Grice e Sava: all’isola: la ragione
conversazionale del dovere e dei doveri – la scuola di Belpasso -- filosofia
siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Belpasso). Filosofo
siciliano. Filosofo italiano. Belpasso, Catania, Sicilia. Enciclopedia Popolare
Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri dei medici”, A. Prezzavento. Roberto
Sava /t'iti SUI PREGI E DOVERI DEI.
MONOGRAFIA I STRUTTI VA,:
ED^NTER. ESSANTE l'tlt «CM i:i.,lssli :
Ilf.-.^OLIi: MlllSOHE 'IIP,
UttSCHLTTI L FliftKKtll /s: xss DigiliziM Dy Google SUI
PREGI E DOVERI DEI MEDICO
DEL PROFESSORE ROBERTO SAVA SOCIO DELLE ACCADEMIE DELLA SICILIA,
! E D'iTl LI A, DI «DELLE DI FILADELFIA
E NUOVA-TOUR, hehbho DEPUTATO AL
conc-resso degli scienziati italiani
riKLLA SESTA LORO JIIUMOHE 13 MILANO PER l'aCADEMIA SUJIICO-UUIHL'KGICA DI NAPOLI E DEGLI
ASPMA3T1 BATUHALISTI §1 'MILANO
Pbesso gli EniToni-Linmj Maxtucelli e C. Conimi del Lioto, H. i3^i AVVERTIMENTO Non sempre la censura di Seneca, in ima
sua epistola espressa con quella
sentenza — ut omnium rerum } sic
litterarum quoque, in temperanti a labo-
ramus — scoraggiar deve ogni scrittore che al pub- blico il bibulo di sue veglie presenta ,
avvegnaché non bisogna imitare lo
svanissimo pensamento di Lemonnier, il
botanico di Luigi XF^i il quale, allorquando
veniva richiesto perchè non s' indu-
ceva mai a scrivere qualche sua opera, era solito rispondere, come attesta Cuvier, che il tempo
impie- gato ad instruire gli altri è
perduto per la disciplina di sè stesso;
appoggiandosi allo stolto paradossale so~
fisma che, tutto è stato jdtto, tutto è stato detto, e 6
si viene troppo tardi per aggiugnerc una sola parola. Con simile sutterjugio, all'uomo timido, naturalmente infingardo e presuntuoso, che travaglia e si
ammaestra poco, e crede saper tutto e
saper meglio degli altri, la ignavia,
tanto 'a lui connaturale, arresterebbe, al menomo ostacolo, le ricerche, le osservazioni, ì
risultamenti, for- nendogli sempremai
delle risorse per trarsi d'impaccio. Io
ho indugiato a rendere di pubblica ragione que-
sto lavoro, ma alla fine mi vi sono determinato. In esso soltanto, meno avido della brama di
creare, come in altre mie opere, che di
quella d'esser nule, e si- mile all'ape
che dal sugo di tutti i fiori il suo mele
compone, ho raccolto ciò che mi è sembrato potersi esibire con utilità, e al mio oggetto meglio
servire; perciocché nel troppo die
s'ignora, il poco che si sa, si. sappia
bene almeno. Che se.talvolia le mìe pro-
prie idee presento,. egli è con la più scrupolosa ac- cortezza, e per richiamare un utile
principio, mani- festare un grave
errore, o dimostrare una sconosciuta
lacuna. Ma, in generale , . io mi sono . appalesato il. meno che mi è statò possibile. No adottato la mas- sima, di Bayle: Une bornie pensee, de quelque
en- droit quelle parte, vaudr'a toujours
mieux qu'une soLLÌse de son crù n'en
deplaise a ceux qui se va lite ut
detrouver tout chez eux, et ne rieO lenir de persoli ne. Per
nitro, un libro redatto con accorgimento, è quasi sempre l'epilogò de' lumi dell'epoca sua ; è
una pietra Digiiized Dy Google 7
migliare posta dalia mano del talento nella strada dell'esperienza e del sapere. Io mi sono limitato a scegliere, nelle opere
le più conosciute e applaudite, le
opinioni che più sagge mi sono sembrate,
ed ho avuto impegno citare quegli uomini
dotati di Jbrte ragione, di sagacità poco or-
dinaria, e d'infaticabile ardore per lo studio e per la meditazione ; lungi però dalla sciocchezza
quasi uni- versale, che volentieri crede
la verità sotto la barba canuta de'
vecchi secoli, e sotto un nome d'antica e
pomposa rinomanza. In riguardo alle quali opinioni qui addotte, ne ho indicato costantemente le
origini; e nel riprodurre le attinte citazioni,
rimossa bensì la servile pedanteria, ne
ho in gran parte verificata la
esattezza, dichiarando tuttavìa con Montaigne: Tel allegne Platon et Homère, qui ne les void
onques; et riìoy, ay prins des lieux
assez, ailleurs qu'en leur sotirce. Questa sorge/ite di' erudizione e faconda
dottrina, al chiarissimo Monfalcon, qui
principalmente si debbe. Egli ne è il
modello, la guida, l'originale ; come Lu-
ciano e Vi Google 21
Lo studente dee viver fra te IlevoI mente co*suoì con- discepoli ; ei deve scegliere fra loro un
Mentore, ri- chiederlo di consigli, pregarlo
dirìgerlo, mancando tal- volta questa
guida tra 1 professo ri; avvegnaché l'alunno
che studia senza consiglio e senza norma, lentamente e disordinatamente si avvia nella sua camera,
pro- fitta poco di sue letture e di sue
osservazioni. Ma al- lorquando, più
inoltrato, è idoneo a rendere ad altri
principianti i huoni avvisi che ha ricevuto, non debba egli mostrarsene avaro o restìo, e tanto
meno, poi- ché insegnando ad altri, accrescesi
maggiormente la propria istruzione. Se egli vuole impiegar bene il suo tempo,
sfuggir deve tutù quei fra' suoi
condiscepoli che passano i più bei
giorni di loro giovinezza nella infingardaggine, nel gioco, nello stravizzo, nel
libertinaggio, net perdi- tempo.
L'ignoranza, la presunzione, la necessità di
palliare Iti appresso coll'intrigo il difetto di sapere, la perdita della salute e dei costumi, sono i
funesti ri- sultamenti delle
associazioni sotto auspicii diversi da
quelli della positiva diligenza agli studi e dell'ardore per la scienza. Ricercate voi alunni quello tra' vostri
compagni , che a preferenza si mostra
animato di verace filan- tropia,
disgraziatamente assai rara, che, felicitandosi
de' suoi progressi, si anima all'idea de'servigi ch'ei potrà prestare un giorno in sollievo de' suoi
simili. Penetra- tevi di questi nobili
sentimenti, onde abbia a potersi dire di
voi; Egli è uno del picciol numero fra co-
loro che onorano una professione, tutti i membri della quale onoratissimi esser dovrebbero. Ma se
non sen- tite questo nobile amore
dell'umanità, che eleva 22 l'uomo sopra sè stesso, non lo simulate
almeno; siate probo soltanto, e non
ostentate una virtù a voi estranea. I professori hanno dritto al rispetto degli
alunni, le loro lezioni ascoltar si
devono in silenzio, gli ap- plausi e i
segni d'iinp roba z ione sono del pari biasi-
mevoli. Il discepolo giudizioso applaude al professore dotto e benemerito coll'assiduità : alle
lezioni di lui, da libera scelta
esclusivamente spintovi ; e, pur troppo!
Io biasima, dimenticandosene: privare gli al-
lievi di questa libertà, equivale togliere a' professori la più dolce ricompensa del loro sapere, del
loro ta- lento e zelo. Giovani e
stranieri ad ogni vergognoso interesse,
gli alunni giammai si ingannino nella scelta
del corso che seguir devono, proferendo essi ognora se non il professore più eloquente e più
dotto, il più insinuante almeno e chiaro
, nelle lezioni del quale maggior
profitto ritraggano, Finalmente
sostenuti gli esami, disviluppata la tesi,
ed il candidalo pervenuto al grado di dottore, gli è necessario dedicarsi a riuscir medico. Egli
va ad entrare nel mondo, bisogna quindi
additargliene la condotta, di che
abbisogna il giovane che è passato dal
collegio all'anfiteatro, e da questo agli ospedali. Colui che ha più lavorato è quegli che
maggiormente trovasi imbarazzato in tale
incontro ; colui che si è indonnato
della società correndo dietro «'piaceri, sente
appena la transizione; avvegnaché, familiare alle so- ciali abitudini, avendo intrigato pe
'capricci, gli è facile intrigare per la
fortuna: lo scopo solo è cambiato,
ovvero modificato, il mezzo rimane sempre lo stesso. Questa norma è degna d'ogni attenzione. Il
giovane dottore ritorna da suo padre, e
riceve da lui una DigiiizM bf
Google 23 disposta clientela: inatruito o ignorante,
egli eredita la paterna rinomanza, e
questa eredità non è al certo la meno
curiosa di quant'altre in società si acqui-
stano; ovvero gode de* beni di famiglia, dimentica i suoi libri, non vìsita ammalati, sol
vagheggiando una ricca ereditiera di cui
lusingasi essere sposo; oppure ostenta
un'opulenza iittiz.ìa; ed il maggior numero si
agita per ottenere un posto, da valere qual patrimo- nio di talenti. Le circostanze però aiutano
talvolta lo istruito e modesto, e la
fortuna è allora giustificata de'favori
che spesso largisce al ciarlatanismo ed al-
l'ignoranza. Additare dunque
all'inesperto medico il sentiero onde
trionfare degli ostacoli che incontratisi ad ogni passo nella società; fargli conoscere la
dignità del suo ministero, ed i doveri che
adempir deve socialmente in generale, ed
in particolare verso i suoi ammalati:
giustificare i medici e dilènderli dalle calunniose per- secuzioni; e, quali sono precisamente,
dimostrarli: ecco il sommario di questa
monografia. Veggasi all'uopo il
Dictionnaire abrégé de médecine; ed
anche De Renzi, Sullo stato della medicina nel-
l'Italia meridionale e sui mezzi di migliorarlo. Digiiized 0/ Google ir
Ingresso di un Giovane Medico nel
Mondo XJn giovane medico ha trascorso
gran numero d'anni nelle scuole, ha
frequentato con zelo gli ospedali, con
assiduità le biblioteche; nessuna parte della teorica gli è ormai straniera: dopo avere consumato
il tempo più bello di sua vita nello
studio tanto lungo e la- borioso dell'
arte di guarire , egli viene a chiedere
al pubblico quella fiducia di cui per il suo sapere si crede degno. Ma la nuova carriera the gli
si apre dinanzi, non è meno laboriosa di
quella che ha già percorsa. Aspri scogli l'attorniano da tutte le parti:
la teoria cosi bella, attraente e facile
ne'libri, è una guida in- sufficiente o
infedele presso gl'infermi: tutto è gene-
ralizzato negli scrittori, tutto è particolareggiato nella Digiiized Dy Google 25
clinica. Egli cerca indarno sovente que' segni che gli si è detto caratterizzare le affezioni
morbose : quelle malattie organiche, che
facili a conoscere ei suppo- neale, lo
avviluppano con sìntomi ingannatori o lar-
vati ; quelle febbri essenziali, descritte a lungo dagli autori, che frequentissime ideavasi
osservarsi, giam- mai al suo esame si
presentano. Ei vede con sorpresa
l'esperienza smentire le magnifiche promesse della terapeutica. Facilissima giudicava la
esecuzione dei processi operatori! sul
cadavere, ma sul vivente ri- petuti
ostacoli lo imbarazzano. Incertezza e pericoli
dappertutto egli trova. Niente
di positivo apprendesi nelle scuole, è stato
detto altra volta da alcuno ; e negh' ospedali, il grande numero degli ammalati, la brevità delle
cliniche le- zioni, l'ignoranza de'veri
motivi che determinano il trattamento
curativo, una lunga serie di enigmi da
indovinare allo studioso allievo ordinariamente pre- sentano.
Comunque inslruito esser possa un giovine medico, osserva Vicq-d'Azyr (Eloges hisloriques),
egli teme sempre l'istante di agire per
la prima volta, allor- quando, dopo
avere ascoltato e letto, bisogna giudi-
care e scegliere. Scrupoloso osservatore delle regole dell'arte, e temendo ingannarsi nella loro
applicazione, egli esamina con accurata
diligenza, e pauroso delì- bera. Gli si
appresentano incessantemente allo sguardo
gli ostacoli che nascono dalla complicazione degli acci- denti, e le obbligazioni che il suo dovere g
l'impone. Ei consiglia pochi rimedii per
dubitanza, come il pra- tico
sperimentato avvedutamente pochissimi ne pre-
scrive. L'uno indaga la natura ed agisce di rado per- 26
chè non si crede troppo illuminato su 'bisogni dì essa ; l'altro conosce i suoi sforzi, ed a
secondarne i movi- menti si limila, e
perchè teme perturbarli, di rado
anch'egli agisce. Entrambi hanno una grande riser- vatezza, perchè hanno i medesimi principii, e
ten- dono al medesimo scopo. L'ignorante
al contrario comincia con arditezza, e
finisce con audacia. Ed in generale i giovani
medici i più istruiti, sono i meno
intrepidi ed animosi nella loro pratica; sem-
pre diffidano di sé stessi, e dopo molle esitazioni acquistano finalmente quella sicurezza che al
vero sapere tanto bene compete: eppure
quando indefessi prolungati studj li
abbinilo resi pratici cons unitissi- mi,
diffidano rullavi» di non aver fallo troppo.
Qual contrasto questi uomini laboriosi fanno col volgo de' medici! Un giovane, al primo sortir
d'un liceo, e forse senza precedente
educazione, vuol di- venir medico: la
sorte è gettala: eccolo recarsi in una
facoltà di medicina. Ma i parenti suoi, poco for- tunati, bastar non possono alle considerevoli
spese necessarie per il trascelto stato,
se non coll'imporsi le più crudeli ed
oppressive privazioni : come fare
allora? il tempo pressa; egli si affretta, ei s' indu- stria per affrancarsi di esami nientemai
rigorosi; sa- perne alquanto per
sostenerli è tutto ciò ch'egli am-
bisce, e, appena scorsi già sono i termini prescritti, ghigne in fatto a liberarsene: adunque non
più corso, nè clinica, nè libri. Qual
cosa egli ignora ond'essere profondo
medico? La cupidigia si sveglia: non meno
eccessiva dell'ignoranza e della impudenza del no- vello Esculapio, essa pone tutto in uso per
imporre al pubblico, e vi riesce
sovente; mentre in opposto OigiiizM
&y Google 27 il modesto sapere, senza fautori, vegeta
nell'obbho. La Bruyère ha molto bene
osservato die gli uo- mini sono troppo
occupati di loro, per aver agio di
penetrare o caratterizzare gli altri. Da ciò deriva che con merito grande e con più grande modestia,
si può languire lungo tempo nella
dimenticanza. Non vi è nel mondo tanto
penoso mestiere, che farsi un gran,
nome. La vita finisce, quando quest'opera si è ap- pena abbozzata. Un giovine medico che entra nel mondo,
desidera con impazienza l'epoca quando
potrà godere mia ge- nerale considerazione.
Incerto del destino che l'at- tende, ei
s'inquieta, ei s'agita, si lagna della sua si-
tuazione: allorquando frequentava le scuole, riguar- dava qual istante di sua felicità quello in.
cui non avrebbe ormai bisogno delle
lezioni de'suoi maestri; adesso che è
libero di questo peso, e che il titolo di
dottore gli permette esercitarne le funzioni, vorrebbe che gli anni maturato avessero la sua
hsonomia, per- chè la gioventù sembragli
ostacolo insormontabile ai suoi
successi. Egli anela il momento quando la fidu-
cia de'suoi concittadini lo ricompenserà di tanti anni da lui consacrati allo studio dell'arte
sua. Un pratico, che numerosa clientela
priva di tutti i piaceri, compiange quel
tempo, "allorché, più felice,
abbandonar potevasi alle sue propensioni, e godere principalmente di sua libertà: con dolce
soddisfa- zione rammenta l'epoca de'suoi
studj; paragona con amarezza
l'indipendenza e la felicità di sua gioventù
alla dura servilità nella quale ridncelo il suo mini- stero, e se talvolta sorride allo spettacolo
del benes- sere clic lunghi e penosi
travagli bannogli acqui- stato, la
canizie de'suoi capelli avvelena bentosto la
gioia sua. Laonde l'uomo mai non è contento della sua sorte !
Da' primi successi o da'primi rovesci del medico nella sua pratica, in gran parte dipende
l'opinione degli uomini sul di lui
merito. Quanto è delicata, quanto
difficile la posizione del medico all'ingresso
iu società! Quanto interessasi egli de'primi suoi ma- lati che le di lui c ure reclamano! con quale
atten- zione analizza tutti i sintomi
morbosi ! e, nell' impiego de'mezzi
terapeutici, quanta riserba tczza egli usa!! Se
l'ammalato guarisce, essendo stato semplice il caso e del numero di quelli che del solo regime
abbisogna- no, mille voci celebreranno
il profondo sapere del giovane dottore,
la rinomanza si spargerli da tutte le
parti, magnificando lo strepito de'suoi successi; la fiducia nascerà al grido ripetuto della
riconoscenza, ed il tranquillo
spettatore degli sforzi della natura,
sarà agli occhi di tutti un genio che comanda alla morte. Ma che una fleminasia grave e rapida
nel suo corso, gli spenga in pochi
giorni un infermo nel fior degli auni,
che sintomi consecutivi conducano alla
tomba quello sventurato chirurgicamente operato, o quel calcoloso liberato dalla pietra,
l'ingiustizia e la mala fede si uniranno
contro di lui : si accusano le sue cure,
si incolpa la sua giovinezza, gli si conten-
dono le sue cognizioni, e dappertutto incontra la più cieca prevenzione e le più calunniose
imputazioni; e talvolta egli è costretto
recarsi altrove ad iucon- . tra re casi
meno disgraziati e maggiore equità.
Tuttavia compiagnere, un giovane medico, che nel princìpio di sua carriera non imbattesi in
malattie di 29 felice risultamonto, contro te quali la
natura e l'arte uniscali loro possanza,
non è un motivo ad impe- gnarlo prestar
le sue cure per le sole affezioni mor-
bose, di cui è probabile la guarigione. La religione e l'umanità gl'impongono una legge ili visitare
col me- desimo zelo o colia stessa
assiduità 1 infelice che un'organica
affezione conduce alla tomba, o quel ma-
lato ebe i soccorsi dell'arie richiameranno infallibil- mente alla vita. Uomo pubblico, egli
appartiene a tutti coloro che invocano
il suo ministero, quindi non può negarlo
ad alcuno. Nò l'incertezza del successo,
nè il pericolo di rovesciare una riputazione tuttora mal ferma, non sono ragioni sufficienti
perchè un medico sia pigro o sordo a'
preghi degli sventurati, che hanno
riposta in lui l'ultima loro speranza. Del
pari un chirurgo non deve negarsi giammai ad una operazione d'esito incerto ma bene indicata.
Condan- nevole pur troppo è la pretesa
politica di alcuni in- dividui
dell'arte, i quali, temendo di compromettersi,
hanno sommo impegno ad evitare le pericolose cu- ragioni. L'ingiustizia frequentissima
de'giuchzj del pub- blico può mai
scolparli di un fallo le di cui conse-
guenze sono tanto gravi? Quanti malati sono quindi vittima di questa falsa prudenza! Quanto la
fiducia può esser corrotta da vani
interessi dell'amor proprio! Le qualità
essenziali al medico, per riuscire nel mondo,
non sono un merito trascendente, un grande impegno per lo studio ed un profondo giudizio, ma
sibbene esorbitante ammasso di
ciarlataneria, instancabile ci-
calamento, ed un'audacia che niente può sconcertare giammai. Perche tacerlo or vi a? gli uomini
hanno un pendio naturale per i ciarlatani:
conoscerli bene, ecco 80 il cardine per chi aspira a grandi successi
nell'eser- cizio della medicina. Una
vernice di sanere basta per illudere il
rozzo volgo. Egli è vero che la grand'arte
di ammassare danari non è meta per il medico che conosce la digitila di sua professione; non
men vero è altresì che gli uomini
illustri, che si sono creati dei diritti
alla venerazione della posterità pe'loro rari
talenti, non hanno credulo onde giug-icrvi bastare uno stodio sufficiente e porre in opera ogni
astuzia ed ogni raggiro, il cui insieme
compone il saper fare. Ma che importa ?
quei che scorgono nella pratica me- dica
un eccellente mezzo di fortuna, non fissano al-
cun significato al risonante = amor della gloria, amor dell'umanità = ed inutile giudicano la
scienza, poiché non è indispensabile ad
essi per l'acquisto di vistosa opulenza. Eppure i medici hanno ragione di lagnarsi
spesso ■dell'ingiustizia degli uomini,
Qual forza d'animo non abbisogna loro
per sormontare i disgusti ila cui sono so-
praffatti? Voi non sapete, diceva Lorry alla gente, quanto ci costa per esservi utili! Un medico amante
dello studio ha languito quindici anni
nelle scuole e negli anfiteatri fisici
ed. anatomici, ha trascorso poscia gli anni più
belli della sua vita nell'aria infetta degli ospedali, il pallore del suo colorito e la emaciazione del
suo viso attestano la moltipheilà delle
sue veglie e delle fati- che sue. Con
qual premio sono indennizzati tanti
lavori? Qui, l'uomo del mondo declama contro la certezza della più nobile delle umane
scienze, e con- fonde senza pudore la
medicina ed il ciarlatanismo; là,
qoeglino stessi a' quali le di lui cure hanno reso la vita, negano il ricevuto benefizio, onde
dispen- Digiiized &y Google 3i
sarsi della riconoscenza: altrove, qualunque sia l'esten- sione e la base di sue cognizioni e gì' incredibili
suoi studi per aumentarle, il dotto
filantropo medico sten- tatamente può
formarsi una mediocre clientela, men-
tre al contrario nn ignorante non ha, dovuto die presentarsi in società per occupare tutlo il
grido della rinomanza. Se gli uomini non ricevono dalla, medicina
tutti i benelicii che sperar ne possono,
ne debbono incol- pare sè stesi. Essi,
che all'intrigo ed alla ciarlataneria
tanto facilmente accordano fidanza, solo dovuta al vero sapere; che favoriscono così spesso l
ignoranza senza discernimento alcuno, e
disconoscono il inerito verace ; che non
aprendo mai gli occhi sopra i mezzi
adoperati a sedurli, non sanno che nulla può supplire all'applicazione ed allo studio, che l'
esperienza non istruirà giammai colui
che non sia in istato di pro- fittarne,
e che il maneggio è quasi sempre la sorgente
de'più funesti emiri. I giovani
medici generalmente sono buoni, umani,
compassionevoli, pronti a credere le promesse colle quali vengono lusingati; amano i loro
infermi; nes- suno ostacolo a' loro
occhi mai non si fa incontro: la
carriera che s'apre loro dinanzi sembra sparsa di fiori; e la loro immaginazione sedotta li
persuade che per riuscire nel mondo è
sufficiente servire gli uomini ed
amarli. Illusioni amabili, voi
sedurrete pòco! II paradosso del trionfo
dell'ignoranza non tarderà a stancare
bentosto ed opprimere il loro amor proprio ; la di- menticanza, l'ingiustizia, la parzialità, il
raggiro squar- 82 ceranno a brani il troppo sensibile loro
cuore ; e l'ingratitudine sarà il colmo
del disinganno. Veggansi a questo
proposito le seguenti opere: Plàtius, De
medico audace; Heister, De medico ni-
mìs timido; Sonnet, Satire contre les cliarlatans et les pseudo-médecins empiriques; Coquelet,
Criiique de la charlahmerie; Dolàeus, De
juvenis medici idea errante
philosophico-medica; MimcHmr, La scuola del giovane' medico.
: „,i- ... ■ , :n n r,:t-iiiy>i. >,. : - ■ Una' diffusa' celebrili) talvolta è meno l'
elogio di un medicoj'cbe la satira del pubblico.
V, : ' Si consultino le opere seguenti:
Licetusv De op- tiiuo ^medico: Chiappa,
Ippocrate, modello de' medici. IV. Del Medico in Società. La medicina non è una scienza
incompatibile coli' uso de' sociali
trattenimenti, nè esclude colui che
l'esercita dalla politezza, dall'amenità, dalle grazie, clic formano il socievole diletto. Si può
esser me- dico ed uomo di società
medesimamente; e se al- cuni malinconici
dottori declamano contro lo sludio
dell'arte di piacere, in ciò hanno essi meno riguardo alla dignità di loro professione, che all'
impossibilità di correggere la
pedanteria del loro carattere, ed il
ridicolo delle loro maniere. Quella imperturbabile gravità che portano in società, come al letto
de'ma- lati, è un velo sotto il quale
occultano sovente una crassa -ignoranza;
e quegli inetti sarcasmi che lan- ciano
contro que' loro colleghi che aggiungono al
sapere uno spirito penetrante ed amabili forme, al- tro non sono che la confessione della secreta
loro Digiiized Dy Google 39
gelosìa. V arte di piacere e quella di guarire hanno fra loro strette connessioni. Se nn medico, troppo tardi apparso net
mondo, 0 di carattere molto serio e
grave, non può acqui- star quella
giocondità e quelle grazie naturali che
costituiscono l'uomo amabile, egli deve mostrarsi tale, qual egli i; ma non sostenere un posto in cui
sa- rebbe fuor di luogo. Chi dalla natura non riceve la piacevolezza,
in- darno vorrà simularla; colui che non
è dotato d'un facile umore, affetta invano
l'amenità: ì suoi tratti, le sue
maniere, i suoi discorsi , tutto in lui è sten-
talo; ei diviene ridicolo per la ricercatezza di voler piacere.
Pochi medici hanno goduto pieni successi di amena società come il famoso Procopio. Egli era
amicissimo di molti uomini celebri del
secolo dee imo Ita vo , ed il suo nome
si trova spesso ripetuto ne' loro scrìtti.
Piccolo di statura, brutto e gibboso, non fu perciò men ricercato nella società. Si hanno di lui
alcuni brani di versi piacevolissimi,
una commedia dimen- ticata, e cattive
opere di medicina. Per riuscire nel
mondo, bisogna formarsi neces-
sariamente una maniera di essere fittizia, giungendo a possedere quella riserva abituale che
reprime tutti 1 movimenti spontanei,
quella pieghevole compia- cenza che a
tutto si adatta, ed una attenzione sem-
pre vigile nel ccrcarè in ogni oggetto una occasione di piacere. Il medico più d' ogn' altro ha
bisogno di un carattere flessibile e dì
uno spirito insinuante: chi meglio di
lui conosce quanto le passioni siano i
motori degli uomini? OigilizM &y
Cooglc 40 Alcuni , giovani medici, troppo cruciati dello
studio, vivono co' libri e nella
lettura, e si. sottraggono alla società,
per dedicarsi alle. (lolle loro ricerche, Questa occupazione postante ; dà. loro un;. aspetto
imbaraz- zate», ed un timido coufteguo,
di cui mai non possono correggersi, e
che nuocono talvolta ai successi, a'quali
la mqltiplicità e la profondità delle loro cognizioni li appellano. i ■ . . ■, . , Ogni uomo pubblico. non deve dimenticare
sulla di ciò che può assicurare la sua
rinomanza. Ogni medico deve portare
molta, cura ad . acquistarc i ciò che
può mancargli sotto il rapporto delie .apparenti qualità, come eziandio a per fon io u are
quelle del suo ingegno. _ ..... I medici poi sono dispensati il'
assoggettarsi intera- mente alle leggi
dell' etichetta , .come una dì loro
prerogative. ,., >, ■ I ■ ,-■ 1 > , >.•'—..■-■ i.'-i-i i'. Raccomandare al medico 1' uso della
società., non importa volerne fare un.
zerbino, uu £iceto, uu bel- l'umore di
sollazzevole compagnia ; dissuadergli il pc-
dautismo od una esagerata gravila, non tende, a prei scrivergli di abbandonarsi senza ritegno a
diverti- menti innocenti in sè s lessi e
piacevolissimi, ma poco compatibili
colla dignità del. suo carattere. Un
dottore non deroga punto, coltivando, j^rti- amen q, q prestandosi talvolta a'giuoclu. di.
