Grice e Sasso: la ragione conversazionale da
Crotone a Velia – la potenza e il atto in Gentile – Gentile megarico --
Lucrezio e Machiavelli – allegoria e simbolo in Vico – la scuola di Roma -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Studia a Roma. Si laurea sotto ANTONI e CHABOD con Machiavelli.
Studia con CARABELLESE, RUGGIERO, SCARAVELLI, NARDI, PETTAZZONI, SAPEGNO,
GABETTI, PERROTTA, E SANCTIS. Insegna ad Urbino e Roma. Studia l’idealismo
italiano (CROCE) e MACHIAVELLI. Si occupa di ontologia, ALIGHERI, Platone,
Polibio, LUCREZIO, GUICCIARDINI, Shakespeare e Mann. Presidente della
"Fondazione GENTILE", Lincei. Altri saggi: “Machiavelli e Borgia.
Storia di un giudizio” (Roma, Ateneo); “Machiavelli” (Napoli, Morano); “La storia
della filosofia” (Bari, Laterza); “La ricerca della dialettica” (Napoli, Morano);
“Lucrezio: progresso e morte” (Bologna, Mulino); “L'illusione della dialettica”
(Roma, Ateneo); “Guicciardini” (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo,
Roma); “Essere e negazione, Napoli, Morano); “Machiavelli e gl’antichi” (Milano,
Ricciardi); “Tramonto di un mito: l'idea di progresso” (Bologna, Mulino); Per
invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Croce, Bologna, Mulino); “L'essere
e le differenze nel "Sofista” (Bologna, Il Mulino); “Variazioni sulla
storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Mulino); “Machiavelli,
Bologna, Il Mulino, Comprende: Il pensiero politico, Napoli, IISS, Bologna,
Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La storiografia. La fedeltà e
l'esperimento, Scarpelli, Trincia e Visentin interrogano S. (Bologna, Mulino); Filosofia
e idealismo, Napoli, Bibliopolis, Comprende: Croce, Gentile, Ruggiero,
Calogero, Scaravelli, Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, Tempo,
evento, divenire” (Bologna, Il Mulino); “Gentile: La potenza e l'atto” (Firenze,
La Nuova Italia); Le due Italie di Gentile, Bologna, Il Mulino); “La verità,
l'opinione, Bologna, Il Mulino, Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis);
Il guardiano della storiografia. Profilo di Chabod (Bologna, Il Mulino [Napoli,
Guida, del Profilo di Chabod, Bari, Laterza); Dante. L'imperatore e Aristotele,
Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo); Fondamento e giudizio. Un
duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis); Il principio, le cose, Torino, Aragno,
Delio Cantimori. Filosofia e
storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore); “Dante, Guido e
Francesca, Roma, Viella); “Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis, Discorsi
di Palazzo Filomarino, raccolti da Herling, premessa di Irti, Napoli, IISS, Il
logo, la morte, Napoli, Bibliopolis); “Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI
dell'Inferno, Roma, Viella); “La voce dei ricordi, Napoli, Bibliopolis); “Decadenza”
(Roma, Viella); “Machiavelli: I corrotti e gli inetti” (Milano, Bompiani);
“Allegoria e simbolo” (Torino, Aragno); “La lingua, la Bibbia, la storia. Su
"De vulgari eloquentia" (Roma, Viella); Su Machiavelli. Ultimi
scritti, Roma, Carocci, Croce. “Storia d'Italia” Napoli, Bibliopolis, La 'Storia d'Italia' di Croce. Napoli, Bibliopolis. "Forti cose a pensar
mettere in versi". Studi su Dante, Torino, Aragno, Purgatorio e Anti-purgatorio.
