ASCOLI
Considerato il padre della dialettologia in Italia, fu uomo e studioso di indiscusso spessore e importanza e a lui si devono alcune delle più importanti intuizioni e riflessioni in campo
linguistico.Ascoli fondò e diresse la rivista Archivio Glottologico Italiano (AGI) a partire dal 1873, ancora oggi tra le più importanti riviste linguistiche d'Europa. Il primo volume comprendeva i «Saggi Ladini» a cui fu conferito il premio della Fondazione Bopp e il premio della Société pour l'étude des langues romanes di Montpellier. Nel 1882-1885 vi pubblicò il celeberrimo saggio «L'Italia dialettale», la prima classificazione dello spazio linguistico italiano basato su criteri interni alle varietà linguistiche.95Nato a Gorizia nel 1829, fu fin da subito attratto da questioni linguistiche, probabilmente grazie alla giovane amicizia con il semitista e studioso di sanscrito Filosseno, figlio dell'ebraista Samuel David Luzzato. La sua città natale godeva ai tempi di una strategica posizione che permetteva l'approccio a diverse parlate, italiano, tedesco, sloveno, ma anche friulano e veneto. Dopo aver passato i primi anni della maturità a dedicarsi allo studio scientifico e glottologico e alla riflessione (periodo che durò indicativamente dal 1845 al 1852), nel 1854 pubblicò il primo fascicolo degli Studi Orientali e linguistici, dimostrando una predisposizione allo studio dei fenomeni del mutamento linguistico e una verace curiosità per le teorie della indoeuropeistica." Per approfondimenti vedasi FRANCISCO VILLAR, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa. Lingua e storia, a cura di
Donatella Siviero, Bologna, Il Mulino, 2018.Egli conosceva, per sua stessa ammissione, le teorie di Franz Bopp, padre della linguisticacomparata e figura a cui si deve la scoperta delle corrispondenze morfologiche tra lingue
imparentate.'*I contributi fondamentali della linguistica comparativa, soprattutto nel campo dell'indoeuropeistica, furono quelli di Sir William Jones (1746-1794) - che individuò, seppur in nuce, una serie di corrispondenze lessicali tra la lingua sanscrita, greca e latina -, Friedrich Schlegel (1772-1829) - che in Über die Sprache und Weisheit der Indier (1808) ragiona su di una prima classificazione delle lingue su base morfologica (per cui distingue tra lingue flessive, agglutinanti, ecc.) e, sulla scia di quanto affermato circa vent'anni prima da Jones, riconferma l'esistenza di una parentela linguistica tra sanscrito, persiano, greco, latino -, Franz Bopp (1791-1867) - che nella sua opera più importante, Über das Conjugationssystem der Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen, persischen und germanischen Sprache, individua per primo dei tratti morfologici, e non solo lessicali, in comune tra le lingue sopra citate (sarebbe infatti errato confermare l' ipotesi di discendenza genealogica tra lingue tramite la presa in analisi del solo lessico simile: esso infatti, nella scala della vulnerabilità al cambiamento dei diversi domini linguistici, rappresenta il primo che ad esso è suscettibile, per via della facilità con cui avvengono fenomeni di prestito o calco). A Rasmus Christian Rusk (1787-1832) si deve poi l'ulteriore merito di aver individuato tra le lingue citate una serie di corrispondenze a livello fonetico. Ascoli, che da subito dimostrò interesse per la linguistica, si avvicinerà
ben presto anche a questo mondo.
A quei tempi in Germania la filologia germanica stava compiendo grandi passi in ambito linguistico (si ricordino la scoperta delle leggi di Grimm e di Verner che regolano il mutamento fonetico nel passaggio dall'indoeuropeo alle lingue europee, in particolare germaniche) e proprio, tra gli altri, i suoi lavori sulle lingue semitiche, sul sanscrito, sull'iranico, e l'aver introdotto in Italia il metodo storico-comparativo valsero ad Ascoli la nomina di membro della Società
Orientale di Lipsia (oggi Società Orientalistica Tedesca).
