Grice e Serbati: la ragione conversazionale del divino
nella filosofia italiana – la scuola di Rovereto -- filosofia trentina -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Rovereto).
Filosofo italiano. Rovereto, Trento, Trentino-Alto Adge. Important Italian
philosopher. Frequenta l’imperial regio ginnasio.
Studia a Padova. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla
più tenera età, legge alla luce della sua aureola. E in occasione della
venuta a Rovereto del vescovo di Chioggia per consacrare le chiese di S. Maria
del Carmine e di S. Croce, appartenente all'omonimo monastero, che, prendendo
parte alla cerimonia, ottenne il diaconato. Mostra una profonda inclinazione
per la FILOSOFIA, incoraggiato in tal senso da Pio VII. Si trasfere a
Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Manzoni che di lui ebbe
a dire -- è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità. Manzoni
assistette S. sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale
"Adorare, Tacere, Gioire". La sua filosofia destarono l'ammirazione,
tra gli altri, anche di Stefani, Tommaseo e Gioberti dei quali pure divenne
amico. Dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità
per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento fonda al Sacro
Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della
Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia
religiosa, contenute in un libro che cura per tutta la vita, sono approvate da
Gregorio XVI. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida
spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato
dalla Congregazione della Provvidenza Rosminiane. Svolge una missione
diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa
Sede. E presidente dell'Accademia Roveretana degl’Agiati ed il suo posto,
anni dopo la sua morte fu assunto da Paoli, suo segretario ed esecutore delle
volontà, già direttore di Casa S.. Tra le sue volontà del vi e anche quella di
donare a Rovereto un terreno nell'attuale zona di S. Maria per costruirvi
l'ospedale cittadino, e Paoli onora tale decisione. Porta avanti tesi
filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando
l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della
proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo,
postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle
sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Agostino e AQUINO, rifacendosi
anche a Platone. I suoi esordi filosofici si ricollegano a GALLUPPI, sia
pure polemicamente, in quanto S. avverte con ogni chiarezza come risulti
insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico. La
necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa
precedente, porta S. a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia
non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una
pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli
sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la
necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del
conoscere. Il problema filosofico di S. si configurava perciò come quello
di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere
trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi
sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità,
che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata
evidenza, universalità e immutabilità. Questo principio è per S. l'idea
dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale
originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti
dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che
qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce
l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò
innata (“Saggio sull'origine delle idee”). Ma qui i problemi del
kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con
urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, ha
chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui
l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione
è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il
predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione
propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di
un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di
essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del
giudizio. Tuttavia non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il
predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli
una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela
all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo
cade in una vuota posizione nullista. Accanto a questa ontologia la sua etica
si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale). Dedica alla
politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì Pio IX riparato a
Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione
attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale e tale per cui e
costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX vuole
istituire una commissione incaricata della preparazione del testo per la
definizione del dogma dell'immacolata concezione, nonostante ben due suoi saggi
(Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) sono
all'Indice. Chiamato a prendere parte a tale commissione, e favorevole allo stato
liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e
anche alla separazione tra stato e chiesa, sebbene non assoluta. Critica lo
Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come
religione di stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti
della Santa Sede. Critica la legge laicista ed anti-clericale. Si convince della
sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna,
criticandone solo le modalità: in tale ottica, critica sia la rivoluzione
francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei
princìpi sanciti, distinguendoli dalle successive de-generazioni rivoluzionarie,
in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sostene una società perfettista.
Continua a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo
sistema di pensiero con saggi come “Logica” e “Psicologia”. Ratzinger, quando
la questione rosminiana era ancora ben accesa, nell'ambito di una serata
organizzata a Lugano, dice. Nel confronto con le parole classiche della fede
che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto
sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i
teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è
già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è
cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più
forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione
che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi
della chiesa, almeno nell'epoca moderna. Ma se io ora guardo i grandi e
fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da S. a Guardini, o nel nostro
tempo de Lubac, Congar, Balthasar quanto più attuale è la loro parola rispetto
a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della
Chiesa. In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non
nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue
forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla
davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio,
ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come
voce e via della verità. Del resto io penso che vale la stessa regola
anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate:
teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese
non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non
si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più
adeguatamente possibile. E così questa teologia è diventata anche tanto
francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia
italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa
intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la
cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati
da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi. Abbiamo
veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla
verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la
contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la
forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente
grande. Pio VIII dice a S., in udienza. È volontà di Dio che voi vi occupiate
nella filosofia. Tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la
logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di filosofi. Dico, di filosofi
solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugl’uomini, non
rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di
questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un
vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non
esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. Gregorio XVI, successore
di Pio VIII, in risposta alla lettera che S. gli aveva indirizzato. Diletto
Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo
volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua
devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica in cui ci parli della pia
Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata
fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo.
E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco
chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti
ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero
rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo
Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede,
tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con
il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda
le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano concesse,
ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui
sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti
assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina
Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro
animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del
Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo
certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e
utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e
prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa;
in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna
carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica
benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.» (Da
Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di
Cremona dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini
disse: «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi
per far trionfare la verità. Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte
che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo
secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e
Vercelli, fra l'altro scrisse: «Ma non vogliamo che con questo abbia a
patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo
innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo
spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua
a rendere ognora più abbondanti frutti. Col decreto del Sant'Uffizio "Post
Obitum" firmato da Leone XIII,
vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica", XL
proposizioni contenute nelle opere del S., le quali la Sacra Congregazione
romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio
senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito "a
chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che non
vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa
approvate". Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò
in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana",
assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse
nel S.: in occasione dell’anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità
inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del S.
nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo
istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI lo cita
durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria Cattolica
Italiana riguardante la cultura
cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto
di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa. Alla
morte di Paolo VI venne eletto Giovanni Paolo I, laureato in sacra teologia
alla Gregoriana con il saggio, “L'origine dell'anima umana”. È bene precisare
che Luciani e fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo
successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di S. parole di
ammirazione e stima. Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II
che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle
condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua
fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II l’annoverato
tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra
sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della
causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese. Ratzinger da prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede emana il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul
Rev.do sac. S.. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post
obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione
di S.: «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio
sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al
fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto
insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina
cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso. Si possono
attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di
difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del
Decreto Post obitum di condanna di quaranta proposizioni. E ciò a motivo del
fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo decreto,
non appartiene in realtà alla sua autentica posizione, ma a possibili implicanze.
Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità
o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle
teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo
rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato
delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di
pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato
contrario alla fede e alla dottrina Cattolica. Il documento ribadisce la
diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto
al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente
"difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette
nella prospettiva neotomista". Benedetto XVI autorizza la
Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo della
guarigione di Ludovica Noè, attribuito alla sua intercessione. Tra quelli
portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore
impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che
la curò si convertì in seguito all'accaduto. Il cardinale Angelo
Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa
tenuto a Milano, ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e
questione antropologica" in cui riconosce le sue istanze pedagogiche. A.
Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il suo Dies
Natalis. Nel corso dell'Angelus domenicale e ricordato per la sola carità
intellettuale e perché testimonia la virtù della carità in tutte le sue
dimensioni e ad alto livello. Avversario del sensismo e dell'illuminismo e mentore
e maestro intellettuale di quattro pontefici eletti consecutivamente: Giovanni
XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II. Nulla osta della Congregazione
per la dottrina della fede che consente l'inizio della causa di beatificazione.
Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei censori teologi
e delle commissioni storiche in Novara. C. Papa diventa postulatore della causa
succedendo a Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro di Studi
Rosminiani di Stresa. Chiusura del Processo informativo Diocesano. Consegna del
Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura del Trasunto.
Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura della
Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il
Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum
Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della
Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di S. viene pubblicata
sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede
sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do
sacerdote S., a firma del cardinal Ratzinger e di mons. Bertone. Rilascio del Nihil obstare per la Causa di
Beatificazione. Il Relatore approva e
firma la Positio. Conclusione della
stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio.
Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi.
Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. Presentazione
fattispecie super miro. Revisa della fattispecie con firma del
sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo).
Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo).
Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo.
Ponente della Causa Fisichella. Benedetto XVI autorizza la Congregazione per
le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. La
Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con
esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica
dell'evento di guarigione avvenuto a Noè. Il presunto evento miracoloso è
avvenuto. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente espressi
con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un miracolo
operato da Dio per intercessione Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da
parte della Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento della virtù
eroica di S.. A Novara si celebra la beatificazione dando lettura del decreto
di Benedetto XVI che l’iscrive tra i beati. La beatificazione è avvenuta a
Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico
luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo. Con
il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente
celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e
il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli
onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la
celebrazione è stata officiata da J. Martins,
allora prefetto della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco
dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400
sacerdoti, non soltanto rosminiani. A prendere parte alla processione e
celebrare sull'altare, insieme al preposito generale Flynn c'era il segretario
generale dell'Istituto Domenico Mariani con gli allora componenti della Curia
Generalizia dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità
SpiritualeCrish Fuse, il Vicario per la Carità Intellettuale Taverna Patron, il
Vicario per la Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia
Italiana don U. Muratore (profondo conoscitore di Rosmini) e il postulatore
della Causa di Beatificazione, Papa. Hanno partecipato alla celebrazione
anche il cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi Re, il
cardinale arcivescovo di Torino S. Poletto, il vescovo di Novara, mons. R.
Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. Bressan, il vescovo rosminiano mons.
Antonio Riboldi e fra gli altri anche G. Zaccheo (che sarebbe improvvisamente
scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons.
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del
Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora
segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana G. Betori, G. Lajolo,
presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della
Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale
per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida
e il preposito generale dei barnabiti, padre Villa. Tra i numerosissimi
fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per presenziare
alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità politiche. Tra
queste il senatore a vita Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Marini, e
Parisi, al tempo Ministro della Difesa. S. è il primo beato della Provincia del
Verbano Cusio Ossola. In occasione della beatificazione sono stati
moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato
articoli, pagine e interi numeri alla figura di S.. Sono numerosissimi i
suoi saggi. Certamente il più importante a livello ascetico e spirituale e le “Sei
massime di perfezione”, su cui anche Giovanni XXIII fa delle riflessioni prima
di morire. Gli costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere
"Delle cinque piaghe della santa chiesa" e "Dalla costituzione
secondo la giustizia sociale". In filosofiia meritano di essere ricordato
il “Saggio sull'origine delle idee”. Altri saggi: “Principii della scienza
morale”; “Filosofia della morale”; “Antropologia in servigio della scienza
morale”; “Filosofia della politica”; “Trattato della coscienza morale”; “Filosofia
del diritto”; “Teodicea”; “Sull'unità d'Italia”; “Il comunismo e il socialismo”.
Le sei massime di perfezione sono formulate per definire il fondamento
spirituale sul quale ogno uomo puo avere un cammino nella
perfezione. Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste (Matteo
5,48). Desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere
giusto. Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla
gloria della Chiesa di Cristo. Rimanere in perfetta tranquillità circa
tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo,
lavorando per essa secondo la chiamata di Dio. Abbandonare se stesso
nella provvidenza di Dio. Riconoscere intimamente il proprio nulla.
Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di
intelligenza. Di particolare interesse e “Le cinque piaghe della santa
Chiesa". Mostra odi discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale
ragione il saggio fu messo all'Indice e ne scaturì una polemica nota col nome
di "questione rosminiana". L'opera eriscoperta al Concilio Vaticano
II. Il primo a parlare al Concilio di S. e Bettazzi. Mi sia consentito
ricordare S., molto legato ad Aquino. Ma anche studioso e amante del suo tempo,
e che certamente guadagna a Cristo non pochi uomini. Tutto questo mi sembra si
accordi con le cose che sono state già dette da non pochi padri su questo
schema in generale, che cioè gl’uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni
particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a
trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando
della libertà, esaltare i valori dell'umiltà. Parlando del matrimonio, il ruolo
della fortezza. Parlando dei problemi economici e di molti altri problemi,
l'efficacia di un certo disprezzo delle cose. Occorre dunque mettere in luce la
necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e
nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agl’uomini di
questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più
efficace. Il primo e principale compito dunque per gl’uomoni che coltivano la
sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore
di questo mondo in un colloquio franco e aperto. Paolo VI dice. I suoi saggi sono
pieni di pensiero, una filosofia profondo, originale che spazia in tutti i
campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, sopra-naturale, religioso,
ascetic -- filosofia degna di essere conosciuta e divulgata. È stato anche un
profeta. Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere
che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Previde
partecipazione liturgica del popolo. La sua filosofia indica uno spirito degno
di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo.
Ve lo auguriamo di cuore. “Delle cinque piaghe della santa chiesa” è suddiviso
in cinque capitoli corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe
di Cristo. In ogni capitolo la struttura è la medesima: un quadro
ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione
generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei
vescovi nella politica) la piaga i rimedi. La prima piaga e la divisione del
popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità romana, il culto era un
mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le
invasioni barbariche, la scomparsa della lingua dei romana, la scarsa
istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto
un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti:
insegnamento della lingua romana, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso
di messalini in italiano. La seconda piaga e l’nsufficiente educazione del
clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari
con piccoli libri e piccoli maestri: dura critica alla scolastica, ma
soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà. La
terza piaga e la disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi
dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale,
ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni
costo i beni ecclesiastici, schiavi di uomini mollemente vestiti anziché
apostoli liberi di un Cristo ignudo. Rimedi: riserve sulla difesa del
patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir
sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la
libertà. La quarta piaga e la nomina dei vescovi lasciata al potere
temporale. Compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema
e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere
statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi:
propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli. La quinta
piaga e la servitù dei beni ecclesiastici. Sostiene la necessità di offerte
libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del
sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei
bilanci. A Rovereto gli ha dedicato il liceo che frequentò quando ancora
si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Rosmini.
Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "S. (istituto parificato).
Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo. Torino ospita la biblioteca
Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto
scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo
"S.". Farina, Prosser Prosser
Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati, su agiati, Accademia Roveretana
degli Agiati, «Paoli artefice della
rinascita dell'Accademia e suo president. Ragionamento sul comunismo e
socialismo, Grondona, Genova, Questa tesi fu messa in discussione da Abbà a cui
S. controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, Riv. rosminiana, Pagani Rossi. Nota
sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere). Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su
agensir, Biografia di S. su vatican. Istituto S., su rosmini borgomanero. Liceo
delle Scienze Umane su cercalatuascuola.istruzione. Istituto Comprensivo S., su
ic-rosmini Biblioteca S., su biomedico campusnet.unito. su vivoscuola. M. Farina, Gl’Agiati, Brescia,
Morcelliana Edizioni, Italo Prosser, El
pra' de le Móneghe: cronistoria del monastero di S. Croce nell'antico comune di
Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, Approfondimenti Sciacca, La filosofia
morale di S., Torino, Bocca, Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata
da Belti), Stresa, Edizioni Rosminiane
Sodalitas, Dossi, Profilo filosofico di S., Brescia, Morcelliana, Valle, S. Il
carisma del fondatore, Rovereto, Longo Editore, Marangon, Il Risorgimento della
Chiesa. Genesi e ricezione delle "Cinque piaghe" di S., collana
Italia Sacra, Roma, Herder, S., Frammenti di una storia della empietà, a c. di
Cattabiani con una nota filologica di Albertazzi, Trento, La Finestra, Giorgi,
S. e il suo tempo. L'educazione dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e
rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Dossi, Il Santo Probito, La
vita e il pensiero di S., Trento, Il Margine, Gomarasca, La forma morale
dell'essere. La poiesi del bene come destino della metafisica, Milano, Angeli,
Paoli, S., Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede e Cultura, Paoli, Maestro e profeta, Milano, Edizioni San
Paolo, Sapienza, Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di S.,
Roma, Libreria Editrice Vaticana, Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di S. e
altri saggi fra critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano, Gabrielli, Comunità
di San Leolino, Una profezia per la Chiesa. Verso il Vaticano II, Panzano in
Chianti, Feeria-Comunità di San Leolino Muratore, S. per il Risorgimento. Tra
unità e federalismo, Stresa, Rosmininane Sodalitas, Bergamaschi, S. La
perfezione della vita cristiana, Stresa, Rosminiane Sodalitas, Malusa, S. per
l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano,
FrancoAngeli,. Domenico Fisichella, Il caso S. Cattolicesimo, nazione,
federalismo, (Roma, Carocci); Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei
valori etici e spirituali, Stresa, Rosminiane Sodalitas, Malusa, Stefania
Zanardi, Le lettere di S., un "cantiere" per lo studioso.
Introduzione all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio, Zanardi, La
filosofia di S. di fronte alla Congregazione dell'Indice Milano, Franco Angeli.
Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. In
Rosmini l'attenzione ai fatti di lingua e la speculazione sul fenomeno del
linguaggio furono non meno vive di quelle di Manzoni, esercitate però con
sensibilità, impostazioni e modalità differenti26. L'origine del linguaggio, in
particolare, seppur poco appariscente, è un tema delicato e importante del suo
sistema filosofico e ricorre a varie riprese lungo tutta la sua opera, talvolta
con brevi cenni indiretti talaltra in forme più estese. Una trattazione piuttosto ampia si trova già
nel saggio Sui confini dell'umana ragione ne' giudizi intorno alla divina
Provvidenza che costitusce il primo libro della Teodicea, ai capitoli 17-21,
sotto la rubrica della 'quarta limitazione dell'umana ragione', la quale
recita: «La mente umana non può produrre
a sé medesima veruna scienza, senza che gliene venga dastraniera cagione proposta
la materia»27. Questo implica che prima della azione degli esseri sussistenti'
la mente umana è una tabula rasa, incapace come tale di astrarre senza lo
stimolo di segni che in qualche modo rendano sussistenti gli astratti (88-89).
In altre parole, «l'uomo conosce
solamente quello che a Dio piace di manifestargli naturalmente
soprannaturalmente» (94), ossia il mondo fisico (96) e i contenuti della
rivelazione (97). Dono di Dio non può
che essere anche il mezzo per passare dall'uno agli altri, ossia il
lin-guaggio, perché la rivelazione - principio paolino - si fonda sull'udito e
inoltre presuppone già esistente la facoltà di astrazione: pertanto «l'uomo non
potea dare a se stesso il linguaggio: onde egli ripete dal Creatore anche
questo mezzo di conoscere» (99). La
funzione semiotica è condizione necessaria della conoscenza, in quanto l'uomo
«senza i segni non potea né pure concepire gli astratti» (100); e qui,
diversamente che altrove, segni vuol dire senz'altro parole, e precisamente i
nomi di qualità. È questo il punto cruciale della questione: non c'è astrazione
senza segni-parole, ma i segni-parole presuppongono le astrazioni.
Evidentemente, dunque, l'uomo riceve dall'esterno, cioè da Dio, il primo nucleo
motore, già formato, di segni-parole. La tesi dell'origine divina, già
nettamente delineata, trova così la sua
enunciazione esplicita: Erano necessarj
all'uomo segni esterni a' quali la mente associasse e legasse le astrazioni: né
egli poteva dargli a se stesso, mentre per inventarli sarebbono state
necessarie quelle astrazioni medesime, che, senza i vocaboli, egli non può,
come dicevamo, possedere. Dunque Iddio donò all'uomo una lingua, quel Maestro
supremo gli insegnò l'uso d'alcune voci, nelle quali apparissero quasi
sussistenti all'esterno le astrazioni insieme con esse contemplate; queste voci
poterono chiamare a sé l'attenzione dell'umana
mente (102)28. Tali 'voci',
prosegue Rosmini, poterono essere i nomi che, conforme al racconto biblico, Dio
attribuì a ciascuna delle opere della creazione al fine di renderle conoscibili
(106), e costituirono le prime astrazioni (111), in grado di mediare tra il
visibile e l'invisibile (107). Non
dovette trattarsi insomma di un insegnamento esplicito del linguaggio, bensì
della sua trasmissione indiretta unitamente alle verità della salvezza: «Quindi
le eterne verità furono, io mi credo, al linguaggio incorporate e con esso
insieme insegnate» (108), e con esso altresì, «nella forma materiale della
lingua quasi in arca ben chiusa», custodite e tramandate di padre in figlio pur
nel variare storico dei sistemi linguistici (114). La sapienza e il
linguaggio,dunque, «furono dati all'uomo congiunti nella stessa guisa, sarem
per dire, come furon creati congiunti alla materia i suoi accidenti» (112). Non
per nulla la Bibbia attribuisce allo Spirito santo il dono delle lingue: Pare adunque che l'ispirato scrittore voglia
farci intendere con tali parole, come l'invenzione del favellare non poteva
esser opera proporzionata alle brevi forze dell'uomo, giacché richiedeva
nell'inventore universale sapienza. Di vero, egli è tutt'altra cosa usare della
favella dopo averla apparata, ed inventarla senza che alcuno insegnata ce
l'abbia. Chi avesse dovuto inventare l'umana favella, non avrebbe forse
incontrato insuperabile difficoltà nella nominazione delle cose sensibili e
sussistenti; ma un passo insuperabile, come dicevamo, avrebbe dovuto trovare
nel dare le voci agli astratti, giacché gli astratti non li percepiva, non li
sentiva né in se stessi, né in qualche loro segno che a lui li mostrasse (110)
29. Nel Nuovo saggio, com'è ovvio,
quello delle funzioni del linguaggio e della sua origine, nel senso
gnoseologicamente ed epistemologicamente più pregnante, è un tema cruciale che
sarebbe interessante seguire analiticamente lungo le quattro edizioni
dell'opera curate dall'autore stesso. Non potendo farlo in questa sede, e
riconoscendo che «Rosmini non è tutto nel
Nuovo saggio»30, mi limiterò a qualche annotazione utile nel prosieguo
del discorso. Intanto, occorre rilevare
che la critica alla teoria sensista dell'origine del linguaggio non è sviluppata
nel capitolo espressamente dedicato a Condillac (del quale lì viene discusso
unicamente il Traité des sensations) bensì di fatto nel capitolo su Dugald
Stewart, dove Rosmini avverte che il discorso svolto contro di lui, ovvero
contro Adam Smith, vale né più né meno per tutti i sostenitori del «romanzetto
di questo selvaggio» inventore e segnatamente per Condillac, al quale peraltro
riconosce il merito di «aver chiamata l'attenzione de' filosofi sulla mutua
relazione della favella e del pensiero»31. E notiamo per inciso che alcune
delle contestazioni al «misterio metafisico del lockismo» (49 nota 2), e il
tono ironico con cui sono avanzate, torneranno molto simili nelle pagine di
Manzoni. Per mostrare come nel 1830,
data della prima edizione32, l'impostazione rosminiana siaancora
sostanzialmente quella del saggio poi confluito nella Teodicea, riporterò
soltanto due brani. Il primo è la conclusione di una nota facente parte della
lunga critica alla teoria della precedenza dei nomi propri sui nomi comuni, sostenuta
da Stewart sulla scorta delle Considerations concerning the first formation of
languages di Smith; il punto, osserva
Rosmini, è sapere come la mente possa pervenire alle prime astrazioni, e
conclude: Ora la mia opinione sopra di
ciò la espressi già nel Saggio sui confini della ragione umana [...]. Io
dimostrai in quel luogo, che l'uomo avea bisogno d'essere ajutato e mosso a ciò
da qualche segno esterno (lingua), che segnasse la cosa astratta da se sola; e
tale che fosse atto a eccitare e tirare la sua attenzione e nella sola qualità
astratta concentrarla. E fu di qui che io dedussi l'impossibilità che avea
l'uomo d'inven- tare da se stesso un
linguaggio completo e accomodato a' suoi bisogni (vol. I, p. 213). Il secondo brano, anch'esso in nota, rientra
nella dimostrazione del linguaggio quale ragion sufficiente per l'astrazione, e
accanto alla presa di distanza da Bonald, presenta una distinzione molto
importante. «Avvertasi - scrive Rosmini - che qui non è mio intendimento
d'investigare, se il linguaggio sia d'origine divina od umana; avvegnaché da
quanto fin qui ho ragionato la cosa manifestamente apparisca»; ed ecco la
nota: È impossibile inventare il
linguaggio da una mente umana che non possegga idee astratte; perciocché
nessuno può mai dare un segno ad idee che non ha. Quindi è vera e bella la
sentenza di Rousseau, «che non si poteva inventare il linguaggio, senza il
linguaggio»; se non che conveniva restringerla entro i confini di quella parte
di linguaggio, che le idee astratte riguarda, la quale è la più nobile, e
formale parte delle lingue. Non essendo stata fatta questa divisione, Rousseau
potè intravedere una verità rilevantissima, ma non dimostrarla; né a me è noto
che alcuno n'abbia, dopo di lui (né pure il sig. Bonald), data una rigorosa dimostrazione. Ma
restringendo la proposizione di Rousseau alle idee, e vocaboli astratti, io
credo che mi sia riuscito di dare quella dimostrazione rigorosa che può tor via
ogni dubbio dalla questione; ed il lettore può ben da sé ravvisarla e comprenderla
ne' principi che espongo in questo articolo sul linguaggio, e da ciò che ho
scritto nel Saggio sui confini dell'umana ragione (vol. III, p. 160-161).
La distinzione in realtà apre nel tessuto teorico della tesi una
smagliatura le cui conseguenze vedremo poco oltre; e Manzoni avrebbe potuto
ripetere che nelle 'condizioni necessarie per essere una lingua' non si danno
gradi, nemmeno di astrazione: «si è o non si è una lingua».apparire fra le
pieghe del discorso nell'Antropologia soprannaturale33, dove l'autore sta al
gioco condillacchiano di immaginare la condizione umana primordiale, e
scrive: Supponiamo adunque l'uomo nelle
pure condizioni naturali, non privo però degli stimoli esterni, senza i quali
le sue potenze inerti e quasi raggomitolate in sé non avrebbero potuto avere
nessuno sviluppamento; e fra questi stimoli esteriori uopo è che gli supponiamo
data altresì la favella colla qual solo vien tratta all'azione la sua potenza
di riflettere e d'astrarre, e quindi esce in atto la sua libertà ligata senza
di ciò e nulla operante; la qual favella tale che gli bastasse, non potrebbe
mai trovarla egli medesimo (vol. I, p.
323). La fictio speculativa si
prolunga - poco manzonianamente, in verità! - in una minuta discettazione
intorno alla lingua primitiva dell'umanità, «argomento bellissimo» (vol. II,
p. 28). Basato sull'ipotesi «che Iddio
abbia il primo parlato all'uomo primitivo» (p. 27) insegnando in tal modo agli
uomini ad astrarre, il gioco ha termine con la conclusione secondo la quale «la
lingua primitiva è parte divina, e parte umana» (p. 28). Una conclusione
conciliatoria e però rischiosa, ma che permette a Rosmini di non entrare in
contraddizione con se stesso, perché se è vero che la parte umana è, come aveva
scritto nel Nuovo saggio, la più nobile e formale', la parte divina è quella
primaria e fondamentale. Pur con qualche
sfumatura, dunque, la posizione iniziale del saggio del 1827 è mantenuta lungo
tutti gli anni Trenta, e la si ritrova immutata ancora al momento della
riedizione come primo libro della Teodicea. Senonché di lì a poco tale
posizione risulterà modificata in un modo assai significativo, se non
capovolta34. Possiamo fare un primo tentativo di ricostruzione, se non di
spiegazione. Se torniamo ai due brani
già citati della Teodicea e li rileggiamo con le correzioni apportate a mano
dall'autore (praticamente le sole modifiche di contenuto in tutto il libro) su
un'esemplare dell'edizione Pogliani del 1845, troviamo un ragionamento più articolato
e in definitiva una tesi differente. Primo brano della Teodicea (le modifiche
sono evidenziate in corsivo): Erano
necessarj all'uomo segni esterni a' quali la mente associasse e legasse le
astrazioni: né egli poteva dargli a se stesso fin ch'era solo, ché per
inventarli sarebbono state necessarie quelle astrazioni medesime, che, senza i
vocaboli, egli non può, come dicevamo, possedere. E dato ancora che, aggiunta
la sua compagna per le necessità del convivere, avessero i due coniugi trovati,
con un solo attocomplesso, i segni e gli astratti; qual lungo tempo ci sarebbe
bisognato ad arricchirsene in qualche copia? e con quella scelta che era
necessaria pel progresso morale, e per elevare le loro menti alle cose
invisibili? Dunque Iddio donò all'uomo una lingua, quel Maestro supremo gli insegnò
l'uso d'alcune voci, nelle quali apparissero quasi sussistenti all'esterno le
astrazioni insieme con esse contemplate;
queste voci poterono chiamare a sé l'attenzione dell'umana mente (102). Secondo brano della Teodicea: Pare adunque che l'ispirato scrittore voglia
farci intendere con tali parole, come l'invenzione del favellare non poteva
esser opera proporzionata alle brevi forze dell'uomo, giacché richiedeva
nell'inventore universale sapienza. Di vero, egli è tutt'altra cosa usare della
favella dopo averla apparata, ed inventarla senza che alcuno insegnata ce
l'abbia. Chi avesse dovuto inventare l'umana favella, non avrebbe forse
incontrato insuperabile difficoltà nella nominazione delle cose sensibili e
sussistenti; ma un passo difficilissimo, come dicevamo, avrebbe dovuto trovare
nel dare le voci agli astratti, ché gli astratti non li percepiva, non li
sentiva né in se stessi, né in qualche loro segno che a lui si mostrasse
(110). Come si vede, la conferma dell'origine
divina si accompagna all'ammissione di una pos-sibile, seppur poco probabile,
formazione umana. Resta fermo che ai segni-parole l'uomo non può pervenire con
le sole proprie risorse né da solo (entrambe le condizioni sono importanti); ma
ai fini dell'innesco della conoscenza, oltre all'intervento esterno da parte di
Dio mediante il dono dei primi segni-parole, in linea di principio è
sostenibile l'ipotesi che l'uomo acquisisca i segni-parole in società coi suoi
simili mediante degli atti unitari complessi semiotico-astrattivi. I due brani tratti dal Nuovo saggio, rimasti
inalterati lungo le prime tre edizioni, subiscono nell'edizione definitiva del
1851-52 un adattamento analogo, e anzi più marcato, per apprezzare il quale il
solo corsivo non è sufficiente ma bisogna leggere insieme le due versioni.
Primo brano del Nuovo saggio: Ora l'uomo
ha bisogno di essere aiutato a ciò da qualche segno esterno (lingua) che segni
la cosa astratta da se sola; e tale che sia atto a fissare la sua attenzione, e
nella sola qualità astratta concentrarla. Di qui l'impossibilità che l'uomo
solitario inventi da se stesso col suo puro pensiero un linguaggio, che a ciò
gli serva (§ 154 nota 1). Nel secondo
brano del Nuovo saggio cambia anche il testo a cui la nota è apposta:
«Avvertasi, che qui non è mio intendimento d'entrare nella questione del fatto,
se il linguaggio sia d'origine divina od umana; e né pure nella questione
filosofica della possibilità»; ed ecco la nuova nota: È impossibile inventare il linguaggio ad una
mente umana prima che posseda delle idee astratte; ché nes-suno può dare un
segno a idee che non ha. Quindi la sentenza di Rousseau, «che non si poteva
inventare il linguaggio senza il linguaggio» si deve restringere entro i
confini di quella parte di linguaggio, che le idee astratte riguarda. Non
essendo stata fatta questa distinzione, il Rousseau potè intravedere una
verità, ma non dimostrarla; né a me è noto che alcuno n'abbia, dopo di lui (né
pure il sig. Bonald), data una rigorosa dimostrazione. Restringendo dunque la
proposizione del Rousseau alle idee, e vocaboli astratti, ell'ha un fondo di
verità. In primo luogo non si può inventare il linguaggio da alcun uomo
segregato dalla società de suoi simili, nel quale stato né egli ha l'occasione
di comunicare i suoi bisogni e pensieri agli altri, né gli altri possono
comunicar i loro. Ponendo poi un individuo umano coesistente con altri uomini
privi di linguaggio, due questioni si possono fare. La prima, se quegli uomini
potrebbero inventare un linguaggio prima d'aver formate alcune astrazioni, o
potrebbero formare queste astrazioni prima d'avere inventato qualche linguaggio
o de' segni, e rispondiamo negativamente. La seconda, «se potrebbero fare
queste due cose contemporaneamente, cioè trovare de' segni e coll'atto stesso
formare delle astrazioni», e questo non lo crediamo impossibile (§ 523 nota
1). Una considerazione più attenta della
natura costitutivamente sociale e altresì sistematica del linguaggio ha
condotto Rosmini a modificare il proprio convincimento iniziale: non si tratta
più di singoli individui alle prese con singoli segni-parole, bensì di comunità
che danno forma a un sistema linguistico. Scrive infatti nell'Antropologia
soprannaturale: «Se prendiamo una parola isolatamente dall'altra non mostra
veruna similitudine coll'idea, che per essa si esprime [...]. Ma all'incontro
pigliando l'intiero discorso, cioè una serie di parole avvedutamente ordinate,
trovasi tosto una corrispondenza colla serie de' pensieri [...]. Egli è per
questo, che le lingue sono sistemi di segni così eccellenti che possono
esprimere tutte le cose» (vol. Il, p. 22-23).
Può aver contribuito al ripensamento in questa direzione lo studio
attento delle prime produzioni linguistiche della nipotina Marietta, consegnato
nelle analisi e riflessioni - semplicemente straordinarie - del paragrafo 162
del Rinnovamento della filosofia35. Ma non escluderei un'eco teorica
dell'insistenza manzoniana sul concetto di 'interezza' delle lingue; la si
sente risuonare ancora, per esempio, nella definizione di lingua data nella
tarda Logica: «un sistema di segni
vocali o vocaboli stabiliti da una società umana, adeguato a significare i
pensieri che i membri di quella società si vogliono comunicare
reciprocamente»36.6. Con il brano dall'edizione definitiva del Nuovo saggio
siamo già alla posizione assunta e sostenuta nella Psicologia, che del resto la
precede 37. Sappiamo già che la funzione dei segni è quella di «offerire
dinanzi allo spirito uno stimolo e termine che lo muova a concentrare e fissare
l'attenzione», permettendo in tal modo la formazione delle idee astratte
(1379). Ora Rosmini è interessato a scoprire come questo avvenga, a vedere cioè
«con qual progresso e fin dove l'uomo, o piuttosto gli uomini conviventi
insieme, possano andare nella formazione del linguaggio» (1460). Il momento iniziale è dato dall'istinto, che
spinge l'uomo ad esercitare le proprie facoltà vocali naturali e, mediante
esse, a produrre dei suoni indipendentemente dalla loro capacità significativa,
la cui scoperta avviene in un secondo momento; «questo - osserva Rosmini - è
già un passo grande al suo sviluppo intellettivo, ma l'astrazione propriamente
detta non c'entra ancora» (1460). Che tipo di parole sono queste prime
emissioni verbali umane? Riprendendo la
tesi lungamente sostenuta nel Nuovo saggio, Rosmini ripete che la loro natura è
di nomi comuni, salvo a precisare però che vengono u s a ti come nomi propri:
una concessione di non poco conto all'opinione che Stewart aveva tratto da
Smith, precedentemente avversata. Da qui la ricostruzione, al tempo stesso
filogenetica e ontogenetica, di come «un po' alla volta verrà a stabilirsi un
suono, che sarà il nome comune di tutti gli oggetti » di una stessa classe, un
tipo di nomi che andrebbero definiti sostantivi qualificati anziché aggettivi
sostantivati (1462). L'attribuzione dei
nomi comuni però non comporta ancora l'attività eminentemente intellettuale
dell'astrazione, che è successiva e richiede altre condizioni. Per illustrare
le quali, Rosmini esplicita e spiega il proprio ripensamento sull'origine del
linguaggio: Noi abbiamo altrove espressa
l'opinione che gli uomini non potessero venire a pensare e a denominare le pure
astrazioni, per non avere in natura alcuno stimolo che a ciò li muova; di che
deducevamo la divina origine di questa parte della lingua. Di poi abbiamo fatto
più maturi riflessi, ed ora non ci sembra quella dimostrazione irrepugnabile.
Distinguiamo adunque la questione del fatto da quella della semplice
possibilità. È indubitato, quanto al fatto, che il primo uomo ricevette l'avviamento
a parlare da Dio stesso, il quale, parlandogli il primo, gli comunicò una
porzione della lingua [...]. Ma trattandosi d'una semplice possibilità
metafisica, se l'umana famiglia (non l'uomo isolato) potesse col tempo giungere
a pensare almeno alcuni astratti, contrassegnandoli nello stesso tempo e con
una stessa operazione complessa, colla voce o con altra maniera di segni, ci
pare oggimai di poter rispondere affermativamente di aver trovato quello
stimolo che indarno avevamo prima cercato, dal quale fosse mosso
l'umanointendimento (1471). I
«pochissimi astratti (forse di divina origine)» (1471) rinvenibili nelle lingue
antiche non esimono insomma dal domandarsi come «l'umana famiglia potesse
giungere d a s e stess a agli astratti puri, almeno ad alcuni di essi» (1472;
spaziato mio). La risposta di Rosmini consiste sostanzialmente nel fare appello
al meccanismo cognitivo elementare della metafora a base metonimica: avendo già
gli uomini coniato un nome per il braccio in quanto arto anatomico, per nominare
la proprietà della forza che distingue quell'arto dagli altri, invece di
inventare appositamente un nuovo nome, adoperano la designazione primitiva
estendendone il significato. Un'illustrazione nobile di questo meccanismo
semiotico la si trova nel commento al prologo del vangelo di Giovanni: Pare, che primieramente gli uomini abbiano
nominata la parola esterna e sonante come quella che cade sotto i sensi. Più
tardi si sono fermati a considerare che la parola esterna non era che un segno
che esprimeva una cosa interna, un oggetto pronunciato dalla mente. Volendo
dunque nominare questa cosa interna significata in vece di imporle un nome
proprio, vi adattarono lo stesso vocabolo che significava la parola esterna,
lasciando, che il contesto del discorso chiarisse quando a quel vocabolo
convenisse dare il significato antico di parola, suono proferito cogli organi
della voce a significare; e quando gli si convenisse dare il significato nuovo
della cosa interna nello spirito colla parola significata. Questa maniera di
estendere alle parole vecchie il significato di mano in mano che gli uomini
estendono le loro cognizioni, è più comoda che inventare vocaboli nuovi, perché
esigge uno sforzo di mente minore e adattato a tutta la comunità degli uomini,
oltrediché le idee o cognizioni nuove ritengono in tal modo la relazione con le
idee o cognizioni precedenti onde furono derivate, e così meglio si conoscono,
e più agevolmente si prestano al ragionamento; giacché i nessi fra esse e le
notizie più antiche e più famigliari sono pronti. Solamente più tardi, quando
la mente è già sviluppata, e non ha più bisogno di tali dandine, ella inventa
parole nuove e proprie per quelle cognizioni che non le sono più nuove; ovvero
le parole vecchie da comuni diventano proprie perdendo il primitivo
significato, e ritenendo solo il nuovo 38.
Ma restiamo sul testo della Psicologia, che nel procedimento descritto
vede la chiave naturale per poter accedere alle astrazioni: «Ed ecco già
trovato il segno, a cui la mente può legare veramente un concetto astratto; e
via più apparisce che quel nome già significa un astratto, quando quel nome
vada perdendo, come talora avviene, il suo primitivo significato, e rimanga
unicamente significativo dell'astratto» (1472). Giunge così a termine l'indagine
sul modo in cui «comincia a formarsi natur al m ente una lingua» (1460;
spaziato mio): Ora, pervenuta la mente a
fissare alcuni astratti coll'aiuto di tali segni sensibili somministrati dalla
natura,quindi denominati, applicando ad essi il nome imposto da principio a
cotali segni, già il cammino della mente non trova più impedimenti
insuperabili, e però tutto il suo svolgimento rimane n a tu - ral ment e spiegato (1473; spaziato
mio). Nessun ostacolo logico dunque
impedisce di ritenere la lingua un prodotto umano, inventato al doppio fine,
cognitivo e comunicativo, di dare slancio al pensiero individuale e di
socializzarne le acquisizioni: «Nel che - conclude Rosmini - è da ammirare la
sapienza del Creatore, il quale non ha abbandonato questa invenzione della
lingua al solo operare libero e calcolato del pensiero umano; ma ne ha messo
nell'uomo l'istinto, [...] e di più gliene ha egli stesso comunicati i primi
elementi» (1532). La conseguenza del
nuovo atteggiamento di Rosmini è che il linguaggio sparisce progressivamente
dal suo orizzonte speculativo. Anche a non volersi spingere così oltre nella
spiegazione del fatto, il fatto resta: non c'è paragone tra la ricchezza e
l'importanza delle riflessioni semiotico-linguistiche disseminate nelle sue
opere fino alla Psicologia, e — se ho visto bene - la scarsità di spunti, pur
interessanti, presenti al riguardo nell'immensa Teo-sofia39, che lo impegnò
negli ultimi anni. 7. Torniamo ora per
finire allo scambio epistolare del 1831 da cui siamo partiti. La mia
convinzione è che, dopo il silenzio seguito, non sia stato Manzoni a
convertirsi all'idea dell'essere, della quale poteva già essere ben persuaso,
salvo ad esitare davanti alla 'question di cominciamento'; è stato piuttosto
Rosmini - messo in allarme, grazie ai dubbi di Manzoni, circa il possibile
esito pansemiotico della propria posizione gnoseologica (evitato in maniera del
tutto estrinseca mediante il ricorso all'origine divina del linguaggio), che in
sostanza avrebbe identificato pensiero e linguaggio compromettendo la ricerca
sulle idee la cui origine, risolvendosi linguisticamente, non avrebbe più
costituito un problema - a ridurre la portata cognitiva del linguaggio
esteriorizzandolo e tenendolo sotto il controllo della ragione in modo da
poterne postulare l'origine umana, sia pure in uno con la capacità di
astrazione. Non per niente il ruolo del
linguaggio ai fini della formazione delle idee astratte passa dalla necessità
nel Nuovo saggio («necessità del linguaggio per muovere la nostra intelligenza
a formare gli astratti»: nella I ed. vol. III p. 145; nell'ultima in testa al §
515) alla utilità nella Psicologia («fu da noi provata l'utilità del
linguaggio, o per dir meglio, di segni per la formazione degli astratti»:
1379), per di più con la restrizione: «utilità che in altro non consiste se
non..». E pur considerando che questo paragrafo della Psicologia
iniziadistinguendo il problema della pensabilità di un'idea dal problema della
sua formazione, la sua conclusione sull'errore dei nominalisti consistente nel
ritenere che le idee astratte non siano «né possibili a formarsi, né pensabili
senza i segni del linguaggio» è in palese contrasto con l'enunciazione netta di
Teodicea 100 secondo la quale «senza i segni non potea neppure con c e pir e
[che qui equivale a formare] gli astratti»; un contrasto non sanato e forse
nemmeno rilevato, che del resto si mantiene nella stessa Psicologia: «gli
astratti sono pensabili per se stessi senza bisogno dei segni» (1380), e
contra: «le astrazioni hanno bisogno di segni [...] per pensarsi» (1523).
Rosmini passa così in qualche modo dalla coimplicazione di pensiero e
linguaggio, o quanto meno da una loro stretta correlazione, alla strumentalità
del secondo rispetto al primo, chiaramente attestata dalla Logica dove chiama i
segni, o meglio i sistemi di segni, le gambe e anzi le stampelle o i trampoli
del pensiero (885). Per quanto riguarda
specificamente il nostro tema, riprendendo i termini degli studi recenti di
storia del pensiero linguistico moderno, possiamo dire che, dietro la spinta di
Manzoni, Rosmini parrebbe convertirsi dal 'genetismo' alla 'storicità'40; ne
potrebbe essere un indizio la progressiva presenza nelle sue pagine di diverse
sfumature: l'insistenza sulla socialità quale fattore costitutivo dell'essere
umano, l'accento sulla totalità strutturata del linguaggio, l'attenzione verso
il funzionamento del linguaggio in atto.
Si tratta però di una conversione non perfettamente articolata. Il suo
esito paradossale è infatti che nella Psicologia Rosmini finisce col pervenire,
come s'è visto, a una tesi di sapore condillacchiano: il linguaggio nasce su
base istintuale dai segni (vocali) naturali, che solo in un secondo momento si
istituzionalizzano nella loro funzione semiotica (1460, e 1462 con applicazione
all'ontogenesi); e Manzoni avrebbe poturo ripetergli la stessa postilla apposta
a un passo di Condillac: «Si tratta proprio di sapere come le grida possono
diventare segni» (Postille 15) 41. Ciò facendo Rosmini capovolge anche, di
fatto - malgrado la distinzione fra
'natura' e 'uso' di essi -, la successione dai nomi comuni ai nomi
propri originariamente sostenuta nel Nuovo saggio. Pur mantenendo l'opinione
che i «pochissimi astratti» delle lingue antiche siano «f o rs e di divina
origine» (1471), spiega l'astrazione come un processo di metaforizzazione di
metonimie dal referente fisico (1472): ecco «n a tu ralm ent e spiegato» il
«cammino della mente» (1473). Questa attitudine appare palese nella conclusione
già citata di Psicologia 1532, dove cerca di salvare l'unione di entrambe le
tesi genetiche asserendo che l'origine del linguaggio è umana e che Dio ha
assistito l'invenzi on e immettendone l'istinto e fornendone «i primi
elementi». In conclusione, mentre la
propensione storica orientata sui 'fatti' linguistici, al fondo,faceva negare a
Manzoni non tanto e non solo l'origine umana del linguaggio ma in primo luogo
la legittimità stessa di una questione di origine a proposito del linguaggio,
l'impulso alla confezione di un 'sistema' filosofico complessivo fece passare
Rosmini da una tesi ad un'altra ma sempre all'interno di un'ottica di
ricostruzione genetica originaria delle
'proprietà' del linguaggio. Ma è la prima prospettiva quella che nella
svolta dal genetismo del Settecento alla
storicità dell'Ottocento si è rivelata vincente e ha dato nuovo impulso allo
sviluppo delle scienze del linguaggio.Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini
Serbati. Antonio Rosmini. Rosmini. Serbati. Keywords: gl’agiati, Agostino,
Aquino, la tradizione Latina italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e
Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Serbati.
Grice e Sereniano:
la ragione conversazionale del cinargo romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sereniano was a philosopher who
visits the emperor Giuliano. He followed the doctrine of the Cinargo.
Grice e Sereno: la
ragione conversazionale dell’ondella tranquilità dell’animo – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo
italiano. He belongs to IL PORTICO and is a friend of Seneca. Seneca dedicates
some of his works to him. In the dialogue “On the tranquility of mind,” Seneca
depicts them discussing the problems S. has with maintaining his firmness of
resolve. Anneo Sereno.
Grice e Serra: la ragione conversazionale dell’economia
filosofica – storia dell’economia romana – massoneria – filosofia calabrese --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Dipignano). Filosofo italiano. Dipignano, Cosenza, Calabria. Mercantilista.
Considerato il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi
in Europa. A lui va il merito di avere composto per primo un trattato
scientifico, seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica. Poco
si conosce della sua vita: laureato probabilmente in utroque, imprigionato
nelle carceri della vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al
complotto architettato da CAMPANELLA per liberare la Calabria ma più
probabilmente dietro accusa di falso monetario. Mentre e in carcere
compose “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e
d'argento dove non sono miniere” e lo dedica al vice-ré di cui spera l'aiuto. Riusce
a farsi ricevere dal nuovo viceré, III duca d’Osuna, per proporgli un programma
di riforme utili al Regno. L’incontro fu infruttuoso e e ri-mandato nelle
carceri della vicarìa, dove probabilmente muore. Essendo molto gravi le
condizioni finanziarie del Regno di Napoli -- esausto il tesoro pubblico e
l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per
sottrarvisi -- Santis propone di limitare l'esportazione della moneta e di
abbassare i tassi di cambio con le piazze estere. La polemica con Santis è alla
base della proposta di S. Dimostra con esempi tratti dalla antica storia romana
l'inutilità e anzi il danno di questi
presunti rimedi. Da ciò trae occasione per spiegare la vera causa della
prosperità della nazione italiana. Analizza la causa della scarsità di
moneta nel Regno di Napoli e il fattore che puo invertire questa tendenza
economica. Il primo ad analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia
commerciale incluso il bene di servizio e il bene del movimento di capitale. Spiega
come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli e causata dal deficit della
bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte e in grado di respingere
l'idea per cui la scarsità di denaro e dovuta al tasso di cambio. La soluzione
prospettata al problema e indicata nella promozione attiva delle esportazioni. S.
segna il distacco dalla concezione moralistiche scolastica per passare ad una spiegazione
laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Croce la define
lampada di vita. Galiani a scoprirlo, tessendone un elogio in una nota del suo
celebre trattato Della Moneta. Chiunque legge questo trattato, scrive, resta
sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale
ignoranza dell’economia filosofica ha S. chiare e giuste le idee della materia
di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de
soli rimedi efficaci. Galiani paragona S. a Melon e a Locke, considerandolo
superiore per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di ignoranza dell’economia
filosofica. Egli, che in vita era stato del tutto trascurato e per
secoli, tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo
molto tempo è stato finalmente riscoperto. Addante, Cosenza e i cosentini: un
volo lungo tre millenni, Rubbettino, Martelloni, Regno di Napoli e Terra
d'Otranto, Aspetti economici e sociali di una crisi, in Perrotta, La scienza è
una curiosità. Scritti in onore di Cerroni, Manni, Benini, Croce, Storia del
Regno di Napoli, Laterza. Avendo ottenuto di parlare al vice-ré duca d’Ossuna
per comunicargli cose utili allo stato, e udito, presenti i consiglieri, ma,
giudicandosi che avesse detto ciarle e chiacchiere senz'altro concludere, e ri-mandato
al suo carcere. Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno, Ecra, Destefanis, Illuministi Italiani, Galiani,
Milano-Napoli, Galiani, Della moneta, Napoli, Salfi, Elogio, primo filosofo di
economia civile, in Addante, Patriottismo e libertà. L'Elogio di Salfi,
Cosenza, Custodi. Scrittori classici italiani di economia politica, Milano, Pecchio,
Storia della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai
giornali del governo di Girone duca d'Ossuna vice-ré di Napoli scritti da Zazzera,
Archivio storico italiano, Savarese, Trattato di economia politica, Napoli, Ferrara,
Prefazione, in Trattati italiani, Torino, L. Bianchini, Della scienza del ben
vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, Andreotti,
Storia dei cosentini, Napoli, Accattatis,
Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza; Fornari, Studii (Pavia);
Amabile, Campanella. La sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia” (Napoli);
Marco, Teorie economiche, Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e
lettere, classe di lettere e scienze storiche e morali, Benini, Sulle dottrine
economiche, Appunti critici, in Giornale degli economisti, Economisti, Graziani, Bari, Arias, Il
pensiero economico di S., in Politica, Croce, “Storia del Regno di Napoli” (Bari);
Economisti napoletani, Tagliacozzo, Bologna, Einaudi, Saggi bibliografici e storici intorno
alle dottrine economiche, Roma, Schumpeter, Storia dell'analisi economica,
Torino, Rosa, I critici, Atti del Congresso storico calabrese, Napoli, Galasso,
Economia e società nella Calabria” (Guida); Nuccio, Rivista storica del Mezzogiorno,
Colapietra, Introduzione, in Problemi monetari negli economisti filosofici napoletani,
Colapietra, Roma, Aquino, L’approccio monetario all'analisi della bilancia dei
pagamenti, in Studi economici, Colapietra, Genovesi in Calabria, Rivista
storica calabrese, Manoscritti napoletani di P. Doria, Galatina, Toscano, La disputa sui cambi esteri del Regno
di Napoli, Rivista di politica economica, Rije, ed. anast., Napoli, Ricossa,
Cento trame di classici dell’economia, Milano, O. Nuccio, Il pensiero economico
italiano, Sassari, Il Mezzogiorno agli inizi del Seicento, Rosa, Roma-Bari, Alle
origini del pensiero economico in Italia, I, Moneta e sviluppo negli economisti
napoletani, Roncaglia, Bologna, Zagari, Moneta e sviluppo, Rosselli, La teoria
dei cambi, Landolfi, Valentia, A.
Placanica, Storia della Calabria (Roma); Roncaglia, Rivista italiana degli economisti,
Addante, Repubblicanesimo e mito di Venezia, Istituzioni e sviluppo economico,
Roncaglia, La ricchezza delle idee: storia del pensiero
economico, Roma-Bari, Grilli, Visto da Grilli, Roma, Villari, Politica
barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma); Roncaglia, S., in Il
contributo italiano alla storia del pensiero. Economia, Roma, Villari, Un sogno di libertà. Napoli nel declino
di un impero, Milano; Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno,
Roma; L. Addante, La politica del Breve trattato (Soveria Mannelli). Mercantilismo
Storia del pensiero economico. Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Economia. Antonio Serra. Serra. Keywords: massoneria, circolazione
degl’idee massoniche, mito di Venezia, economia romana, l’economia del liceo,
roma antica, antica roma, Machiaveli, mercantilismo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Serra” – The Swimming-Pool Library. Serra.
Grice e Sertorio – filosofia ligure – Luigi Speranza (Genova). Filosofo genovese. Filosofo ligure.
Filosofo italiano. S. partecipa al dibattito pubblicando dapprima il
saggio “Elementi di grammatica analitica
universale,” poi “Un esame filosofico della grammatica universale,” e, infine,
“Il problema della lingua universale.” In quest'ultimo saggio, a proposito dei
diversi sistemi inventati – incluso il deutero-esperanto di H. P. Grice, S.
individua tre fondamentali tipologie di lingue ausiliarie. Il primo tipo
comprende quella categoria di linguaggi che definiamo a posteriori che
riprendono alcuni, o tutti gli, elementi, non di rado modificandoli, da lingue
storico- naturali, come può essere l'italiano, il francese, il cinese, ecc.. Il
secondo tipo è costituito da quelle lingue che definiamo a priori con le quali
è possibile comunicare sia in via scritta che in via orale, ovvero che
presentano una forma ideografico-fonetica tale da permettere non solo la
semplificazione della scrittura, ma anche una sua agevole e veloce riproduzione
tramite foni. L’ultima tipologia è costituita da quelle lingue che adottano
delle scritture tipografiche, crittografiche, numeriche, nelle quali gl’elementi
fondamentali della lingua sono utilizzati per trasferire solo l'idea della cosa
che si vuole comunicare, ma che non presentano un reale metodo di comunicazione
orale. Della seconda categoria discute ampiamente nel primo saggio dedicato al
problema della lingua universale, che intende come lingua adatta alla
comunicazione tra persone adulte, che hanno già delle idee proprie sviluppate
attraverso l'uso della loro LINGUA MADRE – l’inglese oxoniano di H. P. Gice. Qui
S. s’occupa innanzitutto della definizione del sistema numerico della lingua
ideale, e ne propone di due tipi differenti, sia a base decimale che
sessagesimale, e, poi, del suo sistema GRAMMATICALE – cioe, morfologia,
sintassi, morfo-sintassi – (“Pirots karulise elatically”) e lessicale (“pirot,
karulise, elatic”. Le informazioni seguenti sono tratte da S., Elementi di
grammatica analitica universale, Porto
Maurizio, Tipografia Prov, di Demaurizi. Il sistema decimale romano – I II III IV V VI VII VIII IX X -- S.
associa ad ogni numero da 0 a 9 una consonante, secondo le seguenti
corrispondenze: 1 = b, 2 = g, 3 = d, 4 =
c, 5 = 1, 6 = m, 7 = n, 8 = p, 9 = 1, 0 = z.
A partire dalla virgola che separa i numeri interi dai decimali si
pongono in ordine da destra a sinistra le 5 vocali (a, e, i, o, u) e questo
ordine è invariabile. Le vocali vanno scritte al di sotto delle consonanti
precedenti e, durante la lettura, questi nessi di c+v (che possiamo allora
intendere come SILLABA – ma, pa, da) sono da pronunciarsi assieme (del tipo “be”
e non “b – e” (prima articolazione). Le cifre devono sempre essere raggruppate
a gruppi di tre, secondo l'ordine decine, centinaia, migliaia, milioni, ecc.) e
laddove non vi sia alcuna cifra a coprire le sedi di queste terne si inserisce
lo zero. Si avrà allora qualcosa di simile all'esempio successivo: 372,215,8976,340
-- 4 d n g .cgb.1pr. n m d Z e
a ・i a u i e a. Il numero così composto in italiano si dicee
"trecento-settanta-due miliardi, quattro-centovent-uno milioni, cinque-centottanta-nove
mila, sette-cento-sedici virgola trecento-quaranta.” Nella lingua di S.
solamente "denagu, cogibe, lapuro, nibema, ducozi.” I vantaggi sono
molteplici, come dice Frege – nella trauduzione di Austin per Blackwell,
favorita di Grice -- se si riconosce oltre all’evidente brevità – cf. Grice,
“Be brief (avoid unnecessary prolixity (sic))” -- anche il fatto che in un
sistema numerico-alfabetico di questo tipo le vocali che occupano un posto
fisso permettono d’individuare perfettamente l'ordine di grandezza di ciascuna
cifra senza dover ricorrere ad altre parole per indicarlo. Cosi si sa che la
combinazione c+e+c+a+u corrisponde sempre all'ordine dei miliardi, c+a+c+u+c+o
a quello delle centinaia, ecc. Il secondo sistema proposto è quello a base
sessagesimale in cui ad ogni cifra da 0 a 60 S, associa una sillaba cv, del
tipo 1 = ba, 2 = ge, 3 = di. Nonostante anche questo metodo assicuri una brevita
d’espressione considerevole (centoventitré › bagedi), risulta meno convincente
del precedente per il semplice fatto che quello prevede uno schema di
composizione RICORSIVO basato su POCHE semplici regole – la composizionalita
com’essenza d’una lingua come il suo oxoniano nativo, mentre questo aumenta
notevolmente il grado di difficoltà mnemonica associato ad ogni numero a causa
del maggior numero di combinazioni esistenti e
dell'arbitrarietà delle stesse.
Per quanto riguarda invece la parte della SINTASSI, LA MORFOLOGIA, e la
MORFO-SINTASSI – la grammatica ragionata -- e lessicale della sua lingua
ideale, S. indica delle caratteristiche fondamentali che questa deve possedere
per essere di semplice comprensione. La separazione d’un MORFEMA LESSICALE (‘be’)
d’un MORFEMA SINTATTICO – “Fido *is* shaggy; Fido e Rex *ARE* shaggy”; ‘Rex is
SHAGGiER than Fido’ (One pirot karulises elatically; therefore, pirots karylise
elatically – in an elatic way. L’esistenza di particelle SINTATTICHE nuove, più
semplici, meno *ambigue* -- cf. Grice, “Do not multiply the senses of ‘if’
beyond necessity, Strawson!” -- di quelle
esistenti. L’invariabilità delle parole – cf. Grice on word meaning –
shaggy’. A questi aspetti deve aggiungersi anche l'esistenza d’un vocabolario o
lessico in cui ogni elemento possede UNO E UN SOLO SIGNIFICATO (O STRETTAMENTE,
SENSO) – “Senses are not to be multipled beyond necessity”: Grice’s modified
Occam’srazor --. La sintassi verte intorno al verbo o PREDICATO (“... is
shaggy”, “kaurlise”), che da solo e opportunamente coniugato (Fido is shaggy,
Fido and Rex are shaggy; a pirot karulises, but pirot karulise -- è in grado di
descrivere non solo l'azione, ma anche il SOGGETO (cf. Grice on ‘the’ – discussione
con Sluga --) della stessa, il suo NUMERO – cf. Grice on Peano, (Ex), “some, at
least one”; il genere, e le circostanze di modo (modo indicativo, ecc.) e di
tempo (cf. Grice, “Actions and events,” basato su von Wright). A questo, se
necessario, si possono associare ulteriori complementi di pro-posizione, anch’essi
declinati, per descrivere l'azione in MODO
più particolareggiato (non volitivo, ma ottativo). L'alfabeto utilizzato è composto di
diciassette lettere, le stesse che sono state utilizzate per il sistema
numerico decimale visto in precedenza. Ogni particella sintattica o parte del
discorso presenta un ordine vcvcv ed esse sono riconoscibili a seconda delle
lettere che vengono poste in ciascuna
sede. I verbi sono riconoscibili dal fatto che presentano nella sede della
prima consonante una «b» o una «g» e questa, assieme alla seconda vocale, forma
il modo verbale -- diviso in: «ba» INFINITO (‘to be shaggy’), «be» PARTICIPIO,
«bi» GERUNDIO (‘being shaggy’), «bo» INDICATIVO (‘is shaggy’), «bu» IMPERATIVO
(please be shaggy, o ‘is shaggy, please’, «ga» SOGGIUNTIVO (‘that Fido be
shaggy’), «ge» CONDIZIONALE, i. e. con-dictum (‘si Fido e shaggy, Fido e
amato’), «gi» MORALE (“Jones is between Richards and Smith”, «go» FISICO
(“Jones is between Richards and Smith”), «gu» MATEMATICO O ORDINALE). La vocale
iniziale indica la forma del verbo («a» = verbo IN-transitivivo (“Fido IZZ
shaggy” , «e» = ri-flessiva, «i» = attiva (Paride ama Elena), «o» = passiva
(Elena e amata da Paride), «u» = neutra»). Le ultime due lettere, consonante e
vocale, indicano il tempo, il numero e la PERSONA (Grice, “Someone, i. e. I, is
hearing a noise”) a cui il verbo stesso si
riferisce, secondo ua tabella:129tem
0. Particelle numero d del e personal 1R28 22 มา
สิ
1.ª TO 3."
Singolare IP838a 아비아비비이 2
Plurale 130 3.
Specificazione del Tempo = Più
che perfetto = Passato anteriore =
Passato indefinito Passato
definito Imperfetto Presente
Futuro Futuro anteriore = •
Dipendente = Indipendente = Persona
Numero. Così ad esempio il verbo 'mangia!' (Grice, hobble) può divenire
«ibupe», dove «i» indica la forma transitiva (eat a nut – Grice, as ordered to
his pet squirrel, squarrel, Toby), «bu» il modo imperativo – cf. Hare, “The
window is closed, please -- e «pe» la seconda PERSONA persona singolare (you,
not ye) del tempo presente. Allo stesso modo si compongono i nomi. La prima
lettera - vocale - indica il genere (del tipo «a» comune – man -- , «e»
sessuale – flower -- , «i» maschile (aquila macchio), «o» femminile (“ship”),
«u» neutro» (‘ship’), la seconda - consonante indica la declinazione e il
numero, ed esistono cinque declinazioni. La terza e la quarta lettera - vocale
e consonante - delimitano l'idea in ordine alla quale si riferiscono le preaccennate
qualità di genere e numero, cioè costituiscono la parte che potremmo in qualche
modo chiamare morfema lessicale, RADICE (v this little piggy went to market)
lessicale SIGNIFICANTE (‘the shag of shaggy) della parola (cf. Grice, word
meaning); l'ultima vocale indica il caso di appartenenza. In questo modo poi si
formano anche tutte le altre parti del discorso. Il problema d’un sistema di
questo tipo è che la riuscita di una buona conversazione dipende in maniera non
trascurabile dalle capacità mnemoniche e combinatorie degl’individui
interessati – Grice: “That’s why I say: who cares?”. Oltre alla notevole mole
di nessi consonantici e vocalici esistenti, oltre al fatto che questi cambino
significato se non SENSO in base alla posizione, oltre all'enorme numero di
combinazioni possibili, un aspetto penalizzante e soprattutto la struttura
stessa delle parole che, indipendentemente dalla parte del discorso
interessata, deve necessariamente essere di cinque lettere o di sei lettere, in
ordine VCVCV o CVCVCV. Per quanto
riguarda invece la terza categoria delle lingue inventate ad uso internazionale
individuate da S., si riporta un esempio di lingua puramente ideografica,
numerica. Esempio: Ne Il problema della
lingua universale, S. propone la frase italiana. Il grammatico intelligente
interpreta facilmente questa scrittura; perchè il significato o SENSO unico di
ciaschedun segno è reperibile istantaneamente
nella trascrizione numerica seguente del terzo metodo: - 12. 111. 15. 2101. 1245 - 27. 33. 72. 2152.
1151 - 14. 114. 18. 0454. 3293 - 3 - 364 - 14. 111. 15. 1564. 4252 - 14. 112. 16. 0435.1555 -15. 33.72 - 1533. 1265 -
1. Ad ogni cifra associa una funzione grammaticale, sintattica o di senso (ad
esempio il numero «1» finale esprime il punto fermo, la fine della sentenza. Il
numero «3» corrisponde al punto e virgola. Il «111» significa 'soggetto della
proposizione. Il «15» il caso nominativo nella sua forma singolare. Il «364»
significa 'perché; ecc.. I trattini indicano l'inizio di ciascun termine e i
punti dopo le cifre separano i fattori che fanno parte di ciascun termine. Esempio
tratto da S., Il problema della lingua universale, Porto Maurizio, Berio. La volontà è quella di limitare (ma non del
tutto) la fusione dei morfemi e piuttosto apporre nuove cifre che siano ognuna
portatrice di un determinato significato (del tipo 'leone-femmina' e non 'leonessa', o ‘aquila macchio’ e non ‘aquilo’).
S. è perciò convinto che, tra quelli individuati, il più esatto dei metodi e
il terzo, visto che: La ragione
dell'evidenza, che ammirasi nel linguaggio algebrico e che spesso riguardasi
come un privilegio di questa scienza dell’arimmetica, si è che nei ragionamenti
algebrici o arimmetici non entra mai un segno il di cui valore assoluto e di
posizione non sia esattamente definito. Cf. Grice sul formalismo di Peano e
l’informalismo di suo alievo Strawson. La sintassi, che attualmente più
soddisfaccia alle esigenze filosofiche è la sintassi algebrica o arimmetica –
Frege, il concetto di numero, traslato da Austin, read by Grice -- ed i
precetti di questa dovrebbero essere
comuni ad una lingua universale. Di nuovo quindi, l'interlingua in grado di
descrivere in maniera conforme la natura delle cose è di tipo numerico e
algebrico o arimettico e per essere utilizzata necessita di tanti vocabolari
quante sono le lingue storico naturali esistenti. Giacomo Francesco Sertorio. Sertorio.
Keywords: Il deutero-esperanto di Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Sertorio”. Sertorio.
Grice e Servio: la ragione conversazionale VIRGILIANA – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Nei
"Saturnali" di Macrobio, rivolti alla glorificazione di VIRGILIO, S. appare
uno degli interlocutori. La sua attività filosofica ha per sede
Roma. Predilesse Virgilio, che esalta come il maestro di ogni sapere e che
commenta in un’opera di cui rimangono due redazioni. La più breve sembra
tramandare lo scritto autentico di S., mentre la più ampia ("Servius
auctus o plenior o Scholia Danielis", dal Daniel, che la pubblica) pare
derivata dalla prima e da una riduzione del commento d’Elio Donato. Si
discute se gl’appartengano l’Explanatio dell'Arte Grammaticale dello stesso
Donato e tre saggi di metrica. Il commento include non poche dottrine di
carattere filosofico, che però provengono dalle fonti usate da S.. Si è
voluto fare di S. un seguace dell’accademia. Ma, da una parte, non è lecito
attribuirgli una teoria filosofica organica, e, dall’altra, le proposizioni che
dovrebbero provenire da quella scuola non sono proprie di essa, perchè
appartengono all’accademia in generale, a Posidonio, o anche alle credenze
mistico-religiose di quell’età: natura divina dell'anima, immortalità di essa
quale principio di movimento, sue trasmigrazioni, suoi destini dopo la morte,
teoria delle sfere. Quando, oltre alle tre parti dell'anima, l'anima
vegetativa, l'anima sensitiva e l'anima razionale, ne ammette anche una quarta
anima, l'anima vitale, principio di movimento, si allontana dalle teorie
tradizionali inclusa l’accademica. Quando S. afferma che nulla esiste
salvo i quattro elementi (acqua, aria, fuoco, terra) e il divino, che è uno
spirito (o una mente, o un'anima) il quale, infuso in essa, genera ogni cosa,
sicchè uguale è la natura di tutte, accetta in complesso la cosmologia del
PORTICO esposta da VIRGILIO, che però cerca di liberare dal suo materialismo
originario. Del resto, esplicitamente S. loda i filosofi del portico -- et
nimiae virtutis sunt, et cultores deorum -- che contrappone ai filosofi
dell’Orto, che critica spesso. In S. mancano un coerente e un
indirizzo preciso, sebbene si affermino in lui le tendenze mistiche dell’età
sua. Un'edizione del XVI secolo di Virgilio con il commento di S. stampato
sulla sinistra del testo. S. Mauro Onorato. Grammatico e commentatore
romano. L'appellativo Deutero-S. o S. Danielino si riferisce alla
pubblicazione da parte di Daniel di un'edizione del commentario di S. all’Eneide
contenente alcune aggiunte rispetto all'originale serviano. Tuttora è discussa
l'autenticità del cosiddetto S. Danielino. S. ompare come uno degl’interlocutori
nella “Saturnalia” di Macrobio. Alcune allusioni presenti nei saggi ed una
lettera di Quinto Aurelio Simmaco indirizzata a S.. Saggi: “Commentarii in
Vergilii Aeneidos libros, Commentarii in Vergilii Bucolica, Commentarii in
Vergilii Georgica. Del commento alle opere di Virgilio esistono due tradizioni
manoscritte. Il primo è un commento relativamente breve e conciso, attribuito
di per certo a S., ed è chiamato “S. Minore". A una seconda classe di
manoscritti appartiene un altro commento, molto più esteso, infatti le aggiunte
sono abbondanti e in contrasto con lo stile di S.. L’autore è ignoto. Questo
secondo è chiamato "S. Auctus" o "S. Danielinus" da Daniel,
che lo pubblica. Esiste una terza classe di manoscritti, composti in
Italia, derivati dai primi due, a significare la diffusione di questi
commenti. Per quanto riguarda il "S. Minore" è in effetti
l'unica edizione completa esistente di un romano scritta prima del crollo del
principato in Occidente. È una vasta critica al testo di VIRGILIO, con critiche
anche ai commentatori prima di lui -- in un certo qual modo ci fornisce il modo
di pensare dei secoli precedenti. S. non usa un linguaggio particolarmente
elevato, ma è colorito e fantasioso qualora si tratti di etimologie. Oltre
all'aspetto grammaticale, i commentari di S. contengono abbondante materiale filosofico,
la maggior parte del quale probabilmente è derivata da fonti di filosofi
anteriori, con cui la poesia di Virgilio viene interpretata nel suo aspetto
filosofico.. Commentarius in artem Donati, Raccolta di note grammaticali d’Elio
Donato. De centum metris ad Albinum - Un trattato di diverse figure metriche,
dedicato a Cecina Decio Albino. De finalibus ad Aquilinum - Un trattato di
metrica sui finali. De metris Horatii ad Fortunatianum - Un trattato di metrica
di Orazio, forse dedicato ad Atilio Fortunaziano. Vita Vergilii. Enciclopedia
italiana. Funaioli, S., in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Pellizzari, S.. Storia, cultura e istituzioni
nell'opera di un grammatico (Firenze, Olschki); Ramires, S., Commento al libro
IX dell'Eneide di Virgilio; con le aggiunte del cosiddetto S. Danielino,
Bologna, Patron, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. S., su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. S. su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. S. su
digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Avogadro. S. Open
Library, Internet Archive. Opere complete di S., su forum romanum.org. V · D ·
M Grammatici romani -- Portale Biografie Portale Letteratura
Categorie: Grammatici romani Romani. The second version was named the Egyptian, which is a
puzzling name since the first reference to this particular descent/ascent
concept seems to come from a commentary on Book IV of the Aeneid of Publius
Vergilius Maro, or Virgil, by the commentator S. In S.’s version, each
planetary sphere is associated with one of the seven major vices. The list is
as follows: I avarice avarizia from Saturno; II desire for dominance and
gluttony from Giove; III violent passions or anger from Marte; IV pride from
the Sole; V lust from Venere; VI envy from Mercurio; and VII sluggishness from
the Luna. Some philosophers differ as to *which* vice to assign to which *planet*,
e. g., sluggishness is often assigned to Saturn instead of the Moon. It should
be noted that each of these seven vices, are all psychological characteristics
as is befitting of a soul. Roman philosopher and grammarian, commentator on
Donato and Virgilio There is some doubt as to his name. The commentator on
Donato in the Parisinus Latinus codex (GrL) is called _Sergio_ , as is the
commentator on Virgilio in the Bernensis codex. In other manuscripts, the
commentator on Virgil is called S. but no mention is made of the rest of his
name (Marinone). In the Saturnalia, MACROBIO (si veda) gives a portrait of as him
an adulescens; and Daniel asserts, in a
note to the Bernensis codex that he is one of Donato’s students. If these
indications hold true, it would appear that he lives in Rome, where, according
to MACROBIO, he belonged to the intelligentsia of the ACCADEMIA. Of
considerable importance are his commentaries on Virgil's Aeneis, Eclogae and
Georgica, surviving in two ms. codices of varying length. The shorter is
published by Daniel, who adds several scholia -- the Scholia Danielis -- to it.
It is commonly known as the S. Danielinus. Critics disagree as to the contents.
Thilo holds that the additions are probably a fusion of an original text with
parts of Donato’s lost commentary on Virgil. His commentaries, based for the
most part on his predecessors (Donato in particular), enlarge on and enhance
that tradition by virtue of the quality of the grammatical observations and the
comparisons of Virgil with other philosophers. Various grammatical treatises
bear his name but modern criticism unhesitatingly ascribes to him only the
Commentarius in artem Donati (GrL). Prisciano mentions S. as the author in
Institutio de arte grammatica (GrL). Other attributions are uncertain. The two
books of the Explanationes in artem Donati (GrL) are apparently posterior to S.
(Schanz-Hosius). The tract De littera de syllaba de pedibus de accentibus de distinction
(GrL) gives "Sergius" as the author but seems to be an extract from
the Commentarius and thus not a work intended by S. to stand alone. Criticism
is divided over attributing to S. De centum metris (GrL), a treatise on
metrics: Müller excludes S. as the author while Marinone defends the opposite
view. The treatises De finalibus (GrL) and De metris Horatii (GrL) are
similarly controversial; see Müller. In his Commentarius in artem Donati, S.
brings home two points which characterize Roman grammatical thought, as seen in
the artes. First, grammar is intimately connected with all the disciplines
dealing with language – philosophy – GRAMMATICA FILOSOFICA – SEMANTICA
FILOSOFICA -- dialectics, and esp. rhetoric (GrL). Second, grammar has a
distinguishing subject matter which consists, according to S., of the analysis
of the VIII parts of speech – Latin does not have an article, but it has
interjection. S.’s admiration for Donato derives, in fact, from the latter's
unswerving conviction that a grammatical treatise ought to begin by defining
the partes orationis -- other grammarians were hesitant and inconsistent).‘That
is why Donato is wiser, who starts out with VIII parts of speech that concern
the grammarians – including the philosophical grammarians – specifically – UNDE
PROPRIUS DONATUS EST DOCTIUS, QUI AD OCTO PARTES INCHOAVIT, QUÆ SPECIALITER AD
GRAMMATICOS PERTINENT – Commentarius. S. holds, together with Donato, that the
study of grammar, taken to be the study of the partes orationis, is a
prerequisite for literary analysis, i. e., for commenting on poetic texts, such
as Virgil’s. Although S. contributes to enriching the discussions of the
grammatical distinctions formulated by Donato, by citing and criticising the
work of other philosophical grammarians, S. leaves unsolved the many problems
inherent in the categories handed down by tradition. For example, some
grammarians considered the 'future' tense to be a separate MODVS and not a
tense of the 'indicative' mode, given that, properly, one can 'INDICATE' only
what one knows and not the future, by definition an un-known. “And remember I’m
a philosophical grammarian!” Grice: “In Rome, grammarians simpliciter were
usually slaves!”. S. expounds the question clearly (GrL), but does not venture
an answer. "Martii Servii Honorati
Commentarius in Artem Donati" (GrL). "Commentarius in Artem Donati"; "De
finalibus"; "De metris Horatii"; repr. Hildesheim. S. Grammatici
qui feruntur in Vergilii carmina commentarii, Thilo e Hagen eds., Lipsiae. Editio Harvardiana, Rand et al.
eds., Lancastriae, Ad Aeneam; Stoker/Travis eds., Oxonii (Ad Aeneam). Commento ai libri 9 e 7 dell'Eneide di
Virgilio, with introd., biblio. and critical ed. by Ramires, Bologna. BARATIN, La naissance de
la syntaxe à Rome, Paris. Id., CRGTL, BARWICK, "Zur S.-Frage",
Philologus; BRUGNOLI, "S.", Enciclopedia Virgiliana, Roma. KASTER, "Macrobio and S., Verecundia and
the grammarian's function", HSCP; MARINONE, "Per la cronologia di S.",
AAT; MÜLLER, L. "Sammelsurien", Jbb. für Klass.Philologie; SCHANZ, M.
e HosIus, Geschichte der römischen Literatur, München, TIMPANARO, "Note
serviane, con contributi ad altri autori e a questioni di lessicografia
latina", Studi urbinati di storia, filosofia e letteratura; WESSNER,
"S.", RE. Keywords: Virgilio, Donato. Servio Mario Onorato. Servio.
Grice e Sestio: la ragione conversazionale del fallito morale – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He founds his own school in Rome that draws heavily on La Setta di
CROTONE and IL PORTICO. S. preaches an ascetic way of life, which includes
vegetarianism, and exhorts his followers – whom he called ‘Sestiani’ – to
reflect at the end of each day on their moral failings – “if any.” Upon his
death, his son, also called Quinto S., inherits the school, but it does not
long survive him. One of the Sestiani is SOTIONE, who becomes Seneca’s tutor –
Seneca himself is influenced by the school’s teachings for some time. Quinto Sestio.
Grice e Sesto: la ragione conversazionale delle sentenze trasformative –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. S. is a compiler – The “Sentences
of Sesto” are mainly of an ethical nature and show signs of a variety of
influences including traditional wisdom literature, and IL PORTICO. They
proclaim that wisdom is attained through the conquest of the passions. –
Chadwick, “The sentences of Sextus,” Cambridge. Grice: “Chomsky thought that
the sentences of Sextus were ‘transformational’!”
Grice e Sesto: la ragione conversazionale del’accademico d’Antonino –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Tutor to Antonino. Antonino regards
him as something of a role model and greatly admires the morality and humanity
of both his life and his teachings. Accademia. Suda thinks that S. is of the
scesi only because he confuses him with Sesto Empirico!
Grice e Severo: la ragione conversazionale del principe filosofo -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He studies philosophy with Stilio (si veda). He becomes the principe
di Roma when his cousin Elagabalo is assassinated. His principate is not
however a success and he is himself assassinated not long after. So much for the line of succession. Severo
Alessandro.
Grice e Severo: la ragione conversazionale del’amico lizio d’Antonino –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A lizio, friend of
Antonino. Claudio Severo.
Grice e Severo: la ragione conversazionale del principe filosofo -- Roma—filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Roma) Filosofo italiano. Severo rules the Roman empire and it is said that he is well-versed in
philosophy. Severo Settimio.
Grice e Settala: la ragione conversazionale dei
problemi sessuali d’Aristotele -- desiderio e piacere – la scuola di Milano –
filosofia milanese -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Milano). Filosofo lombardo.
Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Profisico. Studia a Brera e Pavia. Insegna
a Milano. Si prodiga in occasione della famosa peste dei “I promessi sposi”. Manzoni
lo nomina una prima volta quando parla
del figlio, Senatore S., medico, membro, insieme a Tadino del tribunale della
sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia. È tra i primi ad accorgersi che
la strana malattia che si diffonde nella zona lecchese, e la peste. Saggi: “In
librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis, [et] locis, commentarii V. Appositus
est Graecus Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus et
emendatus cum indice rerum et verborum locupletissimo una cum nova eiusdem in
Latinum versione” (Colonia: Ciotti); “Problemata di Aristotele” (“Commentariorum
in Aristotelis problemata” -- VII primas sectiones – secundam heptadem --
continens, ab eodem Latine facta”) (Francoforte sul Meno: Wecheli, Marnio,
Aubri); “Animadversionum et cautionum
medicarum libri VII quorum materiam sequens pagina indicabit” (Milano, Bidell);
“De peste et pestiferis affectibus libri V (Milano, Bidell); “De ratione
instituendae et gubernandae familiae libri quinque” (Milano, Bidell); “Della
ragion di stato” (Milano: Bidelli); “Cura locale de' tumori pestilentiali, che
sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, ed i furoncoli contenente tutto quello
che si ha da fare esteriormente nellquesti mali tolta dal libro della cura
della peste” (Milano, Bidelli); “Preseruatione dalla peste” (Brescia: Fontana);
“Anti-rotario romano con l'aggionta dell'elettione de semplice e prattica delle
compositioni e di due trattati, vno della teriaca romana, l'altro della teriaca
egittia aggiontoui in questa vltima impressione auertenze e osseruationi
appartenenti alla compositione de medicamenti” (Milano: Bidelli); “Avertenze,
et osservationi appartenenti al curar le ferrite” (Milano: Cardi); “Compendio per
curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto da osseruationi
fisice, e chirurgice” (Milano: Monza); Statistica medica di Milano Milano, Guglielmini
e Redaelli, Belloni, Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e il suo
tempo: convegno, Milano. Edizioni di Storia e Letteratura, Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a
medici scrittori milanesi, Milano, Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui
in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, Mediolani, Sangiorgio,
Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più celebri
medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino all’anno.
Opera postuma, Longhena, Milano, Renzi, Storia della medicina italiana, Napoli,
Ferrario, Intorno alla vita ed alle opere mediche Cenni, Milano, Capparoni,
Profili biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava,
La peste di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Ricerche Firenze
Ferro, La peste nella cultura lombarda, Milano, Cosmacini, Il medico e il cardinale,
Milano. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Firenze, Molini, Facchin, S.: un intellettuale barocco fra
scienza e arte Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Mellerio,S., in Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Patricio Milanese. , ^
| ys id À L904.7. V WM C th
"s | rex. fà vnm e LOOyV. n.
Fe | viu Leve. (ue » meéen ah - , 2
COMMBRO/ VEM s | X ^21/ dién sd 2 L * 1 mtmbys p APP A p memi. ——LUÜU DN. " , Uvtvnow- . l | i! AK PE / ^» Ü (oft | i A4 Un ^V - Z^"* " AÁe en, ./ 64
! Irstra- Jim vfldecur " ovi " du - e acu
ly Kaitnllido ! 4 EL j^ ur aco v, la x
. Ier 'aofevet dian. p, Y, «tecti
]4- | ^ X (26 " n Dod Kn din. I ^ /
| "SETA E AH. "Jo Job Áago " 16.. v P T€ 72 P1 ortaluy Za- Ü (pube Xe t I 2 " | | fy " à . 2 i 1 Iitont, bo br rim V "De canttemk- vm GÀ
"dit: CCCII KL oc( wy tm . axi.
eade dta » 17 s "T »vnajá/- 64. Cw 3*4. hri " X »" ud pF 2. 0b LE / e 0709 - e € zT214URA - pL Hae "T. ( -— "a 7 » (Pl (ijAÓ '
2 d 4. 9e sedi / Gus A6vEuntod
i € 4 2 sí "V^ ir TT /Au£ 20. fri mtn Lg ^w n QC ef 1 - Deep uvm tort
í AE. uit? i s ei Ac » / " / ; . p de 4, (s ma € vent . i . : V WX D69. ARA 4/7 n ^ C "4 z det
made K 4 , M. /j [^ » 22. Joni amv ) EU ^ P 2 odn 4 rw 26. " Jevikgunt ecfpute onm tu . A x Q 22 i " 3 2 s " buy - ! . Ó 4
PZLIAZ y. : y po «€ [47 4» ,
"T. *«? À, V us. Ier did /
CMM - (s icu. Z4 , T Ao àx/ 05 VIVPUA "bL. : 22 3 9, Vy 4 | MndER M n eeec. Lb. * E ^ A Zecoiu JA z*
UM n " te PH. o
a PA, JUund- . ^ IU» € eoí 2 Vendncuh. 9 dic. $. E^ Antea —
- "E " awful. 2-94-- M MP wmnlb— y Me
de. & y, TM. ex VACOm EL.
/ De Jh Die qutt.
$. mend lbvat. | d Ae ( o NAM VET
fe m undtemgpve- 2 9 | to.
£v i Jle tmd rer
e£ Dwwehst - 24-. e. ra
9 de d . Qe r3 M pugamiata
27 - Sos, i iA
ge p^ Et ^ nén é 2:
B t — ded mdi E | né dmi ] itt ' Los CUNa i 2 PU fac, po íi ] n tf
jo qud t di E pt. miden: al
Véteseom y Du" ^ h n m.
eias Ze pos igi cadsgnt. 3v a (eue
x gite tty li OC V DOVICI
bob I ASI WEDIOLANENSIS. MEDICI CLARISSIMI,; P
| £nimadverfionum, er Cautionum 74edicarum » 3 LIBRI SEPTEM, "T nuo 3b Aotore recogniti , & hac
pofiremaz, ^. editio: ;,C,€X xpurg catis
3q! IET np! urimis mene à 1 dis novo
nitori rellitut ONE CH EN f. d A.
e 5 2» Am" 3m d Cx —
diiery,, -— » iycans
d seis Y ' y ».
RCCÓNS DOS SEPTALIVS iau Py PW pu
ATAVII, ff: ypogi rrr dit Ihuilii. [628. , LE
Projlant apud Paulum Frambottum s.
PERILLVSTRLE &
Excellentiffimo Viro IOANNI
PREVOTIO MEDICINAE DOCTOR E & Profeffori Primario. "Paulus Frambottus Bibliopola Patavinus
$. BAM A cít virtütis pulchritudo;ut dd cxtemisctiam fenfibusfub- tracta,ex veftigiis in precla« ro pectore impreffis cluce- Jenscm/ r3 (cat, mirabiles fui exci» Ice leramor es. i Mas abibo longius, Te te,
Pre- voti Perilluftris &
Excellentiff. exemplum ftatuo, in quo
rarz virtutis ,& folidz do- Mirinz
grata quadam confpirat harm 9e inia, ut
commiuni do&torum calculo , & fa-
lima: publice teftimonio apex eruditionis limeritó audiaris. Nec enim fola Philofo- liphia & Medicina, quam cum fumma
lau- ide doces & cxerces, tead
unguem expoli- | vit fed ctiam alie
difciplinz tibi , affiduo i 2 Dre 9
2 £ 94
fuo culto; (ingularia orriamentá fe debe-[U ic fatentur. udi res cm notior fit,
quaàmu] üt ego tenui ftylo &
filoprodam & pro-Jij bemitum omnesin
tui amorem tacita qua]; dani illecebra
pertrahit;. Ego vero; ut obi] fervaniriam,
qua te colo & veneror ; pübli-4) ]
ce teftaret ; diu rnultumq; cogitavi : feci hufquam mihi cómodior fefe obtulit oc: cafio, quàm cüm novam ,eamq; lorige e; iiendatiorem editionem Cautiorium me:] dicaium celeberrimi viri Ludovici Se ptalii pararé: quam proinde fub felicis
tui] nominis celebritate emitti cüravi,
planis perfuaías,opufculum hoc ,mole
quidem xiguum , pondere maximum ,
genüimump foetnm fummi viri;qui fibi
totícriptis moy numentis pofteritatem
devirixit ; tibi virqi" do&iffimo,
& de Medicina preclaré meg. renti,
gratiffimum fore. Quare fiferem]i;
fronte hoc quidquid cft libelli , argumeng tum niez in teobfervátia.fufceperis,
mee] folita beneuolétia amplexus fueris
, candiifi... diore hoítia me litaffe
exiftimabo, V AL E AS VIE uM «Iq ena o
e942* 164937 C6 dle: ^ "" XA
FT : 2 089937 NIST be ees; AS ears; ESSE
65688 ev E£3£ t 223 2, $9 "2; €2,
-. s[EReps: iis t 5 c» T3TU P SV:
Iq s] Qe os cota cs Aj bnc gear ee dpQp
o 25 7 (x QE a ! icesb 9» Ges? 32 €x 3d ue aee 3» 629 1939
Gé ei S. 6638 y ÍIPR AEFATIO AVTORIS
23 ^a à4d T axi à
Ad Lectorem. 122: ^cr Via hein
lo: fote,ut biclabot meus iri- : h
vatios (ctmones eorüm; qui itüt!
tatioSeimm averent cognofce hs s res vel
—— ccgbitam improbatent; gp üt o
hominum geneti pfe tibfire era
primm lom nium It anitno háb beo. Cüm ab
juv enillbus an jnisa d hofce jam e3
cXaCLz etatistertnibos , ita tne- |
ddicam ! lianc f2ctitavilfem artemsut fimul alias lio fiiine libero dienasartesaff BieXpoitulavete mecum amici fiotüni Iiéteratüm e2enere pius alic quantó
Viderer Mponete labo tis;ac itudii, quim
1n hac ipfa facul- IlKite; dade nominis,ac
virz z leaüdor nobis peti- qxur uai
verfus. Q iipp )
€; 1] *baut,moftros in Hippo Ja ^ Cratem
, & in cione P MA ccn Corbin
^ C. (cr
v "m -
& colertem homines , quód in t3»
tATlIos. D» tários,itemque de Ne vorum varietate Commer tarium » quaimyis ad ipfos Medicina fontes
haudij'" dubié pertinerent ; non
tamen attingere confueesj o"
tudjnem,& ufum artis,& equum etfe; ut quadra:4i^ ginta annorum ,quotfermé contrivimus in
how medico negotio, fructus aliquis ad
publicam utiifi" litatem exí(taret.
luíta omnino ,« piena fenfu .humaniffimi
vifa eft querela ,fecimá ufq; libenté: ind
uraninium,& cogitationem à noftri: oble Games tisad commune beneficium avocaretmus. V
erümpiuz enimveró cum attenta
meditatione mecum ipfi confiderafem,
ecquis in tanta librorum varietatufil
vacuus locusinduftriz mea celictus foret, 1ta regu periebam , otània , quecumque vel (cientiaé
petu veítigatione, vcl differendi
tubtilitare trademdigji effent, exp
icaffe inagnos viros, quorum nec virgi
[1 gere, necequaregioriam
poffem: ltznova cutdibis
folicitabatanimum meum; & haud fané medicis criterangebar. Nam neque placebat actum
agegpiir do tempus conterere,neque
certandocum eXceepiü lentibus ingeniis
mereri reprehenfionem ; & capi
villos;& recté monentibus ; atque cohortantib»] atoicis animuserat fatisfacere. In bac
fluctuanij apim1 folicitüdine di
multumque volutátussari madverti tandem
»locis'aliis omnibusoccupat:) eum vacare
,qui veluti moresartis» & quotidilj
nam diíciplinam contineret. Nam etfi partez hancipfam attigere permu'tl» veriüs tamen
at gere, quà ad plenum funt exíecut; :
Et plerum que ità variantopinionibus »
atque fenrentilss haud fermé vera
ratio poffit extricari .Quamed geni [i
sh ilperfa, vel contraria concilíando;vel omnia com- tem vel ínchoata perficiendo ; vel
colligendo di» wiMPlectendo via quadam
, & ratione; videbar ali- iu] id
conferre poffe viciffim arti , que nobis & vi- ujee die nitatem ,& commoda rei
familiaris, & gra- iliam ;&
amicos, & vitam denique ipfam confett,
drelut zmula Fortunz , certé diving opis ad mint- wlkra . Caeterüm fcianr , quorum in manus
hzc no- ilEra cura pervenerit, fummam
e(Te voti,ut vergzen- : 2 ihe jam ztate; patri& profimus extremo
conattis iatera concupi(cere ; vel
fequi defitum mihi effe. «sciant item,
quamvis certifima hzc fit; & (impli- «hiffima experimentorum difciplina ; quam
táàm- AMiu tractando calamitates
humani corporis,int ldpfo pta (ertim
Valetudinario Mediolanenfi,thea- ro
morborum omnium; haufimus, haud tamen
dupuenaciter nos defendere quidquam, & affirma- idre.Sententiam mcam expono; inde faedum
nce» dpcusfaedum exitu quod vitet,
fumat juventus,que alprodit nunc primüm
ad publice valetudinis cu- jram. INDEX LIBRORVM. Primus Liber zfeimad'verftomes et:| Cautiones continet, qua ad Medi | cum pertinet quatenus AMedicusi | e$t ; et proamait loco effe poterit . Secundus, eas,quain reda vidus) vone,poti[simuin acutisocctmrat:) Tertiuseas, qua ad pbarmaceutt-) cum negotium pertinent. UATtHs, £45, quatn fanguints mif s: 7ene ob'ventunt, n Quintus;easquain curandis febr'| vh bus obf erwari delent . Sextus 2245s verfatur.qua ad mor| 9 bos partic nlares Acapite ad meti. bra naturalia pertinent . Se eptimus eA$ conmpre! hendit , qui ka reliquis morbis ob[e META Y i" REA T
e y9 TITLE LVDOVICI
SEPTALII MEDIOLANENSIS, Bnimaduerfionum, & Cautionum Me. dicarum,
LTBEBFR PEE Continens eas, Que ad Medicum pertinent, quatenus
Medicus ejV : quz proeezz loco e [Je
poterit - EDICVYVS pietatis, &
relioionis .,M*4/* TÉ e. TAN c pietatis
cul "4 maxume fit cultor , arque
ad ean- «n 4721/4. dem x2ros ccnetur
revocare. É 2. Habitu corporis in
omnibtis. 5, ;,, rp, fanitatem
praíeferat ,, quantunx prafeferat
peculiaris ejus natura concefferit : putant enim. plerique horminum,;fiqui minüs feliciter cc
rp us difpofitum habeant; eos neque
aliis confülere poffe. Flipp. Zb. de
Aedico. namajunt : Cauet primum fesct
tunc me illi daba. RAE IR 3« Caveant igitur Medici, ne fe valetudina-
],;,,];:.. tios praedicent ;, & fi
quando periodicis morbis. tcn- 43
LFD.SEPT.ALII MEDIOL. tentantur
, cur illos eyirare nequeant» often»
dant ; quomodo autein fácilé illos evincant ; etiam doceant. . Sit ftudiofus externz mundideismanibus Stadiofus ^ x : . Veg PE ?/^* sotiffimüm, unguibus » capillis, &
barba. Ex sonnditiet ) qum Hipp. //b. de AMedico: oie Caveat tamen exceffum , ne in ttnolli- , / ; nsa
datine,, ticmncadat,neve excrementorum alvi , lotii, & excretorum "per- tüffim. confpectum
averfar1 credatur . nin ; 6. Veftitu utatur decoro . Hipp. l;b. de 7M e- Veilitade-. 1; 9. Caveat, ne in fufpicionem
ampullofi artifi- £0Yf45 e A. pow
ccn cis cadat,& Sophiftz, quem
depingit fuis coic- ribus Hippocrates
Jb. de deceztzornatu, bis ver- bis :
Jem conventu faétosambitiosa
queffuosa fna profeffione
decipientessia urbium circulis ver-
fantur .- Quos ex vefhitu (&* catevis ornamentas quis cognofceye poterit « Quin etiam, quà
[umptuo- | fiusornari fuerit, eo majore
odio ave r[andi, ab RSS o oc eisquieos
circum [pexerint , fusiendi. Ex u[n au-
iu tem fuerit , contrarium in bis fpettare ; quibus 102 zne[t exquifttus , neque curiofus ornatus» ui
[eje c cultus venuftate e frugalitate ,
non tam ad fuper- flum curiofitatems
quam ad optimam ex fliimatio- nem »
prudentiam ; C animizaoderationem compa-
varunt . Càm enimilli dodtrinà fibi au&torita- rem comparare nequeant , fplendore au
n,ve- ftium cultu medico ; ac fervorum
grege, eam A comparare ftudent ; quos
ridens Anftophanes p ram *- ip INebul.
joco vocat cOpatyldoyv e pyo Xo TES. ar
adimi ' quód digitos ad ungues ufque annulis erpent. y? Odo-
ANIM. ADFERS. - LIB. I. ; Odoratis
utatur; cavcat tamen, ne morbi r, o45,;7.
inde concitentur : fepe enim mofchui, & fimi- qualis. lia. redolentes , hyftc 'TIcas mulieres
enecant . Sintigitur temperata omnia
. 9. Qualis effe debeat Medicus in
omnibus y,,4;77; i ftans , non aliis
verbis , quim Hippocratis, o5 ibus
defcribendus videtur , Jib. de deceztz orgatu . ti pra]is reliquo vitz cultu muni mé fint diffluentes ,
auf quati ac fuperfiu1 ; id eft .
honefti in omnibus;f ftudentes, dicto,
nec facto fuas actiones u]trà quàm decet
jactantes,; fed cum candore,veritate,& inteeri- tate, fepofità omni fimulatione , finceré
omnia reprefentantes; 1n hominum
concurfibus ora- ves; ad refp da dum,
& docendum faciles,& appofiti ;
ad —— altercantes graves, & pro
veritate conftantes ; in fimilium amicitiis con- trahendis s prof b 1C jentes ; cum omnibus
huma- n1, familiares, & affabiles ;
in feditiofis conten- tionibus
taciturni, eofque audiant patientet, & us
in refpondendo, fi effucere non poffint , mode- A fti & quafi cogitabundi prudenter
refpódeant; | errores aliorum ita
corricant,ut non reprehen-- fionem , fed
veritatem ob oculo sfib1 pra fixiff e
oftendant. In occafione prudenter capta indà , & coenofcendàoculati. In victu fru cales
, e paucis contenti; liberales fint ,
non fordidi ; aut petaces .. Patientes
fint in occafione exfpectan- dà, neque
finantfe , aut deri , aut.affiftentium
precibus; aut importunis verbis vinci, ant'ad e entum ante tempt Tene —— ores cibos ; vinümque concedendum .. Non à c
/ (4 m de À a fint i2 Qs
4 LFD.SEPTALH MEDIOL. fint taciturni, neque loquaces ; f-d in
eàzemo- derationem fervenr ;;
promptitudinem tamen; datà occafione ,
ad ratiocinandum oftendant ; | nihil
fine demcnftratione proferentes;non bàr- ^
baré ,aut populariter?oquantur , fed cum affi- M ftentibus; & zero eleganter; & pure,
cum Me-- dicis Lariné . R ectefaaàt
perfüadere ; nam Pfa- AA ve m9 Qo pde
Legibus ,vodr, ut primum doceat, &
—, Ae - »
— perfuadeat Medicus quid
fitxgrofaciendum, — | i 4cnon priüs
imperer, ita promptiüs parebit.. | i
Quare dicebat Ariftoteles: Parebo lubens; fi vera | 58 bacsqua dacts « effe.demion[lraveris.
Xlonores per. | fe contemnant,
ambitione ca£entes ; fed ob vir- tutem
cujus comeseft edoria ;. pro1pfo.etiam
et vtabtm - honore certenz , virtutem tamen certà ratione "Non :nani gloria n 77.
fmi amore gentetur . ftabilitam Hibenier admittant ;ine
opinionis fuae nimiim ftudiofi
videantur. 9. Caveantmaximó, ne inani
elorià, aut ni- mio fui amore rententur
5 1llà enim ; quod ne- fciuntdifcere prz
pudore renuunt;neinfcitiam cum rübore-prodant
per ;dium vero có pervce- niffe fe
rerfuadent fibi , quó perzendum erat.
10. 'Ne fe alicujusfectz , tamquam 1nanci- MIT À ; "i E ^ pu fi pium, addicant; necjurent inalicujus
auctoris feta. fententiam, fed nudam
rnaim fectenrur wer p «i Suvalis £z &walis £n
e» rreffibas. tatem, ilíquefchi
fübfcribant . 11. "Medicorum
cóngszeffus , & confultatio- : | nes
libenter admittant; iltud cbfervantes s ut in|
jis fuperflua omnia devatent , nibil ad pompam i| proponant:contradicendi ftudio non
ducantuz; fed ciun f. ]um fibi finem
prafigant;ut mc rbumy £vin- ANIMADFERS. LIB. f. evincant, ac priftinam reftituant
fanitatem. 12. Congretfus hi, &
plurium Medicorum confültationes
feclufis arbitris fiant, neque affi-
nes, & dometfticradmittantur: liberis enim fic proferuntur fentent&e , atq; facta à
primo Me- dico » fi quando correcte ne
indieent , corriot liberé potfünt, fine
rtot$ ienorantiz; qu v fi fir- mis
rationibus erunt firmata , facilc à Medico
admittentur; quz fi palàm , & domefticis au- dientibus proponantur ; ab eodem
mordicus defendentur , etiam fi falfum
defendere fe cos gnoverit , ne fi mors
fubfequatur,iMlTius caufa in eunr
referatur. Vnde perpetva diffidia inter
Medicosoriuntur, quod antiqui Patres noftri ir hac noftri urbe, & noftro €cleeio
obfervans tes , lege caverunt, ne
confültationes medic pu ibIice
haberentur ; unde etiam tanta conccr-
diainter Medicos magna Rujus urbis fempet perfeveravit, ut in£er tam mu[tos vix unum
re« perias , qui altum ad medicas
conífültatiores. non admittat 13« SyInam medicamentorum:
praffantiffi- Torum ad morborum eenus
quodcumq; prom ptamad manus habeant ; ne
ina2rverte morbo; ac inducias non
faciente , veluti in fàlo harere
videantur. 14. Vtfelectiora
quedam, & experta , fi- piifque ex
perientià confirmata habere eos có«
venit ; 1ta 1l[a in arcanis ita habere non decet , ut etiama iliis communia ncn faciant. 1j.Sit re ; & opere Medicus , non famá,
avt A 3 noml- $
Confalta-o Loz 65 fang feciufis are
bitris » Sy'uam mo 4.€^826€5nf10e
rumed ma 2/M5 habeot Secrefa Tr
» dia noz ) b sbeat, fedi CQÓaAunittf. Qu enis de &
LFD. SEPT ALII MEDIOL.
exciledus- nomine tantüm.; quod ut affequatur,his omní- bus przditum effeoportet;de quibus Hipp.
/b. Y: de Lege. Nam excoli optime debent hominum ingenia, fi ad perfectionem in hac.
facultate ;ervenire debeant. Qualis
enim in terris nafce- uum eft
culturastalis euam Medicine cognitio.
Indigemus igitur IVatura » Dotlrina s Moribus | genero[is, Loco ad di[cendum accommodata ,
In[l- tutione Apuero , Induflria s
& Tempore. Natura no[ftva veluti ager efl doemata vero
docentium ve- luti femina funt .
Infliturio à puero refpondet oppor-
tuno tempori » quo [emina terra committi debent » Locus flIudiis aptus eft veluti ambiens aev
, à quo € terrana[centibus nutvimentum
accedit . Induflvia, € flndium cultura
e[t . "Tempus tandem bac omma
eonfirmat, ut perfecte nutriantur .
16. Exercitationem medicam fub docto ; & ds perito viro facere non dedignetur , neque
eru- d ha d befcat difficilia queque
perfcrutari , atque de icd "^ obfcuris interrogare : fic peraliquod
temporis intervallum in magnis urbibus
fefe exerceat ; exa codea. non ftatim
in vilibus oppidis , ftipendio confti-
A iwel. Lf. tuto, quod plerique faciunt ; ad medicinam fa- E T ciendam fefe accingat. 17. Modeftià. quàdam accinctus zerotan- pus ingre titm. domos ingrediatur; quilibet
enim horà distar. — Virgines, matronz,
occurrunt, ut continentiam ómnibus in
rebus & habere, & reprzíentare
teneatur. Cg gl. 18.
Cumimpernts,& mulierculis de mor-
culis, chi» bor:m caufis, aut prefidiis adhibendis non2 agat;
E xerceat fe / 253 Mod» Íe ao
Avw, GCL C [LE € ANLMADVFERS.
LIB. L. ^ ^
Bat ; fed neceffaria folüm proponat : folent peritis de; énim imperiti Medici , ut gratiam apud multos
rebus. snee aucupentut ;, hoc medio
mulieres & imp 'Cr1tos feducere;
quafi illas multi facientes, ut fi quan-
do morbis tententur ; eos ad curationem accer- fà nt.
19. Gratisaliquando medendum tum pau-
peribus, tum veris amicis;ne aut fordidi animi, aut minus grati notam fübire coeantur . o. Neque tamen velim Medicos mercedem aut datam no recipere , aut oblatam quafi
aver- fari, aut exhibitam quafi cum
rubore, aut velu- t furtim excipere : fi
enim prompté mercedem recipere viderit ;
fibieger perfuadebit, Medi- cüm illius
curationem libenter fufcepturum. , neque
quippiam eorum omiífurum , quz pro
anitate introducendà fuerint peragenda. Mer- cede autem non receptà,aut dubitabit, inre
ani- mo curationem non füfcepiffe,aut
certé dignum illum eà non fe cognofcere
; unde contemptus ; & exiftimationis
non levis jdn ra. Sunt enim, qui hac
raüone multorum curationes aucupen-
tur , quibus cum cxpeélationi pramium ncn. oftmodüm correfpondeat aut moleftiam ,
& I f] , , onus illud fine fructu fuftinere coguntur ;
aut muffitantes , & in angiportu
deinerati animi vitio conquerentes ,
quafi ridiculi , amiffis la- boribus,
& laborum pramiis , deferuntur , aut
euam exploduntur, alis in illorum locum.
poets . Impium eft ; magno morbo
urcente A ; de
A nie ditis non [ferat »
Gratis ali quando Cii. rand 26 ^
Mercedem. Bromptée ac. CibiAo
De mire- $ LVD. SEPT-ALII
2MEDIÓL. de non pa- mercede pacifci:ut
enim in nobih hacarte feres eifcatur. —
per hocindignuin videtüt , ita urgente tDorbos
impium : occafio enim mederidi fepeavolat ; dumdemercede z$er dehberat : hujus enim opportunitatis momenta redire nequeunt , & cà elapsà , inclinatio fitad mortem , autad
de terius . 43. Atneetiam, fi quem ingratum futurum Ingeetos 1 arbitretur;in periculis deferat;
fatis enim fern- seceffitati- per fait,
ingratos etiam fututos humanitate.» us
non de (crvare ; quàm inhumaniter obingratitudinis ferat inetum deferere: & nielius multó
eft; à morbo evalefcentibus exptobrare,
quàm calamitose affe&tos deferere .
Hipp. zz Praceptionbus. M 13. Neimmoderaté
, aut immodetfté nimià Non fit i4. cy,
ya tantià ninrim polliceatur : nimia enim
ét bund'h. tc cnrationem pollicitatio;exculationem poft e» nm! cutam requirit. : pollicitator. N A dis idein z4. Nec rationein curandis morbis folüm; Docheina , sitatar; nec ufu, aut nüdà
experienuà : claudi- C "[4p9l- cat
enim Medicus alterutro horum crure defti-
sini tutus , Ratioigitur ab experienuà incipiat ; & in eam etiam definat : Experientia autem
du- cem habeat rationem, & 1n eam
dentque termi- hetur 5 utra enim per fe
indigzens;altera alterius
auxilio'ecet. 2$. Non inhumaná
feverirate ubíq; utatur s Nox fii fe.
led fecundum conditionem hominum fe guber- .
veru; — net; nonnumquam eratis curet , vel ob eratitu- dinis memoriam, vel pre(entem
exiftimatione, né avaridü » notam
incurrat ; Quod fi occafig excl- 4
ANIMADVERS. LIB.L 9 exercende
liberalitatis fefe obtulerit , vel pere-
erino, vel eeeno omnino füccurrat: Si enim ad- fuerit benignitas, aderitetiam artificio cóm
pa- ratus artiamor. Adeó ut quidam eeri
, etiam fi fentiant morbum fuum
calamitofum éffe , ta- men propter Medici
benignitatem, fibi perfua- deant , fe ad
fanitatemredire poffe. Hipp.sz
Preceprtozibus . 26.
Prolaborantiumvariá naturá , & condi-
tione, in congrefTibus, & fermonibus conferen- disorationeminftituat ; & materiam fibi
deli- gat : alio enim modo cum viro philofopho
eft differendum,&
aliocumaulico;diverfa eft ratio
alloquendi puellam vireinem , & matro- nam gravem : cum bibacealiquid de vino loquetur, de frieide , & limpidz aqua deliciis cum abftemio ;. & fic in fineulis., In fermori bus varius
pro agreráá VATRCÍATE o —
I -— LVDOVICI
PEDI b MEDIOLANENSIS, Animaduerfionum, & Cautionum Me- -. dicarum,
LIBER. SECVNDVS, LT Continens eas, Quein vetlavitlus ratione » potiffggum. 1n
acutis occurrunt. Vstlus 1n
acatis te- 20H55 CHI» c Vamvis acuta febre. laboranti- E busvictus tenuis conveniat, pro Xarietgte acutiel immutandus , ; E] Gut materie coricoquenda na- ; turamaeis poffit vacare , atque morbo & fymptomatibus conflictata,
cibo etiam & craffiori, &
plurioppreffa , non fuc- cumbat. Virtute
tamen debili per fe1pfam exi- ftente,
& ncn vimorbi , aut forma vià üs per
unum graduri aut faltem quantitas erit augé- da.Si veró vi morbi debilis reddatur, ut
aliquo Vidus'vtr- ule o fe
dei b; d^ 4i-- ge duse: foi Y723* ; ff vt bow folà modo quantiras.augeri poteft;
Itánumquai quátitate . forma viclás crit
immutanda. In -NIM.ADVFERS. LIB. Il. II In virium imbecillit: rate , alia fit ratio
vi1- éüsin qua intitate , fi 1 per
refolutionem fiat & alia.fi 1 per
acefava tic nem : in hacenr np árüm,
& raró;inillà parüm,& fepé cibus offeredus eft. ji V ictüs forma , & quantitas, licecab
Hip- pocrate & Medicis prafcribatur
definita; pro conditione morbi mpg
cautio tamen ma- xima adh iben da eft,
pectu naturalis tempe- ramenti , cüm
alios « di inedi. im minüsidoneos M idea
imus , alios Jejunio ne tantillum quidem
debilitart: : Quareaugendam 1n illis quantita- em dicimus; quin & formzx
eradumaliquando immu tandum, ut in
calidis, & calidis & ficcis
obfervamus;, in quibus nifiid fiat, & acuüntur ce bres, adgratirti humores , &
exliau- untur fpiritus ; unde in animi
deliquia,fynco- ni & maraífmum
denique terminantur cori. 4. Cautio
etiam adhibenda eftin victu infii- ti
iendo, qualis fit corporis habitudo, an mollis, laxa;poris pervia; an folidior, torcfa;&
durior: - : I 'U:rYidufo
YAYO » [4 per aggrauatie (EP; J/! be tal rcf p»? (0x e
p? TY HZ , C 45€ € 6 Z4 7713 Viéiusiun-
JTHARAMS rattome 16é- peramone
tora it i
E Vicdlus ime mutandus
rattonc ba- in i]l|à enim
quantitas erit cibiaugenda , inhac £was co;-
potius minu crida L poris. $.
Habenda etiam maximé eft ratio ventri- V/«s im- culi : $1 enim veegetus fit calore , &
multo fenfu przditus;aliquanto plus HH:
erit concedendum: fiad coctionem iners;
& calore deftitutus ; füb- uahendum
de qi lantitate erit. 6. Viris, quàm
mulieribus;iracundis, & ro- buftis,
quàm poni animi ho muncionibus;pl Us
femper eft concedendum. 7.
In&tatbus ; ut pueris; & adolefcentibus
plura mut TT Yattone di-
ftofitionis ventrictlt e PS do
( ;bi. quan IHto$ 2114 da vefteéin
f Xs . M Ó / Puaeris Co
gm tesa e RE —— :£z. LVD. SEPTALII AMEDIOL. adolefcensi plura funt concedenda,tum ob
difflaüonem ni] gri &us pluse -
miam;Scob caloris robur, & ob teneram, mol-'1::: bicateden- lémque fübffantiz compagem , tum
quód per-.] i dum quà cnni
quodamcorporis motu agitati , facile ex-- eii
fenibus-.— hauriuntut:ita fenibus liberius etiam jejunium) i52 poteft imperari. Cave tamer, ne inter fenes
de- (ou: Decrepitis : áo abs e
pe" i Ai : parum, c. CEepltos
collocaveris ; hrenim;cum virium ime jr
fp. becillitate tententur; ac fpirituum paucitate;utr| ui pauco: cibo fünt reficiendi, ne paucus calor
ài yiii multo füffocetur ; ita fepé
cibandi, ne coníu--| iii mantur.r.
Z4pbor.14- griff ra. |. 9«
Inquantitateveró, qualitate; numero ex-4 oi
tiopyo va- hibitiorum,ac forma victüs , & confuüetudini 5 1 vietate con & regioni multum tribuendum
cenfebat Dicta-4 («« fuetudinis, tor
nofter 1.4pbor. 17.quia quorum ventriculuss| cj
€» regionis (emel, aut bis humefcere intumefcere , & con-J c; eit mutan- coquere con(üevit, fr defraudetur
; muratà con-4 ;j; di. füetudine,temperamentum;habitum;, &
actio-4 nem immutat . Et fi mufta &
ingerere, & con-4 i. coquere folito
aut potionem fimplicem;aut for-4 ».;
bitiunculam exhibeas , in marcorentcitó indu-4 Ces, ac vires vitales quàm primüm deftrues
. 9. Cavendum etiam in quantitate cibr prz-4. fcribendà in febribus , nefemper, &
omnibus$),., gonceden-- » jade d n
"T. Dun 4i; , fed r4. ARI
temporibus eandem definiamus,cum hye-4;.
vius; 4ifta 86)& vere, quód ventres tunc naturali calore. fe minus , làaximé abundent , vnica
exhibitione plus fii! ftd fapius . exhibend um :' hoc
enim eff; quod docebatur alli s.
Hippocrate , 1. Zfphbor. 15. AEftateautem , S, autumno, cüm calor langueat, minor
quantita:4? fingulis vicibus erit
concedenda ; fed fzepius re«4? p | Hyeme pi?
TA Mur 3 MNIMADFERS. LIB.IL 85 petenda, ut calor, qui.diffolvitur, poffit
inftau- | rari : quódnfinuavit 1.
Z4phbor. 18. IO. Cautio tamenfit , ut
zftate , fi partitas "A
cfilate exhibitiones, &
quantitatem totam , autnius 44modo dici
;aut integri quatridui metirus eris major PI eonce- fit quantitas, minar atizem hyeme: nam hyeme
4*24»m i» minor adeftneceffitas quód
tunc minüs refo]- ^^'** partitis
vicibus conceffo,& imbecillirati caloris
fatisfaciemus , minus fineulà vice exhibentes ; & miim refotutioni, fzepiirs
Gibiuexhibentes: quod Galenus infinuavit
1.4e rat. wit az acut. 44. ubrenumerans,
quzad:cibi in zeris fiibera- €tonem
faciunt ,unumid.effe inter aliascribit ,
quód hycme quis laboret;minus.enim tunccibi erit offerendum : recenfens autem quz ad
cibi adjectionem faciunt, unum effe
dixit , fi atate laboret, quod Avic.
1.4.7 a£. 2.cap.8. de ciba- tione
febricitantium in generali aeens confir-
mavit. 11. Obfervandum autem,
predicta non per- petuam habereveritatem
, neque ratione cor- porum, neque
ratione temporum anni : vatur corpus;
etate autem coplofiori cibo, fed men "M^
* V7T^ ^V dt $ d o Hyeme
uandomi aliqua. 54; puryig enim dantur corpora , quorum
natuiraliscalor dug. adeo eft
imbecillis;ut à frieiditate hyemis faci-
lé cvincatur, calore veró zftatis quafi fcveatur: alia etiam, five occultà quàdam , & nobis
inco- gnità proprietate , in aliquibus
dictorum tem- porum annt; in robcre
virium , aut imbecillita- te;
proportione non refpondent difpofitionibus
£X ann] temporibus profluentibus; aliquos enim
í rci n Victus: for-
a 12 4€H is variar- da pro va- vietate
vé- eft, nc tinuà.;
1:4. LVD. SEPT-ALII MEDIOL.
vftate robuftiores reddi » quàm
Ca lioe fortlotes autumno, quàm vere.
In his is ratione victüs inftituendà
refpectu quantitatis, 1d; quod proximé dictum n erit fervan düm; tum in quantitate
con- tà. Echyeme pauciora , fed fiepiüs ;eftate plura;fed rariàs erunt
conceden- «la ; & anni tempora, fi
fi naturalem non fervave- rint naturam ,
victum inftituendum oftendent cujus
naturam induerüt. enim Récid hvet Inc
pro ratione tem poris; tum in
difcre potiffimu m 12. Forma etiam vids pro-regionum va rietate, & locorum confuetu dine; aliquo
modo eftimmutanda , & quidem càdem
ferv atà pro- por done per oradus rati inetempol 1
le laud andi IS. ÁÀ ver. 7
s,utip quantitate variandà um
obfervan dum dixin « Colieét.cap. 10.
cim .Vn- in fuà.regiope. ;nemp ein Hifpaniz parte cali- dior, |, tenuilmam ditam effe aut
cremoremip hord a€1 l« s àl aut: dux mmum melice | 3 X és
fórma folà im] it angu autincifu m;
aut friatum ex: ; cüniantiquis, &
Galeno potiffi- omnimoda quatriduana
ine dia ; fictamen , ut vi--Jiz : eradum unum i1mmute--Jffi rautem ied fiat non à eradu ad era 1
dum , fed à.tenüi ad medium; &.aliavando eti ip» ut pid aim n pof 280.48 ad E lenuü
In , Qua fi Pe- a cpLEIdJJMDUS Dac VICI
jo^te Péceaph ,quod in mu duis
I Hp
Hi " * Y e k AJpTpX CI ILE
R4 iliz nobilif- , & Gallos eEa dà veró
s ium; etiam legendus eft
pul]-J Ccher- —
x ha eatur ratio , WEINE Copfi ANIM.ADVERS-: LIB. IK. 15 | chetrimusejus liber-De zere.. aquis, G' locis , qui luftratus.
13. Ex vite inflituto, ex arte etiam , quam. exercent , defumenda erit à Medic &
formas quandoque victüs; &
quantitas,càque utraque mutanda , prout
magis , minüfve & laborib |
folidiores partes colliquantur, & huimcres, fj finifve exhauriuntur. r4« In quantitate ettam fu [us benda À
ante- actz vitz rationem habere ;nonTj
'arvi Y0noJr.en- pt ti eft : fi enim laute altus fit , fi plura
ingeffefit) anres :: btrahenda erit
quantitas : fi veró jejenaverit, &
pauca,c: aquec nCO ctu facillima afivimg pfit
pr aliquod temporis intervallum quantitas érit augenda , aut forma erad us. 1 $. Cuin à morbi lc ineitudipe, aut
brevitate diftantiaque flatus nx rb
limaxime ác IDattr a EN rma victis,
& alic uie parte qu ántitas,tüt
miris 1 d quam cinis victus rátio ; CUN TRC fultum Medias , & Paris cenfemus, quod àb Avac. conftitutum
eft: Cum jenoras egritudm di » fubtilia
recen. id enim in morbisà materi
pendcnüibus cmnino intelligendum eft:
Bie eniti) lo tempcris in- tervallo
materia ncn auccturinec virtus-diflra-
hiturà proprio furgendo murere agendi in. materiam: interim enim fuis fc fio eple
miciBus , & materia faciens morbum.
facilét ficnect. 16. Vtveriffimum eft
Medicórüillvd pra- Céptum ; &
commune tani ditturpis mcrbis .
Bo95d- |! eiiam luculentis Comm
entariJs à nobis eft il- dab. vs
y ) 9, €L
; is ,9ui $e ali-, utm
banda e $ p Aser - EX! SÉ,
! e ien Acuttstn
fóribus te nutus ciba dum quá 1
elus acutis Tenutfs. vi dla medz
sn flatu se frg. Abb. 8S. veriffi--
9 de ffa- 1u benes f»mptoma-
?4. 16 LP D. SEPI ALII
7MMEDIOL. quàm acutis ; JI
flatuytenuiori vicluutendum e[- .| v.
e, quam in principio; quoniam tamen fx penume- | ro evenit;ob ingluviem in aliquibus
civitatibus; ventriculos primis ftatim
diebus, qui principio || debétur,
crudis humoribus effe refertos,in lifde:
etiam tenuiori victu , quàm per principium li--| ;... ceret, uti, & aliquando etiàm tenuiori,
quàm ini| ftatu, cüm & inedia
aliquando omnimoda con--| veniat ,
oportere cenfendum eft. Celfus /rb. 2..|
cap. 16.dicebat: Jzgiria morborum primum [amem.»,| fitimque de[iderant . 17. Laudanda illorum eft. diftinctio ,
inte-1 : nui,aut craffo victu inftituédo
1n acutis , & d1u-—! turnis morbis ;
quód in febribus acutis tenuior) efTc
debet, datà càdem brevitate , quàm in aliiss]
acutis morbis ; quodin illis magis coctioni 1a-4 cumbendum fit; quàm virtuti;ac majora
fubfinttj fymptomata : in diuturnis
autem. febribus mi-j fius tenuiter
alenduni eft ; quàm in aliis diutur--j
nis morbis , quodin illismajor;quàm in his fiatt virium exfolutio , & proptereà etiam
magis im febribus virtuti eft
profpjciendum.. m 13. Cüm Hippocraus aphoriftice
fententia]? quàm máximé univerfales
etfe foleant; ea itidé;J que lib.r.
propofita eft numero 8. quà afferitur:j
Cum morbus in [uo vicore con[Iteyit., teutlfimon ^ vitlu utendum e[l. ut univerfalis
fityomnibüfqued, morbis conveniat;de
ftatu intelligenda erit,quiil| "
ex magnitudine fvmpromatü fumitur : fic enim) tam vera erit.1n morbis non fervantibus
mate--«! riamad unam criucam
expulfionem, quàm in, ícr- JAUNIMADVERS. LIB. IT. 15 L4
fervantibus , fecüs quàm communiter Medici crediderint ; qui Aphorifmum illum folüm
ve- tum effe ce .nfüer int in morbis
fervantibus ma- teriamad unam criticam
expulfionem, de ftatu. ^ arbitrantes
Hippocratem loqui , quià coctione céisndnit P
fu mitur : in quc D bfervàrunt , Hippocratem Et. de vitiu acuit. 22. 1n morbo non fervante
mate- riam ad unam criticam expulfi
ionem,ut in plev- ride , 1n ftatu sn ies
coctionem plenius nu- ciendum ftatuiffe.
Quod fi ftatum penes ma- anitudinem fymp
tomatum eti umin iis morbis fumamus, utin
plevritide, etiam tenuiffimo v1 tu
utitur eogezs lib.tex.a21. Cümos amarefcit,
& ficcus morbus eft, tenuius ericalendum; tunc enim,.etiamfi fit principium , aut
augmentum. penes coctionem,in flatu tamen
penes fympto- mata confütutus efti
morbus. 19. Quamvis veriffima Hippocra
tis fenten- A bu "x Tenuisi- tia I. Zfp5or. 7. tenuiffimá. dira. utendum
effe, 1530 "viélta ]t ubi morbus per purse cít,ó TU EE soul bores; cxim end tamen ab his omnino erunt
donsdas 458 fcbres peftilentes , in qi
ET quamvis fummo raris , pe- fint
fymptomata, & ciaflime ad ftatum perve- gilestes ta niatur, quód vires in cis flatim quafi
collaba- se» feres Ícunt, lautiüs &
uberiüs eft nutriendum , ipfo fut excie-
etiam v190ris tempore ; ut abundé demon(ftra- 2:c74«. vimus in noftro] ibro 4e Peffe. t4 20. Ad formam victüsinfüituendam , puta ,
"(257 an Ver coena
tenul,anmediocri,anomni- "^ 'TST
da li nedi ?1 ;al (o k )po yu all fo rbition! bi IS,an c 64
£ercu lis, pU La ; UC Xtà pt lan à, pane coricifo , aut LA COR - Ü * den — ^.
4634€44 , C" po 4 770A" 19 LVD. SEPT-ALII MEDIOL. contritoex jure;quamvis virtus primum
locum fibi vendicet; Galeno refte, 9.
AMeth.smed.cap.11« (P 13. 1. de.vat.
vitl. 1n cut. 44. quod cüm. morbus fui
ablationem folum indicet,virtus ve-
rofui cuftodiam ; hac potiífimüm victüs for- mam oftendet, morbi ramen difpofitio etiam
ad hoc concurrit: nam
ZApbor.7.dicebat,//b: smorbus
peracutus eft, C fLatim extremos habet labores,ex- treme tem[[imo vitlu utendum e|! . pex
labores, acceffiones ; & fymptomata
intelligens , que morbi difpofitionem
conftituunt , ut & colligi poteft ex
24phor. feq. C" 1. acut. 42. 43« 44- (2.
esic- dut, 36. ubi ad formam victüsinveftigandam.», bud qu^ xewndicit neceffariam effe
cognitionem & roboris E virium,& difpofitionis morbi; & 3.
acut. 61. Et jure quidem merito: quis
enimncefciat , ex lon- cis, gravibüfque
acceffionibus, gra ibüfque íymptomatis
formam victüs tenuiorem indica- ti, nenatura
tuncin refiftendo caufz morbificze,
& (ymptomatibus detenta , ad concoquendum cibum diftrahatur ? Verüm nec virtus fola
fufti- cit, neque illi conjuncta morbi
difpofitio, nifi iis diftantie ftatüs
pracognidonem adjunga- mus; nam,etfi ex
conftitutione morbi, & viadü robore
folam potionem in prfenti convenien- tem
effe cognoverimus;perfedlé ramen hocífci-
renon licebit, citra ftatüs przecognitionem , an ciboillo in pofterum fufficere valeat ; Citra
vir- rutisincommodum .: Obid
Hippocrates, poft- quàm morborum difpofitionem
recenfuiffet ,. fi fubintnlit :
Coz];cere atttem oportet » &gvotamtem,
fi feficiet, ANIM A4DFERS. LIB. II. i9
fi [fficiat, cum vitlu perdurare, doge snorbus con- f ftat . Fi tcb 1d. Hippocrates in cc
onfidcratione virtutis , ftotüsn.eminit.
A morbi igitur difpO« sev» "Ad
fincne victüs fcrmam ei iemus ; deindea Oro- ew. tantis virtutem infpiciemus ; deinde ftatüs
di» antiam conjlciemus ;
demümzaftimabimus; an eo victu , qvem
mcrbi conftitutio indicat; virtus
zgrctantis ad ftatum, citramagnum vi
rium incommodt : , durare queat; in quá fen- rentiam veniffc G: ehum videmus r. "hor.
12. 21. Cümin vi&
üsinflitutioneillud maximé fita pud
& antique esp atrcs noftros, & recentio- tes contr: verfum , cum d ces admodum ne-
presaléte S ectio & fermo vic iis ;
& qvantitas determina- dicatióne ta
prafcribi r« f: t; ad quam partem przftet de- 555, Errores 45
tenunatiu, clinare, vt minüs
Izxdamus, an ad: iumpliorem , fas. ders.
in ad tenuicrem ; cb locos Hippocratis co ntfO- riores, f im Verícs, 1. 7 por. C07 2.derar.vict4z acut.
acfecia. al:0s .1n ۈ cif cultate has
adhibeat cau e nes Medicvs, Cümà virtute
primó illa dicatur in- fütvi, &
per fe, ; peradjectionem ; fecunda fio,
! peraccidens à morbo, per fü btrad 1onem., fi Medico 1n victüs ratione inftituendà, tum
i fcrmá,tum in quantitate , viribus non
ma validis , nec morbo multin n co intrà
Indicante, contineataliqvantifpera recta
victüsratione» defiectere Paucis Ito
eft, pauló pleni r vt) victu, & ad
latus ( ut ajunt) plenioris accedete ,
quàm ad t:nvicrem , prevalente indicaticne s virtitis . quàm rc A lav ctiam exemp lo cc
nfir- iEaVIt Gal.1.4cnt.a2 .Quc madmodum
écontfà, Preoalegte Bv a con- soc LED. SEPT.4ALII M EDIOL. anorbe funt contraindicatione morbi
fübtrahendi przva- deteriores lente,
& viribus validis, ceteris enam morbum
fei exctffd- adjuvantibus, preftabitomnino ad tenuioremi deflectere, acfi quando errando à recto
illotra- mire recedat, minüs peccabit ,
fiad latus tenuio risaccedet; fic enim
ratio dictat, prevalente;có quód
fübtrahendum effe indicat;morbo , quod
ibidem Galenus affirmavit. Ires
ino 22. Obfervandumautem fi pat fit indicatio
forma vi-- à virtute, « contraindicatioà morbo, in victüs dius pari i- formà inftituendà equale omnino
effe pecca- 1 5c 545a
gutant, qua fortiora [untynocerent s qua debiltora, prode[Jent.facilis [ant ves erat : Multum emm
de fecuro detrahere oportebat , ut ad d
ebiliffimum de- duceretur . INunc autem
uon minus delutum , nec oninus ladit
hominem; ft pauciora, defectuaftora,
euàm [atis eft , affumantur : fames emm magnam potentiam in naturam bhomims babet Ci
famandisce dlbilitaudi , € occidendi :
multaautema etiam alia wala
diver[aquimedlen ab ii:,qua ox veplettone fanty "mom
quit : $; quidem igitur [inapliciter , velut. aliqui ANIM.ADVERS. LIB. II. 2n gan minus autem gravia, inanirionis [unt 5
quamee obremmulto variegatior eff ,
& majorem diligen- tiam requirit s
oportet enipa modum aliquem cone qePlare
. Modum autem , neque pondus , ueque ne
Ier aliquem; ad quem referas ,cogno[ces ; Cer- titudinem enim exattam non veperies aliam,
quati corporis fe fenfim... Quayropter
valde operofum eff , za exatte condi[cer
e, ut parum 1n alterutram pay- tem del
ling "AS $ quamquam ego eam eum AM edi-
cum vehementer laudarem , qui parum delinquat ; Certitudinem enim exatiam varo viderc contin- eit. Mox comparat malos Medicos malis na-
ARA vium eubernatoribus ; qui dum
tranquillum. Je na mare, etiam fi
aberrent;ncn fiunt mani» 7^9 . eft
eorum errores : atv bi tc mp — inoru erit;
»iHa eorum det tceit vriencrantia : Ita & Me- dicorum errcres , dum falvbres my db OS
CUFahts etiam 1fi n hirixime
celinavant, ncn fiunt manife- fti
:atubio raves m« rbifefei1llis cfferunt curan-
di,tunc manifefte d leprel enduntvr. Moxexem- plo (Litieiim docet, non mincra
1nccmmoda,s provenireà repletione,
quàmab inanitione ; & loquitur non
de quantitate, - de formà vie étüs, ut
patet ex pr imis, cum dk 151 que fortto-
ya [unt , "0cezt . quod ad fü nct ciborum pertinere conftat. 23. At veró paribus, & ex virtute. &
ex mor- bo vigentibusindica tionibus, fi
quisin metlen- ^ "m $ Z
Krrores i5 JENNSMAM e dà quantitate à rectà ratione recefferit ,
1ita ut fip les plusin quantitate , quàm
o pot teát, exhibest, 4445" quá
aut & *a debità meníurza à aliquid ca letraha p^ P uta, (1 e
foy? P3 fex PT) LVD. SEPT ALII MEDIOL. fex uncias fucci ptiffanz exhibere debeat,
& aue . octo,aut quatucr prebeat,maj
us commtttet er- ratum, fi octo concedat
, quàm fi quatuor folas propinet: hoc
enim eft;quod Hipp.zex. 57 lb. 2.4CHf.
docebat: adjecticni autem cibcrü multó
minüs attendendum. Et rationem reddit,jnam quod plus eft;noxas affert inemendabil 65; quod veró minus , facilé emendatur , nempe fi
virtus labafcere videatur, cibi exiguum
poffum: is mi- niftrare; verüm fi in
ventré cibus fit abforptus ; quod
füperfluit ; fialiàs, multó magis in acutis
morbis, tollere eft difficile. Vbi & Hip pecra- tis, & Galeni verba non de formà victüs,
"s d de quantitate effe, manifeftum
eft. M [cüm veró id refert , quot niam viciüs
f rme«&eradu, & fpecie diverfz
funt;cognofcique,& e iei, difcer-
nique Medico, in Hippocraus , & Galeni ope- ribus excrcitato poteri ^ SIQve in ea errores committantt: ir , neceffe eft , freciem
mutare» ; sícque mae2na erit muta ee
etiamfi per upum folum eradu m,aut
fpeciem tranfieris,ut à meli- crato ad
inediam,vel fic um pütfanz ; unde &
parerrorcommittitur. Átin quantitate;cum» eonjecturà folà uti poffimus , an macis , an
mi- nus fit exhibendum , non eft rar ra
tio; ; quia ; fil tantam quantitatem
exhibe eris primá cibatio- lt « nc , ut
commode conficere poffit; nullo morbi
autin veh emen tià, aut In acceffionibus facto:| augmento,& eam quantitatem facile ferat ,
Vi- dcatürq; majorem etizm quantitatem
citra in- commodum ferre poffe ; quia
inde conjicis , te: minus, PP in
ANIMADFERS. LIB. Il. 33 minus ,
quàm oportet , exbibuiffe , in fequena
oblatione parüm adjicies , ita ; quod minus eft, facilé emendatur ; quód fi plus exhiberemus
; quàm zerotantis natura ferre poffet ,
noxasma emendare ita facile non effet :
Nam hunc erro- rem hec fequuntur
incommoda,gravitas hypo- chondriorum,
frequentia anhelitus, febriles in-
cenfiones, fitis, capitis dolores , & hujufmodi, quz omnia difficile tolli poffunt; nam
repletio- nem hanc dedi camento o
tollere non 1 licet, eum. nem. In
formà veró fecüs ied; nam fi à debiri
forma,vel fup rà, vel 1nfrà ctiam, per unum erae dum tantum deflexeris , egrum
praecipitem. aees in mortem , ut longa
oratione docuerunt Wppdersteo! &
Galenus 1. ACHT. 30.40. (P 44 Co"
2. ACHf. 19. e ?* 49. Locus veró ^ "Apbor. $. qui » determinationi € directo adverfari
videtur, ull odi reptienat ; neque enim
loquitur de tenulori victu,quàm par fit,
fed de erroribus,& Izefronibus 1n
tenui victis ratione evenientibus,
dicens , efle majores laefiones , quz accidunt ex rroribus in tenui victu accidétib js, quàm
qua 5 x erroribus commiffisin pauló
pleniori. Vel m dici poteft , inillo $.
Aphorifmoloqui de totà victis rationis
formà in toto morbo , quse multó
periculofior eft , quia errores commifli
maois laedüt:at 2.4€41.237.loquitur de unicá;aut alterà cibi exhibitione in quatitate , quz fi
plus fuerit quàm oportet, plüs
lzdit,quàm fi minus. D 4 24.4 Ne LVD. SEPT ALII AfEDIOL. Giuspem 24: Ne quis errorem cenfeat,fi
Medicus ali- lb deterier quando ex
pluribus cibis non malis , minus bo-
sod) f44- num feligat, & per totum morbi decurfüum ino | vtor conce fam ducat , fi multó magis palato
zorotanus | v iia e arrideat five ex
confüetu linefiveexnaturàpes |!
Fielligédi - culiari, fiveex appetitu in morbo : Docebat | 2d enim Hippocratés id omnino preftandum 2.
| "Apbor.58. Sed diligenter
attendat ,ne luxu, & |
intemperantià aegri in Crrores ducantur, quod [itu paffim ab adulantibus Medicis fieri video ;
qui ut principum virorum cule tamquam
manci- pia inferviant, abutentes
utiliffimà Hippocra- tis fententil;aut
zgrotantes pracipites agunt in mortém,
intemperantiz, & dominandi cujuídabo prorogato libidinis poenas dantes ; aut mor arumenas fuas omnino 1mplentes ; cüm
fciants Hippocratem dixiffe non abfoluté
, fed pauló deteriorem prxftantiori,
modo fuavior fit; effe preferendum. ibit 25. Gratificandum preterea quandoq;
cgris ibis grati docebat Hipp.6. Epid.
fett. 4-tex.S. At id aliquid ! amplius
eft, unam enim , aut alteram cibatione:j
24 cdit &gris ce dis Had
Col eo eri contra. ÉCLpYCIC 1n quà
deje&toappetitu aut V1 morbt »
reglas. aut longitudine ; aut utobfequentem magis 3 reliquis habeamus; aliquid concedendutrb s4t
jj; quod extra limites inftituti victüs
etiam fit po-4 i; (itum, modó modicum
fit : interim plura pol- liceantur , ut
importunitatem cohibeant. Adoersstj». —
26. Aliquando tamen eó ufque dejecta eftin
omaino vi- €grisappetentia,ut cibi eenus omne refugiant: Ái aliquan. ac averfentur; quin etiam,ratione
fuadete» cun v1m e
ANIMADVFERS. LIB. HH. 3j Vini
fibi ipfis inferant cibos affumentes ; ftaum
illos evomunt, & tunc Medicus deterrima que- que concedere femel aut iterum debet , ut
vires cuftodiat , ne in certiffimam
mortem cadant : fepé enim evenit;ut ex
malo illo cibo affum pto expetito natura
inftauretur,& morbus omnino quafi
conclamatus fuperetur. 27. Caveantin
averíantibus cibum , neali- menta
przparentur ipfis przfentibus ; aut enum
major ex diuturnà vifione fübfequetur verfio ; autreculàaliquà minüs illis arridente vis à,
in» majorem cadent abominationem . ,8. Cüm Hipp.t.-dphor. 16. tebricigngum victum omnem puer n effe d debere
fcribat cave , ne cerfeas de humido
folüm p iotentik ie qui ; quamvis enim
& illud requiratur, humi- dum tamen
actu,five liquidum;effe debere ma-
nifeíté intellisit:nam alibi,ut 1.7e D£etz,cibum humidum effe debere, id eft, potentià
imbecil- lum;fits expertem, coctu
facilem, & liquidum omnino teftatur
, qualem ibi ptiffanam confti- tuit:
humidumveró potentia etiam liquidum cí(e
debere , docet & Cornel. C ii 5. 3. CAp.6.
CU EI etiam rei ratione m re ddit Gal. Jib. de gpr. Seta ad T brafib. 4.càm ait: Quoniam qua
conco- quuntur » effumduntur, ideo C mox
diftvibu untur, 49 &grotantes
nonvuulto labore in cibis cor ncanes d /$
indieent. Et ab his praceptum ua[citur , Iquidos ci- bos omnes f'ebrici qon comvezire . Quod
con- firmavit t. acut. 38.69 1. 4d
Glauc. cap.13.de UHTA febr. cont. fine
euctie ; ubi cibos omnes fe^ bri. * a)
do etia pep fima conte denda.
Cibos 4- vexfant tss
ne cibos praparare videant «
Vasiius Le tmidas fe- bricitantie
bus ofai- àus Cconvute£e nit acínu e£
"T 2115 talis «
26 | LED. SEPT ALII. AMMEDIOL.
bricitantium debere effe liquidos teftatür;quiz humida actu, & facilis in chyli formam
redu- cuntur , & ceteris paribus ,
facilius multó con- coquuntur : cüm enim
ex febrecalor naturalis imbecillior
reddatur, ea erunt exhibenda; que facile
conficiuntur. V iderint ieitur, quàm bene
victum in febricitantibus inftituant , qui Pe- P2 AÀ tronam imitantes folidiora concedunt ,
& non us folum clixatas carnes
exhibent, fed affatas etiá, Y in quibus
vix humiditas in potentiá reperitur.
Sed de hoc pofteà. ANS 29.
Vtveriffimum eft , in acceffionibus , id
? agi "s eft, principio, au gmento , & ftatu , abfünendü d», d de, declinatnionémque in continuis ,
& potius quando cj 1ntervallum in
incermittentibus commodum banda, tempus
effe nutriendi, ut colliei poteft ex 1.
A phor.t1. C? za fige 1. de ratione vill. in acut. ita. declinante febre acutà, fi
viresurgeant;forma., aliquo modo erit
mutanda , ut fi ptiffana hor- deacea fit
forma, in fine ftatüs , aut inchoante.;
dechnatione;primó potionem dabimus;ut cre- morem hordei , vel jufculumrefrigerans ,
vel füllatum carnium cum aliquá aquá
refrige- rante, mox interpofitis tribus,
aut quatuor ho- ris , cibum jam
inftitutum concedemus , ut in- nuit
Hipp. 1.acur. zz fige. jo- 30. In Synochis veró , quz uniformes
fint, In $550- . Camdémque à principio
morbi ad finem nfaue AS 242 ,- fetvant
formam, unicàqu e acceílione perficiun
72 cibsg--. tUt ; quandonam fit eger cibadus , docuit-Gal. dam . Yr. eth. fed. cap. j.nempe quando xger
faci- T | lus
ANIMADVFERS. LIB.IL sj
Jiüstolerare morbum videtvr, & quando;dum fanitate frueretvr , cibum fimere
confueverat: fiigitur & facilior
tolerantia cum folità horà ccincidat,
hac erit eligenda : fin minüs;femper
pravalebit facilis tolerantia, quz fi immanife- fta modó fuerit , à folà confuetudine tunc
tem- pus nutriendi erit defumendum. 31. Quod fi contingar, in
intermittentibus om intervallum nullum
effe, & declinante» jorbo novam
exfpectari acceffionem , ita üt tantum
temporis à fine ftatüsad novam inva-
fionem non intercedat , u t cibus ingeftus coqui poffit, puta ; (p: LC Jp trim horaru m tantüm» ia ut
ne R^ m fit aut 1n fum mmo v19o renu-
E , vel fequenti accefficnioccurrere cibo in- co&o, & repleto ventricrlo, quod fzpé
in pra- xicxercend àoccurrit, quid in eo
ca Mh £a |Cjen- dumerit? Anne fatius erit vieenteacceffione - cibv m pro pin: I6, 2n potius viecreevitato ,
fa- tius erit ; Cibo in ventriculo
exiftente, febri oc- currere ? Con mp
hiter ?b cmnibrs refponde- trr, deterius
effe mu Itó In principio cibum.
exhibere, quàm in ftatu; quód nocumenta,
principi! cim aliis temporibus ccemmunican- tur, ncn fc: artem nocumenta ftatüás.
Verümmvltó fecüs Gal. 11. A erb. sued. ult. rem banc M eerivir ; ubi, cafu p ropofit eodem ,
confide- randum effeid docet, o uo d
maeis ureet,quod- que ma g1s noCituI 'um
judicaverimus , fuoien- dum : dox
cétque, eííe ccnfideranda locumaffe-
(tum; affectionem, princi pli & ftatüs naturam, tum
Cibare bre f2af12 fine ffa1?, qu
prote tnos ffonem ; c» ouando.
/ (4 / ul "424 h^. ya.
38. LVD. SEPT ALII 7MMEDIOL,
tum & morem morbi . Locus quidem , & affe- éctio;ut fi ventriculus , vel hepar
afficeretur in- flammatione, fi pauló
ante acceffionem cibare- mus ,omnino
effet perniciofüm : hepate enim affe
&o alvi dejectiones unà cum acceffionibus
folentinvadere : ore autem ventriculi vexatos fyncopes fuperveniunt. Vbi veró abeft
in- flammatio, & vires debiles
fuerint; ftatu om- nino evitato, propius
principio cibum iie cx pedit, potillimüm
fi mos mor bi; princi pii & ftatüs
mori refpondeat ; hic veró confideratur
in vigore , & principio, fiannotaverimus im. fümmo vigore, an citramagnitudinem febr
T. caloris ficeus t. [fu dens , an citra
[qualorem nurenss Priorem namque h
bumetlante vitlumade- facere quamprimum
oportet : In [ecundo.dum plu- vinum
calovis remittat » e. vfpettare . In principio
vero acce [ponis morem &[imabis , at corporis ex- trema perfrigeret, magna [anguimis
revocatto- zen ad interiora corporis
faciat, an omutimo corpus zn premat :
quippe [ecuedum bocscen faciles man-
fietumve contesanes y 1m priore diflinguas oportet. Nam [i ab[que vi[ceris pblegmone , aut
[uccorum. vedundantia, motus ad
interiora tin acce[[iontbus pollet»
zibil offendes paulo ante cibans ; fin vel
phleemone , vel redundantia [ubfit , cavenda eff ante acce[Jfwnem cibatio , ceu vesss AXIE
nóxia . Cüm tamen multó major fit
quantitas morbo- rum ,& habitudinum
corporis quae expofcüt, ut potius in
fine ftatíis nutriamus , quàm prope
principium nov acceflionis, maeis laudarem, Cal
NIMADFERS. LIB. IH. 1 || eam
propofiuonem medicam , quà aflereretur;
urgente hac neceffhitate , praftare e 1n fine ftatüs nutrire , quàm etiam per duas horas ante
prin- cipium , quód major quantitas
febrium fit ex | genere iride ex
obítructione ob abun- ;] dantiam
crafíorum humoru m, & ex interni, |
vel externa phleeg: mone; in quibus , Galeno tc- I fte, prai (tat in fi ine fta tüs nutrire,
quam p roximc :| ante principium. EL . Commendandus tamen aliquando cibus X 1n 1 principlo , & inauemento, &
ftatu , & Booxined ante principium,
ubi habitus COrpo- iisaridusadmodum, à
tque fc qual lens fuerit; & 9 in febre admodum ardente ; biliofo humore, rante, atque ad ventriculi os trans- lit inedia , vigilias |i
d^ qp ] ee o6. di — 4 M - (* ] "m , c ws bu & .. ininoadecratasltrititia, c folliatudo, auibus
& exiiccatuim elit pius nilniO, c
excaicractutin p -— — Tp ^ 4^7 Ox
"£X Ld "E" "e -.
COI1 pus » ir ILICQtiC CODn9 C111 a3cr« y s EX HII jdaaces A &
1 ME e£ a. dai 141 N t^ i E qu E o
inunmores: proquarebpence inte iii£g ence Mii À | &
aus cit. L3a1C€hlis noitcti,I x. IM eti :2CG. eC |» 1»211í0« ve dob: e N- í f. inqgi 1lDuUus caàlibDiis pI. (tabit a nt ein: y: 'nei L :
a d "111 ! j &in l DEYi IC11 LG
ASM-AE Lu an |t Lt Verum cum hoc rarius
contingat, in caf pi /" ! » f1 ,
, Z " Xf». (17 ^ 44A Bm 1 $7175 *4
13^ 47 p 1 *Yy Poe polito, ub1 à itatu à
DI1nci Ji nOV. invalid nlsS nuum
temporis Jntercedit, ut comqiTnock CIDLi
n i1w vis 1illiitloo | e«.iLA&LALCICCIC 3 Ai! liüs effe n n atüsnuütrlre, quàm pr ;8 LVD. SEPTALII MEDIOL. Galen./z
Com. multó plura referant incommo- da,
fi quis in principio cibum offerat ; quàm fi
in ftatu. Et hoc eft , quod innuit 1. Zdphbor. 11. cüm dicit,» acceffiomibus ab[Hinere oportetd
eft; & ptoxime ante, X inchoante
invafione . Mugmotà 33. Quoniamautemaut
incomplicatione» acc ejfinis duarum
febrium, aut in unà ediamyin qvàtem-
minus in- pora adeo extenduntur, ut anteqv àm fup erve- commod? Sat declinatio, nova acceffio
fuperveniat, sic- ibat que neque
intervallum, neque declinatio repe- quá
flatus: v rariin quibus cibum offerre ex ratione pc ffi- mus ,1n ambiguo Medicorum animus hzret ; r* quandonam cibum offerre expediat.
Auemen- ti tempus prusotes & minores
fecum invehe- re lzfiones cenferem ;
quód nec ea immineant damna, quz fequi
docvit Gal. € 11. AMetb. 1.acut.penult.
CÓ" 4.atnt. 39. neque eó ufque ca-
lor, & fymptcmata pervenerint ad fummum, utin vieore. Non negandum , noxas etiam
ex oblato ciboin augmento non parvas
excitari 5 atindicatione à virtute
ur2ente,ccm modo teni pore. morbi
importunitate füblatà, illud eli-
t cendum cenfemus , quod mincra
fecum inves- prium hiti incommoda
. Plorg tres D um CR
acuoatione 34. Cav eant,ne
rempus trium horarum cen--|ii eant
fufficere à cibi oblatione ad novam inva-4ii:
ad acc:fio fionem , quod pleriqve cenfrerunt , Galeni au-Juj nem » 20 faf cord durer. 8. AMe: b. 4. lH bi: d
f(Terit/fatis effe, fiia. fities horas aqu inoctiales , quatuorve ,
inter] balneum, acceffionffque tempus
interpc »natntzj ibalneo enim cibum
exhibere folebant ; cümm alio- ANIMADFERS. LIB.IH. | g alioqui Gal. 11. 2etb.1 s. docuerit; maxime
in omni febre coctioni 1ncumbendum efle
: quia fi adveniente acceffione, cibu s
in eric ) non fit confectus , ex
retractione caloris ad in- terna febris
omnino butsiiesü ,; pefimma illas
fvmptomata producentur , de quibus Hipp.& Gal.4.4cut.59. Et Avic. 1. 4. T racf.2. cap.
6. 1tà in febribus cibandum praci pit ,
ut vacuo ven- triculo occurrant : hzc veró
concociio ne in fanisq juidem trium
horarum fpatio confici po teft, cumin
xeris natura ex morbo d« cbilis red-
dita feeniter coctioni vacet. S1 igitur fuerit "
forbitio, ut ptiflana, aut contrltus pan ida tus ex jure,aut idem concifus,aut hujus 5qi isi
WT - — " "i . , ; 211-3 4 1^
VEN NS I quinque;iox,al tetiam feptem
ati onc eden- A [| ^ " " . " daxíunt, plus minus, prorcbcre ventriculi
,«& :] A 22-594 I " - p! «conditione Tebris int num [1$
pecccantlsS . fantiCcriun, aut
niicuium aiteératum , tres aGul- 1 !
EB É im MN 3 dem hor xquinoctiales
fufncient; de qva re "4 | Q
"EM locu us eit 45» €ID.4. GC
XCCCOCCO €nif1n 1 L| raaicum apiiioquitur,non dCIcIDIUCRhC,
aut ferculo , quz non exhibuifle
ccpttat cb angu ftiam temporis ad
fequentem acccftionem;füb- dit enim : $7
vero ctrca ve[peram , aut duabus bo- yis
cttius acceffto iervadar um laville mane licea?, tum ciba[[e; ux evitecillaincommoda,;qua
fequi docet Hipp. 4.aczu£. 39. ubi cibis
incocts in, * ventriculo accefito fi
ervenerit: Pezter emm; inquic caer,
faflidit cibum, 1mtenditur bypochbon-
r J^4244912 6Y1477 ;
33 LUD. SEPT ALII MEDIOL. drium , 1atlatur corpus propter saterzam
tuyba- tionem, quens fixamon eft ,
dolet. ager , lancimaturs -pellicatur,
vomere affeélat, c fi mala evomnuerit,
dolet ipo me[- 3$. Excipienda
tamen ab hac tegulà, & ho- c»weaad-
Yarum cibandi ante acceffionem , & non ofte- do offre rendi alimentiautin principio;aut
ante princi- eibi er" piumacceífionis
, ea corpora, qux & calidas 162,00
10. & ficca funt temperamento , & habitu eracilt; jeibus^— quibus fpiritus facilé diffolvuntur
, quz ore» ventriculi admodum fentente,
& in quibus acris humor , &
mordax ad ventriculum trans fufus ita
egrum infeftat , ut inipfius etiam in-
vafionisinitio fvncope indudià, vcl etiamins fimplicibus tertianis intermittentibus
fzpenus4 4A- meró mortem inducat; in
llis enim ante inva- fionem,velin illius
principio cibandum cenfuit Gal.1o.
7Metb.cap.2.3.4.€9 f. CibusgnA- — 36.
Adhibenda tamen ea eft cautio , quód;,|
do offerédus fi animi deliquia in febrium initio fupervence- jn principio tint , affluente acri humoread
ventriculum , &y acceffion ,. os
iius mordicante , cibus vel immediaté ante
c quand? acceíffionem , velin ipfo principio erit exhiben-4 pauloante* dus , utadmixta cibo bilis minüs
mordicare. valeat. Si veró ex fpirituum
fübtilitate exfolu-4i V tio fequatur
in principio febrium ; nutriendi
erüntzeri per duas, tréfve horas cibis hujuf- . modi, qui citó inflaurare poffint fpiritus
; faci- ww rPa9vatm (couccommutarL, ut
funt ova forbilia , jufcula qux
inftaurativa dicuntur ; & fimilia, quibu:
4 adítringents fi &onnihil addiderimus , ut fucc] era-
UNIMADFERS. LIB. IIl. 83
eranatorum, aurantiorum , aut fimiliu m,opti- me illis confultum fore exiftimamus. ;7. Inacidis tamen iis in ufum du cendis
;il- 4ciderZ s lud maximé cavendum
exiftimo, ne nimio plus fs iz febr:
limonum fuccus , aut acidorum aurantioruma 45 acatis addátur , quod paflim etiam à doctiffimis
viris stilis fed fieri video; qui in
acutis , & malignis febribus, shOAETAT-
in omnibus ferculis , & jufculis fucci limonum Enn quàm plurimum adjungunt, non animadver-
voii tentes, tantá illi ineffe acerbitatem,
ut, fi modü excedat, aut coctione non
temp eretur , quod in fvrupo de
limonibus , & de fucco citri fit , aut
facchari mixtione non moderetur, obftructio- nes in venis pariat inemendabiles , ideó
mode- atéillo utendum ; in quà menfura
fi in ufum. veniat,refrieerabit, &
incidet;altiüfque medi- catas potiones
exferere faciet. Aurantiorum., fuccus
aliquanto minorem habet aufteritatem; c
proptereài non tantà liquoris miftione in-
fier 38. Vidum omnem aut craffum
, aut tenué, aut tenuiffimum antiquos
conftituiffe , docuit Hipp. lib.de
prifca Medicina, nempe cünrcraf- | |. etu
(à comedimus,cim forbemus, & cüm bibimus: nw Quarttim Galenus victüs genus addidit, om- ^
e nimodam cibi, & potüs abftinentiam
, 4- Com. ui vecipi? I oleum ent [mum 2
ppellavit; 2u5, c qui quód fi quz
forbentur;bifariam partiamur,n£-. exclades-
e in tenuem , & craffam forbitionem , omnes 45. victüs habebimus ditfere ntias.Verim quatuor fünt, quz acute febricitantibus conveniunt
: E Craffa Vicdlus tt-
nauis (n 4- -- s di à "e b
y ma e ACERO, REDE 1 34 L/D. SEPT ALI. MEDIOL. forbitio,de quà r. cut. 26. eftinteera
ptiffana; alica,panis lotus , five
contritus , five conciíüs ; & conta
carnium. Tenuis forbitio eft, ut tiffana
colata, aut fercula eàdem tenuiora. .
buen funt autoxymel antiquo more para-
tum, mulfa, ftillatitius liquor ex carne, jufcula cujuifquegeneris. Aquz veró frieide potus, —
| ju aut omnimoda abflinentia, fümmé
illum te-.— | i nuffimum victum
confütuunt. Quz omnes |i victüs rationes
, ultimá exceptà , vires augent , atque
inftaurant, quamvis aliquando imbecil-
las vires reddere dici foleant, habito refpectu ad corpora fanorum,qui fi illis victibus
uteren- tur; ad marcorem ducerentur .
Noftris tamen vidus ext e-temporibus
victus i1leextremé tenuiffimus, & me
tenuit - quatriduana 1lla 1nedia,aut ob confictudinem, we nee autobregionem, exterminari omnino
debet ; $ ww. Utpote periculi omnino plena
, ex quà & mors E: zensinducitur,
& Medicis infamiz nota inu- ritur ,
fed loco illius potiones induci debent ,
fyrupus acetofüus , vel de ficco citri, cum ftilla- ütio àliquo liquore , aut jufcu]a alterara ,
vel cremor hordei . Viclus 39.. Cavendum tamen , netranfitvs fiat
ad eraffns i victumillum , qui extra
limites victüs febrici- 4CHII5 "^
tantium continetur , ne fcilicet que comedun- hi tine». ear, sáintquefolidiora, non liquida,
concedan- 1 »! OS P eur gr panis, carnes ,
& quod deterius eft, ho- Orb ded [7-
viri fruétus , quod paffim extra hanc provin- t
CUT — gam fierividimus. Herdesm |
40. Cüm nihil fit , quod inzerotantibusci-
bandis ; h. AUNTAM ZA DIVERS: LIB. AI. 3f bandis,; & apud anuquos ;.& apud
recentio Ies, antiquo more
febricitantibus maximé recte yi-
Ccumaünsftituentes, magis inu fu m ducaturipsà putt. lana ho rdeaceà, o pame confultun |.
Medicis in hisameis Cautionibus pradicis
cenfii ; fi ali- gna OC loco mterp
ofüero de rectà conficiendg puffanz
ratione , de qna etiam Gal. 1. de al. facul.cap.9.ab dep
nf[anascapA. O mde Colicit. I. 11. &
Dàul. /zb. 1. cap. 78. podffimüim cum
adeo varlare jn cà fcriptores dang 10s videam ; recentiorum autem aliquos. doctiffimos
etiam longé aberrare.In cà igitu1 Lprma
fit in clectio- ne hordei cautio , qt
ód cüm Bardqum fit du- plex, alterum
quod fpopte nudu n nafcitur, 1. dc M
aene cap. 13.2" lib. EC RN: yicin,
cap.6. quod in Cappadccià naía fcribit ; ut ali- cubi euam apud nos Infi; bres ; alterum vefti- tum , quod maeis commune eft ; ;
poftremum hoc eligi debet , deglubitum
ta men, & à corti- ce exutum;
quamvis enim ulti primo illo po- tius
utendum cenfeant , €à forté ducti ratione,
quod cüm Galenus arte corticem adimat;fatiüs videatur fponte tali nato uti ; fed non bono
ar- pro ptiffa- Ana quale
eligend& » Hordeum «lind fine
cortice eraffo na- feitir , a-
lttd veffs UG. eumento: ro ieenim illu dicium
noverltl.4e alim. facul. 13.e0 tamen
non vtitur ; quin fpecie ab alio
differre afferit , f;rtéque etiam faculta-
te : Vnde Herodctus. Galenoontüquior apud Oribafium r1. Col/e£. dicebat ; illud
plurimum Ruttre ; multum fuccum. habere,
& proxime 1tritici naturam accedere
; quibus rationibus minimé in acutis
convenit : quz enim nimis E 4
multum 36 LVD. SEPT ALII MEDIOL. inultum nutriunt , queve craffum , &
eglutino- firm füccum generant, ut
triticum;inaácutisfe. | bribus minimé
convenire poffunt. 1. dealipzfaa |i
cult.cap.4. 4I. Sed quáarte
preparandum fit; ut cum — | ^ fru&u,
fine damno in ufum duc poffi t; noh5
levem requirit diligentiam , multáque cautio- ne indiget. Farinàaliqui utunturaquz,;aut
ju- ri mifcentes , & pultem
efformantes ; quam. | tamquam
flatulentam , & excrementa multa |
producentem omnino rejicit Gal. /jb. de atre- emuante vitfus vationescap. 6. Cf 1. de raf.
vid. is acut.cap. 18.Freffo alii, &
fracto utuntur ; at re- felluntur 11 ab
eodem Gal. /zb. 1. de al TCI. cap. 9. ^
lib. de attezuante vithucap.6. 9 1. de 2
VAI. Vitl. 12 acutis, cap. 18. quód tormina faciat hy pochondria diftendat , non levis fit ; non
Tu- brica, quód denique craffos fuccos
producat . Leviter torrefaciunt alri, ut
faciliüs exter nà tu- nicà fpoliati
poffit, & flatus exuere: At fic ptif-
íanam minüs humectantem reddunt, iminüfve | uu aptat alvum folvere; collieitur id ex Herodo-
| to, referente Galeno; 1. de alim.
facult.cap.13.. fi pritenam ex ze torrefactà alvum cohibere,af-
— | di ferente : Vnde Oribafius , 4.
Collet]. cap. 7. ex. | Dievche ,
hordevumin polentà rorrefa&um al-
vum cohibere atfferit5 quod confirmavit Gal. ) 1.de alizz.9. qninimó cap.2 2. ejufdlen :
frixa em- t n4 flatum quidem deponunt ,
fed di "fficile coquum- iln uv, Co
adftringunt , craffun yque fuccurm, cenerant. |
quód obfervans Trallianus /&. 8. cap. 8. voluit in
HKordeum quomodo jaradum
fro puf- fana. ANIMADVERS. LIB. IE — «9» in dyfenterià hordeum torreri,ne fi fine
frixio- piam — ne uteremur , alvum
fübduceret ; non cohibee etum. ret. Braffavolus hordeum aqvà
fz piüs mace- rat, mox ficcat;& in
mortario ligneo illud Con- rundens
decórticat. Atfi pro primo cortice»
expurgando id facit , non eft, quód aquàail Illud prius maceret ; fi pro fecunda briliori ,
malé facit, cüm coctione fol ^
eximatutr. Galenus igi- vto vn ai cur
capit hordeum Integrum» levi manu contu-
fum , & hoc modo decorticatum , atque mox panno afpcro pe erfricatum , ut reliquum
corti- ^ cis fi quid reliquum eft ; anod
verifimile eft ; air levem ictum, to lli
poffi t. . Cautio autem 1n quantitate
hordei ad zmerdei Pee m, &aquz ad etin m In pl ra paratione
quantita püffanz, maxima eft adhibenda ;
cüm variafit ad. aqua de his apud
grauiffimos euam fcriptores fen- pre ptis
tentia, aliis pro fingulà hordei heminà decem. ^4paran" aqua adn — ut Dievches apud Ori- bafium , 4. Collect. 7. cenfuit , quam
me fecutus eft Conftantinus Cafar,lib.de
Re ruf. 9 Antvllus veró, eodem Oribafio
teferente» ; 4. Colle&£l. 11. pro
fingulà hordei heminà quin- decim aquz
adhibet;quam fententiam fecutus e(t
Paulus, /ib.1.c2p.73. Braffavolus autem r.de
rat vill. in acutis 18. pro fingula hordei heminá trieinta , & triginta quinque aqua
mifcebat . Galenus autem 1. de aliz.
facult.9. € 10. c Lb. de Priffana;
nullius quantitatis aqua» aut ejufd&
proportio nis ad hordeum meminit. Neque yero id prater rationem , fed jure
merito,quód G4 obfer- 4uanésíÍnu/ ex 38 — EVD. SEPT ALII AMMEDIOL. ,, obfervatfet hordeum pro varietate foli
aliud - facilius coqui, aliud
difficiliàs,et docebat ípfez iet /ib. de
cibis bomi | CP mmals [nci , cap. $. tum
etiánt pro varietate nature illins erani ; ut paf- fimi1n ciceribus excoquendisobfervamis;
Sed & aqua non levis habenda eít
ratio, cüm aliam grana , & Cerealia
omnia facillimé conficere »
obfervaverimus ; aliam difficillimé , ut docui- mus 72 Com. 17 lib. de aere , aquis i loc. EH
ipp: Sitamen ejus eeheris affüumamus ,
quod intu- [— Ra .ICcat, & coquatur
facilé , apiid nos Infübres mE pro
fingula hbeminàillius , quindecim , aut vi-
ginti aqua affumere poterimus; que quantita- tis aquz varietas erit pro várià conditione
hor- | dei, & aqua. Propifa
— 45. Sed'in ptiffane praeparatione quid ob-
na cóuie? fervandum ? & in condiendà quid cavendum ? da . 2^ Sané Galenus oleum, & acetum
addidit, & addenda , falem; illa
quidem 1. de al». facul. 9. 4. tuenda va
T9 valer, 4. Cf $, equ]dem. 8. lib. de M arcove, ult. 7. : Methb.med.6. S.eju[dem 2.
10.Mfetb.Y1.Orib. 4- Collect. 1. &
Paulus rb. 1.cap.88. Salem etiam
indendum conftat ex 1. 2//9.9.& Orib.& Paulo loc.ctt. Sed quo tempore hec addenda ?. Gal.
r. de alim. 9. acetum indendum cenfuit,
cüm ad füimmum intiimuerit hordeum ,
deinde etiam permittendum , utTento igne
in füccum diffol- vatur ; tumaddendum :
falem autem addi vo- luit pauló ante
tempus diffolvendz ptiffans :
olevmaddebat pro condimento ; nos, quibus placuerit; concedemus.. Placet tamen
potiüs; ut JANIM.ADVERS. LIE. IH. üt cx jure oprimo carnium patetur,five
integra paretur;five colata, addità aut
levi portione » falis ; autfacchari
pauxillum plus; pavxillum enim mellis
addebat ptiffanz, 5. rende valet.S.
cujus loco przftabit faccharum indere: aliqua- to plus illtüs etiamaddentes admifceatur ; prohibemus enim admixtione» ilius nefaccharum 1n bilem vertatur ..
Quod fi quisaceti ufurn refugiat,
licebit [oco illius aut fuccum
aurantiorum, aut citri , aut etiam. »
fi aceti nonnihil . L limonum indere , modo fuccus is aliquandiu
guetud AC plus cum rcliquis ebulliat,
fecus quàm paffim. «^ v» fiat; cim indi
foleat füccus immediate tempore ?e/&- e Ae. affumptionis,qui ob cruditatem ; &
acerbitaté folet nonnihil obeffe;
quamvis mixtio fine co- étione nonnihil
terreftreitatis illius , ac adftri-
étionis foleat retundere». 44.
In pane concifo, aut contrito, pro fercu-
lo parando hecadhibeatur cautio ; fi febrem. curemus acutam, aut ardentem , panem omni. Op rius effe lav andum ,. "us. n tatà
frpiüs aquà aut füperinfpersà fepiüs
aquà ; fic enim & fer- menti vis
retunditur ,« cibüs paratur m inus
nutriens;potiffimüm fi paretur ex jure fimplici pu Il: gallinacei; fiiccóque aurantiorum con- fpersatur, fic enim parata panatella
minüs etiam nutriet, quàm ptiffana.
Cavendum veró, ne panis igne pris
cremetur , mox abluatur, quod factum ab
Oribafio videmus ; fic enim, ienex
partes concipiuntur in pane , sícque &
ficcius alimentum paratur, & calidius , quod E 4 per
Panatella 1n ACHtis quomodo
paranda « C9 Cor fn 4«o LFD. SEPT.ALII AMEDIOL. per lotionem minimé corrigi poteft;
poterit tamen fic paratum convenire ,
fialvi profluvio cum febre eri tententur
, addito aut ficco li- monum, aut
granatorum. In reliquis febribus ex pane
conciío , aut contrito ferculum conve-
(niet; etiam non loto pane, & ex jurecarnium aliquanto validiore. Confum- 45: In confumptis juribus ex carnibus
pa- yu Mu randis hzc obfervetur cautio
;. maximéà me; ex cargo lA dariea , que
ex carne vituli macrà conficiü- vittling
, üt » quód vix in eis elutinofum illud reperia- tur , quod paffim in juribus obfervamus ,
que » ex pullis conficiuntur ; cutis
enim circumve- ftiens; & nervofz
multe partes alarum, & cru- rum,
gluten illud generare folent;quz vix pof-
funt auferri : in vituli autem carne , licet & fi- brarum,& nervorum ratione , & capitum
mu- fculorum glutinofa aliqua adfint,
mrltó tamen pauciora fünt;atque ex parte
etiam auferri pof- j funt. Quód fi
quifpiam gallinarum , ant ca po- | num
jus expetar ; cautionem hancadhibeat, ut
alarum duz extreme juncture auferantur, & coxarum ultima pars ; quód fi cute etiam
pul- lum fpoliare poterimus ,
(alubriorem cibum & potum procul d:bio
parabimus. 46. Sedentes in lecto
alantur;fi enim jacen- tes cibum capiant
, vix ad ventriculi fundum. cibum
effundent ; deindeà cibo fümpto fe mi-
horà fedeant , vel (altem erecti aliquantulum. femiJaceant.
47. Ante cibum memores fint expurgatio-
nis euem j- tum tenc-
re debeat, dá ciban- tur.
IL- os alluen ANIMADFERS.
LIB.1L | 4 lhis oris: nam à febre
plurimi vapores , & fuli- ipines
furfum feruntur , quz limum quemdam lin
linguà efformant., .qui cüm guftum pertur-
Ibet, cibos etiam malà qualitate imbuit: quare li: & lingua; & os colluendum, &
osfophagus;qui TENIS. N lfzepe per
febres areícit , madore alique | f1gan-. ex acels e£ Jac idus , cui maxime infervit aqua etiam cruda
€x - aw . aceto, & faccharo. EA 49. De potu aquz in febribus pro potu quo- .
P^vs 4c Itidiano , non pro medicamento ;
hec fitobíeg- ;"^ qua- ratio: fi in
xerum inciderimus,qui in fanitate it
affuetus fit aquz potul, etiamcitra noxam pof- Ife nos utiqu e Hone nop tmam ,aut fcntanam;
BD obe aut pluvialem cifternin: mc
ncedere, aut CCr-- ,,5 f po té decoctam
fimplicem : fin minus affuetus po-
ditn 2212 Qua cibus JL ma-
AY » 49Ha no 7u$1nacmAd
tuaque zeer fuerit, ne 1n ea 1ncommoda 1nci- zi. dat, dc quibu | Hipp. 4. de rat. viel. in
acur. ali- qu id addi licebit ; quó
facilis ex hypochon- driis meet ,
cruditas reprimatur , atque etiam. «cea "M eevias morbo, fi fieri poffit; A Hldd eios ve wis
adver- 9e, : canedio femur; ut fi add
faccharum.cinnamomum, E . anifum,femen
coriandrorum;authordeumin-- -.
Ccoxerimus. 49. Deaquà hordei ,
quem ) potu Imantiquis 444a bar len Ar m
pleri quec enfent, quód nullibi Gale- deris aes
nus ; Oribafius, Paulus, A?tius; &aliiillius *5pro po- men tionem fec vei ; ita cenfeo , Hipp. 3. de
2 4 epiinide va) uiél.im acut. 13. (f a.
de ratione vilius, 71. po- "limum
autem librà à . de Morbis , ubi laboran-
tibus tor pore c: 1pitis propin andamcenfet aqua hordeaceam, de cà mentionem feciffe ; ubi
eti 1n- "aua bor Kein Of.
nibus amar 615 n0 Con venit.
v qua ber dei Que pa 1Anda .
gue 41 LED. SEPT ALII
MEDIOL. intelligere non poteft (accum
hordei , quia illis! có fübjungit ;
Maze. pro alimento. [uccum. bor--|vck
dez exhibeo , utnec in aliis duobus locis , cütmi en potum aquam hordeaceam appellet ,
füccumaj autem hordei paffim non potum
,. fed (orbitio—] ji nem appellet ..
Neque veró rejicienda eft , po—] jj
tiffimüm in febribus exurentibus ; quod flatu] ili lenta fit ; fi enim recte excoquatur ,
flatulenti&il "T exuit; neque
fi diutius excoquatur, falfedinemi] «1
contrahit , quod ab aliis objicitur ; fi enim ins] s putfanà, quz longiori tempore elixatur, id
nom] «s veriti funt Hippocrates, &
Galenus; nec expe-4 ui: rientia id
oftendit , in quà maeis hoc feqiiilo
deberet,ob hordei majorem ad aquam propor--| tionem , & quantitatem , quà ob
craffitiem faT- fedo in elixatione loneà
contrahi deberet , cufil idinaquà hordei
omninoaquosà, & potu ve--| tebimur ?
Cautio tamen eft adhibenda , ne eail In
omnibus morbis, aur inomnibus febribus ini
ufi m ducatur , ut aliàs fieri foleba 5 fed in iis! folüm , in quibus magnus eftus fuerit , ut
ubiil. abfterfioneopus et. At veró in eà
conficiendail ». magna adhibenda eft
cautio. Accipito hordei vcri, non fpeltz
, feu zez , ut plerique faciunt , libram
unàm duodecim unciarüm , máceretür
tantillumin aquà, mox panno admodum afpe--] IO Oprimé confricetur,donec omnis arifta
deci- derit, & quippiam etiam ipfius
corticis craffi fit deter(íiim;deinde
optiméabluatur,& omnifor- ditie expureata, addantur aque libre quadra-
Hi. ^ ginta, & tàmdiu claro ine
decoquatur , donec optime —
ANIMADFERS. LIB. II. 43 |
Optimé hordeum intumuetit , mox depofito de aMesua : : : | [ ; P ám lever. 1ene decocto, permittatur perfrigerari,
deinde transfundatur , quod perfpicuum
eft , ac valde | clarum decocti;in vas
vitreum , in quofi quip- piamiterum
refederit, denuó In altertim vas |
transfundatur ; quod perfpicuum eft , & relin- | quendum donec refideat ; quod pro potu
in» | paramus pro medicamento, aut
faltem cibo | medicato , aut pro potu.
Pro medicamento;aut | cibo medicato, vel
cruda erit, vel cocta; Gal. |
cocha.Qinimó etiam coctarum alieinteoré co- (**^* | étz fünt;alie imperfecte ; quz eciam magls
; && 4A. vavwe Fat ufiim duci
poterit. d 1 : Mulfa di jo. In mulfe melicrative compofitione
ma- : s A ; 77 (7; xima adhibenda eft cautio: Vel enim
mulfàm vj ^É pt an
''Ali0 » 3.de alim.f acult. 39.
€? 12. Afeth. cap. 3. Cruda.o -—Á cds
! E , * . -Á eL. magis alvum
[ubducit , munus uutrtt ; contrá aute TLMN
E . ec * minus & nutriunt,
& dejiciupt , prout magis | aut
minus coctionem füfceperint. Vtramque
euam hanc aut meraciorem conftituit, aut di- jutiorem Hipp. 3.4e rat.vit]. in acut.t.33immÓ
7... Gal.$. A etb.zzed. 4. 1n
meraciffimam , medio. n 4»*« we
S. 2 " " " . 1
$44 | crem,& dilutam dividit. Sed
quanam eft mel- 77*^* lis ad aquam,
quibus duobus folis conftát mul- jin fa;
omnino proportio ? Cenfentaliqui, mera- ell; 1) A ciffimam efle ex una mellis, & duabus
aqua, LE | fic cenfiut. Avic. /ib. «.
& Diofcor. Mediocrem pum idi ex una
mellis , & quatmoraquz , ex 4. de tuend. aud vál.cap.6.Dilutam autem ex un mellis, &
octo aquz , factà ebullitione ; &
defpumatis excre- mentis ;
donecfupernatent, ex Paulo £/b.1.cap. 46.Sic vn b. ^£ ptu ex 06 Jh.
— cC s
^f yr t ou * Et
44. LED.
SEPT ALII -MEDIOL. 46.Sic Mefue, &
Rafis 9. ad "dIman[orem ; led:
ante hos omnes Oribaf.4. Synop[eos; Cap.39. Hac 1T communior eft recentiorumopinio. Eso
verós ut veriffimam hanc effe opinionem
cenfeo. in» melicrato pro cibo
fimplici . feu medicato : ita]; falfam
exiftimo , fi mulfíam fumamus pro potu:
'ad diftributionem cibi parando. Quin. ceníeos
dilutam illam , de quà 3. de ratzeze vitius ; 13] mentionem facit; eam effe poffe, de quà
Gal. 3. de vat. vicl.12 acut. 15. ubi
dicit, mulfam dilu- tam fieri;ubi pauxi
illum mellis multz aquz ad- miícetur ,
ut aqua permeare queatad diftribu-
tionem , ne diutius in hypochondriis commo- retur; hoc enim munus eft potüs;ut | potus ,
non üt cibus ; ; quam fortaffe di
iveríam à dilutà, de quà 8.
Metl-meminit;credere poterimus;quód
diluta illa tamquam cibus effe poterit ; ex unà mellis,& octo aqua: at quz diluta eft pro
potu ad diftributionem cibi,diluta magis
effe debet, quàmutuna fit mellis ad octo
aque , neque» enim pauxillum mellis una
eft uncia ad octo. Eritieitur mulfa pro
potu, fi pro uncià unamel lis viginti
uncieaquae fümant ur,pauló plus;aut.
minus ; neque enim determinataaque quanti- tas certó przícribi potett, ut etiam
Galenum. videmus feciffe 3 .acut. 13. 3.
de alim. facul. 29.8. AMetb.cap.a.qui
nullibi quantitatis mellis ad a- quam
meminit ; quód mellis videmus effe ma-
enam differentiam,càm fciamus, aliud effe bo- numsaliud m: idum. 3-40nt. 2.3. C7 4. de
tuend.val. 6. Bonum celerrimé coquitur ,
& celerrimé de- finit ^.
ALNIM.ADVERS. LIB. II. 45
| | finit fi pumam facere , inde minus aque abfimi- Contrà evenit in malo; & prc- —
I fum effet;plusaqua a
'Inus;fimedium,medio modo. vandum
eft,fi aqua forte crafficr fucrit;ut apud
lturin coctione. '[prereà in eo
coquendo major indenda erit aque ']|
copia, qua ab fümi poffit; quà in bonc;quód ex
'l|Philagrio colligitur,qui referete Oribzf. s. Co/- letf.cap.17.in cofectione 2 poivelitis.fi mel
craf- ddi voluit; fi tenuius, mi- tiam obfer-
Vbie nos Infübres putealis efle
folet;quz in melicra- ti confectione
fumitur , & optimum melinda-
tUur,cüm ea aqua , ut attepuetu r,lc nglori egeat | elixatione, m el vero illud pau m antequàm
illi aliquantifper effe clixa ida
um ttenuabitur ,&in Sf mellis ft
Gitan- im recipiet , facil iüsqu e
hy| mel indarur , 'leniméa
tiam meabit. gr
Sed cüm f: ; fic cchondría per- amfaccharum , ant iqu Is inCo- 1. dre
CM fd enitu m , faltem
perfectum , noftrum in i ufüitn od Aj$*
medicü , & inter delicias ouftüs fittradvcium , ancx co mu] Iía parari poterit ? Vuq;,&
Opti- ed part- 1na , ci m non tantà
poll ! immo in biliofisu ulior erit
& fuavior.C extépc eat acrimonia,
ut m el, ilf aliqui;non nifi crudam
mulfam ex facch laro pa- zari poffe
colliquatione, quod jam faccharv m..
attenuata aqu: i permeab i
hiinisarobo bus attenuatis. rur ea
adhibeatur cautio , ut prius aqua clixeti Ó,
| coctum fit. Ego veró & crudam colliqua i^f parari pofle crediderin., fed p rzftantiorem
éffe fue cocfa . V €octam ; quia Am
cocüonem aqua permifcetnr — atione
,&melius per dXpcenond r-
m quàm obtim.; 1
(UY 9 Cu cda ; 46. LED. SEPT ALII 7MEDIOL. quàm illiindatur faccharum,& i in
minori quam junii py . — pitate; ita ut
fepé prouncià facchari libra aquai T
fufficiat , potiffimum fi affectus non admodumaliii a ftvans fuerit; 1n quo cafu fucci limonum
non--joit nihilin coctione addi
poterit. ^^) )]; A2 5 — $2. Oxymel, & Syrupus acetofus ad
pen-Jn.: paraci ra. m veniant;qui &
pro pori ad fedádam fitimsdau 310 » & pro cib: cibo in peracutis febribus ,
& pro medi-1u catà potione in ufüm
medicum fe penumero ve-4r«i piunt.
Hiintriplici funt differentià pro varic]y)
q^ de ufu:vel enim funt valde acidi, vel mediocriter;? vel minimüm.De primo Hipp.3.4041.26. dc fe-4
m cundo 3 .4cut.30. de tertio 3.4€4.57.
locutus eta De tribus iis omnibus
Gal.4.de tuzd.val.6.d O38. cens illorum
mixtionem ex aceto , melle, & a |
quà ;aut faccharo loco mellis in fyr. aceto f|
emm ec Minimé acidum fieri afferens ex unà parte ace? EN ti, duabus mellis , aut facchari , &
octo aqua eDaenl, De Mecium ex un ià
aceti , duabus mellis ,.& qua:
tuoraqua : Valde acidum ex duabus aceti.
d ecu mellis, & quatuoraque. Galenum fecutus etj, Oribaf. ;.Coll. 24. Paulus folius acris
meminiifl..... lib.7. c. 11. Mefue
folius mediocris meminitij.. compofitic
némq; tradidit. Sed animadverterg,, ..
dum,multüm i in cocturà à Grecis differre . Gad. ]enus enim ad quartam , aut tertiam
exccqtp.. debere dict. Plerig; i ita
intellieendum cenfen]... donec remaneat
tertia, aut quarta pars, qv ibub.
fübfcribere videtur Mefue , qui feré hoc modi excoquit , ut pertotum forté annum
confervtd tur, quod etiam omnes
Seplafiarii faciun cV rüm ANIMADFERS. LIB. H. 47 "A rüm illud veriffimum eft ; cenfüiffe
Grzcos, fo- ""tilamtertiam,
aut quartam partem effe abfiimen
"dam:docuit enim Galenus; o xymcel efle tempc- jrandum,ut vi inumibidem ; cüm autem vinum, inumquam meracum biberetur , fed
tempera- tum ; ut colligitur ex Plinio
14. AVaruralis Hiff. Wicap. ult.
Ib.2.3.cap.1.& hocipfum vario modo
"temperaretur , aut pari aqu cum vino quanti- "Rtate affump A t plusaqua addétibus
:& hoc itriplici modo i£ duabus vini
tres aqua;aut u- mi vini vtm ruei
;autdeniqueuni vinl tresa- uae
addentibus; ut docuit Plutarch. 2 3- Sympof.
Meuse[?.9. Athenzus Zzb. 1o. cap.S. C" 9. Siigitur o- Ixymel ut vinum temperari dc ibba
atjnumquam jad duas tertias,aut ad tres
ex quatuor excoqui Jporeft "-
lioqüin non modo du pla , aut n Ja ad
lim cleri, fed tripl io;aut quadruplo à melle füpe- Jirabitur : quoniam mellis —R minus a- dqua ob craffitiem , & vifciditatem
abfimitur . Exemplo fint;una aceti, due
mellis, quatuor a- quz unciz in qu:
irtam redigantur , erunt una illincia cm
dimidià, sícquetota, aut penetota
"eric mel ; fi ad tertiam ;€runt reliqvz duzun- "rim ,quarumuna cum dimidià erit mel ,
media &ijincia erit a acetum; ncn
gum ges | duri imilec erit vino; quód fi
unica ex qvatuor, aut una ex tribusabfümatuor
; optimétempera- Jfmento vini
correfpondebit ; quód fi ! | War
decoctio cumaquá,vis aceti & in fa
flu odore cum melle " hnqvetur
didiu coqueretur , mu po
re, lía fieret mexaeifima . te
.K » b e VM^ Aon! UA - MK,
; quód fi tam- mee "v, yy
in cra ^ . 46 evita m AAA
]- 9 quét note pode pod. Ps V.
v evaee- "", 48. LVD.SEPT-ALII MEDIOL. ^e in
extrinfecis erat in uft,non per interna. |!
Ac Ox nei wen m tg Animadvertendum pratereà ,
Pharma--| rbi 4; Copolas,ut diutiüs
oxymel ; aut fyr. « cetofüm-.| Is rela
4 confervare poffint;ex decreto Mefüz , pris a-- Galizico, quam & mel ufque adeo ex
coquere;donec totajj quomod, aqua,aut
pene univerfa abfümpta fuerit ; mox i
perttr,| acetum addere; & iterü coquere, omnino quoc: aquz reliquum efta abfümentes;
sícqueoxyme: non fieri ex aceto mulsá.
Vbiobfervandum. |1ii oxymel hoc ita
paratum pro potu nutrien te Lin ub ufim
duci non poffe : eft enim potiüs forbitio , | t: | quàm potis.
oxysel $4. Cavendum prztereà ,ne Medica coma] xi rix muni noftro oxymelite u tantur ad
humectani] Z0 btt dum ; cim exficcanti
potiüs facultate conftet: a dd cümaquáà
carcat;in ufum tameneetiam hoc nof x p
fs leote is ducitur, quod di uluatur;liquidümque, & «a.
PF i fluxile reddatur quadruplà fere parte
aqua: E. aut ftillatitia,aut decocti al
licujus addità. Quar! $$. Obfervàndum
praterei,in plevritide» T "fot bi
cra(fifcnt, & vifcidi humores , oxymel noo]
zanbectlle " : ri ; fn m
imbecilltus effe;quàm fit illud mediocreqi
inaididad cut m in €o cafu valde acri utendvr m docuerij ht »p.3 2.4C€HT.2. —á $6. Obfervaridum pretereà ,fi per
totum) nofirum morbi decurfum utédum fit
oxvmelite; aut fyri] 3) acutis.
acetofo,neqs acricrineque mediocri effe utem]
zit ac-, dum in acutis febribus , quód non humectet comfnoda potiffimum noftrum ita paratum ; fed
doce ad era[ia "- Hipp. 3. 4CUt. 37.0tendum effc eo; in quo
minii T y de Y - : J4À V^ vt vi 6 mum CLI'A9M .
cA MER — w^ € h 3 zx -
&* — — - "
ANIMZADEERS. LIB. 44... 49 mum
aceti fitadmixtum, ucmultüm poffit hu-
nectare.nec inteftinis noxam inferre.
57. Cavendum pratereà , ne in oxymcelitis 5. autfyr.acetofi compofitione acetum illud
acer- rimum fümatur.;aut ex vino
Cretico; vel alio potenti confectum :
nam in acutis febribus jin quibus,
preter facultatem obftruc&iiones tollen
di;abftergendi,& incidendi;requirimus & lhu- mectationem,& refrigerationem, po tiüs
ficca- refolet;& excalefacere;quàm
humectare: aut fi taleacetum in ufvm
ducatur ,aquz cuantitas erit augenda ;
| tunc fortaffe sentebaslenia des "
'erbis Galeni tolli pcffet;cóüm a.ze val.tuend.6. voluerit; ex unà aceti, & duabus mellis
fieri oxy mel mediocre ; acerrimi m vcró
ex zqualibus aceti, & mellis
partibus:cüm in cófilio pro pue- ro
epilepticoacidiffimvm oxvmel ex una ace-
)& quatuor mellis velit co nfici ; miniméaci- di m ex unaceti,& octo mellis. Nificum
do- aceti pro oxysmnelie
nó ftt acer YImi ,n6» que ex vis
n0 pottne tffiano, echa ifa
CM. &iffimo C iealino
dixerimus , libellum illuzi (pen t
effe quidem Galeni ; fed multis in locis depra- vatum : potiffimum cümoxymel ex favis
confi- ci ibi tradiderit d. 9 oppofitum
docuit (2 4.de val.tuend.6. € 2.de Fratt.
29. Qvod fi ex favis QUIS dixerit doc
ffe conficiendi m Gal. lib. dt med T
her. ad Pa mbil. oxymel,1s fciat,librum illum
Galeni non effe, quod vel inde collieitur,quód diverfo modo compofverit ibi Theriacam ,
ac lib.de T her. ad Pi[onemyac lib. de
Aztid. Deinde conf tat, confilium 11lud
pro puero epileptico efle
depravatum,quoód dies Canicilarcs confti-
, quat c E jo. LVD. SEPT.ALII MEDIOL. tuat quadraginta , viginti ante exortum
Cani- cule, & viginti poft; quod
Galeno repugnat, & Grzcis fimul,ac
Latinis omnibus fcriptoribus ,
Caniculares dies ab exortu hujus fideris in- choantibus , ut longi oratione ; &"
72 Cons. lib. Hipp. de aeve , aquis, (f
locis, in Com.in Probl.
"Ariftorelis, docrimus . Colligitur ternó,men- dofibm effe libellum illum ex eo, quód
pueris epilepticis apium cócedendum,
petrofelinutms -abdicandum cenfet , quód
petroíelinum lzdat epilepfià correptos ;
cüm oppofitum reperia- - mus apud omnes
fcriptores ; apium epilepnicis
obeffe,nullà fa&à petrofelini métione : fic Plin. lib. 10.cap.r1.fic Alex. Trall.Izb.1.cap.1
$.(ic Avic. lib. 3. T raft. 2. cap. $$.
fic Serapio /ib.Sigupl. cap. 190.&
Mefvezn fua Praxi,cap.16.de Dolore capi-
tis. Nifidixerimus, corrigendum effe locums illum in confilio epileptico; ut loco , seii:
par- res o£fo , lecamus, aqua partes
oclo;fic enim ccn- veniec cum loco 4.4e
tuezd. val-cap.6. $8. Cümin vino
concedendo in febribus, & Vin f?
sotiffimüm acutis,tottantzg; controverfiz ex-
&ricitant! entur,ob varios Hippocratis & Galeni locos ^
bus acut? ; v ips zoterd. intet
fe contrarios , de quorum conciliatione s;
emdi per 755 : : fe libi à nobis
conftitutum eft, nempe, numquam
"V ipuw in ratione morbi effe concedendum , aliquando arqtiscur vero ratione caufz, &
fymptomatum , tum eta aliquando
ceorum,que fecundum natutam dicuntur,& vi-
concedz-. rium . Quoniam autem alicubi concedi paffim Lar. intelligo; ut in agro Neapolitano, &
fortafle; frequen- ^ s ,
cádémque controverfià quid fentiendumffit, a ANIMADVERS. LIB.I1L — s | frequentiüs,quàm debeat, atque non
apparens Aeneis parue | tibus fignis
cocticnis eftuantéq; zgrotantes 5. 9udA-vvemes ve | quàm felici facceffusi pfi viderint; nos
Infübres. 42447 ,/& »d laborantibus
febre acutà, € malignà cmnino vinum interdicimus
; quod adeo felici fucceffü | fit; ut
ex viginti laboratibus maligná febre cum
| maculis vix unus intereat, nifi forté, quod rarif- fimé evenit; ratione virium aliquando
conce- | datur. $9. Cavendum tamen,quantum maximé pof vis »- |! fumus , nein noftris his regionibus vinum
con-. 4az ; ne | cedamus;etiamfi
coctionis figna appareant ; vi-. 9Pparéti-
| demus enim plerofque ex quávis vini conceflio- 9! 4wi42 ne,quantumvis minimà, in deterius labi ,
atque en eH ^ . Y & éh9n15, a- | denuó materiam recrudefcere : quod cüm fx
pé ni Teis- | acfepiüs
confideráffem,viderémq; antiquos ad- dian
| eó frequenter vinum in febribus conceffiffe,, dido, |! non folüm ratione virium vitalium,aut
ÍymptO-. e; cur. | matum, fed enamad
adjuvandam cocionem, vabcaomee Vi fud;
materie morbifice ; atque ad promovendamil- - lius per lotium evacvuationem, ut videre eft
11. 7 Meth. med. 9.5 1.2d Glauc. 1m curanda
tertiamay 73 | C quartana febre;tumad
fputum facilitandum, | Ut I. AC4/. 22.
3.Aut. 1.C7 4. 4CHf. 37. non aliam
horumaptud nos infelicium eventuum ex vini exhibitione canfam effeconjcectavi; quàm
vino-. «vsum, — rum noftratium
conditionem, Rubra;& nigra vufAr«w foy -
optima multa fint,quamvis primis menfibus & q . auftera,& craffa,fed mfnüsaptaad
febres,quód —— nec urinas promoveant ,
necíputum facilitent. Qua alba funt;
aut fiava , aut fünt potentia , aut *
e i imbe- LN Vas
^ ^ ó1 €^ eot ue exéiu pa? n quet
^ D qua dijuatur; pel ne
LYD. SEPT ALII MEDIOL. $2 itmbecilla: Potentia , quoniam maxime alba.
ex- petuntur à noftris in aperto vafe,
ubi compreffis uvis reponuntursut fimul
ebulliant,non permit- rüntür tamdiu
fitmari ; quamdiu oporteret ; uE debitam
coctionem in fe conciperent ; & id, ut
álbo colore oculis ; auftero fapore, quem pican- tem vocant, palato gratficentur hinc &
aufte- titate coctioniofficiunt ,
obftructiones excitant, neque urinas
promovent , neque fputum adju- vant;
pratereà veró caput petunt quàm maxi-
ime ; ieneis partibus validéin ipfo contentis , ob terreftres partes admixtas : Vnde etiam
primis»j menfibus eratiffima palato
effefolent;,fi dulce-: dinis aliquid
cetinuerint,fübaufteris partibus cit:
guftui abblandientibus..
dulcibus duplicifapore Imbecilla
veró & tenuia alba hujufmodi funt»
ut numquam máturefcant , nifi maximo zftatis calore füperveriente, & ne tunc quidem
aufterz: partes omnino co&tione
evincuntur ; sicque m1- nüsapta erunt
& viresinftaurare ; & lotia. pro-
movere:quod etiam incommodum alterum ex-
cipit, quód , ubi quafi. maturuerint ; aufterita- témque depofuetint, aut ftatim ferà acefcát,
aut evanida redda . hant,vnde ad ufüm inepta redduntur . "dusigitur quàm maxime pueridis,maxime in acutis, potiffimum enis, & etiam maeis in internis
inflammationi- bus,utin pl "debet, potentius potius eligaui, n mali-
a ET. Cau-
60. ntür;.aut corruptionem
contraer Evitan-- B^ pud nos in febribus: evritide;viniufus; & fiin ufum
ducti 1 "ENS quod multa a-- ANIMADVERS. LIB. TI. $3. 6o. Cautio prztereà in bibendo adhibenda.
Bibende- eft, in febribus potiffimüm
aftvantibus, quam. fap, en docuit
Ariftcteles 1; Problezz. $6. ut fzpe,& pau- paulatim latim aquam, & alios potus frigidos ; ad
fedan- "bdl. T dam fitim illam ex
calore febrili excitatam eon- M iria
ceffos;affumant: potio enim mvlta;& conferum 5, e, affumpta , nec exficcatas partes humedtat ;
qui-. 5, c ca buseftus, & ficcitas
ineft,cü ftatim praterfluat; fori. nec
fitim fedatzat fi (epis data fuerit; & paula- tim pitiffando hauriatvr; os ventriculi;
cefopha- eum, lineuam; & palatuni ,
dum fenfim per eas tranfit,refrigerat,
& humectatialiquà ex párte»
parictibus ; & turicisadhzrens: quin & paula- um fefe infinuansin carne confcendit ,'&
venu- las exficcatas imadéfaciendo,&
trrorando hume 7 &at;..
Quodaptiffimo exemplo docet :fi enim» c ri A.
multa aqua.& confertim aut decidat;maximé ft »/fe^ . ficca fit,in terram; aut aliunde per cavum
eorri- vetur., fuperficiem terra non
permeat, fed prz- terfluit,nullam noxam
ducés ; at fi paulatimaut decidat , aut
deducatvr , füuperficiem paulatimo
madefaciens,& ócclufos poros aperiens ; viatfiz fubfequenti ad penetratiorem parat.]Id veró
zepiba intellieendum eft deaquá in
potim affumptà gt ad fitim fedandam;non
veró de eà,quz in multà quantitate
affumpta ad exauneuendam febremo
ardentemaffutnitur,quz & multa,& affatim eft affumenda;fed de hac rezz Cozz. noflris im
Probl. 4 wel - illud, quidauid dicatadverfus Ariftctelem
Hie- Mie S ua — * remias Triverius zz lrb. Hipp. de vitu
idtotarum.. ved. 61. Quamvis fomnus in
acceífionum febriü ES v1 omnium E utens p 7
E Suc P AI á J4 LVD. SEPT ALII MEDIOL. S»m»»us Omnium principiis, confenfii omnium
Medico--| aliquando tüm, & mulus
rationibus id perfuadentibus, fic] ^"
in prizci-- fueiendus , animadvertendum tamen , aliquosi| ^ pio 4t'«[i? teperiri,quiadeó fenfu exquifito
in mufculis, &] /! nf "C
esrpofis partibus fünt, ur faperveniente effifio-| Pind ne materierum acrium ad illas partes ,
unde ri-| i Tm" --gofem illüm
concuffivum fieri Medici omnes:
profitentur , tantis , támque magnis doloribusi| 4! conficiantur , ut vitales vires profternantur
, &&| |! mots fepenumeró
fubfequatur; iniis non folümz] UU in principio
fomnus, eft avertendus , fed potiàss
omniingenio procurandus, ut fenfus ille exqui-- fitus retundatur,aut fopiatur,rigorque;&
doloij 5i mitior reddatur. Somnus 62. Somnus in febribus potiffimum
acutis, ff; immodt- -yyodum
cxcefferít,licet majori ex parte malo &«)
74/1? ^ erotantibus cedat, & proptereà fit evincendus ;) i "aq : quoniam tamen ,ut omnes alias
à naturà factat! € " 2 : ida €vacuationes cohibet, ita eam;quz
perfüdorem] i fit, omnino promovet, fi
in fine ftatüs univerfa.]. i lis
febris,ant in declinatione fapervenerit, eciafí
temporc modur excefferit, ita ut decem, aut e) tiam plures horas perduret , non eft impedien«]
ju . dus, potiffimüm fi indicatorià die
imminere crisd i fim perfudores
commonftrarum fit:fit enim fae] or
penumeró , ut promotis per longum illom fo;] mnum füdoribus ex univerfo corpore, & ex
illeéd! ti /ode)e ves lomno inftanratà
naturà,& morbus fo]vatur, 8& nes
eger convalefcat : coenofcemus autem ex fienisdi i) | * prafentibus bono ceffurum hujufmodi
fomnum] vornvwté $4. : , 4n T /^ -. longum.fifine tertore fit, fi lenis, fi
denique il]: t lum / Ó
oil . ANIMADVERS. LIB. II. y jum non imitetur, qui in lethargo,
comatosisve affedibus paffim confpicitur
: Videmus enim , aliquando excitatos
zerotantes hujufmodi,e- tiam Medicorum
confilio , impeditos in hujuf- -4r modi
evacuatione recidivam feciffe . Proptereà
cauti maximé in hac re Medici effe debent. 63. Inaére frigido admittendo in acutis ,
& 4er frigi- zftuantibus
febribus,hec adhibeatur cautio: Vt 4us acu?
pro viribus frigidus quidem aer ambiens in cu- febricitan biculum admittatur, & procuretur ,
utomnino tibus quo & infpirari
poffit , & interna vifcera xftuantia, "ede ce» refrigerare, & faciei oblectamentum boc
affer- eedendus re ; reliquo autem
corpori ne nudo obveniat, omnino
cavendum ; quin ne etiam nimis tenui
ftragulà;ac pervià operto: circumverfante enim acre ambiente frigido aut flatu , &
calidus va- por, exhalatiove,quz foras
perfenfumeffugien . N tem evacuationem promovebatur
, ad interiora ^4? " repelletur ,
& pori cutis pervii fcrtaffeadftrin-
gentur , & internus fervor adangebitur : immi- | nuenda quidem in augmento , & maeis
inftatu zn v^ erunt cooperimenta , ut
zftus ille imminuaturz ewe per
univerfim, & natura inftavreturàtantola- ^
bore; at fenfim id fiat,neque eó ufque, ut illa in- commoda feqvi poffint. 64. Non placet tamen eorum confüetudo , Nà
zii: qui quafi eeris vim inferentes ,
plàüs nimio coo- cooperien- pertos,&
ftragalis obvolutos tenentfic & tran- 4; fregu- fpirabile maeis corpus reddere cenfentes
poffe , ^ 4c? & füdores prómovere :
cüm alioqüi illud ni- f'^rieiran mium
effluxum fpirituum efficiat , & fübinde, '^* , , | D 4 V)IeS — eH) 46 . LPD. SE PTALI| MEDIOL: Viresimbecilles reddat ; hoc autem violentiam naturz inferat , & aut ctuidum humorem
extra- hat; aut qui per alias partes
exitum fibi quate- bat ad cutim vi
quádam ; naturá re pugnante s attrahatur
, xc ELA LVDOVICI
4 PPTATITII.-. |
MEDIOLANENSIS, Baimaduerfi
ionum, & Cautionum Me- dicarum, LIBER. TERTIV S, | diui
Eas comprehendens ; vorige A2
Qua ad Pbarmaceviscum negotium pertinent . e Ep
Vamvistáquam veriffima fit Hip- Medica |
pocratis fentéuia, 2.24pbor. $2.O7- materia
"ia [fecundum rationem facienti. [i nom mutáda s
| [nccedat fecundum vatioriem ,non e[f
^ tranfeundum ad aliud fiante eo, quod
e principi o vifum ef? . Cavendum tamen, ne diu- tius in eàdem materià medicá infiftamis ,
potif- fimum fi in alterantibus
verfemuür ; fit enim fz- penumeró,ut,
dum longo temp« re eodem remé : gue Pm
dio utimur,natura illi affueta ita illud in alimen/Aexsa Área. tum vertat,ut morbificam caufam evincerenon —
7 valeat;potiffimum fi alexipharmacum
fit; pecu- harique qualitateagat.
Immwutanda ieitur crit materia prafidii,
& quantitas etiam ; quz adeó
Certa j8. .LVD. SEPT ALII
MEDIOL. certa przfcribi non poteft :
hac enim ratione & '| vii
cxiftimationi noftrz confülemus,& eegros obfe- | qj quentes magis habebimus;ne tamen id frequen
|| ii tds fiat,ne ignorantiz notam per
inconftantiam || i fubeamus. | Puean- —— 2. In purgandis humoribus per
medicamen- |. dunagrg tum five [entens ,
fivefolvens ;ut multa funt à irte. Medico & animadvertenda;& przcavenda ;
ita | exptd't ," huic noftro
Cautionum libro minimé inferen« | q«o»do
da,quód regule , & canonesilli non nifi cautio- *45f?
nesomnesfünt, quibus Medicum jam bene in- £derit« — fitutumfü pponimus : hé igítur in
immeníum (ec e A erctef. cat liber,
folüm cum Hippocrate ;z fraemen "
eile 4. t0 Ib.de medic-pareantibus,ilud admonebo,;4ebe- TT re AM edicum pre[cripturum phaymacum quod
far- frm» vel deorfira purgat, prits £m
'€YTOGAY€ y HHTA alias phavmacum
pureans bau[erit ; Cj num alvus ex pur
eatoris deor[im f actle fe fol'vat , ac cst obe- rug Parsvelporius dura fits haec enim erit
cautio pur- | € l "T : 4 AFEA CIAM 1 gatorla 1n metu hvpercatha 1COS ,
ut naturam /!| WU eoo, e. on epa 1
tí peculiarem cognofcat
eerotantis,cümnullisno- | — tis
idiofyncrafia cognofd poffit; quam fi cogno- | 7. Ícere potuiffet Galenus, fe zqualem
ZEfculapio | cenfüiffer : adeó enim
aliqni faciles ad folutio- nem funt;ut
vel primo pharmacorum odore tre- | .oa,,
Pident, atque in fluxum folvantur ; aliiita duri | : | alvo fünt, ut vix ullisremediis alvus
refpódeat; | ^ fic enim ant mollioribus
, & levioribus ;autvae | lentioribus
uti poterit. Purtame 3. Atfinüquám
pharmacorum alvtm fübs |. dum inter
ducentium ufumfe inüffe affirmet, rum demum |
exqui- ANIM.ADVERS. LIB. III.
f9- exquirendum, num, dum fanus
effet,officii me- 7?s4re o mor alvus
füerit , pro conditione rerum affum- ertet; 2»
ptarum, & numà pleniore cibofe in fluxum ef- !riea fit fundere alvus foleat ; fic enim tutius
zgrotanti pr confüleré poterit
Medicus. 4. In lenientium medicamentorum
ufü, cüm LexientiZ videam Medicos adeó
diffentientes,& in quan- «f ati-
titate; & in hora exhibitionis,& inintervalloab !5s:?ri» exhibitione ad cibum,concedentibusaliquibus,
4?7mer- puta , fucci caffiz ad minus
unciam , tum & fe(- *91^?^
quiunciam, vel electuarii lenitivi, vel dia pruni , per horamante cibum , & hunc potiüs
matuti- num , quàm vefpertünum , ut
fomnum fugiant, quem poft medicinas
imbecillas fngiendum;au- &oritate
magnorum virorum omnino probant, Je esce
vc] eà ratione , quód perfomnum & evaciatio-e Certo .| nes perfeceffum impediantur, & medicamen-
- tum naturz adeó familiare alimenti
naturam. fübeat;quod in Italis Medicis
Francifcus Valle- riola;2.Ezarrat. c.$.
maximé reprehendit: Nc- cantibus aliis;
aut hzc in principio morborum. effe
concedenda;aut fané admodum raró;in quo ;
numero Mercurialem noftrum effe video JEgo ww ^^ de hacreita cenfeo: Infebriumemnium,
&a- liorum quoque morborum
curatione,majori eX ;», (5,45 parte ab
initio lenientium ufüm convenire; & UA wav
excrementa;in ventriculo contenta, & in vicinis |. ,. A 7... partibus , evacuentur , & ut commodiüs ,
fecu-. — riüsque incidentia , tenuantia
; & abflergentia,, auxilia in ufum
duci poffint , fine periculo ; nez crudi
fucci ad intimiores partes ducantur. 5. Quà NOS oe)
: " gras * mo lHh e EFD.-SEPTI4ALII MMEDIOL. urhe Kata VeTO quantitate ; diftantià à cibo;
& dt tempore ?. Sané nifi cautio
adhibeatur & diftindo , in errore
verfabimur : Aut erífmin» T bs. princpio
morbi ad. prefcriptum ufum exhiben-
dz,diffg. tU; ut progreffu morbi;ut alvus aliqua dejiciat éio. Andies,cum enemata , » quód aut
renuuntur , aut —. leduntautnihil
fübducunt;a aut alia causa; in u- füni
venire negueupr d 1$1 ob primm occafio-
nem, & ad unciam, & ad id fefquiunciam concedi zx. ; debent, & a aliquanto tempore
ante cibum ; & / potiüsmatutinum,
quàm vefpertinum tempus eligi debet ,
nifi aliter acceffio febrilis perfua-
deat. Colligiturid ex Gal.2. Ze em facul. cap. 31. de moris , mox etiam de prunis agente ,
ubi alt : dl vups pruna movent ,, Sinai
f f prandium gon ftatim. fed aliquamto
poft in* ervallo inchoetur , capo t[ola
comedantur ; haec enim communia, omnium
laxantiumm przcepta meminiffe opor- |
Lax Iet ; ut enim perfeinexiftentia excrementa fub- vunt edi qucant »fine cibo per fe concedi
debent;ne veró, tmc)en E ' cum naturz ea famil liari ia fint, 1n
aPRSCHÉ Ver- E d «t tantur , non multo
poft cibus eft 4llis concedén- d Dx 4t -
dus;ne veró fomnuminterrumpant,dum alvum
(s das p ád excretjionem movent.;c rd poft quatuor;aut fex horas fieri folet - po tis ante prarídium
erit Deb; . exhibendum. 1Q: [Quod fiad
ex xcrementa,que in. rsen jnteftinisa lagregaptur ex quotidiano cibo
,füb- ducenda ex thibe atur , cüm ld
fepius fit oriítatt- we dum, multó min
or copia Mloru m erit conceden- da,
puta, f (cmtu [uncias antea deachnges dein
facile folubili, &e2 quidem. jim-
mediate (WW dd 4— 121]
/Á, )1l eAVO » ANIMADFERS. LIB.
HL. (6: mediate ante cibum;vel cum
ciboipfo;& porius; cum cana ,. quàm
cum prandio: ficenim cibüs :
emolliens;& lubricansredditur,& ferculum one Jtvculn lud hquidum;aut ju fculum medicánmientofa m.
UPC OBPINT induit qualitatem lubricantem
; & felectaà nüs- — turà parte nutriente,
reliquum, quod adanteftis: na
transfunditur, & fxces contentas emollit; & ^ tunicasinteftinorum lu bricat neque
.cruduma: fübducit; quoniam ; cüm naturz
ea familianas fint; illa non averfatur,
aut cum crudis expellit; fec d co
ncoctione faétà, quod familiar '€ ma91s at
aahit,reliquum.cum ex 'crementitià parte ádin- teftina pellit; quod cum non fiat ; nifi celebratà
: coctione ; poft fo mnum folet fiéri :
& vut millies p Jy OMA e2o ex pertus
fum, & nof ftrates Mc dici meoe exg« "2 Ja 1o cognoverunt ; hoc modo au t famiuncià ;
aut ctia un duabus dr achmis
fierenumeró 1pajor ex- dg tetas
crementorum copia educitur, quàm cüm uncias ' &e etiam fcfquiuncia per horam;ut moris
eft5ane te prandium exhibetur : fomnus
potius adjuvat: coctionem illam ; &
lubricitatem ; quàm impe» diat. Neqtie interrumpitur ,
quia quantitate» à tardius agit,&
non nifi poft cocticnem . Auctos -
A ritas illius fententiz-&
VaHeriolà adducz ; aut. 2^* de primo
modo exhibendi ea intellivitur ; vel v m
potius deveré purgantibus debilibus; de PME alis. |
G. :Ab affumpto autem medicamento: veré 1 viec d *
purgante;an fomnus co ncedendusamrerandüf- ZU AN z 91272 '4
vefit ala eft ratio ; neque unà refponfic né po«^ 4072 b] e?
eftíausfien ; aliterepim eft agenduniin medi- me quands.
CoIento ; ^61 LFD. SEPT.ALII MEDIOL. utenchitt «améto lévi;aliter in valido:alia
eft ratio, fi me« dicamentum fimplex
fitmedicamentum , alia ft venenofi infe
quippiam contineat , ut hellebo- rus,
Colocynthis videntur : neq; idem imperan-
dum.fi liquida exhibeantur;autin boli formam mollioris , àutfclida concedantur , quales
funt : pilulesfiex ex blandioribus
fuerint, & 1n formá li- quidà, vix
eft füperdormiendum , nifi ventricu-
lusadmodum imbecillis fuerit;fi bolt molliores fuerint, & medicina fatis potens ;
aliquádiu fu- - él mela perdormire licet
, potiffimum fi naufeabundus emi 9 fit
eaer,aut debili ftomacho;fic enim faciliüs ad
potnded actum ducuntur, & non evomuntur. |A pilulis " £^ * optimum eft dormire, &
longiori tempore , ut PIS etus
colliquatz, ad adtámque deduciz , facilé
sol i - D PUS fuum exferere poffint . A valentiffimis au-
E tem medicamentis affumptisjin « quibus virulen- ti: nonnihil ineft nullo modo
dormiendum. ceníeo, nevirusad principes
partes , & potiffi- mümad cor per
fomnum means, qut ad cerebrü vapores
transfufi nóxas pariant in&mendabiles .
yin m Malé iis confülitur , quibus ab affumpto -aMfumpto, pharmaco,;ne vomitus
fuperveniat,calidi panni 2e / 07A 7v M
reet n - p 34A / 7" zeli cs hoc autem & calorem naturalem à
loco avocat, lida sop G fa penumeró
flatus excitando ex materià inis
fentappli ventriculo contentá naufeam promover. Gulz canda. — igitur, & ecfophago potiüs
frigida fatim sdmo- vcri
debent;ventriculo autem non r.ifi cüm dif-
ficulterad actum deduci peteft , aut dolor à fia- ^ £u con-
gula y ant àut gule,aut regioni ventriculi applicantur ; il-. y.gioni yg 10d enim potius vomitum trahendo
conciliat. ANIMADFERS. LIB. HL .
€; | tt Concitatur , calida
applicenuir. Cavendum autem femper;ne
calor excedat,revocatur enim -.|
potiàs fic natura ab opere. 8$. Cüm Hippocratem
viderint aliqui ab ex- ! J| hibito
helleboro, aliove medicamento validio- |
rl,cremorem horde! exhibuiffe, E reliquie ,fi
ul quc adh xererent medicamenti eefophago, fupe- | ricribusq; ventriculi partibus,fü bh erentur,a- ftüsq; ex medicamenti vi in ventre
productus ' | reprimerentur ; poft
quodcumque medicamen- ! | tumaffumptum
poft tres horas , fiveevaciare, jam
ceeperit;five nullus adhuc motus fiat;jufcu-
| lum pulli propinant; adjuvari fic cenfentes opus —
medicamenti. Quod omnino cavendum ceníeo: | ficenim medicamenti vis hebetatur, aut
preter rationem actio medicamenti
confunditur. Ino ^2e44- aod un fine
fané evacuaticnis fiquis id pr rxftiterit, opa-
me illi confulttim cenfeo;nam & fiti ccnfülitut, 5, -. & reliquie medicamenti, aut humorum
fübdu- cuntur , ehuitur ventriculus ;
atque vires aliquo modo inftaurantur. 9. Purgante medicaméto dato, fi fpatio
qua- tuor,aut quinque horarum non
dejecerint egri, nec bene;nec tutó
clyfima 1njici poteft; quod paf- fim à
Practicis fieri video; nam diftentis intefti-
nis pharmaco, ac ruentibus füccis ;aditu prohi- betur remedium; ;fepéque deorfum pellente
na turà, & furfum propellente
clyfinate, pugnà ex- ortà,dolores
concitantur maximi, & aliquando
volvulus.promovetur. Glandem ieitur prafü- terit ex melle impofüiffe cum fcmidrachmá
fà- lis, Pbhartna-
€0 nj pto . son femper in-
fco p tres Loret exbsbéda.
HH - eth . Mu
8U.A. oí " €—— taedia.
PLarz;-- co no €? CHante s,
chos 20 " dé sm, Jw Qo df.
Cun m o $2 C^fA- 64 LVD. SEPT.ALII MEDIOL. lis, fellis bubuli ; & fucci cyclaminis
; aut cum pülvere
trochif&orunvalhandal , fed cum filo . |
Quód fi clyfma indatur;fit acre quidem; fed fex«. |... folüm unciarum. Praftattemen id promovere.
|; cum hauftu octo;aut decem unciarum
juris pul-: |.., Ii;addito faccharorubro
ad:dvas uncias; aut un^ |i. ciàaddità
mannz; aut fefquiuncià . : Vomitus ^.
10. EO ufque mollicies noftra pervenit; ut: |
quet- | NOmitivorum ufus feré exoleverit,ut vel eam ef^ 1 plex, q'ii- fe caufam etiam credam ; ut raro
rebelles morbi j.. £4; » C A nobis
evincantur;ne tamen id fineanimadver- . |.
4775? fione relinquam ; animadvertendum ; cümdu- j. V^ — uley fit vomitus, arte procuratus,
Vniverfalis u- , sese Dus; quototius
corporis conipages, fi quid malt"
concepetit;evacuatur pervomitum : Particula- ex eactrisalter;quo ventriculus autà
collectis per fe» . excrémentis infe
,autab affufis aliunde ;inani- tur... In
primoillo exercendo;cavendám ómni- no
effc hyemem dicebat Hipp. 4. Z4pbor.6.quod. |
«c cim czaffi humcres tunc exuberent ; & viz non. fintaperte ; corporisque compages denfior fit
; juàm ut locum humoribus attractis
concedat , difficillimanireddunteam
actionem;fecüs eft,fa. J. vacuare humores per fein
ventriculo ratos ten--. | taveris :
frequentius enim id przftare debemus |. ^
. hyeme; auctore Hipp. /ib. de [alubr? Dietas quo- p). " mani inquitjboc tempus ad pituitam f
ecundins eft; V7 & quamviseo tempore
ventres ftatuantur cali. |. dicres;r.2fpbor.
15. quoniam taroen pituite me-.|
tropolis ecerebrem , ob aéris frigiditatem 1naXi- || iné pituita abundat; unde defluxus illius ad
pe- || ER Kus» — bs
7 -— 11 | ANIMADVFERS. LIB.IIL | 6g étuss & ventriculum ; ideó vomitus
hyeme ma- 21s conveniunt blandis iis
avxiliisqua naufeam promovendo partem
illam folam poffunt eva- cuare;ut docet
Ga ld. $. denfupart. cap.a.Atfi he- pate
fe exonerante , bilis recipi turin ventricu-
loquod ex amarore lineuz, & aliis confpicitur, quovisid anni tempore ex eniat , evomi
poteft; licet frequentius id eveniat
xftate . 11. Numquam tabidi;,aut in
tabem propenfi Vemitz: cvomant,fi fieri
p offit, fed per infer DONC cag tabidis i-
tur, ob graviorum fvmptomatum metum. nimtcus. 12. Cavendus itidem eft« vomitus,quibus ca-
; (5
—-— - . ^11 E re eren m put c
tolet; nifi ex recrementis in ventre collectis quibus no id fiat;a ut quos interna ph leo: 'neobfi
idet;aut COWUeIT . | .^ qui laborant moleftà aliqu à ham )ptoii 1,
aut O- culorum morbis ; lipothy
miz,aututerinz affe- Cüoni expofitis
etam 1ncommoda eft vomitio,; ut &
1is,qui fracto;nau ife tiri ndoque funt ftoma
cho , & denique cob ptis , & morboexhau- füus.
Q 13. Eoufque progreffa eft
hominum tnolli- P2area- ties,rt etiam in
medicir is pureantibus affumen : ca vefrige
dis | voluptatem qu£&rant , dum illas frigidas a- '4t4» vet ctu; quin etiam.fi Deo p ;lacet;glacie
refrigeratas tlaciata n expetant ,.X
fzpé ab adulantibus Medicis con- "Je c?
cedantur , non animadvertentibus , & multum NS L de naturá proprià per: glaciem corrumpi
i,igne: as partes , in quibus maximé
purcandi vis ine extingui, difficillime
ad actum deduci , dolos res fa epe
excitari, tum ex frieiditate; cum diminu
actione medicamenti;& fe penumceró adl j: L h uinc-
c5 6& LED. SEPT.ALII MEDIOL. humores in ventre cexiftentes,.dum adhuc
denfat magis,contumaces etiam nimium
reddit,unde.» repugnamus actioni
medicamenti ; indéq; tor-: mina,&
inteftinorum dolores . | Phawnz- 14: Cüm
noftris his temporibus,quibus Chy eor
vali. micis, & Hermeticez Medicine locus fepé datus dorum p eftillud inoleverit, ut extracta
virtutum medi- vinum , camentorum
perinfufionem in vino;aut in aqua aut.
AqHÀ. Nitze fere fiant nifi diligens cautio adhibeatur , U/'4 eX" errores fequentur
inemendabiles: ut enim con- MK cedi
hocutique poteft in medicamentis blandis,
lofa- & placidis;ut Senà,Ágarico,& fimilibus;ut etià in fimpliciter alterantibus ad calidum:ita 1n
ve- nenofis,& fortibus non femper
eft tutum,;ut it | Colocvnthide,
Turpetho; Cataputià, & fimili--]
»" L L] . M bus;vis enim
virulenta altius permeat,;& cordis]
palpitationes producit;aut fi virulentia non in- fit; fed mediantibusieneis partibus
vehemen- tiam habeat , adeó medio
harum maepnus vi-] gor illisadditur ,
ut füperpurgationcs , aut fa- né
dyfenterias efficiant ; fitísque tanta exci-4
tetur ; ut difficillimum fit huic fymptomati oc-4 currére.
nLabarha 2000s Quinimó, vel ob hancipfam caufam ali- á info qua funt etiam blanda
medicamenrta,qua quód * . » vino ex igneis maximé partibus
conftent;ut R habarba- Eris k Y^ 2 llc i
- bibita fe-. Yum, fiinfufione facta 1n
vino concedantur , fe. ; : »WE- —
" | bres exci- bres fepenumeró
inducunt non parüm a ftuán t4t tes:
irrorari udque antequàm Infundatur R hat...
" barbarum debet,ut ignez
partes terreftribu] multis admixtz
quodammodo ad füperticien trahan- a ie Re i
——————P QA í ANIMADVFERS. LIB.
III. 67 trahantur ; atinfufioin vino
facta nullo modo laudari à me poreft
. 16. In. componendis formulis
medicamen- Pjarma- torum diligenter
animadvertat Medicus , ne ea «4 d mi«
miíceat,quz multüm tempore differant in ope- frétur, fint ratione ede *ndà, i ta ut unum ex iis fit,
quz non, (* 75 2"4 nifi longo
pófttempore & humores peculiares 42^" fé OCC WIOSS: Pp re agite & attrahunt,& fübducu nt; ahud ex
uis; quie ve- locifiimé eadem
praftant,ut fi quis electuarium ex
ficco rofarum cü pilulis maftichinis mifceat:
quoc d enim citó vires fuas exferit,i jinteerum füb-- ducet medicamenti im tardius ad aeendum,
aut dum vix 1d humo res peculiares ag
'creffum erit at bali iere,sicqi ic
imperfecte rem idrieb Unt actic- nes
medicamentorum, & tormina in inteftinis 5
ac dolores exorientur., 17. In
pilulis concedendis, & fecundum ma- Pilula
Inem ,aut parvitatem efforn andis , ma- quando " da eft cautio : fi enim à capite , aut
»magza,et longinq s partibus attrahere
deb ent,craffiores qwando mao páttyd ine
formari debent, ut diutiüs in ven- ^orve con
triculo firmatz;& valentiüs $, & maeis à lo nein- ortén Otis attrahere poffint : atfi ad excrementa
fo- /!!If« pre lüm, qua füntin
ventriculo , e XC utienda voten. CAPMems
7 7s din Lorej , pro tur,ur
folemus de pil.alt ph anginis,«& aloe face- sdiadeula rc, minutulz femper effe debent ; utnon
diuibi. hare ant , fed qui àm primüm
abftereant ; fic ad iium cicermm
magnitud Inem eas pilulas exh ?221720Y
€ $a bemus; quamvis ex aloe lotà
cenfeéke pilla a- liquanto craffiuftule
concedi poflint, qu3m 1c ex non
iota:cim erumrcbvr vosti2 Ra ; i p. lil
Pilula va ld:fima f 7/774 WO
fmit. ma- £4 Ciyfieves
p £7 29 211 Js no f '£ [24
HY» HH Í indaut
5 yfeeres ? pragna ^ 2207
excedant « Clyfteres , por . laborant bus ventb.
[;2t parva ^ : 4292112-
68 ille foleant;aliqua mdiu etiá
plàs reuneri debét. LPD. SEPT ALII
MEDIOL. 18. In validis veró pilulis
concedendis,nimis magnz fünt vità
ande: cüm enim non nifi longo tempore
evincit à calore noftro poffint , atque»
colli iquari; diutiüsibifirma tur; unde nimis ma- cna fzpé fitat tractio humorum, unde &
fuper- purgatio. 19. Dealoes frequ entiori afu , deillius
affu- inendi cenfuetu dineà con 3»de
ejufdem quan- titate maximé varià , ac
de ejufdem i in (cbtibus ufu,cautiones
pluresaut hic,autin aptiorem lo- cum
erunt ad dendz,defcribende eodem ordine
quo fu perius (criptz funt. :o.
Declyfteribus hz fint cautione s Ima, in
eravidis non mu Itàm frequens fit clyfterum
ufüs: fi Veana ge e e fint, progref fi teitifo: ris per communicationem partes uteri , &
adja- entes nimiüm la bande hinezid'in
ferna reple- tus uterus prol abitur; fi
acriores veró fuerint. & fetu noXxas
afferant magni momenti,& ex pref-
(ii, quem in ducunt , prolapfum excitabt partis , & fxpenumeró 1 cmorrhoidas maximé
mole- ftas producunt " 21. Ingravidis ?randiori feetu
clyfterisnon multa fit quantitas,
preterquàm enim quód có- primit foetum,
flatim quafi etiam comprimente feetu
repellitur. Renibus calculo ; vel
infífammatio nela- $55 PD LI
, borantib us, parve itidem fint quantitatis,ne re- pletis nimiàmiinteft inis compt imendo
dolorem adausgeant, ANIMADVERS. TIB. IH. $$ In prepingvibus non multüm calentes r,
pay pesada folent enim inteftina habere
fenfi ma- guibns, e ximé praedita ;ita
ut ab injectione quafi fübitó ;zzefhinis
expellantur fine utilitate : hoc veró 1n omnibus subi fea obfervetur, qui exquifiti fensüs habét
inteftina. fusselyite- 24. In quibus flatibus
maximé inteftinatur- 7*5 7enim ent,qui
enema injicit, blandé admodumidfa- ^4"'w
m neque cum impetu propellat ; inangvfta e- quens ' calentes e nim loca pro pulfi venti niln n mdiftendunt
par Initcflinis 2 eS, atque einde dolores Ízpenu meró v ehem
Cn- turgetib? tiflimi & excitantur.
flatib. cly 25$. lantumdem damni iis
evenit; qui & plus 62; LZ n1mio
duratas feces in inteftinis habent,quíaue 42 inácié inteftipna iis nimium repleta habent;
pavlatisns di. enim em ollise illas dcbent;atque
mibdsacti qua- Clyfferes titatc indita,
& blandé admodum. violenter. 216 Ch
3 res,quos ex malvà, alrhzà,mercue 79? s:
riali, violarià, betà, & fimilibus decoctis parant ciédi que Dhn: I TN DS OUS ffinis fece patiim Ll'harmacopcla quos Ccmmunes
appel- $ al. ai. vcpletis « lant , vel- hac telis ne femper fü n ectos
habui , "prs, Bey iz. quod decoctum 1llud p: v- tum diu tius
Confer- (25,55 ven i Gc quamvis cleo
diutiüis fervare incorru- incommq- -
hujufmodi decocta rrofiteantur,fi tameno da.
affim« cl ervaveris,putridas& malé olentia ef- fc coencfces : quo nidore fxpenumeró uterus
in mu heribus commoveri flet, in aliis
dolor capi- tis excitatur. Qvare pra
ftarct mulsà bene mel- lita; &
cleoid pra ftare ; aut ex urinà cum melle
defpvmato.& o leo e dem praparare , aut fané recens fcmper decoctum 1l lud parare. 27.. Magis veró iidem cavendi erunt, fi addle
4Jisd go Ea tà un 70 LVD. SEPT ALII MEDIOL. eumdem, tà uncià caffiz fiftulz, quam
vocant, aut diacaí- incomto- (iz; pro
clyfteribus parentur : eam enim paffim»
dum. |." parari fcio ex recrementis caffiz abiutis face a- liorum medicamentorum exoóletorum , &
fyru- pis jam corruptis loco mellis, aut
facchari;ut fe- é & magnos dolores
inteftinorum inducant; inalvo folvendà
nihil proficiant . Clyferes. 28. Quantitas
enematum major fit in mulie- pro mlit-
yibus. Oribaf.8.Colle&f.cap.24.funt
enim ventri- ti^45 44À. cof v meis,&
ventre capaciori;ut cüm uterum. Htate T^
ferrentminüs premerentur . af 19.
Salemrecentiores femperadjungunt , &
$al clyffe- a a [ .O v ribu: 45;
f quis 11lum omiferit , tamquam fi piaculum»
indédum . Conuififfet; derident,fed prater ufum antiquo- yum,& rationem: quoniam illo addito non
d1u- tiüs detinetur; cüm etiam per
noctem integram. aliquando probé
detineri fcribat Aetius 7 er. 2. |
fer-1.cap. 129... , Clyfferi- | 30 In
puerorum clyfinatibus olei ufüs intet-
bus puérá- dicatur, & ejus loco butyrum füccedat ; ne ver- "i ole nó mes;fi qui funt;(urfum
ferantur:sícque Sebeften indatur.
juri,autferoincocti maximé erunt ex ufü ; ex
Paulo //b. 4. cap. 53- Clyftere
;1. Vt ante vene fe&ionem optimum aliqua-
in indéd^ do eftalvum clyftere evacuare, neinanitz vene jid
/*- crudamillam , & feculentam materiam ad fe» P072 V 7 vci bant : ita non placet ftatim
fere ab injecto il- n4) QU&
6b f: er VAMA . lo venam fecare: praterquàm enim quod &
fri- gore tentantur aliqui ex
furrectione; & aliis de- liquia
animi füperveniunt ; fit etiam fzepiüs , ut
naturá adminiculante , noa femel tantum , fed bis,
-ANIMADVFERS. LIB. Hf. 91
bis,ter,& quater,& fiepiüs dejicerefoleant: un- de aut in ipfo: fedtionis actu alvus
perturbatur ; aut edam artifex in ipfo
dejectionis actu , ne» tempus conterat ,
ob lucrum vena fecticnem. exercet. 32. Cüm morbus caufe implicetur ; cave; ne
Morbs morbo evincendo infiftas causá
poftpofità ; fi e- caw/e com nim illud
primó tentaveris,quamvis interdum. ?!tato,
mitior reddatur morbus;manente tainen caus , ^^^ vm aut non evincetur integre , aut fané
renafcetur fe T proximé majori cum
periculo. biens 33. Incaufisremovendis
, externa priüstol- Cawfi; latur,
fecundó antecedens; tertió continens : fi- "mitis bra quidem cüm alia ex alià nafcatur.nifi in iis
evin- tibus , cendisis ordo fervetur ,
fruftra quod primó ex- € ie petitur, fed
poftremó intendimus , nempe mor- ^ ' itd
bum füperare;obtinere tentabimvs . aL dai- eon 14. In comnliran diete endis ;4/
ferv&dnis 34. in compiiceus morbis
removendis ,fiita ^, | difiideant , ut variaefedes occupent , nec
unius ,,,;. 5. curatio alterius
curarioni officiat , fimul curari , plicatis
& eodem tempore poterunt, atit etiam diverfo , morbis y neque multum refert,ab utro curationem exor-
quomodo diaris. procedens 3$. Siveró unius curatio alteri incommodü
4v. afleratrmaximé erit cavendum, ne dum
vni ftu — demus affecti, alterum
exacerbemus ; SOUUNU. "rt merece
att e15qui maeis ureet,miaximé infiftemus;alte- ?"!r25 - CDM AF $i " quomodo ro nén neglecto; autfàné (quod potiffimum ob-
ELE fervabitur,ubi zqué vrecant) otique
mediocri- ,,, tate quàdam, &
contratiorum permixtione erit
fuccurrendum. A E 4 36. In rra
2&. LFD. SEPT. ALII 2MMEDIOL.
: ; 31^ Rd Y "osi 3» multis.
36. In decernendá remediorum copià he fint ji
remediis animadverfiones .. Prima 1n levictribusmmorbis jiu gio proct- par fit remedium, ac (emel,
universimque mor- :| é^ dendum -
lumfübmovens; cüm enini leve üt ; nullam na 115
ture viminferet. 2 nu Extrebis |.
37, Atincxtremis,& periculofis morbis lineal morbis [^ eunte morbo przftat valentiffimum
aádhiberea 55i 2 7, remedium ; quia cim
mortis immineat pericu- | i: yep
lum;nifi univerfim remedio evincatur, praet pesi? rendum. CC in mortem agemus . Hinc extremis
morbis: ni extrema remedia adhibenda ;
confülebat Ferdi Mobi Ppocrates. auediotri- 39 Quod fi tnediocres
fuerint.fenfim,& blà-4ic bus las» dé
melius depellentur; niillam enim fic contxa- ga
d? occuy- rie qualitas noxam corporiinurent. INec ta-4 rendum.
ynenádeó lentz eorum remediorum vires effe nte debent; ut illas morbus non fentiat;
exafperatulfo ixi enim fiepé morbus ;
& acerbior fit; cüm morbüs €4lid;
fo- talia remedia facile füperet . | ius
nólon 0:39. Tn fovendis externé partibus , üt incaleej n go tépore lcant; prudenter fe cerat Medicus ,
ne diucius 1r i» ufum utatur;fcripfit
enim Hippocrates: Calidüsfi quii
ducendi. diu,multimq; eo utatur,zgris damnum auget carnis effoeminationem invehit,laxatis.
carnium] fibris, diffipatoque proprio
carnium pabulo; 54 indu&to humore
excrementitio;unde etiam nerun voróm
fequitur infirmitas ; nà eorum robur in.Ji
mediocri confiftit ficcitate . Cerebri quoque affi, fert ftuporem,nam fensás,motüs,cmpiümque-
Jio; cerebri a&Hionum quafi
refolutioné pari & hae morrhagias
concitat,laxatis venis;& fanguine Jh.
| | fufos — -—
ANIM ADFERS. LIB. HI. wj ma
itf fufo; & lipothymias; diffipatis Ro paient) &re- il folutis membranis, qua mots 1pfa
excipit. 40. At veró nec multim f
rigidis diu utatur ; i| nam frigidum;ide
manquit E Hippocrates, fi quis
incófideraté €o utitur, fpaífmos & r19i res affert; nam exitu omnia corporis inquinamenta
prohi- 1l ven & ofhibus;ac cerebro
bellum indicit. Ad prohibendum
faneuinis flixum ubi- i] que osos
frigida; nifiin pectore fue- sl zit
malum: fümmé enim frigida pectori fünt
inimica; etenim fanguinis, & fpirituum vias in- | tercipiuntjlp fiüfque thoracis naturan
n,que car- ulaginea eft, labefad ant ;
quod multo calore ^ atad v Ita m fo
)venca lam ^ 42 In yehem 1enti sok ^: vel ex multà
copià t C aig CCurrat;cavet dotspnerni
ident O- ij rusutamvur;fed noni mihl.
eorum,que diícutiünt, | eritadmifcendum
: quz enim adf'rinsendo re- 4 pellunt,
cum tunicas ficcando exafperent,majo- d
rem inferunt dolorem, hinc potius influxum.
j| augentsquz v« TO ÍO là refrigeratio ine id przeftat, 4d. ut: aqua f
r1i?1da,nix,2lacies,narcotica,cüm ma- ]
teriam nimis craffefacia nt ; Mb conden-
M. fent;etfi dolorem minuant , curati. tamen diffi- ] ciema fec i Im reddunt 43« INarcouica qua í | J| ne temere in ufum ducantur s fed non s in
ve- I hementiffimis doloribus,vbi |
vires concidunt;ut 4i cetfantibus
doloribus robur recollieant. Adi la
Eori$ vero Medici erit auc auram momo
1 ^ 7815/15 tu poret Coma En CERT T) cn diia MN NEQUE T m Exterois
f igid; $ di nom utendum.
AÀ (angus eb ios ns fiuxf
frigidi. 0b1124 praterqua
i2 thorace. Solis rgpel leztibus
in printr- pio quado A a, 7
0n fii£fie€ Je £144]73 9
Narcoti- ca nntm- quam sp-
plicanda fiétuvis ca ptis -
IN arcot:— cea mnum- quam in-
1Ya Are. Narcott- ea num-
quam in pueris Natura
quo ver- git, 0 du- | cere opor-
i5 quo- apado :in- zellicedzt.
&» ;4 . LFKD. SEPT.ALII
MEDIOL. captántis ; ca in levibus
doloribus in ufum du- cere. 44 Numquam commiffurz cot 'onali, utin cxteris fit; ap plicentur in vehementibus
capitis affectibus.fed temporibus; &
fronu. 45* Numquam in aurium doloribus
intra auris meatum;furditatem enim fepe
concitant ; quidquid R hafis contrà
fentiat. 46. In pueris narcoticorum
ufus omnis füfpe étus:fi enim intüs
fümantur, cüm aneuftis venis Bi 4
adhuc conftent; quafi ftrangulantur; extrinfecüs: lits .autemad fomnum conciliandum fi
admovean--lj een reliquam vitam me
morie multam Jactu--bo: im
faciunt. 747. In quácumque evacuatione
moliendà à Medicojfive non Operante
naturafiv e imperfe--p« &e agente ,
qu :amvis & quó maximé natura tüil s»
partis,tum humoris verei it, có ducere oporteat, per loca c »nvenientia, id eft poffunt;& à naturà etiamyf tentione fünt inftituta , q aut inflammatione;aut alio morbo. Vnde Gal. 1. 4d Glauc. cap. 11. dicit teftina laborent vel vulnere,vel
infiamma non effe evacuandum per illa
Joca. Tum etiam; fi vicinus locus ille
perfe conveniens parti ali- cui
laboranti fuerit ; per : fi
ventriculus , velin-p tione; »per quz evacuartiflor tem fecundarià inc-e oni eft ventriculus ;,d0/ vefica , inteftina : Cautio tamen adhibenda
eft dii quia fepe evenit; qua per fe
fnnt convententia 5, ex accidenti talia
non effe; ut fi hecloca laborét:
eciJe. accidens non erit
con--P veniens;ut quamvis thorax,
& pulmones ad ex-4i cipie cn- P €
c " ww 3 EE " WA. M reu im. iC s Pv lll ANIMADFERS. LIB.IH. sg /
Kipiendam materiamà cerebro transfufam apti! Ifimi fint, aborante cerebro non eft per eam
viam "JEvacuandum;quia tracheg
arteria, quz pulmo- '^ Ini juncta ef;
cerebro maxímo eft proxima; & fic
Ipericulum effet, ne ad pulmones irruéret, ut te- "^ Mtatur Gal. 2.27 6. Epid. 52. ( 49. Quamvis, que ab Hippocrate Medicin?
cj»; jparente r.24phor. 22.propofita
eftfentétia:Coz- -edicari "I:rotfa
medicarz oportet , C" cruda non savere , nifi. opatercs, Ipsateria rurgeat.qua alioqui raro turget;hujufmo-
c eruda iii fit , ut maxima curandorum
morborum fatio 79» move "i lieà
nitatur,ut felicitatem , quà in curandis eeris Vogt? '"Jper quadraginta feré annos fruot;in
obfervatio- siu A inem hujüfce canonis
maximé referre foleam.; dnd. [quoniam
tamen unicam hanc exceptionem ad- (aee
"I Mgecit , mft materia turgeat. tunc enim cruda funt
eorlatieii- i ipurganda;cum alioqui
& in plevritide HIpp.2. troverft "acu.
11. 6c in anginasa. acut. 30. & cüm lotiutmo conciliati "Wicraflum eft, & nebulofüm, 4.
zcwr. 43. quod im- | perfectae coCtionis
fignum conftituit Galen. t.de » [iC rif.
17.& in quintá die, fi venter murmurave-
Jitit; Hipp. 4- 4€Hf. 64. & in quartà in plevritide, (quz eft principium , 4. 2c. 76.
medicamento yiflufus fit pureante: ut
& Gal. 1. Ze differenti: feb.
"i ja-in febribus peftilentibus ; ($* 1. de compof. td. lier loca cap. 2. S.curans alopeciam; c 2.
eju[- wilden, cap. de curatione doloris
capitzs, (9 4. Metb. omlemed. c. 4.1n
ulcere;fuperveniente eryfipelate; c qh1.
Meth. 9. quod ita puttidum eft, ut Corriei
«Ainequeat;ab initio evacuandum;(£ c. 22. in óph- Wkhalmiàa; & linguz inflammatione,
ftatimi nitio 41 c firm t4
ÀA1ULA lo 6 LFKD. SEPT ALII MEDIOL. fluxüs medicamentis purgantibus ab 1niti0
s. quod eft; ac dicere; crudà
exiftente materia , ufn funt;in quibus
certum eft,non turgere materia 3;
E bo ;
] 33 & forté eà ratione , quód praftet
aliquid. cum. periculo experiri ; quàm a
grum defütutum re-4 mediis fineremori.
Vndetamquam in falo ha-4., rent
Medici,cüm confirmari fententiam 111a mo «4... 232. 1. Sel. videant, 1. Zdpbor. 24. 4-
zpbor.Con; 1o. 4. ACutt. 22. 2.
Prorrbet. $8. 3. de diebus decret o.
Iib. Quos, C quando purgare oportet stum fine, pen), longum proceffumm. quomodo in hoc negouo
om: nium, quazad faciendam medianam
faciunt maximi momenti, fe gerere
debeant ; dubii hae: rent ;.& quid
pro conciliandis contrariis iis fen
tentiis dicendum fit,dubitant. Ánigitur cum. antiquis Patribus evacuatione diftinctà1n era epe
— dicativam , quam in crudà
materia numquamy convenire;&
minorativam,quam convenire afí&
ferunt, fatisfaciendum erit? minime; quód unn ecríalis fit reaula cum unà f0là
exceptione; e 4 ACHE. 22. dicit
univerfaliter,non convenire, qui cruda
non cedunt ; at minüs cedent minoratiyl
debilioribus. Nec raró in acutis in principl uteremur medicamentis purgantibus.Et
ratio Gal.in Com. 22. tradita ; quód.
non fit in crudi tate feparatum bonum à
malo , in minorantibu locum hàbet.. An
potiüs canonem intelligemt lo
ewvacnatione 13145 fat C112 41 ert'à ET x "ep «c 28 de evacuatione,qua fit curandi eratià? &
praef vationis eratià cruda ab 1nitlo
evacuare poter mus? AtHipp. 4. acut. 22.
reprehendenti Meq dicos cruda ab initio.
evacuare tentantes ob u fiam- ba
f ' ! |
Euh ANIM.ADFERS. LIB. Il.
77 lamma itione;refponderemus;excufàti
p Te eos, Iiceremufq l1e;1d ili )s
ME IP d pra cautionis erati preftitiffe non € à. At nec placétiiqui cüm ivacuationem aliam conftituant
evacuativam 3 1^ tationis,
Iblum;aliam revulfivam:1 PEE IV ànumquam
Iruda in 1! » rincipio etit evacuanda ;in evacuati- à fimplic ialiqi ando pofk dif erunt
;cumin Mevritide;in anegirà, & aliis
inflammaticnibu [$5 Llamus eo tempore revvlfionis eratiàfieri
eas 4 IVacuat iones. Pratereà,incommoda , quz
fe- qu fcribit Galenusad crudorum
evacuationem, "I^ Ts iRAdlfi aem In
evacuation ;VvCta fünt; lotiffimuüm
cumabfolute , & fimpliciter reeula
| 'to, nifi t urgeat, BI LL ciim dus A bobo £02 3 bDiubppocrare ponatur. Minus r« ecipi
endi,qui ki À A Vacuatione cruaa materla ]
Ippecratemire]cere centent ». 2Z2pbor. 23. alibi IT M camdem concedere,frà parte folum
áliquà — ia TT . " 213^ * — f5 /5(«
I T o: f C PN ' d'a Mat: Quoniam
rationes Galeni non folüm 1n to- , ;
TET UT j^w* I PP LEN. X. X mer Ik IT
conv eniunt,;fed & in partiali1. LUA.2CHT. 2.2, . — leat m5
u'atione ioquit L5 KCuUa c AITCG fit,
i t11 , ? f 4 | Lf 1 Cieccw n * 1
CIICCLLI CI | utcoo1 Cal 5 I. non ad
totum evacvuandüum; fed ad n27teva ef
non ad ictl1 L- uandtiun;iéeaa«d partem ei- | 1 |
LP DS ] iuin eit.( jDCCctandaarm cvoraumm. vec dicenc Y;
DCctlonem ordinata C Lal üuratione ; coacta ve- T OW WM a
7 € )primatur zeer,cruda poffe evacuari,ut E. - "* PTWORTAWN P7 2888 C5 on
nid I1quibus vifum eft . Nam coactam effe tureen- —
-—— Scruda matel Lr paries pd
ivo ; d s] A" là 4Hh^ lam in 22. Zdpbor. excepit , ni mini on d A
Pm c E Jeperaddic. Minus etiam dic
potefi n liis numquam licere cruda evacuare , ifi |
ferte ;$ LFD. SEPT ALII AMEDIOL. tureeat materia ; 1n morbis autem fine
febre ss f cruda poffe evacuari;quod
aliis vifum eft . Con--fni vincit enim
eos Hippocratis auctoritas , 2. zcst« pi
11.qui in plevritide morbo cum febre , five cur-- putt centiàà principio purgat. Vt igitur jam
tandemnafam. in difficillimà hac
controverfià;quid aciendunmfan
fit,eruamus,non pigebit longiori uti oratione nsn &k preter inftitutum cautionum
píacticarumnpui t tradendarum;cüm res
hzc bafis feré fit curatio-4oni num
omnium, in quà tamen omnes feré aberrà-4ul
runt. In primis igitur
memoria repetendum efti cruda , &
co&a in duplici effe differenti ; aliat
enim cruda dicuntur; qua coctione mutatà in. 4liti fubftantiam verti poffunt;alia veró non
ves ré cruda, aut veré coqui dicimus ,
fed per fimilupi idinem;nam licet
nutrire cocta nequeant ; tod melicrem
tamen conditionem ducuntur . De. Bd
duplici hac co&ione , & cruditate etiam prime locutus eft Ariftoteles 4. /eteor. ubi non
folürig cibum, chylum, & fanguinem,
cruda,& cocta; aprellavit fed &
lotium, & excrementa ; vt T Hipp. 2.
4cut. 44. ubi bilem crudam appellat hio
& Gal. lib. Quos ' quando rc.
C lib.de conjMy art. med. 16.
Diftinguuntur autem hzc, quefhi, qua
concoquuntur propric ut nutrianteamde-fi,
qualitatem , & fübftantiam nutritze partis fufcdfug., piunt;quaz veró improprie, & per
fimilitudinenps. cruda. cencoqui
dicuntur , non. fufcipiunt ais
qualitatem, aut fubftantiam, fed fufci piunt tail cüm quádam fimilitudinem caloris
concoqueqe, tis:znam chvlus albus fit in
bepate ruber, & faclo. culs ANILMAADFVERS. LIB. III. pi^) feuis ruber albas partes nutriens fit
albus. Tn. iM brudo veró cocto, cüm
putridum effet, non fit 4muratio
fecundum fibftandiam, fed in qualità-
"Jte; ut faneuis putridus cru dus dicitur, pér co- j ctio nem albefcit in prs. Hinc Galenus
varié illvariis modis coclionem d
efinivit. 2. enim de 5 aparurel. facul.
cep. 4. Concotlio; inquit ; eff alre- patio,
C mutatio epus; quod putvit 2 [rli dier
egus quod zutriir : Quom ctiam recepit
Hs. de fTrzpt. caufis y Cap. 3. Aiverfam tamen ab Ihac p fiiit aliam 2.77 1. £ pid. cap. 46.
cüm di- jJlcit ; C ocf10 eff viltoria
inbsds leden: 25$. Et 2225 uuedrte zzed.
89. inquit,Cozcoé lio eft -qua finit purre-
edulzzesz , manente [. «bf antia.Ter primam enim il- dam ver a coctio definitur ; du: n Us 11
isalia ; qua uper fim:t; tudiné
dicicur,quec; putridi htimoris | ir S.
de coz zpo[. sed. 72 uridup 1 loc.ca 4p.7 dicit: li C oz coc? 70 eft, Al! era 40 fec:
AH0Gb57277. kr 741 Fattoncem » iud
/rriztudrmezz.ut vtramcue cc n.prchenderer,
Jiquód in utráq; fiat mutatio ad fimilitudinem; afed 1n p rimà fecundum fimilitudirem
aualita- itis. & fubftantiz; in
fecundà veró tantüm fecun: pidum
qualitates. Secundó füppcnendim eft;
aAMiquód inflammationes ex Gal.2. Aetb.zed. c. 3. diiduobus modis fiunt: vclà tranfiviffo fà
neuine» (ikb aliis partibus ad partem
1nflammandam: vel dnb attracto (a ing:
ine: à part eipflammatà. $1 in:
ilflammationes primo modo fiant , ut faneuis ab anliis parti busa vo - artcm In if: immandam
tranf- qlimattatur,dupliciter etiam
fieri poffUnt;vel quia qpartes
afficianturà multo fanguine : ve] quias
T)!)]!10 n. r eIAAZUCAÀA" M
LFD. SEPT ALII MEDIOL.
puncantur ab acr rifanguine. Cüm enim multus KG partes infurgunt ad illum expellendum ,
at- jue ita expellunt ad partem
inflammandam ; n iuten a fangu 1$; SOM
taraen dici nó déteste aptus eft, di iguotiiteto
x xced citt neque improprià cruditate ,
we P utre dini eft.qu ia fiin toto
abundaret, Íync hum ger nera- rét; cüm
tamen nulla praecedat f zepe febris. 51
vcróin parte mittente 'compnutru ifi ;jat min eà parte inflammationem produxi iffet; fanguis
igi- cur ille transfüfiis crudus non
exat . Idem dicen- dum eft de fanguine
ex pulfoà parte 9m punctio nem;ex
acrimonià bilis fanguini adimixtze;cru da
enim nullo modo dici p oteft bi lis 11la: neque» enim cruditate alimétali cruda dici poteft
quia |
et ; f21 bili « nó nutrit:neq; putredinaliquia
antequàmi k fluat,facerct fcbrem ardentem, vel
eryfipelata 5;] non igitur crudus
fanguis ille dici poteft. Vbi vero fangi
iis ifte'influxerit in partem inflam-
mandam , cüm extra venas eft tcranfiniffus; inci- pit caleficri, & putrefcere, tüncquecri
udus ffi citur cruditate putredinali
fenfim veró à calore: natu rali cum €o,qui
prater naturam eft, pugna- te incipit
Conco qui,& ex rubro fit albus; u nde dl... oritur
pus. Hancautem d li(tinéctionem elicimus
cx fonte Medicinz Gal.1. Proezoff. Cor. ult. ub reddensr ationem,quomoc do fiantin
flammatio nes,dicit,fansuinem,vel humorem
non nutr 1e1 tem fanguim mixtum ,
priufquàm influ xerit 1 cridumappellar
non pofle :nam tum p rimün tantüni ANIMADFERSS^LIB. IT. | 8i 1 tántum incipit alterat1, & à fia
natvrà in al leni peumut AT1,c üminfluxer It; nam fa nouis
excidés | propriis vafis, in priftinam
naturam revertere | non poteft. fed
putrefcit;& mox in pus vertitur,
& proprer obftructionem ili calor prarernatu- | ram accedit; & immutat;càdem de cansa
a. de pat " part.c. Fexvfipelata
! LS preter nituram ex 1
| turam fieri dicebar,quód ad retentionem obftrn |éto fequatur;híncque cal rfequatur przter
na- | turam , qui ulibsieni orfutmp It ;
ex quibus hi- jyuftmodi affectiones
producuntür ; ut I calidà ^ )| propte er
dictas caufas , M" vtr lereddità 1 cryfi-
pelata generantur; & qui priis male ol nsnon jberat; factida tandem redditur : de ACHT.
44. Quà p (npp fitione etn CItur,t itin quib icumque
infià- i | : 1 A i
mationibus à biliofo ve hiceatàbinitio pur ] 1 é » ^ 1* ^ yedi2 sgare,quia humor non eft crudüs ; &
proptereà non comprehenditur fib Ar Sh
rifmo 1llo 25. t. DIOIIl " Section: b 077C( oCcta "eaicarz
ó)CYUda verà nan i 9/70 vere oporter,
quia bilis in prin cipit ipflan nmatio-
«nis non eft Mone Ab initio ver« ) pure $. - .
"cj E. Telle in ervfinelare «| hovenos " nto
1 winteiii9go 1n Ccrynrpceiate ,
nerpete', & ca teris In- I
flammationibus,& fimilibus;ubi minimum eft, f E -— xit; plurimum veró;auod
influxutum apett; ut influxuri humoris
pars mat r repcllendo | Biitic titt fi
multura inttuxiffet; p lus peri- , pue
ex "à bhai armaco pbtean — eretur;ob influ- nateriam , quàm commodi propter fluxt- td
*-^ 133 r Lili
dgrams;utdocuirl [tp] ). 4. AUCH. 2:2
i 1.€111 9. LVD. SEPTAALII
MEDIOL. convenit materiam defluxam
detrahere ; quód pro materià noxià bona
evacuetur,;vires debili- tentur,& in
morbumadducatur. Quibus pofi-
tis,facillimum erit intelligere, cur in plevriride abinitio purget, 2. 2C. 11. & cur in
angina 4. ac4t. 30. quia bilisin
principio fluxionis non eft cruda.
Át44.4- 4cut.in lotio craffo, & nebulo-
fo puzgat,quia jam«rat cocta materia. 1, vero de Crif. 17.càm craffum louum cruditaus
fignum dicir;intelligit de craffo,&
turbido . Qnód ve- IO 4. 4CHf. 64.
quintà die purgarit, crudo mor-
bo.optimé fecit, quod ex hiftorià conftat , fuiffe turgentem. Galeni etiam loci illi reeulz
non. refragantur: nam quod de
peftilenuali dicit 1. de differentiis
feb.4-nihil eft; preterquàm enim; quód
in peftemajori ex parte materia turget
undequaque mota,;nullum przfigens fibi locum determinatum;dico etiam,vere crudam non
cf- fe,ut aliàs docebimus: cruditas enim
coctionem (üpponit ; atin pefte majoriex
parte eó corru- ptionis materia devenit,
ut corrigi, concoqu ive ^ : 1 ^ nequeat;de quà putredine locutus eft 2.
Z4pbor..].i 17. lib. adver[us Iulia.
cap.6.Galenus,quamesy. nonnifi evacuauone
tolli pofle docuit. Aucto-].. à . X
" IR - » ritatesali: feré omnes
funraut de biliofo fan- euine, in
principlo inflammaticnum , aut ervíi-
pelatis affluente,quem ab initio purgari poffe», jam docuimus , quód adhuc crudus non fit
aut à * ^A A l4 ' de materià alià , que nullo modo cruda dici
po- reft,quód non computruerit . in
w/o 49. Cave ctiam, ne inter lenientia, potiffimtj rs
| | 1 * ,
ANIAMJADFERS. LIB. iHI. $3
inbiliofis naturis , & febribus, tum veró maxi- mein acutis veris mc js IS,fV FI im rcf.
folitivi- zer Je2i6n recenfcas , qnodà
rlcrifque Medicis factum viz:ria n3 ca-
dec; cum enun obfervasx
IutivMus $- vcrim fe penumeró ,
aut. z,"era- fimplicem , aut ex fer
idis ]: he mi tumtantam. 45/4 :m - » y
fo 1 z bumcrüm copiam evacu: 'abtam vix
inte- "t" f ves i ! ( 5 1
j." ftina;m CIaralCz vene «X
ventrici luscap ere £i-. 4o! [f L N ow 2419212 d
mul pofic nt.femper fum arbitratus ; ab nniver- CHO
fo corpore ; & venis majoribus humores attra- . 4 hcre. |
59894 evi & $0. INc 'n
negaverm tamen,in aliis febribus, $4 AN
* - [T1 ul »inteítinls, é p
rimis VC- ?A€ 287 - niscrud. fun hi
mcrum cop1a fubfit , quód al- quando ia
t1.:5 vires fuas exícrere nequeat.ta mquàm abfter PA liS.. í«11..m za f Léntum ,anel rcf.foclutivum in.
Lai lí CULICIH 1 (fc. da . NS .* $1. In fcri lacüs ufu: i uz eP rM plis modo feparetur aquofa hzc lactis fubftantia à
bunt es reliquis. Modus enim, quo
paff: m no firi utun-^ Jndkan QM Oo ET
,Ut CC cl I3 f Da l'éntur,.ut facili icr eft, ita mi. Bo. weit nus falibrr :; rzftat enimfeparare ut
Diofc.do-. "7 * CCt; Ib. 2. Cp. 276. quod fit ducbns modis :
Pri- mo , fi dec qu: tur lac donec
effervefcat , dimo vcatürq; ramis ficuli iium
S,& Ubi bis,aut ter defer e
bcerit;confpereati r oxymelite , pro fingulà he mina,quz eftoctovuncarum;cyathum illius im- «
aH^u/ esL mifcend: id eft, fefquiuir
ciam . Secundo modo, r4 a1t; ferum
feparari , fi ei cffervefcentiimm erga-
tur vas argenteum aqua frigidà »lenum. Idem. docet Gal.4.zcut. 7.& Orlbaf.1. E
ypor:[toz, cap. 9. Sed multó diligéuus
Accius 4b. 1. Quat.Serg. | -
e RÀ ^
m— S4. LFD. SEPT ALII
MEDIOr. 2: €. 96. qui tef it
efférvefcat , & ter defervefcat
vafculo aquz frieidz pleno voluit;mox oxyme lite, vel mulsà afpereendum ,&
percolandum effe,quod etiam docuit
Paulus lib. I.CAp. 99. 52. In ejufdem
feri affumendi quantitate» B seriladis cautio maxima efto,aut enim fv mitur ad
univer Wni^;; ritas Perbiriasquo fum corpus exp ru E & tunc
maxima il- me lius quantitas hauriend:
xeft,fic fecit Hipp. 4- 8y.770de
con EL act. 29. dbi cotylas isad minus
duodecim propi- nandas voluit, que
tunt centum 2: cé&o uncim ; "*
quód fi valide fif on 'es,etiam ad fexdecim pet
——- venire pofle;id eft, cétum quadraginta quatuot iasyfcribit;fic enim interpretabatur Gal.
lib. iovorvas ex. dlc [adubri Díata ,
» Ap 28. ubi Copeium. poticnis e Tiles
am) fimilis propináffi t fcribit ; id eft, centum & octo a pec uncias M AEEEA 1 ad ventr pue «m ,&
inteftinao 44 velim abftereenda ;
evacuanda bibatvr fe erum , ea»
£Mroevex Viii is fue quz tradita eft A Diotc.z5. I. ct eh CA]. 276. nempe qu inque heming.
Heminam Pvgon enim prius hauriendam
fcribit , iens deam- bulandum,rvrsus
aliam bibendam ; iterum de- N
eL—ambulandum;ufque ad quinque. -Hánt (equi-
Mace ace gnaviow tur Oribaf. r. Evpori[foz ; cap. 9. addens , hanc ef o jen quantitatem T pos deratam. tam
Aetius 1r. | Quat. Ser. 2. cap. 96.
Paulus lib. 1. Cap. 43* tradit (xa
quantitatem dide em tenden remad Ihuc parcio-
4C Tem, tresaut quatuor henunas trà .dens; ps Ic ex- -—- plicans cap. 89.etate vieentibus,triginta
fex un- cias;junioribus folum decem
& c&to, id cf ,Ca- v/evam
pyo tylas quat ER: t duasconcedens. Aliquando
nafta ww :atite m fero lactis utimur, tamquam materia i in- £e ^
fufio ini5 * ANIMADVUVERS. LIB. II $; fufionis, aut maceraàtionis, tunc multó minot
jl. lius « pla f fufhiciet: & fic
Mefüe lib. 2 : Cap. 9.à fex unciis ad
duodecim concedit. Neque objiciat else fn à
quifpiam Gal. a. act. 7. aflerentrem,ferum inte- 777 ftina a folum fübire, illàque evacvare;qvod
repu- enare 1]! videtur , quo ;d primo
dicebamus , ad unck is Cent!m &
octo dariab Hip P. 4- 4€ut. 29. "T
ad univerfum corpus expureandum. Cum ew -— menipfe tantam quantitatem non pr obaret ;
1, conftat ex locis propofitis,cüm folüm
inteftinao evacuare fcribit , de
moderatà alià intelligen- Ledicus, n
declinatione febrium Purgap- puturidarnm
femper medicamento purgante» 45 55
natcria2,qua me se m facie bat ,Cvacuationcin femper 17. acere ; quamvis enim fzpe hocneceffarium fit,
febris nequerelin quuntur irs Mi ir 2.
"Apbor. declinatio 12.Ía pc tamen
in * udiciis naturz nihil relinqui-: 7e:
tur: iun À dotar indo , eciamfi nulla crifis fa- : 5 iir: (A12. . cta fit,aut recta victüs ratione; &
debità abftinen /|— tà aut infenfibili
per habitum corporis factà evacuatione,
aut paulatim er c]yfteres cadem.
martcrià evacuata, ^ evacuare1n fine medicamen per (—] to tentaremus, colliquatis humoribus bonis;
& /— carnibus, & fpiritibus
cxagitatis , ac excálefa- CLis; nribuqu
c deftruciüs ; agrum praecipitem.
aceremusin mortem. fai JA 2.
ndoigit r cognofcem lus, pureandü pz,
(fe corpus in ü e 1 fcb ris? Docuitid Pip poc. 2. quado i ad pbor.8.ci cit u8z quis a morbo cibum «
Jj" Wes declinatio non corrobor, ng
^ ium g [locorpus pleaoriuti ili: ge feria
: "L2 / 24 EP 36 LVD.
SEPT-ALII A4EDIOL. putridge mento.
Quod fi nec capienti id cóptingat,vacuá-
sm. — tionetumopuseffe procerto
habendvm. Vbi ^ sdàome
Gal.dicitintelliecre;fi i:bum multum afiumat ,
— é&cumappetenta;que fiadfit;non poteft abun- dare pravis humoribus relictis:sicque non
indi- gebit evacuatione;fi mültum
cibum,& cumap- | ; petentià
affumpfcrit; & corrobcretur: fi veró nó
| n ge- multum cibutn fumens non córroboretur , indi- raarua i eec evacuatione. Animádvérténdum
tamen. ! 2tela . corporis hanc
confirmationem non ftátim co- enofci ,
fed trium , aut quatuof dicrem fpatio poft
quos dies , nifi fequatur & apperentia , & Co£toboratio,evacuationé per
medicamentum. . purgari utendum
eft. Purgate $$. Animadvertendum
tamen,pureaticnem diinibfa iam &
ftatum morbi intermedio illo tempore»
delin* (ypponere,& apparcre
fiena cocticnis perfecte t9 ^ Yn
ufina:fit enim quandoq; ur ceffante febre pér
2 diemwunum,autalterum , febris ante quartz m» . fedeat; nion quód non défierit ex ratione
conco- &à materià, quod quandoque
fit étiam per ccto fe cde, . 165 ;
neqve tamen | crmunatus m. rbus dici po-
4. eb . teft; quia adhuc cruda eft materia : & 1n eo caftü FI ficn eft in éofpatio pureandum , qnia nec
cocta eft materia;néc feparata mala ab
uüili;tenc enim & totmmina,&
vertieinés produceret evacuatios
colliquatis carnibus , & fpiriiibus evacuatis. 2. "Apbor. 3 $.«& 36. Vnde n
intermiffione hac fal- (flo fn. - sà
putantes aliqui Medicieffe verám declinatio
T bem , poftcoctionem materi factam evacuan- tes, corum interimunt. $6. In
ANIMA ADFERS. - LIB. III. In
iis, qui durà admodum fint alvo , aut
crafsifque multüm füccispotiffimüm in
Ventricu ulo, & inteftinis ies ne medicamentum veré purgans concedatur, quin priüs clyfma
ve- Ípere injectum fit;ut facil liüs
fübducat ; & dclo- res non
pariaG;,exitumque per inferna ncn inve:
nientes humores, & medicamentum, ad ventris cclum regrrgitent ; quod docuit Ruffus
apud Oribaf. 6.Colle£t. 26. Criucis diebus;qvarto, feptimo, vndeci- mo, decimoquarto, vieefimo, fi nihil anté
judi- catum fuerit ; re di bitet
Medicvsavt purgare, f6. viícid lis
avtíonevinem mittere:critici enim tunc ii dicen dl ncn fi nt
Tj LM : ind1Caterio die menftratum fit ,
naturam cl |facturamsnectair en faciat.levi- bus remedii, QqUaectian In mant noí ftrà eft
f :b- trahere , manusadqutrices
porrigere eàdem die euam poterimus. $9. Cavetamen , nein deficiénte natvrl in, materie motu per alvum id facias, ne
major qvam fitfiatevac uatio;fi
auxilium medicamen- ti tencadjoneas ,
cüm femel hauftum pharma- cum revocari nequeat;nec
illud amovere liceat: natur& enim 1$
eft mos , ut aliquando cunctetur aggredi
evacuationem,& aliquando cunétanter
moveat,mox ren validéalvum excludat. Qua- re poftridie potiüs erit pbarmaco utendu
m,quo manv sqnaf adjutrices fatifcenti
naturz porri- garus ut quod reftibile eft à crifi
imperfectà exclu iens k 4
60. Quid 3-;
[ T 4; y
Clyeseps indédum fp? in al-
"Uo daro» ante pnr- gationem.
de Crincás d b. qua
do purgan nU . Crifi
defe Ciente S 240m edo
proceden- dum. Cif die
Critica di- ficiéteyea- dé die zii-
[il fnovesn dum . $8 LED. SEPT ALII MEDIOL. 8ymptema |. 60 Quid fi natura ate codionem fy
mpto- sic zatu- MOS LIGE evacuauonem
molitur? Die ud k intut ya obtran. hic
Medici docáffimi. Ego fic fenuc:fi fiat pet
quid loca naturz diffentientia; omnino co hib endams Medo cum Gal. 1. "Aphor. 21. At fi per
co nfentanea. fe- Pref adé* eatur, cohiberi
non debere:nam.fallit interauni e *« :
quz mala videri poterat» bene : iiquando ce-
ge dit.4. zdpbor.47. utin Metone cótigit, r. Epraczz- Sect. 3 X unde fi cohiberetur , pravi humores
co- pi, vcl qualitate ftimulantes , qui
evacuantUr » ad partem aliquam. princip
em calamitcsé rapi poffent. Et licet
& cruditatis,& multitudinis ;
& pravitatis hec e vacuatio fit argumentum. , & fienum malum;rauocne tamen cavufe bonum
eft, vel minus malum: nam minüs malim
cft,humo res educi.quàm p principem partem
ferri, S1in otio quicfcerenti 1i fu cci
, przfta ret eos ncn ex- cerni,fed cum
pra viadeó fint, ut partes irritents
praftat eos exclud i. Symptoma
&1. Cautio tamen adhibenda , quód licet ta-
lici natu- Aem evacuationem non convenia t cohi ibere, mi- va operan- nimé tamenà Medico eft valde
juvanda , cin, 16, cant? fiatà naturà
non omnino bene agente, etiamfi agetdum.
fucrit diminuta. Imó ubi diutius perfeverave-
rirtalis evacvatio , & vires profternat, omnino erit cohibendas. —^
- " giu AM. wf Ll ————————— p C 4
$9 LVDOVICI SEPTAILILTI
MEDIOLANENSIS, Animadverfionum,
& Cautionum Me- dicarum, LIBER .QWARTDY.S, Continens eas, Ova in [angunis miffione obventunt : faneuinis evacuatione per fe. can
quinis tam venam , licet illi d fit
obfer- miffioni andum, ut ventriculo,
& venis ao» séber mefcnteri] crrdis
humoribus , premitten excrementis IC|
letis ; DOhnL 4a alvi le pni I hr t;
quàm ea abftereentealiquo,aut le- 7t? |
niente fLbducantur: cavendum tamei ne.fimor
Ibusita ureeat , ut mortis periculum immineat , Mid faciamus : ehe enim miffione fanguinis
1]li Joccurrendum eft;ut in anginà,&
vehementi ali- quà inflammatione , &
febre : meliüs enim eft, 5 mmunenrem
mortem pravertere cum aliquo i damno,
quàm czerotantem à morbo op pprimi fi-
nere; pouftimum cum Jevioribus iis noxis non, | ditfi-
oo LED. SEPT ALII MEDIOL.
difficili negotio occurrere poffinus ,
Sovguime — 2. In faneuine detrahendo cavendum maxi- ilo mi- mé,ne quanto putrior em,&
deterioris condi- er ditas tionis
fanguinem é vena p rofluere viderimus,
"uanti'4s tanto majorem quanttatein effluere finamus ; e»4c422- quod plurimos facere obíetvanuis :
tali enim. jo$ exiftente fà inguine ,
& pauci tores 1 fubetfe fpiritus VM
i£, & vires facilltme folent collabafcere.
Coloris $n .. Coloris in fanguine, qui evacuatur, muta- f ^. gnune dios qua in evacuatione revult
fivà; potiffimum in muttio ? internis
Inflammationibus fp ectatur, ,non fit ter-
" [1^ minus,& menfura quantitatis. detrahendz;nam [22027755 in febribus fepe primus fanguis;qui
detrahitur, ruber eft,mox niger;atit
[acidus;cujus mutauo- nem fi quis
exfpectare voluerit, pracipitemr- Cols,
&grumagetin mortem. TY | Puworb Quin
nec in 1inflammationibus internis
fanmuine iuidén perpetuo ilfa col oris mutatio exfpectan ia inflam da eft vaut enim vix à parte ,
& circumfufis ob pittionib.
craffitiem quandoque extrahitur ; aut fané tan-
on etiam tà. illius eft copia , ut, fi cole ris mütationemo exfpectan exfpectare voluerimus, vires o
mnino fimus de- da. jecturi. Colois i^^ «, Mfutatio hieccoloris ab Hipp. 2.
aca. to. ioi tradita intellieatur; fi
prinium albidicrilleflu- aii ite xerit ,
mox purpurafcat ; vel cuim primüm pur-
lirenda, PUfeus exierit poft livefcens fundatur ; tunc Colori; ji; €nim fupprimendus eft, modo
dicto. fanguine — 6. Hocautém fervandum
erit; vbi vena pro- aziutatioi xima eft
affecto loco ; alioqui fi in alns cafibvs
reviilfrone Aaflamminationum 1dem quisaecre vellet, ni- inia
809 séper f, AP ex[becian
da 4 * ac Bed Lyc tios aet RN. .....— gr Rae eros
32 ANIAÁADFERS. LIB. IF.
91 J| mia foret evacuatio,antequàm
fanguisà phlee- /gizqua, I
moneabduceretur. - "am cxfpe 7.
Inanginà tamen, & hepatis inflammatio- 474a. | ne, copiof fiü: s fanguinem extrahere
potetimus , I» agma | quàm 1n plevri
tide, & pulmonià ; Guód 1n 11li |
maxime & evacuate, & revellereopus fit; in hi le I vcro preterc A od reliquum eft,vbi
füppuratü "bos Mfuerit,excreti^ne
UTI ERIE E ones olt Jetfi onvs fit anim
dlis pie UT lbeallà exiftenre,
cenftareillanon p teft ; quàm im S. ni
pueris fecto venaz, qua evacvandi offi- alis, c cium folum adimplet,utrariüs In ufi fumes
de- eur. Ibect;ob eas,quas
Galenus,& fequaces c is C
bepatis /j lamta- ATIS
P Quis CUA- ien 1m- Ccuart! fàt, usaddu- P»er's et xerunt caufas;non tamen adeo perpetua hzcre-
!*vaeuauo Mv J : T J " ora eula ette debet; quin alicus rdi ante
decimum- 7^ r4 "t1T11153 313244 E
LI ^ (n ome e ^ At^ an-- quarium annum
hoc remedium prafcribi pof- q dosis D.
2 2um atuar fit ; & debeat: tum quód
pu bertas fepé tern Inü j ; 4 s (2223:
C12 all: m pra veniat;potiffimüm in
mulieribi s;tum P dd : à : : 2472 fca quod multos folidicris habitüs , &
VIgOFISantÉ ,, porofi : e dM deci blu. 1 t "m pus c« nfpiciamus ; tum quód
a aliquos tanta fai nguinls COpJà
rcfertos np "T L]
cbfervemus in. acutiffimos morbos
incid Cre , quorum plenitu- bdinem, n1fi
fectà venà ftatim (olvanmius certum
Jimortis impendere peria Tt cimus. Vnde»
lI tPpenumeró natura 1 przveniens (quam omnino Jibene operantem imitari debet M edicus) copio- ("
ia pcr nares Mon Rao pun (ubitó m Wbos-Ruz jufm odif5lvit. Et euai nvis huic fententiz
re- fracari vic ide atur Galenus,cum
tamen Cornelius ICclf fus, Mauritani
féré omnes, Hifpani.& Galli
"Melerique , & ex Italis quàm ; lürimi in hanc. ,
de- 1*9 o VvAlilils
ei —LUD.OSEPTALIHI MEDIOL.
venerint fententiam;his affentiri potius plaevia atque experi entis pftopemodum in finitis;
fpa- no quadraginta annorum,quo in nuign
àhac vr- be,& in magno hoc UG. Va
igi 'udinario medi- Fund excrcui,
firmare p lum. 9. Quód fi de fanguinis
mitlione per fectam.; Patris P? «cnam
loquamur,qua revulforia. eft,qualis ett
ure qua adminiftr: atur pro internis UE umatoni- femi om bus curandis ab initio,quales fü nt2
incina,phre- nitis,plevrits, peripnevmo
)nlà; hepatis inflam- matio,omnino in
pueris ante quart Hunac cimum evacuari
angnis pa | cctam venam j rit,.cüm X ftatim,
nifi xetr i atur f: — antes ju verde
cümimp dry dee eire in tT: dixe vcríq;
nequeat; neq; ex tra ifpiratione per mol-
lem , tranfpirabilémq; habitum fperari pofbig materiam retrahi pofle e,etiamfi concedatur ,
per meabilem illum habitum evacuatonis
vices füpplere pofle ; revulfivum n
tamen numquam. confütui ; otcrit veré
reme di uim. ro. Preftattamen in pueris
a d fextum annu festen- hirudinibus
vena: perta fu guinem extrahere; à
o -
3 à x E 2 " 1 f sdi aan
VAL zum pre cuin enin uíc q; ad
ieptimmnim annum ob excei- &at bira-
fun humiditaus,vena;arteri |DCrvus ferc fimul
dizib4s | conglobata png »ericulum fübeft;neloco vena, fanguine aut fi: nul cum € À nervus aut
arteria pertunda- goacaitar e, " 1
"o 2 Rudd s rud PUcPT tuf. Qu Ó d
fi eagam manie Íte 1€ exfera sl 1inCcco-
e9 CAY AU d. Ee ud : : "i là
pertundatur quidet nfed amplum potius,qua
profundum vulnus fiat. i Dm nae
vore oer eve Tempore Ir. feb ribu S, fi
tc tipo mittendi langute-4 anittezdi l
jOI puce cnni, IFhoides fluant , quamvis doctiffimi aliqui
viri IFenfeant.non priüs quippiam à M
edico effe mo- E ddun: quàm evacuationcs
illz defierint, etiam I fint im erfeéi 4
qi "Y nefciamus quantum. o IWelit natura evacuare , & cüm
imperfeáé ali- Inuando 1n principio:
igat , verfus finem autem. [uüppleat ;
unde fi evacuaremus; periculum im-
minerét, neex exceffu vires deficerent : cenfen- Irium tamen,melhis effe; cum verfus rid
vide- mus naturam deficere ; manus adjutrices
porri- Ibere,ut ex conjunctis natura, «
Mcdici. actioni- |bus , facilius
evacnemus quantum opus eft ; fic Nf ] AY. 31351 14 363 9913343533 , Enim Méetoni aimiftivte fanevinem narium
eva- I. 1t] l tX v"3 H1 Loel-4 4 (
e« Ct 3. CAD. 24. F5 ( ] €C4K ] er | 11111 EX acu1 2 0, i ( O. 1)77 Sect. 2
vC. : ^
3 3 " 1 n " exeuntem
humorem unà,dicebat.debere Me- r I l
£21 ptt n ei CIC3quod etiam « .In
Coma, x pitCcabat, Id eft , dum
imperfecte natura ope ] i "v^ d / "t 1 " l'atur:;non autem dicit.pefft. Sc quod
omnetmo Fall l4 ("n.f ! L FOI11C difiiculit: tcn, Asa . js. ! Ci LZ D €
Ubi nac - ! 2 1 A IDIOD
ecu e Ct, quod 1n eo ca BE Lo ecorncids4
f: todminic fecta Bit mus ilu imt! CLLIS
11 uen 1S aneulinl Ípect Dnoaus cit.Qqtm?
I fatis fore v rideb ütur,totum neectium permit- llrendum erit natura;fin minüs,tantum
Medicus IHetrahe tquantum fatis
videbitur, ut ex c njun ttis ambo bis
tanta flat evacu atio, quanta pro
Tbvincendo —" it neceft ria. Vbi duo funt, bx quibus facili : coll Ieitui rnc life esf
ectare.» incm motüs n2 ture,edamfi
nperféctus fit.Pri- Inum.quoniam dict /;
rir Fal vide "Dh quod hon ceflatum
motum oftendit, fed dum in motu
eít; ANIM ADFERS. LIB. II
DE (
o I! aunnf, f! men,
fnere r " gtrit;j pt I
C€UACitiaat an i a adeft A£
001H$ o Grecibt. f Zdo Í
ed ie cce Id E £hr 4A ( át ZT« TT
€t c RUP AERE mulium - yum (lac
e iu, 1f, 2901/8 d M P^ £
9)4 LFD. SEPT ALII -MEDIOL. eft
, conjectándum effe ex impetu , an fv fficiens
futura fitilla evacuatio: Secundum , qucpnic m» fruftra "x impetu 1d con jectari doceret
, fufhice- rct nien ceffato motu videre
, an adhuc & mcr- s magnus effet, f.
ngrin isfubeffecabundan tia; MÁDS n:
valétes: cüm autem imp eium fiuen tis
fanguinis sfpcétandum Jufl trit; id non alià de
causa à faciédum volvit, qu àmut ex impetu con- jectari poffimus;an fi ffeQ ura fit hujuf
modi na turalis evacuatio;ut, fi
fuffectura fit; pi yen pater ono
cemimpetu effluat, totum negotium nàtu-
ra relinquam us;fi veró lenté& guttatim, ante- quàm-c 'cfinat manus ad jutrices porrigete
va- leamus; ü rutrifque con) junctis |
»ofhi mus tantum evacvare , aranrtumopus
fit; ai à diligentià ad- hibità,ea
e" cjemus p rericulayqu eadcó vercban
IUur;q" ] contfa fent dunt.
r2. In finevinis metiendà quantitate ex ba- bitu corporis eracili , cartio maena
adhibencai eft,atque diligenter
confideran dvn |,ànànatt- à eracilitztem
nac ttus fit,an à confi Danis: l- u. me
rbove.2.de Temper Tibe im avt obo.
vichüs parfimoniam , ap iml curas , au it fimiliass4l quia verifimile eft parum fanguinis ip
venis CCn-» tineri, minor extrah1 d
teb jet euantitas. In 11s ve-4 rÓ Qui
ales ft ntnaturà , quia fieri pcteft , vt & liberaliori victu ufi fuerint; & pf
ptercà fa neut ne abundent , plus
detrahi poterit. 1.42 6 luc eft à do^
i fincHbs . Idemin craffis animadvertendum:Difan] Oi ridi culi erunt carnofi à pinguibus ; in
car: nofis; «à G lau
14. cu iix inftituto video multos Medicos rra: exrare, plus fanguinis in iis detrahentes ,
qui la- Msi s: boriofas artes exercenr,
utin fcfloribus,& fimi- i libus,quàm
in iis; qui in artibus fedentariis tcti bes da
fun ntque iin illis plusinfit fanguinis; viribüfc jue ^^ 'aleant;n
llispi iritus, & fanguinem exhauriri:róbur ve- in folidiori fu prà repofitum effe, &
ex quoudianoalimento fuppeditari , cim
alioqui VCDa n n multo faneu Inc rei
erta fi lO px Ot1u« CAM
períectan 1 I
aiiquan l CUla C1 Cuerit (x;
M X6.fi terti i nCccei (li 3 int L
ftabit bis facere duo bus diebu:
1 Áni /*
«u€;,inrev 1 NJ IM Al an repetitam fanguinis ternos cgi M f
f lV cna In | Oeadem d
11^? T5 th: A&IkLIOLLhD tasm ittci P^ madvertendum, pra MEMRUSol P. ue - de curaa. vat. per [aug. sail] .cap-21.fi
repetitio fiat ulfk OnlsS, ] «ütterendam. fe 1
MELDE EE ADMEY CHEER d Quód f
acta fit,interpoínto d1ein
DNEERS. XAB.JXr. of nofis,quia
plüs fanguineabu: ndantp lus fangui7 nis
deu ihi pe 'terit;contrà in pinguibus. Gal
' 13 "i nt
Lt1lO «ile, noir Lh Iib. .dátc
£14 YaHnád VaL. i £1 T» iq. nmt]. Cap. io
mplex fuerit, Urgeat veró
ían« termiffionis fieri poterit
feprem horarnm. fpati )( Peine, in terrium differri pc teft.In quart | I6.
[^ evac aticnis gratidorer etenda n potiüs cadcm. ; B »
h.n n ER Is DA d 3/2 2221 ) :
^ I*t* bins [27 ,
CH» (d Qf41 1
te$ Lac ^ ani ) làdv ertrentes,
etiam in itridis febribus Curadis »
£471 Saliqu indo Icquenzi, ahüs pet terpofito, faciendam do- "à o Ulnls , biscadem die in- patio
uentecm à hem etla Im
'CIcr- i 1 du- joris invafionis, Iürtana veró pra- intermiflionis, ^47" 7 MED Po)
rl auralterum efle, 2a. : ^
E I7. Cave Miffwnis
fangumss vevulfrua sepetttio
quádo £a- denm die Pace uud
jácienaa . In cruris dextri in-
; f. amma pone qua pena fece
da pro »&- sulfione qai y
ETNUNA A "HET jan 9€AUTIS t
ks É 2A04 tt[- que dei:
LVD. SEPT ALII MEDIOL. 17. Cave
tamen;ne in pracipiti morbo revul fionem
ex pofcente id ferves; cüm enim affiuxus
fiat vehemens , utin effufione fanguinis per na- res,aut uterom;,aut hemorrhoides;autin
inflam. matione gutturis , hepatis ;
pilmonum, nifi eà- dem die fiat; fruftra
fequenti die id tentabimus ; quód cum
fanguine anima fit effufa;aut füffoca-
tio có pervenerit;ut nulla amplius fübfit fpes fa lutis.
13. Cümin revul(ione perfectam venam fa-
Gà, & rectitudo obfervetur,& venarum confen- fus,unde laborante inflammatione crvre dextro nunc fecandam jecorariam dextri brachii ;
nune faphenam internam cruris finiftr1
pracipiebat Galenus . Hac diftinctione
in harü alterutrà fe- E ^ ; L lisendà ego utendum cenfeo ; fi ex interna
catt» o6 à , calido fanguine affluente,
fiatinflammatio 5 feccanda omnino erit
vena jecoraria dextri bra chii; ficenim
verfus originem, & fontem retra
hemus fanguinem.fervatà rectitudine, & à cor- pore extrahemus. At fi externa aliqua
caufas puta;vulnus;contufio,aut quid
fmule inflamma tionem pepcrerit,
przftabitex crure fanguin mittere, ut
fanguis, qui ex vicinis ad partem la-
Li borantem affivit,faciliüs
per venarum commue- p, nicationem
& revellatur, & evacuettur. 19.
Cüm fanguinis miffionem ad anim ufq;
deliquium concedat Gal.2 5. 1. Z4pbor. in arden- riflimis febribus,;maximis
inflammationibus;& Inorbi a
sadimittédum efle hoc zenusau |
nifefte vehementiffimis doólotibus ,
nonnifi in extremiss| xilii,ma-4 em. pi
JNTM. ADVERS. . LIB. IP. |
nifefté oftendit. Verüm cümad illud exfequen- ro ja sa | dum tot requirantur etiam conditiones ,nem-
ducendz , pe ut adfit.atas juvenilis ;
temperamentum. «$4 qtsi- | calidum &
humidum; regio temperata, cor- às» &
| pus faniguinis miffiom affuetum, anni tempus. &^r* temperatum; quas vix in unoxX eodem
corpore | reperiri poffe conftat;cavebit
juvenis Medicus ; | fanguinis miffionem
ad animi ufque deliquium | aceredi, fed
eam perias Medicis; & plurimüns |
inarte verfatis relinquat;quia, cüm vix tot con- | ditiones in uno concurránt;& fiin. uno
repérian- tur ; vix cognofci poflint,
potiffimum à juniori ; necdum multüm
inarte exercitato, przftabit il- ]am
omittere, & maturiori judicio relinquere . 20. Non femperante fectionem venz lenien-
$474 Vena om da eft alvus; vel leniente medicamento,
vélcly- 5 «Sn ftere; fed ubi crudorum
humorum colluviem in i aput |!
ventriculo , & venis mefenterij adeffe coznove- rimüs;aut ex praterità victüs ratione, velex
co- | lore linguz , vel ex &ravitate
partium illarum. jp juxta ea; qua
tradita funt à Gal. 4. de ?wzd.fa- aut.
c. $.ócanté ab Hipp.4.zenr. r16.ubi dicit; $i
Wfecanda eff venas C al'vus fluat , prius effe adferin- E oim. At ft ad [tr il/esihiol serere gal a
fol- || vendam ; ,nefczlicet inanitz
venz crudos humo- Morzo £y | 165, aut etiam corruptos ab illis locis
fugant; ac praecipiti attrahant.
fanguis | 2r. Infebribus putridis,in
quibus diturindu mici de tcn, ptzmitti,
ubiadfi int crudi illi humores; aut bep ante
p putridi in primis veni s, clvfteres debét;aut lenié 4!vi e*t daalvum:atin przcipitimorbosà fluxionefan-
!//79?* G culnis
beat facit inAnitto e "mas
J*enis bua €bit in fe- viendis ,
qua cau- iones ad- Libenda.
Catutiones £2 mitten
do faugut 2e alia,à quibus pe
tenda « * 98 | LF'D. SEPT ALI] MEDIOL,. euinis facto,vená prius fecato;nó alvü
emollíase 22. Caterüm; omnibusin
pertundendisina brachio venis hzc adfit
cautio, utbafilica feria-
tur,poftquàmfe;junxerit cephalicz infrà eundo per digiti latitudinem ; cephalica: contrà
fuprà per diciti latitudinem ;'nam
corporum fectio id doce: nam maximis
nervus qui ex cervice in- ter primam
coftam;& claviculam permeans;to-
to brachio fertur , bafilicz? fübeft eo loco ,'quo ferit digiti latitudo furtim eundo ; fi
confocia- tioni bafilicz ;&
cephalice imponatur :? tunc fi
digitkálterà latitudtinead axillas abieris,eo loco fuperd áreditur bafilica eum nervum ,
dumnem- pe curfu fim ad cephalicá fl
etit; ibi pericu- ium. Quod/fi infrà
pergas;in altum fe abditner- vus.
INecetia tutó in ipfa cójunctione vtriufque |. vene fit (ectioscui plerumg; validiffimi
tendines fabfunt; cephalica auté
fuperius, ut dictum eft; erit
ferienda; nam ibiab. arterià , qus ei vicitia | eft; longus abeft ; nec quidquá periculi
habet. QE» Plures fi quis in fanguinis
miffione,& ve- | ^1 nà fecandà
expofcat cantiones, & animadverfio-
nes; Avic.legat 1.4. cap. 20. fed potiffimum .Ni- colum Florentini » Sermone 2.T vati. v.
Summa ^ 2.Capi 1.17.0 tn ' 18. & recentiores, qui defangui- |
à nis miffione per íectam venam ex:
profetfo fcri- [e píerunr. Dum
enimregulas quafdam ad hane:[^
materiam pertinétes tradunt , cautiones pleras--|*& que attingunt , quas ,neactumagamus;in prz.
nm fentià pratermittendas cenfemus ,
potiffimum, p cüminanimadverfionibus
circa febres, & raor-- pa bos AANIMADFERKS. LIB. IV. 99 bos particulares. quàm. plurimasad-hoe.
nego- tum fpectantes infrà fimus
propofituksi. 24. Incucurbitularum ufu,
frlocus fcarifican Cucurbi- dus fit, nop
adeó multo igneopuseft; nam prz- r4; pA 77
terquam quód fepenumeró vefice. in cuuculà fzarifca- elevantur aqnà plenasqua fcatificationem
cutis tiene,sffi- intcgrz
impediüt;attractum ét fanguinem adeó gaztnr ez
condenfant , ut mirum non fit, fi incisà cute fàn- £44ce d guis non effluat, potiffimü fi diutiis
adhxreant. £7*» & 25.
Infcarificandà füb-cucurbitulis cute ad Scarifica- evacuandum fanguinem,.non eodem modo fem-
" quado per incidenda eft cutis:
nam in cute fuübtili & al- profunda,
bà ,intenul fanguine & bilicfo non profundis ;; quan de incifuris eft utédum, fed fiper&cie tenus
eft fca- 17v; f- rificandum : vbi veró
in craffitm corium incide- ciezda. rimus
& nierum;crafstisque fanguis, & feculen- tus erit evacuádus,profundiüs crit
cütis,& fülz jacens caro incidenda ,
ne evacuationis fine fru-
ftremur;cümalicqui artifices quá plures videa- mus,qui in quovis corpore vix cuticulá
tráfetit , folümque ichorofum,tenuem,
& in extrem fu- perfice confiftentem
fanevinem. extrahunt , ut Inanus 391115,
& vix ferientis.nomé adipifcantur.
26. Caveant quàm maximé,ne diutiüs cucur Cuenré;- bitulam;carnofe potiffimum: & molli part,
ad- f4/a moa haere fipant : càm enim.
vehemens fiat attra- diutitis vf ctio,
& multa carnofa fübftantia cucurbitulam., /*4 Pare ingreffa fit, adeó coarctatur , ut
fpiritbibus ncn, ^mi permeantibus pars
emcriatur, & eanorzna m, "^
quin etiam fphacclum fibeat; unde maxima vi- tx pericula fequuntur. e z L V-
Ll arm d" je?ri- bus inter-
znittenti- Z a DAS f^ d ü-
THU) provo Y2yHiai$. Qontinais
febribus top 2dior evAaCttalto La
Lam per lot: & à P,
SEPTALEI MEDIOLANENSIS, Animadverfionum, & Cautionum Me. dicarum,
LIBER QVINTVS, — Eas
complectens ; Que in F ebribus curandis
ob[evvari debent . f. T vcrumeltin
febribus putridis fiu- doris,& urinz
provocationem uti- lem effe ; ita in
intermittentibus ; maximé autem
tertiànis , fudoris $99
ctülioremcenfemus quàm urine. [uu Nam
cüm fineulis harum acceffionibus videa-
mus feréad ambitum corporis portionem ma- terim transfundi à naturà per fudorem , motum
| | 4i illius imitari debemus. ». Oppofitumin continuis fiat: quód in
inti- | 0 miioribus venisineis humor
putrefcat, ex qui-- Jui . , N . - bus perlotium aptiffime ex pureatur;nifi
forfani | «f ferofi nimium , &
tenues humores praváleant »» Bs: &
zftas cum madórefit ; tünc enim etiam fudo--E ur fibus evacuatur . I LVDO VICI
; c — Alec REED ANIMADFERS. LIB. F. IOr 3. Intertianà febre verà,& ardente,
hecins Teriasis | J| clyfteribus
adhibeatur cautio;ut ficut molles,& €$rden- ^1!
refrigerantes potentià effe debent ; ita actu vix. tib»s. elj- teporem habeant. feres ioc 4. Vtintertianà refpe&tu fui; aut materieil-
J"*e"tes lam facienus ,
numquam aab initio ante coctio- ^as nem
eft medicamento purgante evacuandum.; —
ita cüm quandoque ad ventriculum bilis acris jh. icit transfundatur & mordens; eraviffima
invehens ionem pericula,& fzpe mor tem; po otiffimüm fi
eger ad quádoque ,vomendum i Ineptus
natura fuerit:ut illa preve- sargadz ;
niamus,licebit purgatione uti refpectu fympto-- e quado. matis, ut fyr.rof.folutivo ex fero vai odit
" vel cui incocti fint thamarindi ;
aut & valentio- ribus , ut
electuario rofato Meu , aut de fucco
rofarum ; quin inacceffione ipsà fymptorate» urgente, ant liydkelz osten; velut
vomitum adjuvemus;vel ut decrfi im
ducamus;aut fané ut acerrimam illam
qualitatem à .ttemperemus . | $- Vfusrh
abarbari ut omnino Inter principia V fus rba-
harum febrium eft interdicendus, quód e eleétivé ^ar? (Stt purget ; quod non licet crudà materià ; &
quód cun | calidum fit , «& ficcum,
qualia omnia evitaridaz, mod E ante
concoctionem docebat Gal. 1. 2d Glauc. ita
ad deturbandos biliofos illos hum ores , & fyn- copen cx morfu cris ventricult;& vehement
n ma alia accidentia;in p rimis tribus,
aut quatu«c acceffionibus ante cocticnem
cmnino fug len- dus : humores enim illos
ferventes ma?is exa- cuit; partem
phlogofi quádam afficit; cbftrucio nes
in venulis mefaraicis poti&sadaucet , fit?cu- E
(GG ? (C^ & f TN " | l.l 2 s^ uci ix LFD. SEPT ALI MEDIOL. losofque denique eeros redditi Inh 6. In purgatione 18 biliofis febribus
molien- febrions dà,caveat Medicuss;ne
deciptatut.fiypoftafim ih pro pire».
urinà albam,;levem, & az: qualem exfpectis: cürn tione [aff epim im biliofis affectibusfola
nubes illas habes eit a".
conditiones ad concoctionem oftendendam füf-
tubem es ficiat»fi exquifi aora illa figna exfpectaverit , re- pea E e facilé occafionem prebebit , quitem^. . Inbilein eftuofiffimis iis
febribus evacos- Ya deeli- "Y licet
rhabarbarum primasapud omnes Mc-
4atops;
CYcosteneat;animadvertendutn tamen omnino küuA»HE CIIt, fl caloradhuc vehemens in
declinatione fibriz rba - v elin
ventriculo , ve] in hepate , vel in univerfo
barbarum, Corpore , & folidis partibus relictus fit, &
fitis ez pro j3neens,quodin
vehemenriffimis terrianis ali- bile.
pur-- quandosfiepius in continuis , & cavfbnecontin- ganda fu eit , preftareillonon uti ; undein
illius locom. fpium (übfirere poterimus
decoctuim thamatindorü CH, . cum fyr.ref.folütivo,& portione
mannz,& fimi dibus. Rhabarbarum enim
caliditate fnà, & ficcitate;ac
ieneis partibus, ut calorem peracci-
deris minuit, evacuatà calida materià ; 1ta per fe in hujufmodi corpetum condidone
"calorem, exacuit;ficcitacem
adauget;ac fitim inducit:un- deaccenfis
denuó fpirinbus, denuó febies exci-
tantur ; aut folidioribus magis ficcatis , hecticte introducuntnt£, quod multi non animadverten- tes,non levem 1enominie notam fübeunt,
quod go vel declina ata; vel ceffata
febris nova corüm Lione excitetut'; GV uonedo Nu | jvandoautem etiam inis cafibus
rhà bulbs. - P wi
EIS y Würer iride case MEET c
AS ANIMADVERS. LIB. Y. — a0; barbaro uti placuerit, autintertianisipfisadeÓ
;j454724 || non ardentibus , ant in
corporis temperie ,aut e stipof- ,J|
conftitutione fic catidà , & ficcà , quód praftan- //mus pro J| tiffimum cholagoeum fit , ac maximé in
biliofis purganda ; | affectibusab
omnibus, & à me commendatum , ^» etis
pe ts uA 1 torto ve xA $n «ff uofis
| potius dilutum , factà in aquis refrigerantibus , bribus | aut fero infufione,commendo,ut caliditas
illius, fei, | & ficcitas
retundatur. & ignez partes repriman
| tur ; aut ex facchoro in fyrupum paratum cum | cichoraceis,ut eft fvru pus de cichoreà cum
rha- | barb.defcript. Gulielmi. Qvódfi
potiones quit- piam averfetur , in. ufüm
in pulverem quic cm | ducetur, fed ad
mixtà caffià, ejüsve fuccoad un- | ciam,
facilé enim fic ficcitas ejus retundetur ,&
lenez partes compefcentur. 9.
Scammonil ufüm ut in biliofis omnibus Scammo-
| febribus fifpe&tum habere convenit, & non nifi ? &/vs
à refracàillius caliditate mixtione
aliorum me- 4 fe Idicamentorum
refrieerantium;, ut in electuario ion jr
.Frofato Mefüz,& de ficco rofaxum,& admodum po » | raro ; ita in ardente febre omhino
fugiendum MM ieriet tcenfeo:hazc enim
febris magls, quà quaevis alia ,
hrefrigeranua expofcit. Quapropter per caffiam, imannam,.fyr.rof.folutivum ex fero, violas ,
tha- imarindos,fubducere hv mores
peccantes conve- Imiet, vel etiam Actio
Z'errab. 2. Ser.1. cap. 78. lid
perfuadente. | 10. Poft blanda hac
medicamenta ;Optimé. s/74; "T,
Ifaadet Avic. dormirealiquantulum ; cm enlm. furis. lletiam alimentofam habeant
facultatem;etiamfi medica- iportio
aliqua in alimentum vertatur, refrigcra- mentis, pa G 4 bit,
« t f -
v/ B AA. Caufone laborante
T Psrgato » J&€ — €
: (asi ardenti- erum la-
ePi opti- 222473 « Sacchart
vofati ti- f5 » post pegato-
zem in Qogadl 915 » ion qrebádus.
Ju fbre 9» gerttana eti mter
e» [onis eie,vtilus à Gal. c^
alüs infi 11445, «- bud noftra
zes pericu- lofuts " xo4 LVD. SEPT ALII MEDIOL. bit; neque tamen evacuatio impedietur ;
natura ;| 1^ per fomnum refocillatà... 11. À purgato in caufone humore ; fi.quis
la--| 0^ ctis ferum ad frigidum alteratü
per duosstrésve:| i dies fümpferit;vel
lacafinz;illi maxime confül--| iu tum
cenferem:humedctat enim, & refrigerat corr] d pus; fitim extinguit, atque fi forté hectica
ince | 10 perit;omnino eam reprimit.
NI 12. Vndeetiam non adeó probanda eft
pra] ui &icantium confuetudo ,
altero à purgatione diez] fem per faccharum
rof. ex aliquà aqua refrige— uiti rante
concedentium , ut calor, ficcitásque v1 ex-- tu
purgantis medicamenti facta , & ex febre reli-4 it &a
& fitiscompefcatur ; càm experientiffimuss ux Rhafis, 3. T rat. contin. 27. eos, qui
calorem, &q qu ardorem in ventriculo
patiuntur;illud comede-4 it renullo modo
debere teftetur,& maximé fi eftass, ii
fuerit;calefacit enim;inquit, & fitim inducit;idls jc quod-etiam in multis experientia docet .
Quareq a. praftabitautfero ; ut dixi,
uti , aut aquà horde] iu cum
füccoaurantiorum , aut julepo rofato ; autij gui violato.
13. Lauté etiam nimis , etiam intermiffionis] un .tempore;cibari mihi videntur tertianà
laborans]. | .tesab omnibus feré;& à
Galeno ipfo:qui cibarg ni; .di modus fi
apud. nos 1n ufum duceretur ; omne: qi
ex tertianà fimplici in duplicem, aut etam com] iy; tinuam duceremus. Atque hoc fépé; ac fepiu:
un; juniores Medici;&üm ex
fcriptorum inftitutà vid oj Ctüs
ratione victum prafcriberent egrotantibus:|
ex perti funt; cium egrotantium periculo, unde ld uj; mutare
-— WE. 3 A s
P». "e *. E n TO ix A —
S (1—À5. ANIM.ADFERS. LIB. F. 10$ mutare fententiam coacti funt . I4. Quinimo, fi vinum pro potu
incipiente» co&tione curh
Galeno,& antiquis cócefferimus ,
onines in deteriorem condit0nem ducemus ; ut ^ vixin ipsà declinatione concedere illud
poffi- mus ; five hoc corporum noftrorum
conftitutio- nitribuatur;five vinorum
noftranum conditio- ni; five utrique;
hoc unum fcimus ; fecurius per totum
morbi decurfüumabdicari vinum. 15. In
quotidianis curandis febribus anim-
advertendum eft; quód, licet in febribus aliis in principio uberius fic nutriendum, paulatim
ver- fiis ftatum progredientibus
imminuendo; ;inilhs camen primo
feptenario tenuiüs funt alendi z- ori,
ut & crudz in ventriculo contentz materiz
attenuatz;excalefactz,& exficcatz;aut in bonü fuccum vertantur , aut faltem abfumantur ,
aut per fe,aut ope Media, le
'nientibus,& abítereen- bus
fübducantur;in quà re Rhafis, Avic.& re-
liqui omnes Mauritani conveniunt, ut nempe» primis feptem diebus tenuiori viu
utamur; quàm etiam in ftatu5qui omnes à
Tralliano mu- tuari videntur. 16, Siramenà falsà pituità fiat; potiàs
vomi- tu in principio expulfa , aut
dejectorio abíter- gente per inferna
educta, cum nutricatui inepta
fitevacuabitur ; neque dixta adeó ab initio erit attenuanda , ne incalefcat magis, ficcetürque minüfque eductioni apta reddatur. 17. Quamvis vomitum in hac febre
Galenus Jaudátfe vifus fit;apparentibus
fignis ccétionis , quod Vino i€r-
tianarti apad nes per totum
morbum interdicé- - lw
quoti- diamis i5 principia
fnniAus A- lesdum e- tamqua
in ffatu. Pituita falfa ab
danteyvte u$ ab ife 2it0 nom
adeb attee nunndas » fid evae
cuanda « Iz fcre enuctidis«
2A "vem [^ X e
tus utilis ab tnittio , eo quomo
do« Siwotilia na in
bre, prater qUmiupn ab initio ,
valenttor evenit i Satu ,e€x
Gal. . Mel.vof.fo dutivii,l-
- «et £n bi- liofo ab i- 3211:0 non
€OQventat, 22 pituito Js optima
eff veme- dium , c eur.
"Aloe 15 quotidia- $5, C a-
liis febri- £ns locis , optimum
remediis. e- / P
d ZI) Í ^
y^vs /9 €.
:06 LVD. SEPT.ALII MMEDIOL.
quod in ftatu evenit ; id tamen decà per vomi tum evacuatione intelligit, quà univetfüm
cor- puscvacuatur radiculà, cui veratrum
album 1n-. fixum fit: cümenim majori cx
parte primis die- bus ventriculus
pituità fit refertus; fi ad vomen-
dumneptus non fit; aut natora , aut. ftructurà corporis;optimium erit,blando facili
vomito- xio tentare illius
evacuationemsaut fi fit naufea- bundus;à
cibo . | 18: Quamvis mel, & fyrupum
rof.foluuvum in biliofis
febribus,abinitio,cradà exiftente ma-
terià,in ufüm duci non poffe ad fubducenda ex- crementa communia,jam docuerimus;in quoti- dianà tamen, ad abftereendos vifcidos à
ventri- culo humores. przcipué mel
preftantiffimum remedium cenfendum eft:
attrahens enim facul
tas.frigiditate,& vifciditate humoris primo oc- currentis evancfcit;& quafi emoritur;
valés au- tem maxime facultas
abftergentibus relinqui- tur. jars 19. Ne quis inamphimerinis füfpectum ha- beataloes ufum ,ad.deturbanda communia
ex- crementa , & pituitam in
ventriculo , & primis venis
exiftentem fübducendam , vel ob eam ra-
tionem,quód bilem potiffimüm illam fubduce- re fcribat Gal. 7. Aet b. med. a4-& S.de
compof. med. [ecundum loca , cap.2.. C
lib.de T ber. ad Pz- Jonem,4. &
Paul. £b. 7. cap. 4.vel fané,quia eam-
dem calidam in primo;& fecundum eradum at- tngentem,& in tertioficcam;idem
Galenus.có- füituerit;quod quàm fit
febribus inimicum,qui- libet; aloe efle facultatem: alter NIMADFERS. LIE. | libet, qui febris naturam examinaverit ,
facile | poterit intelligere:
Animadvertat,dup P. 107 licem ih . 41e, dy 4 am à
totà fübftantià jx faci | ductam;quá
bilem potiffimüm,tum etiatn pitui ;as.
| tam,fi non à toto corpore , faltem à venis etaim " ^
, Circa hepar attrahere , & é corpore pellere con- | fievit ; de quà locis propofitis etiam
Galenus z alteram deterforiam,&
attenuantem,quá & exe crementa , qua
funt in ventre , & inteftinis , cue
| jufcumque fint generis , per inferna fi bducit ; cümqe potiffimum inter feces evacuantià»
, ÉxxbebeTiXxo d dicta,principem feré locum.occu- pet facilé propofitas omnes difficultates fü
peras re poterit. Cum enim tamquam
bilis pureatós rium medicamentü
affimitur aloé ad drachmas i'edüam duas,
& non nifi raró, utalia medicamef-
ta longé à cibo fummo mané,quin
4n febribus biliofis concedi poteft : fi etiam raró
veró aloén Hu letjectori
medicam 1 üÜte Humamus , ut dejectorium
medicamentum , üt "" ^ .
- ique deterfione quádam ac attenuatione
, quid quid per viam invenit, fibducit,
& frequentiüs llafiumi , cum cibo
permifccri , 1n mini ri quanti- ateaffumi, & febribus loneis; tertianis
hothis , »& quotidiánis, quàm maxime
auxilio effe pote- Iit; pouffimüm fi
lota fuerit; nam quamvis jy. e£ IG. de
ruend. val.Galenus 31 Oocf neque
ficcam, ne- ' l|Ique melleexceptam
fenibus concedendam fta- ftuerit, nifi
maona aliqua neceffitas ureeat, c^ 8.
Ie compof. med. fecundu loc. cap. 2. bili fis,& fic- IE15 corporibus alo€s ufüm non mediocriter
infe- Ium docucerit;In aliis (anc
corporibus,five moct- bo ten- Lorgis fe»
byibHs a loes ufus cópmodus .
i^ MERIT aen gant ei (ix iQ1o8 LED. SEPTAALIT MEDIOL. bo tentátis,five fanis, ub! vitlofis
füuccls utcumqs bent infeítentur , aloé
non fine magno commodoin. | ufim
ducitur, potiffimum ubi ventriculi villisii |
adhzreant:fic enim Oribaf.7.Col/e£l.cap. 27.ab- finthio alo£n cóferens,ftomacho
placidiffimam — juu effe contendit
& fumi quotidie poffe à ceenà ;
depu. aT ME aie quod. Ewporiffon cap.9.übi de evacuanübus; eju in fanis corporibus conveniunt, agit;
quan- titatem enimiis przfcribit,qui
quotidie eam af- AAloes va- Pia quanti
345 [umen 8A s [7 pro $urgato-
o , C f $ro dei- éforiosat-
dicatméete. fébducit euim.»
Yaquit c ciborum vis nou bebetat, Mi
erattvea fitim uon inducit, C" bominem ad cibos fu-. à anendos facit promptiorem ... Ex quoniam
proximé f ante hzc verba dixerat;aloén
ad duas drachmas. furi fümptaio,
pituitam ,.& bilem fubducere: cüma jen
addit; [omi e riam quotidie poteff cama.non intel- i: licit de càdem quáütate;fed alium ufum fumits
Ki fümunt;trium cicerum
maenitudine.Idem eti3; | & longiori
oratione explicuit Aét. 7'etrab. 1. Serm. 3-c4p.24.cüm enim ad trium
drachmarumiJi;, etiam quantitatem ad
multos demoliendos mot; ' bosoptimam
effe ftatuiffet, commodam etia malos.
effe (cribit fanitati confervandaz;fi quotidie antep... coenam fümatur,utante prandium mane: id
au--]i... tem effe non poteft in càdem
quantitate , fed adi fcrupulum, aut
femidrachmam. Sic ex Mauri-1,. eàdem ,
ut medicamento purgante; agit , ut &
apud Mefuen viderelicet. 511g1tur tamquam... deterforium medicamentum , € ventriculum.
i expur- tanis
Avic./ib. 2. cap. 45.de iis.qui fecundà vale-4t. tudine conftituti alvum movere poffunt ; de
de-4.. terforià hac facultate loquitur;
C Jib. 7. cap. a. ded. n h |
i ad LI " » E- — AA LM,
AHNLMADFERS. ^ LIB-F.
" Ixpurgans fümatur,& in minori
1llà quantitate, li ftatim à cibo, vel
etiam ante cibum ftatim fu-. fimatur,
febricitantibus iis fepé concedi poterit ,
"lin quibusaut crudi multi humores febres: pro- fluxerint;aut certe ex diuzurnà febre debili
red- flito calore ventriculi;multa
pituita congeratur, Int in longis
febribus veni ire docet Gal. 1. ad
IBlauc- Sic 8. de compof. med.fecundum loca, bens 'JlBc Oribaf.Joco czt. in febribus hujufmodi
, potit- dMimuüm fi lota fucrit; aloén
quàm maxime com- 'Ilmendàrunt , non
lotam tamen in iifdem, fi edu- 'Jcendi
indicatio pravaleat; etiam concedunt.
'«KCócedacur igitur intrepide in iis febribus; cüm; Iguz ex febrili calore defümitur ; indicatio
nona 'Iprevalet ; fed qua ex craffis
humoribus in ven- lrriculo coneeftis o b
diminutum partis calorem, Irum ubi
roborandi ventriculi viget indicatio,
[quod in longis febribus;& ex pituità cenitis, & lWtertianis fpuriis fepiffimé evenire dicebat
Ga-- b en.1. 4d Glawc. Vnde v ^, cmus;
Maurit; anos, à Weam fcholam fectantes;
& pilulas ex hierà Gale- | ni
comendare,& alephanginas bis in hebdoma-
ddàin paucà quanutatc à 'canà fümptas .
20. Ínufü attenuantium , & diureticorum.., | hzc efto cautio, ne tiene eorum ufi
nimium jl fint calida attenuantia , fcd
moderate aperiant; 4 neaut materia nimis
liquata;& fufa majori.mo 3 le
tureeícat , & dolorem per univerfum pariat ; :raut exhauftis tenuibus partibus,quz
relinquun- ur fontiiob esremancant;&
quodammodo lapi- Wi defcant;&
ininvictum fere malü gri decidant, Als
ill ud : (4€ I bÓA. Atenas
tia m p 2m ter calefa- Citntia s,
Purgátia valeterra non multüm
in febribus ufum medicameétorum..
io LFD. SEPTALII 7MEDIOL. 2r. Illud certiffimum eft, 1n Galeni
doécteinà 14.4 *5i» Àri pareantium
commendari;cüium $.44erb. 1. abío» bus
in 45 lutam putridarum febrium curationem trades, VON .
Purgatia Iivia repe
nta sque ti dianis Covent .
ne verbum quidem de purgatione habuerit. Et Il. AMeth. inrefolutorià illà :methodo
curativà. earum, cüm putridum humorem
evacuationeo effe propulfandum
doceat;ftatim fübdat, eligeix dà cffe
medicamenta , qua fine calore educant |
ut funt mulía ; ptiffana;clvfter.| Et 1. 22. G/ane.
etiam in continuarum curatione purgantium., medicamentorum non meminerit. In
tertianà vero praftare ait medicamenta
alterantia,quàm. || quomodolibet
evacuare: id veró, quód fe penu- meró
per urinarum copiam;aut per füdores, in-
fenfibilémque tranfpirationem morbifica caufa fit evacuata ; ; quód , fi qua füperfünt ,
craffiores potiüs alique portiones erunt
, non multz , 111a medicamenus noftris
blandioribus non. calidis tolli
poffunt;cüm in eà quantitate effe conjecta-
bimurquzad alios in putredinis communio- nem attrahendos apta fit; cüm veró non fepe
id | in tertianis, continuis, &
acutis contingat, raró etiamin fine
earum purgationem exercendam. cenfüit
Hipp. 1. Zdphor. 23. 2.2dpbor. 29. € lili.
dé diua pura. . In
febribusautemà pituità venitis, qua : |."
intermittunt, levia quafi medicamenta purgan- tia tantum , eáque per iptervalla admittit
Gale-. nus, quem fecutus eft Alex.
Trallianus; magna: | ^ vii
aüctoritatis,/» I2«£ap. 7. d€ hacre differ €n$5, cüm
ANIM.AADFEERS. LIBiE- I | cüm
dicitzVerz oportet auteso ipfos tmiverfrm pur-
) [reete vices, C ftmplicioribus medicament is. 1! €'c. Vnde fortaffe recentioresfuorum
mmoran- 9 tiumufüm defumpferunt. quod 1n
aliquo cafü , & aliquibus febribus;
& poft coctionem conce- dituf ex
arte, ad omnes febres, & quocumque,
"f tempore, & in principio malé traducentes J^ z3. Levius etiam;cautiüfque in febribüs
om- '| fibus purgandum efle conftat ,
quàm in alns vifcerum,cordis nempe,
& hepatis fervor, calor ex hiimorum
motu contractus, & deleteria., vel
faltem fatis calens medicamentorum qualitas in | causa fünt, ut cü timore in febribus
pureemus , in: morbo autem non febrilr
audacter evacue- mus;id quod Hipp. Jib.
de rticuliss in fige, cla- rifhimis
verbis o ftendit. 24. Verüm purgare
corpcra in febribus cüm opus eft ,
inclinante morbo, vel poft illum , quo
"| tempore vires majcr1 ex parte fü ntimbecillz, & E fpiritus multiüm exhaufti ; cavendum
maximc il Medico eft;ne ex affureendi
frequenti; aut ex | humorum
evacuationein fyncopen incidant fui M
ueri quod vel in pureandis iis , qui à tertianà
|fünt évacuandi; niaximé timuit Averrocs. Qua- ] propter jubeat excrementa 1n lecto
exonerare », vafe aliquo huic ufti 1
accommodato füppofito , aut findone
plicatà, quod innuiffe vifus eft Gal, :
3.de Cri. cap.9. r s: & (
——À——À — - E- — HÁ —Ó—Mà
—— Pureadg Mone 2
morbis à febre fejunctis : calidiffimorum enim. fZre 444 2:3 alus
"orbis e? 471 Debiles
dum pur- gantur , e leto 207
furgant. 25. In quartanc febris
rectà victüs ratiorie », Quartana
d&in quantitate;1lla fit animadvcrfio; utin prin- rin prin CX plo
£iplo va- yu; Ui- es , ch
quemodo sariadus. &alfatné- 42a quartz
^ Jod: 2 944 LADOr a
znuàbuscon- zcdenda , "n parece ; emer.
Quaia- (12 — LUD. SEPT ALII
24EDIOL. cipio non in omnibus fit
eadem;neque enim fefe per à craffiori
eft incipiédum , quod ex commu ni regulà
1. Z4pbor. colligunt aliqui, in ftatu at-
tenuantes. INeque etiam femper per primas tres hebdomadas abftinendum erit à carnibus,
& pullis gallinaceis , ut ctudi
humores poflintat- tenuari;&
abfümi,quod magni alioqui nominis viris
placuit; fed diftin&ione opus eft. Saneui-
nci,& carnofi, quique lautiàs vitam per multos dies traduxerunt, & qui crudis multis
fcatent fuccis , & qui ex fanguinein
melancholiam ver- fo febricitant, primis
quatuordecim, aut viginti diebus,tenuiüs
alendi erunt,atque ctiam.fi fierl poffit
; ab ufu carnium funt 1interdicendi,ut & crudi humores in vétriculo,& primis venis
exi- ftentes concoquanturattenuati,
& in fanguinem mutari queant,
névealtius permeantes obfttu-
€tionesadáugeant. Qui veró in primà regione cruda non acervàrunt;& biliofi
funt;macri.faci- ]é refolubiles;tum
& pueri; aliter funt in princi-
pioalendi,atque concedendze erunt carnes , ut diuturno morboobfiftere poffint ; atque ad
fta- tumufque cum viribus valentibus
pervenire. 26. Quód falfamenta iin
quartanis laudentir à Galerio,cavédum
eft,ne multo eorum ufu mes Jancholicus
ficcus in corpore adaugeatur ; con-
cedendá igitur erunt parcà manu,ut medicamen tofa alimenta attenuante vi predita, &
utappe- tentiam, quz primis menfibus omnino folet effe dejecta.excitemiüs . 27. Sànguinem quidem in quartaná
miffufia pa ANIMADFERS. LIB.F. a5 per fectam venam , fi opportuné hoc
auxilium xis vez adminiftretur, Galenus
cenfuit optimum reme- /eclio 2u&
dium ; opportuné autem fiet , fi multus in venis 4ecozve« fanguis fuerit; & craffus, &
fceculentus,niger & "^
craffus. 29. Vnde jure merito
Medic prafentia ne- Quarta- ccflaria
eft,dum talis actio à venifecà exercetur, »3labora qui qualitatem fanguinis confideret,ut eo
infpe- bus di Cto, fi niger, &
craffus fit, liberaliorem permit- /?guis
tat evacuationem,habità femper virium,atatis, *"4^44- plenitudinis, temporis ratione . Quód fi
potius //^» Mess tenuis,& clarus
fit, & potis ad flavum vergat , gere
fupprimendus erit. shi. 29.
.Adhibenda tamen hzc eft cautio , ne fta- Sanguis 2 tm ac perrubentem faneuinem,& bonum exire
"miffione viderimus ; illum
füpprimamus fieillatà ven; fenguini
fepius enim vidi primas illas duas uncias effluc- z: quarta tes bonz conditionis, quód non ex
penitioribus »i» zé fta educantur ,fed
ex venis brachicrum , quorum //7 fuf-
fanguis ob affiduum eorum motum,quandoque PW, purior redditur ; progrediente veró
evacuatio- ^"»*'- ne,nigrum , &
craffum cffluxiffe. Quapropter ó Pes, faltem
due , aut tres unciz vt effluant , finendz
funt ; antequàm certum de hac re feratur judi- Sauguts 7 e»
| guis optimus é venà fluat, permitti debeat effc /^ 24? ;1 | 1
"v 3 - . /* A i - * ^ 22
54071 | xe;neque fif oporteat.fi forté
ex antéactà vità , ^^^ | & fignis
plenitudinis ad vafa cognoverirous , ^ - d
tantam fanguinis copiam conoeftam in venis cf- dm Íe;ut nifi folvatur, periculumaimmineat ,
ne avt. 7/ Á HOovVvuS 114
LFD. SEPT ALII MEDIOL. novus
aliquis morbus magni momenti adjun-
gatur,aut Certe ex multà illà fanguinis congeftà copià obftructione genità aduratur fanguis ,
& inatrum fanguinem mutetur ,
addatürque in, caufam quartana . Ságuitin ..31. Etlicet Galenus deloco, unde
in quarta- quartana p fanguis eft
evacuandus , agens , cenfüerit ex quád?
ex Axillari,five internà brachii finiftri venà effe edu 4t? cendum, illud fumés, quod majori ex parte
eve- FM. nit,originem quartanarum ex
fplene pendere; du, — praftattamen
hacin re Actium fequi , cenfen- tem ,
confiderandum effe priüs ,an potius vitio
hepatis,multum melancholicum fuccum eignen ris,vel affato fanguine;vel aliquà alià
occafione» fiat:tunc enim potiüs ex
dextro bracbio,; quàm é finiftro;fanguis
effet mittendus. dnpefefa —.32- In
peftilentibus febribus,fic didis; quód
j» mini pefüferas emulentur;ut verum eft,ma]ori ex par potest fan te mittendum effe fanguinem
fectà venà,confen- [ élam vt-
dictis,rariüs id auxilium in ufum duci debet:ne- qua ex acris putredine , nifi magna fabfit
pleni- perpenfis i gqnisper fe tientibus viribus:ita in
pefte;peftiferífq; fic vere fr. 747),
C queenim umquam , fi à pravis cibis in annonz '| : e " Md ^ quando , penurià fiat, fanguinem mittemus ;
neque in cà tudo,& humorumzftus;
miffo enim fanguine »» |. &
füperfluum fanguinem evacuabimus , & eftüij. frenantes ; ceris occafionem fübtrahemus
multi, 7 aeris trahendi ; neque
periculum imminet tanti). "
collapsüs virium , Át cum peftis contagioaliun--j. ^
» de delato alicubi ferpit ;
qualecumque fit primüij ^ nrincipiem ,
miu intrepide poteft ; 11s omnibus ^ ANIMADVERS. LIB.V. aig "tM perpenfis & obfervatis , quz
in reliquis febribus 5 8 putridis
confiderari folentquód ezdem vieeant
"Rindicationes. Confentit Gal. 3.7 1. Epid. 26. in | Critone.& 3g 3.cap.76.in Calvo Lariffe,
in qui- I bus voluit miffionem fanguinis
convenire ; cüm * E pefte laborarent,
2.77 3. Eprd. iz proezz. Quin &
ERuffus;referente Oribaf. 6.5yzopf. 2 5.in pefte», Abi fanguis abundaverit ; vel ubi alii
humores ']Rdmixu fintfanguini.fiátque
genus aliquod ple- Inicudinis,jubet effefecandam
venam.Idem Aet. der. f. cap. 95. & Paulus , b.
2. cap. 36. ex Ruffi )ffententià. Ex
Arabibus Aver. Jib. 3.7 bezf- T rad. dB-
cap. 7. Rhafis 3.cont. T ratf. 13. cap. 2. c? libro / Me Pefle;cap.6.8c Avic.lib.a.Fen.1.1 rat.
4«CAp«A. jit ii fatiseffe poffint
adverfus Fracaftorium , & Inovitios
aliquos,etfi magni nominis. Neque ve-
Jró faceffit negotium , quód haufto veneno fàn- 1IIBuis ex venà non detrahatur,ne bono
faneuine ; "Ur IPX venis evacuato,
in venas trahatur, & perfan-
"fBuinem difpergatur , non fecüs, quàm de feclá "lrenà crudis in venis exiftétibus
humoribus: Dif- ü)ffPar enim omnino eft
ratio ; nam hauftum vene- i'ifiuum
quamprimum eft vacuandum,;dum in ven-
eliriculo;& primis venis continetur, quod vel vo- it /llnitu , vel pureatione fit, venz
fectione fieri non Uifboteft, quia
fanguis bonus In venis exiftens , de-
ullra heretur,venz veró inanitz fugerent, & attra- ""ilrerent ad fe venenum in
ventriculo, & mcefcnte- i! RÓo
confiftens, quo nihil perniciofius cffe poteft. silDuare Diofc. b. 7.de curationeab haufto
ver.e- jillloaeens, non meminit venz
fectionis; quem fe- 5 H £ cutus Mri. -ec
ln Pt le s 33 J : ; : gnisad a- nem , & aliorum Mauritanorum
fententiam ea-4t. nimi deli ynus,qui
in aliquà pefte ad animi ufq; deliquiunogiui
quid no». fanguinem detrahunt;cüm in pefte potius quanagui enittédus: tas minor effe debeat fanguinis
detracu, quàmgu «16 LUD.SEPT ALII MEDIOL. : &utus eft Act. Ser.13.cap. 45.X
Paul.//b. cap. 28. Ai Atin febre
peftiferà venenum , five materia pe-/7 -
ftilens,non confiftit in ventriculo;aut primis ve-4t nis,fed jam ineft in venis cum fanguine
commix-Jur ta ; proptereáque detracto
fanguine , pars illiussiui materie
peftilentis fimul cum fan guine inanitureduii
Hinc Paul. Jb. $.capit. 2. dixit, veneno in venissfii exiftente,(angmnem effe detrahendum .
Difpattjnu, jcitur eft ratio curandi
haufti veneni , & febrissp)
peftiferz evincendz .: fu ;:.
Cavendum tamen ,nein Rhafis opinio«jtt:
inaliis febribus putridis,quód vitales vires in edm: magis. faciliüs concidant . i| In poffe fo. ..2 4, QuinimO,ne
detrahendus.eft fanguis pest in 9? H7 fe
tam venamdn brachio,fi morbus jam invaluufi;
MM rit ; quód vires qua f in princi pio miffus e(fedin, 2 jeg x fanguis,vegetiores factz
effent;,exonerata ab ona, re natur,
jam ex virulentià fradte fint, & propteyri;
reà refiftentibusmagne putredini;& alexiphar TM macis potilis eritagendum. ! 3$. Quid veró,erumpentibus,aut eru ptis
maur, culisillis;aut puftulis? an
mittédus erit fan guisslius. 'an potius
ex fpe&tandus exitus nature? an jamais,
eruptis ? Egofane, dumoperatur natura,à primfs.. -cipio fum fpectator ; mox ; fi feeniter id
agit ; 6. plenitudo magna adfit; &
fervor humorum;eve., cuo fanguinem
fe&tà venà; & fe pe miteftit mor,
bus ANIMADVERS. LIB.F.:
try jus , aeftus imminuitur,
validiüfq; reliquum ad gutim expelli fepé
animadverto . Neque enim Wiericulum
illud impendet , qucd vulgus etiatn»
nigj-iedicorum umet , & adeó exhorrefcit ,neífcili- get humores ad cutim impetentes; aut delati
re- ulrahantur à circümferentiá ad
centrum ; quod Wnifflione fanguinis
fieri tamquam certiffimum. Juffumunt;&
tamquam affertü à Galeno 4. zuezd; Ital.
1o. Miffio enim fanevinis per fe potis fane
fjuznem à centro ad circumferentiam revocat,ut "ixperientia docet, & Galenus
apertis verbis tta dudit a. de ruezda
val.4.quód fi oppofitum c. 10. aMuu[aem
libri atferit ; id de multà fanguinis eva-
quauone per accidens intelligendum eft. Cüm Jinim per fanguinis mediocrem
evacuationem.; ginguis;qui in venis
internis reperitur,ad exter- J| » €
extra corpus revocetur , utin intetpisin-
qiammetionibus manifeftum eft ; fi ulteriüs pro- Jirediatur evacuatio;cüm interne ille magnae
ves («hz exinaniantur.natura provida; ne
partes majo Jis momenti deftitutz
remaneant fanguine , ex gccidend, &
fecüdarió à carnibus & venulis am-
ditüs fanguinem iterum contrà ad interna retra- liit. At i mediocris fiat evacuatio,tantum
abeft; Nit mifhio fanguinis per fectam
venam kedat ; aut levocetut doceerit
Gal.6.Fpid. Sec. 2. Com. 30. in latis
illis puftulis Simonis cujufdam;fanguinis
dniffionem maximé futuram proficuam.Neque : Niicant; Oribaf:7. Synopíeos 7. €) 3.ad
Evnap. 21. jum hac verba ad verbum
recenfet , omififfe feAMtionem vene; ut proinde ceníeant additum effe | "M .3 in Antbra
eibus , t^ bubenib. apparent:
&us f«can da vena, € 4o
do. LFD. SEPT-ALII MEDIOL. r1
in textu Galeni, cüm in omnibus Galeni codici- || ci bus illa pe reperiatur, ut potius ab Oriba4
dti fii colle&ore omiffam per
oblivioné dicere poffi- «| 11) mus ; aut
aliunde defümpta verba illa effe , càümug m!
cadé difficultasin purgatione etiá fubfit . Quam] tuii opinionem confirmavit Aet. z. Quar.Serm.1
.cap-- Vit 126. puftulas , five
vibicesin principio peftiferaeimo febris
apparentes, fanguinis miffione curans . 7
36. Inanthrace;furunculo, & bubone; potif- rs fimüm fi in emunctoriis cordis;aut cerebri
fiants, lunt nullum effe praeftantius
cognovi remedium ; fiilüni vires
conftent, &cin principio verfemur,maximé3 ji fi plenitudo; & fanguinis copia adfit ;
fanguiniss[ yn: evacuatione , tum
ratione febris peftifera , tum) ratione
morbi particularis:càm enim fiant à fan- we;
guine craffo adufto , bili flava admixto; quidli equé fanguinem evacuabit peccantem 1n
totaxXir corpore , tum & dolorem
illum intenfiffimuma d mitigabit , qui
fiepé vires dejicit , maximé cümzdliny
partem nobilem obunuerit ; tum & materiam; evacuativà revulfione à parte retrahet?
Scio;haedin inre, ut & in füperioribus
experimentis certari sj; &
contrariis quidem. Ego veró in pefteillà in-4n.
figni 1475. & 1576. noftrz hujus magnz civita-4fti, tis, profiteri poffum;ex octo illis
Medicis;quibuss, pefteinfectorum cura
erat demádata; inter quossii, & eco
unus erá , càm unus;aut alter vene fectio-Juj.
nemin fuis zeris aver (aretur,Fracaftorii, & alio-4.. rum doematibus infiftens, nec ex fententià
cura-J». tiones füccederent , mutatà
fententià ; aliorumz p, exemplis, &
felicioribus fücceífibus utique ex-J citati ^w
Dd 4NIMADFERS. LIB. FF. 119
citati,quàm przftaret fineuinem evacuare, tan- demcognovére. Vndeetiam comimuni
confen.- fü in pefte hujufmodi nobile
remedium nullo 4 modo pretermittendum
effe,decreverunt,modó |
ftaumadminiftraretur, & parciori manu, cíáque adeffent, quz in co remedioadminiftrando
pet- i$ pendendaíünt. Eratautemnon ex
acris COrfil- ' 4 ptioneuniverfáli
peftis ea.fed contaeione,& có- d
municata ; & ferpens,falubrialioqui & caelo, &e anni conftitutione faluberrimà ; & rerum
om- nium , quz ad vicum faciunt , maxima
adetat abundantia ; corpora autem
noftratia veré fucci 4 plena conftitui
poffunt. 37. Caveant tamen , nefemper
ex ehdem aut. 4,5, ven, aut parte
fanguinem hauriant;fi enim poft cius , eh
d aures parotides exoriantur,aut füb axillis buboe. 2u£ez;- | nes , aut anthraces , furunculíve in
trunco füpes bus aptae riori
eruperint,ex brachio ejufdem partisftatim *enióus tundetur vena. Quódfiininguinibus bubones ^
£4fe; gU erumpant , & inflammatorium
dolorem proei- p^» Pd d gnant,;intalo
ejufdem pedis fe&à vená faneuis -
Wevacuabitur. Si veró anthrax , aut forunculus 5^ (fapparuerit, ex oppofito evacuabitur ; illà
enim Mectione venz & naturam onere
levabimus , & qananus adjutrices
natnrz porri&emus,ut ad emü détorium
illnd humores detrudat ; cüóm enim à
dcorde plurimüm recedat , vidimus plurimos ex jf f bubone in inguinibus curatos ;
pauciffimos au- gJKem.fi poft aures per
parotides; ut fere nullos , fi JMfüb
axillis materia detrudebatur. Atfi anthrax
dnaícebatur in dextro; puta ; crure, evacnandua H 4 erat
-— - i— Xe X
- rj -—— 1
E E PLN -
4 ULEIXBE 2e ZLPD. SEPT-ALII
MEDIOL. erat fanguis ex finiftto, ne
majorem molem ma- teriead locum affectum
traheremus,unde & in« : flammatio
major fieret; & dolor inrenfiffimus ;
unde vires collabafcerent ; praftatigitur in con- trarium revellere, evacuando ,fimülq;à
princie — fi pibus partibus virulentiam
retrahendo. Do&rn- : nam hanc licet colligere ex 6. Epid. e£. 7.
tex. — tun ubi dicit;in anginà
peftilenti fe venam fecuiffe in 1
cubito. Scarifez- 38. Sed cm in
pefteomnia fint inprecipiti. fut tis cur
occafione pofita , & aliquando Medicus ftatim . (ite in pefle [^ non accerfetur ; aliquando etiam
vene fedio ab — [ui Iuberri-.— 4]iquibus
non admittatur , cuperem ad manus j|:
T4* artificem habete qui fcarificationem malleolo- rumfciret adminiftrare : commodum enim effe remedium cenfüit Apollonius apud Oribaf.7«
|: Colle&l. c. 19. C 20. quo etiam ,
cüm aliquando — jur pefte effet
correptus, afferuit effefanatum; quod. — |ui
remedium pro plenitudine curandà , quafi venz. . pnr» fe&tioni zquiparaturà Gal.4. val.
tuend.4«O 20«.— fii Qua actio omnino
diverfa eftà noftrifcarifica- | tione
inloco cucurbitularum, ut conftatex Oris pat
baf:7. Collet?. 18.ex Anvylli fententià;fiquis ca- fun put illud , & modum exercendz illius
operatio- Bu; nis confideraverit, &
quz à doctiffimo Profpero Ju Alpino de
hac re fcripta funt ; ib. de Medicina — Wu.
"Aegyptiorum, quidquid contrà f enferint Avic.I. — fü lib. Fen 4. cap. 22. & ceteri Arabes
Media. 1 Cueubi- | 39. Verümfi jam
aliquátó progreffusfit mor-.— fan tula
feri büsis peftilens aut nefciamus , an vitales vires fav. ficata ali- fixing fatis fint; quod aut
vereamur,ne pertenta- - P K1S al- Sfi: apr!
ANIMADVERS. LIB. FL. 124 tis
arteriis peftemin nobis contrahamus aut le- quiido vi- pe cautum fit ; ne primis quatuor diebus
Medic zs fe- Ipulfüsarteriarum
tangant,ut apud nos confütu- Zioz;s ve
tum eft : certé folebam egoin noftrà pefte .aquà. z«. -icalidà ablutis füris;in internà parte cu
curbitulas linjungere cum profu ndlori
fcarificatione ; iom Ikca evacuare
fangvinem ad fex , aut octo uncias ; pro
fienisaut plen tudinis , aut robore Yinubis
Iquamvis enim immediaté f; nguinem ex v cnis i fIhon detrahant , fed ex carnibns , neceffe
tamen, Ie ft;ut carnibus inanitis , ex
venis fübeat alimen- A4 ; fum, & confecuenter eiiam totum
1nanlatut . 40. Quinimó &
frequétius,& tutiuseft prz-. c,;,,5;.
Ifid: ium hoi 'Cc,cum & evacuet fanguinem. Citra» re cum imultam fpirituum exfolutionem , ab he
pateau- f'arifica- ftem , & corde ,
ad longinquam partem vi irulen- tione in fia
j;ftiam avertat ; nec verum cft, quód non fint pro- 75 ? peffe Futurz,quia | nimis diftent à corde ubie:
na mina- f/equen- AN ft- Inità plenitudine totius corporis ; ipfas
quoque» p "i A72 — €- [cordi vicinas partes necefle eft
inaniti., 1:21 0 4I. Quid fi inanito cor pore urgeant fy
DABIO: ou eniin [mata,& exanthemata
lenté prori IDpant;COr V€- ,,j, $ doy
ro aneuftiis prematur in pe efte, & animi eps fo qua ida Itieliquia , autin fie nis do lor capis
UIgeat , QUC zpJicam- Inmil lefvmp tO
ma» quod fa penumeroó in " efte» da , d
jronungere videmus; erità nobis przftandum ? quádo ni. An « cucurbitule dorfo erunt admovendz
Quod ].deó con troverfum inter M edicos
video, aliisil- las omnino exhorrefcen
übus;aliis paffim, & in, ljuocu mque
cafu illas in ufum ducentibus? Cen-
jico;fi nihil aliud urgeat;non effe temere, & fine. diíftn-
Veficitia i5 pesteo aliquado
gn ufum duci pof- funt , fed
?AaYD.5 quande* Veficátin
$m fobrie bus peiti- lentibus
fone. tefle $n ufum duci non
debent . p f/" wt F.heitta
pavtibus f'spevnts y comatofrs
eff cliens - ia $2 LES 5 LFD. SEPT.ALII MEDIOL.
diftinctione admovendas , fed negotium natur: effe permittendum. In illisautem cafibus,
turri (carificatis, tum fine fcarificatione
uti nos poffe, & debere judico; neq;
periculum (übeft, ne ver- fus
corattrahantur humores; propter totius cor-
oris premiffam jam evacuationem, potius enim é corde in füperficiem hümores
evocarent,cutm» manifeftà internarum
partium utilitate . 42. Veficantia ,
utin huncufum antiquis ino pefte non
funt ufitata , ita , fi extremis partibus ;
potiffimum füris,poft univerfalem corporis eva- cuationé applicentur,non fpernerem,modó
eftus illein corpore non adfit ,
peccétque potius fero- fus humor, &
pituitofüs;fic enimad inferna Viftle
lenti humores principibus partibus retrahétur. 43- In peftilentibus veró febribus, quz
cum» efte non fünt , fed fic dicuntur,
quód infignem quidem habeant putredinem
in humoribus, fed non hujufimodi,ut
veneni naturam jam fübietit; cüm putredo
corriei poffit, & per codtionem
emendari , veficantia non in ufum ducerem ; fed non fécüs , quàm aliz febres putride
curande erunt;excellentis tamen
putredinis habitá ratio- ne,ex
exficcantibus aliquo addito , & corde non
mediocriter roborato. 44.
Animadvertendum tamen tam iniis fe- bribus
improprié peftilétibus, quàm in veré pe-
ftiferis , ratione fymptomatum , potiffi muüm ]le- tharei,& comatoforum affectuum,nullum
effe» przítantius remedium veficantibus
ipfis ; aut parti brachiorum verfus
humerum , aut etiam íca pu- Tz2
—— ANIDMADVERS. LIB.F. 15 fcapulis applicitis: ferofos enim humores »
& usse le- frieidos cerebrum
opprimentes citó, & facil- thargo cà
limé & attrahunt;& extra corpus evacuant:Con veziuzt. ftat hoc ex Antyllo,referente Oribaf.zb. ro.
cap. 1 3.1n peftilentibus affectibus
maximam fzpenu- meró effein fomnum
propenfionem,in quà fina- pifmos
convenire (cribitymaximé in lethargo;&
magná fané ratione : nam in lethargo confiuxus fit materiz ad caput, unde opus eft
revulfione »; cümque perpetuo
dormiant,expereefacere fimi li ?ravamine
medicamentorum eos oportet. Ide defendit
Aet.-4rchbicene Ser.15.cap.181.& Paul;
ain, /[7b.7.c.18. Hinc Aretzus Medicus , his & GalenoantiquiorJibro 1. de curandis morbis
acu- 115, c. 2. curatutus lethareum,
dixit, tibias urticis effe verberandas,
aut etiam valentioribus medi- camentis
effe utendum , denique etiam finapi. Cum
veró ii omnia priüs tétari voluerint, quàm
ad veficantia veniretur,oftendunt, quanto 1n er- rore recentiores verfentur, qui protinus in
mor- biinitio veéficantia effe
admini(tranda cenfüuerüt. 4f. Aliuseft
cafüs , in quo tutóin peftilenti- Veffcdtia
bus veficantibus uti poffumus : cüm univerfum ue corpus exterius aleet ; & egre calefieri
poteft, ^ bases non quidem fi
refrigeratio fiatob virium extin- Pura venies
ctionem; tunc enim inftaurantibus Opis eft: fed: ^70 rore . Kain - ^ . (02/2 27 p; PP fi ob alias caufas , tunc adminiftrari poffe
docuit V efic attin Antyllus apud
Oribaf. b. 10. Colleé£]. CAp.13. & in beffilen Archigenes, Aétio tefte, Sy»zma a.c. IS$1.
tüncq: ^ -) 13 tibus, abi
& tibiis, & brachiis funt adntovenda » Oribafio corbus al- V referente;Zoco addut£o, & Paulo 4E
cin. lib.7.cap. getuilia- Sce —nT :
; ESO NST ME, Le ;.9 PNE ni EE bor be diii Me n4
LED. SEPT ALII. MEDIOL. 19. Quibus
locis con fat duobus folis iis cafibus s
in acutis, & pefte , veficanubus nos uti poffe ; & hoc eft, quod Oribaf.ex Ruffo //b.6.5 ynopf.-
2$» ocebat ; in pefte calorificis
quandoq; effe uten- dum,ad evocandum
calorem ex profundioribus corporis
partibus ad fuperficiem; ut & Aet. 5er.
$.c.95.& Paul. lib.2. cap.36. Vndeneque inom- nibus peftilentibus ; neque femperin pefte
vet cantibus utendum cenfüerunt magni ii
Medid; fed aut in foporofis affectibus;
vel cüm externa Veficztia a|oent,&
interna zítuant;cüm novatores ii fem- in
peflilen Ser, Gcin omni pefte; peftilentíque febre, quin dipsihar & fi Deo placet, in principio
veficantia adhi- Lui 3d beant. Sed non
eft mihi in bacre tempus con- m pajfm
terendum , cüm à doctiffimis viris res hac abfo- ufurpata . lute, & ex profeffo fit
pertractata » & à nobis 1n» libro 4e
Peffe; annis juvenilibus, dum totusin cà
curandá in patrie mez calamitate verfarer,com- pofito difputata;quem librum Amanuefis
meus, ; homo exterus, cüm emendatum meo
juffu tran- fcripfiffetad
editionem;fuffuratus eft; nefcio quo
confilio,cüm ftiret;apud mein fchedis ca omnia T remanere,licet multis in locis defcedata
. parenhe- «|. 46* Evacuatio pravorum
humorum, caco- me utendi Ch ymises per
medicamentum purgans affumptü in pefle,
t On minüs,quàm fanguinis evacuatio,in pefteo — [wj cur convenit , & fortaffe frpiüsinufrm
ducitur:ut — [tn enim venz fectionumquamin
pefte;que ex pra» — qu vi fücci cibis
fit. convenit ; & non ita fepéineàs [|i
qua ex corrupto aere, fepiffiméineà,quecon- | tagio ferpit: ita in lisomnibus
purgatioinufüm [i vcnire -ANIM.ADVERSLIB. V. 2j venire poteft , licet multó rariüs in eà ,
quz per contagium vagatur;quód f
penumeró virulen- ta communicetur
hominibus fnis ,& optimis humoribus
praeditis ; quibus fi medicamenta,
purgantia exhibuerimus , & carnes colliquabi- mus , & bonos humores evacuabimus ,
fpiritus exhauriemus , & denique
vires vitales deftruc- inus. Quod
firefertum pravis humoribus effe corpus
conjectabimur, purgatione omnino opus
effe dicemus. In cà veró , que cx ingeftis malis cibis fit; purgatione omnino opus eft; licet
etiam ratione virium maxima adhibenda
fit cautio. In hancopinionem Medici
omnes Graci, Arabes , & Laüuni
venerunt ; locis adductis ; ad demon-
ftrandum venz fectionem convenire; inter quos Gal.1.de diff. feb. 4. Vnus ex antiqvis
Celfus I;b. 3- c4p.7.& ex
recentioribus pauculi medicamen- t15
uti purgantibus in pefte judicárunt inutile,
quód non putredinem, fed venencfam qualita- tem fimplicem in pefte fübeffe putàrint ;
quód veneni naturam medicameta
propemodum om- nia, & igneam naturam
participare cenfeant ; quód alvi fluor
iis concilietur , quo plerofque in pefte
illàinteriffe teftatus fit Gal. 3.27 3. Epid.
J | 59. cüim nequeCelfi
auctoritas przponderareo | poffit tot
magnorum virorum auctoritatibus , neque
recentiorum illorum rationes convincat ;
quód atate noftrà tot medicamenta inventa» | fint; que nequevenena fint, avt venenatam
na- | turam participant,neque exceffi
caloris ieneum | febris x(tum adaugere ;
neque etiam alvi fluo- rem effe im
z10 i 4) DinvOniüit
f Hnveca D ue EVD. SEPTALII
ALEDIOL. rem concitare folent; cm non
in otrini pefte» fymptoma hoc
füpervenire fcribat Galenus; fed in
cà,quz fuo tempore vagabatur. In quam pe-
ftis conftitutionem fi quis inciderit ; cauté fe ge- ret , & iis uti poterit; in quibus vis
aliqua ineft & adftringendi,& roborandi. 47. Invento auxilio in morbis , illius
exhi- bendioccafio eft inquirenda , quod
maximé in pefte eft obfervandum : cüm
enim 2. Z4phbor.do- cuerint Hippocrates
& Galenus ; vel ftatim ab initio ,
vel poftquàm matu rpnerint humores;co-
fint; in declinatione humores effe purgi- dos ; difficultas in hoc cafu maxima efle
folet etiam inter dociiffimos. Ego ,
quid prz- fiterim in hac noftrà
peftilentià , liberé dicam, & quibus
ductus fu ndamentis; cui etiam even-
cuim felicem fücceffiffe, fàn&? poffum profi teri, quantum peftis effrenis rabies cócedere poteft. Evacuandum igiturin principio ftaum aut
(e- &5 veni cenfto, faltem fecundaà
die ; fi putrido- rum , autimalorum
humorum copiam füb effe coenoverimus .
Neqve "Apbor. 22. 1. Sect. quo
afferitur , Concotiae ffe ved: canda , €t cruda non movenda, nifi materia turgeatsraro autem
tuveet ; nobis repugnare cenfendum eft.
Quod ut in- tellieatur, confiderandum
folüm erit, an fub evida , contineri
poffint humores ilh 1 i
) "mE ES: Ciique
b ^41 0 CLAÀM
1( VV YT/^111 2
Cil il Tii t tia Nol d
dcó putrefadii in principio febrium peftifera- rim. Egofané non video; quomodo materia,
qva nullam patitur concoctionem , neque 4li- mentilem; neque impropriam quee pttride materix
ANIMADVERS. LIB. F. 127
gmateriz convenit; cruda dici poffit. Crudum., enim, & coctum correlativa fünt
;itautcrudum Ifit , quod coqui poteft,
fed nondum hanc perfe- I ctionem per
coctionem eft affecutum . Atqui fi
gBradum eum putredinis affecutus eft humor is, jut peftem gignat , quo major vix dari
poteft, ut jam veneninaturam inducerit ,
& ad benignum fgmplius reduci non
poffit, certé eum numquam Iveré crudum
dicere poterimus; aut coctionem [ejus
pro purgatione effeexfpectandam. Eóque
[iagis, quód majori ex parte materiam hanc , [turgentem effe obíervatum fit: quare càm
tur- gentem materiam excipit ; utique
peftiferam., E materiam exceptam effe
cenfendum eft, Iquód fepenumeró primá
dietureeat , aut pro- Ikimà die , aut
alterà turgés fit fütura;hancenim IFuam
perturgentem intellexiffe Hippocratem
Iconftat 4. Z4pZor.
1o. ft turgeat in acutis , eadem fue
effe purgandum, atierentem . At acutiffimum
Imorbum efle peftem , in quà materia plerumq; Iturgeat, quód acris fepé fit , ardens ,
virulenta, IQueque undequaque mota
principes partes im- Ipetat , quilibet,
qui morbos peftiferos viderit , jac
diligenter obfervaverit, facilé cócedet. Nos
lin noftrà hac peftilentià fepenumeró vidimus in jtodem grotte, eodem tempore à naturá mul- Jas.ac varias tentatas effe excretiones, per
alvü, | per vomitum,per füdores, per
urinas , per cutis Wefflore(centias ,
& per carbunculos quoque , &
»ubones. Docuit hoc Ruffus apud Oribaf. €. ]Wynop[eoscap-2.5. & Aet. Ser. $- cap.
95. SON Q9 Peftis tnn
feria tur- gens fape- Dnuta2eràó. 198 LVD. SEPT ALII AMEDIOL. Jib.2. cap.36. qui adeó varia, &
vehemétiafyms- | ptomata in pefte dum
referunt ; nihil aliud re-. | 5
vrafentare videntur,quàm tureétem materiam | hinc inde latam; nec certam (edeníhabenteimn:
j Quz fi, dum venenata eft , purganda
ftatim eft. | (iu abinitio, ne repat ad
princepsaliquod mem- [0 brum; multó
magis tunc evacuandaerit,cuümo |t veneni
natriram habet;cujus proprietas eft prin ful
cipes partes petere. Oftendunt 1d 1pfum pefti- | | ti lentes cafüs, quorum libris de orbis vulgar.
10 meminit Hippocrates ; colligimus enim
mate- jm zias in eis fuiffe
virulentas,& veneni participes; [itm
vaeasitem, & certam fedem nó habentes : cám] aun enim varias fedes peterent, varia etiam
fymco-| var promata induxiffe fcribit;
in multis papule ap--j t; parebant, qua
mox retrocedente materià adl t; internas
partes delitefcebant , quz pofteà alias» iti
inducebant feva fvmptomata. Neque quif-4 ui ! piam Hippocratem obiiciat dicentem.zz9
zz4-4 tui; Turg?5 -geyjag rursere,nos
autem afferere,in pefte fzepe-4 ui maet,
DUDmero tUTgere; fi namq; confideraverimus; p e«t quomoto - A n raro evenire,utiq; materiam
raró turgerezdt peftz [epos &n
peftefiepe türgere , non effe contraria , autif ois. JE Contradictoria juidicabimus: tureget enim
mate, ria,cüm natura à multà, aut pravà
qualitate afíjti c&ta.materià
concitatà, tentatJnter initia eamuaJi: v.
xpellere ; qua mvis importu né: fcimusautemujlu, peftém femper àpravà,& veneni naturam
faxis, 'piente materià fieri: Non
tamen credat aliquissphuii. nos putare,
ubi nonturgeat materia evacuanedly, à 7*
* . . h dum non.effe : nam cum
virulenta fit materiai morbum y4r0,0ov 1n ra
i c *
: d d. ^" C-————
ANIM.ADFERS. LIB. V. morbum
faciens , & timendum fit , ne ultetiüé
procedat , reliquos omnes humorésin fidendo; venenique participes eofdem reddendo éx
cori- tactu portionis illius prim: ex
contaeltone ac- quifitz, pureandum
ftatim erit;ne ad terminum eum ducantur
humores omnes , de quo locutus eft
Galen. /ibró adver [us Iulianum ,cap. » Quod
ubi totus fanevis putrefcit,vel alioqui vitiatur; morbi; quiinde oriuntur , curari
nequaquam; poffunt. Inquit enim: ZVoz pollictztur
M edici 3 Je omues morbos ex vitiato
bumore , 0Hmmeizque pu- tredinem
curaturos , [ed eos tantum , quibus corpus
t"dhbuc validum eft . C2 vires robu[le ; non aute , quamdo [aneuis penitus corruptus , G"
fachus arugi- nofnssut affumptum
alimentum in corruptelam tya- bat ;
& quz feq. Cüm prétereà morbus is acn-
atffimus fit; fi declinationem exfpectare volueri- imus, inanis omnis noftra opera erit, non
folüm. quód fruftra exfpectetur coctio ,
quam nullate- nus humor poteft admittere
; fed quoniam cüm J| declinatio tunc
fübfequatur ; càm aut à natur j| extra
corpus pulfus fuerit humor,quácumque.; |
tandem v1à 1d fecerit , aut ope Medici , aut mit- 1! fione faneuinis,aut alexipharmacis,&
fudorife- I ris,fruftra tunc Medicus
tentabit in fine propel- | lere. Non
negeaverim quidem,;aliquando ex pui- a
eandum eftfe1n fine corpusà reduviis , ut renu.
di1riri poffit, atque à recidivis fefe vindicare qu 4 przfervatio hzc potiüs erit,quàm vera
curatio . Ij Purgandi igitur potius
erunt ab initio humore: J qnod cüm
emendari nequeant; quamprimum. : !
exrclli Wes ctr tuta raa nns rs crie
RCM EE ette Matteo 129
NE $5 ATDAIAC: S 130. LFVD. SEPT ALII 7MMEDIOL. expelli debent : namapuffimo vini exemplo
ex* plicuit Gal. 2. d pbor. 17. quod ubi
acefcere cce- peri5adhuc vinum eft
acidum;& tunc emenda- r1
poteít,& ad priftinam natnram reduci:fi verà corrumpatur, & naturam propriam amittat,
nó amplius vinum eft , fed acetum;
tuncinon am- pliusad prittinu m ftatum
reduci poteft: Ita fan- guis,caterique.
humores,cüm pautrefcunt;ad be- nignum
ircrum,autíaltem ad conditionem,quz non
multüm noceat.coctione.deduci poffunt; at
cüm. compurrucrunt , jam naturam mutarunt s ncque corrigi amplius den dy fed tamqua
om- nino deletetia ftatim.expelli à
corpoze debent . Eít infuper prater
morbi cauíam conninentem ; quzeftaut in
venis prope COE , aut 1D partibus cordi
communicantibus , alia quaedam vitiofa.,
in ventriculo,inteftinis;&.circa praecordia adhe- rens,dolore,colore,aftu;naufcà;amarore,
aliísv e fignis manifefta, quz.
neceffarió quamprimum. purgationem.
SREPI cH aMiquie declinationem po- teft
exfpectare. Qua fane.eriam efficit , ut alià
rationein principio euam expurgari debeat: nà fiin hoc morbo per totum ejus. decutfi fum
alexi- »harmacis., .& medicamentg à
totà fubftantià utendumeft , ut etiam i1
,.qui fecus fentiunt de hac purgatione ,
concedunt nonne nccéffarió MES qe
concedent,in impuro corpore pracedere debere
ps, gud purgationem ? Hxc namq; vel 1pío Gal. tefte ; fit expui-. lib. $.de Janit. tucnd.cap.6.ante
non fnt affumen- qa? cr. da,quàm totum
corpus inanitum fuerit : cüm po impuro
torpore nó Ju enim.€a vel
itaanuüpharmaca;vel antidora dican [uL
., ANTAIADFERS. - LIB. V. 131 tur, quód totius(ut ajunt) fübítantiz
diffidio 1mmutent yenenatam illam
naturam, frangant, obtundàntque, atque
prorfüs cxftineuát;&. €Vàec cuenrtà
corpore per fudores, atque cutaneas ex-
creüones ; nemini dubium effe poteft; in corpus noftrum hzc minime praftari pofle , nifi
prius Inanitum.fuerit corpus ;: non enim
ad cor vires fuas emittere poterunt ,
nifi meatus fint SEPhn eati; neque à
corpore per- cutaneas excretio venenum
expellere poterunt, nifi pariter be fit
evacuatum .. Quin neq; e
atcuationem per cuum ullam effe diu in
eg i totum corpus inanitum fucrit,ex
Gal, 8. IM eth. 4.
CQ" 11. M4 e- th.1o,at nec
rarefaciendum prius, quàm fit eva-
cuatum, 11. 74eth. 9. colligitur. Atinquiunbid fieri fanguinis miffione . Verüm quomodo
vim argumenu effugiunt;qui illam
refpuunt? at om- nes faltem fatentur,in
multis non convenire , ut in pefte ex
pravis cibis, & in cacochymis cor-
poribus; in quibus ex fpecta r1non poteft conco- €io ; faciendum igitur quod jubet Gal. 4. dé
2 tuerrd. val. 4. Quod alienum à natura
efl.nt ad pri- | flinam bonitatem vediei
non poffit protmus evacue- |fwr.
Huiusfententiz fuifle Galenum, colligere,
| poffumus ex Ib. 1. de differentiis feb.4. ubi dicit, impura corpora in principio ftatim effe
purgan- da; & ad fanitatem deducenda
. quod manifeftis verbis confirmavit
2.77 $i de morb. vulg.in Si- monc;in quo
late puftulz efflorefcebant;idq; in
libris Methodi medendi — TInonftratum efle a f- firmat;quod vel $.Aetb. sed. c.12. conftat,
vbi * habet : $33
LVD. SEPT ALII MEDIOL.
habetzCarerum ,iiinpe[le facile [omari funt , pro- pterea quod praex[iccatn vis» prepuratumdq;
corpus otum fuerit;quizppe quod
evomuerint ex Tis tonmul- li; onmibus
venter profiuxeritsatüs cum ita eva- euati
effent qui evafuri evant siis pu[Inle quas exan- phbemata vocant, mpra foto.corpore confertim
mul- te apparuerunt , ulcerofe à quidega
plurimis, ommibus certe ficca. Cuibus
ver bis vel cecis mamfeftum eft ;
pureanda etfe corpora ab initio in pefte».
Quid.énim per pureanda effe corpora fignificat, nift in principio effe-evacuanda
füedicainenm purgante? Nonne pratercà
conftat ; excretio- nes has peftilentes
nuHas fere effe criticas , fed
fymiptoníaticas; qua in principio;vel augmento 3ccidunt? Atnihilominus prepurgatum effe
» déberefcribitcorpus, antequàm
apparerent; nó icitur exfpectavit
coctionem. Secutus eft hanc fententiam
Avic./ib. 4 4. Fen 1-Tr.4.capit.4.cum
inquit: Summa curatioms hurus febris eff exficca- tio , C 1llaftat cum purgatione , à qua
tocipere de- bens -& Kver. 3T
bet1fit. T ratl. 3. cap.1.qui
in, principio pilulas ex fimocolumbino,
aloe, & agarico commendatin pefte. Et R hafis tum 5. Continentis , cum lib. de Pefle ; quos
pofteàfecu- tus eft Aver.2.Collett. 56.
Éx recentioribus etiam plerique feré meliorisnotz
, inter quos Manar- dus Ferrarienfis, 5.
Epi. 3. & 13. Eprff. 1. &
Vi- &or Trincavellius zz l/bro de
febre pe[ilentialin hane venerunt
fententiam. Quod experientia etiam
confirmar e poffum: Mihi enim. &fociis in
1naenà hac peftilentià magne hujus urbis fehet- CCY
ANLMADVERS. LIB: V; dag ter
ceffiffe , (ciunt & praefecti fanitatis , & cives noftri , publicéque etiam nos laudárunt pro
bo- nà,& fedulà preftità operá,cüm
purgante medi- camento ab iniuo feré
curationis ufi fuerimus. Quod &
Gentilis ille Fuleinas fibi experimento
conugifle teftatur 1.4. ubiinquit: Ego vidi focios zoftrossviros expertosqui 1n prava
pefhilentiaspri- pa » vel [ecunda die
,"velin quarta ad [nummum s » quam
citius poterant , dabant pharmaca evacuan-
L4, exfolueudo materias , ficuti Rbabarbarum, vel "A garicum , aliquando dabant auedicinas
Y1g0- ratas cum pauca Scammonea ... Et vidimus
plures evafilje per manus 1ftorum , quàm
per manus illo- VU, qui gon purgabaut ,
mfi cum levibus cly[fe- v115, C
quandoque [ola caffia.Neq; rationes, quas
contrà adducunt , multüm urgent; quód enim A phorifmü 22.objiciunt;jam docuimus;aut
füb turgente comprehendi, aut fané veré
materiam 1llam crudam dic non poffe ,
quód nullam co- Cüonem admittat. Neq; caliditas
medicamen- torum vcrenda eft quz non
avocavit Galenum ab corum ufu;ob majorem
utilitatem in turgen- te materia ; minus
autem nos Impediet in pefti- lenti;in
quà fx pé minor eftus fübeft; potiffimum
cum mitiora quàm plurima medicamenta , mi- nus calida ; vel vix caliditatem attingentia,
& fimplicia , & compofita
ncftris his temporibus fintinventa.
Neque vercnda funt mala, & in-
commoda, quz fequi docet Gal. 1.24pbor. 2 24. € 2. pber.9.ubi quis crudam materiam in
prin €iplo,& non przparatis viis
edu3 crit;cb majora E. :3 enin "$a
144. LVD. SEPT ALII. MEDIOL.
enim mala fugienda in tiizgente materià ; noti» veritus eft ftatim evacuate , ;Ob eandem
etiamo caufam nos in pefteidem
preftabimus. Néque alvi profluvia;quaz
in pefte Hippocratis tempo- re ubi
fipervenirent, mortem inferre folebant ,
debentnosab cxhibitione niedicamen torum in principio deterrere: namietfiin ea
conftitutione — |^ id.eveniebat; in
aliis non femper eft cum pefte» |
cotijunctum . Sed veró etiam nulfa vis eftargu- menti; nam fluxu illo siulti interierunt,
quod nimis oppt effa; acirritata natura
fluxüsZ exone- taré tentabat ; fed
& füccumbebat; & materias
quafieffrenis facta plis jufto fluens vires deji- ciebat,undem ors fubfequebatur; at ftatim
pur- gatis himoribus. periculum hoc
evitabimiis . Sedatgumentantur preteteà
auctoritate Gale- n19. de fimpl. medic.
facult. cap. de terra Letmnias
tibiinquit, illos; qui tetre Lemniz;ant Bohli Ar- inehi affumptione cnrari non
potuefunt;plerof- queinternffe . Ovafi
Veróy five manifeftis agant
qualitatibus, five cccultis;in ufum hac tutó du-
ci poffint , non praimifsà purgatione ; cüm jam. ji Galeniauctcfitate c onftitutum
fitjanupharma- ۇ ; & antidotos
tutó exhiber! non pofle impuro corpore..
Peftiferz avtém , ac virulentze mate-
rie cum venero coim parátio,quà probare nitun- [ wir;in principio non effe purgandum, nclla
eft ; 1 neque convincit: Affumpto enim
vencno , cim.» | matcria.ea in
ventriculo contineatur,vomitorils
quamprimüm ex xpelleretentamus; aut fi id ob- üncrinon poffit;emollientibus, lenientibus,
vel lubri- * T *
Ex DRM LS — od UBL. mts tte S sni
eii e s in otn c -ANIMADFERS. LIB.
FF. lu bricantibus per inferna ( fr
bducere conamur. Ita 1n peftecüm primüm
corafficiatur,omni in- genio Gmnino
tentandvm eft, 3 nobiliffimà par- te
1llam revocare, ac quamprimüm ex corpore»
pellere. 13j 49. Caveat autem Medicus.ne; quod iri pefte
Peffilétes conftitutum eft, in iis feb
ribus; qu & ,quódinfi- z/,, 5.
gniorém habeant putredinem , ;quàm vulgares ze peffe » febres putridz, quóodqvein aliqu ibus
fyrnpto- cockienens matibus peftiferas
veras aiu léritig Peftlentes expe fttt s
dicuntür; quales font;qua maculas, qua les puli-. vecz prin- cum morfis »aliáfq; etiam cutis
efflorefcentias cdd junctas habét;idem
obfervandum cenféat : cm £244 - en1m eó
nfque non fit in eis progreffa putredo,
ut ad priftinam bo "nitatem revocari non poffint humores,;ait fané cü m per co&tionenrad
quam- dam temperiem & mediocritatem
reduci pof- fint , ut mitéfcente eorum
ferocia, autà naturá, autarte a Iv Medic
pelli poflint, exfpectanda om- nino crit
eorum ccncocto, sícque non in princi-
pio » fed in declinatione érunt vacuandi . 49. Qi 'dunvi Is autem eorum Opinlonern
recee Purvatia perimus , quiin peftein princ pio humores
effe v4//2a ;» purgandos cenfüerunt veré
cathartico medicà- peffe sem | mento ,
inter quos diximus fuiffe Ar abes; & in- c?veziit. | ter hos Zoarem,;& Avertocm: ; 'ecipi
tamen ho- | rum duc rum op nio non debet
, qui validiffiinis | utendum , &
calidiffimis medicamentis cenfie- runt.
Nam Avenzoar 3. 7 be; "JIr.cap.4. commen-
| dat medicamentum ex ev phorbio , & aliud ex fimo colunibino ,::Aver.veró 2.Colleél.
Cochias ]—4 exhi- 136 LED. SEPT-ALII MEDIOL. exhibet . Mediocria enim,necimpense
calida, potius in ufum duci debent , tum
fimplicia; tum compofita ; in quibus
etiamfi ícammonn nonni- hil excipiatur
;adeó tamen aiiis ingredientibus
orrigitur,ut ad mediocritatem reducatur.
Stibii vi- $0. Vitrum ftüibii ; quod tà »ntopere : probatur mm in aliquibus, nullo modo admitti debet ;
quód ve- p«fte P*[f nenatà fuà qualitate
majorem in humoribus in- 0471 . ducat
malignit atem,& ferociam; tum quod ex-
perientià compertum fit ; infcliciffimo eventu omnes in bac noftrà idi e: qui confilio
Em- a ne um eo ufi funt; ad unum
interiüiffe. . Neq; tamens ego fum, qui
multotutr. goeerroe crrorem fequar
;utrumque hoc vui magnum auxiliumin
pefte , ut &i in reliquis fe-
purgatio , bribus putridis,cxe 'rcenüum; cüm Hippocrates e fangui altero folüm- utendum fuadeat
aliquando ; ali- nii mif. quando autem
utroque; aliquandoauté neutro . Suderum
$2; Sudorümjn verá pefte , peftilentibüfque
provota- etiam aliis feb ribus promo tio, frnaturà duce fu tio i» j*- (cepta fuerit ut tuta eft, &
perplacet; ita difpli- fte: M cecomnino
cüm natvra prorfus defes, inérfq ue»
^/P2P4/7 wullatenus munere (uo fungitur , videtürque» ii malo prope fu iccu mbere. Intempeftiva
enim» & audax nimiüm efteorum
curatio, qui miferos zorotantes fruítra
fatigant , alias excitatis toto corpore
fudo ribus; aliasadhibitis cucurbitulis ;
aliove quovis ezeeza e :x9y auxiliorum genere; quód aliud nihil facia int, quam inaniter
egrotan tium corpora vexare;incertámq;
pro certà cura- tionem füfcipere:; que
omnia ocioforum funt homi- Pefe jte
vantib. femper co | tem i]lum gradum putredinis;ac ad
exftineuen- 1 ! E ma m —
"Y. . * ANIM-ADVFERS. |
LIB. V. 137 hominum,atque vires,
valetudinem ,vitámque alienam pro nihilo
habentium. Quantumvis 191turro buftz
fuerinta erotantium vires , num- quam
admittenda füdorifera hacab initio cre-
diderim , nec Medicus Galenicus sumquamJma- Smudores $ turabit exp xilfionem per cutimtentare,exfpecta
7efzequa bit potius,dum aliquid ipfa
perfe natura molia- 4o promo-
tür,animadvertétque curiosé;quorfüm ipfa ver- vendi gat, quàve parte infenfz mareriz quarat exitü
, alioqu 1 naturz motus antevertere ,
incerta pro certis ageredi;contraria
moliri, & ab incepto re- vocare,non
fine vite difcrimine poffet: quinimó,
ne ftatim quidem per eas partes cevacuare debet, féd folum ubi imperfecté operetur natura. ] heriaca, & Mithridatica ma ignacom-
TLeriaca pofitio, ut femper,
nifiautaftusineens autin i» peffe. cem
pore;aut in corpore fuerit;ad p refe rvandas quado uté corpora à pel íteà me commendantur; ita
procà- 47 et quo den Pn dà nonita
frequens earum ufus effe modo , ien
poteft: quamvis enim ad cohibendum excellen- reis Triend&. dam^4 virulentiam convenirent ; fi tamen
ardens éebris (iib fit;a ftüfq; maxim
"E humoribus, & Ccorpore,non
ita tutó concedi poffunt, ne, dum. |
venenoobfiftimus , ita febrilem calorem aucea-
mus , ut vel ex eo folo mors ipfa AQOISAGRIP S À
Iquacumque vcró de causà mors fübfequatur;idé cít. Obfervandui n Igitur erit , "PN
valeat bilis kin COI orgia eique putre
do illi virulenta fit Iiconcitata ,
przftare femper , poftpofità Thcria-
lica. & Mesià ficcifa; antidotis iUis, C&fclls ut), used DRE c Ft ah ma P str rre i iy i om aue
T Mace Lapillorz jrecioforz
uus 6d s 0mmmino ve gtciendas,
nrc paf- Mim yu* fit, Yecipien-
dus. Pulvtfen loru» CAaY
d acoyz117») ^ f. aJ p 8$[us ocu
eibis y fed 2014210 YLo 224€ bo re * e
CipleAus . 19 |ELFD. SEPI.ALH
MEDIOL. quz refrigerandi ; &
fiecandi facultate , preter alexiphar
macam, praedita f unt, ut acido citri, la-
pide Bezahar,margaritissX fimilibus. $1ve cro, quod in plurimis obfervaviscalor £ebrilis fit
nu- tis.nulloq; mmodoaftuans peccétque
aut pitui- tajaut melancholia,in iífq;
cóceptà potiffimum fit putredo,vir üfque
inde en aftatur;tutó & The riacà,
& Mithridatica compofitione , & fimili-
bus antidotis uti licebit ; quibus etfi calor febri- Iis nonnihil adaugeatur, major tamen erit ex
i]- lorum ufü utilitas, tum in evincendà
vi veneni illius, tum in attenuandaà
materià;, &cad cuum, temi ; $4. Vt lapillis preciofis,& gemimis non
om- nino fidem detraho,
Sapphiro,Smaragdo,Hya- cintho, &c.
quód multis, & magni quidem no-
minis viris eorum ufus receptus fit, &in multis; & magnis antidotis receptas.ilfas íciam
,ut in. electuario de zemmis dicto ,
& alioà Concilia- tore nomen
fortito;ita nec eifdem mudltü tribuo; ob
eas rationes, quz à doctiffimo lo. Bapt iftà
Svluatico , primo Medicine Profeffore in Aca- demià Tícine enfi ,amico fingulari ; inlibro
huic rei dicato propofitz funt . fos Si quandotatnen in ufüm Medicum dv- cendi funt , communis error erit fugiendus
ne ante cibum immediaté ejufmodi pulvifculi
ex- hibeantur, ut nec marearitarum: ex
illis enum» cibo commixtis cementum
quoddam obftructio nibus e1enendis
aptiffimu m 1n ftemacho eene- ratur.
Preftabit igitur ; fi modo iis uti volue ri-
mus , €— — & - m mMENEEEE TALL 2 —— ————— P GÀ
mnÜá——PmÜP pe ANIM ADFERS. LIB. F. 139 mus , 1mmediaté ante dulcoratas potiones ;
aut fullatitios liquores, fummo
manéfolitos propi- hari;illos
concedere. 56. Auri ufus & ad
ADIHERTOCROTOM & adatra- Aaturi ufus
pllarios affectus antiquis & recentioribus com- Pres lai mendatur,quoód, citm fpiritus recteet;cot,
nobi- 447dns. uffimum vifcus,robora ire
poteft: neq; enim Det- [enil opinionem
recipio , qui non nifi in aureà IM
lexandrinà rec: ntiorum Graecorum ant!do to,
D. n fecipi , aut pro »poni afferit ; cum alioqui I Nicandet;an tiquiffin nus & Poet
a,& Medi- rus, auro peros affum pto
in alexiphartnacis vta tur; & Diofc.
[;b. $.c. 69. de ateento vivo;auri
li- atam fcobem mirabili effe aüxilio
fcribat. Mo- T lis Veró, quo uti
oportet, eft , vel eo i tenuiffi- 4^" E
fii - "d es affumé niim
pollinem redacto) & comminuüto; hoc p4- j ni tto: Defaecatifffmum,& puriffimum autum
eli- mal : featur, & coptufüm tn
foliorum form3, aquà ro- jaccà afpersa,
fub Porphyrire, aut matmore , ad
pinimenti inftar redieatur. Sunt etiam,qui Pan- Phonicos ducatos;u itpote ex purior e anro;
fub la- Pide piclorum [xvieatos quàm
tenuiffimé acci- pant. Alnafperolinteo
condnué affricant , & E s ;in quà
defcéndat. Quód fi I. hymicà indufttià
in liquorem fólvatur , modó Wimis 1eneas
in (d non habeat partes , fortaffe ts 3
commehdari poffet : | $7. Stultum veró ,
meà fententia, eft, aureas T UE -Bionera
s,annulos JAUT ca .tenas Intra capones, ju-
Wrula;aut ftillatiti s liquores;aliofve quofvis co- eà terae; J[uere ; cum in his nihil aliud abfumatvr,;
quàm. món: - multa- $ , ^
net aí $, Ex avfent co placéta
pro corde in pefle de tefland«.
LFD.-SEPT ALII MEDIOL. 149 incequere, multarum manuum fudor
adharens;nihil enim abfardi. ponderi
penitüs detrahitur poft illorum elixa-
tionem : necetiam quidquam aurum aqua im- primat, nec etiam faporem , odorem ,
aliüdveo adjiciat. | TE 58. Placentas Iacobi Carpenfis ex arfenici cryftallini partibus duabus; unà autem
parte» rubri, ex albumine ovi,&
tragacanthz mucagi- ne exceptis , quas
facculo fericeo, aut ex aliqua
tenuiffimz texturz materia obvolutas,& cordis rceioni appofitas , anosà contagii labe
immu- nes, omninogq; illzfíos fervare ;
«eris vcro ad fa- ]utem magnum momentum attuliffe;creditu
m. eft; neq; recipio, & longa
experientià in noftra, hac peftilentià
doctus omnino rejiciendas con- fulo:
neq; enim experientia ; cuiii tantopere in-
nitebantur , pollicitis refpondit ; quinimo gra- viffima aliquibus fymptomata induxerunt,ut
in aliquibus etiam mortem preci piti
quodam im- petu concicarint. Vidimus
fervos ; quiin magno illo D. Gregorii
Valetudinario aegris; & infectis hoc
morbo operam navabant, & Chirurgos hac
placentáalioqui munitos;brevi fatis conceffifíes, quinimó multos vi hujus remedii 1n
graviaad- có fymptomata , animi deliquia
, fyncopales fe- bres , tremores cordis
incidiffe obfervatum eft » utfe per
illud vim peftis effugiffe fomniarent
in vehementiora fortaffe accidentia , & mortem ex remedio incidiffe certó cognoverint.
Mul- táq; exempla in hac noftrà
peftilentià afferrezs] poffem,nifi &
ratio ipfa 1d perfuaderet:nó enimesp ^
qucd — —— M — —— "
! S Ami —— Joiha CJ PP, 1
$t. ANIMADVFERS. LIB. Y. 141 Huod aliqui afferunt, conferre poterunt ;
quód arfenicum occultiore vi venenis
tamquam vene- num obfiftat, cüm
arfenicum non occultiore vi , fed
corrofione conftet effe lethiferum. Ex quo
etiam colligitur ; nullam eorum efferationem , Qui cà ratione afferunt conferre, quód cor in
pe- ite primo affici folitum , veneno
fenfim affuefa- rlat, undenec tam
repente, nec fine negotio po- teft ceca,
violentáq; pernicie corripi; cüm ratio
nzcnulla fit; quód & experientiam habeatad- yerfantem, nec arfenicum hocmodo inter
venc- 14 connu merari poffit. $9. In variolis,. & morbiilis curandis ,
cüm Jecoctum lentium , paffimapud
Medicos Ara- Lentiz de €ockur t2
»esmaximé commendatum , etiam apud mul- see, ge os in ufum veniat; cum abuftm potiüs
illum €^ ia va- enfeam , hocloco nonab re effe credidi ,
etiam *ielis, ip;- iujus erroris inrer
medicas 1ftas Cautiones me- prebad .
Ipiniffe. Arabesiegitut omnes fcriptores , inter [uos precipui R hafis 18. Coztinentis , € 10.
ad IMlman[orem cap.18. & Avic.4. Cant. cap. de cu- Wizndis variolis. ad materiam ad ctim ex
pellen- 'Mam,& ad evocandas
variolas;ex lentibus folis, | I ex
rifdem, lacchà, caricis, tragacátho,& hu-
qiifimodi, decoctum parabát.ídque cetera omnia -.
] irefidia ad hoc munus obeundü
parata füpera- PÍcripferunt; quo etiam
multi ex recentioribus à peftiferis,
& pefülentibus febribus ad mate- iam
ad cutim propulfandam;acad fuüdores per-
novendos paffim uti folent : Verüm non fatis &
Wpo conjicere poffum ; quà ratione lenres aut I
fudcres Lentium qu ilita-
Ie5. 14. LED. SEPT ALII.
MEDIOL. fudores promovere poffint;aut
invariolis; pefte, peftilentibüfye
febribus concedi ; nam fi earum naturam
recté confideremus;eas mali effe fucci ;
atque melancholicum fanguinem generare dice mus;inactivis qualitatibus mediam , in paffivis ficcam temperiem in fecundo. gradu foruri ;
1n» fecundis veró qualitatibus varias ;
imo contra- rias habere facultates: nam
primà earum adhuc integrarum, & non
deglubitarum elixatione cie ri alvus folet;quód
in extimá füperficie virtus fit:
irritandi;& deturbandialvum;cüm é contrà ite- rata decoctio , aut tota comefta alyum
adftrin- gat;unáq; opera collectos in
ventriculo, & inte- ftinisfuccos
ficcet,ur que vires corticis internass
& integram lentium fubftantiam reciptat ; que vim habent adftringentem;vehemenuus
tamen lensin cibo fumpta fimul cum
cortice adftrin- citminus veró
decorticata , Hzc funt, quz de» lentium
naturà ex Galeno, Gracis, & Maurita-
nis fcriptoribus colligere potui . Galenus quide 3 frmpl. cap-1 5,9. eju]daem
cap.de..Lente.1.de com- pof
omedic-local.cap.8.1.de alim.cap-1.C7 1 8.2.e]u[- dem cap. X8. 44. $. 1n 6. Epid. 33» 1. de
vitu tit acut. Com. 19. 4. eju[dem y
cap. 4: C lib. de [alub. Diata.cap.de
Leute... Oribaf, 2. Synopf.cap. 1-7 1.
Collell. cap.17. & A€t.lib. 1.cap.de Lente.Pau- Yus; /ib. 2.cap.7 942" lib. 7.cap.de
Lente, & Actuat, lib. de [pivit.
animal. nutrit. cap.5.Hos fecuti funt: f.
in omnibus. Arabes , praterquàm in tempera»: mento, quod frigidum, & ficcum ftatuunt »
for». taíffe Hippocratis fententiam
fecuti,6..Epid. Sets. f j: LX TTA
-ANIMADVERS. LIB. Y. 143 [-
tex. 33. ubiléntem frieidiffimum cibum fta-
iuit; quà inte étiám à -Galeno eo loco arguitur Hippocrates; quód in àctivis qualitatibus
mce- lium tenereindé collisendum fir,
quód & & ad- tringenre,&
(olvente facuftatefit pr&dita;cüm
llioqui duplici ratione frigidum cibum confti- 'uere potuerit Hippocrates: Primó, quód
cim. tdftringens fit facultas in
pluribus partibus , & n majori mole
fiibftanue ,maeis frie1du m ci- pum
poteft conftituere : quód fi poucnes é.con-
rà ex lente factàs confideremus , quz folvunt , primam nempe jill: im càctionem validiüs
cale- acere dicemus,quà àm fecunda
refrigeret; quód Qualirates calidae
facilius in aquá exciplantur, juàám que
terrenefürit;& frieide:Sect e for- C
frigk dit ffimam ftatuit lenteim Hipp. non ratio- e qualitatum primarum fed quód, cum hu
imo- em, & fanguinem proeignant
relancholicum, dam.qt latenuscibi funt ,
frieidiffimzx dici po- I. erunt ,squod
fuccum produc: ant 1n noftro cor- pore
friaidii (umum. Qus .cümita fint de puru-
imis , e fecundis lentium qua htatibus ftatuta,, lon video.quomodo Mauriranorum
fententia, lhacin re admitti poffit. Nam
fi primumeorum Wilecoctum , non delibratis
iis; pra beamus;.cüm. iklvum moveat,
potiüs à peripherià ad centrum. numores
trahemus.,. Quód fi decorticatas , ut
JA vic.jubet.imponamus;cüm tale decoctum va- jenter alvum füpprimat , atque fanouinem
me- lancholicum reddat valentérque
adftringat, at- Ijue obftruat;maximé
tragacantho X caricis ad- mix
t1$5 *44 LFVD: SEPT ALII 7MEDIOL. mixtis, quando ad cutim perfudores, vel
aliquo. | | | alio modo humotes
virulentos expellere queat | 4 non fatis
intelligo, cüm auftera qualitas, quae im. |
lente perfentitur, etiam Galeno tefte 1.4/77. 18. | interreà maximé parte Confiftat,ex Gal. $.de
|. , fimapl.medic.facul.cap.26.V nde
adftringen tüiqua- |." litate &
obítructiones augebit; & craffitiem hu-
morum, qui ex eà generantur, magisimpinget. jj Pratereà, fi crafsum, & melancholicum
fuccum | cenerat , fi flatulenta eft ,
& eà ratione fzpenu- meró morbos
comitiales excitat ; ad quid 1n pe- fte
convenire ullus umquam affirmare audebit ?
Quá ratione etiam ex tragacantho,& lacchà de- coctum , aut fvrupus ab Avic. paratus ad materias ad cutim propellendas , 1n., variolisrejici debet , quód hu- mores noxios potiüs intüs obfepiat, quàm foras expellat, & cor- poris po-
ros obftruat, non. laxet . gud,
3E d LYDO- Lj
LVDOVICI SEPTALII MEDIOLANENSIS, «ll Animadverfionum, & Cautionum
Me. dicarum, 9S 1 X d. V. C ontinerts eas , Qua; 4d 200r bos part: culares E capite ad
membra. naturalia pertinent . —^ e —
A UG PR LG vOSQT E: ld lt Ne d
De dolore Capitis. actu frivida
efle de bent L Oxyrbods natn capi
N capitis dolore , ab zftu ,.Sole, tis dolere iene, & fimilibus , curando , cüm prosit
ima oxyrhodina in ufüm veniant , &
£'»J^ ** frontalia;illa femper magis
laudan ^ ' tur,quz ex alto dela pfa
füper fütu- | ram corona lem decidunt,
maximé fi ad intern | cerebrum intem
peries pervenerit; quz zft alto
deci- Ant» Oxyrbedt
4» pis appli- AlC cata ze
frc Ce Iu 47 ec 2. In u(dem ftupis;vel duplicatis linteolis
ap- «x cif K 463
ynaterta mpplicen- $4r»
Oxyrbod: sis narco fica vix
admi[cen dla » NartoticA
8 Capitis dolore vo- ? 2;€
doloris 20 adbibe dla. fed ali quado vo-
ne vigilia THU. INarcoricA
3m dolere capitisper fe per os
zon a[fa- geuda. Infigaiter
vefrigerau da44C4 puta non
fear. 146 LED. SEPT ALII
MEDIOL. plicandis,caveant.ne
craffiores applicentur, aut exficcarz parri-nimis
adhareants conttariuimL enimeffectum
pariunt excalefaciendo;& infen-
fibilemevaporationem prohibendo.
3. Oxyrhodinis narcotica non mifceantur ; vel leviora : frontalibus autem etiam
valentiora miíceri poffunt;ad cerebrum
enim vix,& refra- &à vi per
hanc. partem perveniunt ; per illam
veró, futurà viam prabente ; integrisviribusad cerebrum pervadunt . 4. Quinimó in oxyrhodinis,&
fimilibus,num- quam narcotica admifcenda
effe cenfeo ratione» dolorum.fed cim
vigiliz inde fuccedant;undes maxime
vires collabafcunt ;in ufum aliquando
venire poffunt ; íed tamen futuris autznulla , aut debilia applicari debent , fed fronti potius
, & temporibus. $. Multoque minüs fomnifera hzc per os erunt fümenda ,in intemperie calidà fine
mate- rià,ratione doloris,càm inde
nullum vite impen deat periculum. nec
ullus fibi ob capitis dolore manus
intulerit, téfte Galeno, ut ex aurium , &
oculorum dolore ;'ob diuturnas tamen vigilias fumi poterunt. 6. Animadvertendum autem;aliqua effe
cor- pora ;'quorum cerebrum ferre non
poteft ufum infieniter
refrigeratium;Pueri , ob exceffum hu-
& miditatis,ne
congeletur;autincraffetur;indéque in
morbos comitiales;& fimiles incidant, tum & ob fübtile nimium craniü: fenes , ob
imminutum calorem , &
excrementorum copiam: mu liczes
molles; ANIM ADVERS. molles; & candidze:& qui cararrhis fzpé
tentan- tur,& qui laxas nimiü
habétfuturas,ex us funt. 7. Aceti pars
in doloribus mitigandis cx in- temperie
calidà fine materià.non major fit quar
acerrimum continebit . 9, Oleumitidem rofatum in eo dolore
cali- do;ex olivis maturis fitne fi ex
acerbis fit, cutim et,ac difflatnionem
impediat, potiffimum cüm revulfione non
egeamus , nullà affiuente» materià; in
tali enim cafu omphacino uti licet .
Sitoleumrofatum eoanno paratum
oleum fit ejufdem anni :illud. quidem , ne rofa- rum vis refrigerans exfolvatur;hocautem,ne
ex vetuftate calorem contrahat . r1. In dolore capitis à frigidà materià ,
qua ad mitiorem reddendum dolorem
applicantur ; non fint foetentia;2ravíve
odore przdita; reple- re enim craffis
vaporibus cerebrum folent, & dolores
augere . 2. Indoloribus capiüs ex morbo
Gallico, errhinorum ufus nullus fit:
five enim ex bile fit ; five ex pituità
putri ,ulcerain penitioribus nafi
partibus ex iis excitantur, & fubinde offium nafi COIrru pt lOoncs. . Inacutis febribus; LIB. FT.
n tà;cüm nullus hic fit ufus.
repulfionis ;fed ad re- frigerandum
addatur, & ad penetrauonem, jus
levis portio fufficiet, cum «& calida in eo
partes reperiantur. $.
Obidacetum ne potentiffimo vino,igneas
enim multas partes fic Anh ah, op
SERES LO, ando vehementiít- K a fimi
fit, neg; ex Dolete £x fite ex t5
téberie ca lida, acete porto im
exyrhbodi- 2i$ fat par va. AAcetd 19
oxyrbodi- no quale CO veni.
Dolore ta- pits ex in téberte Ca^
ltda , olesi ofatum ft £X 0lí-
Vl 5 VIAL Yi$. Ole us vo fatum
fnt Yeceo 5 » NO foeten
ua fint, quá capit applican-
Iu. Errbina
perniciofa 17; dolorib. capins ex
"iorbo Gsllica. I )i ii . A44 gapitis; et
xebemetif fimis,im- 9ninente
erif , fu- sieda ve- pellentia .
Grifi im- tnpinente , quando à
capite re- peliendá e pilsle ca- " ^
puta: es 4 i 4:24 200 r4 ]
GBA e M aflzeato yia q4AD-
dono con codenda. Errbina , €
feau- ia8torta snala la-
kun Soo rx por A. 10113 FILAS
L2 149 LVD. SEPT ALII
MMEDIOT; fimi dolores capitis
füperyenetint pulfaüles , cü rubore
faciei , non ftatim oxyrhodinis repellen-
tibus utédum, potiffimüm fi fie his coctionis prz- fentibus: fepe enim füperveniunt inftante
crifi» & faneuinis é naribus
profluvio proficuo ; quo in cafifi
infrigidátibusrepellatur,optimo ope- re
naturzinm €— aut augefcit morbus, aut 1n
cerebro firmatur materia, & cerebri mofbos 1n- vincibiles Spe 14. Quód fi enam crifis i eat dolore» magno füperveniente , fed non ges
fanguinem nariun fed per vomitum, ems
quomodo di Íícer natur, ex lib. de Cf.
colliei p tei ; tancrepel- lentibus,quin
& adt Lringent abus uti licebic ne»
per vomitum cerebro repleto; dolor per idiopa- thiam reddatur. 15. Non recipienda eft communis
multorum confüetudo, piluJas ad humores
à capite t: rahen- dos inftitutas
exhibentium ftatim à coenà : aut enim
cibos corrumpunt , aut illorum vis retun-
ditur,aut fimul cum cibo é ventriculo eft fuo fruftrantur. Praftat igitur aut
incen cedere , aut fummo ma iné exhibere
, fo autalterà horá concetfo. 16. Si dolor capitis fit à bile, vel àferofo
hu- more calido, & falfo; tenuíque ,
mafticatoria fu- ROT erunt ; pcr 1culum
enim umminet ; | ina pulmones v ica
influxa;aut phthifes p Adel cat, aut pu
Imonum alia vitia. 17. Siitem oculi
imbecilles fint ,'& fluxióotüi- bus
obnoxii. errhina ; & fternutatoria fugienda in
ie ? j11 fine latis C con- mno una
e** h AAA ym
TO 11 bmi
vv & : DEAE NUM. ANLM.ADVERS. LIB. VI. 149 18. Incontumacibus,& diuturnis
doloribus; y«frcztie tbi non cederent
aliis& potentibus quidem re- optima; e£
mediis,antiqul & Greci& Arabesad puftulan- capit ap tia,rubificantia,& dropaces,fi
inapifmofve attra- p'icatasm : 1
367 hentes confugicbant , ut ab internis
evocarent vthemer dir. "vt tiffimis
do ta(íam materiam , atq; attenuatam
perinfenfi- loribus £5» bilem ev aporationcm evacuarent:fed cim cutis
ubt capitis craffior fit,c quàm ut
liberum humori adi- am tum concedat ,
ncque ulla fenfü patens fiat eva- cuatio
himorum,.eco fzepiffimé expertus fr m.,
pra ft: ure derafis cap illis vefican itiamponereaut pa rü« lolenti,auttcti etiam Capiti ; fic
enimat- Lracta ad exterpa materia evacu
res f maxime ea,quz tenuior eft, &
calida, & acris; vix enims, etiamfi
ciuturnus dclor à craísà materià fiat, fie-
i potefl DUEV chementa dolorisadfit;nifi portio aliqua illius humoris fitadmixta . De Phrenitide. I; Dhbreneti- I9 Ixin pbrerindelenienti perosaffumen ^.
i à M | CL$ flattors TOP T ! * cL » p " V RE L— y. do;ad detu rban« 2 €3 (crementa, in. en
imr tr1Culo , & primis venis
exiftentia, primà die lo- dae cus datur,
fed mclli clvfinate injecto, fi ejus eniá
commoditas deti r,m ittendus eft (anevis , fedà in brachio venà : cüm enim influxus jam
defie- Faut majori ex E factus fit,
fruítra hocau- | Vosa lum
tentamiüs Dbrenett^ 20. Caveautem,ne in Trollani & alicrvm.
cis fribra | errorem Incida iS , Qui cüm
ob maniacos motus «ebio sez fàncuin
iem e brachio detrabere pDequeunt,ve- feri 54
I Y» I 24 na
itte em qam RENE IDSU,. — dotdncap
————M— ei 20 poteit ,
noh fecam 8a eft ea , quainfio
18. Pbhrenett- €i5 SAgHIS
non mitte dus ad a- ntmi ufa5
gdoliquil In frontis vena fec
da blandé gula aá- f Y27 41v s
Aut brevt z82p0Y€ . Pbrenetiz
€is, CHCHY bitulis ap 4 E -
politis , qud fa- &iendum . In bbre-
p huy T1 si run Ho
LVD. SEPT ALII MEDIOL. ram
frontis fecánt; fi enim copia adfit fanguinis
in láborante ; ut in hujufmodi morbo majoriex parte cóntitigit;tantumabeft,ut laboranti
opem feras, ut potius ; atttacto ad
partem laborantem fanguinesmorbum
ádaugeas: revellendus jeitur potiüis ,
atr fcarificatis cucurbitulis ;aüt ; quód
melius effet,venis fedis apertis.
ii. Néqué etiam iri Hioc cafü ad animi ufque deliquium mittendus eft fanguis , quod
pleriíq; placuiffe video; quód; cüm
repellentibus friei- dis ab initio
etiam ufi fimus, refrieerato toto; ac à capite rettactoadeó multofanguine
calido;fe- penuimeró aut phrenitis
hectica inducatur cura- tu impoffibilis,
aut lerhareus fübfequatur . 23; In venà
frontis fecanda adftrictio illa gu-
[z?*, quz fit, ut vena intumefcat, aut non multum fit violenta , aut quim breviffimo tempore
per- fidiatur ; ne quodammodo ad füperna
repulfo fanguine , ubiad' cerebrum &
meninges perve- nerit, morbum adauceat ,
aut fané, eodem in- cratffato,eunderm
maetis contumacem efficiat . 25.
Cucurbitula, qti breemati,fronti,& re-
liquis capitis partibus ; poft evacuatum corpus afficuntiir,ad extrà trahendam matetiam,
aren- tes non fint & cum flammà ,
fed ex aquá calida; nec loneiori tempore
hereant ; & fi fübjacens parsin
rüborem abierit, leviter eamfcarificabi-
mus ; fin minüs , fpongiis exaquà tepente fub- ftratum, & elevatum locum fovebrmus. 24. Cavendumin hoc morbo, ne in eorum. errorem incidamus; quiab initio non effe
pur- ! gandum ANIM ADVERS LIB. FT. 11
eandüm cenfent , fed ex (pectand am effe coctio- nem ,maturatio enim putredinem jam
factam. fupponit,quam corrigat; quo in
tempore ; facto dum ab £2ttio , C
q440t23080» jam apoftemate ,
morbus evinci vix poteft: eo- dem
igitur,vela idtero die pu irgandá, vel ex Hip-
pocratis przcepto; 4. Z4pbor.10. imminet enimu periculum,ne tota 1lla effrenis materia
fein par- tem laborantem effundat
t,apoftema perficiat t; & vires profternat. Neque tamen crudam evacua- bii fade cei us preceptum Hippocratis. 1.
4- 22. ve] enim turgens erit , vel
nondum pu- tefadta; fic nec cruda
fanguini admixta bibsin- tra propria
conceptacula adhuc confiftens , ut
fecidle Hippocratem videmus 2. acur. 16. cm fluentem humorem ad plevram ftatim ab
initio medicameto purée fubduxit;tamquam
non- aut crudum , fed coctum. In iis, du 1alv o duzioti funt; R habarbaro non ita facilé utendum: fi enim fimul cum
biles effervefcentem m: 1e1s bilem
red- eredi ay rnis partibus;ob igneas
pat- t:& ob hanc unam caufam dum ) putridun non edu CItUr, tes,communicari Avic. ?ranaà cato aut fex fcammonii
medi- 1ndidifle in ph: quidauid dicant Grz- culi quidam , acriores Mauritanorum
Íctipto- rum reprehenf. res. camentis ex R habarbar: carandaà cenféndum eft , 26. Quamwvis in hoc omnes feré
conveniànt, fimpliciter refrio
erantil bus primá tantüm dic Eur ipifaébeiiepus a fime & par bus ,f. PIRE repellenti- 1n utrepella-
ris, & influétium
Rbabarbs rii tn phre auide ia
ii54H dis riorz funt ALUO 422003
maltum im ufum ducendd o
Solis repeb lentibus Aliqua do
Sotds 775 eSI pt iit "NE
-U 152. LED. SEPT ALII. MEDIOL. humorum temperetur; dolor fedetur;&
affiictee arti robur addatur ,
fequentibus veró diebus mifcenda effe
aliqua refolventia ; fepiffimée ta- men
aliter faciendum effe,quód urgeant in aug-
mentoadceó fymptomata, etus, dolor;vigilia- & mania , ut frieidiffima etiam progreffu
tem- poris in ufum duci debean t,
Aretzus admonuit . In phrene ... 27.
Cavendum tamen, ne nimis affidue iis
fiis nón. utamur frigidiffimis;aut narcoticis:tiam dicebat dintis fri Aver.3. Colle£l.3. caput tutó
calefit ; at non citra gi [imis pericula
refrigeratur ; periculum enim impen-
utendum. det,ne quem dormire volumus , poftea excitare non poflimus, ut ait Celfus:fepé enimain
lethar- eum calamitofimabire folet;ex
folà mala cura- tione phrenitidis. ultraprin
epum $ Q PE 3 . » Á Eu * 28. Intop
icis, etfi acetum 1n aliqua perucne
get admifcere expediat,ut & refrigeret repellat, & md penetrationcm adjuvet ; neque tamen
multum plicaydi « admifcendum eft,ne
ficcauone vigilias ccncitcts neque
acrius , quod calide partes ,& ficca ni-
mium pravaleant . Acetiloco
;:.29: Nequetamen placet , quod à plerifque»
in oxyrbo ICCi pitur,ut aceti loco, acido citri; aut limonum dinis aci- Atamursnimiüm enim adftringit;
& ob acerbas , d& citri,
terreftréfq; partes neq; pervadio neq; admifto-
vel l.mo- rum penetrationem adjuvat : quinimó externos nem uo» wiestüs conftringendo,refolutionem
humoris 1n indendli ^ Jis temporibus
omnino impediet. F 22i DNI" , E ibd » 4 TN "c JANIMZADVERS.| LIB. FI. 1 De. Lethargo. v
M MA .
lfiinlethargo.fi perfe, & cum febrefu- ropa gi- pervenerit, fanguinis evacuatio per fe-. eis
quado PEétam 1n brachio venam , viribus
cenfenuenti- fecanda f bus cmnino
conveniat ; fi tamen, quod fxpius vez2 e:
l'evenit ; vel ad conunuamn febrem fübfequatur ; qu ádo n llvel ad phrenitim firpé etiam male curatam
, lomittendam ceníco , neq; fclum
dejcétarum vi- Irium ratione , fed ob
materiam potiflimum à put. e fejunétam
. . S1 hecexerceri nequ cato bal
]UamcCaU- (uen Ma: n ". apn it
tamen repletu mfi t & nonnihilfían- ;4là in le- lleuinis a« Im ixtum cognoveris , cucurb iru
]leino ££ me ufum venire
poterurt,nontamen dcrío, & hu- quado »
Irmeris, aut fie bis, ut Md ain vifum eft,fed licanda, li lateribus potiüs pone aures; prope
venas applicitz: illa enim fübtilem, m:
iie ; fluxilem lian: guinem trahentes ,
rebellem maois, & frioi- bdam ,
difficiliüfq; diffolubilem red lent in cere-
bro contentam materiam . Quód f € proximic ribus eo auxilio eamdeim talos ARCEM Jumpactz etiam frigide materie aliquam à
cerc- -Biorevelferni IS portionem. Eir32 C avendum maximé , ne ab initio h
iujus ilimorbi ad excitandum à
fomno fternutatoriis Iiramur;ex intempeftivo enim hujufmodi
remc- d1o maeis funditu Ir materia , m.
igifque fubinde ;, 5ri»c;- limpingitur ;
unde & ccntv max mcrbus fit ma- pio
10 » [Ei nn .pople xlv
fequuntur. Errbine- | fs . Errhina in veternooptima funt; in iis ta-
pw» Afni» men Stermuta-
fortis 20: utendum A—— IM ee os oir M — : gum Tm m Er E i
LetLavgi- cis vepelle 3i barc
applican- d&; et [ane «d[trin-
gentibus. Vefrcatia 25
letbar- g^ opti- 722,0 qui
bus parti- bus appli- €22da»s
Memoria deperdita vemedia
3200» seper calida, fed varianda,
P YOvart - tate Catifa Y 4777. 6
r$4. LFD. SEPT ALII MEDIOL. men
, qui longocollofünt , & angufto pectore ;
uno verbo dicamsqui proni funt ad phrhifim, & qui fepé morbis oculorum tentantur , in ufum
| traduci non debent . 34 Inrepellentibus applicandis ; quz
non nifi ab initio, & etiam non
fumme frigida admi- niftranda fünt ,
adftringentium ufas omnino 1n-
terdicatur , ne & craffior pars huraoris 1nfluxa-» reddatur, & ejufdem evacuatio,quz per
infenfi- biles meatus fit;
impediatur. 3$. Dropaces,X finapifini,
utin ufüm venire debentad attenuandam materiam,eámq;
à cen- tto ad circumferentiam
attrahendam : ita vefi- cantia maeis
coràmendari debent,tum fcapulis, &
humeris appofita , ad extrahendamà cerebro
pituitam,& aqueum humorem irrigantern;tum derafo capite vertici,& fuper
füturanrcoronale. De Cautionibus in
la[a , aut deperdztasmemo- ria
curanda. "T. Icet abolita;aut
imminuta memoria 111 A, folamfrigidam
intemperiem referri vie B deatur à Gal.
2. de fyzapt. caufis, cap. 7. (e 3.dc.2
loc. affeél. 4. $* s.cüm tamen frigiditas hec non- jum numquá vera fit cerebri intemperies frigida
fim-. I plex fine materià;aliquando veró
cum materià [1 potiffimüm pituita ;
aliquando veró ex defectu ||. caloris
parti infixi,aut fpirituum à corde immif. . f
forum,& hoc caufas quàm plurimas omnino in- Bii ter fe diftinctas,quin & fpe contrarias
habeat : utà fümmo externo frigore
ambientis , fric idi- tatem ANIM.ADFERS. LIB. VI. —5j tatem pofitivaminducente;autab externo
calo- re,innatüm caloreém,&
fpiritus;unde pars vivés calefcit;abfumente:
in hoc morbo curando pro- catarticas ,
& mediatas caufas Medici animad
vertere debebunt ; nec femper medicamentis. niant , càmoblivionem producit frigida
mate- ra fimilem in cerebro inte
emperiem introduces Vbi veró fimplex
fuerit intempeties frieidà , & internis
, & externis validé calefacientibus j &
ficcantibus erit agendum. Quod fi non pofiti- và frieiditatetentantur , fed défectu caloris
in- nati, aut fpirituum parte frieidà
redditi oblivio fequatnr Loses: intibus
fpi iritus uti oportebit : In remedii ;
vero habenda erit ratio caufze ante-
cedentis;cüm enim hac aliquando calida fuerit, bt 15 1][o, cujus meminit Galenis , qui cüm
ve colendis vitibus diutiüs füb Sole
conttitiffet , inedia ufus effet , in
hunc affectum incidet: at; in conflatore
vaforum vitreorum , qüi ex fi ith 1- |
cis immenfo caloré memoriá amife 'fat;qui, cüm
!in eo Medici calidisutereritur, & imo rbus in de- Ecerius rueret,embrochis fr igidis ; Capiti à
mme ap phatis, ed Irt1o 3t!ol )e ex
dec IS ju o frigido fadi à. D. cibis optimé fanevinem,&
fpiritus inftauran- s,ad fanitatem eft
reftitutus. In aiidBiéer n, I 1 O pA)
Jeruinin mé? norie deperdi tione m nC] -
Iderat.folüm cenfirmatoantmo , 3€ fpiritibus vi- o « ais Optimi fici inftaur 4tl$ ; CUFAC1O
per- fecte Ia memo-
"1A deper- purgantib us
curationem uitio , aut caput- dita curd
purgis, fternutatc riis , errhinis , mafticatoriis 4a rar? utentur ,cüm hiec folüm in ufum commodé ve-.
*vaenat;o 2:26 - eff.
Opus in COTHA:0 fis, primis
diebus ma lé oleum cbamame
linum cx aceto Ab- plicatur.
Comato[is fométa cx oleis nen
£sto adbt- Qe D»
LED. SEPT ALII MEDIOL.
í46. f a6 eftadimpleta. Non
igitur íemper purgan- tibus, non femper
cáput purgantibus , non iem- per
excalefacienubus utendum erit in curanda
. Hors : : ^. memorià aut
abolità;aut diminutà . In Comates C
fopovo[ts affcétibus « m N.
iisaffectibus,ubi aliunde ad cerebrum
delatisaut craffis vaporibus , aut ferofis humoribus affectiones ez excitentur;non
veren- dus eftufus oxyrhodini ; neq;
ftatim ad calefa- cientia & interna,
& externa crit deveniendum; quinimó aceti
quantitas eft augenda, vel dupli-
candaadoleumrofatum completum,vel ex Avi- cenne & R bafis fententià,ad diem ufq;
tertiam: quin & acriori in iis 2Ceto
utendum eft,ut citra tefrigerationem
validius repellere poffit. Neq; placet
Poffidonii fententia ab Actio relata , qui
primisillis diebus chamemelino ex aceto uteba- tur;cüm ab initio repelléda fola fint
adhibenda , non autem diaphorcticis fit
utendum , fed poft- quàm affluxerit
materia ; quo etiam tempore 4 la addi
debent valentiora,difcutienti,& ficcan
LECCE e —M u facultate praedita, ut caftoreum,
abrotanu mos; lavendula;ferpillum;verbenaca;&
fimilia . [8] LI . . " » . 39. In.topicis 1n hoc morbo applicandis,
non Med. ^an
[Tu $5 « 1Ca-
codlis,quia humectatio fiepé actualis ex ole mbrochis quandoque vincit virtutem med n
eó tutus eft ufus fomentorum ex oleis; aut de-... E Eu
imentorum incoctorum , nifi validà facultate £:c24 cante predita fint;qualibus etiamfi utamur,
peu- qe ló poft -ANIALADFERS. LIB. 4
D57 I[ó poft lineo;aut cannabino panno
caput erit ab- (tereendum. dn Pervigilio y[tve vieiliayuz ex 'ce[fa . 29. Y N narcoticorum exhibendorum hcrá
eli cenda E- S0nminui fa cüm diflideant inter fe ferip tOres, "a
qua bo aliis poft cbum é
ventriculolapfum, &anteex- ra exhi-
Ihibiuonem alterius per
"bus; alus cum caer ; aliis veró poft coenam per 'lhoram. Egofic cenfeo ; fi ex fomniferis
fucrit 'Iwehementioribus , quale eft
Philonium utrum- Ique;& recens T
heriaca , pizftabit priorem fen-
Ireciam fequi;ne coctio turbetur, & cibis admix- dra pom Apes at ' Cüm omnino medica- menti da fi in iss nullam nütriendi
facultatem. habeant. Si | tamen maxime
necceflitas üreeat., Etiam à coena per
horam concedi po (unt, v ipo- Aribu: s
cibi fa cilius ded ucentibus vi m íomniferam
üd cerebrum: fic horà fomni P ilulàs ex.cynoglof- Ilo aliquando propinamus. Si veró
fomnifera. Kuerint leviora , aut etiam
alimenti aliquid con- Mineant;aut
cum:cibo:exbiberi potfu unt, ut emul-
IMBiones feminum papaveris albi ex aquà lactuca , Iiolarum,nenufaris, & fimili m,.thvrfi
latucze ffaccharo conditi; autfanc à
ceená per horam ,ut |lyru pus de
papavere ,.de nymp Pha ex aqua la- jd
tucz:fic enim blanda illa cf fftumatio ex cibo Foi Wata — nidiori illi , & aliquo modo fr
ig1dz ad- à fiepenumet 'ó fomnum con
o «mm: ^deratas 1llas vigilias ex fumidà
, & t CX h d tres horas concedenti- 2ez4a. ;:;8$ LFD. SEPT ALII MEDIOL. exhalatione productas; aut ex calidà &
ficcà ce rebri intemperie factas
demulcet , & íomnuma convenientem
introducit . 40. Quotidianus tamen , &
frequentior illo- rü nfüs,nifi nimius
partis Caior id perfuadeat;fu-
Somifz- rortt Af45 frequéenor. eendus eft ; ne, dum cerebro
fuccurrere tenta- efft i02 4€ ius; &
illius fymptomati;aut contrarium. intro-
edis ducamus affectum;aut ventriculi coctionem im- PR minuamus. 507322116- . b f^ f T n 41. Pueris parce admodum formnifera
hec per os funt concedenda; rariüs
fortaffe valentio- a;folent enim
quam» ra extrinfecus applicand maximé memoriam labefactare. | 42. Non priüs inanito corpore;aut repleto
ni- mium capite;nó funtinufimm ducéda:
contuma- vationem Ineptos » ya parcins
$n pueris 2n ufu "m ducenda.
Somnuife- ya repeeto corporeo, cesenim humores; & ad evac aut copi" peros fiexhibeantur , omnino
reddunt ; fi veró: 10,00» ^^
capitiapponantur. in comatofos affectus &gros minjir9 deducunt. somnife- VA d et - -— f Mee) blanda evaporatione cibi meliüs officium
iuum * , la * : ^ »
E 43. Átenul admodum caenà exhobeantur; ut! complere quean parcat
mole obtruatur. Narcotica o
non Hàáda jn princi-
turalis;atq; impeditur , ne calor fecbrilis quam- pio pire- primümex pandatur. xy[mi í
"ode t:ita tamen ne aut coctio ci-j
poff c0 A. que Pepe : Y bi
impediatur à frigiditate , aut vis remedii ài
44. Cave; nein principio paroxyfmi narcoti-JsT! oss " «^v . A 0^ E ; ca exhibeas;ex iis enim faepe fuffocatur
calor na-4 | AXNIMAADVERS. LIB. VI.
1$9 In Coneelatione . 145. T IN catalepfi; five congelatione, cüm
vi- r» carale- AA. deam Praécticos omnes
ftatim abinitio ca- ;// coz- |
lefacientibus & ficcantibus uti;in errore«eos cmc- zs. cal;- :[ nes verfari exiftimo : cm enim in iis
peccetma- Za ipea | teria melancholica ,
ab eàque morbus is produ- 5?furen- '|
catur;fi in principio; & auemento morbi calidis ^* |iis impense ,« ficcis utemur ,craffior
reddetur ;'| materia , ficcior , &
ad diffolutionem InCptior ; 'J pre
ftabit igitur calidis temperate uti ; ac hume-
| Cctantibus, ut materia attenuetur, fluxilis redda- | tur, ad evacuationem magis apta, quin ut
per -J fenfum effugientem evaporationem difcuti
; & TJ evacuari queat; progrefTu
quidem tempcris cali- | diora adhiberi
poterunt ; ad rcliquias materiz
abfumendas,& intemperiem à parte auferendá. [99
quet 4: In catale. 46. In
topicisitidem remediisinchoclocoace 5,7 7^
i; eÍ ns. : bft aceti tumnullibi
1n ufum veniat; tumne pauciquifü- 2 :
cet —: j ]4g1e7»da., 'J| perfunt ;
fpiritusexfunguantur ; tum .ctiam , ne
ifatri humoris ficcitas, & acoradaugeatur. In Vertigiae . i47. T Llud folum in hoc morbo curando
obfer- Veytigino A vandum, cavendum
cenfeo;cüm ex hu- 55,7, immoribus in
cerebro contentis elevati va pores,& tatorias cin jexhalationes inotdinato motu, & in eyrum
cied- capurpur ftur;fternutatoria non
effe in ufim ducenda , ne- gia fagiz-
que valenda illa per nares attracta caputpurgiaz da. quamvis enim aliqua materig pars
educatur, xr1*3^ iIVII
YÀÀ ) —— Qr
(91S NA OlS , Cv icrfiam m
j y "LA 2n pavoxyf 2320 0 CO
catiendt. I bilepr:- / 1
£:$ caf ut Cot- 80"
2 4 uS nz Fi6€3Ais. ilept i-
Et €1$. "'UO6221- 3M5 "72v- Epi'epti-
€15t pa- "T v0X y[7720 liosu oot
gon nden T». ea 0
, ^ Ww
fymptoma tamen fepe jJ E | aceto;aut finapi;aut fucco ruta
perfric: 160 LFD. SEPT ALIT MEDIOL. augetur , concitatur ma- .x motu fübito materie morbus isine pi- utatur.
In Epilepfia . acet,quod
[, "Ntempore paroxyfmi non
pl tif
Pu paffim à plurimis fieri video, qui fta 4
VU. corpus concutiunt,quin
etiam ipfum caput : fe- | u ad numreróenim magis recurrit ex eo mot pe
lus perdurat 1n- obftruendum
materia , & di vafio. 49. Fugiant etiam , & omnino caveant ,
ne ; dum.turpitudinem faciei, &
diftorfionem , ac fpumaumjoccultare
tentant, capite , & facie pan- | no
cooperta, refpiratione liberà impedità, zeros
füffocent. $o. Cave nein
paroxyfmo vomitum provo- ces ; vidienim
aliquos in invafione hocrentan-
tes,ftriptorum quorumdam auctoritate ductos; przcipitem in mortem :egros duxiffe:ex violen-
|, to enim illo motu, magis repleto
capite, ac con--| citatà materià in
cerebro exiftéte , ad perfectam
cbftructionem faciendam deducunt , unde apo--,.i plexia fequi folet . | «1. Vt mirificé placet in principlo
patoxy--], finiori aliquid , & mediis
dentibus indere ; ttj: hiansos effe
poffit, ne lingua intercidatur; fpu--].
ma educi poffit , & palatum realiquà attenuan-], te, puta, Mithridaticá compofitione, caftoreo
exu, " iti poffit; ita
1f ut Fw
"RT iE E us Je VÍA ANIMADVERS. LIB. FT. 161 ita lignum folidius 1mmittere nonita tutum
eft , Í» penumeró enim inde excifos
dentes vidi. Pte- ftatigitur facculum ex
corio,vel ex craffioti telá, repletum.
atrenuantibus multis, & validioribus
quidem , finapi , evphorbio, caftoreo , rutà, aut ejus femine, & fimilibus, ita parare, ut
illius vi- ces.poffit fupplere : fic
enim & voti noftri com- potes reddemur
fine illo periculo, & morbo ad-
verfabimur. In brafei- $2. In prefervatione ab hoc morbo;hzc fitin-
vatieze. fecandà venà cauti
j»fiinftentacceffiones,nifiex 4^ epile-
fu pprefíis menftruis ;aut hzmorrhoidibusori- P qu o)nem morbus fumat m uttendus erit faneuis ex
gum bra- venis brachii (fs veró femel
aut iterum, vere, vel. ^^"? » e
iutumfo fipervenire foleant ; aut. hax motrhoi- des,aut menfes fint fuppretfi, fecanda erit
veria ; in talo. aud s
lud. quádo cx talo f^x-
gai ?21Íf- tendus. $i ex aurà virulentà aliunde elevatà-ad.
rpilepti- mel morbus fiat; nifi infignis
plethoraid «iex an- perfuadeat,mitti |
fanguisnon d debebir. ra tieva- $4. Cüm
plerofq; videam; Aretzo,& Ttvieen fa » o0
nà duce,in-przcavend aepilepfià validiffimisuri "7742s medicamentis purgantibus, tum per vomitum , /
"£5 tum per feceffüm ; ; egó longa
experientà doctus Lys profiteorme
numquam morbum hunc, in quo- quam per
proprium cerebri affectum producti HAPE
validiorib jus vomitoriis curáàtum vidiffe fed ex... :o 11s omnes ad deteriórem ftatum
deductos:valc: üora autem per feceffi e
cducentia aliqua: proi "u flec
bfíerv AVl, nod ónon lta B EE uium ducta
fuerint; à frequentiori epim eorum A
CLLA L ufu, »
101. L/D. SEPT ALII MEDIOL.
ufiexhauftis fpiritibus animalibus ,a poplexiz facpé concirantur . n | yeéicia $5. 1n confirmata epilepfià per
proprium ce- in capire rebriaffectum ,
fi quis derafis capillis, veficanti-
eptimum. bus peruniverfumcaput utatuf , atque ad peri- epilepfie
pheriam humores virulentos trahat, diutius ul- setsedié - cufculis cuam capitis
infeftantibus relictis, ut perlongum
tempus ferofiilli humores per ulcu-
Ícula emanent , optime curationem irftituet ; contumaciffimos enim capitis morbos
hujuífmo- diratione ctiam curatos
vidimus. In poplexia. Ataplecii 56- Vamvis excrementis
alvorefertà, non eis flatim fit
evacuandus fanguis. perfectam ve-
voittédus nam, ne ad venas crudi humores tra- fanguis. hantur;in apoplexià tamen, cum ex
niorà confir- metüur morbus , quamprimüm
fecare venam ex- pedit , fi
abundetfanguis, aut rnixtus fit fan cuini
humormorbum faciens. Apopleti —
$7. Quin fiindicatiofecandz venzadfit;pre-
cis repeti- (abit repetitóid agere: fic enim neque refrige- £o [279415 cA bitur corpus;aut vires
imbecilles reddentur,& mitius. id
obtinebimus» quod maximé exoptat Actius;
nempe,materiam morbificam commovebimus.
;8. Concudiatur/ blandé corpus , perfricetur ^osdun Calidis, & potiffimumbrachium ,
unde educen- 25 pof; dus eft fanguis ,
ut & revellatur , & áttenuetur ,
emdum quicraffior perfe eft
,& factusex refrigeratnione zu. adhuccraffior, facilius effluere poflit
. |. $9. Neq; Ap oplecii
£s COnCL- 1 J
ANIM.ADVERS. | LIB. VT. 163 59.
Neq; vulnus anguítum fiat quod aliqui-
bus placet, uit motus diuriüs perduret , fed latum fieri dcbet; nam craffior cüm fit (anguis ,
ftatim, quafi reftagnat. 60. Venamifrontis aut pone aures ftatim
ab Initio fecare quod aliquibus placet,
ut quampri- mum prafto fimus , non eft
conveniens , nifi pra- cetTerio
univerfalis evàcuatiosfaltem per quatuor
horas;admitti ramen aliquando poteritfi pletho rà non adfit , & aliqua fübfit fanguinis
copia in, capire. que tamen duas non
admittat fanguinis cyacuationes;. 61. In cucurbitulis in hoc morbo affigendis cauto fit , ne parti pofteriori thoracis
applicen- tur , ne rcfpiratio umpediatur
fed lumbis , bra- chiis,&
fcapulis,quin & occipitio,& jugularibus
quandoque venis. fed poíftalias ;& tuncomnino Ícarificare cutem fübjectam expedit. 62. Inligaturis-dolorificis non diutiüs
perfi- endum,ne pars gangrznam
incurrat; fed partes modo ftringantur,
modo laxentur,;precepto Ávi- cene,ut
& major fiat revulfio, & motus humoris. 63. Cauterium in commitfurà coronali ,
quod laudat Actus, & alii, nó
anvltüm probatur,quód przfentaneum pon
fit remedium , multáque alia - ^ E ,
Á | € iam invehat incommoda, de quibus
aliàs . 64. Praítat, evacuatione
factàsneque nimiüm in exrimis rübefcente
parte,cucurbitulam in ver- tice ponere ,
& repetere , abrafo capite , vel vali-
dum medicamentum veficas excitans capiti ap- , poncre ,
L "A bopledts ct$ dn fec
da. vena vuln? fat ataplum .
"A popleckt Cci$
"vena frotis qua do fecan-
da . Apoplectz €t CHCHY-
éitula quande,et quomodo
Abplican- da. Apot lecis
Cis lgattt- r& QUALESo Apopleciz
C$ CO MIC Ya? 1 Có mif[ura
coromals nate. Cucurlt-
'ula rs/0 '"titeyvel mie
adpoplect; €i qua quantitas
€byfteriz. In apople- fitis vo-
enitus fu- giendus. Antiimi-
"minuta fa- £UODHHID. Purgátia
frat ex va lentiorib. Gterzauta-
toria qua do adinim Sranda.
Ilo inuduo oibus ab ipabecillio
v btts m "EE i4 — LU/D. SEPT.ALII MEDIOE. 65. Inclyfmateinjiciendo hzc fit animadver- fio; fiinjiciatur primó ut revellamis , &
peralvü fübducamus , ea quantitas erit
infundenda , quie id praftare poffit;
& hociis obfervatis , quz aliás
docuimus : fi veróutinteftina mordicanübus , & valenter excalefacientibus vellicemus , &
dolo- rem incutiamus in dimidiatà
quantitate 1nfun- dendum erit , ut
diutiüs retineatur : quod fi diu- tius
retentum tormina , & inflatimationes in in-« teftinisexcitet;balano elicietur. 66. Vonitus fugiendus;tum quód egerin
hoc motu feipfum adjuv are nefciat ; tum
quód , cüm fe erigere nequeat; potius
fuffocar etür;tum quód in repleto
corpore vomitus caput replere folea t.
67. Sribii igitur ufus 1n hoc morbo, potiíTi- mümin paroxyftx 10, eft fugiendus. 69. Sed valentiora tamen deje dtoriá d:
xhiben- da erunt , ut paucà quantitate
affümipta etiam à longinquis attrahere,
& educere poffint. 69.
Sternutamenta ut maximé ex ufü füntin.,
hoc morbo , & quidem valenuffima ; ira-non fta- timadhibenda;nifi priàs corpus fitinanitum
. 70. $i caput. derafum oleis
calidis inungen- dum fit; cautio fit ut
à levi oribus priüs 1ncipia- mus, ad
valentiora progrec lentes . 71. Vt veró
diutius haereant;ceré aliquid fem- per
indendum crit. 72. In merin Chymicà
arte in üfam: duücendis hec fit
animadverfio: non iis folis t tendum efle »,
fed ipis me edicatis effe admifcenda : cim enim. ieneà
fubftanua conftent ; 1n fuperficie pofita fta- tini
^ "9c on. dc RE d RU ANIMADEERS: LIB. tim diffipantur,& in halitusabeunt;nifi
aéreis,&& 5/7; fj; oleaginofis
quafi lieentur; ac coérceantur . In
Paralyft . Pf. fed. oleis
zneédicatis VAIXTA e ] 73
] | Ifi monet Avicennas, quem omnes fe- 7^fare^- quuntur recentiores , in paralyfi in
prin- ^
efle purgandi um, n ifi tranfactà quartà.; aut feptima. & netunc qu cos.
validioribus me- dicamentis , quod
etiam cipionon c habet verit cítn )ateria rs (lefacta
, Iancas;cgt. —4- M
VE TENUIT L] dicis in ads 4 promoventibu d fudcres movent, de e $9.85 -
ha P X l 111 | uberiorem bum bhuncvrinis rerentén 11 — »^, ki 7 ; rt ptrs- exío) naptibusin deterius rvei é ficra-qucouc edi tím. mon vePe* A PEE tCnll lléXiolUutaà à Pa
iltis , fudoribus autem : Queda m
* 7 * 3 ! *noc & i €1l í Q4 d
res ;craíffior maeis 2
C1 "Iles. 5 cum UID
lo obfervatum vi1- demus; jdtai
nen,mée A (ententià; perpetuam non, : fv
enim primà ipsà die accerfi- tus Medicus
fv ici m nondum nervis impacta adhucin
motu eft;dum nondum ;] otf Litmateriam
quamprimum. e medicamento fatis va ve
ai IC. Atu b )LJà m firmata f alvum fubduce- It; perfectéque obítru- ctionem 1 (€CETA; priüsattenuanda erit, &
prapa- àm evacbetur. us comm ittiti r error paffimà Me- urandà,c um cmuffis urinam. lea rromptiüs accedüno; quz coctum Guatiati 'etia1n
.Sarza pari- p nea artificia» alioqui
eS 27 Nace wer doit InOr- ,&
ebundé pro- cónfcrtim. ma- A » a
crat- autem parte callefcat , cxaf fiot
f quando ab initio purga o
Paralyti- €i$ fndors fera inu-
ülta. roe LAYGUfI-
jv, C5 dl ren i Paralyti-
eis oleav$ fyeri ex oleis nimiümrcalidisj& ficcis,faltem folis; ?i$ Cali-
dn mala. Olea ff:i- sata fola
éputilia. Paralti- g1$ vera
115 utilia. Paralyti- : €i vubif-
€atia qu do conve- PIAB? .
Rubifican Ha guo ufque cuis
adbarere debeant . Paralyti-
eis cuctur- àiule u- :r56 D. SEPT ALII MEDIOL. fior reddatur;magisobftruat;atq;
difficilior red- datur ad motum;&
ad'evacuatióoriem . 7$. Quà etiam
ratione inunctioncs non debent
periculum enim impendet;ne materia nervis ad- hietens nimis exficcetur,& la pidéfcat:
quarellis femper pinguia mifceri debent;
unde edat vis ignea illorum
coercebitur;re exhalet , & diutius
adhzrefcent , neque titium exficcando contu- maciorem morbum reddent . 76. Vtin paralyfi curandà aliquando
vefican- tia; poftuniverfum corpüs'
evacuatum , fca apuhs , aut
brachusapplicat? debent , ut materia à cere-
bro,& principio fpinalis ad extetna attracta eva- cuetur;ita rubificantia folüm poft illa&
t progxef- fü temporis ( Avicennas
trieinta poft dies iis uti- tür ) fpinz
dorfi applicare convenit , tim ut reli- quias
materia extrà vocemus fpiritus 1terum in
partem revocerütus , ut ea revi-
faneuinémque dod 7. Cavendum
tamen tenc, re rvbificantia e e
adhareant, vt veficas , aut puftulas 1n cure
indc cant;fic enim fpirittisa d partém non revoca- rentur;fed diffolverentur: có vfque foitur
finapi- fint, dropacéfvectti
adhaerere quamdiu rubida pars prefía
d1eito not fcd robida perfeverát. 78. Cucurbitularutmufaüm quàm maximé
com mendat Avicennas' poft ex purgatum
corpus , ca- pitibus mufculorum partis labcrantisápplicita- é permittendi fint, n albefat,
&,qui,- rum finefcarificatione;nen quidem ad extrahen- dam
. "E
4 LOT oe Jnireda, — o eas aa SER:
intus eos f nnm - ANIMADFERS.- LIB. V]. :3€7 ; dam materiam morbificam , ut cénfuit
Geritilis , dot: qus fcd ad evocandos
fpiritusad pártem fere demor- texas ap-
tuam:quod ut obtinere poffimus, animadverten-P/ieanda - dum, cucurbitulas angufti oris effe debere,
cima multo igne effe applicandas, ac
divtiüs non effe,, permittendum ut
adhzreant;ne diffolvatur quod ab iis eft
attractum. De C onvulftone .. 79. Y N fpaífmo; motu irruentis materize
ceffan- Wie : v . es CHC tc , ut cucurbitulze mediis mufculis affixze
, ^4 rhitie p ome "- la quado, & fcarificatz extra ufi m funt ; ita
cavendum eft, ubi af 3e f£nibhns mufz Wr
"n ! -- 5 bnious muículorum ubi
tendines funt , affi plicabdá.
gantur. $c. Addit Aretzus , in
illarum applicatione.» e 15] ,
Cucurbi parce ttammam excitari debere;nam
que à lab cucurbitz fit compreffio.dcloris,conv auctcr efTe folet:molliüsi adhareant.
FIS (ule i ulfionifque jj; fms gitur trahant; & diutiüs qZo zppl;- canda.
81. Cavendumetiam, ne pars fübjecta; detra- Ceci Cus cucurbitulissfrigore tentetur; pars enim
rare- '/!!s faé- facta facile frigido
a£re admiffo riecret. latiss p^ $2.
Cuftodiendzautem quàm maximé ab am- ^um
biente frigido partes , que calidis balneis pro- visis xime 1mmcrfe fucrint ; qug perfricatz,
quaii gatz,que deniq; dropacibus,fina
pifmis;aliífve » ingeniis ad ruborem
deductz , au nes calr- t quovis modo 4j, foe rarefacta; quód nervis frioidit aS fit 1nimica, ma- zz. £eriamq; convulfionem facientem
craflefaciat. $3. Quapropter etiam
fupervenierte füdore» ossis L. 4 cb
do- fe fador.fu pervene-
rit, quid agendum. 1698
LVD. SEPT.ALII 7MEDIOL. ob
doloris vehementiam ; maxime obfervandum
erit ; ne mador ille adhaereat ; néve frigefcat , fed omnino abftergendus erit ; fed ne rneatus 2
aperü frigiditatem admittat ; Béve
effluens fudor vir- tutem exfolvat ;
calente aliquooleo partes erunt
MelZcho- licis :pur- gantia li-
quida ma gis conve 9UADE S
Cuando "altéAus fangnis
5, et qua do fappri- auendmus ,
f(E9A JE5- 4 , ttnhá .
delinienda blandé. In AM
elanchelia . Vamvisnon negandum fit
,in hoc mor- bomedicamenta , qux
exhiberi debent ad evacuandum humorem ,
füb quà- cumque forma concedi pofle ;
veriffimum tamen 94. -eft;fi liquida gunntegekuss multó magis
utilia ef- fe;necin omhibus ufum
pilularum admitti poffe, Ob ficcitatem
melancholie; quamvis contumacia materiz
ad eas nos revocet : nam robuftius agunt
combinatà vi,diutiüfque in ventriculo hzrent; & vehementiüsà capite prolectant . 8:. In miffione fanguinis per fcétam
venam, quamvis fciam , plerofque Galeni
au&toritate in- nixos hac uti
diftinctione , üt viribus confentien-
tibus , & morbo masno facto, fecetur vena , « fi ater fanguis effiüat;educatiür ad debitam
quanti- tatem ; fin fübtilis, &
rubens ; ubiad tres uncias effuxerit; fu
pprimatur: petpetuo tamen ho cfer-
vandum non eft; aliquando enim aliquà datà oc- cafione, cüm ca perit morbus 1: sin cerebro ;
opti- mo fanguine exficcato , fiin
univerfo ab undave- rit fanguis, &
torofz fuerint venz , (aneuífque in iis
nüllam conceperit labem,;fed copi fc làm pec-
cet —————M—Ó— M -ANIM.ADFERS. LIB. FT. T | cet, fecanda quidem ierit vena, &
fanguis,ctiamfi fübtilis, & rubens
effluat,omnino in debità quai titate
erit evacuándus, ut revellat à ca Dite, 1m-
pediatur , quó minüsin nleram bilem vertatur , aut melancholefcat. Galeniieiturfentengia
ve- « "P € ra erit ; ubi non adfint
fiena verz plethorz ;tunc D Y, enim pro
revulfione expedit fecare venam , & f1—*
n iorum cundi videris nus ,Cümin venis maenis í
abundare nierum fanguinen n viderimus,cfflu cre -
finemus; fir veró fübulem, & rubrum, fiflemus : quod p« otiüs: i ptus fit imclancholicum
fanguinem in fupernis exiftentem
attemperare , & ad beni- onain
naturam revocare, QCoffa 7 r D Ss $474 U y Leute ru ED D e 2 Y eR ET
iunt 56. Foramen tàmen femper amn»lurm fit, ut, fi , i i CIS nA210»T2c* In craffum faneuiném incidamu: s,prompte
efflue L3rbabess mw». cH i Ab. re pofht;neque tumor circa fciffuram
excitetur. Jit ampla. M e OW *K»TS P T7
| 14 ^ y ad. 3 m 957. Admonendus etiam
eft venifeca , ut difle- Fzz4547 A5 ven:
TP 1113313 7? 3 ^ * lc la f 1^1 T Veto v
wap Y incutu 111 mi iquai [a im ud AVL ;Lh€ Crai- vintuli $ fioris fanguinis effufio impediatur. incifa
ve- 24,0 me hne f AES 2L antLeli- In Epipboi A "IZ C6 p10J0 ad oculos bur
u22101- lancholi "hn . * 4/4 ATtflt1 4 C$ e Li ^ 3
Au LJ PUER MMPEAMCTOCNGI TEMOR b
epibbo- $8. Vamvis , cumocculi fluxibus
humorum. p? f fle : " cenfherir
Cial D 2 4 fA0Culort -4, tententur ,
cenfherit Galenus nmm 6.2d- qni,
"we Db0or. 21. Efi 13« AM eb. tilt. ob ad- t "mn " X ) X FIDUS tete) bd d^ 2d dd d í AAA VA-LL4t wr LER,
NEIDRU- ftrinzenuum ufo effe abfipendum
; 1n epiphoráa gz As uet y ". : I E
ED tamen multoófecus faciendum docet;
poufimu "1 -- ^ TR we ^A^31 E
"—— Mood 441 EU in Lema
Oo:cumenimailiuxus nuimorls iit €ex-
C» uy). P Re 014115 , Ct" 170. LFD. SEPT ALII MEDIOL. In fluxio & materia in Intimioribus recipiatur,&
ab exter--| sibus alii; nà tunica
quodammodo repellatur.aut faltem abi] ad
oculos cà nonadmittatur , cui aqua ex rubi fümmitati- abitinen- bus, ex foliis teneris quercüs, ex
fragis, & (imili--| dum 45 ' bus,
vel compofitis , aut ferrata convenit :at ad--| «dri»? ftringens ficcitas numquam admitti
debet, ubi]. QÓAS. C conmimaciorem & folutu difficiliorem
efficiunt affectum, & fiepé etiam
actioni visüs non leve af- ferunt
detrimentum. 99. Notant recentiores
viri doctiffimi, & poft multiplici
experientiàà me comprobatum eft, in i
Via 9laucis ocu l1s,ubi etiam vene ampla confpiciun- agbla i, ; 'ü f mitioribus remediis agendum
effe, quod for- G'anmcis 1 "Herila, affe magis fint pervii. agendum. | 90. Mafticatotiis,&a
pophleegmatifmis uten- In epiplo dum.eft
potius , quàm errhinis ; quae tamen pro-
va errbi- grediente morbo , & frieidà affluente materià , ?5 ra^ modo validiora non fuerint , in ufim
aliquando venire poterunt: fic enim
averfio materie fietà aeatibus canthorim
oculi ad nafüm. 91. À fternutatoriis
cujufcumque eeneris o- mninoabftinédum:
impetu enim propulfa mate- cul»us LTiàà
Cerebro per nares , & pereofdem meatusa
poii; f, 9010s promovetur,& ab internis, & meatus ma- gis aperiuntur, * ,
247 t2au» SK FA dita- dPor:a $9 v
gten ida» - humiditas ad
internas tunicas, & intra corpus; p^" T
A ANIMADFERS. LIB. VI. In Opbtbalmia. 17
| 92. Y N. muliebris lactis ex uberibus recenter emuléti;aut ftillaa ufüad demvlcendum. vehementiffimum oculi dolorem, ut
principem, ; locum inter hujufinodi prefidia femper
obtinuit; ita cautio adhibenda;ne eadem
lactis portio diu- tius parti àdlizreat:
fepé enimab zftucc rromp- tur, & à
vehementi calore oculi acrimoniam ccn-
Cipit;abítercenda Icitur blandé eric, aut novo la- Cte afperfo fn bluenda. 93. Opiinfusin inflammatis ocvlis neque
fre- quens fiGneque multus:quamvis enim
ip eo prz- valeat refrieerand! vis,cüm
tamen amarotis non- nihil habeat, fepé
mordet , & dolorem adauget. Qiód fi
ex longiori morà prevalente frieiditate
| fenfus torpefcit ; & fübinde dolor imnünaüitur , | tum & per frigiditatem temperatur
zítus,craffe- facto tamen affluxo
humore contumacior reddi- tir morbus ,
curatüque difficilior ; tim & visüs
actio hebetior fit , vt etiam Galenus cbfervavit , 3- Meth. med. c. 2. GO" 2. de compo[.
med. fecundum Mocz; c.1. | 94. Obquasetiam caufss rejicieb IAM etb.med. ult. ea,quae vehementer Jeuamfirefrigerent, & re Imibus oculorum ,utaca t'Gat. 175 J rineunt,
ellantin inflammatio- ad [0
^ ) I
ciam , & hvpocyf ^ tin; n6.»
fiuxit,exituü p EN "T (31*5
ITOnl- materia morbifica ; qux
eó in lbeatur. 9$. Et quemadmodum remedia in hoc morbo ILeni:
Ha effe debent;ita ullum lentcrem ha-
bere Laéle ent liebri qua
cauttone utenda us obhtbal-
UMA e ^s 720901 (94 7310 — (N n
TWIA 06H - tbalmia Obt! nfus
2e9u fi 4 Lj guens , 25€
Qt mul- t» $
Is, Adífrtn- gentia va
lid 1 op L - thalmia IL. gie da.
Leztortn LabentiA 12
LVLDSEPI.ALIT MEDIOL. bereoportet
, ne pertinaciüsadhzreant , néve , fiij
epbtbal- 2 xulvifculum aliquem ex
pompholyge ; Cadmià , | 3C IH- esindda plumbo;adjungamus ,arefcant,
acrimoniammye.»] — vel ex admixtione
acris humoris , & calidi adíci- pun
Allami- fcant: Quare licet albumii naovorum diutiüs cone--jati Poi. quaffata cum aquà rofarum , vel my illnm
Mis fondi va- velfimiliunr, .acípuma
yes atq; iterum detra--] i4 :io, € cZ.
Ca, maxime omnibus pro "bentur, acin ufum du-Joniic qu2 c4- Cantur , cum tamen tenacins,
adhereant ;ut huic "pene * .
incommodo occurramus , foleo ego ovum recenssit: ad duritiem quamdam c3 «coquere, &
detractáil Andes - flavà parte, per expr
effionemex albo aquam ex-4» 1 - 4 À
trahere & i illà uti cumaliis; aut fané in loco cavonlile mA UE EV Ta cc iari albi, tutiz , & aqua
rofarum por rtione P impofità, in modum
cementi ; per duplicem pe-- tam expref
tione fact, aquam, fuccümve extra-y
DESEE o BB li TRE tisocults fine moleftià , &9 maximo cum. fructu utLfolco . ! | pios Cod aereis cum Gal. 1j: ELS ) Emplafi jb onmbd.22. emplaftica um
vimchabentia , & refri- fut eis in
eph cerantia in lHippit udine conyc 'nire., ut diu itzusad- d.) tbalmia Y ereant , loi |gtoríque te porc
refrieerando re-Jio pellant;ubi potifimim:
iit ophthalmia fit ficca «Jio. aut humor
effiuens tenuis;necadharens; ubi vedi rÓ
vi dior fit, & mordens , füpcriorem cautio-
nem adl übe bin BIEN FH: a9 Obf:
Van zu pratercà, Galenum e MEM eb nti»dü
- AMeib. xit Ad de coni of. med. lecundum loc... 2 em itpitu interlenientia do lorem in oculorum
infian ^E 3n dine, nog tione,
cumalbumineovi,& lacte collocaffe deco
feine. Cur. de xnu iugraci;id veró plerique Medici paranij ex fe-
k | i1 1T
S 1 Gianao
utendum. J-XNIM.ADFERS. LIB. VI.
173 2
x femine; cüm dn mm id maeis fit ca idv mi, nuam conveniat in oculo rum inflammatione
»; [um calidum in fecundo gradu , &
ficcum in pri- jJmo pofüerit Galenus
femen 8. de fmpl. »td. fa- ^ s.d ind.
affumi ieitur pro parando hoc decocto ad fc-
7147 YA Jrendos oculos debebit
herba pía, & ejus folia, AS Mond
A ilioqui augebitiir inflammatio.
— — v 98. Quinimo in illius ufu hecfit cautio ex
Ga- Fzzugrz- enoibiderü , nein ufüm
ducatur , nifi priüs ab- cz a&/sen
uatur diligenter-; ne pulverem admixtum ha- dum ante |beat; femináque etiam erunt excutienda :
sícque 244 Zeco- Iromimunem errcrem — -
E^; to 99. Infinita propemodum remedià
, aquas; |ptilveres ;&alia; cum
videa im& paflim pro )jpe- 1l 5
& fcrib! ) placet iili ud h MC pro CaUutloneadnc- i 31
4ÀAC ; quod 1 Goctrliitno Mercato lib. Iu Jepii: Aii
orb. curasi. c. 30. fcribitur . In oculorem curat M vilia ad- ie animadvertendum , quamvis pluri rima pra
dpieiited lcripra fint remedia nono —
'5, àut plurimis j aut femper effe
utendum 'Serim boni promut- Jtunt; quàm
praftenr, ut a1 G ;alenus . Scio profe-
I5 , pl ures inom 'dam cocecit atem ded " Ctos piles "vo Í^ p(le copia mdalium um potiüs , quàm defect tu
3 ex Attn Jnequeunt enim ocoli ; quz.
proficua fant , citra: —— Jdamnum
perferre; ide Le quz inordinate; & ci-
Jtra rationem adhibentur rco.
Iníüuffufione perfectà; quam Cataractam I» eatara barbariappellant; curandà;4 aci removendà ,
4a — oculi drautio hzc adfit, ut
niinauam tali cutationl ma- 464 rere
inum admoveamus ,fi tuffi xoer laboret. Si e- ve742 &o. Ph
l1: Planen sleid SZICLA dina stes deed TE PTP RENS. FEET inim acu introducia Íiupervenerit ; perf
rationis / $ LESE DCIlCll-
jexicu ide E Go CE "P A E,
x T" ZU cdet ubl CENT 574 LED. SEPT ALII MEDIOL. - . AN e E -m w4Ot-periculum impendet: fi
veró tunicula depreffas ju: Bre Ciesa,
ex.concuffione veheméa dimota recurrit |
»ut WA. - Sternuta-
gneuto 1m pediente ; 90 1705?-
dirtpoji. Catara- éfa, ante- quam aca
cp 1- "TP quid cavenda.
Auribus. fS x si fim -
2106 labo vYaOAIlibus 'Ui Cone
nin! . ror. Si veró jam
deprefsà fternutamentuma, | u( immincre
zger perfenferit; unde aut recursüs pe--$io
riculum immineat, aut inflammatonis in oculo s; «ri fummitate dieit dextré majore oculi angulo
có-- oui preffo, & perfricato,
periculum hoc evitabit im- do pedito
fternutamento. 102. Quoniamante
curationem hanc per acüs fuii Medici fe
pius ut periculum faciant , an fatis in--] i0
craffata fit , ut actioni per acum factz cedere pa- jeu rata fit fine ruptura ; digito pupillam
compri- Jii munt;cauté id facere
debentne fi valentiüus id fa-. fis:
ciant, nimis tuniculam attenuent, facilémq; red b; dant ad difruptionem. Cautiones ip " MAurium morbis curandis
. N. aurium internà
curandàinflammatio- |». ne, à
repellentibus,& oxyrhodino abfti--.,,..
nendum omnino cenfeo ; cüm eniminternarumb. |... cerebri parcum repletarum foboles effe
foleattk c. materia eó detrufa, fi
repellatur ; ad prinapemos.c partem
remeabit,& debrium quandoque pariet, kr...
aliquando
veró alios cerebri affectus... Quód fij...
Galenus, 3. de compo[. med.[ecundum loc.xepellene-..... tia, & oxyrliodinum in doloribus aurium ;
& 1n». |. inflammationibus earbimdem
cócedere vifus eft j,5.. id intellizendum potiüs
eft de phlogofi,quàm de:j verà
inflammatione. Si tamen non magna
fuenit;;| atque non multam in
particulà,& cerebro fübeffe:|
mate- I95. -ANIAAMDFERS. LIB. VT. 17$ materiam cognoverimus , repelient ia aliqua
in ifum venire poterunt . 104. Qualiacumque tamen hac fuerint; qu.
5,5475 "lid leniendum dolcrem,
& refrigeranduminfun- 44,245
"entur,edamfi xíftus maximus in parte fue nt, applicita iumquam frigida appli licari d lebebunt ; nam
cuüm a4 aem 'Janguiais fint expertes
aures;facile ad fibi co 'gna- fsat frigi-. " am
intemperiem frigidam flecti poffunt : tepen- 44
3a 1gitur fenpercum Galeno adhibebusm. "y tof. Quód fi dolores contigerint à frigidà
ma- /?, «urs 'erià partem extendente,
qua actu calida funt, & 4^'»r/óws
"potentia omnino inftillabuntur : fic enim & fri- pu | ridam intemp »eriem evincemus , craffam mate-
ume iam magis difcudemus, «
penetrationem adju- lvabimus. Loth
ind 106. Intinnituaurium à lue Venere,
alioqui 4ucezds. paturá fuà rebelli ,
& vix fanabili , cauti fint Me- Tionieui
lici; neque vehementioribus remediis utantur : asm one& enim experientià obfervavi 1ma]jori
ex par- f« morbo re;dum tinnitum
hujufmodi nimis cbftinaté evin. G?^"t?
rere tentàffent, omnimodam fürditatem induxif- "^'^" ie. Siquod autem remedium illi auxilio
eft;uri- 1a afini ,jn quà per noctem
maducrit lienum. porem X pont] caftorci,
& mentaftri fafci- ,,,;,, Ifrulus,
diftillata; & auribus inftil lata,aut per eva- ex »ior£o "dboratorium excepta ; maxime 1d praftat
; aut Gallico e Apleum Gvajacinum eoffy
pio exceptum ;4X auri- modium. pus bon nó . !
calefaci é- ra nó ap- plicanda.
It221t43 Canter £2. CO0YORA li fatuva 1 catarrlEo
Pun. 176. LVD. SEPT ALII.
MMEDIOL. , j De Catarrhbo. 107 Vamwvis optime fciam ;.ab
aliquibus etiam praftantiffimis in arte
1 medicá viris in catarrho curando
cantera proponi inurc ndaad fituram
coronalem,quo lo» co illi committitur
faoi Ftajits ut & caput expur- ectur
ab excrementis,& ab infernis ad fupernas,
& extra corpus cadem revellantur : quoniam ta- men vix greg poteft, craffiora illa
excrementa» aícendere poffe, afcenfa
vero per futuras permea- rc;
vcrifimilius autem eft , externe producta per
cas deícendere pof dn omnino re ejicienda,& 7 ab ufu inedico repellenda effe videntur ; quod enim
ali- qui (ibi fingunt
tfufpendiyintercipique materiam, ne ad
pectus fiuat, tidia ufum eftzquo modo enim
fufpendi queat ; quod graveeft , nullo retinente ; ne mente quidem concipi poteft: cüm veró
hic neque occlufio adfit vafis sali
icujus $, neque delica- tio, aut CO Vii
lle nc iba mor intercipi dici poteft. At
veró nequetxev d eft,cüm nul- 1a fere
fit diftantia latera í zuleiteg
E enim denudato cranto periculum nof
: neque derivatio , cum hac adl].
i&t- qiaminniius t cjuseritufus. Atabufuss]. cognofcat ? ? quis adufto pericranio
fecuritatem.s] pollicebitur? quis
1nflamm: interna periculum non
vereb! ibi men ibas T externa cum inter
"nis per nervos, "2 D 1 T^ "£/51^*vrnmt c 1^5 (^17 dba venas, perat "V Ci pericula viíà 2^ doc ntanum.Coz[ilio 36. pro
atio nls & externa,
Itür;aduíta parteis. eria:
sjunguntur ? Atl :2end: met. io; ob
multa» ANIMADVFERS. LIB. FL 173
pro Nobili Veronen[e 143. C" 170. Hieronymum Mércütia lem zz T omo 3. Con[iliorum; [aptus
, 8c poft omnes Fabium Pacium,z
eruait:Jf[imis Com mentaris in lib.
Adetb. med. lib. $. cap. 13. 9
"Appendice ad lib-7.omnino genus hoc auxilii de- teftatos fuiffe. Ego veró libere affirmare
poí- fum , me quadraginta horum annorum
fpacio s quo in magnà hac vrbe medicinam
facio, nul- lum ex iis quibus cauterium
hoc inuftum eft,vi- diffe à tali remedio
adjutum , fe d aliquos etiam
inflammatione in parte excitatà effe periclita- tos : potiffimüm primis annisjuventutis
mez» quo tempore aliqui adhuc ex iis
vivebant ; qui barbaram fectantes
Medicinam , frequentiüs Catarvbo senus
hocauxilii in ufum ducebant ; fed fübfe- ad pulmo quenti tempore , Medicis fpe fuà feaitlitia
fa. "t5 et tho piüs,exoleícere
tandem illud, & pofthaberi me- 74/0 1r
I1to CC pit. Vente s 108. Vbiad
pulmones, & thoracem , quin. | Mam
& ad fauces irruit materia , five tenuis fit , five lofr, craffa , eargarifmi numquam 1n ufum veniant ;
Gargari- ex motti enim attracta materia
fepe fuffocatio- fmata fa» nis infert
periculum, 109. Quin & ubi partes
fpiritales jam reple- tx funt materià
crafsà , à uad abftinen- dum ; cüm non
leve inde fuffocationis (ubfit pe-
riculum. IIO. Quód f fi homo
tabi; aut afthmati obno- xius fuerit ;
idem genus auxilii fugiet. Iri.
Solümtuncconvenient;cüm fluens ma- teria
acris fuerit ; & autexulcerationisin parti-
bus M gienda, ve
pleto bo- YaCe . Aft bmati
aut tabi chbnoxis gargori-
fmmaf fa 451 . Gar, ear
ft ^5 ; 172 198 - LV D. SEPT ALII. MEDIOL. eatarrlo. bus gule ,aut aneinz periculum
impenderit 5 quádo con t&ncque &
blandé id erit preftandum ; & addi-
veniunt - tisrefrigerationi adftringentibus , Catari — Y12. Quoniamaliquos effe fcio , qui,
ut con- non [ft^ timacem, & moleftum
morbum brevi tempore di narcc!i (e
curate poffeoftendant, ftatim nullà urgente»
055» ?7^. geceffitate , ad fiftentia. catarrhum accedunt ; $OAgDA HT nA a 31.5 : TET. d CV. Juste ue Theriacam novam, Philonium , pilulas
ce cy ecffitate. nogloffo, & fimilia
exhibentes; animadverten- dum erit, iis
uti eosnon debere ante humorum
expurgationem, & revulfionem;tunc neque fa- ciléad hzc veniendum, neincratfata materia,
óc refricerata, fi diutiüsin cerebro
contineatur;ce- rebrales aliquos magni
momenti morbos pa- tiat. Ad earamen erit
veniendum, fi eravia ur- ceantfymptomata
, ut fiita effündatur humor in pulmones
, ut graviffimam tuffim , metum.
fuffocationis, exulcerationis, vel rupturz vena, acerrimà viafferat; tunc enim miffo fanguine,
fi opis fit, vel enamillico, & ante
purgationem fiftere licet hünceffrenem
motum. De Zdngina. PM Voniam in hocmmorbo miffionem quii , loboranti dem fanguinis per fectam venam
o--] bus que mnes neceffarium
auxiliumeefle fa--] , vna [it tentur,
fed in loco deligendo variàffe video.aliiss] ,
ficanda. ex brachiis femper emittendum cenfenübus;.f aüctoritate Hipp. 4. de vif. acut. 30. &
quodi] fecti$ in brachiis non folum
univerfum corpus:| prom- ANIM.ADVFERS. LIB. FI. 179 proniptiüs evacuatur , fed fimul.eiiam non
pa- rum fanguinis à faucibus
revellitur:alus ex par- tibus infernis ,
faph hanà, vcl e.- venàtali, quód
fluentem fanguinem in fluxio nis initio non ÍC- lum ad contraria k ci laborantis , fed &
fontis transfundentus, «x ad OM i regula
à Galeno tradita revellen dum eíle OQ
(tendant : cum.eitHr laborans pars fit
collum , fons'autem transíun- dens fit
jecur, pracipua íanguinis officina ; fi
fanguinem miíerimus (célis venis 1n brachio, tantum abefi ut ad contraria fanguinem
retra- hamus , ut po ;tiüs ad partem
laborantem av Oce- mus: vena fiquidem
cava indelata in duos ra- mos fcinditur,
levium, &.dexuum, qui in jugu- lares
, & axillares dividuntur: at à jugi axbus
externis lary n91s v afa ortum. ducunt . Sanguine joiturex vei nis brachii tracto, certum eft,
ad v e- ias juguli edam trahi ; sicque
potius morbum. augeri, attract o
fanguine ad laboratem partem, vicinià.,
& inflammatione fanguinem trahente
In hac controverfià ceníco ego,on nnino animad- vertendum efle , an Corpus mk iximé affiuat
fan- cuine,five natur " mies
ibanteactam vita mfive €x folità ali
iquà evacti tione (up p reísà ; tunc
enim ce níeo; f inguinem velex vena pop nus; vel malleoli effe detrahendum, eàdem autem
die, urgente morbo , vel fequenti ,
Jecoraria, vel ce- phalica erit fecanda
; & fi non cefferit morbus, rübor
autemadfit faciei, amp »liüs etiam venicn-
dum erit ad fectionem venarum fub lingua Á Quód fitanta non premat fanguinis cop la ,
In- M a Ltaci1s Mani om M
LVD. SEPT ALII MEDIOL. tactis
venis inferiorum partium, przftare credi-
derim , ftatim cubiti venas fecare; moxq; ad fu- pernas incidendas accedere. Inamgina | 114. Repetendaautem & ex
brachiis fangvi laboranti 31s miffio eft
; non folüm quód maeis revellat; &us
iteri- minüfq; vires debilitet ; fed quód obfervatuum, da fa? $*i 3t Ce pius ad partem laborantem affluxus
novos zismf?- Geri. aut parte aliquà ; ut onere; quo premitur , levetur , transfundente ; autob dolorem,
& ca- lorem laborante parte
attrahente. 115. Cümautem aliqui ex
moleftià medica- Wrlires mentorum , aut
quód naturà medicamenta ab- potias dà
horreant, facile medicamen ta evomunt; preftat
da, quà lemper potione uti , quàm bolis ; aut pilulis : fi in folida €nim- contigerit pilulas, aut'bolos
evomi , cm. foma. conferüm , & magno impetu ad anguftias
op- preffi ab inflammatione tranfitüs
propelantur, fuffocationis , &
ftrangulationis periculum non
leveafferunt. "ngincfis |
116. Quiad difcutiendum ininflammationi-
faeculi ex bus. aliarum partium ex arentibus pulvifculis difcut:éi parantur facculi ; inanginà numquam
in ufim., &ns mali- ducantur , quód
denfando externam cutim po- tiüs
curationem impediant ; humentibus igitur
porius eft agendum. 190 r L)
A notpof[rs De Plevritide. qa slewi- T13. Vamyvis in plevritide curandà
fectà [ ^ . . " vide, dolo- venáà,majoriex parte
exfpectanda ve deften- fit coloris in
fanguine mutatio , €x Hippo- ANIM ADVERS. LIB.VL x81 Hippocratis & Galeni precepto;
2.404f.10.mO- dente , $5 .dó eger ferze
poflit ; ficenim & antecedentemo
fa»guizis inflammationis c: .ufam
avertemus , & conjun- miffone ctam
amovebimus; id tamen p erpetuó ,autin, 79 e5 exe qu l'àcumque plevritide obfervandum non eft:
fiie aliàs enim docuimus, fervandumid
effe;ubive- "975 — pa; quz fecatur
, proxima eft loco affecto : pro- "P!
prereà dolore defcendente , & infimam thoracis partem cccupante , talis non exfpectatur
muta- t10: nam tales partes, ait Galenus,nutrimentum fuum bauriuntà venà füb corde ; & cordis
par- tes nimiüm Inaniremus , antequàm
fanguinem. infiammauorem facientem evacuaremus
. ! 11$. Quin necfemper quidem in
plevritide Neg. viri« partes fu | €rnas
occu pante 1v itti eó ufquefan- bus debsli
guis debet , quó coloris in co fiat mutatio : fepe ws enim dum coloris exfpecta mus mutationem,
Vle tales vires concidunt ; nec zger
valebit ea € pe- ctore vacuare , quae
aut refüd: int , aut diftupta Vomicà in
pu Imones defluxa collecta funt . ; 119.
Etevenit etiam, ut, etiamfi vitales vires Ne; ime confiftant , non exfpedtari poffit ulla
colorisin, P^per- fanguine mutatio , fi
infederit loco firmiter fan- "!/^"$4-
guis , & in denfiorem membranam infederit . dn 120. Licet plevritidis curationem primo ten- tandam docuerit H1pp.2. zest. fomentis, ut;
an iis curari morbus poffit, tentemus,
& dolor mi- I» blevri- | tide foti-
| | | bus quan | tefat;idtamen
neque femper, neq; in qui US doueer- |
plevriuüde , aut in quàlibet corporis conftitutio- 44 , | ne,autquovis fctu praftai poteft ; fi enim
Jam qwinus morbus auctus cft; aut v
ehemens cft inflamma- M 3 to, (5o
CZ 182 LED. SEPT ALII
MEDIOL. tio. &dolor; zftüfve
magnus , aut corpusimul- to fanguine
repletum , non alio hujufmodi re- medio
uti licet; quàm aquà repente ; ne 1na-
jor eftus ; dolor ;.aut affluxus materie ad lo- cum fiat.
2r. Át magni etiam in iis fotibus; qui ad nzo1 4emulcen dum dolorem in ufum veniunt
;adhi- x a. bendis cautione opus eft: fi
epim ad fupernas t^, fons DATUES
pertingat ; & verfus claviculam ) dol lor,
ftntbug; €um & materia acrior , & maxime calida effe ; di. foleat; calidis; & humidis actu
potius res crit uanfigenda : fin ad
inferna. vereat dolor ,qui Dolore 4;
€tiara nonadeó pungeriseffe folet; quiquencn,
Jeendetey ]eveus flatuum copiam adjunétam habet; ficca, f«ti- —. ediaminufüm duci poterunt, &
fané commo- dius ; attenuant enim máagis,
exficcant, & di2e- runtzex humidis
autém attentiatur quiden )ma- teria, fed
crafliores flatus ex fimili materià exci-
tad non 1ta commodé difcüti folent.
Sarculi fo ^— 122. Sicciii fotus , üt ex i ii lici materia vétes [jg parari folent; ita ea maeis
prefertur , quz levis lv, — lit5
ficmilium ceteris prafert Hippocrates , pa-
| nicum, furfures, femina , & flores diftutientes ; : falis autem etiam portio aliqua ob
exficcatio- nem hcet admifceri aliquando
poffit , minus ta- menilhus addendum.
quàm folet, tum ob gra- vitatem, tum ob
àcrimoniam. Mirfeeg — 123. Quod fi ex
fotu etiam dolor mitefcat ; zé dolore ,
DO proinde tamé ftatim evictum effe morbum
ni flatipg, Cerifendum erit, aut à eenerofis remediis ceffan- &[iia- dum,puta.miffione finguinis;fepé
enimad pri- mum Ix plevrt
! ——— M À— — I 9 bum, paululum etiam tuffis fuperfit , &
corpo- ^7 mee | risadfitaliqua caliditas
quz aliquando magis jr infcítet ;
quamprimum dandam effe operati; ut.que
reliqua eft; materia difcutiatur;aut enim
quz relinquuntur recidivas faciunt, aut ad füup- pes ohem convertuntur. EU 26. Non fünt hoc loco pretereunda preftam.,,,
[9 iff ma duo remedia , qux doloribus
iis laterali- bs SM UL busadco uulia
effe cognovi , ut multos, qui j jam p, "aflanti PN jam fuffocari videba ntur, ab hujufmodi
pericu- 5»; e lis exemerim, Primum
eft;fi poft miffü i hdariz gi hui A : ANIMADVERS. LIB.VL. 3183 mum fotüs blandimentum mitefcit in phlegmo-
4^» 4 ne dolor, quód pars tenía laxetur
, fed revivifcit veris re- mox ardentiüs
, novà affluxà materià : quare.» mediis.
fi & febris , & fpirandi difficultas enam perfe- verent , non erit cunCtandum, fed: affluens
ma- teria quamprimum crtit
revellenda. I24. In hoc morbo maxime
pleriq; qui Me- Exrerzis dicinam P
rofitentur , arcana remedia promu nt 7o indifiz
externa, interna : in externis nullum committi &e aede. poffe errorem omnes fibi perfiiadent ,
unguenta cx dialthaa fubuli;/butyro
veteri,& cumini pul- vcre patant;
alii ex calce, & alus cerata, &cata-
plafmata ; alii ex pice , & rebusaliis quàm plu- rimis calefacienübus , cum zgrotanuum
detri- mento: cavenda hec maximé erunt,
potiffim üm In prin C1p10 ; calore enim
fluxiones concitant atq; humores
trahunt; alia veró praetereà etiam
Iaxant. 25. Obférvandum prztereà
, quód optimé !»/Ievrisi annotavit
Aretzus, fi poft devictum hunc mor- ^5 relige
M» 4 guinem 194 LVD. SEPT-ALII MEDIOL. ouinem exhibuerimus tres uncias mellis ro
f. fo2 lutivi , & tantumdem butyri
recentis ; quód fi etiam progreffus
fuerit moibus ; .diffcile autem
füppuretur ; aut difiuptá vomica «gris pericu- ]umimmineat fuffocaticnis,maximé etiam
cone 2. feret .|In eumdemufi:m
feliciter utor quinque 1! unciis olei
aínvedalaru m recentis, cum uncià . Hil
unaàmannz. |In: eumdem ufüm duco infrà fcri- eu ptum : Recipeoleiolivarum optimi , &
maturi unc. viii. aqua fo ntis lib. 11.
excoquantur fimul fine cooperculo.in
vafe terreo vitreato , ad con-
fümptionem totius aque, & póft olei illius unc. vii. dentur , dolorem mitigat ;
fuppuradonems adjuvat, alvum blande
mollit ;acnon ignetcit ; autin bilem
vertitur. e Suppuratione . 127. Vn fuppurati ex difruptà vomicà
vix alià vià recté expurgentur, quàm per gar matis tuffim fcreatu , non multum fpei
in evacua indà siad Mo. €8 materià
peralvum reponere debet Medicus; dice p
al- quód ope Medici hoc vix fieri poffit ;. praftat vnm ex-- 1d quandoque natura, quz nobis
incompertas furgari, vlàsinvenit ; &
ad falutem zgri ftruit ; audacis tamen
potius eft officium,cüm non per alias vias
excerni péralvum poffit, quàm per cor, & jecur fibi tranfitum materia parante , quod
periculi plenumnezotiü femper cenfi; ;
fyncopen enim , dum per cor tranfit,
inducere poterit: cüm veró euam heparattinget,
& inteftina, & dyfente-
riam 1» emt" 252416 n0n
—n M — ANIM.ADVFERS.: LIB. I. |
185 tiam mordaci vi concitabit ; &
fanguificatrice» hepatis facultate lzsà
hyvdropem faciet. Salu- briter id
quandoque à naturà tentatum fcimus ; id
Arctaus teftatur: & nos in purulento ex plev- ritide jamjam cx füffocatione moribundo
vidi- mus in Mane hoc Valetudinario ,
qui cüm phlegmone laboraret ; &
propemc dum ftrane eularetur, (isdores:
jam frieldi adeffent, 1ivefce- rent
omnia extrema, po tiffimüm fa cies , fubito
alvi flucre fu perveniente , maximà fanici copià effusa, brevi rem ipore conval luit:raró
jieitur cum id faciat natura , cüm eadem
nobis incoenitas vias fibi ftruat cum p
rxtereà non fit pet loca convenientia ,
omnino ncn erit imitanda à Me- dico ;
poti iffimóum quia, fi leviori pureante ute-
mur, noxii nihil evacuabimus; fin validiori, vi- res imbecilles reddemus in qu ibus fclis
falutis fpes pofita eft,ut & ferendo
merbo fintidonez; & materia per
tuffim fcreatu cxpelli fatis poffit.
128. Perurinam licet; quz 1n th hnic; pul- monibus continetur materia,difficillimé,&
mi- nis tutó educi poffit; promoventibus
tamen lo- tium tutó uti poffumus , ut Í
alrem materia, quz in vomicà
adhuccontinetur, & quz denuó col- z
ligitur, per veficam exccrni poffit :quód fciamus; vená azygos interdum inferi ramulis arterie
aor tz, interdum ca |vzt vena -bi
furcatz ad renes , 1n- terdum vena
adipali , vcl em ileentibus,& prc-
ptercà frequentior etiam éft per v eficam ejuf- modi materic evacuatio , & proinde etlam
1mi- tanda, cum etiam fit per vias conv
- ntes. 1 Subburae
tis dinreti cA COvens re foffunt,
e^ CH T» i956 | LYD. SEPT ALII
MEDIOL. 129. Inuftione; & fectione
faciendiin ems | pyticis hec fit
cautio;ne à ruptione vomice ftatim 1
fiat , fed cum Hipp. zz Coacis pradictionibhs, dif- ferenda erit in decimumquintum diem , ut
& materia coctione ulteriori
mitefcat magis , quin ab effaüfione
extra locum , ubi: maturuerat , ite- |]. ,
rum alteretur ; & ulteriorrcoétione meliorred- | datur; poft quem diem, fi inuftio facienda,
om- nino maturandum. Placet enrm Oribaf.
9. Sy- nop[eos, cap.3.celeriter
evacuandam effe;neque » multüm
cunctandum, ne virescollabafcant;in. quo
caf omnino à tali actione abftinendum eft,
ne in ilTud incommodum incidamus , in quod cam certo mortis periculo incurrunt, qui in
afci te ad feéchionem numquam veniunt ,
nifi ceteris remediis omnibus primüm
inüfüm ductis , & ja s
exhauftis,& morte pre foribus ftante.
Supture- jo. In fuppuratis vomitus plenus eft peri- "is vomi- E ;fi enim eodem tempore
vehemens tuffis , i As pericu &
exfcre: andi neceffitas fü perveniat, fimülque 5 | le[15.. - evomantur impetti multo ex
ventriculo cr affio« NT ra , vIX evitari
poteft fuffocatio , cc onfpir. ante ad
fuffocationem & efophago , & arterià af perii tum prztereà , quód conftrictis mufculis
abdo- minis in vomitu, puris copia multa
in pectore » repleto — ;magisinteeione
venofr ar- teri compulfa, fie pé cor ita
füffocat ; ut ftatim, I, Supfrya. MOYOES
fubf fequ: tuf. ns vsi- «131.
Proderiteamen inanem vomitum etiam. t5 9o 5, d1gito provocare , non tamen
promovere: fic. B vac £l; . €nim à recs abdominis
mufculis ab infernis par- Empnyc
attando nsrédiaut f'eandi.
ANIMAMDFERS. LIB. VI. 185
partibus compreffo diaphragmate , matéria pa- ratior facilius propelletur. In A flimate . C. Vim majorr ex parte.difficultates ez
re- fpirationis à craf:à , &
vifcidà materià in fpirit A s partibus
contentà producantur, f pce 'tlam non
leves errores à Medicis commit- ti fol
eant; dum illam pr reparantes ad evacuatio-
nem attenuantibus valentioribus utontur , & impense calidis;exhaufta enim fi penu imero
pat te tenulori, craflefcunt nimium rel
1Qt ule; Imcr- bum reddunt
incurabilem. — I5
33. Cum ; quod qu: Magi iid arefa-
! €tione pulmonum fit, coarctatis,8 frin elc- ! bum ductis pulmonum alis , maona d
dilisnria adhibenda erit, ne; dun
rattenuare, abftereere , ' 8 &
incidere materiam ; quevt plerimüm ànhe-
lationem producere f flet, tentamus ; ficcitatein parte adducti , 5s rum1in mortem
przcipitem. ldcamus. | 134. Vrinam promoventia tutó in hoc Ibi senere! in ufum ducin on] li valida | fucrint ; fiepé enim |[pa rübus, quz füperfünt Bent Dliorem redd CUratioi dunt
" p UNT TR 2E. I3j Qu: mvis
qua in C Imor- otfunt, po aftimüm acuatis tenuibus di S thorace continetur ante evacuari * XN $ o»
arte aliunde, Catonem atu- d a
€ [materia , vix medicamento Nie EH ASIERE U aU t | "^
[UTC poffit; botiffimà m à capite aftu AN
r -— I »
!aoH 7^ 1n ff ]ima
te attt-- 214A7111A y e snbe-
se calidas Ala. Aft
Lmna- ticit ficca fa gtt zda,
* A P La. Hct$ diuve
HCA724—- 'ores reddite.difB.
! ecu pus 8.
Aftbmati [44 is 'iraan
1n J fum da-
r4 náA ^ 188 LUD. SEPT.ALII MEDIOL. cet, optimum eritmedicamentis anteceden
tem] tti illam materiamstibi przeparata
füerit;evacvare,.t At id in magno
paroxyfimo preftare , periculi: plenum
eft negotium ;neautfupervenjente vO-4
mitu eger fuffocetur , aut dejectis viribus vitali-J te: bus, animalis , quz per tuffim excernit,
fuc--iiur cumbat. Aflbmatü 136. À vomitoriis, potiffimüm in
vehementia eis vomi- fuffocatione ,
abftinendum erit , quidquid dicattpu:
tus ma. Rhafis ;3mminet enim periculum füffocationissgoi abfolutz : mirum enim in modum nifus ille
pe- Non é&us affligit, metüfq;
adeft, ne materia in cefo-- fimi
phagum adducta afperam arteriam opprimat.. ! 137. Ius galli veteris ex agarico, fenà,
cnicos, ux; A B bmati eis ius gal adiantho, marrubio , hyffopo,
paffulis , femini-- li veri; Uus
difcutientibus , duod paffim paratur , & ài
malus,r Mauritanis primó inhoc morbo , & colicis do--| Cur. loribus adeó commendatur , quodque ab
anti-.|. quis , & recentibus
Pragmaticis paffim ufürpa--[i; tur, quod
experientie non correfpondcat, & rain
tioni adver fetur , tamquam noxium re ici edumi ——
eft : cüóm enim fepiüs in magna hac vrbe à doe... Cu íflimis Medicis in ufum du ctum
cernereimmos, ji 244.5». potiffimum ex
defcriptione Benec licti Faventi--fi, Wo
niz7 Emptrica ; cüm & ego aliquotiessirrito fuce-fi. ceffu,in Tgiiroogs morbis cxhibuiffem.cur
fru) ftraremur noftro £be , indagare
cepi ; atque obf multas raticnes
cbeffe fzepiüs , prodeffe vix vm-- p...
quam, mihi perfuafi. Ex lonoá enim ebullitio--b.. ne nitroft illa partes , quibus maxime
prodeffe. jus illud. 2alli vetens
crediderunt ; tamquama ! tcrre- —
JXNIMADFERS. LIB.VT. 199 |
terreftres fübfident, atque in percolatione reji- "14 cuntur; vifcidz autem, elutinofz,
craffz, tum. & perpingues, excute, pedibus,
alarum extre- rhis mufculofis denique;
-& nervofis partibus promanantes ,
maxime remanent. Vnde non. folum non
adjuvabit materiz ex pectore excre-
tionem , fed craffiore , & vifcidiore materià ,& antecedente, & conjunctà
reddità,contumacio- rem, maeífq;
rebellem ad exfcreandum reddet. Quód fi
non juris fübftantiam , fed qua illi in-
| Coquuntur confideremus ,ne fic quidem in hu- jufmodi morbo cum mult pituitz copià
conve- Á /f " , A 4- q n Amiet: qua enim pro folvendà alvoindu
ntur,aga- ES - t'A€71F124 f^ /bxicus, fena, femina carthami, omnino,cüm
pat- "reca iflrmam adnuttante
bullitio nem, vim omnem. ifolvendi
amittunt, ex longà ebullitione ienéis ix
partibus diffolutis ; d ge vero attenuantia etiam qadduntur, ut capillus Veneris ,.& alia ,
cüm in. gfoperficie vi ires fuas fortita
fint , ex eàdem illas amittunt; alia
veró , ut origanum ,.b trys , far- |
longà ebullitione putrilaginofa reddun-
(rur, atque omnino exfolvuntur |
138. Sudorifera in hocmorbi e enere,qualia — ,
AMfunt deco&ta Guajaci, Chinz, Sarza parilie,Sat- S/derezs ?20ventis
Ma fras , ut concedi poffunt in adthzidid ad iine : 2 2 ajE 59a
amendam materiam antecedentem, quin & con- Wi pas junctam; ita maximé cavendum eft;ne1 IDSTUCD-
4,422). Cn dg44240 rc magna fuffocationeinu fum veniant: fu
iffocan EA Eur enim magis ceri, &
auctà neceffitate fpir adi, ec quide
quandoq; magna fequuntur jas ula,& venarü ze;. lio pulmonibus difruptiones; quin &
morsapfa.; p | 139. Cum
ro LFD. SEPT ALII A4LE DIOL.
TER ;:9. Cümtamen exficcanti facultate infigni 4Tbmitt S lleant hec,numquam in ufum venire
debent, 2 je nifiadmixtis iis quz
dulcore & afpera arteriz fera 1n u-
a : ij poffint abblandir , & humores
in pectore nit [me pulmonibus .contentos
ad excreuonem qmagis dulcibus.
paratosreddere. | Inparoxyf | 140. In
pazoxyfmo ne medicamento purean-
viopurgas te utantur Medici, ne irruens materia attracta.» zà eff pro vi medicamenti non ad ventriculum
, fed ad lo- pinand - cum 1mbecilliorem;
& folitum , fubitó egruma Inaf bi?
iterimat fuffocando . su nó ve- , ) lay : 1
to bam I41. Sic quoque eodem tempore non eft fic- | dion dum á à : ; candum; ne füffocetur zeer; blandiendum
enim 4groimpa S asco remporestefte
Galeno,quàm curandü M /me. potiüseo
tempore,tefte Galeno,quam curandu..
Inparoxyf |. 142 Quin neclyftetibus quidem tunc locus m afib-. eft: neque enim proftratis injici
poteft citra fuf- stis ne focationis
periculum « | elyfterib. 143. Vomitus
etiam;ut diximus, eo tempore3 quid u-
evitandus ; neque enim materia 1n fpiritalibus
zndam. contenta evacuabitur,fed quz in ventriculo;quq Nec v?! cm per cefophagum vi expellitur , ita arteriamg a £u uéd- o (eram comprimit, ut füffocet
. Non[upi- 144. Eodemtempore füpinus
vitetur decu. 2us ia- bitus; nam;utait
Aretzus;ftraneulatonis peri« €tat culum
affert . Nonfricà o X45 Fricatio etiam
pectoris codem tempore dé pecias, Omnino
fugien da. N««c fove- r46. Quinne
fovendum quidem pectus fponjtt, 4 P di pilas. elis cum laxantibus; calor enim
1lle fxpe flatij bus excitatis;
fymptoma auget, & quandoqu SR
fuffocat . 147. Quam- | [
To Bil ?
INIM ADVERS. LIB.VÍ. 191i «
Quamvisin omnibus feré morbis illud Ó
"y » cratis veriffimum fit , non effe mutanda libene infüituta remedia, ftante.eo, quod ab
1 initio, I vifumeft;in hoc tamen,
commüni omnium fcri- | bentium opinione
, cate a ad eumdem fco- [funipesta
intibus eadem fervanda fit intentio ; A
varianda tamen erunt remedia . In
afibrma te fap? mn tanda me
dicamen- tá. De Sputo fanguinis. | EE Vm infanguinis per tuffim rejectauo-
7, farto ne foleant Medici ftatim
optimo con- 55; c;uis Iilioad d lio nem
fanguinis per fectam vena1 gue vena in
brachio poufti müm dextro ex jecora rià recur /ecanda- rere, animadvertendum, fepenumero idin mu-
3anguinis | licribus evenire ex fup
preffis menftruis purga- ^ /putoex |
mentis , autaliaceffante evacuatione , quz. per^ dentis JJ haemorrhoidas ; & in eo cafu , fi
fanguinem ex ^^ ifibns | brachii venis
extrahemus; peffimé noftro egro- 7, , J
tanti erit confultum; po tius enim flinio ni adde- ^^ | mus occafionem,ad f iu periQi arationevacu
rt | euinemattrahentes E it1gltu r,fectà
vena lin talo ; ad inferna retr ahere
fanguinem , mcx |repeuus vicibus ex
brachio etiam conveniet * ll'eumdem
corrivare . 149. Sed ut in reliquis
occafionibus 1n hoc, " I morbo ,
dum ex venis brachii fanguinem eva- 5 ;,;
icuantes re petitis vicibus, & 10 non mu |tà quan- affatun ef fi ritate 1d à aft: umus ;ita dum ex talo
fane ineqa/7; gu:- Blob eas cauf: as
detrahimus, copiosé, & affatim idaz derra-
'd praítabiaaus ; ut sera fiat revulfio . b::dum Co-
qua ven& r2 'LVD. SEPT ALII A7£EDIOL. sanguin? — 150. Conanturaliquiin fanguinis
peros re- veieclant jectatione
cucurbitulis aut illumad loca,unde 4|!
bus cue-. effluit, revocare,aut in lifdem retinere, feliiin- |^ eurbitula terdum füccetfu; aliquando cum
zegrorum cala- patti «ff- mitate ;
proptercà diftinctione opus eft: namfi |^
x4 quà? ab externaaliquà causa in his partibus vas fue- eonvetit * yic difraptum , indéque per os
fanguis rejecte- tur , fi cucurbitulà
fluxum retinebimus , phleg- monem in
parte fine dubio concitabimus.Quod fi
non rofo, aut difrupto vafe; fed reclufo 1d fiat; tutó cucurbitulz tuncadmoveti parti
porerunt. 151. Cavendum maximóé, ne,
quod plerique. |*^ kii Á faciunt , à
rejecto fanguine per difruptam ves |
guinis fu PATI glutinantibus ftatim utamur; ut enim hoc [Us 10 quando aliquando confert , fi etfufüs à
venà fanguis 1m. coveniat. pülmones,aut
thoracem per tuffim fit totus eva cuatus
: ita. fi illius poruo adhuc conclufa , & |" fluitans remaneat circa pulmones , tantum ab-
| cft, ut elutinantia juvare poffint,ut
pocius zegrü precipitem ducant in
mortem:vifcidiorem enim [e reddunt
fanguinem , & craffiorem , sícque 1ne- [i
ptum magis reddunt ad excretionem; unde fuf- .| focationes, anhelitüs interceptiones, febres
ve- p» hementiffimz ; inflammationes
partis laboran--['u tis & fübinde
mors. Grumi igitur prius erunti]/a
incidendi, & excernendi , & tunc glutinantiumi'ui ufus eritineundus. In fputo 152. Quod deglutinantibus dictum eft
, adi] ii| fanguinis exficcantia , &
adftringentia omnino etiam erit
adfiringe deducendum . Videas enim plerofque ftam ac tia qua5- infpuentem fanguinem incidunt,non
etiam be-3u;. "ET nepetr-
- ANIM.AADFERS. iLLIB.FL |
193 i e perfpecto vcroloco laborante ;
an thorax; & 4» utilia, 4 pulmones
illum per fe evomant ;anà capite ad && 422»- Il fpiritalia loca fanguis feratur; neque
2rum1 ad- do won. huc adhzreant , &
an fanguis adhucibi fiuitet ;
adí(tringentia, X qvidem valenticra 1nj ingere & etiam lambendo propinare , unde ne
ales Tru nesoborivntur. | . Prafente febre vehemente , in adftrin- 4f
izgé id ous, & La Mig MD...
temperati cffe de- "/2 fafre- I
bemus 5; potiffimum fiaut ab inflammatione;aut Geciniiw l| eiaminde a s fit: non minus enim ex cà im-
eite S £5 CH foc minet periculum, quàm ex fanguinis eruptione,
j,,— 154. Vb1ab ero fione vafis , vcl
euam aper- , li2onc ex acriori
fanguine, ac bile referto fangui- 5; q4jp s
| nis fiat rejectatio , purgandus ab initio ftatim, ex atri tu A erit biliofus ille humor , ne, dum att
emperare» szore. ffa- illum prius
tentaverimus , coplà fua , & acerrie mm pu-
[mà qualitate perfectum producat fymptoma.; 2224s. ineque enim putrefactus eft, ut coctione
indi- Igeat, & cum tenuis fit;
medicamentorum attra- lictiont
facillime cedit. — ^ buf
In / 110 15$. Medicamenta tamen
non fint valentic- In fputo fira, quod
ica calida cum fint ; acrimoniam 1 n hu- hier hes moribus adaugeant X valida motione » nus mctu1ic
Mfluxicnem co ncitent : hinc qua fcammmonium. licont un ent; fueienda erunt ; non folum cb«
Cam, í caufam, fed euam quód venas
aperiant. ^» 4 Quà etiam ratione &
aloé,& ex cà Bar. ue ftiv AMrata
medicamenta 1n ufum duci: ncn Adag PAUTAS
jc c quód 'enarum ora aperiants & acriora fiüt » cannbus ji anm par fit ^ n 4la; a N 1/7. Qii-
Rbabar- barum mm fputo f[an-
guinis fu- fpecium . 1n fpnto
fanguiais quado va lenter fic-
cantibus utendum "ceti fo- ufas
172 f/puto fa»eguin:s linis
falpeélus . 94. LFD. SEPT.ALII
AM4EDIOL. 157. Quinimó R habarbarum
aliquando inz hoc fymptomate noxium eífe
folet ; cimenim igneis fuis partibus
altius fefe infinuet ;'& fan- guini
mifceatur ; quod vel ex lotioimpense fla-
vo ab ejus affumptione perípicué«colligitur; ubi forcé non pro ratione bilis educatur,
acutior, & calidior fanguis redditus
morbummasgis acuet, & deteriorem
reddet. rj$. Inífputofanguinis ex vafis
, aut pulmo- nui crofione, illud inaximé
animadvertédum , an plus fanguinis
exfpuatur ; an puris : fi enim.
plurimum fanguinis , ad ftringentibus maximé res érit agenda: fin veró multum puris
,& pa- rum fanguinis excerpatur ,
potenter ficcanubus erit utendum; citra
multam adftriéctionem;alio- qui pus
perdit pulmones; fic Gal. $. AZetb.6.fo-
lis trochifcis Ándronis Polyidz, vel ex chartà combuftà utebatur. Vnde & cüm pus merum. cxcérnitur, folis fimilibus trochifcis utemur
. 1 $9. Non placet eorum fentenua ,.
qui. The- mifonis , & Thetfali
fententiam fequentes ina rupto ,
velapezto vafefincerum acetum ad for-
bendum, & lambendum concedunt , uz aut ad- ftrineant , aut grumofam. fanguinem incidant
; certiffima enim utentibus illo fincezo
imniiet pernicies; partesctenim
certiffimé exafperat;ac ||; ubi per
afperamarteriam rranfit,tuffim excitat; |
nde nóvum fluoren? promover: dulcórandumi oat erit aut melle, aut faccharo ; atque fic
ina ufum ducendum. 16c. Intopicis adhibendis placet
Tralhliami] £275 uc Voli
ANIMADVERS. LIB. FT. 195
confilium , ut emplaftra frequenter mutentuüf » 2565/5; ne incalefcarit ; 1d enim , inquit , fanguinem
eó vocat, proptercàirrigationes potius
placent. t61. Frigidiffima ramen actu
hzc effe non. debent: przxrerquám enim
quód talia omia pes étoriinimica effe
cenfui doctiffimvs Sener, fi externe
etiam partes rubrx & calentes foerint ,
fangwnenr ad interna propellendo fluorem. conctabunt.
162. Qwvàmvis quz valenter adftringunt , & exficcánt, urgente morbo , maxime commen- dentur ;cauté tamen étiam hacinre
agendum eft , & incraffanua erunt
adnufcenda , ut amy- ]um, far, &
lac: quód àmmoderatvs ficcantium
ufüstuflim excitet contvmacem , fed inanem ; undeant nova fluxio fanouinis
promovetur,aur vena maeis lacerantur. De Ph:hif.
165. Vm inter omnia prafidia ; quz 1n.
phthifi in ufum veniunt, Iac primum.
fibi locum vendicet,ut mu ta de fpecie lactis,de quantitate, detempore, de modo; ac mixtione
, opum? à Gal. s. € 7. 7M'erb. szed.
propofita , recentioribus plerifq;
recipienda ; & commen- danda judico
; ita illud ; qwod ab omnibus fere
recentioribusadditur , nufquam tarnen à.Galc- no traditrm , non recipio , ut à lacte
affumpto non dormiant zeri : cüm enim
per qvinque hc- ras ante cibum velint
exhibeédum effe xeris lac, fi
fomnusinhibcatur, & preftanuffimo auxilio
mA tabidi t0piCA fa» piis tnu-
tanda. Acin fri- gidiffima
effe mon de bent, 944 tboraci 4p
pliczantur. SiCCAVtiA valeter 15
fgate fan- £141n15 em pla fits
admi[cen da . l^ phbtbifs à
lséle ^f Su bto dor- a
nmieaum Tr Phtb 'h ; AEN y
qp anunae al );£$ ^ ^h "4$ 7220.— EU £t. litatis fomnus ille confe: i-6
LUD. SEPT ALIT MEDIOL. tabidi
deftituentur fomno nempe matutino,
pociffimüm cüm exficcati fepé noctes infomnes ducere foleant , autob tuffim moleíftam
fomnus impediatur; fi etiam eo tempore à
fomno arcea- mus , & ficcitatem
augebimus ,« vires vitales imminuemus ;
per fomnum autem.&. vires 1n-
ftaurabimus., & cor pus ficcatum humectabi- mus, coctionem lactis in ventriculo
accelera- bimus. Neque cnim valet ratio
Mercurialis , quód fomno majores fiant
eva porationes; quód in tabe, five
hecticà febre, five catarr ho;& pul-
monis ulcere , blandailla evaporatioiactis ma- xime ad fomnum majori ex parte
deperditum onferar; in verà autem
phthifi cum diftillatio- ne acri, &
falfuginosà, & ulcere pulmonis, tem-
perata haec evaporatio utilis erit ac. acriorum exhalationum calorem temperabit;phitfque
uti- et tuffim cohibendo : quàm damni evaporando ; maximé cüm tuflis concuflt ione lactis «tondodbio amediat
E 164. Cüm phthifi confümptis;
fialuidluor fu. perveners lethale fit
maximà cautione uten. dum eft, fiin
115alvus non dejictatin ufu fubdu-
centium; blandé enim omnino agendum, neque caffram, prunorum dulcium decoctum ,
man- na ,mel violatum aut ad fummum ,
mel rofa- tum foluuvum tranfcerdesze
debemus. De Tuff. d Vód fcriptum fit ab aliquibus , &
do- ctis quidem VAS: E [n ^
ANIMADVFERS. LIB. FI. 197 E
[uriats fitiat; vigilet, qui vbevmata curat . vigilan- in curanda tuffi quàm piures:zgrotantes vigi-
e. C liis macerant, ut fluxiones.impediatit
; peflimo 74474» fane confilio: ut enim
fuperfluum fomnum ce- rebrumnimis
replere concedimus, ita 1mmode- ratas
vigilias muito majora incommoda afferre
experimur; potiffimum cüm per eas vitales.vi- res corruant, quz in. hujufiriodi morbo
maxime neceffariz funt : vieilandum4ane
eft cim: à ce- p a. rebro adeó affluit
materia, ut fubitz fuffocauo- fa dern
nis peticn ilum immineat; «& tamdiu vigiladum, quamdiu tàle imminet periculum: fecus in muíh
x 4 moderatà; dormiendum enim;ut
concóquantur ALES Nn humores ,«&
quiete pectus firmetur ;fi enimo "v7
Galenus 1. de /12m.cap:28.ut citat Rabbi Moy- fes 213-.Se£t. Aphor.ícribit , tuffim ;
fternutatio- nem, & fingultum
cutaria diquando;cüm hcmo fuftinet ;
atq; fefe abiis; quantum fieri poteft ,
motibus cfficiendis abftinet , ( quoniam cum motus ifte fiat à voluntate , fed 1rritatà ;
poteft quis interdum volés non.tu ffir)
cur etiam fom- num non commendabimus, in
quo omnes fiftun tur fluxiot nes, X
tuflis quafi fufpenditur ? 166. Inufu
pilulari im in tuffi ,ad evacuan- Pilula d
dam materiam in capite exiftentem , non placet tu[f mal? aliquorum fententia;inter quos fuit
doctiflimus ?^/ cendi Mercurialis, qui
volüerunt; eas exhibendas effe 44" -
perquatuor,aut quinque horas poft cenam, «quando ventriculus nondum , ut ait
Mercuria- E ai lis , ex toto vacuus eft
: quoniam tunc niagis fa- 7^ r
pernatant , & facultatem mittuntin Pin Des , 4. I
d & afpe "7 15. LUD. SEPT.ALII MEDIOL. & aíperam arteriam. Cüm contr illudcer- Giflimum fit ; ex hoc modo exhibitionis
multa. -d.. fequiincommoda;nam aur cum
cibo cititis fib- ducentur ad inteftjna
; quàm oporteat ; aut fané femiconcocrum
ciburs deducent ad inferna;aut ommum
fiet confufio | Quare pra-ftat;autince-
eM S natum illas fümere , autíane fiummo mane jeju- peor 10; « vacuo ventriculo devorare ,
procurato forno per ünam, aut a]jteram
horam. | De cordis Palpitatione . 167. T N graviffimohoc
morbocurandocaven dum maxime , ne
Gal.verbis $.4e loc. ai siiid affect. 1.
ubi afferit, omnes , qui paffi funt palpi-
e 34,,,. 'aUonem cordis , à fectione venz juvamentum »us fan. &CCeptfIes.quem fecutus Avic.
1.5.7 ratd. c. Cap. guis mi- 7:3n omni
cordis morbo , fcribens ,utilem effe»
tndus, Íanguinis miffionem:quifpiam adductus in om- ni cordis palpitatione fanguinem per fectam
ve- nam .evacuet; neq; eni: omni, neque
fempet Galenus fectione venz utendum ibi
cenfuit, fed omnes, quibus fübitó, cm
fàni effent , fine ullo alio accidente
cordis palpitatio füpervenit; fan- guinis
eductionem juvifle: hos veró,quód inte:
grà ,& inculpatà valetudine fruerentur , à fan- 2uinis copià , forfan. & calidioris, in
eum mot- bum incidiffe, mihi fit
vetifimile;quod quilibet etiam ex
Gal.2. de caufrs pulf. cap. 2.collieere po-
terit, càm dicit : Z4ccidsr ettam pulfuum imaqualz- (45 Interim ex fanguinis Copia, qui aut in
venas aut ertt. In.cordis
palpitatio AXNIM.AADVERS.
LIB.VI. 199 abteriastp[as fit vufu[us;
atq; bac quidem [anguimis aniffone
fedatur facillime. Hactenus Galenus.
Caufaeft, quia copia illain venis arteriasillis vicinas premit , & coarctat ; qua fi venz
fectio- ne tollatur; tumorem , extenfionémve
venarum tollit ;Jocàmque fübinde-dat ad
motum arte- ris. Vnde veriffimum eft ,
cuicumque cordis palpitationi, ex
humorum copià in venis exi-
ftennum,optimum effe prefidium fanguinis pet venam detraétionem ; quod confirmavit
etiam Gal./;b. de veua fect. ad verus
Evafiflrataos, cap. 4. Quemadn odum
etiam fi aut eftuatio;fervor- ve
fanguinis , fiveervfipelas aut coripfum ten-
tare agoreffus fit, aut etiam venas;arteriáfque » vicinas invadens , & palpitationém
inducens , ad hoc auxilium ag2rediendum
nos invitat. Precepit hoc Gal. 13. eth. cap.
11. € lib. ad- verfus Erafiflrareos,
cap. 8. Atut hac veriffima,s funt ita
aflerendum ett , in veràillà cordis pal-
pitatione , qua illi cum aliis particulis commu- nis eft, quz que morbificz folius caufz
foboles cft;non conferente facultate,
quz majori ex par te ex flatu eft ,
drminuto calore ; tum etiam nz non verà,
quz cordis propria eft , fi vel ex frigi-
do humore; qualem defcribit Hippocrates , vel f1 alio, /sb. de facro zsorbo cim fcribit: 57
porro ad cor proereffvm fecerit af
fluxus » palpitatie appre- hendst , C
anbelarsones, G7 corpora corrumpuntur,
«liqui etiam cux: fiunt Cum enim dk dcenderit fi- tiita frigida ad pulmonem aut ad cor,
pevfrigerz- tur feng:isy vena autem
violentey perf icerate vd N 4 pulro- 160
LPD-XSEPT:ALII AfEDIOL.
pulmonem , C cor affiliunt , &£ cor palpitar . nullo modo fanguinis miffionem convenire,
:Quins ne tunc.quidem fanguinis per
fectam^venam evacuatione utendum eft,
cum cordis palpita- tioà virulentà
materià ccr imp etente fit; autà vapore;
fuliginéve venenosà. Quód:fi Avicen-
riasin omnibus cordis affectibus venz fectionem utilem effe dixit; non proptercà tamen in
omni- bus caufis evincendis morborum
cordis utilem cfle pronunciavit; $1c
etiam in palp ita tione» Conveniet, at
non Íempcr, nequein quàcumque
-patpitationis.causà commendanda ;
In paljita - 168. .Sedillud in evacuando fanguine per fe- tne cor- &tam venam maximé anima dvertendum; fi ma- dis,«bi in Ximam in corpore laborantis hoc
morbo fübetfe fanguinis faeguinis, &
humorumabundantiam cognove- abundan Sina
qu 12 non tantüm vires premat, fed & i-
tia mitt Wa quoq; vafa diftendat, tutó nosadillud auxi- lium defcendere-non poffe nifi fanguinis
mo- qu» 95 tum.cor verfus abendé
proficifcétis fimul com- X indo:
peícamus , ac abipfo corde revellamus : cüm.,
enim cubiti vena.,.qua fecanda eft , ab axillari axillaris autem non longe ab afcendentis
venze cave ramo proficifcatur , unde 1n
cor ramus in- fienis coronarius divaricatur,
abundantiorem. faneulnis copiam ex
venacavà hauriri contin- get; ex quà
quidemre fiet ; ut plurimus fanguis Cor
verfus iterar ripiat, sícque cbn dis. viícus ma- 21s fuffocabit .. Ne igitur in hoc
incommodum incidamus, co ipfotempore,qno
in brachio ve- na tundetur, utrifquehypochondriis
optimum erit us [ut sá- "ANIATADVERS. LIB.VÍI. 261 lerit cucurbitulas affieere ,;dextro
quidem. 5 «uod inde vena cava exoriatur
; finiftro autem, quód illic plurime
terminentur arteriz , quz Mpirtuofum à
corde fanguinem revellere pos |rerunt :
fic enim fiet ; ut qua:jamiavafura erat
licor fanguinis copia , cucurbirulis admoüs re l'vellatur ; quz vero influxit ;venà fectà
exhau- P riatur. 169. Quód fi humoris; & fanguinis
tantas linon adfuerit copia , aut fola
fufficiet fanguinis l| per fectam venam
evacuatio, aut fane poft illam
llapplicari poterunt cucurbitula .
170. Átubi infienis adfucrit fanguinis abun- Idantia ;in utriufque brachii cubito venam
ape- | rire, udliffimum erit tfi veró non
adeó magnas | fuerit; finiftri tantüm
füfficiet fecto . 171. Quod fi ne (ic
quidem affectus ceffave- |
ritarteriofum,;& fpiritibus plenü fübtiliffimum | in arteriis potius abundare
judicabimus;& tunc dis affects j|
cum Gal. Ze cur. rat. per fang. mni [[.11. íectiones arteriarum opus erit . 172. Sed in eo cafa non magnas , fed
exiles || potius elizemus fecandas ;
quales funt ee, qua | per digitos
excurrunt:licet enim parva fino ma- I
ximum.tamen juvamentum afferunt j atque fa
I ciliis inductà cicatrice , fine anevrifimatis peri- culo coaleícunt. 173. Cucurbitulas fcarificatas dorfo
affixas cordis palpitationem curare ; fcribit
R hafis 7. Continents v At Avic. 4. Fen
y 1. Dotl.$. cap. de | Cucurbitulis ;
eafdem dorío applicátàs aliquas | quidem Cczur bi-
(Hla i pale tttatione cordisqu&
de appli- £anda. In
pa:pita tone core di: a4 ve n3 fecan-
da. Arterioté- 731A 472 COF bus guade
C07) GEX1f » Arteria qua fecan
d4127 cor- dis palpi- tationt «
Cucurbi- ) ] ^ t'i'a dorje
ffxa& in x. m HII Cim rn.
P cordisqua 9o profsat. 7? fi ! atit. cordis £ro-
vdedut fistibus L^. tricals * LVD. SEPTALII AMfEDIOL. quidem bona facere fcribit ; fed &
vencericulum ledere, & cordis
tremorem inducerc: fi tamen cautio
adhibeatur ; utrumque optime obfervát-
fe dicemus , quidquid dicat Mercurialis nofter in fta Praxt ,capsite proprzo ; cüm fciamus ;
peri- tum; Medicum numquam. repleta
corpore cus curbitulas ante totius ex
purgationem applica- turum ..
Diftinctione igitur potiüs ali3opus eft;
nam fi ex humoribus palpitatio cordis prove- niat » fi dorfo € regione cordis, ur plerique
fa- ciunt cucurbitulz applicentur,id in manife- ftam vgri pernicienrfiet; augetu r enim circa
cor faneuinis Copia ob calorem , & dolotem
: doce- bat enim Galenus rr. A4eth. 17.
übi 1n iis fit plethora , non magis ex
pulmone in pectus. ali- quam excrementi.
partem transferri ; quàm.» ex toto
corpore 1n utrumque. At ubi palpita-
tionis cordis flatus fuerit in causa » evacuatà materia , unde elevantur, cucurbitularum
ap-plicatio dorío é regionecordis. praftantiffimum erit remedium. Quinimmó applicari etiam. commodeé. poterunt , ubi cum flatu
frigidus quifpiam humor-conjunctus
fuerit: nam ven- tofus fpiritis admotà
cucurbitnlà digeretur; qui veró reliquus
eft humor; facilis evacuaaione »
detrudetur. 174. Flaubus etiam cordis
palpirationem. inducentibus ; femper
humorum & in ventri- culo , &
inteftinis..& flatuum ibidem collecto-
rüm maxime habenda eft ratio, atque ii inde.» fubducendi ; quod. iis inanitis , fepiffimé
folu- tos 202
ANIMADPERS. LIB. VI. 365 : ltos
etiam eos obfervaverimus , qui circa cor ob^
Ivcrfabantur . 17$. Fugiendum
veró quàm maxime illud , ;, jalpita ide
quo nos Galenus 12. Math. ult. admonuit , fuis mum fi adhuc in iis partibus fücci , ex quibus
flatus 4; (s fia" Ielevantur,
continebuntut ,à nullàre m: ac1s eí- tibus , sz- Ife metuendum , quàm à calore , quod eos
colli- ters zz Ijuet; atque in flatum
vertat , fed digerere ncn.o lids mon
valeat: craffa et 1m, & ejutinofa dum calcfiunt , effe. men- Iflariofum fpiritum gienetre folent, Gal.
tefte» AMI Pr dv Inbidem . ftutr m ; tertia.
176. Vbi ad cor aut efferveícens fanguis ; laut bilis affluat; ut phlegmones , ucl
eryfipela- itis periculum adfit ;,
quibus in corde productis; 54.
Ideíperata omnino falus effe folet ; ftatim àfan- sellestia , Ipuine miffo , vel dum mitdtur, circa cordis
re- cordi Afm. Irionem repellentia
adhibete convenit : qua 9lsanda.
Iquamvis 1n morbis pectoris omnino fueiendas e(Íc conftitucum fit ; 1n hac tamen
afflictione js irum , ad quamcumque
partem materia fluens Irepellatur, ea
fitignobihor corde , necinde ad- Iro
fibitó mors immineat, nullà interpofità mo- Cere la- raapplicanda funt. bordite en 177. Vbi ex craffo fanguine cor hujufmo-
erafis hm Hi morbis laborat , à
diureticis , & füdorife- 7». Dum mit "72771; fa*i- i diMreticA "Is erit abftinendum ; nam hec
exhauriunt fe- 57 ? | : $» 6 à! beso yg
É C fudorie um faneuinis , &
fanguinem craffiorem red- ! pela dun! Ld
"^j 7 UEntHf, 178. Verüm, fi aquofus humor , & ferofus
,,,, ;,,,. norbumillum producat, nibil
eft , quód faci- fé sobtitaa iius yuin hujus morbi poffit evincere . PLI
, 2Difeutien dibus fia-
145 in Cor- dis palpi- faftone,
snifcenda fnbadfiri gentia o
404 LUVD. SEPT.ALIHI MEDIOL. 179. In flatulentà palpitatione vehementer
|| rcfolventia damnanda fünt : nam
fpi- ritus vitales nimis
exhauriunt. Quód fiin ufüm ea ducere .. neceffitas cogat , ad- ftringentia ali- qua erunt
admi- fcendaa . | 20g
ILVDOVICI S EPTAITI MEDIOLANENS
LIBETIA Comprehendens eas
, JDe dolore l'entrictii. eiendum erit, lAnimadverfionum, & Cautionum Me. dicarum,
4$ no 0908 Ousinvrelk qua. -
1/77 uUualium partium morbis fuat obfer
Yauda. SUN inflammatorio dolore,
inflam- Dolente W| mationem partis , aut
eryfipelato- veztricu- fum affe&tum
infequente, genus /^ v6 iz- omne
medicamenti pureantis fu- f^amma- nifi
fimul affluxam '/?vé» par id ventriculum
bilem cognoverimus;in quo ca- i
pureantia omnia evitabimus, ob innatam ca- 4 pienda. Iditratem, & nenovz fluxioni ad partem
Ja1., fo! ore laborantem detur occafio ;
concedemus SIS, cantia fis ramen
Sus v- cuna $3 ufune
daucend2- Rbabarba yum 1n do
love vexit: eui infla $9 X 0rto
fsgiendz. Qiata n dolore vé-
zriculitia- fl^mm TI, yio. quan-
do conc.- dcnda. Ventrieu-
lo dolente có mflam »lomé .
f icida po (as Co ex- irà appofi
n0,9Ha5- do cox vte- n.at.
Ventricu- li ia dolore «o6. LUD. SEPT.ALI]. MEDIOL. tamen lenieritia, abftergentia,cumrrefrigerauóe
| ^ ^ . " : t m ne aliqvà: tamarindi, fetum , fyrupus
violatus, | & fimilia concedi
poterunt. ;. R habarbarum, multis in
hoe familiare»; omnino fueiendum: nam
& igneis qualitatibus nocet , &
biliofi humoris affluxum folet con-
Citare. 3« Opium, & opiata
, licet in omnibus vene | triculi
affectibus fugienda fint, urgente tamen»
dolore inflammatorio , cum lenientibus ca ad- mifceriin paucà quantitate poffunt ;fic
enims neque actionem impedient , dolori
fuccurrent & intemperiem imminuent :
etenim fic Gal. Ze: compof. med.
fecundum loc. circa medium , exayni-- F7
nans medicamentum quoddam Afclepiadis adij* ftomaticos,quod recipit plura medicamenta,
&:] ^" inter hzc aloén,&
opium; reddénfque utriufq;j 7 raticnem,inquit,
alocn vitiatos humores ex pur-4^ care,
& infcrné peralvürn évacuare: opium ve«4 *ii 1o fenfum obftupefaciendo, mitigare
moleftiamgr'i ortam ex acrimonià
humorum; erat tamen opi ad reliqua
medicamenta dofis unius ad vigint
quatuor; quam etiam non improbat .
4. Im inflammatorio dolore ventricuh , aum incipiente eryfipelate, aqua frigide potum;
au^ [) frieidiapplicatlonem ut convenire
aliquand 4; concedimus; ita id faciendum
ab initio maxim] cenfemus; affluxà enim
maseti, fi frigida exhiu'ic beretur,
morbus curàtu difficilior redderetur . |
«. In doloribus autem ventriculi , & ineft]; zorumà frigidà materi ,áutà flatn ex. eà
gem]i, tO5 fi | ANIMADFERS. LIB. WIH. — io; | to, fi contumaces fuerint , & multà
fübfitmate- ex. frg: ria , Hiera licet
à Gal. commendetur , & à ple- 4a,«t crz/
ifque Medicis, quoniam tamen tardiffiméopes /2 mate- | ratur , aC fepe dum ob vifcidam materiam
tuni- 1/2 Hrer« | auget ,necéffarium
effe cenfeo medicaméntum jaliquód
pureáns admifcere , quod & materiem
cis ventriculi adlieret , attenuata , & in halitus 4/44 ^ , * » 1 " A ut converfa. materia ventrem diftendit,&
dolorem "^'^^ »n€n1147 Hryoans$
. n smifcendit. adjuvet fübducére
,átque Hierz vim intendat, ut
diaphainicum;electuarium Elefcoph,& fimi:
!lia ; nequémultàm dubitandum eft, ne ad. par- tem laborantem fiat multus materix affluxus
, cum enim támmulta adfitcraffa, &
vifcida ma- teria, vim ombium
medicámeéntorum hebetat , i| &
impedit, ne à longinquis trahat, materiam
autem etiam 1n éo exiftentéem , & attraéctam | quamprimüm fübducat ,ita ut minima
ventri- culo noxa inferatur ex affluxu
materiz , utilitas '€ró maxima ex caufz
morbifice evacuatione s, j| potiffimum
fedato dolore. De: Ventyiculi
irsbecillitate ex frigida ite npevié
. 6. [ N $uellibonz cornftitucionis ;
ave catelli pu; 72
perpinguisapplicatióne reeióni ventris riculo.ap . E - x £^ ; PM A culi, prima lizc fitanimadverfio ; quód cüm
in »:4; ze J| tardà: coótione ex friaidà
intemperie; nihil fit fomnum quod
niagis coctionem adjuvet ; quàm IoBieus , (errim & riori interru ptus forinus ,
ánimadvertant. pá« P^" - sicrites
,Jieexanquietis fit pücr , qui ex affiduo
motu ;9$ LED. SEPT ALII
MEDIOL. motu fomnum patientis.
interrumpat-: majus eniminde damnum.ex
impedito fomno feque- retur, quàm
utilitasex blandoillo calore; quod etiam
ex catellis magis verendum ; potiffimum
fi patientes ex lis (int, qui & facile ex pergiícan- tur, & difficillimé in fomnumrelabantur. puliin 7. Secundo illud etiam
animadvertendum applicatio. ft ,
Cepenumero ex hoc complexu t udcrem ex-
gecaven- citari , quinifi affidué detergatur, noxam affert dus fador. magni momenti : quare vel ab eo
defiftendum etit ; vcl- intermedio
fübtüliffimo linteolo 1n eo períeverandum. Inm,b- $8, Suntetiamaliqui adeó in Venerem
pro- iiio? pi,utexcoamplexu in fomno
polluantur aut 45174- 3d Venereos
congreffus conciteptur ;1n quibus omnino
ab hujufmodi remedio eft abfüncdum,
De. INas[ca. € Fomitu. Vomitus 9. E Tfi quàm plurima ad vomitum
attinen- fugiendus , tiafuperius
propofita fint ; hoc tamen, fieauez-.
loco aliquá non fünt omittenda imagbl momcn-
tioryfed er tj, qug in vomitu exercendo pro naufez , & vo- gente ^ *- qytüs curatione maxime funt &
animadverten- far tne da,& cavenda .
Brirnàm igitut fir quód Iicet jio; fc.
ir adiquibus, qoibusautob ventriculi imbecil-
^. litatámsatitob afflexum aliunde humorum col-.] lieitur. materia in ventriculo »concedendus
fiti] vomimis.frequentius tamen 1d non
erit praftane:] dum fed femel; aut
bisin menfe, ne & in ma--], lam
confuetudinem deducamus;naturam » patrz]
tem ww À ANIMADVERS. LIB. FII. 209 rem imbecilliorem reddamus; & membrum
co- éHoni ciborüm, &
nutridionirinferviens, fentina
excrementorum efficiatur. : Cüm
vomitu materia: expellitur, five» p, pis
fponte; five levivomitorio (numquam enim for | 4 4,4755 ti in hoc cafu utendum eft) non erit longiori tem. i4fjfgedz . pore in eo infiftendum ; cüm alioqui cupiditas cvomendi fepe perfeveret; ne. ex nixu , feu
vo- mendi impetu , aut vena aliqua in
pectore, aut in eulà difrumpatur . aut
affluxus.novus mate- riz potiflimum
biliofie concitetur , infrà igitur
potius fub fi fttendun jT ' TRUM
* x i. ?. (Orr Repe ità ctiam potiüs
evacuatione ,:& petendis , 1nterrx
iat | 1C fiat, quàm unica d. nua didi
12. Quinimó prior magis protrahi poteft ;. ;,, ;; ;»/;- pofteriores autem breviores fint; licet cum
ali- gadauz r1; 11lud auidebi. ut multa
Vezitus is hoc autem ,ut craffior
repeti fex in fundo ventri- qnales
ef- Vonmitus €N
pot 45$ TE^ I4; m i
fubfidens educ qu e po Xflitsfed nullàalie- /e4e27, ni materie ad partem attractione; 13. Si qi is on ex naufca neceffitatem vo-
situs, mendi commonftrante ad vomendum
promo- 44: fé» yu veatur , fed quod feid
effnsere non pofle expe- /» se»fe
rimento cognovetit ; ftatutum »» menfe diem., ft, non aut terminum non prafigat ; p. nunc plures,
habeant nunc pauciores dies
interponantur;ne 1n pra- diem $fa- vam,
&inevitabilem confi etude lta dedu- I—
catur sut fi fl pats , &
quaframur | latutum terminum aliqua datà occa- fione tranfcendat , in morbos aliquos
incidat. 4, Quam 'ls autem; data
hacoccafione; VO- VFontt* OQ mitu 410 LFVD. SEPT ALII A4EDIOL. qui apftj- itu evacuandi fint , fi tamé ad
vomendum ine- mei, ptfuerint, aut fi perpingues fuerint, aut
angu- fto nimiüm pectore , aut fi atiàs
fputo fanguinis tentati fuerint , aut fi
cerebro admodum imbe- cillo , aut oculis
debilibus prediti fint ; potius
perinferna purgabimus. Womendà |
4$. Vtconcedendum, vomitotia, quz vehe-
quádoie- mentia funt , quibus humores ex pelluntur à to- $450 vt- to Corpore,aut faltem à
longinquisattrahuntur; tricalo C Tejuno
ftomachoeeffe exhibéda; ita in levioribus
quando 4 concedendis , quz contentos in ventriculo hu- «cds mores evacuant , ea diftinétio adhibenda
eft: quód fiquis ad vomendum non ita
facilis eft praftatà cibo vomitum
proritare, potiffimum. ficraffi fuerint
humores : fi veróad vomendum fuerit
facilisynec humores multüm rebelles fint;
pratftabicid jejuno ventriculo tentare ; aut levi- culo auxiliojuvare, Cras ba. 16... Quinimo, fi non folüm craffus
fuerit hu- soribus more ventriculo
evacuandus, fed in paucà quan $n wertri-
citate , licet malus ; poft cibum erit vomitu €ji- «ul2(xi-7 ciendus ; admixtus enim cibo
facilius expelle- fence ' tur,etiam qui
in fundo ventriculi confiftit,quod m ^1,
alioquinon ita facilé ventriculus in fefe contra- UU . hensillemelevare ; & propellere
poterit. 17. Cavenda tamen magna ventriculi ex ci- borepletio e1 , qui cibum ad vomendum
affu- mit ; difficilior enim redditur
vomitio , quód ventriculus (ead
expellendum , quod illi mole- ftem eft ,
vix tantà pofità repletione contrahere
pcteft. Y opitriri A09 21H $
replegtür. IS. At ANIMAMDFERS. LIB. VIT. í11
18. At. ne ftatim quidem ab affrmpto cibo »,,, ;,. aut evom;endum eft; aut vomitorium fümendüs
,;, ; 7, fed tantum tempcris
intcrponendum, quantum sto , qua
fufficere pofle conjeceris , ut humor noxio ad- 4/4 vo- mifceri poffit, agitar.i, circumvclvi, &
verfusos mu» 25- ventriculi fiblevari ;
id veró-fit fpacium unius. Zendii hcrz ,
aut ad fu rini m duarum : 1d autem fem-
per intelligendum eft de vomitu ad evacuadum ciexcrementa , quz in ventriculo cconünentur
; & de levibus vcntcrlis ; quid enim
in vomitu vniverfüm corpus evacuante ,
& in vehementi bis vomitcriis
obfervandum fit, & alias dictum c(t,
& ab Avicenna petendum. De Siti
izymoderatA I9. T fitis.ex immoderatà
caliditate; .& 55; ;,,,, ficcitate
ventriculi, aüt eam COGI. 75; 2547
prafen da h umorts calidi & ficci ,eqva frielde 4c frigida largo fa pé potu curatur, " aft m
exfünguen- &ibezda, do, &
bilemob multam aquz copi lam inecftam C quado
fr bducendo ; ita maxime cbfervandum erit ; fi calida. fitis hzcinexhaufta ex falfa pitvitz adhafu
pa rictibus ventriculi , vel ejufíem n
fundo illius $ mo rà producat!
r,frieida potum ncn fcre uti- ]em; quód
cont: macem mae?is cavfi m reddat ;
& craffiorem ; eam vcró ctiam fa cile potus pr rg terfluat : przfta ibit 1e1tur tu aovà calidà
; qux maais penetrat, attenuat,
divtiüfque in ventte. commoratur , pouffimtm fi quidpiam 1lli
ad- mixtum fit ; quod attenuanti
facultate. pra di- QD a tum 31»; LFD. SEPT.ÁALIH AMEDIOL. tüm fit; fed & in paucà quantitate,
& non ex- cedens. De Cholera.
Cholera | 20. Vamvis in hocaffe&u, & per fuperna, Jaborates & nim inferna humores excerri
foleat, quédo per &impetu tali;ut
freno potiüs,quàm fupe ftimulo opus fit
; quoniam tamen aliquando ir- C^ 24542
vea tiones quidem adfünt;fed promultitudine»
pe vba máteria non complentur ; ideó adjutricem ma- vag4,, Dum Medicus porrigere debet : at tunc
ambigi- tur, an fuprà;an infrà. Primo
ieitur confidera- bimus , an naturà ad
vomendum zeri fint faci- les, & an
confueta fit aliquando talis evacuatio;
tunccenim per eam partem adjuv; ii am nt, hac diftinétione adhibità : fi cibi corrupti
talem niorbura produxerint , ftatim
vomitu excerni pofle; uteuam fibiliofi humoresab
hepate, aut univerfo corpore fucrint
transfufi , quód biliofa per fuperiora
f. aciliüs excetnantur »fin vero aut ad
vomendum naturà ineptus fuerit ; aut craf-
fior fuerit materia ; praftabit. abftereentibus fubducerce.
Von ^ 21. Sed fi vomitoriis agendum, ea omnino ria in cbo €evitentur , qua vel aliunde
attrahendo vomitu lera fint attractam
expellunt. ex. levib. . Sed cüm blanda
illa mu! vicem fint;aqua Fomiter te
pida; hvdrelzeum, mulfa , ox vmel ,quaev aria
ria in c)? vatjoneid petant; quomtódo ea in ahi F0424T7 s? Sibiliofa fit; & mordax ut
ctiam fynco- pen ANIMADVERS. LIB. VII. 113 pen inducat, aquam tepidam , vel jus pu Ili
fim- riezate plex , vel hydrelzum
potiüs eligemus :Si craí- maierit fior
fuerit materia , & picultz admixta , pt rxeh- genda eritaut mulía , aut oxymel cum aquá :
S1 trefactus cibus, omnia hec
convenient . 23: Per inferna, fiopus
fit, id eft;fi moveatur imperfecte , fi
biliofa fuerit ,à mannà cmnino
abftinendum , & abftereenübus ex melle; aut faccharo ; ftatim enim 1n CO rruptelam
trahun- tur,&b jilefcun t :fedfcrum
lactis omnium erit oreftantiffimum
remedium, aut caffre fucci por tio, quz
ardorem cohibet;mordicauonem com-
primit, * blandé fübducit : quód fi pituita pu- trefacta 1d excitabit , aut bilis craffa ,
nihil pre- iius rit melle rofato , aut
folvente ex fero lactis ; aut facto cum
infufione rofarum rubea- rum. 24. Vtvomitoria in aliis morbis curandisin
Veste multà qu: inütate affumi debent ,
ut etiam mole r:aiz cho natura ad vo
cé" m proritetur;itain hoc mor /e4 zen
bo mincr copia fufficiet, vel Aretzo tefte: quód frat, mul- Ur icmeiovss ventriculo, & difficilior
exitus /4 2/2tà humorum acrium reddatur,
& major vis,& do- '^//* lor
ftomacho inferatur. 15. In
repellentium, & roborantium ufi hec
adíit cautio ; numquam ftatim ab initio ea 1n. ufüm duci poffe : fi enim ex copià ciborum ,
aut ;,,, quas humorum 1n ventriculo ,
& vicinis pasbine Ü- qoid quo lis
morbus provenerit, non prius ea concedi pc- 5,4» i5 terunt ; quàm materia 1]la majori ex parte
fit. wap d gvacuata : quod (i aliunde
affluxerit, nifi vires cez4a . i4
exfol- Manna, (5 faccha
1? barata s f"fecta $ cbolera*
Repellen - tia1n cho it4
LPD. SEPTAALII AfEDIOL.
exíolvantur, permittendum etiam erit , tit. pars illius evacuetur , ne illius impetu xepreffo
; aut - febris exitialis concitetur;aut
ad menibrum ali- quod princeps repat ;
fed non: dierum. numero hec movenda
erunt , quód morbus acutiffimus fit,
& aliquando uno;aut altero diezgrosinter-
imat ; fed horarum dumtaxat, ut unius quan- doque ,.aut duarum horarum fpacio
viderim. tantam humorum copiam evacuatam
,.ur vires conciderint ,.& corpus
quafi confumptum , & depreffum
undequaque apparuerit . De Cardialeia. Cardial-. 36, Vamvis quz adftringunt,
aliquo modo gi lahe- etàm repellart , in
hoc tamen morbo rátibus in in principio
repellentia convenient, dri atn'dlo
modoadftringentia : illa enim affluen-
esvenii; , £5ad 0s ventriculi humores mordicantes , po- x2 41/1, ui ffimümin febrium principio
affluentesrepel- gea,
lunt,adftringentiaautem, licet id praftare pof-
fint, affluxos tamen quafi retinent , atque parti impingunt: fecüs tamen evenit , fi repellens
ali- quod per os affi matvr ;
repellitenim deorfum ,
precipitatadvenienté;corrngat;adftringit.& in- durat, ut ficillimé;munità parte interná,vim
af- fluenus hum: risretüdere poffit,
atq; repellere. Cadia. | 27. In vomitu
promovendo in hoc morbo, gia labo- heec
adfit cautio ; fiflu&tuet materia , & proinde ga"tbu5 perinterval!la invadat, neqne nc
va affluat, S qnádo vo VOmitorlo,
licet.blando; uti poffumus;ut a: rd aO, ^
ANIMCADVERS. LIB. VIL. aij 120,
aquà tepida , vel folà , vel cum fyrupoace- »sitoria,ee tofo, vel oxymelite : quód fi vel ab hepate ,
vel 4444ode- alimmdeaffluat bilis,
potiüsrevocanda erit à fu- *^*foria.
perioribus , & perinferna fübducenda. 6s cin 28. In biliofis, & acribus fbducendisiis
hu« "4d | ^ Cédis acr& rioribus, licet Galenus, & Trallianus
aloe; five, dis Hieràutantur , ut fi qua
tuniciscris ventriculi jjj, matetia
adhafcrit,detergi poffit; alii autem 2,44;
Rhabarbato: placet tamen magis blandioribus ;a cardial uti, maximé cüm jam leniora commodiffimas
gia,lenio- noftrozvo inventa fint; fic
decoctum tamariri- néss utes dcorum,
fyrupus rofatus fol. caffia , vel ex prunis 4&7. paratum medicamentum, aut etiam addito
fero lactis, raei1s convenient. 29. Placet tamen magis bolovti,quàm [liqui-
S424ucess do medicamento ; quod diutiüs
in ventre mo- f'^ &ilie- ram trahens
, non folüm commodiüs fübducet /^: ^»mo-
tales humores;fed fimul contemperabit illorum "777 cer" acrimonlam ; 1n quo genere & caffiam ,
& pul- iss pam tamarindorum , fi
premum [locum obtine- 77^ 747 rc
cenicrem . MT IDE E niant , c 30.
Qnodfft1à pitvità fiatacidà , quod rariffi- ,, qua for me accidit, euamfi ufis Hiere à me commende-
52. tir, quód humceres ilosattenuet.,
& fimul füb-: Here pre d'cat;cuoniam
tamen & tardiffima eft in aCtio- eardialgia
ric,&frpéà materie vifciditate evicta etiam. 7"'/cesdiz imiaeis retordatur , unde fiepé fymptoma
adau- fter al getür, optimum effe cenfeo
, illi aliquod medi- 1*4 *»c- camen'rum
admifcere, quod vim illius acuar, & *'c4"»tr7 quamprimüm medicamentum cum infeftanti-
* bus bumoribus deor(um ducat. O 4 Ds
$15 C0?7)U€- i16. . LF D. SEPT
ALII M EDIOL. De. INaufeas. Innaufea 31- V1tos video in naufeà orani
ftatim aut quado bn evacuantibus per
vomitum ; aut per mores vc- leceffum
uti; felici aliquando fuccetlu ; aliquan- mt^; € doinfelii: quod ut evitemus ;
obfervandum. 2:449 P** erit, an inanis
omnino fit naufeay an cum aliquo
ftf" vomitu: fi inanis; conjectandum,an aut infarcti Anu tunicis fint humores , aut admodum
adhate- a wnbs Ícant; tunc enim omntiio
preftabicillos attenua- praparas- 1€»
abftergere, & incidere ; ut preparau poflint A. educi facilius : quod fi 1n capacitate
ventriculi contineantur , & fymptoma
maxime urgeat , ftatim aut vomitu
educend? ; adjuto motu , fi ad vomitum
faciles finc;aut per feceffum erunt ab-
fterzentibus evacuandi . De
Hepatis intemperaturis . 32. Y IN
calidà hepatis intemperie;neque fem- per
ab initio medicamento purgante » jupe,
Univerfum corpus , & jecur expurgandum eft , quando Quod doctiffimi quidam viri , ex Archigene
, & purcadzg, Galeno 8.de compof.
med. [ecundum loc. ad finem, €^ quádo
colligunt ; neque femper ab hac abftinendum.;,
nen. rictüs folà ratione , &alterantibus ad frigidum contentis , quod ex Tralliano; & Avicenna
alii cenfent ; fed diftinctione utendum
: fi ex proca- tarticà aliquà causa
fubito talis intemperies in- troducta
fit in corpore alioqui fano,detracto fan
guine vena fedtà , & refrigerandi totius ; ache- patis
Hep tis £n cAlida Il trahat, neve calor, e s ANIM ADVERS. LIB. FII patis causa, & revellendi ejufdem à parte
labo- rante,ftatim ad alterantia
veniendum erit:quod fi corpus bile prius
refertum fuerit, & paulaum
intemperies fit introducta, altiu(q; radices ege- rit, & quafi habitum contr axerit , non.
folum. fanguinis miffione erit utendum ,
fed medica- mento aliquo blando calidi
humores jaminde» 'niti erunt | pus exp
urgandi, mox reírigeran- bu s erit
aeendn m. . Neq; vero in ho c cafu
fueie nd lus eft ufus Ain ccun i fero,
aut (vrupi rofati Í olutivi; guod docti
fimo Matt; uie vifu m ef (tob eam ratione
quod cüm dulcia fint, periculum fitjne bilefcát: valet enim argumentum in 1is , quz alte
'rando diugcüs in corpore moram turahu
nt,non autcm magis evincunt qu: àm ibdt icendo potiüs refri« 1n fubductoriis , qua c evincantur , & bilem fi gerant.
;4. R habarbarum potius m ihi fufpectum eft 1n hOoC Cà cium enim tardius o |peretu ir
,19ne€as autem multas x artes habeat ,
quibus penitiores partes í facilé adire
potef s & ] jecur 1 maois excale-
facere poterit; ut ex lotio, quod ftaimab: Tum / pto me lican entof flavitiem affumit , e ru
ffum. / confp ICItUF , quii bet
cognofcere po Jte ít. 3f. In externis
ap] licandis ea adf it cau tO
refrigcrantia , & adítr in |gc ntia fint modera tai tum actu, tum potci hv m con- ha
fu: 'tla,ne vifcus fcirrl 1 port CS,q 1inde cx halà ES I rerinceantur,ne etiam clau datur via
fangu inl,aut ^ LI
denique putredini detur occafio,
De 2L7 Hepatitis
i/i 2016277 perie £ali- ^a man-
na uon [wu fpectum . Hepati;
12 Intem- berie cali- da Rbhba-
baybari£ f (fpe 7471 L4 , Hepatis r1 E intéperie
calida ve- rigeratia ett adffris
Renta tm peu:? fn- fecil.
2i$8
L/'D. SEPT.ALII AZEDIOL. De frigida
Hepatis intemperie . In bepetis 36. |
IN calidis & ficcis externis applicándis |;
intempe- ea fitanimadverfio; ne nimitininiisex- | | "ie frigi- cedant: fitenim (lepenumeró
,ut humidioribus 1» da, calda pattibus
abfumptis;aut e&ficcátis;fcirrhi in pàr- jen C^ fà "té cohcitentur. f4/pacta .
De Hepatis obflruttioge .
Hepatis 37.| N topicisinufüm ducendis , piimó hzc jk sn obitru- adfit cautio; ne attenuántibus
umquam, éHone 4t- vitamur, nifi longo
intervallo poft cibum affum- tenuantia
ptum , ut non modó in ventriéulo cibis in chy-
eie Iummutatus fit, fed in hepate'etiam jam mitita- dgio donem in fangninem nactus fit.
Quapropter |; RA. cümà ceenáad prandium
multó majustempo- |i f rs 1ntervallum
intercurrat , quàm à prandioad
coenam,commodifTimium tempus judicamus c(& fe, fi fiat perhoramante prandium. Linimbiis .. 29 Animadvertemus pratereà
,antequamo |... f (us cali- linymenus
,aut inunctionibus niramur, femper [s di
ai fp;m V1ÍCus effe fovendum decoctis attenuantibus, & [i gia pra- difcutientibus cum fpongià, ut &
inunctiones ittedi. altius penetrare
poffint , & materia ab actuali »l»
& potentiali calore attennatà, aut per fe diffipa- . |... xi poffit; aut medicamentis c corpore
duci. RIIANII |.emone nó priàs applicanda erunt, quàm
fectio- | ne venz evacuatum fit corpus ,
& pars materiz ^. I revulía: fi enim fecus fiat,vel fi ob
abundantiam e E uo WA e 4 s
*. cf ^ 5s Me - —-— — A0. deu SCORE M. — - o.
ERE UUS MNIM.ADVERS. LIB. VH.
19 De Hepatts inflammatione . 39.Y cet repercetientia extrinfecüs
appofita. Hepate iz medicamenta in
inflammationum prin //4mmmste cipio
adhiberifoleant,in hepatis tamen phle- repelletta "m prine p:o. ante fe
élioné ve- n4 non có ; "Y^ (o , EJ 3 *» F^ T* * e » ; ^ '
*p)o l 2 , 1* | repellere non poterunt,
rebellis magis reddetur 1, . ———K ÁO Ó
N e | timor, & contumax, craffior
reddetvr materia, & duritie
coptractà fcirrham excitabit , vel re-
pulía ad cor, & fpiritalia membra impetu rues , mortem ftatiminducet. 40. Laborante concavà hepatis parte, licet
p,;;f'ag; faciliüs fit , medicamento
purgante materiamo ;arne evacuare ;id
tamen crudà exiítente materià , & bepauisip
in rrinciplo fieri non debet, fed ccncoQà , &in «ezva par- decUinaticne. Qvamvisautem 1n phrenitide, !*
megan aliquando ab initio, ad
revellendum , evacv2n- dum , [cd d: m
fit medicamento pureante ; ficut docet in, "* d.cina plevritide, defcendente ad hypochondraa dclo-
«oi re, Hiep. 2.4cut. quia, ut aliàs
docuimus , non-dum cruda eft materia, fanguis nempe bibofus ; in hepatis tamen inflammatione nullo modo 1d
,, infini pre ftandum eft : quód , cüm
pars 1!la labotec; ,, sone humores ,
auià venis undequaque evomunt"r 55,5; i
adjecur,etiamfi aliquà ex parte evacuentur ; p«»cipio per partem tamen laborantem feruntur ad ven-
sos. 2a» triculum , sícaue & 1»
becilliorem reddunt, & 454a. reduviz
craffiores remanent; magifque impin-
guntur. 2 AI. | T e
Hefatts gibba in- fidsaata,
ante dta- retica le- - ninda al
UMS. In be 11:$ HZ fla ?2—
2 311076 4 yebellentt Dus, itü-
prilcifi0 niteda . Hepnte tn
femato, aciü f !?i da fic fd
7 d 4 la 9
LED. SEPT.ALII 24EDIOL. 41. Quz
in gibbà hepatis parte fit inflam-
matio, & quz ad eam partem affluxa eft mate- ria, licet per lotium commodiüs
expurgari,com muniomnium doctorum
fententià poffe confti- tutum fit,
antequàm tamen diuretica hec in. ufüm
ducamus, optimum cenfemtus , leniente»
aliquo medicamento , aut etiam abftergente», materias in primis vHs contentas evacuare,
ne» ufi ducentium per urinam, quz in
primà illà corporis regione
continentur,ad penitiora de- ducta,
inflammationem adaugeant. 42. Licet
autem in principio inflammatio- pum
aliarum partium fimplicia repellentia in
ufum venire debeant , in hujus tamen vifceris phlegemonealiqua etiam attenuantia
calidaad- miíceri poffunt , & debent
, non eam folüm ob 220 7» caufam, quód frigida, &
adíftringentia ad peni- tlOres partes
facilis devehant;fed etiam;quód, cüm
vifcus illud undequaque angufti iffimis ve-
nis fit refertum , & illius fübftantia ex iilis: fere folis fit comp ffitasut proinde parenchyma
opti- mé dicatur , fi frigida fola ,
& adftringentia aut exhiberentur ,
autapplicarentur , facillime ad-
ftrictis venulis, & craffatà materià; fcirrhus in, parte concitaretur ; aut fane tumor per fe
incu- rabilis fieret. 43. Vt proinde etiam hzc eadem hepati non valde frigida actu applicari debeant,
ob eafdem caufas; tum eti: ime ne
naturalis facultas noxam aliquam contrahat
; nativo calore quafi exítincto. 44. 9i
j| I: JAANIM.ADVFERS: LIB.VIL aon: 44. Si tamen nulla adhuc affluxerit mate-
zropatein Iia , fed affluxus certó
impendceat ; ut in cafü » fz mdi I étu,
aut externa aliqu: à Causa, pura repell entia, f1se ate etiam cum aliquà adfirictione,concedi po
terüt. riasvepellé 4 $- Quinimo, i in
ervfipelate vero eadem pu- !/2/ela c9
ilta conceci poffunt ; cüm :& materia fit renuifhi- (€ 15 efipe
aMnpa, calidiffima , ut periculum
non fit ; ne ni- eri 1 epa amis craflefcat, &-obftruat venulas .
tis, vegellé » Vnde etiam frieida actu
repellenua C3.» v fola ci Aapplicari
regioni hepatis poterunt j CUm cns eoninnt.
Irenfiffima fit ibi caliditas ; qua ctiam medica- /5 er yfipe- Amenti mntenfionem refringere facilé
poterit. In. /a:e zepa- IQuo edam cafu
pau» dllum aceti indendum crit, ris , frigi-
Jr frigidiffimi medicamenti penetratioadjuvas 44 2s Ar? px flit. abplican- 47. Et quemadmodum ratione partis ab jni-
B | bebati |, Ho dictum eft;non puis repel Hane. ieudu
B. t "T" PA E: infamma (Ie, fed attenuantia aliqua effeadmifcenda ;
1ta | à [102€ 5 17 lin declinauone non pu risrefolv im us utédv
I sch aecoiimatio docuit Galenus 15.4e:5. fed nonaihil adftrin-
ne puris re Ipentium admifcendumeerit ;
ne laxatà nimiümo | (juez j. parte,
tonus illius deftruatur. bus non utedum
. De Hyárope. 149. Varmwis illud &
veriffimumfit;& Ga- ost
bydro- leni auctoritate confirmatum ,
/:7b. " ferofr H0 $5 TUR que tao
pur. CAYC oportet ic- Mast lrofos
humoresab1 initio p! Iro ari pc offe, quód. nul 44 ize ; illain eis exfpectari debeat coctio, quód
nullam purgarz cionem admittant ;
cavendum tamen erit ; 5o, validis fed à levie
ribus tn- ehogdum. Poft bydra
g^:^ vale 1:a ventri ciilus vobo
YADUÁLS . 1n Iydre- picis «tte-
nudis tenda s nt butic-
yes p wies mua du- "T poffint . In bydvopt
DEG m ear1té xWAII2HÍ dia no 1i-
ff LCLPDP Iní y iret ín düweti
cis nà diu 57 fallen- LVDb. SEPT.ALII MEDIOF. cOgIS ftatim ab initiojfed ]evao 222
validis uti hydrae rialiquo med
icamento erunt prima excremen- ' ta
educenda ; & fic vie ad-validiores evacuatio- nes prxparabuntur. 49. In valenticrum hydragogcrum ufü fem- per maxima ventriculi: ábenda eft ratio :
cm., cnim majori ex parte tonum illius
I5befactent ; fi frequentiüs, u ità
multis foclet;jexhibeantvr;ni- síque
abillorim exhibitione ventriculi habea-
türratio, imminvtà aqvá flates
cilicrem, fi Averrci credimus, zerum noftri m» inducemus.
jo. Vt veriffimum eft, ferofos hos & aqueos humores nvllà coéticne effe preparandos ;
)ta» cüm pctiffimüm perl-tiumfint
evacüandi; via, per quas permeare
debeznt, infar&u funt hbe- randa: in
quem ufim & decocta, &fvrupia atte-
nuantes, & abfteroentes, & incidentes maximé converient,ut cráfficres,& limcfi humores
vias cbfttventes, & effluxumvrinz ad
renes , & ve- ficam impedientes pra
parentur, ac facile educi poffin
at, $r. Nectamenin horum ufu diutiüs
infiften dum eft, ne dum 1d tentamus ,
morbificam cau- famadauecamus. $2. Hocautem maximé in vfu vrinam proe
[Hi mmcventium eft animadvertendvm,
& cavendü: vidimus enim quàm
plurimos , dvm obftinaté nimis per
lotium humores hos fercft s deducere: 1!
ec
obfervarent,an co-- 1t potionibus 11$
tentatent; pia augebitur, & in^ deteric remfpeciem hydrcgi is, & curatu
ciffi- AANIMADVFERS. LIB.FH. 233
la urinz augeretur , mortem a grc tis fuis acce- Ica petu [entà il!à materi in corpore
reten- IEà, & in morbificam caufam
mutatà. $3. Praftat igitur per tres ,
quatuorve dies , lipericulum facere ,
& potionibus rem hanc tam- iquam
aptioribus aggredi : quód fi pro voto hzc
inon füccedant, aridis res erit tranfigenda, fuccis Iconcreus , pulvifculis louum premoventibus ; Itrochifcis, & fimilibus. $4. Rhabarbarum , quod in hydrope labo- Prantibus 2 à mune. commendari video ; ut
for- . [té aliis pro roborando hepate
acmixtum ccnce- lili poteft; ita fi
frequentiusin ufum ducatur,aut
licommanfum , aut in pulveris formam
affü m- | ptum , ad evacuandum
numquam probarià me pee quód talia a
aprum non fit evacuare, qua- lia opus
effet,quoc ique docuerit Gal.Zb.de purg.
I ozcd. f acul.eap. 2. quz flavam, vel nigram bilem purgant, Amportuna efTe, & inutilia
hydropicis. $5. NNon omittenda eft
Galeni animadverfio lex Afclepiade, 9.
de compo[. sed. Jeeundum loc. & ; M
à Tralliano repetita ; cavendum effe à frequen- f uoribus, & iteratis vacu: auonibus;qu
iod hydra- j.o02a hac per fenoceanrz he
pati corpi üfque uni- ver(um reddant
debilius, & plus phan quam. profint:
itaque faris eft; ceftante A lex./ib.9.cap.
l| 2. paulatim, & tutó vacuare, quam fe finando , perturbandoque ,unà cum morbo agrum de» medio tollere : praftabit gitur , ev acuatà
parte materie per feceffum, hepar per
aliquot dies ro- borare, moxque
yacuationcem repetere. 16. Quam- ——M
aum, £5 quando. Potulenta
i» bydrope Ex ep? fafüecin.
Rbabarba ri Lbydro- picis inuts
TH Hydropi- cis rebett-
ta fapiss bydrago-- gAnexia«
LVD. SEPT ALII MEDIOL. vefeckHa
^ — $6. Quamvis duos hydtope laborantes fana-
pydlropicis à viderim ; quom in cruribus perfe excitatis, eribus & difrupus;& multà aquà ons
eam partem eva- ephlicat^," caatà,
exhibitis pofteà multis hepar roboranti-
pericula-. us; nullos tamen umquam fpacio h oc quadra-- e cinta annorum,quo in magnà hac urbe medici- ' 'nam facio ; curatos vidi , quibusà Medico
vefi- cantia cruribus admota fuéte , fed
fere femper cangtznz fubfecutz funt cura
itu impoffibiles; ;ut paümée etiam
doctiffimus Maffaria longà expe-
rientlà obfervavit. ' 55.4 - e
De Lenis obftruélione s C darstie.
$7.3 N fplenisobftru&tione non ftatim refol- Veleibis s,quin ne quidemattenuanabus 'alidis medicamentis cftasen dum :cüm
enim anenuan Vicus hoc femper fesculenus
, & craffis fuccis sibusagé-
refertum fit, gi ulum impendet; ne fubtilio-
dum . ribus,& liquidioribus parabus abífumptis,craf- fiores, quz remanent, per ea quafi
lapidefcant; & verumfcirrhum
inducant. Splene ob- (8. Prineipio tetar
emollientia adhibenda» Jffructo c (ui t;
& fluxilem materiam reddentia ; poft au-
duroymil- tem difcutientia tuto adhibere poterimus. dendi Uu. $9. Sed cautione hicopus eft, nó effe
utrum- 220 , post . vefolven-
gum, Splene ob- Firuclo,no
validis :ue hocofficium femel
tantüm prxftandum;tedij repetitis
vicibus;,punc emolliendum;nunc quod
emolliítum eft & fufim aifcuti tiendum ; itertimi-J que quod jam emollito fübeft;iteruin
emolhen-4. dum; mox ;élbtvendii S
digas tota molers$ ditfipetur . 6o.
Nec ANIM.ADFVERS. LIB. VII. z5j 6o. Nec placet, quod plerifque ufiratum
fci- 17 l'en nus, m initio emollientibus
attenuantia admi- ticis 9 l| fcere , ut
illa incommoda evitemus : cüm eim lentius.
eodem tempore ducrum illorum operationes ^" "5^7 | perfici nequeant, fed attenuantium,&
difcu üen | rium ;ob caloris efficaciam
, actio multó citiüs ll abfolvatur
zinillud femper incommodum inci- | demus
, quód difcuflis fubtilioribus part ibus ,
| qua fuperfunt ficciores evadent;ac difficilius fu- perari poterunt. 6&1. Nullo modo Hier. Mercurialis
fententia 5?/enicis in obftructionis
lienis curatione ; /b. 3. de cogn. '^Xàtións
| C c ramdigibuma n corporis aff eciibus, cap. 21. re- aliqua ad | E: ienda eft , càm in lienis affectibus
curandis , ^44 imu am neceffarium effe
cenfuit , ut medica- "^*^:
I"menus laxantibus commifceantur adítringen- | tia , ob eam rationem , quód , cüm viícus
illud admodum fit 12no bile ;fuà naturà
debet effe la- xum, & latum , ut
facile recipere pr fiit humo- I res
melancholicos ; cüm fententia hzcé directo
| repugnet 13. Z44eth. cap. 17. fed maximé 2. ad E ec. cap. $.& ratio id docet :cüm enim
vifcus | fit non parvi momenti,multum
refert,nimiüm- ne fit laxatum; fic enim
illius tono perfracto,fa- cultatibüfque-
naturalibus i edditis 1mbecilli- bus,
minüs recte fanguinem defecare po terit,&
| hiepa r, corpüfque univer(um expuroare: minus | tam en , quàm in hepate curando hac in re
eri- ] mus folliciti , & in minori
copià emollientibus ] Bicuingenna
admifcebimus. 62.
Fruftraobíftructum,;aut duritie tentatum Lies vix p lienem
tuno O56 feenda « fe lot:
poet - PÜeyieióin € fr ncifio
TU gon Put- yofos Las 6 J
quB s & 4 ob J 11] g'4paran- 20 di r
226 | LUD. SEPT.ALII 24EDIOL.
orediuntur ; cium enim mdflns ab hoc vifcere adl vias urina fit tranfitus , Galeno etiam
tefte , 15.. Meth. 17.1d fruftra tentare cenfendum cft, in. quo Medicum fruftran fine contingit:per
fecef-. fumieitur ea materia ducenda
etu Quód fi quan: do aliqui per lotium
copiofum curati vifi funt, ut de Bicne
fcriptum eft j 2. Sec? 2. Epid. id vell;
& per vias occultas factum];
recenfet Hippocrates ;velf ane aliis adhibitis re--|, tamquam rarum; mediis emollie ntibüs X diffipantibus ,
& per alvum fübducentibus ,cüm
multa feeculenta. per venas pbi.
materia, qua foveri;ant re- novari tumor
ille poterat ; per urinas ei fubdu- ét,
pra quod imitari Medicus poterit ; ubi
nigras craffas, foeculentáíve urinas
adetfe COgnOverit : P Jienem curare
conantur ii ; qui. diureticisidag-.
expurcay i in? rfervatio potius, quàm curatio facta
eft::| autt]. diureticis enim tutó tuncuti poterit,
adantece-.| &4cntem materiam per eam
partem vacuandam..] De lero. Icet Galenus nofter, Jib. OQ; 40$, C2
quando ; purgare eportet, doc uerit ;
lenues, & fe- o j* initio efle évact icteritia biliofi fucci funt ftatim evacuandi
; ne- iw que enim f: mper ten ucs funt «neque ferofi
dicii] poffunt: preparandi igitur ante
evacuationem jl & ,fi putrefacti ,
omnino concoquendi ; vel exd K "I
d. s ^ d - ! fh fent
Ruffi fen -—- Ww "2 wi 6 A. Á t
:s humores ,nullà exfpectatà ccctione , abii 'andos,non proptercà tamen nah "
| Med imperfecto , un lequaque
bile difpet: ieve- inert. ANIM.ADFERS. LIB. &4. At veró cüm bilis quàm minima copi:
à» e. ida A clerici vA int nalliad inteftina crahifmifs ; ex
obítructio- ;, d n F II. 2257
1 [2 "P2: * S x Leltis ned
ntiori- Ine veficz fellee;torpida
remaneat expultrix fa-. ;, 4j. cultas int eftinort um ,
va le ntioribus femper mnc- Cc£ADRERTS
ldicamentis erit utendum . ond.
6*. Cavenda tamen. valentrora hec medica- C) a5 dà limenta erunt , fi aut ex hepatis
inflammatione» wvalentie- c1 Íymptorma hoc fuperven« rit, aut motu c
ririco, fa furgan De Colicis doloribus
. ^ i : , 3 1 anodvnorum in hoc morbo: lud 1s
ecolieis P — 66
W ha i primóanimadvc denied Bi iritio,
fl dulorzbug in ufüm ducantur,antequam
evacuata lit mae- initio teria, non
effeadimifcenda valentet difcutientia valere?
flatus; ut rutaceum oleurb, autolea quibus ru- [citieita » ta, baccz lauri , & fimilia incoctafint
,etiamex ^^: Galeni oracepto 12. 74M
erb.8:cüm enim ob co- plam mate riz
affidué flatus eenerentur;non va- lentia
illos difcutere, fap édok res augent,
G7. Erranzimultó magis ; qui 1180 leis vinum E aut fapam (tatim ab REPRE dmifcent; vfteribus infvpdunt: cruciatus ab n fiepe
au- p» colicis clyfteves
ab initio cum vinos eentur, excalefactis, attenuatis nimiüm rai
3 fabA3 T Ó ot. ZEE . á vUeyí
j"pyp" fis & frieidis
humoribus ; & in halitus ele- 55i.
vatis. d. I" ^^?" 1
diss A143 529 )' 6o. t quemaa modum
catlidaiozà hact oten- colicis €8
tia,frive itf 351 five extra,!n prit pi lo non la uda- /ida va4l- mus ;itaáctu etiam nimis calida concedendas
4» 44^ s cí C eocamiFt ; tpalá » Pa 69. Anime -
228 | LED. SEPT ALII 24EDIOL.
Chfte 69. Ánimadvertendum euam ; ne clyfteres colicis ge 4ndantur, repleto adhuc
yentriculo: fic enim ci- indantay, Dus
attraheretur apte ten pus,magi(que impin-
repleto ve gerentur crudi humores in intefünis , augeren- triculo. tur dolores, & cvratio
redderetvr difficilior . Stubéía- 70.
Stu pefacientia quamvis in omni dolore
ttezt/27? colico convenire poffint ; frequentiüs tamen in col'icis 9- nm duci poffunt,ubi materia
morbum faciens Prom^.po- c lidior fit ,&
acris : non folüm enim fic fenfim pol O
btundim us ,fed etiam caufz morbum facientis
ris e,Lj. au onem habemus... |
dis. 71. S1quando tamen iis utendum eft;eó ufq; Opiata i; ion funt differenda,donec vires
vitales jam col- eolicis, vi labafcant ;
egérque non longe abfitab interitu :
rió4s va- folet enim fzeepenumeró fine dolore dormiendo denriéus . yita terminari . Colicis ip | 72. Incolico dolore ex pituità,
fi quis recen- dolor;5j; tàorum dogmata
fecutus lenientibus folis;aut ad furgani-
fummum ftercorariis admixtis aloe , aut. Hierá
éus in ini Galeni ccntentus, à purcantibos veris abftinuc- fio utez- rit tandem honoris jacturà
factà;aut eeros mo- dum. ricum maximis
cruciatibus finet ,aut alterius Medici
acceffione, qui cum Grecis omnibus, &
Mauritanis, validiori medicamento pureante , & abftergente propinato,materiam ab
inteftinis deturbabit, ac eà ratione
dolores aut imminuet, aut tollet ,
exiftimationis non parvam jacturam
faciet: non valente enim leniente medicamento vifcidam, & craffam pituitam deturbare ,
& Hieràob tarditatem actionis
diutiüs in intefti- inis commorante ,
& fepiffimé non valente per-
cran- Z ^ ^ * ES wg.
JERDL Q4 T: 2e C RE---— 0 0 ——M
ANIM-ADVERS. LIB. FII. 229
canfire , fed materiz illi craffe adharente , ele7 vatis flatibus, validiffimi dolores
excitantur ; & augentur. Qr'are
preftaret u rgenti dolori quam- primum r
eductà materià fuüccurrere ; & 118 uti;
qua cum attenuantibus mixta citó materiam» fubducere pcffent. Neg; impedit , utad
locum aftc 'ctum materiam deducanius:
nam neque ve- 1e locus affectus ita
lafos eft ; ut hunc Serien non
adizittat, cnód ad hoc à naturá fint inftitu-
ta inteítina ; & (i qua materia ad eas partes du- citur, fimi le tiam cum praexiftente
evacuaturj fi affecta cflet pars, fi
inf! ammatlorne ten Haste] tinc maximé
peecaremus , fi talem 1n eo caíu
evacuaticnem procuraremus. Neque cruda»
hac materia dicenda eft cà cruditate;que ab 1n1- tio, pracepto Hippocratis; evacuari non
debet; de cà enim ca fententia
intellieenda eft ; qua ex pt tredine
fadià, Coéctlo nem requirit; qua putri-
dis debetur hi moribus, quales fu nt humocresin febribus putrefcentes.. Hxc extra venas eft;
1n locisad evaeuationcm inftitutis fine
eenereillo putiredinis, ita ut folis
attenuantibus aliquibus ; &
abftergenübus, tam peros fumptis,quam 1n
fufis, preparariad evacuationem pofhit ; quin- imo infu fis per clvífmata Pa U. atà
vià,& attenuan übus mediocribus
difpofità materiá , fi ctia
pureantibusattenuantia admifcuerimus,; X
eft Hiera , intceré omnibus fatisfacere. poteri- mus ; fic enim fvbdv cà materià , &
diícuffis , quin & expulfis
flatibus; aut dolores folventur ;
4 alt certe maitiores
fient, Dp j 71, Olei i;0 JLVD. SEPT ALII MEDIOL V/ussli,- 73. Olei velexamyedalis, velex
femine lini ij: in colicis wis, ubi
multaadfuerit materia craffa ;inuulis;] i
205 €v4- C^penumceró effe folet ,reünetur enimaliquan- | í Bus ss do; & vifcidiorem materia reddit :
& licet tam--| teria, i,, quàm
anodynum quandoque mitiores reddat] i:
il. olores, quoniam tamen materiam peccantem /] ii fubducere non valet ; folent non curari
dolores ; |ui Íed fepe denu ó
infurgere. Oleum in. 74. Apertàig itur
vià, & fübductà parte mae] ui cici; lerie,autenematibus ; aut medicamentis pure
«du ou^»do gantibus , fradhuc urgeant dolores ;
preftandf--[n optimum fimum effe folet
prafidium. préftdib. — ^5. Sedíi
vereamursautob craffitiem mate-.| rdg
riz; aut ob ejufdem quantitatem, ne poffit prz-
ddodacs terfluere, admifieadunilli etit nonnihilabíter- abfise, 8 gentium,ut meliis rofati
folutivi;aut etiam pur- | tibus, ay;
gatum, ut diaphenici l;ve cl electuarit Elefcoph, ,| purganti- diffolutoru mcum aqua aut glandium
Perfico- | y; éus . rum;autaniforum; aut
fimilium . Ín colis |. 76. Quod fia à
flatibus.dolores provenerint, à flatuyo-
fine mulià copià materiz, nihil eft quod magis
ha data exufit effe foleat eodem oleo;etiam ab ii nitioauc | etiam. ab per fe fumpto aut ; quod: melius
cííe facpius ex- Jue sr ^- pertus fum,
cum pradicus. | EI Seem 77. In ufu
vomitoriorum cauti fint maxime: [i A a
fi enim ventticulus, & fuperna parces inteftünoe | £olica. s. Tum replete nimium fuerint, ex ufü
maxime li fvs, c» 4. €rünt, ut
medicamentis ad dejiciendum ingefts: [i
éufus... locus detur pertranfeundi: quód fi totus dolor; eiüfquecaufa infernas partes obfideat , non
fo- lum fruftra tentatur vomitus, fed
aliquando fit. | cum ANILMADVERS. LIB. cum zerotantium certà pernicie;vo Ivulofi
enim fipe fiunt; ac cum certo mortis
periculo , etiam ftercora per eam partem
evomunt . 78. In cucurbitule magne
appofitione regio- ni umbilici ea
adhibenda cft cautio, ut ea ex illis
fit; quz funt in medio perforate: fit enim fzepe- numeró , ut cüm pars fub]ecta mollis fit ac
pan- eguis,multa illius rcoles inuró
trahatur, qna fub-
tractionem-cucurbitulz impedire folet : unde» vel diutiüs retenta 1n fp! acclum fübjectam
par- tem deducit, aut fi frangatur, ut
hocincommo- dum eviremus , aliquando ex
vitrorum fra- ementis cutis vulneratur. 79. Cüm pluribus, potiffimum mollibus ,
& perpinguibus , hx: antes fere
fintumbilici, & ex vi füperpofitz
cum igne cucurbitule pinguedi- dosis a
portio aliquando trahatur per eati
partem, confalo;crifici o1lliut prius fü perponàt parvüm ceratum , puta,ex cerufsà coctà ut
tale incommodum evitent - 8o. Vrincolicis doloribus ex flatu anodyna ftatim & interna , & externa
concedenda funt; ut cruciatus illi
mitieentur ; matcria; unde elevantur,
fitevacuata; ita ea fu- gienda effe
cenfeo cum Gal. 12.7 eth. qua infi-
gniter calefaciendo difcut ere quàm maxime va- lent: attenuata enim fnateria. majorem
Jocum. occupans inteftina magis
diftendit , ac flaubus 1dauctis dolores
auget. 81. Cucurbitula etiam in iis
dolor'bus ex fla- VII 3t eadamfi nondutn : Cucurbi-
tale ma- £v4 inco lzcis appls
cand& cati £10 e V mlilic?
mnunter- dus in ap- plicatione
cucurbi- (Ux 4. Colicis ex
f'atu Ta- lenter di- fcutienits
An6XlA « Celieis ex tibus, ubi urgeat fyroptoma , uti poffumus
; fed. f/4tu /a£o FP cctTante 1324 LVD. SEPTAALII MEDIOL. vàtes 441 Ce(lante dolore , vel mitiore
reddito ; materias; eucirbituunde
elevantur, fübducenda eft;alioqui redeüt ,
le ufam ut optimé docuit Gal. 12. Adethb. cap.8.Si tamen P^44:- non adcó urgeat dolor , utomnem ad. fe
trahat indicationem curativam ,
preíftabit evacuatio- nem
pramittere,prafertim fi multa fübíit mate-
ria; aut adhuc novaaffluat, ex 13. Z4eib. 19. 92. Contingit aliquando, ut colici
dolores adeó vehementes fint , ut omnem
Medicorum 444 qu, Operam eludant , 4C
quocumque auxilio adhi- doque tet bito
potitis augeantur , in quo cafu ad contraria
dum. €tittranfeundum:Cüm enim
colici dolores ma- jori ex parte à
materià frigidà fiant , aut à flati- bus
diftendentibus; fit aliquando, utaut ratione
dolorum, aut vi igiliarum, aut maroris, ob con- tamaciam aut incalefcant nimium inteftina,
ac- cedentibus etiam calidis, &
intrà,& forisappo- fitis remediis
aut phlogofi quadam tententur , autetiam
verà inflammatione incipiant affici ,
aut multa praexiftens bilis ibidem transfunda- tur; unde ad conrraria erit cranfeundum ;
& in- figniter refrigerandum. Quod
mihi anno prz- teritoc ont191t , primo
in nobili Hifpano, peci- uum duce
egregio ; poft in N. à fecretis Iluftrif-
fimi, & Excellentiffimi Marchionis Caravagil , qui cüm colicis doloribus per aliquot d lies
fuif- fent acerrime conflictati , &
jamjam mors efset pre foribus;nulli Jp
/^ eget arteriarum pul- fus; fudores
adefsent refolutorii , nulla denique
ampliüs fuperefset fpes falutis, ne quidem apud Medicos cua prettantiffimos: accerfitus &
ego, cum Golicis im
delorióny frigida a- «x -
A "use c EET 1. lIM.ADVERS. LIB.VIL 2333 cim fitim inexftinzuibilem,linguz
fcabriciem , nierorem, ac.duriciem ,
pertactis autem hypo- chondriis, &
ventre inferiori, calorem in parti- bus
illis eftuantem adetl c obfervàffem, Hifpano
aquam multam nive et: um refrigeratam biben- dàm exhibui, cüm naturà abftemius efset,
& multz aqua potator egregius ; in
íomnum pro- lapfus eft, & quatuor
horan m fpatio cüm dor- miviíset ,
dolore quodam. inferioris véntris , à
primo maximé, ut ipfe referebat , diverfo exci- tatus à fomno, miram bilis flav copiam
evacua vit, & à doloribus liber
evafit. Vndejcollegi; Me dicos, qui
illius curationem f fufce, "erant $ 1n
Causa nx rbi illius longe deceptos bá e cum. calidis remedus curationem inftituifsent , à fr1- gidà materià factum morbum judicantes .
Alte- rumautem, cüm jam agentem animam
invenif- fem, non alià ratione ftatim
curavi , quàm lineo i|ds plicis in
quadrati formam com- to, hine immetfío ;
ac mirantibus aftanti- bus quid facerem,
ventri füperpofito.cumque» ut dormiret
injunxifsem , dnt itiüíq; edam fom- 4 poopp refsus fine motu cum conquacte CICLU,
VC- rentes affines, & uxor,ne jam
fatis ceffifset,cum experge f ecif: ent,
indign: inuitus s, quód tànto bonoe eum
privà sen t, quafi € lecto exiliit; à do-
Lubin cmnino ibis : 85. Si1ex
Miiaienon inteftüni dolorem. fieri
conueerit, caveat Medicus , ne ullo qvan-
tumvis levi medicam nento fubdi jcente utatur,ne attractisad parteminfiammatam ab illzefis
par- 1 i9
ee si I2 celíci (x inflar
H ?97»at105H£ [^ purgatto
)* yv TEIZETTS 344 LVD. SEPT ALII MEDIOL. tibus; calidis;aut pravis humoribus;aut
inflam- , matio augeatur;aut impedito
tranfitu,in volvu- lum de(inat. Caffia dn | 94. Caflie tamen folius ufum
aliquando non eoiicis ex refpuerem in
tali cafu;quód miti illo,blando,&
sfiam- humidocalore lie pé i inflammationem fe det, do- 745"* lorem ]eniat ; & fuppurationem
tumoris ad- 1075. juvet ; Seu d 95$. Quamvis venz fectioex brachio in coli- Coco 9? 6o dolore x inflammatione , decreto
Gal. 12. dolore ft- da bina AMetbh. zzed. commendetur : sf tamen
eó ufque » 514], ,. P'orbus pervenerit,
ut urinim fü pprimat, fecta liquagdo
Vena intalo maxime conferet; aut poft priorem
coofep:, Mlamy ,fimultaadfuerit plenitudo , aut etiam fi talis non adfuerit , fi ex talo loto fanguis
primo mittatur,non erit preterrationem ,
d expteri- menta. De lvi fluere . * [ N alvi profiuvioillud ma: ximé
cavédum, epus ne,dum virium maxime
habere ratio- gui L nem voluerimus,
confi — & jurt- bis pinguibus
laxitatem ventriculi , & intefti-
norum nimiam neenon: ius ; alvique fluorem jn Iecamus.
I» SN 97. Sunt fepenumeró noftrates Medici in., rf.io frigido potu concedendo reftricti , ut
rralint ^ gidaus cum manifefto
detrimento tepente aqu àfluxü , potus
[epe laxitate introductà , alvi augere , eo confilio, convent. quod frigidum nature inimicum
cenfeát, quàm Juíto iE
ANIM.ADVERS. LIB. VIL 23j jufto teri defiderio faüsfacere, quod tamen
na- tura eti. am bene operant e fit; ut
& adítrictioni Bt fni dumm
(atisfiat. $8. Inflammatione tamen verá
tentatis inte- ftu nis, frigide potus
vitandus eft. 69. C Cavendum in
diartheeà , quod plerifque video confuetum
, ne femp er aut in plerifque» ftatim
abft erforium aliquo d exhibeant; ut mel;
aut fyrupum rofatum aut fimplicem , aut folu- tivum cum fero lactis, aut mannà;cüm enim
ali- quando bene Opcrante n. atura id.
fiat ,non erit aut irritanda , aut
promovenda , fed totum ne- 9otium natutz
erit relinquendum: fin veró ma- là
qualitate icritata etiamid natura przftiterit;
non etiam erit adjuvanda, ne calcaribus natuta current addius , pt Izecipites in mortem
agros igamus : 1peCctatores1g1tur p« nus
hu jus tnotüis nature aliquandiu erimus,
& morbi morbifice- quecaufe
potiílimum rationem ha bebimus , Quod fi
naturam hifCere , aut fuccumbete vide-
rimus ,neque materiam poffe pfo rauone eva- cuare,irritari tamen pattes; fzprüfque ad
excre- üuoncm fere inaniter provocari ;
tentiginem Hn ano; & inane
defiderium egetendi fubcíle ; tunc manus
adjutrices petita 'ere coni eniet , atque.»
abítereentibus uti ; quin aliquando folventibus blandioribus; ut matind,& (yup o,aut
melle f£o- fato folutivo;ut quod pluribus
egeftionibus cum dolore, & natura
labore evacuati tentatut, bre- viori
t€empore,& mincri moleftià educi poflit .
De Frigida f'gien: dá
.AABngB fla 375 72411058 inteftino-
Yum OQuado ab fe '"geati- bus i diay
vL&a uten dum- Iz dyfen-
geria qua do purga- dum , c^
a [£4 11020. Jed
bono viclu C facili ad alia 236 LVD.
SEPT.ALII MEDIOEL. De Dyfenteria. 90. Vmin curandà dyfenteri3 adeó diffidenr tes fint etiam doctiffimorum virorum. fententiz, an reterto corpore pravis, &
acribus humoribus , laborante dyfenterià
verà , ulcera- tis, aut abra fis
inteftinis,conveniat medicamen- to
aliquo faltem blando, puta, Rhabarbaro,
myrobalanis ; tamarindis, manna, fyrupo rofa- to folutis vo , & fimilibus, humores
evacuare an potiüs omnino ab iis fit
femper abftinendum,; qt ie in mediciná
faciendà maximi momenti effe conftat.
Ego nonaliam hac in re fententiam in
medium proferre tentavi,quàm eam, quam no- bis tradidit doctiffimus Vallefius 4. Epid.
cap.96. qui ab utráque fententià extremé
diffidens , ali- quando pureandum
cenfüit, aliquando omnino abfüinendum y
voluit. Verba eius fünt : wt zn
d'yfentertco ef! cusa cacochbymiasmaena exulcera- FIO nondum Wai TAG aut cum exulceratzone
magna cacocbymia EXIGHAS AUT ut raqs
exiguas aut utraque magna: $z pyimium,
expureari debet: S1 fecundum, miti o fe
dad [i dores ,ad urinam ; ant vomitus
»o0t "andum, e infa umaum loce alib Z7A1 777 C i ius 3 cu £X- tertius pro ulcere curando : Si tertium ,ue
tunc qu. dena localibus admoduss,
"eq; purgatzone opus eff , f
€UdCcHuA 107€ 5 6 €Yi- vatione : Si
quartum , "aic abilis eft, facies aut Hi.
bil, aut omia tentandigvatia , velut 12 ve de[pera- Tales enim etiam cui ationes aliquando
pro- mihi femper difplicet illud Celfi
: ó&pe ] 4A.
C iUcrant; : neqs;i JAXNTIM.ADVERS.. LIB. VII. Sape quos vatiozon juvit, remery i47 dia
peyut à 91. Debet i1giuir quan primum
hujufmodi 7» dyfen- humor pravus ;&
acris evacuari aliquo ex prz- teria, ubs
dictis medi1camentis , fi illius m: enam copiomo PA/*9Z4d, €X CIIS amalrcre , ventris ti his tione , avt
aliis qmm fignis fübeffe ccgnoverimus ,
antequàm ex fre- " id qt enti , fed
paucà excreticne ulcera adaugear- Heo e:
[Ur ,aut vires de ji ICIantu | 92.
Animadvcrterdvm tamen , fi fübeffe co-
piam arrabilarii humcris cognoverimus;,etiamfi exulcerauc adhuc magna 1n inteftrfüs facta
non fit, non ftatim purgeante
medicamento cffe edu- ; cendam ,
cancerofa enim u Icera ,& peffima ex-
citaret; fe dattemperar! , ejüfqu e ferocia delini- ;e , bris r1 prius debet.: quod ubi factum effe
cognoveri- feroia il- mus, cmnino
evacuari debebit , fed blandiffimo iss tezzp
medicamento ;, deccétione tamarindorum , vel 72454: jmyrobalarorum, cum fi rupo; vel melle violato
f"'g26z. folutivo, iifque
fimilibus. 3. Rhabarbarum in dyfenterià
ab Hs."qUi nLea BAS rt: orum
dogmata fectantur,qu1que pur- £227» ||
gandum fepein cà cenfüerunt quamquàm vl- 4yfzate- I deam paffi m ad hunc finem in ufum duci.
potif- ria f/'sfpr- l| fimüm ubibiliofi
,«& acres humores abundave- &-
rnt;quod tamen & tpa "Enos partes habeat, || quod in fübftantià affumptum , ut in hoc
affectu || pleremque fit tunicis
intefünorum , & ulceri- | bus
adharefcens dolc res pariat implacabiles; ut
I fa pius obfervavi, omn ino fuoi ndum cenfeo c; I quamvis fvrupusde cichoreà Gulielml cum eo.
ccu. cà | paratus ad/triélione carere
fatendum ft, cimo Zadar iamcn y
* 57 4») 7 C-0
terta, bue 530Y€ atra y'
bilario e , aAa0€Y 217-
*toG Gulielmt. 4-4 $2 tact»
admit FN TS /2 19: &ji
Rbhbaba pe bav 4 1er refackuim
2n dente eti at ei £ 164 à am. Df fentert
£15 yao 47. s)0n1f fan gHints
ys!jf20; (e €Hvr » 138 LED. SEPT ALII MEDIQL. ramenà cichoreaceis igne illius partes
reten- 'antur, fi cum decocto
ramarindorum, aut my- robalanorum
concedatur, non ita rejictendum.,
cenferem.. 94. Sed 1agis etiam
recentiores communi erróre decipi
iuntur, torrefactum R habarbarum in
dyft enterià vagis ,adftricüonem , & ex-
ficcationem augere volentes ; ut utràque facul- tate, purgatork à. .& adftrictorià
adauctà, melius intentioni fatisfacere
poffint quodi innoc entitis fieri
torrendo putant ; cüm experientià conftet ,
medioctiter tot xefatutn vehiementiüs ,:à & mi- nori dofi purgare , quàm integrum ; 1eneas
ta- men partesadhuc magis vigere: &
fi majorem. sd eto adhibuerimus , purgatorià
faculta- te penitüs deftituitur. 95. De mittendo faneuine per fectani vena
, cüm graviffimorum virorum fententiz é
diame- troomnino inter fe fint
contrarizsaliis majori ex parte
fanguinem mittentibus , aliis pumquatn..
Eco hujus fii n fententia, fi fimpliater dyfente- riam confideremus , aut ejus caufam , aut
multa cx adjunctis , dolores, febres ,
1inflammauones ; omnino convenire
miffionem fanguinis, quà& |^
fluentes hun ores ad partem laborantem poffint retrahii ,& plenitudo tolli, & jecur
refrieerari ? fed càüm fopiffimé à
diarrhaeà proc ducatur, illiüf- que edam
perpetuo fit focia, in quà,eti iamfi non
fit pro mu ltitudine fufficiens, num quam mitten dum effe fanguinem cenfui i Fil »p.&
Gal.4 de 2 rat. yict, t5 acut. tie. (
I.4d Glauc, CAD. 14- aubdi aut pl
»1( it 11i
"no AGE PCI y dg ima a
AND ANIM.ADEFERS. LIB.VIL 239 aut vires vitales fint imbecille reddite ,
aut pe- riculum 1mmineat , ne
profternantur ; ra ró cen- fendum eft
occafionem dari fanguinis mittendi ;
potiflimum cüm majori ex parte in hujufinodi Caíu íciamus peccare humores à fanguine
diftin- ctos , & tales gros
cacochymiá laborare, facil- liméque tum
o b evacuationem , tum ob vehe- men
tiffimos dolores , vieiliáfque qu: afi perpe-
tuas ,in fummam vitalium virium debilitatem bicidenc..
96. Sitamen aliquando mittendus erit.fían- Dyferre: euis ,alvifluore non magno przefente »1r
inflam- cis quan- matà parte ,
urgentibus doloribus , hepate, 4»,c quo
toto iua e b febremzftuante ; aut o D Ca- fmodo[an Icfactos 1 humores in venis, viribus
prefentübus, fr confentrientibus ,
imminentis virium colla » is dicioni:
penculi habitat atione; r ec multu m,neque c fertim, & femel , fed parium per intérva
illa.& fx pius ev: 1CU: sÉ) ius,
Aéti ,& Alexandr etiam fententià:
Ídque non cà folàm rauicne , quód vi-
res non 1ta dif : an ntur, , fed etiam quód iteratà evacuatonce fangu inis meliüs revulfio
perficia- tur,qua maxi re in hoc atfectu
expetitur,ut Ga- |! lenus auctor eft
lib. de eur. vat.per [eciam venam, cap.
12.fiquidc " | natura toties irritata majori cü 'J impetu & facil Itate: affuefcit
materiam , ad affc- 'J «tas partes confluentem
.1n « ntrarios locos de- pellere , &
quafi per alios rivos transferre . 2 ,
$45. ARTS TERR TES Lathis 4 | Delactis
ufu in dyfenterià cüm videam ; | Y p ied
: AE . oir furin d ddociiffimos aliquos
viros adeo — iraffe , ob ^ " L1; —
4c Q- mcm pr I " 4 b " j Fev?n
| AAÀIPpOCI2US , C izalcni AUCLOILIAUT $ p 70r. X
40 LFD. SEPT ALII .MEDIOL. 64.
& Celfi, Ib. 3.cap.25.ut rariffimé in tali mor- boipfumin ufum ducant, quód dejectiones fere femp er in cà fint biliofae,& fc ebres
non leves ma- jori ex parte conjungantur
; cüm alioqui fciam maxime laudari à
Gal. P de fémapl.smed.facul. c 3«de
alim. facul. cap. 1$. ubi non folüm dyfente-
re,fed omnium ventris fluxionum acrium opti- mum dixit effe remedium ; cenferem nullo
mo- do, febre prafente, & acribus
fluentibus humo- fibus; lac convenire
fimplex,& fine; praparatio- nc; at
paratum, ut faciebantantiqui,& ut docet
Alex. Trallianus, lapidibus; ferto , aut chalybe in co exftinctis frequenter ut & ferofa
abíuma- cuf fubftantia, & pinguis,
butyrosáque corriga- turlgneis
abfümpts.certum eft; non nifi maxi- mas
1n boc affectu afferre poffe utilitates ; quód
non accendi, & in bilem verti hoc modo para- tum certó fciamus ;alyum autem fiftere
poffe» certum fit , tum ob cafeofam
máteriam incraí- fantem , & frigidam
; tum quód ex candentibus lapillis aut
chalybe adftrine entem nanciícatur facultatem. in dies 98. Cümin principio difficultatis
inteftinc- zerici; cjy F0 » fepenumeró.
mucofitatibus quibufdam fieri al
apparentibus , p affim Medici ad, AE Eso a
fférgentig €nemata deveniant, neadhzrefcente diutiüis tu- "fas cugy nis inteftinorum hujufimodi
humore falfo , ut €autioge . Ypfi
putant, exul Icerentur inteftina; fa 'penumeró
etiam maximo in errore verfantur : mucofitas enim hujufmodi non adventitia eft, neque
prae ter naturam, fed naturalis , quz à
ipio inse nis n
r ANIMADVFERS. LIB.FVIL
iji nis indita eft; ut muniantür , ne
à bile , qua cun £icibus in dies
evacuatur ; interna inteftinorun pars
abradatur ; quz cüm in diarrhocà ab acri-
bus humoribus commota , & abraía exire inci- piat, fi clyfimatibus magis abftergatur ,
denuda- tà tunica eo, quo munitur;
faciliüs exulcerari poterit : diligens
igitur cura adhibenda eft ut mucofi, &
vitiofi humores ; aut à capite , aut à
ventriculo defluxi ad inteftina; à naturali muco- fitate inteftinorum difcernantur ; quod licet
dif- fcile fit ; hzc tamen frequentius
cum pinguedi- ne junéta effe folet,
& cem aliqvà rafürà internae tünicr
, & tunc non folüm non eft abítergenda ,
fcd potiüs incraffanda; pingeicribus,& vifcidio- ribrisinjectis tentanduim erit munire Ioca
illa, & acrimoniam fluentium hemorum
reprimere, quod oleo rofato omphacino ,
aut unguento ro- fato commodé praftari
poterit. 99. Atin eodem errore
verfanturii , qui fluo-. C/yeriz re
materiernm ceffante, dvfenterià tamen perfc- abifergem verante, & ulcere in
inteftinis,iifdemabftergen- */4 i2 fiae
tibus clvfteriis utuntur, ex aqua hordei , vitellis dyséterie ovorum,& faccharo,impedicntes hoc modo
ag- an [Hs o eIntinationem, quód fic
penumeró natura vifci- damin fine
materiam , nutrireaptam , ut repo-
natur, quz naturalis erat jam abrafa, eomittat.,, |. . e 1 et1a72D rco. Tanta eft doloris 1n hoc morbo vehe- in
riti mentia, ut nullo tentato alio
remedio narcoticis 5j, "ni fit
f'atim utendum, non folüm per os affumpts 5 4, cozve- fed etiam per inferna injectis. | — i01,
Iniüstamen diutiüs non eft perfeverane Nareoté Q, gum,
Narcott- i4 LED. SEPT ALII MEDIOTL. pies 9 dum, quoniam fiepé imponunt : cm
enim fo- enterta Pon mnü conciliàrint, proinde fluxiones
futerint, & zendap, icfrigerando,
& incraffando. humorum & acri-
moniam,« tluxilitatem imminuerint ;olore ) imminuto morbus curatus videbitur, nifi
tamen v lutinantibus, & ficcantibus
uicus fanemus, re- crudefcet morbus,
& novo dolore fupervenien- te; nova
fluxio excitabitur, & ulcere non curato
difficultas inteftinorum denuó fiet .
Dyetei | 102. Pinguia cuam illa ; & viícidà fübftanria eis pin- praedita ; ut in acerrimi humoris
fluxione necef- guia im- farla funt, ad
Internam inteftinorum tunicam ssittere |
vefüiendam,ne magis abradatur, & ad munien-
q4and» das udceratas partes , ne morbus augeatur , & stile, & dcloresexacerbentur ; ;itainilsnon
multüm cft 277^ infiftendum, quód fordidum ulcus efficiant ,
& itiniiss: progreffu
temporis.curatu difficilius;abfteraen-
tia igitur funt 1nterferenda . |
103. Queadeo exficcantia funt,ut arfenicum nimi; *X (t ochifcos recipiant corrodentes ,
& carnem, fceántes in ulceribus
fübcrefcentem altmem poffint, ut in
dyfia- paffim à Rhafe & .Mauritanis propcnuntur , teria om- numquam in ufum duci debere confülo
; tum. zino reij- quodadeo quandoque
valenter carnem nein cemdi,
mant,utreliquamanteftint füubftantiam confü-
mentes perforare foleant; ;quamwvisenim paftilli Pafionis, Andronis, ex minio , & quz ex
arfeni- Co etiam fepiüs loto parantur ,
externis ulceri- bus; vrina &
callofis applicentuz; fi tamen fen-
tienti mul tüm particule , aut nudz ,:& non for- dida , nonve callofe ; aut fane applicenrur ,
no- Xas Clyfferes
* » dis b.
am. vt. IDdpe pm o ——
ANIMADVFERS. LIB. VII. 243 |
xas afferunt inemendabiles . Et erit; qui 1n abra- ! fis, cruentis, nudis inteftinis , etiam fi
ulcere la- ! borent fordido , audeat
clvfmare infundere» | acria hujufimodi,
& corrodentia medicamenta ; | quibus
& acerrimi dolores excirantvr,& intéfü-
! na dilacerantur, & fepe perforaptur ? 104. Siqua tamen acria,& valentet
fccantia. Arrius infundenda font , ut
mvria olivarum ; aqua na- efus in
:urales Salmacidz , lixivium cum fapone , & fi- 4y/euteria | milia , ftatim fuperindendus erit alius
clyfter ex quid ffa- | oleo rofato aut
ptiffanà,aut decocto furfuris ^7 facié-
| cum fyrupo de portulacà & ovis; ut & dolor le- MT | niatur, & tunica veftiatur . 10$. Quoniamautem evenit, ut injectus cly-
Chyfer sut | fter ftatimaur exeat ,aut
propellatur, ftatim at- retzzee- |
queinjectus eft , fovendus erit anuslineo panno /^" quid ! intin&o in decocto rerum adftringentium
, atq; 74/444 : etiam aliquo conatu manu
pars erit compri- menda. 106. Quamvis hepatitis fub morbis hepatis
ratis ! collocari deberet,qvia tamen à
Practicis fib dy- /imulare | fenterià
curatur , volui pra ftantiffimum reme- remediz » ' dium hoc loco docere, quo, fi alio uMo ,
hepati- ! cos curari poffe experientià
multiplici cognovi; ! coque libétiüs,quód
ev porifton eft medicamen- tum, &
rationi conveniens: Sumitur uva rubra, |
quam Pignolam noftri dicunt ; acinis eft ncn.
magnis , racemis adftriciis ; ut tardiàs mature- | fcat, & vinum nobile, rvbellum, &
quod P;caz- ! te vocant, facit ; colligi
debet dum media eft in- ter acerbitatem
, & maturitatem , quod folet Q 2
apud inermes e»ecAnti-
Pss exhi- bendis quid pr«-
Jlandurm. $44 LVD. SEPT ALII
MEDIOL. apud nos effevetfus dieim
feftum Nativitatis S. Virginis
Marie;menfe Septembri; Soli perqua-
tuor dies primó exponitur, mox ia fvrno femi- calefacto exficcatur, & fervatur ad ufüm:
& ve- niente occafiope , quoniam
emollefcit , in vafe.» vitreato, aütad
ienem , avtin furno iterrm ex-:
ficcatur, adeó ut n pulverem reduci poffit. Hu- jus drach. 1j. per duodecim,aut quindecim
dies, ex vini rübri potentis unc. iiij.
fineulo die ; per quatuor horas ante prandium exhibeo, &
cum. hoc folo pra'fidio non paucos ad
ptiftinam fani- tatem deduxi . Nec
mirum.fi femper non fiicce- dat,
cüm;ubi radices eeerit,difficillimé curetur.
Ex vino autem concedemus , fi zeri careant fe-. bre ; qua fi conjuncta fit, locovini fnmet
deco- C donem rad. cichorii craffarmm ,
lone ebrlli- tione cum expreffione , in
quà fi chalybs ignitus fzpiüs exftingudtur
, meliorem effectum pro- ducet. De Vermibus. 107. Y N medicinis & per
osaffumendis,& per inferna
1nfundendis , fem per hzc adfit
cautio,ut antequàm ea ipn ufiim ducamus, dulcia aliqua , aut pinguia concedamus , ut iis
allecti vermes faciliüs ea comederc
tentent , qui pro- pric; & veré
& necare, & expellere € COrpore eos
poffunt. Melleieitur , faccharo , lacte ; avt pin- guibus przmiffis , füccedent que enecandi
vera mes facultatem habent. em | ! 168. Quin CNLMADVERS. LIBOVHM. -sa4g 108. Quin ne hzc fola tunc danda erunt; ne
à dulcibus ad amara , aut acria
accedentes , factà tatione in contraria
, potiffimüm à gratis ad ingrata ; ab
eis abfítineant ; cum dulcibus joitur
admifícenda funt, aut pinguibus, utaliquá fimi- litudine ducti, ac 2rato (pore allecti , iis
etiam nutriartur , quz occidere eos
folent. rc9. Ob hancautem etiam caufam
obfervan- dum erit , ut cüm unguentis ,
aut emplaftris ad cos occidendos utendum
erit , pxiüs Indansur clvfteres ex
dulcibus, aut pinguibus , ut iis alle-
ét ad inteftina inferiora alliciantur , ut. ventri inferiori illis applicitis, & enecari,
& expelli faciliàs poffint. 110. In iis autem externis applicandis,ut
quz ex farinà lupinorum ,aloc, myrrhá,
ex fücco ru- tz,aurrutz caprariz five
galege , vel aceto pa- rantur , cavendum
, ne rcgioni ventriculi appli- centur ,
fed circa regionem umbilici , & ventris
infcrioris:i!Ia enim fepe ventriculo infefta funt; & cavendum etiam, ne;fi ad ventriculum
afcen- diffent, in eo loco enecenturz ,
folent enim ex tali occaficne qvàm
plurima, & graviffima lympto- mata
prodncl: przftabit 1gitur ventriculum.
fovereadfirinsentibus , & acidis , ut roborata parre, deorfum pulfis vermibus ;applicaus
ven- tri inferiori remediis , illos
cvincere ; & enecare poffimus . 111. Iniis,qve per osaffumütur, illud
omni- no obfervadum eft;ut fi ex iis
fuerint; que & ene- Care, & €
corpore propellere poflunt, ut eftaloe,;
Uu colo- Verimes enecanti-
bus. dul- Cia , vel pinguia
admtifcen dà . Ante en blafira
e- necantta, VEFIACS ,
ciyfd eres dulces ip dendi.
In
vermi- bus enece dis emplea
flra nbt applican- da.
Vete e»tcanit^ óns ger 9
fumptis , qutd fa- ^ eendum.
Hamor- tboidibus feperf'a?
evactany- HPHT, n
oàs occlti- denda,a? tna reli
'qu*nda , fententia A3sGoris.