Un'indagine dantesca, Roma, Viella,. Croce e le letterature, Napoli, Bibliopolis,
Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella,. Mulino Riviste La Cultura,
su mulino. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Croce. Dibattito, Il Cannocchiale,
Arnaldi, Calabrò, Jannazzo, S., Stella, F. Valentini, Visentin. Arnaldi, S.: uno
specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di
storico, il Mulino, IISS-Napoli, A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello
sguardo e della relazione ne Il logo, la morte; Bellocci, Laicismo della
verità, della doxa e tolleranza; Leussein, Bellocci, L'impossibilità della
differenza e i paradossi dell'identità; Archivio di filosofia, Bellocci, Il
problema della 'non' relazione ne Il principio, le cose, Giornale critico della
filosofia italiana, Bellocci, La verità, l'opinione. Lo ''specchio'' della
verità e l'eterna opinione metafisica, Filosofia italiana, R. Berutti, Annotazioni critiche sull’essere ovvero
sul non essere essere del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia,,
Pólemos, Capati, Paragone. Letteratura, Cardenas,
L'auto-noema. Il giudizio tra attualismo e neo-eleatismo, Filosofia italiana, Cesa, “S. interprete di Gentile”, Archivio di
storia della cultura, Vicentiis, Storiografia e pensiero politico nelle
"Istorie fiorentine" di Machiavelli: Bullettino dell'Istituto Storico
Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine
al Sofista, Novecento, Herling Reale, Storia, filosofia e letteratura. Studi in
onore Bibliopolis, Napoli, G. Inglese,
Machiavelli: una storia del suo pensiero politico, Bullettino dell'Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, Enciclopedia
machiavelliana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Enciclopedia
filosofica (a cura del Centro Studi Filosofici di Gallarate), Milano, Maschietti,
Dire l'incontrovertibile. Intorno all'analisi filosofica, Giornale di
filosofia, Mignini, Essere e negazione. Giornale critico della filosofia
italiana, Crisi e critica" dello storicismo. Filosofia e storiografia, Novecento,
Filosofia e storia della filosofia, Filosofia italiana, Parise, Sulla
relazione. Critica della metafisica, L. Passerino Editore, Gaeta. Parise,
Figure della scissione. A proposito di Allegoria e simbolo, filosofia, Parise, L’aporia del nulla, Filosofia
italiana, Perazzoli, Il concetto di laicità. in G. Perazzoli, Miligi, Laicità e
filosofia, Mimesis, Milano Udine, Pietroforte, Problema del nulla e principio
di non contraddizione. Intorno a "Essere e negazione" Novecento, Salina, Neoparmenidismo e teorie della verità,
Filosofia italiana, F. Scarpelli, Nulla, anamnesi, riflessivita (Il Cannocchiale,
Tessitore, interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Mulino, IISS-Napoli,
Vander, Critica della filosofia italiana
contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione,
Marietti, Genova; Visentin, Tempo e giudizio. La Cultura, Visentin,
Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del "Le
due Italie di Gentile", Giornale critico della filosofia italiana, Visentin,
Il parmenidismo (VELIA). Considerazioni intorno alla verità, l'opinione', in
Id., Il neo-parmenidismo italiano. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis,
Napoli, Visentin, Aletheia e doxa oltre
Parmenide, in Id., Onto-Logica: sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis,
Napoi, Zanetti, Critiche al divenire. Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo
specchio di Perseo, Chaos Kosmos, Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia
Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche», costituzione mista, Croce, Dante, Discorsi sopra la prima deca di
Livio, eternità del mondo, Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia
machiavelliana, Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma Dalla
concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda,
Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e
Gentile, la cultura italiana e europea, Ciliberto. LE RAGIONI DI UN DISSENSO. La polemica
Croce-Gentile Intervista a Gennaro Sasso
1 di Gianluca Miligi Nelle vicende della cultura italiana della
prima metà del Novecento assume una
particolare rilevanza la polemica tra Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Tra i due grandi filosofi e
intellettuali, i quali avevano collaborato
assiduamente nella rivista “La Critica”, matura nel 1913 un contrasto teoretico, che si manifesta su “La Voce”
diretta da Giuseppe Prezzolini. Più
tardi, alla fine del 1924, si assiste invece alla drammatica rottura dal
punto di vista politico-ideologico. Professor Sasso, come si presentavano le
figure di Croce e Gentile, e quali erano
le loro rispettive posizioni? Innanzi
tutto credo che si debba forse risalire a un periodo precedente. La polemica del 1913 fu provocata da Croce.
Croce scrisse una lettera aperta a
Gentile e ai suoi allievi palermitani - Gentile era allora professore di
Storia della Filosofia dell’università
di Palermo -, pubblicata non su “La Critica” ma
su “La Voce” di Prezzolini in modo che l’eventuale polemica potesse
avere luogo su un territorio neutro.
