Grice e Guastella: all’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della conoscenza – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Misilmeri). Filosofo italiano. Misilmeri, Palermo, Sicilia. Grice: “Guastella is an interesting philosopher. A system-builder! He wrote on epistemology and metaphyusics in a clear style.” Cosmo Guastella (Misilmeri), filosofo. Figlio di Vincenzo farmacista e da Marianna Piazza, uno dei quattro figli della coppia, ancorché di famiglia borghese non ebbe un'infanzia agiata. Sudia con l'ausilio di borse di studio fino a laurearsi a Palermo. È ritenuto il capostipite del fenomenismo. Insegna a Palermo. Opere: “La conoscenza”; “Metafisica”; e “Il fenomenismo”. Fonda la Biblioteca filosofica. Dizionario Biografico degli Italiani, Dizionario di filosofia. Cause empiriche: e cause metaempiriche. La causa nel senso scientifico. Distinzione tra la causa nel senso metafisico (causa efficiente) e la causa nel senso scientifico. I filosofi hanno ammesso generalmente questa distinzione. Impossibilità di provare la dottrina di Comte sulle cause efficienti. L’ANTROPOMORFISMO. La Filosofia teologica. La filosofia teologica nel periodo prescientifico. Funzioni della divinità come principio esplicativo dei fenomeni. La divinità come principio motore. La divinitàcomeprincipiodiunaspiegazione teleologica dei fenomeni. Le prove dell'esistenza della divinità. I concetti della teologia trascendentale. Immutabilità ed extra-temporalità di Dio. Dio come l'Infinito o l'Assoluto. Il dualismo e il panteismo nella filosofìa antica e nella moderna. Il valore delle prove dell'esistenza della divinità dipende da quello del concetto di causa efficiente. L'animismo come spiegazione dei fenomeni biologici. Osservazioni generali suU'animismo come ipotesi biologica. La spiegazione animista dei fenomeni biologici. Estensione del dominio della coscienza in conseguenza dei principii dell'animismo. Spiegazione intellettualista dell'istinto. L'ilozoismo. Osservazioni generali sull'ilozoismo. L' ilozoismo nella filosofia antica e moderna. L'ilozoismo nella filosofia contemporanea. Il panpsichismo. Osservazioni generali sul panpsichismo. La monadologia di Leibnitz. I panpsichìsti moderni. L'idealismo. Osservazioni generali sull'idealismo. L'idealiijino di Kant L'idealismo assoluto, dei successori di Kant. Il concetto di causalità dell’antropomorfismo. Le oda volizionale della causazione e teorie affini. Osservazioni su queste teorie. La filosofia meccanica o impulsionista. Della filosofia meccanica o impulsionista in generale. Il principio, su cui è fondata la filosofia meccanica, in Cartesio e i cartesiani, in Hobbes, in Spinoza, in Newton, nei primi newtoniani, in Locke, in Leibnitz, in Clarke, in Huygens, Bernouilli, Eulero, d'Alembert, Hume, Reid, Dugald-Stewart, Hamilton, GALLUPPI, SERBATI, Cuvier, nei fisici e filosofi contemporanei. La proposizione che l’azione a distanza è inconcepibile, assurda e contraddittoria. Origine e sviluppo dell'idea di causa efficiente. Le causazioni più familiari ci sembrano spiegarsi da se stesse e potere spiegare tutte le altre. Proposizioni di filosofi che hanno riconoscinto questo fenomeno psicoloco (di Bacone, Stuart-Mill, Bain, GiiffopA, Pag.Stallo). L' idea di causa efficiente deriva, dall' «et sperienza delle causazioni più famlliani. Le causazioni più familiari non sembrano, misteriose che nella riflessione scientifica. Perchè l’azione volontaria diventa misteriosa Perchè diventa misteriosa, in generale, l'azionem utua tra lo spirito e il corpo. Perchè diventa misteriosa 1' attività interiore dello spirito Perchè diventano misteriose IMnipulsione e le altre azioni fisiche più familiari. Conclusione sulle ragioni per cui le causazioni più familiari perdono la loro intelligibilità. La tendenza naturale a spiegare le sequenze non familiari riconducendole alle familiari, e quindi il principio di causalità efficiente nella sua forma primitiva e spontanea, non possono avere alcun valore obbiettivo Forma secondaria del principio di causalità efficiente. Il principio di causalità efficiente è un'induzione incosciente dalle causazioni più familiari. Origine comune e differenziazione prògressiva dei concetti fisico e metafisico i' deWsL causalità. La dottrina dbll'inconoscibilb b l'idea di CAUSA EFFICIENTE. La dottrina dell'inconoscibile come appliéàzìone del principio di causalità efficiente 'tiella sua forma secondaria. La proposizione che non conosciamo l'essenzal disile cose il fondamento principale della teoria dell'ÌDCon<6scibìl'e è il principio di causalità efficiènte. Questo fóndamente non può pretendere ad alcun calore obbiettivo. Ciò è provato più chiaramente dalTesame dell'inferenza incosciente di cui è la conclusion. Noi conosciamo o possiamo conoscere l'essenza delle cose e il modo essenziale della produzione dei fenomeniLa Forza nel senso metafisico. La filosofia apriorista. Lo