PEANO
Agli albori del Novecento fece la sua comparsa una delle proposte di lingua internazionale inventata da italiani che conobbe più risonanza, il Latino sine flexione di Giuseppe Peano, presentato nel 1903 nella Revue de Mathématique 42 La Revue de Mathématique fu creata dallo stesso Peano nel 1891. Egli, assieme a molti altri studiosi, vi pubblicava
propri studi e ricerche sulla logica e sulla storia della matematica.Il suo creatore (nato in Piemonte nel 1858) non fu in realtà un linguista o un esperto di lettere - sebbene tra il 1897 e il 1928 abbia partecipato più volte a dei congressi dove venivano discussi problemi, oltre che di matematica, anche di filosofia, didattica e linguistica - ma, come si è già visto per altri autori analizzati nelle pagine precedenti, i suoi interessi principali furono la matematica e la geometria.Dopo aver frequentato il liceo classico a Torino, si iscrisse al corso di laurea di matematica e nello stesso anno in cui conseguì la laurea cominciò ad insegnare presso la stessa come assistente alla cattedra di algebra e geometria analitica prima, e di calcolo infinitesimale poi, fino a ottenere la cattedra personale nel 1884. Le sue scoperte in ambito scientifico gli valsero importanti riconoscimenti in ambito internazionale, la partecipazione a numerose accademie, come quella dei Lincei, e gli permisero di mantenere frequenti contatti con i massimi esponenti mondiali del
campo della ricerca matematica.Proprio per questo, egli intrattenne numerosi carteggi con gli altri eruditi del suo tempo, italiani e non, e fu perciò incentivato all'apprendimento delle lingue straniere. Nonostante la lingua latina avesse smesso da circa un secolo di essere la lingua internazionale delle scienze, Peano, che credeva ancora fortemente nella sua possibile internazionalità, sul finire del XIX secolo, pubblicò i suoi studi sui concetti primitivi di zero, numero e successore, intitolati Arithmetices Principia, proprio in latino. Tra il 1891 e il 1908 si dedicò similmente alla stesura di una imponente enciclopedia di concetti e teorie matematiche, il Formulaire, di cui furono stampate cinqueedizioni, la prima delle quali in francese e l'ultima proprio nella lingua internazionale da lui
elaborata, il Latino sine flexione.143 Le informazioni biografiche sono tratte da http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-peano_%28Dizionario-
Biografico%29/, a cura di Clara Silvia Roero. Consultato in data 02/05/2020.
- UMBERTO Eco, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli, 1996, p. 290.
- GIUSEPPE PEANO, Vocabulario de Latino Internationale comparato cum Anglo, Franco, Germano, Hispano, Italo, Russo,
Greaco et Sanscrito, Torino, Tipografia Cooperativa, 1904, p. 3. 43L'esigenza di creare una lingua internazionale deve essere nata in Peano proprio in risposta alla necessità di comunicare in maniera precisa e veloce con quanti più studiosi e colleghi di ogni nazione. Ma l'evento che diede il via alla composizione pratica di questa lingua fu probabilmente la pubblicazione, avvenuta qualche anno prima e curata da Louis Couturat, di frammenti inediti di Leibniz, nei quali il matematico e filosofo tedesco discute intorno all'istituzione di una lingua universale. La scelta, ricadde sul latino, sul quale egli operò una minuziosa opera di semplificazione, su esempio anche della lingua immaginata secoli prima da Leibniz, che «prevedeva una drastica regolarizzazione e semplificazione della grammatica, con una sola declinazione e una sola coniugazione, l'abolizione dei generi e del numero, l'identificazione di aggettivo e avverbio, la riduzione dei verbi a copula + aggettivo», e come rivela nelle parole di apertura del Vocabulario de Latino Internationale (1904), quando dice «In scriptio precedente "De latino sine flexione", me explica idea de Leibniz, que declinatione et conjugazione non es
necessario».145L'uso della lingua inventata allora, evidentemente a posteriori, era indirizzata alla comunità scientifica - la quale si supponeva avesse già delle discrete basi della lingua antica - e solamente alla comunicazione scritta. Così Peano ne parla in un altro articolo:
La differenza fra questa nuova applicazione e le precedenti è che mentre in matematica le idee sono precise, e le uguaglianze esatte, qui invece le idee o parole su cui si opera sono un po' elastiche, e le uguaglianze sono solo approssimate. Quindi sostituendo l'uno all'altro membro dell'eguaglianza,spesso si trascura il colore della frase. Ma ciò è un vantaggio nel linguaggio
scientifico, che tende al massimo di semplicità.'
