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Friday, December 20, 2024

GRICE ITALO A/Z S SE

 

Grice e Serbati: la ragione conversazionale del divino nella filosofia italiana – la scuola di Rovereto -- filosofia trentina -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Rovereto). Filosofo italiano. Rovereto, Trento, Trentino-Alto Adge. Important Italian philosopher. Frequenta  l’imperial regio ginnasio. Studia a Padova. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età, legge alla luce della sua aureola.  E in occasione della venuta a Rovereto del vescovo di Chioggia per consacrare le chiese di S. Maria del Carmine e di S. Croce, appartenente all'omonimo monastero, che, prendendo parte alla cerimonia, ottenne il diaconato. Mostra una profonda inclinazione per la FILOSOFIA, incoraggiato in tal senso da Pio VII.  Si trasfere a Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Manzoni che di lui ebbe a dire -- è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità. Manzoni assistette S. sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere, Gioire". La sua filosofia destarono l'ammirazione, tra gli altri, anche di Stefani, Tommaseo e Gioberti dei quali pure divenne amico. Dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento fonda al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che cura per tutta la vita, sono approvate da Gregorio XVI. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione della Provvidenza Rosminiane. Svolge una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa Sede. E presidente dell'Accademia Roveretana degl’Agiati ed il suo posto, anni dopo la sua morte fu assunto da Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa S.. Tra le sue volontà del vi e anche quella di donare a Rovereto un terreno nell'attuale zona di S. Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e Paoli onora tale decisione. Porta avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Agostino e AQUINO, rifacendosi anche a Platone.  I suoi esordi filosofici si ricollegano a GALLUPPI, sia pure polemicamente, in quanto S. avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico.  La necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta S. a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere.  Il problema filosofico di S. si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità e immutabilità.  Questo principio è per S. l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò innata (“Saggio sull'origine delle idee”).  Ma qui i problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del giudizio.  Tuttavia non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo cade in una vuota posizione nullista.  Accanto a questa ontologia la sua etica si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale). Dedica alla politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale e tale per cui e costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX vuole istituire una commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del dogma dell'immacolata concezione, nonostante ben due suoi saggi (Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) sono all'Indice. Chiamato a prendere parte a tale commissione, e favorevole allo stato liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra stato e chiesa, sebbene non assoluta. Critica lo Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa Sede. Critica la legge laicista ed anti-clericale. Si convince della sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica, critica sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti, distinguendoli dalle successive de-generazioni rivoluzionarie, in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sostene una società perfettista. Continua a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con saggi come “Logica” e “Psicologia”. Ratzinger, quando la questione rosminiana era ancora ben accesa, nell'ambito di una serata organizzata a Lugano, dice. Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca moderna.  Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da S. a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasar quanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.  In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.  Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.  E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi.  Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande. Pio VIII dice a S., in udienza. È volontà di Dio che voi vi occupiate nella filosofia. Tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di filosofi. Dico, di filosofi solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugl’uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. Gregorio XVI, successore di Pio VIII, in risposta alla lettera che S. gli aveva indirizzato. Diletto Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica in cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.»  (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di Cremona dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini disse:  «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi per far trionfare la verità. Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, fra l'altro scrisse:  «Ma non vogliamo che con questo abbia a patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua a rendere ognora più abbondanti frutti. Col decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum"  firmato da Leone XIII, vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica", XL proposizioni contenute nelle opere del S., le quali la Sacra Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito "a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa approvate".  Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana", assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse nel S.: in occasione dell’anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del S. nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI lo cita durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana  riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa.  Alla morte di Paolo VI venne eletto Giovanni Paolo I, laureato in sacra teologia alla Gregoriana con il saggio, “L'origine dell'anima umana”. È bene precisare che Luciani e fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di S. parole di ammirazione e stima.  Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II l’annoverato tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese.   Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede emana il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. S.. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione di S.:  «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso. Si possono attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna di quaranta proposizioni. E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo decreto, non appartiene in realtà alla sua autentica posizione, ma a possibili implicanze. Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina Cattolica. Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva neotomista".  Benedetto XVI autorizza la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo della guarigione di Ludovica Noè, attribuito alla sua intercessione. Tra quelli portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in seguito all'accaduto.  Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano, ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e questione antropologica" in cui riconosce le sue istanze pedagogiche. A. Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il suo Dies Natalis. Nel corso dell'Angelus domenicale e ricordato per la sola carità intellettuale e perché testimonia la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello. Avversario del sensismo e dell'illuminismo e mentore e maestro intellettuale di quattro pontefici eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II.  Nulla osta della Congregazione per la dottrina della fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei censori teologi e delle commissioni storiche in Novara. C. Papa diventa postulatore della causa succedendo a Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro di Studi Rosminiani di Stresa. Chiusura del Processo informativo Diocesano. Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura del Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di S. viene pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do sacerdote S., a firma del cardinal Ratzinger e di mons. Bertone.  Rilascio del Nihil obstare per la Causa di Beatificazione.  Il Relatore approva e firma la Positio.  Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio. Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. Presentazione fattispecie super miro. Revisa della fattispecie con firma del sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo). Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo). Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa  Fisichella.  Benedetto XVI autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. La Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento della virtù eroica di S.. A Novara si celebra la beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che l’iscrive tra i beati. La beatificazione è avvenuta a Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo.  Con il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata da  J. Martins, allora prefetto della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto rosminiani.  A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare, insieme al preposito generale Flynn c'era il segretario generale dell'Istituto Domenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il Vicario per la Carità Intellettuale Taverna Patron, il Vicario per la Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don U. Muratore (profondo conoscitore di Rosmini) e il postulatore della Causa di Beatificazione, Papa.  Hanno partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi Re, il cardinale arcivescovo di Torino S. Poletto, il vescovo di Novara, mons. R. Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. Bressan, il vescovo rosminiano mons. Antonio Riboldi e fra gli altri anche G. Zaccheo (che sarebbe improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana G. Betori, G. Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti, padre Villa.  Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità politiche.  Tra queste il senatore a vita Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Marini, e Parisi, al tempo Ministro della Difesa. S. è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio Ossola.  In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di S.. Sono numerosissimi i suoi saggi. Certamente il più importante a livello ascetico e spirituale e le “Sei massime di perfezione”, su cui anche Giovanni XXIII fa delle riflessioni prima di morire. Gli costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle cinque piaghe della santa chiesa" e "Dalla costituzione secondo la giustizia sociale". In filosofiia meritano di essere ricordato il “Saggio sull'origine delle idee”. Altri saggi: “Principii della scienza morale”; “Filosofia della morale”; “Antropologia in servigio della scienza morale”; “Filosofia della politica”; “Trattato della coscienza morale”; “Filosofia del diritto”; “Teodicea”; “Sull'unità d'Italia”; “Il comunismo e il socialismo”. Le sei massime di perfezione sono formulate per definire il fondamento spirituale sul quale ogno uomo puo avere un cammino nella perfezione. Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste (Matteo 5,48). Desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto. Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di Cristo.  Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.  Abbandonare se stesso nella provvidenza di Dio.  Riconoscere intimamente il proprio nulla.  Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza. Di particolare interesse e “Le cinque piaghe della santa Chiesa". Mostra odi discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione il saggio fu messo all'Indice e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione rosminiana". L'opera eriscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di S. e Bettazzi. Mi sia consentito ricordare S., molto legato ad Aquino. Ma anche studioso e amante del suo tempo, e che certamente guadagna a Cristo non pochi uomini. Tutto questo mi sembra si accordi con le cose che sono state già dette da non pochi padri su questo schema in generale, che cioè gl’uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando della libertà, esaltare i valori dell'umiltà. Parlando del matrimonio, il ruolo della fortezza. Parlando dei problemi economici e di molti altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle cose. Occorre dunque mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agl’uomini di questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più efficace. Il primo e principale compito dunque per gl’uomoni che coltivano la sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in un colloquio franco e aperto. Paolo VI dice. I suoi saggi sono pieni di pensiero, una filosofia profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, sopra-naturale, religioso, ascetic -- filosofia degna di essere conosciuta e divulgata. È stato anche un profeta. Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Previde partecipazione liturgica del popolo. La sua filosofia indica uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore. “Delle cinque piaghe della santa chiesa” è suddiviso in cinque capitoli corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di Cristo. In ogni capitolo la struttura è la medesima:  un quadro ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei vescovi nella politica) la piaga i rimedi. La prima piaga e la divisione del popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità romana, il culto era un mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni barbariche, la scomparsa della lingua dei romana, la scarsa istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento della lingua romana, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in italiano. La seconda piaga e l’nsufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con piccoli libri e piccoli maestri: dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà. La terza piaga e la disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, schiavi di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo. Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la libertà. La quarta piaga e la nomina dei vescovi lasciata al potere temporale. Compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli. La quinta piaga e la servitù dei beni ecclesiastici. Sostiene la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei bilanci.  A Rovereto gli ha dedicato il liceo che frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Rosmini. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "S. (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "S.". Farina, Prosser  Prosser Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati, su agiati, Accademia Roveretana degli Agiati, «Paoli  artefice della rinascita dell'Accademia e suo president. Ragionamento sul comunismo e socialismo, Grondona, Genova, Questa tesi fu messa in discussione da Abbà a cui S. controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, Riv. rosminiana, Pagani Rossi. Nota sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere).  Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su agensir, Biografia di S. su vatican.  Istituto S., su rosmini borgomanero. Liceo delle Scienze Umane su cercalatuascuola.istruzione. Istituto Comprensivo S., su ic-rosmini  Biblioteca S., su biomedico campusnet.unito.  su vivoscuola. M. Farina, Gl’Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni,  Italo Prosser, El pra' de le Móneghe: cronistoria del monastero di S. Croce nell'antico comune di Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, Approfondimenti Sciacca, La filosofia morale di S., Torino, Bocca, Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da  Belti), Stresa, Edizioni Rosminiane Sodalitas, Dossi, Profilo filosofico di S., Brescia, Morcelliana, Valle, S. Il carisma del fondatore, Rovereto, Longo Editore, Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. Genesi e ricezione delle "Cinque piaghe" di S., collana Italia Sacra, Roma, Herder, S., Frammenti di una storia della empietà, a c. di Cattabiani con una nota filologica di Albertazzi, Trento, La Finestra, Giorgi, S. e il suo tempo. L'educazione dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di S., Trento, Il Margine, Gomarasca, La forma morale dell'essere. La poiesi del bene come destino della metafisica, Milano, Angeli, Paoli, S., Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede e Cultura, Paoli,  Maestro e profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Sapienza, Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di S., Roma, Libreria Editrice Vaticana, Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di S. e altri saggi fra critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano, Gabrielli, Comunità di San Leolino, Una profezia per la Chiesa. Verso il Vaticano II, Panzano in Chianti, Feeria-Comunità di San Leolino Muratore, S. per il Risorgimento. Tra unità e federalismo, Stresa, Rosmininane Sodalitas, Bergamaschi, S. La perfezione della vita cristiana, Stresa, Rosminiane Sodalitas, Malusa, S. per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli,. Domenico Fisichella, Il caso S. Cattolicesimo, nazione, federalismo, (Roma, Carocci); Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali, Stresa, Rosminiane Sodalitas, Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di S., un "cantiere" per lo studioso. Introduzione all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio, Zanardi, La filosofia di S. di fronte alla Congregazione dell'Indice Milano, Franco Angeli. Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Crusca. In Rosmini l'attenzione ai fatti di lingua e la speculazione sul fenomeno del linguaggio furono non meno vive di quelle di Manzoni, esercitate però con sensibilità, impostazioni e modalità differenti26. L'origine del linguaggio, in particolare, seppur poco appariscente, è un tema delicato e importante del suo sistema filosofico e ricorre a varie riprese lungo tutta la sua opera, talvolta con brevi cenni indiretti talaltra in forme più estese.  Una trattazione piuttosto ampia si trova già nel saggio Sui confini dell'umana ragione ne' giudizi intorno alla divina Provvidenza che costitusce il primo libro della Teodicea, ai capitoli 17-21, sotto la rubrica della 'quarta limitazione dell'umana ragione', la quale recita:  «La mente umana non può produrre a sé medesima veruna scienza, senza che gliene venga dastraniera cagione proposta la materia»27. Questo implica che prima della azione degli esseri sussistenti' la mente umana è una tabula rasa, incapace come tale di astrarre senza lo stimolo di segni che in qualche modo rendano sussistenti gli astratti (88-89). In altre parole, «l'uomo  conosce solamente quello che a Dio piace di manifestargli  naturalmente  soprannaturalmente» (94), ossia il mondo fisico (96) e i contenuti della rivelazione (97).  Dono di Dio non può che essere anche il mezzo per passare dall'uno agli altri, ossia il lin-guaggio, perché la rivelazione - principio paolino - si fonda sull'udito e inoltre presuppone già esistente la facoltà di astrazione: pertanto «l'uomo non potea dare a se stesso il linguaggio: onde egli ripete dal Creatore anche questo mezzo di conoscere» (99).  La funzione semiotica è condizione necessaria della conoscenza, in quanto l'uomo «senza i segni non potea né pure concepire gli astratti» (100); e qui, diversamente che altrove, segni vuol dire senz'altro parole, e precisamente i nomi di qualità. È questo il punto cruciale della questione: non c'è astrazione senza segni-parole, ma i segni-parole presuppongono le astrazioni. Evidentemente, dunque, l'uomo riceve dall'esterno, cioè da Dio, il primo nucleo motore, già formato, di segni-parole. La tesi dell'origine divina, già nettamente delineata,  trova così la sua enunciazione esplicita:  Erano necessarj all'uomo segni esterni a' quali la mente associasse e legasse le astrazioni: né egli poteva dargli a se stesso, mentre per inventarli sarebbono state necessarie quelle astrazioni medesime, che, senza i vocaboli, egli non può, come dicevamo, possedere. Dunque Iddio donò all'uomo una lingua, quel Maestro supremo gli insegnò l'uso d'alcune voci, nelle quali apparissero quasi sussistenti all'esterno le astrazioni insieme con esse contemplate; queste voci poterono chiamare a sé l'attenzione dell'umana  mente (102)28.  Tali 'voci', prosegue Rosmini, poterono essere i nomi che, conforme al racconto biblico, Dio attribuì a ciascuna delle opere della creazione al fine di renderle conoscibili (106), e costituirono le prime astrazioni (111), in grado di mediare tra il visibile e l'invisibile (107).  Non dovette trattarsi insomma di un insegnamento esplicito del linguaggio, bensì della sua trasmissione indiretta unitamente alle verità della salvezza: «Quindi le eterne verità furono, io mi credo, al linguaggio incorporate e con esso insieme insegnate» (108), e con esso altresì, «nella forma materiale della lingua quasi in arca ben chiusa», custodite e tramandate di padre in figlio pur nel variare storico dei sistemi linguistici (114). La sapienza e il linguaggio,dunque, «furono dati all'uomo congiunti nella stessa guisa, sarem per dire, come furon creati congiunti alla materia i suoi accidenti» (112). Non per nulla la Bibbia attribuisce allo Spirito santo il dono delle lingue:  Pare adunque che l'ispirato scrittore voglia farci intendere con tali parole, come l'invenzione del favellare non poteva esser opera proporzionata alle brevi forze dell'uomo, giacché richiedeva nell'inventore universale sapienza. Di vero, egli è tutt'altra cosa usare della favella dopo averla apparata, ed inventarla senza che alcuno insegnata ce l'abbia. Chi avesse dovuto inventare l'umana favella, non avrebbe forse incontrato insuperabile difficoltà nella nominazione delle cose sensibili e sussistenti; ma un passo insuperabile, come dicevamo, avrebbe dovuto trovare nel dare le voci agli astratti, giacché gli astratti non li percepiva, non li sentiva né in se stessi, né in qualche loro segno che a lui li mostrasse (110) 29.  Nel Nuovo saggio, com'è ovvio, quello delle funzioni del linguaggio e della sua origine, nel senso gnoseologicamente ed epistemologicamente più pregnante, è un tema cruciale che sarebbe interessante seguire analiticamente lungo le quattro edizioni dell'opera curate dall'autore stesso. Non potendo farlo in questa sede, e riconoscendo che «Rosmini non è tutto nel  Nuovo saggio»30, mi limiterò a qualche annotazione utile nel prosieguo del discorso.  Intanto, occorre rilevare che la critica alla teoria sensista dell'origine del linguaggio non è sviluppata nel capitolo espressamente dedicato a Condillac (del quale lì viene discusso unicamente il Traité des sensations) bensì di fatto nel capitolo su Dugald Stewart, dove Rosmini avverte che il discorso svolto contro di lui, ovvero contro Adam Smith, vale né più né meno per tutti i sostenitori del «romanzetto di questo selvaggio» inventore e segnatamente per Condillac, al quale peraltro riconosce il merito di «aver chiamata l'attenzione de' filosofi sulla mutua relazione della favella e del pensiero»31. E notiamo per inciso che alcune delle contestazioni al «misterio metafisico del lockismo» (49 nota 2), e il tono ironico con cui sono avanzate, torneranno molto simili nelle pagine di Manzoni.  Per mostrare come nel 1830, data della prima edizione32, l'impostazione rosminiana siaancora sostanzialmente quella del saggio poi confluito nella Teodicea, riporterò soltanto due brani. Il primo è la conclusione di una nota facente parte della lunga critica alla teoria della precedenza dei nomi propri sui nomi comuni, sostenuta da Stewart sulla scorta delle Considerations concerning the first formation of languages di Smith; il punto, osserva  Rosmini, è sapere come la mente possa pervenire alle prime astrazioni, e conclude:  Ora la mia opinione sopra di ciò la espressi già nel Saggio sui confini della ragione umana [...]. Io dimostrai in quel luogo, che l'uomo avea bisogno d'essere ajutato e mosso a ciò da qualche segno esterno (lingua), che segnasse la cosa astratta da se sola; e tale che fosse atto a eccitare e tirare la sua attenzione e nella sola qualità astratta concentrarla. E fu di qui che io dedussi l'impossibilità che avea l'uomo d'inven-  tare da se stesso un linguaggio completo e accomodato a' suoi bisogni (vol. I, p. 213).  Il secondo brano, anch'esso in nota, rientra nella dimostrazione del linguaggio quale ragion sufficiente per l'astrazione, e accanto alla presa di distanza da Bonald, presenta una distinzione molto importante. «Avvertasi - scrive Rosmini - che qui non è mio intendimento d'investigare, se il linguaggio sia d'origine divina od umana; avvegnaché da quanto fin qui ho ragionato la cosa manifestamente apparisca»; ed ecco la nota:  È impossibile inventare il linguaggio da una mente umana che non possegga idee astratte; perciocché nessuno può mai dare un segno ad idee che non ha. Quindi è vera e bella la sentenza di Rousseau, «che non si poteva inventare il linguaggio, senza il linguaggio»; se non che conveniva restringerla entro i confini di quella parte di linguaggio, che le idee astratte riguarda, la quale è la più nobile, e formale parte delle lingue. Non essendo stata fatta questa divisione, Rousseau potè intravedere una verità rilevantissima, ma non dimostrarla; né a me è noto che alcuno n'abbia, dopo di lui (né pure il sig.  Bonald), data una rigorosa dimostrazione. Ma restringendo la proposizione di Rousseau alle idee, e vocaboli astratti, io credo che mi sia riuscito di dare quella dimostrazione rigorosa che può tor via ogni dubbio dalla questione; ed il lettore può ben da sé ravvisarla e comprenderla ne' principi che espongo in questo articolo sul linguaggio, e da ciò che ho scritto nel Saggio sui confini dell'umana ragione (vol. III,  p. 160-161).  La distinzione in realtà apre nel tessuto teorico della tesi una smagliatura le cui conseguenze vedremo poco oltre; e Manzoni avrebbe potuto ripetere che nelle 'condizioni necessarie per essere una lingua' non si danno gradi, nemmeno di astrazione: «si è o non si è una lingua».apparire fra le pieghe del discorso nell'Antropologia soprannaturale33, dove l'autore sta al gioco condillacchiano di immaginare la condizione umana primordiale, e scrive:  Supponiamo adunque l'uomo nelle pure condizioni naturali, non privo però degli stimoli esterni, senza i quali le sue potenze inerti e quasi raggomitolate in sé non avrebbero potuto avere nessuno sviluppamento; e fra questi stimoli esteriori uopo è che gli supponiamo data altresì la favella colla qual solo vien tratta all'azione la sua potenza di riflettere e d'astrarre, e quindi esce in atto la sua libertà ligata senza di ciò e nulla operante; la qual favella tale che gli bastasse, non potrebbe mai trovarla egli medesimo (vol. I, p.  323).  La fictio speculativa si prolunga - poco manzonianamente, in verità! - in una minuta discettazione intorno alla lingua primitiva dell'umanità, «argomento bellissimo» (vol. II, p.  28). Basato sull'ipotesi «che Iddio abbia il primo parlato all'uomo primitivo» (p. 27) insegnando in tal modo agli uomini ad astrarre, il gioco ha termine con la conclusione secondo la quale «la lingua primitiva è parte divina, e parte umana» (p. 28). Una conclusione conciliatoria e però rischiosa, ma che permette a Rosmini di non entrare in contraddizione con se stesso, perché se è vero che la parte umana è, come aveva scritto nel Nuovo saggio, la più nobile e formale', la parte divina è quella primaria e fondamentale.  Pur con qualche sfumatura, dunque, la posizione iniziale del saggio del 1827 è mantenuta lungo tutti gli anni Trenta, e la si ritrova immutata ancora al momento della riedizione come primo libro della Teodicea. Senonché di lì a poco tale posizione risulterà modificata in un modo assai significativo, se non capovolta34. Possiamo fare un primo tentativo di ricostruzione, se non di spiegazione.  Se torniamo ai due brani già citati della Teodicea e li rileggiamo con le correzioni apportate a mano dall'autore (praticamente le sole modifiche di contenuto in tutto il libro) su un'esemplare dell'edizione Pogliani del 1845, troviamo un ragionamento più articolato e in definitiva una tesi differente. Primo brano della Teodicea (le modifiche sono evidenziate in corsivo):  Erano necessarj all'uomo segni esterni a' quali la mente associasse e legasse le astrazioni: né egli poteva dargli a se stesso fin ch'era solo, ché per inventarli sarebbono state necessarie quelle astrazioni medesime, che, senza i vocaboli, egli non può, come dicevamo, possedere. E dato ancora che, aggiunta la sua compagna per le necessità del convivere, avessero i due coniugi trovati, con un solo attocomplesso, i segni e gli astratti; qual lungo tempo ci sarebbe bisognato ad arricchirsene in qualche copia? e con quella scelta che era necessaria pel progresso morale, e per elevare le loro menti alle cose invisibili? Dunque Iddio donò all'uomo una lingua, quel Maestro supremo gli insegnò l'uso d'alcune voci, nelle quali apparissero quasi sussistenti all'esterno le astrazioni insieme con esse contemplate;  queste voci poterono chiamare a sé l'attenzione dell'umana mente (102).  Secondo brano della Teodicea:  Pare adunque che l'ispirato scrittore voglia farci intendere con tali parole, come l'invenzione del favellare non poteva esser opera proporzionata alle brevi forze dell'uomo, giacché richiedeva nell'inventore universale sapienza. Di vero, egli è tutt'altra cosa usare della favella dopo averla apparata, ed inventarla senza che alcuno insegnata ce l'abbia. Chi avesse dovuto inventare l'umana favella, non avrebbe forse incontrato insuperabile difficoltà nella nominazione delle cose sensibili e sussistenti; ma un passo difficilissimo, come dicevamo, avrebbe dovuto trovare nel dare le voci agli astratti, ché gli astratti non li percepiva, non li sentiva né in se stessi, né in qualche loro segno che a lui si mostrasse (110).  Come si vede, la conferma dell'origine divina si accompagna all'ammissione di una pos-sibile, seppur poco probabile, formazione umana. Resta fermo che ai segni-parole l'uomo non può pervenire con le sole proprie risorse né da solo (entrambe le condizioni sono importanti); ma ai fini dell'innesco della conoscenza, oltre all'intervento esterno da parte di Dio mediante il dono dei primi segni-parole, in linea di principio è sostenibile l'ipotesi che l'uomo acquisisca i segni-parole in società coi suoi simili mediante degli atti unitari complessi semiotico-astrattivi.  I due brani tratti dal Nuovo saggio, rimasti inalterati lungo le prime tre edizioni, subiscono nell'edizione definitiva del 1851-52 un adattamento analogo, e anzi più marcato, per apprezzare il quale il solo corsivo non è sufficiente ma bisogna leggere insieme le due versioni. Primo brano del Nuovo saggio:  Ora l'uomo ha bisogno di essere aiutato a ciò da qualche segno esterno (lingua) che segni la cosa astratta da se sola; e tale che sia atto a fissare la sua attenzione, e nella sola qualità astratta concentrarla. Di qui l'impossibilità che l'uomo solitario inventi da se stesso col suo puro pensiero un linguaggio, che a ciò gli serva (§ 154 nota 1).  Nel secondo brano del Nuovo saggio cambia anche il testo a cui la nota è apposta: «Avvertasi, che qui non è mio intendimento d'entrare nella questione del fatto, se il linguaggio sia d'origine divina od umana; e né pure nella questione filosofica della possibilità»; ed ecco la nuova nota:  È impossibile inventare il linguaggio ad una mente umana prima che posseda delle idee astratte; ché nes-suno può dare un segno a idee che non ha. Quindi la sentenza di Rousseau, «che non si poteva inventare il linguaggio senza il linguaggio» si deve restringere entro i confini di quella parte di linguaggio, che le idee astratte riguarda. Non essendo stata fatta questa distinzione, il Rousseau potè intravedere una verità, ma non dimostrarla; né a me è noto che alcuno n'abbia, dopo di lui (né pure il sig. Bonald), data una rigorosa dimostrazione. Restringendo dunque la proposizione del Rousseau alle idee, e vocaboli astratti, ell'ha un fondo di verità. In primo luogo non si può inventare il linguaggio da alcun uomo segregato dalla società de suoi simili, nel quale stato né egli ha l'occasione di comunicare i suoi bisogni e pensieri agli altri, né gli altri possono comunicar i loro. Ponendo poi un individuo umano coesistente con altri uomini privi di linguaggio, due questioni si possono fare. La prima, se quegli uomini potrebbero inventare un linguaggio prima d'aver formate alcune astrazioni, o potrebbero formare queste astrazioni prima d'avere inventato qualche linguaggio o de' segni, e rispondiamo negativamente. La seconda, «se potrebbero fare queste due cose contemporaneamente, cioè trovare de' segni e coll'atto stesso formare delle astrazioni», e questo non lo crediamo impossibile (§ 523 nota 1).  Una considerazione più attenta della natura costitutivamente sociale e altresì sistematica del linguaggio ha condotto Rosmini a modificare il proprio convincimento iniziale: non si tratta più di singoli individui alle prese con singoli segni-parole, bensì di comunità che danno forma a un sistema linguistico. Scrive infatti nell'Antropologia soprannaturale: «Se prendiamo una parola isolatamente dall'altra non mostra veruna similitudine coll'idea, che per essa si esprime [...]. Ma all'incontro pigliando l'intiero discorso, cioè una serie di parole avvedutamente ordinate, trovasi tosto una corrispondenza colla serie de' pensieri [...]. Egli è per questo, che le lingue sono sistemi di segni così eccellenti che possono esprimere tutte le cose» (vol. Il, p. 22-23).  Può aver contribuito al ripensamento in questa direzione lo studio attento delle prime produzioni linguistiche della nipotina Marietta, consegnato nelle analisi e riflessioni - semplicemente straordinarie - del paragrafo 162 del Rinnovamento della filosofia35. Ma non escluderei un'eco teorica dell'insistenza manzoniana sul concetto di 'interezza' delle lingue; la si sente risuonare ancora, per esempio, nella definizione di lingua data nella tarda Logica:  «un sistema di segni vocali o vocaboli stabiliti da una società umana, adeguato a significare i pensieri che i membri di quella società si vogliono comunicare reciprocamente»36.6. Con il brano dall'edizione definitiva del Nuovo saggio siamo già alla posizione assunta e sostenuta nella Psicologia, che del resto la precede 37. Sappiamo già che la funzione dei segni è quella di «offerire dinanzi allo spirito uno stimolo e termine che lo muova a concentrare e fissare l'attenzione», permettendo in tal modo la formazione delle idee astratte (1379). Ora Rosmini è interessato a scoprire come questo avvenga, a vedere cioè «con qual progresso e fin dove l'uomo, o piuttosto gli uomini conviventi insieme, possano andare nella formazione del linguaggio» (1460).  Il momento iniziale è dato dall'istinto, che spinge l'uomo ad esercitare le proprie facoltà vocali naturali e, mediante esse, a produrre dei suoni indipendentemente dalla loro capacità significativa, la cui scoperta avviene in un secondo momento; «questo - osserva Rosmini - è già un passo grande al suo sviluppo intellettivo, ma l'astrazione propriamente detta non c'entra ancora» (1460). Che tipo di parole sono queste prime emissioni verbali umane?  Riprendendo la tesi lungamente sostenuta nel Nuovo saggio, Rosmini ripete che la loro natura è di nomi comuni, salvo a precisare però che vengono u s a ti come nomi propri: una concessione di non poco conto all'opinione che Stewart aveva tratto da Smith, precedentemente avversata. Da qui la ricostruzione, al tempo stesso filogenetica e ontogenetica, di come «un po' alla volta verrà a stabilirsi un suono, che sarà il nome comune di tutti gli oggetti » di una stessa classe, un tipo di nomi che andrebbero definiti sostantivi qualificati anziché aggettivi sostantivati (1462).  L'attribuzione dei nomi comuni però non comporta ancora l'attività eminentemente intellettuale dell'astrazione, che è successiva e richiede altre condizioni. Per illustrare le quali, Rosmini esplicita e spiega il proprio ripensamento sull'origine del linguaggio:  Noi abbiamo altrove espressa l'opinione che gli uomini non potessero venire a pensare e a denominare le pure astrazioni, per non avere in natura alcuno stimolo che a ciò li muova; di che deducevamo la divina origine di questa parte della lingua. Di poi abbiamo fatto più maturi riflessi, ed ora non ci sembra quella dimostrazione irrepugnabile. Distinguiamo adunque la questione del fatto da quella della semplice possibilità. È indubitato, quanto al fatto, che il primo uomo ricevette l'avviamento a parlare da Dio stesso, il quale, parlandogli il primo, gli comunicò una porzione della lingua [...]. Ma trattandosi d'una semplice possibilità metafisica, se l'umana famiglia (non l'uomo isolato) potesse col tempo giungere a pensare almeno alcuni astratti, contrassegnandoli nello stesso tempo e con una stessa operazione complessa, colla voce o con altra maniera di segni, ci pare oggimai di poter rispondere affermativamente di aver trovato quello stimolo che indarno avevamo prima cercato, dal quale fosse mosso l'umanointendimento (1471).  I «pochissimi astratti (forse di divina origine)» (1471) rinvenibili nelle lingue antiche non esimono insomma dal domandarsi come «l'umana famiglia potesse giungere d a s e stess a agli astratti puri, almeno ad alcuni di essi» (1472; spaziato mio). La risposta di Rosmini consiste sostanzialmente nel fare appello al meccanismo cognitivo elementare della metafora a base metonimica: avendo già gli uomini coniato un nome per il braccio in quanto arto anatomico, per nominare la proprietà della forza che distingue quell'arto dagli altri, invece di inventare appositamente un nuovo nome, adoperano la designazione primitiva estendendone il significato. Un'illustrazione nobile di questo meccanismo semiotico la si trova nel commento al prologo del vangelo di Giovanni:  Pare, che primieramente gli uomini abbiano nominata la parola esterna e sonante come quella che cade sotto i sensi. Più tardi si sono fermati a considerare che la parola esterna non era che un segno che esprimeva una cosa interna, un oggetto pronunciato dalla mente. Volendo dunque nominare questa cosa interna significata in vece di imporle un nome proprio, vi adattarono lo stesso vocabolo che significava la parola esterna, lasciando, che il contesto del discorso chiarisse quando a quel vocabolo convenisse dare il significato antico di parola, suono proferito cogli organi della voce a significare; e quando gli si convenisse dare il significato nuovo della cosa interna nello spirito colla parola significata. Questa maniera di estendere alle parole vecchie il significato di mano in mano che gli uomini estendono le loro cognizioni, è più comoda che inventare vocaboli nuovi, perché esigge uno sforzo di mente minore e adattato a tutta la comunità degli uomini, oltrediché le idee o cognizioni nuove ritengono in tal modo la relazione con le idee o cognizioni precedenti onde furono derivate, e così meglio si conoscono, e più agevolmente si prestano al ragionamento; giacché i nessi fra esse e le notizie più antiche e più famigliari sono pronti. Solamente più tardi, quando la mente è già sviluppata, e non ha più bisogno di tali dandine, ella inventa parole nuove e proprie per quelle cognizioni che non le sono più nuove; ovvero le parole vecchie da comuni diventano proprie perdendo il primitivo significato, e ritenendo solo il nuovo 38.  Ma restiamo sul testo della Psicologia, che nel procedimento descritto vede la chiave naturale per poter accedere alle astrazioni: «Ed ecco già trovato il segno, a cui la mente può legare veramente un concetto astratto; e via più apparisce che quel nome già significa un astratto, quando quel nome vada perdendo, come talora avviene, il suo primitivo significato, e rimanga unicamente significativo dell'astratto» (1472). Giunge così a termine l'indagine sul modo in cui «comincia a formarsi natur al m ente una lingua» (1460; spaziato mio):  Ora, pervenuta la mente a fissare alcuni astratti coll'aiuto di tali segni sensibili somministrati dalla natura,quindi denominati, applicando ad essi il nome imposto da principio a cotali segni, già il cammino della mente non trova più impedimenti insuperabili, e però tutto il suo svolgimento rimane n a tu -  ral ment e spiegato (1473; spaziato mio).  Nessun ostacolo logico dunque impedisce di ritenere la lingua un prodotto umano, inventato al doppio fine, cognitivo e comunicativo, di dare slancio al pensiero individuale e di socializzarne le acquisizioni: «Nel che - conclude Rosmini - è da ammirare la sapienza del Creatore, il quale non ha abbandonato questa invenzione della lingua al solo operare libero e calcolato del pensiero umano; ma ne ha messo nell'uomo l'istinto, [...] e di più gliene ha egli stesso comunicati i primi elementi» (1532).  La conseguenza del nuovo atteggiamento di Rosmini è che il linguaggio sparisce progressivamente dal suo orizzonte speculativo. Anche a non volersi spingere così oltre nella spiegazione del fatto, il fatto resta: non c'è paragone tra la ricchezza e l'importanza delle riflessioni semiotico-linguistiche disseminate nelle sue opere fino alla Psicologia, e — se ho visto bene - la scarsità di spunti, pur interessanti, presenti al riguardo nell'immensa Teo-sofia39, che lo impegnò negli ultimi anni.  7. Torniamo ora per finire allo scambio epistolare del 1831 da cui siamo partiti. La mia convinzione è che, dopo il silenzio seguito, non sia stato Manzoni a convertirsi all'idea dell'essere, della quale poteva già essere ben persuaso, salvo ad esitare davanti alla 'question di cominciamento'; è stato piuttosto Rosmini - messo in allarme, grazie ai dubbi di Manzoni, circa il possibile esito pansemiotico della propria posizione gnoseologica (evitato in maniera del tutto estrinseca mediante il ricorso all'origine divina del linguaggio), che in sostanza avrebbe identificato pensiero e linguaggio compromettendo la ricerca sulle idee la cui origine, risolvendosi linguisticamente, non avrebbe più costituito un problema - a ridurre la portata cognitiva del linguaggio esteriorizzandolo e tenendolo sotto il controllo della ragione in modo da poterne postulare l'origine umana, sia pure in uno con la capacità di astrazione.  Non per niente il ruolo del linguaggio ai fini della formazione delle idee astratte passa dalla necessità nel Nuovo saggio («necessità del linguaggio per muovere la nostra intelligenza a formare gli astratti»: nella I ed. vol. III p. 145; nell'ultima in testa al § 515) alla utilità nella Psicologia («fu da noi provata l'utilità del linguaggio, o per dir meglio, di segni per la formazione degli astratti»: 1379), per di più con la restrizione: «utilità che in altro non consiste se non..». E pur considerando che questo paragrafo della Psicologia iniziadistinguendo il problema della pensabilità di un'idea dal problema della sua formazione, la sua conclusione sull'errore dei nominalisti consistente nel ritenere che le idee astratte non siano «né possibili a formarsi, né pensabili senza i segni del linguaggio» è in palese contrasto con l'enunciazione netta di Teodicea 100 secondo la quale «senza i segni non potea neppure con c e pir e [che qui equivale a formare] gli astratti»; un contrasto non sanato e forse nemmeno rilevato, che del resto si mantiene nella stessa Psicologia: «gli astratti sono pensabili per se stessi senza bisogno dei segni» (1380), e contra: «le astrazioni hanno bisogno di segni [...] per pensarsi» (1523). Rosmini passa così in qualche modo dalla coimplicazione di pensiero e linguaggio, o quanto meno da una loro stretta correlazione, alla strumentalità del secondo rispetto al primo, chiaramente attestata dalla Logica dove chiama i segni, o meglio i sistemi di segni, le gambe e anzi le stampelle o i trampoli del pensiero (885).  Per quanto riguarda specificamente il nostro tema, riprendendo i termini degli studi recenti di storia del pensiero linguistico moderno, possiamo dire che, dietro la spinta di Manzoni, Rosmini parrebbe convertirsi dal 'genetismo' alla 'storicità'40; ne potrebbe essere un indizio la progressiva presenza nelle sue pagine di diverse sfumature: l'insistenza sulla socialità quale fattore costitutivo dell'essere umano, l'accento sulla totalità strutturata del linguaggio, l'attenzione verso il funzionamento del linguaggio in atto.  Si tratta però di una conversione non perfettamente articolata. Il suo esito paradossale è infatti che nella Psicologia Rosmini finisce col pervenire, come s'è visto, a una tesi di sapore condillacchiano: il linguaggio nasce su base istintuale dai segni (vocali) naturali, che solo in un secondo momento si istituzionalizzano nella loro funzione semiotica (1460, e 1462 con applicazione all'ontogenesi); e Manzoni avrebbe poturo ripetergli la stessa postilla apposta a un passo di Condillac: «Si tratta proprio di sapere come le grida possono diventare segni» (Postille 15) 41. Ciò facendo Rosmini capovolge anche, di fatto - malgrado la distinzione fra  'natura' e 'uso' di essi -, la successione dai nomi comuni ai nomi propri originariamente sostenuta nel Nuovo saggio. Pur mantenendo l'opinione che i «pochissimi astratti» delle lingue antiche siano «f o rs e di divina origine» (1471), spiega l'astrazione come un processo di metaforizzazione di metonimie dal referente fisico (1472): ecco «n a tu ralm ent e spiegato» il «cammino della mente» (1473). Questa attitudine appare palese nella conclusione già citata di Psicologia 1532, dove cerca di salvare l'unione di entrambe le tesi genetiche asserendo che l'origine del linguaggio è umana e che Dio ha assistito l'invenzi on e immettendone l'istinto e fornendone «i primi elementi».  In conclusione, mentre la propensione storica orientata sui 'fatti' linguistici, al fondo,faceva negare a Manzoni non tanto e non solo l'origine umana del linguaggio ma in primo luogo la legittimità stessa di una questione di origine a proposito del linguaggio, l'impulso alla confezione di un 'sistema' filosofico complessivo fece passare Rosmini da una tesi ad un'altra ma sempre all'interno di un'ottica di ricostruzione genetica originaria delle  'proprietà' del linguaggio. Ma è la prima prospettiva quella che nella svolta dal genetismo del  Settecento alla storicità dell'Ottocento si è rivelata vincente e ha dato nuovo impulso allo sviluppo delle scienze del linguaggio.Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati. Antonio Rosmini. Rosmini. Serbati. Keywords: gl’agiati, Agostino, Aquino, la tradizione Latina italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Serbati.

 

Grice e Sereniano: la ragione conversazionale del cinargo romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sereniano was a philosopher who visits the emperor Giuliano. He followed the doctrine of the Cinargo.

 

Grice e Sereno: la ragione conversazionale dell’ondella tranquilità dell’animo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He belongs to IL PORTICO and is a friend of Seneca. Seneca dedicates some of his works to him. In the dialogue “On the tranquility of mind,” Seneca depicts them discussing the problems S. has with maintaining his firmness of resolve. Anneo Sereno.

 

Grice e Serra: la ragione conversazionale dell’economia filosofica – storia dell’economia romana – massoneria – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Dipignano). Filosofo italiano. Dipignano, Cosenza, Calabria. Mercantilista. Considerato il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa. A lui va il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica. Poco si conosce della sua vita: laureato probabilmente in utroque, imprigionato nelle carceri della vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al complotto architettato da CAMPANELLA per liberare la Calabria ma più probabilmente dietro accusa di falso monetario.  Mentre e in carcere compose “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere” e lo dedica al vice-ré di cui spera l'aiuto. Riusce a farsi ricevere dal nuovo viceré, III duca d’Osuna, per proporgli un programma di riforme utili al Regno. L’incontro fu infruttuoso e e ri-mandato nelle carceri della vicarìa, dove probabilmente muore. Essendo molto gravi le condizioni finanziarie del Regno di Napoli -- esausto il tesoro pubblico e l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per sottrarvisi -- Santis propone di limitare l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le piazze estere. La polemica con Santis è alla base della proposta di S. Dimostra con esempi tratti dalla antica storia romana  l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi. Da ciò trae occasione per spiegare la vera causa della prosperità della nazione italiana. Analizza la causa della scarsità di moneta nel Regno di Napoli e il fattore che puo invertire questa tendenza economica. Il primo ad analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale incluso il bene di servizio e il bene del movimento di capitale. Spiega come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli e causata dal deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte e in grado di respingere l'idea per cui la scarsità di denaro e dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al problema e indicata nella promozione attiva delle esportazioni. S. segna il distacco dalla concezione moralistiche scolastica per passare ad una spiegazione laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Croce la define lampada di vita. Galiani a scoprirlo, tessendone un elogio in una nota del suo celebre trattato Della Moneta. Chiunque legge questo trattato, scrive, resta sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza dell’economia filosofica ha S. chiare e giuste le idee della materia di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de soli rimedi efficaci. Galiani paragona S. a Melon e a Locke, considerandolo superiore per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di ignoranza dell’economia filosofica.  Egli, che in vita era stato del tutto trascurato e per secoli, tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto tempo è stato finalmente riscoperto. Addante, Cosenza e i cosentini: un volo lungo tre millenni, Rubbettino, Martelloni, Regno di Napoli e Terra d'Otranto, Aspetti economici e sociali di una crisi, in Perrotta, La scienza è una curiosità. Scritti in onore di Cerroni, Manni, Benini, Croce, Storia del Regno di Napoli, Laterza. Avendo ottenuto di parlare al vice-ré duca d’Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, e udito, presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto ciarle e chiacchiere senz'altro concludere, e ri-mandato al suo carcere. Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno, Ecra,  Destefanis, Illuministi Italiani, Galiani, Milano-Napoli, Galiani, Della moneta, Napoli, Salfi, Elogio, primo filosofo di economia civile, in Addante, Patriottismo e libertà. L'Elogio di Salfi, Cosenza, Custodi. Scrittori classici italiani di economia politica, Milano, Pecchio, Storia della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del governo di Girone duca d'Ossuna vice-ré di Napoli scritti da Zazzera, Archivio storico italiano, Savarese, Trattato di economia politica, Napoli, Ferrara, Prefazione, in Trattati italiani, Torino, L. Bianchini, Della scienza del ben vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, Andreotti, Storia dei cosentini,  Napoli, Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza; Fornari, Studii (Pavia); Amabile, Campanella. La sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia” (Napoli); Marco, Teorie economiche, Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze storiche e morali, Benini, Sulle dottrine economiche, Appunti critici, in Giornale degli economisti,  Economisti, Graziani, Bari, Arias, Il pensiero economico di S., in Politica, Croce, “Storia del Regno di Napoli” (Bari); Economisti napoletani, Tagliacozzo, Bologna,  Einaudi, Saggi bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche, Roma, Schumpeter, Storia dell'analisi economica, Torino, Rosa, I critici, Atti del Congresso storico calabrese, Napoli, Galasso, Economia e società nella Calabria” (Guida); Nuccio, Rivista storica del Mezzogiorno, Colapietra, Introduzione, in Problemi monetari negli economisti filosofici napoletani, Colapietra, Roma, Aquino, L’approccio monetario all'analisi della bilancia dei pagamenti, in Studi economici, Colapietra, Genovesi in Calabria, Rivista storica calabrese, Manoscritti napoletani di P. Doria, Galatina,  Toscano, La disputa sui cambi esteri del Regno di Napoli, Rivista di politica economica, Rije, ed. anast., Napoli, Ricossa, Cento trame di classici dell’economia, Milano, O. Nuccio, Il pensiero economico italiano, Sassari, Il Mezzogiorno agli inizi del Seicento, Rosa, Roma-Bari, Alle origini del pensiero economico in Italia, I, Moneta e sviluppo negli economisti napoletani, Roncaglia, Bologna, Zagari, Moneta e sviluppo, Rosselli, La teoria dei cambi,  Landolfi, Valentia, A. Placanica, Storia della Calabria (Roma); Roncaglia, Rivista italiana degli economisti, Addante, Repubblicanesimo e mito di Venezia, Istituzioni e sviluppo economico, Roncaglia, La ricchezza delle idee: storia del pensiero economico, Roma-Bari, Grilli, Visto da Grilli, Roma, Villari, Politica barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma); Roncaglia, S., in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Economia, Roma,  Villari, Un sogno di libertà. Napoli nel declino di un impero, Milano; Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno, Roma; L. Addante, La politica del Breve trattato (Soveria Mannelli). Mercantilismo Storia del pensiero economico. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia. Antonio Serra. Serra. Keywords: massoneria, circolazione degl’idee massoniche, mito di Venezia, economia romana, l’economia del liceo, roma antica, antica roma, Machiaveli, mercantilismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Serra” – The Swimming-Pool Library. Serra.

 

Grice e Sertorio – filosofia ligure – Luigi Speranza (Genova). Filosofo genovese. Filosofo ligure. Filosofo italiano. S. partecipa al dibattito pubblicando dapprima il saggio  “Elementi di grammatica analitica universale,” poi “Un esame filosofico della grammatica universale,” e, infine, “Il problema della lingua universale.” In quest'ultimo saggio, a proposito dei diversi sistemi inventati – incluso il deutero-esperanto di H. P. Grice, S. individua tre fondamentali tipologie di lingue ausiliarie. Il primo tipo comprende quella categoria di linguaggi che definiamo a posteriori che riprendono alcuni, o tutti gli, elementi, non di rado modificandoli, da lingue storico- naturali, come può essere l'italiano, il francese, il cinese, ecc.. Il secondo tipo è costituito da quelle lingue che definiamo a priori con le quali è possibile comunicare sia in via scritta che in via orale, ovvero che presentano una forma ideografico-fonetica tale da permettere non solo la semplificazione della scrittura, ma anche una sua agevole e veloce riproduzione tramite foni. L’ultima tipologia è costituita da quelle lingue che adottano delle scritture tipografiche, crittografiche, numeriche, nelle quali gl’elementi fondamentali della lingua sono utilizzati per trasferire solo l'idea della cosa che si vuole comunicare, ma che non presentano un reale metodo di comunicazione orale. Della seconda categoria discute ampiamente nel primo saggio dedicato al problema della lingua universale, che intende come lingua adatta alla comunicazione tra persone adulte, che hanno già delle idee proprie sviluppate attraverso l'uso della loro LINGUA MADRE – l’inglese oxoniano di H. P. Gice. Qui S. s’occupa innanzitutto della definizione del sistema numerico della lingua ideale, e ne propone di due tipi differenti, sia a base decimale che sessagesimale, e, poi, del suo sistema GRAMMATICALE – cioe, morfologia, sintassi, morfo-sintassi – (“Pirots karulise elatically”) e lessicale (“pirot, karulise, elatic”. Le informazioni seguenti sono tratte da S., Elementi di grammatica analitica universale,  Porto Maurizio, Tipografia Prov, di Demaurizi. Il sistema decimale  romano – I II III IV V VI VII VIII IX X -- S. associa ad ogni numero da 0 a 9 una consonante, secondo le seguenti corrispondenze: 1  = b, 2 = g, 3 = d, 4 = c, 5 = 1, 6 = m, 7 = n, 8 = p, 9 = 1, 0 = z.  A partire dalla virgola che separa i numeri interi dai decimali si pongono in ordine da destra a sinistra le 5 vocali (a, e, i, o, u) e questo ordine è invariabile. Le vocali vanno scritte al di sotto delle consonanti precedenti e, durante la lettura, questi nessi di c+v (che possiamo allora intendere come SILLABA – ma, pa, da) sono da pronunciarsi assieme (del tipo “be” e non “b – e” (prima articolazione). Le cifre devono sempre essere raggruppate a gruppi di tre, secondo l'ordine decine, centinaia, migliaia, milioni, ecc.) e laddove non vi sia alcuna cifra a coprire le sedi di queste terne si inserisce lo zero. Si avrà allora qualcosa di simile all'esempio successivo: 372,215,8976,340 -- 4 d n g    .cgb.1pr. n m d    Z e  a i a u i  e  a. Il numero così composto in italiano si dicee "trecento-settanta-due miliardi, quattro-centovent-uno milioni, cinque-centottanta-nove mila, sette-cento-sedici virgola trecento-quaranta.” Nella lingua di S. solamente "denagu, cogibe, lapuro, nibema, ducozi.” I vantaggi sono molteplici, come dice Frege – nella trauduzione di Austin per Blackwell, favorita di Grice -- se si riconosce oltre all’evidente brevità – cf. Grice, “Be brief (avoid unnecessary prolixity (sic))” -- anche il fatto che in un sistema numerico-alfabetico di questo tipo le vocali che occupano un posto fisso permettono d’individuare perfettamente l'ordine di grandezza di ciascuna cifra senza dover ricorrere ad altre parole per indicarlo. Cosi si sa che la combinazione c+e+c+a+u corrisponde sempre all'ordine dei miliardi, c+a+c+u+c+o a quello delle centinaia, ecc. Il secondo sistema proposto è quello a base sessagesimale in cui ad ogni cifra da 0 a 60 S, associa una sillaba cv, del tipo 1 = ba, 2 = ge, 3 = di. Nonostante anche questo metodo assicuri una brevita d’espressione considerevole (centoventitré › bagedi), risulta meno convincente del precedente per il semplice fatto che quello prevede uno schema di composizione RICORSIVO basato su POCHE semplici regole – la composizionalita com’essenza d’una lingua come il suo oxoniano nativo, mentre questo aumenta notevolmente il grado di difficoltà mnemonica associato ad ogni numero a causa del maggior numero di combinazioni esistenti e  dell'arbitrarietà delle stesse.  Per quanto riguarda invece la parte della SINTASSI, LA MORFOLOGIA, e la MORFO-SINTASSI – la grammatica ragionata -- e lessicale della sua lingua ideale, S. indica delle caratteristiche fondamentali che questa deve possedere per essere di semplice comprensione. La separazione d’un MORFEMA LESSICALE (‘be’) d’un MORFEMA SINTATTICO – “Fido *is* shaggy; Fido e Rex *ARE* shaggy”; ‘Rex is SHAGGiER than Fido’ (One pirot karulises elatically; therefore, pirots karylise elatically – in an elatic way. L’esistenza di particelle SINTATTICHE nuove, più semplici, meno *ambigue* -- cf. Grice, “Do not multiply the senses of ‘if’ beyond necessity, Strawson!” -- di quelle  esistenti. L’invariabilità delle parole – cf. Grice on word meaning – shaggy’. A questi aspetti deve aggiungersi anche l'esistenza d’un vocabolario o lessico in cui ogni elemento possede UNO E UN SOLO SIGNIFICATO (O STRETTAMENTE, SENSO) – “Senses are not to be multipled beyond necessity”: Grice’s modified Occam’srazor --. La sintassi verte intorno al verbo o PREDICATO (“... is shaggy”, “kaurlise”), che da solo e opportunamente coniugato (Fido is shaggy, Fido and Rex are shaggy; a pirot karulises, but pirot karulise -- è in grado di descrivere non solo l'azione, ma anche il SOGGETO (cf. Grice on ‘the’ – discussione con Sluga --) della stessa, il suo NUMERO – cf. Grice on Peano, (Ex), “some, at least one”; il genere, e le circostanze di modo (modo indicativo, ecc.) e di tempo (cf. Grice, “Actions and events,” basato su von Wright). A questo, se necessario, si possono associare ulteriori complementi di pro-posizione, anch’essi declinati, per descrivere  l'azione in MODO più particolareggiato (non volitivo, ma ottativo).  L'alfabeto utilizzato è composto di diciassette lettere, le stesse che sono state utilizzate per il sistema numerico decimale visto in precedenza. Ogni particella sintattica o parte del discorso presenta un ordine vcvcv ed esse sono riconoscibili a seconda delle lettere che vengono  poste in ciascuna sede. I verbi sono riconoscibili dal fatto che presentano nella sede della prima consonante una «b» o una «g» e questa, assieme alla seconda vocale, forma il modo verbale -- diviso in: «ba» INFINITO (‘to be shaggy’), «be» PARTICIPIO, «bi» GERUNDIO (‘being shaggy’), «bo» INDICATIVO (‘is shaggy’), «bu» IMPERATIVO (please be shaggy, o ‘is shaggy, please’, «ga» SOGGIUNTIVO (‘that Fido be shaggy’), «ge» CONDIZIONALE, i. e. con-dictum (‘si Fido e shaggy, Fido e amato’), «gi» MORALE (“Jones is between Richards and Smith”, «go» FISICO (“Jones is between Richards and Smith”), «gu» MATEMATICO O ORDINALE). La vocale iniziale indica la forma del verbo («a» = verbo IN-transitivivo (“Fido IZZ shaggy” , «e» = ri-flessiva, «i» = attiva (Paride ama Elena), «o» = passiva (Elena e amata da Paride), «u» = neutra»). Le ultime due lettere, consonante e vocale, indicano il tempo, il numero e la PERSONA (Grice, “Someone, i. e. I, is hearing a noise”) a cui il verbo stesso si  riferisce, secondo ua tabella:129tem  0. Particelle  numero d  del e personal  1R28  22  มา สิ  1.ª  TO  3."  Singolare  IP838a  아비아비비이  2  Plurale  130  3.  Specificazione del Tempo  = Più che perfetto  = Passato anteriore  =  Passato indefinito  Passato definito  Imperfetto  Presente  Futuro  Futuro anteriore  =  • Dipendente  = Indipendente  = Persona  Numero. Così ad esempio il verbo 'mangia!' (Grice, hobble) può divenire «ibupe», dove «i» indica la forma transitiva (eat a nut – Grice, as ordered to his pet squirrel, squarrel, Toby), «bu» il modo imperativo – cf. Hare, “The window is closed, please -- e «pe» la seconda PERSONA persona singolare (you, not ye) del tempo presente. Allo stesso modo si compongono i nomi. La prima lettera - vocale - indica il genere (del tipo «a» comune – man -- , «e» sessuale – flower -- , «i» maschile (aquila macchio), «o» femminile (“ship”), «u» neutro» (‘ship’), la seconda - consonante indica la declinazione e il numero, ed esistono cinque declinazioni. La terza e la quarta lettera - vocale e consonante - delimitano l'idea in ordine alla quale si riferiscono le preaccennate qualità di genere e numero, cioè costituiscono la parte che potremmo in qualche modo chiamare morfema lessicale, RADICE (v this little piggy went to market) lessicale SIGNIFICANTE (‘the shag of shaggy) della parola (cf. Grice, word meaning); l'ultima vocale indica il caso di appartenenza. In questo modo poi si formano anche tutte le altre parti del discorso. Il problema d’un sistema di questo tipo è che la riuscita di una buona conversazione dipende in maniera non trascurabile dalle capacità mnemoniche e combinatorie degl’individui interessati – Grice: “That’s why I say: who cares?”. Oltre alla notevole mole di nessi consonantici e vocalici esistenti, oltre al fatto che questi cambino significato se non SENSO in base alla posizione, oltre all'enorme numero di combinazioni possibili, un aspetto penalizzante e soprattutto la struttura stessa delle parole che, indipendentemente dalla parte del discorso interessata, deve necessariamente essere di cinque lettere o di sei lettere, in ordine VCVCV o CVCVCV.  Per quanto riguarda invece la terza categoria delle lingue inventate ad uso internazionale individuate da S., si riporta un esempio di lingua puramente ideografica, numerica. Esempio:  Ne Il problema della lingua universale, S. propone la frase italiana. Il grammatico intelligente interpreta facilmente questa scrittura; perchè il significato o SENSO unico di ciaschedun segno è reperibile istantaneamente  nella trascrizione numerica seguente del terzo metodo:  - 12. 111. 15. 2101. 1245 - 27. 33. 72. 2152. 1151 - 14. 114. 18. 0454. 3293 - 3 - 364 - 14. 111. 15. 1564. 4252 - 14.  112. 16. 0435.1555 -15. 33.72 - 1533. 1265 - 1. Ad ogni cifra associa una funzione grammaticale, sintattica o di senso (ad esempio il numero «1» finale esprime il punto fermo, la fine della sentenza. Il numero «3» corrisponde al punto e virgola. Il «111» significa 'soggetto della proposizione. Il «15» il caso nominativo nella sua forma singolare. Il «364» significa 'perché; ecc.. I trattini indicano l'inizio di ciascun termine e i punti dopo le cifre separano i fattori che fanno parte di ciascun termine. Esempio tratto da S., Il problema della lingua universale, Porto Maurizio, Berio.  La volontà è quella di limitare (ma non del tutto) la fusione dei morfemi e piuttosto apporre nuove cifre che siano ognuna portatrice di un determinato significato (del tipo 'leone-femmina' e non  'leonessa', o ‘aquila macchio’ e non ‘aquilo’). S. è perciò convinto che, tra quelli individuati, il più esatto dei metodi e il  terzo, visto che: La ragione dell'evidenza, che ammirasi nel linguaggio algebrico e che spesso riguardasi come un privilegio di questa scienza dell’arimmetica, si è che nei ragionamenti algebrici o arimmetici non entra mai un segno il di cui valore assoluto e di posizione non sia esattamente definito. Cf. Grice sul formalismo di Peano e l’informalismo di suo alievo Strawson. La sintassi, che attualmente più soddisfaccia alle esigenze filosofiche è la sintassi algebrica o arimmetica – Frege, il concetto di numero, traslato da Austin, read by Grice -- ed i precetti di questa  dovrebbero essere comuni ad una lingua universale. Di nuovo quindi, l'interlingua in grado di descrivere in maniera conforme la natura delle cose è di tipo numerico e algebrico o arimettico e per essere utilizzata necessita di tanti vocabolari quante sono le lingue storico naturali esistenti. Giacomo Francesco Sertorio. Sertorio. Keywords: Il deutero-esperanto di Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sertorio”. Sertorio.

 

Grice e Servio: la ragione conversazionale VIRGILIANA – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza.  (Roma). Filosofo italiano. Nei "Saturnali" di Macrobio, rivolti alla glorificazione di VIRGILIO, S. appare uno degli interlocutori. La sua attività filosofica ha per sede Roma. Predilesse Virgilio, che esalta come il maestro di ogni sapere e che commenta in un’opera di cui rimangono due redazioni. La più breve sembra tramandare lo scritto autentico di S., mentre la più ampia ("Servius auctus o plenior o Scholia Danielis", dal Daniel, che la pubblica) pare derivata dalla prima e da una riduzione del commento d’Elio Donato. Si discute se gl’appartengano l’Explanatio dell'Arte Grammaticale dello stesso Donato e tre saggi di metrica. Il commento include non poche dottrine di carattere filosofico, che però provengono dalle fonti usate da S.. Si è voluto fare di S. un seguace dell’accademia. Ma, da una parte, non è lecito attribuirgli una teoria filosofica organica, e, dall’altra, le proposizioni che dovrebbero provenire da quella scuola non sono proprie di essa, perchè appartengono all’accademia in generale, a Posidonio, o anche alle credenze mistico-religiose di quell’età: natura divina dell'anima, immortalità di essa quale principio di movimento, sue trasmigrazioni, suoi destini dopo la morte, teoria delle sfere. Quando, oltre alle tre parti dell'anima, l'anima vegetativa, l'anima sensitiva e l'anima razionale, ne ammette anche una quarta anima, l'anima vitale, principio di movimento, si allontana dalle teorie tradizionali inclusa l’accademica. Quando S. afferma che nulla esiste salvo i quattro elementi (acqua, aria, fuoco, terra) e il divino, che è uno spirito (o una mente, o un'anima) il quale, infuso in essa, genera ogni cosa, sicchè uguale è la natura di tutte, accetta in complesso la cosmologia del PORTICO esposta da VIRGILIO, che però cerca di liberare dal suo materialismo originario. Del resto, esplicitamente S. loda i filosofi del portico -- et nimiae virtutis sunt, et cultores deorum -- che contrappone ai filosofi dell’Orto, che critica spesso. In S. mancano un coerente e un indirizzo preciso, sebbene si affermino in lui le tendenze mistiche dell’età sua.  Un'edizione del XVI secolo di Virgilio con il commento di S. stampato sulla sinistra del testo. S. Mauro Onorato. Grammatico e commentatore romano.  L'appellativo Deutero-S. o S. Danielino si riferisce alla pubblicazione da parte di Daniel di un'edizione del commentario di S. all’Eneide contenente alcune aggiunte rispetto all'originale serviano. Tuttora è discussa l'autenticità del cosiddetto S. Danielino. S. ompare come uno degl’interlocutori nella “Saturnalia” di Macrobio. Alcune allusioni presenti nei saggi ed una lettera di Quinto Aurelio Simmaco indirizzata a S.. Saggi: “Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, Commentarii in Vergilii Bucolica, Commentarii in Vergilii Georgica. Del commento alle opere di Virgilio esistono due tradizioni manoscritte. Il primo è un commento relativamente breve e conciso, attribuito di per certo a S., ed è chiamato “S. Minore". A una seconda classe di manoscritti appartiene un altro commento, molto più esteso, infatti le aggiunte sono abbondanti e in contrasto con lo stile di S.. L’autore è ignoto. Questo secondo è chiamato "S. Auctus" o "S. Danielinus" da Daniel, che lo pubblica. Esiste una terza classe di manoscritti, composti in Italia, derivati dai primi due, a significare la diffusione di questi commenti.  Per quanto riguarda il "S. Minore" è in effetti l'unica edizione completa esistente di un romano scritta prima del crollo del principato in Occidente. È una vasta critica al testo di VIRGILIO, con critiche anche ai commentatori prima di lui -- in un certo qual modo ci fornisce il modo di pensare dei secoli precedenti. S. non usa un linguaggio particolarmente elevato, ma è colorito e fantasioso qualora si tratti di etimologie. Oltre all'aspetto grammaticale, i commentari di S. contengono abbondante materiale filosofico, la maggior parte del quale probabilmente è derivata da fonti di filosofi anteriori, con cui la poesia di Virgilio viene interpretata nel suo aspetto filosofico.. Commentarius in artem Donati, Raccolta di note grammaticali d’Elio Donato. De centum metris ad Albinum - Un trattato di diverse figure metriche, dedicato a Cecina Decio Albino. De finalibus ad Aquilinum - Un trattato di metrica sui finali. De metris Horatii ad Fortunatianum - Un trattato di metrica di Orazio, forse dedicato ad Atilio Fortunaziano. Vita Vergilii. Enciclopedia italiana. Funaioli, S., in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pellizzari, S.. Storia, cultura e istituzioni nell'opera di un grammatico (Firenze, Olschki); Ramires, S., Commento al libro IX dell'Eneide di Virgilio; con le aggiunte del cosiddetto S. Danielino, Bologna, Patron, su Treccani  Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. S., su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. S. su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. S. su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Avogadro. S. Open Library, Internet Archive. Opere complete di S., su forum romanum.org. V · D · M Grammatici romani -- Portale Biografie   Portale Letteratura Categorie: Grammatici romani Romani. The second version was named the Egyptian, which is a puzzling name since the first reference to this particular descent/ascent concept seems to come from a commentary on Book IV of the Aeneid of Publius Vergilius Maro, or Virgil, by the commentator S. In S.’s version, each planetary sphere is associated with one of the seven major vices. The list is as follows: I avarice avarizia from Saturno; II desire for dominance and gluttony from Giove; III violent passions or anger from Marte; IV pride from the Sole; V lust from Venere; VI envy from Mercurio; and VII sluggishness from the Luna. Some philosophers differ as to *which* vice to assign to which *planet*, e. g., sluggishness is often assigned to Saturn instead of the Moon. It should be noted that each of these seven vices, are all psychological characteristics as is befitting of a soul. Roman philosopher and grammarian, commentator on Donato and Virgilio There is some doubt as to his name. The commentator on Donato in the Parisinus Latinus codex (GrL) is called _Sergio_ , as is the commentator on Virgilio in the Bernensis codex. In other manuscripts, the commentator on Virgil is called S. but no mention is made of the rest of his name (Marinone). In the Saturnalia, MACROBIO (si veda) gives a portrait of as him  an adulescens; and Daniel asserts, in a note to the Bernensis codex that he is one of Donato’s students. If these indications hold true, it would appear that he lives in Rome, where, according to MACROBIO, he belonged to the intelligentsia of the ACCADEMIA. Of considerable importance are his commentaries on Virgil's Aeneis, Eclogae and Georgica, surviving in two ms. codices of varying length. The shorter is published by Daniel, who adds several scholia -- the Scholia Danielis -- to it. It is commonly known as the S. Danielinus. Critics disagree as to the contents. Thilo holds that the additions are probably a fusion of an original text with parts of Donato’s lost commentary on Virgil. His commentaries, based for the most part on his predecessors (Donato in particular), enlarge on and enhance that tradition by virtue of the quality of the grammatical observations and the comparisons of Virgil with other philosophers. Various grammatical treatises bear his name but modern criticism unhesitatingly ascribes to him only the Commentarius in artem Donati (GrL). Prisciano mentions S. as the author in Institutio de arte grammatica (GrL). Other attributions are uncertain. The two books of the Explanationes in artem Donati (GrL) are apparently posterior to S. (Schanz-Hosius). The tract De littera de syllaba de pedibus de accentibus de distinction (GrL) gives "Sergius" as the author but seems to be an extract from the Commentarius and thus not a work intended by S. to stand alone. Criticism is divided over attributing to S. De centum metris (GrL), a treatise on metrics: Müller excludes S. as the author while Marinone defends the opposite view. The treatises De finalibus (GrL) and De metris Horatii (GrL) are similarly controversial; see Müller. In his Commentarius in artem Donati, S. brings home two points which characterize Roman grammatical thought, as seen in the artes. First, grammar is intimately connected with all the disciplines dealing with language – philosophy – GRAMMATICA FILOSOFICA – SEMANTICA FILOSOFICA -- dialectics, and esp. rhetoric (GrL). Second, grammar has a distinguishing subject matter which consists, according to S., of the analysis of the VIII parts of speech – Latin does not have an article, but it has interjection. S.’s admiration for Donato derives, in fact, from the latter's unswerving conviction that a grammatical treatise ought to begin by defining the partes orationis -- other grammarians were hesitant and inconsistent).‘That is why Donato is wiser, who starts out with VIII parts of speech that concern the grammarians – including the philosophical grammarians – specifically – UNDE PROPRIUS DONATUS EST DOCTIUS, QUI AD OCTO PARTES INCHOAVIT, QUÆ SPECIALITER AD GRAMMATICOS PERTINENT – Commentarius. S. holds, together with Donato, that the study of grammar, taken to be the study of the partes orationis, is a prerequisite for literary analysis, i. e., for commenting on poetic texts, such as Virgil’s. Although S. contributes to enriching the discussions of the grammatical distinctions formulated by Donato, by citing and criticising the work of other philosophical grammarians, S. leaves unsolved the many problems inherent in the categories handed down by tradition. For example, some grammarians considered the 'future' tense to be a separate MODVS and not a tense of the 'indicative' mode, given that, properly, one can 'INDICATE' only what one knows and not the future, by definition an un-known. “And remember I’m a philosophical grammarian!” Grice: “In Rome, grammarians simpliciter were usually slaves!”. S. expounds the question clearly (GrL), but does not venture an answer. "Martii Servii Honorati Commentarius in Artem Donati" (GrL).  "Commentarius in Artem Donati"; "De finalibus"; "De metris Horatii"; repr. Hildesheim. S. Grammatici qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, Thilo e Hagen eds., Lipsiae. Editio Harvardiana, Rand et al. eds., Lancastriae, Ad Aeneam; Stoker/Travis eds., Oxonii (Ad Aeneam). Commento ai libri 9 e 7 dell'Eneide di Virgilio, with introd., biblio. and critical ed. by Ramires, Bologna. BARATIN, La naissance de la syntaxe à Rome, Paris. Id., CRGTL, BARWICK, "Zur S.-Frage", Philologus; BRUGNOLI, "S.", Enciclopedia Virgiliana, Roma. KASTER, "Macrobio and S., Verecundia and the grammarian's function", HSCP; MARINONE, "Per la cronologia di S.", AAT; MÜLLER, L. "Sammelsurien", Jbb. für Klass.Philologie; SCHANZ, M. e HosIus, Geschichte der römischen Literatur, München, TIMPANARO, "Note serviane, con contributi ad altri autori e a questioni di lessicografia latina", Studi urbinati di storia, filosofia e letteratura; WESSNER, "S.", RE. Keywords: Virgilio, Donato. Servio Mario Onorato. Servio.

 

Grice e Sestio: la ragione conversazionale del fallito morale – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He founds his own school in Rome that draws heavily on La Setta di CROTONE and IL PORTICO. S. preaches an ascetic way of life, which includes vegetarianism, and exhorts his followers – whom he called ‘Sestiani’ – to reflect at the end of each day on their moral failings – “if any.” Upon his death, his son, also called Quinto S., inherits the school, but it does not long survive him. One of the Sestiani is SOTIONE, who becomes Seneca’s tutor – Seneca himself is influenced by the school’s teachings for some time. Quinto Sestio.

 

Grice e Sesto: la ragione conversazionale delle sentenze trasformative – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. S. is a compiler – The “Sentences of Sesto” are mainly of an ethical nature and show signs of a variety of influences including traditional wisdom literature, and IL PORTICO. They proclaim that wisdom is attained through the conquest of the passions. – Chadwick, “The sentences of Sextus,” Cambridge. Grice: “Chomsky thought that the sentences of Sextus were ‘transformational’!”

 

Grice e Sesto: la ragione conversazionale del’accademico d’Antonino – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor to Antonino. Antonino regards him as something of a role model and greatly admires the morality and humanity of both his life and his teachings. Accademia. Suda thinks that S. is of the scesi only because he confuses him with Sesto Empirico!

 

Grice e Severo: la ragione conversazionale del principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He studies philosophy with Stilio (si veda). He becomes the principe di Roma when his cousin Elagabalo is assassinated. His principate is not however a success and he is himself assassinated not long after. So much for the line of succession. Severo Alessandro.

 

Grice e Severo: la ragione conversazionale del’amico lizio d’Antonino – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A lizio, friend of Antonino. Claudio Severo.

 

Grice e Severo: la ragione conversazionale del principe filosofo -- Roma—filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma) Filosofo italiano. Severo rules the Roman empire and it is said that he is well-versed in philosophy. Severo Settimio.

 