Ascoli morì a Milano il 21 gennaio 1907.
Il progetto pasitelegrafico e i suoi antecedentiL'interesse di Ascoli per i sistemi pasigrafici e pasilalici era cominciato già intorno alla metà degli anni Quaranta dell'Ottocento. Nel 1846-1847 diede alla luce uno scritto - che non si premurò mai di intitolare-, pubblicandolo in appendice ai primi due volumi del Mosaico filologico e dividendolo
in due parti:9898 Il Mosaico filologico costituisce i primi tre tomi dell'opera complessiva Memorie filologiche del giovane Ascoli.
la prima, più breve, di sette pagine, scritta nel giugno del '46, la seconda, di diciotto, scritta tra il novembre dello stesso anno e l'aprile di quello successivo. Il carattere delle proposte differisce significativamente nelle due parti: nella prima Ascoli enuclea alcuni principi e regole di formazione, derivazione e flessione, nella seconda, con atteggiamento più cauto, annota riflessioni e spunti sulla costruzione della lingua universale, fermandosi sullessico, sulla morfologia e anche sull'alfabeto, e motivando le ragioni che lo inducono a compiere questo tentativo.""ILARIA BONOMI, «Idee per un progetto di lingua universale in un inedito di Ascoli», in Milano e l'Accademia Scientifico-Letteraria. Studi in onore di Maurizio Vitale, a cura di G. Barbarisi, E. Decleva, S. Morgana, Milano, Monduzzi Editore
S.p.A., 2001, p. 387.
La precoce intuizione di comporre una lingua internazionale deve essere derivata da molteplici fattori, che possiamo però considerare tra loro collegati: da un lato la sua educazione religiosa ebraica può aver generato nel giovane Ascoli l'utopica idea dell'unità linguistica e, quindi, dei popoli; importante poi fu sicuramente la convinzione sull'origine monogenetica delle lingue; infine deve aver giocato un ruolo fondamentale il tempo speso per la ricerca nel campo della linguistica comparativa e dei tratti comuni alle lingue, come la conoscenza delle teorie dell'indoeuropeistica e delle lingue ebraica e sanscrita.I sostenitori della teoria monogenetica credono possibile ricondurre a un unico uomo (o popolo) la discendenza di tutti gli altri. Come conseguenza di questo fatto, alcuni linguisti sostengono che in origine sulla terra fosse parlata e intesa una sola e unica lingua. Almeno fino all'avvento della linguistica "scientifica" di fine Settecento/inizio Ottocento, e soprattutto per influsso della tradizione religiosa, che voleva la nascita delle diverse lingue storico-naturali come castigo a seguito dell'erezione della mitica torre di Babele - «nome che qualche studioso accosta a balal, 'confondere'» [NICOLA GRANDI, Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci editore S.p.A., 2014 («Bussole»), p. 7] -, si credeva che la lingua primordiale fosse stata l'ebraico e che da questo fossero discese tutte le altre. Così ad esempio credeva anche Isidoro di Siviglia nel Medioevo, quando nelle sue Etymologiae scrisse «ex linguis gentes, non ex gentibus linguae exortae sunt» EDOARDO VINEIS, ALFONSO MAIERIÙ, «La linguistica medievale», in Storia della linguistica, II, a cura di Giulio C. Lepschy, Bologna, Il Mulino, 1990, p. 41]. Al di là delle influenze religiose, la teoria del monogenismo linguistico ha trovato sostenitori anche dopo l'avvento della linguistica comparativa post-settecentesca (forte delle prime considerazioni attorno ai tratti comuni a più lingue e alla successiva ricerca in ambito di tipologia linguistica - il cui merito va ad Alexander Von Humboldt (1769-1859), padre della disciplina e figura a cui Ascoli fa spesso riferimento) e conta tra le sue file numerosi sostenitori anche al giorno d'oggi.00Durante la lettura dello scritto si evince la primogenita volontà di utilizzare come sistema di comunicazione internazionale i numeri da 1 a 17, associando a ciascuno una consonante secondo una scala crescente di "difficoltà": al numero 1 la consonante più semplice - e non specifica cosa con questa affermazione intenda - per arrivare fino al 17, stante per la consonante più complicata.
