Luigi Speranza -- Grice e Sasso: la ragione
conversazionale da Crotone a Velia – la potenza e il atto in Gentile – Gentile
megarico -- Lucrezio e Machiavelli – allegoria e simbolo in Vico – la scuola di
Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo
italiano. Studia a Roma. Si laurea sotto
ANTONI e CHABOD con Machiavelli. Studia con CARABELLESE, RUGGIERO, SCARAVELLI,
NARDI, PETTAZZONI, SAPEGNO, GABETTI, PERROTTA, E SANCTIS. Insegna ad Urbino e
Roma. Studia l’idealismo italiano (CROCE) e MACHIAVELLI. Si occupa di
ontologia, ALIGHERI, Platone, Polibio, LUCREZIO, GUICCIARDINI, Shakespeare e
Mann. Presidente della "Fondazione GENTILE", Lincei. Altri saggi: “Machiavelli
e Borgia. Storia di un giudizio” (Roma, Ateneo); “Machiavelli” (Napoli,
Morano); “La storia della filosofia” (Bari, Laterza); “La ricerca della dialettica”
(Napoli, Morano); “Lucrezio: progresso e morte” (Bologna, Mulino); “L'illusione
della dialettica” (Roma, Ateneo); “Guicciardini” (Istituto Storico Italiano per
il Medio Evo, Roma); “Essere e negazione, Napoli, Morano); “Machiavelli e gl’antichi”
(Milano, Ricciardi); “Tramonto di un mito: l'idea di progresso” (Bologna,
Mulino); Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Croce, Bologna,
Mulino); “L'essere e le differenze nel "Sofista” (Bologna, Il Mulino); “Variazioni
sulla storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Mulino); “Machiavelli,
Bologna, Il Mulino, Comprende: Il pensiero politico, Napoli, IISS, Bologna,
Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La storiografia. La fedeltà e
l'esperimento, Scarpelli, Trincia e Visentin interrogano S. (Bologna, Mulino); Filosofia
e idealismo, Napoli, Bibliopolis, Comprende: Croce, Gentile, Ruggiero,
Calogero, Scaravelli, Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, Tempo,
evento, divenire” (Bologna, Il Mulino); “Gentile: La potenza e l'atto” (Firenze,
La Nuova Italia); Le due Italie di Gentile, Bologna, Il Mulino); “La verità,
l'opinione, Bologna, Il Mulino, Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis);
Il guardiano della storiografia. Profilo di Chabod (Bologna, Il Mulino [Napoli,
Guida, del Profilo di Chabod, Bari, Laterza); Dante. L'imperatore e Aristotele,
Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo); Fondamento e giudizio. Un
duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis); Il principio, le cose, Torino, Aragno,
Delio Cantimori. Filosofia e
storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore); “Dante, Guido e
Francesca, Roma, Viella); “Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis, Discorsi
di Palazzo Filomarino, raccolti da Herling, premessa di Irti, Napoli, IISS, Il
logo, la morte, Napoli, Bibliopolis); “Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI
dell'Inferno, Roma, Viella); “La voce dei ricordi, Napoli, Bibliopolis); “Decadenza”
(Roma, Viella); “Machiavelli: I corrotti e gli inetti” (Milano, Bompiani);
“Allegoria e simbolo” (Torino, Aragno); “La lingua, la Bibbia, la storia. Su
"De vulgari eloquentia" (Roma, Viella); Su Machiavelli. Ultimi
scritti, Roma, Carocci, Croce. “Storia d'Italia” Napoli, Bibliopolis, La 'Storia d'Italia' di Croce. Napoli, Bibliopolis. "Forti cose a pensar
mettere in versi". Studi su Dante, Torino, Aragno, Purgatorio e Anti-purgatorio.
Un'indagine dantesca, Roma, Viella,. Croce e le letterature, Napoli,
Bibliopolis, Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella,. Mulino Riviste
La Cultura, su mulino. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Croce. Dibattito, Il
Cannocchiale, Arnaldi, Calabrò, Jannazzo, S., Stella, F. Valentini, Visentin. Arnaldi,
S.: uno specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di
storico, il Mulino, IISS-Napoli, A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello
sguardo e della relazione ne Il logo, la morte; Bellocci, Laicismo della
verità, della doxa e tolleranza; Leussein, Bellocci, L'impossibilità della
differenza e i paradossi dell'identità; Archivio di filosofia, Bellocci, Il
problema della 'non' relazione ne Il principio, le cose, Giornale critico della
filosofia italiana, Bellocci, La verità, l'opinione. Lo ''specchio'' della
verità e l'eterna opinione metafisica, Filosofia italiana, R. Berutti, Annotazioni critiche sull’essere ovvero
sul non essere essere del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia,,
Pólemos, Capati, Paragone. Letteratura, Cardenas,
L'auto-noema. Il giudizio tra attualismo e neo-eleatismo, Filosofia italiana, Cesa, “S. interprete di Gentile”, Archivio di
storia della cultura, Vicentiis, Storiografia e pensiero politico nelle
"Istorie fiorentine" di Machiavelli: Bullettino dell'Istituto Storico
Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine
al Sofista, Novecento, Herling Reale, Storia, filosofia e letteratura. Studi in
onore Bibliopolis, Napoli, G. Inglese,
Machiavelli: una storia del suo pensiero politico, Bullettino dell'Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, Enciclopedia
machiavelliana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Enciclopedia
filosofica (a cura del Centro Studi Filosofici di Gallarate), Milano, Maschietti,
Dire l'incontrovertibile. Intorno all'analisi filosofica, Giornale di
filosofia, Mignini, Essere e negazione. Giornale critico della filosofia
italiana, Crisi e critica" dello storicismo. Filosofia e storiografia, Novecento,
Filosofia e storia della filosofia, Filosofia italiana, Parise, Sulla
relazione. Critica della metafisica, L. Passerino Editore, Gaeta. Parise,
Figure della scissione. A proposito di Allegoria e simbolo, filosofia, Parise, L’aporia del nulla, Filosofia
italiana, Perazzoli, Il concetto di laicità. in G. Perazzoli, Miligi, Laicità e
filosofia, Mimesis, Milano Udine, Pietroforte, Problema del nulla e principio
di non contraddizione. Intorno a "Essere e negazione" Novecento, Salina, Neoparmenidismo e teorie della verità,
Filosofia italiana, F. Scarpelli, Nulla, anamnesi, riflessivita (Il Cannocchiale,
Tessitore, interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Mulino, IISS-Napoli,
Vander, Critica della filosofia italiana
contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione,
Marietti, Genova; Visentin, Tempo e giudizio. La Cultura, Visentin,
Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del "Le
due Italie di Gentile", Giornale critico della filosofia italiana, Visentin,
Il parmenidismo (VELIA). Considerazioni intorno alla verità, l'opinione', in
Id., Il neo-parmenidismo italiano. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis,
Napoli, Visentin, Aletheia e doxa oltre
Parmenide, in Id., Onto-Logica: sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis,
Napoi, Zanetti, Critiche al divenire. Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo
specchio di Perseo, Chaos Kosmos, Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia
Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche», costituzione mista, Croce, Dante, Discorsi sopra la prima deca di
Livio, eternità del mondo, Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia
machiavelliana, S., Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma Dalla
concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda,
Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e
Gentile, la cultura italiana e europea, Ciliberto. LE RAGIONI DI UN DISSENSO. La polemica
Croce-Gentile Intervista a Gennaro S.
1 di Gianluca Miligi Nelle vicende della cultura italiana della
prima metà del Novecento assume una
particolare rilevanza la polemica tra Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Tra i due grandi filosofi e intellettuali,
i quali avevano collaborato assiduamente
nella rivista “La Critica”, matura nel 1913 un contrasto teoretico, che si manifesta su “La Voce”
diretta da Giuseppe Prezzolini. Più
tardi, alla fine del 1924, si assiste invece alla drammatica rottura dal
punto di vista politico-ideologico. Professor S., come si presentavano le figure
di Croce e Gentile, e quali erano le
loro rispettive posizioni? Innanzi tutto
credo che si debba forse risalire a un periodo precedente. La polemica del 1913 fu provocata da Croce.
Croce scrisse una lettera aperta a
Gentile e ai suoi allievi palermitani - Gentile era allora professore di
Storia della Filosofia dell’università
di Palermo -, pubblicata non su “La Critica” ma
su “La Voce” di Prezzolini in modo che l’eventuale polemica potesse
avere luogo su un territorio neutro.
Ricevette poi da Gentile, all’inizio del 1914, la replica, sempre su “La Voce”, ma la polemica
fra loro era già sostanzialmente in atto
da tempo, una polemica, in questo periodo, sempre amichevole. Direi comunque che fin dall’inizio, fin da quando
Gentile entra in contatto con Croce
(Gentile era ancora studente all’università, alla Scuola Normale di Pisa), fra i due si verificò un
contrasto di opinioni o perlomeno emerse
una differenza che di volta in volta fu superata, integrata, risolta ma che era destinata a risorgere per una ragione
che occorrerà definire in termini
generali una volta per tutte.
Gentile era un discepolo diretto della scuola di Spaventa; naturalmente non aveva potuto conoscere
quest’ultimo, che era morto quando
Gentile cominciò gli studi filosofici, ma era stato allievo di un
allievo di Bertrando Spaventa, Donato
Jaja, professore di Filosofia teoretica
all’università di Pisa. Quindi aveva in un certo senso assorbito fin
dall’inizio quel particolare modo di
intendere la filosofia moderna che trovava nei filosofi dell’idealismo tedesco il suo punto di
riferimento principale, e poi di riflesso
L’intervista, riveduta e corretta, è stata realizzata per RAI EDUCATIONAL,
“Enciclopedia Multimediale delle Scienze
Filosofiche” (2001) e pubblicata sul sito Caffeeuropa altro punto di
riferimento nella filosofia di Rosmini e Gioberti, due importanti pensatori dell’Ottocento italiano che,
secondo lo schema spaventiano della
“circolazione della filosofia europea”, ripetevano nelle forme culturali
in cui essi si erano definiti, l’uno,
Rosmini, il pensiero di Kant e, l’altro, Gioberti, il pensiero di Hegel. La formazione di Gentile è perciò una
formazione filosofica in senso stretto,
spaventiana in senso filosofico e storico. E da questo punto di vista quando Gentile si presenta a Croce, gli
appare con un volto molto ben definito,
laddove il volto di Croce era, allora, quello di uno studioso giovane
anche lui, sebbene di otto, nove anni
più vecchio di Gentile, dagli interessi molteplici non ancora perfettamente chiusi in un sistema o
anche in una circolazione coerente di
idee: da una parte, infatti, c’era l’erudito, lo storico, e dall’altra, ancora,
il critico del marxismo. Gentile colse
nella figura di Croce non soltanto, come è
ovvio, la grande intelligenza, la libertà di opinioni, la
spregiudicatezza critica, ma, in
particolare, il modo in cui Croce, attraverso la critica che rivolgeva al marxismo, veniva elaborando – sul campo si
direbbe oggi, e non più in laboratorio –
una serie di criteri filosofici particolarmente interessanti anche se discutibili dal punto di vista di Gentile:
essi stimolavano fortemente questo
giovane studioso all’elaborazione del suo stesso pensiero. Quali sono gli esordi della polemica tra
Croce e Gentile e su cosa verteva
precisamente? La prima polemica
riguardo al marxismo fu una polemica non indifferente perché riguardò questo punto: se il marxismo
fosse, come riteneva Gentile, una
filosofia della storia e quindi da interpretarsi filosoficamente, anche
se in modo critico, oppure se fosse,
come pensava Croce, non una filosofia della storia – sotto quel punto di vista lì non aveva molto
rilievo e molta importanza – ma
piuttosto un canone empirico per la comprensione della società del
capitalismo moderno, quindi uno
strumento di lavoro particolarmente utile da usarsi secondo lo spirito realistico che a suo
giudizio era effettivamente l’anima del
marxismo. Su questo punto avvenne la prima polemica, la quale sostanzialmente non si chiuse né a favore
dell’uno né a favore dell’altro, perché
entrambi rimasero con la loro idea. Con questa differenza: la presenza
di Marx fu molto profonda in Croce fino
a un certo periodo e forse sempre, sotto alcuni
aspetti; in Gentile molto meno, tanto che Marx ritornò a un certo punto,
come all’improvviso, nel suo pensiero:
quando Gentile rimise insieme i suoi
vecchi studi sul materialismo storico e li unì ad altri che intanto
aveva composto sulla dottrina dello
Stato etico, e poi a quell’altra sua piccola opera che si chiama I fondamenti della filosofia
del diritto. La seconda polemica si svolse sempre nel chiuso della loro
corrispondenza privata quindi senza che
il pubblico ne sapesse niente e senza che “La Critica”, che, dal 1903 fondata da Croce, aveva in
Gentile il principale collaboratore,
registrasse questa polemica. Questa seconda polemica si svolse sul tema
della storia della filosofia, cioè se ci
fosse un nesso, un circolo, come Gentile
riteneva, tra la filosofia e la storia della filosofia oppure se questo
circolo, come riteneva invece Croce, non
si desse. Anche quella fu una polemica piuttosto rilevante che toccò punti profondi e che mise
in luce il diverso temperamento
intellettuale dei due studiosi: quello più sistematicamente filosofico
di Gentile, più legato anche ai modi
dell’hegelismo napoletano – che a lui erano mediati da Bertrando Spaventa come ispiratore, ma da
Donato Jaja e da Sebastiano Maturi, il
suo grande amico professore di un liceo di Napoli, come elementi “minori” di questa costellazione – e quello
di Croce, che si muoveva in modo molto
più libero nel riferimento alle fonti e traeva la sua ispirazione più che
da Spaventa, che, tra l’altro, era suo
zio, da Francesco De Sanctis, il filosofo o il
critico letterario al quale egli di preferenza si rivolgeva. Professor S., vediamo più in dettaglio la
cruciale polemica. La polemica è una
polemica che nasce proprio nel momento in
cui la filosofia dello spirito di Croce era giunta alla sua compiutezza,
nel senso che Croce aveva scritto anche
il quarto volume inizialmente non previsto della “Filosofia dello spirito” ossia la Teoria e
storia della storiografia, pubblicata
prima in Germania e poi in Italia. Quindi il sistema crociano era assolutamente definito quando egli aprì la
polemica con Gentile. Che cosa era
accaduto? Era accaduto che Gentile aveva pubblicato nell’“Annuario della Biblioteca Filosofica” di Palermo una serie
di scritti, in modo particolare il
famoso L’atto del pensare come atto puro che è del 1911, e poi gli altri,
Il metodo dell’immanenza e La riforma
della dialettica hegeliana che si
legavano al primo volume del Sommario di pedagogia: anche lui,
quindi, mentre Croce concludeva il
sistema della filosofia dello spirito, aveva prodotto una serie di scritti che davano fondamenti
molto forti al sistema che
inevitabilmente di lì in poi sarebbe stato scritto. Croce si accorse sùbito che il vecchio
conflitto che lo divideva da Gentile
ormai aveva preso delle forme assai più nette, si era come solidificato
in articoli, scritti o volumi eccetera.
