MATRAJA È ancora una lingua numerica quella che viene progettata l'anno successivo da Giuseppe Matraja, padre francescano italiano, nella sua Genigrafia italiana. Nuovo metodo di scrivere quest'idioma affinché riesca identicamente leggibile in tutti gli altri idiomi, lingua di cui discusse più tardi anche la Société internationale de Linguistique nel suo secondo rapporto pubblicato nel 1858.82 Matraja fu l'unico ideatore italiano di una lingua internazionale a essere preso in considerazione dalla Société francese nel corso del dibattito sulle lingue ausiliarie.La Genicografia (lett. 'scrittura generale' e di cui Genigrafia è la forma sincopata) è un modo di scrivere che non ha relazione con le parole e che permette «di comunicar per iscritto tutti i concetti mentali senza dipendenza dall'idioma dello scrittore, e del lettore, ma di un modo, che la scrittura risulti leggibile in tutti quelli del mondo».83 GIOVANNI GIUSEPPE MATRAJA, Genigrafia italiana. Nuovo metodo di scrivere quest'idioma affinchè riesca identicamente leggibile in tutti gli altri del mondo, Lucca, Tipografia genigrafica, 1831, p. 9. Nasce quindi come progetto di lingua universale che si prefigge di comunicare per iscritto tanto chiaramente quanto lo si farebbe oralmente, ma che non è concepito per sostituire gli idiomi presenti nelle varie nazioni. Si noti che l'ordine e il modo in cui Matraja nomina nella sua Introduzione i grandi pensatori «Cartesio, Leibnitz, Wolfio, Wilkio, Kircher, Dalhgarne, Beclero, Solbrig, Lambert» (Ibidem) è lo stesso con cui Soave, circa sessant'anni prima, li aveva citati nelle sue Riflessioni «da Cartesio, da Leibnizio, da Wolfio, da Wilkins, da Kirchero, da Dahlgarne, da Beclero, da Solbrig, da Lambert» (GIAN FRANCESCO SOAVE, Riflessioni, cit., p. 143). Interessante è anche il fatto che di seguito aggiunga «e nei nostri giorni Demaimieux in Parigi, e Richeri in Torino» (GIOVANNI GIUSEPPE MATRAJA, op. cit., p. 9.): De Maimieux pubblicò i suoi primi studi sulla lingua universale nel 1797 (vent'anni dopo Soave) e Richeri nel 1750 (vent'anni prima). Matraja quindi doveva certamente conoscere (oltre agli ultimi due studiosi) anche il lavoro di Soave, vista l'evidente citazione, ma decide di non farne nome; e, anzi, dopo aver sostenuto che al momento della stesura dei lavori degli autori sopracitati non era ancora giunto il giusto momento per comporre una tale lingua, asserisce che finalmente quel momento è arrivato e che lui, «povero religioso» ha adempiuto positivamente tale onere (Ibidem).84Dopo aver proceduto all'analisi strutturale di «alcuni idiomi», Matraja asserisce che sia possibile riconoscere nei vari sistemi linguistici delle caratteristiche ricorrenti denominate concorrenze generali - quelli che oggigiorno chiameremmo universali linguistici - da questi comunemente condivise:85Molte di queste caratteristiche sono ad oggi discutibili. Tutti gli idiomi umani concorrono nelle cose seguenti = Nell'idea essenziale delle cose; giacché tutti i dizionarj nazionali danno di queste una medesima definizione, e solo diversa nel suono delle parole. II. Nell'origine, poiché tutti gli occidentali sono figli più, o meno immediati del latino, di cui ne confessano la discendenza, tanto per la sua grammatica, quanto con la edizione del suo dizionario etimologico comparato con l'idioma volgare. III. Nel mezzo istrumentale, con cui comunicano in distanza i suoi concetti mentali, poiché tutti usano dell'alfabeto originale, tanto in manoscritto, quanto in stampa. IV. Nel modo di rappresentare nella carta i sopradetti concetti poiché tutte le nazioni lo eseguiscono per mezzo del discorso, espresso conforme al genio di ciascuno idioma. Nella tessitura del discorso; poiché è indiscusso, che non solo le nazioni del mondo antico, ma ancora le Americane, senz'altra istruzione, che la infusale dalla natura, lo dividono egualmente nelle medesime parti. VI. Nella generale ammissione, ed egual valore delle dieci cifre aritmetiche, per esprimere le quantità numeriche. VII. Nell'uso universale delle medesime note ortografiche per