Sciacca fu un filosofo italiano nato a Messina nel 1912 e morto a Palermo nel 1995,
fu professore di storia della filosofia presso la facoltà di lettere dell’Università di
Palermo e presidente della Società Filosofica Italiana.
OPERE:
Le opere di Sciacca sono:
• La funzione della libertà nella formazione del sistema kantiano (1945)
• L’idea della libertà. Fondamento della coscienza etico-politica (qui Sciacca, in
appendice riproduce la memoria del 1965).
• Ritorno alla saggezza (1971).
• L’uomo senza Adamo (1976).
• Sapere e alienazione (1981)
• Il segno, quel segno (1987).
PENSIERO:
Sciacca, nella sua opera “L’idea della libertà. Fondamento della coscienza etico-
politica” tratta del rapporto esistente tra Scienza e Filosofia, privilegiando la
dimensione metafisica della filosofia contro la dimensione positiva delle scienze
esatte.
Sciacca recupera il pensiero di Renda e abbandona il pensiero di Cantoni, secondo la
quale oltre la conoscenza del mondo è importante il destino dell’uomo nell’aldilà e
nell’aldiquà.
Nel 1963, egli nel suo saggio si chiede con Kant se la metafisica sia possibile come
scienza; la risposta è negativa, in quanto la metafisica di per se, andando oltre la
scienza tratta i problemi di maggior rilievo per l’uomo. L’uomo usa la sua ragione per
problematizzare la sua esistenza nel mondo, proiettandola verso l’aldilà in una
dimensione etico-religiosa. La presenza di Kant, in Sciacca, la possiamo ritrovare
nelle sue opere successive, ovvero: Ritorno alla saggezza (1971); L’uomo senza
Adamo (1976); Sapere e alienazione (1981); Il segno, quel segno (1987).
Sciacca, sottolinea che , nella fase storica di maggiore espansione della scienza e
della tecnica, l’uomo ha più che mai bisogno della filosofia, cioè l’uomo ha bisogno
di tornare alla saggezza, considerando che l’uomo dei tempi moderni è primo di
saggezza, ovvero “un uomo senza Adamo” che ha mistificato e mercificato la natura.
Egli, sottolinea che l’uomo non può ignorare l’enigma dell’aldilà, cioè non può
dimenticare l’ignoto oltre l’orizzonte della vita terrena.
Per Sciacca, il sapere che distoglie l’uomo dai ver problemi è un sapere allenante o
fuorviante, cioè: il mondo è un sistema di segni che vanno decifrati aldilà
dell’apparenza, ed è proprio per questo motivo che Sciacca suggeriva di cercare
l’essenza della metafisica, ovvero della filosofia.
Egli, afferma che la filosofia si è sempre limitata a chiedersi il perché delle cose
senza mai ritenere di poter dire l’ultima parola, la scienza invece ha finito con il
prevaricare ogni forma di sapere, nel momento in cui da scienza pura e semplice, è
diventata tecnica o peggio ancora tecnologia.
Proprio per ciò occorre scoprire e riscoprire una filosofia “critica” che torni alla
saggezza.
Successivamente, Sciacca, nel suo volume “L’uomo senza Adamo” si confronta con
Marx; sembra strano che uno spiritualista come Sciacca riesca a riscoprire attraverso
una lettura di carattere antropologico del giovane Marx e quella di carattere
economista del Marx maturo, evidenziando una forte esigenza di metafisica.
Sciacca, sottolinea l’esigenza di tornare all’origine, a Dio, ovvero riscoprire la
dimensione umana; qui, si ha un distacco dal materialismo storico , dal marxismo-
leninismo, che predicava la violenza come strumento di lotta, al contrario del
pensiero di Sciacca che a una libertà raggiunta con la forza, preferiva una libertà
raggiunta con la pace, semmai con la forza della ragione.
Il penultimo libro di Sciacca, “Sapere e alienazione”, è composto da cinque saggi
ciascuno dei quali pone il problema di intendere il sapere come alienazione, infatti il
filosofo è convinto che ogni forma di sapere storico costituisce una forma di
alienazione.
Sciacca nel primo saggio si interroga sulla dicotomia tra vero e falso, ed il suo
suggerimento è quello di scavare, socraticamente, dentro se stessi, considerando che
il vero e il bene sono da ricercare sempre come problemi.
In “Sapere e alienazione”, nell’interiorità di Sciacca si accende una curiosità: quella
di Nietzsche che nel Saggio 125 della Gaia Scienza, conferma che sono stati gli
uomini ad uccidere Dio, e secondo Sciacca, conferma anche che nello stesso tempo è
morto l’uomo stesso, sradicato dalla sua storia e dalla sua cultura.
Sciacca andava incontro Marx per superarlo e andava incontro a Nietzsche per
superarlo; in quegli anni, il filosofo, andava contro corrente.
Nel suo ultimo libro “Il segno, quel segno”, egli intende il mondo come un insieme di
segni, sottolineando che l’atto della conoscenza rappresenta il primo segno
dell’uomo, il segno iniziale e distintivo che lo rapporta al mondo.
Egli, suggerisce che conoscere non costituisce un atto semplice cosi come può
apparire a chi è accecato dalle apparenze, proprio per ciò sostiene, come già detto,
che si dovrebbe tornare all’essenza delle cose e non soffermarsi all’apparenza delle
cose.
Tutti questi interrogativi posti da Sciacca possono trovare una risposta in una sua
affermazione: “Forse, risalendo all’origine del nostro personale, ripetitivo conoscere
nei suoi atti spontanei e pur carichi di significative responsabilità, l’essere di un
mondo del quale sempre cerchiamo il volto migliore potrà aiutarci a rispondere
insieme alle domande dell’anima e a quelle del sapere, scientifico e no”BIOGRAFIA:
• Filosofo italiano;
PENSIERO:
- - Tratta del rapporto tra Scienza e
Filosofia; - - Privilegia la dimensione metafisica della filosofia;
-
preso roteare i il di mivesta
di Palermo;
Presidente della Società Filosofica Italiana.
GIUSEPPE MARIA SCIACCA
(1912-1995)
OPERE:
- La funzione della libertà nella formazione del sistema kantiano (1945)
- L'idea della libertà. Fondamento della coscienza etico-politica
- (qui Sciacca, in appendice riproduce la memoria del 1965).
Ritorno alla saggezza (1971). - L'uomo senza Adamo (1976).
Sapere e alienazione (1981) - Il segno, quel segno (1987).
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