasciare al pontifice massimo di Roma il
restante territorio del principato. La dimostrazione di Valla è accettata e lo
scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo. “Quid, quod multo est absurdius,
capit ne rerum natura, ut quis de Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium
sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec urbs nec sic
nominata, nec condita nec ad condendum destinata?” “Quippe privilegium
concessum est triduo, quam Constantinus esset effectus christianus, cum
Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis.” E, ciò che è molto più assurdo e
non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come
di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede
né una città né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione
era stata decisa? Infatti il privilegio e concesso tre giorni dopo che
Costantino muore, quando Bisanzio esiste ancora, e non Costantinopoli.” Valla dimostra
che anche la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù e un falso e, sollevando
dubbi sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione
l'utilità della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel “De
professione religiosorum” suscita l'ira delle alte gerarchie ecclesiastiche. E
obbligato, pertanto, a comparire davanti al tribunale dell'inquisizione, alle
cui accuse riusce a sottrarsi soltanto grazie all'intervento del re. Visita
Roma, dove i suoi avversari sono ancora molti e potenti. Riusce a salvarsi da
morte certa travestendosi e ritornando a Napoli. Vengono divulgati gli “Elegantiarum
libri sex”, i sei libri sull'eleganza della lingua Latina. Il saggio raccoglie
una serie straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Cicerone,
Livio, Virgilio), dallo studio dei quali occorre codificare i canoni
linguistici, stilistici e retorici della lingua latina. Il saggio costitue la
base scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino sullo
stile di Cicerone. In le "Emendationes sex librorum Titi Livii"
discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri
21-26 di Livio in opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana
Panormita eFacio che non avevano il suo stesso spessore filologico. Con la
morte del re, la sua fortuna inizia a volgere in meglio. Recatosi nuovamente a
Roma, e ricevuto da Niccolò V. Assume il ruolo a lui più consono di professore
di retorica, ma non perde nemmeno il suo spirito caustico e inizia a criticare la
Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il ruolo di
traduttore di Girolamo e giudica spuria la corrispondenza tra Seneca e Paolo. Sotto
Callisto III raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario
apostolico. È quasi impossibile farsi un'idea precisa della sua vita privata e
di suo carattere, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in
contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di
testimonianze attendibili. Appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e
irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante
umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta
polemica sul potere temporale dei cattolici. -- è un personaggio di
eccezionale importanza soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo.
Con le sue spietate critiche ai cattolici e un precursore di Lutero, ma fu
anche il promotore di molte revisioni di testi. La sua filosofia si basa su una
profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che fosse stata
proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio
ambiguo di molti filosofi. Valla e convinto che lo studio accurato e l'uso
corretto della lingua e l'unico mezzo di acculturazione feconda e comunicazione
efficace. La grammatica e un appropriato modo di esprimersi sono a suo modo di
pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa formulazione
intellettuale. Da questo punto di vista, la sua filosofia e tematicamente coerente, in quanto ciascuna delle
parti si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e
sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina. Il
profondo distacco storico ci permette di distinguere la sua filosofia in due
filoni, quello filologico e quello critico. Sebbene sa mostrare eccezionali
doti di storico negli saggi critici, questa capacità non è però riscontrabile
nell'unico saggio definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando
d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti. Nel III secolo il
principato romano inizia a tramontare, il che si palesava non solo
nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento
dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La
crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini
romani provocano un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua verso
forme dialettali e meno eleganti. Si evidenzia la necessità di uno sviluppo della
lingua che presuppone la canonizzazione della parlata popolare e della sua
semplice grammatica. Sono i primi sintomi della nascita del volgare, che
necessita di un millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa
lunghissima transizione, in tutta l’Italia ci fu un'enorme incertezza
linguistica. Il romano classico cede lentamente il posto ad una mescolanza di
nuovi idiomi che combatteno per la supremazia. Gl’effetti di questo
periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni che via via
nasceno dal romano verso l'italico, poché la linea di demarcazione tra il
romano e il volgare e fluttuante e nessuno dei traduttori puo dirsi un vero
esperto in materia. E il primo a stabilire un limite alla volgarizzazione, decidendo
che un cambiamento oltre tale limite e già parte del processo di sviluppo. In
questo modo, riusce non solo a salvaguardare la purezza del romano, ma pone
anche le basi per lo studio e la comprensione del volgare nato dal romano.
Si pone tra i maggiori esponenti dell'umanesimo non solo per il suo costante
apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione
alla cultura scolastica. È indicativa ad esempio la sua tesi in “Della
volutta” sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti che non avrebbero
preso in debita considerazione la legge naturale. La morale consiglierebbe
infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non precluderebbe
in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso. Analogamente, nelle “Dialecticae
disputationes”, confuta il dogmatismo di Aristotele e la sua arida logica che
non offre insegnamenti o consigli, bensì discute solo di parole senza
raffrontarle con il loro significato nella vita reale. Altrettanto critico si
dimostra nelle “Adnotationes in Novum Testamentum” quando usa la sua profonda
padronanza del latino per provare che sono state le traduzioni maldestre di
alcuni passi del Nuovo Testamento a causare incomprensioni ed eresie. È a
lui dedicata una fondazione che in collaborazione con Mondadori, pubblica la
collana dei romani i in cui vengono proposte edizioni critiche di testi
classici. L'arte della grammatica, P. Casciano (Milano, Mondadori); “La
falsa donazione del principe Costantino”, G. Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie,
Scritti filosofici e religiosi, G. Radetti, Firenze, Sansoni, Roma, Edizioni di
Storia e Letteratura, “Repastinatio dialectice et philosophie” (Padova,
Antenore). Treccani enciclopedia/lorenzo-valla (Il Contributo italiano alla
storia del Pensiero: Filosofia) E.
Garin, "La letteratura degli umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno
Letteratura italiana, III, Il Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti); Basilica
Papale SAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Pubblicate per la prima volta da
Erasmo da Rotterdam. G. Antonazzi, “Valla
e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma); S. Camporeale, Valla.
Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul
Rinascimento,Wilhelm Fink, M. Laffranchi, Dialettica e filosofia in Valla,
Milano, Vita e Pensiero, G. Mancini,
Vita di Valla, Firenze, G. C. Sansoni; L. M. Regoliosi, “Valla. La riforma
della lingua e della logica: Atti del convegno del Comitato Nazionale, Prato)
Firenze, Polistampa, Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rita
Pagnoni Sturlese. Su treccani. in Il contributo italiano alla storia del
pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La falsa
donazione di Costantino, su classic italiani. La tomba su penelope.uchicago, Laurentius
Vallensis. Lorenzo Valla. Valla. Keywords: Cicerone, Virgilio, Quintiliano,
Livio, rinascimento. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione
Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Vallauri – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Roma). Essential Italian philosopher. “Italians, especially noble ones, love a
long surname, so this is Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep
the Vallauri, that’s what he’ll go with by!” Lombardi Vallauri. Grice: “He favours
animal rights, as I do.” Filosofo italiano. e professore universitario italiano. È
stato Professore di filosofia del diritto a Milano e Firenze. Insegnato
all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di
Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama". Nipote
del predicatore gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala
stampa vaticana Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia
alla formazione teologica alla Gregoriana di Roma. Si laurea in Giurisprudenza
col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Betti. Dopo la laurea
perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per
la Libera docenza. Diviene Professore in Filosofia del diritto
all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del
diritto avanzata. Ottiene la cattedra in Filosofia del diritto a Milano. Dopo
il collocamento a riposo insegna presso le Como e Sassari. Massimo
esperto di teoria dell'interpretazione giuridica, già direttore dell'Istituto
per la documentazione giuridica del CNR e presidente della Società italiana di
filosofia giuridica e politica -- è autore di una vastissima serie di saggi
filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini,
Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla
filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, Vallauri
ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo
all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano la tutela giuridica dei
diritti degl’animali. È vegano. Fonda e conduce, un gruppo di meditazione
teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa all'altezza del
sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il seguitissimo
corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone una mistica
laica, ossia una mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando
il pensiero scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche
delle filosofie orientali. Allontanamento dall'Università Cattolica Dal
1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università
cattolica di Milano. Tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide di
sedersi in terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase. Del Dio che
emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di
questo Dio, starò seduto in terra». Nel 1998 è stato sospeso
dall'attività didattica a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso
rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica. Fra i punti problematici
secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma
dell'inferno, da lui definito: incostituzionale in quanto nessun atto per
quanto grave può meritare una pena eterna e perché è contraria ai princìpi più
avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal
cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione
del condannato. Il professore ha affermato in seguito. Quando i giudici
ecclesiastici mi hanno cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano
a formulare l'accusa ed io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi
infallibile nell'errare. Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, si
è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte si è
pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi
diritti alla libertà di espressione (per il provvedimento adottato dalla
Cattolica senza contraddittorio) e a un equo processo (per il rifiuto a
pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali amministrativi), entrambi
garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6 della Convenzione europea per
la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Nei
suoi corsi e libri Vallauri di è occupato di varie tematiche: filosofia del
diritto, critica dei riduzionismi, filosofia della mente, misticismo, buddismo,
sessualità, meditazione, diritti degli animali. Riassumeva la situazione
storica attuale tramite la seguente formula: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid]
-> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)] La prima parte è l’equazione
del riduzionismo ontologico: l’essere è riducibile alla somma di materia,
energia e informazione. L’informazione è di due specie: algoritmica e
biologica. Il riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta
di un fattore di dominazione, ossia la teoria baconiana del conoscere per
dominare, e dell'organizzazione industriale del dominio portata dalla
rivoluzione industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo
ontologico, ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (dio angeli anima), il
quale può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e
quelle della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il
nichilismo etico assiologico ed esistenziale, ossia la negazione di norme e
valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato
dall’individualismo possessive, ossia la credenza che gli unici beni sono
ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta filosofica
al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue pretese.
L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente. Opere
principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, Amicizia, carità e
diritto, Milano); Corso di filosofia del diritto, Padova); Cristianesimo,
secolarizzazione e diritto moderno, Milano, Terre: Terra del Nulla, Terra degli
uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, Logos
dell'essere Logos della norma, Bari, Nera luce, Firenze); Riduzionismo e oltre:
Dispense di filosofia per il diritto, Padova, Trattato di Biodiritto. La
questione animale, Milano, Meditare in
Occidente. Corso di mistica laica, Firenze,
Scritti animali. Per l'istituzione d-i corsi universitari di diritto
animale, Gesualdo, Note Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna, L'Espresso.
Guadagnucci; Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi universitari di
diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV) (Gesualdo, Guadagnucci); R. Bosco,
Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. Sullo scarso fondamento
dei fondamentalismi, Nuovamente. Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima,
algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società
italiana di neuroscienze, Lorenzo
Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una
questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo, Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo
di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai. Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo
di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, Meditare in occidenteL'anima di
paesaggio, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione
tenuta dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e
sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,
Interviste Sì agli interventi che aiutano i nascituri, intervista di Giancarlo
Perna, LIBERO, l'Unità, Firenze, e Rassegna stampa sul "Caso
Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A
dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007),
n. 9 Note, di Teresa Franza, Officina sedici. Luigi Lombardi Vallauri. Vallauri.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Vallauri” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Valletta – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Napoli). Eessential Italian philosopher. Grice: “He was a libertine from
Naples. I like him. His oeuvre published in Firenze. Filosofo italiano. Studia
dapprima letteratura presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto. Insieme a Francesco D'Andrea, e fra i
fondatori degl’Investiganti, che da impulso al grande rinnovamento culturale
che prese avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese
polemiche filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, insieme a
Cornelio, Andrea, Capua e agli altri investiganti appoggia attivamente i
progressisti. Istituì a sue spese la
cattedra di lingua greca a Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo
maestro ed amico Messere, illustre filosofo. Cura l'edizione napoletana delle
Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato toscano F. Redi. Grande
appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arriva a
contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et
Secli Peireskius alter. Grazie all'interessamento di Vico, il fondo librario
confluì nella Biblioteca dei Girolamini. Saggi: Lettera in difesa della moderna
filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica. Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della
letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Fausto Nicolini,
Giuseppe Valletta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gl’Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta,
nipote di Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco
Redi. Scienziato e poeta alla Corte dei medici". Giuseppe Valetta.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valletta” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza.
Grice e Valore – l’inventario del
mondo – filosofia italiana- Luigi Speranza. (Milano). Essential Italian philosopher. Grice: “Having
philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I admire Valore!”Filosofo
italiano. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle implicazioni
ontologiche delle teorie formali. Si interessa anche dei progetti di linguaggi
artificiali e di lingue ausiliarie. Si laureatosi in filosofia a Milano, vi
ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su riferimento, rappresentazione
e realta. Ricerca a Milano, dove insegna Storia della filosofia contemporanea.
La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi sulla filosofia
dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una prospettiva
trascendentalista soprattutto in metafisica. Partecipa al gruppo fondatore
della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è stato
caporedattore. Quando la Facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico
di Milano gli ha affidato un corso di "Verità e teoria della
corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche sempre più
teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e all'ontologia
analitica. Organizza e cura il Progetto. Diviene quindi professore aggregato di
Storia della metafisica contemporanea a Milano, di Filosofia teoretica al
Politecnico con corsi dedicati all'ontologia formale e di Filosofia degli
oggetti sociali (ontologia sociale) a Milano. Fonda InKoj.
Interlingvistikaj Kajeroj, rivista di studio e discussione accademica sulle
tematiche dei linguaggi artificiali. È stato membro del gruppo di ricerca
European Collaborative Research finanziato dall'European Science Foundation e è
il responsabile del progetto per il
programma EuroScholars USA European Undergraduates Research Opportunities. Lavora
su un suo progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una
sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar.
Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico
delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica
Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia Biblioteca
di Problemata (editore LED di Milano) e Ratio. Studi e testi di filosofia
contemporanea (editore Polimetrica di Monza). Saggi:“Trascendentale e idea
di ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana” (Firenze, La Nuova Italia); “Rappresentazione,
riferimento e realtà” (Torino, Thélème); “L'inventario del mondo. Guida allo
studio dell'ontologia, Torino, Pomba, La sentenza di Isacco. Come dire la
verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Curatele Antonio Banfi,
Platone. Lezioni, (Valore), Milano, Unicopli,
Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo VaArs
experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Da un
punto di vista logico. Saggi logico-filosofici, Milano, Cortina); Materiali per
lo studio dei linguaggi artificiali (Milano, Cuem); “Questioni di metafisica
contemporanea” (Milano, Il Castoro); Quine (Milano, Angeli). Monaco di iera,
Grin Verlag,. Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei
linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale
accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj. Pisa, Edistudio, Dispense
universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione
al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico (Milano.
Cuem); Questioni di ontologia quineana (Milano, Cusl); La struttura
logico-analitica dell'ontologia herbartiana (Milano, Cusl); Laboratorio di
ontologia analitica, Milano, Cusl); Verità e teoria della corrispondenza (Milano,
Cusl); Philosophy of Social Objects (Milano, Bocconi); Bibliografie ragionate
Ontologia, Milano, Unicopli, Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli n Acme, "Idealizzazione della verità e
coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in
Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La 'posizione' esistenziale e il
giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti
inesistenti", in Poggi, Natura umana e individualità psichica. Scienza,
filosofia e religione in Italia (Milano, Unicopli); “Sull'idea di una logica
trascendentale", in Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura
filosofica, "Alcune note sull'attualità dell'ontologia nella filosofia
contemporanea più recente", in Valore, Forma dat esse rei..., "L'interpretazione
semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio
Preti", in Paolo Valore, Forma dat esse rei..., "Il mestiere antico e nuovo del
filosofo", in la Repubblica, (sMilano). "Fisica e geometria come modelli di
lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, Dall'epistolario
di Preti a Banfi", Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, "Due
tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul costruttivismo e il nominalismo
ontologico", in La filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet. "Cosa c'è che non va nell'idea di una
lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e
Società, "Nothing is part of
everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 ():
giornaledifilosofia.net La rivista è
consultabile sul sito specifico dell'Milano.
Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e
discussione pubblica, Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, e da Marazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume
recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia
umanità, Volume recensito da M. Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di
attualità, scrittura e cultura filosofica, Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di
filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto,
Francesco Armezzani su SWIF Volume recensito da R. Corsetti su “L'esperanto.
Revuo de itala esperanto-federacio”, Volume recensito da sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook
accessibile solo con password. Si tratta
di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi
all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano). Profilo accademico su immagini della mente.
Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Paolo
Valore. Valore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool
Library.
Grice
e Vanini – peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taurisano).
Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should never confuse
Vanini with Vannini” -- Grice. Filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Nasce
a Taurisano, casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan
Battista, uomo d'affari originario di Tresana in Toscana, costitusce sposando
una Lopez de Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle
regie dogane della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e
della Basilicata. Anche un successivo documento scoperto nell'Archivio segreto
vaticano, lo qualifica pugliese, confermando il luogo di nascita ch'egli si
attribuisce nelle sue opere. Nel censimento ufficiale della popolazione
del casale di Taurisano figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del
figlio legittimo Alessandro, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun
cenno della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Si ha motivo di
ritenere che il padre sia rientrato a Napoli. Sistemata ogni pendenza
economica, entra nell'ordine carmelitano assume il nome di Gabriele e si
trasferisce a Padova per intraprendere gli studi. Giunge nelle terre della
Repubblica di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima
dall'interdetto di Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno
padovano entra in contatto con il gruppo capeggiato da P. Sarpi che, con
l'appoggio dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica anti-papale. Consegue
a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando l'esame che gli
consente di esercitare la professione di dottore nella legge civile e canonica.
Come verrà descritto in documenti posteriori, assimila una grande cultura. Parla
assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un po'
magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole
ed ingegnosa. Divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della
capitale erede di Giovan Battista. Con una serie di rogiti e procure notarili
redatte a Napoli, inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente alla
morte del padre. Vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi
chilometri dal suo paese d'origine. Dà mandato a uno zio di assolvere incarichi
dello stesso tipo, incarica l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e gli
vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due
fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti
delle autorità religiose. In conseguenza dei suoi atteggiamenti anti-papali,
e allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori
sanzioni disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del
generale dell'Ordine Carmelitano, Silvio, ma fugge in Inghilterra, insieme con
il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna,
Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del
Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica
e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate
d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la
loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo
stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome
diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta dei Merciai o
degl’Italiani, alla presenza di un folto auditorio e di Bacone, Vanini e il suo
compagno fanno una pubblica sconfessione della loro fede cattolica,
abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i
ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nel Genocchi viene raggiunto
da una lettera molto amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio
Spinola. A loro volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di
questo caso. -- è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato
vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in
Inghilterra e si sono fatti ugonotti, che un vescovo italiano sta per seguirli e
che lo stesso Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non
cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i
protestanti. Analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata
dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi
già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati. Sa che la fuga
di Vanini, di Genocchi, di Sarpi e di un non ancora identificato vescovo
italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo
di opposizione al papato già operante nella Repubblica veneta al tempo
dell'interdetto. Il nunzio Ubaldini da Parigi continua a inviare a Roma
dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra, sulle loro
predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità religiose, su
come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La Segreteria di
Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi confidenti in
Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo intenzionato a
rifugiarvisi. Il cardinale Ubaldini da Parigi assicura alla Segreteria di Stato
tutto il suo impegno in merito all'argomento dei due frati. Nello stesso
dispaccio afferma che non mancherà di informare di ogni dettaglio anche il
cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto del Papa e della
Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la condotta
veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata argomento di
discussione dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del cardinale
Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda della fuga
del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo francese, a far
di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come sarebbe molto a
proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al cardinale
Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle precedenti
sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in
Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di
Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana
che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il
processo contro Vanini. Nei mesi successivi si hanno varie notizie di un
gran traffico di suppliche e lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite
l'ambasciatore spagnolo a Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro
nel Cattolicesimo. Le autorità religiose inglesi ne vengono segretamente
informate e dispongono un'attenta sorveglianza nei confronti dei due
frati. Tra la fine dele l'inizio del Vanini si reca in visita
all'Cambridge e poi ad Oxford; qui confida ad alcuni conoscenti la sua ormai
imminente fuga dall'Inghilterra, cosicché in gennaio i due frati vengono
arrestati dalla guardie dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella
chiesa "degli Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi
dell'arcivescovo. Scoppia un grande scandalo e dell'episodio vengono informati
il re e le massime autorità dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero
appaiono chiaramente coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle
ambasciate a Londra. Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la
vicenda e la favoriscono con grande calore. In febbraio Genocchi,
eludendo la sorveglianza e con l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla
prigione e dall'Inghilterra; in conseguenza di ciò, viene trasferito in luogo
più sicuro e rinchiuso nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente
all'Abbazia di Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza
nei confronti dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre
cominciano a circolare apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore
veneto a Londra, Girolamo Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del
clamoroso recupero. Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a
favorirla in ogni modo. A Londra viene intanto istruito il processo a
Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della
fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una
lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot
suggerisce al re. La fuga da Londra. Anche Vanini riesce a evadere di
prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti
dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e
del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche
dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di
questi. Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro
l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di
sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce
anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra. Vanini e
Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra, Guido
Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche per la
concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e viene
loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete secolare,
senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo dell'obbedienza al
loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di maggio i due frati
vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi al Nunzio di quella
città, Roberto Ubaldini. All'incirca nello stesso periodo giunge a Parigi
anche l'ultimo frate "recuperato" dall'Inghilterra, fra' Nicolò da
Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri due frati, invece, non ottengono il
perdono dalle autorità cattoliche. Lione, la città vecchia A Parigi,
nell'estate del, durante la permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini,
Vanini si inserisce nella polemica relativa all'accettazione dei principi del concilio
di Trento in Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del
clero gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa
Sede, scrive i Commentari in difesa del concilio di Trento, di cui egli poi
intende avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per
dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede cattolica. Riprende
quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le
difficili fasi finali del processo presso il tribunale dell'Inquisizione.
Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna
da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione Doria. Nonostante le
assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel
gennaio Genocchi viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a
Ferrara accade lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo
Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia
e si dirige a Lione. Gl’esiti finali delle esperienze capitate al frate
genovese e a quello ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di
detenzione e restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse
Vanini esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia
dell'Inquisizione. In Francia' A Lione, pubblica l' “Amphitheatrum”, che
egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane, come si legge in un
dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato a Francesco de
Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già collegato con la
famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto nell'operazione
della concessione del perdono da parte delle autorità romane. Poco tempo
dopo, grazie anche agli appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con
la pubblicazione della sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al
Nunzio Ubaldini, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità
di Roma. In agosto il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare
indicazioni sulla sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del
Segretario di Stato; Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce
invece a trovare la strada e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi
della nobiltà francese. In pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera,
il “De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis´ed l'affida a due filosofi
della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione, secondo le norme del
tempo vigenti in Francia. Il saggio è pubblicato in settembre a Parigi. Esso è
dedicato a François de Bassompierre, uomo potente alla corte di Maria de'
Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo notoriamente protestante. Il saggio
vede la luce in un ambiente ricco di pubblicazioni che vengono guardate con
sospetto e che provocano pesanti condanne. L'opera del Vanini ottiene un
immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di spiriti che
guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche che vengono
dall'Italia. In questo senso il “De Admirandis” costituisce una summa, esposta
in modo vivace e brillante, del nuovo sapere. Dà una risposta alle esigenze del
momento di questo settore della nobiltà. Diviene una specie di manifesto
culturale di questi esprits forts e rappresenta per Vanini una possibilità di
stabile permanenza negli ambienti vicini alla corte di Parigi. Tuttavia, pochi
giorni dopo la pubblicazione del saggio, i due teologi della Sorbona che
espressano la loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri
della Facoltà di Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a
loro tempo, certi dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora
niente che contrastasse con il cattolicismo; di averli restituiti muniti della
loro approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi
controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a
testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato;
che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da
quello approvato e contenente alcuni errori contro la comune fede di tutti, per
cui i due dottori avanzano la supplica che il saggio non circoli più con la
loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle
Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che
costituì di fatto un divieto di circolazione del testo. La Sorbona, però,
sembra non occuparsi più del saggio di Vanini, non prenderne più in esame
l'opera, non elencarne o denunciarne, come da prassi, gl’errori da emendare, né
mai condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa
dal vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, a sottoscritta anche
dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice
pronuncia una condanna con la quale il “De admirandis” e condannato con la
formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior colloca Vanini
nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice. La Collectio
Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi post Incarnationem
Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles
du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo, edita a Parigi, esamina
le censure e le conclusioni espresse dalla Facoltà che aveva condannato
l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di Khunrath e la “De Republica
Ecclesiastica” di Marco Antonio de Dominis) non menziona invece provvedimenti
contro Vanini. Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati
atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità
parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti.
Ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori. Una
condanna del saggio di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né
sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie
esposte da Vanini non costituivano una novità. Fuggito da pochi mesi
dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia, minacciato da alcuni
settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi intorno gli spazi di
movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile sistemazione nella
società francese. Ha paura che venga aperto un processo contro di lui anche a
Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in Bretagna, in una delle
cui abbazie, quella di Redon, è abate commendatario il suo amico e protettore,
Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri fattori di
preoccupazione. Nell'aprile viene ucciso a Parigi Concino Concini, favorito di
Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia. L'episodio,
seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale con il suo
odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e suscita un
vasto movimento di ostilità nei confronti degl’italiani residenti a
corte. Altre cronache del tempo segnalano la presenza di un misterioso
italiano, con un nome strano, in possesso di una grande cultura ma dall'incerto
passato, ancora più a sud, in alcune città della Guienna e poi della Linguadoca
ed infine a Tolosa. Nella particolare suddivisione politica della Francia, Enrico,
duca di Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la
duchessa italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra
poter accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi
prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio,
di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di
grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente e di affermazioni
non sempre allineate con la morale del tempo, non passa inosservata ed attira i
sospetti delle autorità, che cominciano a sorvegliarlo. Dopo averlo ricercato
per un mese, le autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo
sottopongono ad interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano
le sue idee in materia di di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano
angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma
non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire. Il misterioso
personaggio viene improvvisamente riconosciuto colpevole e condannato al rogo.
Ormai isolato, braccato, impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato
travagliatissimo e ricco di nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici
rimastigli fedeli perché impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua
difesa, muore di morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole
del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla
base della normativa del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena
cui erano andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi
Fremond e Fontanier. Gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine
arso. Subito dopo l'esecuzione furono pubblicati due anonimi che fanno
esplicitamente il nome del Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato
viene riconosciuto Giulio Cesare Vanini, l'autore del “De Admirandis” che suscita
i sospetti di alcuni settori cattolici parigini. Comparvero le Histoires
memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulga con poche modifiche
il secondo dei due citati canards. Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado
di Tolosa, avverte pubblicamente di aver esaminato le due saggi di Vanini
insieme con iBilly e di averle trovate contrarie al culto e all'accettazione
del vero Dio e assertrici dell'ateismo, emettendo ufficiale ordinanza di
condanna e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa,
territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza, La Sorbona non ha
comunicato di aver adottato analogo provvedimento. Saggi: “Amphitheatrum
Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon
astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos,
peripateticos et stoicos” (Lione). Il saggio si compone di esercitazioni, che
mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne l'essenza, a descriverne la
provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di Pitagora, Protagora,
Cicerone, Boezio, Aquino, gl’epicurei, Aristotele, Averroè, Cardano, i
peripatetici, i Stoici, ecc., su questo argomento. “De Admirandis Naturæ Reginæ
Deæque Mortalium Arcanis libri quattuor” (Parigi, Périer). Il saggio si divide
in quattro libri: un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un Liber Secundus de
Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et Affectibus
Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; in forma di dialogo -- che
avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un immaginario
Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel corso del quale,
con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra espressioni di
meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui l'amico fa mostra,
sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli arcani della natura
regina e dea che esistono intorno e all'interno dell'uomo. Così, in un
misto di rilettura in nuova chiave critica del pensiero degli filosofi antichi
e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose, il protagonista del
lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma, motore ed eternità del
cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole, sulla luna, sugli astri; sul
fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla folgore, la neve e la pioggia; sul
moto e la quiete dei proiettili nell'aria; sull'impulsione delle bombarde e
delle balestre; sull'aria soffiata e ventilata; sull'aria corrotta;
sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei fiumi; sull'incremento del Nilo;
sull'eternità e la salsedine del mare; sul fragore e sul moto delle acque; sul
moto dei proiettili; sulla generazione delle isole e dei monti, nonché della
causa dei terremoti; sulla genesi, radice e colore delle gemme, nonché delle
macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento e la morte delle pietre; sulla
forza del magnete di attrarre il ferro e sulla sua direzione verso i poli
terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare ad alcuni fenomeni della
vita di tutti i giorni – SUL SEME GENITALE -- sulla generazione, la natura, la
respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla generazione degli uccelli; sulla
generazione delle api; sulla prima generazione dell'uomo; sulle macchie
contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione del MASCHIO e della
femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta da una larva;
sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla vista;
sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli affetti
dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle sibille;
sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri; sulla
guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo della
religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui
sogni. Empio osarono dirti e d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti
legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro! perché non discendesti in
fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la tempesta tu non invocasti
che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur
colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te morente accolse, del loro agire
dimentica i nemici con te raccolse nell'antica pace. Hölderlin. L'interpretazione
naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzi chiamato dal
Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi philosophorum
princeps da nel “De incantationibus” “aureum opusculum”, è ripresa nel De
admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante,fa riferimento anche
al Cardano, a Bordoni e ad altri cinquecentisti. Dio agisce sugli esseri
sub-lunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli come strumento. Di
qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei pretesi fenomeni sopra-naturali,
dal momento che anche l'astrologia è considerata una scienza. L’esere supremo,
quando incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai
sovrani, agli esempi dei quali il mondo si conforma. Ma i reali fondamenti dei
presunti fenomeni sovrannaturali sono soprattutto la fantasia umana, capace a
volte di modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle
religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che
impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti,
interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe,
come insegnava già Machiavelli, il principe degli atei per il quale tutte le
cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua
plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione. Seguendo
ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro interpretazione dei testi
aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di Afrodisia, nega l'immortalità
dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico subisce il suo attacco
distruttivo. Analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo
sub-lunare e un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della
stessa materia corruttibile. Scardina nell'ambito fisico e biologico il
finalismo e la dottrina ile-morfica aristotelica, e, ricollegandosi
all'epicureismo di LUCREZIO, elabora una nuova descrizione dell'universo
d'impianto meccanicistico-materialistico. Gl’organismi sono parago orology. E
concepisce una prima forma di trasformismo universale delle specie viventi.
Concorda con gl’aristotelici sull'eternità del mondo, considerando in particolare
l'aspetto temporale. Ma, contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre
e appare respingere la tesi tolemaica in favore di quella eliocentrica copernicana. Se
il primo curator Corvaglia e lo storico Ruggiero, ingiustamente, considerarono
la sua filosofia semplicemente un centone privo di originalità e di serietà
scientifica, Garasse, ben più preoccupato delle conseguenze della diffusione
della sua filosofia, li giudica la filosofia più perniciosa che in fatto di
ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni. E stato ampiamente
ri-considerato e ri-valutato dalla critica, mettendo in mostra l'originalità e
le intuizioni metafisiche, fisiche, biologiche, talvolta precorritrici nei
tempi, dei suoi saggi. Visto che nasconde la sua filosofia, secondo un
tipico espediente della cultura del suo tempo, per evitare seri conflitti con
le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come
paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero
infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani
di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita
un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché
avversario di ogni superstizione e di fede costituita (meglio un
proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo,
malgrado avesse scritto persino un'apologia del concilio di Trento. Per una
sintesi della sua filosofia si deve guardare da un lato al retroterra
culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con prevalenza di
elementi dell'aristotelismo ma con forti elementi di misticismo platonico.
Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a
quelli che si ritrovano anche in Bruno, ma più materialistici. La sua visione
del mondo si basa sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale
cosmica, su un Dio dentro la natura come forza che la forma, la ordina e la
dirige. Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra
stessa come loro creatrice. Considerato ateo, nel titolo del suo saggio
pubblicato a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum,
christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos,
atheos, epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di non esserlo. Come
precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che lo avvicinano al
pensiero dell'ignoto autore del trattato dei tre impostori anch'egli panteista.
Pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù Cristo e
Maometto, non siano altro che degl’impostori. In “De admirandis Naturae
Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor” stampato a Parigi nelvengono
riprese le tesi dell' “Amphiteatrum” con precisazioni e sviluppi che ne fanno
il suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene negata la creazione
dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura come sua forza
propulsiva e vitale. Entrambi sono eterni. Gl’astri del cielo sono una specie
di intermediari tra dio e la natura che sta nel mondo sub-lunare e di cui noi
facciamo parte. La religione vera è perciò una religione della natura che non
nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza. La sua filosofia è
abbastanza frammentaria e riflette anche la complessità della sua formazione. E
un filosofo, un naturalista, un religioso, ma anche un medico e un po' un mago.
Ciò che ne caratterizza è la veemenza anti-clericale. Tra le cose originali
della sua filosofia c'è una specie di anticipazione della teoria
dell’evoluzione, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali
nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo pensa
anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre e
che l'uomo derivia d’animali affini all'uomo come la bertuca, il macacho e la
scimmia in genere. Appaiono due saggi che consacrano il mito del Vanini ateo:
La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps, di Garasse e le Quaestiones
celeberrimae in Genesim cum accurata explicatione, di Mersenne. I due saggi,
però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che
evidentemente e pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle
affermazioni. Il nome di Vanini viene nuovamente proiettato all'attenzione
della filosofia in occasione del clamoroso processo che viene celebrato contro Viau:
il progetto di interrogatorio che il procuratore generale del re, Molé,
predispone con ben articolati capi d'accusa su cui interrogare Viau, contiene
impressionanti analogie colla filosofia vaniniana, cui vien fatto esplicito
riferimento mentre Mersenne torna a martellare su Vanini, analizzandone alcune affermazioni
nel suo “L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et
renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la
Theologie”, nel quale porta il suo giudizio concernente Cardano Bruno. Anche
Leibniz, oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente
contro Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. Je n'ai
pas encore vu l'apologie de Vanini, je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être
lue. La philosophie de ce personnage e bien peu de chose. Mais un imbécille
comme lui, ou pour mieux dire, un fou ne méritoit pas d'être brûlé. On étoit
seulement en droit de l'enfermer, afin qu'il ne séduisît personne. Non ho
ancora visto l'apologia di Vanini, e non penso che meriti d'essere minimamente
letta. La filosofia di questo personaggio e di ben poco valore. Ma un imbecille
come lui, o per meglio dire, un pazzo, non merita d'essere bruciato. Occorre
solo rinchiuderlo, perché non travie nessuno. Epist. ad Kortholtum in Opera
omnia, Genève. Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla
figura di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande ed affascina molti
studiosi, che si avvicinano alla sua filosofia e ne tentano dei profili
biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per il filosofo di
Taurisano ed è soprattutto con Blount che Vanini entra nella filosofia inglese
ed acquista una dimensione che non abbandona mai più, quando diviene un
elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un
manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle
Observations sur Lucilio Vanini redatte da Velleron, ma fornisce solo delle
incerte notizie sul filosofo, in gran parte rettificate dagli ultimi studi. Viene
effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, su commissione di Uriot,
il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca di Württemberg. Attualmente
essa si trova nella Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra
copia manoscritta del saggio si trova nella Staats und Universitätbibliothek di
Amburgo, a testimonianza del perdurante interesse per iVanini. Viene data
alle stampe a Londra una biografia vaniniana con un estratto delle sue opere, dal
titolo “The life of ‘Lucilio’, alias Julius Caesar Vanini, burnt for atheism at
Toulouse, with an abstract of his writings. Il saggio, pur ricollegandosi alla
consueta storiografia vaniniana e quindi con i soliti errori d'origine,
sottopone ad un dibattito ponderato la figura ed il pensiero del filosofo
italiano, a cui riconosce qualche merito. Ma la strada per una collocazione
europea di Vanini e del suo pensiero è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum
aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non
astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos,
Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et
Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii de Harsy, ad insigne
Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina). “Iulii Caesaris Vanini,
Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris, De admirandis
Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor, LPombaiae, Apud Adrianum
Perier, via Iacobaea” (rist. fotom., Galatina). Le opere di Vanini e le loro
fonti, Milano (rist. anast., Galatina,); “Opere” (G. Porzio, Lecce); “Anfiteatro
dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I meravigliosi segreti della natura, regina
e dea dei mortali” Galatina); “Opere (Galatina); “Confutazione delle religioni
“Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.); “Opere” (Milano, Bompiani). Massimo
Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina.
Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una
lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire
l'episodio a nove anni prima. F. Raimondi, “Vanini e il libertinismo” Atti del
Convegno di Studi, Taurisano (Galatina, F.Raimondi, “Dal tardo Rinascimento al
Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano Galatina, G.
Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. Paola, “Il primo seicento
anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano);
F. Paola, “Documenti per una lettura di Vanini, in «Bruniana &
Campanelliana», F. Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto
Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi
di Lecce», F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi
documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia
dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, “La Santa Inquisizione,
Taurisano, F.Raimondi, “L'Europa del Seicento. con una appendice documentaria,
PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla
biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). Fasano, D. M. Fazio,
Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica del Sette e Ottocento (Galatina);
M. T. Marcialis, “Natura e uomo in Vanini” in «Giornale Critico della Filosofia
Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in
"Rivista di Storia della Filosofia", G. Paganini, Le Theophrastus
redivivus et Vanini, in «Kairos», G.
Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, A. Perrino, "Giulio
Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della
Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il
"De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, G. Spini,
Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento
italiano, Roma, Firenze) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III
Centenario del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare
Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in
English and Italian, New Britain, Conn, Cesare Teofilato Vaniniana, in La
puglia letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare Vasoli, Riflessioni sul
problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, Cesare
Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta,
Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden); Vanini in
Inghilterra. La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile
trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a
Londra. Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono
disponibili. "Vanini e il primo seicento anglo-veneto" e in
"Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore,
Fasano Brindisi. Documenti: London Public Record Office State Papers Venice
Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede
cattolica e tenne vari sermoni. London Public Record Office State Papers Petizione
di due Carmelitani, Vanini e Genocchi, a Carleton, ambasciatore inglese a
Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia. London Public Record
Office State Papers Lettera di Carleton a Salisbury. Da Venezia, Carleton
informa Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi in
Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. London Public Record
Office State Papers. Vanini a Carleton. Da Lambeth. Vanini manda a Carleton
informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima
di cui gode lì. London Historical Manuscripts Commission De L'Isle and Dudley
Manuscripts, Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza
tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse
accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess
of Downshire preserved at Easthampstead Park Berk. Papers of Trumbull. Albery a
Trumbull. Londra. Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull,
agente inglese a Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue
esperienze a Venezia. London Historical Manuscripts Commission Report on the
Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers. Albery a William
Trumbull. Londra. Una copia della lettera da una fonte diversa. London Public
Record Office State Papers Da Spinola a Ginocchio. Genova London Public Record
Office State Papers Wake a Carleton. Londra London Public Record OfficeState Papers
Wake a Carleton. Londra London Manuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthamstead Park Berk. Papers of William Trumbull the Elder Alfonse
de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg (Middelburg) London Historical
Manuscripts Commission Report on the Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William
Trumbull. Middelborg. London Public Record Office State Papers Domestic Series
Jac. Chamberlain a Carleton. Londra, London Public Record Office State Papers Carleton
a Lake. Da Venezia London Public Record OfficeState PapersDomestic Series, Biondi
a Carleton. Da Londra LondonPublic Record Office State Papers, Carleton a
Chamberlain. Da Venezia London Manuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead Park Berks. Papers of William Trumbull the Elder. George
Abbot a William Trumbull. Da Lambeth. LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers, Abbot a Trumbull. Lambeth London Public Record OfficeState Papers Carleton
a Chamberlain. Venezia, London Public Record Office State Papers Carleton a
Giovan Francesco Biondi. Venezia, London Public Record Office State Papers
Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth London Public Record Office State
Papers Sarpi a Carleton. Venezia London Record Office State Sarpi a Carleton.
Venezia, London Public Record OfficeState Papers Paolo Sarpi a Sir Dudley
Carleton. Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78
Hastings, IV, chapter XVII. Notes of
speeches and proceedings in the House of Lords. LondonHistorical Manuscripts
Commission Hastings, Notes of speeches and proceedings in the House of Lords London
Public Record Office State Papers Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbur.
Venezia LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at
Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder Abbot a Trumbull.
Lambeth London Historical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of
the Marquess of Downshire, IV, Trumbull
Papers George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth Archivio
di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli
Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State
Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of
North Italy Inquisitori di Stato, busta Venetian Archives. Gli Inquisitori di
Stato a Gregorio Barbarigo, LondonCalendar of State Papers on English
Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy Inquisitori
di Stato, Venetian Archives. Examinations for Antonio Foscarini. Archivio di
Stato di Venezia Inquisitori di Stato, Londra, Interrogatorio di Lunardo
Michelini sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di
VeneziaInquisitori di Stato, Interrogatorio di Alessandro di Giulio Forti da
Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General de
Simancas fondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento.
Bruxelles. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che
Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da Londra.
Archivio General de Simancas Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles. Il nunzio
apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo
compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a
Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei
documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Vanini de
Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di
partenza per la delineazione di una biografia di Vanini, e di cui la nuova
documentazione deve essere considerata un completamento. London Foreign State
Papers. Venice. Bundle 9. Carleton ad Abbot. LondonForeign State Papers. Venice.Abbot
a Carleton LondonState Papers Domestic. James I. Carleton a Chamberlain. Venezia, London Foreign
State Papers. Venice. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. London State
Papers Domestic. James I. Chamberlain a Carleton. Londra, London State Papers
Domestic. James I. 7 Chamberlain a
Carleton. LondonForeign State Papers. Venice Abbot a Carleton. London State
Papers Domestic. James I. Carleton a
Chamberlain. London State Papers Domestic. James I. l'Arcivescovo di York al
conte di Suffolk. London State Papers Domestic. James I. Giulio Cesare Vanini a
Dudley Carleton. Da Lambeth, iLondonState Papers Domestic. James I. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac Wake. Da
Lambeth iLondon State Papers Domestic. James I.
John Chamberlain a Carleton. da Londra. London State Papers Domestic.
James I. lAbbot a Carleton. Lambeth London
State Papers Domestic. James I. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London
State Papers Domestic. James I. Biondi a
Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice. Carleton a Abbot. London State Papers Domestic. James I. John
Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London State Papers Domestic. James I. Abbot al vescovo di Bath Da Lambeth (?).
London State Papers Domestic. James I.
Lake a Carleton. Dalla corte a Royston, London State Papers Domestic.
James I. John Chamberlain a Sir Dudley
Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice Carleton a Abbot London
Foreign State Papers. Venice. Carleton a Sir Thomas Lake. London State Papers
Domestic. James I. Abbot a Carleton a Venezia. Lambeth, London State
Papers Domestic. James I. John
Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, LondonForeign State Papers. Venice. Carleton a Abbot. Archivio de Simancas,
Estado, Cardinale Millino a Alonso de
Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas,
Estado, Cardinal Millino a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas,
Estado, Cardinal Bentivoglio a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, Archivio de
Simancas, Estado, Bentivoglio a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles,Vanini e
l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza
tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile
trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto
dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e
le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e
lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore,
Fasano (Brindisi), Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono
informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi
apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di
Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia sino al suo desiderio
di rientrare nel mondo cattolico. RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria
di StatoNunziatura di Francia, Ubaldini,
Nunzio papale in Francia, al Borghese, Segretario di Stato di Paolo V, de Parigi.
RomaA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Fiandra, il Nuntio
alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card. Borghese.
(Bruxelles) Roma A. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere
scritte al Nuntio in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma li Roma A. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini da Parigi a
Borghese Roma A. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio
in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato
Nunziatura di Francia, Ubaldini a Borghese
Rom aA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere scritte
al Nuntio in Franci Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British
Museum, Lettere di Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia, Ubaldini a
Borghesr Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini
a Mellini, membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione di Roma. Roma
A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia, lettere scritte
al Nuntio in Francia da Borghese, Borghese a Ubaldini. Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia, Registro
di Lettere della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano
Nuntio in Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio
in Francia. Roma 21 Genn.° 1613. RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura
di Francia, Ubaldini al Mellini Roma A. S. Vaticano Segreteria di
StatoNunziatura di Francia, Ubaldini a Mellini RomaA. S. Vaticano Segreteria di
Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese. Di Parigi RomaA. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di FranciaRegistroUbaldini a Millini Roma
A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia, lettere scritte al Nuntio in Francia dal
Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia Ubaldini a Borghese Di Parigi. RomaA. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Millini Roma A. S. Vaticano Segreteria di
Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British
Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card.
Ubaldini a Borghese Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des
Manuscrits, Italien Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Ubaldini
dell'anno lettera, Ubaldini a Borghese Parigi) Roma A. S. VaticanoSegreteria di
Stato Nunziature diverse, Francia, Lettere
del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia Ubaldini a Borghese Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Amphitheatrum e De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio Cesare Vanini. Vanini. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto
di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”
Grice e Vanni – azione ed
inter-azione – filosofia italiana (Città della Pieve). Essential Italian philosopher. Filosofo italiano.
Inizia la carriera a Perugia e successivamente insegna a Parma, Bologna, e
Roma. Tra i fondatori del positivismo
soziale, la sua filosofia si ispira a Kant e agli principali filosofi del positivismo,
Professoree a lui si deve anche una originale lettura "positivista"
della dottrina storicistica di Vico. Il suo è stato definito un positivismo
critico, che vuole distinguere cioè tra la scienza dell’uomo dalla filosofia’
dell’uomo, contestando e rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima
con la morale e la sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso
la quale Vanni ha un interesse particolare cercando di teorizzarne il carattere
scientifico differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla biologia.
Vanni considera essenziale l'autonomia teorica del ‘ius’ o devere dai rapporti
con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche. Vanni è
convinto che la filosofia, come analisi concettuale, del diritto ha la funzione
pratica di definire i ‘fine’ (métier) della inter-azione umana. In questo modo,
Vanni ribade l'impostazione criticista kantiana che acquista un tono metafisico
criticato dai positivisti ortodossi che lo accusano di eclettismo. Saggi: “Della
consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la legislazione” (Perugia); “Saggi
critici sulla teoria socio-logica della popolazione” (Città di Castello); “Prime
linee di un programma critico di sociologia” (Perugia); “Il problema della
filosofia del diritto nella filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi
nostril” (Verona); “La filosofia del diritto” (Verona); “La funzione della
filosofia considerata in sé ed in rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia
del diritto e la ricerca positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei
suoi rapporti e la ricerca oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come
induzione socio-logica e l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia
del diritto” (Bologna); “Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia
in Scuola Normale Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e
giurisprudenza, Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A.
Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella
riflessione sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio,
Positivismo, storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini
per la storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia
positivista in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere u openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. I. Vanni. Vanni. Keywords:
action, interaction, azione, interazione, Vico, positivism, positivism critico,
etologia, ethology -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi
Speranza,, “Grice e Vanni: azione ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vannini – il mistico –
scuola di mistica -- di ‘Vitters’ – filosofia (San Piero a Sieve). Essential Italian philosopher. “Never
to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo italiano. Dopo gli
studi al ginnasio Michelangiolo di Firenze, si laurea in filosofia a Firenze,
discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto nel
Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha compiuto
viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegna filosofia nei Licei; per un
triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della Mistica all'Istituto
di Scienze Religiose aTrento. Ha tenuto seminari e conferenze in
Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento, Ancona, Perugia,
Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo, Chieti, Roma,
Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso di mistica o
anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della mistica cristiana,
ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart, nonché quelle di
altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon, Porete, Taulero,
Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko, Franck, VWeigel,
ecc. Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi mezzo secolo, è
stato: traduttore e curatore di importanti testi della mistica; critico
della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico; filosofo della
religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la fede. Vannini
legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto, pone lo stesso
a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale presupposto impone
come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia pressoché impossibile
cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie dottrine e pratiche
religiose. Per Vannini la mistica è un sapere spirituale, inoggettivabile
ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è l'identità mistica il vero e
proprio criterio per discernere il vero dal falso. Tale ermeneutica costituisce
una propedeutica all'inverarsi in senso mistico della religione
cristiana. Il pensiero di Vannini si basa su una esperienza spirituale,
unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto concetti appartenenti alla
sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis theo, quali vuoto, fondo
dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra distacco ed amore.
Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è fatto il vuoto
nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo recettivi alla luce
proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso stesso luce eterna: al
vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una pienezza, una traboccante
ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile. Il rapporto
tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma “dialettico” o
dinamico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei parametri
teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente esperienza
dello spirito. Essenziale diventa perciò il recupero della antropologia
classica corpo, anima, spirito ove l'uomo è un corpo, piccola parte
dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti,
volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze;
ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno. L'attualità
e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua a suscitare
un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano, filosofico e
teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i commenti, le
recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di personalità quali
(in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini, Bianchi, Cacciari, Monticelli, Esposito,
Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci S.I., Ravasi, Reale, Torno, Vattimo, e Volpi.
La particolare rilevanza dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad
esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni
dei suddetti illustri pensatori. Givone: “A Marco Vannini, cui siamo debitori
d'un lavoro filosofico estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda. A
Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili delle opere di Eckhart,
Porete, Silesius, Gerson; ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque
cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il cuore e la radice
viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e
profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”.
Cacciari: “È un grosso debito quello che la filosofia e la teologia hanno
accumulato in questi anni nei confronti diVannini. Grazie al suo instancabile
lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare su impeccabili
edizioni di Gerson, Silesius, Porete ed Eckhart» Mucci: “In questi tempi di
declino dell'ontologia, Vannini è certamente, in Italia, fuori dell'ambito
ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza
mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato
nella filosofia di Vannini, “La mistica delle religioni (Le Lettere) in questi
giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello
nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza
spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel
cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle
opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato
difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo
delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». BForte: L'ultimo bel libro di
Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua straordinaria
competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di Vannini è
stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero di Vannini. Opere: “Lontano
dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova Italia, Firenze, Esame della certezza,
Il Cenacolo, Firenze, Eckhart. Opere
tedesche, La Nuova Italia, Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale
Monferrato (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello
spirito, Augustinus, Palermo. Mistica e
filosofia, Piemme, Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova
edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto.
L'esperienza mistica dall'Iliade a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col
titolo: Storia della mistica occidentale, Oscar Mondadori; poi Le Lettere,
Firenze ). Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia (trad. portoghese:
Introdução à Mìstica, Edições Loyola, San Paolo del Brasile). La morte
dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, Firenze (nuova edizione
ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica delle grandi religioni, Mondadori,
Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze). Tesi per una riforma religiosa (Le
Lettere, Firenze); La religione della ragione” (Mondadori, Milano); Sulla grazia
(Lettere, Firenze); Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e
come menzogna, Bompiani, Milano. Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le
Lettere, Firenze. Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana
Editrice, Brescia. Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani,
Milano. Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito (Rizzoli,
Milano); Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano); Introduzione a
Eckhart. Profilo e testi, Lettere, Firenze. L'Anticristo. Storia e mito,
Mondadori, Milano. All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà,
il Saggiatore, Milano. Contro Lutero e il falso evangelo, de' Medici, Firenze.
Il muro del paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo
'de Medici Press,. Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio
Michelangiolo Firenze Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi,
s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico Bio-
S. Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifesto
Alias,Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico
Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale,
Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite,
su corriere. Armando Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart, in
«Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro, in
«Avvenire»Libri, Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco
Vannini, Nerbini, Firenze Mistica
Misticismo cristiano Mistica renana Meister Eckhart P. Hadot Henri Le Saux Sito personale di Vannini.
Marco Vannini. Vannini. Keywords: the mystic, das mystische. Refs.: The H. P.
Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di
‘Vitters’ – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vario – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Lucio Vario Rufo. Garden. Friend of Filodemo. A
poet. One of his works, “On death,” was doubtless shaped by the Garden. He had
a significant influence on Virgil. His tutor was Siro.
Grice e Varisco – per un sommario di
filosofia critica – filosofia italiana (Chiari). Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at Clifton –
Varisco composed a full tract about it! Calogero has analysed the implicatures!
The idea is that you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself” – although the
oracular mystique is still there!” – Insegna filosofia a Roma e senator. La sua
formazione filosofica coincide con la crisi del positivismo. Si laurea a Pavia.
Partendo da posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte sollecitamente
il limite di ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente composto di
ragione, e scopre insieme la concomitante componente fideistica di ogni
affermazione di verità. Questo ricorso alla fede come sentimento del
sopra-naturale è utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della
filosofia come conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi
problemi” – Milano, Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno
spiritualismo pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a
Dio”). Altre saggi: “Scienza ed opinione” (Roma, Alighieri); “La patria”
(Roma, Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Milanese); “La scuola
per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, Signorelli); “Discorsi
politici” (Roma, Alberti); “Sommario di filosofia” (Roma, Signorelli);
“Dall'uomo a Dio” (Padova, MILANI). Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona
d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona
d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino
per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona
d'Italia. Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Varisco. Keywords. Refs.:
The H. P. Grice Papers, BANC MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un
sommario di filosofia critica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
Grice e Varrone – semiotica
filosofica – filosofia italiana (Rieti). Grice: “I count Varrone as the first language
philosopher. He woke up and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and
dedicated 36 volumes to it!” --. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring
to it. In modern Italian, the ‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio, -- the calcio team from Latium – or a ‘d’ as
in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” – Grice: “The Greeks
never studied their lingo as Varro studied his! Of this Austin always reminded
me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as ‘fluid’ semiotic
system!’” -- Academic, Roman polymath,
author of works on language, agriculture, history and philosophy, as well as satires, and principal
conversationalist in the later version of
Cicero’s "Academica.” Questore della repubblica romana. Gens:
Terentia. Questura in Illyricum. Pro-pretura in Spagna. Marco Terenzio Varrone.
Filosofo. Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi della sua
cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche sacerdotali, sugli
istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi quartieri e vari punti,
su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari, sia divini che umani == Cicerone,
Academica Posteriora. Detto Reatino. attributo che lo distingue da “Varrone
Atacino,” vissuto nello stesso periodo. Nato da una famiglia di nobili origini,
ha rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove e educato con disciplina e
severità dai familiari, integrate dall'acquisto di lussuose ville a Baia e
fondi terrieri a Tusculum e Cassino. A Roma compe studi avanzati presso i
migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone Preconino lo fa appassionare
anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia la lingua italiana con Lucio
Accio, a cui dedica “De antiquitate litterarum.” Come molti romani, compe un grand
tour in Grecia, dove ascolta filosofi accademici come Filone di Larissa e
Antioco di Ascalona, da cui deduce una posizione filosofica di tipo
eclettico. A differenza di molti altri filosofi del tempo, non si ritira
dalla vita politica ma, anzi, vi prende parte attivamente accostandosi agl’optimates,
forse anche influenzato dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso
le prime tappe del cursus honorum (triumviro capitale, questore, e legato) e vicino
a Pompeo, per il quale ricopre incarichi di grande importanza. Legato e pro-questore,
combatte nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia
e Delo. Allo scoppio della guerra civile e propretore. In una guerra che
vede i romani contro i romani, tenta un’incerta difesa del suo territorio che
si concluse in una resa che Giulio Cesare, nei Commentarii de bello civili,
define poco gloriosa. Dopo la disfatta dei pompeiani, si avvicina,
comunque, a Giulio Cesare, che apprezza il reatino soprattutto sul piano
culturale, affidandogli la costituzione di una biblioteca. Dopo l’assassinio di
Giulio Cesare, anzi, e inserito nelle liste di proscrizione sia di Marc’Antonio
che di Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i
congiuranti), da cui si salva grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi
avvicinarsi a Ottaviano a cui dedica il “De vita populi Romani” volto alla
divinizzazione della figura di Giulio Cesare. Ha una produzione di oltre 620
libri, suddivisi in circa settanta opere. Saggi: “De re rustica” (Varrone)
e “De lingua Latina”. La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo
in un catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620
volumi, sebbene stesso regli rifere di
aver scritto 490 libri. Le sue opere
possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione, filologia
(filosofia del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche e
burocratiche, dalle opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica,
semiotica) e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di
retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di
questa enorme produzione è pervenuta quasi integra solo un'opera, il “De re
rustica”, mentre del “De lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25.
Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane varroniana è
che, avendo compulsato tanta parte della cultura romana precedente, divenne la
fonte indispensabile per i filosofi successivi, perdendosi, per così dire, per
assimilazione. Della sua attività filologica fa testimonianza il
cosiddetto canone varroniano, elaborato a partire da due opere, le “Quaestiones
Plautinae” e il “De comoediis Plautinis”, in cui riparte il corpus plautino,
che include 130 fabulae. Di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di
origine incerta, dette "pseudo-varroniane" e le restanti
spurie. Si occupa soprattutto di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”,
il suo capolavoro, divisi in 25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte
precipua di Agostino nel De civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia
l'attenzione di Varrone sulla religione civile, con una compiuta disamina su
culti e tradizioni, pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in
nome di una theologia naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non
pervenuta, “De bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come
bibliotecario affidategli da Giulio Cesare. Nell'ambito filosofico,
notevoli dovevano essere “I logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in
76 libri, composta in forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario,
in cui ogni libro prende il nome di un personaggio storico e un tema di cui il
personaggio costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”,
“de liberis educandis”. Questi dialoghi storico-filosofici sono tra i modelli
espositivi del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de senectute” di
Cicerone. Al suo interesse filosofico e divulgativo, probabilmente scritte
lungo tutto il corso della sua parabola culturale, riconducevano le “Saturae
Menippeae”, che prendeno come modello Menippo, esponente della filosofia cinica
(da cui il nome). Le “Saturae Menippeae” si componevano di 150 libri, in prosa
e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di
argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con
rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione del presente.
Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (“Cave canem” -- con
allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide”
contro la tesi stoico-cinica per cui gl’uomini sono folli, “Trikàranos”, il
mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirate, ed era
caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile
tragi-comico. Valerio Massimo, VII 3. Aulo Gellio. Ce ne parla lui stesso
in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre
civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio,
Commemoratio professorum Burdigalensium, Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I
cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum
divinarum” Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e
prosopografico, Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo,
avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo
non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una
tinozza". N. Horsfall, Varrone, in
Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di
Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Ateneo). Sulla satira
varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW". Atti
del Congresso di studi varroniani. Rieti, Centro di studi varroniani, A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e
terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, Giuffrè); Dahlmann, “Varrone
e la teoria della lingua” (Napoli, Loffredo), Corte, “Varrone, il terzo gran
lume romano” (Genova, Istituto universitario di Magistero); “De vita populi
Romani” Introduzione e commento, Pisa; B. Riposati, “M. Terenti Varronis De
vita populi Romani” -- Fonti, esegesi, edizione critica dei frammenti (Milano,
Vita e pensiero), B. Riposati, “Varrone. L'uomo e lo scrittore” (Roma Istituto
di studi romani); A. Traglia, Introduzione a Varrone, “Opere” (Torino, POMBA), B.
Zucchelli, “Varro logistoricus: prosopo-grafica” -- Parma, Istituto di lingua e
letteratura latina, Satira menippea Biblioteche romane Antiquitates rerum
humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. “M. Ter. Varronis De lingua Latina
libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti, ex typographia
societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e note: “Terentii
Varronis quae supersunt opera” Venetiis, excudit J. Antonelli, “Grammaticae
Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M.
Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in
aedibus B. G. Teubneri. In passing from Greece to Rome we enter a very
different world. One rightly speaks of the Greco-Roman era as a period of
unified civilization around the Mediterranean area, but the respective roles of
Greece and Rome were dissimilar, if complementary. Without the other, the
contribution of either to later civilization would have been less significant
and less productive. The Romans had for long enjoyed contact with Hellenic
material culture and intellectual ideas, through the Greek settlements in the
south of Italy: Sicily and Magna Grecia.They had learned writing from the
western Greeks. But the Greek world fell progressively within the control
of Rome, by now the mistress of the whole of Italy. The expansion of Roman
rule became complete, and the Roman Empire, as it now was, had achieved a
relatively permanent position, which, with fairly small-scale changes in
Britain and on the northern and eastern frontiers, remained free of serious
wars for two hundred years. The second half of this period earned Gibbon's
well-known encomium: 'If a man were called to fix the period in the
history of the world during which the condition of the human race was most
happy and prosperous, he would, without hesitation, name that which elapsed
from the death of Domitian to the accession of Commodus.'In taking over the
Hellenistic world, the Romans brought within their sway whatever they found on
the way.The.intellectual background of Greece and the polical unity and freedom
of intercourse provided by Roman stability were the conditions in which the
Roman Empire shone.To the Romans, Europe and much of the entire modern world
owe the origins of their intellectual, moral, political and religious
civilization. From their earliest contacts the Romans cheerfully
acknowledged the superior pompousness of the Greeks. Linguistically, this
was reflected in the different common languages of the eastern and the western
provinces. In the western half of the Roman empire, where no contact had
been made with a recognized civilization, the Latin language -- which subsists
in French, Italian, and Spanish -- became the language of administration,
business, law, learning, and social advancement. Ultimately, Latin
displaced the former languages of most of the western provinces, and became in
the course of linguistic evolution the modern Romance, or Neo-Latin, languages
of contemporary Europe, notably French.In the east, however, already largely
under Greek administration since the Hellenistic period, Greek retained the
position it had already reached.Roman officials often had to learn and use
Greek in the course of their duties, and Greek literature and philosophy were
highly respected. Ultimately this linguistic division was politically
recognized in the splitting of the Roman Empire into the Western and the
Eastern Empires, with the new eastern capital at Constantinople (Byzantium)
enduring as the head of the Byzantine dominions through much trial and
tribulation up to the beginning of the western Renaissance. The accepted
view of the relation between Roman rule and Greek civilization was probably
well represented in Vergil's famous summary of Rome's place and duty: let
others (i.e. the Greeks) excel if they will in the arts, while Rome keeps the
peace of the world.During the years in which Rome ruled the western civilized
world, there must have been contacts between speakers of Latin and speakers of
other languages at all levels and in all places. Interpreters must have
been in great demand, and the teaching and learning of Latin (and, in the
eastern provinces, of Greek) must have been a concern for all manner of persons
both in private households and in organized schools. Translations were
numerous. Greek literature was systematically translated into
Latin. So much did the prestige of Greek writing prevail, that Latin
poetry abandoned its native metres and was composed during the classical period
and after in metres learned from the Greek poets. This adaptation to Latin
of Greek metres found its culmination in the magnificent hexameters of Vergil
and the perfected elegiacs of Ovid.It is surprising that we know so little of
the details of all this linguistic activity, and that so little writing on the
various aspects of linguistic contacts is either preserved for us or known to
have existed. The Romans were aware of multilingualism as an
achievement.Aulus Gellius tells of the remarkable king Mithridates of Pontus
who was able to converse with any of his subjects, who fell into more than
twenty different speech communities.In linguistic science, the Roman experience
was no exception to the general condition of their relations with Greek
intellectual work. Roman linguistics was largely the application of Greek
thought, Greek controversies, and Greek categories to the Latin
language. The relatively similar basic structures of the two languages,
together with the unity of civilization achieved in the Greco-Roman world,
facilitated this metalinguistic transfer. The introduction of linguistic
studies into Rome is credited to one of those picturesque anecdotes that lighten
the historian's narrative. Crates, a Stoic philosopher and grammarian,
came to Rome on a political delegation, and while sightseeing, fell on an open
drain and was detained in bed with a broken leg. He passed the time while
recovering in giving lectures on literary themes to an appreciative
audience. It is probable that Crates as a Stoic introduced mainly Stoic
doctrine in his teaching; but Greek thinkers and Greek learning entered the
Roman world increasingly in this period, and by the time of Varro, both
Alexandrian and Stoic opinions on language were known and discussed. Varro
is the first serious Latin writer on linguistic questions of whom we have any
records. He was a polymath, ranging in his interests through agriculture,
senatorial procedure, and Roman antiquities. The number of his writings
was celebrated by his contemporaries, and his "De lingua Latina",
wherein he expounded his linguistic opinions, comprised twenty-five volumes, of
which books 5 and 6 and some fragments of the others survive. One major
feature of Varro's linguistic work is his lengthy exposition and formalization
of the opposing views in the analogy-anomaly controversy, and a good deal of
his description and analysis of Latin appears in his treatment of this problem. He
is, in fact, one of the main sources for its details, and it has been claimed
that he misrepresented it as a matter of permanent academic attack and
counter-attack, rather than as the more probable co-existence of opposite
tendencies or attitudes. Varro's style has been criticized as
unattractive, but on linguistic questions he was probably the most original of
all the Latin scholars. He was much influenced by Stoic thought, including
that of his own teacher Stilo.But he was equally familiar with Alexandrian
doctrine, and a fragment purporting to preserve his definition of grammar, 'the
systematic knowledge of the usage of the majority of poets, historians, and
orators' looks very much like a direct copy of Thrax's definition.On the other
hand, Varro appears to have used his Greek predecessors and contemporaries
rather than merely to have applied them with the minimum of change to Latin,
and his statements and conclusions are supported by argument and exposition,
and by the independent investigation of earlier stages of the Latin
language. Varro was much admired and quoted by later philosophers, though
in the main stream of linguistic theory his treatment of Latin grammar did not
bring to bear the influence on the successors to antiquity that more derivative
scholars such as Priscian did, who set themselves to describe Latin within the
framework already fixed for Greek by Thrax's Techne and the syntactic works of
Apollonius. In the evaluation of Varro's work on language we are hampered
by the fact that only six of the twenty-five books of the De lingua Latina
survive. We have his threefold division of linguistic studies, into
etymology, morphology, and syntax, and the material to judge the first and
second.Varro envisaged language developing from an original set of primal
words, imposed on things so as to refer to them, and acting productively as the
source of large numbers of other words through subsequent changes in letters,
or in phonetic form (the two modes of description came to the same thing for
him). These letter changes take place in the course of years, and earlier
forms, such as "duellum" for classical "bellum", are cited
as instances. At the same time, a *meaning* may change, as, for example,
the meaning of hostis, once 'stranger', but in Varro's time, 'enemy.'These
etymologico-semantic statements are supported by scholarship.But a great deal
of his etymology suffers from the same weakness and lack of comprehension that
characterized Greek work in this field."Anas", from "nare",
to swim, vitis, vine; from vis, strength, and cilra, care, from cor iirere, to
burn the heart, are sadly typical both of his work and of Latin etymological
studies in general. A fundamental ignorance of linguistic history is seen
in Varro's references to Greek. Similarities in word forms bearing
comparable meanings in Latin and Greek are obvious. Take the first personal
pronoun: 'ego.'Some were the produ.ct of historical loans at various periods
once the two communities had made indirect and then direct contacts.Others were
the joint descendants of earlier Indo-european forms whose existence can be
inferred and whose shapes can to some extent be 'reconstructed' by the methods
of comparative and historical linguistics. But of this, Varro, like the
rest of antiquity, had no conception. All such words were jointly regarded
by him as direct loans from Greek, whose place in the immediate history of
Latin was misrepresented and exaggerated as a result of the Romans's
consciousness of their cultural debt to Greece and mythological associations of
Greek heroes -- and their enemies, like Aeneas! -- in the story of the founding
of Rome. In his conception of vocabulary growing from alterations made to
the forms of primal words, Varro unites two separate considerations, historical
etymology and the synchronic formation of derivations and
inflexions. Certain canonical members of paradigmatically associated word
series are said to be primal -- all the others resulting from declension
(declinatio), formal processes of change.Derivational prefixes are given
particular attention in book 6, chapter 38. One must regret Varro's
failure to distinguish these two dimensions of linguistic study, because, as
with other linguists in antiquity, his synchronic descriptive observations were
much more informative and perceptive than his attempts at historical
etymology. As an example of an apparent awareness of the distinction, one
may note his statement that, within Latin, "equitiittis" and
"eques" (stem "equit-"), can be associated with and
descriptively referred back to "equus".But that no further
explanation on the same lines is possible for "equus".Within Latin it
is primal, and any explanation of its form and its meaning involve diachronic
research into earlier stages of the Indo-European family and cognate forms in
languages other than Latin. In the field of word form variations from a
single root, both derivational and inflexional, Varro rehearses the arguments
for and against analogy and anomaly, citing Latin examples of regularity and of
irregularity. Sensibly enough, Varro concludes that both the principle of
analogy and the principle of anomaly must be recognized and accepted in the
word formations of a language and in the meanings associated with them. In
discussing the limits of strict regularity in the formation of words he noticed
the pragmatic nature of language, with its vocabulary more differentiated in
culturally important areas than in others. Thus "equus" and
"equa" have separate forms for the male and female animal because the
sex difference is important to the Romans.But "corvus" does not,
because in them the difference is not important to Roman.Once this was true of
"columba" formerly all designated by the feminine noun.But since
"columbae" were domesticated, a separate, analogical, masculine form
"columbus" was created.Varro further recognized the possibilities
open to the individual, particularly in poetic diction, of variations or
anomalies beyond those sanctioned by majority usage or 'ordinary language', a
conception not remote from the Saussurean interpretation of langue and
parole. One of Varro's most penetrating observations in this context is
the distinction between derivational and inflexional formation, a distinction
not commonly made in antiquity. One of the characteristic features of
inflexions is their very great generality.Inflexional paradigms contain few
omissions and are mostly the same for all speakers of a single dialect or of an
acknowledged standard language. This part of morphology Varro called
'natural word form variation' (declinatio naturalis), because, given a word and
its inflexional class, we can infer all its other forms.By contrast, synchronic
derivations vary in use and acceptability from person to person and from one
word root to another.From "ovis" and "sus" are formed
"ovile" and "suile"But "bovile" is *not*
acceptable to Varro from "bos" -- although rustic Cato is said to
have used the form as opposed to the more standard "bubile" The
facultative and less ordered state of this part of morphology, which gives a
language much of its flexibility, is distinguished by Varro in his use of the
term 'spontaneous word form variation' (declinatio voluntaria). Varro
showed himself likewise original in his proposed morphological classification
of Latin words. His use in this of the morphological categories shows how
he understood and made use of his Greek sources without deliberately copying
their conclusions. Varro recognises, as the Greeks had done, case and
tense as the primary distinguishing categories of inflected words in the
classical languages, and set up a quadripartite system of four inflexionally
contrasting classes: Those with case inflexion, those with tense
inflexion, those with case and tense inflexion, those with neither,
nouns (including adjectives); verbs, participles, adverbs. These four
classes were further categorized as forms which, respectively, named, made
statements, joined (i.e. shared in the syntax of nouns and verbs), and
supported (constructed with verbs as their subordinate members).In the passages
dealing with these classes, the adverbial examples are all morphologically
derived forms like "docte" and "lecte".His definition would
apply equally well to the underived and monomorphemic adverbs of Latin, like
"mox" and "eras"But these are referred to elsewhere among
the uninflected, invariable or 'barren' (sterile) words. A full
classification of the invariable words of Latin would require the distinction
of syntactically defined subclasses such as Thrax used for Greek and the later
Latin grammarians took over for Latin.But from his examples it seems clear that
what was of prime interest to Varro was the range of grammatically different
words that could be formed on a single common root -- e.g. "lego",
"lector", "legens" and "lecte".In his treatment
of the verbal category of tense, Varro displays his sympathy with Stoic
doctrine, in which two semantic functions were distinguished within the forms
of the tense paradigms, time reference and aspect.In his analysis of the six
indicative tenses, active and passive, the aspectual division,
incomplete-complete, was the more fundamental for him, as each aspect regularly
shared the same stem form, and in the passive voice the completive aspect
tenses consisted of two words, though Varro claims that erroneously most people
only considered the time reference dimension: IS Active Time past present
future Aspect incomplete discibam I was disco I learn discam I
shall learning learn complete didiceram I had didici I
have didicerii I shall learned learned have learned Passive
incomplete amtibar I was amor I am amtibor I shall be loved loved
loved complete amtitus I had amtitus I have amiitus I shall eram been
sum been era have been loved loved lovedThe Latin future perfect was in more
common use than the corresponding Greek (Attic) future perfect.Varro put the
Latin perfect tense forms didici, etc., in the present completive place,
corresponding to the place of the Greek perfect tense forms.In what we have or
know of his writings, he does not appear to have allowed for one of the major
differences between the Greek and Latin tense paradigms, viz. that in the Latin
perfect tense there was a syncretism of simple past meaning ('I did'), and
perfect meaning ('I have done'), corresponding to the Greek aorist and perfect
respectively. The Latin perfect tense forms belong in both aspectual
categories, a point clearly made later by Priscian in his exposition of a
similar analysis of the Latin verbal tenses. If the difference in use and
meaning between the Greek and Latin perfect tense forms seems to have escaped
Varro's attention, the more obvious contrast between the five term case system
of Greek and the six term system of Latin forced itself on him, as it did on
anyone else who learned both languages. Latin formally distinguished an
ablative case.'By whom an action is performed' is the gloss given by Varro.It
shared a number of the meanings and syntactic functions of the Greek genitive
and dative case forms. For this reason the ablative was called the 'Latin
case' or the 'sixth case'. Varro took the nominative forms as the
canonical word forms, from which the oblique cases were developed, and, like
his Greek predecessors, he contented himself with fixing on one typical meaning
or relationship as definitive for each case.He mistranslates ‘aitiatike ptosis’
by ‘casus accusativus.’Varro. was probably the most independent and original
writer on linguistic topics among the Romans.After him we can follow
discussions of existing questions by several authors with no great claim on our
attention. Among others Julius Caesar is reported to have turned his mind
to the analogy-anomaly debate while crossing the Alps on a campaign.Thereafter
the controversy gradually faded away. Priscian used analogia to mean the
regular inflexion of inflected words, without mentioning anomalia; the term
anomalia (whence English anomalous= irregular, as a technical term sometimes
used in grammar) appeared occasionally among the late grammarians.Varro's ideas
on the classification of Latin words have been noticed; but the word class
system that was established in the Latin tradition enshrined in the works of
Priscian and the late Latin grammarians was much closer to. the one given in
Thrax's Techne. The number of classes remained at eight, with one
change. A class of words corresponding to the Greek (definite) article ho,
he, t6, the, did not exist in classical Latin.The definite articles of the
Romance languages developed later from weakened forms of the demonstrative
pronoun ille, illa, illud, that. The Greek relative pronoun was
morphologically similar to the article and classed with it by Thrax and
Apollonius. In Latin the relative pronoun, qui, quae, quod, who, which,
was morphologically akin to the interrogative pronoun quis, quid, who?, which?,
and both were classed together either with the noun or the pronoun
class. In place of the article the Latin grammarians recognized the
interjection as a separate word class, instead of treating it as a subclass of
adverbs as Thrax and Apollonius had done.Priscian regarded its separate status
as common practice among Latin scholars, but the first writer who is known to
have dealt with it in this way was Remmius Palaemon, a grammatical and literary
scholar who defined it as having no statable meaning but indicating
emotion. Priscian laid more stress on its syntactic independence in
sentence structure. Quintilian was Palaemon's pupil; he wrote extensively
on education, and in his Institutio aratoria, wherein he expounded his
opinions, he dealt briefly with grammar, regarding it as a propaedeutic to the
full and proper appreciation of literature in a liberal education, in terms
very similar to those used by Thrax at the beginning of the Techne.In a matter
of detail, Quintilian discussed the analysis of the Latin case system,. a topic
always prominent in the minds of Latin scholars who had studied
Greek. Quinitilian suggested isolating the instrumental use of the
ablative ("gladiii") as a seventh case, since it has nothing in
common semantically with the other meanings of the ablative.Separate
instrumental case forms are found in Sanskrit, and may be inferred for unitary
Indo-european, though the Greeks and Romans knew nothing of this. It was
(and is) common practice to name the cases by reference to one of their
meanings (dative 'giving', ablative 'taking away', etc.), but their formal
identity as members of a six term paradigm rested on their meaning, or more
generally, their meanings, and their syntactic functions being associated with
a morphologically distinct form in at least some of the members of the case
inflected word classes. Priscian saw this, and in view of the absence of
any morphological feature distinguishing the instrumental use of the ablative
case forms from their other uses, he reproved such an addition to the descriptive
grammar of Latin as redundant (supervacuum).The work of Varro, Quintilian, and
others during the classical age of Rome shows the process of absorption of
Greek linguistic theory, controversies, and categories, in their application to
the Latin language. But Latin linguistic scholarship is best known for the
formalization of descriptive Latin grammar, to become the basis of all
education in later antiquity and the traditional schooling of the modern
world. The Latin grammars of the present day are the direct descendants of
the compilations of the later Latin grammarians, as the most cursory
examination of Priscian's Institutiones grammaticae will show. Priscian's
grammar, comprising eighteen books and running to nearly a thousand pages as
published today may be taken as representative of their work. Quite a
number of writers of Latin grammars, working in different parts of the Roman
Empire, are known to us from-the first century A.D. onward.JI Of
them Donatus and Priscian are the best known. Though they differ on
several points of detail, on the whole all these grammarians set out and follow
the same basic system of grammatical description. For the most part they
show little originality, doing their best to apply the terminology and
categories of the Greek grammarians to the Latin language. The Greek
technical terms were given fixed translations with the nearest available Latin
word: ‘onoma’, ‘nomen,’ ‘antonymia,’ ‘pronomen,’ ‘syndesmos,’ ‘coniunctio,’ etc. In
this procedure they had been encouraged by Didymus, a voluminous Alexandrian
scholar of the second half of the first century B.c., who stated that every
feature of Greek grammar could be found in Latin. Didymu followed the Stoic
word class system which included the article and the personal pronouns in one
class, so that the absence of a word form corresponding to the Greek article
did not upset his classification. Among the Latin grammarians, Macrobius gave
an account of the 'differences and likenesses' of the Greek and the Latin verb,
but it amounted to little more than a parallel listing of the forms, without
any penetrating investigation of the verbal systems of the two languages. The
succession of Latin grammarians through whom the accepted grammatical
description of the language was brought to completion and handed on to the
Middle Ages spanned the first five centuries of the Christian era. This period
covered the pax Romana and the unitary Greco-Roman civilization of the
Mediterranean that lasted during the first two centuries, the breaking of the
imperial peace in the third century, and the final shattering of the. western
provinces, including Italy, by invasion from beyond the earlier frontiers of
the empire. Historically these centuries witnessed two events of permanent
significance in the life of the civilized world. In the first place,
Christianity, which, from a secular standpoint, started as the religion of a
small deviant sect of Jewish zealots, spread and extended its influence through
the length and breadth of the empire, until, in the fourth century, after
surviving repeated persecutions and attempts at its suppression, it was
recognized as the official religion of the state. Its subsequent dominance of
European thought and of all branches of learning for the next thousand years
was now assured, and neither doctrinal schisms nor heresies, nor the lapse of
an emperor into apostasy could seri~usly check or halt its progress. &
Christianity gained the upper hand and attracted to itself men of learning, the
scholarship of the period shows the struggle between the old declining pagan
standards of classical antiquity and the rising generations of Christian
apologists, philosophers, and historians, interpreting and adapting the
heritage of the past in the light of their own conceptions and requirements.
