ELEMENTI FILOSOFICI
PER LO STUDIO RAGIONATO della lingua italiana
Le Natura in tutta la sua estensione non offre che Oggetti. Questi Oggetti non presentano che delle Qualitá e delle Azioni L'Uomo situato immezzo a tali Oggetti, sensibile alla loro presenza, alle loro Azioni e Qualità, fissa necessariamente in essi la sua attenzione; e quindi a norma delle varie circostanze o sensazioni, forma in se stesso i convenienti Giudizj. La facoltà di giudicare é dunque inerente all'intrinseca natura dell'Uomo, come lo è quella di sentire; anzi l'una è assolutamente inseparabile dall'altra - Dunque l'Uomo considerato nell'essenza sua primitiva, ossia l'Uomo naturale, può giustamente definirsi Essere sensibile giudicante.
2. Ma l'Uomo praticamente vive in Società, vale a dire, trovasi in immediato capporto con altri della medesima specie. Egli dunque abbisogna di un anello ossia d'un mezzo di comunica-sione, onde porsi moralmente a contatto co' suoisimili; e questo Mezzo è comunemente la Pa-
rola.
Dunque la Parola forma il Distintivo essenziale dell'Uomo nello stato di società.
3. Ma la situazione sociale non può nell'Uomo alterare la primitiva intrinseca sua natura.
Dunque l'Uomo Sociale non è che l'Uomo naturale parlante.
- Fissate queste semplicissime nozioni, è facile precisare in che debba propriamente consistere lo Studio ragionato di Lingua - Infatti l'Uomo naturale non conoscendo che Sensazioni e Giudi-zj (1), l'Uomo sociale parlando non può esternare che Giudizj e Sensazioni. Ma sentire e giudicare. sono facoltà inerenti all'essenza stessa dell'Uomo (1). Dunque date uguali circostanze, tutti gli Uomini nello stato di natura debbono sentire e giudicare alla stessa maniera. Unico dunque esser deve il Linguaggio, per ciò che riguarda l' Uomo naturale.
- Ma una medesima sensazione, uno stesso Giudizio può da diversi Uomini esternarsi con parole diverse, non esigendosi per questo che una diversità di convenzione. Dunque per ciò che ri. guarda l'Uomo Sociale, il Linguaggio può essere ed è infaiti moltiplice.
- Esaminare, distinguere, conoscere nel Linguaggio e l'Uomo naturale e l'Uomo sociale, vale a dire, conoscere primieramente « Cosa l'Uomo deve esprimere parlando: » in secondo luogo« Come l'Uomo deve esprimersi parlando» è ciò che forma il vero scopo dello Studio ragionato di
Lingua.
7. Dunque lo Studio ragionato di Lingua comprende 1.° FILOSOFIA DI LINGUA, 2° GRAMMATICA DI LINGUA. Ed ecco ciò che passiamo ad esporre in questi Elementi filosofici applicati alla Lingua italiana.
DOMANDE
Quali sono le Facolià primitive dell' Uomo? (1) - (a)
Come si definisce l'Uomo nello stato di Natura?
Che si richiede perchè l'Uomo naturale passi allo stato di Società ? (2)
Qual è il Mezzo di comunicazione più usato ?, Come si definisce l'Uomo nello stato di Società? (3)
Cosa esprime l'Uomo parlando ? (4)
Gli Uomini sentono e giudicano tutti allo stesso modo?
Gli Uomini si esprimono tutti alla stessa maniera ? (5) Cosa intendete per Studio ragionato di Lingua? (6)
Lo Studio ragionato di Lingua quante e quali Parti cose-prende ? (7)
(a) Il Numero che trovasi dopo ciascuna Domanda, richiama il Paragrafo ad essa corrispondente, e che potrà consultarsi quando abbisogni - La mancanza di questo Numero indica che s' intende 'ripetuto il Numero ultime precedente.8. CETAMAsI Oggetto = tutto ciò che si con-
sidera capace di far qualche cosa = come Pie-
tro, Sorella, libro, monti; case, io, voi ec.
. Dunque la voce che esprime ossia che nomina un Oggetto, giustamente da noi si chiamerà Nome oggettivo o semplicemente Oggettivo (a).
(a) Colla rapidità de suoi progressi la Chimica nel tramonto del secolo decimo ottavo à praticamente dimostrato, quanto una scienza debba aspettarsi dalla sola precisione di Nomenclatura - Questo riflesso parmi bastante a giustificare le nuove denominazioni che io mi sono qui permesso in-trodurre.
, Sventuratamente sembra che possano tornare di moda le insignificanti questioni di parole; ed io sarei dolentissimo se dovessi dar motivo a qualcuno di perdere un sol minuto di tempo in simili questioni. Quindi prego il sensato Lettore a
- Un Nome oggettivo può essere determinato o indeterminato - È determinato, quando esprime un Oggetto individuo, ossia quando appartiene ad un solo e sempre al medesimo Oggetto, precisato colla massima distinzione e chiarezza, come Lom-bardia, Milano, Olona, Vienna ec.: è indeter minato, quando esprime un Oggetto generico, praticamente applicabile a molti Oggetti parziali, come Città, Provincia, Fiume, Stelle, Padre,
- Libri, Uomini ec.
- Un Oggettivo indeterminato può esprimere un Oggetto solo, o più Oggetti — Se esprime un solo Oggetto, lo diciamo di Numero unale, come Figlio, Scuola, Prato ec.: e lo diciamo di Nes-mero plurale, se esprime più Oggetti, come Fi-gli, Scuole, Prati ec.
- In natura gli Oggetti o sono maschi, come Padre, Fratello, Servitore ec.; o sono femmine, come Madre, Sorella, Camerione oc.; o non sono né maschj né femmine, cioé nè I uno nè l'altro, ossia neutri, come Libro, Strada, Coppello,
- Chiamasi Azione = tutto ciò che un Oggetto qualunque può fare = La Voce che la esprime; da noi dicesi Nome o Voce di Azione; comè leggente e scrivente in « Pietro legge e scrive, ossia é leggente e scrivente »; e come ferito premiato vinto in «Pietro fu ferito, fu premiato, fu vinto ».
- Ogni Azione esige naturalmente l'Oggetto che la eseguisca, ossia l'Oggetto eseguente - Ora se l'Azione per sua intrinseca natura deve interamente terminare nell'Oggetto eseguente, noi la diciamo determinata; come « Pietro passeggia, ride, corre ec. »: e se l'Azione per sua intrinseca natura può terminare in Oggetti diversi dall' eseguente, noi la diciamo Azione indeterminata;
- come « Pietro ama e regala gli Amici ».
DOMANDE - Se diciamo che l'Azione o Qualità conviene all'Oggetto, il Giudizio é affermativo; come « Voi siete studiosi: i Buoni saranno premiati ec.»: e se diciamo che l'Azione o Qualità non conviene al-l'Oggetto, il Giudizio chiamasi negativo; come « il Cielo non era sereno: la Scuola non è finita ec. »
- Essere (a), colle varie sue diramazioni, cioé sono, fui ec., è in italiano la Voce di Giz-dizio affermativo; non essere è l'espressione di Giudizio negativo — Quindi la parola non, o qua-Junque suo equivalente, è Voce di negazione ossia Voce negativa; vale a dire, Voce che, unita a quella di Giudizio, serve ad esprimere precisa-.
- Dunque chiameremo Voce di tempo, ogni espressione che indica una parte o punto qualunque della Linea, ossia della serie totale degl'Istan-
- ti; come jeri, udesso, questa mattina, domani, da qui a poco, ui anno fa, sempre ec. Queste espres sicni poi saranno di Tempo passato, presente, o futuro, secondo la natura degl'Istanti ai quali si riferiscoro - Stabiliamo intanto che per noi adesso è la genérica voce di Presente, jeri la ge-merica voce di Passato, domani la generiva Voce di Futuró.
AVVERTENZA SUL TEMPO PASSATO - La Lingua italiana considera il Tempo pas sato sotto due aspetti, e come congiunto al Pre-sente, e come da esso disgiunto - Il Passato-congiunto deve sotto qualche rapporto riguardare il Giorno in cui si parla: il Passato-disgiunto è sempre anteriore al Giorno in cui si narla.30. Diciamo di Tempopassato-congiunto, 1, Ogni Azione avrenuta nel Giorno in cui si parla; come questa mattina, un ora ja ec.: 2.° Ogni Azione avvenuta in una porzione di Tempo che abbraccia ossia comprende anche il Giorno in cui si parla ; come questo mese, quest'anno ec.: 3.° Ogni Azione passata, nel precisare il tempo della quale usiamo un' espressione comprendente anche il Giorno in cui si parla; come « sono tre anni che l'Amico è partico per Napoli »; dove é chiaro che l'espressione sono tre anni comprende anche l'anno cor-rente, e perció anche il Giorno in cui parlo:
4.° Finalmente ogni Azione passata di cui non si precisa il Tempo; il quale, essendo così preso ge-nericamente, può da noi considerarsi come continuante fino al Giorno in cui si parla; come i o avuto più volte l'onore di viaggiare in sua con-pagnia. L'Amico à ricevuto Lettere da Vienna ec. »
Leggendo buoni Libri si avverta di fare. molta attenzione alle espressioni verbali di Tempo pas-sato-congiunto, onde formarsi una giusta idea del loro valore, e del quando possono e debbono usarsi.
35. Diciamo di Tempo passato-disgiunto ogni
Azione di cui esplicitamente o implicitamente precisiamo il tempo, il quale deve sempre essere anteriore al Giorno in cui si parla; come « L'A mico parti jeri per Roma: Nell'ultima vacanza scrissi più di cento versi ec. » — Per brevità il Passato-disgiunto sarà da noi detto semplicemente Tempo passato.L'espressione generica di Tempo passato-con-giunto sarà questa mattina, ritenendo pel pas-sato-disgiunto la già fissata (28) generica voce jeri.
DOMANDE
Cosa intendete per Tempo totale? (26)
Come possiamo rappresentarci il Tempo totale?
Cosa intendete per Tempo parziale?
Sapreste indicar sulla Linea i varj tempi parziali? (27)
Un Azione quando si dice di Tempo passato? ...... quando si dice di Tempo futaro? ...... quando si dice di Tempo presente ?
Quali, si chiamono Voci di Tempo? (28)
L'Italiano cosa deve osservare súl Tempo passato P (29) Il Passato quando si chiama congiunto, e quando disgiunto?
Un'Azione quando si considera di Tempo passato-con-
giunto? (30)
Un' Azione quando si considera di Tempo passaco-disgiun
со? (3г.)
Come denominiamo il Tempo passato-disgiunto ?
Qual è la Voce generica di Tempo presente, passaro a passato congiunto, e futuro? (28, 31)
DI ALCUNE VOCI PIÙ RIMARGHEYOLI
- Ogni Espressione che indica un Lungo qua-lunque, da noi chiamasi Voce di luogo; come sopra, sotto, fuori, vicino, lontano ec,
- Ogni Espressione che serve a •far conoscere o con precisione o in genere, quanti Oggetti anno parte in una data Azione o Giudizio, chiamasi
- Voce di numero; come uno, tre, cento, alcu ni, molti, pochi ec.34. Ogni Espressione indicante il posto preciso
Soldati, degli Alberi, dei Libri ec. allineati, ossia disposti con qualche ordine fra loro. Le Voci d'ordine nel nostro senso sono primo, decimo, ulti-mo, dipoi, in seguito, finalmente ec.
- Ogni Espressione indicante qualche particolarità immedesimata con una Qualità o Azione qualunque, chiamasi Voce modificante o di mo-dificazione; come soavemente, velocemente, bru scamente, amabilmente, con franchezza, con timore ec. in « L'usignolo canta soavemente; il Cervo corre velocemente; un Uomo bruscamente benefico; un Capitano amabilmente severo; il Servo rispose con franchezza, con timore ec. " - Da questi esempi si scorge, che talie spressioni servono puramente a variare in qualche maniera ossia a modificare l'Azione o Qualità; ed é perciò. che noi le chiamiamo Voci modificanti.
- Ogni Espressione indicante che una Cosa é unita ad un'altra, chiamasi Voce d'unione; come e, anche, insieme ec. in « Mandatemi carta e calamajo; mandatemi anche due penne; mandatemi insieme qualche buon libro eu. »
- Ogni Espressione indicante che una Cosa é allontanata ossia esclusa da un'altra, chiamasi
- Voce di esclusione; come senza, nè, solamente ec. in « O preso un caffè senza zuccaro: Non voglio nè l'uno nè l'altro: o letto solamente dieci righe ec. »38. Ogni Espressione indicante la cagione per cui à luogo un' Azione o Giudizio, chiamasi Voce di causa; come a motivo; a cagione; per, di, ec. in « L'amico fugge a motivo del vento, a cagione del vento, per timore del vento: Egli pianse di gioia, di dolore, di sdegno ec. »
3g. Ogni Espressione indicante il mezzo usato o da usarsi per eseguire qualche Azione, chiamasi
Voce di mezzo; come con, per ec. in « Colla pazienza tutto si vince: L'amico viaggiò per terra e per mare, e sempre con buoni legni ed ottimi cavalli. »
- Ogni Espressione indicante lo scapo finale, per cui à luogo un'Azione o Giudizio qualunque, chiamasi Voce di fine; come affine di, per, onde ec. in « Vado all' Università affine di ottenere la Laurea, per ottenere la Laurea, onde 08-tenere la Laurea ec. »
- Ogni Espressione indicante il modo con cui si eseguisce qualche Azione, chiamasi Voce di moda; come con, a, in, così, ec. in « Bisogna studiare colle finestre chiuse: Rifletteteci ad animo più tranquillo: Egli scrive in maniera poetica :
Casi mi piacerebbe ec. »
42. Ogni Espressione che serve ad aumentare l'idea ossia il valore d'una Cosa qualunque, chia-masi. Voce d'aumento; come assai, molto ex. in « Pietro studia assai: Questa cartà è molto
bruna ec. "
45. Ogni Espressione che serve a dirninuire l'idead'una Cosa qualunque, chiamasi Voce di decre-mento; come pocn, non tanto, così cost ec. in «Questa penna è poco buona; è buona, má non tanto; è buona cost cost ec. »
44. Il Linguaggio fa uso di altre molte Espres-sioni, come Voci di affermazione; di dubbio, di compagnia; di condizione, supposizione, conclu-sione-ec.; le quali potremo leggendo conoscere colla massima facilità, purché si analizi e si faccia la debita attenzione al sentimento.
AVVERTENZA SUGLI AUMENTI E DECREMENTI
- Le Qualità alle volte si considerano giunte al loro Aumento massimo, cioè giunte ad un grado, oltre il quale più non esiste Aumento, - In italiano l'Aumentò massimo si esprime cól dare al Nome qualitativo la desinenza issimo: Cosi da dolce, bello, felice ec. abbiamo dolcissimo, bel-
- lissimo, felicissimo ec.
- Qualche volta nel discorso consideriamo come aumentati o diminuiti anche gli Oggetti; e la Lingua italiana moltissime volte esprime tali Aumenti e Decrementi, dando un'apposita desinenza al Nome oggettivo. Così da libro, stanza, cappello ec. abbiamo gli aumentativi librone, stanzone, cap-pellone ec.; ed abbiamo i diminutivi libretto, stanzetia, cappelletto ec.
- Finalmente vi sono delle Espressioni dette peg-giorative, perché presentano degradata, deteriorata
voler esaminare, son se un Individuo possa arrogarsi il diritto d' introdurre nuove Denominazioni, giacchè tal questione sarebbe estranea al progresso della scienza; ma ad esaminare se le voci Oggettivo, Qualitativo, Sesso, Numero unale ec. esprimono con precisione l'Idea corrispondente, e se la presenza dell'Idea richiama con facilità la corrispondente Denominazione.
Chiesa ec. - Ora tale diversità esistente fra gli
Oggetti, chiamasi diversità di Sesso.
Dunque i Nomi oggettivi saranno di Sesso o maschile o femminile o neutro, secondo la natura dell'Oggetto che esprimono.
DOMANDE
Cosa intendesi per Oggetto? (8)
Che vuol dire Nome oggettivo?
Un Nome Oggettivo quando si dice determinato? (9) ............ quando si dice indeterminato ?
Gli Oggettivi quando appartengono al Numero unale, e quando al plurale ? (10)
Rapporto al Sesso qual distinzione facciamo negli Oggetti ? (11)
Un Oggettivo quando è maschile, femminile o neutro?
AVVERTENZE SUGLI ARTICOLI
12. La Lingua italiana pone avanti gli Oggettivi indeterminati una piccola Voce, detta comunemente Articolo - Gli Articoli pei Nomi di sesso maschile sono al Numero unale il ovvero lo, ed al plurale i ovvero gli; come « il Padre, In Straniero, i Padri, gli Stranieri ec. - Gli Ar-ticnli pei Nomi di sesso femminile sono all'unale la, al Numero plurale le; come « la Madre, le
Madri ec. »
Gli Oggettivi determinati non ricevono alcuna Voce, e rimangono isolati: come Roma, Pavio ec.
13. Dunque possiamo a ragione conchiudere, che l'Articolo nel Linguaggio è puramente segno, di Oggettivo indeterminato.
Si avverta che alle volte praticamente s'incontrano coll'Articolo anche degli Oggettivi determi-nati; come « il Ticino, la Lombardia ec. ». In tal caso però l'Articolo propriamente appartiene ad un sottinteso Nome indeterminato; cioè « il Fiume detto Ticino, la parte d'Italia detta Lom - bardia ec. »
14. Gli Articoli maschili lo e gli si usano rispettivamente avanti le Parole comincianti con s seguita da altra Consonante (a); come lo Spirito, lo Straniero, gli Spiriti, gli Stranieri ec. - Questi Articoli lo e gli si usano pure avanti le Parole comincianti per Vocale. In tal caso peró si av-vertà, che lo cangia sempre la sua vocale in Apo-strofo; e che gli cangia la sua vocale in Apostrofo sol quando la Parola seguente comincia per i.
Quindi abbiamo — l' Infermo, l' Esercito ec. - gl' Innocenti, gl' Infermi ec. - gli Eserciti, gli
Ufficiali ec.
L'Articolo femminile la avanti Parola cominciante per vocale prende sempre l'Apostrofo, come l'Aquila, I Inferma ec: e l'Articolo femminile le.
(a) Per non diffondermi in una lunga spiegazione, che sarebbe fuori di luogo, io qui ritengo le solite denominazioni di consonante e vocale. Avverto però, che ragionevolmente a vocale deve sostituirsi gutturale, e a consonante deve sostituirsi orale; come à già esposto nella mia Lingua Filosofi-
co-Universale, pag. 119.
prende l'Apostrofo tutt'al più avanti le Parole comincianti per e; come l' eccelse Donne ec., ed invece le Aquile, le Inferme, ed anche le eccelse
Donne.