Pensò quindi che fosse giunto il momento di
prendere le distanze dal suo principale collaboratore, non perché
volesse arrivare a una rottura ma perché
era necessario chiarire che tra la sua filosofia, che era fondamentalmente una filosofia della
distinzione-unità, e la filosofia di
Gentile, che a parere suo era una filosofia dell’unità senza
distinzione, non c’era possibilità di
accordo sul quel punto specifico. Questo anche perché le conseguenze che
derivavano dai due modi di intendere la realtà erano profondamente diverse, quella di Croce
essendo una concezione della realtà
articolata e storicamente determinata dalle forme che la costituiscono,
quella di Gentile essendo una concezione
della realtà interamente culminante
nell’atto del pensiero senza possibilità di distinzione e quindi senza
possibilità di riconoscere ‘autonomia’
alle forme dello spirito, autonomia alla quale Croce, invece, attribuiva grande importanza. Quindi
la polemica ha questo fondamento; lo ha
anche nella dichiarazione esplicita di Croce che per questa ragione disse di “essere sceso in
campo”. La polemica fu comunque
dirompente nella esperienza dei due,
soprattutto in quella di Gentile che accolse malissimo il fatto che
Croce avesse messo in pubblico il loro
dissenso. La rottura rischiò di avvenire non per quello che nell’articolo di Croce si diceva, ma
perché l’articolo era stato reso noto
anche a lettori diversi da lui, Gentile: qui interveniva anche quella
sua natura siciliana un po’ sospettosa,
un po’ gelosa della privatezza. Ma in ogni caso la polemica fu dirompente perché i due
personaggi, che ai più erano sembrati
sostanzialmente “una sola persona”– all’interno di “La Critica”
avevano lavorato insieme, si erano
divisi il campo, gli oggetti polemici erano gli stessi, la tonalità fondamentale della polemica era
la medesima –, improvvisamente invece si
presentavano come due persone diverse, in un certo senso l’una armata contro l’altra, cosicché il “fronte
unico dell’idealismo”, come allora si
diceva, parve di colpo spezzato. Professor S., cosa si deve dire in
generale riguardo alla “sostanza”
strettamente filosofica della polemica tra Croce e Gentile? A tale riguardo ho un’idea che forse non è né
ortodossa né in linea con
l’autoconsapevolezza che i due autori della polemica ebbero. Croce non
aveva il minimo dubbio che quella di
Gentile fosse una filosofia dell’unità senza
distinzione, Gentile da parte sua non aveva il minimo dubbio che quella
di Croce fosse una filosofia della
distinzione che non riusciva a conseguire l’unità, e questo era il tema esplicito del loro
dissenso. Croce controbatteva che non era
per niente vero che la sua filosofia fosse una filosofia della
distinzione senza unità; Gentile
controbatteva che anche lui aveva un’idea della distinzione, sebbene diversa da quella di Croce: ma
sostanzialmente erano d’accordo nel
riconoscersi in queste due caratterizzazioni del loro pensiero. Perché
dico che sono d’accordo fino a un certo
punto con l’uno e con l’altro in quanto si
rappresentassero, autorappresentassero così? Perché io non ritengo che
la filosofia di Croce – potrà sembrare
un paradosso – sia in re, cioè “nella cosa
stessa”, non dico nelle intenzioni del suo autore, veramente una
filosofia della distinzione, e non credo
che quella di Gentile sia soltanto una filosofia dell’identità o dell’unità. La distinzione si presenta nella filosofia
di Croce come una distinzione assoluta.
La conseguenza è che non ci può essere differenza o distinzione fra ciò che è stato distinto, perché ciò che è
stato distinto è stato identicamente
distinto, e l’identità appartenendo a entrambi i distinti, questi non
riescono più a esser tali, in quanto
sono, in realtà, identici. Ciò lo si vede se si considera che tutti i distinti crociani sono “sintesi a
priori”. Ora, come si fa a distinguere una
sintesi a priori da una sintesi a priori? La si potrà distinguere in
base a elementi empirici, cioè in base
ad elementi che rispetto alla sintesi siano stati scissi dalla sintesi stessa e considerati di
per sé; ma se gli elementi sono,
viceversa, considerati nella fusione sintetica in cui sono
effettivamente reali, non c’è nessuna
possibilità di distinguere distinto da distinto. Per quanto riguarda Gentile, la questione si
presenta per un aspetto identica per un
altro diversa da come si presenta in Croce, soprattutto se la filosofia di Gentile venga considerata non
come appariva nel 1913 quando la
polemica avvenne, ma come si presenta oggi a noi che possiamo
considerarla in tutto l’arco del suo
svolgimento, quindi, direi, essenzialmente valutandola nel primo e nel secondo volume del Sistema di
logica, e poi anche nella Filosofia
dell’arte, che in un certo senso conclude il
sistema dell’attualismo. Per un
aspetto la filosofia di Gentile, l’atto puro gentiliano, su cui così violentemente i due polemizzarono, se si
guarda dentro la sua struttura, lo si
trova costruito in modo analogo, ma io mi spingerei fino a dire identico,
a come è costruito il distinto crociano:
anche l’atto è una sintesi! Di che cosa?
Nel linguaggio gentiliano – mediato dalla filosofia di Fichte,
probabilmente, e anche dai modi seguiti
da Spaventa nell’interpretare la filosofia di
Hegel – l’atto puro è Io sintetico di Io e di non-Io. Di che cosa è
sintesi il distinto crociano? È sintesi,
per esempio, del bello che opponendosi al brutto, viene sintetizzato dal bello. Se noi
consideriamo questa struttura, che è
triadica, sia nell’ambito del distinto crociano sia nell’ambito
dell’atto gentiliano, vediamo che la
struttura della filosofia dello spirito di Croce e della filosofia dell’atto di Gentile è la
stessa. Professor S., quanto e come
incide nella polemica tra Croce e Gentile
il fattore politico-ideologico che subentra in primo piano, in
particolare, a partire dal 1924? Abbiamo visto che la questione del confronto
tra Gentile e Croce, tra Croce e
Gentile, si presenta molto più complessa di quanto i due pensatori non ritenessero che fosse, o diversa da come essi
ritenessero che fosse, nel corso della loro polemica. Ad aggravarla poi – Lei
ha ricordato il 1924 – naturalmente era
intervenuta la Prima guerra mondiale, era intervenuto il fascismo. La distanza dei due personaggi sia
sulla Prima guerra mondiale sia,
soprattutto, sul fascismo si fece sempre più netta. L’iniziativa fu presa da Croce, che scrive a
Gentile una lettera che non era in
realtà di rottura ma di constatazione di un
allontanamento definitivo delle loro posizioni sul terreno delle scelte
etico politiche. Gentile rispose con una lettera “accorata” ma di fatto i due
non si incontrarono più: erano destinati
a non parlarsi più. C’erano poi intorno a loro
i gentiliani da una parte, i crociani dall’altra. In particolare gli
allievi gentiliani di Gentile ebbero
anche, direi, una responsabilità piuttosto pesante nel determinare una serie di equivoci e di
ulteriori tensioni tra i due. Il risultato fu
che dopo vari tentativi di riconciliazione, operati soprattutto da
Adolfo Omodeo, falliti miseramente, nel
1928, in Storia d’Italia dal 1871 al 1915¸
precisamente nel capitolo in cui Croce parla di “La Critica” e quindi
anche dell’opera di Gentile, su
quest’ultimo pronunziò una parola durissima,
terribile: disse che l’attualismo era un “cattivo consigliere pratico”.
E a questo punto, naturalmente, la
rottura fu irreparabilmente segnata, sebbene poi negli ultimi anni ogni tanto ci fossero delle
aperture, soprattutto da parte di Gentile:
che nascessero dalla malinconia dell’amicizia perduta o da altro, è
molto difficile determinarlo. Croce in
ogni caso respinse sempre, fino all’ultimo
momento, ogni possibilità che con Gentile si potesse riavere, non dico
un accordo, ma comunque anche semplicemente
un contatto. Non so – è una curiosità
che nessuno mi ha saputo togliere – se quando si incontravano in Senato si rivolgessero un
cenno di saluto o si evitassero
completamente, ma pare che Croce ignorasse sempre Gentile, cioè non
gli rivolgesse assolutamente più né lo
sguardo né la parola ogni volta che gli
capitava di incontrarlo.Gennaro Sasso. Sasso. Keywords: Potenza ed atto
in Gentile – Lucrezio in Macchiavelli, Lucrezio, simbolo ed allegoria in Vico,
la scuola di Velia, veliati, veliani, parmenide, scuola di Crotone. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Sasso” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza -- Grice e Saturnino: la ragione conversazionale del probabile
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo Italiano. Seguace di Sesto Empirico,
della scesi pirroniana e medico, non si ricordano sue dottrine particolari, ma
si può supporre che accettasse quelle fondamentali del maestro che, negando la
possibilità di una scienza razionale che pretendesse di cogliere le cause
nascoste delle cose, ammette la legittimità d’arti -- prima fra esse la
medicina -- che si limitano a constatare empiricamente coincidenze e
successioni di fenomeni per fondare così previsioni probabili per il
futuro. Diogene Laerzio dice che è soprannominato Kuthenas o Cythenas. La
parola è incomprensibile, ma forse indica un’origine greca. Given that Sesto teaches at
Rome, we may assume Cythenas, albeit his esoteric name, is a Roman! Luigi Speranza, “Grice e Saturnino,” per il
gruppo di gioco di H. P. Grice, The Swmming-Pool Library, Villa Speranza.
Luigi Speranza -- Grice e Saufeio: la ragione converesazionale dell’orto
romano -- Roma – la scuola di Praeneste -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Praeneste). Filosofo italiano. Praeneste, Palestrina, Roma,
Lazio. He comes from a rich and
privileged family. He is a close friend of Tito
POMPONIO (si veda) detto l’Attico, who intervenes to save his property
from confiscation. S. us elsewhere at the time, idly studying the doctrines of
the Garden. Lucio Saufeio. Luigi
Speranza, “Grice e Saufeio,” per il grupo di gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Sava:
FILOSOFIA SICILIANA, NON ITALIANA -- all’isola: la ragione conversazionale del dovere
e dei doveri – la scuola di Belpasso -- filosofia siciliana -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Belpasso). Filosofo siciliano. Filosofo italiano.
Belpasso, Catania, Sicilia. Enciclopedia Popolare Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri
dei medici”, A. Prezzavento. /t'iti SUI PREGI E DOVERI DEI.
MONOGRAFIA I STRUTTI VA,:
ED^NTER. ESSANTE l'tlt «CM i:i.,lssli :
Ilf.-.^OLIi: MlllSOHE 'IIP,
UttSCHLTTI L FliftKKtll /s: xss SUI PREGI E DOVERI DEI MEDICO. SOCIO DELLE
ACCADEMIE DELLA SICILIA, ! E D'iTl LI
A, DI «DELLE DI FILADELFIA E NUOVA-TOUR,
hehbho DEPUTATO AL conc-resso degli scienziati italiani riKLLA SESTA LORO JIIUMOHE 13 MILANO PER
l'aCADEMIA SUJIICO-UUIHL'KGICA DI NAPOLI
E DEGLI ASPMA3T1 BATUHALISTI MILANO
Pbesso gli EniToni-Linmj Maxtucelli e C. Conimi del Lioto, H. i3^i Non sempre la censura di Seneca, in ima
sua epistola espressa con quella sentenza
— ut omnium rerum } sic litterarum
quoque, in temperanti a laboramus — scoraggiar deve ogni scrittore che al
pubblico il bibulo di sue veglie presenta, avvegnaché non bisogna imitare lo svanissimo pensamento
di Lemonnier, il botanico di Luigi XF^i
il quale, allorquando veniva richiesto perchè
non s' induceva mai a scrivere qualche sua opera, era solito rispondere, come attesta Cuvier, che il tempo
impiegato ad instruire gli altri è perduto per la disciplina di sè stesso; appoggiandosi allo stolto
paradossale so~ fisma che, tutto è stato
jdtto, tutto è stato detto, e si viene troppo tardi per aggiugnerc una sola
parola. Con simile sutterjugio, all'uomo
timido, naturalmente infingardo e
presuntuoso, che travaglia e si ammaestra
poco, e crede saper tutto e saper meglio degli altri, la ignavia, tanto 'a lui connaturale,
arresterebbe, al menomo ostacolo, le
ricerche, le osservazioni, ì risultamenti, fornendogli sempremai delle risorse
per trarsi d'impaccio. Io ho indugiato
a rendere di pubblica ragione questo lavoro, ma alla fine mi vi sono
determinato. In esso soltanto, meno
avido della brama di creare, come in
altre mie opere, che di quella d'esser nule, e simile all'ape che dal sugo di
tutti i fiori il suo mele compone, ho
raccolto ciò che mi è sembrato potersi
esibire con utilità, e al mio oggetto meglio servire; perciocché nel troppo die s'ignora, il poco
che si sa, si. sappia bene almeno. Che
se.talvolia le mìe proprie idee presento,. egli è con la più scrupolosa
accortezza, e per richiamare un utile principio, manifestare un grave errore, o
dimostrare una sconosciuta lacuna. Ma,
in generale, . io mi sono . appalesato il.