La lingua così pensata da Ascoli - che ignora completamente i suoni vocalici ed è priva di segni diacritici o di punteggiatura - si configura più come un sistema crittografico per sola scrittura in cui a ogni numero è possibile ricondurre un solo suono, che come una vera e propria nuova lingua.
Già nel secondo suo scritto però egli abbandona l'idea di comporre la sua pasigrafia con i soli numeri arabi, giacché l'uso di numeri superiori al 9 (composti quindi da doppia cifra) potrebbe causare grossi fraintendimenti, forse risolvibili solamente tramite l'introduzione di spazi o segnidi punteggiatura preposti, a segnarne i confini, opzione che comunque non viene contemplata: se ad esempio si seguisse una serie di corrispondenze per cui 1=b, 2=c, 3=d, [...] 11=r, 12=s, 13=t in mancanza di spazi tra un numero e l'altro come si potrebbe asserire che 12=bc e non s? Così Ascoli propone un secondo sistema di scrittura che prevede l'uso di nove consonanti, e precisamente solo di quelle che mancano del tratto [+sonoro] - cioè le sorde - e per realizzare l'equivalente consonante sonora propone di utilizzare il grafo della consonante sorda con sovrapposto un
piccolo punto (es. plp] e ?[b]).Per quanto riguarda il lessico, egli vi riserva la parte più consistente di entrambe le due parti del
suo scritto:
- nella prima propone un sistema di glossopoiesi che definiremmo "graduale" in cui i nomi primitivi (di cui non fornisce una definizione, ma si limita piuttosto a dare una sommaria lista) posseggono obbligatoriamente la vocale «a» e ai quali, mediante l'aggiunta di altri prefissi vocalici, è possibile modificare il significato secondo una scala privativa: «Un'e preposta al nome primitivo ne scema d'un grado la forza. / Un o preposto al nome primitivo ne scema di due gradi la forza. / Un i preposto al nome primitivo ci dà il senso opposto, es. a Dio, ea angelo, oa anima, ia demonio»;01ILARIA BONOMI, op. cit., p. 394. Non sfugge poi che la lingua di Ascoli potrebbe rimandare per alcuni versi alla Panglottia di Comenio che, oltre a sfruttare il procedimento fonosimbolico (cfr. note 132-133, p. 85), prevedeva «una serie di "morfi" [...] [che] aveva il ruolo di modulare il significato delle parole così ottenute: una ulteriore A valeva
allora "privazione",
', una E "eliminazione", una U "accrescimento"
', ecc. Quindi, se lus significa "luce",
', alus significherà
"buio"
', e ulus "luce splendente"» [RAFFELE SIMONE, op. cit., p. 340].
- FRANCESCA CHIUSAROLI, «La Pasitelegrafia di Ascoli nella riflessione linguistica europea, tra paradigma universalista e scritture veloci», in La cultura linguistica italiana in confronto con le culture linguistiche di altri paesi europei dall'Ottocento in poi, Roma, Bulzoni, 2018, pp. 179-180.