Grice e Settala: la ragione conversazionale dei problemi sessuali d’Aristotele -- desiderio e piacere – la scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Profisico. Studia a Brera e Pavia. Insegna a Milano. Si prodiga in occasione della famosa peste dei “I promessi sposi”. Manzoni lo nomina una prima volta  quando parla del figlio, Senatore S., medico, membro, insieme a Tadino del tribunale della sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia. È tra i primi ad accorgersi che la strana malattia che si diffonde nella zona lecchese, e la peste. Saggi: “In librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis, [et] locis, commentarii V. Appositus est Graecus Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus et emendatus cum indice rerum et verborum locupletissimo una cum nova eiusdem in Latinum versione” (Colonia: Ciotti); “Problemata di Aristotele” (“Commentariorum in Aristotelis problemata” -- VII primas sectiones – secundam heptadem -- continens, ab eodem Latine facta”) (Francoforte sul Meno: Wecheli, Marnio, Aubri);  “Animadversionum et cautionum medicarum libri VII quorum materiam sequens pagina indicabit” (Milano, Bidell); “De peste et pestiferis affectibus libri V (Milano, Bidell); “De ratione instituendae et gubernandae familiae libri quinque” (Milano, Bidell); “Della ragion di stato” (Milano: Bidelli); “Cura locale de' tumori pestilentiali, che sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, ed i furoncoli contenente tutto quello che si ha da fare esteriormente nellquesti mali tolta dal libro della cura della peste” (Milano, Bidelli); “Preseruatione dalla peste” (Brescia: Fontana); “Anti-rotario romano con l'aggionta dell'elettione de semplice e prattica delle compositioni e di due trattati, vno della teriaca romana, l'altro della teriaca egittia aggiontoui in questa vltima impressione auertenze e osseruationi appartenenti alla compositione de medicamenti” (Milano: Bidelli); “Avertenze, et osservationi appartenenti al curar le ferrite” (Milano: Cardi); “Compendio per curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto da osseruationi fisice, e chirurgice” (Milano: Monza); Statistica medica di Milano Milano, Guglielmini e Redaelli, Belloni, Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e il suo tempo: convegno, Milano. Edizioni di Storia e Letteratura,  Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a medici scrittori milanesi, Milano,  Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, Mediolani, Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino all’anno. Opera postuma, Longhena, Milano, Renzi, Storia della medicina italiana, Napoli, Ferrario, Intorno alla vita ed alle opere mediche Cenni, Milano, Capparoni, Profili biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava, La peste di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Ricerche Firenze Ferro, La peste nella cultura lombarda, Milano, Cosmacini, Il medico e il cardinale, Milano. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Firenze,  Molini,  Facchin, S.: un intellettuale barocco fra scienza e arte Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mellerio,S., in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Patricio Milanese.   ,    ^ |  ys id À L904.7.    V WM C th    "s  | rex. fà vnm e LOOyV. n. Fe  | viu Leve. (ue » meéen ah - , 2 COMMBRO/ VEM s  | X ^21/ dién sd 2    L * 1 mtmbys p APP A p memi.  ——LUÜU DN. " ,  Uvtvnow- . l |  i! AK PE / ^» Ü (oft |  i A4 Un ^V - Z^"* " AÁe en, ./ 64 !  Irstra- Jim vfldecur " ovi " du - e acu ly Kaitnllido !  4 EL j^ ur aco v, la x .  Ier 'aofevet dian. p, Y, «tecti ]4-  | ^ X (26 " n Dod Kn din.  I ^ /  | "SETA E AH. "Jo Job Áago " 16.. v  P T€ 72 P1 ortaluy Za- Ü (pube Xe t  I 2 " | | fy " à . 2 i 1  Iitont, bo br rim V "De canttemk- vm GÀ "dit: CCCII  KL oc( wy tm . axi. eade dta » 17 s  "T »vnajá/- 64. Cw 3*4. hri "  X »" ud pF 2. 0b LE  / e 0709 - e € zT214URA -  pL Hae "T. ( -— "a 7 »  (Pl (ijAÓ '  2 d 4. 9e sedi  / Gus A6vEuntod i  € 4 2 sí "V^ ir TT /Au£ 20.  fri mtn Lg ^w n QC ef 1 - Deep uvm tort í  AE. uit? i s  ei Ac » / " /  ; . p de 4, (s ma € vent . i . :  V WX D69. ARA 4/7 n ^ C "4 z det made  K 4 , M. /j [^ » 22.  Joni amv ) EU ^ P 2  odn 4 rw 26. " Jevikgunt ecfpute onm tu .  A x Q 22 i " 3 2 s "  buy - ! . Ó 4  PZLIAZ y. : y po «€ [47 4» ,  "T. *«? À,  V us. Ier did / CMM - (s icu. Z4  , T Ao  àx/ 05 VIVPUA "bL. : 22 3 9, Vy 4  | MndER M n eeec. Lb.  * E ^ A Zecoiu JA    z*    UM n    " te PH.    o a PA, JUund- .  ^    IU» € eoí 2 Vendncuh. 9 dic. $. E^ Antea — - "E  " awful. 2-94--    M MP wmnlb— y  Me    de.    & y, TM. ex  VACOm EL.  /    De Jh    Die qutt.    $.    mend lbvat.    | d Ae ( o NAM    VET    fe m undtemgpve- 2 9 | to.    £v    i  Jle tmd rer  e£ Dwwehst -    24-.  e. ra    9 de d    . Qe r3    M pugamiata  27 -    Sos,  i iA    ge p^ Et ^ nén    é    2:    B t — ded mdi    E |  né dmi ] itt '    Los CUNa i    2 PU fac, po    íi ] n tf    jo qud t di    E pt.    miden: al  Véteseom y Du" ^ h n    m. eias    Ze pos igi cadsgnt. 3v a (eue    x gite tty li    OC    V DOVICI    bob I ASI  WEDIOLANENSIS.    MEDICI CLARISSIMI,;    P    | £nimadverfionum, er Cautionum 74edicarum » 3    LIBRI SEPTEM,    "T nuo 3b Aotore recogniti , & hac pofiremaz, ^.  editio: ;,C,€X xpurg catis 3q! IET np! urimis mene à 1  dis novo nitori rellitut ONE CH    EN f. d A. e    5 2» Am" 3m d Cx — diiery,,    -—    » iycans    d seis   Y   ' y ».  RCCÓNS DOS SEPTALIVS    iau Py  PW pu    ATAVII, ff: ypogi rrr dit Ihuilii. [628.    , LE    Projlant apud Paulum Frambottum s.    PERILLVSTRLE    & Excellentiffimo Viro    IOANNI PREVOTIO    MEDICINAE DOCTOR E    & Profeffori Primario.  "Paulus Frambottus Bibliopola Patavinus $.    BAM A cít virtütis pulchritudo;ut  dd cxtemisctiam fenfibusfub-  tracta,ex veftigiis in precla«  ro pectore impreffis cluce-  Jenscm/ r3 (cat, mirabiles fui exci»  Ice leramor es. i Mas abibo longius, Te te, Pre-  voti Perilluftris & Excellentiff. exemplum  ftatuo, in quo rarz virtutis ,& folidz do-  Mirinz grata quadam confpirat harm 9e  inia, ut commiuni do&torum calculo , & fa-  lima: publice teftimonio apex eruditionis  limeritó audiaris. Nec enim fola Philofo-  liphia & Medicina, quam cum fumma lau-  ide doces & cxerces, tead unguem expoli-    | vit fed ctiam alie difciplinz tibi , affiduo  i 2 Dre    9  2  £  94    fuo culto; (ingularia orriamentá fe debe-[U  ic fatentur. udi res cm notior fit, quaàmu]  üt ego tenui ftylo & filoprodam & pro-Jij  bemitum omnesin tui amorem tacita qua];  dani illecebra pertrahit;. Ego vero; ut obi]  fervaniriam, qua te colo & veneror ; pübli-4) ]  ce teftaret ; diu rnultumq; cogitavi : feci  hufquam mihi cómodior fefe obtulit oc:  cafio, quàm cüm novam ,eamq; lorige e;  iiendatiorem editionem Cautiorium me:]  dicaium celeberrimi viri Ludovici Se  ptalii pararé: quam proinde fub felicis tui]  nominis celebritate emitti cüravi, planis  perfuaías,opufculum hoc ,mole quidem  xiguum , pondere maximum , genüimump  foetnm fummi viri;qui fibi totícriptis moy  numentis pofteritatem devirixit ; tibi virqi"  do&iffimo, & de Medicina preclaré meg.  renti, gratiffimum fore. Quare fiferem]i;  fronte hoc quidquid cft libelli , argumeng  tum niez in teobfervátia.fufceperis, mee]  folita beneuolétia amplexus fueris , candiifi...  diore hoítia me litaffe exiftimabo, V AL E    AS VIE uM «Iq ena o e942* 164937 C6 dle:    ^ "" XA FT : 2 089937  NIST be ees; AS ears; ESSE 65688    ev E£3£ t 223 2, $9 "2; €2, -.  s[EReps: iis t 5 c» T3TU P SV: Iq  s] Qe os cota cs Aj bnc gear ee dpQp o 25  7 (x QE a  ! icesb 9» Ges? 32 €x 3d ue aee 3» 629 1939 Gé ei S. 6638 y    ÍIPR AEFATIO    AVTORIS    23    ^a    à4d T axi à  Ad Lectorem.    122: ^cr Via hein lo: fote,ut biclabot meus iri-  : h vatios (ctmones eorüm; qui    itüt! tatioSeimm averent cognofce  hs s res vel —— ccgbitam improbatent;  gp üt o hominum  geneti pfe tibfire era primm  lom nium It anitno háb beo. Cüm ab juv enillbus an  jnisa d hofce jam e3 cXaCLz etatistertnibos , ita tne-  | ddicam ! lianc f2ctitavilfem artemsut fimul alias lio  fiiine libero dienasartesaff  BieXpoitulavete mecum amici  fiotüni Iiéteratüm e2enere pius alic quantó Viderer  Mponete labo tis;ac itudii, quim 1n hac ipfa facul-  IlKite; dade nominis,ac virz z leaüdor nobis peti-    qxur uai verfus. Q iipp ) €; 1] *baut,moftros in Hippo Ja  ^ Cratem , & in cione P MA ccn Corbin    ^    C.  (cr  v  "m  -    & colertem  homines , quód in    t3»    tATlIos.        tários,itemque de Ne vorum varietate Commer  tarium » quaimyis ad ipfos Medicina fontes haudij'"  dubié pertinerent ; non tamen attingere confueesj o"  tudjnem,& ufum artis,& equum etfe; ut quadra:4i^  ginta annorum ,quotfermé contrivimus in how  medico negotio, fructus aliquis ad publicam utiifi"  litatem exí(taret. luíta omnino ,« piena fenfu  .humaniffimi vifa eft querela ,fecimá ufq; libenté: ind  uraninium,& cogitationem à noftri: oble Games  tisad commune beneficium avocaretmus. V erümpiuz  enimveró cum attenta meditatione mecum ipfi  confiderafem, ecquis in tanta librorum varietatufil  vacuus locusinduftriz mea celictus foret, 1ta regu  periebam , otània , quecumque vel (cientiaé petu  veítigatione, vcl differendi tubtilitare trademdigji    effent, exp icaffe inagnos viros, quorum nec virgi    [1    gere, necequaregioriam poffem: ltznova cutdibis  folicitabatanimum meum; & haud fané medicis  criterangebar. Nam neque placebat actum agegpiir  do tempus conterere,neque certandocum eXceepiü  lentibus ingeniis mereri reprehenfionem ; & capi  villos;& recté monentibus ; atque cohortantib»]  atoicis animuserat fatisfacere. In bac fluctuanij  apim1 folicitüdine di multumque volutátussari  madverti tandem »locis'aliis omnibusoccupat:)  eum vacare ,qui veluti moresartis» & quotidilj  nam diíciplinam contineret. Nam etfi partez  hancipfam attigere permu'tl» veriüs tamen at  gere, quà ad plenum funt exíecut; : Et plerum  que ità variantopinionibus » atque fenrentilss    haud fermé vera ratio poffit extricari .Quamed  geni    [i    sh ilperfa, vel contraria concilíando;vel omnia com-    tem vel ínchoata perficiendo ; vel colligendo di»    wiMPlectendo via quadam , & ratione; videbar ali-  iu] id conferre poffe viciffim arti , que nobis & vi-    ujee die nitatem ,& commoda rei familiaris, & gra-    iliam ;& amicos, & vitam denique ipfam confett,    drelut zmula Fortunz , certé diving opis ad mint-    wlkra . Caeterüm fcianr , quorum in manus hzc no-    ilEra cura pervenerit, fummam e(Te voti,ut vergzen-  : 2    ihe jam ztate; patri& profimus extremo conattis    iatera concupi(cere ; vel fequi defitum mihi effe.    «sciant item, quamvis certifima hzc fit; & (impli-  «hiffima experimentorum difciplina ; quam táàm-    AMiu tractando calamitates humani corporis,int  ldpfo pta (ertim Valetudinario Mediolanenfi,thea-    ro morborum omnium; haufimus, haud tamen    dupuenaciter nos defendere quidquam, & affirma-    idre.Sententiam mcam expono; inde faedum nce»    dpcusfaedum exitu quod vitet, fumat juventus,que  alprodit nunc primüm ad publice valetudinis cu-    jram.    INDEX LIBRORVM.    Primus Liber zfeimad'verftomes et:|  Cautiones continet, qua ad Medi |  cum pertinet quatenus AMedicusi |  e$t ; et proamait loco effe poterit .   Secundus, eas,quain reda vidus)  vone,poti[simuin acutisocctmrat:)   Tertiuseas, qua ad pbarmaceutt-)  cum negotium pertinent.   UATtHs, £45, quatn fanguints mif  s: 7ene ob'ventunt, n   Quintus;easquain curandis febr'| vh  bus obf erwari delent .   Sextus 2245s verfatur.qua ad mor| 9  bos partic nlares Acapite ad meti.  bra naturalia pertinent .   Se eptimus eA$ conmpre! hendit , qui  ka reliquis morbis ob[e META Y i"    REA T  e y9    TITLE    LVDOVICI    SEPTALII  MEDIOLANENSIS,    Bnimaduerfionum, & Cautionum Me.  dicarum,    LTBEBFR PEE  Continens eas,    Que ad Medicum pertinent, quatenus Medicus  ejV : quz proeezz loco e [Je poterit -    EDICVYVS pietatis, & relioionis .,M*4/*   TÉ e. TAN c pietatis cul   "4 maxume fit cultor , arque ad ean- «n   4721/4. dem x2ros ccnetur revocare.   É 2. Habitu corporis in omnibtis. 5, ;,, rp,   fanitatem praíeferat ,, quantunx prafeferat   peculiaris ejus natura concefferit : putant enim.   plerique horminum,;fiqui minüs feliciter cc rp us   difpofitum habeant; eos neque aliis confülere   poffe. Flipp. Zb. de Aedico. namajunt : Cauet   primum fesct tunc me illi daba. RAE IR  3« Caveant igitur Medici, ne fe valetudina- ],;,,];:..   tios praedicent ;, & fi quando periodicis morbis.   tcn-    43  LFD.SEPT.ALII MEDIOL.    tentantur , cur illos eyirare nequeant» often»  dant ; quomodo autein fácilé illos evincant ;  etiam doceant.  . Sit ftudiofus externz mundideismanibus  Stadiofus ^ x : . Veg PE  ?/^* sotiffimüm, unguibus » capillis, & barba. Ex  sonnditiet ) qum  Hipp. //b. de AMedico:    oie Caveat tamen exceffum , ne in ttnolli-  , / ; nsa  datine,, ticmncadat,neve excrementorum alvi , lotii, &    excretorum "per- tüffim. confpectum averfar1  credatur . nin  ; 6. Veftitu utatur decoro . Hipp. l;b. de 7M e-  Veilitade-. 1; 9. Caveat, ne in fufpicionem ampullofi artifi-  £0Yf45 e A. pow ccn   cis cadat,& Sophiftz, quem depingit fuis coic-   ribus Hippocrates Jb. de deceztzornatu, bis ver-   bis : Jem conventu faétosambitiosa  queffuosa   fna profeffione decipientessia urbium circulis ver-   fantur .- Quos ex vefhitu (&* catevis ornamentas   quis cognofceye poterit « Quin etiam, quà [umptuo-   | fiusornari fuerit, eo majore odio ave r[andi, ab  RSS o oc eisquieos circum [pexerint , fusiendi. Ex u[n au-  iu tem fuerit , contrarium in bis fpettare ; quibus 102  zne[t exquifttus , neque curiofus ornatus» ui [eje c   cultus venuftate e frugalitate , non tam ad fuper-   flum curiofitatems quam ad optimam ex fliimatio-   nem » prudentiam ; C animizaoderationem compa-   varunt . Càm enimilli dodtrinà fibi au&torita-  rem comparare nequeant , fplendore au n,ve-   ftium cultu medico ; ac fervorum grege, eam  A comparare ftudent ; quos ridens Anftophanes  p ram *- ip INebul. joco vocat cOpatyldoyv e pyo Xo TES.  ar adimi ' quód digitos ad ungues ufque annulis erpent.    y? Odo-    ANIM. ADFERS. - LIB. I. ;    Odoratis utatur; cavcat tamen, ne morbi r, o45,;7.  inde concitentur : fepe enim mofchui, & fimi- qualis.  lia. redolentes , hyftc 'TIcas mulieres enecant .  Sintigitur temperata omnia .   9. Qualis effe debeat Medicus in omnibus y,,4;77; i   ftans , non aliis verbis , quim Hippocratis, o5 ibus  defcribendus videtur , Jib. de deceztz orgatu . ti pra]is  reliquo vitz cultu muni mé fint diffluentes , auf quati ac  fuperfiu1 ; id eft . honefti in omnibus;f ftudentes,   dicto, nec facto fuas actiones u]trà quàm decet  jactantes,; fed cum candore,veritate,& inteeri-  tate, fepofità omni fimulatione , finceré omnia  reprefentantes; 1n hominum concurfibus ora-   ves; ad refp da dum, & docendum faciles,&  appofiti ; ad —— altercantes graves, & pro  veritate conftantes ; in fimilium amicitiis con-  trahendis s prof b 1C jentes ; cum omnibus huma-  n1, familiares, & affabiles ; in feditiofis conten-   tionibus taciturni, eofque audiant patientet, & us  in refpondendo, fi effucere non poffint , mode- A  fti & quafi cogitabundi prudenter refpódeant; |  errores aliorum ita corricant,ut non reprehen--  fionem , fed veritatem ob oculo sfib1 pra fixiff e  oftendant. In occafione prudenter capta indà ,  & coenofcendàoculati. In victu fru cales , e  paucis contenti; liberales fint , non fordidi ; aut  petaces .. Patientes fint in occafione exfpectan-  dà, neque finantfe , aut deri , aut.affiftentium  precibus; aut importunis verbis vinci, ant'ad  e entum ante tempt Tene ——   ores cibos ; vinümque concedendum .. Non    à c  / (4 m de  À a fint    i2 Qs    4  LFD.SEPTALH MEDIOL.    fint taciturni, neque loquaces ; f-d in eàzemo-  derationem fervenr ;; promptitudinem tamen;  datà occafione , ad ratiocinandum oftendant ; |  nihil fine demcnftratione proferentes;non bàr- ^  baré ,aut populariter?oquantur , fed cum affi- M  ftentibus; & zero eleganter; & pure, cum Me--  dicis Lariné . R ectefaaàt perfüadere ; nam Pfa-    AA ve m9 Qo pde Legibus ,vodr, ut primum doceat, &    —,    Ae -    »        perfuadeat Medicus quid fitxgrofaciendum, — | i  4cnon priüs imperer, ita promptiüs parebit.. | i  Quare dicebat Ariftoteles: Parebo lubens; fi vera | 58  bacsqua dacts « effe.demion[lraveris. Xlonores per. |   fe contemnant, ambitione ca£entes ; fed ob vir-  tutem cujus comeseft edoria ;. pro1pfo.etiam    et vtabtm - honore certenz , virtutem tamen certà ratione    "Non :nani  gloria n 77.  fmi amore  gentetur .    ftabilitam Hibenier admittant ;ine opinionis fuae  nimiim ftudiofi videantur.   9. Caveantmaximó, ne inani elorià, aut ni-  mio fui amore rententur 5 1llà enim ; quod ne-  fciuntdifcere prz pudore renuunt;neinfcitiam  cum rübore-prodant per ;dium vero có pervce-  niffe fe rerfuadent fibi , quó perzendum erat.  10. 'Ne fe alicujusfectz , tamquam 1nanci-    MIT À ; "i E  ^ pu fi pium, addicant; necjurent inalicujus auctoris  feta. fententiam, fed nudam rnaim fectenrur wer p «i    Suvalis £z  &walis £n  e» rreffibas.    tatem, ilíquefchi fübfcribant .  11. "Medicorum cóngszeffus , & confultatio- : |  nes libenter admittant; iltud cbfervantes s ut in|  jis fuperflua omnia devatent , nibil ad pompam i|  proponant:contradicendi ftudio non ducantuz;  fed ciun f. ]um fibi finem prafigant;ut mc rbumy  £vin-    ANIMADFERS. LIB. f.    evincant, ac priftinam reftituant fanitatem.   12. Congretfus hi, & plurium Medicorum  confültationes feclufis arbitris fiant, neque affi-  nes, & dometfticradmittantur: liberis enim fic  proferuntur fentent&e , atq; facta à primo Me-   dico » fi quando correcte ne indieent , corriot  liberé potfünt, fine rtot$ ienorantiz; qu v fi fir-  mis rationibus erunt firmata , facilc à Medico  admittentur; quz fi palàm , & domefticis au-  dientibus proponantur ; ab eodem mordicus  defendentur , etiam fi falfum defendere fe cos  gnoverit , ne fi mors fubfequatur,iMlTius caufa in  eunr referatur. Vnde perpetva diffidia inter  Medicosoriuntur, quod antiqui Patres noftri  ir hac noftri urbe, & noftro €cleeio obfervans  tes , lege caverunt, ne confültationes medic  pu ibIice haberentur ; unde etiam tanta conccr-  diainter Medicos magna Rujus urbis fempet  perfeveravit, ut in£er tam mu[tos vix unum re«  perias , qui altum ad medicas conífültatiores.  non admittat   13« SyInam medicamentorum: praffantiffi-   Torum ad morborum eenus quodcumq; prom  ptamad manus habeant ; ne ina2rverte morbo;  ac inducias non faciente , veluti in fàlo harere  videantur.   14. Vtfelectiora quedam, & experta , fi-  piifque ex perientià confirmata habere eos có«  venit ; 1ta 1l[a in arcanis ita habere non decet ,  ut etiama iliis communia ncn faciant.   1j.Sit re ; & opere Medicus , non famá, avt   A 3 noml-    $    Confalta-o  Loz 65 fang   feciufis are  bitris »    Sy'uam mo  4.€^826€5nf10e  rumed ma  2/M5 habeot    Secrefa Tr  » dia noz    ) b sbeat, fedi    CQÓaAunittf.    Qu enis de    &  LFD. SEPT ALII MEDIOL.    exciledus- nomine tantüm.; quod ut affequatur,his omní-   bus przditum effeoportet;de quibus Hipp. /b.   Y: de Lege. Nam excoli optime debent hominum   ingenia, fi ad perfectionem in hac. facultate   ;ervenire debeant. Qualis enim in terris nafce-   uum eft culturastalis euam Medicine cognitio.   Indigemus igitur IVatura » Dotlrina s Moribus   | genero[is, Loco ad di[cendum accommodata , In[l-   tutione Apuero , Induflria s & Tempore. Natura   no[ftva veluti ager efl doemata vero docentium ve-   luti femina funt . Infliturio à puero refpondet oppor-   tuno tempori » quo [emina terra committi debent »   Locus flIudiis aptus eft veluti ambiens aev , à quo €   terrana[centibus nutvimentum accedit . Induflvia,   € flndium cultura e[t . "Tempus tandem bac omma  eonfirmat, ut perfecte nutriantur .   16. Exercitationem medicam fub docto ; &   ds perito viro facere non dedignetur , neque eru-   d ha d befcat difficilia queque perfcrutari , atque de   icd "^  obfcuris interrogare : fic peraliquod temporis   intervallum in magnis urbibus fefe exerceat ;   exa codea. non ftatim in vilibus oppidis , ftipendio confti-   A iwel. Lf. tuto, quod plerique faciunt ; ad medicinam fa-  E T ciendam fefe accingat.   17. Modeftià. quàdam accinctus zerotan-  pus ingre titm. domos ingrediatur; quilibet enim horà  distar. — Virgines, matronz, occurrunt, ut continentiam   ómnibus in rebus & habere, & reprzíentare  teneatur.  Cg gl. 18. Cumimpernts,& mulierculis de mor-  culis, chi» bor:m caufis, aut prefidiis adhibendis non2  agat;    E xerceat fe    / 253  Mod» Íe ao    Avw, GCL C [LE €    ANLMADVFERS. LIB. L.    ^    ^    Bat ; fed neceffaria folüm proponat : folent peritis de;  énim imperiti Medici , ut gratiam apud multos rebus. snee    aucupentut ;, hoc medio mulieres & imp 'Cr1tos  feducere; quafi illas multi facientes, ut fi quan-  do morbis tententur ; eos ad curationem accer-  fà nt.   19. Gratisaliquando medendum tum pau-  peribus, tum veris amicis;ne aut fordidi animi,  aut minus grati notam fübire coeantur .   o. Neque tamen velim Medicos mercedem  aut datam no recipere , aut oblatam quafi aver-  fari, aut exhibitam quafi cum rubore, aut velu-  t furtim excipere : fi enim prompté mercedem  recipere viderit ; fibieger perfuadebit, Medi-  cüm illius curationem libenter fufcepturum. ,  neque quippiam eorum omiífurum , quz pro   anitate introducendà fuerint peragenda. Mer-  cede autem non receptà,aut dubitabit, inre ani-  mo curationem non füfcepiffe,aut certé dignum  illum eà non fe cognofcere ; unde contemptus ;  & exiftimationis non levis jdn ra. Sunt enim,  qui hac raüone multorum curationes aucupen-    tur , quibus cum cxpeélationi pramium ncn.  oftmodüm correfpondeat aut moleftiam , &  I f] , ,    onus illud fine fructu fuftinere coguntur ; aut  muffitantes , & in angiportu deinerati animi  vitio conquerentes , quafi ridiculi , amiffis la-  boribus, & laborum pramiis , deferuntur , aut  euam exploduntur, alis in illorum locum.  poets   . Impium eft ; magno morbo urcente  A    ; de  A nie    ditis non  [ferat »    Gratis ali  quando Cii.  rand 26 ^    Mercedem.  Bromptée ac.  CibiAo    De mire-    $ LVD. SEPT-ALII 2MEDIÓL.   de non pa- mercede pacifci:ut enim in nobih hacarte feres  eifcatur. — per hocindignuin videtüt , ita urgente tDorbos  impium : occafio enim mederidi fepeavolat ;  dumdemercede z$er dehberat : hujus enim  opportunitatis momenta redire nequeunt , &  cà elapsà , inclinatio fitad mortem , autad de  terius .   43. Atneetiam, fi quem ingratum futurum  Ingeetos 1 arbitretur;in periculis deferat; fatis enim fern-  seceffitati- per fait, ingratos etiam fututos humanitate.»  us non de (crvare ; quàm inhumaniter obingratitudinis  ferat inetum deferere: & nielius multó eft; à morbo   evalefcentibus exptobrare, quàm calamitose  affe&tos deferere . Hipp. zz Praceptionbus.  M 13. Neimmoderaté , aut immodetfté nimià  Non fit i4. cy, ya tantià ninrim polliceatur : nimia enim  ét bund'h. tc cnrationem pollicitatio;exculationem poft  e» nm! cutam requirit. :  pollicitator. N A dis idein  z4. Nec rationein curandis morbis folüm;  Docheina , sitatar; nec ufu, aut nüdà experienuà : claudi-  C "[4p9l- cat enim Medicus alterutro horum crure defti-  sini tutus , Ratioigitur ab experienuà incipiat ; &  in eam etiam definat : Experientia autem du-  cem habeat rationem, & 1n eam dentque termi-  hetur 5 utra enim per fe indigzens;altera alterius  auxilio'ecet.  2$. Non inhumaná feverirate ubíq; utatur s    Nox fii fe. led fecundum conditionem hominum fe guber- .    veru; — net; nonnumquam eratis curet , vel ob eratitu-  dinis memoriam, vel pre(entem exiftimatione,    né avaridü » notam incurrat ; Quod fi occafig    excl-    4    ANIMADVERS. LIB.L 9    exercende liberalitatis fefe obtulerit , vel pere-  erino, vel eeeno omnino füccurrat: Si enim ad-  fuerit benignitas, aderitetiam artificio cóm pa-  ratus artiamor. Adeó ut quidam eeri , etiam fi  fentiant morbum fuum calamitofum éffe , ta-  men propter Medici benignitatem, fibi perfua-  deant , fe ad fanitatemredire poffe. Hipp.sz  Preceprtozibus .   26. Prolaborantiumvariá naturá , & condi-  tione, in congrefTibus, & fermonibus conferen-  disorationeminftituat ; & materiam fibi deli-  gat : alio enim modo cum viro philofopho eft  differendum,& aliocumaulico;diverfa eft ratio   alloquendi puellam vireinem , & matro-   nam gravem : cum bibacealiquid de  vino loquetur, de frieide , &  limpidz aqua deliciis cum  abftemio ;. & fic  in fineulis.,    In fermori  bus varius  pro agreráá  VATRCÍATE o        I  -—    LVDOVICI  PEDI b  MEDIOLANENSIS,    Animaduerfionum, & Cautionum Me-  -. dicarum,    LIBER. SECVNDVS,    LT    Continens eas,    Quein vetlavitlus ratione » potiffggum. 1n acutis  occurrunt.    Vstlus 1n  acatis te-  20H55 CHI»    c Vamvis acuta febre. laboranti-  E busvictus tenuis conveniat, pro  Xarietgte acutiel immutandus ,  ; E] Gut materie coricoquenda na-   ; turamaeis poffit vacare , atque   morbo & fymptomatibus conflictata, cibo  etiam & craffiori, & plurioppreffa , non fuc-  cumbat. Virtute tamen debili per fe1pfam exi-  ftente, & ncn vimorbi , aut forma vià üs per  unum graduri aut faltem quantitas erit augé-  da.Si veró vi morbi debilis reddatur, ut aliquo    Vidus'vtr-  ule o fe  dei b; d^ 4i--  ge duse:  foi Y723* ; ff vt    bow folà modo quantiras.augeri poteft; Itánumquai  quátitate . forma viclás crit immutanda.    In    -NIM.ADVFERS. LIB. Il. II    In virium imbecillit: rate , alia fit ratio vi1-  éüsin qua intitate , fi 1 per refolutionem fiat &  alia.fi 1 per acefava tic nem : in hacenr np árüm,  & raró;inillà parüm,& fepé cibus offeredus eft.  ji V ictüs forma , & quantitas, licecab Hip-  pocrate & Medicis prafcribatur definita; pro  conditione morbi mpg cautio tamen ma-  xima adh iben da eft, pectu naturalis tempe-  ramenti , cüm alios « di inedi. im minüsidoneos  M idea imus , alios Jejunio ne tantillum quidem  debilitart: : Quareaugendam 1n illis quantita-  em dicimus; quin & formzx eradumaliquando  immu tandum, ut in calidis, & calidis & ficcis  obfervamus;, in quibus nifiid fiat, & acuüntur  ce bres, adgratirti humores , & exliau-    untur fpiritus ; unde in animi deliquia,fynco-    ni & maraífmum denique terminantur cori.  4. Cautio etiam adhibenda eftin victu infii-   ti iendo, qualis fit corporis habitudo, an mollis,   laxa;poris pervia; an folidior, torcfa;& durior:    - :  I 'U:rYidufo    YAYO » [4 per  aggrauatie  (EP; J/! be tal  rcf p»? (0x e  p? TY HZ , C  45€ € 6 Z4 7713  Viéiusiun-  JTHARAMS  rattome 16é-  peramone  tora    it  i  E    Vicdlus ime  mutandus    rattonc ba-   in i]l|à enim quantitas erit cibiaugenda , inhac £was co;-  potius minu crida L poris.   $. Habenda etiam maximé eft ratio ventri- V/«s im-    culi : $1 enim veegetus fit calore , & multo fenfu  przditus;aliquanto plus HH: erit concedendum:  fiad coctionem iners; & calore deftitutus ; füb-  uahendum de qi lantitate erit.   6. Viris, quàm mulieribus;iracundis, & ro-  buftis, quàm poni animi ho muncionibus;pl Us  femper eft concedendum.   7. In&tatbus ; ut pueris; & adolefcentibus  plura    mut TT  Yattone di-    ftofitionis    ventrictlt e    PS do  ( ;bi. quan    IHto$ 2114  da vefteéin  f Xs .    M Ó /  Puaeris Co    gm tesa e RE    ——    :£z. LVD. SEPTALII AMEDIOL.    adolefcensi plura funt concedenda,tum ob difflaüonem ni] gri  &us pluse - miam;Scob caloris robur, & ob teneram, mol-'1:::  bicateden- lémque fübffantiz compagem , tum quód per-.] i  dum quà cnni quodamcorporis motu agitati , facile ex-- eii  fenibus-.— hauriuntut:ita fenibus liberius etiam jejunium) i52  poteft imperari. Cave tamer, ne inter fenes de- (ou:    Decrepitis : áo abs e pe" i Ai :  parum, c. CEepltos collocaveris ; hrenim;cum virium ime jr    fp. becillitate tententur; ac fpirituum paucitate;utr| ui  pauco: cibo fünt reficiendi, ne paucus calor ài yiii  multo füffocetur ; ita fepé cibandi, ne coníu--| iii  mantur.r. Z4pbor.14-  griff ra. |. 9« Inquantitateveró, qualitate; numero ex-4 oi  tiopyo va- hibitiorum,ac forma victüs , & confuüetudini 5 1  vietate con & regioni multum tribuendum cenfebat Dicta-4 (««  fuetudinis, tor nofter 1.4pbor. 17.quia quorum ventriculuss| cj  €» regionis (emel, aut bis humefcere intumefcere , & con-J c;  eit mutan- coquere con(üevit, fr defraudetur ; muratà con-4  ;j;  di. füetudine,temperamentum;habitum;, & actio-4  nem immutat . Et fi mufta & ingerere, & con-4 i.  coquere folito aut potionem fimplicem;aut for-4 ».;  bitiunculam exhibeas , in marcorentcitó indu-4  Ces, ac vires vitales quàm primüm deftrues .  9. Cavendum etiam in quantitate cibr prz-4.  fcribendà in febribus , nefemper, & omnibus$),.,  gonceden-- » jade d n "T. Dun  4i; , fed r4. ARI temporibus eandem definiamus,cum hye-4;.  vius; 4ifta 86)& vere, quód ventres tunc naturali calore.  fe minus , làaximé abundent , vnica exhibitione plus fii!  ftd fapius . exhibend um :' hoc enim eff; quod docebatur alli s.  Hippocrate , 1. Zfphbor. 15. AEftateautem , S,  autumno, cüm calor langueat, minor quantita:4?  fingulis vicibus erit concedenda ; fed fzepius re«4?  p |    Hyeme pi?    TA    Mur 3    MNIMADFERS. LIB.IL 85    petenda, ut calor, qui.diffolvitur, poffit inftau-    | rari : quódnfinuavit 1. Z4phbor. 18.    IO. Cautio tamenfit , ut zftate , fi partitas    "A cfilate    exhibitiones, & quantitatem totam , autnius 44modo  dici ;aut integri quatridui metirus eris major PI eonce-  fit quantitas, minar atizem hyeme: nam hyeme 4*24»m i»  minor adeftneceffitas quód tunc minüs refo]- ^^'**    partitis vicibus conceffo,& imbecillirati caloris  fatisfaciemus , minus fineulà vice exhibentes ;  & miim refotutioni, fzepiirs Gibiuexhibentes:  quod Galenus infinuavit 1.4e rat. wit az acut.  44. ubrenumerans, quzad:cibi in zeris fiibera-  €tonem faciunt ,unumid.effe inter aliascribit ,  quód hycme quis laboret;minus.enim tunccibi  erit offerendum : recenfens autem quz ad cibi  adjectionem faciunt, unum effe dixit , fi atate  laboret, quod Avic. 1.4.7 a£. 2.cap.8. de ciba-  tione febricitantium in generali aeens confir-  mavit.   11. Obfervandum autem, predicta non per-  petuam habereveritatem , neque ratione cor-  porum, neque ratione temporum anni :    vatur corpus; etate autem coplofiori cibo, fed men "M^    * V7T^ ^V dt $ d    o  Hyeme  uandomi    aliqua. 54; puryig    enim dantur corpora , quorum natuiraliscalor dug.    adeo eft imbecillis;ut à frieiditate hyemis faci-  lé cvincatur, calore veró zftatis quafi fcveatur:  alia etiam, five occultà quàdam , & nobis inco-  gnità proprietate , in aliquibus dictorum tem-  porum annt; in robcre virium , aut imbecillita-  te; proportione non refpondent difpofitionibus  £X ann] temporibus profluentibus; aliquos  enim    í    rci n  Victus: for-  a 12 4€H    is variar-    da pro va-    vietate  vé-    eft, nc  tinuà.;    1:4. LVD. SEPT-ALII MEDIOL.    vftate robuftiores reddi » quàm  Ca lioe fortlotes autumno, quàm vere.  In his is ratione victüs inftituendà  refpectu quantitatis, 1d; quod proximé dictum  n erit fervan düm; tum in quantitate con-  tà. Echyeme pauciora , fed  fiepiüs ;eftate plura;fed rariàs erunt conceden-  «la ; & anni tempora, fi fi naturalem non fervave-  rint naturam , victum inftituendum oftendent  cujus naturam induerüt.    enim Récid    hvet Inc    pro ratione tem poris;    tum in difcre     potiffimu m    12. Forma etiam vids pro-regionum va  rietate, & locorum confuetu dine; aliquo modo  eftimmutanda , & quidem càdem ferv atà pro-    por done per oradus  rati inetempol    1    le laud andi IS. ÁÀ ver. 7    s,utip quantitate variandà  um obfervan dum dixin  « Colieét.cap. 10. cim    .Vn-    in fuà.regiope. ;nemp ein Hifpaniz parte cali-  dior, |, tenuilmam ditam effe aut cremoremip    hord a€1 l« s àl    aut: dux mmum melice |  3 X  és fórma folà im]    it angu autincifu m; aut friatum ex:  ; cüniantiquis, & Galeno potiffi-   omnimoda quatriduana ine dia  ; fictamen , ut vi--Jiz  : eradum unum i1mmute--Jffi  rautem ied fiat non à eradu ad era    1  dum , fed à.tenüi ad medium; &.aliavando    eti ip» ut pid aim n pof 280.48 ad E lenuü In , Qua fi Pe-    a cpLEIdJJMDUS  Dac VICI    jo^te Péceaph    ,quod in mu duis I    Hp    Hi " * Y e  k AJpTpX CI ILE R4    iliz nobilif-  , & Gallos  eEa dà veró  s ium; etiam  legendus eft pul]-J    Ccher-        x  ha eatur ratio , WEINE Copfi    ANIM.ADVERS-: LIB. IK. 15    | chetrimusejus liber-De zere.. aquis, G' locis , qui    luftratus.   13. Ex vite inflituto, ex arte etiam , quam.  exercent , defumenda erit à Medic & formas  quandoque victüs; & quantitas,càque utraque   mutanda , prout magis , minüfve & laborib  | folidiores partes colliquantur, & huimcres, fj  finifve exhauriuntur.   r4« In quantitate ettam fu [us benda À ante-  actz vitz rationem habere ;nonTj 'arvi Y0noJr.en-    pt    ti eft : fi enim laute altus fit , fi plura ingeffefit) anres    :: btrahenda erit quantitas : fi veró jejenaverit,   & pauca,c: aquec nCO ctu facillima afivimg pfit  pr aliquod temporis intervallum quantitas érit  augenda , aut forma erad us.   1 $. Cuin à morbi lc ineitudipe, aut brevitate  diftantiaque flatus nx rb limaxime ác IDattr a  EN rma victis, & alic uie parte qu ántitas,tüt   miris 1 d quam cinis victus rátio ; CUN TRC  fultum Medias , &   Paris cenfemus, quod àb Avac. conftitutum eft:  Cum jenoras egritudm di » fubtilia recen. id  enim in morbisà materi pendcnüibus cmnino  intelligendum eft: Bie eniti) lo tempcris in-  tervallo materia ncn auccturinec virtus-diflra-  hiturà proprio furgendo murere agendi in.  materiam: interim enim fuis fc fio eple miciBus ,  & materia faciens morbum. facilét ficnect.   16. Vtveriffimum eft Medicórüillvd pra-  Céptum ; & commune tani ditturpis mcrbis .     Bo95d-  |! eiiam luculentis Comm entariJs à nobis eft il- dab. vs    y    )    9, €L    ; is    ,9ui $e ali-,  utm  banda e    $  p Aser - EX!    SÉ,    !    e ien    Acuttstn  fóribus te  nutus ciba  dum quá 1  elus acutis    Tenutfs. vi  dla medz  sn flatu se  frg. Abb.  8S. veriffi--  9 de ffa-    1u benes  f»mptoma-  ?4.    16 LP D. SEPI ALII 7MMEDIOL.    quàm acutis ; JI flatuytenuiori vicluutendum e[- .| v.    e, quam in principio; quoniam tamen fx penume- |    ro evenit;ob ingluviem in aliquibus civitatibus;  ventriculos primis ftatim diebus, qui principio ||    debétur, crudis humoribus effe refertos,in lifde:  etiam tenuiori victu , quàm per principium li--| ;...    ceret, uti, & aliquando etiàm tenuiori, quàm ini|  ftatu, cüm & inedia aliquando omnimoda con--|  veniat , oportere cenfendum eft. Celfus /rb. 2..|  cap. 16.dicebat: Jzgiria morborum primum [amem.»,|  fitimque de[iderant .   17. Laudanda illorum eft. diftinctio , inte-1 :  nui,aut craffo victu inftituédo 1n acutis , & d1u-—!  turnis morbis ; quód in febribus acutis tenuior)  efTc debet, datà càdem brevitate , quàm in aliiss]  acutis morbis ; quodin illis magis coctioni 1a-4  cumbendum fit; quàm virtuti;ac majora fubfinttj  fymptomata : in diuturnis autem. febribus mi-j  fius tenuiter alenduni eft ; quàm in aliis diutur--j  nis morbis , quodin illismajor;quàm in his fiatt  virium exfolutio , & proptereà etiam magis im  febribus virtuti eft profpjciendum..    m    13. Cüm Hippocraus aphoriftice fententia]?    quàm máximé univerfales etfe foleant; ea itidé;J  que lib.r. propofita eft numero 8. quà afferitur:j    Cum morbus in [uo vicore con[Iteyit., teutlfimon ^    vitlu utendum e[l. ut univerfalis fityomnibüfqued,    morbis conveniat;de ftatu intelligenda erit,quiil| "    ex magnitudine fvmpromatü fumitur : fic enim)  tam vera erit.1n morbis non fervantibus mate--«!  riamad unam criucam expulfionem, quàm in,  ícr-    JAUNIMADVERS. LIB. IT. 15    L4  fervantibus , fecüs quàm communiter Medici  crediderint ; qui Aphorifmum illum folüm ve-  tum effe ce .nfüer int in morbis fervantibus ma-  teriamad unam criticam expulfionem, de ftatu. ^  arbitrantes Hippocratem loqui , quià coctione céisndnit P  fu mitur : in quc D bfervàrunt , Hippocratem Et.  de vitiu acuit. 22. 1n morbo non fervante mate-  riam ad unam criticam expulfi ionem,ut in plev-  ride , 1n ftatu sn ies coctionem plenius nu-  ciendum ftatuiffe. Quod fi ftatum penes ma-  anitudinem fymp tomatum eti umin iis morbis  fumamus, utin plevritide, etiam tenuiffimo  v1 tu utitur eogezs lib.tex.a21. Cümos amarefcit,  & ficcus morbus eft, tenuius ericalendum; tunc  enim,.etiamfi fit principium , aut augmentum.  penes coctionem,in flatu tamen penes fympto-  mata confütutus efti morbus.   19. Quamvis veriffima Hippocra tis fenten-   A    bu "x Tenuisi-  tia I. Zfp5or. 7. tenuiffimá. dira. utendum effe,    1530 "viélta ]t    ubi morbus per purse cít,ó TU EE soul  bores; cxim end tamen ab his omnino erunt donsdas 458  fcbres peftilentes , in qi ET quamvis fummo raris , pe-  fint fymptomata, & ciaflime ad ftatum perve- gilestes ta    niatur, quód vires in cis flatim quafi collaba- se» feres  Ícunt, lautiüs & uberiüs eft nutriendum , ipfo fut excie-  etiam v190ris tempore ; ut abundé demon(ftra- 2:c74«.  vimus in noftro] ibro 4e Peffe. t4   20. Ad formam victüsinfüituendam , puta , "(257  an Ver coena tenul,anmediocri,anomni- "^    'TST da li nedi ?1 ;al (o k )po yu all fo rbition! bi IS,an c    64  £ercu lis, pU La ; UC Xtà pt lan à, pane coricifo , aut  LA COR - Ü * den —    ^.  4634€44 , C"    po  4 770A"    19 LVD. SEPT-ALII MEDIOL.    contritoex jure;quamvis virtus primum locum  fibi vendicet; Galeno refte, 9. AMeth.smed.cap.11«  (P 13. 1. de.vat. vitl. 1n cut. 44. quod cüm.  morbus fui ablationem folum indicet,virtus ve-    rofui cuftodiam ; hac potiífimüm victüs for-    mam oftendet, morbi ramen difpofitio etiam ad  hoc concurrit: nam ZApbor.7.dicebat,//b: smorbus    peracutus eft, C fLatim extremos habet labores,ex-    treme tem[[imo vitlu utendum e|! . pex labores,  acceffiones ; & fymptomata intelligens , que  morbi difpofitionem conftituunt , ut & colligi  poteft ex 24phor. feq. C" 1. acut. 42. 43« 44- (2.    esic- dut, 36. ubi ad formam victüsinveftigandam.»,    bud qu^ xewndicit neceffariam effe cognitionem & roboris  E    virium,& difpofitionis morbi; & 3. acut. 61. Et  jure quidem merito: quis enimncefciat , ex lon-  cis, gravibüfque acceffionibus, gra ibüfque  íymptomatis formam victüs tenuiorem indica-  ti, nenatura tuncin refiftendo caufz morbificze,  & (ymptomatibus detenta , ad concoquendum  cibum diftrahatur ? Verüm nec virtus fola fufti-  cit, neque illi conjuncta morbi difpofitio, nifi  iis diftantie ftatüs pracognidonem adjunga-  mus; nam,etfi ex conftitutione morbi, & viadü  robore folam potionem in prfenti convenien-  tem effe cognoverimus;perfedlé ramen hocífci-  renon licebit, citra ftatüs przecognitionem , an  ciboillo in pofterum fufficere valeat ; Citra vir-  rutisincommodum .: Obid Hippocrates, poft-  quàm morborum difpofitionem recenfuiffet ,. fi  fubintnlit : Coz];cere atttem oportet » &gvotamtem,    fi feficiet,    ANIM A4DFERS. LIB. II. i9    fi [fficiat, cum vitlu perdurare, doge snorbus con-  f ftat . Fi tcb 1d. Hippocrates in cc onfidcratione  virtutis , ftotüsn.eminit. A morbi igitur difpO« sev» "Ad  fincne victüs fcrmam ei iemus ; deindea Oro- ew.  tantis virtutem infpiciemus ; deinde ftatüs di»  antiam conjlciemus ; demümzaftimabimus;  an eo victu , qvem mcrbi conftitutio indicat;  virtus zgrctantis ad ftatum, citramagnum vi  rium incommodt : , durare queat; in quá fen-  rentiam veniffc G: ehum videmus r. "hor. 12.  21. Cümin vi& üsinflitutioneillud maximé  fita pud & antique esp atrcs noftros, & recentio-  tes contr: verfum , cum d ces admodum ne- presaléte S  ectio & fermo vic iis ; & qvantitas determina- dicatióne  ta prafcribi r« f: t; ad quam partem przftet de- 555,    Errores 45  tenunatiu,    clinare, vt minüs Izxdamus, an ad: iumpliorem , fas. ders.  in ad tenuicrem ; cb locos Hippocratis co ntfO- riores, f im  Verícs, 1. 7 por. C07 2.derar.vict4z acut. acfecia.  al:0s .1n €à cif cultate has adhibeat cau e nes  Medicvs, Cümà virtute primó illa dicatur in-    fütvi, & per fe, ; peradjectionem ; fecunda fio,   ! peraccidens à morbo, per fü btrad 1onem.,   fi Medico 1n victüs ratione inftituendà, tum i  fcrmá,tum in quantitate , viribus non ma  validis , nec morbo multin n co intrà Indicante,  contineataliqvantifpera recta victüsratione»  defiectere Paucis Ito eft, pauló pleni r vt)  victu, & ad latus ( ut ajunt) plenioris accedete ,  quàm ad t:nvicrem , prevalente indicaticne s  virtitis . quàm rc A lav ctiam exemp lo cc nfir-  iEaVIt Gal.1.4cnt.a2 .Quc madmodum écontfà, Preoalegte  Bv a con-    soc LED. SEPT.4ALII M EDIOL.    anorbe funt contraindicatione morbi fübtrahendi przva-   deteriores lente, & viribus validis, ceteris enam morbum   fei exctffd- adjuvantibus, preftabitomnino ad tenuioremi  deflectere, acfi quando errando à recto illotra-  mire recedat, minüs peccabit , fiad latus tenuio  risaccedet; fic enim ratio dictat, prevalente;có  quód fübtrahendum effe indicat;morbo , quod  ibidem Galenus affirmavit.   Ires ino 22. Obfervandumautem fi pat fit indicatio   forma vi-- à virtute, « contraindicatioà morbo, in victüs   dius pari i- formà inftituendà equale omnino effe pecca-    1 5c  545a    gutant, qua fortiora [untynocerent s qua debiltora,  prode[Jent.facilis [ant ves erat : Multum emm de  fecuro detrahere oportebat , ut ad d ebiliffimum de-  duceretur . INunc autem uon minus delutum , nec  oninus ladit hominem; ft pauciora, defectuaftora,  euàm [atis eft , affumantur : fames emm magnam  potentiam in naturam bhomims babet Ci famandisce  dlbilitaudi , € occidendi : multaautema etiam alia  wala diver[aquimedlen ab ii:,qua ox veplettone fanty    "mom    quit : $; quidem igitur [inapliciter , velut. aliqui    ANIM.ADVERS. LIB. II. 2n    gan minus autem gravia, inanirionis [unt 5 quamee  obremmulto variegatior eff , & majorem diligen-  tiam requirit s oportet enipa modum aliquem cone  qePlare . Modum autem , neque pondus , ueque ne  Ier aliquem; ad quem referas ,cogno[ces ; Cer-  titudinem enim exattam non veperies aliam, quati  corporis fe fenfim... Quayropter valde operofum eff ,  za exatte condi[cer e, ut parum 1n alterutram pay-  tem del ling "AS $ quamquam ego eam eum AM edi-   cum vehementer laudarem , qui parum delinquat ;  Certitudinem enim exatiam varo viderc contin-    eit. Mox comparat malos Medicos malis na- ARA  vium eubernatoribus ; qui dum tranquillum. Je  na mare, etiam fi aberrent;ncn fiunt mani» 7^9 .    eft eorum errores : atv bi tc mp — inoru erit;  »iHa eorum det tceit vriencrantia : Ita & Me-  dicorum errcres , dum falvbres my db OS CUFahts    etiam 1fi n hirixime celinavant, ncn fiunt manife-    fti :atubio raves m« rbifefei1llis cfferunt curan-  di,tunc manifefte d leprel enduntvr. Moxexem-  plo (Litieiim docet, non mincra 1nccmmoda,s    provenireà repletione, quàmab inanitione ; &  loquitur non de quantitate, - de formà vie  étüs, ut patet ex pr imis, cum dk 151 que fortto-  ya [unt , "0cezt . quod ad fü nct ciborum  pertinere conftat.   23. At veró paribus, & ex virtute. & ex mor-  bo vigentibusindica tionibus, fi quisin metlen- ^    "m  $ Z    Krrores i5  JENNSMAM e    dà quantitate à rectà ratione recefferit , 1ita ut fip les  plusin quantitate , quàm o pot teát, exhibest, 4445" quá    aut & *a debità meníurza à aliquid ca letraha p^ P uta, (1 e foy?  P3 fex    PT) LVD. SEPT ALII MEDIOL.    fex uncias fucci ptiffanz exhibere debeat, & aue  . octo,aut quatucr prebeat,maj us commtttet er-  ratum, fi octo concedat , quàm fi quatuor folas  propinet: hoc enim eft;quod Hipp.zex. 57 lb.  2.4CHf. docebat: adjecticni autem cibcrü multó  minüs attendendum. Et rationem reddit,jnam  quod plus eft;noxas affert inemendabil 65; quod  veró minus , facilé emendatur , nempe fi virtus  labafcere videatur, cibi exiguum poffum: is mi-  niftrare; verüm fi in ventré cibus fit abforptus ;  quod füperfluit ; fialiàs, multó magis in acutis  morbis, tollere eft difficile. Vbi & Hip pecra-  tis, & Galeni verba non de formà victüs, "s d de  quantitate effe, manifeftum eft. M [cüm veró  id refert , quot niam viciüs f rme«&eradu, &  fpecie diverfz funt;cognofcique,& e iei, difcer-  nique Medico, in Hippocraus , & Galeni ope-  ribus excrcitato poteri ^  SIQve in ea errores  committantt: ir , neceffe eft , freciem mutare» ;  sícque mae2na erit muta ee etiamfi per upum  folum eradu m,aut fpeciem tranfieris,ut à meli-  crato ad inediam,vel fic um pütfanz ; unde &  parerrorcommittitur. Átin quantitate;cum»  eonjecturà folà uti poffimus , an macis , an mi-  nus fit exhibendum , non eft rar ra tio; ; quia ; fil  tantam quantitatem exhibe eris primá cibatio- lt «  nc , ut commode conficere poffit; nullo morbi  autin veh emen tià, aut In acceffionibus facto:|  augmento,& eam quantitatem facile ferat , Vi-  dcatürq; majorem etizm quantitatem citra in-  commodum ferre poffe ; quia inde conjicis , te:  minus,    PP in    ANIMADFERS. LIB. Il. 33    minus , quàm oportet , exbibuiffe , in fequena  oblatione parüm adjicies , ita ; quod minus eft,   facilé emendatur ; quód fi plus exhiberemus ;  quàm zerotantis natura ferre poffet , noxasma  emendare ita facile non effet : Nam hunc erro-  rem hec fequuntur incommoda,gravitas hypo-  chondriorum, frequentia anhelitus, febriles in-  cenfiones, fitis, capitis dolores , & hujufmodi,  quz omnia difficile tolli poffunt; nam repletio-  nem hanc dedi camento o tollere non 1 licet, eum.    nem. In formà veró fecüs ied; nam fi à debiri  forma,vel fup rà, vel 1nfrà ctiam, per unum erae  dum tantum deflexeris , egrum praecipitem.  aees in mortem , ut longa oratione docuerunt  Wppdersteo! & Galenus 1. ACHT. 30.40. (P 44 Co"  2. ACHf. 19. e ?* 49. Locus veró ^ "Apbor. $. qui  » determinationi € directo adverfari videtur,  ull odi reptienat ; neque enim loquitur de  tenulori victu,quàm par fit, fed de erroribus,&  Izefronibus 1n tenui victis ratione evenientibus,  dicens , efle majores laefiones , quz accidunt ex  rroribus in tenui victu accidétib js, quàm qua 5  x erroribus commiffisin pauló pleniori. Vel  m dici poteft , inillo $. Aphorifmoloqui de  totà victis rationis formà in toto morbo , quse  multó periculofior eft , quia errores commifli  maois laedüt:at 2.4€41.237.loquitur de unicá;aut  alterà cibi exhibitione in quatitate , quz fi plus  fuerit quàm oportet, plüs lzdit,quàm fi minus.  D 4 24.4 Ne    LVD. SEPT ALII AfEDIOL.    Giuspem 24: Ne quis errorem cenfeat,fi Medicus ali-  lb deterier quando ex pluribus cibis non malis , minus bo-  sod) f44- num feligat, & per totum morbi decurfüum ino |  vtor conce fam ducat , fi multó magis palato zorotanus |  v iia e arrideat five ex confüetu linefiveexnaturàpes |!  Fielligédi - culiari, fiveex appetitu in morbo : Docebat |  2d enim Hippocratés id omnino preftandum 2. |   "Apbor.58. Sed diligenter attendat ,ne luxu, & |   intemperantià aegri in Crrores ducantur, quod [itu   paffim ab adulantibus Medicis fieri video ; qui   ut principum virorum cule tamquam manci-   pia inferviant, abutentes utiliffimà Hippocra-   tis fententil;aut zgrotantes pracipites agunt in    mortém, intemperantiz, & dominandi cujuídabo prorogato    libidinis poenas dantes ; aut mor  arumenas fuas omnino 1mplentes ; cüm fciants  Hippocratem dixiffe non abfoluté , fed pauló  deteriorem prxftantiori, modo fuavior fit; effe  preferendum.  ibit 25. Gratificandum preterea quandoq; cgris  ibis grati docebat Hipp.6. Epid. fett. 4-tex.S. At id aliquid  ! amplius eft, unam enim , aut alteram cibatione:j    24    cdit &gris ce dis Had Col eo  eri contra. ÉCLpYCIC 1n quà deje&toappetitu aut V1 morbt »  reglas. aut longitudine ; aut utobfequentem magis 3  reliquis habeamus; aliquid concedendutrb s4t jj;  quod extra limites inftituti victüs etiam fit po-4 i;  (itum, modó modicum fit : interim plura pol-  liceantur , ut importunitatem cohibeant.  Adoersstj». — 26. Aliquando tamen eó ufque dejecta eftin  omaino vi- €grisappetentia,ut cibi eenus omne refugiant:  Ái aliquan. ac averfentur; quin etiam,ratione fuadete» cun  v1m    e    ANIMADVFERS. LIB. HH. 3j    Vini fibi ipfis inferant cibos affumentes ; ftaum  illos evomunt, & tunc Medicus deterrima que-  que concedere femel aut iterum debet , ut vires  cuftodiat , ne in certiffimam mortem cadant :  fepé enim evenit;ut ex malo illo cibo affum pto  expetito natura inftauretur,& morbus omnino  quafi conclamatus fuperetur.   27. Caveantin averíantibus cibum , neali-  menta przparentur ipfis przfentibus ; aut enum  major ex diuturnà vifione fübfequetur verfio ;  autreculàaliquà minüs illis arridente vis à, in»  majorem cadent abominationem .   ,8. Cüm Hipp.t.-dphor. 16. tebricigngum  victum omnem puer n effe d debere fcribat  cave , ne cerfeas de humido folüm p iotentik ie    qui ; quamvis enim & illud requiratur, humi-  dum tamen actu,five liquidum;effe debere ma-  nifeíté intellisit:nam alibi,ut 1.7e D£etz,cibum    humidum effe debere, id eft, potentià imbecil-  lum;fits expertem, coctu facilem, & liquidum  omnino teftatur , qualem ibi ptiffanam confti-  tuit: humidumveró potentia etiam liquidum  cí(e debere , docet & Cornel. C ii 5. 3. CAp.6.  CU EI etiam rei ratione m re ddit Gal. Jib. de gpr.   Seta ad T brafib. 4.càm ait: Quoniam qua conco-  quuntur » effumduntur, ideo C mox diftvibu untur,  49 &grotantes nonvuulto labore in cibis cor ncanes d /$  indieent. Et ab his praceptum ua[citur , Iquidos ci-   bos omnes f'ebrici qon comvezire . Quod con-  firmavit t. acut. 38.69 1. 4d Glauc. cap.13.de UHTA  febr. cont. fine euctie ; ubi cibos omnes fe^  bri.    * a)  do etia pep  fima conte  denda.    Cibos  4-  vexfant tss  ne cibos  praparare  videant «    Vasiius Le  tmidas fe-  bricitantie  bus ofai-  àus Cconvute£e  nit acínu e£  "T    2115    talis «    26 | LED. SEPT ALII. AMMEDIOL.    bricitantium debere effe liquidos teftatür;quiz  humida actu, & facilis in chyli formam redu-  cuntur , & ceteris paribus , facilius multó con-  coquuntur : cüm enim ex febrecalor naturalis  imbecillior reddatur, ea erunt exhibenda; que  facile conficiuntur. V iderint ieitur, quàm bene  victum in febricitantibus inftituant , qui Pe-  P2 AÀ tronam imitantes folidiora concedunt , & non  us folum clixatas carnes exhibent, fed affatas etiá,   Y in quibus vix humiditas in potentiá reperitur.   Sed de hoc pofteà.   ANS 29. Vtveriffimum eft , in acceffionibus , id  ? agi "s eft, principio, au gmento , & ftatu , abfünendü  d», d de, declinatnionémque in continuis , & potius  quando cj 1ntervallum in incermittentibus commodum  banda, tempus effe nutriendi, ut colliei poteft ex 1.   A phor.t1. C? za fige 1. de ratione vill. in acut. ita.  declinante febre acutà, fi viresurgeant;forma.,  aliquo modo erit mutanda , ut fi ptiffana hor-  deacea fit forma, in fine ftatüs , aut inchoante.;  dechnatione;primó potionem dabimus;ut cre-  morem hordei , vel jufculumrefrigerans , vel  füllatum carnium cum aliquá aquá refrige-  rante, mox interpofitis tribus, aut quatuor ho-  ris , cibum jam inftitutum concedemus , ut in-  nuit Hipp. 1.acur. zz fige.    jo-    30. In Synochis veró , quz uniformes fint,   In $550- . Camdémque à principio morbi ad finem nfaue   AS 242 ,- fetvant formam, unicàqu e acceílione perficiun   72 cibsg--. tUt ; quandonam fit eger cibadus , docuit-Gal.   dam . Yr. eth. fed. cap. j.nempe quando xger faci-  T    | lus    ANIMADVFERS. LIB.IL sj    Jiüstolerare morbum videtvr, & quando;dum  fanitate frueretvr , cibum fimere confueverat:  fiigitur & facilior tolerantia cum folità horà  ccincidat, hac erit eligenda : fin minüs;femper  pravalebit facilis tolerantia, quz fi immanife-  fta modó fuerit , à folà confuetudine tunc tem-  pus nutriendi erit defumendum.   31. Quod fi contingar, in intermittentibus  om intervallum nullum effe, & declinante»   jorbo novam exfpectari acceffionem , ita üt  tantum temporis à fine ftatüsad novam inva-  fionem non intercedat , u t cibus ingeftus coqui  poffit, puta ; (p: LC Jp trim horaru m tantüm»  ia ut    ne R^ m fit aut 1n fum mmo v19o renu-  E , vel fequenti accefficnioccurrere cibo in-  co&o, & repleto ventricrlo, quod fzpé in pra-  xicxercend àoccurrit, quid in eo ca Mh £a |Cjen-  dumerit? Anne fatius erit vieenteacceffione -  cibv m pro pin: I6, 2n potius viecreevitato , fa-  tius erit ; Cibo in ventriculo exiftente, febri oc-  currere ? Con mp hiter ?b cmnibrs refponde-  trr, deterius effe mu Itó In principio cibum.  exhibere, quàm in ftatu; quód nocumenta,  principi! cim aliis temporibus ccemmunican-  tur, ncn fc: artem nocumenta ftatüás. Verümmvltó fecüs Gal. 11. A erb. sued. ult. rem banc  M eerivir ; ubi, cafu p ropofit eodem , confide-  randum effeid docet, o uo d maeis ureet,quod-  que ma g1s noCituI 'um judicaverimus , fuoien-  dum : dox cétque, eííe ccnfideranda locumaffe-  (tum; affectionem, princi pli & ftatüs naturam,  tum    Cibare bre  f2af12 fine  ffa1?, qu  prote tnos  ffonem ; c»  ouando.   /    (4 / ul "424 h^.    ya.    38. LVD. SEPT ALII 7MMEDIOL,    tum & morem morbi . Locus quidem , & affe-  éctio;ut fi ventriculus , vel hepar afficeretur in-   flammatione, fi pauló ante acceffionem cibare-  mus ,omnino effet perniciofüm : hepate enim  affe &o alvi dejectiones unà cum acceffionibus  folentinvadere : ore autem ventriculi vexatos  fyncopes fuperveniunt. Vbi veró abeft in-  flammatio, & vires debiles fuerint; ftatu om-  nino evitato, propius principio cibum iie  cx pedit, potillimüm fi mos mor bi; princi pii &  ftatüs mori refpondeat ; hic veró confideratur  in vigore , & principio, fiannotaverimus im.  fümmo vigore, an citramagnitudinem febr T.  caloris ficeus t. [fu dens , an citra [qualorem  nurenss Priorem namque h bumetlante vitlumade-  facere quamprimum oportet : In [ecundo.dum plu-   vinum calovis remittat » e. vfpettare . In principio  vero acce [ponis morem &[imabis , at corporis ex-  trema perfrigeret, magna [anguimis revocatto-  zen ad interiora corporis faciat, an omutimo corpus  zn premat : quippe [ecuedum bocscen faciles man-  fietumve contesanes y 1m priore diflinguas oportet.   Nam [i ab[que vi[ceris pblegmone , aut [uccorum.  vedundantia, motus ad interiora tin acce[[iontbus  pollet» zibil offendes paulo ante cibans ; fin vel  phleemone , vel redundantia [ubfit , cavenda eff  ante acce[Jfwnem cibatio , ceu vesss AXIE nóxia .   Cüm tamen multó major fit quantitas morbo-  rum ,& habitudinum corporis quae expofcüt,  ut potius in fine ftatíis nutriamus , quàm prope  principium nov acceflionis, maeis laudarem,  Cal    NIMADFERS. LIB. IH. 1  || eam propofiuonem medicam , quà aflereretur;  urgente hac neceffhitate , praftare e 1n fine ftatüs  nutrire , quàm etiam per duas horas ante prin-  cipium , quód major quantitas febrium fit ex  | genere iride ex obítructione ob abun-  ;] dantiam crafíorum humoru m, & ex interni,  | vel externa phleeg: mone; in quibus , Galeno tc-  I fte, prai (tat in fi ine fta tüs nutrire, quam p roximc  :| ante principium.   EL . Commendandus tamen aliquando cibus   X 1n 1 principlo , & inauemento, & ftatu , &  Booxined ante principium, ubi habitus COrpo-  iisaridusadmodum, à tque fc qual lens fuerit; &    9    in febre admodum ardente ; biliofo humore,    rante, atque ad ventriculi os trans-  lit inedia , vigilias    |i  d^ qp ] ee o6. di — 4 M - (* ] "m , c ws bu & ..  ininoadecratasltrititia, c folliatudo, auibus &    exiiccatuim elit pius nilniO, c excaicractutin  p -— — Tp ^ 4^7 Ox "£X Ld "E" "e -.  COI1 pus » ir ILICQtiC CODn9 C111 a3cr« y s EX HII jdaaces  A &  1 ME e£ a. dai 141 N t^ i E qu E o  inunmores: proquarebpence inte iii£g ence Mii  À | &   aus cit. L3a1C€hlis noitcti,I x. IM eti :2CG. eC   |» 1»211í0« ve dob: e N- í  f. inqgi 1lDuUus caàlibDiis pI. (tabit a  nt ein: y: 'nei   L   : a d "111 ! j  &in l DEYi IC11 LG ASM-AE Lu an |t Lt  Verum cum hoc rarius contingat, in caf pi    /" ! » f1 , , Z "   Xf». (17 ^ 44A Bm 1 $7175 *4 13^ 47 p 1 *Yy Poe  polito, ub1 à itatu à DI1nci Ji nOV. invalid  nlsS nuum temporis Jntercedit, ut comqiTnock  CIDLi n i1w vis 1illiitloo | e«.iLA&LALCICCIC 3 Ai!    liüs effe n n atüsnuütrlre, quàm pr    ;8 LVD. SEPTALII MEDIOL.    Galen./z Com. multó plura referant incommo-   da, fi quis in principio cibum offerat ; quàm fi   in ftatu. Et hoc eft , quod innuit 1. Zdphbor. 11.   cüm dicit,» acceffiomibus ab[Hinere oportetd eft;   & ptoxime ante, X inchoante invafione .   Mugmotà 33. Quoniamautemaut incomplicatione»  acc ejfinis duarum febrium, aut in unà ediamyin qvàtem-  minus in- pora adeo extenduntur, ut anteqv àm fup erve-  commod? Sat declinatio, nova acceffio fuperveniat, sic-  ibat que neque intervallum, neque declinatio repe-   quá flatus: v rariin quibus cibum offerre ex ratione pc ffi-  mus ,1n ambiguo Medicorum animus hzret ;   r* quandonam cibum offerre expediat. Auemen-  ti tempus prusotes & minores fecum invehe-   re lzfiones cenferem ; quód nec ea immineant   damna, quz fequi docvit Gal. € 11. AMetb.  1.acut.penult. CÓ" 4.atnt. 39. neque eó ufque ca-  lor, & fymptcmata pervenerint ad fummum,  utin vieore. Non negandum , noxas etiam ex  oblato ciboin augmento non parvas excitari 5  atindicatione à virtute ur2ente,ccm modo teni  pore. morbi importunitate füblatà, illud eli-    t    cendum cenfemus , quod mincra fecum inves- prium    hiti incommoda .    Plorg tres  D um CR  acuoatione    34. Cav eant,ne rempus trium horarum cen--|ii  eant fufficere à cibi oblatione ad novam inva-4ii:    ad acc:fio fionem , quod pleriqve cenfrerunt , Galeni au-Juj    nem » 20 faf cord durer. 8. AMe: b. 4. lH bi: d f(Terit/fatis effe,    fiia.  fities horas aqu inoctiales , quatuorve , inter]  balneum, acceffionffque tempus interpc »natntzj    ibalneo enim cibum exhibere folebant ; cümm    alio-    ANIMADFERS. LIB.IH. | g    alioqui Gal. 11. 2etb.1 s. docuerit; maxime in  omni febre coctioni 1ncumbendum efle : quia  fi adveniente acceffione, cibu s in eric )  non fit confectus , ex retractione caloris ad in-  terna febris omnino butsiiesü ,; pefimma illas  fvmptomata producentur , de quibus Hipp.&  Gal.4.4cut.59. Et Avic. 1. 4. T racf.2. cap. 6. 1tà  in febribus cibandum praci pit , ut vacuo ven-  triculo occurrant : hzc veró concociio ne in  fanisq juidem trium horarum fpatio confici po  teft, cumin xeris natura ex morbo d« cbilis red-  dita feeniter coctioni vacet. S1 igitur fuerit    "    forbitio, ut ptiflana, aut contrltus pan ida tus  ex jure,aut idem concifus,aut hujus 5qi isi WT    - — " "i . , ; 211-3 4 1^ VEN NS I  quinque;iox,al tetiam feptem ati onc eden-  A [|  ^ " " . "  daxíunt, plus minus, prorcbcre ventriculi ,«&  :] A   22-594 I " -   p! «conditione Tebris int num [1$ pecccantlsS .    fantiCcriun, aut niicuium aiteératum , tres aGul-    1 ! EB É im MN 3  dem hor xquinoctiales fufncient; de qva re  "4 | Q "EM  locu us eit 45» €ID.4. GC XCCCOCCO €nif1n  1 L|  raaicum apiiioquitur,non dCIcIDIUCRhC, aut    ferculo , quz non exhibuifle ccpttat cb angu   ftiam temporis ad fequentem acccftionem;füb-  dit enim : $7 vero ctrca ve[peram , aut duabus bo-  yis cttius acceffto iervadar um laville mane licea?,  tum ciba[[e; ux evitecillaincommoda,;qua fequi  docet Hipp. 4.aczu£. 39. ubi cibis incocts in, *  ventriculo accefito fi ervenerit: Pezter emm;  inquic caer, faflidit cibum, 1mtenditur bypochbon-    r  J^4244912  6Y1477 ;    33  LUD. SEPT ALII MEDIOL.    drium , 1atlatur corpus propter saterzam tuyba-  tionem, quens fixamon eft , dolet. ager , lancimaturs  -pellicatur, vomere affeélat, c fi mala evomnuerit,  dolet  ipo me[- 3$. Excipienda tamen ab hac tegulà, & ho-  c»weaad- Yarum cibandi ante acceffionem , & non ofte-  do offre rendi alimentiautin principio;aut ante princi-  eibi er" piumacceífionis , ea corpora, qux & calidas  162,00 10. & ficca funt temperamento , & habitu eracilt;  jeibus^— quibus fpiritus facilé diffolvuntur , quz ore»  ventriculi admodum fentente, & in quibus  acris humor , & mordax ad ventriculum trans  fufus ita egrum infeftat , ut inipfius etiam in-  vafionisinitio fvncope indudià, vcl etiamins  fimplicibus tertianis intermittentibus fzpenus4  4A- meró mortem inducat; in llis enim ante inva-  fionem,velin illius principio cibandum cenfuit  Gal.1o. 7Metb.cap.2.3.4.€9 f.    CibusgnA- — 36. Adhibenda tamen ea eft cautio , quód;,|    do offerédus fi animi deliquia in febrium initio fupervence-    jn principio tint , affluente acri humoread ventriculum , &y    acceffion ,. os iius mordicante , cibus vel immediaté ante    c quand? acceíffionem , velin ipfo principio erit exhiben-4    pauloante* dus , utadmixta cibo bilis minüs mordicare.  valeat. Si veró ex fpirituum fübtilitate exfolu-4i V    tio fequatur in principio febrium ; nutriendi  erüntzeri per duas, tréfve horas cibis hujuf-    . modi, qui citó inflaurare poffint fpiritus ; faci-    ww rPa9vatm (couccommutarL, ut funt ova forbilia , jufcula    qux inftaurativa dicuntur ; & fimilia, quibu:    4 adítringents fi &onnihil addiderimus , ut fucc]    era-    UNIMADFERS. LIB. IIl. 83    eranatorum, aurantiorum , aut fimiliu m,opti-  me illis confultum fore exiftimamus.   ;7. Inacidis tamen iis in ufum du cendis ;il- 4ciderZ s  lud maximé cavendum exiftimo, ne nimio plus fs iz febr:  limonum fuccus , aut acidorum aurantioruma 45 acatis  addátur , quod paflim etiam à doctiffimis viris stilis fed  fieri video; qui in acutis , & malignis febribus, shOAETAT-  in omnibus ferculis , & jufculis fucci limonum Enn   quàm plurimum adjungunt, non animadver- voii  tentes, tantá illi ineffe acerbitatem, ut, fi modü  excedat, aut coctione non temp eretur , quod in  fvrupo de limonibus , & de fucco citri fit , aut  facchari mixtione non moderetur, obftructio-  nes in venis pariat inemendabiles , ideó mode-  atéillo utendum ; in quà menfura fi in ufum.  veniat,refrieerabit, & incidet;altiüfque medi-  catas potiones exferere faciet. Aurantiorum.,  fuccus aliquanto minorem habet aufteritatem;  c proptereài non tantà liquoris miftione in-  fier   38. Vidum omnem aut craffum , aut tenué,  aut tenuiffimum antiquos conftituiffe , docuit  Hipp. lib.de prifca Medicina, nempe cünrcraf- | |. etu  (à comedimus,cim forbemus, & cüm bibimus: nw  Quarttim Galenus victüs genus addidit, om- ^ e  nimodam cibi, & potüs abftinentiam , 4- Com. ui vecipi?  I oleum ent [mum 2 ppellavit; 2u5, c qui   quód fi quz forbentur;bifariam partiamur,n£-. exclades-  e in tenuem , & craffam forbitionem , omnes 45.  victüs habebimus ditfere ntias.Verim quatuor  fünt, quz acute febricitantibus conveniunt :    E Craffa    Vicdlus tt-  nauis (n 4-    -- s di à "e b y ma e  ACERO, REDE 1    34 L/D. SEPT ALI. MEDIOL.    forbitio,de quà r. cut. 26. eftinteera ptiffana;  alica,panis lotus , five contritus , five conciíüs ;  & conta carnium. Tenuis forbitio eft, ut  tiffana colata, aut fercula eàdem tenuiora. .  buen funt autoxymel antiquo more para-  tum, mulfa, ftillatitius liquor ex carne, jufcula  cujuifquegeneris. Aquz veró frieide potus, — | ju  aut omnimoda abflinentia, fümmé illum te-.— | i  nuffimum victum confütuunt. Quz omnes |i  victüs rationes , ultimá exceptà , vires augent ,  atque inftaurant, quamvis aliquando imbecil-  las vires reddere dici foleant, habito refpectu  ad corpora fanorum,qui fi illis victibus uteren-  tur; ad marcorem ducerentur . Noftris tamen  vidus ext e-temporibus victus i1leextremé tenuiffimus, &  me tenuit - quatriduana 1lla 1nedia,aut ob confictudinem,  we nee autobregionem, exterminari omnino debet ;  $ ww. Utpote periculi omnino plena , ex quà & mors  E: zensinducitur, & Medicis infamiz nota inu-  ritur , fed loco illius potiones induci debent ,  fyrupus acetofüus , vel de ficco citri, cum ftilla-  ütio àliquo liquore , aut jufcu]a alterara , vel  cremor hordei .  Viclus 39.. Cavendum tamen , netranfitvs fiat ad  eraffns i victumillum , qui extra limites victüs febrici-  4CHII5 "^ tantium continetur , ne fcilicet que comedun- hi  tine». ear, sáintquefolidiora, non liquida, concedan- 1  »! OS P eur gr panis, carnes , & quod deterius eft, ho- Orb  ded [7- viri fruétus , quod paffim extra hanc provin- t  CUT — gam fierividimus.  Herdesm | 40. Cüm nihil fit , quod inzerotantibusci-  bandis ;    h.    AUNTAM ZA DIVERS: LIB. AI. 3f    bandis,; & apud anuquos ;.& apud recentio Ies,   antiquo more febricitantibus maximé recte yi-  Ccumaünsftituentes, magis inu fu m ducaturipsà  putt. lana ho rdeaceà, o pame confultun |. Medicis  in hisameis Cautionibus pradicis cenfii ; fi ali-  gna OC loco mterp ofüero de rectà conficiendg  puffanz ratione , de qna etiam Gal. 1. de al.   facul.cap.9.ab dep nf[anascapA. O mde Colicit.  I. 11. & Dàul. /zb. 1. cap. 78. podffimüim cum  adeo varlare jn cà fcriptores dang 10s videam ;  recentiorum autem aliquos. doctiffimos etiam  longé aberrare.In cà igitu1 Lprma fit in clectio-   ne hordei cautio , qt ód cüm Bardqum fit du-   plex, alterum quod fpopte nudu n nafcitur, 1.  dc M aene cap. 13.2" lib. EC RN: yicin,  cap.6. quod in Cappadccià naía fcribit ; ut ali-  cubi euam apud nos Infi; bres ; alterum vefti-  tum , quod maeis commune eft ; ; poftremum  hoc eligi debet , deglubitum ta men, & à corti-  ce exutum; quamvis enim ulti primo illo po-  tius utendum cenfeant , €à forté ducti ratione,  quod cüm Galenus arte corticem adimat;fatiüs  videatur fponte tali nato uti ; fed non bono ar-    pro ptiffa-    Ana quale  eligend& »    Hordeum  «lind fine  cortice  eraffo na-  feitir , a-  lttd veffs  UG.    eumento: ro ieenim illu dicium noverltl.4e    alim. facul. 13.e0 tamen non vtitur ; quin fpecie  ab alio differre afferit , f;rtéque etiam faculta-  te : Vnde Herodctus. Galenoontüquior apud  Oribafium r1. Col/e£. dicebat ; illud plurimum  Ruttre ; multum fuccum. habere, & proxime   1tritici naturam accedere ; quibus rationibus  minimé in acutis convenit : quz enim nimis  E 4 multum    36 LVD. SEPT ALII MEDIOL.   inultum nutriunt , queve craffum , & eglutino-   firm füccum generant, ut triticum;inaácutisfe. |  bribus minimé convenire poffunt. 1. dealipzfaa |i  cult.cap.4.   4I. Sed quáarte preparandum fit; ut cum — | ^  fru&u, fine damno in ufum duc poffi t; noh5  levem requirit diligentiam , multáque cautio-  ne indiget. Farinàaliqui utunturaquz,;aut ju-  ri mifcentes , & pultem efformantes ; quam. |   tamquam flatulentam , & excrementa multa |  producentem omnino rejicit Gal. /jb. de atre-  emuante vitfus vationescap. 6. Cf 1. de raf. vid. is  acut.cap. 18.Freffo alii, & fracto utuntur ; at re-  felluntur 11 ab eodem Gal. /zb. 1. de al TCI.  cap. 9. ^ lib. de attezuante vithucap.6. 9 1. de 2  VAI. Vitl. 12 acutis, cap. 18. quód tormina faciat  hy pochondria diftendat , non levis fit ; non Tu-  brica, quód denique craffos fuccos producat .  Leviter torrefaciunt alri, ut faciliüs exter nà tu-  nicà fpoliati poffit, & flatus exuere: At fic ptif-  íanam minüs humectantem reddunt, iminüfve | uu  aptat alvum folvere; collieitur id ex Herodo- |  to, referente Galeno; 1. de alim. facult.cap.13.. fi  pritenam ex ze torrefactà alvum cohibere,af- — | di  ferente : Vnde Oribafius , 4. Collet]. cap. 7. ex. |  Dievche , hordevumin polentà rorrefa&um al-  vum cohibere atfferit5 quod confirmavit Gal. )  1.de alizz.9. qninimó cap.2 2. ejufdlen : frixa em- t  n4 flatum quidem deponunt , fed di "fficile coquum- iln  uv, Co adftringunt , craffun yque fuccurm, cenerant. |  quód obfervans Trallianus /&. 8. cap. 8. voluit    in    HKordeum  quomodo  jaradum  fro puf-    fana.    ANIMADVERS. LIB. IE — «9»    in dyfenterià hordeum torreri,ne fi fine frixio- piam —    ne uteremur , alvum fübduceret ; non cohibee etum.  ret. Braffavolus hordeum aqvà fz piüs mace-   rat, mox ficcat;& in mortario ligneo illud Con-  rundens decórticat. Atfi pro primo cortice»  expurgando id facit , non eft, quód aquàail Illud   prius maceret ; fi pro fecunda briliori , malé    facit, cüm coctione fol ^ eximatutr. Galenus igi- vto vn ai    cur capit hordeum Integrum» levi manu contu-  fum , & hoc modo decorticatum , atque mox  panno afpcro pe erfricatum , ut reliquum corti- ^  cis fi quid reliquum eft ; anod verifimile eft ;  air levem ictum, to lli poffi t.   . Cautio autem 1n quantitate hordei ad  zmerdei  Pee m, &aquz ad etin m In pl ra paratione quantita  püffanz, maxima eft adhibenda ; cüm variafit ad. aqua  de his apud grauiffimos euam fcriptores fen- pre ptis  tentia, aliis pro fingulà hordei heminà decem. ^4paran"  aqua adn — ut Dievches apud Ori-  bafium , 4. Collect. 7. cenfuit , quam me  fecutus eft Conftantinus Cafar,lib.de Re ruf. 9  Antvllus veró, eodem Oribafio teferente» ;  4. Colle&£l. 11. pro fingulà hordei heminà quin-  decim aquz adhibet;quam fententiam fecutus  e(t Paulus, /ib.1.c2p.73. Braffavolus autem r.de  rat vill. in acutis 18. pro fingula hordei heminá  trieinta , & triginta quinque aqua mifcebat .  Galenus autem 1. de aliz. facult.9. € 10. c Lb.  de Priffana; nullius quantitatis aqua» aut ejufd&  proportio nis ad hordeum meminit. Neque    yero id prater rationem , fed jure merito,quód  G4 obfer-    4uanésíÍnu/ ex    38 — EVD. SEPT ALII AMMEDIOL.    ,, obfervatfet hordeum pro varietate foli aliud  - facilius coqui, aliud difficiliàs,et docebat ípfez  iet /ib. de cibis bomi | CP mmals [nci , cap. $. tum  etiánt pro varietate nature illins erani ; ut paf-  fimi1n ciceribus excoquendisobfervamis; Sed  & aqua non levis habenda eít ratio, cüm aliam  grana , & Cerealia omnia facillimé conficere »   obfervaverimus ; aliam difficillimé , ut docui-  mus 72 Com. 17 lib. de aere , aquis i loc. EH ipp:  Sitamen ejus eeheris affüumamus , quod intu-  [— Ra .ICcat, & coquatur facilé , apiid nos Infübres  mE pro fingula hbeminàillius , quindecim , aut vi-  ginti aqua affumere poterimus; que quantita-  tis aquz varietas erit pro várià conditione hor-  | dei, & aqua.  Propifa — 45. Sed'in ptiffane praeparatione quid ob-  na cóuie? fervandum ? & in condiendà quid cavendum ?  da . 2^ Sané Galenus oleum, & acetum addidit, &  addenda , falem; illa quidem 1. de al». facul. 9. 4. tuenda  va T9 valer, 4. Cf $, equ]dem. 8. lib. de M arcove, ult. 7.  : Methb.med.6. S.eju[dem 2. 10.Mfetb.Y1.Orib.  4- Collect. 1. & Paulus rb. 1.cap.88. Salem etiam  indendum conftat ex 1. 2//9.9.& Orib.& Paulo  loc.ctt. Sed quo tempore hec addenda ?. Gal. r.  de alim. 9. acetum indendum cenfuit, cüm ad  füimmum intiimuerit hordeum , deinde etiam  permittendum , utTento igne in füccum diffol-  vatur ; tumaddendum : falem autem addi vo-  luit pauló ante tempus diffolvendz ptiffans :  olevmaddebat pro condimento ; nos, quibus  placuerit; concedemus.. Placet tamen potiüs;  ut    JANIM.ADVERS. LIE. IH.    üt cx jure oprimo carnium patetur,five integra  paretur;five colata, addità aut levi portione »  falis ; autfacchari pauxillum plus; pavxillum  enim mellis addebat ptiffanz, 5. rende valet.S.  cujus loco przftabit faccharum indere: aliqua-  to plus illtüs etiamaddentes  admifceatur ; prohibemus enim admixtione»  ilius nefaccharum 1n bilem vertatur .. Quod  fi quisaceti ufurn refugiat, licebit [oco illius  aut fuccum aurantiorum, aut citri , aut etiam.    » fi aceti nonnihil .    L    limonum indere , modo fuccus is aliquandiu guetud AC  plus cum rcliquis ebulliat, fecus quàm paffim. «^ v»  fiat; cim indi foleat füccus immediate tempore ?e/&- e Ae.    affumptionis,qui ob cruditatem ; & acerbitaté  folet nonnihil obeffe; quamvis mixtio fine co-  étione nonnihil terreftreitatis illius , ac adftri-  étionis foleat retundere».   44. In pane concifo, aut contrito, pro fercu-  lo parando hecadhibeatur cautio ; fi febrem.  curemus acutam, aut ardentem , panem omni.   Op rius effe lav andum ,. "us. n tatà frpiüs aquà  aut füperinfpersà fepiüs aquà ; fic enim & fer-  menti vis retunditur ,« cibüs paratur m inus  nutriens;potiffimüm fi paretur ex jure fimplici  pu Il: gallinacei; fiiccóque aurantiorum con-  fpersatur, fic enim parata panatella minüs    etiam nutriet, quàm ptiffana. Cavendum veró,    ne panis igne pris cremetur , mox abluatur,   quod factum ab Oribafio videmus ; fic enim,   ienex partes concipiuntur in pane , sícque &   ficcius alimentum paratur, & calidius , quod  E 4 per    Panatella  1n ACHtis  quomodo   paranda «    C9 Cor fn    4«o LFD. SEPT.ALII AMEDIOL.    per lotionem minimé corrigi poteft; poterit  tamen fic paratum convenire , fialvi profluvio  cum febre eri tententur , addito aut ficco li-  monum, aut granatorum. In reliquis febribus  ex pane conciío , aut contrito ferculum conve-  (niet; etiam non loto pane, & ex jurecarnium  aliquanto validiore.  Confum- 45: In confumptis juribus ex carnibus pa-  yu Mu randis hzc obfervetur cautio ;. maximéà me;  ex cargo lA dariea , que ex carne vituli macrà conficiü-  vittling , üt » quód vix in eis elutinofum illud reperia-  tur , quod paffim in juribus obfervamus , que  » ex pullis conficiuntur ; cutis enim circumve-  ftiens; & nervofz multe partes alarum, & cru-  rum, gluten illud generare folent;quz vix pof-  funt auferri : in vituli autem carne , licet & fi-  brarum,& nervorum ratione , & capitum mu-  fculorum glutinofa aliqua adfint, mrltó tamen  pauciora fünt;atque ex parte etiam auferri pof-  j funt. Quód fi quifpiam gallinarum , ant ca po-  | num jus expetar ; cautionem hancadhibeat, ut  alarum duz extreme juncture auferantur, &  coxarum ultima pars ; quód fi cute etiam pul-  lum fpoliare poterimus , (alubriorem cibum &  potum procul d:bio parabimus.   46. Sedentes in lecto alantur;fi enim jacen-  tes cibum capiant , vix ad ventriculi fundum.  cibum effundent ; deindeà cibo fümpto fe mi-  horà fedeant , vel (altem erecti aliquantulum.  femiJaceant.   47. Ante cibum memores fint expurgatio-   nis    euem j-  tum tenc-  re debeat,  dá ciban-  tur.    IL- os alluen    ANIMADFERS. LIB.1L | 4    lhis oris: nam à febre plurimi vapores , & fuli-  ipines furfum feruntur , quz limum quemdam  lin linguà efformant., .qui cüm guftum pertur-  Ibet, cibos etiam malà qualitate imbuit: quare  li: & lingua; & os colluendum, & osfophagus;qui TENIS. N  lfzepe per febres areícit , madore alique | f1gan-. ex acels e£ Jac  idus , cui maxime infervit aqua etiam cruda €x - aw .  aceto, & faccharo. EA   49. De potu aquz in febribus pro potu quo- . P^vs 4c  Itidiano , non pro medicamento ; hec fitobíeg- ;"^ qua-  ratio: fi in xerum inciderimus,qui in fanitate it  affuetus fit aquz potul, etiamcitra noxam pof-  Ife nos utiqu e Hone nop tmam ,aut fcntanam; BD obe  aut pluvialem cifternin: mc ncedere, aut CCr-- ,,5 f po  té decoctam fimplicem : fin minus affuetus po-    ditn 2212  Qua cibus  JL ma-  AY »    49Ha no    7u$1nacmAd  tuaque zeer fuerit, ne 1n ea 1ncommoda 1nci- zi.  dat, dc quibu | Hipp. 4. de rat. viel. in acur. ali-  qu id addi licebit ; quó facilis ex hypochon-  driis meet , cruditas reprimatur , atque etiam. «cea "M eevias  morbo, fi fieri poffit; A Hldd eios ve wis adver- 9e, : canedio  femur; ut fi add faccharum.cinnamomum, E .  anifum,femen coriandrorum;authordeumin-- -.  Ccoxerimus.  49. Deaquà hordei , quem ) potu Imantiquis 444a bar  len Ar m pleri quec enfent, quód nullibi Gale- deris aes  nus ; Oribafius, Paulus, A?tius; &aliiillius *5pro po-  men tionem fec vei ; ita cenfeo , Hipp. 3. de 2 4 epiinide  va) uiél.im acut. 13. (f a. de ratione vilius, 71. po-  "limum autem librà à . de Morbis , ubi laboran-  tibus tor pore c: 1pitis propin andamcenfet aqua  hordeaceam, de cà mentionem feciffe ; ubi eti  1n-    "aua bor  Kein Of.  nibus amar  615 n0 Con    venit.    v qua ber    dei Que pa  1Anda .    gue    41 LED. SEPT ALII MEDIOL.    intelligere non poteft (accum hordei , quia illis!  có fübjungit ; Maze. pro alimento. [uccum. bor--|vck  dez exhibeo , utnec in aliis duobus locis , cütmi en  potum aquam hordeaceam appellet , füccumaj  autem hordei paffim non potum ,. fed (orbitio—] ji  nem appellet .. Neque veró rejicienda eft , po—] jj  tiffimüm in febribus exurentibus ; quod flatu] ili  lenta fit ; fi enim recte excoquatur , flatulenti&il "T  exuit; neque fi diutius excoquatur, falfedinemi] «1  contrahit , quod ab aliis objicitur ; fi enim ins] s  putfanà, quz longiori tempore elixatur, id nom] «s  veriti funt Hippocrates, & Galenus; nec expe-4 ui:  rientia id oftendit , in quà maeis hoc feqiiilo  deberet,ob hordei majorem ad aquam propor--|  tionem , & quantitatem , quà ob craffitiem faT-  fedo in elixatione loneà contrahi deberet , cufil  idinaquà hordei omninoaquosà, & potu ve--|  tebimur ? Cautio tamen eft adhibenda , ne eail  In omnibus morbis, aur inomnibus febribus ini  ufi m ducatur , ut aliàs fieri foleba 5 fed in iis!  folüm , in quibus magnus eftus fuerit , ut ubiil.  abfterfioneopus et. At veró in eà conficiendail ».  magna adhibenda eft cautio. Accipito hordei  vcri, non fpeltz , feu zez , ut plerique faciunt ,  libram unàm duodecim unciarüm , máceretür  tantillumin aquà, mox panno admodum afpe--]  IO Oprimé confricetur,donec omnis arifta deci-  derit, & quippiam etiam ipfius corticis craffi fit  deter(íiim;deinde optiméabluatur,& omnifor-    ditie expureata, addantur aque libre quadra- Hi. ^    ginta, & tàmdiu claro ine decoquatur , donec  optime        ANIMADFERS. LIB. II. 43    | Optimé hordeum intumuetit , mox depofito de aMesua    : : : | [ ; P ám lever.  1ene decocto, permittatur perfrigerari, deinde    transfundatur , quod perfpicuum eft , ac valde    | clarum decocti;in vas vitreum , in quofi quip-    piamiterum refederit, denuó In altertim vas    | transfundatur ; quod perfpicuum eft , & relin-  | quendum donec refideat ; quod pro potu in»    | paramus pro medicamento, aut faltem cibo  | medicato , aut pro potu. Pro medicamento;aut  | cibo medicato, vel cruda erit, vel cocta; Gal.    | cocha.Qinimó etiam coctarum alieinteoré co- (**^*  | étz fünt;alie imperfecte ; quz eciam magls ; && 4A. vavwe Fat    ufiim duci poterit.  d 1 : Mulfa di  jo. In mulfe melicrative compofitione ma-    : s A ; 77 (7;  xima adhibenda eft cautio: Vel enim mulfàm  vj ^É  pt an    ''Ali0 »    3.de alim.f acult. 39. €? 12. Afeth. cap. 3. Cruda.o -—Á cds    ! E , * . -Á eL.  magis alvum [ubducit , munus uutrtt ; contrá aute TLMN  E . ec *    minus & nutriunt, & dejiciupt , prout magis    | aut minus coctionem füfceperint. Vtramque    euam hanc aut meraciorem conftituit, aut di-  jutiorem Hipp. 3.4e rat.vit]. in acut.t.33immÓ 7...  Gal.$. A etb.zzed. 4. 1n meraciffimam , medio. n 4»*« we    S.  2 " " " . 1 $44  | crem,& dilutam dividit. Sed quanam eft mel- 77*^*    lis ad aquam, quibus duobus folis conftát mul- jin  fa; omnino proportio ? Cenfentaliqui, mera- ell; 1) A  ciffimam efle ex una mellis, & duabus aqua, LE |  fic cenfiut. Avic. /ib. «. & Diofcor. Mediocrem pum idi  ex una mellis , & quatmoraquz , ex 4. de tuend. aud  vál.cap.6.Dilutam autem ex un mellis, & octo   aquz , factà ebullitione ; & defpumatis excre-   mentis ; donecfupernatent, ex Paulo £/b.1.cap.   46.Sic    vn b. ^£ ptu  ex 06 Jh.        cC    s    ^f  yr t ou *    Et    44. LED. SEPT ALII -MEDIOL.  46.Sic Mefue, & Rafis 9. ad "dIman[orem ; led:    ante hos omnes Oribaf.4. Synop[eos; Cap.39. Hac 1T    communior eft recentiorumopinio. Eso verós  ut veriffimam hanc effe opinionem cenfeo. in»    melicrato pro cibo fimplici . feu medicato : ita];  falfam exiftimo , fi mulfíam fumamus pro potu:    'ad diftributionem cibi parando. Quin. ceníeos    dilutam illam , de quà 3. de ratzeze vitius ; 13]    mentionem facit; eam effe poffe, de quà Gal. 3.  de vat. vicl.12 acut. 15. ubi dicit, mulfam dilu-  tam fieri;ubi pauxi illum mellis multz aquz ad-  miícetur , ut aqua permeare queatad diftribu-  tionem , ne diutius in hypochondriis commo-  retur; hoc enim munus eft potüs;ut | potus , non  üt cibus ; ; quam fortaffe di iveríam à dilutà, de  quà 8. Metl-meminit;credere poterimus;quód  diluta illa tamquam cibus effe poterit ; ex unà  mellis,& octo aqua: at quz diluta eft pro potu  ad diftributionem cibi,diluta magis effe debet,  quàmutuna fit mellis ad octo aque , neque»  enim pauxillum mellis una eft uncia ad octo.  Eritieitur mulfa pro potu, fi pro uncià unamel    lis viginti uncieaquae fümant ur,pauló plus;aut.    minus ; neque enim determinataaque quanti-  tas certó przícribi potett, ut etiam Galenum.  videmus feciffe 3 .acut. 13. 3. de alim. facul. 29.8.  