sforzo di ricostruire la realtà a priori è una delle tendenze più generali della speculazione metafisica. La filosofìa apriorista è sovratutto un'applicazione del principio di causalità efficiente La filosofìa apriorista in Cartesio, in Malebranche 4 (ìy-in Spinoza in Leibnitz, in Locke, in Condillac, in d'Alembert, in Hume, in Kant, in Fichte, Schelling, Hegel, in Reid, Ehigald-Stewart, GALLUPPI, SERBATI, GIOBERTI, ROVERE, in Taine e Spencer e in Hartmann. Le pretese dimostrazioni dei principii della meccanica. La filosofia apriorista al di fuori della ricerca della causa efficiente. Dottrine della filosofia apriorista sulla essenza e la definizione. Dottrine di Aristotile e di Platone in particolare. Dottrine analoghe e particolarmente quella di Cuvier della correlazione organica. Spiegazioni della filosofia apriorista della costituzione del cosmos (e particolarmente quelle di Platone e di Aristotile). L'argomento ontologico come applicazione della spiegazione apriorista. IL REALISMO DIALETTICO. Perchè si realizzano le astrazioni. Spiegazioni correnti e precisasione della qaistione. Il realismo, in quanto è una spiegazione del mondo (realismo dialettico), ha Io scopo di identificare il rapporto logico tra il principio e la conseguenza al' rapporto ontologic tra la causa efficiente e l’effetto. Origine del realismo degti scolantici. Il sistema di Hegel. Il sisttema di Taine. Realismo (realizzazione dei concetti) del Taine. Il suo metodo dialettico (cioè di dedurre i concetti realizzati). L'idea fondamentale di questo sistema è l’dentificazione del rapporto tra il principio e la conseguenza a quello tra la causa efficiente e l’effetto. Il sistema di Platone. Cenni generali sulla filosofia di Platone. Apriorismo di Platone. Suo metodo puramente deduttivo. Importanza capitale attribuita al metodo; universalità della filosofia e sua sìstemftticìtà. Affinità del metodo dialettico col metodo matematico.C aratteri prepri del metodo dialettico, per cui differisce dal matematico. Tutte le altre Idee si deducono da quella del Bene. L'Idea del Bene non è solo il principio logico ma anche il principio ontologico (la causa produttrice) delle altreldee, enonne è il principio ontologico che in quanto ne è il principio logico. La deduzione progressiva delle Idee le une dalle altre é una derivazione reale delle Idee che si deducono da quelle da cui si deducono. L'Idea del Bene è la più generale di tutte. Contenuto di quest'Idea. Metodo di divisione e gerarchia delle Idee. Teoria della definizione.La dieresi è una deduzione in cui l’Idea divisa funge da principio, e le Idee in cui si divide da conseguenza. Come la dieresi è una deduzione, e come si trovino in essa 1 caratteri distintivi del metodo dialettico. Il metodo indiretto di PARMENIDE DI VELIA. É con questo metodo che deve dimostrarsi il primo principio (cioè l'Idea del Bene). Un'Idea generale non è solo il principio logico ma anche ontologico (la causa), clelle Idee più particolari in cui si divide. L'obbiettivazione dei concetti e il metodo dialettico hanno per Iacopo l’identiflcazione del rapporto tra il princìpio e la conseguenza a quello tra la causa efficiente e l’effetto. n iftiema. Idea generale della filosofia di Spinoza.Il concetto del parallelismo psico-fisico e suoi sviluppi. Metodo puramente deduttivo. Identità dello sviluppo logico e dello sviluppo ontologico. Le cose considerale sua specie aetemitatis. L’essere, secondo Spinoza, è una serie di astrazioni realizzate che derivano logicamente e ontologicamente le une dalle altre, in modo che il rapporto tra il principio e la conseguenza é identico con quello tra la causa (efficiente) e l’efi'etto. Difi'erenze e omologia fra tutti questi sistemi. Come il realismo dialettico deriva dalla tendenza naturale del nostro spìrito da cui derivano tutti gli altri concetti metafisici. NIHIL ORITUR, NIHIL INTERIT. Tendenza naturale a supporre che il reale nella sua essenza é immutabile. I fisici greci in generale. Dottrine di Empedocle e di Anassagora. Il sistema degli atomisti. Dottrine dei fisici che ammettevano una sostanza unica. Dottrina d’Eraclito dell’identità dei contrari Dottrina degl’Eleati. Spiegazioni meccaniche dei fisici in generale. Dottrine dei filosofi indiani. Dottrine di BRUNO e di TELESIO. La teoria meccanica (cioè laridnrione di tutti i fenomeni a quelli meccanici) nella scienza moderna. Applicazione della teoria alla costituzione della materia. Ancora della teoria meccanica. Applicazione ai fenomeni psichici. Spiegazione meccanica dei fenomeni della vita. Il principio della persistenza delle cose nelle stesse proprietà nell'atomismo metafisico, nei sistemi monisti, nel realismo, nel criticismo. Dottrine di Herbart e di CORLEO Dottrina dell’identità della causa e dell'efletto. IL CONCETTO DELL'ANIMA. L'animismo (sostantificazione dell’anima) è il prodotto d'una tendenza naturale dello spirito umano. Le prove