The second event was a less gradual one, the splitting of the Roman world into
two halves, east and west. After a century of civil turmoil and barbarian
pressure, Rome ceased under Diocletian to be the administrative capital of the
empire, and his later successor Constantine transferred his government to a new
city, built on the old Byzantium and named Constantinople after him. By the end
of the fourth century the empire was formally divided into an eastern and a
western realm, each governed by its own emperor;. the division roughly ·
corresponded to the separation of the old Hellenized area conquered by Rome but
remaining Greek in culture and language, and the provinces raised from
barbarism by Roman influence and Roman letters. Constantinople, assailed from the
west and from the east, continued for a thousand years as the head of the
Eastern Byzantine Empire, until it fell to the Turks. During and after the
break-up of the Western Empire, Rome endured as the capital city of the Roman
Church, while Christianity in the east gradually evolved in other directions to
become the Eastern Orthodox Church. · Culturally one sees as the years pass on
from the so-called 'Silver Age' a decline in liberal attitudes, a gradual
exhaustion of older themes, and a loss of vigour in developing new ones. Save
only in the rising Christian communities, scholarship was backward-looking,
taking the form of erudition devoted to the ackoowledged standards of the past.
This was an era of commentaries, epitomes, and dictionaries. The Latin grammarians,
whose oudook was similar to that of the Alexandrian Greek scholars, like them
directed their attention to the language of classical literature, for the study
of which grammar served as the introduction and foundation. The changes taking
place in the spoken and the non-literary written Latin around them aroused
little interest; their works are liberally exemplified with texts, all drawn
from the prose and verse writers of classical Latin and their anteclassical
predecessors Plautus and Terence. How different accepted written Latin was
becoming can be seen by comparing the grammar and style of Jerome's fourth
translation of the Bible (the Vulgate), wherein several grammatical features of
the Romance languages are anticipated, with the Latin preserved and described
by the grammarians, one of whom, Donatus, second only to Priscian in
reputation, was in fact Jerome's teacher. The nature and the achievement of the
Latin grammarians can best be appreciated through a consideration of the work
of their greatest representative, Priscian, who teaches Latin grammar in
Constantinople. Though he drew much from his Latin predecessors, his aim, like theirs,
was to transfer as far as he could the grammatical system of Thrax's Techne and
of Apollonius's writings to Latin. His admiration for Greek linguistic
scholarship and his dependence on Apollonius and his son Herodian, in
particular, 'the greatest authorities on grammar', are made clear in his
introductory paragraphs and throughout his grammar. Priscian worked
systematically through his subject, the description of the language of
classical Latin literature. Pronunciation and syllable structure are covered by
a description of the letters (“litterae”), defined as the smallest parts of
articulate speech, of which the properties are “nomen”, the name of the letter,
“figura”, its written shape, and “potestas,” its phonetic value. All this had
already been set out for Greek, and the phonetic descriptions of the letters as
pronounced segments and of the syllable structures carry little of linguistic
interest except for their partial evidence of the pronunciation of the Latin
language. From phonetics Priscian passes to morphology, defining the diction (“diction”)
and the oration (“oratio”) in the same terms that Thrax had used, as the
minimum unit of sentence structure and the expression of a complete thought,
respectively. As with the rest of western antiquity, Priscian's grammatical
model is word and paradigm, and he expressly denied any linguistic significance
to divisions, in what would now be called morphemic analysis, below the word.
On one of his rare entries into this field Priscian misrepresents the morphemic
composition of words containing the negative prefix “in-“ (“indoctus”) by
identifying it with the preposition “in.” These two morphemes, “in-“, negative,
and “in-”, the prefixal use of the preposition, are in contrast in “invisus” unseen,
and “invisus.” After a brief review of earlier theories of Greek linguists,
Priscian set out the classical system of eight word classes laid down by Thrax
and Apollonius, with the omission of the article and the separate recognition
of the interjection. Each class of words is defined, and described by reference
to its relevant formal categories o accidents, “accidentia,” whence the later
accidence for the morphology of a language, and all are copiously illustrated with
examples from classical texts. All this takes up sixteen of the eighteen books,
the last two being devoted to syntax. Priscian seems to have addressed himself
to readers already knowing Greek, as Greek examples are widely used and
comparisons with Greek are drawn at various points, and the last hundred pages
are wholly taken up with the comparison of different constructions in the two
languages. Though Constantinople was a Greek-speaking city in a Greek-speaking
area, Latin was declared the official language when the new city was founded as
the capital of the Eastern Empire. Great numbers of speakers of Greek as a
first language must have needed Latin teaching from then on. The eight parts of
speech, or word classes, in Priscian's grammar may be compared with those in
Dionysius Thrax's Techne. Reference to extant definitions in Apollonius and
Priscian's expressed reliance on him allow us to infer that Priscian's
definitions are substantially those of Apollonius, as is his statement that
each separate class is known by its semantic content. “Nomen,” noun, including
words now classed as adjectives): the property of the noun is to indicate a
substance and a quality, and it assigns a common or a particular quality to
every body or thing. verbum (verb): the property of a verb is to indicate an
action or a being acted on; it has tense and mood forms, but is not case
inflected; “participium,” participle, a class of words always derivationally
referable to verbs, sharing the categories of verbs and nouns (tenses and
cases), and therefore distinct from both. This definition is in line with the
Greek treatment of these words; “pronomen”, pronoun, the property of the
pronoun is its substitutability for proper nouns and its specifiability as to
person (first, second, or third). The limitation to proper nouns, at least as far
as third person pronouns are concerned, contradicts the facts of Latin.
Elsewhere, Priscian repeats Apollonius's statement that a specific property of
the pronoun is to indicate substance without quality, as a way of interpreting
the lack of lexical restriction on the nouns which may be referred to
anaphorically by pronouns; “adverbium”, adverb, the property of the adverb is
to be used in construction with a verb, to which it is syntactically and
semantically subordinate; “praepositio,” preposition, the property of the
preposition is to be used as a separate word before case inflected words and in
composition before both case-inflected and non-case-inflected words. Priscian,
like Thrax, identified the first part of words like “pro-consul” and “nter-currere”,
as prepositions; “interiectio”, interjection: a class of words syntactically
independent of verbs, and indicating a feeling or a state of mind; “coniunctio,”
conjunction: the property of conjunctions is to join syntactically two or more
members of any other word class, indicating a relationship between them. In
reviewing Priscian' s work as a whole, one notices that in the context in which
he was writing and in the form in which he cast his description of Latin, no
definition of grammar itself was found necessary. Where other late Latin
grammarians defined the term, they did no more than abbreviate the definition
given at the beginning of Thrax's Techne. It is clear that the place of
grammar, and of linguistic studies in general, in education was the same as had
been precisely and deliberately set out by Thrax and summarily repeated by
Quintilian. Priscian's omission is an indication of the long continuity of the
conditions and objectives taken for granted during these centuries. Priscian
organised the morphological description of the forms of nouns .and verbs, and
of the other inflected words, by setting up canonical or basic forms, in nouns
the nominative singular and in verbs the first person singular present
indicative active; from these he proceeded to the other forms by a series of
letter changes, the letter being for him, as for the rest of western antiquity,
both the minimal graphic unit and the minimal phonological unit. The steps
involved in these changes bear no relation to morphemic analysis, and are of
the type that found no favour at all in recent descriptive linguistics, though
under the influence of the generative grammarians somewhat similar process
terminologies are now being suggested. The accidents or categories in which
Priscian classed the formally different word shapes of the inflected or
variable words include both derivational and inflexional sets, Priscian
following the practice of the Greeks in not distinguishing between them.
Varro's important insight is disregarded. But Priscian is clearly informed on
the theory of the establishment of categories and of the use of semantic labels
to identify them. Verbs are defined by reference to action or being acted on.
But Priscian points out that on a deeper consideration (' si quis altius consideret
') such a definition would require considerable qualification; and case names
were taken, for the most part, from just one relatively frequent use among a
number of uses applicable to the particular case named. This is probably more
prudent, if less exciting, than the insistent search for a common or basic
meaning uniting all the semantic functions associated with each single set of
morphologically identified case forms. The status of the six cases of Latin nouns
is shown to rest, not on the actually different case forms of any one noun or
one declension of nouns, but on semantic and syntactic functions systematically
correlated with differences in morphological shape at some point in the
declensional paradigms of the noun class as a whole. The many-one relations
found in Latin, as in other languages, between forms and uses and between uses
and forms are properly allowed for in the analysis. In describing the
morphology of the Latin verb, Priscian adopts the system set out by Thrax for
the Greek verb, distinguishing present, past, and future, with a fourfold
semantic division .of the past into imperfect, perfect, plain past (aorist),
and pluperfect, and recognizing the syncretism of perfect and aorist meanings
in the Latin perfect tense forms. Except for the recognition of the full
grammatical status of the Latin perfect tense forms, Priscian's analysis, based
on that given in the Techne, is manifestly inferior to the one set out by Varro
under Stoic influence. The distinction between incomplete and complete aspect,
correlating with differences in stem form, on which Varro lays great stress, is
concealed, although Priscian recognises the morphological difference between
the two stem forms underlying the six tenses. Strangely, Priscian seems to have
misunderstood the use and meaning of the Latin future perfect, calling it the
future subjunctive, though the first person singular form by which he cited it
(“scripsero”) is precisely the form which differentiates its paradigm from the
perfect subjunctive paradigm (“scripserim”) and, indeed, from any subjunctive
verb form, none of which show a first person termination in -15. This seems all
the more surprising because the corresponding forms in Greek, e.g. “tetypsomai”
are correctly identified. Possibly his reason was that his Greek predecessors
had excluded the future perfect from their schematization of the tenses, in
that this tense was not much used in Greek, and was felt to be an atticism. A
like dependence on the Greek categorial framework probably leads Priscian to
recognize both a subjunctive mood (subordinating) and an optative mood
(independent, expressing a wish) in the Latin verb, although Latin, unlike
Greek, nowhere distinguishes these two mood forms morphologically, as Priscian
in fact admits, thus confounding his earlier explicit recognition of the status
of a formal grammatical category. Despite such apparent misrepresentations, due
primarily to an excessive trust in a point for point applicability of Thrax's
and Apollonius's systematization of Greek to the Latin language, Priscian's
morphology is detailed, orderly, and in most places definitive. His treatment
of syntax in the last two books is much less so, and a number of the organizing
features that we find in modern grammars of Latin are lacking in his account.
They were added by later scholars on to the foundation of Priscianic
morphology. Confidence in Priscian's syntactic theory is hardly increased by
reading his assertion that the word order, most common in Latin, nominative
case noun or pronoun (subject) followed by verb is the natural one, because the
substance is prior to the action it performs. Such are the dangers of
philosophising on rui inadequate basis of empirical fact. In the syntactic
description of Latin, Priscian classifies verbs on the same lines as had been
worked out for Greek by the Greek grammarians, into active (transitive),
passive, and neutral (intransitive), with due notice of the deponent verbs,
passive in morphological form but active or intransitive in meaning and syntax
and without corresponding passive tenses. Transitive verbs are those
colligating with an oblique case (“laudo te”, “noceo tibi,” “ego miserantis”);
and the absence of concord between oblique case forms and finite verbs is
noted. But the terms subject and object were not in use in Priscian's time as
grammatical terms, though the use of “subiectum” to designate the logical
subject of a proposition was common. Priscian makes mention of the ablative
absolute construction, though the actual name of this construction is a later
invention. Prisician gives an account and examples of exactly this use of the
ablative case: “me vidente puerum cecidisti,” and “Augusto imperiitiire
Alexandria provincia facta est.” Of the systematic analysis of Latin syntactic
structures Priscian has little to say. The relation of subordination was
recognized as the primary syntactic function of the relative pronoun, qui,
quae, quod, and of similar words used to downgrade or relate a. verb or a whole
clause to another, main, verb or clause. The concept of subordination was
employed in distinguishing nouns (and pronouns used in their place) and verbs
from all other words, in that these latter were generally used only in
syntactically subordinate relations to nouns or verbs, these two classes of
word being able by themselves to constitute complete sentences of the
favourite, productive, type in Latin. But in the subclassification of the Latin
conjunctions, the primary grammatical distinction between subordinating and coordinating
conjunctions was left unmentioned, the coordinating “tamen”, being classed with
the subordinating “quamquam” and “quamsi”. Once again it must be said that it
is all too easy to exercise hindsight and to point out the errors and omissions
of one's predecessors. It is both more fair and more profitable to realize the
extent of Priscian's achievement in compiling his extensive, detailed, and
comprehensive description of the Latin language of the classical authors, which
was to serve as the basis of grammatical theory for centuries and as the
foundation of Latin teaching up to the present day. Such additions and
corrections, particularly in the field of syntax, as later generations needed
to make could lie incorporated in the frame of reference that Priscian employs and
expounds. Any division of linguistics (or of any other science) into sharply
differentiated periods is a misrepresentation of the gradual passage of
discoveries, theories, and attitudes that characterizes the greater part of
man's intellectual history. But it is reasonable to close an account of Roman
linguistic scholarship with Priscian. In his detailed (if in places misguided)
fitting of Greek theory and analysis to the Latin language he represents the
culmination of the expressed intentions of most Roman scholars once Greek
linguistic work had come to their notice. And this was wholly consonant with
the general Roman attitude in intellectual and artistic fields towards 'captive
Greece' who 'made captive her uncivilized captor an<;! taught rustic Latium
the finer arts. Priscian's work is more than the end of an era. It is also the
bridge between antiquity and the Middle Ages in linguistic scholarship. By far
the most widely used grammar, Priscian's “Institutiones grammaticae” ran to no
fewer than one thousand manuscripts, and formed the basis of mediaeval Latin
grammar and the foundation of mediaeval linguistic philosophy. Priscian's
grammar is the fruit of a long period of Greco-Roman unity. This unity had
already been broken by the time he wrote, and in the centuries following, the
Latin west was to be shattered beyond recognition. In the confusion of these
times, the grammarians, their studies and their teaching, have been identified
as one of the main defences of the classical heritage in the darkness of the
Dark Ages. H. ARENS, Sprachwissenschaft: der Gang ihrer Entwicklung von der
Antike bis zur Gegenwart, Freiburg. 28-9. R. R. Bolgar, The classical heritage
and its beneficiaries, Cambridge. J. Collart, Varron grammairien latin, Paris. D.
FEHLING, 'Varro und die grammatische Lehre von der Analogie und der Flexion',
Glotta, L. LERSCH, Die Sprachphilosophie der Alten, Bonn, H. NETTLESHIP, The
study of grammar among the Romans, Journal of philology, ROBINS, Ancient and
mediaeval grammatical theory in Europe, London, J. E. SANDYS, History of
classical scholarship, Cambridge, H. STEINTHAL, Geschichte der
Sprachwissenschaft bei den Griechen und Romern, Berlin. NOTES. GIBBON, The
decline and fall of the Roman Empire (ed. J. B. BURY), London, VERGIL, Aeneid
6, Ssi-3: Tu regere imperio populos, Romane, memento (hae tibi erunt artes),
pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos. 3· Noctes
Atticae I7.I7.2; H. s. GEHMAN, The interpreters of foreign languages among the
ancients, Lancaster, Pa., FEHLING, I9 56-58. 5. H. FUNAIOLI, Grammaticorum
Romanorum fragmenta, Leipzig. Ars grammatica scientia est eorum quae a poetis
historicis oratoribusque dicuntur ex parte maiore. I I L 6. De lingua Latina
8.x. 7· ibid. s.s. 8. ibid. 5·3· 5·13· 9· ibid. 5·37. 5·78, 6.46. IO. ibid.
6.37-8, 8.3. II. ibid. 7 -4· I2. ibid. 9·3> I0.74• I 3. ibid. 9.56. I4·
ibid. 8.2I-2, 9·35, IO.I.6. ROME 63 I 5. ibid. 8.54; CHARisrus, Ars grammaticae
I (KEIL, Grammatici I, Leipzig, I857, Io4). I6. VARRO, op. cit., 6.36, 8.44,
IO.I7. I7· ibid. 8.9-Io. I8. ibid. 9.96-7, I0."48. I9· PRISCIAN 8.I0.54·
20. VARRO, op. cit., 8.I6. 21. ibid. I0.62. 22. On Varro's linguistic theory in
relation to modern linguistics, cp. D. LANGENDOEN, 'A note on the linguistic
"theory of M. Terentius Varro', Foundations of language 2, SUETONIUS,
Caesar, 56; GELLIUS, Noctes Atticae I.I0.4· 24. PRISCIAN, Institutio de nomine
pronomine et verbo 38, Institutiones grammaticae 5.7.38; PROBUS, Instituta
artium (H. KEIL, Grammatici Latini), 48. 25 .. DIONYSIUS-THRAX, Techne, § 20
(I, BEKKER, Anecdota Graeca, Berlin, r8r6, 64o); APOLLONIUS DYSCOLUS, Syntax
1.43.· 26. As noun, PRISCIAN 2.4.18, 2.6.30, IJ.J.II; as pronoun,- PROBUS,
Instituta (KEIL, Grammatici 4), I33· 27. APOLLONIUS, De adverbio, BEKKER,
Anecdota Graeca 2, 531. 28. CHARISIUS, Ars grammaticae 2.r6 (KEIL, Grammatici I
(r857), 238): Nihil docibile habent, significant tamen adfectum animi. 29.
QUINTILIAN, Institutio aratoria 1.4.26. 30. PRISCIAN 5·14·79· 3 I. Their works
are published in KEIL, Grammatici Latini, Leipzig, r855-1923. 32. PRISCIAN
8.17.96; De figuris numerorum 9· 33· PRISCIAN II.I.I. 34· De differentiis et
societatibus Graeci Latinique verbi, KEIL, Grammatici 5, Leipzig, Artis
grammaticae maximi auctores', dedicatory preface r-2, 6.x.r, II.I.I. 36. 1.2.3,
1.3·7-8. 37· 2.3.14: Dictio est pars minima orationis constructae; Oratio est
ordinatio dictionum congrua, sententiam perfectam demonstrans. 64 CHAPTER THREE
38. 2.3.14· 39· I7.I6.I04• 40. 2.4.17. 41. 2.4.18: Proprium est nominis
substantiam et qualitatem significare; Nomen est pars orationis, quae unicuique
subiectorum corporum seu rerum communem vel propriam qualitatem distribuit.
Proprium est verbi actionem sive passionem significate; Verbum est pars
orationis cum temporibus et modis, sine casu, agendi vel patiendi
significativum. Participium iure separatur a verbo, quod et casus habet, quibus
caret verbum, et genera ad similitudinem nominum, nee modos habet, quos
continet verbum; Participium est pars orationis, quae pro verba accipitur, ex
quo et derivatur naturaliter, genus et casum habens ad similitudinem nominis et
accidentia verba absque discretione personarum et modorum. The problems arising
from the peculiar position of the participle among the word classes, under the
classification system prevailing in antiquity, are discussed there. Proprium
est pronominis pro ali quo nomine proprio poni et certas significare personas; Pronomen
est pars orationis, quae pro nomine proprio uniuscuiusque accipitur personasque
finitas recipit. Substantiam significat sine aliqua certa qualitate. Proprium
est adverbii cum verbo poni nee s·ine eo perfectam significationem posse
habere; Adverbium est pars orationis indeclinabilis, cuius.significatio verbis
adicitur. Praepositionis proprium est separatim quidem per appositionem
casualibus praeponi coniun~tim vero per compositionem tam cum hahentibus casus
quam cum non habentibus; Est praepositio pars orationis indeclinabilis, quae
praeponitur aliis partibus vel appositione vel compositione. 48. IS-7·40:
Videtur affectum habere in se Yerbi et plenam motus animi significationem,
etiamsi non addatur verbum, demonstrare. Proprium est coniunctionis diversa
nomina vel quascumque dictiones casuales vel diversa verba vel adverbia
coniungere; Coniunctio est pars orationis indeclinabilis, coniunctiva aliarum
partium orationis, quibus consignificat, vim vel ordinationem demons trans. so.
cp. P. H: MATTHEWS, 'The inflectional component of a word-and-paradigm
grammar', :Journal of linguistics I 139-71. SI. 8.2.7; 5-I3·73· 52.
I7.25.I82-6. 53· 8.8.38; 8.xo.sx-8. I tl54· 8.1o.55· 55· 8.8.J8. 56. 18.8.76;
I8.10.79; I8.Io.82. 57• I7.I6.I05-6. 58. 8.2.7-8; 8.J.I4• 59· I7.15.93;
I7.2I.153-4· 6o. I 8.2.JO. 61. I7·5·JO. 62. I7.2.I2-IJ. 63. I6.I.I; t6.2.IO.
64. HORACE, Epistles 2.1.156-7: Graecia capta ferum victorem cepit et artes
Intulit agresti Latio. . ROME 6s. F. LOT, La fin du monde antique et le debut
du moyen age, Paris, I95I 189. Marco Terenzio Varrone. He led an active and
sometimes risky political life. Although he backed the wrong side in the civil
war, he survived. He was a pupil of Posidonio at Rome. He was influenced by
Antioco d’Ascalon. He wrote hundreds of works, most of which have since been
lost. Amongst them was an extended series of fictional philosophical dialgoues,
the Logistorici, in wich assorted Romans debated a variety of toipics,
illustrating the arguments with examples from history. Tertulliano calls him
the Roman Cynargo, perhaps because of some satires he wrote but it is highly
unlikely that he was a Cinargo. Better attested is his interest in
Pythagoreanism, whose cult he followed to the letter. Varrone. Keywords: centro di studi
varroniani, idioma, idiom, lingua latina, lingua anglica, Lazio, Lazini, la
lingua del Lazio – Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi
Speranza, “Grice e Varrone: semiotica filosofica” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice
e Varzi – parole, oggetti, eventi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Galliate).
Essential Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do not
consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was earned
elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of Varzi’s
essays belong in English literature --. He was written on ‘universal
semantics.’ Achille Varzi
all'Trento. Grice: “Varzi rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal
semantics’ – while my own pragmatic rules have been challenged universal
status, by, of all people, Elinor Ochs!” Filosofo. Grice: “Some Italians
consider Varzi a specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal
degree was obtained without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus
the fact that he is at Colombo’s Columbia!” Esponente della filosofia
analitica, è noto principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo
contributo alla rinascita degli studi in ambito di metafisica e
ontologia. Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” stato
insignito della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio
Paolo Bozzi per l'Ontologia. Dopo un periodo dedicato soprattutto
allo studio dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è
indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e
convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che
siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra
testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti
e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al
nostro bisogno di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un
centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, è noto anche per la sua attività divulgativa
(spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui
"la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle
cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere:
“Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del
bene, Orthotes,. L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del
filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le
pene de l’Infero, Laterza,. Il mondo messo a fuoco, Laterza, Il pianeta
dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi,
Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole,
oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill
Italia, Buchi e altre superficialità,
Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il
mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica, F. Calemi, Varzi. Logica, semantica,
metafisica, Albo Versorio, Milano. Il mondo messo a fuoco, Laterza. Dal
risvolto di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Da questo libro è
stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable Simplicities, per la regia
di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre Company all'edizione del New York International Fringe Festival. Biografia
"negativa" di Varzi, su columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di
Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia analitica. Varzi. Keywords:
‘universal’. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Varzi:
semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Vasa: ragione e libertà –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Aggius). Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Andrea
Vasa Società Filosofica Italiana Congresso Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad
Aggius, paese della Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende.
Compiuti in anticipo gli studi secondari, andò a studiare filosofia a Milano
dove si laureò. Insegnò nel Liceo Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette
interrompere l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza
con il gruppo che faceva capo a Parri. Alla fine della guerra riprese
l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel Liceo Ginnasio
Manzoni. Ottenne la libera docenza. Fu assistente volontario e poi incaricato
di Filosofia a Milano. Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia
teoretica, fu chiamato a Cagliari e Firenze.
Vasa rimase sempre fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha
conservato la memoria. Negli anni di
formazione, Vasa si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di
cui era allievo e amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e
l’idealismo, comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e
cristiana era in questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via
personale. Abbandonò l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di
Gentile per quanto esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità,
mettendone tuttavia in luce l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero
così le indagini sulla logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni
critiche riguardo all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti
costituiscono l’orizzonte trascendentale nella prassi razionale ed etica
dell’uomo veniva a cadere per Vasa l’opposizione di immanenza e
trascendenza. Nella comune
partecipazione alla Resistenza Vasa si lega di amicizia con Pra, filosofo di
profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della storiografia
filosofica. Tramite lui Vasa entra in contatto con Banfi, che rappresentava la scuola
filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo critico di Banfi, che
mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco della tradizione
kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni struttura
presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non ancora
prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una logica
della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta “trascendentalismo
della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta, e che venne
difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia» fondata da
Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata dopo lo
scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo della
prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il carattere di
tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del reale e del
valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo della
prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico possibile,
effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne rivendicava la
libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo della prassi,
che era immediatamente critica del pensiero di Croce e Gentile, ma che
investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del
domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La «Rivista di storia
della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”, che, animato da
Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in convegni periodici
i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici. Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia
trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo
metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo
“andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e
seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi,
continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà
della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a
cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità
universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del
mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro
rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di
generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e
perseguire finalità proprie. Per
influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide
concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità
razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso
l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo
logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario)
di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva
nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso
svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi
sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze.
Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del
fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra
parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e
tempi, di atomi, masse e cause naturali». La sua ricerca manteneva così l’etica
dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia
ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”. Saggi: “Il problema
della ragione” (Bocca, Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi”
(Sansoni, Firenze); “Logica, scienza e prassi” (Nuova Italia, Firenze); “Logica,
religione e filosofia” (Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo
della vita” (Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele
Pisanu (Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A.
Vasa), Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale
Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della
Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis, Centro Internazionale Insubrico,
Milano. In memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova Sardegna,
Treccani: Vasa, Andrea Ragione e libertà.
Saggio sul pensiero di Vasa Vasa, Una
discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia
in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti
nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria
di Gentile, in Giornale critico della filosofia italiana, Vedi Benedetto Croce,
Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di quella hegeliana,
(a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in Quaderni della Critica, poi
in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana
oggi, Rivista critica di storia della filosofia, Sul trascendentalismo della
prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del Congresso nazionale di
Filosofia (Bologna, promosso dalla SFI,
Bocca, Roma-Milano, Vedi: saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl,
L’idea della fenomenologia (M. Rosso), Il Saggiatore, Milano, Logica e religione di fronte al compito di una
possibile unificazione del sapere, in «Il Pensiero», L’ateismo religioso di L.
Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza, Mito, Ermeneutica), e le
lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della natura e mondo della
vita A. Vasa, Logica, scienze della
natura e mondo della vita. La frase (di
Vasa) compare nella presentazione editoriale del volume Logica, scienza e
prassi. Luporini, Casari, Pra, Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi,
seminari, Olschki, Firenze, F. De Natale, Storicità della filosofia e filosofia
come storiografia. Un dibattito tra filosofi italiani in Dentro la storiografia
filosofica. Questioni di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi,
Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano. Amedeo Marinotti,
L. Handjaras, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa, Prefazione di M. Dal
Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento, Angeli,
Milano, vi è raccolto il contributo già in, Ricordo di Andrea Vasa, Olschki,
Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa, in «La
Fortezza. Rivista di studi», Liberalismo etico e prospettive razionalistiche
nel pensiero di Vasa, Etica e scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria
Grazia Sandrini e Al., Andrea Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di
Aggius. Comprende: relazioni di M.G. Sandrini, “L’eredità vasiana”. P. Lecis,
Viaggio verso una meta incerta. L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F.
Minazzi, La strada per Megara e l’irriducibilità della libertà umana. Il
problema della ragione nel trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E.
Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e
testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con
lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi
in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia,
in Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente,
Fabio Minazzi, Unicopli, Milano Enrico
I. Rambaldi, La formazione di Vasa, in Alberto Pala filosofo laico,
appassionato delle scienze. Studi e testimonianze, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico
I. Rambaldi, Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea
Vasa. Con un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia».
Andrea Vasa. Vasa. Keywords: liberta, freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vasa: ragione e liberta” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vastarini – filosofia italiana
– Luigi Speranza (L’Aquila). Essential
Italian philosopher. Filosofo italiano. Esponente di una nota famiglia
abruzzese, grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della
madre, e decise di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di
una brillante vocazione predicatoria che lo porta sino alla corte di Urbano
VIII. Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il
vescovato di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di
Fiesole, ma in entrambi i casi Vastarini rifiutò. Nella prima metà Professoresi prodigò per
aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila, colpito dalla morte di un suo
confratello che il medico non era riuscito a soccorrere nell'allora sede di San
Giuseppe fuori le mura. Acquista un vasto terreno sul margine orientale della
cinta muraria e vi costruì il convento e la chiesa di San Michele, oggi
inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Camerlengo dell'Aquila. Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico,
in Lucio Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile.
Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso
Dragonetti 234 Frati minori cappuccini
d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini.
L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce. Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri
aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Vastarini-Cresi. Vastarini.
Perhaps under C? -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi
Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e ciserciani” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vatinio – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Publio Vatinio. A politician,
supporter of Giulio Cesare and a friend of Cicerone, who at different times,
attacked and defended him. He called himself a Pythagorean, but Cicerone
questioned his right to do so on account of his dubious behaviour.
Grice e Vattimo – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Torino). Essential
Italian philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by
‘strong’ is what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is
weaker than ‘I believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or
‘the’ – I have explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza
conversazionale; massima della forza conversazionale” – Filosofo italiano. --
not one that provinicial Beaney would include in his handbooks and dictionaries.
Vattimo’s philosophy shares quite a bit with Grice’s programme, as anyone
familiar with both Vattimo and Grice may testify. Vattimo has philosophised on
Heidegger and Nietzsche, and one of his essays is on the subject and the
maskanother on realityThere is a volume in his honour.Gianni
Vattimo Gianteresio "Gianni"
Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional por la Emancipación
y la Igualdad Gianni Vattimo nel Dati
generali Partito politico Partito Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV
Indipendente Titolo di studio Laurea in Filosofia Università Università degli
Studi di Torino Professione filosofo, professore universitario. Filosofo. Tra i
massimi esponenti della corrente post-moderna, è teorizzatore del pensiero
debole. Il padre è un poliziotto calabrese, che muore quando Gianni ha un
anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una sorella di otto anni più
grande. Durante la guerra si trasferisce con la famiglia in Calabria,
restandoci per due anni e ritornando a Torino. Studente del liceo classico Gioberti
è attivo nella Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a
Quartodora, rivista del movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un
cattolico militante, influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei
racconti di Bernanos, portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo
storico, l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx. Allievo di Pareyson
assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato
in filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito
la specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il
pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino,
nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario
di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito,
titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività
didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il
programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato
come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi
atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di
comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio
corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per
i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso.
Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree
honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor
de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l'Esprit. Ha
svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi
in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra, per i
quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani -- è stato candidato da una lista civica a
sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere
la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è
riuscito ad arrivare al secondo turno. Annunciato la sua candidatura a
parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro,
rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto nella
circoscrizione Nord-Ovest. Nel giorno dell'anniversario della fondazione
del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito Comunista. Il suo ideale
politico-religioso si riassume in una forma da lui definita "comunismo
cristiano" e "comunismo ermeneutico", un' ideale antidogmatico
di "comunismo debole" nel pensiero e nell'essere, che si ispira alla
vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla
violenza delle industrializzazione pesante forzata e dello stalinismo in
genere, così come anche alle tesi di Lenin e del terrorismo, muovendo a favore
di una sinistra improntata al dialogo, alla dialettica e alla tolleranza.
Controversie Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo,
a causa delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava:
"Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild. Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di
antisemitismo, additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non
aggiungono nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione
squallida di stereotipi anti-semiti". Anche Aiello, primo rabbino donna in
Italia, ha corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo.
Ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a
Israele «bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e
portarli laggiù» La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui
Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia
chiarito che le sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non
hanno nulla a che vedere con l’anti-semitismo. Sull'aggressione a
Berlusconi In occasione dell'aggressione di Tartaglia a Berlusconi ha espresso
a Radio Radicale la convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura.
Ha affermato inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male
a Berlusconi era preferibile usare una pistola invece di una statuetta. Vattimo
si è occupato dell'ontologia ermeneutica, proponendone una propria interpretazione,
che ha chiamato “debolita”, in contrapposizione con le diverse forme di
pensiero forte (fortitude) dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua
dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo.
Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni
filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta
l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non
ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare
"fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece
un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso
dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è
storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione
umana, non viceversa. Secondo Vattimo la debolita è la chiave per la
democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione
del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata
la grande e decisiva importanza che assume nella sua filosofia la nozione di
nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari
temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religione --l'indebolimento
di Dio alla teoria della comunicazione – implicatura come communicatum debole.
Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato
al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la
postmodernità. Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro
Pareyson e di Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere
razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di
Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica.
Suggestionato da Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di
ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett.
"svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace
umana. Le posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua
impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività
politica. Abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il
marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi
progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di
Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche
pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa
apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la
continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole,
pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso
filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base
ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella
pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo
si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole, arricchito
nella prassi da una prospettiva politica concreta. Etica e natura Vattimo
ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a favore dei
diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato: «In un'epoca in cui
l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di
sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la nostra radicale
fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata ed
evidente.» Da parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro la
sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli
allevamenti. Pubblicamente dichiara la sua omosessualità. Sviluppa una
concezione di Cristianesimo secolarizzato, il quale, conseguentemente, non
necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia
sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non
riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva,
porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.
Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura,
malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando
nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui
sull'aereo lo stesso Vattimo. Ha collaborato con vari quotidiani italiani
e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano), con
editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e
cultura. Saggi: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli, Torino);
“Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino); “Ipotesi su
Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia, Milano); “Schleiermacher,
filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione ad Heidegger” (Laterza,
Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani, Milano); “Le avventure della
differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli, Milano);
“Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G. Vattimo eA. Rovatti); “La fine
della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma);
“La società trasparente” (Garzanti, Milano); “Etica dell'interpretazione” (Rosenberg
& Sellier, Torino); “Filosofia al presente” (Garzanti, Milano); “Oltre
l'interpretazione” (Laterza, Roma); “Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione
e responsabilità del filosofo” (Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche”
(Garzanti, Milano); “Tecnica ed esistenza: una mappa filosofica del Novecento”
(Mondadori, Milano); “Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso”
(Garzanti, Milano); “Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S.
Zabala, Garzanti, Milano); “Il socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro
della Religione, S. Zabala, Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su
cristianesimo e relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non
essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce
comu. Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità,
Meltemi, 2009 Introduzione all'estetica, ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna,
Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano, Pubblica presso Laterza un annuario
filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto
il Premio Brancati. Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier
Vattimo", Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di
Comunicazione. Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e
postmodernità, Ets, Pisa; Weiss, Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni
Giorgio, Il pensiero di Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra
dialettica ed ermeneutica (Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte
Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il
mondo, G. Chiurazzi, Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi.
L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa L'apertura del presente. Sull'ontologia
ermeneutica di Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica, anno I, numero speciale. M. Kopić, Vattimo Čitanka, Gianni Vattimo
Reader. Zagabria, Antibarbarus. C. Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, V. Rivera. Fondazione verano centini/images/allegati Vattimo_Gianni.pdf Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di Azione
Cattolica, su movi100.azionecattolica. Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su
publicseminar.org, 11 luglio. Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino
Di Pietro. M. Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il filosofo
Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato
Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni
Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher
politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno. 'Shoot those bastard Zionists': Italian
scholar, su the local Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su
archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita.
Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio
di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»
Il Giornale, In questo senso Cfr,
tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica,
politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade)
dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San
Paolo. Da Animali quarto mondo, in, I
diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica,
Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza
alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta
alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo:
accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico, Corriere della Sera, su
corriere. «Il mio compagno voleva farla
finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.
Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog
ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.
Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Gianni Vattimo,
su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su
personales.ya.com. Dicussion e sul Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di
congedo dall'Torino La verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su
teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di
una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un
comunista postmoderno? (di Preve) RAI Filosofia, su filosofia.rai. Vattimo. Keyword:
debole/forte – implicatum come communicatum debole. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Veca – la massima
dell’altruismo conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Grice: “I like Veca. Like
me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume,
“Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito
culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato
dall'impostazione di Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico della
sinistra, sia come teorico che come militante. La sua formazione di tipo
analitico (sensibile quindi alle metodologie e alle questioni della filosofia
del linguaggio e della logica), insolita rispetto alla figura del teorico
politico così come tradizionalmente concepito in Italia, ha permesso alla sua
riflessione di spaziare anche negli ambiti dell'epistemologia e della
metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito della filosofia morale e
politica. Veca da un impulso decisivo, nel dibattito filosofico italiano,
a temi quali il realismo, il problema della completezza nelle teorie
epistemiche e politiche, la giustizia globale e la sostenibilità. Studia Filosofia
a Milano, dove si laurea con una tesi in Filosofia teoretica, condotta sotto la
guida di Paci e Geymonat; assistente volontario, borsista CNR e assistente
incaricato presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano; professore incaricato
di Filosofiaa Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle
istituzioni e delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia
di Bologna. Professore incaricato, professore incaricato stabilizzato e
professore associato di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze
Politiche di Milano. -- è stato professore straordinario di Filosofia
politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Professore
di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche a Pavia. vicepreside
della Facoltà di Scienze politiche a Pavia; president della Facoltà di Scienze
politiche dell'Pavia; membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS
di Pavia. rettore del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia. direttore
del Centro Inter-Dipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia;
prorettore per la didattica dell'Pavia; componente del Consiglio di
amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico
dell’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering presso
l'Pavia; parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di
scienze umane di Firenze; vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori
di Pavia. Coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi
Superiori di Pavia. Dal al è prorettore vicario dell'Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia. Professore di Filosofia
politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.
Conclusa la sua carriera accademica nel, Veca attualmente insegna Filosofia
politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia. Nella sua lunga carriera Veca
ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a San Paolo,
all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto
Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza e direzione
editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la
direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano presidente
della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza
politica. Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha
impegnato l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca,
documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale
contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca
storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria
normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le attività del Seminario
annuale di Filosofia politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con
il Centro Studi Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola
Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca
europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel è stato designato Presidente onorario della
Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio Expo -- è
inoltre stato condirettore di Aut Aut con E. Paci e P. Rovatti. Ha diretto la
collana Readings per l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è
consulente per la saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica
e sociale; consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con
Marco Mondadori, la collana Theoria. Fa parte o ha fatto parte del
comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di
sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della
libertà", "Transizione", "Etica degli affari",
"Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia
e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza
politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia",
“Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè.
Bimestrale di cultura e conversazione civile; curatore scientifico della Carta
di Milano per Expo. Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di
"Politeia", Centro per la ricerca e la formazione in politica ed
etica diMilano, di cui è stato uno dei fondatori. Comitato etico dell'IstitutoEuropeo
di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia;
Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino; coordinatore del
Comitato Scientifico dell’Associazione per la ricerca e l'insegnamento della
filosofia, parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica
italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei
Beni culturali e ambientali; presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri”
che ha promosso le attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”,
diretto da E. Dindo.Comitato generale Premi della Fondazione Balzan “Premio” di
Milano. presidente della Fondazione Campus di Lucca; direttore delle
Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia; presidente
della Fondazione Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano; Presidente del
Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano; membro del Comitato
dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.
Dal è socio corrispondente residente
della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere; consigliere
della Fondazione del Centenario della BSI di Lugano. Dal è membro del Comitato Scientifico della
Fondazione Gualtiero Marchesi. Accademico corrispondente non residente
della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di
Bologna; designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli student; presidente
della Casa della Cultura di Milano. Dal
è socio corrispondente non residente dell'Accademia delle Scienze di
Torino. membro effettivo dell'Istituto Lombardo di Lettere e Scienze e
componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premio Castiglioncellosezione
di filosofiaper il libro Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto
del Presidente della Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima
classe, riservati ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il
premio dell'Accademia di Carrara per il libro La filosofia politica. premio per
la filosofia “Viaggio a Siracusa” per La priorità del male e l'offerta
filosofica; premio “Ponte per la cultura” della Fondazione Europea Guido
Venosta per il libro Etica e verità; medaglia d'oro di benemerenza civica dal Comune
di Milano. Nella filosofia di Veca sono individuabili tre fasi
distinte. La prima fase della sua ricerca è stata dedicata a questioni di
teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica “Fondazione e modalità in
Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della logica, della matematica
e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine. Il centro di interesse
scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in rapporto alle scienze
economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase i cui esiti sono
formulati in “Marx e la critica dell'economia politica” e, soprattutto, “Il programma
scientifico di Marx.” Si impegna in un programma di ricerca nell'ambito
della filosofia politica influenzato dalla prospettiva della teoria normativa
della politica. Dopo “Le mosse della ragione,” introduce la discussione sulla
giustizia con “La società giusta” ed elabora e sviluppa la sua prospettiva
teorica in “Questioni di giustizia” e “Una filosofia pubblica.” Veca dedica un
saggio divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli
sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra
teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla
questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica,
sono rinvenibile in “Libertà e eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in
Progetto Ottantanove, nin Etica e politica e, in particolare in “Cittadinanza:
riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione.” Veca lavora alla stesura
di tre meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e
identità, in cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori
degli anni Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in
Questioni di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono
contenuti in “L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.”
Pubblica un saggio di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un
messaggio nella bottiglia” e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione
della teoria politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La
penultima parola e altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono
approfonditi alcuni esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima
parte, la questione meta-teorica della relazione fra l'attività filosofica e la
sua storia nel tempo. Pubblica “Il bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in
cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale.
Presenta la sua prospettiva filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino
delle idee: passi nel mondo della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e
l'offerta filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una
teoria della giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra
l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di
politica. Pubblica “Le cose della vita: congetture, conversazioni e
lezioni personali,” in cui estende l'esame delle questioni di vita, inteso come
tentativo di autoritratto, e lo connette al problema dell'eredità
intellettuale, nel senso della dimensione storica del sapere filosofico. Pubblica
“Dizionario minimo. Per la convivenza democratica,” in cui esamina e discute
alcuni temi fondamentali per l'interpretazione e la valutazione della forma di
vita democratica, sulla base di una tesi sulla natura della libertà
democratica. Pubblica “Etica e verità” in cui sono raccolti saggi incentrati
sui rapporti fra la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di
giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i
primi risultati di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a
fuoco in distinti domini di applicazione, quali quello della interpretazione,
della giustificazione e della dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui
espone gli esiti delle sue ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la
coerenza e la connessione con l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica”
sviluppa la tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo
sfondo di una definizione delle principali linee della propria ricerca
filosofica. In “Un'idea di laicità” propone un argomento a favore della
laicità delle istituzioni e delle scelte sociali basato su un'interpretazione
della natura della libertà democratica e del fatto del pluralismo. In “Non
c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni
aspetti rilevanti della crisi economica strutturale e dei rapporti fra
capitalismo e democrazia rappresentativa. In “La gran città del genere
umano” tratta temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi
del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath” affronta questioni
epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo dell’incertezza e
dell'incompletezza; curatore del volume degli Annali della Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso della possibilità, dove
Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la
Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse per la
l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, le questioni
metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e mondi
possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong)
costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni
normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica
esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la
distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla
compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo, proposta in chiusura,
può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di
stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le
modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e
modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia”
(Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il
Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società
giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della
democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia”
(Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una
filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica
e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore);
“Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano,
Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR,
Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica.
Torino, Einaudi, Europa Universitas. Tre
saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia,
politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli, L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma,
Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia,
Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia.
Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La
filosofia politica. Roma, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea di
giustizia. Milano, Feltrinelli, Il
giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano,
Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori", La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano,
Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni
personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le
parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro
lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e
verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e
studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli, Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce
sola. Milano, Feltrinelli, Kant. Milano,
Book Time, Tolleranza. Le virtù civili.
Milano, ASMEPA, L'immaginazione
filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il
Mulino, Ragione, giustizia, filosofia, scritti
scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia
Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio,.
Non c'è alternativa. Falso! Roma, Laterza,. La gran città del genere umano. Milano,
Mursia,. La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore,. Laboratorio
Expo. Milano, Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli,. Il giardino di Camilla. Milano, Mursia,.
Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il
futuro (Bologna, Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano, Feltrinelli);
“Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia” (Roma,
Laterza), A proposito di Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,.
Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa di sinistra.
Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli,. Libertà. Roma,
Treccani. Cura, introdotto la filosofia di Rawls, Nozick, Dahl, Easton, Nagel,
Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen, Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore,
Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre, Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin,
Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit, Spence, scrittore britannico Scuola di Milano. Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Socrate
al Caffè, su socrate.apnetwork. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti
Pavia. Centro di filosofia sociale la teoria della giustizia RAI Filosofia Presentazione del volume
Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore. Salvatore Veca. Keywords:
altruism, Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo –
ragione – virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vecchio: il kantismo contro
il positivismo di neo-Trasimaco – filosofia italiana – Luigi Speranza(Bologna). Essential Italian
philosopher. Interessi principali: Etica, filosofia del diritto, filosofia
politica. Influenzato a Bobbio. Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto
del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato Bobbio. Famoso per il suo
libro giustizia. – indrhns a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e Roma. Rettore
a Roma. Inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in
Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase
iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per
mano dei fascisti perché e un ebreo, per mano di anti-fascisti perché era
accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato
nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo
d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte
del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni
Cinquanta e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di
conferenze internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale
internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti
del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non
può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo
proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava
svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che
sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha
attribuito questi tre compiti: compito
logica: costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che
consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico,
che esamina la natura del ‘giusto’ -- o
l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere. Opere: “Senso
giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di
legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali
della legge, Giurisprudenza, Lezioni
Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della
Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul
diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio:
essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” DelVecchio.
Vecchio. Keywords: neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia,
il giusto. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,
“Grice, Hart, e Vecchio: il kantianismo dell’ ‘ius.’”
Grice e Vedovelli – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Rettore a Siena, assessore
alla cultura del Comune di Siena. Laureato in filosofia a Roma. Insegna a Siena,
dove ha assunto la carica di Rettore. Precedentemente ha svolto attività di
ricerca e di docenza a Heidelberg, Calabria, Roma, e Pavia. I suoi settori di ricerca si muovono nell'ambito
della glossologia, la semiotica, la sociolinguistica e la linguistica acquisizionale.
Ha introdotto il concetto di lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano
sull'insegnamento e apprendimento delle lingue in contesto migratorio. È autore di un commento al Quadro comune
europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della
ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero,
realizzata sotto la guida di Mauro. È
stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come
Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio
linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in
Italia, istituiti a Siena. Opere: “Lessico
di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas, Italiano, I pubblici e le motivazioni
dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per
stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma,
Carocci, L'italiano degli stranieri,
Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti,
certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica
dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS
Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica
Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale. Vedovelli.
Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice
e Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vegetti – il platonismo
oxoniense di Pater – filosofia italiana – Luigi Speranza(Milano). Essential Italian
philosopher. Filosofo italiano. Insegna a Pavia. Si laurea a Pavia con la tesi,
“La storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero
docente e successivamente professore incaricato in Storia della filosofia
antica, fu Professore di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il
ruolo di direttore nel Dipartimento di Filosofia. Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di
Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor Orsola
Benincasa di Napoli. Membro del Collegium Politicum e socio dell'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di
Scienze e Lettere. Vegetti condivise il
lavoro intellettuale e l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla
filosofia greco-romana, secondo l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi
sulla medicina e sulla biologia da Ippocrate a Galeno. Fu il primo in Italia a impartire un corso di
storia della filosofia antica che prendesse in considerazione i riferimenti
alla storia della scienza, particolarmente in ambito greco-romano. Nella
ricerca della connessione fra scienze e filosofia, seguì la metodologia di
Geymonat. Il campo d'indagine approfondito da Vegetti consistette nello studio
degli aspetti etici e politici della filosofia, in particolare il platonismo,
il aristotelismo, e lo stoicismo, in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico
della cultura greco-romana. Relativamente all'etica, che assimila l'ordine
stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine naturale insito nel
kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si configurasse per la prima
volta nell' “Iliade” proseguendo poi nella riflessione orfica-pitagorica
sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno e sull'etica. Saggi: “Il coltello e lo stilo”
(Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo e Euclide” (Il Saggiatore, Milano); “L'etica
degl’antichi” (Laterza, Roma-Bari); “La medicina platonica” (Il Cardo,
Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli, Bibliopolis); “Il platonismo” (Einaudi);
“Socrate incontra Marx. Lo Straniero di Treviri, ed. Guida; “Guida alla lettura
della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari); “Un paradigma in cielo.
Platone politico da Aristotele al Novecento, ed. Carocci. Vegetti collabora in:
“Marxismo e società antica” (Feltrinelli, Milano); “Oralità, scrittura, spettacolo”
Boringhieri, Torino, Il sapere degl’antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza
religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza
ellenistica, Bibliopolis, Napoli, Le opere psicologiche di Galeno, Bibliopolis,
Napoli, Nuove antichità, "Aut Aut", "Dialoghi con gli antichi",
Sankt Augustio. Ha tradotto Ippocrate,
Opere, M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D.
Lanza e M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M.
Vegetti, POMBA, Torino, Platone, Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III,
Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, "Platone, Repubblica",
M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche
della scrittura in Platone, in Sapere e scrittura in Grecia, M. Detienne,
Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica: la medicina ellenistica” in
Storia del sapere medico occidentale M. Grmek, Laterza, Roma-Bari. “L' idea del
bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", Passioni
antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi, Laterza,
Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie e società.” Biografia su
Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai. S. Vegetti Finzi, A. Celli, Fare società, ed.
Einaudi Entrambi collaboratori della
rivista Iride delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche, su emsf.rai. 6. Filosofo studioso di Platone, su
corriere. G. Curci, Intervista alla
prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal.
Enciclopedia Treccani alla voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti,
"Critico il Platone di Reale, il marxismo non c'entra", intervista di
Mario Vegetti, Corriere della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Mario Vegetti,. Pubblicazioni su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale,
Radio Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la
persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici.
Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario
Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul RAI filosofia, su filosofia.rai. Mario
Vegetti. Vegetti. Keywords: ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo oxoniense di
Pater” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Velino – I velini – filosofia italiana Luigi Speranza
(Velia). Grice: “”A = A,” Parmenides
says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to irritate an
Italian neo-non-parmenideian“One of the most important Italian philosophers, if
only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice. --
Parmenide Parmènide di Elea (in greco antico: Παρμενίδης, Parmenídēs;
Elea. Filosofo antico -- autore del poema Sulla natura. Viene considerato
il fondatore dell'ontologia, con cui ha influenzato l'intera storia della
filosofia occidentale. Fu il filosofo dell'essere statico e immutabile, in
contrasto col divenire di Eraclito, secondo il quale viceversa «tutto cambia». A
lui si deve la nascita della scuola eleatica a cui appartenevano anche Zenone (o
Senone nella grafia antica) di Elea e Melisso di Samo. La rivalità tra
Parmenide ed Eraclito è stata reintrodotta negli odierni dibattiti sulla
concezione del tempo,[ e della fisica moderna. Nacque a Velia, in Ascea, da una
famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Secondo
Speusippo, nipote di Platone, e chiamato dai suoi concittadini a redigere le
leggi di Ascea. Secondo Sozione e discepolo del pitagorico Aminia. Per altri fu
probabilmente discepolo di Senofane di Colofone. Ad Ascea fonda inoltre una
scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide
riferisce di un viaggio che Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove
conobbe Socrate col quale ebbe una vivace discussione. L'unica opera di
Parmenide è il poema in esametri intitolato Sulla natura, di cui alcune parti
sono citate da Simplicio in De coelo e nei suoi commenti alla Fisica
aristotelica, da Sesto Empirico e da altri scrittori antichi. Di “Sulla natura”
ci sono giunti ad oggi diciannove frammenti, alcuni dei quali allo stato di
puro stralcio, che comprendono un proemio e una trattazione in due parti: La
via della verità e La via dell'opinione. Di quest'ultima abbiamo solo pochi
versi. Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθον ἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι
διζήσιός εἰσι νοῆσαι· ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι, Πειθοῦς ἐστι
κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - , ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι,
τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν· οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ
γὰρ ἀνυστόν - οὔτε φράσαις. ... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι. Orbene io
ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca
che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non
sia, e questo è il sentiero della persuasione (infatti segue la verità);
l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che
questo è un sentiero del tutto inaccessibile. Infatti non potresti avere
cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. Infatti
lo stesso è pensare ed essere. Sostiene che la molteplicità e i mutamenti del
mondo sono illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realtà dell'essere:
immutabile, ingenerato, finito, immortale, unico, omogeneo, immobile,
eterno. La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo
che racconta il suo viaggio verso la dimora della dea della Giustizia la quale
lo condurrà al cuore inconcusso della ben rotonda verità. La dea, in quanto
tutrice dell'ordine cosmico, e vista in tal senso anche come garante
dell'ordine logico, cioè del corretto filosofare. La dea gli mostra la via
dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via della verità
che conduce alla sapienza e all'essere (τὸ εἶναι). Pur non specificando
cosa sia questo essere, è il che per primo ne mette a tema esplicitamente il
concetto. Su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la più antica
testimonianza in materia, secondo la quale l'essere è, e non può non essere. Il
non-essere non è, e non può essere -- ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι
… ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι -- è, e non è possibile che
non sia … non è, ed è necessario che non sia» -- fr. 2, vv 3;5 -
Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.). Con queste parole intende
affermare che niente si crea dal niente (ex nihilo nihil fit), e nulla può
essere distrutto nel nulla. Già i primi filosofi avevano cercato l'origine (o ἀρχή,
archè) della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse
renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le
trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono,
altre scompaiono, non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura
illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e
immobile. A tali affermazioni giunge promuovendo per la prima volta un pensiero
basato non più su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale,
servendosi in particolare della logica formale di non-contraddizione, da cui si
traggono le seguenti conclusion. L'essere è immobile perché se si muovesse
sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non sarebbe. L'essere è
uno perché non possono esserci due esseri: se uno è l'essere, l'altro non
sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A è
l'essere, e B è diverso da A, allora B non è: qualcosa che non sia Essere non
può essere, per definizione. L'Essere è eterno perché non può esserci un
momento in cui non è più, o non è ancora: se l'essere fosse solo per un certo
periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si cadrebbe in
contraddizione. L'essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso
contrario implicherebbe il non essere. La nascita significa essere, maa anche
non essere prima di nascere. La morte significa non essere, ovvero essere solo
fino a un certo momento. L'essere è indivisibile, perché altrimenti
richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore. L'essere
risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη), che è il suo limite ma al
contempo il suo fondamento costitutivo. La dominatrice necessità lo tiene nelle
strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno; perché bisogna che l'essere
non sia incompiuto. L'essere secondo Parmenide: privo di imperfezioni e identico
in ogni sua parte come una sfera paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre
uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi
greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico solido
geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si
guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di
Einstein che dice: «Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio,
vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte le direzioni dello
spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti
l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su
se stesso). Fuori dell'essere non può esistere nulla, perché il non-essere,
secondo logica, non è, per sua stessa definizione. Il divenire attestato dai
sensi, secondo cui gli enti ora sono e ora non sono, è una mera illusione (che
appare ma in realtà non è). La vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma
nasce dalla ragione. Non c'è nulla di errato nell'intelletto che prima non sia
stato negli erranti sensi» è la frase che d'ora in poi sarà attribuita a
Parmenide. Il pensiero è dunque la via maestra per cogliere la verità
dell'Essere: «ed è lo stesso il pensare e pensare che è. Giacché senza l'essere
… non troverai il pensare», a indicare come l'Essere si trovi nel pensiero.
Pensare il nulla è difatti impossibile, il pensiero è necessariamente pensiero
dell'essere. Di conseguenza, poiché è sempre l'essere a muovere il pensiero, la
pensabilità di qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto pensato.Tale identità
immediata di essere e pensiero, a cui si giunge scartando tutte le impressioni
e i falsi concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni dinamismo del
pensiero, accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle filosofie apofatiche
orientali, come il buddhismo, il taoismo e l'induismo. Una volta stabilito che
l'Essere è, e il non-essere non è, restava tuttavia da spiegare come nascesse
l'errore dei sensi, dato che nell'Essere non ci sono imperfezioni, e perché gli
uomini tendano a prestare fede al divenire attribuendo l'essere al non-essere.
Parmenide si limita ad affermare che gli uomini si lasciano guidare
dall'opinione (δόξα), anziché dalla verità, ossia giudicano la realtà in base
all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in definitiva è una
semplice illusione, e dunque, in quanto non esiste, non si può trovargli una
ragione. Compito del filosofo è unicamente quello di rivelare la nuda verità
dell'Essere nascosta sotto la superficie degli inganni. Il tema sarà ripreso da
Platone che cercherà una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice;
per sciogliere il dramma umano costituito dal senso greco del divenire (per cui
tutto muta) che si scontra con una ragione, altra dimensione fondamentale della
grecità, che è portata a negarlo, Platone concepirà il non-essere non più alla
maniera di Parmenide staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma
come diverso dall'essere in senso relativo, nel tentativo di dare una
spiegazione razionale anche al tempo e al molteplice. Il rigore logico di
Parmenide gli valse inoltre l'appellativo di "venerando e terribile"
da parte di Platone. La fiducia di Parmenide in un sapere completamente dedotto
dalla ragione, e viceversa la sua totale sfiducia nei confronti dei sensi e di
una conoscenza empirica, fa di lui un filosofo profondamente
razionalista. Parmenide e la scuola di Elea Parmenide ne "La
scuola di Atene", affresco di Raffaello Sanzio Parmenide fu il fondatore
della scuola di Elea, dove ebbe vari discepoli, il più importante dei quali fu
Zenone. Il metodo usato dagli eleati era la dimostrazione per assurdo, con cui
confutavano le tesi degli avversari giungendo a dimostrare la verità
dell'Essere, nonché la falsità del divenire e delle impressioni dei sensi, per
una "impossibilità logica di pensare altrimenti".Stupiva i
contemporanei un ragionamento che scaturiva dalla radicale contrapposizione
essere/non-essere e da un'immediata conseguenza del principio di
non-contraddittorietà dell'essere e del pensiero, teorizzato in seguito da
Aristotele come evidenza prima e indimostrabile alla ragione senza la quale
diverrebbe impossibile qualsiasi conoscenza necessaria-filosofica, restando
solo il mondo dell'opinione. Parmenide e gli eleati si contrapponevano
soprattutto al pensiero di Eraclito, loro contemporaneo, filosofo del divenire
che basava la conoscenza interamente sui sensi. Nella prospettiva della storia
della filosofia, sarà quindi Hegel a concepire l'essere in maniera radicalmente
opposta a Parmenide. Anche l'atomismo democriteo intese contrapporsi alla
teoria eleatica dell'Essere (che aveva cercato una soluzione al problema
dell'archè negando alla radice un fondamento originario al divenire), presupponendo
gli atomi e uno spazio vuoto, diverso dagli atomi, in cui essi potessero
muoversi, ipotizzando in un certo senso una convivenza di essere e
non-essere. In seguito furono i sofisti a cercare di confutare il
pensiero degli eleati, opponendo al loro sapere certo e indubitabile (επιστήμη,
epistéme) sia il relativismo di Protagora, sia il nichilismo di Gorgia. Uno dei
maggiori problemi sollevati da Parmenide riguardava in particolare
l'impossibilità di oggettivare l'Essere, di darne un predicato, di sottrarlo
all'astrattezza formale con cui egli l'aveva enunciato, e che sembrava
contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. Fu seguendo questa strada
che Platone, nel tentativo di risolvere il problema, approderà al mondo delle
idee. L'interpretazione della "doxa" Giovanni Reale ha elencato
le diverse interpretazioni contemporanee sullo statuto e il significato
dell'opinione ed il suo rapporto con la verità. Accanto ad una lettura che le
vede contrapporre radicalmente, ne esiste una diversa, che Reale appoggia,
secondo cui l'opinione (δόξα, doxa) non è da intendersi in Parmenide come
negazione assoluta della verità, ma come un modo improprio di accostarsi ad
essa. Non si tratterebbe cioè di puro non-essere, della via dell'errore
scartata a priori, ma di una terza possibilità in cui i fenomeni (δοκοῦντα,
dokùnta) sarebbero entità pensabili e quindi plausibili, se non altro come
manifestazioni esteriori del fondamento occulto e autentico dell'Essere. Nelle
parole della Dea, infatti, Parmenide è chiamato a conoscere anche «le opinioni
dei mortali, in cui non è certezza verace; eppure anche questo imparerai: come
l'esistenza delle apparenze sia necessario ammetta colui che in tutti i sensi
tutto indaga». Si tratta di un'interpretazione condivisa in varia misura anche
da Schwabl, Untersteiner, Colli, Ruggiu, sebbene respinta da altri, che farebbe
di Parmenide un anticipatore della futura ontologia platonica, mentre i suoi
discepoli avrebbero invece mantenuto una concezione più rigorosa dell'essere,
quella tradizionalmente attribuita agli eleati. Tra le filosofie volte al
recupero del pensiero classico in chiave attuale, in direzione del quale si
sono mossi specialmente gli studi di Heidegger e di Bontadini, l'opera di
Severino si segnala come una parziale ripresa della dottrina di Parmenide, e viene
perciò definita «neoparmenidismo». In particolare nel suo scritto Ritornare a
Parmenide, Severino intende proporre un'originale reinterpretazione delle
categorie fondamentali del pensiero moderno alla luce della rigorosa logica
dell'Eleate. Secondo Platone in Parmenide, 127a-c. ^ Secondo la cronologia di
Apollodoro di Atene che colloca la sua ἀκμή (l'acmé, il quarantesimo anno
dell'età, ritenuto dai dossografi antichi il punto più alto della vita e
dell'attività filosofica) nella XLIX olimpiade, datata al 504-1 a.C. (Diogene
Laerzio, IX, 23). Dopo che fu scoperta in uno scavo ad Ascea un'erma acefala
con l'iscrizione Πα[ρ]μενείδης Πύρητος Οόλιάδης φυσικός (Parmenide figlio di
Pirete medico degli Uliadai), dove Parmenide viene cioè indicato come capo
della scuola medica eleata degli Ούλιάδαι, si ritrova in seguito la
testa-ritratto con barba qui raffigurata, con la base del collo adattata ad
essere sovrapposta in un'erma del tipo di quella precedentemente ritrovata con
l'iscrizione citata. Altri ritengono invece che questa scultura riproduca il
busto del filosofo epicureo Metrodoro di Lampsaco (M. G. Picozzi, Parmenide,
Enciclopedia dell'arte antica Treccani). Logos: rivista internazionale di filosofia,
Bartelli & Verando I paradossi di Zenone sul movimento vennero enunciati
proprio per argomentare la posizione filosofica di Parmenide. Luigi Lugiato,
L'uomo e il limite, Milano, FrancoAngeli, Secondo Platone in Parmenide,
op.cit. Diogene Laerzio, IX, 21. ^ Così Plutarco, Contro Colote, 32, 1126
A. Fra questi Aristotele, (Metafisica A 5, 986b, 22) e Platone (Sofista, 242d)
e così anche Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 21. I presocratici, a cura
di G. Giannantoni, Bari 19756. ^ Platone, Parmenide, 128 B. ^ Simplicio, De
cœlo 556, 25. Simplicio, In Aristotelis Physica commentaria. Sesto Empirico,
Adversus mathematicos, libro VII. ^
Finito non da intendersi come imperfetto perché per la mentalità antica il
segno di perfezione è la compiutezza, il finito. L'infinito vorrebbe dire che
non è completo, che gli manca qualcosa quindi imperfetto. Sul tema del viaggio
in Parmenide si veda quest'intervista a Luigi Ruggiu, tratta dall'Enciclopedia
multimediale delle scienze filosofiche. Fr. 1, v. 29, della raccolta I
presocratici di Diels/Kranz. ^ Anna Jellamo, Il cammino di Dike: l'idea di
giustizia da Omero a Eschilo, Roma, Donzelli. Sull'ipotesi che la dea della
Giustizia fosse interpretata da Parmenide in un significato nuovo, filosofico,
cfr. Hermann Fränkel, Wege und Formen Frühgriechischen Denkens. Literarische
und Philosophiegeschichtliche Studien, München, Beck, p. 162 segg., per il
quale essa veniva ora vista come dea della «giustezza» o «esattezza»
(dikaiosyne), preludio di quella platonica. Sulla Dike "filosofica"
cfr. anche Karl Deichgräber, Parmenides' Auffahrt zur Göttin des Rechts,
Untersuchungen zum Prooimion seines Lehrgedichts, 11, Magonza. La nascita della
parola "filosofia" è molto controversa, in quanto ha diverse
accezioni. Già anticamente, così come altri termini composti col suffisso
"philo-" (cfr. P. Hadot, Che cos'è la filosofia antica?, Torino,
Einaudi) essa indicava una passione, una tensione (φίλος, fìlos) verso il
sapere (σοφία, sofìa). Secondo Antonio Capizzi, tuttavia, Parmenide non era un
filosofo nel senso etimologico, in quanto più che al "sapere per il
sapere" propendeva per le applicazioni politiche del sapere, ma la
questione è tutt'altro che definitiva. Principio enunciato da Melisso e poi
reso in latino da Lucrezio, ma implicitamente presente nel frammento 8 di
Parmenide (cfr. Réginald Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede &
Cultura, 2015. ^ «Il principio di non-contraddizione, introdotto da Parmenide
per rivelare l'essere stesso, la verità essenziale, fu successivamente
impiegato come strumento del pensiero logicamente cogente per qualsiasi
affermazione esatta. Sorsero così la logica e la dialettica» (K. Jaspers, I
grandi filosofi, tr. it., Longanesi, Milano).Fr. 8, v. 30-32, della raccolta
Diels/Kranz. ^ Albert Einstein si espresse tra l'altro in maniera
sorprendentemente simile a Parmenide, in quanto anch'egli tendeva a negare la
discontinuità del divenire e il suo svolgimento nel tempo. Secondo Popper,
«grandi scienziati come Boltzmann, Minkowski, Weyl, Schrödinger, Gödel e, soprattutto,
Einstein hanno concepito le cose in modo similare a Parmenide e si sono
espressi in termini singolarmente simili. La materia, secondo Einstein, si
curverebbe su se stessa, per cui l'universo sarebbe illimitato ma finito,
simile ad una sfera, che è illimitatamente percorribile anche se finita.
Inoltre Einstein ritiene che non abbia senso chiedersi che cosa esista fuori
dell'universo» (Ernesto Riva, Manuale di filosofia). Alexius Meinong, proprio
come Parmenide, difese ad esempio l'idea che anche «la montagna d'oro» (titolo
di un romanzo fantascientifico) sussista poiché se ne può parlare. Fr. 3, v. 1,
Diels/Kranz. Sull'analogia tra la posizione parmenidea e le filosofie
dell'Oriente, cfr. Emanuele Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni,
su filosofico.net. Cfr. anche l'intervista al professor Emanuele Severino
(Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana) in Parmenide su Emsf.rai.it. ^
Platone, Teeteto, 183e. Un famoso esempio si ha nelle aporie note come
paradossi di Zenone. ^ Si veda La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
di Eduard Zeller, trad. di R. Mondolfo Eleati, a cura di Giovanni Reale,
Firenze, La Nuova Italia, nuova edizione a cura di Giuseppe Girgenti, Milano,
Bompiani, 2011. ^ «Dunque, Parmenide ha esposto un'"opinione
plausibile", oltre a quella fallace, e ha cercato, a suo modo, di dar
conto dei fenomeni» (G. Reale, Storia della filosofia antica, I, Vita e
Pensiero, Milano). Fr. 1, vv. 31-33, trad. di G. Reale. Hans Schwabl, Sein und
Doxa bei Parmenides, «Wiener Studien», Mario Untersteiner, La Doxa di
Parmenide, in Parmenide. Testimonianze e frammenti, Sansoni, Firenze Giorgio
Colli, Physis kryptesthai philei, ed. dell'Ateneo, Roma Luigi Ruggiu, Saggio introduttivo e
commentario filosofico, in Parmenide. Poema sulla natura: i frammenti e le
testimonianze indirette, Rusconi, Milano
Di origine evidentemente iranica sarebbe il dualismo luce-tenebre che
per Parmenide sta alla base della dóxa, mentre sarebbe addirittura di origine
indiana il carattere puramente apparente da lui attribuito al mondo sensibile
(sostenuto dalla corrente Samkya delle Upanishad nella famosa dottrina del
"velo di Maya", ripresa da Arthur Schopenhauer nel XIX secolo), e lo
stesso viaggio del filosofo al cospetto della dea, esposto nel proemio del
Poema parmenideo, ricorderebbe i viaggi degli sciamani asiatici (Martin
Litchfield West, La filosofia greca arcaica e l'Oriente, Il Mulino, Bologna).
In esso, tuttavia, Severino afferma dapprima di aver compiuto il secondo grande
"parmenicidio", dopo quello di Platone: Parmenide svaluta e quindi
annulla i fenomeni, ma questi appaiono, quindi esistono e, se esistono, non
divengono, ma tutti sono eterni. In secondo luogo Severino usa la logica
parmenidea per confutare l'etica e la fede in Dio: poiché il divenire non
esiste, non sarebbero possibili la libera scelta morale e l'esistenza di un
Creatore che tragga l'essere dal nulla, creandolo ex nihilo. Bibliografia Fonti
Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Testo greco a
fronte, a cura di Giovanni Reale con la collaborazione di Giuseppe Girgenti e
Ilaria Ramelli, Milano, Bompiani, Edizioni e traduzioni Pilo Albertelli, Gli
Eleati: testimonianze e frammenti, Bari, Laterza, Renzo Vitali, Parmenide
d'Elea. Peri physeos, una ricostruzione del Poema, Faenza, Lega, Giovanni
Reale, Luigi Ruggiu, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, Rusconi, Giovanni
Cerri, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, BUR, Albino Nolletti, Che cos'è
l'Essere di Parmenide: spiegazione di un enigma filosofico Testo greco a fronte,
Teramo, La Nuova Editrice, I presocratici. Prima traduzione integrale con testi
originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di Hermann Diels e
Walther Kranz, a cura di Giovanni Reale, Milano, Bompiani, Mario Untersteiner,
Eleati. Parmenide, Zenone, Melisso. Testimonianze E Frammenti Testo greco a
fronte, Milano, Bompiani, Studi Emanuele Severino, Ritornare a Parmenide in
Essenza del nichilismo, pp. 19–61, Paideia, Brescia Carlo Diano, Parmenide in
Studi e saggi di filosofia antica (successivamente ne Il pensiero greco da
Anassimandro agli Stoici, Bollati Boringhieri) Luigi Ruggiu, Parmenide,
Venezia, Marsilio Antonio Capizzi, Introduzione a Parmenide, Laterza, Roma-Bari
Antonio Capizzi, La porta di Parmenide. Due saggi per una nuova lettura del
poema, Edizioni dell'Ateneo, Roma Guido Calogero, Studi sull'eleatismo [Roma],
La Nuova Italia, Firenze Edward Hussey, I presocratici, trad. di L. Rampello,
Mursia, Milano Klaus Heinrich, Parmenide e Giona. Quattro studi sul rapporto
tra filosofia e mitologia, Guida, Napoli Giovanni Casertano, Parmenide il
metodo la scienza l'esperienza, Loffredo, Napoli Karl Popper, Il mondo di
Parmenide. Alla scoperta dell'illuminismo presocratico, Piemme, Casale
Monferrato Martin Heidegger, Parmenide, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano
1Hans-Georg Gadamer, Scritti su Parmenide, a cura di G. Saviani, Filema, Napoli
Giorgio Colli, Gorgia e Parmenide. Lezioni Adelphi, Milano Néstor-Luis Cordero,
By Being, It is. The Thesis of Parmenides, Parmenides Publishing, Las Vegas Massimo
Pulpito, Parmenide e la negazione del tempo. Interpretazioni e problemi, LED,
Milano 2005 Andrea Sangiacomo, La sfida di Parmenide. Verso la Rinascenza, Il
Prato, Padova Michele Abbate, Parmenide e i neoplatonici. Dall'Essere all'Uno e
al di là dell'Uno, Edizioni dell'Orso, Alessandria Ugo di Toro, L'enigma
Parmenide. Poesia e filosofia nel proemio, Aracne, Roma Franco Ferrari, Il
migliore dei mondi impossibili. Parmenide e il cosmo dei Presocratici, Aracne,
Roma Massimo Donà, Parmenide. Dell'essere e del nulla, Alboversorio, Milano
Donato Sperduto, Il divenire dell'eterno, Aracne, Roma. Dizionario di
filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Parmènide (filosofo), su sapere.it, De Agostini. Spiegazione dell'enigma
dell'Essere di Parmenide, su parmenide.info. Emanuele Severino. Il Poema, le
fonti, le interpretazioni, su filosofico.net. Emanuele Severino: Parmenide, su
raiscuola.rai.it. (EL) "Sull'Essere" recitato in greco antico ricostruito,
su podium-arts.com. (EN) Un'ampia lista degli studi dedicati a Parmenide su
parmenides.com. (EN) Parmenides and the Question of Being in Greek Thought, su
ontology.co. con una bibliografia annotata degli studi recenti e delle edizioni
critiche. Università di Stanford. efs.: H. P. Grice, “Negation and privation,”
“Lectures on negation,” Wiggins, “Grice and Parmenides”. Parmenide. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Il parmenideismo italiano,” Luigi Speranza, "Grice e Parmenide," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Velia -- Zenone – i veliani – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Velia).