Ricevette poi da Gentile, all’inizio del 1914, la replica, sempre su “La Voce”, ma la polemica
fra loro era già sostanzialmente in atto
da tempo, una polemica, in questo periodo, sempre amichevole. Direi comunque che fin dall’inizio, fin da quando
Gentile intorno al 1897 entrò in
contatto con Croce (Gentile era ancora studente all’università, alla
Scuola Normale di Pisa), fra i due si
verificò un contrasto di opinioni o perlomeno
emerse una differenza che di volta in volta fu superata, integrata,
risolta ma che era destinata a risorgere
per una ragione che occorrerà definire in termini generali una volta per tutte. Gentile era un discepolo diretto della scuola
di Bertrando Spaventa; naturalmente non
aveva potuto conoscere quest’ultimo, che era morto quando Gentile cominciò gli studi filosofici, ma era
stato allievo di un allievo di Bertrando
Spaventa, Donato Jaja, professore di Filosofia teoretica all’università di Pisa. Quindi aveva in un
certo senso assorbito fin dall’inizio
quel particolare modo di intendere la filosofia moderna che trovava nei
filosofi dell’idealismo tedesco il suo
punto di riferimento principale, e poi di riflesso 1 L’intervista, riveduta e corretta, è stata
realizzata per RAI EDUCATIONAL, “Enciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche” (2001) e pubblicata sul sito
Caffeeuropa (ora in www.reset.it) 2
GENNARO SASSO, LE RAGIONI DI UN DISSENSO. LA POLEMICA CROCE-GENTILE INTERVISTA DI GIANLUCA MILIGI altro punto di riferimento nella filosofia di
Rosmini e Gioberti, due importanti
pensatori dell’Ottocento italiano che, secondo lo schema spaventiano
della “circolazione della filosofia
europea”, ripetevano nelle forme culturali in cui essi si erano definiti, l’uno, Rosmini, il
pensiero di Kant e, l’altro, Gioberti, il
pensiero di Hegel. La formazione
di Gentile è perciò una formazione filosofica in senso stretto, spaventiana in senso filosofico e
storico. E da questo punto di vista
quando Gentile si presenta a Croce, gli appare con un volto molto ben
definito, laddove il volto di Croce era,
allora, quello di uno studioso giovane anche lui, sebbene di otto, nove anni più vecchio di
Gentile, dagli interessi molteplici non
ancora perfettamente chiusi in un sistema o anche in una circolazione
coerente di idee: da una parte, infatti,
c’era l’erudito, lo storico, e dall’altra, ancora, il critico del marxismo. Gentile colse nella
figura di Croce non soltanto, come è
ovvio, la grande intelligenza, la libertà di opinioni, la
spregiudicatezza critica, ma, in
particolare, il modo in cui Croce, attraverso la critica che rivolgeva al marxismo, veniva elaborando – sul campo si
direbbe oggi, e non più in laboratorio –
una serie di criteri filosofici particolarmente interessanti anche se discutibili dal punto di vista di Gentile:
essi stimolavano fortemente questo
giovane studioso all’elaborazione del suo stesso pensiero. Quali sono gli esordi della polemica tra
Croce e Gentile e su cosa verteva precisamente? La prima polemica riguardo al marxismo fu una
polemica non indifferente perché
riguardò questo punto: se il marxismo fosse, come riteneva Gentile, una filosofia della storia e quindi da
interpretarsi filosoficamente, anche se in modo
critico, oppure se fosse, come pensava Croce, non una filosofia della
storia – sotto quel punto di vista lì
non aveva molto rilievo e molta importanza – ma
piuttosto un canone empirico per la comprensione della società del
capitalismo moderno, quindi uno