meno che mi è statò possibile. No adottato la massima, di Bayle: Une bornie
pensee, de quelque endroit quelle parte, vaudr'a toujours mieux qu'une soLLÌse de son crù n'en deplaise a ceux qui
se va lite ut detrouver tout chez eux,
et ne rieO lenir de persoli ne. Per nitro, un libro redatto con accorgimento, è
quasi sempre l'epilogò de' lumi
dell'epoca sua ; è una pietra migliare posta dalia mano del talento nella
strada dell'esperienza e del sapere. Io
mi sono limitato a scegliere, nelle opere le più conosciute e applaudite, le opinioni che più
sagge mi sono sembrate, ed ho avuto
impegno citare quegli uomini dotati di
Jbrte ragione, di sagacità poco ordinaria, e d'infaticabile ardore per lo
studio e per la meditazione ; lungi però
dalla sciocchezza quasi universale, che volentieri crede la verità sotto la
barba canuta de' vecchi secoli, e sotto
un nome d'antica e pomposa rinomanza. In
riguardo alle quali opinioni qui
addotte, ne ho indicato costantemente le origini; e nel riprodurre le attinte citazioni,
rimossa bensì la servile pedanteria, ne
ho in gran parte verificata la
esattezza, dichiarando tuttavìa con Montaigne: Tel allegne Platon et Homère, qui ne les void
onques; et riìoy, ay prins des lieux
assez, ailleurs qu'en leur sotirce. Questa sorge/ite di' erudizione e faconda dottrina, al chiarissimo Monfalcon, qui principalmente
si debbe. Egli ne è il modello, la
guida, l'originale ; come Luciano e Vi. Lo studente dee viver fra te IlevoI
mente co*suoì condiscepoli ; ei deve scegliere fra loro un Mentore, richiederlo
di consigli, pregarlo dirìgerlo, mancando talvolta questa guida tra 1 professo
ri; avvegnaché l'alunno che studia senza
consiglio e senza norma, lentamente e
disordinatamente si avvia nella sua camera, profitta poco di sue letture e di
sue osservazioni. Ma allorquando, più inoltrato, è idoneo a rendere ad
altri principianti i huoni avvisi che ha
ricevuto, non debba egli mostrarsene
avaro o restìo, e tanto meno, poiché insegnando ad altri, accrescesi
maggiormente la propria istruzione. Se egli vuole impiegar bene il suo tempo,
sfuggir deve tutù quei fra' suoi
condiscepoli che passano i più bei
giorni di loro giovinezza nella infingardaggine, nel gioco, nello stravizzo, nel
libertinaggio, net perditempo. L'ignoranza, la presunzione, la necessità
di palliare Iti appresso coll'intrigo il
difetto di sapere, la perdita della
salute e dei costumi, sono i funesti risultamenti delle associazioni sotto
auspicii diversi da quelli della
positiva diligenza agli studi e dell'ardore
per la scienza. Ricercate voi
alunni quello tra' vostri compagni, che
a preferenza si mostra animato di verace filantropia, disgraziatamente assai
rara, che, felicitandosi de' suoi
progressi, si anima all'idea de'servigi ch'ei potrà prestare un giorno in sollievo de' suoi
simili. Penetratevi di questi nobili sentimenti, onde abbia a potersi dire di voi; Egli è uno del picciol numero
fra coloro che onorano una professione, tutti i membri della quale onoratissimi esser dovrebbero. Ma se
non sentite questo nobile amore dell'umanità, che eleva l'uomo sopra sè stesso,
non lo simulate almeno; siate probo
soltanto, e non ostentate una virtù a voi estranea. I professori hanno dritto
al rispetto degli alunni, le loro
lezioni ascoltar si devono in silenzio, gli applausi e i segni d'iinp roba z
ione sono del pari biasimevoli. Il discepolo giudizioso applaude al
professore dotto e benemerito
coll'assiduità : alle lezioni di lui, da
libera scelta esclusivamente spintovi ; e, pur
troppo! Io biasima, dimenticandosene: privare gli allievi di questa
libertà, equivale togliere a' professori
la più dolce ricompensa del loro sapere, del loro talento e zelo.
Giovani e stranieri ad ogni vergognoso
interesse, gli alunni giammai si ingannino nella scelta del corso che seguir devono, proferendo essi
ognora se non il professore più
eloquente e più dotto, il più insinuante
almeno e chiaro, nelle lezioni del quale
maggior profitto ritraggano, Finalmente
sostenuti gli esami, disviluppata la tesi,
ed il candidalo pervenuto al grado di dottore, gli è necessario dedicarsi a riuscir medico. Egli
va ad entrare nel mondo, bisogna quindi
additargliene la condotta, di che abbisogna
il giovane che è passato dal collegio
all'anfiteatro, e da questo agli ospedali.
Colui che ha più lavorato è quegli che maggiormente trovasi imbarazzato in tale incontro ; colui
che si è indonnato della società
correndo dietro «'piaceri, sente appena
la transizione; avvegnaché, familiare alle sociali abitudini, avendo intrigato
pe 'capricci, gli è facile intrigare per
la fortuna: lo scopo solo è cambiato,
ovvero modificato, il mezzo rimane sempre lo stesso. Questa norma è degna d'ogni attenzione. Il
giovane dottore ritorna da suo padre, e
riceve da lui una disposta clientela: inatruito o ignorante, egli eredita la paterna rinomanza, e questa eredità non è
al certo la meno curiosa di quant'altre
in società si acquistano; ovvero gode de* beni di famiglia, dimentica i suoi libri, non vìsita ammalati, sol
vagheggiando una ricca ereditiera di cui
lusingasi essere sposo; oppure ostenta
un'opulenza iittiz.ìa; ed il maggior numero si
agita per ottenere un posto, da valere qual patrimonio di talenti. Le
circostanze però aiutano talvolta lo
istruito e modesto, e la fortuna è allora giustificata de'favori che spesso largisce al
ciarlatanismo ed all'ignoranza. Additare
dunque all'inesperto medico il sentiero
onde trionfare degli ostacoli che incontratisi ad ogni passo nella società; fargli conoscere la
dignità del suo ministero, ed i doveri
che adempir deve socialmente in
generale, ed in particolare verso i suoi ammalati: giustificare i medici e dilènderli dalle
calunniose persecuzioni; e, quali sono precisamente, dimostrarli: ecco il sommario di questa monografia. Veggasi all'uopo il Dictionnaire abrégé de
médecine; ed anche De Renzi, Sullo stato
della medicina nell'Italia meridionale e sui mezzi di migliorarlo. Un medico ha
trascorso gran numero d'anni nelle
scuole, ha frequentato con zelo gli ospedali,
con assiduità le biblioteche; nessuna parte della teorica gli è ormai straniera: dopo avere consumato
il tempo più bello di sua vita nello
studio tanto lungo e laborioso dell' arte di guarire, egli viene a
chiedere al pubblico quella fiducia di
cui per il suo sapere si crede degno. Ma
la nuova carriera the gli si apre
dinanzi, non è meno laboriosa di quella che ha già percorsa.
Aspri scogli l'attorniano da tutte le parti: la teoria cosi bella, attraente e facile ne'libri, è
una guida insufficiente o infedele presso gl'infermi: tutto è generalizzato
negli scrittori, tutto è particolareggiato nella clinica. Egli cerca indarno sovente que'
segni che gli si è detto caratterizzare
le affezioni morbose : quelle malattie
organiche, che facili a conoscere ei supponeale, lo avviluppano con sìntomi
ingannatori o larvati ; quelle febbri essenziali, descritte a lungo dagli autori, che frequentissime ideavasi
osservarsi, giammai al suo esame si presentano. Ei vede con sorpresa l'esperienza smentire le magnifiche promesse
della terapeutica. Facilissima giudicava
la esecuzione dei processi operatori!
sul cadavere, ma sul vivente ripetuti ostacoli lo imbarazzano. Incertezza e
pericoli dappertutto egli trova. Niente di positivo apprendesi nelle scuole,
è stato detto altra volta da alcuno ; e
negh' ospedali, il grande numero degli
ammalati, la brevità delle cliniche lezioni, l'ignoranza de'veri motivi che
determinano il trattamento curativo, una
lunga serie di enigmi da indovinare allo
studioso allievo ordinariamente presentano.
Comunque inslruito esser possa un giovine medico, osserva Vicq-d'Azyr (Eloges hisloriques),
egli teme sempre l'istante di agire per
la prima volta, allorquando, dopo avere ascoltato e letto, bisogna giudicare e
scegliere. Scrupoloso osservatore delle regole
dell'arte, e temendo ingannarsi nella loro applicazione, egli esamina con accurata diligenza, e
pauroso delìbera. Gli si appresentano incessantemente allo sguardo gli ostacoli che nascono dalla complicazione
degli accidenti, e le obbligazioni che il suo dovere g l'impone. Ei consiglia pochi rimedii per dubitanza,
come il pratico sperimentato avvedutamente pochissimi ne prescrive. L'uno
indaga la natura ed agisce di rado per
26 chè non si crede troppo
illuminato su 'bisogni dì essa ; l'altro
conosce i suoi sforzi, ed a secondarne i movimenti si limila, e perchè teme
perturbarli, di rado anch'egli agisce.
Entrambi hanno una grande riservatezza, perchè hanno i medesimi principii, e
tendono al medesimo scopo. L'ignorante al contrario comincia con arditezza, e finisce con
audacia. Ed in generale i giovani
medici i più istruiti, sono i meno
intrepidi ed animosi nella loro pratica; sempre diffidano di sé stessi, e dopo
molle esitazioni acquistano finalmente
quella sicurezza che al vero sapere
tanto bene compete: eppure quando indefessi
prolungati studj li abbinilo resi pratici cons unitissimi, diffidano
rullavi» di non aver fallo troppo. Qual
contrasto questi uomini laboriosi fanno col
volgo de' medici! Un giovane, al primo sortir d'un liceo, e forse senza precedente educazione,
vuol divenir medico: la sorte è gettala: eccolo recarsi in una facoltà di medicina. Ma i parenti suoi,
poco fortunati, bastar non possono alle considerevoli spese necessarie per il trascelto stato, se non
coll'imporsi le più crudeli ed
oppressive privazioni : come fare
allora? il tempo pressa; egli si affretta, ei s' industria per
affrancarsi di esami nientemai rigorosi; saperne alquanto per sostenerli è
tutto ciò ch'egli ambisce, e, appena scorsi già sono i termini prescritti, ghigne in fatto a liberarsene: adunque non
più corso, nè clinica, nè libri. Qual
cosa egli ignora ond'essere profondo
medico? La cupidigia si sveglia: non meno
eccessiva dell'ignoranza e della impudenza del novello Esculapio, essa
pone tutto in uso per imporre al
pubblico, e vi riesce sovente; mentre in opposto il modesto sapere, senza
fautori, vegeta nell'obbho. La Bruyère
ha molto bene osservato die gli uomini sono troppo occupati di loro, per aver
agio di penetrare o caratterizzare gli
altri. Da ciò deriva che con merito
grande e con più grande modestia, si può
languire lungo tempo nella dimenticanza. Non vi è nel mondo tanto penoso mestiere, che farsi un
gran, nome. La vita finisce, quando quest'opera
si è appena abbozzata. Un giovine
medico che entra nel mondo, desidera con
impazienza l'epoca quando potrà godere mia generale considerazione. Incerto del
destino che l'attende, ei s'inquieta, ei s'agita, si lagna della sua
situazione: allorquando frequentava le scuole, riguardava qual istante di sua
felicità quello in. cui non avrebbe
ormai bisogno delle lezioni de'suoi maestri;
adesso che è libero di questo peso, e che il titolo di dottore gli permette esercitarne le funzioni,
vorrebbe che gli anni maturato avessero
la sua hsonomia, perchè la gioventù sembragli ostacolo insormontabile ai suoi successi. Egli anela il momento quando
la fiducia de'suoi concittadini lo ricompenserà di tanti anni da lui consacrati allo studio dell'arte
sua. Un pratico, che numerosa clientela
priva di tutti i piaceri, compiange quel
tempo, "allorché, più felice, abbandonar
potevasi alle sue propensioni, e godere
principalmente di sua libertà: con dolce soddisfazione rammenta l'epoca
de'suoi studj; paragona con amarezza
l'indipendenza e la felicità di sua gioventù
alla dura servilità nella quale ridncelo il suo ministero, e se talvolta
sorride allo spettacolo del benessere clic lunghi e penosi travagli bannogli
acqui stato, la canizie de'suoi capelli
avvelena bentosto la gioia sua. Laonde
l'uomo mai non è contento della sua
sorte ! Da' primi successi o da'primi rovesci
del medico nella sua pratica, in gran
parte dipende l'opinione degli uomini
sul di lui merito. Quanto è delicata,
quanto difficile la posizione del medico all'ingresso iu società! Quanto interessasi egli de'primi
suoi malati che le di lui c ure reclamano! con quale attenzione analizza tutti
i sintomi morbosi ! e, nell' impiego
de'mezzi terapeutici, quanta riserba tczza egli usa!! Se l'ammalato guarisce, essendo stato semplice
il caso e del numero di quelli che del
solo regime abbisognano, mille voci celebreranno il profondo sapere del giovane dottore, la rinomanza si spargerli da