- nella seconda propone invece di proseguire mediante un lavoro di tipo comparativo tra le varie lingue al fine di individuare le radici comuni monosillabiche, a cui successivamente è possibile, tramite il sistema esposto poco sopra, modificare il significato.Per Ascoli, fondamentale importanza nella creazione del lessico deve poi ricoprire la componente onomatopeica, di modo che i suoni che compongono le nuove parole siano quanto più possibilemotivati.102 Ascoli credeva che fossero onomatopeicamente motivati i nessi bi-trisillabici tipici del sanscrito e dell'ebraico, da cui l'idea di adottare lo stesso principio anche nella sua pasigrafia. In questo è evidente anche l'influenza di Humboldt, al quale Ascoli: «riporta la teorizzazione di una lingua "madre" che, costruita nella ricerca di elementi comuni alle lingue "figlie" attraverso l'apporto fondamentale dell'elemento significativo e di quello onomatopeico, consenta la comunicazione universale: la lingua ebraica e quella sanscrita, naturalmente, costituiscono i riferimenti
privilegiati di questa ricerca» [Ivi, p. 390].Quando tratta della componente morfologica della sua lingua, propone, come tanti fecero prima e di lui, una semplificazione delle coniugazioni e delle declinazioni.Questa sostanzialmente è la prima - semplice - proposta (o, se vogliamo, le prime due) che Ascoli fa di lingua internazionale, ma non fu l'ultima e nemmeno la più importante. Nel 1851 infatti, a seguito della notizia della stampa di un'opera analoga a Vienna, egli si decise di stendere per iscritto, e nel più breve tempo possibile («pure m'impegno di cominciare in pubblici fogli, entro dieci giorni al più tardi»'°3), la sua personale, rivista e definitiva proposta di lingua internazionale.Così come aveva promesso, nello stesso anno pubblicò dunque il suo progetto integrale di pasigrafia - che nomina Pasitelegrafia - il cui scopo dichiarato era quello di facilitare la comunicazione tramite telegrafo tra differenti nazioni. Dimostra nelle prime pagine del saggio di conoscere i progetti e gli intenti di Gesner, Bacon, Becker, Kircher, Wilkins, Descartes, Comenio, Leibniz, Dalgarno e altri, così come prima di lui avevano confessato Soave e Matraja.
Nell'introduzione dell'opera accenna allo stesso Soave, ma ne critica i risultati asserendo che «proponendo egli stesso una scrittura universale cade nel sistema figurativo che trascinerebbe al labirinto cinese, ed ammisera lo scopo della lingua universale, supponendola particolarmente un veicolo letterario, e perciò inutile quando si ha il latino» 1º Come sottolinea Francesca Chiusaroli
nel suo saggio su Ascolil'Autore recupera dunque nomi e temi della teoresi universalista dell'epoca moderna, di cui ripropone (per superarli, ma, come vedremo in parte riproducendoli) la tassonomia combinatoria per l'edificazione della
"biblioteca universalis" dei saperi (Gesner), l'analisi misterica e simbolica delle scritture figurate e crittografiche (Kircher), la propedeutica operazione dell'astrazione delle forme rispetto alle lingue storiche (Bacone), la dominanza attribuita al significato nell'elaborazione del sistema dei primitivi (Comenio), la correlata dimensione logica annessa al presupposto della grammatica generale (Cartesio), il metodo della "riduzione" alle unitàminime concettuali (Wilkins) e l'idea della scrittura come strumento di comunicazione globale e l'autonomia del significante pasigrafico (Bacone, Wilkins e Maimieux), l'assunzione del modello matematico per la rappresentazione metalinguistica del reale (Leibniz), la semplificazione morfologica come indice della perfezione strutturale (Faiguet, Gigli), la redazione del vocabolario di base e/o universale poliglotta con corrispondenze
numeriche (Hourwitz).
105La lingua di Ascoli è allora volta alla comunicazione di tipo tecnico-scientifico, tra nazioni che vogliano lo scambio facile e veloce di informazione, e non alla stesura di opere letterarie; ed egli cita anche il lavoro di Gigli, la cui lingua «la forma egli pure da mutilazioni francesi» ° Di nuovo, il linguista goriziano non riserva parole gentili per il collega italiano: la sua idea di lingua internazionale è diversa e scavalca gli impedimenti grafici legati ai singoli alfabeti, scegliendo di esprimersi per cifre, ciascuna delle quali passibile di trasmutazione in simbolo telegrafico e, quindi, in idea o concetto, comunicabile in tutto il globo. Il telegrafo è infatti secondo Ascoli lo strumento che rende la ricerca e l'adozione della lingua internazionale possibile al suo tempo. La scelta ricade allora su un sistema crittografico, di cui fornisce la chiave, a cui ad ogni idea fondamentale corrisponde un gruppo di cifre e simboli che sono successivamente trasponibili in
codice utilizzabile tramite telegrafo.La lingua pasitelegrafica deve essere astratta da ogni lingua e da ogni grammatica e l'unica cosa che chi ad essa si approccia deve conoscere è l'alfabeto latino, il sistema numerico arabo, e la
propria lingua madre.Segni pasitelegrafici
I segni utilizzati sono gli stessi che già venivano usati normalmente durante le comunicazioni tramite telegrafo, ovvero la linea « - » e il punto «. » del codice Morse. La virgola è indicata «..-
- » e il punto fermo «—
—».Le otto categorie
Divide poi le aree semantiche in otto macrocategorie - che molto si avvicinano alla struttura ontologica delle lingue filosofiche a priori - che nomina:
Indizi di persona; relazione e moto del discorso; congiunture di moto, tempo e luogo;
II.