AMetb.cap.a.qui nullibi quantitatis mellis ad a-  quam meminit ; quód mellis videmus effe ma-  enam differentiam,càm fciamus, aliud effe bo-  numsaliud m: idum. 3-40nt. 2.3. C7 4. de tuend.val.  6. Bonum celerrimé coquitur , & celerrimé de-    finit    ^.    ALNIM.ADVERS.    LIB. II.    45    | | finit fi pumam facere , inde minus aque abfimi-  Contrà evenit in malo; & prc-        I fum effet;plusaqua a  'Inus;fimedium,medio modo.  vandum eft,fi aqua forte crafficr fucrit;ut apud    lturin coctione.  '[prereà in eo coquendo major indenda erit aque  ']| copia, qua ab fümi poffit; quà in bonc;quód ex  'l|Philagrio colligitur,qui referete Oribzf. s. Co/-  letf.cap.17.in cofectione 2 poivelitis.fi mel craf-  ddi voluit; fi tenuius, mi-  tiam obfer-    Vbie    nos Infübres putealis efle folet;quz in melicra-  ti confectione fumitur , & optimum melinda-    tUur,cüm ea aqua , ut attepuetu r,lc nglori egeat  | elixatione, m el vero illud pau m antequàm illi  aliquantifper effe clixa ida um  ttenuabitur ,&in Sf mellis ft Gitan-  im recipiet , facil iüsqu e hy|    mel indarur ,    'leniméa  tiam  meabit.    gr    Sed cüm f:    ; fic    cchondría per-    amfaccharum , ant iqu Is inCo-    1. dre    CM fd    enitu m , faltem perfectum , noftrum in i ufüitn od Aj$*  medicü , & inter delicias ouftüs fittradvcium ,  ancx co mu] Iía parari poterit ? Vuq;,& Opti- ed part-  1na , ci m non tantà poll  ! immo in biliofisu ulior erit & fuavior.C extépc    eat acrimonia, ut m el,    ilf aliqui;non nifi crudam mulfam ex facch laro pa-    zari poffe colliquatione, quod jam faccharv m..    attenuata aqu: i  permeab i hiinisarobo bus attenuatis. rur  ea adhibeatur cautio , ut prius aqua clixeti Ó,    | coctum fit. Ego veró & crudam colliqua  i^f parari pofle crediderin., fed p rzftantiorem éffe fue cocfa .  V €octam ; quia Am cocüonem aqua permifcetnr      atione    ,&melius per dXpcenond r-    m    quàm    obtim.; 1    (UY 9    Cu cda ;    46. LED. SEPT ALII 7MEDIOL.    quàm illiindatur faccharum,& i in minori quam junii  py . — pitate; ita ut fepé prouncià facchari libra aquai  T fufficiat , potiffimum fi affectus non admodumaliii  a ftvans fuerit; 1n quo cafu fucci limonum non--joit  nihilin coctione addi poterit.    ^^) )];  A2 5 — $2. Oxymel, & Syrupus acetofus ad pen-Jn.:  paraci ra. m veniant;qui & pro pori ad fedádam fitimsdau  310 »    & pro cib: cibo in peracutis febribus , & pro medi-1u  catà potione in ufüm medicum fe penumero ve-4r«i  piunt. Hiintriplici funt differentià pro varic]y)  q^ de ufu:vel enim funt valde acidi, vel mediocriter;?  vel minimüm.De primo Hipp.3.4041.26. dc fe-4 m  cundo 3 .4cut.30. de tertio 3.4€4.57. locutus eta  De tribus iis omnibus Gal.4.de tuzd.val.6.d O38.  cens illorum mixtionem ex aceto , melle, & a  | quà ;aut faccharo loco mellis in fyr. aceto f|  emm ec Minimé acidum fieri afferens ex unà parte ace?  EN ti, duabus mellis , aut facchari , & octo aqua  eDaenl, De Mecium ex un ià aceti , duabus mellis ,.& qua:  tuoraqua : Valde acidum ex duabus aceti.  d ecu mellis, & quatuoraque. Galenum fecutus etj,  Oribaf. ;.Coll. 24. Paulus folius acris meminiifl.....  lib.7. c. 11. Mefue folius mediocris meminitij..  compofitic némq; tradidit. Sed animadverterg,, ..  dum,multüm i in cocturà à Grecis differre . Gad.  ]enus enim ad quartam , aut tertiam exccqtp..  debere dict. Plerig; i ita intellieendum cenfen]...  donec remaneat tertia, aut quarta pars, qv ibub.  fübfcribere videtur Mefue , qui feré hoc modi  excoquit , ut pertotum forté annum confervtd  tur, quod etiam omnes Seplafiarii faciun cV  rüm    ANIMADFERS. LIB. H. 47  "A rüm illud veriffimum eft ; cenfüiffe Grzcos, fo-  ""tilamtertiam, aut quartam partem effe abfiimen  "dam:docuit enim Galenus; o xymcel efle tempc-  jrandum,ut vi inumibidem ; cüm autem vinum,  inumquam meracum biberetur , fed tempera-  tum ; ut colligitur ex Plinio 14. AVaruralis Hiff.  Wicap. ult. Ib.2.3.cap.1.& hocipfum vario modo  "temperaretur , aut pari aqu cum vino quanti-  "Rtate affump A t plusaqua addétibus :& hoc  itriplici modo i£ duabus vini tres aqua;aut u-  mi vini vtm ruei ;autdeniqueuni vinl tresa-  uae addentibus; ut docuit Plutarch. 2 3- Sympof.  Meuse[?.9. Athenzus Zzb. 1o. cap.S. C" 9. Siigitur o-  Ixymel ut vinum temperari dc ibba atjnumquam  jad duas tertias,aut ad tres ex quatuor excoqui  Jporeft "- lioqüin non modo du pla , aut n Ja ad  lim cleri, fed tripl io;aut quadruplo à melle füpe-  Jirabitur : quoniam mellis —R minus a-  dqua ob craffitiem , & vifciditatem abfimitur .  Exemplo fint;una aceti, due mellis, quatuor a-  quz unciz in qu: irtam redigantur , erunt una  illincia cm dimidià, sícquetota, aut penetota  "eric mel ; fi ad tertiam ;€runt reliqvz duzun-  "rim ,quarumuna cum dimidià erit mel , media  &ijincia erit a acetum; ncn gum ges  | duri imilec erit vino; quód fi unica ex qvatuor,  aut una ex tribusabfümatuor ; optimétempera-  Jfmento vini correfpondebit ; quód fi ! |  War decoctio cumaquá,vis aceti & in fa  flu odore cum melle " hnqvetur  didiu coqueretur , mu    po re,    lía fieret mexaeifima .    te   .K » b  e VM^ Aon! UA -  MK,    ; quód fi tam- mee    "v, yy in cra    ^ .  46 evita m    AAA ]- 9 quét note  pode pod.    Ps V.    v evaee-    "",    48. LVD.SEPT-ALII MEDIOL.    ^e in extrinfecis erat in uft,non per interna. |!    Ac    Ox nei  wen m tg Animadvertendum pratereà , Pharma--|  rbi 4; Copolas,ut diutiüs oxymel ; aut fyr. « cetofüm-.| Is    rela 4 confervare poffint;ex decreto Mefüz , pris a--  Galizico, quam & mel ufque adeo ex coquere;donec totajj  quomod, aqua,aut pene univerfa abfümpta fuerit ; mox i  perttr,| acetum addere; & iterü coquere, omnino quoc:   aquz reliquum efta abfümentes; sícqueoxyme:  non fieri ex aceto mulsá. Vbiobfervandum. |1ii  oxymel hoc ita paratum pro potu nutrien te Lin ub  ufim duci non poffe : eft enim potiüs forbitio , | t:  | quàm potis.  oxysel $4. Cavendum prztereà ,ne Medica coma] xi  rix muni noftro oxymelite u tantur ad humectani]  Z0 btt dum ; cim exficcanti potiüs facultate conftet: a  dd cümaquáà carcat;in ufum tameneetiam hoc nof x    p fs leote is ducitur, quod di uluatur;liquidümque, &    «a.  PF    i    fluxile reddatur quadruplà fere parte aqua:  E. aut ftillatitia,aut decocti al licujus addità.  Quar! $$. Obfervàndum praterei,in plevritide» T  "fot bi cra(fifcnt, & vifcidi humores , oxymel noo]  zanbectlle " : ri ;   fn m imbecilltus effe;quàm fit illud mediocreqi  inaididad cut m in €o cafu valde acri utendvr m docuerij   ht »p.3 2.4C€HT.2.   —á $6. Obfervaridum pretereà ,fi per totum)  nofirum morbi decurfum utédum fit oxvmelite; aut fyri]  3) acutis. acetofo,neqs acricrineque mediocri effe utem]  zit ac-, dum in acutis febribus , quód non humectet  comfnoda potiffimum noftrum ita paratum ; fed doce    ad era[ia    "- Hipp. 3. 4CUt. 37.0tendum effc eo; in quo minii  T y de Y - :  J4À V^ vt vi 6 mum    CLI'A9M .    cA  MER — w^    € h 3 zx -  &* — — - "    ANIMZADEERS. LIB. 44... 49    mum aceti fitadmixtum, ucmultüm poffit hu-    nectare.nec inteftinis noxam inferre.    57. Cavendum pratereà , ne in oxymcelitis 5.    autfyr.acetofi compofitione acetum illud acer-  rimum fümatur.;aut ex vino Cretico; vel alio   potenti confectum : nam in acutis febribus jin  quibus, preter facultatem obftruc&iiones tollen  di;abftergendi,& incidendi;requirimus & lhu-  mectationem,& refrigerationem, po tiüs ficca-  refolet;& excalefacere;quàm humectare: aut fi  taleacetum in ufvm ducatur ,aquz cuantitas    erit augenda ; | tunc fortaffe sentebaslenia des "    'erbis Galeni tolli pcffet;cóüm a.ze val.tuend.6.  voluerit; ex unà aceti, & duabus mellis fieri oxy  mel mediocre ; acerrimi m vcró ex zqualibus  aceti, & mellis partibus:cüm in cófilio pro pue-  ro epilepticoacidiffimvm oxvmel ex una ace-  )& quatuor mellis velit co nfici ; miniméaci-  di m ex unaceti,& octo mellis. Nificum do-    aceti pro  oxysmnelie  nó ftt acer  YImi ,n6»  que ex vis  n0 pottne  tffiano,    echa ifa    CM.    &iffimo C iealino dixerimus , libellum illuzi (pen t    effe quidem Galeni ; fed multis in locis depra-  vatum : potiffimum cümoxymel ex favis confi-  ci ibi tradiderit d. 9 oppofitum docuit (2 4.de  val.tuend.6. € 2.de Fratt. 29. Qvod fi ex favis    QUIS dixerit doc ffe conficiendi m Gal. lib. dt med    T her. ad Pa mbil. oxymel,1s fciat,librum illum  Galeni non effe, quod vel inde collieitur,quód  diverfo modo compofverit ibi Theriacam , ac  lib.de T her. ad Pi[onemyac lib. de Aztid. Deinde  conf tat, confilium 11lud pro puero epileptico  efle depravatum,quoód dies Canicilarcs confti-  , quat    c E    jo. LVD. SEPT.ALII MEDIOL.    tuat quadraginta , viginti ante exortum Cani-  cule, & viginti poft; quod Galeno repugnat, &  Grzcis fimul,ac Latinis omnibus fcriptoribus ,  Caniculares dies ab exortu hujus fideris in-  choantibus , ut longi oratione ; &" 72 Cons. lib.  Hipp. de aeve , aquis, (f locis, in Com.in Probl.  "Ariftorelis, docrimus . Colligitur ternó,men-  dofibm effe libellum illum ex eo, quód pueris  epilepticis apium cócedendum, petrofelinutms  -abdicandum cenfet , quód petroíelinum lzdat  epilepfià correptos ; cüm oppofitum reperia-  - mus apud omnes fcriptores ; apium epilepnicis  obeffe,nullà fa&à petrofelini métione : fic Plin.  lib. 10.cap.r1.fic Alex. Trall.Izb.1.cap.1 $.(ic Avic.  lib. 3. T raft. 2. cap. $$. fic Serapio /ib.Sigupl. cap.  190.& Mefvezn fua Praxi,cap.16.de Dolore capi-  tis. Nifidixerimus, corrigendum effe locums  illum in confilio epileptico; ut loco , seii: par-  res o£fo , lecamus, aqua partes oclo;fic enim ccn-  veniec cum loco 4.4e tuezd. val-cap.6.  $8. Cümin vino concedendo in febribus, &  Vin f? sotiffimüm acutis,tottantzg; controverfiz ex-  &ricitant! entur,ob varios Hippocratis & Galeni locos    ^    bus acut? ; v ips  zoterd. intet fe contrarios , de quorum conciliatione s;    emdi per 755 : :  fe libi à nobis conftitutum eft, nempe, numquam    "V ipuw in ratione morbi effe concedendum , aliquando  arqtiscur vero ratione caufz, & fymptomatum , tum eta  aliquando ceorum,que fecundum natutam dicuntur,& vi-  concedz-. rium . Quoniam autem alicubi concedi paffim  Lar. intelligo; ut in agro Neapolitano, & fortafle;  frequen-    ^ s ,  cádémque controverfià quid fentiendumffit, a    ANIMADVERS. LIB.I1L — s    | frequentiüs,quàm debeat, atque non apparens Aeneis parue   | tibus fignis cocticnis  eftuantéq; zgrotantes 5. 9udA-vvemes ve  | quàm felici facceffusi pfi viderint; nos Infübres. 42447 ,/& »d  laborantibus febre acutà, € malignà cmnino   vinum interdicimus ; quod adeo felici fucceffü   | fit; ut ex viginti laboratibus maligná febre cum   | maculis vix unus intereat, nifi forté, quod rarif-   fimé evenit; ratione virium aliquando conce-   | datur.   $9. Cavendum tamen,quantum maximé pof vis »-   |! fumus , nein noftris his regionibus vinum con-. 4az ; ne   | cedamus;etiamfi coctionis figna appareant ; vi-. 9Pparéti-   | demus enim plerofque ex quávis vini conceflio- 9! 4wi42  ne,quantumvis minimà, in deterius labi , atque en eH   ^ . Y & éh9n15, a-   | denuó materiam recrudefcere : quod cüm fx pé ni Teis-   | acfepiüs confideráffem,viderémq; antiquos ad- dian   | eó frequenter vinum in febribus conceffiffe,, dido,   |! non folüm ratione virium vitalium,aut ÍymptO-. e; cur.   | matum, fed enamad adjuvandam cocionem, vabcaomee Vi fud;  materie morbifice ; atque ad promovendamil- -  lius per lotium evacvuationem, ut videre eft 11. 7  Meth. med. 9.5 1.2d Glauc. 1m curanda tertiamay 73  | C quartana febre;tumad fputum facilitandum,   | Ut I. AC4/. 22. 3.Aut. 1.C7 4. 4CHf. 37. non aliam  horumaptud nos infelicium eventuum ex vini  exhibitione canfam effeconjcectavi; quàm vino-. «vsum, —  rum noftratium conditionem, Rubra;& nigra vufAr«w foy -  optima multa fint,quamvis primis menfibus & q .  auftera,& craffa,fed mfnüsaptaad febres,quód ——   nec urinas promoveant , necíputum facilitent.   Qua alba funt; aut fiava , aut fünt potentia , aut    * e i imbe-    LN    Vas    ^ ^  ó1 €^    eot ue exéiu  pa? n quet    ^ D  qua dijuatur;    pel ne    LYD. SEPT ALII MEDIOL.    $2  itmbecilla: Potentia , quoniam maxime alba. ex-  petuntur à noftris in aperto vafe, ubi compreffis  uvis reponuntursut fimul ebulliant,non permit-  rüntür tamdiu fitmari ; quamdiu oporteret ; uE  debitam coctionem in fe conciperent ; & id, ut    álbo colore oculis ; auftero fapore, quem pican-  tem vocant, palato gratficentur hinc & aufte-  titate coctioniofficiunt , obftructiones excitant,  neque urinas promovent , neque fputum adju-  vant; pratereà veró caput petunt quàm maxi-    ime ; ieneis partibus validéin ipfo contentis , ob    terreftres partes admixtas : Vnde etiam primis»j    menfibus eratiffima palato effefolent;,fi dulce-:  dinis aliquid cetinuerint,fübaufteris partibus cit:  guftui abblandientibus..    dulcibus duplicifapore  Imbecilla veró & tenuia alba hujufmodi funt»  ut numquam máturefcant , nifi maximo zftatis    calore füperveriente, & ne tunc quidem aufterz:    partes omnino co&tione evincuntur ; sicque m1-    nüsapta erunt & viresinftaurare ; & lotia. pro-  movere:quod etiam incommodum alterum ex-  cipit, quód , ubi quafi. maturuerint ; aufterita-  témque depofuetint, aut ftatim ferà acefcát, aut  evanida redda  . hant,vnde ad ufüm inepta redduntur .  "dusigitur quàm maxime   pueridis,maxime in acutis, potiffimum   enis, & etiam maeis in internis inflammationi-  bus,utin pl  "debet, potentius potius eligaui,    n mali-    a  ET.  Cau-    60.    ntür;.aut corruptionem contraer  Evitan-- B^  pud nos in febribus:    evritide;viniufus; & fiin ufum ducti  1 "ENS  quod multa a--    ANIMADVERS. LIB. TI. $3.   6o. Cautio prztereà in bibendo adhibenda. Bibende-  eft, in febribus potiffimüm aftvantibus, quam. fap, en  docuit Ariftcteles 1; Problezz. $6. ut fzpe,& pau- paulatim  latim aquam, & alios potus frigidos ; ad fedan- "bdl. T  dam fitim illam ex calore febrili excitatam eon- M iria  ceffos;affumant: potio enim mvlta;& conferum 5, e,  affumpta , nec exficcatas partes humedtat ; qui-. 5, c ca  buseftus, & ficcitas ineft,cü ftatim praterfluat; fori.  nec fitim fedatzat fi (epis data fuerit; & paula-  tim pitiffando hauriatvr; os ventriculi; cefopha-  eum, lineuam; & palatuni , dum fenfim per eas  tranfit,refrigerat, & humectatialiquà ex párte»  parictibus ; & turicisadhzrens: quin & paula-  um fefe infinuansin carne confcendit ,'& venu-  las exficcatas imadéfaciendo,& trrorando hume 7  &at;.. Quodaptiffimo exemplo docet :fi enim» c ri A.  multa aqua.& confertim aut decidat;maximé ft »/fe^ .  ficca fit,in terram; aut aliunde per cavum eorri-  vetur., fuperficiem terra non permeat, fed prz-  terfluit,nullam noxam ducés ; at fi paulatimaut  decidat , aut deducatvr , füuperficiem paulatimo  madefaciens,& ócclufos poros aperiens ; viatfiz  fubfequenti ad penetratiorem parat.]Id veró zepiba   intellieendum eft deaquá in potim affumptà gt  ad fitim fedandam;non veró de eà,quz in multà  quantitate affumpta ad exauneuendam febremo  ardentemaffutnitur,quz & multa,& affatim eft  affumenda;fed de hac rezz Cozz. noflris im Probl.    4 wel -    illud, quidauid dicatadverfus Ariftctelem Hie- Mie S ua —    *    remias Triverius zz lrb. Hipp. de vitu idtotarum.. ved.  61. Quamvis fomnus in acceífionum febriü  ES v1 omnium    E utens p 7  E Suc P AI á    J4  LVD. SEPT ALII MEDIOL.    S»m»»us Omnium principiis, confenfii omnium Medico--|  aliquando tüm, & mulus rationibus id perfuadentibus, fic] ^"  in prizci-- fueiendus , animadvertendum tamen , aliquosi| ^  pio 4t'«[i? teperiri,quiadeó fenfu exquifito in mufculis, &] /!  nf "C esrpofis partibus fünt, ur faperveniente effifio-|  Pind ne materierum acrium ad illas partes , unde ri-| i  Tm" --gofem illüm concuffivum fieri Medici omnes:  profitentur , tantis , támque magnis doloribusi| 4!  conficiantur , ut vitales vires profternantur , &&| |!  mots fepenumeró fubfequatur; iniis non folümz] UU  in principio fomnus, eft avertendus , fed potiàss  omniingenio procurandus, ut fenfus ille exqui--  fitus retundatur,aut fopiatur,rigorque;& doloij 5i  mitior reddatur.  Somnus 62. Somnus in febribus potiffimum acutis, ff;  immodt- -yyodum cxcefferít,licet majori ex parte malo &«)  74/1? ^ erotantibus cedat, & proptereà fit evincendus ;)    i "aq : quoniam tamen ,ut omnes alias à naturà factat!  € " 2 :  ida €vacuationes cohibet, ita eam;quz perfüdorem] i    fit, omnino promovet, fi in fine ftatüs univerfa.]. i  lis febris,ant in declinatione fapervenerit, eciafí  temporc modur excefferit, ita ut decem, aut e)  tiam plures horas perduret , non eft impedien«] ju  . dus, potiffimüm fi indicatorià die imminere crisd i  fim perfudores commonftrarum fit:fit enim fae] or  penumeró , ut promotis per longum illom fo;]  mnum füdoribus ex univerfo corpore, & ex illeéd! ti  /ode)e ves lomno inftanratà naturà,& morbus fo]vatur, 8&  nes eger convalefcat : coenofcemus autem ex fienisdi i)  | * prafentibus bono ceffurum hujufmodi fomnum]  vornvwté $4. : , 4n T  /^ -. longum.fifine tertore fit, fi lenis, fi denique il]: t  lum    /  Ó oil .    ANIMADVERS. LIB. II. y    jum non imitetur, qui in lethargo, comatosisve  affedibus paffim confpicitur : Videmus enim ,  aliquando excitatos zerotantes hujufmodi,e-  tiam Medicorum confilio , impeditos in hujuf- -4r  modi evacuatione recidivam feciffe . Proptereà  cauti maximé in hac re Medici effe debent.   63. Inaére frigido admittendo in acutis , & 4er frigi-  zftuantibus febribus,hec adhibeatur cautio: Vt 4us acu?  pro viribus frigidus quidem aer ambiens in cu- febricitan  biculum admittatur, & procuretur , utomnino tibus quo  & infpirari poffit , & interna vifcera xftuantia, "ede ce»  refrigerare, & faciei oblectamentum boc affer- eedendus  re ; reliquo autem corpori ne nudo obveniat,  omnino cavendum ; quin ne etiam nimis tenui  ftragulà;ac pervià operto: circumverfante enim  acre ambiente frigido aut flatu , & calidus va-  por, exhalatiove,quz foras perfenfumeffugien . N  tem evacuationem promovebatur , ad interiora ^4? "  repelletur , & pori cutis pervii fcrtaffeadftrin-  gentur , & internus fervor adangebitur : immi- |  nuenda quidem in augmento , & maeis inftatu zn v^  erunt cooperimenta , ut zftus ille imminuaturz ewe  per univerfim, & natura inftavreturàtantola- ^  bore; at fenfim id fiat,neque eó ufque, ut illa in-  commoda feqvi poffint.   64. Non placet tamen eorum confüetudo , Nà zii:  qui quafi eeris vim inferentes , plàüs nimio coo- cooperien-  pertos,& ftragalis obvolutos tenentfic & tran- 4; fregu-  fpirabile maeis corpus reddere cenfentes poffe , ^ 4c?  & füdores prómovere : cüm alioqüi illud ni- f'^rieiran  mium effluxum fpirituum efficiat , & fübinde, '^* , ,   | D 4 V)IeS — eH)    46 . LPD. SE PTALI| MEDIOL:  Viresimbecilles reddat ; hoc autem violentiam  naturz inferat , & aut ctuidum humorem extra-  hat; aut qui per alias partes exitum fibi quate-  bat ad cutim vi quádam ; naturá re pugnante s  attrahatur ,    xc ELA  LVDOVICI  4 PPTATITII.-. |  MEDIOLANENSIS,    Baimaduerfi ionum, & Cautionum Me-  dicarum,    LIBER. TERTIV S, |  diui  Eas comprehendens ; vorige A2    Qua ad Pbarmaceviscum negotium pertinent .  e    Ep Vamvistáquam veriffima fit Hip- Medica  | pocratis fentéuia, 2.24pbor. $2.O7- materia  "ia [fecundum rationem facienti. [i nom mutáda s   | [nccedat fecundum vatioriem ,non e[f  ^ tranfeundum ad aliud fiante eo, quod  e principi o vifum ef? . Cavendum tamen, ne diu-  tius in eàdem materià medicá infiftamis , potif-  fimum fi in alterantibus verfemuür ; fit enim fz-  penumeró,ut, dum longo temp« re eodem remé : gue Pm  dio utimur,natura illi affueta ita illud in alimen/Aexsa Área.  tum vertat,ut morbificam caufam evincerenon — 7  valeat;potiffimum fi alexipharmacum fit; pecu-  harique qualitateagat. Immwutanda ieitur crit  materia prafidii, & quantitas etiam ; quz adeó  Certa    j8. .LVD. SEPT ALII MEDIOL.    certa przfcribi non poteft : hac enim ratione & '| vii  cxiftimationi noftrz confülemus,& eegros obfe- | qj   quentes magis habebimus;ne tamen id frequen || ii   tds fiat,ne ignorantiz notam per inconftantiam || i  fubeamus. |   Puean- —— 2. In purgandis humoribus per medicamen- |.  dunagrg tum five [entens , fivefolvens ;ut multa funt à  irte. Medico & animadvertenda;& przcavenda ; ita |  exptd't ," huic noftro Cautionum libro minimé inferen« |  q«o»do da,quód regule , & canonesilli non nifi cautio-  *45f?  nesomnesfünt, quibus Medicum jam bene in-  £derit« — fitutumfü pponimus : hé igítur in immeníum  (ec e A erctef. cat liber, folüm cum Hippocrate ;z fraemen  " eile 4. t0 Ib.de medic-pareantibus,ilud admonebo,;4ebe-  TT re AM edicum pre[cripturum phaymacum quod far-  frm» vel deorfira purgat, prits £m '€YTOGAY€ y HHTA   alias phavmacum pureans bau[erit ; Cj num alvus   ex pur eatoris deor[im f actle fe fol'vat , ac cst obe-    rug Parsvelporius dura fits haec enim erit cautio pur- |  € l "T : 4  AFEA CIAM 1 gatorla 1n metu hvpercatha 1COS , ut naturam /!|  WU eoo, e. on epa 1 tí    peculiarem cognofcat eerotantis,cümnullisno- | —  tis idiofyncrafia cognofd poffit; quam fi cogno- | 7.  Ícere potuiffet Galenus, fe zqualem ZEfculapio |  cenfüiffer : adeó enim aliqni faciles ad folutio-  nem funt;ut vel primo pharmacorum odore tre- |  .oa,, Pident, atque in fluxum folvantur ; aliiita duri | :  | alvo fünt, ut vix ullisremediis alvus refpódeat; | ^  fic enim ant mollioribus , & levioribus ;autvae |  lentioribus uti poterit.  Purtame 3. Atfinüquám pharmacorum alvtm fübs |.  dum inter ducentium ufumfe inüffe affirmet, rum demum |  exqui-    ANIM.ADVERS. LIB. III. f9-    exquirendum, num, dum fanus effet,officii me- 7?s4re o  mor alvus füerit , pro conditione rerum affum- ertet; 2»  ptarum, & numà pleniore cibofe in fluxum ef- !riea fit  fundere alvus foleat ; fic enim tutius zgrotanti pr  confüleré poterit Medicus.   4. In lenientium medicamentorum ufü, cüm LexientiZ  videam Medicos adeó diffentientes,& in quan- «f ati-  titate; & in hora exhibitionis,& inintervalloab !5s:?ri»  exhibitione ad cibum,concedentibusaliquibus, 4?7mer-  puta , fucci caffiz ad minus unciam , tum & fe(- *91^?^  quiunciam, vel electuarii lenitivi, vel dia pruni ,  per horamante cibum , & hunc potiüs matuti-  num , quàm vefpertünum , ut fomnum fugiant,  quem poft medicinas imbecillas fngiendum;au-  &oritate magnorum virorum omnino probant, Je esce  vc] eà ratione , quód perfomnum & evaciatio-e Certo .|  nes perfeceffum impediantur, & medicamen- -  tum naturz adeó familiare alimenti naturam.  fübeat;quod in Italis Medicis Francifcus Valle-  riola;2.Ezarrat. c.$. maximé reprehendit: Nc-  cantibus aliis; aut hzc in principio morborum.  effe concedenda;aut fané admodum raró;in quo ;  numero Mercurialem noftrum effe video JEgo ww ^^  de hacreita cenfeo: Infebriumemnium, &a-  liorum quoque morborum curatione,majori eX ;», (5,45  parte ab initio lenientium ufüm convenire; & UA wav  excrementa;in ventriculo contenta, & in vicinis |. ,. A 7...  partibus , evacuentur , & ut commodiüs , fecu-. —  riüsque incidentia , tenuantia ; & abflergentia,,  auxilia in ufum duci poffint , fine periculo ; nez  crudi fucci ad intimiores partes ducantur.    5. Quà    NOS oe)    : "  gras * mo lHh    e EFD.-SEPTI4ALII MMEDIOL.  urhe Kata VeTO quantitate ; diftantià à cibo; &  dt tempore ?. Sané nifi cautio adhibeatur &   diftindo , in errore verfabimur : Aut erífmin»  T bs. princpio morbi ad. prefcriptum ufum exhiben-  dz,diffg. tU; ut progreffu morbi;ut alvus aliqua dejiciat  éio. Andies,cum enemata , » quód aut renuuntur , aut   —. leduntautnihil fübducunt;a aut alia causa; in u-  füni venire negueupr d 1$1 ob primm occafio-  nem, & ad unciam, & ad id fefquiunciam concedi    zx. ; debent, & a aliquanto tempore ante cibum ; &   / potiüsmatutinum, quàm vefpertinum tempus   eligi debet , nifi aliter acceffio febrilis perfua-   deat. Colligiturid ex Gal.2. Ze em facul. cap.   31. de moris , mox etiam de prunis agente , ubi   alt : dl vups pruna movent ,, Sinai f f prandium   gon ftatim. fed aliquamto poft in* ervallo inchoetur ,   capo t[ola comedantur ; haec enim communia,   omnium laxantiumm przcepta meminiffe opor-   | Lax Iet ; ut enim perfeinexiftentia excrementa fub-   vunt edi qucant »fine cibo per fe concedi debent;ne veró,  tmc)en    E ' cum naturz ea famil liari ia fint, 1n aPRSCHÉ Ver-  E d «t tantur , non multo poft cibus eft 4llis concedén-  d Dx 4t - dus;ne veró fomnuminterrumpant,dum alvum  (s das p ád excretjionem movent.;c rd poft quatuor;aut  fex horas fieri folet - po tis ante prarídium erit  Deb; . exhibendum. 1Q: [Quod fiad ex xcrementa,que in.  rsen  jnteftinisa lagregaptur ex quotidiano cibo ,füb-  ducenda ex thibe atur , cüm ld fepius fit oriítatt-  we dum, multó min or copia Mloru m erit conceden-  da, puta, f (cmtu [uncias antea deachnges dein  facile folubili, &e2 quidem. jim-  mediate    (WW dd 4—    121]  /Á, )1l eAVO »    ANIMADFERS. LIB. HL. (6:  mediate ante cibum;vel cum ciboipfo;& porius;  cum cana ,. quàm cum prandio: ficenim cibüs :  emolliens;& lubricansredditur,& ferculum one Jtvculn  lud hquidum;aut ju fculum medicánmientofa m. UPC OBPINT  induit qualitatem lubricantem ; & felectaà nüs- —  turà parte nutriente, reliquum, quod adanteftis:  na transfunditur, & fxces contentas emollit; & ^  tunicasinteftinorum lu bricat neque .cruduma:  fübducit; quoniam ; cüm naturz ea familianas  fint; illa non averfatur, aut cum crudis expellit;  fec d co ncoctione faétà, quod familiar '€ ma91s at  aahit,reliquum.cum ex 'crementitià parte ádin-  teftina pellit; quod cum non fiat ; nifi celebratà :  coctione ; poft fo mnum folet fiéri : & vut millies p Jy OMA  e2o ex pertus fum, & nof ftrates Mc dici meoe exg« "2 Ja  1o cognoverunt ; hoc modo au t famiuncià ; aut    ctia un duabus dr achmis fierenumeró 1pajor ex- dg tetas  crementorum copia educitur, quàm cüm uncias '  &e etiam fcfquiuncia per horam;ut moris eft5ane  te prandium exhibetur : fomnus potius adjuvat:  coctionem illam ; & lubricitatem ; quàm impe»  diat. Neqtie interrumpitur , quia quantitate» à  tardius agit,& non nifi poft cocticnem . Auctos -  A    ritas illius fententiz-& VaHeriolà adducz ; aut. 2^*  de primo modo exhibendi ea intellivitur ; vel v m  potius deveré purgantibus debilibus; de PME  alis. |  G. :Ab affumpto autem medicamento: veré 1 viec d    *    purgante;an fomnus co ncedendusamrerandüf- ZU AN z  91272 '4  vefit ala eft ratio ; neque unà refponfic né po«^  4072 b] e?    eftíausfien ; aliterepim eft agenduniin medi-    me quands.  CoIento ;    ^61  LFD. SEPT.ALII MEDIOL.    utenchitt «améto lévi;aliter in valido:alia eft ratio, fi me«  dicamentum fimplex fitmedicamentum , alia ft  venenofi infe quippiam contineat , ut hellebo-  rus, Colocynthis videntur : neq; idem imperan-  dum.fi liquida exhibeantur;autin boli formam  mollioris , àutfclida concedantur , quales funt  : pilulesfiex ex blandioribus fuerint, & 1n formá li-  quidà, vix eft füperdormiendum , nifi ventricu-  lusadmodum imbecillis fuerit;fi bolt molliores  fuerint, & medicina fatis potens ; aliquádiu fu-  - él mela perdormire licet , potiffimum fi naufeabundus  emi 9 fit eaer,aut debili ftomacho;fic enim faciliüs ad  potnded actum ducuntur, & non evomuntur. |A pilulis  " £^ * optimum eft dormire, & longiori tempore , ut  PIS etus colliquatz, ad adtámque deduciz , facilé  sol i - D PUS fuum exferere poffint . A valentiffimis au-  E tem medicamentis affumptisjin « quibus virulen-  ti: nonnihil ineft nullo modo dormiendum.  ceníeo, nevirusad principes partes , & potiffi-  mümad cor per fomnum means, qut ad cerebrü  vapores transfufi nóxas pariant in&mendabiles .  yin m Malé iis confülitur , quibus ab affumpto  -aMfumpto, pharmaco,;ne vomitus fuperveniat,calidi panni    2e / 07A 7v   M   reet n -  p    34A / 7"    zeli cs hoc autem & calorem naturalem à loco avocat,    lida sop G fa penumeró flatus excitando ex materià inis    fentappli ventriculo contentá naufeam promover. Gulz    canda. — igitur, & ecfophago potiüs frigida fatim sdmo-    vcri debent;ventriculo autem non r.ifi cüm dif-  ficulterad actum deduci peteft , aut dolor à fia-  ^ £u con-    gula y ant àut gule,aut regioni ventriculi applicantur ; il-.  y.gioni yg 10d enim potius vomitum trahendo conciliat.    ANIMADFERS. LIB. HL . €;    | tt Concitatur , calida applicenuir. Cavendum    autem femper;ne calor excedat,revocatur enim    -.| potiàs fic natura ab opere.    8$. Cüm Hippocratem viderint aliqui ab ex-    ! J| hibito helleboro, aliove medicamento validio-  | rl,cremorem horde! exhibuiffe, E reliquie ,fi   ul quc adh xererent medicamenti eefophago, fupe-  | ricribusq; ventriculi partibus,fü bh erentur,a-    ftüsq; ex medicamenti vi in ventre productus    ' | reprimerentur ; poft quodcumque medicamen-  ! | tumaffumptum poft tres horas , fiveevaciare,    jam ceeperit;five nullus adhuc motus fiat;jufcu-    | lum pulli propinant; adjuvari fic cenfentes opus        medicamenti. Quod omnino cavendum ceníeo:    | ficenim medicamenti vis hebetatur, aut preter  rationem actio medicamenti confunditur. Ino ^2e44- aod un    fine fané evacuaticnis fiquis id pr rxftiterit, opa-  me illi confulttim cenfeo;nam & fiti ccnfülitut, 5, -.  & reliquie medicamenti, aut humorum fübdu-  cuntur , ehuitur ventriculus ; atque vires aliquo  modo inftaurantur.   9. Purgante medicaméto dato, fi fpatio qua-  tuor,aut quinque horarum non dejecerint egri,  nec bene;nec tutó clyfima 1njici poteft; quod paf-  fim à Practicis fieri video; nam diftentis intefti-  nis pharmaco, ac ruentibus füccis ;aditu prohi-  betur remedium; ;fepéque deorfum pellente na  turà, & furfum propellente clyfinate, pugnà ex-  ortà,dolores concitantur maximi, & aliquando  volvulus.promovetur. Glandem ieitur prafü-  terit ex melle impofüiffe cum fcmidrachmá fà-  lis,    Pbhartna-  €0 nj  pto . son  femper in-  fco p  tres Loret  exbsbéda.    HH -    eth .    Mu    8U.A. oí "    €——    taedia.    PLarz;--  co no €?  CHante s,    chos 20  " dé sm,  Jw Qo df.  Cun m o    $2 C^fA-    64 LVD. SEPT.ALII MEDIOL.    lis, fellis bubuli ; & fucci cyclaminis ; aut cum  pülvere trochif&orunvalhandal , fed cum filo . |  Quód fi clyfma indatur;fit acre quidem; fed fex«. |...  folüm unciarum. Praftattemen id promovere. |;  cum hauftu octo;aut decem unciarum juris pul-: |..,  Ii;addito faccharorubro ad:dvas uncias; aut un^ |i.  ciàaddità mannz; aut fefquiuncià . :  Vomitus ^. 10. EO ufque mollicies noftra pervenit; ut: |  quet- | NOmitivorum ufus feré exoleverit,ut vel eam ef^ 1  plex, q'ii- fe caufam etiam credam ; ut raro rebelles morbi j..  £4; » C A nobis evincantur;ne tamen id fineanimadver- . |.  4775? fione relinquam ; animadvertendum ; cümdu-  j. V^ — uley fit vomitus, arte procuratus, Vniverfalis u-  , sese Dus; quototius corporis conipages, fi quid malt"  concepetit;evacuatur pervomitum : Particula-  ex eactrisalter;quo ventriculus autà collectis per fe»  . excrémentis infe ,autab affufis aliunde ;inani-  tur... In primoillo exercendo;cavendám ómni-  no effc hyemem dicebat Hipp. 4. Z4pbor.6.quod. |  «c cim czaffi humcres tunc exuberent ; & viz non.  fintaperte ; corporisque compages denfior fit ;  juàm ut locum humoribus attractis concedat ,  difficillimanireddunteam actionem;fecüs eft,fa. J.  vacuare humores per fein ventriculo ratos ten--. |  taveris : frequentius enim id przftare debemus |. ^  . hyeme; auctore Hipp. /ib. de [alubr? Dietas quo- p).  " mani inquitjboc tempus ad pituitam f ecundins eft; V7  & quamviseo tempore ventres ftatuantur cali. |.  dicres;r.2fpbor. 15. quoniam taroen pituite me-.|  tropolis ecerebrem , ob aéris frigiditatem 1naXi- ||  iné pituita abundat; unde defluxus illius ad pe- ||  ER Kus» —    bs    7    -— 11 |    ANIMADVFERS. LIB.IIL | 6g    étuss & ventriculum ; ideó vomitus hyeme ma-  21s conveniunt blandis iis avxiliisqua naufeam  promovendo partem illam folam poffunt eva-  cuare;ut docet Ga ld. $. denfupart. cap.a.Atfi he-  pate fe exonerante , bilis recipi turin ventricu-  loquod ex amarore lineuz, & aliis confpicitur,   quovisid anni tempore ex eniat , evomi poteft;  licet frequentius id eveniat xftate .   11. Numquam tabidi;,aut in tabem propenfi Vemitz:  cvomant,fi fieri p offit, fed per infer DONC cag tabidis i-  tur, ob graviorum fvmptomatum metum. nimtcus.   12. Cavendus itidem eft« vomitus,quibus ca- ;    (5    —-— - . ^11 E re eren m  put c tolet; nifi ex recrementis in ventre collectis quibus no  id fiat;a ut quos interna ph leo: 'neobfi idet;aut COWUeIT .    | .^    qui laborant moleftà aliqu à ham )ptoii 1, aut O-  culorum morbis ; lipothy miz,aututerinz affe-    Cüoni expofitis etam 1ncommoda eft vomitio,;  ut & 1is,qui fracto;nau ife tiri ndoque funt ftoma  cho , & denique cob ptis , & morboexhau-  füus.    Q   13. Eoufque progreffa eft hominum tnolli- P2area-  ties,rt etiam in medicir is pureantibus affumen : ca vefrige  dis | voluptatem qu£&rant , dum illas frigidas a- '4t4» vet  ctu; quin etiam.fi Deo p ;lacet;glacie refrigeratas tlaciata n  expetant ,.X fzpé ab adulantibus Medicis con- "Je c?  cedantur , non animadvertentibus , & multum NS L  de naturá proprià per: glaciem corrumpi i,igne: as  partes , in quibus maximé purcandi vis ine   extingui, difficillime ad actum deduci , dolos res   fa epe excitari, tum ex frieiditate; cum diminu   actione medicamenti;& fe penumceró adl j:    L h uinc-    c5    6& LED. SEPT.ALII MEDIOL.    humores in ventre cexiftentes,.dum adhuc denfat  magis,contumaces etiam nimium reddit,unde.»  repugnamus actioni medicamenti ; indéq; tor-:  mina,& inteftinorum dolores . |  Phawnz- 14: Cüm noftris his temporibus,quibus Chy  eor vali. micis, & Hermeticez Medicine locus fepé datus  dorum p eftillud inoleverit, ut extracta virtutum medi-  vinum , camentorum perinfufionem in vino;aut in aqua  aut. AqHÀ. Nitze fere fiant nifi diligens cautio adhibeatur ,  U/'4 eX" errores fequentur inemendabiles: ut enim con-  MK cedi hocutique poteft in medicamentis blandis,  lofa- & placidis;ut Senà,Ágarico,& fimilibus;ut etià  in fimpliciter alterantibus ad calidum:ita 1n ve-    nenofis,& fortibus non femper eft tutum,;ut it |   Colocvnthide, Turpetho; Cataputià, & fimili--]  »" L L] . M   bus;vis enim virulenta altius permeat,;& cordis]    palpitationes producit;aut fi virulentia non in-  fit; fed mediantibusieneis partibus vehemen-    tiam habeat , adeó medio harum maepnus vi-]    gor illisadditur , ut füperpurgationcs , aut fa-    né dyfenterias efficiant ; fitísque tanta exci-4  tetur ; ut difficillimum fit huic fymptomati oc-4    currére.  nLabarha 2000s Quinimó, vel ob hancipfam caufam ali-    á info qua funt etiam blanda medicamenrta,qua quód    * .    » vino ex igneis maximé partibus conftent;ut R habarba-  Eris k Y^ 2 llc i -   bibita fe-. Yum, fiinfufione facta 1n vino concedantur , fe.   ; : »WE- — " |   bres exci- bres fepenumeró inducunt non parüm a ftuán    t4t tes: irrorari udque antequàm Infundatur R hat...    "    barbarum debet,ut ignez partes terreftribu]    multis admixtz quodammodo ad füperticien  trahan-    a ie Re i    ——————P QA í    ANIMADVFERS. LIB. III. 67    trahantur ; atinfufioin vino facta nullo modo  laudari à me poreft .   16. In. componendis formulis medicamen- Pjarma-  torum diligenter animadvertat Medicus , ne ea «4 d mi«  miíceat,quz multüm tempore differant in ope- frétur, fint   ratione ede *ndà, i ta ut unum ex iis fit, quz non, (* 75 2"4  nifi longo pófttempore & humores peculiares 42^" fé  OCC WIOSS: Pp re agite  & attrahunt,& fübducu nt; ahud ex uis; quie ve-  locifiimé eadem praftant,ut fi quis electuarium   ex ficco rofarum cü pilulis maftichinis mifceat:  quoc d enim citó vires fuas exferit,i jinteerum füb--  ducet medicamenti im tardius ad aeendum, aut  dum vix 1d humo res peculiares ag 'creffum erit  at bali iere,sicqi ic imperfecte rem idrieb Unt actic-  nes medicamentorum, & tormina in inteftinis 5  ac dolores exorientur.,   17. In pilulis concedendis, & fecundum ma- Pilula  Inem ,aut parvitatem efforn andis , ma- quando  " da eft cautio : fi enim à capite , aut »magza,et  longinq s partibus attrahere deb ent,craffiores qwando  mao páttyd ine formari debent, ut diutiüs in ven- ^orve con  triculo firmatz;& valentiüs $, & maeis à lo nein- ortén  Otis attrahere poffint : atfi ad excrementa fo- /!!If« pre  lüm, qua füntin ventriculo , e XC utienda voten. CAPMems   7 7s din Lorej , pro  tur,ur folemus de pil.alt ph anginis,«& aloe face- sdiadeula  rc, minutulz femper effe debent ; utnon diuibi.  hare ant , fed qui àm primüm abftereant ; fic ad  iium cicermm magnitud Inem eas pilulas exh    ?221720Y € $a    bemus; quamvis ex aloe lotà cenfeéke pilla a-  liquanto craffiuftule concedi poflint, qu3m    1c ex non iota:cim erumrcbvr vosti2    Ra ;  i p. lil    Pilula va  ld:fima  f 7/774 WO  fmit. ma-    £4    Ciyfieves  p £7 29 211  Js no f '£  [24  HY»    HH Í    indaut    5 yfeeres  ? pragna    ^ 2207  excedant «  Clyfteres ,  por .  laborant  bus ventb.    [;2t parva    ^ :  4292112-    68  ille foleant;aliqua mdiu etiá plàs reuneri debét.    LPD. SEPT ALII MEDIOL.    18. In validis veró pilulis concedendis,nimis    magnz fünt vità ande: cüm enim non nifi longo    tempore evincit à calore noftro poffint , atque»    colli iquari; diutiüsibifirma tur; unde nimis ma-    cna fzpé fitat tractio humorum, unde & fuper-  purgatio.   19. Dealoes frequ entiori afu , deillius affu-  inendi cenfuetu dineà con 3»de ejufdem quan-  titate maximé varià , ac de ejufdem i in (cbtibus  ufu,cautiones pluresaut hic,autin aptiorem lo-  cum erunt ad dendz,defcribende eodem ordine  quo fu perius (criptz funt.    :o. Declyfteribus hz fint cautione s Ima,  in eravidis non mu Itàm frequens fit clyfterum    ufüs: fi Veana ge e e fint, progref fi teitifo:  ris per communicationem partes uteri , & adja-   entes nimiüm la bande hinezid'in ferna reple-  tus uterus prol abitur; fi acriores veró fuerint. &  fetu noXxas afferant magni momenti,& ex pref-  (ii, quem in ducunt , prolapfum excitabt partis ,  & fxpenumeró 1 cmorrhoidas maximé mole-  ftas producunt "   21. Ingravidis ?randiori feetu clyfterisnon  multa fit quantitas, preterquàm enim quód có-  primit foetum, flatim quafi etiam comprimente  feetu repellitur.  Renibus calculo ; vel infífammatio nela-    $55    PD LI    , borantib us, parve itidem fint quantitatis,ne re-    pletis nimiàmiinteft inis compt imendo dolorem    adausgeant,    ANIMADVERS. TIB. IH. $$    In prepingvibus non multüm calentes r, pay  pesada folent enim inteftina habere fenfi ma- guibns, e  ximé praedita ;ita ut ab injectione quafi fübitó ;zzefhinis  expellantur fine utilitate : hoc veró 1n omnibus subi fea  obfervetur, qui exquifiti fensüs habét inteftina. fusselyite-   24. In quibus flatibus maximé inteftinatur- 7*5 7enim  ent,qui enema injicit, blandé admodumidfa- ^4"'w  m neque cum impetu propellat ; inangvfta e- quens    ' calentes e  nim loca pro pulfi venti niln n mdiftendunt par Initcflinis  2   eS, atque einde dolores Ízpenu meró v ehem Cn- turgetib?  tiflimi & excitantur. flatib. cly    25$. lantumdem damni iis evenit; qui & plus 62; LZ  n1mio duratas feces in inteftinis habent,quíaue 42 inácié  inteftipna iis nimium repleta habent; pavlatisns di.  enim em ollise illas dcbent;atque mibdsacti qua- Clyfferes  titatc indita, & blandé admodum. violenter.   216 Ch 3 res,quos ex malvà, alrhzà,mercue 79? s:  riali, violarià, betà, & fimilibus decoctis parant ciédi que  Dhn: I TN DS OUS ffinis fece  patiim Ll'harmacopcla quos Ccmmunes appel-    $ al. ai. vcpletis «  lant , vel- hac telis ne femper fü n ectos habui , "prs,    Bey iz.  quod decoctum 1llud p: v- tum diu tius Confer- (25,55  ven i Gc quamvis cleo diutiüis fervare incorru- incommq-    - hujufmodi decocta rrofiteantur,fi tameno da.  affim« cl ervaveris,putridas& malé olentia ef-  fc coencfces : quo nidore fxpenumeró uterus in  mu heribus commoveri flet, in aliis dolor capi-  tis excitatur. Qvare pra ftarct mulsà bene mel-  lita; & cleoid pra ftare ; aut ex urinà cum melle  defpvmato.& o leo e dem praparare , aut fané  recens fcmper decoctum 1l lud parare.  27.. Magis veró iidem cavendi erunt, fi addle 4Jisd go  Ea tà un    70 LVD. SEPT ALII MEDIOL.    eumdem, tà uncià caffiz fiftulz, quam vocant, aut diacaí-  incomto- (iz; pro clyfteribus parentur : eam enim paffim»  dum. |." parari fcio ex recrementis caffiz abiutis face a-  liorum medicamentorum exoóletorum , & fyru-  pis jam corruptis loco mellis, aut facchari;ut fe-  é & magnos dolores inteftinorum inducant;  inalvo folvendà nihil proficiant .  Clyferes. 28. Quantitas enematum major fit in mulie-  pro mlit- yibus. Oribaf.8.Colle&f.cap.24.funt enim ventri-  ti^45 44À. cof v meis,& ventre capaciori;ut cüm uterum.  Htate T^ ferrentminüs premerentur .  af 19. Salemrecentiores femperadjungunt , &  $al clyffe- a a [ .O v  ribu: 45; f quis 11lum omiferit , tamquam fi piaculum»  indédum . Conuififfet; derident,fed prater ufum antiquo-  yum,& rationem: quoniam illo addito non d1u-  tiüs detinetur; cüm etiam per noctem integram.  aliquando probé detineri fcribat Aetius 7 er. 2.  | fer-1.cap. 129... ,  Clyfferi- | 30 In puerorum clyfinatibus olei ufüs intet-  bus puérá- dicatur, & ejus loco butyrum füccedat ; ne ver-  "i ole nó mes;fi qui funt;(urfum ferantur:sícque Sebeften  indatur. juri,autferoincocti maximé erunt ex ufü ; ex  Paulo //b. 4. cap. 53-  Clyftere ;1. Vt ante vene fe&ionem optimum aliqua-  in indéd^ do eftalvum clyftere evacuare, neinanitz vene  jid  /*- crudamillam , & feculentam materiam ad fe»  P072 V 7 vci bant : ita non placet ftatim fere ab injecto il-    n4) QU& 6b  f: er VAMA .    lo venam fecare: praterquàm enim quod & fri-  gore tentantur aliqui ex furrectione; & aliis de-  liquia animi füperveniunt ; fit etiam fzepiüs , ut  naturá adminiculante , noa femel tantum , fed    bis,    -ANIMADVFERS. LIB. Hf. 91    bis,ter,& quater,& fiepiüs dejicerefoleant: un-  de aut in ipfo: fedtionis actu alvus perturbatur ;  aut edam artifex in ipfo dejectionis actu , ne»  tempus conterat , ob lucrum vena fecticnem.  exercet.   32. Cüm morbus caufe implicetur ; cave; ne Morbs  morbo evincendo infiftas causá poftpofità ; fi e- caw/e com  nim illud primó tentaveris,quamvis interdum. ?!tato,  mitior reddatur morbus;manente tainen caus , ^^^ vm  aut non evincetur integre , aut fané renafcetur fe T  proximé majori cum periculo. biens   33. Incaufisremovendis , externa priüstol- Cawfi;  latur, fecundó antecedens; tertió continens : fi- "mitis bra  quidem cüm alia ex alià nafcatur.nifi in iis evin- tibus ,  cendisis ordo fervetur , fruftra quod primó ex- € ie  petitur, fed poftremó intendimus , nempe mor- ^ ' itd  bum füperare;obtinere tentabimvs . aL dai- eon    14. In comnliran diete endis ;4/ ferv&dnis  34. in compiiceus morbis removendis ,fiita ^,  |    difiideant , ut variaefedes occupent , nec unius ,,,;. 5.  curatio alterius curarioni officiat , fimul curari , plicatis  & eodem tempore poterunt, atit etiam diverfo , morbis y  neque multum refert,ab utro curationem exor- quomodo  diaris. procedens  3$. Siveró unius curatio alteri incommodü 4v.  afleratrmaximé erit cavendum, ne dum vni ftu —  demus affecti, alterum exacerbemus ; SOUUNU. "rt merece  att e15qui maeis ureet,miaximé infiftemus;alte- ?"!r25  - CDM AF $i " quomodo  ro nén neglecto; autfàné (quod potiffimum ob- ELE  fervabitur,ubi zqué vrecant) otique mediocri- ,,,  tate quàdam, & contratiorum permixtione erit  fuccurrendum.    A    E 4 36. In    rra    2&. LFD. SEPT. ALII 2MMEDIOL.  : ; 31^ Rd Y "osi  3» multis. 36. In decernendá remediorum copià he fint ji  remediis animadverfiones .. Prima 1n levictribusmmorbis jiu  gio proct- par fit remedium, ac (emel, universimque mor- :| é^  dendum - lumfübmovens; cüm enini leve üt ; nullam na 115  ture viminferet. 2 nu  Extrebis |. 37, Atincxtremis,& periculofis morbis lineal  morbis [^ eunte morbo przftat valentiffimum aádhiberea 55i  2 7, remedium ; quia cim mortis immineat pericu- | i:  yep lum;nifi univerfim remedio evincatur, praet pesi?  rendum. CC in mortem agemus . Hinc extremis morbis: ni  extrema remedia adhibenda ; confülebat Ferdi  Mobi Ppocrates.  auediotri- 39 Quod fi tnediocres fuerint.fenfim,& blà-4ic  bus las» dé melius depellentur; niillam enim fic contxa- ga  d? occuy- rie qualitas noxam corporiinurent. INec ta-4  rendum.  ynenádeó lentz eorum remediorum vires effe nte  debent; ut illas morbus non fentiat; exafperatulfo ixi  enim fiepé morbus ; & acerbior fit; cüm morbüs  €4lid; fo- talia remedia facile füperet . |  ius nólon 0:39. Tn fovendis externé partibus , üt incaleej n  go tépore lcant; prudenter fe cerat Medicus , ne diucius 1r  i» ufum utatur;fcripfit enim Hippocrates: Calidüsfi quii  ducendi. diu,multimq; eo utatur,zgris damnum auget  carnis effoeminationem invehit,laxatis. carnium]  fibris, diffipatoque proprio carnium pabulo; 54  indu&to humore excrementitio;unde etiam nerun  voróm fequitur infirmitas ; nà eorum robur in.Ji  mediocri confiftit ficcitate . Cerebri quoque affi,  fert ftuporem,nam fensás,motüs,cmpiümque- Jio;  cerebri a&Hionum quafi refolutioné pari & hae  morrhagias concitat,laxatis venis;& fanguine Jh.  | | fufos        -—    ANIM ADFERS. LIB. HI.    wj  ma    itf fufo; & lipothymias; diffipatis Ro paient) &re-    il folutis membranis, qua mots 1pfa excipit.   40. At veró nec multim f rigidis diu utatur ;  i| nam frigidum;ide manquit E Hippocrates, fi quis  incófideraté €o utitur, fpaífmos & r19i res affert;  nam exitu omnia corporis inquinamenta prohi-  1l ven & ofhibus;ac cerebro bellum indicit.   Ad prohibendum faneuinis flixum ubi-   i] que osos frigida; nifiin pectore fue-  sl zit malum: fümmé enim frigida pectori fünt  inimica; etenim fanguinis, & fpirituum vias in-   | tercipiuntjlp fiüfque thoracis naturan n,que car-    ulaginea eft, labefad ant ; quod multo calore    ^ atad v Ita m fo )venca    lam ^    42 In yehem 1enti sok ^: vel ex multà copià    t C aig CCurrat;cavet dotspnerni ident O-  ij rusutamvur;fed noni mihl. eorum,que diícutiünt,   | eritadmifcendum : quz enim adf'rinsendo re-  4 pellunt, cum tunicas ficcando exafperent,majo-  d rem inferunt dolorem, hinc potius influxum.  j| augentsquz v« TO ÍO là refrigeratio ine id przeftat,  4d. ut: aqua f r1i?1da,nix,2lacies,narcotica,cüm ma-  ] teriam nimis craffefacia nt ; Mb conden-  M. fent;etfi dolorem minuant , curati. tamen diffi-  ] ciema fec i Im reddunt   43« INarcouica qua í |   J| ne temere in ufum ducantur s fed non s in ve-  I hementiffimis doloribus,vbi | vires concidunt;ut  4i cetfantibus doloribus robur recollieant. Adi la  Eori$ vero Medici erit auc auram momo    1 ^ 7815/15  tu poret    Coma En CERT T) cn diia MN NEQUE T m    Exterois  f igid; $   di nom   utendum.    AÀ (angus  eb ios  ns fiuxf  frigidi.  0b1124    praterqua    i2 thorace.    Solis rgpel  leztibus  in printr-  pio quado    A a, 7  0n fii£fie€    Je  £144]73 9    Narcoti-  ca nntm-  quam sp-  plicanda  fiétuvis ca  ptis -  IN arcot:—  cea mnum-  quam in-  1Ya Are.  Narcott-  ea num-  quam in  pueris  Natura  quo ver-  git, 0 du- |  cere opor-  i5 quo-  apado :in-    zellicedzt.      ;4 . LFKD. SEPT.ALII MEDIOL.  captántis ; ca in levibus doloribus in ufum du-  cere.   44 Numquam commiffurz cot 'onali, utin  cxteris fit; ap plicentur in vehementibus capitis  affectibus.fed temporibus; & fronu.   45* Numquam in aurium doloribus intra  auris meatum;furditatem enim fepe concitant ;  quidquid R hafis contrà fentiat.   46. In pueris narcoticorum ufus omnis füfpe  étus:fi enim intüs fümantur, cüm aneuftis venis    Bi    4    adhuc conftent; quafi ftrangulantur; extrinfecüs: lits    .autemad fomnum conciliandum fi admovean--lj    een reliquam vitam me morie multam Jactu--bo:    im faciunt.  747. In quácumque evacuatione moliendà à    Medicojfive non Operante naturafiv e imperfe--p«  &e agente , qu :amvis & quó maximé natura tüil s»  partis,tum humoris verei it, có ducere oporteat,    per loca c »nvenientia, id eft  poffunt;& à naturà etiamyf  tentione fünt inftituta , q    aut inflammatione;aut alio morbo. Vnde Gal.  1. 4d Glauc. cap. 11. dicit  teftina laborent vel vulnere,vel infiamma  non effe evacuandum per illa Joca. Tum etiam;  fi vicinus locus ille perfe conveniens parti ali-  cui laboranti fuerit ; per :    fi ventriculus , velin-p  tione;    »per quz evacuartiflor  tem fecundarià inc-e  oni eft ventriculus ;,d0/  vefica , inteftina : Cautio tamen adhibenda eft dii  quia fepe evenit; qua per fe fnnt convententia 5,  ex accidenti talia non effe; ut fi hecloca laborét:    eciJe.    accidens non erit con--P    veniens;ut quamvis thorax, & pulmones ad ex-4i    cipie cn-    P €    c    " ww 3 EE "  WA. M reu im. iC s Pv lll    ANIMADFERS. LIB.IH. sg    /  Kipiendam materiamà cerebro transfufam apti!  Ifimi fint, aborante cerebro non eft per eam viam  "JEvacuandum;quia tracheg arteria, quz pulmo-  '^ Ini juncta ef; cerebro maxímo eft proxima; & fic  Ipericulum effet, ne ad pulmones irruéret, ut te-  "^ Mtatur Gal. 2.27 6. Epid. 52. (  49. Quamvis, que ab Hippocrate Medicin? cj»;  jparente r.24phor. 22.propofita eftfentétia:Coz- -edicari  "I:rotfa medicarz oportet , C" cruda non savere , nifi. opatercs,  Ipsateria rurgeat.qua alioqui raro turget;hujufmo- c eruda  iii fit , ut maxima curandorum morborum fatio 79» move  "i lieà nitatur,ut felicitatem , quà in curandis eeris Vogt?  '"Jper quadraginta feré annos fruot;in obfervatio- siu A  inem hujüfce canonis maximé referre foleam.; dnd.  [quoniam tamen unicam hanc exceptionem ad- (aee  "I Mgecit , mft materia turgeat. tunc enim cruda funt eorlatieii-  i ipurganda;cum alioqui & in plevritide HIpp.2. troverft  "acu. 11. 6c in anginasa. acut. 30. & cüm lotiutmo conciliati  "Wicraflum eft, & nebulofüm, 4. zcwr. 43. quod im-  | perfectae coCtionis fignum conftituit Galen. t.de  » [iC rif. 17.& in quintá die, fi venter murmurave-    Jitit; Hipp. 4- 4€Hf. 64. & in quartà in plevritide,  (quz eft principium , 4. 2c. 76. medicamento  yiflufus fit pureante: ut & Gal. 1. Ze differenti: feb.  "i ja-in febribus peftilentibus ; ($* 1. de compof. td.  lier loca cap. 2. S.curans alopeciam; c 2. eju[-  wilden, cap. de curatione doloris capitzs, (9 4. Metb.  omlemed. c. 4.1n ulcere;fuperveniente eryfipelate; c  qh1. Meth. 9. quod ita puttidum eft, ut Corriei  «Ainequeat;ab initio evacuandum;(£ c. 22. in óph-  Wkhalmiàa; & linguz inflammatione, ftatimi nitio    41 c  firm t4  ÀA1ULA lo    6  LFKD. SEPT ALII MEDIOL.    fluxüs medicamentis purgantibus ab 1niti0 s.    quod eft; ac dicere; crudà exiftente materia , ufn  funt;in quibus certum eft,non turgere materia 3;    E  bo    ;  ]  33    & forté eà ratione , quód praftet aliquid. cum.  periculo experiri ; quàm a grum defütutum re-4    mediis fineremori. Vndetamquam in falo ha-4.,  rent Medici,cüm confirmari fententiam 111a mo «4...    232. 1. Sel. videant, 1. Zdpbor. 24. 4- zpbor.Con;    1o. 4. ACutt. 22. 2. Prorrbet. $8. 3. de diebus decret    o. Iib. Quos, C quando purgare oportet stum fine, pen),    longum proceffumm. quomodo in hoc negouo om:  nium, quazad faciendam medianam faciunt  maximi momenti, fe gerere debeant ; dubii hae:  rent ;.& quid pro conciliandis contrariis iis fen  tentiis dicendum fit,dubitant. Ánigitur cum.  antiquis Patribus evacuatione diftinctà1n era    epe        dicativam , quam in crudà materia numquamy  convenire;& minorativam,quam convenire afí&  ferunt, fatisfaciendum erit? minime; quód unn    ecríalis fit reaula cum unà f0là exceptione; e 4  ACHE. 22. dicit univerfaliter,non convenire, qui  cruda non cedunt ; at minüs cedent minoratiyl  debilioribus. Nec raró in acutis in principl  uteremur medicamentis purgantibus.Et ratio  Gal.in Com. 22. tradita ; quód. non fit in crudi  tate feparatum bonum à malo , in minorantibu  locum hàbet.. An potiüs canonem intelligemt    lo ewvacnatione 13145 fat C112 41 ert'à ET x "ep «c 28  de evacuatione,qua fit curandi eratià? & praef    vationis eratià cruda ab 1nitlo evacuare poter  mus? AtHipp. 4. acut. 22. reprehendenti Meq  dicos cruda ab initio. evacuare tentantes ob u  fiam-    ba    f    '    ! |  Euh    ANIM.ADFERS. LIB. Il. 77    lamma itione;refponderemus;excufàti p Te eos,  Iiceremufq l1e;1d ili )s ME  IP d pra cautionis erati    preftitiffe non €    à. At nec placétiiqui cüm  ivacuationem aliam conftituant evacuativam    3 1^  tationis,    Iblum;aliam revulfivam:1 PEE IV ànumquam  Iruda in 1! » rincipio etit evacuanda ;in evacuati-   à fimplic ialiqi ando pofk dif erunt ;cumin  Mevritide;in anegirà, & aliis inflammaticnibu    [$5  Llamus eo tempore revvlfionis eratiàfieri eas    4    IVacuat iones. Pratereà,incommoda , quz fe-  qu fcribit Galenusad crudorum evacuationem,  "I^ Ts iRAdlfi aem In evacuation ;VvCta fünt;  lotiffimuüm cumabfolute , & fimpliciter reeula   |    'to, nifi t urgeat,    BI LL ciim dus A bobo £02 3  bDiubppocrare ponatur. Minus r« ecipi endi,qui  ki À A   Vacuatione cruaa materla   ]    Ippecratemire]cere centent ». 2Z2pbor. 23. alibi  IT M camdem concedere,frà parte folum áliquà   — ia TT . " 213^ * — f5 /5(« I T o: f C PN ' d'a  Mat: Quoniam rationes Galeni non folüm 1n to-    , ; TET UT j^w* I PP LEN. X. X mer  Ik IT conv eniunt,;fed & in partiali1. LUA.2CHT. 2.2,    . — leat m5  u'atione ioquit L5 KCuUa c AITCG fit,    i t11 , ? f 4  | Lf 1 Cieccw n * 1 CIICCLLI CI | utcoo1 Cal 5  I. non ad totum evacvuandüum; fed ad n27teva ef  non ad ictl1 L- uandtiun;iéeaa«d partem ei-  |  1 | LP DS  ] iuin eit.( jDCCctandaarm    cvoraumm. vec dicenc  Y;    DCctlonem ordinata C Lal üuratione ; coacta ve-    T OW WM a  7      )primatur zeer,cruda poffe evacuari,ut    E. - "* PTWORTAWN P7 2888 C5 on nid  I1quibus vifum eft . Nam coactam effe tureen-      -——    Scruda matel Lr paries pd ivo  ; d    s] A" là 4Hh^  lam in 22. Zdpbor. excepit , ni mini on  d A    Pm c E  Jeperaddic. Minus etiam dic potefi    n  liis numquam licere cruda evacuare , ifi | ferte    ;$ LFD. SEPT ALII AMEDIOL.    tureeat materia ; 1n morbis autem fine febre ss f  cruda poffe evacuari;quod aliis vifum eft . Con--fni  vincit enim eos Hippocratis auctoritas , 2. zcst« pi  11.qui in plevritide morbo cum febre , five cur-- putt  centiàà principio purgat. Vt igitur jam tandemnafam.  in difficillimà hac controverfià;quid aciendunmfan  fit,eruamus,non pigebit longiori uti oratione nsn  &k preter inftitutum cautionum píacticarumnpui t  tradendarum;cüm res hzc bafis feré fit curatio-4oni  num omnium, in quà tamen omnes feré aberrà-4ul  runt. In primis igitur memoria repetendum efti  cruda , & co&a in duplici effe differenti ; aliat  enim cruda dicuntur; qua coctione mutatà in.  4liti fubftantiam verti poffunt;alia veró non ves  ré cruda, aut veré coqui dicimus , fed per fimilupi  idinem;nam licet nutrire cocta nequeant ; tod  melicrem tamen conditionem ducuntur . De. Bd  duplici hac co&ione , & cruditate etiam prime  locutus eft Ariftoteles 4. /eteor. ubi non folürig  cibum, chylum, & fanguinem, cruda,& cocta;  aprellavit fed & lotium, & excrementa ; vt T  Hipp. 2. 4cut. 44. ubi bilem crudam appellat hio  & Gal. lib. Quos  ' quando rc. C lib.de conjMy  art. med. 16. Diftinguuntur autem hzc, quefhi,  qua concoquuntur propric ut nutrianteamde-fi,  qualitatem , & fübftantiam nutritze partis fufcdfug.,  piunt;quaz veró improprie, & per fimilitudinenps.  cruda. cencoqui dicuntur , non. fufcipiunt ais  qualitatem, aut fubftantiam, fed fufci piunt tail  cüm quádam fimilitudinem caloris concoqueqe,  tis:znam chvlus albus fit in bepate ruber, & faclo.  culs    ANILMAADFVERS. LIB. III. pi^)    feuis ruber albas partes nutriens fit albus. Tn.  iM brudo veró cocto, cüm putridum effet, non fit  4muratio fecundum fibftandiam, fed in qualità-  "Jte; ut faneuis putridus cru dus dicitur, pér co-  j ctio nem albefcit in prs. Hinc Galenus varié  illvariis modis coclionem d efinivit. 2. enim de 5  aparurel. facul. cep. 4. Concotlio; inquit ; eff alre-  patio, C mutatio epus; quod putvit 2 [rli  dier egus quod zutriir : Quom ctiam recepit  Hs. de fTrzpt. caufis y Cap. 3. Aiverfam tamen ab  Ihac p fiiit aliam 2.77 1. £ pid. cap. 46. cüm di-  jJlcit ; C ocf10 eff viltoria inbsds leden: 25$. Et 2225  uuedrte zzed. 89. inquit,Cozcoé lio eft -qua finit purre-  edulzzesz , manente [. «bf antia.Ter primam enim il-  dam ver a coctio definitur ; du: n Us 11 isalia ; qua  uper fim:t; tudiné dicicur,quec; putridi htimoris  | ir S. de coz zpo[. sed. 72 uridup 1 loc.ca 4p.7 dicit:  li C oz coc? 70 eft, Al! era 40 fec: AH0Gb57277. kr 741 Fattoncem »  iud /rriztudrmezz.ut vtramcue cc n.prchenderer,  Jiquód in utráq; fiat mutatio ad fimilitudinem;  afed 1n p rimà fecundum fimilitudirem aualita-  itis. & fubftantiz; in fecundà veró tantüm fecun:  pidum qualitates. Secundó füppcnendim eft;  aAMiquód inflammationes ex Gal.2. Aetb.zed. c. 3.  diiduobus modis fiunt: vclà tranfiviffo fà neuine»  (ikb aliis partibus ad partem 1nflammandam: vel  dnb attracto (a ing: ine: à part eipflammatà. $1 in:  ilflammationes primo modo fiant , ut faneuis ab  anliis parti busa vo - artcm In if: immandam tranf-  qlimattatur,dupliciter etiam fieri poffUnt;vel quia  qpartes afficianturà multo fanguine : ve] quias    T)!)]!10 n.  r eIAAZUCAÀA"    M    LFD. SEPT ALII MEDIOL.    puncantur ab acr rifanguine. Cüm enim multus    KG partes infurgunt ad illum expellendum , at-    jue ita expellunt ad partem inflammandam ;  n iuten a fangu 1$; SOM taraen dici nó    déteste aptus eft, di iguotiiteto x xced citt  neque improprià cruditate , we P utre dini  eft.qu ia fiin toto abundaret, Íync hum ger nera-    rét; cüm tamen nulla praecedat f zepe febris. 51  vcróin parte mittente 'compnutru ifi ;jat min eà  parte inflammationem produxi iffet; fanguis igi-  cur ille transfüfiis crudus non exat . Idem dicen-  dum eft de fanguine ex pulfoà parte 9m punctio  nem;ex acrimonià bilis fanguini adimixtze;cru da  enim nullo modo dici p oteft bi lis 11la: neque»  enim cruditate alimétali cruda dici poteft quia  |    et ;  f21    bili « nó nutrit:neq; putredinaliquia antequàmi    k    fluat,facerct fcbrem ardentem, vel eryfipelata 5;]    non igitur crudus fanguis ille dici poteft. Vbi  vero fangi iis ifte'influxerit in partem inflam-  mandam , cüm extra venas eft tcranfiniffus; inci-    pit caleficri, & putrefcere, tüncquecri udus ffi    citur cruditate putredinali fenfim veró à calore:    natu rali cum €o,qui prater naturam eft, pugna-    te incipit Conco qui,& ex rubro fit albus; u nde dl...    oritur pus. Hancautem d li(tinéctionem elicimus  cx fonte Medicinz Gal.1. Proezoff. Cor. ult. ub  reddensr ationem,quomoc do fiantin flammatio  nes,dicit,fansuinem,vel humorem non nutr 1e1    tem fanguim mixtum , priufquàm influ xerit 1    cridumappellar non pofle :nam tum p rimün  tantüni    ANIMADFERSS^LIB. IT. | 8i    1 tántum incipit alterat1, & à fia natvrà in al    leni  peumut AT1,c üminfluxer It; nam fa nouis excidés    | propriis vafis, in priftinam naturam revertere   | non poteft. fed putrefcit;& mox in pus vertitur,  & proprer obftructionem ili calor prarernatu-   | ram accedit; & immutat;càdem de cansa a. de   pat " part.c. Fexvfipelata !    LS preter nituram ex    1    | turam fieri dicebar,quód ad retentionem obftrn  |éto fequatur;híncque cal rfequatur przter na-  | turam , qui ulibsieni orfutmp It ; ex quibus hi-  jyuftmodi affectiones producuntür ; ut I calidà ^  )| propte er dictas caufas , M" vtr lereddità 1 cryfi-   pelata generantur; & qui priis male ol nsnon  jberat; factida tandem redditur : de ACHT. 44. Quà    p    (npp fitione etn CItur,t itin quib icumque infià-  i | : 1 A    i    mationibus à biliofo ve hiceatàbinitio pur  ] 1 é » ^ 1* ^ yedi2  sgare,quia humor non eft crudüs ; & proptereà    non comprehenditur fib Ar Sh rifmo 1llo 25. t.    DIOIIl  " Section: b 077C( oCcta "eaicarz ó)CYUda verà nan i 9/70    vere oporter, quia bilis in prin cipit ipflan nmatio-    «nis non eft Mone Ab initio ver« ) pure    $. - .  "cj  E.    Telle in ervfinelare «| hovenos " nto 1  winteiii9go 1n Ccrynrpceiate , nerpete', & ca teris In-    I flammationibus,& fimilibus;ubi minimum eft,   f E -— xit; plurimum veró;auod influxutum   apett; ut influxuri humoris pars mat r repcllendo   | Biitic titt fi multura inttuxiffet; p lus peri-   , pue ex "à bhai armaco pbtean — eretur;ob influ-   nateriam , quàm commodi propter fluxt-  td    *-^ 133    r  Lili    dgrams;utdocuirl [tp] ). 4. AUCH. 2:2  i 1.€111    9. LVD. SEPTAALII MEDIOL.    convenit materiam defluxam detrahere ; quód  pro materià noxià bona evacuetur,;vires debili-  tentur,& in morbumadducatur. Quibus pofi-  tis,facillimum erit intelligere, cur in plevriride  abinitio purget, 2. 2C. 11. & cur in angina 4.  ac4t. 30. quia bilisin principio fluxionis non eft  cruda. Át44.4- 4cut.in lotio craffo, & nebulo-  fo puzgat,quia jam«rat cocta materia. 1, vero de  Crif. 17.càm craffum louum cruditaus fignum  dicir;intelligit de craffo,& turbido . Qnód ve-  IO 4. 4CHf. 64. quintà die purgarit, crudo mor-  bo.optimé fecit, quod ex hiftorià conftat , fuiffe  turgentem. Galeni etiam loci illi reeulz non.  refragantur: nam quod de peftilenuali dicit 1.  de differentiis feb.4-nihil eft; preterquàm enim;  quód in peftemajori ex parte materia turget  undequaque mota,;nullum przfigens fibi locum  determinatum;dico etiam,vere crudam non cf-  fe,ut aliàs docebimus: cruditas enim coctionem  (üpponit ; atin pefte majoriex parte eó corru-  ptionis materia devenit, ut corrigi, concoqu ive    ^ : 1 ^  nequeat;de quà putredine locutus eft 2. Z4pbor..].i  17. lib. adver[us Iulia. cap.6.Galenus,quamesy.  nonnifi evacuauone tolli pofle docuit. Aucto-]..    à . X " IR - »  ritatesali: feré omnes funraut de biliofo fan-  euine, in principlo inflammaticnum , aut ervíi-    pelatis affluente,quem ab initio purgari poffe»,    jam docuimus , quód adhuc crudus non fit aut  à * ^A A l4 '   de materià alià , que nullo modo cruda dici po-  reft,quód non computruerit .    in    w/o 49. Cave ctiam, ne inter lenientia, potiffimtj    rs    |    |    1  *    ,    ANIAMJADFERS. LIB. iHI. $3  inbiliofis naturis , & febribus, tum veró maxi-  mein acutis veris mc js IS,fV FI im rcf. folitivi- zer Je2i6n    recenfcas , qnodà rlcrifque Medicis factum viz:ria n3 ca-  dec; cum enun obfervasx    IutivMus $-    vcrim fe penumeró , aut. z,"era-  fimplicem , aut ex fer idis ]: he mi tumtantam. 45/4 :m    - » y fo 1 z  bumcrüm copiam evacu: 'abtam vix inte- "t" f ves i    ! ( 5 1 j."  ftina;m CIaralCz vene «X ventrici luscap ere £i-. 4o! [f    L N ow  2419212 d   mul pofic nt.femper fum arbitratus ; ab nniver-  CHO    fo corpore ; & venis majoribus humores attra- . 4  hcre. |    59894 evi &  $0. INc 'n negaverm tamen,in aliis febribus, $4 AN  * -    [T1 ul »inteítinls, é p rimis VC- ?A€ 287 -    niscrud. fun hi mcrum cop1a fubfit , quód al- quando ia    t1.:5 vires fuas exícrere nequeat.ta mquàm abfter PA liS..  í«11..m za f Léntum ,anel rcf.foclutivum in. Lai  lí CULICIH 1 (fc. da . NS .*    $1. In fcri lacüs ufu: i uz eP rM plis  modo feparetur aquofa hzc lactis fubftantia à bunt es    reliquis. Modus enim, quo paff: m no firi utun-^ Jndkan QM Oo  ET ,Ut CC cl I3 f Da l'éntur,.ut facili icr eft, ita mi. Bo. weit  nus falibrr :; rzftat enimfeparare ut Diofc.do-. "7 *   CCt; Ib.    2. Cp. 276. quod fit ducbns modis : Pri-  mo , fi dec qu: tur lac donec effervefcat , dimo  vcatürq; ramis ficuli    iium  S,& Ubi bis,aut ter defer e  bcerit;confpereati r oxymelite , pro fingulà he  mina,quz eftoctovuncarum;cyathum illius im- « aH^u/ esL  mifcend: id eft, fefquiuir ciam . Secundo modo, r4  a1t; ferum feparari , fi ei cffervefcentiimm erga-  tur vas argenteum aqua frigidà »lenum. Idem.  docet Gal.4.zcut. 7.& Orlbaf.1. E ypor:[toz, cap.  9. Sed multó diligéuus Accius 4b. 1. Quat.Serg.    |    -  e     ^    m—    S4. LFD. SEPT ALII MEDIOr.    2: €. 96. qui tef it efférvefcat , & ter defervefcat  vafculo aquz frieidz pleno voluit;mox oxyme  lite, vel mulsà afpereendum ,& percolandum  effe,quod etiam docuit Paulus lib. I.CAp. 99.   52. In ejufdem feri affumendi quantitate»    B seriladis  cautio maxima efto,aut enim fv mitur ad univer    Wni^;; ritas  Perbiriasquo fum corpus exp ru E & tunc maxima il-  me lius quantitas hauriend: xeft,fic fecit Hipp. 4-    8y.770de con  EL act. 29. dbi cotylas isad minus duodecim propi-    nandas voluit, que tunt centum 2: cé&o uncim ;  "* quód fi valide fif on 'es,etiam ad fexdecim pet  ——- venire pofle;id eft, cétum quadraginta quatuot  iasyfcribit;fic enim interpretabatur Gal. lib.    iovorvas ex. dlc [adubri Díata , » Ap 28. ubi Copeium. poticnis  e Tiles am) fimilis propináffi t fcribit ; id eft, centum & octo  a pec uncias M AEEEA 1 ad ventr pue «m ,& inteftinao  44 velim abftereenda ; evacuanda bibatvr fe erum , ea»   £Mroevex Viii is fue quz tradita eft A Diotc.z5. I.  ct eh CA]. 276. nempe qu inque heming. Heminam  Pvgon enim prius hauriendam fcribit , iens deam-  bulandum,rvrsus aliam bibendam ; iterum de-  N eL—ambulandum;ufque ad quinque. -Hánt (equi-  Mace ace gnaviow tur Oribaf. r. Evpori[foz ; cap. 9. addens , hanc  ef o jen quantitatem T pos deratam. tam Aetius 1r.  | Quat. Ser. 2. cap. 96. Paulus lib. 1. Cap. 43* tradit  (xa quantitatem dide em tenden remad Ihuc parcio-  4C Tem, tresaut quatuor henunas trà .dens; ps Ic ex-  -—- plicans cap. 89.etate vieentibus,triginta fex un-  cias;junioribus folum decem & c&to, id cf ,Ca-  v/evam pyo  tylas quat ER: t duasconcedens. Aliquando  nafta ww :atite m fero lactis utimur, tamquam materia i in-    £e ^  fufio ini5    *    ANIMADVUVERS. LIB. II $;  fufionis, aut maceraàtionis, tunc multó minot jl.  lius « pla f fufhiciet: & fic Mefüe lib. 2 : Cap. 9.à fex  unciis ad duodecim concedit. Neque objiciat else fn à  quifpiam Gal. a. act. 7. aflerentrem,ferum inte- 777   ftina a folum fübire, illàque evacvare;qvod repu-   enare 1]! videtur , quo ;d primo dicebamus , ad   unck is Cent!m & octo dariab Hip P. 4- 4€ut. 29. "T  ad univerfum corpus expureandum. Cum ew -—  menipfe tantam quantitatem non pr obaret ; 1,  conftat ex locis propofitis,cüm folüm inteftinao  evacuare fcribit , de moderatà alià intelligen-    Ledicus, n declinatione febrium Purgap-  puturidarnm femper medicamento purgante» 45 55  natcria2,qua me se m facie bat ,Cvacuationcin femper 17.  acere ; quamvis enim fzpe hocneceffarium fit, febris  nequerelin quuntur irs Mi ir 2. "Apbor. declinatio  12.Ía pc tamen in * udiciis naturz nihil relinqui-: 7e:   tur: iun À dotar indo , eciamfi nulla crifis fa-   : 5 iir: (A12. .  cta fit,aut recta victüs ratione; & debità abftinen /|—  tà aut infenfibili per habitum corporis factà  evacuatione, aut paulatim er c]yfteres cadem.  martcrià evacuata, ^ evacuare1n fine medicamen per (—]  to tentaremus, colliquatis humoribus bonis; & /—  carnibus, & fpiritibus cxagitatis , ac excálefa-   CLis; nribuqu c deftruciüs ; agrum praecipitem.  aceremusin mortem.  fai JA 2. ndoigit r cognofcem lus, pureandü pz,  (fe corpus in ü e 1 fcb ris? Docuitid Pip poc. 2. quado i  ad pbor.8.ci cit u8z quis a morbo cibum « Jj" Wes declinatio  non corrobor, ng ^ ium g [locorpus pleaoriuti ili: ge feria    : "L2 / 24 EP    36 LVD. SEPT-ALII A4EDIOL.    putridge mento. Quod fi nec capienti id cóptingat,vacuá-  sm.  — tionetumopuseffe procerto habendvm. Vbi  ^ sdàome Gal.dicitintelliecre;fi i:bum multum afiumat ,  — é&cumappetenta;que fiadfit;non poteft abun-  dare pravis humoribus relictis:sicque non indi-    gebit evacuatione;fi mültum cibum,& cumap-  | ; petentià affumpfcrit; & corrobcretur: fi veró nó  | n ge- multum cibutn fumens non córroboretur , indi-  raarua i eec evacuatione. Animádvérténdum tamen.  ! 2tela . corporis hanc confirmationem non ftátim co-    enofci , fed trium , aut quatuof dicrem fpatio   poft quos dies , nifi fequatur & apperentia , &   Co£toboratio,evacuationé per medicamentum.   . purgari utendum eft.   Purgate $$. Animadvertendum tamen,pureaticnem   diinibfa iam & ftatum morbi intermedio illo tempore»   delin*  (ypponere,& apparcre fiena cocticnis perfecte   t9 ^ Yn ufina:fit enim quandoq; ur ceffante febre pér   2 diemwunum,autalterum , febris ante quartz m»   . fedeat; nion quód non défierit ex ratione conco-   &à materià, quod quandoque fit étiam per ccto   fe cde, . 165 ; neqve tamen | crmunatus m. rbus dici po-   4. eb . teft; quia adhuc cruda eft materia : & 1n eo caftü   FI ficn eft in éofpatio pureandum , qnia nec cocta   eft materia;néc feparata mala ab uüili;tenc enim   & totmmina,& vertieinés produceret evacuatios   colliquatis carnibus , & fpiriiibus evacuatis. 2.   "Apbor. 3 $.«& 36. Vnde n intermiffione hac fal-   (flo fn. - sà putantes aliqui Medicieffe verám declinatio   T bem , poftcoctionem materi factam evacuan-  tes, corum interimunt.    $6. In    ANIMA ADFERS. - LIB. III.    In iis, qui durà admodum fint alvo , aut  crafsifque multüm füccispotiffimüm in  Ventricu ulo, & inteftinis ies ne medicamentum  veré purgans concedatur, quin priüs clyfma ve-  Ípere injectum fit;ut facil liüs fübducat ; & dclo-  res non pariaG;,exitumque per inferna ncn inve:  nientes humores, & medicamentum, ad ventris  cclum regrrgitent ; quod docuit Ruffus apud  Oribaf. 6.Colle£t. 26.  Criucis diebus;qvarto, feptimo, vndeci-  mo, decimoquarto, vieefimo, fi nihil anté judi-  catum fuerit ; re di bitet Medicvsavt purgare,    f6.  viícid lis    avtíonevinem mittere:critici enim tunc ii dicen  dl ncn fi nt   Tj LM : ind1Caterio die menftratum fit ,  naturam cl |facturamsnectair en faciat.levi-  bus remedii, QqUaectian In mant noí ftrà eft f :b-  trahere , manusadqutrices porrigere eàdem die  euam poterimus.   $9. Cavetamen , nein deficiénte natvrl in,  materie motu per alvum id facias, ne major    qvam fitfiatevac uatio;fi auxilium medicamen-  ti tencadjoneas , cüm femel hauftum pharma-  cum revocari nequeat;nec illud amovere liceat:  natur& enim 1$ eft mos , ut aliquando cunctetur  aggredi evacuationem,& aliquando cunétanter  moveat,mox ren validéalvum excludat. Qua-    re poftridie potiüs erit pbarmaco utendu m,quo  manv sqnaf adjutrices fatifcenti naturz porri-  garus    ut quod reftibile eft à crifi imperfectà  exclu iens  k    4 60. Quid    3-;  [ T  4;    y    Clyeseps  indédum   fp? in al-  "Uo daro»  ante pnr-  gationem.    de    Crincás  d b. qua  do purgan  nU .    Crifi defe   Ciente S   240m edo  proceden-  dum.  Cif die  Critica di-  ficiéteyea-  dé die zii-  [il fnovesn  dum .    $8 LED. SEPT ALII MEDIOL.  8ymptema |. 60 Quid fi natura ate codionem fy mpto-  sic zatu- MOS LIGE evacuauonem molitur? Die ud k intut  ya obtran. hic Medici docáffimi. Ego fic fenuc:fi fiat pet  quid loca naturz diffentientia; omnino co hib endams  Medo cum Gal. 1. "Aphor. 21. At fi per co nfentanea. fe-  Pref adé* eatur, cohiberi non debere:nam.fallit interauni  e *« : quz mala videri poterat» bene : iiquando ce-  ge dit.4. zdpbor.47. utin Metone cótigit, r. Epraczz-  Sect. 3 X unde fi cohiberetur , pravi humores co-  pi, vcl qualitate ftimulantes , qui evacuantUr »  ad partem aliquam. princip em calamitcsé rapi  poffent. Et licet & cruditatis,& multitudinis ;  & pravitatis hec e vacuatio fit argumentum. , &  fienum malum;rauocne tamen cavufe bonum eft,  vel minus malum: nam minüs malim cft,humo  res educi.quàm p principem partem ferri, S1in  otio quicfcerenti 1i fu cci , przfta ret eos ncn ex-  cerni,fed cum pra viadeó fint, ut partes irritents  praftat eos exclud i.  Symptoma &1. Cautio tamen adhibenda , quód licet ta-  lici natu- Aem evacuationem non convenia t cohi ibere, mi-  va operan- nimé tamenà Medico eft valde juvanda , cin,  16, cant? fiatà naturà non omnino bene agente, etiamfi  agetdum. fucrit diminuta. Imó ubi diutius perfeverave-  rirtalis evacvatio , & vires profternat, omnino  erit cohibendas.    —^    - "  giu    AM. wf Ll ————————— p    C 4    $9    LVDOVICI    SEPTAILILTI  MEDIOLANENSIS,    Animadverfionum, & Cautionum Me-  dicarum,    LIBER .QWARTDY.S,  Continens eas,  Ova in [angunis miffione obventunt :    faneuinis evacuatione per fe. can quinis  tam venam , licet illi d fit obfer- miffioni  andum, ut ventriculo, & venis ao» séber  mefcnteri] crrdis humoribus , premitten  excrementis IC| letis ; DOhnL 4a alvi le  pni I hr t; quàm ea abftereentealiquo,aut le- 7t?  | niente fLbducantur: cavendum tamei ne.fimor  Ibusita ureeat , ut mortis periculum immineat ,    Mid faciamus : ehe enim miffione fanguinis 1]li  Joccurrendum eft;ut in anginà,& vehementi ali-  quà inflammatione , & febre : meliüs enim eft,  5 mmunenrem mortem pravertere cum aliquo   i damno, quàm czerotantem à morbo op pprimi fi-   nere; pouftimum cum Jevioribus iis noxis non,   | ditfi-    oo LED. SEPT ALII MEDIOL.    difficili negotio occurrere poffinus ,  Sovguime — 2. In faneuine detrahendo cavendum maxi-  ilo mi- mé,ne quanto putrior em,& deterioris condi-  er ditas tionis fanguinem é vena p rofluere viderimus,  "uanti'4s tanto majorem quanttatein effluere finamus ;  e»4c422- quod plurimos facere obíetvanuis : tali enim.    jo$ exiftente fà inguine , & pauci tores 1 fubetfe fpiritus  VM i£, & vires facilltme folent collabafcere.  Coloris $n .. Coloris in fanguine, qui evacuatur, muta-    f ^. gnune dios qua in evacuatione revult fivà; potiffimum in  muttio ? internis Inflammationibus fp ectatur, ,non fit ter-  " [1^ minus,& menfura quantitatis. detrahendz;nam  [22027755 in febribus fepe primus fanguis;qui detrahitur,  ruber eft,mox niger;atit [acidus;cujus mutauo-  nem fi quis exfpectare voluerit, pracipitemr-  Cols, &grumagetin mortem. TY |  Puworb Quin nec in 1inflammationibus internis  fanmuine iuidén perpetuo ilfa col oris mutatio exfpectan  ia inflam da eft vaut enim vix à parte , & circumfufis ob  pittionib. craffitiem quandoque extrahitur ; aut fané tan-  on etiam tà. illius eft copia , ut, fi cole ris mütationemo  exfpectan exfpectare voluerimus, vires o mnino fimus de-  da. jecturi.  Colois i^^ «, Mfutatio hieccoloris ab Hipp. 2. aca. to.  ioi tradita intellieatur; fi prinium albidicrilleflu-  aii ite xerit , mox purpurafcat ; vel cuim primüm pur-  lirenda, PUfeus exierit poft livefcens fundatur ; tunc  Colori; ji; €nim fupprimendus eft, modo dicto.  fanguine — 6. Hocautém fervandum erit; vbi vena pro-  aziutatioi xima eft affecto loco ; alioqui fi in alns cafibvs  reviilfrone Aaflamminationum 1dem quisaecre vellet, ni-  inia    809 séper  f, AP  ex[becian    da 4    *    ac Bed Lyc tios aet RN. .....—  gr Rae eros    32    ANIAÁADFERS. LIB. IF. 91    J| mia foret evacuatio,antequàm fanguisà phlee- /gizqua,   I moneabduceretur. - "am cxfpe  7. Inanginà tamen, & hepatis inflammatio- 474a.   | ne, copiof fiü: s fanguinem extrahere potetimus , I» agma   | quàm 1n plevri tide, & pulmonià ; Guód 1n 11li   | maxime & evacuate, & revellereopus fit; in hi le   I vcro preterc A od reliquum eft,vbi füppuratü "bos   Mfuerit,excreti^ne UTI ERIE E ones olt   Jetfi onvs fit anim dlis pie UT   lbeallà exiftenre, cenftareillanon p teft ; quàm im  S. ni pueris fecto venaz, qua evacvandi offi- alis, c   cium folum adimplet,utrariüs In ufi fumes de- eur.   Ibect;ob eas,quas Galenus,& fequaces c    is C bepatis  /j lamta-  ATIS    P    Quis CUA-    ien 1m- Ccuart! fàt,    usaddu- P»er's et  xerunt caufas;non tamen adeo perpetua hzcre- !*vaeuauo    Mv J : T J " ora   eula ette debet; quin alicus rdi ante decimum- 7^ r4   "t1T11153 313244 E LI ^ (n ome e ^ At^ an--  quarium annum hoc remedium prafcribi pof-   q dosis D. 2 2um atuar  fit ; & debeat: tum quód pu bertas fepé tern Inü j  ; 4 s (2223: C12  all: m pra veniat;potiffimüm in mulieribi s;tum    P dd : à : : 2472 fca  quod multos folidicris habitüs , & VIgOFISantÉ ,, porofi   : e dM deci  blu. 1 t "m pus c« nfpiciamus ; tum quód a aliquos  tanta fai nguinls COpJà rcfertos    np  "T L]    cbfervemus in.  acutiffimos morbos incid Cre , quorum plenitu-  bdinem, n1fi fectà venà ftatim (olvanmius certum  Jimortis impendere peria Tt cimus. Vnde»  lI tPpenumeró natura 1 przveniens (quam omnino  Jibene operantem imitari debet M    edicus) copio-  ("    ia pcr nares Mon Rao pun (ubitó m Wbos-Ruz  jufm odif5lvit. Et euai nvis huic fententiz re-  fracari vic ide atur Galenus,cum tamen Cornelius  ICclf fus, Mauritani féré omnes, Hifpani.& Galli  "Melerique , & ex Italis quàm ; lürimi in hanc.    ,    de-    1*9 o  VvAlilils    ei —LUD.OSEPTALIHI MEDIOL.    venerint fententiam;his affentiri potius plaevia  atque experi entis pftopemodum in finitis; fpa-  no quadraginta annorum,quo in nuign àhac vr-  be,& in magno hoc UG. Va igi 'udinario medi-  Fund excrcui, firmare p lum.   9. Quód fi de fanguinis mitlione per fectam.;  Patris P? «cnam loquamur,qua revulforia. eft,qualis ett  ure qua adminiftr: atur pro internis UE umatoni-  femi om bus curandis ab initio,quales fü nt2 incina,phre-   nitis,plevrits, peripnevmo )nlà; hepatis inflam-  matio,omnino in pueris ante quart Hunac cimum  evacuari angnis pa | cctam venam j rit,.cüm   X ftatim, nifi xetr i atur f: — antes ju  verde cümimp dry dee eire in tT: dixe  vcríq; nequeat; neq; ex tra ifpiratione per mol-  lem , tranfpirabilémq; habitum fperari pofbig  materiam retrahi pofle e,etiamfi concedatur , per  meabilem illum habitum evacuatonis vices  füpplere pofle ; revulfivum n tamen numquam.  confütui ; otcrit veré reme di uim.   ro. Preftattamen in pueris a d fextum annu  festen- hirudinibus vena: perta fu guinem extrahere;    à o    -    3    à x E 2 " 1 f sdi aan VAL  zum pre cuin enin uíc q; ad ieptimmnim annum ob excei-  &at bira- fun humiditaus,vena;arteri |DCrvus ferc fimul  dizib4s | conglobata png »ericulum fübeft;neloco vena,    fanguine aut fi: nul cum € À nervus aut arteria pertunda-  goacaitar e, " 1 "o 2 Rudd s rud  PUcPT tuf. Qu Ó d fi eagam manie Íte 1€ exfera sl 1inCcco-    e9 CAY AU d. Ee ud : :  "i là pertundatur quidet nfed amplum potius,qua    profundum vulnus fiat.    i Dm nae vore oer eve  Tempore Ir. feb ribu S, fi tc tipo mittendi langute-4  anittezdi l jOI    puce cnni,    IFhoides fluant , quamvis doctiffimi aliqui viri  IFenfeant.non priüs quippiam à M edico effe mo-  E ddun: quàm evacuationcs illz defierint, etiam  I fint im erfeéi 4 qi "Y nefciamus quantum.    o    IWelit natura evacuare , & cüm imperfeáé ali-  Inuando 1n principio: igat , verfus finem autem.  [uüppleat ; unde fi evacuaremus; periculum im-  minerét, neex exceffu vires deficerent : cenfen-  Irium tamen,melhis effe; cum verfus rid vide-   mus naturam deficere ; manus adjutrices porri-  Ibere,ut ex conjunctis natura, « Mcdici. actioni-    |bus , facilius evacnemus quantum opus eft ; fic    Nf ] AY. 31351 14 363 9913343533 ,  Enim Méetoni aimiftivte fanevinem narium eva-  I. 1t] l tX v"3 H1 Loel-4 4 ( e« Ct 3. CAD. 24.  F5 ( ] €C4K  ] er | 11111 EX acu1 2 0, i ( O. 1)77 Sect. 2 vC.  : ^  3 3 " 1 n "  exeuntem humorem unà,dicebat.debere Me-  r I l £21   ptt n ei CIC3quod etiam « .In Coma,  x pitCcabat, Id eft , dum imperfecte natura ope   ] i   "v^ d / "t 1 "  l'atur:;non autem dicit.pefft. Sc quod omnetmo  Fall l4 ("n.f ! L  FOI11C difiiculit: tcn, Asa . js. ! Ci LZ D € Ubi nac   - ! 2 1 A   IDIOD ecu e Ct, quod 1n eo ca  BE Lo ecorncids4 f: todminic fecta Bit mus  ilu imt! CLLIS 11 uen 1S aneulinl Ípect Dnoaus cit.Qqtm?    I fatis fore v rideb ütur,totum neectium permit-  llrendum erit natura;fin minüs,tantum Medicus  IHetrahe tquantum fatis videbitur, ut ex c njun  ttis ambo bis tanta flat evacu atio, quanta pro  Tbvincendo —" it neceft ria. Vbi duo funt,  bx quibus facili : coll Ieitui rnc life esf ectare.»  incm motüs n2 ture,edamfi nperféctus fit.Pri-  Inum.quoniam dict /; rir Fal vide "Dh quod  hon ceflatum motum oftendit, fed dum in motu  eít;    ANIM ADFERS. LIB. II DE    (  o  I! aunnf,  f! men,  fnere  r  " gtrit;j  pt I    C€UACitiaat    an i a  adeft A£  001H$ o    Grecibt.    f Zdo Í  ed ie cce Id    E £hr 4A ( át  ZT« TT    €t c RUP AERE    mulium -    yum (lac    e iu,    1f, 2901/8  d M P^ £    9)4 LFD. SEPT ALII -MEDIOL.    eft , conjectándum effe ex impetu , an fv fficiens  futura fitilla evacuatio: Secundum , qucpnic m»  fruftra "x impetu 1d con jectari doceret , fufhice-  rct nien ceffato motu videre , an adhuc & mcr-  s magnus effet, f. ngrin isfubeffecabundan   tia; MÁDS n: valétes: cüm autem imp eium fiuen  tis fanguinis sfpcétandum Jufl trit; id non alià de  causa à faciédum volvit, qu àmut ex impetu con-  jectari poffimus;an fi ffeQ ura fit hujuf modi na  turalis evacuatio;ut, fi fuffectura fit; pi yen pater  ono cemimpetu effluat, totum negotium nàtu-  ra relinquam us;fi veró lenté& guttatim, ante-  quàm-c 'cfinat manus ad jutrices porrigete va-  leamus; ü rutrifque con) junctis | »ofhi mus tantum  evacvare , aranrtumopus fit; ai à diligentià ad-  hibità,ea e" cjemus p rericulayqu eadcó vercban  IUur;q" ] contfa fent dunt.    r2. In finevinis metiendà quantitate ex ba-    bitu corporis eracili , cartio maena adhibencai    eft,atque diligenter confideran dvn |,ànànatt-  à eracilitztem nac ttus fit,an à confi Danis: l-  u. me rbove.2.de Temper Tibe im avt obo.  vichüs parfimoniam , ap iml curas , au it fimiliass4l    quia verifimile eft parum fanguinis ip venis CCn-»    tineri, minor extrah1 d teb jet euantitas. In 11s ve-4    rÓ Qui ales ft ntnaturà , quia fieri pcteft , vt &    liberaliori victu ufi fuerint; & pf ptercà fa neut  ne abundent , plus detrahi poterit. 1.42 6 luc    eft à do^ i    fincHbs    . Idemin craffis animadvertendum:Difan]  Oi ridi culi erunt carnofi à pinguibus ; in car:  nofis;    «à G lau    14. cu iix inftituto video multos Medicos rra:  exrare, plus fanguinis in iis detrahentes , qui la- Msi s:  boriofas artes exercenr, utin fcfloribus,& fimi- i  libus,quàm in iis; qui in artibus fedentariis tcti bes da  fun ntque iin illis plusinfit fanguinis; viribüfc jue ^^  'aleant;n  llispi iritus, & fanguinem exhauriri:róbur ve-  in folidiori fu prà repofitum effe, & ex  quoudianoalimento fuppeditari , cim alioqui  VCDa n n multo faneu Inc rei erta fi    lO px Ot1u«    CAM  períectan    1  I  aiiquan l    CUla C1   Cuerit (x;  M X6.fi terti  i nCccei (li    3 int L    ftabit bis facere duo bus diebu:    1  Áni    /*    «u€;,inrev    1 NJ IM Al    an repetitam fanguinis ternos cgi M f f    lV cna In |  Oeadem d    11^? T5 th:  A&IkLIOLLhD    tasm ittci P^    madvertendum, pra MEMRUSol P. ue -  de curaa. vat. per [aug. sail] .cap-21.fi repetitio fiat    ulfk OnlsS, ]    «ütterendam.    fe 1  MELDE EE ADMEY CHEER d Quód f  acta fit,interpoínto d1ein    DNEERS. XAB.JXr. of  nofis,quia plüs fanguineabu: ndantp lus fangui7  nis deu ihi pe 'terit;contrà in pinguibus. Gal    ' 13  "i    nt    Lt1lO «ile, noir    Lh Iib. .dátc £14 YaHnád VaL. i £1 T» iq. nmt]. Cap. io  mplex fuerit, Urgeat veró  ían«    termiffionis fieri poterit feprem horarnm. fpati  )( Peine,    in terrium differri pc teft.In quart    | I6.  [^ evac aticnis gratidorer etenda n potiüs cadcm. ;  B    » h.n n ER Is DA d    3/2 2221  )    : ^  I*t* bins [27  ,    CH» (d    Qf41  1    te$ Lac  ^ ani ) làdv ertrentes, etiam in    itridis febribus Curadis » £471  Saliqu indo Icquenzi, ahüs pet  terpofito, faciendam do- "à    o Ulnls , biscadem die in-    patio    uentecm à hem etla Im    'CIcr-  i 1 du-  joris invafionis,  Iürtana veró pra-  intermiflionis, ^47"    7 MED Po)    rl auralterum efle,    2a.    :  ^ E  I7. Cave    Miffwnis  fangumss  vevulfrua  sepetttio  quádo £a-  denm die    Pace uud  jácienaa .    In cruris  dextri in-  ; f. amma   pone qua  pena fece  da pro »&-  sulfione    qai y    ETNUNA  A "HET jan  9€AUTIS t  ks É  2A04 tt[-    que dei:    LVD. SEPT ALII MEDIOL.    17. Cave tamen;ne in pracipiti morbo revul  fionem ex pofcente id ferves; cüm enim affiuxus  fiat vehemens , utin effufione fanguinis per na-  res,aut uterom;,aut hemorrhoides;autin inflam.  matione gutturis , hepatis ; pilmonum, nifi eà-  dem die fiat; fruftra fequenti die id tentabimus ;  quód cum fanguine anima fit effufa;aut füffoca-  tio có pervenerit;ut nulla amplius fübfit fpes fa  lutis.   13. Cümin revul(ione perfectam venam fa-  Gà, & rectitudo obfervetur,& venarum confen-  fus,unde laborante inflammatione crvre dextro  nunc fecandam jecorariam dextri brachii ; nune  faphenam internam cruris finiftr1 pracipiebat   Galenus . Hac diftinctione in harü alterutrà fe-    E ^ ; L  lisendà ego utendum cenfeo ; fi ex interna catt»    o6    à , calido fanguine affluente, fiatinflammatio 5    feccanda omnino erit vena jecoraria dextri bra  chii; ficenim verfus originem, & fontem retra  hemus fanguinem.fervatà rectitudine, & à cor-  pore extrahemus. At fi externa aliqua caufas  puta;vulnus;contufio,aut quid fmule inflamma  tionem pepcrerit, przftabitex crure fanguin  mittere, ut fanguis, qui ex vicinis ad partem la-    Li    borantem affivit,faciliüs per venarum commue- p,    nicationem & revellatur, & evacuettur.   19. Cüm fanguinis miffionem ad anim ufq;  deliquium concedat Gal.2 5. 1. Z4pbor. in arden-  riflimis febribus,;maximis inflammationibus;&  Inorbi    a    sadimittédum efle hoc zenusau  | nifefte    vehementiffimis doólotibus , nonnifi in extremiss|  xilii,ma-4    em. pi    JNTM. ADVERS. . LIB. IP.    | nifefté oftendit. Verüm cümad illud exfequen- ro ja sa  | dum tot requirantur etiam conditiones ,nem- ducendz ,  pe ut adfit.atas juvenilis ; temperamentum. «$4 qtsi-  | calidum & humidum; regio temperata, cor- às» &  | pus faniguinis miffiom affuetum, anni tempus. &^r*  temperatum; quas vix in unoxX eodem corpore  | reperiri poffe conftat;cavebit juvenis Medicus ;  | fanguinis miffionem ad animi ufque deliquium  | aceredi, fed eam perias Medicis; & plurimüns  | inarte verfatis relinquat;quia, cüm vix tot con-  | ditiones in uno concurránt;& fiin. uno repérian-  tur ; vix cognofci poflint, potiffimum à juniori ;  necdum multüm inarte exercitato, przftabit il-  ]am omittere, & maturiori judicio relinquere .    20. Non femperante fectionem venz lenien- $474  Vena om   da eft alvus; vel leniente medicamento, vélcly- 5 «Sn  ftere; fed ubi crudorum humorum colluviem in i aput    |! ventriculo , & venis mefenterij adeffe coznove-  rimüs;aut ex praterità victüs ratione, velex co-  | lore linguz , vel ex &ravitate partium illarum.  jp juxta ea; qua tradita funt à Gal. 4. de ?wzd.fa-  aut. c. $.ócanté ab Hipp.4.zenr. r16.ubi dicit; $i  Wfecanda eff venas C al'vus fluat , prius effe adferin-  E oim. At ft ad [tr il/esihiol serere gal a fol-  || vendam ; ,nefczlicet inanitz venz crudos humo-  Morzo £y  | 165, aut etiam corruptos ab illis locis fugant; ac praecipiti  attrahant. fanguis  | 2r. Infebribus putridis,in quibus diturindu mici de  tcn, ptzmitti, ubiadfi int crudi illi humores; aut bep ante  p putridi in primis veni s, clvfteres debét;aut lenié 4!vi e*t  daalvum:atin przcipitimorbosà fluxionefan- !//79?*    G culnis    beat facit  inAnitto e    "mas    J*enis bua  €bit in fe-  viendis ,  qua cau-  iones ad-  Libenda.    Catutiones  £2 mitten  do faugut  2e alia,à  quibus pe  tenda «    *    98 | LF'D. SEPT ALI] MEDIOL,.    euinis facto,vená prius fecato;nó alvü emollíase  22. Caterüm; omnibusin pertundendisina  brachio venis hzc adfit cautio, utbafilica feria-  tur,poftquàmfe;junxerit cephalicz infrà eundo  per digiti latitudinem ; cephalica: contrà fuprà  per diciti latitudinem ;'nam corporum fectio id    doce: nam maximis nervus qui ex cervice in-  ter primam coftam;& claviculam permeans;to-    to brachio fertur , bafilicz? fübeft eo loco ,'quo  ferit digiti latitudo furtim eundo ; fi confocia-  tioni bafilicz ;& cephalice imponatur :? tunc fi  digitkálterà latitudtinead axillas abieris,eo loco  fuperd áreditur bafilica eum nervum , dumnem-  pe curfu fim ad cephalicá fl etit; ibi pericu-  ium. Quod/fi infrà pergas;in altum fe abditner-    vus. INecetia tutó in ipfa cójunctione vtriufque |.    vene fit (ectioscui plerumg; validiffimi tendines  fabfunt; cephalica auté fuperius, ut dictum eft;    erit ferienda; nam ibiab. arterià , qus ei vicitia |    eft; longus abeft ; nec quidquá periculi habet.    QE» Plures fi quis in fanguinis miffione,& ve- | ^1    nà fecandà expofcat cantiones, & animadverfio-  nes; Avic.legat 1.4. cap. 20. fed potiffimum .Ni-    colum Florentini » Sermone 2.T vati. v. Summa ^    2.Capi 1.17.0 tn    ' 18. & recentiores, qui defangui- | à  nis miffione per íectam venam ex: profetfo fcri- [e    píerunr. Dum enimregulas quafdam ad hane:[^    materiam pertinétes tradunt , cautiones pleras--|*&  que attingunt , quas ,neactumagamus;in prz. nm    fentià pratermittendas cenfemus , potiffimum, p    cüminanimadverfionibus circa febres, & raor-- pa    bos    AANIMADFERKS. LIB. IV. 99    bos particulares. quàm. plurimasad-hoe. nego-  tum fpectantes infrà fimus propofituksi.   24. Incucurbitularum ufu, frlocus fcarifican Cucurbi-  dus fit, nop adeó multo igneopuseft; nam prz- r4; pA 77  terquam quód fepenumeró vefice. in cuuculà fzarifca-  elevantur aqnà plenasqua fcatificationem cutis tiene,sffi-  intcgrz impediüt;attractum ét fanguinem adeó gaztnr ez  condenfant , ut mirum non fit, fi incisà cute fàn- £44ce d  guis non effluat, potiffimü fi diutiis adhxreant. £7*» &   25. Infcarificandà füb-cucurbitulis cute ad Scarifica-  evacuandum fanguinem,.non eodem modo fem- " quado  per incidenda eft cutis: nam in cute fuübtili & al- profunda,  bà ,intenul fanguine & bilicfo non profundis ;; quan de  incifuris eft utédum, fed fiper&cie tenus eft fca- 17v; f-   rificandum : vbi veró in craffitm corium incide- ciezda.  rimus & nierum;crafstisque fanguis, & feculen-  tus erit evacuádus,profundiüs crit cütis,& fülz  jacens caro incidenda , ne evacuationis fine fru-  ftremur;cümalicqui artifices quá plures videa-  mus,qui in quovis corpore vix cuticulá tráfetit ,  folümque ichorofum,tenuem, & in extrem fu-  perfice confiftentem fanevinem. extrahunt , ut  Inanus 391115, & vix ferientis.nomé adipifcantur.   26. Caveant quàm maximé,ne diutiüs cucur Cuenré;-  bitulam;carnofe potiffimum: & molli part, ad- f4/a moa  haere fipant : càm enim. vehemens fiat attra- diutitis vf  ctio, & multa carnofa fübftantia cucurbitulam., /*4 Pare  ingreffa fit, adeó coarctatur , ut fpiritbibus ncn, ^mi  permeantibus pars emcriatur, & eanorzna m, "^  quin etiam fphacclum fibeat; unde maxima vi-  tx pericula fequuntur.   e z L V-    Ll arm  d" je?ri-  bus inter-    znittenti-    Z a  DAS f^ d ü-    THU) provo    Y2yHiai$.  Qontinais  febribus  top 2dior    evAaCttalto    La  Lam  per lot: & à  P,    SEPTALEI  MEDIOLANENSIS,    Animadverfionum, & Cautionum Me.  dicarum,    LIBER QVINTVS,    — Eas complectens ;  Que in F ebribus curandis ob[evvari debent .    f. T vcrumeltin febribus putridis fiu-  doris,& urinz provocationem uti-  lem effe ; ita in intermittentibus ;  maximé autem tertiànis , fudoris   $99 ctülioremcenfemus quàm urine. [uu  Nam cüm fineulis harum acceffionibus videa-  mus feréad ambitum corporis portionem ma-  terim transfundi à naturà per fudorem , motum | | 4i  illius imitari debemus.    ». Oppofitumin continuis fiat: quód in inti- | 0    miioribus venisineis humor putrefcat, ex qui-- Jui    . , N . -  bus perlotium aptiffime ex pureatur;nifi forfani | «f    ferofi nimium , & tenues humores praváleant »» Bs:  & zftas cum madórefit ; tünc enim etiam fudo--E ur    fibus evacuatur .    I    LVDO VICI ;    c — Alec REED    ANIMADFERS. LIB. F. IOr    3. Intertianà febre verà,& ardente, hecins Teriasis    | J| clyfteribus adhibeatur cautio;ut ficut molles,& €$rden-    ^1!    refrigerantes potentià effe debent ; ita actu vix. tib»s. elj-  teporem habeant. feres ioc  4. Vtintertianà refpe&tu fui; aut materieil- J"*e"tes  lam facienus , numquam aab initio ante coctio- ^as  nem eft medicamento purgante evacuandum.; —  ita cüm quandoque ad ventriculum bilis acris jh. icit  transfundatur & mordens; eraviffima invehens    ionem  pericula,& fzpe mor tem; po otiffimüm fi eger ad quádoque    ,vomendum i Ineptus natura fuerit:ut illa preve- sargadz ;    niamus,licebit purgatione uti refpectu fympto-- e quado.  matis, ut fyr.rof.folutivo ex fero vai odit "  vel cui incocti fint thamarindi ; aut & valentio-  ribus , ut electuario rofato Meu , aut de fucco  rofarum ; quin inacceffione ipsà fymptorate»  urgente, ant liydkelz osten; velut vomitum  adjuvemus;vel ut decrfi im ducamus;aut fané ut  acerrimam illam qualitatem à .ttemperemus . |  $- Vfusrh abarbari ut omnino Inter principia V fus rba-  harum febrium eft interdicendus, quód e eleétivé ^ar? (Stt  purget ; quod non licet crudà materià ; & quód cun |  calidum fit , «& ficcum, qualia omnia evitaridaz, mod E  ante concoctionem docebat Gal. 1. 2d Glauc. ita  ad deturbandos biliofos illos hum ores , & fyn-  copen cx morfu cris ventricult;& vehement n  ma alia accidentia;in p rimis tribus, aut quatu«c  acceffionibus ante cocticnem cmnino fug len-  dus : humores enim illos ferventes ma?is exa-  cuit; partem phlogofi quádam afficit; cbftrucio  nes in venulis mefaraicis poti&sadaucet , fit?cu-    E  (GG ? (C^ & f TN "    |  l.l 2 s^ uci ix     LFD. SEPT ALI MEDIOL.  losofque denique eeros redditi  Inh 6. In purgatione 18 biliofis febribus molien-  febrions dà,caveat Medicuss;ne deciptatut.fiypoftafim ih  pro pire». urinà albam,;levem, & az: qualem exfpectis: cürn  tione [aff epim im biliofis affectibusfola nubes illas habes  eit a". conditiones ad concoctionem oftendendam füf-  tubem es ficiat»fi exquifi aora illa figna exfpectaverit , re-  pea E e facilé occafionem prebebit ,  quitem^. . Inbilein eftuofiffimis iis febribus evacos-  Ya deeli- "Y licet rhabarbarum primasapud omnes Mc-  4atops;  CYcosteneat;animadvertendutn tamen omnino  küuA»HE CIIt, fl caloradhuc vehemens in declinatione  fibriz rba - v elin ventriculo , ve] in hepate , vel in univerfo  barbarum, Corpore , & folidis partibus relictus fit, & fitis  ez pro j3neens,quodin vehemenriffimis terrianis ali-  bile. pur-- quandosfiepius in continuis , & cavfbnecontin-  ganda fu eit , preftareillonon uti ; undein illius locom.  fpium (übfirere poterimus decoctuim thamatindorü  CH, .  cum fyr.ref.folütivo,& portione mannz,& fimi  dibus. Rhabarbarum enim caliditate fnà, &  ficcitate;ac ieneis partibus, ut calorem peracci-  deris minuit, evacuatà calida materià ; 1ta per fe  in hujufmodi corpetum condidone "calorem,  exacuit;ficcitacem adauget;ac fitim inducit:un-  deaccenfis denuó fpirinbus, denuó febies exci-  tantur ; aut folidioribus magis ficcatis , hecticte  introducuntnt£, quod multi non animadverten-  tes,non levem 1enominie notam fübeunt, quod  go vel declina ata; vel ceffata febris nova corüm  Lione excitetut';  GV uonedo Nu | jvandoautem etiam inis cafibus rhà  bulbs. -    P wi    EIS y    Würer iride case MEET c AS    ANIMADVERS. LIB. Y. — a0;    barbaro uti placuerit, autintertianisipfisadeÓ ;j454724  || non ardentibus , ant in corporis temperie ,aut e stipof-  ,J| conftitutione fic catidà , & ficcà , quód praftan- //mus pro  J| tiffimum cholagoeum fit , ac maximé in biliofis purganda  ; | affectibusab omnibus, & à me commendatum , ^» etis  pe ts uA 1 torto ve xA $n «ff uofis  | potius dilutum , factà in aquis refrigerantibus , bribus  | aut fero infufione,commendo,ut caliditas illius, fei,  | & ficcitas retundatur. & ignez partes repriman  | tur ; aut ex facchoro in fyrupum paratum cum  | cichoraceis,ut eft fvru pus de cichoreà cum rha-  | barb.defcript. Gulielmi. Qvódfi potiones quit-  piam averfetur , in. ufüm in pulverem quic cm  | ducetur, fed ad mixtà caffià, ejüsve fuccoad un-  | ciam, facilé enim fic ficcitas ejus retundetur ,&  lenez partes compefcentur.  9. Scammonil ufüm ut in biliofis omnibus Scammo-  | febribus fifpe&tum habere convenit, & non nifi ? &/vs à  refracàillius caliditate mixtione aliorum me- 4 fe  Idicamentorum refrieerantium;, ut in electuario ion jr  .Frofato Mefüz,& de ficco rofaxum,& admodum po »  | raro ; ita in ardente febre omhino fugiendum MM ieriet  tcenfeo:hazc enim febris magls, quà quaevis alia ,  hrefrigeranua expofcit. Quapropter per caffiam,  imannam,.fyr.rof.folutivum ex fero, violas , tha-  imarindos,fubducere hv mores peccantes conve-  Imiet, vel etiam Actio Z'errab. 2. Ser.1. cap. 78.  lid perfuadente.  | 10. Poft blanda hac medicamenta ;Optimé. s/74; "T,  Ifaadet Avic. dormirealiquantulum ; cm enlm. furis.  lletiam alimentofam habeant facultatem;etiamfi medica-  iportio aliqua in alimentum vertatur, refrigcra- mentis, pa  G 4 bit,    «    t    f -  v/ B AA.    Caufone  laborante    T Psrgato »    J&€ —        :  (asi ardenti-    erum la-  ePi opti-  222473 «    Sacchart  vofati ti-  f5 » post  pegato-  zem in    Qogadl 915 » ion    qrebádus.    Ju fbre 9»  gerttana   eti mter  e» [onis   eie,vtilus  à Gal. c^  alüs infi  11445, «-  bud noftra  zes pericu-  lofuts "    xo4 LVD. SEPT ALII MEDIOL.    bit; neque tamen evacuatio impedietur ; natura ;| 1^    per fomnum refocillatà...   11. À purgato in caufone humore ; fi.quis la--| 0^  ctis ferum ad frigidum alteratü per duosstrésve:| i  dies fümpferit;vel lacafinz;illi maxime confül--| iu    tum cenferem:humedctat enim, & refrigerat corr] d   pus; fitim extinguit, atque fi forté hectica ince | 10  perit;omnino eam reprimit. NI   12. Vndeetiam non adeó probanda eft pra] ui  &icantium confuetudo , altero à purgatione diez]  fem per faccharum rof. ex aliquà aqua refrige— uiti  rante concedentium , ut calor, ficcitásque v1 ex-- tu  purgantis medicamenti facta , & ex febre reli-4 it  &a  & fitiscompefcatur ; càm experientiffimuss ux  Rhafis, 3. T rat. contin. 27. eos, qui calorem, &q qu  ardorem in ventriculo patiuntur;illud comede-4 it  renullo modo debere teftetur,& maximé fi eftass, ii  fuerit;calefacit enim;inquit, & fitim inducit;idls jc  quod-etiam in multis experientia docet . Quareq a.  praftabitautfero ; ut dixi, uti , aut aquà horde] iu  cum füccoaurantiorum , aut julepo rofato ; autij gui  violato.   13. Lauté etiam nimis , etiam intermiffionis] un  .tempore;cibari mihi videntur tertianà laborans]. |  .tesab omnibus feré;& à Galeno ipfo:qui cibarg ni;  .di modus fi apud. nos 1n ufum duceretur ; omne: qi   ex tertianà fimplici in duplicem, aut etam com] iy;   tinuam duceremus. Atque hoc fépé; ac fepiu: un;   juniores Medici;&üm ex fcriptorum inftitutà vid oj   Ctüs ratione victum prafcriberent egrotantibus:|   ex perti funt; cium egrotantium periculo, unde ld uj;  mutare    -—    WE. 3  A s  P». "e *. E  n TO ix A — S  (1—À5.    ANIM.ADFERS. LIB. F. 10$    mutare fententiam coacti funt .   I4. Quinimo, fi vinum pro potu incipiente»  co&tione curh Galeno,& antiquis cócefferimus ,  onines in deteriorem condit0nem ducemus ; ut ^  vixin ipsà declinatione concedere illud poffi-  mus ; five hoc corporum noftrorum conftitutio-  nitribuatur;five vinorum noftranum conditio-  ni; five utrique; hoc unum fcimus ; fecurius per  totum morbi decurfüumabdicari vinum.   15. In quotidianis curandis febribus anim-  advertendum eft; quód, licet in febribus aliis in  principio uberius fic nutriendum, paulatim ver-  fiis ftatum progredientibus imminuendo; ;inilhs  camen primo feptenario tenuiüs funt alendi z-  ori, ut & crudz in ventriculo contentz materiz  attenuatz;excalefactz,& exficcatz;aut in bonü  fuccum vertantur , aut faltem abfumantur , aut  per fe,aut ope Media, le 'nientibus,& abítereen-  bus fübducantur;in quà re Rhafis, Avic.& re-  liqui omnes Mauritani conveniunt, ut nempe»  primis feptem diebus tenuiori viu utamur;  quàm etiam in ftatu5qui omnes à Tralliano mu-  tuari videntur.   16, Siramenà falsà pituità fiat; potiàs vomi-  tu in principio expulfa , aut dejectorio abíter-  gente per inferna educta, cum nutricatui inepta  fitevacuabitur ; neque dixta adeó ab initio erit  attenuanda , ne incalefcat magis, ficcetürque  minüfque eductioni apta reddatur.   17. Quamvis vomitum in hac febre Galenus  Jaudátfe vifus fit;apparentibus fignis ccétionis ,  quod    Vino i€r-   tianarti  apad nes   per totum   morbum   interdicé-  -    lw quoti-  diamis i5  principia   fnniAus A-  lesdum e-  tamqua  in ffatu.    Pituita   falfa ab  danteyvte  u$ ab ife  2it0 nom  adeb attee  nunndas »  fid evae  cuanda «   Iz fcre  enuctidis«  2A "vem    [^    X e    tus utilis  ab tnittio ,  eo quomo  do«  Siwotilia  na in  bre, prater  qUmiupn  ab initio ,  valenttor  evenit i  Satu ,e€x  Gal. .  Mel.vof.fo  dutivii,l-  - «et £n bi-  liofo ab i-  3211:0 non  €OQventat,  22 pituito  Js optima  eff veme-  dium , c  eur.  "Aloe 15  quotidia-  $5, C a-  liis febri-  £ns locis ,  optimum  remediis.    e-    /  P d  ZI) Í    ^  y^vs  /9    €.    :06 LVD. SEPT.ALII MMEDIOL.    quod in ftatu evenit ; id tamen decà per vomi  tum evacuatione intelligit, quà univetfüm cor-  puscvacuatur radiculà, cui veratrum album 1n-.  fixum fit: cümenim majori cx parte primis die-  bus ventriculus pituità fit refertus; fi ad vomen-  dumneptus non fit; aut natora , aut. ftructurà  corporis;optimium erit,blando facili vomito-  xio tentare illius evacuationemsaut fi fit naufea-  bundus;à cibo . |  18: Quamvis mel, & fyrupum rof.foluuvum  in biliofis febribus,abinitio,cradà exiftente ma-  terià,in ufüm duci non poffe ad fubducenda ex-  crementa communia,jam docuerimus;in quoti-  dianà tamen, ad abftereendos vifcidos à ventri-  culo humores. przcipué mel preftantiffimum  remedium cenfendum eft: attrahens enim facul  tas.frigiditate,& vifciditate humoris primo oc-  currentis evancfcit;& quafi emoritur; valés au-  tem maxime facultas abftergentibus relinqui-  tur. jars  19. Ne quis inamphimerinis füfpectum ha-  beataloes ufum ,ad.deturbanda communia ex-  crementa , & pituitam in ventriculo , & primis  venis exiftentem fübducendam , vel ob eam ra-  tionem,quód bilem potiffimüm illam fubduce-  re fcribat Gal. 7. Aet b. med. a4-& S.de compof.  med. [ecundum loca , cap.2.. C lib.de T ber. ad Pz-  Jonem,4. & Paul. £b. 7. cap. 4.vel fané,quia eam-  dem calidam in primo;& fecundum eradum at-  tngentem,& in tertioficcam;idem Galenus.có-  füituerit;quod quàm fit febribus inimicum,qui-  libet;    aloe efle facultatem: alter    NIMADFERS. LIE.    | libet, qui febris naturam examinaverit , facile  | poterit intelligere: Animadvertat,dup    P. 107    licem ih . 41e, dy  4  am à totà fübftantià jx faci    | ductam;quá bilem potiffimüm,tum etiatn pitui ;as.    | tam,fi non à toto corpore , faltem à venis etaim  " ^  , Circa hepar attrahere , & é corpore pellere con-    | fievit ; de quà locis propofitis etiam Galenus z    alteram deterforiam,& attenuantem,quá & exe  crementa , qua funt in ventre , & inteftinis , cue  | jufcumque fint generis , per inferna fi bducit ;    cümqe potiffimum inter feces evacuantià» ,    ÉxxbebeTiXxo d    dicta,principem feré locum.occu-  pet facilé propofitas omnes difficultates fü peras    re poterit. Cum enim tamquam bilis pureatós  rium medicamentü affimitur aloé ad drachmas  i'edüam duas, & non nifi raró, utalia medicamef-    ta longé à cibo fummo mané,quin  4n febribus biliofis concedi poteft : fi    etiam raró  veró aloén    Hu letjectori medicam 1 üÜte  Humamus , ut dejectorium medicamentum , üt  "" ^ . -  ique deterfione quádam ac attenuatione , quid  quid per viam invenit, fibducit, & frequentiüs    llafiumi , cum cibo permifccri , 1n mini    ri quanti-    ateaffumi, & febribus loneis; tertianis hothis ,  »& quotidiánis, quàm maxime auxilio effe pote-  Iit; pouffimüm fi lota fuerit; nam quamvis jy. e£    IG. de ruend. val.Galenus 31    Oocf neque ficcam, ne-    ' l|Ique melleexceptam fenibus concedendam fta-   ftuerit, nifi maona aliqua neceffitas ureeat, c^ 8.    Ie compof. med. fecundu loc. cap. 2. bili    fis,& fic-    IE15 corporibus alo€s ufüm non mediocriter infe-  Ium docucerit;In aliis (anc corporibus,five moct-    bo ten-    Lorgis fe»  byibHs a  loes ufus  cópmodus .    i^ MERIT aen gant ei    (ix    iQ1o8 LED. SEPTAALIT MEDIOL.    bo tentátis,five fanis, ub! vitlofis füuccls utcumqs bent  infeítentur , aloé non fine magno commodoin. |  ufim ducitur, potiffimum ubi ventriculi villisii |  adhzreant:fic enim Oribaf.7.Col/e£l.cap. 27.ab-    finthio alo£n cóferens,ftomacho placidiffimam — juu    effe contendit & fumi quotidie poffe à ceenà ;    depu. aT ME aie quod. Ewporiffon cap.9.übi de evacuanübus;  eju in fanis corporibus conveniunt, agit; quan-  titatem enimiis przfcribit,qui quotidie eam af-    AAloes va-  Pia quanti  345 [umen  8A s [7 pro  $urgato-  o , C f  $ro dei-  éforiosat-  dicatméete.     fébducit euim.» Yaquit c ciborum vis nou bebetat, Mi  erattvea fitim uon inducit, C" bominem ad cibos fu-. à   anendos facit promptiorem ... Ex quoniam proximé f  ante hzc verba dixerat;aloén ad duas drachmas. furi  fümptaio, pituitam ,.& bilem fubducere: cüma jen  addit; [omi e riam quotidie poteff cama.non intel- i:  licit de càdem quáütate;fed alium ufum fumits Ki    fümunt;trium cicerum maenitudine.Idem eti3; |  & longiori oratione explicuit Aét. 7'etrab. 1.    Serm. 3-c4p.24.cüm enim ad trium drachmarumiJi;,  etiam quantitatem ad multos demoliendos mot;    ' bosoptimam effe ftatuiffet, commodam etia malos.    effe (cribit fanitati confervandaz;fi quotidie antep...  coenam fümatur,utante prandium mane: id au--]i...    tem effe non poteft in càdem quantitate , fed adi    fcrupulum, aut femidrachmam. Sic ex Mauri-1,.    eàdem , ut medicamento purgante; agit , ut &   apud Mefuen viderelicet. 511g1tur tamquam...  deterforium medicamentum , € ventriculum. i  expur-    tanis Avic./ib. 2. cap. 45.de iis.qui fecundà vale-4t.  tudine conftituti alvum movere poffunt ; de de-4..  terforià hac facultate loquitur; C Jib. 7. cap. a. ded.    n h    |  i    ad    LI " » E-  — AA LM,    AHNLMADFERS. ^ LIB-F. "  Ixpurgans fümatur,& in minori 1llà quantitate,  li ftatim à cibo, vel etiam ante cibum ftatim fu-.  fimatur, febricitantibus iis fepé concedi poterit ,  "lin quibusaut crudi multi humores febres: pro-  fluxerint;aut certe ex diuzurnà febre debili red-  flito calore ventriculi;multa pituita congeratur,  Int in longis febribus veni ire docet Gal. 1. ad  IBlauc- Sic 8. de compof. med.fecundum loca, bens  'JlBc Oribaf.Joco czt. in febribus hujufmodi , potit-  dMimuüm fi lota fucrit; aloén quàm maxime com-  'Ilmendàrunt , non lotam tamen in iifdem, fi edu-  'Jcendi indicatio pravaleat; etiam concedunt.  '«KCócedacur igitur intrepide in iis febribus; cüm;  Iguz ex febrili calore defümitur ; indicatio nona  'Iprevalet ; fed qua ex craffis humoribus in ven-  lrriculo coneeftis o b diminutum partis calorem,  Irum ubi roborandi ventriculi viget indicatio,  [quod in longis febribus;& ex pituità cenitis, &  lWtertianis fpuriis fepiffimé evenire dicebat Ga--  b en.1. 4d Glawc. Vnde v ^, cmus; Maurit; anos, à  Weam fcholam fectantes; & pilulas ex hierà Gale-  | ni comendare,& alephanginas bis in hebdoma-  ddàin paucà quanutatc à 'canà fümptas .  20. Ínufü attenuantium , & diureticorum..,  | hzc efto cautio, ne tiene eorum ufi nimium  jl fint calida attenuantia , fcd moderate aperiant;  4 neaut materia nimis liquata;& fufa majori.mo  3 le tureeícat , & dolorem per univerfum pariat ;  :raut exhauftis tenuibus partibus,quz relinquun-  ur fontiiob esremancant;& quodammodo lapi-  Wi defcant;& ininvictum fere malü gri decidant,    Als ill ud :    (4€ I bÓA.    Atenas  tia m p 2m    ter calefa-  Citntia s,    Purgátia    valeterra non multüm in febribus ufum medicameétorum..    io  LFD. SEPTALII 7MEDIOL.    2r. Illud certiffimum eft, 1n Galeni doécteinà 14.4    *5i» Àri pareantium commendari;cüium $.44erb. 1. abío»  bus in 45 lutam putridarum febrium curationem trades,    VON .    Purgatia  Iivia repe  nta sque  ti dianis    Covent .    ne verbum quidem de purgatione habuerit. Et    Il. AMeth. inrefolutorià illà :methodo curativà.    earum, cüm putridum humorem evacuationeo  effe propulfandum doceat;ftatim fübdat, eligeix    dà cffe medicamenta , qua fine calore educant |    ut funt mulía ; ptiffana;clvfter.| Et 1. 22. G/ane.  etiam in continuarum curatione purgantium.,  medicamentorum non meminerit. In tertianà    vero praftare ait medicamenta alterantia,quàm. ||    quomodolibet evacuare: id veró, quód fe penu-  meró per urinarum copiam;aut per füdores, in-  fenfibilémque tranfpirationem morbifica caufa  fit evacuata ; ; quód , fi qua füperfünt , craffiores  potiüs alique portiones erunt , non multz , 111a  medicamenus noftris blandioribus non. calidis  tolli poffunt;cüm in eà quantitate effe conjecta-  bimurquzad alios in putredinis communio-    nem attrahendos apta fit; cüm veró non fepe id |    in tertianis, continuis, & acutis contingat, raró  etiamin fine earum purgationem exercendam.  cenfüit Hipp. 1. Zdphor. 23. 2.2dpbor. 29. € lili.  dé diua pura.    . In febribusautemà pituità venitis, qua : |."  intermittunt, levia quafi medicamenta purgan-  tia tantum , eáque per iptervalla admittit Gale-.    nus, quem fecutus eft Alex. Trallianus; magna: | ^    vii aüctoritatis,/» I2«£ap. 7. d€ hacre differ €n$5,    cüm    ANIM.AADFEERS. LIBiE- I    | cüm dicitzVerz oportet auteso ipfos tmiverfrm pur-  ) [reete vices, C ftmplicioribus medicament is.  1! €'c. Vnde fortaffe recentioresfuorum mmoran-  9 tiumufüm defumpferunt. quod 1n aliquo cafü ,  & aliquibus febribus; & poft coctionem conce-  dituf ex arte, ad omnes febres, & quocumque,  "f tempore, & in principio malé traducentes  J^ z3. Levius etiam;cautiüfque in febribüs om-  '| fibus purgandum efle conftat , quàm in alns    vifcerum,cordis nempe, & hepatis fervor, calor  ex hiimorum motu contractus, & deleteria., vel  faltem fatis calens medicamentorum qualitas in  | causa fünt, ut cü timore in febribus pureemus ,  in: morbo autem non febrilr audacter evacue-  mus;id quod Hipp. Jib. de rticuliss in fige, cla-  rifhimis verbis o ftendit.   24. Verüm purgare corpcra in febribus cüm  opus eft , inclinante morbo, vel poft illum , quo  "| tempore vires majcr1 ex parte fü ntimbecillz, &   E fpiritus multiüm exhaufti ; cavendum maximc  il Medico eft;ne ex affureendi frequenti; aut ex   | humorum evacuationein fyncopen incidant fui  M ueri quod vel in pureandis iis , qui à tertianà  |fünt évacuandi; niaximé timuit Averrocs. Qua-  ] propter jubeat excrementa 1n lecto exonerare »,  vafe aliquo huic ufti 1 accommodato füppofito ,  aut findone plicatà, quod innuiffe vifus eft Gal,  : 3.de Cri. cap.9.    r  s: & (  ——À——À —    - E-  — HÁ —Ó—Mà    ——    Pureadg  Mone 2    morbis à febre fejunctis : calidiffimorum enim. fZre 444    2:3 alus  "orbis e?  471    Debiles  dum pur-  gantur , e  leto 207  furgant.    25. In quartanc febris rectà victüs ratiorie », Quartana  d&in quantitate;1lla fit animadvcrfio; utin prin- rin prin    CX plo    £iplo va-  yu; Ui-  es , ch  quemodo  sariadus.    &alfatné-  42a quartz    ^    Jod: 2  944 LADOr a    znuàbuscon-  zcdenda ,  "n parece ;  emer.  Quaia-    (12 — LUD. SEPT ALII 24EDIOL.    cipio non in omnibus fit eadem;neque enim fefe  per à craffiori eft incipiédum , quod ex commu  ni regulà 1. Z4pbor. colligunt aliqui, in ftatu at-  tenuantes. INeque etiam femper per primas tres  hebdomadas abftinendum erit à carnibus, &  pullis gallinaceis , ut ctudi humores poflintat-  tenuari;& abfümi,quod magni alioqui nominis  viris placuit; fed diftin&ione opus eft. Saneui-  nci,& carnofi, quique lautiàs vitam per multos  dies traduxerunt, & qui crudis multis fcatent  fuccis , & qui ex fanguinein melancholiam ver-  fo febricitant, primis quatuordecim, aut viginti  diebus,tenuiüs alendi erunt,atque ctiam.fi fierl  poffit ; ab ufu carnium funt 1interdicendi,ut &  crudi humores in vétriculo,& primis venis exi-  ftentes concoquanturattenuati, & in fanguinem  mutari queant, névealtius permeantes obfttu-  €tionesadáugeant. Qui veró in primà regione  cruda non acervàrunt;& biliofi funt;macri.faci-  ]é refolubiles;tum & pueri; aliter funt in princi-  pioalendi,atque concedendze erunt carnes , ut  diuturno morboobfiftere poffint ; atque ad fta-  tumufque cum viribus valentibus pervenire.   26. Quód falfamenta iin quartanis laudentir   à Galerio,cavédum eft,ne multo eorum ufu mes  Jancholicus ficcus in corpore adaugeatur ; con-  cedendá igitur erunt parcà manu,ut medicamen  tofa alimenta attenuante vi predita, & utappe- tentiam, quz primis menfibus omnino folet effe   dejecta.excitemiüs .   27. Sànguinem quidem in quartaná miffufia  pa    ANIMADFERS. LIB.F. a5    per fectam venam , fi opportuné hoc auxilium xis vez  adminiftretur, Galenus cenfuit optimum reme- /eclio 2u&  dium ; opportuné autem fiet , fi multus in venis 4ecozve«  fanguis fuerit; & craffus, & fceculentus,niger & "^  craffus.   29. Vnde jure merito Medic prafentia ne- Quarta-  ccflaria eft,dum talis actio à venifecà exercetur, »3labora  qui qualitatem fanguinis confideret,ut eo infpe- bus di  Cto, fi niger, & craffus fit, liberaliorem permit- /?guis  tat evacuationem,habità femper virium,atatis, *"4^44-  plenitudinis, temporis ratione . Quód fi potius //^» Mess  tenuis,& clarus fit, & potis ad flavum vergat , gere  fupprimendus erit. shi.   29. .Adhibenda tamen hzc eft cautio , ne fta- Sanguis 2  tm ac perrubentem faneuinem,& bonum exire "miffione  viderimus ; illum füpprimamus fieillatà ven; fenguini  fepius enim vidi primas illas duas uncias effluc- z: quarta  tes bonz conditionis, quód non ex penitioribus »i» zé fta  educantur ,fed ex venis brachicrum , quorum //7 fuf-  fanguis ob affiduum eorum motum,quandoque PW,  purior redditur ; progrediente veró evacuatio- ^"»*'-  ne,nigrum , & craffum cffluxiffe. Quapropter ó Pes,  faltem due , aut tres unciz vt effluant , finendz  funt ; antequàm certum de hac re feratur judi- Sauguts 7        | guis optimus é venà fluat, permitti debeat effc /^ 24?    ;1  |    1  "v 3    - . /* A i - * ^ 22 54071  | xe;neque fif oporteat.fi forté ex antéactà vità , ^^^  | & fignis plenitudinis ad vafa cognoverirous , ^ - d    tantam fanguinis copiam conoeftam in venis cf- dm    Íe;ut nifi folvatur, periculumaimmineat , ne avt. 7/    Á HOovVvuS    114  LFD. SEPT ALII MEDIOL.    novus aliquis morbus magni momenti adjun-  gatur,aut Certe ex multà illà fanguinis congeftà  copià obftructione genità aduratur fanguis , &  inatrum fanguinem mutetur , addatürque in,   caufam quartana .  Ságuitin ..31. Etlicet Galenus deloco, unde in quarta-  quartana p fanguis eft evacuandus , agens , cenfüerit ex  quád? ex Axillari,five internà brachii finiftri venà effe edu  4t? cendum, illud fumés, quod majori ex parte eve-    FM. nit,originem quartanarum ex fplene pendere;   du, — praftattamen hacin re Actium fequi , cenfen-  tem , confiderandum effe priüs ,an potius vitio  hepatis,multum melancholicum fuccum eignen  ris,vel affato fanguine;vel aliquà alià occafione»  fiat:tunc enim potiüs ex dextro bracbio,; quàm é  finiftro;fanguis effet mittendus.   dnpefefa —.32- In peftilentibus febribus,fic didis; quód   j» mini pefüferas emulentur;ut verum eft,ma]ori ex par    potest fan te mittendum effe fanguinem fectà venà,confen-    [ élam vt- dictis,rariüs id auxilium in ufum duci debet:ne-    qua ex acris putredine , nifi magna fabfit pleni-    perpenfis    i gqnisper fe tientibus viribus:ita in pefte;peftiferífq; fic vere fr.    747), C queenim umquam , fi à pravis cibis in annonz '|  : e " Md ^  quando , penurià fiat, fanguinem mittemus ; neque in cà    tudo,& humorumzftus; miffo enim fanguine »» |.  & füperfluum fanguinem evacuabimus , & eftüij.  frenantes ; ceris occafionem fübtrahemus multi, 7  aeris trahendi ; neque periculum imminet tanti). "  collapsüs virium , Át cum peftis contagioaliun--j.    ^    »    de delato alicubi ferpit ; qualecumque fit primüij ^  nrincipiem , miu intrepide poteft ; 11s omnibus ^    ANIMADVERS. LIB.V. aig    "tM perpenfis & obfervatis , quz in reliquis febribus  5 8 putridis confiderari folentquód ezdem vieeant  "Rindicationes. Confentit Gal. 3.7 1. Epid. 26. in  | Critone.& 3g 3.cap.76.in Calvo Lariffe, in qui-  I bus voluit miffionem fanguinis convenire ; cüm  * E pefte laborarent, 2.77 3. Eprd. iz proezz. Quin &  ERuffus;referente Oribaf. 6.5yzopf. 2 5.in pefte»,  Abi fanguis abundaverit ; vel ubi alii humores  ']Rdmixu fintfanguini.fiátque genus aliquod ple-  Inicudinis,jubet effefecandam venam.Idem Aet.  der. f. cap. 95. & Paulus , b. 2. cap. 36. ex Ruffi  )ffententià. Ex Arabibus Aver. Jib. 3.7 bezf- T rad.  dB- cap. 7. Rhafis 3.cont. T ratf. 13. cap. 2. c? libro  / Me Pefle;cap.6.8c Avic.lib.a.Fen.1.1 rat. 4«CAp«A.  jit ii fatiseffe poffint adverfus Fracaftorium , &  Inovitios aliquos,etfi magni nominis. Neque ve-  Jró faceffit negotium , quód haufto veneno fàn-  1IIBuis ex venà non detrahatur,ne bono faneuine ;  "Ur IPX venis evacuato, in venas trahatur, & perfan-  "fBuinem difpergatur , non fecüs, quàm de feclá  "lrenà crudis in venis exiftétibus humoribus: Dif-  ü)ffPar enim omnino eft ratio ; nam hauftum vene-  i'ifiuum quamprimum eft vacuandum,;dum in ven-  eliriculo;& primis venis continetur, quod vel vo-  it /llnitu , vel pureatione fit, venz fectione fieri non  Uifboteft, quia fanguis bonus In venis exiftens , de-  ullra heretur,venz veró inanitz fugerent, & attra-  ""ilrerent ad fe venenum in ventriculo, & mcefcnte-  i! RÓo confiftens, quo nihil perniciofius cffe poteft.  silDuare Diofc. b. 7.de curationeab haufto ver.e-  jillloaeens, non meminit venz fectionis; quem fe-  5 H £ cutus    Mri. -ec    ln Pt le s 33  J : ; :  gnisad a- nem , & aliorum Mauritanorum fententiam ea-4t.    nimi deli ynus,qui in aliquà pefte ad animi ufq; deliquiunogiui  quid no». fanguinem detrahunt;cüm in pefte potius quanagui  enittédus: tas minor effe debeat fanguinis detracu, quàmgu    «16  LUD.SEPT ALII MEDIOL.    : &utus eft Act. Ser.13.cap. 45.X Paul.//b. cap. 28. Ai  Atin febre peftiferà venenum , five materia pe-/7  - ftilens,non confiftit in ventriculo;aut primis ve-4t  nis,fed jam ineft in venis cum fanguine commix-Jur  ta ; proptereáque detracto fanguine , pars illiussiui  materie peftilentis fimul cum fan guine inanitureduii  Hinc Paul. Jb. $.capit. 2. dixit, veneno in venissfii  exiftente,(angmnem effe detrahendum . Difpattjnu,  jcitur eft ratio curandi haufti veneni , & febrissp)  peftiferz evincendz .: fu  ;:. Cavendum tamen ,nein Rhafis opinio«jtt:    inaliis febribus putridis,quód vitales vires in edm:  magis. faciliüs concidant . i|    In poffe fo. ..2 4, QuinimO,ne detrahendus.eft fanguis pest  in 9? H7 fe tam venamdn brachio,fi morbus jam invaluufi;  MM rit ; quód vires qua f in princi pio miffus e(fedin,  2 jeg x fanguis,vegetiores factz effent;,exonerata ab ona,    re natur, jam ex virulentià fradte fint, & propteyri;  reà refiftentibusmagne putredini;& alexiphar TM  macis potilis eritagendum. !  3$. Quid veró,erumpentibus,aut eru ptis maur,  culisillis;aut puftulis? an mittédus erit fan guisslius.  'an potius ex fpe&tandus exitus nature? an jamais,  eruptis ? Egofane, dumoperatur natura,à primfs..  -cipio fum fpectator ; mox ; fi feeniter id agit ; 6.  plenitudo magna adfit; & fervor humorum;eve.,  cuo fanguinem fe&tà venà; & fe pe miteftit mor,    bus    ANIMADVERS. LIB.F.: try    jus , aeftus imminuitur, validiüfq; reliquum ad  gutim expelli fepé animadverto . Neque enim  Wiericulum illud impendet , qucd vulgus etiatn»  nigj-iedicorum umet , & adeó exhorrefcit ,neífcili-  get humores ad cutim impetentes; aut delati re-  ulrahantur à circümferentiá ad centrum ; quod  Wnifflione fanguinis fieri tamquam certiffimum.  Juffumunt;& tamquam affertü à Galeno 4. zuezd;  Ital. 1o. Miffio enim fanevinis per fe potis fane  fjuznem à centro ad circumferentiam revocat,ut  "ixperientia docet, & Galenus apertis verbis tta  dudit a. de ruezda val.4.quód fi oppofitum c. 10.  aMuu[aem libri atferit ; id de multà fanguinis eva-  quauone per accidens intelligendum eft. Cüm  Jinim per fanguinis mediocrem evacuationem.;  ginguis;qui in venis internis reperitur,ad exter-  J| » € extra corpus revocetur , utin intetpisin-  qiammetionibus manifeftum eft ; fi ulteriüs pro-  Jirediatur evacuatio;cüm interne ille magnae ves  («hz exinaniantur.natura provida; ne partes majo  Jis momenti deftitutz remaneant fanguine , ex  gccidend, & fecüdarió à carnibus & venulis am-  ditüs fanguinem iterum contrà ad interna retra-  liit. At i mediocris fiat evacuatio,tantum abeft;  Nit mifhio fanguinis per fectam venam kedat ; aut  levocetut doceerit Gal.6.Fpid. Sec. 2. Com. 30.  in latis illis puftulis Simonis cujufdam;fanguinis  dniffionem maximé futuram proficuam.Neque  : Niicant; Oribaf:7. Synopíeos 7. €) 3.ad Evnap. 21.  jum hac verba ad verbum recenfet , omififfe feAMtionem vene; ut proinde ceníeant additum effe  | "M .3 in    Antbra  eibus , t^  bubenib.  apparent:  &us f«can  da vena,  € 4o  do.    LFD. SEPT-ALII MEDIOL.    r1  in textu Galeni, cüm in omnibus Galeni codici- || ci  bus illa pe reperiatur, ut potius ab Oriba4 dti    fii colle&ore omiffam per oblivioné dicere poffi- «| 11)  mus ; aut aliunde defümpta verba illa effe , càümug m!  cadé difficultasin purgatione etiá fubfit . Quam] tuii  opinionem confirmavit Aet. z. Quar.Serm.1 .cap-- Vit  126. puftulas , five vibicesin principio peftiferaeimo  febris apparentes, fanguinis miffione curans . 7  36. Inanthrace;furunculo, & bubone; potif- rs  fimüm fi in emunctoriis cordis;aut cerebri fiants, lunt  nullum effe praeftantius cognovi remedium ; fiilüni  vires conftent, &cin principio verfemur,maximé3 ji  fi plenitudo; & fanguinis copia adfit ; fanguiniss[ yn:  evacuatione , tum ratione febris peftifera , tum)  ratione morbi particularis:càm enim fiant à fan- we;  guine craffo adufto , bili flava admixto; quidli  equé fanguinem evacuabit peccantem 1n totaxXir  corpore , tum & dolorem illum intenfiffimuma d  mitigabit , qui fiepé vires dejicit , maximé cümzdliny  partem nobilem obunuerit ; tum & materiam;  evacuativà revulfione à parte retrahet? Scio;haedin  inre, ut & in füperioribus experimentis certari sj;  & contrariis quidem. Ego veró in pefteillà in-4n.  figni 1475. & 1576. noftrz hujus magnz civita-4fti,  tis, profiteri poffum;ex octo illis Medicis;quibuss,  pefteinfectorum cura erat demádata; inter quossii,  & eco unus erá , càm unus;aut alter vene fectio-Juj.  nemin fuis zeris aver (aretur,Fracaftorii, & alio-4..  rum doematibus infiftens, nec ex fententià cura-J».  tiones füccederent , mutatà fententià ; aliorumz p,  exemplis, & felicioribus fücceífibus utique ex-J  citati    ^w    Dd    4NIMADFERS. LIB. FF.    119  citati,quàm przftaret fineuinem evacuare, tan-  demcognovére. Vndeetiam comimuni confen.-  fü in pefte hujufmodi nobile remedium nullo   4 modo pretermittendum effe,decreverunt,modó   | ftaumadminiftraretur, & parciori manu, cíáque    adeffent, quz in co remedioadminiftrando pet-  i$ pendendaíünt. Eratautemnon ex acris COrfil-  ' 4 ptioneuniverfáli peftis ea.fed contaeione,& có-  d municata ; & ferpens,falubrialioqui & caelo, &e  anni conftitutione faluberrimà ; & rerum om-  nium , quz ad vicum faciunt , maxima adetat  abundantia ; corpora autem noftratia veré fucci  4 plena conftitui poffunt.   37. Caveant tamen , nefemper ex ehdem aut. 4,5,  ven, aut parte fanguinem hauriant;fi enim poft cius , eh  d aures parotides exoriantur,aut füb axillis buboe. 2u£ez;-   | nes , aut anthraces , furunculíve in trunco füpes bus aptae  riori eruperint,ex brachio ejufdem partisftatim *enióus  tundetur vena. Quódfiininguinibus bubones ^ £4fe;  gU erumpant , & inflammatorium dolorem proei- p^» Pd  d gnant,;intalo ejufdem pedis fe&à vená faneuis -  Wevacuabitur. Si veró anthrax , aut forunculus 5^  (fapparuerit, ex oppofito evacuabitur ; illà enim  Mectione venz & naturam onere levabimus , &  qananus adjutrices natnrz porri&emus,ut ad emü  détorium illnd humores detrudat ; cüóm enim à  dcorde plurimüm recedat , vidimus plurimos ex  jf f bubone in inguinibus curatos ; pauciffimos au-  gJKem.fi poft aures per parotides; ut fere nullos , fi  JMfüb axillis materia detrudebatur. Atfi anthrax  dnaícebatur in dextro; puta ; crure, evacnandua    H 4 erat    -— -    i— Xe    X  -    rj    -—— 1  E E  PLN    -    4 ULEIXBE    2e ZLPD. SEPT-ALII MEDIOL.    erat fanguis ex finiftto, ne majorem molem ma-  teriead locum affectum traheremus,unde & in« :  flammatio major fieret; & dolor inrenfiffimus ;  unde vires collabafcerent ; praftatigitur in con-  trarium revellere, evacuando ,fimülq;à princie — fi  pibus partibus virulentiam retrahendo. Do&rn- :  nam hanc licet colligere ex 6. Epid. e£. 7. tex. — tun  ubi dicit;in anginà peftilenti fe venam fecuiffe in 1  cubito.  Scarifez- 38. Sed cm in pefteomnia fint inprecipiti. fut  tis cur occafione pofita , & aliquando Medicus ftatim . (ite  in pefle [^ non accerfetur ; aliquando etiam vene fedio ab — [ui  Iuberri-.— 4]iquibus non admittatur , cuperem ad manus j|:  T4* artificem habete qui fcarificationem malleolo-  rumfciret adminiftrare : commodum enim effe  remedium cenfüit Apollonius apud Oribaf.7« |:  Colle&l. c. 19. C 20. quo etiam , cüm aliquando — jur  pefte effet correptus, afferuit effefanatum; quod. — |ui  remedium pro plenitudine curandà , quafi venz. . pnr»  fe&tioni zquiparaturà Gal.4. val. tuend.4«O 20«.— fii  Qua actio omnino diverfa eftà noftrifcarifica- |  tione inloco cucurbitularum, ut conftatex Oris pat  baf:7. Collet?. 18.ex Anvylli fententià;fiquis ca- fun  put illud , & modum exercendz illius operatio- Bu;  nis confideraverit, & quz à doctiffimo Profpero Ju  Alpino de hac re fcripta funt ; ib. de Medicina — Wu.  "Aegyptiorum, quidquid contrà f enferint Avic.I. — fü  lib. Fen 4. cap. 22. & ceteri Arabes Media. 1  Cueubi- | 39. Verümfi jam aliquátó progreffusfit mor-.— fan  tula feri büsis peftilens aut nefciamus , an vitales vires fav.  ficata ali- fixing fatis fint; quod aut vereamur,ne pertenta- - P  K1S al-    Sfi: apr!    ANIMADVERS. LIB. FL. 124    tis arteriis peftemin nobis contrahamus aut le- quiido vi-  pe cautum fit ; ne primis quatuor diebus Medic zs fe-  Ipulfüsarteriarum tangant,ut apud nos confütu- Zioz;s ve  tum eft : certé folebam egoin noftrà pefte .aquà. z«.  -icalidà ablutis füris;in internà parte cu curbitulas  linjungere cum profu ndlori fcarificatione ; iom  Ikca evacuare fangvinem ad fex , aut octo uncias  ; pro fienisaut plen tudinis , aut robore Yinubis  Iquamvis enim immediaté f; nguinem ex v cnis  i fIhon detrahant , fed ex carnibns , neceffe tamen,  Ie ft;ut carnibus inanitis , ex venis fübeat alimen-    A4    ; fum, & confecuenter eiiam totum 1nanlatut .   40. Quinimó & frequétius,& tutiuseft prz-. c,;,,5;.  Ifid: ium hoi 'Cc,cum & evacuet fanguinem. Citra» re cum  imultam fpirituum exfolutionem , ab he pateau- f'arifica-   ftem , & corde , ad longinquam partem vi irulen- tione in fia  j;ftiam avertat ; nec verum cft, quód non fint pro- 75 ? peffe    Futurz,quia | nimis diftent à corde ubie: na mina- f/equen-  AN ft-  Inità plenitudine totius corporis ; ipfas quoque» p "i  A72 — €-  [cordi vicinas partes necefle eft inaniti.,  1:21 0  4I. Quid fi inanito cor pore urgeant fy DABIO: ou eniin  [mata,& exanthemata lenté prori IDpant;COr V€- ,,j, $ doy    ro aneuftiis prematur in pe efte, & animi eps fo qua ida  Itieliquia , autin fie nis do lor capis UIgeat , QUC zpJicam-  Inmil lefvmp tO ma» quod fa penumeroó in " efte» da , d  jronungere videmus; erità nobis przftandum ? quádo ni.  An « cucurbitule dorfo erunt admovendz Quod  ].deó con troverfum inter M edicos video, aliisil-  las omnino exhorrefcen übus;aliis paffim, & in,  ljuocu mque cafu illas in ufum ducentibus? Cen-  jico;fi nihil aliud urgeat;non effe temere, & fine.  diíftn-    Veficitia  i5 pesteo  aliquado  gn ufum  duci pof-  funt , fed  ?AaYD.5  quande*  Veficátin  $m fobrie  bus peiti-  lentibus  fone. tefle  $n ufum  duci non  debent .    p f/" wt  F.heitta    pavtibus    f'spevnts y  comatofrs  eff cliens    - ia $2 LES 5    LFD. SEPT.ALII MEDIOL.    diftinctione admovendas , fed negotium natur:  effe permittendum. In illisautem cafibus, turri  (carificatis, tum fine fcarificatione uti nos poffe,  & debere judico; neq; periculum (übeft, ne ver-  fus corattrahantur humores; propter totius cor-  oris premiffam jam evacuationem, potius enim  é corde in füperficiem hümores evocarent,cutm»  manifeftà internarum partium utilitate .   42. Veficantia , utin huncufum antiquis ino  pefte non funt ufitata , ita , fi extremis partibus ;  potiffimum füris,poft univerfalem corporis eva-  cuationé applicentur,non fpernerem,modó eftus  illein corpore non adfit , peccétque potius fero-  fus humor, & pituitofüs;fic enimad inferna Viftle  lenti humores principibus partibus retrahétur.   43- In peftilentibus veró febribus, quz cum»   efte non fünt , fed fic dicuntur, quód infignem  quidem habeant putredinem in humoribus, fed  non hujufimodi,ut veneni naturam jam fübietit;  cüm putredo corriei poffit, & per codtionem  emendari , veficantia non in ufum ducerem ; fed  non fécüs , quàm aliz febres putride curande  erunt;excellentis tamen putredinis habitá ratio-  ne,ex exficcantibus aliquo addito , & corde non  mediocriter roborato.   44. Animadvertendum tamen tam iniis fe-  bribus improprié peftilétibus, quàm in veré pe-  ftiferis , ratione fymptomatum , potiffi muüm ]le-   tharei,& comatoforum affectuum,nullum effe»  przítantius remedium veficantibus ipfis ; aut  parti brachiorum verfus humerum , aut etiam  íca pu-    Tz2    ——    ANIDMADVERS. LIB.F. 15    fcapulis applicitis: ferofos enim humores » & usse le-  frieidos cerebrum opprimentes citó, & facil- thargo cà  limé & attrahunt;& extra corpus evacuant:Con veziuzt.  ftat hoc ex Antyllo,referente Oribaf.zb. ro. cap.  1 3.1n peftilentibus affectibus maximam fzpenu-  meró effein fomnum propenfionem,in quà fina-  pifmos convenire (cribitymaximé in lethargo;&  magná fané ratione : nam in lethargo confiuxus  fit materiz ad caput, unde opus eft revulfione »;  cümque perpetuo dormiant,expereefacere fimi  li ?ravamine medicamentorum eos oportet. Ide  defendit Aet.-4rchbicene Ser.15.cap.181.& Paul;  ain, /[7b.7.c.18. Hinc Aretzus Medicus , his &  GalenoantiquiorJibro 1. de curandis morbis acu-  115, c. 2. curatutus lethareum, dixit, tibias urticis  effe verberandas, aut etiam valentioribus medi-  camentis effe utendum , denique etiam finapi.  Cum veró ii omnia priüs tétari voluerint, quàm  ad veficantia veniretur,oftendunt, quanto 1n er-  rore recentiores verfentur, qui protinus in mor-  biinitio veéficantia effe admini(tranda cenfüuerüt.  4f. Aliuseft cafüs , in quo tutóin peftilenti- Veffcdtia  bus veficantibus uti poffumus : cüm univerfum ue  corpus exterius aleet ; & egre calefieri poteft, ^ bases  non quidem fi refrigeratio fiatob virium extin- Pura venies  ctionem; tunc enim inftaurantibus Opis eft: fed: ^70 rore    . Kain - ^ . (02/2 27 p; PP  fi ob alias caufas , tunc adminiftrari poffe docuit V efic attin  Antyllus apud Oribaf. b. 10. Colleé£]. CAp.13. & in beffilen    Archigenes, Aétio tefte, Sy»zma a.c. IS$1. tüncq:  ^ -) 13    tibus, abi  & tibiis, & brachiis funt adntovenda » Oribafio    corbus al-    V referente;Zoco addut£o, & Paulo 4E cin. lib.7.cap. getuilia-    Sce —nT : ;  ESO NST ME, Le ;.9 PNE  ni EE bor be diii Me    n4 LED. SEPT ALII. MEDIOL.    19. Quibus locis con fat duobus folis iis cafibus s  in acutis, & pefte , veficanubus nos uti poffe ; &  hoc eft, quod Oribaf.ex Ruffo //b.6.5 ynopf.- 2$»  ocebat ; in pefte calorificis quandoq; effe uten-  dum,ad evocandum calorem ex profundioribus  corporis partibus ad fuperficiem; ut & Aet. 5er.  $.c.95.& Paul. lib.2. cap.36. Vndeneque inom-  nibus peftilentibus ; neque femperin pefte vet  cantibus utendum cenfüerunt magni ii Medid;  fed aut in foporofis affectibus; vel cüm externa  Veficztia a|oent,& interna zítuant;cüm novatores ii fem-  in peflilen Ser, Gcin omni pefte; peftilentíque febre, quin  dipsihar & fi Deo placet, in principio veficantia adhi-  Lui 3d beant. Sed non eft mihi in bacre tempus con-  m pajfm terendum , cüm à doctiffimis viris res hac abfo-  ufurpata . lute, & ex profeffo fit pertractata » & à nobis 1n»  libro 4e Peffe; annis juvenilibus, dum totusin cà  curandá in patrie mez calamitate verfarer,com-  pofito difputata;quem librum Amanuefis meus,  ; homo exterus, cüm emendatum meo juffu tran-  fcripfiffetad editionem;fuffuratus eft; nefcio quo  confilio,cüm ftiret;apud mein fchedis ca omnia T  remanere,licet multis in locis defcedata .  parenhe- «|. 46* Evacuatio pravorum humorum, caco-  me utendi Ch ymises per medicamentum purgans affumptü  in pefle, t On minüs,quàm fanguinis evacuatio,in pefteo — [wj  cur convenit , & fortaffe frpiüsinufrm ducitur:ut — [tn  enim venz fectionumquamin pefte;que ex pra» — qu  vi fücci cibis fit. convenit ; & non ita fepéineàs [|i  qua ex corrupto aere, fepiffiméineà,quecon- |  tagio ferpit: ita in lisomnibus purgatioinufüm [i  vcnire    -ANIM.ADVERSLIB. V. 2j  venire poteft , licet multó rariüs in eà , quz per  contagium vagatur;quód f penumeró virulen-  ta communicetur hominibus fnis ,& optimis  humoribus praeditis ; quibus fi medicamenta,  purgantia exhibuerimus , & carnes colliquabi-  mus , & bonos humores evacuabimus , fpiritus  exhauriemus , & denique vires vitales deftruc-  inus. Quod firefertum pravis humoribus effe  corpus conjectabimur, purgatione omnino opus  effe dicemus. In cà veró , que cx ingeftis malis  cibis fit; purgatione omnino opus eft; licet etiam  ratione virium maxima adhibenda fit cautio. In  hancopinionem Medici omnes Graci, Arabes ,  & Laüuni venerunt ; locis adductis ; ad demon-  ftrandum venz fectionem convenire; inter quos  Gal.1.de diff. feb. 4. Vnus ex antiqvis Celfus I;b.  3- c4p.7.& ex recentioribus pauculi medicamen-   t15 uti purgantibus in pefte judicárunt inutile,   quód non putredinem, fed venencfam qualita-  tem fimplicem in pefte fübeffe putàrint ; quód  veneni naturam medicameta propemodum om-  nia, & igneam naturam participare cenfeant ;  quód alvi fluor iis concilietur , quo plerofque in  pefte illàinteriffe teftatus fit Gal. 3.27 3. Epid.    J    | 59. cüim nequeCelfi auctoritas przponderareo  | poffit tot magnorum virorum auctoritatibus ,  neque recentiorum illorum rationes convincat ;  quód atate noftrà tot medicamenta inventa»  | fint; que nequevenena fint, avt venenatam na-  | turam participant,neque exceffi caloris ieneum  | febris x(tum adaugere ; neque etiam alvi fluo-  rem    effe im    z10 i    4)    DinvOniüit  f Hnveca D    ue EVD. SEPTALII ALEDIOL.    rem concitare folent; cm non in otrini pefte»  fymptoma hoc füpervenire fcribat Galenus; fed  in cà,quz fuo tempore vagabatur. In quam pe-  ftis conftitutionem fi quis inciderit ; cauté fe ge-  ret , & iis uti poterit; in quibus vis aliqua ineft  & adftringendi,& roborandi.   47. Invento auxilio in morbis , illius exhi-  bendioccafio eft inquirenda , quod maximé in  pefte eft obfervandum : cüm enim 2. Z4phbor.do-  cuerint Hippocrates & Galenus ; vel ftatim ab  initio , vel poftquàm matu rpnerint humores;co-  fint; in declinatione humores effe purgi-  dos ; difficultas in hoc cafu maxima efle folet  etiam inter dociiffimos. Ego , quid prz-  fiterim in hac noftrà peftilentià , liberé dicam,  & quibus ductus fu ndamentis; cui etiam even-  cuim felicem fücceffiffe, fàn&? poffum profi teri,  quantum peftis effrenis rabies cócedere poteft.  Evacuandum igiturin principio ftaum aut (e-  &5 veni cenfto, faltem fecundaà die ; fi putrido-  rum , autimalorum humorum copiam füb effe  coenoverimus . Neqve "Apbor. 22. 1. Sect. quo  afferitur , Concotiae ffe ved: canda , €t cruda non  movenda, nifi materia turgeatsraro autem tuveet ;  nobis repugnare cenfendum eft. Quod ut in-  tellieatur, confiderandum folüm erit, an fub  evida , contineri poffint humores ilh    1  i    )  "mE ES:  Ciique    b  ^41 0  CLAÀM    1(    VV    YT/^111 2  Cil il Tii t    tia Nol d    dcó putrefadii in principio febrium peftifera-  rim. Egofané non video; quomodo materia,  qva nullam patitur concoctionem , neque 4li-  mentilem; neque impropriam quee pttride    materix    ANIMADVERS. LIB. F. 127    gmateriz convenit; cruda dici poffit. Crudum.,  enim, & coctum correlativa fünt ;itautcrudum  Ifit , quod coqui poteft, fed nondum hanc perfe-  I ctionem per coctionem eft affecutum . Atqui fi  gBradum eum putredinis affecutus eft humor is,  jut peftem gignat , quo major vix dari poteft, ut  jam veneninaturam inducerit , & ad benignum   fgmplius reduci non poffit, certé eum numquam  Iveré crudum dicere poterimus; aut coctionem  [ejus pro purgatione effeexfpectandam. Eóque  [iagis, quód majori ex parte materiam hanc  , [turgentem effe obíervatum fit: quare càm tur-  gentem materiam excipit ; utique peftiferam.,  E materiam exceptam effe cenfendum eft,  Iquód fepenumeró primá dietureeat , aut pro-  Ikimà die , aut alterà turgés fit fütura;hancenim  IFuam perturgentem intellexiffe Hippocratem  Iconftat 4. Z4pZor. 1o. ft turgeat in acutis , eadem  fue effe purgandum, atierentem . At acutiffimum  Imorbum efle peftem , in quà materia plerumq;  Iturgeat, quód acris fepé fit , ardens , virulenta,  IQueque undequaque mota principes partes im-  Ipetat , quilibet, qui morbos peftiferos viderit ,  jac diligenter obfervaverit, facilé cócedet. Nos  lin noftrà hac peftilentià fepenumeró vidimus in  jtodem grotte, eodem tempore à naturá mul-  Jas.ac varias tentatas effe excretiones, per alvü,  | per vomitum,per füdores, per urinas , per cutis  Wefflore(centias , & per carbunculos quoque , &  »ubones. Docuit hoc Ruffus apud Oribaf. €.  ]Wynop[eoscap-2.5. & Aet. Ser. $- cap. 95. SON    Q9    Peftis tnn  feria tur-    gens fape-    Dnuta2eràó.    198 LVD. SEPT ALII AMEDIOL.    Jib.2. cap.36. qui adeó varia, & vehemétiafyms- |  ptomata in pefte dum referunt ; nihil aliud re-. | 5  vrafentare videntur,quàm tureétem materiam |  hinc inde latam; nec certam (edeníhabenteimn: j  Quz fi, dum venenata eft , purganda ftatim eft. | (iu  abinitio, ne repat ad princepsaliquod mem- [0  brum; multó magis tunc evacuandaerit,cuümo |t  veneni natriram habet;cujus proprietas eft prin ful  cipes partes petere. Oftendunt 1d 1pfum pefti- | | ti  lentes cafüs, quorum libris de orbis vulgar. 10  meminit Hippocrates ; colligimus enim mate- jm  zias in eis fuiffe virulentas,& veneni participes; [itm  vaeasitem, & certam fedem nó habentes : cám] aun  enim varias fedes peterent, varia etiam fymco-| var  promata induxiffe fcribit; in multis papule ap--j t;  parebant, qua mox retrocedente materià adl t;  internas partes delitefcebant , quz pofteà alias» iti  inducebant feva fvmptomata. Neque quif-4 ui  ! piam Hippocratem obiiciat dicentem.zz9 zz4-4 tui;  Turg?5 -geyjag rursere,nos autem afferere,in pefte fzepe-4 ui  maet, DUDmero tUTgere; fi namq; confideraverimus; p e«t  quomoto - A n raro evenire,utiq; materiam raró turgerezdt  peftz [epos &n peftefiepe türgere , non effe contraria , autif ois.  JE Contradictoria juidicabimus: tureget enim mate,  ria,cüm natura à multà, aut pravà qualitate afíjti  c&ta.materià concitatà, tentatJnter initia eamuaJi: v.  xpellere ; qua mvis importu né: fcimusautemujlu,  peftém femper àpravà,& veneni naturam faxis,    'piente materià fieri: Non tamen credat aliquissphuii.  nos putare, ubi nonturgeat materia evacuanedly,  à 7* * . . h   dum non.effe : nam cum virulenta fit materiai    morbum    y4r0,0ov 1n    ra  i  c    *  :    d d. ^"  C-————    ANIM.ADFERS. LIB. V.    morbum faciens , & timendum fit , ne ultetiüé  procedat , reliquos omnes humorésin fidendo;  venenique participes eofdem reddendo éx cori-  tactu portionis illius prim: ex contaeltone ac-  quifitz, pureandum ftatim erit;ne ad terminum  eum ducantur humores omnes , de quo locutus  eft Galen. /ibró adver [us Iulianum ,cap. » Quod  ubi totus fanevis putrefcit,vel alioqui vitiatur;  morbi; quiinde oriuntur , curari nequaquam;  poffunt. Inquit enim: ZVoz pollictztur M edici 3  Je omues morbos ex vitiato bumore , 0Hmmeizque pu-  tredinem curaturos , [ed eos tantum , quibus corpus  t"dhbuc validum eft . C2 vires robu[le ; non aute ,  quamdo [aneuis penitus corruptus , G" fachus arugi-  nofnssut affumptum alimentum in corruptelam tya-  bat ; & quz feq. Cüm prétereà morbus is acn-  atffimus fit; fi declinationem exfpectare volueri-  imus, inanis omnis noftra opera erit, non folüm.  quód fruftra exfpectetur coctio , quam nullate-  nus humor poteft admittere ; fed quoniam cüm  J| declinatio tunc fübfequatur ; càm aut à natur  j| extra corpus pulfus fuerit humor,quácumque.;  | tandem v1à 1d fecerit , aut ope Medici , aut mit-  1! fione faneuinis,aut alexipharmacis,& fudorife-  I ris,fruftra tunc Medicus tentabit in fine propel-  | lere. Non negeaverim quidem,;aliquando ex pui-  a eandum eftfe1n fine corpusà reduviis , ut renu.  di1riri poffit, atque à recidivis fefe vindicare qu  4 przfervatio hzc potiüs erit,quàm vera curatio .  Ij Purgandi igitur potius erunt ab initio humore:  J qnod cüm emendari nequeant; quamprimum.  : ! exrclli    Wes ctr tuta raa nns rs crie RCM    EE ette Matteo    129    NE    $5 ATDAIAC: S    130. LFVD. SEPT ALII 7MMEDIOL.    expelli debent : namapuffimo vini exemplo ex*  plicuit Gal. 2. d pbor. 17. quod ubi acefcere cce-  peri5adhuc vinum eft acidum;& tunc emenda-  r1 poteít,& ad priftinam natnram reduci:fi verà  corrumpatur, & naturam propriam amittat, nó  amplius vinum eft , fed acetum; tuncinon am-  pliusad prittinu m ftatum reduci poteft: Ita fan-  guis,caterique. humores,cüm pautrefcunt;ad be-  nignum ircrum,autíaltem ad conditionem,quz  non multüm noceat.coctione.deduci poffunt; at  cüm. compurrucrunt , jam naturam mutarunt s  ncque corrigi amplius den dy fed tamqua om-  nino deletetia ftatim.expelli à corpoze debent .  Eít infuper prater morbi cauíam conninentem ;  quzeftaut in venis prope COE , aut 1D partibus  cordi communicantibus , alia quaedam vitiofa.,  in ventriculo,inteftinis;&.circa praecordia adhe-  rens,dolore,colore,aftu;naufcà;amarore, aliísv e  fignis manifefta, quz. neceffarió quamprimum.  purgationem. SREPI cH aMiquie declinationem po-  teft exfpectare. Qua fane.eriam efficit , ut alià  rationein principio euam expurgari debeat: nà  fiin hoc morbo per totum ejus. decutfi fum alexi-  »harmacis., .& medicamentg à totà fubftantià  utendumeft , ut etiam i1 ,.qui fecus fentiunt de  hac purgatione , concedunt nonne nccéffarió  MES qe concedent,in impuro corpore pracedere debere  ps, gud purgationem ? Hxc namq; vel 1pío Gal. tefte ;  fit expui-. lib. $.de Janit. tucnd.cap.6.ante non fnt affumen-  qa? cr. da,quàm totum corpus inanitum fuerit : cüm    po    impuro  torpore nó    Ju enim.€a vel itaanuüpharmaca;vel antidora dican    [uL .,    ANTAIADFERS. - LIB. V. 131    tur, quód totius(ut ajunt) fübítantiz diffidio  1mmutent yenenatam illam naturam, frangant,  obtundàntque, atque prorfüs cxftineuát;&. €Vàec  cuenrtà corpore per fudores, atque cutaneas ex-  creüones ; nemini dubium effe poteft; in corpus  noftrum hzc minime praftari pofle , nifi prius  Inanitum.fuerit corpus ;: non enim ad cor vires  fuas emittere poterunt , nifi meatus fint SEPhn  eati; neque à corpore per- cutaneas excretio  venenum expellere poterunt, nifi pariter be  fit evacuatum .. Quin neq; e atcuationem per  cuum ullam effe diu in eg i totum corpus  inanitum fucrit,ex Gal, 8. IM eth. 4. CQ" 11. M4 e-  th.1o,at nec rarefaciendum prius, quàm fit eva-  cuatum, 11. 74eth. 9. colligitur. Atinquiunbid  fieri fanguinis miffione . Verüm quomodo vim  argumenu effugiunt;qui illam refpuunt? at om-  nes faltem fatentur,in multis non convenire , ut  in pefte ex pravis cibis, & in cacochymis cor-  poribus; in quibus ex fpecta r1non poteft conco-  €io ; faciendum igitur quod jubet Gal. 4. dé 2  tuerrd. val. 4. Quod alienum à natura efl.nt ad pri-  | flinam bonitatem vediei non poffit protmus evacue-  |fwr. Huiusfententiz fuifle Galenum, colligere,  | poffumus ex Ib. 1. de differentiis feb.4. ubi dicit,  impura corpora in principio ftatim effe purgan-  da; & ad fanitatem deducenda . quod manifeftis  verbis confirmavit 2.77 $i de morb. vulg.in Si-  monc;in quo late puftulz efflorefcebant;idq; in  libris Methodi medendi — TInonftratum efle a f-  firmat;quod vel $.Aetb. sed. c.12. conftat, vbi  * habet :    $33  LVD. SEPT ALII MEDIOL.  habetzCarerum ,iiinpe[le facile [omari funt , pro-  pterea quod praex[iccatn vis» prepuratumdq; corpus  otum fuerit;quizppe quod evomuerint ex Tis tonmul-  li; onmibus venter profiuxeritsatüs cum ita eva-  euati effent qui evafuri evant siis pu[Inle quas exan-  phbemata vocant, mpra foto.corpore confertim mul-  te apparuerunt , ulcerofe à quidega plurimis, ommibus  certe ficca. Cuibus ver bis vel cecis mamfeftum  eft ; pureanda etfe corpora ab initio in pefte».  Quid.énim per pureanda effe corpora fignificat,  nift in principio effe-evacuanda füedicainenm  purgante? Nonne pratercà conftat ; excretio-  nes has peftilentes nuHas fere effe criticas , fed  fymiptoníaticas; qua in principio;vel augmento  3ccidunt? Atnihilominus prepurgatum effe »  déberefcribitcorpus, antequàm apparerent; nó  icitur exfpectavit coctionem. Secutus eft hanc  fententiam Avic./ib. 4 4. Fen 1-Tr.4.capit.4.cum  inquit: Summa curatioms hurus febris eff exficca-  tio , C 1llaftat cum purgatione , à qua tocipere de-  bens -& Kver. 3T bet1fit. T ratl. 3. cap.1.qui in,  principio pilulas ex fimocolumbino, aloe, &  agarico commendatin pefte. Et R hafis tum 5.  Continentis , cum lib. de Pefle ; quos pofteàfecu-  tus eft Aver.2.Collett. 56. Éx recentioribus etiam  plerique feré meliorisnotz , inter quos Manar-  dus Ferrarienfis, 5. Epi. 3. & 13. Eprff. 1. & Vi-  &or Trincavellius zz l/bro de febre pe[ilentialin  hane venerunt fententiam. Quod experientia  etiam confirmar e poffum: Mihi enim. &fociis in  1naenà hac peftilentià magne hujus urbis fehet-  CCY    ANLMADVERS. LIB: V; dag    ter ceffiffe , (ciunt & praefecti fanitatis , & cives  noftri , publicéque etiam nos laudárunt pro bo-  nà,& fedulà preftità operá,cüm purgante medi-  camento ab iniuo feré curationis ufi fuerimus.  Quod & Gentilis ille Fuleinas fibi experimento  conugifle teftatur 1.4. ubiinquit: Ego vidi focios  zoftrossviros expertosqui 1n prava pefhilentiaspri-  pa » vel [ecunda die ,"velin quarta ad [nummum s »  quam citius poterant , dabant pharmaca evacuan-  L4, exfolueudo materias , ficuti Rbabarbarum, vel  "A garicum , aliquando dabant auedicinas Y1g0-  ratas cum pauca Scammonea ... Et vidimus plures  evafilje per manus 1ftorum , quàm per manus illo-  VU, qui gon purgabaut , mfi cum levibus cly[fe-  v115, C quandoque [ola caffia.Neq; rationes, quas  contrà adducunt , multüm urgent; quód enim  A phorifmü 22.objiciunt;jam docuimus;aut füb  turgente comprehendi, aut fané veré materiam  1llam crudam dic non poffe , quód nullam co-  Cüonem admittat. Neq; caliditas medicamen-  torum vcrenda eft quz non avocavit Galenum  ab corum ufu;ob majorem utilitatem in turgen-  te materia ; minus autem nos Impediet in pefti-  lenti;in quà fx pé minor eftus fübeft; potiffimum  cum mitiora quàm plurima medicamenta , mi-  nus calida ; vel vix caliditatem attingentia, &  fimplicia , & compofita ncftris his temporibus  fintinventa. Neque vercnda funt mala, & in-  commoda, quz fequi docet Gal. 1.24pbor. 2 24.  € 2. pber.9.ubi quis crudam materiam in prin  €iplo,& non przparatis viis edu3 crit;cb majora  E. :3 enin    "$a    144. LVD. SEPT ALII. MEDIOL.    enim mala fugienda in tiizgente materià ; noti»  veritus eft ftatim evacuate , ;Ob eandem etiamo  caufam nos in pefteidem preftabimus. Néque   alvi profluvia;quaz in pefte Hippocratis tempo-   re ubi fipervenirent, mortem inferre folebant ,   debentnosab cxhibitione niedicamen torum in  principio deterrere: namietfiin ea conftitutione — |^   id.eveniebat; in aliis non femper eft cum pefte» |   cotijunctum . Sed veró etiam nulfa vis eftargu-  menti; nam fluxu illo siulti interierunt, quod  nimis oppt effa; acirritata natura fluxüsZ exone-   taré tentabat ; fed & füccumbebat; & materias   quafieffrenis facta plis jufto fluens vires deji-  ciebat,undem ors fubfequebatur; at ftatim pur-   gatis himoribus. periculum hoc evitabimiis .  Sedatgumentantur preteteà auctoritate Gale-   n19. de fimpl. medic. facult. cap. de terra Letmnias  tibiinquit, illos; qui tetre Lemniz;ant Bohli Ar-   inehi affumptione cnrari non potuefunt;plerof-  queinternffe . Ovafi Veróy five manifeftis agant  qualitatibus, five cccultis;in ufum hac tutó  du-   ci poffint , non praimifsà purgatione ; cüm jam. ji  Galeniauctcfitate c onftitutum fitjanupharma-   €á ; & antidotos tutó exhiber! non pofle impuro  corpore.. Peftiferz avtém , ac virulentze mate-   rie cum venero coim parátio,quà probare nitun- [  wir;in principio non effe purgandum, nclla eft ; 1  neque convincit: Affumpto enim vencno , cim.» |  matcria.ea in ventriculo contineatur,vomitorils  quamprimüm ex xpelleretentamus; aut fi id ob-  üncrinon poffit;emollientibus, lenientibus, vel    lubri-    * T *    Ex DRM LS — od  UBL. mts tte S sni eii e s in otn c    -ANIMADFERS. LIB. FF.    lu bricantibus per inferna ( fr bducere conamur.  Ita 1n peftecüm primüm corafficiatur,omni in-  genio Gmnino tentandvm eft, 3 nobiliffimà par-    te 1llam revocare, ac quamprimüm ex corpore»  pellere.    13j    49. Caveat autem Medicus.ne; quod iri pefte Peffilétes  conftitutum eft, in iis feb ribus; qu & ,quódinfi- z/,, 5.  gniorém habeant putredinem , ;quàm vulgares ze peffe »  febres putridz, quóodqvein aliqu ibus fyrnpto- cockienens  matibus peftiferas veras aiu léritig Peftlentes expe fttt s  dicuntür; quales font;qua maculas, qua les puli-. vecz prin-  cum morfis »aliáfq; etiam cutis efflorefcentias cdd  junctas habét;idem obfervandum cenféat : cm £244 -  en1m eó nfque non fit in eis progreffa putredo,  ut ad priftinam bo "nitatem revocari non poffint  humores,;ait fané cü m per co&tionenrad quam-  dam temperiem & mediocritatem reduci pof-  fint , ut mitéfcente eorum ferocia, autà naturá,  autarte a Iv Medic pelli poflint, exfpectanda om-  nino crit eorum ccncocto, sícque non in princi-  pio » fed in declinatione érunt vacuandi .    49. Qi 'dunvi Is autem eorum Opinlonern recee    Purvatia  perimus , quiin peftein princ pio humores effe v4//2a ;»  purgandos cenfüerunt veré cathartico medicà- peffe sem    | mento , inter quos diximus fuiffe Ar abes; & in- c?veziit.  | ter hos Zoarem,;& Avertocm: ; 'ecipi tamen ho-  | rum duc rum op nio non debet , qui validiffiinis  | utendum , & calidiffimis medicamentis cenfie-  runt. Nam Avenzoar 3. 7 be; "JIr.cap.4. commen-  | dat medicamentum ex ev phorbio , & aliud ex  fimo colunibino ,::Aver.veró 2.Colleél. Cochias  ]—4 exhi-    136 LED. SEPT-ALII MEDIOL.    exhibet . Mediocria enim,necimpense calida,  potius in ufum duci debent , tum fimplicia; tum  compofita ; in quibus etiamfi ícammonn nonni-  hil excipiatur ;adeó tamen aiiis ingredientibus  orrigitur,ut ad mediocritatem reducatur.  Stibii vi- $0. Vitrum ftüibii ; quod tà »ntopere : probatur  mm in aliquibus, nullo modo admitti debet ; quód ve-  p«fte P*[f nenatà fuà qualitate majorem in humoribus in-  0471 . ducat malignit atem,& ferociam; tum quod ex-  perientià compertum fit ; infcliciffimo eventu  omnes in bac noftrà idi e: qui confilio Em-  a ne um eo ufi funt; ad unum interiüiffe.   . Neq; tamens ego fum, qui multotutr.  goeerroe crrorem fequar ;utrumque hoc  vui magnum auxiliumin pefte , ut &i in reliquis fe-  purgatio , bribus putridis,cxe 'rcenüum; cüm Hippocrates  e fangui altero folüm- utendum fuadeat aliquando ; ali-  nii mif. quando autem utroque; aliquandoauté neutro .  Suderum $2; Sudorümjn verá pefte , peftilentibüfque  provota- etiam aliis feb ribus promo tio, frnaturà duce fu  tio i» j*- (cepta fuerit ut tuta eft, & perplacet; ita difpli-  fte: M cecomnino cüm natvra prorfus defes, inérfq ue»  ^/P2P4/7 wullatenus munere (uo fungitur , videtürque»  ii malo prope fu iccu mbere. Intempeftiva enim»   & audax nimiüm efteorum curatio, qui miferos  zorotantes fruítra fatigant , alias excitatis toto  corpore fudo ribus; aliasadhibitis cucurbitulis ;  aliove quovis ezeeza e :x9y auxiliorum genere;  quód aliud nihil facia int, quam inaniter egrotan  tium corpora vexare;incertámq; pro certà cura-  tionem füfcipere:; que omnia ocioforum funt  homi-    Pefe jte  vantib.  femper co    | tem i]lum gradum putredinis;ac ad exftineuen-    1 ! E  ma m —    "Y. . *    ANIM-ADVFERS. | LIB. V. 137    hominum,atque vires, valetudinem ,vitámque  alienam pro nihilo habentium. Quantumvis  191turro buftz fuerinta erotantium vires , num-   quam admittenda füdorifera hacab initio cre-   diderim , nec Medicus Galenicus sumquamJma- Smudores $   turabit exp xilfionem per cutimtentare,exfpecta 7efzequa   bit potius,dum aliquid ipfa perfe natura molia- 4o promo-   tür,animadvertétque curiosé;quorfüm ipfa ver- vendi  gat, quàve parte infenfz mareriz quarat exitü ,   alioqu 1 naturz motus antevertere , incerta pro   certis ageredi;contraria moliri, & ab incepto re-   vocare,non fine vite difcrimine poffet: quinimó,   ne ftatim quidem per eas partes cevacuare debet,   féd folum ubi imperfecté operetur natura.   ] heriaca, & Mithridatica ma ignacom- TLeriaca  pofitio, ut femper, nifiautaftusineens autin i» peffe.  cem pore;aut in corpore fuerit;ad p refe rvandas quado uté  corpora à pel íteà me commendantur; ita procà- 47 et quo  den Pn dà nonita frequens earum ufus effe modo , ien  poteft: quamvis enim ad cohibendum excellen- reis  Triend&.    dam^4 virulentiam convenirent ; fi tamen ardens    éebris (iib fit;a ftüfq; maxim "E humoribus, &    Ccorpore,non ita tutó concedi poffunt, ne, dum.    | venenoobfiftimus , ita febrilem calorem aucea-  mus , ut vel ex eo folo mors ipfa AQOISAGRIP S    À    Iquacumque vcró de causà mors fübfequatur;idé    cít. Obfervandui n Igitur erit , "PN valeat bilis  kin COI orgia eique putre do illi virulenta fit    Iiconcitata , przftare femper , poftpofità Thcria-  lica. & Mesià ficcifa; antidotis iUis, C&fclls ut),    used DRE c Ft ah ma P str rre i iy i om aue T Mace    Lapillorz  jrecioforz  uus 6d s  0mmmino ve  gtciendas,  nrc paf-  Mim yu* fit,   Yecipien-    dus.    Pulvtfen  loru» CAaY  d acoyz117»)    ^ f. aJ p  8$[us ocu    eibis y fed    2014210 YLo    224€ bo re    * e  CipleAus .    19 |ELFD. SEPI.ALH MEDIOL.    quz refrigerandi ; & fiecandi facultate , preter  alexiphar macam, praedita f unt, ut acido citri, la-  pide Bezahar,margaritissX fimilibus. $1ve cro,  quod in plurimis obfervaviscalor £ebrilis fit nu-  tis.nulloq; mmodoaftuans peccétque aut pitui-  tajaut melancholia,in iífq; cóceptà potiffimum  fit putredo,vir üfque inde en aftatur;tutó & The  riacà, & Mithridatica compofitione , & fimili-  bus antidotis uti licebit ; quibus etfi calor febri-  Iis nonnihil adaugeatur, major tamen erit ex i]-  lorum ufü utilitas, tum in evincendà vi veneni   illius, tum in attenuandaà materià;, &cad cuum,  temi ;   $4. Vt lapillis preciofis,& gemimis non om-  nino fidem detraho, Sapphiro,Smaragdo,Hya-  cintho, &c. quód multis, & magni quidem no-  minis viris eorum ufus receptus fit, &in multis;  & magnis antidotis receptas.ilfas íciam ,ut in.  electuario de zemmis dicto , & alioà Concilia-  tore nomen fortito;ita nec eifdem mudltü tribuo;  ob eas rationes, quz à doctiffimo lo. Bapt iftà  Svluatico , primo Medicine Profeffore in Aca-  demià Tícine enfi ,amico fingulari ; inlibro huic  rei dicato propofitz funt .  fos Si quandotatnen in ufüm Medicum dv-   cendi funt , communis error erit fugiendus ne  ante cibum immediaté ejufmodi pulvifculi ex-  hibeantur, ut nec marearitarum: ex illis enum»  cibo commixtis cementum quoddam obftructio  nibus e1enendis aptiffimu m 1n ftemacho eene-   ratur. Preftabit igitur ; fi modo iis uti volue ri-  mus ,    €— —    & - m mMENEEEE TALL 2  —— ————— P GÀ  mnÜá——PmÜP pe    ANIM ADFERS. LIB. F. 139    mus , 1mmediaté ante dulcoratas potiones ; aut  fullatitios liquores, fummo manéfolitos propi-  hari;illos concedere.   56. Auri ufus & ad ADIHERTOCROTOM & adatra- Aaturi ufus  pllarios affectus antiquis & recentioribus com- Pres lai  mendatur,quoód, citm fpiritus recteet;cot, nobi- 447dns.  uffimum vifcus,robora ire poteft: neq; enim Det-   [enil opinionem recipio , qui non nifi in aureà  IM lexandrinà rec: ntiorum Graecorum ant!do to,  D. n fecipi , aut pro »poni afferit ; cum alioqui   I Nicandet;an tiquiffin nus & Poet a,& Medi-  rus, auro peros affum pto in alexiphartnacis vta  tur; & Diofc. [;b. $.c. 69. de ateento vivo;auri li-   atam fcobem mirabili effe aüxilio fcribat. Mo- T  lis Veró, quo uti oportet, eft , vel eo i tenuiffi- 4^" E  fii - "d es affumé  niim pollinem redacto) & comminuüto; hoc p4- j ni  tto: Defaecatifffmum,& puriffimum autum eli- mal :  featur, & coptufüm tn foliorum form3, aquà ro-  jaccà afpersa, fub Porphyrire, aut matmore , ad  pinimenti inftar redieatur. Sunt etiam,qui Pan-  Phonicos ducatos;u itpote ex purior e anro; fub la-  Pide piclorum [xvieatos quàm tenuiffimé acci-  pant. Alnafperolinteo condnué affricant , &  E s ;in quà defcéndat. Quód fi  I. hymicà indufttià in liquorem fólvatur , modó  Wimis 1eneas in (d non habeat partes , fortaffe  ts 3 commehdari poffet :  | $7. Stultum veró , meà fententia, eft, aureas T UE  -Bionera s,annulos JAUT ca .tenas Intra capones, ju-  Wrula;aut ftillatiti s liquores;aliofve quofvis co- eà terae;  J[uere ; cum in his nihil aliud abfumatvr,; quàm. món: -    multa-    $ , ^  net aí $,    Ex avfent  co placéta  pro corde  in pefle de  tefland«.    LFD.-SEPT ALII MEDIOL.    149  incequere, multarum manuum fudor adharens;nihil enim  abfardi. ponderi penitüs detrahitur poft illorum elixa-  tionem : necetiam quidquam aurum aqua im-  primat, nec etiam faporem , odorem , aliüdveo  adjiciat. | TE   58. Placentas Iacobi Carpenfis ex arfenici    cryftallini partibus duabus; unà autem parte»  rubri, ex albumine ovi,& tragacanthz mucagi-  ne exceptis , quas facculo fericeo, aut ex aliqua  tenuiffimz texturz materia obvolutas,& cordis  rceioni appofitas , anosà contagii labe immu-  nes, omninogq; illzfíos fervare ; «eris vcro ad fa-  ]utem magnum momentum attuliffe;creditu m.  eft; neq; recipio, & longa experientià in noftra,  hac peftilentià doctus omnino rejiciendas con-  fulo: neq; enim experientia ; cuiii tantopere in-  nitebantur , pollicitis refpondit ; quinimo gra-  viffima aliquibus fymptomata induxerunt,ut in  aliquibus etiam mortem preci piti quodam im-  petu concicarint. Vidimus fervos ; quiin magno  illo D. Gregorii Valetudinario aegris; & infectis  hoc morbo operam navabant, & Chirurgos hac    placentáalioqui munitos;brevi fatis conceffifíes,    quinimó multos vi hujus remedii 1n graviaad-  có fymptomata , animi deliquia , fyncopales fe-  bres , tremores cordis incidiffe obfervatum eft »    utfe per illud vim peftis effugiffe fomniarent    in vehementiora fortaffe accidentia , & mortem  ex remedio incidiffe certó cognoverint. Mul-    táq; exempla in hac noftrà peftilentià afferrezs]  poffem,nifi & ratio ipfa 1d perfuaderet:nó enimesp ^    qucd    — —— M — ——    "  ! S  Ami —— Joiha CJ PP, 1 $t.    ANIMADVFERS. LIB. Y. 141  Huod aliqui afferunt, conferre poterunt ; quód  arfenicum occultiore vi venenis tamquam vene-  num obfiftat, cüm arfenicum non occultiore vi ,  fed corrofione conftet effe lethiferum. Ex quo  etiam colligitur ; nullam eorum efferationem ,  Qui cà ratione afferunt conferre, quód cor in pe-  ite primo affici folitum , veneno fenfim affuefa-  rlat, undenec tam repente, nec fine negotio po-  teft ceca, violentáq; pernicie corripi; cüm ratio  nzcnulla fit; quód & experientiam habeatad-  yerfantem, nec arfenicum hocmodo inter venc-  14 connu merari poffit.  $9. In variolis,. & morbiilis curandis , cüm  Jecoctum lentium , paffimapud Medicos Ara-    Lentiz de  €ockur t2    »esmaximé commendatum , etiam apud mul- see, ge    os in ufum veniat; cum abuftm potiüs illum    €^ ia va-    enfeam , hocloco nonab re effe credidi , etiam *ielis, ip;-  iujus erroris inrer medicas 1ftas Cautiones me- prebad .    Ipiniffe. Arabesiegitut omnes fcriptores , inter  [uos precipui R hafis 18. Coztinentis , € 10. ad  IMlman[orem  cap.18. & Avic.4. Cant. cap. de cu-  Wizndis variolis. ad materiam ad ctim ex pellen-  'Mam,& ad evocandas variolas;ex lentibus folis,  | I ex rifdem, lacchà, caricis, tragacátho,& hu-  qiifimodi, decoctum parabát.ídque cetera omnia  -.  ]    irefidia ad hoc munus obeundü parata füpera-  PÍcripferunt; quo etiam multi ex recentioribus  à peftiferis, & pefülentibus febribus ad mate-  iam ad cutim propulfandam;acad fuüdores per-  novendos paffim uti folent : Verüm non fatis    &    Wpo conjicere poffum ; quà ratione lenres aut    I    fudcres    Lentium  qu ilita-  Ie5.    14. LED. SEPT ALII. MEDIOL.    fudores promovere poffint;aut invariolis; pefte,  peftilentibüfye febribus concedi ; nam fi earum  naturam recté confideremus;eas mali effe fucci ;  atque melancholicum fanguinem generare dice  mus;inactivis qualitatibus mediam , in paffivis  ficcam temperiem in fecundo. gradu foruri ; 1n»  fecundis veró qualitatibus varias ; imo contra-  rias habere facultates: nam primà earum adhuc  integrarum, & non deglubitarum elixatione cie  ri alvus folet;quód in extimá füperficie virtus fit:  irritandi;& deturbandialvum;cüm é contrà ite-  rata decoctio , aut tota comefta alyum adftrin-  gat;unáq; opera collectos in ventriculo, & inte-     ftinisfuccos ficcet,ur que vires corticis internass  & integram lentium fubftantiam reciptat ; que    vim habent adftringentem;vehemenuus tamen  lensin cibo fumpta fimul cum cortice adftrin-  citminus veró decorticata , Hzc funt, quz de»  lentium naturà ex Galeno, Gracis, & Maurita-  nis fcriptoribus colligere potui . Galenus quide  3 frmpl. cap-1 5,9. eju]daem cap.de..Lente.1.de com-  pof omedic-local.cap.8.1.de alim.cap-1.C7 1 8.2.e]u[-  dem cap. X8. 44. $. 1n 6. Epid. 33» 1. de vitu tit  acut. Com. 19. 4. eju[dem y cap. 4: C lib. de [alub.  Diata.cap.de Leute... Oribaf, 2. Synopf.cap. 1-7  1. Collell. cap.17. & A€t.lib. 1.cap.de Lente.Pau-  Yus; /ib. 2.cap.7 942" lib. 7.cap.de Lente, & Actuat,    lib. de [pivit. animal. nutrit. cap.5.Hos fecuti funt: f.  in omnibus. Arabes , praterquàm in tempera»:  mento, quod frigidum, & ficcum ftatuunt » for».    taíffe Hippocratis fententiam fecuti,6..Epid. Sets. f    j: LX    TTA    -ANIMADVERS. LIB. Y. 143    [- tex. 33. ubiléntem frieidiffimum cibum fta-  iuit; quà inte étiám à -Galeno eo loco arguitur  Hippocrates; quód in àctivis qualitatibus mce-  lium tenereindé collisendum fir, quód & & ad-  tringenre,& (olvente facuftatefit pr&dita;cüm  llioqui duplici ratione frigidum cibum confti-  'uere potuerit Hippocrates: Primó, quód cim.  tdftringens fit facultas in pluribus partibus , &   n majori mole fiibftanue ,maeis frie1du m ci-  pum poteft conftituere : quód fi poucnes é.con-  rà ex lente factàs confideremus , quz folvunt ,  primam nempe jill: im càctionem validiüs cale-  acere dicemus,quà àm fecunda refrigeret; quód  Qualirates calidae facilius in aquá exciplantur,  juàám que terrenefürit;& frieide:Sect e for-  C frigk dit ffimam ftatuit lenteim Hipp. non ratio-  e qualitatum primarum fed quód, cum hu imo-  em, & fanguinem proeignant relancholicum,  dam.qt latenuscibi funt , frieidiffimzx dici po-   I. erunt ,squod fuccum produc: ant 1n noftro cor-  pore friaidii (umum. Qus .cümita fint de puru-  imis , e fecundis lentium qua htatibus ftatuta,,  lon video.quomodo Mauriranorum fententia,  lhacin re admitti poffit. Nam fi primumeorum  Wilecoctum , non delibratis iis; pra beamus;.cüm.  iklvum moveat, potiüs à peripherià ad centrum.  numores trahemus.,. Quód fi decorticatas , ut   JA vic.jubet.imponamus;cüm tale decoctum va-  jenter alvum füpprimat , atque fanouinem me-  lancholicum reddat valentérque adftringat, at-  Ijue obftruat;maximé tragacantho X caricis ad-    mix t1$5    *44  LFVD: SEPT ALII 7MEDIOL.    mixtis, quando ad cutim perfudores, vel aliquo. | | |  alio modo humotes virulentos expellere queat | 4  non fatis intelligo, cüm auftera qualitas, quae im. |  lente perfentitur, etiam Galeno tefte 1.4/77. 18. |  interreà maximé parte Confiftat,ex Gal. $.de |. ,  fimapl.medic.facul.cap.26.V nde adftringen tüiqua- |."  litate & obítructiones augebit; & craffitiem hu-  morum, qui ex eà generantur, magisimpinget. jj  Pratereà, fi crafsum, & melancholicum fuccum |  cenerat , fi flatulenta eft , & eà ratione fzpenu-  meró morbos comitiales excitat ; ad quid 1n pe-  fte convenire ullus umquam affirmare audebit ?  Quá ratione etiam ex tragacantho,& lacchà de-  coctum , aut fvrupus ab Avic. paratus ad  materias ad cutim propellendas , 1n.,  variolisrejici debet , quód hu-  mores noxios potiüs intüs  obfepiat, quàm foras  expellat, & cor-  poris po-  ros obftruat, non.  laxet .    gud,    3E d    LYDO-    Lj    LVDOVICI    SEPTALII  MEDIOLANENSIS,    «ll Animadverfionum, & Cautionum Me.  dicarum,    9S 1 X d. V.    C ontinerts eas ,    Qua; 4d 200r bos part: culares E capite ad membra.  naturalia pertinent .    —^ e —   A UG PR LG   vOSQT E: ld  lt Ne d    De dolore Capitis.    actu frivida efle de bent L    Oxyrbods  natn capi    N capitis dolore , ab zftu ,.Sole, tis dolere   iene, & fimilibus , curando , cüm prosit ima   oxyrhodina in ufüm veniant , & £'»J^ **   frontalia;illa femper magis laudan ^  ' tur,quz ex alto dela pfa füper fütu-   | ram corona lem decidunt, maximé fi ad intern   | cerebrum intem peries pervenerit; quz zft    alto deci-   Ant»  Oxyrbedt  4» pis appli-  AlC cata ze frc    Ce Iu 47 ec    2. In u(dem ftupis;vel duplicatis linteolis ap- «x cif    K    463    ynaterta  mpplicen-  $4r»    Oxyrbod:  sis narco  fica vix   admi[cen  dla »    NartoticA   8 Capitis   dolore vo-  ?   2;€ doloris    20 adbibe    dla. fed ali  quado vo-  ne vigilia  THU.  INarcoricA  3m dolere  capitisper  fe per os  zon a[fa-  geuda.  Infigaiter  vefrigerau  da44C4  puta non  fear.    146 LED. SEPT ALII MEDIOL.    plicandis,caveant.ne craffiores applicentur, aut  exficcarz parri-nimis adhareants conttariuimL  enimeffectum pariunt excalefaciendo;& infen-  fibilemevaporationem prohibendo.   3. Oxyrhodinis narcotica non mifceantur ;  vel leviora : frontalibus autem etiam valentiora  miíceri poffunt;ad cerebrum enim vix,& refra-  &à vi per hanc. partem perveniunt ; per illam  veró, futurà viam prabente ; integrisviribusad  cerebrum pervadunt .   4. Quinimó in oxyrhodinis,& fimilibus,num-  quam narcotica admifcenda effe cenfeo ratione»  dolorum.fed cim vigiliz inde fuccedant;undes  maxime vires collabafcunt ;in ufum aliquando  venire poffunt ; íed tamen futuris autznulla , aut  debilia applicari debent , fed fronti potius , &  temporibus.   $. Multoque minüs fomnifera hzc per os  erunt fümenda ,in intemperie calidà fine mate-  rià,ratione doloris,càm inde nullum vite impen  deat periculum. nec ullus fibi ob capitis dolore  manus intulerit, téfte Galeno, ut ex aurium , &  oculorum dolore ;'ob diuturnas tamen vigilias  fumi poterunt.   6. Animadvertendum autem;aliqua effe cor-  pora ;'quorum cerebrum ferre non poteft ufum  infieniter refrigeratium;Pueri , ob exceffum hu-    &    miditatis,ne congeletur;autincraffetur;indéque  in morbos comitiales;& fimiles incidant, tum &  ob fübtile nimium craniü: fenes , ob imminutum    calorem , & excrementorum copiam: mu liczes    molles;    ANIM ADVERS.    molles; & candidze:& qui cararrhis fzpé tentan-  tur,& qui laxas nimiü habétfuturas,ex us funt.   7. Aceti pars in doloribus mitigandis cx in-  temperie calidà fine materià.non major fit quar    acerrimum    continebit .   9, Oleumitidem rofatum in eo dolore cali-  do;ex olivis maturis fitne fi ex acerbis fit, cutim  et,ac difflatnionem impediat, potiffimum  cüm revulfione non egeamus , nullà affiuente»  materià; in tali enim cafu omphacino uti licet .  Sitoleumrofatum eoanno paratum  oleum fit ejufdem anni :illud. quidem , ne rofa-  rum vis refrigerans exfolvatur;hocautem,ne ex  vetuftate calorem contrahat .   r1. In dolore capitis à frigidà materià , qua  ad mitiorem reddendum dolorem applicantur ;  non fint foetentia;2ravíve odore przdita; reple-  re enim craffis vaporibus cerebrum folent, &  dolores augere .   2. Indoloribus capiüs ex morbo Gallico,  errhinorum ufus nullus fit: five enim ex bile fit ;  five ex pituità putri ,ulcerain penitioribus nafi  partibus ex iis excitantur, & fubinde offium nafi    COIrru pt lOoncs.  . Inacutis febribus;    LIB. FT.    n    tà;cüm nullus hic fit ufus. repulfionis ;fed ad re-  frigerandum addatur, & ad penetrauonem,  jus levis portio fufficiet, cum «& calida in eo  partes reperiantur.   $. Obidacetum ne  potentiffimo vino,igneas enim multas partes fic    Anh ah, op SERES LO,  ando vehementiít-    K a fimi    fit, neg; ex    Dolete £x  fite ex t5  téberie ca  lida, acete  porto im  exyrhbodi-  2i$ fat par  va.  AAcetd 19  oxyrbodi-  no quale  CO veni.  Dolore ta-  pits ex in  téberte Ca^  ltda , olesi  ofatum  ft £X 0lí-  Vl 5 VIAL  Yi$.  Ole us vo  fatum fnt  Yeceo 5 »  NO foeten  ua fint,  quá capit  applican-  Iu.  Errbina  perniciofa  17; dolorib.  capins ex  "iorbo  Gsllica.    I )i ii . A44    gapitis; et  xebemetif  fimis,im-  9ninente  erif , fu-  sieda ve-  pellentia .    Grifi im-  tnpinente ,  quando à  capite re-  peliendá e    pilsle ca-   " ^  puta: es 4  i 4:24 200    r4 ]  GBA e    M aflzeato  yia q4AD-  dono con  codenda.  Errbina ,  € feau-    ia8torta    snala la-    kun Soo rx  por A. 10113    FILAS  L2    149 LVD. SEPT ALII MMEDIOT;  fimi dolores capitis füperyenetint pulfaüles , cü   rubore faciei , non ftatim oxyrhodinis repellen-   tibus utédum, potiffimüm fi fie his coctionis prz-   fentibus: fepe enim füperveniunt inftante crifi»   & faneuinis é naribus profluvio proficuo ; quo  in cafifi infrigidátibusrepellatur,optimo ope-   re naturzinm €— aut augefcit morbus, aut 1n  cerebro firmatur materia, & cerebri mofbos 1n-  vincibiles Spe   14. Quód fi enam crifis i eat dolore»  magno füperveniente , fed non ges fanguinem  nariun fed per vomitum, ems quomodo di Íícer  natur, ex lib. de Cf. colliei p tei ; tancrepel-  lentibus,quin & adt Lringent abus uti licebic ne»  per vomitum cerebro repleto; dolor per idiopa-  thiam reddatur.   15. Non recipienda eft communis multorum  confüetudo, piluJas ad humores à capite t: rahen-  dos inftitutas exhibentium ftatim à coenà : aut  enim cibos corrumpunt , aut illorum vis retun-  ditur,aut fimul cum cibo é ventriculo eft  fuo fruftrantur. Praftat igitur aut incen  cedere , aut fummo ma iné exhibere , fo  autalterà horá concetfo.   16. Si dolor capitis fit à bile, vel àferofo hu-  more calido, & falfo; tenuíque , mafticatoria fu-  ROT erunt ; pcr 1culum enim umminet ; | ina  pulmones v ica influxa;aut phthifes p Adel  cat, aut pu Imonum alia vitia.   17. Siitem oculi imbecilles fint ,'& fluxióotüi-  bus obnoxii. errhina ; & fternutatoria fugienda   in    ie ? j11 fine  latis C con-  mno una    e** h  AAA    ym  TO    11  bmi    vv &    : DEAE NUM.    ANLM.ADVERS. LIB. VI. 149    18. Incontumacibus,& diuturnis doloribus; y«frcztie  tbi non cederent aliis& potentibus quidem re- optima; e£  mediis,antiqul & Greci& Arabesad puftulan- capit ap  tia,rubificantia,& dropaces,fi inapifmofve attra- p'icatasm   : 1 367  hentes confugicbant , ut ab internis evocarent vthemer  dir. "vt tiffimis do  ta(íam materiam , atq; attenuatam perinfenfi-    loribus £5»  bilem ev aporationcm evacuarent:fed cim cutis ubt  capitis craffior fit,c quàm ut liberum humori adi- am    tum concedat , ncque ulla fenfü patens fiat eva-  cuatio himorum,.eco fzepiffimé expertus fr m.,  pra ft: ure derafis cap illis vefican itiamponereaut  pa rü« lolenti,auttcti etiam Capiti ; fic enimat-  Lracta ad exterpa materia evacu res f maxime  ea,quz tenuior eft, & calida, & acris; vix enims,  etiamfi ciuturnus dclor à craísà materià fiat, fie-  i potefl DUEV chementa dolorisadfit;nifi portio  aliqua illius humoris fitadmixta .    De Phrenitide.    I; Dhbreneti-  I9 Ixin pbrerindelenienti perosaffumen ^. i  à M | CL$ flattors  TOP T ! * cL » p " V RE L—  y. do;ad detu rban« 2 €3 (crementa, in. en imr   tr1Culo , & primis venis exiftentia, primà die lo- dae  cus datur, fed mclli clvfinate injecto, fi ejus eniá  commoditas deti r,m ittendus eft (anevis , fedà  in brachio venà : cüm enim influxus jam defie-  Faut majori ex E factus fit, fruítra hocau-   | Vosa lum tentamiüs    Dbrenett^  20. Caveautem,ne in Trollani & alicrvm. cis fribra  | errorem Incida iS , Qui cüm ob maniacos motus «ebio sez    fàncuin iem e brachio detrabere pDequeunt,ve- feri 54  I        I 24 na    itte em qam RENE IDSU,. — dotdncap  ————M—    ei    20 poteit ,  noh fecam  8a eft ea ,  quainfio  18.    Pbhrenett-  €i5 SAgHIS  non mitte  dus ad a-  ntmi ufa5    gdoliquil    In frontis  vena fec  da blandé  gula aá-  f Y27 41v s  Aut brevt  z82p0Y€ .    Pbrenetiz  €is, CHCHY  bitulis ap  4 E -  politis ,  qud fa-    &iendum .    In bbre-    p huy T1  si run    Ho  LVD. SEPT ALII MEDIOL.    ram frontis fecánt; fi enim copia adfit fanguinis  in láborante ; ut in hujufmodi morbo majoriex  parte cóntitigit;tantumabeft,ut laboranti opem  feras, ut potius ; atttacto ad partem laborantem  fanguinesmorbum ádaugeas: revellendus jeitur  potiüis , atr fcarificatis cucurbitulis ;aüt ; quód  melius effet,venis fedis apertis.   ii. Néqué etiam iri Hioc cafü ad animi ufque  deliquium mittendus eft fanguis , quod pleriíq;  placuiffe video; quód; cüm repellentibus friei-  dis ab initio etiam  ufi fimus, refrieerato toto; ac  à capite rettactoadeó multofanguine calido;fe-  penuimeró aut phrenitis hectica inducatur cura-  tu impoffibilis, aut lerhareus fübfequatur .   23; In venà frontis fecanda adftrictio illa gu-  [z?*, quz fit, ut vena intumefcat, aut non multum  fit violenta , aut quim breviffimo tempore per-  fidiatur ; ne quodammodo ad füperna repulfo  fanguine , ubiad' cerebrum & meninges perve-  nerit, morbum adauceat , aut fané, eodem in-  cratffato,eunderm maetis contumacem efficiat .   25. Cucurbitula, qti breemati,fronti,& re-  liquis capitis partibus ; poft evacuatum corpus  afficuntiir,ad extrà trahendam matetiam, aren-  tes non fint & cum flammà , fed ex aquá calida;  nec loneiori tempore hereant ; & fi fübjacens  parsin rüborem abierit, leviter eamfcarificabi-  mus ; fin minüs , fpongiis exaquà tepente fub-  ftratum, & elevatum locum fovebrmus.   24. Cavendumin hoc morbo, ne in eorum.  errorem incidamus; quiab initio non effe pur-  ! gandum    ANIM ADVERS LIB. FT.    11    eandüm cenfent , fed ex (pectand am effe coctio-  nem ,maturatio enim putredinem jam factam.  fupponit,quam corrigat; quo in tempore ; facto    dum ab  £2ttio , C    q440t23080»    jam apoftemate , morbus evinci vix poteft: eo-  dem igitur,vela idtero die pu irgandá, vel ex Hip-  pocratis przcepto; 4. Z4pbor.10. imminet enimu    periculum,ne tota 1lla effrenis materia fein par-  tem laborantem effundat t,apoftema perficiat    t; &  vires profternat. Neque tamen crudam evacua-  bii fade cei us preceptum Hippocratis. 1. 4-  22. ve] enim turgens erit , vel nondum pu-    tefadta; fic nec cruda fanguini admixta bibsin-  tra propria conceptacula adhuc confiftens , ut  fecidle Hippocratem videmus 2. acur. 16. cm  fluentem humorem ad plevram ftatim ab initio  medicameto purée fubduxit;tamquam non-  aut crudum , fed coctum.   In iis, du 1alv o duzioti funt; R habarbaro  non ita facilé utendum: fi enim fimul cum biles  effervefcentem m: 1e1s bilem red-  eredi ay rnis partibus;ob igneas pat-  t:& ob hanc unam caufam    dum ) putridun    non edu CItUr,    tes,communicari  Avic. ?ranaà cato aut fex fcammonii medi-  1ndidifle in ph:  quidauid dicant Grz-  culi quidam , acriores Mauritanorum Íctipto-  rum reprehenf. res.    camentis ex R habarbar:  carandaà cenféndum eft ,    26. Quamwvis in hoc omnes feré conveniànt,  fimpliciter refrio erantil    bus primá tantüm dic  Eur ipifaébeiiepus a fime & par    bus ,f. PIRE repellenti-  1n utrepella-  ris, & influétium    Rbabarbs  rii tn phre  auide ia  ii54H dis  riorz funt  ALUO 422003  maltum   im ufum  ducendd o    Solis repeb  lentibus  Aliqua do    Sotds 775    eSI pt iit "NE -U    152. LED. SEPT ALII. MEDIOL.    humorum temperetur; dolor fedetur;& affiictee   arti robur addatur , fequentibus veró diebus  mifcenda effe aliqua refolventia ; fepiffimée ta-  men aliter faciendum effe,quód urgeant in aug-  mentoadceó fymptomata, etus, dolor;vigilia-  & mania , ut frieidiffima etiam progreffu tem-  poris in ufum duci debean t, Aretzus admonuit .  In phrene ... 27. Cavendum tamen, ne nimis affidue iis  fiis nón. utamur frigidiffimis;aut narcoticis:tiam dicebat  dintis fri Aver.3. Colle£l.3. caput tutó calefit ; at non citra  gi [imis pericula refrigeratur ; periculum enim impen-  utendum. det,ne quem dormire volumus , poftea excitare  non poflimus, ut ait Celfus:fepé enimain lethar-  eum calamitofimabire folet;ex folà mala cura-  tione phrenitidis.    ultraprin  epum $    Q PE 3 . » Á Eu *  28. Intop  icis, etfi acetum 1n aliqua perucne    get admifcere expediat,ut & refrigeret repellat, &  md penetrationcm adjuvet ; neque tamen multum  plicaydi « admifcendum eft,ne ficcauone vigilias ccncitcts  neque acrius , quod calide partes ,& ficca ni-  mium pravaleant .   Acetiloco ;:.29: Nequetamen placet , quod à plerifque»  in oxyrbo ICCi pitur,ut aceti loco, acido citri; aut limonum  dinis aci- Atamursnimiüm enim adftringit; & ob acerbas ,  d& citri, terreftréfq; partes neq; pervadio neq; admifto-  vel l.mo- rum penetrationem adjuvat : quinimó externos  nem uo» wiestüs conftringendo,refolutionem humoris 1n  indendli ^ Jis temporibus omnino impediet.    F 22i  DNI" , E ibd »  4 TN "c    JANIMZADVERS.| LIB. FI. 1  De. Lethargo.    v  M    MA  .    lfiinlethargo.fi perfe, & cum febrefu- ropa gi-  pervenerit, fanguinis evacuatio per fe-. eis quado  PEétam 1n brachio venam , viribus cenfenuenti- fecanda  f bus cmnino conveniat ; fi tamen, quod fxpius vez2 e:  l'evenit ; vel ad conunuamn febrem fübfequatur ; qu ádo n  llvel ad phrenitim firpé etiam male curatam ,  lomittendam ceníco , neq; fclum dejcétarum vi-  Irium ratione , fed ob materiam potiflimum à  put. e fejunétam .  . S1 hecexerceri nequ cato bal ]UamcCaU- (uen   Ma: n ". apn it tamen repletu mfi t & nonnihilfían- ;4là in le-  lleuinis a« Im ixtum cognoveris , cucurb iru ]leino ££ me  ufum venire poterurt,nontamen dcrío, & hu- quado »  Irmeris, aut fie bis, ut Md ain vifum eft,fed licanda,  li lateribus potiüs pone aures; prope venas  applicitz: illa enim fübtilem, m: iie ; fluxilem  lian: guinem trahentes , rebellem maois, & frioi-  bdam , difficiliüfq; diffolubilem red lent in cere-  bro contentam materiam . Quód f € proximic  ribus eo auxilio eamdeim talos ARCEM  Jumpactz etiam frigide materie aliquam à cerc-  -Biorevelferni IS portionem.  Eir32 C avendum maximé , ne ab initio h iujus  ilimorbi ad excitandum à fomno  fternutatoriis  Iiramur;ex intempeftivo enim hujufmodi remc-  d1o maeis funditu Ir materia , m. igifque fubinde ;, 5ri»c;-  limpingitur ; unde & ccntv max mcrbus fit ma- pio    10 »    [Ei nn .pople xlv fequuntur. Errbine-  | fs    . Errhina in veternooptima funt; in iis ta- pw» Afni»  men    Stermuta-  fortis 20:  utendum    A—— IM ee os oir M — : gum Tm  m Er E i    LetLavgi-  cis vepelle  3i barc  applican-  d&; et [ane  «d[trin-  gentibus.  Vefrcatia  25 letbar-  g^ opti-  722,0 qui  bus parti-  bus appli-    €22da»s    Memoria  deperdita  vemedia    3200» seper  calida, fed  varianda,  P YOvart -  tate Catifa  Y 4777. 6    r$4. LFD. SEPT ALII MEDIOL.    men , qui longocollofünt , & angufto pectore ;  uno verbo dicamsqui proni funt ad phrhifim, &  qui fepé morbis oculorum tentantur , in ufum |  traduci non debent .   34 Inrepellentibus applicandis ; quz non  nifi ab initio, & etiam non fumme frigida admi-  niftranda fünt , adftringentium ufas omnino 1n-  terdicatur , ne & craffior pars huraoris 1nfluxa-»  reddatur, & ejufdem evacuatio,quz per infenfi-  biles meatus fit; impediatur.   3$. Dropaces,X finapifini, utin ufüm venire  debentad attenuandam materiam,eámq; à cen-  tto ad circumferentiam attrahendam : ita vefi-  cantia maeis coràmendari debent,tum fcapulis,  & humeris appofita , ad extrahendamà cerebro  pituitam,& aqueum humorem irrigantern;tum    derafo capite vertici,& fuper füturanrcoronale.    De Cautionibus in la[a , aut deperdztasmemo-    ria curanda.   "T. Icet abolita;aut imminuta memoria 111   A, folamfrigidam intemperiem referri vie B  deatur à Gal. 2. de fyzapt. caufis, cap. 7. (e 3.dc.2  loc. affeél. 4. $* s.cüm tamen frigiditas hec non- jum  numquá vera fit cerebri intemperies frigida fim-. I  plex fine materià;aliquando veró cum materià [1  potiffimüm pituita ; aliquando veró ex defectu ||.  caloris parti infixi,aut fpirituum à corde immif. . f  forum,& hoc caufas quàm plurimas omnino in- Bii  ter fe diftinctas,quin & fpe contrarias habeat :  utà fümmo externo frigore ambientis , fric idi-  tatem    ANIM.ADFERS. LIB. VI. —5j    tatem pofitivaminducente;autab externo calo-  re,innatüm caloreém,& fpiritus;unde pars vivés  calefcit;abfumente: in hoc morbo curando pro-  catarticas , & mediatas caufas Medici animad  vertere debebunt ; nec femper medicamentis.    niant , càmoblivionem producit frigida mate-  ra fimilem in cerebro inte emperiem introduces  Vbi veró fimplex fuerit intempeties frieidà , &  internis , & externis validé calefacientibus j &  ficcantibus erit agendum. Quod fi non pofiti-  và frieiditatetentantur , fed défectu caloris in-  nati, aut fpirituum parte frieidà redditi oblivio  fequatnr Loses: intibus fpi iritus uti oportebit :  In remedii ; vero habenda erit ratio caufze ante-  cedentis;cüm enim hac aliquando calida fuerit,  bt 15 1][o, cujus meminit Galenis , qui cüm ve  colendis vitibus diutiüs füb Sole conttitiffet ,  inedia ufus effet , in hunc affectum incidet: at;  in conflatore vaforum vitreorum , qüi ex fi ith 1-  | cis immenfo caloré memoriá amife 'fat;qui, cüm  !in eo Medici calidisutereritur, & imo rbus in de-  Ecerius rueret,embrochis fr igidis ; Capiti à mme ap    phatis, ed Irt1o 3t!ol )e ex dec IS ju o frigido fadi à.   D. cibis optimé fanevinem,& fpiritus inftauran-   s,ad fanitatem eft reftitutus. In aiidBiéer n,   I 1 O pA) Jeruinin mé? norie deperdi tione m nC] -  Iderat.folüm cenfirmatoantmo , 3€ fpiritibus vi-  o « ais Optimi fici inftaur 4tl$ ; CUFAC1O per-    fecte    Ia memo-    "1A deper-  purgantib us curationem uitio , aut caput- dita curd  purgis, fternutatc riis , errhinis , mafticatoriis 4a rar?  utentur ,cüm hiec folüm in ufum commodé ve-. *vaenat;o    2:26    - eff.    Opus    in COTHA:0  fis, primis  diebus ma  lé oleum  cbamame  linum cx  aceto Ab-  plicatur.    Comato[is  fométa cx  oleis nen    £sto adbt-    Qe        LED. SEPT ALII MEDIOL.    í46.   f a6 eftadimpleta. Non igitur íemper purgan-   tibus, non femper cáput purgantibus , non iem-   per excalefacienubus utendum erit in curanda  . Hors : : ^.   memorià aut abolità;aut diminutà .    In Comates C fopovo[ts affcétibus «    m N. iisaffectibus,ubi aliunde ad cerebrum  delatisaut craffis vaporibus , aut ferofis  humoribus affectiones ez excitentur;non veren-  dus eftufus oxyrhodini ; neq; ftatim ad calefa-  cientia & interna, & externa crit deveniendum;  quinimó aceti quantitas eft augenda, vel dupli-  candaadoleumrofatum completum,vel ex Avi-  cenne & R bafis fententià,ad diem ufq; tertiam:  quin & acriori in iis 2Ceto utendum eft,ut citra  tefrigerationem validius repellere poffit. Neq;  placet Poffidonii fententia ab Actio relata , qui  primisillis diebus chamemelino ex aceto uteba-  tur;cüm ab initio repelléda fola fint adhibenda ,  non autem diaphorcticis fit utendum , fed poft-  quàm affluxerit materia ; quo etiam tempore  4 la addi debent valentiora,difcutienti,& ficcan    LECCE e    —M    u facultate praedita, ut caftoreum, abrotanu mos;    lavendula;ferpillum;verbenaca;& fimilia .    [8] LI . . " » .  39. In.topicis 1n hoc morbo applicandis, non    Med.  ^an  [Tu    $5 «    1Ca-    codlis,quia humectatio fiepé actualis ex ole  mbrochis quandoque vincit virtutem med    n    eó tutus eft ufus fomentorum ex oleis; aut de-...    E    Eu    imentorum incoctorum , nifi validà facultate £:c24  cante predita fint;qualibus etiamfi utamur, peu- qe    ló poft    -ANIALADFERS. LIB.    4 D57  I[ó poft lineo;aut cannabino panno caput erit ab-  (tereendum.  dn Pervigilio y[tve vieiliayuz ex 'ce[fa .  29. Y N narcoticorum exhibendorum hcrá eli    cenda    E- S0nminui fa  cüm diflideant inter fe ferip tOres, "a qua bo    aliis poft cbum é ventriculolapfum, &anteex- ra exhi-    Ihibiuonem alterius per  "bus; alus cum caer ; aliis veró poft coenam per  'lhoram. Egofic cenfeo ; fi ex fomniferis fucrit  'Iwehementioribus , quale eft Philonium utrum-  Ique;& recens T heriaca , pizftabit priorem fen-   Ireciam fequi;ne coctio turbetur, & cibis admix-  dra pom Apes at ' Cüm omnino medica-   menti da fi in iss nullam nütriendi facultatem.   habeant. Si | tamen maxime necceflitas üreeat.,   Etiam à coena per horam concedi po (unt, v ipo-  Aribu: s cibi fa cilius ded ucentibus vi m íomniferam   üd cerebrum: fic horà fomni P ilulàs ex.cynoglof-   Ilo aliquando propinamus. Si veró fomnifera.   Kuerint leviora , aut etiam alimenti aliquid con-  Mineant;aut cum:cibo:exbiberi potfu unt, ut emul-  IMBiones feminum papaveris albi ex aquà lactuca ,   Iiolarum,nenufaris, & fimili m,.thvrfi latucze  ffaccharo conditi; autfanc à ceená per horam ,ut  |lyru pus de papavere ,.de nymp Pha ex aqua la-  jd tucz:fic enim blanda illa cf fftumatio ex cibo Foi   Wata — nidiori illi , & aliquo modo fr ig1dz ad-   à fiepenumet 'ó fomnum con o  «mm: ^deratas 1llas vigilias ex fumidà , & t    CX h d    tres horas concedenti- 2ez4a.    ;:;8$ LFD. SEPT ALII MEDIOL.  exhalatione productas; aut ex calidà & ficcà ce  rebri intemperie factas demulcet , & íomnuma  convenientem introducit .   40. Quotidianus tamen , & frequentior illo-  rü nfüs,nifi nimius partis Caior id perfuadeat;fu-    Somifz-  rortt Af45  frequéenor. eendus eft ; ne, dum cerebro fuccurrere tenta-  efft i02 4€ ius; & illius fymptomati;aut contrarium. intro-    edis ducamus affectum;aut ventriculi coctionem im-  PR minuamus.   507322116- . b f^ f   T n 41. Pueris parce admodum formnifera hec    per os funt concedenda; rariüs fortaffe valentio-  a;folent enim quam»    ra extrinfecus applicand  maximé memoriam labefactare. |   42. Non priüs inanito corpore;aut repleto ni-  mium capite;nó funtinufimm ducéda: contuma-  vationem Ineptos »    ya parcins  $n pueris  2n ufu "m   ducenda.  Somnuife-  ya repeeto  corporeo, cesenim humores; & ad evac    aut copi" peros fiexhibeantur , omnino reddunt ; fi veró:    10,00» ^^ capitiapponantur. in comatofos affectus &gros    minjir9 deducunt.   somnife- VA d et - -— f  Mee) blanda evaporatione cibi meliüs officium iuum  * ,    la * : ^ »  E 43. Átenul admodum caenà exhobeantur; ut!    complere quean    parcat  mole obtruatur.    Narcotica    o  non Hàáda    jn princi- turalis;atq; impeditur , ne calor fecbrilis quam-  pio pire- primümex pandatur.  xy[mi í    "ode t:ita tamen ne aut coctio ci-j  poff c0 A. que Pepe : Y  bi impediatur à frigiditate , aut vis remedii ài    44. Cave; nein principio paroxyfmi narcoti-JsT!  oss " «^v . A 0^ E ;  ca exhibeas;ex iis enim faepe fuffocatur calor na-4 |    AXNIMAADVERS. LIB. VI. 1$9    In Coneelatione .    145. T IN catalepfi; five congelatione, cüm vi- r» carale-  AA. deam Praécticos omnes ftatim abinitio ca- ;// coz-  | lefacientibus & ficcantibus uti;in errore«eos cmc- zs. cal;-  :[ nes verfari exiftimo : cm enim in iis peccetma- Za ipea  | teria melancholica , ab eàque morbus is produ- 5?furen-  '| catur;fi in principio; & auemento morbi calidis ^*  |iis impense ,« ficcis utemur ,craffior reddetur  ;'| materia , ficcior , & ad diffolutionem InCptior ;  'J pre ftabit igitur calidis temperate uti ; ac hume-  | Cctantibus, ut materia attenuetur, fluxilis redda-  | tur, ad evacuationem magis apta, quin ut per  -J fenfum effugientem evaporationem difcuti ; &  TJ evacuari queat; progrefTu quidem tempcris cali-  | diora adhiberi poterunt ; ad rcliquias materiz  abfumendas,& intemperiem à parte auferendá.    [99    quet 4: In catale.  46. In topicisitidem remediisinchoclocoace 5,7 7^  i; eÍ ns. : bft aceti  tumnullibi 1n ufum veniat; tumne pauciquifü- 2  : cet —: j ]4g1e7»da.,  'J| perfunt ; fpiritusexfunguantur ; tum .ctiam , ne  ifatri humoris ficcitas, & acoradaugeatur.    In Vertigiae .    i47. T Llud folum in hoc morbo curando obfer- Veytigino  A vandum, cavendum cenfeo;cüm ex hu- 55,7,  immoribus in cerebro contentis elevati va pores,& tatorias cin  jexhalationes inotdinato motu, & in eyrum cied- capurpur  ftur;fternutatoria non effe in ufim ducenda , ne- gia fagiz-  que valenda illa per nares attracta caputpurgiaz da.  quamvis enim aliqua materig pars educatur,    xr1*3^  iIVII  YÀÀ    )  —— Qr  (91S NA  OlS , Cv    icrfiam m    j y "LA  2n pavoxyf  2320 0 CO    catiendt.    I bilepr:-  / 1   £:$ caf ut   Cot-    80"  2 4 uS  nz Fi6€3Ais.    ilept i-    Et  €1$. "'UO6221-    3M5 "72v-    Epi'epti-  €15t pa-    "T    v0X y[7720    liosu oot  gon nden    T».  ea    0 ,    ^ Ww  fymptoma tamen fepe    jJ E    | aceto;aut finapi;aut fucco ruta perfric:    160    LFD. SEPT ALIT MEDIOL.  augetur , concitatur ma-  .x motu fübito materie morbus isine pi-    utatur.    In Epilepfia .    acet,quod [,    "Ntempore paroxyfmi non pl  tif    Pu paffim à plurimis fieri video, qui fta    4  VU.    corpus concutiunt,quin etiam ipfum caput : fe-  | u ad    numreróenim magis recurrit ex eo mot    pe  lus perdurat 1n-    obftruendum materia , & di  vafio.   49. Fugiant etiam , & omnino caveant , ne ;  dum.turpitudinem faciei, & diftorfionem , ac  fpumaumjoccultare tentant, capite , & facie pan- |  no cooperta, refpiratione liberà impedità, zeros  füffocent.   $o. Cave nein paroxyfmo vomitum provo-  ces ; vidienim aliquos in invafione hocrentan-  tes,ftriptorum quorumdam auctoritate ductos;  przcipitem in mortem :egros duxiffe:ex violen- |,  to enim illo motu, magis repleto capite, ac con--|  citatà materià in cerebro exiftéte , ad perfectam  cbftructionem faciendam deducunt , unde apo--,.i  plexia fequi folet . |   «1. Vt mirificé placet in principlo patoxy--],  finiori aliquid , & mediis dentibus indere ; ttj:  hiansos effe poffit, ne lingua intercidatur; fpu--].  ma educi poffit , & palatum realiquà attenuan-],  te, puta, Mithridaticá compofitione, caftoreo exu, "  iti poffit;   ita    1f  ut    Fw    "RT    iE E us Je VÍA    ANIMADVERS. LIB. FT. 161    ita lignum folidius 1mmittere nonita tutum eft ,  Í» penumeró enim inde excifos dentes vidi. Pte-  ftatigitur facculum ex corio,vel ex craffioti telá,  repletum. atrenuantibus multis, & validioribus  quidem , finapi , evphorbio, caftoreo , rutà, aut  ejus femine, & fimilibus, ita parare, ut illius vi-  ces.poffit fupplere : fic enim & voti noftri com-  potes reddemur fine illo periculo, & morbo ad-  verfabimur. In brafei-  $2. In prefervatione ab hoc morbo;hzc fitin- vatieze.  fecandà venà cauti j»fiinftentacceffiones,nifiex 4^ epile-  fu pprefíis menftruis ;aut hzmorrhoidibusori- P qu  o)nem morbus fumat m uttendus erit faneuis ex gum bra-  venis brachii (fs veró femel aut iterum, vere, vel. ^^"? » e  iutumfo fipervenire foleant ; aut. hax motrhoi-    des,aut menfes fint fuppretfi, fecanda erit veria ;    in talo.    aud s  lud.    quádo cx  talo f^x-  gai ?21Íf-  tendus.  $i ex aurà virulentà aliunde elevatà-ad. rpilepti-  mel morbus fiat; nifi infignis plethoraid «iex an-  perfuadeat,mitti | fanguisnon d debebir. ra tieva-  $4. Cüm plerofq; videam; Aretzo,& Ttvieen fa » o0  nà duce,in-przcavend aepilepfià validiffimisuri "7742s  medicamentis purgantibus, tum per vomitum , / "£5  tum per feceffüm ; ; egó longa experientà doctus Lys  profiteorme numquam morbum hunc, in quo-  quam per proprium cerebri affectum producti HAPE  validiorib jus vomitoriis curáàtum vidiffe fed ex... :o  11s omnes ad deteriórem ftatum deductos:valc:  üora autem per feceffi e cducentia aliqua:  proi "u flec bfíerv AVl, nod ónon lta B EE  uium ducta fuerint; à frequentiori epim eorum    A CLLA    L ufu,    »    101. L/D. SEPT ALII MEDIOL.  ufiexhauftis fpiritibus animalibus ,a poplexiz  facpé concirantur . n |  yeéicia $5. 1n confirmata epilepfià per proprium ce-  in capire rebriaffectum , fi quis derafis capillis, veficanti-  eptimum. bus peruniverfumcaput utatuf , atque ad peri-  epilepfie  pheriam humores virulentos trahat, diutius ul-  setsedié - cufculis cuam capitis infeftantibus relictis, ut  perlongum tempus ferofiilli humores per ulcu-  Ícula emanent , optime curationem irftituet ;  contumaciffimos enim capitis morbos hujuífmo-  diratione ctiam curatos vidimus.    In poplexia.    Ataplecii 56- Vamvis excrementis alvorefertà, non  eis flatim fit evacuandus fanguis. perfectam ve-  voittédus nam, ne ad venas crudi humores tra-    fanguis. hantur;in apoplexià tamen, cum ex niorà confir-  metüur morbus , quamprimüm fecare venam ex-  pedit , fi abundetfanguis, aut rnixtus fit fan cuini  humormorbum faciens.  Apopleti — $7. Quin fiindicatiofecandz venzadfit;pre-  cis repeti- (abit repetitóid agere: fic enim neque refrige-  £o [279415 cA bitur corpus;aut vires imbecilles reddentur,&  mitius. id obtinebimus» quod maximé exoptat Actius;  nempe,materiam morbificam commovebimus.  ;8. Concudiatur/ blandé corpus , perfricetur  ^osdun Calidis, & potiffimumbrachium , unde educen-  25 pof; dus eft fanguis , ut & revellatur , & áttenuetur ,  emdum  quicraffior perfe eft ,& factusex refrigeratnione  zu.  adhuccraffior, facilius effluere poflit .  |. $9. Neq;    Ap oplecii  £s COnCL-    1  J    ANIM.ADVERS. | LIB. VT. 163  59. Neq; vulnus anguítum fiat quod aliqui-  bus placet, uit motus diuriüs perduret , fed latum  fieri dcbet; nam craffior cüm fit (anguis , ftatim,  quafi reftagnat.   60. Venamifrontis aut pone aures ftatim ab  Initio fecare quod aliquibus placet, ut quampri-  mum prafto fimus , non eft conveniens , nifi pra-  cetTerio univerfalis evàcuatiosfaltem per quatuor  horas;admitti ramen aliquando poteritfi pletho  rà non adfit , & aliqua fübfit fanguinis copia in,  capire. que tamen duas non admittat fanguinis  cyacuationes;.   61. In cucurbitulis in hoc morbo affigendis  cauto fit , ne parti pofteriori thoracis applicen-  tur , ne rcfpiratio umpediatur fed lumbis , bra-  chiis,& fcapulis,quin & occipitio,& jugularibus  quandoque venis. fed poíftalias ;& tuncomnino  Ícarificare cutem fübjectam expedit.   62. Inligaturis-dolorificis non diutiüs perfi-   endum,ne pars gangrznam incurrat; fed partes  modo ftringantur, modo laxentur,;precepto Ávi-  cene,ut & major fiat revulfio, & motus humoris.   63. Cauterium in commitfurà coronali , quod  laudat Actus, & alii, nó anvltüm probatur,quód  przfentaneum pon fit remedium , multáque alia    - ^ E , Á  | € iam invehat incommoda, de quibus aliàs .    64. Praítat, evacuatione factàsneque nimiüm  in exrimis rübefcente parte,cucurbitulam in ver-  tice ponere , & repetere , abrafo capite , vel vali-    dum medicamentum veficas excitans capiti ap- ,  poncre ,    L    "A bopledts  ct$ dn fec  da. vena  vuln? fat  ataplum .  "A popleckt  Cci$ "vena  frotis qua  do fecan-    da .    Apoplectz  €t CHCHY-  éitula  quande,et  quomodo  Abplican-  da.   Apot lecis  Cis lgattt-  r& QUALESo    Apopleciz  C$ CO MIC  Ya? 1 Có  mif[ura  coromals  nate.  Cucurlt-  'ula rs/0    '"titeyvel    mie    adpoplect;  €i qua  quantitas    €byfteriz.    In apople-  fitis vo-  enitus fu-  giendus.   Antiimi-  "minuta fa-  £UODHHID.  Purgátia  frat ex va  lentiorib.  Gterzauta-  toria qua  do adinim  Sranda.  Ilo inuduo  oibus ab  ipabecillio  v btts m    "EE    i4 — LU/D. SEPT.ALII MEDIOE.   65. Inclyfmateinjiciendo hzc fit animadver-  fio; fiinjiciatur primó ut revellamis , & peralvü  fübducamus , ea quantitas erit infundenda , quie  id praftare poffit; & hociis obfervatis , quz aliás  docuimus : fi veróutinteftina mordicanübus , &  valenter excalefacientibus vellicemus , & dolo-    rem incutiamus in dimidiatà quantitate 1nfun-    dendum erit , ut diutiüs retineatur : quod fi diu-  tius retentum tormina , & inflatimationes in in-«  teftinisexcitet;balano elicietur.   66. Vonitus fugiendus;tum quód egerin hoc  motu feipfum adjuv are nefciat ; tum quód , cüm  fe erigere nequeat; potius fuffocar etür;tum quód  in repleto corpore vomitus caput replere folea t.   67. Sribii igitur ufus 1n hoc morbo, potiíTi-  mümin paroxyftx 10, eft fugiendus.   69. Sed valentiora tamen deje dtoriá d: xhiben-  da erunt , ut paucà quantitate affümipta etiam à  longinquis attrahere, & educere poffint.   69. Sternutamenta ut maximé ex ufü füntin.,  hoc morbo , & quidem valenuffima ; ira-non fta-   timadhibenda;nifi priàs corpus fitinanitum .   70. $i caput. derafum oleis calidis inungen-  dum fit; cautio fit ut à levi oribus priüs 1ncipia-  mus, ad valentiora progrec lentes .   71. Vt veró diutius haereant;ceré aliquid fem-  per indendum crit.   72. In merin Chymicà arte in üfam: duücendis    hec fit animadverfio: non iis folis t tendum efle »,  fed ipis me edicatis effe admifcenda : cim enim.  ieneà fubftanua conftent ; 1n fuperficie pofita fta-    tini    ^    "9c on.    dc RE d RU    ANIMADEERS: LIB.    tim diffipantur,& in halitusabeunt;nifi aéreis,&& 5/7; fj;  oleaginofis quafi lieentur; ac coérceantur .    In Paralyft .    Pf.    fed. oleis  zneédicatis  VAIXTA e    ]  73 ] | Ifi monet Avicennas, quem omnes fe- 7^fare^-    quuntur recentiores , in paralyfi in prin-  ^  efle purgandi um, n ifi tranfactà quartà.;    aut feptima. & netunc qu cos. validioribus me-  dicamentis , quod etiam    cipionon c    habet verit    cítn )ateria  rs (lefacta    ,  Iancas;cgt.  —4- M    VE TENUIT  L]    dicis in ads 4  promoventibu d  fudcres movent, de    e $9.85 -  ha P X l 111 |    uberiorem    bum bhuncvrinis rerentén  11 — »^, ki 7 ;  rt ptrs- exío)  naptibusin deterius rvei é  ficra-qucouc edi    tím. mon vePe* A PEE  tCnll lléXiolUutaà    à Pa    iltis  , fudoribus autem    : Queda m  * 7 * 3 ! *noc  & i €1l í Q4 d res  ;craíffior maeis    2    C1  "Iles. 5 cum    UID    lo obfervatum vi1-  demus; jdtai nen,mée A (ententià; perpetuam non,  : fv enim primà ipsà die accerfi-  tus Medicus fv ici m nondum nervis impacta  adhucin motu eft;dum nondum    ;] otf Litmateriam quamprimum.  e medicamento fatis va ve ai    IC. Atu b )LJà m firmata f    alvum fubduce-  It; perfectéque obítru-  ctionem 1 (€CETA; priüsattenuanda erit, & prapa-  àm evacbetur.  us comm ittiti r error paffimà Me-  urandà,c um cmuffis urinam.  lea rromptiüs accedüno; quz  coctum Guatiati  'etia1n    .Sarza pari-  p nea artificia»  alioqui  eS 27 Nace wer doit InOr-  ,& ebundé pro-  cónfcrtim. ma-  A »  a crat-  autem parte  callefcat , cxaf  fiot    f quando  ab initio    purga o    Paralyti-  €i$ fndors  fera inu-  ülta.    roe  LAYGUfI-  jv,    C5 dl ren    i Paralyti-  eis oleav$ fyeri ex oleis nimiümrcalidisj& ficcis,faltem folis;    ?i$ Cali-  dn mala.  Olea ff:i-  sata fola  éputilia.    Paralti-  g1$ vera  115 utilia.  Paralyti- :  €i vubif-   €atia qu  do conve-  PIAB? .    Rubifican  Ha guo  ufque cuis  adbarere  debeant .    Paralyti-  eis cuctur-  àiule u-    :r56 D. SEPT ALII MEDIOL.    fior reddatur;magisobftruat;atq; difficilior red-  datur ad motum;& ad'evacuatióoriem .  7$. Quà etiam ratione inunctioncs non debent    periculum enim impendet;ne materia nervis ad-  hietens nimis exficcetur,& la pidéfcat: quarellis  femper pinguia mifceri debent; unde edat vis  ignea illorum coercebitur;re exhalet , & diutius  adhzrefcent , neque titium exficcando contu-  maciorem morbum reddent .   76. Vtin paralyfi curandà aliquando vefican-  tia; poftuniverfum corpüs' evacuatum , fca apuhs ,  aut brachusapplicat? debent , ut materia à cere-  bro,& principio fpinalis ad extetna attracta eva-  cuetur;ita rubificantia folüm poft illa& t progxef-  fü temporis ( Avicennas trieinta poft dies iis uti-  tür ) fpinz dorfi applicare convenit , tim ut reli-  quias materia extrà vocemus  fpiritus 1terum in partem revocerütus , ut ea revi-    faneuinémque dod    7. Cavendum tamen tenc, re rvbificantia e  e adhareant, vt veficas , aut puftulas 1n cure  indc cant;fic enim fpirittisa d partém non revoca-  rentur;fed diffolverentur: có vfque foitur finapi-  fint, dropacéfvectti adhaerere  quamdiu rubida pars prefía d1eito not  fcd robida perfeverát.   78. Cucurbitularutmufaüm quàm maximé com  mendat Avicennas' poft ex purgatum corpus , ca-  pitibus mufculorum partis labcrantisápplicita-    é permittendi fint,  n albefat,    &,qui,- rum finefcarificatione;nen quidem ad extrahen-    dam    . "E 4    LOT oe Jnireda, — o eas aa SER: intus eos f nnm    -    ANIMADFERS.- LIB. V]. :3€7    ; dam materiam morbificam , ut cénfuit Geritilis , dot: qus  fcd ad evocandos fpiritusad pártem fere demor- texas ap-  tuam:quod ut obtinere poffimus, animadverten-P/ieanda -  dum, cucurbitulas angufti oris effe debere, cima  multo igne effe applicandas, ac divtiüs non effe,,  permittendum ut adhzreant;ne diffolvatur quod  ab iis eft attractum.    De C onvulftone ..    79. Y N fpaífmo; motu irruentis materize ceffan- Wie  : v . es CHC  tc , ut cucurbitulze mediis mufculis affixze , ^4 rhitie  p ome "- la quado,  & fcarificatz extra ufi m funt ; ita cavendum eft, ubi af  3e f£nibhns mufz Wr "n ! --  5 bnious muículorum ubi tendines funt , affi plicabdá.  gantur.  $c. Addit Aretzus , in illarum applicatione.» e  15] , Cucurbi  parce ttammam excitari debere;nam que à lab  cucurbitz fit compreffio.dcloris,conv  auctcr efTe folet:molliüsi  adhareant.    FIS (ule i  ulfionifque jj; fms  gitur trahant; & diutiüs qZo zppl;-  canda.  81. Cavendumetiam, ne pars fübjecta; detra- Ceci  Cus cucurbitulissfrigore tentetur; pars enim rare- '/!!s faé-  facta facile frigido a£re admiffo riecret. latiss p^  $2. Cuftodiendzautem quàm maximé ab am- ^um  biente frigido partes , que calidis balneis pro- visis  xime 1mmcrfe fucrint ; qug perfricatz, quaii  gatz,que deniq; dropacibus,fina pifmis;aliífve »  ingeniis ad ruborem deductz , au    nes calr-  t quovis modo 4j, foe  rarefacta; quód nervis frioidit    aS fit 1nimica, ma- zz.  £eriamq; convulfionem facientem craflefaciat.  $3. Quapropter etiam fupervenierte füdore» ossis    L. 4 cb do-    fe fador.fu  pervene-   rit, quid  agendum.    1698    LVD. SEPT.ALII 7MEDIOL.    ob doloris vehementiam ; maxime obfervandum  erit ; ne mador ille adhaereat ; néve frigefcat , fed  omnino abftergendus erit ; fed ne rneatus 2 aperü    frigiditatem admittat ; Béve effluens fudor vir-    tutem exfolvat ; calente aliquooleo partes erunt    MelZcho-  licis :pur-  gantia li-  quida ma  gis conve  9UADE S    Cuando  "altéAus  fangnis  5, et qua  do fappri-  auendmus ,    f(E9A JE5-    4 ,  ttnhá .    delinienda blandé.  In AM elanchelia .    Vamvisnon negandum fit ,in hoc mor-  bomedicamenta , qux exhiberi debent  ad evacuandum humorem , füb quà-  cumque forma concedi pofle ; veriffimum tamen    94.    -eft;fi liquida gunntegekuss multó magis utilia ef-    fe;necin omhibus ufum pilularum admitti poffe,  Ob ficcitatem melancholie; quamvis contumacia  materiz ad eas nos revocet : nam robuftius agunt  combinatà vi,diutiüfque in ventriculo hzrent; &  vehementiüsà capite prolectant .   8:. In miffione fanguinis per fcétam venam,  quamvis fciam , plerofque Galeni au&toritate in-  nixos hac uti diftinctione , üt viribus confentien-  tibus , & morbo masno facto, fecetur vena , « fi  ater fanguis effiüat;educatiür ad debitam quanti-  tatem ; fin fübtilis, & rubens ; ubiad tres uncias  effuxerit; fu pprimatur: petpetuo tamen ho cfer-  vandum non eft; aliquando enim aliquà datà oc-  cafione, cüm ca perit morbus 1: sin cerebro ; opti-  mo fanguine exficcato , fiin univerfo ab undave-  rit fanguis, & torofz fuerint venz , (aneuífque in  iis nüllam conceperit labem,;fed copi fc làm pec-  cet    —————M—Ó— M    -ANIM.ADFERS. LIB. FT. T    | cet, fecanda quidem ierit vena, & fanguis,ctiamfi    fübtilis, & rubens effluat,omnino in debità quai   titate erit evacuándus, ut revellat à ca Dite, 1m-  pediatur , quó minüsin nleram bilem vertatur ,   aut melancholefcat. Galeniieiturfentengia ve- « "P €  ra erit ; ubi non adfint fiena verz plethorz ;tunc D Y,  enim pro revulfione expedit fecare venam , & f1—*   n iorum cundi videris nus ,Cümin venis maenis    í    abundare nierum fanguinen n viderimus,cfflu cre    -    finemus; fir veró fübulem, & rubrum, fiflemus :  quod p« otiüs: i ptus fit imclancholicum fanguinem  in fupernis exiftentem attemperare , & ad beni-    onain naturam revocare,    QCoffa 7 r  D Ss $474 U y Leute ru ED D e 2 Y eR ET iunt  56. Foramen tàmen femper amn»lurm fit, ut, fi  , i i CIS nA210»T2c*  In craffum faneuiném incidamu: s,prompte efflue L3rbabess  mw». cH i Ab.    re pofht;neque tumor circa fciffuram excitetur. Jit ampla.  M e OW *K»TS P T7 | 14 ^ y ad. 3 m  957. Admonendus etiam eft venifeca , ut difle- Fzz4547  A5 ven: TP 1113313 7? 3 ^ * lc la f 1^1 T  Veto v wap Y incutu 111 mi iquai [a im ud AVL ;Lh€ Crai- vintuli $  fioris fanguinis effufio impediatur. incifa ve-  24,0 me  hne f AES 2L antLeli-  In Epipboi A "IZ C6 p10J0 ad oculos bur u22101- lancholi    "hn .  * 4/4 ATtflt1 4 C$  e Li ^ 3    Au LJ  PUER MMPEAMCTOCNGI TEMOR b epibbo-  $8. Vamvis , cumocculi fluxibus humorum. p? f  fle : " cenfherir Cial D 2 4 fA0Culort    -4, tententur , cenfherit Galenus nmm 6.2d- qni,  "we Db0or. 21. Efi 13« AM eb. tilt. ob ad- t  "mn " X ) X FIDUS tete)    bd d^ 2d dd d í AAA VA-LL4t wr LER, NEIDRU-  ftrinzenuum ufo effe abfipendum ; 1n epiphoráa gz  As uet y ". : I E ED  tamen multoófecus faciendum docet; poufimu    "1 -- ^ TR we ^A^31 E "—— Mood 441 EU  in Lema Oo:cumenimailiuxus nuimorls iit €ex-    C» uy).    P Re    014115 , Ct"    170. LFD. SEPT ALII MEDIOL.  In fluxio & materia in Intimioribus recipiatur,& ab exter--|  sibus alii; nà tunica quodammodo repellatur.aut faltem abi]  ad oculos cà nonadmittatur , cui aqua ex rubi fümmitati-  abitinen- bus, ex foliis teneris quercüs, ex fragis, & (imili--|  dum 45 ' bus, vel compofitis , aut ferrata convenit :at ad--|    «dri»? ftringens ficcitas numquam admitti debet, ubi].  QÓAS. C    conmimaciorem & folutu difficiliorem efficiunt  affectum, & fiepé etiam actioni visüs non leve af-  ferunt detrimentum.   99. Notant recentiores viri doctiffimi, & poft  multiplici experientiàà me comprobatum eft, in  i Via 9laucis ocu l1s,ubi etiam vene ampla confpiciun-  agbla i, ; 'ü f mitioribus remediis agendum effe, quod for-    G'anmcis 1    "Herila, affe magis fint pervii.    agendum. | 90. Mafticatotiis,&a pophleegmatifmis uten-  In epiplo dum.eft potius , quàm errhinis ; quae tamen pro-  va errbi- grediente morbo , & frieidà affluente materià ,  ?5 ra^ modo validiora non fuerint , in ufim aliquando  venire poterunt: fic enim averfio materie fietà  aeatibus canthorim oculi ad nafüm.   91. À fternutatoriis cujufcumque eeneris o-  mninoabftinédum: impetu enim propulfa mate-  cul»us LTiàà Cerebro per nares , & pereofdem meatusa  poii; f, 9010s promovetur,& ab internis, & meatus ma-  gis aperiuntur,    * ,  247 t2au»    SK FA dita-  dPor:a $9 v    gten ida»    - humiditas ad internas tunicas, & intra corpus; p^"    T  A    ANIMADFERS. LIB. VI.  In Opbtbalmia.    17    | 92. Y N. muliebris lactis ex uberibus recenter  emuléti;aut ftillaa ufüad demvlcendum.  vehementiffimum oculi dolorem, ut principem,   ;    locum inter hujufinodi prefidia femper obtinuit;  ita cautio adhibenda;ne eadem lactis portio diu-  tius parti àdlizreat: fepé enimab zftucc rromp-  tur, & à vehementi calore oculi acrimoniam ccn-  Cipit;abítercenda Icitur blandé eric, aut novo la-  Cte afperfo fn bluenda.   93. Opiinfusin inflammatis ocvlis neque fre-  quens fiGneque multus:quamvis enim ip eo prz-  valeat refrieerand! vis,cüm tamen amarotis non-  nihil habeat, fepé mordet , & dolorem adauget.  Qiód fi ex longiori morà prevalente frieiditate  | fenfus torpefcit ; & fübinde dolor imnünaüitur ,  | tum & per frigiditatem temperatur zítus,craffe-   facto tamen affluxo humore contumacior reddi-  tir morbus , curatüque difficilior ; tim & visüs  actio hebetior fit , vt etiam Galenus cbfervavit ,  3- Meth. med. c. 2. GO" 2. de compo[. med. fecundum  Mocz; c.1.  | 94. Obquasetiam caufss rejicieb  IAM etb.med. ult. ea,quae vehementer  Jeuamfirefrigerent, & re    Imibus oculorum ,utaca    t'Gat. 175    J  rineunt,    ellantin inflammatio-    ad    [0    ^  )    I  ciam , & hvpocyf    ^    tin; n6.»  fiuxit,exituü p    EN  "T (31*5  ITOnl-    materia morbifica ; qux eó in  lbeatur.   9$. Et quemadmodum remedia in hoc morbo  ILeni:    Ha effe debent;ita ullum lentcrem ha-  bere    Laéle ent  liebri qua  cauttone  utenda us  obhtbal-  UMA e    ^s  720901 (94 7310 —    (N n  TWIA 06H -    tbalmia  Obt! nfus  2e9u fi  4 Lj  guens , 25€    Qt mul-        $    Is,    Adífrtn-  gentia va    lid 1 op L -    thalmia  IL. gie da.    Leztortn    LabentiA    12  LVLDSEPI.ALIT MEDIOL.    bereoportet , ne pertinaciüsadhzreant , néve , fiij    epbtbal-  2 xulvifculum aliquem ex pompholyge ; Cadmià , |  3C IH-  esindda plumbo;adjungamus ,arefcant, acrimoniammye.»]    — vel ex admixtione acris humoris , & calidi adíci- pun   Allami- fcant: Quare licet albumii naovorum diutiüs cone--jati  Poi. quaffata cum aquà rofarum , vel my illnm Mis   fondi va- velfimiliunr, .acípuma yes atq; iterum detra--] i4   :io, € cZ. Ca, maxime omnibus pro "bentur, acin ufum du-Joniic  qu2 c4- Cantur , cum tamen tenacins, adhereant ;ut huic  "pene * . incommodo occurramus , foleo ego ovum recenssit:   ad duritiem quamdam c3 «coquere, & detractáil  Andes - flavà parte, per expr effionemex albo aquam ex-4» 1    - 4 À trahere & i illà uti cumaliis; aut fané in loco cavonlile  mA UE EV Ta cc iari albi, tutiz , & aqua rofarum por rtione  P impofità, in modum cementi ; per duplicem pe--    tam expref tione fact, aquam, fuccümve extra-y  DESEE o BB li TRE tisocults fine moleftià , &9  maximo cum. fructu utLfolco . !  | pios Cod aereis cum Gal. 1j: ELS  ) Emplafi jb onmbd.22. emplaftica um vimchabentia , & refri- fut  eis in eph cerantia in lHippit udine conyc 'nire., ut diu itzusad- d.)  tbalmia Y ereant , loi |gtoríque te porc refrieerando re-Jio  pellant;ubi potifimim: iit ophthalmia fit ficca «Jio.  aut humor effiuens tenuis;necadharens; ubi vedi  rÓ vi dior fit, & mordens , füpcriorem cautio-  nem adl übe bin BIEN  FH: a9 Obf: Van zu pratercà, Galenum e MEM  eb nti»dü - AMeib. xit Ad de coni of. med. lecundum loc... 2  em itpitu interlenientia do lorem in oculorum infian ^E 3n  dine, nog tione, cumalbumineovi,& lacte collocaffe deco  feine. Cur. de xnu iugraci;id veró plerique Medici paranij  ex fe-    k |  i1  1T  S    1  Gianao    utendum.    J-XNIM.ADFERS. LIB. VI. 173    2  x femine; cüm dn mm id maeis fit ca idv mi,  nuam conveniat in oculo rum inflammatione »;  [um calidum in fecundo gradu , & ficcum in pri-  jJmo pofüerit Galenus femen 8. de fmpl. »td. fa- ^ s.d    ind. affumi ieitur pro parando hoc decocto ad fc-    7147 YA  Jrendos oculos debebit herba pía, & ejus folia, AS Mond  A  ilioqui augebitiir inflammatio. — —    v    98. Quinimo in illius ufu hecfit cautio ex Ga- Fzzugrz-  enoibiderü , nein ufüm ducatur , nifi priüs ab- cz a&/sen  uatur diligenter-; ne pulverem admixtum ha- dum ante   |beat; femináque etiam erunt excutienda : sícque 244 Zeco-   Iromimunem errcrem — - E^; to   99. Infinita propemodum remedià , aquas;  |ptilveres ;&alia; cum videa im& paflim pro )jpe-  1l 5 & fcrib! ) placet iili ud h MC pro CaUutloneadnc- i    31    4ÀAC ; quod 1 Goctrliitno Mercato lib. Iu    Jepii: Aii  orb. curasi. c. 30. fcribitur . In oculorem curat M vilia ad-  ie animadvertendum , quamvis pluri rima pra dpieiited   lcripra fint remedia nono — '5, àut plurimis j  aut femper effe utendum 'Serim boni promut-   Jtunt; quàm praftenr, ut a1 G ;alenus . Scio profe-   I5 , pl ures inom 'dam cocecit atem ded    " Ctos piles "vo Í^  p(le copia mdalium um potiüs , quàm defect tu 3 ex Attn  Jnequeunt enim ocoli ; quz. proficua fant , citra: ——  Jdamnum perferre; ide Le quz inordinate; & ci-  Jtra rationem adhibentur   rco. Iníüuffufione perfectà; quam Cataractam I» eatara  barbariappellant; curandà;4 aci removendà , 4a — oculi  drautio hzc adfit, ut niinauam tali cutationl ma- 464 rere    inum admoveamus ,fi tuffi xoer laboret. Si e- ve742 &o.    Ph  l1: Planen sleid SZICLA dina stes deed TE PTP RENS. FEET  inim acu introducia Íiupervenerit ; perf rationis /   $ LESE    DCIlCll-  jexicu ide E    Go CE "P A E, x  T" ZU cdet ubl CENT    574 LED. SEPT ALII MEDIOL.    - . AN e E -m w4Ot-periculum impendet: fi veró tunicula depreffas ju:    Bre Ciesa, ex.concuffione veheméa dimota recurrit |  »ut WA.    - Sternuta-  gneuto 1m  pediente ;  90 1705?-  dirtpoji.    Catara-   éfa, ante-  quam aca  cp 1-  "TP quid  cavenda.    Auribus.  fS x   si fim -   2106 labo   vYaOAIlibus    'Ui Cone  nin! .    ror. Si veró jam deprefsà fternutamentuma, | u(  immincre zger perfenferit; unde aut recursüs pe--$io  riculum immineat, aut inflammatonis in oculo s; «ri  fummitate dieit dextré majore oculi angulo có-- oui  preffo, & perfricato, periculum hoc evitabit im- do  pedito fternutamento.   102. Quoniamante curationem hanc per acüs fuii  Medici fe pius ut periculum faciant , an fatis in--] i0  craffata fit , ut actioni per acum factz cedere pa- jeu  rata fit fine ruptura ; digito pupillam compri- Jii  munt;cauté id facere debentne fi valentiüus id fa-. fis:  ciant, nimis tuniculam attenuent, facilémq; red b;  dant ad difruptionem.    Cautiones ip " MAurium morbis curandis .    N. aurium internà curandàinflammatio- |».  ne, à repellentibus,& oxyrhodino abfti--.,,..  nendum omnino cenfeo ; cüm eniminternarumb. |...  cerebri parcum repletarum foboles effe foleattk c.  materia eó detrufa, fi repellatur ; ad prinapemos.c  partem remeabit,& debrium quandoque pariet, kr...  aliquando veró alios cerebri affectus... Quód fij...  Galenus, 3. de compo[. med.[ecundum loc.xepellene-.....  tia, & oxyrliodinum in doloribus aurium ; & 1n». |.  inflammationibus earbimdem cócedere vifus eft j,5..  id intellizendum potiüs eft de phlogofi,quàm de:j  verà inflammatione. Si tamen non magna fuenit;;|  atque non multam in particulà,& cerebro fübeffe:|  mate-    I95.    -ANIAAMDFERS. LIB. VT. 17$  materiam cognoverimus , repelient ia aliqua in  ifum venire poterunt .  104. Qualiacumque tamen hac fuerint; qu. 5,5475  "lid leniendum dolcrem, & refrigeranduminfun- 44,245  "entur,edamfi xíftus maximus in parte fue nt, applicita  iumquam frigida appli licari d lebebunt ; nam cuüm a4 aem  'Janguiais fint expertes aures;facile ad fibi co 'gna- fsat frigi-. "  am intemperiem frigidam flecti poffunt : tepen- 44  3a 1gitur fenpercum Galeno adhibebusm. "y  tof. Quód fi dolores contigerint à frigidà ma- /?, «urs  'erià partem extendente, qua actu calida funt, & 4^'»r/óws  "potentia omnino inftillabuntur : fic enim & fri- pu |  ridam intemp »eriem evincemus , craffam mate- ume  iam magis difcudemus, « penetrationem adju-  lvabimus. Loth ind  106. Intinnituaurium à lue Venere, alioqui 4ucezds.  paturá fuà rebelli , & vix fanabili , cauti fint Me- Tionieui  lici; neque vehementioribus remediis utantur : asm  one& enim experientià obfervavi 1ma]jori ex par- f« morbo  re;dum tinnitum hujufmodi nimis cbftinaté evin. G?^"t?  rere tentàffent, omnimodam fürditatem induxif- "^'^"  ie. Siquod autem remedium illi auxilio eft;uri-  1a afini ,jn quà per noctem maducrit lienum.  porem X pont] caftorci, & mentaftri fafci- ,,,;,,  Ifrulus, diftillata; & auribus inftil lata,aut per eva- ex »ior£o  "dboratorium excepta ; maxime 1d praftat ; aut Gallico e  Apleum Gvajacinum eoffy pio exceptum ;4X auri- modium.  pus bon nó .  !    calefaci é-    ra nó ap-  plicanda.    It221t43    Canter    £2. CO0YORA    li fatuva 1    catarrlEo  Pun.    176. LVD. SEPT ALII. MMEDIOL.    , j  De Catarrhbo.    107 Vamwvis optime fciam ;.ab aliquibus  etiam praftantiffimis in arte 1 medicá  viris in catarrho curando cantera    proponi inurc ndaad fituram coronalem,quo lo»  co illi committitur faoi Ftajits ut & caput expur-  ectur ab excrementis,& ab infernis ad fupernas,  & extra corpus cadem revellantur : quoniam ta-  men vix greg poteft, craffiora illa excrementa»  aícendere poffe, afcenfa vero per futuras permea-  rc; vcrifimilius autem eft , externe producta per  cas deícendere pof dn omnino re ejicienda,& 7 ab ufu  inedico repellenda effe videntur ; quod enim ali-  qui (ibi fingunt tfufpendiyintercipique materiam,  ne ad pectus fiuat, tidia ufum eftzquo modo enim  fufpendi queat ; quod graveeft , nullo retinente ;  ne mente quidem concipi poteft: cüm veró hic  neque occlufio adfit vafis sali icujus $, neque delica-  tio, aut CO Vii lle nc iba mor intercipi  dici poteft. At veró nequetxev d eft,cüm nul-  1a fere fit diftantia  latera í   zuleiteg    E enim denudato cranto periculum nof    : neque derivatio , cum hac adl].  i&t- qiaminniius t cjuseritufus. Atabufuss].    cognofcat ? ? quis adufto pericranio fecuritatem.s]    pollicebitur? quis 1nflamm:  interna periculum non vereb!  ibi men ibas T externa cum inter "nis per nervos,    "2  D 1 T^ "£/51^*vrnmt c 1^5 (^17  dba venas, perat    "V Ci    pericula viíà 2^ doc    ntanum.Coz[ilio 36.  pro    atio nls & externa,  Itür;aduíta parteis.    eria: sjunguntur ? Atl  :2end: met. io; ob multa»    ANIMADVFERS. LIB. FL 173    pro Nobili Veronen[e 143. C" 170. Hieronymum  Mércütia lem zz T omo 3. Con[iliorum; [aptus , 8c  poft omnes Fabium Pacium,z eruait:Jf[imis Com  mentaris in lib. Adetb. med. lib. $. cap. 13. 9   "Appendice ad lib-7.omnino genus hoc auxilii de-   teftatos fuiffe. Ego veró libere affirmare poí-  fum , me quadraginta horum annorum fpacio s  quo in magnà hac vrbe medicinam facio, nul-   lum ex iis quibus cauterium hoc inuftum eft,vi-  diffe à tali remedio adjutum , fe d aliquos etiam  inflammatione in parte excitatà effe periclita-  tos : potiffimüm primis annisjuventutis mez»  quo tempore aliqui adhuc ex iis vivebant ; qui    barbaram fectantes Medicinam , frequentiüs Catarvbo  senus hocauxilii in ufum ducebant ; fed fübfe- ad pulmo  quenti tempore , Medicis fpe fuà feaitlitia fa. "t5 et tho  piüs,exoleícere tandem illud, & pofthaberi me- 74/0 1r  I1to CC pit. Vente s  108. Vbiad pulmones, & thoracem , quin. | Mam  & ad fauces irruit materia , five tenuis fit , five lofr,  craffa , eargarifmi numquam 1n ufum veniant ; Gargari-  ex motti enim attracta materia fepe fuffocatio- fmata fa»    nis infert periculum,   109. Quin & ubi partes fpiritales jam reple-  tx funt materià crafsà , à uad abftinen-  dum ; cüm non leve inde fuffocationis (ubfit pe-  riculum.   IIO. Quód f fi homo tabi; aut afthmati obno-  xius fuerit ; idem genus auxilii fugiet.   Iri. Solümtuncconvenient;cüm fluens ma-  teria acris fuerit ; & autexulcerationisin parti-  bus    M    gienda, ve  pleto bo-  YaCe .   Aft bmati  aut tabi  chbnoxis    gargori-    fmmaf fa    451 .  Gar, ear    ft ^5    ; 172    198 - LV D. SEPT ALII. MEDIOL.    eatarrlo. bus gule ,aut aneinz periculum impenderit 5  quádo con t&ncque & blandé id erit preftandum ; & addi-  veniunt - tisrefrigerationi adftringentibus ,  Catari — Y12. Quoniamaliquos effe fcio , qui, ut con-  non [ft^ timacem, & moleftum morbum brevi tempore  di narcc!i (e curate poffeoftendant, ftatim nullà urgente»  055» ?7^. geceffitate , ad fiftentia. catarrhum accedunt ;  $OAgDA HT nA a 31.5 : TET. d CV.  Juste ue Theriacam novam, Philonium , pilulas ce cy  ecffitate. nogloffo, & fimilia exhibentes; animadverten-  dum erit, iis uti eosnon debere ante humorum  expurgationem, & revulfionem;tunc neque fa-  ciléad hzc veniendum, neincratfata materia, óc  refricerata, fi diutiüsin cerebro contineatur;ce-  rebrales aliquos magni momenti morbos pa-  tiat. Ad earamen erit veniendum, fi eravia ur-  ceantfymptomata , ut fiita effündatur humor  in pulmones , ut graviffimam tuffim , metum.  fuffocationis, exulcerationis, vel rupturz vena,  acerrimà viafferat; tunc enim miffo fanguine, fi  opis fit, vel enamillico, & ante purgationem  fiftere licet hünceffrenem motum.    De Zdngina.  PM Voniam in hocmmorbo miffionem quii ,  loboranti dem fanguinis per fectam venam o--]  bus que mnes neceffarium auxiliumeefle fa--] ,    vna [it tentur, fed in loco deligendo variàffe video.aliiss] ,  ficanda. ex brachiis femper emittendum cenfenübus;.f  aüctoritate Hipp. 4. de vif. acut. 30. & quodi]  fecti$ in brachiis non folum univerfum corpus:|  prom-    ANIM.ADVFERS. LIB. FI. 179    proniptiüs evacuatur , fed fimul.eiiam non pa-  rum fanguinis à faucibus revellitur:alus ex par-  tibus infernis , faph hanà, vcl e.- venàtali, quód  fluentem fanguinem in fluxio nis initio non ÍC-  lum ad contraria k ci laborantis , fed & fontis  transfundentus, «x ad OM i regula à Galeno  tradita revellen dum eíle OQ (tendant : cum.eitHr  laborans pars fit collum , fons'autem transíun-  dens fit jecur, pracipua íanguinis officina ; fi  fanguinem miíerimus (célis venis 1n brachio,  tantum abefi ut ad contraria fanguinem retra-  hamus , ut po ;tiüs ad partem laborantem av Oce-  mus: vena fiquidem cava indelata in duos ra-  mos fcinditur, levium, &.dexuum, qui in jugu-  lares , & axillares dividuntur: at à jugi axbus  externis lary n91s v afa ortum. ducunt . Sanguine  joiturex vei nis brachii tracto, certum eft, ad v e-  ias juguli edam trahi ; sicque potius morbum.  augeri, attract o fanguine ad laboratem partem,  vicinià., & inflammatione fanguinem trahente  In hac controverfià ceníco ego,on nnino animad-  vertendum efle , an Corpus mk iximé affiuat fan-  cuine,five natur " mies ibanteactam vita mfive  €x folità ali iquà evacti tione (up p reísà ; tunc  enim ce níeo; f inguinem velex vena pop nus; vel  malleoli effe detrahendum, eàdem autem die,  urgente morbo , vel fequenti , Jecoraria, vel ce-  phalica erit fecanda ; & fi non cefferit morbus,  rübor autemadfit faciei, amp »liüs etiam venicn-  dum erit ad fectionem venarum fub lingua Á  Quód fitanta non premat fanguinis cop la , In-  M a Ltaci1s    Mani om M    LVD. SEPT ALII MEDIOL.    tactis venis inferiorum partium, przftare credi-   derim , ftatim cubiti venas fecare; moxq; ad fu-   pernas incidendas accedere.  Inamgina | 114. Repetendaautem & ex brachiis fangvi  laboranti 31s miffio eft ; non folüm quód maeis revellat;  &us iteri- minüfq; vires debilitet ; fed quód obfervatuum,  da fa? $*i 3t Ce pius ad partem laborantem affluxus novos  zismf?- Geri. aut parte aliquà ; ut onere; quo premitur ,  levetur , transfundente ; autob dolorem, & ca-  lorem laborante parte attrahente.   115. Cümautem aliqui ex moleftià medica-  Wrlires mentorum , aut quód naturà medicamenta ab-  potias dà horreant, facile medicamen ta evomunt; preftat  da, quà lemper potione uti , quàm bolis ; aut pilulis : fi  in folida €nim- contigerit pilulas, aut'bolos evomi , cm.  foma.  conferüm , & magno impetu ad anguftias op-   preffi ab inflammatione tranfitüs propelantur,  fuffocationis , & ftrangulationis periculum non  leveafferunt.  "ngincfis | 116. Quiad difcutiendum ininflammationi-  faeculi ex bus. aliarum partium ex arentibus pulvifculis  difcut:éi parantur facculi ; inanginà numquam in ufim.,  &ns mali- ducantur , quód denfando externam cutim po-  tiüs curationem impediant ; humentibus igitur  porius eft agendum.    190    r L)  A notpof[rs    De Plevritide.   qa slewi- T13. Vamyvis in plevritide curandà fectà  [ ^ . . "   vide, dolo- venáà,majoriex parte exfpectanda   ve deften- fit coloris in fanguine mutatio , €x   Hippo-    ANIM ADVERS. LIB.VL x81    Hippocratis & Galeni precepto; 2.404f.10.mO- dente , $5  .dó eger ferze poflit ; ficenim & antecedentemo  fa»guizis  inflammationis c: .ufam avertemus , & conjun- miffone  ctam amovebimus; id tamen p erpetuó ,autin, 79 e5 exe  qu l'àcumque plevritide obfervandum non eft: fiie  aliàs enim docuimus, fervandumid effe;ubive- "975 —  pa; quz fecatur , proxima eft loco affecto : pro- "P!  prereà dolore defcendente , & infimam thoracis  partem cccupante , talis non exfpectatur muta-  t10: nam tales partes, ait Galenus,nutrimentum  fuum bauriuntà venà füb corde ; & cordis par-  tes nimiüm Inaniremus , antequàm fanguinem.  infiammauorem facientem evacuaremus . !  11$. Quin necfemper quidem in plevritide Neg. viri«  partes fu | €rnas occu pante 1v itti eó ufquefan- bus debsli  guis debet , quó coloris in co fiat mutatio : fepe ws  enim dum coloris exfpecta mus mutationem, Vle  tales vires concidunt ; nec zger valebit ea € pe-  ctore vacuare , quae aut refüd: int , aut diftupta  Vomicà in pu Imones defluxa collecta funt . ;  119. Etevenit etiam, ut, etiamfi vitales vires Ne; ime  confiftant , non exfpedtari poffit ulla colorisin, P^per-  fanguine mutatio , fi infederit loco firmiter fan- "!/^"$4-  guis , & in denfiorem membranam infederit . dn  120. Licet plevritidis curationem primo ten-  tandam docuerit H1pp.2. zest. fomentis, ut; an  iis curari morbus poffit, tentemus, & dolor mi-    I» blevri-  | tide foti-  | | | bus quan  | tefat;idtamen neque femper, neq; in qui US doueer-  | plevriuüde , aut in quàlibet corporis conftitutio- 44 ,  | ne,autquovis fctu praftai poteft ; fi enim Jam qwinus  morbus auctus cft; aut v ehemens cft inflamma-   M 3 to,    (5o    CZ    182 LED. SEPT ALII MEDIOL.    tio. &dolor; zftüfve magnus , aut corpusimul-  to fanguine repletum , non alio hujufmodi re-  medio uti licet; quàm aquà repente ; ne 1na-  jor eftus ; dolor ;.aut affluxus materie ad lo-  cum fiat.  2r. Át magni etiam in iis fotibus; qui ad  nzo1 4emulcen dum dolorem in ufum veniunt ;adhi-  x a. bendis cautione opus eft: fi epim ad fupernas  t^, fons DATUES pertingat ; & verfus claviculam ) dol lor,  ftntbug; €um & materia acrior , & maxime calida effe ;  di. foleat; calidis; & humidis actu potius res crit  uanfigenda : fin ad inferna. vereat dolor ,qui  Dolore 4; €tiara nonadeó pungeriseffe folet; quiquencn,  Jeendetey ]eveus flatuum copiam adjunétam habet; ficca,  f«ti- —. ediaminufüm duci poterunt, & fané commo-  dius ; attenuant enim máagis, exficcant, & di2e-  runtzex humidis autém attentiatur quiden )ma-  teria, fed crafliores flatus ex fimili materià exci-  tad non 1ta commodé difcüti folent.  Sarculi fo ^— 122. Sicciii fotus , üt ex i ii lici materia  vétes [jg parari folent; ita ea maeis prefertur , quz levis  lv, — lit5 ficmilium ceteris prafert Hippocrates , pa-  | nicum, furfures, femina , & flores diftutientes ; :  falis autem etiam portio aliqua ob exficcatio-  nem hcet admifceri aliquando poffit , minus ta-  menilhus addendum. quàm folet, tum ob gra-  vitatem, tum ob àcrimoniam.  Mirfeeg — 123. Quod fi ex fotu etiam dolor mitefcat ;  zé dolore , DO proinde tamé ftatim evictum effe morbum  ni flatipg, Cerifendum erit, aut à eenerofis remediis ceffan-  &[iia- dum,puta.miffione finguinis;fepé enimad pri-  mum    Ix plevrt    !    ——— M À— — I 9    bum, paululum etiam tuffis fuperfit , & corpo- ^7 mee  | risadfitaliqua caliditas quz aliquando magis jr  infcítet ; quamprimum dandam effe operati;  ut.que reliqua eft; materia difcutiatur;aut enim  quz relinquuntur recidivas faciunt, aut ad füup-  pes ohem convertuntur. EU  26. Non fünt hoc loco pretereunda preftam.,,, [9  iff ma duo remedia , qux doloribus iis laterali- bs SM UL  busadco uulia effe cognovi , ut multos, qui j jam p, "aflanti PN  jam fuffocari videba ntur, ab hujufmodi pericu- 5»; e  lis exemerim, Primum eft;fi poft miffü i hdariz gi hui  A :    ANIMADVERS. LIB.VL. 3183    mum fotüs blandimentum mitefcit in phlegmo- 4^» 4  ne dolor, quód pars tenía laxetur , fed revivifcit veris re-  mox ardentiüs , novà affluxà materià : quare.» mediis.  fi & febris , & fpirandi difficultas enam perfe-   verent , non erit cunCtandum, fed: affluens ma-   teria quamprimum crtit revellenda.   I24. In hoc morbo maxime pleriq; qui Me- Exrerzis  dicinam P rofitentur , arcana remedia promu nt 7o indifiz  externa, interna : in externis nullum committi &e aede.  poffe errorem omnes fibi perfiiadent , unguenta  cx dialthaa fubuli;/butyro veteri,& cumini pul-  vcre patant; alii ex calce, & alus cerata, &cata-  plafmata ; alii ex pice , & rebusaliis quàm plu-  rimis calefacienübus , cum zgrotanuum detri-  mento: cavenda hec maximé erunt, potiffim üm  In prin C1p10 ; calore enim fluxiones concitant  atq; humores trahunt; alia veró praetereà etiam  Iaxant.   25. Obférvandum prztereà , quód optimé !»/Ievrisi  annotavit Aretzus, fi poft devictum hunc mor- ^5 relige    M» 4 guinem    194  LVD. SEPT-ALII MEDIOL.    ouinem exhibuerimus tres uncias mellis ro f. fo2  lutivi , & tantumdem butyri recentis ; quód fi  etiam progreffus fuerit moibus ; .diffcile autem  füppuretur ; aut difiuptá vomica «gris pericu-  ]umimmineat fuffocaticnis,maximé etiam cone    2. feret .|In eumdemufi:m feliciter utor quinque 1!  unciis olei aínvedalaru m recentis, cum uncià . Hil    unaàmannz. |In: eumdem ufüm duco infrà fcri-   eu ptum : Recipeoleiolivarum optimi , & maturi  unc. viii. aqua fo ntis lib. 11. excoquantur fimul  fine cooperculo.in vafe terreo vitreato , ad con-  fümptionem totius aque, & póft olei illius unc.  vii. dentur , dolorem mitigat ; fuppuradonems  adjuvat, alvum blande mollit ;acnon ignetcit ;  autin bilem vertitur.    e Suppuratione .    127. Vn fuppurati ex difruptà vomicà vix  alià vià recté expurgentur, quàm per   gar matis tuffim fcreatu , non multum fpei in evacua indà  siad Mo. €8 materià peralvum reponere debet Medicus;  dice p al- quód ope Medici hoc vix fieri poffit ;. praftat  vnm ex-- 1d quandoque natura, quz nobis incompertas  furgari, vlàsinvenit ; & ad falutem zgri ftruit ; audacis  tamen potius eft officium,cüm non per alias vias   excerni péralvum poffit, quàm per cor, & jecur   fibi tranfitum materia parante , quod periculi  plenumnezotiü femper cenfi; ; fyncopen enim ,   dum per cor tranfit, inducere poterit: cüm veró   euam heparattinget, & inteftina, & dyfente-   riam    1» emt"  252416 n0n    —n M —    ANIM.ADVFERS.: LIB. I. | 185    tiam mordaci vi concitabit ; & fanguificatrice»  hepatis facultate lzsà hyvdropem faciet. Salu-  briter id quandoque à naturà tentatum fcimus ;  id Arctaus teftatur: & nos in purulento ex plev-  ritide jamjam cx füffocatione moribundo vidi-  mus in Mane hoc Valetudinario , qui cüm  phlegmone laboraret ; & propemc dum ftrane  eularetur, (isdores: jam frieldi adeffent, 1ivefce-  rent omnia extrema, po tiffimüm fa cies , fubito  alvi flucre fu perveniente , maximà fanici copià  effusa, brevi rem ipore conval luit:raró jieitur cum  id faciat natura , cüm eadem nobis incoenitas  vias fibi ftruat cum p rxtereà non fit pet loca  convenientia , omnino ncn erit imitanda à Me-  dico ; poti iffimóum quia, fi leviori pureante ute-  mur, noxii nihil evacuabimus; fin validiori, vi-  res imbecilles reddemus in qu ibus fclis falutis  fpes pofita eft,ut & ferendo merbo fintidonez;  & materia per tuffim fcreatu cxpelli fatis poffit.  128. Perurinam licet; quz 1n th hnic; pul-  monibus continetur materia,difficillimé,& mi-  nis tutó educi poffit; promoventibus tamen lo-  tium tutó uti poffumus , ut Í alrem materia, quz  in vomicà adhuccontinetur, & quz denuó col- z  ligitur, per veficam exccrni poffit :quód fciamus;  vená azygos interdum inferi ramulis arterie aor  tz, interdum ca |vzt vena -bi furcatz ad renes , 1n-  terdum vena adipali , vcl em ileentibus,& prc-  ptercà frequentior etiam éft per v eficam ejuf-  modi materic evacuatio , & proinde etlam 1mi-  tanda, cum etiam fit per vias conv - ntes.  1    Subburae   tis dinreti   cA COvens  re foffunt,  e^ CH T»    i956 | LYD. SEPT ALII MEDIOL.    129. Inuftione; & fectione faciendiin ems |  pyticis hec fit cautio;ne à ruptione vomice ftatim 1  fiat , fed cum Hipp. zz Coacis pradictionibhs, dif-  ferenda erit in decimumquintum diem , ut &  materia coctione ulteriori mitefcat magis , quin  ab effaüfione extra locum , ubi: maturuerat , ite- |]. ,  rum alteretur ; & ulteriorrcoétione meliorred- |  datur; poft quem diem, fi inuftio facienda, om-  nino maturandum. Placet enrm Oribaf. 9. Sy-  nop[eos, cap.3.celeriter evacuandam effe;neque »  multüm cunctandum, ne virescollabafcant;in.  quo caf omnino à tali actione abftinendum eft,  ne in ilTud incommodum incidamus , in quod  cam certo mortis periculo incurrunt, qui in afci  te ad feéchionem numquam veniunt , nifi ceteris  remediis omnibus primüm inüfüm ductis , &  ja s exhauftis,& morte pre foribus ftante.  Supture- jo. In fuppuratis vomitus plenus eft peri-   "is vomi- E ;fi enim eodem tempore vehemens tuffis ,  i As pericu & exfcre: andi neceffitas fü perveniat, fimülque 5 |  le[15.. - evomantur impetti multo ex ventriculo cr affio« NT  ra , vIX evitari poteft fuffocatio , cc onfpir. ante ad  fuffocationem & efophago , & arterià af perii  tum prztereà , quód conftrictis mufculis abdo-  minis in vomitu, puris copia multa in pectore »  repleto — ;magisinteeione venofr ar-  teri compulfa, fie pé cor ita füffocat ; ut ftatim, I,  Supfrya. MOYOES fubf fequ: tuf.  ns vsi- «131. Proderiteamen inanem vomitum etiam.  t5 9o 5, d1gito provocare , non tamen promovere: fic. B  vac £l; . €nim à recs abdominis mufculis ab infernis  par-    Empnyc  attando  nsrédiaut  f'eandi.    ANIMAMDFERS. LIB. VI. 185    partibus compreffo diaphragmate , matéria pa-  ratior facilius propelletur.    In A flimate .    C. Vim majorr ex parte.difficultates ez re-   fpirationis à craf:à , & vifcidà materià  in fpirit A s partibus contentà producantur,  f pce 'tlam non leves errores à Medicis commit-  ti fol eant; dum illam pr reparantes ad evacuatio-  nem attenuantibus valentioribus utontur , &  impense calidis;exhaufta enim fi penu imero pat  te tenulori, craflefcunt nimium rel 1Qt ule; Imcr-  bum reddunt incurabilem.        I5    33. Cum ; quod qu: Magi iid arefa-  ! €tione pulmonum fit, coarctatis,8 frin elc-  ! bum ductis pulmonum alis , maona d dilisnria    adhibenda erit, ne; dun rattenuare, abftereere , '    8 & incidere materiam ; quevt plerimüm ànhe-  lationem producere f flet, tentamus ; ficcitatein  parte adducti , 5s rum1in mortem przcipitem.   ldcamus.   | 134. Vrinam promoventia tutó in hoc  Ibi senere! in ufum ducin on]  li valida | fucrint ; fiepé enim   |[pa rübus, quz füperfünt Bent  Dliorem redd CUratioi    dunt  " p UNT TR 2E.  I3j Qu: mvis qua in    C Imor-  otfunt, po aftimüm  acuatis tenuibus    di  S    thorace continetur    ante evacuari  * XN $ o»  arte aliunde,  Catonem atu-    d  a €    [materia , vix medicamento Nie  EH ASIERE U aU t |    "^  [UTC    poffit;    botiffimà m à capite aftu    AN    r  -— I    »    !aoH  7^    1n ff ]ima  te attt--  214A7111A y  e snbe-  se calidas    Ala.    Aft Lmna-  ticit ficca    fa gtt zda,  *    A P La.    Hct$ diuve  HCA724—-  'ores reddite.difB. !  ecu pus    8.    Aftbmati  [44    is 'iraan  1n  J    fum da-    r4 náA ^    188  LUD. SEPT.ALII MEDIOL.    cet, optimum eritmedicamentis anteceden tem] tti  illam materiamstibi przeparata füerit;evacvare,.t  At id in magno paroxyfimo preftare , periculi:  plenum eft negotium ;neautfupervenjente vO-4  mitu eger fuffocetur , aut dejectis viribus vitali-J te:    bus, animalis , quz per tuffim excernit, fuc--iiur    cumbat.    Aflbmatü 136. À vomitoriis, potiffimüm in vehementia  eis vomi- fuffocatione , abftinendum erit , quidquid dicattpu:  tus ma. Rhafis ;3mminet enim periculum füffocationissgoi   abfolutz : mirum enim in modum nifus ille pe- Non    é&us affligit, metüfq; adeft, ne materia in cefo-- fimi    phagum adducta afperam arteriam opprimat.. !  137. Ius galli veteris ex agarico, fenà, cnicos, ux;    A B bmati  eis ius gal adiantho, marrubio , hyffopo, paffulis , femini--    li veri; Uus difcutientibus , duod paffim paratur , & ài  malus,r Mauritanis primó inhoc morbo , & colicis do--|    Cur. loribus adeó commendatur , quodque ab anti-.|.  quis , & recentibus Pragmaticis paffim ufürpa--[i;  tur, quod experientie non correfpondcat, & rain    tioni adver fetur , tamquam noxium re ici edumi    ——    eft : cüóm enim fepiüs in magna hac vrbe à doe...    Cu íflimis Medicis in ufum du ctum cernereimmos, ji    244.5». potiffimum ex defcriptione Benec licti Faventi--fi,  Wo niz7 Emptrica ; cüm & ego aliquotiessirrito fuce-fi.    ceffu,in Tgiiroogs morbis cxhibuiffem.cur fru)    ftraremur noftro £be , indagare cepi ; atque obf    multas raticnes cbeffe fzepiüs , prodeffe vix vm-- p...    quam, mihi perfuafi. Ex lonoá enim ebullitio--b..    ne nitroft illa partes , quibus maxime prodeffe.  jus illud. 2alli vetens crediderunt ; tamquama  ! tcrre-        JXNIMADFERS. LIB.VT. 199  | terreftres fübfident, atque in percolatione reji-  "14 cuntur; vifcidz autem, elutinofz, craffz, tum.  & perpingues, excute, pedibus, alarum extre-  rhis mufculofis denique; -& nervofis partibus  promanantes , maxime remanent. Vnde non.  folum non adjuvabit materiz ex pectore excre-  tionem , fed craffiore , & vifcidiore materià ,&  antecedente, & conjunctà reddità,contumacio-  rem, maeífq; rebellem ad exfcreandum reddet.  Quód fi non juris fübftantiam , fed qua illi in-  | Coquuntur confideremus ,ne fic quidem in hu-  jufmodi morbo cum mult pituitz copià conve-    Á /f  " , A 4- q  n Amiet: qua enim pro folvendà alvoindu ntur,aga- ES -  t'A€71F124 f^  /bxicus, fena, femina carthami, omnino,cüm pat- "reca    iflrmam adnuttante bullitio nem, vim omnem.  ifolvendi amittunt, ex longà ebullitione ienéis  ix partibus diffolutis ; d ge vero attenuantia etiam  qadduntur, ut capillus Veneris ,.& alia , cüm in.  gfoperficie vi ires fuas fortita fint , ex eàdem illas  amittunt; alia veró , ut origanum ,.b trys , far-  | longà ebullitione putrilaginofa reddun-  (rur, atque omnino exfolvuntur  | 138. Sudorifera in hocmorbi e enere,qualia — ,  AMfunt deco&ta Guajaci, Chinz, Sarza parilie,Sat- S/derezs    ?20ventis   Ma fras , ut concedi poffunt in adthzidid ad iine : 2  2 ajE 59a   amendam materiam antecedentem, quin & con- Wi pas  junctam; ita maximé cavendum eft;ne1 IDSTUCD- 4,422).  Cn dg44240    rc magna fuffocationeinu fum veniant: fu iffocan EA  Eur enim magis ceri, & auctà neceffitate fpir adi, ec quide  quandoq; magna fequuntur jas ula,& venarü ze;.   lio pulmonibus difruptiones; quin & morsapfa.;    p  | 139. Cum    ro LFD. SEPT ALII A4LE DIOL.    TER ;:9. Cümtamen exficcanti facultate infigni  4Tbmitt S lleant hec,numquam in ufum venire debent,  2 je nifiadmixtis iis quz dulcore & afpera arteriz  fera 1n u- a :  ij poffint abblandir , & humores in pectore  nit [me pulmonibus .contentos ad excreuonem qmagis  dulcibus. paratosreddere. |  Inparoxyf | 140. In pazoxyfmo ne medicamento purean-  viopurgas te utantur Medici, ne irruens materia attracta.»  zà eff pro vi medicamenti non ad ventriculum , fed ad lo-  pinand - cum 1mbecilliorem; & folitum , fubitó egruma  Inaf bi? iterimat fuffocando .    su nó ve-    , ) lay : 1  to bam I41. Sic quoque eodem tempore non eft fic- |    dion dum á à : ;  candum; ne füffocetur zeer; blandiendum enim    4groimpa S asco remporestefte Galeno,quàm curandü  M /me. potiüseo tempore,tefte Galeno,quam curandu..    Inparoxyf |. 142 Quin neclyftetibus quidem tunc locus   m afib-. eft: neque enim proftratis injici poteft citra fuf-   stis ne focationis periculum « |   elyfterib. 143. Vomitus etiam;ut diximus, eo tempore3  quid u- evitandus ; neque enim materia 1n fpiritalibus   zndam. contenta evacuabitur,fed quz in ventriculo;quq    Nec v?! cm per cefophagum vi expellitur , ita arteriamg a    £u uéd- o (eram comprimit, ut füffocet .   Non[upi- 144. Eodemtempore füpinus vitetur decu.  2us ia- bitus; nam;utait Aretzus;ftraneulatonis peri«  €tat culum affert .   Nonfricà o X45 Fricatio etiam pectoris codem tempore  dé pecias, Omnino fugien da.    N««c fove- r46. Quinne fovendum quidem pectus fponjtt,  4 P    di pilas. elis cum laxantibus; calor enim 1lle fxpe flatij    bus excitatis; fymptoma auget, & quandoqu SR    fuffocat .    147. Quam- |    [    To    Bil    ?    INIM ADVERS. LIB.VÍ. 191i  « Quamvisin omnibus feré morbis illud  Ó "y » cratis veriffimum fit , non effe mutanda  libene infüituta remedia, ftante.eo, quod ab 1 initio,  I vifumeft;in hoc tamen, commüni omnium fcri-  | bentium opinione , cate a ad eumdem fco-  [funipesta intibus eadem fervanda fit intentio ;  A varianda tamen erunt remedia .    In afibrma  te fap? mn   tanda me  dicamen-  tá.    De Sputo fanguinis.    | EE Vm infanguinis per tuffim rejectauo- 7, farto    ne foleant Medici ftatim optimo con- 55; c;uis  Iilioad d lio nem fanguinis per fectam vena1 gue vena    in brachio poufti müm dextro ex jecora rià recur /ecanda-  rere, animadvertendum, fepenumero idin mu- 3anguinis  | licribus evenire ex fup preffis menftruis purga- ^ /putoex    | mentis , autaliaceffante evacuatione , quz. per^ dentis  JJ haemorrhoidas ; & in eo cafu , fi fanguinem ex ^^ ifibns  | brachii venis extrahemus; peffimé noftro egro- 7, ,  J tanti erit confultum; po tius enim flinio ni adde- ^^  | mus occafionem,ad f iu periQi arationevacu rt  | euinemattrahentes E it1gltu r,fectà vena  lin talo ; ad inferna retr ahere fanguinem , mcx  |repeuus vicibus ex brachio etiam conveniet *  ll'eumdem corrivare .  