tutte le parti, magnificando lo strepito
de'suoi successi; la fiducia nascerà al
grido ripetuto della riconoscenza, ed il
tranquillo spettatore degli sforzi della natura, sarà agli occhi di tutti un genio che comanda
alla morte. Ma che una fleminasia grave
e rapida nel suo corso, gli spenga in
pochi giorni un infermo nel fior degli auni,
che sintomi consecutivi conducano alla
tomba quello sventurato chirurgicamente operato, o quel calcoloso liberato dalla pietra,
l'ingiustizia e la mala fede si uniranno
contro di lui : si accusano le sue cure,
si incolpa la sua giovinezza, gli si contendono le sue cognizioni, e
dappertutto incontra la più cieca
prevenzione e le più calunniose imputazioni;
e talvolta egli è costretto recarsi altrove ad iucon. tra re casi meno
disgraziati e maggiore equità. Tuttavia
compiagnere, un giovane medico, che nel
princìpio di sua carriera non imbattesi in malattie di 29
felice risultamonto, contro te quali la natura e l'arte uniscali loro possanza, non è un motivo ad
impegnarlo prestar le sue cure per le sole affezioni morbose, di cui è
probabile la guarigione. La religione e
l'umanità gl'impongono una legge ili visitare col medesimo zelo o colia
stessa assiduità 1 infelice che
un'organica affezione conduce alla tomba, o quel malato ebe i soccorsi dell'arie
richiameranno infallibilmente alla vita. Uomo pubblico, egli appartiene a tutti coloro che invocano il suo ministero,
quindi non può negarlo ad alcuno. Nò
l'incertezza del successo, nè il
pericolo di rovesciare una riputazione tuttora
mal ferma, non sono ragioni sufficienti perchè un medico sia pigro o sordo a' preghi degli
sventurati, che hanno riposta in lui
l'ultima loro speranza. Del pari un
chirurgo non deve negarsi giammai ad una
operazione d'esito incerto ma bene indicata. Condannevole pur troppo è
la pretesa politica di alcuni individui dell'arte, i quali, temendo di
compromettersi, hanno sommo impegno ad evitare
le pericolose curagioni. L'ingiustizia frequentissima de'giuchzj del pubblico
può mai scolparli di un fallo le di cui conseguenze sono tanto gravi? Quanti
malati sono quindi vittima di questa
falsa prudenza! Quanto la fiducia può
esser corrotta da vani interessi dell'amor proprio! Le qualità essenziali al medico, per
riuscire nel mondo, non sono un merito
trascendente, un grande impegno per lo
studio ed un profondo giudizio, ma sibbene
esorbitante ammasso di ciarlataneria, instancabile cicalamento, ed
un'audacia che niente può sconcertare
giammai. Perche tacerlo or vi a? gli uomini hanno un pendio naturale per i ciarlatani: conoscerli
bene, ecco il cardine per chi aspira a grandi successi nell'esercizio della
medicina. Una vernice di sanere basta per
illudere il rozzo volgo. Egli è vero che la grand'arte di ammassare danari non è meta per il medico
che conosce la digitila di sua
professione; non men vero è altresì che
gli uomini illustri, che si sono creati
dei diritti alla venerazione della posterità pe'loro rari talenti, non hanno credulo onde giug-icrvi
bastare uno stodio sufficiente e porre
in opera ogni astuzia ed ogni raggiro,
il cui insieme compone il saper fare. Ma
che importa ? quei che scorgono nella pratica medica un eccellente mezzo di
fortuna, non fissano alcun significato al risonante = amor della gloria, amor dell'umanità = ed inutile giudicano la
scienza, poiché non è indispensabile ad
essi per l'acquisto di vistosa opulenza. Eppure i medici hanno ragione di lagnarsi
spessodell'ingiustizia degli uomini, Qual forza d'animo non abbisogna loro per sormontare i disgusti ila
cui sono sopraffatti? Voi non sapete, diceva Lorry alla gente, quanto ci costa per esservi utili! Un medico amante
dello studio ha languito quindici anni
nelle scuole e negli anfiteatri fisici
ed. anatomici, ha trascorso poscia gli anni più
belli della sua vita nell'aria infetta degli ospedali, il pallore del suo colorito e la emaciazione del
suo viso attestano la moltipheilà delle
sue veglie e delle fatiche sue. Con qual premio sono indennizzati tanti lavori? Qui, l'uomo del mondo declama contro
la certezza della più nobile delle umane
scienze, e confonde senza pudore la medicina ed il ciarlatanismo; là, qoeglino stessi a' quali le di lui cure
hanno reso la vita, negano il ricevuto
benefizio, onde dispensarsi della riconoscenza: altrove, qualunque sia
l'estensione e la base di sue cognizioni e gì' incredibili suoi studi per aumentarle, il dotto filantropo
medico stentatamente può formarsi una mediocre clientela, mentre al contrario
nn ignorante non ha, dovuto die
presentarsi in società per occupare tutlo il grido della rinomanza.
Se gli uomini non ricevono dalla, medicina tutti i benelicii che sperar ne possono, ne debbono
incolpare sè stesi. Essi, che all'intrigo ed alla ciarlataneria tanto facilmente accordano fidanza, solo
dovuta al vero sapere; che favoriscono
così spesso l ignoranza senza
discernimento alcuno, e disconoscono il inerito
verace ; che non aprendo mai gli occhi sopra i mezzi adoperati a sedurli, non sanno che nulla può
supplire all'applicazione ed allo
studio, che l' esperienza non istruirà
giammai colui che non sia in istato di profittarne, e che il maneggio è quasi
sempre la sorgente de'più funesti
emiri. I giovani medici generalmente
sono buoni, umani, compassionevoli,
pronti a credere le promesse colle quali
vengono lusingati; amano i loro infermi; nessuno ostacolo a' loro occhi mai non
si fa incontro: la carriera che s'apre
loro dinanzi sembra sparsa di fiori; e
la loro immaginazione sedotta li persuade che
per riuscire nel mondo è sufficiente servire gli uomini ed amarli.
Illusioni amabili, voi sedurrete pòco! II paradosso del trionfo dell'ignoranza non tarderà a
stancare bentosto ed opprimere il loro
amor proprio ; la dimenticanza, l'ingiustizia, la parzialità, il raggiro squar
ceranno a brani il troppo sensibile loro cuore ; e l'ingratitudine sarà il colmo del disinganno.
Veggansi a questo proposito le seguenti opere:
Plàtius, De medico audace; Heister, De medico nimìs timido; Sonnet,
Satire contre les cliarlatans et les
pseudo-médecins empiriques; Coquelet, Criiique de la charlahmerie; Dolàeus, De juvenis medici idea
errante philosophico-medica; MimcHmr, La
scuola del giovane' medico. Una'
diffusa' celebrili) talvolta è meno l' elogio di un medicoj'cbe la satira del pubblico. V,
: ' Si consultino le opere seguenti:
Licetusv De optiiuo ^medico: Chiappa, Ippocrate, modello de' medici. La
medicina non è una scienza incompatibile
coli' uso de' sociali trattenimenti, nè esclude colui che l'esercita dalla politezza, dall'amenità,
dalle grazie, clic formano il socievole
diletto. Si può esser medico ed uomo di società medesimamente; e se alcuni
malinconici dottori declamano contro lo sludio
dell'arte di piacere, in ciò hanno essi meno riguardo alla dignità di loro professione, che all'
impossibilità di correggere la
pedanteria del loro carattere, ed il
ridicolo delle loro maniere. Quella imperturbabile gravità che portano in società, come al letto
de'malati, è un velo sotto il quale occultano sovente una crassa -ignoranza; e quegli inetti sarcasmi
che lanciano contro que' loro colleghi che aggiungono al sapere uno spirito penetrante ed amabili
forme, altro non sono che la confessione della secreta loro gelosìa. V arte di
piacere e quella di guarire hanno fra
loro strette connessioni. Se nn medico,
troppo tardi apparso net mondo, 0 di
carattere molto serio e grave, non può acquistar quella giocondità e quelle
grazie naturali che costituiscono l'uomo
amabile, egli deve mostrarsi tale, qual
egli i; ma non sostenere un posto in cui sarebbe fuor di luogo. Chi dalla natura non riceve la piacevolezza,
indarno vorrà simularla; colui che non è dotato d'un facile umore, affetta invano l'amenità: ì
suoi tratti, le sue maniere, i suoi
discorsi, tutto in lui è stentalo; ei diviene ridicolo per la ricercatezza di
voler piacere. Pochi medici hanno goduto pieni successi di
amena società come il famoso Procopio.
Egli era amicissimo di molti uomini
celebri del secolo dee imo Ita vo, ed il
suo nome si trova spesso ripetuto ne' loro scrìtti. Piccolo di statura, brutto e gibboso, non fu
perciò men ricercato nella società. Si
hanno di lui alcuni brani di versi
piacevolissimi, una commedia dimenticata, e cattive opere di medicina. Per riuscire nel mondo, bisogna formarsi
necessariamente una maniera di essere fittizia, giungendo a possedere quella riserva abituale che
reprime tutti 1 movimenti spontanei,
quella pieghevole compiacenza che a tutto si adatta, ed una attenzione sempre
vigile nel ccrcarè in ogni oggetto una occasione di piacere. Il medico più d' ogn' altro ha
bisogno di un carattere flessibile e dì
uno spirito insinuante: chi meglio di
lui conosce quanto le passioni siano i
motori degli uomini? Alcuni, giovani
medici, troppo cruciati dello studio,
vivono co' libri e nella lettura, e si. sottraggono alla società, per dedicarsi alle. (lolle loro
ricerche, Questa occupazione postante ;
dà. loro un;. aspetto imbarazzate», ed un timido coufteguo, di cui mai non
possono correggersi, e che nuocono
talvolta ai successi, a'quali la
mqltiplicità e la profondità delle loro cognizioni li appellano. Ogni uomo pubblico. non deve
dimenticare sulla di ciò che può
assicurare la sua rinomanza. Ogni medico
deve portare molta, cura ad . acquistarc i ciò
che può mancargli sotto il rapporto delie .apparenti qualità, come eziandio a per fon io u are
quelle del suo ingegno. I medici poi
sono dispensati il' assoggettarsi interamente alle leggi dell' etichetta, .come
una dì loro prerogative.,., >, I 1
>, >.• i.'-i-i i'. Raccomandare
al medico 1' uso della società., non
importa volerne fare un. zerbino, uu £iceto, uu bell'umore di
sollazzevole compagnia ; dissuadergli il pcdautismo od una esagerata gravila,
non tende, a prei scrivergli di
abbandonarsi senza ritegno a divertimenti innocenti in sè s lessi e
piacevolissimi, ma poco compatibili
colla dignità del. suo carattere. Un
dottore non deroga punto, coltivando, j^rti- amen q, q prestandosi talvolta a'giuoclu. di.
Tersicore.,,; in .un convegno di scelti,
anaci : uia il ridicolo è prossimo
all'abuso, e la professione di quello è : molto grave f onde porre molta. riserbate,zza in tali
l'utili passatempi. La vera urbanità
sceglie e, conferma i'modi esteriori con
le condizióni. È: tale la. severità del pubblico, che pensa male di un medico troppo abile
nelle arti 4t ci nette - scienze, -'ohe
-non,1 tanno rapporto dilètto colla sua
professione essenziale e p ri mitri' aJ Gohii; chs vedesi sempre! ih iriiezzo alte feste ed
a'tripudii) séni, braló^pqcd-bccup'àto
oi tròppo aliedo idaH'arle sua.
Rmunziare-idunque a' suoi gusti più diletti; eia» u^ahriegàzÌQne di sé stesso, ecco! il
saccifiaioinlposU a medici. Essi
appartengono alla /società, ;.!e: jquestì
chiede da loro stretto conto di tutti i loro istanti, e sorveglia i loro piaceri; Un medico non; può
gustare in riposo alcon sollazzo':. di
giorno, non. può egli promettersi clie poche. ore di quiete; nella notte, il
sonno 'suo dura sino a tanto che gli
altri non r librino . bisogno di turbarlo con le
ordinarkriiótturHe'niòieatie :( Ficq,
ifìdfyrfr, ., .,„j,./.,{ ..)'.,(, B Kf'ì'il»
; Sotto Luigi XIV, i medici affettavano una pravi là eccessiva, . Molière; IsìibeSb di ! loro: i
mpedantì dispaiv vero; ma i cicisbei
sono venuti; e questo ridicolo È -forse
più insopportabile dei pruno. Oh airip fori racconta l' aneddoto seguente
sopra! uno di qile' dottori alla moda.
D'Alembert trovatasi: presso madama J)u
.Deuaiit,'ove erano il 'i presidente HenuùH :ed- il.'ia»gnor
iPont-de-Vesle: sovraggiugne un medico nominato Fournidi^ il: quale, eulraiide;
:dice- a màdaiha Ueffant: Madama, io .
vi presento il mìa umilissimo
iritìptUtOt al presidente Hénault: Signore, io li ò l'onore di salutarvi; al signor Pont-de-Velsè :
iSignore, io sono il vostro iiuiilìssimo
servitore; e rivoltosi a D'Alembert: Buon 'giorno, signor abate. Evvl più
ridicola peUegoleria.'d*, questa vana e
falsa pretensione ad osservare le sociali convenienze ì Questo stesso
-.Fouinier è l'originale del Medico del Circolo, commedia di Poiusinet, dedotto da quella di Palissot col
medesimo titolo. A qnal punto ormai può un medico liberamente coltivare le arti dilettevoli! La soluzione
del quesito è di già presentita.
