LINGUA
FILOSOFICO-UNIVERSALE
LINGUA
FILOSOFICO-UNIVERSALE
PEI DOTTI
PRECEDUTA
DALLA
ANALISI DEL LINGUAGGIO
OPERA
DI
MARIANO GIGLI
Già pubblico Professore di varie Facoltà
MILANO 1818
Società Tipografica de' CLAsSICI ITALIaNI
Contrada del Cappuccio N.° 5433.
PAsTA alla Repabica Letteraria un Piano Filo. sofico di Lingua Universale facilissimo ad eseguirsi, è il primario Scopo di quest' Opera - Immezzo alla tranquillità di cui gode attualmente l'Europa, pei PADRI de' Popoli, per le Nazioni, pei Filosofi qual occupazione migliore e più vantaggiosa di questa ?
II. Coerentemente all'indicato primario Scopo dell'Opera pareva, che dovessi scriverla non pei soli Italiani; quindi in una Lingua più generalmente conosciuta; quindi in Lingua Francese. Me ne astenni però; giacchè in un Italiano che scrive nel seno dell'Italia, poteva ciò sembrare un affettazione.
III. L'Esecuzione del Piano abbisogna del valido sostegno d'un GRAN-MECENATE: lo però non ne implorai alla mia Opera alcuno. E qual accoglienza potea nell' oscurità d' un Manoscritto sperare una progettata metafisica Novità, ed un complesso di forse non sempre facilmente intelligibili Raziocinj?
IV. Onde garantirmi dai rimbrotti e dalla critica di ehi o è incapace o abborre di oltrepassare i limiti della superficialità, prevengo; che per intendere la Materia qui trattata, non basta • leggere; come per possederla non basta averla intesa, Quindi questo Libro deve considerarsi precisamente come un libro di Matematica; il cui contenuto non può intendersi senza matu-ramente, dettagliatamente e ordinatamente meditarlo; nè può a fondo possedersi senza molto esercizio, accurati transunti, e frequenti ripetizioni.
V. Mi sarebbe stato facile mostrare l'applicazione di ciascuna
Teoria col prattico dettagliato sviluppo di analogli Esempi:
Ma non sempre l'o fatto, perchè gli Esempj in iscritto o aumentano la difficoltà, o quando pure la diminuiscano, snervano la Materia cul prolungarla soverchiamente - Altronde Teorie ragionate e metafisiche non sono dirette che a Pochi; e questi
Pochi trovano in loro stessi come supplire alla Concisione del-l'Autore.
VI. Rapporto alla Lingua Universale si avverta, che quando ai avesse apposita Grammatica e Dizionario, per apprenderla non è necessario conoscere le metafisiche Teorie del Linguag gio; ma basta sapere le Regole particolari di questa Lingua, facendone il debito confronto colla propria Lingua natia.
VII. La difficoltà di ben comprendere quanto premisi al
Piano di Lingue Universale, potrebbe in taluno produrre una grantaggiosa prevenzione per la lingua medesima. Quindi mi trovo obbligato a dichiarare che « Quando sia convenientemente spiegata, è più facile arrivare a conoscere perfettamente questa Lingua Universale, che non il solo primo Libro della Geometria di Euclide » - Le Teorie premesse poi servono specialmente a dar ragione del Piano che presento; mostrando esse ad evidenza, che la base dí questo Piano non è arbitra-ria, ma fondata sull' intrinseca natura del Linguaggio e delle
Cose.
VIII. Il mio Piano di Lingua Universale fû concepito e steso, senza che avessi mai nè sentito nè letto cosa alcuna in proposito. Tale stato d'ignoranza mi fû certamente vantaggioso; giacchè la smania di profittare dei lumi altrui avrebbe forse inceppato maggiormente il mio spirito - Terminato il mio Travaglio, à poi cercato istruirmi; ed ô letto l'Enciclopedia all'articolo Langue nouelle, la Pasigrafia di J.... de M....., lá Lingua Universale del P. Magnan, ed un Estratto di quella di M. Kalmar nel Nuovo Giornale dei Letterati d' Italia
‹ Tomo V. Settembre e Ottobre i773). In queste letture però rinvenni sufficiente motivo, e di ammirare il Genio più o meno felice che aveva presieduto a tali Opere, e di non essere malcontento di me stesso.
IX. Nello scrivere io mi supposi anteriore all'esistenza di qualunque formale Grammatica; e non consultai che la Natu-ra, il Raziocinio e le poche mic cognizioni — f'accia lo stesso,
Chi legge.Preso nel suo vero senso primitivo, il Linguaggio è un necessario semplicissimo Effetto di Natura; e precisamente come lo è nell'Ago Ma-gretico la Tendenza al Polo; come in un Pomo dall'alto abbandonato a se stesso, lo è il Cadere; come lo è nei Liquidi il Porsi a Livello coll' Ori zonte; come il Sollevarsi lo è nei. Vapori; in somma come in un Corpo qualunque è mero effetto di Natura il Peso, la Pressione, la 'Resistenza ec.
Infatti il Linguaggio non serve che ad esprimere la situazione dell'Uomo. Ora l' Uomo in determinate circostanze trovasi in una piuttosto che in altra situazione, unicamente in forza della sua essenza, delle sue facoltà, delle sue relazioni; vale a dire perchè è un Essere formante parte di Nasura. In lui tutto dunque è soggetto alle generiche Leggi dell' Esistenza. Dunque esprimendo la propria situazione, egli non può sortire dai limiti di queste Leggi.Ora tutto è fisso immutabilmente in Natura; e la diversità di Luogo e di Tempo non impedirà mai, che uguali Cause producano Effetti eguali.
Dunque una stessa Azione si effettua sempre e da-pertutto alla maniera medesima; uno stesso Oggetto sempre e dapertutto produce la medesima impres-sione; una stessa Qualità opera sempre e dapertutto la sensazione medesima. Dunque gli uomini di qualunque Clima, Secolo e Nazione, in eguali circostanze debbono tutti esprimersi alla maniera istessa; perchè in eguali circostanze il loro spirito si trova in eguale situazione.
Ed infatti analizando le Lingue usate vediamo, che anno tutte un fondo comune; vale a dire anno comune, ciò che forma l'assoluta essenza del Lin-guaggio, considerato come semplice effetto naturale -— Diverse Convenzioni possono sulla superficie del Globo esprimere le stesse Idee con suoni diversi e con diverso ordine dispositivo; perchè l'ordine ed i suoni in ciò sono relativi all'Abitudine ed al Clima: Ma le medesime Idee su qualunque punto del Tempo e del Globo avranno sempre la stessa naturale espressione; perchè la Natura è una sola, e dapertutto e sempre la stessa.
Debba un Uomo narrare, che nella foresta.
fû egli assalito da un feroce Animale. Che il no-str' Uomo sia europeo asiatico affricano o di Ame-rica, che il successo abbia avuto luogo in uno piuttosto che in altro secolo; sono cose del tutto indifferenti all' intrinseca natura del fatto, che sinarra. L'avvenimento è un solo: Dunque unico necessariamente esser deve in Natura il modo di esprimerlo.
Quindi in ogni Lingua prattica bisogna distinguere il Fondo di Natura dalle Proprietà di Con-venzione, ossia i Principj naturali dai Principi convenzionali. I Primi sono basati sull' essenza stessa delle cose; quindi necessariamente unici ed immutabili. I secondi non riconoscono altra base , che il Bisogno e Capriccio sociale; quindi necessariamente sono varj, come sulla Terra sono diverse le umane Società. Questi, altesa la bizzarra loro origine ed irregolarità, possono impararsi soltanto coll' uso: Quelli non possono conoscersi, che coll' attività di Raziocinio e di Meditazione — Quindi lo studio radicale di Lingua è filosofico, più che non fù creduto finora.
Sventuratamente per l'Umanità in ogni secolo i Maestri anche più rispettabili di Lingua, si limitarono a ridurre possibilmente a sistema le in ciascuna Lingua irregolarissime Proprietà di Conven-zione. La comparsa delle Grammatiche fe nel Linguaggio dimenticar la Natura. Si credette, che la Scienza di Lingua fosse esclusivamente riposta in quei sudati Volumi. La difficoltà anzi impossibilità di ritenere l' immenso numero di Regole e il numero anche maggiore d' Irregolarità raccolte nelle Grammatiche, fe' riguardare lo studio sistematico di Lingua come indispensabile alle Scienze ed ai progressi dello Spirito umano. Quindi la Gramma-tica presso tutti i Pappli divenne come il primo Nume dei pensanti Esseri sociali: Nume; cui si eressero Templi, quante le scuole di Lingua; cui si destinarono Sacerdoti, quanti i Maestri di Lin-gua; cui furono sacrificate Vittime, quanti i Discepoli di Lingua - Povera Infanzia! Una mano di ferro ti spinge, ti preme, ti schiaccia appiè dell'Ara di questa inconcepibile Divinità!
Ma non è egli vero, che molti senza neppur conoscere il Frontispizio di alcuna Grammatica imparano perfettamente la propria Lingua? Non è egli vero, che lo studio delle Grammutiche ci presenta una farragine di Vocaboli inintelligibili e eroti affatto di senso? Un Indice grammaticale non forma desso la più convincente la più palpabile prova dell' ignoranza, in cui siamo rapporto allo spirito all' essenza alla metafisica del Linguaggio ? :
O Voi, che forse già mi onoraste del titolo di Novatore; Voi, cui veggo addensato sul ciglio il Dispetto la Disapprovazione lo Sdegno, ditemi :
Potreste voi darmi una ragionevole, da Voi intesa è per me intelligibile Definizione del Genitivo per esempio, dell' Infinito, del Congiuntivo, del Geron-dio, del Supino, e di tant' altri Termini grazana-sicali? E quando vi troviate insufficienti anche solo a ragionevolmente definire tali usitatissime Denomi-nazioni, perchè assoggettarci ad apprenderle? Dove la Necessità? Dove l'Utile? Dove l'uso di quel celeste Raggio sublime, che infuse in noi l'onnipa-tente Soffio creatore? Rinunzieremo noi alla parte migliore della nostra Esistenza?Delle Produzioni umane sono perfette, delle umane Occupazioni sono essenzialmente vantaggiose, solo quelle che si basano sull' intrinseca natura delle Cose. Dunque lo studio ragionato di Lingua si fondi anch' esso sulla Natura. Si analizi : Si rimonti al-l'origine: Si provi col fatto, che siamo Esseri pensanti. Pel decoro della nostra specie, per l'utile della società, pel ben-essere di noi stessi dissipiamo nel Linguaggio quella Nube, che vi aggruppò dinanzi una troppo lungamente venerata Autorità -
Ragione! Uno slancio; ed il Bujo non più.
Distinti i Principi di Lingua in naturali e convenzionali, si averta; che quest' Opera si occupa dei secondi, soltanto nell' ultima Parte intitolata Lingua Universale; e che in tutto il rimanente cioè in tutte le generiche Teorie di Lingua essa non riguarda che i Primi. Quindi benchè sembri occuparsi delle Parole, pure dessa non risguarda assolutamente che le Idee rappresentate dalle Pa-role. Io o singolarmente cercato di farmi intelligi-bile, ulmeno quanto mi era permesso: E siccome la Materia trattata è astratta moltissimo di sua na-tura, fù mio primo studio presentarla sotto un aspetto meno difficile e non troppo metafisico. Chi brama però conoscerla in tutta l' estensione asso-luta, deve meditarla nel suo vero senso; vale e dire deve sempre considerare non le Parole in loro stesse, ma le Idee rappresentate dalle Parole. Così per esempio dicendo che te Voci si distinguono in Radicali Derivate e Sostituite, il Lettore filosofodeve intendere che sono radicali derivate o sostituite le nostre Idee, cioè quelle Idee che nel dis-
• corso si esprimono colle Voci rispettivamente loro convenienti. In egual maniera dicendo che da Monte deriva montuoso, da onesto deriva Onestà ec., devesi intendere, non che le Parole montuoso ed Onestà derivino dalle Parole Monte ed onesto, ma che le Idee rappresentate da montuoso ed Onestà derivano dalle Idee rappresentate da Monte, onesto ec.
Questa Osservazione è di somma importanza, e deve applicarsi a tutta l' Opera. Quindi si fissi ; che le Parole sono puri Segni rappresentanti le Idee; che le qui esposte filosofiche Teorie di Lingua risguardano soltanto le Idee; e che solo per facilitarne l'intelligenza molte volle à attribuito ò applicato ai Segni, ciò che devesi assolutamente ed esclusivamente intendere delle Idee da essi rappre-
sentate. •
Le Teorie generiche di Lingua non risguar.. dando che i Principi naturali, sono applicabili a tutte le Lingue: perchè tutte riducibili ad una sola, come unico è il Linguaggio della. Natura. Quindi queste Teorie non dovrebbero ragionevolmente applicarsi ad alcuna Lingua in particolare. È però troppo difficile tener dietro ad una lunga serie di Ragionamenti, che si presentano nel massimo grado di astrazione. Quindi per eliminare possibilmente tale difficoltà ò applicato le Teorie generali alla patria mia Lingua Italiana, in cui scrivo. Quindi chi legge, deve col suo spirito meditabonilo e ana-litico riportare tutti i Raziocinj al semplice loro stato primitivo, facendo astrazione anche dalla Lingua Italiana in cui sono scritti, e cui per chiarezza maggiore sono sempre applicati. È questo forse ur esigger troppo dalla penetrazione e sofferenza di molti; ma debbo farmi lecito asserire, che non è altrimenti possibile penetrare nello spirito fondamentale dell'Opera,•ANALISI DEL LINGUAGGIO
INTRODUZIONE
1. Il Lingaggio è il mezzo più comune impiegato dagli Uomini per comunicarsi reciprocamente i bisogni, i desiderj, i pensieri - L'uso inseparabile dalla convivenza sociale, insegna a ciascuno quanto è necessario per esprimersi conve-nientemente. Quindi le Teorie di Lingua sono inutili per la massima parte degli uomini; come sono pregiudicievoli alle Scienze alla Ragione ed a tutti le affastellate inconcepibili Regole gramma-ticali.
Il Filosofo peró che deve su tutro portare il suo ragionante spirito analitico, in punto Linguaggio potrebbe anch'egli esser pago di ciò che apprese per pratica? E nel secolo dell'Analisi dovremo con indifferenza veder sepolto nelle tenebre d'una rugginosa ignoranza il solo Linguaggio, l'interprete fedele de nostri pensieri, lo specchio dello spirito umano, il carattere distintivo per cui l'uomo si pone prino fra'gli esseri sensibili?A me sembra, che troppo debba interessarci il conoscere una cosa che ci riguarda si davvicino, e ch'è inseparabile dalla nostra sociale esistenza — Quindi mi permetto esporre il risultato delle mie meditazioni in proposito, considerando separatamente i Materiali del Linguaggio ossia le Voci
I. Come Elementi del Discorso :
II. Come Parti del Discorso.
Analizeremo nella Prima Parte ciù, che riguarda le Voci radicali e le moltiplici generiche Joro Derivazioni: Esporermo nella Seconda quanto richiedesi, onde nel discorso determinare con precisione e il Valore di ciascuna parola e le varie Situazioni in cui praticamente può presentarsi un
Oggetto.DELLE VOCI ELEMENTI DEL DISCORSO
- LLa Voci prese come Elementi del discorso cioè isolatamente (ossia per quello che ciascuna significa assolutamente in se stessa, senza riguardo ad altre voci che possono accompagnarla) da noi si distinguono in Radicali, Derivate, e Sostituite.
- Radicali o Primitive son quelle, ch' esprimono Cose effettivamente esistenti o in Natura o in Immaginazione (a) ; come Sole, dolce, fuggire, Marte, Lete, ec.
- Derivate son quelle, che provengono da Voci conosciute ed usate nella medesima Lingua (b);
- Le Idee non derivate da altre, ossia le Idee Primitive sono tutte o naturali o immaginarie; e sì le une che le altre anno nel nostro spirito una reale esistenza. La diversità che trovasi frà loro, si è; che le naturali ànno il loro Tipo fuori del nostro spirito, e le immaginarie nò.
- Le Idee Derivate sono come diramazioni delle Idee
Primitive; ossia anno la loro base sulle Primitive tanto naturali che immaginarie - Ogni Idea Derivata è propriamente un Idea puramente intuitiva; vale a dire è un Idea, che ci formiamo col dare a qualche Idea primitiva un nuovo aspetto o carattere puramente intellettuale.come solare, dolcezza, fuggitivo, marziale, le
ceo ec.
5. Sostituite son quelle, che per maggiore energia chiarezza o brevità si pongono in luogo d'altre Voci conosciute ed usate nella medesima
Lingua; come mio - pensante - laterra è fecondato dal Sole ec. per di me -che pensa - Il Sole feconda la Terra ec.
La Prima Parte è quindi naturalmente divisa in trè Sezioni; come gli Elemenci del Discorso lo sono in Voci radicali, dentare, e sostituite.
SEZIONE PRIMA
VOCI RADICALI
• •=
- Le Voci Radicali furono fissate dai Primi che parlarono una data Lingua qualunque, e i Posteri debbono adattarsi ad apprenderle - Quindi è reo di lesa Convenzione sociale, chiunque vo lesse in una Lingua introdurre de' nuovi suoni radicali meramente per capriccio o per vana pompa di spirito; ma e ciascuno autorizato a produrre delle Voci nuove, quando s'abbia ad esprimere qualche Idea, in un dato Linguaggio o non-espressas o mal-espressa finora.
- Le Voci Radicali da noi si distinguono in
Voci di Cosa, di Giudizio e di Rapporto; giacché le Cose, i Giudizj ed i Rapporti comprendono
l'intiera Esistenza.Voci di Cosa
- L'Uomo presentasi appena sul teatro della natura, che trovasi circondato dall'Esistenza e dal Moto: Gli schiera quella dinanzi gli Oggetti suvi moltiformi, e le sensibili loro Qualità; gli offre questo una serie non interrotta di moltiplici
- varianti Azioni.
- Le Voci destinate ad esprimere questi Ogget ti, Azioni e Qualità, son quelle che noi chiamiamo Voci di Cosa.
PARAGRATO 1.°
Oggetti - Chiamiamo Oggetto «Tutto cio, cui si attribuisce o può attribuirsi una qualunque Azione
• Qualità ».
- La Voce esprimente un Oggetto qualunque, è detta Nome sostantivo o semplicemente Sostan-tivo; essendo molto facile rilevare dalla sola definizione (10), che nella nostra mente ogni Oggetto deve di necessità essere sostantivo, vale a dire che ogni Oggetto è da noi concepito come sussistente.
- Gli Oggetti di cui si occupa il nostro Spi-rito, sono ora individui (a) ed ora generici: Quindi
(a) Si avverta di non confondere individuo con indivisibile - Un Oggetto è indivisibile, quando non è formato dall' unionetali saranno anche i loro Nomi. Quindi nel Linguaggio è necessario distinguere i Sostantivi determinati dagl' indeterminati.
13. È determinato ogni Sostantivo, che presenta allo Spirito un Oggetto unico e assolutamente in-
dividuo; come Roma, Danubio, Europa ec. È indeterminato ogni Sostantivo, che presenta allo Spirito un Oggetto generico, applicabile praticamente a varj Individui della natura; come Uomo, Pian la, Fiume, ec.
applicabili ad un numero maggiore o minore d'In-dividui; e propriamente secondoché sono applicabili ad Individui, i quali possono più o meno suddividersi in altri Generi e quindi in altri Nomi generici: Cosi il Nome Sostanza è più generico di Animale; e questo è più generico di Uomo, che pure è Nome generico di sua natura.
PARAGRATO 2°
Qualità
‹5. Chiamasi Qualità « Ciá che un Oggetto à in se di rimarcabile, e che potrebbe anche non avere senza cessare d'esistere »; o più semplice-
di varie parti; ed è individuo, quando lo consideriamo come solo, vale a dire come segregato e distinto da tutti gli altri Oggetti — Omero è Oggetto individuo: Il Punto Matematico ¿
•Oggetto indivisibile:mente, chiamasi Qualità « Ciò che in un Oggetto trovasi non assolutamente necessario alla di lui
esistenza ».
• •
x6. La Voce esprimente una. Qualità qualunque sarà da noi detta Nome qualitutivo, o semplicemente Qualitativo.
17. Fissato cosa deve intendersi per Qualità, determiniamo il valore di Proprietà d'un Oggetto — Proprietà chiamasi « Tutto ciò, senza cui l'Oggetto non potrebb'esistere ». Quindi le Proprietà d' ogni oggetto sono tutte comprese nel Nome dell'Oggetto medesimo. E siccome ciò che in un Oggetto è Proprietà, in un altro esser potrebbe Qua-lità; cosi è di somma importanza il sapere in ogni Oggetto ben distinguere l'una cosa dall'altra: Il calore per esempio è Proprietà nel Sole, nel Fio-oo ec., ed è Qualità nel Ferro, nel Marmo ec.
È facile ora intendere perché non può dirsi
Fuoco caldo, Neve bianca, Sole lucente ec.: cal-, do, bianco, lucente in tali Oggetti non sono Qualità ma Proprietà; e quindi espresse rispettivamente dai Sostantivi Fioco, Neve, Sole - Parimenti non può dirsi Fuoco freddo, Neve bruna, Sole oscu-ro; perche le Proprietà degli Oggetti Fuoco, Neve, Sole escludono rispettivamente le Qualità freddo, bruna, oscuro.
PARAGRADO 3.°
Azioni
88. Chiamasi Azione « Tutto cio, che.o si fa.o.può farsi o si suppone potersi fare da un Oggetto qualunque, e in qualsivoglia istante di Tempo ».
1g. Ogni Azione esigge dunque un Oggetto, che
Ja eseguisca — Ora alcune Azioni si riferiscono esclusivamente all'Oggetto eseguente, anno in esso il perfetto loro compimento, né possono per natura riguardare altr' Oggetto, né abbisognano del soccorso di aliri Oggerti per essere espresse colla massima precisione; come dormire, correre, passeggiare ec.: E queste da noi con ragione si chiamano Azioni deberminate; giacché nella nuda loro espressione contengono quanto è necessario alla in tutta l'estensione perfetta loro intelligenza - Altre Azioni pui per natura sono riferibili a molti Og-getti, i quali possono essere diversi e dall'eseguente e trà loro; come premiare, esporte, ferire ec.: E queste da noi con eguale ragione si chiamano Azioni indeterminate; giacché colla semplice loro espressione ci presentano soltanto un Idea generica di loro stesse, Idea in un pratico discorso quasi sempre insignificante, Idea la cai estensione limi tazione o determinazione dipende dall'Oggerto in cui finiscono tali Azioni
50. Dunque le Azioni possono turte filosoficamente distinguersi in steterminase e indetermai nate - È determinata ogni Azione, la quale proce in tutta la sua estensione possibile non può per natura riguardare Oggetti diversi dall'Oggetto che la eseguisce ossia eseguente: È indeterminata ogni
'Azione, la quale può per intrinseca natura riguardare anche Oggetti diversi dall' Oggetto eseguente
l' Azione medesima.Voci di Giudizio
21. L'Uomo nello stato di natura per poca 0s-servatore ohe sia, facilmente si avvedo, che lo Qualità e le Azioni dipendono assolutamente dagli Oggetti (a); e che le prime ne sono come tante emanazioni, e le seconde come tante conseguenze.
Egli quindi comincia a considerare gli Oggetti come cause primarie delle sue sensazioni; e ad essi riporta e Azioni e Qualica.
- Quindi appressandosi ad un Oggetto qualun-que, è sua prima cura l'osservare altentamente e quali ditionda o includa Qualità, e di quali Azioni sia desso capaco. Conseguenza naturalissima di tale osservazione sarà il conoscere la stato e la partico larità dell'Oggetto; e quindi se ad esso convenga . o non convenga tale o tal altra Azione e Qualità.
- Se dunque l'Uomo abbia a comunicare la sua Scoperta ad altrui, deve nocessariamente fissare una Voce che affermi ed una che neghi; assia una Voce che congiunga al Nome di Oggetto quello d' una daia Azione o Qualità, ed una Voce che dal Nome di Oggatia allamani il Nome d'una
←
(a) Noi supponiamo l'Uomo nei filosofici primordi della Creazione e della sua mentale Esistenza; quindi non avvezzo alla contemplazione d'Everi astratti, d'Esseri intellettuali epirituali e morali; quindi escluiramante oceupato degli Oggetti Asici:,
che lo circondano.data Azione o Qualità - La prima chiamasi Voce di Giudizio affermativo, la seconda Vuce di Giu
dizio nogativo.
34. In Italiano essere è l'espressione generica di Giudizio affermativo, non-essere quella di Giudizio negativo.
VERBI
a5. Dall'esposto superiormente (21, e seg) è facile rilevare, che il Linguaggio in origine non aveva i cosi detti Verbi; e che questi debbono la loro esistenza non alla natura delle Cose, ma al-l'ingegnosa variante bizzarria degli Uomini. Infatti correre, scrivere, premiare ec. in natura significano essere corrente, scrivente, premiante ec; e il solo capriccio, o tutt' al più l'amore di brevità. con gravissima lesione della chiarezza e facilità di Lingua, riuni queste due distintissime Voci: in una sola.
26. Richiedendo quindi l'Analisi del Linguaggio che sia il tutto possibilmente riportato ai suoi primi elementi, si vedrà di leggieri quanto importi l'e-sercitarsi nella decomposizione de' Verbi, onde acquistarne una giusta analitica idea. Questa decomposizione è per altro della massima facilità, fissando con definizione esattissima, che Verbo significa « Parola formata da due Voci, una di Giu dizio l' altra di Azione ».
• 27. E siccome ogni Azione è di sua natura determinata o indeterminata (20), cosi chiameremo rispettivamente determinato o indeterminato anche il Verbo che la esprime.Voci di Rapporto
• 28. Fissate le Voci di Giudizio e di Cosa, può l'Uomo convenientemente spiegare agli altri la sua situazione, i suoi bisogni, la sua volontà. Ma le Cose, ossia gli Oggetti le Qualità e le Azioni (9), anno o almeno possono avere molti e diversi Rapporti frà loro; come di Tempo, di Numero, d'Au-mento, di Luogo ec. Dunque per esprimersi con precisione è necessario nel Linguaggio stabilire delle.
Voci per ciascuno di tali Rapporti.
- Cosa nel nostro senso debba intendersi per Rapporto, è più facile rilevarlo dal contesto di questo Capitolo, che definirlo. Pure per chi ne bramasse la definizione, dico per Rapporto nel nostro senso intendersi « Tutto ciò che ci offre una Cosa qualunque, considerata non in se stessa ma relativamente ad altre Cose ».
- Premesso, che stante l'intrinseca loro natura non tutte le Cose possono o debbono avere gli stessi Rapporti, ch'è quasi impossibile assegnarli tutti sistematicamente, e che in tale materia fatto il primo passo è molto facile progredire da se colla sola guida dell'Analogia e del Buon-senso; mi limito a far dei Rapporti la seguente analitica Espo-sizione.
PARAGRAFO 1.°
Luogo
- 31. Luogo significa « Punto o Aggregato di Puntioccupato da un Corpo qualunque nello spazio; cioe
nella Natura ».
- Fissata questa definizione, l'idea che naturalmente si acquista d'un Corpo, cioè d'un Oggetto fisico-materiale, fa chiaramente conoscere, che uno stesso Corpo non può al tempo stesso trovarsi in due o più Luoghi diversi; e che due o più Corpi non possono al medesimo tempo occupare lo stesso
- identico Luogo.
- Essendo cosa molt'orvia, che l'Uomo debba considerare due o più Oggetti fisici al tempo steseo e che debba determinarne i Rapporti di Luogo,
—cioé la Vicinanza o Lontananza; le Parti supe riore, interna ec. — egli dovrà necessariamente far aso di apposite Espressioni, che noi chiamerema
Voci di Luogo; come sopra, solo, fuori, avar ti, presso ec.
PARAGRAFO 2.°
Тетро
34. Dal Moto nasco naturalmente l'idea del
Тетро.
Infatti il Moto non e che e L'effetto del pae saggio d' un Corpo dall'uno ad altro punto dello spazio ». Ora un Corpo non potendo al medesimo istante trovarsi in due Punti diversi (32), e il Punto in cui comincia il Moto essendo necessariamente diverso da quello in cui possiamo supporlo termi-nare, siegue che questo Corpo movendosi si tro-rerà successivamente in ciascun Punto dello Spa-zio che percorre. Quindi per fare il suo passaggio impiegherà tant' Istanti, quanti sono i Punti sulla linea percorsa; vale a dire nel primo Istante si tro-terà sul primo Punto, nel secondo Istante sul se condo Punto, e cosi di seguito; finché nell'ultimo Istante sarà sull'ultimo Punto del suo cammino.
Ma i punti dello Spazio percorsi dal Corpo si succedono immediatamente, e formano una Linea continuata. Dunque anche gl'Istanti ne' quali avviene l'occupazione de varj Punti, debbono succedersi immediatamente e formare una Serie continuata — Dunque in qualsivoglia Moto immaginando con molta facilità espressi da una Linea i Punti dello Spazio che il Corpo successivamente percorre, sarà pur facile da un altra Linea sempre paralella (a) a quella del Moto, immaginar espressi gl' Istanti successivi impiegati dal Corpo a percorrere i varj Punti dello Spazio.
Ma l'unione di tali Istanti forma ció che chia-masi, Tempo impiegato da un Corpo per eseguire il suo movimento - Dunque dal Moco nasce naturalmente l'idea del Tempo.
35. Dunque, riflettendo che un Azione in ispecie mentale può aver luogo anche in un Istante solo, il Tempo sarà esattamente definito « Istante
• Aggregato d'Istanti, in cui à luogo un Azione qualunque ».
(a) Due Linee sono paralelle, quando sa totti i Panti cico.
sempre ugualmente distanti fià loro,Tempo
- Il Moto cominciò ad esistere colla Natura; né può finire, se non cessando di esistere la Natura medesima. Ma il Tempo è inseparabile dal Moto (34). Dunque ci formeremo un idea generica del Tempo totale, immaginando una Linea retta, le cui estremità poggino da una parte al princi-pio, dall'altra al fine della fisica Esistenza.
- Fissata con chiarezza questa Linea generica di Tempo, e ponendoci coll' immaginazione su d'essa, è dai varj di lei punti che dubbiamo os servare le moltiplici assolute e possibili Azioni. Ma: di questo parleremo in seguito (97, e seg). Quindi ci limitiamo per ora a stabilire, che le Cose e propriamente le Azioni possono avere dei Rapporti di Tempo; e che l'Uomo fù quindi obbligato a fissare delle Voci per esprimerli - Queste Voci sono oggi, adesso, jeri, subito, un anno jà, da qui a un mese ec.; che noi perciò chiameremo
Voci di Tempo.
PARAGRATO 4°
Tempo
38. Ponendoci coll'immaginazione su qualunque punto della generica Linea di Tempo (36), ci sarà facile vedere; che molte Azioni furono già consu-mate; che molte debbono ancora effettuarsi; e che molte si eseguiscono al momento in cui 0s-serviamo. Avremo dunque su questa Linea una Serie d'Istanti già decorsi, una Serie d' Istanti svenire, ed un Istante unico indivisibile che separa sempre queste due Serie.
3y. Diremo quindi; di Tempo passato qualunque Istante o Aggregato d'Istanti, preso sulla prima Serie; di Tempo futuro qualunque Istante o Aggregato d'Istanti, preso sulla seconda Serie; e di Tempo presente l'Istante unico indivisibile, che separa il Passato dal Futuro.
- Il Tempo presente come formato da un Istante solo, é sempre determinato di sua natura: Ma i Tempi passato e futuro come formati da lunga Serie d'Istanti, possono da noi considerarsi o come Passato e Futuro in genere cioè senz' alcuna limi-tazione, o come Passato e Futuro riferibile a qualche precisato Punto della Serie.
- Quindi il Tempo passato egualmente che il futuro sarà determinato o indeterminato - È de-cerminato, se esprimiamo l' Istante o Aggregato parziale d'Istanti, in cui avvenne o avverrà l'A-zione; come l'anno tale, il mese cale, a due ore ec: E indeterminato, se riportiamo l'Azione al Passato o Futuro genericamente, e senza fissare limite alcuno sulla Linea del Tempo; come viddi,
- partirò ec.
PARAGRAFO 5.°
Numero
4a, Gli Oggetti si presentano all'Uomo ora iso-lati cioé in numero di uno, ed ora uniti cioé in numero di più; e la chiarezza del Discorso esigge naturalmente che si specifichi, se uno o più sona gli Oggetti in una data Azione o Giudizio, vale a dire che si specifichi il Rapporto di Numero - Le Voci destinate a far conoscere tale Rapporto sono. uno, trò, cento, alcuni, molti ec. ; le quali perciò saranno da noi chiamate Voci di Numero.
- Il Numero di uno ossia un Oggetto isolato, rispetto al Numero è sempre determinato di sua natura. Ma il Numero di più può essere determinato o indeterminato - E determinato, se esprimiamo da quanti uno desso è formato; come cin que, nove, cento ec. che sono rispettivamente formati da cinque, nove, o cento Unità: E indeterminato, se esprimiamo un Numero di più in genere, cioe senza fissare da quanti uno sia desso formato;
- come alcuni, molti, pochi ec.
PARAGRAFO 6.°
Ordine - Più Cose diconsi ordinato, quando si presentano lungo una stessa Linea continuata: E siccome noi concepiamo delle Linee tanto nello Spazio che nel Tempo (34), cosi nelle Cose potremo avere Ordine e di Spazio e di Tempo.
- Posto quindi che più Cose sieno schierate lungo una stessa Linea, determinare l' Ordine d'una qualunque di esse significa « Fissare il punto, che tal Cosa occupa sulla Linea; e fissarlo unica-mente in relazione al punto occupato dalle altre
Cose, esistenti sulla Linea medesima ».
- Dunque essendo molto facile che si presentino all'Uomo delle Cose schierate in Linea o di Spazio o di Tempo, e ch'egli debba indicarvi il posto di qualcuna o di più, tale Rapporto dovrà essere necessariamente espresso con Voci apposite, che noi chiameremo Voci d'Ordine; come primo, secondo, ultimo, dipoi, infine ec.
PARAGRATO 7°
Sesso - In quasi tutte le Specie d'Esseri organici ossia aventi la proprietà di propagarsi, la Natura ei presenta dei Maschj e delle Femmine. Le funzioni di tali esseri essendo diverse come diversa n'è la struttura, l' Osservatore se voglia con una sola Parola esprimere tutti gl'Individui d' una stessa
- Specie, dovrà fissare una Voce o Segno per indicare quand' oocorra, se maschio o femmina sia l'Oggetto da lui nominato - Quindi il Linguaggio aver deve le Voci o Segni di Sesso.
- Gredo superfluo l'avvertire, che moltissimi
- Oggetti sono mancanti di Sesso; e che negli Oggetti aventi Sesso, pratticamente non é sempre necessario indicarlo, come cosa indifferente al dis-
- corso: Cosi dicendo per esempio — che viddi un Ca-vallo, un Aquila, un Fiore ec. - moltissime volte è inutile ed anche impossibile precisare il Sesso di tali Oggetti; né ció altera punto l'intelligenza ochiarezza del sentimento, perché la cognizione del Sesso è allora del tutto estranea alla natura del pratico discorsa.
PARAGRATO 8.°
Modificazione
49. Le Azioni e Qualità sono suscettibili di Ma dificazione, cioè « di prendere un aspetto diverso, ritenendo peró il loro carattere originario». Ciò propriamente succede, quando l'Azione o Qualità è unita a qualche Particolarità caratteristica; ma unita in modo, che tale Particolarità penetra in tutta l'estensione il valore radicale della Qualità
• Azione accompagnata, immedesimandosi con es-so; come cantare dolcemente - amorosamente fedele ec.
50. L'effetto che in una Bottiglia piena d'Acqua producono poche stille di ben colorato Liquore, puù somministrare un Idea di ciò che intendiamo per Qualità o Azione modificata. Il Colore investe l'Acqua in tutta l'estensione; ma l'Acqua conserva la sua natura, e subisce soltanto una Modificazione - Diremo quindi essere modificata
*Ogni Azione o Qualità, il cui assoluto valore ci si presenta come compenetrato da alcune accompagnanti Particolarità, e immedesimato con esse».
Le Voci destinate ad esprimere tali caratteristiche Particolarità, sono da noi chiamate Voci di Modificazione ; come chiaramente, con viva-
cità, confusamente ec.Variazione
5s. Fissato coll'esperienza il valore assoluto di.
ciascuna Qualità, l'Uomo o trova in natura o facilmente concepisce, che le Qualità possono gradatamente e aumentarsi fino ad un massimo e diminuirsi fino ad un minimo.
Infatti data una Linea retta obliqua (99), se stabiliamo il di lei punto medio com' esprimente lo stato assoluto della Qualità, possiano agevolmente concepire questa Qualità capace gradatamente tanto di salire fino alla sommità della Linea;
quanto di scendere fino alla inferiore di lei estre-mità. Ritenendo quindi che la Qualità aumenti.
d'intensità e di forza a misura che sale, e ne diminuisca a misura che scende per questa immaginata Linea obliqua, sarà facile formarsi un Idea delle Variazioni che può dessa successivamente.
subire.
- Dato quindi che una Qualità sia fuori del suo stato assoluto, se vorremo precisarne la vera situazione, ossia il Punto in cui si trova sulla nostra Linea, converrà far uso di Espressioni indicanti tale Rapporto, e che noi chiameremo Voci di Variazione; come assai, poco ec.
PARAGRATO 10.°
Aumento e Decremento - Tutte le Cose, cioè gli Oggetti le Azioni e
le Qualità, quando non vi si opponga l'intrinseca loro natura, possono subire degli Aumenti e De-crementi; e ciò specialmente nella nostra maniera di concepirle (V. Lingua Fil-Univ. n.° 145). Tali Aumenti e Decrementi sono sempre relativi all'Idea assoluta, ossia alla prima Idea che di ciascuna cosa ci siamo preventivamente formati.
Propriamente si à Aumento, quando la prattica circostanza esigge che l'Idea assoluta d'una cosa qualunque nel nostro spirito divenga maggiore;
• quando si la dessa minore, abbiamo Decremento.
54. Siccome sarebbe impossibile calcolare e ridurre a sistema tutti i varj gradi di Aumento e Decremento nelle Cose, il Linguaggio si limita ad esprimere un Aumento e Decremento generico-in definito: Così da sala, stanza, Libro abbiamo in genere gli Aumenti indefiniti Salone, Stanzone, Librone, e gl'indefiniti Decrementi Saletta, Stan-
zetta, Libretto.
Dunque il Linguaggio avrà per tali Rapporti delle apposite Espressioni, che chiameremo rispettivamente Voci o Segni di Aumento e Decrei mento.
PARAGRATO II.°
Confronto
55. Oggetti diversi ci offrono non di rado eguali
Azioni e Qualità; e questa è verità conosciuta praticamente da ognuno: « Corre il Cavallo ed il Cane; è dolce il Pomo ed il Mele ec. » - Se quindi la circostanza richieda che in due o piùoggetti si consideri la stessa Azione o Qualità, converrà avvicinare tali Oggetti frà loro, ossia porli l'uno all'altro dirimpetto o di fronte; il che chiamasi confrontare.
- Effetto di tale avvicinamento o Confronto sarà quasi sempre il conoscere, che l'Azione o Qualità d' un Oggetto eguaglia perfettamente quella dell'altro, o ne differisce - All' osservatore son dunque necessarie delle Espressioni per indicare l' Eguaglianza o Differenza scoperta; e son quelle che noi chiamiamo Voci di Confronto, oppure di Eguaglianza e Differenza, come dai due Paragrafi seguenti.
- Il Confronto può farsi anche sulle Azioni
• Qualità d'un solo Oggetto. In tal caso peró dobbiamo contemplar tale Oggetto in epoche di-
verse, ossia col soccorso della Memoria dobbiamo considerarlo come pluralizato. Quindi potremo giu-
stanrente applicarvi la Teoria sovresposta per O'g-
getti frà loro diversi.
PARAGRATO 12.°
Eguaglianza
58. Due Cose sono eguali, quando non è possibile assegnare frà loro alcuna nè Differenza né Diversità (6o). Dunque non può darsi Eguaglianza negli Oggetti, perché tutti presentano delle Varietà più o meno rimarchevoli. È però cosa molt' ovvia rinvenire uguali due Azioni, due Qualità, due
Rapporti.Dunque esistendo in natura delle cose uguali trà loro, l'Uomo per indicare tal Eguaglianza dovrà far uso di apposite Espressioni, che noi chiameremo Voci d' Uguaglianza; come ugualmente, canto quanto, al pari di ec.
PARAGRARO 13.°
Differenza
5g. Confrontate due Cose di medesima Natura e trovatele non eguali, la quantità di cui una su pera l'altra, è ciò che propriamente costituisce la Dijferenza tra queste due Cose.
Esistendo in natura moltissime Differenze, l'Uomo si troverà bene spesso nella situazione di dover indicare tale Rapporto: Quindi farà uso di apposite Espressioni, che noi chiameremo Voci di Differenza; come più, ineno, maggiore ec.
6o. I Matematici son forse i soli che abbiano un esatta nozione del valore della parola Diffe-renza, che nelle Lingue suole ordinariamente confondersi con Diversità -E dunque di molta importanza stabilire, che la Diversità esiste unicamente frà cose che non sono di medesima natura; e la Difjerenza invece esiste unicamente frà cose di medesima natura. Quindi si dirà, che « il Bianco è diverso dal Rosso; e il Bianco-neve è differente dal Bianco-latte »Somiglianza
6r. Due cose sono Simili, quando anno eguali
Proprietà (17); senza riguardo alcuno alle loro
Qualità, che possono pur essere differenti ed anche diverse.
Infinite essendo le cose simili che ci offre la Natura, abbiamo spessissimo bisogno d'indicare tale Rapporto: Quindi usar dobbiamo Voci appo-site, che chiameremo Voci di Somiglianza; come simile, similmente ec.
PARAGRATO 15.°
Identità
- Identico deriva dalla voce latina idem, che significa istesso -Non esistendo in natura Oggetti eguali perfettamente trà loro (58), siegue che ogni Oggetto aver deve i Distintivi suoi partico-lari; e questi particolari Distintivi formano appunto la base dell' Identità, ossia formano ciò che serve. a riconoscere a identificare ogni Oggetto.
- Quindi per determinare l'Identità d' un Og-getto, bisogna fare astrazione da qualunque e Proprietà e Qualità, ch' essergli potesse comune cogli altri Oggetti della sua specie; calcolando unica-mente, ciò che in esso rimane dopo tale astrazione.
- In ogni Giudizio d'Identità si richiede necessariamente un Confronto; dobbiamo cioè confrontare l'Oggetto presente, coll'Idea che di essoabbiamo già nello spirito. Dunque sarebbe un assurdo il determinare l'Identità d' un Oggetto che fusse nuovo per noi, vale a dire che agisse per la prima volta sui nostri organi sulle nostre facoltà.
Trovandoci alle volte in bisogno di esprimere l'Identità negli Oggetti, faremo dunque uso di Voci apposite, che chiameremo Voci d' Identità; come stesso, medesimo ec.
PARAGRATO 16°
Approssimazione
65. Nel confrantare più Cose non di rado si scopre, che la stessa Qualità o Azione non è in tutte uguale perfettamente; ma si conosce al tempo stesso, che la Differenza n'è piccolissima. Se quindi la natura del Discorso o del Confronto non esigga assoluta precisione di calcolo, basterà che ne indichiamo la conosciuta approssimativa Eguaglianza.
Per tale Rapporto si dovrà dunque far uso di Espressioni, che chiameremo Voci di Apprassi mazione; come quasi, incirca, a un dipresso ee.
PARAGRAFO 17.°
Dichiarazione
66. Uno stesso Oggetto può in diverse circostanze trovarsi in situazioni diverse; e la chiarezza del Discorso esigge, che in ogni circostanza si dickia-ri, qual n'è la situazione precisa.
Di questo tratteremo in seguito (184) detta-gliatamente. Quindi basta per ora fissare che chiamiamo Voci di Dichiarazione o dichiaranti quelle Voci, le quali stabiliscono e fanno conoscere nel Discorso la vera Situazione dell'Oggetto; come di, a, da ec.
PARAGRAFO 18.°
Connessione
- Benché in natura le Cose sieno tutte isolate, allo spirito dell'Osservatore spesso pur si presentano unite frà loro. Questo Rapporto d' Unione è troppo frequente ed essenziale, perchè sia necessario indicarlo con Espressioni apposite, che chiameremo
- Voci di Connessione; come insieme, e, anche ec.
PARAGRATO 19.°
Esclusione - Da una o più Cose è molte volte necessario allontanarne altre, che o vi sono o vi sogliono o vi possono essere unite. Quindi per tadicare quali Cose si allontanano ossia si escludono, dobbiamo far uso di Espressioni apposite, che chiameremo
- Voci di Esclusione; come senza, nè, neppure.