della sostanzialità dell’anima. Materialiià dell’anima Della forma primitiva dell’anìmismo. L'animismo è anch'esso un'applicazione del principio deirimmutabilità dell'essenza delle cose. Le concezioni moniste si fondano su questo principio egualmente che le dualiste. È per esso che deve spiegarsi anche Tanimismo del'uomo primitive. Il concetto dell'immortalità dell'anima e quello della sua immaterialità sono degli sviluppi naturali della teoria animista. Il substratum, supposto indisponsabile j dei fenomeni psichici non è che il fantasma del corpo La terza forma dell'animismo, cioè la dottrina che la sostanza dello spirito è un fatto psichico permanente che è il substratum di tutti gli altri. DOTTRINA DI ROSMINI SULLA SOSTANZA DELL'ANIMA carte. IMMANENZA DELLE IDEE PLATONICHE.Prove di qoeatimmanetiixa. I termini designanti le Idee in generale. I termini designanti ciascen'Idea. carte Il concetto e la conoscenza generale si riferiscono airidea» La definizione e la dieresi, che hanno per oggetto le Idee, si riferiscono alle cose considerate d'una maniera generale ed astratta L'idea è l’universale, ciò che è lo steiso in tutti gl'individui del genere.VLa napouoCa, la (léBe^i^ e le altre espressioni dell'inerenza nelle Idee nelle cose. Contenenza reciproca tra le Idee generiche e le Idee specifiche. Gl’elementi dell’dee sono anche gl’elementi delle cose. Tutto il reale si risolve nelle Idee. L'essere non 6 fuori del divenire, ma nel divenire stesso. BlMeuMione degli argomenti contro l’immanenza La sostanzialità delle Idee. La distinzione fra l’Idee e le cose interpretata come una separazione. ni. Le Idee considerate come esemplari a cui le cose non si conformano che approssimativamente. Le allegorie del Fedro e del Timeo. La testimonianza d'Aristotile. IL PITAGORISMO PLATONICO. Cenni snlle dottrine del Pitagorici e sul pitagorismo di Platone In generale. I namert ideali carte I due elementi. La forma e la materia delle Idee. La forma e la materia delle cose. Le entlUi matematiche (come intermediarie fra le Idee e le cose. Il pitagorismo nel Timeo e nel Filebo. Motivi deireTolnzione di Platone verso il pitagorismo. II pitagorismo nel Timeo (Carattere simbolico della cosmogonia del Timeo e suo significato). La dottrina della setta di CROTONE nel Timeo (il limite e l’illimitato di questo dialogo). Il pitagorismo nel discepoli di Platone. Le tre dottrine dei platonici sui numeri carta. La dottrina di Xenocrate carte La dottrina di Speusippo. DOTTRINE DI PLATONE SULL'ANIMA E LA DIVINITÀ NEL LORO RAPPORTO COL SISTEMA DELLE IDEE. L'anima e suo rapporto eon le Idee e eoi fenomeni (l’anima individuale carte l’anima cosmica carte L'interpretaslone teistica del sistema dell’Idee (che l’Idee sono i pensieri della divinità creatrice) liO idee e il pensiero (Interpretazione di Hegel e di Teichmùller dell'immortalità dell'anima e altre dottrine connesse. Platone non ammette l’identità dell'essere e del pensiero, e la sua idea è un’entità puramente obbiettiva. Saggi sulla teoria della conooccnr.a. Palermo D. v \~ l' ^ Contenta Sui limiti e l'oggetto della conoscenza a priori Filocofia della r--^nfir-ica ])t 1-!^ 1 'i^f^fì^rT"," ■^^'^Eondict^^dolln parto prima ->-♦'•).) U.) Palermo, SAGGI SULLA Teoria della Conoscenza. Sui limiti e l'oggetto della conoseenza a priori PALERMO REMO SANDRON 4<Blm«l..illh....«„...„.riilim<;)i,i(|||„ ..lÉiiillniill). ■■.,illi..rili„illi'.' iir'iirtiii— ■• ''iff''iiii'iiiii"'— "■• mt''mi'siii" <T|f<ii;i'i|)|i"-""-<»"»<«tgi4q «u..iiiii..iiii,.,iii„..^i,~7,«„*i,.iii(„iiji,.^ 'v Ud L'ipotesi (lei coneetti. i'\ G/. V ' I no. Uno degli aspetti più caratteristici del modo di pensare metafisico é lo sforzo di conoscere il reale a priori, di costruirlo ; anzi possiamo dire, d una maniera generale,' che a priorismo è il sinonimo di metafìsica, come empirismo è il sinonimo di positivismo -almeno del vero positivismo, cioè quello che non ammette, rigorosamente, che i tatti, ì fenomeni, e le loro relazioni. — Noi vedrenio in effetto nel 8^ Saggio che, mentre il presupposto su cui si fonda il modo .positivo di pensare, è che non dobbiamo ammettere alcuna proposizione senza prova, non essendovi altra prova che la sperimentale, cioè Tinduzione, la generalizzazione dei casi osservati, e, se la proposizione è particolare, la deduzione (il sillogismo) fondata sovra un^induzione antecedente; il modo metafisico si fonda invece, consapevolmente o inconsapevolmente, sul presupposto' contrario, cioè che vi hanno dei principii che noi dobbiamo ammettere per la loro evidenza intrinseca, senza prova, e per conseguenza indipendentemente dalf esperienza e dall’induzione, in altri termini, a priori. Non vi ha dunque quistione più importante per la teoria della conoscenza, che quella sulla possi]:>ilità e sui limiti della conoscenza a priori. E siccome la metafisica si propone di stabilire resistenza delle cose e il come di quest'esistenza — non i loro rapporti nascenti da una veduta della mente che le com[)ara le une con le altre — cosi questa quistione può circoscriversi per noi dentro confini più determinati : possiamo noi acquistare delle conoscenze a/)r/or/ suiresistenza delle cose ? o in altre parole : questa esistenza può formare Toggetto di giudizi a priori ? L'oggetto di questo prima Saggio sarà di dare una risposta a (jucsta domanda. Perciò noi non ricercheremo innnediatamente se le conoscenze o pretese conoscenze a priori che oltrepassano il mondo deiresperienza, siano o no legittime: il nostro esame si restringerà, al contrario, nel dominio delle conoscenze positive, fenomenali; il lettore potrà fare da se stesso le sue inferenze su (luelle che stanno al di là di questo dominio. Ora un pò di riflessione mostrerà che la nostra quistione,. cioè se noi possiamo formare dei giudizii a priori concernenti resistenza delle cose, non si può risolvere senza prima esaminare la natura del giudizio e la sua classificazione. Ma gli elementi del giudizio sono le idee , e si avrà necessariamente una o un altra teorica del giudizio, se per elementi di esso si daranno le idee astratte, come fanno le dottrine da lungo tempo dominanti , oppure le idee concrete. Vi ha dunque, prima di tutto, una quistione preliminare che ci s impone : esistono o no delle idee astratte, dei concetti ì Sarà questo Targomento di questo primo capitolo. Tutti i termini, se si eccettuino i nomi propri, sono generali ; vale a dire essi si applicano , non ad un solo oggetto particolare, ma a qualsisia di tutti gli oggetti appartenenti ad una classe. Ora le parole essendo segni delle idee, si domanda quaU siano le idee significate dai nomi generali. Non vi hanno che due risposte ; Tuna è : Un termine generale non significa che delle idee particolari, cioè delle idee di oggetti individuali e concreti ; solamente, mentre un nome proprio non suggerisce allo spirito che una sola idea particolare, un nome generale può suggerire ugualmente una o un altra delle idee degli oggetti particolari appartenenti ad una classe. Cosi IL SIGNIFICATO di questi nomi non è generale che potenzialmente, in quanto possono richiamarci questo o quello degli oggetti della classe ; ma il loro significato attuale, appartar propriamente, è sempre particolare, in quanto non ci richiamano effettivamente che un solo o alcuni di questi oggetti. Questa teoria si chiama nominahsta. Ma secondo l'altra teoria, che chiameremo concettuahsta, a un termine generale corrisponde, non delle rappresentazioni particolari, ma una nozione generale o idea astratta, che è come la rappresentazione di ciò che gl'individui di una classe hanno di comune, negligendo i tratti particolari che sono propri a ciascuno. La grande maggioranza dei filosofi hanno adottato la teoria concettualista : alcuni, tra cui lo stesso Mill , quantunque si siano professati nominalisti , pure in fondo hanno ammesso il concettualismo, o almeno spesso hanno esposto le operazioni del pensiero in termini ■che implicano quest'ultima dottrina (1). Cosi non esitiamo [Mill non ammette che noi possiamo formarci delle idee separate delle proprietà astratte delle cose; egli non accorda allo spirito che delle rappresentazioni concrete e particolari : ma «econdo lui noi abbiamo il potere di prendere per oggetto della nostra attenzione una parte o un elemento astratto della rappresentazione concreta, quantunque ci sia impossibile di separarlo completamente (V. § 5.) Non è evidentemente che un'altra forma del concettualismo. Bain intende per idea astratta un caso tipico o uno specimen, cioè un individuo particolare, il quale rappresenta per noi tutti i casi o individui della classe ; ovvero un simbolo verbale applicato alla classe (Dei sensi e deW intelligenza, parte 2. e. 2. V.) Qui egli sembra parlare perfettamente da nominalista ; ma altrove (w Logica, Introduzione, 9) egli ammette, come il Mill, che lo spirito ad asserire che i tatti deirintelligenza non sono mai stati studiati ad un punto di vista rigorosamente nominalista ; per cui, accingendoci a dare una classificazione del giudizio fondata esclusivamente su questo punto di vista, siamo obbligati a discutere il concettualismo d una maniera più larga^clie non abbiano latto fin qui gli autori nominalisti. Fra i pensatori moderni è Berkeley che ha dato i colpi più forti alla teoria dei concetti; ecco che cosa dice in sostanza questo filosofo. Noi vediamo un oggetto esteso, colorato e in movimento: tutti ammettono che queste tre qualità non esistono ciascuna per se stessa, ciascuna distinta e separata dalle altre ; ma, secondo i filosofi concettualisti, lo spirito può considerare isolatamente ciascuna di queste qualità, e astratta dalle altre due, il che si chiama formarsi un^dea astratta. Cosi lo spirito può formarsi la idea di colore air esclusione di quella di estensione, e Tidea di movimento air esclusione al tempo stesso di quelle