Qualunque sìa il di lui gusto per esse,
sacrificar lo deve al pregiudizio del pubblico,
o secondarlo con estrema circospezione. Senza dubbio, il flauto a
Boerhaave niente scemava a'di lai rari
talenti; laonde coloro che godranno di uguale sorprendente celebrità,
potranno allora, ad esempio di quello,
mostrar senza pericolo il loro trasporto per la
musica; ma fintantoché analoga reputazione acquistar si dovranno,
prudenza esige, far bene astenersene. Ed avvegnaché, oltre l'opinione
conosciuta del pubblico sulla
incompatibilità della coltura della medicina e delle arti, bisogna ritenere
ancora quante seducenti attrattive sono
in queste, che dallo studio cosi arido e
penoso delle mediche scienze possono
facilmente distogliere. Colui
che al sapere unisce la civiltà, un carattere piacevole affettuoso ed ameno, e
la compagnevole leggiadria, è più opportuno d'ogn'altro a bene esercitare
la medicina: egli onora la sua
professione, ei la fa amare. Alcuni
medici vivamente sensibili, o per dir meglio di poco spirito, si irritano
contro la società declainatrice contro l'arte loro, e contro i filosofi
che, come Montaigne, Molière, Rousseau,
non credono alla certezza di essa. Qnal
bizzarro capriccio) Veggansi le opere:
Le Fhàhcois, Réflexions crìtìques sur la médecine. Odwyer., Querela
medica. Pljitz, De oedantismo medico. Il
ginevrino Odier, in nna Memoria letta all' In stituto Nozionale di Francia, ha
provato con evidente dimostrazione i
vantaggi, che trarrebbe la medica scienza
nel suo paese, da una fondazione a perpetuità, destinata al sostegno di alcuni
medici nelle università straniere. Una
tale istituzione sembra dover essere la più utile. Questo progetto è stato
gik concepito ed eseguito in Inghilterra
dal dottor Radctiffe, che ha legato i suoi beni ad un al nobile uso. "Volle questo medico che due studenti,
dell'università di Oxford, godessero per sei anni d'un* annua rendita di seicento lire sterline, a
condizione di passare almeno cinque anni fuori della Gran Brettagna. La poca cura posta nella scelta de' soggetti,
la coi nomina ad alcuni signori
appartiene; ¥ assoluto difetto di regolamenti per esìgere da loro un discarico dell'impiego del loro tempo, hanno
paralizzata una istituzione, clip sembrava 'promettere, dice Oilier, grandissimi vantaggiosi risii! lamenti. Ma,
secondo Valentin, i candidati ora ottengono queste missioni a concorso, nella gran sala dell'Università, in
presenza del suo cancelliere e degli
nffiziali della Corona. Allorquando un
uomo d'alto merito si annunzia in alcun
luogOj la rinomanza proclama bentosto il suo
nome da tutte le parti; il suo genio esercita sommo potere sulle nazioni straniere, e le contrade
le piti remote gli inviano discepoli ed.
ammiratori. Chi ignora l'inconcepibile
affluenza degli allievi d' ogni paese alle
lezioni di Boerhaave, di Morgagni, di Unnici-,
di G. P. Franck, di Scarpa, di Sementini? La scienza deve molto a questi omaggi resi alla
celebrila. Quanti abili chirurghi, anche
fra gli stranieri, non ha
for.fl*i^J'UlM*re;ne9aMtì.Moltìic^eriìWri-.disliiUi;jiiit:ii•mpltèi diivano il
vanto essere stati allievi di ini; le,»iie. leziqjli ed i suoi esempi inibivano
più de' miglio ri libri nello
ammaestramento : e- quei che pec goderne
oltrepassavano .immense distanze, 'iie trovavano la ricompensa
.nell'entusiasmo di cui egli li accendeva per
la phiiiurgia, e nel rapido incremento del loro sapere. . r .; Superfluo ; sarebbe provare
ulteriormente l'utilità dti' viaggi
iinedici : essi estendono la sfera delle cognizioni del medico, gì' 1 insegnano
a comparare le opinioni, tid .apprezza
re i sistemi') ma il maggior vantaggio che. gli' procurano è dì metterlo iti
relazione .cogli: uomini più celebri
d'ogni contrada, e fargli Ot;te.ne(e. dalla .loro; beilevoleftza' conoscenze,e
.rapporti . del, .maggiore interesse.
j., „ '-. ii l. !.. cniutou Qual, differenza. ..jj-a il leggere là
descrizione, di un . processo operatorio
in un'opera periodica, e vederlo praticare 'dliì suo inventore sul vivente !
-Quanto i«na' prezióse le Osservazioni
cliniche filliteial letto- degli
ammalati; o nella, intimità del congresso de" dotti -'ohe primeggiano nell'arte di guarire! Un mcdieo
illumi-; nato che visita gli stranieri 1,
studia con cura ti! lorte metodi' d'
insegnamento e di terapeutica ; > osserva i
grandi medici nella Iqrd predica pat'ticdlarej si ini pai-, dronisce sul luogo del carattere delle
endemìe, osserva le gradazioni die esibiscono secondo lemslat^' lie epidemiche e sporàdiche, e secondo le
rpgicmi; nota con esattezza tutto ciò
che- e raltttivo alla pò*, lizia degli
ospedali, visita le collezioni, di storia natoraic e di anatomia, patologica, e
fissa principalmente' l'attenzione sulle
innovazioni introdotte nel dominio;
della materia medicai' 1 'i*f ' '
h >i'»"l '">i liti Mn un
medico non può trarre vantaggio del suo
soggiorno nelle straniere focóltà, s'ei non adempie le' seguenti condizioni: i.° È indispensabile
possedere la lingua 'del paese : coma
potrebbe egli, se l'ignora,' seguire le
lezioni de' professori, leggere Je opere no-,
vel!e, ed assistere alle mediche conferenze?' un^int^r-' prete, è fastidiosa ed insufficiente risorsa.
à"-Se'iè>cognizioni tìi lui non siano di già molto éste'seì, gli sarà impossibile ben ponderare le teoriche ed
i fottirecenti che gli; saranno' partecipati, e comparare ciò che preventivamente ei sa. Per questa ragione
i vjag^i' mèglio ammaestrano gli uomini
instruiti: costoro sa mio difendersi
dalla seduzione a cui sospinge naturalmente tutto ciò che è nuovo; essi soli
sanno ««servare, di*- . scutere e
giudicare. 3° Di tutte le qualità morali; la
più preziosa per il . medico viaggiatore è un sano giudizio, col quale indaga e distingue ciò
che è buono essenzialmente, da ciò che è vizioso o indifferenti;; né ritiene come scoverte preziose le bizzarre
innovazioni, ed apprezza di più i fatti pratici, e gli oggetti di utilità
dimostrata, che non lo vane teorìe o le
brillanti speculazioni. Alcuni medici o
chirurghi di chiara rinomanza, animali
d'ardente zelo per i progressi deli' arte di
guarire, hanno intrapreso, in epoche diverse, parecchi viaggi presso le
nazioni più illuminate e dotte d'Europa,
onde conoscere da loro stessi i gradi di
perfezionamento della scienza. In effetto allorquando sparsesi in Francia la fama che Cheselden
onerava col massimo successo un nuovo
processo operatorio per eslrarre i
calcoli dalla vescica, Morand propone
all'Accademia delle Scienze d'andarvi in persona ad esaminare ciò localmente: egli vi fu spedito,
ed ottenne dal celebre operatore di Londra le istruzioni ohe desiderava con tanto ardore. Simili
nobilissimi motivi condussero Chopart,
Valentin e Roux in Inghilterra, e G. Franck a Parigi: merito più laudevole in
questi sommi dotti che nulla aveano da invidiare agli stranieri ! ' t Il più illustre de'medici viaggiatori è
stato il gran vecchio di Coo. Ippocrate,
ad esempio de'filosofi del suo tempo,
andò a cercar lumi in remote contrade:
egli percorse la Grecia, l'Asia e l'Europa, le isole dell'Arcipelago e delle coste del
Settentrione, e le contrade che
avvicinatisi agli Sciti nomadi ; in Tracia poi ed in Tessaglia egli si fermò
assai lungo tempo. Riconoscendo nei viaggi fatti tra le
indicate condizioni, vantaggi certi ed evidenti, creder pero non debbo n si
d'estrema o precisa necessità. Avvegnaché
qual è il loro scopo! conoscere i progressi dell'arte di guarire presso gli esteri: ma tutte le
utili scoverte, tutt' i fatti degni di
rilievo, i nuovi interessanti processi
cperatorii, sono pubblicati da'loro autori, o da quelli ebe li avvicinano, quindi conosciuti pur sono
da tutta la gente dotta europea. Morand
non era pervenuto ancora in Londra, nel
1736, che Garengeot e Perebet aveano scoperto ciò che egli cola andava
rintracciando. Lo aver troppo vagato nel mondo è anche meno un titolo di raccomandazione. Quanti
medici, per lungo tempo cosmopoliti, che
vengono finalmente a stabilirsi fra noi,
non hanno guadagnato nelle loro corse
moltiplicate fuorché alcuni errori dippiùl Aggiungasi a queste considerazioni che
un medico, arrivato in una capitale
straniera, può difficilmente giudicare
convenientemente gli uomini co'quali è in rapporto, e gli accade sovente considerare e spacciare,
colla miglior fidanza possibile, per
grandi medici o abili operatori,
individui troppo mediocri, mentre si tace
di dotti valentissimi, di cui ignora vasi l'intrinseco merito.
Veggasi Bartholihks, De peregratione medica. pX»^um^J^;l ! r; ^ Delle Società di Medioimt. ['' ili : perfezionamento dell'arte di guarire;
è Io .scopo delle • Società ili
medicina: esse esaminano lo acquistàle> cognizioni, ripetono gli sperimenti
ed i ..saggi), li ritrovati, le scoverte
che interessano la salute degli nomini,
coltivano tutte le scienze mediche e le scienze
fisiche ne 1 lóro rapporti colla medicina, chiamano nel, loro seno tutti coloro che si addicono con
ardore e : successo al loro studio, si
valgono de' lumi di tutti i dotti dell'
Europa, mantenendo con essi una attiva
corrispondenza, raccolgono gli sparsi fatti, e pubblicano le nuove
invenzioni e scoperte, propagando delle
questioni di cui la soluzione c propria a favorire lo sviluppo delle mediche
venia teoriche o pratiche; e finalmente nessuno de'mezzi trascurano che liberar possano l'arte di guarire da vani
sistemi, e stabilire principii generali
fondati sull'osservazione della natura.
Molte di esse hanno instituito vari regolamenti
onde soccorrere l'indigenza di gratuite consultazioni : queste cliniche sono vantaggiose, e per
l'onore che la loro esistenza fa
diffondere sulla medicina, e per gl'importanti servigi che gli sventurati ne
riscuotono : e sottraggono inoltre non poche vittime al ciarlatali ismo. Nelle pubbliche tornate di queste dotte
adunanze, uno de'membri rende conto de*
lavori della società: altri membri
l'anno omaggio a' loro concittadini dei
risultameuti delle loro ricerche e delle loro meditazioni sopra i punti
diversi delle mediche scienze che hanno
occupato la loro attenzione. Non si
farà qui la superflua e troppo lunga enumerazione de' benefizi, che la società
deve allo stabilimento delle Academie di medicina; nè insisterassi sugli immensi progressi che hanno concorso a
migliorare l'arte di guarire; nè qui vuoisi presentare lo storico ragguaglio de'fasti loro, che
hanno cotanto illustrato la medicina e
la chirurgia. Pubblicando le loro
Memorie eia raccolta de'premj per quelle
diggià coronate, le società mediche molto
contribuiscono al perfezionamento della scienza di cui si occupano. Ed i giornali ch'esse rendono
eziandio di pubblica ragione, riguardar
si debbono qual deposito de' loro
lavori, e generalmente come quello di tutte
le mediche cognizioni.