- Vedasi l'articolo Il latino quale lingua ausiliare internazionale di Giuseppe Peano, al link https:///t.wikisource.org/wiki/Il_latino-quale_lingua_ausiliare_internazionale, p. 8. Consultato in data 15/03/2020.
46Sulla base di studi compiuti su altre lingue moderne, Peano decide di eliminare una buona parte del lessico latino dal vocabolario della sua lingua, così come nei secoli avevano già fatto altre lingue romanze «9000 nomen, 1700 adjectivo, et 2500 verbo Latino es mortuo in Franco|. Ergo
lingua moderno ignora numero enorme de voce de latino classico»
- GIUSEPPE PEANO, Vocabulario de Latino Internationale comparato cum Anglo, Franco, Germano, Hispano, Italo, Russo,
Graeco et Sanscrito, cit., p. 4. !47casi
I casi nel Latino sine flexione si esprimono solamente mediante l'uso di preposizioni, così com'è al giorno d'oggi per le lingue romanze, e non solo. In particolare si indica:
- il genitivo con la preposizione de;
- il dativo con ad;
- l'ablativo con ab, ex, ecc.;
- l'accusativo si desume dalla sintassi, secondo l'ordine SVO (nominativo-verbo-
accusativo) o secondo la costruzione qui (accusativo) -nominativo-verbo; - il nominativo non prevede l'uso di preposizioni.I nomi
I nomi si desumono talvolta dal nominativo, talvolta dal genitivo, applicando le seguenti regole:
- mantenendo la forma del nominativo (per esempio nel caso di parole di terza declinazione come il lat. MATER > «mater», o il lat. NOMEN > «nomen»);
- dal nominativo mutando le desinenze -US, -UM, -U, -ES (per esempio il latino classico LUPUS, BELLUM, CORNU, DIES) in «-0, -0, -0, -e» (in Latino sine flexione «lupo, bello,
corno, die»); - dal genitivo, cambiando la desinenza -I in «-o» e -IS in «-e» (es. lat. URBS > Lat. s.fl.
«urbe»);La conseguenza di questo tipo di semplificazione è la riunione di tutte le parole sotto un unicocaso, l'ablativo.
I pronomi
I pronomi personali sono «me, te, is (ea, id), nos, vos, iis (eae, eos)». I pronomi dimostrativi sono «isto, illo». Il pronome relativo è «que». I pronomi indefiniti sono «omni, ullo, nullo, alio, multo,
pauco».I generi
Come sosteneva Leibniz, la categoria del genere non ha senso in una lingua razionale, poiché i referenti inanimati di per sé non hanno genere. Peano decide di indicare il genere, per i soli referenti animati, con le parole «mas» e «femina» (ad esempio al posto di lat. MATER EST BONA Peano preferisce le forme indeclinabili «mater est femina bono»; ma poiché nell'idea di 'madre' è già contenuta l'idea del femminile, sarà sufficiente «mater est bono»). Il femminile si mantiene
poi nel caso dei pronomi personali «is, ea, id» (es. «ea est bono»).Il numero
Come per il genere, anche il numero non è marcato morfologicamente: per indicare il singolare e plurale è sufficiente apporre «uno» e «plure» (ad esempio la frase latina UNUM OS HABEMUS ET DUAS AURES [it. 'abbiamo una bocca e due orecchie'] in Latino sine flexione diviene «habemus uno uno ore et plure duo aure», che semplificato - visto che nell'idea di 'due' è già
contenuta quella di 'plurimo' - appare «habemus uno ore et duo aure»).I verbi
Ai verbi devono essere omesse le desinenze di persona, modo e quasi sempre del tempo. La forma del verbo deve essere scelta dalla sua forma all'imperativo (del tipo lat. EGO CURRO > Lat. s. fl.
