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Monday, October 28, 2024

Grice e Rosa

 Rosa, scienziato naturalista, direttore del Museo Zoologico di Torino, diede alle stampe il suo progetto di lingua internazionale nel Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata della Regia Università di Torino con l'articolo «Le Nov Latin, international scientific lingua super

natural bases» il 15 ottobre 1890.135

  1. Daniele Rosa nacque a Susa il 29 ottobre 1857 e morì a Novi Ligure il 26 aprile 1944.

Appassionato di evoluzionismo e ottimo conoscitore di lingue moderne e antiche, decise di basare il suo studio di lingua a posteriori, come si deduce dallo stesso nome della lingua, sul lessico latino.

Rosa dichiarò che la sua lingua può essere letta da qualsiasi studioso senza che questi la abbiaprima imparata - fondamentale caratteristica che sola può rendere una lingua veramente internazionale - e può essere scritta dopo appena poche pagine di spiegazione, senza il bisogno

del dizionario. 136Vedasi MARIo Pel, One language for the world, New York, Biblo and Tannen, 1968, pp. 125-126.

L'alfabeto è quello latino, con l'unica differenza che non è presente la lettera «y», e la pronuncia dei grafemi e delle loro combinazioni è quella italiana. Il sistema di accenti segue le regole

dell'accento latino, per cui:

le parole bisillabe hanno accento sempre sulla prima sillaba (es. lat. LAUDO ['lawdo]);

  • in parole con più di due sillabe, l'accento tonico cade sulla penultima sillaba se questa è lunga (es. lat. AUDIRE [aw dire]), altrimenti sulla terzultima (es. lat. ANIMUS
    [' animus]);
  • l'accento non cade mai prima della terzultima sillaba.L'articolo

    Gli articoli si dividono in determinati, al singolare «le» e al plurale «les», e indeterminati, «un»

    di cui non esiste la forma plurale.

    I nomi e gli aggettivi

    Queste due parti del discorso sono indeclinabili, ridotte alle loro sole radici, e le funzioni dei casi sono espletate dalle preposizioni. Si ottengono eliminando le lettere finali delle parole prese nella loro forma genitiva singolare latina, fino ad ottenere la loro «forma radicale» (la cui costruzione risulta allora chiara per i sostantivi di prima e seconda declinazione - es. lat. LUPI > «lup» -, ma molto meno per i sostantivi di terza, quarta e quinta - lat. DIEI > *«die»/*«di» - e forse, in definitiva, a discrezione del lettore, poiché non specificato dall'autore).Il genere

    Il genere è naturale e solamente le persone e gli animali di sesso femminile sono indicati con

    terminazione «-a».Il plurale

    Il plurale è ottenuto grazie al suffisso «-s» o «-es», secondo regole di eufonia decise dall'autore.

    Il plurale negli aggettivi è indicato solamente se questi non sono legati a un sostantivo.

    I gradi dell'aggettivo

    Questi sono indicati con le parole «plus», «mult», «vere».I numeri

    I numeri cardinali sono «un, du, tre, quat, quinq, sex, sept, oct, nov, dec, dec-un, dec-du,... vigint,

    trigint, quadragint,... cent. mill,..un million».

    I numeri ordinali si formano regolarmente aggiungendo ai numeri cardinali il suffisso «-esim» (es. «unesim, duesim, treesim»). Tuttavia, sono presenti anche «prim, secund, terti».

    I numeri moltiplicativi si conservano «semel, bis, ter» e gli altri si formano aggiungendo ai numeri cardinali le parole «vices, tempors» (es. «tres vices»).I pronomi

    I pronomi personali sono «me, te, il, ila, nos, vos, ils, ilas» ai quali viene aggiunto «hom» alla maniera del on francese (es. fr. on parle, it. 'si parla').

    Il pronome riflessivo è «se».

    I pronomi sono tutti indeclinabili.

    I pronomi (e aggettivi) possessivi sono «mei, tui, sui, nostr, vestr, lor».

    Vi sono poi tutta una serie di pronomi, conformi a quelli latini, ma ridotti alle loro radici («ist, il, id, alter, qui, aliq, quicunq, quidam, omn, null, nihil, tal, qual, tant, quant, ips, - e, dal latino volgare *METIPSIMU(M) - medesim») che possono prendere il suffisso del femminile (se non sono legati a un nome che già lo esprime) e del plurale.Vi sono poi tutta una serie di pronomi, conformi a quelli latini, ma ridotti alle loro radici («ist, il, id, alter, qui, aliq, quicung, quidam, omn, null, nihil, tal, qual, tant, quant, ips, - e, dal latino volgare *METIPSIMU(M) - medesim») che possono prendere il suffisso del femminile (se non sono legati a un nome che già lo esprime) e del plurale.

    I verbi

    La forma dei verbi cambia in base al modo e al tempo, ma non in base alla persona, secondo le

    seguenti regole:

  • l'infinito termina in «ar, er, ir» - cioè è come l'infinito latino meno la vocale finale - ed
  • è uguale all'indicativo (es. «me amar» 'io amo' e 'amare');
  • l'imperfetto termina in «aba, eba, iba» (es. «me amaba» 'io amavo');
  • Il participio presente termina in «ant, ent, ient» (es. «amant» 'amante')
  • il participio passato termina in «a, e, i» (es. «ama» 'amato');
  • il futuro si forma attraverso il prefisso «vol» (es. «me vol amar» 'io amerò');
  • il condizionale si forma attraverso il prefisso «vell» (es. «me vell amar» 'io amerei);
  • non vi sono né il congiuntivo né l'imperativo;
  • i tempi passati si formano tramite l'ausiliare «haber» seguito dal participio passato (es.
  • «me haber ama» 'io ho amato', «me habeba ama» 'io avevo amato', «me vol haber ama» 'io avrò amato', «me vell haber ama» 'io avrei amato', «habent ama» 'avendo amato');
  • la forma passiva si forma coniugando il verbo «star» 'essere' e aggiungendo il participio passato del verbo (es. «me star ama» 'io sono amato'
  • , «me staba ama» 'io ero amato').

    Per quanto riguarda i verbi deponenti, si trattano come se fossero attivi e si determina il loro infinito aggiungendo la desinenza dell'infinito attivo alla forma presente indicativa della seconda persona singolare, una volta eliminata la desinenza -IS (es. lat. HORTÄRIS > «hortarar»).

    L'infinito dei verbi irregolari si ottiene dal tema dell'imperfetto con applicazione del morfema della -r dell'infinito (es. lat. VOLEBAM, inf. VELLE > «voleba», inf. «voler»).

    Il verbo 'essere' (lat. ESSE), poiché troppo irregolare, è sostituito dal verbo regolare STARE,

    «star».

    Gli avverbi, le preposizioni, le congiunzioni, le interiezioni

    Sono identici a quelli del latino.

    La sintassi

    La sintassi, che a detta dell'autore è simile a quella delle lingue romanze e germaniche, deve seguire l'ordine più logico, evitare gli idiotismi, le espressioni metaforiche, in virtù della loro non universale intellegibilità, sopprimere tutte le parole che non sono strettamente necessarie.

    A questi lemmi latini sono da aggiungere, al bisogno: le parole di lingue derivanti da greco o latino, opportunamente riportate alla loro forma originale e poi nuovamente mutate secondo le regole del Nov Latin; le parole internazionali con ortografie particolari, che si mantengono tali e quali (es. New York); le parole internazionali che non derivano né dal greco né dal latino e che hanno forme diverse in ogni lingua, quanto più avvicinate alle regole della grammatica latina e, quindi, del Nov Latin (potrebbero essere un esempio le onomatopee).137 

    L'autore con il termine "parole internazionali" intende parole che si trovano almeno nelle lingue romanze e

    germaniche insieme.

    Si veda un esempio di Nov

    Latin fornito dall'autore stesso:

    Le nov latin non requirer pro le sui adoption aliq congress. Omnes poter, cum les precedent regulas, scriber statim ist lingua, etiam, si ils voler, cum parv

    individual modifications. 138

    COUTURAT, L. LEAU, op. cit., p. 419.

    Il progetto di Rosa si configura più come un breve elenco di indicazioni generali che come una vera e propria grammatica. La critica che si può avanzare ad un sistema di tal sorta è che non risponde veramente al problema dell'universalità linguistica visto che per poter essere utilizzato è necessario che i suoi fruitori conoscano già il latino. Posto anche che questi lo padroneggino, il Nov Latin, più che lingua ausiliaria, si presenta come una semplificazione di una lingua che già di per sé potrebbe essere indicata come universale, almeno tra i dotti, e soprattutto alla fine del XIX secolo. Se lo scopo era una semplificazione in vista di una comunicazione più veloce tra scienziati e studiosi, allora il fine può considerarsi raggiunto; se invece lo scopo era creare un sistema utilizzabile ex novo da qualsiasi persona, l'operazione appare discutibile.

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