Tersicore.,,; in .un convegno di scelti,
anaci : uia il ridicolo è prossimo
all'abuso, e la professione di quello è : molto grave f onde porre molta. riserbate,zza in tali
l'utili passatempi. La vera urbanità
sceglie e, conferma i'modi esteriori con
le condizióni. È: tale la. severità del pubblico, che pensa male di un medico troppo abile
nelle arti 4t ci nette - scienze, -'ohe -non ,1 tanno
rapporto dilètto colla sua professione
essenziale e p ri mitri' aJ Gohii; chs
vedesi sempre! ih iriiezzo alte feste ed a'tripudii) séni, braló^pqcd-bccup'àto oi tròppo aliedo
idaH'arle sua. Rmunziare-idunque a'
suoi gusti più diletti; eia»
u^ahriegàzÌQne di sé stesso, ecco! il saccifiaioinlposU a medici. Essi appartengono alla /società,
;.!e: jquestì chiede da loro stretto
conto di tutti i loro istanti, e
sorveglia i loro piaceri; Un medico non; può gustare in riposo alcon sollazzo':. di giorno, non.
può egli pro- mettersi clie poche. ore
di quiete; nella notte, il sonno 'suo
dura sino a tanto che gli altri non r librino . bi- sogno di turbarlo con le
ordinarkriiótturHe'niòieatie :( Ficq,
ifìdfyrfr, . , . ,„j ,./.,{ ..)'.,(, B Kf'ì'il» ; Sotto Luigi XIV, i medici affettavano una
pravi là eccessiva, . Molière; IsìibeSb
di ! loro: i mpedantì dispaiv vero; ma i
cicisbei sono venuti; e questo ridicolo È
-forse più insopportabile dei pruno. Oh airip fori rac- conta l' aneddoto seguente sopra! uno di
qile' dottori alla moda. D'Alembert
trovatasi: presso madama J)u
.Deuaiit,'ove erano il 'i presidente HenuùH :ed- il.'ia»- gnor iPont-de-Vesle: sovraggiugne un medico
nomi- nato Fournidi^ il: quale,
eulraiide; :dice- a màdaiha Ueffant:
Madama, io . vi presento il mìa umilissimo
iritìptUtOt al presidente Hénault: Signore, io li ò l'onore di salutarvi; al signor Pont-de-Velsè :
iSignore, io sono il vostro iiuiilìssimo
servitore; e rivoltosi a D'Alem- bert:
Buon 'giorno , signor abate. Evvl più ridicola
peUegoleria.'d*, questa vana e falsa pretensione ad os- servare le sociali convenienze ì Questo
stesso -.Foui- nier è l'originale del
Medico del Circolo, commedia di
Poiusinet, dedotto da quella di Palissot col mede- simo titolo. 43
A qnal punto ormai può un medico liberamente coltivare le arti dilettevoli! La soluzione
del quesito è di già presentita.
Qualunque sìa il di lui gusto per esse,
sacrificar lo deve al pregiudizio del pubblico,
o secondarlo con estrema circospezione. Senza dub- bio, il flauto a Boerhaave niente scemava
a'di lai rari talenti; laonde coloro che
godranno di uguale sor- prendente
celebrità, potranno allora, ad esempio di
quello, mostrar senza pericolo il loro trasporto per la musica; ma fintantoché analoga reputazione
acqui- star si dovranno, prudenza esige,
far bene astener- sene. Ed avvegnaché,
oltre l'opinione conosciuta del pubblico
sulla incompatibilità della coltura della me-
dicina e delle arti, bisogna ritenere ancora quante seducenti attrattive sono in queste, che
dallo studio cosi arido e penoso delle
mediche scienze possono facilmente
distogliere. Colui che al sapere unisce
la civiltà, un carattere pia- cevole
affettuoso ed ameno, e la compagnevole leg-
giadria, è più opportuno d'ogn'altro a bene esercitare la medicina: egli onora la sua professione, ei
la fa amare. Alcuni medici vivamente
sensibili , o per dir me- glio di poco
spirito, si irritano contro la società de-
clainatrice contro l'arte loro, e contro i filosofi che, come Montaigne, Molière, Rousseau, non
credono alla certezza di essa. Qnal bizzarro
capriccio) Veggansi le opere: Le
Fhàhcois, Réflexions crìtì- ques sur la
médecine. Odwyer. , Querela medica.
Pljitz , De oedantismo medico.
Digiiizcd Dy Google V. De' Viaggi del Medico. Il ginevrino Odier, in nna Memoria letta
all' In- stituto Nozionale di Francia,
ha provato con evidente dimostrazione i
vantaggi, che trarrebbe la medica scienza
nel suo paese, da una fondazione a perpe-
tuità , destinata al sostegno di alcuni medici nelle università straniere. Una tale istituzione
sembra do- ver essere la più utile.
Questo progetto è stato gik concepito ed
eseguito in Inghilterra dal dottor Rad-
ctiffe, che ha legato i suoi beni ad un al nobile uso. "Volle questo medico che due studenti,
dell'univer- sità di Oxford, godessero
per sei anni d'un* annua rendita di
seicento lire sterline, a condizione di pas-
sare almeno cinque anni fuori della Gran Brettagna. La poca cura posta nella scelta de' soggetti
, la coi nomina ad alcuni signori
appartiene; ¥ assoluto di- fetto di
regolamenti per esìgere da loro un discarico
dell'impiego del loro tempo, hanno paralizzata una Oigiiizcd by Google ti
istituzione, clip sembrava 'promettere, dice Oilier , grandissimi vantaggiosi risii! lamenti. Ma,
secondo Va- lentin, i candidati ora ottengono
queste missioni a concorso, nella gran
sala dell'Università, in presenza del
suo cancelliere e degli nffiziali della Corona. Allorquando un uomo d'alto merito si
annunzia in alcun luogOj la rinomanza
proclama bentosto il suo nome da tutte
le parti; il suo genio esercita sommo
potere sulle nazioni straniere, e le contrade le piti remote gli inviano discepoli ed. ammiratori.
Chi ignora l'inconcepibile affluenza
degli allievi d' ogni paese alle lezioni
di Boerhaave, di Morgagni, di Unnici-,
di G. P. Franck, di Scarpa, di Sementini? La scienza deve molto a questi omaggi resi alla
celebrila. Quanti abili chirurghi, anche
fra gli stranieri, non ha for-
.fl*i^J'UlM*re;ne9aMtì.Moltìic^eriìWri-.disliiUi;jiiit:ii- •mpltèi diivano il vanto essere stati allievi
di ini; le ,»iie. leziqjli ed i suoi
esempi inibivano più de' miglio ri libri
nello ammaestramento : e- quei che pec goderne
oltrepassavano .immense distanze, 'iie trovavano la ri- compensa .nell'entusiasmo di cui egli li
accendeva per la phiiiurgia, e nel rapido
incremento del loro sapere. . r .;
Superfluo ; sarebbe provare ulteriormente l'utilità dti' viaggi iinedici : essi estendono la
sfera delle co- gnizioni del medico ,
gì' 1 insegnano a comparare le opinioni,
tid .apprezza re i sistemi') ma il maggior van-
taggio che. gli' procurano è dì metterlo iti relazione .cogli: uomini più celebri d'ogni contrada, e
fargli Ot- ;te.ne(e. dalla .loro;
beilevoleftza' conoscenze ,e .rapporti .
del, .maggiore interesse. j., „ '-. ii ■ l. !.. cniutou Qual, differenza. ..jj-a il leggere là
descrizione, di un . processo operatorio
in un'opera periodica, e vederlo
Oigiiized 0/ Google 45 praticare 'dliì suo inventore sul vivente !
-Quanto i«na' prezióse le Osservazioni
cliniche filliteial letto- degli
ammalati; o nella, intimità del congresso de" dotti -'ohe primeggiano nell'arte di guarire! Un mcdieo
illumi-; nato che visita gli stranieri 1
, studia con cura ti! lorte metodi' d'
insegnamento e di terapeutica ; > osserva i
grandi medici nella Iqrd predica pat'ticdlarej si ini pai-, dronisce sul luogo del carattere delle
endemìe , os- serva le gradazioni die
esibiscono secondo lemslat^' lie
epidemiche e sporàdiche, e secondo le * rpgicmi; ■ nota con esattezza tutto ciò che- e raltttivo
alla pò*, lizia degli ospedali, visita
le collezioni, di storia na- toraic e di
anatomia, patologica, e fissa principalmente'
l'attenzione sulle innovazioni introdotte nel dominio; della materia medicai' 1 ■ ■ 'i*f ' ■' h
>i'»"l '">i liti Mn un medico
non può trarre vantaggio del suo
soggiorno nelle straniere focóltà, s'ei non adempie le' seguenti condizioni: i.° È indispensabile
possedere la lingua 'del paese : coma
potrebbe egli, se l'ignora,' seguire le
lezioni de' professori, leggere Je opere no-,
vel!e, ed assistere alle mediche conferenze?' un^int^r-' prete, è fastidiosa ed insufficiente risorsa.
à"-Se'iè>- cognizioni tìi lui
non siano di già molto éste'seì, gli
sarà impossibile ben ponderare le teoriche ed i fotti- recenti che gli; saranno' partecipati, e
comparare ciò che preventivamente ei sa.
Per questa ragione i vjag^i' mèglio
ammaestrano gli uomini instruiti: costoro sa mio difendersi dalla seduzione a cui sospinge
naturalmente ■ tutto ciò che è nuovo;
essi soli sanno ««servare, di*- .
scutere e giudicare. 3° Di tutte le qualità morali; la più preziosa per il . medico viaggiatore è un
sano giudizio, col quale indaga e distingue
ciò che è buono* 46 essenzialmente, da ciò che è vizioso o
indifferenti;; né ritiene come scoverte
preziose le bizzarre innova- zioni, ed
apprezza di più i fatti pratici, e gli og-
getti di utilità dimostrata, che non lo vane teorìe o le brillanti speculazioni. Alcuni medici o chirurghi di chiara
rinomanza, animali d'ardente zelo per i
progressi deli' arte di guarire, hanno
intrapreso, in epoche diverse, parec-
chi viaggi presso le nazioni più illuminate e dotte d'Europa, onde conoscere da loro stessi i
gradi di perfezionamento della scienza.
In effetto allorquando sparsesi in
Francia la fama che Cheselden onerava
col massimo successo un nuovo processo operatorio per eslrarre i calcoli dalla vescica, Morand
propone all'Accademia delle Scienze
d'andarvi in persona ad esaminare ciò
localmente: egli vi fu spedito, ed ot-
tenne dal celebre operatore di Londra le istruzioni ohe desiderava con tanto ardore. Simili
nobilissimi motivi condussero Chopart,
Valentin e Roux in In- ghilterra, e G.
Franck a Parigi: merito più laude- vole
in questi sommi dotti che nulla aveano da invi-
diare agli stranieri ! ' t Il
più illustre de'medici viaggiatori è stato il gran vecchio di Coo. Ippocrate, ad esempio
de'filosofi del suo tempo, andò a cercar
lumi in remote contrade: egli percorse
la Grecia, l'Asia e l'Europa, le isole
dell'Arcipelago e delle coste del Settentrione, e le contrade che avvicinatisi agli Sciti nomadi ;
in Tra- cia poi ed in Tessaglia egli si
fermò assai lungo tempo. Riconoscendo nei viaggi fatti tra le
indicate condi- zioni, vantaggi certi ed
evidenti , creder pero non 47 debbo n si d'estrema o precisa necessità.
Avvegnaché qual è il loro scopo!
conoscere i progressi dell'arte di
guarire presso gli esteri: ma tutte le utili scoverte, tutt' i fatti degni di rilievo, i nuovi
interessanti processi cperatorii, sono
pubblicati da'loro autori, o da quelli
ebe li avvicinano, quindi conosciuti pur sono da tutta la gente dotta europea. Morand non era
pervenuto ancora in Londra, nel 1736,
che Garengeot e Per- ebet aveano
scoperto ciò che egli cola andava rin-
tracciando. Lo aver troppo vagato nel mondo è anche meno un titolo di raccomandazione. Quanti
medici, per lungo tempo cosmopoliti, che
vengono finalmente a stabilirsi fra noi,
non hanno guadagnato nelle loro corse
moltiplicate fuorché alcuni errori dippiùl Aggiun- gasi a queste considerazioni che un medico,
arrivato in una capitale straniera, può
difficilmente giudicare convenientemente
gli uomini co'quali è in rapporto, e gli
accade sovente considerare e spacciare, colla
miglior fidanza possibile, per grandi medici o abili operatori, individui troppo mediocri, mentre
si tace di dotti valentissimi, di cui
ignora vasi l'intrinseco merito. Veggasi Bartholihks, De peregratione
medica. Digiiized bf Google ..... pX»^um^J^;l ! r; ^ Delle Società di Medioimt. ['' ili : perfezionamento dell'arte di guarire;
è Io .scopo delle • Società ili
medicina: esse esaminano lo acqui-
stàle> cognizioni, ripetono gli sperimenti ed i ..saggi), li ritrovati, le scoverte che interessano la
salute degli nomini, coltivano tutte le
scienze mediche e le scienze fisiche ne
1 lóro rapporti colla medicina, chiamano nel,
loro seno tutti coloro che si addicono con ardore e : successo al loro studio, si valgono de' lumi
di tutti i dotti dell' Europa,
mantenendo con essi una attiva
corrispondenza, raccolgono gli sparsi fatti, e pubbli- cano le nuove invenzioni e scoperte,
propagando delle questioni di cui la
soluzione c propria a favo- rire lo
sviluppo delle mediche venia teoriche o pra-
tiche; e finalmente nessuno de'mezzi trascurano che liberar possano l'arte di guarire da vani
sistemi, e stabilire principii generali
fondati sull'osservazione della
natura. Diginzed By Google 49
Molte di esse hanno instituito vari regolamenti onde soccorrere l'indigenza di gratuite
consultazioni : queste cliniche sono
vantaggiose, e per l'onore che la loro
esistenza fa diffondere sulla medicina, e per gl'im- portanti servigi che gli sventurati ne
riscuotono : e sot- traggono inoltre non
poche vittime al ciarlatali ismo. Nelle
pubbliche tornate di queste dotte adunanze,
uno de'membri rende conto de* lavori della società: altri membri l'anno omaggio a' loro
concittadini dei risultameuti delle loro
ricerche e delle loro medita- zioni sopra
i punti diversi delle mediche scienze
che hanno occupato la loro attenzione.
Non si farà qui la superflua e troppo lunga enu- merazione de' benefizi, che la società deve
allo sta- bilimento delle Academie di
medicina; nè insisterassi sugli immensi
progressi che hanno concorso a mi-
gliorare l'arte di guarire; nè qui vuoisi presentare lo storico ragguaglio de'fasti loro, che
hanno cotanto illustrato la medicina e
la chirurgia. Pubblicando le loro
Memorie eia raccolta de'premj per quelle
diggià coronate, le società mediche molto
contribuiscono al perfezionamento della scienza di cui si occupano. Ed i giornali ch'esse rendono
eziandio di pubblica ragione, riguardar
si debbono qual deposito de' loro
lavori, e generalmente come quello di tutte
le mediche cognizioni.
Compongousi questi di osservazioni, di memorie, di analisi di opere nuove, sotto i quali rapporti
utile interesse presentano. È loro scopo
far conoscere tutte le scoperte,
diffonderle dappertutto, e valutarle:
l'esteso dominio della medicina loro appartiene, il qua- dro statistico presentar ne deggiono, e
seguire passo 4 OigiiizM &/ Google 50
a passo ì progressi delle diverse scienze clic vi si riferiscono , paragonare la dottrina degli
antichi a quella de'modemi, ed
apprestare sufficiente idea della
letteratura medica straniera. '
Un pratico occupatissimo non ha il tempo di leg- gere molti libri: un buon giornale gli offre
il som- mario delle mediche novità; e
per i medici di pro- vincia è
specialmente utilissimo, che di rado le no-
vità conoscono, ed in gran parte le ignorano. I giornali di medicina offrono utili
materiali allo storico dell' arte, di
guarire; agli oltramontani cono- scer
fanno lo stalo della scienza; e presentando in
fine un momentaneo interesse, che formane il pregio, possono perfettamente conciliarsi col merito
più so- lido dell' istruzione. Un giornalista di queste materie apportar
deve , nello adempimento dell'impegno
suo, uno spirito emancipato d'ogni
sistema, d'ogni pregiudizio; mo- strar
l'errore con accorgimelo } ma perseguitare il
ciarlatanismo con intrepido coraggio ed inalterabile costanza. Le analisi delle novità mediche non
po- tranno esser utili, che allorquando
avranno una esten- sione proporzionata
all'importanza dell' opera, e la critica
o la polemica siensi compenetrate evidente-
mente nelle idee dell'autore. E
debbesi ornai desiderare che non avvengano
più a' dì nostri quegli attacchi indecenti e vergo- gnosi, che offuscano la reputazione d'uomini,
meri- tevoli di slima reciproca e del
civile rispetto di ognuno. Nò tale e il
linguaggio che i dotti usar de- vono: i
giornali di medicina sono fatti per arric-
chirsi de' loro lumi, non per servir loro a campo di guerra. È però vero clic all' aggressori;
il torto :ip- partieiie, ma uno spirito
superiore nioslra maggior grandezza d'
animo nello sdegnare una ingiuria die
nel vendicarsene ; dirigendo egli a' suoi nemici, a'suoi vili detrattori (che, forse inabili in tutto,
vanamente si sforzano atterrare l'altrui
rinomanza, alla (.pitale pervenir non
polendo sì vendicano col dime male) le
severe derisioni del ferneyano filosofo, ilfjle, mais rampe; o imitando l'austero disprezzo di
Fonta- nelle, un silenzio cioè
imperturbabile e costante, de- dotto
dall'avviso dantesco: Boa rujjiouar ,|i
„, a guarda e passa; omettendo anche
spesso di guardar mezzo facce, bi-
fronti o protei mostri. Un
giornalista imparziale, nel render conto di
un'opera, manifesta gli errori e le inesattezze, ma ri- spelta sempre l'autore; nè mai permettesi
lanciargli contro verun epigramma. Gli
amari sarcasmi ristuc- cano, senza
persuadere giammai. Egli deve accurata-
mente astenersi e dalla preoccupazione dell' odio, e ' dalla prevenzione dell'amicizia o delia
stims; questa ' accieca talvolta i
nostri aristarchi; laonde si desidera
almeno che non profondano con eccesso i loro elogi a coloro non del tutto sforniti di merito, ma
che in realtà non sono quali voglionsi
magnificare. Le lodi {Dici,
fjhilosophitj-) recano nocumento a chi le dà,
senza giovare a chi le riceve. Taluno de' nostri me- dici è qualificato come eccellente scrittore,
e frattanto nello sue opere sembra che
ignori le regole primor- diali dell'arte
di scrivere. Queste perpetue ed esa-
gerale adulazioni, che ricevono ne' giornali alcuni 52
individui titolali, non daranno peso alla posterità: bisogna anche una misura negli encomi che si
de- dicano a' sommi talenti. Gliénier ha esposto perfettamente le qualità
che un buon critico posseder debbe.
L'ignorante, egli dice, non vede la
beltà, il detrattore non vuole ve-
derla, il critico la vede e la mette in evidenza. Parla egli de' grandi scrittori che furono, con
rispetto se ne occupa, ma non già con
idolatria. Il critico, giusto verso i
trapassati , è giusto e benevolo verso i vi-
venti: ei non si limita all'ammirazione de' capi d'opera, ma paga un tributo di stima agli
utili lavori. La critica è la scienza
del gusto, illuminata dalla
giustizia. Scoprire e mostrare
gli errori in una medica novità,
rilevarne le inesattezze, dimostrare 1 vizi del
piano, estrarre e volgere in ridicolo alcuni brani di- fettosi, non è impegno troppo difficile; un
giornalista però opera meglio nel far
conoscere il buono d'una produzione, che
fermandosi sui difetti di quella. I sar-
casmi costano meno d' una giudiziosa riflessione , imperciocché — Crìtiquer est aisé, juger est
dif- ficile. — D'ordinario gli errori di
un'opera non attirano tante critiche
all' autore, guanto le bel- Istruire è
lo scopo della critica : per adempirlo,
un giornalista deve possedere profonde e svariate cognizioni, onde ben giudicare delle
relazioni riferi- bili alle mediche
scienze. Una vasta erudizione non lo
dispensa dall'arte di scrivere, e principalmente dal gusto, senza il quale le sue critiche
ributterebbero il leggitore. E nel
render conto di un libro novello.
53 eviterà egli ogni sorta di
digressione, seguirà ii cam- mino
dell'autore, e produrrà le di lui principali idee, sia per approvarle, o per confrontarle con
altre ana- loghe, emesse da
contemporanei o dagli antichi ; cer-
cando ancora per sostener l'attenzione di variare il suo stile secondo il tema. La natura delle
materie sottoposte alla sua critica, non
lo esclude di scrivere colla bramata
eleganza. Queste riflessioni generali
sulle società dì medi- cina saranno
scusabili certamente, avendosi avuto l'
intendimento di seguire il medico in tutte le situa- zioni, ove la sua professione potrebbe
ridurlo, cioè di accademico, giornalista,
ed autore. VII. Dell' Età del Medico. Il medico più abile è colui che alla
vecchiezza riunisce un vero sapere: gli
anni nulla hanno tolto alle suo
cognizioni: l'età anzi lia maturalo di più
il suo giudizio. Non meno istruito del giovane me- dico, più franco nell'arte d'osservare, ed a
costui superiore, egli possiede inoltre
il prezioso vantaggio d'una lunga
esperienza. È vecchio medico colui che
è saggio ne' consigli, intrepido ne'
pericoli, accorto a preveder l'avvenire,
di molte risorse, e di grande dottrina. 11 sapere in- vecchia un giovane, l'ignoranza fa d'un
vecchio un alunno; ciò che manca
all'eLà, lo compensa il talento : Quid numeras annos ? vixi 'maturior
annis, Ada semin facilini, haer,
numeranda fili. □igiiized by Google 56
Ma non per lo scoprire una calva testa o adorna di capelli bianchi, può un pratico
manifestare d'aver del merito, chè
dimostrasi bensì in una professionale
conferenza, principalmente al lcllo dell'ammalato. Gli antichi statuari! non depilavano la testa
venerabile di Esculapio; nè la calvizie
fu mai una prora del genio. Un giovane può essere gran medico; e
difficile cbe un vecchio sia gran
chirurgo d'esercizio. Celso vuole che il
chirurgo sia giovane, almeno poco in-
ceppalo dagli anni: allora soltanto egli unisce il fuoco dell' immaginazione alla destrezza ed alla
fermezza della mano. Un vecchio
operatore non intraprender?! giammai
quanto un giovane; l'età gli comunica Una
invincibile timidezza, che spesso col nome di cir- cospezione si onora. Il positivo ingegno, non il corso degli
anni, fa 1' elà del medico. Un giovane
dotato di criterio me- dico, può essere
precocemente un buon medico; ed un
pratico di sessantanni, tuttoché egli ave&c ve- duto centomila infera», non sarà medico
giammai, se trovasi sfornito d'i questo
prezioso dono della È un pregiudizio
adunque il riguardare qnal mi- glior
medico colui, che ha veduto il massimo nu-
mero possibile di ammalati. Tale è pur tuttavia Io errore del popolo; egli non domanda, dice
Zimmer- mann, se i'l tal medico sia
istruito, penetrante, di ge- nio, ma se
abbia canuti i capelli: per lui un uomo
maturo è necessariamente più abile di un giovane , e conchìude che avend' egli più veduto, debba
an- che più rettamente pensare. Epperciò
c comune Co^a OigiiizM &y
Google 50 negarsi dal volgo la (tua fiducia ad alcuni
medici di segnalalo merito, a'quali non
sa perdonare la loro gioventù; mentrecbè
senza misura inconsideratamente
l'accorda a vecchi medici, indegni di qualunque stima. Esperienza e vecchiaia, sono due espressioni
ch'egli crede inseparabili: e la
deduzione di ciò emerge natu- ralmente,
imperciocché ei non distingue la vera espe-
rienza dal semplice vedere ed esercizio superficiale. I vecchi, anche più istrutti, secondano
estesamente l' opinione del volgo. Un
giovane del più grande talento, è a'ioro
occhi mi giovane soltanto; e giam- mai
possono sospettare probabile alcuna parila fra loro provetti. Ed ìntimamente convinti del proprio
grado superiore, mai lasciali essi
sfuggire occasione veruna onde far ciò
valere, sia ne' consulti o negli scrini loro:
eglino li videro nascere, hanno diretto i loro primi passi nella medica imitici':], comi? agguagliar li
potrebbero? Indarno sarebbesi quegli
dedicato tutto intero allo studio- della
medicina, e negli ospedali sotto i mi-
gliori maestri, in quella età felice quando l'imma- ginazione è vivissima, e la memoria tanto
vasta e tenace: invano sarebbe egli
debitore alla costanza de' suoi lavori, favorita
da propizie naturali disposi- zioni, e
da brillanti ripetuti successi } cionuonoslanle
sarà egli sempre pei vecchi un giovane senza espe- rienza, che promette solo qualche cosa per
l'avvenire. Sessant'anni di pratica è
una prerogativa, alla quale riunisconsi
tutte quelle qualità, il cui insieme forma
un gran medico! Però meno si vanaglorierebbero dì loro esperienza, se ricordassero il saggio
dettato di Galeno: Medicos qui solam
experientìam scquiuitur non admitlimas 3
quonìam ipsi siati Ulìotae jacittnl,
57 quae vident inspicieru.es, et
rerum quidem eventata cohtuentes, causam
autem ignorantes. Un poco d' invidia
forse nemmeno manca ne'giu- di zi resi
da' piatici anziani pe'loro giovani colleghi :
tulli mettono al confronto l'annosa esperienza, di cui tanto premurosamente si prevalgono, conlro la
non curva gioventù, che sembra loro
difetto grandissimo per un medico. 11
che non a' vecchi medici in generale si
dirige, ina a' pratici di mestieri esclusi-
va mente. Allorquando un medico
arriva ad avanzala età, dopo lunga e
felice pratica; allorquando un sapere
estesamente riconosciulo gli ha acquistato una me- ritala considerazione, onorato nel mondo,
veneralo da' giovani di cui è il
Mentore, termina egli infine glo-
riosamente una carriera percorsa con distinzione. Chi non ha provato un vivo sentimento di
ammirazione e di rispetto, avvicinando
questi illustri vegliardi, la cui testa
oltraggiata dagli anni , conservando
bensi il fuoco di giovinezza, richiama l'immagine degli antichi grand' uomini ? Chi non ha
sentilo una religiosa emozione,
ascoltando la loro voce tre- mante e
fioca in quegli anfiteatri che per sì lungo
tempo hanno eccheggiato delle loro dotte lezioni ì Non havvi spettacolo cosi imponente nè più
rispettabile della vecchiaia di un
medico, che ha passatola vita sua
nell'esercizio de' doveri del suo slato, nè altra stima esiste più legittima di quella
profondamente sentita, che egli
inspira. Ma concedere una cieca
insensata considerazione ad un pratico,
unicamente perchè il tempo ha in-
crespato la sua fronte ed incanutito la capelliera, e 58
negare Farle di osservare e l'esperienza . a' giovani perchè non sono ancora vecchi, non' è qucslo
un ridicolo pregiudizio, contro il quale
la ragione e l'interesse dell'umanità
non reclama abbastanza? E mentre la
vecchiaia indebolisce le intellettive facoltà
degli uomini, un medico ignorante goderà forse egli solo l'esclusivo privilegio di ricever per
essa f espe- rienza il giudizio e l'
ingegno, di cui è Stalo privo per tutta
sua vita? Firtiitem non prima negatit,
non ultima domini Tempora. Quali prerogative in favor" loro
invocano i vecchi medici? I giovani,
essi dicono, hanno poca pazienza,
nessuna assiduità, nessuna circospezione; la loro im- petuosità li trasporta; noi soli interrogar
sappiamo la natura, noi giudicare
maturamente, perseverare con costanza
nelle nostre risoluzioni, e finalmente
osservar bene V andamento delle malattie; un lungo esercizio ci ha illuminati sulle loro
complicazioni, e loro varietà: fami gli
a ri zza ti con esse, al primo colpo
d'occhio discernere noi sappiamo il loro vero genuino carattere, malgrado l'oscurità del
diagnostico; in- struiti dalla pratica,
noi soli conosciamo bene l'azione de'
medicamenti, e la scelta che di questi far con-
vienili; alla conoscenza squisita del genio delle ma- lattie aggiungiamo inoltre nuovo vantaggio,
non meno prezioso, quello di un metodo
sicuro, invariabile, e che venne da una
lunga sperienza consacrato, Digitized
by Google 59 17 età, replicano i giovani, sminuisce i
lievi tab il- mente 1? energia delle
facoltà in Ielle ttuali. Orazio lia
detto : Multa senati circumt'enìunt
incommoda; e Virgilio : Tarda renectut Debilitai viret animi, mutatque
vigorem. "Sii puossi più disputare
sul vantaggio d' una felice memoria.