vivificare il discorso, rappresentato dai caratteri nazionali; come ancora quello delle cifre scientifiche usate dalle nazioni culte. VIII. Nella comune accettazione finalmente della carta rigata per scrivere, e comunicare inerrabilmente le note musicali. »86Queste caratteristiche, proprio perché considerate universali, non possono che essere presenti anche nel sistema immaginato da Mitraja. Si noti poi che con la nuova lingua non è possibile comunicare attraverso l'uso della parola orale, giacché, a detta dell'autore, questa mal si presta alla comunicazione precisa e internazionale. Matraja distingue nove parti del discorso (articolo, nome, pronome, avverbio, verbo, participio, preposizione e interiezione) a cui associa un numero da 0 a 8 che, in esponente alla caratteristica - con accezione leibniziana, cioè al segno - determina la parte del discorso di cui questa fa parte. Ogni idea deve essere assolutamente riconoscibile ed «espressa da una caratteristica specificata fino alla sua ultima differenza da cifre numeriche, che sempre la precederanno a guisa di coefficienti algebrici»® Questi coefficienti vanno letti separatamente gli uni dagli altri, mai assieme (ad esempio il coefficiente 123 si leggerà 'uno-due-tre' e non 'centroventitré); al contrario, vanno letti assieme nel caso in cui seguano la caratteristica e ne siano quindi esponenti.Gli articoli Poiché nella Genigrafia le caratteristiche esauriscono tutto l'esprimibile in loro potere, non è più necessario l'uso degli articoli.I nomi Il genere del nome deve essere sempre specificato (A = maschile; B = femminile; C = neutro) e i nomi possono essere singolari o plurali (1 = singolare; 2 = plurale) e avere sei casi (1 = nominativo; 2 = genitivo; 3 = dativo; 4 = accusativo; 5 = vocativo; 6 = ablativo): ne consegue che il nome deve sempre essere preceduto da due cifre, dette coefficienti, la prima delle quali indica il numero e la seconda il caso.Si distinguono nelle due classi di:1. sostantivi (comuni e propri). Se i sostantivi comuni non subiscono alterazione (cfr. sotto), vanno indicati con la caratteristica che il dizionario vi assegna, dopo i coefficienti stabiliti (se ad esempio al concetto di 'gatto' fosse associato il carattere «G», esso dovrebbe essere rappresentato così «A11G»). I sostantivi comuni poi possono essere alterati: i diminutivi si indicano triplicando la caratteristica del sostantivo (es. «A11GGG» 'gattino'), gli aumentativi duplicandolo, gli apprezzativi segnando una riga sotto la caratteristica (es. «A11G» 'gattuccio) e i disprezzativi ponendo due righe sotto la caratteristica. Se i sostantivi comuni derivano dai verbi sono detti verbali (amare > amore), nominali se derivano da aggettivi (buono › bontà): per non ampliare ulteriormente il vocabolario, basta sovrapporre una linea sopra la caratteristica del verbo qualora questo indichi un sostantivo verbale (se per esempio 'amare' = «A» allora l'amore è «A»); due qualora indichi sostantivo nominale.I sostantivi propri si indicano per esteso corsivo nella lingua dello scrivente e, nei manoscritti, devono essere rigati al di sotto (es. marco) di modo che il lettore capisca che si tratta di un nome proprio. aggettivi. Gli aggettivi possono essere originali, se non derivano da alcuna parte del discorso, o al contrario derivati: se derivati da un nome sostantivo (es. virtù > virtuoso) si indicano con la caratteristica del sostantivo ma in corsivo e, se in manoscritto, rigandola al di sotto una volta; se derivati da un verbo (es. amato > amatorio) si indicano con la caratteristica del verbo ma in semigotico e, se in manoscritto, rigandola al di sotto due volte. Gli aggettivi devono concordare con i sostantivi in genere, numero e caso. Esistono poi due differenti specie di aggettivi, graduali (cioè di grado positivo, comparativo - ottenuto dalla duplicazione del carattere - e superlativo - ottenuto dallatriplicazione del carattere) e numerali (cardinali, ordinali, distributivi - cioè quelli che noi chiameremmo frazioni o numeri razionali, che si indicano con numeri arabi rigati nella