Religione, universo, la terra;
III.
Uomo fisico e morale e gli altri animali;
IV.
Commercio, nazioni, paesi, città;
V.
Diplomazia, cancelleria, guerra, giurisdizione;
VI.
Scienze, arti, mestieri, loro prodotti e strumenti;
VII. Tempo, luogo e qualità;
VIII.
Nomi proprie distingue ciascuna categoria numerandola con i numeri arabi da 1 a 8. e i cui simboli telegrafici
sono:
2. ..
3. ...
4. -.
5. .-
6. -
7. -.-
8. -.E per completezza informa che il numero 9 sarebbe rappresentato dalla sequenza « ..-» e lo zero
«—.». Ad ogni idea rappresentata sottopone tutte quelle che vi soggiacciono, numerando anche queste, ma pur sempre senza rigore sistematico, ovvero non a mo' di vocabolario o grammatica.
Accanto ad ogni idea vi sono poi due numeri sovrapposti l'uno all'altro e separati da una linea trasversale, il primo dei quali indica a quale categoria appartiene l'idea che accompagna, e ilsecondo al «numero che nella numerazione progressiva della categoria, spetta a tale idea»107 A seguire Ascoli fornisce le tabelle, dette numeratori pasitelegrafici, delle otto categorie, di cui si
fornisce un esempio.Nell'immagine sottostante si riporta a titolo di esempio la tabella immaginata da Ascoli per la terza categoria.
¾ uomo (creatura umana)
⅜ uomo (vir)
⅜ trisavolo
¾ bisavo
%. antenato
⅗ avo
⅗ padre
⅜ figlio
⅜ zio
¾o fratello
¾1 cugino
Categoria terza.
L' uomo fisico e morale e gli altri animali.
⅜1 coraggio
⅜a salvezza
⅔a baldanza
⅜4 timidezza
⅜5 speranza
⅜& rassegnazione
⅜7 fedeltà
⅜s pazienza
¾9 giustizia
¾o onestà
¾1 pietà (compassione)Se si volesse esprimere il concetto di 'uomo' inteso come essere umano di genere maschile (nella tabella al secondo posto) basterebbe tradurre i numeri, detti cifra pasitelegrafica, in simboli telegrafici (sapendo che la linea trasversale è indicata con « ... ») di modo che esca la
trascrizione « ....-.-...».
Ciascuna lingua naturale dovrebbe a tal scopo avere il proprio numeratore pasitelegrafico in cui ogni idea fosse ben definita o da un vocabolo solo o, nel caso in cui sia necessario, da una ristretta perifrasi; in questo modo il lavoro di traduzione deve essere fatto una volta solamente (così nel numeratore francese 3/2 sarebbe homme e in quello inglese man, ma la trascrizione pasitelegraficasarebbe sempre la stessa e corrisponderebbe tanto a quella italiana quanto a quella cinese, russa ecc.).
Ciascuna nazione dovrebbe poi procedere alla compilazione di vocabolari nei quali, oltre al significato delle parole, fosse indicato anche il segno telegrafico. E così ogni nazione per comprendere i messaggi che arrivano dagli altri paesi non avrebbe che da usare un vocabolario pasitelegrafia-lingua nazionale e, per inviare i messaggi, lingua nazionale-pasitelegrafia.