Questa dà la scienza , e, secondo Galeno,
la scienza è l'esperienza; ed a' vecchi, pur si conosce che la memoria manca: . Prima lunguescit semini Memoria lorigb lassa sublabens fimi. Gli oggetti esercitano Sopra di noi una
impressione più viva; noi siamo più atti
ad osservare e ad agire, più fecondi in
risorse, più indipendenti d'ogni si-
stema, più intrepidi ne'pericoli. Eaglivi, morto a tren- lanove anni, fu il restauratore della
medicina. Pro- spero Alpino^ prima del
trigesimo suo anno, disposti avea i
materiali della sua grand'opera l'Egitto. Bi chat, morto di trentun anni, e Scliwilgné e
Boisseau, ra- piti nel fiore dell'età,
sono nel rango di coloro che hanno grandemente
illustrato l'arte di guarire. Chiun-
que, a treni' anni, non è buon medico, non lo sarà giammai: non per gli anni, pel sapere bensì,
debbe un medico essere stimato. Utilissima a'giovani sarebbe la loro unione
con i pratici, che per lungo esercizio
di loro professione 60 limino acquisiate) molta esperienza;
desiderevole sa- rebbe ancora che solto
di questi dimostrassero il pri- mo
eaggio di loro idoneità: laonde, guidati per avve- duti consigli, eviterebbero quegli errori che
le più estese teoriche cognizioni non
bastano far loro pre- vedere. Questa
sorta di patronato era prima più co-
mune d'oggidì: di rado veggonsi altrove come nella capitale, de' giovani dottorelli seguir
tuttavia la pra- tica degli spedali, o
collegarsi a que'clie li hanno preceduti
nella carriera. Pregevolissimi saranno sem-
pre gli avvisi d' uno sperimentalo clinico, gl 1 inse- gnamenti, ed ì suoi discorsi. H seguire per parecchi anni la pratica di un
buon medico, offre ancora ai giovani un
altro vantaggio: essi si avviano nell'
acquisto della fiducia degli am- malati,
e cominciano a farsi conoscere. Spesso il ri-
spettabile professore che li dirige, lor cede ed asse- gna interessanti casi ed osservazioni ,
compiacendosi egli ognora d'agevolare la
loro gloria ed i loro trionfi.
Partecipando al frutto della clientela di lui e della sua esperienza, quella propria più
sollecitamente sì formano; al che
riuscir non potrebbero, se di sè stessi
fossero in balia. Nè solamente il loro Mentore
conducali alla via dell'istruzione, ma eziandio li guida a quella della fortuna. Colui che avrà la sorte di trovare sin da
principio un abile pratico, che voglia
scortarlo in società, e formarlo
nell'arte di osservare, dovrà retribuire bene-
ficj tanto segnalati colla più viva riconoscenza; Glie egli ascolti con rispetto le lezioni
dell'età ma- tura: che si proibisca quella
presunzione cosi fami- liare a'giovani,
e tanto contraria Y progressi della
L'igni z:'a b, Co 61 scienza; e si accostumi ben presto anteporre
i pre- cetti dell'esperienza alie
brillanti teorie delle scuole.
Conservino sempre i giovani medici, si ripete, la. più fervida gratitudine per colui che li ha
iniziati ne' misteri dell'arte di
guarire, ed abbiano per lui un profondo
rispetto ed invariabile attaccamento;
quindi amarlo è uno de' loro primi doveri. Onorare i suoi maestri, importa onorare sè stesso. Se
il disce- polo venera il professore, si
gloria costui de'progressi del suo
allievo, i dì lui successi formano il di lui gau- dio; egli identifica la sua riputazione alla
propria ri- nomanza, ed un medesimo
vincolo di stima e di amicizia li
affratella ed unisce. Mancano le
espressioni onde potersi degnamente
lodare quell'uomo illustre, da cui tanti giovani me- dici hanno ricevuto cosiffatti benefizj,
vedendolo in- teramente impegnato ad
aiutare il merito nascente, ed a sostenere
colla sua prolezione e co' suoi mezzi
tutte le intraprese dirette al perfezionamento della scienza.
Veggansi le opere di Stebler, Optima seu non annorum sed virtutum numero computata medici
aetas deducla; Stahl, Disertano da
practicorum veteranvrum praestantìa;
Ioncker, Diss, inaugar. medica qua esem-
plo plethorae demostratur quod bonus theoreu'cus bo- nus quoque sit praticus. Vili.
Del Maritaggio del Medico.
Giovan-Giacomo Treyling ha sostenuto nell'uni- versità d'Ingoiataci, nel 1736, una tesi,
nella quale sono discusse queste due
quistioni ; Un medico deb- b'egli menar
moglie? Qual donna gli conviene mai?
Eppure costui non ha tratto forse dal suo tenia Lutto il partito eh' ei presenta. Tréyling declama troppo contro lo slato del
ma- ritaggio , confessando medesimamente
che il volgo accorda con minor facilità
la sua fiducia a' medici celibi che a
quelli avvinti da'nodi d'imeneo:' osser-
vazione evidentissima questa, e di gran peso. Egli passa in rivista successivamente lutti i
disgusti e gli affanni che fa provare al
marito la moglie opulenta, o quella che
per natali dislinguesi, ovvero se alla
classe plebea appartiene; e piacegii citare tutti i pas- saggi e dettati de'filosofi diretti contro il
maritaggio, insistendo finalmente su
certo pericolo che si indica L'i j i
Dy Co 63 qui appresso con le testuali parole del
dottore di Baviera : Jccidit et hoc viro praesertim medico, quod
si juvenculam sibi junxerit, fiancque
fbrmosani, Imbeat quod metuat ìllud
Epicteti dicentis: Qui formosam duxerit,
habebit communem. Cura enim medicus densa
praxì obrutus, nec domus nec uxoris custos esse va- leal, quid? si haec interim hospitalis alt,
et Dianam aemulata cornifica
metamorphosi marilum cervina superbum
corona in Acieonem transformat, kaeredes-
que ipsi afferai, non nisi adamitico cum ipso sanr guine conjunctos? Ita ut non sernel saltem
tacite se- cum murmurare querelas
debeat: hauti ego mi uxo- rem duxi,
tulit alter amorem: sic vos non vob'is. ( J. J. Treyung, An et qualern
medicus debet uxorem ducere, Orai.
ìnaugur.). Questo scrittore più serie obbiezioni avrebbe do- vuto proporre contro i legami del maritaggio:
le de- clamazioni sono sempre false, e
fanno vedere un lato solo degli oggetti.
A'ridicoli pericolameli ti che fa te-
mere il tedesco dottore, ben si possono opporre j vuutaggi grandissimi, di cui l'imeneo fa
godere il me- dico. Altri dimostreranno
i gravi perigliosi inconve- nienti del
celibato, e faran conoscere il benessere di
una scelta unione, benedetta dal cielo; io mi limi- terò ad indicare molti efficaci motivi, che
impegnar devono principalmente i medici
ad associarsi di buo- n'ora una compagna
degnissima. Il maritaggio dà al giovane
medico maggior consistenza, più solida ma-
turila, gli fa scusare folli sua; gli acquista la fidanza di vari mariti e di capi di famiglia, i
quali, s'ei non fosse ammoglialo,
rifiuterebbero forse le di lui cure.
04 Pensa HiifFmann clic un
mediai affrettar non dob- hest al mairi
moiuo , mrnochè non Irosi mi vantag-
giosissimo stabilimento; perchè, die' egli, una moglie e l' imbarazzo, il disordine, il viluppo
della dome- stici ei-niwmia ,
assorbiscono la moti del tempo che
n>ige lo studio. Questa riflessione è fonduta sino ad un eerto punto, ma non deroga quella
precedente- mente emessa. Un medico
assai dedito a' lavori ilei gabinetto,
rifugge le delizie dell'imeneo; per lo che
fra' dotti, molti celibi si numerano; ma tuttavia una moglie e figli possono perfettamente
conciliarsi coU l' a more dello studio.
Bacine era maritato, ed occu- pavasi
egualmente di sua famìglia e de'suoi studi, e
le domestiche cure non gli menomarono hè i suoi lavori, ne la sua gloria. Montaigne eralo
pure. Ci- cerone, Plutarco, quasi tutti
i filosofi e gli anti- chi letterati di
Grecia e di Boma, erano virtuosi mariti
ed ottimi padri. Tale fu Ippocrate. Il gran-
d'Haller trovò la felicità con una sposa diletta, e fu uno degli autori piò fecondi del tempo suo.
Mor- gagni era maritato. Sabatier contrasse
un secondo maritaggio in età anche
sconveniente. Frank, Pi nel, Broussab,
ed allrì chiarissimi luminari, non sono vis-
suti nel celibato. L'uomo non è fatto per viver solo, dicono le sacre carte, ed è ripetuto con
entusiasmo dallo scrittore dell'Emilio.
E Socrate richiesto, se fosse miglior
partito prendere o no moglie, rispose: Qual dei
due si faccia, dovrassene* sempre aver pentimento. Dell" Esteriore del Medico. Molière ha vendicato l'affettata gravità
ed il pe- dantismo de'medici del secolo
di Luigi XIV. I Dia- foirus ed i Purgon
sono rari adesso: trovansi tutta- via
nel mondo taluni degli originali, di cui egli ha così bene dipinto i ridicoli portamenti, di
que'dottori cioè nutriti d'antiche
teorie, che in medicina nulla scorgono
difficile o inesatto, che prestati fede a'ioro
sistemi come a dimostrazioni di matematica , e che se mai si osasse sottoporli a discussione,
qaal reato il terrebbero. Ad udirli, l'eleganza, la socievolezza, le
urbane maniere, risultano incompatibili
con la professione del medico; essi
fuggon le grazie, e le grazie rifug-
gono costoro. Stranieri a' progressi dell'arte ed alle scoperte del genio, distribuiscono senza
discernimento 66 qualunque rimedio, uccidono ì loro ammalati
nel modo più coscienzioso; ed in ciò
agiscono, come il Piirgon, di Molière,
qual farebbero ali' uopo pe'loro figli o
amici loro. Malouin, a que'tempi medico
della regina, era di si fatto carattere:
egli prescrisse molti farmaci ad un
celebre letterato, che li usò con diligente esattezza, e guarì. Rapito di tanta docilità, il dottore
gli disse abbracciandolo: Yoi siete
veramente degno d'essere ammalato. Un medico deve attentamente evitare nel suo
lin- guaggio la precipitazione, ed il
parlare con esagerata gravità: il
barbugliamento del dottor Bahis, non è
meno ridicolo della pedantesca lentezza del dottor Macrotoo. Le sue maniere, il suo linguaggio,
tutto il suo esteriore dev'essere in
armonia con la dignità del suo ministero.
' Un medico ciarlone è un accrescimento
di mali per l'ammalato) Se l'esteriore del medico è naturalmente
imponente, gli sarà più facile ottenere
la fiducia e gli omaggi del volgo. Però
un talento grande, è un mezzo più sicuro
per ottenere la stima degli uomini. Lìeu-
taud, di una costituzione debole, di un carattere in- differente e freddo, privo d'ogni esteriore
vantaggio e dalla natura ancbe
malconcio, non pervenne meno al primo
posto dello stato suo. Alcuni
moralisti, e lo stesso Ippocrate ( Dè de-
cente habitu a ut decoro), vogliono che all'esteriore di un medico pompeggiasse la salute; e sono d'
avviso inoltre essere ridicolo visitare
infermi con una gra- cile complessione
ed un pallido viso: tali considera-
Digiiizea by Google 67 zìo iti però sono futili interamente. Certi
indivìdui godono integra salute,
malgrado tutti gli esterni se- gni di
pervertimento delle vitali funzioni. Non per
la pinguedine, l'altezza della statura, la barba, od il colorito del viso, bisogna giudicare giammai
del sa- pere di un medico. Fare alcune osservazioni sugli abili del
medico, non è un occuparsi di frivoli
oggetti, poco degni al tema di questo
lavoro. Ippocrate, non poche ma replicate
volte, è disceso a dettagli di questo genere. Ma si potrebbero omettere dacché direttamente
influiscono sul giudizio degli uomini?
Chi ignora che l'esteriore è tutto o
quasi tutto per essiì Clic sol
dall'eslerìor giudica il Biondo. Un
medico presuntuoso e ridicolo si adorna di una
cravatta, annodata con l'ultima eleganza, e di un abito di colore e di forme alla moda: tutto
nel suo vestire, anche sino al bastone,
è di modesco gusto: egli escogita, come
un galante zerbino, il modo di farsi
abbigliare sin da un giorno prima pel di prefisso. Un medico filosofo lasciasi vestire dal suo
sarto; e tanta debolezza vi è nel fuggir
la moda r quanta a ri- cercarla. Allorquando la carenala della seta rendeva
le stoffe seriche preziose come oro, i
medici ed i chirurghi sì distinguevano
per questo genere di lusso: gli abiti di
seta erari loro rimasti in consuetudine. Montaigne rimprovera tal magnificenza. Al tempo di G.
Patin, i chirurghi vestivano a nero, con
rosse calze: i me- dici prendevano la
toga nelle pubbliche solennità, e
68 la ornavano d'una cappa di
scarlatto, oltre agli spe- roni d' oro:
e godevano sin dalla più remota anti-
chità particolari prerogative, attinenti al loro costu- me, di cui erano gelosissimi. A' giorni
nostri siffatte disùnzioni nemmeno si
rimembrano. Sarebbe curioso ed ameno
soggetto di ricerche per un erudito, la
storia della toga e del cappello de'me-
dici. Egli potrebbe seguire, nel corso delle età, le va- riazioni delle mutate forme, con le
considerazioni principalmente sulle
qualità a questo imponente este- riore
dal volgo assegnate. Ed in vero il tale dottore
doveva al suo vestire la metà di sua rinomanza; per cui i medici scagliaronsi con furore contro
alcuni temeravii chirurghi, che osarono
ambire all'onore della veste lunga; nè
ignorasi che in tale importante ostinata
mischia, quantità cV inchiostro fu versata
a ribocco da' due partiti; ed i medici più volte per- vennero a scorciare gli abiti ed i cappelli
de' loro av- versari, quantunque alla
fine costoro trionfarono, ed ottennero
di partecipare a tutti i privilegi degli emuli
invidiosi. Un medico che gode
grande rinomanza, può im- punemente
cedere al suo gusto per la semplicità; la
negligenza del suo esteriore serve pure ad accrescere la sua riputazione: ma un giovane pratico
farà bene nel seguire un opposto metodo
: il volgo attribuir po- trebbe la
modestia del suo esteriore al ristretto nu-
mero de' suoi clienti. Si
compiacciono alcuni uomini bizzarri coprirsi
d'abiti i più grossolani, sebbene non costrettivi dallo stato di loro fortuna, nè curano nemmeno il
governo e la nettezza della persona. A
creder loro, un dotto Digitized by
Goog 69 pone severamente in non cale il suo
esteriore, e l'oc- cuparsene sarebbe per
lui fattissima cura, chiamando filosofia
questo ridicolo dispregio. Ma le sociali conve-
nienze prescrivono al medico d'evitare ne'suoi vesti- menti ogni pretensione alla singolarità. Gonviene f anzi interessa al chirurgo, dice
Percy, il vestire comodamente. Ippocrate
{De arte), gliene fa un dovere; e
l'interesse degli infermi, affidati alle
sue cure, e quello della sua riputazione e della sua propria salute, imperiosamente glielo
impongono. La negligenza ed il lusso
degli abiti, come si disse, sono due
estremi da evitare. Bisogna che l'esteriore
di un medico annunziar debba esser egli di troppo superiore all'indigenza. Nettezza, decenza,
comodità, eleganza senza pretensione,
sono le qualità che al sor cìale
costarne di lui debbono presiedere e sempre
accompagnarsi. Il dottor G. N.
Stock (De temperar! da madicorum) ,
oltre all'avere dato saggi precetti sugli abiti de'medici, si occupa anche d'altri argomenti relativi al
loro este- riore; egli vieta d' essere
ornata la loro capigliatura, interdice
il tabacco, il di cui uso , a dir di lui , li
priva delle grazie dell'amabilità, e può altronde fe- rire la delicatezza di certe persone. D.-V. Triller ha scritto una lunga
dissertazione in- titolata De odore
medico, nella quale egli commenta,
ripetendoli, i precetti del padre della medicina so- pra l'uso degli odori. Ippocrate avverte il
medico di non profumarsi giammai di
odorose essenze, dispia- cevoli o nocive
al malato. Costante circostanza ella è
che certi principii odoriferi attivissimi, eccitar po- trebbero violenti spasimi sopra donne
isteriche, od 70 eminentemente nervose. (Stahl, De frequentiti
mar* horum in carpare kumano prue
brutìs. — Tissot , Des maladies des gens
da monde). Più severo del ■vecchio di Coo, che almeno permette al
medico i grati odori, avvertendo che
dilettano ancora gli am- malati,
Dieterich annunzia pure la sua opinione sul
loro uso : Vitare omnino medica* vestimento odorìfera; optine olet medicus quam nìhil olet. Septal e Roderigo da Castro invitano il
medico a non usar degli odori, se non
che con estrema par- simonia. Il medico circospetto e conseguente a sè
stesso, che ambisce il pubblico
rispetto, deve adunque esser semplice
ne'suoi abiti, grave con gli uomini, rispet-
toso verso le donne, senza bassezza co'grandi e cogli opulenti, serio coi membri del sacerdozio,
affabile cogli inferiori, coi
poveri. Il colto lettore potrà vedere
all'uopo le seguenti opere: Dìctionn.
des sàences médicales;V^aih, Galateo de'
medici; Di-Filippi, Nuovo Galateo pei medici. Oigitizfid by Google X.
Della Letteratura del Medico.
La coltura delle lettere non fa parte essenziale degli studj del medico : ma può egli essere
abilissimo, ed almeno mediocremente
versato nella letteratura j essendoché,
occupando un posto nella società, e non
comparendovi come dotto ed erudito, -quale idea da- rebbe di se, qualora fosse costretto a
mantenere un vergognoso silenzio sopra
tutti gli oggetti stranieri al rapporto
diretto con la medicina, o, peggio assai, se
la di lui ignoranza strappassegli ad ogni istante delle scipite inezie sopra materie comunissime a
chiunque possiede le istruzioni elementari? Alcuni dottori declamano contro la sollecita
ac- curatezza de' loro colleghi, Dell'
ornare il loro spirito di svariate
cognizioni. Senza gusto e senza giudizio,
essi denigrano tutto ciò che non sanno acquistare. Oigiiizcd Dy Google Il più degno passatempo per un medico è la
col- tura delle lettere ; e se in
convenienti limili egli la rislrigne,
gli sarà utile infinitamente. La storia, la
critica, l'arte drammatica diletteranno gli istanti di suo riposo. Nelle opere de" filosofi si
avvezzerà egli a pensare, a conoscere il
cuore umano in quelle dei moralisli, ed
a scriver bene in quelle de' più forbiti
eloquenti scrittori. I suoi progressi lo sorprenderanno bentosto: la di lui memoria, arricchita de'
più bei tratti di poeti e di oratori,
renderà il suo conversare molto
piacevole; il suo spirito, nutrito e adorno
de' lavori degli antichi e de' moderni, acquisterà nuova forza e maggiore attività. La sciocchezza
sola può sorprendersi di veder un medico
a ragionare saggia- mente di
letteratura, e la gelosa ignoranza può sol-
tanto proibirgli di occuparsene per alcuni momenti. Quanti medici chiarissimi e celebri pratici
di pri- m'ordine, appassionati per le
belle lettere, hanno acqui- stata una
meritata rinomanza colla varietà delle loro
letterarie cognizioni! Non è questo, è vero, il ge- nere di gloria che un medico debba ambire;
ma per l'unico scopo di istruirsi e di
formare il suo gu- sto, le occupazioni
letterarie gii convengono, avve- gnaché
niente d'incompatibile presentano coli' eser-
cizio della medicina. Bensì non inutilizzi egli mai iti accessorii studi uri tempo prezioso, di cui
la società gli chiede conto: faccia egli
delle belle lettere un divertimento, non
già la sua occupazione esclusiva, ed
allora degno sarà di lode, cercando ornare l'in- gegno con la coltura di quelle. ■ Laonde chi consacra tutto il suo tempo agii
studi medici, f u cosa degna; ma colui
che dedicando visi col medesimo
ardore, sa impiegare altresì alcuni istanti
alla utile letteratura, fa assai meglio. Una educazione eccellente e scelte letture,
matu- rano singolarmente il giudizio,
infondono forza mag- giore allo spirito,
e, perfezionando il criterio, rego- lano
l' immaginazione. Le belle lettere producono
allo spirito ciò che produce al corpo un ottimo cibo; e chiunque è insensibile a' loro
incantevoli o seducenti diletti , ha
senza dubbio una organizzazione in
felice. Tutti coloro che per loro
professione sono am- messi in ogni
classe della società, devono giovarsi del
loro soccorso. Un medico che non conosce i capi d'opera de' sommi scrittori almeno del suo
paese, di- sonora il titolo eh' ei porta
: nessuna scusa per la sua vergognosa
ignoranza s' incontra. Ma fortuna-
tamente pochi meritano questo rimprovero; e non vi è professione in cui le cognizioni d' ogni
ge- nere siano più comuni, quanto in
quella del me- dico. Alcuni medici sono comparsi con tutto
splendore nella repubblica delle
lettere, come Guido Patin, uno dei più
dotti del suo tempo, che ha lasciato una rac-
colta di lettere, spesso ristampale, sopra vari soggetti di medicina, di biografia e di storia. Lo
spìrito mor- dace e caustico di questo
medico, e l'incanto della sua
conversazione, aveangli acquistato una riputazione così grande, che i signori ed i principi a
gara con- tendevansi per averlo a
desinare od a cena. Ma chi fu più
dotto, chi più celebre di Rabelais?
Prima francescano, poscia benedettino, poi medico, indi curato di Meudon, ecc., quest'uomo
sorprendente Digiiized bf Google 74
possedeva una prodigiosa erudizione, e parlava quasi tutte le antiche e moderne lingue. Tacesi qui
il tema della sua bizzarra opera, ma
trasandar non si dee come l'individuo
stesso che narra le strane avven- ture
di Gargantue e di Bantagruello, ci ha dato
una edizione assai corretta degli Aforismi d' Ippo- crate, di cui il nome dell'editore forma il
merito principale. Presentemente il gusto delle scienze
naturali è tanto generalmente sparso,
che a' medici non è più permesso
ignorarle. Ad essi socievolmente suppon-
gono estese cognizioni in botanica ed in zoologia , e spesso lor si dirigono delle questioni sopra
queste scienze. Un individuo qualunque
avrebbe svantag- giosa idea d'un medico,
che ignorasse del tutto la storia de'
vegetabili e degli animali. Non è possibile,
ò vero, che un medico sappia la botanica come un, Jussieu, Mirbel, o Richard ; la chimica come
Va'uquè- lin, Thénard, e
Bouillon-Lagrange ; la fìsica come Biot
e Gay-Lnssac; la mineralogia come Haùy, Bron-
gniart, o Beudant; la storia naturale come Cuvier e Duméril: ma il conoscere gli elementi di
queste scienze è assolutamente per esso
indispensabile. E tuttoché immenso sia
il dominio della sola medicina, egli può
benissimo, se il vuole, trovare il tempo di far qualche sortita in estraneo campo di scienze, lettere
ed arli. Si esigono pure in un medico
esatte cognizioni di storia generale e
particolare, di geografia fìsica e
politica, e sul sistema del mondo. La storia ci mette sott' occhio le vicissitudini degli imperii,
onde noi possiamo conoscere la via che
conduce alla pubblica felicità. La
nautica insegna ove sienvi secche, ove
75 scogli, e mediante la
bussola, ci guida al porto cui agogniamo
pervenire: ora la storia è la nautica mo-
rale. La geografia , se abbiasi rispetto alla sola eti- mologia e descrizione della terra, un
siffatto la- voro affatto nudo, sarebbe
troppo sterile: ma i geografi sogliono
dare maggiore eslensione alla loro
disciplina; essi alla descrizione delle varie regioni della terra aggiungono la cognizione de'
prodotti della natura e dell'industria,
le vicissitudini degl' im- perii, lo
stato delle scienze e delle arti. Quindi la
geografia non appartiene più ad una sola ragione di studii, ma a molti. Essere al medico politico necessario lo
studio della storia e della geografia,
ciascuno immediatamente sei vede. Le
leggi e le costumanze de' popoli sono in
istretta relazione con infiniti avvenimenti che no vengono dalla storia descritti. Basta
l'ardimento d'un sol uomo per indurre (a
necessità di temperare, od anche mutare
le leggi. Altri oggetti, che riferisconsi
alla legislazione de' popoli, spettano evidentemente alla geografia : tali sono l' influsso della
varia latitu- dine e de' climi
secondari. Esigonsi eziandio
principalmente nel medico, una precisa
logica, uno studio profondo dell'ideologia,
una filosofia pratica, fondata sull'accordo della mo- rale e della religione. Queste cognizioni si
posseg- gono tuttavia da non pochi medici;
per cui, son eglino senza dubbio la più
erudita classe della società; ed alla
dottrina che lì distingue, agginngonsi le urbane garbatezze e la virtù, associate alle grazie
del loro ingegno. 76
Veggansi le opere : Hennhanius, De eloquenUa me- dici} Vicq d'Aztr, Eloges historìques; Le
Francois, Riflexians criliques sur la
módecrrte; De Beza^ok, Les médccins à la
censure; Martini, Manuale di palma
medica. XI. Dei Medici Poeti. Alcuni medici hanno coltivato la poesia
con suc- cesso. Il nume della medicina
era nella favola anche quello de* versi.
Apollo dice in Ovidio: Inventarti
medicina meum est ; opiferque per orbem
Dicor, et herbanim subjecla potentìa nobìi. Girolamo Fracastoro f stimatissimo qual
medico e come poeta, si è reso immortale
per il suo poema la- tino sulla SijiUde:
i suoi versi sono degni dell' an- tica
Roma e della Corte di Augusto. La riputazione
di lui crebbe tanto, che Yerona sua patria, sei anni dopo la sua morte, gli eresse una statua. Se
ingegno poetico sufficiente bastato
fosse per ottenere questo supremo onore,
Claudio Quillet pretender vi poteva : la
sua Calìipedìa contiene grande numero di eccel-
lenti versi. Questi due scrittori hanno posseduto in 78
grado eminente, l'arte difficilissima a' moderni di par- lar bene la favella di Lucrezio; nè
uguagliati sono da Quinto Sereno
Sammonico, quantunque non affatto privo
di merito. Gli Inglesi si gloriano di
Samuele Garth, poeta s medico ordinario
del re Giorgio I. Sotto il nome di
Dispensary } Gartli ha fondato uno stabilimento de- stinato a dare a' poveri gratuite
consultazioni e me- dicinali a discreto
prezzo, ed ha pubblicato col nome stesso
un burlesco poema in sei canti, del quale è
soggetto una gara ed una lotta fra' medici e gli spe- ziali. Voltaire, che ne tradusse l'esordio in
bellis- simi versi, lo antepone di molto
al Lutrìn. Questo strano parere d'uomo
sommo in poesia, si spiega solo con
rammentare l'epoca del promulgato av-
viso, e l'estrema iracondia del di lui carattere. Pre- tesi ammiratori di Eoilean servivansi del
chiaro suo nome per vilipendere il
grand' uomo di Ferney: l'abate Batteux
avea pubblicato il suo paralello del Lutrìn
e della Enrìade: Voltaire, profondamente ferito, estese il suo risentimento anche sopra Boileau. Ma tutta la rinomanza de' medici poeti si
prostra ed abbassa innanzi quella dello
illustre Haller. Questo genio , onore
immortale della Svizzera , fu uno de'
poeti più distinti del suo secolo. Eru-
dito, fisiologìsta , ed in tutto alto maestro, Haller ha in sè riunito ogni genere di gloria. Le
Muse furono compagne di lui, ed ora
scendevano a trat- tare con esso il
ferro anatomico, ora il traevano sulla
cima delle Alpi a cantarne le maraviglie iti
dolcissimi versi, che l'aspetto sublime di quelle in- spiravagli, resi mirabili in molle lingue. Le
Muse 79 versarono sul Redi il nettare di
Montepulciano e di Chianti, e lungi
dallo squallore degli ospedali l'in-
trodussero nelle orgie delle Baccanti. (Monti, Neces- sità dell 'eloquenza). Troppo severo parrà forse il mio pensiero,
ma 10 non posso approvare che un medico
ambisca un genere di gloria, per lui
poco dicevole. Che egli fac- cia de'
versi destinati ad essere letti dagli amici, nulla di meglio in ciò; un tal passatempo niente ha
in sè stesso di reprensibile : ma
pubblicarli, ma, ascoltando un amor
proprio pur troppo male inteso, affrontare
11 ridicolo che umilia i cattivi poeti, e compromettere in tal modo la dignità della medicina, ciò, a
mio av- viso, è la più evidente
palpabile inconseguenza. Qual vano
merito per un medico è quello d'una
poetica rinomanza! Archidamo rimproverò Pena udrò, che lasciava la gloria di ottimo medico per
acquistare quella di cattivo poeta: Basti al nocchiero ragionar de' venti , Al bifolco de' tori; e le sul* piaghe Conti 'I guerrier, coati '1 paetor gli
armenti. Nutrita de ventis, de tauris
narrai arator, Enumerai miles vulnera,
pastor oves. Avvegnaché devesi pur
ricordare la sentenza, Qua potè quisque
in ea conterai diem. la quell'arte
ciascun, cui atto il fece Natura, i
giorni e l'opra ivi egli spenda. Più
importanti cure esigono le veglie del medico:
se egli ha la smania di poetare, non abbia almeno 80
quella di promulgar colla stampa le sue bassezze e nullità. Qual è il suo scopo pubblicando
cattivi versi? die pretende egli ? — un
poco di fumo, alcuni effi- meri elogi.