di colore e d'estensione. Inoltre, osservando che tutte le estensioni particolari percepite dai sensi hanno questa proprietà comune o questo punto di somiglianza, di essere estese. nbbia il potere di accordare la preferenza della sua attenzione all'uno o all'altro dej^H attril)uti d'un oggetto concrelo (p. e. uno scellino o una ruota ; noi possiamo, egli dice, dare più attenzione alla rotondità e meno alla grandezza, ma è imi)0ssibiie che noi pensiamo alla rotondità, senza pensare a una certa grandezza o a un certo colore). , Spencer, ammettendo che gli elementi dello spunto non sono^ che le sensazioni e i rapporti fra le sensazioni, non potrebbe ammettere le idee astratte : tuttavia egli atterma che i temimi del pensiero possono essere anche, non delle cose particolari e delle azioni particolari compiute da esse, ma i caratteri generali delle co^e e delle classi di cose, considerati separatamente dalle cose ste'^^^e (V p. e. PrinclpU di psf colorila, § 487). Cosi la sua opmione. sembra i>ure, al fondo, la stessa che (luella di Stu.\rt-Mill. Questo semi-concettualismo è comune a tanti altri filosoll inglesi. ma differiscono perchè questo ha una certa figura, quello un'altra, questo una grandezza, quello un'altra, lo spirito si forma Fidea astratta di estensione, senza una figura o una grandezza determinata. Cosi può formarsi pure l'idea del colore in astratto , che non è né il rosso né V azzuro né il bianco nò alcun altro colore determinato. Ma il fatto, dice Berkeley, non va cosi. Noi possiamo formarci Tidea d'un uomo avente una grandezza, una figura, un colore determinato; ma non quella d'un uomo astratto, che non sia né Ijianco né nero né bruno né di un altro colore qualunque, né piccolo né grande né di statura media. Noi non possiamo, per qualunque sforzo di pensiero, concepire quest'idea astratta. Noi possiamo considerare la mano, l'occhio, il naso, l'uno dopo l'altro, separati dal resto del corpo. Ma (jualunque sia la mano o qualunque sia l'occhio a cui pen- siamo, Ijisogna ch'essi abbiano una forma, un colore par- ticolari. Cosi noi possiamo rappresentarci un colore parti- colare e con una gradazione determinata; ma non ci é pos- sibile di formarci l'idea del colore astratto. Ci é ugualmente impossibile di formarci l'idea astratta di movimento, di- stinto dal corpo che si muove, e che non sia né rapido né lento, né curvihneo, né rettilineo, ecc.; e lo stesso deve dirsi di tutte le idee generali o astratte (Priticlpil della conoscenza umana, Indrodazione), Il ragionamento di Berkeley non é che un appello di- retto alla coscienza : ci é impossibile, esaminando noi stessi, di sorprenderci nell' atto di avere un' idea astratta. Noi possiam o astrarre in un senso, in quanto possiamo pen- sare separatamente delle cose o dei fenomeni che nella realtà sono inseparabili. Cosi possiamo considerare isolatamente una parte di un oggetto, quantunque l'esperienza non ce la mostri mai isolata, ma sempre accompagnata dalle altre parti. Della stessa maniera, possiamo concepire isolata- mente un avvenimento, quantunque nella realtà esso sia sempre preceduto, seguito e accompagnato da altri avvenimenti determinati. In una parola, tutto ciò che ha un'esi- stenza distinta e una posizione separata nel tempo e nello spazio, noi possiamo concepirlo separatamente. Inoltre, ed è quello che ha più somiglianza con ciò che i filosofi chia- mano un'idea astratta, noi possiamo concepire isolatamente delle proprietà d'uno stesso oggetto, ma che noi percepiamo per dei sensi differenti: il colore d'un oggetto a parte della temperatura, del sapore, dell'odore, ecc., quantunque nella realtà queste qualità non si trovino separate. Ma tutto ciò che noi possiamo concepire— sia una semplice qualità sensibile o un oggetto conosciuto per un complesso di qualità sensibili, sia un oggetto intero ovvero una parte, sia un fenomeno che duri un istante indivisibile e che occupi un posto appena percettibile nello spazio, ovvero un gruppo di fenomeni successivi e simultanei— deve sempre essere un oggetto o un fenomeno assolutamente determinato, deve avere la tinta particolare e, per dir cosi, la fisonomia di qualche cosa d'individuale. Tuttavia, questo appello all'osservazione interiore, in cui consiste l'argomentazione di Berkeley, quantunque trattandosi d'un fatto della coscienza, non possa esservi una prova migliore , può nondimeno lasciare qualche dubbio. Infatti l'osservazione interiore, per consenso dei migliori fra i psicologi moderni , è un metodo fallace o almeno insufficiente; e per quanto riguarda i fatti più semplici del pensiero, la coscienza non è capace di rivelarcene chiaramente alcuni la cui esistenza è pure indubitabile. Nessuno dei psicologi contemporanei seguirà Condillac , il quale riduceva tutti i fatti mentaU a sensazioni attuali e riproduzioni di sensazioni passate: tutti ammettono invece che vi ha inoltre nell'intelligenza un altro ordine di fatti cioè la percezione dei rapporti che lo spirito scopre tra i fenomeni paragonandoli fra loro. Ebbene ! tutti sappiamo in che consista un rapporto di somiglianza tra due cose; ma chi potrebbe rappresentarsi il fatto interiore, in cui consiste la percezione d'un rapporto di somiglianza? Ma se l'argomento dell'osservazione interiore non basta a convincere di falsità la teoria concettualista,esso ci mostra almeno quale sia la natura di questa teoria : il concetto non è che un'ipotesi, non è un fatto di coscienza, non è qualche cosa che bisogni ammettere perché sia mai caduto sotto le prese dell'osservazione. Che ciascuno faccia attenzione a se stesso nell'atto di pensare : egli non scoprirà che delle immagini di cose particolari , e s' egli pensa a qualche argomento astratto, non si accorgerà di più che delle rappresentazioni di alcuni segni o termini generali, che non sono essi stessi se non delle immagini particolari di un certo ordine di sensazioni. Che alcuno dimostri, p. e., un teorema sul triangolo : non è al triangolo astratto che egli penserà, ma a un triangolo concreto e determinato, sia tracciato sulla carta , sia rappresentato nell'im- maginazione. E s'egli non avrà in mente alcuno di questi triangoli concreti, vorrà dire che tutto il suo ragiona- mento si ridurrà ad un' operazione meccanica , in cui i segni delle idee terranno il posto delle idee medesime. Prendiamo dunque la teoria dei concetti per quello che è, per un'ipotesi destinata a dar conto delle operazioni del pensiero, ed esaminiamo il valore di quest'ipotesi, in se stessa e nelle sue conseguenze, e alla stregua dei fatti e delle leggi conosciute dello spirito umano. In primo luogo bisogna far attenzione al rap- porto che noi naturalmente stabiliamo tra il pensiero e la cosa pensata. Quantunque l'oggetto immediato del nostro pensiero non sia che un'idea, cioè una modificazione o uno stato di noi stessi, un fatto puramente interiore che non esiste altrove che nella nostra coscienza né in un altro tempo che nel momento in cui pensiamo; pure ciò che noi intendiamo di pensare , ciò che rammentiamo o prevediamo o immaginiamo , ciò di cui , in una parola , affermiamo 1' esistenza , non ò già il nostro pensiero stessO;. ma è un oggetto o un avvenimento già passato o futuro , una cosa o un tatto per lo più esteric^re , o , se interiore , un latto almeno sempre distinto dal fatto at- tuale di coscienza con cui lo pensiamo. Ora in che consiste questo legame del pensiero con un oggetto fuo- ri del pensiero stesso ? Si dirà che noi abbiamo la co- scienza che il pensiero rappresenta un oggetto esterio- re ? ciò equivale a dire che noi abbiamo, oltre al pen- siero, la coscienza d'un oggetto esteriore che corrisponde al pensiero ; ma la coscienza di quest'oggetto esteriore non i)Otendo essere che un' idea , la quistione non lia fatto un passo con (juesta supposizione , e resta ancora a spiegare come quest'idea si riferisca ad un oggetto este- riore. La difficoltà non può avere, io credo, che una so- luzione. Per un' illusione naturale e primitiva, senza di cui non si pu(') immaginare come il pensiero potrebbe avere i)er noi un valore obbiettivo , avviene che 1' idea s'identifica per noi con la cosa pensata, e che nell' atto del pensare, noi non crediamo già di aver presenti alla mente delle mere rappresentazioni, ma d'involgere e di penetrare le cose stesse. Ciò è tanto vero che Reid, il (luale intendeva di ritornare alle credenze naturah del genere umano, soppresse le idee come rappresentazioni^ e r^etese cJie lo si)irito ha (Urettamente coscienza delle cose esteriori. E che questa sia veramente una credenza, naturale , ciascuno può farne l' esperienza in se stesso : se io j)enso, per esempio, al mio amico il tale, è cer- to che io credo di avere d'innanzi alla mente il mio ami- co stesso, e non un'immagine di lui. Nel pensiero av- viene dunfjue come nella sensazione : le nostre rappre- sentazioni si staccano dall' aggregato fisico — psichico che si chiama io, di cui realmente fanno parte, ci appari- scono obbiettive, e prendono jìer noi il posto delle cose stes- se. A noi non importa per ava di spiegare quest' illusio- ne naturale — lo faremo nel secondo Saggio (parte 2^) —.