AVVERTENZA SUL SESSO
‹5. La Lingua italiana non riconosce nei Nomi oggettivi che i soli due Sessi maschile e fermi-nile - Quindi gli Oggettivi che in natura sono neutri, in italiano saranno maschili o femminili; e ciò secondoche anno l'uno o l'altro degli Articoli sopra (12) fissati per gli Oggettivi femminili o maschili - Quindi in italiano il fuoco, lo spro-ne, i libri, gli acciari ec. sono Oggettivi ma-schili; e la porta, l'aurora, le selve, le rupi ec. sono Oggettivi femminili: benché in natura tali Oggettivi sieno ad evidenza neutri, cioé esprimenti
Oggetti né maschj né femmine.
Nel decorso di questo Libro il Sesso sarà da noi sempre nominato in senso italiano; e perciò il neutro resta escluso, a norma di quanto prescrive la nostra Lingua.
DOMANDE
Nel linguaggio cosa intendiamo per Arsicolo? (12)
L'Articolo come può definirsi? (13)
Un Oggettivo determinato trovasi mai preceduto dall'Articolo ?
La Lingua italiana quanti Sessi riconosce nei Nomi Oggettivi ? (15)
Quali sono gli Articoli pel Sesso mdschile? (12)
Quando si usa lo e gli, e quando il ed i? (14) Quali sono gli Articoli pel Sesso femminile? (12)
Gli Articoli in quali circostanze prendono l'Apostrofo? (14)
Gli Oggettivi che in natura sono neutri, in Lingua italiana a qual Sesso appartengono? (15)
DELLE PROPRIETÀ E QUALITA NEGLI OGGETTI
‹6. Ogni Oggetto à in se naturalmente delle
Proprietà e delle Qualità; giacché le prime ne costituiscono l'essenza, e le seconde sono semplice natural conseguenza delle prime.
Chiamasi Proprietà = tutto ciò ch' é necessario all'esistenza dell'Oggetto = ossia tutto ciò, senza cui l'Oggetto cesserebbe di esistere. Cosi nel Fuoco e nel Sole la luce ed il calorico sono Proprietà; giacchè è impossibile che esista Sole o Fuoco senza calorico e senza luce.
Chiamasi Qualità = tutto ciò che un Oggetto potrebbe anche non avere senza cessare d' esistere = Cosi nella Carta, nel Panno, ne' Muriec., il bianco è una Qualità; giacché i Muri, il Panno e la Carta possono esistere anche non essendo bianchi.
17. Le Proprietà di ciascun Oggetto s'intendono e sono essenzialmente espresse dal Nome dell'Oggetto medesimo - Le Qualità invece essendo variabili e accidentali, debbono nel discorso esprimersi ossia nominarsi separatamente. Quindi giustamente chiameremo Nome qualitativo, o semplicemente Qualitativo, ogni Voce che nel discorso
esprime una Qualità. Così bianco, rosso, facile, ardito ec. sono per noi Nomi qualitativi.
DOMANDI
Cosa v' à di rimarchevole negli Oggetti? (16)
Che vuol dire Proprietà d' un Oggetto ?
Che vuol dire Qualità d' un Oggetto? (16) Che significa Nome qualitativo? (17)
DELLE AZIONI.
Che vuol dire Azione? (18)
Come chiamasi la Voce esprimente Azione? (18) Cosa intendiamo per Oggetto eseguente? (19)
Un'Azione quando si dice determinata? ... . . . quando si dice indeterminata?
20. Giudicare significa = asserire che ad un Oggetto conviene o non conviene una data Azione o
Qualità = Cosi « i Soldati furono valorosi; l'Inverno non è rigido; il Malvagio sarà punito ec. "
sono tanti Giudizj..
mente il contrario.
(a). La Voce di Giudizio in natura non è assolutamente necessaria; ed infatti al tempo presente molte Lingue la sopprimono. Siccome però il Linguaggio esprime con essa i varj modi, e qualunque tempo tanto assoluto che relativa;
così questa Voce divenne della massima importanza in tutte le Lingue da me conosciute.
Che significa giudicare? (20)
I Giudizj di quante specie sono ? (2r)
Un giudizio quando è affermativo? ....... quando è negativo? , In italiano la Voce giudicante qual è? (22)
Cosa intendesi per Voce negativa?
DEL VERBO
23 Chiamasi Verbo:
= ogni Parola o Espres-
sione essenzialmente composta da due altre, cioẻ da una Voce di giudizio (22) e da una Voce
di Izione (18) = come correre, scrivere, stu
diare ec., che propriamente significano « essere corrente, essere scrivente, essere studiante ec. ».
24. È di molta importanza per lo studio ragionato di Lingua il saper riportare alle sue Voci originarie qualunque Espressione verbale, e il far sempre attenzione che in ogni Verbo entra essenzialmente la Voce giudicante essere. Quindi a principio sarà bene esercitarsi a decomporre tatte le Espressioni verbali che s'incontrano leggendo; vale a dire, esercitarsi a sostituire in luogo del Verbo la Voce di giudizio e la Voce di azione, formanti il Verbo medesimo: Cosi scrivo, scrissi, à scritto, scriveva, aveva scritto, scriverò, avrò scritto ec. ci daranno rispettivamente « sono scri-vente, fui scrivente, sono stato scrivente, era seri-vente, era stato scrivente, sarò seriyente, sarò stato
scrivente ec. ».
25. Ogni Verbo è o determinato o indetermi nato, secondo la natura dell'Azione che esprime.
Quindi dormire, piangere, passeggiare ec. sono Verbi determinati, perché esprimono Azioni de-terminate; e trovare, dire, conoscere ec. sono Verbi indeterminati, perché esprimono Azioni di loro natura indeterminate (19).
DOMANDE
Che significa Verbo ?. (23)
Qual esercizio far dobbiamo sui Verbi?? (24) Un Verbo quando si dice determinaro? (25)
•• guando si dice indeterminato?
DEL TEMPO
36. È primieramente necessario distinguere il Tempo in tocale e parziale - Il Tempo totale è formato dall'unione di tutti gl' Istanti, ossia dall'unione di tutti i Minuti, Ore, Giorni, Anni, Secoli ec. che già furono e che d'ora innanzi sa-ranno. Possiamo quindi fondatamente considerare il Tempo totale come rappresentato da una Lines retto, la quale comincia col principio de' secoli e termina col loro fine - Chiamasi poi Tempo parziale quello ch' esprime una parte qualunque del
Tempo totale.
27. La Linea del Tempo totale esprimendo tutti
gl'Istanti, deve di necessità contenere anche l'Istante presente, ossia l'Istante che attualmente decorre -
Fissiamo sulla Linea tale Istante con un Segno ad
arbitrio. La Linea sarà da questo segno divisa ria-turalmente in due Parti; e di queste due parti, una esprime la Serie degl' Istanti già scorsi, l'altra esprime la Serie degl' Istanti avvenire.
• Ora ogni azione deve necessariamente avvenire in qualche istante di Tempo. Dunque un' Azione sarà da noi detta di Tempo passato, se tale Istante trovasi nella prima serie; di Tempo futz-ro, se tale Istante trovasi nella seconda serie, e di Tempo presente, se tale Istante coincide con quello che separa il Passato dal Futuro.
ossia peggiorato la Cosa che esprimono; come libraccio, stanzaccia, cappellaccio, cagruzzo, dolciastro; nerastro ec.; e vi sono delle Espressioni détte vezzeggiative, perché presentano con grazia ossia con una specie di vezzo, ciò che esprimono; come cagnolino, graziosetto; bellino ec.
- Si arverta che alle Espressioni vezzeggiative attacchiamo sempre un'idea di diminuzióne. Infatti le Cose grandi possono essere sublimi, ammirabili ed anche belle; vezzeggiabili però giammai.
Quindi sono vezzeggiabili le sole Cose piccole; e noi nel vezzeggiare una cosa già piccola di sua natura, col nostro spirito o immaginazione la diminuiamo, la impiccoliamo ancora di più, onde cosi renderla vezzeggiabile davantaggio.
DOMANDE
Quali si dicono Voci di luogo? (32)
Voci di numero? (33)
•
Voci d'ordine? (34)
- Voci modificanti? (35)
Voci d'unione? (36)
Voci d'esclusione ? (57)
Voci di causa? (38)
Voci di mezzo? (39)
Voci di fine? (40)
Voci di modo? (41)
Voci di aumento? (42) - Voci di decremento? (43) •
Come si esprime l'Aumento massimo nei Qualitativi? (45)
Come si esprimono gli Aumenti e Decrementi negli Qg-
gettivi? (46)Quali Espressioni diconsi peggiorative? (47)
Quali Espressioni diciamo vezzeggiative?
DEL GIUDIZIO
- Chiamasi Giudizio l'effetto risultante dal giudicare (20); e propriamente il Giudizio è quell'operazione mentalè con cui affermiamo o ne-ghiamo, che ad un Oggetto convenga una data Azione o Qualità - Quindi i nostri Giudizj sono tutti o di Azione o di Qualità; ed ogni Giudizio - esige essenzialmente tre Cose, cioè Cardine di giu-dizio, Voce di giudizio, Attributo di giudizio.
- Chiamiamo Cardine di giudizio o cardinale l'Oggetto cui si attribuisce o si niega un'Azione
• Qualità; come Pietro in « Pietro è diligente :
Pietro non è giunto, cioè non è stato giugnente:
Pietro scrive, ossia è scrivente ec. "
- Chiamiamo Voce di giudizio (22) la Parola che esprime il nostro parere tanto affermativo che negativo; come saranno, non era ec. in « i Soldati saranno vittoriosi; i Nemici saranno vinti: la Carta non era buona; il Castello non era preso ec. »
- Chiamiamo Attributo di giudizio la Voce esprimente l'Azione o Qualità che affermativamente o negativamente, si attribuisce all'Oggetto cardinale, cioé al Cardine di giudizio (49). Cost negli esempi suespressi diligente, giugnente, scri-vente, vittoriosi, vinti, buona, preso sono tutti
Attributi di giudizio.52. In italiano il Nome dell'Oggetto cardinale si può nel discorso tacere, ognivolta che trovasi abbastanza chiaramente espresso o da una o da ambedue le altre Parti di giudizio: come sono contento; surete premiati ec. invece di « io sono contento, voi sarete premiati ec. »
Qualche rara volta suol tralasciarsi anche la Voce di giudizio, ma solo parlando con enfsi, e purché, il tempo cui si riferisce il Giudizio, sia chiaramente espresso dal contesto del discorso; come « I codardo? Tu sconoscente? Noi vinti? ec. »
L'Attributo di giudizio non può mai tralasciarsi ossia déve sempre essere espresso; e ciò per l'in-trinseca sua natura - Si richiami però che nei Giudizj di azione l' Attributo spessissimo trovasi unito alla Voce di giudizio in una sula espressio-ne, detta Verbo (23): come «io scrissi, cioè fusi scrivente: Voi avete giocato, civé siete stati giuocanti ec. »
DOMANDE
Cosa intendiamo per Giudizio? (48)
Un Giudizio quando dicesi di. Azione? ....... quando dicesi di Qualità"
Quante cose abbisognano per formare un Giudizio?
Cosa intendete per Cardine di Giudizio? (49)
• per Voce di giudizio? (50) ........ per Attributo di Giudizio? (5%.)
Queste tre Cose debbono sempre esprimersi nel discorso? (52)53. Un Giudizio é da noi detto attivo, passivo, o neutro, secundoché in esso è attivo, passivo, o neutro l'Oggetto cardinale (49). Ora l'Oggetto cardinale è attivo, se agisce, cioè se fa desso l'Azione espressa nel Giudizio; come « i Giovani scri-vono; il Popolo correva ec. " - L'Oggetto cardinale è passivo, se non eseguisce ma riceve desso l'Azione espressa nel Giadizio; come « Pietro fu punito, le Piante saranno tagliate, il Principe fu coronato ec.'»'- Finalmente l'Oggetto cardinale, quando non è né attivo né passivo, da noi si chiama neutro cioé nè l'uno nè l'ultro; e questo propriamente avviene in tutti i giudizj di Quali-là (48), vale a dire in tutti que' Giudizi, ne' quali si attribuisce all'Oggetto cardinale una Qualità:
Come « Questo Libro è facile; i Frutti sono maturi ec. »
54 Nei Giudizj attivi l'Attributo di giudizio in italiano o è unito alla Voce di giudizio in una sola parola, come « Pietro scrive, partirá ec. »;
o è unito all'ausiliario avere in due distinte pa-role, come «Pietro à detto, arà veduto ec. ».
Quindi nei giudizi attivi l'Attributo di giudizio, essendo assolutamente immedesimato con altra espressione, non ammette serve ugualmente a tuti gli Osatoi calina, di qualungue Numero e Sesso - Quindi abbiamo:MASCHILE
(io avrei scrillo
‹ tu avresti scrillo
( egli avrebbe scritto
FEMMINILE (66)
I io avrei scritto tu avresti scritto
ella avrebbe scritto
(noi avremmo scritto
PLURALE ('voi avreste scritto
( essi avrebbero scritto
noi avremmo scritto
voi avreste scritto
esse avrebbero scritto
55. Nei Giudizi passivi e neutri l'Attriburo in italiano è sempre separato dalla Voce di giudizia, e per legge di Lingua deve sempre seguire il Nu mero ed il Sesso dell'Oggetto cardinale - Questa Regola vale anche per la Voce di giudizio stato. Quindi abbiamo :
MASCHILE
FEMMINIL
(io sona premiaro
1, io sono premiaca
UNALI
(tu sei premiata
I. tu sei premiara
(egli è premiara
I ella è premiata.
( noi siamo premiari.
|' noi siamo premiaio
PLURALI (voi siete premiati
I voi siete premiare
(essi sono premiati l esse sono premiare so sono stalo contento | io sono stara contenta noi siamo stati consenti
I noi siamo state contere
ec.
eC.
ec.
ес.
56. Nei Giudizj attivi invece dell' ausiliario avere (14) la Lingua italiana alcune volte usa la voce essere; voce che in tal caso deve considerarsi puramente come ausiliaria, e non come Vocedi giudizio. Quindi si faccia praticamente grande at-tenzione, onde non confondere essere voce giudicante con essere voce ausiliaria, ossia onde non prendere per passivo un Giudizio di sua natura attivo:
Così io sorio chiamato è Giudizio passivo; ed è Giudizio attivo io sono arrivato, equivalente ad in sono stato arrivante.
- Quando nei Giudizj attivi debba usarsi l'ausiliario essere e quando l'ausiliario avere, non può impararsi che colla lettura e coll'uso, È quindi necessario leggere colla debita riflessione:
- Usandosi l'ausiliario essere (56), la Voce verbale anche ne' Giudizi attivi deve sempre per legge di convenzione seguire il Numera ed il Sesso dell'Oggetto cardinale; e precisamente come ne'Giu-dizj passivi (55) - Quindi abbiamo;
MASCHILE
(io sono giunto
UNALE
(tu sei giunto
( egli è giunto
(noi siamo giunt
PLURALI (voi siete giunti
( essi sono giunti
FEMMINILE
1 io sonó giunta tu sei giunta
ella è giunta
noi siamo giunte
voi siete giunte
esse sono giunte
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice attivo ? (53)
- quando si dice passivo?
- quando si dice neutro ?
Rapporto all'Attributo cosa è da osservarsi ne' Giudizj at-
tivi?, (54)Rapporto all'Attributo cosa è da osservarsi de' Giudizi passivi e neutri? (55)
L'Ausiliario de Giudizi attivi è sempre la voce avere? (54, 56) Quando si usa l'Ausiliario essere, e quando l'avere? (57) Usandosi l'Ausiliario essere, come dobbiamo esprimere la
Voce verbale? (58)
DEL FEMMINILE E DEL PLURALE NEI NOMI
5g. Nella propria Lingua coll' uso imparasi naturalmente tutto ciò, che nelle parole è relativo alle Variazioni finali pel Sesso; pel Numero • per qualunque altro significato. Pure, siccome i Dizionarj generalmente presentano i Nomi soltanto al Sesso maschile e al Numero unale, crediamo bene di qui esporre le regole semplicissime assegnate dalla Lingua italiana per la Formazione del Femminile nei Nomi qualitativi e di azione, e per la Formazione del Plurale in qualunque Nome, senza peró occuparci delle poche Eccezioui, che si conosceranno coll' uso.
60. FORMAZIONE DEL FEMMINILE — I Nomi qualitativi e di Azione formano il Femminile dalla Voce maschile; ed al maschile tali Nomi terminano tutti o in e, come felice sensibile ec., oppure in o, come onesto virtioso ec:
6r. Ora i terminanti in e servono egualmente ad ambedue i Sessi. Quindi abbiamo « l"Uomo felice, la Donna felice ec. ». Nei terminanti in o poi formasi il Femminile, cangiando l'o finale in
a. Quindi avremo « l'Uomo virtuoso, la Donna virtuosa ec. "
- FORMAZIONE DEL PLURALE - Il Plurale in qualunque Nome formasi dall'Espressione di Numero unale, avvertendo che nei Nomi qualitativi e di Azione devesi aver riguardo al Sesso, vale a dire, che il Plurale maschile formasi dall'Unale maschile, ed il femminile rispettivamente dall' U-
- nale femminile — I Nomi al Numero unale terminano o in a, o in e, o in o.
- I terminanti in e ed o formano il Plurale, cangiando in i la vocale finale: Quindi « libro facile, Giovine premiato ec. » al Plurale danno « libri facili, Giovani premiati ec. »
- Nei terminanti in a é necessario osservare, se sono maschili o femminili - Se femminili,. formano il Plurale cangiando in e la vocale fina-le: Quindi abbiamo «Donne virtuose, Sorelle premiate ec. » - Se maschili, formano il Plurale: cangiando l' a finale in i - Quindi abbiamo « Poe--ti, Duchi, Profeti ec. » - Si avverta, che i:
Nomi maschili terminati in a, sono pochissimi e soltanto. Oggettivi:
65. I Nomi oggettivi alle volte terminano con vocale lungo ossia accentata; ed allora servono al Numero tanto unale che plurale: Quindi abbiamo
caso, come rilevasi da questi esempi, per conoscere il Numero si osserva l'Articolo: Che se l'Articolo mancasse, si dovrà fare attenzione o a qualche altra voce, o al contesto del discorso.I Nomi qualitativi e di Azione qual desinenza anno al
Sesso maschile? (60)
In tali Nomi come formasi il Femininile? (6r)
I Nomi in genere qual desinenza ànno al Numero una-
le? (62)
Come formasi il Plurale nei terminanti in e o in ó? (65)
Come formasi il Plurale nei terminanti in a? (64)
Cosa è da avvertirsi negli Oggettivi terminanti con ac-
cento? (65)-
+ .