Filosofo italiano. f. senofane, parmenide -- Velia -- (or as Strawson would prefer, Zeno). Sometimes spelt ‘Senone’ "Senone
*loved* his native Velia. Vivid evidence of the
cultural impact of Senone's arguments in Italia is to be found in the interior
of a red-figure drinking cup (Roma, Villa Giulia, inv. 3591) discovered in the
Etrurian city of Falerii. It depicts a heroic figure racing nimbly ahead
of a large tortoise and has every appearance of being the first known
‘response’ to the Achilles (or Mercurio, Ermete) paradox. “Was ‘Senone’ BORN in Velia?”that is the
question!”Grice. Italian
philosopher, as as such, or as Grice prefers, ‘senone’ -- Zenos paradoxes.
“Since Elea is in Italy, we can say Zeno is Italian.”H. P. Grice. “Linguistic
puzzles, in nature.” H. P. Grice. four
paradoxes relating to space and motion attributed to Zeno of Elea fifth century
B.C.: the racetrack, Achilles and the tortoise, the stadium, and the arrow.
Zeno’s work is known to us through secondary sources, in particular Aristotle.
The racetrack paradox. If a runner is to reach the end of the track, he must
first complete an infinite number of different journeys: getting to the
midpoint, then to the point midway between the midpoint and the end, then to
the point midway between this one and the end, and so on. But it is logically
impossible for someone to complete an infinite series of journeys. Therefore
the runner cannot reach the end of the track. Since it is irrelevant to the
argument how far the end of the track is
it could be a foot or an inch or a micron away this argument, if sound, shows that all
motion is impossible. Moving to any point will involve an infinite number of
journeys, and an infinite number of journeys cannot be completed. The paradox
of Achilles and the tortoise. Achilles can run much faster than the tortoise,
so when a race is arranged between them the tortoise is given a lead. Zeno
argued that Achilles can never catch up with the tortoise no matter how fast he
runs and no matter how long the race goes on. For the first thing Achilles has
to do is to get to the place from which the tortoise started. But the tortoise,
though slow, is unflagging: while Achilles was occupied in making up his
handicap, the tortoise has advanced a little farther. So the next thing
Achilles has to do is to get to the new place the tortoise occupies. While he
is doing this, the tortoise will have gone a little farther still. However
small the gap that remains, it will take Achilles some time to cross it, and in
that time the tortoise will have created another gap. So however fast Achilles
runs, all that the tortoise has to do, in order not to be beaten, is not to
stop. The stadium paradox. Imagine three equal cubes, A, B, and C, with sides
all of length l, arranged in a line stretching away from one. A is moved
perpendicularly out of line to the right by a distance equal to l. At the same
time, and at the same rate, C is moved perpendicularly out of line to the left
by a distance equal to l. The time it takes A to travel l/2 relative to B
equals the time it takes A to travel to l relative to C. So, in Aristotle’s
words, “it follows, Zeno thinks, that half the time equals its double” Physics
259b35. The arrow paradox. At any instant of time, the flying arrow “occupies a
space equal to itself.” That is, the arrow at an instant cannot be moving, for
motion takes a period of time, and a temporal instant is conceived as a point,
not itself having duration. It follows that the arrow is at rest at every
instant, and so does not move. What goes for arrows goes for everything:
nothing moves. Scholars disagree about what Zeno himself took his paradoxes to
show. There is no evidence that he offered any “solutions” to them. One view is
that they were part of a program to establish that multiplicity is an illusion,
and that reality is a seamless whole. The argument could be reconstructed like
this: if you allow that reality can be successively divided into parts, you find
yourself with these insupportable paradoxes; so you must think of reality as a
single indivisible One. Senza le premesse di tale discussione e problematica si
precisano chiaramente nei finissimi argomenti di Zenone di Velia, diseepolo e
difensore di Parmenide, in cui si vede bene il taglio netto tra l'essere che è
e in cui tutto si annulla, e il mondo umano costruito dall'uomo stesso.
All'inizio del “Parmenide” Platone narra che una volta, durante le grandi
Panatenee, Parmenide e Zenone vennero ad Atene. Parmenide era allora molto
innanzi negli anni, tutto bianco, ma d'aspetto bello e nobile, e aveva circa
sessantacinque anni. Zenone si avvicinava allora ai quaranta anni, di grande
statura e bell'uomo (Parmenide, 127b). Platone dice, poi, che in quell'occasione
Zenone lesse un saggio che scrive per difendere la tesi di Parmenide, ma k:he
quel libro egli compose per amor di polemica e che per giunta un tale glielo
aveva sottratto, per cui, Platone fa dire a Zenone. Nnon ebbi neppure il ternpo
di pensare se fosse o no il caso di darlo alla luce (128a). Platone, forse, per
dare avvio alla sua discussione, probabil-mente nei confronti dell'eleatismo
megarico, si riallaccia di proposito a Zenone e a Parmenide mettendoli in
rapporto con Socrate, allora giovanissimo, quel Socrate di cui poi i megarici
furono discepoli. Può darsi, dunque, che Platone forza la notizia di Zenone ad
Atene insieme a Parmenide, in un'epoca, il 455-450, in cui sembra difficile,
per ragioni cronologiche, che Parmenide sia potuto venire ad Atene, o avesse
circa sessantacinque anni. Nulla vieta, invece, di pensare che lui sia stato
effettivamente ad Atene, anche se in epoca diversa, e che sia nato tra il 500 e
il 490. Discepolo di Parmenide, Zenone nacque ad Elea nel 500/490. ·Platone
(Parmenide, 127b) narra che nel 452 circa Zenone, venuto con Parmenide ad
Atene, aveva circa quaranta anni. Tutte le fonti lo presentano come uomo
prestante e altamente intelligente, che prese attiva parte alla vita politica
della sua città, dove sarebbe eroicamente morto combattendo il tiranno Ncarco,
quando, preso da Nearco e torturato, per non parlare si spezza la lingua con i
denti, sputandola addosso al tiranno. Sembra che la struttura originaria del
saggio di Zenone (o dei suoi saggi) fosse antinomica, e che [Altro punto
sospetto è che Platone dice che il saggio che Zenone scrive e stato fatto
circolare senza il permesso dell'autore. Potrebbe questo essere indice che
Platone, in effetto, non espone la tesi vera di Zenone, anche se, nella
finzione del dialogo, lui stesso approvi, con qualche riserva, il sunto che dei
punti salienti dà Socrate. Platone, nel Parmenide tende a dimostrare
l'impossibilità di pensare l'essere di Parmenide che porta dietro di sé
l'altrettanta impossibilità di pensare i molti, onde, postici sul piano di
Parmenide, risulta impossibile il discorso, un qual- sivoglia giudizio. Non
interessa ora la soluzione di Platone e il suo tentativo di poter pensare l'essere
come dialetticità corrispondente alla dialetticità del pensiero, per cui si
rendeva possibile porre un tutto oggettivo. come ordine dialettico e misura su
cui scandire, attraverso la conoscenza di sé, lo stesso ordine politico. È
tuttavia importante sottolineare che nei confronti dell'uno di Parmenide e
delle opere di lui (che accettando l'ipotesi di Parmenide e anche accettando
che l'uno di Parmenide si può, all'estremo, ritenere assurdo, vuoi dimostrare
che altrettanto assurdo è porre unità accanto a unità, come i pitagorici,
quando si ritenga che queste siano realtà per sé e non puri nomi), la polemica
di Platone chiarifica quella che storicamente dev'essere stata l'aporia
fondamentale in cui doveva trovarsi il lettore del saggio di Zenone. In verità
- abbietta Zenone nel Parmenide di Platone - questo mio saggio vuol essere in
certo modo una difesa della dottrina di Parmenidc contro quelli che cercano di
metterla in ridicolo sostenendo che la tesi dell'esistenza dell'uno va incontro
a molte conseguenze ridiwlc c contraddittorie. Vuole confutare perciò questo
mio saggio quelli che asseriscono l'esistenza dei molti c render loro la
pariglia e anche di piu, cercando di mostrare che la loro ipotesi
dell'esistenza dei. molti va incontro a conseguenze ancor piu ridicole di
quella dell'uno se si vuole andare in fondo alla ricerca (l28c-d). In effetto
qui Platone corregge la sua prima affermazione che Zenone e Parmenide avessero
detto la stessa cosa ("dite su per giu la cosa medesima ": 128b}, e
per i suoi intenti lascia cadere la precisazione di Zenone. Ma ciò è
fondamentale, perché, in genere, è con questi abili accenni che Platone
distingue quello che a lui importa da quello che accantona, ma che corrisponde,
quasi sempre, alla verità storica. Zenone, quaranta fossero gli argomenti
contro la tesi che sostiene il molteplice e il moto. Platone che vede in lui il
difensore dell"Uno di Parmenide, lo chiamò il "palamede eleatico"
(Fedro, 26ltl). ] dunque, sarebbe parmenideo alla rovescia. Egli accetterebbe
che l'uno tutto di Parmenide porti alla finale contraddizione
dell'impensabilità - proprio sulla via del pensiero - dell'uno stesso. Solo che
la facile critica dell'annullarsi dell'uno deve tener presente che, ammessa la
esistenza dei molti, di punti accanto a punti, come enti reali, si cade nelle
stesse contraddizioni di chi pone l'uno. Zenone non dice mai cosa sia l'Essere.
Zenone nega che posti i molti come esistenti, sul piano logico i molti
esistano, confermando cosi la tesi parmenidea che i molti in quanto tali, in
quanto definizioni, non sono che puri nomi. Ammessa, dunque, pitagoricamente,
l'esistenza di punti reali costituenti le cose, bisogna necessariamente
ammettere che ciascuna di tali unità in quanto punto ha una grandezza, anche se
minima, onde in ogni punto vi sono infiniti punti e quindi ogni punto-unità
sarà infinitamente grande; se il punto poi non ha gradezza, poiché le cose si
costituiscono come aventi grandezza per l'unione dei punti, come sarà mai
possibile che punti senza grandezza diano luogo a grandezze? n punto dunque, se
non ha grandezza, non è (fr. l, 2). Ancora: ammesse piu cose costituite di
punti, esse saranno ad un tempo in numero finito e infi.t;lito, il che è
contraddittorio: saranno in numero finito, perché non possono essere piu o meno
di quante sono; infinito perché tra l'una e l'altra ve ne sarà un'altra ancora,
e tra questa e l'altra un'altra ancora all'infinito (fr. 3). Ancora: ammessa la
molteplicità di cose reali per sé, bisogna ammettere o che sono continue, onde
la molteplicità si annulla nella continuità, che, essendo divisibile
all'infinito, è costituita di infiniti punti a loro volta divisibili
all'infinito, fino al nulla; oppure che ogni cosa, limitando l'altra, occupa
uno spazio e si distingue dal- l'altra per uno spazio: ma allora ogni spazio in
quanto luogo implica un altro luogo e cosi all'infinito, sino all'unico luogo
cioè l'uno, cioè il nulla (Aristotele, Fisica, 209a-210b; Simplicio, Fisica,
140, 34, 562, 1). Entro questa linea rientra anche il cosiddetto argomento del
grano di miglio. Un grano o la decimillesima parte di un grano di miglio fa
rumore: ora se fra un grano di miglio e un medimmo c'è proporzione, vi sarà
proporzione anche tra i suoni, per cui se un medimmo di miglio fa rumore lo
farà anche un solo grano (Aristotele, Fisica, 250a~ 19; Simplicio, Fisica,
1108, 18), ma ciò non avviene. Evidentemente quest'ultimo argomento rientra nei
termini dei primi. Se l'uno, o la totalità, è impensabile irrelativamente,
altrettanto impensabili sono i molti qualora si pongano quali realtà accanto a
realtà. Nessuna parte del molteplice costituirà il limite ultimo e nessuna sarà
senza una relazione con un'altra" (fr. 1). Poiché i molti sono
impensaolli, se non. determinati come variazione di quantità di un CONTINUO, e
poiché IL CONTINUO si può rappresentare come retta all'infinito, fino al nulla,
i molti, se posti come realtà per sé, non sono. Cosi nell'ipotetica retta
(nulla è pensabile se non in quanto estensione ed estensione che si qualifica)
altrettanto inconcepibile è il moto, o meglio la possibilità dello spostamento
e del passaggio da punto a punto, ché, dato, ad esempio, un segmento AB, tra A
e B posta una metà A', necessariamente tra A e A', vi sarà una metà A" e
cosi vita all'infinito – eis apeiron -- (argomento della dicotomia, cioè della
divisione in due: Aristotele, Fisica, 233a, 239b, 263a; Simplido, Fisica, 1013;
4). Evidentemente non vi è allora passaggio tra un ipotetico primo punto A e il
punto della linea accanto ad A, onde si può dire che Achille piè veloce"
(in A) non raggiungerà mai la tartarugà che sia un passo avanti (in A"),
ché, in effetto, logicamente, né l'uno né l'altra si muovono (argomento
dell'Achille: cfr. Aristotele, Fisica, 239b; Simplicio 1013, 31), tanto piu che
la linea, essendo costituita d'infiniti punti, è divisibile all'infinito, e
quindi, all'infinito, si annulla. Analogamente LA FRECCIA non raggiungerà mai
il bersaglio, dovendo percorrere l'infinito e rimanendo sempre ferma al punto
di partenza (argomento della freccia: cfr. Aristotele, Fisica, 239b; Simplicio,
Fisica, 1015, 19; Filopono, Fisica, 816, 30; Temistio, Fisica, 199, 4). Infine,
dei presunti quaranta argomenti con i quali Zenone avrebbe dimostrato la
contraddittorietà in cui pone o l'esperienza sensibile o la definizione dei
dati che implicano la molteplicità o il movimento, abbiamo l'argomento detto
dello stadio. Considerando in uno stadio un punto mobile che va ad una certa
velocità, se lo si considera rispetto ad un punto fermo andrà, ad esempio, a
dieci chilometri l'ora, se lo si considera invece rispetto a un altro punto
mobile che vada alla sua stessa velocità in senso opposto, quello stesso mobile
va a venti chilometri all'ora. Il quarto argomento - dice Aristotele - è quello
delle due serie di masse uguali che si muovono in senso contrario nello stadio,
lungo altre masse uguali, le une cioè a partire dalla fine dello stadio, le
altre dalla metà, con velocità uguale; la conseguenza è che la metà del tempo è
uguale al doppio (Fisica, 239b; cfr. anche Simplicio, Fisica, 1016, 9 sgg). I
celebri argomenti sul movimento, con cui, accettata la premessa che esiste il
moto, con ferrea consequenzialità, di deduzione in deduzione, si dimostra
come-sul piano logico, contraddicendosi, non si possa se non negare il moto
(onde, appunto, Aristotele, secondo Diogene Laerzio, VIII, 57, nel “Sofista”
andato perduto - ha potuto dire che lui e padre della DIALETTICA, come arte del
confutare), ci sono rimasti attraverso le discussioni e le critiche di
Aristotele. Non sappiamo, in effetto, se tali argomenti fossero proprii del suo
saggio, ché le fonti precedenti, ivi compreso Platone (che fa intravedere solo
gli argomenti contro l'esistenza della molteplicità), ne tacciono. Certo gli
argomenti sul movimento potevano essere conseguenza di quelli sulla pluralità,
che, portando a dimostrare l'intraducibilità della fisica in termini
logico-matematici, per l'impensabilità del CONTINUO SPAZIALE, portavano anche a
rendere impensabile il continuo temporale-spaziale su cui si determinano,
definendoli, i punti-geometrici, i cui rapporti di movimento divenivano
rapporti spaziali e, quindi, ancora una volta impensabili o contraddittori. La sua
polemica sembra quindi rivolta sia contro i punti- cose dei primi pitagorici (o
se si vuole contro la riduzione a numeri interi delle cose da parte dei primi
pitagorici), supponendo i numeri irrazionali, sia contro l'impossibilità di
ridurre le esperienze della vita, della mutevolezza, alla sfera della ragione e
dei numeri, senza perdere in puri nomi quella stessa vitalità. Le conseguenze
della discussione di Zenone, tenendo presenti certe posizioni a lui
contemporanee o immediatamente posteriori - lasciando da parte le implicazioni
che vi hanno veduto certi storici, riferendo le sue tesi ad alcune delle
concezioni della matematica e della fisica moderna, - sembrano potersi indicare
nei seguenti punti: l. impossibilità di ridurre la fisica in termini
matematici; 2. conseguente impossibilità di pensare, e quindi di definire, sia
l'essere come totalità, sia la molteplicità; 3. consapevolezza che ogni
ricostruzione matematica è valida, in quanto ipotetica e che altrettanto
ipotetica è ogni ricostruzione fisica. Sul piano storico si determinano cosi:
posizioni diverse, a seconda di quale aspetto della problematica, impostata da
Zenone, veniva approfondito. O si insistito sul continuo giungendo a risolvere
e ad annullare i molti (che restano come determinazioni valide su di un piano
puramente linguistico) nel continuo stesso, cioè nell'infinita unità (Me-
lisso); o si è risolto l'uno su di un piano puramente matematico, per cui l'uno
non è nessuno dei punti della serie, né il pari né il dispari, ma la
possibilità dell'uno e dell'altro, e che nell'opposizione-armonia dà luogo a
un'ipotesi logica che spiega un'ipotesi fisica (Crotone e Taranto); o si è
assunta l'ipotesi fisica del continuo divisibile all'infinito in infiniti punti
ognuno dei quali, infinito, ha in sé tutte le infinite possibilità, gl'infiniti
semi vitali, onde in ogni punto tutto è tutto (Anassagora); o si è fatta
l'ipotesi che gli infiniti punti, proprio perché infiniti e quindi escludenti
un passaggio dall'uno all'altro all'infinito costituiscono infiniti limiti,
d'onde una infinita serie di limiti, d'indivisibili (atomi) implicanti nel
limite una separazione, cioè un altro limite come vuoto (Leucippo, che fu
discepolo di Zenone, e Democrito). Infine, se da un lato la sua problematica
portava a impostare l'intelligibilità del reale non come afferrante la
struttura in sé del reale stesso, ma come ipotesi o fisica o matematica,
dall'altro lato portava, nella consapevolezza dell'impossibilità logica
dell'Essere o del divenire, della Verità, a rimanere sul piano dell'opinione c
del discorso umani, entro i termini dello stesso mondo dègli uomini e dei loro
rapporti (Protagora, Gorgia). Senone di Velia. Keywords: reductio ad absurdum,
alievo di Parmenide di Velia, scuola di Velia, scuola di Crotone, i veliati, i
veliani, Adorno. Refs.: H. P. Grice, “Zeno’s sophisma;” Luigi Speranza, "Senone e Grice," “Grice e Zenone” -- The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Velleio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Gaio Velleio. Garden. Used by Cicerone as a
representative of the Garden on the divine in “De natura deorum.” Although a
senator, his philosophical views led him to steer clear of politics.
Grice e Venanzio – filosofia
italiana – Luigi Speranza -- Essentail Italian philosopher.
Filosofo italiano. Luigi Carrer. Pietose esequie
per lui si celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su
tutti i volti, qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio
di Venezia gli decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale
cimiterio. Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria
dell'estinto ormai più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella
splendida bellezza delle sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria
di un cospicuo decoro e tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno
frutto dei nobili studj di un tanto scrittore, ed a questo di godere più a
lungo, dopo i sofferti infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite
ricompense. (dal Comentario della vita e delle opere di Carrer, in Carrer,
Poesie (Le Monnier, Firenze). Sulla eccellenza dei prosatori. Chiunque alle
prime origini ed alle rarie vicende della italiana letteratura volga la mente,
scorgerà dì leggieri, che ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da
pregi non solo segnalati in se stessi, ma eziandio ai progressi della
letteratura medesima in partìcolar modo accomodati; cosicché, mentre le altre
nazioni la maggior loro gloria in un solo secolo ripongono, la nostra può a
giusto diritto di molti egualmente vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo
di libertà e quel senso squisito del bello che alla prima aurora della civiltà
corse a risvegliare gli animi per lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri
del trecento a fondare la lingua e la letteratura italiana; e tanta fu la
fiamma allora accesa nei petti sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un
tratto quei miracoli di sapere e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio; ai
quali tenne dietro la onorata comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei
Passavanti, dei Compagni, e di parecchi illustri Volgarizzatori, dalle cui
scritture la purissima vena discorre dell'italiano favellare. E nella eccelsa carriera, dappertutto, ed
alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a decoro della
sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore dell'universo.
Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi pel sentiero
che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle opinioni
rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate ipotesi;
osservò e scoprì come Newton; ma la progressione dei tempi riservò al filosofo
inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui l'italiano aveva
in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere in terra
stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle resistenze,
delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in numero, peso e
misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse inventato e certamente
perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì
l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto, vide valli e monti
nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento, e Giove che prima
per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto
di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari aspetti ai
cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati mostrarono quanto
in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di mortale. Il Dizionario
della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli trar possano norme e
soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la dignità di questo libro
reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti
pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed accresciute parole
costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni scrittori del
seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo ad un vigore e
ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze del secolo
antecedente non aveva forse saputo acquistare. A niuno inferiore e superiore a
molti è Redi, e sia che il proprio animo manifesti nella epistolare
corrispondenza, sia che della inferma salute de' suoi ammalati discorra, sia
ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla istoria naturale pertinenti, sia
che si applichi ad illustrare la patria favella ed a risolverne le più sottili
questioni, dagli altri di lunga mano si distingue per la spontanea leggiadria
con cui le scritture condisce senza renderle affettate o leziose, per le grazie
ingenue e festive di cui le sparge, pel patrimonio prezioso di schiette e
adequate parole di cui le arricchisce, esoprattutto per certi ritorcimenti e
per certe giudiziose piegature con cui nuovi significati e vaghezza nuova alle voci
radicali sa dare. Girolamo Venanzio,
Sulla eccellenza dei prosatori, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo
di Treviso, Andreola, Treviso. Venanzio. Keywords. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vera – l’idealismo italiano
– filosofia italiana (Amelia). Essential
Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo italiano. Grice:
“One of my favourite unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration
from a little tract by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il
problema dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu
senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi
alla Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un
immenso talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e
genuino spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in
città importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone
III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse.
Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.
Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore
della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia
di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a
intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli
ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia
dei Lincei. Fu suo fedelissimo allievo Mariano. E durante i suoi
studi con Cousin a Parigi che Vera arriva a conoscere la filosofia, risentendo
fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui divenne in Italia promotore
indiscusso. Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse
per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette
di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria
rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di
Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica,
Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina
hegeliana. Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel
collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione
per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso
trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa
misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa
apparire una forzatura. Centrale è il primato dell'idea, che si articola
nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre
trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali,
ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a
pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il
progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione. Finché
una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si
muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa prova
sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera,
la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono
adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o l'assoluto
è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio determinante della
storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le Monnier, Firenze). La
sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato Flaubert nella
stesura di Bouvard e Pécuchet. In Italia invece è stato determinante per
aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo con Croce e
Gentile. Il suo saggio filosofico più famoso è “Il problema dell'assoluto.”
Si dedica anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour con Libera Chiesa
in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di rinnovamento
liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di una Riforma
luterana come quella d'oltralpe. Tesi in latin: “ Platonis, Aristotelis
et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica. Saggi: “Amore e filosofia:
orazione inaugurale nel solenne riaprimento dell'Accademia (Milano); “La pena
di morte” (Napoli); “Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della
storia” (Napoli); “Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale” (Napoli);
“La filosofia della storia” (Firenze); “Cavour e libera Chiesa in libero Stato”
(Napoli); “Problema dell'assoluto” (Napoli); “Platone e l'immortalità
dell'anima” (Napoli); “Saggi
filosofici” (Napoli). Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro. Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani. La Civiltà cattolica, Firenze, libraio L.
Manuelli). Sträter osserva in proposito che Augusto Vera «sembra la degna
riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome
di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in
Tortora, Le filosofie italiane, de
"Le filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di
Napoli). La rinascita hegeliana a Napoli, su eleaml.altervista.org. Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con
l'approvazione dell'autore da R. Mariano, cLe Monnier, Firenze, Revue Flaubert,
L'escatologia pitagorica nella tradizione occidentale, su rito simbolico. G. Cotroneo,
Filosofia e storiografia, Rubbettino Editore, R. Mariano, Introduzione alla filosofia della
storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e
l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Armando Plebe, Spaventa e Vera,
Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto
Vera e la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli); T. Cricelli, Vera e la
filosofia hegeliana, Il Testo. Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Vera, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vera, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Vita
e opere di Augusto Vera, su paolomalerba. Introduzione alla filosofia della
storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da R. Mariano, Firenze Le Monnier. Augusto Vera. Vera. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Vera” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Vercellone – il bello e
l’estetico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Essentail Italian
philosopher. Filosofo italiano. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente
intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’,
in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al
nichilismo” edito da Laterza. Continuando
a muoversi intorno al rapporto tra estetica ed ermeneutica, il suo percorso
filosofico verte in seguito su ambiti decisivi:
il rapporto tra temporalità storica e coscienza estetica, la dispersione
dell'estetico; il problema del ‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” –
Castiglioncello, Bologna, Il Mulino); e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto
quest'ultima linea occupa le sue ricerche orientate sull'idea di un “radicamento
estetico”. Vercellone è Professore a
Torino e direttore del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di
Ricerca sulla Morfologia dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione
Italiana degli Studiosi di Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana
di Estetica. Collabora con La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ –
(drawing from the antique”) – il concetto di ‘classico’” (Torino, Rosenberg & Sellier);
“Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e Associati); “Pervasività dell’arte: Ermeneutica ed “estetizzazione”
del mondo della vita” (Milano, Guerini); “Nature del tempo. Novalis e la forma
poetica del romanticismo Tedesco” (Milano, Guerini); “Estetica dell’Ottocento,
Bologna, Il Mulino); “Storia dell’estetica moderna e contemporanea (Bologna, Il
Mulino); “Morfologie del Moderno” (Genova, Il Melangolo); “Lineamenti di storia
dell’estetica. La filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo” (Bologna, Il
Mulino); “Pensare per immagini. Tra scienza e arte” (Milano, Mondadori); “Le
ragioni della forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la morte dell'arte, Bologna,
Il Mulino); “Il futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino); “Simboli della fine,
Bologna, Il Mulino. Morte dell'arte e
rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M.
Perniola, Estetica italiana contemporanea, Bompiani; D’Angelo, L’estetica
italiana. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno,
in A. Bertinetto, G. Garelli, Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi
in suo onore , Roma, Aracne. G. Vattimo,
L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica,A. Bertinetto, G.
Garelli, Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico
Vercellone. M. Belpoliti, “Tra bello e
brutto non c'è più differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il Bello”
Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I.
Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale,
Il Manifesto; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle
rovine, La Stampa, Università degli Studi di Torino. Vercellone. Keywords:
bello, estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Verdiglione – la congiura
degl’idioti – filosofia italiana – Luigi Speranza (Caulonia). Essential Italian
philosopher. Filosofo italiano. Grice: “I like Verdiglione; my favourite:
his “La congiura degl’idioti” – I have used the Greek root which Boezio
translated as ‘proprium’ twice in my seminar on implicature: the first to refer
to ‘kick the bucket’ as a ‘recognised idiom’ – idioma in Latin and idIoma, with
stress on the i, in the Grecian; but more importantly – since ‘recognised by
who?’ – in the next session I referred to a conversationalist using a one-off
signaling which I referred to as a ‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I
can be pretty idiosyncratic!”. Vincitore di una borsa di studio nel Collegio
Augustinianum, studia a Milano, dove si laurea con una tesi sulla filosofia
semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan, pubblica con le case editrici
Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima
dirige la collana "Bordi". Traduce la raccolta di testi Scilicet di
Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali,
pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle
streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito,
sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Bruno, come “Le ombre
delle idee” e “Cabala del cavallo pegaseo.” Traduce per Feltrinelli libri che
in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Irigaray
Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nella traduzione di Muraro, il saggio
di Mannoni Educazione impossibile. Introduce in Italia Kristeva; incontra anche
Oury, fondatore assieme a Guattari della clinica La borde, di cui pubblica i
libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e logica istituzionale. “Il
collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la scrittura della psicosi, La
psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Goux,
Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il Movimento Freudiano e l'attività
editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali,
pubblica autori come Daniel, Lévy,
Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet. Esce in edicola il primo numero del
mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui segue l'edizione francese Spirales,
Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”
organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il Congresso internazionale
"Sessualità e politica" seguito dai media italiani. Partecipano molte
filosofi. Sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il
congresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei
Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il congresso è seguito
dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la “cifre-matica,” la cosiddetta
scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene così definita la
cifrematica: «dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”. Dottrina elaborata da Verdiglione e
utilizzata all'interno di esperienze di conversazione, lettura, ecc. Secondo la
cifre-matica, ogni parabola può essere analizzata secondo la sua logica
idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not language” -- o la sua qualità cifratica,
come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica della relazione, dello stigma, della
funzione, della operazione, e della dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura
sintattica, struttua frastica e struttura pragmatica – o griceiana) secondo cui
ogni expression – idioma -- può essere
'de-cifrata.’ E a Milano, su invito di Verdiglione Ionesco. In un'assemblea di intellettuali
e lettori, c’e un convegno organizzato da lui, portando la testimonianza della
sua vita e della sua attività filosofica, documentata nel libro Una vita di
poesia. La sua Università internazionale del Secondo Rinascimento
acquista dalla famiglia Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno
stato di abbandono per oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto
di avviare un primo importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del
bene. Il restauro si è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con
la collaborazione di ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e
filologi che hanno lavorato, insieme, sotto la direzione della Soprintendenza
ai beni Ambientali ed Architettonici di Milano. L'attività editoriale prosegue
quanto già avviato e si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare romanzieri.
Pubblica libri di Bukovskij, Zinovev, Naghibin, Maksimov e molti altri.
L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare saggisti come Suvorov, gli
ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il teorico della perestrojka Jakovlev,
e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Nemtsov. Oltre
agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta. In questa
direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival della
modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche
(scrittura, libertà, politica). In questi anni prosegue il lungo processo
di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo all'edificio
la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del turismo culturale
e artistico, nella sede dell'Università internazionale del Secondo Rinascimento
e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è sede di congressi, di
corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e privati, italiani e
stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi mostre. Verdiglione
ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati vari. È stato
condannato a quattro anni e due mesi per truffa, tentata estorsione e
circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento è stato condannato a un anno
e quattro mesi. è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la
moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle
banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale
occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a
Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa, tentata estorsione
e circonvenzione di incapace Verdiglione è al centro di una serie di vicende
giudiziarie (Affaire Verdiglione) relative all'attività sua, della sua
Fondazione e dei suoi collaboratori. Viene condannato a quattro anni e due mesi
di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace,
condanna che passa in giudicato. Intellettuali di vari paesi (tra cui Lévy,
Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric, Bukovskij, Safouan, Xenakis,
Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano francese Le
Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al Presidente della
Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale denunciano un presunto
clima di "caccia alle streghe". Il caso Verdiglione secondo i
firmatari mette in discussione le nozioni di diritto, giustizia e libertà di
parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel Observateur, pubblica su la
Repubblica una lettera, intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al
direttore del quotidiano. Il Partito Radicale organizza un incontro
internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a cui partecipano anche
importanti esponenti del "Comitato Internazionale per Verdiglione",
promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal, Bukovskij, Lévy, Halter. La
Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora ci sarà la sponsorizzazione
da parte del PR del caso giudiziario di Verdiglione”. Il programma satirico
Drive In lo fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del
"Dottor Vermilione, psicanalista santone" impersonato da Greggio. Il
caso Verdiglione è anche citato in relazione al disegno di legge per
l'abolizione del reato di circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice
penale). Dopo la condanna in Cassazione, la vicenda giudiziaria si conclude con
il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in occasione del
primo procedimento giudiziario e con il definitivo patteggiamento a una pena di
un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3 miliardi di lire a ex allievi. Nel
giugno si concludono le indagini della
Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, Viene
indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e
appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di
Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata
Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto
sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità. A meno di tre
settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti di
sequestro concessi dal GIP C. Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli
immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale.
Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe
sempre stata pari a zero (in base alle conclusioni del giudice, sarebbero state
emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a
Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari,
potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà
fasulle). La giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Verdiglione
per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel
dicembre viene condannato a nove anni
per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa
alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne
anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società,
intanto fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore
equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come
la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari
di parco. La sentenza di secondo grado conferma la prima, nonostante che
Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto
"l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta
indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse". La
condanna a cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Nel pieno delle
inchieste giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta dallo
psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta da
Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in
un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con
Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del
linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato
il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per
Verdiglione che etichetta come "“il magliaro di Caulonia” e come
"cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di
alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg
(virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo) che
negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di tale morbo
morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche fortemente
immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte nella prima
fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come l'AZT,
originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato per
l'elevata tossicità. Saggi: “Il carcere. La questione della parola, Associazione
Amici di Spirali, Ur-kommunismus. La
paura della parola, Associazione Amici di Spirali, La grammatica dello spirito. L'androgino
trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali, I padroni del nulla, Associazione Amici di
Spirali, L'Operazione guru, Associazione
Amici di Spirali, La rivoluzione
dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali, Il bilancio di guerra, Associazione Amici di
Spirali, In nome del nulla. L'accusa di
blasfemia, Associazione Amici di Spirali,
Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di
Spirali, Parola mia, Spirali, La realtà intellettuale, Spirali, L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del
tempo, Spirali, Scrittori, artisti,
Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua,
Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali, Master dell'art ambassador, Spirali, Master
del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali, L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di
cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il
brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La
ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga,
Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale,
Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel,
Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma
dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera
all'eccellentissima corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo
alla parola, Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo
rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali, Dio, Spirali, La peste, Spirali, La
psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana,
Feltrinelli, Spirali. E. Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France, Paris:
Le Seuil (réédition Fayard ) dal sito web italiano per la filosofia. in. ildomenicale arretrati n. Domenicale miei
libri Scienze umane Sociologia e comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_Lacan
e altri, Scilicet: rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di
Armando Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, Il seminario, in «Ornicar? Venezia. Heinrich
Institor (Krämer), J. Sprenger, A. Verdiglione, Il martello delle streghe. La
sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali,
Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano, Giordano
Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni,
Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano). Spirali pubblicherà le opere La
rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia, : Lautrémont e Mallarmé e
Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione
Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento
interrotto] Jean-Joseph Goux, Freud,
Marx: economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano,
Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da Feltrinelli, 2000
partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema "Sessualità e
Politica", svoltosi a Milano"
Gilles Anquetil, "A Milan, le sage congrès de la folie", Les
Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A Milan F comme Folie", La
Quinzaine littéraire, Christian
Descamps, "A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de
“Sexe et politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave
problemi”, dicembre 1976 Robert
Maggiori, "La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan",
Liberation, Italianistica, Cifrematica:
di che cosa parliamo? Enciclopedia
Universale Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano, Luigi Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi,
Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il Sole 24 ore, Verdiglione
affidato al servizi sociali, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. "Pour Armando Verdiglione", Le
Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean Daniel, direttore di Le Nouvel
Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso verdiglione: martedi' 8 agosto,
all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a partire dalle ore 11.45, incontro
internazionale sul tema: "il caso verdiglione". marco pann..., su radioradicale.
I radicali bocciano pannella, la Repubblica, in Archiviola Repubblica.//legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati
Milano, 18 rinvii a giudizio per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca,
non profit, veridglione fa lo sponsor e le associazione danno forfeit, la
Repubblica, in Archiviola Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in
Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver
felici Corriere della Sera, su
milano.corriere. Archivio Corriere della
Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere della Sera, su
archiviostorico.corriere. Frode fiscale,
9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. Lo
psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su milano.corriere. sito dell'associazione diretta da Claudio
Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica, in Archiviola Repubblica.
Il chiaccierato Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. cesare
musattiAnalisi laica, su Analisi laica. Italian guru, la Repubblica, in Archiviola
Repubblica. T. Szaz, La battaglia della salute, Spirali. «L'Aids non è
contagioso in nessun modo, non si trasmette né attraverso rapporti
eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche senza rapporti, non
si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che, secondo Dusberg, è
innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura, che li
ammazza."». Dizionario di
cifrematica, su dizionario di cifrematica. armandoverdiglione.com. Com: Recenti
Vicende, su tgcom.mediaset. Verdiglione. Keywords. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verdiglione e l’idioma
dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice
e Vernia – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Chieti). Grice: “I love Vernia, but then any Englishman would,
especially when learning that Saint Thomas (Aquino) made such a fuss about
him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Allievo a Padova di
Pergola e Thiene e successore di quest'ultimo, ha come collega Pomponazzi e tra
i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo imperante a Padova, cura
un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto -- dottrina
poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di Padova --, l'autonomia
della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità della scienza della
natura sulle scienze dell'uomo. Saggi: “Contra perversam Averrois opinionem de
unitate intellectus et de animae felicitate”; “De unitate intellectus et de
animae felicitate”; “Expositio in posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio
in Posteriorum librum priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de
rationibus seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De
anima. Bellis, “L’aristotelismo” (Firenze, Olscheki editore, Treccani Enciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vernia.
Keywords: i parepatetici, i parepatetici padovani – i parepatetici di padova --
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vernia:
viva Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vero – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Lucio Vero. Like Antonino, he was adopted by
Antonino Pio. They shared many of the same tutors, including Erode Attico,
Marco Cornelio Frontone, Apollonio and Sesto. They both succeed the throne when
their adoptive father died. When he died, his brother deified him for the Roman
people.