«me curre»). Per comporre la forma dell'infinito è sufficiente aggiungere il suffisso -re alle forme dell'imperativo (del tipo «curre» > «currere») e allo stesso modo si formano anche le forme del passivo (es. sul verbo latino AMARE si avrà la forma indeclinabile ama, il cui infinito e passivo sono «amare»: così al presente attivo si ha «me ama te» e al presente passivo «me amare te»). Vi sono alcuni casi particolari: solo nel caso dei verbi «es, pote, vol, fi» le forme infinite sono «esse, posse, volle, fieri». I verbi deponenti vengono trasformati in attivi per limitare le irregolarità. Per esprimere i tempi si aggiungono locuzioni come «heri, jam, in passato, nunc, cras, in futuro, vol,
debe», ecc.Esempi:
- lat. EGO SCRIBO > «me (nunc) scribe»;
- lat. VOS LEGITIS > «vos lege»;
- lat. NOS AUDIVERAMUS > «nos in passato aude».
Per indicare la funzione del verbo (modo) si usano le particelle si, ut, quod, ecc. e alcune perifrasi.
Esempi:
- lat. LAUDANDO > «dum lauda»;
- lat. LAUDATO > «qui aliquo lauda»;
- lat. LAUDATURO > «qui lauda in futuro».
- ogni nome e verbo deve essere invariabile;
- devono essere presenti anche i vocaboli internazionali - scientitici - come «dyne,
metro» ecc.; - i vocaboli possono essere scelti non solo dal latino classico ma anche da quello che egli identifica come "latino popolare", ovvero diremmo oggi le lingue romanze o i volgari, qualora questo esista in almeno due di questi (come ad esempio caballus);
- la derivazione e la composizione dei vocaboli devono essere ridotte al modo seguente:
- i diminutivi si ottengono preponendo la parola «parvo» [it. 'piccolo/minuto'];
- i sostantivi astratti derivati da aggettivi sono sostituiti dagli aggettivi. Così il lat.
ALTITUDO > «alto», il lat. BONITAS > «bono»; - gli aggettivi che derivano da sostantivi sono sostituiti dal sostantivo al genitivo.
Così il lat. AUREO > «de oro», il lat. ROMANO > «de Roma»; - i sostantivi astratti derivati da verbi sono sostituiti dai verbi. Così il lat. VIVERE EST COGITATIO > «vive es cogita»;e. i sostantivi che esprimono colui che fa l'azione sono sostituiti da perifrasi. Così il lat. LAUDATORE > «qui lauda», allo stesso modo degli aggettivi derivanti da verbi,
così il lat ERRABUNDO > «qui saepe erra»;f gli avverbi derivati da aggettivi valgono tanto come aggettivi quanto come avverbi.
Così il lat. BREVI > «brevi», it. 'brevemente/breve';
g. per esprimere opposizione è sufficiente apporre il prefisso ne- (su analogia con le forme latine SCIO/NESCIO, FASTUM/NEFASTUM, ecc.): così il lat. DIFFICILE > «ne-facile», ABNORMALE > «ne-normale». In alcuni casi è possibile utilizzare
anche la preposizione «ab» 148Le informazioni sono tratte dalla trascrizione dello scritto di Giuseppe Peano, De latino sine flexione. Lingua auxiliare internationale, consultato in data 15/03/2020 al link http://www.gutenberg.org/files/35803/35803-h/35803-h.htm.
La pronuncia
Nonostante il Latino sine flexione sia stato pensato come lingue di comunicazione scritta, l'autore dà anche qualche informazione sulla sua possibile pronuncia, che è simile a quella dell'italiano,
ma non in tutti i casi:
GRAFIA
REALIZZAZIONE FONETICA
C
k
t
t
th
ph
f
ch
딘
h
h
rh
qu
ku
Giuseppe Peano sul finire del suo scritto asserisce che l'adozione di una lingua storico naturale come lingua internazionale è improponibile per via dei suoi risvolti politici. Così si spiega la sceltadel latino, lingua antica e ormai lingua di nessuno stato particolare e, se vogliamo, perfetta
proprio perché senza esercito.
A sostegno della sua tesi riporta gli studi di altri eruditi che nel tempo hanno avanzato proposte simili alle sue, tra i quali compaiono i lavori di Lullo, Kircher, Dalgarno, Wilkins, Leibniz e decisamente più recenti, quelli di Rosa, Zamenhof, Schleyer, Couturat e Leau (Histoire de la langue
universelle, 1903).