- solcanto, unicamente ec.
.Alcune di queste Voci, come soltanto, unzi, camente ec. potrebbero forse con più precisione chiamarsi Voci d'Isolamento. L'Isolamento d'una
Cosa però includendo l'allontanamento o Esclusione di tutte le altre, parmai abe possa desso cose-prendersi sotto la denominazione generica di Esclu-sione; e questo soltanto per semplificazione mag-giore.
AYTERTENZA
Sulle Voci di Rapporto
6g. Oltre i molti analizati finora esistono trà le Cose moltissimi altri Rapporti, come di Cagione, Mezzo, Fine, Quantità, Replica, Condizione, Dubbio, Opposizione, Incertezza, Transizione, Restrizione, Conclusione ec.; ed esistono pure nel Linguaggio Voci apposite per esprimerli tutti distintamente -Mi credo però autorizato a tralasciarne l' Analisi; si perché riescirebbe lunga troppo e nojosa; si perché dopo l'esposto finora può ciascuno continuarla da se, consultando all' uopo qualche Grammatica, per esempio Restaut, specialmente all'Articolo Congiunzioni.
SEZIONE SECONDA
VOCI DERIVATE
70. Chiamiamo derivate (4) le Voci provenienti dalle Radicali, e che sono propriamente destinate ad esprimere come una modalità, ossia una diversa forma un nuovo impasto della Voce radicale da. cui provengono: Così celeste, montuoso, virtù, jodelmente, prolungare ec. sono: Voci derivatedalle Radicali Cielo, Monte, Virtuoso, Fedele,
Lungo ec.
71. Siccome esigge l'Analisi, che nelle Voci derivate sappiamo scoprire e determinare la Radice primitiva esistente in una medesima Lingua; cost è necessario esaminare in dettaglio le varie generiche Derivazioni, che abbiamo dalle diverse generiche Radici.
Quindi analizeremo successivamente, ciò che deriva in genere dalle Voci radicali di Cosa, di Giudizio e di Rapporto; avvertendo, che le Lingue praticamente sono nelle Derivazioni irregolarissime e capricciose.
Derivazioni dalle Radici di Cosa
- Avendo fissato (9), che sotto il nome di Cosa intendiamo gli Oggetti le Azioni e le Qua-lità, vuole l'ordine e la necessaria chiarezza, che n'esaminiamo partitamente le varie generiche De-rivazioni.
PARAGRATO I.°
Dalle Radici di Oggetto - Per ben caratterizare un Oggetto avviene molte volte, che dobbiamo attribuirgli in via di Qualità, ciò che forma l'essenza il distintivo la proprierà d'un altro Oggetto-In tal caso per avere l'espressione conveniente non si fà che dare al Nome dell'Oggetto qualificante la forma diNome qualitativo: Così da Monte, Radice, Leone ec. abbiamo i qualitativi montuoso, radicale,
leonino ec.
Dalle Radici di Oggetto può dunque derivare
una Voce di Qualità.
AVVERTENZA
71. Molti Verbi, come navigare caralcate ve stire sospirare suonare ec. siccome in fondo con-
¿engono il Nome dell'Oggetto che si usa nell'a-zione, sembra derivino da una Radice di Oggerio, cioé da Nave Cavallo Veste Sospiro Suono ec. — Si avverta però, che questi e simili Verbi sono Vori di Azione non derivate ma radicali.
75. Anche molti Sostantivi specialmente astratti come radicalità montuosità ec., sembra derivino dai Nomi primitivi di Oggetto Radice Monte ec.
Si faccia quindi attenzione, che tali Sostantivi derivano invece dai Qualitativi radicale montuoso oc.
Serva quest' Arvertenza a porre in guardia
Chi legge, onde non si lasci trasportare ed illa-dere da una speciosa imponente Apparenza; cosa niente difficile in tale Materia.
PARAGRATO 2.°
Dalle Radici di Qualità
76. Dalle Radici di Qualità abbiamo tré Deri-vazioni, cioè una Voce di Modificazione, an
Sostantivo-Astraito, ed un Verbo.VOCE DI MODIFICAZIONE
77. Per fissare chiaramente e con precisione una
Qualità o un Azione, bisogna non di rado attribuirle l'essenza di qualche Qualità, ossia col-l'ajuto d'una Qualità bisogna spiegare il modo l'aspetto, sotto cui devesi riguardare una data
Azione o un altra data Qualità - In tal caso basta dare l'aspetto di Modificazione (49) al Nome di Qualità precisante: Così da onesto facile veloce ec. abbiamo le Voci di Modificazione onestamente facilmente velocemente ec.
Dalle Radici di Qualità deriva dunque unaVoce di Modificazione.
SOSTANTIVO-ASTRATTO DI QUALITA'
- Astrarre viene dal latino abstrahere, che significa trar-fuori o separare; e propriamente si astrae, «Quando si considera come isolata, una Cosa che di sua natura é inseparabilmente unita a delle altre »— La facoltà di facilmente astrarre si rinviene in pochi, e non si acquista che con solitarie prolungate meditazioni.
- Ora dati più Oggetti, se astraggasi da tutti una stessa Qualità, allo spirito del Filosofo questa:
Qualità si presenta come un Oggetto generico, il quale agisce su tutti i parziali Oggetti da cui desso fu astratto. Egli quindi ne forma cosi un Ente, il quale propriamente non esiste che nella sua maniera di mentalmente concepire; Ente, al quale attribuisce poi come la virtù ed il potere d'infun-dere negli Oggetti parziali quella s'essa Qualità, da cui esso deriva - Quest' Oggetto generico, quest' Essere puramente intellettuale, è da noi chiamato Sostantivo-Astratto proveniente da Radice di Qualità: Così da facile; modesto, veloce ec.
abbiamo Facilità, Modestia, Velocità ec.
Dalle Radici di Qualità deriva dunque un
Sostantivo-astratto (a).
VERBO DERIVATO
So. Gli Uomini si trovano spesso nella situazione di attribuire d' infondere di comunicare ad un
Oggetto una Qualità, che desso prima non aveva -In tal caso per esprimere questa operazione basta dare l'aspetto e la natura di Verbo alla Voce radicale della Qualità da comunicarsi: Cost da dolce, piano, facile ec. abbiamo dolcificare, appianare, facilitare ec.; che propriamente significano rendere dolce, piano, facile ec. un Og-
(a) È di molta importanza il sapere ben distinguere le Idee d'Immaginazione da quelle di Astrazione. Le prime benchè manchino di Tipo fuori del nostro spirito (Vedi.
pag. 17 Nota (a)), pure ànno tutte una reale primitiva Esi-stenza: Le seconde per loro natura non possono essere che derivate (Vedi pag. 17 Nota (b) ).
Inoltre le prime sono figlie di Calore e d' Irritabilità: Le seconde procedono da Freddezza e da Meditazione. Quindi l' immaginoso Genio poetico domina sulle Regioni del Mez-zodì, come sulle Nordiche regna quello dell'intellettuale Pro. fondità. Quindi il Linguaggio Russo per esempio à l'impronta. dell' Astrazione, come quella dell'Immaginazione è visibile nel
Greco.getto qualunque, secondo la natura del prattico
Discorso.
Verbo.
Dalle Radici di Qualità deriva dunque un
PARAGRAFO 3.°
Dalle Radici di Azione
8r. Distinte le Azioni in determinate e indeterminate (20), parleremo separatamente delle Derivazioni che si anno da ciascuna di queste due specie di Azioni, premettendo cosa nei Verbi deve intendersi per Voce attiva e passiva.
VOCI ATTIVE & PASSIVE
- Ogni Giudizio di sua natura, come può rilevarsi dal già esposto (21 e seg.), esigge trè Cose; un Oggetto cardine di Giudizio; una Voce di Giu dizio; ed una Voce di Azione o Qualità - Dunque in ogni Giudizio di Azione avremo; 1.° 0g-getto Cardinale; 2.° Voce di Giudizio; 3.° Voce di Azione.
- Ora l'Oggetto cardinale o eseguisce desso
come Pietro ama ossia è amante; ed è invece in istato di passività (a) se la riceve, come Tizio è
(a) Passivita nel nostro Senso non significa altro che rice-pimento; ossia un Oggetto è nel nostro Senso passivo, quando è scopo diretto d'un Azione qualunque.amato — Ma il ricevere un Azione non è lo stesso ch' eseguirla. Dunque in ogni Giudizio di Azione è necessario esprimere, se l'Oggetto cardinale é attivo o passivo - Ma il Giudizio di Azione é formato da sole tré Cose; cioé « Oggetto cardina-le, Voce di Azione e Voce di Giudizio » (83).
Dunque da una di queste trè Cose sarà espressa l'attività o passività dell'Oggetto - Ma il nome dell'Oggetto è inalterabile, cioè sempre Pietro sempre Tizio; la Voce di Giudizio per natura non può esprimere che affermazione o negazione (23). Dunque l'actività o passività dell'Oggetto cardinale sarà necessariamente espressa dalla
Voce di Azione.
84. Dunque chiameremo attiva ogni Voce di Azione, la quale indica che l'Oggetto cardinale é attivo; come amante, in Pietro ama, cioè è aman-te: E chiameremo passiva ogni Voce di Azione, la quale indica che l'Oggetto cardinale è passivo;
come amato, in Tizio è amato.
È qui necessario avvertire, che nella Lingua
paliana ed in a dele lei di presenta che aso lã
tamente non sono passive; come dormito, corso, fuggito ec. - Cosi amato per esempio è passivo in Eu sei amato; e non lo è in tu ài amato, che può ridursi a tu amasti, ossia il fosti amante.
Quindi è indispensabile un conveniente esercizio nel decomporre ed analizare simili espressio-ni; giacché é di somma importanza il sapere bene e facilmente distinguere le Voci attive dalle passi-ve; e quelle che sono tali realmente, da quelle che ne ànno soltanto l' apparenza.
ARTICOLO 1.°
Dalle Radici di Azione DETERMINATA
85. Dalle Radici di Azione determinato deriva una Voce-attiva, un Sostantivo astratto, ed un
Nome di Attore.
VOCE-ATTIVA
+
86. Azione determinata essendo quella che risguarda esclusivamente l'Oggetto che la eseguisce (20), è chiaro che nelle Azioni determinate l'Oggetto cardinale non può non essere Attivo - Ma l'attività dell'Oggetto è espressa dalla Voce di Azione (83). Dunque dalle Radici di Azione determinata deve derivare e deriva una Voce-at-siva: Così da correre, sedere ec. abbiamo corren-
te, sedente ec.
SOSTANTIVO-ASTRATTO DI AZIONE
87. La natura del discorso ci porta non di rado ed esprimere il fine la conseguenza il risultato d'un Azione, senza peró dipartirci dall'Azione medesima e senza precisamente considerarla come Azione — La Voce che usiamo in tal caso, é ciò che da noi chiamasi Sostantivo-astratto di Azio-ne: Cosi da correre, sedere ec. abbiamo Corsa, Seduta ec, cioé una Corsa, una Seduta ec.NOME DI ATTORB
88. Molte volte dobbiamo o ci piace esprimere un Oggetto non qual esiste in natura, ma solo come agente in una data Azione, vale a dire semplicemente come Attore - In tal caso non facciamo che dare alla Radice di Azione aspetto e valore di Sostantivo; e la Voce che ne risulta, é da noi detta Nome di Attore o Oggetto-attore :
Cosi da passeggiare, trionfare ec. abbiamo Passeg giatore, Trionfatore ec.
ARTICOLO 2.°
Dalle Radici di Azione INDETERMINATA
8g. Dalle Radici di Azione indeterminata deriva primieramente una Voce-attiva, un Sostantivo-as-tratto, ed un Nome di Attore, come da quelle di Azione determinata (85).
Infatti rapporto alla Voce-attiva si rifletta, che nelle Azioni indeterminate (49 e 20) 1'0g-getto cardinale del Giudizio può essere attivo, benché nel discorso non sempre praticamente. lo sia; e riguardo al Sostantivo-astratto e al Nome di Attore si richiami il sovresposto (87 e 88).
Quindi da vincere coltivare scoprire ec. avremo « vincente, coltivante, scoprente — Vincita, Colti-vazione, Scoperta - Vincitore, Coltivatore, Sca-
pritore ».
90. Dalle Radici di Azione indeterminata abbiamo inoltre una Voce-passiva, ed un Nome qualitati:o.VOCE-PASSIVA
9í. Azione indeterminata essendo quella, che nel suo scopo può riguardare un Oggetto diverso da quello che la eseguisce (29), è chiaro che l'Oggerto cardine del Giudizio può molte volte essere praticamente nello stato di passività; e ciò propriamente ogni volta che l'Oggetto cardinale non è l'eseguente l'Azione espressa dal Giudizio; come Pietro, Voi, Essi, ed. in «Pietro fü vin-
10 - ['oi sarete premiati - Essi furono assolti ec. »
Ma la passività dell'Oggetto Cardinale è nel
Giudizio espressa dalla Voce di Azione (83). Dunque dalle Radici di Azione indeterminata deve derivare e deriva una Voce-passiva: Cosi da es-porre, vincere, leggere ec. abbiamo esposto, vin-to, letto; che sono Voci passive in «Egli fù es-posto, vinto, letto e simili » richiamando la già premessa osservazione (84).
NOME QUALITATIVO
92. Bisogna non di rado indicare, che ad un Oggetto è applicabile in via di Qualità l'essenza d' un Azione; o meglio bisogna indicare, che un Oggetto à la prerogativa di poter essere passivo riguardo ad una data Azione, vale a dire ch'é capace di ricevere questa data Azione - In tal caso per esprimere tale prerogativa si dà alla Radice di Azione l'aspetto ed il valore di Nome Qualitativo, che noi chiamiamo «Qualitativo proveniente da Radice di Azione»: Così da esporre,vincere, coltivare ec. abbiamo esponibile, vinci-bile, coltivabile; vale a dire che può essere o che à la prerogativa di poter essere esposto, vir-
80, collivato ec.
AVVERTENZA
•Sulle Derivazioni dalle Radici di Cosa
93. Non tutte le Parole radicali anno prattica-mente le diverse finora enanciate Derivazioni; alcune perché ripugnanti all'intrinseca natura delle Cose, altre perché nelle Lingue prattiche non adottate dall'Uso.
L'arbitraria Irregolarità nelle Derivazioni & un difetto più o meno notabile in tutte le Lingue, ed è una delle prove più convincenti che le Lingue furono a poco a poco e capricciosamente formate dalla consuetudine, non dal Calcolo filoso fico né con regole di sistema — Tale osservazione dovrebbe più che ogni altra persuaderne, che i Sistemi i Metodi ed i Libri impiegati finora per lo Studio delle Lingue sono direttamente opposti alla natura del pratico Linguaggio; e servono solo ad inceppar la Meoria, a istupidire lo Spirito, e precisamente ad impedire la cognizione di ciò che si pretende insegnare. Ed infatti a che serve una can-gerie enorme di Regole, quando son queste sag-gette ad una congerie ancora maggiore d' Irrego larità? A che servono i Metodi anche più famosi, se posti in pratica incontrano ad ogni passo Eccezioni infinite? I Latini per esempio per appren-dere la propria Lingua non impiegavano certamente tempo e studio maggiore di quello che s'impieghi da noi per ben imparare la nostra Lingua natia. Ora come giugniamo noi a conosceren la propria Lingua? Non è egli vero, che l'Uso e la Lettura furono in ciò i soli nostri Precetto-ri? E perché abbandoneremo queste sperimentate
Guide benefiche, quando trattasi di Lingue stranie-re? - Ragioniamo; e vedremo svanirci dinanzi ogai difficoltà.
CAPO II
Derivazioni dalla Voce Radicale di Giudizio
94. Fissata per Voce radicale di Giudizio affermativo l'espressione essere, abbiam visto (34) che pel Giudizio negativo basta unire ad essa la Ne-. gasione; ed abbiamo così non-essere. Quindi la,
Voce radicale di Giudizio in fondo si riduce alla sola essere; e con essa, accompagnata dalle op portune Voci di Tempo (37), potrebbero facilmente esprimerei tutti i Giudizj.
Ma gli Uomini per loro natura amanti di va-rietà, come unirono molte rolte la Voce di Giudizio a quella di Azione (25), cost invece di ripetere quasi ad ogn' istante una stessa invariata
Voce di Giudizio, nel decorso dei Secoli trovarono conveniente stabilire alcune Derivazioni dalla Voce radicale di Giudizio; Derivazioni esprimenti con una sola parola Giudizio, Tempo e Modo.
Nel Linguaggio tali Derivazioni sono della massima importanze: Quindi passeremo ad esporledettagliatamente dopo le seguenti essenziali Avver-
tenze.
AYVERTENZA
Sul Cardine di Giudizio
95. Cardine di Giudizio ossia Oggetto cardinai le (82) può essere praticamente o Chi giudica, o Chi ascolta, o una Cosa terza cioè diversa e da chi ascolta e da chi giudica - Quindi noi chiameremo Oggetto giudicante chi giudica, Oggetto ascoltante chi ascolta, e Oggetto terzo qualunque altr' Oggetto diverso dai primi due — E facile comprendere, che deve considerarsi Oggetto giudicante chi scrive, e Oggetto ascoltante chi legge.
• 96. In Italiano il Nome dell'Oggetto giudicante è io se uno, noi se più; il Nome dell'Oggetto ascoltante è tu se uno, voi se più; i Terzi Oggetti poi inno tutti il loro Nome particolare. Questi terzi Oggetti però multe volte s'indicano con dei Pronomi, che sono egli o esso, eglino o essi pel
Sesso maschile ed anche neutro; ed ella o essa; elleno o esse pel Sesso femminile ed anche neutro (a). Intendo per neutro il Nome d' ogni Og getto privo naturalmente di Sesso.
(a) Il buon Gusto italiano vuole, che i Pronomi egli eglino ella elleno si usino soltanto per indicare Oggetti o della Specie umana o più nobili di questi; e che tutti gli altri terzi Oggetti sieno indicati coi restanti Pronomi esso essi, essa esso:dettagliatamente dopo le seguenti essenziali Avver-tenze.
AVVERTENZA
Sul Cardine di Giudizio
95. Cardine di Giudizio ossia Oggetto cardina: le (82) può essere pratticamente o Chi giudica, o Chi ascolta, o una Cosa terza cioè diversa e dai chi ascolta e da chi giudica - Quindi noi chiameremo Oggetto giudicante chi giudica, Oggetto ascoltante chi ascolta, e Oggetto terzo qualunque altr' Oggetto diverso dai primi due - È facile comprendere, che deve considerarsi Oggetto giudicante chi scrive, e Oggetto ascoltante chi legge.
•96. In Italiano il Nome dell' Oggetto giudicante
¿ io se uno, noi se più; il Nome dell'Oggetto ascoltante è tu se uno, voi se più; i Terzi Oggetti poi inno tutti il loro Nome particolare. Questi terzi Oggetti però multe volte s'indicano con dei Pronomi, che sono egli o esso, eglino o essi pel
Sesso maschile ed anche neutro; ed ella o essa; elleno o esse pel Sesso femminile ed anche neutro (a). Intendo per neutro il Nome d' ogni Og getto privo naturalmente di Sesso.
(a) Il buon Gusto italiano vuole, che i Pronomi egli eglino ella elleno si usino soltanto per indicare Oggetti o della Specie umana o più nobili di questi; e che tutti gli altri terzi Oggetti sieno indicati coi restanti Pronomi esso essi, essa essei97. Si richiami la definizione del Tempo (35), e la Linea generica indicata (39) per facilitarne l'in-telligenza.
Si fissi inoltre, che il Tempo passato e fi-tuTo (39) e sempre tale in relazione a qualche punto che sulla Linea da noi si determina come presente; e ch'è in nostro arbitrio considerare come presente qualunque punto, tanto sulla Serie de gl' Istanti decorsi, come su quella degl' Istanti ar-venire.
・
98. Da varj Oggetti potendo al tempo stesso farsi varie Azioni, e dovendo noi molte volte simultaneamente considerare varie Azioni fatte in cempi diversi, si fissino coll'immaginazione secondo il bisogno due o più Linee di Tempo paralel-le (34, Noça) frà loro. Considereremo sulla prima Linea le Azioni dell'Oggetto Giudicante, sulla seconda quelle dell'Oggetto Ascoltante, e sulla terza, pluralizata quand' occorra, quelle dei Terzi
Oggetti (95).
: 99. Ogni Perpendicolare (a) a queste Paralelle tirata su qualunque punto, esprimerá o indicherà
(a) Una Linea, è perpendicolare ad un altra o ad un Piano, quando non è inclinata più dall' una che dall'altra parte ;
ed è obliqua, quando è inclinata più da una parte che dal-l'altra.:le varie Azioni avvenute al medesimo Istante per opera di Oggetti diversi; ed ogni Obliqua alle medesime Paralelle esprimerà invece varie Azioni, at-venute in diversi Istanti egualmente per opera di
Oggetti diversi (a).
100. Un solo Oggetto può fare anch'esso varie
'Azioni allo stesso tempo; come giocare e ridere, scrivere contando ec. — Quando si debbano considerare più Azioni fatte contemporaneamente dallo siesso Oggetto, bisogna accuratamente osservare; se. la natura del Discorso esigge, che si porti eguale attenzione su ciascuna di tali contemporanee Azio-ni; oppure se considerandone una come principa le, le altre debbano riguardarsi puramente come accessorie.
Nel primo caso è necessario esprimerte tutte distintamente; come pensa, giuoca e ride - scrivono e cantano ec. Nel secondo caso espressa con distinzione l'Azione principale, basta dare alle altre un aspetto di semplice Accessorietà ossia un 45-petto di Azione accompagnante (106); giacthè servono realmente ad accompagnare l'Azione prin-cipale; come giuoca ridendo, sospirando partì ec.
Cio premesso, veniamo alla dettagliata Esposizione de'varj Modi e Tempi tanto assoluti che relativi, nei quali e coi quali può farsi un Giu-
(a) Sarebbe forse impossibile combinare un Machinismo, che mostrasse ai Principianti con semplicità e quasi material mente la tessitura d' ogni isolato Sentimento o Discorso?dizio; fissando per ciascun Tempo e Modo le varie Derivazioni dalla Voce radicale essere.
PARAGRAFO UNICO
Naturo del Giudizio
10s. Secondo la diversità delle circostanze i nostri Giudizi rigúardo al Modo di esprimerli, vestono anch'essi diversa natura: Ora sono isolati, ora dipendenti, ora definiti, ora incerti, ora accompagnati da qualche particolare e marcato sentimento dell'animo, ora generici, ora congiunti a qualche condizione particolare, ora ec.; come potrà meglia rilevarsi dall'Analisi, che ne facciamo negli Articoli seguenti.
Le diverse forme sotto le quali suole o può presentarsi un Giudizio, saranno da noi chiamate Maniere o Modi del Giudizio. Questi Modi sono, da noi portati al numero di otto, cioè Generico, Dofinito, Suppositivo, Volitivo, Ottacivo, Condi-zionante, Indefinito, Interrogativo; e tratter
remo separatamente di ciascuno negli Otto Articoli seguenti, distinguendo il Modo Definito in
Indicativo e Condizionato.
ARTICOLO I.°
Giudizio Generico
102. Spesso esprimiamo di seguito due o più Giudizi riferibili ad un Oggetto medesimo, come voglio pertire, scrive ridendo 80; uno dei qualicioé voglio, scrive, forma sempre come la base primaria del sentimento, e gli altri cioè partire, ridendo sono come secondarj o accessorj - Ora è facile comprendere, che in simili casi avendo espresso con chiarezza e precisione il Giudizio pri-mario, basta indicare i secondarj anche generica-
mente Ero in i perche pecifina per Seriodari:
essi vanno inseparabilmente congiunti?
Questi Giudizi secondarj espressi cosi genericamente e considerati a motivo d'analisi separatamente dai primari, son quelli che noi chiamiamo Giudizj generici, ovvero Giudizj di Modo generico.
- Dunque sebbene in un prattico Discorso non possa esistere alcun Giudizio assolutamente generico, perché tutto vi dev'essere convenientemente determinato; pure allo sguardo analitico varj Giudizj isolatamente presi si presenteranno come tali — Dunque è necessario analizarne le relative espressioni o Derivazioni, distinguendo i Giudizi generici in determinanti e accompagnanti.
GENERICO DETERMINANTE - Chiamiamo Determinante ogni Giudizio
- Generico, il quale serve a determinare ossia -a stabilire a fissare il vero e preciso valore del Giudizio primario o principale (102): Cosi in « voglio partire» partire é determinante di voglio ; giacché voglio senza partire non esprimerebbe nel caso nostro concreto un idea determinata e precisa. Infatti dicendo semplicemente ed isolatamente voglio, es-
primo è vero un atto di volontà, ma di volontà indeterminata ossia non determinata; e quindi inintelligibile a chi ascolta.
105. Il Giudizio generico-determinante può es sere o presente, o passato, o futuro: Si avverta pe-nò, che in simili Giudizj questi Tempi sono tali unicamente in relazione al Giudizio principale ; e quindi propriamente sono tempi relativi a quel-to, in cui à luogo il Giudizio principale mede-simo.
I.° È presente ogni Giudizio generico-determi-nante, che à luogo al tempo stesso del Giudizio principale; e la Voce radicale essere serve ad es primerlo - Quindi abbiamo « debbo, doveva, do-vetti, dovrò, dovrei ec. essere » : Il.° È passato ogni Giudizio generico-determi-nante, che à luogo prima del Giudizio principale, ossia che si riferisce a Tempo anteriore a quello is cui avviene il Giudizio principale; e essere-stato e la Derivazione, che serve ad esprimerlo - Quindi abbiamo «debbo, doveva, dovetti, dovrò ec. es-
sere-stato ».
III.° E futuro ogni Giudizio generico-determi-nante, che à luogo dopo il Giudizio principale.
• Dover-essere, aver-da-essere, esser-per-essere e poter-essere sono le varie Derivazioni che lo es-primono; tutte peró di pochissimo uso in buon Gusto italiano (177) - Quindi abbiamo « credo, credeva, credetti, crederò, crederei ec. dover-esse-
Te, aver-da-essere, esser-per-essere ec. ».GENERICO ACCOMPAGNANTE
x06. Chiamasi accompagnante ogni Giudizio ge-nerico, il quale accompagna il Giudizio principa-.
le: Cosi in « giuoca ridendo» ridendo non la che accennare l'Azione, da cui è accompagnata quella di giuocare.
107. Il Giudizio generico accompagnante do vendo per natura agire unitamente al Giadizio principale, deve di necessità aver luogo al tempo stesso del Giudizio principale medesimo; ossia l'Azione espressa dal Giudizio accompagnante deve di necessità avvenire contemporaneamente all'Azione espressa dal Giadizio principale - Quindi il Giudizio accompagnante non può per intrinseca natura essere che presento, vale a dire contenpora
neo al Giudizio principale.
Essendo è la Derivazione per questo Giudi-zio: Quindi avremo « cantando ossia essendo can cante scrive, scriveva, scrisse, scriverà ec. ».
108. In Italiano come in altre Lingue facciamo. grand'uso dell'espressione essendo-stato, o sue equi-valenti; come « avendo scritto, detto, chiamaro ec. cioè essendo-staco scrivente, dicente, chiamante ec. »
Tal espressione a prima vista serabra quasi . enunciare un Giudizio generico accompagnante di Tempo passato; e ciò specialmente per l'analo-gia coll'espressione del Generico-determinante pas-sato, cioè essere-stato (105, II°) - Si avverta quindi, che essendo-stato è un espressione impropria ossia sostituita; e richiamando il sovrespo-sto (107) si fissi, che il Giudizio generico-accom-pagnante, stante la sua intrinseca natura valore ed essenza, non può essere che presente, cioè deve di necessità aver luogo contemporaneamente al Giudizio principale: Quindi questo Giudizio non può avere che una sola espressione, cioè essendo (107).
ARTICOLO 2.°
Giudizio Definito
10g. È definito ogni Giudizio, il quale esclude ogni ombra d'incertezza - Si avverta però che l'incertezza esclusa dal Giudizio definito, e solo tanto relativa alla persuasione in cui trovasi l'Oggetto giudicante (95), riguardo a ciò che pronun-cia; senza che questa persuasione punto influisca sull'esistenza o sussistenza di ciò ch' esprime il Giu-dizio.
Quindi il Giudizio definito ci presenta la massima certezza, non di ciò ch'esso esprime, perché potrebbe anche non sussistere; ma della persuasione in cui è l'Oggetto giudicante relativamente all'esistenza di quel che dice nel suo Giudizio - Dicendo per esempio « Pietro è virtuoso» il mio Giudizio è definito, perché di sua natura esclude qualunque incertezza. L'incertezza esclusa però è solo riferibile alla mia persuasione; perché, mentre io credo Pietro virtuoso, egli in realtà potrebbe non esser tale - Parimenti dicendo • Pietro sarebbe amabile, se studiasse» Pietro sarebbe amabile è Giudizio definito. Esso infatti la chiaramente co-noscere la persuasione in cui sono, che l' amabilità in Pietro dipende dallo studiare; benché forse anche studiando, potrebb' egli in realtà continuare ad essere inamabile.
- Il Giudizio Definito può essere Indicatiso
- o Condizionato.
DEFINITO INDICATIVO - E indicativo ogni Giudizio definito, in cui si attribuisce ad un Oggetto una Qualità o un Azione colla massima possibile semplicità; e in modo che basta soltanto accennarlo o indicarlo, perché sia inteso perfettamente - V' è però qualche piccola eccezione riguardo al Tempo, cui si ri-ferisce. Quindi il Giudizio indicativo deve distinguersi in isolato e dipendente.
INDICATIVO ISOLATO ' - Isolato da noi chiamasi ogni Giudizio in-
- dicativo, esprimente in se stesso un senso completo anche riguardo al Tempo: Come « Noi siamo italiani - Egli fü promosso -Voi sarete felici ec. ».
- L'Indicativo isolato è sempre naturalmente riferibile ad uno dei trè Tempi passato, presente o futuro; giacchè in qualche istante di Tempo deve avvenire ciò ch'è espresso dal Giudizio.
• I.° INDICATITO PASSATO-Un Giudizio indicativo è di Tempo passato, quando si riporta ad un Punto della Linea generica 97) di Tempo anteriore al punto che fissiamo come presente - Eccone le Derivazioni pel Numero e unale e plu-rale.URALE
PLURALE
io fui
noi fummo
tu fosti
voi foste
egli fù
essi furono
II.° INDICATITO FUTURo — Un Giudizio indicativo è di Tempo futuro, quando sulla Linea generica riportasi ad un Punto posteriore a quello che fissiamo come presente — Eccone le Deriva-zioni:
io sarò
I noi saremo
tu sarai
voi. sarete
egli sarà
essi saranno
• II.° INDICATITO PRESENTE — Un Giudizio indicativo è di Tempo presente, quando sulla Linea si riferisce al Punto che separa il Futuro dal Pas-sato; ed è in nostro arbitrio secondo le circostanze fissare come presente un Punto qualunque della
Linea totale - Eccone le Derivazioni :
io sono
I noi siamo
tu sei
voi siete
egli è
essi sono
: 114. La Lingua Italiana, come altre molte, à per l'Indicativo passato due Espressioni, ossia consis dera il Tempo passato e come congiunto al presente e come da esso disgiunto. Quindi per l'Indi-cativo isolato abbiamo due Tempi passati, cioé passato-congiunto e passato-disgiunto - Chiamiamo passato-congiunto quel Passato che nella suaestensione abbraccia quasi anche il Presente: E chiamiamo passato-disgiunto quel Passato, che si ritiene terminar sulla Linea in qualche distanza dal Tempo presente.
Le Derivazioni sovrespresse io fui ec. (113, II.°) servono al passato-disgiunto; e pel passato congiunto
abbiamo le seguenti:
io sono-stato
| noi siamo-stati
tu sei-stato
voi siete-stati
egli è-stato
essi sono-stati
L'uso italiano di questi due Tempi passati riuscendo a molti non facile, mi permetto di brevemente qui esporlo.
Il passato-congiunto si usa unicamente per esprimere i Giudizj riferibili al Giorno in cui si par-la, o per lo meno riferibili ad una determinata estensione di Tempo, della quale forma parte integrante il Giorno in cui si parla; come quest' an-no, questo mese ec. Quindi l'espressione di Tempo passato-congiunto deve sempre far buon senso colla
voce di Tempo oggi.
Il passato-disgiunto si usa invece per esprimere qualunque Giudizio riferibile per lo meno al Giorno che precede quello in cui si pronuncia; e però le sue espressioni debbono sempre far buon senso colla voce di Tempo jeri.
・
Dunque dicendo « Ho ricevuto una Lettera » s'intende, che l'o ricevuta nel Giorno in cui par-lo: E dicendo « Ricevetti una Lettera » s'intende averla io ricevuta prima del Giorno in cui parlo.INDICATIVO DIPENDENTE
1‹5. Chiamasi da noi dipendente ogni Giudizio indicatiro, la cui totale intelligenza rapporto al
Tempo dipende da un altro Giudizio; ossia è dipendente ogni Giudizio indicativo, il quale senza il concorso d'un altro Giudizio non ci presenterebbe una completa idea del Tempo, cui si riferi-sce; come « Io era — Tu sarai stato - Voi eravate stati ec. » — Quindi l'Indicativo dipendente deve sempre essere unito ad un altro Giudizio o espresso o richiamato o facilmente sottintesó.
116. Ogni Giudizio Indicativo dipendente è sempre riferibile ad uno dei tré Tempi presente-rela-civo, passato-anteriore, futuro-anteriore; come passiamo ad esporre.
I.° INDICATIVO PRESENTE-RELATIVO - Chiamiamo presente-relativo quel Tempo, il quale sebbene di sua natura assolutamente passato, pure è presente riguardo a quello in cui arvenne una data Azione o Giudizio.
E facile comprendere, che da due o più Og getti possono e quindi poterono anche farsi due o più Azioni al tempo stesso: Cosi in « lo scriveva, quando voi mi chiamaste» l'azione di scrivere è avvenuta contemporaneamente a quella di chiamare — Ora tali Azioni relativamente al Tempo in cui avvennero, confrontate l'una coll'altra, sono ossia furono reciprocamente presenti trà loro, cioè ebbero luogo in un medesimo istante - Dunque possiamo giustamente chiamarle Azioni di
Tempo presente-relativo.Se dunque consideriamo lungo varie Linee paralelle (98) Azioni diverse già consumate, saranno di presente-relativo cioé presenti frà loro, tutte quelle che trovansi in una stessa Linea perpendicolare (99) a queste paralelle - Espressa dunque una di tali Azioni in modo da far conoscere il Tempo in cui avvenne, basterà per le alire indicare che furon esse contemporanee alla medesi-ma; ed abbiamo Voci apposite per questo - Eccone le Derivazioni :
io era
I noi eravamo
tu eri
voi eravate
egli era
essi erano
II.' INDICATIPO PASSATO-ANTERIORE - Chiamiamo passato-anteriore ogni Tempo, decorso prima d'un altro che nel discorso consideriamo parimenti come. passato - Ed infatti quante volte non ci occorre di esprimere due Giudizj o Azioni passate, obligati ad indicare nel medesimo tem-po, che l'una avvenne prima dell'altra? Cosi in «Quando Tizio parti, io era già tornato dall'Accademia », il mio ritorno è avvenuto prima della partenza di Tizio: Quindi l'azione di tor-nore, anteriore a quella di partire ch' è già passata di sua natura, nel caso nostro concreto sarà giustamente chiamata di Tempo passato-anterio-
re - Eccone le Derivazioni :
io era-stato
. tu eri-stato
egli era-stato
I noi eravamo-stati
voi eravate-stati
essi erano-statiIII°. INDICATITO FUTURO-ANTERIONE - Molte volte esprimiamo un Giudizio di Tempo futuro, che deve effettuarsi primo d'un altro Giudizio parimenti futuro - In tal caso quello dei due Giu-dizj che deve effettuarsi prima dell' altro, é da noi detto Giudizio di Tempo futuro-anteriore. Cosi in «Quando avrò finito la Lezione, passeggeremo » il Passeggio non può aver luogo che dopo finita la Lezione: Quindi l'azione di finire, in se stessa futura ma che deve aver luogo prima di quella di passeggiare, sarà nel caso nostro giustamente chiamata di Tempo futuro-anteriore - Eccone le
Derivazioni :
io sard-stato
tu sarai-stato
egli sarà-stato
noi saremo-stati
voi sarete-stati
essi saranno-stati
DEFINITO CONDIZIONATO
ricari e cosi osero mi i cong la cui rea
seguimento di qualche Condizione espressa o fa-• cilmente sottintesa - Quindi il Giudizio condizio-nato, relativamente alla Condizione è sempre di sua natura futuro; vale a dire che quando si verificasse o si fosse verificata la Condizione, il Giudizio condizionato avrebbe luogo o lo avrebbe avuto sempre dopo tale verificazione.
118. Il Giudizio Condizionato può essere praticamente eseguibile o ineseguibile.CONDIZIONATO INESEGUIBILE
119. Un Giudizio condizionato è inesegribile, quando la Condizione non può più effettuarsi - Quindi il Condizionato ineseguibile non puó per intrinseca natura riferirsi a Tempo futuro: Esso quindi sarà di Tempo o presente o passato.
I.° CONDIZIONATO PRESNETE — Il Condizionato ineseguibile è di Tempo presente, quando posto il verificamento della Condizione, avrebbe luogo al momento stesso in cui si proferisce. Cosi in
* Favoritemi la scattola: se l'avessi, ve la darei vo-lontieri » l'azione di dare, verificandosi la Condizione di avere, seguirebbe al momento stesso in cui si pronuncia il corrispondente Giudizio - Ee-
cone le. Derivazioni :
io sarei
noi saremmo
tu saresti
voi sareste
egli sarebbe
/ essi sarebbero
II.° CONDIZIONATO PASSATO - Il Condizionato ineseguibile è di Tempo passato, quando posto il verificamento della Condizione, il Giudizio avrebbe avuto luogo anteriormente al Tempo in cui si pro-nuncia. Cosi in « Se foste venuto, ve lo avrei detto » si vede chiaramente, che verificatasi la condizione della venuta, l'azione di dire sarebbesi effettuata in un tempo anteriore a quello, nel quale proferiamo il corrispondente Giudizio - Eccone le Deri-vazioni:io sarei-stato
noi saremmo-stati
tu saresti-stato
voi sareste-stati
egli sarebbe-stato
essi sarebbero-stati
120. Alle volte in Lingua prattica si presentano sotto apparenza di Condizionati ineseguibili, de' Giu-dizj che realmente non sono tali; questo specialmente avviene, quando si vuol esprimere un desiderio un timore e simili; come « Amerei sapere — Bramereste forse? - Ne vorrebbero un poco ec. » —
Si avverta quindi, che tali e simili espressioni difettose in natura, sono improprie ossia sostituite ; ma che al pari di tante altre furono riconosciute buone dall' Uso, il quale in punto Lingua auto-
rizo moltissimi errori.
CONDIZIONATO ESEGUIBILB
- Un Giudizio Condizionato e eseguibile, quando la Condizione può ancora verificarsi: Quindi è eseguibile, quando l'espressione del Giudizio si riporta ad un Tempo posteriore a quello in cui si proferisce - Quindi il Condizionato eseguibile per natura non può essere che di Tempo fisturo.
- CONDIZIONATO FUTURO - La forza condizionale sempre viene espressa dalla natura del discorso. Dunque basterà semplicemente indicare, che il Giudizio condizionato è eseguibile - Ma per dire ch' è eseguibile, basta accennare ch'è di tempo futuro (121). Dunque pel Condizionato eseguibile ragionevolmente faremo uso delle Derivazioni già stabilite pel futuro dell'Indicativo (113, II.°): Come «se lo incontro, gli parlerò per voi» —Eccone quindi le Derivazioni, precedute dalla Voce condizionale e da un Verbo esprimente una
Condizione generica di desiderio :
Se bramasi, io sirò
... noi saremo
... tu sarai
... voi sarete
... egli sarà
... essi saranno
ARTICOLO 3.°
. :
Giudizio Suppositivo
123. La natura del Discorso esigge sovente, che in via d'abbondanza o d'ipotesi si ammetta come arvenuta o avvenibile una Cosa, che potrebbe anche non essere : E siccome il Giudizio che si esprime in tal caso, deve far conoscere, che l'Anima si: fonda sopra un mero Supposto; noi con ragione
Io chiamiamo Giudizio suppositivo.
Si avverta, che nei Giudizi suppositivi il Nome dell'Oggetto cardinale (82) si pone dopo la Voce di Giudizio, e che la supposizione ordinariamente suole anche esprimersi con japposita voce o parti-
cella; come pure, anche, quand-anche ec.
124. Le supposizioni potendo cadere su Cosa presente passata o futura, ogni Giudizio supposi-tivo dovrà riferirsi ad uno di questi trè Tempi.
I.° SUPPOSITITO PRESENTE - Il Giudizio suppo-sitivo è di Tempo presente, quando intieramenté riportasi al momento in cui si proferisce: Come « siate pur Voi l'offeso: Che si brama di più? » -
• Eccone le Derivazioni, accompagnate dalla particella suppositiva pure :sia pur io
I siamo pur noi
sii pur tu
siate pur voi
sia pur egli
sieno pur essi
II.° SUPPOSITITO PASSATO -Il Giudizio suppo-sitivo è di Tempo passato, quando riportasi ad un l'empo anteriore a quello in eui si proferisce:
Come «Sia pur egli stato nostro Nemico: Egli è Uomo: Dobbiamo quindi soccorrerlo » — Eccone le Derivazioni:
sia pur io stato
I siamo pur noi stati
sii pur tu stato
I siate pur voi stati
sia pur egli stato / sieno pur essi stati
III.° SUPPOSITITO FUTURO -Il Giudizio sup-positivo è di tempo futuro, quando si riferisce a Tempo posteriore a quello in cui si pronuncia:
Come u Arrivi pur egli domani, cioè sia pure ar-rivante: Che perciò ? ».
125. Le Derivazioni pel suppositivo futuro sono eguali a quelle del suppositivo présente, cioè sia pur in ec. (124, 1.").
Infatti la futurità di supposizione necessariamente si conosce dalla natura del Discorso. Dunque sarebbe inutile esprimerla colla Voce di Giu-dizio. Dunque, quando la supposizione è di Tempo futuro, la Voce di Giudizio deve solo far cono-scere, che il Giudizio è in Modo suppositivo - Ma pel Modo suppositivo abbiamo soltanto due
Espressioni, una di presente, l'altra di Tempo passato (124, 1° Il°). Dunque, rigettando quella.di Tempo passato perché diametralmente opposta al futuro, il Giudizio suppositivo futuro sarà es presso regolarmente colle Derivazioni del supposi-
tivo presente.
126. Si avverta però, che in tal caso l'Espressione del futuro materialmente è uguale a quella del Tempo presente, ma in realtà non à lo stesso significato e valore - Quindi l'Espressione o Derivazione del Tempo presente deve considerarsi sotto un doppio aspetto; e in genere come Espressione di Modo, ed in ispecie come Espressione del solo Tempo presente.
Questa Osservazione 'ci sarà utile anche per altre consimili Dimostrazioni.
ARTICOLO 4°
Giudizio Volitivo
187. Chiamiamo Volitiva ogni Giudizio, nel quale l'Oggetto giudicante (95) esprime energicamente ciò oh' ei vorrebbe; ossia ogni Giudizio nel quale l'Oggetto giudicante fa conoscere con intensità di spirito un atto di sua Valontà.
128 Ora Chi volo qualche cosa, per natura non può volere che un Bero; o questo Bene dere necessariamento dipendere a dalla esclusiva persuasione di Chi vuole, a dalla persuasione di altri Oggetti - Se il Bene dipende dalla persuasione di Chi vuolo, l'Oggetto giudicante esternando la sua Volontà, comando, Se il Bene dipende dalla persuasione di altri Oggetti, l'Oggetto giudicanteesternando la sua Volontà, o esorta o prega:
Prega, se il Bene sotto qualche rapporto riguarda anche lui stesso; e se il Bene non lo riguarda, si limita ad esortare.
Dunque il Giudizio Volitivo deve sempre esprimere o Comando o Esortazione o Preghiera.
- L'Oggetto giudicante non à bisogno di esprimere con parole un atto di Volontà riguardante lui stesso; come ognuno facilmente comprende - Danque le Derivazioni di Giudizio Volitivo mancheranno ragionevolmente di Espressione per l'Oggetto giudicante, se uno ; giacché essendo più gli Oggetti giudicanti, possono anzi debbono comunicarsi reciprocamente la loro Volontà.
- Finalmente un atto qualunque di Volontà non può riferirsi al Tempo, che più non é; nulla potendo variare il Passato - Dunque il Giudizio Volitivo sarà necessariamente di Tempo o presenta o futuro.
Si faccia attenzione, che nei Giudizj Volitivi il Nome dell'Oggetto cardinale (82) si pospone alla Voce di Giudizio, anzi praticamente con più eleganza si tralascia, specialmente nel futuro.
I.° VOLITIrO PRESENTE- Un Giudizio Volitivo dicesi di Tempo presente, quando deve ese-guirsi o al momento in cui si pronuncia, o nell'istante immediatamente successivo; giacché se l' eseguimento di ciò ch' esprime il Giudizio, non dipende dall'Oggetto giudicante, é impossibile che sia effettuato nell'istante medesimo in cui si proferisce — Eccone le Derivazioni :....:
siamo noi
sii tu
siate voi
sia egli
siano essi
II.° VOLITITO FUTURO — Un Giudizio volitivo è di Tempo futuro, quando si riporta ad un Tempo posteriore a quello in cui si proferisce; ritenendo però la Definizione sopra fissata pel Volitivo presente - Eccone le Derivazioni senza Nome di Oggetto cardinale:
....•
saremo
sarai
sarete
sara
saranno
*31. Si avverta, che in prattica invece del Futuro usiamo spessissimo il Volitivo presente, la futurità essendo in tal caso espressa dalla natura del discorso (126).
ARTICOLO
5.°
Giudizio Ottativo
132. Siamo non di rado nella situazione di de siderare energicamente qualche cosa - In tal caso esprimiamo un vivo sentimento dell'animo con un Giudizio accompagnato da desiderio ossia con un Giudizio ottativo, dalla voce latina optare che significa desiderare.
Si avverta, che il Giudizio ottativo suole nel discorso essere accompagnato da qualche particel-la, come oh e simili; e che dev'essere in iscrittomarcato col cost detto Punto ammirativo, che in questo caso sarebbe meglio chiamato segno di de-siderio.
Si avverta inoltre, che nei Giudizj ottativi il Nome dell'Oggetto cardinale (il quale può esser anche taciuto) si pone dopo la Voce di Giudizio.
- Il Giudizio Ottativo può come il Condizio nato (118) essere eseguibile o ineseguibile.
OTTATIVO INESEGUIBILB - Un Giudizio ottatiro è ineseguibile, quando il Desiderio che lo accompagna, praticamente non può ellettuarsi più. Quindi l' Ottativo ineseguibile esclude di sua natura il Tempo futuro, appunto perché altrimenti cesserebbe d' essere ine-seguibile. Quindi ogni Giudizio ottativo ineseguibile sarà di tempo o passato o presente.
I.° OTTATITO PRESENTE —Il Giudizio Ottativo è di Tempo presente, quando posta l' effettuazione. del Desiderio, ciò ch' esprime il Giudizio avrebbe luogo anche al momento in cui si proferisce:
Come « Oh foss' io vostro Generale! »-Eccone le
Derivazioni :
Oh foss' io !
| Oh fossimo noi!
fossi tu !
... foste voi!
foss' egli !
fossero essi!
II.° OTTATITO PASSATO —Il Giudizio Ottativo e di Tempo passato, quando posta l' effettuazione del Desiderio, ciò ch' esprime il Giudizio avrebbe avuto luogo prima del momento in cui si proferi-sce: Come « Oh foss' io stato più forte! » - Ec-.
cone le Derivazioni:
Oh foss' io stato!
I Oh fossimo noi stati!
fossi tu staro! ! ...
foste voi stati!
foss'egli stato! | ... fossero essi stati !
OTTATIVO ESBGUIBILE
135. Un Giudizio ottativo é eseguibile, quando il desiderio che lo accompagna, può ancora effettuarsi - Quindi l'Ottativo eseguibile non può per intrinseca natura essere che di Tempo futuro.
• 136 OITATIVO FUTURO — Le Derivazioni per quest' Ottativo futuro sono eguali perfettamente a quelle dell'Ottativo presente « foss'io! er. (134, I°): e ciò per la ragione che abbiamo addotto (126) relativamente al Giudizio suppositivo; vale a dire che l'Espressione di presente deve considerarsi in genere come Espressione di Modo, ed in ispecie come Espressione del solo Tempo presente. Quindi il sentimento può solo farci conoscere il vero Tem-po, cui si riferisce il Giudizio Ottativo - Questa cognizione però è della massima facilità Infatti chi non vede, che i Giudizj Oitativi « Oh mi scrivesse col primo Ordinario! Oh giugnessero almeno domani! ec.» sono Giudizj unicamente riferibili a
Tempo faturo?
AVVERTENZA
137. Autorizati dall'uso molte volte al Modo ottativo sostituiamo delle. Espressioni di apparenzacondizionale: Come « Vorrei essere! Vorrei essere stato! ec.» invece di « Oh fossi! Oh fossi sta-to! ec. »— La natura del discorso però ci farà ca-noscere facilmente, che tali e simili Espressioni sono sostituite; e l'Analisi vuole, che sappiamo riportarle alla originaria loro forma e natura.
ARTICOLO 6.°
Giudizio Condizionante
‹38. Chiamiamo condizionante ogni Giudizio esprimente la Condizione, sulla cui verificazione si appoggia un Giudizio Condizionato qualunque («17) - Il Giudizio condizionante può riferirsi a Tempo presente, passata, o futuro; e il suo Distintivo consiste nell' essere accompagnato dalla particella se (francese si) o sua equivalente —La Voce se à anche molti altri significati.
Quindi si fissi, che non sempre nel discorso è particella condizionante, e che il solo sentimento puo farci praticamente conoscere il suo vero valore.
I.° CONDIZIONANTE PASSENTE - Il Giudizio condizionante è di Tempo presante, quando cio ch'esso esprime si riporta all'istante in cui si pro-nuncia: Come « Se ne avessi, ve ne darei » -
Eccone le Derivazioni:
Se io fossi ... tu fossi
d. egli fosse
‹ Se noi fossimo ... voi foste
... essi fosseroII.' CONDIZIONANTE PASSATO-Il Giudizio condizionante è di Tempo passato, quando ció che
avuto, ve ne avrei dato certamente » - Eccone le
Derivazioni :
Se io fossi stato
|• Se noi fossimo stati
... tu fossi stato
| ... voi foste stati
... egli fosse stato ... essi fossero stati
III.° CONDZIONANTE FUTURO - Il Giudizio condizionante è di Tempo futuro, quando ció ch'esso esprime, si riporta ad un Tempo posteriore a quello in cui si pronuncia. Come « Se lo incontrerò oppure se lo incontro, gli parlerò»; dove è evidente, che l'Incontro deve ancora seguire.
Le Espressioni del Condizionante futuro si prendono dal futuro Indicativo (173, II.°) - Infatti la forza Condizionante essendo espressa dalla Voce se o sua equivalente, la Voce di Giudizio non deve indicare che il Tempo. Quindi giustamente facciamo uso del Futuro Indicativo - Eccone dunque le Derivazioni:
Se io sarò
I Se noi saremo
... tu sarai
-
... voi sarete
... egli sarà
... essi saranno
Siccome poi quando la futurità è espressa dal-l'intrinseca natura del Giudizio, basta che indichiamo il Modo del Giudizio medesimo, e siccome l'espressione generica di Modo è riposta nelleDerivazioni del Tempo presente (285 e seg.); cosi nel discorso praticamente quasi sempre esprimiamo il Condizionante futuro col presente Indi-
cativo; cioè
Se io sono ... tu sei
... egli é
| Se noi siamo ... voi siete
... essi sono
ARTICOLO 7.°
Giudizio Indefinito
139. Indefinito cioè non definito chiamiamo ogni Giudizio accompagnato da qualche incertezza relativamente all'esistenza di ciò ch' esprime il Giudizio medesimo. Cosi negli esempj seguenti l'espressione arrivino è indehnita, ossia non presenta che un Giudizio indefinito; giacché questo
Giudizio non ci dà di se stesso alcuna certezza :
• « Mi pare, che arrivino - Credo che arrivino - Si dice, che arrivino = Voglio, che arrivino ec. »
Tale Materia s'intenderà meglio dopo avere attentamente ponderato ciò ch'esporremo in seguito (181 e seg.) - Qui intanto fisseremo le espressioni o Derivazioni pel Giudizio Indefinito, avvertendo, 1.° che son esse uguali a delle Derivazioni per altri Modi espresse finora; 2.° che tali Derivazioni in Italiano debbono essere precedute dal che, il quale però qualche volta si può anche tralasciare; 3.° finalmente che questo che è preceduto sempre esso stesso da un Giudizio o Verbo determinando (471), il quale per ora sarà da noi chiamato Verbo o Giudizio precedente.840. Il Giudizio Indefinito può riferirsi a qualunque Tempo tanto assoluto che relativo; giacché dapertutto può al nostro spirito presentarsi del-l'incertezza.
I.° INDBFINITO PRESENTE-ASSOLUTO - Un Giudizio indefinito è di Tempo presente-assoluto, quando ciò ch'esso esprime, si riporta al momento in cui si proferisce: Come «Mi pare, che sia giorno » - Eccone le Derivazioni :
Si crede, ch'io sia
1 .. che noi siamo
.. che tu sii
/ .. che voi siate
.. ch'egli sia
/ .. ch' essi sieno
II.' INDEFINITO PRESENTE-ABLATITO - Un Giudizio indefinito è di Tempo presente-relativo, quando é contemporaneo al Giudizio espresso dal Verbo precedente (139), il quale di sua natura
Si credeva, si credette ec.
ch'io fossi
| che noi fossimo
che tu fossi
I che voi foste
ch'egli fosse
I ch'essi fossero
III.° INDEFINITO PASSATO - Un Giudizio indef-nito è di Tempo passato, quando si riferisce ad epoca anteriore al momento in cui si pronuncia:
Come « Credo, che sieno stati vincitori.» - Eocone le Derivazioni :Si crede,
ch'io sia state
che tu sii stato ch'egli sia stato
‹ che noi siamo stati | che voi siate stati I ch' essi sieno stati
IV. INDEFINITO FUTURO-ASSOLUTO - Un Giudizio indefinito è di Tempo juturo-assoluto, quando si riferisce a Tempo posteriore a quello in cui si pronuncia: Come « Credo, che sarete lodati ».
Ogni Giudizio riguardante l' Avvenire è indefinito ossia incerto di sua natura; giacché delle Cose future non può mai aversi certezza assoluta — Quindi l' Indefinito futuro sarà giustamente espresso dalle Derivazioni del futuro Indicativo (113, II.°).
Ed infatti per dare a conoscere che un Giudizio è indefinito, basta indicare che si riporta a Tempo futuro. La diversità poi esistente trà il Futuro de-Enito e indefinito, è marcata dalla voce che, la quale deve sempre precedere il Giudizio indefini-to; o meglio è marcata da ciò, che il Futuro indefinito deve inseparabilmente esser congiunto ad un Giudizio precedente (139), e il definito nó - Ecco pertanto le Derivazioni dell' Indefinito futuro assoluto:
• Si crede, ch'io sarò
1 .. che noi saremo
.. che tu sarai | .. che voi sarete .. ch'egli sarà | .. ch' essi saranno
V. INDEFINITO FUTURO-RELATIVO — Chiamiamo di Tempo futuro-relativo ogni Giudizio inde- . finito ch'è futuro non in se stesso, ma relativanenteal Tempo in cui avviene il Giudizio espresso dal
Verbo precedente, il quale di sua natura der'es-sere passato: Come « Io riteneva, che gli Amici arriverebbero oppure sarebbero arrivati a mezzo-giorno: E già notte; é ancora non si vedono » - Eccone le Derivazioni, le quali si prendono dal Condizionato presente o passato (119), come più piace:
Si credevo, si credette ec.
ch'io sarei
che tu saresti ch'egli sarebbe
I che noi saremmo che voi sareste ch'essi sarebbero
ovvero
ch'io sarei stato
I che noi saremmo stati
che tu saresti stato che voi sareste stati ch'egli sarebbe stato i ch'essi sarebbero stati
Si avverta, che molte volte per esprimere questo Futuro-relativo facciam uso d'un qualche Verbo ausiliario; come potere, dovere, ivolere ec. Cost invece di dire «Pensai che partirebbero, o che sarebbero partiti» comunemente diciamo « Pen-sai, che volessero partire, oppure che potessero partire, oppure che dovessero partire, oppure che fossero per partire» secondo la diversa natura del discorso e delle circostanze.
VI.° INDEFINITO PASSATO-ANTERIORE - Un Giudizio indefinito è di Tempo passato-anteriore, quando si riporta ad un Epoca anteriore a quella
• del Giudizio precedente, la quale deve pur essere passata: Come «Quando giunsi, molti per-savano che fossi stato ferito »- Eccone le Derivazioni :
Si credeva, si credette ec.'
ch'io fossi stato
che noi fossimo stati
che tu fossi stato
che voi fuste stati
ch'egli fosse stato
ch'essi fossero stati
VII.® INDEFINITO FUTURO-ANTERIORE - Un Giudizio indefinito è di Tempo futuro-anteriore, quando si riporta ad un Epoca futura in se stessa, ed anteriore ad un altra Epoca la quale dev'essere parimenti futura. Quindi l' anteriorità dell' Indefinito futuro-anteriore non à alcuna relazione col Giudizio precedente, il quale può essere indifferentemente di Tempo presente o futuro secondo le cir-costanze: Come « lo tornerò alle due pomeridiane; e spero, che queste Lettere al mio ritorno saranno state spedite ».
Per la ragione addotta superiormente (IV.®)
le Derivazioni dell' Indefinito futuro-anteriore sono eguali a quelle del Futuro-anteriore indicativo
(116 III.°) - Eccole :
Si crede ec.
che ..... io sarò stato | che... noi saremo stati
tu sarai stato |
voi sarete stati
0apa........
egli sarà stato |
essi saranno stati
AVVERTENZA
Sui Giudizj Condizionati
34s. I Giudizj Condizionati (117) possono essereIndefiniti ancor essi; e questo propriamente sua cede, quando anche dato il verificamento della Condizione, siamo tuttavia incerti se il Giudizio condizionato avverrebbe o sarebbe avvenuto: Come «Ritengo che i nostri soldati sarebbero vittoriosi, se avessero attaccato subito il Nemico - Ritengo che i nostri soldati sarebbero stati vittoriosi, se aressero attaccato subito il Nemico -Ritengo che i nostri soldati saranno vittoriosi, se attaccheranno
subito il Nemico ».
Per ciò che riguarda i Tempi e le Derivazio-ni, i Giudizj Condizionati Indefiniti sieguono precisamente le Teorie già esposte pei Condizionati
Definiti (119 e seg.).
ARTICOLO 8.°
Giudizio Interrogativo
1/2. I Giudizj sono molte volte accompagnati da Interrogazione; ed allora noi li chiamiamo in-terrogativi.
La Domanda indica naturalmente l'Incertezza d' esistenza di ciò ch' esprime il Giudizio: Quindi i Giudizj Interrogativi sono di loro natura Indefiniti.
Siccome però l'Incertezza dell'Espressione del Giudizio è bastantemente indicata dall'Interrogazio-ne; cosi ne'Giudizj Interrogativi si la uso delle Derivazioni già fissate pei varj Tempi del Modo Definito tanto Indicativo che Condizionato (113 e seg.) — Si avverta però, che negli Interrogativi il Nome di Oggetto cardinale (che molte voltepuò tralasciarsi) si pospone alla Voce di Giudi-zio; e che in iscritto i Giudizj Interrogativi deb-bon essere marcati con un segno particolare, detto segno interrogativo - Quindi avtemo :
Son io? Sei ti? Era io? Eravate voi? Saremo noi? Saresti tu? ec.
143: Il Giudizio Interrogativo può essere semplice o enfatico - È semplice, quando unicamente e nudamente chiediamo ciò ch' è espresso dal Giu-dizio: Come « Che fate? Dote andarono? Quando tornò? ec. »— E enfatico, quando la domanda e accompagnata da un forte sentimento dell'animo; per esémpio da un sentimento di sdegno, d'orrore, di dubbio, di timore, d' insulto, di scherno ec.:
Come « Che si pretende da me? Dunque è finita per noi? E vederla potrei? Voi l' uccideste, voi? ec.».
Gl' Interrogativi tanto semplici ch' enfatici si esprimono colle stesse Derivazioni, ed in iscritto colla stessa punteggiatura. Esséndo però in natura diversi trà loro, tale diversità dovrà parlando es ser espressa da una diversa inflessione di voce _ È molto difficile pronunziar berie le Interrogazioni enfatiche, come pure ogni altra enfatica espressione qualunque; né può assegnarsi regola per questo. Si fissi però, che per ben proferirle è necessario vivamente sentirle nel fondo dell'anima; e che la loro pronunzia deve praticamente essere tanto varia, quanto son diversi trà loro l'Odio, l'Irisulto, la Disapprovazione, l'Orrore ec.Sulla Voce di Giudizio
144. Nel fissare le varie Derivazioni dalla italiana generica Voce di Giudizio essere, per i Tempi formati da due Parole o introdotto un tratto d'unione, che la Lingua italiana non usa. Con questo segno o inteso unicamente avvertire ; che le due Parole sarò-stato, era-slalo ec. formano una sola semplicissima idea, com'era in latino fuero, fueram cc.; che desse né possono né debbono considerarsi separatamente; e che la prima di queste due Parole non è che un puro segno, nè à più quel valore che sogliamo attribuirle, quando agisce da sola.
Questa Osservazione conduce naturalmente ad un altra, cioé che in ogni Lingua una stessa Parola può avere varj significati; e ch'é impossibile conoscere a fondo una Lingua, finché non sappiamo in ogni prattica circostanza attaccare a ciascuna Parola l'esclusivo suo valore - Essere per esempio in tutte le varie Lingue da me conosciu-te, ora e Voce di Giudizio, ed ora significa stare:
Cosi werden in Lingua Tedesca ora significa di-ventare, ora è puro segno di Tempo, ed ora è
Voce di Giudizio - Se i Signori Grammatici avessero analizato quanto conveniva e com'era loro dovere, noi non avremmo dalla Lingua Tedesca le barbare Traduzioni grammaticali « io divento amare invere di anierò» tu diventi amato invece di sei amato «egli diventerebbe amato avere invece di avrebbe amato » e simili.Povero Buon-Senso! Egli é sepolto sotto un ammasso enorme di ciecamente venerate Assurdi-tà; essendo vero pur troppo, che «En général l'Homme tient à ses Habitudes, comme il tient d son Culte, à ses Institutions. La Paresse qui lui est naturelle, et l' Ignorance qui en est la suite, sont de nouvelles raisons, qui lui font préfères le chemin battu à la peine d' en frayer un nou-veau - Il aime mieux croire sur parole, que de prendre la Raison pour guide (Maudru).
CAPO III
Derivazioni dalle Radici di Rapporto
145. Le Voci di Rapporto generalmente sono stubili, vale a dire non danno alcuna Derivazione — Abbiamo peró tré Rapporti, cioè di Numero di Tempo e di Tungo, che debbon essere particolarmente analizati; e perché molte delle loro
Radici che chiameremo variabili, danno Deriva-zioni; e perché sono per natura d' un uso frequentissimo nel Discorso.
‹46. Relativamente alle Voci di qualunque altro
Rapporto si fissi poi per Regola generale, ch' esse o non danno alcuna Derivazione, o danno una Derivazione di Nome qualitativo come le Radici di Luogo, di cui il seguente:Dalle Radici di Luogo
- Dalle Radici variabili di Luogo deriva un Nome qualitativo come da quelle di Oggetto (73); e questa Derivazione si usa, quando con una sola parola e in via di Qualità vogliamo esprimere il Luogo dell'Oggetto: Cosi da « sopra, sotto, avanti, dentro ec.» abbiamo i Qualitativi
- « superiore, interiore, anteriore, interna ec. ».
PARAGRATO D°
Dalle Radici di Tempo - Dalle Radici variabili di Tempo abbiamo una Derivazione di Qualità, come da quelle di Luogo (147): Cosi da oggi, jeri, demani ec. abbiamo odierno, di-jeri, di-domani ec. (in latino hesternus, crastinus ec.)
‹49. Trà le Derivazioni dalle Radici di Tempo esiggono particolare attenzione alcune, che chiameremo Espressioni estese di Tempo. Queste sere vono ad esprimere una Estensione di Tempo; esten-sione, la quale comincia dall' Istante o Aggregato d'Istanti considerato come presente, e la quale si prolunga fin dove richiede il Discorso.
Tali Espressioni poi si riferiscono a Tempo o passato o futuro: Quelle di Tempo passato sono « un ora fa —trè anni fa -cinque secoli fà, e simili »: Quelle di Tempo futuro sono « da qui ad un ora — da qui a trè mesi - da qui a dieci anni, e simili ».Dalle Radici di Numero
150. Le Radici di Numero sono uno, due, trè ec.; e da esse abbiamo in genere cinque Deri-vazioni, che sono: 1.° Un Sostantivo-astratto; come « Unità, Ambo, Terno, Decina ec. »: 2.° Un Nome qualitativo ossia ordinale; come « primo, secondo, terzo, decimo ec.»: 3.° Una T'oce mul-tipla; come « doppio, triplo, decuplo ec. "»:
4.° Una Voce aliquota; come « sudduplo, sut-triplo, suddecuplo ec »: 5.° Un Espressione di ripetizione costante; come « a uno a uno, a due a due, a sei a sei, a dieci a dieci ec. »:
AVVERTENZA
Sulle Derivazioni in genere
85r. Da quasi tutte le Voci Derivate, tranne quelle della Voce di Giudizio, si ànno o almeno si possono avere delle nuove Derivazioni. Quindi le Voci Derivate debbono distinguersi in Voci di primo e di seconda Derivazione - Sono di prima quelle, che direttamente e immediatamente procedono da Voce radicale; e quelle che procedono da Voce derivata, sono da noi dette di seconda De-rivazione.
Dunque dalle Voci derivate potendosi avere altre Derivazioni, è necessario fissare, che ogni Voce Derivata deve considerarsi come Radicale; e quindi, che le teorie finora esposte per le Voci ra-dicali, sono interamente applicabili alle Voci De-rivate, quando però non ripugnino all'intrinseca
loro natura.
Si avverta fnalmente, che non tutte le Voci, sia radicali sia derivate, presentano pratticamente tutte le finora enumerate Derivazioni.
SEZIONE TERZA
VOCI SOSTITUITE
152. Sostituite chiamiamo (5) quelle Voci ed Es pressioni, che per vezzo eleganza chiarezza o brevità sogliono dall'Uso porsi in luogo d'altre Voci conosciute o di altre regolari Espressioni.
Le Sostituzioni sono in ogni Lingua moltissi-me; ed e facile ravvisarle analizando praticamente un Discorso qualunque. Tralascio pertanto di qui farne anche la più semplice Esposizione,
rimet-
tendo questa Materia interamente al Criterio analitico di chi stimerà non inutile occuparsene qualche istante.
Avverto poi, che non è possibile scriver bene in una Lingua straniera, quando non si sappiano conoscere e fare nella propria Lingua tutte le possibili sostituzioni; a meno che non s'imparasse la Lingua straniera unicamente per prattica, come da molti suol farsi della propria Lingua natia.DELLE VOCI PARTI DEL DISCORSO
153. ANALIzaTE finora le Voci isolatamente prese, ossia come Elementi del Discorso, dobbiam ora considerarle come Parti del Discorso; vale a dire dobbiamo considerare l'Ufficio la Posizione il Valore delle une relativamente alle altre, in quanto ché prese insieme formano un sentimento completo.
La Determinazione delle Voci indeterminate e le varie possibili Situazioni degli Oggetti formeranno le due Sezioni di questa Seconda Parte della nostra Analisi di Linguaggio.
SEZIONE PRIMA
DETERMINAZIONE DELLE VOCI
154. Abbiam visto che le Voci tanto di Oggetto (12) che di Azione (80) possono essere e sono nella massima parte indeterminate. Ora una Voce indeterminata non esprime e non presenta allo Spirito che una generica Idea. È vero, che qualche volta la natura del Discorso esigge unicamenteche sia indicata questa Idea generica; ma é pur vero, che le Voci indeterminate, onde avere idee chiare giuste e precise delle Cose, debbono spes
sissirho determinarsi parlando.
È quindi necessario esporre dettagliatamente tali Determinazioni, tanto per gli Oggelli che per le Azioni.
CAPO I.
Determinazione degli Oggetti
155. I Sostantivi indeterminati cioé esprimenti un Oggetto indeterminato (42), in Italiano come in altre Lingue molte si distinguono dai determinati col mezzo d'una piccola Voce il lo la ec. chiamata comunemente Articolo - Quindi l' Articola non è che « Segno di Oggetto indeterminato ». Quindi ogni Sostantivo cui si antepone o può anteporsi l'Articolo, é indeterminato di sua na-
นura.
S'incontrano molte volte coll'Articolo dei Sostantivi di loro natura determinati. In tal caso però si avverta, che frà l'Articolo ed il Nome è sempre sottinteso un Sostantivo indeterminato di facile so-stituzione; e quindi che l'Articolo appartiene propriamente a questo sottinteso Sostantivo: Cosi « il Pò, il Sole, l'Europa, la Lombardia ec. » significano « il fime detto Pò -l'Astro chiamato Sole —la Parte del Globo detta Europa - la
Parte d' Italia detta Lombardia ec. ».
.. 156. Ogai Oggetto o Sostantivo indeterminato,quando al discorso non basta la sua generica idea;
deve di necessità convenientemente determinarsi - Ma in Natura non esistono che Cose, Giudizj e
Rapporti (7). Dunque la Determinazione d'un Oggetto dipenderà necessariamente da uno o più di questi generali trè Capi d'Esistenza.
15. Ma i Giudizj non sono che Azioni men-tali: I Rapporti sono sempre determinanti di loro natura, anzi nel discorso precisamente non fanno altro che determinare; e però basta semplicemente accennarli - Dunque limitarci possiamo a parlare delle sole Determinazioni dipendenti da Cose, ossia (9) da Oggetti Azioni e Qualità, tanto radicali che derivate.
- Dunque riguardo agli Oggetti o loro Nomi indeterminati analizeremo successivamente i Qualitativi i Sostantivi ed i Verbi determinanti-og getto, cioè che ficano l'Idea precisa, la quale in ogni prattico Discorso deve da poi attaccarsi a qualunque Sostantivo che di sua natura sia indeter-minato.
PARAGRAFO 1.°
Qualitativo determinante-oggetto - Ogni Nome qualitativo è di sua natura determinante aggetto, com'esprime la voce stessa qualitativo cioè qualificante - Quindi se un Oggetto indeterminato debba prendere la necessaria determinazione da una Qualità, basterà unire semplicemente il nome di Qualità a quello di Ogget-to: E il Distintivo del Qualitativo determinan-te-oggetto, consiste appunto in tale unione; come «l'Uomo dotto, il Principe giusto ec.».
‹6o. Analizando gli Esempi qui addotti ed altri simili, è facile comprendere in che precisamente consista la Determinazione di Oggetto, la quale proviene da Qualità - L'Uomo per es. esprime un Idea generica, comprendente tutti gli Uomini, e quindi applicabile a qualunque Individuo della specie. Unendo però al sostantivo Uomo il qualitativo dotto, io ne limito l'Idea generica, escludendo i moltissimi non dotti; ossia colla voce qualitativa dotto determino l'Idea precisa, che nel prattico discorso devesi attaccare alla parola Uomo.
- Dunque ogni Qualitativo unito ad un
- Nome di Oggetto, non serve che a determinare l'Idea dell'Oggetto medesimo; e ci convinceremo sempre più di questa verità, osservando che gli Oggetti di loro natura determinati non possono mai essere uniti a Nome qualitativo.
PARAGRATO 2°
Sostantivo determinante-oggetto - Il determinare un Oggetto col mezzo d'un altro Oggetto è cosa comunissima in ogni Lingua,
• e serve mirabilmente a diminuire il numero delle
Parole — Ma un Oggetto che in una data circostanza ne determina un altro, non è sempre ed in ogni discorso egualmente determinante - Dunque ogni Sostantivo, quando sia determinante-og-getto, avrà il Distintivo suo particolare.
163. In Italiano tal Distintivo consiste nella particella di, la quale trovasi spesso unita all'Articolo (155), avendosi allora del della ec. equivalenti a di lo, di la ec. - Nelle Espressioni « la Casa di Pietro, il Calore del Sole ec. » Pietro e Sole sono Sostantivi rispettivamente determinanti gli Oggetti Casa e Calore; e però sono preceduti dalla particella di.
Credo superfluo far osservare in che precisamente consista la Determinazione, che un Oggetto prende da un altro - Dicendo per es. la lasa, esprimo un Idea generica applicabile a qualunque
Casa. Ma se per la natura del Discorso mi é necessario precisare la Casa di cui parlo, e se questa Casa è del comune Amico Pietro; basta, che al Nome indeterminato Casa unisca quello di Pietro col mezzo della particella di, caratteristico Distintivo dell'Ufficio che fà in questo Discorso il sostantivo Pietro.
Si noti, che la particella di per difetto di Lingua in Italiano à varj significati; e quindi che il Sostantivo seguente tale particella, non é sempre determinante-oggetto - Questa Materia, come altre consimili, è di somma importanza specialmente per passare dalla propria alla fondata cos gnizione di altre Lingue; ma è difficile, e non può ben conoscersi che col molto analizare e possedendo lo spirito metafisico del Linguaggio,Verbo determinante-oggetto
- Spessissimo per determinare un Oggetto ci serviamo d'un Azione, ossia d'un Verbo ch' è la Voce destinata ad esprimere l'Azione — Ma un Verbo non sempre si trova nella situazione di de-terminante-oggetto. Quando sia tale, avrà dunque nella Lingua il suo particolar Distincivo.
- Il Distintivo del Verbo determinante-og-getto in Italiano consiste nell' esser esso preceduto dalla Voce quale coll' Articolo; avvertendo, che
alla voce quale sogliamo guasi sempre sostituire
la voce che - Dunque la Voce quale unita al-
l'Articolo, non è che « Segno di Verbo determi-nante-oggetto ». Dunque saremo certi, che un Verbo è determinante-oggetto ognivolta che sia preceduto da il quale, la quale ec. - Quindi pensa parla fugge ec. in «l'Uomo, il quale oppure che pensa che parla che fugge ec. » sono Azioni ossia Verbi praticamente determinanti l'Oggetto Uomo; e però sono preceduti da il quale o dalla equivalente sostituzione che.
CAPO
II
Determinazione delle Azioni
‹66. Dato un Verbo
indeterminato cioè espri-
mente un Azione indeterminata (20), è sovente necessario determinare l'Azione espressa dal medesimo — Ma un Azione non può essere determi-nata da Qualità; perché le Qualità per loro natura (‹5) non anno né possono avere relazione alcuna colle Azioni. Dunque, richiamando il già stabilito per i generali trè Capi d'Esistenza (156) e per i Rapporti (157), possiamo limitarci a par-
Care de eDe mia Giuderio e eatche le Azioni
e da Azione ossia
espresse verbalmente (26) si riducono tutte a Giu-
dizj (a).
xti. Dunque ogni Verbo indeterminato, quando al Discorso non basti l'Idea generica espressa dal medesimo, dovrà sempre essere accompagnato o da un Sostantivo o da un Giudizio determinante-azio. ne, cioè che fissi il vero punto di vista, sotto cui deve nel discorso riguardarsi una di sua natura indeterminata Azione qualunque.
PARAGRAFO I.°
Sostantivo determinante-azione
.
168. E determinante-azione ogni Nome di Og-getto, il quale precisa l'Idea che deve prattica-
(a) In Natura ogni Giudizio è Azione; ma non ogni
Azione è Giudizio - Essendo però impossibile in un prattico sensato discorso esprimere un Azione senza contemporaneamente giudicare, ne siegne che le Azioni espresse verbalmente possono con ragione considerarsi come Giudizj.
Se la Voce di Giudizio è nelle Lingue unita quasi sempre a quella di Azione in una sola Parola, devesi ripetere singolarmente dalla impossibilità di esprimere sensatamente un
Azione senza proferire al tempo stesso analogo Giudizio.mente attaccarsi ad un Verbo indeterminato: Cosi in « Cesare premiava i Soldati » il Nome Soldati serve a determinare l'azione di premiare - Ma un Sostantivo non sempre nel discorso é determi-nante-azione. Dunque quando lo sia, aver deve il suo particolar Distintivo.
s6g. In Italiano, ad eccezione del Nome singa lare degli Oggetti Giudicante e Ascoltante cioè me e te, e di qualche terzo Pronome come lui lei loro ec., il Sostantivo determinante-azione è sempre uguale perfettamente al Sostantivo cardinale (185). Si avverta però che il Nome cardinale corrisponde al così detto Norninativo, e il Nome determinante-azione corrisponde al cosi detto. Ac-cusativo.
870. Un Sostantivo indeterminato alle volte deve accennare al singolare una Parte indefinita del-l'Oggetto, ed al plurale un Numero indefinito degli Oggetti, ch' esprime il Nome. Tale indefinita
Situazione del Sostantivo dev'essere indicata parti-colarmente; ed in Italiano la esprimiamo al singolare con del o della, ed al plurale con dei o delle.
Ora i Sostantivi in tal modo indefiniti, possono anch'essi determinare le Azioni: Come « Datemi del Danaro, della Carta ec.; o visto dei Soldati, delle Schiere er. ». Quindi in Italiano il Sostantivo determinante-azione sarà alle volte preceduto da una di quelle Voci, che sogliono comunemente essere segni del Sostantivo determinan-te-oggetto (163), cioé del dello dei delle — Si fac-cia pertanto la debita attenzione, onde stante la difettosa eguaglianza di segno, non abbia a prendersi per determinante-oggetto un Sostantivo de-terminante-azione; vale a dire in termini gram-maticali, onde non abbia a prendersi per Genitivo un vero Accusativo.
PARAGRATO 2°
Giudizio determinante-azione
- È determinante-azione ogni Verbo o Giu-dizio, che serve a fissare precisamente l'Idea ed il valore che dobbiamo dare praticamente ad un Azione indeterminata qualunque: Cosi in « Sento cantare — Voglio che partiate - Vedo che arrivano ec." cantare, partiate, arrivano servono rispettivamente a determinare le Azioni o Giudizj espressi da sento voglio vedo, che chiameremo
- Verbi o Giudizj determinandi — Ora un Giudizio determinante-azione nel Discorso non à sempre quest' Ufficio medesimo. Dunque quando è tale, esigge la necessaria chiarezza, che abbia il suo particolar Distintivo.
- In Italiano il Distintivo del Giudizio deter-minante-azione consiste o nell'esser espresso in Modo Generico determinante (104 e seg.), o nell'essere preceduto dalla Voce che; di cui dobbiamo estesamente parlare dopo la seguente essen-
zialissimaSui Giudizj determinanti-azione
173. Abbiamo detto (173), che i Giudizj deter-ininanti-azione o si esprimono in Modo generico, o si fanno precedere dal che. È quindi della massima importanza conoscere, quando debbano usarsi col che e quando in Modo generico - Parimenti è molto essenziale sapere con qual Tempo in ciascun incontro debba esprimersi un Giudizio deter-minante-azione.
Ora per giugnere a tali cognizioni bisogna attentamente esaminare, e la Natura dell'Oggetto Cardine del Giudizio determinante, e le Circostanze del Giudizio medesimo; come passiamo partica-mente ad esporre nei due Articoli seguenti.
ARTICOLO 1.°
Modo pei Giudizj determinanti-azione
- Ogni Voce di Modo Generico determinante (104 e seg.) esprime per natura e Giudizio, e Tempo in cui questo si eseguisce; ma non indica l'Oggetto Cardine di Giudizio (82) - Dunque i Giudizj determinanti-azione saranno espressi in Modo Generico, ognivolta che non sia necessario nominare il loro Oggetto cardinale; e quando l'Oggetto cardinale deve nominarsi, saranno espressi col che.
- Ora l'Oggetto cardinale non deve esprimer-si, e quando fù preventivamente nominato, equando si accenna un Azione genericamente -
Dunque :
I.° Il Giudizio determinante-azione si esprime al
Modo generico: 1.° Quando il Giudizio determinante accenna un Azione in genere, senza riguardo alcuno all'Oggetto che la eseguisce; come «Sento cantare, Sentii piangere ec.»: 2.° Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio determinante è quello stesso del Verbo determinando; come » Voglio par-tire, Voi credete essere, Pensavano tornare ec. »:
3.° Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio determinante fü già chiaramente espresso, e in modo che non può nascere alcuna oscurità o confusione; come «Li vedo arrivare, Vi sentiva ridere ec. ».
II® Il Giudizio determinante-azione si la precedere dal che, ognivolta che il suo Oggetto cardinale è diverso da quello del Verbo determinani-do; avuto però il debito riguardo al primo e terzo
Caso, espressi superiormente (L.°): Quindi avremo « Vedo che arrivano, Voglio che parta, Sentii che cantavate ec. ».
Si avverta, che in Italiano il Giudizio deter-minante-azione quando sia futuro, si fa precedere quasi sempre dal che, sebbene il suo Oggetto cardinale sia lo stesso che quello del Verbo deter-minando: Cosi invece di « Credo dover partire - Dicono essere per tornare ec. » diciamo «Credo, ehe partirò - Dicono, che torneranno oc. ».Tempo nei Giudizj determinanti-azione
376. Il Giudizio determinante-azione o è con temporaneo a quello del Verbo determinando, o deve aver luogo in Tempo diverso.
I.° Quando sia contemporaneo, si pone sempre al Tempo presente: Come « Sento, che cantano - Sentii cantare, - Se sentirò, che cantino ec.».
Infatti il Giudizio determinante eseguendosi contemporaneamente al determinando, basta che uno di questi due Giudizj esprima il vero Tempo del-
l'Azione. Dunque questo Tempo essendo necessariamente espresso dal Verbo determinando, pel
Giudizio determinante dovremo indicare soltanto il Modo; il che si la coll'espressione di Tempo presente (126) - Dunque il Giudizio determinan-te-azione quando sia contemporaneo a quello del Verbo determinando, con ragione si esprime al
Tempo presente.
Il. Quando non sia contemporaneo a quello del Verbo determinando, il Giudizio determinante deve indicare il suo vero Tempo da se. Dovremo quindi esprimerlo col Tempo conveniente, che sarà facile conoscere dalla natura del discorso.
Quindi avremo «So, che partono, che partirono, che partiranno ec. Seppi, che partivano, ch' erano partiti, che partirebbero ec. ».
177. Si avverta, che il Giudizio determinante-a-zione benché di sua natura futuro, si esprime o almeno pud esprimersi al Tempo presente, ogni-volta che la sua futurità è naturalmente e chiaramente indicata dal Verbo determinando: Come «Spero arrivare, che arrivino ec. Temo partire,
che derrano ene essendo peturie del predia . da spero, temo ec., il Giudizio determinante non
deve esprimere che Modo; e il Modo s'indica colle
Espressioni di Tempo presente (126).
• PARAGRAFO 3.°
Della Voce CHE
178. Noi qui consideriamo la Voce che puramente come distintivo del Giudizio determinan-te-azione, quando non è espresso in Modo Generico (172); facendo avvertire, che tal Voce per intrinseca natura sempre trovasi fra due Giudiz), e che di questi due Giudizj uno è determinando, l'altro determinante; come abbiamo già ripetuto più volte - Dovendo quindi molto riflettere su questi due Giudizi relativamente al che, ne tratteremo separatamente; chiamando il primo Prece-
dente, l'altro Seguente il Che.
Si avverta, che in Italiano la Voce che à varj
Significati; e ch' è molto essenziale saperli prat-ticamente distinguere, facendo le debite Sostitu-zioni, quand' occorra per chiarezza maggiore.
GIUDIZIO PRECEDENTE IL CHE
179. Riguardo al Giudizio precedente il Che é necessario osservare primieramente, s'& desso affermativo o negativo (24).180. Quando sia Affermativo conviene spinger oltre l'analisi ed osservare, s'è desso assoluto o
inassoluto
I.° Chiamiamo assoluto il Giudizio precedente, quando contenendola in se per l'indole e natura dell'Azione che indica, esprime la Certezza del
Giudizio seguente il Che: Cosi in « Vedo che fug-
•gono, sento che cantano ec.» vedo e sento sono due Giudizi assoluti, contenendo un assoluta Certezza dell'Azione o Giudizio seguente; giacché riguardo alla mia persuasione non possono non cantare e non fuggire, se io li vedo fuggenti e li sento cantanti.
II.° Chiamiamo inassoluto il Giudizio prece-dente, quando non esprime la Certezza del Giudizio seguente il Che; e questo può avvenire in due maniere: O perché il Giudizio precedente contiene nell' intrinseca sua forza e natura l'incertezza l' indecisione del Giudizio seguente; come « mi pare, temo, dubito, volete forse che ec. » giacchè ciò che mi pare o che temo o che dubito o su cui interrogo, potrebbe anche non essere: O perché il Giudizio precedente esprime di sua natura, che il Giudizio seguente relativamente ad esso è futuro; come «Spero, Voglio, Ordino ec. che par-tano»; giacché del Futuro non si può mai avere
assoluta certezza.
GIUDIZIO SEGUENTE IL CHE
18r. Se il Giudizio precedente è negativo, il seguente si esprime sempre in Modo indefinito(139. e seg.); come «Ion vedo che partano, gnoro ossia non so che siano partiti ec. ». Infatti in simili casi il Giudizio seguente il Che esprime una Cosa, la cui esistenza è per noi incerta; come ci fa di sua natura conoscere il Giudizio precedente negativo. Dunque dovendo mostrare tale in-
certezza, il Giudizio seguente deve esprimersi in
Modo Indefinito.
182. Il Giudizio precedente essendo afferma-tivo, si osserverà s'è desso assoluto o inassolu
to (180).
I.° Se il Precedente ¿ assoluto, il Giudizio seguente si esprime in Modo Definito (109 e seg.) ;
come « Vedo che partono - So che partirono ec ».
Infatti in simili casi, come ne assicura il Giudizio precedente vedo, so ec., il Giudizio seguente il Che ci é presentato col massimo grado di Certezza.
Dunque dev'essere espresso in Modo Definito.
II.® Se il Precedente è inassoluto, il Giudizio seguente si esprime in Modo Indefinito; come «Mi pare che partano - Voglio che partano, - Temo che partano ec. ». Infatti in simili casi, come annuncia il Giudizio precedente mi pare, voglio, temo ec. (180), il Giudizio seguente il Che contiene l'Incertezza della sua esistenza. Dunque dobbiamo esprimerlo in Modo Indefinito.
AVVERTENZA
183. Abbiamo superiormente fissato che, il Giudizio precedente il Che essendo negativo o interro-, gativo (180 e sego), il Giudizio Seguente deve es-primersi in Modo Indefinito -Se però il Giudizio precedente sarà e negativo e interrogativo al tempo stesso, il seguente devesi esprimere in Modo De-finito; perché in tal caso l'Incertezza effetto d'In-terrogazione, distrugge l'Incertezza effetto di Ne-gazione. Ed infarti un Incertezza che si presenta in Modo incerto, non esclude necessariamente ogni ombra d'Incertezza? — I Matematici, già persuasi della Verità « Che due Quantità negative danno un Prodotto positivo», m'intenderanno più facilmente degli altri.
Quindi avremo «Non vedete voi, che fuggo-no? Non sento io, che ridono? ec. »— Ed infatti chi può non vedere, che in questi e simili Esempi il Giudizio precedente contiene l'assoluta Certezza del Giudizio seguente il Che? - Dicendo affermativamente « Non sento, che ridano», la Negazione del Giudizio precedente dà al Seguente la necessaria impronta d'Incertezza (181); giacché questo ridere, non sentendolo io, è incerto almeno per me: Quindi relativamente a tale Azione pronuncio un Giudizio analogo alla situazione del mio Spirito. Aggiugnendo però al Giudizio precedente la forza interrogativa « Non sento io?», questa rende l' Espressione del Giudizio seguente certa di ne-cessità; giacché annulla l'effetto della Negazione.
Difatti col dire « Non sento io, che ridono? » io non domando se abbia luogo l'Azione di ridere ; ma domando, se credasi che questo ridere non sia da me sentito, cioè non sia a mia cognizione. Dun--
que la mia Domanda non solo non pone in dub-bio l'esistenza dell'Azione, ma la afferma; giacche. l'Interrogazione non potrebbe aver luogo, se l'Azione di ridere non esistesse almeno nella mia persuasione. Dunque ogni Giudizio precedente il Che, quando sia negativo-interrogativo, diviene affermativo-assoluco (180, 1.°).
Io intendo ciò che dico; ma non so farmi più
intelligibile di cosi.
SEZIONE SECONDA
SITUAZIONI DEGLI OGGETTI
184. Uno stesso Oggetto, come fù già indica-. to (65), può in diversi incontri presentarsi in Situazioni diverse. Esigendo quindi la chiarezza del discorso che in ogni circostanza si precisi la vera Situazione dell'Oggetto, parleremo di tali Sitia-210n, almeno delle primarie distesamente; fissando per ciascuna il suo particolar Distintivo in Lingua Italiano.
-
OGGETTO CARDINALE
185. Cardinale chiamiamo un Oggetto, quando è Cardine di Giudizio (82); come io, i, il Sole, .
Pietro ec. in « Io partirò - Tu scrivesti - Il Sole : è coperto -Pietro fù chiamato ec.».
186. L'Oggetto Cardinale può nel discorso pre-. sentarsi come attivo, passiva, o neutro cioé néittivo né passivo, dal Latino neuter significante
nè l'uno nè l'altro.
I.° È attivo, se agisce, cioè se la desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu scrivi - Egli corre - Voi leggete ec. ».
II.° E passivo, se riceve desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu sarai promosso — Egli fù punito - Noi fummo chiamati ec. ».
IlI.® E neutro, quando né riceve né eseguisce
Azione; e questo propriamente e solamente suc-cede, quando l'Oggetto è Cardine d'un Giudizio di Qualità, cioé d' un Giudizio in cui all'Oggerto cardinale si attribuisce qualche Qualità; come
«Voi siete virtuosi —I Frutti erano maturi-
l' Inverno fù rigido ec. ».
- L' Articolo (155) è il Distintivo dell'Og getto Cardinale, se indeterminato; e se determi-nato, il suo Distintivo consiste, nel non averne alcuno.
OGGETTO NOMINATO - Chiamiamo nominato un Oggetto, quando nel discorso non à altro Ufficio che quello di puramente accennare ossia nominare se stesso; come Pietro, Danaro, Città in « Egli è virtuoso quanto
- Pietro - Tutto si fa col Danaro - Passarono per la Città ».
- L'Oggetto Nominato può in fondo considerarsi come Oggetto Cardinale: Quindi à lo stesso
Distintivo (187).ittivo né passivo, dal Latino neuter significante
nè l'uno nè l'altro.
I.° È attivo, se agisce, cioè se la desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu scrivi - Egli corre - Voi leggete ec. ».
II.° E passivo, se riceve desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu sarai promosso — Egli fù punito - Noi fummo chiamati ec. ».
IlI.® E neutro, quando né riceve né eseguisce
Azione; e questo propriamente e solamente suc-cede, quando l'Oggetto è Cardine d'un Giudizio di Qualità, cioé d' un Giudizio in cui all'Oggerto cardinale si attribuisce qualche Qualità; come
«Voi siete virtuosi —I Frutti erano maturi-
l' Inverno fù rigido ec. ».
- L' Articolo (155) è il Distintivo dell'Og getto Cardinale, se indeterminato; e se determi-nato, il suo Distintivo consiste, nel non averne alcuno.
OGGETTO NOMINATO - Chiamiamo nominato un Oggetto, quando nel discorso non à altro Ufficio che quello di puramente accennare ossia nominare se stesso; come Pietro, Danaro, Città in « Egli è virtuoso quanto
- Pietro - Tutto si fa col Danaro - Passarono per la Città ».
- L'Oggetto Nominato può in fondo considerarsi come Oggetto Cardinale: Quindi à lo stesso
Distintivo (187).quando lo esprimiamo nel discorso unicamente perché egli presti a noi attenzione, ossia quando viene da noi effettivamente chiamato ; come « Ami-co, dove andate? - Pietro, prendi quel Libro -
Gran Dio, mi assisti ec.». Si avverta, che possono chiamarsi i soli Oggetti aventi la facoltà di udire, o almeno creduti tali in forza d'Immagi-nazione.
- 195. Il Distintivo dell'Oggetto Chiamato suol essere o, che per lo più si tralascia.
OGGETTO INDEFINITO - 196. Chiamiamo indefinito un Oggetto, quando nel discorso ne esprimiamo una indefinita quan-tità, se l'Oggetto è di Numero unale; oppure ne esprimiamo un Numero indefinito, se l'Oggetto è di Numero plurale (170); come Cercano del
- Pane - Vedrete dei Soldati ec.».
- L' Articolo (155) è il Distintivo dell'Og getto Cardinale, se indeterminato; e se determi-nato, il suo Distintivo consiste, nel non averne alcuno.
- Il Distintivo dell'Oggetto Indefinito consiste nell'essere preceduto al Numero unale da del o della, e al plurale da dei o delle; come già fü
- detto (170).
OGGETTO CONTENENTE - Chiamiamo contenente un Oggetto, quando esprimendolo consideriamo in esso come deposta o deponibile qualche cosa, ossia quando lo consideriamo come capace di contener qualche cosa: Cosi Roma, Principe, Libri sono Oggetti contenenti in «Pietro è in Roma, — Confidate, cioe ponete . la vostra confidenza nel Principe — Non sempre la vera scienza è riposta nei Libri ».199. Il Distintivo dell'Oggetto Contenente consiste nella Voce in, che unita spesso all'Articolo
dà nel nella nei ec.
OGGETTO RELATIVATO (a)
• 200. Chiamo relativato un Oggetto, relativamente a cui si proferisce un dato Giudizio, oppure cui si riferisce esclusivamente un dato Giu-dizio: Cosi Pietro, Indolenza, te, lui, Guerra ec. sono Oggetti relativati negli Esempj seguenti; col-l'attenta analisi dei quali sarà facile formarsi una precisa Idea di questa speciale situazione degli Oggetti: « Che si dice di Pietro, cioé relativamente a Pietro? - Mi accusano d' Indolenza, cioè reluci-vamente a colpa d' Indolenza - Che fia di te, cioe relativamente a te? - Disponete di Lui, cioè re-tativamente alla Persona di Lui - Si parlava di Guerra, cioè relativamente alla Guerra ec. ».
201. Il Distintivo dell'Oggetto relativato consiste generalmente nella particella di. Siccome però questa Voce suole avere altri Significati (191), cosi in ogni circostanza importa molto il ben anali-
zare il sentimento del prattico Discorso.
(a) Questa Parola è troppo barbara, e fors' anche non esprime la situazione dell' Oggetto chiaramente quanto dovrebbe — Non m'è però stato possibile sostituirne altra mi-gliore.OGGETTO RICEVENTE
- Chiamiamo ricevente un Oggetto, quando trovasi nella situazione di ricevere effettivamente qualche Cosa; come Soldati, Amico, Corriere ec. in « Diedero ai Soldati - Dissi all' Amico - Consegnate al Corriere ec.».
- Il Discintivo dell'Oggetto ricevente è la Voce o, la quale unita all'Articolo forma spesso le Voci composte al alla agli ec. .
OGGETTO TERMINANTE - Chiamiamo terminante un Oggetto, nel quale và a terminare un Moto, o un Azione col mezzo di Moto; come Campagno, Amico, Voiec. in « Andiamo in Campagna — Scrivo all' Amico —
- Quest' oggi verrò da Voi ec. ».
- Il Distintivo dell'Oggetto terminante è co munemente la Voce a, come per l'Oggetto Ricevente (203). Quindi per distinguere in un Oggetto l'una dall'altra situazione, bisogna ponderare e la qualità dell'Azione e la forza del sentimento - Inoltre l'Oggetto terminante molte volte trovasi preceduto da in, da ec.; e però convien fare moltissima attenzione alla natura del Discorso.
OGGETTO COMINCIANTE - Diciamo cominciante ogni Oggetto, dal quale à principio un Azione od un Moto; come Vienna, Storie, Soldati, Campagna ec. in « Ebbi
Lettere da Vienna - È narrato dalle Storie -
Il Castello fü preso dai Soldati - Tornerà dalla
Campagna domani ec. ».
207. Il Distintivo dell'Oggetto cominciante é la Voce da, che unita spesso all'Articolo forma le
Voci composte dal dalla dagli ec.
Si avverta, che la Voce da à varj Significati, e quindi che non precede sempre un Oggetto co-minciante. Il Buon-senso però e l'Analisi ne fa-renno facilmente conoscere il vero valore in ogni prattico Discorso.
208. L'Oggetto Cardinale attivo (186, 1.°) è in fondo cominciante di sua natura. Uno stesso
Oggetto però non può contemporaneamente presentarsi in due diverse Situazioni. Dunque un Oggetto considerato come Cardine di Giudizio, non può allo stesso tempo esser preso come Comin-ciante.
Si avverta peró che ogni Oggetto Cardinale attivo, quando regga una Voce verbale indetermi-nata, può colla massima facilità farsi passare ad Oggetto Cominciante col dare un diverso giro alla frase e un differente aspetto all'azione: Cosi invece di dire «I Soldati desiderano la Guerra » si può dire cLa Guerra è desiderata dai Soldati»; benché tali Espressioni non abbiano precisamente la stessa identica forza e valore.
AYYEBTEN2A.
Sull'Ordine diretto e inverso nelle Azioni
209. Qui cade in acconcio l'osservare, che in
ogni Azione indeterminata dobbiamo considerare come un Estensione di spazio, ossia come una linea di Moro. Quindi in tali Azioni avremo sempre un principio ed un fine, inseparabili da qualunque
Estensione.
210. Da ciò derisa, che l'Azione indeterminata può presentarsi sotto due aspetti diversi, cioè com
ordine diretto o inverso.
I.° Si presenta con ordine direito, quando la consideriamo come passante dal suo principio al suo fine; come « lo scrissi una lettera - Egli or-dino, che partissero »
Il.° Si presenta con ordine inverso, quando nell'Azione cominciamo a considerare il fine, e da esso passiamo al principio; come • Una lettera fù scritta da me - Che partissero, fu ordinato da lui » — Tali Espressioni però debbono considerarsi, e sono effettivamente Sostituite (5).
In ogni Azione indeterminata, sotto qualunque aspetto si presenti dessa praticamente, avremo dunque sempre e principio e fine; e questi due
Cardini dell'Azione debbono essere e sono sempre chiaramente espressi nel Discorso.
211. Rapporto alle Azioni determinate, siccome queste risguardano soltanto l'Oggetto Cardinale, non possiamo in esse considerare altra Estensione che quella di durata; come « Ho passeggiato due ore — Dormirà tutta notte ec. ».212. Ben inteso quanto fü analizato finora, colla guida dell' Analogia del Buon-senso e della Riflessione si può in qualunque Lingua essere in caso di darsi ragione di tutto - E quale sodisfa-zione per un Anima colta rinvenire ad ogn'istante motivo di ragionare, dove si riteneva assolutamente precluso l'adito al Raziocinio ?
Io non pretendo di aver completamente esaurito la Materia trattata; giacché ciò che nasce, non puó al tempo stesso giugnere alla sua perfezione.
Parmi peró, che l'esposto sia sufficiente per cominciare a formarsi un Idea filosofica del Lin-guaggio.
Le inveterate Abitudini predominanti, la spesso trionfante Ignoranza, la difficoltà di tanti indispensabili Raziocinj, l' Insufficienza la sfavorevole Prevenzione e il Contro-genio quasi universale per Teorie astratte e metafisiche, sono a questa Nuova Scienza ostacoli quasi insormontabili - Ma per ciò che riguarda il creduto Bene dei Simili, il Filantropo spera anche immezzo alla Dispera-zione. Quindi, a gloria della pensante Umanità dei Spiriti illuminati e della sana Filosofia, mai cesseró di credere, che La vera Scienza del Linguaggio abbia a vedersi un giorno assisa in seggio lumi-noso, al pari di tant' altre più o meno utili Scienze.LINGUA
FILOSOFIÇO-UNIVERSALE
INTRODUZIONE
1. Ocri Nazione ebbe ed à il suo proprio Lin-guaggia parsisolare. Le Persone colte però sogliono in ogni civilisata Nazione occuparsi dello studio di qualche Lingua straniera, Se dunque i Letterati si applicassero tutti allo studio d'una medesima Lingua, potrebbe questa molto facilmente rendersi
Universale.
2. Ma il Linguaggio di tutti i Popoli fü a poco a poco e capricciosamente stabilito dal bisogno e dall'uso; vale a dire, che il Beto più ignarante della facietà fù sempre il primario fondatore di tutte le Lingue. Dunque le Lingue che anno p ebbero pratticamente asistenza, debbono di ses cessità essere complicate difficili irregolari = Dunque nessuna delle Lingue esistite o esistenti, esser potrebbe ragionevolmente la Lingua Universale pei
Dotli.
3. La Lingua Universale pei Dotti dev'essere
Lingua Dotta; vale a dire, Lingua basata sullanatura delle Cose, e ridotta a sistema dal razio cinio dalla meditazione dal calcolo dalla Filosofia - Dunque per formare un Piano di Lingua Universale è necessario, prima analizare le Basi fondamentali del Linguaggio in genere, indi esa-
• minare qual sistema Filosofico di Lingua sorger
potrebbe dai conosciuti Principi generali.
4. Quindi il nostro Lavoro sarà diviso in trè
Parti ; civé
• I. LInGuA GanerIca
II. LINGUA FILOSOFICA III. LINGUA UNIVERSALE
Vedremo nella prima, quali sono e debbono essere le Teorie e le Regole generali di Lingua, calcolate sulla natura stessa delle Cose: Formeremo nella seconda il Piano per una Lingua possibilmente Filosufica: Fisseremo nella terza, quanto a nostro credere è in genere necessario per una ragionata Lingua Universale.
Si avverta, che per l'intelligenza completa dei qui sviluppati principi di Lingua è duopo conoscere almeno in gran parte, ciò che si espose nella premessa ANALISI DEL LINGUAGGIO; e che le Teorie qui esposte servono di schiarimento all'ANALISI medesima.LINGUA GENERICA
5. Sorro al nome di Pensiero comprendendo tutto ciò che occupa lo Spirito e quando agisce e quando sente, lo scopo del Linguaggio é la Co municazione reciproca dei Pensieri; e tale Comunicazione esigge un Mezzo di convenzione trà gli Uomini — Dunque nell'Analisi della Lingua in genere dobbiamo esaminare e il Mezzo di Comu-nicazione, e quanto può essere Soggetto di occupazione allo Spirito.
Dunque in sette separate Sezioni analizeremo
succesivamente :
- Le Parole
- I Giudizj
- I Fonti Primitivi dei Giudizj
- I loro Fonti Secondarj
- Le Voci Indeterminate
- Le Voci Sostituite
- Alcune Cose di speciale Osservazione
- Chiamasi Parola « Ogni vocale Suono o Aggregato di Suoni, emessi senza interruzione » (a).
- Le Parole possono essere significanti o insignificanti - È significante ogni Parola, cui la Convenzione sociale attacá un Idea o setiplice o composta; come tömô,
- Le Parole Significanti sono o fuggevoli ô pér-manenti.
CAPO I
Delle Parole Fuggevolt - Chiamiamo fuggevoli «Quelle Parole, delle quali si perde ogni traccia, appena proferite ».
- Le Parole essendo formate da suoni Voca-
- Dal latino os oris significante Bocca, chiamiamo orali «Quei Suoni vocali, che propriamente si formano nella Bocca o in qualche di lei parte »- Questi Suoni son quelli, che comu-.
- nemente sogliono chiamarsi Consonanti.
- I Suoni Orali si distinguono in prolungabili ed istantanei, come sono realmente in natura -
- Chiamiamo prolungabili quelli, che volendo possono effettivamente prolungarsi; come f, r, m, 1o, 2, ec.; avvertendo che m ed n sono prolungabili soltanto prima della completa loro formazio-ne. Chiamiamo istantanei quelli, che non potendo essere prolungati, si emettono in un solo istante indivisibile; come 6, d, p, t, ec.
- Un assoluta precisione di Pronunzia in punto
- Buoni lunghi e brevi, non si richiede che nella Poesia; giacché in essa un suone breve prolungato o un suono lungo abbreviato è bastante ad alterare il Metro, cioè quella Misura quella determinata Estensione di suoni, cui la Poesia dey' es-sare costantemente soggetta - La Prose gode maggiore libertà; giacché esente da Metro costante, non è sempre ugualmente scrupolosa rapporto alla durata de' Suoni.
CAPO II
Delle Parole Permanenti - Chismiamo permanenti « le Parole espresse in modo che si conservano, e che cal mezzo della Vista ei richiamano e il giusto loxo suono vocale, e l'Idea ch' esprimono ».
- Il Giudizio è « un Operazione mentale, con cui affermiamo o neghiamo, che ad un Oggetto convengo una data Azione o. Qualità » - Quindi tutti i Giudizj saranno o di Qualitá o di Azione.
- I Giudizi possono secondo le circostanze formarsi e quindi esprimersi in varj Modi o manie-re; e possono riferirsi ad un Istante qualunque di Tempo.
- ° Degli Oggetti, Gardine di Giudizio
- ° De varj Tempi ai quali possono riferirsi
- Chiamiamo Voce di Giudizio « La Parola esprimente il nostro sentimento o parere, tanto affermativo che negativo ».
- Chiamiamo Attributo di Giudizio « La Voce esprimente l'Azione o Qualità, che si attribuisce all'Oggetto Cardine di Giudizio ».
AVYERTENZA - La semplicità e facilità di Linguaggio vuo-le, che il Nome degli Oggetti sia inalterabile, cioè sempre lo stesso. Ed infatti le Lingue più difficili son quelle, che più variaro la desinenza nei Nomi, come in altre Parole - Ora è facile inten-dere, che tanto uno come più Oggetti possono formare il Cardine di Giudizio - Dunque la Lingua avrà un Segno per indicare genericamente il
- Numero o unale o plurale degli Oggetti.
- Ma gli Oggetti che alle volte sono Cardine
- Gli oggetti giudicante e ascoltante possono essere di Sesso tanto maschile che femminile. Siccome peró nel discorso è indispensabile il loro in-tervento, o per lo meno la preventiva indicazione loro personale; cosi ne conosceremo il Sesso na-turalmente, senza bisogno di parzialmente indicarlo -Quindi le Vori io e noi, tu e voi servono ad ambedue i Sessi egualmente.
- Si faccia attenzione che l'Oggetto giudicante dev'essere necessariamente dotato della facoltà di giudicare, e di comunicare il suo Giudizio; e l'Og-getto ascoltante dev'essere dotato della facoltà di udire e d'intendere. Quindi, se Oggetti in natura mancanti di tali facoltà, alle volte figurano nel discorso come giudicanti o ascoltanti; é solo, perché in forza d'immaginazione si attribuiscono loro
tali necessarie Facoltà.
PARAGRAFO 3.°
Del Terzo Oggetto
56. Qualunque Oggetto possibile è in grado di entrare nel discorso in qualità di Terzo Oggelto, Quindi i Terzi Oggetti non possono esprimersi con delle Voci generiche; ma bisogna accennarli col Nome loro particolare, indicandone al medesimo tempo e Sesso e Numero-generico;
: 57. Se però il Terzo Oggetto sia già stato nominalmente espresso, allora nel continuare il discorso possiamo anzi dobbiamo indicarlo con una Voce generica, applicabile a tutti i Terzi Oggetti che sono Cardine di Giudizio dopo essere stati preventivamente nominati: Ed infatti relativamente all'Oggetto l' essenziale d' ogni Giudizio espresso in parole, consiste nel far conoscere l'Oggetto Cardine di Giudizio. Dunque se quest' Oggetto fù già individualmente indicato, è inutile nominarlo di nuovo; e basta solo con una Voce generica ac-cennare, ch' è Cardine di Giudizio il Terzo Oggetto precedentemente nominato — Questo raziocinio si applica anche ai Terzi Oggetti, che prat-ticamente non sono Cardine di Giudizio.58. Qualunque Voce generica indicante cosi un
Terzo Oggetto è detta Pronome di Terzo Ogget-to; cioè« Voce generica, posta in luogo del Nome d'un Terzo Oggetto già espresso»; o più esattamente « Voce generica, richiamante un Terzo Oggetto già espresso ».
Ecco le Voci, che usa la Lingua Italiana per questi Pronomi :
...
NUMERO
UNALE
PLURALE
maschile .... egli o esso eglino o essi
femminile. . . . ella o essa elleno o esse
5g. Nel far uso dei Pronomi di Terzo Oggetto si richiede grande attenzione, onde non abbia a sorgere nel Discorso confusione ed oscurità - Si fissi quindi come Regola generale, che trà il Pronome ed il Nome cui quello si riferisce, non deve trovarsi alcun altro Terzo Oggetto, almeno dello stesso Numero e Sesso.
PARAGRAFO 4..
Del Pronome Riflesso
6o. Nei Giudizj di Azione gli Oggetti Cardine di Giudizio sogliono molte volte offrirsi allo Spirito in un secondo aspetto in una seconda situa-zione, come lo sono effettivamente in natura; e questo o per determinare l'Azione medesima, o perché l'Azione presenti tutta l' estenzione ad essa necessaria in un dato Giudizio: Come « io credo me — tu biasimi te — egli o ella punisce se - noilodiamo noi— voi tormentate voi — essi o esse allontanano se»; che propriamente debbono per gusto di Lingua esprimersi «io mi credo tu ti biasimi — egli o ella si punisce — noi ci lodiamo — voi vi tormentate —essi o esse si allontanano».
6r: Dunque la Lingua aver deve una Voce esprimente qualunque Oggetto, il quale essendo già
Cardine di Giudizio si trova nella suespressa circo-stanza; vale a dire ci si presenta nello stesso Giudizio in una seconda ossia diversa situazione -
Questa Voce generica, inserviente ad accennare nello stesso Giudizio una seconda Situazione di qualunque Oggetto Cardinale, è da noi detta Pronome riflesso; cioé « Voce o Segno riflettente ossia rimandante la nostra attenzione all'Oggetto Cardinale » — Quindi il Pronome riflesso è dalla sua stessa natura impossibilitato ad essere Cardine di Giudizio.
In Italiano se (francese soi) é il Pronome riflesso per tutti i Terzi Oggetti: Gli Oggetti giudicante e ascoltante però anno un Pronome riflesso particolare e per ciascun Numero; come può rilevarsi dagli Esempj superiormente citati (6o) - La Lingua Russa à un sol Pronome riflesso.
AVVERTENZA
Sugli Oggetti, Cardine di Giudizio
62. Gli Oggetti Giudicante e Ascultante, e i
Terzi Oggetti non sempre sono Cardini di Giudi-zio; giacché nel discorso possono presentarcisi invarie Situazioni, come vedremo (184). Avendo però fissato rispettivamente il Nome (52, 53) e
Pronome generico (58) per essi, quando sono Cardini di Giudizio; anche quando non lo sono, potremo esprimerli rispettivamente collo stesso Nome o Pronome, accompagnato unicamente da un Segno per indicarne in ogni circostanza la Situazione precisa.
In Italiano questi Nomi e Pronomi quando non sono Cardinali, non conservano la soprafissata loro espressione; eccettuandone i soli noi, voi, esso, essa, essi, esse.
CAPO II
De varj Tempi, ai quali possono riferirsi i Giudizj
- Il Tempo si definisce esattamente « Istante o Aggregato d'Istanti, in cui à luogo una qualunque Azione o somma di Azioni ».
- Il Tempo deve distinguersi in totale e parziale — Il Totale comprendé l'intera serie degl'I-stanti, che possiamo concepire trà il principio ed il fine dell' Esistenza: Il Parziale comprende soltanto una parte o porzione della serie totale.
I nostri Giudizj potendosi riferire a qualunque Epoca di Tempo, è qui necessario esporre le generiche Teorie del Tempo Parziale, cioè considerato nelle varie sue Parti tanto assolute che re-lative.Tempo Passato, Futuro, e Presente
- Colla forza d'Immaginazione considerando il Tempo totale come rappresentato da una Linea retta, tirata dal principio al fine dell' Esistenza, non possiamo non vedere; che molti Istanti già furono; che molti debbono ancora decorrere; e che un Istante indivisibile separa sempre la serie degl'Istanti decorsi dalla serie di quelli che deb bono ancora venire — Dunque dobbiamo dividere il Tempo totale in tré Tempi parziali, cioè passato futuro e presente.
- Il Passato comprende tutti gl' Istanti de-
- corsi: Il Fucuro comprende tutti gl'Istanti avve-
- nire: Il Presente occupa l'Istante unico indivisi-bile, che separa il passato dal Tempo futuro.
PARAGRAFO 2.°
Tempo Determinato e Indeterminato - Il Tempo presente come formato da un solo Istante, è sempre determinato di sua natuta: Ma il Tempo passato e futuro come formato da una Junga serie d'Istanti, può nel Discorso essere determinato o indeterminato.
- Il Tempo è determinato, se chiaramente s' indica l'Istante o Aggregato d'Istanti, in cui aivenne o avverrà ciò ch'esprime il Giudizio: É indeterminato, se la Cosa espressa dal Giudizio si riferisce al Passato o Futuro in genere, vale a dire senza precisare limite alcuno.6g. Nel Tempo Presente è necessario distinguere il Presente-assoluto ed il Presente-relativo — È assoluto quello, che realmente decorre nel momento in cui esprimiamo il Giudizio: È relativa quello, che sebbene di sua natura già passato, pure da noi si considera sotto aspetto di Presente riguardo ad un altra o più Cose avvenute nel Tempo medesimo; come l'Azione di entrare in « Io entrava,: quando voi sortiste ». (V. Analisi
п.° 116, 1.°).
70. Bisogna inoltre distinguere il Presente-asso-lato in naturale e ideale - Assoluto naturale é ogn' Istante, che separa effettivamente tutto il Passato dall'intero Avvenire: Assoluto ideale é un Istante qualunque, preso nella serie del Tempo passato o futuro, e coll' Immaginazione da noi
considerato come Presente.
Il Presente Ideale, ossia ciò che da noi ideal-
mell'eni considera canei di eso luri richiede
Per esso dimenticando la naturale assoluta nostra situazione, voliamo col pensiero dove la circostanza ne chiama. In quei momenti di Entusiasmo il Presente. naturale più non esiste per noi: Il Passato ed il Futuro prendono sembianze diverse ; e l'Ordine reale delle Cose interamente svanisce.Tempo Passato e Futuro
71. I Tempi passato e futuro essendo formati da lunga serie d'Istanti, noi possiamo in ciascuna di tali serie considerare due Azioni eseguite o da eseguirsi in momenti diversi - In tal caso chiaro si scorge, che una delle due Azioni espresse dai corrispondenti Giudizj, avvenne o avverrà prima dell'altra - Dunque se consideriamo rispettivamente come passato o futuro ciò ch' esprime il secondo Giudizio, anche, ciò ch'è espresso dal primo sarà passato o futuro ma colla prerogativa di An teriorità.
Dunque il Primo dei due Giudizj ossia il
Tempo in cui esso à luogo, con ragione sarà da noi rispettivamente chiamato passato-anteriore o futuro-anteriore; com'è difatti in Natura. (V.
Analisi n° 116, IL° IlI.°).
CAPO III
De varj Modi, ne' quali possono formarsi i Giudizj
72. I Giudizj si formano e però anche si esprimono in varj Modi, secondo la diversità delle cir-costanze. Distinguendo il Modo Definito in Indicativo e Condizionato, noi riduciamo questi Modi al numero di nove: Almeno ci sembra, che nei Giudizj nove diversi Modi meritino una particolare attenzione; e però passiamo a dare una succinta nozione di ciascuno — Chi ne bramasse Det-taglio maggiore, consulti l' Analisi premessa (ros e seg.).
PARAGRAFO I.°
Modo Generico
- Formiamo spesso di seguito due o più Giudizi riferibili ad un Oggetto medesimo, e inseparabilmente concatenati frà loro - In tal caso, espresso con chiarezza e precisione il Giudizio principale cioè il Giudizio base del discorso, consideriamo l'altro o altri come accessorj: Quindi li esprimiamo in genere ossia in Modo Generico; nulla più richiedendosi per la completa loro in-telligenza.
- Il Giudizio di Modo Generico può essere determinante o accompagnante - È determinante, quando serve a determinare cioè a stabilire il vero e preciso valore del Giudizio principale: È accompagnante quando unicamente accompagna il Giudizio principale; cioe quando ciò ch' esprime, avviene contemporaneamente all' espressione del
Giudizio principale.
Avvertasi, che i Giudizj Generici di Qualità per loro natura non possono essere accompagnanti.
Infatti il Giudizio in se stesso non esprime che
Affermazione o Negazione (40). Quindi nei Giu-dizj da noi detti accompagnanti, devesi intendere ch'è accompagnante non propriamente il Giudizio, ma la Cosa su cui cade il Giudizio, ossia l'Attri-buto di Giudizio (45). Ora una Qualità non à per natura relazione alcuna col Tempo. Dunquenon può aversi Qualità contemporanea al Giudizio principale. Dunque i Giudizj Generici di Qualità non pussono essere accompagnanti. Dunque sono accompagnanti i soli Giudizj di Azione.
PARAGRATO 2°
Modo Indicativo
- Un Giudizio si dice espresso in Modo In-dicativo, quando per intenderlo completamente basta semplicemente indicarlo: Ciò avviene, quando ad un Oggetto si attribuisce un Azione o Qualità colla massima possibile semplicità e certezza; vale a dire, senza che vi sia annessa alcuna particolare circostanza o emozione dell'animo.
- Il Giudizio Indicativo può essere isolato o dipendente - É isolato, quando esprime un senso in tutte le sue parti perfettamente completo senza il concorso d'altro Giudizio: É dipendente cioẻ dipende da altro Giudizio, quando senza il concorso d' un secondo Giudizio presenterebbe un sentimento cone sospeso, e non perfettamente compiuto riguardo al Tempo cui si riferisce.
- I Giudizj di Modo Indicativo isolato appartengono tutti al Tempo o passato o presente o futuro (06): Quelli di Modo Indicativo dipendente appartengono invece al Tempo o presente-relati-vo ((19) o passato-anteriore o futuro-anteriore (71); come infatti richiede la già analizata intrinseca
- natura di questi tré Tempi.Modo Condizionato
78. E in Modo condizionato ogni Giudizio, la
cui Verificazione • trovasi essenzialmente attaccata all' eseguimento di qualche Condizione - Quindi il Giudizio condizionato, relativamente alla Condizione è sempre di sua natura futuro.
79. Un Giudizio Condizionato può essere pratti-
quando la condizio inese abior e estabile ,
ineseguibile, quando non può aver più luogo la
Condizione.
8o. Quindi il Condizionato Eseguibile non può riferirsi che a Tempo futuro; e l' Ineseguibile deve necessariamente riportarsi a Tempo o passato
o presente.
AVVERTENZA
Sui Modi Indicativo e Condizionato
8r. I Giudizj di Modo Indicativo e Condizionato sono tutti definiti di loro natura. Chiamasi definito ogni Giudizio, il quale esclude ogni ombra d'incertezza relativamente alla persuasione in cui tro-vasi chi lo proferisce; ossia è definito ogni Giudizio il quale fa conoscere, che chi lo forma e pronuncia, è persuaso di ciò ch' esprime il Giudizio medesimo.Modo Suppositivo
8a. È in 'Modo Suppositivo o di supposizione ogni Giudizio, in cui ammettiamo come avvenuta o avvenibile una Cosa che potrebbe anche non essere.
83. Essendo in nostra facoltà portare su qua-
Junque Istante le nostre supposizioni, un Giudizio suppositivo può riferirsi a Tempo o passato o presente o futuro.
PARAGATO
5.°
Modo Volitivo
84. È in Modo volitivo ogni Giudizio, nel quale l'Oggetto giudicante fa energicamente conoscere un atto di sua Volontà - Ma un atto d'intensa
Volontà non può esternarsi che o comandando o esurtando o pregando. Dunque il Giudizio Volitivo esprime sempre o Comando o Esortazione o
Preghiera.
85. Inoltre un atto di Volontà non può avere alcuna influenza sul Tempo passato - Dunque il Giudizio Volitivo sarà di Tempo o presente o fu
биго.
86. Finalmente l'Oggetto giudicante essendo un solo, non à bisogno di esprimere con parole un atto di Volontà riguardante lui stesso — Dunque nei Giudizj di Modo Volitivo la Lingua mancherà di espressione per l'Oggetto giudicante, se uno.Modo Ottativo
- E in Modo Ottativo ogni Giudizio, in cui desideriamo energicamente che avvenga o sia ar-venuto, ciò ch' esprime il Giudizio medesimo.
- Il Giudizio Ottativo può essere eseguibile o ineseguibile - È Eseguibile, quando il Desiderio che lo accompagna, può ancora sodisfarsi : È Ineseguibile, quando il Desiderio che lo accom-pagna, non può più essere praticamente sodisfatto.
- Quindi l'Ottativo eseguibile si riferisce unicamente a Tempo futuro; e l'ineseguibile si riferisce a Tempo o presente o passato
PARAGRATO 7.°
Modo Condizionante - É in Modo Condizionante ogni Giudizio esprimente la Condizione, al cui verificamento si appoggia un Giudizio Condizionale qualunque (78).
9r. Il Giudizio condizionante è di Tempo o passato o presente o futuro, secondo l'Istante cui si riferisce ciò ch'esprime il Giudizio medesimo.
PARAGRATO 8.°
Modo Indefinito
92. É in Modo Indefinito ossia incerto ogni Giudizio, accompagnato da una specie d'incertezza rapporto all'esistenza di ciò ch' esprime il Giudizo medesimo:
- I Giudizi Indefiniti possono riferirsi a qua lunque Tempo tanto assoluto che relativo; giacché un Azione in qualunque circostanza può presentarsi al nostro spirito coll'impronta dell'Incertezza.
PARAGRATO 9.°
Modo Interrogativo - É in Modo Interrogativo ogni Giudizio accompagnato da Domanda ossia Interrogazione. Quindi i Giudizi Interrogativi sono per loro natura Inde-finiti, rapporto a ciò ch'esprimono. Si avverta però, che la loro Incertezza è abbastanza chiaramente espressa dall' Interrogazione; e quindi che tali Giudizj si esternano colle Voci di Modo Definito (81).
- Il Giudizio Interrogativo può essere semplice o enfatico - È semplice, quando si chiede unicamente e nudamente ciò ch'è espresso dal Giudizio medesimo: É enfatico, quando la Domanda è accompagnata da Enfasi ossia dá un forte sentimento dell' Animo.
- I Nomi Individui sono di loro natura tutti determinati; e sono pure di loro natura indeterminati tutti i Nomi Generici, presi isolatamente.
- Nel prattico discorso però bisogna distinguere i Sostantivi Generici in assoluti, limitati, e determinati - É generico-assoluto ogni Sa-stantivo, che nel contesto del discorso ci presenta un idea assolutamente generica, ossia in tutta la sua possibile estensione; come Mare in « Il Mareè incostante »-E generico-limitato ogni Sostan-tivo, che nel contesto del discorso ci presenta uni
Idea come ristretta ossia limitata ad un numero speciale d'Individui; come Mare in « Il Mare tranquillo è piacevole » - È generico-determinato ogni Sostantivo, che non in se stesso ma nel contesto del discorso ci presenta un Oggetto assolutamente unico ossia Individuo; come Mare in « Il
Mare di Toscana».
PARAGRATO 2.°
Situazione degli Oggetti
105. Per Situazione noi qui intendiamo l'aspetto il modo, con cui in un Giudizio o discorso ci si presentano praticamente gli Oggetti - Noi ve-diamo, che in Natura uno stesso Oggetto in diverse Epoche o Circostanze é suscettibile di Situazioni diverse. Dunque ognivolta che nominiamo un Oggetto, dobbiamo precisarne la vera Situa-zione; vale a dire, dobbiamo chiaramente indicare sotto qual aspetto o punto di vista noi lo consideriamo - Dunque il Linguaggio aver deve i suoi
Segni per dare a conoscere le varie Situazioni degli Oggetti.
Credo necessario di qui esporre dettagliatamente queste varie Situazioni, fissando per ciascuna un Nome che unito alla parola Sostantivo; ci faccia subito conoscere la vera Situazione dell'Oggetto espresso dal Sostantivo medesimo.SOSTANTIVO CARDINALE
x06. Chiamiamo cardinale ogni Sostantivo espri-mente un Oggerto, ch'é Cardine di Giudizio (43):
Cosi Pietro é Nome cardinale in « Pietro é vir-
tuoso ».
SOSTANTIVO NOMINANTE
107. Chiamiamo nominante ogni Sostantivo espri-mente un Oggetto, che deve meramente essere nominato: Cosi Pietro é Sostantivo nominante in
«Tizio é dotto quanto Pietro».
A VVERTENZA
- Il Sostantivo nominante puo in fondo cop-siderarsi come Sostantivo cardinale (106); e nel Linguaggio infatti anno ambedue la medesima espressione — Si avverta peró, che sono essenzial-mente distinti frà loro; giacché il Nome Cardi-nale é sempre acompagnato dalla Voce di Giu-dizio, e il Nominante mai.
SOSTANTIVO DETERMINANTE-OGGETTO - Chiamiamo determinante-oggetto ogni So-stantivo esprimente un Oggetto, che serve a deter-minarne un altro (103, 104): Cosi Pietro é Nome determinante-oggetto in «Il Cavallo di Pietro -
La Casa di Pietro ec. ».
SOSTANTIVO DETERMINANTE-AZIONE
110. Chiariamo determinante-azione ogni So-
stantivo esprimente un Oggetto, il quale serve a determinare un'Azione (201): Così Pietro è Nome determinante-azione in « I soldati ferirono Pietro - Mandate Pietro al Passeggio ec.».
SOSTANTIVO CHIAMANTE
111. Diciamo chiamante ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, che viene effettivamente chia mato: Così Pietro è Nome chiamante in « Pietro, scrivete — Pietro, chi è venuto? ec.».
SOSTANTIVO INDEFINITO
122. Chiamiamo indefinito ogni Sostantivo, che essendo di numero unale non definisce ossia non precisa la Quantità dell'Oggetto, ed essendo plurale non precisa il Numero degli Oggetti ch' e-
sprime: Cosi Inchiostro, Carto, - Bombe, Cannoni sono Sostantivi indefiniti in & Vorrei dell'In-chiostro, e della Carta - O'visto delle Bombe, e dei Cannoni ».
I Sostantivi indefiniti non possono esprimere, che Oggetti di loro natura indeterminati; giacché soltanto in questi possiamo concepire e Numero indefinito e indefinita Quantità!
SOSTANTIVO CONTENENTE
113. Chiamiamo contenente ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, il quale si considera prattica-mente come capace di contenere una Cosa qualunque espressa nel Discorso: Cosi Parigi, Casa, Libri sono Sostantivi contenenti in « Vi tratterretelungamente a Parigi? — Pietro non é in Casa -
Cercate l'Istruzione nei buoni Libri ».
SOSTANTIVO RELATIVATO
114. Chiamiamo relativato ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, relativanzente a cui pronun-
Pace — Lo accusano di Tradimento — Che si dice di Pietro? ».
SOSTANTIVO RICEVENTE
- Chiamiamo ricevente ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, il quale effettivamente riceve qualche Cosa: Cosi Pietro è Nome ricevente in
- « Consegnate questo Libro a Pietro - Dite a Pietro ec. ».
SOSTANTIVO TERMINANTE - Chiamiamo terminante ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, ch' è termine o di Moto o d' un Azione col mezzo di Moto: Così Pietro é Nome terminante in « Portate questa Lettera a Pietro - O'scritto a Pietro - Andate da Pietro, e ditegli ec.».
SOSTANTIVO COMINCIANTE - Chiamiamo cominciante ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, nel quale comincia un
- Azione od un Molo: Così Pietro è Nome cominciante in « Mi fù scritto da Pietro - Ciò dipende da Pietro - Allontanatevi da Pietro ec. ».
Speciali Espressioni di NuMEro per gli Oggetti
118. Nunero significa « Voce o Segno esprimen-
nella medesima circostanza e situazione.
11g. Ogni Sostantivo indeterminato deve avere il distintivo di Numero generico, cioè un Segno indicante se l'Oggetto espresso dal Sostantivo è al Numero unale o plurale; come abbiamo già veduto (47). Questo Segno generico però non sempre basta ad esprimere negli Oggetti la numerica
Idea conveniente.
120. Quindi il Linguaggio oltre il Segno generico deve anche avere delle Speciali Voci di Nu mero, le quali saranno determinate o indeterminate - Una Voce di Numero è determinata, se esprime quanti uno la formano; come trè, dieci ec.:
Una Voce di Numero é indeterminata, quando non esprime quanti uno la formano; come pochi, alcuni, molti ec..
PARAGRAFO 4.°
Espressioni di suoco per gli Oggetti .
121. Luogo vuol dire «Punto o Aggregato di Punti, occupato nella Natura da un Corpo qualunque »— Gli Oggetti di reale esistenza, almeno quelli di cui parliamo più spesso, essendo nella massima parte corporei, ci troviamo spessissimo,nella circostanza di dover indicare un qualche
Rapporto di Luogo.
Dunque il Linguaggio aver deve delle Voci apposite per esprimere negli Oggetti i varj Rapporti locali.
CAPO
II
Delle Qualità
122. Per ben intendere il valore della Voce Qualità, bisogna fissare quello di Proprietà d'un
Oggetto qualunque - In ogni Oggetto dicesi Proprietà «Tutto ciò, senza cui l' Oggetto cesserebbe
d'esistere ».
123. Qualità poi chiamasi in ogni Oggetto « Tutto ciò, che in esso non è Proprietà»; ossia « Tutto
pit che anche no avere se di rimarca ile e ele
PARAGRAFO 1.°
Massimo Aumento nelle Qualità
- Il Sostantivo nominante puo in fondo cop-siderarsi come Sostantivo cardinale (106); e nel Linguaggio infatti anno ambedue la medesima espressione — Si avverta peró, che sono essenzial-mente distinti frà loro; giacché il Nome Cardi-nale é sempre acompagnato dalla Voce di Giu-dizio, e il Nominante mai.
- É facile comprendere, che le Qualità possono aumentare di forza ossia d'Intensità nella loro intrinseca essenza e natura. Quindi alle volte possiamo ancora e dobbiamo considerarle giunte allo stato di Aumento Massimo; vale a dire ad uno stato, oltre il quale più non esiste Aumento.
- Questo Massimo Aumento poi può essere assoluto o relativo - E assoluto, quando consideriamo la Qualità giunta al suo Massimo senz'al-cuna restrizione; come « Cicerone fù eloquentis
simo, cioè eloquente nel maggior grado possibile » :
É relativo, quando nell'Oggetto consideriamo la Qualità giunta al suo Massimo, sultanto relativamente ad una determinata sfera d'altri Oggetti; come « Cicerone fù il più eloquente dei Romani, cioè superò in Eluquenza tutti i Romani ».
126. Dunque il Linguaggio deve avere dei Segni per esprimere nelle Qualità il Massimo Au
mento tanto assoluto che relativo.
PARAGRATO 2°
Massimo Decremento nelleQualita
- Le Qualità sono suscettibili di decrescere ossia diminuire, come lo sono di aumentare. Quindi potremo e dovremo alle volte considerarle giunte allo stato di Mussimo Decremento; cioé ad uno stato, oltre il quale non esiste altro che zero.
- Il Massimo Decremento può essere anch'esso assoluto o relativo, e precisamente nelle stesse circostanze del Massimo Aumento (‹25); giacché il Decremento Massimo non è che il preciso Opposto del Massimo Aumento. Avremo quindi « Tizio è ineloquentissimo - Sempronio è il più ine-
- loquente degli Avvocati ».
- Dunque il Linguaggio aver deve dei Segni per esprimere nelle Qualità il Massimo Decremento e assoluto e relativo.Deterioramento nelle Qualità
130. Avviene sovente, che le Proprietà degli Oggetti subiscono dell' Alterazione negli Elementi loro costitutivi. Ora le qualirà negli Oggetti non sono, che il risultato delle loro Proprietà e delle varie combinazioni degli Elementi che ne costituiscono l'Essenza. Dunque alterate in un Oggetto le Proprietà, anche le Qualità debbono alterarsi necessariamente.
Se quindi l'alterazione delle Proprietà ossia degli Elementi loro costitutivi, succeda gradata-mente; le Qualità nel principio di tale Alterazione si troveranno non del tutto svanite, ma soltanto peggiorate ossia in uno stato di Deterio-ramento: Così un Pomo che oltrepassa lo stato di maturanza, non cessa d'esser dolce all'istante ; ma và gradatamente deteriorando, cioè passa dallo stato di dolce a quello di dolciastro ec.
‹31. Dunque il Linguaggio aver deve un Segno per esprimere il Deterioramento nelle Qualità.
PARAGRAFO 4.°
Variazione nelle Qualità
132. Ognuno coll' esperienza determina in se stesso l'idea assoluta ossia il valore generico di ciascuna Qualità. Una stessa Qualità però pratti-camente non sempre rimane nel grado medesimo di forza, ossia non sempre corrisponde perfetta-
mente all'Idea generica e assoluta che ci siamo formati di ciascuna. Infatti, le Qualità potendo giugnere ad un Massimo e Aumento e Decremento (124, e seg.), è chiaro che sortendo dal loro stato ordinario, debbono o almeno possono passare per Gradi direi quasi infiniti. — Ora ogni Qualità che trovasi fuori del suo stato e Valore assoluto, ossia che non corrisponde esattamente all'Idea generica che noi già ci formammo di essa, è da noi detta Qualità variata.
- Dunque il Linguaggio aver deve Regole e Voci opportune per esprimere le Variazioni, che possono subire le Qualità; come molto, poco,
- discretamente ec.
CAPO III
Delle Azioni - Chiamiamo
Azione «Tutto ciò, che un
Oggetto può fare in qualunque Istante di Tempo».
PARAGRAFO 1.°
Verbi
135. La Voce di Azione praticamente suol es sere unita alla Voce di Giudizio in una sola. Pa-rola; come amure, scrivere ec. invece di essere amante, scrivente ec. Questa Parola è ciò che chiamasi Verbo — Quindi il Verbo può definirsi
«Parola composta da due Voci, una di Giudizio l'altra di Azione n.
136. L'Unione di queste due Voci in una sola
*Parola abbrevia é vero, ma rende la Lingua generalmente complicata e difficile - Dunque il Linguaggio aver dovrebbe la Voce di Azione unita ; a quella di Giudizio, solo quando tale unione produce Brevità senz' alcuna difficoltà o complica-zione; e questo analogamente al nostro scopo può soltanto avvenire, quando l'Azione è espressa in Modo Generico (102 e seg.). Difatti basta per ciò stabilire, che la Radice di Azione aumentata d'un segno convenuto, esprime al Modo Generica e l'Azione e la Voce di Giudizio.
137. Dunque il Linguaggio deve decomporre i
Verbi in Voci di Giudizio e di Azione; lasciando queste due Voci unite in una stessa Parola al
•solo Modo Generico.
138. Ma il Modo Generico ora è determinante e con trè Tempi diversi (104 e seg.), ed ora è accompagnante (106 e seg.) - Dunque il Linguaggio fisserà dei Segni per le necessarie distin-zioni.
PARAGRATO 21°
Azioni Determinate e Indeterininate
• 139. Chiamiamo determinata «Ogni Azione, che risguarda esclusivamente l'Oggetto Cardine di Giu-dizio»; come dormire, correre ec. Chiamiamo in determinata «Ogni Azione, che può risguardare
Oggetti diversi dal Cardine di Giudizio»; come scrivere, chiamare ec.
140. Le Azioni Indeterminate, onde formarne
l'idea conveniente, nel discorso debbono quasi sempre determinarsi - Quindi il Linguaggio avra le sue Leggi per tale Determinazione (201 e seg.).
PARAGRAFO 3.°
Determinazione del Tempo nelle Azioni o Giudizj
• 141. É molre volte necessario indicare l'Istante o Aggregato d'Istanti, in cui arvenne o avverrà un Azione o Giudizio; vale a dire, che molte volte bisogna determinare il Tempo (68) d'una data Azione, non sempre potendosi riferire al Passato o Futuro indeterminatamente.
142. Dunque il Linguaggio aver deve apposite
Espressioni per la Determinazione del Tempo.
143. Trà le Espressioni di Tempo maritano particolare avvertenza quelle, che servono a indicare un Epoca qualunque sia passata sia futura; Epoca la quale si fissa, partendo dal presente e scorrendo col pensiero fin dove la natura del discorso comanda di arrestarsi - Tali Espressioni da noi si chiamano estese Espressioni di Tempo; e si formano sempre col mezzo d' un sostantivo di Tempo, come ora, giorno, minuto, mese ec.: Quindi abbiamo pel passato « Un ora fa - Due giorni fa - Trè mesi fa — Sei anni là ec.»; e pel fisturo «Da qui a un ora — Da qui a trè giorni - Da qui a due secoli ec.». Da queste Espressioni è facile ri-levare, che in esse partiamo sempre da un Epoca la quale si considera come presente.
144. Dunque il Linguaggio avrà un Segno particolare per queste Espressioni estese di Tempo.
САРО
Iv
1
Cose comini agli Oggetti, Azioni, e Qualità
145. Gli Oggetti indeterminati, le Azioni e le Qualità sono egualmente suscettibili d' un generico.
Aumento e Decremento; come passiamo ad esporre nel seguente
PARAGRAFO UNICO
Generico Aumento e Decremento nelle Cose
146. Un Sostantivo Generico (102) comprende moltissimi Individui. Dunque è impossibile formarsi un Idea assolutamente generica, ossia un Idea che perfettamente corrisponda al valore d'un Sostantivo Generico. L'Idea che noi attacchiamo ad un Sostantivo Generico qualunque, non è propriamente che l'Idea d' uno degli Oggetti compresi sotto al Nome Generico medesimo. Quindi possiamo, dir con ragione, che nello spirito dell'Uomo ad ogni Sostantivo generico corrisponde l'Idea nou d'un Oggetto generico, ma d' un Oggetto individuo.
Ora non tutti gli Oggetti Individui che ánno, eguali Proprietà, cioé che sono compresi sotto lo stesso Nome. Generico, anno pure uguale perfe zione. Fissata dunque l'Idea propriamente Indivi-
duta corrin sedente pl senti Sisalto spie del
Oggetti individui, aventi Qualità superiori o inferiori all'Idea medesima che noi consideriamo come Generica. In tal caso fatto il confronto dell'Idea considerata generica coll'Idea dell'Oggetto individuo, l'Uomo in forza d'abitudine ritenendo invariabile la prima, vede necessariamente un
Aumento o
Decremento nella seconda, e quindi nell' Oggetto ad essa corrispondente.
Dunque i Sostantivi Generici applicati a qualche Oggetto particolare, sono suscettibili d'Aumento e Decremento, almeno secondo la nostra maniera di vedere.
147. Questo Raziocinio è pienamente applicabile anche alle Azioni e Qualità - Infatti noi col-l' esperienza fissiamo l'Idea assoluta e generica d'ogni Qualità ed Azione. Ora ognuno conosce, che le Qualità ed Azioni d'una stessa specie prattica-mente non sempre si presentano colla medesima intensità. Dunque confrontando un Azione o Qualità particolare coll' Idea corrispondente da noi considerata Generica, spesso troveremo che la prima è inferiore o superiore alla seconda.
Dunque i Nomi Generici di Qualità e di
Azione applicati a qualche Azione 6 Qualità par-ricolare, al pari degli Oggetti o Sostantivi generici sono suscettibili d'Aumento e Decremento.
148. Dunque, siccome non sempre è necessario precisare la Quantita dell'Aumento o Decremento, il Linguaggio dovrà avere del Segni per esprimere il generico Aumento e Decremento negli Ogget-ti, Azioni e Qualità; Aumento e Decremento,
unicamente relativo all'Idea generica che ci siamo preventivamente formati di ciascun Oggetto Azione e Qualità in genere.
149. Sia per l'Abitudine che abbiamo di espri-merli, sia per la maggiore facilità di concepirli, é facile comprendere ciò che intendiamo per Aumento e Decremento generico negli Oggetti ; ma non a tutti sarà egualmente facile il formarsi una giusta Idea degli Aumenti e Decrementi generici nelle Qualità e specialmente nelle Azioni. Questa difficoltà nasce da mancanza di uso, e singolarmente da mancanza di apposite Espressioni - Un
quella facilità stessa, con cui un Italiano intende I Aumentativo Librone e il diminutivo Libretto :
E anche in ciò la Lingua Russa e superiore a tutte le altre da me conosciute.
Per agevolare quindi al nostro Spirito il necessario concepimento di tali Aumenti e Decre menti, supponiamo che l'Aumento si esprima con oltre, e il Decremento con retro. Fissando che nelle Azioni e Qualità deve sempre esistere trá l'Idea radicale e il suo Aumento o Decremento, quello stesso mentale Rapporto che passa trà Li-bro, Librone e Libretio, chi può non concepire l'assoluto valore delle seguenti espressioni?
LUMENTO
DEOREMENTO
Libro
..
oltre-Libro
retro-Libro
Casa
oltre Casa
•
retro-Casa
bello .... oltre-bello .... retro-bello
dolce
oltre-dolce
retro-dolce
parlare
oltre-parlare
retro-parlare
punire
oltre-punire
retro-punire
intendere .
oltre-intendere
retro-intendere ec.
Concludiamo dunque, che quando si sapesse esprimerle, non é poi difficile afferrare simili Idee di Aumento e Decremento generico in tutte le Cose.
CAPO V
Cose comuni alle Azioni e Qualità
150. Le Qualità egualmente che le Azioni sono suscettibili di Modificazione e di Confronto; del che passiamo a trattare separatamente.
PARAGRAFO 1.°
Modificazione nelle Azioni è Qualità
• 15r. Le Qualità e le Azioni sono spesso accompagnate e come compenetrate da qualche caratteristica Particolarità: Cost. in « Un essere orrendamente deforme » esprimiamo l'orrore immedesimato colla deformità»; e in « Correre velocemente » esprimiamo la velocità immedesimata coll'Azione di correre. In simili casi l'Azione o Qualità e l'ac-
compagnante Particolarità non ci presentano che una sola Cosa, a Idea propriamente composta; ossia ci presentano, ciò che noi chiamiamo Azione
• o Qualità modificato.
Quindi è Qualità o Azione modificata « Ogni Azione o Qualità, il cui assoluto valor naturale da noi si percepisce come immedesimato col va-Jore di qualche caratteristica accompagnante Particolarità ».
$52. Il Linguaggio dunque aver deve le sue Leggi per esprimere convenientemente qualunque Modificazione nelle Azioni e Qualità.
PARAGRAFO 2.°
Confronto nelle Azioni e Qualità
153. Confrontare significa « Porre due o più Cose dirimpetto o di fronte trà loro »— Il Confronto succede ogni volta che bramiamo conoscere, se due o più Oggetti posseggono una medesima Azione o Qualità in grado eguale o differente. Quindi i
Confronti sono frequentissimi nel discorso.
In ogni Confronto è necessario distinguere l'Oggetto primo dal secondo. Chiamiamo primo, quella ch'è cardine di Giudizio; e l'altro secondo: Così in « Pietro è più giovine di Paolo » Pietro é primo
Oggetto, Panlo é secondo Oggetto di Confronto.
• 154. L'effetto di qualunque Confronto é necessariamente un Giudizio esprimente la scoperta Egra-glianza o Differenza - La Differenza poi può essere in più o in meno; secondoché l'Oggetto
cardine di Giudizio supera o è superato dall'altro nella confrontata Azione o Qualità.
Se fatto il Confronto, l'Anima non iscorge colla necessaria chiarezza né Eguaglianza né Diffe-renza, si astiene naturalmente dal giudicare; ossia pronuncia un Giudizio d'Ignoranza o di Dubbio.
$55. Dunque il Linguaggio aver deve dei Segni per esprimere a norma delle varie circostanze il Giudizio, che deriva dall' eseguito Confronto.
SEZIONE QUARTA
DEI FONTI SECONDARJ DE GIUDIZI
$56. Chiamiamo Fonti secondarj de Giudizj
« Tutto ciò che derivo genericamente dai Fonti pri-mitivi, vale a dire dagli Oggeiti Azioni Qualità e
Rapporti (99) di primitiva Esistenza ».
- Le Derivazioni generiche dai Fonti Primitivi sono quattro; cioè Oggetti, Qualità, Azioni e Modificazioni.
- Le Definizioni già date per le Qualità (123)
Azioni (134) ed Oggetti (100) primitivi, sono applicabili anche alle Azioni Qualità ed Oggetti de-rivati: Harvi però frà loro questa differenza; che i Primitivi esistono realmente o in natura o in immaginazione, e i Derivati basano la loro esi.
stenza sui Primitivi.
Dunque nel Linguaggio le Cose Derivate debbono esser espresse diversamente dalle Primitive, ossia in modo che si conosca la Derivazione.
159. Rapporto alle Modificazioni, esse non esistono né in natura né in immaginazione; e perd sono soltanto derivate - Infatti una Qualità o Azione allora è modificata, quando si concepisce da noi come compenetrata nella sua essenza da qualche caratteristica particolarità (151). Dunque le Modificazioni non esistono, che nella nostra maniera di concepire.. Dunque non esistono realmente né in natura né in immaginazione (158).
Dunque sono puramente derivate.
- Passiamo ora ad analizare le varie Cose
- Derivate, distinguendole in Cose di prima e di se- : conda Derivazione; e avvertendo, che le Teorie di qualunque specie esposte nella precedente Sezione per le Cose Primitive, sono in tutta la loro estensione applicabili anche alle Cose Derivate.
CAPO I
Delle Cose di Prima Derivazione - Chiamiamo Cose di Prima Derivazione
«Tutto ciò, che deriva direttamente e immediatamente dai Funti Primitivi (‹56) ».
PARAGRAFO I.
Derivazioni dalle Radici di Oggetto
162. Dalle Radici di Oggetto deriva una Qualis
tà, che serve ad attribuire a un altr' Oggetto in via di Qualità, ciò che forma il distintivo e l' essenza del primo, cioé dell'Oggetto radicale: Cosi diciamo
« Paese montuoso - Luoghi paludosi ec. » dagli
Oggetti Monte Palude ec.
- Dunque il Linguaggio aver deve un Segno indicante ogni Nome Qualitativo, che deriva da Radice di Oggetto.
PARAGRAFO 2.°
Derivazioni dalle Radici di Qualità - Dalle Radici di Qualità deriva un Ogget-to-astratto, un Verbo, ed una Modificazione.
- Chiamiamo Oggetto-astratto di Qualità
*Ogni Oggetto puramente intellettuale, che for-masi colla forza di Astrazione»; ed a cui si attribuisce come la virtù di agire su tutti gli Og-getti, ne' quali trovasi quella data Qualità: Cost Dolcezza, Orgoglio, Deformità, Virtù ec. sono Oggetti-astratti, provenienti dalle Radici di Qualità dolce, orgoglioso, deforme, virtuoso ec.
- Chiamiamo Verbo derivato da Radice di Qualità « Ogni Verbo esprimente l'Azione di comunicare a qualche Oggetto •una Qualità che prima non aveva »; come dolcificare, facilitare, indebolire ec., cioé rendere dulce, facile, debole ec.
- La Modificazione proveniente da Qualita, non è che la Qualità stessa, configurata e da noi concepita come capace d' investire in tutta la sua essenza un Azione o qualche altra Qualità (15g)
- .
- Dunque il Linguaggio avrà dei Segni per indicare e gli Oggetti-astratti e i Verbi ossia Azioni e le Modificuzioni, provenienti da Radice di Qua-sità.
PARAGRAFO 3.°
Derivazioni dalle Radici di Azione - Dalle Radici di Azione indeterminata (13g)
che si considera nel discorso, non qual esiste ef fettivamente in natura, ma unicamente qual At tore in una data Azione: Come Scrittore, Vir citore, Cantore ec.
173. Chiamiamo Ogoetto-astratto di Azione ogni
'Azione da noi considerata come Oggetro, ma sul-tanto dopo il suo eseguimento; vale a dire ogni Azione che noi consideriamo come Oggetto, non prima che si eseguisca o mentre si eseguisce, ma propriamente nel fine nella conseguenza nell'effetto risultante dall'Azione medesima: Cosi Vin cita, Passeggiata, Coltivazione ec. sono Ogget-ti-astratti di Azione; perché sono propriamente l'effetto la conseguenza il risultato del vincere, passeggiare, coltivare ec.
174. Troviamo spesso in natura, che un Oggette à la prerogativa ossia l'attitudine la capacità di poter ricevere una data Azione. In tal caso esprimiamo quest'attitudine o capacità dell'Oggetto, attribuendogli l'essenza dell' Azione. in via di Qua lità: Come « Terreno colcivabile - Sentiero prat-sicabile ec.», vale a dire «che può essere coltiva-.to, praticato ec."— Le Azioni veramente per loro natura non possono convertirsi in Qualità. Si avverta quindi, che le Derivazioni colcivabile prut-ticabile ec. benché si presentino sotto aspetto di Qualità, conservano sempre il fondo di Azione ossia non sono che concise Espressioni d'un Giudizio e d'un Azione; come può meglio vedersi sostituendo loro la vera Espressione per esteso, cioè « che può essere coltivato, pratticato ec.».
- Dunque il Linguaggio aver deve dei Segni onde marcare le cinque diverse Derivazioni, che si ànno dalle Radici di Azione.
PARAGRAFO 4.°
Derivazioni dalle Radici di Numero - Dalle Voci radicali di Numero di Luogo e di altri Rapporti che non occorre analizare in dettaglio, si a in genere una Derivazione di Qua-lità; e precisamente come dalle Radici di Oggetto (162).
- Dalle Voci di Numero però abbiamo anche altre Derivazioni; cioé un Oggetto-astratto, come Unità, Terno, Decina ec.; e le Quantità multiple, aliquote, e di costante ripetizione.
- Questa Derivazione non si può avere dagli
- Oggetti che derivano da Radice di Qualità - Infatti la Qualità derivante dagli Oggetti Primitivi (162) serve per attribuire a qualch' altro Oggetto ciò che forma il Distintivo degli Oggetti primitivi medesimi. Dunque se dagli Oggetti Derivati provenisse una Derivazione di Qualità, dovrebbe questa usarsi egualmente per attribuire a qualche Oggetto il Distintivo dei medesimi Oggetti Derivati - Ma il Distintivo essenziale e caratteristico d'ogui Oggetto Derivato da Qualità, è espresso dalla Voce radicale da cui l'Oggetto deriva: Cosi il fondo essenziale di Dolcezza è dol-ce, quello di Bonta è buono ec. - Dunque dagli Oggetti derivati da Radici Qualitative non devesi avere Derivazione di Qualità; giacché la Voce radicale esprime per natura, ciò che dovrebbe esprimere tale Derivazione.
- Gli Oggetti-astratti di Azione non sono (173) che Azioni consumate, le quali mentalmente si considerano come Oggetti. Se dunque da tali Og-getti-astratti derivasse una Qualità, questa propriamente altro essere non potrebbe che un Azione da noi concepita come Qualità, ossia un Azione trasformata in Qualità. Ma Qualità ed Azione sono Cose di natura intrinsecamente eterogenea; comeallo stato assoluto di Qualità (174) - Dunque nemmeno dagli Oggetti-astratti di Azione possiamo avere Derivazione di Qualità; giacché (tale Derivazione si oppone direttamente all' intrinseca loro natura.
- Chiamiamo Oggetti-attori (172) quegli Og-geiti, che da noi si considerano esclusivamente come eseguenti una data Azione. Questa partica lar maniera di considerarli non può loro togliere la primitiva loro essenza. Essi dunque anche considerati come Attori, sono e rimangono sempre veri Oggetti - Dunque dagli Oggetti-attori avremo quella Derivazione di Qualità, che abbiamo da tutti gli Oggetti: Cost da Proditore, Creatore ec.
- abbiamo proditorio, creatorio ec.
- Finalmente nulla ostando, che ad un 0g-getto abbia qualche volta ad attribuirsi in via di Qualità, ciò che forma l'essenza d'un Oggero Derivato da Radice Numerica, tali Oggetti avranno la loro Derivazione di Qualità, e precisamente come gli Oggetti Primitivi (162): Cosl da « Ambo, Terno, Cinquina, Decina ec.» abbiamo le Derivazioni qualitative «binario, ternario, quinario,
denario ec. n.
187. Dunque degli Oggetti Derivati i Numerici e gli Oggetti-attori anno Derivazione di Qualità; e dagli altri, cioè dagli Oggetti astratti tanto di Qualità che di Azione, non abbiamo alcuna Derivazione (182).Derivazioni dalle Voci di Modificazione
188. Dalle Voci di Modificazione, che necesi sariamente sono tutte derivate (15g), non abbiamo alcuna Derivazione - Infatti una Voce di Modificazione non é, che una Voce di Qualità posta in grado di modificare ossia di penetrare in tutta l'essenza qualche Qualità o Azione, immedesimandosi con esse (151). Dunque la Voce di Modificazione è inseparabile dall'Azione o Qualità che modifica. Dunque isolatamente presa non à in se stessa alcun significato o valore, almeno come Modificazione; ossia isolatamente presa non può avere altro valore, che quello della Qualità da cui deriva — Ma ciò che in se nulla significa, non può dare una significante esistenza ad altre cose.
Dunque dalle Voci di Modificazione non si può avere alcuna Derivazione.
PARAGRATO 3.°
Derivazioni dalle DEAIrATE Voci di Qualità
189. Da ogni Voce Qualitativa, di qualunque provenienza ella sia, deriva sempre un Oggetto-a-stratto, una Modificazione ed un Verbo come dalle primitive Radici di Qualità (164): Così da paterno, amabile, interiore ec. abbiamo o almeno dovremmo avere «Paternità, Amabilità, Interio rità — paternamente, amabilmente, interiormente —paternizare, amabilizare, interiorizare, cioè rendere paterno, amabile, interivre ec.».
1go. Dunque il Linguaggio avrà dei Segni per marcare le Derivazioni provenienti dalle derivato
Voci di Qualità.
PARAGRAFO 4.°
Derivazioni dai DEAIYATI Nomi di Azione
191. Dalle Voci di Azione, di qualunque pro venienza esse sieno, deriva sempre una V'oce-at liva, un Oggetto-astraito, un Oggetto-attore, una Voce-passiva ed un Nome qualitutivo, come dalle Radici di Azione (16g) - Quindi da paternizare, dolcificure, amabilizare ec. abbiamo o almeno dovremmo avere « paternizante, dolcificante, ama-bilizante - Paternizazione, Dolcificazione, Amabi-
lizazione - Paternizatore, Dolcificatore, Amabili-zatore - paternizato, dolcificata, amabilizato -
paternizabile, dolcificabile, amabilizabile ».
193. Dunque il Linguaggio avrà dei Segni, onde chiaramente marcare le Derivazioni provenienti dai
Derivati Nomi di Azione.
AVVERTENZA
Sui Qualitativi Verbali di Seconda Derivazione
93. Secondo il principio già stabilito (189) anche dai Qualitativi Verbali di Seconda Derivazione (171) come paternizabile, dolcificabile, ama-bilizabile ec. si dovrebbero avere le tré Derivazionidi Oggetto-astratto, di Modificazione e di Verbo.
Le prime due Derivazioni si anno difatti, cioe
« Paternizabilità, Dolcificabilità, Amabiliza bilità — paternizabilmente, dolcificabilmente, amabilizabil-
mente » — Rapporto alla terra cioé alla Derivazione di Verbo, questa non si può avere, perché ripugna all'intrinseca natura delle Cose. Infatti ogni Qualitativo Verbale di seconda Derivazione, come paternizabile amabilizabile ec., include essenzialmente in se stesso un Azione che deve ancora . eseguirsi: Così Uomo amabilizabile per esempio vuol dire « Uomo, che può esser fatto capace di essere amato ». Se dunque da amabilizabile si avesse una Derivazione di Verbo, questa dovrebbe propriamente significare (166) rendere-amabilizabile
Cioe « Comunicare la Qualità di poter esser fatto capace di essere amato». Ora è impossibile formarsi un Idea di questa Espressione; e ciò perché è assurda in se stessa. Infatti si può benissimo dire «abilitare, preparare, disporre un Oggetto ad essere amabilizato»: Ma i Comunicare ad un Oggetto la Qualità di essere amabilizato» include assoluta contradizione — Dunque rendere-amabili. sabile è un Espressione che nulla significa, anzi
è un Assurdo.
Dunque, applicando questo Raziocinio a tutti i simili casi, dai Qualitativi Verbali di seconda Derivazione (181) non si può avere Derivazione di Verbo.
194. Le molte barbare Parole usate finora, naturalmente debbono aver un poco indisposto l'A-nimo di chi legge. Quindi lo si prega a riflettere, che andiamo qui preparando il, Piano per la Lingua Universale, e che in essa tali Parole sono della massima dolcezza e brevità: Per esempio « amare, amabile, amabilizare, amabilizabile, ama-bilizabilità, amabilizabilmente » nella nostra Lingua Universale si esprimono con « ema, emt,
emiba, embì, embis, emibio».
SEZIONE QUINTA
DELLE VOCI INDETERMINATE
495. In Natura tutto è determinato; vale a dire, che ogni Cosa in Natura ci presenta di se l'Idea chiara individua e distinta. Tutto danque dev'essere convenientemente determinato anche nel Linguaggio — Ma nel Linguaggio esistono indispensabilmente delle Voci generiche (ior, 13g). Dunque il Linguaggio deve con Leggi facili e costanti supplire al difettoso bisogno d'introdurre Voci generiche; vale a dire, che il Linguaggio deve stabilire Regole fisse e invariabili per determinare convenientemente secondo le circostanze tutte le
Voci di loro natura indeterminate.
Le Voci Indeterminate di Oggetto e di Azione con quelle, che abbisognano di Leggi speciali per la loro Determinazione; e però passiamo a tras-
tarne separatamente.Voci Indeterminate di Oggetto
• 196. É indeterminato ogni Sostantivo, il quale
indeterminati alle volte secondo la natura del Discorso si usano genericamente, ma più spesso debbono determinarsi.
. 197. La Determinazione dei Sostantivi indater-minati dipende da qualche a Qualità o Oggetto o
Azione -Dunque per determinare secondo il bisogno l'Idea d'una Voce indeterminata di Ogger-to, il Linguaggio dovrà far uso o d'una Qualità o d'un Oggetto o d'un Azione determinante.
198. Ma i Nomi di Qualità, Oggetto e Azione non sempre nel discorso servono a determinare gli Oggetti o Sostantivi indeterminati - Dunque quando sieno determinanti-oggetio, avranno il
Distintivo loro particolare.
199. In Italiano questo Distintivo consiste pel
Nomo di Oggetto nell'essere preceduto dalla particella di (‹og), come «Il Principe di Napoli » ;
pel Nome di Qualica nell'essere unito al Nome dell'Oggetto determinando, come « Il Principe giu
•sto»; pel Nome o Giudizio di Azione nell' essere preceduto dalla Voce quale coll'Articolo, come
«Il Principe, il quale ama i Popoli ».Voci indeterminate di Azione
- E indeterminata ogni Azione, che può risguardare Oggetti, diversi da quello che la ese-guisce, ossia diversi dal Cardine di Giudizio (139).
- La Determinazione delle Azioni indeterminate dipende da qualche o Oggetto o Giudizio ; giacché le Qualità possono modificare le Azioni (151), ma per loro natura non possono avere
altra nala one e ese uce in eremiata dei
Azione, il Linguaggio dovrà far uso d' un Oggetto o d'un Giudizio determinante.
- Ma gli Oggetti ed i Giudizj non sempre nel discorso servono a determinare le Azioni - Dunque quando sieno determinanti-azione, avranno il loro particolar Distintivo.
- In Italiano questo Distintivo consiste pel
Nome di Oggetto nell'essere uguale al cosi detto
Nominativo (110), come « Voi amate lo studio»; e per la Voce di Giudizio o nell'esser espressa in Modo Generico determinante (74) o nell'essere preceduta dalla voce che; come « Voglio partire -
Vedo, che partono»:
CAPO III
Modo nei Giudizj determinanti-azione
204. I Giudizi determinanti-azione si esprimono in Modo ora generico, ora indicativo, ed ora indefinito. Necessita quindi stabilire, quando si debba usare l'uno piuttosto che l'altro di questi tré Modi nell'esprimere un Giudizio o Verbo determinan-te-azione.
PARAGRAFO 1.°
Giudizj Determinanti al Modo Generico
205. I Giudizi e quindi i Verbi determinanti-a-zione si esprimono in Modo Generico (73) ogni-
volta, che non occorre indicarne l'Oggetto Cardine di Giudizio; e ciò, perché tale Oggetto fü già espresso precedentemente. Diciamo quindi « Vorrei scrivere — Pensano tornare — Li vedo corre-
те ес. ».
PARAGRAFO 2.°
Giudizj determinanti al Modo Indicativo
o Indefinito
- Nei Giudizj determinanti-azione quando sia necessario esprimere l'Oggetto Cardinale, ogni Giudizio si esterna in Modo o Indicativo (75) ó Indefinito (92); facendolo precedere dal Segno di Determinazione, come sarebbe in Italiano che (203).
- I Giudizi determinanti-azione si esternano in Modo Indicativo, ognivolta che relativamente all'Oggetto Cardinale presentano un assoluta Certezza di ciò ch'esprimono; come « Trovo, che manco — Viddi, che partivano - Sento; che contate ».
- I Giudizj determinanti-azione si esternano in Modo Indefinito, ogniyolta che presentano del-l'Incertezza riguardo a ciò ch'esprimono; come «mi pare, che partano - Dubitai, che partissero -Bramo, che vincano ec.».
CAPO IV
Tempo nei Giudizj determinanti-azione
20g. Per fissare il Tempo nel quale debbono esprimersi i Giudizj determinanti-azione, bisogna osservare, se il Giudizio determinante deve o no indicare il Tempo in cui desso viene eseguito.
210. Il Giudizio Determinante non deve indicare il Tempo in cui viene eseguito, ognivolta che questo Tempo sia espresso dall'Azione determi-nanda; vale a dire, ognivolta che il Giudizio Determinante è naturalmente contemporaneo al Giudizio o Azione Determinanda — In tal caso il Giudizio determinante si esprime sempre al Tempo presente; giacché si deve solo accennare, che tale Giudizio è presente ossia contemporaneo all'Azione determinanda: Come «sento cantare, o che si canta- Quando sentirò battore, o che si bal-
са ес. ».
211. Il Giudizio determinante deve da se indis care il Tempo in cui viene eseguito, ognivolta che questo Tempo è diverso da quello dell' Azione determinanda - In tal caso esprimiamo il Giudizio determinante, a quel Tempo ch'esigge la na-
titi ec. ».212. Il Giudizio determinante è molte volte futuro relativamente al Determinando. Se peró questa futurità trovasi naturalmente espressa dall'in-trinseca natura dell' Azione Determinanda, il Giudizio determinante non deve esprimere che il Modo.
Quindi in tal caso lo porremo al Tempo presente; perché l' espressione di Presente indica in ispecie il Tempo, ed in genere il Modo (V. Anal, 126).
Quindi avremo « Spero, che arrivino - Comanda-te, che partano ec. »
SEZIONE SESTA
DELLE VOCI SOSTITUITE
218. Chiamiamo Sostituite «Le Voci, che si usano in luogo di altre». Le Voci sostituite servono moltissimo ad abbreviare ed a rendere elegante e sonoro il Linguaggio.
In ogni Linguaggio le Sostituzioni prattica-mente sono molte; ed il fissarle dipende unicamente dalla Convenzione sociale - Noi però ci. limitiamo a qui parlare di alcune più generali, che chiameremo Pronomi, cioé « Voci poste in luogo di Nomi Sostantivi, o almeno tali considerati da noi»; avvertendo, che omettiamo di qui parlare di quei Pronomi, de'quali già si trai
tò (57,61).Pronomi Determinanti-oggetto
214. Un Oggetto Generico è sovente determinato da un altro Oggetto (197). Al Nome dell'Oggetto. determinante però giova molte volte sostituire un Pronome; e ciò propriamente, quando l'Oggetto
Determinante é o Chi giudica, o Chi ascolta, !
Terzo Oggetto già indicato nel discorso - É dunque necessario conoscere questi Pronomi, il
chi main ufo e i ereminare en O into, 8
gio deve chiaramente e particolarmente fissarli.
215. Tali Pronomi in Italiano sono « mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro» significanti« di me, di te, di lui o di lei ec. ».
Nei Pronomi determinanti-oggetto bisogna poi distinguere l'Oggetto ch' essi richiamano, dall' Oggetto che determinano - Riguardo all'Oggetto che richiamano; alcuni, cioè mio tuo suo, esprimono un sol Oggetto; ed altri, cioè nostro vostro loro, esprimono più Oggetti. Rapporto all'Oggetto che determinano, in Italiano questi
Pronomi nell'indicazione di Numero je di Sesso sieguono sempre l'Oggetto determinato medesimo.
CAPO II
Pronomi Indicanti-oggetto
216. Nel discorso oltre gli Oggetti primitivi e derivati, molte volte da noi si considera comeOggetto un Giudizio, un intero sentimento, ed anche un complesso di Sentimenti e Giudizj -
Tali Oggetti per distinguerli dai Primitivi e Deri-vati, possono con ragione chiamarsi Oggetti com-plessivi, cioè formati dal Complesso o unione di varie parti.
- Ora accade sovente, che nel discorso deb-
- basi o nominare o richiamare un Oggetto com-plessivo. In tal caso invece di richiamarlo o nominarlo con lunga serie e ripetizione di parole, possiamo e sogliamo far uso di Voci apposite per semplicemente indicarlo; e queste Voci son quel-le, che da noi si chiamano Pronomi indicanti .Oggetto - Dunque il Linguaggio deve avere i suoi Pronomi per indicare gli Oggetti nel caso suespresso, cioé gli Oggetti complessivi.
- Tali Pronomi in Italiano sono « questo, codesto, quello, e ciò »—Si avverta, che questo e quello servono spessissimo ad indicare un Oggetto qualunque in genere: Se poi questi Pronomi si riferiscono a qualche Oggetio particolare, allora questo indica Oggetto vicino a Chi giudica; codesto indica Oggetto vicino a Chi ascolta; quello indica Oggetto che si considera lontano e da chi giudica e da chi ascolta. Finalinente ciò si usa invece di qualunque dei trè precedenti Pronomi, quando però non sieno congiunti a Nome sostan-tivo; e si usa specialmente invece di questo e quello, quando servono a richiamare genericamente un Oggetto qualunque.
Si avverta inoltre, che questo e quello annopraticamente anche altri usi, i quali però in fondo corrispondono alle Definizioni già date - Così dopo aver espresso due o più Cose di seguito, volendo indicare l'ultima si dirà questa, e per indicare l'altra o altre precedenti si dirà quella o quella secondo la circostanza.CAPO III
Pronomi Generici Cardinali
- Le Lingue, specialmente quelle i cui Verbi debbono essere accompagnati dal Cardine di Giu-dizio, sogliono far uso di due Pronomi generici ; i quali si usano soltanto come Cardini di Giudi-zio, e che noi perciò chiamiamo Pronomi gene
- rici cardinali.
- Uno di questi Pronomi si riferisce unicamente ad Esseri, che noi consíderiamo come animati e ragionanti. Esso serve ad esprimere in maniera generica un Numero indeterminato di tali
- Esseri, considerati come formanti Cardine di Giu-dizio. Quindi questo Pronome non puù mai rife rirsi agli Oggetti giudicante e ascoltante; perché per loro natura tali Oggetti nel discorso non pos sono mai essere né indeterminati, né espressi ge-nericamente.
In Italiano questo primo Generico Pronome cardinale si esprime colla voce si (francese on);
come « si dice, si credeva, si pretese ec. ".
221. Per formarsi una giusta Idea dell'altro Generico Pronome cardinale, bisogna riflettere; chein Natura si anno delle Azioni determinate, le quali non possono eseguirsi che da un Terzo Og-getto; Oggetto peró che non sappiamo nominare, perché realmente da noi non si conosce. Ora per indicare in qualche maniera questo incognito Og-getto, le Lingue sogliono unire al Giudizio di Azione una Voce o Pronome generico cardinale -
Quindi questo secondo Generico Pronome cardinale può esattamente definirsi « Segno esprimente, che il Cardine di Giudizio è un Terzo Oggetto che non sappiamo nominare, perché da noi non
conosciuto ».
Questo Pronome in Italiano è egli (francese il); ma non si usa, perché l'indole della Lingua Italiana non esigge, che i Verbi sieno sempre accompagnati da Nome o Pronome Cardinale: Quando però si usasse come in altre Lingue molte, do vrebbe unirsi ai Verbi detti comunemente imper-sonali; come "piove, lampeggia, tuona ec. ».
- Dunque il Linguaggio deve fissare i suai
- due Pronomi Generici Cardinali.
CAPO IV
Pronomi Generici non Cardinali . - Alcune Lingue usano, mai peróscome Cardini di Giudizio, due Pronomi Generici; i quali perciò da noi si chiamano Pronomi generici non cardinali - Questi Pronomi anno generalmente doppio significato: Quindi sono difettosi. Se peró si assegnasse una doppia Voce per ciascuno, ogni difetto è svanito.22% Uno di tali Pronomi richiama sempre o un Oggetto relativato (114) o un Oggeito cominciante (117) - Esso in Italiano si esprime col ne (francese en); come « Che ne dite? - Parlatene bene — Egli và in Campagna, ed io ne vengo ec. ».
L'altro Pronome richiama sempre o un Og getto terminante (116) 0 un Oggetto contenente (113) - Esso in Italiano si esprime col vi o ci (francese y) ¿ come « Andate al Teatro?
Forse vi andrò —É in Casa l'Amico? Non ci dev' essere ec. ».
225. Dunque il Linguaggio avrà i suoi Pronomi Generici non Cordinali.
SEZIONE SETTIMA
OSSERVAZIONI SPECIALI
226. É impossibile ridurre a semplice e ben ordinato sistema tutte le Particolarità, le quali entrano nella composizione d'un prattico Linguaggio.
Quindi crediamo cosa migliore l'aspettarsi dall'Uso e dall'Analisi la cognizione di tali Partico-larità.
Esistono pero delle Cose, che meritano attenzione speciale; e di alcune di queste parleremo nella presente Sezione, richiamando ch'é nostro primo scopo tracciare il Piano per la Lingua Uni-versale.Verbi di Moto
- Nelle Espressioni di Moto dobbiamo generalmente fare attenzione e al Luogo fine di Moro, e all'Azione motivo di Moto. Il Luogo si considera come Oggetto terminante (116); e l'Azione à una particolar maniera di esprimersi, che bisogna fissare per ogni determinato Linguaggio.
II. OssERvAzIonE
Voci di più Significati - In ogni Lingua esistono delle Voci aventi più Significati; come in Italiano «essere, avere, fure, ancora, per ec.». Potendo facilmente derivarne Equivoco e Confusione, deve ciò ritenersi
•difetto notabile di Lingua - Quindi il Linguaggio deve a ciascuna Voce assegnare un solo Valore, o per lo meno precisare in quali circostanze una Voce à uno piuttosto che un altro Valore.
III.* OssevazIonE
Espressioni Sentimentali229. L'Uomo vivamente penetrato e soprafatto
quasi da qualche forte Sensazione Passione o Sentimento qualunque, è molte volte obbligato ad esternare la Situazione dell'animo suo. Tal Esternazione generalmente succede col mezzo di Suoni Gutturali prolungati, e aventi l'impronta di ciò che
l'Anima sente: E questi Suoni son quelli, che formano le da noi chiamate Espressioni Sentimen-cali -Quindi il Linguaggio avrà dei Segni per indicare in iscritto tali Espressioni.
IV. * OsSERvAzIONg
Ortografia
230. Ortografia significa « conveniente Indicazione delle Parole in iscritto » - Fissato un Segno per ciascun Suono vocale, le Parole debbono scri-versi precisamente come si pronunciano, e a ciascun Segno deve corrispondere un solo e sempre il medesimo Suono invariato; cosa, che nelle Lingue praticamente non esiste.
Inoltre una delle Cose più rimarchevoli nel Discorso si è la Distinzione de' varj Giudizj e Sentimenti frà loro. Parlando, noi marchiamo tale necessaria Distinzione con delle Pause e variate
Inflessioni di Voce: Quindi scrivendo è necessario marcarla con dei Segni di convenzione, corrispondenti alle Pause ed Inflessioni Vocali.
V. OssErvazIone
Sintassi
271. Sintassi vuol dire « giusta Disposizione delle
Parole»- Ogni Lingua à la sua Sintassi partico-lare, stabilita dal tempo e dall'uso. La Sintassi naturale però è una sula: Dessa consiste nel seguire esattamente l'ordine naturale delle Ideequando l'uomo é in istato di Tranquillità; e quando trovasi in istato di Passione, consiste nel premettere le Idee che più lo colpiscono, appunto perché tali Idee stante la sua situazione, gli si affacciano all'anima per le prime.
- Seguir sempre scrupulosamente la Sintassi
- Naturale sarebbe un assoggettarsi ad una Specie di nojosa servilità. Quindi parmi, che debbasi preferire una Sintassi ragionata; vale a dire « una Sintassi dipendente e dalla natura delle Cose che si esprimono, e dai Suggerimenti dell' Orecchio che cerca possibilmente evitare ogn'incommodo Aggregato di Suoni». Tale Sintassi avrà il doppio van-taggio, di eliminare ogni urtante asprezza vocale, e di produrre facilità d'intelligenza in chi ascolta.
- La Sintassi Ragionata può considerarsi libera di sua natura. Quindi le Regole di questa Sintassi possono ridursi ad una sola; cioè « Che ad ogni Voce deve sempre esser unito, ciò che serve a far conoscere in tutta la sua estensione la vera forza l'esatto valore l'Idea precisa della Voce
- medesima ».
- Dunque nella Sintassi ragionata le Parole saranno sempre ben collocate, purchè s'intenda con facilità ciò ch'esse esprimono ed in complesso e parzialmente. Dovendo quindi esprimere
- «Scrissi una Lettera a Pietro», potremo liberamente combinare queste Parole in uno qualunque dei varj Modi seguenti; giacchè trovasi in tutti la necessaria facilità d'intelligenza :• Scrissi una Lettera a Pietro
« Scrissi a Pietro una Lettera
« Una Lettera Scrissi a Pietro
« Una Lettera a Pietro scrissi
« A Pietro Scrissi una Lettera
« A Pietro una Lettera scrissi.
Ma se dicessi «Scrissi a Pietro una Lettera, da cui rileverà ec.», allora da cui rileverà ec. deve inseparabilmente restar unito ad una Lettera, qualunque sia il posto assegnato a quest'ultima espressio ne: Altrimenti il Senso sarebbe alterato; e però oscuro, confuso ed anche inintelligibile.
Parimenti se dicessi «Scrissi una Lettera a
Pietro, che ura trovasi in Campagna», che ora cro-vasi in Campagno deve immediatamente unirsi a
Pietro.
É facile moltiplicare simili Esempi, onde perfettamente conoscere in che deve consistere l' essenza. della nostra Sintassi Ragionata.
LINGUA FILOSOFICA
235. FIssATo ciò che forma l'essenza del Linguaggio in genere ossia della Lingua Generica, supponiamo di dover ora dar esistenza ad una Lingua colla guida della Ragione e con tutta la possibile precisione del Calcolo. Questa Lingua potrebbe giustamente chiamarsi filosofica, e la di lei Formazione è semplicissima; come passiamo ad analizare, richiamando succintamente e quanto lo esigge il nostro scopo, ciò che fù esposto in ciascuna Sezione della PRIMA PARTE.
SEZIONE PRIMA
PAROLE
236. Le Parole sono formate da Suoni Vocali (6)
- I Suoni Vocali sono Orali o Gutturali (10) - I Gutturali sono Semplici o composti (12); e
- i Semplici possono essere lunghi o brevi (15) -
,Gli Orali sono prolungabili o istantanei (17); o si gli uni che gli altri esser ponno ordinarj o
forzati (18).
« Durqus fisseremo dei Segni per rappresen-« tare i varj Suoni Vocali; ed a ciascun Segno
« applicheremo un Suono invariato e costante ».
237. Le Parole sono divisibili in Parti o Sillabe (22); e la Voce deve in ogni Parola aver la sua Posa (26).
« DuNQue fisseremo la Teoria per le Sillabe
« e Posa nelle Parole ».
SEZIONE SECONDA
GIUDIZJ
238. Gli Oggetti possono essere di Sessa maschi-le, femminile o neutro (49); e di Numero unale
o plurale (47).
« DUnQuE fisseremo dei Segni per esprimere « negli Oggetti il Sesso, ed il Numero generico ».
239. Nelle Cose molte volte dobbiamo esprimere
precisamente il loro Opposto (46).
« DunquE fisseremo il Segno indicante l'asso-
« luto Opposto d'una Cosa qualunque ».
240. Gli Oggetti giudicante e ascoltante debbono esser espressi da apposita Voce generica (52, 53);
I Terzi Oggetti debbono molte volte esser espressi con dei Pronomi (57).DunQue fisseremo per tali Oggetti le appo-
« site Voci e Pronomi ».
241. Il Linguaggio aver deve un Pronome ri-
Nesso; vale a dire una Voce esprimente qualunque Oggetto, che essendo Cardine di Giudizio, ci si presenta nel Giudizio stesso in una Seconda situazione (6s).
" DuNque fisseremo questo Pronome ri-«flesso».
242. I Giudizj possono riferirsi a varj Tempi (63 e seg.), e formarsi in varj Modi (72 e seg.) -
Dunque bisognerebbe stabilire dei Segni per ciascun Tempo e Modo.
Ma le Lingue sugliono comunemente con una sola Voce esprimere Giudizio, Modo e Tempo (97).
Dunque profittando dell'Uso già felicemente in-trodotto, noi pure esprimeremo Giudizio Tempo e Modo con una Voce sola; e questa Vore sarà della massima Brevità, perché frequentissima nel
Discorso.
« DuNQuE fisseremo le Voci esprimenti al
« tempo stesso Giudizio, Tempo e Modo».FONTI PRIMITIVI DEI GIUDIZI
243. I Fonti Primitivi dei Giudizj sono gli Og-
• getti, le Azioni e le Qualità di primitiva esistenza;
vale a dire che esistono realmente o in Natura o in Immaginazione: Inolire in Natura abbiamo ancora dei Rapporti (99).
« DunQue fisseremo per la nostra Lingua le
« Voci Radicali; e fisseremo pure un Segno « caratteristico indicante e la Natura della Cosa « (cioè se Oggetto, Azione, Qualità, o Rapporto)!
« e la sua primitiva Esistenza ».
OGGETTI
244. Secondo la diversità delle circostanze gli
Oggetti nel discorso possono presentarsi in Situazioni diverse (105 e seg.).
« DuNQuE fisseremo dei Segni esprimenti la
« Situazione precisa di ciascun Oggetto».
245. Oltre il Segno Numerico in genere (47) il Linguaggio deve avere delle Speciali Voci di
Numero (120).
« DunquE fisseremo le Voci Numeriche Spe-
« ciali ».
246. Il Linguaggio aver deve delle Voci apposite per esprimere negli Oggetti il Luogo ossia un
Rapporto qualunque locale (131).Dunque fisseremo le occorrenti Voci di
"Luogo ».
QUALITA'
147. Il Linguaggio aver deve dei Segni per esprimere nelle Qualità e l'Aumento Massimo (126) e il Massimo Decremento (129), tanto assoluti che relativi; come pure per esprimerne il Deterioramento (131):
« DunQus fisseremo i Segni opportuni per « tali Aumenti, Decrementi e Deterioramenti ».
848. Il Linguaggio aver deve Regole e Voci opportune per esprimere le Variazioni nelle Qualità (133).
« Dunque fisseremo la Teoria per tali Varia-
« zioni ».
AZIONI
149. Il Linguaggio aver deve dei Segni per distinguere nei Verbi al Modo Generico il Modo accompagnante dal determinante, ed in questo i varj suoi Tempi (138).
« DunQus fisseremo dei Segni per tale Distin-
« zione ».
250. Il Linguaggio esigge Voci apposite per la Determinazione del Tempo nei Giudizi (142)., e anche un Segno particolare per le da noi dette estese Espressioni di Tempo (144).
« DuNQue fisseremo pel Tempo e il Segno spe-« ciale e le opportune determinanti Espressioni».OGGETTI AZIONI E QUALITA'
25r. Il Linguaggio deve negli Oggetti Azioni e
Qualità saper esprimere un Aumento e Decremento generico (148).
« DuNQuE fisseremo dei Segni per questo ge-« nerico Aumento e Decremento in tutte le Cose ».
AZIONI B QUALITA'
252. Il Linguaggio aver deve le sue Leggi per esprimere convenientemente qualunque Modificazione nelle Azioni e Qualità (152).
« Dunque fisseremo la Teoria per esprimere
« le Azioni e Qualità modificate ».
253. il Linguaggio aver deve dei Segni appositi ond' esternare il risultato dei Confronti fatti sulle Azioni e Qualità; cioè dei Segni per esprimere la scoperta Eguaglianza o Differenza, e questa tanto in più che in meno (155).
« Dunque fisseremo gli opportuni Segni di
« Confronto».
SEZIONE QUARTA
FONTI SECONDARI DEGIUDIZI
254. I Fonti Secondarj de' nostri Giudizj sono le Cose Derivate, che si riducono a quattro, cioé Oggetti Qualità Azioni e Modificazioni (157) ; ele Cose Derivate debbono nel discorso distinguersi dalle Cose Primitive (158).
« DuNQuE fisseremo dei Segni caratteristici per « ciascuna delle quattro generiche Derivazioni ».
255. Le Cose derivate possono essere di prima e di seconda Derivazione (160).
« Dungus fisseremo l'opportuna Teoria per « distinguere le une dalle altre Derivazioni ».
256. Dalle Voci di Azione possiamo avere cinque diverse Derivazioni («6)); tré delle quali, cioé Voce-attiva Voce-passiva e Oggetto-attore esiggono de Segni speciali.
« DuNQuE fisseremo i Segni occorrenti per
« queste trè speciali Derivazioni ».
257. I Verbi si esprimono in una sola Parola soltanto al Modo Generico; e negli altri Modi si decompongono in Voci di Giudizio e di Azione (137).
« DunQuE fisseremo la Teoria per esprimere
« ¡ Verbi in qualunque Modo ».
258. Il Linguaggio deve avere dei Segni appositi per alcune speciali Derivazioni dalle Radici di Numero; cioè per indicare le Quantità mulciple, le Parti aliquote e i Numeri di costante ripetizione (180).
i DuNQue fisseremo i Segni convenienti per
« queste trè numeriche Derivazioni speciali ».VOCI INDETERMINATE
259. Le Voci di Qualità, Oggetto e Azione non sempre ma spesso nel Discorso servono a determinare degli Oggetti o Sostantivi indeterminati (197,
1у8).
- DuNQuE fisseremo il necessario Distintivo
- per le Qualità, Oggetti e Azioni, che sono de-« terminanti-oggelto ».
26o. Gli Oggetti ed i Giudizj servono molte volte a determinare le Azioni, che abbisognano di Determinazione (201, 202).
• DuNQue fisseremo il Distintivo per gli Og-
" getti e Giudizj, che sono determinanti-azione ».
SEZIONE SESTA
VOCI SOSTITUITE
26r. Al Sostantivo determinante-oggetto si sostituisce spessissimo un Pronome (214).
« DunQuE fisseremo i Pronomi determinan-
« ti-oggecto ».
262. Il Linguaggio aver deve i suoi Pronomi per indicare o richiamare gli Oggetti, specialmente complessivi (217).« Dunque fisseremo i Pronomi indicanti-og
«gelto ».
263. Il Linguaggio abbisogna di alcuni Pronomi generici speciali; cioé due Cardinali (222)
ed altri non Cardinuli (225).
« DuNqus fisseremo le Voci per questi gene-
« rici speciali Pronomi ».
SEZIONE SETTIMA
OSSERVAZIONI SPECIALI
- É necessario stabilire la maniera di esprimere un Azione, per metterci in istato di eseguir la quale facciamo un Moto qualunque, ossia un
- Azione ch'è motivo di Moto (227).
« DuNQuE fisseremo l' opportuna Teoria ». - Il Linguaggio deve a ciascuna Voce assegnare possibilmente un solo Valore (228).
« DunQue fisseremo la Teoria per le Voci di « più Significati ».
266. Il Linguaggio aver deve dei Segni per in- . dicare in iscritto le Espressioni sentimentali (299).
« Dureus fisseremo i Segni necessarj per tali« Espressioni ».
267. Il Linguaggio aver deve la sua
Ortogra-
fia (230) e Sintassi (231).
« DunquE fisseremo le opportune Regole di
« Sintassi e di Delle Conseguenze
stabilite per la LINGUA FILOSOFICA
268. Richiamando sotto un sol punto di vista le varie Conseguenze di questa PARTE SECUNDA, chiaro si scorge, quanto semplice e facile sia la Formazione d' una Lingua Filosofica; giacchè per essa bisogna soltanto:
I. FIssARE dei Segni, per Convenzione corrispondenti ai varj Suoni Vocali (236).
II. FISSARe la Teoria per le Sillabe e Posa
nelle Parole (237).
III. FIssARE dei Segni per esprimere negli
Oggetti il Sesso, ed il Numero gent-
rico (238).
IV. FissARE un Segno per esprimere l'Opposto nelle Cose (23y).
V. FIssaRE le Voci per gli Oggetti Giudicante e Ascoltante, ed i Pronomi per i Terzi Oggetti (340).
VI. FIsSARE il Pronome riflesso (241).
VII. FIssARE le Voci esprimenti al Tempo stesso Giudizio Tempo e Modo (242).
VIII. FIssARE per la nostra Lingua le Voci
Radicali (243).
IX. FIssARE il Segno caratteristico per le
Parole Radicali (243).X. FIssARE dei Segni per esprimere la Situazione precisa di ciascun Oggetto (244).
XI. FIssARs le Voci Numeriche speciali (2 (5).
XII. FIssARE. le Voci di Luogo (246).
XIII. FIssARE i Segni per indicare Aumento
Decremento e Deterioramento nelle
Qualità (247).
XIV. FIssARE la Teoria per le Variazioni
nelle Qualità (248).
XV. FIssaRE i Segni per distinguere le varie Voci Verbali del Modo Generico (249).
XVI. FIssaRE le Determinanti Voci di Tempo, ed un Segno per le sue Estese Es
pressioni (250).
XVII. FIssARE i Segni pel generico Aumento
e Decremento in tutte le Cose (251).
XVIII. FIssARE la Teoria per le Azioni e Qualità modificate (252).
XIX. FIssARE gli opportuni Segni di Con-
fronto (253).
XX. FIssARE i Segni caratteristici per ciascun
Genere di Cose Derivate (254).
XXI. FIssARE la Teoria per distinguere le Prime Derivazioni dalle Seconde (255).
XXII. FIssARE i Segni per le tré speciali Derivazioni dalle Voci di Azione (256).
XXIII. FIssARe la Teoria generale per esprimere i Verbi (257).XXIV. FIssARE i Segni per le tré Numeriche
Derivazioni speciali (258).
XXV. FIssARg il Distintivo per le Cose De-
terminanti-oggetto (259).
XXVI. FIsSARE il Distintivo per le Cose De-
terminanti-azione (260).
XXVII. FIssARs i Pronomi Determinanti-ogget-
to (261).
XXVIII. FIssARE i Pronomi Indicanti-oggetto (262).
XXIX. FIssARg i Pronomi Generici speciali (263).
XXX. FIssARE la Teoria per le Azioni, Ma-
tivo di Moto (264).
XXXI. FIssARE la Teoria per le Voci di più
Significati (265).
XXXII. FIssARE i Segni per le Espressioni sen-
timentali (266).
XXXIII. FISsARE le Regole di Sintassi, e d'Or-
ingrafia (267).
269 Ecco i semplicissimi trentatrè Punti di Co-struzione, ai quali si riduce l' Essenza della Formazione d'una Lingua ragionato - Quindi per dar Esistenza ad una Lingua Filosofica altro non si richiede, che la prattica Esecuzione di quanto qui abbiamo sommariamente accennato.LINGUA
UNIVERSALE
270. NeLLi PARTE SeCONDA abbiamo succintamente analizato cosa far si dovrebbe per formare una Lingua Filosofica; e si è potuto facilmente
la -Ora la Lingua Universale non dev'essere, che la Lingua Filosofica praticamente eseguita.
Dunque la Lingua Universale dovrebbe sistemarsi da una Società di Uomini dotti e di Nazione possibilmente diversa; e tale Sistemazione dovrebbe essere preceduta da molte mature e ragionate
Discussioni accademiche.
Da tali Premesse ognuno facilmente compren-de, che se produco il mio Piano di Lingua Uni-versale, non è per alcuna speranza di vederlo adottato; ma solo per somministrare qualche lume in una Materia, che può essere tanto vantaggiosa alla Republica delle Lettere ed alla Società.
Onde progredire col miglior ordine possibile, in questa TeRzA PArTE non farò che richiamare successivamente i trentatrè Punti di Costruzionegià stabiliti (a6g); assegnando le Regole e la prat-
tica Esecuzione per ciascuno.
PUNTO I.°
Fissare i Segni pei Suoni Vocali
- I Suoni Vocali si distinguono in Gutturali ed Orali (10). Distingueremo dunque in orali e gutturali anche i Segni loro corrispondenti.
SEGNI GUTTURALI, E LORO PRONUNZIA - Nella nostra Lingua Universale i Segni
Gutturali sono cinque «a, e, 1, o, u» e si pronunciano come siegue (a); avvertendo che il nostro i non à il puntino sopra.
a ed e si pronunciano al solito, cioé come in italie, admirable :
e ed o si pronunciano, sempre larghi, cioè come in serrait, rólait :
e si pronuncia sempre largo, ossia toscano;
cioè come ou francese in doux, tour ec.
273. I fissati cinque Segni «a, e, 8, 0, u» servono ad esprimere i suoni Gutturali semplici e brevi (12, 15). Sovrapponendo a questi Segni un
(a) Nel giustificato Supposto che la Lingua Francese sia la più generalmente conosciuta dai Dotti, io da essa prendo e Caralteri e Radici di Parole per la mia Lingua Universa-le. Quindi à anche stimato più conveniente indicare la Pro-nuncic dei Segni Vocali col mezzo della Lingua Francese
• medesima.Accento, avremo l'espressione dei cinque Suoni Gutturali semplici e lunghi (15); cioé «à, è, i, ò, ù »— Quindi l'Accento indica solamente, che la Voce deve poggiarsi sul suono corrispondente al Segno accentato; e deve poggiarsi precisamente come nell' ultima Sillaba delle Parole francesi
«dira, érait, brebis, marteau, beaucoup ».
274. Dai quattro Segni Gutturali semplici «a, e, o, u» formiamo otto Gutturali composti (12), sovrapponendo e sottoponendo loro 'un puntino.
Questo Puntino equivale al suono &, e indica Dic-tongo cioè Suono doppio, ossia Suono composto da due Gutturali.
2q5. Il Puntino sovrapposto equivale ad un seguente: Quindi «à, è, o, i» si pronunciano «az, es, or, u». Il Puntino sottoposto equivale ad un a precedente: Quindi «a, e, o, u» si pronunciano «io, re, 10, 1u» —In tutti questi Dittonghi la Voce deve sempre poggiare sul Suono principale, cioè sulla Base del Dittongo; e mai sul Valore del Puntino ossia sull'e, che deve considerarsi come Suono Dittongale accessorio.
276. Praticamente qualcuno dei Dittonghi «&, é, ò, i» potrebb'essere immediatamente seguito da Suono Gutturale; e qualcuno degli altri «a, ?, !, !» potrebb'esserne preceduto immediatamente — In tal caso onde raddolcire la Pronuncia si fissi per Regola generale; che il Suono ditton-gale a si converte nel Suono Orale y, di cui parleremo in seguito (279); e che tal variazione di Suono deve farsi nella Pronuncia soltanto, e mai in Iscritto.
- Nelle Espressioni di Moto dobbiamo generalmente fare attenzione e al Luogo fine di Moro, e all'Azione motivo di Moto. Il Luogo si considera come Oggetto terminante (116); e l'Azione à una particolar maniera di esprimersi, che bisogna fissare per ogni determinato Linguaggio.
- Nella nostra Lingua Universale i Suoni Gutturali son dunque dicinito, dieci semplici e otto composti —Del Semplici cinque sono brevi, cioé aa, e, s, o, u» e cinque lunghi, cioè «à, è, i, ò, ù». I Composti sono tutti lunghi (14) di loro natura; e si formano con un Suono Gutturale semplice, unito al Suono ‹ posposto o anteposto —Si pospone il Suono ‹ in «à, è, o, i» e si antepone in « a, e, p, 4».
SEGNI ORALI, E LORO PRONUNZIA - I Segni pei Suoni Orali istantanei (17) nella nostra Lingua sono sei; cioè «b, p, d, t, x, g»: E i Segni per gli Orali prolungabili (17) sono undici; cioè «m, n, j, l, r; 5, 2, 1,1,
- Le Cifre o Caratteri tanto manoscritti che di Stampo, per la nostra Lingua si prendono dal Carattere Francese corsivo, colle Variazioni Aggiunte e Modificazioni sopra accennate pei Segni tanto Gutturali che Orali.
- Le Lettere majuscole della nostra Lingua debbono di Figura essere uguali alle minuscole, ma più grandi in Dimensione.
- I Segni majuscoli si usano soltanto al principio di ciascun sentimento come al solito, ed al principio di ciascuna Parola esprimente un 0g-getto determinato (103) o qualche sua Deriva-zione; come « Roma, Vienna, Russia ec. - Ra-
- mano, Viennese, Russo ec. » - Nei Nomi di Oggetto determinato e quindi nelle loro Derivazioni è poi necessario questo Segno iniziale majuscolo,perché tali Nomi sortono dalla Regola generale che in seguito (315) fisseremo pei Nomi di tutti gli Oggetti indeterminati.
PUNTO II.°
Fissare la Teoria per le Sillabe e Posa
nelle Parole
288. Le Parole nella nostra Lingua anno tante
Sillabe, quanti contengono Suoni o Segni Guttu-rali, tanto semplici che composti (273). Le Sillabe poi terminano sempre con Suono Gutturale, ad eccezione delle ultime che possono finire in
Suono Orale; avuto però riguardo a quanto precedentemente si espose (36).
289. La Posa delle Parole è sempre o nell'ultima Sillaba o nella penultima — E nell'ultima, quando in essa trovasi un Segno o Suono Guttu-
Si avverta, che il Suono Gutturale lungo si usa solamente in poche circostanze, le quali saranno in seguito determinate (364, 370).Fissare dei Segni per esprimere negli Oggetti il NUMIRO GENERICO ed il sIsso
NUMERO GENBRICO
290. Il Segno di Numero unale e i; « quello di Numero plurale -Questi Segni si antepongono ai Nomi o Pronomi che ne abbisognano, ma senza unirli ad essi in una sola parola. Quindi Padre dicendosi pero, scriveremo & il Padre - 1 pero; i
Padri — « pero».
- Fissati cosi i due Segni di Numero gene-rico, i Nomi e Pronomi diventano invariabili di loro natura; cioè servono egualmente ad ambedue i Numeri unale e plurale..
- Il Segno di Numero si omette ognivolta, che riescirebbe inutile nel discorso; vale a dire, ognivolta che il Nome o Pronome da se ci esprime naturalmente, se unale o plurale.
SESSO
• 295. La natura dell'Oggetto che si esprime, fa da se necessariamente conoscere se l'Oggetto à
Sesso; oppure se n'è mancante - Quindi è inutile fissare un Segno per gli Oggetti neuiri, ossia
mancanti di Sesso.
294. Rapporto agli Oggetti aventi Sesso, questi debbono primieramente avere il loro Nome gene-rico, cio il Nome che serve ad esprimere tutti gli Esseri d'una stessa Specie: Cosi in Italiano ilNome generico Uomo esprime tutti gl' Individui della Specie umana; il Nome generico Cavallo esprime tutti gl' Individui della Specie equina, ec. — Questo Nome Generico dev'essere particolarmente fissato per ciascuna Specie di Oggetti (315).
Giò posto, nell' esprimere tali Oggetti o devesi per la natura del discorso far attenzione anche al Sesso, o no: Senò, li esprimiamo col loro Nome Generico: Se devesi far attenzione anche al Sesso, allora distingueremo l'Oggetto femminile dal maschile nel modo seguente.
- Per esprimere l'Oggetto maschile facciamo uso del Nome Generico, come già si costuma in tutte le Lingue - Quindi negli Oggetti aventi
- Sesso il Nome Generico esprime o l'Oggetto in genere, o l'Oggetto maschile in ispecie. Nè in ciò può nascere alcuna difficoltà; giacché il contesto e la natura del discorso troppo facilmente ne fa in ogni prattica circostanza conoscere il vero significato di tali Sostantivi - Dunque ommo, frero, eglo ec. significherà o «Uomo, Fratello, Aquila ec. » in genere; o « Uomo, Fratello, Aquila ec. » maschile in ispecie.
- Per esprimere qualunque Oggetto femminile fissiamo la Regola generalissima che «Si prepone al Nome maschile il Gutturale composto e, formandone una parola sola». Quindi « Madre, Donna, Sorella, Aquila-femmina ec." si dirà (294, 295) « épero, commo, efrero, ¿eglo ec.».Fissare il Segno
per esprimere nelle Cose l'opposto
297. Per esprimere in una Voce qualunque il
composto d, formandone una sola Parola - Quindi «ba, be, bi, bo, bue» (308) significando «sono, ero, fui, ero-stato, sarò » per esprimere « non sono, non ero, non fui, non ero-stato, non sarò » diremo a cibo, abe, abi, cibo, abuen.
PUNTO V.°
Fissare le Voci per gli Oggetti Giudicante e Ascoltante, ed i Pronomi per i Terzi Oggetti
OGGETTI GIUDICANTE & ASCOLTANTE
298. La Voce per l'Oggetto Giudicante al Numero unale è ma, significante io; al plurale è mu, significante noi.
La Voce per l'Oggetto Ascoltante al Numero unale è te, significante tu; al plurale è tu, signi-
fcante voi.
299. Queste Voci servono per gli Oggetti Giudicante e Ascoltante di qualunque Sesso; giacché il Sesso di tali Oggetti si conosce necessariamente dalla natura del Discorso (54).
Si faccia attenzione che in queste Voci come in quelle che saranno fissate in seguito (301, 332),il Numero plurale si distingue dal Numero unale, mediante il Segno generico di Numero già stabilito (290).
- Per l'Oggetto Ascoltante la nostra Lingua esclude qualunque sostituzione di Complimento -
- Quindi il Nome per gli Oggetti Ascoltanti, qualunque esser possa il loro Grado Carattere Dignità ec., è sempre al Numero unale ti, ed al plurale ti; precisamente come usavano i Latini tu
- e vos.
TERZI OGGETTI - Ecco i Pronomi di Terzo Oggetto per ciascun Numero e Sesso; avvertendo, che il Pronome maschile serve negli Oggetti aventi Sesso a richia-mare, e l'Oggetto in genere, e l'Oggetto maschile in ispecie; come già fù detto pei Nomi (295).
Numero
unale
plurale
maschile
- l. eglio esso | lu... eglino o essi
femminile (296) el.. ella o essa | elz.. elleno o esse
neutro
- oli. egli o esso | olu.. eglino o essi
PUNTO VI.°Fissare il Pronome Rifesso
302. Qualunque sia l'Oggetto Cardine di Giu-dizio; cioé Giudicante o Ascoltante o Terzo, di qualunque Sesso e Numero esso sia; la nostra
Lingua usa i un sol Pronome riflesso — Questo Pronome si esprime colla Voce, so corrispondenteespresse dettagliatamente (60).
PUNTO VII.®
Fissare le Voci esprimenti Giudizio
Tempo e Modo
303. Si fissi, che le Voci di Giudizio nella nostra Lingua debbono senipre essere accompagnate da Nome o Pronome Cardinale; richiamando, che il Cardine di Giudizio per le Voci al Modo Generico trovasi espresso dal Nome o Pronome
Cardinale del Verbo determinando (205, e AnaLisi 175) - Dunque le Voci di Giudizio non debbono esprimere né il Numero Generico, cioè se uno o più, né la Natura dell'Oggetto Cardinale,
cioe
se Giudicante Ascoltante o Terzo; giacché questi Numero e Natura sono chiaramente espressi dal Nome o Pronome dell'Oggetto Cardinale medesimo - Dunque le Voci di Giudizio esprimeranno soltanto Giudizio, Tempo e Modo - Dunque basta in ciascun Modo fissare una sola Voce di Giudizio per ogni Tempo.-
304. I Modi, Generico Indicativo Condizionato e Indefinito, sono i soli che abbiano le Voci di Giudizio trà loro diverse (98). Dunque fisseremo le Voci di Giudizio per questi soli Modi; e queste si applicheranno a tutti gli altri Modi, precisamente come in Italiano (V. Anal. 101. e seg.).305. Voci di Giudizio al Modo Generico de-terminante.
presente - bra. ... essere
passato
-bre.. .
essere-stato
futuro
- bre . . . . esser-per-essere
306. Un Giudizio di Qualità non può mai per intrinseca natura accompagnare (74) un Azione o Giudizio. Gli accompagnanti Giudizj di Azione non abbisognano della Voce di Giudizio; giacché l'Azione e il Giudizio accompagnante, si esprimono in una sola Parola (353). Dunque nella nostra Lingua non occorrono Voci di Giudizio al Modo
Generico accompagnante.
•• •
Profittando di tale mancanza, in luogo del
Modo Generico accompagnante noi poniamo trà le Voci di Giudizio due Voci sostituibili, una di tempo presente, l'altra di tempo passato. Queste Voci corrispondono perfettamente alle Italiane essendo ed essendo-stato; e serviranno ad abbreviare di molto la nostra Lingua. Eccole :
307. Voci di Giudizio sostituibili:
presente
- bro .... essendo
passato
— bru . . . . essendo-stato308. Voci di Giudizio al Modo Indicativo:
me, 4, 44, èli, ole -mu, iu, lus, èlu, olu (a)
presente
presente-relativo - be... io era, tu eri, ec.
passato
— be .... io fui, ec., o sono-stato, ec
passato-anteriore — bo.... io era-stato, ec.
futuro
- bu... io sarò, tu sarai, ec.
futuro-anteriore - bur...io sarò-stato, ec.
30g. Voci di Giudizio al Modo Condizionato:
mi, 66, la, éle, ole — mu, tu, lu, êls, olus
presente
- bal... io sarei, tu saresti ec.
passato
- bil ... io sarei-stato, ec.
310. Voci di Giudizio al Modo Indefinito:
хе)
mi, t6, le eli, ole — mou, ilo, lu, elle, olu
presente
- bar... che io sia, che tu sii, ec.
presente-relativo — ber... che io fossi, tu fossi, ec.
passato
- bir... che io sia-stato, ec.
passato-anteriore - bor.. che io fossi-stato, ec.
PUNTO VIII.®
Fissare le Voci Radicali per la nostra Lingua
311. Nella nostra Lingua le Parole Radicali si distinguono in variabili e stabili — Chiamiamo
(a) Il valore di queste Voci fú già fissato al 298 e 301.variabili quelle, dalle, quali variandone la Desi-nenza, derivano altre Parole. Chiamiamo stabili quelle, che non danno alcuna Derivazione.
RADICI VARIABILI
• 312. Ad eccezione di alcune poche le quali vengono particolarmente fissate, le Radici variabili per la nostra Lingua si prendono (a) dalla Lingua Francese, come Lingua più generalmente conosciuta dai Dotti; e si prendono colle seguenti Regole costanti.
I.° Si scrivono possibilmente come si pronunciano in Francese, e da noi si pronunciano poi precisamente come sono scritte; vale a dire, che avendole scritte, dobbiamo poi pronunciarle
con
(a) Sarebbe molto facile inventare nuovi Caralteri e Parole Radicali affatto nuove; giacchè tale Invenzione in fondo si riduce ad una pura materialità - Ma chi potrebbe determinarsi ad apprendere una Congerie enorme di Voci barbare e cappricciose? Nelle Produzioni di Spirito la sola Novità basta generalmente ad allarmare i Partiti la Critica e l' Oppo-
sizione. Che fia dunque, se vi si uniscano difficoltà quasi in-superabili?.
Altronde le Parole non sono che Segni destinati a richiamar delle Idee; e queste Idee vengono attaccate alle Parole dalla sola Convenzione sociale - Dunque la qualità del Segno e del Suono nelle Parole, è cosa affatto indifferente per l' essenza del Linguaggio. Dunque possiamo anzi dobbiamo in ciò profittare delle già acquistate cognizioni; prendendo le Voci Radicali da una Lingua, che a di nostri sia la più generalmente conosciuta.tutto il rigore delle Regole già stabilite per la nostra Lingua (272 e seg.).
II.° Si sopprime l/ iniziale di qualunque spe-cie; e si sopprime pure qualunque Acuento o altro Segno distaccato dalle Lettere.
Ill° Al § ed ai e e t aventi un Suono prossimo al s, si sostituisce sempre s.
IV. Al Dittongo oi si sostituisce costantemente il Gutturale composto ó; e questo sempre devesi pronunciare come abbiamo già detto (275).
V.° Quando nella Parola Francese trovinsi di seguito i due Segni of come in mogen, questi Segni nella nostra Lingua si scrivono come in Francese; ma l'o prende il Suono di Gutturale semplice, e l'y prende il Suono del nostro Segno
Orale y (279).
VI.° Ai Suoni e Segni eu, oeu ed u francese si sostituisce costantemente il nostro segno e suono 2 (272), che sempre deve pronunciarsi largo ossia toscano.
RADICI STABILI
313. Le Radici Stabili sono poche e d'un uso frequentissimo nel discorso. Quindi, benche si pos. sano anch'esse prendere dalla Lingua Francese colle Regole sopra stabilite per le Variabili (312), pure sarebbe meglio fissarle in particolare e possibilmente monosillabe; come abbiamo già fatto per le Voci di Giudizio, Pronomi ec., e come faremo per altre Voci formanti Parte essenziale di
Grammatica.Questo Travaglio però è riservato alla Formazione del Dizionaria; e quindi ad una scienziato
Società (396, I.° e seg.).
PUNTO IX.°
Fissare il Segno caratteristico per le Parole
Radicali
314. Le Parole Radicali esprimono o Oggetti o
Qualità o Azioni o Rapporti (243). Quindi fisseremo separatamente il Segno caratteristico per ciascuna di tali Specie di Radici.
OGGETTI
315. Le Radici degli Oggetti indeterminati debbono tutte finire col Gutturale semplice o; ed e questo il Segno loro caratteristico - Quindi :
I.° Se la Parola Francese termina in e breve, si cangia quest'e finale in o: Cosi da «Pere, Chambre, Homme ec. » avremo «pero, cambro,
отто ес. ».
II.° Se la Parola Francese nella Pronuncia termina con un qualunque Suono Gutturale lun-go, dopo questo Suono lungo si pone o; richiamando che le Parole radicali si scrivono possibilmente come si pronunciano in Francese (312, I.°):
Cosi da «Argent, Bassin, Brebis, Maison, Palais, Clou ec. » avremo «arjao, basseo, brebo, mesoo,
pales, xluo ec. ».
III.° Se la Parola Francese termina in 20r, quand'anche queste lettere non si pronunciassero,all'r o l fiale azziugnesi o: Cosi da « Cheral,
Eerger, Or, ed o arremo a cereo, bejeto, oto, ec. s.
IV. Finalmenie se la Parola Francese termina con qualanque Suono Orale che in francese suole pronunciarsi, a quest' Orale si aggiugne l'o carai-teristico: Quindi da •Lac, Canif ec o avremo
•laro, xanifo ec o
316 Le Radici degli Oggetti diserminati, cioè i Nomi propri degli Tomini, Paesi, Fiumi ec., non prendono la caratteristica o; ana si pronunciano o come in Francese, o come suole pronunciarli la Nazione, presso cui si trovano o trovarono gli Oggetti determinati che nominiamo. Quindi rolendo esprimere • Roma, Vienna, Londra, Pa rigi, ec.= diremo o «Rome, Venne, Lordre, Pari, ec. • prendendo la Parola dal Francese; op pure diremo «Roma, l'i, Loron, Pari ec» prendendo la Parula dall' Espressione nazionale - Nel Dizionario i Nomi degli Oggetti determinati dovrebbero stabilmente fissarsi.
Da qualunque Lingua poi si prendano le nostre Radici, si richiami che desse si scrivono sempre possibilmente come si pronunciano (312, L.°).
317. I Nomi degli Oggetti determinati e le loro
Derivazioni, non avendo il Segno caratteristico finale fissato pei Nomi indeterminati (315), in iscritto avranno sempre la Lettera iniziale maju-scola (297); e sarà questo, almeno per la Scrittu-ra, il Distintivo loro particolare.318. Le Radici delle Qualità debbono tutte f-nire in l; ed è questo il Segno loro caratteristico — Quindi :
I.° Se la Parola Francese termina in Guttu-rale, le si aggiugne l: Cosi da «juste, rapide, joli ec. » avremo «justel, rapidel, jole ec. ».
II,° Se la Parola Francese termina con Segni
Orali, sia che questi si pronuncino o no, gli Orali finali si cangiano in l: Cosi da « eloquent, dous, amer, ec. » avremo «eloxal, dul, amel, ec.»,
III.° La Parola Francese terminando in le breve, se questo le è preceduto da Orale, l'e breve finale si antepone al segno l; così da «capable, noble, allable ec. » avremo «xapabel, nobel, af-
fabel, ec.»: Se questo le è preceduto da Guttu-rale, si sopprime l'e finale; cosi da « habile, facile ec. » avremo «abil, fasil, ec."— Si avverta, che le s'intende preceduto da Gutturale, anche quando la Parola francese terminasse in lle; giacché lle non è altro che le col suono forzato nel-l'Orale (‹9): Quindi tranquille ci darà tranxil, ec.
IV.° Se la Parola Francese finisce in l, non le si fà né Aggiunta né Variazione: Quindi • ci-
vil, fatal ec. » danno «sivil, fatal, ec."; richiamando che nella nostra Lingua le parole mancanti di accento sull'ultima Sillaba, anno sempre la Posa sulla penultima (289).519. Abbiamo già detto (289), che nella nostra Lingua le Parole anno la Posa sull'ultima Sillaba, solamente quando questa Sillaba contiene un Gutturale lungo, cioé «à, è, 1, o, i»— Fissiamo adesso, che le Parole Radicali non debbono mai avere l'ultima sillaba lunga. Quindi le nostre Radici anno sempre la Posa nella penultima sillaba (289). Quindi le nostre Radici non contengono mai Segno Gutturale lungo - Quindi in molte Parole l'ultima Sillaba, che nella Pronuncia Francese è lunga, diviene breve per noi: Cosi per esempio è breve l'ultima sillaba nelle Radici «Jolil, eloxal, amel, ec.»; benché provengano da « joli, eloquent, amer ec.», che in Francese ànno
1' ultima lunga.
320. Questa Regola è generalissima; e non se n'eccettua che qualche Nome proprio, come « Pa-ris, Bourdeaux, Rochefort, Perou ec.», i quali
propri dipende dal non esser essi suggetti al Segno caratteristico; come abbiamo già premes-
80 (310).
AZIONI
- Le Radici verbali di Azione debbono tutte terminare col Gutturale semplice a; ed è questo il Segno loro caratteristico.
- Le Radici Verbali per la nostra Lingua siprendono dal Participio presente Francese, cangiando l'ant finale in a caratteristico. Quindi da « voulant, aimant, écrivant ec. » avremo « vula,
ета, exriva, ес. ».
Quando in Francese manchi il Participio pre-sente, la Radice verbale si prende dal Participio passato, cangiando in a caratteristico il Gutturale finale colle altre lettere seguenti: Cosi da abstrai-Te, extraire ec. ossia dal loro Participio passato « abstrait, extrait, ec. » avremo « abstres, extra, ec.».
323. Le Radici verbali di Azione, prese colla
Regola qui stabilita e aumentate dell'a caratteri-stico, esprimono sempre il presente del Modo Generico determinante (353) : Quindi « vula, ema, exriva, abstra, extra, ec.» significano «vo-
lere, amare, scrivere, astrarre, estrarre ec. ».
324. Nel fissare le Radici di Azione si avverta, che l'a caratteristico non può mai essere immediatamente preceduto dall' Orale b; e ciò per un motivo, che addurremo in seguito (364). Quindi se la Radice di Azione (382) avrà il b finale, questo deve sempre cangiarsi in p: Cosi da « tom-bant, succombant ec. » avremo « tompo, sux-
хотра ес. ».
RAPPORTI
, 325. Il Segno caratteristico per le Voci di Rapporto sia r finale; eccettuando quelle Voci, che vengono particolarmente fissate senza tale Carat-teristica.
Le Voci di Rapporto nella massima partesono stabili. Quindi limitandoci a stabilire in seguito le Voci radicali di Numero ed alcune di Tempo e di Luogo, per l'Espressione delle altre ci riportiamo a quanto superiormente fü detto (313).
AVVBATENZA
Sul Segno caratteristico delle Voci Radicali
326. Richiamando il qui esposto relativamente alle Voci Radicali, si può cominciare a formarsi un Idea della semplicirà e facilità di questa Lingua Universale - Le Parole della nostra Lingua sono tutte ridotte a quattro Classi primitive; e ciascuna Classe à il suo particolar Distintivo, cioe no,L, a, ro fnale. Questi Segni, quando sieno ultima lettera delle Parole, anno costantemente sempre lo stesso valore: cioè indicano sempre,
1.° che la Parola è Radicale; 2° che la Parola esprime o un Oggetto o una Qualità o un Azione o un Rapporto, secondoché la Lettera finale é
о, 1, а, г.
E vero che i Nomi propri (316) non prendono la Caratteristica o, e che alcune Voci Grammaticali anno per finale qualcuna di queste quattio
Lettere; ma nel Discorso è assai facile conoscere dal sentimento i Nomi Propri, ed in Iscritto essi anno il Segno iniziale majuscolo (317). Riguardo poi alle Voci Grammaticali che terminano con qualcuno dei fissati quattro Segni caratteristici o, 1, a, r, si avverta; che queste Voci anno tutte un significato particolare; e che sono po-
chissime, d'un uso frequentissimo, e per lo più monosillabe: Quindi non possono produrre né confusione né difficoltà - Infatti in un prattico
Discorso qual Italiano potrebbe non distinguer subito il Pronome se da se Voce condizionante, gli Articoli la gli lo dai Pronomi lo gli la, il Verbo porto dal Sostantivo Parto, ec.? Eppure qui si tratta di Parole uguali perfettamente in Suono ed ‹in Figura; laddore nella nostra Lingua si tratta soltanto dell' eguaglianza di Lettera finale.
AvVERTENZA
Sul prendere le Voci Radicali
327. E facile prevedere che prendendo dalla
Lingua Francese le Voci radicali colle Regole finora fissate, si avranno alle volte uguali delle Parole che dovrebbero essere diverse, stante la diversità del loro significato. Il rimedio a tale Inconveniente è peró della massima semplicità.
Se un giorno qualche Società Accademica ( 396, Prog.) si determinasse a compilare il Dizionario di Lingua Universale, spetterà ad essa fissare una Legge per eliminare le Voci di più Si-gnificati, come pure per variare alcune Radici ch'esser possono aspre lunghe e complicate di troppo.Fissare i Segni per esprimere le varie Situazioni degli Oggetti
- Onde fissare i Segni per le varie Situazioni nelle quali possono presentarsi gli Oggetti, è necessario distinguere i Sostantivi che li espri-mono, in determinati e indeterminati — Chiamiamo Sostantivi determinati tutte le Voci di Oggetro, che di loro natura fan conoscere il Numero unale o plurale; come «Pietro, Rodano, Londra, io, voi, egli, esse ec. ». Chiamiamo Sostantivi indeterminati tutte le Voci di Oggetto, che debbono essere necessariamente accompagnate dal Segno di Numero generico (2go); giacché di loro natura queste Voci servono egualmente al Numero e unale e plurale.
SOSTANTIVI DETERMINATI - Nei Nomi degli Oggetti Determinali meritano particolare attenzione dieci Situazioni di-
- verse. Queste Situazioni furono già analizate (105); e qui non dobbiamo che fissare il Distintivo per ciascuna.
Il Distintivo del Nome tanto cardinale (106)
che nominante (107) consiste nel non averne al-cuno: Quindi « Paolo, Parigi, tu, noi ec.» si dirà
Pol, Рагі, й, ти, ес.».
Il Distintivo del Nome determinante-ogget-to (109) é la Voce de: Quindi « il Padre di Paolo »
si dirà «« pero de Pol».Il Distintivo del Nome determinante-azio-ne (110) é la Voce se: Quindi « chiamo te, voi, Paolo ec. » si dirà « chiamo seti, se tu, se Pol, ec.».
Il Distintivo del Nome chiamante (111) é la Voce ye: Quindi «o Paolo, o Roma, o tu ec.» si dirà «ye Pol, ge Roma, ye ti, ec.».
•Il Distintivo del Nome contenente (113) è la Voce ce: Quindi « in voi, in Parigi, in lei ec.»
si dirà «ce tu, ce Part, ce elz, ec.».
Il Distintivo del Nome relativato 114 è la
Voce je: Quindi «parlano di voi, di Roma, di me ec.» si dirà «parlano je tu, je Roma, ja
ты, ес. ».
Il Distintivo del Nome ricevente (115) é la Voce re: Quindi «diedi a Lui, a Paolo, a voi ec. » si dirà «diedi re le, re Pol, re tu, ec.».
Il Distintivo del Nome terminante (116) é la Voce pe: Quindi «mandai a Paolo, a te, a lei ec. » si dirà « mandai pe Pol, pe ti, pe él, ec.».
Il Distintivo del Nome cominciante (117) é la Voce ge: Quindi « partirono da Roma, da me, da Parigi ec.» si dirà «partirono ge Roma, ge
33o. I Segni per le varie Situazioni dei Nomi determinati sono dunque oito, cioè de se ye ce je re pe ge; giacché il nome Cardinale e Nominante non à alcun Segno - É poi superfluo avver-tire, che questi Segni formano parola da loro, e che sempre debbono premettersi al Nome.
Ecco espresse di seguito le varie Situazioni dei Nomi « Pol, Roma, i1, Eu»; e questa. Ope-
razione de noi si chiama Situare, cioè e porte ua
Nome in tutte le sue diverse Situazioni ».
Si avverta che det-oggetto e det-azione sono
Abbreviazioni di determinante-oggetto e determi-nante-azione.
SITUAZIONI DEI NOMI DETERMINATI
NoME
cardinale
Pol
Roma
nominante
Pol
Roma
tu
det-oggetto
de Pol
de Roma
de te de tu
det-azione
se Pol
se Roma se ti se lu
chiamante
ye Pol
ge Roma yoth ye tes
contenente
ce Pol
ce Roma ce h. ce lu
relativato je Pol
jo Roma
je ll je te
ricevente
re Pol
re Roma
ro tl te tr
terminante
pe Pol
po Roma po ti pe tu
cominciante ge Pol
go Roma ge il ge lis
SOSTANTITI
INDETERMINATI
33r. I Nomi degli Oggetti indeterminati possono
Nome indefinito (112).
332. I Nomi Indeterminati abbisognano del Segno di Numero Generico (328). Quindi fissando che il Distintivo in genere pel Nome indefinita è il Segno e unito al segno di Numero, e richiamando che ‹ è il segno di Numero unale,quello di plurale (290), i Segni distintivi per le varie Situazioni dei Nomi indeterminati saranno «s, de, se, go, ca, je, ro, po, ga, se» pel Numero unale; e pel Numero plurale «z, du, su,
дь, си, за, ти, ри, ди, очь ». Quindi i Segni per
le varie Situazioni dei Nomi indeterminati di Oggetto si formano in generale dai Segni dei Nomi
Determinati (330), cangiandone in Segno di Numero l'e finale, e ponendo il Segno di Numero dove per i Determinati non avvi alcun Segno.
Ecco espresse di seguito al Numero unale e plurale tutte le varie Situazioni di suxro e ommo ; arvertendo, che ommo al Plurale è espresso da
O., e che all'Unale non avrà la situazione di Nome indefinito, perchè ripugnante all'intrin-seca natura dell'Oggetto; osservazione da applicarsi a tutti i casi consimili.
SITUAZIONI DEI NOMI INDETERMINATI
NoMB
unale
plurale
cardinale i suxro, ¿ ommo | usUaro, " O.
nominante ¿ SUXTO, I ommo | « SUXTO, « O. det.oggetto de suxro, de ommo| du suxro, du O.
det.azione
Se SUxTO;se ommo| su SUXTO, su O.
chiamante yesuxro, y ommo | Jusuxro, yu O.
contenente cI SUxrO:, cE Omm | CUSUXTO, Cu O.
relativato
JeSUXrO, jo ommo | jUsSUXTO, ju O.
ricevente
Te SUXTO, rI smmo | Me SUXTO, TU O.
terminante pisuxro, pe ommo| pusuxro, pu O. cominciante gi suxro, grommo | gu suoro, gu 0.
indefinito NESUXTO 20
"| มน suscro, มน0.Fissare le Voci Nuneriche speciali
- Le Voci indeterminate di Numero (120)
- sono poche e stabili. Quindi dovranno particolarmente fissarsi come le altre stabili Radici (313) - Dunque noi qui esporremo soltanto le Radici e la Teoria pei Numeri determinati (120).
- I Numeri da noi si scrivono colle dieci oolite Cifre arabiche «0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9»: E come con queste dieci sole Cifre possiamo scrivere qualunque numerica Quantità, cosi in
- Voce esprimeremo qualunque Numero colle seguenti dieci Monosillabe, corrispondenti alle Cifre
Arabiche sottoposte :
г, по, ог, te, j, f, же, ls, го, по
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7,8,9
335. Per esprimere con queste dieci Monosillabe un Numero qualunque, alle Cifre arabiche formanti un dato Numero basta sostituire i Mano-sillabi corrispondenti, seguendo l' ordine stesso delle Cifre — Quindi avremo:
o ze |10 naze |20 vuze | 30 treze | 40 feze.
I no |11 nana | 21 vuna | 31 trena | 50 fize
2 vu |12 navu | 22 vuvr |32 trevu |60 oseze.
3 tre. |13 natre | 23 vutre | 33 tretre | 70 laze
4 fe 114 nafe. |24 vufe | 34 trefe | 80 toze
5 fi |15 nafi |25 vuft. | 35 trefi |go noze
6 же |16 nase | 26 vuse | 36 trese | 9r nona.
7 la 117 nala | 27 vula |37 trela 195 nofi
8 to | 18 nato | 28 vuto
138 treto 198 noto
9 no |19 nano |29 vuno |3y treno | 99 nono
- Si avverta, che ze unito ad altra numerica
- Parola non vuol dire zero (nulla), ma significa ripetuto dieci volte; cio indica, che il valore espresso dal Monosillabo precedente s'intende ripetuto dieci volte: E tale è precisamente il valore della Cifra o, posta dopo altra Cifra arabica qua-lunque.
- Si potrebbe in egual maniera continuare ad esprimere verbalmente qualunque data Congerie numerica, sostituendo cioè alle Cifre arabiche i corrispondenti nostri Monosillabi: Ma ciò riesci-rebbe incommodo alla Pronunzia ed all'Orecchio.
Quindi fissiamo, che le centinajo, migliaja ec. debbono pronunziarsi con Parole separate, e precisamente come in Italiano: Infatti leggendo per esempio il Numero 2300, noi diciamo « due-milas tré-cento ec. » - Dunque facendo uso delle 99 espressioni soprafissate (336), per esprimere in Voce qualunque Numero hno al Millione non si ri-
chiedono che altre due sole Espressioni, equivalenti alle italiane cento e mille.
338. Ora in Arabico cento si scrive 100, mille si scrive 1000. Dunque per la Regola stabilita (335) cento equivale a nazeze, mille equivale a nazezeze.
Tali Espressioni però anno un suono troppo in-commodo. Quindi per evitarlo premettiamo al ze finale il Monosillabo indicante il numero dei 20 —
Quindi
100 si dirà novuzo, cioè 1 seguito do a ze
1000 si dirà natreze, cioè s seguito da 3 ze
339. Le due Espressioni navuze e naireze unite convenientemente e come in Italiano alle 99 sopra fissate (335) ci abilitano ad esprimere in Voce colla massima facilità qualunque Numero fino a
9.99999 - Onde continuare oltre 999999 le verbali Espressioni numeriche, fissiamo che nelle Parole millione billione trillione ec. la forza ed il valore della parte lione si esprime colla Monosillaba go.
Per esprimere millione billione trillione ec. ossia Illione, allione, 3ollione ec. diremo dunque « nago, vujo, creyo, ec. continuando fin dove il bisogno
lo esigge.
340. Onde porre in prattica l'esposta numerica
Teoria vocale, supponiamo di dover leggere le seguenti numeriche Quantità :128 — navuze vuto
506 — tre navuze se
2634 — vu natreze, se navuze trefe
4057 — fe natreze, file
65231 — ssefi natreze, vu navuze trena
20613 — vuze natreze, se navuze natre.
462389 — fe navuze sevu natreze, tre navuze tono
805704 — to navuze fi natreze, la navuze fe
Si noti; che le vocali numeriche Espressioni della nostra Lingua sono molto più brevi che in qualunque altro Linguaggio; che praticamente è raro assai il dover pronunciare un Numero d' una qualche lunghezza; e che, lo scopo primario della Lingua Universale essendo lo scrivere in modo intelligibile a qualunque Nazione e i Numeri nella nostra Lingua scrivendosi colle Cifre arabiche (334), potrà ognuno leggerli anche coll' Espressione nazionale.
PUNTO XII.°
Fissare le Voci esprimenti Luogo
34x. Parmi, che le poche seguenti sieno le Voci variabili più essenziali per esprimere i Rapporti di Luogo. Quindi ne fisso per la nostra Lingua la corrispondente Espressione radicale.
sopra
sur | dentro
dar | dirimpetto
sotto sor | fuori dor | dinanzi (coram)
avanti var | a destra tar | vicino dietro vor | a sinistra tor | lontano
ขนก
fur
for342. Queste Voci nel discorso possono essere isolate o congiunte - Le chiamiamo isolate , quando esprimono in genere un dato Rapporto di Luogo; come avanti, lontano, a sinistra ec. in
•egli andò avanti, stà lontano, volterà a sinistra ec.». Le diciamo congiunte, quando esprimono un dato Rapporto di Luogo in particolare, cioè quando si specifica l'Oggetto riguardante quel dato Rapporto; e le chiamiamo congiunte appunto perché vanno unite al Nome di Oggetto: Cosi avanti, lontano, a sinistra ec. sono Voci congiunte in «Egli abita avanti al Teatro, lontano dal Teatro, a sinistra del Teatro ec. ».
- Onde intendere perfettamente il valore e la forza del Discorso, il Nome di Oggetto che và unito alla Voce di Luogo, basta che sia puramente nominato. Esso dunque sarà sempre nella
- Situazione di nominante, e ne avrà quindi il Distintivo (330, 332). Quindi « sopra la tavola, a
- destra di Paolo, dirimpetto a voi, lontano da me ec. » si tradurranno «sur & tablo, lar Pol, wir tu, for mu ec: »
- Abbiamo due altri Rapporti o Voci di Luogo d'un uso assai frequente nel discorso. In Italiano l'uno si esprime con su, e indica in al to; l'altro si esprime con giù, e indica abbasso -
- Ecco le loro Espressioni per la nostra Lingua:
nir su (in alto) / nor giù (abbasso) - Dobbiamo non di rado indicare genericamente il Luogo ove si trova, o l'Oggetto giudi-cante, o l'Oggetto ascoltante, o un terzo Og-getto. Quindi è necessario fissare trè apposite Es-pressioni, che saranno — sa qui o quà - sa costi o costà — za li (ivi) o là.
346. Quando occorra esprimere dei Rapporti di Luogo composti, cioè un Rapporto locale in genere ed un Rapporto in ispecie relativo all'Oggetto giudicante ascoltante o terzo (345), uniremo le Voci parziali di tali Rapporti in una sola Parola.
Quindi «qui sopra, lá dentro, quà giù o quaggiù ec. » si tradurranno «sasur, zadar, sanor, ec.».
Tali unioni sono piuttosto frequenti nel discorso; ed abbiamo terminato sa sa za in Gutturale, singolarmente per rendere dolci tali Parole com-poste.
PUNTO XIII.®
Fissare i Segni per indicare Aumento Decremento e Deterioramento nelle Qualità
347. Esprimiamo nelle Qualità l'Aumento massimo (125) assoluto aggiugnendo alla Radice g ; e l'Aumento massimo relativo aggiugnendo alla Radice n - Quindi « eloquente, eloquentissimo, il più eloquente » si tradurranno «eluxal, eloxalg,
eloxalr».
348. Il Massimo Decremento (128) è precisamente l'Opposto dell'Aumento massimo: Quindi lo esprimiamo, preponendo alla Voce di massimo
Aumento tanto assoluto che relativo il segno diOpposto (297) - Quindi « ineloquente, ineloquen-tissimo, il più ineloquente » si tradurranno « delo-deloxulg, deloxaln »; richiamando (2,6)
che in questo caso il valore dittongale del puntino nella Pronuncia si cangia nel nostro Orale y.
349. Quando si à Aumento o Decremento Massimo relativo, l'Oggetto che circoscrive che limita il Massimo Aumento o Decremento, deve soltanto essere indicato: Quindi avrà sempre la Situazione e il Distintivo di nominante (330, 332) - Quindi «il più virtuoso de' Filosofi, il più saggio de' Prin-
cipi, il più incostante degli Uomini ec.» si tradurranno « vertuuln u filosofo — 1 sajeln u pren-
so -1 cixonstal e ommo ec.».
350. Si esprime nelle Qualità il Deterioramen to (130), aggiugnendo alla Radice *: Quindi da «dul, amel ec. » avremo «dulo, amelo ec.» cioè dolciastro, amarastro ec.
35r. Ecco di seguito le Espresioni di Aumento massimo, massimo Decremento, e Deterioramento per le Qualità «prudal, dul, amel» cioè « pru-dente, dolce, amaro "—Si avverta, che il mas simo Decremento d'una Qualità non dev'essere e non è infatti, che l'Aumento massimo della stessa
Qualità presa in senso opposto.
prudente ec.
prudentissimo ec. prudalg
il più prudente ec.
prudentastro ec.
prudal
dul
amel
dulg
amelg
prudaln
duln
ameln
prudalos
dul 3s
amelss
imprudente ec.
aprudal
imprudentissimo ec.
aprudalg
il più imprudente ec. aprudaln
imprudentastro. ec.
aprudalas
adul
adulg
aduln
adul 3s
camel
aumelg
cameln
camelss
PUNTO XIV.®
Fissare la Teoria per le Variazioni nelle Qualità
352. Le Qualità sono suscettibili di moltissime
Variazioni (132) Quindi è impossibile stabilire per tali Variazioni dei Segni generali, dovendo ciascuna essere in ogn'incontro espressa dalla sua Voce particolare - Quindi per le Variazioni fissiamo questa semplicissima Regola generale, cioẻ che « Le Voci esprimenti Variazione debbono sempre immediatamente precedere la Voce della Qualità variato ».
PUNTO XV.°
Fissare i Segni per le varie Voci verbali del Modo Generico
353. La Radice verbale aumentata dell'a caratteristico (321) esprime al Modo Generico determinante il Tempo presente: Cangiando l'a caratteristico in e, avremo il passato Determinante; cangiandolo in z, avremo il Determinante futuro; e cangiandolo in e avremo l'espressione pel Modo
Generico accompagnante.Quindi «ema, exriva, abstra, parla, vula» significando «amare, scrivere, astrarre, parlare,
volere », si avrà :
amare ec. ema, extiva, abstra, parla, vula
aver-amato ec.
eme, exrive, abstre, parle, vle
esser-per-amare ec, emi, exrevi, abstri, parte, vule
amando ec.
emu, exrevi, abstru, parles, viale
PUNTO XVI.°
Fissare le determinanti Voci di Tempo, e un Segno per le sue ESTESE Espressioni
354. Richiamando il già premesso (313); mi li-
mito a fissare le seguenti Espressioni, come piu essenziali per il Tempo; benché non tutte gli appartengano direttamente ed esclusivamente:
oggi
jeri
355. Da queste si formano secondo il bisogno altre molte Espressioni composte, che per altro sarà bene scrivere separatamente: Come
prima d'oggi va jur | poco prima fu va
prima di jeri
va jer | molto prima fi va
prima di domani va jor | appena prima do vàdopo d'oggi
vi jur l poco dopo
fu Ur
dopo di jeri
ขะ jer
molto dopo
fo vi.
dopo di domani
U jar
| appena dopo do vi
mezz' oggi
та зит
mezzo jeri
ma jer
mezzo domani ma jar
ес.
ес.
ес.
356. Se le Espressioni va e vi sono accompagnate da Nome di Oggetto, come « prima di Gior-no, dopo la Scuola ec.», questo Nome è sempre nella Situazione di semplice nominante (332):
Quindi si tradurrà «va a juro, vi 1 exolo ec. ».
- L'espressione ma (mezzo) si usa non solo pel Tempo, ma ognivolta che si esprime la metà d'una Cosa qualunque; avertendo, che il Nome di Oggetto è puramente nominante, e che non deve avere Segno di Numero generico, perché inteso di sua natura: Quindi « mezza Casa, mezzo giardino, ec. » si dirà «ma mesoo, ma jardeo, ec. ».
- Il Segno per le estese Espressioni (143) di Tempo passato sarà l'Orale y aggiunto al Nome di Oggetto esprimente Tempo: Quindi « un ora fà, due giorni Pa, tré settimane la, ec. » si tradurranno «na uroy, vu juroy, tre semenoy, ec.».
- Le estese Espressioni di Tempo futuro essendo il preciso Opposto di quelle di Tempo pas-sato, si formeranno con quelle di Tempo passato (358) preponendo alla Voce di Oggetto il segno di Opposto (297). Quindi « da qui ad un ora,
da qui a due giorni, da qui a trè settimane, ec. » si tradurranno «no duroy, uu ájuray, tre âse
menoy, ес. ».
PUNTO
XVII.®
Fissare i Segni pel generico Aumento e Decremento in tutte le Cose
360. Per esprimere in un Oggetto Qualità o
'Azione qualunque (‹48) il generico Aumento, aggiugniamo alla Parola l'Orale d; e per esprimerne il generico Decremento, aggiugniamo p:
Quindi abbiamo
Aumento Decremento
Casa, ec.
Libro, ec.
Cavallo, ec.
mesoo
livro
cevalo
mesood
livrod
cevalod
mesoop
livrop
cevalop
dolce, ec.
• amaro, ec.
virtuoso, ec. vertuul
dul
amel
duld
ameld
vertuuld
dulp
amelp
vertuulp
fuggire, ec. fuya dormire, ec. dorma parlare, ec. parla
furad
dormad
parlad
fugap
dormap
parlap
Fissare la Teoria per le Azioni e Qualità
modificate
361. Le Modificazioni che possono subire le Azioni e le Qualità, sono pressoché infinite, e tutte radicalmente diverse trà loro. Quindi tutte debbono essere in ogni circostanza espresse dalla Voce loro particolare. Quindi non possiamo per esse fissare altra Legge, che quella già stabilita per le Voci di Variazione (352); cioé che « Le Voci esprimenti Modificazione debbono sempre immediatamente precedere la Voce di Azione o
Qualità modificata ».
PUNTO XIX.
Fissare i Segni di Confronto
36z. Nella nostra Lingua to, 216, 20 significano
— to tanto — zu più — vo meno -
Ciò posto, per esprimere l' Eguaglianza o
Differenza risulrante da qualunque Confronto, alla Voce di Confronto cioè alla Voce esprimente l'Azione o Qualità per cui si fa il Confronto, aggiugniamo la lettera iniziale d'una delle tré fissate monosillabe to, zu, vo, secondo la natura e diversità del Confronto medesimo.
363. Queste Lettere iniziali aggiunte a qualunque Voce di Confronto significano precisamente
- E al pari di - z più di - a meno di -Quindi il Nome dell'Oggetto seguente ciot. del secondo Oggetto confrontato (153), dovrà semplicemente essere nella situazione di nominante (330, 832). Fissando che correva nella nostra Lingua si dice be xurrà, e che saggio si dice sajel, avremo dunque:
Egli è saggio al pari di loro (essi)
Egli e saggio più di loro
Egli è saggio meno di loro
Le ba sajelt lus
La ba sajelz les
Le ba sajelo lu
Paolo correva al pari di me
Paolo correva più di me
Paolo correva meno di me
Pol be xurrèt mi
Pol be xurraz mi
Pol be xurràs m
PUNTO XX.°
Fissare i Segni caratteristici per ciascun Genere di Cose Derivate
Verbi. Queste Derivazioni si anno, tanto dalle Voci radicali come dalle Parole già derivate; ed ecco il modo di esprimerle, qualunque ne sia la provenienza.
Alla Voce, sia radicale sia derivata, da cui abbiamo Derivazione
I.° Per esprimere Oggetto-astratio derivato, si aggiugne l'Orale s:
Il.° Per esprimere Qualità derivata, si ag-giugne il Guttarale lungo $:IlI.° Per esprimere Modificazione, si aggiu-
gne l'Orale m:
IV.° Per esprimere Verbo derivato, si aggiu-gne l'Orale b, aumentandolo dell'a caratteristico (321) onde formare il presente del Modo Ge-merico determinante (353) — Quindi il b nell' ultima sillaba d' una
Voce qualunque di Azione
indica costantemente, che la Voce è derivata. Ecco perché nelle Radici di Azione abbiamo soppresso il b finale (324) - Avremo dunque
AVVERTENZA
Sulle Voci di Modificazione, e sugli Orali finali
365. Da ogni Voce di Qualità sia radicale sia derivata, possiamo avere una Voce di Modificazione (164, 188); e le Modificazioni si esprimono sempre coll'aggiugnere alla Voce un m (364).Ora le Qualità possono subire un Massimo
Aumento o Decremento assoluto (124, 127), per esprimere il quale aggiugniamo alla Voce ,quali-tativa un g (347, 348); ed é facile intendere, che le Qualità anche giunte al lora Aumento o
Decremento Massimo assoluto, pussono essere modificanti - Dunque.per esprimere la Modificazione proveniente da Voce Qualitativa aumentata o diminuita al suo Massimo assoluto, non dovremo che aggiugnere il generico Segno m alla Voce
Qualitativa di Massimo assoluto Aumento o Decremento - Quindi avremo :
dolcissimo
dulg
amabilissimo emig
amarissimo
amelg
paternissimo perotg
doleissimamente
dulgm
amabilissimamente emigm
amarissimamente
amelgm
paternissimamente peroigm
366. Nelle nostre Parole Derivate di qualunque specie, si trovano spesso varj suoni Orali insieme uniti alla fine della Parola. Io veramente & pro-curato, che le combinazioni generiche di questi Suoni Orali finali riescissero facili a pronunziarsi.
Siccome peró la Pronuncia di questi accumulati
Suoni finali potrebbe a qualcuno riuscire men fa-cile, stabiliamo che «Nella Pronunzia quando si voglia, è permesso introdurre frà l' ultimo e penultimo Suono Orale un piccolissimo Suono Gut-turale, simile al Suono da noi chiamato cessante (37, IL.°).•Per le Derivazioni da Radice di Oggetto
Determinato
- Dalle Radici di Oggetto deriva generalmente una Voce di Qualità (‹62), che si esprime coll'aggiugnere alla Voce radicale il Gutturale lungo i (364). Questa Derivazione qualitativa esigge una particolare avvertenza per le Radici di 0g-getto Determinato, stanteché desse non prendono l' o finale caratteristico (316).
- Abbiamo già fissato (317), che le Derivazioni da Radice di Oggetto Determinato, in iscritto debbono avere la lettera iniziale majusco-la - Inoltre, se la Radice di Oggetto Determinato finisce in Gutturale lungo o in Orale, per la Derivazione di Qualità le aggiugniamo l'i, secondo la Regola generale (364). Ma se la Radice di Oggetto Determinato finisce con Gutturale breve, allora per la Derivazione di Qualità questo Suono breve finale si cangia in i caratteristico di Qualità Derivata. Quindi
da Part Parigi avremo Pari parigino
da Vin
Vienna avremo Vint viennese
da Rome o Roma,
avremo
Romt romano
da Itale o Italia
avremo Itali italiano.Fissare la Teoria per distinguere le Prime
Derivazioni dalle Seconde
36g. Nella nostra Lingua le ultime lettere delle Parole anno sempre il loro significato o valore particolare (386); ad eccezione delle poche Voci che formano come la Base grammaticale e che si apprendono molto facilmente coll' uso - Quindi, conoscendo il limite finale di ciascuna Radice, per vedere se la Voce derivata é di prima o se-
gnersi alla Radice. Se la Radice trovasi aumentata d'una Lettera sola, la Voce é di prima Deriva-zione; e se trovasi aumentata di più Lettere, la Voce è di secondo Derivazione. Si richiami (181) che diciamo di Seconda Derivazione, tutte le Voci derivanti da Voce già derivata; sia questa di prima o seconda Derivazione essa stessa.
Si avverta, che le prime Derivazioni da Radice Verbale, ad eccezione dell' Oggetto-astratto, non prendono Aumento ma cambiamento finale; come abbiamo già veduto (353), e come vedremo
nel seguenteFissare i Segni per le trè speciali Derivazioni
dalle Voci di Azione
370. Dalle Voci di Azione oltre una Qualità ed un Oggetto-astratto possiamo avere tré speciali
Derivazioni, cioé Voce-attiva, Voce-passiva, e
comprensione (te Quene ieri ni spec, si
marcano nella nostra Lingua, cangiando l'a caratteristico della Voce Verbale (321)
per la Voce-attiva, nel Gutturale lungo à per la Voce-passiva, nel Gutturale lungo è per la Quulità, nel Gutturale lungo i per l'Oggetto-attore, nel Gutturale lungo o
Rapporto all'Oggetto-astratto, per la Regola generale già stabilita (364) si aggiugne l'Orale s alla Voce Verbale - Quindi « xultiva, ema, bles-sa, dulba» significando «coltivare, amare, ferire,
dolcificare», avremo
coltivare ec.
xultiva ema blessa dulba
coltivante ec.
xultivà emà
blessd
dulbà
coltivato ec.
xultivè emè
blesse
dulbè
coltivabile ec.
xultiv emi
blessi
dulbi
coltivatore ec.
xultivó emò blessò
dulbò
coltivazione ec.
xultivas emas blessas dulbas.
Fissare la Teoria per esprimere i Verbi
378. I Verbi da noi si esprimono in una sola Parola soltanto al Modo Generico (‹36). Negli altri Modi li esprimiamo sempre con due Voci, una di Giudizio l'altra di Azione (137). La Voce di Azione poi sarà attiva o passiva (370), secondoché è attivo o passivo (170, 171) l'Oggerto
Cardinale; avvertendo che nella nostra Lingua l'Oggetto Cardinale deve sempre accompagnare (303)
la Voce di Giudizio - Quindi avremo :
io amo
ma ba emà | sono amato mi ba emè
tu ami
la ba emà | sei amato
tz ba emè
egli ama
le ba emà | è amato la ba emè
noi amiamo mu ba emà | siamo amati mu ba emè
voi amate
tu ba emà | siete amati tu bo emè
essi amano. Lu ba emà | sono amati lu ba emè
Lo stesso dicasi di tutti gli altri Modi e Tem-pi, pei quali furono già fissate le occorrenti Voci di Giudizio (304 e seg.); facendo solo attenzione, che «amo, amava, amai ec.» equivale a « sono amante, era amante, fui amante, ec.».372. Abbiam detto (371), che l'Oggetto Cardinale deve sempre accompagnare la Voce di Giu-dizio. Questo però non toglie, che possano darsi di seguito più Giudizj con un sol Oggetto Cardi-nale, espresso una volta sola: Come «Voi legge-
• te, leggeste, e leggerete »; oppure « Voi amate lo studio, abborrite l'ozio, seguite la virtù, ec.».
Ciò premesso, l'indole e l'intrinseca natura della nostra Lingua ci guida naturalmente alle due seguenti Osservazioni.
I.° Quando si abbiano di seguito più Giudizj di Azioni trà loro diverse espressi allo stesso Modo e al Tempo medesimo, se si riferiscono ad un solo Oggetto Cardinale, basta esprimere la
Voce di Giudizio e quindi anche l'Oggetto Cardinale una volta sola: Cosi «io scrivo, leggo, chiamo, voglio ec.» si tradurranno «mi ba exri-
và, lisà, appellà, vulà, ec. ».
Il.° Avendosi di seguito più Giudizj della stessa Azione espressi allo stesso Modo ma in Tempi diversi, quando si riferiscano ad un solo Oggetto Cardinale, basta esprimere la Voce di Azione una volta sola, facendola precedere da tutte le occorrenti Voci di Giudizio: Quindi « tu ami, amavi, amasti, avevi-amato, amerai ec. » si tradurranno «t ba, be, bi, bo, bu emà, ec.».
Potrebbero farsi molte consimili Osservazionianche relativamente ad altre Parti Grammaticali; ma la prattica Circostanza, il Buon-senso e l'A-
nalogia sapranno suggerirle ad ognuno.
PUNTO XXIV.®
Fissare i Segni per le trè Numeriche
Derivazioni speciali
- Dalle Radici Numeriche abbiamo Derivazioni di Oggetto-astratto (177), come « unità, ambo, terno, decina ec. » e Derivazioni di Qua lita, come « primo, secondo, decimo ec.» (176) formanti i così detti Numeri ordinali. Queste due generiche Derivazioni da noi si esprimono colla Regola generale già stabilita (364); avvertendo, che ultimo non potendo derivare da Voce nume-rica, sarà da noi espresso con derni dal francese dernier.
- Inoltre dalle Radici di Numero abbiamo tré Derivazioni speciali (177), cioè Quantità mul-tiple, Parti aliquote, e Numeri di costante ripe-cizione; e per esse fissiamo il Segno caratteristico,
- come siegue :
I.° Per esprimere le Quantità multiple aggiu-gniamo alle Radici di Numero (334) l' Orale x - Quindi «doppio, triplo, decuplo ec. » si dirà «zux,
втех, пачех, ес. ».
Il.° Le Parti aliquote sono il preciso Opposto dei Multipli (‹78): Quindi le esprimeremo colle Voci dei Multipli, preponendo loro il Segnodi Opposto (297) - Quindi « sudduplo; suttriplo;
suddecuplo ec.» si dirà «avux, atrex', anazex, ec.».
III.° Pei Numeri di costante ripetizione ag-giugniamo alle Radici numeriche un f: Quindi «a uno a uno, a due a due, a dieci a dieci ec. »
si dirà «naf, vuf, nazef, ec. ».
375. Richiamando le Voci radicali numeriche già fissate (334, e seg.), ecco il Quadro comprendente ogni Specie di Numeriche prime Deri-vazioni. Questo Quadro può, come tanti altri, essere proseguito a piacimento; e colla massima facilità può ciascuno utilmente continuarlo da se.
Radici Unità
primo
doppio
sudduplo
a uno a uno
ec.
ес.
ec.
ec.
ес.
nas
nat
...
naf
บน
vUS
vut
VUX
avux
ขนf°
tre
tres
tret
trex
ätrex
tref
fe
fes
fer
fex
afex
fef
fis
fit
fix
afix
fif
2 es
os et
Вех
axex
sef
• .
Ice.
las
lai
lax
alax
laf
tos
toi
tOX
atox
tof
nos.
not
ПОХ
anox
nof
AVVERTENZA
Sul distinguere le Voci Radicali dalle Derivate
376. Le Radici per la nostra Lingua prendendosi dalla Lingua Francese, é di molta importanzail sapere ben distinguere nella Lingua Francese medesima le Voci radicali da quelle che sono derivate; e su ciò non di rado sorgeranno pratti-camente dei dubbj e delle difficoltà. Il fissare tutte le Voci che debbono considerarsi Radicali, spetta ad un Accademia che si occupasse della Formazione del Dizionario; steso il quale, ogni diff-
coltà è svanita.
Intanto per facilitare questa necessaria Distinzione richiamero (99), che le Voci Radicali debbono esprimere Cose esistenti sia in Natura sia in Immaginazione; laddove le Voci derivate esprimono Cose, che anno la loro base su qualche Idea radicale - Quindi «Virtù, Bellezza, Deformità ec.» non sono Voci radicali, perché tali
Oggetti non esistono né in Natura né in Immagi-nazione; ossia sono Voci Derivate, perché la loro espressione si londa sulle Idee Radicali «virtuoso, bello, deforme ec.», esistendo in Natura degli Esseri belli, virtuosi, deformi. Parimenti sono Voci radicali « Marte, Venere, Apollo, Fenice, Elicona ec. »; perché esprimono Oggetti, i quali anno reale esistenza nella nostra Immaginazione.
Nella nostra Lingua poi le Voci Radicali si distinguono dalle Derivate pei Segni caratteristici, che abbiamo finora fissato per ciascun Genere di Cose tanto derivate che radicali.377. La Teoria delle Derivazioni e la semplice maniera di esprimerle, formano la Parte più bella più facile più feconda e più matematica della nostra Lingua. Infatti data una Voce Radicale, possiamo secondo il bisogno formarne all'istante moltissime brevi Parole, tutte diverse e distinte frà loro; Parole, a ciascuna delle quali è attaccata la sua distintissima Idea conveniente; Idee e Parole, la massima parte delle quali nelle Lingue usate non esiste. Parimenti data una Voce derivata qualunque, analizando noi possiamo con eguale facilità riportarla alla sua Radice o Voce primitiva.
Stante la regolarità e costanza delle Leggi finora fissate per le varie Derivazioni, il Dizionario della Lingua Universale non dovrebbe contenere, che le poche Voci Stabili (313) e le semplici Radici Variabili (311). Quindi questo Dizionario si ridurrebbe ad un piccolissimo Volume.
Siccome dalle Voci Variabili si à generalmente una Derivazione di Qualità, e dalle Voci di Qualità si può generalmente avere una Derivazione verbale; possiamo dire, che da ciascuna Voce variabile può aversi qualche Voce verbale.
Quindi molto interessa conoscer bene tutte le De-rivazioni, che si possono avere dalle Voci verbali in genere - Eccone il Quadro; avvertendo, che le qui usate barbare Voci italiane si pongono soltanto per richiamare possibilmente la forza ed il valore di ciascuna Derivazione.emibi
abbiamo •
amabilizabilmente emibim
amabilizabilità emilis.
-
La penultima Sillaba diventa breve necessariamente, ognivolta che sia lunga l'ul-tima: Vi & peró lasciato so-
-
pra l'Accento, onde rilevarne più facilmente la Derivazione.
amatorio
emot
amatoriamente emöim |Fissare il Distintivo per le Cose determinanti-oggetto
378. Ogni Sostantivo determinante-oggetto deve essere preceduto dal Segno fissato per questa Si-tuazione, vale a dire dalla Voce de, oppure de o di secondo i varj casi già analizati (330, 330).
Quindi
«Il Principe di Napoli» si tradurrà « z prenso de Naple»: « La Virtù del Principe e dei
Soldati ec.» si tradurrà «a vertuuls di prenso e du soldao ec. ».
- Ogni Qualitativo determinante oggetto deve sempre immediatamente precedere il Nome dell'Oggetto medesimo. Quindi « Il Principe virtuoso e giusto " si tradurrà «z vertuul e justel prenso ».
- Ogni Voce ossia Giudizio di Azione de-terminante-oggetto dev'essere preceduto dalla Voce xe, corrispondente alle italiane quale e quali — Quindi «Il Principe, il quale ama i Popoli » si tradurrà «‹ prenso, xe ba emà su puplo": E «I Principi, i quali amano il Popolo» si tradurrà «« prenso, xe ba emà se puplo».
PUNTO XXVI.°
Fissare il Distincivo per le Cose determinanti-azione
38r. Il Sostantivo determinante-azione dev'essere preceduto dal Segno fissato per tale Situazione,vale a dire dalla Vuce se oppure si o su secondo la varietà delle circostanze (330, 332). Quindi « tu ami la virtù, essi cercavano me, voi troverete i libri» si tradurranno «te ba emà se vertuuls, lu be cerià se me, iu bu truvà su lero ».
382. Il Distintivo del Giudizio determinante-azinne consiste, o nell'essere questo Giudizio espresso al Modo Generico determinante (353), o nell'essere preceduto dalla Voce xe, corrispondente all'italiana che.
Quando il Giudizio determinante-azione debba esprimersi in Modo Generico, e quando debba essere preceduto dal xe; essendo preceduto dal xe, quando porsi debba in Modo Indicativo, e quando in Modo Indefinito; finalmente in qual Tempo debba essere espresso a norma delle varie circostanze, fù già dettagliatamente analizato ed esposto (204 e seg.).
PUNTO XXVII.®
Fissare i Pronomi Determinanti oggetto
383. I Pronomi determinanti-oggetto (215), re-Jativamente all'Oggetto che determinano, nella nostra Lingua sono invariabili, cioè servono egualmente a tutti i Numeri e Sessi; e relativamente all'Oggello che richiamano, quelli di Oggerto
per ciascun Sesso.
384. Quando l'Oggetto determinante sia quello stesso ch'è già Cardine di Giudizio, non dovremo che indicare questa particolar circostanza; e ciò col mezzo del Segno generico só, già fissato pel
Pronome rifesso (302).
385 Ecco per la nostra Lingua l'Espressione di ciascun Pronome determinante-oggetto; Espressioni provenienti dalle Voci già fissate (298, 30s):
mio, mia, miei, mie me | nostro, nostra ec. mue
tuo ec.
te
I vostro ec.
tue
suo ec. (maschile) le | loro ec. (masc.) lue suo ec. (femminile) éle | loro ec. (femm.) elue suo ec. (neutro) ole | loro ec. (neut.) olue
Pronome riflesso
... riflesso
SÓ
PUNTO XXVIII.®
Fissare i Pronomi Indicanti-oggetto
386. Stante l' analogia di Espressione, noi prendiamo questi Pronomi dalle Voci radicali sa, sa, 20 (345), aggiugnendo loro r: Quindi avremo per tutti i Numeri e Sessi
questo, questa es. sar — codesto ec. sar -
quello ec. zar.
ciò si traduce sempre sar: ciò che si traduce
sxe, cioé sar xe.Quindi si dirà:
questo giardino
& sar jardeo
questi giardini
u sar jardeo
codesto Popolo
1 2 ar puplo
codesti Popoli
«s os ar puplo
quella Città
‹ zar vilo
quelle Città
u zar milo
ciò fù detto
sar bi disé
da ciò vedete
ge sar iu ba vogà
ciò che dite
sxe tri ba disc
ciò che farai
sxe to bu fesa
medita ció che leggi — bar ti medità se sxo il
ес. ес. ес.
ba hisa, ec.
PUNTO XXIX.®
Fissare i Pronomi Generici speciali
387. Dei due Pronomi generici cardinali (219 e seg.) l'uno cioè il si italiano (francese on) si traduce ome; l'altro cioè egli (francese il) si traduce sar, significante ciò (386) - Quindi avremo:
• :
388. Dei due Pronomi generici non cardina-li (223 e seg.) l' uno cioè ne italiano (francese en) si traduce be, se richiama un Oggetto relati-vato; e se richiama un Oggetto cominciante, si traduce ye: L'altro cioè il vi o ci italiano (fran-cese y) si traduce le, se richiama Oggetto termi-nante; e se richiama Oggetto contenente, si traduce r. Quindi avremo quattro Pronomi generici non cardinali, come dagli esempi seguenti:
Essi ne vollero
le be ye vulà
Prendetene
bar tu ye prend
Tu ne troverai
tz bus le truvà
Vi andrò
ma bu be allà
Vi erano entrati lu bo yu antrà
Egli non v'è
le aba y età.
Tu vai a Roma, ed io ne vengo - te ba allà
pe Roma, e mi ba y e venà.
PUNTO XXX.°
Fissare la Teoria per le Azioni, MOTITO di Moto
389. Quando non si esprime il Lungo termine di Moto, l'Azione motivo di Moto si pone al Modo Generico determinante (353) senza farla precedere da alcuna Voce o Segno particolare; e precisamente come in Francese - Quindi avremo:
Andarono a scrivere
Ella verrà a trovarvi.
Vado a chiamare ec.
lu bi allà exriva
èl bi venà se tu truva mi ba allà appella ec.390. Esprimendosi il Luogo termine di Moto, l'Azione motivo di Moto si porrà egualmente al Modo Generico determinante; ma si farà precedere dalla Voce pur, che nella nostra Lingua significa motivo, cagione ec., ciot significa per, onde, affine di, ec. — Quindi avremo :
Vado in Città a prendere ec, ma bos alla pr vilo
pur prena ec.
Venite in Italia a vedere ec. bar tu venà pe
Itale pur voya ec.
Andremo al Teatro a sentire ec. mu bu allà pi
teatro pur exula ec..
PUNTO XXXI.®
Fissare la Teoria per le Voci di più Significati
39r. Nella Lingua Francese come in ogni altra vi sono delle Parole, che anno più Significati.
Quindi nel fissare le Radici per la nostra Lingua è necessario far attenzione, che ogni Parola abbia un solo Valore; o almeno é necessario precisare i varj Valori d'una stessa Parola, assegnando la prattica circostanza in cui debba usarsi ciascuno - Questa Materia però è riservata all'Accademia, che si occupasse della Formazione del Dizionario.
Io quindi mi limito ad avvertire, che avendo noi fissato le occorrenti Voci di Giudizio (304 e seg.), eta dal francese étant significherà unicamente ed esclusivamente stare (latino munere);significato, che la usata Voce di Giudizio suol già avere presso tutte le Lingue - Quindi si dirà:
Egli è in Roma
Essi erano in Città
Tu fosti vicino a lui
Sarò in Teatro
l ba età ce Rome lus be età ci vilo ti bi età fur li mi bi età ci teatro
・
PUNTO XXXII.®
Fissare i Segni per le Espressioni Sentimentali •
392. E impossibile indicare convenientemente in iscritto le improvise irresistibili Espressioni del
Sentimento. Pure, perchè la nostra Lingua non sia del tutto mancante di tali Espressioni, noi fissiamo per esse i cinque Segni seguenti ah, eh, ih, oh, uh.
Il Segno h non à alcun suono (282), e serve solo ad accennare un sentimentale prolungamento di suono gutturale.
Ecco il Significato dei cinque Segni fissati, i quali debbono sempre essere seguiti dal cosi detto.
Punto ammirativo - Siccome a ciascun Segno corrisponde più d'un valore, sarà bene avvertire che il Senso ne farà praticamente conoscere, quale dobbiamo applicarvi in ogni particolar circostanza.
ah!
eh!
ih!
oh!
uh!
dolore | stupore
I gioja
| desiderio | sdegno
sorpresa | ammirazione | piacere | augurio
/ disprezzo
terrore
| disapprovazione
I orroreFissare le Regole di Sintassi e di Ortografia
- La Sintassi della nostra Lingua é la Sintassi ragionata (232); avvertendo solo, che dove si arresta la Voce, abbiasi possibilmente Parola con Suono Gutturale finale.
- Rapporto all'Ortografia per ciò che non fü da noi particolarmente fissato, seguiremo l'Orto-grafia Francese; coll' avvertenza, che la nostra Lingua esclude assolutamente l' Apostrofe.
AVVERTENZA
Sui Segni Finali
3g5. Nel percorrere la prima volta le Teorie qui fissate per la nostra Lingua Universale, può sembrare che i Segni Finali destinati alla Distinzione delle Cose, sieno pel loro numero imbarazzanti di troppo. Ed infatti le moltiplici Derivazioni e Trasformazioni da noi esposte regolarmente e per esteso, producono in Chi legge un sentimento poco vantaggioso - Quindi per togliere quella contraria prevenzione che può aver prodotto una specie d'illusoria apparenza, richiamo qui di seguito tutti i Segni Finali; avvertendo, che si riducono a soli ventiquattro, e che ciascuno di essi à un solo valore e sempre lo stesso.Segni Finali
Significazione
Radice di Oggetto
Radice di Qualità
Radice di Rapporto
presente )
e
passato ) Modo Generico Deter-•
futuro ) minante
น
Modo Generico Accompagnante
à
Voce-attiva
Voce-passiva
Oggetto-attore
Derivazione Qualitativa
тт
Modificazione
Oggetto-astratto
Verbo derivato
Massimo Aumento assoluto
Massimo Aumento relativo
Deterioramento
d
Aumento generico
Decremento generico
Confronto di Eguaglianza
Confronto in più
Confronto in meno
x .
Quantità Multiple
Numeri di costante Ripetizione
Si dirà forse, che questi Segni riescono imba razzanti e diffcili, quando trovansi uniti
sui alla fine di in anso Prodnsi uni di se
ta, che il loro valore è costante: Quindi la stessa unione di Segni Finali presenta sempre la medesima espressione: Quindi tali Unioni essendo limitatissime in numero, possono specialmente e dettagliatamente fissarsi. Cosi per esempio, stabilito una volta che gm corrisponde all' issimamente degli Italiani, e sapendo che «dul, emì, peroi» significano « dolce, amabile, paterno», qual Italiano non intenderà subito la furza delle Espressioni dulgm, emigm, peroigm, e di tutte le altre possibili che terminassero in gm? - Questa osservazione si applichi a qualunque altra Unione di
Segni Finali.
Altronde è rarissimo il caso, che abbiansi praticamente delle Parole con più di trè Segni Finali; e le Derivazioni verbali da noi esposte (377), sono più di lusso metodico che di uso reale; ad
eccezione delle
eccezione delle prime undici, le quali per altro sono della massima semplicità.3g6: Sarebbe molto facile assegnare la sua Espressione vocale a ciascuna delle cosi dette Congiunzioni Preposizioni Avverbj ec., insomma alle Voci Stabili che s'incontrano più frequentemente nel Discorso: Ma tale Operazione è riservata ad un Accademica Società - Mi sarebbe parimenti stato assai facile scrivere o tradurre qualche Squarcio nella mia Lingua Universale, applicandovi le Regole più essenziali esposte finora. Ma ogni Lingua dev'essere scritta e specialmente stampata coi suoi Caratteri particolari; e questi Caratteri ancora non si anno pel nuovo Linguaggio - Quindi conchiuderò questo mio Travaglio, indicando quanto facilmente potrebbe in Europa eseguirsi il presentato Piano di Lingua Filosofico-Universale.PROGETTO DI ESECUZIONE
• •
1. CoL Favore d'un MecENATE filosofo generoso e potente dovrebbe in qualche distinta Città d' Europa formarsi una Società di circa dodici Scien-
ziati.
II. Questa Società dovrebbe occuparsi della Formazione del Dizionario e Grammatica; e dovrebbe anche produrre un piccolo Volume scritto nel nuovo Linguaggio.
III. Questi Dizionario Grammatica e Volumetto in Lingua Nuova dovrebbero comunicarsi alle varie Nazioni Europee; perchè ciascuna col mezzo delle sue giù esistenti scieritifiche Accademie potesse farvi le sue ragionate Osservazioni.
IV. In seguito dovrebbe radunarsi un Accademia
Generale, composta di circa quaranta scienziati In-
dividui, scelti dalle diverse Nazioni Europee in ragione di uno per ogni quattro Millioni circa di
Popolazione.
V. Nell' Accademia Generale dovrebbero nuovamente ponderarsi le Produzioni della prima Società (II); e gli Accademici presenterebbero le Osservazioni della propria Nazione (III).
VI. Col Voto dell' Accademia Generale stabilito quindi e prodotto il Dizionario la Grammatica e qualche Volume in Lingua Universale, queste Opereformerebbero il Codice e il Testo permanente della
Nuova Lingua.
VII. Durante l' Accademia Generale, gli Accademici di ciascuna Nazione seguendo la Serie delle Decisioni Generali, potrebbero formare e Grammatica e Dizionario per la propria Nazione.
VIII. Il Mezzo di Comunicazione per l' Accademia Generale sarebbe la Lingua Francese. Quindi anche la prima Società (I) dovrebbe scriver tutto in Francese.
IX. Le Spese occorrenti ripartirsi dovrebbero sui varj Governi Europei in ragion di Popolazione — Ogni Governo poi potrebbe facilmente indenizarsi del sostenuto Dispendio, facendosi per qualche tempo privativa la Stampa delle Opere in Lingua Uni-versale.
X. In meno di quattro o cinque Anni (a) sarebbe così regolarmente sistemata in Europa una Lingua Filosofico-Universale; e ognuno comprende con quanta facilità questa Lingua sarebbe poscia adottata dalle Persone Colte di tutti gli altri civilizati Paesi del
Globo.
(a) Mi riservo a far conoscere in seguito il Modo, con cui debbono studiarsi le Lingue; ed intanto asserisco che avendosi Grammatica e Dizionario per questa Lingua Univer-sale, quando la si studiasse col nuovo mio Metodo, può chiunque in trè Mesi abilitarsi anche a scriverla perfettamente; benchè non abbia alcuna cognizione di Lingua Francese.INDICE
DICHTARAZIONE DELL'AUTORE
DISCORSO PaRLIMINARE
・-
ANALISI DEL LINGUAGGIO
Introduzione
-
pag.
5
"7.
-
» 15
PARTE PRIMA
DELLE VOCI, ELEMENTI DEL DISCORSO
" 17
Voci Radicali
-
» 18
Voci di Cosa
-
-
" 19
Oggetti -
-
ivi
Qualità -
-
-
20
Azioni -
-
-
21
Voci di Giudizio
-
•
.
» 23
Verbi
-
-
24
Voci di Rapporto
-
-
25
Luogo -
-
-
ivi
Tempo
-
-
-
» 26
Tempo
»
28
Tempo
-
-
-
ivi
Numero -
-
-
-
-
-
» 29
Ordine
♥
-
-
30
Sesso
-
-
-
3I
Modificazione
-
-
32
Variazione.
-
33
Aumento e Decremento
ivi
Confronto
..Eguaglianza -
•
- pag. 35
Differenza
-
- n 36
Somiglianza -
-
» 37
Identità
-
-
» ivi
Approssimazione
-
-
-
-
» 38
Dichiurazione -
-
» ivi
Connessione-
-
-
» 39
Esclusione
» ivi
Sulle Voci di Rapporto
» 40
Voci Derivate
-
-
» ivi
Derivazioni dalle Radici di Cosa -
» 41
Dalle Radici di Oggetto
-
» ivi
Avvertenza -
-
-
» 42
Dalle Radici di Qualità
-
-
» ivi
Voce di Modificazione
» 43
Sostantivo-astraito di Qualità -
» ivi
Verbo derivato
-
» 44
Dalle Radici di Azione
-
» 45
Voci Attive e Passive
-
» ivi
Dalle Radici di Azione Determinato » 47
Voce Attiva -
- », ivi
Sostantivo-astratto di Azione
» ivi
Nome di Attore -
» 48
Dalle Radici di Azione Indeterminata » ivi
Voce Passsiva
-
» 49.