Uscendo meschinamente dalla sua profes-
sione, si espone a tutto il rigore della critica e del dileggìo; e senza un talento preclaro, altro
premio non può ricevere dalla
inconsiderata sua intrapresa , die
l'indelebile scherno della berlina. ( Bartholikus , De medicìs poetisi Oigitized Dy Google XII.
Dei Medici Filosofi. La
struttura de'n ostri organi è tale, che l'osser- vatore, colpito dal ridicolo degli errori del
materia- lismo, ricouosce ed ammira
l'Essere Supremo clic ha creato tante
maraviglie. Lo scalpello dell'anatomico
fornisce adunque un mezzo di prova principale della esistenza d'un celeste Superno
Moderatore. Tutte le virtù sono riunite
nell'esercizio delta me- dicina, la
quale estoltesi alle più alte combinazioni;
dal che emerge essere ogni medico necessariamente cultore della filosofìa. Con questa non si
Ìndica già quella marna, che fa porre
nel rango de' pregiudizi tutto ciò che
gli nomini d'unanime accordo riguardano
e rispettano come base della morale; mania funesta, che umilia l'anima e corrompe il cuore, di
cui però 6 Oigiiizcd Dy Google 82
i medici sono meno suscettìbili degli altri uomini ; ma si addita quella filosofia che mostra
all'uomo tutti i mali ebe l'ateismo ha
cagionato al mondo, facen- dogli vedere
la felicità nella virtù, la virtù nella re-
ligione ; che lo rende padrone delle sue passioni, gli illumina lo "spirito, e' ne matura il
giudizio; ed ha in fine per oggetto
primordiale, il fargli conoscere di
amare e adempire i suoi doveri.
Tale fu sempre la filosofia , d'Jppocrate: i di lui scritti mostrano ovunque la più saggia
morale, e di- pingono la bell'anima del
loro autore. Molti filosoli, e
Montesquieu fra' primi, hanno attinto grandi verità dal vecchio di Coo. Ciò ch'ei disse della
possente in- fluenza che esercitano i
climi sul corpo dell'uomo, e delle
modificazioni che questa influenza fa provare
alle sociali istituzioni, è stata adottata e sviluppata dall'autore dello Spirito delle Leggi, ed
egregiamente modificata dal chiarissimo
scrittore della Scienza della
Legislazione. Ippocratc trasportò, come egli stesso lo dice (De prisca medicina), la filosofia nella
medicina, e la medicina nella filosofia.
. Scorgesi nelle opere degli antichi la
osservazione d'una corrispondenza tra
certi stati fisici , certi ca- ratteri
delle facoltà intellettuali e certe passioni; cioè che a tale abitudine del corpo, a tal
proporzione delle membra, tal colore
della pelle, -tale disposizione de' vasi
sanguigni e delle parti molli, corrispondevano
una data tendenza ed ùu determinato nesso di idee. Motti' fra que'savi, nella organizzazione
dell'uomo comparata a'fenomeni della
vita, trovarono la ragione de' fenomeni
e la soluzione de' problemi morali i più
importanti. La superstizione proibendo loro di licer- - 83
care la verità nel .corpo , umano,- obbligava a ■ rintrac- ciarla ne' cadaveri , degli ammali. .„; ;■
>- Diversi .medici hanno scritto
opere pregiate sopra argomenti di filosofia.
Antonio Van-Dale, medico dello spedale
di Harlcm, erudito «omino, è l'autore d'una
disseriazione siigli Oracoli, che parve troppo ardita iìlFepoca ili sua pubblicazione, di cui
Fontanelle si e poscia servito a
redigere, la sua Storia degli Oracoli.
Si legge tuttora e. si cita con, considerazione il libro de'Caratteri delle Passioni di Marino Cureau
de la Chambre, membro dell' Academia
Francese, medico or- dinario' del -Re..
■■ ,!'.-■ ''fi.':i:> Ma pochi libri
agguagliar possono l'alta filosofia
dell'aureo Trattato de* rapporti del fisico e del mo- rale dell'uomo. Cabanis ha istradato a grandi
pro- gressi la medicina filosofica.
Eloquenza trascendente, pompa di stile,
forza dì giudizio, elevazione di' idee,
ardire saggio, tali sono le brillanti qualità che hanno generato il durevole successo dell'opera sua.
Egli ha sviluppato con rara sagacita i
rapporti dello studio dell'uomo fisico
con quello de' progressi delT umana
intelligenza, e quei dello sviluppo sistematico de'suoi organi con lo sviluppo o la sede delle sue
sensazioni e -delle sue passioni. Egli
ha illustrato - alcuni punti oscuri
della fisiologia de'nervi ; Iva stabilito la impor- tante distinzione tra i movimenti che
dipendono dai nervi, organi della
sensibilità, ed i movimenti iuvo- :d
b, HI Ohimè! per quale porta sortiremo noi? —
Perla porta d'onde si paga, rispose
l'intrepido professore. — All'istante,
seguito dal suo collega, attraversa fie-
ramente 1' anticamera, e va a reclamare il suo ono- rario.
Vi sono de' medici che hanno un raro talento per raccogliere dalle loro cure ricchissimi
guiderdoni. Alcune in eminente grado lo
possedeva: ramato per un'ammenda di due
milioni, alla quale condannato avealo
l'imperatore Claudio, seppe egli in pochi anni
ristabilir Lene la sua fortuna. Quest'arte studiasi accuratamente dagli uomini che preferiscono V
oro alla gloria, e consiste nel far
valere lievi cure, ad incitare una
straordinaria riconoscenza, od a ma-
scherarsi d'un affettato disinteresse per ottenere dallo imbarazzo di un convalescente, che teme di
compa- rire ingrato, più vistose
ricompense di quelle che richieste si
sarebbero. La penna ormai rifugge e si
nega a questi vili dettagli, pur troppo comuni in società. Si preferisce, come dice Gravina
{Praefat. ad cupìd. ìeg. juvenC), uno
gloria facile ad acqui- starsi^ a quella
che è il prezzo delle fatiche; ed un
precoce qualsiasi guadagno ad un guadagno più onesto; Facilem enim gloriata laboriosae praefcrimits
et pre- mattina» lucrimi plemmque
anteponìmus konestiorì. Ma non mirare
nell'arte di guarire che un mezzo di
fortuna, e sacrificare la dignità della più onore- vole fra le professioni alla insaziabile sete
delle ric- chezze, è nfl vituperevole
obbrobrio, di 'cui non si lorderà
giammai quel medico che appieno conosce la
nobiltà e la santità del .suo ministero. ( Mosehus, De honoribus et divitih medicìnae). XVI.
Del Saper-fare. I grandi
talenti non sono la più sicura e pronta
via per acquistare rinomanza. Un uomo di genio li- mitato, dice La Bruyère , agogna avanzarsi ;
laonde tutto sorpassa, e dal mattino
alia sera non pensa, non mira che ad un
solo oggetto, lo avanzarsi. Egli ha
cominciato di buon' ora a mettersi nel cammino
della fortuna: ma se una barriera, che chiude di fronte il suo passo, egli trova, subito ei sbieca,
rigira, tempo- reggia placidamente, e va
a destra ed a sinistra, secondo che
adito od apparenza di passaggio rincontravi ; e se nuovi ostacoli l' arrestano, bentosto rientra
nel sen- tiero che avea lasciato. La
natura delle ti i Incolta lo determina
ora a sormontarle, ora ad evitarle, od a
prendere altre misure; quindi il suo interesse sol- tanto, l'uso, le congiunture, Io
dirìgono. l'i j io:d e. Difficilissimo è ad Un giovane medico
farsi' cono- scere in grande e spaziosa
città. Ivi si accumulano una prodigiosa
quantità di dottori d'ogni genere : uf-
ficiali di salute, chirurghi d'armata, chirurghi condotti* ostetricanli , medici titolati , medici senza
titoli e senza nome, levatrici,
eccetera, Colà pullulano i ciar- latani
di tutte le specie, dall' erborista, dati' omiopa- tico, dal chirurgo ortopedico, sino all'
operatore er- niario ed al guaritore
delle' malattie -veneree: i far- macisti
medesimi, colla sciringa o il pestello in- mano, mutilando le foratole, danno consulti. Quante
pene adunque, quanti travagli, qual
accorgimento bisognano per ritrarsi
dalia folla! Come potrà il modesto nle-
dico elevar solo l'edilizio di sua rinomanza? Quanto tempo, onde giugnervi, gli sarà necessario} '
■ - ; ■ ; Ecco ora la. indicazione di
alcuni mezzi, proprj a far Ottenere al
medico una sufficiente clientela; senza' pre-
termettere tuttavia essere assai più regolare, dignitoso ed onorevole non adoperarne alcuno. Il
pubblico- sareb- be meno spesso
ingannato, se non chiudesse gli occhi
sugli artifìcj che impieganti pér sedurlo; se persuaso egli fosse che niente può supplire al difetto
di stùdio e di esperienza, e se più
avveduto ei si mostrasse nella scelta
delle persone, alle quali accorda pienamente
la sua fiducia. Epperò dispostò pep naturai indole ad accogliere coloro che l'abbagliano con
brillanti pro- messe, indifferente per
il merito che sdegna la briga e le vie
tenebrose o l'artifizio, ei costringe talvolta il sapere a nascondersi sotto la superficie del
ciarlatanismo. '■' Uomini di nome
distinto, o grandi personaggi, si degnano
in qualche incontro introdurre in società 1 un
medico nascente. Spesso, fra costoro, è scopo l'in- 7 l'i 4
■ te resse della scienza, ed i! produrre l' avvilito me- rito occulto; ma i più proteggono per vanita.
Poco circospelli o poco idonei nella
loro scelta, accolgono essi l'intrigo ed
il raggiro, lasciano languire il sapere
moderato e verecondo, e prodigano all' ignoranza ed al maneggio ciò che all' jslxozione ed al
talento ac- cordar dovrebbero, . ■'■
" • Ma ordinaria , cosa è vedere il
genio perseguii ato, mentre l'ignoranza
trova formidabili protettori. Oh ]
quanto è da compiangere un medico che sente la dignità di sua professione, e frattanto si
avvede es- sergli indispensabile il
favore di un opulento o di un
magistrato! A qual prezzo compra questa umi-
liante protezione, di cui gli si fa sentire tanto dura- mente il peso ! I I protettori naturali di un giovane mèdico
sono i di lui maestri, o que'pratici
che, per lungo e felice esercizio dell'
arte di guarire, hanno acquistato grande
celebrità : la stima generale di cui godono, permette Edilmente istradare la riputazione di quello;
e le lezioni ed i datigli esempi guidano
i di lui primi passi nel pratico
esercizio. • y, Ogni medico desideroso
che il pubblico si occupi di lui, deve
incessantemente agire, e procurare ognora
di prodursi. Molta attività, una delicatezza che facil- mente combina colle circostanze, ed un certo
fondo di ragionevol ciarlatanismo , ècco
il principio, delle grandi riputazióni e
delle grandi fortune. Di rado il talento
solo, nemico dell' artifìcio, , conduce alla
celebrità. II saper-fare d'un
medico può avere per oggetto la gloria o
la fortuna. Pochi verso il primo scopo si
Digiiized By Google
indirizzano, la folla si precipita verso il secondo. È troppo difficile, anche con molto intrigo,
crearsi una fama letteraria; ma sicuri e
pronti mezzi di ridursi opulento,
largamente si offrono ad nomo abile ed
audace, che ha preparato i suoi successi con sov- vertire ogni sentimento di pudore e di urbana
de- licatezza. ■ • •)■•- ?«.■',, ; Richiamare e. fissar su di sè la pubblica
attenzione, è unica bisogna. Molte
strade n questa meta possono condurre,
sebbene non siano tutte onorevolij ed in
alcune di esse giammai incamminar non si dee un medico degno di sentito onore. Alcuni medici, giunti presso un infermo, a
cui vo- gliono dare alta idea del loro
sapere, l' ascoltano con molta gravita,
affettano un profondo raccogli mento,
pronunziano poche parole col tono più magistrale, e si affienano congedarsi. Ovvero alcun di loro
opprime di interrogazioni il malato e
quei che lo circondano, non per
chiarirsi sopra oscuri punti del diagnostico*
ma per dare un'alta idea di sua esattezza ed abilità nella difficile arte di osservare. -■■Oppure
un altro, ili- strutto preventivamente
della ctiologia, sintomi e na- tura:
della malattia, da un famigliare, da un amico o
dal medico ordinario del paziente, traccia a costui, prima di interrogarlo, la; storia fedele;
de'. suoi pati- menti j e tutti gli
astanti, ed il malato: stesso, sor-
presi ed estatici della mirabile saga cita ■ di lui, -inte- ramente si soddisfano. -i .-!■■" .. Se il. medico perviene ad ottenere una
clamorosa cu ragiono, o ad aprirsi
l'entrata d'una gran casa, ed a fissare
sopra di sè il pubblico sguardo, la fama non
tarderà a bandire d'ogni parte il suo nome. Quasi tulli gli nomini rassomigli a no
a'inonloui del Panurgo, od alle
pecorelle dell' italiano poetai Dacché un ciar-
latano si è procacciato un entusiasta, potrà star si- curo che in breve tempo mille altri gliene
guadagnerà l'esempio. '" *
Google 420 gamento dello scroto. Nel mattino seguente,
io assi- curai a one' curanti ed a tutta
le gente, averlo io fe- licemente
guarito: il che mi acquisto grandissimo
onore e somma rinomanza. — I
felici successi nella pratica giovano massimamente a formare la riputazione di un medico. Il
principale mezzo d'ottenerne è il
circoscriversi in una ragionata
aspettazione, e prescrivere, ne' casi in cui la medi- cina attiva non 0 evidentemente indicata ,
sostanze poco capaci dì suscitare
notabili cambiamenti nel- l'animale
economia. Nel trattamento, del maggior mi-
merò delle interne malattìe, il regime ed i mezzi igienici bastano costantemente a ritornare la
salute al suo tipo normale. È dimostrato
che, in questi casi, le medicazioni
consigliate dagli autori, esasperano gli
accidenti, e suscitano spesso delle complicazioni. Va medico giudizioso deve quindi ritenere qual
regola fondamentale di pratica, il
bisogno di lasciar spesse volte agire la
natura. : . „ _ . Scorgonsi sovente
alcuni medici cominciare il loro pratico
esercizio: prodigando agl'indigenti disinteres-
sati soccorsi; visite, consulti, operazioni, assistenze, medicamenti a vii prezzo o gratuiti : tali
sono i mezzi chf impiegano, onde
eccitare l'attenzione del pubblico. 11
più urgente loro bisogno è d'esser conosciuti: tutto si pone ip opera, niente costa loro per
gìugneryiì Dac- ché poi cominciano a
cogliere i, frutti di loro simu- lata
beneficenza, la maschera cade, ed appare mani-
festamente T uomo cupido ed interessato. Base del saper-fare è lo giudicar, bene del
rap- porto delle cose e de' mezzi idonei
che vi con- corrono. L' opinione
pubblica, che è un mostro, un
DigiiizM 0/ Google m proteo, offre altresì un fondo mobile, sui
quale talora è facile edificare. Laonde
mettere a profitto le circo- stanze
locali, farle scaturire se tardano a presentarsi ; eludere le difficoltà, od a forza di
perseveranza vin- cerle; e,
principalmente, saper attendere, sono le
condizioni da adempirsi dal medico che aspira a brillante rinomanza. ■-. Alcuni dottoroni hanno sempre, qu al
principio .del Saper-fare, l'aspetto
stranamente preoccupato: il loro
contegno è quello di un uomo immerso in profónda meditazione; negletto è- il lóro esteriore,
come quello d'un filosofo tutto dedito
allo studio di importanti scienze; gravi
ne' loro discorsi, solo si esprimono con
laconici aforismi; nelle strade, nelle pubbliche piazze, ne' luoghi più frequentati,
dappertutto in fine ove la moltitudine
può vederli, affettano esai la di-
strazione ed il raccoglimento; uè mancano di quelli dal naso adunco, dagli occhi aggrottali, dal
viso scarno, ulivigno, pallido e tetro
per ispida barba, che baloc- candosi per
le. vie vanno leggendo alcuna fanfaluca per
far credere essere occupatissimi, nè perdere nemmeno quel tempo ad istruirsi. Ma il loro occulto
argomento,, simulando non conoscere gli
usi della società, ovvero non attendere
alle convenienze, che le dicono bagat-
telle, è quello di far sembiante d'essere esclusivamente occupati di libri e di malattie, ed ambiscono
essere additati come prova del trito
volgare assioma, che sempre un poco di
capriccio o di follia al merito
trascendente è congiunto. Presso un malato, ascoltano attentamente la storia de' suoi malori,
dicono poche parole con misurata
gravità, ripigliano il bastone, e
scompariscono. Olginzed Dy
Google ÌSL2 Il ciarlatanismo di questi medici Iraluce in
mezzo all' affettata lor maestrevole
gravità, come V orgoglio d'Antistene
attraverso i forami del lacero mantello
che lo copriva. Si possono
vedere le seguenti opere: Hilscher, De
slralagetnaL medicis; Cobchwiz, DUsert. de requisilis medico ad praxin felicem stanate necessari^;
Brisbane, Dissert. de us quae a medico
ad artem bene cxei'cendam abesse
deberti; Gregory, Lcciures on duties and qualifi- calions of a phjràcìan; Uden, Mcdicinìsche
politìk; Frank, Senno academicus de
civis medici in rcpubUca candidane atque
officiis ex lege praacipvg eta-is; Bath,
Essay ont the medicai character; Ploucquet , Der arzl; Bohn, Dasert, de officio medici;
Tuessink, Oralio de eo quod medicns in
arie /adendo impriutis agat ; Hufelikd,
Die VerhàlLiìsse des arzles; Schinko, SjsU
officiar, medici conspecuts. ; "Wagber , De medicoiwn jurìbus atque officiis. XVII.
Dell'Arte di ottenere la
Fiducia degli Ammalati. Il medico sarebbe indarno debitore alla mi
tura d'un grave esteriore, e dello
studio di molte teoriche cognizioni, se
egli non acquistasse giammai una estesa
clientela, ignorando l'arte d'ottenere la fiducia de'snoi malati ; senza la quale il più vasto talento
perde la maggior parte dei suo pregio ;
mentre con essa tutto riesce possibile
alla mediocrità. * ;. Conosca dunque il
medico per tempo quanto im- porti lo
inspirarla. Ora pronta a nascere, essa è
cieca, irriflessiva; è un sentimento involontario, di cui gli ammalati non sanno rendersi conto ,
ma li soggioga potentemente. Ora debole
nella sua origine, si accresce con
lentezza, ed intera, forte ed assoluta
dopo replicate prove diviene, essendone diretta da) successo. Giudice infedele de' talenti,
spesso all' igno- □igiiized by
Google 124 ranza profondasi, ed al sapere si nega. Ma
le ingiu- stizie della moltitudine sono
tanto fugaci , quanto sconsiderati sono
Ì motivi che le determinano ; ed il
sapere, prima ignoto o non calcolato, non tarderà ad ottenere quella fiducia, di cui è ben
degno. Un giovane medico non deve mai
confondere la confidenza, frutto d'una
stima ragionatamente sentita, con le
effusioni di colui che varia con indifferenza
ogni giorno il suo gusto e le sue idee, ed il caprìc- cio, l'azzardo o la voglia di novità solo
consulta nella scelta di quegli, al
quale ampiamente rimette la cura di sua
salute. Una signora vi fa richiedere,
voi subito accorrete. Questa languida
beltà, negligentemente sdraiata sopra un
canapè, apre un occhio moribondo, e con fioca la- mentevole voce, comincia il tremendo racconto
d'una pervigilia, che per tutta la notte
F ha tormentata : ovvero traccia:
l'allarmante dipintura dell'agitazione
de' suoi nervi, dotati d'estrema irritabilità, coni' ella dice. Eppure la freschezza di sua pingue
carnagione non dimostra che la più
integra salute. Dietro il vo- stro
attento esame frattanto, e dopo le risposte ezian- dio della pretesa inférma, voi avete già
conchiuso es- sere immaginari i mali di
lek... Oli! malaccorto dot. torci! Come,
non: vedete voi che si vuol essere qual
egrotante? Guardatevi di cosi fatta incauta impru- denza, che vi rovinerebbe peC certo.. Ma
ascoltate Col più vivo interesse la
prolissa storia de crudeli dolori
ch'ella dice soffrire, diffondete i: più affettuosi consigli ed i più gradevoli rimedi,
compiangetela di quella eccessiva
suscettibilità, che a continue angosce
ed a ripetuti trambasciamenti assoggetta tante attrai- 425
tivc, e declamate contro la natura, che, accordando alle donne tutte le seducenti beltà, tutte le
grazie e l'arte di piacere, ha menomato
il pregio di tante prero- gative j dando
loro troppo delicata organizzazione,
punendole d'essere belle col formarle sensibilissime. Ove non giunge la fiducia d' un malato pel
suo medico? Vedete quell'infelice, con
occhio estinto, depresse le forze,
assiderato e macilento il corpo: un
medico insinuante ed abile s'impossessa della
costui fiducia; all'istante la speranza rinasce nel- l'animo di quello, il Bangue circola con
maggiore ra- pidità, risvegliasi il
perduto coraggio, e la natura e l'arte
riconducono la salute. Quanto è esteso adun-
que l' impero della fiducia! Quanto è possente la sua influenzai Quanto immensa è la stima che
eccitai Indarno una fallace speciosa
lettera accusa il medico Filippo d'un
orribile progetto; Alessandro con una
mano gliela presenta, con l'altra porla' alla sua bocca la sospetta coppa. L'arte di persuadere è il principale mezzo
di ot- tenere la fiduciadegli ammalali:
questo è un dono che manca talvolta al
genio. Non urtate giammai di fronte le
opinioni ed i pregiudizi di colui che invoca
le vostre cure, ma lusingate le sue idee; nè dimenti- cate mai che per condurlo alle vostre, vi
bisogna pre- starvi alle sue. Siate
quindi compiacente senza de- bolezza, e
fermo senza rigida austerità: che le più
consolanti parole siano profferite da voi, ed un te- nero interesse animi sempre il vostro
aspetto. Inter- rogate con destrezza,
rispondete con riserva : spie- gate
talvolta al vostro malato la Causa de'mali ch'ei soffre, e dichiarategli sopra quali motivi la
vostra tan speranza riposa; poiché queste confidenze
inspirano sincera stima, e rianimano il
coraggio. Guardatevi mai sempre di
annunziare un prossimo ristabilimento,
ma oscurate tuttavia l'avvenire con densi nugoli: i soccorsi dell'arte sono spesso tanto incerti
e deboli, che troppo pericoloso sarebbe
appoggiarsi all'efficace loro forza; ed
il medico, sollecito di sua fama, deve
annunziare più ordinariamente un esito funesto della malattia o grandi pericoli, anziché
favorevole termi- nazione e pronta
convalescenza. I talenti del medico,
per quanto trascendenti e su- blimi
siano, allorché vanno scevri di successi, non
conservano T ottenuta fiducia; ed un piccol numero di avvenimenti disgraziati , possono
facilmente atter- rare la più solida e
stabilita riputazione. Il pubblico, in
generale, è portato ad attribuire a' medici l' in- sufficienza della medicina. Per ottenere la fiducia del pubblico, dice
Vicq- d'Azyr, si tratta meno di
piacergli che di fissare la sua
attenzione; e colui che aspramente lo pratica o con rigore lo maneggia, non sempre è chi ne
riceve più scarse carezze. Ogni tempra
di spirito ha i suoi bi- sogni: alcuni
vogliono trovare nella figura, nel con-
tegno, nel carattere del loro mèdico la dolcezza e la consolazione; altri amano che sia un uomo
rigido, se- vero, minaccevole; se ei fi
garrisce per gli errori commessi nel
regime, essi gli sanno grado di tali
rimproveri e della durezza ancora j che sembrangli effetto dell'interesse preso alla loro
conservazione: altri finalmente,
riguardando la medicina come una specie
di magistratura, desiderano che il loro giudice
sia un uomo freddo, imparziale, austero. Oigiiized 0/ Google 127
Allorquando un malato domanda al suo medico qual sia l'indole del male di cui è
aggredito, sì guardi bene costui
rispondere' ignorarlo, avvegnaché eoa
questa spropositata dichiarazione ruinerebbesi infal- libilmente da sè medesimo; però abbia pronta
sem- pre una spiegazione qualunque, né
importa qual sia. Se lo ammalato sarà dì
goffo ingegno, materiale e rozzo, alcune
grandiloquenti parolone, alcuni vaghi
enfatici discorsi basteranno: ma non bisogna appa- gare così la curiosità di un uomo di lettere,
d' uno perspicace e dotto; fa d'uopo con
essi di molta de- strezza e di non pochi
raggiri; bisogna rispondere che la
medicina è una scienza di osse rvazi ohe , che
il loro stato morboso non è ben caratterizzato an- cora, che il tempo farà conoscere il
diagnostico sma- scherandolo ad
evidenza, o altro di simil tenore.
Lusingando il malato d'una sicura e prossima con- valescenza, il medico s' impossessa della di
lui im- maginazione, e con vantaggio
serresi della energica influenza che
esercita sul fisico. La speranza di gua-
rire è un valido mezzo di guarigione. Felice colui che sa farla nascere o la sa alimentare ! Quanti
: rimedi agiscono soltanto per l'idea
che nutrono gli anima- lati circa le
loro proprietà! Quel farmaco prescritto
col volgare suo nome, non sarà produttivo d'effetto veruno, ma decorato di fastosa nomenclatura,
opera portentosi ri sultani enti. Darà
quindi il medico sover- chia importanza
alla sollecitudine di infondere a'suoi
malati la speme d'una pronta convalescenza, e li terrà a bada adducendo altri esempi di
fortunate guarigioni, tacendo loro i
pericoli dello stato in cui ritrovatisi,
nutrendoli sino all' ultimo istante di loro
4 28 mìsera esistenza, se l'arie
npn può salvarli, di quelle illusioni da
essi chieste ed accarezzate; del che sono
tanto comuni i vantaggiosi effetti, quanto funesti pur sono quelli d'una verace, ma crudele
franchezza. ■ Si è adunque indicato per
quali mezzi il medico fissar potrebbe su
di lui l'attenzione pubblica, e crearsi
numerosa clientela. Non ci si faccia tuttavia il rimpro- vero d'essersi preteso erigere come precetti
lè vie clan- destine dell'intrigo, o
consacrar l' artificio, il manég- gio,
la mala fede. Se però individui di raro merito, e nella professione applauditi, avranno creduto
dover affrettare la generale fiducia con
un destro ciarlata- nismo, io sono ben
lungi di proporre qua! modello una
condotta che solo certe locali circostanze hanno potuto esclusivamente permettere. '■'**. Ma il medico penetrato della nobiltà di sua
pro- fessione, aspetterò sempre dal
tempo la giustizia do- vuta al suo
merito, e di rado V attenderà invano.