•(lucilo che c'importa è di domandarci se questo fatto gencu^ale della nostra intelligenza sia compatibile o no con l'esistenza delle idee astratte. Ora è evidente che non lo è. Se nell'atto del pensare noi crediamo di essere coscienti^ non dell'idea, ma dell'oggetto che l'idea rappresenta; se l'idea si confonde per noi e si scambia con la realtà ; in altre parole , se noi oljbiettiviamo e realizziamo le nostre idee ; non potremo quindi pensare un'idea astratta senza realizzarla , senza credere di pensare , non ad un' idea astratta, ma ad un oggetto astratto. Platone aveva dun- ({ue ragione di pretendere che, se vi hanno delle nozioni astratte e universali, vi saranno degli esseri astratti e uni- versali — è a ciò che si riduce in sostanza quasi tutta la sua argomentazione per dimostrare l'esistenza delle Idee (1) — :ma la conscienza smentisce la sua dottrina, mostrando che se la conseguenza è giusta, il principio è falso ; poi- ché se vi fossero le idee astratte, 1' esistenza degli esseri astratti dovrebbe essere, non una teoria laboriosamente costruita da un metafisico, ma una credenza naturale del genere umano. Noi arriviamo ad un risultato analogo, se ricer- chiamo quale potreblje essere T origine di queste pretese idee astratte. Secondo la massima parte dei filosofi che le ammettono (2), un'idea astratta non è che un'idea par- ziale : essa nasce (juando noi rivolgiamo l' attenzione a ({ualche nota o elemento comune a molte rappresentazioni particolari. Essendoci noi formate, p.e., le idee di più og- getti particolari che tutti appartengono alla stessa specie^ (l) V. il 2. Saggio, parte 1. il Supplemento sulla imiiuincnza delle Idee platoniche. (2;V. Loi.KE Saoglo JllosoficosalVintenr^ùnento umano 1. 2. c.ll § 0, 1.3. ('.3. ^6-0; WOLE Psicologìa empirica s 40, 40, 282,283. ecc.; Galluppi Saggio filosofico sulla critica (iella conoscenza 1. 1. § 29, t. 3. }^ 23; Rosmini Nuoro Saggio sulV origine delle idee §43, 58, 03, 489-493, 509, 519, 521; ecc. 12 t ascummo tutte le particolarità clie fanno di ciascuna di queste Idee lidea d'un in,lividuo particolare e diverso dag 1 altri, e non riteniamo cl.e le note o elementi comuni a utti, ed e cosi secondo questi filosofi, clie ci formiamo lidea generale della specie. Quest'nltima idea non é cosi secondo essi , che una parte della rappresentazione del- 1 oggetto concreto ; e l'astrazione non altro che una sepa- razione 0 una decomposizione. Essa trae un'idea univer- sale da un'idea particolare, fissando la nostra attenzione sovra uno dei suoi elementi: quindi ta osservare quest'ele- mento (1 elemento comune a molte idee particolari), non lo genera. Questo elemento preesisteva dunque , secondo 1 concettualisti, ed era già contenuto nelle idee particolari- ed una rappresentazione concreta non é che un fascio' una somma di tali elementi astratti. Ciascuno di questi elementi, ripetiamolo, esisteva già per se stesso e a parte nella rappresentazione totale; l'astrazione non fece che iso arlo dagli altri , farlo riconoscere come un elemento distinto e separato. Ora la rappresentazione totale o con- creta non é die una copia esatta dell' oggetto reale , in quanto almeno noi siamo capaci di conoscere gli oo-c^etti reali : gli elementi astratti non potrebbero dunque stare nella rappresentazione concreta , a meno che nell' orioi- naie, cioè nell'oggetto reale, non si trovassero gli elementi corrispondenti ; in altri termini, un oggetto reale indivi- duale non sarà , come la sua rappresentazione , che un lascio o una somma di elementi astratti (1). E se noi vo- (1) Il Sergi I.a ammesso esplicitamente questa conseguenza Ln immagme sensazionale , un individuo in <iuanto cailc' sotto i sens. o sotto la rappresentazione, è per lui un composto cosSuo almeno da due elementi, l'universale e il proprio, quaUes stono ^ano' enar^r""":- '",'"" f ""^ ^''"^ ^''"^^''''^ .lùanfun,p"nonlo pr^ciroTiSS;. '"■ """"'"" '"■ ''^''"''"' ' ""- ' - ^> ^^ gliamo attenerci alla credenza naturale , secondo cui l'og- getto immediato del pensiero sono, non delle idee rappre- sentative, ma le cose stesse, la conseguenza sarà ancora la stessa , anzi risulterà d' una maniera più immediata» Eccoci dunque arrivati un'altra volta alla realizzazione delle astrazioni : a una nuova forma di realismo, che non é, come quello d'un Platone o d'un Hegel, un serio sforzo per acquistare una conoscenza superiore alla empirica^ ma un'ipotesi gratuita e senza genialità, come quello de- gli scolastici. Diranno i concenttualisti che non è questa l'origine delle idee astratte ? negheranno che un' idea astratta sia una rappresentazione parziale, cioè una parte della rap- presentazione d'un oggetto concreto ? No, essi non lo po- trebbero, senza andare incontro ad altre difficoltà egual- mente insolubili. Noi non possiamo concepire altrimenti la possibihtà del pensiero, se non vedendo nelle nostre idee delle rappresentazioni, delle copie esatte, delle cose stesse : se il pensiero non rispecchiasse le cose stesse, in che potrebbe consistere la verità, questa conformità tra. il pensiero e le cose ? Le idee astratte non potrebbero es- sere dunque che delle rappresentazioni o delle immagini; e non essendovi che degli oggetti concreti, non potrebbero che essere delle rappresentazioni degli oggetti concreti. Ma non delle rappresentazioni totali o intere, perchè in questo caso sarebbero idee concrete; dunque rappresen- tazioni parziali, cioè parti o elementi di rappresentazioni concrete. Noi osserveremo di passaggio che questa rappresentar zione delle cose nel pensiero non ha niente di misterioso, secondo i più certi risultati della