strumento di lavoro particolarmente utile da usarsi secondo lo spirito realistico che a suo
giudizio era effettivamente l’anima del
marxismo. Su questo punto avvenne la prima polemica, la quale sostanzialmente non si chiuse né a favore
dell’uno né a favore dell’altro, perché
entrambi rimasero con la loro idea. Con questa differenza: la presenza
di Marx fu molto profonda in Croce fino
a un certo periodo e forse sempre, sotto alcuni
aspetti; in Gentile molto meno, tanto che Marx ritornò a un certo punto,
come all’improvviso, nel suo pensiero:
nel 1937, quando Gentile rimise insieme i suoi
vecchi studi sul materialismo storico e li unì ad altri che intanto
aveva composto sulla dottrina dello
Stato etico, e poi a quell’altra sua piccola opera che si chiama I fondamenti della filosofia
del diritto. 3 GENNARO SASSO, LE RAGIONI DI UN DISSENSO. LA
POLEMICA CROCE-GENTILE INTERVISTA DI
GIANLUCA MILIGI La seconda polemica si
svolse sempre nel chiuso della loro corrispondenza privata quindi senza che il pubblico ne
sapesse niente e senza che “La Critica”,
che, dal 1903 fondata da Croce, aveva in Gentile il principale
collaboratore, registrasse questa
polemica. Questa seconda polemica si svolse sul tema della storia della filosofia, cioè se ci fosse un
nesso, un circolo, come Gentile
riteneva, tra la filosofia e la storia della filosofia oppure se questo
circolo, come riteneva invece Croce, non
si desse. Anche quella fu una polemica piuttosto rilevante che toccò punti profondi e che mise
in luce il diverso temperamento
intellettuale dei due studiosi: quello più sistematicamente filosofico
di Gentile, più legato anche ai modi
dell’hegelismo napoletano – che a lui erano mediati da Bertrando Spaventa come ispiratore, ma da
Donato Jaja e da Sebastiano Maturi, il
suo grande amico professore di un liceo di Napoli, come elementi “minori” di questa costellazione – e quello
di Croce, che si muoveva in modo molto
più libero nel riferimento alle fonti e traeva la sua ispirazione più che
da Spaventa, che, tra l’altro, era suo
zio, da Francesco De Sanctis, il filosofo o il
critico letterario al quale egli di preferenza si rivolgeva. Professor Sasso, vediamo più in dettaglio la
cruciale polemica del 1913. La polemica
del 1913 è una polemica che nasce proprio nel momento in cui la filosofia dello spirito di Croce era
giunta alla sua compiutezza, nel senso
che Croce aveva scritto anche il quarto volume inizialmente non previsto
della “Filosofia dello spirito” ossia la
Teoria e storia della storiografia, pubblicata
prima in Germania e poi in Italia nel 1915. Quindi il sistema crociano
era assolutamente definito quando egli
aprì la polemica con Gentile. Che cosa era
accaduto? Era accaduto che Gentile aveva pubblicato nell’“Annuario della Biblioteca Filosofica” di Palermo una serie
di scritti, in modo particolare il
famoso L’atto del pensare come atto puro che è del 1911, e poi gli
altri, Il metodo dell’immanenza e La
riforma della dialettica hegeliana che si
legavano al primo volume del Sommario di pedagogia: anche lui,
quindi, mentre Croce concludeva il
sistema della filosofia dello spirito, aveva prodotto una serie di scritti che davano fondamenti
molto forti al sistema che
inevitabilmente di lì in poi sarebbe stato scritto. Croce si accorse sùbito che il vecchio
conflitto che lo divideva da Gentile
ormai aveva preso delle forme assai più nette, si era come solidificato
in articoli, scritti o volumi eccetera.
