Alfandari, diplomatico belga di origini italiane, fu professore di italiano all'Università di Liegi in Belgio Alfandari nacque nel giugno 1888 in Italia e morì nel maggio 1969 in Belgio. Durante la Prima guerra mondiale operò come ufficiale di crittografia per il Comando Supremo Militare Italiano. Dopo la fine della guerra si stabilì in Belgio dove, prima di divenire diplomatico dello stato, si incaricò di alcuni lavori di esportazione. Fu un grande conoscitore di lingue moderne: oltre alla lingua Neo, parlava fluentemente sette lingue.58 Suo è il progetto di interlingua di derivazione esperantista Neo, progettato per la prima volta nel 1937 a Bruxelles, ma dato alle stampe solamente nel 1961 in
Méthode rapide de Neo.
Coinvolto in prima persona negli ambienti bellici e personaggio di spicco della diplomazia belga, Alfandari sentì presto la necessità dell'istituzione di una lingua comune, convinto che essa fosse la soluzione alle incomprensioni tra le nazioni.Come i suoi predecessori, voleva che la sua lingua fosse di facile apprendimento, semplice, libera da ambiguità, prevedibile: per questo, pur approvando la grammatica dell'Esperanto, decide di semplificare ulteriormente la sua morfologia, prediligendo radici lessicali più brevi - che talvolta però rischiano di produrre nel lettore il risultato opposto, peccando di ambiguità -. Il lessico è volto alla lingua francese, ma sono presenti anche delle influenze dalla lingua inglese, italiana e latina (vedi «forse» 'forse' e «sen» 'senza'; «somo» 'qualcosa' come l'inglese some (thing); «kras»
'domani' come il latino CRAS) e sintattiche anche dal tedesco e dal russo.La pronuncia, l'accento, l'alfabeto
Nella lingua Neo l'alfabeto è latino e ogni lettera corrisponde ad uno e un solo suono preciso, che deve sempre pronunciarsi. Vi sono cinque vocali, «a, e, i, o, u» che possono variare in lunghezza,nonostante la quantità vocalica non sia fonologicamente pertinente. In presenza di nessi vocalici,
le vocali si pronunciano sempre separatamente.
L'accento cade sulla penultima sillaba nel caso in cui questa sia aperta (es. CV, CCV, come in «libro» ('libro]), sull'ultima nel caso sia chiusa (es. CC, VC, CVC, come in «amik» (a ' mik]), e la desinenza del plurale «-s» non modifica l'accento della parola (es. «libros» ['libros]).La tabella rappresenta la corrispondenza tra grafi e foni nella lingua Neo. Gli ultimi due sono nessi di consonanti.
abcdefghiikmn
kImnopaIsturweyzshes
abtfdefghidkl mnopkwrsturwksis
tsGli articoli
Gli articoli sono invariabili e si dividono in determinato («lo») e indeterminato («un»).
Gli aggettivi e avverbi
Come nell'Esperanto, gli aggettivi terminano necessariamente in «-a» e sono invariabili (ad esempio «un bona soro» e «un bona frato»). Gli avverbi, allo stesso modo, sono invariabili e come
in esperanto terminano in «-e».sostantivi
La derivazione esperantista è evidente anche nella terminazione dei nomi, ottenuta sempre tramite l'aggiunta della vocale finale «-o». La vocale finale dei nomi può essere omessa durante la pronuncia delle parole nel caso in cui questo renda più semplice il continuum del parlato (per esempio nel caso in cui la prima sillaba della parola successiva cominci con suono vocalico), ma mai se la parola termina con nessi consonantici che senza vocale finale risulterebbero di difficile pronuncia (come ad esempio «libr», «metr»; sono permessi invece «garden(o)», «frat(o) »).I pronomi159È possibile intravvedere una somiglianza con l'Esperanto anche nella scelta dei pronomi soggetto, in particolare nella prima e terza persona singolare [maschile] (rispettivamente «mi» e «li» in Esperanto). Tratto differente è invece la scelta di Alfandari di mantenere distinte le seconde persone singolari e plurali, quando invece in Esperanto
è presente per entrambe un solo pronome «vi».