DEL CARDINE DI GIUDIZIO
•66. Parlando, noi altro non facciamo she esternare i Giudizj formati dal nostro Essere sens ziente (4); ed è impossibile, che un discorso sia sensato, se non esprime un Giudizio ~ Dunque in ogni discorso avremo necessariamente. I' Oggetto cardine di giudizio (49); giacché ogni Giudizio esige il suo Oggetto cardinale, o espresso o facili mente sottinteso (52).
- Ora è facile comprendere, che in un qualsiasi • discorso può e deve essere Cardine di giudizio, o Chi parla, o Chi ascolta, o una Cosa terza cioè un Oggetto diverso da Chi ascolta e da Chi parla - Dunque dobbiamo in ogni discorso precisare ossia esprimere chiaramente, qual Oggetto é Cardine di giudizio, cioé se l'Oggetto parlante; o l'Oggetto ascoltante, oppure un terzo Oggetto.
- Ma gli Oggetti parlante é ascoliante sono o almeno si suppongono presenti al discorso -
Dunque non occorre indicarli coi Nomi loro par-ticolari; e basta usare per essi un Nome generi-co, applicabilé a qualunque Oggetto che praticamente sia ascoltante o parlante.
In italiaro il Nome generico dell'Oggetto par-lante, al Numero unale è io, al plurale noi: E il Nome generico dell'Oggetto ascoltante, all'unale è tu, al plurale voi — Si avverta, che questi Nomi generici servono al Sesso tanto maschile che fem-minile; giacché la presenza degli Oggetti parlante e ascoltante, ci fa naturalmente conoscere il loro
Sesso.
6g. I terzi Oggetti debbono sempre essere indicati coi loro particolari Nomi convenienti, onde poter in essi distinguere l'uno dall'altro → Se però il Nome d'un terzo Oggetto fu nel discorso espresso immediatamente prima, allora invece di ripéterlo, sogliamo richiamara l' Oggetto con una Voce apposita detta Pronome, cioè Voce usata invece d'un Nome; avvertendo che questo Pronome deve usarsi, sol quando non può nascere nel discorso alcuna oscurità o confusione.*
I Pronomi che servono a così richiamare i terzi
Oggetti, sono al Numero unale egli o esso pel Sesso maschile, ella o essa pel femminile; ed al plurale eglino o essi pel maschile, elleno o esse
pel femminile.7o. Gli Oggetti, e quindi i loro Nomi e Pro-nomi, non sempre sono Cardini di Giudizio; giacché possorio trovarsi in altre molte situazioni , come vedremo (196). Si avverta quindi, che non essendo Cardine di giudizio, al Numero unale il Nome dell'Oggetto parlante cangiasi in me, e quello dell'Oggetto ascoltante in te; e che nei Pronomi, egli cangiasi in lui, ella in lei, ed al plurale eglino ed elleno si cangiano ambedue in
loto.
71. Si avverta inoltre che a questi generici Nomi e Pronomi tanto cardinali che non cardinali, per eleganza o maggior forza di espressione sogliamo spesso aggiugnere la Voce stesso o medesimo, ponendola al conveniente Numero e Sesso del Nome. o Pronome; come « io medesimo, ella stessa, da lei medesima, voi stessi ec. " — La Voce stesso o medesimo che comunemente è Voce d'iden tità (79, 80), in questo caso da noi sarà chiamata Voce di energia.
'AVVERTENZA' SULL' OGGETTO ASCOLTANTE
72. Il Nome generico d'un solo Oggetto ascoltante è tu ovvero te, come abbiamo sopra fissato (68, 70). L'Educazione italiana però per-
mette, che si usi tal espressione solamente ocon Persona esercente professione molto bassa ed abbietta, o con Persona di massima confidenza, o parlando enfaticamente.
- Fuori di questi tre casi il Nome d'un solo Oggetto ascoltante sarà sempre o voi, oppure ella e lei (70), secondo la qualità, della Persona a cui si parla — Si usa voi parlando con Persona o eguale o inferiore; e si usa ella e lei; parlando o con Persona a noi superiore, o con Persona per cui dobbiamo o vogliamo aver dei riguardi.
- E poi facile conoscere la ragione di tali sosti-tuzioni, che sono puramente basate sui principi di civiltà - Dicendo voi ad una sola Persona, io le dico, che la considero come Plurale, cioè come più Persone; il che è assai obbligante, e serve ad affezionarci la Persona colla quale parliamo - Parimenti le voci ella e lei sono dal Linguaggio esclusivamente consecrate al bel Sesso (69, 7u ).
Quindi asando tali voci con una sola Persona ascoltante, se questa è Femmina, col fatto le dimostro che so di parlare con una Signora, vale a dire le dimostro, che mi occupo dei riguardi a lei dovuti; dimostrazione, che deve necessariamente piacere: •E se la Persona con cui parlo è Uomo, usando tali voci dico ad esso, che o per lui quella deferenza, quel rispetto e tutti quei possibili ri-guardi, che avrei per una Signora; esternazione molto sodisfacente e compita, giacché l' educazione fissa allo scabello del Bel Sesso la somma e l'apice di tutti i più delicati riguardi sociali.Cosa deve essenzialmente esprimere ogni sensato discor-
so? (66)
Quante specie si danno di Oggetti cardinali? (67)
Gli Oggetti cardinali si esprimono sempre col loro Nome particolare? (68)
Qual è il Nome generico dell' Oggetto parlante?
Qual è il Nome generico dell'Oggetto ascoltante?
Quali sono i Pronomi pei terzi Oggetti ? (6g)
Non essendo Cardini di giudizio, come si esprimono tali
Nomi e Pronomi? (70)
Cosa intendiamo per Voce di energia? (71) La buona Educazione quando usa tu e te ? (73) Con una sola Persona ascoltante quando si usa voi? (73)
.. . ......
... quando si usa ella e lei !
Sapreste dar ragione di tali Sostituzioni ? (74)
DELLE COSE DIFFERENTI, DIVERSE; SIMILI,
UGUALI E IDENTICHE
- Due cose diconsi differenti, quando una ci si presenta maggiore o minore dell'altra: Cosi cinque e olto, quindici e dieci ec. sono quantità differenti tra loro.
- Due Cose diconsi diverse, quando non sono della stessa natura; vale a dire, quando non anno le stesse Proprietà (‹6): Cosi acqua e vino, zuc-
- caro e caffè ec. sono cose diverse tra loro.
- Due Cose si dicono simili, quando anno le stesse Proprietà, senza punto calcolarne le Quali-tà: Cost due Uomini, due Cavalli, due Monete dello stesso conio e valore ec. sono cose rispettivamente simili tra loro.
78. Due cose diconsi uguali, quando e sono di medesima natura, e non presentano alcuna differenza trà loro; vale a dire, quando avendo le stesse Proprietà, anno anche le medesime Qualità;
Cosi cinque è uguale trè più due, uguale quattro più uno ec.
Si avverta, che gli Oggetti simili presentano tutti delle più o meno rimarchevoli differenze; e pe-ró, che negli Oggetti non esiste per noi uguas
glianza perfetta.
- L'Identità non può aversi che negli Ogget-ti; e propriamente consiste « nel ravvisare, che un tale Oggetto è quell' istesso, il quale giá esisteva in qualche precisata circostanza » — Li cognizione dell'Identità risulra singolarmente dall' osservare le marche o contrasegni particolari, per cui ogni Oggetto si distingue da tutti gli altri suoi simili (78).
- Le Espressioni che nel discorso indicano tali
- Differenze, Diversità ec., saranno da noi dette rispettivamente Voci di Differenza, Diversità, So-miglianza, Eguaglianza, Identità.
DOMANDE
Due cose quando sono differenti? (75)
•. quando sono diverse? (76) :. quando sono simili? (77) quando sono uguali? . (78)
Si dà Eguaglianza negli Oggetti ?
In che consiste l'Identità d' un Oggetto? (79)
Come si ravy isa l'Identità d'un Oggetto?81. Confrontare significa «Porre due o pit Oggetti dirimpetto ossia di fronte fra loro »; e ciò avviene, ognivolta che vogliamo in più Oggetti considerare o esaminare una médesima Azione o
Qualità.
- La conseguenza del Confronto esser deve il conoscere, che tale Azione o Qualità é negli Oggetti confrontati o uguale o differente. Quindi i Confronti che esprimiamo nel discorso, saranno tutti o d' Eguaglianza o di Differenza; e le Espres sioni indicanti tale Differenza o Eguaglianza, saranno da noi dette Voci di confronto: Come al pari di, tanto quanto, più di, meno di ec.
- Molte volte, fatto il Confronto, se scopriamo o crediamo vedere una piccolissima differenza, ci contentiamo nel discorso d'indicare l'Eguaglianza approssimativa; e le Espressioni che usiamo per ciò, saranno da noi dette Voci di approssimazio-ne: Come quasi, in circa, a un dipresso ec.:
- Il risultato del Confronto alle volte suol essere un Giudizio d' ignoranza o di dubbio, che sogliamo esprimere con non so, mi pare, credo, non potrei decidere ec. Ciò propriamente avviene, quando non si può stabilire né uguaglianza né differenza assoluta nel Confronto.
- In ogni Confronto é necessario distinguere l'Oggetto primo dal secondo, potendo tanto l'uno che l'altro essere indifferentemente di Numero o
unale o plurale - Chiamiamo primo, quello che é Cardine di giudizio; e chiamiamo l'altro secondo:
Cosi in « Pietro è più giovine di Paolo » Pietra è primo Oggetto, Paolo è secondo Oggetto di confronto.
DEL CONFRONTO SEPARANTE
- Alle volte consideriamo tutti gli Oggetti d'una determinata specie sfera o estensione, come possedenti la medesima Qualità o Azione; ed avviene sovente, che in uno a in alcuni di questi Oggetti tale Azione o Qualità presentasi in maniera o superiore a inferiore a tutti gli altri - Ora volendo nel discorso indicare tale Inferiorità o Supe-riorità, dobbiamo primieramente separare dalla massa totale l'Oggetto o Oggetti distinti, e poscia dobbiamo presentarli posti a Confronto con tatti gli Oggetti restanti; come dicendo « Pomponio & il più abile do Ministri: Quelli erano i meno prodi de suoi soldati eç. » = Questa operazione può dunque giustamente chiamarsi Confronto se-
- parante; avvertendo, che gli Oggetti separati formano sempre il primo Oggetto di Confronto (85), e che tutti gli altri rimangono a formarne il se-condo.
- Il Confronto separante può essere di eccesso o di difetto - E di eccesso, se il primo Oggetto possiede la confrontata Azione o Qualità in grado superiore al secondo: Come « Cicerone fu il piieloquente dei Romani: Elena è la più saggia delle Figlie ec. » - È di difetto, se il primio Oggetto possiede la Qualità o Azione in grado inferiore al secondo Oggetto di confronto: Come « Giulio é il meno dissipato degli Scolari: L'Amico fu il meno maltrattato dei Prigionieri ec. »
88. In italiano le Espressioni il più... di, il meno... di ec. sono particolarmente destinate ad accennare tali Confronti; e noi perciò le chiameremo Voci di Confronto separante.
DOMANDI
Che significa confrontare? (18)
Qual è il risultato del Confronto ? (82)
Il Confronto produce sempre un Giudizio d'Eraglianza o di Differenza? (84),
Quali da noi si chiamamo. Voci di confronto? (82) Quali chiamansi Voci di approssimazione? (83)
Nel Confronto quale Oggetto chiamasi primo, e quale secondo ! (85)
Quando abbiamo Confronto separante ? (86)
Il Confronto separante di quante specie può essere? (87)
Quando chiamasi di eccesso, e qúando di difelio?
Quali da noi si dicono Voci di confronto separante? (88)
89. I nostri Giudizj debbono naturalmente essere diversi, come diverse esser possono le circostanze alle quali si riferiscono. Dunque il Linguaggio deve esprimerli in diverse Maniere - È dunque necessario esporre dettagliatamente queste diverse: Maniere ossia i varj Modi, con cui si può nel discorsa
esprimere un Giudizio.
Mi sia qui permessa un'osservazione - La diversità dei Modi nella Voce giudicante e nei Verbi dipende dalla diversità dei Giudizj che si esprimo-no; vale a dire, dipende dall' intrinseca natura delle cose. Dunque il numero dei Modi deve necessariamente esser lo stesso in tutte. le Lingue; e questo deve intendersi anche del numero dei Tempi in ciascun Modo - Dunque le Grammatiche, quando asseriscono che una Lingua à più o meno
Modi, più o meno Tempi di un'altra, dan chiaramente a conoscere il poco o nessuno Bron-senso; che presiedeva alla loro formazione.9o. Qualunque Giudizio deve sempre riportarsi a qualche Istante del Tempo totale; e nel discorso può inoltre essere confrontato col Tempo di qualche altro Giudizio - Dunque esamineremo accuratamente tutto ciò che nei Giudizi è riferibile al Tempo, ossia ai varj Tempi tanto assoluti che relativi.
9i. Chiamiamo assoluto quel Tempo, che da noi puramente si considera presente, passato o futuro, come è assolutamente in natura: E chiamiamo relativo quel Tempo, che da noi si considera presente, passato o faturo soltanto relati-ramente ad altro Tempo espresso nel discorso.
9a. Ogni Giudizio esige indispensabilmente un Oggetto, cardinale (46); e questo Oggetto può es sere o il parlante o l'ascoltante o un terzo Oggetto (67). Inoltre, l'Oggetto cardinale può essere di Numero e unale e plurale (ro) - Dunque in ciascun tempo di qualunque Modo faremo particolare attenzione ai tre Oggetti cardinali, e ciò per ambedue i Numeri unale e plurale;
93. La Lingua italiana generalmente con una sola Espressione suole indicare Giudizio, Tempo, Modo, e inoltre la Natura dell'Oggetto cardinale, ed. il suo Numero. Quindi é della massima importanza l'attaccare a ciascuna di tali tanto significanti Espressioni la giusta Idea, e colla massima possibile precisione - Noi dunque le esporremo dettagliatamente di seguito per la Voce di giudizio essere, in ciascun Tempo, in ciascun Modo,
e indicando la Natura ed il Numero degli Oggetti cardinali coi generici Nomi e Pronomi rispettivamente già fissati per essi (84, 69); vale a dire, io, tu, egli per l'unale, e noi, voi, essi pel
Numero plurale, limitándoci al solo Sesso maschile - Prima però daremo la necessaria spiegazione de' varj Tempi e assoluti e relativi.
- Esporre di seguito per ciasçun Tempo, in ciascuno Modo, e per ogni Oggetto cardinale le varie Espressioni che la Lingua assegna sia per lo Voce di giudizio, sia per un Verbo qualunque, é propriamente ciò che chiamasi conjugare.
- Abbiamo già fissato le generiche Voci esprimenti i varj Tempi assoluti, cioè adesso, jeri, domani (28) e questa mattina (31). Queste Voci nella conjugazione di qualunque Modo possono essere unite alla Voce di giudizio, onde meglio formarsi una giusta idea di questa Voce medesima.
Si arverta però, che praticamente non sempre debbono esservi unite: Quindi noi nel conjugare le ometteremo, lasciando a ciascuno la libertà di aggiugnervele a suo piacere.
DOMANDE
Che' s' intende per Modi nella Voce di giudizio e nei
Verbi? (80)
Qual Tempo dicesi assoluto? (93)
Qual Tempo chiamasi relatino ?
Cosa intendete per conjugare? (94)96. Chiamasi assoluto, quel Tempo che nel di-
assoluto sarà o presente o passato) o futuro; giacché in natura gl' Istanti del Tempo totale debbono trovarsi in una di queste tre situazioni (27).
97. Il Tempo assoluto dicesi presente, quando coincide coll' Istante in cui parliamo; dicesi pas-saro, quando è decorso prima dell'Istante in cui parliamo; e si dice futuro, quando deve decorrere dopo l'Istante in cui parliamo (27) - Si richia-mi, che il Passato in italiano è di due specie, cioé congiunto e disgiunto (29).
DOMANDE
Come denominiamo i varj Tempi assoluti? (96) Il Tempo assoluto quando si chiama presente? (97)
quando si chiama passato ! quando si chiama futuro?
DEI TEMPI RELATIVI
98. Chiamasi relativo quel Tempo, che si considera presente, passato o futuro, soltanto relativamente ad un altro Tempo espresso nel discorso (91) - Dunque il Tempo relativo sarà o identico o anteriore o posteriore all'altro Tempo; giacchè qualunque Tempo, posto a confronto ossia considerato rispettivamente ad un altro Tempo, deve di necessità trovarsi in una di queste tre circostanze.
- Il Tempo relativo dicesi identico all'altro
- Tempo, quando questi due Tempi effettivamente non sono che un solo. Cosi in « Sento cantate » cantare è un'espressione di Tempo relativo iden-tico: è di Tempo relativo, perché il Tempo dell'azione cantare si riporta a quello dell'azione sento; è di Tempo identico, perché in questo caso diciamo, che l'azione cantare e l'azione senta anno luogo al medesimo istante.
- Il Tempo relativo dicesi anteriore, quando effettivamente si considera decorso prima dell'altro Tempo. Così « L'Amico dice di aver visto molte Lepri » aver visto è un'espressione di Tempo relativo anteriore: è di tempo relativo, perché si riferisce al tempo dell'azione dice; ed è di Tenipo anteriore, perché esprimiamo che l'azione aver visto è avvenuta prima dell'azione dice.
- Il Tempo relativa dicesi posteriore, quando si considera decorso dopo l'altro Tempo. Cost in
- È facile comprendere, che ogni Azione o
- Giudizio di Tempo relativo; in natura deve appartenere a qualche Tempo assoluto; giacché le Azioni avvengono tutte in qualche Istante del Tempo totale (96), è la natura delle cose non può essere alterata dalla nostra maniera di considerar-le: Cosi per esempio dicendo « Quando voi sor-siste, l'Amico dormiva » chiaro si scorge, che la qui espressa azione di dormire é di Tempo asso-lutamente-passato e relativamente-identico a quello dell'Azione sortiste - Dunque nei Giudizj di Tempo relativo possiamo e dobbiamo considerare e il Tempo assoluto e il Tempo relativo del Giu-dizio; ossia con parola composta possiamo e dobbiamo considerare, i varj Tempi assoluto-relativi.
- Moltiplicando i tre Tempi assoluti, pre-sente, passato e futuro (96) per i tre Tempi re-lativi, identico, anteriore: e posteriore (98), avremo tutti i varj Tempi assoluto-relativi: Avremo
- TEMPO PASSATO-IDENTICO - Chiamiamo passato-identico quel Tempo, che di sua natura essendo passato, nel discorso da noi si considera. soltanto come identico al Tempo d'un altro Giu-dizio, il quale é assolutamente passato: Cosi in « Quando voi sortiste l' Amico dormiva » dormiva è un'espressione di Tempo passato-identico; perché l'azione espressa da dormiva, la quale é assolutamente passata, si considera soltanto come contemporanea a quella espressa da sortiste, azione assolutamente passata ancor essa - Lo stesso dicasi di canture in « Sentii, & sentito cantare ec. »
- TEMPO FUTURO-IDENTICO - Chiamiamo futuro-identico quel Tempo, il quale di sua natura essendo futuro, da noi si considera sol-. tanto come identico ad altro Tempo assolutamente futuro: Cosi in « Quando li vedrà sortire ec. »• sortire è un'espressione di Tempo futuro-identico;
- Ogni Giudizio di Modo Certo è praticamente o isolato o dipendente o condizionato.
MODO CERTO-ISOLATO - Chiamiamo isolato ogni Giudizio di Modo
- Certo, il quale esprime da se solo un senso perfettamente completo; ossia ogni Giudizio, il quale espresso con parole, lascia nulla a desiderare peressere inteso perfettamente; come « Quei Giovani sono Italiani: Pietro fu premiato: Voi sarete felici ec. »
- Ogni Giudizio di Modo Certo-isolato appartiene sempre ad uno dei tre Tempi assoluti, presente, passato, futuro; richiamando, che in italiano il Tempo passato si distingue in passato-congiunto, e passato-disgiunto o semplicemente
- passato (52).
- Si avverta che, tanto in questo come in altri Modi molti, alle Espressioni di futuro sogliamo sostituire quelle di Tempo presente, ogni volta che la futurità trovasi naturalmente espressa o dal contesto del discorso o dalla natura stessa dell'A-zione: Come « Parto domani, invece di partirò;
Andate questa sera al Teatro? invece di andrete ec. »
- Le Espressioni di 'Modo Certo-isolato sono
- alla TAVOLA 1.°
- Nella Voce giudicante il' Linguaggio per esprimere semplicemente il Tempo assoluto del
- Giudizio, non à altre Espressioni che quelle as-segnaté pel Modo 'erto-isolato. Ed infatti ana-lizando le Espressioni che successivamente fisse, remo pei Tempi assoluti di tutti gli altri Modi, si troverà che desse nell'intrinseca loro natura contengono sempre o Dipendenza, o Condizione, Volizione, Desiderio, Supposizione ec. - Dunque ogni Giudizio, che stante la natura del. di-
- scorso, deve puramente indicare il suo Tempo as-soluto, si esprimerà colle Voci di Modo certo-isolato.
- Questa osservazione é della massima importanza; giacché spessissimo s'incontrano delle Espressioni di Modo certo-isolato, le quali nel discorso praticamente non possono rimanere isolate; come « Finché sono contenti ec.: Quando fui premiato ec. :
- Se voi sarete accorti ec. » — In questi e simili casi é quindi necessario avvertire che le. Voci sono, fui, sarete ec. esprimono soltanto il Giudizio ed il suo Tempo assoluto; e che la praticamente indispensabile concatenazione di tali Giudizj con al-tri, si deve unicamente ripetere dal valore delle altre Voci finchè, quando, se ec. — Lo stesso dicasi dei Verbi.
MODO CERTO-DIPENDENTE
• L'Amico sperava d'essere premiato.» essere premiato è un' espressione di Tempo relativo poste-riore: è di Tempo relativo, perchè si riferisce al Tempo dell'Azione o Giudizio sperava, ed è di tempo posteriore, perché diciamo che l' Azione essere premiato deve ossia doveva avvenire dopo dell'azione sperava.
, DOMANDE
Come denominiamo i varj Tempi relativi? (98) Il Tempo relativo quando si dice identico? (99)
•
•
quando si dice anteriore? (100) quando si dice posteriore? (101)
cioe
presente-identico,
passato-identico,
futuro-identico
presente-anteriore, passaso anteriore, fuluro-anteriore presente-posteriore, passato posteriore, futuro-posteriore
Si avverta, che delle due Parole con cui esprimiamo ciascuno di questi Tempi assoluto-relativi, la primo indica sempre il Tempa assoluto del Giudizio o Azione, e la seconda ne indica sempre il Tempo relativo.
104. TEMPO PRESENTE-IDENTICO — Chiamiamo presente-identico quel Tempo, che di sua natura esiendo presente, nel discorso da noi si considera soltanto come identico ad un altro Tempo, il quale è considerato ed è assolutamente presente :
Così in « Sento cantare » cantare è un'espressione di Tempo presente-identico; perché l'Azione di cantare avviene al tempo stesso di quella espressa da sento, la quale di sua natura é di Tempo presente:
•perché l'azione qui espressa da sortire é assolutamente futura, ma da noi si considera solamente
come contenporaneo a quella espressa da vedrò, la quale è pure assolutamente futura.
107. TEMPO PRESENTE-INTERIORE — Chiamiamo presente-anteriore quel Tempo, che di sua natura essendo presente, deve essere soltanto considerato come anteriore ad un altro Tempo. Ora egli é chiaro, che il Tempo presente non può essere anteriore che al solo Tempo futuro. Dunque il Tempo presente-anteriore é un Tempo relativo, che deve di necessità riportarsi ad altro Tempo assolutamente futuro.
Ma il Tempo presente non può sotto alcun rapporto dipendere dal Tempo futuro, ossia riferirsi al Tempo futuro; giacché quando calcoliamo l' Istante presente, tutto il Tempo futuro può considerarsi ed è per noi effettivamente come zero. Dunque il Tempo presente-anteriore è nel nostro senso (103) un Tempo praticamente impossibile, un Tempo che include contradizione; ossia è un Tempo re-lativo, che per l'intrinseca natura delle cose si risolve necessariamente in un Tempo assoluta, cioè nel Tempo assolutamente presente. Ed infatti ogni Tempo assolutamente presente, di sua natura
¿ anteriore a tutto il Tempo futuro.
Dunque considerato come Tempo relativo (98), il Tempo presente-anteriore non esiste.
108. TEMPO PASSATO-ANTERIORE - Chiamiamo passato-anteriore quel Tempo, il quale di sua natura essendo passato, da noi solamente si considera come anteriore ad un altro Tempo che
è passato ancor esso necessariamente — Il Tempo passato-anteriore può essere congiunto, o disgiunto.
I.° Chiamasi congiunto, quando si considera de corso immediatamente prima dell'altro Tempo pas-sato; ossia, quando si calcola come unito in serie al Tempo, che consideriamo passato per secondo:
Così in « Appena ebbero visto il lupo, i cani fuggirono » ebbero visto è un'espressione di Tempo passato-anteriore-congiunto; giacché indica un'Azione assolutamente passata, la indica come anteriore all'azione fuggirono, ma la indica come avrenuta solo un istante prima, ossia come avvenuta immediatamente prima dell'azione fuggirono.
II.® Chiamasi disgiunto, quando non si considera decorso immediatamente prima dell'altro Témpo, che riteniamo passato per secondo: Cosi in « L'Amico xenne, perché era stato avvertito da me » era stato avvertito è un'espressione di Tempo passato ante-riore-disgiunto; giacchè indica un'Azione assolutamente passato, la indica come anteriore all'Azione venne, ma non la indica come avvenuta immedia-camente prima dell'azione venne - Per brevità il passato anteriore-disgiunto sarà da noi denominato semplicemente passato-anteriore.
109. TEMPO FUTURO-ANTERIORE - Chiamiamo futuro-anteriore quel Tempo, il quale di sua natura essendo futuro, da noi si considera soltanto come anteriore ad un altro dato Tempo fu-turo: Cosi in « Quando avremo finito la Scuola, passeggeremo o avremo finito è un'espressione di
Tempo futuro anteriore; perché esprime un'Azione assolutamente futura, la quale peró è da noi calcolata soltanto come anteriore all'altra futura
Azione espressa da passeggeremo.
110. TEMPO PRESENTE-POSTERIORE - Chianiamo presente-posteriore quel Tempo, il quale di sua natura essendo presente, è da noi considerato soltanto come posteriore ad un altro Tempo che necessariamente deve essere passato: Cust in « L'Amico mi scrisse, che sareste arrivato precisamente a quest' ora » sareste arrivato è un'espressione di Tempo presente-posteriore; giacchè esprime un'azione assolutamente presente, cioè un'azione che avviene al momento in cui parlo; ma nel discorso tale azione è assolutamente calcolata come posteriore all'altra espressa da scrisse.
III. TEMFO PASSATO-POSTBAIORE - Chiamiamo passato-posteriore quel Tempo il quale di sua natura essendo passato, da noi si considera soltanto come posteriore ad un altro Tempo che di necessità deve anch'esso essere passato: Cosi in « L'Amico disse, che sarebbe arrivato prima di notte; e mantenne là sua parola » sarebbe arrivato è un'espressione di Tempo passato-posteriore; giacché esprime un'azione assolutamente passato, che praticamente da noi si considera soltanto come posteriore all'azione espressa da disse.
1I2. TEMPO FUTURO-POSTERIORE - Chiamiamo futuro-posterioré quel Tempo, il quale di sua natura essendo futuro, dá noi si considera solamente
come posteriore ad altro Tempo: Cusi in « L'Amico mi scrisse, che sarebbe arrivato prima di sera; e adesso appena sono le tre pomeridiane » sarebbe arrivato é un'espressione di Tempo futuro-posteriore; giacché esprime un'Azione assolutamente futura, ma nel discorso calcolata soltanto come posteriore all'Azione espressa da scrisse.
113. I Tempi assoluto relativi sono dunque otto; cioè sono i da noi già fissati (103), provenienti dalla moltiplica dei tre Tempi assoluti pei tre re-lativi; restando di sua natura escluso il Tempo presente-anteriore, come abbiamo già dimostrato (107).
Si avverta di formarsi una giusta e chiara idea di ciascuno degli otto analizati Tempi assoluto-relativi, onde afferrar bene il preciso valore delle voci destinate ad esprimerli - Si richiami, che delle due Parole da noi usate per indicarli, la prima esprime sempre il Tempo assoluto, e l'at-tra il Tempo relativo (103) - Si fissi finalmente, che il Linguaggio praticamente considera questi Tempi soltanto come relativi; ma che é anche necessario cortoscerne la forza assoluta, onde poterli analiticamente e ragionatamente distinguere fra loro.
DOMANDE
Cosa intendiamo per Tempi assoluto-relativi? (102) • Quanti e quali sono i Tempi assoluto-relativi? (103, 113)
In queste Voci composte cosa indica la prima, e cosa la seconda Parolae® (105)
Qual tempo chiamasi presente identico? (104)
.. passato identico? (105)
• futuro identico? (106)
Cosa dobbiamo osservare sul Tempo presente-anteriore? (107)
Qual Tempo chiamasi passato-anteriore? (108)
Il Passato-anteriore quando si dice congiunio? (I)
... quando si dice disgiunto? (II)
Qual Tempo chiamasi futuro-anteriore? (109)
presente-posteriore? (110)
passato-posteriore? (111)
• futuro-posteriore? (112)
Il Linguaggio precisamente come considera i Tempi asso-
luto-relativi P (113)
DEL MODO CERTO
114. Diciamo espresso in Modo Certo, ogni Giudizio il quale esclude qualunque ombra d'in-certezza; ossia ogni Giudizio, in cui l'Oggetto parlante esprime con assoluto certezza e persia-sione ciò che dice: Come « Voi siete studiosi :
L'Amico scrisse due lettere: Quando io giunsi, i soldati partivano ec. "
128. Chiamiamo dipendente ogni Giudizio di Modo Certo, il quale da se solo non ci presenta una cognizione completa del Tempo cui si riferisce; ossia ogni Giudizio, il quale per la perfetta intelligenza e spiegazione del Tempo dipende da un altro Giudizio; come « Io era contento; l' Amico era stato avvertito; quando avrete finito la traduzione ec.»: Dove è chiaro, che senza il concorso di altro Giudizio non possiamo intendere a qual preciso Tempo si riferiscano tali Giudizj ; presentandoci tutt' al più, i primi due un'idea generica di passato, ed il terzo una generica idea di Tempo futuro.
122. Ogni Giudizio di Modo Certo-dipendente
appartiene ad uno dei tre Tempi assoluto-relativi, passato-identico (105), passato-anteriore (108), e futuro-anteriore (10g); richiamando, che il Pas-sato-anteriore distinguesi in congiunto e disgiunto.
123. Le Espressioni di Modo Certo-dipendente sono alla TAvOLA II.'- Si faccia peró attenzione, ché il buon gusto italiano nella Voce giudicante essere alle Espressioni di Passato-anteriore-con-giunio, cioè fui stato, fosti stato ec., sostituisce generalmente le Espressioni passate di Modo Certo-
isolato, cioè fui, fosti ec. (119).
MODO. CERTO-CONDIZIONATO
124. Diciamo condizionato ogni Giudizio di Modo
Certo, la cui verificazione è inseparabile dall' ese-guimento di qualche condizione; come « Se avessi un libro, leggerei: Se aveste studiato, sapreste ineglio la lezione ec. »
• 125. Ogni Giudizio di Modo Certo-condizionato appartiene sempre ad uno dei tre Tempi assoluti, presente, passato o futuro.
126. E necessario fissare, che ogni Giudizio condizionato deve di sua natura avvenire dopo l'ese-guimento della condizione. Da ciò risulta, che un Giudizio condizionato di Tempo passato o pre-sente, in pratica è sempre ineseguibile; giacché in questi due casi non può assolutamente più verificarsi la richiesta condizione, e però nemmeno il
Giudizio che da essa dipende:127. Le Espressioni di Modo certo-condizionato sono alla TAvoLA IIl"; avvertendo, che la natura del discorso farà praticamente distinguere quelle di futuro da quelle di Tempo presente.
DUMANDE
Un Giudizio quando si dice espresso in Modo certo? (1 14)
Un Giudizio di Modo certo di quante specie può essere? (115)
Quando si chiama isolato ? (116)
Un Giudizio di Modo certo-isolato a quali Tempi appar-tiene? (117)
Un Giudizio di Tempo futuro quando si può esprimere colle Voci di presente? (118)
In Modo certo-isolato come si conjuga la Voce di giu-dizio? (119)
Sulle Voci di Modo certo-isolato cosa dobbiamo specialmente avvertire? (120)
Un Giudizio di Modo certo quando chiamasi dipenden-
te? (131)
Un Giudizio di Modo certo-dipendente a quali Tempi ap-partiene? (122)
In Modo certo-dipendente come si conjuga la Voce di giudizio? (123)
Un Giudizio di Modo certo quando chiamasi condizio• nalo ? (124)
Un Giudizio di Modo certo-condizionato a quali Tempi appartiene? (125)
In Modo certo-condizionato come si conjuga la Voce di giudizio ? (117)
DEL MODO DESIDERATIVO.
128. Diciamo espresso in Modo desiderativo ogni Giudizio, col quale si desidera energicamente
qualche cosa: come « Oh foste voi più diligenti!
Oh foss' egli stato vincitore! ec. »
- Ogni Giudizio di Modo desiderativo appartiene ad uno dei tre Tempi assoluti, presente, passato o fituro — Si faccia perô attenzione, che ogni Giudizio desiderativo di Tempo presente o passato è ineseguibile di sua natura; giacchè il Desiderio che lo accompagna, in questi due Tempi praticamente non può verificarsi più.
- Le Espressioni di Modo desiderativo sono alla TAvOLA IV.' - Si arverta, che nel Modo desiderativo quelle di futuro sono eguali alle Espres sioni di Tempo presente, e che il pratico discorso ci fa sempre chiaramente distinguere l'un Tempo dall'altro - Si avverta inoltre, che le Espressioni desiderative sono quasi sempre accompagnate de Voce indicante desiderio, come oh ec.; e che in iscritto tali Espressioni sono sempre seguite dal cos detto Punto ammirativo.
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice espresso in Modo desidera-tivo! (128)
Uu Giudizio di Modo desiderativo a quali Tempi appar-
tiene? (129)
Un Giudizio di Modo desiderativo è sempre eseguibile ?.
La Voce di giudizio come si conjuga in Modo desidera.
tivo? (130)13x. Diciamo espresso in Modo volitivo, ogni Giudizio, nel quale l'Oggetto parlante fa conoscere energicamente un atto di sua volontà; come « Parta egli subito: Andiamo a casa: Fatemi questo piacere ec. ».
' *32. È chiaro di sua natura, che l'Oggetto parlante di Numero unale non à bisogno di esprimere con parole un atto di-Volontà, riguardante unicamente lui stesso - Quindi il Modo volitivo deve necessariamente mancare di espressione per l'Oggetto parlante al Numero unale.
133. Chi vuole qualche cosa, per natura non può volere che un Bene. Ora se questo Bene dipende da Chi parla, l'Oggetto parlante esternando la sua volontà, comanda; e se questo Bene non dipende da Chi parla, l'Oggetto parlante esternando la sua volontà, non può che o esortare o pregare - Dunque ogni Giudizio di Modo volitivo esprime o Comando o Esortazione o Preghiera.
- 134. Ma le Preghiere, le Esortazioni, i Comandi per intrinseca loro natura non possono risguardare il Tempo passato — Dunque ogni Giudizio di Modo volitivo deve necessariamente appartenere ad uno dei due Tempi assoluti, presente o futuro.
Si richiami (118), che in pratica usiamo spessissimo le Espressioni di presente in luogo di quelle di futuro; giacché la futurità del Giudizio trovasi molte volte espressa naturalmente dal discorso.135. Le Espressioni di Modo volitivo sono alla
TAVOLA V.
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice di Modo volitivo? (132)
Un Giudizio di Modo volitivo cosa deve esprimere? (133)
Perchè deve esprimere o Comando o Esortazione o Pre-ghiera?
Un Giudizio di Modo volitivo a quali Tempi appartie-ne? (13+)
Perchè non può appartenere al Témpo passato ?
In Modo volitivo come si conjuga la Voce di giudizio? (135)
Al Numero unale perchè manca l'Espressione per l'Oggetto parlante? (132)
DEL MUDO SUPPOSITIVO
*36. Diciamo espresso in Modo suppositivo, ogni
Giudizio il quale si fonda sopra un'ipotesi o supposizione qualunque; ossia ogni Giudizio, il quale contiene in se stesso una supposizione; come « Siamo pur noi dimenticati: sia pur egli stato vincitore :
partano pur essi domani ec. "
- Ogni Giudizio di Modo suppositivo appartiene ad uno dei tre Tempi assoluti, presente, passato o futuro; e nel discorso tali Giudizj sono quasi sempre accompagnati da qualche Voce di suppo-sizione, come pure, anche ec.
- Le Espressioni di Modo suppositivo sono alla TAvoLA IV."; ove si avverta, che per convenzione quelle di futuro sono uguali a quelle di Tempo presente; ma in pratica non è possibile confondere col presente il Suppositivo futuro.
Un Giudizio quando si dice di Modo suppositivo? (136) -
Un Giudizio di Modo suppositivo a quali Tempi appartiene ? (137)
In Modo suppositivo come si conjuga la Voce giudican-te? (138)
DEL MODO CONDIZIONANTE
- Diciamo espresso in Modo condizionante, ogni Giudizio esprimente la condizione, alla quale si appoggia un Giudizio condizionato qualunque (124); come «Se fossirobusto, vorrei divertirmi alla caccia ». - Fissiamo quindi, che. un Giudizo condizionante richiama sempre un Giudizio condizionato, e viceversa; giacché in un sensato discorso l'uno non può stare senza l'al-tro, e ciò per l'intrinseca loro essenza e natura.
- Ogni Giudizio di Modo condizionante appartiene ad uno de' tre Tempi assoluti, presente, passato o fisturo; ed è quasi sempre accompagnato da una Voce di condizione o condizionativa; come se, qualora ec.
- Le Espressioni di Modo condizionante sono alla TAvOLA VIL'; ove si arverta, che quelle di futuro sono uguali a quelle di presente; e pero che per distinguerle bisogna praticamente far attenzione al sentimento del discorso.
- Le Espressioni di Modo condizionante contengono sempre nell' intrinseca loro natura un
principio o di dubbio o di desiderio o di supposizione ec. Quindi per esprimere un Giudizio condizionante libero da qualunque principio di sup-posizione, di desiderio, di dubbio ec., ossia un Giudizio che indichi puramente la condizione, si fa uso delle Espressioni assegnate alla Voce di giudizio nel Modo certo-isolato; giacché in tal caso espressa la condizione con apposita Voce condizio-nativa (140), la Voce giudicante deve semplicemente indicare Giudizio e Tempo (120) - Questa osservazione. è della massima importanza, onde darsi ragione di molte espressioni condizionanti; come « Se l'Amico arriva ec. Se avete scritto ec. »
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice di Modo condizionante! (13)
Un Giudizio condizionanté può stare nel discorso da solo?
Un Giudizio condizionante a quali tempi appartiene? (440)
Come si conjuga la Voce di giudizio in Modo condizio-
• nante? (141)
Sulle espressioni condizionanti cosa dobbiamo specialmente avyertire? (142)
DEL MODO INCERTO
143. Diciamo espresso in Modo incerto, ogni Giudizio accompagnato da incertezza riguardo all' esistenza di ciò che esprime il Giudizio medesi-mo; come sia, sia stato ec. in « Mi pare, che Pietro sia diligente: Si dice, che Píetro sia stato diligente éc. »
- Ogni Giudizio di Modo incerto deve essere preceduto dalla voce che, e da un'altro Giudizio il quale per ora sarà da noi chiamato Giudizio precedente; come sarebbe negli esempi suespres-
- si (143) mi pare che - si dice che -
- I Giudizj di Modo incerto sono o isolati o dipendenti o condizionati, come quelli di Modo certo e nelle medesime circostanze, avuto però riguardo all'esposto superiormente (144). Quindi appartengono anche ai Tempi medesimi, tanta assoluti che relativi - Si avverta però che il Tempo passato-anteriore-congiunto è proprio del solo Modo certo-dipendente; e quindi che questa Tempo manca necessariamente al Modo incerto.
- Al Modo incerto-isolato e solamente in esso abbiamo i già analizati Tempi assoluto-relativi, presente-posteriore (110), passato-posteriore (r11)
- e futuro-posteriore (112). Il Linguaggio però considerando questi Tempi soltanto come relativi (113) ossia puramente come posteriori, li esprime tutti tre colle Voci medesime, rimettendo all' analisi del sentimento la cognizione del loro Tempo as-spluto. Noi quindi per amore di brevitá chiameremo di Tempo assoluto-posteriore le Espressioni assegnate dal Linguaggio per indicare qualunque di questi tre Tempi assoluto-relativi. Si avverta per-tanto, che in Tempo assoluto-posteriore la Voce assoluto sta in luogo di qualunque delle tre voci presente, passato; futuro, le quali nei diversi incontri potranno anche sostituirsi volendo
- Le, Espressioni, della Voce giudicante pel nostro Tempo assoluto-posteriore, in italiano sono eguali a quelle di Tempo passato del Moda condizionato (127). Si avverta però bene di non confondere i Giudizj incerti di Tempo assoluto-poste-riore con i Giudizj condizionati; giacché sono essenzialmente diversi.
- Le Espressioni di Modo incerto-isolato sono alla TAVoLA VIII' Quelle di Modo incerto-dipen-dente sono alla TAvOLA IX." E quelle di Modo incerto-condizionato sono alla TAvOLA X.*
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice di Modo incerto? (‹43)
Da che dev'essere preceduto ogni Giudizio di Modo incerto ? (144)
I Giudizi di Modo incerto di quante specie sono? (‹45) Cosa intendiamo per Tempo assoluto-posteriore? (‹46)
Come si conjuga la Voce di Giudizio in Modo incerto-isolato ! (148)
La Voce di Giudizio come si conjuga in, Modo incerto-
dipendente ?
La Voce di Giudizio come si conjuga in Modo incerto-
condizionato ?
DEL MODO INTERROGATIVO
‹49. Diciamo espresso in Modo interrogalivo, ogni Giudizio accompagnato da intérrogazione ossia domanda; come « Che bramate? Dove andarono?' ec.
150: Un Giudizio interrogativo può essere sem-plice, enfatico, o dubitativo. - È semplice, quando semplicemente chiediamo cio ch'è espresso dal Giudizio; come « Che faté? Siate bene? ec." - È enfatico, quando la domanda è accompagnata da enfasi, cioè da un vivo sentimento dell'animo; come « L'indegno dov'è? E vederlo non pos-so? ec. » - Finalmente è dubitativo, quando l'in-terrogazione è accompagnata da un sentimento di agitazione o di dubbio; come « Sarei felice a tal segno?, Sarebbe egli stato ferito? er. »'
15r. I Giudizj interrogativi sono tutti incerti di loro natura, come indica chiaramente l'atto di domandare. Siccome però l'incertezza del Giudizio é abbastanza espressa della Interrogazione, cosi tali Giudizj vengono giustamenté indicati colle
Espressioni di Modo certo; come si vede alla TAVOLA XI' pel Modo interrogativo-isolato, alla TAVOLA XII.ª pel Modo interrogativo-dipendente; alla TAvoLA XIII." pel Modo interrogativo-condi-zionato e alla TAvoLA XIV." pel Modo interro-gativo-dubitativo; avvertendo che il pratico discorsa fa sempre distingiere il futuro dal presente. 152' Si avverta, che gl'Interrogativi semplici ed enfatici si esternano con eguali Espressioni; e per-
ciò, che bisogna distinguerli, in iscritto pel sen-timento, e parlando pel tuono di voce —, Si avverta inoltre, che la Lingua italiana ne' Giudizj interrogativi o sopprime il Nome dell'Oggetto car-dinale, o lo pospone alla Voce di giudizio:
»
Un Giudizio quando si dice di Modo interrogativo? (149) Un Giudizio interrogativo di quante specie può essere? (150) Quando è semplicé, quando enfatico, e quando dubitativo?
La Voce di giudizio come, si conjuga in Modo interroga-tivo-isolato? (151)
La Voce di giudizio come si conjuga in Modo interroga-
tivo-dipendente? •
: La Voce di giudizio come si conjuga in Modo interroga-
tivo-condizionato ?.
La Vore di giudizio come si conjuga in Modo interroga-
tivo-dubitativo ?
Gl' Interrogativi semplici ed enfatici come si distinguono tra loro ? (152)
DEL MODO GENERÍCO
153. Diciamo espresso in Modo generico, ogni Giudizio, il quale è in genere applicabile a qualunque Oggetto cardinale, e puo in genere appartenere a qualunque Tempo assoluto; come « leg-gere, leggendo ec. »; espressioni, che praticamente possono combinare. con io, il, egli, noi, voi, essi, come pure colle voci di Tempo jeri, oggi, domoni ec. Quindi tali Espressioni giustamente sono da noi chiamate generiche, ossia di Modo generico.
x54. Un, Giudizo di Modo generico, stante l'in-trinseca sua natura (‹53), nel pratico discorso non pud trovarsi isolato: Quindi sarà sempre unito ad un altro Giudizio, che gli serva come di base, e che noi perciò chiameremo Giudizio principale ;come periso, volevano ec. in «Penso partire: Volevano leggere ec. ».
#55. Ogni Giudizio di Modo generico deve essere o determinante o sostituito o accompagnante.
DOMANDE
Un Giudizio quando si dice espresso in Modo generico? (153).
Un Giudizio di Modo generico può stare nel discorso da solo? (154)
Cosa intendiamo per Giudizio principale?.
Un Giudizio generico dí quante specie può essere? (155)
MODO GENERICO-DETERMINANTE
‹56. Un Giudizio di Modo generico dicesi de-terminante, quando effettivamente nel discorso non serve che a deterininare l'Azione espressa dal Giudizio principale (*54): cosi in « Bramo partire » partire è un'espressióne di Modo genérico-deter-minante; giacché determina l'azione di sua natura indeterminata (*9), espressa dal Giudizio
principale bramo:
257. Ogni Giudizio di Modo generico-determi-nante appartiene ad uno dei tre Tempi relativi (98), identico, anteriore, o posteriore; avvertendo che questi Tempi propriamente si riferiscono all'Azione espressa dal Giudizio principalé.,
'I58. Le Espressioni di Modo genorico-determi-nante sono alla TAvOLA XIV. - Si fáccia però attenzione, che quelle di Tempo posteriore, cioe esser per essere ec., sono di quasi nessun uso inbuon gusto italiano; e che quasi sempre si sostituisce loro, un' Espressione futura, precêduta dal che: cosi invece di «Credo esser per essere felice » diciamo « Credo, che sarò felice ec. »
DOMANDE
Un Giudizio generico quando si dice determinante? (156)
Un Giudizio generico-determinante a quali Tempi appartiene ? (157)
Al Modo generico-determinante come si conjuga la Voce di giudizio? (158)
'MODO GENERICO-SOSTITUITO
15g. Chiamiamo sostituite quelle Espressioni, che per eleganza e brevità il Linguaggio usa in luogo di altre - Quindi un Giudizio di Modo generiço si dirà sostituito, ognivolta che regolarmente e direttamente potrebbe essere esternato con altre espressioni; come amando, scrivendo ec. in « Amando lo studia, diverrete stimabili; cioè se amerete lo studio: Scrivendo all'Amico, gli feci menzione di voi; cioè quando scrissi all'Amico ec. »
Al Modo generico la Lingua italiana abbonda di tali Espressioni sostituite. Quindi molto importa il conoscerle analiticamente.
160. Le Espressioni di Modo generico-sostituito possóno nel discorso presentarsi sotto tre aspetti diversi, che saranno da noi chiamati sosticuito-primo, sostituito-secondo, sostituito-terzo - Tale. diversità poi dipende unicamente dall' Oggettocardine del Giudizio sostituito, come passiamo ad esporre.
‹6i. Un Giudizio di Modo generico-sostituito e da noi detto sostituito-primo, quando il Giudizio principale (154) ed il Giudizio sostituito anno il medesimo Oggetto cardinale; come « Continuando voi a studiare, diverrete sapienti „: ove é chiaro, che il Giudizio sostituito continuando ed il Giudizio principale diverrete, anno ló stesso Oggetto
cardinale voi.
- Un Giudizio di Modo generico-sostituito si chiama sostituito-secondo, quando il suo Oggetto cardinale è diverso da quello del Giudizio princi-pale, ma sotto qualche altra situazione trovasi richiamato nell'insieme del Giudizio principale medesimo; come « Perorando Cicerone, tutti lo ammiravano »: ove è chiaro, che Cicerone Oggetto cardinale di perorando, è necessariamente richiamato nell'insieme del Giudizio principale colla voce lo, ossia lui, vale a dire. Cicerone.
- Un Giudizio di Modo generico-sostituito si chiama sostituito-terzo, quando il suo. Oggetto cardinale, ed é diverso da quello del 'Giudizio principale, e non trovasi richiamato nell'insieme del Giudizio principale medesimo; come « Amando voi lo studio, giubilano i Genitori e la Patria »: ove è chiaro, che voi Oggetto cardinale di aman-do, è diverso da quello del Giudizio principale giubilano, e non é punto richiamato nell'insieme dello stesso Giudizio principale.
•164. Ogni Giudizio di Modo generico-sostituito appartiene ad uno dei, tre Tempi relativi, identi-co, anteriore, o posteriore; e ció secondo la natura dell'azione espressa dal Giudizio principale.
165. Le Espressioni per ciascuno dei tre sostituiti sono alle TayoLs XVI.' XVII. XVIII.® -
Onde abilitarsi a distinguere facilmente l'un Sostituito dall'altro, è necessario esercitarsi molto nel fare le debite sostituzioni per tutti i Tempi, Numeri ed Oggetti cardinali, come qui vedesi indi; cato pel Tempo identico del sostituito-primo :
Essendo giovine, studio - cioè - Studio, perché son giovine -
Essendo giovine, io studiava - cioé -- Quando era giovine, io studiava -
Essendo giovine, studiero - cioè — Quando sarò giovine, studieró -
Essendo giovine, studierei - cioé Se fossi giovine, studierei -
ec.
ec..
ec.
ес.
ec,
DOMANDE
Cosa intendiamo: per Espressioni sostituite? (159)
Un Giudizio di Modo generico quando si dice sostituito?
Un Giudizio di Modo generiea-sostituito sotto quanti aspetti può presentarsi nel discorso? (160)
Quando lo chiamiamo Sostituito-primo ? (161)
Quando lo diciamo Sostituito secondo? (162)
Quando Sostituito-terzo? (163)
Un Giudizio di Modo generico-sostituito @ quali Tempi appartiene ? (164)Al Modo generico-sostituito come si conjuga la Voce di giudizio ? (165)
MODO GENERICO-ACCOMPAGNANTE
- Un Giudizio di Modo generico dicesi ac-compagnante, quando non fa che puramente accompagnare l' Azione espressa dal Giudizio prin-cipale; come ridendo e cantando in « Pietro parlò ridendo, e l'Amico gli rispose cantando»: ove è chiaro, che l'azione di ridere è soltanto espressa come accompagnante quella di parlare, e l'azione di cantare soltanto come accompagnante quella di rispondere.
- Ogni Giudizio di Modo generico-accompa-gnante deve per l'intrinseca sua natura aver luogo al tempo stesso dell'Azione espressa dal Giudizio principale. Quindi un Giudizio generico-accompa-gnahte non può appartenere, che al solo Tempo relativo da noi chiamato identico (98).
- I Gindizj di Qualità (48), i Giudizi passivi (53), e molti Giudizj attivi non possono per intrinseca loto natura essere Giudizj accompa-gnanti. Quindi in questo Modo moltissimi Verbi debbono necessariamente mancare di Espressione, come praticamente ne manca la Voce di Giudizio. s0g. Si fissi intanto per norma generale, che le Voci di Modo generico-accompagnante in italiano anno sempre la desinenza o in ando o in endo, come sospirando, ridendo ec.: E siccome anche i Giudizi di Modo generico-sostitaito anho queste
medesime desinenze (x65); cosi avvertasi bene di sempre analizare l'intrinseco nataral valore dell'espressione e del sentimento, onde non confondere un Giudizio generico-sostituito con un Giudizio generico-accompagnante.
DOMANDE
Un Giudizio di Modo generico quando chiamasi accom-
pagnarte? (166)
Un Giudizio' generice-accompagnante a quali Tempi ap-partiene? (167)
Quali giudizi possono essere accompagnanti ? (168).
Le Espressioni di Modo generico-accompagnante qual desinenza anno in italiano ? (169)
EPILOGO DEI MODI
170. Da quanto abbiamo finora esposto in questa seconda Parte risulta, che i nostri Giudizi e quindi le Voci giudicanti e verbali possono nel' discorso presentarsi in otto diversi Modi; cioé in Modo certo, desiderativo, volitivo, suppositivo, condi-
zionante, incerto, interrogativo e generico..
17s. I Modi certo, incerto ed interrogativo possono essere isolati, dipendenti e condizionati; e l'Interrogativa può essere anche dubitativo.
172. Il Modo generico può essere determinante, sostituito o accompagnante; e il. Generico-sosti-quito può essere di primo, di secondo e di terzo ordine, ossia sostituito-primo, sostituito-secondo
e sostituito-terzo.In quanti diversi Modi può presentarsi un Giudizio? (170)
•I Modi certo, incerto ed interrogativo cos' anno di par-
ticolare?(175)
Che r'ha di particolare nel Modo generico? (172)
AVVERTENZA SULLE TAVOLE
173. Le nostre Tavole contengono soltanto Giu-dizj affermativi; ed è necessario esercitarsi anche nel ben fissare l'idea precisa dei Giudizj negativi.
Tal esercizio é peró facilissimo, bastando agli espressi Giudizi affermativi aggiugnere debitamente la Voce negativa non, la quale in italiano sempre deve precedere la Voce giudicante o verbale.
- Nel fare la Conjugazione negativa si faccia attenzione al Tempo presente del Modo volitivo; giacché in ésso la Voce di giudizio per l'Oggetto ascoltante di Numero unale, in italiano deve esprimersi col così detto infinito presente, vale a dire. coll' Espressione dal Linguaggio assegnata pel Tempo identico di Modo generico-determinante; come « Anzi-co, non uvilirti; non piangere; non essere cost mesta ec. »
- Le nostre Tavole contengono Oggetti cardinali soltanto maschili. Si avverta pertanto di sostituirvi anche Oggetti cardinali femminili; richiamando che io, tu, noi, voi servono ád ambedue i Sessi; che ella ed esse sono i Pronomi pei terzi Oggetti femminili; e che. la Voce giudicante stato, e le Voci verbali ne' Giudizj passivisieguono sempre il Numero ed il •Sesso, dell'Oggetto cardinale (55).
Si avverta che il terzo Oggetto nelle Tavole richiamato dal pronome unale egli, s'intende esser sempre diverso dall'Oggetto Amico, che spesso trovasi nel medesimo sentimento o periodo.
176. Il fissare con precisione la forza e l'idea corrispondente a ciascuna Espressione tanto giudicante che verbale, è della massima importanza per lo studio ragionato di Lingua. Quindi si raccomanda un particolare esercizio, primieramente sulle Tavole presentate, e in seguito soprà altri
Verbi molti, tenendo le Tavole medesime per modello relativamente ai Modi, Tempi ec.
Nel conjugare un Verbo qualunque si avverta poi di esprimer sempre un sentimerito completo; essendo altrimenti impossibile afferrare l'idea conveniente a ciascuna Espressione verbale, e questo specialmente ne' Tenipi relativi - Quindi anche nelle Tavole presentate si avverta di ripetere in ciascun Numero e per ogni Oggetto cardinale quella parte di sentimento, che in molti tempi trovasi o sopra
• sotto, indicata una volta sola per amore di bre-vità; come « Quando & Amico parti ec.» TAVOLA II.' DOMANDE
La Voce di Giudizio come si conjuga negativamente? (123) Conjugando negativamente, cosa avviene al Modo volitis
на? (174)
Come si conjuga coll' Oggetto cardinale femminile ? (175)
Nel conjugare i Verbi cosa dobbiamo specialmente avver-tiré? (176)177: ABBrAMo giá fissato (9, 19), che esistono delle Azioni e degli Oggetti indeterminasi, ossia non determinati; e quindi che sono egualmente indeterminate le Voci, che servono ad 'esprimere tali Oggetti ed Azioni. Ora una Voce indeterminata non esprime e non presenta allo spirito, che un'idea puramente generica; come piante, scrive, direte e. in « Le Piante sono verdi: Pietro scrive:
Voi direte ec. »
178. È vero che alle volte stante la natura del discorso, dobbiamo, semplicemente esprimere l'idea generica dell'Oggetto o Azione indeterminata, come uomo e studiare in « L'uomo deve amare l'occupazione: gli scolari debbono studiare »; ma più spesso ci è necessario specificare limitare ossia determinare questa Idea generica, espressa dalle
.Voci indeterminate.
Analiziamo dunque ciò che riguarda tale deter-minazione, prima per gli Oggetti, e poscia per le
Azioni; avvertendo che chiamiamo determinandi gli Oggettivi ed i Verbi esprimenti Azioni ed Oggetti che nel discorso debbono praticamente deter-minarsi.
È qui bene avvertire che gli Oggettivi indeter-minati, quando non sono praticamente determi-nandi, in italiano lasciano, mólte volte l'Articolo.
DOMANDE
Cosa esprime una Voce determinata, qualunque ? (177)
" Questa Idea generica basta ella sempre 'all' intelligenza e precisione del discorso? (198)
Cosa intendiamo per Oggettivi e Verbi determinandi ?
Un Oggettivo indeterminato quandò può lasciare l'Articolo?
DETERMINAZIONE DEGLI OGGETTI
- Un Oggetto di sua natura indeterminato, può nel discorso determinarsi col mezzo o d' un altro Oggetto, o d'una Qualità, o d'un Giudizio, Nel discorso avremo dunque e degli Oggettivi e dei Qualitativi e dei Giudizj determinanti-ogget io (a), ognivolta che tali Oggettivi, Qualitativi e Giudizi non servono ad altro che a determinare convenientemente l'idea generica d'un Oggetto indeterminato qualunque.
- Un Nome oggettivo det-oggetto in italiano
(a) Fissiamo, che d'ora innanzi det premesso ad una pas rola qualunque, significa sempre determinante o determi-
nati; come del-oggetio, des-azione ec.è sempre preceduto dalla, voce di. Questa Voce si unisce spesso all'Articolo (r2); ed allora abbiamo del, dello, della, dei, degli, delle, equivalenti rispettivamente a di lo, di la, di li, di le -
Quindi soldati, amico, chiesa, studi, stelle, Pietro ec. sono Oggettivi det-oggetto in « Il valore dei soldati; il libro dell'Amico; la Porta della Chiesa; il corso degli studj; la distanza delle stel-le; il cavallo di Pietro ec. »
181. Un Nome qualitativo det-oggetto nel discorso è sempre immediatamente unito all'Ogget-tivo determinando, di cui siegue pur sempre e Numéro e Sesso - Quindi saggio, afflitto, stu-diosi, nuove ec. sono Qualitativi :det-oggetto in «L'nomo saggio; la Madre afflitta; i, Giovani studiosi; le nuove Fabbriche ec. »
, 182. Un Giudizio det-oggetto in italiano è sempre preceduto dalla voce quale coll'Articolo, cioe da il quale, la quale ec. Quindi quale coll' arci colo non è che puro segno di Giudizio det-og-getto, ossia segno det-oggetto; avvertendo che alla Vóce quale praticamente sogliamo molte volte so: stituire che, cui ec. - Quindi fugge, arrivarono, studierà, parlale; sarticimo ec. sono Giudizi ossia Verbi det-oggetto in « Il cane, il quale o che fug-ge; i soldati, i quali o che arrivaronó; il giovine che studierà; il libro, del quale o di cui parlate; la stanza, dalla quale sortiamo eci »
183. Si ayverta che il quale, la quale ec. ossia il Segno di Giudizio det-oggetto siegue sempre ilNumero ed il Sesso dell'Oggetto determinando; e che inoltre deve essèr posto nella sua conve-
niénte. Sicuazione (196).
DOMANDE
L'idea génerica d'un Oggetto da quante cose può essere dèterminata? (179)
Qual è in italiano il Segno d'un Oggettivo det-oggetto? (180), Qual è il Distintivo d' un Qualitativo det-oggetto? (181)
Cosa dobbiamo osservare sul Qualitativo det-oggetto ?
Qual è il Segno d' un Giudizio o Verbo del-oggetto? (182)
Cos' è propriamente la Voce quale coll' articolo'?
Cosa dobbiamo osservare sul Segno di Giudizio det-og-getto? (183)
AVVERTENZA SUGLI OGGETTIVI INDETERMINATI
- I Nomi oggettivi indeterminati, come uà mo, stelle; fiore ec sono in natura applicabili a moltissimi Oggetti particolari, cioè a ciascun Uo-mo, a ciascuna Stella, a ciascun Fiore ec. ; ed ogni Oggettivo indeterminato, preso isolatamente; s'intende esprimere tutti gli Oggetti particolari ai quali è applicabile. Cost dire « Il cane è fedele; l'Uomo è ragionevole ec. » é lo stesso che dire « Tutti i cani sono fedeli; tutti gli Uomini sono ragionevoli ec. »
- Ora alle volte accade, che nel discorso dobbiamo indicare o un solo o soltanto una porziona degli Oggetti espressi dal Nome oggettivo; essendo però obbligati per tale indicazione a far uso del medesimo Oggettivo indeterminato, In tal caso per
indicare, che non intendiamo esprimere l'Oggetto in genere ossia tutti gli Oggetti parziali, al Nome oggettivo, togliamo l'Articolo cioè il Segno di Nomo indeterminato (13); e per indicare la quantità.de-gli Oggetti speciali che esprimiamo, all'Articolo sostituiamo una Voce di numero, cioé uno, qual che, alcuni, molti ec. secondo le circostanze; come « è incontrato alcuni Giovani: un Soldato bat-
teva un cane ec. »
- Dopo ciò è facile intendere qual differenza passi tra l'Uomo, gli Uomini ec. ed ur Uomo, qualche Uomo, alcuni Uomini ec. - Le espressioni coll'Articolo, cioè l'Uomo gli Uomini ec. presentano allo spirito tutci gli Uomini; e le espressioni senza Articolo, cioè un omo alcuni Ua-mini ec. presentano soltanto una porzione degli Oggetti contenuti nel Nome generico Uomo.
DETERMINAZIONI DELLB AZIONI - Un'Azione indeterminata può determinarsi col mezzo, o d'un Oggetto o d'un Giudizio. Quindi nel discorso avremo e degli Oggettivi e dei Giudizi determinanti-azione, ognivolta che tali Oggettivi e Giudizj non servono ad altro che a limitare ossia a determinare convenientemente l'Idea generica d'un' Azione indeterminata qualunque.
- L'Oggettivo det-azione in italiano si esprime perfettamente come il Nome Oggettivo cardinale (197); vale a dire, se indeterminato, é preceduto dall'Articolo; e se determinato, non epreceduto da alcun segno: Così soldati, libro, fiori, Pietro ec. sono Oggettivi det-azione in « Il Capitano ammoni i soldati; datemi il libro; ho ricevuto i fiori; mandate Pietro alla caccia ec. »; e sono Oggettivi cardinali in « I soldati combattono; il. libro non si trovò; i fiori appassiranno; Pietro é già partito ec. ». Quindi per conoscere se l'Ogget-tivo praticamente è det-azione oppure cardinale, bisogna far attenzione al sentimento.
¡Si avverta che le poche voci me, te, se, lui, lei, loro sono esclusivamente det-azione, e sas:
possono mai essere Cardini di giudizio.
18g. In italiano generalmente l'Oggettivo cardinale precede il Verbo, e l'Oggettivo det-azione lo siegue; come può vedersi negli esempj surrife-riti (188) - L'Oggettivo det-azione però molte volte si esprime con un Pronome, e ciò propriamente quando l'Oggettivo fu espresso immediatamente prima; e molte volte si esprime con un Nome generico sostituito, come mi, ti, vi ec., e ció propriamente negli Oggetti parlante ed ascoltante.
Ora in questi due casi onde collocare convenientemente il Nome generico o il: Pronome, bisogna fare attenzione al Verbo da essi determinato.
• 1.° Se il; Verbo è di Modo generico (153) oppure di Modo volicivo (131) ma non al terzo Og-getto, il Nome generico o Pronome si pospone. al Verbo medesimo, formandone una sula Parola, comé « vedermi, chiamarla, speditela ec. »
IL Se il Verbo non e né di Modo generico nédi Modo volitivo come sopra (I), allora il Nome generico o Pronome si antepone al Verbo mede-simo; e la Voce verbale quando sia accompagnata dall'ausiliario avere, siegue sempre il Numero ed il Sesso del Nome generico o Pronome det-azione; come « Egli mi vidde; il Padre lo chiamerà; li avrò incontrati; le avrò incontrate ec. »
. 1go. Un Giudizio det-azione o é espresso in Modo generico-determinante (156), o è preceduto dalla Voce che; Voce la quale perciò da noi giustamente sarà chiamata Segno di Giudizio det-azio-ne, o più brevemente Segno det-azione. Quindi partire, arrivano, scriviate ec, suno Giudizi ossia Verbi det-azione in « Voglio partire; vedo che arrivano; bramano che scriviate ec. »
Siccome è di multa importanza il conoscere, quando un Giudizio o Verbo det-azione debbasi esprimere al Modo generico, e quando debba farsi precedere dal Segno che; come pure essendo preceduto dal che, quando si debba esprimere in Modo certo, e quando in Modo incerto, cosi passiamo a parlarne separatamente.
191. Si avverta, che il Giudizio det azione fulura può indicarsi con espressione di Tempo presente, ognivolta che la sua futurità è bastantemente espressa o dal Verbo determinando o dalla natura stessa dell'Azione determinante; come « Spero che ar-rivino, cioè che arriveranno: Temo di partire fra poco, cioè temo di dover partire, ossia che partirò fra poco eç. »L'Idea generica d'un'Azione da quante cose può venire determinata? (187)
Qual è il distintivo dell'Oggettivo det-azione? (188)
L'Oggettivo det-azione come si distingue dall' Oggettivo cardinale? (18g)
L'Oggettivo det-azione in quali easi può precedere il Verbo?
Cosa dobbiamo avvertire rapporto alla Voce verbale ?
Qual è il distintivo d'un Giudizio detrazione? (190)
Come denominiamo la Voce che ?
Un Giudizio det-azione futuro quando può esprimersi col presente? (191)
GIUDIZIO DET-AZIONE AL MODO GENERICO.
190. Le espressioni di Modo generico (153) non si riferiscono ad alcun Oggetto cardinale in ispe-cie, óssia per loro intrinseca natura sono applicabili a qualunque Oggetto cardinale - Dunque un, Giudizio der-azione si esprimerà in Modo ge-nerico, ognivolta che senza alterare o rendere oscuro il sentimento può non essere accompagnato dal suo Oggetto cardinale; il che à luogo nei tre
casi seguenti.
L.° Quando il Giudizio det-azione accenna l'Ae zione in generale, senza punto occuparsi dell'Oggetto che la eseguisce; come cantare, piangere éc: in « Sento cantare; sentii piangere ec: »
II.° Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio det-azione è quello stesso del Verdo determinando; come in « Voglio partire; voi credete essere dili-genti; essi pensavano tornare ec. »
III. Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio det-azione fu prima espresso chiaramente, e in modo che nel discorso non può nascere alcuna oscurità o confusione; comé «Vi o veduto giuo-care; li sento ridere ec. »
DOMANDI
Un Giudizio det-azione quando si esprime in Modo gene-rico? (192)
Un Giudizio det-azione in quali casi può starsene senza il suo Oggetto cardinale?
GIUDIZIO DET-AZIONE PRECEDUTO DAL CHE
- Un Giudizio det-azione deve essere preceduto dal che, ognivolta che non può essere espresso in modo generico; vale- a dire, ognivolta che non trovasi in alcuno dei tre casi sovraesposti (192) — Quindi avremo « Sento, che i Soldati cantano ; credo, che l'Amico sia felice; viddi, che scrivevate ec. »
- Si richiami (‹58), che il buon gusto italiano al Modo generico non usa quasi mai le espressioni del Tempo relativo, da noi chiamato posteriore; e quindi che in tal caso il Giudizio det-azione deve esprimersi col che; come « Credo che partirò; dicono che torneranno ec. » invece
• di Credo di essere per partire; dicono di essere per tornare ec. »Un Giudizio det-azione quando deve essere preceduto dal che? (*93)
Un Giudizio di Modo generico quando può esprimersi. col che ? (194)
GIUDIZIO DET-AZIONE AL MODO
O CERTO O INCERTO
195. Il Giudizio det-azione prèceduto dal che, sempre deve esprimersi in Modo o certo o in certo - Per conoscere poi quando esprimersi debba in Modo certo e quando in Modo incerto, bisogna osservare l'intrinseca natura del Verbo determinando (178).
I.° Il Giudizio det-azione preceduta dal che, si esprime in Modo certo (ix4), quando il Verba determinando contiene in se la certezza di ciò che esprime il Giudizio det-azione medesimo; come « Vidi, che i Giovani fuggivano; so, che siete diligenti; son certo, che avete studiato ec. »
II.° Il Giudizio det-azione preceduto dal che si esprime in Modo incerto (143), quando il Verbo determinando contiene in se l'incertezza di cia che esprime il medèsimo Giudizio det-azione ; come « Mi pare, che fuggano; teme, che arrivino ec. n
Si avverta, che tale incertezza esiste, naturalmente r. ognivolta che il Verbo determinando è negativo; come. « Non vidi, che scrivessero;ignoro ossia non so, che siete diligenti ec.» a.° ogni-volta che il Giudizio det-azione esprime una cosa futura riguardo all'espressione del Verbo deter-minando; come « Voglio, che scriviate; il Prim-cipe ordinò, che partissero ec. »
DOMANDE
Un Giudizio det-azione preceduto dal che, in qual Modo si esprime? (195)
Quando si esprime in Modo certo?
Quando si esprime in Modo incerto?196. Uso stesso. Oggetto può in diversi incontri presentarsi in Situazioni diverse, ossia sotto diversi aspetti rapporto alla nostra maniera di considerarlo.
Dunque indicando nel discorso un Oggetto, dobbiamo precisarne sempre la vera Situazione. È dunque necessario conoscere le varie Situazioni, nelle quali può trovarsi un Oggetto; come pure è necessario conoscere il Segno caratteristico, che la Lingua italiana à fissato per ciascuna di esse — Passiamo dunque a farne dettagliata esposizione; e fissiamo al tempo stesso una Voce, che unita alla parola Oggettivo, esprima possibilmente la
Situazione medesima.
OGGETTIVO CARDINALE
197. Chiamiamo cardinale, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto cardine di Giudizio (9); come io, voi, Pietro, Scuola ec. in i Io partiró; voi non avete scritto; Pietro dorme; la scuola è l
nita ec. »
- Il Segno caratteristico dell'Oggettivo cardinale consiste, pei Nomi indeterminati nell'Articolo (12), e pei Nomi determinati nel non avere alcun segno.
OGGETTIVO NOMINANTE - Chiamiamo nominante, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto che nel discorso deve puramente essere nominato; come Pietro, danaro, città ec. in « Tizio è più saggio di Pietro; senza danaro non potrai far nulla; i soldati passarono per la citta ec. »
- L'Oggettivo nominante à generalmente il Segno caratteristico dell'Oggettivo cardinale (198).
OGGETTIVO CHIAMANTE - Diciamo chiamante, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto, il quale è da noi effettivamente chiamato perché ci presti attenzione; come Pic-tro, Amico, Signore ec. in «Pierro, datemi quel libro: Amico, dove;
andate ? Signore, assistele - Un Oggeito che viene da noi, chiamata, deve di sua natura essere Oggetto ascoltante - Si fissi quindi, che non può chiamarsi né l'Oggetto parlante, nè un terzo Oggetto qualunque.
OGGETTIVO DET-AZIONE - Chiamiamo det-azione ossia determinante-azione, ogni Oggettivo esprimente un "Oggetto il quale serve a determinare un' Azione (187) ; come Soldato, Amici, montagne ec. in « Vidi' un Soldato; salutate gli Amici; osserviamo prima le montagne ec. »
- L'Oggettivo det azione à sempte il Segno caratteristico dell'Oggettivo cardinale (198) - Quin-di, richiamando che gli Oggettivi nominante e chiamante sono anch'essi molte volte uguali al-l'Oggettivo cardinale, si vedrà quanto sia pieces-sario allo studio ragionato di Lingua, far sempre grande attenzione al sentimento ed all' intrinseca matura del pratico discorso.
DOMANDE
mi! ес. »
202. Il Segno caratteristico dell' Oggettivo chiamante é il non averne alcuno; benché comunemente si creda essere la voce o. Questa Voce a mio credere si potrebbe usare tutto al più col nome generico dell'Oggetto ascoltante, cioè o tu, o voi - Si avverta però di non confondere la voce, o con oh particella enfatica, la quale suole spesso accompagnare ossia precedere gli Oggettivi chiaman-
Cosa intendete per Situaziöne d' un Oggetto (rg6)?
Un Nome oggettivo quando chiamasi cardinale (197)?.
Qual è il Segno dell'Oggettivo cardinale? (198) Un Nome oggettivo quando si dice nominante? (199) Qual è il Segno dell'Oggettivo nominante? (200) Un Nome oggettivo quando si dice chiamante? (201)
Qual è il Segno dell' Oggettivo chiamante? (202)
Quali Oggetti possono chiamarsi? (303)
Un Nome oggettivo quando si dice del-azione ? (204)
Qual è il Segno dell'Oggettivo det-azione?
206. Chiamiamo cominciante, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto nel quale comincia an'A-zione o un Moto qualunque; come Roma, sto rie, campagna ec. in « Mi allontanai da Roma ; è narrato dalle storie; tornarono dalla campagna ec. »
207. Il Segno caratteristico dell'Oggettivo cominciante è la Voce da - Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisce ad esso in una sola parola; ed allora abbiamo le voci composte dal dallo dalla, dai dagli dalle, equivalepti rispettivamente a do lo, do la, da li, da le.
OGGETTIVO TERMINANTE
• 208. Chiamiamo terminante, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto nel quale va a terminare un Moto o un'Azione qualunque col mezzo di moto; come Campagna, Amico, Casa ec. in « Andiamo alla Campagna; mandate questo libro all'Amico; verrò a Casa vostra ec. "
/
209. Il Segno caratteristico dell'Oggettivo ter-minante, è la Voce a - Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisue ad esso; ed allora abbiamo le Voci composte al allo alla, ai agli alle, equivalenti rispettivamente ad a lo, a la, ali, a le.
Se la parola seguente il Segno a, comincia per vocale e non debba essere preceduta dall'Articolo,
/
in luogo di a usiamo ad; come « Scrissi ad An-tonio; ad entrambi ec. »Si avverta, che l'Oggettivo ferminante suol es sere anche preceduto da altre Voci, come in, da eç., le quali però debbono considerarsi come sostiluito al Segno caratteristico a. Cosi invece di « Andiamo alla Campagna; verrò a Casa vostra ec. » sogliamo dire « Andiamo in campagna; verró da voi ec. » = Quindi bisogna far bene attenzione alla natura del discorso.
OGGETTIVO RICEVENTE
aro. Chiamiamo ricevente, ogni Oggettiro espri mente un Oggetto il quale o effettivamente ricere, o per lo meno da roi si considera puramente nella situazione di ricevere qualche cosa; come Corrie-re, Amico, Figli ec. in « Consegnerete queste lettere al corriere; ha dato il vostro libro all'Ami-co; il Padre disse ai Figli ec. »
- L'Oggettivo ricevente à sempre il Segno che abbiamo fissato per l'Oggettivo terminante (209), cioè la Voce a - Quindi si avverta di non con-fondere, stante l' uguaglianza di Segno, l'Oggettivo ricevente col terminante; e perciò praticamente si ponderi sempre bene la natura dell'Azione e l'in-
- trinseco valore del sentimento.
OGGETTIVO CONTENENTE - Chiamiamo contenente, ogni Oggettivo espri mente un Oggetto che nel discorso si consideracontenente in effetto o per lo meno capace di contenere qualche cosa; come Roma, Principe, libro ec. in « Pietro è in Roma; sperate, ossia ponete la vostra fiducia nel Principe; trovai nel vostro libro una frase ec, »
253. Il Segno caratteristico dell'Oggettivo contenente è la Voce in - Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisce ad essa; ed allora abbiamo le Voci composte nel nello nella, nei negli nello, equivalenti ad in lo, in la, in li, in le.
Si avverta, che in luogo del segno in alle volte sostituiamo la voce a; come « l'Amico trovasi alla campagna, a Milano ec. » Quindi bisogna fare la debita attenzione al pratico discorso.
DOMANDE
Un nome oggettivo quando chiamasi cominciante? (206)
Qual è il Segno dell' Oggettivo cominciante? (207) Un Nome oggettivo quando si dice terminante? (208) Qual è il Segno dell'Oggettivo terminante? (209) Un Nome oggettivo quando si dice ricevente? (210)
Qual è il Segrio dell' Oggettivo ricevente? (211) Un Nome oggettivo quando chiamasi contenente? (212)
Qual è il Segno dell'Oggettivo contenente? (213)
OGGETTITO CONTENUTO
214. Chiamiamo contenuto, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto il quale realmente si considera contenuto ossia esistente in un altro Oggetto qua-lunque; come ingegno, ricchezze, onori, liquore ec. in « l'Amico è dotato d' ingegno; il Principecolma di ricchezze e di onori; questa bottiglia è piena del liquore mandatomi ec. "
- Il Segno caratteristico dell'Oggettivo contenuto è la Voce di - Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisce ad esso; ed abbiamo le Voci composte del dello della, dei degli delle, equivalenti a di lo, di la, di li, di le.
OGGETTIVO DET-OGGETTO - Chiamiamo det-oggetto ossia determinante-oggetto; ogni Oggettivo esprimente un Oggetto che serve a determinarne un altro (‹79); come Pietro, piante, Sempione ec. in « Il cavallo di Pietro; l'ordine delle piante; la strada del Sempione ec. »
317. Il. Segno caratteristico dell'Oggettivó de-oggetto è la Voce di, come per l'Oggettivo contenuto (215).
OGGETTIVO RELATIVATO228. Chiamiamo relativato, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto relativamente a cui, ossia riguardo a cui si pronuncia un dato Giudizio; come Pietro, noi, negligenza, me, guerra, metodo ec. in « Che si dice di Pietro? Che sarà di noi! Vi accusano di negligenza: disponete di me: parlano di guerra: discorriamo del metodo ec. »
erg. Il Segno caratteristico dell'Oggettivo rela-
tivato è la Voce di, come per l'Oggettivo conten
- Il Segno caratteristico dell'Oggettivo contenuto è la Voce di - Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisce ad esso; ed abbiamo le Voci composte del dello della, dei degli delle, equivalenti a di lo, di la, di li, di le.
- Diciamo indefinita, ogni Oggettivo il qua-le, se di Numero unate esprime una parte inde finita dell'Oggetto, e se di Numero plurale esprime un numero indefinito degli Oggetti che rappre-senta; comé carta, pane, randini, canárini ec. in « Datemi della Carta e del Pane; ho visto delle
- Rondini e de' Canarini ec. »
- Il Segno caratteristico dell'Oggettivo indefinito é la Voce di, come per l'Oggettivo contenuto (215).
Quindi la Voce di servendo praticamente ad esprimére quattro diverse Situazioni (215, 17, 19, 31), si faccia sempre moltissima attenzione al sentimento del discorso; e si sappia in ogni circostanza ben distinguere fra loro gli Oggettivi contenuto, det-
oggetto, relativaio, e indefinito.
DOMANDE
Un Nome oggettivo quando chiamasi contenuto? (214)
Qual è il Segno dell'Oggettivo contenuto? (215) Un Nome oggettivo quando si dice dei-oggero? (216)
Qual è il Segno dell'Oggettivo det-oggetto ! (217)
Un Nome oggettivo quando chiamasi relativato? (218)
Qual è il Segno dell'Oggettivo relativato? (219)
Un nome oggettivo quando si chiama indefinito? (220)
Qual è il Segno dell'Oggettivo indefinito? (221)
222. Abbiamo più volte rimarcato, che uno stesso
Segno serve praticamente ad accennare più Situa-zioni. Quindi si fissi, che in Lingua italiana la Situazione precisa dell'Oggetto non sempre può rilevarsi dal Segno, e che bisogna perció ricorrere all analisi del sentimento.
Il sapere bene e con facilità rilevare la vera Situazione degli Oggetti che ci si offrono nel discor-so, è cosa della massima importanza, specialmente per passare dalla propria allo studio di altre Lin-gue. Quindi se ne inculca il conveniente esercizio.
Nel fissare le varie Situazioni degli Oggetti abbiamo sempre supposto, che i Giudizj fossero praticamente affermativi. Si avverta però, che relativamente al discorso la Situazione dell'Oggetto non cangia, quand' anche il Giudizio fosse negativo; giacché la forza negativa del Giudizio non pus punto influire, nè sulla natura dell'Oggetto, né sulla nostra maniera di considerarlo. Quindi aven-dosi affermativamente « l'Amico è dotato d'Inge-gno; vado a Roma; tornarono da Vienna; è in Casa ec. » gli Oggetti Ingegno, Roma, Vienna, Casa ec. conservano la medesima Situazione anche nei Giudizi negativi « l'Amico non é dotato, oppure l'Amico é mancante d' Ingegno; non vado a Roma; non tornarono da Vienna; non è in Casa ec. — Lo stesso dicasi rispettivamente di tutte le altre Situazioni.
228. ABBIAMo gia detto (69), che Pronome significa Voce usata invece di un Nore; ed abbiamo pure fissato i Pronomi di terzo Oggetto, tanto cardinale che posto in altre Situazioni (68, 69, 70).
Passiamo ora ad esporre ciò che riguarda altri Pronomi molto essenziali e frequenti nel discorso.
PRONOMI DET-OGGETTO
224. Chiamiamo det-oggetto cioè determinanti-oggetto quei Pronomi, che usiamo in luogo d'un
Oggettivo det-oggetto (216).
225. I Pronomi det-oggetto sono qui esposti di seguito per ciascun Numero e Sesso, e cón in fine il loro preciso valore.
UNALE
PLURALE
MASCHILE FEMMINILE |
MASCHILE FEMMINILE Y ALORE |
mio. mia |
miei . ¿. mie di mie |
tuo . • tui . |
tuoi tue di te |
SUO • sua |
di lui suoi sue - |
|
di lei |
nostro • nostra' 一 vostro : • vostra - |
nostri nostre vostri่. • vostre = di noi di voi |
loro • loro |
di essi loro: lora ー |
di esse
226. In questi Pronomi dobbiamo sempre distinguere l'Oggetto ch' essi richiamano, e l'Oggetto che determinano.
I.° Rapporto all'Oggetto richiamato, ciascuno dei primi tre Pronomi ne richiama sempre un solo, e ciascuno dei tré ultimi richiama sempre più
Oggetti. .
Si avverta, che suo e loro anno doppio signi-ficato, e che praticamente il vero significato, di questi due Pronomi è sempre stabilito dal Sesso dell'Oggetto richiamato.
•T° Rapporto all' Oggetto che determinano, questi Pronomi debbono sempre seguirlo e nel Numero e nel Sesso. Quindi avremo « il mio li-bro; la vostra casa; i miei libri; le vostre case ec. »
DOMANDE
Che vuol dire Prononte ? (225)
Quali si chiamano Pronomi del-oggetto? (224)
Sapreste indicarli per ogni Numero e Sesso?Qual è il preciso valore di ciascuno di essi ?
Cosa dobbiamo in essi avvertire, riguardo all'Oggetto che richiamano? (I.°)
Cosa, riguardo all'Oggetto che determinano?; (II.°)
PRONOMI IND-OGGETTO
- Chiamiamo indicanti oggetto o più brevemente ind-oggetto, quei Pronomi che usiamo puramente per indicare un Oggetto complessivo; vale a dire, un Oggetto che altrimenti converrebbe esprimere, con più parole.
- Ecco di seguito i Pronomi ind-oggetto per ciascun Numero e Sesso.
UNALE
PLURALE
220. Questo indica Oggetto vicino a chi parla :
Codesto indica Oggetto vicino a chi ascolta: Quello indica Oggetto, che si considera lontano e da chi ascolta e da chi parla - Questi tre Pronomi sie-guono sempre il Numero ed il Sesso dell'Oggetto da essi indicato.
Ciò serve ad ambedue i Numeri e Sessi, e indica un Oggetto complessivo qualunque in ge-nere: come « Cio va bene; Ciò che viddi ec.Da ciò comprendete ec. » — Invece del Pronome ciò molte volte per altro usiamo questo o quello : come « Questo va bene; Quel che viddi ec. Da questo comprendete ec. »
230. Si avverta che invece di quest' Uomo, codest Tomo; e quell omo, quando tali espressioni sono Oggettivi cardinali (197), là Lingua italiana usa rispettivamente questi, codesti, e quegli: come « Questi è mio Fratello; Quegli é un gran Filosofo ec. »
23r. Si avverta inoltre che, sebbene di pochis-simo uso, abbiamo anche le espressioni ossia i Pronomi ind-oggetto costui, codestui, colui - costei, codesta, colei - costoro, codestoro, coloro; e che ciascuna di tali espressioni equivale ad uno dei primi tre da noi già fissati Pronomi (228), rispettivamente congiunti con una delle seguenti Voci Uomo, Donna, Uomini, Donne - Quindi, Costui vuol dire quest' Uomo; Colei vuol dire quella Donno ec.
DOMANDE
Che significa la Parola composta ind-oggello? (227)
Quali diconsi Pronomi ind-oggetto?
Cosa intendete per Oggetto complessivo?
Esponete i varj Pronomi ind-oggetto per ciascun Numero
e Sesso. (228)
Qual differenza passa tra questi vari Pronomi? (229) Al Numero unale quando si usa questi, codesti, e quegli? (230)
Non vi sono altri Pronomi ind-oggetto? (23г)232. Chiamiario penericicardinali quei Pronoti,
i quali si usano soltanto come Cardini di giudizio, ed esprimono in genere un terz Oggetto che precisamente non sappiamo e non possiamo nominare.
- In italiano questi Pronomi sono due, egli e si; e per intrinseca loro natura sono sempre di
- Numero unale.
- Il primo, cioè egli, esprime che il Cardine di giudizio è un terzo Oggetto da noi non cono-sciuto; come « egli piove; egli tuonava; egli balend ec. ». Questo Pronome in italiano non si usa, ossia è sempre sottinteso; giacché diciamo semplicemente « piove, tuonata, balend ec. "
Si avverta di non confondere egli Pronome ge nerico-cardinale con egli Pronome maschile di terzo Oggetto (69); giacché sono essenzialmente diversi
235. Il secondo, civè si, esprime un Numero indefinito di terzi Oggetti animati ed attivi; come « si crede, si pretendeva, si vorrebbe ec. » cioe
" taluno crede, pretendeva, vorrebbe » oppure « alcuni credono; pretendevano, vorrebbero ec. »
AVVERTENZA SUL SI SEGNO-PASSIVO
236. La Lingua italiana molte volte esprime i
Giudizj passivi di terzo Oggetto colle voci destinate pei Giudizj attivi, unendo semplicemente allaVoce di Giudizio o al Verbo la particella si; come « I soldati si vedono in distanza; si ode il fragore delle armi; si desiderano le ricchezze; si ama l'ozio ec. » — Dunque la voce o particella si in questo caso giustamente sarà da noi chiamata segno-passivo, vale a dire segno di Giudizio passivo (53).
, Fissiamo dunque, che la Lingua italiana per rendere passivo un Giudizio attivo di terzo 0g-getto; molte volte gli aggiunge semplicemente la Voce o segno si, Voce affatto diversa da si Pronome generico cardinale (235).
DOMANDE
Quali diciamo Pronomi generici-cardinali? (237)
In italiano quali sono i Pronomi generici cardinali? (235) Qual è il valore del Pronome generico cardinale egli? (23.4) Qual è il valore del Pronome generico-cardihale si? (235)
La voce si è sempre Pronome ! (256)
Questa voce quando è puramente Segno-passivo?
PRONOMI GENERICI-NON-CARDINALI
- Chiamiamo generici-non-cardinali quei Pro-nomi, che mai sono Cardini di giudizio, e che servono in genere a richiamare qualunque Oggetto, il quale si trovi in una data Situazione.
- In italiano questi Pronomi sono due, ne, e vi oppure ci; e servono a qualunque Numero e Sesso.
- Il primo, cioè ne, richiama sempre o un Oggettivo relativato (218) o un Oggettivo cominciante (206) - Richiama un Oggettivo relativatoin « Vedeste l'Amico? Che ne dite? Parlatene bene ec. » cioè « Che dite' di lui? Parlate bené di lui ec. " - Richiamá un Oggettivo cominciante in « l'Amico va al fiume, ed io ne vengo' vale a dire « ed io vengo da esso ec. »
240. Il secondo, cioè vi oppure ci, richiama sempre o un Oggettivo terminante (208) 0 un 0g-gettivo contenente (212) - Richiama un Oggettivo terminante in « Andate in campagna? Forse vi andrò ec., cioè andrò ad. essa »- Richiama un Oggettivo contenente in « é in casa l'Amico? Non ci deve essere; non vi sarà certamente ec. » vale a dire « non deve essere in essa; non sarà in essa certamente ec. »'
DOMANDE
Quali diciamo Pronomi generici-non-cardinali? (237)
In italiano quali sono i Pronomi generici-non-cardinali? (258)
Qual è il valore del Pronome ne?. (23g)
Qual è il valore del Pronome generico-non cardinale vi o ci? (240)
PRONOME RIFLESSO
241. In un medesimo sentimento ossia in un Periodo di significante discorso, l'Oggetto che é Cardine di giudizio, alle volte può e suole presentarsi in qualche altra Situazione. In tal caso esprimendosi il Nome dell'Oggetto come Cardine di giudizio, la Lingua per indicare qualunque altra di lui Situazione invece di ripetere il Nome oggettivo usa una piccola Voce, porendola nellaSituazione conveniente. Ora questa Voce é ciò, che noi chiamiamo Pronome rilesso; giacché dessa riflette ossia rimanda la nostra attenzione verso l'Oggetto, che in quel Periodo é Cardine di giu-dizio.
242. I Pronomi riflessi in italiano sono mo, te, se, noi, voi, oppure le voci loro sostituite mi, ti, si, ci, vi; come si vede negli esempj seguenti:
io parlo di me
tu parli di te
egli parla di se ella parla di se
noi parliamo di noi
• voi parlate di voi essi parlano di se esse parlano di se
io comincio da me tu cominci da te
egli comincia da se ella comincia da se
noi cominciamo da noi voi cominciate da voi essi cominciano da se esse cominciano da se
343. Si fissi dunque, che il Pronome riflesso,
s.° per tutti i terzi Oggetti di qualunque Numero e Sesso è sempre la voce se; 2.° per l'Oggetto parlante sono le voci me all'unale, noi al plurale;3. per l'Oggetto ascoltante sono le voci te al-
l'unale, ed al plurale voi.
Per energia di espressione sogliamo spesso ai
Pronomi riflessi aggiugnere la voce stesso o medesimo (7), ponendola al conveniente Numero e Sesso; come i lo incolpo me stesso; ella incolpava se stessa; incolpate voi stessi ec. »
• 244. Le voci me, te, noi, voi, o le sostituite loro equivalenti mi, ti, ci, vi, sono anche Nomi generici degli Oggetti parlante e ascoltante (68, 70).
Inoltre le voci vi e ci sono anche Pronomi gene-rici-non-cardinali (238) - Parimenti la voce si , sostituita al Pronome riflesso se, è alle volte Pronome generico-cardinale (233), ed alle volte segno
passivo (236).
In diverse circostanze una stessa Voce potendo esprimere Idee affatto diverse, è dunque della massima entità l' esercitarsi a leggere analiticamente; vale a dire, l'esaminare in ogni incontro il valore e la natura d' una data Voce qualunque.
DOMANDE
Cosa intendete per Pronome riflesso? (241)
Qual è il Pronome riflesso per l'Oggetto parlante? (243)
Quale per l'Oggetto ascoltante?
Quale per un terza Oggetto qualunque?
Conjugate. qualche Verbo col Pronome riflesso. (242)
AVVERTENZA SUI PRONOMI
245. Oltre gli analizati finora esistono nel Linguaggio altri Pronomi, come ognuno, caluno,ciascuno, chiunque ec., che giustamente potrebbero chiamarsi Pronomi generici - Tralascio però di qui esporli; giacché é troppo facile conoscerli col semplice esercizio di riflessiva analitica Lettura.
AVVERTENZA SULLE VOCI SOSTITUITE
246. Le Voci ed Espressioni sostituite, cioè poste in luogo di altre, nel discorso sono moltissime, ed è necessario saperle riportare alla primitiva loro indole è natura. Ciò è per altro assai facile, quando si faccia la debita attenzione al sentimento
Quindi per amore di brevità credo potermi dispensare dal qui farne qualunque enumerazione.
247. Le Cose da noi esposte finora riguardano singolarmente la Parte filosofica del Linguaggio.
Quindi sono applicabili a tutte le Lingue, come-da noi furono applicate alla Lingua italiana - Conoscendo la propria Lingua filosoficamente, in fondo possiamo dunque dire di conoscere tutte le altre Lingue esistenti e possibili; e non dobbiamo per ciò che applicarci allo studio della Gramma-cica di ciascuna. Importa dunque molto il sapere, in che deve consistere tale Grammatica.
248. Lo scopo della Grammatica e d'insegnare, come in un dato Linguaggio dubbiamo esprimerci scrivendo o parlando (6, 7). Ora per parlare o scrivere convenientemente una data Lingua qua-lunque, bisogna conoscere i suoni e segni dalla convenzione attaccati a ciascuna Idea, e inoltre l'ordine con cui debbono presentarsi ossia succedersi le idee e quindi i segni e suoni ad essecorrispondenti. Ma tali cose 'dipendono esclusivamente dall'Abitudine, e per esse non può as segnarsi Regola alcuna. Infatti gli uomini abbisognano forse di Regole per ben apprendere la propria Lingua nazionale? Ma le scritte Regole grammaticali non son esse posteriori all' esistenza delle Lingue? - Dunque la vera Grammatica d'una Lingua qualunque propriamente non è altro che l'Uso, ossia l'Esercizio nella Lingua me-desima.
- Vi sono però in ogni Lingua alcune par-ticolarità, che ridotte a Regole generali sono uti-lissime, e servono mirabilmente a facilitare l'intelligenza perfetta della Lingua che si studia. La Grammatico seritta di qualunque Lingua non deve dunque contenere che queste Regole gene-Tali. Esse sono essenzialmente pochissime, perché debbono essere le sule utili essenzialmente; e si faccia bene attenzione, che tali Regole non debbono studiarsi, se non quando gia s'intende la Lingua medesima per cui sono scritte.
- Io mi era proposto di stendere col mio Pia-no, ad uso degl' Italiani, le Regole per le Lingue italiaria; latina, francese, inglese e tedesca.
'Alcune spiacevoli combinazioni però me lo anno impedito, almeno per ora. Quindi mi limito a qui brevemente indicare, cosa secondo il mio sistema dovrebbe essenzialmente contenere una Grammatica scritta qualunque.I.° Fissare, quanti Sessi la Lingua N. considera, nei Nomi oggettivi.
II.® Esporre, ciò che in ambedue i Numeri serve a distinguere i varj Sessi fra lora
III.® Esporre le varie Desinenze, che un Nome può avere al Numero tanto unale che plurale:
IV.® Stabilire, se nel discorso possa praticamente tacersi qualcuna delle tre Parti di giudizio.
V.° Esporre le Voci di Numero e d'Ordine, come pure le Voci multiple, aliquote. ec.
VI.° Stabilire, qual desinenza prenda l'Attributo ne' Giudizj neutri e passivi.
VII. Stabilire, qual desinenza prenda la Voce verbale ne' Giudizj attivi.
VIII.® Fissare, come si formi l' Espressione femminile nei Nomi qualitativi e di Azione.
IX.° Fissare, come si formi l'Espressione plurale in qualunque Nome.
X.° Stabilire il Nome generico degli Oggetti parlante e ascoltante, tanto quando sono Cardini di giudizio, come se trovansi in altre Situazioni.
XI.° Stabilire il Pronome generico pei terzi Og-getti, tanto cardinali come posti in altre Situazioni.
XII.® Esporre la legge di convenienza rapporto al Nome d' un solo Oggetto ascoltante.
•XIII.® Esporre il modo di esprimere il massimo
Aumento nelle cose.
XIV.® Esporre il Modo di esprimere qualunque
Confronto.XV.° Esporre per ciascun Tempo di ciascun
Modo la Conjugazione della Voce giudicante, dei Verbi ausiliarj, e dei Verbi considerati Modelli di Conjugazione.
XVI.® Fissare, come debba esprimersi un Og gettivo, un Qualitativo ed un Giudizio che sia det-oggetto.
XVII® Fissare, come debba esprimersi un Og gettivo ed un Giudizio che sia det-azione.
XVIII.® Esporre, come nei Nomi Oggettivi debba esprimersi ciascuna delle varie Situazioni.
XIX.® Fissare i Pronomi det-oggetto.
XX.° Fissare i Pronomi ind-oggetto.
XXI.° Fissare i Pronomi generici-cardinali.
XXII.® Fissare i Pronomi generici-non cardinali.
XXIII® Fissare i Pronomi riflessi, e la Voce
d' energia.
XXIV. Con degli esempj esporre le più frequenti Voci sostituite, riguardanti singolarmente i Pronomi e qualche altra essenziale Parte di di-scorso.TEMPo
TEMPO
TENPO
TEMPO
(TAVOLA I*)
PR
io sono felice
este felice
noi siamo felici
voi siete felici
essi sono felici
PASSATO-CONGIUNTO
io sono stato felice tu sei stato lelice egli è stato felice
noi siamo stati felici voi siete stail felici essi sono stuti felici
(TAVOLA 11.")
• PASSATONTO
Quando l'a ,
io era infermo su eri infermo
egli era inferme
noi eravamo inf voi eravate infe
essi erano infern
FITURO-ANTERIORE
L'A mico partira, quando io sarò stato promosso tu sarai stato promosso egli sarà stato promosso noi saremo stati promossi voi sarete stati promossi essi saranno stati promossi (T'AVOLA III.")
FUTURO
Se l'Amico
io sarei felice
lu saresti felice arei felice
l'Amico giugnesse,
egli sarebbe felicarerei be felice voi sareste felici saremmo felici
essi sarebbero
sarebbero felici
(TAVOLA IV.")
FUTURo
oh fossi io piu 8 io pronosso domani! oh fosse e pis cu promosso domani!
egli promosso domani!
oh fosi noi pi mo noi promossi domani !
voi promossi domani!
oh fossero essi Piro essi promossi domani![EMPO
PRESENTE
io sono felice
tu sei felice
egli è felice
noi siamo felici
voi siete felici
essi sono felici
TEMPO"
PASSATO-IDENTICO
Quando l'Amico parti
io era infermo
tu eri infermo
egli era infermo
noi eravamo infermi
voi eravate infermi
essi erano infermi
Quando l'Amico parti
io era stato ferito
parti, appena
10 Jai stato ferito
L'A mico partira. quando io sarò stato promosso
tu eri stato ferito
egli era stato ferito
tu fosti stato ferito
egli fu stato ferito
tu sarai stato promosso egli sarà stato promosso
noi eravamo stati feriti
voi eravate stati feriti
essi erano stati feriti
noi fummo stati feriti
voi foste stati feriti
essi furono stati feriti
noi saremo stati promossi voi sarete stati promossi essi saranno stati promossi
(TAVOLA III.")
TEMPO
PRESENTE
Se l'Amico fosse giunto, io sarei felice
tu saresti felice
egli sarebbe felice
noi saremmo felici
voi sareste felici
essi sarebbero felici
PRESENTE
oh fossimo noi più giovani!
oh foste voi più giovani!
oh fossero essi più giovani!
MODO CERTO ISOLATO
PASSATO
io fui felice
tu fosti felice
egli fu felice
noi fummo felici
voi foste felici
essi furono felici
FUTURO
io sarò felice
tu sarai felice
egli sarà felice
noi saremo felici
voi sarete felici
essi saranno felici
MODO CERTO-DIPENDENTE
PASSATO-ANTERIORE
NTERIORE CONGIUNTO
MODO CERTO-CONDIZIONATO
PASSATO
Se l'Amico fosse gianto, io sarei stato felice tu saresti stato felice egli sarebbe stato felice noi saremmo stati felici voi sareste stati felici essi sarebbero stati felici
MODO DESIDERATIVO
PASSATO
fossi io stato pit attento!
foss' egli stato più attento!
1 fossimo noi stati
Josti von si st pi pit attenti! fossero essi stati più attenti!
(TAVOLA I.")
PASSATO-CONGIUNTO
io sono stato felice tu sei stato felice egli è stato felice
noi siamo stati felici
voi siete stari felici essi sono stati felici
( TAVOLA 11.ª)
FUTURO-ANTERIORE
FUTURO
Se l'Amico giugnesse,
io sarei felice
tu saresti felice
egli sarebbe felice
noi saremmo felici
voi sareste felici
essi sarebbero felici
(TAVOLA IV.")
FUTURO
fossi io promosso domani!
fossi tu promosso domani!
foss' egli promosso domani !
fossimo noi promossi domani!
foste voi promossi domani!
fossero essi promossi domani
TEMPO
PRESENTE
sii tu il primo
sia egli il primo siam voi i prin sieno essi i primi
MODO VOLITIVO
FUTURO
sarai tu il primo sarà egli il primo saremo noi i primi sarete voi i primi saranno essi i primi
TEMPO
PRESENTE
sia pur io il più giovine :
sii pur tu il
si pur esil p, giovince:
siamo pur nor piu giovani:
siate pur voi i più giovani:
sien e esigue giovani:
MODO SUPPOSITIVO
PASSATO
sia pur io stato l'ultimo:
su pur tu stato l'ultimo:
sia pur egli stato l'ultimo :
siamo pur noi stati gli ultimi:
siate pur voi stati gli ultimi: sieno pur essi stati gli ultimi :
Che s' inferisce da ciò?
L'ebro
PRESENTE
se io fossi felice, se tu fossi felice, se egli fosse felice, se noi fossimo felici, se voi foste felici se essi fossero felici,
L'Ámico gioirebbe.
MODO CONDIZIONANTE
PASSATO
se io fossi stato felice, se tu fossi stato felice, se egli fosse stato felice, se noi fossimo stati felici, se voi foste stati felici se essi fossero stati felici,
L'Amico gioirebbe.
(TAVOLA V.")
( TAVOLA VI.")
FUTURO
sia pur io promosso tra poco:
sii pur tu promosso tra poco:
sia pur egli promosso tra poco:
siamo pur noi promossi tra poco:
siete pir esi promossi tra poco :
Qual utile per l'Amico?
(TAVOLA VII.")
FUTURO
se io fossi promosso domani, se tu fossi promosso domani se egli fosse promosso domani, se noi fossimo promossi domani, se voi foste promossi domani, se essi fossero promossi domani,
L'Amico gioirebbe.TEMPO
PRESENTE
Si crede, che io sia felice che tu sii felice ch'egli sia felice che noi siamo felici che voi siate felici che essi sieno felici
TEMPO
PASSATO-IDENTICO
io fossi infermo
tu fossi infermo
egli fosse infermo
. noi fossimo infermi
voi foste infermi
essi fossero infermi
TENPO
PRESENTE
che, se lÁmico fosse giunto,
io sarei felice
. tu saresti felice
egli sarebbe felice
. noi saremmo felici
voi sareste felici
essi sarebbero felici
MODO INCERTO ISOLATO
PASSATO
Si crede, che io sia stato felice che tu sii stato felice ch' egli sia stato felice che noi siamo stati felici che voi siate stati felici che essi sieno stati felici
FUTURO
Si crede, che io sarò felice che tu sarai felice ch' egli sarà felice che noi saremo felici che voi sarete felici che essi saranno felici
MODO INCERTO-DIPENDENTE
PASSATO-ANTERIORE
chei quee si grede i emico,
io fossi stato ferito tu fossi stato ferito
egli fosse stato ferito
noi fossimo stati feriti
voi foste stati feriti
essi fossero stati feriti
MODO INCERTO-CONDIZIONATO
PASSATO
Si crede,
che, se l'Amico fosse giunto,
io sarei stato felice tu saresti stato felice
egli sarebbe stato felice
noi saremmo stati felici
voi sareste stati felici
essi sarebbero stati felici
( TAVOLA VIII.")
ASSCLUTO-POSTERIORE
Si credeva, si credette ec. che io sarei stato felice che tu saresti stato felice ch'egli sarebbe stato felice che noi saremmo stati felici che voi sareste stati felici che essi sarebbero stati felici
( TAVOLA IX.")
FUTURO-ANTERIORE
Si crede, che, quando giugnerà l'Amico,
io sarò stato promosso tu sarai stato promosso egli sarà stato promosso noi saremo stati promossi voi sarete stati promossi essi saranno stati promossi
(TAVOLA X.")
FUTURO
chs, stel Amico giugnesse ,
io sarei felice
tu saresti felice
egli sarebbe felice
noi saremmo felici
voi sareste felici
essi sarebbero feliciTEMPO
PRESENTE
son io felice?
sei tu felice?
è egli felice?
siamo noi felici?
siete voi felici?
sono essi felici ?
LEMPO
PASSATO-IDENTICO
Quando parti l'Amico,
era io infermo :
eri tu infermo?
era egli infermo ?
eravamo noi infermi?
eravate voi infermi ?
erano essi infermi?
TENPO
PRESENTE
Se l'Amico fosse giunto,
sarei io felice?
saresti tu felice ?
sarebbe egli felice?
saremmo noi felici?
sareste voi felici?
sarebbero essi felici?
TEMPO
PRESENTE
sarei sconoscente a tal segno?
saresti sconoscente a tal segno?
sarebbe sconoscente a tal segno?
saremmo sconoscenti a tal segno ?
sareste sconoscenti a tal segno?
sarebbero sconoscenti a tal segno?
MODO INTERROGATIVO-ISOLATO
PASSATO
fui io felice?
fosti tu felice?
fu egli felice?
fummo noi felici ?
foste voi felici?
furono essi felici?
FUTURO
sarò io felice?
sarai tu felice ?
sarà egli felice?
saremo noi felici ?
sarete voi felici ?
saranno essi felici?
(TAVOLA XI.")
PASSATO-CONGIUNTO
son io stato felice ?
sei tu stato felice ? è egli stato felice?
siamo noi stati felici?
siete voi stati felici ?
sono essi stati felici?
( TAVOLA XII.")
MODO INTERROGATIVO-DIPENDENTE
PASSATO-ANTERIORE
Quando l'Amico parti, era io stato promosso?
eri tu stato promosso ?
era egli stato promosso?
eravamo noi stati promossi ?
cravate voi stati promossi?
erano essi stati promossi ?
FUTURO-ANTERIORE
san ando pamico partira,
sarai tu stato promosso?
sarà egli stato promosso?
saremo noi stati promossi ?
sarete voi stati promossi ?
saranno essi stati promossi ?
( TAVOLA XIII.")
MODO INTERROGATIVO-CONDIZIONATO
PASSATO
Se l'Amico fosse giunto,
sarei io stato felice ?
saresti tu stato felice?
sarebbe egli stato felice?
saremmo noi stati felici ?
sareste voi stati felici ?
sarebbero essi stati felici?
FUTURO
Se l'Amico giugnesse,
sarei io felice ?
saresti tu felice?
sarebbe egli felice?
saremmo noi felici?
sareste voi felici?
sarebbero essi felici?
( TAVOLA XIV.*)
MODO INTERROGATIVO-DUBITATIVO
PASSATO
sarei stato sconoscente a tal segno ?
saresti stato sconoscente a tal segno ?
sarebbe stato sconoscente a tal segno ?
saremmo stati sconoscenti a tal segno?
sareste stati sconoscenti a tal segno?
sarebbero stati sconoscenti a tal segno?
FUTURO
sarei sconoscente a tal segno?
saresti sconoscente a tal segno?
sarebbe sconoscente a tal segno ?
saremmo sconoscenti a tal segno?
sareste sconoscenti a tal segno?
sarebbero sconoscenti a tal segno?MODO GENERICO-DETERMINANTE
(TAVOLA XV.")
TENPO
IDENTICO
ANTERIORE
io credo, credetti, crederò ec.
tu credi, credesti, crederai ee.
essere felice
egli crede, credette, credera ec.
noi crediamo, credemmo, crederemo ec.
voi credete, credeste, crederete ee.
essere felici
essi credono, credettero, crederanno
ee
essere stato felice
essere stati felici
POSTERIORE
esser per essere felice
-
dover essere felice poter essere felice esser per essere felici dover essere felici poter essere felici
MODO GENERICO SOSTITUITO
( TAVOLA XVI.")
SOSTITUITO PRIMO
TEMPO
IDENTICO
ANTERIONE
POSTERIORE
essendo giovine
essendo stato promosso....
essendo giovani
essendo stati promossi ) ... dovendo essere promos
dovendo essere promosso
-
io studio, studiai, studierò ec.
tu stud), studiasti, studierai ec.
egli studia, studio, studiera ec.
noi studiamo, studiammo, studieremo cc.
voi studiate, studiaste, studierete ec.
essi studiano, studiarono, studieranno ec.
( TAVOLA XVII.")
SOSTITUITO SECONDO
TEMPO
IDENTICO
essendo io debole, essendo tu debole, essendo egli debole,
essendo noi deboli,
essendo voi deboli
essendo essi deboli
ANTERIORE
essendo io stato infermo, essendo tu stato infermo, essendo egli stato infermo, essendo noi stati infermi, essendo voi stati infermi essendo essi stati infermi,
POSTERIORE
dovendo tu essere promosso
dovendo noi essere promossi, l'Amico ci accompagna, accompagnò, accompagnerà ec.
dovendo voi essere promossi,
'Amico vi accompagna, accompagnò, accompagnerà ec.
dovendo essi essere promossi./ l'Amico li accompagna, accompagnò, accompagnerà ec.
(TAVOLA XVIII.")
SOSTITUITO TERZO
TEMPO
IDENTICO
essendo io giudice,
essendo noi giudici, .
essendo voi giudici, essendo essi giudici, •
ANTERIORE
essendo io stato giudice, essendo tu stato giudice, essendo egli stato giudice, essendo noi stati giudici essendo voi stati giudici essendo essi stati giudici,
POSTERIORE
dovendo io esser giudice, dovendo tu esser giudice, l'Amico spera, sperò, spererà co
dovendo egli esser giudice,
lovendo voi esser giudici, :: Amico spera, sperò, spererà eco
dovendo voi esser giudici dovendo essi esser giudici,
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