loro parte superiore - e molteplici - che veicolano i significati di doppio, triplo, quadruplo, ecc., e che sono scritti come gli ordinali, ma rigati nella parte inferiore).I pronomi Il pronome deve possedere tutte le caratteristiche del nome che sostituisce e concordare con esso in genere, caso e numero. Ve ne sono di due tipi, primitivi (personali - a sostituire le persone - che a loro volta si distinguono in relativi, dimostrativi e indeterminati; reali - a sostituire le cose) e derivati (possessivi; relativi). Ogni pronome ha una caratteristica propria inconfondibile. Non è necessario indicare caso, numero e genere sulla caratteristica del pronome qualora questi concordino con quelli del nome; se invece il caso non concorda, si scriverà solo quello.Gli avverbi Ogni avverbio, parte dell'orazione indeclinabile, avrà una caratteristica associata peculiare e inconfondibile. Gli avverbi si dividono in originali (che non hanno bisogno di specificazioni) e derivati (indicati con la caratteristica della parte del discorso da cui derivano, ma in corsivo). Quanto ai gradi di comparazione, questi vengono indicati come si fa per gli aggettivi.I verbi Tutti i verbi sono attivi. Tutti i verbi sono rappresentati da una sola specie di caratteristica. I verbi devono concordare nel numero (singolare o plurale) con i nomi, da cui derivano le coniugazioni, che si compongono di: - modi. Esistono quattro modi, infinito (1), indicativo (2), imperativo (3) e congiuntivo (4) e questi saranno indicati da una cifra coefficiente; tempi. I tempi sono presente (1), preterito imperfetto (2), preterito perfetto semplice (3) solo all'indicativo -, preterito perfetto composto (4), preterito più che perfetto (5) e futuro (6); numeri, singolare (1) e plurale (2); persone, prima (1), seconda (2) e terza (3).Ognuno di questi coefficienti deve essere scritto prima della caratteristica specifica del verbo che si intende descrivere.I participi I participi devono essere ben distinguibili, così come le altre parti del discorso. Ne esistono di cinque tipi: presente (1), preterito (2), futuro attivo (3), futuro passivo (4), gerundio (5), indeclinabile. Alla caratteristica del verbo saranno premessi il coefficiente che indichi il tempo del participio e il coefficiente zero, per distinguerlo dal resto dei verbi. È necessario inoltre, poiché essi si declinano anche come i nomi e gli aggettivi, indicare le caratteristiche di genere e numero che posseggono.Le preposizioni Sono parole indeclinabili che determinano le relazioni che hanno tra loro le parti del discorso. Ogni preposizione avrà carattere proprio e inequivocabile. L'interiezione Ogni interiezione ha un carattere particolare. La congiunzione Composta da una parola indeclinabile e breve, unisce parti diverse del discorso. Essa può essere avversativa, disgiuntiva, alternativa, ecc. Anch'essa possiede un carattere specifico.Note ortografiche e scientifiche Anche la punteggiatura (segno grafico delle pause e delle enfasi del discorso) deve far parte di un sistema universale di comunicazione e Matraja sceglie di mantenere il sistema di punteggiatura in uso per la lingua italiana. Allo stesso modo, anche i segni matematici d'uso comune devono essere mantenuti come tali. Esempio. Una volta stilate le regole precedenti si dovrebbe essere in grado di trascrivere in lingua genigrafica la frase: La natura insegna comunicare i concetti mentali per le parti dell'orazione del proprio idiomaL'azione che bisogna fare è una sorta di analisi grammaticale della frase, per cui prendendo il soggetto «La natura» si converrà che esso è un nome sostantivo comune, femminile, singolare, nominativo (perciò «B°.1.1») e nella tabella essa è descritta come «A'. 236»; il risultato allora sarà «Bº. 1.1 A'.236». Lavorando allo stesso modo per tutte le parti del discorso presenti, alla fine si avrebbe: B°.1.1 A':236 - 2.1.13Y5.37 -I. H5.37 - A°. 2.4. X' 83. N?. 32 - E7.3 - Bº 9. 2.4 P'. 257 - B°. 1.2 L'. 245 - A°. 1.2 A'. 174. D'. 42.88
Monday, October 28, 2024
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment