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Monday, October 28, 2024

Grice e Sertorio

 SERTORIO

L'architetto Giacomo Francesco Sertorio partecipò al dibattito pubblicando dapprima il saggio

Elementi di grammatica analitica universale (1875), poi Un esame filosofico della grammatica universale

(1876) e infine Il problema della lingua universale (1888).

In quest'ultimo saggio, a proposito dei diversi sistemi inventati dai suoi predecessori, egli individua tre fondamentali tipologie di lingue ausiliarie:

  1. il primo tipo comprende quella categoria di linguaggi che definiamo a posteriori che riprendono alcuni (o tutti gli) elementi, non di rado modificandoli, da lingue storico-
    naturali (come può essere l'italiano, il francese, il cinese, ecc.);
  2. il secondo tipo è costituito da quelle lingue che definiamo a priori con le quali è possibile comunicare sia in via scritta che in via orale, ovvero che presentano una forma ideografico-fonetica tale da permettere non solo la semplificazione della scrittura, ma anche una sua agevole e veloce riproduzione tramite foni;
  3. l'ultima tipologia è costituita da quelle lingue che adottano delle scritture tipografiche, criptografiche, numeriche, nelle quali gli elementi fondamentali della lingua sono utilizzati per trasferire solo l'idea della cosa che si vuole comunicare, ma che non presentano un reale metodo di comunicazione orale.Della seconda categoria discute ampiamente nel 1875 nel primo testo dedicato al problema della lingua universale, che intende come lingua adatta alla comunicazione tra persone adulte, che abbiano già delle idee proprie sviluppate attraverso l'uso della loro lingua madre: qui si occupa innanzitutto della definizione del sistema numerico della lingua ideale (e ne propone di due tipi differenti, sia a base decimale che sessagesimale), e poi del suo sistema grammaticale e lessicale.

    128Le informazioni seguenti sono tratte da GIACOMO FRANCESCO SERTORIO, Elementi di grammatica analitica universale,

    Porto Maurizio, Tipografia Prov, di L. Demaurizi, 1875.Il sistema decimale

    Sertorio associa ad ogni numero da 0 a 9 una consonante, secondo le seguenti corrispondenze: 1

    = b, 2 = g, 3 = d, 4 = c, 5 = 1, 6 = m, 7 = n, 8 = p, 9 = 1, 0 = z.

    A partire dalla virgola che separa i numeri interi dai decimali si pongono in ordine da destra a sinistra le 5 vocali (a, e, i, 0, u) e questo ordine è invariabile. Le vocali vanno scritte al di sotto delle consonanti precedenti e, durante la lettura, questi nessi di C + V (che possiamo allora intendere come sillabe) sono da pronunciarsi assieme (del tipo [be] e non [b] + [e]). Le cifre devono sempre essere raggruppate a gruppi di tre (secondo l'ordine decine, centinaia, migliaia, milioni, ecc.) e










    laddove non vi sia alcuna cifra a coprire le sedi di queste terne si inserisce lo zero. Si avrà allora





    qualcosa di simile all'esempio successivo:











    3

    7

    2



    2

    1


    5

    8

    9




    7 6, 3 4 0



    4


    d

    n




    g


    .cgb.1pr.





    n


    m


    d


    Z

    e

    a



    i



    a


    i

    e

    a



    Il numero così composto in italiano si direbbe "trecentosettantadue miliardi, quattrocentoventuno milioni, cinquecentottantanove mila, settecentosedici virgola trecentoquaranta" e nella lingua del Sertorio solamente "denagu, cogibe, lapuro, nibema, ducozi": i vantaggi sono molteplici, se si riconosce oltre all'evidente brevità anche il fatto che in un sistema numerico-alfabetico di questo tipo le vocali che occupano un posto fisso permettono di individuare perfettamente l'ordine di grandezza di ciascuna cifra senza dover ricorrere ad altre parole per indicarlo. Cosi si saprà che la combinazione C + e + C + a + u corrisponde sempre all'ordine dei miliardi, C + a + C + u + C + o a quello delle centinaia, ecc.


     Il sistema sessagesimale

    Il secondo sistema proposto è quello a base sessagesimale in cui ad ogni cifra da 0 a 60 Sertorio

    associa una sillaba CV, del tipo 1 = ba, 2 = ge, 3 = di. Nonostante anche questo metodo assicuri una

    brevita di espressione considerevole (centoventitré › bagedi), risulta meno convincente del precedente per il semplice fatto che quello prevedeva uno schema di composizione ricorsivo basato su poche semplici regole, mentre questo aumenta notevolmente il grado di difficoltà mnemonica associato ad ogni numero a causa del maggior numero di combinazioni esistenti e

    dell'arbitrarietà delle stesse.

    Per quanto riguarda invece la parte grammaticale e lessicale della sua lingua ideale, Sertorio indica delle caratteristiche fondamentali che questa deve possedere per essere di semplice comprensione:

    I

    la separazione dei morfemi lessicali da quelli grammaticali;

    l'esistenza di particelle grammaticali nuove, più semplici, meno ambigue di quelle

    esistenti;

    l'invariabilità delle parole.A questi aspetti deve aggiungersi anche l'esistenza di un vocabolario in cui ogni elemento possegga uno ed un solo significato. La grammatica deve vertere intorno al verbo, che da solo e opportunamente coniugato è in grado di descrivere non solo l'azione, ma anche il soggetto della stessa, il suo numero, il genere, le circostanze di modo e di tempo. A questo, se necessario, si possono associare ulteriori "complementi di proposizione", anch'essi declinati, per descrivere

    l'azione in modo più particolareggiato.

    L'alfabeto utilizzato è composto di diciassette lettere, le stesse che sono state utilizzate per il sistema numerico decimale visto in precedenza. Ogni "particella grammaticale" o parte del discorso presenta un ordine VCVCV ed esse sono riconoscibili a seconda delle lettere che vengono

    poste in ciascuna sede.I verbi

    I verbi sono riconoscibili dal fatto che presentano nella sede della prima consonante una «b» o una «g» e questa, assieme alla seconda vocale, forma il modo verbale (diviso in: «ba» infinito, «be» participio, «bi» gerundio, «bo» indicativo, «bu» imperativo, «ga» soggiuntivo, «ge» condizionale, «gi» morale, «go» fisico, «gu» matematico»); la vocale iniziale indica la forma del verbo («a» = intransitiva, «e» = riflessiva, «i» = attiva, «o» = passiva, «u» = neutra»); le ultime due lettere, consonante e vocale, indicano il tempo, il numero e la persona a cui il verbo stesso si

    riferisce, secondo la seguente tabella:129tem

    0.

    Particelle

    numero

    d

    del e personal

    1R28

    22

    มา สิ

    1.ª

    TO

    3."

    Singolare

    IP838a

    아비아비비이

    2

    Plurale

    130

    3.

    Specificazione del Tempo

    = Più che perfetto

    = Passato anteriore

    =

    Passato indefinito

    Passato definito

    Imperfetto

    Presente

    Futuro

    Futuro anteriore

    =

    • Dipendente

    = Indipendente

    = Persona

    Numero

    129 Immagine tratta GIACOMO FRANCESCO SERTORIO, op. cit., p. 10.Così ad esempio il verbo '(tu) mangia!' può divenire «ibupe», dove «i» indica la forma transitiva, «bu» il modo imperativo e «pe» la seconda persona singolare del tempo presente.

    I nomi

    Allo stesso modo si compongono i nomi: la prima lettera - vocale - indica il genere (del tipo «a» comune, «e» sessuale, «i» maschile, «o» femminile, «u» neutro»), la seconda - consonante indica la declinazione e il numero, ed esistono cinque declinazioni; la terza e la quarta lettera - vocale e consonante - delimitano l'idea in ordine alla quale si riferiscono le preaccennate qualità di genere e numero, cioè costituiscono la parte che potremmo in qualche modo chiamare mortema lessicale, radice lessicale significante della parola; l'ultima vocale indica il caso di appartenenza.In questo modo poi si formano anche tutte le altre parti del discorso. Il problema di un sistema di questo tipo è che la riuscita di una buona conversazione dipende in maniera non trascurabile dalle capacità mnemoniche e combinatorie degli individui interessati: oltre alla notevole mole di nessi consonantici e vocalici esistenti, oltre al fatto che questi cambino significato in base alla posizione, oltre all'enorme numero di combinazioni possibili, un aspetto penalizzante sarebbe soprattutto la struttura stessa delle parole che, indipendentemente dalla parte del discorso interessata, deve necessariamente essere di cinque/sei lettere, in ordine VCVCV o CVCVCV.

    Per quanto riguarda invece la terza categoria delle lingue inventate ad uso internazionale individuate da Sertorio, si riporta un esempio di lingua puramente ideografica, numerica:Esempio:

    Ne Il problema della lingua universale, Sertorio propone la frase italiana:

    Il grammatico intelligente interpreta facilmente questa scrittura; perchè il significato unico di ciaschedun segno è reperibile istantaneamente

    nella trascrizione numerica seguente (terzo metodo):

    - 12. 111. 15. 2101. 1245 - 27. 33. 72. 2152. 1151 - 14. 114. 18. 0454. 3293 - 3 - 364 - 14. 111. 15. 1564. 4252 - 14.

    112. 16. 0435.1555 -15. 33.72 - 1533. 1265 - 1.Ad ogni cifra associa una funzione grammaticale, sintattica o di senso (ad esempio il numero «1» finale esprime il punto fermo, la fine della sentenza; il numero «3» corrisponde al punto e virgola; il «111» significa 'soggetto della proposizione; il «15» il caso nominativo nella sua forma singolare; il «364» significa 'perché; ecc.). I trattini indicano l'inizio di ciascun termine e i punti dopo le cifre separano i fattori che fanno parte di ciascun termine.!30Esempio tratto da GIACOMO FRANCESCO SERTORIO, Il problema della lingua universale, Porto Maurizio, Tipografia Berio,

    1888, р. 6.

    La volontà è quella di limitare (ma non del tutto) la fusione dei morfemi e piuttosto apporre nuove cifre che siano ognuna portatrice di un determinato significato (del tipo 'leone-femmina' e non

    'leonessa'). Sertorio è perciò convinto che, tra quelli individuati, il più esatto dei metodi sia il

    terzo, visto che:La ragione dell'evidenza, che ammirasi nel linguaggio algebrico e che spesso riguardasi come un privilegio di questa scienza, si è che nei ragionamenti algebrici non entra mai un segno il di cui valore assoluto e di posizione non sia esattamente definito. (.../ La sintassi, che attualmente più soddisfaccia alle esigenze filosofiche è la sintassi algebrica ed i precetti di questa

    dovrebbero essere comuni ad una lingua universale. 31

    Di nuovo quindi, l'interlingua in grado di descrivere in maniera conforme la natura delle cose è di tipo numerico e algebrico e per essere utilizzata necessita di tanti vocabolari quante sono le lingue

    storico naturali esistenti.

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