Egli diede mostra di conoscere la storia delle proposte di lingua universale anche nel suo articolo
Il latino quale lingua ausiliare internazionale edito nel 1903-1904 negli Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino, dove elenca le tipologie di proposte che nel corso dei secoli sono state avanzate per risolvere il "problema della confusione linguistica", quasi babelica, e in particolare si sofferma sulle due principali correnti dei suoi tempi: chi propone una semplificazione del latino e chi propone la creazione di una lingua internazionale a partire dal lessico internazionale. Ma poiché le parole facenti parte del lessico internazionale sono quasi tutte di origine latina, Peano ritiene più sensato ricorrere alla prima tipologia proposta, quella a cui in effetti è da ricondursi
anche il progetto del Latino sine flexione!149 Vedasi «Giuseppe Peano», al link https://it.wikisource.org/wiki/11 latino-quale lingua ausiliare_ internazionale,
consultato in data 15/03/2020.Dopo la pubblicazione dell'articolo, il Latino sine flexione fu utilizzato anche da altri studiosi come il matematico Vacca, in Sphoera es solo corpore, qui nos pote vide ut circulo ab omne puncto externo, il Lazzarini, in Mensura de circulo iuxta Leonardo Pisano,50 e come il professore di Mineralogia Ruggero Panebianco che discusse proprio della lingua internazionale nell'opuscolo Adoptione de lingua internationale es signo que evanesce contentione de classe et bello:!5
- Vedasi ALBANI, BUONARROTI, op. cit., p. 310. Ruggero Panebianco fu anche un grande appassionato di Esperanto,
tanto che era solito firmarsi "Esperantista Socialista".quest'ultimo, come si evince anche dal titolo della sua opera, vede nella lingua internazionale un modo per mettere la parola fine ai contrasti internazionali, e in particolare al capitalismo spietato:
«Interlinguista, quale que es suo opinione politico aut religioso ...] es certo precursore de novo systema sociale. Isto novo systema, in que homines loque uno solo lingua magis facile, commune ad illos [...] non pote es actuale systema de "homo homini lupus", sed es systema sociale in quetoto homines fi socio» 52 RUGGERO PANEBIANCO, Adoptione de lingua internationale es signo que evanesce contentione de classe et bello, Padova, Stab.
Grafico L. Boscardin, 1921, p. 8.Per ben adempiere a un tale compito, la lingua perfetta di Panebianco deve seguire gli stessi principi di quella di Peano: «Es evidente que essendo id sine grammatica, id es de maximo facilitate et simplicitate. Ergo, es per illo quasi impossibile ad fac ambiguitate, excepto ad praeposito. Etiam es multo plus rapido compone et scribe in isto lingua que in proprio lingua nationale»!53 Si capisce allora che egli auspica che il Latino sine flexione assurga a lingua di comunicazione non solo internazionale, ma anche quotidiana, e forse i suoi auspici si spingono sì avanti che lo vorrebbe elevato a lingua naturale, lingua madre di tutti i popoli.Nonostante sia stata utilizzata in più occasioni e sia tra le lingue ausiliarie internazionali italiane che conobbero più fortuna, la lingua di Peano non raggiunse mai la fama e la diffusione d'uso che in vari momenti raggiunsero altre LAI, come ad esempio l'Esperanto.
Ad ogni modo, rimane indubbia la qualità del progetto di Peano: un matematico che vedeva nella parola un'unità semplice e combinabile, indeclinabile, capace di esprimere il mondo in maniera esatta, così come fanno i numeri. Sua è infatti la citazione «parecchie equazioni logiche sono nello stesso tempo equazioni etimologiche»154 p. 5.
154 https://it.wikisource.org/wiki/il_latino_quale_lingua_ausiliare_internazionale,la lingua di Peano si limita a giustapporre, a comporre i suoi elementi invariabili secondo un ordine logico, eliminando gli imbarazzi della grammatica
latina classica.Nel 1908 Peano divenne presidente della «Accademia internazionale di lingua universale», e la rinominò «Academia pro Interlingua»!5 ¡L'accademia era nata nel 1887 sotto la presidenza di Alfred Kirchhoff con il nome di «Accademia internazionale di
Volapük». I suoi membri potevano utilizzare la lingua a loro più congeniale e intorno ad essa orbitarono esponenti dei più prestigiosi progetti di lingue ausiliarie internazionali. L'Accademia nel 1909 pubblicò la proposta di una nuova lingua universale di base latina con il nome, appunto, di Interlingua, sotto la quale si celava il Latino sine flexione del suo presidente, con qualche leggera modifica (come ad esempio l'uso della desinenza -s per indicare
il plurale).
Peano spiega anche come dovrebbe essere composto il vocabolario del Latino sine flexione
(pubblicato poi realmente nel 1904):
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