Pensò quindi che fosse giunto il momento di
prendere le distanze dal suo principale collaboratore, non perché
volesse arrivare a una rottura ma perché
era necessario chiarire che tra la sua filosofia, che era fondamentalmente una filosofia della
distinzione-unità, e la filosofia di
Gentile, che a parere suo era una filosofia dell’unità senza
distinzione, non c’era possibilità di
accordo sul quel punto specifico. Questo anche perché le 4
GENNARO SASSO, LE RAGIONI DI UN DISSENSO. LA POLEMICA CROCE-GENTILE INTERVISTA DI GIANLUCA MILIGI conseguenze che derivavano dai due modi di
intendere la realtà erano profondamente
diverse, quella di Croce essendo una concezione della realtà articolata e storicamente determinata dalle
forme che la costituiscono, quella di
Gentile essendo una concezione della realtà interamente culminante nell’atto del pensiero senza possibilità di
distinzione e quindi senza possibilità
di riconoscere ‘autonomia’ alle forme dello spirito, autonomia alla
quale Croce, invece, attribuiva grande
importanza. Quindi la polemica ha questo
fondamento; lo ha anche nella dichiarazione esplicita di Croce che per
questa ragione disse di “essere sceso in
campo”. La polemica fu comunque
dirompente nella esperienza dei due,
soprattutto in quella di Gentile che accolse malissimo il fatto che
Croce avesse messo in pubblico il loro
dissenso. La rottura rischiò di avvenire non per quello che nell’articolo di Croce si diceva, ma
perché l’articolo era stato reso noto
anche a lettori diversi da lui, Gentile: qui interveniva anche quella
sua natura siciliana un po’ sospettosa,
un po’ gelosa della privatezza. Ma in ogni caso la polemica fu dirompente perché i due
personaggi, che ai più erano sembrati
sostanzialmente “una sola persona”– all’interno di “La Critica”
avevano lavorato insieme, si erano
divisi il campo, gli oggetti polemici erano gli stessi, la tonalità fondamentale della polemica era
la medesima –, improvvisamente invece si
presentavano come due persone diverse, in un certo senso l’una armata contro l’altra, cosicché il “fronte
unico dell’idealismo”, come allora si
diceva, parve di colpo spezzato.
Professor Sasso, cosa si deve dire in generale riguardo alla
“sostanza” strettamente filosofica della
polemica tra Croce e Gentile? A tale
riguardo ho un’idea che forse non è né ortodossa né in linea con l’autoconsapevolezza che i due autori della
polemica ebbero. Croce non aveva il
minimo dubbio che quella di Gentile fosse una filosofia dell’unità senza distinzione, Gentile da parte sua non aveva
il minimo dubbio che quella di Croce
fosse una filosofia della distinzione che non riusciva a conseguire l’unità, e questo era il tema esplicito del loro
dissenso. Croce controbatteva che non era
per niente vero che la sua filosofia fosse una filosofia della
distinzione senza unità; Gentile
controbatteva che anche lui aveva un’idea della distinzione, sebbene diversa da quella di Croce: ma
sostanzialmente erano d’accordo nel
riconoscersi in queste due caratterizzazioni del loro pensiero. Perché
dico che sono d’accordo fino a un certo
punto con l’uno e con l’altro in quanto si
rappresentassero, autorappresentassero così? Perché io non ritengo che
la filosofia di Croce – potrà sembrare
un paradosso – sia in re, cioè “nella cosa
stessa”, non dico nelle intenzioni del suo autore, veramente una
filosofia della 5 GENNARO SASSO, LE RAGIONI DI UN DISSENSO. LA
POLEMICA CROCE-GENTILE INTERVISTA DI
GIANLUCA MILIGI distinzione, e non credo
che quella di Gentile sia soltanto una filosofia dell’identità o dell’unità. La distinzione si presenta nella filosofia
di Croce come una distinzione assoluta.
La conseguenza è che non ci può essere differenza o distinzione fra ciò che è stato distinto, perché ciò che è
stato distinto è stato identicamente
distinto, e l’identità appartenendo a entrambi i distinti, questi non
riescono più a esser tali, in quanto
sono, in realtà, identici. Ciò lo si vede se si considera che tutti i distinti crociani sono “sintesi a
priori”. Ora, come si fa a distinguere una
sintesi a priori da una sintesi a priori? La si potrà distinguere in
base a elementi empirici, cioè in base
ad elementi che rispetto alla sintesi siano stati scissi dalla sintesi stessa e considerati di
per sé; ma se gli elementi sono,
viceversa, considerati nella fusione sintetica in cui sono
effettivamente reali, non c’è nessuna