149. Sed ut in reliquis occafionibus 1n hoc, "  I morbo , dum ex venis brachii fanguinem eva- 5 ;,;  icuantes re petitis vicibus, & 10 non mu |tà quan- affatun ef  fi ritate 1d à aft: umus ;ita dum ex talo fane ineqa/7; gu:-  Blob eas cauf: as detrahimus, copiosé, & affatim idaz derra-  'd praítabiaaus ; ut sera fiat revulfio . b::dum    Co-    qua ven&    r2  'LVD. SEPT ALII A7£EDIOL.    sanguin? — 150. Conanturaliquiin fanguinis peros re-  veieclant jectatione cucurbitulis aut illumad loca,unde 4|!  bus cue-. effluit, revocare,aut in lifdem retinere, feliiin- |^  eurbitula terdum füccetfu; aliquando cum zegrorum cala-  patti «ff- mitate ; proptercà diftinctione opus eft: namfi |^  x4 quà? ab externaaliquà causa in his partibus vas fue-  eonvetit * yic difraptum , indéque per os fanguis rejecte-  tur , fi cucurbitulà fluxum retinebimus , phleg-  monem in parte fine dubio concitabimus.Quod  fi non rofo, aut difrupto vafe; fed reclufo 1d fiat;  tutó cucurbitulz tuncadmoveti parti porerunt.  151. Cavendum maximóé, ne, quod plerique. |*^  kii Á faciunt , à rejecto fanguine per difruptam ves |  guinis fu PATI glutinantibus ftatim utamur; ut enim hoc [Us  10 quando aliquando confert , fi etfufüs à venà fanguis 1m.  coveniat. pülmones,aut thoracem per tuffim fit totus eva  cuatus : ita. fi illius poruo adhuc conclufa , & |"  fluitans remaneat circa pulmones , tantum ab- |  cft, ut elutinantia juvare poffint,ut pocius zegrü  precipitem ducant in mortem:vifcidiorem enim [e  reddunt fanguinem , & craffiorem , sícque 1ne- [i  ptum magis reddunt ad excretionem; unde fuf- .|  focationes, anhelitüs interceptiones, febres ve- p»  hementiffimz ; inflammationes partis laboran--['u  tis & fübinde mors. Grumi igitur prius erunti]/a  incidendi, & excernendi , & tunc glutinantiumi'ui  ufus eritineundus.  In fputo 152. Quod deglutinantibus dictum eft , adi] ii|  fanguinis exficcantia , & adftringentia omnino etiam erit  adfiringe deducendum . Videas enim plerofque ftam ac  tia qua5- infpuentem fanguinem incidunt,non etiam be-3u;.  "ET  nepetr-    -    ANIM.AADFERS. iLLIB.FL | 193    i e perfpecto vcroloco laborante ; an thorax; & 4» utilia,  4 pulmones illum per fe evomant ;anà capite ad && 422»-  Il fpiritalia loca fanguis feratur; neque 2rum1 ad- do won.  huc adhzreant , & an fanguis adhucibi fiuitet ;  adí(tringentia, X qvidem valenticra 1nj ingere  & etiam lambendo propinare , unde ne ales  Tru nesoborivntur.  | . Prafente febre vehemente , in adftrin- 4f izgé  id ous, & La Mig MD... temperati cffe de- "/2 fafre-  I bemus 5; potiffimum fiaut ab inflammatione;aut Geciniiw  l| eiaminde a s fit: non minus enim ex cà im- eite S  £5 CH foc  minet periculum, quàm ex fanguinis eruptione, j,,—  154. Vb1ab ero fione vafis , vcl euam aper- ,   li2onc ex acriori fanguine, ac bile referto fangui- 5; q4jp s  | nis fiat rejectatio , purgandus ab initio ftatim, ex atri tu  A erit biliofus ille humor , ne, dum att emperare» szore. ffa-  illum prius tentaverimus , coplà fua , & acerrie mm pu-  [mà qualitate perfectum producat fymptoma.; 2224s.  ineque enim putrefactus eft, ut coctione indi-   Igeat, & cum tenuis fit; medicamentorum attra-   lictiont facillime cedit.        ^ buf  In / 110    15$. Medicamenta tamen non fint valentic- In fputo  fira, quod ica calida cum fint ; acrimoniam 1 n hu- hier hes  moribus adaugeant X valida motione » nus  mctu1ic    Mfluxicnem co ncitent : hinc qua fcammmonium.  licont un ent; fueienda erunt ; non folum cb« Cam, í  caufam, fed euam quód venas aperiant.   ^» 4 Quà etiam ratione & aloé,& ex cà Bar. ue ftiv  AMrata medicamenta 1n ufum duci: ncn Adag PAUTAS  jc c quód 'enarum ora aperiants & acriora fiüt » cannbus  ji anm par fit ^ n 4la;  a N 1/7. Qii-    Rbabar-   barum mm  fputo f[an-  guinis fu-    fpecium .    1n fpnto  fanguiais  quado va  lenter fic-  cantibus  utendum    "ceti fo-  ufas  172 f/puto    fa»eguin:s    linis    falpeélus .    94. LFD. SEPT.ALII AM4EDIOL.    157. Quinimó R habarbarum aliquando inz  hoc fymptomate noxium eífe folet ; cimenim  igneis fuis partibus altius fefe infinuet ;'& fan-  guini mifceatur ; quod vel ex lotioimpense fla-  vo ab ejus affumptione perípicué«colligitur; ubi  forcé non pro ratione bilis educatur, acutior, &  calidior fanguis redditus morbummasgis acuet,  & deteriorem reddet.   rj$. Inífputofanguinis ex vafis , aut pulmo-  nui crofione, illud inaximé animadvertédum ,  an plus fanguinis exfpuatur ; an puris : fi enim.    plurimum fanguinis , ad ftringentibus maximé    res érit agenda: fin veró multum puris ,& pa-  rum fanguinis excerpatur , potenter ficcanubus  erit utendum; citra multam adftriéctionem;alio-  qui pus perdit pulmones; fic Gal. $. AZetb.6.fo-  lis trochifcis Ándronis Polyidz, vel ex chartà  combuftà utebatur. Vnde & cüm pus merum.  cxcérnitur, folis fimilibus trochifcis utemur .   1 $9. Non placet eorum fentenua ,. qui. The-  mifonis , & Thetfali fententiam fequentes ina  rupto , velapezto vafefincerum acetum ad for-  bendum, & lambendum concedunt , uz aut ad-  ftrineant , aut grumofam. fanguinem incidant ;  certiffima enim utentibus illo fincezo imniiet    pernicies; partesctenim certiffimé exafperat;ac ||;    ubi per afperamarteriam rranfit,tuffim excitat; |  nde nóvum fluoren? promover: dulcórandumi  oat erit aut melle, aut faccharo ; atque fic ina  ufum ducendum.  16c. Intopicis adhibendis placet Tralhliami]    £275 uc  Voli    ANIMADVERS. LIB. FT. 195    confilium , ut emplaftra frequenter mutentuüf » 2565/5;    ne incalefcarit ; 1d enim , inquit , fanguinem eó  vocat, proptercàirrigationes potius placent.   t61. Frigidiffima ramen actu hzc effe non.  debent: przxrerquám enim quód talia omia pes  étoriinimica effe cenfui doctiffimvs Sener, fi  externe etiam partes rubrx & calentes foerint ,  fangwnenr ad interna propellendo fluorem.  conctabunt.   162. Qwvàmvis quz valenter adftringunt , &  exficcánt, urgente morbo , maxime commen-  dentur ;cauté tamen étiam hacinre agendum  eft , & incraffanua erunt adnufcenda , ut amy-  ]um, far, & lac: quód àmmoderatvs ficcantium  ufüstuflim excitet contvmacem , fed inanem ;  undeant nova fluxio fanouinis promovetur,aur  vena maeis lacerantur.    De Ph:hif.   165. Vm inter omnia prafidia ; quz 1n.   phthifi in ufum veniunt, Iac primum.  fibi locum vendicet,ut mu ta de fpecie lactis,de  quantitate, detempore, de modo; ac mixtione ,  opum? à Gal. s. € 7. 7M'erb. szed. propofita ,  recentioribus plerifq; recipienda ; & commen-  danda judico ; ita illud ; qwod ab omnibus fere  recentioribusadditur , nufquam tarnen à.Galc-  no traditrm , non recipio , ut à lacte affumpto  non dormiant zeri : cüm enim per qvinque hc-  ras ante cibum velint exhibeédum effe xeris lac,  fi fomnusinhibcatur, & preftanuffimo auxilio  mA tabidi    t0piCA fa»  piis tnu-  tanda.  Acin fri-  gidiffima  effe mon de  bent, 944  tboraci 4p  pliczantur.  SiCCAVtiA  valeter 15  fgate fan-  £141n15 em  pla fits  admi[cen    da .    l^ phbtbifs  à lséle ^f    Su bto dor-    a  nmieaum    Tr Phtb 'h    ; AEN y   qp anunae al  );£$ ^ ^h   "4$ 7220.—    EU  £t.    litatis fomnus ille confe:    i-6  LUD. SEPT ALIT MEDIOL.    tabidi deftituentur fomno nempe matutino,  pociffimüm cüm exficcati fepé noctes infomnes  ducere foleant , autob tuffim moleíftam fomnus  impediatur; fi etiam eo tempore à fomno arcea-  mus , & ficcitatem augebimus ,« vires vitales  imminuemus ; per fomnum autem.&. vires 1n-  ftaurabimus., & cor pus ficcatum humectabi-  mus, coctionem lactis in ventriculo accelera-  bimus. Neque cnim valet ratio Mercurialis ,  quód fomno majores fiant eva porationes; quód  in tabe, five hecticà febre, five catarr ho;& pul-  monis ulcere , blandailla evaporatioiactis ma-  xime ad fomnum majori ex parte deperditum   onferar; in verà autem phthifi cum diftillatio-  ne acri, & falfuginosà, & ulcere pulmonis, tem-  perata haec evaporatio utilis erit ac. acriorum  exhalationum calorem temperabit;phitfque uti-  et tuffim cohibendo :  quàm damni evaporando ; maximé cüm tuflis  concuflt ione lactis «tondodbio amediat E   164. Cüm phthifi confümptis; fialuidluor fu.  perveners lethale fit maximà cautione uten.  dum eft, fiin 115alvus non dejictatin ufu fubdu-  centium; blandé enim omnino agendum, neque  caffram, prunorum dulcium decoctum , man-  na ,mel violatum aut ad fummum , mel rofa-  tum foluuvum tranfcerdesze debemus.    De Tuff. d  Vód fcriptum fit ab aliquibus , & do-  ctis quidem VAS:  E [n ^    ANIMADVFERS. LIB. FI. 197    E [uriats fitiat; vigilet, qui vbevmata curat . vigilan-  in curanda tuffi quàm piures:zgrotantes vigi- e. C  liis macerant, ut fluxiones.impediatit ; peflimo 74474»  fane confilio: ut enim fuperfluum fomnum ce-  rebrumnimis replere concedimus, ita 1mmode-  ratas vigilias muito majora incommoda afferre   experimur; potiffimum cüm per eas vitales.vi-  res corruant, quz in. hujufiriodi morbo maxime  neceffariz funt : vieilandum4ane eft cim: à ce- p a.  rebro adeó affluit materia, ut fubitz fuffocauo- fa dern  nis peticn ilum immineat; «& tamdiu vigiladum,  quamdiu tàle imminet periculum: fecus in muíh x 4  moderatà; dormiendum enim;ut concóquantur ALES Nn  humores ,«& quiete pectus firmetur ;fi enimo "v7  Galenus 1. de /12m.cap:28.ut citat Rabbi Moy-  fes 213-.Se£t. Aphor.ícribit , tuffim ; fternutatio-  nem, & fingultum cutaria diquando;cüm hcmo  fuftinet ; atq; fefe abiis; quantum fieri poteft ,  motibus cfficiendis abftinet , ( quoniam cum  motus ifte fiat à voluntate , fed 1rritatà ; poteft  quis interdum volés non.tu ffir) cur etiam fom-  num non commendabimus, in quo omnes fiftun  tur fluxiot nes, X tuflis quafi fufpenditur ?   166. Inufu pilulari im in tuffi ,ad evacuan- Pilula d  dam materiam in capite exiftentem , non placet tu[f mal?  aliquorum fententia;inter quos fuit doctiflimus ?^/ cendi  Mercurialis, qui volüerunt; eas exhibendas effe 44" -  perquatuor,aut quinque horas poft cenam,   «quando ventriculus nondum , ut ait Mercuria- E ai  lis , ex toto vacuus eft : quoniam tunc niagis fa- 7^ r    pernatant , & facultatem mittuntin Pin Des ,  4.    I d & afpe    "7    15. LUD. SEPT.ALII MEDIOL.    & aíperam arteriam. Cüm contr illudcer-  Giflimum fit ; ex hoc modo exhibitionis multa.  -d.. fequiincommoda;nam aur cum cibo cititis fib-  ducentur ad inteftjna ; quàm oporteat ; aut fané  femiconcocrum ciburs deducent ad inferna;aut  ommum fiet confufio | Quare pra-ftat;autince-   eM S natum illas fümere , autíane fiummo mane jeju-  peor 10; « vacuo ventriculo devorare , procurato   forno per ünam, aut a]jteram horam. |    De cordis Palpitatione .    167. T N graviffimohoc morbocurandocaven  dum maxime , ne Gal.verbis $.4e loc.  ai siiid affect. 1. ubi afferit, omnes , qui paffi funt palpi-  e 34,,,. 'aUonem cordis , à fectione venz juvamentum  »us fan. &CCeptfIes.quem fecutus Avic. 1.5.7 ratd. c. Cap.  guis mi- 7:3n omni cordis morbo , fcribens ,utilem effe»  tndus, Íanguinis miffionem:quifpiam adductus in om-  ni cordis palpitatione fanguinem per fectam ve-   nam .evacuet; neq; eni: omni, neque fempet  Galenus fectione venz utendum ibi cenfuit, fed   omnes, quibus fübitó, cm fàni effent , fine ullo   alio accidente cordis palpitatio füpervenit; fan-   guinis eductionem juvifle: hos veró,quód inte:   grà ,& inculpatà valetudine fruerentur , à fan-   2uinis copià , forfan. & calidioris, in eum mot-   bum incidiffe, mihi fit vetifimile;quod quilibet   etiam ex Gal.2. de caufrs pulf. cap. 2.collieere po-   terit, càm dicit : Z4ccidsr ettam pulfuum imaqualz-   (45 Interim ex fanguinis Copia, qui aut in venas aut  ertt.    In.cordis  palpitatio    AXNIM.AADVERS. LIB.VI. 199  abteriastp[as fit vufu[us; atq; bac quidem [anguimis  aniffone fedatur facillime. Hactenus Galenus.  Caufaeft, quia copia illain venis arteriasillis  vicinas premit , & coarctat ; qua fi venz fectio-  ne tollatur; tumorem , extenfionémve venarum  tollit ;Jocàmque fübinde-dat ad motum arte-  ris. Vnde veriffimum eft , cuicumque cordis  palpitationi, ex humorum copià in venis exi-  ftennum,optimum effe prefidium fanguinis pet  venam detraétionem ; quod confirmavit etiam  Gal./;b. de veua fect. ad verus Evafiflrataos, cap.  4. Quemadn odum etiam fi aut eftuatio;fervor-  ve fanguinis , fiveervfipelas aut coripfum ten-  tare agoreffus fit, aut etiam venas;arteriáfque »  vicinas invadens , & palpitationém inducens ,  ad hoc auxilium ag2rediendum nos invitat.  Precepit hoc Gal. 13. eth. cap. 11. € lib. ad-  verfus Erafiflrareos, cap. 8. Atut hac veriffima,s  funt ita aflerendum ett , in veràillà cordis pal-  pitatione , qua illi cum aliis particulis commu-  nis eft, quz que morbificz folius caufz foboles  cft;non conferente facultate, quz majori ex par  te ex flatu eft , drminuto calore ; tum etiam nz  non verà, quz cordis propria eft , fi vel ex frigi-  do humore; qualem defcribit Hippocrates , vel  f1 alio, /sb. de facro zsorbo cim fcribit: 57 porro ad  cor proereffvm fecerit af fluxus » palpitatie appre-  hendst , C anbelarsones, G7 corpora corrumpuntur,  «liqui etiam cux: fiunt Cum enim dk dcenderit fi-  tiita frigida ad pulmonem aut ad cor, pevfrigerz-  tur feng:isy vena autem violentey perf icerate vd  N 4 pulro-    160  LPD-XSEPT:ALII AfEDIOL.    pulmonem , C cor affiliunt , &£ cor palpitar . nullo  modo fanguinis miffionem convenire, :Quins  ne tunc.quidem fanguinis per fectam^venam  evacuatione utendum eft, cum cordis palpita-  tioà virulentà materià ccr imp etente fit; autà  vapore; fuliginéve venenosà. Quód:fi Avicen-  riasin omnibus cordis affectibus venz fectionem  utilem effe dixit; non proptercà tamen in omni-  bus caufis evincendis morborum cordis utilem  cfle pronunciavit; $1c etiam in palp ita tione»  Conveniet, at non Íempcr, nequein quàcumque  -patpitationis.causà commendanda ;  In paljita - 168. .Sedillud in evacuando fanguine per fe-  tne cor- &tam venam maximé anima  dvertendum; fi ma-  dis,«bi in Ximam in corpore laborantis hoc morbo fübetfe  fanguinis faeguinis, & humorumabundantiam cognove-  abundan Sina qu 12 non tantüm vires premat, fed & i-  tia mitt Wa quoq; vafa diftendat, tutó nosadillud auxi-  lium defcendere-non poffe nifi fanguinis mo-  qu» 95 tum.cor verfus abendé proficifcétis fimul com-  X indo: peícamus , ac abipfo corde revellamus : cüm.,  enim cubiti vena.,.qua fecanda eft , ab axillari  axillaris autem non longe ab afcendentis venze  cave ramo proficifcatur , unde 1n cor ramus in-  fienis coronarius divaricatur, abundantiorem.  faneulnis copiam ex venacavà hauriri contin-  get; ex quà quidemre fiet ; ut plurimus fanguis  Cor verfus iterar ripiat, sícque cbn dis. viícus ma-  21s fuffocabit .. Ne igitur in hoc incommodum  incidamus, co ipfotempore,qno in brachio ve-  na tundetur, utrifquehypochondriis optimum  erit    us [ut sá-    "ANIATADVERS. LIB.VÍI. 261    lerit cucurbitulas affieere ,;dextro quidem. 5  «uod inde vena cava exoriatur ; finiftro autem,  quód illic plurime terminentur arteriz , quz  Mpirtuofum à corde fanguinem revellere pos  |rerunt : fic enim fiet ; ut qua:jamiavafura erat  licor fanguinis copia , cucurbirulis admoüs re  l'vellatur ; quz vero influxit ;venà fectà exhau-  P riatur.   169. Quód fi humoris; & fanguinis tantas  linon adfuerit copia , aut fola fufficiet fanguinis  l| per fectam venam evacuatio, aut fane poft illam  llapplicari poterunt cucurbitula .   170. Átubi infienis adfucrit fanguinis abun-  Idantia ;in utriufque brachii cubito venam ape-  | rire, udliffimum erit tfi veró non adeó magnas  | fuerit; finiftri tantüm füfficiet fecto .   171. Quod fi ne (ic quidem affectus ceffave-  | ritarteriofum,;& fpiritibus plenü fübtiliffimum    | in arteriis potius abundare judicabimus;& tunc dis affects    j| cum Gal. Ze cur. rat. per fang. mni [[.11. íectiones  arteriarum opus erit .   172. Sed in eo cafa non magnas , fed exiles  || potius elizemus fecandas ; quales funt ee, qua  | per digitos excurrunt:licet enim parva fino ma-  I ximum.tamen juvamentum afferunt j atque fa  I ciliis inductà cicatrice , fine anevrifimatis peri-   culo coaleícunt.   173. Cucurbitulas fcarificatas dorfo affixas  cordis palpitationem curare ; fcribit R hafis 7.  Continents v At Avic. 4. Fen y 1. Dotl.$. cap. de   | Cucurbitulis ; eafdem dorío applicátàs aliquas  | quidem    Cczur bi-  (Hla i pale  tttatione  cordisqu&  de appli-  £anda.   In pa:pita  tone core  di: a4 ve  n3 fecan-  da.  Arterioté-  731A 472 COF    bus guade  C07) GEX1f »  Arteria   qua fecan  d4127 cor-  dis palpi-  tationt «    Cucurbi-   ) ] ^  t'i'a dorje  ffxa& in    x. m  HII Cim rn.  P    cordisqua    9o profsat.    7? fi ! atit.  cordis £ro-  vdedut   fistibus    L^. tricals *    LVD. SEPTALII AMfEDIOL.    quidem bona facere fcribit ; fed & vencericulum  ledere, & cordis tremorem inducerc: fi tamen  cautio adhibeatur ; utrumque optime obfervát-  fe dicemus , quidquid dicat Mercurialis nofter  in fta Praxt ,capsite proprzo ; cüm fciamus ; peri-  tum; Medicum numquam. repleta corpore cus  curbitulas ante totius ex purgationem applica-  turum .. Diftinctione igitur potiüs ali3opus eft;  nam fi ex humoribus palpitatio cordis prove-  niat » fi dorfo € regione cordis, ur plerique fa-  ciunt  cucurbitulz applicentur,id in manife-  ftam vgri pernicienrfiet; augetu r enim circa cor  faneuinis Copia ob calorem , & dolotem : doce-  bat enim Galenus rr. A4eth. 17. übi 1n iis fit  plethora , non magis ex pulmone in pectus. ali-  quam excrementi. partem transferri ; quàm.»  ex toto corpore 1n utrumque. At ubi palpita-  tionis cordis flatus fuerit in causa » evacuatà  materia , unde elevantur, cucurbitularum ap-plicatio dorío é regionecordis. praftantiffimum  erit remedium. Quinimmó applicari etiam.  commodeé. poterunt , ubi cum flatu frigidus  quifpiam humor-conjunctus fuerit: nam ven-  tofus fpiritis admotà cucurbitnlà digeretur; qui  veró reliquus eft humor; facilis evacuaaione »  detrudetur.   174. Flaubus etiam cordis palpirationem.  inducentibus ; femper humorum & in ventri-  culo , & inteftinis..& flatuum ibidem collecto-  rüm maxime habenda eft ratio, atque ii inde.»  fubducendi ; quod. iis inanitis , fepiffimé folu-  tos    202    ANIMADPERS. LIB. VI. 365    : ltos etiam eos obfervaverimus , qui circa cor ob^  Ivcrfabantur .  17$. Fugiendum veró quàm maxime illud , ;, jalpita  ide quo nos Galenus 12. Math. ult. admonuit , fuis mum  fi adhuc in iis partibus fücci , ex quibus flatus 4; (s fia"  Ielevantur, continebuntut ,à nullàre m: ac1s eí- tibus , sz-  Ife metuendum , quàm à calore , quod eos colli- ters zz  Ijuet; atque in flatum vertat , fed digerere ncn.o lids mon  valeat: craffa et 1m, & ejutinofa dum calcfiunt , effe. men-  Iflariofum fpiritum gienetre folent, Gal. tefte» AMI Pr dv  Inbidem . ftutr m  ; tertia.  176. Vbi ad cor aut efferveícens fanguis ;  laut bilis affluat; ut phlegmones , ucl eryfipela-  itis periculum adfit ;, quibus in corde productis; 54.  Ideíperata omnino falus effe folet ; ftatim àfan- sellestia ,  Ipuine miffo , vel dum mitdtur, circa cordis re- cordi Afm.  Irionem repellentia adhibete convenit : qua 9lsanda.  Iquamvis 1n morbis pectoris omnino fueiendas  e(Íc conftitucum fit ; 1n hac tamen afflictione js  irum , ad quamcumque partem materia fluens  Irepellatur, ea fitignobihor corde , necinde ad-  Iro fibitó mors immineat, nullà interpofità mo- Cere la-  raapplicanda funt. bordite en  177. Vbi ex craffo fanguine cor hujufmo- erafis hm  Hi morbis laborat , à diureticis , & füdorife- 7».    Dum mit  "72771; fa*i-    i diMreticA   "Is erit abftinendum ; nam hec exhauriunt fe- 57 ?   | : $» 6 à! beso yg É C fudorie  um faneuinis , & fanguinem craffiorem red- ! pela  dun! Ld "^j 7   UEntHf,   178. Verüm, fi aquofus humor , & ferofus ,,,, ;,,,.    norbumillum producat, nibil eft , quód faci-    fé sobtitaa  iius yuin hujus morbi poffit evincere .    PLI ,    2Difeutien  dibus fia-  145 in Cor-  dis palpi-  faftone,   snifcenda    fnbadfiri    gentia o    404  LUVD. SEPT.ALIHI MEDIOL.  179. In flatulentà palpitatione vehementer ||  rcfolventia damnanda fünt : nam fpi-  ritus vitales nimis exhauriunt.  Quód fiin ufüm ea ducere  .. neceffitas cogat , ad-  ftringentia ali-  qua erunt  admi-  fcendaa .    | 20g  ILVDOVICI   S EPTAITI  MEDIOLANENS    LIBETIA    Comprehendens eas ,    JDe dolore l'entrictii.    eiendum erit,    lAnimadverfionum, & Cautionum Me.    dicarum,    4$ no 0908    Ousinvrelk qua. - 1/77 uUualium partium morbis  fuat obfer Yauda.    SUN inflammatorio dolore, inflam- Dolente  W| mationem partis , aut eryfipelato- veztricu-  fum affe&tum infequente, genus /^ v6 iz-  omne medicamenti pureantis fu- f^amma-  nifi fimul affluxam '/?vé» par  id ventriculum bilem cognoverimus;in quo ca-  i pureantia omnia evitabimus, ob innatam ca- 4 pienda.  Iditratem, & nenovz fluxioni ad partem Ja1.,  fo! ore laborantem detur occafio ; concedemus    SIS,    cantia fis    ramen    Sus v-    cuna  $3 ufune  daucend2-  Rbabarba  yum 1n do  love vexit:  eui infla  $9 X 0rto  fsgiendz.  Qiata n  dolore vé-  zriculitia-  fl^mm TI,  yio. quan-  do conc.-  dcnda.    Ventrieu-  lo dolente  có mflam  »lomé .  f icida po  (as Co ex-  irà appofi  n0,9Ha5-  do cox vte-    n.at.  Ventricu-  li ia dolore    «o6. LUD. SEPT.ALI]. MEDIOL.  tamen lenieritia, abftergentia,cumrrefrigerauóe |   ^ ^ . " : t m  ne aliqvà: tamarindi, fetum , fyrupus violatus, |  & fimilia concedi poterunt.    ;. R habarbarum, multis in hoe familiare»;    omnino fueiendum: nam & igneis qualitatibus  nocet , & biliofi humoris affluxum folet con-  Citare.    3« Opium, & opiata , licet in omnibus vene |    triculi affectibus fugienda fint, urgente tamen»  dolore inflammatorio , cum lenientibus ca ad-  mifceriin paucà quantitate poffunt ;fic enims  neque actionem impedient , dolori fuccurrent  & intemperiem imminuent : etenim fic Gal. Ze:   compof. med. fecundum loc. circa medium , exayni-- F7  nans medicamentum quoddam Afclepiadis adij*    ftomaticos,quod recipit plura medicamenta, &:] ^"    inter hzc aloén,& opium; reddénfque utriufq;j 7  raticnem,inquit, alocn vitiatos humores ex pur-4^    care, & infcrné peralvürn évacuare: opium ve«4 *ii  1o fenfum obftupefaciendo, mitigare moleftiamgr'i  ortam ex acrimonià humorum; erat tamen opi  ad reliqua medicamenta dofis unius ad vigint  quatuor; quam etiam non improbat .   4. Im inflammatorio dolore ventricuh , aum  incipiente eryfipelate, aqua frigide potum; au^ [)  frieidiapplicatlonem ut convenire aliquand 4;  concedimus; ita id faciendum ab initio maxim]  cenfemus; affluxà enim maseti, fi frigida exhiu'ic  beretur, morbus curàtu difficilior redderetur . |   «. In doloribus autem ventriculi , & ineft];  zorumà frigidà materi ,áutà flatn ex. eà gem]i,  tO5 fi |    ANIMADFERS. LIB. WIH. — io;    | to, fi contumaces fuerint , & multà fübfitmate- ex. frg:    ria , Hiera licet à Gal. commendetur , & à ple- 4a,«t crz/  ifque Medicis, quoniam tamen tardiffiméopes /2 mate-    | ratur , aC fepe dum ob vifcidam materiam tuni- 1/2 Hrer«    | auget ,necéffarium effe cenfeo medicaméntum  jaliquód pureáns admifcere , quod & materiem    cis ventriculi adlieret , attenuata , & in halitus 4/44  ^ , * » 1 " A ut   converfa. materia ventrem diftendit,& dolorem "^'^^  »n€n1147  Hryoans$    . n smifcendit.  adjuvet fübducére ,átque Hierz vim intendat,    ut diaphainicum;electuarium Elefcoph,& fimi:    !lia ; nequémultàm dubitandum eft, ne ad. par-    tem laborantem fiat multus materix affluxus ,    cum enim támmulta adfitcraffa, & vifcida ma-    teria, vim ombium medicámeéntorum hebetat ,    i| & impedit, ne à longinquis trahat, materiam    autem etiam 1n éo exiftentéem , & attraéctam    | quamprimüm fübducat ,ita ut minima ventri-    culo noxa inferatur ex affluxu materiz , utilitas  '€ró maxima ex caufz morbifice evacuatione s,    j| potiffimum fedato dolore.    De: Ventyiculi irsbecillitate ex frigida  ite npevié .    6. [ N $uellibonz cornftitucionis ; ave catelli pu; 72  perpinguisapplicatióne reeióni ventris riculo.ap    . E - x £^ ; PM A  culi, prima lizc fitanimadverfio ; quód cüm in »:4; ze  J| tardà: coótione ex friaidà intemperie; nihil fit fomnum    quod niagis coctionem adjuvet ; quàm IoBieus , (errim  & riori interru ptus forinus , ánimadvertant. pá« P^" -  sicrites ,Jieexanquietis fit pücr , qui ex affiduo   motu    ;9$ LED. SEPT ALII MEDIOL.    motu fomnum patientis. interrumpat-: majus  eniminde damnum.ex impedito fomno feque-  retur, quàm utilitasex blandoillo calore; quod  etiam ex catellis magis verendum ; potiffimum  fi patientes ex lis (int, qui & facile ex pergiícan-  tur, & difficillimé in fomnumrelabantur.  puliin 7. Secundo illud etiam animadvertendum  applicatio. ft , Cepenumero ex hoc complexu t udcrem ex-  gecaven- citari , quinifi affidué detergatur, noxam affert  dus fador. magni momenti : quare vel ab eo defiftendum  etit ; vcl- intermedio fübtüliffimo linteolo 1n eo  períeverandum.  Inm,b- $8, Suntetiamaliqui adeó in Venerem pro-  iiio? pi,utexcoamplexu in fomno polluantur aut  45174- 3d Venereos congreffus conciteptur ;1n quibus  omnino ab hujufmodi remedio eft abfüncdum,    De. INas[ca. € Fomitu.    Vomitus 9. E Tfi quàm plurima ad vomitum attinen-  fugiendus , tiafuperius propofita fint ; hoc tamen,  fieauez-. loco aliquá non fünt omittenda imagbl momcn-  tioryfed er tj, qug in vomitu exercendo pro naufez , & vo-  gente ^ *- qytüs curatione maxime funt & animadverten-  far tne da,& cavenda . Brirnàm igitut fir quód Iicet  jio; fc. ir adiquibus, qoibusautob ventriculi imbecil-  ^. litatámsatitob afflexum aliunde humorum col-.]  lieitur. materia in ventriculo »concedendus fiti]  vomimis.frequentius tamen 1d non erit praftane:]   dum fed femel; aut bisin menfe, ne & in ma--],   lam confuetudinem deducamus;naturam » patrz]   tem    ww À    ANIMADVERS. LIB. FII. 209  rem imbecilliorem reddamus; & membrum co-  éHoni ciborüm, & nutridionirinferviens, fentina  excrementorum efficiatur.  : Cüm vomitu materia: expellitur, five» p, pis  fponte; five levivomitorio (numquam enim for | 4 4,4755  ti in hoc cafu utendum eft)  non erit longiori tem. i4fjfgedz .  pore in eo infiftendum ; cüm alioqui cupiditas  cvomendi fepe perfeveret; ne. ex nixu , feu vo-  mendi impetu , aut vena aliqua in pectore, aut  in eulà difrumpatur . aut affluxus.novus mate-  riz potiflimum biliofie concitetur , infrà igitur  potius fub fi fttendun jT  ' TRUM * x i. ?.   (Orr Repe ità ctiam potiüs evacuatione ,:& petendis ,  1nterrx iat | 1C fiat, quàm unica d. nua didi   12. Quinimó prior magis protrahi poteft ;. ;,, ;; ;»/;-  pofteriores autem breviores fint; licet cum ali- gadauz  r1; 11lud auidebi. ut multa Vezitus  is hoc autem ,ut craffior repeti  fex in fundo ventri- qnales ef-    Vonmitus    €N  pot 45$ TE^    I4;    m  i fubfidens educ qu e po Xflitsfed nullàalie- /e4e27,  ni materie ad partem attractione;   13. Si qi is on ex naufca neceffitatem vo- situs,  mendi commonftrante ad vomendum promo- 44: fé» yu  veatur , fed quod feid effnsere non pofle expe- /» se»fe  rimento cognovetit ; ftatutum »» menfe diem., ft, non  aut terminum non prafigat ; p. nunc plures, habeant  nunc pauciores dies interponantur;ne 1n pra- diem $fa-  vam, &inevitabilem confi etude lta dedu- I—  catur sut fi fl    pats , & quaframur  |    latutum terminum aliqua datà occa-  fione tranfcendat , in morbos aliquos incidat.  4, Quam 'ls autem; data hacoccafione; VO- VFontt*    OQ mitu    410 LFVD. SEPT ALII A4EDIOL.    qui apftj- itu evacuandi fint , fi tamé ad vomendum ine-  mei,  ptfuerint, aut fi perpingues fuerint, aut angu-  fto nimiüm pectore , aut fi atiàs fputo fanguinis  tentati fuerint , aut fi cerebro admodum imbe-  cillo , aut oculis debilibus prediti fint ; potius  perinferna purgabimus.  Womendà | 4$. Vtconcedendum, vomitotia, quz vehe-  quádoie- mentia funt , quibus humores ex pelluntur à to-  $450 vt- to Corpore,aut faltem à longinquisattrahuntur;  tricalo C Tejuno ftomachoeeffe exhibéda; ita in levioribus  quando 4 concedendis , quz contentos in ventriculo hu-  «cds mores evacuant , ea diftinétio adhibenda eft:  quód fiquis ad vomendum non ita facilis eft  praftatà cibo vomitum proritare, potiffimum.  ficraffi fuerint humores : fi veróad vomendum  fuerit facilisynec humores multüm rebelles fint;  pratftabicid jejuno ventriculo tentare ; aut levi-  culo auxiliojuvare,  Cras ba. 16... Quinimo, fi non folüm craffus fuerit hu-  soribus more ventriculo evacuandus, fed in paucà quan  $n wertri- citate , licet malus ; poft cibum erit vomitu €ji-  «ul2(xi-7 ciendus ; admixtus enim cibo facilius expelle-  fence ' tur,etiam qui in fundo ventriculi confiftit,quod  m ^1, alioquinon ita facilé ventriculus in fefe contra-  UU . hensillemelevare ; & propellere poterit.   17. Cavenda tamen magna ventriculi ex ci-  borepletio e1 , qui cibum ad vomendum affu-  mit ; difficilior enim redditur vomitio , quód  ventriculus (ead expellendum , quod illi mole-  ftem eft , vix tantà pofità repletione contrahere  pcteft.    Y opitriri  A09 21H $  replegtür.    IS. At    ANIMAMDFERS. LIB. VIT.  í11    18. At. ne ftatim quidem ab affrmpto cibo »,,, ;,.   aut evom;endum eft; aut vomitorium fümendüs ,;, ; 7,  fed tantum tempcris intcrponendum, quantum sto , qua  fufficere pofle conjeceris , ut humor noxio ad- 4/4 vo-  mifceri poffit, agitar.i, circumvclvi, & verfusos mu» 25-  ventriculi fiblevari ; id veró-fit fpacium unius. Zendii  hcrz , aut ad fu rini m duarum : 1d autem fem-  per intelligendum eft de vomitu ad evacuadum  ciexcrementa , quz in ventriculo cconünentur ;  & de levibus vcntcrlis ; quid enim in vomitu  vniverfüm corpus evacuante , & in vehementi  bis vomitcriis obfervandum fit, & alias dictum  c(t, & ab Avicenna petendum.    De Siti izymoderatA    I9. T fitis.ex immoderatà caliditate; .& 55; ;,,,,  ficcitate ventriculi, aüt eam COGI. 75; 2547   prafen da h umorts calidi & ficci ,eqva frielde 4c frigida   largo fa pé potu curatur, " aft m exfünguen- &ibezda,   do, & bilemob multam aquz copi lam inecftam C quado   fr bducendo ; ita maxime cbfervandum erit ; fi calida.   fitis hzcinexhaufta ex falfa pitvitz adhafu pa   rictibus ventriculi , vel ejufíem n fundo illius $   mo rà producat! r,frieida potum ncn fcre uti-   ]em; quód cont: macem mae?is cavfi m reddat ;   & craffiorem ; eam vcró ctiam fa cile potus pr rg   terfluat : przfta ibit 1e1tur tu aovà calidà ; qux   maais penetrat, attenuat, divtiüfque in ventte.   commoratur , pouffimtm fi quidpiam 1lli ad-   mixtum fit ; quod attenuanti facultate. pra di-   QD a tum    31»; LFD. SEPT.ÁALIH AMEDIOL.    tüm fit; fed & in paucà quantitate, & non ex-    cedens.  De Cholera.  Cholera | 20. Vamvis in hocaffe&u, & per fuperna,  Jaborates & nim inferna humores excerri foleat,  quédo per &impetu tali;ut freno potiüs,quàm  fupe ftimulo opus fit ; quoniam tamen aliquando ir-  C^ 24542 vea tiones quidem adfünt;fed promultitudine»  pe vba máteria non complentur ; ideó adjutricem ma-  vag4,, Dum Medicus porrigere debet : at tunc ambigi-  tur, an fuprà;an infrà. Primo ieitur confidera-  bimus , an naturà ad vomendum zeri fint faci-  les, & an confueta fit aliquando talis evacuatio;  tunccenim per eam partem adjuv; ii am nt,  hac diftinétione adhibità : fi cibi corrupti talem  niorbura produxerint , ftatim vomitu excerni  pofle; uteuam fibiliofi humoresab hepate, aut  univerfo corpore fucrint transfufi , quód biliofa  per fuperiora f. aciliüs excetnantur »fin vero aut  ad vomendum naturà ineptus fuerit ; aut craf-  fior fuerit materia ; praftabit. abftereentibus  fubducerce.  Von ^ 21. Sed fi vomitoriis agendum, ea omnino    ria in cbo €evitentur , qua vel aliunde attrahendo vomitu   lera fint attractam expellunt.   ex. levib. . Sed cüm blanda illa mu! vicem fint;aqua  Fomiter te pida; hvdrelzeum, mulfa , ox vmel ,quaev aria   ria in c)? vatjoneid petant; quomtódo ea in ahi   F0424T7 s? Sibiliofa fit; & mordax ut ctiam fynco-    pen    ANIMADVERS. LIB. VII. 113    pen inducat, aquam tepidam , vel jus pu Ili fim- riezate   plex , vel hydrelzum potiüs eligemus :Si craí- maierit  fior fuerit materia , & picultz admixta , pt rxeh-  genda eritaut mulía , aut oxymel cum aquá : S1   trefactus cibus, omnia hec convenient .   23: Per inferna, fiopus fit, id eft;fi moveatur  imperfecte , fi biliofa fuerit ,à mannà cmnino  abftinendum , & abftereenübus ex melle; aut  faccharo ; ftatim enim 1n CO rruptelam trahun-  tur,&b jilefcun t :fedfcrum lactis omnium erit  oreftantiffimum remedium, aut caffre fucci por  tio, quz ardorem cohibet;mordicauonem com-  primit, * blandé fübducit : quód fi pituita pu-  trefacta 1d excitabit , aut bilis craffa , nihil pre-  iius rit melle rofato , aut folvente ex fero  lactis ; aut facto cum infufione rofarum rubea-  rum.   24. Vtvomitoria in aliis morbis curandisin Veste  multà qu: inütate affumi debent , ut etiam mole r:aiz cho  natura ad vo cé" m proritetur;itain hoc mor /e4 zen  bo mincr copia fufficiet, vel Aretzo tefte: quód frat, mul-  Ur icmeiovss ventriculo, & difficilior exitus /4 2/2tà  humorum acrium reddatur, & major vis,& do- '^//*  lor ftomacho inferatur.   15. In repellentium, & roborantium ufi hec  adíit cautio ; numquam ftatim ab initio ea 1n.  ufüm duci poffe : fi enim ex copià ciborum , aut ;,,, quas  humorum 1n ventriculo , & vicinis pasbine Ü- qoid quo  lis morbus provenerit, non prius ea concedi pc- 5,4» i5  terunt ; quàm materia 1]la majori ex parte fit. wap d   gvacuata : quod (i aliunde affluxerit, nifi vires cez4a .    i4 exfol-    Manna,  (5 faccha  1? barata s  f"fecta $  cbolera*    Repellen -  tia1n cho    it4  LPD. SEPTAALII AfEDIOL.    exíolvantur, permittendum etiam erit , tit. pars  illius evacuetur , ne illius impetu xepreffo ; aut   - febris exitialis concitetur;aut ad menibrum ali-  quod princeps repat ; fed non: dierum. numero  hec movenda erunt , quód morbus acutiffimus  fit, & aliquando uno;aut altero diezgrosinter-  imat ; fed horarum dumtaxat, ut unius quan-  doque ,.aut duarum horarum fpacio viderim.  tantam humorum copiam evacuatam ,.ur vires  conciderint ,.& corpus quafi confumptum , &  depreffum undequaque apparuerit .    De Cardialeia.    Cardial-. 36, Vamvis quz adftringunt, aliquo modo  gi lahe- etàm repellart , in hoc tamen morbo  rátibus in in principio repellentia convenient,  dri atn'dlo modoadftringentia : illa enim affluen-  esvenii; , £5ad 0s ventriculi humores mordicantes , po-  x2 41/1, ui ffimümin febrium principio affluentesrepel-  gea, lunt,adftringentiaautem, licet id praftare pof-  fint, affluxos tamen quafi retinent , atque parti  impingunt: fecüs tamen evenit , fi repellens ali-   quod per os affi matvr ; repellitenim deorfum ,  precipitatadvenienté;corrngat;adftringit.& in-   durat, ut ficillimé;munità parte interná,vim af-   fluenus hum: risretüdere poffit, atq; repellere.   Cadia. | 27. In vomitu promovendo in hoc morbo,  gia labo- heec adfit cautio ; fiflu&tuet materia , & proinde  ga"tbu5 perinterval!la invadat, neqne nc va affluat, S  qnádo vo VOmitorlo, licet.blando; uti poffumus;ut a: rd  aO,    ^    ANIMCADVERS. LIB. VIL. aij    120, aquà tepida , vel folà , vel cum fyrupoace- »sitoria,ee  tofo, vel oxymelite : quód fi vel ab hepate , vel 4444ode-  alimmdeaffluat bilis, potiüsrevocanda erit à fu- *^*foria.  perioribus , & perinferna fübducenda. 6s cin   28. In biliofis, & acribus fbducendisiis hu« "4d   | ^ Cédis acr&  rioribus, licet Galenus, & Trallianus aloe; five, dis  Hieràutantur , ut fi qua tuniciscris ventriculi jjj,  matetia adhafcrit,detergi poffit; alii autem 2,44;  Rhabarbato: placet tamen magis blandioribus ;a cardial  uti, maximé cüm jam leniora commodiffimas gia,lenio-  noftrozvo inventa fint; fic decoctum tamariri- néss utes  dcorum, fyrupus rofatus fol. caffia , vel ex prunis 4&7.  paratum medicamentum, aut etiam addito fero  lactis, raei1s convenient.   29. Placet tamen magis bolovti,quàm [liqui- S424ucess  do medicamento ; quod diutiüs in ventre mo- f'^ &ilie-  ram trahens , non folüm commodiüs fübducet /^: ^»mo-  tales humores;fed fimul contemperabit illorum "777 cer"  acrimonlam ; 1n quo genere & caffiam , & pul- iss  pam tamarindorum , fi premum [locum obtine- 77^ 747  rc cenicrem . MT IDE E niant , c   30. Qnodfft1à pitvità fiatacidà , quod rariffi- ,, qua for  me accidit, euamfi ufis Hiere à me commende- 52.  tir, quód humceres ilosattenuet., & fimul füb-: Here pre  d'cat;cuoniam tamen & tardiffima eft in aCtio- eardialgia  ric,&frpéà materie vifciditate evicta etiam. 7"'/cesdiz  imiaeis retordatur , unde fiepé fymptoma adau- fter al  getür, optimum effe cenfeo , illi aliquod medi- 1*4 *»c-  camen'rum admifcere, quod vim illius acuar, & *'c4"»tr7  quamprimüm medicamentum cum infeftanti- *  bus bumoribus deor(um ducat.    O 4 Ds    $15 C0?7)U€-    i16. . LF D. SEPT ALII M EDIOL.  De. INaufeas.    Innaufea 31- V1tos video in naufeà orani ftatim aut  quado bn evacuantibus per vomitum ; aut per  mores vc- leceffum uti; felici aliquando fuccetlu ; aliquan-  mt^; € doinfelii: quod ut evitemus ; obfervandum.  2:449 P** erit, an inanis omnino fit naufeay an cum aliquo  ftf" vomitu: fi inanis; conjectandum,an aut infarcti  Anu tunicis fint humores , aut admodum adhate-  a wnbs Ícant; tunc enim omntiio preftabicillos attenua-  praparas- 1€» abftergere, & incidere ; ut preparau poflint  A. educi facilius : quod fi 1n capacitate ventriculi  contineantur , & fymptoma maxime urgeat ,  ftatim aut vomitu educend? ; adjuto motu , fi ad  vomitum faciles finc;aut per feceffum erunt ab-  fterzentibus evacuandi .    De Hepatis intemperaturis .    32. Y IN calidà hepatis intemperie;neque fem-  per ab initio medicamento purgante »  jupe, Univerfum corpus , & jecur expurgandum eft ,  quando Quod doctiffimi quidam viri , ex Archigene , &  purcadzg, Galeno 8.de compof. med. [ecundum loc. ad finem,  €^ quádo colligunt ; neque femper ab hac abftinendum.;,  nen. rictüs folà ratione , &alterantibus ad frigidum  contentis , quod ex Tralliano; & Avicenna alii   cenfent ; fed diftinctione utendum : fi ex proca-   tarticà aliquà causa fubito talis intemperies in-  troducta fit in corpore alioqui fano,detracto fan   guine vena fedtà , & refrigerandi totius ; ache-   patis    Hep tis  £n cAlida    Il trahat, neve calor, e s    ANIM ADVERS. LIB. FII  patis causa, & revellendi ejufdem à parte labo-  rante,ftatim ad alterantia veniendum erit:quod  fi corpus bile prius refertum fuerit, & paulaum  intemperies fit introducta, altiu(q; radices ege-  rit, & quafi habitum contr axerit , non. folum.  fanguinis miffione erit utendum , fed medica-  mento aliquo blando calidi humores jaminde»   'niti erunt | pus exp urgandi, mox reírigeran-  bu s erit aeendn m.   . Neq; vero in ho c cafu fueie nd lus eft ufus  Ain ccun i fero, aut (vrupi rofati Í olutivi; guod  docti fimo Matt; uie vifu m ef (tob eam ratione  quod cüm dulcia fint, periculum fitjne bilefcát:  valet enim argumentum in 1is , quz alte 'rando  diugcüs in corpore moram turahu nt,non autcm  magis evincunt qu: àm    ibdt icendo potiüs refri«    1n fubductoriis , qua c  evincantur , & bilem fi  gerant.   ;4. R habarbarum potius m ihi fufpectum eft  1n hOoC Cà cium enim tardius o |peretu ir ,19ne€as  autem multas x artes habeat , quibus penitiores  partes í facilé adire potef s & ] jecur 1 maois excale-  facere poterit; ut ex lotio, quod ftaimab: Tum /  pto me lican entof flavitiem affumit , e ru ffum. /  confp ICItUF , quii bet cognofcere po Jte ít.   3f. In externis ap] licandis ea adf it cau tO  refrigcrantia , & adítr in |gc ntia fint modera tai    tum actu, tum potci hv m con-    ha  fu:    'tla,ne vifcus fcirrl    1 port CS,q 1inde cx halà ES    I rerinceantur,ne etiam clau datur via fangu inl,aut    ^  LI    denique putredini detur occafio,  De    2L7    Hepatitis   i/i 2016277  perie £ali-  ^a man-  na uon [wu  fpectum .    Hepati;  12 Intem-  berie cali-  da Rbhba-  baybari£    f (fpe 7471 L4    , Hepatis r1  E intéperie  calida ve-  rigeratia  ett adffris  Renta tm  peu:? fn-    fecil.    2i$8 L/'D. SEPT.ALII AZEDIOL.    De frigida Hepatis intemperie .    In bepetis 36. | IN calidis & ficcis externis applicándis |;  intempe- ea fitanimadverfio; ne nimitininiisex- | |  "ie frigi- cedant: fitenim (lepenumeró ,ut humidioribus 1»  da, calda pattibus abfumptis;aut e&ficcátis;fcirrhi in pàr- jen  C^ fà "té cohcitentur.   f4/pacta .    De Hepatis obflruttioge .    Hepatis 37.| N topicisinufüm ducendis , piimó hzc jk  sn obitru- adfit cautio; ne attenuántibus umquam,  éHone 4t- vitamur, nifi longo intervallo poft cibum affum-  tenuantia ptum , ut non modó in ventriéulo cibis in chy-  eie Iummutatus fit, fed in hepate'etiam jam mitita-  dgio donem in fangninem nactus fit. Quapropter |;  RA. cümà ceenáad prandium multó majustempo- |i  f rs 1ntervallum intercurrat , quàm à prandioad  coenam,commodifTimium tempus judicamus c(&  fe, fi fiat perhoramante prandium.  Linimbiis .. 29 Animadvertemus pratereà ,antequamo |...  f (us cali- linymenus ,aut inunctionibus niramur, femper [s  di ai fp;m V1ÍCus effe fovendum decoctis attenuantibus, & [i  gia pra- difcutientibus cum fpongià, ut & inunctiones  ittedi. altius penetrare poffint , & materia ab actuali »l»  & potentiali calore attennatà, aut per fe diffipa- . |...  xi poffit; aut medicamentis c corpore duci.    RIIANII    |.emone nó priàs applicanda erunt, quàm fectio-  | ne venz evacuatum fit corpus , & pars materiz ^.  I revulía: fi enim fecus fiat,vel fi ob abundantiam    e E uo WA  e 4  s *. cf  ^ 5s Me -  —-— — A0. deu SCORE M. —  - o.    ERE UUS    MNIM.ADVERS. LIB. VH. 19    De Hepatts inflammatione .    39.Y cet repercetientia extrinfecüs appofita. Hepate iz  medicamenta in inflammationum prin //4mmmste  cipio adhiberifoleant,in hepatis tamen phle- repelletta  "m prine   p:o. ante fe  élioné ve-  n4 non có    ; "Y^ (o , EJ 3 *» F^ T* * e » ; ^ ' *p)o l 2 , 1*  | repellere non poterunt, rebellis magis reddetur 1, .    ———K ÁO Ó N e    | timor, & contumax, craffior reddetvr materia,    & duritie coptractà fcirrham excitabit , vel re-  pulía ad cor, & fpiritalia membra impetu rues ,  mortem ftatiminducet.   40. Laborante concavà hepatis parte, licet p,;;f'ag;  faciliüs fit , medicamento purgante materiamo ;arne  evacuare ;id tamen crudà exiítente materià , & bepauisip  in rrinciplo fieri non debet, fed ccncoQà , &in «ezva par-  decUinaticne. Qvamvisautem 1n phrenitide, !* megan  aliquando ab initio, ad revellendum , evacv2n- dum , [cd  d: m fit medicamento pureante ; ficut docet in, "* d.cina  plevritide, defcendente ad hypochondraa dclo- «oi  re, Hiep. 2.4cut. quia, ut aliàs docuimus , non-dum cruda eft materia, fanguis nempe bibofus ;  in hepatis tamen inflammatione nullo modo 1d ,, infini  pre ftandum eft : quód , cüm pars 1!la labotec; ,, sone  humores , auià venis undequaque evomunt"r 55,5; i  adjecur,etiamfi aliquà ex parte evacuentur ; p«»cipio  per partem tamen laborantem feruntur ad ven- sos. 2a»  triculum , sícaue & 1» becilliorem reddunt, & 454a.  reduviz craffiores remanent; magifque impin-    guntur. 2  AI. |  T e    Hefatts  gibba in-  fidsaata,  ante dta-  retica le-  - ninda al  UMS.    In be 11:$  HZ fla ?2—   2 311076 4  yebellentt    Dus, itü-    prilcifi0    niteda .    Hepnte tn  femato,  aciü f !?i  da fic fd    7    d    4 la 9    LED. SEPT.ALII 24EDIOL.    41. Quz in gibbà hepatis parte fit inflam-  matio, & quz ad eam partem affluxa eft mate-  ria, licet per lotium commodiüs expurgari,com  muniomnium doctorum fententià poffe confti-  tutum fit, antequàm tamen diuretica hec in.  ufüm ducamus, optimum cenfemtus , leniente»  aliquo medicamento , aut etiam abftergente»,  materias in primis vHs contentas evacuare, ne»  ufi ducentium per urinam, quz in primà illà  corporis regione continentur,ad penitiora de-  ducta, inflammationem adaugeant.   42. Licet autem in principio inflammatio-  pum aliarum partium fimplicia repellentia in  ufum venire debeant , in hujus tamen vifceris  phlegemonealiqua etiam attenuantia calidaad-  miíceri poffunt , & debent , non eam folüm ob    220    7» caufam, quód frigida, & adíftringentia ad peni-    tlOres partes facilis devehant;fed etiam;quód,  cüm vifcus illud undequaque angufti iffimis ve-  nis fit refertum , & illius fübftantia ex iilis: fere    folis fit comp ffitasut proinde parenchyma opti-    mé dicatur , fi frigida fola , & adftringentia aut  exhiberentur , autapplicarentur , facillime ad-  ftrictis venulis, & craffatà materià; fcirrhus in,  parte concitaretur ; aut fane tumor per fe incu-  rabilis fieret.   43. Vt proinde etiam hzc eadem hepati  non valde frigida actu applicari debeant, ob    eafdem caufas; tum eti: ime ne naturalis facultas  noxam aliquam contrahat ; nativo calore quafi  exítincto.    44. 9i    j|    I:    JAANIM.ADVFERS: LIB.VIL aon:    44. Si tamen nulla adhuc affluxerit mate- zropatein  Iia , fed affluxus certó impendceat ; ut in cafü » fz mdi  I étu, aut externa aliqu: à Causa, pura repell entia, f1se ate  etiam cum aliquà adfirictione,concedi po terüt. riasvepellé   4 $- Quinimo, i in ervfipelate vero eadem pu- !/2/ela c9   ilta conceci poffunt ; cüm :& materia fit renuifhi- (€  15 efipe  aMnpa,  calidiffima , ut periculum non fit ; ne ni- eri  1 epa  amis craflefcat, &-obftruat venulas . tis, vegellé   » Vnde etiam frieida actu repellenua C3.» v fola ci  Aapplicari regioni hepatis poterunt j CUm cns eoninnt.  Irenfiffima fit ibi caliditas ; qua ctiam medica- /5 er yfipe-   Amenti mntenfionem refringere facilé poterit. In. /a:e zepa-  IQuo edam cafu pau» dllum aceti indendum crit, ris , frigi-  Jr frigidiffimi medicamenti penetratioadjuvas 44 2s  Ar? px flit. abplican-  47. Et quemadmodum ratione partis ab jni- B   | bebati   |, Ho dictum eft;non puis repel Hane. ieudu B. t "T"  PA E: infamma   (Ie, fed attenuantia aliqua effeadmifcenda ; 1ta |  à [102€ 5 17  lin declinauone non pu risrefolv im us utédv I sch   aecoiimatio  docuit Galenus 15.4e:5. fed nonaihil adftrin- ne puris re  Ipentium admifcendumeerit ; ne laxatà nimiümo | (juez j.  parte, tonus illius deftruatur. bus non  utedum .    De Hyárope.    149. Varmwis illud & veriffimumfit;& Ga-    ost bydro-  leni auctoritate confirmatum , /:7b. " ferofr  H0 $5 TUR que tao pur. CAYC oportet ic- Mast  lrofos humoresab1 initio p! Iro ari pc offe, quód. nul 44 ize ;  illain eis exfpectari debeat coctio, quód nullam purgarz    cionem admittant ; cavendum tamen erit ; 5o,    validis    fed à levie  ribus tn-  ehogdum.    Poft bydra  g^:^ vale  1:a ventri  ciilus vobo  YADUÁLS .    1n Iydre-  picis «tte-  nudis  tenda s   nt butic-  yes p wies   mua du-  "T poffint .    In bydvopt  DEG m ear1té  xWAII2HÍ   dia no 1i-  ff LCLPDP  Iní y iret  ín düweti  cis nà diu    57 fallen-    LVDb. SEPT.ALII MEDIOF.    cOgIS ftatim ab initiojfed ]evao    222    validis uti hydrae    rialiquo med icamento erunt prima excremen- '    ta educenda ; & fic vie ad-validiores evacuatio-  nes prxparabuntur.   49. In valenticrum hydragogcrum ufü fem-  per maxima ventriculi: ábenda eft ratio : cm.,  cnim majori ex parte tonum illius I5befactent ;    fi frequentiüs, u ità multis foclet;jexhibeantvr;ni-    síque abillorim exhibitione ventriculi habea-  türratio, imminvtà aqvá flates    cilicrem, fi Averrci credimus, zerum noftri m»  inducemus.   jo. Vt veriffimum eft, ferofos hos & aqueos  humores nvllà coéticne effe preparandos ; )ta»  cüm pctiffimüm perl-tiumfint evacüandi; via,  per quas permeare debeznt, infar&u funt hbe-  randa: in quem ufim & decocta, &fvrupia atte-  nuantes, & abfteroentes, & incidentes maximé  converient,ut cráfficres,& limcfi humores vias  cbfttventes, & effluxumvrinz ad renes , & ve-  ficam impedientes pra parentur, ac facile educi   poffin at,   $r. Nectamenin horum ufu diutiüs infiften  dum eft, ne dum 1d tentamus , morbificam cau-  famadauecamus.    $2. Hocautem maximé in vfu vrinam proe [Hi    mmcventium eft animadvertendvm, & cavendü:  vidimus enim quàm plurimos , dvm obftinaté    nimis per lotium humores hos fercft s deducere: 1!  ec obfervarent,an co-- 1t    potionibus 11$ tentatent;    pia    augebitur, & in^  deteric remfpeciem hydrcgi is, & curatu ciffi-    AANIMADVFERS. LIB.FH. 233    la urinz augeretur , mortem a grc tis fuis acce-   Ica petu [entà il!à materi in corpore reten-  IEà, & in morbificam caufam mutatà.   $3. Praftat igitur per tres , quatuorve dies   , lipericulum facere , & potionibus rem hanc tam-   iquam aptioribus aggredi : quód fi pro voto hzc   inon füccedant, aridis res erit tranfigenda, fuccis  Iconcreus , pulvifculis louum  premoventibus ;  Itrochifcis, & fimilibus.   $4. Rhabarbarum , quod in hydrope labo-   Prantibus 2 à mune. commendari video ; ut for-   . [té aliis pro roborando hepate acmixtum ccnce-  lili poteft; ita fi frequentiusin ufum ducatur,aut  licommanfum , aut in pulveris formam  affü m-  | ptum , ad evacuandum numquam probarià me  pee quód talia a aprum non fit evacuare, qua-   lia opus effet,quoc ique docuerit Gal.Zb.de purg.   I ozcd. f acul.eap. 2. quz flavam, vel nigram bilem   purgant, Amportuna efTe, & inutilia hydropicis.   $5. NNon omittenda eft Galeni animadverfio  lex Afclepiade, 9. de compo[. sed. Jeeundum loc. &   ; M à Tralliano repetita ; cavendum effe à frequen-   f uoribus, & iteratis vacu: auonibus;qu iod hydra-   j.o02a hac per fenoceanrz he pati corpi üfque uni-   ver(um reddant debilius, & plus phan quam.  profint: itaque faris eft; ceftante A lex./ib.9.cap.   l| 2. paulatim, & tutó vacuare, quam fe finando ,  perturbandoque ,unà cum morbo agrum de»  medio tollere : praftabit gitur , ev acuatà parte  materie per feceffum, hepar per aliquot dies ro-  borare, moxque yacuationcem repetere.    16. Quam-    ——M    aum, £5    quando.    Potulenta  i» bydrope  Ex ep?    fafüecin.    Rbabarba   ri Lbydro-  picis inuts  TH    Hydropi-   cis rebett-  ta fapiss  bydrago--  gAnexia«    LVD. SEPT ALII MEDIOL.    vefeckHa ^ — $6. Quamvis duos hydtope laborantes fana-  pydlropicis à viderim ; quom in cruribus perfe excitatis,  eribus & difrupus;& multà aquà ons eam partem eva-  ephlicat^," caatà, exhibitis pofteà multis hepar roboranti-   pericula-. us; nullos tamen umquam fpacio h oc quadra--  e cinta annorum,quo in magnà hac urbe medici-  ' 'nam facio ; curatos vidi , quibusà Medico vefi-  cantia cruribus admota fuéte , fed fere femper   cangtznz fubfecutz funt cura itu impoffibiles; ;ut   paümée etiam doctiffimus Maffaria longà expe-   rientlà obfervavit. '    55.4  - e    De Lenis obftruélione s C darstie.    $7.3 N fplenisobftru&tione non ftatim refol-  Veleibis s,quin ne quidemattenuanabus  'alidis medicamentis cftasen dum :cüm enim  anenuan Vicus hoc femper fesculenus , & craffis fuccis  sibusagé- refertum fit, gi ulum impendet; ne fubtilio-  dum . ribus,& liquidioribus parabus abífumptis,craf-  fiores, quz remanent, per ea quafi lapidefcant;  & verumfcirrhum inducant.  Splene ob- (8. Prineipio tetar emollientia adhibenda»  Jffructo c (ui t; & fluxilem materiam reddentia ; poft au-  duroymil- tem difcutientia tuto adhibere poterimus.  dendi Uu. $9. Sed cautione hicopus eft, nó effe utrum-  220 , post .  vefolven-  gum,    Splene ob-  Firuclo,no    validis    :ue hocofficium femel tantüm prxftandum;tedij  repetitis vicibus;,punc emolliendum;nunc quod  emolliítum eft & fufim aifcuti tiendum ; itertimi-J  que quod jam emollito fübeft;iteruin emolhen-4.    dum; mox ;élbtvendii S digas tota molers$    ditfipetur . 6o. Nec    ANIM.ADFVERS. LIB. VII. z5j    6o. Nec placet, quod plerifque ufiratum fci- 17 l'en  nus, m initio emollientibus attenuantia admi- ticis 9  l| fcere , ut illa incommoda evitemus : cüm eim lentius.  eodem tempore ducrum illorum operationes ^" "5^7  | perfici nequeant, fed attenuantium,& difcu üen  | rium ;ob caloris efficaciam , actio multó citiüs  ll abfolvatur zinillud femper incommodum inci-  | demus , quód difcuflis fubtilioribus part ibus ,  | qua fuperfunt ficciores evadent;ac difficilius fu-  perari poterunt.   6&1. Nullo modo Hier. Mercurialis fententia 5?/enicis  in obftructionis lienis curatione ; /b. 3. de cogn. '^Xàtións  | C c ramdigibuma n corporis aff eciibus, cap. 21. re- aliqua ad  | E: ienda eft , càm in lienis affectibus curandis , ^44  imu am neceffarium effe cenfuit , ut medica- "^*^:  I"menus laxantibus commifceantur adítringen-  | tia , ob eam rationem , quód , cüm viícus illud  admodum fit 12no bile ;fuà naturà debet effe la-  xum, & latum , ut facile recipere pr fiit humo-   I res melancholicos ; cüm fententia hzcé directo  | repugnet 13. Z44eth. cap. 17. fed maximé 2. ad  E ec. cap. $.& ratio id docet :cüm enim vifcus  | fit non parvi momenti,multum refert,nimiüm-  ne fit laxatum; fic enim illius tono perfracto,fa-  cultatibüfque- naturalibus i edditis 1mbecilli-  bus, minüs recte fanguinem defecare po terit,&  | hiepa r, corpüfque univer(um expuroare: minus  | tam en , quàm in hepate curando hac in re eri-  ] mus folliciti , & in minori copià emollientibus  ] Bicuingenna admifcebimus.  62. Fruftraobíftructum,;aut duritie tentatum Lies vix  p lienem    tuno O56    feenda «    fe lot:    poet -    PÜeyieióin €    fr ncifio    TU    gon Put- yofos  Las 6 J  quB s & 4  ob J 11]  g'4paran- 20    di r    226 | LUD. SEPT.ALII 24EDIOL.    orediuntur ; cium enim mdflns ab hoc vifcere adl    vias urina fit tranfitus , Galeno etiam tefte , 15..  Meth. 17.1d fruftra tentare cenfendum cft, in.    quo Medicum fruftran fine contingit:per fecef-.    fumieitur ea materia ducenda etu Quód fi quan:    do aliqui per lotium copiofum curati vifi funt,    ut de Bicne fcriptum eft j 2. Sec? 2. Epid. id vell;  & per vias occultas factum];  recenfet Hippocrates ;velf ane aliis adhibitis re--|,    tamquam rarum;    mediis emollie ntibüs X diffipantibus , & per   alvum fübducentibus ,cüm multa feeculenta.  per venas pbi. materia, qua foveri;ant re-  novari tumor ille poterat ; per urinas ei fubdu-  ét, pra  quod imitari Medicus poterit ; ubi nigras    craffas, foeculentáíve urinas adetfe COgnOverit :    P Jienem curare conantur ii ; qui. diureticisidag-.  expurcay i    in?    rfervatio potius, quàm curatio facta eft::|  autt].    diureticis enim tutó tuncuti poterit, adantece-.|  &4cntem materiam per eam partem vacuandam..]    De lero.    Icet Galenus nofter, Jib. OQ; 40$, C2 quando  ; purgare eportet, doc uerit ; lenues, & fe-    o j*    initio efle évact  icteritia biliofi fucci funt ftatim evacuandi ; ne-    iw    que enim f: mper ten ucs funt «neque ferofi dicii]  poffunt: preparandi igitur ante evacuationem jl  & ,fi putrefacti , omnino concoquendi ; vel exd    K  "I    d. s    ^ d -  ! fh fent  Ruffi fen    -—- Ww    "2 wi    6 A. Á t    :s humores ,nullà exfpectatà ccctione , abii  'andos,non proptercà tamen nah    "  |    Med imperfecto , un lequaque bile difpet: ieve-  inert.    ANIM.ADFERS. LIB.    &4. At veró cüm bilis quàm minima copi: à»  e. ida A clerici vA  int nalliad inteftina crahifmifs ; ex obítructio- ;,    d n  F II. 2257    1 [2 "P2: *   S x Leltis ned ntiori-  Ine veficz fellee;torpida remaneat expultrix fa-. ;, 4j.  cultas int eftinort um , va le ntioribus femper mnc- Cc£ADRERTS    ldicamentis erit utendum . ond.  6*. Cavenda tamen. valentrora hec medica- C) a5 dà    limenta erunt , fi aut ex hepatis inflammatione» wvalentie-    c1    Íymptorma hoc fuperven« rit, aut motu c ririco, fa furgan    De Colicis doloribus .    ^ i : , 3  1 anodvnorum in hoc morbo: lud 1s ecolieis    P      66 W ha   i primóanimadvc denied Bi iritio, fl dulorzbug  in ufüm ducantur,antequam evacuata lit mae- initio  teria, non effeadimifcenda valentet difcutientia valere?  flatus; ut rutaceum oleurb, autolea quibus ru- [citieita »  ta, baccz lauri , & fimilia incoctafint ,etiamex ^^:  Galeni oracepto 12. 74M erb.8:cüm enim ob co-  plam mate riz affidué flatus eenerentur;non va-  lentia illos difcutere, fap édok res augent,   G7. Erranzimultó magis ; qui 1180 leis vinum  E aut fapam (tatim ab REPRE dmifcent;   vfteribus infvpdunt: cruciatus ab n fiepe au-    p» colicis  clyfteves  ab initio  cum vinos    eentur, excalefactis, attenuatis nimiüm rai 3 fabA3  T Ó ot. ZEE . á vUeyí j"pyp"  fis & frieidis humoribus ; & in halitus ele- 55i.    vatis.  d. I" ^^?" 1 diss A143 529 )'  6o. t quemaa modum catlidaiozà hact oten- colicis €8  tia,frive itf 351 five extra,!n prit pi lo non la uda- /ida va4l-  mus ;itaáctu etiam nimis calida concedendas 4» 44^ s  cí C eocamiFt ; tpalá »    Pa 69. Anime    -    228 | LED. SEPT ALII 24EDIOL.  Chfte 69. Ánimadvertendum euam ; ne clyfteres  colicis ge 4ndantur, repleto adhuc yentriculo: fic enim ci-  indantay, Dus attraheretur apte ten pus,magi(que impin-  repleto ve gerentur crudi humores in intefünis , augeren-  triculo. tur dolores, & cvratio redderetvr difficilior .  Stubéía- 70. Stu pefacientia quamvis in omni dolore  ttezt/27? colico convenire poffint ; frequentiüs tamen in  col'icis 9- nm duci poffunt,ubi materia morbum faciens  Prom^.po- c lidior fit ,& acris : non folüm enim fic fenfim  pol O btundim us ,fed etiam caufz morbum facientis  ris e,Lj. au onem habemus... |  dis. 71. S1quando tamen iis utendum eft;eó ufq;  Opiata i; ion funt differenda,donec vires vitales jam col-  eolicis, vi labafcant ; egérque non longe abfitab interitu :  rió4s va- folet enim fzeepenumeró fine dolore dormiendo  denriéus . yita terminari .  Colicis ip | 72. Incolico dolore ex pituità, fi quis recen-  dolor;5j; tàorum dogmata fecutus lenientibus folis;aut ad  furgani- fummum ftercorariis admixtis aloe , aut. Hierá  éus in ini Galeni ccntentus, à purcantibos veris abftinuc-  fio utez- rit tandem honoris jacturà factà;aut eeros mo-  dum. ricum maximis cruciatibus finet ,aut alterius  Medici acceffione, qui cum Grecis omnibus, &  Mauritanis, validiori medicamento pureante ,  & abftergente propinato,materiam ab inteftinis  deturbabit, ac eà ratione dolores aut imminuet,  aut tollet , exiftimationis non parvam jacturam  faciet: non valente enim leniente medicamento  vifcidam, & craffam pituitam deturbare , &  Hieràob tarditatem actionis diutiüs in intefti-  inis commorante , & fepiffimé non valente per-  cran-    Z ^ ^  * ES wg.  JERDL Q4 T: 2e C RE---— 0 0 ——M    ANIM-ADVERS. LIB. FII. 229  canfire , fed materiz illi craffe adharente , ele7  vatis flatibus, validiffimi dolores excitantur ; &  augentur. Qr'are preftaret u rgenti dolori quam-  primum r eductà materià fuüccurrere ; & 118 uti;  qua cum attenuantibus mixta citó materiam»  fubducere pcffent. Neg; impedit , utad locum  aftc 'ctum materiam deducanius: nam neque ve-  1e locus affectus ita lafos eft ; ut hunc Serien  non adizittat, cnód ad hoc à naturá fint inftitu-  ta inteítina ; & (i qua materia ad eas partes du-  citur, fimi le tiam cum praexiftente evacuaturj  fi affecta cflet pars, fi inf! ammatlorne ten Haste]  tinc maximé peecaremus , fi talem 1n eo caíu  evacuaticnem procuraremus. Neque cruda»  hac materia dicenda eft cà cruditate;que ab 1n1-  tio, pracepto Hippocratis; evacuari non debet;  de cà enim ca fententia intellieenda eft ; qua ex  pt tredine fadià, Coéctlo nem requirit; qua putri-  dis debetur hi moribus, quales fu nt humocresin  febribus putrefcentes.. Hxc extra venas eft; 1n  locisad evaeuationcm inftitutis fine eenereillo  putiredinis, ita ut folis attenuantibus aliquibus ;   & abftergenübus, tam peros fumptis,quam 1n  fufis, preparariad evacuationem pofhit ; quin-  imo infu fis per clvífmata Pa U. atà vià,& attenuan  übus mediocribus difpofità materiá , fi ctia   pureantibusattenuantia admifcuerimus,; X  eft Hiera , intceré omnibus fatisfacere. poteri-  mus ; fic enim fvbdv cà materià , & diícuffis ,  quin & expulfis flatibus; aut dolores folventur ;    4    alt certe maitiores fient,    Dp j 71, Olei    i;0 JLVD. SEPT ALII MEDIOL  V/ussli,- 73. Olei velexamyedalis, velex femine lini ij:  in colicis wis, ubi multaadfuerit materia craffa ;inuulis;] i  205 €v4- C^penumceró effe folet ,reünetur enimaliquan- | í  Bus ss do; & vifcidiorem materia reddit : & licet tam--|  teria, i,, quàm anodynum quandoque mitiores reddat] i:  il. olores, quoniam tamen materiam peccantem /] ii  fubducere non valet ; folent non curari dolores ; |ui  Íed fepe denu ó infurgere.  Oleum in. 74. Apertàig itur vià, & fübductà parte mae] ui  cici;  lerie,autenematibus ; aut medicamentis pure «du  ou^»do  gantibus , fradhuc urgeant dolores ; preftandf--[n  optimum fimum effe folet prafidium.  préftdib. — ^5. Sedíi vereamursautob craffitiem mate-.|  rdg riz; aut ob ejufdem quantitatem, ne poffit prz-  ddodacs terfluere, admifieadunilli etit nonnihilabíter-  abfise, 8 gentium,ut meliis rofati folutivi;aut etiam pur- |  tibus, ay; gatum, ut diaphenici l;ve cl electuarit Elefcoph, ,|  purganti- diffolutoru mcum aqua aut glandium Perfico- | y;  éus . rum;autaniforum; aut fimilium .  Ín colis |. 76. Quod fia à flatibus.dolores provenerint,  à flatuyo- fine mulià copià materiz, nihil eft quod magis  ha data exufit effe foleat eodem oleo;etiam ab ii nitioauc |  etiam. ab per fe fumpto aut ; quod: melius cííe facpius ex- Jue  sr ^- pertus fum, cum pradicus. | EI  Seem 77. In ufu vomitoriorum cauti fint maxime: [i  A a fi enim ventticulus, & fuperna parces inteftünoe |  £olica. s. Tum replete nimium fuerint, ex ufü maxime li  fvs, c» 4. €rünt, ut medicamentis ad dejiciendum ingefts: [i  éufus... locus detur pertranfeundi: quód fi totus dolor;  eiüfquecaufa infernas partes obfideat , non fo-  lum fruftra tentatur vomitus, fed aliquando fit. |  cum    ANILMADVERS. LIB.    cum zerotantium certà pernicie;vo Ivulofi enim  fipe fiunt; ac cum certo mortis periculo , etiam  ftercora per eam partem evomunt .   78. In cucurbitule magne appofitione regio-  ni umbilici ea adhibenda cft cautio, ut ea ex illis  fit; quz funt in medio perforate: fit enim fzepe-  numeró , ut cüm pars fub]ecta mollis fit ac pan-  eguis,multa illius rcoles inuró trahatur, qna fub-  tractionem-cucurbitulz impedire folet : unde»  vel diutiüs retenta 1n fp! acclum fübjectam par-  tem deducit, aut fi frangatur, ut hocincommo-  dum eviremus , aliquando ex vitrorum fra-   ementis cutis vulneratur.   79. Cüm pluribus, potiffimum mollibus , &  perpinguibus , hx: antes fere fintumbilici, & ex  vi füperpofitz cum igne cucurbitule pinguedi-  dosis a portio aliquando trahatur per eati  partem, confalo;crifici o1lliut prius fü perponàt  parvüm ceratum , puta,ex cerufsà coctà ut tale  incommodum evitent -   8o. Vrincolicis doloribus ex flatu anodyna  ftatim & interna , & externa concedenda funt;  ut cruciatus illi mitieentur ;  matcria; unde elevantur, fitevacuata; ita ea fu-  gienda effe cenfeo cum Gal. 12.7 eth. qua infi-  gniter calefaciendo difcut ere quàm maxime va-  lent: attenuata enim fnateria. majorem Jocum.  occupans inteftina magis diftendit , ac flaubus  1dauctis dolores auget.   81. Cucurbitula etiam in iis dolor'bus ex fla-    VII 3t    eadamfi nondutn :    Cucurbi-  tale ma-  £v4 inco  lzcis appls  cand& cati  £10 e    V mlilic?  mnunter-  dus in ap-  plicatione  cucurbi-    (Ux 4.    Colicis ex  f'atu Ta-  lenter di-  fcutienits  An6XlA «    Celieis ex    tibus, ubi urgeat fyroptoma , uti poffumus ; fed. f/4tu /a£o    FP cctTante    1324 LVD. SEPTAALII MEDIOL.    vàtes 441 Ce(lante dolore , vel mitiore reddito ; materias;  eucirbituunde elevantur, fübducenda eft;alioqui redeüt ,  le ufam ut optimé docuit Gal. 12. Adethb. cap.8.Si tamen  P^44:- non adcó urgeat dolor , utomnem ad. fe trahat  indicationem curativam , preíftabit evacuatio-  nem pramittere,prafertim fi multa fübíit mate-  ria; aut adhuc novaaffluat, ex 13. Z4eib. 19.  92. Contingit aliquando, ut colici dolores  adeó vehementes fint , ut omnem Medicorum  444 qu, Operam eludant , 4C quocumque auxilio adhi-  doque tet bito potitis augeantur , in quo cafu ad contraria  dum.  €tittranfeundum:Cüm enim colici dolores ma-  jori ex parte à materià frigidà fiant , aut à flati-  bus diftendentibus; fit aliquando, utaut ratione  dolorum, aut vi igiliarum, aut maroris, ob con-  tamaciam aut incalefcant nimium inteftina, ac-  cedentibus etiam calidis, & intrà,& forisappo-  fitis remediis aut phlogofi quadam tententur ,  autetiam verà inflammatione incipiant affici ,  aut multa praexiftens bilis ibidem transfunda-  tur; unde ad conrraria erit cranfeundum ; & in-  figniter refrigerandum. Quod mihi anno prz-  teritoc ont191t , primo in nobili Hifpano, peci-  uum duce egregio ; poft in N. à fecretis Iluftrif-  fimi, & Excellentiffimi Marchionis Caravagil ,  qui cüm colicis doloribus per aliquot d lies fuif-  fent acerrime conflictati , & jamjam mors efset  pre foribus;nulli Jp /^ eget arteriarum pul-  fus; fudores adefsent refolutorii , nulla denique  ampliüs fuperefset fpes falutis, ne quidem apud  Medicos cua prettantiffimos: accerfitus & ego,  cum    Golicis im  delorióny  frigida a-    «x  - A  "use c EET 1.    lIM.ADVERS. LIB.VIL 2333    cim fitim inexftinzuibilem,linguz fcabriciem ,  nierorem, ac.duriciem , pertactis autem hypo-  chondriis, & ventre inferiori, calorem in parti-  bus illis eftuantem adetl c obfervàffem, Hifpano  aquam multam nive et: um refrigeratam biben-  dàm exhibui, cüm naturà abftemius efset, &  multz aqua potator egregius ; in íomnum pro-  lapfus eft, & quatuor horan m fpatio cüm dor-  miviíset , dolore quodam. inferioris véntris , à  primo maximé, ut ipfe referebat , diverfo exci-  tatus à fomno, miram bilis flav copiam evacua  vit, & à doloribus liber evafit. Vndejcollegi;  Me dicos, qui illius curationem f fufce, "erant $ 1n  Causa nx rbi illius longe deceptos bá e cum.  calidis remedus curationem inftituifsent , à fr1-  gidà materià factum morbum judicantes . Alte-  rumautem, cüm jam agentem animam invenif-  fem, non alià ratione ftatim curavi , quàm lineo  i|ds plicis in quadrati formam com-  to, hine immetfío ; ac mirantibus aftanti-  bus quid facerem, ventri füperpofito.cumque»  ut dormiret injunxifsem , dnt itiüíq; edam fom-    4    poopp refsus fine motu cum conquacte CICLU, VC-    rentes affines, & uxor,ne jam fatis ceffifset,cum  experge f ecif: ent, indign: inuitus s, quód tànto  bonoe eum privà sen t, quafi € lecto exiliit; à do-  Lubin cmnino ibis :    85. Si1ex Miiaienon inteftüni dolorem.  fieri conueerit, caveat Medicus , ne ullo qvan-  tumvis levi medicam nento fubdi jcente utatur,ne  attractisad parteminfiammatam ab illzefis par-    1    i9    ee si    I2 celíci  (x inflar  H  ?97»at105H£ [^  purgatto    )* yv  TEIZETTS    344 LVD. SEPT ALII MEDIOL.    tibus; calidis;aut pravis humoribus;aut inflam-  , matio augeatur;aut impedito tranfitu,in volvu-  lum de(inat.  Caffia dn | 94. Caflie tamen folius ufum aliquando non  eoiicis ex refpuerem in tali cafu;quód miti illo,blando,&  sfiam- humidocalore lie pé i inflammationem fe det, do-  745"* lorem ]eniat ; & fuppurationem tumoris ad-  1075. juvet ;  Seu d 95$. Quamvis venz fectioex brachio in coli-  Coco 9? 6o dolore x inflammatione , decreto Gal. 12.    dolore ft-  da bina AMetbh. zzed. commendetur : sf tamen eó ufque »  514], ,. P'orbus pervenerit, ut urinim fü pprimat, fecta    liquagdo Vena intalo maxime conferet; aut poft priorem   coofep:, Mlamy ,fimultaadfuerit plenitudo , aut etiam fi  talis non adfuerit , fi ex talo loto fanguis primo  mittatur,non erit preterrationem , d expteri-  menta.    De lvi fluere .    * [ N alvi profiuvioillud ma: ximé cavédum,  epus ne,dum virium maxime habere ratio-  gui L nem voluerimus, confi — & jurt-   bis pinguibus laxitatem ventriculi , & intefti-  norum nimiam neenon: ius ; alvique fluorem  jn Iecamus.  I» SN 97. Sunt fepenumeró noftrates Medici in.,  rf.io frigido potu concedendo reftricti , ut rralint  ^ gidaus cum manifefto detrimento tepente aqu àfluxü ,  potus [epe laxitate introductà , alvi augere , eo confilio,  convent. quod frigidum nature inimicum cenfeát, quàm  Juíto    iE    ANIM.ADVERS. LIB. VIL  23j  jufto teri defiderio faüsfacere, quod tamen na-  tura eti. am bene operant e fit; ut & adítrictioni  Bt fni dumm (atisfiat.   $8. Inflammatione tamen verá tentatis inte-  ftu nis, frigide potus vitandus eft.   69. C Cavendum in diartheeà , quod plerifque  video confuetum , ne femp er aut in plerifque»  ftatim abft erforium aliquo d exhibeant; ut mel;  aut fyrupum rofatum aut fimplicem , aut folu-  tivum cum fero lactis, aut mannà;cüm enim ali-  quando bene Opcrante n. atura id. fiat ,non erit  aut irritanda , aut promovenda , fed totum ne-  9otium natutz erit relinquendum: fin veró ma-  là qualitate icritata etiamid natura przftiterit;  non etiam erit adjuvanda, ne calcaribus natuta  current addius , pt Izecipites in mortem agros  igamus : 1peCctatores1g1tur p« nus hu jus tnotüis  nature aliquandiu erimus, & morbi morbifice-  quecaufe potiílimum rationem ha bebimus ,  Quod fi naturam hifCere , aut fuccumbete vide-  rimus ,neque materiam poffe pfo rauone eva-  cuare,irritari tamen pattes; fzprüfque ad excre-  üuoncm fere inaniter provocari ; tentiginem Hn  ano; & inane defiderium egetendi fubcíle ; tunc  manus adjutrices petita 'ere coni eniet , atque.»  abítereentibus uti ; quin aliquando folventibus  blandioribus; ut matind,& (yup o,aut melle f£o-   fato folutivo;ut quod pluribus egeftionibus cum  dolore, & natura labore evacuati tentatut, bre-  viori t€empore,& mincri moleftià educi poflit .    De    Frigida  f'gien: dá    .AABngB fla 375    72411058  inteftino-  Yum  OQuado ab  fe '"geati-  bus i diay  vL&a uten    dum-    Iz dyfen-  geria qua  do purga-  dum , c^    a [£4    11020.    Jed bono viclu C facili ad alia    236 LVD. SEPT.ALII MEDIOEL.  De Dyfenteria.    90. Vmin curandà dyfenteri3 adeó diffidenr  tes fint etiam doctiffimorum virorum.  fententiz, an reterto corpore pravis, & acribus  humoribus , laborante dyfenterià verà , ulcera-  tis, aut abra fis inteftinis,conveniat medicamen-  to aliquo faltem blando, puta, Rhabarbaro,  myrobalanis ; tamarindis, manna, fyrupo rofa-  to folutis vo , & fimilibus, humores evacuare an  potiüs omnino ab iis fit femper abftinendum,;  qt ie in mediciná faciendà maximi momenti effe  conftat. Ego nonaliam hac in re fententiam in  medium proferre tentavi,quàm eam, quam no-  bis tradidit doctiffimus Vallefius 4. Epid. cap.96.  qui ab utráque fententià extremé diffidens , ali-  quando pureandum cenfüit, aliquando omnino  abfüinendum y voluit. Verba eius fünt : wt  zn d'yfentertco ef! cusa cacochbymiasmaena exulcera-  FIO nondum Wai TAG aut cum exulceratzone magna  cacocbymia EXIGHAS AUT ut raqs exiguas aut utraque  magna: $z pyimium, expureari debet: S1 fecundum,  miti o fe dad [i dores ,ad urinam ; ant vomitus  »o0t "andum, e infa umaum loce alib Z7A1 777 C i ius 3 cu £X-  tertius pro ulcere curando : Si tertium ,ue tunc qu.  dena localibus admoduss, "eq; purgatzone opus eff ,  f €UdCcHuA 107€ 5 6 €Yi-  vatione : Si quartum , "aic abilis eft, facies aut Hi.  bil, aut omia tentandigvatia , velut 12 ve de[pera-  Tales enim etiam cui ationes aliquando pro-  mihi femper difplicet illud Celfi :  ó&pe    ] 4A.    C    iUcrant; : neqs;i    JAXNTIM.ADVERS.. LIB. VII.    Sape quos vatiozon juvit, remery i47 dia peyut à  91. Debet i1giuir quan primum hujufmodi 7» dyfen-  humor pravus ;& acris evacuari aliquo ex prz- teria, ubs  dictis medi1camentis , fi illius m: enam copiomo PA/*9Z4d,  €X CIIS amalrcre , ventris ti his tione , avt aliis qmm  fignis fübeffe ccgnoverimus , antequàm ex fre- " id  qt enti , fed paucà excreticne ulcera adaugear- Heo e:  [Ur ,aut vires de ji ICIantu |  92. Animadvcrterdvm tamen , fi fübeffe co-  piam arrabilarii humcris cognoverimus;,etiamfi  exulcerauc adhuc magna 1n inteftrfüs facta non  fit, non ftatim purgeante medicamento cffe edu- ;  cendam , cancerofa enim u Icera ,& peffima ex-  citaret; fe dattemperar! , ejüfqu e ferocia delini- ;e , bris  r1 prius debet.: quod ubi factum effe cognoveri- feroia il-  mus, cmnino evacuari debebit , fed blandiffimo iss tezzp  medicamento ;, deccétione tamarindorum , vel 72454:  jmyrobalarorum, cum fi rupo; vel melle violato f"'g26z.  folutivo, iifque fimilibus.  3. Rhabarbarum in dyfenterià ab Hs."qUi nLea  BAS rt: orum dogmata fectantur,qu1que pur- £227»  || gandum fepein cà cenfüerunt quamquàm vl- 4yfzate-  I deam paffi m ad hunc finem in ufum duci. potif- ria f/'sfpr-  l| fimüm ubibiliofi ,«& acres humores abundave- &-  rnt;quod tamen & tpa "Enos partes habeat,  || quod in fübftantià affumptum , ut in hoc affectu  || pleremque fit tunicis intefünorum , & ulceri-  | bus adharefcens dolc res pariat implacabiles; ut  I fa pius obfervavi, omn ino fuoi ndum cenfeo c;  I quamvis fvrupusde cichoreà Gulielml cum eo. ccu. cà  | paratus ad/triélione carere fatendum ft, cimo Zadar  iamcn    y    * 57  4») 7    C-0    terta, bue   530Y€ atra  y'   bilario e    ,  aAa0€Y 217-    *toG    Gulielmt. 4-4    $2 tact»  admit   FN TS /2   19: &ji  Rbhbaba pe    bav 4 1er    refackuim  2n dente  eti at ei    £ 164 à am.    Df fentert  £15 yao 47.  s)0n1f fan    gHints    ys!jf20; (e    €Hvr »    138 LED. SEPT ALII MEDIQL.    ramenà cichoreaceis igne illius partes reten-  'antur, fi cum decocto ramarindorum, aut my-  robalanorum concedatur, non ita rejictendum.,  cenferem..  94. Sed 1agis etiam recentiores communi  erróre decipi iuntur, torrefactum R habarbarum    in dyft enterià vagis ,adftricüonem , & ex-  ficcationem augere volentes ; ut utràque facul-  tate, purgatork à. .& adftrictorià adauctà, melius    intentioni fatisfacere poffint quodi innoc entitis  fieri torrendo putant ; cüm experientià conftet ,  medioctiter tot xefatutn vehiementiüs ,:à & mi-  nori dofi purgare , quàm integrum ; 1eneas ta-  men partesadhuc magis vigere: & fi majorem.  sd eto adhibuerimus , purgatorià faculta-  te penitüs deftituitur.  95. De mittendo faneuine per fectani vena ,  cüm graviffimorum virorum fententiz é diame-  troomnino inter fe fint contrarizsaliis majori ex  parte fanguinem mittentibus , aliis pumquatn..  Eco hujus fii n fententia, fi fimpliater dyfente-  riam confideremus , aut ejus caufam , aut multa  cx adjunctis , dolores, febres , 1inflammauones ;  omnino convenire miffionem fanguinis, quà& |^  fluentes hun ores ad partem laborantem poffint  retrahii ,& plenitudo tolli, & jecur refrieerari ?  fed càüm fopiffimé à diarrhaeà proc ducatur, illiüf-  que edam perpetuo fit focia, in quà,eti iamfi non  fit pro mu ltitudine fufficiens, num quam mitten  dum effe fanguinem cenfui i Fil »p.& Gal.4 de 2  rat. yict, t5 acut. tie. ( I.4d Glauc, CAD. 14- aubdi  aut    pl  »1(  it  11i    "no    AGE PCI y dg ima a AND    ANIM.ADEFERS. LIB.VIL 239    aut vires vitales fint imbecille reddite , aut pe-  riculum 1mmineat , ne profternantur ; ra ró cen-  fendum eft occafionem dari fanguinis mittendi ;  potiflimum cüm majori ex parte in hujufinodi  Caíu íciamus peccare humores à fanguine diftin-  ctos , & tales gros cacochymiá laborare, facil-   liméque tum o b evacuationem , tum ob vehe-  men tiffimos dolores , vieiliáfque qu: afi perpe-   tuas ,in fummam vitalium virium debilitatem  bicidenc..   96. Sitamen aliquando mittendus erit.fían- Dyferre:  euis ,alvifluore non magno przefente »1r inflam- cis quan-  matà parte , urgentibus doloribus , hepate, 4»,c quo  toto iua e b febremzftuante ; aut o D Ca- fmodo[an  Icfactos 1 humores in venis, viribus prefentübus, fr   confentrientibus , imminentis virium colla » is dicioni:  penculi habitat atione; r ec multu m,neque c   fertim, & femel , fed parium per intérva illa.&  fx pius ev: 1CU: sÉ) ius, Aéti ,& Alexandr etiam  fententià: Ídque non cà folàm rauicne , quód vi-  res non 1ta dif : an ntur, , fed etiam quód iteratà  evacuatonce fangu inis meliüs revulfio perficia-  tur,qua maxi re in hoc atfectu expetitur,ut Ga-  |! lenus auctor eft lib. de eur. vat.per [eciam venam,  cap. 12.fiquidc " | natura toties irritata majori cü  'J impetu & facil Itate: affuefcit materiam , ad affc-  'J «tas partes confluentem .1n « ntrarios locos de-  pellere , & quafi per alios rivos transferre .    2 , $45. ARTS TERR TES Lathis 4  | Delactis ufu in dyfenterià cüm videam ; |  Y p ied : AE . oir furin d  ddociiffimos aliquos viros adeo — iraffe , ob ^  " L1; — 4c Q- mcm pr I " 4 b " j Fev?n  | AAÀIPpOCI2US , C izalcni AUCLOILIAUT $ p 70r.    X    40 LFD. SEPT ALII .MEDIOL.    64. & Celfi, Ib. 3.cap.25.ut rariffimé in tali mor-  boipfumin ufum ducant, quód dejectiones fere  femp er in cà fint biliofae,& fc ebres non leves ma-  jori ex parte conjungantur ; cüm alioqui fciam  maxime laudari à Gal. P de fémapl.smed.facul. c  3«de alim. facul. cap. 1$. ubi non folüm dyfente-  re,fed omnium ventris fluxionum acrium opti-  mum dixit effe remedium ; cenferem nullo mo-  do, febre prafente, & acribus fluentibus humo-  fibus; lac convenire fimplex,& fine; praparatio-  nc; at paratum, ut faciebantantiqui,& ut docet  Alex. Trallianus, lapidibus; ferto , aut chalybe  in co exftinctis frequenter ut & ferofa abíuma-  cuf fubftantia, & pinguis, butyrosáque corriga-  turlgneis abfümpts.certum eft; non nifi maxi-  mas 1n boc affectu afferre poffe utilitates ; quód  non accendi, & in bilem verti hoc modo para-  tum certó fciamus ;alyum autem fiftere poffe»  certum fit , tum ob cafeofam máteriam incraí-  fantem , & frigidam ; tum quód ex candentibus  lapillis aut chalybe adftrine entem nanciícatur  facultatem.  in dies 98. Cümin principio difficultatis inteftinc-  zerici; cjy F0 » fepenumeró. mucofitatibus quibufdam  fieri al apparentibus , p affim Medici ad, AE Eso a  fférgentig €nemata deveniant, neadhzrefcente diutiüis tu-  "fas cugy nis inteftinorum hujufimodi humore falfo , ut  €autioge . Ypfi putant, exul Icerentur inteftina; fa 'penumeró  etiam maximo in errore verfantur : mucofitas  enim hujufmodi non adventitia eft, neque prae  ter naturam, fed naturalis , quz à ipio inse  nis    n    r    ANIMADVFERS. LIB.FVIL iji    nis indita eft; ut muniantür , ne à bile , qua cun  £icibus in dies evacuatur ; interna inteftinorun  pars abradatur ; quz cüm in diarrhocà ab acri-  bus humoribus commota , & abraía exire inci-  piat, fi clyfimatibus magis abftergatur , denuda-  tà tunica eo, quo munitur; faciliüs exulcerari  poterit : diligens igitur cura adhibenda eft ut  mucofi, & vitiofi humores ; aut à capite , aut à  ventriculo defluxi ad inteftina; à naturali muco-  fitate inteftinorum difcernantur ; quod licet dif-  fcile fit ; hzc tamen frequentius cum pinguedi-  ne junéta effe folet, & cem aliqvà rafürà internae  tünicr , & tunc non folüm non eft abítergenda ,  fcd potiüs incraffanda; pingeicribus,& vifcidio-  ribrisinjectis tentanduim erit munire Ioca illa,  & acrimoniam fluentium hemorum reprimere,  quod oleo rofato omphacino , aut unguento ro-  fato commodé praftari poterit.   99. Atin eodem errore verfanturii , qui fluo-. C/yeriz  re materiernm ceffante, dvfenterià tamen perfc- abifergem  verante, & ulcere in inteftinis,iifdemabftergen- */4 i2 fiae  tibus clvfteriis utuntur, ex aqua hordei , vitellis dyséterie  ovorum,& faccharo,impedicntes hoc modo ag- an [Hs o  eIntinationem, quód fic penumeró natura vifci-  damin fine materiam , nutrireaptam , ut repo-  natur, quz naturalis erat jam abrafa, eomittat.,, |.   . e 1 et1a72D  rco. Tanta eft doloris 1n hoc morbo vehe- in riti  mentia, ut nullo tentato alio remedio narcoticis 5j, "ni  fit f'atim utendum, non folüm per os affumpts 5 4, cozve-  fed etiam per inferna injectis. | —  i01, Iniüstamen diutiüs non eft perfeverane Nareoté    Q, gum,    Narcott-    i4 LED. SEPT ALII MEDIOTL.    pies 9 dum, quoniam fiepé imponunt : cm enim fo-  enterta  Pon mnü conciliàrint, proinde fluxiones futerint, &    zendap, icfrigerando, & incraffando. humorum & acri-  moniam,« tluxilitatem imminuerint ;olore )  imminuto morbus curatus videbitur, nifi tamen  v lutinantibus, & ficcantibus uicus fanemus, re-  crudefcet morbus, & novo dolore fupervenien-  te; nova fluxio excitabitur, & ulcere non curato  difficultas inteftinorum denuó fiet .  