Nome Qualitativo
» ivi
Avvertenza
-
» 50
Derivazioni dulla Voce Radicale di Giu-
dizio
» 51
Del l'ardine di Giudizio
-
» 52
Del Tempo
-
-
» 53
Natura del Giudizio
-
-
34
Giudizio Generico -
- - pag. 55
Generico Determinante
» 56
Generico Accompagnante
» 58
Giudizio Definito
-
" 59
Definito Indicativo
-
» 60
Indicativo Isolato
-
» ivi
Indicativo Dipendente
-
», 63
Definito Condizionato -
-
» 65
Condizionato Ineseguibile -
» 66
Condizionato Eseguibile
" 67
Giudizio Suppositivo
-
-
» 68
Giudizio Volitivo -
--
» 70
Giudizio Ottativo
-
-
-
" 72
Ottativo Ineseguibile
-
-
” 7ろ
Ottativo Eseguibile
-
" 74
Avvertenza -
-
» ivi
Giudizio Condizionante
-
»75
Giudizio Indefinito -
» 77
Dei Giudizj Condizionati
•» 8I
Giudizio Interrogativo
» 82
Sulla Voce di Giudizio
» 84
Derivazioni dalle Radici di Rapporto
» 85
Dalle Radici di Luogo
-
-
» 86
Dalle Radici di Tempo
» ivi
Dalle Radici di Numero
" 87
Sulle Derivazioni in genere
=
» ivi
Voci Sostituite. -
-
» 88
PARTE SECONDA •
DBLLE VOCI, PARTI DEL DISCORSO
• 89
Determinazione delle Voci
» ivi
Determinazione degli Oggetti
-
Qualitativo determinante-oggetto
pag.
Sostantivo delerminante-oggetto -
92
Verbo determinanto oggetto
94
Determinazione delle Azioni
ivi
Sostantivo determinante-azione -
95
Giudizio determinante-azione
97
Sui Giudizj determinanti-azione
98
Modo pei Giudizj determinansi-
azione
ivi
Tempo nei Giudizj determinanti-
azione
100
Della Voce Che
-
» I01
Giudizin precedente il Che
ivi
Giudizio seguente il Che
» 102
Avvertenza
» 103
Situazione degli Oggetti
» 105
Oggetto Cardinale
-
» ivi
Oggetto Nominato
-
" 106
Oggetto Determinante-oggetto
» 107
Ogretto Determinante-azione -
ivi
Oggetto Chiamato
.
ivi
Oggetto Indefinito
-
108
Oggetto Contenente
-
ivi
Oggetto Relativato
-
109
Oggetto Ricevente
-
-
IIO
Oggetin Terminante
-
ivi
Oggetto Cominciante
ivi
Sull Ordine diretto e inverso nelle Azioni
III
CONcLUSIONE -
-LINGUA FILOSOFICO-UNIVERSALE
Introduzione
- pag.
115
PARTE PRIMA •
LINGUA GENeRICA
-
-
» 117
Delle Parole
-
-
-
» 118
Delle Parole Fuggevoli -
ivi
De Suoni Gutturali -
-
" 119
Gutturali Semplici e Composti
ivi
Gutturali Brevi e Lunghi
» 120
De' Suoni Orali
-
» I21
Orali Ordinarj e Forzati
» 122
Avvertenza
-
» 123
Delle Sillabe nelle Parole -
ivi
Della Posa nelle Parole
-
» 126
Delle Parole Permanenti
-
-
» 127
Segni de' Suoni Gutturali -
» 128
Gutturali Brevi e Lunghi
» 129
Segni de' Suoni Orali
-
» ivi
Orali Ordinarj e Forzati
» 130
Orali Finali •
» ivi
Avvertenza
-
" 132
Dei Giudizj -
-
-
-
-
» 133
Delle Parti costituenti un Giudizio » 134
Dell' Esprimere l' Opposto nelle Cose » ivi
Del Segno di Numero Generico negli
Oggetti
-
.
-
» 135
Del Sesso negli Oggetti
Degli Oggetti, Cardine di Giudizio pag. 136
Dell'Uggetto Giudicante -
" ivi
Dell'Oggetto Ascoltanto -
* 137
Avvertenza
»ivi
Del Terzo Oggetto -
-
* 138
Del Pronome Riflesso
.
* 139
Sugli Oggetti, Cardine di Giudizio
• 140
De varj Tempi, ai quali possono riferirsi
i Giudizj -
-
» 141
Tempo Passato, Futuro e Presente »'1 3
Tempo Determinato e Indeterminato » ivi
Tempo Presente
» 143
Tempo Passato e Futuro -
» 144
De varj Modi, ne' quali possono for-
marsi i Giudizj
- » iviModo Generico
-
" 145
Modo Indicativo
-
-
» 146
Modo Condizionato
-
» 147
Avvertenza.
-
-
» ivi
Modo Suppositivo
•
» 148
Modo Volitivo -
» ivi
Modo Ottativo -
» 149
Modo Condizionante -
)
ivi
Modo Indefinito
» ivi
Modo Interrogativo -
» 150
Delle Voci indicanti Giudizio
Tempo
e Modo -
-
-
" 156
Dei Fonti Primitivi de' Giudizj
» 152
Degli Oggetti
-
-
» ivi
Denominazione degli Oggetti
-
» 153
Situazione digli Oggetti
" 154
Sostantivo Cardinale
Sostantivo Nominante
Avvertenza
-
Sostantivo Determinante-oggetto
Sostantivo Determinante-azione
Sostantivo Chiamante
-
Sostantivo Indefinito
-
Sostantivo Contenente -
Sostantivo Relativato
Sostantivo Ricevente
-
-
-
-
Sostantivo Terminante -
Sostantivo Cominciante -
-
рад: 155
ivi
" ivi
- ivi
- 156
- ivi
" ivi
» 157
»
ivi
ivi
ivi
Speciali Espressioni di Numero per gli
Oggetti
-
» 158
Espressioni di Luogo per gli
Од-
getti -
-
-
ivi
Delle Qualità -
» 159
Massimo Aumento nelle Qualità
» ivi
Massimo Decremento nelle Qualità » 160
Deterioramento nelle Qualità -
» 16I
Variazione nelle Qualità
ivi
Delle Azioni
-
-
-
» 162
Verbi
-
-
» ivi
Azioni Determinate e Indetermi-
nate -
-
Determinazione del
Azioni
-
-
-
" 163
Tempo nelle
-
» 164
Cose comuni agli Oggetti Azioni e
Qualità
Generico
-
Aumento e Decremento
» 165
nelle Cose
» ivi
Cose comuni alle Azioni
Confronto nelle Azionie Qualità pag. 169
Dei Fonti Secondarj de' Giudizj
"170
Dello Cose di Prima Derivazione n 171
Derivazioni dalle Radici di Oggetto " ¿vi
Derivazioni dalle Radici di Qualità » 172
Derivazioni dalle Radici di Azione » 173
Derivazioni dalle Radici di Nunero » 175
Delle ('ose di Seconda Derivazione
» 176
Derivazioni dai derivati Nomi di Og-
getto
ivi
Derivazioni dalle Voci di Modifica-
zione
-
» 179
Derivazioni dalle derivate Voci di
Qualità
ivi
Derivazioni dai derivati Nomi di Azio-
-
-
-
))
180
Sui Qualitativi Verbali di seconda
Derivazione
.
-
» iv
Delle Voci Indeterminate -
-
» 182
Voci Indeterminate di Oggetto
-
» 183
Voci Indeterminate di Azione
-
» 184
Modo nei Giudizj determinanti-azione » ivi
Giudizj determinanti al Modo Gene-
rico -
-
.
» 185
Giudizj determinanti al Modo Indi-
cativo o Indefinito
ivi
Tempo nei Giudizj determinanti-azione» 186
Avvertenza
-
» 187
Delle Voci Sostituite -
-
» ivi
Pronomi Determinanti-nggetto
-
" 188
Pronomi Indicarti-uggetto
" ivi
Pronomi Generici Cardinali -
Pronomi Generici non Cardinali pag. 191
Osservazioni Speciali
" 192
Verbi di Moto
-
» 193
Voci di più Significati -
-
ivi
Espressioni Sentimentali
-
ivi
Ortografia
-
» 194
Sintassi
-
-
ivi
PARTE SECONDA
LINGUA FILOSOFICA -
» 197
Parole
" ivi
Giudizj
-
-
" 198
Fonti Primitivi de Giudizj
.
-
" 200
Oggetti
-
"ivi
Qualità
-
-
-
* 201
Azioni
-
ivi
Oggetti Azioni e Qualità -
" 202
Azioni e Qualità
» ivi
Fonti Secondorj de Giudizj -
-
" ivi
Voci Indeterminate
-
» 204
Voci Sostituite
-
Osservazioni Speciali -
» 205
Epilogo delle Conseguenze per la Lingua
Filosofica -
-
» 206
PARTE TERZA
LINGUA UNITESALe
Fissaro i Segni pei Sunni Vocali - Segni Gutlurali e lom Pronunzia
Segni Orali e loro Pronunzia -
AvvertenzaFissare la Teoria per le Sillabe e Posa
nelle Parole
- - pag. 215
Fissare de Segni pel Numero Generico,
e pel Sesso
-
-
» 216
Nunero Generico
-
n ivi
Sesso
-
» ivi
Fissare il Segno per esprimere nelle Cose
[ Opposto
" 218
Fissare le Voci per gli Oggetti Giudicante Ascoltante e Terzi -
» ivi
Oggetti Giudicante e Ascoltante
ivi
Terzi Oggetti -
" 219
Fissare il Pronome Riflesso
" ivi
Fissare le Voci esprimenti Giudizio
Tempo e Modo
-
» 220
Fissare le Voci Radicali '
•
> 222\
Radici Variabili
" 223
Radici Stabili -
n 224
Fissare il Segno caratteristico per le
Parole Radicali
" 225
Oggetti
»ivi
Qualita
8 227
Avvertenza
-
» 228
Azioni
))
ivi
Rapporti
-
-
" 229
Sul Segno caratteristico nelle Voci Ra-
dicali
-
-
-
» 230
Sul prendere le Voci Radicali
" 231
Fissare i Segni per le varie Situazioni
degli Oggetti
-
» 232
Sostuntivi Determinati
ivi
Situazioni dei Nomi Determinati
Sostantivi Inditerminati
-
pag. 234
Situazioni dei Nomi Indeterminati
235
Fissare le Voci Numeriche speciali
» 236
Fissare le Voci esprimenti Luogo
» 239
Fissare i Segni per l'Aunento Decremen-
to e Deterioramento nelle Qualità» 24г
Fissare la Teoria per le Variazioni
nelle Qualità
-
Fissare i Segni per le Voci Verbali al
Modo Generico
» 243
ivi
Fissare le Voci di Tempo, e un Segno
per le sue estese Espressioni » 244
Fissare i Segni pel Generico Aumento e Decremento nelle Cose -
» 246
Fissare la Teoria per le Azioni e Qualità modificate -
-
" 247
Fissare i Segni di Confronto
ivi
Fissare i Segni caratteristici per le Voci
Derivate
" 248
Sulle Voci di Modificazione, e sugli
Orali finali
-
" 249
Sulle Derivazioni da Radice di Oggetto
Determinato
-
" 25 г
Fissare la Teoria per distinguere le prime
Derivazioni dalle Seconde -
" 252
Fissare i Segri per le speciali Derivazioni dalle Voci di Azione
-
» 253
Fissare la Teoria per esprimere i Verbi » 254
Sulle Voci di Giudizio
-
-
" 255
Fissare i Segni per le Numeriche
Sul distinguere le Voci Radicali dalle
Derivate
-
рад. 257
Delle Derivazioni specialmente Ver-
bali -
» 259
Fissare il Distintivo per le Cose deter-
minanti-oggetto -
" 26г
Fissare il Distintivo per le Cose deter-
minanli-azione -
-
» ivi
Fissare i Pronomi determinanti-oggetto » 262
Fissare i Pronomi Indicanti-oggetto » 263
Fissare i Pronomi Generici Speciali » 264
Fissare la Teoria per le Azioni, motivo
di Moto •
*265
Fissare la Teoria per le Voci di più
Significati
" 266
Fissare i Segni per le Espressioni Sen-
timentali -
-
* 267
Fissare le Regole di Sintassi e di Or-
tografia
» 268
Sui Segni Finali nelle Parole -
» ivi
Avvertenza Finale -
-
» 271
Progetto di EsecuzioneOmettendone alcuni di minore entità, notiamo i soli seguenti
ERRORI
CORREZIONI
Pag.
Lin.
53 »
7
qualche
qualunque
138 »
10
Oggello,
Oggetto.
156 »9
22
Quantità !
214 »
8
Quantità.
ze, se, ce
ze, je, ce
219 n ultima
Voce, so
244 39
5
Voce so,
exriva
exria
246 %
255 %9
¼4
livro, livrod, livrop
19
Urro, lurod, Unge
exri-
exri-
Alla pagina 26g trà i Segni Finali deve porsi anche g, segno caratteristico delle estese Espressioni di Tempo (358).
-
- Onde fissare i Segni per le varie Situazioni nelle quali possono presentarsi gli Oggetti, è necessario distinguere i Sostantivi che li espri-mono, in determinati e indeterminati — Chiamiamo Sostantivi determinati tutte le Voci di Oggetro, che di loro natura fan conoscere il Numero unale o plurale; come «Pietro, Rodano, Londra, io, voi, egli, esse ec. ». Chiamiamo Sostantivi indeterminati tutte le Voci di Oggetto, che debbono essere necessariamente accompagnate dal Segno di Numero generico (2go); giacché di loro natura queste Voci servono egualmente al Numero e unale e plurale.
с,у ».
279. I primi quattro Orali istantanei, cioé «b, p, d, t, » e i primi otto prolungabili, cioé «m, n, f, 1, r, s, 0, 2» si pronunciano al solito; vale a dire, come sogliono pronunziarsi nella Lingua Francese — Gli altri cinque, cioé «x, 8,1, c, y » si pronunciano come siegue :
x si pronuncia sempre come il k latino, ossia come suole pronunciarsi il e quando trovasi avanti a, o ed zs.
g avanti qualunque suono gutturale si pronuncia sempre, come suol pronunciarsi in Francese quando trovasi avanti «a, o, u" - gazon,
gosier, goût :
y si pronuncia come il j francese in je, ja-
mais; avvertendo che il nostro non à sopra il solito puntino.
c si pronuncia sempre come il ch francese
in cher, chambre ec.
y si pronuncia come la seconda parte dell'y nella parola francese moyer; avvertendo che chiamo seconda Parte dell'y, ciò che di questo Segno rimane a pronunziarsi dopo aver proferito la prima sillaba noi — Per gl' Italiani é più semplice dire, che il y si pronuncia precisamente come il j italiano nella parola jeri.
280. I diciassette Segni Orali suespressi indicano i Suoni Orali ordinarj (‹9): Gli Orali forzati (^9) poi s' indicano in iscritto, duplicando il Segno ordinario; come già si costuma presso tutte le Lingue - Quindi Il, bb, it, rr ec. accennano, non due Suoni Ordinarj, ma il Suono Forzato di 1,
в, t, r ес.
281. La nostra Lingua à inoltre 'dei Suoni e quindi de' Segni Orali composti, cioè formato ciascuno da due diversi Segni Ordinari, combinati in un Segno solo - Questi Segni Orali composti sono trè, cioè so, , l; che si pronunciano come siegue :
os si pronuncia al solito come ks, ossia come ct in action :
y si pronuncia, come pronunciasi gn in crai-
•gnant:
ly si pronuncia, come pronunciasi il doppio
I in abeille.
282. Oltre i Segni fissati facciam uso anche del-
I'/, il quale però non à pratticamente alcun Suono; e il cui valore sarà in seguito determinato (392).
283. Dunque nella nostra Lingua i Suoni Orali sono venti; diciasette Semplici, cioé «b, p,d,
1, к, д-т, н, f, 2, т, 5, а, а, у, с, у,»;
e trè composti, cioè « s, y, y».
284. Per dare a questi Segui un Nome, basta aggiugnere a ciascuno il Suono gutturale e: Avremo quindi « be, pe, de, te, se, ge- me, ne, fe, le, re, se, ve, ze, se, ce, ye — de, ye, ye ».
Si avverta, che questi Monosillabi esprimono non il Suono del Segno, ma il Nome particolare di ciascuno onde poterli indicare come Oggetti; come quando diciamo « un be, un de ec.» oppure « il xe, il ge ec.».
AVVERTENZA
Batticuore ec. : E inst
gnificante ogni Parola, cui dalla Convenzione nori si attacca alcuha Idea; come sarebbe in Italianó Liudi, Priroda ec. - Nessuña Lingua puó avere
ma.
321121003080.6070
(a) Suono Vocale vuol dire « Qualunque Suono formato
colla Voce 9.
l (6), & necessario considerare partitamente totti !
Suoni che serveno alla loro Formazione - Questi Suoni da noi si distinguono in gusturali ed orali.
PARAORATO S°•
DE Storl Gutturali
31, Dal latino guitur chiamiamo griturali «Quei Suoni, che senza il menomo sforzo e tenendo la Bocea più o merto aperta, si formano interamente nell'iriterto della Gola ossia nella Loringe "-In Italiano, come quasi in tutte le Lingue, i Suoni gutturali sono a, o, d, i, 0, 0, u (a).
GỪTTURALI SBMPLICI E COMPOSTI
12. I Suoni Gatturali si distinguono in semplici e composti —Sono semplici, quando sonservano inalterabile la primitiva loro natuta; come a, e,
¡ ec.: Sono composti, quando il Suono comincia cón un Gutturale e fnisce con un altro; come in
Italiano ai, ei, voi ee.
Si avverta, che due o più Gutturali formano
Suono composto, sol quando nel proferirli tutti s'impiega il tempo, che sogliamo implegure per emetterne un solo. Quindi nelle Parole reica, pie: coso ec. perché ei ed ie formino Suono composto,
(a) e ed o armo duo Suoni differenti, uno doperto o l'altre strello; o l'aerento da mo usato serve untedmento ad tadiente il secondo, cisa il Duoro stretto conde in tado, dato 00.
¿ necestario proferirli con quel tempo, col quale si pronunzierebbe un i od e semplice, ma lungo, come diremo (15).
GUTTURALI BREVI & LUNGHI
13. Il Meccanismo della Voce e degli Organi vocali esigge indispensabilmente, che in ogni Parola prolunghiamo qualcuno o alcuni dei Suoni gutturali: E da ciò viene, che in varie Lingue alcune Voci mancanti di Suono lungo ossia pro-lungato, debbono pronunciandole unirsi ad altre
Parole.
84. I Gutturali composti (‹2), come formati da Suoni diversi, sono tutti lunghi di loro natura; essendo fisicamente impossibile, che una stessa Voce proferisca più Suoni nel medesimo istante indivisibile.
• 85. I Gutturali Semplici debbono distinguersi in brevi e lunghi, cioé si proferiscono ora lunghi ed.
ora brevi - E breve un Suono gutturale sempli-ce, quando si emette colla massima possibile bre-vità; come i ed e in ordine cardine ec.: È lungo un Suono gutturale semplice, quando la Voce si poggia ossia si ferma un poco sopra esso; come a in Canto l'armi (a).
(a) Se dovessi determinare il rapporto di durata trà un
Suono lungo ed un breve, appoggiato ai lumi che somministra la Poesia specialmente latina greca e tedesca, direi « Che il breve è la metà del Suono lungo »; vale a dire, che nella
Quando in ciascuna Lingua i Gutturali semplici debbano pronunciarsi brevi e quando lun-ghi, può apprendersi unicamente dall'uso.
PARAGRAFO 2.°
De Suoni Orali
pronuncia di due Suoni brevi dobbiamo impiegare tempo eguale a quello, che s' impiega nella pronuncia d' un Suono lungo :
Quindi la Voce non deve mai poggiare sopra un Suono, che
• di natura sia breve.
Per chi ama la Poesia e brama penetrare fin entro l' armonico di lei Santuario, questa Osservazione può essere fe conda di utili riflessi.
21. Non sarebbe difficile almeno per un determinato Linguaggio spiegaré meccanicamente, come debba prontinciarsi ciáscal Subito vocalé. Omettiamo pero questa meccanica splégazione, e perché in gran parte ittitile, e perché di sua hatará nojosa, e perché dalla voce d'an Conoscitore cóls
Fesercizio di pochi minuti può apprendersi conve-fientemente lá Pronuncia di qualunque Suono to-cale.
PARAGALtO 3.°
Delle Parti o Sillabe nelle Parole
29. Nelle Patole i Suoni Orali praticamente si uniscono sempre a qualche Gutturalé; e proptia-mente tion servono che a modificare ossia presen= tare sötto difletenti aspetti il Suono Guttatale cul vanno uniti: Quindi non fortato da se té Parola né Parte di Parola össia Sillaba. Il rumero delle Parti o Sillabe nelle Parole è quindi determinato dai Suoni gutturall; e propriamtehte in diastina
Parola son tánte le Sillabe, quatti i Suoni Gut: turali o semplict o composti (12).
23. Quindi in ogni Sillaba dobblato distinguere il Suono bäse e i Suoni accessotj: Lä Base & formata da un Suono Gutturale o semplice o cơm-posto; e gli Aecessorj sono gli Orali che trovansi uniti alla Base - Diffatti, che il Suonó Gútturale sia la Basé fondamentale d' ogni Sillaba e che gli Örali sieno puramente accessöri, é provato da cio;
che non possiamo aver Sillaba senza Suono Gut-turale; ed invece possiamo benissimo averla senza
Suoni Orali.
24. Inoltre la Voce non può troncarsi arrestarsi ossia finire con un Suono Orale; giacché l'inter-
rompimento di qualunque Orale anche prolungabile (47) produce necessariamente un piccolo e appena sensibile Suono gutturale, com'è facile conoscere colla propria esperienza - Dunque ogni
Sillaba deve terminare con Suono gutturale. Dunque i Suoni Orali possono in ciascuna Sillaba pre-, cedere la Base, ma non possono seguirla giammai (36).
Dunque le tante Regole del sillabare si riducono ad una sola e della massima semplicità; cioé « In ciascuna Parola ogni suono Gutturale é fine di sillaba»— Ecco in qual modo al lume dell'Analisi del Raziocinio e della Filosofia svaniscono tormentose inutili difficoltà, cagione alla povera Fanciullezza di tante lagrime e di tanti
eloquentissimi sospiri.
25. Ben fissato quanto si espose finora, se volessi pronunciando separare le Parti costituenti le Parole « intanto, ardire, correndo, batteva, coraggio ec. » dovrò dire «i-nia-nio, a-rdi-re, co-rre-ndo, ba-ite-va, co-ra-ggio ec." - Questa maniera di decomporre le Parole facendo terminare ogni sillaba con Suono gutturale, a primo aspetto parrà strana a chiunque: Essa veramente si oppone all'Abitudine ed alle Regole stabilite e seguite per tanti secoli da tutte le Scuole; ma non cessa per questo d' essere ragionevole e ragionata.
Infatti decomponendo una Parola in sillabe, dobbiamo farlo in modo, che riuniti i suoni di tutte le Parti, ne risulti poi l'Espressione dell'intera Parola. Ora questo non può ottenersi, se non facendo terminare ogni sillaba con suono Guttu-rale; come colla propria esperienza può convin-cersene ognuno da se. Dunque la Decomposizione delle Parole non può, ne deve larsi altrimenti.
Onde ancor meglio persuadersi di questa ve-rità, lasciata per in momento da parte ogni contraria prevenzione, si pronunzino le varie sillabe delle suespresse Parole col Metodo che ci fü insegnato e che s'insegna nelle Scuole. Avremo «in-can-to, ar-di-re, cor-ren-do ec. "—Si confronti ora l'insieme di questi suoni parziali coll' espressione totale di ciascuna Parola; e questo confronto si faccia, non come sragionando sogliamo per abitudine (dicendo per esempio nella sillaba in « i ed enne fa in»), ma si faccia come avviene realmente in natura. Non è egli vero, che debitamente riunendo i suoni parziali, risulterebbe inetaneto, are-dire, corerenedo ec. (a); vale a dire risulterebbero Parole diverse da quelle, che intendiamo pronunciare? - Io scrivo unicamente per Chi, o ragiona o conserva almeno la capacità di ragionare.
Si dirà forse: Come insegnare ai Fanciulli a
(a) Li e che si trovano in queste Parole espressi in ca-fattere piccolo, debbono considerarsi come aventi un suono, che in duraia è metà d'un e breve (15),
proferire i difficili suoni nto, mha, uma, nce ec.?
Primieramente il saper decomporre le Parole con tutta precisione non è di assoluta necessità, che per la sola Paesia; e chi impara a leggere una Lingua, è ben lontano dall'analizarne i Prodotti poetici. Inoltre la Cosa e facile assai, quando abbandonati i soliti sistemi, si volesse ascoltare e seguire ciò cha a tal proposito suggeriscono il Buon-senso e la Matura.
Si cominci dal far proferire un breye fucile e ben inteso Sentimento: Dal Sentimento si passi a eiascuna Parole: Dalla Parola si passi alle Sille-be: E da eiascuna Sillaba si discenda alle Lette re— In somma per ben fare si faccia l'opposto di quel che sempre si fase.
PARAGRATO 4.°
Della Posa nelle Parole
26. È fisicamente impossibile proferire di seguito senz' alsuna interruzione le varie Parti d' una Pa: rola, facendo in essa brevi tutti i suoni Gutturali.
Quindi in tutte le Linguei suoni gutturali di cia-ecuna Parola che può pronunciarei isolatamente, sono o tutti lunghi, o alcuni lunghi ed altri bre-wi — Ma nei suoni lunghi la Voce si ferma si posa più che nei brevi, anzi per un Tempo precisamente doppio (‹5). Dunque in clascuna Parola pronunciabile disgiuntamente dalle alire, avremo la Posa sopra ciascun suono gutturale, che per genio o legge di Lingua sia lungo.
2g. Rendere permanenti le Parole e proprio della Scritura, uno de più belli e piu utili ritrovati dell'umana Capacità - Gli elementi della Scrit tura sono Segni; e questi debbono essere varj e distinti, come i suoni Vocali che accennano.
30. Non sarà qui fuor di proposito avvertire, che la Scrittura è naturalmente posteriore al Lin-
biamo pronunciar le Parole come sono scritte, giacché cio supporrebbe la Scriptura e anteriore alla Pronuncia e capace di esprimere esattamente i Suoni vocali; ma dobbiamo pronunciarle secondo l'uso migliore e più ricanoscinia d'ogni Nazione.
Quindi le Parole scritte non debbono in punto Pronuncia che richiamare i Suoni precisi, coi quali dev'essere proferita qualunque Parola.
Si fissi dunque, che la Scrittura serve a richiamare esattamente e colla massima precisione tanto le Idee che i giusti Suoni vocali; ma si fissi ancora, che questi Suoni vocali sono dalla Scrittura rappresentati quasi sempre imperfettamente.
Quindi la Scrittura può esattamente definirsi «Se-
rie di segni non gia rappresentanti ma solo richiamanti a norma di Convenzione una serie d'Idee ed una serie di Suoni vocali »— Con questa semplice Definizione si comprenderà facilmente come si può benissimo pervenire ad intendere sui Libri ed anche a scrivere una Lingua qualunque, senza saperne ben proferire una sillaba sola; come so vente uno stesso Segno in diverse Parole à suono diverso; e perchè l'esatta Pronunzia d'una prat-tica Lingua qualunque non può apprendersi che a forza di Esercizio e di Conversazione.
PARAGRAFO 1°
Segni de' Suoni Gutturali
31. I Suoni Gutturali semplici in Italiano sono . sette (11); ma si esprimono coi soli cinque segni a, o, i, 0, 4— E quindi necessario far attenzione, che ciascuno dei segni e ed o serve ad indicare due differenti suoni Gutturali, cioé uno più chiuso dell'altro. Il solo Uso può far conoscere, quando questi Segni abbiano l'una e quando l'altra Pro-nuncia.
32. I suoni Gutturali composti si esprimeno coi soprafissati segni dei semplici, unendone secondo il bisogno due o tré in una sillaba sola; come mio, suoi ec.
È qui opportuno avvertire, che in Italiano il segno i preceduto da c da g e da gl, moltissime volte non esprime suono gutturale; ma indica semplicemente, che il c il & ed il gl debbono avere quel suono stesso che dar loro sogliamo avanti al Gutturale i:: Come in caccia, giusto,
abbaglio ec.
GUTTURALI BREVI E LUNGHI
• 33. I cinque segni sopra fissati (31) servono egualmente ad indicare i suoni Gutturali tanto brevi che lunghi. Quindi il solo Esercizio può farci praticamente distinguere gli uni dagli altri.
In Italiano se la -Parola termina con suono gutturale lungo, si sovrappone al segno un ac-cento; come andò, verrà, perché ec.
PARAGRAFO 2°
Segni de Suoni Orali
• 34. I suoni Orali prolungabili (17) sogliono ac-cennarsi coi segni m, r, s, n, ec.: I suoni Orali iscontanei sogliono indicarsi coi segni b, d,p, t, ec.; e tanto gli uni che gli altri ánno un determinato valore a norma della Convenzione di eiascun Popolo e Linguaggio in particolare.
ORALI ORDINARJ & FORZATI
35. I segni de suoni Orali (3) servono di loro natura ad esprimere in iscritto gli Orali ordinarj.
Per indicare gli Orali forzali ci serviamo dei st-gni medesimi duplicandoli, cioè scrivendo mm; it, ss ec. — Quindi il segno Orale doppio ossia la Consonante duppia, non esprime due suoni; ma indica soltanto, che il suono dev'essere forzato (^9), cio quasi doppio non in durata ma in intensità.
ORALI FINALI
36. Abbiam detto (34), che ogni sillaba termina con suono Gutturale: Quindi, siccome in Iscritto molte parole finiscono con segno Orale, e qui necessario aggiugnere qualche cosa riguardo ai Segni orali finali, cioè che formano l'ultima lettera di varie Parole.
Le Parole non sempre debbono pronunciarsi come sono scritte; giacché la scritturá propriamente non rappresenta i suoni Vocali, ma soltanto li richiama (30). Se dunque molte Parole finiscono con segno Orale, non siegue che anche la loro Pronunzia abbia a terminare precisamente col suono Orale marcato nella scrittura.
37. Le Parole, la cui ultima lettera è un segno
Orale, o si trovano immezzo o si trovano alla fino del Sentimento - Chiamiamo fine del sentimento ogni Luogo (endroit), in cui la Voce pronunciando deve o almeno può arrestarsi più o meno:
E chiamiamo Luogo immezzo al sentimento, ogni Luogo in cui la Voce non può arrestarsi; perché altrimenti lederebbe il Sentimento - Ora:
L° Se le Parole terminanti con segno Orale, sono immezzo al sentimento, il suono Orale finale si unisce sempre alla Parola seguente: Cosi dicendo con tutti, l'n finale deve nella Pronuncia unirsi al t seguente iniziale; e precisamente come se fosse scritto in una sola parola contutti, ossia co-ntutti. Quindi in questo caso le Parole o sillabe finali debbono considerarsi come effettivamente terminanti con suono Gutturale.
II.° Se le Parole terminanti con segno Orale sono alla fine del sentimento, si richiami (24)
essere impossibile che la Voce si arresti assolutamente in un suono Orale; giacché stante il Meccanismo degli Organi vocali, la Cessazione d'un suono Orale qualunque deve necessariamente produrre un appena sensibile suono Gutturale, che noi chiameremo Suono-cessante - Dunque il segno Orale terminante una Parola che trovasi alla fine del sentimento, esprime un suono Orale che poggia e che si unisce al Suono-cessante.
Ma il Suono-cessante è di natura tale, che non può essere udito da chi ascolia. Esso dunque non può far sillaba nella Parola. Dunque ogni Orale che sia seguito dal Suono-cessante, siccome non può essere considerato isolatamente (22), potrà per convenzione ritenersi formante sillaba col Gutturale precedente - Quindi tenor furor ardir, quando siano alla fine del sentimento, saranno
considerate come Parole di due sillabe sole: Esse
• però in natura sono di due sillabe e più; più, formato dall'Orale finale unito al Suono-cessante ; più, che praticamente non si calcola, perché non può essere udito da chi ascolta.
Stà dunque il Principio, che ogni sillaba termina con suono Gutturale.
38. La Lingua Russa è in questo, come in altri Punti molti, più ragionata di tante altre, che pure comunemente si credono Lingue più colte. Essa infatti à un segno apposito, esclusivamente destinato ad accennare in iscritto quell' appena sensibile suono finale, da noi chiamato Suo-
no-cessante. Quindi in Lingua Russa le Parole scritte, terminano tutte o con segno Gutturale o col segno di Suono-cessante.
La Lingua Italiana, tranne qualche poetica
Licenza, non à Parole che in un prattico discorso possano finire col Sunno-cessante; ed è questa la primaria cagione della vocale dolcezza pienezza e rotondità, esclusivamente propria alla nostra
Lingua.
AVVERTENZA
39. Dall'esposto in questa prima Sezione si può rilevare, quanto si opponga alla natura delle cose il Metodo comunemente usato per istruire i Fanciulli nel Leggere; e si potrebbe dimostrare molto facilmente, che siffatto Metodo colla nozione delle Lettere delle Sillabe del Compitare, insomma cogli usati principi di Lettura infonde nel loro spirito
insensibilmente i semi funesti d' un perfettissimo sragionare.
Oh quanti traviamenti di Ragione deve l'Umanità ripetere dall'Istruzione Elementare! Se co minciasi a ragionar nell'Infanzia, la Vita dell'Uomo sarà un immanchevole Tessuto di esatti
Ragionamenti; quindi d'Onestà, di Morale, di Virtù, di Scienza, di Felicità. Ma se l' Infanzia sragiona.... Oh quanto pochi, negli anni più maturi, si diriggono al Tempio della Verità!
SEZIONE SECONDA
DEI GIUDIZI
Dunque in questa Seconda Sezione dopo alcune preliminari Avvertenze in quattro separati
Capitoli tratteremo
i Giudizj
3.° De varj Modi, ne'quali si formano i
Giudizj
4.° Delle Voci indicanti Giudizio Tempo e
Modo.
AVVERTENZA
Sulle PARTI costituenti un Giudizio.
• 42. Ogni Giudizio deve contenere e contiene essenzialmente trè Parti; cioè Cardine di Giudi-
zio, Voce di Giudizio, Attributo di Giudizio.
43. Chiamiamo Cardine di Giudizio « Ogni Og-getto, cui si attribuisce o si niega un Azione o
Qualità (40) ».
Sull' esprimere l' opposto nelle Cose
46. È molte volte necessario indicare precisamente l' Opposto di ciò, che una Voce esprime a norma di Convenzione. Questo accade specialmente nelle Voci di Giudizio (44); giacché ogni Giudizio negativo è assolutamente l'Opposto dello stesso Giudizio, quando fosse affermativo - Dunque la Lingua aver deve un segno per indicare l'Opposto d'una Cosa qualunque; e questo segno in Italiano comunemente suol essere la Yoce not.
Sul Segno di NUMERO GENERico negli Oggetti
i Siurio dirono il divere circostang ure ari
remo il Segno generico di Numero unale o plura-le, non solo quando gli Oggetti sono Cardine di Giudizio, ma ognivolta che sia necessario determinare il loro Numero in genere.
AVVERTENZA
Sul sesso degli Oggetti
49. Gli Oggetti organici, aventi cioé la facolià di propagarsi, possono essere di Sesso maschile o femminile: Gl' inorganici sono mancanti di Sesso; quindi nè Maschj nè Femmine; quindi Neutri — La Lingua avrà dunque dei Segni per l'opportuna distinzione del Sesso nelle Voci di Oggetto; distinzione che nel discorso praticamente non sein-pre è necessaria, giacché molte volte esprimiamo gli Oggetti senza riguardo alcuno al loro Sésso.
in ale moteta, che ella mini Eliti n comi,
non anno il loro particolar Distintivo: Quindi in forza di convenzione e di uso vengon essi marcati col Segno di Sesso ora maschile ed ora femminile - Parimenti si avverta, che in molte Lingue Oggetti maschili anno alle volte il Segno femmi-nile, e Oggetti femminili il Segno maschile.
Quindi in ogni Lingua prattica per conoscere il Sesso bisogna far attenzione alla natura dell'Oggetto espresso dal Nome, o richiamato dal
Pronome.
CAPO I
Degli Oggetti, Cardine di Giudizio
5r. Cardine di Giudizio può essere o l'Oggetto che giudica; o l'Oggetto che ascolta, cioè l'Oggetto cui è partecipato il Giudizio; o un Terzo Oggetto, cioè un Oggetto diverso e da chi giudica e da chi ascolta.
PARAGRATO 1.°
Dell' Oggetto Giudicante
52. L'Oggetto giudicante quando sia Cardine di Giudizio, non à bisogno di farsi conoscere col proprio Nome, cioè col Nome che gli compete come Individuo nella serie degli Esseri; ma deve solo ac-cennare, che desso è il Cardine di Giudizio - Quindi è, che tutte le Lingue fissarono una Voce generica applicabile a qualunque Oggetto, il quale
trovandosi nella situazione di Giudicante, e anche
Cardine di Giudizio.
Questa Voce in Italiano è io pel Numero una-
le, e noi pel plurale.
PARAGRATO 2.°
Dell' Oggetto
Ascoltante
53. Nemmeno l'Oggetto ascoltante quando sia
Cardine di Giudizio, à bisogno d'essere espresso col proprio Nome, cioé col Nome che gli compete come Individuo; bastando unicamente accen-nare, ch'è desso il Cardine di Giudizio - Quindi abbiamo in tutte le Lingue una Voce generica applicabile a qualunque Oggetto, il quale essendo
•Ascoltante è al tempo stesso Cardine di Giudizio.
Questa Voce in Italiano pel Numero unale é ous, pel plurale voi.
AVVERTENZA
98. Un Giudizio Interrogativo può riferirsi a qualunque Tempo tanto assolulo che relativo; essendo chiaro che le Domande possono estendersi su tutti gl' Istanti possibili.
Delle Voci indicanti Giudizio Tempo e Modo
97. Benché il Giudizio, il Tempo cui si riferi-sce, ed il Modo nel quale si forma ed enuncia, sieno tré Cose assolutamente diverse, pure le Lingue sogliono praticamente esprimerle con una sola Parola; il che produce un utilissima Brevità - É vero, che molte Lingue alle volte usano per ciò più parole distinte frà loro; come in Italiano era-stato, sard-stato ec. Ma se ben si ana-lizi, si troverà che tali distinte Parole essenzialmente ne costituiscono una sola; com'era in Latino fueram, fuero ec.
É dunque di somma importanza il ben conoscere nel Linguaggio le Voci, ch' esprimono al tempo stesso Giudizio Tempo e Modo - Per amore di brevità tralascio di qui esporre quelle che à stabilito la Lingua Italiana, e che formano la cosi detta Conjugazione della Voce di Giudizio essere.
98. Intanto si fissi, che sebbene nei Giudizj i Modi già analizati sieno nove (72), pure le Voci esprimenti Giudizio Tempo e Modo ossia le Voci di Giudizio, in Italiano come in altre Lingue molte non sono trà loro diverse, che pei soli quattro
Modi Generico Indicativo Condizionato e Indefi-nito. Per gli altri Modi poi le Voci si prendono. da qualcuno di questi tré ultimi, colle opportune avvertenze sull'Inflessione vocale, sulla Disposizione delle parole ec. analogamente alla natura di
ciascun Modo in particolare. Quindi una stessa
Voce di Giudizio può praticamente avere diversi
Valori (30).
SEZIONE TERZA
DEI FONTI PRIMITIVI DE GIUDIZI
99. Nel giudicare altro noi non facciamo, che attribuire ad un Oggetto o un Azione o una Qualità (40) - Dunque i Fonti Primitivi dei Giudizi sono trè, vale a dire gli Oggetti le Azioni e le Qualità di primitiva Esistenza, cioè ch'esi-stono o che per lo meno s' immaginano effettivamente esistenti in Natura.
In Natura, almeno secondo la nostra maniera di concepire, esistono ancora dei Rapporti: Essi però nei Giudizj si presentano sempre sotto aspetto o di Oggetti o di Qualità, vale a dire mancanti dell'assoluta primaria loro natura, e però non più primitivi.
CAPO I
Degli Oggetti
100. Chiamiamo Oggetto «Qualunque Cosa, cui può attribuirsi una qualche Azione o Qualità ».
Negli Oggetti oltre il Numero generico ed il
Sesso di cui già si parlò (47, 49), bisogna ossero vare altre Cose, come passiamo ad esporre.
Denominazione degli Oggetti
101. Esistono in Natura moltissimi Oggetti aventi le stesse Proprietà (122); e sarebbe impossibile assegnare un Nome particolare a ciascuno di essi.
Quindi tutte le Lingue fissarono dei Nomi gene-rali, cioè dei Nomi esprimenti tutti gli Oggetti individui che anno le stesse Proprietà. - Ma esistono ancora degli Oggetti unici; vale a dire 0g-getti, ai quali non é possibile trovarne un secondo avente uguali Proprietà: E questi debbono avere ed anno anch'essi nel Linguaggio il Nome loro par-ticolare.
102. Dunque dobbiamo dividere i Nomi degli
Oggetti ossia i Sostantivi in generici ed individui - É generico ogni Sostantivo il quale esprime un Oggetto comprendente molti Esseri della Natura; come Libro, Pianta ec. É individuo ogni Sostantivo esprimente un Oggetto unico, ossia ogni Sa stantivo applicabile ad un solo Oggetto e sempre allo stesso; come Vienna, Roma ec.
:
abbiamo cinque diverse Derivazioni ; cioè Vo-ce-attiva, Oggetto-attore, Oggetto-astratto, Vo ce-passiva, e Qualità - Dalle Radici di Azione determinata poi si anno le sole prime tré Deriva-zioni; cioè Voce-attiva, Oggetto-astratto e Og getto-attore.
170. Chiamiamo attiva ogni voce di Azione in-
dicante, che l'Oggetto Cardine di Giudizio è at-tivo; vale a dire indicante, ch'eseguisce desso ciò ch' esprime la Voce medesima di Azione: Come «Pietro è corrente, giuocante, parlante ec. cioé corre. aca, ma passiva ogni Voce di Azione indicante, che l'Oggetto Cardine di Giudizio é passivo; vale a dire indicante, che desso riceve l'Azione espressa dalla Voce medesima: Come «Pietro é chiamato, lodato, deriso ec."-Si avverta che in Italiano come in altre varie Lingue, alle volte si presentano sotto apparenza passiva delle Voci, che realmente non sono tali ; come amato in « Essi anno amato», che si risolve in
« Essi amarono, cioé furono amanti».
172. Chiamiamo Oggetto-attore ogni Oggetto
- 878. Ogni Quantità che ne contiene un altra un dato numero di volte esattamente, é detta inultipla di questa; e diciamo aliquota ogni Quan-tità, ch'é contenuta in un altra un dato numero di volte esattamente. Quindi le Parti aliquote sono precisamente l'Opposto dei Multipli - In Italiano i Multipli si esprimono con doppio, triplo, decuplo ec.; e le Parti aliquote con sudduplo, sutriplo , suddecuplo oppure la metà, la terza parte ec. :
179. Negli Oggetti molte volte sogliamo considerare il Numero, ma unicamente sotto l'aspetto di « Numero ripetuto senz' alterazione e continuante sempre coll'ordine medesimo ». Le Voci che si usano per esprimere questo Numero, sono da noi dette Voci numeriche di Ripetizione costan-
te — Tali Voci in Italiano sono «a uno a uno, a due a due, a dieci a dieci ec.r.
180. Ora è facile comprendere, che le Voci per esprimere e le Quantiti multiple e le Parti aliquote e i liumeri di Ripelizione costante possono e debbono derivare dalle Voci radicali di Numero.
Dunque il Linguaggio avrà dei Segni per indicare e queste tre speciali Numeriche Derivazio-ni, e le due Derivazioni generiche di Qualità (176)
e di Oggetto-astratto (127).
CAPO II
Delle Cose di Seconda Derivazione
‹81. Chiamiamo Cose di seconda Derivazione
• Tutto ciò, che deriva da altre Derivazioni; os sia le Derivazioni provenienti da Cose e Voci derivate ».
PARAGRAFO 1.°
Derivazioni dai DERITATI Nomi d' Oggetto
182. Dagli Oggetti Primitivi abbiamo la sola
Derivazione di Qualità (162). Dunque dagli Oggetti derivati avremo o una Derivazione di Qua-lità, o nessuna Derivazione : Altrimenti gli Oggetti Derivati sarebbero più fecondi dei Primitivi ; cioé una Cosa che in se realmente non esiste, sarebbe più feconda che una di reale assoluta esi-
stenza.
• Richiamando che gli Oggetti Derivati provengono o da Radice di Qualità (164) o da Radice
di Azione (109) o da Radice di Numero (177), passiamo ad esaminare da quali Oggetti Derivati possiamo avere la Derivazione di Quulità.
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