possibilità di distinguere distinto da distinto. Per quanto riguarda Gentile, la questione si
presenta per un aspetto identica per un
altro diversa da come si presenta in Croce, soprattutto se la filosofia di Gentile venga considerata non
come appariva nel 1913 quando la
polemica avvenne, ma come si presenta oggi a noi che possiamo
considerarla in tutto l’arco del suo
svolgimento, quindi, direi, essenzialmente valutandola nel primo e nel secondo volume del Sistema di
logica (1917-1923), e poi anche nella
Filosofia dell’arte, pubblicata nel 1931, che in un certo senso conclude
il sistema dell’attualismo. Per un aspetto la filosofia di Gentile,
l’atto puro gentiliano, su cui così
violentemente i due polemizzarono, se si guarda dentro la sua struttura,
lo si trova costruito in modo analogo,
ma io mi spingerei fino a dire identico, a
come è costruito il distinto crociano: anche l’atto è una sintesi! Di
che cosa? Nel linguaggio gentiliano –
mediato dalla filosofia di Fichte, probabilmente, e anche dai modi seguiti da Bertrando Spaventa
nell’interpretare la filosofia di Hegel
– l’atto puro è Io sintetico di Io e di non-Io. Di che cosa è sintesi il distinto crociano? È sintesi, per esempio,
del bello che opponendosi al brutto,
viene sintetizzato dal bello. Se noi consideriamo questa struttura, che
è triadica, sia nell’ambito del distinto
crociano sia nell’ambito dell’atto
gentiliano, vediamo che la struttura della filosofia dello spirito di
Croce e della filosofia dell’atto di
Gentile è la stessa. Professor Sasso,
quanto e come incide nella polemica tra Croce e Gentile il fattore politico-ideologico che subentra
in primo piano, in particolare, a
partire dal 1924? Abbiamo visto
che la questione del confronto tra Gentile e Croce, tra Croce e Gentile, si presenta molto più complessa di
quanto i due pensatori non ritenessero
che fosse, o diversa da come essi ritenessero che fosse, nel corso 6
GENNARO SASSO, LE RAGIONI DI UN DISSENSO. LA POLEMICA CROCE-GENTILE INTERVISTA DI GIANLUCA MILIGI della loro polemica. Ad aggravarla poi – Lei
ha ricordato il 1924 – naturalmente era
intervenuta la Prima guerra mondiale, era intervenuto il fascismo. La distanza dei due personaggi sia
sulla Prima guerra mondiale sia,
soprattutto, sul fascismo si fece sempre più netta. L’iniziativa fu presa da Croce, che il 24
ottobre del 1924 scrisse a Gentile una
lettera che non era in realtà di rottura ma di constatazione di un allontanamento definitivo delle loro
posizioni sul terreno delle scelte etico politiche. Gentile rispose con una
lettera “accorata” ma di fatto i due non si
incontrarono più: erano destinati a non parlarsi più. C’erano poi
intorno a loro i gentiliani da una
parte, i crociani dall’altra. In particolare gli allievi gentiliani di Gentile ebbero anche, direi, una
responsabilità piuttosto pesante nel
determinare una serie di equivoci e di ulteriori tensioni tra i due. Il
risultato fu che dopo vari tentativi di
riconciliazione, operati soprattutto da Adolfo
Omodeo, falliti miseramente, nel 1928, in Storia d’Italia dal 1871 al
1915¸ precisamente nel capitolo in cui
Croce parlava di “La Critica” e quindi anche
dell’opera di Gentile, su quest’ultimo pronunziò una parola
durissima, terribile: disse che
l’attualismo era un “cattivo consigliere pratico”. E a questo punto, naturalmente, la rottura fu irreparabilmente
segnata, sebbene poi negli ultimi anni
ogni tanto ci fossero delle aperture, soprattutto da parte di Gentile: che nascessero dalla malinconia dell’amicizia
perduta o da altro, è molto difficile
determinarlo. Croce in ogni caso respinse sempre, fino all’ultimo momento, ogni possibilità che con Gentile si
potesse riavere, non dico un accordo, ma
comunque anche semplicemente un contatto.
Non so – è una curiosità che nessuno mi ha saputo togliere – se quando
si incontravano in Senato si rivolgessero
un cenno di saluto o si evitassero
completamente, ma pare che Croce ignorasse sempre Gentile, cioè non
gli rivolgesse assolutamente più né lo
sguardo né la parola ogni volta che gli
capitava di incontrarlo.Gennaro Sasso. Sasso. Keywords: Potenza ed atto
in Gentile – Lucrezio in Macchiavelli, Lucrezio, simbolo ed allegoria in Vico,
la scuola di Velia, veliati, veliani, parmenide, scuola di Crotone. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Sasso” – The Swimming-Pool Library.
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