Compongousi questi di osservazioni, di memorie, di analisi di opere nuove, sotto i quali
rapporti utile interesse presentano. È
loro scopo far conoscere tutte le scoperte,
diffonderle dappertutto, e valutarle:
l'esteso dominio della medicina loro appartiene, il quadro statistico
presentar ne deggiono, e seguire passo a passo ì progressi delle diverse
scienze clic vi si riferiscono,
paragonare la dottrina degli antichi a
quella de'modemi, ed apprestare sufficiente idea della letteratura medica straniera. Un pratico
occupatissimo non ha il tempo di leggere molti libri: un buon giornale gli
offre il sommario delle mediche novità; e per i medici di provincia è
specialmente utilissimo, che di rado le novità conoscono, ed in gran parte le
ignorano. I giornali di medicina
offrono utili materiali allo storico
dell' arte, di guarire; agli oltramontani conoscer fanno lo stalo della
scienza; e presentando in fine un momentaneo
interesse, che formane il pregio,
possono perfettamente conciliarsi col merito più solido dell'
istruzione. Un giornalista di queste
materie apportar deve, nello adempimento
dell'impegno suo, uno spirito emancipato
d'ogni sistema, d'ogni pregiudizio; mostrar l'errore con accorgimelo } ma
perseguitare il ciarlatanismo con
intrepido coraggio ed inalterabile
costanza. Le analisi delle novità mediche non potranno esser utili, che
allorquando avranno una estensione proporzionata all'importanza dell' opera, e
la critica o la polemica siensi
compenetrate evidentemente nelle idee dell'autore. E debbesi ornai desiderare che non
avvengano più a' dì nostri quegli
attacchi indecenti e vergognosi, che offuscano la reputazione d'uomini,
meritevoli di slima reciproca e del civile rispetto di ognuno. Nò tale e il linguaggio che i dotti
usar devono: i giornali di medicina sono fatti per arricchirsi de' loro lumi,
non per servir loro a campo di guerra. È però vero clic all' aggressori; il
torto :ippartieiie, ma uno spirito superiore nioslra maggior grandezza d' animo nello sdegnare una
ingiuria die nel vendicarsene ; dirigendo
egli a' suoi nemici, a'suoi vili
detrattori (che, forse inabili in tutto, vanamente si sforzano atterrare l'altrui rinomanza,
alla (.pitale pervenir non polendo sì
vendicano col dime male) le severe
derisioni del ferneyano filosofo, ilfjle, mais
rampe; o imitando l'austero disprezzo di Fontanelle, un silenzio cioè
imperturbabile e costante, dedotto dall'avviso dantesco: Boa rujjiouar,|i „, a guarda e passa; omettendo anche spesso di guardar mezzo
facce, bifronti o protei mostri. Un
giornalista imparziale, nel render conto di
un'opera, manifesta gli errori e le inesattezze, ma rispelta sempre
l'autore; nè mai permettesi lanciargli
contro verun epigramma. Gli amari sarcasmi ristuccano, senza persuadere
giammai. Egli deve accuratamente astenersi e dalla preoccupazione dell' odio, e
' dalla prevenzione dell'amicizia o
delia stims; questa ' accieca talvolta i
nostri aristarchi; laonde si desidera
almeno che non profondano con eccesso i loro elogi a coloro non del tutto sforniti di merito, ma
che in realtà non sono quali voglionsi
magnificare. Le lodi {Dici,
fjhilosophitj-) recano nocumento a chi le dà,
senza giovare a chi le riceve. Taluno de' nostri medici è qualificato
come eccellente scrittore, e frattanto
nello sue opere sembra che ignori le regole primordiali dell'arte di
scrivere. Queste perpetue ed esagerale adulazioni, che ricevono ne' giornali
alcuni individui titolali, non daranno peso alla posterità: bisogna anche una misura negli encomi che si
dedicano a' sommi talenti. Gliénier ha
esposto perfettamente le qualità che un
buon critico posseder debbe. L'ignorante, egli
dice, non vede la beltà, il detrattore non vuole vederla, il critico la
vede e la mette in evidenza. Parla egli
de' grandi scrittori che furono, con rispetto se ne occupa, ma non già con idolatria. Il
critico, giusto verso i trapassati, è
giusto e benevolo verso i viventi: ei non si limita all'ammirazione de'
capi d'opera, ma paga un tributo di
stima agli utili lavori. La critica è la
scienza del gusto, illuminata dalla
giustizia. Scoprire e mostrare
gli errori in una medica novità,
rilevarne le inesattezze, dimostrare 1 vizi del
piano, estrarre e volgere in ridicolo alcuni brani difettosi, non è
impegno troppo difficile; un giornalista
però opera meglio nel far conoscere il buono d'una produzione, che fermandosi sui difetti di
quella. I sarcasmi costano meno d' una giudiziosa riflessione, imperciocché — Crìtiquer est aisé, juger est
difficile. — D'ordinario gli errori di un'opera non attirano tante critiche all' autore, guanto
le bel Istruire è lo scopo della critica : per adempirlo, un giornalista deve possedere profonde e
svariate cognizioni, onde ben giudicare
delle relazioni riferibili alle mediche scienze. Una vasta erudizione non lo dispensa dall'arte di scrivere, e
principalmente dal gusto, senza il quale
le sue critiche ributterebbero il
leggitore. E nel render conto di un libro novello. eviterà egli ogni
sorta di digressione, seguirà ii cammino dell'autore, e produrrà le di lui
principali idee, sia per approvarle, o
per confrontarle con altre analoghe, emesse da contemporanei o dagli antichi ;
cercando ancora per sostener l'attenzione di variare il suo stile secondo il tema. La natura delle
materie sottoposte alla sua critica, non
lo esclude di scrivere colla bramata
eleganza. Queste riflessioni generali
sulle società dì medicina saranno scusabili certamente, avendosi avuto l' intendimento di seguire il medico in tutte
le situazioni, ove la sua professione potrebbe ridurlo, cioè di accademico, giornalista, ed autore. Il medico
più abile è colui che alla vecchiezza
riunisce un vero sapere: gli anni nulla hanno tolto alle suo cognizioni: l'età anzi lia maturalo
di più il suo giudizio. Non meno
istruito del giovane medico, più franco nell'arte d'osservare, ed a costui superiore, egli possiede inoltre il prezioso
vantaggio d'una lunga esperienza. È vecchio medico colui che è saggio ne'
consigli, intrepido ne' pericoli,
accorto a preveder l'avvenire, di molte
risorse, e di grande dottrina. 11 sapere invecchia un giovane, l'ignoranza fa
d'un vecchio un alunno; ciò che manca
all'eLà, lo compensa il talento : Quid numeras annos ? vixi 'maturior
annis, Ada semin facilini, haer,
numeranda fili. Ma non per lo scoprire una calva testa o adorna di capelli bianchi, può un pratico
manifestare d'aver del merito, chè
dimostrasi bensì in una professionale
conferenza, principalmente al lcllo dell'ammalato. Gli antichi statuari! non depilavano la testa
venerabile di Esculapio; nè la calvizie
fu mai una prora del genio. Un giovane può essere gran medico; e
difficile cbe un vecchio sia gran
chirurgo d'esercizio. Celso vuole che il
chirurgo sia giovane, almeno poco inceppalo dagli anni: allora soltanto egli
unisce il fuoco dell' immaginazione alla
destrezza ed alla fermezza della mano.
Un vecchio operatore non intraprender?!
giammai quanto un giovane; l'età gli comunica Una invincibile timidezza, che spesso col nome di
circospezione si onora. Il positivo
ingegno, non il corso degli anni, fa 1'
elà del medico. Un giovane dotato di criterio medico, può essere precocemente
un buon medico; ed un pratico di
sessantanni, tuttoché egli ave&c veduto centomila infera», non sarà medico
giammai, se trovasi sfornito d'i questo
prezioso dono della È un pregiudizio
adunque il riguardare qnal miglior medico colui, che ha veduto il massimo
numero possibile di ammalati. Tale è pur tuttavia Io errore del popolo; egli non domanda, dice
Zimmermann, se i'l tal medico sia istruito, penetrante, di genio, ma se abbia
canuti i capelli: per lui un uomo maturo
è necessariamente più abile di un giovane,
e conchìude che avend' egli più veduto, debba anche più rettamente
pensare. Epperciò c comune Co^a negarsi
dal volgo la (tua fiducia ad alcuni medici
di segnalalo merito, a'quali non sa perdonare la loro gioventù; mentrecbè senza misura
inconsideratamente l'accorda a vecchi
medici, indegni di qualunque stima.
Esperienza e vecchiaia, sono due espressioni ch'egli crede inseparabili: e la deduzione di ciò
emerge naturalmente, imperciocché ei non distingue la vera esperienza dal
semplice vedere ed esercizio superficiale.
I vecchi, anche più istrutti, secondano estesamente l' opinione del volgo. Un giovane del più
grande talento, è a'ioro occhi mi
giovane soltanto; e giammai possono sospettare probabile alcuna parila fra
loro provetti. Ed ìntimamente convinti
del proprio grado superiore, mai
lasciali essi sfuggire occasione veruna
onde far ciò valere, sia ne' consulti o negli scrini loro: eglino li videro nascere, hanno diretto i
loro primi passi nella medica
imitici':], comi? agguagliar li potrebbero?
Indarno sarebbesi quegli dedicato tutto intero allo studio- della medicina, e negli ospedali
sotto i migliori maestri, in quella età felice quando l'immaginazione è
vivissima, e la memoria tanto vasta e
tenace: invano sarebbe egli debitore alla costanza de' suoi lavori, favorita da propizie
naturali disposizioni, e da brillanti ripetuti successi } cionuonoslanle sarà egli sempre pei vecchi un giovane senza
esperienza, che promette solo qualche cosa per l'avvenire. Sessant'anni di pratica è una prerogativa,
alla quale riunisconsi tutte quelle
qualità, il cui insieme forma un gran
medico! Però meno si vanaglorierebbero
dì loro esperienza, se ricordassero il saggio dettato di Galeno: Medicos qui solam experientìam
scquiuitur non admitlimas 3 quonìam ipsi
siati Ulìotae jacittnl, quae vident
inspicieru.es, et rerum quidem eventata
cohtuentes, causam autem ignorantes.
Un poco d' invidia forse nemmeno manca ne'giudi zi resi da' piatici
anziani pe'loro giovani colleghi : tulli
mettono al confronto l'annosa esperienza, di cui tanto premurosamente si prevalgono, conlro la
non curva gioventù, che sembra loro
difetto grandissimo per un medico. 11
che non a' vecchi medici in generale si
dirige, ina a' pratici di mestieri esclusiva mente. Allorquando un medico arriva ad avanzala
età, dopo lunga e felice pratica;
allorquando un sapere estesamente
riconosciulo gli ha acquistato una meritala considerazione, onorato nel mondo,
veneralo da' giovani di cui è il
Mentore, termina egli infine gloriosamente una carriera percorsa con
distinzione. Chi non ha provato un vivo
sentimento di ammirazione e di rispetto,
avvicinando questi illustri vegliardi,
la cui testa oltraggiata dagli anni, conservando bensi il fuoco di giovinezza, richiama
l'immagine degli antichi grand' uomini ?
Chi non ha sentilo una religiosa
emozione, ascoltando la loro voce tremante e fioca in quegli anfiteatri che per
sì lungo tempo hanno eccheggiato delle
loro dotte lezioni ì Non havvi
spettacolo cosi imponente nè più rispettabile
della vecchiaia di un medico, che ha passatola vita sua nell'esercizio de' doveri del suo slato,
nè altra stima esiste più legittima di
quella profondamente sentita, che egli
inspira. Ma concedere una cieca
insensata considerazione ad un pratico,
unicamente perchè il tempo ha increspato la sua fronte ed incanutito la
capelliera, e 58 negare Farle di osservare e l'esperienza .
a' giovani perchè non sono ancora
vecchi, non' è qucslo un ridicolo
pregiudizio, contro il quale la ragione e
l'interesse dell'umanità non reclama abbastanza? E mentre la vecchiaia indebolisce le
intellettive facoltà degli uomini, un
medico ignorante goderà forse egli solo
l'esclusivo privilegio di ricever per essa f esperienza il giudizio e l'
ingegno, di cui è Stalo privo per tutta
sua vita? Firtiitem non prima negatit,
non ultima domini Tempora. Quali prerogative in favor" loro
invocano i vecchi medici? I giovani,
essi dicono, hanno poca pazienza,
nessuna assiduità, nessuna circospezione; la loro impetuosità li
trasporta; noi soli interrogar sappiamo
la natura, noi giudicare maturamente, perseverare con costanza nelle nostre risoluzioni, e
finalmente osservar bene V andamento
delle malattie; un lungo esercizio ci ha
illuminati sulle loro complicazioni, e
loro varietà: fami gli a ri zza ti con esse, al primo colpo d'occhio discernere noi sappiamo il loro vero
genuino carattere, malgrado l'oscurità
del diagnostico; instruiti dalla pratica, noi soli conosciamo bene
l'azione de' medicamenti, e la scelta
che di questi far convienili; alla conoscenza squisita del genio delle malattie
aggiungiamo inoltre nuovo vantaggio, non meno
prezioso, quello di un metodo sicuro, invariabile, e che venne da una lunga sperienza consacrato,
17 età, replicano i giovani, sminuisce i lievi tab ilmente 1? energia delle
facoltà in Ielle ttuali. Orazio lia
detto : Multa senati circumt'enìunt
incommoda; e Virgilio : Tarda renectut Debilitai viret animi, mutatque vigorem. "Sii puossi più disputare sul vantaggio
d' una felice memoria. Questa dà la
scienza, e, secondo Galeno, la scienza è
l'esperienza; ed a' vecchi, pur si conosce
che la memoria manca: . Prima
lunguescit semini Memoria lorigb lassa
sublabens fimi. Gli oggetti esercitano
Sopra di noi una impressione più viva;
noi siamo più atti ad osservare e ad agire,
più fecondi in risorse, più indipendenti d'ogni sistema, più intrepidi
ne'pericoli. Eaglivi, morto a trenlanove anni, fu il restauratore della
medicina. Prospero Alpino^ prima del trigesimo suo anno, disposti avea i materiali della sua grand'opera l'Egitto.