psicologia moderna. Da una parte una cosa, in quanto noi la conosciamo, non è che un fascio di apparenze sensibili, successive e simul- •tanee, in ultima analisi, di sensazioni, reali o possìbili (le possibilità di sensazioni di Stuart-Mill); e d'altra parte j u SAriGIO PlflMO SUI LIMITI E l/OGRETTO DELLA CONOSCENZA A PUIOUI 15 le nostre rappresentazioni delle cose non sono esse stes- se che sensazioni, riprodotte a uno stato più debole (1). Cosi fra realtà (({uale noi la percepiamo) e rappresenta- zione o pensiero non vi ha altra ditlerenza che tra torte e debole , più intenso e meno intenso. Per conseguenza pensiero, rappresentazione, immagine, sono dei termini equivalenti; e nò un'idea astratta potrebbe essere altro che una rappresentazione parziale ossia una parte o elemento di una ra[)presentazione concreta , né una ra[)presenta- zione concreta potrebbe avere elementi astratti, senza che ^ gli stessi elementi si trovassero nelFoggetto rappresentato. La dottrina dei concetti adunque conduce inevitabil- mente alla realizzazione delle astrazioni. Ma vi ha di più; un concetto astratto non è esso stesso che una sorta di astrazione reaUzzata. Io voglio dire che le stesse assur- dità inerenti all' esistenza di un' astrazione realizzata si trovano ugualmente nell'esistenza d'un'idea astratta. Qual è intatti la grande inconcepibilità di un'astrazione realiz- zata ? È di supporre alcun che di reale che non è una cdeterminata— mentre tutto ciò che esiste noi non possia- mo concepii'lo che come assolutamente determinato— d'/zo- mo in sé che non è né bianco né nero, né grande né pic- colo, né bello né brutto, né in un luogo né in un altro, ecc.; ovvero Yanlmale in sé che non é né bipede né quadrupede né senza piedi, né vertebrato né invertebrato, ec3. Ma cosa può essere un'idea astratta se non (jualche cosa di egualmente indeterminato, come sarel)l)e appunto l'imma- gine deW ctonio in se e deWaniniale in sé ì Se t'osse alcun che di determinato, sarei )be una rappresentazione deter- (1) V. Taine J/ intcUiffcnza y parte 1. l. 2. e. 1; I^ain. / sen^'. e V intvHìfìenza , 2. parte e. 1. H e Appendice D; Spencer Prinripa di psf'rofoffia , luìra.arati 4*), (iO, 73, OO -110, 450-471. eoe:; WuNnT, Elementi di /ts/roloffia ffsiolof)ica, e. VII. 2, e. XVII. 2 e 4, e. XIX. 1, e<*r-:: Hine'I' P<ivologia del irxgionainento, e. 2: «m'c:. minata; e una rappresentazione determinata non potrebbe rappresentare clie un oggetto determinato, cioè una cosa concreta e particolare. Di qui ^i vede anche come vadano fuori della quistione alcuni psicologi contemporarei, i quali ammettono che l'idea astratta sia qualche cosa di simile ai rittratti di famiglia di Galton , eh' egli chiama ancora ritratti generici (1). Un ritratto, un'immagine, potrà ben somigliai'e a una pluralità d' individui reali senza ripro- durre esattamente le sembianze di alcuno, ed essere come la media di tutti (juesti individui ; sarà sem[)re con tutto ciò un'immagine, un ritratto, individuale (benclié l'indivi- duo rapi)resentato non esista nella realtà), poiclié l'insieme dei suoi tratti e ciascuno di essi non potrà non essere un che di determinato, e, per conseguenza, d'individuale. ^ 5. Passiamo ora ad un altro ordine (U difficoltà. Ab- biamo già notato che V osservazione interna non trova altro nel soggetto jjensante se non che delle immagini di cose particolari e dei nomi: é certo cosi che senza rai> presentazioni particolari e senza nomi non vi ha pensiero. Questo fatto é stato ammesso da quasi tutti i concettua- listi, a cominciare da Aristotele. L'anima, dice questo filo- sofo, non intende mai senza immagini: gl'intelligibili non sono immagini, ma non sono senza immagini (2). Ora perché un concetto non si troverebbe mai puro, ma sem])re congiunto a un'immagine particolare o ad un nome ? Questa difficoltà se la é proposta già I. Stuart-Mill. A questo emi- nente pensatore può tarsilo stesso rimprovero ch'egli ha fat- to ad Hamitton, di \o\qv tenere, cioè, un piede nel nominali- (1) V. Galton Le immagini generiche, nella Beoue scienUjìque 6 sett. 1879 (2. serie 1. 17); Huxley D. Marne , sua rifa, sua filosq/ia, traduzione francese pag. 129; Delboeuf// sonno e i sogni ^ \>ag.'m; Binet Psicologia del ragionamento, pag. 107; ecc. {:!) De Anima 1. 3., e. VII, 3: 5; e. VHI, 3. De memoria et remini- scentia e. 1, ediz. Didot t. 3. pag. 494. 16 PniMO SAGGIO smo e un altro nel concettualismo : pure egli é al fondo (e ciò parrà incredibile a un lettore disattento) un vero con- cettualista. Secondo il Mill, noi non abbiamo presenti nel- la mente gli attributi che costituiscono un concetto, se non come formanti, per la loro unione con altri attributi, l'idea d'un oggetto particolare. Solamente, noi abbiamo il potere di fissare la nostra attenzione sugli attributi costituenti il concetto, negligendo gli altri attributi
Monday, October 28, 2024
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