:46 PD. SEPT ALII MEDIOL.
colocynthis,& fimilia,ea fatis effe;fo]hüm q'ein- digere aut re aliquiabftergente;áut etiam
refri- ectante ebibità: at fi ex iis
fuerint; qus eriécan- te facultate f5là
przdita funt, aliqua poft fiper- bibenda
funt; qu: abftersendo eos jam enecatos
expellere poffünt . De
FHaesorrboidibu: . r12.] N
hemorrhoidum curatione , quia ubi
fuperflae fanguinem emiferint, Medi-
Cos iri contrarias fententias abire, cum maxima. eétotantium calamitate, quotidie
obfervamus; aflerenübus plerifque cum
Hipp. 6. "Apbor. 12. non omnes
occludendas effe, fed unam faltem, effe
apertam relinquendam ; fic enim & immo-
deráti fluxüs fanguinis rationem habebimus;ca- fum virtiitis vitalis impediemus , &
morbis ex immodicà hzmorthagià
imminentibus contri ibimus ; neque camen
morbis illis occafionem. dabimis, qui ex
foeculento, & atro humore.»
oriuntur, qui per illas partes evacuari folet : Aliis é contrà cuni Actio defendentibus , ubi
fi- perfluus fit fanguinis fluxus ,
omnes omninooc- cIudendas effe; &
rectà victüs ratione inftitutà,
ftatífque temporibus & ex purgandum effe cor- pus , & fánguinem per fe&tam venam
evacuan- J/ ^ étnh dum . [E20 veró hujus fim fententiz ,obi
fan- July... guis per easvenasimmodicé
effluat,ita ut & vi- : res vitales dejiciantur
; pallor feqvatur magnus, fubtumida
confpiciatur facies , ad malum habi-
tum ANIMADVFERS. LIB. VIL. 3a3 | tum tendat corpus , omnes omnino effe ,
fi fieri | poffit; occludendas ; quia
virtutis füpra omnia.» habenda eftratio,
nequeullam apertam relin- quendam ullo
modo efie , cium 1n ct rativis indi-
cationibus ab ec, quod magis urget , femper fi fit inchoándum. Ne veró res hzc Hippocrati adveríari , & communi feré omnium lv.
edicorü fententia videatur, cbfervandum
eft ; fanguinis per has venas effuficnem
aliquando etle« onfue- tam;ut ftatis
quibufdam temporibus , puta; fin- | gulo
menfe , aut ctiam frequentiüs , vcl bis , vel
ter 1n anno, feri confüeverit; aut c crte vimorbi; p^ 3, In magna febre , cum fura; à
plenitudine femel , aut iterum acciderit
; aut denique quód cum ftatis temporibus
moderate effunderetur fanguis, v) morbi
, aut ali& occafione fuperfluas tunc
fverit. Secundó obfervandum ett, anti-
quos in immoderata cx veris fedis effuficne.ve- nas ilfasaut [ieaffe , aut fuiffe , aut,
uffiffe , ita ut numquam per ligatam
aflutam aut ufta m ve- I nam — ius
fanguis evacuari pc ffet , ut apud |
Grccos, Arabes, & Latinos ; & antiquos; & re- centes conftat ; quz tàmen curandi ratio
noftris E temporibus exclevit ,
pulvifculis cemplafti- cs , &
adftringentibus contentis ; aut ad fum-
Hmumu ftio ne. His fic ftantibus, fi excetfus is hz- orrhagiz mfoFitus fit; & vi morbi, &
plenitu- |dinis fuperven erit , cenfeo
mpino effe fuppri- , mendum, nullà ap
ertà vena reliétaàme vena fan-
guinemevoimente, in propofita incommoda in- lcidamus. Quod fi ftatis temporibüs, aut
quan Q a ritate ne /
netu 72... "A79 y — s feides et m7 (3n€794L
nqlla AAUC 0^ HE Cf A Cn »
n , j «A40 "07 P 4 ,
Yt Tuntn | bg .348 -LVD. SEPT-ALII- MEDIOL. | titate excedens;aut qualitate
infeftans,aut utrà-]/ » queratione
moleftus; à naturà per eas venas ex—| -
purgari folitus aliquando modum excetfetit , uti] & vitales vires profternantur, & alia
incommo-— : daindücantur , aut etiam
fipngulisevacuationiss| / ; temporibus ,
puta; per duos ;aut tresillos diess|
:folitz evacuationis füperfluat, aut fi frequentiuss| / exiens, quàm foleret; aut oporteret; illa
inducatt| incommoda , fi , ut
illiscbfiftamus , occludere»] venas illas
velimus , fi caufticis medicámentis,,]
licaturis; ab&iffione,ati ferro candenteid prz--j ftare quis tentaverit ; càm ex 1llà curandi
ratio--] nenon folum tranfitus prefenti
tempore fangui-] y ni interclufüus fit ,
fed omnis via eriamimped 1a-]i turin
pofterum , per quam tranfire poffit ; ne ini
eaincommoda zeri póft incurrant , de « quibus: itp. G. Epid. & Gal.ibidem. c& 6.
Mpbor. va. c7] 3. 1/ 3.ltb. de Humor.
necetarium eft;edam aliiss] 5 uflis;
atfutis; abífciffis ligatis ; unam relinquere
apertam,ut per eam excrementitiusfanguis;quij incorpore in dies ageregatus; ftatis
temporibus:f ij , evacuari folet,
expurgari ex more poffit ; ne af-- Jl
fectus illos melancholicos, maniam;melancho--] ii liam, ulcera; cutis defeedationes, & alia
produ--] ii cere valeat. Sed fi folüm
pulvifculis adftringen-.| übus;
emplafticis; aut & urentibus resagendas
fit; & eumcurationis modumfequamur , qui &: facilior eft .& fecurior ; licet
aliquando recidi-..| vas admittat ; fi
ad eum terminum evacuatio:] « fanguinis
pervenerit , qui jam defcriptus eft;
omnino via omnis erit intercludenda , ut prz- fentibus
ANIMADVFERS. LIB.VIL 249
(entibus incommodis eccurramus ; cm per hác «curandi rationem non ita obfignentur venz ,
ut humore denuó-éxuberante, iterum
natura fibi viam invenire, & ftruere
non poffi;aut ope Me- dici aut
perfricauone cum rebus afperis , aut
fcalpello , aut hirudinibus aperiri denuo vena nequeant.
De Renuum samflammatione , Lii
Vm in curandis renum affectibus eva-
Laboran- cuatione fanguinis
perfectam venam t» reni opus eit, à
Quà parte mittendus fit fangvis , non
una eft connium Medicorum fentenua ; quód Galenus tb. de cur. rat. per [ettam venam ,
partie bus fupra renes laborantibus , €
parübus fupe- ri: ribus , nempé brachiis
, mittendum effe fan- guinem docuerit;
infernis autem atfectis, puta , utero,
veficà , & coxis , é venà vel fub poplite»,
velin talo; cüm renes laborant , pene ambigat: libro autem 13. Meth. med. in renum
affectibus fecandam venam effe doceat in
poplite;aut talo; aliis majori ex parte
fu prà ; alus infrà , aliis fine
diftinétione alterutram partem eligenübus.Ego cum do&iffimo Trincavellio , habità
ratione» communicationis venarum ,
majori ex parte ex infernis mittendum
cenífcrem ; cüm & evacua- tionis
eratia;nifi forté plenitudo ad vafa prefens
fuerit, & derivationis , certiffimum fit, à parti- bus laborantibus , & vicinis , fectis
illis venls ; fanguinem evacuari pofle .
At cüm in inflam- matione bus au4
vena fe- £cAnda Tto -—
xd Ee EC. 4: Luc aia oU MES 1j LED. SEPT ALII MEDIOE. -matrone renum , cüm revulfione opus fit ,
potif-- fimüm in principio, in contraria
retrahi fà debeat , & ex parteà
fonte fanguinis verf perna retrahendo,
pouffimüm fi (fanguinis mul- tà:Copta
refertum fit corpus ,à jecorarit brachii
dextri,aut finiftri fanguinem extrahemus: quin-- imo, fi etiam in principio inflammationis
nons verfemur, fed jam affluxerit
(aneuis, fed magna ;| tamen adíit
plenitudo , ab iis locis fanguinem.
extrahemus, mne fi ab infernis evacuetur, cüm ex motu fanguinis in venis , quiin fonte eft,
& in fupernis confertis, verfus
locum incifim affa aüam aftluens , per
locum affectum , & vicinas partes
tranfiens , & dolores augcat., & inflammatio- nem, Quod fiinflammationon fücrit, fed
ali- quis ex aliis affectibus, aut
renum; aut aliarmm., illarum partium,
nec plenitudo magna adf t;in- dicátio
tamen mittendi fanguinis concurrat , ab
1n rez, internis,ob venarum conjunctionem & rectiti- ipfam. dinem ,mstendum effe fanguinem
judicamus., Home,bf? — 114. Áb 1n renum
inflammatione in princt- [«clam ve p15,
potillimüm fi multa fübfit plenitudo, licet,
"a ^ ut dictumeft, mitti debeat fanguis ex brachio; ^t? f &- prooreffü tamen temports ex talo
mitti etiam, "9 Fin poterit, bt
quiin vicinis aut in parte confiftit, ».
evacuart, & derivari commode poffit. |
Reb. cobPRpVX OI clyfteres in di folent ad refrigeran- lorarióu; C010, & emolliendas £rces, ex
ptiffanà, violari chiftesg malva oleo
rofàt daera ds
to , aut violato, fyru po violato ,
fft Ypau & fimilibus , quantitate mediocres fint ca quan -Xepletione fübjecti inteftini
re tfta. t,ne per
nes comprimant. IIG. Quam- "——
nguis: [iz i^fü--M i
we JANTIM.ADVERS. LIB. VII.
i51 116. Quamvisin principio aliarum
inflam- J^renw 'lmaaonum mnateriam
fli;entem medicaméto pur aj nne- |Bante
evacuari poffe aliàs docuerimus, quód ad- (14:9
fac cruda non tit materia , & dum fluit , revul- nod ut- lione evacuau và à párte , quz ftatim eam
füfce- 5, , Jptura erat , recràhatur ,
ut in plevritide docuit 7; Hid;
dIfaciendum, dolore de(cendente, Hippoc. 1.40€. Irzr. vicd 22 acit. & ain inflammadaone
lingue Ga- fenus t3. ME erb.med. in
renum inflammatione, Ki aliqua jam ad
partem fluxerit , omnino abfti- inendum
, ne perinteftina fluente matcrià cum
limedicamento , ma9is renes exardefcant ; quare principio
i iena: ^2 7 llcatfià fiitulari
contenti , au tfyrupo vi a to folu-
lI:kivo, aucf lis;aut mixtis , aut fero lactis ex mal- Iva, violai là, endivià, vel jujubis, fi
evacuauone opus fit, ad alias comp
lendas indicationes de- Ifcendemu. ;
eorum enim etiamfi parsaliqua,in-
lIreftina Ri Wes ad renes pervenerit , utili- acem afferetnon mediocrem . 117. Khabarbari ufus in hoc morbo, ut &
in. rsfzzza- Jurinz ardore , femper mihi
fuit inipectus s & fl n5 rent quando
ab aliquibus in ufüm ductus eft .fem- r^z^era
Iper male ceffi ile vidixquamvis enim ap uüffimum "t »/» /2 fit inedicamentum adi bile m evacuancam ,
quiz Peas - iduos hos affectus plerumq;
producit;quoniam- amen ob 1gneas
pattes,q! ibus pollet, per venas
kiffundi videmus , & (ubfeque nter ad renes , iIquód lotia crocea poft illiusaffumptionem
often Ilunt, merito fugiendus
videtur. 118. In m: ERI hoc inchoante ,
licet ufüs re-. gs. pellentium externé
applicandorum conveniat; ;.F, L| :
'] Rb 115 tamen, Lx nimiumimpensereirigerant,
£55 —tae cem da.
cendum . : A í nme I) see, 120:
Adidautem preftandum, licet qua ex--
venum v, fiCcante facultate przdita funt , maximé inaliissii lid? ef; Conventant, 1n renum , & veficz
ulceribus 0«4 €dnt;,*, Wnthno fugienda
fünt, ob mordacitaté, cujus oc-. n[us
ea». Cafione excitati dolores novam fluxionem con- lus. citarent; quz blandé igiturabftereunt,
& dolo-.] io
LUD.GSEPTALIFMEDIOL, s$ refrige-
abftinédum eft, Alexandri etiam monitu:quáme-.
vantium vis enim, cüm ex parte repellatur materia af-, w/45: eti» fluens,& calor partis eftuans
retundatur,videasd , Princi
vuraffe&tus mitefcere , & omnia fymptomatazsl ,.. ""l5. imminui, quz tamen
jamaffluxit matería , autt] ... in
fcirrhum vertitur, vel craffefacta indolentenm! . quafi
tumorem producit, qui proceffü temporiss]
fuppuratus ulcus in parte producit, & morbum)... incurabilem . De Renus ulceribus . Viens ve-
aum cito bus, precepto Galeni
curandum eft. ut fit maximé foHicitus
Medicus, rit ulcus quim. citiffimé ad
cicatricem deducatur. ad citatri ris mitigatoria funt, convenient, qualis
eft mul--Jt fa, & fyrupus de
jujubis, vel ex rofis ficcis , cum
portione fyrupi de portulacá .
L:Be im I2I. In renum ulceribus curandis , cüm &; ronctden- ynl(à conveniat, & lac;nifi
diligens adhibeatur] do in re- num ulce
vibtis qua CATEO » cura, & in tempore exhibitionis, &
in lacte feliz] gendo, & inillius
quantitate, aut fruítra ccnce- di, aut
cum detrimento coenofcemus. In prin-
cipio enim, poft dift ptam vomicam , aut ulcus: ab acribus humoribus excitattim,cüm ulcus
for; didum 1I9. Biautem ulcus fit excitatum in reni.
: à
^? i ANIMADVERS. LIB. VIL 253 didum fuerit, lac conveniet ferofum,
quodque» abftergzere magis valeat ,
quale afininum :zillud vero ex lotio
cognofci poteft , fi in. eo pus fubfit
copiofiim, feetens, & fordidum . V bi veró ulcus! meliorem acquirit conditionem , ac à
fordibus repureatum fuerit, quod
cosnofcemus; fi pusin Urinaà contentum
, album à & zquale fuerit , lac
Conveniet , quód mipüs abftergat; & traegis car- hem producere valeat , quale eft caprinum.
Vb3 autem ulcera expureata rité fverint;
ut lotium. non ampliüs purulentum
appareat, tunc potius lacus eenus
conveniet craffius , maeis nutriens ;
carnémque gererans, quale eft: villv m,aut-bu- bulum; in primisillis pauxillum mellis,
autfac- chari , aut julepi rofati ,aur
violati adjiciendum erit:in poftremo
minimum facchar , aut julepi rofati, cüm
levi quantitate tragacanthbz . r22.
Quantitas lacis neque vno inomnibus 55;
modo metienda eft. R atione loci laborantis , multa conveniret, & potiffimüm fi ad
abfterfio- | nem exhibeatvr lac afininum
, potiffimum fi la- Qi veeraffuetus fit
nec ex ejus ufü moleftiam fentiat,
libram concedemus: fin non affuetus fit;
q tta titat t2 YCH UTD tlceribtés
LLL ab unciis quinque ve] fex
incipientes , Pine ad majorem
quantitatem accedemus . Caprilfi minorem
femper qu antitatem concedemus, nce-
qr euncias fex excedemus , quód diutiüs in ven- triculo cüm commoretur , fi mültum illius
cen- cédemus, aut acefcet; aut in grumos
concrefcet ; ob quam rationem
ovilli& bubuli etiam mino- iem
folemus quantitatem concedere, x od 24 LED. SEPT ALII AMMEDIOL. De Calculerenum cum. dolore acerrime . Vamvis in calculo renum curando ; vbi dolores non adfint acerrimi , ea» curandi ratio convenlat , quz ab Avicennà, & Mauritanistradira eft;
quámque. [uu recentiores plerique fecuti
funt ; » repleto ven- . jriti triculo
vomitus provocetur , mollibus clyfteri-. pus
bus fceces fubducantur, aliis itidem emollieng- f: bus laxatà parte leniantur dolores, & fi
quas . fau, materia in intefünis
confiftens., unde eleventur: puto flatus
diftendentes , abítereatur ,& evacuetur; juu mox emollientibus, laxantibus, &
anodynis, S& fui mitgetur
dolor,dilatentvr vi ix à calculo diften- .
tt, quod f. mentis, inuncüonibus,emplafuis,& pi id genusaliis etiam tentar dcbet ; mox conte-
| renübus lapidem , & eundem
propellentibus diureticis curatio
prcfeqvi debet.: quinimo fi Me: evacuarl
ventriculus non pou perfe- AT , peros
etiam ad fimilia preftanda exhibent [ir
iei fiftularis medullam aut per fe , aut ex levi portione olei amvedalarum dulcium, aut
diafe- beften ron folutivum , aut
diaprunum; mox ab- ftergentibo s,
incidentibus, & atem bed
aptecedentem,& conjunctam materiam ad evas-- f.i. cuationem pra parant ; numquamautem ab
in1--4t«.. tio folvente , & veré
purgante medicamentoop,.. utendum
judicárunt , ne aut cruda materia aboli
initio hon ptzparata evacuetur , aut deorfum latalaborantem partem magis affügat.
Quo«m. niam ANIM.ADFERS. LIB. VI. 1$4 inI3m tamen fepiffimé evenit in noftris hi$
regio- nibus , & potiíffimumin m
aena h ac urbe,ut & nimium Genió
indulgeant , multàque affidué
ingerant,& multis tententurà capite diftillatio- nibus, ut ventriculu s,Inteftina;& venz mefàrel urefertze fint niultis crudis humoribus , à
quibus per venas ad renes delatis adeó
frequentes fiunt «lolores renales ,
& podagrz ; qui nifi cevacuen- ur ,
nequetutó anodynis üti poterimus , neque
Iconterentibus lapidem , neque eundem prop cl- llenübus , quin nec diureticis. Cüm pretercà
fz- ipe adeó urgeat dol. r,urlongam
illam curatic- inem exfp c&tare nec
velint &erotantes , nec pof- fint,
nec exp ediat ob collabentes vires ; Menos
Ifima vero illa lenrentia, vel lubricant; fzpi ffi-. Ite muneriilluevacuandi materiasanultas,
cráf- iS,& vifcidas fatisfacere non
valeant,fed reten-- la & 1pfa
,:& per fe mclem augendo ,«€ com-
iIprimendo dolcrem aueeant ; aut elevatis& ex le, & ex commortàa;non ex pul:à materià
multis IHatibus, cenfeo fep iffime
exyedire,medicamen- out folvente, pro
varietate materia benedictà lixativa,
dia phanico elec gv ario Elefccph, ele-
Ltuario de fucco rofarum, Indo,& finiilibus, ad. .Ilità portione caffiz, vel du com amc]le
ro- [to fo lutivo; fic enim & crudas
illas materias in JAyentriculo , &
inteftinis confiftentes , & fi quc
suntin primis viis tamquam caufe antecedentes; Mrvacuabimus , eafdémque , X& fizniles
revelle- (fous, molem & fecum ,
& htmotrum in intefti- dusrene s
comprimentem, & doloremaugentem
immi- Lenitniia fola ia cal
culo non fufficiant. $6. LFD. SEPT ALII AM EDIOL. imminuemus anodynis , mollientibus ,
laxanti-]: bus, diureticis ;
conterentibrs lapidem , & pro-] am ftruemus
. Quà curandi ratio-] te,cüm fzcpiüis ad
eos acci effemus;qvi nephri-4 pe
lenribus v1 tico dolcre laborantes
curabanter, priori illoo 1o, clvfteribu
llibus videlicet, & bolis exx
InOciO,; C1 eribus mo hbbos viIdCilCet,c« DO IS CXI3 caffix medullà, avt lenitivo, avt fchs; aut
cumul portiunculà Hierz,medicamento
folvente exhi-]: bito,mocx anodynis,
mollientibus,laxantibus,&j lapidem
propellentibrs adjunctis cito , & feli--
citer; cum maená meà glorià ac invidià , cura-- tionem abfclvi. Cüm veró curandi hac
ratic rationibus lis nitatur , quz
proximé enarratax] ^^ funt,
Hippocratem, & Galenum,duo Medicined
vera Inmina, habet & doctores, & affertores; 654 Epid. Se&. 1. tex. 6. ubi poftquàm
tradidit Hip: pocrates figna , quibus
nephriticus affectus coo) enofci poffit;
breviffimis ettam verbis totam cuj
rationem abfolvit, & juvenes etiam helleborcej pureandos docet : & 27 Com. Galenus , dum.
unamquamque vocem varia praffidia medica. continentem fieillatim explicat, dum de
puri" cando corpore agit , medicamento
purgante-[ tamquam vecte effe
propellendum.docet . Ned que veró cruda
tunc evacuare , & pureare dice mur
, contra przceprum Hipp.r. "Apbor. Conc
Bá medicavi, C c.coctio enim illa.de quà in Aphi] rimo , illa eft, quz humori putrido convenit]
in potiffimum in febribus, cci coétio
illa conventi quz fecundo loco
defcribitur ab Atiftotele 44^ Jdeteor.
quam putridis humoribus mentig |
| & exeredi ug ANIM ADE VERS. LIB.VIL 257 mentis convenire docebat, fecundum quam
bi- lem crudam dicimus , & lotium
crudum , tam- quam fienum in febribus
putridis: at cruda» s qua alimentalem cocü
'nem (ubterfugerunt ; aut P er inediam
ad bo nam frugem duci debet ; aut fi
plura fint, quàm fuperari | poffint ; atque.
àcalore ventric "uli evinci, aut conco qui; ;quam- - primum funt evacuanda aut t lenientibus;
&ab- ftergentibus, aut etiam,fi in
venulis mefaraicis; & altis infarcta
fint, purgantibus; qualia hac e(fe
cruda cenfemus , quz in neph isis exubc-
rant. Neque vero | per evacuationem per infer- naad renes materiam trahimus, fed ab illis
re- vellimus, & per inteftina ft
ubdu cimus;quamvis enim in tranfitu
adfit vicIp1a.non adeft tamen. con]
ncl1o; neque periculum eftin tranfitu, nc
LA Í noxam renes fentiant ,utin
rénum inflamma tiohe in tranfitu bilis,
quia neque hic inflari. mpatio in parte
c adeft, necne calidus eft humor ;
quimovetur,fed laboranti parti etiam füuccurri- mus , inanitis inteftinis que ob
repleanonemu. comprimebant renes à
lapillo undequaque» compretios. 124. Incalcrlorenum curando , ubi
acerbif- fimi fuerint dolores , & ex
fitu coznoverimus , jam lapillm ureteres
occu páffe , fi quis divre- ticis
tentaverit calculumà loco dimovere , 15.
maenum (ie pen umero periculum zerotantem., deducet.nefcilicetin urinz (uppreflionem
eum ] ] » »- r1 , » ^4 p» ,47 , deducat ET oruente afk t!m ad Obfiru ctum 1
lo- Clu1n lot 10 5 e fcp c culi arenulis
" fz lus Cuts T5 R craí$à,
Diuretica ?roprafe - "aAtione calculi f«
pé "0XIA « LFD.$BPT24LII M
EDIOL. crafsa,& vifcidà materià .
Quare prxftaret runc emolhentibus, &
laxantibus decoctis uti;cx ca- ricis,
malvà, althase, & maálvze feminibus,femi-
nibus item frigidis majoribus , liquiritià, juju- bis; febeften paratis. Quód fiad pe
netrationem aliquid diuretici: addere
voluerint in pauca quantitate; non
repugnarem .. Ad. qvem ufim.,
etiamoptimum^femper jidicavi olei m amyg- dalinum dulce, ex levi vinialbi tenuiffimi
por- tone». 125. Commwuni feré hominum confenfu re- ceptiim eft, proavertendis, & pricavendis
do- loribus ex calculo, & impediendà
lapidis gene- ratione , ex Men bisaut
rer1n menfe diureti« cum aliquid
a(lumere , ant in fyru pl longl , aut
julepi, decocti, aquarum füillatitiarum;aut ele- 2598
étuariorum , aut pa dvifculorum formam , quo materie , quz indiesin renibus
agercegartur paulatim expellantir, &
abftereantut, necalo- reaccedente
renum indu rentur,& ] lapidefcant :
quod inftitutum. ut omnino non eft imprcban- dum;fi cum rauone fiat;ita quàm plurimis
per- niciofum effe folet;(i enim ab
homine continen- te Ó aticoopbiiil
rimaffumptionem leniens, t abítereens
medicamentum fiimptum fit; uti ditata
afferre poteft. Atí1 cule 1s deditus
fit; aut cruda mvlra in primis viisaeerecare fo- leat, vt folent majori ex parte Ape ae
& cal- culofi , tantum abeft; ut
illorum a (fumpt t1O €os prefervetà
calculo , ut potius frequc illi przbeat
occafionem, & fepe 'nüorem. etiam 1n füp- preti-
x ANIM ADFERS. LIB. VII.
259 | preffionem ur in: deducat ,
& graviffimos alios | morbos,
&f [ymptomata, deductà materia, quie
in ventriculo erat, & in primis viis , ad vias urinc.
126. Cüm quàm plurimi pro lapillis exre- T/;:"; nibus propellendi s aquis 'Thermalibus
utan- les tur, ut illarüm ufum
aliquando laudamus,cüm. cur; impaócti
nimiüm in renibus fuerint;necaliis ce-. caleuL dant remediis;fic enim refrigerats illis
aliquà- /* do dehiícentes locum cedunt
Ja ipidic commoto , €&4* quin
& quantütate aqua pro] ulfüs aliquando
deícendit; ita rarius eedem concedenda erunt , quod de deb ero batiteli ad locum lapilli
d fepe etiam morbus redditur contumacior
, & liquando ad füppreffionem urinz
omnimo- ' ? " lo " 7t*
111" dam per illas egrotantes
deducuntur. Lsatid is E22 5 De lapide Vefica.. 127. Q' Cioe2o, & antiquos , &
recentes fcri- iJ ptores infinita
propemodum , & fim- veficà; at
horum auctoritate etiam ício quàm 7/2
plurimos aerotantes in perniciem à Medicis ' ts nimiüm credulis deduc bos AE grotantes cüm ex
/?* lapidis per incifionem ex
tractione quàm P ;luri- mos mori
obfervent , omnia malunt prius ex-
periri , quàm cenus illud carnificinz etiam pe riculo "um Medici partim experientia
deftitu- ti, promiffis fcriptorum
adducti, & fpe przmi ob avaàrit
iartiall Cii, curationem pro trahun AK
3? cmnia vlicia, & c mpofita
medicamenta tradidiffead czeztu:
comminuendum, & frangendum lapidem in fzz Lapidis in
veftca a- oatca cura 2/0,EXIYA-
de f 2 P ^
4519, LVD. SEPT ALII.
MEDIOL. omnia experiuntui ur ,.&
denique aut fpe defrau- dati,aut]am
curationi füccumbentes , ;tandem non
aliam fe viam invenire curandi , quàm pe
fcctionem, profitentur:fe fed interim zeer crume- nl exhauftà, ob dolores ; & vieilias
confumptis arnibus, viribus vitalibus
etiam. ob v1 igil as CO! ifi imptis,
exará lefcentibus renibus, vefica, &
vrina ipsa, ta pcne mirror hanc
curationem confentit, & eam etiam ob rem ma- jori ex parte moriuntur diffeéu . Quare
p ret ab initio. 115
Lca4 13 etia 1n in vp(ta4
Lc , dum vires vitales v iced
COr- pus adhuc car: Yofum, & fucci
plenum eft,dum. veficaadhuc mucosà
materlà veftita eft, non- dum aut
perfric atione l: apidis;a utvicalidorum
dicamentorum , & acrium abf ería , unde» Ó acerbi funt; dum deni- dum ad magram molem ex- Crevit , Cul hanctentare , yop timo
arti- fice electo; qua les hoc temporea
aliquos excel- lentes cogno fcimus ; cüm
enim prim 1s etatis mez annis plerique
ex hujufinodi curandi ra- ne per
(ectionem interirent , triginta abhinc
nis eorum major pars füpet ftes evadit , co- rum , quià Ioanne Acorombo no à Nurcià
pa- ores non adeo Is non
itlO ne ln S Lo
&, 4 tre, jam hocannowità
functo , & Ioanne eA nto- nio filio
curati fuerunt. Quarum A rom tan- qua
minftaromnium hiftoria mp ul chis errimam
hoc ; » co réfatoe utiliffimum effe duxi. Comes "un roius Ir ite Senator, & Equ es,
bona- rum Td rarum patro nus , cum fl
rangu rià p à liquot rimnen (es 1: labo
xratfet Hs in canali urinz rio
Ccarneuim ert ANLM. ADVERS. LIB. VII. | 368 carneum aliquod impedimentum perfenfiflet
; inillud omn E moleftiz caufam
referebat;ut la- pidisin vefic:
à,quantum pofl et , fufpicio nem.
declinaretme femper reclamante ,& maximam la pidisin veficà concreti fufpici ionem fubefle
» aflerente .. Cüm antem aliquando ad
ameniffi- mal m Sancti Flo rani fuz
ditionis villam fecef- fifl c t.in
eraviffimos, & acerbiffimos dolores
incidit; qvi cüm per quadraginta horarum fpa- tuum fine intermiflione p 'erfeveraffent ,
citatis equis ego accitus fum , &
cün : omnes fübeflenc note, quibus
pertu iaderi poteramus , lapidem. icà,
faltem prob abiliter,cüm nullum- ;icnum
path ognomon icum lapidis 1] fi seti ad
vrbem remigraret , ut certam rei hvjus
habere poffemus im miffo ca- thetere
coonitionem. Advenit,fed càm carun- cula
impedimento effet , ne catheter in veficam
immitti poffer, priàs auferendum fuit impedi- r
?| (1 i l e qerwer m Qs d disas, e orsa sibisie att
ndr cA ai X zi: mentum, « fttata
catheteri via,cumque a peri- Á *( 2» Avr11l —— In M (leo Te invoentnue :
d L c 1i L1CC 111 n 1111 S €elicts lapi
;ilVCHLuLuS5CcILt. C)vrarect | nità,
utaliauando fe ab acerbiflii n 13 i ^3 ui : le CO! ril us eximeret vir clarifiimus, omn1a
qttra- prit;um paranda cenítuit, ut ad
fectionem veni- ret, expurearemus nos
corpus,dixit;ic animum. ' /^1 "^
1; : vIVPITOATMTDI:1».230C 1me011 I r11
113360 101m L1 C [1 A17 at Li C |i N
hlliüan ) 1C 11 Ine» C dienis firmaturum , & teftamento de
rebus fuis difpofiturum . Nos diem
felieeremus ad placi- E | - , fe1 10.c die ftatul c1 e (1 nibus
pa- ratis accederemus , fe fcmper
paratum fore». Oni IDUS I1(C paratis a
CCCOLIIEL $S,alacr1 aniino ,
f16Sq ^ 113 262
LFD. SEPT. ALII 7MMEDIOL. nos
excipit , & nosadopus adhortatur, & fe » omnia intrepidé paffurum profitetur: fit
fectio, nulla vox querula, nullus
ejulatus; adhortatio- nes folum ad
artificem, ut intrepidé negotium.
perficeret; unus primó forcipe extrahitur lapis magnitudinis magnz caftanez ; alium
adhuc füpereffe extrahendum artifex
profert : ne du- bitet, extrahat ;
iterum adhortatur : (ecundum extrahit,
tertium; quartum, quintum, & deni-
que fextum ejufdem magnitudinis , fpatio me- die horz; nullaumquam querela , nullus
eju- latus, celfi animi omnia indicia,
(ola poft actio- nem Deo gratiarum
actio. In lecto repofitus , refectus de
more, omnia bene cefferunt, nulla,
febris fupervenit;nulla inflammatio,nullus do- lor ; fomnus poft tantas vigilias (uavis ;
ulcus iermino quindecim dierum pro medià
parte optime ad cicatricem deductum;
ecce cà die fu- pervenit febris
vehementiffima continua , nul- là
occafioneà vulnere habità , quz adeó ardens
fuit , introductà etiam hecticà febre , ut brevi temporead tabem,& extremam ficcitatem
cor- pus deductum fit ; in quà adeó
carnea fübftan- t11 confümpta eft , ut
etiam cutis exaruerit , ita it extrema
cuticula 1n corpufcula furfuraceas per
omnem corporis ambitum diffolveretur, &
excideret; cutis autem vera tamquam ftorea to- ta fiffuris diftincta confpiceretur, &
afpera, du- r3, & ficca
tangeretur;ulcus exaruerat, & labia
in calli modum exficcata confpiciebantur,nulla amplius fanies , nullus ichor promanabat.
Et cum
ANIMADVFERS. LIB. III. 263 cüm
res fere cflet ccnclamata , refpectu ad
has res habito ; nulla fpes falutis fere fuperetle videretur, cum ali qui vitales vires adhuc
atis valiiz confifterent , ezoq;
humceétantibus , & retrigerantibus
calori febrili contrairem, & in-
ftaurantabus naturaleni calorem foverem , tum humidum fuübftanuficumoptimis cibis
repone- Moueynlstiginn fe prcma Meine
qa tiin acerille tebrilis calor
dafinbpiie ctio cta- quanto À lior
reddita eft ; & quod majorem, parere
poteft admirationem , majoremque ía-
luusípem Vr mri onec rece pore
aridum , & quáfi callofum , 1terum recru-
duit ; dolere aliqi peuleumb itai micéptii- pem emittere, mox ichorem; póftaliquam
etia faniem , deinde per te , nu]
adhibito przfidio exierno ,1ta
convaluit , ut ad | — | fanita- tcim fit
reftititus , anno aatis fu: xage Silio
rertuo,cumadl:uc octvaeena RENE.
vat,adeo litteris deditus hac etiam atate , ut perpetuo fcré in inftrucütlima fi à Bibliot
theca véerfetur , perpetuo etianz cum
mortuis v1vens Ccolveéctari videatur.
Admirabilem aliam for- tafle hiftoriam
, n — propofitum , fi "0 amí, | l
EL » T3 ou^ Ins^3 recenfeam. Nobilis
Henricus l'eccnius; Roeetsferidiodshenito
viet ft Aoid ribus ex lapide in vef'ca
eflet corfitctatus , nec umquam curati
rem pcr exiraéilonem admi- fiffet) cim
acerbi(Timis doleribusanoctretur, vr
fatius moricerferet , avàm huj: fime di tormen. rpetuoóaffiig1, cumqueextractum proxi Á 1n
464 LUD. SEPT.ALII €MEDIOL. mé
lapidem trium unciarum feliciffimé ab Il-
luftri viro Cefare Pagano fexagenario obfervàaf- fet ,à quo ad hancadmittendam curandi
ratio- nem proprio experimento erat
incitatus ; tan- dem me accivit ; qui D.
Pagani curationiadfti- teram
,feomrninoexperiri fortunam füam etia
inillà atate velle ; & fe autabacerbiffimis illis doloribus eximere , aut ut fortem vitüm mori
» profeffus eft ; càóm uridiq; anguftias
fübeffe cer- nerem , quód pauciffimis
diebus cum tot ; tan- tí(que
cruciatibus, vigiliis,& virium viralium»
imbecillitate füpervicturum obfervarem ; eaf- dem tamen vires imbecillas, ztaté jam
effetam, & maenitudinem lapidis
tanto tempore auétà ; illi operationi
repugnare,anceps, & animo du- bius,
quid confulerem, hzrebam tamquam 1n»
falo , & tandem fux voluntati totum negotium commifi. Oui tandem omnibus expenfis ,
de- -revitfe huic curationi committere.
Excifus ; & extractus ab eodem
artifice lapis feptem un- ciarum, &
drachmarum quinque ; & quamvis per
loneum tempus vulneris curatio tum ob
maenitudinem , & dilacerationem ; & angul- nis multi in grumos concteti in veficam
colle- &ionem , tum ob «tatem,
protracta fit, conva- luit tamen poft
duos menfes, & per annum» etiam
fupervixit; felix eo tempore, quód dolo-
ribus careret , quibus per tot annos fuerat con» flictatus .
ANIMADVERS.
LIB. VII. p '" , 4*4 /3« . * e » Q 115 [ 10 fluxu & c st gin » e curan- do Medicos video à rectà vià aberrare,ut
necef- 129. À Deófepéin feminis hocinvolunta 3 i
- farium fit , aliqua etiam hac
in re annotare». Cum autem morbus 1s ob
varias externas occa- fiones olivenire
(Gents & ex congreftu V enerec
Íacpenume ró communicetur , c Fi di
iP eüsmaridum erit, an ex lue G.; oricinem duxerit, an potius ob exceffum 1n
"c" Cta,an ex congrefiu cum
muliere eo morbo laborantes; e Ci | I] ^
X1* 4 11 11 fine fufpic nc Gallici
morbi: fol t enim eti21n»o communicari
1$ morbis (ine Iue Venerea: diffi bro
artee 4 !
/ l »
? 12? e bw
de 9? C &fs Gono-
ybaa G ] - lica n8 fla f«p-
bruneda . 7 Ganor-
rhoi mtt- fatur Dm f uxum
2! DI) e (5 2220Y- y-£&a alt- auando
266 LI D. SEPT ALH- AM EDIOL,.
minalia , ut tempore debito femen contineant , ex continuo enim affluxu partes ille ret rtz
na- turà adeó laxantur; nt diutiüs duret
fluxio illa ob illam folam caufam. 129. Vndeetiam, cümex diuturno feminis effluxu acrimonia , & calor materiz
refrixerit ; [e penimacró decipiuntur
Medici, refrigeranti- busin eo cafu
utentes,cüm excalefaciendum fit aliqua
Vea femper autem adítringendum : in;
quem ufüm ut fiepé foleo decocto ex ligno len- üfcino , aut ex ligno cupretli , aut
decoctione maftiches , & aliorunrex
aquà chalvbeatà , aut mincr. ic 1s aquis
ex ferro . . De cipit v eró & fepe
peritos Medicos ; q: id. cümab initioab
externà aliquà causa ex- calefaciente,
& lixante 15 morbus inceperit , ex
longà auté fluxioa e fpiriibus multis inanis & malto femine evacuato , & corporis
habitus í It refrieeratus , & multus
humoraquofüs , & fri- e1dus genitus,
mul Aq; pituita pr« ducta, cum. in
primis Illis remediis infiftant; omma in dete-
rius ruant, & aneeatur fluxio. In quocafu teme perad contraria erit tranfenndum ,& iis n
ten- dum Lec en faciunt , & ficcant
cmm aliquà fubadfirictione ; 1n quem
ufum co coctum cx Giiajaco, cum pa
rtione igsbenaee 1fci- nlut 1n nlperi,
aut cupreffi;aut maí ftiches: nno
verbo dicam.;ea omis curatio etiam conventet,, qua prafcribitur mul laborantibus. "^
veniet de- Bu ribus albis
purgamentis:f i ANIMADFERS. LIBVII. 267 De Menfium [uppre[[ione , -diminutzone . | 131. T infüppreffis menfibus , ubi
fan- guinis miflione per fectam
venam. | opus eft; (emper Galeni decreto
à venis crurum ' evacuandus eft , lib.
de cur. rat. per fang. m. cap. 11."
18. itaubi hzc c eadem fuppreflio cu-
randa eft, cum magnà fanguinisabundantià, in dubium verti video , an hzceadem curandi ra-
btts i tic ofequen da fit, afferente
Aetio ; /;b. 16.cap.$7- | prius extrah«
andium efe fanguinem ex cubiti vena ,
mox veró ex venà tali , neaffatim ad 1n-
|ferna ob copiam irruente fanguine , magis ac | magis venz uteri repleta bítrüerentur ;
;quam opinionem , tamquam etiam à Galeno
non dit- íentientem ; fequuntur
Altomarus, T rincavel- | lius, Mercatus
, &alii multi. Mercurialis au- al tve vitcho. Item, & Maffarias , etiam fümmà prafente
ple- —— initudine;in fuppreffis
menfibus numquam cen- Lfuerunt à cubito
mittendum effe fanguinem;fed tfemperab
infernis,quód etiam per illam fectic-
knem plenitudinem tolli poffe cum Galeno cre- iliderint; & fi qua fanguinis copla per
venas ute Iri fertura fupernis artracta
; et am per eandem viam ad inferna
attracta evacuetur per infernas lMllas
venas. ( rediderim tamen ego przeftare , dum; Vene. - .Atibi plenitudo ad vafa in corpore acervata
füe- Iit; illius habità rationc,
primó,antequàm füp- IprefTi lonis
curationem aeerediamur ; fectà venà lin
cubit ) 5 illam folvere ,In1OX VCIO interpofito | I "
| * vrbs 268 LED. SEPT.ALII. MEDIOL. debito tempore , fectis Aids tal firppreffioni menfium opitilari ; & cüm
prima illa non fit facta ad curationem
füppreffionis menfium, fed ad folvendám
plenitudinem , hac O ; conveniet "vao
Ga Í one operi inrenon repugnabimus Ga le no cenfenti ,fem- c
.f47 He. 1 (La jw"
£/7€— perin fappreffis menfibus
curandis fecandas ef- fe venas crurum.
Aeit tamen non placet fen- ultio e
tentia, quem alii recentiores (equuntur;cenfen- 2e21i2 Y€- f N tis,primó mittendum effe ex cubit
nsnnen ls "M / . ; mox ftatim ex pede, ut per primam
folvatur [ec Ir'one k 7?)
cr prir vera is plenitudo, per
fecundam, fi qua ab ute ro ad fii
menfibus perna facta fit pet primam evacuationem re- fasrc[fis. tracto , iterum ad confuetam viam
uteri retra — ^hatur; fic enim &
habenas equo retraheremu & poft
calcaribus ftimularemus, cüm fieri Gof-
fit,ut m M Mie fecta vena füperiorad impe- diendum , quàm altera inferior ad
promoven- dum m. MA uas
pureationes. Ven: fe- y22 Si avis qua
traduntur à a Gal. Zi ). dc ..À Hoi bra-
cur. vat. per fola "m Yenam cap. y6.ubiin Biden fe- Pens Clodi M talo. pro curatione füppreffarum
pur- sationum menftruarum , tempus
folitum, eva- 4 €uatio nisilla rum effe
obfervandum docet, atq; HI J^
pertres,aut quattior anté dies effe evacu andum
s fimguinem, dilige enter confideraver hi facile in- 1b
1 I l
* 22 n
Iecov- 2 elu ae, tellioet, 1 1bi plen tudo talis ad vaía ; n c«( X rpore
1 Coah doped 11, quo fuppreffi funt
[ibit ci i , non effe TTL TAM Yam
exfpecta midst) npus purga tionis folitum adl
'Vacuatione cubito faciendam : tunce
NEN 7 PY € cuati CImnocx to faciendam ; tunc enim ) Oo
CAL V. -À . "» " T . ? ^ ( iupnprettiol adillyaremus «
Ineaincomtnnw«
Ubpreitioneadcj;uvyarcinus, ecin vLincomÓos- VOSR 1M. à |] M CL i 1^5
«a 11 1 & avocaretur in
contrarium fanouis , & potius H.
ANIMADVERS. LIB. VII. a69 da
incideremus, qua d Ma rcuriali , & Maffarià proponuntur; fed iliud przftandum erit in
me- dio menfe , poft decem , aut
quindecim dies Z termino : fic enim & plenitudo tolletur
, edm confuetus motus , cüm eo tempore
nullus fit, avertetür. eia nj uu aulus
ZEeineta 1ntelle- Ti juod tamen
intellexiffe vix fieri poteft, efie quid
illiin mentem venerit , hoc morbo cu
rando dixit, non efle fecan im venam
ante prafnitum menfium tempus; d per
dicet. dies poft. n promoven« is
menfibus diminutis ; licet preceptum
Gal. /zb. de cur. vat- per [ang. 995i
[[.cap. 19. maxime mihi probetur, ut per tres;
aut quatuor diesante tempi
fanouinem mittamus ; y Penes tamen expertus fum, maeis proficere , fiftatutum tempuz
pur- eaticnis finamus adventare , 32 ibi
diminuté operari vide povenuni defabiiair: of Pass evacua- tonem , veríus finem motüs manus
adjutrices porrigemus naturz , &
motum illus promovc- bimus ,ut fimul cumpaturà
defence totu1no opus perficiamus , juxta
Galeni decretum 9. po i" MEC ed. Ó—
hac dere «eh fentiant ; " quunt,aut maxi1i1no timcre c íectione vene
ten- tant vi) moms tse endo pcríeccrtam
venam » 11 1^ " 94 - ; t1f1 17 in talo;per er tres,.aut qu. |LULOT gi1es
ance aennituig NEN "WO Kid a Je
Doo "ve p ^ "X4 £x Decio 7 MA ee fe yw Kt , 4uA 40 €^ € € . ^to. [WP
AT Vez IZOHS J
dimuirttis | )Y0?A0- i ^ *
f - ,F£ - "
Len Ü. 90 65 *v2t
!j L] , ;;0- LED. SEPT ALII M
EDIOL. illud tempus , cum Galeno ; fi
enim fluente fan- cuine fanguis mittatur
, non folàüm non promo- vetur fà inguis
menftruus; fed ex animi deliquio, aut
timore ita fiftitur, ut amplius per illum ter-
"t minum effluere non foleat .
Meis — 15$. In promovendis menfibus (c&tà venà in pn qrom* exqu, femper praftabit repetitis
vicibus,bis;ter, Fu - s aut etiam quater
fanguinem evacuare , quàm. vs os: unà
cvacuatione fol totum negotium abfolve-
[5 - re:fic enim melius fanguis
ad motum incita- us mi«- $27 tur, & fepius motus facili üs ad
fluxum invi- — Sechto ve- tatur. lossqézsexialo — 136. Placet magis füb noctem
ex pede fan- Lex inh. volue fot guinem
detrahere , ut ex affiduo motu ; aut fta-
fab mo- tione & humores facilis defcendant,& ex mo- PREPSURCUUNQ QE attenuati faciliüs
profiuant. fob ixi: : 137; Per duos
tamen , aut tres dies ante ab- W- rof
luantur crura. ex decoctis attenuantibus;& aro- dfricla. 4. ant X. matibusafperfis, & mox
longà fricatione deor- * | fectionem - AV uon € cuini ; | Li onda I 5$. Faciliüs etiam fiet voti
compos . fi ante cx ialeti« hecomnia
,aut diebus prepara tionis exercitiis 2
dere 4«- ytatur aut univerfi cor poris yat inen par- éet CX?rC! tium infernarum , maxime autem |
]jumborum.; f /
fione fan - aut fanguinem
ejufdem conditionis obftructio- nem
inutero facere cognoverimus , priüs fo:
culis ex »] ;
zai0 oven yuln ' |; regio Tnentis, X emp laftris reeioné
uteri fovere; quo» fum trahendo
invitetur fanguis ad fluxí9nemi[:
adinferna,44 artenuentur humores mixti fans-B: DW 74 139. Praftabit aurem etiam ante
fanguini: 1 PoE/14- 221] : miflionem, fi craffum, & v iícidum
humoremo.Jnm ANIA ADVERS. LIB. VII. l'rum materia , cüm provectioribus hzc
fcriba- | mus; tylva autem prafidicrim
apud fcriptores reperiatur paffim ,
& fit extra noftrum pro po- fitum,
apponere non opportunum effe cenfui-
mus. 140. In decoctis menfes
promovertibus ex- hibendis hzc adfit
animadverfio , ut 1llcru m. jmagnam
quantitarem concedamus , ut integris
viribus ad uterum pervenire poffint; atq; n« n. tolum fanguineman venis exiftentem craflio- Irem attenuaxe ,fed & eum , quiin utero
1mpa- ctus, & cbftrvens, impedimento
eft fluxui , fe- cernere, &
fübtilemreddere., 271 De
lAI. Q Fluxu zeen[iruorum
immodtco . Vemadmodum in fü ppreffis
menfi- bus, dum repetità utimur fanguinis fep endn e em- aul yn. A leg evt 1x .
Méfes pro 7200€2114 per os fint
2 mmulta quanti 1216
[n f ^ n xà nie fium mifflicne , dictum eft, praftare » ,
PR mon eadem die 1llá repetere, ut
modico illo tem li peris fpatio imminutà
materia, & o1iis interpo- Mitis
& attenvanribus, & attrahentibus , natura JMmeliusaffuefcere potfet ad materian n per
illa jf partem de more evacuandam : ita
é contrà m, ! hr evulfionehacab utero
per fupcrras partes bis, | & ter
eadem die rep ctendum cerfercm ; qvód
h& cevacuatio fanguinis vreeat ; & retractà qvà- primum materiá, fluxio citius fiflatur,neg;
tcm pus Intermeditim neceffarium fit
conc dti ,Uut lun Pp) reffione, 2d
parandam materian 2. ]n hoc« medi
0 fangut "i$ mio epe !iia
7 F att a MP d E ACCQ AA
ifectu video multos vereri i fum :
2722 LV D. SEPT ALII MEDIOL- —
medicamentoru E folventium , quód "-— fum
digpé'ty latus humor biliofüus , ac commotus , unde faépé gandum . is morbus provenit, ad uterum etiam
fet ratur 1 aut compreffion ne, quz in
regerendo humore fit, venz dehifcant
magis, atq; magis profundatur faneuls:
quoniam tarnen per eam partem eva-
cuatio aut revulfiua eft. fi fluentis ab hepate; autàliene, velà toto materia motutm
confide- yaverimus; aut derivativa ,ubiautactri,&
cali- do per admixtionem bilis fanguine
fiat , aut à illámqué revocare à
.parte;ad quam fluit.Quod ompreffione
mufculorum ventris inciderit, cüm
breviffimum fit & humoris
irritantis evacuatione, ^ Á
egpen [mnt REIN "entium aliquorum. fFriclimr. dici 1 ; quia ,et fa
dftringentes aliquas partes ha- datum
, fcrofo, aut psi jc )paümum femper
erit, ex- purgato ab use nentis f:
inguine, minüs fuz qu xilem reddere,
mini (foli acrimonià irricantem, f hs
iod incommodum ex motu eveniat .autil
ilo sueiusibot & revulfione
y^ | Midica- | 143. Sint tamen n
medicamenta hc aut per] | spenta tz- fe
cum aliquà adftrictione; aut adjectione ad-4
n aü- 4 R hab arbarum ín hoc cafü fugiant Me-] |
i ! [ r^
abat- beat: potiffim! üm fi non multüm maturum fue: 62 7 7 vit, quoniam tamen, inquam; tota
illius folvem | fup. [lis di visinieneis
& tenuiffiriis partibus pofita Jii
Cie eit. qtux facillime venas uic cd c etlam ! faneuinem fuo colore tingunt;&
eàrationeacu tiem illiaddunt, &
calorem ;càüm tot alia ; 8X fi nplicia,
& compofita fup erint, fatius fempe |
duxi abillo abftinere ; potiffimum cum ab alii lic, cüm ei , quz aut -i icraffanti
facultates aut 774//22*
lipEniraspropémodem mulieres ab hoc morbo Incmdton. & facillime P: arabile.
Recipit àutem Gor deme 4. ANTA ADVERS
1B. Vl. iy datvm, obíervàrim , multa
in hoc morboattu- life incomimodao. I4$. Poft hujt re remedia ea ratione
fa- (a Pire feri b rdaxitbe
corveniant;unumanr pre- /, (ena cnirtema
iato Bodo effe cenfiisquo "^ di
;interfecreta "Jn udo refe rvattim.
clefcehtibas ; áui fub noftrà tütel: id
pPraximi me K Am addiféendàm exercéntur;etia Icomimiimicatum nb&hcomhníbus;ad
communem Hiliitenm cc mmune iit ;Qquo
feré& nunm- iquam friftra ufus
füm,modo exulcerato aliquo vaíe in ütero
fluxus as menftruorum aliquaiu.; kon
habeareccaficohem-: eftautem omnino ev-
a? ^ aqva libras feptent; 1n'quà
1ncoquo cortüces lerium aurentivm
acidorum ; aliouanto adhuc fiubviridiom
,'&i1llas in philyras incido ; & ex-
iccanoàd duarum pártium confumptionem; & factà colatrri, vhicias novem vel octo
potanda Imane dé: euod fi vay
medicamentum pa- liorebiccirf:m
volo;nunrpalum herbz pilofel- - 1
31li«c . £g *1 . E 11 like 1n fne exccquendum addo : Ines
adhuc redditur; fi ie aqvà Villenfi
decoctio fiat, aut fi in octo
"Hbris aqui fiat? vbi duz terti? partes
pér coctiopen abf mypta fverint,& excolatumm ldciimiyehalybetdito ignito fepius 3 PUT 713 roborettir. Boethi u- xoris
albo profievio laboratis
biftortec o explicata & Gal.lib, de praco-
gn. ad Poflbu- 22H?7 «
az LED. SEPT.ALII MEDIOL, De
albis per uterum purgamentis. 146. C
Vmillud mihi femper fit perfuafum, | |.
| in hoc morboeaiterum non laborare.»
per fe, mifi cüm ex longo «lefluxuetiam pars ea;, 1;, aut laxatur nimiüm ., aur refrigeratur , aut;
jy, cetiamaliquando ulceratur fed vel à
totocore. f; pore, aut à ventziculo;aut
ab hepate; aut eriam. |i àcapite
materiam 1llam transfundi , laudare.»
fatis. non poffum,quod Galenus //b. de -pracog.ad Poflhumurz , maxime necetfarium, effeduxit;
ut aut totius, aut partis
laborantis,& tranfmitten- | |. tis
rationem habeamus ;.nec fufficere humores . |... divertere, & evacuare & per alvum,
& per uri- ps, ut fecit eo loco.
Galenus ; qui non folum... diureticis ,
afaro , & apio, & hydragogis ufus]...
eít , fedlongà, & forti fricatione , ciun non abi]; hepate, aurà ventriculo tumor ille
ventrisinfe- rioris , &
fluxusaquofus per uterum originem.
duxerit, fed ex refrizerato nimiàm,& humente: habitu corporis , & potiffimum carnibos
par... tium infernarum,unde per longam, &
validam; fiicationem, &
fimplicem,& cum melle cocto | EUR.
» "e .non folàüm revocabatur ab utero ferofailla
af—]. fluens humiditas ; fed
incalefcebat habitus cor--J poris ,
& ira ficcabantur carnes , ut (anguis adi];
appofitionem , & renutritionem tranfiniffuss] non ampliü s recrudefceret , autin pituitam,
fe--] . rofümve humorem abiret, fed
nutrirer,sícque |. optimé nobilis illa
matrona convaluerits nona, Jguur [^ 'J vocare «Quod fi af ANIM-ADFERS.: LIB. VII. Igitur oportuit alia etiam adhibuiffe, &
exhi- buiffe prarcr ea , qua tradidit eo
Iibroad aufe- rcndam intemperiem à tcto;
aut parte , üt cen- fuit t doctiffimus
laffarlas meus, cm non alia» labcraret:
unde excalefaétà; & ficcatà par- t€,
ne denuo m aterja e enerayrecur, faris fuit;ges
nitam & peralvum, en perurinas ab utero re« '0
&apioufus eft, ad du- cendam
materiam " er i mofadd àm ,qua tamen etia 27$
4| perm ,enfes, & uterum folent evacua re; ncn vl- "A
P * f detur mihi
reprehendendus;s qui nt và cencra- |
rione humoris inhibità, rectà victüs ratione;
| potiflimüm pottis parfimonia,iX füblatà intem- J| petieà parte laborante; nó ahud
habebat;quod | faceret pro eàcurandà ;
quàm genitam jam a- | quam
evacuare,& à partéad quam tota fereba-
! div reticis » — tur, derivare ; nempe hydraeoeis per
alvum. per veficam, & iis quidem;que
fimul menfes prolicere poffunt; qualia
effeafarum,& apic m docuerat 5. C $
xfi med. facul. ^ut etiam fi qua excrementa
picultof. | uteri veris, & utero
1pfo i ferofa in, rent;aut ob craf- fitiemretincrentvr , neaut corrumperentur
re- tenta , aut iptcanperiem 1n utero
1nducerent, tandem etiam quamp rimum
expurearentur, 147. Ex quacvrandiration
e illu d primo col- ligendum eft, ncn
hac 3" làin cedendum effe in
curando fli xv mulIicbi ahbà enim và
1ncef- fife & alios Medicc: n.
cmanos,& Galenum ipfum, ex Hi Medicis anuquvis dcíompt refide
pocrate , & optimis qvibufqveo
à,Cccnftatex cap1teo $ à illo:
Albg bro. fiii fa- bé
CHYAV- dut vtría ra-
Moe à di tradita & », ls l;b.
de pr&cog. ed. Pofl bu 322/4772 .» lx
arena yanarina fepe: e
2nalum , £9 contra G a.
Albi bro- finvi vc- YA CHYAL-
Ai TAL. 276 DSEPT:ALII AM
EDIOL. illo: mutàffea item poftcà
Galenum fentétiam; poftquàminundià
ftomachi regione. ex unguen to nardino
precordia perfenfit frizida,& humi-
da, ac mollia; ncn fecüs quàm lac coaguíiatum ; nondum tamen in càfeum concretum ; ut ex
hi- fori illà tradità Zib.de pracog. ad
Poflbusmum.», eap. 8. colligia 129. "XN etroris 'arcuendi. funt ; qui piocurando eo moi rbo ;mulieres in calidá
ma- risarenà fepeli endas ex Ga leni.
decreto cenfent; cim tamen Galerius
fateatur aperte; & ce tcros omnes d
C feipfum non firié errore hoc remedium
attentàffe: ut magis ii finr. deridendi;
qui etiam in divi arena Soli aftivo nudas mulieres exponentes , ac deméreerites ;
tentà- runt mbrbutá huncevincere. 149. C urari igitur poterunt fim iles ur
orbi , derivatà , & fimulevacuatà
materià per vias fe cefsüs ydrago?is;
diureticis per viàsu rinz, eo modo, quem
docuit Gal. cap. illo o.de pracog. ad
Poftb. Inter hvdragoga noftrotempore pri-
mum fibi locum vendic at Mechoacani kann
fialiquaadmixta fit bilis; £x Jappa,tum ola Q
tertüm cum pilu lis ak epha iginis , fuccüs 1reoss potiffimum, f. Bie I? decoctum; & Pa m aj
fylv 'CitI1S 14 )a- 541-4 44 Ixt il« LI
t (imilibus« alia.aut ex 115:2*
. Dofita. tiffimum witbid ,
&'prafentaneum remiedium funt; aque
T bermales falíz. vt T'ettuciana ; &
fimiles, quód per vias fecefsüs hunziditates de- 4?
" Do v
.À d S S asi es AUI FEMA ^ M. ducant.
Tot ner hanc viam naturam attuetcat eoi-
cCrC. Incafi lium tam een haco n inl daa fient
dem tranfimitt 3 ANIM.ADVFERS. LIB. VII. y77 Gent , nifi partis cenerantis hos humores
ratic- pem habuerimus aut, ftà toto
eenerentur;to- uus; propterea, in ufum
e. CURED dug intem- periem partis aut
touus tollere poflint; puta» EL: | e
MN wd fi frioe1da & humida fuerit;
quod 1a pius evenit; - je. aut ventticuli,aut
hepatis, aur toti s,excaiefa- cientibus
,«& ficcantibus conabimur evinccre ?
commodiora autem hazcerunt, f15ü88nrhoc prc- 1-4 331311 " ; (^v 1taàlnLls 3 a Vt( Lt : assise ap, o e« 1ncontrarum tractam eCvacliaic co i
LHl- C15 potiliiniulu lia totoad uterum
trans fundaa- - h 1 * T decoótum Guajaci: aut fi1ntemperies bec
frigi- i Q | : , 1*3 ^ 14 : vw da « humida jecur etiam att1gccr1t; quo d Cx
Ia- dice , vel. ilgno oafiairas paratur;
ex quorum hr ES , * $^ "s " 14* T^ we 4 | Qe» T C XCInD] l ) CU 111 P xin rima aiia | roponl
px (tunt. 1 E I $C. Animadvert« naun Lt 1d Cn,n ja
fempet1 aut íerofuin humorem, aut
pitu1tcium peccare; peque ícmpernunc
cíic. Cx pl rcandum neque 423311
" I ! —À ' E a^ bor d x c4 femper
calidis cczr1endam efie caufam efncien
Puross:8 2 mulie by
12 20) 75ber "t £ J 7
204,211 CALtis Ci 4avanáa o (7$ LVD. SEPT.ALIT MEDIOL. Adftrictus enim locis ; aut nobiliota meinbtáà
in-. 1: vadent molefta illa
excrementa; aut retenta in. , malum
habitum ; aut. hydropem laborantes]
ducent. De. Vteri prafocatione
. Prfoa- 132 f leri prefocatio ut morbus
eft per-- 1^ Vis air dn niciofus , ita
cutn folis mulieribus ,,! tento fei
& fepe ex Iimprovifo adveniat ; curationem fe-- [4 ne,odova- X6 € fola fibiadfciverunt, ut
inde quàm] j]uri--p £5 vulva 1naà
errata introducta e(ífenon fit titm : Inter
nen inn quz lllud primum locum obtinet ; quodi infuf-- pun gea. ^ focatione matricis ex retento femine,
in matiriss| virginibus, & viduis ;
internas vulva partes ;1n--[' ungunt
odotatis cleis, ex Zibeto, Mofcho,& fi--|' milibus, aut peffaria talia
imponunt;quibus,li- cet ob fuavem
odorem , uterus füpetnas partes: petens
deorfüm allictatur ; quoniàtm cunen &
titillatio excitatur, & appetitus Veneris pro- movectr;quaft in furorem viregineum
coricitan-- p turmulieres , &à
comprefhio ne diaphragmatis retracto
utero in proprio loco extenfus, quaft
turzente materia undequaq; movetur , ac fynt- ptomata p ropemodum ind icibilia producit;
Le- fo cetebro, & corde: hinc
cordis palpitationes, & fyncope ,
hinc pulfüum deperditaiones , hinc:]
dementis , lío cerebro , concuffiones omnium partium, convulfiones, & fimilia. Prafota- 153. Quare pra ft arct fuaves illos
odotes co- tiséeze o X1$in párte internà
prope. puderda alligare, quam "MNIMADVERS. LIF. FI. 179 onum intrudere, fic enim beneficio fuavis
olen- ! tie fruerentur,nec in illa tam
magna incom- 1 | modi inciderent . r$4. Nutriquam faciem frigidà in tali
Cau afperzant. 155. Minüsautemodoratis aquis. r$6. Quinimó ne vino quidem facies erit abluenda.
157. Quamvis enim vini nonnihil vietiam
adapertoore infündi poffit; cum Hipp.Z/b.dc» | morb. mul. cra tamen. eodem tempore
malé ! olentia naribus admoveat , vino
faciem làvan- I dam non efle docet . 158. TitiHationes aut'dieito
medioimpofi- | to , & perfricante os
uteri,aut aliis inftrumen- tis,ut femine
excreto füblevetur mulier,à Chri- !
füano homine omnino ablegentur . 1f9.
Quametiam ob caufam peffi illi ex ali- |
ptà, lienoa |Joe,eca ryophyllis, Zibeto, & fi fimili- Pbus parata , licet difcurere flatus uter:
valeant , !quin & fermen
promovere;quoniam tamen ten- J'tizinem maximam
promovent , & Saty riafim. fepe
inducunt, in hac fuffoc ationis fpecie ex re-
I rento femine non ita tutó in ufum duci poffunt, MEC Cerata ex Tacahamach& , Caragnà
, fGalbano, & fimilibus, utin hoc
morbo ex re- litentis menfibus ob
craffitiem , aut putrefacts , llrron
refrieeraris excrementus , ac ex flatibus à
Wl proprià fede dimoventibus; proficua funt ; ita, I[mb: ex femine.retento , & putrefacto
ortum du- Ixerit; non 1ta fecura erunt,
nifi cum exftinguén- S ^ tibus lentia to
xis appli- canda . F scies frs
qida n9 ae fhergeda. Nec a-
quis ode- pyAf:'fe Nec vinos
Pauxilis viniconce dendum
mai? olem tiba$ na- ribus Appo-
fitis « In prafeos catis ex fe
mine reti ciéda titi latione.
Pe[ft odos raulpra- LUUD e
femine reiitiédi » GCerataex
Caragna» galbano » gc. tpr &
focatis (ex f 1oine y.
Gucarcoi- z ZéLá. 1 " r&- /* J«
jocis Za d fit P €? ü4 E »s8o0 LFD. SEPTAXIDLIFAWEDIOL. tibus femen,aut refrieeran ub us; ficcantibuss uteítagn 15 caftus&« Sorallium»aliquid
adjun- ol 1l ^ AX61I«. Scio multas, quo ri
Pe. ev t TE 7 emo NE S TEN in
locc Pp OpEh yretinea nhtL,Uu6 DnVItCLLiCA alieettio 23 x Ln en
excitentur; hujufinodi ceratisex T acahátnach uti ,41n.umbilici autem, Cay itate 11 1
f56snere q10n1 nponecie quo aut tria grana Mofchi: fe C 1 quàm ] ehci
fucceffu, 1 ipíz viderint ;ex calore enim corporis
& lec elevatis bene olenübus
vaporibus;fepe in pi focaüones incidunt
., 162. Cucurbitule ut infernis parti ris , & coxis , quin & 1pfi publ
appofitz profi- ciünt ia reeioni
umbilici | Te» parte Obefle ic lent. adis.
In 3 Vero y ftot
A nx 3 - Q5 ; 1€ CX re tenti: d
inen 1 /
^14 e! * ^x/11133 1140 7 T gor 3 44A Cu iquo n yd. Xxumque appo lli 29 PP! OXAS bi
alliüi Lil 1 US E 1 lm. LJ Cc 291 Db 11C5 Li
Tas 13 EIU 3x4. 1 ders: s Lou.
PLUS 5 ctiam in par: X VilllO a mo s COI
LI » poris totus refrigeretur ;
Don j« LU 1n DatOoxy. Y ibe enda eft dili S4NIMADFERS:- LIB.FIF .281 T2)
166. Incaauteém, quT Cx Hagone ( Ag ine D o0» fla- T p^des v
ducit , cucurbitulà magna umbilici regioni apa ;;, c55- lic rel 3 toin (1617 qo ^ 1 : Prtifi » VCI intcf uroblücum E ul em
pl&G- as tadffimum;fi quod
aliud,remediun efleíclet. zza ati- ^
2 I67. Hac tamencautione,utaut €x aGUa
ca- 5/75. ÓH 1^ !1 »li "etr! . 111
"Y 1^ ' id-erxa30mnme 13 61 T5 bruvbpi-
ldáaapp ICCI1 L5 41 LCI m non nil m 19n€;, pocti- gu Ve» - : E ! "1 : nia : 24/3 7H inum jn pra pinguibus mullcribus . IH: a
255 1698. Sitex iis,qua perforatx funt
1n furn- 5 mitate. j : 3 m. d P m E di 1 2 t 5214 169. Diutius non permittaptul adherere.ne, - - LI
* a " MoqT1 48 Í3 t: 4 «1171 1^ 1 (11 ^ if impegito kA AlilLL 2 lllLUl £1l5| D I |) ill
«CC 2 ]I1lo 1$ ^^] v m lI13carr- anmod
alia p Qe qu oa n91 4Enaln CL. aLLiI 3
quod & iiti LIII «idl . )Yali$ &
j i j 1 Z»^r: I * f.
Y : | D , ! )! 3 * up 1410 J 420A A20 n2^77 0741147253122 :
] Lc 14154 E aud A40, i AF LH222 07-1 A.
MI e«LcoATL a Ter 4 Le per mient e j«€?t E m, Medicorum 1n partu naturail ;
prae JAecuncdi 1827. LU/D. SEPT ALII MfEEDIOEL, dicorum. Canones veró curationiim
omnium morboram muliebrium:
diligentiffimé -profe- cuti funt;
przterantiquos Patres noftros , Graz-
cos, Arabes, & Latinos , ex ecentioribus Mer- catus, Mercurialis , & Maftfarias ; fofüm
aliqua attingamad munus
füfceptunvattinentia . Obfetrici —
Primóanimadverto , & frequenti experien-
£us non te tià Obfervavi , nons effe temeré credendum ob- mtré cre- ftetricibus aut aftruentibus
graviditatem , aut dendil, fea
negantibus;,ubi agituraut de promovédis men-
Mec Gus aut de fecandà venà ; aut purgando cor- dd ed pore, ob urgentem aliquem morbum; fed
Me- Hla iljg,; dicus diligentiam fuam
adhibeat, conjecturis expendos, 4$aG has
cum dictis obftetricum congu negat, &
agar, — lufpenfofemper pede in re-admodum judicatu 8 difficili incedat; ne, fi dicta
folümobftetricum, 1 aut mulierum
fequatur; nimis fecuré incedens ,
abortum inducat;aut remediis deftitutam lan- guentem finat. Obffetvici | 371. SYumquamtamen in fimilibus
cafíbris bus sfferé aperiendi (untoculi,
tunc fáné quàm minimum tibus fe-
obftetricibus eft credendum,etiam jurejurando
tum mor- afferentibus , cüm mortuum effe faetum teftan- P489 59 tur , & valentibus medicamentis
excludendum ice . Perfüadent; cüm
fepenumeró multas videri- erts mus, à
quibus feet!m ramquam mortuum , aut
excludendim;aut, quód pejus ett, ferramentis extrahendum effe cenfebsnt obftetrices ,
& fub füà, ut ajebant; conftientià
jurabant, quz non., ita muftó póít
vivum,& bene valentem fcetiim
pepererunt. E —
—HÁÉÓ— € ANIM ADFERS. LIB.
FH. 172. acerbit
ter efflaeitant à Medi potrigant,
pulveres, decocta , àquás füllaauas
potrige endo : ; quibi 1S 1 (aep
Vta ate dol " utem non ita óbftetricibus; ita aures non f tirientibus , qui aifficatéa de partis ue: Na orm commortz precibus inftan- C1:
K datur , autirritata
natul tcvc T5 i
4* n! dd i cit nac
Ale Ob hat tanta
rtat undeaut acerbu clu(iis ante
temptts à natura cotil fervet ndtur m fitum 1i 1C ipfam cà
difficiltàs , unt pra facile SENCASCI éit eben
; ut mahuüs adjuttrice
ftit n exe indo. ifaycun
laxantib P emolltentibus res erit triti fizenda ati folemus ad expellénd üm fetum 1mnor q mbus
tuiim; I74. aut fecur
Quod f 1 placidi ráfémpér in aum parturien
infantis éxclt Occidàtmus. 17;.
multerit neque i enim CO
ee A mentes; fueéverint ,
énim fuübfequuntir fübv« alvus
xliquándo citatur : tó convenit, quód
dolores 1l foleant,n eet üm .
dated. ter er, nin dà
df no iearuue
I^ [ r1
aus 1ftofi uerih
n Ira 1 ^"r41
G "i 1 n
T u ;
ad]: imyoda arcu
CUUccl ! 11€ nfe t d bl
CX nil ^ Mc
À. a» V $^ CXP
^( 5 5 Xlt loratunm
laritm ,d Da [im iciimque c
fiiper ione exl TÍI nc
primipatris 1s fi 1
I 1 uo
) JUS V
"f. Cxnh1Dc $ ventric lt s iabeamus , quar e fit; ut infans aut occi- "i tenifpus debituman- cegcto datur;aut ex- utum, non»
n partüs ad- OUS » Gt laln 11$ -
etiam ad hic eft venien« á UL. um
ip: ci debebunp ivaré » DC,
'élymus;, " li pfius Im,
(ofüinia aut étiam ip d : noftris exhiben video n
fluxerti it,neque vc he
venit: nire c De "EPIIT fe pc LA o9
E | CC 1l Qui Dad- Ip
iCrvenirc non 283 P par-
Parttut »o [rà Uth- vA PTS á
Medico ob fprttes parturien
I A7 Paviu dm ains
vt29 tja fati s bi 07220
Et [cam dAs , 4p 20X1A .
Fét& ex- cLedentt- 64$ QHA7
do dun; - Qieu?n 4^
mys dali. |onü A par- tu hegue
femper,ze gue ou
Uentt s 4at6Hn- )11-
? Us cg Febrttit
Li LoUs.a bart :
LI ag mut jeans [AU
* gz 4 [u- ht f par
, 2 201ÉS e. gv i,
- piod qua purgatio C07 din et
"i ndo obofd , qu. ex
£ontvoverY fia b«c til lez d: a . exp eme.
A! com bue E )
254. LFVD. SEPT.ALII um fiuere velit materia. "176. Sifüpervenerit febris, aut
inflammatio aliqua , numquam à
fuperioribus venis extra- hehdus erit
fanis, qn dgad alu fentiant;ne »
retrahantur purgamenta: fed ab infernis fem- pereritevacuandus. M EDIOL.
: Aag pe ud De AMforlbis
articularibus.. 177. ( 7s Íciam
maximé. contre um efle, an incipi Sn
eplc varticulorum,potufflimüm.po ex ufu fit medicamento elective purgante
iid motes evacüarc, multis 1d
affirmantibus, quód ;, humores fluxionem
facientes evacuentur , re- vocentüf£,
& ab articulis, ad quos fluunt, rev Sy
lantur; evacuatà enim materias cn urnores fuc- céldent dolores ;& brev lori tempore pii
ura- bunt: experientiam bac inre
iunltoru m etiain. afferunt ; in quibus
expurgatis humoribus me- dicamento ,
& dolores leviores fuerunt, & bre-
v1evanueru nt. B epugna nthuicopiniontali, afferentes, ci dicamento purgante res ad inf iürihantur ,*« devehantur;, fpe humores per íé € à medicamento com- motos vehementius irruentes, majori
etiam» impetu, majori A ug & magis
affatin culos pedum ; & ad 2enua
affiuere & vehementiores cfl dcc re
dolores : & ob hanc unà caufam,
dicunt, & Galenum; & omnes fcripto-
restam Gf£zCos, quàm nos« 1 Á
IT. [| bns iiLilnoO-
4p 0339 Ccrna e a SICQUuc
1ad arti-4 * Maurit 2QI3060S C lat IOS. m e -—
Crraturos;cu dloribus adfit
& expellentis ; à UCTIt COp1a ANIM ADI
Daeiscommendáàfle evacuationem factam per contraria humores eoe £T?
L| ime. Cij us i cum dili- Zenter caufam 1inveft1io irem; ceno iictl1onem hacin re QC
materias Savocare,1d vero
au IDnatcria inque'qdquandatrate La ad 111a: RQARSM VEPPE erimenta;
ul ex] crie tà cc Ec Cas a l11q
l 3 M
ic fiuens 5 CX 3 'Clilltas recipientis de ,ant rob:
controverfiam .düàn fias
evacua dà ex £- diftin- 2uluc ho . )pri - ü1m. i8 mS "m pr E E ", 26. LED. SEPT ALII MEDIOEL. Ead ut ex fignis debilitas arücnlorum.
Facilids Gxtvonviip autem difcernemus,
an purgante medicamento ^...
utendumfit.an abftinendum, ex experimento
facto : fi enim femel aur itezum tentatà purga tione , &ingravefcant dolores ; &
diutius per- durent, ab illà in pofterum
abftinere oportebit: fin autem melius fe
habuerit ; aut faltem bre- vicr faétus
fit morbus, omnino intrepide erit corpus
purgandum. Purpusio — x79. Cum vero, fi
purgandum eft; in princi- zpwdsgra piold
faciendum fj. freftra preparaturfytupis cü
facit. materia; cüm nec putrida fit, ut: cocticne indi- day etl l4 coat; tantem aucferofa., &
rennis,queftaum; Us um [466 expureari
poteft, Galeno magiftro , Jib. Qwoss:. 9
| da, r Qj quatido purgareéxpediat , avt fané bilicfa.; te- ph wv^^^ quls, non potrida , qua facilé
expurgatur;nec. |? Becy)wM — coctione
indiget, quód fit fine putredine: cum. |.
"von netóf v tamen craffa aliquando fb perfit praeparari po- pc terit, & atcenuaris ut facilis, fi non
refolvatur Acum per infenfibilé
evaporationem, cvacuari pofht . 179.
Miflio (aneuinis per fectam venam ut /
: A T7ÉATCUAAMA . Ppodagri "- A 1 É - : ^ dg quA A: gmaxll ne lauda CUT , ad praca
vendam podaerà 5. MN (C sis - |
JC -irgdus, goinefit refertum ; & ad eandem curandam, ft. |! an guin- bumores mixti fint cum fanguine :
ita fi fercft: [uy jJ" dozen.
fucrint humores ,& frigidi, &frà parübusexe-- pu cernis capitis defluat materia , fruftra
tentatut: pni tale remedium , quód.
habitum corporis refrie- | ecret, &
hujufmodi humori: prftet occafic-- [1t
nemo . Pedaga — X80, Quin ubi
frequentiüs hujufimodi pce]
dagrice» [q" ód crudis
humoribus tunc det occafionem 5q«
ANIMADFERS. LIB. VI. 187 |
elagricz acceffiones homines invadunt fie piüf- ^ f | quealiquem affüixerint , nifi fumma adfit
ple- vei fim- Initudo qui alis
inebriofis , & vinofis aggreearl ,,;, ji
e | folet, hujufmodi remedium
erit omittendum , tendus uius /feffatis
d vvv eL- eda | habitum corporis refrigeret , nec curfum
hu--* yis | morim extra venas«ohibere
poffit . E-—— $1. Repellentia quamvis
paffimin princi Podagre | p1o,
Ccvacuato tamen p rlüs corpore aut fangui- lalerax f | nis miffione, aut purgatione ,
commendentur à £u ridiou
Jaffirmare,raró tutó in ufum duci poffe ;. fi enim ró Con"ve- ntt Í
.lidolores vehementes articulorum non prius ps "6o | zefícunt quàm ubi :materia illa maxime
calida, i'Galeno, Acuo,Pau lo,&.
Ceteris; aufim tamen. Jeztia va Lin. hu
C34Y ^ ad externa prol. abitur,
tumorem , & ru Pocos Y m 1p partc
excitans,quc modo repulfa refrigeratis »«Ae clot | externis partibus non morbo occoficnem
augc- | bit; exitum impediens ? Quód
fiadítridio Ten hleigendes | pu lion
juncta fit, magis eriam ledet .. Sed ve- -
| 1o jam ex parte f'uxa amate ria dolorem excitás, | nonne etiam , fi cà ref riger à dolor
imminu: -— —
tur, craffeícet magis , magi f ue impingetur; & 2. ad
fubind e€contumaciorem mo yrbum efficiet? Non po P» nifrigitur feviffimis doloribus ; omnem ad
fe; "—— curationem trahentibus ,
verisrepellenübvsu- J| C0. LL a. remur, frigidà, aceto, farinis admixtis,
pfyllio, lenticulà pafnftri ex
aquà.& accto.& fimilibus;
Securius eft oleum rofaccum, quod vocant Com o dos. "- pletum , quamvis enim refrigeret, &
alique eec. modo repellat, vi tamen olei
laxante tranfpira- c^ tionem non
impedit, neque partem conftipat;
atit [Let ano WSLGii
quatre prat ALTI MEDIOT. joy: !] -! *
v cr
el Tn ex Cut: $e),
LC piam 2! 36502
( 3 Í
AG eui; articulos po X |
^ CAT. Q. C )
" 4 A
. do fricart'r,; 1D ^47 03
Li Ü no»
" 4 l
(t, difcutit nre iatiifa
P ter praulel-. 1 IOX123.».
Ep: 1,€0 nequa- ten
^11 v emm
Ve V ( nimad
A Pa P Oo
^et /
Q "C e E tS. EUEM
u pti b tione
ir dolores li1ttt 1
wi n iupra mí
tis enim c [ 2,11.0 n
di aue huimo- *
1naíor 1 Of9f! C |
p [: J
*eo( (0 CM A
1 1 1117€
p nts 1!! Phvl
E 41 [1
ntifl 6€ co" ^nbi 4
LI L idià
1 * Qu
tentia, & el |
"11 ET A A. 7
[2 ris. (:3Hs^w1S
I UETTICIL soni
e AANIMADFERS. LIB. VII.
389 «& vix falfedo oleo
communicatur, foleo ego fa- lem tritum M
A EERATE in vini calidi leviffimà
poruone pat] aum colliquare, mox falem illum | cciliquatum affidue fpatulà cum oleo
agitare »; I & ficoleum falíedinem
contrahit: Velin fübti- | liffimum
pollinem falem contritum, & oleo ad-
| mixtum femper ; antequàm 1n ufüm ducatur | dilicentcr concutiemuls . De AMorbo Gallico. - ^
136. N Venereà hac ]ue cura inda multa fa- À néannotare potero, cüm illud veré af- firmare aufim, poft delatü à novo Qrbe ad
nos I| hunc morbum , me fortaffe multo
plures hoc I morbo laborantes curáffe ,
quàm qu ifquam. alius, quód prater innumeros in magna hac ur- I be paffim curatos , per quadraginta
annorum. fpauum magni illius Hofpitalis
Brolii,in quo , ll folus 1s morbus curatur ; &
fzpenumeró vere I folo fepringentis,
quà decoctis, quà inunctioni- l| bus ,
& fuffumiegis curato adhibetur ; reliquo
vero tempore faltem ducent ex ulceribus fem- J| per crrantur , purgato diligenter
corpore, & Ili multis etiam &
pulvifcul 1$, & elec tuariis,alexi-
pharmacis praterea exhibitis ; curam in adole- fcentià mihi demandatam fcmper
retinuerim., & adhucin hac tate
retineam, ob FRUIR cau- fas ; rtüm
potiffimum, ut adolefcertes, & novi-
tiosin hoc morbo cerrando poffem exercere ». Vnde cuamanno praterito ; multis
poftulanti- T bus , adzmifce-
tur s fi fal oleo no?» qa 77 1777 2 idus 04 Lol CÓ voa /
p Ae ra pn. Gallici morbi cu-
ratio du clort Quo- 7modo fre-
quens, c in ea mal ta obfer-
vare quo- 72049 po- tuerit.
mw M A MorlLi gal ]l:wei cura-
20 diver- f?» morbo vix 1-
€boante , FR mento aliquo
füperficiei penis, atit feminei pu-
0e 490 LUID. SEPT-ALII
MEDIOL. bus, diebus, quibus à
Moralibus,& politicis ii meis lectionibus vacare conceffum erat ;
plutt- bus fermonibüstotam hanc de Iué
Veneftea tra- étationem comprehenfis
fum. Ex quibus ali: qua , quain curatione hijus morbi
finguilaria occurrunt , excerptà hocloco
annoranda miht fumpfi. | Primó ieitur illud annotandutm;non
eándem eífe curationem luis hujus primis
diebus com- municatz , & übi altiüs
radices egerit , fedém- que , quam hepar
femper cenfüt , occupaverit 2 . ^oi ^
. . A fiepé enim malà illà qualitate
mediante recre--| déndi;
communtcatà,externas folüm partes oc--J.
cupat; ulcufculo cariofo, aut fimilibus excitato; quo exficcantibus curato, aliquando
penitiorés partes noh attinet , eu
occafioné neque mit- tendus erit
fanouis; néque purgandum corpus ; 4;
ne, quz externis partibüs folis adhaeret conta: cio;agitata magis diffundatur, magífque ad
in- terna trahatur, urndé veré morbus
contrahatuür Neque veró timendim eft ;
ne contta medica- tzcepta agamus,
quibus cavetur, ne umquam localibus
utaviur,anteduàm erirverfum fit inásJ,
nitum: Id enim veriffimum eftin morbis à cauw si interni ortur ducefitibus, non autem in
iis —— S — &. qui ab externis ; tiani 1m miorfü
venenatorutns] 4nimaltum ómninoad
externa evocamus, fiftt] mus , acad
cutem trahimus, denique non. pürn camus;
ut comode in fcabie recenter ccntadt .
^ , ^. » - N . 4 communicata , in quà
fxpiffimé citra purgauea ncm ANIMADFERS. LIB. FII. 394 nem cuti emendanda, & fcabiei tollenda
folüm unfiftimus . 187. Neq; tamen placet,quod ab
Empiricis paffim commendari video , ut
indiftin&é qui- bufvis cibis ; &
cujufceumque conditionis utan- ' Iur,
multaque paffim ingerant, poriffimüm ubi
I:bubones appareant , nec ita facilé eleventur ; uomodo enim naturam opiailantem ad expul f1onem habebimus , aut ad foi
confervationem, fiillam multitudine
ciborum;aut malà qualita- ite
cbruemus? Át neinecià etiam macerandum
eft cor pus. neinternz partes 2]imento
debito deftitu- Ita, ab ambitu corporis,
& externis partibus at- T trahànt. 199.
Exercirium , quod alii injungunt , po-
tiffimüm in bini bone promovendo , ut non pof- fum non commendare, ita fi excedat ; f
peoffi- 'Teere poteft , apertis nimiiim
meatibus ss ex- 'THhaufüs intern2rim
partium fpiritibus , quà oc- Ieafione
virus exrernem fepcad interna remeat:
"FQ rows ab exercir1o füdor promoveatur;ab- ij | fter. 'ebet. neaperiis
meaubuscumrecremen tis oualitate mala
infectis remeet , & interna
Tinfciat. | 190. Átveró ne
decipiamvr , dilieentet in» 4 carie
apparente obfervandum eft, fi à congretfa
Babont- bus nàe- XL bas $
n0n "male ta ingeré- da ,neque
quibufvis vefcendti, cotra Em
pirieos . Morbo gal lito. in-
ChoADte » tenuis vte« ? malus.
Gallico 280t 0 12— cboante
exércitim valdum fap made
lssta Carte gal- lica atpa- I4 Venerco p er quatuoraut quinque dies
caries i]- rente; T f laar paruerit .
creffn tempcris : fi cilenim primun 4 efle ex fordibus communicatis, & tunc
nullà 1 a pre- an po ;tiüs sr illud evererit,fionum erit,crram mode tr& "7 enda
DEAN - c9 06? &n1//€ . 251 LFVD. SEPT.ALIH MEDIOLCL. precedente corporis univerfali evacuatione
s exficcantibus folm totum negotium
trarfige- mus: fi véró ex labe hepati
communicat illud fieri judicabimus,
tuncevacaato corpore , ale- :
xipharmacis rem abfolvemus ; ingow- |
191. Sic& in gonorrhoeá procedendum:ali-
vhs (^ quandoenimà concubitu ftatim evenit ; validà $0763 49? exi(tente natura, & ftatim
propeliente per cam enodo pro- artem
virulentiam contractam; & tunc nullo
cededit « ; f à . à modo per
raultos dies erit cohibenda, fed finen
da, fübluendum folüm quod adharet . At pro- erediente tempore fi non definat;aut fi
novum. aliquod fymptoma füperveniat jam
providen- dum eft fedi , &
evacuato corpore ; alexiphar- |j macis
edomare vim morbi , vel potius malamo
qualitatem tentabimus . Quomos — 192. Idemin
bubone apparente:fi enim pri--] do
proct- mis diebus apparuerit ; quoniam robur arguit] dendw
fAcultatis propellentis luem illam ad ignobi-4. £2
€/4* lem partem, omnino actioilla eritadjuvanda ;4, fione, bu-
&one gall £o appare gt.
nec purgatione; àut faneuinis;miffione evacuan düm erit corpus , ne revocemus naturam à
mo- tu illo : & fiepé talem
evacuationem aperto bu- némque
virulentiam evacuáaffe. Ya 193. Obfervatum tamen
eft aliquando, tan) 32 bubo-. ^ iyole
humorum premi naturam,& adeo craf!
ze contu- à snati ali- na. As aggrediatur natura tale
opus,fuccumbat ta ; men oneri , nec dd
elandularum locum poffi!] purgandi . à
: materiam totam propellere ;
inchoatumque- J opus COYbM S »
(4m, & contumacem effe materiam, ut , quam bone totam vim morbi edomáffe conftat ,
ome«4 y | |
opus relinquat ; 1n quo | I fum
,füblevatà naturàà mole , & farcinà, eva-
| cuato corpore , foeliciàs omnia ceffiffe , tumo- ! rem in debitam menfuüram effe elevatum ,
& ! materiam duram , &
contumacem ad fuppura- |! tionem effe
deductam. nj X n r2 . *
PUO I r^ ood ac NLLTTISSERPNXEMS LL LS ud ANIMADVERS. LIB.VIL 29$ cafü fzepiffimé expertus 194. Vbi virulenta bac qualitas fedem
jam- | occupaverit,& morbus
Gallicus jam factus fit, | radicéfq; jam
egerit; edomari illa debebit; atq;
" . * . * N alexipharmacis
evinci: expurgarr autem ante | corpus
debebit , fed nonab initio folis lenienti-
busagendum ; cüm enim ii humores veram»
coctionem non admittant, fed in eo eenere fint; | utfolàüm pre parariad evacuationem
debeant , ——I lenientibus & abftergentia funt
adjungenda,& aliqua etiam veré
purgantia;fed in minori quan ritate;
& hzc veré funt minorantia . 195.
Quin, fi in aliquo morbo, in hoc maxi-
mé validicribus eft agendum ; tum quód fpé rebellis,& contumax eft materia, puta,
lentas; & vifcida, & fzpiüs
adufta;tum maximé,quia, cüm per exrerna
prorepferit, & jam bonà ex parte
extra venas ad carnes , & folidas partes
pervenerit; non potcft nifi validis medicamen- üuseducd.
196. In decoctis pro diluendis fvrupis;autin fyrupisipfis variis pro varià materlà , cul
potif- fimüm infidet virulentia illa;
femper admifcen- dum eriraliquid ex iis,
quz alexipharmacá fa- cultate x j a"
Gallico »orbo pro greffo pur
ga ndum In eallico morbo 15
principio lenietibus abífergen
I7 N72 ganrtia ad i 06A o
In gallico mo bo v4 lidis pur
qantibus ACenatmm, T
e Iv fyrupis pro morbo
gallico zd denda 4- lexiphar»
"afa. 194 LVD. SEPT-ALH.
MEDIOL. na, aut faponaria; ex quorum
ufü.fepiüs exper- tus fun , poft
repegitam purgationem ; & mul- tos
affumptos fyrupos adeo imminuta fuitfe ac-
cidentia, ut mult fe jam convaluiffe cenfentes , cztera auxilia refpuerent, X ni(i
admonuiffem; refractam folüm effe vim.
morbi , non. convul- fam , vix alia
auxilia amplius admififfent . Pilula ia. 197. Poítremum quod in purgatione
repeti» fine perga c fumitur
medicamentum, placet effe in formá
10515. 12 /fo]idà , qualia funt füb pilularum formà ; quód enorbo gel Sc) longioribusattrahant, & fi
qua à medica- licobF^f- entis, aut
(yrupis commota fint recrementa»; rehda
. facts ooi dd cs acilius poflint
educere. Syvupifol — 198. Inrepetità
preparatione humorum lau ventt$ i?
doadmiícerefyrupos compofitosfolventes ; ut
gporbo gal fyrupum Montani, de fumarià compofitum,de //^? ?"* bolypodio, decichoreà Nicoli ;
vel Gulielmi ; dans e. : tiores , & pouffimüm Maffarias
doctiffimus ; neque enimimpeditur
coctio;quz nullibi in ta limaterià
exípectatur ; fed paulatim. prepata- |J
tam materiam , cui virus infidet, evacuamus. Palvfcu 199. Quinimó ,ubi maximam
fupereffeads li fc!ve- Syacmaterke
coplam cognoverimus, optimtrm. 26$, (9 e Eg uo wiain
alli : atico ANT ^ir n 2 5 rs ,; aut fuffumigia , pu 'vifculis , aut
confectis ex! znendaz-: folvéntibus
paratis ; Senà, Mechoacano , Zia- pro
varietate materie , quidquid dicant recen- | ; effe cenfeo , antequàm ad vera
alexipharmacaz.] véniamis,potiífimum
autem ante 1nunctiones, ,| lr. lappà,
Turpetho, Hermodactylis,& fimilibus,
: " s *À ^ pro varietate
materie exuberatis; add1tà zqua- liferéad
omnia quántitate Sarzg panilie pulvee;]
I1z4l4 5 NT € B t " tC s e
ais tunc SDN a. «i vta lora sow ruis cate Se 0" ANIMADVERS. LIB.VIL a9$ d rizatz , exhibitis, materiam illam
imminuere 5 uc qua rel iqua erit , aut
per fudorem propelli poflit, faciiufque
dieere e per univerfum cor- | pus
difpet(a edomari , atq; evinci ; aut f1 per os
expure zanda fit , peculiari argenti vivi faculta- | te , mole (uà. no * füffocet , aut gravi
(fima lla; | quz aliquando folet;
fymptomata non inducat. 100. In decocüs
ex 1is paratis, qua alexite- Guaiacs |||
ria facultate ; & antipa thia quàdam virus illud fpecies. in | evincunt ,.& ex corpore pellunt ; ut
quod ex vagos || Guajaco paratur ; primó
veniat cófiderandum, 7 Mola illüdque p
rimüm animadvertendum , non effe Ie
illud inufüm ducendum, quod annofum eft;ni- i| miscraffos truncos habens; ataue
peromnia, i| vetuftatem Niediolebes quod
paffim Empurici fa- i| ciunt ,
utacrimonià illà perfectionem medica- i|
mentiareuentes a2ris (uis 1m ponant; cüm calor
natur disin tali ligno jam fere fit abíumptus,& .|| vis ejufdem effeta dedidit ta; Vimoiridum
(hbétantis yn oleaginofa pars abfümpta,
aucta ficci- | ta5 » five potius
ariditas fine pinguedine ; nam. | ob has
caufas ,cüm multas partes terref fttes de-
i| coctum rale habeat; numquam clarefcit de ter- j| reftres iile partes cama wifteritate
quàdám acres yh eram pe: (entiuntur 201. Neque tamen etiam truncos illos mi- ,,,
;,.. (l| nores laudo ;. minimus cnim
illis ineft vigor, & ,,,,; i»- Ji
calor h uoi litate füperfluà hebetatur , & fücitlt 2, 4;d;i . |i tas illa à tota fübftangià tamquam
in-infante eft imbecilla . 202. Efttamen fpecies quedam Guajaci que
Gaaiaci 4 n'me- —-
Gsaiacs, LÀ b. 9^. dass EL. 2906 LUD. SEPT-ALII 7MMEDIOL. 3 eie W numquam in ufum ducenda eít, qua nierorem.» cis, c VErumin medio non habet , fed colcris
cft íub- sb Obícuricum quádam
viriditate, que decc cvm decoclumy facit
omnino tur bidum, quod numquam clare-
faciens, fcit, tum maximà acredine & in eulà , & fauci- reiicióda . bus ardorem excitat; ob craffas
autem, & terre- ftres partes majori
ex parte in fplene, nonnum« quametiam in
hepate obftructiones inducit ; Empirici
fylveftre lignum fandtum appellant fed
cüm apud fcriptores nullibi reperiam dupli
cem hancífvlvef tris, & domeftici differentiam , potius ratione foli has qualitates acquirere
cen- ferem. Guaiaci 03. Ánimadvertendum etiam, ne aut
m» Jobs neq, ciafiaer particulas, aut in
nimis fabtilem pol- erf — ]inem
minuatur; illud enim impedit, ne virtus
fi (nes ligni bene aquz impertiatu IE hoc autem efficit, Sec 7? wt difficillime clatefcat decodhum ,
fed femper ^' feréebibatur turbidum ,
undeobftructiones in fplene, aut
hepate. Virg opi . 2104. Abfu rdum eft,
quód viri quidam alio- mimatc- qui
doctiffimi etiam firiptis editis cenfierunt ,
"4 »1? ^ yon poffe fieri decocta ex vino,aut faltem ex v i4 12745 & nof, fed infufionem fieri debere
ex aquà ; qan OR Harc diutiüs Reb ime
effe , adden- Fives dümque in fine vinum
, quod hoc cenfe 'antine- : ptam effe
materiam infuftoni; quodque tamdiu
cxcoqii nequeat, quamdiu opor teretad clicien dam Enc medicamenti : certum eft enim , & in chymicis extractionibus experientià
come probatur, nihil effeaptius ad
extrahendas me- dica. coéiis 1n
ANIM.AADFERS. LIB. VI. 29?
Idicamentorum facultates ipfo vino, aquá vini ; I& aceto; quód igneis , & calidis,
fubtilibut que partibus renitiora queque
permeans ; intimi rem ise Kun facultatem
pcterit extrahere; & lin fc concipere
: verum quidem eft, non adeó longam pau
coctionem, f fed aut longà infufione id
compet fati f let, aut in d ici vafe folet ex-
Eoqvi. Parare ego decoctum foleo 1n morbo in- : 4^
Iveterato , cum mal VRRBET- : » materia frigida pr dominan te, ex vino; quo aliqucs a pud
alios tos ertcéte curavi. Paraturautem
hoc ; ea infufione corticis ligni
fancti OpU- d C | CI: ihmodoe:
iml,cra de 'contufi unc. xviij. in vinl alb |ppem |, ut gt od dpbdfid Vernatia
dicitur;boc- ica ae Isn (catibos decem
& octo / funt auteni: Ilibrz
medicineles xxxx1j.) per duos CES exca-
lcfacto prius vino, & femper per duos illos dà lin duplici vafe, vel cin ribus cale: 16d
í lento iene vel in duplici Và apes IAE
n- ilfüumptionem rertic partis j quo
utàturagrotus li& mane loco fv1 upi,
& c pro potu in cibis; fümet NEN ac mier Mr nh ie ds mne iid Imane unc. v1]. pot ram proliciantvr fudo- Dr t (d
les: in 'xceda linc.xiv.Vti D
' the [0] M
'O autem, & 1n ceena » nOn (
vid a 444 44 a u-ipett rt oo
i i(Timum eft etiam 1n1s, aui
inunctio- LE LULA 48A p M [A Jecoloss Jo üraaadà
fzve P T m » medi [^ bro xir
? gallice . erdum "Y Ie factà ex vicia: v1vo non C nvaluc
nt; I& portdoaliqua argenti vivi
relicta eft in 76 c; ada
"More l^ 2o«
Sunt,quiutuntur dccocto folvente ex pc;
I3 ta1aco , Sorzà , vcl etiam Chinà, ex Sen, 5 Il'urpetho , Hermodaéctvylis ; aliquand
iaim lveratro ni2ro,additofemper
carduo benedi pL ^ yo 12 Hil
quA, Sudores proliciedi
aat i2 by- pocaufto., aut in le-
&o , fed qu4 caH- t0 ad pibe
Ev1tbora- feriis t5 calidis c
fiecis na- furi utem dum. Inter fa-
dandum nó freque fer purga
dum. Sudores 3 0an a
aff umpto ie i^ favo EI
lici odit. Chin ras 198 LED. SEPT ALII MEDIOL. ut Brafavolus, & Matthaolus, &
aliu. Hzcía- né in robuftiffimis , & quibus fuüdores
aut non» profunt, aut pr olici non
poffunt , meà quidem. fententià, in ufüm
venire poffunt:fi enim pulvi- fcülis,
& clectuariis aliquando, fi non ad reftin- euendam, ad imminuendam faltem labem
feli- c fucceffu utimur, cur id etiam
cum decoctis praftare non poterimus ?
non tamen adeó eft fecurum, cüm
aliquando infequi foleant 2ravif- fimz
dyfenteriz. S PIER 206. In fudore
proliaendo, fi fponteab at- fümpto
decocto non fluat;uti tutó poffumus aut
DX poca ta aut capfülà cum 1gne in lecto : fed n pofteriori hoc diligentia adhibenda eft ,
mu- cda effe. liftéimina,ne fordes
infecbz jam ex- pulfz iterum remeent ,
quodà paucis obferva- tim vidco:
quapropter hypocauftorum ufus, fi
tolerari poteft,.multó tutior effe folet. 207. ln calidis , & ficcis temperaturis
, & e- maciatis vi morbi , füdores
commode evapora- torio proliciemus
. 208. Vbifudores commodé proffuunt,
non. adeo frequenter intermediis
medicamentis cor pus per feceffum
evacuabimus; revocatur enim liumoresà
füperficie verfus ceatrum,impediüt- que
faltem,aut difficiliorem proptereà reddunt
füdorem, corpüfque rmbecillius faciunt.
209. Non ftatimab affumpto fudoriferoat-
te promovendurs eft fi üdor , fed pel th Drop ln- tercedente, fi fieri poflit , omn ? cec
(Krnon. 210. Inradicis Chine decocto
parandó,cüm foleant, tid ih
£2. —9 ANIMADFERS. LIB. VII. !foleànt; fi recens fuerit; &
noncariofa ; unciám unamillius in decem
librisaqua, vel fi felecta non fuerit,
& antiqua, duas ejufdem uncias 1f
libris duodecim aqua. excoquere; multi etiam. * cf mat ote
Ritt i a ent ehe aaa tg ERREUR Yn, ^
/^ ^ Cem cAvi^ 0e. 0A P ili v ü. à
(a0 Á& foe * / 299"
dicis deco &o inpa- rando có-
munis er- ror Medi- Media , ut nimie impente rationem habeant ;
corum. ! cüm multi totam illam
decoctionem unicá die» abfumere
nequeant,vercanturautém,fi 1n alte-
!rum dicm confervent ; né acefcat , dimidiam Chinz ? portionem in dimidiatà aqua quanttae te excoquunt , & aut dimidias , aut
duas tertias confumunt, fic cenfentes
& indemnitati crümee . le
confiluitfe ; & decoctum xqué validüm pàá« | raile: fed maximé decipiüntur,& (1
suftüs udi I cium non
fübtraxerint,facilé coenofc ent, poten
ius multó effe primum illud decoctum ; quàm | fecundum; & rauo * in A Don a: tis eft dari proportio ! | fpectáidum maxim éte 'mpus coctioni js
«& actio- , & reactuonis
aquz. m dca chapa aquz communicandam ; cüm l| quatuor, puta; horarü fpatium intercedere
de- | beat ; quantum confuümetur in abf
ümendis pet I elixationerm fex , aut ock
| '] diatà qu: intitate im cià, libris fex aqi ue, dimidium c
ytiftittiere finà- v Lert e irtes,m ino
ride ) qti: I nis caloris igni hendam enum facultate: &- ficcifIima , & mtus; aut du duarum horarü al ni 19nls I
cere — ] 1m IAdl1CI1S ad libris aQU£s:; pofi C hin: ilente ? Nequ Ie vc eró quis di- is quantitate , & | magis lento igne fi fat €oslio; poffe nos
PM 'eTow——— etifcer«
au deat , da 3o0 LED. SEPT.ALII MEDIOL. incommodo contrà venire : nam ad
extrahen- ; e. . A E dam vim hanc ex folidiori fubftantia ,
debita quoqueignis quantitas concurrere
debet . " x P j . A 2aw. Sar[opt'i — yir. In Sarzz parilie , quam
in edomand$ rd 7*-Gui^i (enpertenere cenfui ; decocto,
illud obfervans (ofa. 9e Qeeacls ; (L84 &£« de «Af liz decotlo hac ]ue , & fuperandis
fymptomatibus primas prs seper . €? dum, numquam folam in ufum ducendam
effe; uitfíceda. cüm enim laxante quàdam facultate
preditas fit; & fapore fatuo, adeó
eos , qui illà utunturj, naufeabundos
reddit, ucob imbecillitatem vi- rium ex
ciborum averfione multa illius ufum
omittere cogantur; adjicienda igitur tertia, vel quarta pars ligni Guajaci; quinimó apud
nos : Mediolanenfes decoctum Guajaci
folius vix in L— ufum duci poteft;ob
temperamentum calidum, & humidum,
& ob hepar ejuídem tempera-
tura. pisa deci So Obfervandum
autem , cüm zftate pa- d ds, CAtür,
cumminor quantitas decocti paranda» 145;
fit ; majorem effe debere aque quantiratem ,
EY e . : A " " ci
msior; quàm hyeme; utloneiori cocturà tota vis Sarze guiatita. communicari poflit ipfi aque ;
nam quemad- 'e 4444 modumin decocto
Chinz dicebamus , non fo- fier? de-. ]àm
eftobíervanda proportio aquae ad medica-
et » C menta, quz fimul excoquentur, fed etiam pro- ENT portio temporis coctionis, tum ut
communice- tur vis aqua , tum ratione
actionis ienis calidi- tate &
ficcitate,tum reactione aquz cum humi-
ditate, & frigiditate.
Guaiati 213. Curautem Guajacum , cüm durius fit ; deccéluno ex Ííolidius non tantam aqua
quantitatem exe» poi1cat; "ML AM - ^ "
- Vr ennt ir a ier ardere o eel ai Tees nma ra cx c ESL 1T ANIMADVFERS. LIB.PIH. 3ci Ipofcat; nequetam longam cocturam pro
extra- Ictione virtutis alexipharmacz,ut
China & Sar- za , fecüs quàm
cenfuerit doctiffimus Rudius, , [qui
temporiscoctionis rationem non confidera-
vit; in caufa eft humidit: 1s Mla aerea, & oleagi- Inofa Guajacd , in quà potiffimum facultas
illa, álexiteria refidet, quz facilis
& extrahitur,& Icommunicatur
aqua , quàm qua in Sarzà eít | quz
quamvis rariori fi fübftz ntià, & minüs fo-
I1idà, ex(ucca tamen eft, & arida; & in hac tcta. | pofita eft facultas S Sarzz. Chinat tamen
multó | majoriindiget & aquà, &
cod turà tum quo- | niam duriffima eft,
tum qu1a;,arida cum fit,nul- Ilametiam
habet oleaeinofam fübftantiam. 214. Sed
quoniam fepenumeró evenit , ut aliqui
vel vi morbi;vel procraftinatis remediis;
vel Medicorum infcitià ,ab hoc morbo macera- |! ti; & ad extremam tabem deduc fint, ut
nulla amplius f fupereffe falutis fpes
videatur , ne etia n ope medicá
deftituti remaneant , remedium quoddam
proponam, quo quàm plurimos ex | 3isad
optimum ftatum deduxi , fimülque viru- |
lentiam exftinxi , &àtalitabeomnino curavi.
| Eft veró confumptum quoddam;quod folà ale- | xipharmacà qualitate;fine fudore ullo, fed
me- I eliantibus pinguedinofis carnis
partibus , ali- '|! menti vim fumens ,
& in fübftantiam aliti ver- '] fum,
& vim illam virulentam evincit , & abfu- | mit, & fanguinem eenerat alexipharma
ica illà '] qualitate praeditum ,ut
malàillà iqualitate : l- | tà, inaliti
bonam fubftantiam vertatur. Sic autem —— t ——Ó' P -— —
€HY foiads longa €p- ura igo
v 1 at, cum düritás
fit - Sar[a deco i mira-
bile adta &idos ex »jorbo gal
lico. gebe bk echt Px Anat
- Inte; - ;o0. LVD. SEPT ALII M
EDIOEL. erswxbÁma — autem paratur:
Rec. Sarzz pàáriliz electa mi- vi tola
nutim incifz unc.vj. infundatur per horas vigin
ad feq mac .ti quatuor in libris quindecim aquz calentis;ita E 1 utlenem calorem confervet , &
operculo bene occludatur vas, mox
lentoigne decoquatur, it4 ut nihil exhalet,
donec quinque libre abfume pte fint,
& tunc cochleari perforato extrahatut
Sarza,& tundaturin marmoreo mortario, moX eidem aque reimponatvr ; addendo carnis
vi- tuli macrz libras tres , feminum
coriandrorum preparatorum, unc.1, aut
eorum loco aut ligni (an&i rafi
tantundem , aut fantalorum citringos rum
minntim inciforum drach.1j. pro varià ho. ft
minum , & przdominantium humorum condis : [| tione, & benc operto vafe ; iterum
lentoigne»] fimul ebulliant, donec
remaneant libre quin--[" que.&
in fine aromatizentur cum drach.iij.cin--[
pamomi electi mox fiat colatura cum fort! ex ar preffione, & refervetur in vafe
vitreo, vel vi- Jud del cov - treato ;
de qnà furimo mané per quatuor horassf i
emat - apre cibum capiat zegerunc, vj. aut vij. vefpernp autem iiij.aut y. unciasante cenam, vcl per
tre:gqi horasanté ; aut fi tempus non
intercedat come modum , immediaté
antealios cibos: quód fij * inaftate
verfemur ; autfebris hectica adjunctaqlut
PeaL' ve tulelt fit, fimulcum Sorzà parilià indere foleo hordesphar 5 excorticati uncias Mij. atque in
affumptione-Jpt uri huis decocti per
quàm plurimos dies perfeve 3 geb m AN
randum eft , jitaut ad Centefimum quandoqu qd j ote
-— dicm perveniam. 11j. NNonomittendus hoc loco ufus
altering decoch | ANIMADFERS. LIB. FH. 393 23 77) e
inecocti alexipharmaci fa icilé parabilis; pro pau (p fperónth Iperibusoptimi, €x fa pon: arià, herbà
vulgari; & safor A omnibus notà,
parandi ; quin 1n conturaciffi-- ARN mo
morbo áliquando u fus fum eo, felici fuccef-
lusfed guftui inoratum eft; & propterceà páupe- - libus refervatum . Accipiantur fapona js
viri- afe Iis M. 1j. infundantur per
noctem in lib. viij aqui mox
excoquanttur ad coctura fàpc nada
Lteinde librauna cum dimidià aquae cum herbá jam coctà excoletur cum expre flione , Q )uz
Ire- lervétur prof potione matutinàad
fud resp roli- (ad Iriendos, fum endo
uncias viJ.aut viij. quod ve- Iro
fuperet rotulvereRor cum paffulis;autfa iccha-
ko, pro potü cum cibis; aeftate; & bilicfisratu- IKis;addi poterit aut fonchi,aut cymbalarie
Mj. "Valet & pro tulieribus ad
menftrua alba ab- » hé frt. i fiimenda,
cum M.s.cvmbalariz; & addiro tan- ma es nl
iirundem filipendulz.Inventum ef efttz apate;Em- aliscmatlo. ipirici Hifpani. Egoautem fzj pé ac fe pius
illo Rifus fum. Doct &iffimu s
Rudius meus, /jb. $.de2 aptorbis
occultis, 4?" venenatis, cap.18. de Sapon:
Aria, & ejus decocto facit mentionem; fed vereor féum numquam ufum efTe decocto ilo;ctm
pu- ipeillos vj. decoqu átfaponariz
inTib.xvj.aqui ad Mdirnidias ; cüm aquz
ad fapcnaria m nimia fit pqtianutas :
& quod majoris eft momenti, tenel-
Aa herba virens non 1nd ciget tam lone elixatio- "line , jienéz enim & acrez partes c
Iuninc evane- cent; & in nihil iab
ibunt; in quibvs temáhn "héértum
eft, vim falteni fudoriferam «ffe pofi-
Zitan V [ 116, Eo- i4 LED. SEPT.ALII. MEDIOL. Avv 7 216. Eorum,quz ex argento vivo
parantur, A JO» medicamentorum due cüm
fint formule; qui- tod bus vim. malz
hujus quahtatis ; qua 1n mo rbo ef
gnenta ai Gallico reperitur x cw ref. lemus , aut é cor- 4C in ufum pore pellere humores malaillà
qualitate infe- — duci pof- ctos: quorum
altera in formam fuffumigiorum, 5 Boa.
/5* » € altera inunctionum applic ari folet. Duos hos — dii quando. remediorum m: xlos ad
evincendum hunc mor- 1; bum experientia
Haygptossesubis magniquie jut dem viri
,tumexantiquioribus , tum ex recens |t:
Dbys ,numquamin ufum Pete dos cenfent,
jb multas noxas , quas ex argento v ivo in cot--[ lo poribus humanis excitari à fcriptc ribus
tradi- tum eft; & (epe experientia
oftendit. Alii nullài factà
diftinctione, ftatim ad fuffitus. hos ex
cinnabari ,autad uncliones ex hvdrareyro de-4 i ícendunt, ut faciunt Empirici i. Alii hacin
re» fu fpenío q idem pede eunt.p riüs
reo11s alexi- | ph: armacis evincere
l:em illam tentantes , fed ubi tamquam
hydra denvó novum caput emit«| | ] |
tereluea : Veneream vid erint , experiri altert
irum exiis medicamentis permittunt , fed uni]; dr ver(nm neeotium Empiricis, & ba
rbitonfcril;... "m bus committunt;
ne fcrm:-]oim quidemaut fuf: é REC t
unguenti, qn Auf ri fint; przcognofcer y.
es,;quinimo, f fi ab es fc mulam aliquam expo fcas, obmutefcunt ; là timé id Empiricos
fcire. re [popdentes . Ego hacin re ita
cenfeo, & ita]; apes pax procedo :
fiin p! inci pi: » fuerit. morbus , atu,
eA uolo caamfi progreffu aia iüs radices egerit , nom. v7. dum tamen ufus fit re elis remediis « alexi
phar macls s» I F- ^ nd wd - L gue
pe c «f ANIAt ADVERS. LIB. FII. 305 nacis , omiffis illis ; quid cum veris
alexiphar- Inacls! preftare paeem
experior, & quandoque rei »etità üac
curan Idiratione, omni ingenio tali id
em tento 5 ftc emm & ma ilam illam qual Itaté evincere foleo,& laneuetr entib us
particulis robur addo : $in vcro fic vis
morbi evinci nequit fed hic nos 'eludit
; Su€ fi cb sis iitatem rei fami- liaris
illa 1n ufum duci non poftuünt; tutó;« : ia-
cricer ad hiec remedia tranféundum cenfeo ; & ecofzpce illa remedia in ufum duco. 217. Sed cavendum , ne totum id
neectium E In pil r1Cl1S I; LE OH CH NN
comn Ittàn t5'€ inc m inibus eodem
calopodio titentes , autin. multus
imperfectum relin quunt neeotium , aut
pracipites &grotantes aguntin gr: iffima pe- ricula,aut edam In mortem. 218. Maxi n Crro! reverfantur ii, qui
poft omnia adhibita r reoia remedia ,
cüm zerotan- tcs jam imbecillos videant,
M rtüute vitali, & quafi universa carne
confumptà ; nec aliam. » Jue e ml m RE e den os! mri Rr mme ee n A fm Intinélto
fumigia 04b Eta fries,
fsd à fert tis Medi- cis ad mi^
niftvari debent - ; nuncio
fun ereí lef] Cc)n, qua min ren led iis x hydrarey- l "n 7 rA end Ern Cimes 7 : nes ex ar to paratis ; 1 lla quidem ncedut -. ed
debilia, aut quantitate arcenti
vV1IVj, aut numero aut inunctionum, aut
foftituum;& fp 'cnumeró fti- en
olant. Ai t cnim omnino duo hec remedia
xcludenda funt , avt omnino valentia conce- fent , & quantitate hvdrargyri, &
numero inunctionum, aut fuffituum;
alioqui attenuata, & loco motà
quidem materi , dolores, & fym-
ptomata imminuta viderentur , fcd cóm ea non expellatur ; alium locum quarens , fxpe
nobi- | V liorem qento vi-
vo a no admint- firanda »
att vali- de, trm quantis
te COZfi-- nua, 11473 PilCrtL A » 306 LPD. SEPT ALII MEDIOL. Á liorem partem impetit, potiffimum caput,
EN hydrargyro , & cinnabari na ura
fua ten dente $ " & fecum
attenuatas materias ducente;quinimo .
cümargentum vivum veneficam habeat qua-
litatem, eoà corpore non evacuato, egrotantes duplici morbo laborant, eo, qui fità
qualitate» luis Venerez , & aliis
fymptomatibus ; quz ab hydrargyro fiunt.
Quoetiam fit ; ut tales feré numquam
curentüur, fed infeliciffimam vitam
ducant, & tandem tabefcentes marcefcant. Inundlio 4119. Ex duabus formulis femper
& tutio- uádopra rem, & quae
meliüs morbum exftirpat , eam eí-
ferenda, fe cenfeo , quz cum inunctione perficitur : ino ch 142- emaciatis enim, fi ccis naturis ,
1n ftricto pecto- " $2 31 do f4ff^- xe ,3nanh lofis magis convenit ,
& in omnibus aengi^- (ymptomatibus magis eft proficua. In
caden- tibus tamen capillis; 3n
cruftofis , externis ulce- ribus,
praferre foleo fuffumigia. Suffumi -
2,20. Abfurdum ett fuffumigiis ilis uti ina
gia levia € ncendo hoc morbo; quz levia à doctiffimis Fallopii , Fallopio, Mercato, & ahis
dicuntur , in quibus e^ M*r'à
noninereditur cinnabaris;exficcant enim exter
zin m?'- nas partes laborantessat «im morbi interni not £o FOR cxfüneuunt, neque materiam,in quà
virulentia p «nutu Ma refidet,
expellunt. " 221. Bafis fit
cinnabaris ; addita. portione» 9j t es
Antimoenil Wa March efitae:ut prouno aeorotan-
£5 "7. tecinnabaris fint uncie tres, Antimonii,& Mar- fo mds chefite ana drachme tres, auripigmenu
drach. s. aromatum ad penetrationem additorum, pro yarià cerporum condiücne variantium
quanti- tas v1 1 i
ck T. ANIM-ADVERS 1 VAR E: 9
d pon. dus caterotri LIB.FVIL.
3 Q
im: &[ ichmis fex, v« aiuti di eria f per prunas , corpus in
hypo- auftoinclufum univerün piat , C
anna ac. ans, sif firanhelo- liquando
I| tas it ferea lius frnou] lie dr:
es n exci Infpirans, & exípi um tamen erit, Íus, aut aneuft nem illiu sfun 45
1222 j$ Antequam ta IOTacl5s,42 "hs 31 17/3 lexcipere B
j 'mie1a caleícat aliquandiu zeer,& p O off i
fudores Pic 'O- fluant, non ^ Inutile
», 224. Inunctiones ex hydrarevro: apud
me»- funt multó frequentior prouna curatione,iteratis inun t131 It1Ont Inus tri | quatuor unciis hydrarey i | s falis
lgO mw 1n nw Ct1OI 1 — 35:10.
ingeicc l GG CD s nlus tan
naxti rta già, qu
: "ut: laceo,& fi n «X
pulv cribus: Ini, & Gmilibu S
alique m Case Marciatiaddü nt; lIidere,; ut aliquibus vifun b feriat.
215. In fricidiffimis natur rià
przfente,quz vix attenvar b p CO moveri,
1 Ibi! eft preftantiu aqua | | |
aniforum, vel ale,portionem
un- placet crocum ad- , quod caputinimis -—
& crafsa mate- ffit; aut de
Io- $, quàm fi portio portiuncula olei Gq
I 1i 226. Vlratftabit "multàan T Í v 3
catis dofi- bus , ul
OICp OrtiOo- ibusad fpu bus , vel ber ona ., Ex-
| hominis ; commu- 10 Cum. elIn n du plicata dofi e(fe debet, addi- pica,lili ni-
"15,1: iaftic em S , benzoi-
07 ulverisil- [uncia unà 1n, Suffü "mi- giA ét ove
* aliquado eXCipiei da.
Saffuni- g*4 aAZIÍE- quam fiat
calor 1g corpore ex [4 71 A A5 LI H»dárar /
s,1n quarum una dofi 7 JU
prouno bomine Cr AW ,
v Lr OHAT Hs, £^ VL & 4d a- &a propor
10. CYOCH 1 26i
le Ch tones ex bydrar
gyro 7:0 i egrediatur. A2uA vis
!& , yel 0» lea calida Cbynica,
quado "Án £uentis addenda.
Vrguente so6 LPD. SEPT ALII
A4EDIOL. Iruncédt e»ultam bus multam illius copiam]
Pharmacopola ali- quie. quis diligens,
fidelis fi fimul prz paret;ut axun-
FXericah gla vett iftate cc nt tacta attenuationem adjuva- i urs poffit: at quoties dofis neceffaria eft
extrahen "aeg da , fpatulà, qua:
deoríum erant partes fuprà ponantur,
,& piftilli L ongàin gyrum com mmotio-
ne optime de novo commifceantur ; gravitate.» enim fuà hydrargyrum femper vafis
continen- tisinfimas partes petit. Sudorife- | 217- Peccant communitet
practicantes ; 'e ya alexi- graviffimi
quoqu e fcr ipto res, quia ante hanc in-
pharma- unctionem pr ropinant (iid lorificum aliquod me- cawuipra- dicamentum a alexipharmacum , fic
cenfentes affuméda igmminui fymptomata
illa fà eviffima , quz poft (ded
inundionem illaminfequi f epenumero folent ;
ÉH006* — cym illud potius fequatur , ut fübtili per f füdo- rem parte cductà, contumacicte crafsa
reddita, non moveatur loco; neque ados
feratur; vest hydrargyrumn maximáà
egrotantium pernicie corpore non ex
lens, perpetuam illislafferat mo-
"dex leftiam «i infu perabilia; fere fymptomata . abarmaca 238. Preftabitigitur decoctis iis
alexiphar- soft inus. WX icis utl
poftquàm inunctioneevacuata fue- eg
iones c-. Tit materia, five per fputum, five pe r feceffum puma.
Áiveper lotium, ut vifcera à malà illà qualita tei fi« anaréuen erii liberentur. 229. À pedibus aícendendo ad os facrum | modas .
Qupui nd fiatinunctio, &à carpo vc er(us fcapulas , & per inungex. Ípinam ad collum ufque : nu wt m
caput in- | dum. X ungatur,quod peífime
aliqui iaciunt. Junto — i30.
lnunganturadfputi prafilicdns ec] tunc
c PER. M * 4 - T»
—-— treno t TR i oii BER e e e cati nto tem - ANIMADVERS. LIB. VII. 3069 quando
cunc per diemintermtttatur ; & fi lenté moveri Edi fputum viderimus;iterum unà ; aut alterà
inun- 77 P 4" ctione inCitetur ny s
Sjuto zs 231. Si nimis affatim, &
cum impetu przci- jj; 4f... pirari
materiam ad os viderimus, periculüm- siad di
que fübeffe inflammationis , aut füffocationis ; effiwentes deturbanda erit; & ad inferna períeceffum
me- c» periei dicamento aliquo erit
ducenda ; id tamen raró /» inflam
faciendum erit , & non nifi magnà urgente ne- 74/0975» ceffitate . C fuffow €8110/$75
grafente FI MAI. XX quid
pra f'andum IND EX FOR V:M; Quz in hocopere conamnentur. . P ?" " ! cerum im exyrbodinis mon ftt acerrimum , aut
€ * 3 2 Ad : C vino potenti[[nmo. lib.6. hi "Aceti loco in oxyrbodimis [uccus
citri aut limonum non iudendus. libro 6.
2! "etum pro oxymelite non [it
acerrmmm nec ex vino
potentif[mo-.-lib.z. $7 JAceti folius
ufus im. [puto
fanguinis [u[pectus . libro ó. 1$9 "A cidorum uus 12 acutus. febribus
utilis ; fed zodt- vandus, C quamodo.
lib. 2. 37 ge cerkoodte 2ur-2iddat :
Mert PNE A cribus imus 1 dy Hi EY1A,
quid fta um prejram- dum. ' b a7 L Í O
$ 1eutic in febribus tenui ens M
orant -Acutis 1n | eUriDus. TOHWIMS
CibAHQO Hm quam 17,5 alitis acutis.
lib.2. [7 LI T . e /1 * : * ' L ecu Acute l'ebricitantes [Hragulis nom numis
cooperien- a /. lb. 2 64. Ps ZI / AA e7 14 277 lk / c5 ULL 23 ! DAL Ü
CH inflamma- Md ^" n^ ] ^ Y ; -J
- 1207€ (9 f €t /€» fi Í»ecta. I1b..6. I j 3
n * . cs r* . ] * Adfieinrentia
1n [puto [anguimis quando conve- niunt,
quando non. lib.6. 152 Jer frigidus
acuce febricitantibus quando conce-
dendus. lib.2.. 63 | e Ld nc flate quomodo ip acutis plus cibi
concedendum lib.2. IQ etu
IWNSDMESVY "etii fententia
vefutata, in [anguinis miffione 121;
enim [uppreffione. lib. I3I Albi
pr ofi Yit vera curandi vatio que . lib.7. 149
«Albo m fluvio laborantes arena fc peli re malim.» ;b. 145
4lboi 1H Pluoye adftr ingentia omnino fugienda . [i- b; 07. IfI
uA b: mp: ofiuwvium curatum A Galenotaz uxo € Boetbi 377 ,eularis fuit cafus ; (9" curatio
TAYO "uitanda. lb.7. I46 "Album profs !"PIUm apis us curandum
aiver[Aa Ya- Vincula T. radit ;G al £7 /
7 LE l1 jf I 47 » [77 "muuaane
ovt 7 Voopidibd roa ral 10 5 eo Catt-
times. lb. 9$ " LLexipbarmacts vmpuro corpore non utendum.
li- rà 0 f. 7 "lots dofts varia , fi p*o pureante
[umatur , cft f pro atjeBori. ij I9 "L: oes duplex faculta: 3 fastahorbikana
C abfler- feria etrenans eresa les I9 l| Jdtoes Jonmumenm relettantibus mala.
lib.c. 156 loes ulis dr riti
libi. I9 ah locs ulus in fobribu: quotidtantt » C
longis opti- - Ls 27145, C7" quama oeauteuaum . lLb.«.
I9 MUI Tx YU T Lb! 2 T] ! JA vi profiuvto laborantibus frigida potus
fape con- Yeztt. lib. 7. Q7 Gp) ,
«neotna laberantibus , C b petis "fi (922241 1022€ , copiofrus fanmuis evacuart pote[ff , quam in
alüs 17 fi. Uy pmeaionbuss € cur. 7 b.4
7 Ant ; ' Aneoiza laboranti bus g (4l Feci PN Llib.6. II3 9 [7 iz laborantibus repe! 'cida [c£ 10 Y€Z
hi . h b. Ó. AE Cant. ISUNMS DX Xv Caut. 174
"nein laborantibus pra[lat potiones dare; quam medicamenta [olida. lib.6. I1j "Angiofts [2cculi ex di[curientibus mali
busenutia pra[tave. ib.G. 116 Animi deliquio [uperveniente in principio ex af- fluxu bumorum acrium ad os veutriculiin
prin- cipio «cce [[7onum eft autriendum;
ff ex refolutt ne [pirituum aliquanto
ante . lib.2.. 36 Antbrace, & bubose
apparente;pro varietate pav tis à
diver[is venis [anguis mittendu rlib.$. 37
aut braces furimenlo , C bubone im pe fle apparcu- te; fécanda vena, & quando. tib. 5. 36
A:uimenium in apoplexia fugiendum. lib. 6. 07 dntimonium in pefle veyiciendum . lib. s.
$o Apborifmus quinis prima Sect. quomodo
intelli- SCIAMUS. LIU 2. 23 "M:popletlicis aimiimmonitm mon dandum.
lib.6....67 JdApople£licis cauteriam in
comnailjura coronali 1n- utile. lib.6.
63 "Apople£fieis ely[levzum
quantitas varia. lib.6. 65 - Ci pU
corpus. l'ib.6.
"Apoplett:cis cucurbitula fiucipiti appo[ita utilis. lt- 4, POETA. rho zi) 3772772 rA» ddr
nesrlisitte HG "p 'DLOCUTCLS COHCHII1CHAMUIP
» perjricanaum eft | $8 i
Lj bát bro 6. 644] "A popletitets 12 ficanda vena vuluus.
fiat apaplum. "Apopleiticis 1a
ctirandis votaitus fugiendus. lib.6
Caut. 6C3 "Ayopletticis
ligatura quales adhibenda.lib.6. ..6.
"d popletlicis quaudo » C quomodo cucurbitula apiye: plicauda
plicanda. lib.6 6i Jd pc
aple&icis repetizà fc "euis mittendus. lib. 6. $7 jetpoplectteis, ft [2 net:
ei[[oconveniat.flaiin
admitni[handa.lib.6. $6
dpoplecztcis p ezaf ontis qua do [« cazaa.l:b.6.60 ledpoplechicus veficantia caput rafoappoft
tau ite. l:b.6. 64 Jdpoplexia i curanda , valida meaicemen a
coti- veutunt. lib.6. 69 Idpoplexia 1n curandas[ternutatorta quanao
ednui- mftranda. lib.6. 69 IVdpoplex:a 12 curanda » ab oleis minus
waltáts 1n- choandum. lib.6. 70 Mdqua bordet 12 acutzs febribus optimus eft.
potus - lib.2 p : 49 vAqua bordei non comventt 12 ommbus suarbis
.h- bs 0 2.4 A9 ^ kdgua bor "dei quo 077 odo paranda.
lib. 3 49 liqua op ciflerninas aut
fomiana, jop! mius potus 17 ACHI JA lib.
p Á 49 T L/
IL4daua vita, € olea calida Cbymica arte parat a» quando cum utilitate wiguentis ex
bydrara)ro |. adauntur.lb.7. 22$ Mr: n&murtna , Yel fluviali , laborantes
war em 0- flivio zudas [zb Sole fepelire
malum effe » & ex Ww ^ NY
X a& o de
ad Galezo repugnans. Iib; 7. L4 | wr fenico p braparate placenia pro favendo
corde, im Fe eflc le. lib. s. (9 duetrrevia qua [ecenda in palpitatrome.
cordis . lib. 6. C. 172 «ilti 20ft Zia 1 "77 palp itatione C07
diquando C0AH- Y€AL. ILXLNGUAVEX i
9. id ]
b yenit. lib.6. fyI JA[cite laborantibus poft bydvagoga valida ,
ven- triculus roborandus. lb.7. 49 "Afcite laborantibus bydragoga [aptus
vepetit as, noxia.lib.7.. $5 ftbmati ai tenuantia, OQ" impense
calida, mala». lib.6. I2X "Af omat: obnoxii gargarifpata f
l'neiant.lib.6.110 At omaticis diuretica
mala.lib.6. 124 zifhoma icis , fomentis calidis gon fovendum
pe- eD&us. lib.6. 146 VAflbrnaticis c Hi veteris jus
naxium.lib.6..— 137 "A: flbmatiecis
sa pa rox [mo medicamenti m purgansi mon
propimaud um. lib.6. I40 Af bmaticts iu
paroxy[noo nibil violentum f acien--|
ies lib.6. IA4I![ Jl (omaticorum
im parox "ox ymo ue clyfleribus uten-
dun. lib. I42 A flbmaticis in par oxyfmno nom perfricandum
pe-4 Cus. lb.6. L4 55] Lh mat icis medicamenta purgantia que opaodo
12.4] a funr ducen da. Irb.G. 135 T
E A: batis quomodo , C' quando
ladorifera con-4, : 1 J d YeRIuut. lib.6 : I3 "A febmatteis ficcamtta fugienda. lib.6.
133 Aftbmaticis fit 745 [ "pin
u$,72alus.lib.6. I4 flbznatici [udorif
iferisnon utantur fine dulcibus lib.6.
1j: "All omatteis vornitus pericn
dois. lib.6. I 3f A fl bmaticis vonzius
1a paroxy[mo fugiendus. lbi] ^ Cut Hl.
I4 A ft hma- 2
1 L —€— TD
h ww : d WT "* A o ral ep c
0, S BUE oo caliber à Mie E£MA COD. E 3 I bmatteis varta remnedia mutaada,ct
mes lib.6. I 47 l'rzennantta tz ^! 1€ comventunt ad
deob[lruendas | vias uriza. lib.7
9) M'rtenuantia 12 princ: 'pio
quottdzanarum non ftnt J| valeztey
catefacinita. ib.s. 20 I vc | L0
0PIZILIAO cibum aliquando d aetervrima |
aueaue concederfa. lib.1. 2:6
Iugoentum acce[[mongs: gmimus incommodeum ciba- t109 quam fLaiusurmente nece[fiiate. lib.a..
3 TE €a5 722207€ £A, Gc L0 ques quribus
27C0 quer €» ab- " IU furdum. lib. $. (9 Inribus vera inflammatione laboi antibus
vepelle " ] 114 ULX C07 D€ZILHM v
b b.6. IO3 luribus applicanda vemedia
menit alla fricida. ; | Ib.6. IO NES s al us 7 ]1 urium dolor: | "materia frigida,
remedia ia- fait vr ftii: IO$ moz ufus per os aamaittendus. lib.«. $6 lurz per os alJuzmendi varii modi. lib.g.
$6 )
b bendum [. p € , fed paulatim 1n
& fuantibus fel mi bes, mon affattm,
C confertim. lib.a. 6o i | ] p^ a P ],
| febribus , ad offen dendum pureand a» c»
pe E 77220* €772, | "vfhcit
1 7 lotio 4ac []e P [/A dir 2Z alba H m
p»€?2,C7?' &Qud. pa. lib. ,- G
andis iedicamaentis alumptts s ' vus [omms po- A
" JJ * Ec[t concedis. Itb.
s. IO i T2947 ux 0i All [^ profiu y:o l.
"bora "ntis bi "[Toria X-
plicata, Q' rao reddita
curationis llus . lib.7. Cant. 146 Bubone
F.y NS IMESXI Zubone contumaci
exiftente ; aliquando purgattomeM y
utendum. lib.7. 19551: Bubone
Gallico apparente , ques "podus CHYATOHTE enl Bubone non exeutzte, non multa ingerenda
neque dd quibu[vis ve[cendum» contra E
mpiricos. lb. 7-4 Caut. 196; C
Calculo ureteres occupante ,diuretica mala. lib. 77 Cat. 122d
Caragna, T acabamacha, Galbanum, 1n forma cep vati applicata , in prafocatis ex femine »
nul aid lb.7. 1640) Cardialeia laborantibus quando yonmitoria;et
quad do dete&loria conveniunt.
I1b.7. 2i Cardialgia laborantibus
dejettoria [int 1t forma); boli. Lib.7.
121] Carie Gallica apparente , qua
cautione proceden, dum in curatione.
ltb.7. 19)| Carnofts.quam pinguibus;plus
[anguis detvaben.. dug. lib.a. I Cel[ia ia colicts ex taflammatrone utilis
.lib.7. 84. Ca:alepfi laborantibus
calida P fteca fugiendax),.. lib.6 -
4A Catalepft laborantes aceto intus *
foris iutevam cendi. lib.6. " Cataratla oculi in vemovenda, cavendum ne
tu[/h. ad[it. hb.6. Id Catavalla oculi antequam deponatur » quid.
cavet dum. lib.6. 1d Gatarrbo ad thoracem, C pulmones srruente
cam gari[mii| I N*D E X. gari iri periculofi.Inb. 6. 108 Wetarrbt non fi lends narcotzets, nifi magna
trgeu da E te. l1b.6. 1124 Vufts rui hissoufüo t bu; quis ordo t2 illis
evsa- ^ C7 er vendus. iib * 2» j: liaufone laboranti purgato [ers exbibitio
poft , op ma.lib.5. II iutione s qui multas babere voluerit circa
Jangti- nis 7H, fionem T quibus petere
dichos, 2€ acta ab aliis &gere vta
lcaptr. lib.a. v os uidi Mm 1n futu: a
coronal ; cata D0,T€ cien (9 52.0. 9^
Un REMEC - repe aso wt "P |
YAiclti17 GCCOCIO p«uranao COPMZZHPEAS error
4 ]fec do tinens "mt Ps — ,
1 7L cac HT027 LÍD«. /«
2JlIO j "Aalt) OC ) Ibole: Í 0Yantes qaiuaniao pet tpe? 2 € aq 540 ! t? / /Lat f "p - Le. [D.7 B 2 M , AI
DAI20H€C 17 HA, AH ALÍ€Ya CT! Leandauma &OoY0oÍtjs Ld E ,
4 d I3 DU AUECY 1a? 3 4€ C1005 "
£barare Yiaeant. lib. 2.Canut. 27 v Y^ ,
ri 4 )4 ; RETOURS KL onspsa osse v T Apb: 17 «Ctt 0KHE OQUAHGOO 0] eT€HAMS ; (d
quanao ] ] i JS
[2 1 «^ ]4) , " [ 5 * " per áuas bores ABC HU. 7. 26 *, ; da " E "P ! "n , ! pons pauio aetertoi ,24000 [MAYIOY » COZC
CaoHnattse OT Q NOUTT CN Sete PL E b 2. À pl CI.245.010H/0« C etit V2 490977 »
LE Un , 4 7 Y J H Wrbu: querido o erre aeUet 1» y? "etpio
acce) Duy. ub dib.». jj ' J 3 £e ÉL.
" d nutaseuutanda YAUDHC lexus , € YoUOTLLS j r
Ma , - Uu Col ! À, e 6 * 4 , 22
f bun 0p €! 15À2 DY1À ctt 10 2 (2 "Zl 4994€510 act efi:g- ] d
«hl ?7 j ". , "J^ /2 i si j D. : 2 2 ;
" y : : : v ubtes Kroxexes ERI "T IM UTE 7 0j et / c yr&[rat perju J/4€82
[ftaius » € -- Rt
Io NSDGEX: juftante acce[fran e
CP auando. lib.2. 21 Ci eres
abflergentes in dyfeuteria quandoinden-
] aài.lb. 7* 98 cif cerium
abflergentium in fine dy[enteria abufus.
lib (7. 99 Cly[leres l lande
inWiciendi, turgentibus flatuinte- fini
Yo. 2» 24. Clyfleves communes cum.
decottione folita zzmvete- Válaty 707
let "Idadi ib. 4j. 26 Cl»(lerium
commumum frequentes abu[us.lib. 3.277
Cif eres etam refr:, COT AHICS inflammat 25 Y€Hi- ds , fint pauce quantitatis. lib.7.
11j Chyfleres ia effetiibus vepum
quantitatis parva. li- bro 2 3* AR Clyfleri in indendo ante fcBlionem venaqua.
obfer- vanda.lib.3. 3l |j Clyflerem aute indendum in alvo dura ,
validum..| muedicamentum
exbibendum.lib.. $651 Clyfleres in
pragnantibus grandtori | fetu ,quanti-
tate non excedant .Atb.3. 2I!
Cl feres NUM €: fícce antes in dyfentericis rejiciemi di Mib.7. 1044 Clyfieves prapinguibus uonindantur multum
calem ) tes. lib. 3. 2.33. Clysieves pragnantibus non frequenter
3ndantur /V lib. T 2 CQ, C! jfrere pro mulieribus quantitate majores
effe A. ) iig ID, 2t Clyfleribus puerorum oleumnon indendum.lib.
388 Chysleves violenter non injiciendi ,
snteffinis facd, oM MUR: PL 2'8 Cly[ler
FHAXNTSUIDNEEN XX Vvfter ut
retineaturquid pre[landum. lib.7.. og
piscis a flatu olea data ab aito etiam ut ilia.lib.7 . Cant. 76
plicis caltda valde atiu, uoxta.lib.7. 68 plicrs cly[Teres ab initio cum vino, vel [apa
noxii. lib.7. 67 pl;cis clr[leres ne zndantur, repleto
ventriculo.li- br ME 69 Wicis ex flatua valenter di[cutie €t4 nox 7
J[ib.7 . 60 Up/zers ex flatu laborantes
ante u[um cucurbitula puregands. lib.7 i
SI E WA 3 TIPIRAS in dolori ibus aqua frigida quandoque
utilis ; e * Ce quama NH, jJ. 72 92 APIZCLS L7 doi lO0Y 10145 .£ i flammat
1071€» "mca 1 A122 CH - : T j L
Q Jzo purean t1, let baie.lib.7 92 , LJ. ] 35 »- p/ E 'oyt lecta YYCeAA 277 talo. ]14 "dado
confert * i "1 "3 ] ! 4 p -
" E ss i - Izcis 172 aotoribus non
Legientibu. Jolissaut ft Ji 'erco-
FAVILIS., «H 'Arae agentibus med pem C7 1$, Aat —
ILI zrautegdum Jed pere pur gaumtiuns » (cur. I /b.7. 7
rcr s 172 121110 vale nterdi[cutietia mala. lib.7.66 qWNzczs [T upc facientia potilTipouma con
vcaiunt jfi fimt Wa calida mat eria.li
ib.7 , 70 Meus SEupef acientia
concedendas viribus confi flem Sirebus.
lib.7. 71 y2C1$ uftes ok orum ab
t1a:t:0,202 ali 4 grecede c2 CHAT »
Muiuttlis.lb.7. 73 ' | boatna
compen C" ion- 5 ^P MV 0o 4 O0^^ mn zs 742 na44 1 f444^
/ FAAULO[L S ! 092€/2: 4 €X olets 208
Iutt 7 "4 bibeg A4 vLl-— bro IV NS DEM PA. Ais 3$] (
dii io male primis diebus oleum cl« onamcli- ? ex aceto applicati m. lib.6. 37! C inc oCta médicari,cruda ncn movere, c'e
Fin pocva 1i fent €fii 1a expHeatz ; loc
Hi "ppocratiss! i (C alen: con:
roverfi coz ciltati-lib. 3. 48i
"on [udi ar iones meae debent fieri feciufrs arbi-- tris (P eur-liba. I2 Cos[ mpsaqui a porius ex carme vi
tulina.lib.2. 4$] Con mp quom odo
parcatur«F. b.2. 4.581 | Convt jr
partes omnes ca. TUE fo? enda. lib.6. 92
, f«do ove [uper Y€81€5H:€ s quid á (enam i (un Q.
;41 4 ib. o: Cordis in palpt'« attore zum ob fers 29
41015 is wbunaa 7 QU x1 z
ram mitiendus fi [anguis » qua caurto adf biben da. i;b. 6. 16 Code laboramte ex craffis bumoribus,
diuretica.A c fedorifera non cor
vertunt. cfi 6. 177] Coáe laborante ob
fer ofó buroves , diuretica » C
[udov:fera optima. Iib. 6. 17
Cordis] palpitattoni quando , G1" quo cafn fangu "m 'cndus.lib.6. IC E vi ft d fia fente quomodo proct ede
dum.lb.s. fi in iamper[ecía ; codem die
sibil à AMedicomml, E: €/ don bs 25 Crift immiutntes quando à capite eff
repellendum l:b.6. ] Critici: diebus quando saedicamentum purgans
eA Crocum inuutliones ex bydrargyro
non ingred. 2 Crura
Hi PY. liD. 7. )
IA DX Ey Crura. [unt perfricanda
, ' abluenda per tres dies eunte
[ethionem tali.lb.7 137 Cucurbitule zn
fpa[mo q ducimio applicanda.lib.6.8e
Cucurbitule12 dor[o, "E 107 cordi5.quando comvemant.lib.6. 173 Cucurbitule in palpitatione cordis quando
applican- da. l1b.6. 169 Cucurbitula in pefle dorío quando
applicanda , is quando ag0n.lib.$. Cucurbitule im. prafocatis ex enenfibus famreffis ventri applieite,mala. lib.7. 163
Cucerbitule in prafocatis nbi affigenda.lib.7. 162 Cucurbitula magna in colicis applicanda
cautio. Li- bro 7 y 78 Cucurbinul 4ARAQUHA ventri a pi heit, fi ff f
CHZ paunco z2ene.lib.7. 167 Cucurbitulamagna [it ex perforatis.lib.7.
.— 168 Cucurbitula magna ventri appoftta
diu 20 bareat . lib.7. 169 Cucurbitula noa diutius afhxa parti
permittatur . Iib... 26 Cucurbitula [carificata ia pefle aliquando
vicarie fechionis vena.libro 5. 29 Cucurbitula [Gavificata in [uris in pe[fle
frequenter in ufus venire [olent.lib.s.
40 Cucurbitule , fi cum
[carificationes cum pauco 1gue fent
afficenda.lib.4. 2 Cucurbitulis [ablatis
1a [pafmzo, fabietla paries fo
vezda.lib.6. oI D Debiles dum purgautur.aon ex[uraant.lib.g.
24 X
A -- i
Dec CÜ- INDEM. Decotta folventia in morbo Gallico rarà in
ufum yeniant. lib.7. 20j Decrepiti parum, C fepe cibandi; €
cur.lib.a. 7 Diapboretica 1n flatibus
cordis aur 1n ufum. nca ducenda, aut
sllis admi[cenda fabad fl ringentia.
lib.6. | 179 Diarrbea
laborantibus pinguia [n[pecta. lb.7. 8$
Diarrbea laborantibus quando ab[lergentium ufus conventt.ltb.7. Diureticain a[tbzaate mala.lib.6. 134 Dinretica ia calculo venum in uretevibus
mala. libro 7. 124 Diuretica in pra[evvatione à calculo; [epe
moxta.». lib.7. 12j Diuretica potulentá won diu in lydropicis in
u[um ducenda, G cur.lib.7. $2 Dolente capite ex intemperte calidasaceti
portio it ox »yrbodrnis frt parva.lib.6.
7 Dolente capite ex intemperie calida
fine materia , oleum vo[atum 1a
oxyrbodinis fit ex olivis ma- turis, C
cur. lib.6. 9 Doloribus capitis etiam
vebementiffimisyimmninen te
criftsvepellentia fugtenda.lib.6. Ij
Dyfentericis clyfleves abflergentes quando conve- ntant.lib.7. 98)l. i TU
Pi Dy[enterici ex atra bile
antequam puraetur, fero--| cia illius
bumoris prius attemperanda.lib.7. 92:41;
Dyfentericis in decltmatione ab[lergentia malas.) ltb.7. 9.991 Dyfentericis per fe convenit [zngurmis
»ui[io;fed oll, :.. adjuntla raro
convenit. lib.7. 945 Dyfen- I XN DOE.
Dy[entericis pinguia in Jict quando utile, noxium. lib.7. C" quando 102
Dyfentericis quando purgans medicamentum cosn- vent, C? quando non.lib. 7. $9 Dy[entevicis quando , * quomodo Janguis
mitten- dur.ltb.7. 96 Dyleutevicit quomodo , cf quando narcoticis
uten- dup.lib.7. IOt
Dyfentericis KR babarbar: ZZ Jufpettus. lsb. 7. 93 Dyfenterici ubi psrcadi,flatim id
pra[ladul.7.91 £z EmplafHicis in ophthalmia quando
utenda.lib. 6. 96 Empyii a na' ura
curari per evacuatiouem matt- ri&
per [eceffumsexemplum.lib.G. I27 Empyiei
quando wrendi;aut [ecandi. lib. €. 129
f: , Epileptici in paroxy[mo
non concutiendi.lib6. 45 Epitepriets ex
aura virulentaelevata raro gmitten dies
[anguis.lib.G. í3 Epilepticis in
paroxy[mo caput non ceoperiendum.».
lsb.6. j 45 Eytlepricis lignum ori nom ind£dum fed quid
aliud. lib.6. f1 KEpilepticis pralervaudi quando ex brachio ,
cf quando ex talo mittendu: Janguis.
lib. 6. $5 Eptlepticis pra[eyvandis
valida purgantta fepe no- xam
afferunt.lib.c. | $4 Epileptiets
veficantia capiti de vafo applicata, optt
mum remeditm.lb.. 33 Epilepticts vomitus malus.lib.G. $o KE pilepricis vom orta fempe y mala.lib.6.
$4 Epiphbora i2 curanda tn princrpio
«dftringentibus *X HI CH- I.N DE X.
Aytendum. lib.6. $5 KÉypiphbora in curanda eyrbinorü rarus
ufus.lib.6.90 Errbina;et flernutatoria
aal laborantibus oculis. lib.6. !
17 Errbina in letbargo optima »18
emultis tamen fu- gienda, & 1n
quibus .lib.G. 33 Errbina funt pe[[ima
in dolore capitis ex- morbo :
Gallico.lib.6. ! I1 Errovescommi[fi ig
ten yillu;pravalente indica tione à
virtute, funt majores » fi peceetur minus
dando.lib.2. 21 Errores commi[fi
in tenui victu in formapari indi catione
virtutis C£ morbi exiflenre ; pares fant s
c «qualia inducunt pericula.Iib. 2- 22
Errores commi [i ia tenni vitium quan "tates pars exiflente indicatione virtutis CP morbi ,
pe]ores unt fi plus quàm par frt
concedamus.lio.1. 23 Errores 1 tenui vitlu
p valete mdicatione à sorbo fabtrabed:,
majores»fi peccetur plus dado.l. 2.21 E
yacuandum [anguimis mi[fione , antequam motus
defierit ; fi tempore mit endi [anguimis men[es fluere contigerit »[ed impevfetie lib. a.
II Evaporatorus in calidis,có frecis
naturis, ad [udo- res utendum.lib.7.
207 Ex argento vivo inuntliones parate»?
fuffumigits zon ab Empiricis, fed à
peritis pra fcribi debere; UR
yariari.lib.7. 217 Ex bydrargyro parata
vestediapro morbo Gallico, an im ufum
duci po[fint. C quande.lib.7. ^ 216
Febricitantibus à partu ummquam mittendus [au- 4/721
e ;1N DE X guis à f[upevnis.lib.7. 1768 Febribus in continuis evacuatto per lotium
comma- dior, quam per [udorem.lib.5.
à Febribus in intermittentibus , potiffrmum
tertia pis,fudoris provocatiopraflats
qua urina.lib. s.t Febribus longis aloes
u[us commodus, C quomodo e lib. 5. 19 Fiuentibus ad oculos bumoribus ; ab[linendnm
ab ad [lringentibus. lib.6. $8 Fonngraci in lippitudine utendum decocto ,
mon fe- mins. lib.6. 97 Fanugracum abluendum antequam in ufum
duca- tur .lib. 6. 9 Fotidanon [int,qua capiti [unt applicada.
lib.G.11 F gium excludentibus quando
utendum , Gi quomo- do. libro 7.
174 Fomentis calidis non diutius utendu
et cur.l.3.39. Fomentis frigidis
a&bu nü dinutenduset cur.l.3.40
Fontanella in [tura coronali in catarrbo ve]iciente da.lib.6. 107 Formam vittus primo virtus o Bendit,[(ecundo
[ym P | Die p'omata ertio flatus d:flantia. lib.2..
20 Forma vitlus qua doceant 1n acutis
morbis.l.2. 10 Frigida potus [ugiendus
in inflammatione inte jfei- norum.
lib.7. 98 Frieid:fima atu e[fe nom
debent , qua tboracs apple cantur.ltb.6.
161 Frigida «d fiflendum [anguinis fuxum
optima... | praterquam [i ex tborace
fluat. lib.5. AI Frontis in vena [écanda
» blande gula ad[Iringen- dax brevi
tempore .lib.G. 32 X 3 Frue I N-DE^X.
E rullus bovarii in acutis
vejiciendi.lib.a. 39 Galeni con[ilium
pro puero epileptico depravatiam .
lib.2. $7 Galli veteris jus
aflbmaticis noxium. lib. 6... 137
Gallico12 7ovbo curando , quomodo zAutlor plura s quàm alii ober vare potuerit.lib.7. 186 Gallico iz »orbo in principio lententilss
abflergen- tia C purgantia
admijcenda.lib. 74.194, Gallico in morbo
curando alexipharmaca mi[cen- da.lib. 7.
196 Gallico1n morbo proeve]fo purgandum.
lib.7.. 194 Gallico in morbo pargantibus
validis agendum; c9 cur.libro 7. 19$ Gallici morbicuratio diver[Aa » inchoante
; pro-
ere[[osmorbo.lib.7. 186
Gallicosmorbo incboante C$ bubone vix exeunte 2, tenuis vitlusnalus.lib.7. 18$ Gallicoyaorbo incboantesetuam ad bubonez
promo- vendumsexercitium validum malum-lib.7.
199 Gallicus yaorbus inchoans,ftze
purgatione exteris quandoque folis
curatur. dib.7. 186 24H " " ,
, Garczavifmata fugiendasis, qui repleto
[unt tbera- ce.Iib.6. 109 Gargar:[matain catarrbo quado co
veniat.l.6.111 Glaucis 12 oculis s(£
latas-venas babentibusy smitto-
raexterna comveniunt.lib.G. 89
Glutinantia in [anguinis (puto quando utilia , quando noxia. 11.6. IjI Geonorrhbea Gallica non fLatim fupprimeda.
1.7.1 18 Generrbea Gallica in
curanda,quomodo 1t curatio- ne pro- |
FINE IROBS X se
procedendum.lib.7. 19] Gonorrbeamuta:ur
15 f'uxun albu.fi diutius per- feveret.,
& mnc quomodo curanda. libro 7. 130
Gonorrbea quando calef acientibus curada.l.7,129 Gracilibus quibus plus [anguinis detrabendum
, c quibus muixus.dib. 4. 11 Cua]aci decoblum cum dura fit illus
fob[litia, qua nodo minus lonea cotitone
zndiget. lib. 7. 213 Guajaci ligni
fpecies qua in Cura done morbi Gallici
re]ciende. lb.7. 260 Cua]aci
lignum quod in ufum ducttur,non [ft anno-
durm-lib.7. 200 Guajac: [pecie
s rejiciatursque eft mimi acris,et tur
b1au decoétu facit, pumquam clarefcens.1.7.202 Guajaci fcobs neque craffor, neque im
pollinem du- &a.lib.7. 203 Gya]aci rune non [int umoris ligzi , neq;
parvi, nam [unt in validi.lib.7. 201 H
Flemorrboietbus [sperflue evacuantibus, am omnes occiudenda » an una velinqueuda, fententia
AA4u- Cloris.lib.7. II2 Heyate evyfipelate laborantes frigida atla
comve- "nunt .lib.6. 46 Hlepate evyftpelate laboraa*e , vepellentza
[ola con- veniunt . lb.7. 4j Hlepate f 712:do; calida t?
ficcamedicamentaexier na fufpetta.lib.7.
3$ Hepati: eibbainflamata, ante ufum
diureticorum alvus lenienda. lib.7.
I FHepatico fiuxuis remedium
fineulare.lib.7. — 106 Ne d Hepa- f ND E'zx.
Wgepatis in calidaintemperie quando purgandum » ci quando non. lib.7- 3 Hepatis in calida integperie manna uo
[ufpe£tum - lib.7. 33 Hlepatis in intemperie calida
ref[rigerantiaumpen- se, e adfiringentia
[u[petta-lib.7. 3$ Hepatis in
inflammarne in principio non purgan-
dun-ltb.7. 40 Hepatis ia
inflammarione repellentibus attenuan -
tia etiam in principio mi[cenda . lib. 7. 41 Fiepátis in inflammatione attu
frigidafugienda . — (im lib.7. 34
[bi Hiepatis inflammatatava purgandum.
fed in decli». fis nationes cotla
materia. lib.7. 40 MH Hepate inflamma:o
[ime mate ria,repellentia fola
conveniunt dib.7. 44 Hlepatis in
iuflammatione in declinatione mon puris. |
vefolv entibus urendum.lib.7. 47
Hepatis in ob[lruttione attenuantia cur dnte pran- «| dium applicanda.lib.7. 37 Horde: ad aquam proportio pro pti[Jana
paranda .. |l, "m Ó dj
lib... 42] Hordeum aliud [lae
cortice, ve[hrum aliud. lib. 2..11i
Caut. 40] Hordeum pro ptifana
quale elicendum.lib.a. | 4p Hordeum
quomodo parandum pro pti[Jana confi--|
cienda.lib.z. ATi Hora tres à
cibatione ad principium acce[[wumis nom. |
fifficere. lib.a. 344] Elunores
effc ducendos quo aatura vergit.quomodcià
gntellimendum.lib.5. 47A
H»yárar- FIXNYXDOcBGI | Ei ydrareyri prouno bomine 1numgendoque
quati- tas." qu& ad aliasmar
edientta proportio.l.7 l.2.224, J| Jd
ydropicisattenuatia no diu in usu duceda. L 7.5I | Hydropicis Rhabarbarum inutile. lib. 7.
$4. J| Hydropicis bumores [erofl à
principio purgari po[- fuat; fed à &
levioribus tncboandum. lib.7. 49 » li
ddyeme plus concedendum. [ed variussa[late miuus; fed [apius.Iib.2. H yeme quando minus nutriendum.lib.z: I1 "i
Ilerici inprincipio non purgandis[ed praparandao eft materia. lib.7. 63 Iilerici valetioribus medicametis
evacuadi.l.7.64 Jélevicis valida non
danda medicamenta, [i ex ix. patis
inflammatione.lib.7. 65 In cardialeia ex
vituitaatida dejecloria fiat cum
purgantibus. lib. 7 30 Is
cardtaleia 1n SrinGSpuA vepellentia conveniunt , non ad[ ringentia.lib.7. 216 In cardia dia fbduiloria fim blanda.lib.7. |
28 Iu empyemate no tentanda materia
expurgattio per Po fece[furn.lib.6.
127 I| Jnflammato bepatesrepellentza
ante fecélionem vene non comveniunt.
lib.7. 29 IIo palpitatione cordis
curanda que vena f[ecanda,. | libro 6.
176 In palpitatione cordis ex flatu pr
"ovidendum flati- bus
ventricult.lib.6. 174 Jn palpttatione
cordis ex flatibus , exterats calidis
non e[[e utendum pra[cuie adbuc materta.l.6.17 5 In plevriticiseexterms no indi[Lintie
utedul.G.122 Inter Jntev [udandum ton adeà [ape
purgandu.lib.7.208 Inunéiiones ex
argento vrvo aut non [unt 1m u[uino
duccudas aut ft in ufum ducantur valide efJc de- bent. cur-Àib. 7. iid Tnunélio in morbo Gallico magis laudanda.l.
7.219 Inuntlio ex argento vivo
quando1nte rpolanda. li- bro 7.
230 Inuntlio fi fiui praferenda in
curatione morbi Gal lici.lb.7. 219 Jnwungendi roodus.lib.7. 229 L |
Lac in d'y[entevicis am conveniat » quando , C quo- modo parandum lb. 7. 97 Lac in renuma wlceribus qua. diflinélione
dandum. lib. 7. 121 Late a[fempto in phibift, dormiendum.
lib.6. 163 Latle muliebri qua
di[Hntlione utendum in ophtbal VU,
»mia.lib.6. 92 Latlis quantitas
rn ulceribus venum qu&.lib.7. 121.
Lapidem in vefica frangentia medicamenta fiéti- ttia.lib.7. 127'] Lapidis in vefica unica curatio,
excifio.lib.7.. 117! Layidum ex vefica
extrattorum bifloria due ad- miranda.
lib.7. £277Àhu Lapillorum precioforum
[us neq omnino ve ficien- dus,nec
pe[[amsut fitsrecipiendus.lib. s. $4
Lenientia:n morborum principio majori ex partem, comvenunt.lib.s. 44 Bi
P Lenientia quo tempore, qua
bora , C quantum... ane cibum
exbibenda.lib.5. $i Lens quomodo Fitppocrati
frigidiffima.lib.g..— ye8 Len- FONS
DEO X. | ILentium decobtuma, C f)rupus
inpe[le, C vartolis vepiobasdum.lib.5.
$9 ie Y MLentium qualitates,
variazatura.lib. D? $9 J erbargicis
cucurbii ula applicanda. lib.6. 31 | Lei
bar. eicis quando [ecanaa veuas C£ quando mon -
lib.6. 30 | Letbargieis
vepellentiaparce applicanda. C fiue 2
aa[tvitlione 4:b.6. 34 |
Lezimeniis hepatis 1a obflru£lione fotus calidi pra- ?ALTi endi. vs 28 ; cS FS ): Jt , P". ; sc E P - V aLippiiudigi valide ad[Lringentta
contraria.l.6.9 4 P7 d !' MM azrea s, co Jp ccharo parata, 14 chole
va fn f Cla» !j lib.7.
25 M aflicatoria 12 doloribus a
calidis , €? temubus bumoribus quando
non concedenda. lib.G. — 16 | LM
edicamen: ovum altevautium materiam t [fc mu-
tandam.lib.s. I JM edieus
commre]Tus medicos amet , C quopzodo [e
12 €15 gerere debe. l1b.1. I1 aM
edicus cum mulierculis , C imperitis de rebus
medici non differat |abyo 1. 18
dM edicus de mercede non paci[catur.lib.t. 21 Mad edteus C do£irizasC ufu inflrutius
artemexer eat lib.i. 24 IdM edicu: fuaiat mollitiem exteruer.lib.t.
$ uiuM edieus eratis aliquando curare
debet.lib.1.. 19 uM edicus tznan
glortasaut nimo [ui amorc aon ten- Ji
tetur-lib.x. 9 dub edicu: gratos erian1n
nece[[itaizbus non defc- ab -rat.lb.1.
21 AM cdi- I'N*JDS.E
Medicus in omnibus praftans qualis.lib.t. 3 Medicus im oratione , C farmonibus varius,
pro — | jo agrorum varia natura.lib.1.
26 lu Medicus juvenis fab datto M edico
praxim. addi. Lim fcat Lib. I. 16 0 Medicus morbos [uos excujet. lib.1. 3 | Medicus nom inbumana [evermate
utatur.lib.y.25 li Medicus aon fit
jattabuudus, amt nimium pollici- 4. w(
tator.lib. I. 23 |l M:edicus
gulli [ctt fít additinus s fed nudam fequa-. Mais rur veritatem.lib.1. 10» M edicus pietatis cul tor.lib.1. Ii
Medicus qualis in veftitu.lib.1. 6;
Medicus qualis in odorati sfe vendis.lib.t1. 7] Medicus quomodo excolendus.lib.1. HET dicus Jamtatem pra[efe vat.lib.t d
v 3^4 Medicus [ecreta remedia non profiteatur, [cd
alis I, communicet.lib.1. Medicus ftt [Fudiofus munditiei.lib.1. Medicus [ylvasm medicamentorum prompi am
ha beat. lib.1. , Avfel vof fol.licet im bilioft : febribus ab
initio 20 CCo vyeniat,in quo'iduanis
opiimu eff vemedin.l.s-YÀy,
AMelancbolicis liquida macis.quam arida vIEAICUA qenta comvemunt.lib.6. «q €Melancholicis quando fineuis spittendus
,quani ,. fupprimendus , & quado
finendus.hb.G. — ^ | Mellis ad aqua
propor!10 pro paran da sul [a.l.2..]
Memoria deperdira remedta non famper calidas cet Galenus ejus caulum frieidam faciat.l.G.
.| Memoria deperdita curanda varii modi
et contio. rii.) INDE x.
Vit. Lib. 6. 36 jJ Memoria
deperdita quomodo à frigiditate; fi fepe
à caufis calidis. lib. 6. 36 ^l]
Memoria curada rara evacuatione op
eff.l.6.36 | | Men[es promoventia pev os
fumpta debent effe i2 multa quantitate.
lib. 7. -I40 | AMenfibus immodicis in
iflendis repetita [angurauts silhofiat
endeen die. lib. 7. 141 VAM ez fibus
mimodice fluent ibus; aliquando medica-
men! o purqante utendum « lib. 7. 142.
AM ez fibus 122 promovendi , Jecari pote[t vena in. à ante tempus motus cum Galeno , C?
verfus finezo motus. lib. 7. 53 TAM enfibus 12 promovendis mon eff [ecarda
ver a— dum diminu: € fant tibi mulier
aut t1207€ iui afficiatur. aut animo
folea: AT lficei re. l1b.7. 134. | Wa
enfibu:: 15 i pramoy enais pra[lat repetere [25gu:- 71$ 9i Jf oneza. lib. 7. 3$ p^ n[tbus [uapevfiuisscum v "edicement
opurgaute o | uilcenda. aa[tringentia.
[; MR I4 "T enfibus [up ci finis
remedin "o "lare . 1.7. 145 m7
e libus fupp: ejfcs LU e Pene yox naa. D ies 131
Mercedem oblat am Mediceus prompte, uon qu gi s]
2 furtim capiat. Irb. I. 2C Map. onem [aneuinis ex talo pracedere debet
exer- jn CLUMm RA "me partium m
fern un. l1b.7. 129 127 ode[Ha aceintius
Medicus domos dngrediaiur . lib.1.
17 WM orbis complicatis ton contvrartis
, quomodo pro- cedendum. lib. 3.
34. WWACER S j "Morbis complicatis eontrarus quomodo
provi- | acndum dendum.lib.5. aer Morbis extremis; flatim extremms vemediis uten- dum.lib.3. 37 Morbo
cau[& complicatostau[a primo vationem bae qu bebomus.lb.3- ^ 7. 32 Morbis mediocribus blande; cum tempore occur ;8
vendunz.lib.5 Morbo jn
pracipiti [anguis prius mitti debet ,qu& Vu alvus [ubducatur.lib.4. 21 jd
Morbus cum 1gnoratury attenuandus victus . cur »»1) I$].
(2 quomodo.lib.1. AMofthus in
umbiliai cavitate pr&focatione gignt «vina
lib.7. zGXul Mulfa alia
crudasalia coéfa.lib.». $c AMul[a
aliapro medicamentosaliapro potu.lib.2.. 5 cc (m; 7Mulfa alia meraci[[mmasalia mediocris »
alia dilus ta.lib.z. $« ' ib
Mul[a ex faccbaro optima quomodo paretur.l.2. 5 3072 AM ufa svekmelicrati d. fEnetro ; e£
conficiendi rad) in IN H10.lib.2.
Narcoricaim capitis dolore ratrone doloris ix aad) am pibenda, fcd aliquando vatione
vieiliarum.l.6- i r !
Narcotica:n dolore captis pev fe vix per os concad ai denda.lib.6. Narcotica in dy[entevia parce adhibenda...
36] Narcoiicasumaua applicada f uris
capiti." 3.4 6, Narco' ica
numquam aurvibu: emmittenda.lb.3 v
Narcotica numqua iu puerts in usu ducenda.l.3. Narcoticis varo utendumsQ quando.lib.3. Naufca laborantes quando purgandi, C quado
sid, lib.7. INatn-
: ] li
/ ^) |
TT 1] li
Is Do EY ] AMaufea prefente ,
vomitu excitato ,in co sion veul- tum
infiflendum.lib.7. IO ie d
Obffetricibus eut affeventibus.aut negatitibus gra- viditatem, Medicus non temere
credat.l.7.170 FOb[lerricibus remeré non
credendt.cy afferunt fe- tum e [fe
mortuum se »iexclidenat, ef[c.l.7. 171
ipOlea in colicis data adjuvanda cum ab[lero ibus, vel pureantibus. lib.7. 7 WOlca f'nllata in wfism mon venient » mft
aliis alliez- ta.lib.6. 71
TOleis cur cera cddenda. lib.G. yÀ:
WOleum amyedaltmum a partu ntq; femper.neq; qui busvis coz venit.l.7, 175 qOlcum per os [umptum quando zn colicis
optimum. 4o prafdim.lib.7. 74 aiOleum rofatum pro oxyrbodinis fft
vecens.lib.6. 10 JOpb: balmta in
curanda opii vfus neq multus, neq; A
frequens.lib.c. 93 JOph!baimia 1n
curanda , qua lentorem babent , 15-
| A comrmoda.lib.c. 75 UOpb:balmicis paucif[ma externa vemedia
adbiben | da.lib.6. 99 Dpiatasut 7n alitis ventriculi affctlibus
fugienda, sta in dolore inflammatorio
eju[Aem concedenda, b C quomodo.lb.7.
3 WOp: ufus frequens im lippztudrme
malus.lib.G. .9 3 4D: colluendum
anrequam aeri cibu [smant.l.2.47 | qDo
mel no[t-u imbecille ad cra[faincidéda. 1.2. $$ AQ. ymel H0 ferum 17 ACUETS f bribus non
fat 15$ 44CCom eodatum. lib.a« 6 * j
Oxymel iN CDUEYX. Oxymel quamdiu excoquendum. lib. 2. $E Qxymel feplaftariorum diveríum à Galenico ;
C Gracerum. lib. 2. $2 Ox*ymel feplafiariorum fimplex nom eft potus
» fed forbitio . lib.2. $3
Q:ymel feplafrariorum non bumetlat.lib.2. | $4 Q»ymellis parandi ratto. lib.2. 2 Oxyrbodina applicata ne ficcentur. » aut ex
affa zmateria applicentur. lib.6- 2 Qiyrbodina n capitis dolore magis proficere »
ft ex alto decidant. lib.6. I Ox yrbodinis narcotica vix
adpiifcenda.lib.G. 3 D. Panatella an
[emper ex pane loto.lib. 2. A4 Panatella
quomodo paranda 1 acutis.lib.3. ^ 44
Pazalytici quando ab initio purgandi.lib.6. — 73 Paralyticis cucurbitula ubi; quamdáo pn A.
ra lib. 6: 791r Paralyticis diuretica optima . lib.6.
744]. Paralyticis olea diflillata folainutisa
- lib.6. 760p Paralyticis oleanmmis
calida mala.lib.6. 7550. Paralyticis
rubificantia quando comveniant.l.6. 765m
Paralyticis fedorifera non enultum comada.l.6. 744 "7 Paralyticis vc ficantia utilia.itb.6. za Partus non accelerandus ob preces
parturientium | 9 I;b.7. 17:3 partu in diffcils varó exbibenda promoventia
fei cukdas.lib.7. iz Peffi odorati impoftti in pr efocatis ex
femine » ve IL. LA ciendi.I:b.7. 1$
|. Pete affecti medicamento purgandi.
lib.5- m Pefle | TOM, I3 .IDiE.£Y !| Peffe laborantibus ex diver [rs caufis , quando
smit- rendus fane s.lib. s. ji
|! Pefle laborantibus mon [emper conveniunt purga- ros fangumis mito. lib. s. fI | Peffe laborantibus numquam mittendus
[anguis ad ammideliquium.lib.s. 33 | Peffe laborantibus folum im principio
[angws mnitti poteft. cur. lib.g.
34 |Peftis materia ab initio puyanda.
lib. s. 47 | Peflis materia crudadici
non poteft. lib. s. 47 LPeffis materia
majori ex parte turgéns. lib.g. 4
KPe[Hlentes febres, licet peracuta, non requirunt te- nuifhmum vitium . lib.z. 19 MPeflilentes. febres frne peffe coElionem
expo[cunt in "HAI€YIA » nec 1n
principio 1u dis purgandu.l.$. 4$ A MPeflilenti in febre , maculis
evumpentibus , [anguis |... fecta vena
poteft evacuari Ci quomodo.lib.$. 3 r
APharmaca glacie , vel aliter vefrigerata pe[[ime à quibu[dam conceduntur.lib.5. 12 /MPbarmaca » que mifcentur , non ffztt ex dis
, qua di- fpari tempore operantur.
lib.2. I6 IPbarmaco a[wmpto , non
dormiendum , cr in qui- buss e quando.ltb.s.
6 IPbarmaco aJumpto , eule , aut
vemionz ventriculi calida non [unt
applicanda. lub. 5 . 7 "dMPEarmaco non évacuante ,
uon [emper poft tres bo- ] ras
pufculapropinanda. lib.5. dPbarmaco non
evacuante;clyfena mo indendsz.1. 2.9
Jbarmacorum validorum extratla per vinum; aur aquam vite, periculi plena. lb.3..— 14 JPbrenetict in principio purgandi. lib.6.
2 WPbreneticis acetum in oxyrbodimis
parce adbibene v Y 9 um.
"e Phreneticis cucurbitulis
appo[itis quid faciendum . dum.lib.6. lib.6. | 23
Phreneticis in curandis mon diu narcoticis uien- dum.lib.6. 27
Phreneticis in curandis vepellentiaetiam folaultra principium comy emunt . lib.6. 216 Phreneticis non e[l enittendus [anguis ad
ammi ufq; deliquium. lib.6. 2I
Phreneticis fi inbrachio fecari vena non poteft, non fécanda easquein fronte. lib.6. 20 Phreneticis [latim vena fécanda.lib.6. 19 Phtbifi laborantes latte ajumpto dormire
debent . lib.6. 163 Phthifi laboratibus blande alvus
mollieda.l.6. Y64 Piluleta Gallico morbo
laborantibus purgandis in fine
praferenda.lib.7. 197 Pilula in tufi f
capitis ajfectibus ; male dantur poft
cenam.lib.G. 166 Pilulepro capite
expurgando majores » pro ventyt- culo
minores. lib.3. Pilule pro capite
purgando à cea 40 danda.l.6. 15 Pilule
valid:f[ima forma non fiut magna (cur.
lib.3 1$ 17!| Dituita fal[a quotidianam producente »
plenius mu rriendum in principio, [éd
4 ventriculo deturbaui y; da e[
materia. lib. $. ? Plevrifictí; c€
ante fomentis dolore, non confe[tim|
defi flendum A veris remediis. lib.6. 12 plevriticis , dolore a[cendente » fotus
fimt bumidi || defcendente
[icci.lib.6. p DPlevriticis » dolore
def[dendente ; iH feclione vez)
"07? 1] ILLA EX OEAZXA son efe exfpeclanda coloris [anguimis
mutatio . lib.c. I17 Plevriticis quando fomenta anodyna
conveniunt. lib.6. 120 Plevriticis [acculs fovetes ex levi
materia.l.6.122. Pleuriticis, viribus imbecillbus ,
nou ex[pettanda coloris ia [anguine
mutatio.lib.G. 118. Plevriticorum
reliquia omnino abfamenda.l.6. Ya y
Pleyrsticorum triapraclarif[Timaremedia.l.6. 126 Podaera
laborantibus varo repellentia conveniunt.
lib.7. 19I Podagra laborantibus
am ab suitiomedicamentum purgans dandum
scontrover[ia cociliata. 1.7.1377
Pi Podaera laborantibus quando
mittendus eft. [an- qurs.Iib.7.
179 Podagra laborantibus frequenter
[ecanda varà ve- ZA.ltb.7. 1890 Podagrofís fmunttto ex oleo falito ante
declinatio- nem aAla.ltb.7. 183 Podaerofi non. [olum oleo. [alito snungendi
». [ed etiam yperfricands. lib.7.
184 Podaevofis oleum [alitum 1m
declinatione Optitum. 1b.7. 182 Potulenta 12 bydrope a[cite [epe
fu[petla.lb.7. $3 Potus acutarum f
ebrium quis , C qualis. [ib.2. 48
Prafocatis bene olentta coxis applicanda .lib.7. 153 Prafocatis ex flatu ; cucurbitula magna
ventri in- eriori applicitA »
praftanti[umum remedium. . lib.7.
166 Prefocatisex retento [emine bene
olentibus vulva non 1nungenda. lib.7.
152 Prefocatts f acie: bene olentibus
non e[t a[pereenda. 3 libra. IN D E.X.
lib. 7. : r$? Prafocatis facies
frigida non afpergenda.lib.7.14*
Prafócatispauxtllum vini concedendum » [ed vmale elentianaribus tunc apponénaa. lib.7.
157 Prafocatis quando etiam im pároxy[mo
po]fit fecars pena. lib.7- nsn 164, Prafocatis quando mon lscet fecare venam.
1.7. 165 Prefácatis vino facies non
abluenda. lib.7..— 156 Preanatibus
clyfteves no frequeier indatur. 1.3.20
Pregenantibus erandiori fetu cbyfferes quantitate non excedant. lib.s. 2I Prapinguibus, & fenfu exauifito praditis
inte fhinis, clyfteves non indanter
»ultum calentes 1.3.23 Principio morbi
cur aliquando tenui[[ime ciban-
dum.lib.2. 16 Priffanaex quo
genere bo ydei paretur .lib.2. — 40
PuJana ut condiatur » que addenda , quando quomodo. lib.2. 43 Prj[ana ut paretur s quomodo hordeum
praparabi- xinuslib.2. 41 Puelliin applicatione 'cavendu: fior. lb.7.
7 Puelli in applicatione caveda pollutio
nocturna.l 7.9 Pueris ante decimum
quartum annumyevacuationtis
eratia,aliquando [ecari yote[t vena. lib.a. 8 Paeris ante feprenmum yra [lat bi rudimbus
[angui- nem mittere, & cur. lib.4.
IO Puevis , c adole[centibus plus cibi
concedendum , quam fenibus. lib...
7 Pueris numquam concedenda narcotica.
lib... 46 Pueris pro revulfione fecari
omnino «ena débet .. | 5m, lib.4. |
9 Pulverei C eletluarias qua etiam
fol'vant; 12 — | n; bo PUN DV
bo Gallico comvenive.lib.7. 199
Pulvifculi cardiaci non cum cibis , fed cum potioni- bus fepunis dandi. lib.s. $$ Purgamenta muliebria non [emper frigida, nec
ca- lids curanda.lib.7.. 1j0 Purgandum egrum quid interrogare oportet.1.3.2. Purgandum in principto n pe[fle , Difputatio.
lb.g. Cut. 47
Purgandum interrogare oportet » an alvo [it lubri- c4,an dura.lib.3. 3 Purgandum in vera declinatione . lib.5.
$$ Purgandum non [emper in declinatione
febrium pu-. tridarum.lib.3. $3 Purgandum quando in barum declinatione.
1.3. $4, Purgantia debilta repetita im.
quotidianis. comve- nut. lib.s.
22 Purgantia fint leviora 1n febribus ,
quam in aliis oorbis, € cur.lib.s.
"" Purgantia valenter apud
Galenum in febribus varà ia ufum
veniunt.lib.s. 3I Purgattone impe[le
utendum. lib.s. 46 Purgantia valida in
pe[fe non comveniunt.lib.g.. 49
Purgatto in podagrofis fi f acienda» [latim facienda. lib.7. 178
Purulentis nom tentanda efl evacuatio materia per feceffum medicamento.dib.6. 127 Putrida non omnis materia coquenda. lib.$.
^ 47 Quartana laborantibus vitlus in
principio varian- dus CP quomodo. lib.s.
2j Quartana laborantibus [al(amenta
concedenda; [cd parca manu.lib.s.
16 1-34 Quar- utat laborantibus dum [ecatur vena ,
prafen« S 5a Medici nece [[avia.lib.s. 1 uartana laborantibus quando & dextro
brachio extrabendus [anguis. lib. s.
31 Quartanis vena [ectio quando
convert. lib.g." 27 Ouartanariis
dum [anguis mittitur y non flatim. -—fupprimendussetuamfi
bonus.lib. 5. 29.(2* 30 Quibus maxume in
acutis os colluendum. lib.3.. 47
uotidiana in febre. ab imtio vomitus utilis , qualis.Iib. s. 17 Quotidianain febre quomodo Galenus
commenda- yit vomitum validu pofl [rema
cocottionis.l. 5. Y7 uotidianis in febribus
tenuis etiam , quam iz. flatu alendum in
principio. lib. . 15 Refrigevantia
in[igniter qua capita no ferant.l.6.6
Renaediis in multis quomodo procedendum.lib.3.36 Remedium pra[tantiffimum ad wen[es
[uperfiuos. lib.7. I4j
Renibus inflammatis;po[t [etlam venambrachi ea etiam [ecandae[L, qua 1n talo.lib.7. I4 Rembus mflanmatis , Rbabarbari wfüs [u[pettus
. lib.7. 117 Renibus laborantibus , clyfleres quantitate
parva. Lb.3. 22.7 Iib.7.115 Renibus laborantibus, qua vena [ecanda:
lib.7. 113 Renibus ulceratislattis
admunifltrandi ratio varia. lib.7.
I2I Renum 1n inflammatione non purgandum
, fed le- niegdum blande. lb.7.
ri16 Renum in inflammatione 17
principio ) impense re- WM, Cc . .
) frigeranziamala.ltb.7. 11$ Reuun
Ü - UIT PMI INS DX E^Zi Renum calculo laborantibus lemientia ab
snttzo" ape non [ufficiunt ; itaq;
etiam purgandi. lib.7.. 123 Renum tn
ulceribus valide exftccatiamala.l.7.126
Renum ulcera quam primur o Jm J.7. 119
Repellentia in cholera quomodo , Cj quando in u[um ducenda.lib.7. 2$ Repellentia in podagra, [nfpetta.lib.. 181 Repellentia 1n palpitatione cordis , dum
mittitur Janguissregtont cordis
applicanda. lib.c. 176 Repelle ntibus
folis in doloribus in principio quando
10n utendum... 2 Repetitio
fanguinis mi[fiomis quando eadem die , €&
quando altero.lib.a. I6 ]
Repetitio [anguis milTionis vevul[iue , contra Ga- lenum [ape eodem dte repetenda eur"
quan- do: ltb.4 17 ] Revul[1o ree. [célam venam quando requirat
vecli- Iudinem partium (t quando con [en
[um YOnat- Yum. Itb. a. 18 I Rbabarbari safu[lo 12 vino exbibita febres
eftuan- te$ excitat. lrib.a. Ij I Rbabarbart ufus £n eflnofis febribus
[nfpettus.l.s-g IL Rbabar bar: ulus 12
[puto [auguinis [epe [ufpettus . lib.
6 157 LRhabasbari ufus dy[entericis
fnfpettus.lib.7..— 95 | Rbabarbarum
bydr optcis 10utile. lib.7. f4 I
Rbabarbarum im dolore inflammatorio ventriculs
fueieudum.lib.7 x WRbabarbarum 12
in nflamnratione renum fu[peétum- lib.7
y lo ebarbar H2 12 menfibus [opevfluis
noxzu. E S 44 Mhatar barum pro purganda
bile, 12 dévirmtione | Y D
&[tuan- | effuatium febriumsmalum,
C quando eo uti pof- famus.lib.s. 7.6
8 Rhabarbarti phreneticis no multu
utendum.l.6. 1.5 Rhabarbarum [n[petium
in intemperie calida be- patis.lib.7.
0034 Rhabarbarum torrefatium in
dy[enteria rejicien- adum.lib.7. 94 Rubificantia quou[que cuti adbarere debent.
l.6.77 Ay Sacchari ro[ati exbibitio poft purgatum
corpus 171. ardentibus febribus, non
multuprobanda.l. 5.12 Sal clyflevibus
non ita frequenter tndendus.l.3.. 2.9
Sal oleum quomodo [al [um reddat, ft oleo nom liqua- 1.4 tur .lib.7. | 18$. [i Sara & decotlo portio Guajaci cur
indenda.l.7. 211 Sara decotlum a[late
cum majori quantitate aque. |o
parandum; C cur. lib.7. 2I Sarza
parilia mirabile decoblum ad tabidos ex Gal | i; lico s2orbo.Itb.7. 214 Sanguine malo fetla vena exeunteminor
quantitas iio; illius evacuanda .
lib.a. 1 Sanguinis in colore zutatio
in evacuatiua. eUACHA- i) tione mon
vevulfrvas non ex[peclanda. lib.4. 33).
Sanguinis in colore mutatio nec in vnflammationi- bus etiam perpetuo exfpettanda. lib.a. T Sanguinis in colore mutatio quomodo
intelligendai| lib. 4. Mn Sanguinis in colore mutatio ua vevul[tone a
longimsyds, quis non ex[pectanda. lib.4.
T Sanguinis 1m colore mutatio in
plevritide non ei ex[petlanda , impa 1o
in parte bumore. 1. 6.. Yi] Sanguimis
gatffiomi non. [emper p Aldi; eni- 4
B NODE J lenitio. lib.a. 1 Sanguinis mi[[io ad animi deliquium raro
inu[um. ducenda.a quibus, C? cur.lLb.a.
9 Sanguinis mi[io quando per [es
quando per accidens A centro ad circum[
erentiam trabit , quomo- do.lib. $. 3$ Sanguinis mi[[ionem quando pracedere debeat
fa- cum [ubductio.lib. a. 20 Sanguinis minus detrabendum i1s,qui artes
laborio fas exercent .lib.a. I Saguinis repetita evacuatio quomodo
facieda.] 4g Sanguinem ve ectantibus
cucurbitula parti affix ao quando
conventat . lib.G. I1$O Sanguinis [puto
ex retentis men[ibus , qua vena [c-
veda. lib.G. 148 Saponarie
decoélum pro pauperibus 12 morba Gal-
lico.ltb.7. 11$ Scammonii u[us
im e[luofts febribus [nfpetlus , e
quando eo titendum . lib.s.
Scarificatio crurum tn pe[le [aluberrima. lib.g. 33 Scar: ficatia quando proj unda factenda , G'
quando Ww leviter.ib.4. T Gellio venain talo ad movendos men[es melius
jit fub noctem.hib.7. 136 Semis in curando profluit diver[a ratto
[ervan- da »pro varietate magna
occaftoms .lib.7. . X38 Seri € lalle
[egreg and: veramdica v mds ie. $1. Seri
quantitas varte 4 uarias tradit a.quomodo con- cilianda.lib.5. ! $i Siccanttbus valenter in [puto [anguinis
empla[lica o mi[cenda.l:b.6 (6 2, Siti in magna — calidas G quando
frigidabi- bcn- I*UNXDWEW. Symptomatice narra operante quid à
Medice moliendum.Iib.s. 6o Symptomatice natura operante » caute agendum.
| Iib.ss 61. [s Synocha labcvantibus quando cibus o
fferendus.lib.2. Cant. jo Syrupi acetoft parandi ratio. lib. 2... íi Syrupus » c mel.vof. fol. quando in principio
conce- denda.lib. 3. $a. f, Syrupus ex cichorea cum Rhabarbaro Guliclmi ,
1t dyfenteriaadmittendus. lib.7. 93
|y, Syrupis pro morbi Gallici materia
paranda alexi-- V, pharmaca
mi[cenda.lib.7. 196 Syruptes
vof.(ol.inter lemientia non connumerandus», y.
fed 1n*ev [olventia.lib.5 . 49]
Syrupi [olventes in cura morbi Gallici commendaniy, di.lib.7. 1993) T'enui[fcmo vitta in ftatu acutorum utendum
fem-. per. 1. Aphor. 8. quando verum .
lib.2. 18: T enui[fimo vitlu utendum. in
peracutis omnibus :) i exceptis
pestilentibus.ltb.2. 114 T'ertiana in
febre ante cotlionem quandoque pur: n
eandum , quando. Itb. 5. T T erttana im febre, etiam
intermi[[ionis die; victim [. à Galemo ,
cà aliis infhitutus apud noftrates perti
eulofus. lib.s. ij T'ertianis €
ardentibus in febribus clyfleres vii
tepentes indendi.lib. s. T beviaca in pe[fle quado tendit, ci quomodo.l.
5. [^ "Tiggitui aurium. ex morbo
Gallico valentia remit " dizuon
applicanda.lib.6. icd] 7 in- d E;AN8 Dx Exe X ! T igmitut aurium ex morbo Gallico remedium
pr4- ftanti[J[ymur.itb.6. 166 JT uillatwüesureri 12 prafocatis ex femine
vejicien- d&.ltb.7. 159 I Y urgens materia quomodo varo , € in pefle
[ape ruygens. lib.s. 47 IT ufft laborantibus quando , &$ quatenus
vigilan- dum.lib.6. 165 p
WMPenis brachii in feriendis » qua cAMLOHES , vA'100€ Suc funt babenda.lib.4 22 Weza [ettio 1n wedalieliediois fit
ampla.lib.6. 96 Wene fe£htaun brachio menfibus [uppre[/zs
quando admini 'Jferanda. Irb.7. 132 Wena fetta 1m talo in fanguinis puto, affatim
[angus neo e fe detrabendtuim. iib..
149 W/entriculi im dolore a frigida, c
erafla materias, purgans aliquod
medicamentum Hier a aliquan- do
«ddendaum. lib.7. $ M'entviculi im
imbecillitate , in puellis , aut catellss
ventricult reet 0771 eiie » CAY endum, Hnc» Joma us interrumpatur. l1b.7 G " eutriculo dolezte ob "mfi
ammationcm purgantia fugienda.lib.7. I yos A Abe ob LZ miemationem » In mida
po- | $57 €Xt appof 10 quedo c ZH
'UCHIA jt... 4. ("M7 nodi
inflammatopre[enti bile quibus vacuam de
b I (0«BoPerzmes enecantibus dulcia
mi[cenda Aib.7. 108 WVermes enecantibus
erzplaftris cly[fleres dulces pra-
ponenas.lib.7. 1C9 WMerzzes enecantibus fumptis
peross quid. facien- z aum.
IN UID EX: dum.lib.7. III.(?'
107 Veymibus pro enecandis emplaftra ubi
applicanda. Iib.7. IIO Vertiginofis flernutatoria , caputpurgia fugien- da.lib.6. 47
Veficantia etiem [uper caput applicata , im. "vebe- sueuti[femis doloribus optima.lib.6. 18.
[^ Veficania in febre pefhlentiali [rne
pe[ffe sm ujuma. 1 duci nou debent.lib.s. 43 Veftcantia in febre peHlentiali in letbargo
optima. 41 lib. 5. 44 .]^ V«ficantta bydropicorum eruribus
applicatamoxia, V Ib.7. $65]. Vificantia in letbargo optima, C quibus
partibusi| applicanda. lib.6. 357] Veficantia: tn pe[le aliquando in ulum duci
po[[unt »)/ C quando.lib.s. 421] Veficantiaia ye[Hiferis » cum extra corpus
alget 4! utilia.lib.5. 4$ Veficantia in peflilentibus peffreme pa [form
ufurpata Ati Itb. $. $! Ve ficantia in principio febrium
peflilentialium noii] i. conveniunt.
lib. s. T Vitus cra[fas 1n acutis
rejtciemdus.lib.a. jt Vitlus formatn acutis
paffim corrupta y ve '(peCtu ves |
cionis mutanda. lib.2.. I: Vitus
bymidus febricitantibus confert , bumidwl!n,
atu. c potentia.lib.2. PH
Vitius immutandus, vatione temperamentorum CO quomodo. IHb.. Y. c4 30 9v2141* 772 J, * ; L bi * , f Vibius mmutanaus , vatiome babitu corporis »
CA terperamenti ventrigulilib.a.
4G] lt- ION DoESLY. Vicius mttandus in acutis obanteatla
vitam.La. I4 Villus ratto pro vartetate
con[netudipis » Ci vegio- "s
wautanda. lib.z. Victus tenus pro acutis
antiquis quotuplex , Cb qui 4A nobis
reciptendus . lib.a. 30 Vicius tenuts 12
acutis cur. lib.a. I Vinculum laxandum
, [e£la wena 1m melanchalicis. lib.6.
87 Vinum 1n acutis per fe numquam
concedendum.» , praefertim apud
Infubres.lib.z. $9 Vinum: acutis quando concedendwum.lib.2.
$8 Vinum In[ubriues ineptum pro potu
acute febrici- tantum .lib.3. $9 Vini medicati formula praflanti[ima pro
aliqia.. Jpecie morbi Gallici.lib.7.
204 mum optima materia pro paraudis
aliquando de- coctrs pro.quorbo Gallico.
1b.7. 204. Fino terttana laborantes Apud
no[lrates per torum morbum
interdicendi-lb.g. ' I4 Virtute per [e
debili, vitlus ativezicus ct 72 forma ;
ft vi wor bi, folum quantitate.lib. 2. !
Virtute debili ob aeevavationems, parten. C varo ; » M inf n 6n gnat pee ob reíolutzozt Wn paruTC i&pecióaraum.l..
i Vite "mhi u""umua
lormevitie:i ecutrt.l.a. 13 jg / 7, 2
44. -P pawlir *4h 4 Vomendnm A cibo,
cra[]75 in ventriculo exz[lentibi
bus huno ribu;.dib.7. 16 Vomcndum quando 1e]uno ventriculo , C
quands 7 epleto.lib.7. | r$ Vomitorio ab allumpto , quam diu a vosnttu
abfti- nendum .lib.7. 1o OO QS€ , m mq 4 P o osa a £5 pi "p
LIFE. Kk. 0721IMS TTCOHOEAT10? |
4£;:€/2a13 "deu C27? " PE WT
ILZUV DEUX. Vomitus in men [e
determinati non habeant dies» flatutum
Jib.7. 13 Vomitus potius repetendus,
quam diu in eo infi 'ften- dum.lib.7. II Vomitus quibus noxas afferat
inemendabiles.l.3. 12. Vomitus vepetiti
quales effe debeant.lb.7. I2 Vomitus
quomedo frequentius byere promovendt ; C
quomodo rarius, € im quibus ca[ibus.l.3.. 10
Vomitus tabidi: inimicus lib.;. II
Voritu qui ab[Linendi.lib.7. I4
Vomiturinon debent nimium cibo vepleri.l.7. 17 Voritoria in
cholera fint ex levioribus » nec multe
quántitatis.lib.7. 11.e£ 24
Vomitoria in cholera varianda, pro varietate ma- teri&.lib.7. 221 Vomitu in colicis quando utendum.lib.7.
M» Vmbilicus aliquando mumiendus im
applicationc.2 cucurbitula.lib.7.
79 Vnguenti ex bydrargyro preftare
»multam quanti- tatem parare, C"
cautio ante illius u[nm.1.7. 226 Veri
regio fovenda attenuantibus ante. [anguims
wi [tonem ex talo.lb.7. 139
Laus Deo; Deiparzque Virgini
ep" E Hez ^ MACC gs NI Aer: ce EO Edd iR c aq. dpa did Ludovicus
Septalius. Ludovico Settala. Settala. Keywords: ragion di stato, lizio, sesso. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Settala” – The Swimming-Pool Library.
No comments:
Post a Comment