Bi chat, morto di trentun anni, e
Scliwilgné e Boisseau, rapiti nel fiore dell'età, sono nel rango di coloro
che hanno grandemente illustrato l'arte
di guarire. Chiunque, a treni' anni, non è buon medico, non lo sarà giammai: non per gli anni, pel sapere bensì,
debbe un medico essere stimato. Utilissima a'giovani sarebbe la loro unione
con i pratici, che per lungo esercizio
di loro professione limino acquisiate) molta esperienza; desiderevole sarebbe
ancora che solto di questi dimostrassero il primo eaggio di loro idoneità:
laonde, guidati per avveduti consigli, eviterebbero quegli errori che le
più estese teoriche cognizioni non
bastano far loro prevedere. Questa sorta di patronato era prima più comune
d'oggidì: di rado veggonsi altrove come nella
capitale, de' giovani dottorelli seguir tuttavia la pratica degli spedali,
o collegarsi a que'clie li hanno
preceduti nella carriera. Pregevolissimi saranno sempre gli avvisi d'
uno sperimentalo clinico, gl 1 insegnamenti, ed ì suoi discorsi. H seguire per parecchi anni la pratica di un
buon medico, offre ancora ai giovani un
altro vantaggio: essi si avviano nell'
acquisto della fiducia degli ammalati, e cominciano a farsi conoscere. Spesso
il rispettabile professore che li dirige, lor cede ed assegna interessanti casi
ed osservazioni, compiacendosi egli
ognora d'agevolare la loro gloria ed i loro trionfi. Partecipando al frutto della clientela di lui
e della sua esperienza, quella propria
più sollecitamente sì formano; al che
riuscir non potrebbero, se di sè stessi
fossero in balia. Nè solamente il loro Mentore
conducali alla via dell'istruzione, ma eziandio li guida a quella della fortuna. Colui che avrà la sorte di trovare sin da
principio un abile pratico, che voglia
scortarlo in società, e formarlo
nell'arte di osservare, dovrà retribuire beneficj tanto segnalati colla più
viva riconoscenza; Glie egli ascolti
con rispetto le lezioni dell'età matura: che si proibisca quella presunzione
cosi familiare a'giovani, e tanto contraria Y progressi della scienza; e si
accostumi ben presto anteporre i precetti dell'esperienza alie brillanti teorie
delle scuole. Conservino sempre i
giovani medici, si ripete, la. più
fervida gratitudine per colui che li ha iniziati ne' misteri dell'arte di guarire, ed abbiano
per lui un profondo rispetto ed
invariabile attaccamento; quindi amarlo
è uno de' loro primi doveri. Onorare i
suoi maestri, importa onorare sè stesso. Se il discepolo venera il
professore, si gloria costui de'progressi
del suo allievo, i dì lui successi formano il di lui gaudio; egli
identifica la sua riputazione alla propria rinomanza, ed un medesimo vincolo di
stima e di amicizia li affratella ed
unisce. Mancano le espressioni onde
potersi degnamente lodare quell'uomo
illustre, da cui tanti giovani medici hanno ricevuto cosiffatti benefizj,
vedendolo interamente impegnato ad aiutare il merito nascente, ed a sostenere colla sua prolezione e co'
suoi mezzi tutte le intraprese dirette
al perfezionamento della scienza. Veggansi le opere di Stebler, Optima seu
non annorum sed virtutum numero
computata medici aetas deducla; Stahl,
Disertano da practicorum veteranvrum
praestantìa; Ioncker, Diss, inaugar. medica qua esemplo plethorae
demostratur quod bonus theoreu'cus bonus quoque sit praticus. Giovan-Giacomo
Treyling ha sostenuto nell'università d'Ingoiataci, nel 1736, una tesi, nella
quale sono discusse queste due quistioni
; Un medico debb'egli menar moglie? Qual donna gli conviene mai? Eppure costui non ha tratto forse dal suo
tenia Lutto il partito eh' ei
presenta. Tréyling declama troppo
contro lo slato del maritaggio, confessando medesimamente che il volgo accorda con minor facilità la sua fiducia a'
medici celibi che a quelli avvinti
da'nodi d'imeneo:' osservazione evidentissima questa, e di gran peso. Egli passa in rivista successivamente lutti i
disgusti e gli affanni che fa provare al
marito la moglie opulenta, o quella che
per natali dislinguesi, ovvero se alla
classe plebea appartiene; e piacegii citare tutti i passaggi e dettati
de'filosofi diretti contro il maritaggio,
insistendo finalmente su certo pericolo che si indica L'i j i Dy Co qui appresso con le testuali parole del
dottore di Baviera : Jccidit et hoc viro praesertim medico, quod
si juvenculam sibi junxerit, fiancque
fbrmosani, Imbeat quod metuat ìllud
Epicteti dicentis: Qui formosam duxerit,
habebit communem. Cura enim medicus densa
praxì obrutus, nec domus nec uxoris custos esse valeal, quid? si haec
interim hospitalis alt, et Dianam
aemulata cornifica metamorphosi marilum cervina superbum corona in Acieonem transformat,
kaeredesque ipsi afferai, non nisi adamitico cum ipso sanr guine conjunctos? Ita ut non sernel saltem
tacite secum murmurare querelas debeat: hauti ego mi uxorem duxi, tulit alter
amorem: sic vos non vob'is. ( J. J. Treyung, An et qualern
medicus debet uxorem ducere, Orai.
ìnaugur.). Questo scrittore più serie obbiezioni avrebbe dovuto
proporre contro i legami del maritaggio: le declamazioni sono sempre false, e
fanno vedere un lato solo degli oggetti.
A'ridicoli pericolameli ti che fa temere il tedesco dottore, ben si possono
opporre j vuutaggi grandissimi, di cui
l'imeneo fa godere il medico. Altri dimostreranno i gravi perigliosi
inconvenienti del celibato, e faran conoscere il benessere di una scelta unione, benedetta dal cielo; io mi
limiterò ad indicare molti efficaci motivi, che impegnar devono principalmente i medici ad associarsi
di buon'ora una compagna degnissima. Il maritaggio dà al giovane medico maggior consistenza, più
solida maturila, gli fa scusare folli sua; gli acquista la fidanza di vari mariti e di capi di famiglia, i
quali, s'ei non fosse ammoglialo,
rifiuterebbero forse le di lui cure.
04 Pensa HiifFmann clic un
mediai affrettar non dobhest al mairi moiuo, mrnochè non Irosi mi
vantaggiosissimo stabilimento; perchè, die' egli, una moglie e l' imbarazzo, il disordine, il viluppo
della domestici ei-niwmia, assorbiscono la moti del tempo che n>ige lo studio. Questa riflessione è
fonduta sino ad un eerto punto, ma non
deroga quella precedentemente emessa. Un medico assai dedito a' lavori
ilei gabinetto, rifugge le delizie
dell'imeneo; per lo che fra' dotti,
molti celibi si numerano; ma tuttavia una
moglie e figli possono perfettamente conciliarsi coU l' a more dello studio. Bacine era maritato,
ed occupavasi egualmente di sua famìglia e de'suoi studi, e le domestiche cure non gli menomarono hè i
suoi lavori, ne la sua gloria. Montaigne
eralo pure. Cicerone, Plutarco, quasi tutti i filosofi e gli antichi letterati
di Grecia e di Boma, erano virtuosi
mariti ed ottimi padri. Tale fu Ippocrate. Il grand'Haller trovò la
felicità con una sposa diletta, e fu uno
degli autori piò fecondi del tempo suo. Morgagni era maritato. Sabatier
contrasse un secondo maritaggio in età
anche sconveniente. Frank, Pi nel,
Broussab, ed allrì chiarissimi luminari, non sono vissuti nel celibato.
L'uomo non è fatto per viver solo,
dicono le sacre carte, ed è ripetuto con entusiasmo dallo scrittore dell'Emilio. E Socrate
richiesto, se fosse miglior partito
prendere o no moglie, rispose: Qual dei
due si faccia, dovrassene* sempre aver pentimento. Dell" Esteriore del Medico. Molière ha vendicato l'affettata gravità
ed il pedantismo de'medici del secolo di Luigi XIV. I Diafoirus ed i Purgon
sono rari adesso: trovansi tuttavia nel mondo taluni degli originali, di cui
egli ha così bene dipinto i ridicoli
portamenti, di que'dottori cioè nutriti
d'antiche teorie, che in medicina nulla
scorgono difficile o inesatto, che prestati fede a'ioro sistemi come a dimostrazioni di matematica, e
che se mai si osasse sottoporli a
discussione, qaal reato il
terrebbero. Ad udirli, l'eleganza, la
socievolezza, le urbane maniere,
risultano incompatibili con la professione
del medico; essi fuggon le grazie, e le grazie rifuggono costoro.
Stranieri a' progressi dell'arte ed alle
scoperte del genio, distribuiscono senza discernimento qualunque
rimedio, uccidono ì loro ammalati nel
modo più coscienzioso; ed in ciò agiscono, come il Piirgon, di Molière, qual farebbero ali' uopo
pe'loro figli o amici loro. Malouin, a que'tempi medico della regina,
era di si fatto carattere: egli
prescrisse molti farmaci ad un celebre
letterato, che li usò con diligente esattezza,
e guarì. Rapito di tanta docilità, il dottore gli disse abbracciandolo: Yoi siete veramente degno
d'essere ammalato. Un medico deve attentamente evitare nel suo
linguaggio la precipitazione, ed il parlare con esagerata gravità: il barbugliamento del dottor Bahis,
non è meno ridicolo della pedantesca
lentezza del dottor Macrotoo. Le sue
maniere, il suo linguaggio, tutto il suo
esteriore dev'essere in armonia con la dignità del suo ministero. ' Un medico ciarlone è un accrescimento di
mali per l'ammalato) Se l'esteriore del medico è naturalmente
imponente, gli sarà più facile ottenere
la fiducia e gli omaggi del volgo. Però
un talento grande, è un mezzo più sicuro
per ottenere la stima degli uomini. Lìeutaud, di una costituzione debole, di un
carattere indifferente e freddo, privo d'ogni esteriore vantaggio e dalla natura ancbe malconcio, non pervenne
meno al primo posto dello stato
suo. Alcuni moralisti, e lo stesso
Ippocrate ( Dè decente habitu a ut decoro), vogliono che all'esteriore di un medico pompeggiasse la salute; e sono d'
avviso inoltre essere ridicolo visitare
infermi con una gracile complessione ed un pallido viso: tali considera Digiiizea by Google 67
zìo iti però sono futili interamente. Certi indivìdui godono integra salute, malgrado tutti gli
esterni segni di pervertimento delle vitali funzioni. Non per la pinguedine, l'altezza della statura, la
barba, od il colorito del viso, bisogna
giudicare giammai del sapere di un medico.
Fare alcune osservazioni sugli abili del medico, non è un occuparsi di frivoli oggetti, poco degni
al tema di questo lavoro. Ippocrate, non
poche ma replicate volte, è disceso a
dettagli di questo genere. Ma si
potrebbero omettere dacché direttamente influiscono sul giudizio degli uomini? Chi ignora che
l'esteriore è tutto o quasi tutto per
essiì Clic sol dall'eslerìor giudica il
Biondo. Un medico presuntuoso e
ridicolo si adorna di una cravatta,
annodata con l'ultima eleganza, e di un
abito di colore e di forme alla moda: tutto nel suo vestire, anche sino al bastone, è di modesco
gusto: egli escogita, come un galante
zerbino, il modo di farsi abbigliare sin
da un giorno prima pel di prefisso. Un
medico filosofo lasciasi vestire dal suo sarto; e tanta debolezza vi è nel fuggir la moda r quanta a
ricercarla. Allorquando la carenala
della seta rendeva le stoffe seriche
preziose come oro, i medici ed i chirurghi sì
distinguevano per questo genere di lusso: gli abiti di seta erari loro rimasti in consuetudine.
Montaigne rimprovera tal magnificenza.
Al tempo di G. Patin, i chirurghi
vestivano a nero, con rosse calze: i medici prendevano la toga nelle pubbliche
solennità, e 68 la ornavano d'una cappa di scarlatto, oltre
agli speroni d' oro: e godevano sin dalla più remota antichità particolari
prerogative, attinenti al loro costume, di cui erano gelosissimi. A' giorni
nostri siffatte disùnzioni nemmeno si
rimembrano. Sarebbe curioso ed ameno
soggetto di ricerche per un erudito, la
storia della toga e del cappello de'medici. Egli potrebbe seguire, nel corso
delle età, le variazioni delle mutate forme, con le considerazioni principalmente sulle qualità a questo
imponente esteriore dal volgo assegnate. Ed in vero il tale dottore doveva al suo vestire la metà di sua
rinomanza; per cui i medici scagliaronsi
con furore contro alcuni temeravii
chirurghi, che osarono ambire all'onore della
veste lunga; nè ignorasi che in tale importante ostinata mischia, quantità cV inchiostro fu
versata a ribocco da' due partiti; ed i
medici più volte pervennero a scorciare gli abiti ed i cappelli de' loro
avversari, quantunque alla fine costoro trionfarono, ed ottennero di partecipare a tutti i privilegi
degli emuli invidiosi. Un medico che gode grande rinomanza, può
impunemente cedere al suo gusto per la semplicità; la negligenza del suo esteriore serve pure ad
accrescere la sua riputazione: ma un
giovane pratico farà bene nel seguire un
opposto metodo : il volgo attribuir potrebbe la modestia del suo esteriore al
ristretto numero de' suoi clienti. Si
compiacciono alcuni uomini bizzarri coprirsi
d'abiti i più grossolani, sebbene non costrettivi dallo stato di loro fortuna, nè curano nemmeno il
governo e la nettezza della persona. A
creder loro, un dotto pone severamente
in non cale il suo esteriore, e l'occuparsene sarebbe per lui fattissima cura,
chiamando filosofia questo ridicolo
dispregio. Ma le sociali convenienze prescrivono al medico d'evitare ne'suoi
vestimenti ogni pretensione alla singolarità.
Gonviene f anzi interessa al chirurgo, dice Percy, il vestire comodamente. Ippocrate {De arte),
gliene fa un dovere; e l'interesse degli
infermi, affidati alle sue cure, e
quello della sua riputazione e della sua
propria salute, imperiosamente glielo impongono. La negligenza ed il lusso degli abiti, come
si disse, sono due estremi da evitare.