Grice
e Veronelli – sadimo italiano – Filosoia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Veronelli e ricordato come una delle figure centrali nella
valorizzazione e nella diffusione del patrimonio eno-gastronomico. Antesignano
di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso comune e
protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle diversità nel
campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la creazione delle
“denominazioni comunali,” le battaglie a fianco delle amministrazioni locali,
l'appoggio ai produttori al dettaglio. Veronelli assieme ad alcuni sommelier
F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano. Dopo il R. Ginnasio Parini,
compie studi di filosofia a Milano, diventando assistente di Bariè. Si professa
per tutta la vita di fede anarchica, rifacendosi anche alle ultime lezioni
tenute da Croce a Milano. Inizia l'esperienza di editore, pubblicando tre
riviste: I problemi del socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La
questione sociale di Proudhon e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade;
per quest'ultima viene condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi
assolto), a tre mesi di reclusione per il reato di pornografia. L’opera di De
Sade sarà poi messa al rogo nel cortile della procura di Varese. Subisce anche
una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi
alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per
protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e
dei piccoli produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno. L'attività
giornalistica lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio,
ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico
e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno:
Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca,
Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista
Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del
Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama;
in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di
Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei
Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura
italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel
mondo. La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo
enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche
di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini
d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti
e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la
collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la
collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître
e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina. Fonda
la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la
classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad
accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del
mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine. Collabora con
Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,
politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di
Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni
legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro
la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di
Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà. Sempre di
questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una salvaguardia
dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del
prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi
ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine
d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le
ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di idee
anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando anche
articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno subito il
segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti,
novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al
rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le
poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il
pensiero, poi interessante per qualche anno fu l'editore della rivista Problemi
del socialismo, diretta da Basso. In seguito mise un po' in disparte le
questioni filosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente eno-gastronomiche
e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli
l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada
inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.
Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più
propriamente politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato
"Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro
di Mura, giornalista di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica
Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione
insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici
è sempre stato considerato un compagno. Veronelli e un libertario, un uomo
colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate
schiaviste delle multinazionali. (Pagliaro, Umanità Nova, LMilano gli
attribuisce l'Ambrogino d'oro. Rassegna stampa. A-Rivista, Lettera i
giovani estremi Proudhon: La questione
sociale -- Veronelli politico. L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre
migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima» (Veronelli in Il
canto della Terra). Il nostro
anarchenologo. Un incontro inatteso. Cellula Veronelli. Veronelli politico. Circolo
Cucine del Popolo, l'addio, Bosana Salsa suprema. Luigi Veronelli. Veronelli.
Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice e
Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Liguria.
Grice
e Verrecchia (Vallerotonda). Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Si trasfere a Torino, dove studia, laureandosi in filosofia. Trascorse
un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso, considerato come il più
formativo della sua vita. Lì contempla in modo disinteressato i fenomeni della
natura. “Ho fatto tre università -- era solito dire -: quella vera e propria,
che non mi ha dato nulla o quasi; la collaborazione alle pagine dei quotidiani
come elzevirista, che mi ha costretto a leggere libri che altrimenti non avrei
mai letto; e infine l'università più utile in assoluto, vale a dire il
soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la natura. Frutto di quel soggiorno
è il saggio che contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I
manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione,
avvenuta presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse
poi a Berlino e fu per addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a Vienna. Collabora
alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto del Carlino, La
Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco, collabora stranieri
(Die Presse, Die Welt). Non parla volentieri della sua vita privata perché,
dice, di un filosofo ciò che interessa sono gli teorie e non le vicissitudini
personali. Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno e Nietzsche,
nel suo orizzonte culturale, però, la figura che risalta di più è senz'altro
quella di Schopenhauer, da lui considerato a tutti gli effetti un maestro da
tradurre e continuare. Elementi
caratteristici dei suoi saggi sono l'irriducibile vena polemica e una sacra
bilis, ma la sua prosa spicca anche per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme
a quella di Ceronetti, Sgalambro e Giametta è stata giudicata la migliore prosa
filosofica. Saggi: “L'eretico dello spirito” (Firenze: Nuova Italia); “La
catastrofe di Nietzsche a Torino” (Torino: Einaudi), “La tragedia di Nietzsche
a Torino: la catastrofe del filosofo che sogna un super-uomo al di là del bene
e del male (Milano: Bompiani); “Incontri viennesi” (Genova: Marietti), “Cieli
d'Italia (Milano: Spiral); “Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola), “Bruno:
la falena dello spirito” (Roma: Donzelli); “Rapsodia viennese: luoghi e
personaggi celebri della capitale danubiana” (Roma: Donzelli), “Schopenhauer e
la Vispa Teresa: l'Italia, le donne, le avventure” (Roma: Donzelli), “Vagabondaggi
culturali” (Torino: Fogola); “La stufa dell'Anti-cristo: altri vagabondaggi
culturali” (Torino: Fogola), “Batracomachia di Bayeruth: nietzschiani contro wagneriani;
Padova: il prato, Lettere Mercuriali (Torino: Fògola). “Il cantore filosofo” (Firenze,
Clinamen); Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche” (Firenze: Clinamen); Saggi
introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia di Mommsen (Torino: Fogola). Libretto di
consolazione (Milano: Rizzoli); Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,).
Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica
dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli, Sulla filosofia di Schopenhauer (Milano: TEA);
“Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri); “O si pensa o si crede: sulla religione
(Milano: Rizzoli); Lo scandaglio dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario
spirituale” (Torino: POMBA, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne.
Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tutto libri
de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto
di copertina della Rapsodia viennese.
Verrecchia, su digilander libero. Marco Lanterna, Verrecchia, venerando
e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice.
Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco Lanterna, Il
caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen. Dotti,
I vagabondaggi culturali di Verrecchia, in rivista. Le case illustri, di Lisa
Elena su archivio la stampa. Addio al filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia
Sorrentino, su poesia. blog.rainews. L'Anticristo goloso, di M. Rota, su piemontemese.
Anacleto Verrecchia. Verrecchia. Keywords: la metafisica dell’amore, Nietzsche
a Torino, Bruno. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Verrecchia: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
Grice
e Viano – va’ pensiero – il carattere della filosofia italiana – filosofia
italiana (Aosta). Esential Italian philosopher. Filosofo italiano. Si laurea in filosofia
a Torino con Abbagnano. Insegnato a Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno,
in qualità di ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, a Torino. Fa parte
del Comitato Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato membro del direttivo della
Rivista di filosofia e socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di
Torino. Izgu insignito del premio Feltrinelli per la Storia dela
Filosofia. Di formazione illuminista, Viano si occupa di storia della
filosofia antica. -- è autore di importanti studi su Aristotele (“La logica di
Aristotele” (Torino, Taylor) e l’empirismo (“Dal razionalismo all'Illuminismo”
(Einaudi, Torino); “Il pensiero politico” (Laterza, Roma/Bari). Nel campo
dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica” – Mondatori, Milano, “Teorie etiche”
(Boringhieri, Torino), si dedica a promuovere la costruzione di una bio-etica e
a denunciare la timidezza dei laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo.
Da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu
affidata, la direzione di una “Storia della filosofia.” Altre saggi: “La selva
delle somiglianze: il filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero:
il carattere della filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana
nel dopoguerra” (Bologna, Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le
città filosofiche: per una geografia della cultura filosofica italiana”
(Bologna, Il Mulino); “Le imposture degl’antichi e i miracoli dei moderni”
(Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio” (Roma/Bari, Laterza); “Stagioni
filosofiche: la filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia” (Bologna,
Mulino); “La scintilla di Caino: storia della coscienza e dei suoi usi” (Torino,
Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia Delle Scienze. Maurizio Mori, Torino
ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia Nazionale dei Lincei, su
Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Registrazioni su Radio Radicale,
Radio Radicale. Biografia e testi
sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna stampa
sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città
filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Viano. Keywords: la filosofia
romana, il neo-tradizionalismo. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS –
Luigi Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano e la filosofia
romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Viazzi –
la bellezza della vita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gavi).
Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Apprezzato teorico e studioso
di filosofia, Viazzi. Keywords: Vico. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft
MS – Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi”
-- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria
Grice e Vico -- l’antichissima sapienza
degl'italici -- da rintracciare nelle origini della sua lingua – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Si
potrebbe presentare la storia ulteriore del pensiero come un ricorso delle idee
del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico, Laterza, Bari). Giambattista
Vico. Filosofo italiano. Molte delle notizie riguardanti la vita di Vico sono
tratte dalla sua “Autobiografia”, scritta sul modello letterario delle “Confessioni”
d’Agostino. Dall’autobiografia Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi
giovanili per le dottrine atomistiche e per la filosofia di Cartesio, che hanno
cominciato a diffondersi a Napoli, ma venneno subito repressi dalla censura
delle autorità civili e religiose, che le consideravano moralmente perniciose e
contrari all'Indice dei libri proibiti. Nato a Napoli da una famiglia di
modesta estrazione sociale – il padre, Antonio Vico, era un povero libraio -- Vico
e un bambino molto vivace. A causa di una caduta, si procura una frattura al
cranio che gli impede di frequentare la scuola per tre anni e che, pur non
alterando le sue capacità mentali, quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio:
che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvissuto stolido,” contribusce a
sviluppare “una natura malinconica ed acre.” Ammesso agli studi di grammatica
presso il Collegio Massimo dei Gesuiti, li abbandona per dedicarsi al privato
approfondimento dei testi di Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi
superiore alle sue capacità, provoca l'allontanamento dall'attività
intellettuale per un anno e mezzo. Ripresa la via degli studi, Vico si
reca nuovamente dai gesuiti per seguire le lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora
una volta insoddisfatto, si apparta nuovamente a vita privata per affrontare la
metafisica. Successivamente, per secondare il desiderio paterno, Vico e
“applicato agli studi legali.” Frequenta per circa due mesi le lezioni private
di Verde, s’iscrive alla facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i
corsi, e si cimenta, come di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita
la laurea a Salerno, si appassiona subito ai problemi filosofici, segno “di
tutto lo studio che aveva egli da porre all'indagamento de' princìpi del
diritto universal.” Lapide nella casa natale di via San Biagio dei Librai che
recita, “in questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista
Vico. Qui dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega
del padre libraio usa passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della
sua opera sublime. La città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente e
denominato dell' “auto-perfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia
riporti indietro la data d'inizio del suo magistero, svolge attività di
precettore dei figli del marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla
nel Cilento e colà, usufruendo della grande biblioteca padronale, ha modo di
studiare il platonismo italiano di Ficino e Pico. Approfondisce gli studi
aristotelici, nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la scolastica.
Legge le opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che divenne
un maestro cui s'ispira la sua filosofia) e la sua “mente metafisica incomparabile
con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi di
geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione
lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli, affetto dalla tisi, rientra nella
misera dimora paterna. A causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è
costretto a tenere ripetizioni di retorica e grammatica. Pubblica un discorso
proemiale a una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de
Benavides, viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Compone un'orazione
funebre in memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré. Nel
medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come segretario
al municipio di Napoli. Vince, con striminzita maggioranza, il concorso per la
cattedra di eloquenza e retorica a Napoli, da cui non riuscì, con suo grande
rammarico, a passare a una di diritto. -- è aggregato all'Accademia Palatina
fondata dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli.
Anche dopo la nomina accademica per il mantenimento del padre e dei fratelli,
totalmente dipendenti da lui, deve aprire uno studio privato dove dà lezioni di
retorica e di grammatica elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione
alla stesura di poesie, epigrafi, orazioni funebri, e panegirici. Può
finalmente prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di tre camere,
sala, cucina, loggia e altre comodità, come rimessa e cantina e sposar Teresa
Caterina Destito dalla quale ha otto figli. Da quel momento non ha più la
tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma prosegue ugualmente le sue
meditazioni tra lo strepitio de' suoi figlioli. A questo periodo risale,
inoltre, la conoscenza con Doria e l'incontro con la filosofia di Bacone. Il
governo partenopeo gli commissiona la scrittura del “Principum neapolitanorum
coniuratio” e in una cena a casa di Doria, espone le sue idee sulla filosofia
della natura che lo conduceno alla composizione del “Liber physicus.” Pronunzia
in latino le sei orazioni inaugurali, ossia le prolusioni all'anno accademico
e, se ne aggiunge una settima, più ampia e importante, “De nostri temporis
studiorum ratione,” la quale si concentra molto sul metodo degli studi
giuridici, poiché sempre ha la mira a farsi merito con l'università nella
giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti. Nel “De ratione”,
inoltre, è contenuta la critica al razionalismo di Cartesio e l'elogio
dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell’ingegno produttore
di metafore. L'insieme delle prolusioni universitarie sono rielaborate per
essere raccolte in un unico volume, “De studiorum finibus naturae humanae
convenientibus”. È aggregato all'Accademia dell'Arcadia e pubblica il primo
libro dell'opera dedicata al Doria, “De antiquissima italorum sapientia ex
linguae latinae originibus eruenda,” recante il sottotitolo “Liber primus sive
metaphysicus.” Accanto al “Liber metaphysicus,” l'opera avrebbe dovuto
comprendere anche il “Liber physicus” e un mai composto Liber moralis. Un
anonimo recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia, cui seguirà la
Risposta del Vico, accompagnata dal ristretto o ri-assunto del “Liber
metaphysicus”. Aseguito di nuove obiezioni prodotte dall'anonimo
recensore, replica con una Seconda risposta. Pubblica un trattatello sulle
febbri ispirato alle bozze del “Liber physicus”, recante il titolo di “De
aequilibrio corporis animantis,” e, inoltre, si dedica alla stesura del “De
rebus gestis Antonii Caraphaei,” una biografia del maresciallo Carafa. Durante
i lavori dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si dedica alla
rilettura del suo quarto «auttore», Grozio, cui dedicherà un commento al “De
iure belli ac pacis”. L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon capo» ha un'importanza
decisiva per il suo sviluppo filosofico, poiché, da quel momento, il suo
interesse e completamente assorbito dai problemi giuridici e storici. L'idea
dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva, dominata solamente dal senso e
dalla fantasia, ed entro cui si producono gl’ordini civili divenne centrale in
tutta la sua filosofia. Vide la luce un'opera di filosofia del diritto,
intitolata “De uno universi iuris principio et fine uno”, seguita dallo saggio “De
constantia iurisprudentis,” diviso in due parti, “De constantia philosophiae” e
“De constantia philologiae,” e che, nonostante il titolo si riferisca alla
tematica giuridica, è meno incentrato sull'argomento rispetto al “De uno”.
Benché le due opere si differenzino, segno di un rapido sviluppo della sua
filosofia, è d'uso considerarli, come invero fece anche Vico, insieme alle
Notae aggiunte e le Sinopsi premesse al testo, sotto l'unico titolo di “Diritto
universale”. S'iscrive al concorso per ottenere la cattedra di diritto civile a
Napoli e commenta un passo delle “Quaestiones di Papiniano “davanti a un
collegio di giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a
Domenico Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della “Scienza
Nuova”, ottenne dal re Carlo III, la carica di storiografo regio. Tanto nuova
era la sua dottrina che la cultura del tempo non poté apprezzarla. Così che
Vico rimase appartato e quasi del tutto sconosciuto negl’ambienti filosofici,
dovendosi accontentare di una cattedra di secondaria importanza all'Università
napoletana che lo mantene inoltre in tali ristrettezze economiche che per
pubblicare il suo capolavoro, la “Scienza Nuova”, dovette toglierne alcune
parti in modo che risultasse meno costoso per la stampa. Alle difficoltà
economiche vissute per la pubblicazione dell'opera sua, che inficiarono la sua
notorietà nel seno dell'Accademia partenopea, s’accompagna una prosa involuta,
pertanto di difficile penetrazione. Prima della “Scienza Nuova” Vico scrive la
prolusione inaugurale “De nostri temporis studiorum ratione,” il “De
antiquissima italorum sapientia, ex linguae latinae originibus eruenda” (“L'antichissima
sapienza delle popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua
Latina”) a cui si devono aggiungere le due Risposte al “Giornale dei letterati
di Venezia” che aveva criticato la sua filosofia, il “De uno universi iuris
principio et fine uno” e il “De costantia iurisprudentis”. Nello stesso anno
della pubblicazione della “Scienza Nuova,” Vico, afflitto da difficoltà e
disgrazie familiari, incomincia a scrivere la sua “Autobiografia” pubblicata a
Venezia. Vengono pubblicati i “Principii di una Scienza Nuova intorno alla
natura delle nazioni,” più conosciuta con il titolo abbreviato di “Scienza
Nuova.” Alla “Scienza Nuova” lavora per tutto il corso della sua vita, con un’edizione
integralmente riscritta anche a seguito delle critiche ricevute (cui aveva
risposto nelle “Vici Vindiciae”) e, infine, rivista completamente, senza grandi
modifiche, per la terza edizione, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da
suo figlio che lo aveva sostituito nell'insegnamento accademico. La morte
«[incominciarono a crescere] quei malori che fin dai suoi più floridi anni
l’avevano debilitato. Comincia adunque ad essere indebolito in tutto il sistema
nervoso in guisa che a stento poteva camminare e, quel che più lo affligea, era
di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza. Il fiaccato corpo del
saggio vecchio anda in seguito ogni giorno più a debilitarsi in guisa che aveva
perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più
vicini ed a scambiare i nomi delle cose più usuali. Affetto probabilmente dalla
malattia di Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente, negl’ultimi
anni non riconosceva più i suoi stessi figli e e costretto ad allettarsi. Solo
in punto di morte riacquista la coscienza come svegliandosi da un lungo sonno.
Chiese i conforti religiosi e recitando i salmi di Davide muore. Per la
celebrazione delle esequie nacque un contrasto tra i confratelli della
congregazione di Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e i professori di
Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della coltre mortuaria. Non giungendo ad
un accordo il feretro, che era stato calato nel cortile, e abbandonato dei
membri della Congregazione e e riportato in casa. Da lì finalmente,
accompagnato dai colleghi dell'Università, e sepolto nella chiesa dei padri
dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali. Nell'ambiente
culturale napoletano, molto interessato alle nuove dottrine filosofiche, Vico ha
modo di entrare in rapporto con il pensiero di Cartesio, Hobbes, Gassendi,
Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di riferimento risalivano
piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla filosofia
rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di Bacone e Galilei
e del pensiero giusnaturalistico moderno di Grozio e Selden. Dal neo-stoicismo
di Malvezzi riprende l'intuizione che il corso storico sia retto da una sua
logica interna. Questa varietà di interessi fa pensare alla formazione di un
pensiero eclettico in Vico che invece giunse alla formulazione di un'originale
sintesi tra una razionalità sperimentatrice e la tradizione platonica e
religiosa. “De antiquissima Italorum sapientia” doveva constare di
tre parti: il “Liber metaphysicus”, che usce senza l'appendice riguardante la
logica che, nella sua intenzione, avrebbe dovuto avere; il
“Liber Physicus”, che pubblica sotto forma di opuscolo col titolo “De
aequilibrio corporis animantis”, che anda smarrito, ma ampiamente riassunto
nella Vita; e infine il “Liber moralis”, di cui non abbozza nemmeno il testo.
Nel “De antiquissima” Vico, considerando il linguaggio come oggettivazione del
pensiero, è convinto che dall'analisi etimologica di alcune parole latine si
possano rintracciare originarie forme del pensiero. Applicando questo originale
metodo, risale ad un antico sapere filosofico delle primitive popolazioni
italiche. Il fulcro di queste arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione
antichissima che Latinis verum et factum reciprocantur, seu, ut scholarum
vulgus loquitur, convertuntur. Per i Latini il vero e il fatto sono reciproci,
ossia, come afferma il volgo delle scuole, si scambiano di posto che cioè il
criterio e la regola del vero consiste nell'averlo fatto. Per cui possiamo dire
ad esempio di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle
tramite postulati, definizioni. Ma non potremo mai dire di conoscere nello
stesso modo la natura, perché non siamo noi ad averla creata. Conoscere
una cosa significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo
l'insegnamento d’Aristotele, veramente la scienza è “scire per causas” ma
questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, “provare per
cause una cosa equivale a farla”. Il principio del “verum ipsum factum”
non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era già presente
nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiede l'esperimento come
verifica della verità, nel volontarismo scolastico che, tramite la tradizione
scotista, e presente nella cultura filosofica napoletana del tempo di Vico. La
tesi fondamentale di queste concezioni filosofiche è che la piena verità di una
cosa sia accessibile solo a colui che tale cosa produce. Il principio del
verum-factum, proponendo la dimensione fattiva del vero, ridimensiona le
pretese conoscitive del razionalismo di Cartesio che inoltre giudica
insufficiente come metodo per la conoscenza della storia umana, che non può
essere analizzata solo in astratto, perché essa ha sempre un margine di
imprevedibilità. Si serve, però, di quel principio per avanzare in modo
originale le sue obiezioni alla filosofia di Cartesio trionfante in quel periodo. Il cogito di
Cartesio infatti potrà darmi certezza della mia esistenza ma questo non vuol
dire conoscenza della natura del mio essere. Coscienza non è conoscenza. Avrò
coscienza di me ma non conoscenza poiché non ho prodotto il mio essere ma l'ho
solo riconosciuto. L'uomo può dubitare se senta, se viva, se sia esteso, e
infine in senso assoluto, se sia; a sostegno della sua argomentazione escogita
un certo genio ingannatore e maligno. Ma è assolutamente impossibile che uno
non sia conscio di pensare, e che da tale coscienza non concluda con certezza
che egli è. Pertanto Cartesio svela che il primo vero è questo, Penso dunque
sono. (“De antiquissima Italorum sapiential” in “Opere filosofiche,” a cura di
Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni). Il criterio del metodo di Cartesio
dell'evidenza procura dunque una conoscenza chiara e distinta, che però non è
scienza se non è capace di produrre ciò che conosce. In questa prospettiva,
dell'essere umano e della natura solo Dio, creatore di entrambi, possiede la
verità. Mentre quindi la mente umana procedendo astrattamente nelle sue
costruzioni, come accade per la matematica, la geometria crea una realtà che le
appartiene, essendo il risultato del suo operare, giungendo così a una verità
sicura, la stessa mente non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di
cui non può costruire l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della
matematica, la fisica meno certa della meccanica, la morale meno certa della
fisica. Noi dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se
potessimo dimostrare le verità fisiche le potremmo anche fare. I latini diceno
che la mente è data, immessa negl’uomini dagli dei. È dunque ragionevole
congetturare che gl’autori di queste espressioni abbiano pensato che le idee
negl’animi umani siano create e risvegliate dal divino. La mente umana si
manifesta pensando, ma è il divino che in me pensa, dunque nel divino conosco
la mia propria mente. Il valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e
dalle arti, i cui oggetti egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente
umana, pur nella sua inferiorità, esplica un’attività che appartiene in primo
luogo al divino. La mente dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui
imita la mente, le idee, del divino, partecipando metafisicamente ad
esse. Imitazione e partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di
quella facoltà che Vico chiama “ingegno” che è la facoltà propria del conoscere
per cui l'uomo è capace di contemplare e di imitare le cose. L'ingegno è lo
strumento principe, e non l'applicazione delle regole del metodo di Cartesio,
per il progresso, ad esempio, della fisica che si sviluppa proprio attraverso
gl’esperimenti escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero e del
fatto. L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e la
contemporanea presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso
l'errore. Il divino mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando
erriamo, poiché abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto
l'apparenza dei beni. Vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti,
ma ciò dimostra che siamo capaci di pensare l'infinito. Contro lo scetticismo, sostiene
che è proprio tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico. Il
chiarore del vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo
soltanto in relazione ai corpi opachi. Tale è lo splendore del vero metafisico
non circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio
infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè
formati e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico. Il sapere
metafisico non è il sapere in assoluto. Esso è superato dalla matematica e
dalle scienze ma, d'altro canto, la metafisica è la fonte di ogni verità, che
da lei discende in tutte le altre scienze. Vi è dunque un primo vero,
comprensione di tutte le cause, originaria spiegazione causale di tutti gli
effetti; esso è infinito e di natura spirituale poiché è antecedente a tutti i
corpi e che quindi si identifica con divino. Nel divino sono presenti le forme,
simili alle idee platoniche, modelli della creazione divina. Il primo
vero è nel divino, perché il divino è il primo facitore (primus factor);
codesto primo vero è infinito, in quanto facitore di tutte le cose; è
compiutissimo, poiché mette dinanzi al divino, in quanto li contiene, gli
elementi estrinseci e intrinseci delle cose. Se l'uomo non può considerarsi
creatore della realtà naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che
rimandano ad essa come la matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia
un'attività creatrice che gli appartiene questo mondo civile egli
certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne
debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della nostra medesima
mente umana. Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3. L'uomo è dunque il
creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia, l'uomo
verifica il principio del “verum ipsum factum” creando così una scienza nuova
che ha un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per oggetto
una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle astrazioni
matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose fatte
dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha fatto
quelle cose. La definizione dell'uomo, della sua mente non può prescindere dal
suo sviluppo storico se non si vuole ridurre tutto a un'astrazione. La concreta
realtà dell'uomo è comprensibile solo riportandola al suo divenire storico. È
assurdo credere, come fa Cartesio o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo
sia una realtà assoluta, sciolta da ogni condizionamento storico. La
filosofia contempla la ragione, onde viene la scienza del vero. La filologia
osserva l'autorità dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo. Questa
medesima degnità (assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che
non accertarono le loro ragioni con l'autorità de’ filologi, come i filologi
che non curarono d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi (Giambattista
Vico Ibidem Degnità X). Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una
semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra
filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si
possa accertare il vero e inverare il certo. Compito della 'scienza nuova' sarà
quello di indagare la storia alla ricerca di quei principi costanti che,
secondo una concezione per certi versi platonizzante, fanno presupporre
nell'azione storica l'esistenza di una legge che ne sia a fondamento com'è per
tutte le altre scienze. Poiché questo mondo di nazioni egli è stato fatto dagl’uomini,
vediamo in quali cose hanno con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono
tutti gl’uomini; poiché tali cose ne potranno dare i principi universali ed
eterni, quali devon essere d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte
vi si conservano le nazioni. La storia quindi, come tutte le scienze, presenta
delle leggi, dei principi universali, di un valore ideale di tipo platonico,
che si ripetono costantemente allo stesso modo e che costituiscono il punto di
riferimento per la nascita e il mantenimento delle nazioni. Rifarsi alla
mente umana per comprendere la storia non è sufficiente. Si vedrà, attraverso
il corso degli avvenimenti storici, che la stessa mente dell'uomo è guidata da
un principio superiore ad essa che la regola e la indirizza ai suoi fini che
vanno al di là o contrastano con quelli che gli uomini si propongono di conseguire;
così accade che, mentre l'umanità si dirige al perseguimento di intenti
utilitaristici e individuali, si realizzino invece obiettivi di progresso e di
giustizia secondo il principio della eterogenesi dei fini. Pur gli uomini
hanno essi fatto questo mondo di nazioni, ma egli è questo mondo, senza dubbio,
uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre
superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan proposti
(Giambattista Vico Ibidem, Conclusione) La storia umana in quanto opera creatrice
dell'uomo gli appartiene per la conoscenza e per la guida degli eventi storici
ma nel medesimo tempo lo stesso uomo è guidato dalla provvidenza che prepone
alla storia divina. Secondo Vico il metodo storico dove procedere
attraverso l'analisi delle lingue dei popoli antichi poiché i parlari volgari
debono essere i testimoni più gravi degl’antichi costumi de' popoli che si
celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le lingue, e quindi tramite lo
studio del diritto, che è alla base dello sviluppo storico delle nazioni
civili. Questo metodo ha fatto identificare nella storia una legge fondamentale
del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre età: l'età degli dei,
nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni
cosa esser loro comandata con gl’auspici e gli oracoli; l'età degl’eroi dove si
costituiscono repubbliche aristocratiche; l'età degl’uomini nella quale tutti
si riconobbero esser uguali in natura umana. La storia umana, secondo Vico,
inizia con il diluvio universale, quando gli uomini, giganti simili a primitivi
"bestioni", vivevno vagando nelle foreste in uno stato di completa
anarchia. Questa condizione bestiale e conseguenza del peccato originale,
attenuata dall'intervento benevolo della provvidenza divina che immise,
attraverso la paura dei fulmini, il timore degli dei nelle genti che scosse e
destate da un terribile spavento d'una da essi stessi finta e creduta divinità
del cielo e di Giove, finalmente se ne ristarono alquanti e si nascosero in
certi luoghi; ove fermi con certe donne, per lo timore dell'appresa divinità,
al coverto, con congiungimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i
matrimoni e fecero certi figlioli, e così fondarono le famiglie. E con lo star
quivi fermi lunga stagione e con le sepolture degli antenati, si ritrovarono
aver ivi fondati e divisi i primi domini della terra. L'uscita dallo stato di
ferinità quindi avviene: per la nascita della religione, nata dalla paura
e sulla base della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato,
per l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la
formazione della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della
fede nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima
età sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui
basarsi. Infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano
muti, si esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degl’eroi ha
inizio dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno
per la sopravvivenza. Sorsero la città guidata dalle prime organizzazioni
politiche dei signori, gl’eroi che con la forza e in nome della ragion di
stato, conosciuta solo da loro, comandano su i servi che, quando rivendicano i
propri diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini
nobiliari, danno vita allo stato aristo-cratico che caratterizza il secondo
periodo della storia umana. In questa seconda, dove predomina la
fantasia, nasce il linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine, la
conquista dei diritti civili da parte dei servi dà luogo alla età degl’uomini e
alla formazione del stato popolari (res pubblica) basato sul diritto umano
dettato dalla ragione umana tutta spiegata. Sorge quindi uno stato non
necessariamente demo-cratico ma che puo essere pure monarchico poiché
l'essenziale è che rispetta la ragione naturale, che eguaglia tutti. La legge
delle tre età costituisce la storia ideale eterna sopra la quale corrono in
tempo le storie di nostra nazione. Il popolo conforma il suo corso storico a
questa legge che non è solo delle genti ma anche di ogni singolo uomo che
necessariamente si sviluppa passando dal primitivo senso nell'infanzia, alla
fantasia nella fanciullezza, e infine alla ragione nell'età adulta. Gl’uomini
prima sentono senza avvertire. Dappoi avvertiscono con animo perturbato e
commosso. Finalmente riflettono con mente pura. Se nella storia pur tra le
violenze, i disordini, appare un ordine e un progressivo sviluppo ciò è dovuto all'azione
della provvidenza che immette nell'agire dell'uomo un principio di verità che
si presenta in modo diverso nelle tre età. Nella prima età degl’eroi, il vero
si presenta come certo gl’uomini che non sanno il vero delle cose procurano
d'attenersi al certo, perché non potendo soddisfare l'intelletto con la
scienza, almeno la volontà riposi sulla coscienza. Questa certezza non viene
all'uomo attraverso una verità rivelata ma da una constatazione di senso
comune, condivisa da tutti, per cui vi è un giudizio senz'alcuna riflessione,
comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una
nazione o da tutto il genere umano. Vi è poi, nella seconda età della storia e
dell'uomo, caratterizzata dalla fantasia, un sapere tutto particolare che Vico
define poetico. In questa età nasce infatti il linguaggio non ancora razionale
ma molto vicino alla poesia che alle cose insensate dà senso e passione, ed è
proprietà dei fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e,
trastullandosi, favellarvi, come se fussero, quelle, persone vive. Questa
degnità filologica-filosofica ne appruova che gl’uomini del mondo fanciullo,
per natura, furono sublimi poeti. Se vogliamo quindi conoscere la storia del
antico popoli romano dobbiamo rifarci ai miti che hanno espresso nella loro
cultura. Il mito infatti non è solo una favola e neppure una verità presentata
sotto le spoglie della fantasia ma è una verità di per sé elaborata dagl’antichi
che, incapaci di esprimersi razionalmente, si servano di universali fantastici
che, sotto spoglie poetiche, presentano modelli ideali universali. I antichi
romani non definano razionalmente la prudenza ma raccontarono di Enea, modello
universale fantastico dell'uomo prudente. Vico si dedica poi a definire
la poesia che innanzitutto è autonoma come forma espressiva differente dal
linguaggio tradizionale. I tropi della poesia come la metafora, la metonimia, e
la sineddoche, sono stati erroneamente ritenuti strumenti estetici di
abbellimento del linguaggio razionale di base. Invece, la poesia è una forma
espressiva naturale e originaria i cui tropi sono necessari modi di spiegarsi della
nazione romana poetica. La poesia ha una funzione rivelativa, custodisce le
prime immaginate verità dei primi uomini. La lingua romana non ha quindi
un'origine convenzionale. Questo presupporrebbe un uso tecnico. Ma la lingua
romana sorge invece spontaneamente come poesia. Poiché il linguaggio e i miti
costituiscono la cultura originaria e spontanea di tutto il popolo romano, arriva
alla discoverta dell’epica, l'espressione del patrimonio culturale comune di
tutto il popolo romano. È comunque da respingere la interpretazione platonica dell’epica
come filosofia, -- l’epica e fornita di una sublime sapienza riposte. Farsi
intendere da volgo fiero e selvaggio non è certamente opera d'ingegno
addomesticato ed incivilito da alcuna filosofia. Né da un animo da alcuna
filosofia umanato ed impietosito potrebbe nascer quella truculenza e fierezza
di stile, con cui descrive tante, sì varie e sanguinose battaglie, tante sì
diverse e tutte in istravaganti guise crudelissima spezie d'ammazzamenti, che
particolarmente fanno tutta la sublimità dell'epica romana. La sapienza antica
ha per contenuto principi di giustizia e ordine necessari per la formazione di
popoli civili. Questi contenuti si esprimono in modi diversi a seconda che
siano formati dal senso o dalla fantasia o dalla ragione. Questo vuol dire che
la sapienza, la verità, si manfesta in forme diverse storicamente ma che essa
come verità eterna è al di sopra della storia che di volta in volta la incarna.
La verità della storia è una verità metafisica nella storia. Nella storia si
attua la mediazione tra l'agire umano e quello divino: nel fare umano si
manifesta il vero divino e il vero umano si realizza tramite il fare divino: la
provvidenza, legge trascendente della storia, che opera attraverso e nonostante
il libero arbitrio dell'uomo. Questo non comporta una concezione necessitata
del corso della storia poiché è vero che la provvidenza si serve degli
strumenti umani, anche i più rozzi e primitivi, per produrre un ordine ma
tuttavia questo rimane nelle mani dell'uomo, affidato alla sua libertà. La
storia quindi non è determinata come sostengono gli stoici e gli epicurei che niegano
la provvedenza, quelli facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al
caso», ma si sviluppa tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come
dimostrano i ricorsi, possono anche farla regredire. Gli uomini prima sentono
il necessario; dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più
innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente
impazzano in istrapazzar di sostanze. Scienza Nuova, Degnità. A questa
dissoluzione delle nazioni pone rimedio l'intervento della Provvidenza che
talora non può impedire la regressione nella barbarie, da cui si genererà un
nuovo corso storico che ripercorrerà, a un livello superiore, poiché dell'epoca
passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada
precedente.Paradossalmente la criticità del progresso storico appare proprio
con l'età della ragione, quando cioè questa invece dovrebbe assicurare e
mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la tutela della Provvidenza che
si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi, ora invece deve ricercare il
consenso della «ragione tutta spiegata che si sostituisce alla religione: Così
ordenando la provvedenza: che non avendosi appresso a fare più per sensi di
religione (come si erano fatte innanzi) le azioni virtuose, facesse la
filosofia le virtù nella lor idea. La ragione infatti, pur con la filosofia,
custode della legge ideale del vivere civile, con il suo libero giudizio, può
tuttavia incorrere nell'errore o nello scetticismo per cui «si diedero gli
stolti dotti a calunniare la verità». La ragione non crea la verità,
poiché non può fare a meno dal senso e dalla fantasia senza le quali appare
astratta e vuota. Il fine della storia infatti non è affidato alla sola ragione
ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e razionalità. La ragione poi è
ispirata dalla verità divina per cui la storia è sì opera dell'uomo, ma la
mente umana da sola non basta poiché occorre la Provvidenza che indichi la
verità. La filosofia è succeduta alla religione ma non l'ha sostituita anzi
essa deve custodirla: «Da tutto ciò che si è in quest'opera ragionato, è
da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta indivisibilmente seco lo
studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si può daddovero esser
saggio» (Giambattista Vico Scienza Nuova, Conclusione) Il giudizio della
filosofia posteriore «Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva
la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di
quel tempo, sono Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stano con le idee
nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di coda, come
si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana s'incontravano per la
prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Resiste. Era vanità di pedante?
Era fierezza di grande uomo? Resiste a Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui
Pensieri sono lumi sparsi, a Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui saggio era
la metafisica del senso. Resiste, ma li studia più che facessero i novatori.
Resisteva come chi sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accetta i
problemi, combattea le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi
e coi suoi studi. Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava
assorbire, e stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che
cercando nel passato trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando
indietro e andando per la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a
tutti quelli che lo precedevano. Questa e la resistenza di Vico. E un moderno e
si sente e si crede antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello
entro di sé.» (Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana,
Morano, Napoli) Fintanto che fu in vita la portata e la ricezione critica del
suo pensiero furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali
della propria città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due
secoli dalla sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il
Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più
disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale
rifiuto), dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo
hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Vico è ben più di un
semplice filosofo tanto che in certi momenti della sua travagliatissima fama e
apprezzato prevalentemente per la sua filosofia del diritto, così come in altri
momenti e celebrato precursore della sociologia, della psicologia dei popoli, o
come campione fra i maggiori della filosofia della storia, mentre venne
ignorata la sua pur genialissima metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo
e il presupposto logico di tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi
dell'operare umano. Il pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla
tradizione filosofica del Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua
epoca, rappresenta un ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca.