Sdegnerò egli di affettare la singolarità : il vero dotto, come il vero saggio, non combatte gli usi
della so- cietà; ei non disprezza
nemmeno i capricci della moda. Cile se
vi si conforma senza esserne Io schiavo,
i di lui successi saranno le sue prodezze, nè si vfr drà mendicare l'umiliante protezione
dell'opulenza o del potere. 11 medico
dev'essere indipendente, ed al- tro
vincolo conoscer non deve fuorché i doveri del suó stato. L'uomo di questo carattere aspetterà
forse per lungo tempo i favori della
fortuna, ma allorquando numerosi
ammalati chiederanno l'assistenza e la cura
di lui, potrà egli, senza arrossire, dare uno sguardo sul passato, e con nobile amor-proprio dire a sè
stesso : Je ne dois qu'à ìnoi seni loule
ma renorttmée. 139 Veggansi le seguenti opere : Amatus Lusitanus,
Da introito medici ad aegrotantem ;
Hilscherius, De me- dicorum ingressa ad
infirmos perquam necessarios; Rais, De
officio medici in itinere principis; Fischer,
De medici circa moralia et physica in curandis mor- bis prudetitia; Chiappa, Del£ eloquenza del
medico. XVIII. Della Pratica. Boerhaave non vedeva giammai un malato,
nel comincìamento della sua pratica ,
senza registrare tutte le circostanze e
tutti i segni della malattia nel- l'
ordine che si presentavano ; . e, questo metodo, egli afferma, essergli stato di grande utilità.
Ogni medico, ad esempio di questo grand'
uomo, deve tracciarsi un piano
invariabile, per combinare con la pratica
gli studi del gabinetto. Se egli non rendesi un esatto ragguaglio di ciò che vede, i suoi falli ed i
suoi .suc- cessi saranno perduti per
lui; e ciò, non dalla espe- rienza ma
dall'uso, verrà ad acquistar cogli anni.
Sin dalla prima visita fatta all'ammalato, il medico scriverà ciò che avrà conosciuto , quel che
ha rac- colto dai racconti altrui, tutte
le circostanze in une da lui osservate.
Gli oggetti separatamente considerar
131 sì debbono e con
riflessione: i sintomi studiar si
dovranno isolatamente. Dietro tali elementi, cercherà egli caratterizzar la malattia, avendo cura
bensì di non cadere in precipitato
giudizio. Bisogna lungo tempo ponderare
ogni circostanza, isolarla, riunirla, 'compa-
rarla, prima di pronunziare. Tracciala la parte iste- rica della malattia , noterà egli nel suo
giornale le indicazioni curative da lui stabilite
, ed i prescritti medicamenti. La prima visita è d'una estruma importanza;
essa ordinariamente decide del
trattamento cmativo. Se il malato sarà
esaminato in modo superici ni e, il medico
giudicherà male del di lui slato; ci si inganna, e dì rado dal suo errore si emenda : ina se
nulla ha egli negletto per fissare la
diagnosi, il risultato con- fermerà, nel
maggior numero de' casi', le prime di
lui idee. ■ Alia seconda
-visita, ricercherà egli quali cambia-
menti avranno prodotto gli impiegali medicinali, quali, modificazioni provato i sintomi della
malattia, lo stalo di tutte le funzioni,
degli organi digestivi, de- gli organi
secrelorj, di quelli della locomozione, del
polso, della respirazione, della circolazione, did ca- lore della pelle, delle facoltà intellettuali
; le diverse giaciture del corpo, ed i
tratti del viso, utili dedu- zioni
talvolta esibiscono. Van-Swieten consigliava di
visitare gli ammalati, in certi tempi, dieci e quin- dici volte per giorno, e ad ogni ora tanto di
fiorilo che di notte. Ma questo precetto
di,flicihiieuie po- trebbesi mettere in
uso nella pratica particolare. Per ben
conoscere una malattia acuta, bisogna
Spesso decomporla: sovente ancora, onde possedere 132
la intera storia d'una morbosa affezione , il medico deve tener conto dell'influenza che possono
eserci- tare sopra dj, essa la natura
del clima, la -varietà delle stagioni,
il regime, le passioni ed altre cose. Importa
assai notar con esaltezza l'ora delle esacerbazionì o parosismi, e la natura degli epifenomeni che
esister potrebbero. Senza di questo
metodo, è impossibile seguire la
malattia ne* suoi diversi gradi di sviluppo,
di ben conoscere i suoi periodi ed il suo cammino, e finalmente di giudicare del suo stalo di
genuina primitiva semplicità, o di
complicazione. Tutli i sin- tomi
caratteristici debbonsi tracciare ogni giorno, come pure i cambiamenti diversi ebe provar possono
nella durata della malattia in disamina.
Le impressioni fatte sopra i sensi
richiedono sole un'attenzione spe-
ciale, perchè dietro un insieme di segni esterni non equivoci, e loro analogia con i risultamenti
dell'espe- rienza, il medico deve
condurre il suo giudizio. Ed ei
continuerà regolarmente questo lavoro sino alla
guarigione, o alla morte dell' infermo} senza dimen- ticare la circostanza del modo e l'epoca di
termina- zione della malattia. Le apposite riflessioni sulle cause del
successo ot- tenuto, o del disastro
sofferto, contribuiranno mol- tissimo a
formare la di lui esperienza , e gli addite-
ranno se egli abbia bene o male agito. Ma non affidi alla memoria gli osservati caratteri, li
deponga bensì sulla carta, e dopo la
morte del malato, o del ritorno a
salute, redìga egli la storia della malattia, soppri- mendo tutte le circostanze meno
essenziali. Coloro che ignorano l'arte
di osservare, sdegnano gli scritti di
Ippocrale. I soli uomini di genio pos-
Digiiized 0/ Google ÌS3 •sono apprezzarne il merito, e far calcolo
di molte par- ticolarità che. sfuggono
agli sguardi poco esercitati. Nicomaco
diceva ad uno spettatore che niente di bello
vedeva in un quadro d'Apelle: Prendi adunque i miei occhi e guarda. Il medico avrà già considerato attentamente
tutti i fenomeni che possono guidarlo a
caratterizzare la malattia, senza della
quale precisa determinazione nessuna
certezza induce alle terapeutiche indicazioni ;
eppure non ha tutto adempito per meglio basare il suo diagnostico : interroghi egli gli autori
originali e loro chieda lumi, confronti
ciò che ha osservato con fatti analoghi
consegnati negli scritti di attenti pra-
tici, e faccia accurata comparazione della sua idoneità con la dottrina di quelli. Deve inoltre
affezionarsi co'li- hri de'grandi maestri
dell'arte, che hanno seguilo la natura
sulla via dell'osservazione. Il primo ed il terzo libro delle Epidemie di Ippocrate, i suoi
Aforismi ed -i Pronostici, il suo
Trattato dell' aria delle acque e
de'luoghi; Galeno, de' luoghi affetti; Sydeftham, e gli - altri classici ; molte ottime semeiotiche,
e nosografie ; ecco le opere principali
su cui incessantemente deve meditare, e
che, bene studiate, lo dispenseranno della
prodigiosa, moltitudine di volumi che disutilmente ingombrano le biblioteche polverose: e poco
scelte. Un medico principiante,
instatilo quanto si voglia, qualunque
sia la sua prudenza , non può giammai
promettersi di non commettere errori nella sua pra- tica; e la più scelta erudizione, il giudizio
il più profondo, non saprebbero
dispensarlo di siffatto tri- buto che
paga l 1 inesperienza. Prima di possedere
quel tatto che caratterizza 1' abile pratico, sarà egli costretto per lungo tempo tasteggiare ed
oscillare) indi, poco a poco, il suo
occhio si perfezionerà a vedere cli-
nicamente, e viemeglio famiglia rizzarsi colle varie fisio- nomie delle malattie. Un anno di pràtica
forma assai più un medico che dieci anni
di lettura o di lezioni. Quantunque i
principi! della medicina sieiio co-
stanti, spesso è difficile farne l'applicazione a casi particolari. La verità non ai presenta mai
subito. Per cogliere l'indole d'una
malattia, bisogna cercare sco- vrirla
col ragionamento , eseguire ora una cosa, ora
tentarne un'altra, nulla trasandare, niente precipi- tare, regolarsi a norma delle circostanze, ed
almeno mai nuocere all'ammalato, se non
puossi aju tarlo. Talvolta è utile
deviare dalle strade conosciute, e
deferire qualche cosa all'accidente. I metodi rigorosi presentano pochi vantaggi, e molti
inconveiiienLi ar- recano. Giammai un
cieco operato non condurrà a rìsuUamehtì
tanto soddisfacenti, quanto un empirismo
diretto dalla ragione e riunito al talento dell'osser- vatore. Qualunque sia il carattere d'una
malattia, le funzioni del medico sempre
riduconsi a dirigere o eccitare gli
sforzi della natura, ed a lasciarli operare.
Veder molti malati non è il mezzo migliore onde apprendere a bene osservare. Una pratica poco
estesa istruisce meglio il medico
studioso. Colui che esercita la medicina
negli spedali , vede ,molto , e non vede
troppo : la rapidità, con cui trascorre i moltiplicati oggetti, non gli permette fissarli. Come
esaminare pro- fondamente, ini due ore, tutte
le circostanze relative alla storia
delle malattie di cento a dugéutó indivi-
dui? Come variare i metodi curativi secondo le indi- cazioni? Come, in tempo cosi breve, puossi
riflettere m sopra ciò die si è veduto, rimontare da'
fenomeni alla loro etiologia, e
approfondir tutto? Vi abbisogna vasto
talento, bisogna anzi genio per sottrarsi dal
basso mestiere, praticando in grande spedale. È stato delto che un medico, il quale dì c
notte corre da un malato all'altro, è
simile al prete die va attorno ognora
co' Sacramenti ; tulli due veggono a
modo stesso molti ammalali, ed entrambi hanno della medicina la medesima esperienza. Laonde tra'
medici di pari ingegno o di pari
goffaggine, sono incontra- stabilmente
più malsicuri quelli che ad un colpo deg-
giono visitare un mondo dì malati. La meiite non è così veloce come le gambe di questi medici. Un medico sommamente occupato, quanti più
vede ammalali, tanto manco vi pensa. La
rapidità con cui gli scorrono gli
obbietti, come dissesi, non gli per-
mette osservarli, perchè gli sfuggono con la slessa prestezza, e nella sua testa non gliene
rimane che an confuso barlume. Quindi
non può egli penetrare le circostanze
precise d'un malato e d'una maialila, nè
a norma della loro differenza variare i suoi
metodi e i suoi rimedi, ma prende tutto all'in- grosso. Io conosco, dice lo Zimmcrmann nel
Trat- tato sull'esperienza in. medicina,
tra la folla di me- dici, il più stupido
di loro, secondo la moda dì og- gidì,
passare pel migliore. Questo Esculapio ba ogni
mattina nella sua anticamera da cinquanta a sessanta maiali: egli ascolta le magagne di tulli,
indi ordina- riamente li schiera in
quattro file; alla prima ordina un
salasso, un purgante alla seconda, un crislero
alla terza, ed alla quarta un cambiamento d'aria. . Un medico non può azzardare un farmaco,,
senza TTipized &/ Google 136
essere impegnato ad amministrarlo colle leggi della più esatta analogìa. Per bene osservare,
bisogna in- terrogare la natura con
pazienza, e considerar, tutto il corso
d'una malattia con profonda attenzione. La
riunione di. queste condizioni dà sola la vera espe- rienza, che si è definita « l'abilità a
garantire il corpo umano dalle malattie
alle quali sta esposto, ed a guarire
queste malattie allorquando . si sono svilup-
pate »: Un medico, che non è dotato della felice or- ganizzazione suscettiva e dello spirito
attento e scru- tatore che richiede
l'arte di osservare , può veder molti
ammalati e mancare interamente d'esperienza.
Questi generali riflessi sulla pratica dell' arte dì guarire negli ospedali , si applicano a'
medici delle grandi città estremamente
occupati. Continue assenze, numero
eccessivo di malati, intoppi incessantemente
rinascenti, permettono loro assai poco di raccogliere esatte osservazioni; ed eglino non ne hanno
il tempo nè la premura. Le grandi pittà sono il punto di unione
de'medici e de' medicastri d' ogni
genere , né * rifluiscono nelle campagne
che allorquando, imperiose circostanze ve
li astringono. Per riuscire in qualche città capitale , bisogna tempo, gran pazienza, e molto sapere.
E dif- fìcile impegno il fissare la
pubblica attenzione, e vi si giunge
trovando da percorrere piuttosto ignote
strade nella folla che si urta e si sforza onde per- venire [alla meta stessa. Nelle piccole
città, al con-i trano, se- il medico non
può sperare tanta opulenza, che
sarebbeglì possibile acquistare altrove, ha il van- taggio almeno di possedere più sollecitamente
la fi- ducia e la stima pubblica; ed ivi
ricavar può egli Llr.l l'Z'Jd b, 137
tanta esperienza come nelle popolose città. Ippocrate ha esercitato in ristretti paesi o in borghi,
nessuno de' quali era sufficiente a
mantenervi un sol medico. 11 maggior
numero delle sue osservazioni fu raccolto
in Tessaglia e nella Tracia, di cui rammenta Lnrissa, Cranone, Acno, Oeniade, Jera, Eliso, Perinlo,
Taso, Abdera ed Olinto, tutti allora
piccoli villaggi. Galeno dice che in un
solo quartiere di Roma eravi più gente
che nella più estesa contrada dove Ippocrate
si esercitava. La grandezza di un medico adunque non vuol esser dedotta dalle farraggine degli
amma- lati, bensì dal talento di saper
trarre d'ogni caso particolare tutti i
possibili vantaggi. Un antico
regolamento in Francia prescriveva ai
medici che destinavansi alla pratica nelle grandi citta, di esercitarsi prima molti anni nelle
campagne vi- cine. ( Knipliof, Novo
medico praxln non esse con- cedendam).
Sembra ch'essi avessero il tacilo permesso
di scozzonarsi a rischio della parte più sana e più utile dello Stato, osserva giudiziosamente
Vieq-d'Azyr, e che la medicina abbia
bisogno di simili espedienti ond'essere
praticata, i quali sono tanto vituperosi per
essa, quanto insultanti per l'avvilita umanità. Ingannetebbesi pur troppo un medico se
credesse arrivare facilmente all'auge di
fortuna, apprestando le sue cure a
titolali infermi, e consacrando esclusi-
vamente il suo tempo alle classi superiori della so- cietà; avvegnaché la classe agiata del popolo
gli pre- senta una via più sicura alla
sua pratica. Presso di ucsta, meno avviluppato
nel!' esercizio della profes- sione,
divincolato e libero Dell'impiegare i mezzi
terapeutici che giudica convenienti, di rado responsa- 136
bilo dell'avvenire, egli vi trova ancora una riconoscenza più liberale: e men negligente della vantata
munifi- cenza de' grandi. e ,.• ■ ,' w.
.:. ■ .; . Nella estese citta eziandio,
ed ovunque altrove, la chirurgia offre
mezzi di sussistenza meno moltiplicali
di quei della medicina. Hanno alcuni i esclusiva re- putazione per la pratica delle operazioni.
Costoro sono sempre quelli che 1'
accidente i ha posto ;il go- verno degli
spedali. Quindi i chirurghi lèi gli ufiiuiali di salute, dappertutto più numerosi, assai
de'iuedici, non possono mantenere le
loro famiglie che esercitando
indistintamente, ed' alla meglio, le due: partii dell'urte di guarire.
Senza vero sapere medico, ma con sufficiente giu- dizio per lasciare agire la natura , un
inedie^ può usurpare facilmente una
estèsa celebrità. Per un chi- rurgo è
tutt'altio: i di lui errori si scorgono .in pieno ■giorno,, se la Sua mano è inabile,, e lutto
il . super- fare possibile non può
'salvarlo d'essere -designato ben- tosto
qu al cattivo operatore. . questo, nessuna certezza in medicina. " Egli . è difficile veder molti malati
, e difendersi dalla tendenza del ceco
medicare che inspira all'uomo la
naturale infingardaggine del suo spirito; per lo che negli spedali massimamente i medici ru lini
eri si rin- vengono, .. Costoro, con un sol colpo d'occhio,
riconoscono uua malattia; la quale,ipìù
oscuro diagnòstico pre- senta, più
facilmente da loro vien già caratterizzata:
nel che, niente imbarazzali. Dietro brevi interroga- zioni fatto all'infermo per sola forma,
prescrivono macchinalmente un
Ordinativo, che lo allievo, incari- cato
del lòglio di visito, scrive per esteso dopo avere udita la indicativa parola. Tale è tutta
l'arte loro; tale è la loro condotta,
costantemente la stessa. Ma questi
pratici, il cui numero fortunatamente è poco
considerevole, le sole facce de' loro ammalati cono- scono appena. , Alcuni medici divengono macchine coli* in
vece h iare ; leti* non permette ad
.essi di seguire i progressi della
scienza, o assoggettarsi a nuovi sludi : ostinatamente fissati alle antiche loro dottrine, non
vogliono variarvi alcuna cosa: tutto.
ciò che è nuovo li disgusta e li sdegna,
quindi più non leggono. Dopo cinquantanni
Diqiiized 0/ Google Ì43 di medico esercizio, è impossibile per loro
adottare altri principii, diversi degli
acquistati, che per sì lungo tempo sono
abituati seguire. Hokbtjus, Manudìictìo
ad medfqinani. 2. ■■ f. - . ^ , ■ ■■ ■ Btìiti Presunzione. 1 ,
■'■ Non chiedete a quel dottore ciò eh'
ei su, si bene ciò che ighpraL Egli ha
letto tutto, ha veduto tuUo: i più
difficili casi non lo sorprendono; le opera-
zioni chirurgiche più delicate sono per lui un pas- satempo: niente lo con l'onde; il suo genio
tutto, pre- vede, .tutto intraprende.
Di.' sè egli parla in termini magnifici:
e- terrebbe a disdoro il sembrar d'ignorare
cosa veruna. Quali malattie non ha egli guarito mai? H c anero e l'.'ìdrofobià confermata, nelle
sue mani,' hanno cessato d' essere
incuràbili ; egli 'crede posse- dere,
senza accorgersi della tròppa arroganza, tutto
il sapere che puossi avere, che giammai potrà egli acquistare: ii primo! aforismo d'Ippocrate
non. ha si- gnificato alcuno per lui; e
finalmente crede aver egli in .sè
-infusa 'il genio ed il potete d'Esculapio: stesso. Pochi medici hanno spinto cos'i lungi il
ridicolo della vanità, quanto Menecrale,
nè s' ignora quali lezioni da Filippo-,
egli abbia ricevuto; ovvero Come Paracelso.
Ethullerus, De medico mendace.
Digiiizcfl ay Google M4 3.
Della Timidità. Talun medico
ha grandi talenti e profondo vastis-
simo sapere, frattanto ei non fa numero, e giammai verun posto occuperà egli nella gerarchia di
sua pro- fessione ; e eoa le' più estese
cognizioni , egli ha l'aspetto dell'
ignoranza. Interrogatelo: le sue
risposte sono le più confuse ed inette.
I casi i più semplici lo sgomentano; detesta
sempre di agire, e con paura ne determina la esecu- zione. Invano la natura annuncia un esito
salutare; tremante ognora, non osa
secondarla. Giammai non ha sentito egli
quelle subitanee improvvise inspira-
zioni che rivelano ad na uomo di genio il carattere di una malattia complicata nel suo andamento
e nel diagnostico, e fuor delle vie
comuni gli fanno trovar i mezzi di
trionfare della violenza e della sua perti-
nace resistenza. Conseguentemente nel deliberare ei perde la favorevole occasione ed il momento
di ri- schiare con vantaggio. Un tal medico non uccìde i suoi malati, ma
egli li lascia morire. Heister, De medico nimis timido; Steìnmxtzkjs,
De juxta media timiditate. H5 4. Del Giudizio Falso. Alcuni medici si inorgogliscono
pompeggiando non credere alla loro
scienza. Svincolati d'ogni pregiudi-
zio, trattano di vane ciance i precetti dèli' oracolo di Coo. Irremovibili nelle loro opinioni,
riguardano come Favole i fatti più
autentici; e l' arte di cono- scere e di
trattare le malattie è a' loro sguardi un
ciarlatanismo, fondato sull' ignoranza e sulla credulità del volgo. Ma come non lasciarsi imporre da
indivi- dui, iniziati in tutti i secreti
delja medicina? Come sospettarli di
malafede, allorquando in verità fanno il
sacrifizio di tanti anni di studi e di lavori còsi- penosi ? In siffatta guisa argomentano alcune
persone volgari. Tuttavia l'uomo
imparziale scopre bentosto' in questi
pirronisti, que* medicastri, che, disgustati
d'una pratica disgraziata, accusano senza pudore la medicina degli errori esclusivamente
imputabili alla loro ignoranza. Alcuni pretesi dottori, senza istruzione,
.senza ta- lento, e sforniti non meno di
scienza che di principii elementari,
coloro in 6ne il di cui giudìzio è essen-
zialmente falso , che, per comparire spiriti forti nella professione, denigrano ciò che ignorano,
condannano tutto quel che sono incapaci
di comprendere, e ren- donsi segno del
pubblico dispregio, osando esercitare un
ministero che giudicano inutile alla società. 4 46
Altri medici niente scorgono di oscuro nella scienza dell'uomo. La natura non ha segreto -veruno,
che non discoprano; nessun velo occulta
a' loro sguardi penetranti i misteri
della nostra organizzazione. Non vi sono
malattie che non possano perfettamente spie-
gare e guarire. Questi pratici si uniformano cieca- mente a tutte le osservazioni che i libri
contengono; e tutti gli assiomi
d'Ippocrate sembran loro immu- tabili
verità. Inutilmente l'esperienza accuserebbe la
loro dottrina; il maestro l'ha detto, èssi in discolpa rispondono, egli non ha potuto ingannarsi
giammai. Laonde, per loro di nessun
valore risultano le sco- perte novelle
della scienza, che nemmeno vere le
supporrebbero. Tutti i fenomeni,
tutti i cambiamenti che presenta una
malattia, durante il suo corso, dipendono, agli
occhi loro, non dagli sforzi della natura, ma bensì da' farmaci diggià somministrati, quantunque
inattivi altronde ed inutili siano stati.
E nell'alta idea che hanno della forza
della medicina, si immaginano che
nessuno de'mali, che affliggono la specie umana, non possa loro resistere; e spreca tori, senza
discernimento, di tonici, di salassi, di
emetico, e de'più attivi medi- camenti,
pensano sempre che agir si debbe, ed agire
con tutta energia, i . Vi sono
de'fanatici in medicina: con questo nome
indicatisi i partigiani esaltati di tale o tal altra dot- trina. Guardisi bene ognuno di osar censurare
il loro idolo venerato: se avrassi tanta
temerità, le ingiurie vomitate dalla
loro bocca sarebbero in tanto cumulo,
come eran le parole che Omero , in pubblica con- clone, fa dire al vecchio Nestore, oh' ei
paragona Digiiized 0/ Google 147
alle onde di neve, impetuosamente in copia cadenti. Costoro di esclusiva ammirazione si
preoccupano, disprezzando tutto ciò che
ad altrui partito giudizioso
concorre. Gagnok, De la recerefte de la
vénti dans la mé- decine. (Jigiiizod by Googlt xx Del Modo d' Interrogale gli Ammalati. Le querele e le doglianze del malato e la
storia ch'ei narra de'mali suoi, sono le
basi sullo quali il medico appoggia la
sua diagnosi, e gli forniscono la
determinazione alle principali indicazioni terapeuti- che- Senza questo soccorso non può egli
formare evidenti distinzioni, ma appena
sole congetture. Le interrogazioni senza
metodo, gli schiarimenti mal di- retti,
stancano l'infermo senza illuminare il medico.
Girolamo Ca podi va ce a ha sentito bene quant'era ne- cessario stabilirle metodicamente, ed ha
lasciato su questi elementi essenziali
di pratica, i più utili av- veduti
precetti. (Capivacius, De modo interrogarteli
aegros; opera omnia). Alcuni
ammalati esprimer non possono le loro
idee. Indarno si sforzano manifestare le proprie an- Oigitized &/ Google 4 49
gosce, tutto è confuso ne'loro discorsi. Inutilmente si domanda loro un esatto ragguaglio delle
cause e de 1 fé nome ni della malattia
ebe li tormenta; nella ri- sposta, si
spaziano in prolisse digressioni, si fissano
sopra indifferenti circostanze, ed i più disparati og- getti sciopera Latuco te con fondono. Con
tali cervelli dovrà il medico tuttavia
istituire i suoi quesiti. 11 metodo ù la
fiaccola, che Io guiderà in mezzo alle
dense tenebre clie lo circondano; per esso distin- guerli il medico le peculiari circostanza
clie li, inno preceduto la malattia, da
tntl'altri fenomeni clic lo colpiscono 3
ed i riflessi indifferenti ed estranei alla pa-
tologica sua relazione, da quelli che soli caratterizzar la possono.
Finito il racconto che un malato lia fatto di ciò eli' ei soffre, non deve il medico
interrogarlo seirzu ordine sopra tutti
gli clementi de' inali di lui, o so- pra
i segni die vi scorge, ma deve informarsi piut-
tosto del princìpio d'ogni passato avvenimento, avanti esaminare lo stato utluale delle organiche
funzioni. Spesso alcune circostanze in
apparen/.a futili, sulle quali è
ricondotto il paziente, spargono una viva luce per la diagnosi della malattia in
esame. Conosciute le cause d'una
malattia, e stabilito con- segue n
temente il trattamento curativo. Accora la mente istrutto del corso de' primi sintomi e
dell'ordine col quale sono apparsi, il
medico medita sui fenomeni che già osserva;
ed ingegnasi quindi unificare ciò che
realmente scorge coi ricevuti schiarimenti.