Il risparmio nell'uso di questo sistema sarebbe, a detta dell'autore, doppio, giacché per comporre i simboli pasitelegrafici sono sufficienti un numero minore di caratteri/segni rispetto al codice Morse (come ad esempio nel caso di 'splendore', nel numeratore italiano indicato da 2/29 e in pasigrafia «.........-», ma nel codice Morse «
......・・・_・
--..») e quindi per riprodurlo
si impiegherebbe sia meno tempo che meno spazio.Ogni cifra pasitelegrafica può inoltre prevedere ulteriori modificazioni indicate da altri simboli:
- un punto sovrapposto (che nel telegrafo si indica con una linea che la precede con breve spazio) denota un ente che compie l'azione o uno stato in cui questo continua l'azione indicata dalla cifra. Ad esempio 4/1 significa 'commercio', ma se sottoposto ad un punto
⅛ significa commerciante (tel.«--.--»);
un accento circonflesso sovrapposto esprime la natura femminile dell'ente o dell'idea rappresentata dalla cifra (es. 3/7 significa 'padre', ma sottoposto ad un circonflesso %
'madre'). Di nuovo quindi, come visto in altri sistemi di autori precedenti, è sufficiente avere l'idea solo maschile di ciò che si vuole esprimere e aggiungere ad essa un simbolo, un qualcosa che ne indichi l'essere femminile. Nel telegrafo il femminile è indicato con una linea che segue la cifra pasitelegrafica («....-.-.-.--»);una parentesi tonda che precede esprime pluralità: ad esempio
significa
'commercianti'. Nel telegrafo è indicato da doppio tratto a seguito della cifra (tel. «—-.
.-. .—»);
un tratto sovrapposto alla cifra indica che l'azione è conclusa o che il soggetto subisce
l'azione e nel telegrafo lo si indica con doppio tratto che precede la cifra (es.
significa 'la donna amata', tel. «— ....--»);un apostrofo anteposto alla cifra (telegraficamente «.—. ») indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo presente. Ad esempio la cifra ½*/ significa tu adesso sei commerciante' o più semplicemente 'tu commerci' (tel. «.-...-.-.-.--.--..»);
una barra verticale anteposta alla cifra (telegraficamente « .—. ») indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo pasato. Ad esempio la cifra ½8 1%8 significa 'Giovanni fu amante o più semplicemente 'Giovanni amò;
due barre verticali anteposte alla cifra (telegraficamente «—. ») indicano che lacondizione o l'azione è espressa al tempo futuro. Ad esempio la cifra ½8. !|⅜8 significa 'Giovanni sarà amante', 'Giovanni amera';
- tre barre verticali anteposte alla cifra (telegraficamente « ...-») esprimono imposizione (modo imperativo dell'azione). Ad esempio ⅓ Il significa 'sii commerciante'; una t rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente « -... ») esprime desiderio, supposizione o credenza (come il modo condizionale italiano). Ad esempio ¼ 1⅓ significa 'commerceresti' o 'se fossi commerciante';
- un grande cerchio anteposto alla cifra (di cui non viene data la trascrizione telegrafica) indica che due o più azioni si svolgono contemporaneamente. Ad esempio % 0% 1%% significa Giovanni mentre era commerciante amò quella';
- una f rovesciata anteposta alla cifra (di cui nuovamente non si conosce la trascrizione telegrafica) esprime l'ente descritto dalla cifra al modo infinito. Ad esempio J/18
significa 'amare';una c rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente « ..-. ») indica che quella è una caratteristica dell'ente rappresentato dalla cifra (ovvero un aggettivo). Ad esempio• % significa 'europeo', laddove senza la c indicherebbe solamente Europa. Questo carattere può essere anche duplicato e donare il significato di 'maggioranza' (telegraficamente « ..... »); triplicato e donare il significato di 'assoluto'
(telegraficamente « ...... »). Ad esempio
8¾ ¾
significa 'divinissimo uomo';
una linea che segue la cifra ne indica la natura di avverbio (telegraficamente «.-.»). Ad
esempio ⅝o 1⅝ ¾-
significa 'Luigi agì divinamente';
le parentesi quadre che precedono e seguono la cifra indicano un ente che crea o produce l'idea da questa espressa (telegraficamente «.-.. » che precede la cifra). Adesempio
coraggioso l'esercito'.
⅝ [∞ ⅜1]%
significa il vittorioso condottiero che rendeOrdine e distanza tra le cifre
L'ordine delle cifre può variare, ma rimane comunque simile a quello italiano. Per non confondere agente e paziente, questi saranno quanto più separati e in questa sequenza. La distanza tra cifre deve essere simile a quella che normalmente si lascia tra le parole, ma le cifre che concorrono insieme a definire una sola idea devono essere più vicine tra loro delle altre.Nomi propri
Ascoli associa ad ogni lettera dell'alfabeto latino un numero e ne specifica, per quasi tutti, il
suono. Per scrivere un nome proprio non compreso nell'ottava categoria, come può essere un
cognome, basta scrivere in fila i numeri associati a ciascuna lettera. I numeri pasitelegrafici che
devono servire per lettere sono preceduti e seguiti dai segni «—.-».
1
[a]
[b]
[
[d]
ABCDEFGGH1
[e]/[&], non specificato
23456789
[f]
[d3]
(gl
[h]
10
[1]
11
non specificato
12
[k]
13
14
(m]
15
[n]
16
[o]/[o], non specificato
17
[p]
18
[kw]
19
[r]
20
[s]/[z], non specificato
21
5
22
[t]
23
(u]
24
[v]
25
W
non specificato
26
Y
non specificato
27
non specificato
28
Z
[dz]/[ts], non specificato
numeri
I numeri si indicano con numeri romani preceduti e seguiti da due v (telegraficamente «-.—»),
in questo modo
v 99% v
I numeri ordinali come primo, secondo, terzo si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti posposti, e così anche telegraficamente (ad esempio 20 ——— significa 'ventesimo', telegraficamente «
....
-»).
I numeri che esprimono ripetizione (una volta, due volte, tre volte) si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti e un punto posposti, e così anche telegraficamente (ad esempio 3--
significa 'tre volte', telegraficamente «... —.») 109Sistemi crittografici di questo tipo ebbero grande fortuna soprattutto nei secoli precedenti all'Ottocento, ma in ragione dello scopo contrario a quello qui perseguito da Ascoli, il rendere illeggibile un testo non possedendone la chiave di lettura. Più sistemi di questo tipo furono ad esempio creati dal padre gesuita, e allievo di Kircher stesso, Francesco Lana conte de' Terzi, nella sua opera Prodromo, overo saggio di alcune inventioni nuove premesso all'Arte Maestra pubblicato a
Brescia nel 1670.10
Vedasi FRANCESCO LANA CONTE DE' TERZI, Prodromo, overo saggio di alcune inventioni nuove premesso all'Arte Maestra,
opera che prepara il P. Francesco Lana bresciano della Compagnia di Giesu per mostrare li piu reconditi principij della Naturale
Filosofia, riconosciuti con accurata Teorica nelle piu segnalate inventioni, ed isperienze fin'hora ritrovate da gli scrittori di
questa materia et altre nuove dell'autore medesimo, Brescia, presso Rizzardi, 1670. Lana nacque a Brescia nel 1631 e vi
morì nel 1687. Studiò teologia e filosofia presso l'ordine dei gesuiti a Roma, città dove conobbe anche Kircher che lo
introdusse alla fisica. Fu insegnante di matematica e filosofia.
Ascoli, così come era già stato fatto da altri dotti, come per esempio da Kircher nella sua Polygraphia nova et universalis, reinventa allora un codice linguistico nato per celareinformazioni di modo che diventi anzi il sistema prediletto per lo scambio di informazione internazionale.
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