Nonostante Vico non sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il
suo pensiero raggiunse – come nota Abbagnano – alcuni risultati fondamentali
che lo connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il
carattere conservatore della sua filosofia politico-religiosa, generato dal
turbamento di chi, assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa scoprire
i segni del sorgere di un nuovo. Ciò è dimostrato dalla giustapposizione del
certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al vero (ossia lo sforzo
innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca di equilibrio estranea
al pensiero illuministico. A tali conclusioni il pensiero vichiano e condotto dalla
limitatezza della sua gnoseologia e dalla polemica contro Cartesio, il quale
professa, al contrario, l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei
Orazioni Inaugurali”: “De nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione
Inaugurale” “De antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus
eruenda; “Proemium”; “Liber metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati
Prima risposta”; “Seconda risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis
Juris”; “De universis juris uno principio et fine uno liber unus - include “De
opera proloquium”; “De constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos
libros, alterum De uno universi juris principio et fine uno, alterum De
constantia jurisprudentis”; “Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di
Giambattista Vico scritta da se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento»)
Scienza nuova seconda, De mente heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti
storici, Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza,Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Giambattista Vico, Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari,
Orazioni inaugurali, De studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia,
Risposte al giornale dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza
nuova, Autobiografia, Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e
pagine disperse; Poesie, Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere
filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico,
Opere giuridiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista
Vico, Institutiones oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di
Giuliano Crifò, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa. Il pensiero vichiano
rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una
diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era
poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Herder, chiamato il Vico
tedesco, e Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina vichiana per
quanto riguarda il ruolo della storia nello sviluppo della filosofia. La
filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta e apprezzata nel clima del
romanticismo francese e italiano: François-René de Chateaubriand e Joseph de
Maistre ma, soprattutto Jules Michelet, Principes de la philosophie de
l'histoire, Parigi diffonde il pensiero di Vico di cui apprezza la concezione
della storia come sintesi di umano e divino. Nella prima metà
dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl Marx stimarono la filosofia della storia
di Vico ma furono i filosofi italiani, come Rosmini, e soprattutto Gioberti,
che videro in lui un maestro. N. Tommaseo, Vico e il suo secolo, rist.
Torino mette in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di
Gioberti. Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i
Princìpj di Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" Napoli, Cirillo.
Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum
considerano Vico un anticipatore del positivismo. Ferrari, Il genio di Vico,
rist. Carabba, Lanciano Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico,
Milano C. Cantoni, Vico, Torino; Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia
positiva in Italia” (Civelli Firenze). Recentemente, viene rivalutato il legame
stringente fra il filosofo e l’illuminismo. Donati, “Vico, filosofo
dell'Illuminismo” Aracne. Una spinta decisiva all'apprezzamento e alla
diffusione del pensiero vichiano come anticipatore di Kant e dell'idealismo, si
ha in Italia a cominciare dagli studi di Spaventa e Sanctis iniziatori di
quella corrente dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce
e Gentile, Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in
luce le ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo
l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso
idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da
Croce, La filosofia di Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito di
aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello
spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce
elimina ogni riferimento alla trascendenza della provvidenza vichiana.
Un'accurata ricerca storica su Vico e operata dal crociano F. Nicolini,
La giovinezza di Vico” (Laterza, Bari); Nicolini, “La religiosità di Vico” (Laterza,
Bari); Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza Nuova', Roma); Nicolini,
Saggi vichiani, Giannini, Napoli); Nicolini, Giambattista Vico nella vita
domestica. La moglie, i figli, la casa” (Osanna Venosa). Contrari
all'interpretazione immanentistica della provvidenza vichiana sono gli studi di
autori cattolici che ne mettono invece in risalto la trascendenza: E.
Chiocchietti, La filosofia di Vico, Vita e Pensiero, Milano, F. Amerio,
Introduzione allo studio di Vico, SEI, Torino, Bellafiore, “La dottrina della provvidenza
in Vico, Milani, Bologna, A. Mano, Lo storicismo di Vico, Napoli, F. Lanza,
Saggi di poetica vichiana, Magenta, Varese, Il dibattito tra le interpretazioni
laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti dove lo studio
del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della sua
dottrina: G. Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi
della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non esistente. G. Fassò, Vico e Grozio,
Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della
"confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in
Sapientia, sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la
conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano: Caponigri, Tempo e idea, Pàtron, Bologna,
sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A. Bianca, Il
concetto di poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino, "La
teoria del mito e la modernità di Vico", Annali della facoltà di Palermo,
sugli aspetti giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia dell'immaginazione
in Vico e Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile (Firenze);
L. Bellafiore, Il diritto naturale (Milano); D. Pasini, Diritto, società e
stato in Vico, Jovene, Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità
del passato a Napoli e Milano (Carabba, Lanciano); G. Leone, [rec. al vol. di]
V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano” (Carabba.
Lanciano, in Misure Critiche, La Fenice Casa Editrice, Salerno, e in
"Forum Italicum", Wehle, Winfried: Sulle vette di una ragione
abissale: Giovambattista Vico e l'epopea di una 'Scienza Nuova'. In:
Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.): Giambattista Vico e
l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme). B. Croce, La
filosofia di Vico, Bari, Laterza,Maria Consiglia, Napoli, Editoria clandestina
e censura ecclesiastica a Napoli all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao
(a cura di), Editoria e cultura a Napoli, Napoli: Liguori, Francesco Adorno,
Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza,
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di P. Rossi), Biblioteca Universale
Rizzoli, Giambattista Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo
Rossi), Soc. Tip. de' Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le
idee, B. Mondadori, D. Armando, M. Sanna, Il Contributo italiano alla storia
del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani Francesco
Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, Editori
Laterza); Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto. II: L'età moderna,
Editori Laterza, Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale
L'Espresso, Vico, La scienza nuova (Biblioteca Universale Rizzoli);
Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico: d'intorno alla comune
natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico, Fausto Nicolini,
Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore
Osanna Venosa, Giambattista vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani),
Milano, Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale
Rizzoli, Ugo Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura
di Guido Fassò), cMorano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova, Biblioteca
Universale Rizzoli); G. Liccardo, Storia irriverente di eroi, santi e tiranni
di Napoli. Vico che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la
stampa dell'opera prima al cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu
costretto a vendere un anello per farla pubblicare. Vico scrisse in seguito
che, in fondo, l'accaduto era stato un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere
l'opera in maniera più completa. (Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia,
Torino Einaudi) M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi La
prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di Scienza nuova in
forma negativa L'Autobiografia fu pubblicata postuma ampliata con una modifica di
Vico. Rivista di studi crociani, a cura della "Società napoletana
di storia patria", 1969. La fondazione "Giambattista
Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente dell'Istituto Italiano per
gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San Biagio Maggiore di Napoli,
si occupa della promozione del pensiero vichiano e della gestione di alcuni
siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla (Salerno) e la Chiesa di San
Gennaro all'Olmo in Napoli. Giambattista Vico, Principi di una
scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe
Ferrari, Società tipografica de' Classici italiani, Milano. Silvestro Candela,
L'unità e la religiosità del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico,
Inesatto è altresì che il Vico terminasse di vivere a più di settantasei anni:
per contrario, mancò ai vivi nella notte e a settantacinque anni e sette mesi
precisi, in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico,
Ricciardi. La storia di Vico, su napolitoday. Secondo notizie di stampa diffuse
resti della salma di Vico sarebbero stati recuperati nei sotterranei della
chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno: Ritrovata la salma di
Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato in Internet Archive.)
La notizia è stata comunque commentata con prudenza dagli esperti. La
scienza nuova, Biblioteca Universale Rizzoli. F. Nicolini, La giovinezza di
Vico: saggio biografico, Società editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul
Seicento. Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi, Politici e moralisti del
Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza, 1930. Vico nel
perduto De equilibrio corporis animantis esponeva una concezione secondo cui
«...riponevo la natura delle cose nel moto per il quale, come se fossero
sottoposte alla forza di un cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro
del loro stesso moto e, invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono
respinte verso l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono
in virtù di sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto
Nicolini l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu
donata in forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio.
La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e presocratica venne
poi inserita più ampiamente nella Vita. Stefania De Toma, Ecco
l'origine delle scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De
antiquissima italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani (Roma:
Edizioni di storia e letteratura). Opere, Sansoni, Firenze -- è
considerato da alcuni interpreti della sua filosofia come il primo
costruttivista. Infatti Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può
costruire, aggiungendo poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo,
avendolo creato lui stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo
riguardo non vale per gli uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul
Watzlawick, La realtà inventata, Milano, Feltrinelli) Per Vico la
filologia non è solo la scienza del linguaggio ma anche storia, usi e costumi,
e religioni dei popoli antichi. L'età degli dei nella quale gli uomini gentili
credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con
gli auspici e gli oracoli, che sono le più vecchie cose della storia profana:
l'età degli eroi, nella quale dappertutto essi regnarono in repubbliche
aristocratiche, per una certa da essi rifiutata differenza di superior natura a
quella de' lor plebei; e finalmente l'età degli uomini, nella quale tutti si
riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi celebrarono prima le
repubbliche popolari e finalmente le monarchie, le quali entrambe sono forma di
governi umane» (G.Vico, Scienza Nuova, Idea
dell'Opera) G.Vico,Scienza Nuova, Idea
dell'Opera Ibidem La ragion di stato non è naturalmente
conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo»
(Ibidem) Ibidem Degnità XXXVII. Sull'immaginazione nei primitivi
secondo la filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia
dell'immaginazione in Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia
dell'arte e della poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno
dei meriti che Croce riconobbe al pensiero vichiano. Vico critica tutt'insieme
le tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di verità
intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa di cui
si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta, non
presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che
ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza
avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La
poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il
pensiero: è la prima operazione della mente umana» (Croce, La filosofia
di Giambattista Vico) [qual era quello dei tempi
d'Omero] G.Vico, Scienza Nuova, Conclusione Nel senso di
pietas, sentimento religioso. Vico, La scienza nuova (Biblioteca
Universale Rizzoli). Croce Nicolini Storicismo Filosofia della storia
Filologia. su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Giambattista Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giambattista Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini,
Giambattista Vico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Alexander Bertland, La Scienza nuova su letteratura
italiana Opere, su biblioteca italiana integrali in più volumi dalla collana
digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La
filosofia dell'immaginazione in Vico, su academia.edu., Firenze, G. Pellegrino,
'La concezione della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di
Studi Vichiani, su Consiglio nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista
Vico, su Fondazione gbvico org. Portale Vico, su giambattistavico. u treccani.,
in Il contributo italiano alla storia del Pensiero, Filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Vico, Principj di una scienza nuova di Vico:
d'intorno alla comune natura delle nazioni, Tip. di A. Parenti. Italian philosopher. Grice: “The Italians revere him
so much that his emblem is on one of their stamps!”“It would be as having Ryle
on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians “that they
made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the origin of
language.” Philosopher who founded modern philosophy of history, philosophy of
culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all his life in or
near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples
throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was his loss of the
concourse for a chair of civil law. Although a disappointment and an injustice,
it enabled him to produce his major philosophical work. He was appointed royal
historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza
nuova” completely revised in a second, definitive version. He
published three connected works on jurisprudence, under the title Universal
Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the
historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the
Study Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding
human education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the
Cartesian conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the
conception of modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is
his principle that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is
true is convertible with what is made. This principle is central in his
conception of “science” scientia, scienza. A science is possible only for those
subjects in which such a conversion is possible. There can be a science of
mathematics, since mathematical truths are such because we make them.
Analogously, there can be a science of the civil world of the historical life
of nations. Since we make the things of the civil world, it is possible for us
to have a science of them. As the makers of our own world, like God as the
maker who makes by knowing and knows by making, we can have knowledge per
caussas through causes, from within. In the natural sciences we can have only
conscientia a kind of “consciousness”, not scientia, because things in nature
are not made by the knower. Vico’s “new science” is a science of the principles
whereby “men make history”; it is also a demonstration of “what providence has
wrought in history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e
ricorsi in a pattern governed by providence. The world of nations or, in the
Augustinian phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a
pattern of three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every
nation passes through an age of gods when people think in terms of gods, an age
of heroes when all virtues and institutions are formed through the
personalities of heroes, and an age of humans when all sense of the divine is
lost, life becomes luxurious and false, and thought becomes abstract and
ineffective; then the cycle must begin again. In the first two ages all life
and thought are governed by the primordial power of “imagination” fantasia and the
world is ordered through the power of humans to form experience in terms of
“imaginative universals” universali fantastici. These two ages are governed by
“poetic wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history,
society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the
human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the
true and the made are converted to create the myths and gods that are at the
basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s
ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy
of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England.
James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making
plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a
commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought,
wishing to conceive Vico as the Hegel. Vico’s ideas have been the subject
of analysis by such prominent philosophical thinkers as Horkheimer and Berlin,
by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary critics such as René
Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,” in The New Yorker.
Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico and
language.” M. Danesi, Metaphor,
and the Origin of Language. Serious
scholars of Vico as well as glotto-geneticists will find much of value in this
excellent monograph. Vico Studies. A provocative, well-researched argument
which might find re-application in philosophy. Theological Book Review. Danesi
returns to Vico to create a persuasive, original account of the evolution and
development of the Italian language, one of the deep mysteries of Italians. Vico’s
reconstruction of the origin of language is described and evaluated in light of
Grice’s philosophical conversational pragmatics. Keywords: Vico e la filosofia
romana, Vico, Varrone, storia della linguistica, storia della rhetorica, glotto-genesi,
la ricostruzione di Vico, The New Science Basic Notions. Language and the
Imagination: Vico’s Glottogenetic Scenario; Vico’s Approach; Reconstructing the
Primal Scene; After the Primal Scence; the dawn of communication: iconicita e mimesi,
hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicita e gesto. Iconic
Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percept al concetto. The
Metaphoricity Metaphor metafora; Metaphor and Concept-Formation Mentation,
Narrativity, e mito; the socio-biological-Computationist Viewpoint:A Vichian
Critique; The Vichian Scenario Revisited; Revisting the Genetic Perspective; computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.
Grice
e Vieri – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze) Essential Italian philosopher.
Filosofo italiano. Di famiglia nobile. Insegna a Pisa. Platonico molto attivo. E
contestato dai colleghi per il suo vagheggiare un nuovo circolo dei platonici
improntato su Pico. Suo principale avversario e Borri. Saggi: “Liber in
quo a calumniis detractorum philosophia defenditur et eius praestantia
demonstrator” (Roma). Crusca. Vieri. Keywords: Pico, Accademia. Refs.: The H.
P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Vieri: la dialettica
fiorentina”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice
e Vigellio – il portico romano. Marco Vigellio. Amico ed allievo di Panezio. Marcus
Vigellius Marcus Vigellius, stoic philosopher. He was a friend and pupil
of Panaetius, whom he also lived with. He is noted by Cicero in “De Oratore” (iii.
21, 78). to have also been a friend of Lucius Licinius Crassus, the greatest
Roman orator prior to Cicero. All other information has been lost. See
also List of Stoic philosophers References: Blits, “The Heart of Rome: Ancient
Rome’s Political Culture”; Cicero. The first Stoic philosopher in Rome was the
famous Panaetius of Rhodes, who joined The Scipionic Circle, lived for a while
in Scipio's home and travelled with him for more than a year on a public
embassy to the East. Besides Scipio -- consul, and censor -- at least six other
consuls studied under Panaetius. They included Laelius and L. Furius — both of whom,
along with Scipio and Polybius, had heard the three Greek philosophers in Rome;
Fannius; Q. Aelius Tubero, suffect consul, Q. Mucius Scaevola, and Rutilius
Rufus. In addition, Spurius Mummius, one of the legates sent to settle Greek
affairs was trained in Stoic doctrine (Cicero, “Brutus”, 94); Marcus Vigellius,
friend of L. Crassius, consul, was Panaetius’s friend and pupil, and lived with
him (Cicero, “De oratore”, 3.78); and Sextus Pompeius, son of the governor of
Macedonia, brother of a consul, and uncle of Pompey the Great, withdrew from
politics in order to devote himself to Stoic philosophy (Cicero, Brutus, 175,
De oratore, 3.78).Porch. Pupil of Panezio.
Grice
e Vigna – la regola
d’oro conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Rosolini).
Essential Italian philosopher Filosofo italiano. Studia filosofia a
Milano, legandosi in special modo all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con
Severino si laurea con la tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e la
logica del concreto – particolare’”. Insegna filosofia a Milano e Venezia. Presidente
della Società Italiana di Filosofia Morale. Pensiero Si occupa della filosofia
del Liceo (Il Peripato) e di neo-idealismo italiano. Si concentra in maniera
speciale sull'ontologia, proponendo una ‘semantizzazione’ del concetto di ‘essere’
capace di risolvere la aporia del “parmenidismo” di Severino, che in qualche
modo grava anche sulla speculazione di Bontadini. Questa ‘semantizzazione’
permette di leggere nel ‘divenire’ (x divenne y), non l'annullamento
dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto l’annullamento di un ente. La differenza
fondamentale è proprio quella che passa tra un essere ‘assoluto’ che *non*
diviene, e un ente finito che comincia e cessa di essere – cfr. Grice, relative
identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha consentito di raffinare
ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e compone la
posizione necessaria della totalità di un essere con la posizione della
totalità molteplice e mutabile dell'esperienza. Insieme alle analisi di ontologia,
si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica è intesa fondamentalmente
come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a sua volta, è
fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio), cioè poi di
un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci desideri e ci
riconosca. L'etica e così ri-condotta alle dinamiche delle relazioni
inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli basilari. Il
primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello regolativo per
l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono reciprocamente come
delle soggettività, e cioè come delle persone o degl’esseri che pensano e
desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è quello trasgressivo
della ragione istrumentale. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano
di dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o
istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che
si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna
definisce come modello griceiano ‘oblativo,’ in cui, mentre una delle due
soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura
e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun
riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come
soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per
il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice
su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità
della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di
rapporto inter-soggettivo ri-conducibili agl’altri due modelli (razionalita
istrumentale, e razionalita di oppressione). L’indagini di antropologia
trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine
medio che stringe e salda l'ontologia all'etica. Il concetto di ‘persona’ viene
inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di ‘sostanza’ e di
quello di relazione (la categoria della relazione di Aristotele, la relati, o
il ‘pros ti’. Sostanza (ousia, sub-stantia, essential) è
classicamente quello che permane e sta in sé. La relazione, invece, è qui il rapporto
intenzionale ad altro da sé. La persona è una sinergia di sostanza e relazione
perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è
essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte
consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del
desiderio che lo abita. Saggi: “La dialettica di Gentile” in “Giornale
critico della filosofia italiana”, “La religione nella filosofia di Gentile”, “Giornale
critico della filosofia italiana”, “Gentile, interprete di Marx”,
in Enciclopedia. La filosofia di Gentile, Istituto della
Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione (CELUC, Milano); “Filosofia e
marxismo” (CELUC, Milano); “Le origini del marxismo teorico in Italia: il
dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e
filosofia (Città Nuova, Roma); “Gramsci: il pensiero teorico e politico e la
questione leninista” (Città Nuova, Roma); “Invito al pensiero di Aristotele”
(Mursia, Milano), “Sostanza e relazione: una aporetica della persona,” in
L'idea di persona, Melchiorre (Vita e Pensiero, Milano); “L'enigma del
desiderio” (San Paolo, Cinisello Balsamo); “La politica e la Speranza” (Lavoro,
Roma); “Il frammento e l'intero: -- il toto e la parte -- indagini sul concetto
di essere e sulla stabilità del sapere” (Orthotes, Napoli); “Sul trascendentale
come inter-soggettività originaria”, in “Le avventure del trascendentale,” A.
Rigobello (Rosenberg, Torino); “Sulla verità e sul bene” (Petite Plaisance,
Pistoia); “Etica del desiderio come etica del riconoscimento” (Orthotes,
Napoli); “Sostanza e relazione: indagini di struttura sull'umano che ci è
comune” (Napoli); “Studi su Gentile” (Orthotes, Napoli); “Studi su Marx” (Orthotes,
Napoli); “Studi su Aristotele” (Orthotes, Napoli); “La ragione e la dialettica:
studi su Marx e Volpe” (Marsilio, Venezia); “Teorie della felicità” (Francisci,
Abano Terme); “La qualità dell'uomo: filosofi e psicologi a confronto” (Angeli,
Milano); “Dio e la ragione” (Marietti, Genova); “L'etica e il suo altro” (Angeli,
Milano); “Strutture del sapere filosofico” (Cardo, Venezia); “La libertà del
bene” (Vita e Pensiero, Milano); “Essere giusti con l'altro” (Rosenberg, Torino);
‘Introduzione all'etica” (Vita e Pensiero, Milano); “Etica trascendentale e
intersoggettività” (Vita e Pensiero, Milano); “Multi-Culturalismo e identità” (Vita
e Pensiero, Milano); “La persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in
onore di V. Melchiorre” (Vita e Pensiero, Milano); “Libertà, giustizia e bene
in una società plurale” (Vita e Pensiero, Milano); “Etiche e politiche della
post-modernità” (Milano, Vita e Pensiero); “Etica del plurale: giustizia,
riconoscimento, responsabilità” (Vita e Pensiero, Milano); “Affetti e legami” (Vita
e Pensiero, Milano); “La regola d'oro come etica universale (Vita e Pensiero,
Milano); “Bontadini e la metafisica” (Vita e Pensiero, Milano); “Metafisica e
violenza” (Vita e Pensiero, Milano); “Etica di frontiera: nuove forme del bene
e del male” (Vita e Pensiero, Milano); “Di un altro genere: etica al femminile”
(Vita e Pensiero, Milano); Giorgio La Pira. Un san Francesco nel Novecento (AVE,
Roma); “Multiculturalismo e interculturalità: l'etica in questione” (Vita e
Pensiero, Milano); “La vita spettacolare: questioni di etica” (Orthotes, Napoli);
“Etica dell'economia: idee per una critica del riduzionismo economico (Orthotes,
Napoli); “Differenza di genere e differenza sessuale: un problema di etica di
frontiera” (Orthotes, Napoli); “Il dovere dell'ospitalità (Orthotes, Napoli). Dell'interpretazione
di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gl’altri, Berlanda, “Gentile e
l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo attualismo” (Vita e Pensiero,
Milano); Bettineschi, “Critica della prassi assoluta: analisi dell'idealismo di
Gentile” (Orthotes, Napoli). Si vedano anche “Studi gentiliani” (Orthotes,
Napoli). Cfr. “Studi marxiani” (Orthotes, Napoli). Cfr. gli scritti raccolti in
C. Vigna, Studi aristotelici” (Orthotes, Napoli); Saccardi, Semantizzazione
dell'essere e inferenza metempirica, in Pagani, Debili postille. Lettere a
Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo
con Severino sulla "struttura originaria" del sapere” (Mimesis,
Milano). “Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di
Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai ritiene che, se si accetta
la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si può evitare di estendere gl’attributi
dell'essere assoluto all’ente, come precisamente è avvenuto nello svolgimento
della filosofia di Severino. L'errore, però, prosegue Vigna, sta proprio in
questo “aver trattato la questione dell'essere come una questione di essenza.” L'errore
viene eliminato convincendosi che la “semantizzazione” dell'essere coincide con
la relazione d’essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gl’enti". Cfr.
C. Vigna, “Il frammento e l'intero, Sulla semantizzazione
dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini, in “Bontadini e la
metafisica.” Si veda inoltre G. Solliani, “Dell'essere come essenza: per una
rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili postille, Il
frammento e l'Intero, Cfr. anche Pagani, “Una rivisitazione della via del
divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la
fede, in Debili postille, Si veda poi Barzaghi, Percorsi di
rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese”, “Rivista
di filosofia neo-scolastica”. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in nuce),
in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua
risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività, Si veda
anche il saggio di Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività e del riconoscimento,
in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale come inter-soggettività
originaria. Venuti, La cura dell’altro come regola d'oro. Lettera aperta a
Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza, in Debili postille, Per una
discussione complessiva del pensiero di Vigna si vedano i saggi contenuti in Pagani Debili
postille. Lettere a Vigna” (Orthotes, Napoli); “Sostanza e relazione: una
aporetica della persona.” Si può vedere anche Bettineschi, Finità e infinità
della soggettività. Lettera aperta a Vigna, in Bettineschi, “Intenzionalità e
riconoscimento: scritti di etica e antropologia trascendentale” (Orthotes,
Napoli). Bergamo festival: l'intuizione, su youtube. Malato o persona?, su
youtube. L'etica, youtube.com. Treccani. Intervista a Vigna: la filosofia
morale, youtube. Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte
trascendentale, su mondo-domani. Venezia, su unive Bollettino della Società
filosofica italiana, Centro di Etica Generale e Applicata, su centro di etica.
Centro Inter-universitario per gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società
Italiana di Filosofia Morale, Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo,
problematicismo, metafisica, su filosofia. La politica e il sacro, su
inschibboleth. Carmelo Vigna. Vigna. Keywords: bein, essence, essenza, essere,
intersoggetivo, tre tipi di intersoggetivo: trascendentale, oppressivo,
istrumentale, being and becoming. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi
Speranza, “Grice e Vigna: la regola d’oro conversazionale” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vignoli – etologia filosofica – della legge
fondamentale dell’intelligenza nel regno animale – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Rosignano Marittimo). Essential Italian
philosopher. Filosofo italiano. Grice: “I spent quite some time observing a
species of pirot: the squarrel – mainly I was in search of what Vignoli calls
‘la legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale” – his ‘saggio,’ he
says, is in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage, I might just as well
refer to is as being one in ‘philosophical ethology’!” -- Si trasfere a Milano.
Insegna antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere. Direttore
del Museo di storia naturale. I suoi
scritti apparvero su “Il Politecnico” e sulla “Rivista di filosofia scientifica”.
Due sue saggi hanno risonanza: “Della legge fondamentale dell'intelligenza nel
regno animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito e scienza”. Tito
Vignoli. Vignoli. Keywords: squirrel, squarrel, psicologia comparata, etologica
filosofica, una legge della intelligenza degl’animali – mito e scienza – mitos
e logos – animale, legge, legge della psicologia, psicologia comparata,
etologia comparata, evoluzione. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS,
Luigi Speranza, “Grice e Vignoli” – “La etologia filosofica di Grice e Vignoli”
– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice Vinadio: la prassi ed il valore – filosofia
italiana (Torino). Grice: “Of course, Vinadio is
bound to be a good dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s
Dialektik – or colloquenza, as the count prefers – much more seriously than the
most Hegelian of Oxonians! (And I don’t mean Bradley!”) -- Grice: “I like Vinadio; but then I’m English
and we like an earl!” – “My favourite of his tracts is the one about dialettica
which he understood just as Plato did, only better!” -- Felice Balbo di
Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di Vinadio” --. Filosofo italiano.
Considerato una delle voci più significative della filosofia italiana e un
intellettuale impegnato in un vasto progetto di ri-fondazione della filosofia politica
nell'immediato secondo dopoguerra. Figlio di Enrico Balbo di Vinadio, naque in
via Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo, ministro di casa
Savoia. Dopo la laurea, partecipa alla seconda guerra mondiale, prima come
sottufficiale degll’apini, poi come membro della resistenza. Come consulente di
Einaudi cura una collana di filosofia. Insegna filosofia a Roma. Si raccolge
attorno a lui un gruppo di filosofi per discutere sulla crisi dei valori nella
società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il suo impegno trova
espressione inoltre con i contributi alle riviste “Cultura e realtà” e “Terza
generazione”. Vicino all’organizzazioni della sinistra e al partito comunista,
comprende come il mutamento centrale della società e avvenuto nel rapporto tra
lavoro umano e tecnica. Assunto all'IRI presso il Servizio problemi del lavoro.
Si interessa di formazione del personale. Direttore del Centro IRI per lo
studio delle funzioni direttive aziendali. Saggi: “L'uomo senza miti”; “Il
laboratorio dell'uomo”; “Studi in memoria di Solari dei discepoli” (Torino, Ramella);
“La sfida storica del comunismo al cristianesimo e le sue conseguenze
filosofiche” (Mulino); “Idee per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri);
“Opere” (Torino, Boringhieri)’ “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro);
“Lettere a Ludovica”; Archinto. Boringhieri, “Per un umanesimo scientifico.
Storia di libri, di mio padre e di noi” (Torino, Einaudi); Cavalieri, “Scienza
economica e umanesimo positivo. la critica della ragione economica” (Milano,
Angeli); Tassani, “La Terza Generazione: tra stato e rivoluzione” (Roma, Lavoro);
Tassani, “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro); Invitto, “Una filosofia pragmatica
dello sviluppo” (Mulino, Bologna); Invitto, “Di fronte a fenomenologia ed
esistenzialismo” (Salentina, Lecce); Invitto, “Una questione aperta,
"Italia contemporanea", Dizionario storico del movimento cattolico in
Italia: i protagonisti” (Marietti, Torino); Grotti (Boringhieri, Torino); Grotti,
“Un altro futuro è possible” (Egeria); Possenti, “La filosofia dell'essere” (Vita
e Pensiero, Milano); “Tra filosofia e società” (Angeli, Milano); Invitto, “Il
superamento delle ideologie” (Roma, Studium); Ricci, “Cattolici e marxismo: filosofia
e politica” (Milano, Angeli); Dal marxismo ad economia umana” (Brescia,
Morcelliana); “La prassi e il valore: la filosofia dell'essere” (Roma, Aracne);
“Il cristianesimo nella sfida della “modernità” su storia e futuro” -- Dizionario
biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filosofi
italiani del XX secolo Insegnanti italiani Professore. Felice Balbo Vinadio.
Vinadio. Keywords. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Vinadio: being, value – and colloquenza!” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice
e Vio – le categorie d’Aristotele – un senso, un’analogia -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Gaeta). Essential Italian
philosopher. Grice: “While the typical Englishman is more interested in the
fact that Vio never thought that Henry VIII divorced Aragon, I prefer his
commentary on the ‘prae-dicamentum’ of Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was
irritated that when ‘Vio’ became a saint, the Italians list him under ‘c’. Tommaso De Vio, O. P. cardinale di Santa
Romana Chiesa. Il cardinale Tommaso De Vio riceve Martin Lutero, Template-Cardinal.
Incarichi ricoperti. Maestro generale dell'Ordine dei Predicatori. Cardinale
presbitero di San Sisto Arcivescovo metropolita di Palermo. Arcivescovo-vescovo
di Gaeta. Cardinale presbitero di Santa Prassede. Ordinato presbitero. Nominato
arcivescovo da Leone X. Consacrato arci-vescovo da Fieschi, Creato cardinale da
Leone X. Religioso domenicano, generale dell'ordine: filosofo, teologo e
diplomatico pontificio. Incontro tra Lutero e Vio in una stampa d'epoca. Figlio di Francesco De
Vio, entra tra i frati domenicani del monastero di Gaeta, e prosegue i suoi
studi in filosofia a Napoli, Bologna e Padova. Insegna filosofia a Pavia e
Roma. Acquisce una considerevole fama in seguito ad un pubblico dibattito con
Pico a Ferrara. Generale dell'ordine e consigliere dei papi. Dimostra grande
zelo nel difendere il diritto del papa contro il concilio di Pisa, polemizzando
contro Almain in una serie di articoli messe al bando dalla Sorbona e bruciati per
ordine di Luigi XII. Leone X crea Vio cardinale, e fatto arci-vescovo di Palermo.
Arci-vescovo di Gaeta. Inviato in Germania come legato apostolico per
partecipare alla dieta di Augusta, si adopera con profitto per l'elezione di
Carlo V d'Asburgo ad imperatore del sacro romano impero, prevalendo sull'altro
concorrente Francesco I, e lì cerca di arginare la nascente riforma protestante
di Lutero. Fa rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero ad
abbandonare i suoi propositi di riforma. Aiuta il papa nell'estensione della
bolla “Exsurge domine” rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana.
Oganizza la resistenza contro i turchi. Venne fatto prigioniero durante il
sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati da Carlo V per punire Clemente VII
per il tradimento della parola datagli. Poi venne liberato. Pronuncia la
sentenza definitiva di validità del matrimonio di Enrico VIII e Caterina
d'Aragona, rifiutando il divorzio al sovrano inglese. Accanto alla
produzione filosofica e di teologia filosofica, secondo la linee della scuola d’Aquino,
Vio si distinque anche come esegeta. Ignora l’ebraico, ma consulta esperti
rabbinici e grazie alla sua familiarità con il testo greco. Pubblica un
commentario dei libri sacri di giuidei e galilei. L’enfasi di Vio sulla ricerca
del SIGNIFICATO letterario o LITERALE dell’Eneide o altri testi pone Vio alle
origini della tradizione esegetica del cattolicismo contro le sette delle
differenti nazioni. Saggi: “Summula Caietani”; “Opuscula omnia”; “Commentaria
super tractatum de ente et essentia Thomae de Aquino”; “De nominum analogia”; “Commentaria
in III libros Aristotelis de anima”; “Auctoritas pape et concilii sive ecclesie
comparata” (Silber); “Oratio in secunda sessione concilii lateranensis” (Beplin);
“Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie”; “De divina institutione pontificatus
romani pontificis”; “Jentacula N. T., expositio LITERALIS sexaginta quatuor
notabilium sententiarum Novi Testamenti” (Roma); “Summula Caietani”; “Opuscula
omnia” (Giunta); Francesco senese De Franceschi; “In Porphyrii Isagogen ad
Praedicamenta Aristotelis”; “Opera omnia”; “Scripta philosophica”; “De nominum
analogia”; “De conceptu entis”; “De comparatione auctoritatis papae”; “Apologia”.
G. Allaria, Vio: cardinale -- Roma; Treccani, Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Dizionario biografico degl’italiani, Conferenza Episcopale Italiana.
ALCUIN, Università di Ratisbona. Vio wrote
extensively on free-will, and had a colourful dispute with, of all people, Luther,
well represented in a painting that Grice adored. Shropshire borrowed his proof for the immortality of
the soul from Vio. Prelate and theologian. Born in Gaeta from which he took his
name, he enters the Dominican order and studied philosophy at Naples, Bologna,
and Padua. He becomes a cardinal. He travels to Germany, where he engages in a
theological controversy with Luther. His major work is a Commentary on St.
Thomas’ Summa of Theology, which promotes a renewal of interest in scholastic
and Thomistic philosophy. In agreement with Aquinas, Vio places the origin of
human knowledge in sense perception. In contrast with Aquino, Vio denies that
the immortality of the soul and the existence of God as our creator can be
proved. Vio’s work in logic was based on traditional Aristotelian syllogistic
logic but is original in its discussion of the notion of “analogy”. Cajetan
distinguishes three types: analogy of inequality, analogy of attribution, and
analogy of proportion. Whereas Vio rejects “analogy of inequality” and “analogy
of attribution” as improper, fallacious, or invalid, Vio regards the analogy of
proportion as valid and basic and appeals to it in explaining how humans may come to
know propositions about the divine and
how analogical reasoning, applied to both the divine, and the divine’s creatures,
may avoid being aequi-vocal. Gaetano. Cajetanus. Caietanus Vio. Cajetano Vio.
Caetano Vio. Gaetano Vio. Al secolo: Giacomo De Vio. Jacopo De Vio. Tommaso De
Vio. Cardinal Caetano. Cardinal Gaetano. Tommaso De Vio da Gaeta, detto il
Gaetano. Vio. Keywords: analogia, commentary on Porphyry on Aristotle’s
categories, the example of ‘healthy’, analogy in philosophical eschatology,
analogy of proportion, aequivocality, Grice, “Focal unity”, “Aristotle on the
multiplicity of ‘being’” – ‘healthy’ – an animal is healthy – various types of
analogy. Unfortunately, the Germans focus more on his, the saint’s, fight with
Luther!” Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi Speranza, “Grice e Vio: Le categorie”
-- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Virgilio: la leggenda d’Enea. (Andes). Publico Virgilio Marone. P Influssi di Lucreziani – e, quindi,
della filosofia del Giardino -- appaiono infatti anche in Virgilio. Nato
a Andes, presso Mantova. Muore a Brindisi. Studia la filosofia del Giardino
sotto Sirone. In Catal. 5, prende congedo dalle muse per volgersi verso la
scuola di Sirone affinchè la filosofia gl’insegni a liberare la vita dalle
passioni. Esprime il proponimento di dedicare alla filosofia il resto
dell’esistenza. Nel Ciris (1-12) esaltando di nuovo l'insegnamento dei filosofi
del giardino d'Epicuro. Manifesta l'intenzione di comporre un carme sui
fenomeni celesti. L’influsso del Giardino d'Epicuro è esplicito nelle
"Georgiche" (II, 490 sgg.). Ma l’"Eneide", nella
escatologia del libro VI (724 sgg.), dipende invece dalla corrente
orfico-pitagorica, mediata, si erede, da Posidonio, dal quale si fa derivare
le rappresentazioni dell’età dell'oro e dello sviluppo della civiltà umana e
alcune teorie d’impronta stoica. Agl'interessi di psicologia filosofica si
collegano quelli naturalistici. Nell'"Ecloga" VI (31 sgg.),
Sileno espone una cosmogonia. Nelle "Georgiche" (II,475sgg.) prega le
Muse d’interpretargli una serie di fenomeni naturali. Nell’ “Eneide” (1, 740
sgg.) Iopas tratta di problemi naturalistici. Fa parte dell' “Appendix
Vergiliana” il poemetto "Aetna" sullo cause e gli effetti dell’eruzioni
vulcaniche, del quale sono incerte la paternità e la data. Fra i filosofi
ai quali è stato attribuito il "Aetna", trovano adesioni soprattutto
Virgilio e Lucilio, l’amico di Seneca. Per le teorie scientifiche
particolari l’autore dell'"Aetna" si serve principalmente di
Posidonio e ciò spiega l’affinità dell'"Aetna" con le "Questioni
Naturali" di Seneca che provengono dalla stessa fonte. Per la
filosofia, Virgilio mescola ecletticamente elementi svariati e non fusi, perchè
espone dottrine del portico, epicureo-lucreziane e inoltre pensieri eraclitei,
democritei, ecc. Grice: “It is interesting to study Virgil as the author of
what at Oxford we call “Beowulf,” an heroic narrative of origin. But in the
history of philosophy, -- and the history of Roman philosophy under the
principate, specifically, it was the exegesis of “Eneide” that we only have
with Beowulf when it comes to Tolkien and the monsters! On the other hand, the Roman aristocrats find
in “Eneide” a fabulous source for their even more fabulous philosophisings! My
favourite is Macrobio’s “Saturnalia” – it fits a gentleman’s pocket – but there
are others. The idea is to produce a didaskalia, i. e. a way to deal with
conceptual notions or philosophical concepts as we study one line or other from
“Eneide” as we did at Clifton! However false, the philosophy behind Virgil
comprises not only a physical theory (natural philosophy) – the theory of the
three ages – but a full moral theory – and one of philosophical psychology. The
Eurialo/Niso episode is an interesting one as a re-creation of the old
Achilles-Patroclus topos that has fascinated even Plato and the author of
“Maurice,” i. e. E. M. Forster. Usually, you won’t find Virgil listed in any
manual on Roman philosophy, but you should. It is fascinating also to trace the
influence, via Alighieri in “Commedia” down to Mussolini, where there were few
exhibitions of the Mostra della Revoluzione Fascista that would fail to quote
from Enea. Note that the iconography – and I don’t mix the effeminate one by
Flaxman, but the fascist one – helped!”. Publio Vergilio Marone – He spent some
time in fellowship with a Garden community in Naples headed by Siro. He appears
to have been a particular favourite of Siro, inheriting the villa upon his
death. The extent to which the Garden influenced his poetry has long been
debated.