Vi sono alquante espressioni, famigliari agii am- malati, il di cui significato non deve esser
per il me- dico quello da essi
apposto\L 150 Alcuni individui sono portati naturata e
nte"ad esa- gerare i loro dolori;
ma il medico su questo eccesso di
doglianze dovrà diffidare con discernimento. Le
espressioni del dolore non sono sempre sincere. Ascol- tando un malato, nella narrazione de' suoi
patimenti, cercherà il medico carpire il
soggetto dello allarme di lui, vero o
esagerato; e porrà ogni attenta cura ad
esplorare quel cuore, e penetrare in quel pensiero, onde squarciare il velo ad ogni occulta
imagiuata chimera. Altri ammalati fanno al loro medico
insidiose di- mande, non già per
conoscere il di lui avviso sullo stato
in cui trovansì, ma per giustificare l'opinione da loro concepita; e cercano ne' discorsi di un
uomo della professione un alimento a'
timori, di cui la loro immaginazione è
cupamente ingombra ed oppressa. Tale è
lo scopo de' malinconici, de' tisici, e di alcuni tabidi, nelle interrogazioni numerose che
dirigono a chi prende cura di loro
salute. Un medico che saga- cemente ha
cólto la causa delle loro sollecitudini,
deve subito dare una diversione al loro spirito ango- sciato, simulando un pericolo differente di
quello che li allarma. Non è diffidi cosa scorgere una donna tentar
d'in- gannare il suo medicò, narrandogli
malori che affatto non soffre; è simular
malattie nervose con la più esatta
naturalezza. I segni morbosi' che appartengono
a funzioni dipendenti dal dominio encefalico, non possono giammai essere simulati, e sono i
soli a cui il medico accorderà assoluta
fiducia. Quasi tutte le storie di
malattie- nervose straordinarie, hanno abili
donne per eroine; ed e accaduto sovente che la Digiiizefl 0/ Google 151
estrema loro destrezza nel sostenere la propria fur- beria, ha deluso la prudenza di qualche
medico illu- minato ed accorto. Interrogando un malato, è utile talvolta
distrarlo dal tema principale delle
richieste che gli si fanno: al- lora
quegli si tiene meno in guardia, e più facilmente avviene d'ottenere la verità nelle sue
confessioni. Il me- dico -avrà cura di
addolcire le inflessioni della sua voce,
scegliere le espressioni che infondono la più
anì'ttiuis;» benevolenza, onde padroneggiare sul cuore dell' infermo, facendogli mauiffito in suo
bene un vi- vissimo interesse. Le
austere laconiche interrogazioni,
ritengono le effusioni del dolore sui labbri dell'in- felice, che ne soffre Io strazio: ma le
dimande fatte con dolcezza e con pietosa
commiserazione, provo- cano ogni
larghezza di fidanza, e quella espansiva lo-
quacità che le angosce desiati mitiga diggià, e sol- leva. Ed al contegno grave ma aperto del
medico, un dolce sorriso sul labbro di
lui, fa nascere o rav- viva la speranza,
e dissipa molti: timori spesse volte ai
misero inférmo funesti. Ma se ad elevato rango
il malato appartenga , non dimenticherà il medico che un servile abbietto portamento degrada,
né in- spira fiducia alcuna; come
un'aria di superiorità verso un infelice
plebeo, è vile e crudele. Si deve alla
dottrina di Doublé un eccellente ca-
pitolo sul modo d' interrogare e di esaminar gli am- malati. Dividesij die' egli, in due parti
naturalmente distintissime: la prima
abbraccia la conoscenza di ciò che ha
preceduto la malattia ; la seconda com-
prende la conoscenza delle circostanze alla stessa malattia appartenenti; e deve il medico
informarsi J52 inoltre di tutto ciò che si riferisce
all'influenza degli esterni modi fica
tori, c conoscere la temperatura e la
topografia medica del luogo ov'egli pratica. 1 Laonde esaminerà egli primamente 1' età, il
sesso, ];i professione; le passioni, le
abitudini, il genere di vita
dell'ammalato; l'esercizio generale delle sue fun- zioni nello stato di salute; richiederà del
corso di questa salute anteriore alla
invasione della malattia attuale,
d'altra forse antecedentemente sofferta, degli
effetti generali de'me dica menti sulla sua costituzione, delle malattie di famiglia o de' genitori. È
utile sa- persi con precisione l' ora
fìssa dell' ingresso del morbo, e la
determinazione del suo periodo, e se per
ripetuti accessi, per prima invasione O alta-
mente. Se tali notizie potesse il medico ottenerle dai circostanti , risparmierebbesi al paziente
cosiffatta noiosa fatica. Ottenuti i preliminari ragguagli, si procede
ad una serie di interrogazioni
direttamente relative alla re- gione,
sede del patimento del dolore e dello scom-
piglio delle funzioni, di cui lagnasi specialmente l'in- dividuo. Indi si chiederà esatto conto di
tutte le altre parti del corpo ,
procedendo metodicamente dietro l'ordine
naturale e la successione delle fun-
zioni. Cosi, pe' fanciulli,
bisogna richiedere della denti- zione,
del sonno e dell'appetito. Chè se le malattie
de'bambini sono spesso difficili a trattarsi, ciò in gran, parte, deriva perchè esprimer non possono
que'pove- rini i mali che risentono, ed
il medico non può trarre alcun lume
sull'indole, de' loro patimenti; essi
rispondono male alle di luì inchieste, soffrono e si DigiiizM 0/ Google Ì5S
tacciono. F. pei* ima donna, della mestruazione, e delta supposizione di gravidanza: se trattasi di
alcuna nu- bile, si è in dovere
parecchie Tolte informarsi, iu modo
dubitativo, de' suoi rapporti col sesso più forte. Fer un vecchio, ond'esser qui breve , cliè
biugo sa- rebbe per sìngolo enumerare
ogni quesito da pro- porsi, bisogna
investigare lo stalo delle f.icolià imel-
leitualì, delle forze muscolari, dello stomaco, della imitazione, defecazione, sonno, cec. Utilissimo riuscir potrebbe esplorare
assolutamente ogni regione ed ogni parte
della persona degli uni- malati, ma il
pudore vero o simulalo delle donne e la
convenienza abituale, impediscono frequentemente di fare queste indagini colta esaltezza
desiderabile. Nò bisogna tacere che fino
a questi ultimi tempi, Utni- ta vanii 1
mediei all'esame del l'aspetto, della lingua,
del polso, delle orine, degli escrementi, delle materie vomitale, o del detratto sangue. E meno
attenti degli umidii, die almeno
esploravano sempre gU ipocondri, i
medici dell'ultimo secolo non palpavano le regioni del corpo de'loro ammalati, se non erano di ciò
richiesi!. Ma Corvisart, rimodernando i
lavori di Avcnbnigger, richiamò
l'attenzione agli esploramene del torace - e
lìiunssais ha dimostrato quanto sia vantaggióso il palpamento dell'addome sopra tutti i punti
della sua superficie. L'esplorazione clinica ha fatto sufficienti
progressi in questi ultimi tempi: ciò
che segue a tale soggetto, emerge dal
piano traccialo per Morejon, sommaria-
mente esposto ne'dizionarj di medicina.
La vista ci fa riconoscere una colorazione insolita, il cangiamento di forma, di volume e di
rapporto, o DI0ttad oy Google 134
le soluzioni di continuità delle parti situate alla sii- peplicie, o . accidentalmente poste a nudo..
Per essa ci rendiamo esatto conto
dell'aspetto della cute ca- pelluta,
della faccia, della Locca, della pelle, e di
tutte le materie evacuate naturalmente o artificial- mente.
L'odorato ci appresta la conoscenza dello olezzo generico che emana dal corpo del inalato, di
quello elle esala dalla bocca di lui,
dalle fosse nasali, da tutt'altra parte
esteriore, o finalmente da materie
evacuate o estratte. Il gusto è
di poco uso, avvegnaché lungi di esplo-
rare queste sostanze, volentieri si ammette ciò che l'ammalato stesso ne accusa. L'udito ci fa riconoscere lo strepito che
risulta, dalla locomozione naturale o
provocata delle parti contenenti o
contenute, naturalmente o casualmente
poste in movimento. La succussione raccomandata da Ippocrate, la percussione da Avenbrugger, la
steto- scopia da Laènnec, la, plessi me
t ria da Piorry, la pres- sione in
diversi sensi, dan luogo a rumoreggia menti,
che l'orecchia, nuda o armata di strumenti, racco- glie, su' quali riposa talora la diagnosi di
malattie oscurissime senza questo mezzo
di esplorazione. Il tatto è di grande
importanza, poiché ci istruisce dello
slato della cute, del suo tessuto cellulare, dei muscoli, del cuore, de' visceri addominali,
delle parti genitali della donna,
ecc. Laonde per l'applicazione
de'cinque 1 sensi ad ogni organo,
raccolgo nsi per quanto è possibile gli elementi razionali ed esatti sullo stato delle parli
dell'orga- nismo, sopra le quali possono
agire maggiormente. 155 Non basta però esercitarsi a far questa
esplora- zione con ogni metodo e
complessivamente; è neces- sario altresì
che il raziocinio concorra ad unificare
tutti i dati esibiti per l'uso de'sensi, li disponga nell'or- dine di loro naturale concatenazione, e
distingua quelli che hanno maggiore
importanza nella ricerca dell'in- dole e
della sede del male. Bisogna che la sagace av-
vedutezza del medico ponga a confronto lo ammalato attuale con malati analoghi, già da lui
osservati, e con quelli di cui ha letto
la storia patologica negli scritti di
buoni osservatori, o di nosografi di prima
classe; nel qual paralello, rafforzerà lo scontro ed il concorso delle cognizioni anatomiche e
fisiologiche che rapportar si possono al
caso presente; ■ ;. La vita è assai
variata, gli organi sono troppo nu-
merosi, le azioni organiche molto diverse e ripetute, e le malattie oscurissime in varf casi, onde
esser possibile decidere sempre, sin
dal. primo giorno, della loro natura e
della sede loro. Come condursi sino a
che tale incertezza in tutto od in parte sia dis- sipala? Lo illustre Stoll ci fornisce la.
migliore regola: lndicatione incerta,
maneas in generalibus .- la quale però è
poco utile per esser troppo generica. Ovvero pre- sumere con Pinel ed i naturismi che bisogna
restare in aspettazione, è quasi un dire
nulla.' La sola regola in simil caso, e
frequentissimo è un tal riucontro, sia
quella di dirigere e moderare l'azione de* modi- fica tori dì ciascun organo, e rimovere
ancora tutti quelli che suscettibili pur
sono di sopreccitare l'azione organica
in ognuno di essi. Questa è la sola aspetta-
zione razionale , che spesso allontana efficacemente lutto ciò che impedjr potrebbe il ritorno al
tipo Oigiiized &/ Google 4 56
normale di vita, e la guarigione ha effetto senza do- ver ricorrere a mezzi ulteriori. L' indole e la sede della malattia trovatisi
forse ma- nifeste, intenso il morbo,
importante l'organo affetto? bisogna di
conseguenza ricorrere sollecitamente al
trattamento più diretto ed energico, nella indicazione terapeutica che seguir si debbe. Nelle malattie croniche, è necessario ora
indugiare, quando incerta siane
l'indicazione; or adoperare tutto il
medico potere, tostochè la diagnosi in modo non
equivoco SÌ presenta. . Il
medico che si occupa del suo malato solamente
allorquando gli siede accanto, tradisce la di lui fi- ducia, ne la merita per quell'istante.
Terminando di visitarlo, dev'egli
riflettere eziandio a quanto ha dig- già
osservato, a quel che ha prescritto, e riassumere 1' idea generale che ritenere egli deve sulla
clinica osservazione da lui fatta; nè in
ciò bisogna che la sua attenzione sia
assorbita e distolta dal calcolo de- gli
onorari che gli competono. La frequenza
delle visite dev'essere in ragione della
gravezza del male, o dell'espresso desiderio dell'in- fermo o della sua famiglia. Gli ammalati
visitar si deb- bono per lo più ogni
giorno ad ore diverse, ma nei parossismi
a preferenza. Spesso è indispensabile per due
volte al giorno eseguirsi la visita clinica, talvolta an- che di notte; ed in pressanti incontri il
medico non potrà abbandonare ìl malato.
Util cosa è frat- tanto non
accondiscendere sempre alla -richiesta di un
infermo, che per pusillanimità esige ognora presso di sè l'assistenza del curante, avvegnaché si
giudica male sovente di colai che spesso
non involasi nè OigiiizM &y
Google r 457
facciasi cleside. are. Ma 1' esperi SUu a è l'arbitra delta moderazione. Eppure quanto precede non è tulto sul modo
di interrogar gli ammalati. Ed in generale,
gl' individui i di cui malori sono
l'effetto dui libertinaggio, • quali il
dolore, giunto, ad insoffribile grado, strappa
involontariamente delle imprecazioni 1 contro colui che è costretto assoggettarli a crudeli manòvre.
L'eccesso de'Wo tormenti rende perdonabili
i loro oltraggi.. Dippiù; tal ammalate
non vuol prendere che far- maci gustosi
; laonde rifiuta tutti quelli, di cui
l'odore, la forma o il sapore gli dispiacciono; persi- ste ostinato nelle sue risoluzioni, c per
questa con- dotta irnigionevole riduce
il suo medico nell'impos- sibilità di
agire. Tal altro non ba questa mania, ma
curioso all'eccesso, ei vuol saper tutto: bisogna ren- dergli ragione dell'azione de' medicinali,
istruirlo dei fenomeni delle funzioni
vitali, e spiegargli le menome
particolarità de' mali eli' ci prova.
Spesse volte vi sono ammalati, che fanno dispe- rare il medico per la loro .indocilità.
Dietro aver ad essi profuso tutte le
possibili cure, dopo avere sof- ferto
vivissimo inquietudini sulla sorte loro, sarà per- venuto egli alla fine a condurli ad insperata
conva-* Iescenza ; lieto del successo
degli sforzi suoi, promette loro una
guarigione sicura, se per altro breve corso
di tempo sottoporsi vorranno ad una indispensabile dieta: inutili precauzioni, superfluo avviso!
in di- spregio degli indicati saggi
consigli, ogni disordine _ nel regime
essi commettono, e ricadono nell'abisso de'
mali, d'onde erano stati tanto penosamente sottratti. Molte e varie circostanze richiamare io
potrei, per le quali le passioni e
disposizioni di spirito de* ma- lati
esercitano la pazienza del medico: perlochè facile mi sarebbe additare l'inconseguenza, la'
leggerezza, la meschinità di cosiffatti
ammalati, i quali, dopo avere
manifestata intera fiducia al loro medico, ad un tratto, 166
sènza ragione veruna , si intiepidiscono à di lui ri- guardo, e gli manifestano una ingiuriosa
diffidenza: o potrei indicare coloro che
esigon troppo, sempre mal- contenti, i
quali vogliono che lutto ciò die li attornia
sia vittima de' loro capricci; e se fossero assecondati, erigerebbero ancora una diuturna indefessa
assistenza del loro medico, che dovrebbe
dimenticar per essi tutti gli altri suoi
ammalati. E dir potrei di quegli esseri
spietatamente ingrati, che dovendo l' esistenza, di cui sono indegni, alle sollecite cure di un abile
profes- sore, stancano la di lui
delicatezza con vani pretesti, con affettati
indugi, e talora non trovano altro mezzo
onde sdebitarsi dell'obbligo doveroso della ri cono- scenza,, che dirigendo contro di lui i dardi
più acuti della calunnia, o lo strazio
più accanito della male- volenza !
! Ma' io non pretendo esaurir la
materia : ed à questa succinta
sposizione limito la enumerazione delle prin-
cipali cagioni che possono cimentare la pazienza del medico.
' Ed il principiante, al suo ingresso in società, deve opporre un fondo inesauribile di pazienza
all' .indiffe- renza, talvolta
contumeliosa, del pubblico. Se egli pra-
tica in una vasta città, lungo tempo negletto, sarà sposso testimonio de' trionfi di medicastri
spregevo- lissimi: ma l'oro prezioso ed
il fango putente non saranno sempre
confusi, e verrà il tempo in cui ne
saranno separati. In tutti gli
incontri, in ogni passo di loro carriera,
i medici hanno un bisogno estremo di pazienza ; e per essi principalmente dir si può: ^a pazienza è
il genio! XXII. Della Prudenza del Medico. Necessario in ógni istante è al medico,
nell'eser- cizi» di sue funzioni, il
soccorso della prudenza. Nè di quella
conveniente alla scelta de' farmaci, o alla
determinazione delle terapeutiche indicazioni, qui si ragiona; benvero di quella che dee guidare la
mo- rale condotta del seguace d'
Ippocrate. Conservare V integrità della
propria riputazione , è un impegno che
esige da lui attenzione perenne. La
tendenza degli uomini, propensa ad accusarlo dell'im- potenza della natura, è tale, che, in tutte
le malattie gravi, la' prudenza inculca
al curante richiedere av- viso d'altri
medici, onde mettersi in salvo dagli at-
tacchi della malvagità e dell' invidia , e per ajutare l' infermo, se mai potrassi, con più efficaci
sussidi. OigiiizM &/ Google 168
In alcuni casi adunque, ia difficoltà della diagnosi d'una malattia, l'imminenza del' pericolo in
cui tro- vasi l' ammalato , la necessità
di ricorrere u mezzi estremi, impegnano
il medico prudente a sollecitare il
convegno d* uno o iti parecchi suoi colleglli, più o meno rinomali, per conferire sullo slato di
chi tro- vasi affidato alle di lui cure,
a chiedere cioè una coiisidtnzione.
Ovvero, l' aspettazione del medico ordi-
nario delusa per la durata, per i temibili progre- dimenti del male, o per altri motivi più o
meno fondati; o il solo desiderio dì
procurare all'infermo, come si disse,
tutti gli aiuti della scienza dispo-
nibili, inducono i parenti del malato a riunire at- torno al suo letto parecchi uomini dell'
arte, nella speranza di vedere scaturire
nel loro concorso lumi novelli in di lui
vantaggio. Stabilito il progetto del
desiderato consulto, il nu- mero e la
scelta de 1 medici clic devono formarlo, sarà
premura degli interessati, che sì invitino i più idonei; o si determinerà ciò dal medico curante
stesso, che na. c stalo fatto l'arbitro.
Nell'ora del giorno fra loro convenuta, o
fissata ordinariamente dal più anziano,
eglino riunirannosi presso l'infermo. Prima di entrare nella camera di costui, il medico curante
farà l'espo- sizione della malattìa, de'
mezzi adoperali e degli effetti di ri
sul lamento. Indi gli aggiunti e consultori
si recano dall' infermo, lo esaminano, esauriscono tutte lé ricerche e le domande necessarie a
stabilire op- portunamente la diaguosi
ed il pronostico dell'affe- zione; ed in
tal modo, si accertano essi sulla vera-
cità della narrazione già preceduta, o modificano le loro idee dietro ciò che inesatto o
incompleto avranno OigilizM D/
Google 4 69 dedotto. Di ritorno nella sala di riunione,
ciascuno di loro, prendendo la parola in
ordine inverso alla maggioranza di età ,
esporrà la sua opinione sulla analizzati
malattia, e sul trattamento curativo die
adottar si «rede. Finite la discussione, i consultori si riconducono presso l'infermo. Allora il più
anziano accenna, secondo le circostanze,
in tutto od in parte soltanto, il ri sult
amento della discussa deliberazione, e
le speranze da loro fondale sulla di lui guarigione. Uno de'mediei redige la consultazione o la
prescri- zione,, da tutti poscia
firmata. Ma Ordinariamente qnes té
mediche radunanze non si adempiono con
tanta solenne pompa: un solo aggiunto basla da consultore, ad invitò del medico curante od a
richie- sta dell'ammalato ; e, non
osservando di tutte le de- scritte
convenienze cbe le necessarie, imposte dalle
peculiari circostanze, si accordano di subito intorno al trattamento più cordacente al caso. Eppure ai 1 è supposta finora una unanimità
di opinioni, cbe non si osserva quasi
giammai. Qual sarà la condotta del
medico ordinario, tostochè il suo di vis
amento sarà opposto a quello de' col leghi in-
tervenuti? Nel caso in cui l'uguaglianza dell'av- viso deb maggior numero, supponendolo poco
saggio, non possa cagionare notabile
pregiudizio all'infermo, prudenza
richiede poter visi uniformare, con la re-
strizione di arrestare lo adempimento dell'adottata terapeutica, se l'esperienza farà
riconoscerne incon- venienti; ovverò se,
dopo sufficiente tempo, non avrà
prodotto il bramato risultamento, impedendo in tal guisa l'adoperare di più utili rimedj. Ma
quando trat- tasi di quei mezzi estremi,
che erroneamente appli- 470 cali comprometterebbero la vita del
paziente, o Io esporrebbero all'inutile
sacrifizio di un membro di sè stesso,
come in alcune chirurgiche operazioni, il me-
dico curante ponderar dee allora l'autorevole credito di coloro dalla cui opinione egli dissente.
Ed acce- derà a questo divisamente, se
nella costoro ricono- sciuta abilità e
consumata esperienza potrà dedurre
inconcusse ragioni da quietare la sua titubanza. Laonde, senza mancare ai giusti riguardi dovuti a'
professori- colleglli, dichiarerà egli
la sua opposizione in diver- genza di
avvisi, e chiederà un nuovo congresso, com-
posto per intero od in parte d'altri aggiunti con- sultori.
Le considerazioni medesime di onore e di probità dirigeranno la condotta del medico
consultore. Se, per delicatezza, dovrà
questi ognora astenersi dal di-
sapprovare apertamente ciò che è stato eseguito, il dovere gli impone eziandio di opporsi
energicamente ad ogni metodo di
trattaménto curativo che sem- brassegli
pernicioso. L'utilità di queste
consultazioni non puossi con- traddire
giammai, specialmente se risultano dal con-
vegno di medici, che per attestato anche de' colleghi hanno diritto alla pubblica fiducia. Tuttavia
la dif- ficoltà dì adunarne un cerio numero
con la garanzia di tali requisiti,
particolarmente nelle città poco po-
polate, ove sovente regna fra' medici una scandalosa detestabile rivalità, ha fatto considerare le
consulta- zioni medico-cliniche più
funeste che vantaggiose agli infermi.
Talvolta li an dato luogo a dissensioni pue-
rili e ridicole, che hanno fornito a'detrattori della medicina l'occasione di lanciare satirici
strali contro OigiiizM &y Google l'utilitè di questa scienza. Ma siffatti
sarcasmi avranno colpito soltanto
qne'medioi, che la vana loro presun-
zione o le passioni loro vilissime rendono in ogni tempo spregevoli ed odiosi. La prudenza inculca al medico curante"
di avver- tire chi è interessato per
l'infermo sul pericolo del male, su bit
oc li è dichiarasi, od anche appena comincia
a sospettarne il pencolo.
Chiamato a trattar malattie, di cui l'avverata esi- stenza recar potrebbe il disordine in alcuna
famiglia, il medico prenderà le più
accorte precauzioni, onde non
compromettere la sua riputazione ed i segreti
che gli si affidano. Si troppa importanza per lui è il non errare, uè accusare una donna, un marito
senza colpa, o una fanciulla d'intatti
costumi, di qualunque malattia che
l'opinione pubblica come vergognosa di-
chiara. Ledi lui funzioni spesso lo iniziano- in reconditi misteri, sia per loro importanza sia per
singolarità. De- positario de'secreti
delle famiglie e degli individui, egli
conosce le loro pene, le loro passioni, le spe-
ranze loro più intime; confidente dello sposo e della sposa, de'consanguinei e degli affini, de'
genitori e dei figliuoli, de'fràtelli e
delle sorelle, del superiore e del-
l'inferiore, egli deve dimenticare con l'uno ciò che sa dell'altro, e non avvilirsi giammai a tradire
la fiducia de'suoi clienti: i segreti
che gli si affidano più ab- bietti,
turpi o criminosi, maggiormente occultar li
deve col silenzio più scrupoloso. A tal riguardo, il ministero di lui è più delicato di quello
dell'avvo- cato e del confessore. Ma quale scrupolosa decenza, quale attenta
ritenu- tézza non deve egli serbare
nelle cure ch'ei presta alle 173 cenobite, alle ragazze, alle donne! (Doublé,
Séméiolog. -generale). Esigerà egli la
presenza della madre, o di una prossima
parente, nelle delicate frequentissime
circostanze, allorquando costretti! , sottoporre ad in- dispensabile perscrutatone ogni più occulta
parte, una timida verginella, ritrosa,
confusa, vergognando, de- pone nelle di
lui mani l'ultimo velo del pudore. Se
una donna dehbasi sottoporre all'esame accennalo, richiederà la presenza del marito. Se la
inspezione per una claustrale si
richiede, si farà assistere da una delle
vecchie suòre. Per una legge de' Visigoti, era
espressamente proibito al medico e al chirurgo di salassare una donna, senza che fosse presente
il pa- dre o la madre, un fratello, un
figlio o lo zio di lei. (Iìodemcus A
Castro, Med. polit). Nel trattamento
delle donne luciate, vi sono poi regole di decenza, dalle quali in ver un caso non può
l'ostetrico dipar- tirsi giammai. Alcune affezioni patologiche, mascherate con
estrema . astuzia da chi le soffre, nè
mai rivelate, esigono che il medico le
tratti convenientemente, occultando al-
tresì la natura degli adoperati medicinali Non vi sono elogi che alla prudenza non
siano do- vuti: ha detto Rochefoucauld.
Per quanto estesa, cauta ch'ella sia,
non può star sicura del menomo avveni-
mento, perchè si esercita sull'uomo, il più mutabile soggetto dell'universo. Laonde, malgrado
tutta la im- maginabile attenzione ed i
lumi esercitati più accorti ed omnigeni,
un medico manca talvolta alle leggi della
prudenza. Le migliori intenzioni hanno sovente le più funeste conseguenze, quando regolate non
sono, dalla prudenza: « Saepe honestas
rerum causas, in jiujiciuin OigiiizM
Dy Google Ì73 adhibeas , perniciosi exìttts conseqiiunlur
« . (Tàcit. , Uh. 1, Hist), Il medico portar deve inoltre la più
riservata pru- denza ne'suoi pronostici:
si persuada giugnervi diffi- dando del
suo giudizio, ed osservando lungo tempo
i fatti, prima di volerli spiegare: e con saggia len- tezza, le sue decisioni esser debbono
dirette. ■ Se al- cuni medici sono debitori
di loro rinomanza per i pronostici
confermati dal successo, quanti P hanno
perduta per la precipitazione inconsiderata nel giu- dicare !
Alcuni casi particolari impongono al medico molta prudenza ne'suoi discorsile non sa
dissimulare rio che vede, gravi pericoli
Io minacciano insieme al suo ammalato.
Morgagni curava un uomo robusto d'una
febbre, la cui terminazione era tanto prossima da ri- dursi a convalescenza, permettendo lasciare
il letto dopo la refezione, composta di
tenue panata. Costui, ad un tratto, fu
assalito da vomito violentissimo e
continuo, - dietro un pasto di simil natura; perlochè si andò di fretta a chiamare Morgagni: il
quale, giudicando il caso poco grave,
senza recarsi a lui, si limitò
prescrivere alcuni medicamenti. Frattanto
l'oppio stesso inoperoso ed inutile riuscendo, si deter- minò di egli visitare l'infermo; or cammin facendo, e meditando sullo strano avvenimento,
interrogava il domestico del malato che
lo seguiva, se questi com- messo avesse
alcun disordine nel regime. Nessuno ;
Tisposegli; il mio padrone h stato servito d' una panata, leggiera, sulla quale K. M. ha sparso
la pol- vere da voi prescritta. Morgagni
sicuro non avere ordinato per tal uso
veruna polvere, conoscendo al-
iti tronde l'uinore di quel tuie
che impolverato avea la pappu, comprese
subito e ciò che doveà fare e quel che
bisognava evitare. Giunto adunque presso il ri-
chiedente, al quale cessato era il vomito, ma era sotten- trato il singhiozzo e lo sfinimento di forze,
con difficile respirazione e polso
piccolo frequentissimo: Coraggio, gli
disse il grand' uomo, voi avete molti umori cattivi, ed in breve sarete totalmente ristabilito.
Morgagni apprestò bentosto gli opportuni
rìmedj ed antidoti, e felicemente in tal
guisa prevenne e dissipò la lugubre catastrofe
che gli effetti del veneficio seguir dovea.
Fodere -{MéUec. legai.), da cui è tratto questo aneddoto, fu testimonio di una scena orribile
del pari ; ma la vittima spirò sotto gli
attoniti suoi sguardi, per tardo o
inefficace soccorso. L'incontro più
difficoltoso, esigente la maggiore
indispensabile prudenza del medico, è il caso molto frequente, allorché da lui dipendono la vita
e l'onore di un individuo imputato
d'alcun reato. Richiesto sopra fatti di
procedimento penale, nell'interesse
della giustizia punitrice, con una inconsiderata pa- rola può egli sterminare l'innocente o
salvare il colpevole. L'ignoranza, la
precipitazione di giudizio, la
prevenzione, hanno spesso cagionalo funesti iri-e-' paratili errori. Laonde, chiamato innanzi a'
tribunali come esperto per esporre il
suo medico avviso in- torno alcun fatto
relativo alla sua professione, o per
deporre sopra fatti di cui è stato testimonio in occasione del proprio suo esercizio, o per
guidare il potere legislativo od
esecutivo sopra qualunque qm- st'ione
non determinabile senza concorso del di lui pa-
vere, il medico dovrà saggiamente ricordarsi di quanta 175
importanza risulta la sua deposizione verbale o scritta; non rispondere alle dimande che colla massima
circo- spezionej trincerarsi spesse
volle fra' baluardi del dubbio; non
oltrepassare le sue attribuzioni di me-
dico, nè perorare con entusiasmo o con forza itllbr- mativa clic ne' casi propizi da poter salvare
felice- mente un innocente oppresso,
contro il quale incri- tinniscono false
apparenze, ebe, per attento esame fisiologico,
o sperimento fisico o chimico, non constalo
e svaniscono. Veggansi in
proposito le seguenti opere: Usler, De
eventu in morbis praecognosccndo; Hdcheu, De pro- gnosi malica; Horstius, De siguìs
prognosticis; IIe- hedia, De prognosi
fallacia; StockiiaxiseNj Dissert. da
praesageiulis morbis; Juucker, Dissert. circa progtiosim rito instìtuendam; Idem, De canta prognosi a
cauto medico instituenda; Pleutsch,
Dissert. fàntes prae- dictionum in
morbis; Kaltschmied, Dissert. de pro-
gnosi status morb. rite formattila; Tomaiàsijji , Sul pronostico nelle malattìe, discorso;
Falcoburgo-\eo- MAticBicus, De prudentia
medicomm; HoFFMA&r, Me- dictts
poliliais .... opera omnia, traduz. pei- BauiiiEn, De la politit/ue de mh/ecins; Fischer, De
medici circa morali et phjsìca in
enrandis morbis pnulcntia ; Pero a m,
Nuovo saggio di procedura medica; Sava ,
Manuale per il pratico esercizio della medicina legale. t
• ossalo ■
XXIII Della Beneficenza del
Medico. « 1 " « Immensum nobis
aperii medicina campnm ad. exercendma in
proacimos amorem » ha detto Pichler.