|
Soggetto |
Oggetto |
Possessivi |
1 sing. |
mi |
Me |
ma |
II sing. |
tu |
Te |
ta |
III sing. maschile |
i |
Le |
|
III sing. femminile |
el |
le/ley |
|
III sing. neutro |
1 |
le/it |
|
I plur. |
nos |
Ne |
|
Il plur. |
|
Ve |
BS比zzBAeu即即8 |
III plur. maschile |
zi |
Ze |
|
III plur. femminile |
zel |
ze/zey |
|
riflessivo |
SO |
SeÈ inoltre presente alla terza persona plurale dei pronomi personali soggetto una forma mista che indica gruppi in cui sono presenti persone o cose di entrambi i sessi «ziel». Si noti che i pronomi personali che sono preceduti da preposizione semplice si presentano alla forma soggetto, e non oggetto, come accade invece in inglese (es. ing. Are you coming with us? [it. 'venite con noi?'] e Neo «Venar vu con nos?», non «Venar vu con ne?»). verbi I verbi conoscono quattro modi (otto tempi), ciascuno dei quali presenta una specifica desinenza: «-ar» presente, «-ir» passato, «-or» futuro, «-ur» condizionale, «-iu» (monosillabi) o «-u» (polisillabi) imperativo e infinito, «-at» participio passato, «-ande» participio presente, «-inde» participio futuro. Sono quindi inesistenti il modo congiuntivo e la maggior parte dei tempi dell'indicativo italiano: i loro significati sono da formarsi tramite perifrasi con l'ausilio di avverbi di tempo e modo.I numeri I numeri della lingua Neo ricordano foneticamente quelli francesi, sebbene il loro sistema di composizione si avvicini più a quello italiano o inglese. I dieci numeri cardinali sono «un, du, tre, qar, gin, sit, sep, ot, non, is». I numeri tra dieci e diciannove si formano posponendo le cifre |
appena viste a «is-» (es. «istre» 'tredici'). Le decine successive al dieci si formano aggiungendo «-is» al numero della decina (es. «duis» 'venti', «treis» 'trenta'). A questi è poi possibile apporre altre cifre, del tipo «duisdu» 'ventidue', «treisqar» 'trentaquattro'). Le centinaia si indicano con
«ek» e le migliaia con «mil».
Esempio: 1234 = «mil duek treisqar».
I numeri ordinali si ottengono tramite un processo di suffissazione dei numeri ordinali, per cui si ha «dua» 'secondo', «trea» 'terzo', e così via. Fa eccezione solamente il primo numero, che si
scrive «prima» e non «una».Con queste poche e semplici regole è possibile cominciare a scrivere e parlare nella lingua Neo - essa nasce infatti anche per essere parlata, aspetto che la caratterizza e la differenzia da molti altri progetti:160
- Ma si badi bene, che non lo differenzia dal suo modello diretto, ovvero l'Esperanto.
la sua peculiarità risiede proprio nella sua adattabilità anche alla prosa letteraria e alla poesia, come dimostrano le numerose traduzioni che il suo inventore offrì nei suoi scritti, e non solo quindi alla comunicazione scientifica.
Circa una ventina di anni dopo la creazione della lingua, Alfandari si preoccupò anche di pubblicare un manuale di 1300 pagine contenente la grammatica completa e un vocabolario di
60000 parole del Neo.La proposta di Alfandari riscosse notevole successo, tanto che Marcel Monnerot Dumaine, autore di un compendio delle lingue internazionali ausiliarie intitolato Précis d'interlinguistique générale et spéciale pubblicato a Parigi nel 1960, scrisse nel 1963 l'articolo «Recherche d'un compromis Esperanto-Ido-Neo» nella rivista Neo-Bulten, diretta dallo stesso Alfandari, accostando il Neo alle altre lingue più conosciute e utilizzate. Proprio questa sua facilità e semplicità le assicurò infatti un posto «fra i cinque progetti interlinguistici più importanti dalla autorevole International Language Review di Denver» 6'
- ALESSANDRO BAUSANI, Le lingue inventate. Linguaggi artificiali. Linguaggi segreti. Linguaggi universali, Roma, Ubaldini
Editore, 1974, p. 137.Con il caso del Neo di Alfandari termina l'analisi dei
progetti italiani.
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