Dyetei | 102. Pinguia cuam illa ; & viícidà fübftanria  eis pin- praedita ; ut in acerrimi humoris fluxione necef-  guia im- farla funt, ad Internam inteftinorum tunicam  ssittere | vefüiendam,ne magis abradatur, & ad munien-  q4and» das udceratas partes , ne morbus augeatur , &  stile, & dcloresexacerbentur ; ;itainilsnon multüm cft  277^  infiftendum, quód fordidum ulcus efficiant , &  itiniiss: progreffu temporis.curatu difficilius;abfteraen-  tia igitur funt 1nterferenda . |  103. Queadeo exficcantia funt,ut arfenicum  nimi; *X (t ochifcos recipiant corrodentes , & carnem,  fceántes in ulceribus fübcrefcentem altmem poffint, ut  in dyfia- paffim à Rhafe & .Mauritanis propcnuntur ,  teria om- numquam in ufum duci debere confülo ; tum.  zino reij- quodadeo quandoque valenter carnem nein  cemdi, mant,utreliquamanteftint füubftantiam confü-  mentes perforare foleant; ;quamwvisenim paftilli  Pafionis, Andronis, ex minio , & quz ex arfeni-  Co etiam fepiüs loto parantur , externis ulceri-  bus; vrina & callofis applicentuz; fi tamen fen-  tienti mul tüm particule , aut nudz ,:& non for-  dida , nonve callofe ; aut fane applicenrur , no-  Xas    Clyfferes    *    » dis    b.  am. vt. IDdpe pm o ——    ANIMADVFERS. LIB. VII. 243    | xas afferunt inemendabiles . Et erit; qui 1n abra-  ! fis, cruentis, nudis inteftinis , etiam fi ulcere la-  ! borent fordido , audeat clvfmare infundere»  | acria hujufimodi, & corrodentia medicamenta ;  | quibus & acerrimi dolores excirantvr,& intéfü-  ! na dilacerantur, & fepe perforaptur ?   104. Siqua tamen acria,& valentet fccantia. Arrius  infundenda font , ut mvria olivarum ; aqua na- efus in  :urales Salmacidz , lixivium cum fapone , & fi- 4y/euteria  | milia , ftatim fuperindendus erit alius clyfter ex quid ffa-  | oleo rofato aut ptiffanà,aut decocto furfuris ^7 facié-  | cum fyrupo de portulacà & ovis; ut & dolor le- MT  | niatur, & tunica veftiatur .  10$. Quoniamautem evenit, ut injectus cly- Chyfer sut  | fter ftatimaur exeat ,aut propellatur, ftatim at- retzzee-  | queinjectus eft , fovendus erit anuslineo panno /^" quid  ! intin&o in decocto rerum adftringentium , atq; 74/444 :  etiam aliquo conatu manu pars erit compri-  menda.   106. Quamvis hepatitis fub morbis hepatis ratis  ! collocari deberet,qvia tamen à Practicis fib dy- /imulare  | fenterià curatur , volui pra ftantiffimum reme- remediz »  ' dium hoc loco docere, quo, fi alio uMo , hepati-   ! cos curari poffe experientià multiplici cognovi;  ! coque libétiüs,quód ev porifton eft medicamen-  tum, & rationi conveniens: Sumitur uva rubra,  | quam Pignolam noftri dicunt ; acinis eft ncn.  magnis , racemis adftriciis ; ut tardiàs mature-  | fcat, & vinum nobile, rvbellum, & quod P;caz-  ! te vocant, facit ; colligi debet dum media eft in-  ter acerbitatem , & maturitatem , quod folet    Q 2 apud    inermes    e»ecAnti-  Pss exhi-  bendis  quid pr«-  Jlandurm.    $44 LVD. SEPT ALII MEDIOL.    apud nos effevetfus dieim feftum Nativitatis S.   Virginis Marie;menfe Septembri; Soli perqua-   tuor dies primó exponitur, mox ia fvrno femi-  calefacto exficcatur, & fervatur ad ufüm: & ve-  niente occafiope , quoniam emollefcit , in vafe.»  vitreato, aütad ienem , avtin furno iterrm ex-:  ficcatur, adeó ut n pulverem reduci poffit. Hu-   jus drach. 1j. per duodecim,aut quindecim dies,   ex vini rübri potentis unc. iiij. fineulo die ; per   quatuor horas ante prandium exhibeo, & cum.   hoc folo pra'fidio non paucos ad ptiftinam fani-   tatem deduxi . Nec mirum.fi femper non fiicce-   dat, cüm;ubi radices eeerit,difficillimé curetur.   Ex vino autem concedemus , fi zeri careant fe-.  bre ; qua fi conjuncta fit, locovini fnmet deco-   C donem rad. cichorii craffarmm , lone ebrlli-   tione cum expreffione , in quà fi chalybs ignitus   fzpiüs exftingudtur , meliorem effectum pro-   ducet.    De Vermibus.  107. Y N medicinis & per osaffumendis,& per  inferna 1nfundendis , fem per hzc adfit  cautio,ut antequàm ea ipn ufiim ducamus, dulcia  aliqua , aut pinguia concedamus , ut iis allecti  vermes faciliüs ea comederc tentent , qui pro-  pric; & veré & necare, & expellere € COrpore eos  poffunt. Melleieitur , faccharo , lacte ; avt pin-  guibus przmiffis , füccedent que enecandi vera   mes facultatem habent. em   | ! 168. Quin    CNLMADVERS. LIBOVHM. -sa4g    108. Quin ne hzc fola tunc danda erunt; ne à  dulcibus ad amara , aut acria accedentes , factà  tatione in contraria , potiffimüm à gratis ad  ingrata ; ab eis abfítineant ; cum dulcibus joitur  admifícenda funt, aut pinguibus, utaliquá fimi-  litudine ducti, ac 2rato (pore allecti , iis etiam  nutriartur , quz occidere eos folent.   rc9. Ob hancautem etiam caufam obfervan-  dum erit , ut cüm unguentis , aut emplaftris ad  cos occidendos utendum erit , pxiüs Indansur  clvfteres ex dulcibus, aut pinguibus , ut iis alle-  ét ad inteftina inferiora alliciantur , ut. ventri  inferiori illis applicitis, & enecari, & expelli  faciliàs poffint.   110. In iis autem externis applicandis,ut quz  ex farinà lupinorum ,aloc, myrrhá, ex fücco ru-  tz,aurrutz caprariz five galege , vel aceto pa-  rantur , cavendum , ne rcgioni ventriculi appli-  centur , fed circa regionem umbilici , & ventris  infcrioris:i!Ia enim fepe ventriculo infefta funt;  & cavendum etiam, ne;fi ad ventriculum afcen-  diffent, in eo loco enecenturz , folent enim ex tali  occaficne qvàm plurima, & graviffima lympto-  mata prodncl: przftabit 1gitur ventriculum.  fovereadfirinsentibus , & acidis , ut roborata  parre, deorfum pulfis vermibus ;applicaus ven-  tri inferiori remediis , illos cvincere ; & enecare  poffimus .   111. Iniis,qve per osaffumütur, illud omni-  no obfervadum eft;ut fi ex iis fuerint; que & ene-  Care, & € corpore propellere poflunt, ut eftaloe,;   Uu colo-    Verimes  enecanti-  bus. dul-  Cia , vel  pinguia  admtifcen  dà .    Ante en  blafira e-  necantta,   VEFIACS ,   ciyfd eres   dulces ip  dendi.    In vermi-  bus enece  dis emplea  flra nbt   applican-    da.    Vete  e»tcanit^  óns ger 9    fumptis ,  qutd fa-  ^ eendum.    Hamor-  tboidibus  feperf'a?  evactany-  HPHT, n  oàs occlti-  denda,a?  tna reli  'qu*nda ,  fententia  A3sGoris.    :46 PD. SEPT ALII MEDIOL.    colocynthis,& fimilia,ea fatis effe;fo]hüm q'ein-  digere aut re aliquiabftergente;áut etiam refri-  ectante ebibità: at fi ex iis fuerint; qus eriécan-  te facultate f5là przdita funt, aliqua poft fiper-  bibenda funt; qu: abftersendo eos jam enecatos  expellere poffünt .    De FHaesorrboidibu: .    r12.] N hemorrhoidum curatione , quia ubi   fuperflae fanguinem emiferint, Medi-   Cos iri contrarias fententias abire, cum maxima.  eétotantium calamitate, quotidie obfervamus;  aflerenübus plerifque cum Hipp. 6. "Apbor. 12.  non omnes occludendas effe, fed unam faltem,  effe apertam relinquendam ; fic enim & immo-  deráti fluxüs fanguinis rationem habebimus;ca-  fum virtiitis vitalis impediemus , & morbis ex  immodicà hzmorthagià imminentibus contri  ibimus ; neque camen morbis illis occafionem.  dabimis, qui ex foeculento, & atro humore.»  oriuntur, qui per illas partes evacuari folet :  Aliis é contrà cuni Actio defendentibus , ubi fi-  perfluus fit fanguinis fluxus , omnes omninooc-  cIudendas effe; & rectà victüs ratione inftitutà,    ftatífque temporibus & ex purgandum effe cor-  pus , & fánguinem per fe&tam venam evacuan-    J/ ^ étnh    dum . [E20 veró hujus fim fententiz ,obi fan-    July... guis per easvenasimmodicé effluat,ita ut & vi-  : res vitales dejiciantur ; pallor feqvatur magnus,  fubtumida confpiciatur facies , ad malum habi-    tum    ANIMADVFERS. LIB. VIL. 3a3    | tum tendat corpus , omnes omnino effe , fi fieri  | poffit; occludendas ; quia virtutis füpra omnia.»  habenda eftratio, nequeullam apertam relin-  quendam ullo modo efie , cium 1n ct rativis indi-  cationibus ab ec, quod magis urget , femper fi fit  inchoándum. Ne veró res hzc Hippocrati  adveríari , & communi feré omnium lv. edicorü  fententia videatur, cbfervandum eft ; fanguinis  per has venas effuficnem aliquando etle« onfue-  tam;ut ftatis quibufdam temporibus , puta; fin-  | gulo menfe , aut ctiam frequentiüs , vcl bis , vel  ter 1n anno, feri confüeverit; aut c crte vimorbi;  p^ 3, In magna febre , cum fura; à plenitudine  femel , aut iterum acciderit ; aut denique quód  cum ftatis temporibus moderate effunderetur  fanguis, v) morbi , aut ali& occafione fuperfluas  tunc fverit. Secundó obfervandum ett, anti-  quos in immoderata cx veris fedis effuficne.ve-  nas ilfasaut [ieaffe , aut fuiffe , aut, uffiffe , ita ut  numquam per ligatam aflutam aut ufta m ve-  I nam — ius fanguis evacuari pc ffet , ut apud    | Grccos, Arabes, & Latinos ; & antiquos; & re-  centes conftat ; quz tàmen curandi ratio noftris    E temporibus exclevit , pulvifculis cemplafti-  cs , & adftringentibus contentis ; aut ad fum-  Hmumu ftio ne. His fic ftantibus, fi excetfus is hz-  orrhagiz mfoFitus fit; & vi morbi, & plenitu-  |dinis fuperven erit , cenfeo mpino effe fuppri- ,  mendum, nullà ap ertà vena reliétaàme vena fan-  guinemevoimente, in propofita incommoda in-  lcidamus. Quod fi ftatis temporibüs, aut quan  Q a ritate    ne /    netu 72...    "A79 y —  s feides et m7    (3n€794L    nqlla AAUC 0^ HE    Cf  A Cn »    n  ,    j «A40 "07 P    4  , Yt Tuntn  | bg    .348 -LVD. SEPT-ALII- MEDIOL.    | titate excedens;aut qualitate infeftans,aut utrà-]/  » queratione moleftus; à naturà per eas venas ex—|   - purgari folitus aliquando modum excetfetit , uti]  & vitales vires profternantur, & alia incommo-—   : daindücantur , aut etiam fipngulisevacuationiss| /  ; temporibus , puta; per duos ;aut tresillos diess|  :folitz evacuationis füperfluat, aut fi frequentiuss| /  exiens, quàm foleret; aut oporteret; illa inducatt|  incommoda , fi , ut illiscbfiftamus , occludere»]  venas illas velimus , fi caufticis medicámentis,,]  licaturis; ab&iffione,ati ferro candenteid prz--j  ftare quis tentaverit ; càm ex 1llà curandi ratio--]  nenon folum tranfitus prefenti tempore fangui-] y  ni interclufüus fit , fed omnis via eriamimped 1a-]i  turin pofterum , per quam tranfire poffit ; ne ini  eaincommoda zeri póft incurrant , de « quibus:  itp. G. Epid. & Gal.ibidem. c& 6. Mpbor. va. c7]   3. 1/ 3.ltb. de Humor. necetarium eft;edam aliiss] 5  uflis; atfutis; abífciffis ligatis ; unam relinquere  apertam,ut per eam excrementitiusfanguis;quij  incorpore in dies ageregatus; ftatis temporibus:f ij    , evacuari folet, expurgari ex more poffit ; ne af-- Jl    fectus illos melancholicos, maniam;melancho--] ii  liam, ulcera; cutis defeedationes, & alia produ--] ii  cere valeat. Sed fi folüm pulvifculis adftringen-.|  übus; emplafticis; aut & urentibus resagendas   fit; & eumcurationis modumfequamur , qui &:  facilior eft .& fecurior ; licet aliquando recidi-..|  vas admittat ; fi ad eum terminum evacuatio:] «  fanguinis pervenerit , qui jam defcriptus eft;  omnino via omnis erit intercludenda , ut prz-  fentibus    ANIMADVFERS. LIB.VIL 249    (entibus incommodis eccurramus ; cm per hác  «curandi rationem non ita obfignentur venz , ut  humore denuó-éxuberante, iterum natura fibi  viam invenire, & ftruere non poffi;aut ope Me-  dici aut perfricauone cum rebus afperis , aut  fcalpello , aut hirudinibus aperiri denuo vena  nequeant.    De Renuum samflammatione ,    Lii Vm in curandis renum affectibus eva-    Laboran-    cuatione fanguinis perfectam venam t» reni    opus eit, à Quà parte mittendus fit fangvis , non  una eft connium Medicorum fentenua ; quód  Galenus tb. de cur. rat. per [ettam venam , partie  bus fupra renes laborantibus , € parübus fupe-  ri: ribus , nempé brachiis , mittendum effe fan-  guinem docuerit; infernis autem atfectis, puta ,  utero, veficà , & coxis , é venà vel fub poplite»,  velin talo; cüm renes laborant , pene ambigat:  libro autem 13. Meth. med. in renum affectibus  fecandam venam effe doceat in poplite;aut talo;  aliis majori ex parte fu prà ; alus infrà , aliis fine  diftinétione alterutram partem eligenübus.Ego  cum do&iffimo Trincavellio , habità ratione»  communicationis venarum , majori ex parte ex  infernis mittendum cenífcrem ; cüm & evacua-  tionis eratia;nifi forté plenitudo ad vafa prefens  fuerit, & derivationis , certiffimum fit, à parti-  bus laborantibus , & vicinis , fectis illis venls ;  fanguinem evacuari pofle . At cüm in inflam-  matione    bus au4  vena fe-  £cAnda    Tto -—    xd Ee EC. 4:  Luc aia oU MES    1j LED. SEPT ALII MEDIOE.    -matrone renum , cüm revulfione opus fit , potif--  fimüm in principio, in contraria retrahi fà  debeat , & ex parteà fonte fanguinis verf  perna retrahendo, pouffimüm fi (fanguinis mul-  tà:Copta refertum fit corpus ,à jecorarit brachii  dextri,aut finiftri fanguinem extrahemus: quin--  imo, fi etiam in principio inflammationis nons  verfemur, fed jam affluxerit (aneuis, fed magna ;|  tamen adíit plenitudo , ab iis locis fanguinem.  extrahemus, mne fi ab infernis evacuetur, cüm ex  motu fanguinis in venis , quiin fonte eft, & in  fupernis confertis, verfus locum incifim affa aüam  aftluens , per locum affectum , & vicinas partes  tranfiens , & dolores augcat., & inflammatio-  nem, Quod fiinflammationon fücrit, fed ali-  quis ex aliis affectibus, aut renum; aut aliarmm.,  illarum partium, nec plenitudo magna adf t;in-  dicátio tamen mittendi fanguinis concurrat , ab  1n rez, internis,ob venarum conjunctionem & rectiti-  ipfam. dinem ,mstendum effe fanguinem judicamus.,  Home,bf? — 114. Áb 1n renum inflammatione in princt-  [«clam ve p15, potillimüm fi multa fübfit plenitudo, licet,  "a ^ ut dictumeft, mitti debeat fanguis ex brachio;  ^t? f &- prooreffü tamen temports ex talo mitti etiam,  "9 Fin poterit, bt quiin vicinis aut in parte confiftit,  ». evacuart, & derivari commode poffit. |  Reb. cobPRpVX OI clyfteres in di folent ad refrigeran-  lorarióu; C010, & emolliendas £rces, ex ptiffanà, violari  chiftesg malva oleo rofàt    daera    ds    to , aut violato, fyru po violato ,  fft Ypau & fimilibus , quantitate mediocres fint  ca quan -Xepletione fübjecti inteftini re  tfta.    t,ne per   nes comprimant.   IIG. Quam-  "——    nguis: [iz  i^fü--M    i  we    JANTIM.ADVERS. LIB. VII. i51  116. Quamvisin principio aliarum inflam- J^renw  'lmaaonum mnateriam fli;entem medicaméto pur aj nne-  |Bante evacuari poffe aliàs docuerimus, quód ad- (14:9  fac cruda non tit materia , & dum fluit , revul- nod ut-  lione evacuau và à párte , quz ftatim eam füfce- 5, ,  Jptura erat , recràhatur , ut in plevritide docuit 7; Hid;  dIfaciendum, dolore de(cendente, Hippoc. 1.40€.  Irzr. vicd 22 acit. & ain inflammadaone lingue Ga-  fenus t3. ME erb.med. in renum inflammatione,  Ki aliqua jam ad partem fluxerit , omnino abfti-  inendum , ne perinteftina fluente matcrià cum  limedicamento , ma9is renes exardefcant ; quare    principio    i iena: ^2 7    llcatfià fiitulari contenti , au tfyrupo vi a to folu-  lI:kivo, aucf lis;aut mixtis , aut fero lactis ex mal-  Iva, violai là, endivià, vel jujubis, fi evacuauone   opus fit, ad alias comp lendas indicationes de-  Ifcendemu. ; eorum enim etiamfi parsaliqua,in-  lIreftina Ri Wes ad renes pervenerit , utili-  acem afferetnon mediocrem .   117. Khabarbari ufus in hoc morbo, ut & in. rsfzzza-  Jurinz ardore , femper mihi fuit inipectus s & fl n5 rent  quando ab aliquibus in ufüm ductus eft .fem- r^z^era  Iper male ceffi ile vidixquamvis enim ap uüffimum "t »/» /2  fit inedicamentum adi bile m evacuancam , quiz Peas -  iduos hos affectus plerumq; producit;quoniam-   amen ob 1gneas pattes,q! ibus pollet, per venas  kiffundi videmus , & (ubfeque nter ad renes ,  iIquód lotia crocea poft illiusaffumptionem often  Ilunt, merito fugiendus videtur.  118. In m: ERI hoc inchoante , licet ufüs re-. gs.    pellentium externé applicandorum conveniat; ;.F,  L| : ']  Rb 115 tamen, Lx nimiumimpensereirigerant, £55    —tae    cem da.    cendum . : A í nme  I) see, 120: Adidautem preftandum, licet qua ex--    venum v, fiCcante facultate przdita funt , maximé inaliissii  lid? ef; Conventant, 1n renum , & veficz ulceribus 0«4  €dnt;,*, Wnthno fugienda fünt, ob mordacitaté, cujus oc-.  n[us ea». Cafione excitati dolores novam fluxionem con-   lus. citarent; quz blandé igiturabftereunt, & dolo-.]    io LUD.GSEPTALIFMEDIOL,    s$ refrige- abftinédum eft, Alexandri etiam monitu:quáme-.  vantium vis enim, cüm ex parte repellatur materia af-,  w/45: eti» fluens,& calor partis eftuans retundatur,videasd ,  Princi vuraffe&tus mitefcere , & omnia fymptomatazsl ,..  ""l5. imminui, quz tamen jamaffluxit matería , autt] ...  in fcirrhum vertitur, vel craffefacta indolentenm! .  quafi tumorem producit, qui proceffü temporiss]  fuppuratus ulcus in parte producit, & morbum)...    incurabilem .    De Renus ulceribus .    Viens ve-  aum cito    bus, precepto Galeni curandum eft.  ut fit maximé foHicitus Medicus, rit ulcus quim.  citiffimé ad cicatricem deducatur.    ad citatri    ris mitigatoria funt, convenient, qualis eft mul--Jt  fa, & fyrupus de jujubis, vel ex rofis ficcis , cum  portione fyrupi de portulacá .    L:Be im I2I. In renum ulceribus curandis , cüm &;  ronctden- ynl(à conveniat, & lac;nifi diligens adhibeatur]  do in re-  num ulce  vibtis qua  CATEO »    cura, & in tempore exhibitionis, & in lacte feliz]  gendo, & inillius quantitate, aut fruítra ccnce-  di, aut cum detrimento coenofcemus. In prin-  cipio enim, poft dift ptam vomicam , aut ulcus:  ab acribus humoribus excitattim,cüm ulcus for;  didum    1I9. Biautem ulcus fit excitatum in reni. :    à    ^?    i    ANIMADVERS. LIB. VIL 253    didum fuerit, lac conveniet ferofum, quodque»  abftergzere magis valeat , quale afininum :zillud  vero ex lotio cognofci poteft , fi in. eo pus fubfit    copiofiim, feetens, & fordidum . V bi veró ulcus!    meliorem acquirit conditionem , ac à fordibus  repureatum fuerit, quod cosnofcemus; fi pusin    Urinaà contentum , album à & zquale fuerit , lac    Conveniet , quód mipüs abftergat; & traegis car-  hem producere valeat , quale eft caprinum. Vb3  autem ulcera expureata rité fverint; ut lotium.  non ampliüs purulentum appareat, tunc potius  lacus eenus conveniet craffius , maeis nutriens ;  carnémque gererans, quale eft: villv m,aut-bu-  bulum; in primisillis pauxillum mellis, autfac-    chari , aut julepi rofati ,aur violati adjiciendum    erit:in poftremo minimum facchar , aut julepi  rofati, cüm levi quantitate tragacanthbz .    r22. Quantitas lacis neque vno inomnibus 55;    modo metienda eft. R atione loci laborantis ,  multa conveniret, & potiffimüm fi ad abfterfio- |  nem exhibeatvr lac afininum , potiffimum fi la-  Qi veeraffuetus fit nec ex ejus ufü moleftiam  fentiat, libram concedemus: fin non affuetus fit;    q tta titat  t2 YCH UTD  tlceribtés    LLL    ab unciis quinque ve] fex incipientes , Pine    ad majorem quantitatem accedemus . Caprilfi  minorem femper qu antitatem concedemus, nce-    qr euncias fex excedemus , quód diutiüs in ven-    triculo cüm commoretur , fi mültum illius cen-  cédemus, aut acefcet; aut in grumos concrefcet ;  ob quam rationem ovilli& bubuli etiam mino-  iem folemus quantitatem concedere, x  od    24 LED. SEPT ALII AMMEDIOL.    De Calculerenum cum. dolore acerrime .    Vamvis in calculo renum curando ;  vbi dolores non adfint acerrimi , ea»  curandi ratio convenlat , quz ab  Avicennà, & Mauritanistradira eft; quámque. [uu  recentiores plerique fecuti funt ; » repleto ven- . jriti  triculo vomitus provocetur , mollibus clyfteri-. pus  bus fceces fubducantur, aliis itidem emollieng- f:  bus laxatà parte leniantur dolores, & fi quas . fau,  materia in intefünis confiftens., unde eleventur: puto  flatus diftendentes , abítereatur ,& evacuetur; juu  mox emollientibus, laxantibus, & anodynis, S& fui  mitgetur dolor,dilatentvr vi ix à calculo diften- .  tt, quod f. mentis, inuncüonibus,emplafuis,& pi  id genusaliis etiam tentar dcbet ; mox conte- |  renübus lapidem , & eundem propellentibus  diureticis curatio prcfeqvi debet.: quinimo fi  Me: evacuarl ventriculus non pou perfe- AT  , peros etiam ad fimilia preftanda exhibent [ir  iei fiftularis medullam aut per fe , aut ex levi  portione olei amvedalarum dulcium, aut diafe-  beften ron folutivum , aut diaprunum; mox ab-  ftergentibo s, incidentibus, & atem bed  aptecedentem,& conjunctam materiam ad evas-- f.i.  cuationem pra parant ; numquamautem ab in1--4t«..  tio folvente , & veré purgante medicamentoop,..  utendum judicárunt , ne aut cruda materia aboli  initio hon ptzparata evacuetur , aut deorfum  latalaborantem partem magis affügat. Quo«m.  niam    ANIM.ADFERS. LIB. VI. 1$4  inI3m tamen fepiffimé evenit in noftris hi$ regio-  nibus , & potiíffimumin m aena h ac urbe,ut &  nimium Genió indulgeant , multàque affidué  ingerant,& multis tententurà capite diftillatio-  nibus, ut ventriculu s,Inteftina;& venz mefàrel  urefertze fint niultis crudis humoribus , à quibus  per venas ad renes delatis adeó frequentes fiunt  «lolores renales , & podagrz ; qui nifi cevacuen-  ur , nequetutó anodynis üti poterimus , neque  Iconterentibus lapidem , neque eundem prop cl-  llenübus , quin nec diureticis. Cüm pretercà fz-  ipe adeó urgeat dol. r,urlongam illam curatic-  inem exfp c&tare nec velint &erotantes , nec pof-  fint, nec exp ediat ob collabentes vires ; Menos  Ifima vero illa lenrentia, vel lubricant; fzpi ffi-.  Ite muneriilluevacuandi materiasanultas, cráf-  iS,& vifcidas fatisfacere non valeant,fed reten--  la & 1pfa ,:& per fe mclem augendo ,«€ com-  iIprimendo dolcrem aueeant ; aut elevatis& ex  le, & ex commortàa;non ex pul:à materià multis  IHatibus, cenfeo fep iffime exyedire,medicamen-  out folvente, pro varietate materia benedictà  lixativa, dia phanico elec gv ario Elefccph, ele-  Ltuario de fucco rofarum, Indo,& finiilibus, ad.  .Ilità portione caffiz, vel du com amc]le ro-  [to fo lutivo; fic enim & crudas illas materias in  JAyentriculo , & inteftinis confiftentes , & fi quc  suntin primis viis tamquam caufe antecedentes;  Mrvacuabimus , eafdémque , X& fizniles revelle-  (fous, molem & fecum , & htmotrum in intefti-  dusrene s comprimentem, & doloremaugentem  immi-    Lenitniia  fola ia cal  culo non    fufficiant.    $6. LFD. SEPT ALII AM EDIOL.    imminuemus anodynis , mollientibus , laxanti-]:  bus, diureticis ; conterentibrs lapidem , & pro-]  am ftruemus . Quà curandi ratio-]  te,cüm fzcpiüis ad eos acci effemus;qvi nephri-4    pe lenribus v1    tico dolcre laborantes curabanter, priori illoo   1o, clvfteribu llibus videlicet, & bolis exx  InOciO,; C1 eribus mo hbbos viIdCilCet,c« DO IS CXI3  caffix medullà, avt lenitivo, avt fchs; aut cumul    portiunculà Hierz,medicamento folvente exhi-]:    bito,mocx anodynis, mollientibus,laxantibus,&j  lapidem propellentibrs adjunctis cito , & feli--  citer; cum maená meà glorià ac invidià , cura--  tionem abfclvi. Cüm veró curandi hac ratic    rationibus lis nitatur , quz proximé enarratax] ^^    funt, Hippocratem, & Galenum,duo Medicined  vera Inmina, habet & doctores, & affertores; 654  Epid. Se&. 1. tex. 6. ubi poftquàm tradidit Hip:  pocrates figna , quibus nephriticus affectus coo)  enofci poffit; breviffimis ettam verbis totam cuj  rationem abfolvit, & juvenes etiam helleborcej  pureandos docet : & 27 Com. Galenus , dum.  unamquamque vocem varia praffidia medica.    continentem fieillatim explicat, dum de puri"    cando corpore agit , medicamento purgante-[    tamquam vecte effe propellendum.docet . Ned  que veró cruda tunc evacuare , & pureare dice    mur , contra przceprum Hipp.r. "Apbor. Conc  Bá medicavi, C c.coctio enim illa.de quà in Aphi]  rimo , illa eft, quz humori putrido convenit] in  potiffimum in febribus, cci coétio illa conventi  quz fecundo loco defcribitur ab Atiftotele 44^  Jdeteor. quam putridis humoribus    mentig | |    & exeredi ug    ANIM ADE VERS. LIB.VIL 257    mentis convenire docebat, fecundum quam bi-  lem crudam dicimus , & lotium crudum , tam-  quam fienum in febribus putridis: at cruda» s  qua alimentalem cocü 'nem (ubterfugerunt ;  aut P er inediam ad bo nam frugem duci debet ;  aut fi plura fint, quàm fuperari | poffint ; atque.   àcalore ventric "uli evinci, aut conco qui; ;quam- -  primum funt evacuanda aut t lenientibus; &ab-  ftergentibus, aut etiam,fi in venulis mefaraicis;  & altis infarcta fint, purgantibus; qualia hac   e(fe cruda cenfemus , quz in neph isis exubc-   rant. Neque vero | per evacuationem per infer-  naad renes materiam trahimus, fed ab illis re-  vellimus, & per inteftina ft ubdu cimus;quamvis  enim in tranfitu adfit vicIp1a.non adeft tamen.  con] ncl1o; neque periculum eftin tranfitu, nc    LA Í  noxam renes fentiant ,utin rénum inflamma  tiohe in tranfitu bilis, quia neque hic inflari.  mpatio in parte c adeft, necne calidus eft humor ;    quimovetur,fed laboranti parti etiam füuccurri-  mus , inanitis inteftinis que ob repleanonemu.  comprimebant renes à lapillo undequaque»  compretios.   124. Incalcrlorenum curando , ubi acerbif-  fimi fuerint dolores , & ex fitu coznoverimus ,  jam lapillm ureteres occu páffe , fi quis divre-  ticis tentaverit calculumà loco dimovere , 15.  maenum (ie pen umero periculum zerotantem.,  deducet.nefcilicetin urinz (uppreflionem eum    ] ] » »- r1 , » ^4 p» ,47 ,  deducat ET oruente afk t!m ad Obfiru ctum 1 lo-  Clu1n lot 10 5 e fcp c culi arenulis " fz lus Cuts  T5    R craí$à,    Diuretica  ?roprafe -  "aAtione   calculi f«  pé "0XIA «    LFD.$BPT24LII M EDIOL.  crafsa,& vifcidà materià . Quare prxftaret runc  emolhentibus, & laxantibus decoctis uti;cx ca-  ricis, malvà, althase, & maálvze feminibus,femi-  nibus item frigidis majoribus , liquiritià, juju-  bis; febeften paratis. Quód fiad pe netrationem  aliquid diuretici: addere voluerint in pauca  quantitate; non repugnarem .. Ad. qvem ufim.,  etiamoptimum^femper jidicavi olei m amyg-  dalinum dulce, ex levi vinialbi tenuiffimi por-  tone».   125. Commwuni feré hominum confenfu re-  ceptiim eft, proavertendis, & pricavendis do-  loribus ex calculo, & impediendà lapidis gene-  ratione , ex Men bisaut rer1n menfe diureti«  cum aliquid a(lumere , ant in fyru pl longl , aut  julepi, decocti, aquarum füillatitiarum;aut ele-    2598    étuariorum , aut pa dvifculorum formam , quo  materie , quz indiesin renibus agercegartur  paulatim expellantir, & abftereantut, necalo-    reaccedente renum indu rentur,& ] lapidefcant :  quod inftitutum. ut omnino non eft imprcban-  dum;fi cum rauone fiat;ita quàm plurimis per-  niciofum effe folet;(i enim ab homine continen-  te Ó aticoopbiiil rimaffumptionem leniens,   t abítereens medicamentum fiimptum fit;  uti ditata afferre poteft. Atí1 cule 1s deditus    fit; aut cruda mvlra in primis viisaeerecare fo-    leat, vt folent majori ex parte Ape ae & cal-  culofi , tantum abeft; ut illorum a (fumpt t1O €os  prefervetà calculo , ut potius frequc  illi przbeat occafionem, & fepe    'nüorem.  etiam 1n füp-    preti-  x    ANIM ADFERS. LIB. VII. 259    | preffionem ur in: deducat , & graviffimos alios   | morbos, &f [ymptomata, deductà materia, quie  in ventriculo erat, & in primis viis , ad vias  urinc.    126. Cüm quàm plurimi pro lapillis exre- T/;:";    nibus propellendi s aquis 'Thermalibus utan- les    tur, ut illarüm ufum aliquando laudamus,cüm. cur;  impaócti nimiüm in renibus fuerint;necaliis ce-. caleuL    dant remediis;fic enim refrigerats illis aliquà- /*    do dehiícentes locum cedunt Ja ipidic commoto , €&4*    quin & quantütate aqua pro] ulfüs aliquando  deícendit; ita rarius eedem concedenda erunt ,  quod de deb ero batiteli ad locum lapilli d  fepe etiam morbus redditur contumacior , &   liquando ad füppreffionem urinz omnimo-    ' ? " lo " 7t* 111"  dam per illas egrotantes deducuntur.  Lsatid is E22 5  De lapide Vefica..    127. Q' Cioe2o, & antiquos , & recentes fcri-  iJ ptores infinita propemodum , & fim-    veficà; at horum auctoritate etiam ício quàm 7/2    plurimos aerotantes in perniciem à Medicis ' ts  nimiüm credulis deduc bos AE grotantes cüm ex /?*    lapidis per incifionem ex tractione quàm P ;luri-  mos mori obfervent , omnia malunt prius ex-  periri , quàm cenus illud carnificinz etiam pe  riculo "um Medici partim experientia deftitu-  ti, promiffis fcriptorum adducti, & fpe przmi  ob avaàrit iartiall Cii, curationem pro trahun    AK 3? cmnia    vlicia, & c mpofita medicamenta tradidiffead czeztu:  comminuendum, & frangendum lapidem in fzz    Lapidis in  veftca a-  oatca cura  2/0,EXIYA-    de    f    2 P ^  4519,    LVD. SEPT ALII. MEDIOL.  omnia experiuntui ur ,.& denique aut fpe defrau-  dati,aut]am curationi füccumbentes , ;tandem  non aliam fe viam invenire curandi , quàm pe  fcctionem, profitentur:fe fed interim zeer crume-  nl exhauftà, ob dolores ; & vieilias confumptis  arnibus, viribus vitalibus etiam. ob v1 igil as  CO! ifi imptis, exará lefcentibus renibus, vefica, &  vrina ipsa, ta pcne mirror hanc  curationem confentit, & eam etiam ob rem ma-  jori ex parte moriuntur diffeéu . Quare p  ret ab initio.    115  Lca4    13 etia 1n in    vp(ta4  Lc    , dum vires vitales v iced COr-  pus adhuc car: Yofum, & fucci plenum eft,dum.  veficaadhuc mucosà materlà veftita eft, non-  dum aut perfric atione l: apidis;a utvicalidorum  dicamentorum , & acrium abf ería , unde»  Ó acerbi funt; dum deni-  dum ad magram molem ex-  Crevit , Cul hanctentare , yop timo arti-  fice electo; qua les hoc temporea aliquos excel-  lentes cogno fcimus ; cüm enim prim 1s etatis  mez annis plerique ex hujufinodi curandi ra-  ne per (ectionem interirent , triginta abhinc  nis eorum major pars füpet ftes evadit , co-  rum , quià Ioanne Acorombo no à Nurcià pa-    ores non adeo  Is non    itlO ne ln    S    Lo  &, 4    tre, jam hocannowità functo , & Ioanne eA nto-   nio filio curati fuerunt. Quarum A rom tan-   qua minftaromnium hiftoria mp ul chis errimam  hoc ; » co réfatoe utiliffimum effe duxi. Comes  "un roius Ir ite Senator, & Equ es, bona-   rum Td rarum patro nus , cum fl rangu rià p   à liquot rimnen (es 1: labo xratfet Hs in canali urinz rio    Ccarneuim    ert    ANLM. ADVERS. LIB. VII. | 368    carneum aliquod impedimentum perfenfiflet ;  inillud omn E moleftiz caufam referebat;ut la-  pidisin vefic: à,quantum pofl et , fufpicio nem.  declinaretme femper reclamante ,& maximam  la pidisin veficà concreti fufpici ionem fubefle »  aflerente .. Cüm antem aliquando ad ameniffi-  mal m Sancti Flo rani fuz ditionis villam fecef-   fifl c t.in eraviffimos, & acerbiffimos dolores  incidit; qvi cüm per quadraginta horarum fpa-  tuum fine intermiflione p 'erfeveraffent , citatis  equis ego accitus fum , & cün : omnes fübeflenc   note, quibus pertu iaderi poteramus , lapidem.  icà, faltem prob abiliter,cüm nullum-    ;icnum path ognomon icum lapidis  1] fi seti ad vrbem remigraret , ut  certam rei hvjus habere poffemus im miffo ca-    thetere coonitionem. Advenit,fed càm carun-  cula impedimento effet , ne catheter in veficam  immitti poffer, priàs auferendum fuit impedi-    r  ?|    (1  i  l    e qerwer m Qs d disas, e orsa sibisie att ndr cA ai X zi:   mentum, « fttata catheteri via,cumque a peri-  Á   *( 2» Avr11l —— In M (leo Te invoentnue : d   L c 1i L1CC 111 n 1111 S €elicts lapi ;ilVCHLuLuS5CcILt.    C)vrarect | nità, utaliauando fe ab acerbiflii  n 13    i ^3 ui : le  CO! ril us eximeret vir clarifiimus, omn1a qttra-  prit;um paranda cenítuit, ut ad fectionem veni-    ret, expurearemus nos corpus,dixit;ic animum.    ' /^1 "^ 1; :  vIVPITOATMTDI:1».230C 1me011 I r11 113360 101m  L1 C [1 A17 at Li C |i N hlliüan ) 1C 11 Ine»    C   dienis firmaturum , & teftamento de rebus fuis   difpofiturum . Nos diem felieeremus ad placi-  E |   - , fe1 10.c die ftatul c1 e (1 nibus pa-   ratis accederemus , fe fcmper paratum fore».    Oni IDUS I1(C paratis a CCCOLIIEL $S,alacr1 aniino    , f16Sq  ^ 113    262  LFD. SEPT. ALII 7MMEDIOL.    nos excipit , & nosadopus adhortatur, & fe »  omnia intrepidé paffurum profitetur: fit fectio,  nulla vox querula, nullus ejulatus; adhortatio-  nes folum ad artificem, ut intrepidé negotium.  perficeret; unus primó forcipe extrahitur lapis  magnitudinis magnz caftanez ; alium adhuc  füpereffe extrahendum artifex profert : ne du-  bitet, extrahat ; iterum adhortatur : (ecundum  extrahit, tertium; quartum, quintum, & deni-  que fextum ejufdem magnitudinis , fpatio me-  die horz; nullaumquam querela , nullus eju-  latus, celfi animi omnia indicia, (ola poft actio-  nem Deo gratiarum actio. In lecto repofitus ,  refectus de more, omnia bene cefferunt, nulla,  febris fupervenit;nulla inflammatio,nullus do-  lor ; fomnus poft tantas vigilias (uavis ; ulcus  iermino quindecim dierum pro medià parte  optime ad cicatricem deductum; ecce cà die fu-  pervenit febris vehementiffima continua , nul-  là occafioneà vulnere habità , quz adeó ardens  fuit , introductà etiam hecticà febre , ut brevi  temporead tabem,& extremam ficcitatem cor-  pus deductum fit ; in quà adeó carnea fübftan-  t11 confümpta eft , ut etiam cutis exaruerit , ita  it extrema cuticula 1n corpufcula furfuraceas  per omnem corporis ambitum diffolveretur, &  excideret; cutis autem vera tamquam ftorea to-  ta fiffuris diftincta confpiceretur, & afpera, du-  r3, & ficca tangeretur;ulcus exaruerat, & labia  in calli modum exficcata confpiciebantur,nulla  amplius fanies , nullus ichor promanabat. Et  cum    ANIMADVFERS. LIB. III. 263  cüm res fere cflet ccnclamata , refpectu ad  has res habito ; nulla fpes falutis fere fuperetle  videretur, cum ali qui vitales vires adhuc atis   valiiz confifterent , ezoq; humceétantibus , &  retrigerantibus calori febrili contrairem, & in-  ftaurantabus naturaleni calorem foverem , tum  humidum fuübftanuficumoptimis cibis repone-  Moueynlstiginn fe prcma Meine qa  tiin acerille tebrilis calor dafinbpiie ctio cta-  quanto À lior reddita eft ; & quod majorem,  parere poteft admirationem , majoremque ía-  luusípem Vr mri onec rece  pore aridum , & quáfi callofum , 1terum recru-  duit ; dolere aliqi peuleumb itai micéptii-  pem emittere, mox ichorem; póftaliquam etia  faniem , deinde per te , nu] adhibito przfidio    exierno ,1ta convaluit , ut ad | — | fanita-  tcim fit reftititus , anno aatis fu: xage Silio    rertuo,cumadl:uc octvaeena RENE.  vat,adeo litteris deditus hac etiam atate , ut  perpetuo fcré in inftrucütlima fi à Bibliot theca  véerfetur , perpetuo etianz cum mortuis v1vens    Ccolveéctari videatur. Admirabilem aliam for-    tafle hiftoriam , n — propofitum , fi  "0 amí, | l EL » T3 ou^ Ins^3   recenfeam. Nobilis Henricus l'eccnius;  Roeetsferidiodshenito viet ft Aoid    ribus ex lapide in vef'ca eflet corfitctatus , nec  umquam curati rem pcr exiraéilonem admi-  fiffet) cim acerbi(Timis doleribusanoctretur, vr  fatius moricerferet , avàm huj: fime di tormen.   rpetuoóaffiig1, cumqueextractum proxi    Á 1n    464 LUD. SEPT.ALII €MEDIOL.    mé lapidem trium unciarum feliciffimé ab Il-  luftri viro Cefare Pagano fexagenario obfervàaf-  fet ,à quo ad hancadmittendam curandi ratio-  nem proprio experimento erat incitatus ; tan-  dem me accivit ; qui D. Pagani curationiadfti-  teram ,feomrninoexperiri fortunam füam etia  inillà atate velle ; & fe autabacerbiffimis illis  doloribus eximere , aut ut fortem vitüm mori »  profeffus eft ; càóm uridiq; anguftias fübeffe cer-  nerem , quód pauciffimis diebus cum tot ; tan-  tí(que cruciatibus, vigiliis,& virium viralium»  imbecillitate füpervicturum obfervarem ; eaf-  dem tamen vires imbecillas, ztaté jam effetam,  & maenitudinem lapidis tanto tempore auétà ;  illi operationi repugnare,anceps, & animo du-  bius, quid confulerem, hzrebam tamquam 1n»  falo , & tandem fux voluntati totum negotium  commifi. Oui tandem omnibus expenfis , de-  -revitfe huic curationi committere. Excifus ;  & extractus ab eodem artifice lapis feptem un-  ciarum, & drachmarum quinque ; & quamvis  per loneum tempus vulneris curatio tum ob  maenitudinem , & dilacerationem ; & angul-  nis multi in grumos concteti in veficam colle-  &ionem , tum ob «tatem, protracta fit, conva-  luit tamen poft duos menfes, & per annum»  etiam fupervixit; felix eo tempore, quód dolo-  ribus careret , quibus per tot annos fuerat con»  flictatus .    ANIMADVERS. LIB. VII.    p '"    , 4*4 /3« . * e » Q 115  [ 10 fluxu & c st gin » e curan-    do Medicos video à rectà vià aberrare,ut necef-    129. À  Deófepéin feminis hocinvolunta  3 i    -    farium fit , aliqua etiam hac in re annotare».  Cum autem morbus 1s ob varias externas occa-  fiones olivenire (Gents & ex congreftu V enerec   Íacpenume ró communicetur , c Fi di    iP eüsmaridum erit, an ex lue G.; oricinem    duxerit, an potius ob exceffum 1n "c" Cta,an ex   congrefiu cum muliere eo morbo laborantes;  e Ci | I] ^ X1* 4 11 11   fine fufpic nc Gallici morbi: fol t enim eti21n»o    communicari 1$ morbis (ine Iue Venerea: diffi    bro artee    4  !    /    l    »    ?    12?  e bw    de 9?    C &fs    Gono-    ybaa G ] -    lica n8 fla  f«p-    bruneda .    7    Ganor-  rhoi mtt-  fatur Dm  f uxum    2! DI) e    (5 2220Y-    y-£&a alt-    auando    266 LI D. SEPT ALH- AM EDIOL,.    minalia , ut tempore debito femen contineant ,  ex continuo enim affluxu partes ille ret rtz na-  turà adeó laxantur; nt diutiüs duret fluxio illa  ob illam folam caufam.   129. Vndeetiam, cümex diuturno feminis  effluxu acrimonia , & calor materiz refrixerit ;  [e penimacró decipiuntur Medici, refrigeranti-  busin eo cafu utentes,cüm excalefaciendum fit  aliqua Vea femper autem adítringendum : in;  quem ufüm ut fiepé foleo decocto ex ligno len-  üfcino , aut ex ligno cupretli , aut decoctione  maftiches , & aliorunrex aquà chalvbeatà , aut  mincr. ic 1s aquis ex ferro .   . De cipit v eró & fepe peritos Medicos ;  q: id. cümab initioab externà aliquà causa ex-  calefaciente, & lixante 15 morbus inceperit , ex  longà auté fluxioa e fpiriibus multis inanis &  malto femine evacuato , & corporis habitus í It  refrieeratus , & multus humoraquofüs , & fri-  e1dus genitus, mul Aq; pituita pr« ducta, cum.  in primis Illis remediis infiftant; omma in dete-  rius ruant, & aneeatur fluxio. In quocafu teme  perad contraria erit tranfenndum ,& iis n ten-  dum Lec en faciunt , & ficcant cmm aliquà  fubadfirictione ; 1n quem ufum co    coctum cx Giiajaco, cum pa rtione igsbenaee 1fci-    nlut 1n nlperi, aut cupreffi;aut maí ftiches: nno    verbo dicam.;ea omis curatio etiam conventet,,  qua prafcribitur mul  laborantibus.    "^    veniet de- Bu    ribus albis purgamentis:f    i    ANIMADFERS. LIBVII. 267  De Menfium [uppre[[ione , -diminutzone .    | 131. T infüppreffis menfibus , ubi fan-  guinis miflione per fectam venam.   | opus eft; (emper Galeni decreto à venis crurum '  evacuandus eft , lib. de cur. rat. per fang. m.  cap. 11." 18. itaubi hzc c eadem fuppreflio cu-  randa eft, cum magnà fanguinisabundantià, in  dubium verti video , an hzceadem curandi ra- btts i  tic ofequen da fit, afferente Aetio ; /;b. 16.cap.$7-   | prius extrah« andium efe fanguinem ex cubiti  vena , mox veró ex venà tali , neaffatim ad 1n-   |ferna ob copiam irruente fanguine , magis ac   | magis venz uteri repleta bítrüerentur ; ;quam  opinionem , tamquam etiam à Galeno non dit-  íentientem ; fequuntur Altomarus, T rincavel-   | lius, Mercatus , &alii multi. Mercurialis au- al tve vitcho.   Item, & Maffarias , etiam fümmà prafente ple- ——   initudine;in fuppreffis menfibus numquam cen-   Lfuerunt à cubito mittendum effe fanguinem;fed   tfemperab infernis,quód etiam per illam fectic-   knem plenitudinem tolli poffe cum Galeno cre-   iliderint; & fi qua fanguinis copla per venas ute   Iri fertura fupernis artracta ; et am per eandem   viam ad inferna attracta evacuetur per infernas   lMllas venas. ( rediderim tamen ego przeftare , dum; Vene. -   .Atibi plenitudo ad vafa in corpore acervata füe-   Iit; illius habità rationc, primó,antequàm füp-   IprefTi lonis curationem aeerediamur ; fectà venà   lin cubit ) 5 illam folvere ,In1OX VCIO interpofito    | I "  |    * vrbs    268 LED. SEPT.ALII. MEDIOL.    debito tempore , fectis Aids tal   firppreffioni menfium opitilari ; & cüm prima  illa non fit facta ad curationem füppreffionis  menfium, fed ad folvendám plenitudinem , hac    O ; conveniet    "vao    Ga Í one operi inrenon repugnabimus Ga le no cenfenti ,fem-  c    .f47 He.  1 (La jw" £/7€—    perin fappreffis menfibus curandis fecandas ef-  fe venas crurum. Aeit tamen non placet fen-    ultio e tentia, quem alii recentiores (equuntur;cenfen-    2e21i2 Y€-    f N tis,primó mittendum effe ex cubit nsnnen ls  "M / .  ; mox ftatim ex pede, ut per primam folvatur  [ec Ir'one k   7?)    cr prir  vera is plenitudo, per fecundam, fi qua ab ute ro ad fii  menfibus perna facta fit pet primam evacuationem re-  fasrc[fis. tracto , iterum ad confuetam viam uteri retra  — ^hatur; fic enim & habenas equo retraheremu  & poft calcaribus ftimularemus, cüm fieri Gof-  fit,ut m M Mie fecta vena füperiorad impe-  diendum , quàm altera inferior ad promoven-  dum m. MA uas pureationes.  Ven: fe- y22 Si avis qua traduntur à a Gal. Zi ). dc ..À  Hoi bra- cur. vat. per fola "m Yenam cap. y6.ubiin Biden fe-  Pens Clodi M talo. pro curatione füppreffarum pur-  sationum menftruarum , tempus folitum, eva-  4 €uatio nisilla rum effe obfervandum docet, atq;  HI J^ pertres,aut quattior anté dies effe evacu andum  s fimguinem, dilige enter confideraver hi facile in-    1b  1  I  l    *    22  n    Iecov- 2 elu ae, tellioet, 1 1bi plen tudo talis ad vaía ; n c«( X rpore 1  Coah doped 11, quo fuppreffi funt [ibit ci i , non effe  TTL TAM Yam exfpecta midst) npus purga tionis folitum adl  'Vacuatione cubito faciendam : tunce  NEN 7 PY € cuati CImnocx to faciendam ; tunc enim    ) Oo    CAL V.        . "» " T .  ? ^ ( iupnprettiol adillyaremus « Ineaincomtnnw«  Ubpreitioneadcj;uvyarcinus, ecin vLincomÓos-  VOSR 1M. à |] M CL    i 1^5  «a 11 1    & avocaretur in contrarium fanouis , & potius H.    ANIMADVERS. LIB. VII. a69  da incideremus, qua d Ma rcuriali , & Maffarià    proponuntur; fed iliud przftandum erit in me-    dio menfe , poft decem , aut quindecim dies    Z    termino : fic enim & plenitudo tolletur , edm  confuetus motus , cüm eo tempore nullus fit,  avertetür. eia nj uu aulus ZEeineta 1ntelle-  Ti juod tamen intellexiffe vix  fieri poteft, efie quid illiin mentem venerit ,  hoc morbo cu rando dixit, non efle fecan  im venam ante prafnitum menfium tempus;  d per dicet. dies poft.  n promoven« is menfibus diminutis ;    licet preceptum Gal. /zb. de cur. vat- per [ang.    995i [[.cap. 19. maxime mihi probetur, ut per tres;  aut quatuor diesante tempi   fanouinem mittamus ; y Penes tamen expertus  fum, maeis proficere , fiftatutum tempuz pur-  eaticnis finamus adventare , 32 ibi diminuté  operari vide  povenuni defabiiair: of Pass evacua-  tonem , veríus finem motüs manus adjutrices  porrigemus naturz , & motum illus promovc-  bimus ,ut fimul cumpaturà defence totu1no  opus perficiamus , juxta Galeni decretum 9.  po i" MEC ed. Ó— hac dere «eh fentiant ;    "    quunt,aut maxi1i1no timcre c íectione vene ten-  tant vi) moms tse endo pcríeccrtam venam  » 11 1^ " 94 - ; t1f1 17    in talo;per er tres,.aut qu. |LULOT gi1es ance aennituig    NEN "WO Kid a Je Doo "ve    p ^  "X4 £x Decio 7 MA ee fe yw Kt ,    4uA 40 €^ € € .    ^to.    [WP AT  Vez IZOHS  J  dimuirttis  | )Y0?A0-   i  ^ * f  - ,F£ -    "  Len   Ü. 90 65  *v2t   !j L] ,    ;;0- LED. SEPT ALII M EDIOL.    illud tempus , cum Galeno ; fi enim fluente fan-  cuine fanguis mittatur , non folàüm non promo-   vetur fà inguis menftruus; fed ex animi deliquio,  aut timore ita fiftitur, ut amplius per illum ter-   "t minum effluere non foleat .   Meis — 15$. In promovendis menfibus (c&tà venà in   pn qrom* exqu, femper praftabit repetitis vicibus,bis;ter,  Fu - s aut etiam quater fanguinem evacuare , quàm.  vs os: unà cvacuatione fol totum negotium abfolve-  [5 -  re:fic enim melius fanguis ad motum incita-    us mi«-  $27 tur, & fepius motus facili üs ad fluxum invi-      Sechto ve- tatur.  lossqézsexialo — 136. Placet magis füb noctem ex pede fan-  Lex inh. volue fot guinem detrahere , ut ex affiduo motu ; aut fta-  fab mo- tione & humores facilis defcendant,& ex mo-  PREPSURCUUNQ QE attenuati faciliüs profiuant.  fob ixi: : 137; Per duos tamen , aut tres dies ante ab-  W- rof luantur crura. ex decoctis attenuantibus;& aro-  dfricla. 4. ant X. matibusafperfis, & mox longà fricatione deor-  * | fectionem  - AV uon € cuini ;  | Li onda I 5$. Faciliüs etiam fiet voti compos . fi ante  cx ialeti« hecomnia ,aut diebus prepara tionis exercitiis  2 dere 4«- ytatur aut univerfi cor poris yat inen par-  éet CX?rC! tium infernarum , maxime autem | ]jumborum.;    f    /  fione fan -    aut fanguinem ejufdem conditionis obftructio-  nem inutero facere cognoverimus , priüs fo:    culis ex  »]    ;  zai0 oven    yuln    ' |; regio Tnentis, X emp laftris reeioné uteri fovere; quo»    fum trahendo invitetur fanguis ad fluxí9nemi[:  adinferna,44 artenuentur humores mixti fans-B:    DW 74 139. Praftabit aurem etiam ante fanguini: 1  PoE/14- 221]  : miflionem, fi craffum, & v iícidum humoremo.Jnm    ANIA ADVERS. LIB. VII.  l'rum materia , cüm provectioribus hzc fcriba-  | mus; tylva autem prafidicrim apud fcriptores  reperiatur paffim , & fit extra noftrum pro po-   fitum, apponere non opportunum effe cenfui-  mus.   140. In decoctis menfes promovertibus ex-   hibendis hzc adfit animadverfio , ut 1llcru m.  jmagnam quantitarem concedamus , ut integris  viribus ad uterum pervenire poffint; atq; n« n.  tolum fanguineman venis exiftentem craflio-  Irem attenuaxe ,fed & eum , quiin utero 1mpa-  ctus, & cbftrvens, impedimento eft fluxui , fe-  cernere, & fübtilemreddere.,    271    De    lAI. Q    Fluxu zeen[iruorum immodtco .    Vemadmodum in fü ppreffis menfi-  bus, dum repetità utimur fanguinis    fep endn e em-    aul yn. A leg    evt 1x .    Méfes pro  7200€2114  per os fint  2 mmulta  quanti    1216    [n f ^ n xà    nie fium    mifflicne , dictum eft, praftare » , PR    mon eadem die 1llá repetere, ut modico illo tem  li peris fpatio imminutà materia, & o1iis interpo-  Mitis & attenvanribus, & attrahentibus , natura  JMmeliusaffuefcere potfet ad materian n per illa  jf partem de more evacuandam : ita é contrà m, !  hr evulfionehacab utero per fupcrras partes bis,  | & ter eadem die rep ctendum cerfercm ; qvód  h& cevacuatio fanguinis vreeat ; & retractà qvà-  primum materiá, fluxio citius fiflatur,neg; tcm  pus Intermeditim neceffarium fit conc dti ,Uut  lun Pp) reffione, 2d parandam materian    2. ]n hoc«    medi    0 fangut  "i$ mio  epe !iia   7 F att    a MP d E  ACCQ AA    ifectu video multos vereri i fum :    2722 LV D. SEPT ALII MEDIOL-    — medicamentoru E folventium , quód "-— fum  digpé'ty latus humor biliofüus , ac commotus , unde faépé  gandum . is morbus provenit, ad uterum etiam fet ratur 1  aut compreffion ne, quz in regerendo humore fit,  venz dehifcant magis, atq; magis profundatur  faneuls: quoniam tarnen per eam partem eva-  cuatio aut revulfiua eft. fi fluentis ab hepate;  autàliene, velà toto materia motutm confide-  yaverimus; aut derivativa ,ubiautactri,& cali-  do per admixtionem bilis fanguine fiat , aut à    illámqué revocare à .parte;ad quam fluit.Quod  ompreffione mufculorum ventris inciderit,   cüm breviffimum fit   & humoris irritantis evacuatione,    ^    Á    egpen [mnt REIN "entium aliquorum.    fFriclimr. dici 1 ; quia ,et fa dftringentes aliquas partes ha-    datum ,    fcrofo, aut psi jc )paümum femper erit, ex-  purgato ab use nentis f: inguine, minüs fuz qu  xilem reddere, mini (foli acrimonià irricantem, f    hs iod incommodum ex motu eveniat .autil  ilo  sueiusibot & revulfione y^    | Midica- | 143. Sint tamen n medicamenta hc aut per]  | spenta tz- fe cum aliquà adftrictione; aut adjectione ad-4    n aü- 4 R hab arbarum ín hoc cafü fugiant Me-]    |  i  !    [  r^ abat- beat: potiffim! üm fi non multüm maturum fue:  62 7 7 vit, quoniam tamen, inquam; tota illius folvem  | fup. [lis di visinieneis & tenuiffiriis partibus pofita Jii  Cie eit. qtux facillime venas uic cd c etlam  ! faneuinem fuo colore tingunt;& eàrationeacu  tiem illiaddunt, & calorem ;càüm tot alia ; 8X  fi nplicia, & compofita fup erint, fatius fempe |  duxi abillo abftinere ; potiffimum cum ab alii    lic, cüm ei , quz aut -i icraffanti facultates aut 774//22*    lipEniraspropémodem mulieres ab hoc morbo    Incmdton. & facillime P: arabile. Recipit àutem Gor deme 4.    ANTA ADVERS 1B. Vl. iy    datvm, obíervàrim , multa in hoc morboattu-  life incomimodao.    I4$. Poft hujt re remedia ea ratione fa-    (a Pire feri b rdaxitbe corveniant;unumanr pre- /,  (ena cnirtema iato Bodo effe cenfiisquo "^    di ;interfecreta "Jn udo refe rvattim.  clefcehtibas ; áui fub noftrà tütel: id  pPraximi me K Am addiféendàm exercéntur;etia  Icomimiimicatum nb&hcomhníbus;ad communem  Hiliitenm cc mmune iit ;Qquo feré& nunm-  iquam friftra ufus füm,modo exulcerato aliquo  vaíe in ütero fluxus as menftruorum aliquaiu.;  kon habeareccaficohem-: eftautem omnino ev-    a? ^  aqva libras feptent; 1n'quà 1ncoquo cortüces    lerium aurentivm acidorum ; aliouanto adhuc  fiubviridiom ,'&i1llas in philyras incido ; & ex-    iccanoàd duarum pártium confumptionem; &  factà colatrri, vhicias novem vel octo potanda    Imane dé: euod fi vay medicamentum pa-    liorebiccirf:m volo;nunrpalum herbz pilofel-    - 1 31li«c    . £g *1 . E 11  like 1n fne exccquendum addo : Ines adhuc    redditur; fi ie aqvà Villenfi decoctio fiat, aut fi  in octo "Hbris aqui fiat? vbi duz terti? partes  pér coctiopen abf mypta fverint,& excolatumm  ldciimiyehalybetdito ignito fepius 3 PUT   713 roborettir.    Boethi u-  xoris albo  profievio  laboratis  biftortec o  explicata  & Gal.lib,  de praco-  gn. ad   Poflbu-    22H?7 «    az LED. SEPT.ALII MEDIOL,    De albis per uterum purgamentis.    146. C Vmillud mihi femper fit perfuafum, | |.  | in hoc morboeaiterum non laborare.»  per fe, mifi cüm ex longo «lefluxuetiam pars ea;, 1;,  aut laxatur nimiüm ., aur refrigeratur , aut; jy,  cetiamaliquando ulceratur fed vel à totocore. f;  pore, aut à ventziculo;aut ab hepate; aut eriam. |i  àcapite materiam 1llam transfundi , laudare.»  fatis. non poffum,quod Galenus //b. de -pracog.ad  Poflhumurz , maxime necetfarium, effeduxit; ut  aut totius, aut partis laborantis,& tranfmitten- | |.  tis rationem habeamus ;.nec fufficere humores . |...  divertere, & evacuare & per alvum, & per uri-  ps, ut fecit eo loco. Galenus ; qui non folum...  diureticis , afaro , & apio, & hydragogis ufus]...  eít , fedlongà, & forti fricatione , ciun non abi];  hepate, aurà ventriculo tumor ille ventrisinfe-  rioris , & fluxusaquofus per uterum originem.  duxerit, fed ex refrizerato nimiàm,& humente:  habitu corporis , & potiffimum carnibos par...  tium infernarum,unde per longam, & validam;  fiicationem, & fimplicem,& cum melle cocto |    EUR. »    "e    .non folàüm revocabatur ab utero ferofailla af—].    fluens humiditas ; fed incalefcebat habitus cor--J  poris , & ira ficcabantur carnes , ut (anguis adi];  appofitionem , & renutritionem tranfiniffuss]  non ampliü s recrudefceret , autin pituitam, fe--] .  rofümve humorem abiret, fed nutrirer,sícque |.  optimé nobilis illa matrona convaluerits nona,  Jguur [^    'J vocare «Quod fi af    ANIM-ADFERS.: LIB. VII.  Igitur oportuit alia etiam adhibuiffe, & exhi-  buiffe prarcr ea , qua tradidit eo Iibroad aufe-  rcndam intemperiem à tcto; aut parte , üt cen-  fuit t doctiffimus laffarlas meus, cm non alia»  labcraret: unde excalefaétà; & ficcatà par-  t€, ne denuo m aterja e enerayrecur, faris fuit;ges  nitam & peralvum, en perurinas ab utero re«  '0  &apioufus eft, ad du-  cendam materiam " er i mofadd àm ,qua tamen etia    27$    4| perm ,enfes, & uterum folent evacua re; ncn vl-    "A    P    * f detur mihi reprehendendus;s qui nt và cencra-    | rione humoris inhibità, rectà victüs ratione;   | potiflimüm pottis parfimonia,iX füblatà intem-  J| petieà parte laborante; nó ahud habebat;quod  | faceret pro eàcurandà ; quàm genitam jam a-  | quam evacuare,& à partéad quam tota fereba-    ! div reticis    » —    tur, derivare ; nempe hydraeoeis per alvum.  per veficam, & iis quidem;que fimul    menfes prolicere poffunt; qualia effeafarum,&   apic m docuerat 5. C $ xfi med. facul. ^ut  etiam fi qua excrementa picultof.  | uteri veris, & utero 1pfo    i ferofa in,  rent;aut ob craf-  fitiemretincrentvr , neaut corrumperentur re-  tenta , aut iptcanperiem 1n utero 1nducerent,  tandem etiam quamp rimum expurearentur,  147. Ex quacvrandiration e illu d primo col-  ligendum eft, ncn hac 3" làin cedendum effe  in curando fli xv mulIicbi    ahbà enim và 1ncef-  fife & alios Medicc: n. cmanos,& Galenum  ipfum, ex Hi    Medicis anuquvis dcíompt    refide    pocrate , & optimis qvibufqveo  à,Cccnftatex cap1teo    $    à illo:    Albg bro.   fiii fa-  bé CHYAV-  dut  vtría ra-  Moe à    di    tradita &    », ls l;b.  de pr&cog.  ed. Pofl bu    322/4772 .»    lx arena  yanarina    fepe: e  2nalum ,  £9 contra    G a.    Albi bro-  finvi vc-  YA CHYAL-  Ai TAL.    276 DSEPT:ALII AM EDIOL.    illo: mutàffea item poftcà Galenum fentétiam;  poftquàminundià ftomachi regione. ex unguen  to nardino precordia perfenfit frizida,& humi-  da, ac mollia; ncn fecüs quàm lac coaguíiatum ;  nondum tamen in càfeum concretum ; ut ex hi-  fori illà tradità Zib.de pracog. ad Poflbusmum.»,  eap. 8. colligia   129. "XN etroris 'arcuendi. funt ; qui  piocurando eo moi rbo ;mulieres in calidá ma-  risarenà fepeli endas ex Ga leni. decreto cenfent;   cim tamen Galerius fateatur aperte; & ce tcros  omnes d C feipfum non firié errore hoc  remedium attentàffe: ut magis ii finr. deridendi;  qui etiam in divi arena Soli aftivo nudas  mulieres exponentes , ac deméreerites ; tentà-  runt mbrbutá huncevincere.   149. C urari igitur poterunt fim iles ur orbi ,  derivatà , & fimulevacuatà materià per vias fe  cefsüs ydrago?is; diureticis per viàsu rinz,  eo modo, quem docuit Gal. cap. illo o.de pracog.  ad Poftb. Inter hvdragoga noftrotempore pri-  mum fibi locum vendic at Mechoacani kann  fialiquaadmixta fit bilis; £x Jappa,tum ola    Q    tertüm cum pilu lis ak epha iginis , fuccüs 1reoss  potiffimum, f. Bie I? decoctum; &    Pa m aj  fylv 'CitI1S  14    )a- 541-4 44  Ixt il« LI    t (imilibus«    alia.aut ex 115:2* . Dofita.   tiffimum witbid , &'prafentaneum remiedium  funt; aque T bermales falíz. vt T'ettuciana ; &  fimiles, quód per vias fecefsüs hunziditates de-    4?    " Do v .À d S S asi es AUI FEMA ^ M.  ducant. Tot ner hanc viam naturam attuetcat eoi-  cCrC. Incafi lium tam een haco n inl daa    fient    dem tranfimitt    3    ANIM.ADVFERS. LIB. VII. y77  Gent , nifi partis cenerantis hos humores ratic-  pem habuerimus aut, ftà toto eenerentur;to-  uus; propterea, in ufum e. CURED dug intem-  periem partis aut touus tollere poflint; puta»    EL: | e MN wd  fi frioe1da & humida fuerit; quod 1a pius evenit;    -  je.    aut ventticuli,aut hepatis, aur toti s,excaiefa-  cientibus ,«& ficcantibus conabimur evinccre ?  commodiora autem hazcerunt, f15ü88nrhoc prc-    1-4 331311 " ; (^v  1taàlnLls 3 a Vt( Lt    : assise ap, o  e« 1ncontrarum tractam eCvacliaic co i LHl-  C15 potiliiniulu lia totoad uterum trans fundaa-  - h 1 * T    decoótum Guajaci: aut fi1ntemperies bec frigi-    i Q | : , 1*3 ^ 14 : vw  da « humida jecur etiam att1gccr1t; quo d Cx Ia-  dice , vel. ilgno oafiairas paratur; ex quorum  hr ES  , * $^ "s " 14* T^ we 4 | Qe» T  C XCInD] l ) CU 111 P xin rima aiia | roponl px (tunt.  1 E  I $C. Animadvert« naun Lt 1d Cn,n ja fempet1  aut íerofuin humorem, aut pitu1tcium peccare;  peque ícmpernunc cíic. Cx pl rcandum neque    423311 " I ! —À ' E a^ bor d x c4  femper calidis cczr1endam efie caufam efncien    Puross:8  2 mulie    by    12 20)  75ber "t £  J   7 204,211   CALtis    Ci 4avanáa o    (7$ LVD. SEPT.ALIT MEDIOL.    Adftrictus enim locis ; aut nobiliota meinbtáà in-. 1:    vadent molefta illa excrementa; aut retenta in. ,    malum habitum ; aut. hydropem laborantes]    ducent.  De. Vteri prafocatione .  Prfoa- 132 f leri prefocatio ut morbus eft per-- 1^  Vis air dn niciofus , ita cutn folis mulieribus ,,!  tento fei & fepe ex Iimprovifo adveniat ; curationem fe-- [4    ne,odova- X6 € fola fibiadfciverunt, ut inde quàm] j]uri--p    £5 vulva 1naà errata introducta e(ífenon fit titm : Inter    nen inn quz lllud primum locum obtinet ; quodi infuf-- pun   gea. ^ focatione matricis ex retento femine, in matiriss|  virginibus, & viduis ; internas vulva partes ;1n--['  ungunt odotatis cleis, ex Zibeto, Mofcho,& fi--|'    milibus, aut peffaria talia imponunt;quibus,li-    cet ob fuavem odorem , uterus füpetnas partes:    petens deorfüm allictatur ; quoniàtm cunen &  titillatio excitatur, & appetitus Veneris pro-    movectr;quaft in furorem viregineum coricitan-- p    turmulieres , &à comprefhio ne diaphragmatis  retracto utero in proprio loco extenfus, quaft  turzente materia undequaq; movetur , ac fynt-  ptomata p ropemodum ind icibilia producit; Le-   fo cetebro, & corde: hinc cordis palpitationes,    & fyncope , hinc pulfüum deperditaiones , hinc:]    dementis , lío cerebro , concuffiones omnium  partium, convulfiones, & fimilia.  Prafota- 153. Quare pra ft arct fuaves illos odotes co-  tiséeze o X1$in párte internà prope. puderda alligare,  quam    "MNIMADVERS. LIF. FI. 179    onum intrudere, fic enim beneficio fuavis olen-  ! tie fruerentur,nec in illa tam magna incom-  1 | modi inciderent .   r$4. Nutriquam faciem frigidà in tali Cau  afperzant.   155. Minüsautemodoratis aquis.   r$6. Quinimó ne vino quidem facies erit  abluenda.   157. Quamvis enim vini nonnihil vietiam   adapertoore infündi poffit; cum Hipp.Z/b.dc»  | morb. mul. cra tamen. eodem tempore malé  ! olentia naribus admoveat , vino faciem làvan-  I dam non efle docet .  158. TitiHationes aut'dieito medioimpofi-  | to , & perfricante os uteri,aut aliis inftrumen-  tis,ut femine excreto füblevetur mulier,à Chri-  ! füano homine omnino ablegentur .   1f9. Quametiam ob caufam peffi illi ex ali-  | ptà, lienoa |Joe,eca ryophyllis, Zibeto, & fi fimili-  Pbus parata , licet difcurere flatus uter: valeant ,  !quin & fermen promovere;quoniam tamen ten-  J'tizinem maximam promovent , & Saty riafim.  fepe inducunt, in hac fuffoc ationis fpecie ex re-  I rento femine non ita tutó in ufum duci poffunt,  MEC Cerata ex Tacahamach& , Caragnà ,  fGalbano, & fimilibus, utin hoc morbo ex re-  litentis menfibus ob craffitiem , aut putrefacts ,  llrron refrieeraris excrementus , ac ex flatibus à  Wl proprià fede dimoventibus; proficua funt ; ita,  I[mb: ex femine.retento , & putrefacto ortum du-  Ixerit; non 1ta fecura erunt, nifi cum exftinguén-  S ^ tibus    lentia to  xis appli-  canda .   F scies frs  qida n9 ae  fhergeda.  Nec a-  quis ode-  pyAf:'fe  Nec vinos  Pauxilis  viniconce  dendum  mai? olem  tiba$ na-  ribus Appo-  fitis «   In prafeos  catis ex fe  mine reti  ciéda titi  latione.  Pe[ft odos  raulpra-  LUUD e  femine  reiitiédi »  GCerataex  Caragna»  galbano »  gc. tpr &  focatis (ex    f 1oine    y.  Gucarcoi-  z ZéLá. 1 " r&-  /* J«   jocis Za   d fit P €? ü4 E    »s8o0 LFD. SEPTAXIDLIFAWEDIOL.  tibus femen,aut refrieeran ub us; ficcantibuss  uteítagn 15 caftus&« Sorallium»aliquid adjun-  ol 1l   ^ AX61I«. Scio multas, quo    ri    Pe. ev t TE 7 emo NE S TEN  in locc Pp OpEh yretinea nhtL,Uu6 DnVItCLLiCA alieettio  23    x    Ln en    excitentur; hujufinodi ceratisex T acahátnach  uti ,41n.umbilici autem, Cay itate 11    1  f56snere q10n1  nponecie quo    aut tria grana Mofchi: fe C 1 quàm ] ehci fucceffu,    1    ipíz viderint ;ex calore enim corporis & lec  elevatis bene olenübus vaporibus;fepe in pi  focaüones incidunt .,  162. Cucurbitule ut infernis parti  ris , & coxis , quin & 1pfi publ appofitz profi-  ciünt ia reeioni umbilici | Te»  parte Obefle ic lent.  adis. In 3 Vero    y    ftot    A nx 3 - Q5 ;  1€ CX re tenti: d inen  1 /  ^14  e!    * ^x/11133 1140 7 T gor 3 44A  Cu iquo n yd. Xxumque appo lli 29 PP! OXAS bi alliüi Lil 1  US E 1  lm. LJ Cc 291 Db 11C5 Li  Tas 13 EIU 3x4. 1 ders: s  Lou. PLUS 5 ctiam in par: X VilllO a mo s COI  LI »    poris totus refrigeretur ; Don j« LU 1n DatOoxy.    Y    ibe enda eft dili    S4NIMADFERS:- LIB.FIF .281    T2)    166. Incaauteém, quT Cx Hagone ( Ag ine D o0» fla-  T p^des v  ducit , cucurbitulà magna umbilici regioni apa ;;, c55-   lic rel 3 toin (1617 qo ^ 1 :  Prtifi » VCI intcf uroblücum E ul em pl&G- as  tadffimum;fi quod aliud,remediun efleíclet. zza ati-  ^ 2   I67. Hac tamencautione,utaut €x aGUa ca- 5/75.  ÓH 1^ !1 »li "etr! . 111 "Y 1^ ' id-erxa30mnme 13 61 T5 bruvbpi-  ldáaapp ICCI1 L5 41 LCI m non nil m 19n€;, pocti- gu Ve»   - : E ! "1 : nia : 24/3 7H  inum jn pra pinguibus mullcribus . IH: a 255   1698. Sitex iis,qua perforatx funt 1n furn- 5  mitate. j :   3 m. d P m E di 1 2 t 5214   169. Diutius non permittaptul adherere.ne,    - - LI  * a " MoqT1 48 Í3 t: 4 «1171 1^ 1 (11 ^ if  impegito kA AlilLL 2 lllLUl £1l5| D I |) ill «CC 2 ]I1lo 1$ ^^] v m  lI13carr- anmod alia p Qe qu  oa n91 4Enaln CL. aLLiI 3 quod & iiti LIII «idl . )Yali$  & j i j 1  Z»^r:  I * f.  Y : | D , ! )!  3 * up 1410 J 420A A20 n2^77 0741147253122 : ]  Lc 14154 E aud A40, i AF LH222 07-1 A. MI e«LcoATL a Ter 4 Le  per mient e j«€?t    E m, Medicorum 1n partu naturail ; prae    JAecuncdi    1827. LU/D. SEPT ALII MfEEDIOEL,    dicorum. Canones veró curationiim omnium  morboram muliebrium: diligentiffimé -profe-  cuti funt; przterantiquos Patres noftros , Graz-  cos, Arabes, & Latinos , ex ecentioribus Mer-  catus, Mercurialis , & Maftfarias ; fofüm aliqua  attingamad munus füfceptunvattinentia .  Obfetrici — Primóanimadverto , & frequenti experien-  £us non te tià Obfervavi , nons effe temeré credendum ob-  mtré cre- ftetricibus aut aftruentibus graviditatem , aut  dendil, fea negantibus;,ubi agituraut de promovédis men-  Mec Gus aut de fecandà venà ; aut purgando cor-  dd ed pore, ob urgentem aliquem morbum; fed Me-  Hla iljg,; dicus diligentiam fuam adhibeat, conjecturis  expendos, 4$aG has cum dictis obftetricum congu negat, &  agar, — lufpenfofemper pede in re-admodum judicatu  8 difficili incedat; ne, fi dicta folümobftetricum,  1 aut mulierum fequatur; nimis fecuré incedens ,  abortum inducat;aut remediis deftitutam lan-  guentem finat.  Obffetvici | 371. SYumquamtamen in fimilibus cafíbris  bus sfferé aperiendi (untoculi, tunc fáné quàm minimum  tibus fe- obftetricibus eft credendum,etiam jurejurando  tum mor- afferentibus , cüm mortuum effe faetum teftan-  P489 59 tur , & valentibus medicamentis excludendum  ice . Perfüadent; cüm fepenumeró multas videri-  erts mus, à quibus feet!m ramquam mortuum , aut  excludendim;aut, quód pejus ett, ferramentis  extrahendum effe cenfebsnt obftetrices , & fub  füà, ut ajebant; conftientià jurabant, quz non.,  ita muftó póít vivum,& bene valentem fcetiim  pepererunt.    E        —HÁÉÓ— €    ANIM ADFERS. LIB. FH.    172.    acerbit    ter efflaeitant à Medi  potrigant, pulveres, decocta , àquás füllaauas  potrige endo : ; quibi 1S 1 (aep    Vta    ate dol    " utem non ita   óbftetricibus; ita aures non f  tirientibus , qui aifficatéa de partis ue: Na  orm commortz precibus inftan-    C1:    K    datur , autirritata natul    tcvc    T5  i 4*    n! dd i  cit nac    Ale    Ob hat  tanta    rtat undeaut acerbu  clu(iis ante temptts à natura cotil  fervet ndtur    m fitum 1i    1C ipfam cà  difficiltàs ,    unt pra    facile SENCASCI éit  eben    ; ut mahuüs adjuttrice    ftit  n exe indo.  ifaycun  laxantib    P    emolltentibus res erit triti fizenda  ati folemus ad expellénd üm fetum 1mnor    q mbus    tuiim;  I74.    aut fecur    Quod f 1  placidi ráfémpér in  aum parturien  infantis    éxclt    Occidàtmus.    17;.  multerit  neque i    enim CO    ee A    mentes;  fueéverint ,  énim fuübfequuntir fübv«  alvus xliquándo citatur :  tó convenit, quód dolores 1l  foleant,n    eet üm .    dated.    ter er,    nin dà  df    no    iearuue    I^    [  r1  aus    1ftofi    uerih  n Ira    1  ^"r41    G  "i 1    n  T    u  ;  ad]:    imyoda  arcu    CUUccl    ! 11€ nfe    t d bl    CX nil    ^  Mc    À.    a» V $^  CXP    ^(  5 5 Xlt    loratunm    laritm ,d  Da [im  iciimque c  fiiper  ione exl  TÍI nc  primipatris    1s fi  1  I  1    uo    )    JUS    V  "f.  Cxnh1Dc  $ ventric lt s    iabeamus , quar    e fit; ut infans aut occi-  "i tenifpus debituman-   cegcto datur;aut ex-  utum, non»    n partüs ad-  OUS »    Gt laln 11$    -    etiam ad hic eft venien« á UL.  um ip: ci debebunp  ivaré    » DC,    'élymus;, " li pfius  Im, (ofüinia aut étiam ip    d : noftris    exhiben video  n  fluxerti it,neque vc he    venit:  nire c De  "EPIIT fe pc    LA o9    E |    CC    1l Qui Dad-    Ip iCrvenirc non    283    P par-    Parttut »o  [rà Uth-   vA PTS á  Medico   ob fprttes  parturien    I A7    Paviu dm  ains   vt29  tja fati s    bi 07220    Et [cam  dAs , 4p  20X1A .  Fét& ex-  cLedentt-  64$ QHA7  do  dun; -  Qieu?n 4^  mys dali.  |onü A par-  tu hegue  femper,ze  gue  ou    Uentt s    4at6Hn-    )11-  ?    Us cg    Febrttit  Li  LoUs.a  bart :  LI  ag mut  jeans [AU  *  gz 4 [u-  ht f par  , 2  201ÉS e.    gv i,  - piod qua  purgatio    C07 din et  "i ndo  obofd ,   qu. ex  £ontvoverY  fia b«c til    lez d: a .    exp eme.    A!  com bue E    )  254.    LFVD. SEPT.ALII    um fiuere velit materia.   "176. Sifüpervenerit febris, aut inflammatio  aliqua , numquam à fuperioribus venis extra-  hehdus erit fanis, qn dgad alu fentiant;ne »  retrahantur purgamenta: fed ab infernis fem-  pereritevacuandus.    M EDIOL.    : Aag pe ud  De AMforlbis articularibus..    177. ( 7s Íciam maximé. contre  um efle, an incipi Sn eplc  varticulorum,potufflimüm.po   ex ufu fit medicamento elective purgante iid  motes evacüarc, multis 1d affirmantibus, quód  ;, humores fluxionem facientes evacuentur , re-  vocentüf£, & ab articulis, ad quos fluunt, rev Sy  lantur; evacuatà enim materias cn urnores fuc-  céldent dolores ;& brev lori tempore pii ura-  bunt: experientiam bac inre iunltoru m etiain.  afferunt ; in quibus expurgatis humoribus me-  dicamento , & dolores leviores fuerunt, & bre-  v1evanueru nt. B epugna nthuicopiniontali,  afferentes, ci dicamento purgante  res ad inf iürihantur ,*« devehantur;,  fpe humores per íé € à medicamento com-  motos vehementius irruentes, majori etiam»  impetu, majori A ug & magis affatin   culos pedum ; & ad 2enua affiuere &  vehementiores cfl dcc re dolores : & ob hanc unà  caufam, dicunt, & Galenum; & omnes fcripto-  restam Gf£zCos, quàm nos« 1    Á IT.    [| bns  iiLilnoO-    4p 0339  Ccrna e a    SICQUuc    1ad arti-4    *  Maurit 2QI3060S C lat IOS.    m e -—    Crraturos;cu  dloribus adfit &  expellentis ; à    UCTIt COp1a    ANIM ADI    Daeiscommendáàfle evacuationem factam per  contraria humores eoe    £T?    L|  ime. Cij us i cum dili-  Zenter caufam 1inveft1io irem; ceno    iictl1onem hacin re    QC    materias    Savocare,1d vero au    IDnatcria    inque'qdquandatrate    La ad 111a:    RQARSM VEPPE    erimenta;    ul ex] crie tà cc    Ec Cas a l11q l    3 M  ic fiuens 5 CX  3    'Clilltas recipientis  de ,ant rob:   controverfiam .düàn  fias evacua    dà ex £-    diftin- 2uluc ho .    )pri - ü1m.    i8 mS "m pr    E E ",    26. LED. SEPT ALII MEDIOEL.  Ead ut ex fignis debilitas arücnlorum. Facilids  Gxtvonviip autem difcernemus, an purgante medicamento  ^... utendumfit.an abftinendum, ex experimento  facto : fi enim femel aur itezum tentatà purga  tione , &ingravefcant dolores ; & diutius per-  durent, ab illà in pofterum abftinere oportebit:  fin autem melius fe habuerit ; aut faltem bre-  vicr faétus fit morbus, omnino intrepide erit  corpus purgandum.  Purpusio — x79. Cum vero, fi purgandum eft; in princi-  zpwdsgra piold faciendum fj. freftra preparaturfytupis  cü facit. materia; cüm nec putrida fit, ut: cocticne indi-  day etl l4 coat; tantem aucferofa., & rennis,queftaum; Us  um [466 expureari poteft, Galeno magiftro , Jib. Qwoss:. 9  | da, r Qj quatido purgareéxpediat , avt fané bilicfa.; te-  ph wv^^^ quls, non potrida , qua facilé expurgatur;nec. |?  Becy)wM — coctione indiget, quód fit fine putredine: cum. |.  "von netóf v tamen craffa aliquando fb perfit praeparari po-  pc terit, & atcenuaris ut facilis, fi non refolvatur  Acum per infenfibilé evaporationem, cvacuari pofht .  179. Miflio (aneuinis per fectam venam ut    / :  A T7ÉATCUAAMA .    Ppodagri "- A 1 É -  : ^ dg quA A: gmaxll ne lauda CUT , ad praca vendam podaerà 5. MN  (C sis - |    JC -irgdus, goinefit refertum ; & ad eandem curandam, ft. |!  an guin- bumores mixti fint cum fanguine : ita fi fercft: [uy  jJ" dozen. fucrint humores ,& frigidi, &frà parübusexe-- pu   cernis capitis defluat materia , fruftra tentatut: pni  tale remedium , quód. habitum corporis refrie- |  ecret, & hujufmodi humori: prftet occafic-- [1t  nemo .  Pedaga — X80, Quin ubi frequentiüs hujufimodi pce]  dagrice»    [q" ód crudis humoribus tunc det occafionem 5q«    ANIMADFERS. LIB. VI. 187    | elagricz acceffiones homines invadunt fie piüf- ^ f   | quealiquem affüixerint , nifi fumma adfit ple- vei fim-   Initudo qui alis inebriofis , & vinofis aggreearl ,,;, ji  e   | folet, hujufmodi remedium erit omittendum , tendus    uius    /feffatis    d  vvv eL- eda  | habitum corporis refrigeret , nec curfum hu--* yis  | morim extra venas«ohibere poffit . E-——  $1. Repellentia quamvis paffimin princi Podagre    | p1o, Ccvacuato tamen p rlüs corpore aut fangui- lalerax f    | nis miffione, aut purgatione , commendentur à £u ridiou    Jaffirmare,raró tutó in ufum duci poffe ;. fi enim ró Con"ve-  ntt Í   .lidolores vehementes articulorum non prius ps "6o   | zefícunt quàm ubi :materia illa maxime calida,    i'Galeno, Acuo,Pau lo,&. Ceteris; aufim tamen. Jeztia va Lin. hu  C34Y ^    ad externa prol. abitur, tumorem , & ru Pocos Y m  1p partc excitans,quc modo repulfa refrigeratis »«Ae clot    | externis partibus non morbo occoficnem augc-   | bit; exitum impediens ? Quód fiadítridio Ten hleigendes  | pu lion juncta fit, magis eriam ledet .. Sed ve- -   | 1o jam ex parte f'uxa amate ria dolorem excitás,   | nonne etiam , fi cà ref riger à dolor imminu:    -—        tur, craffeícet magis , magi f ue impingetur; &    2. ad  fubind e€contumaciorem mo yrbum efficiet? Non po P»  nifrigitur feviffimis doloribus ; omnem ad fe; "——  curationem trahentibus , verisrepellenübvsu- J| C0.  LL a.    remur, frigidà, aceto, farinis admixtis, pfyllio,  lenticulà pafnftri ex aquà.& accto.& fimilibus;  Securius eft oleum rofaccum, quod vocant Com o dos. "-  pletum , quamvis enim refrigeret, & alique eec.  modo repellat, vi tamen olei laxante tranfpira- c^  tionem non impedit, neque partem conftipat;   atit    [Let ano  WSLGii    quatre prat    ALTI MEDIOT.    joy:    !]    -!  * v  cr   el    Tn ex Cut:    $e),  LC    piam 2!    36502  (    3    Í    AG    eui; articulos po    X |    ^    CAT. Q. C    )    "    4    A    .    do fricart'r,; 1D    ^47 03    Li    Ü    no»  "    4  l    (t, difcutit    nre    iatiifa    P    ter    praulel-. 1    IOX123.».    Ep:    1,€0 nequa-    ten    ^11  v    emm    Ve  V (    nimad    A    Pa    P  Oo ^et  /    Q    "C e E  tS. EUEM    u    pti b    tione  ir dolores    li1ttt    1    wi n  iupra        tis enim c    [ 2,11.0    n    di    aue huimo-    *    1naíor    1 Of9f!  C |    p    [:    J  *eo( (0  CM    A    1  1    1117€    p    nts 1!!    Phvl    E  41  [1    ntifl    6€ co" ^nbi    4  LI    L    idià    1  *    Qu    tentia, &    el    |    "11  ET A A.    7  [2    ris.    (:3Hs^w1S    I    UETTICIL    soni    e    AANIMADFERS. LIB. VII. 389  «& vix falfedo oleo communicatur, foleo ego fa-  lem tritum M A EERATE in vini calidi leviffimà  poruone pat] aum colliquare, mox falem illum    | cciliquatum affidue fpatulà cum oleo agitare »;  I & ficoleum falíedinem contrahit: Velin fübti-  | liffimum pollinem falem contritum, & oleo ad-    | mixtum femper ; antequàm 1n ufüm ducatur    | dilicentcr concutiemuls .    De AMorbo Gallico.    - ^  136. N Venereà hac ]ue cura inda multa fa-  À néannotare potero, cüm illud veré af-  firmare aufim, poft delatü à novo Qrbe ad nos    I| hunc morbum , me fortaffe multo plures hoc  I morbo laborantes curáffe , quàm qu ifquam.    alius, quód prater innumeros in magna hac ur-    I be paffim curatos , per quadraginta annorum.  fpauum magni illius Hofpitalis Brolii,in quo    ,    ll folus 1s morbus curatur ; & fzpenumeró vere    I folo fepringentis, quà decoctis, quà inunctioni-  l| bus , & fuffumiegis curato adhibetur ; reliquo    vero tempore faltem ducent ex ulceribus fem-    J| per crrantur , purgato diligenter corpore, &    Ili multis etiam & pulvifcul 1$, & elec tuariis,alexi-    pharmacis praterea exhibitis ; curam in adole-  fcentià mihi demandatam fcmper retinuerim.,  & adhucin hac tate retineam, ob FRUIR cau-  fas ; rtüm potiffimum, ut adolefcertes, & novi-  tiosin hoc morbo cerrando poffem exercere ».  Vnde cuamanno praterito ; multis poftulanti-    T bus ,    adzmifce-  tur s fi fal  oleo no?»  qa 77 1777 2    idus 04 Lol    CÓ voa /    p Ae ra pn.    Gallici   morbi cu-  ratio du  clort Quo-  7modo fre-  quens, c  in ea mal  ta obfer-  vare quo-  72049 po-  tuerit.    mw M A    MorlLi gal  ]l:wei cura-  20 diver-  f?» morbo  vix 1-  €boante ,  FR mento aliquo füperficiei penis, atit feminei pu-  0e    490 LUID. SEPT-ALII MEDIOL.    bus, diebus, quibus à Moralibus,& politicis ii    meis lectionibus vacare conceffum erat ; plutt-    bus fermonibüstotam hanc de Iué Veneftea tra-  étationem comprehenfis fum.    Ex quibus ali:  qua , quain curatione hijus morbi finguilaria  occurrunt , excerptà hocloco annoranda miht  fumpfi. |   Primó ieitur illud annotandutm;non eándem  eífe curationem luis hujus primis diebus com-  municatz , & übi altiüs radices egerit , fedém-  que , quam hepar femper cenfüt , occupaverit 2    . ^oi ^ . . A  fiepé enim malà illà qualitate mediante recre--|    déndi; communtcatà,externas folüm partes oc--J.    cupat; ulcufculo cariofo, aut fimilibus excitato;  quo exficcantibus curato, aliquando penitiorés  partes noh attinet , eu occafioné neque mit-    tendus erit fanouis; néque purgandum corpus ; 4;    ne, quz externis partibüs folis adhaeret conta:  cio;agitata magis diffundatur, magífque ad in-  terna trahatur, urndé veré morbus contrahatuür  Neque veró timendim eft ; ne contta medica-   tzcepta agamus, quibus cavetur, ne umquam    localibus utaviur,anteduàm erirverfum fit inásJ,  nitum: Id enim veriffimum eftin morbis à cauw    si interni ortur ducefitibus, non autem in iis    —— S — &.    qui ab externis ; tiani 1m miorfü venenatorutns]  4nimaltum ómninoad externa evocamus, fiftt]    mus , acad cutem trahimus, denique non. pürn  camus; ut comode in fcabie recenter ccntadt    . ^ , ^. » - N . 4  communicata , in quà fxpiffimé citra purgauea    ncm    ANIMADFERS. LIB. FII. 394    nem cuti emendanda, & fcabiei tollenda folüm  unfiftimus .   187. Neq; tamen placet,quod ab Empiricis  paffim commendari video , ut indiftin&é qui-  bufvis cibis ; & cujufceumque conditionis utan-   ' Iur, multaque paffim ingerant, poriffimüm ubi  I:bubones appareant , nec ita facilé eleventur ;  uomodo enim naturam opiailantem ad expul  f1onem habebimus , aut ad foi confervationem,  fiillam multitudine ciborum;aut malà qualita-  ite cbruemus?   Át neinecià etiam macerandum eft cor  pus. neinternz partes 2]imento debito deftitu-  Ita, ab ambitu corporis, & externis partibus at-   T trahànt.   199. Exercirium , quod alii injungunt , po-  tiffimüm in bini bone promovendo , ut non pof-  fum non commendare, ita fi excedat ; f peoffi-   'Teere poteft , apertis nimiiim meatibus ss ex-  'THhaufüs intern2rim partium fpiritibus , quà oc-  Ieafione virus exrernem fepcad interna remeat:  "FQ rows ab exercir1o füdor promoveatur;ab-    ij | fter. 'ebet. neaperiis meaubuscumrecremen  tis oualitate mala infectis remeet , & interna  Tinfciat.    | 190. Átveró ne decipiamvr , dilieentet in»  4 carie apparente obfervandum eft, fi à congretfa    Babont-  bus nàe-  XL bas $  n0n "male  ta ingeré-  da ,neque  quibufvis  vefcendti,  cotra Em  pirieos .  Morbo gal  lito. in-  ChoADte »  tenuis vte«  ? malus.  Gallico  280t 0 12—  cboante  exércitim  valdum  fap made  lssta    Carte gal-    lica atpa-    I4 Venerco p er quatuoraut quinque dies caries i]- rente; T    f laar paruerit . creffn tempcris : fi  cilenim primun  4 efle ex fordibus communicatis, & tunc nullà    1 a pre-    an po ;tiüs sr    illud evererit,fionum erit,crram    mode tr&  "7 enda  DEAN -    c9 06? &n1//€ .    251 LFVD. SEPT.ALIH MEDIOLCL.    precedente corporis univerfali evacuatione s  exficcantibus folm totum negotium trarfige-  mus: fi véró ex labe hepati communicat illud  fieri judicabimus, tuncevacaato corpore , ale-  : xipharmacis rem abfolvemus ;  ingow- | 191. Sic& in gonorrhoeá procedendum:ali-  vhs (^ quandoenimà concubitu ftatim evenit ; validà  $0763 49? exi(tente natura, & ftatim propeliente per cam  enodo pro- artem virulentiam contractam; & tunc nullo  cededit « ; f à . à  modo per raultos dies erit cohibenda, fed finen  da, fübluendum folüm quod adharet . At pro-  erediente tempore fi non definat;aut fi novum.  aliquod fymptoma füperveniat jam providen-    dum eft fedi , & evacuato corpore ; alexiphar- |j    macis edomare vim morbi , vel potius malamo  qualitatem tentabimus .    Quomos — 192. Idemin bubone apparente:fi enim pri--]  do proct- mis diebus apparuerit ; quoniam robur arguit]  dendw  fAcultatis propellentis luem illam ad ignobi-4.  £2 €/4* lem partem, omnino actioilla eritadjuvanda ;4,    fione, bu-  &one gall  £o appare  gt.    nec purgatione; àut faneuinis;miffione evacuan  düm erit corpus , ne revocemus naturam à mo-  tu illo : & fiepé talem evacuationem aperto bu-    némque virulentiam evacuáaffe.    Ya 193. Obfervatum tamen eft aliquando, tan)  32 bubo-. ^ iyole humorum premi naturam,& adeo craf!    ze contu- à  snati ali-    na. As aggrediatur natura tale opus,fuccumbat ta    ; men oneri , nec dd elandularum locum poffi!]    purgandi . à :  materiam totam propellere ; inchoatumque- J  opus    COYbM S »    (4m, & contumacem effe materiam, ut , quam    bone totam vim morbi edomáffe conftat , ome«4    y  |    | opus relinquat ; 1n quo |  I fum ,füblevatà naturàà mole , & farcinà, eva-  | cuato corpore , foeliciàs omnia ceffiffe , tumo-  ! rem in debitam menfuüram effe elevatum , &  ! materiam duram , & contumacem ad fuppura-  |! tionem effe deductam.    nj X n  r2 . *    PUO I r^ ood ac NLLTTISSERPNXEMS LL LS ud    ANIMADVERS. LIB.VIL 29$    cafü fzepiffimé expertus    194. Vbi virulenta bac qualitas fedem jam-    | occupaverit,& morbus Gallicus jam factus fit,  | radicéfq; jam egerit; edomari illa debebit; atq;    " . * . * N  alexipharmacis evinci: expurgarr autem ante    | corpus debebit , fed nonab initio folis lenienti-    busagendum ; cüm enim ii humores veram»  coctionem non admittant, fed in eo eenere fint;    | utfolàüm pre parariad evacuationem debeant ,    ——I    lenientibus & abftergentia funt adjungenda,&  aliqua etiam veré purgantia;fed in minori quan  ritate; & hzc veré funt minorantia .   195. Quin, fi in aliquo morbo, in hoc maxi-  mé validicribus eft agendum ; tum quód fpé  rebellis,& contumax eft materia, puta, lentas;  & vifcida, & fzpiüs adufta;tum maximé,quia,  cüm per exrerna prorepferit, & jam bonà ex  parte extra venas ad carnes , & folidas partes  pervenerit; non potcft nifi validis medicamen-  üuseducd.   196. In decoctis pro diluendis fvrupis;autin  fyrupisipfis variis pro varià materlà , cul potif-  fimüm infidet virulentia illa; femper admifcen-  dum eriraliquid ex iis, quz alexipharmacá fa-  cultate x    j a"    Gallico  »orbo pro  greffo pur  ga ndum  In eallico  morbo 15  principio  lenietibus  abífergen  I7 N72  ganrtia ad  i 06A o  In gallico  mo bo v4  lidis pur  qantibus  ACenatmm,    T  e    Iv fyrupis  pro morbo  gallico zd  denda 4-  lexiphar»  "afa.    194 LVD. SEPT-ALH. MEDIOL.    