Questo volgatissimo assioma è di grande irrefragabile , verità. Un cuore generoso e sensibile fa
brillare l'in- gegnoso intelletto d'un
nuovo splendoce, e nessuna virtù non
onora cosi (fattameli te il medico, quanto la
beneficenza. Molti attributi lo vincolano agli sven- turati., i quali in lui solo sperano e da lui
attendono il sollievo ai propri patimenti:
primo bisogno in essi è «li versare il
lor cuore nel suo, e di espanderne j
sentimenti: il di lai primo dovere è di porgere at- tento orecchio alle doglianze loro, e
rianimarne il coni gg in illanguidito dall'indigenza
e dal dolore. Ma il consolarli non ò
tatto : bisogna ancora soc- correrli.
L'umanità, l'interesse di sue funzioni, tutto OigitizM &/ Google 177
gli prescrìve ascoltare la voce supplichevole del mi- sero. Esiste inai più ineffabile compiacenza
dì quel]» che si sublima nel tergere le
lagrime degli sfortunati ì Vi è felicità
più estesa ed intera del raccogliere at-
torno a sè i tributi di venerazione e di amore, su- periori ad ogni più viva gratitudine? La beneficenza porta seco il suo guiderdone.
Un medico, dotato di questa virtù,
diffonde da tutte le parti le
consolazioni, la speme e iu t'elice tranquillità dell' animo. I dì lui talenti, il suo tempo,
la sua for- tuna ei lutto prodiga per
calmare le grida dilaniali ti della
miseria. Colui, eli' egli ha già richiamato alla vita, è per lui oggetto di attenta c benefica
amicizia; sembragli poco avergli
impartito tutti i soccorsi del- l' arte,
chè tuttora ei veglia al rimanente de' pres-
santi bisogni. Vicq-d'Azyr, con
l'energia dell'ordinaria sua elo-
quenza, raccomanda la beneficenza a' medici: « Se lo- devoli e belle sono le funzioni del medico,
egli dice, 10 sono meno però ne' palagi
e tra le grandezze, ove i molivi
apparenti 0 reali dell'iute resse, non lasciano
adito alcuno a quei dell'umanità che nell'angusto, squallido e malsano abituro del povero. Ivi,
nessun protettore si incontra, nessuna
cupidigia ; la rinomanza non si accosta
a questi asili: lutto vi tace, fuorché
11 dolore, che li fa spesso echeggiare de* suoi sin- ghiozzi. Le vittime della miseria, quelle
delle malattie e della morte, ammassate
e confuse, vi offrono un qua- dro
straziante e terribile. Ivi puù ìl bene largirsi, colà puù l'uomo soccorrere l'uomo senza
soccorsi ed anche senza chi il veda; e
ben vi si allogano la ge- nerosità, la
verace beneficenza, la tenera pietà; uè
478 ivi si dubita trovar lagrime
da prosciugare e averi- turati da
compiangere ed aiutare. Dicasi talmente
in lode de' medici, qual altro ordine di cittadini adempie mai tali doveri con altrettanto zelo
e co- raggio? Queste fatiche, queste
compiacenze competono quasi a tutti i
ministri sacratissiini dell'arte salutare:
e»lino soli possono trovare le primo lezioni dell'espe- rienza nella class» più indigente del popolo,
scam- biandole con quelle di benefica
virtù ... Le cure disinteressale
accordate agli infelici, di rado
rimangono prive di ricompensa; ed il medico
trova quasi sempre nella sua beneficenza il principio della propria fama. Allorquando salii egli giunto a chiara e
grande celebrità, non dimentichi coloro
a cui dove la sua istruzione e la
sorgente di sua fortuna. Questa in-
gratitudine, ordinaria in quelli che hanno simulalo beneficenza per attirarsi la pubblica
considerazione , non troverà luogo
giammai nel cuore dell' uomo onesto e
virtuoso senza ostentazione. L'essere ricco,
sarà per lui causa d'esercitare più liberamente la sua favorita proclività alla filantropia, quindi
non allon- tana l'indigente che implora
le buone grazie di lui, anzi lo previene
soccorrendolo. E losiochè riceve doni
dalla fortuna, ne consacra una parte a sminuire
i bisogni degli infelici; c por questa generosa con- dotta rendesi degno del titolo onorevolissimo
di me- dico,' che nobilmente lo fa lieto
e prospero. Si possono vedere in
proposito le seguenti opere; Sonni, De
medico «ehementer laudari (Ugnai Do,A- uettiue, Caractère des médecins. OigiiizM Oy Google xxiv.
Della Discrezione del Medico.
La probità più rigorosa e la più severa tempe- ranza, sono virtù indispensabili al medico:
esse fanno parte de' doveri di lui, come
d'ogni uomo onesto. Depositario, come
si disse, de secreti delle famiglie,
padrone talora della riputazione di coloro che lian- nogli accordata intera fiducia, a quale
ignominia noti si esporrebbe egli, se
per debolezza o per volubilità, svelasse
recondite cose, che nascoste esser debbono
a qualsiasi sguardo? Ora una disgraziata giovane, vittima della seduzione, implora da lui aiuto
e si- lenzio: ora un padre, un marito
gli appalesa le fu- neste conseguenze
d'una gioventù in balia all'impeto
irrepiimibile delle passioni. Ma qualunque si fosse la confidenza o la rivelazione, che
l'esercizio della sua nobil arte gli
permette ricevere , l'onore gli im-
Ì80 pone ìt sacro dovere di
tacersi serapremaì, anche con pericolo
di sua libertà o della sua vita. u Quae
vero inter curandum aut edam medicinam
mìnime faciens, in communi hominum vita, vel videro^ vel audiero, quae minime in vulgus effèri
oporteatj ea arcana esse ratus } silebo
». (Hipp. Jusiua. Foés). Veggansi
all'uopo i seguenti autori: Albertus, De
confessione aegri erga medicum; Reis, De officio me- dici in itinere principe Stock, De
temperaniia medi- conan. OigiiizM bjr Google XXV.
Della Costumatezza, Filantropia e
Magnanimità del Medico. Nessuna
professione esige costumatezza d'irrepren-
sìbile condotta morale quanto quella del medico. Questa purità di costumi, questa castità
particolare, virtù che la filosofia ha
trasandato annoverare fra quelle che
onorano l'umanità, è necessariamente in-
dispensabile al medico, richiesto di prestar l'opera sua presso una donna inferma. Confidente intimo di un sesso, dì cui egli è
l'ap- poggio ; onnipossente sullo
spirito de' suoi malati , quanta sarebbe
colpa in lui , se della sua posi- zione
osasse abusare? No, un medico non adoprerk
giammai il suo ascendente per sedurre l'innocenza, che ripone il suo destino nelle di lui mani;
ovvero scoraggiare la volontà di un moribondo
, a cui ha Digiiized bf Google 182
■aspirato una tanta fiducia. La sua voce non farà udire mai alle donne, che l'avranno scelto
per con- solatore e per amico,
corruttori discorsi. Colui che Ja'suoi
vizii avvolger si lascia e trasci- nare
nel baratro della dissolutezza, non tarda molto, ad essere perduto nel connetto degli uomini, .ed
i più grandi talenti non -potranno
guarentirlo dal dispregio e generalo
abbandono. Quindi il medico sovente è di-
viso fra'suoi doveri ed il vizio. Lo stalo suo l'espone ogni giorno a sacrificare l'onore
all'interesse; eppure quanto più
frequenti sono le occasioni di secondare
senza pericolo le sue passioni, tanto più gloriosa virtù è il vincerle. Pel bene della società egli
deve impie- gare l'efficace influenza di
cui l'investe il suo mini- stero. Gli
uomini che gli affidano ciecamente ciò che
hanno di più caro, l'onore delle loro mogli e delle figliuole, hanno diritto esiger da lui un
cuore puro ed illibati costumi. E dicasi pure in lode de'medicì : essi hanno
dato e donano incessantemente l'esempio
delle più elevate virtù. Generosi
sacrifizj, grandezza d'animo, magnani-
mità, beneficenza, sono attributi che brillano in una moltitudine di sublimi azióni, che la storia
conserva ne'suoi fasti, e di cui i
inedici furono gli eroi. Gli Stati di
Àrtaserse re di Persia erano distrutti
dalla peste. Il inonàrca, occupato nel volersi vendicare de'Greci, scorgèudo con dolore la spaventósa
malattia portar dappertutto la morte nel
suo Impero, credè che il solo Ippocrate
poteva opporre qualche argine a tanta
strage. Inviò adunque al figlio d'Eraclide una deputa- zione, incaricata esibirgli i doni più
ricchi^cogli onori più lusinghieri,
s'egli determinar voleusi a combat-
OigiiizM &y Google 4 83 tere in Persia quel torri bil flagello che
la desolava. Dite al vostro signore,
rispose Ippocrate agli Inviati del gran
re, che io sono troppo ricco, e che l'onore
mi proibisce accettare i doni di lui , di passare in Asia, e soccorrere i Persiani, nemici
de'Greci. Quante volte i medici si sono
immolati per la sa- lute de'loro
concittadini! Quante volte hanno essi
sprezzato quelle epidemiche malattie che spargono iti ogni luogo un soffio avvelenalo I Con qual
coraggio si sono eglino sepolti vivi nel
baratro della morte I Molti di questi
uomini virtuosi non potè ano contare
sugli elogi della posterità, i loro oscuri nomi non po- tevano lor sopravvivere, ma l'amore
dell'umanità era per essi un sfinimento
non meno violento di quello della
gloria. Più ammirabili del guerriero, che nel
combattimento sì e te mi zza con la morte, essi corcar non potevano, sacrificando la vita, che
tergere amare lagrime, e soccorrere
alcuni infelici. Qnal eroismo nel
sacrifizio di Bertrand e Deidier durante
la famosa peste di Marsiglia ! Quanto stupenda
fu la loro condottai Questi uomini generosi, in pochi mesi, affrontarono più spesso la morte che
non il più intrepido combattente nel
corso di molte battaglie. Potrebbesi
omettere d'associare alla loro gloria l'illustre professore barone Dcsgcnettes? Ei non oppose
pusil- lanimi precauzioni alla peste che
minacciava Y ar- mata francese in
Oriente, nè mostrò inquieti timori; la
sfidò bensì col più eroico coraggio. Spaventato dal nome solo del funesto disastro che
ingigantiva, il soldato erano
interamente vinto. Desgencttes osò egli
solo avvicinare, in pubblico, e toccare gli appestali, ed inocularsi quel virus. Giammai altro
medico non 184 fu più colmo d'onore quanto quest'uno
immortale, nè altro nomo ebbe un
earattare più franco di lui, più leale,
più intrepido, più nobile. Così potrà liberamente lodarsi ogni iaitro, ebe non essendo
insensibile alla critica, e- pareggiar
lo possa, non lo sarà agli elogi;
avvegnaché il dettato 'virpfobus dicentti peritus, esclu- sivamente applicar gli si deve. ■ ■ ( - Tostocbè una epidemica malattia si
dichiara, lungi di fuggire Ì luoghi
ch'essa devasta, un saggio medico do-
vrà sacrificare i propri giorni alla salvezza de'suoL de- solali concittadini. Il teatro della morte,
ecco il suo posto. Sin dalla invasione
del contagio, ne avviserà il magistrato
competente incaricalo della pubblica
salute, dimostrando i mezzi più idonei a limitarlo. Non pochi medici sono stali vittime di
spcrienze sopra sé stessi tentate.
Animati d' un forte amore per l'umanità,
e d'uno zelo vivissimo per i progressi
dell'arte di guarire, cercando la gloria, hanno invece trovato la morte. Gli archiatri ed i primi chirurgi
de'monarchi hanno mostrato sovente alla
Corte virtù e coraggio, poco comuni
presso i grandi, ed hanno usato il favore di
cui il regnante onoravali, col fargli udire la voce della verità. Alcuni storici narrano interessanti
ragguagli sulla stima, anzi
sull'amicizia, che alcuni medici hanno
inspirato a'sovrani, che affidata aveano la loro sa- lute al sapere di essi. Ambrogio Pareo, per
l'amenità del suo spirito e per lo
splendore di sua celebrità, aveva
addolcito il carattere feroce dì Carlo DÌ.. A
dimostrare il favore di questo gran chirurgo presso il suo re, Sally scrisse nelle sue Memorie, che
il re Carlo, avendo narralo una sera i
massacri, eseguiti OigiiizM &y
Google 185 in quel giorno stesso, de' vecchi, donne e
fanciulli, af- fermò averne orrore, e ne
discorse come se tali cru- deltà, a
Tessergli fatto raccapriccio e generato male al
cuore, o grave turbamento nell'animo; talmente che avendo tratto in disparte il suo primo
chirurgo, infi- nitamente stimato e
famigliarissimo, gli disse: Am- brogio,
non so ciò che avvenuto mi sia da due o tre
giorni in poi, ma ;io mi trovo lo spirito e la persona eccessivamente commossi, nel modo stesso come
se avessi la febbre, sembrandomi ad ogni
istante, sì ve- gliando cbe dormendo,
quei cadaveri a me appressarsi colle
facce brutte cosparse di sangue,; io vorrei non
vi fossero almeno compresi i vecchi e i fanciulli. E dietro ciò che Pareo ebbe l'intrepidezza di
manifestar- gli, proibì il re con tutta
severità di non massacrare più la
tradita gente. Innanzi. Luigi XIV, il
più assoluto fra'monarchì , Muréclial
solo, di cuore e di animo retto, non ebbe
timore combattere tutta la Corte, disarmare l'ira del re, e sviare la ingiusta condanna del duca
d'Orleans. Come ancora, Fagon e Féìix,
1' uno primo medicoj, l'altro primo
chirurgo dello stesso re, soli ardirono
porgergli suppliche in favore dell'illustre arcivescovo di Cambiai, disgraziato. La molliplicilà delle cognizioni necessarie
al me- dico, i suoi doveri, l'esercizio
di sua professione, i rapporti colla
società, la gelosa conservazione della
riputazione, tutto gli vieta di prender partito fra gli scioperali turbini sovvertitori degl'imperi.
Deve egli astenersi, per riguardo a sè
stesso, di pubblicare o diffondere
veruna politica opinione, allorquando ei
vive in epoca sconvolta da civili discordie. Non è OigiiizM &/ Google 186
impresa d'uomo eaggio entrare senza esservi chia- mato nelle querele de'sovrani: Un medico,
amico della pace, e benefattore, per sua
professione a tutti ap- partiene.
Unifichi egli quindi le sue veglie allo stu-
dio lungo, penoso e difficile dell'arte sua, e diffonda a larga mano le sue cure senza distinzione a
tutti co- loro che ne abbisognano;
perchè altri, in vece di lui,
veglieranno a'destini del mondo. Essere straniero a tutte la dissensioni che seno il flagello
della società, esser lontano da tutto
ciò- che potrebbe distrarlo dai doveri
del suo nobile esercizio, ecco il carattere di
un- vero medico filosofo. Uomini poco considerati ed oscuri che hanno preso parte nelle
rivoluzioni, di rado non ne sono rimasti
vittime. Leatocq, chirurgo* abilissimo,
irta dotato eminentemente del genio funesto
de' co spira tori, molto contribuì a porre Elisabetta sul trono di Russia; ma l'imperatrice, che tutto
dovcagli, nulla fece in bene di
lui. Nelle violenti convulsioni che
hanno lacerato la Francia e l'Italia,
parecchi medici hanno sofferto pene
crudeli, e ritardato 0 perduto il frutto di loro for- tuna con la temerità de'loro incauti discorsi
e della loro sconsigliata condotta.
Altri hanno pagato, con la perdita della
salute o della vita, la deplorabile
mania di volere occupare un posto nelle cospira- zioni e nelle sommosso, che hanno tante volte
sfi- gurato l'aspetto di classici
regni. Abbandonare il servizio
de'malatì per aver parte ne'furori
de'sediziosi, ciò deriva dal conoscere male
l'intima unione dell'arte di guarire con la morale. Si può conciliar facilmente l' amore di patria
col do- vuto rispetto per ogiii governo
stabilito; ma per Digiiized by Google 187
una inconseguenza, di cui il ridicolo agguaglia il pe- ricolo, non andrò mai un medico ad immolare
con cuor giulivo la sua fortuna, la sua
tranquillità e la cura della sua
rinomanza per interessi a lui non
competenti. Non potrà senza dubbio sfuggire d'i sentir vivamente le disgrazie del suo paese,
ed indi- gnarsi contro tutto ciò che ne
compromette l'onore; ma non vada egli
più lungi: soffrire e tacere d'or-
dinario basta. La società attende da lui non una opinione politica dichiarata, ma la scienza
associata a zelo grandissimo per
l'adempimento dei doveri del suo stato.
Ubbidire, e religiosamente sommettersi alle
leggi del proprio paese, è una massima che ogni me- dico, più d'ogni altro cittadino, debbe
ritenere im- pressa indelebilmente nel
suo docile cuore. Veggansi in proposito
le seguenti opere: Albertus» De voto
caslitatis medica ; Bienvbmu, Des qualités
murales da médecin; Castellus, De visita/ione aegro- utntiian; Stàhzbnbbb.g, De voto obedientiae
medico ; Desgenettes, Histoire medicale
de l'armèe d'orient; Luther, De
solititdinis militate medica ; Idem, De sale
medico; Hoffmàhn, Medicus politìcus; Rodericus a Castro, Medicus politìcus; Strobelbekger,
Gallica?, politica medica descriplio ;
Miiuchini, Doveri e qualità del medico.
' OigiiizM &/ Google XXVI.
Di alcune Qualità particolari del
Chirurgo. Celso (De re medica) vuole
che il chirurgo sia giovane, o almeno
poco inoltrato negli anni; esige dippiù
che abbia la mano ferma, snella, nè mai tre-
mante; che sia ambidestro con uguale abilità; di vista chiara, distinta, permanente, acuta;
d'animo in- trepido ed inesorabile se
Vuol guarire chi affidasi alle sue cure,
nè affretti o risparmi! la recisione
delle parti che il caso richiede, ma compisca la sua Operazione come se le grida del paziente
nessuna impressione facessero sopra di
lui. I giovani medici e chirurghi, dice
Vicq-d'Azyr, trovano a preferenza utili
insegnamenti negli ospizi, ove ima
saggia amministrazione diffonde ogni soc-
corso alla umanità povera ed inferma. Ivi fra' mori- bondi ammalati, o fra i convalescenti, si
istruiscono essi a conoscere le diverse
gradazioni della vita, e gli OigiiizM
&y Google 189 orrori anche della morte: colà senza
ostacolo alcuno si ricercano ne'varj
organi lo cagioni delle malattie, e la
mano incerta dell'allievo può ben esercitarsi sopra corpi inanimati : là il chirurgo si abitua a
menomare una. parte di quella
sensibilità , che , se intera esistesse , Ire-
mante e timido renderebbelo, o se distrutta fosse, in uomo duro e crudele lo trasformerebbe: ivi
finalmente acquistasi l'esercizio di
scorgere negli occhi, ne'linea- mentì
del viso, ne' gesti, nel contegno tutto degli am- malati, que'scgni che l'osservatore
percepisce e di- stingue senza poterli
ben descrivere, che indarno si cercano
ne'libri, c su' quali è troppo importante non
ingannarsi. Un sangue freddo
imperturbabile, fra le richieste
qualità, importa maggiormente al chirurgo di posse- dere. Un lungo esercizio può- dirigere una
mano da principio mal adatta, ma nessun
surrogato dà la fer- mezza d'animo a
colui che non l'ha ricevuta dalla
natura. Haller ne era privo: giammai questo gran- d'uomo, tanto profondo nelle teorie, osò
praticare nessuna operazione sul
vivente. L'esercizio dà solo al chirurgo
quella intrepida fidanza, che gb fa soste-
nere le più difficili operazioni d' alta chirurgia ; e quella sicura calma gl'infonde, che s'eleva
sopra tutti gli ostacoli ed i
pericoli. Forse più favorevolmente
bisognerà giudicarsi co- lui, che,
operando per la prima volta, sarà profonda-
mente commosso dalla scena di quel tetro spettacolo, stomacato dal peculiare odore del sangue, ed
op- presso dalle grida del dolore, in
confronto a quel- l'altro, che,
straniero alle impressioni della i pietà,
conduce con lentezza nelle carni palpitanti il tagliente Ì00
strumento, con la calma medesima come se incitasse i frodili inanimati organi di un cadavere. I
più abili chirurghi hanno durato fatica
a sottrarsi da turba- mento siffatto, e
da quell'interno tremito, acci gnen-
dosi ad una complicata ed ardua operazione. Dono della natura , la destrezza della mano
è frutto talvolta dell'abitudine; senza
di ciò, l'opera- tore trovasi in
difetto: I i - - Quanto è penoso per gli
assistenti; e quanto è di- sonorevole
per il chirurgo, una mano inabile, che
spinge a caso il tagliente scalpello ne' luoghi affetti, stranamente eseguisce i più semplici
processi', erra ad ogni istante attorno
grosse arterie, e tormenta l'in- fermo
con moltiplicate dolorose manovre! Quante
volte il coltello de' litotomisti, poco esercitati o im- perili, si è smarrito ue'còn torni della
vescica! Quei, che le circostanze hanno
situato alla testa della chi- rurgia
operatoria negli ospedali, devono familiarizzare di buon'ora la loro mano all'esercizio delle
grandi operazioni. •; Alcuni operatori, che hanno mostrato aver
per pre- cetto', sat bene, sìt sat cito,
sì distinguono per l'estrema abilita di
operare; tali furono Sharp, Gheselden e
Shankius. Taluni cisto toni isti si vantano dì operare un calcoloso in meno di un minuto. Lécat operava
con mirabile celerità, malgrado la
complicazione dei pro- cessi da lui
usali. Questa gloriola però ha costato la
vita di parecchi pietranti: quantunque quelli- che si operano bene, lo sono assai presto. Freudesberg, De abusis et impostura
medicantium tibetius. XXVII.
Dei Doveri del Medico verso i
Moribondi. Se il medico sarà attivo,
ma non spinto da simulato interesse per
la salute de'suoì ammalati, il di lui
contegno nobile e franco , la sua favella dolce ed affabile , l' animo suo compassionevole ,
rinascer fa- ranno il coraggio nel cuore
dell'infelice, benché pros- simo ad
esalare l'estremo soffio di vita. Pochi
medici conoscono il modo di governare negli
infelicissimi infermi le ore fatali di agonìa. Non devon essi abbandonare i pazienti } che allorquando
avranno raccolto tutti i segni
dimostrativi della vicina morte; uè
dovranno volger le spalle a' moribondi, finche ri- ma ngon costoro nella possibilità di
avvertire l'abban- dono di colui, nel.
quale hanno riposta l'ultima loro
speranza. Il rispetto ad essi dovuto e le leggi di umanità impongono al medico il dovere di
rianimare 192 la estinta loro speme, occultare ed
inorpellare il colpo tremendo che va a
percuoterli, nutrendoli di lusinghiere
illusioni sino all' ultimo termine di loro
esistenza; avvegnaché in questo emergente, come in altri incontri, l'uomo esìge tacitamente
essere in- gannato, ond' esser meno
infelice. D'altronde gravi in-
convenienti emergerebbero dal sollecito inconsiderato dubitar del medico sulle risorse della
natura: il pre- cipitato di lui
pronostico accrescerebbe la riputa-
zione di chi succèder gli possa, scemando di gran lunga la sua. Con volto sempre placido e tranquillo,
avvicina- tevi o dipartitevi d'un
infermo in pericolo. Non è più ormai in
potere dell'arte renderlo a vita? Sa-
rebbe proprio di un cuor feroce ed inumano, parlar di lui in sua presenza come di uno già
spedilo o aggiudicato a capital
condanna. 11 primo dovere del medico
presso colui che è destinato vittima di morte,
è lo allontanare, por quanto sia possibile, gli orrori compagni necessariamente di questo momento
gra- vissimo. E non sonosi forse veduti
più infermi, in disperato stalo, essere
richiamati a vita? Chi assicura dunque
che una incauta parola chiuder non possa
la pietra sepolcrale sopra colui che sfuggiva alla tomba?
Tostoche l'ora tremenda per l'ammalato è pronta a suonare, prevenuti quietamente i di lui
congiunti, la religione impone al medico
una severa legge dì prepararlo ad
adempire i grandi doveri ch'essa co-
manda. Momento penoso e delicato! Quanta pru- denza, quanta destrezza, quanta circospezione
abbiso- gnano per eludere uno sfortunato
che riguarda qtial' OigiiizM &y
Google J93 sentenza di morie la presenza dell' Ecclesiastico
! Le consolazioni sublimi del
cristianesimo, e la calma resa ad
un'agitata coscienza, hanno scemato senza dub-
bio più d'una volta il peso esorbitante de' mali, di cui il corpo era oppresso; ma una rivoluzione
fu- nesta nel fisico e nel morale
dell'infermo, sono slati altresì qualche
volta i terribili effetti dell' imprudenza,
con cui egli è stalo invitato ad occuparsi di asceti- che meditazioni, e delle importune
sollecitazioni colle quali una poco
illuminata pietà l'ha tormentato. Si possono
vedere all' uopo le seguenti opere:
Bichter, De medico morientìs adspeclum magis tjuam mortuì Jugienle; Frank, Polizia medica,
traduz. Udì.; IIufelànd, L'art da prolungar la vie de
l'homme, (rad. de l'allem., ou la Macrobiotiqite. XXVIII. Sulla Medicina dello Spirito. Lia medicina dello spirito o la conoscenza
del mo- rale dell' uomo , importa
assaissimo al medico. Non sono sempre i
farmaci che guariscono un malato j i
saggi consigli, i discorsi che illuminano la ragione, le dimostrazioni d'amicizia, che il cuore
commovonò, sono pure mezzi efficacissimi
per ricondurre un in- fermo alla speranza
ed alla vita. Chi ben conosce i
caratteri delle passioni, ne mo- dera
l'impulso, ed i movimenti a sua voglia dirige;
e, sminuendo la molesta loro influenza, strappa alla morte quelle vittime acerbamente dispostevi.
Ma chi appoggia la sua sapienza alla
gretta abitudine di poche forinole, vede
perire sotto gli occhi proprii, d'un
male di cui ignora la natura, tanti sventu-
rati, i quali soccombono occultando incautamente Digiiized Dy Google 195
la piaga che li consuma, alimentata con improvvida costanza.