Grice e Virno – una popolazione di due -- filosofia ed
azione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice: “Virno, like me, is a
semiotician.” Filosofo italiano. Di orientamento operaista, insegna filosofia a
Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra extra-parlamentare,
Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei cosiddetti anni di
piombo in Italia. Arrestato e detenuto in prigione. Nel corso della detenzione
elabora la sua filosofia che trova espressione nella rivista “Luogo comune”. “Democrazia
è il fucile in spalla agli operai,” slogan attribuito a Potere Operaio. “Mi
sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia viveva e io facevo
liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi furono le prime
occupazioni nel ’67. Quindi, nell’estate di quell’anno si mobilitarono gli
studenti del liceo -- più vivaci di quelli universitari, che invece sono in
contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via dicendo. Come
studenti del liceo fondammo dunque il Sindacato degli Studenti, che fa i primi
scioperi su tematiche già sessantottesche, la lotta all’autoritarismo,
solidarietà con gli studenti di Grecia dopo il golpe dei colonnelli e
quant’altro. Nell’autunno, sempre per un trasferimento della famiglia, sono
venuto ad abitare a Roma, e di lì a non molto prendo contatti e rapporti con il
gruppo che sarebbe diventato Potere Operaio, che allora sostanzialmente a Roma
e il gruppo delle facoltà. Entro in Potere operaio dopo gl’episodi cruciali
della primavera a Torino. Lavora a Milano come insegnante all'Alfa Romeo di
Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche
sino alla dissoluzione di Potere operaio. Si laurea con la tesi, “Il concetto
di lavoro e la teoria della coscienza di Adorno”. Partecipa attivamente alle
manifestazioni ad opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fonda “Metropoli,”
organo ideologico del movimento politico. Nell'ambito dell'inchiesta
giudiziaria nota come "7 aprile", la redazione della rivista viene
accusata di appartenere in blocco all'organizzazione eversiva costituita in più
bande armate variamente denominate. “Ssiamo arrestati io, Castellano,
Maesano e Pace (che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia. Noi
siamo arrestati, poi ci fanno confluire,
ritroviamo gl’altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un
po’di mesi lì, poi c’è la diaspora, cioè il ministero ordina di mandare ognuno
di questi detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite
avvocati, visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era
diventato una specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a
giornali, si faceva campagna politica, c’erano state delle lotte
interne. Quindi, c’è la diaspora, io vado a Novara; Oreste va a Cuneo; quell’altro
va a Favignana; quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro
negli speciali, e ci ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi,
carcere per soli politici o per detenuti comuni completamente politicizzati, una
specie di “Kesh”. Là dentro c’e una situazione curiosa, anche molto
spettacolare, perché si incontrano assolutamente tutti. Infatti, per un primo
periodo con i compagni delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si pensò anche
di approfittare di questa situazione per avviare una discussione larga, di
carattere costituente. Però, il problema è che anche lì c’è il fatto che i più
spregiudicati di loro, come Curcio, sono d’accordo, hanno capito di aver perso
l’essenziale, cioè il cambio di paradigma, cioè il fatto che gl’operai sono non
più riconducibili, altri invece no. Riassumendo in breve, la mia detenzione e
un anno, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di “Metropoli,” due
anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo grado, un anno di arresti domiciliary
e l’assoluzione, insieme a tanti altri imputati, du la conferma. La travagliata
esperienza politica e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella
pubblicazione di “Luogo Comune,” una rivista dedicata all'analisi della vita
nella situazione sociale del "postfordismo". Lascia il lavoro
di editore della rivista per insegnare filosofia a Urbino e filosofia del
linguaggio, semiotica ed etica della comunicazione a Calabria da dove si
trasferisce a Roma. Convinto della necessità di un nuovo linguaggio della
politica che chiarisca le trasformazioni economiche, sociali e culturali che da
più di un decennio caratterizzano le società occidentali, introduce nella
“Grammatica della moltitudine” una riflessione sul contrasto tra i termini di
popolo e moltitudine che generano una accesa polemica filosofica. Quando
avvenne la formazione degli stati nazionali e l’espressione “popolo” a
prevalere. Virno si domanda se non sia venuto il tempo di restaurare l'altro
concetto della “moltitudine”. La multitude è quell'insieme di persone che
nell'azione politica e in quella economica, pur agendo collettivamente, non
perdono il senso della propria individualità, resistendo sempre alla riduzione
a unica massa informe com'è nel termine di "popolo". La “moltitudine”
è dunque la base della libertà civile – l’uno e I molti dei veliani. In
contrapposto, una “moltitudine” e una dualita o una pluralità che non si
sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità di uno stato che esercita
il supremo imperio. Dopo i secoli del “popolo” e quindi dello stato -- stato-nazione,
stato centralizzato, ecc. - torna infine a manifestarsi la polarità
contrapposta, abrogata agl’albori della modernità. La moltitudine come ultimo
grido della teoria sociale, politica e filosofica? Forse.” Saggi: “L'idea di
mondo: intelletto pubblico e uso della vita” (Quodlibet); “Saggio sulla
negazione: per una antropologia linguistica” (Bollati); “E così via,
all'infinito: Logica e antropologia” (Boringhieri), “Motto di spirito e azione
innovative: per una logica del cambiamento” (Boringhieri); “Quando il verbo si
fa carne: linguaggio e natura umana” (Boringhieri); “Scienze sociali e natura
umana -- facoltà di linguaggio, invariante biologico, rapporti di produzione”
(Rubbettino); “Grammatica della moltitudine: per una analisi delle forme di
vita contemporanee” (Derive Approdi); “Esercizi di esodo: linguaggio e azione
politica” (Ombre Corte); “Il ricordo del presente: saggio sul tempo storico”
(Bollati); “Parole con parole: poteri e limiti del linguaggio” (Donzelli); “Mondanità:
l'idea di “mondo” tra esperienza sensibile e sfera pubblica” (Manifesto libri);
“Convenzione e materialismo” (Theoria). Roma Tre Intervista, Hecceitas. Questo termine è
entrato nel linguaggio corrente per indicare un insieme di caratteristiche
economiche, sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite
pessimisticamente come profondamente diverse rispetto al nostro
recente passato e in genere come molto negativamente mutate. Fordismo e
postfordismo. Qualche dubbio su alcune certezze della sinistra italiana. Protagonisti;
“Anni di piombo: potere operaio"; Lessico postfordista: dizionario di idee
della mutazione. Feltinelli, sito "Filosofico net". Virno. Keywords: populus, res publica res
populi, Cicerone, multus, unus e multi, due e moltitudine, linguaggio e azione,
linguaggio, base biologica, invariante biologica, rappori di produzioni, natura
umana, el verbo fatto carne. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi
Speranza, “Grice e Virno”; “Grice e Virno: la conversazione: una popolazione di
due!” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Viroli: res pubblica – Cicerone -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Forlì). Essential Italian philosopher. Actually
“Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.” “The loyalty for one’s
country is not based on evidence.”Maurizio Viroli, filosofo
italiano. Durante il settennato di Ciampi serve la Presidenza della Repubblica
Italiana. Insegna a Lugano. I suoi campi di ricerca sono la filosofia politica
e la storia della filosofia politica. I suoi autori di riferimento sono
Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Rosselli e Rosselli. La sua ricerca si
basa sul metodo contestualista di Skinner a cui apporta alcune innovazioni. Il
suoi riferimenti politico-ideali sono il repubblicanesimo e l'azionismo del partito
dell’azione. Collabora ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa, il
Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Si laurea dal liceo Fulcieri Paulucci di
Calbol di Forlì. Come egli stesso racconta in “L'autunno della Repubblica”, per
mantenersi agli studi Viroli lavora come garzone di bottega, cameriere
d'albergo e operaio presso lo zuccherificio. Di quegl’anni dice: “Quando ero
bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via Archimede Mellini, in un
appartamento angusto e freddissimo, riscaldato soltanto da una stufa a gas
tenuta, per la nostra povertà, sempre con la fiammella azzurrognola al
minimo." Al termine degli studi liceali si iscribe alla facoltà di Filosofia
e Lettere e di Bologna. Si laurea magna cum laude in filosofia con la tesi “Metodo
e Sistema in Engels.” Svolge il servizio di leva a Casarsa della Delizia, in
Friuli-Venezia Giulia. Il ritorno alla vita civile è stato all'insegna
del precariato. Percepiva un piccolo salario organizzando convegni e lavorando
come redattore alla rivista Problemi della transizione presso Istituto Gramsci
di Bologna. S’ammette al dottorato a Firenze. Di fronte alla commissione
composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio, Cranston, e Moulakisha, discute la tesi
“La società bene ordinata” (Mulino). Perfeziona la sua formazione svolgendo
attività di ricerca. Insegna comunicazione politica alla Svizzera. Dirige il
Laboratorio di Studi civili, Svizzera italiana. Finanzato dal Fondo Svizzero
per la Ricerca Scientifica con un progetto di ricerca che prevede l'impegno di
un folto gruppo di ricercatori. I suoi interessi di studio ruotano
intorno alla filosofia politica e alla sua storia. Studia il repubblicanesimo
nella sua accezione classica da Machiavelli a Rousseau e in quella
contemporanea. Si occupa di culto uffiziale e politica, di retorica classica,
libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile, di
diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza
civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il rinascimento con
Machiavelli, il risorgimento con Mazzini e il fascismo – con sui opponenti:
Croce, e Rosselli e Rosselli. I suoi filosofi di riferimento sono Machiavelli,
Rousseau, Mazzini, Croce, Rosselli e Rosselli. Come impegno civile si
occupa d'educazione civica e della difesa e dell'attuazione della costituzione
della Repubblica Italiana. Collabora colla direzione generale dell'Ufficio
Scolastico Regionale per le Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Fonda
il Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Coordina e
diregge progetti di Educazione civica per la Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo. Dirige un progetto a San Marino. Dirige il progetto
Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile presso Casa Cervi. Prende parte
attivamente alle campagne referendarie svoltesi in occasione del referendum
costituzionale, contro la riforma proposta dal centro-destra, e del referendum
costituzionale contro la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha
collezionato inviti e incarichi di insegnamento presso prestigiose istituzioni
culturali. Insegna a Pisa, Trento, Molise, Ferrara, Catania ed Urbino. Collabora
con Milano e la Scuola Superiore della pubblica amministrazione, Scuola
superiore di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il
Collegio Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, la Fondazione
Alcide Cervi presso Casa Cervi. Spiega la le sua posizione politica: “Non
sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo il princìpio
della reppublica e cerco di applicarli nella vita e nell’analisi dei fatti
politici e sociali. Più oltre, in riferimento a Ciampi racconta. La prima volta
che incontro Ciampi provo la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di
straordinaria energia morale, l’esempio vero della migliore cultura del risorgimento
e dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi dice dopo aver ascoltato con
attenzione la mia considerazione sul significato del concetto di amor di patria.
Quello che Ciampi dice l’ho sempre sentito e vissuto nella mia coscienza. E
allora che realizzai che io sono prima uno studioso di repubblicanesimo e poi
un repubblicano. Ciampi è repubblicano nell’intimo della coscienza:
repubblicano e azionista. Anzi, credo, repubblicano perché azionista. Anche la
lotta contro il fascismo é rilevante nel patrimonio ideale. Trovo nei filosofi Croce,
Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei -- per citare soltanto i nomi più noti -- non
solo idee e argomenti in perfetta sintonia con il mio anti-fascismo assoluto e
intransigente, ma anche e soprattutto le più convincenti riflessioni sulle
ragioni della fragilità della libertà italiana. Il patriottismo si oppone al
nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto. Ancora ne “L'Autunno della Repubblica” si
legge a proposito del “Per amore della patria”. In Italia abbiamo una
tradizione di patriottismo di straordinario valore morale e politico, la
migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo al patriottismo di Mazzini,
fondato sul principio che la patria non è il territorio bensì un principio di
libertà, e al patriottismo degl’anti-fascisti di “Giustizia e Libertà”, concordi
nell’affermare che la nostra patria coincide con il mondo morale delle persone
libere non e poi idea tanto peregrina sostenere che il patriottismo
repubblicano e il mezzo più efficace per combattere la marea del nazionalismo
che comincia a montare. Credo sia troppo tardi”. Infine, ci spiega il suo
relativismo. Sulle questioni etiche sono stato sempre un convinto relativista,
con comprensibile scandalo di molti. Se il dovere esiste soltanto là dove la
coscienza morale personale lo riconosce come tale, segue necessariamente che ci
sono persone che riconoscono quali loro doveri determinati princìpi, altre che
riconoscono quali loro doveri princìpi diversi, se non del tutto opposti. Il
pluralismo e il contrasto dei doveri sono sotto gl’occhi di tutti. Ad alcuni il
dovere indica il servizio e la pratica della carità, ad altri la pura e
semplice affermazione di sé stessi, anche a costo di usare altri esseri umani
come mezzi. La ragione, tante volte invocata quale guida sicura all’agire
umano, non detta i fini ma solo i mezzi. Lo spiega in modo esemplare Juvalta. La
ragione per sé non comanda nulla. Né l’egoismo né l’altruismo. Né la giustizia.
La ragione cerca, e mostra, se le riesce, i mezzi che servono a conservar la
vita a chi la vuol conservare, a distruggerla a chi la vuol distruggere. La
ragione addita ai pietosi le vie della pietà, ai giusti le vie della giustizia,
e le vie del proprio tornaconto agli uomini senza scrupoli. Ma l’egoismo non è
per sé più razionale dell’altruismo, né il regresso più razionale del progresso.
Né la conservazione dell’individuo più razionale di quella della specie. Né
l’utile proprio più razionale che l’utile della collettività. Razionale non e
il fine, ma la relazione del mezzo al fine. Ed è così ragionevole che dia la
vita per un’idea chi pregia più l’idea che la vita, come che taccia la verità
per un ciondolo chi ama più i ciondoli che la verità. Consulente della
Presidenza della Repubblica Italiana per le attività culturali durante il
settennato di Ciampi. Collabora con la Presidenza della Camera dei Deputati
durante la presidenza di Violante. Coordinatore del Comitato Nazionale per la
Valorizzazione della Cultura della Repubblica presso il Ministero
dell'Interno. Presidente dell'Associazione Mazziniana. Ufficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria;
Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana di iniziativa del
Presidente della Repubblica. Saggi: “Nazionalisti e patrioti” (Roma, Laterza);
“Etica del servizio e etica del commando” (Napoli, Scientifica); “L’autunno
della repubblica” (Roma, Laterza); “La redenzione dell’Italia: sul principe” (Roma,
Laterza); “Il sorriso di Machiavelli” (Roma, Laterza); “Scegliere il principe:
i consigli di Machiavelli al cittadino elettore” (Roma, Laterza); “L’Intransigente”
(Roma, Laterza); “Le parole del cittadino” (Roma, Laterza); “La libertà dei
servi” (Roma, Laterza); “Lo scrittore di ricami” (Reggio Emilia, Diabasis); “Come
se Dio ci fosse: religione e libertà nella storia d’Italia” (Torino, Einaudi);
“Machiavelli, filosofo della libertà” (Roma, Castelvecchi); “L’Italia dei doveri”
(Milano, Rizzoli); “Il dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia” (Roma,
Laterza); “Dialogo intorno alla repubblica” (Roma, Laterza); “Per amor alla patria:
patriottismo e nazionalismo nella storia” (Roma, Laterza); “Dalla politica alla
ragion di stato” (Roma, Donzelli); “L’etica laica di Juvalta” (Milano, Angeli);
“La civiltà statuale’, in “Cultura civica e civiltà statuale” (Bologna, Mulino);
“Libertà e profezia in Machiavelli’, Machiavelli e i confini del potere” (Milano,
Mimesis); “La passione civile e la scienza politica di Sartori’, Protagonisti
sempre. Un secolo di storia visto con gl’occhi dei ragazzi, Reggio Emilia,
Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e l’unità nazionale,
Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, Enciclopedia
machiavelliana” Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vita di
Machiavelli” (Roma, Castelvecchi); “La tradizione del Risorgimento” (Roma,
Castelvecchi); “Se è libero bisogna che creda”; “Cinque variazioni sul credere”
(Torino, Abele); “L’attualità del principe”; “Il principe e il suo tempo” (Roma,
Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana); “La moralità della resistenza: l’esperienza del partigiano Bosco” (Benevento,
Terre dei Gambacorta); “Dalla patria allo stato: una biografia intellettuale di
Spaventa” (Roma, Laterza); “‘La costituzione repubblicana: un manuale di
educazione civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza (Reggio
Emilia, Diabasis); “Le origini meridiane del repubblicanesimo’, Ethos
repubblicano e pensiero meridiano” (Reggio Emilia, Diabasis); “La dimensione
religiosa del risorgimento -- Cristiani d’Italia. chiese, società, stato” (Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana); “La libertà politica è un bene fragile’,
Lettera internazionale. Rivista europea); “Ragione e passioni nell’educazione
civica -- Questioni civiche. Forme, simboli e confini della cittadinanza” (Reggio
Emilia, Diabasis); “La costituzione: il pilastro di cristallo” (Napoli, Pitagora);
“Machiavelli, il carcere, Il Principe”, in Gli anni di Firenze, Roma-Bari, in
La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei Convegni Lincei (Roma, Bardi); “Etica
e diritto: la forza intelligente per sconfiggere la violenza’ in Regione
Piemonte, Piano regionale per la prevenzione della violenza contro le donne e
per il sostegno alle vittime; “Religione e libertà nella Democratie en
Amérique’, Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill” (Milano,
Angeli); “Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del Circolo Rosselli,
‘Machiavelli’s Realism’, Constellations, ‘Religione”; “Tutte le ragioni
del liberalismo’, Dove Ratzinger sbaglia”; “Machiavelli oratore”; “Machiavelli
senza i Medici, scrittura del potere, potere della scrittura,” Atti del
convegno di Losanna (Roma, Salerno); ‘Due concetti di religione civile’, in “Rituali
civili: storie nazionali e memorie pubbliche in Europa” (Roma, Gangemi); “Patriottismo
e rinascita civile’, Aspenia, in
Mazzini, Scritti politici” (Torino, POMBA); “Che cos’è l’uomo? Raccolta di
giovani pensieri” (Senigallia, MIUR, Le Marche); “Repubblicanesimo”; “Dizionario
di Politica” (Torino, POMBA); “Libertà democratica, libertà repubblicana e
libertà socialista”; “Repubblicanesimo, democrazia, socialismo delle libertà”;
“Incroci” per una rinnovata cultura politica” (Milano, Angeli); “Il lavoro
nobilita l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale”; “Della
lontananza’, La saggezza del vivere. Tracce di etica” (Reggio Emilia, Diabasis);
“Repubblicanesimo e costituzione della repubblica’ Almanacco della Repubblica:
storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie
repubblicane (Milano, Mondadori); ‘Europa contro America?’, Il pensiero
mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il pensiero mazziniano, Con Bobbio, ‘Sul
rientro dei Savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone.
L’esempio della storia americana’, Il pensiero mazziniano”; “Il despota e il
tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di
Machiavelli”; ‘Le ragioni di un dibattito’, Politica e cultura nelle
repubbliche italiane dal medioevo all’età moderna: Firenze, Genova, Lucca,
Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto Storico Italiano per
l’età moderna e contemporanea. ‘Giù le mani da Cattaneo’, Il pensiero
mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo”; “Il pensiero mazziniano”; “Repubblicanesimo, liberalism.
e comunitarismo”; Filosofia e questioni pubbliche; “Machiavelli’, Il pensiero
politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna” (Torino, POMBA); “La repubblica
romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’, ‘La sinistra non scordi la Patria’, Il
pensiero mazziniano, ‘I guerrieri di
Dio: chi sono i theo-conservatori che scendono in lotta contro aborto, eutanasia
e gay’, La Stampa, ‘L’arcipelago
progressista: l’orgogliosa cultura liberal, fra battaglie per le minoranze,
ambientalismo e progetti per riprendere il New Deal’, La Stampa, “Discussione
americana e caso italiano”; “Piccole patrie, grande mondo” (Roma, Donzelli); “Il
significato storico della nascita del concetto di ragion di stato’, Aristotelismo
politico e ragion di Stato. Atti del Convegno a Torino” (Firenze, Olschki); “Patrioti
o traditori?”; “L’Indice”; “Il ritorno della nazione’, I democratici,
‘L’etica politica di Cicerone e il suo significato moderno’, Nuova Civiltà
delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della politica’, (Mulino); ‘Nazionalismo
e patriottismo’ (Mulino); “Una filosofia civile tra comunitari e liberali’, Ragioni
Critiche, ‘Introduction’, in Skinner, Le origini del pensiero politico moderno”
(Bologna, Mulino); “L’Indice”; “Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della
politica republicana”; “Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella
storia delle idee politiche”, Rivista di filosofia; “Dovere morale e pluralismo
etico in Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia; “La “Morale dei
Positivisti” e l’etica del socialismo’, L’età del positivismo” (Bologna, Mulino);
“Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, Despotismo e cittadini’,
Transizione, Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia, ‘Labriola, filosofo del socialismo”, Giornale critico
della filosofia italiana, ‘Aspetti della recezione di Engels in Italia: tra
socialismo scientifico e crisi del marxismo”; “L’Antidühring: affermazione e
deformazione del marxismo? Annale della Fondazione Issoco” (Milano, Angeli); “Il
problema dell’etica razionale in Juvalta’, “Studi sulla cultura filosofica italiana”
(Bologna, CLUEB); “Etica e marxismo: a proposito di una recente discussione’,
Problemi della Transizione”; “Socialismo e cultura, 'Studi Storici”; “Il
dialogo fra Engels e Labriola”; “Critica marxista”; “Nella crisi del
positivismo: la ricerca teorica del divenire sociale,” “Giornale critico della
filosofia italiana”; “Filosofia e politica nell’Engels di Mondolfo’, Pensiero
antico e pensiero moderno” (Bologna, Cappelli); “Wellness. Storia e
cultura del vivere bene” (Milano, Sperling & Kupfer); “Libertà politica e
virtù [andreia] civile”; “Significati e percorsi del repubblicanesimo classico”
(Torino, Agnelli); “Lezioni per la repubblica: la festa è tornata in città” (Reggio
Emilia, Diabasis); “Ascesa e declino delle repubbliche” (Urbino, Quattro Venti);
“L'Autunno della Repubblica” (Laterza); “Per Amore della patria. Patriottismo e
nazionalismo nella storia” (Laterza); Quirinale: Maurizio viroli. blogspot
issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche della RAI profilo
biografico da Ethica Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana
Nello Ajello, Quanti servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei
servi, la Repubblica, La libertà dei servi, Associazione Labini; “La libertà
dei servi; L'intransigente, da Fahrenheit del Radio Tre. Viroli. Keywords: Cicerone,
ragion di stato, repubblica, repubblicanismo, la repubblica romana, la morte,
il crollo, il fine, la caduta della repubblica romana, l’assassinio di Giulio
Cesare, Catone Uticense, la repubblica romana, del re Romo alla repubblica
romana, il ratto di Lucrezia – republicanism e principato, storia della
repubblica di Genova, la repubblica romana, il gusto per l’antico; quasi-contratto,
il sorriso di Macchiavelli. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi
Speranza, “Grice e Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi
Speranza: “Il sorriso di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vittielo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Come la lingua dell’eroe
separa l’eroe dall’uomo, così la lingua volgare separa il filologo dal filosofo.
La lingua volgare, comune a ogni uomo, non riusce a descrivere la natura e le
proprietà delle cose, sorge la scissione tra il filosofo che si dettero ad
investigare sulla natura delle cose, e il filologo che, invece investiga sulle
origini delle parole. Così la filosofia e la filologia che sono nate tutte e
due dalla lingua dell’eroe, vennero ad essere divise dalla lingua volgare o
commone. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Insegna a Salerno. Studia Vico, l'idealismo,
Nietzsche e Heidegger in rapporto con la filosofia romana, elabora una teoria
ermeneutica. La sua ‘topo-logia’ si fonda su una re-interpretazione del
concetto di spazio come orizzonte trascendentale dell'operare umano. Gli
sviluppi della sua topologia riguardano in particolare la genealogia della
communicazione. Affronta più volte la fede da un punto di vista laico. Fonda “Paradosso.”
Collabora a “Filosofia” (Laterza) e a numerose altre riviste specialistiche del
settore filosofico, tra cui “aut aut.” Dirige “Il pensiero”. Collabora
all'Annuario Filosofia e all'Annuario sulla Religione. Pubblica in Teoria, ed
altre ancora. Svolge un’intensa attività pubblicistica su quotidiani e
periodici. Ha tenuto cicli di conferenze e seminari. Saggi: “Filosofia della
pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in Croce”
(Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni, interprete
di Croce” (Napoli); “Storia e storiografia nella filosofia di Croce” (Scientifica,
Napoli); “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli); “Il nulla e la
fondazione dello “storico”” (Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica”
(Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo” (Guida, Napoli); “Studi heideggeriani”
(Roma); “Ethos ed eros” (ESI, Napoli); “Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il
problema del cominciamento” (Guida, Napoli); “Hegel e la comprensione della
modernità”; “Topologia del moderno” (Marietti, Genova); “La voce riflessa”; “Logica
ed etica della contraddizione” (Lanfranchi, Milano); “Elogio dello spazio: ermeneutica
e topologia” (Bompiani, Milano); “Cristianesimo senza redenzione” (Laterza,
Roma), “Non dividere il sì dal no: tra filosofia e letteratura” (Laterza, Roma);
“Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e interpretazioni” (Milano);
“La favola di Cadmo” (Laterza, Roma); “Vico e la topologia” (Cronopio, Napoli);
“La vita e il suo oltre: sulla morte” (Roma); “Il Dio possibile, esperienze di
cristianesimo” (Città Nuova, Roma); “Hegel in Italia” (Milano); “Dire Dio in
segreto” (Roma); “Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger” (Morcelliana,
Brescia); “Estetica e ascesi” (Modena); “E pose la tenda in mezzo a noi,
AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste; I tempi della
poesia. Ieri/oggi” (Mimesis, Milano); “Dipingere Dio” (AlboVersorio); “Vico: storia,
linguaggio, natura” (Storia e Letteratura, Roma); “Ripensare il cristianesimo”
(De Europa, Ananke); “Oblio e memoria del sacro” (Moretti, Bergamo); “Grammatiche
del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica della seconda persona” (ETS, Celan);
“Heidegger” (Mimesis); “I comandamenti. Non dire falsa testimonianza” (Il
Mulino); “L'ethos della topologia. Un itinerario di pensiero” (Lettere, Firenze);
“Paolo e l'Europa: cristianesimo e filosofia” (Città Nuova, Roma); “L'immagine
infranta: linguaggio e mondo in Vico” (Bompiani, Milano); “Vico: tra storia e
natura,” in aut aut; “Complessità e aporie del moderno, in Filosofia politica;
“Dall'ermeneutica alla topologia”, in aut aut; “Goethe, interprete della
modernità” in aut aut; “Per amicizia: Epochè e metafora”; in aut aut, “Sentire
le Radici, la Terra stessa”, in aut aut; “Zanzotto, ovvero: la poesia come
genealogia della parola”, in aut aut; “Redaelli, Il nodo dei nodi; L'esercizio
del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, ETS, Pisa); “Luoghi del pensare” (Mimesis,
Milano); Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche di RAI Educational;
"Filosofia". Vittielo. Keywords: la lingua dell’eroe, la lingua degl’eroi,
Lazio, lazini, italiano, volgare, Lucrezio, confronto vichiano, vicho contro
vico, la lingua eroica di Vico. Vico, semiotica. Refs.: H. P. Grice Papers,
Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Vittielo” – “Topologia semiotica di Vico” –
“Il Vico di Vittielo” – Vico e il segno infranto”, The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice e Volpe: logica come scienza storica – filosofia
Italian – Luigi Speranza (Imola). Essential
Italian philosopher. Filosofo italiano. Studia a
Bologna laureandosi in filosofia sotto Mondolfo. Insegna presso il liceo
Galvani a Bologna e il liceo Alighieri a Ravenna, e a Messina. Legato
inizialmente alla tradizione di Gentile, si dedica a questioni strettamente
teoretiche e storico-filosofiche, attestandosi infine su posizioni fortemente
anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione dell'empirismo e
dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente
dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto
con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le
correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta,
testimoniata dal “Discorso sull'ineguaglianza”, conduce a Volpe a un sempre
maggiore interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica,
considerati comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non
abbandona comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra i saggi quello
che, oltre ad aver avuto più ampia diffusione, rappresenta il più perspicuo esempio
della sua capacità di di muoversi con piena consapevolezza critica tra i piani
teoretico, storico e politico, è senz'altro il saggio “Rousseau e Marx.” Il
concetto di “libertà” (cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile con la
dottrina di Rousseau, il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra i
teorici della rivoluzione borghese né tra i nostalgici di una società
parcellizzata in piccolissime unità cittadine, ma tra i più attuali
preconizzatori di una società egualitaria. Un altro dei punti nodali della
sua filosofia è il tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente
materialista. Sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del
processo sociale di produzione della ‘espressione’ nella formazione del
giudizio estetico, in forte polemica con la dottrina dell'intuizione di Croce
-- da lui considerata in continuità con la tradizione romantica e misticheggiante,
elabora il concetto di gusto come principale fonte del giudizio estetico. Presenta
nella filosofia italiana una posizione contro-corrente. Saggi: “L'idealismo
dell'atto e il problema delle categorie” (Bologna, Zanichelli); “Le origini e
la formazione della dialettica hegeliana”; “Hegel romantico e mistico”
(Firenze, Monnier); “Il misticismo speculativo di Eckhart” (Bologna, Cappelli);
“La filosofia dell'esperienza” (Firenze, Sansoni); “Espressione” (Bologna,
Meridiani); “Il principio di contraddizione e la sostanza prima in Aristotele:
contributo a una critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi); “Crisi
dell'estetica romantica” (Messina, Anna); “Critica dei principi logici”
(Messina, D'Anna); “Discorso sull'ineguaglianza, con due saggi sull'etica
dell'esistenzialismo” (Roma, Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione dei valori”
(Messina, Ferrara); “Libertà: saggio di una critica della ragion pura pratica”
(Messina, Ferrara); “Studi sulla dialettica mistificata”; “Lo stato moderno
rappresentativo” (Bologna, UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla
dialettica materialistica” (Bologna, Zuffi); “Logica come scienza positive” (Messina),
D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica” *Roma, Edizioni di storia e letteratura);
“Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti essenziali degl’umanisti
italiani” (Bari, Laterza); “Il verosimile filmico e altri scritti di estetica”
(Roma, Film critica); “La nuova sinistra, Rousseau e Marx e altri saggi di
critica materialistica” (Roma, Riuniti); “Critica del gusto” (Milano,
Feltrinelli); “Chiave della dialettica storica” (Roma, Samonà); “Umanesimo ed
emancipaziono” (Milano, Sugar); “Critica dell'ideologia contemporanea: saggi di
teoria dialettica” (Roma, Riunit); “Schizzo di una storia del gusto” (Roma,
Riuniti); “Opere”; Ambrogio (Roma, Riuniti); Violi, La Libra, Messina); Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Volpe. Keywords: critica del gusto per l’antico, il
gusto per gl’antichi degl’antichi, chiave della dialettica storica, la logica
come storia, espressione. Refs.: H. P.
Grice, The H. P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Volpe:
l’espressione” – The Swimming-Pool Library, Liguria.
Grice e Volpi – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vicenza). Essential Italian
philosopher. Filosofo. “Wild clarity” in Heidegger! Professore
a Padova. Borsista della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro
dell'Institut International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei
premi "Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose
pubblicazioni: “Heidegger e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in
Germania”; “Heidegger e Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I
prossimi Titani. Conversazioni con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle
opere filosofiche, “Il Dio degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con
A. Gnoli), “L'ultimo sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli),
Storia della filosofia dall'antichità a oggi con Enrico Berti. Per
Adelphi curò opere di Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al
quotidiano "La Repubblica". Mentre
e in sella alla sua bicicletta a San Germano dei Berici, e investito da un'auto
e cadde in coma irreversibile. Muore il giorno successivo. Commemorato dal
preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il corpo docente di Padova. Istituto
veneto di scienze, lettere ed arti
Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio a Volpi Il Giornale di Vicenza.
“Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il problema dell'univocità dell'essere
in Heidegger” (Milani, Padova); “La rinascita della filosofia pratica” Francisci,
Albano/Padova, in Filosofia pratica e scienza politica, Francisci, Abano/Padova);
“Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova); “Il concetto di decadenza divina; "Filosofia
politica", Il nichilismo” (Laterza, Roma); Guida a Heidegger” (Laterza, Roma);
“Hegel e i suoi critici” (Laterza, Roma);“Interprete del pensiero
contemporaneo, Atti dell'incontro internazionale di studio, Padova, Vicenza,
Accademia Olimpica, Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di
Lavarone;“Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su Istituto veneto di scienze,
lettere ed arti. Essere, tempo, esistenza, Associazione Asia, sul valore e la
funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere e tempo di
Heidegger. Volpi. Keywords: dizionario dell’opere filosofico: Lucrezio,
Cicerone, Vico, Croce, Gentile… -- multiplicity of being in Aristotele, univocita dell’essere;
equivocita dell’essere. H. P. Grice, The Grice Papers, Bancroft, MS. Luigi
Speranza, “Grice e Volpi: l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice e Volpicelli – corpi e corpi -- filosofia fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza – la filosofia italiana nel veintenno fascista – maschi fascisti –
colossi fascisti -- (Roma). Grice: “While Volpicelli does use ‘spirito,’ he
means ‘breath of air,’ since he is ultimately a naturalist, like I am.” Essential
Italian philosopher. Grice: “I read with intereset his early “Nature and
spirit.” At that time at Oxford, there was not much of an Oxford spirit, so it
spirited me.” Filosofo italiano. Prende parte come
sotto-tenente alla grande guerra. Si laurea in filosofia sotto Gentile. Insegna
a Urbino, Pisa, e Roma. Teorico del corporativismo integrale. Direttore di "Nuovi
studi" e "Archivio di studi corporative.” Saggi: “Natura e spirito”;
“L'educazione politica dell'Italia”; “I presupposti scientifici dell'ordinamento
corporativo”; “Corporativismo e scienza giuridica”; “La certezza del diritto e
la crisi odierna”; “Dizionario di Filosofia
G. Franchi, “Per una teoria dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, su Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Volpicelli.
Keywords: natura, spirito, corpi e corpi, corporazione. H. P. Grice Papers,
Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza:
Grice e Volpicelli: natura e naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
Grice e Voltaggio – p v ~p – fondamenti della logica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo).
Essential Italian philosopher. Grice: “I enjoyed “What Leibniz actually said and
not just implicated.” “Voltaggio also clarified Husserl to me.” Filosofo italiano. Si
laurea a Roma sotto Antoni. Insegna a Roma, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore
di “Sapere,” collabora con Il manifesto, Lettera Internazionalem di cui è socio
fondatore, Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della Fondazione
Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche Sociali,
membro del seminario di Filosofia di Senigallia. Saggi: “Fondamenti di logica”
(Milano, Comunità); “La funzione critica” (Roma); “Che cosa ha veramente detto
Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza” (Milano, Comunità); “I filosofi e la storia”
(Milano, Principato); “L'arte della guarigione nelle culture umane” (Torino,
Bollati); “Il medico nel bosco” (Roma, Di Renzo); “La medicina come scienza
filosofica” (Roma, Laterza); Italia Mediterranea. “I flussi migratori nelle principali
città rivierasche” (Roma, Edup); “Antigone tradita: una contraddizione della
modernità: libertà e stato nazionale (Roma, Internazionali); “I paradossi
dell'infinito” (Milano, Feltrinelli); “Epistemologia e politica della ricerca”
(Roma, Armando); “L'evoluzione di un evoluzionista” (Roma, Armando); “La conoscenza
inespressa” (Roma, Armando); “L'ora della socio-biologia” (Roma, Armando); “L'arte
della ricerca scientifica” (Roma, Armando); “Il potere: processi e strutture:
un'analisi dall'interno” (Roma, Armando); “Progresso e razionalita della
scienza” G. Radnitzky, Gunnar Andersson;
traduzione e premessa (Armando, Roma); D. Verene: “Vico: La Scienza
della fantasia” (Armando, Roma); “L'intelligenza scientifica: un'indagine
sull'immaginazione creatrice dello scienziato” (Roma, Armando); “Filosofi per
la pace” (Roma, Riuniti); Galeno: Trattato sulla bile nera” (FV,Torino, Aragno).
Voltaggio. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” fundamenti della logica
– fundamenti della logica di voltaggio – veramente detto Vico – veramente
impiegato Vico --. Refs.: Luigi Speranza, “Voltaggio: what Leibniz implicated, as
explicated by Grice.” H. P. Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c. Luigi
Speranza, “Grice e Voltaggio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria
Grice
e Vopisco – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Publio Manlio
Vopisco. Garden. Patron of Stazio.
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