na, aut faponaria; ex quorum ufü.fepiüs exper-   tus fun , poft repegitam purgationem ; & mul-   tos affumptos fyrupos adeo imminuta fuitfe ac-   cidentia, ut mult fe jam convaluiffe cenfentes ,   cztera auxilia refpuerent, X ni(i admonuiffem;   refractam folüm effe vim. morbi , non. convul-   fam , vix alia auxilia amplius admififfent .  Pilula ia. 197. Poítremum quod in purgatione repeti»  fine perga c fumitur medicamentum, placet effe in formá  10515. 12 /fo]idà , qualia funt füb pilularum formà ; quód  enorbo gel Sc) longioribusattrahant, & fi qua à medica-  licobF^f- entis, aut (yrupis commota fint recrementa»;  rehda . facts ooi dd cs   acilius poflint educere.   Syvupifol — 198. Inrepetità preparatione humorum lau  ventt$ i? doadmiícerefyrupos compofitosfolventes ; ut  gporbo gal fyrupum Montani, de fumarià compofitum,de  //^? ?"* bolypodio, decichoreà Nicoli ; vel Gulielmi ;  dans e. :   tiores , & pouffimüm Maffarias doctiffimus ;   neque enimimpeditur coctio;quz nullibi in ta    limaterià exípectatur ; fed paulatim. prepata- |J    tam materiam , cui virus infidet, evacuamus.  Palvfcu 199. Quinimó ,ubi maximam fupereffeads  li fc!ve- Syacmaterke coplam cognoverimus, optimtrm.    26$, (9 e Eg  uo wiain    alli :  atico ANT ^ir n 2  5 rs ,; aut fuffumigia , pu 'vifculis , aut confectis ex!    znendaz-: folvéntibus paratis ; Senà, Mechoacano , Zia-    pro varietate materie , quidquid dicant recen- | ;    effe cenfeo , antequàm ad vera alexipharmacaz.]  véniamis,potiífimum autem ante 1nunctiones, ,|    lr. lappà, Turpetho, Hermodactylis,& fimilibus,    : " s *À ^  pro varietate materie exuberatis; add1tà zqua-    liferéad omnia quántitate Sarzg panilie pulvee;]    I1z4l4 5    NT € B t "  tC s e    ais tunc SDN a. «i vta lora sow ruis cate Se 0"    ANIMADVERS. LIB.VIL a9$    d rizatz , exhibitis, materiam illam imminuere 5  uc qua rel iqua erit , aut per fudorem propelli  poflit, faciiufque dieere e per univerfum cor-  | pus difpet(a edomari , atq; evinci ; aut f1 per os  expure zanda fit , peculiari argenti vivi faculta-  | te , mole (uà. no * füffocet , aut gravi (fima lla;  | quz aliquando folet; fymptomata non inducat.  100. In decocüs ex 1is paratis, qua alexite- Guaiacs  ||| ria facultate ; & antipa thia quàdam virus illud fpecies. in  | evincunt ,.& ex corpore pellunt ; ut quod ex vagos  || Guajaco paratur ; primó veniat cófiderandum, 7 Mola  illüdque p rimüm animadvertendum , non effe Ie  illud inufüm ducendum, quod annofum eft;ni-  i| miscraffos truncos habens; ataue peromnia,  i| vetuftatem Niediolebes quod paffim Empurici fa-  i| ciunt , utacrimonià illà perfectionem medica-  i| mentiareuentes a2ris (uis 1m ponant; cüm calor  natur disin tali ligno jam fere fit abíumptus,&  .|| vis ejufdem effeta dedidit ta; Vimoiridum (hbétantis  yn oleaginofa pars abfümpta, aucta ficci-  | ta5 » five potius ariditas fine pinguedine ; nam.  | ob has caufas ,cüm multas partes terref fttes de-  i| coctum rale habeat; numquam clarefcit de ter-  j| reftres iile partes cama wifteritate quàdám acres  yh eram pe: (entiuntur  201. Neque tamen etiam truncos illos mi- ,,, ;,..  (l| nores laudo ;. minimus cnim illis ineft vigor, & ,,,,; i»-  Ji calor h uoi litate füperfluà hebetatur , & fücitlt 2, 4;d;i .  |i tas illa à tota fübftangià tamquam in-infante eft  imbecilla .  202. Efttamen fpecies quedam Guajaci que Gaaiaci  4 n'me-    —-    Gsaiacs,      b. 9^. dass EL.    2906 LUD. SEPT-ALII 7MMEDIOL.    3 eie W numquam in ufum ducenda eít, qua nierorem.»  cis, c VErumin medio non habet , fed colcris cft íub-  sb Obícuricum quádam viriditate, que decc cvm  decoclumy facit omnino tur bidum, quod numquam clare-  faciens, fcit, tum maximà acredine & in eulà , & fauci-  reiicióda . bus ardorem excitat; ob craffas autem, & terre-  ftres partes majori ex parte in fplene, nonnum«  quametiam in hepate obftructiones inducit ;  Empirici fylveftre lignum fandtum appellant  fed cüm apud fcriptores nullibi reperiam dupli  cem hancífvlvef tris, & domeftici differentiam ,  potius ratione foli has qualitates acquirere cen-  ferem.  Guaiaci 03. Ánimadvertendum etiam, ne aut m»  Jobs neq, ciafiaer particulas, aut in nimis fabtilem pol-  erf — ]inem minuatur; illud enim impedit, ne virtus  fi (nes ligni bene aquz impertiatu IE hoc autem efficit,  Sec 7? wt difficillime clatefcat decodhum , fed femper  ^' feréebibatur turbidum , undeobftructiones in  fplene, aut hepate.  Virg opi . 2104. Abfu rdum eft, quód viri quidam alio-  mimatc- qui doctiffimi etiam firiptis editis cenfierunt ,  "4 »1? ^ yon poffe fieri decocta ex vino,aut faltem ex v i4  12745 & nof, fed infufionem fieri debere ex aquà ;  qan OR Harc diutiüs Reb ime effe , adden-  Fives dümque in fine vinum , quod hoc cenfe 'antine-  : ptam effe materiam infuftoni; quodque tamdiu  cxcoqii nequeat, quamdiu opor teretad clicien  dam Enc medicamenti : certum eft enim ,  & in chymicis extractionibus experientià come  probatur, nihil effeaptius ad extrahendas me-  dica.    coéiis 1n    ANIM.AADFERS. LIB. VI. 29?    Idicamentorum facultates ipfo vino, aquá vini ;  I& aceto; quód igneis , & calidis, fubtilibut que  partibus renitiora queque permeans ; intimi  rem ise Kun facultatem pcterit extrahere; &    lin fc concipere : verum quidem eft, non adeó  longam pau coctionem, f fed aut longà infufione  id compet fati f let, aut in d ici vafe folet ex-  Eoqvi. Parare ego decoctum foleo 1n morbo in-    : 4^  Iveterato , cum mal VRRBET- : » materia frigida  pr dominan te, ex vino; quo aliqucs a pud alios  tos ertcéte curavi. Paraturautem hoc ;    ea infufione corticis ligni fancti OpU-    d C | CI:    ihmodoe:    iml,cra de 'contufi unc. xviij. in vinl alb  |ppem |, ut gt od dpbdfid Vernatia dicitur;boc-  ica ae Isn (catibos decem & octo / funt auteni:    Ilibrz medicineles xxxx1j.) per duos CES exca-  lcfacto prius vino, & femper per duos illos dà  lin duplici vafe, vel cin ribus cale: 16d í  lento iene vel in duplici Và apes IAE n-  ilfüumptionem rertic partis j quo utàturagrotus  li& mane loco fv1 upi, &    c pro potu in cibis; fümet  NEN ac mier Mr nh ie ds mne iid  Imane unc. v1]. pot ram proliciantvr fudo-  Dr t (d    les: in 'xceda  linc.xiv.Vti    D    '    the    [0] M  'O autem, & 1n ceena » nOn (    vid a 444 44 a  u-ipett rt oo i  i(Timum eft etiam 1n1s, aui inunctio-    LE    LULA 48A p M [A    Jecoloss Jo    üraaadà  fzve P T m »  medi [^   bro xir  ? gallice .    erdum "Y    Ie factà ex vicia: v1vo non C nvaluc nt;   I& portdoaliqua argenti vivi relicta eft in 76 c; ada   "More   l^ 2o« Sunt,quiutuntur dccocto folvente ex pc;  I3 ta1aco , Sorzà , vcl etiam Chinà, ex Sen, 5  Il'urpetho , Hermodaéctvylis ; aliquand iaim    lveratro ni2ro,additofemper carduo benedi  pL ^    yo 12 Hil  quA,    Sudores  proliciedi  aat i2 by-  pocaufto.,  aut in le-  &o , fed  qu4 caH-  t0 ad pibe  Ev1tbora-  feriis t5  calidis c  fiecis na-  furi utem  dum.  Inter fa-  dandum  nó freque  fer purga  dum.  Sudores  3 0an a  aff umpto  ie i^ favo    EI  lici odit.    Chin ras    198 LED. SEPT ALII MEDIOL.    ut Brafavolus, & Matthaolus, & aliu. Hzcía-  né in robuftiffimis , & quibus fuüdores aut non»  profunt, aut pr olici non poffunt , meà quidem.  fententià, in ufüm venire poffunt:fi enim pulvi-    fcülis, & clectuariis aliquando, fi non ad reftin-    euendam, ad imminuendam faltem labem feli-  c fucceffu utimur, cur id etiam cum decoctis  praftare non poterimus ? non tamen adeó eft  fecurum, cüm aliquando infequi foleant 2ravif-  fimz dyfenteriz. S PIER   206. In fudore proliaendo, fi fponteab at-  fümpto decocto non fluat;uti tutó poffumus aut  DX poca ta aut capfülà cum 1gne in lecto : fed   n pofteriori hoc diligentia adhibenda eft , mu-  cda effe. liftéimina,ne fordes infecbz jam ex-  pulfz iterum remeent , quodà paucis obferva-  tim vidco: quapropter hypocauftorum ufus, fi  tolerari poteft,.multó tutior effe folet.   207. ln calidis , & ficcis temperaturis , & e-  maciatis vi morbi , füdores commode evapora-  torio proliciemus .   208. Vbifudores commodé proffuunt, non.   adeo frequenter intermediis medicamentis cor  pus per feceffum evacuabimus; revocatur enim  liumoresà füperficie verfus ceatrum,impediüt-  que faltem,aut difficiliorem proptereà reddunt  füdorem, corpüfque rmbecillius faciunt.   209. Non ftatimab affumpto fudoriferoat-  te promovendurs eft fi üdor , fed pel th Drop ln-  tercedente, fi fieri poflit , omn ? cec (Krnon.   210. Inradicis Chine decocto parandó,cüm  foleant,    tid ih    £2.    —9    ANIMADFERS. LIB. VII.    !foleànt; fi recens fuerit; & noncariofa ; unciám  unamillius in decem librisaqua, vel fi felecta  non fuerit, & antiqua, duas ejufdem uncias 1f  libris duodecim aqua. excoquere; multi etiam.    * cf    mat ote Ritt i a ent ehe aaa tg ERREUR Yn, ^    /^ ^ Cem  cAvi^ 0e. 0A  P ili v ü. à  (a0 Á& foe * /    299"    dicis deco  &o inpa-  rando có-  munis er-  ror Medi-    Media , ut nimie impente rationem habeant ; corum.  ! cüm multi totam illam decoctionem unicá die»  abfumere nequeant,vercanturautém,fi 1n alte-    !rum dicm confervent ; né acefcat , dimidiam    Chinz ? portionem in dimidiatà aqua quanttae    te excoquunt , & aut dimidias , aut duas tertias  confumunt, fic cenfentes & indemnitati crümee  . le confiluitfe ; & decoctum xqué validüm pàá«    | raile: fed maximé decipiüntur,& (1 suftüs udi    I cium non fübtraxerint,facilé coenofc ent, poten  ius multó effe primum illud decoctum ; quàm  | fecundum; & rauo * in A Don a:  tis eft dari proportio !   | fpectáidum maxim éte 'mpus coctioni js «& actio-  , & reactuonis aquz.  m dca chapa  aquz communicandam ; cüm  l| quatuor, puta; horarü fpatium intercedere de-  | beat ; quantum confuümetur in abf ümendis pet  I elixationerm fex , aut ock |  '] diatà qu: intitate im  cià, libris fex aqi ue, dimidium c ytiftittiere finà-  v Lert e irtes,m ino ride ) qti:    I nis caloris igni  hendam enum facultate:  &- ficcifIima , &    mtus; aut du  duarum horarü al    ni 19nls I  cere    — ]  1m IAdl1CI1S ad    libris aQU£s:;    pofi C hin:    ilente ? Nequ Ie vc eró quis di-  is quantitate , &  | magis lento igne fi fat €oslio; poffe nos PM    'eTow———  etifcer«    au deat , da    3o0 LED. SEPT.ALII MEDIOL.    incommodo contrà venire : nam ad extrahen-  ; e. . A E   dam vim hanc ex folidiori fubftantia , debita   quoqueignis quantitas concurrere debet .    " x P j . A  2aw. Sar[opt'i — yir. In Sarzz parilie , quam in edomand$    rd    7*-Gui^i (enpertenere cenfui ; decocto, illud obfervans    (ofa. 9e Qeeacls    ; (L84 &£« de «Af    liz decotlo hac ]ue , & fuperandis fymptomatibus primas    prs seper    . €? dum, numquam folam in ufum ducendam effe;  uitfíceda.    cüm enim laxante quàdam facultate preditas  fit; & fapore fatuo, adeó eos , qui illà utunturj,  naufeabundos reddit, ucob imbecillitatem vi-  rium ex ciborum averfione multa illius ufum  omittere cogantur; adjicienda igitur tertia, vel  quarta pars ligni Guajaci; quinimó apud nos  : Mediolanenfes decoctum Guajaci folius vix in    L— ufum duci poteft;ob temperamentum calidum,    & humidum, & ob hepar ejuídem tempera-  tura.   pisa deci So Obfervandum autem , cüm zftate pa-  d ds, CAtür, cumminor quantitas decocti paranda»  145; fit ; majorem effe debere aque quantiratem ,    EY e . : A " "  ci msior; quàm hyeme; utloneiori cocturà tota vis Sarze    guiatita. communicari poflit ipfi aque ; nam quemad-  'e 4444 modumin decocto Chinz dicebamus , non fo-  fier? de-. ]àm eftobíervanda proportio aquae ad medica-  et » C menta, quz fimul excoquentur, fed etiam pro-  ENT portio temporis coctionis, tum ut communice-  tur vis aqua , tum ratione actionis ienis calidi-  tate & ficcitate,tum reactione aquz cum humi-  ditate, & frigiditate.  Guaiati 213. Curautem Guajacum , cüm durius fit ;  deccéluno ex Ííolidius non tantam aqua quantitatem exe»  poi1cat;    "ML AM -    ^ "  - Vr ennt ir a ier ardere o eel ai Tees nma ra cx c ESL 1T    ANIMADVFERS. LIB.PIH. 3ci    Ipofcat; nequetam longam cocturam pro extra-  Ictione virtutis alexipharmacz,ut China & Sar-  za , fecüs quàm cenfuerit doctiffimus Rudius,  , [qui temporiscoctionis rationem non confidera-  vit; in caufa eft humidit: 1s Mla aerea, & oleagi-  Inofa Guajacd , in quà potiffimum facultas illa,  álexiteria refidet, quz facilis & extrahitur,&  Icommunicatur aqua , quàm qua in Sarzà eít  | quz quamvis rariori fi fübftz ntià, & minüs fo-  I1idà, ex(ucca tamen eft, & arida; & in hac tcta.  | pofita eft facultas S Sarzz. Chinat tamen multó  | majoriindiget & aquà, & cod turà tum quo-  | niam duriffima eft, tum qu1a;,arida cum fit,nul-  Ilametiam habet oleaeinofam fübftantiam.  214. Sed quoniam fepenumeró evenit , ut  aliqui vel vi morbi;vel procraftinatis remediis;  vel Medicorum infcitià ,ab hoc morbo macera-  |! ti; & ad extremam tabem deduc fint, ut nulla  amplius f fupereffe falutis fpes videatur , ne etia  n ope medicá deftituti remaneant , remedium  quoddam proponam, quo quàm plurimos ex  | 3isad optimum ftatum deduxi , fimülque viru-  | lentiam exftinxi , &àtalitabeomnino curavi.  | Eft veró confumptum quoddam;quod folà ale-  | xipharmacà qualitate;fine fudore ullo, fed me-  I eliantibus pinguedinofis carnis partibus , ali-  '|! menti vim fumens , & in fübftantiam aliti ver-  '] fum, & vim illam virulentam evincit , & abfu-  | mit, & fanguinem eenerat alexipharma ica illà  '] qualitate praeditum ,ut malàillà iqualitate : l-  | tà, inaliti bonam fubftantiam vertatur. Sic  autem    —— t ——Ó' P    -— —    €HY foiads  longa €p-  ura igo  v 1  at, cum  düritás    fit -    Sar[a deco  i mira-  bile adta  &idos ex  »jorbo gal  lico.    gebe bk  echt Px Anat  - Inte; -    ;o0. LVD. SEPT ALII M EDIOEL.    erswxbÁma — autem paratur: Rec. Sarzz pàáriliz electa mi-  vi tola nutim incifz unc.vj. infundatur per horas vigin  ad feq mac .ti quatuor in libris quindecim aquz calentis;ita  E 1 utlenem calorem confervet , & operculo bene  occludatur vas, mox lentoigne decoquatur, it4  ut nihil exhalet, donec quinque libre abfume  pte fint, & tunc cochleari perforato extrahatut  Sarza,& tundaturin marmoreo mortario, moX  eidem aque reimponatvr ; addendo carnis vi-  tuli macrz libras tres , feminum coriandrorum  preparatorum, unc.1, aut eorum loco aut ligni  (an&i rafi tantundem , aut fantalorum citringos  rum minntim inciforum drach.1j. pro varià ho. ft   minum , & przdominantium humorum condis : [|   tione, & benc operto vafe ; iterum lentoigne»]   fimul ebulliant, donec remaneant libre quin--["   que.& in fine aromatizentur cum drach.iij.cin--[   pamomi electi mox fiat colatura cum fort! ex  ar preffione, & refervetur in vafe vitreo, vel vi-  Jud del cov - treato ; de qnà furimo mané per quatuor horassf i  emat - apre cibum capiat zegerunc, vj. aut vij. vefpernp  autem iiij.aut y. unciasante cenam, vcl per tre:gqi  horasanté ; aut fi tempus non intercedat come  modum , immediaté antealios cibos: quód fij  * inaftate verfemur ; autfebris hectica adjunctaqlut  PeaL' ve tulelt fit, fimulcum Sorzà parilià indere foleo hordesphar  5 excorticati uncias Mij. atque in affumptione-Jpt  uri huis decocti per quàm plurimos dies perfeve 3  geb m AN randum eft , jitaut ad Centefimum quandoqu qd j    ote    -—    dicm perveniam.  11j. NNonomittendus hoc loco ufus altering  decoch |    ANIMADFERS. LIB. FH. 393    23 77) e  inecocti alexipharmaci fa icilé parabilis; pro pau (p fperónth  Iperibusoptimi, €x fa pon: arià, herbà vulgari; & safor A  omnibus notà, parandi ; quin 1n conturaciffi-- ARN  mo morbo áliquando u fus fum eo, felici fuccef-  lusfed guftui inoratum eft; & propterceà páupe- -  libus refervatum . Accipiantur fapona js viri- afe   Iis M. 1j. infundantur per noctem in lib. viij   aqui mox excoquanttur ad coctura fàpc nada   Lteinde librauna cum dimidià aquae cum herbá   jam coctà excoletur cum expre flione , Q )uz Ire-   lervétur prof potione matutinàad fud resp roli- (ad   Iriendos, fum endo uncias viJ.aut viij. quod ve-   Iro fuperet rotulvereRor cum paffulis;autfa iccha-  ko, pro potü cum cibis; aeftate; & bilicfisratu-   IKis;addi poterit aut fonchi,aut cymbalarie Mj.   "Valet & pro tulieribus ad menftrua alba ab- » hé frt.  i fiimenda, cum M.s.cvmbalariz; & addiro tan- ma es nl  iirundem filipendulz.Inventum ef efttz apate;Em- aliscmatlo.  ipirici Hifpani. Egoautem fzj pé ac fe pius illo   Rifus fum. Doct &iffimu s Rudius meus, /jb. $.de2   aptorbis occultis, 4?" venenatis, cap.18. de Sapon:  Aria, & ejus decocto facit mentionem; fed vereor  féum numquam ufum efTe decocto ilo;ctm pu-  ipeillos vj. decoqu átfaponariz inTib.xvj.aqui ad  Mdirnidias ; cüm aquz ad fapcnaria m nimia fit  pqtianutas : & quod majoris eft momenti, tenel-  Aa herba virens non 1nd ciget tam lone elixatio-  "line , jienéz enim & acrez partes c Iuninc evane-  cent; & in nihil iab ibunt; in quibvs temáhn   "héértum eft, vim falteni fudoriferam «ffe pofi-    Zitan V [    116, Eo-    i4 LED. SEPT.ALII. MEDIOL.    Avv 7 216. Eorum,quz ex argento vivo parantur,  A JO» medicamentorum due cüm fint formule; qui-  tod bus vim. malz hujus quahtatis ; qua 1n mo rbo  ef gnenta ai Gallico reperitur x cw ref. lemus , aut é cor-  4C in ufum pore pellere humores malaillà qualitate infe-  — duci pof- ctos: quorum altera in formam fuffumigiorum, 5  Boa. /5* » € altera inunctionum applic ari folet. Duos hos  — dii quando. remediorum m: xlos ad evincendum hunc mor- 1;  bum experientia Haygptossesubis magniquie jut  dem viri ,tumexantiquioribus , tum ex recens |t:  Dbys ,numquamin ufum Pete dos cenfent,  jb multas noxas , quas ex argento v ivo in cot--[ lo  poribus humanis excitari à fcriptc ribus tradi-  tum eft; & (epe experientia oftendit. Alii nullài  factà diftinctione, ftatim ad fuffitus. hos ex  cinnabari ,autad uncliones ex hvdrareyro de-4 i  ícendunt, ut faciunt Empirici i. Alii hacin re»  fu fpenío q idem pede eunt.p riüs reo11s alexi- |  ph: armacis evincere l:em illam tentantes , fed  ubi tamquam hydra denvó novum caput emit«| |  ] | tereluea : Veneream vid erint , experiri altert  irum exiis medicamentis permittunt , fed uni];  dr ver(nm neeotium Empiricis, & ba rbitonfcril;...  "m bus committunt; ne fcrm:-]oim quidemaut fuf:  é REC t unguenti, qn Auf ri fint; przcognofcer y.  es,;quinimo, f fi ab es fc mulam aliquam expo  fcas, obmutefcunt ; là timé id Empiricos fcire.  re [popdentes . Ego hacin re ita cenfeo, & ita];  apes pax procedo : fiin p! inci pi: » fuerit. morbus , atu,  eA uolo caamfi progreffu aia iüs radices egerit , nom.  v7. dum tamen ufus fit re elis remediis « alexi phar  macls s» I    F- ^ nd wd -    L gue    pe    c «f    ANIAt ADVERS. LIB. FII. 305    nacis , omiffis illis ; quid cum veris alexiphar-  Inacls! preftare paeem experior, & quandoque  rei »etità üac curan Idiratione, omni ingenio tali  id em tento 5 ftc emm & ma ilam illam qual Itaté  evincere foleo,& laneuetr entib us particulis robur  addo : $in vcro fic vis morbi evinci nequit fed  hic nos 'eludit ; Su€ fi cb sis iitatem rei fami-  liaris illa 1n ufum duci non poftuünt; tutó;« : ia-  cricer ad hiec remedia tranféundum cenfeo ; &  ecofzpce illa remedia in ufum duco.   217. Sed cavendum , ne totum id neectium  E In pil r1Cl1S I; LE OH CH NN comn Ittàn t5'€  inc m inibus eodem calopodio titentes , autin.  multus imperfectum relin quunt neeotium , aut  pracipites &grotantes aguntin gr: iffima pe-  ricula,aut edam In mortem.   218. Maxi n Crro! reverfantur ii, qui poft  omnia adhibita r reoia remedia , cüm zerotan-  tcs jam imbecillos videant, M rtüute vitali,  & quafi universa carne confumptà ; nec aliam.    » Jue e    ml m RE e den os! mri Rr mme ee n A fm    Intinélto  fumigia  04b Eta  fries,  fsd à fert  tis Medi-  cis ad mi^  niftvari  debent -    ; nuncio  fun ereí lef] Cc)n, qua min ren led iis x hydrarey- l "n 7  rA end Ern Cimes 7 : nes ex ar  to paratis ; 1 lla quidem ncedut -. ed debilia,    aut quantitate arcenti vV1IVj, aut numero aut  inunctionum, aut foftituum;& fp 'cnumeró fti-  en olant. Ai t cnim omnino duo hec remedia   xcludenda funt , avt omnino valentia conce-  fent , & quantitate hvdrargyri, & numero  inunctionum, aut fuffituum; alioqui attenuata,  & loco motà quidem materi , dolores, & fym-  ptomata imminuta viderentur , fcd cóm ea non  expellatur ; alium locum quarens , fxpe nobi-  | V liorem    qento vi-  vo a no  admint-   firanda »  att vali-  de, trm  quantis  te COZfi--  nua, 11473    PilCrtL A »    306 LPD. SEPT ALII MEDIOL.    Á liorem partem impetit, potiffimum caput, EN  hydrargyro , & cinnabari na ura fua ten dente $  " & fecum attenuatas materias ducente;quinimo  . cümargentum vivum veneficam habeat qua-    litatem, eoà corpore non evacuato, egrotantes  duplici morbo laborant, eo, qui fità qualitate»  luis Venerez , & aliis fymptomatibus ; quz ab  hydrargyro fiunt. Quoetiam fit ; ut tales feré  numquam curentüur, fed infeliciffimam vitam   ducant, & tandem tabefcentes marcefcant.  Inundlio 4119. Ex duabus formulis femper & tutio-  uádopra rem, & quae meliüs morbum exftirpat , eam eí-  ferenda, fe cenfeo , quz cum inunctione perficitur : ino    ch 142- emaciatis enim, fi ccis naturis , 1n ftricto pecto-    " $2 31    do f4ff^- xe ,3nanh lofis magis convenit , & in omnibus   aengi^-  (ymptomatibus magis eft proficua. In caden-   tibus tamen capillis; 3n cruftofis , externis ulce-  ribus, praferre foleo fuffumigia.   Suffumi - 2,20. Abfurdum ett fuffumigiis ilis uti ina  gia levia € ncendo hoc morbo; quz levia à doctiffimis  Fallopii , Fallopio, Mercato, & ahis dicuntur , in quibus  e^ M*r'à noninereditur cinnabaris;exficcant enim exter  zin m?'- nas partes laborantessat «im morbi interni not   £o FOR cxfüneuunt, neque materiam,in quà virulentia   p «nutu Ma refidet, expellunt.   " 221. Bafis fit cinnabaris ; addita. portione»  9j t es Antimoenil Wa March efitae:ut prouno aeorotan-  £5 "7. tecinnabaris fint uncie tres, Antimonii,& Mar-  fo mds chefite ana drachme tres, auripigmenu drach.   s. aromatum ad penetrationem additorum, pro  yarià cerporum condiücne variantium quanti-  tas    v1  1  i  ck    T.    ANIM-ADVERS    1 VAR E: 9  d pon. dus caterotri    LIB.FVIL. 3  Q    im: &[  ichmis fex, v«  aiuti di eria f per prunas , corpus in hypo-  auftoinclufum univerün piat , C anna ac.  ans,   sif firanhelo-  liquando    I| tas it ferea  lius frnou]    lie dr:    es    n exci  Infpirans, & exípi  um tamen erit,    Íus, aut aneuft  nem illiu sfun    45  1222    j$ Antequam ta    IOTacl5s,42   "hs 31 17/3   lexcipere B  j    'mie1a    caleícat aliquandiu zeer,& p O off i fudores Pic 'O-  fluant, non ^ Inutile »,  224. Inunctiones ex hydrarevro: apud me»-    funt multó frequentior  prouna curatione,iteratis inun  t131 It1Ont Inus tri  | quatuor unciis hydrarey i |  s falis  lgO mw 1n nw    Ct1OI  1 — 35:10.  ingeicc l GG CD    s    nlus tan    naxti    rta  già, qu  : "ut: laceo,& fi  n «X pulv cribus:   Ini, & Gmilibu S alique m  Case Marciatiaddü nt;  lIidere,; ut aliquibus vifun  b feriat.   215. In fricidiffimis natur   rià przfente,quz vix attenvar b p  CO moveri, 1 Ibi! eft preftantiu  aqua | |    |  aniforum, vel    ale,portionem un-  placet crocum ad-  , quod caputinimis    -—     & crafsa mate-  ffit; aut de Io-  $, quàm fi portio  portiuncula olei    Gq  I  1i    226. Vlratftabit "multàan    T  Í  v 3    catis dofi-    bus    , ul    OICp OrtiOo-    ibusad fpu  bus , vel ber ona  ., Ex-  | hominis ; commu-  10 Cum.  elIn n du plicata dofi e(fe debet, addi-  pica,lili ni-  "15,1: iaftic em S , benzoi-    07  ulverisil-  [uncia unà 1n,    Suffü "mi-  giA ét ove  * aliquado  eXCipiei  da.  Saffuni-  g*4 aAZIÍE-  quam fiat  calor 1g  corpore ex  [4 71 A A5 LI    H»dárar /  s,1n quarum una dofi 7 JU    prouno  bomine  Cr AW ,  v Lr OHAT  Hs, £^  VL & 4d a-  &a propor  10.    CYOCH 1  26i    le    Ch tones  ex bydrar  gyro 7:0 i  egrediatur.  A2uA vis  !& , yel 0»  lea calida  Cbynica,  quado "Án  £uentis  addenda.  Vrguente    so6 LPD. SEPT ALII A4EDIOL.    Iruncédt    e»ultam bus multam illius copiam] Pharmacopola ali-  quie. quis diligens, fidelis fi fimul prz paret;ut axun-  FXericah gla vett iftate cc nt tacta attenuationem adjuva-  i urs poffit: at quoties dofis neceffaria eft extrahen  "aeg da , fpatulà, qua: deoríum erant partes fuprà  ponantur, ,& piftilli L ongàin gyrum com mmotio-  ne optime de novo commifceantur ; gravitate.»  enim fuà hydrargyrum femper vafis continen-  tisinfimas partes petit.  Sudorife- | 217- Peccant communitet practicantes ; 'e  ya alexi- graviffimi quoqu e fcr ipto res, quia ante hanc in-  pharma- unctionem pr ropinant (iid lorificum aliquod me-  cawuipra- dicamentum a alexipharmacum , fic cenfentes  affuméda igmminui fymptomata illa fà eviffima , quz poft  (ded inundionem illaminfequi f epenumero folent ;  ÉH006* — cym illud potius fequatur , ut fübtili per f füdo-  rem parte cductà, contumacicte crafsa reddita,  non moveatur loco; neque ados feratur; vest  hydrargyrumn maximáà egrotantium pernicie  corpore non ex lens, perpetuam illislafferat mo-  "dex leftiam «i infu perabilia; fere fymptomata .  abarmaca 238. Preftabitigitur decoctis iis alexiphar-  soft inus. WX icis utl poftquàm inunctioneevacuata fue- eg  iones c-. Tit materia, five per fputum, five pe r feceffum  puma.  Áiveper lotium, ut vifcera à malà illà qualita tei    fi« anaréuen erii liberentur.  229. À pedibus aícendendo ad os facrum |    modas .   Qupui nd fiatinunctio, &à carpo vc er(us fcapulas , & per  inungex. Ípinam ad collum ufque : nu wt m caput in- |  dum. X ungatur,quod peífime aliqui iaciunt.   Junto — i30. lnunganturadfputi  prafilicdns ec]    tunc    c PER. M  * 4 -      —-— treno t TR i oii BER e e e cati nto tem -    ANIMADVERS. LIB. VII. 3069  quando    cunc per diemintermtttatur ; & fi lenté moveri Edi  fputum viderimus;iterum unà ; aut alterà inun- 77 P 4"  ctione inCitetur ny s Sjuto zs  231. Si nimis affatim, & cum impetu przci- jj; 4f...  pirari materiam ad os viderimus, periculüm- siad di  que fübeffe inflammationis , aut füffocationis ; effiwentes  deturbanda erit; & ad inferna períeceffum me- c» periei  dicamento aliquo erit ducenda ; id tamen raró /» inflam  faciendum erit , & non nifi magnà urgente ne- 74/0975»  ceffitate . C fuffow  €8110/$75  grafente    FI MAI. XX quid pra    f'andum    IND EX FOR V:M;    Quz in hocopere conamnentur.    . P ?" " !  cerum im exyrbodinis mon ftt acerrimum , aut €  * 3 2 Ad : C  vino potenti[[nmo. lib.6. hi    "Aceti loco in oxyrbodimis [uccus citri aut limonum  non iudendus. libro 6. 2!  "etum pro oxymelite non [it acerrmmm nec ex  vino potentif[mo-.-lib.z. $7  JAceti folius ufus im. [puto fanguinis [u[pectus . libro  ó. 1$9  "A cidorum uus 12 acutus. febribus utilis ; fed zodt-    vandus, C quamodo. lib. 2. 37  ge cerkoodte 2ur-2iddat : Mert PNE  A cribus imus 1 dy Hi EY1A, quid fta um prejram-   dum. ' b a7 L Í O $   1eutic in febribus tenui ens M orant  -Acutis 1n | eUriDus. TOHWIMS CibAHQO Hm quam 17,5  alitis acutis. lib.2. [7   LI T . e /1 * : * ' L ecu   Acute l'ebricitantes [Hragulis nom numis cooperien-  a /. lb. 2 64.  Ps ZI / AA e7 14 277 lk / c5 ULL 23 ! DAL Ü CH inflamma-   Md ^" n^ ] ^ Y ; -J -  1207€ (9 f €t /€» fi Í»ecta. I1b..6. I j 3   n * . cs r* . ] *  Adfieinrentia 1n [puto [anguimis quando conve-  niunt, quando non. lib.6. 152    Jer frigidus acuce febricitantibus quando conce-  dendus. lib.2.. 63  | e Ld  nc flate quomodo ip acutis plus cibi concedendum  lib.2. IQ  etu    IWNSDMESVY    "etii fententia vefutata, in [anguinis miffione 121;  enim [uppreffione. lib. I3I  Albi pr ofi Yit vera curandi vatio que . lib.7. 149  «Albo m fluvio laborantes arena fc peli re malim.»  ;b. 145  4lboi 1H Pluoye adftr ingentia omnino fugienda . [i-    b; 07. IfI  uA b: mp: ofiuwvium curatum A Galenotaz uxo €  Boetbi 377 ,eularis fuit cafus ; (9" curatio TAYO    "uitanda. lb.7. I46  "Album profs !"PIUm apis us curandum aiver[Aa Ya-  Vincula T. radit ;G al £7 / 7 LE l1 jf I 47    » [77 "muuaane ovt 7 Voopidibd roa ral 10 5 eo Catt-    times. lb. 9$  "    LLexipbarmacts vmpuro corpore non utendum. li-  rà 0 f. 7  "lots dofts varia , fi p*o pureante [umatur , cft f  pro atjeBori. ij I9  "L: oes duplex faculta: 3 fastahorbikana C abfler-  feria etrenans eresa les I9    l| Jdtoes Jonmumenm relettantibus mala. lib.c. 156    loes ulis dr riti libi.    I9  ah locs ulus in fobribu: quotidtantt » C longis opti-  - Ls   27145, C7" quama oeauteuaum . lLb.«. I9  MUI Tx YU T Lb! 2 T] !   JA vi profiuvto laborantibus frigida potus fape con-  Yeztt. lib. 7. Q7    Gp) ,  «neotna laberantibus , C b petis "fi (922241 1022€ ,  copiofrus fanmuis evacuart pote[ff , quam in alüs    17 fi. Uy pmeaionbuss € cur. 7 b.4 7    Ant ; '  Aneoiza laboranti bus g (4l Feci PN Llib.6. II3    9 [7 iz laborantibus repe! 'cida [c£ 10 Y€Z hi . h b. Ó.  AE Cant.    ISUNMS DX Xv    Caut. 174  "nein laborantibus pra[lat potiones dare; quam  medicamenta [olida. lib.6. I1j  "Angiofts [2cculi ex di[curientibus mali busenutia  pra[tave. ib.G. 116  Animi deliquio [uperveniente in principio ex af-  fluxu bumorum acrium ad os veutriculiin prin-  cipio «cce [[7onum eft autriendum; ff ex refolutt  ne [pirituum aliquanto ante . lib.2.. 36  Antbrace, & bubose apparente;pro varietate pav  tis à diver[is venis [anguis mittendu rlib.$. 37  aut braces furimenlo , C bubone im pe fle apparcu-  te; fécanda vena, & quando. tib. 5. 36  A:uimenium in apoplexia fugiendum. lib. 6. 07   dntimonium in pefle veyiciendum . lib. s. $o  Apborifmus quinis prima Sect. quomodo intelli-  SCIAMUS. LIU 2. 23  "M:popletlicis aimiimmonitm mon dandum. lib.6....67  JdApople£licis cauteriam in comnailjura coronali 1n-  utile. lib.6. 63  "Apople£fieis ely[levzum quantitas varia. lib.6. 65    -    Ci pU  corpus. l'ib.6.  "Apoplett:cis cucurbitula fiucipiti appo[ita utilis. lt-    4, POETA. rho zi) 3772772 rA» ddr nesrlisitte HG  "p 'DLOCUTCLS COHCHII1CHAMUIP » perjricanaum eft |  $8    i  Lj  bát    bro 6. 644]    "A popletitets 12 ficanda vena vuluus. fiat apaplum.  "Apopleiticis 1a ctirandis votaitus fugiendus. lib.6    Caut. 6C3    "Ayopletticis ligatura quales adhibenda.lib.6. ..6.    "d popletlicis quaudo » C quomodo cucurbitula apiye:    plicauda    plicanda. lib.6 6i  Jd pc aple&icis repetizà fc "euis mittendus. lib. 6. $7  jetpoplectteis, ft [2 net: ei[[oconveniat.flaiin  admitni[handa.lib.6. $6  dpoplecztcis p ezaf ontis qua do [« cazaa.l:b.6.60  ledpoplechicus veficantia caput rafoappoft tau ite.  l:b.6. 64  Jdpoplexia i curanda , valida meaicemen a coti-  veutunt. lib.6. 69  Idpoplexia 1n curandas[ternutatorta quanao ednui-  mftranda. lib.6. 69  IVdpoplex:a 12 curanda » ab oleis minus waltáts 1n-  choandum. lib.6. 70  Mdqua bordet 12 acutzs febribus optimus eft. potus -  lib.2 p : 49  vAqua bordei non comventt 12 ommbus suarbis .h-  bs 0 2.4 A9  ^ kdgua bor "dei quo 077 odo paranda. lib. 3 49  liqua op ciflerninas aut fomiana, jop! mius potus  17 ACHI JA lib. p Á 49    T  L/    IL4daua vita, € olea calida Cbymica arte parat a»  quando cum utilitate wiguentis ex bydrara)ro   |. adauntur.lb.7. 22$   Mr: n&murtna , Yel fluviali , laborantes war em 0-  flivio zudas [zb Sole fepelire malum effe » &    ex  Ww  ^  NY  X  a&  o   de ad    Galezo repugnans. Iib; 7. L4  | wr fenico p braparate placenia pro favendo corde, im  Fe eflc le. lib. s. (9  duetrrevia qua [ecenda in palpitatrome. cordis . lib. 6.  C. 172    «ilti 20ft Zia 1 "77 palp itatione C07 diquando C0AH-  Y€AL.    ILXLNGUAVEX    i    9.    id    ]  b    yenit. lib.6. fyI  JA[cite laborantibus poft bydvagoga valida , ven-  triculus roborandus. lb.7. 49  "Afcite laborantibus bydragoga [aptus vepetit as,  noxia.lib.7.. $5  ftbmati ai tenuantia, OQ" impense calida, mala».  lib.6. I2X  "Af omat: obnoxii gargarifpata f l'neiant.lib.6.110  At omaticis diuretica mala.lib.6. 124  zifhoma icis , fomentis calidis gon fovendum pe-  eD&us. lib.6. 146  VAflbrnaticis c Hi veteris jus naxium.lib.6..— 137  "A: flbmatiecis sa pa rox [mo medicamenti m purgansi  mon propimaud um. lib.6. I40  Af bmaticts iu paroxy[noo nibil violentum f acien--|  ies lib.6. IA4I![  Jl (omaticorum im parox "ox ymo ue clyfleribus uten-  dun. lib. I42  A flbmaticis in par oxyfmno nom perfricandum pe-4  Cus. lb.6. L4 55]  Lh mat icis medicamenta purgantia que opaodo 12.4]  a funr ducen da. Irb.G. 135    T  E    A: batis quomodo , C' quando ladorifera con-4,  : 1 J d    YeRIuut. lib.6 : I3  "A febmatteis ficcamtta fugienda. lib.6. 133  Aftbmaticis fit 745 [ "pin u$,72alus.lib.6. I4  flbznatici [udorif iferisnon utantur fine dulcibus   lib.6. 1j:  "All omatteis vornitus pericn dois. lib.6. I 3f   A fl bmaticis vonzius 1a paroxy[mo fugiendus. lbi]  ^ Cut Hl. I4  A ft hma-    2    1  L    —€— TD  h ww : d WT "* A  o ral ep c 0, S BUE oo caliber    à Mie    E£MA COD. E 3    I bmatteis varta remnedia mutaada,ct mes  lib.6. I 47  l'rzennantta tz ^! 1€ comventunt ad deob[lruendas  | vias uriza. lib.7 9)    M'rtenuantia 12 princ: 'pio quottdzanarum non ftnt    J| valeztey catefacinita. ib.s. 20  I vc | L0 0PIZILIAO cibum aliquando d aetervrima  | aueaue concederfa. lib.1. 2:6    Iugoentum acce[[mongs: gmimus incommodeum ciba-   t109 quam fLaiusurmente nece[fiiate. lib.a.. 3  TE €a5 722207€ £A, Gc L0 ques quribus 27C0 quer €» ab-  "    IU furdum. lib. $. (9  Inribus vera inflammatione laboi antibus vepelle "    ] 114 ULX C07 D€ZILHM v b b.6. IO3  luribus applicanda vemedia menit alla fricida. ;  | Ib.6. IO  NES s al us 7 ]1   urium dolor: | "materia frigida, remedia ia-  fait vr ftii: IO$  moz ufus per os aamaittendus. lib.«. $6  lurz per os alJuzmendi varii modi. lib.g. $6    )   b  bendum [. p € , fed paulatim 1n & fuantibus fel mi  bes, mon affattm, C confertim. lib.a. 6o    i   |   ]   p^ a P ],    | febribus , ad offen dendum pureand a»        pe E   77220* €772, | "vfhcit 1 7 lotio 4ac []e P [/A dir 2Z alba H   m p»€?2,C7?' &Qud. pa. lib. ,- G   andis iedicamaentis alumptts s ' vus [omms po-  A    " JJ *    Ec[t concedis. Itb. s. IO  i T2947 ux 0i All [^ profiu y:o l. "bora "ntis bi "[Toria X-    plicata, Q' rao reddita curationis llus . lib.7.  Cant. 146  Bubone    F.y NS IMESXI    Zubone contumaci exiftente ; aliquando purgattomeM y    utendum. lib.7. 19551:  Bubone Gallico apparente , ques "podus CHYATOHTE enl    Bubone non exeutzte, non multa ingerenda neque dd  quibu[vis ve[cendum» contra E mpiricos. lb. 7-4  Caut. 196;   C   Calculo ureteres occupante ,diuretica mala. lib. 77  Cat. 122d   Caragna, T acabamacha, Galbanum, 1n forma cep  vati applicata , in prafocatis ex femine » nul aid   lb.7. 1640)  Cardialeia laborantibus quando yonmitoria;et quad   do dete&loria conveniunt. I1b.7. 2i  Cardialgia laborantibus dejettoria [int 1t forma);   boli. Lib.7. 121]    Carie Gallica apparente , qua cautione proceden,    dum in curatione. ltb.7. 19)|  Carnofts.quam pinguibus;plus [anguis detvaben..    dug. lib.a. I  Cel[ia ia colicts ex taflammatrone utilis .lib.7. 84.  Ca:alepfi laborantibus calida P fteca fugiendax),..   lib.6 - 4A  Catalepft laborantes aceto intus * foris iutevam   cendi. lib.6. "  Cataratla oculi in vemovenda, cavendum ne tu[/h.   ad[it. hb.6. Id  Catavalla oculi antequam deponatur » quid. cavet   dum. lib.6. 1d  Gatarrbo ad thoracem, C pulmones srruente cam  gari[mii|    I N*D E X.    gari iri periculofi.Inb. 6. 108  Wetarrbt non fi lends narcotzets, nifi magna trgeu  da E te. l1b.6. 1124  Vufts rui hissoufüo t bu; quis ordo t2 illis evsa-    ^    C7 er vendus. iib * 2» j:  liaufone laboranti purgato [ers exbibitio poft , op  ma.lib.5. II  iutione s qui multas babere voluerit circa Jangti-  nis 7H, fionem T quibus petere dichos, 2€ acta ab  aliis &gere vta lcaptr. lib.a. v os    uidi Mm 1n futu: a coronal ; cata D0,T€ cien    (9 52.0. 9^ Un REMEC - repe aso wt "P  | YAiclti17 GCCOCIO p«uranao COPMZZHPEAS error  4 ]fec do tinens "mt Ps — ,   1 7L cac HT027  LÍD«. /« 2JlIO    j "Aalt) OC )  Ibole: Í 0Yantes qaiuaniao pet tpe? 2 € aq 540  ! t? / /Lat f "p - Le. [D.7 B 2 M  ,  AI DAI20H€C 17 HA, AH ALÍ€Ya CT! Leandauma &OoY0oÍtjs  Ld  E , 4 d    I3 DU AUECY 1a? 3 4€ C1005 " £barare Yiaeant. lib.  2.Canut. 27    v Y^ ,    ri  4  )4 ; RETOURS KL onspsa osse v T  Apb: 17 «Ctt 0KHE OQUAHGOO 0] eT€HAMS ; (d quanao  ] ]  i    JS [2 1  «^ ]4) , " [ 5 * "   per áuas bores ABC HU. 7. 26  *, ; da " E "P ! "n ,   ! pons pauio aetertoi ,24000 [MAYIOY » COZC CaoHnattse   OT Q NOUTT CN Sete PL E   b 2. À pl CI.245.010H/0« C etit V2 490977 » LE Un , 4  7 Y J H   Wrbu: querido o erre aeUet 1» y? "etpio acce) Duy.   ub dib.». jj  ' J 3 £e ÉL.   " d nutaseuutanda YAUDHC lexus , € YoUOTLLS   j r   Ma , -   Uu Col ! À, e 6  * 4 , 22   f bun 0p €! 15À2 DY1À ctt 10 2 (2 "Zl 4994€510 act efi:g-   ] d   «hl ?7 j ". , "J^ /2 i si j D. : 2 2   ;    " y : : : v ubtes Kroxexes ERI "T  IM UTE 7 0j et / c yr&[rat perju J/4€82 [ftaius » €    --  Rt    Io NSDGEX:    juftante acce[fran e CP auando. lib.2. 21  Ci eres abflergentes in dyfeuteria quandoinden-  ] aài.lb. 7* 98  cif cerium abflergentium in fine dy[enteria abufus.  lib (7. 99  Cly[leres l lande inWiciendi, turgentibus flatuinte-  fini Yo. 2» 24.  Clyfleves communes cum. decottione folita zzmvete-  Válaty 707 let "Idadi ib. 4j. 26    Cl»(lerium commumum frequentes abu[us.lib. 3.277  Cif eres etam refr:, COT AHICS inflammat 25 Y€Hi-    ds , fint pauce quantitatis. lib.7. 11j  Chyfleres ia effetiibus vepum quantitatis parva. li-  bro 2 3* AR  Clyfleri in indendo ante fcBlionem venaqua. obfer-  vanda.lib.3. 3l |j  Clyflerem aute indendum in alvo dura , validum..|  muedicamentum exbibendum.lib.. $651  Clyfleres in pragnantibus grandtori | fetu ,quanti-  tate non excedant .Atb.3. 2I!    Cl feres NUM €: fícce antes in dyfentericis rejiciemi    di Mib.7. 1044  Clyfieves prapinguibus uonindantur multum calem )  tes. lib. 3. 2.33.  Clysieves pragnantibus non frequenter 3ndantur /V  lib. T 2 CQ,  C! jfrere pro mulieribus quantitate majores effe A. )  iig ID, 2t  Clyfleribus puerorum oleumnon indendum.lib. 388  Chysleves violenter non injiciendi , snteffinis facd,  oM MUR: PL 2'8    Cly[ler    FHAXNTSUIDNEEN XX    Vvfter ut retineaturquid pre[landum. lib.7.. og  piscis a flatu olea data ab aito etiam ut ilia.lib.7 .  Cant. 76  plicis caltda valde atiu, uoxta.lib.7. 68  plicrs cly[Teres ab initio cum vino, vel [apa noxii.  lib.7. 67  pl;cis clr[leres ne zndantur, repleto ventriculo.li-  br ME 69  Wicis ex flatua valenter di[cutie €t4 nox 7 J[ib.7 . 60  Up/zers ex flatu laborantes ante u[um cucurbitula  puregands. lib.7 i SI    E WA 3  TIPIRAS in dolori ibus aqua frigida quandoque utilis ;    e    * Ce quama NH, jJ. 72 92   APIZCLS L7 doi lO0Y 10145 .£ i flammat 1071€» "mca 1 A122 CH -  : T j L Q   Jzo purean t1, let baie.lib.7 92    , LJ. ] 35 »-  p/ E 'oyt lecta YYCeAA 277 talo. ]14 "dado confert *    i "1 "3 ] ! 4 p - " E ss i -  Izcis 172 aotoribus non Legientibu. Jolissaut ft Ji 'erco-  FAVILIS., «H 'Arae agentibus med pem C7 1$, Aat        ILI zrautegdum Jed pere pur gaumtiuns » (cur.   I /b.7. 7   rcr s 172 121110 vale nterdi[cutietia mala. lib.7.66  qWNzczs [T upc facientia potilTipouma con vcaiunt jfi fimt  Wa calida mat eria.li ib.7 , 70  Meus SEupef acientia concedendas viribus confi flem  Sirebus. lib.7. 71  y2C1$ uftes ok orum ab t1a:t:0,202 ali 4 grecede c2  CHAT » Muiuttlis.lb.7. 73   ' | boatna compen    C" ion-    5 ^P MV 0o 4 O0^^ mn zs 742 na44 1 f444^ /  FAAULO[L S ! 092€/2: 4 €X olets 208 Iutt 7 "4 bibeg A4 vLl-—    bro    IV NS DEM PA.    Ais 3$] (  dii io male primis diebus oleum cl« onamcli-  ? ex aceto applicati m. lib.6. 37!   C inc oCta médicari,cruda ncn movere, c'e Fin  pocva 1i fent €fii 1a expHeatz ; loc Hi "ppocratiss! i  (C alen: con: roverfi coz ciltati-lib. 3. 48i   "on [udi ar iones meae debent fieri feciufrs arbi--  tris (P eur-liba. I2   Cos[ mpsaqui a porius ex carme vi tulina.lib.2. 4$]   Con mp quom odo parcatur«F. b.2. 4.581 |   Convt jr partes omnes ca. TUE fo? enda. lib.6. 92    , f«do ove [uper Y€81€5H:€ s quid á (enam i (un  Q.    ;41 4  ib. o:    Cordis in palpt'« attore zum ob fers 29 41015 is wbunaa 7    QU x1  z    ram mitiendus fi [anguis » qua caurto adf biben   da. i;b. 6. 16  Code laboramte ex craffis bumoribus, diuretica.A   c fedorifera non cor vertunt. cfi 6. 177]    Coáe laborante ob fer ofó buroves , diuretica » C  [udov:fera optima. Iib. 6. 17  Cordis] palpitattoni quando , G1" quo cafn fangu  "m 'cndus.lib.6. IC  E vi ft d fia fente quomodo proct ede dum.lb.s.  fi in iamper[ecía ; codem die sibil à AMedicomml,  E: €/ don bs 25  Crift immiutntes quando à capite eff repellendum  l:b.6. ]  Critici: diebus quando saedicamentum purgans eA    Crocum inuutliones ex bydrargyro non ingred.  2    Crura    Hi  PY. liD. 7.    )    IA DX Ey  Crura. [unt perfricanda , ' abluenda per tres dies  eunte [ethionem tali.lb.7 137    Cucurbitule zn fpa[mo q ducimio applicanda.lib.6.8e  Cucurbitule12 dor[o, "E 107 cordi5.quando    comvemant.lib.6. 173  Cucurbitule in palpitatione cordis quando applican-  da. l1b.6. 169    Cucurbitula in pefle dorío quando applicanda , is  quando ag0n.lib.$.   Cucurbitule im. prafocatis ex enenfibus famreffis  ventri applieite,mala. lib.7. 163   Cucerbitule in prafocatis nbi affigenda.lib.7. 162   Cucurbitula magna in colicis applicanda cautio. Li-    bro 7 y 78  Cucurbinul 4ARAQUHA ventri a pi heit, fi ff f CHZ paunco  z2ene.lib.7. 167    Cucurbitulamagna [it ex perforatis.lib.7. .— 168  Cucurbitula magna ventri appoftta diu 20 bareat .    lib.7. 169  Cucurbitula noa diutius afhxa parti permittatur .  Iib... 26  Cucurbitula [carificata ia pefle aliquando vicarie  fechionis vena.libro 5. 29  Cucurbitula [Gavificata in [uris in pe[fle frequenter  in ufus venire [olent.lib.s. 40    Cucurbitule , fi cum [carificationes cum pauco 1gue  fent afficenda.lib.4. 2  Cucurbitulis [ablatis 1a [pafmzo, fabietla paries fo  vezda.lib.6. oI  D    Debiles dum purgautur.aon ex[uraant.lib.g. 24  X    A  --  i    Dec CÜ-    INDEM.   Decotta folventia in morbo Gallico rarà in ufum  yeniant. lib.7. 20j   Decrepiti parum, C fepe cibandi; € cur.lib.a. 7   Diapboretica 1n flatibus cordis aur 1n ufum. nca  ducenda, aut sllis admi[cenda fabad fl ringentia.  lib.6. | 179   Diarrbea laborantibus pinguia [n[pecta. lb.7. 8$   Diarrbea laborantibus quando ab[lergentium ufus  conventt.ltb.7.    Diureticain a[tbzaate mala.lib.6. 134  Dinretica ia calculo venum in uretevibus mala.  libro 7. 124  Diuretica in pra[evvatione à calculo; [epe moxta.».  lib.7. 12j  Diuretica potulentá won diu in lydropicis in u[um  ducenda, G cur.lib.7. $2  Dolente capite ex intemperte calidasaceti portio it  ox »yrbodrnis frt parva.lib.6. 7    Dolente capite ex intemperie calida fine materia ,  oleum vo[atum 1a oxyrbodinis fit ex olivis ma-    turis, C cur. lib.6. 9  Doloribus capitis etiam vebementiffimisyimmninen  te criftsvepellentia fugtenda.lib.6. Ij    Dyfentericis clyfleves abflergentes quando conve-    ntant.lib.7. 98)l.    i TU    Pi    Dy[enterici ex atra bile antequam puraetur, fero--|  cia illius bumoris prius attemperanda.lib.7. 92:41;  Dyfentericis in decltmatione ab[lergentia malas.)  ltb.7. 9.991    Dyfentericis per fe convenit [zngurmis »ui[io;fed oll, :..    adjuntla raro convenit. lib.7. 945    Dyfen-    I XN DOE.    Dy[entericis pinguia in Jict quando utile,  noxium. lib.7.    C" quando    102  Dyfentericis quando purgans medicamentum cosn-  vent, C? quando non.lib. 7. $9  Dy[entevicis quando , * quomodo Janguis mitten-  dur.ltb.7. 96    Dyleutevicit quomodo , cf quando narcoticis uten-  dup.lib.7.    IOt   Dyfentericis KR babarbar: ZZ Jufpettus. lsb. 7. 93   Dyfenterici ubi psrcadi,flatim id pra[ladul.7.91  £z    EmplafHicis in ophthalmia quando utenda.lib. 6. 96    Empyii a na' ura curari per evacuatiouem matt-    ri& per [eceffumsexemplum.lib.G. I27  Empyiei quando wrendi;aut [ecandi. lib. €. 129  f: ,    Epileptici in paroxy[mo non concutiendi.lib6. 45  Epitepriets ex aura virulentaelevata raro gmitten  dies [anguis.lib.G. í3    Epilepticis in paroxy[mo caput non ceoperiendum.».  lsb.6. j    45   Eytlepricis lignum ori nom ind£dum fed quid aliud.  lib.6. f1  KEpilepticis pralervaudi quando ex brachio , cf  quando ex talo mittendu: Janguis. lib. 6. $5  Eptlepticis pra[eyvandis valida purgantta fepe no-  xam afferunt.lib.c. | $4  Epileptiets veficantia capiti de vafo applicata, optt    mum remeditm.lb..    33  Epilepticts vomitus malus.lib.G. $o  KE pilepricis vom orta fempe y mala.lib.6. $4    Epiphbora i2 curanda tn princrpio «dftringentibus  *X HI CH-    I.N DE X.  Aytendum. lib.6.    $5  KÉypiphbora in curanda eyrbinorü rarus ufus.lib.6.90  Errbina;et flernutatoria aal laborantibus oculis.    lib.6. ! 17  Errbina in letbargo optima »18 emultis tamen fu-  gienda, & 1n quibus .lib.G. 33  Errbina funt pe[[ima in dolore capitis ex- morbo  : Gallico.lib.6. ! I1  Errovescommi[fi ig ten yillu;pravalente indica  tione à virtute, funt majores » fi peceetur minus  dando.lib.2. 21  Errores commi[fi in tenui victu in formapari indi  catione virtutis C£ morbi exiflenre ; pares fant s  c «qualia inducunt pericula.Iib. 2- 22  Errores commi [i ia tenni vitium quan "tates pars  exiflente indicatione virtutis CP morbi , pe]ores  unt fi plus quàm par frt concedamus.lio.1. 23  Errores 1 tenui vitlu p valete mdicatione à sorbo  fabtrabed:, majores»fi peccetur plus dado.l. 2.21   E yacuandum [anguimis mi[fione , antequam motus  defierit ; fi tempore mit endi [anguimis men[es  fluere contigerit »[ed impevfetie lib. a. II  Evaporatorus in calidis,có frecis naturis, ad [udo-  res utendum.lib.7. 207  Ex argento vivo inuntliones parate»? fuffumigits  zon ab Empiricis, fed à peritis pra fcribi debere;   UR yariari.lib.7. 217  Ex bydrargyro parata vestediapro morbo Gallico,  an im ufum duci po[fint. C quande.lib.7. ^ 216    Febricitantibus à partu ummquam mittendus [au-  4/721  e    ;1N DE X    guis à f[upevnis.lib.7. 1768  Febribus in continuis evacuatto per lotium comma-  dior, quam per [udorem.lib.5. à    Febribus in intermittentibus , potiffrmum tertia  pis,fudoris provocatiopraflats qua urina.lib. s.t  Febribus longis aloes u[us commodus, C quomodo e  lib. 5. 19  Fiuentibus ad oculos bumoribus ; ab[linendnm ab  ad [lringentibus. lib.6. $8  Fonngraci in lippitudine utendum decocto , mon fe-  mins. lib.6. 97  Fanugracum abluendum antequam in ufum duca-  tur .lib. 6. 9  Fotidanon [int,qua capiti [unt applicada. lib.G.11  F gium excludentibus quando utendum , Gi quomo-  do. libro 7. 174  Fomentis calidis non diutius utendu et cur.l.3.39.  Fomentis frigidis a&bu nü dinutenduset cur.l.3.40  Fontanella in [tura coronali in catarrbo ve]iciente    da.lib.6. 107   Formam vittus primo virtus o Bendit,[(ecundo [ym  P | Die   p'omata ertio flatus d:flantia. lib.2.. 20    Forma vitlus qua doceant 1n acutis morbis.l.2. 10  Frigida potus [ugiendus in inflammatione inte jfei-    norum. lib.7. 98  Frieid:fima atu e[fe nom debent , qua tboracs apple  cantur.ltb.6. 161  Frigida «d fiflendum [anguinis fuxum optima...  | praterquam [i ex tborace fluat. lib.5. AI  Frontis in vena [écanda » blande gula ad[Iringen-  dax brevi tempore .lib.G. 32    X 3 Frue    I N-DE^X.  E rullus bovarii in acutis vejiciendi.lib.a. 39    Galeni con[ilium pro puero epileptico depravatiam .  lib.2. $7  Galli veteris jus aflbmaticis noxium. lib. 6... 137  Gallico12 7ovbo curando , quomodo zAutlor plura s  quàm alii ober vare potuerit.lib.7. 186  Gallico iz »orbo in principio lententilss abflergen-  tia C purgantia admijcenda.lib. 74.194,  Gallico in morbo curando alexipharmaca mi[cen-  da.lib. 7. 196  Gallico1n morbo proeve]fo purgandum. lib.7.. 194  Gallico in morbo pargantibus validis agendum; c9  cur.libro 7. 19$  Gallici morbicuratio diver[Aa » inchoante ;  pro-  ere[[osmorbo.lib.7. 186  Gallicosmorbo incboante C$ bubone vix exeunte 2,  tenuis vitlusnalus.lib.7. 18$  Gallicoyaorbo incboantesetuam ad bubonez promo-  vendumsexercitium validum malum-lib.7. 199  Gallicus yaorbus inchoans,ftze purgatione exteris    quandoque folis curatur. dib.7. 186   24H " " , ,  Garczavifmata fugiendasis, qui repleto [unt tbera-  ce.Iib.6. 109    Gargar:[matain catarrbo quado co veniat.l.6.111  Glaucis 12 oculis s(£ latas-venas babentibusy smitto-    raexterna comveniunt.lib.G. 89  Glutinantia in [anguinis (puto quando utilia ,  quando noxia. 11.6. IjI    Geonorrhbea Gallica non fLatim fupprimeda. 1.7.1 18  Generrbea Gallica in curanda,quomodo 1t curatio-  ne pro-    |    FINE IROBS X    se procedendum.lib.7. 19]  Gonorrbeamuta:ur 15 f'uxun albu.fi diutius per-  feveret., & mnc quomodo curanda. libro 7. 130  Gonorrbea quando calef acientibus curada.l.7,129  Gracilibus quibus plus [anguinis detrabendum , c  quibus muixus.dib. 4. 11  Cua]aci decoblum cum dura fit illus fob[litia, qua  nodo minus lonea cotitone zndiget. lib. 7. 213  Guajaci ligni fpecies qua in Cura done morbi Gallici    re]ciende. lb.7. 260  Cua]aci lignum quod in ufum ducttur,non [ft anno-  durm-lib.7. 200    Guajac: [pecie s rejiciatursque eft mimi acris,et tur  b1au decoétu facit, pumquam clarefcens.1.7.202  Guajaci fcobs neque craffor, neque im pollinem du-    &a.lib.7. 203   Gya]aci rune non [int umoris ligzi , neq; parvi,   nam [unt in validi.lib.7. 201  H    Flemorrboietbus [sperflue evacuantibus, am omnes  occiudenda » an una velinqueuda, fententia AA4u-    Cloris.lib.7. II2  Heyate evyfipelate laborantes frigida atla comve-  "nunt .lib.6. 46  Hlepate evyftpelate laboraa*e , vepellentza [ola con-  veniunt . lb.7. 4j  Hlepate f 712:do; calida t? ficcamedicamentaexier  na fufpetta.lib.7. 3$    Hepati: eibbainflamata, ante ufum diureticorum   alvus lenienda. lib.7. I  FHepatico fiuxuis remedium fineulare.lib.7. — 106  Ne d Hepa-    f ND E'zx.   Wgepatis in calidaintemperie quando purgandum »  ci quando non. lib.7- 3  Hepatis in calida integperie manna uo [ufpe£tum -  lib.7. 33  Hlepatis in intemperie calida ref[rigerantiaumpen-  se, e adfiringentia [u[petta-lib.7. 3$  Hepatis in inflammarne in principio non purgan-  dun-ltb.7. 40  Hepatis ia inflammarione repellentibus attenuan -    tia etiam in principio mi[cenda . lib. 7. 41  Fiepátis in inflammatione attu frigidafugienda . — (im  lib.7. 34 [bi  Hiepatis inflammatatava purgandum. fed in decli». fis  nationes cotla materia. lib.7. 40 MH  Hepate inflamma:o [ime mate ria,repellentia fola  conveniunt dib.7. 44  Hlepatis in iuflammatione in declinatione mon puris. |  vefolv entibus urendum.lib.7. 47    Hepatis in ob[lruttione attenuantia cur dnte pran- «|  dium applicanda.lib.7. 37  Horde: ad aquam proportio pro pti[Jana paranda .. |l,    "m  Ó dj    lib... 42]  Hordeum aliud [lae cortice, ve[hrum aliud. lib. 2..11i  Caut. 40]    Hordeum pro ptifana quale elicendum.lib.a. | 4p  Hordeum quomodo parandum pro pti[Jana confi--|    cienda.lib.z. ATi  Hora tres à cibatione ad principium acce[[wumis nom. |   fifficere. lib.a. 344]  Elunores effc ducendos quo aatura vergit.quomodcià   gntellimendum.lib.5. 47A    H»yárar-    FIXNYXDOcBGI    | Ei ydrareyri prouno bomine 1numgendoque quati-  tas." qu& ad aliasmar edientta proportio.l.7 l.2.224,   J| Jd ydropicisattenuatia no diu in usu duceda. L 7.5I   | Hydropicis Rhabarbarum inutile. lib. 7. $4.   J| Hydropicis bumores [erofl à principio purgari po[-  fuat; fed à & levioribus tncboandum. lib.7. 49   » li ddyeme plus concedendum. [ed variussa[late miuus;    fed [apius.Iib.2.    H yeme quando minus nutriendum.lib.z: I1  "i   Ilerici inprincipio non purgandis[ed praparandao   eft materia. lib.7. 63    Iilerici valetioribus medicametis evacuadi.l.7.64  Jélevicis valida non danda medicamenta, [i ex ix.  patis inflammatione.lib.7. 65  In cardialeia ex vituitaatida dejecloria fiat cum  purgantibus. lib. 7 30  Is cardtaleia 1n SrinGSpuA vepellentia conveniunt ,  non ad[ ringentia.lib.7. 216  In cardia dia fbduiloria fim blanda.lib.7. | 28    Iu empyemate no tentanda materia expurgattio per    Po fece[furn.lib.6. 127  I| Jnflammato bepatesrepellentza ante fecélionem vene  non comveniunt. lib.7. 29  IIo palpitatione cordis curanda que vena f[ecanda,.  | libro 6. 176  In palpitatione cordis ex flatu pr "ovidendum flati-  bus ventricult.lib.6. 174    Jn palpttatione cordis ex flatibus , exterats calidis   non e[[e utendum pra[cuie adbuc materta.l.6.17 5  In plevriticiseexterms no indi[Lintie utedul.G.122  Inter    Jntev [udandum ton adeà [ape purgandu.lib.7.208  Inunéiiones ex argento vrvo aut non [unt 1m u[uino  duccudas aut ft in ufum ducantur valide efJc de-  bent. cur-Àib. 7. iid  Tnunélio in morbo Gallico magis laudanda.l. 7.219  Inuntlio ex argento vivo quando1nte rpolanda. li-    bro 7. 230  Inuntlio fi fiui praferenda in curatione morbi Gal  lici.lb.7. 219  Jnwungendi roodus.lib.7. 229  L |   Lac in d'y[entevicis am conveniat » quando , C quo-  modo parandum lb. 7. 97  Lac in renuma wlceribus qua. diflinélione dandum.  lib. 7. 121    Late a[fempto in phibift, dormiendum. lib.6. 163    Latle muliebri qua di[Hntlione utendum in ophtbal VU,    »mia.lib.6. 92  Latlis quantitas rn ulceribus venum qu&.lib.7. 121.    Lapidem in vefica frangentia medicamenta fiéti-    ttia.lib.7. 127']    Lapidis in vefica unica curatio, excifio.lib.7.. 117!  Layidum ex vefica extrattorum bifloria due ad-    miranda. lib.7. £277Àhu    Lapillorum precioforum [us neq omnino ve ficien-  dus,nec pe[[amsut fitsrecipiendus.lib. s. $4    Lenientia:n morborum principio majori ex partem,    comvenunt.lib.s. 44    Bi    P    Lenientia quo tempore, qua bora , C quantum...    ane cibum exbibenda.lib.5.    $i  Lens quomodo Fitppocrati frigidiffima.lib.g..— ye8    Len-    FONS DEO X.    | ILentium decobtuma, C f)rupus inpe[le, C vartolis  vepiobasdum.lib.5. $9    ie Y MLentium qualitates, variazatura.lib. D? $9   J erbargicis cucurbii ula applicanda. lib.6. 31  | Lei bar. eicis quando [ecanaa veuas C£ quando mon -  lib.6. 30   | Letbargieis vepellentiaparce applicanda. C fiue 2  aa[tvitlione 4:b.6. 34    | Lezimeniis hepatis 1a obflru£lione fotus calidi pra-  ?ALTi endi. vs 28  ; cS FS ): Jt , P". ; sc E P -  V aLippiiudigi valide ad[Lringentta contraria.l.6.9 4  P7 d  !' MM azrea s, co Jp ccharo parata, 14 chole va fn f Cla»  !j  lib.7.    25   M aflicatoria 12 doloribus a calidis , €? temubus  bumoribus quando non concedenda. lib.G. — 16   | LM edicamen: ovum altevautium materiam t [fc mu-  tandam.lib.s. I  JM edieus commre]Tus medicos amet , C quopzodo [e  12 €15 gerere debe. l1b.1. I1  aM edicus cum mulierculis , C imperitis de rebus  medici non differat |abyo 1. 18  dM edicus de mercede non paci[catur.lib.t. 21  Mad edteus C do£irizasC ufu inflrutius artemexer  eat lib.i. 24   IdM edicu: fuaiat mollitiem exteruer.lib.t. $    uiuM edieus eratis aliquando curare debet.lib.1.. 19  uM edicus tznan glortasaut nimo [ui amorc aon ten-    Ji tetur-lib.x. 9  dub edicu: gratos erian1n nece[[itaizbus non defc-  ab -rat.lb.1. 21    AM cdi-    I'N*JDS.E    Medicus in omnibus praftans qualis.lib.t. 3  Medicus im oratione , C farmonibus varius, pro — | jo  agrorum varia natura.lib.1. 26 lu  Medicus juvenis fab datto M edico praxim. addi. Lim  fcat Lib. I. 16 0  Medicus morbos [uos excujet. lib.1. 3 |  Medicus nom inbumana [evermate utatur.lib.y.25 li  Medicus aon fit jattabuudus, amt nimium pollici- 4. w(  tator.lib. I. 23 |l  M:edicus gulli [ctt fít additinus s fed nudam fequa-. Mais    rur veritatem.lib.1. 10»  M edicus pietatis cul tor.lib.1. Ii  Medicus qualis in veftitu.lib.1. 6;  Medicus qualis in odorati sfe vendis.lib.t1. 7]  Medicus quomodo excolendus.lib.1. HET    dicus Jamtatem pra[efe vat.lib.t    d  v    3^4  Medicus [ecreta remedia non profiteatur, [cd alis  I,    communicet.lib.1.  Medicus ftt [Fudiofus munditiei.lib.1.  Medicus [ylvasm medicamentorum prompi am ha  beat. lib.1. ,  Avfel vof fol.licet im bilioft : febribus ab initio 20 CCo  vyeniat,in quo'iduanis opiimu eff vemedin.l.s-YÀy,  AMelancbolicis liquida macis.quam arida vIEAICUA  qenta comvemunt.lib.6. «q  €Melancholicis quando fineuis spittendus ,quani ,.  fupprimendus , & quado finendus.hb.G. — ^ |  Mellis ad aqua propor!10 pro paran da sul [a.l.2..]  Memoria deperdira remedta non famper calidas  cet Galenus ejus caulum frieidam faciat.l.G. .|  Memoria deperdita curanda varii modi et contio.  rii.)    INDE x.   Vit. Lib. 6. 36  jJ Memoria deperdita quomodo à frigiditate; fi fepe  à caufis calidis. lib. 6. 36  ^l] Memoria  curada rara evacuatione op eff.l.6.36  | | Men[es promoventia pev os fumpta debent effe i2  multa quantitate. lib. 7. -I40  | AMenfibus immodicis in iflendis repetita [angurauts  silhofiat endeen die. lib. 7. 141  VAM ez fibus mimodice fluent ibus; aliquando medica-  men! o purqante utendum « lib. 7. 142.  AM ez fibus 122 promovendi , Jecari pote[t vena in.  à ante tempus motus cum Galeno , C? verfus  finezo motus. lib. 7. 53   TAM enfibus 12 promovendis mon eff [ecarda ver a—  dum diminu: € fant tibi mulier aut t1207€ iui  afficiatur. aut animo folea: AT lficei re. l1b.7. 134.  | Wa enfibu:: 15 i pramoy enais pra[lat repetere [25gu:-  71$ 9i Jf oneza. lib. 7. 3$  p^ n[tbus [uapevfiuisscum v "edicement opurgaute o  | uilcenda. aa[tringentia. [; MR I4  "T enfibus [up ci finis remedin "o "lare . 1.7. 145  m7 e libus fupp: ejfcs LU e Pene yox naa. D ies 131  Mercedem oblat am Mediceus prompte, uon qu gi    s]  2    furtim capiat. Irb. I. 2C  Map. onem [aneuinis ex talo pracedere debet exer-  jn CLUMm RA "me partium m fern un. l1b.7. 129  127 ode[Ha aceintius Medicus domos dngrediaiur .  lib.1. 17  WM orbis complicatis ton contvrartis , quomodo pro-  cedendum. lib. 3. 34.    WWACER S j  "Morbis complicatis eontrarus quomodo provi-    | acndum    dendum.lib.5. aer  Morbis extremis; flatim extremms vemediis uten-    dum.lib.3. 37    Morbo cau[& complicatostau[a primo vationem bae qu    bebomus.lb.3- ^ 7. 32  Morbis mediocribus blande; cum tempore occur  ;8    vendunz.lib.5    Morbo jn pracipiti [anguis prius mitti debet ,qu& Vu    alvus [ubducatur.lib.4. 21    jd    Morbus cum 1gnoratury attenuandus victus . cur »»1)    I$].    (2 quomodo.lib.1.  AMofthus in umbiliai cavitate pr&focatione gignt «vina  lib.7. zGXul  Mulfa alia crudasalia coéfa.lib.». $c    AMul[a aliapro medicamentosaliapro potu.lib.2.. 5 cc (m;    7Mulfa alia meraci[[mmasalia mediocris » alia dilus  ta.lib.z. $«    ' ib    Mul[a ex faccbaro optima quomodo paretur.l.2. 5 3072  AM ufa svekmelicrati d. fEnetro ; e£ conficiendi rad) in  IN    H10.lib.2.    Narcoricaim capitis dolore ratrone doloris ix aad) am    pibenda, fcd aliquando vatione vieiliarum.l.6- i    r  !    Narcotica:n dolore captis pev fe vix per os concad ai    denda.lib.6.    Narcotica in dy[entevia parce adhibenda... 36]    Narcoiicasumaua applicada f uris capiti." 3.4 6,    Narco' ica numquam aurvibu: emmittenda.lb.3 v  Narcotica numqua iu puerts in usu ducenda.l.3.  Narcoticis varo utendumsQ quando.lib.3.   Naufca laborantes quando purgandi, C quado sid,    lib.7.    INatn-    :    ]    li    /    ^)    |    TT    1]    li    Is Do EY    ] AMaufea prefente , vomitu excitato ,in co sion veul-  tum infiflendum.lib.7. IO    ie d Obffetricibus eut affeventibus.aut negatitibus gra-  viditatem, Medicus non temere credat.l.7.170  FOb[lerricibus remeré non credendt.cy afferunt fe-  tum e [fe mortuum se »iexclidenat, ef[c.l.7. 171  ipOlea in colicis data adjuvanda cum ab[lero ibus,  vel pureantibus. lib.7. 7  WOlca f'nllata in wfism mon venient » mft aliis alliez-  ta.lib.6.    71   TOleis cur cera cddenda. lib.G. yÀ:  WOleum amyedaltmum a partu ntq; femper.neq; qui  busvis coz venit.l.7, 175  qOlcum per os [umptum quando zn colicis optimum.  4o prafdim.lib.7. 74  aiOleum rofatum pro oxyrbodinis fft vecens.lib.6. 10    JOpb: balmta in curanda opii vfus neq multus, neq;  A frequens.lib.c. 93  JOph!baimia 1n curanda , qua lentorem babent , 15-    |    A comrmoda.lib.c. 75  UOpb:balmicis paucif[ma externa vemedia adbiben  | da.lib.6. 99  Dpiatasut 7n alitis ventriculi affctlibus fugienda,  sta in dolore inflammatorio eju[Aem concedenda,   b C quomodo.lb.7. 3  WOp: ufus frequens im lippztudrme malus.lib.G. .9 3  4D: colluendum anrequam aeri cibu [smant.l.2.47   | qDo mel no[t-u imbecille ad cra[faincidéda. 1.2. $$    AQ. ymel H0 ferum 17 ACUETS f bribus non fat 15$ 44CCom  eodatum. lib.a« 6    *    j  Oxymel    iN CDUEYX.  Oxymel quamdiu excoquendum. lib. 2. $E  Qxymel feplaftariorum diveríum à Galenico ; C  Gracerum. lib. 2. $2  Ox*ymel feplafiariorum fimplex nom eft potus » fed  forbitio . lib.2. $3  Q:ymel feplafrariorum non bumetlat.lib.2. | $4  Q»ymellis parandi ratto. lib.2. 2  Oxyrbodina applicata ne ficcentur. » aut ex affa  zmateria applicentur. lib.6- 2  Qiyrbodina n capitis dolore magis proficere » ft ex  alto decidant. lib.6. I    Ox yrbodinis narcotica vix adpiifcenda.lib.G. 3 D.    Panatella an [emper ex pane loto.lib. 2. A4  Panatella quomodo paranda 1 acutis.lib.3. ^ 44  Pazalytici quando ab initio purgandi.lib.6. — 73  Paralyticis cucurbitula ubi; quamdáo pn A. ra    lib. 6: 791r  Paralyticis diuretica optima . lib.6. 744].  Paralyticis olea diflillata folainutisa - lib.6. 760p  Paralyticis oleanmmis calida mala.lib.6. 7550.  Paralyticis rubificantia quando comveniant.l.6. 765m  Paralyticis fedorifera non enultum comada.l.6. 744 "7  Paralyticis vc ficantia utilia.itb.6. za  Partus non accelerandus ob preces parturientium | 9  I;b.7. 17:3  partu in diffcils varó exbibenda promoventia fei  cukdas.lib.7. iz  Peffi odorati impoftti in pr efocatis ex femine » ve IL. LA  ciendi.I:b.7. 1$ |.    Pete affecti medicamento purgandi. lib.5- m  Pefle | TOM,    I3 .IDiE.£Y    !| Peffe laborantibus ex diver [rs caufis , quando smit-  rendus fane s.lib. s.    ji  |! Pefle laborantibus mon [emper conveniunt purga-  ros fangumis mito. lib. s. fI  | Peffe laborantibus numquam mittendus [anguis ad  ammideliquium.lib.s. 33  | Peffe laborantibus folum im principio [angws mnitti  poteft. cur. lib.g. 34  |Peftis materia ab initio puyanda. lib. s. 47    | Peflis materia crudadici non poteft. lib. s. 47  LPeffis materia majori ex parte turgéns. lib.g. 4  KPe[Hlentes febres, licet peracuta, non requirunt te-  nuifhmum vitium . lib.z. 19  MPeflilentes. febres frne peffe coElionem expo[cunt in  "HAI€YIA » nec 1n principio 1u dis purgandu.l.$. 4$   A MPeflilenti in febre , maculis evumpentibus , [anguis  |... fecta vena poteft evacuari Ci quomodo.lib.$. 3 r  APharmaca glacie , vel aliter vefrigerata pe[[ime à  quibu[dam conceduntur.lib.5. 12  /MPbarmaca » que mifcentur , non ffztt ex dis , qua di-    fpari tempore operantur. lib.2. I6  IPbarmaco a[wmpto , non dormiendum , cr in qui-  buss e quando.ltb.s. 6    IPbarmaco aJumpto , eule , aut vemionz ventriculi  calida non [unt applicanda. lub. 5 . 7  "dMPEarmaco non évacuante , uon [emper poft tres bo-  ] ras pufculapropinanda. lib.5.   dPbarmaco non evacuante;clyfena mo indendsz.1. 2.9  Jbarmacorum validorum extratla per vinum; aur  aquam vite, periculi plena. lb.3..— 14  JPbrenetict in principio purgandi. lib.6. 2  WPbreneticis acetum in oxyrbodimis parce adbibene   v    Y 9 um.    "e  Phreneticis cucurbitulis appo[itis quid faciendum .    dum.lib.6.    lib.6. | 23  Phreneticis in curandis mon diu narcoticis uien-  dum.lib.6. 27  Phreneticis in curandis vepellentiaetiam folaultra  principium comy emunt . lib.6. 216  Phreneticis non e[l enittendus [anguis ad ammi ufq;    deliquium. lib.6. 2I  Phreneticis fi inbrachio fecari vena non poteft, non  fécanda easquein fronte. lib.6. 20  Phreneticis [latim vena fécanda.lib.6. 19  Phtbifi laborantes latte ajumpto dormire debent .  lib.6. 163    Phthifi laboratibus blande alvus mollieda.l.6. Y64  Piluleta Gallico morbo laborantibus purgandis in    fine praferenda.lib.7. 197  Pilula in tufi f capitis ajfectibus ; male dantur  poft cenam.lib.G. 166    Pilulepro capite expurgando majores » pro ventyt-   culo minores. lib.3.  Pilule pro capite purgando à cea 40 danda.l.6. 15  Pilule valid:f[ima forma non fiut magna (cur.    lib.3 1$    17!|    Dituita fal[a quotidianam producente » plenius mu    rriendum in principio, [éd 4 ventriculo deturbaui y;    da e[ materia. lib. $. ?    Plevrifictí; c€ ante fomentis dolore, non confe[tim|    defi flendum A veris remediis. lib.6. 12    plevriticis , dolore a[cendente » fotus fimt bumidi ||    defcendente [icci.lib.6. p  DPlevriticis » dolore def[dendente ; iH feclione vez)  "07? 1]    ILLA EX OEAZXA    son efe exfpeclanda coloris [anguimis mutatio .    lib.c. I17  Plevriticis quando fomenta anodyna conveniunt.  lib.6. 120    Plevriticis [acculs fovetes ex levi materia.l.6.122.  Pleuriticis, viribus imbecillbus , nou ex[pettanda   coloris ia [anguine mutatio.lib.G. 118.  Plevriticorum reliquia omnino abfamenda.l.6. Ya y  Pleyrsticorum triapraclarif[Timaremedia.l.6. 126  Podaera laborantibus varo repellentia conveniunt.   lib.7. 19I  Podagra laborantibus am ab suitiomedicamentum  purgans dandum scontrover[ia cociliata. 1.7.1377    Pi    Podaera laborantibus quando mittendus eft. [an-    qurs.Iib.7. 179  Podagra laborantibus frequenter [ecanda varà ve-  ZA.ltb.7. 1890  Podagrofís fmunttto ex oleo falito ante declinatio-  nem aAla.ltb.7. 183  Podaerofi non. [olum oleo. [alito snungendi ». [ed  etiam yperfricands. lib.7. 184  Podaevofis oleum [alitum 1m declinatione Optitum.  1b.7. 182    Potulenta 12 bydrope a[cite [epe fu[petla.lb.7. $3  Potus acutarum f ebrium quis , C qualis. [ib.2. 48  Prafocatis bene olentta coxis applicanda .lib.7. 153  Prafocatis ex flatu ; cucurbitula magna ventri in-   eriori applicitA » praftanti[umum remedium. .    lib.7. 166  Prefocatisex retento [emine bene olentibus vulva  non 1nungenda. lib.7. 152    Prefocatts f acie: bene olentibus non e[t a[pereenda.  3 libra.    IN D E.X.    lib. 7. : r$?  Prafocatis facies frigida non afpergenda.lib.7.14*    Prafócatispauxtllum vini concedendum » [ed vmale  elentianaribus tunc apponénaa. lib.7. 157  Prafocatis quando etiam im pároxy[mo po]fit fecars  pena. lib.7- nsn 164,  Prafocatis quando mon lscet fecare venam. 1.7. 165  Prefácatis vino facies non abluenda. lib.7..— 156  Preanatibus clyfteves no frequeier indatur. 1.3.20  Pregenantibus erandiori fetu cbyfferes quantitate  non excedant. lib.s. 2I  Prapinguibus, & fenfu exauifito praditis inte fhinis,  clyfteves non indanter »ultum calentes 1.3.23  Principio morbi cur aliquando tenui[[ime ciban-  dum.lib.2. 16  Priffanaex quo genere bo ydei paretur .lib.2. — 40  PuJana ut condiatur » que addenda , quando  quomodo. lib.2. 43  Prj[ana ut paretur s quomodo hordeum praparabi-  xinuslib.2. 41  Puelliin applicatione 'cavendu: fior. lb.7. 7  Puelli in applicatione caveda pollutio nocturna.l 7.9  Pueris ante decimum quartum annumyevacuationtis  eratia,aliquando [ecari yote[t vena. lib.a. 8  Paeris ante feprenmum yra [lat bi rudimbus [angui-  nem mittere, & cur. lib.4. IO  Puevis , c adole[centibus plus cibi concedendum ,  quam fenibus. lib... 7  Pueris numquam concedenda narcotica. lib... 46  Pueris pro revulfione fecari omnino «ena débet .. | 5m,  lib.4. | 9  Pulverei C eletluarias qua etiam fol'vant; 12 — | n;  bo    PUN DV    bo Gallico comvenive.lib.7. 199  Pulvifculi cardiaci non cum cibis , fed cum potioni-  bus fepunis dandi. lib.s. $$  Purgamenta muliebria non [emper frigida, nec ca-  lids curanda.lib.7.. 1j0  Purgandum egrum quid interrogare oportet.1.3.2.  Purgandum in principto n pe[fle , Difputatio. lb.g.  Cut. 47  Purgandum interrogare oportet » an alvo [it lubri-  c4,an dura.lib.3.    3   Purgandum in vera declinatione . lib.5. $$  Purgandum non [emper in declinatione febrium pu-.  tridarum.lib.3. $3    Purgandum quando in barum declinatione. 1.3. $4,  Purgantia debilta repetita im. quotidianis. comve-    nut. lib.s. 22  Purgantia fint leviora 1n febribus , quam in aliis  oorbis, € cur.lib.s. ""  Purgantia valenter apud Galenum in febribus varà  ia ufum veniunt.lib.s. 3I  Purgattone impe[le utendum. lib.s. 46    Purgantia valida in pe[fe non comveniunt.lib.g.. 49    Purgatto in podagrofis fi f acienda» [latim facienda.    lib.7. 178  Purulentis nom tentanda efl evacuatio materia per  feceffum medicamento.dib.6. 127    Putrida non omnis materia coquenda. lib.$. ^ 47    Quartana laborantibus vitlus in principio varian-  dus CP quomodo. lib.s. 2j  Quartana laborantibus [al(amenta concedenda; [cd  parca manu.lib.s. 16    1-34 Quar-    utat laborantibus dum [ecatur vena , prafen«  S    5a Medici nece [[avia.lib.s. 1  uartana laborantibus quando & dextro brachio  extrabendus [anguis. lib. s. 31    Quartanis vena [ectio quando convert. lib.g." 27  Ouartanariis dum [anguis mittitur y non flatim.  -—fupprimendussetuamfi bonus.lib. 5. 29.(2* 30  Quibus maxume in acutis os colluendum. lib.3.. 47  uotidiana in febre. ab imtio vomitus utilis ,  qualis.Iib. s. 17  Quotidianain febre quomodo Galenus commenda-  yit vomitum validu pofl [rema cocottionis.l. 5. Y7  uotidianis in febribus tenuis etiam , quam iz.  flatu alendum in principio. lib. . 15    Refrigevantia in[igniter qua capita no ferant.l.6.6  Renaediis in multis quomodo procedendum.lib.3.36  Remedium pra[tantiffimum ad wen[es [uperfiuos.    lib.7. I4j  Renibus inflammatis;po[t [etlam venambrachi ea  etiam [ecandae[L, qua 1n talo.lib.7. I4  Rembus mflanmatis , Rbabarbari wfüs [u[pettus .  lib.7. 117  Renibus laborantibus , clyfleres quantitate parva.  Lb.3. 22.7 Iib.7.115    Renibus laborantibus, qua vena [ecanda: lib.7. 113  Renibus ulceratislattis admunifltrandi ratio varia.    lib.7. I2I  Renum 1n inflammatione non purgandum , fed le-  niegdum blande. lb.7. ri16    Renum in inflammatione 17 principio ) impense re- WM,  Cc . . )  frigeranziamala.ltb.7. 11$    Reuun    Ü  - UIT PMI    INS DX E^Zi    Renum calculo laborantibus lemientia ab snttzo" ape   non [ufficiunt ; itaq; etiam purgandi. lib.7.. 123  Renum tn ulceribus valide exftccatiamala.l.7.126  Renum ulcera quam primur o Jm J.7. 119  Repellentia in cholera quomodo , Cj quando in u[um    ducenda.lib.7. 2$  Repellentia in podagra, [nfpetta.lib.. 181  Repellentia 1n palpitatione cordis , dum mittitur  Janguissregtont cordis applicanda. lib.c. 176  Repelle ntibus folis in doloribus in principio quando  10n utendum... 2  Repetitio fanguinis mi[fiomis quando eadem die , €&  quando altero.lib.a. I6    ] Repetitio [anguis milTionis vevul[iue , contra Ga-  lenum [ape eodem dte repetenda eur" quan-  do: ltb.4 17  ] Revul[1o ree. [célam venam quando requirat vecli-  Iudinem partium (t quando con [en [um YOnat-    Yum. Itb. a. 18  I Rbabarbari safu[lo 12 vino exbibita febres eftuan-  te$ excitat. lrib.a. Ij    I Rbabarbart ufus £n eflnofis febribus [nfpettus.l.s-g  IL Rbabar bar: ulus 12 [puto [auguinis [epe [ufpettus .    lib. 6 157  LRhabasbari ufus dy[entericis fnfpettus.lib.7..— 95   | Rbabarbarum bydr optcis 10utile. lib.7. f4  I Rbabarbarum im dolore inflammatorio ventriculs  fueieudum.lib.7 x  WRbabarbarum 12 in nflamnratione renum fu[peétum-  lib.7 y    lo ebarbar H2 12 menfibus [opevfluis noxzu. E S 44  Mhatar barum pro purganda bile, 12 dévirmtione    | Y D &[tuan-    | effuatium febriumsmalum, C quando eo uti pof-  famus.lib.s. 7.6 8  Rhabarbarti phreneticis no multu utendum.l.6. 1.5  Rhabarbarum [n[petium in intemperie calida be-    patis.lib.7. 0034  Rhabarbarum torrefatium in dy[enteria rejicien-  adum.lib.7. 94    Rubificantia quou[que cuti adbarere debent. l.6.77  Ay    Sacchari ro[ati exbibitio poft purgatum corpus 171.   ardentibus febribus, non multuprobanda.l. 5.12  Sal clyflevibus non ita frequenter tndendus.l.3.. 2.9  Sal oleum quomodo [al [um reddat, ft oleo nom liqua- 1.4   tur .lib.7. | 18$. [i  Sara & decotlo portio Guajaci cur indenda.l.7. 211  Sara decotlum a[late cum majori quantitate aque. |o    parandum; C cur. lib.7. 2I  Sarza parilia mirabile decoblum ad tabidos ex Gal | i;  lico s2orbo.Itb.7. 214    Sanguine malo fetla vena exeunteminor quantitas iio;    illius evacuanda . lib.a. 1    Sanguinis in colore zutatio in evacuatiua. eUACHA- i)    tione mon vevulfrvas non ex[peclanda. lib.4. 33).  Sanguinis in colore mutatio nec in vnflammationi-  bus etiam perpetuo exfpettanda. lib.a. T  Sanguinis in colore mutatio quomodo intelligendai|  lib. 4. Mn  Sanguinis in colore mutatio ua vevul[tone a longimsyds,  quis non ex[pectanda. lib.4. T  Sanguinis 1m colore mutatio in plevritide non ei  ex[petlanda , impa 1o in parte bumore. 1. 6.. Yi]  Sanguimis gatffiomi non. [emper p Aldi;  eni-    4    B NODE J    lenitio. lib.a. 1  Sanguinis mi[[io ad animi deliquium raro inu[um.  ducenda.a quibus, C? cur.lLb.a. 9    Sanguinis mi[io quando per [es quando per accidens  A centro ad circum[ erentiam trabit ,  quomo-  do.lib. $. 3$   Sanguinis mi[[ionem quando pracedere debeat fa-  cum [ubductio.lib. a. 20   Sanguinis minus detrabendum i1s,qui artes laborio  fas exercent .lib.a. I   Saguinis repetita evacuatio quomodo facieda.] 4g   Sanguinem ve ectantibus cucurbitula parti affix ao    quando conventat . lib.G. I1$O  Sanguinis [puto ex retentis men[ibus , qua vena [c-  veda. lib.G. 148  Saponarie decoélum pro pauperibus 12 morba Gal-  lico.ltb.7. 11$    Scammonii u[us im e[luofts febribus [nfpetlus , e   quando eo titendum . lib.s.  Scarificatio crurum tn pe[le [aluberrima. lib.g. 33  Scar: ficatia quando proj unda factenda , G' quando    Ww    leviter.ib.4. T  Gellio venain talo ad movendos men[es melius jit  fub noctem.hib.7. 136  Semis in curando profluit diver[a ratto [ervan-  da »pro varietate magna occaftoms .lib.7. . X38    Seri € lalle [egreg and: veramdica v mds ie. $1.  Seri quantitas varte 4 uarias tradit a.quomodo con-    cilianda.lib.5. ! $i  Siccanttbus valenter in [puto [anguinis empla[lica o  mi[cenda.l:b.6 (6 2,    Siti in magna — calidas G quando frigidabi-  bcn-    I*UNXDWEW.    Symptomatice narra operante quid à Medice  moliendum.Iib.s. 6o  Symptomatice natura operante » caute agendum. |  Iib.ss 61. [s  Synocha labcvantibus quando cibus o fferendus.lib.2.    Cant. jo  Syrupi acetoft parandi ratio. lib. 2... íi  Syrupus » c mel.vof. fol. quando in principio conce-   denda.lib. 3. $a. f,  Syrupus ex cichorea cum Rhabarbaro Guliclmi , 1t   dyfenteriaadmittendus. lib.7. 93 |y,  Syrupis pro morbi Gallici materia paranda alexi-- V,   pharmaca mi[cenda.lib.7. 196  Syruptes vof.(ol.inter lemientia non connumerandus», y.  fed 1n*ev [olventia.lib.5 . 49]  Syrupi [olventes in cura morbi Gallici commendaniy,  di.lib.7. 1993)  T'enui[fcmo vitta in ftatu acutorum utendum fem-.  per. 1. Aphor. 8. quando verum . lib.2. 18:  T enui[fimo vitlu utendum. in peracutis omnibus :) i  exceptis pestilentibus.ltb.2. 114  T'ertiana in febre ante cotlionem quandoque pur: n  eandum , quando. Itb. 5. T    T erttana im febre, etiam intermi[[ionis die; victim [.  à Galemo , cà aliis infhitutus apud noftrates perti  eulofus. lib.s. ij   T'ertianis € ardentibus in febribus clyfleres vii  tepentes indendi.lib. s.   T beviaca in pe[fle quado tendit, ci quomodo.l. 5. [^   "Tiggitui aurium. ex morbo Gallico valentia remit "  dizuon applicanda.lib.6. icd]    7 in- d    E;AN8 Dx Exe X    ! T igmitut aurium ex morbo Gallico remedium pr4-    ftanti[J[ymur.itb.6. 166  JT uillatwüesureri 12 prafocatis ex femine vejicien-  d&.ltb.7. 159  I Y urgens materia quomodo varo , € in pefle [ape  ruygens. lib.s. 47  IT ufft laborantibus quando , &$ quatenus vigilan-  dum.lib.6. 165   p  WMPenis brachii in feriendis » qua cAMLOHES , vA'100€  Suc funt babenda.lib.4 22  Weza [ettio 1n wedalieliediois fit ampla.lib.6. 96  Wene fe£htaun brachio menfibus [uppre[/zs quando  admini 'Jferanda. Irb.7. 132  Wena fetta 1m talo in fanguinis puto, affatim [angus  neo e fe detrabendtuim. iib.. 149    W/entriculi im dolore a frigida, c erafla materias,  purgans aliquod medicamentum Hier a aliquan-  do «ddendaum. lib.7. $   M'entviculi im imbecillitate , in puellis , aut catellss    ventricult reet 0771 eiie » CAY endum, Hnc»    Joma us interrumpatur. l1b.7 G   " eutriculo dolezte ob "mfi ammationcm purgantia  fugienda.lib.7. I  yos A Abe ob LZ miemationem » In mida po-   | $57 €Xt appof 10 quedo c ZH 'UCHIA jt... 4.  ("M7 nodi inflammatopre[enti bile quibus vacuam  de b I  (0«BoPerzmes enecantibus dulcia mi[cenda Aib.7. 108  WVermes enecantibus erzplaftris cly[fleres dulces pra-  ponenas.lib.7. 1C9    WMerzzes enecantibus fumptis peross quid. facien-  z  aum.    IN UID EX:    dum.lib.7. III.(?' 107  Veymibus pro enecandis emplaftra ubi applicanda.  Iib.7. IIO  Vertiginofis flernutatoria ,  caputpurgia fugien-  da.lib.6. 47  Veficantia etiem [uper caput applicata , im. "vebe-  sueuti[femis doloribus optima.lib.6. 18. [^  Veficania in febre pefhlentiali [rne pe[ffe sm ujuma. 1  duci nou debent.lib.s. 43  Veftcantia in febre peHlentiali in letbargo optima. 41  lib. 5. 44 .]^  V«ficantta bydropicorum eruribus applicatamoxia, V  Ib.7. $65].  Vificantia in letbargo optima, C quibus partibusi|  applicanda. lib.6. 357]  Veficantia: tn pe[le aliquando in ulum duci po[[unt »)/  C quando.lib.s. 421]  Veficantiaia ye[Hiferis » cum extra corpus alget 4!  utilia.lib.5. 4$  Veficantia in peflilentibus peffreme pa [form ufurpata Ati  Itb. $. $!  Ve ficantia in principio febrium peflilentialium noii] i.  conveniunt. lib. s. T    Vitus cra[fas 1n acutis rejtciemdus.lib.a. jt   Vitlus formatn acutis paffim corrupta y ve '(peCtu ves |  cionis mutanda. lib.2.. I:   Vitus bymidus febricitantibus confert , bumidwl!n,  atu. c potentia.lib.2. PH    Vitius immutandus, vatione temperamentorum CO  quomodo. IHb..   Y. c4 30 9v2141* 772 J, * ; L bi * , f   Vibius mmutanaus , vatiome babitu corporis » CA  terperamenti ventrigulilib.a. 4G]    lt-    ION DoESLY.    Vicius mttandus in acutis obanteatla vitam.La. I4   Villus ratto pro vartetate con[netudipis » Ci vegio-  "s wautanda. lib.z.   Victus tenus pro acutis antiquis quotuplex , Cb qui    4A nobis reciptendus . lib.a. 30  Vicius tenuts 12 acutis cur. lib.a. I    Vinculum laxandum , [e£la wena 1m melanchalicis.  lib.6. 87   Vinum 1n acutis per fe numquam concedendum.» ,  praefertim apud Infubres.lib.z.    $9   Vinum: acutis quando concedendwum.lib.2. $8  Vinum In[ubriues ineptum pro potu acute febrici-  tantum .lib.3. $9  Vini medicati formula praflanti[ima pro aliqia..  Jpecie morbi Gallici.lib.7. 204  mum optima materia pro paraudis aliquando de-  coctrs pro.quorbo Gallico. 1b.7. 204.  Fino terttana laborantes Apud no[lrates per torum  morbum interdicendi-lb.g. ' I4  Virtute per [e debili, vitlus ativezicus ct 72 forma ;  ft vi wor bi, folum quantitate.lib. 2. !  Virtute debili ob aeevavationems, parten. C varo ;    » M inf n 6n gnat pee  ob reíolutzozt Wn paruTC i&pecióaraum.l.. i  Vite "mhi u""umua lormevitie:i ecutrt.l.a. 13    jg / 7, 2 44. -P pawlir *4h 4  Vomendnm A cibo, cra[]75 in ventriculo exz[lentibi    bus   huno ribu;.dib.7. 16  Vomcndum quando 1e]uno ventriculo , C quands  7 epleto.lib.7. | r$  Vomitorio ab allumpto , quam diu a vosnttu abfti-  nendum .lib.7. 1o    OO QS€ , m mq 4 P o osa a £5 pi "p LIFE.  Kk. 0721IMS TTCOHOEAT10? | 4£;:€/2a13 "deu C27? " PE WT    ILZUV DEUX.    Vomitus in men [e determinati non habeant dies»  flatutum Jib.7. 13  Vomitus potius repetendus, quam diu in eo infi 'ften-  dum.lib.7. II  Vomitus quibus noxas afferat inemendabiles.l.3. 12.  Vomitus vepetiti quales effe debeant.lb.7. I2  Vomitus quomedo frequentius byere promovendt ;  C quomodo rarius, € im quibus ca[ibus.l.3.. 10  Vomitus tabidi: inimicus lib.;. II  Voritu qui ab[Linendi.lib.7. I4  Vomiturinon debent nimium cibo vepleri.l.7. 17  Voritoria in cholera fint ex levioribus » nec multe    quántitatis.lib.7. 11.e£ 24  Vomitoria in cholera varianda, pro varietate ma-  teri&.lib.7. 221  Vomitu in colicis quando utendum.lib.7. M»  Vmbilicus aliquando mumiendus im applicationc.2  cucurbitula.lib.7. 79    Vnguenti ex bydrargyro preftare »multam quanti-  tatem parare, C" cautio ante illius u[nm.1.7. 226  Veri regio fovenda attenuantibus ante. [anguims  wi [tonem ex talo.lb.7. 139    Laus Deo; Deiparzque Virgini    ep" E    Hez ^ MACC gs  NI Aer: ce EO Edd iR c aq. dpa did Ludovicus Septalius. Ludovico Settala. Settala. Keywords: ragion di stato, lizio, sesso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Settala” – The Swimming-Pool Library.

 

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