Si sa quanto importi nelle malattie dello spìrito, dice Zimmerraann (Fon der Erfahrung ui der
Ji* neikunst), avere un medico che non
badi di sacri- ficare il suo riposo ed i
suoi piaceri, onde prestarsi ognora in
sollievo de' miseri ammalati; che si faccia
un essenziale dovere di entrare a parte de'loro af- fanni; che penetri nell'umor del malato, e
sia tratta* hile per mostrarsi con lui
secondo le circostanze esi- gono, e per
soffrirne la sua miseria e la sua pusilla-
nimità; che sappia tacere quando è vano il parlare, cattivarsi il suo animo con la piacevolezza quando
è inutile ogni altro tentativo, e
toccargli il cuore con delicati e nobili
sentimenti, tu ti a volta che il di lui
seno si apre ad essi, come la terra . isquallidila dal lungo orrore dell'inverno, rhigiovinisce e
risorge al rinnovellarsi della fiorita
primavera. ■ L'arte di leggere e
perscrutare nel cuore degli uo- mini è
adunque indispensabile al medico; e spesso
questa è l'unica che gli rimane ad usare. Faccia quindi uno studio profondo delle loro passioni, si
eserciti a sorprendere i più occulti
loro pensieri, sappia discer- nere,
malgrado costanti abnegazioni od accorta dissimu- lazione, la verità nelle risposte di un
infermo, il quale maschera e sa
nascondere spesso la natura dell'insi-
dioso vcleuo che a larghi sorsi ha bevuto. Senza una grande abilità ili quest'arte,
necessariamente impor- tantissima, non
potrà mai il medico governare un
misantropo, trargli dal cuore gli annidati secreti, vini- cere l'estrema sua diffidenza, e renderò la
calma al- l'agitata sua immaginazione. Senza
una estesa cagni- 496 zione de' disordini dello spirito umano,
vani soccorsi opporrà egli a numeroso
stuolo di malattie nervose che infestano
la società. Le passioni hanno troppa
influenza sull'uomo fisico: laonde come rimediare ai frequenti disordini che nella sua
organizzazione cagio- nano, se i
caratteri se ne ignorano nè rintracciare si
sappiano? La debolezza dello
spirito umano non permette so- venti
volte potervisi cancellare quelle idee di cui è im- pressionato, fuorché d'altre solamente
preoccupandolo. Celso consiglia a'medici
ciò che da altri è stato più volte
ripetuto, correggere cioè una passione con un' altra. Per signoreggiare sulla fiducia di un malato,
non bi- sogna urtare le sue tendenze, ma
lusingarle, blandirle; egli rivoltasi
contro la ragione, se a lui si appresenta
con severa fronte , ed ei chiude il suo cuore a chi non sa compatire i suoi trascorsi e le sue
debolezze. Non si può allontanare il
nostalgico da'suoi cupi lu- gubri
pensieri fuorché ragionando del suo paese, uè
i sospiri di un amante disavventurato scemar si pos- sono se non seco parlando dell' oggetto de'
suoi voti. Erasislrato, per le
circostanze di quel celebre sco-
primento di affetti che Stratonica inspirava, apri l'adito ad Ippocrale onde riconoscere l'
amore di Per- dicca per Filla, ed a
Galeno quello di una romana per il
danzatore Pìlade; senza dir oltre di consimili
particolari che di frequente accadono, ma ignorati dalla storia pubblica de'fasti medici. L'importanza de'morali . soccorsi nella
terapeutica è tanto estesa ed energica,
che gli antichi riguardavano la morale,
la filosofia e l'eloquenza come utilissimi
medicinali. Ed in effetto la impressione che eseroi- 197
tano sull'anima, salutari mutamenti fisici spesso ca- gionar deve.
Quanto è superiore al medico limitato all'arte di forraolarej colui fra'suoi colleglli che ad
un vasto sa- pere unisce una elegante
locuzione, un fondo ine- sausto di
principii dettati dalla ragione, uno spirito
in gegnoso perfezionato dalla coltura delle lettere, ed una eloquenza cui nulla non può-
resisterei Per Fintini a unione con la
morale, la medicina si estolle al rango
eminente che occupa fra le umane
scienze; e chi la facesse consistere esclusivamente nella cognizione delle proprietà de' medica
menti, non sarebbe degno di
coltivarla. Si possono vedere in
proposito le seguenti opere: Hipfocratis
Opera, De prisca medicina; Ljcetus, De
optimo medico; Albertus, De medici officio circa animam in causa sanilatis ; Idem, De
convenienza medicinae cum theologia
pratica; CueitschiuSj De me~ dico
nalurae magiaro; Bohemerus, De medicorum ani-
mae et corporis in sanandis aegris conjunctione ; Fi- scher, De medici circa moralia et phjsica in
curandis morbis prudentia ; Hennmanius,
De eloquentia medici; Petit M. A.,
Médecìne du coeur; Cabakis, Bapport du
phfsique et du maral de l'homme; Alibert, Phjsio~ logie des passions. Oiginzed Dy Google XXIX.
. . Somma di Precetti generali
sulla Condot ta del Medico a riguardo
degli Ammalati. Il medico di
eslesa pratica deve possedere quella
sensibilità, quella dolcezza, quella facilità d' umore senza di cui lo spirito, 1' ingegno, il
talento è quasi ■ sempre pericoloso per
colui che se ne serve, ed inop- portuno
per quelli che ne abbisognano. La di lui
amena ilarità dipinta e trasfusa nelle sue maniere e ne'-suoi discorsi, sia il primo di tutti i
mezzi da -esso impiegati, onde il
misero languente informo tro- var possa
in lui non un uomo duro, ma un amico
ingegnoso a fargli credere la possibilità della spe- ranza e del benessere, ed abile a guarirlo
de' mali che lo tormentano. Felice quel medico
dalla natura formato umano, amabile,
compassionevole! Felice colui, che per
comparire sensibile, non ha bisogno
simulare il gesto, moderare gli scoppii immoderati, DigiiizM 0/ Google Ì99
rudi o imperiosi della sua voce, reprimere un carat- tere violento ed altiero, ovvero occultare,
sotto af- fettuose apparenze, un cuore
freddo, indifferente e morto alle dolci
impressioni della pietà! Si proibisca
attentamente il medico a Rè stesso la
freddezza e la taciturnità, ordinarie a coloro che non hanno mai saputo o voluto domare il cagnesco
loro umore, e che indarno scusar
vorrebbero con la seria profonda
attenzione voluta dalla investigazione delle
malattie. Nessuna cosa può dispensarlo della piace- vole urbanità, per la quale la scienza si
adorna ed abbella: nulla esclude, nella
sua professione, l'arte importantissima
di soggiogare il pubblico con quella
forza che si modifica secondo il bisogno e la tempra ta n to.di versa dello spirito umano. Qual
decreto di Escu- lapio proibisce forse
al medico di onorare le Grazie? Un
medico, che giungendo presso un malato, si li-
mitasse ad esaminarlo, dettare una forinola, e prender commiato, non potrà ottenere molta celebrità.
Il me- dico, dice Hoffmanno, non dee
recarsi dall'ammalato per farsi
unicamente vedere, bisogna pure ch'ei parli.
Che giova un muto sapere? Un medico taciturno presenta alla società un essere inferiore al
mediocre. Varj dottori hanno dovuto una
clientela numerosis- sima, unicamente al
diletto de'loro ragionari. Da noi medici
si attende troppo nella società: ci suppon-
gono, a ragione, una educazione eccellente e sva- riate cognizioni; ma se noi resteremo mutoli,
il nostro tacere, il nostro silenzio si
riterrà qual di- chiarazione espressa di
nostra ignoranza. Tale è la società, né
i medici hanno il potere di riformarla;
anzi a'pregiudizii moderatamente conformar si deg- Oigiiizod &/ Google ano
giono, avvegnaché il capo d'opera dell'uomo è saper vivere a proposito (Montaigne): vive ut in
publico! Ma un mezzo termine esiste tra
il cicalamento ed ii silenzio: ogni
medico di sguardo penetrante, conosce
questo limite, e sa intrattenére piacevolmente i suoi inalati senza stancarli con ridicola
ciarlatanesca lo- quacità. È impossibile, dice il riputalo Vicq-d'Azyr,
che ignorato possa restare per lungo
tempo il carattere degli uomini
pubblici. Osservati incessantemente da
persone interessale a ben perscrutarli, indarno vor- rebbero essi occultarsi o mentire. Un medico
occu- patissimo particolarmente non può
sottrarsi alla vigile penetrazione
de'suoi malati, i quali si avvedono ben-
tosto se generoso egli sia, dolce, compassionevole, ovvero duro, ostinato, severo. Da questa
cognizione il pubblico deduce se gli
fosse mestieri impallidire o
rassicurarsi, parlare o tacersi in presenza di colui che si è fatto l'arbitro de'giorni dell'afflitto
valetudinario; starglisi giulivamente
s'egli è amabile, od a prevenire il suo
umore, se sventuratamente sarà di que' ma-
laugurati individui, che, aggiungendo la paura, il più grande di tutti i mali, alle infermila di cui
la specie umana è assalita, sembrano
ignorare che lo spaven- tare un
moribondo, è fra le inumane azioni la più
vile, crudele ed ingiusta. Ma il
medico puù meglio che altri far mostra del
suo carattere d'uomo probo per eccellenza, impar- ziale, integro, inaccessibile alle passioni
od al clamore del pubblico; anima
energica senza esaltazione, cuore buono
e sensibile senza debolezza, costumi
puri e dolci, franchezza inalterabile, discernimento OigilizM Dy Google — -
201 diritto, giudizio squisita,
sapienza ■ l erudizione, ma- nifeste
esser deggiono sue doti Or ecco il
medico al colpetto dell'infermo: l'agi-
tazioni? che la presenza sua cagiona, accelera in molti ammalati il movimento del polso; laonde di
quinto fenomeno bisogna tener conto
nidi' esplorare la cir- cola/ioni; ; «
Cum ftrìmum medivus vcia't, ha detto
Celso, solitc'Uudo acgii d/diìtaittis ijuomodo dli se /tu- bero vidcatiir arterìas inovct, oh quam
caiisam periti medici est non pmtinus ut
venit, apprehendere ma/ut brachium; sed
primuin residere hìlari vultu .... tft" 1
deìnde ejus carpo immuni adiiioverc ».
Le donne, a cui la natura ha dato de' nervi do- tati di singolare mobilità, ed una organizz
azione molle, debole, tutta di
sensazioni; le donne, naturalmente
soggette a moltiplicate dolorose malattie, in preda alle angosce le più crudeli, spesso esposte a
grandi peri- coli durante il travaglio
de' loro parti, sono interes- sale a preferenza
di trovare nel medico, che hanno scelto,
un carattere garbato, dolce, cortese, uno spi-
rito llessibile, avvincente, un cuore affettuoso e sensi- bile. Nè egli perverrà mai a piacer loro, se
indiffe- rente o stoico pur sia; nè
otterrà la loro benevolenza ed amicizia,
se imperioso, duro, inaccessibile si mostri.
Pulitezza, amabilità, condiscendenza, pazienza a tutLa prova, attenzioni adorne di seducente
delicatezza, sono il maggior novero
delle qualità che esse esigono in colai
che hanno investito della cura della loro
salute. E tostochè rassicurate
si credono per le provale maniere, colme
di riguardi, sedotte dal linguaggio che
provoca ed induce ogni intimità, esse ripongono ben- ■Oigiti;M 0/ Google 202
tosto nel medico la confidenza de'mali d'una languida e debole struttura, lo fanno depositario di
mille minu- ziosi secreti che hanno bisogno
manifestargli, ma per nasconderli in
seno, alla fedele amicizia; esse gli af-
fidano ciò clie ritengono di più caro, la vita cioè dei loro figli, clie eziandio dalla mano di lui
per sè me- desime fa ricevono.
Allorquando finalmente hanno giudicato
l'animo suo ed ì suoi talenti in rapporto
confacente al loro carattere, egli allora è il loro con- solatore, un angelo tutelare, un sostegno
necessario alla loro felicità. Se alcuni doveri in vantaggio degli ammalati
il medico non può mai infrangere, altri
doveri i ma- lati adempir debbono verso
il medico. Essi saranno sempremai
costanti nella scelta che di lui hanno fatta,
onde non diffondere inconsideratamente a questo ed a quello le confidenze loro. Adempiranno
fedelmente tutto ciò ch'ei prescrive in
sollievo della loro salute, perchè a
tanto impegno egli è stato prescelto ; nò
trasgredir dovranno in qualunque circostanza le ad- ditate prescrizioni e gli ordini imposti. E
finalmente devono guiderdonare le cure
di lui colla dovuta gra- titudine e
riconoscenza. La scelta delle persone
per assistere gli ammalati non è
indifferente. Una fi so nomi a piacevole, una pa- zienza conosciuti ss ima, una inalterabile-
dolcezza , un. cuore compassionevole,
sono le qualità principali delle donne
da prescegliersi al nobile ma penoso incarco
di servire gl'infermi. Ed in ciò gli uomini non pos- sono pareggiarle giammai. Esse sole sanno
dare' agli infelici, consumati da
patimenti crudeli, ogni minuto soccorso
che il deplorabile loro stato richiede, sol-
Oigiiized 0/ Google 203 levar con leggerezza i loro membri
addolorati, e con attedia e carezzevole
mano destramente supplire a quella
languente inazione. I più circospetti premurosi
servigi, i più teneri riguardi, tutto profondono agli infermi affidati alla loro vigilanza: né i
portamenti in apparenza capricciosi di
uno sventurato, sovente reso ingiusto ed
esigente per lo eccesso de' mali suoi,
nè le fatiche, nè i disgusti, nè i pericoli, me- nomar possono o indebolire il loro zelo,
esaltato tal- volta sino all'eroismo,
che niente mutasi al letto del
dolore. Ricavando Ì particolari
sullo stato del vostro in- fermo,
abbiate cura di nulla dire che possa spargere
il turbamento o la paura nel di lui animo: nè fate alcun moto, alcun gesto, che possa
interpretarsi in modo sinistro da una
mente ingegnosa a rivolgere tutto in
proprio svantaggio. E già vedetelo
cercar la sua sorte nella espressione
della vostra voce, nel vostro contegno, nel vostro si- lenzio. Gli avidi suoi sguardi chiedono agli
assistenti la fatale sentenza, ch'egli
teme qual ultima: nessuna cosa è per lui
indifferente ; ei tutto indaga, egli è tutto
occhi, tutto orecchie. E quando bisogna rassi-
curare la esaltala imaginazione di un infermo, i mi- gliori ragionamenti non valgono quanto una
idea falsa, che, non preveduta e
bruscamente espressa, si tro. vassé in
opposizione totale coll'oggetto de'suoi timori
11 chiarissimo Petit ha fatto sentire vivamente l'in- teresse del precetto, che — non bisogna giammai .parlare de'funesti avvenimenti d'una
malattia innanzi di colui che potrebbe
temerne le conseguenze. Non parlate-mai
di morte coi vecchi e coi tnori-
DigiiizM 0/ Google 204 bendi. Se dovrete eseguire una grave
operazione, evitate dichiararla; ma
imprimete un'idea di spe- ranza e di
buon esito per tal temuto istante, serven-
dovi pressappoco d'alcuna ingegnosa perifrasi, come: il momento allorquando io vi libererò;
ovvero: quando cesseranno i vostri mali
. . . . ec. Su di ciò nessuno ha pensato
meglio del citato Petit; nò con maggior
finezza o più eloquenti maniere si è giammai espresso. Astenetevi presso un infermo pericolante da
un turbato contegno, o da tumultuosi
movimenti. Ac- correte forse contro una
pericolosa emorragia? non dimenticate
che il vostro primo impegno debb'esserc
di signoreggiare immantinente sul morale dell'indi- viduo. Se incerto, agitato vi vedesse, ei
perderebbe ogni fiducia e si crederebbe
perduto. Sottraetegli destramente lo
spettacolo degli stranienti di cui vi
servite, e più di tutto lo spargimento del proprio sangue. Qual funesta impressione non farebbe
su giovane donna, nervosa, esaurita per
uterina emor- ragia, l'aspetto d'uno
ostetrico, il quale, con le ma- niche
ripiegale sino al gomito, le mani, le braccia,
il viso, gli abiti bruttati di sangue, la tormentasse con le più aspre manovre, e, dopo averle
fatto soffrire un lungo e doloroso
supplìzio, facesse mostra di esitare, e
le lasciasse travedere la scoraggiante
impotenza dell' arte! Allontanale da un malato che state per sottoporre a qualche importante
operazione, tutto ciò che sbigottir
potrebbe il suo cuore e por- tare lo
spavento nel suo spirito, diggia pel timor del
dolore agitalissimo. L'uomo più coraggioso ed intre- pido non vede giungere senza fremere
rabbonito momento. In quali angosce
suppor si debbe colui OigiiizM &y
Google 305 che, debole e pusillanime, si è pur deciso
sottoporsi a' crudeli soccorsi
dell'arte, dopo lunghe esitazioni e
penosi contrasti! Guardatevi di oltraggiarlo o ferirlo colle più insignificanti facezie, le quali
tanto più crudeli sarebbero quanto
maggiormente inopportune. Imponete a'
vostri aiutanti ed agli astanti un silenzio
assoluto. In siffatti terribili istanti, tutto ciò che vi attornia deve respirare la calma più
tranquilla e perfetta. Alcuni infermi prossimi alla tomba,
sospettando il loro stato, supplicano il
medico a dichiarar loro in qual
.situazione siano ridotti. Istanze pressanti, com- moventi preghiere, nulla tralasciano per
vincere la ripugnanza di lui: lo
illudono interessandolo sulla necessità
di metter ordine ad importanti affari} gli
vantano il loro coraggio, simulano una perfetta ras- segnazione alla sorte loro: diffidi il medico
di tali fìnti motivi. Parecchi infermi,
che si vantano mirar la morte senza
timore, conservano tuttavia una forte
secreta speranza d'essere ricondotti alla perduta salute, nè udir possono quella tremenda verità senza
darsi in preda ad orribile
disperazione. Alcuni di questi sventurati
hanno punito l'incauto medico di sua
imprudente condiscendenza con darsi
spontanea morte. Bisogna morire, egli è incontrasta- bile, quando batte 1' ora di morie; ma è
fatale il volersi intuonare la requie,
quando il coraggio e la intrepidezza
potrebbero trionfare ancora sovra la lunga
notte del sepolcro. Si possono
consultare in proposito le seguenti opere:
LutheEj De praecipuis cautelis praxin adeimti juxta 906
clinicos probe aUendenlis; W. Wedelius, De officio aegrotanlium; Bienve.w, Des qualitis morales
du m£- decin, et de la condotte qu'il
dtsit tenir auprès des malades;
Detebgie, Àrlic. Consultatìons, dans le Dici,
de Mèd. et Chir. praliq.; Vavasseur, Manuel de pa- tJiolog. génèr.; Angeli, // medico giovane al
leUo del- l ammalato. Oigiiized by Google XXX.
Dell'Onorarlo e Guiderdone del Medico. Lieto il medico d'essere stato utile al
suo amma- lato, il premio delle
sollecite penose sue cure dovrà
giustamente attendere. Eppure bisogna assuefarai alla sconoscenza de' clienti, ed abituarsi a
sollecitare un compenso, più spesso
ritardato dal ricco, meno esalto d'ogni
altro. Desideraci cosa sarebbe il
gratuito esercizio della medicina: ma in
qual classe della società trovare in-
dividui animati d' ardentissima filantropia, per con- sacrarsi a' disgusti e pericoli di questa
professione, senza altro guiderdone
fuorché la virtù? Di qual pane vivrà il
medico e la di lui famiglia? Cessi ornai la
società di calunniare i medici, poicbè dal suo seno sono prodotti; uè essendo una specie d'uomini
ecce- zionali, son eglino, come tutti
gli altri, ciò che la natura e le civili
istituzioni ebbero a formarli.
208 Ogni fortuna suppone in sua
origine un salario, un lucro otl una
rapina. Questa sorgente è accresciuta
per successioni. Ma se il negoziante che si arricchisce calcolando i bisogni delle derrate, se V
artigiano che appigiona ii suo braccio o
vende il frutto del suo lavoro, se il
nobile che pone al soldo la sua spada,
niente operano che si possa loro biasimare senza fare la satira dello stato sociale, chi
oserebbe vitu- perare e riprendere il
medico che accetta o richiede qualche
onorario per cura ed assistenza ad un ma-
lato prestata? Per esser capace di opera cosiffatta, ha consumato egli una parte della sua vita,
ha erogato porzione delle sostanze sue O
della sua famiglia, ha sequestrato la
sua gioventù in severe discipline lungi
d' ogni diletto, finalmente egli ha travagliato per la società, e questa mostar gli si deve
riconoscente. Se gli individui che esercitano l' arte di
guarire avessero parte a' primi onori
dello Stato, vedrebbesi precipitare
nella loro coorte tutti quelli che la fortuna
ha colmato de' doni suoi. Allora la medicina esser po- trebbe gratuita, pagando la società in
onorificenze ciò che in costosi servigi
riceve. Ma l'esercizio della medi- cina
attualmente procura appena qualche considera-
zione; un medico gode alcun credito, occupa talora un posto, tos toch è abbandona la sua
professione, ov- vero allorquando,
giunto a sufficiente fortuna, riposa
tranquillo gli stanchi suoi giorni.
La vista di un medico ha qualche cosa di appren- sivo, perchè ridesta ciò che ogni uomo
maggiormente teme e detesta dopo la
indigenza o la morte, la ma- lattia. £
qual mezzo si adopera oryle risolversi ad
onorare colui che tanto giova all'umanità? Iticupe- Oigiiized 0/ Google 209
rata la sanità da chicchessia, cominciasi a dimenti- care il male già terminato, ed insieme in
ente dileguasi la ricordanza del medico,
e la riconoscenza ccu tuni- catamente a
lui riprotestata. Questa condotta degli
ammalati disgusta ed indegna il medico principiante, quantunque animato d'ogni nobile sentimento,
che i progressi poi dell'età estinguono
in ogni cuore. Perchè egli desiderava
amicizia gli si nega la stima, anzi si
opprime di sarcasmi, fors'anco di villanie, finché una nuova malattia riproduce l' umile
preghiera c la vile e bassa adulazione,
suggerite dal timor della morte.
Ingannato nelle sue fantastiche speranze, dà
egli uno sguardo beranza
gl'infelici loro clienti, occultando l'avida loro cupidigia sotto la capziosa maschera dello
zelo. Crc- derebbesi egli mai che agli
ammalati ed ; agli assi- stenti
l'impostore l'assembra uomo filantropo ed abile, mentrechè il circospetto vien supposto
ignorante e disattento! E ciò avviene
perchè i movimenti delle .gambe, dèlie
braccia, e della lingua principalmente ,
sono valutabili soltanto dall'ammalato, ossia da giu- dici incompetenti. Ma ognuno dee far sacrificii nell'interesse
della so- cietà: ciascuu le deve un
tributo, ed il medico più che ogn'
altro; egli, i cui doveri sono consacrati al-
l'umanità, ne darà il buon esempio, ricavando costan- temente per l'esercizio del suo ministero la
soddisfa- zione' di avere agito secondo
coscienza e possibilità. Laonde se le
mediche funzioni espongono tutto giorno
chi le adempie allo sdegno dell'ignoranza), al-
l'obblio dell'ingrato, agli oltraggi del calunniatore: se troppo disgraziato sentesi. il medico, :-,
perchè la sua 1 riputazione, acquistata
penosamente opn. veglie, privazioni e
stenti, da' capricci della moltitudine to-
talmente; dipende : ise, : per'.' bene adompirc i penosi doveri! che gli si impongono, rinunciar gli
bisogna tutti i godimenti della vita c
la domestica sua libertà, -egli trova,
però nell'esercizio stesso della professione
212 qualche compenso, che da
così numerosi ed ines id- eabili contrasti
in parte lo risarcisce. La stima del
poco numero di uomini assennati Io consola, c gli f;i dimenticare la gelosa invidia degli emuli, e
la fredda indifferenza ingratissima di
coloro che maggiormente obbligali gli
sono egli deggiono riconoscenza. L'intimo
convincimento e la verace persuasione che i suoi ma- lati hanno ricevuto tutte le cure che lo
stato loro esigeva e da lui apprestar si
potevano, lo sottraggono agl'insulti
dell'affannoso rimorso, ed invulnerabile Io
rendono all' avvelenato strale delia smaniali Le invida malignità, allorquando un avvenimento funesto
non si è potuto prevenire da' soccorsi
dell'arte nò per gli sforzi della
natura. Una coscienza calma e tranquilla,
assicurando a La buona compagnia
che l'onta francheggia n Sotto l'usbergo
del sentirsi pura, è già la ricompensa
del medico, che esercita con probità ed
onore i suoi doveri, Il guiderdone cT una
buona azione, è di averla fatta : Recte farti, fecìsse merces est; diceva Seneca (epist. 81); ■ Le frali iTun b'tenfait, d'est le bienjuil
lui-méme », Egli è contento e pago del
bene da luì fatto, e molto può farne. Lo
infelice a preferenza l'implora, ed ei
seco conduce la speranza e la consolazione nell'asilo della miseria : e le benedizioni degli
sventurati, sono il compenso di
cosiffatte beneficenze, premiate da
calde lagrime di immutabile riconoscenza. Tostochè un medico giugne a ridonare un
ma- 2(3 lato dati' orlo della tomba alla vita :
allorquando ei conduce ad assicurata
convalescenza un disgraziato, già
sottoposto a chirurgica pericolosa operazione; que- sti fausti risultameli d'ogni sua cura
largamente lo indennizzano. Colui che è
stato salvato, diviene suo amico e
fratello. Il vederlo, gli procura la più singo-
lare e deliziosa compiacenza j ed il mutamento più vantaggioso di sua fortuna non gli
apporterebbe una pari così grata gioia.
Al contento di togliere una de- signata
vittima alla morte, niente è che agguaglia.
Un infermo ch'egli ha liberato da gravissimi peri- coli, lo consola d'essere stato meno felice
in altri in- contri. ' ! . i . " ;
i i ■•■ i i ' Il medico adunque, tolte
alcune eccezioni, ndn acqui- sta
generalmente vistosa e grande fortuna : ma il
frutto de'tooi lavori non è esposto mai a repentini sconvolgimenti, che spesso rovesciano il
commer- ciante dall'estrema dovizia
nell'estrema miseria. Egli gode d'una
sorte piacevole e tranquilla; egU.c posto
in quella buona e sicura mediocrità, ohe,, fra .tutte ic condizioni della vita, è la più compatibile
con la felicità. Accollo, gradito, festeggiato
nella società; stimato dalla gente di
lettere, desiderato dal ricco e dal
pitocco, il medico, sino alla più tarda età, vive amato, onorato, richiesto da ognuno. Montuus, De stìpendìis medicorum. Diqiiizefl 0/ Google .' ■ 'tìÓNCLUSIONE ■ 111 questa Monografia sono stati i medici
Spesse Tolte da me lodati con ingenua
franchezza, an- tGoradhó sia- del lóro
numero anch'io. Mi sono iit- igegnato
ìàre il loro elogio senza prevenzióne, né
-ho dissimulato i loro difetti. Ho esposto i ,loro doveri, ed ho curato mostrarli quali
realmente pur 'son^ij^r^ii&repj^ritato/iliii^mproyece
di par- zialità,? ÌS,ox io crédo averlo.
heoe evitalo.! n tiniw$ rthtv
'■>''•-■■ '.( M. Vr^.tVstV <-v,-v . ..:\-,\.
w.s^l*U ifliifc Avvertimento . -,y ;. ( „, -• Pa?- 5
Introduzione ,-. T <\"
Z*e//a iyco?nresca Istruzione Medica . . n i 5 Ingresso di un Giovane Medico nel Mondo . v
24 feifa TTipufazione dei itfedico ... r
33 ZM jHedieo in Società 4 . . ■ 38 De' Piaggi del Medico , ...» 43 ZJeiie JWetd di Jfedicina ...» 48 Dell'Età del Medico "64 Del Maritaggio del Medico ...» 02 Dell'Esteriore del Medico . ..."
65 Della Letteratura del Medico ,. . .
li Dei Medici Poeti . ■. . v . .
"77 Dei Medici Filosofi . ì . . . »
81 Della Religione del Medico .... n
86 Dei Riguardi de' Medici fra loro
..." 95 Degli Encomiatori . . . . .
» 1 00 Del Saper-fare . . , . . . » 44 3 Dell'Arte di ottenere la Fiducia degli
Ammalati n i-23 Delta Pratica Pag .
430 Dei Difetti da evitare nella
Pratica . . » HO Del Modo d'Interrogare
gli Ammalati . . ■ 1_4B Della Pazienza
del Medica . . . . ■ IAI Della Prudenza
del Medico ■ ÌQ7 Della Beneficenza del
Medico » Ì2& Della Discrezione del
Medico . , . s 123 Della Costumatezza,
Filantropia e Magnanimità del Madi cn ■
IM Delle Qualità particolari al
Chirurgo . . » JHft De'Doveri del
Medico verto i Moribondi ■ 131 Sulla
Medicina dello Spirito » 194 Somma di
Precelli tjenvmli uditi l'ondalla, del Me-
dico a riguardo degli Ammalali . . ■ L3S Dell' Onorario e Guiderdone' del Medico-. .
» 207 Conclusione , '. \ '. ■. . n 814 Roberto
Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i doveri – pregi. Luigi Speranza, “Grice e
Sava” – The Swimming-Pool Library.
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