Bisogna che l'esteriore di un medico
annunziar debba esser egli di troppo
superiore all'indigenza. Nettezza, decenza, comodità, eleganza senza pretensione, sono le qualità
che al sor cìale costarne di lui debbono
presiedere e sempre accompagnarsi. Il dottor G. N. Stock (De temperar! da
madicorum), oltre all'avere dato saggi
precetti sugli abiti de'medici, si
occupa anche d'altri argomenti relativi al loro esteriore; egli vieta d' essere
ornata la loro capigliatura, interdice
il tabacco, il di cui uso, a dir di lui, li
priva delle grazie dell'amabilità, e può altronde ferire la delicatezza
di certe persone. Triller ha scritto una lunga dissertazione intitolata De
odore medico, nella quale egli commenta,
ripetendoli, i precetti del padre della medicina sopra l'uso degli
odori. Ippocrate avverte il medico di
non profumarsi giammai di odorose essenze, dispiacevoli o nocive al
malato. Costante circostanza ella è che
certi principii odoriferi attivissimi, eccitar potrebbero violenti spasimi
sopra donne isteriche, od eminentemente nervose. (Stahl, De frequentiti mar horum in carpare kumano prue brutìs. — Tissot, Des maladies des gens da monde). Più severo del vecchio di Coo, che almeno
permette al medico i grati odori,
avvertendo che dilettano ancora gli ammalati, Dieterich annunzia pure la sua
opinione sul loro uso : Vitare omnino
medica* vestimento odorìfera; optine
olet medicus quam nìhil olet. Septal e
Roderigo da Castro invitano il medico a
non usar degli odori, se non che con estrema parsimonia. Il medico circospetto e conseguente a sè
stesso, che ambisce il pubblico
rispetto, deve adunque esser semplice
ne'suoi abiti, grave con gli uomini, rispettoso verso le donne, senza bassezza
co'grandi e cogli opulenti, serio coi
membri del sacerdozio, affabile cogli
inferiori, coi poveri. Il colto
lettore potrà vedere all'uopo le seguenti
opere: Dìctionn. des sàences médicales;V^aih, Galateo de' medici; Di-Filippi, Nuovo Galateo pei
medici. La coltura delle lettere non fa parte essenziale degli studj del medico : ma può egli essere
abilissimo, ed almeno mediocremente
versato nella letteratura j essendoché,
occupando un posto nella società, e non
comparendovi come dotto ed erudito, -quale idea darebbe di se, qualora
fosse costretto a mantenere un
vergognoso silenzio sopra tutti gli oggetti stranieri al rapporto diretto con la medicina, o, peggio
assai, se la di lui ignoranza
strappassegli ad ogni istante delle
scipite inezie sopra materie comunissime a chiunque possiede le istruzioni elementari? Alcuni dottori declamano contro la sollecita
accuratezza de' loro colleghi, Dell' ornare il loro spirito di svariate cognizioni. Senza gusto e senza
giudizio, essi denigrano tutto ciò che
non sanno acquistare. Il più degno passatempo per un medico è la coltura delle
lettere ; e se in convenienti limili egli la
rislrigne, gli sarà utile infinitamente. La storia, la critica, l'arte drammatica diletteranno gli
istanti di suo riposo. Nelle opere
de" filosofi si avvezzerà egli a
pensare, a conoscere il cuore umano in quelle dei moralisli, ed a scriver bene in quelle de'
più forbiti eloquenti scrittori. I suoi
progressi lo sorprenderanno bentosto: la
di lui memoria, arricchita de' più bei
tratti di poeti e di oratori, renderà il suo conversare molto piacevole; il suo spirito, nutrito e
adorno de' lavori degli antichi e de'
moderni, acquisterà nuova forza e
maggiore attività. La sciocchezza sola può
sorprendersi di veder un medico a ragionare saggiamente di letteratura,
e la gelosa ignoranza può soltanto proibirgli di occuparsene per alcuni
momenti. Quanti medici chiarissimi e
celebri pratici di prim'ordine, appassionati per le belle lettere, hanno
acquistata una meritata rinomanza colla varietà delle loro letterarie cognizioni! Non è questo, è vero,
il genere di gloria che un medico debba ambire; ma per l'unico scopo di istruirsi e di formare
il suo gusto, le occupazioni letterarie gii convengono, avvegnaché niente
d'incompatibile presentano coli' esercizio della medicina. Bensì non inutilizzi
egli mai iti accessorii studi uri tempo
prezioso, di cui la società gli chiede
conto: faccia egli delle belle lettere un
divertimento, non già la sua occupazione esclusiva, ed allora degno sarà di lode, cercando ornare
l'ingegno con la coltura di quelle. Laonde chi consacra tutto il suo tempo agii
studi medici, f u cosa degna; ma colui
che dedicando visi col medesimo ardore, sa impiegare altresì alcuni
istanti alla utile letteratura, fa assai
meglio. Una educazione eccellente e
scelte letture, maturano singolarmente il giudizio, infondono forza maggiore
allo spirito, e, perfezionando il criterio, regolano l' immaginazione. Le belle
lettere producono allo spirito ciò che
produce al corpo un ottimo cibo; e
chiunque è insensibile a' loro incantevoli o
seducenti diletti, ha senza dubbio una organizzazione in felice.
Tutti coloro che per loro professione sono ammessi in ogni classe della
società, devono giovarsi del loro
soccorso. Un medico che non conosce i capi
d'opera de' sommi scrittori almeno del suo paese, disonora il titolo eh'
ei porta : nessuna scusa per la sua
vergognosa ignoranza s' incontra. Ma fortunatamente pochi meritano questo
rimprovero; e non vi è professione in
cui le cognizioni d' ogni genere siano più comuni, quanto in quella del
medico. Alcuni medici sono comparsi con
tutto splendore nella repubblica delle lettere,
come Guido Patin, uno dei più dotti del
suo tempo, che ha lasciato una raccolta di lettere, spesso ristampale, sopra
vari soggetti di medicina, di biografia
e di storia. Lo spìrito mordace e caustico di questo medico, e l'incanto
della sua conversazione, aveangli
acquistato una riputazione così grande,
che i signori ed i principi a gara contendevansi per averlo a desinare od a
cena. Ma chi fu più dotto, chi più
celebre di Rabelais? Prima francescano,
poscia benedettino, poi medico, indi curato
di Meudon, ecc., quest'uomo sorprendente possedeva una prodigiosa erudizione, e
parlava quasi tutte le antiche e moderne
lingue. Tacesi qui il tema della sua
bizzarra opera, ma trasandar non si dee
come l'individuo stesso che narra le strane avventure di Gargantue e di
Bantagruello, ci ha dato una edizione
assai corretta degli Aforismi d' Ippocrate, di cui il nome dell'editore forma
il merito principale. Presentemente il gusto delle scienze
naturali è tanto generalmente sparso, che
a' medici non è più permesso ignorarle.
Ad essi socievolmente suppongono estese cognizioni in botanica ed in zoologia,
e spesso lor si dirigono delle questioni
sopra queste scienze. Un individuo
qualunque avrebbe svantaggiosa idea d'un medico, che ignorasse del tutto la storia de' vegetabili e degli animali. Non è
possibile, ò vero, che un medico sappia
la botanica come un, Jussieu, Mirbel, o
Richard ; la chimica come Va'uquèlin, Thénard, e Bouillon-Lagrange ; la fìsica
come Biot e Gay-Lnssac; la mineralogia
come Haùy, Brongniart, o Beudant; la storia naturale come Cuvier e Duméril: ma il conoscere gli elementi di
queste scienze è assolutamente per esso
indispensabile. E tuttoché immenso sia
il dominio della sola medicina, egli può
benissimo, se il vuole, trovare il tempo di far qualche sortita in estraneo campo di scienze, lettere
ed arli. Si esigono pure in un medico
esatte cognizioni di storia generale e
particolare, di geografia fìsica e politica,
e sul sistema del mondo. La storia ci mette
sott' occhio le vicissitudini degli imperii, onde noi possiamo conoscere la via che conduce alla
pubblica felicità. La nautica insegna
ove sienvi secche, ove scogli, e mediante la bussola, ci guida al porto
cui agogniamo pervenire: ora la storia è
la nautica morale. La geografia, se abbiasi rispetto alla sola etimologia e
descrizione della terra, un siffatto lavoro affatto nudo, sarebbe troppo
sterile: ma i geografi sogliono dare
maggiore eslensione alla loro
disciplina; essi alla descrizione delle varie regioni della terra aggiungono la cognizione de'
prodotti della natura e dell'industria,
le vicissitudini degl' imperii, lo stato delle scienze e delle arti. Quindi la geografia non appartiene più ad una sola
ragione di studii, ma a molti. Essere al medico politico necessario lo
studio della storia e della geografia,
ciascuno immediatamente sei vede. Le
leggi e le costumanze de' popoli sono in
istretta relazione con infiniti avvenimenti che no vengono dalla storia descritti. Basta
l'ardimento d'un sol uomo per indurre (a
necessità di temperare, od anche mutare
le leggi. Altri oggetti, che riferisconsi
alla legislazione de' popoli, spettano evidentemente alla geografia : tali sono l' influsso della
varia latitudine e de' climi secondari.
Esigonsi eziandio principalmente nel medico, una precisa logica, uno studio profondo
dell'ideologia, una filosofia pratica,
fondata sull'accordo della morale e della religione. Queste cognizioni si
posseggono tuttavia da non pochi medici; per cui, son eglino senza dubbio la più erudita classe della
società; ed alla dottrina che lì
distingue, agginngonsi le urbane
garbatezze e la virtù, associate alle grazie del loro ingegno. Veggansi le opere : Hennhanius, De
eloquenUa medici} Vicq d'Aztr, Eloges historìques; Le Francois, Riflexians criliques sur la módecrrte; De
Beza^ok, Les médccins à la censure;
Martini, Manuale di palma medica. Alcuni
medici hanno coltivato la poesia con successo. Il nume della medicina era nella
favola anche quello de* versi. Apollo
dice in Ovidio: Inventarti medicina
meum est ; opiferque per orbem Dicor, et
herbanim subjecla potentìa nobìi.
Girolamo Fracastoro f stimatissimo qual medico e come poeta, si è reso immortale per il suo
poema latino sulla SijiUde: i suoi versi sono degni dell' antica Roma e della
Corte di Augusto. La riputazione di lui
crebbe tanto, che Yerona sua patria, sei anni
dopo la sua morte, gli eresse una statua. Se ingegno poetico sufficiente bastato fosse per
ottenere questo supremo onore, Claudio
Quillet pretender vi poteva : la sua
Calìipedìa contiene grande numero di eccellenti versi. Questi due scrittori
hanno posseduto in grado eminente, l'arte difficilissima a' moderni di parlar
bene la favella di Lucrezio; nè uguagliati sono da Quinto Sereno Sammonico, quantunque non
affatto privo di merito. Gli Inglesi si gloriano di Samuele Garth,
poeta s medico ordinario del re Giorgio
I. Sotto il nome di Dispensary } Gartli
ha fondato uno stabilimento destinato a dare a' poveri gratuite consultazioni e
medicinali a discreto prezzo, ed ha pubblicato col nome stesso un burlesco poema in sei canti, del
quale è soggetto una gara ed una lotta
fra' medici e gli speziali. Voltaire, che ne tradusse l'esordio in bellissimi
versi, lo antepone di molto al Lutrìn. Questo
strano parere d'uomo sommo in poesia, si spiega solo con rammentare l'epoca del promulgato
avviso, e l'estrema iracondia del di lui carattere. Pretesi ammiratori di
Eoilean servivansi del chiaro suo nome
per vilipendere il grand' uomo di Ferney: l'abate Batteux avea pubblicato il suo paralello del
Lutrìn e della Enrìade: Voltaire,
profondamente ferito, estese il suo
risentimento anche sopra Boileau. Ma
tutta la rinomanza de' medici poeti si prostra
ed abbassa innanzi quella dello illustre Haller. Questo genio, onore immortale della Svizzera,
fu uno de' poeti più distinti del suo
secolo. Erudito, fisiologìsta, ed in tutto alto maestro, Haller ha in sè riunito ogni genere di gloria. Le
Muse furono compagne di lui, ed ora
scendevano a trattare con esso il ferro anatomico, ora il traevano sulla cima delle Alpi a cantarne le
maraviglie iti dolcissimi versi, che
l'aspetto sublime di quelle inspiravagli, resi mirabili in molle lingue. Le
Muse 79 versarono sul Redi il nettare di
Montepulciano e di Chianti, e lungi
dallo squallore degli ospedali l'introdussero nelle orgie delle Baccanti.
(Monti, Necessità dell 'eloquenza).
Troppo severo parrà forse il mio pensiero, ma 10 non posso approvare che un medico ambisca
un genere di gloria, per lui poco
dicevole. Che egli faccia de' versi destinati ad essere letti dagli amici,
nulla di meglio in ciò; un tal
passatempo niente ha in sè stesso di
reprensibile : ma pubblicarli, ma, ascoltando
un amor proprio pur troppo male inteso, affrontare 11 ridicolo che umilia i cattivi poeti, e
compromettere in tal modo la dignità
della medicina, ciò, a mio avviso, è la più evidente palpabile
inconseguenza. Qual vano merito per un
medico è quello d'una poetica rinomanza!
Archidamo rimproverò Pena udrò, che
lasciava la gloria di ottimo medico per acquistare quella di cattivo poeta: Basti al nocchiero ragionar de' venti, Al bifolco de' tori; e le sul* piaghe Conti 'I guerrier, coati '1 paetor gli
armenti. Nutrita de ventis, de tauris
narrai arator, Enumerai miles vulnera,
pastor oves. Avvegnaché devesi pur
ricordare la sentenza, Qua potè quisque
in ea conterai diem. la quell'arte
ciascun, cui atto il fece Natura, i
giorni e l'opra ivi egli spenda. Più
importanti cure esigono le veglie del medico:
se egli ha la smania di poetare, non abbia almeno quella di promulgar
colla stampa le sue bassezze e nullità.
Qual è il suo scopo pubblicando cattivi versi?
die pretende egli ? — un poco di fumo, alcuni effimeri elogi. Uscendo
meschinamente dalla sua professione, si espone a tutto il rigore della critica
e del dileggìo; e senza un talento
preclaro, altro premio non può ricevere
dalla inconsiderata sua intrapresa, die
l'indelebile scherno della berlina. ( Bartholikus, De medicìs poetisi. La struttura de'n ostri
organi è tale, che l'osservatore, colpito dal ridicolo degl’errori del
materialismo, ricouosce ed ammira l'essere supremo – IL GENITORE DI H. P. GRICE
-- clic ha creato tante maraviglie. Lo
scalpello dell'anatomico fornisce
adunque un mezzo di prova principale della
esistenza d'un celeste Superno Moderatore. Tutte le virtù sono riunite nell'esercizio
delta medicina, la quale estoltesi alle più alte combinazioni; dal che emerge essere ogni medico
necessariamente cultore della filosofìa.
Con questa non si Ìndica già quella
marna, che fa porre nel rango de' pregiudizi
tutto ciò che gli nomini d'unanime accordo riguardano e rispettano come base della morale; mania
funesta, che umilia l'anima e corrompe
il cuore, di cui però i medici sono meno suscettìbili degli altri uomini ; ma si addita quella filosofia che mostra
all'uomo tutti i mali ebe l'ateismo ha
cagionato al mondo, facendogli vedere la felicità nella virtù, la virtù nella
religione ; che lo rende padrone delle sue passioni, gli illumina lo "spirito, e' ne matura il
giudizio; ed ha in fine per oggetto
primordiale, il fargli conoscere di
amare e adempire i suoi doveri.
Tale fu sempre la filosofia, d'Jppocrate: i di lui scritti mostrano ovunque la più saggia
morale, e dipingono la bell'anima del loro autore. Molti filosoli, e Montesquieu fra' primi, hanno attinto
grandi verità dal vecchio di Coo. Ciò
ch'ei disse della possente influenza che esercitano i climi sul corpo
dell'uomo, e delle modificazioni che
questa influenza fa provare alle sociali
istituzioni, è stata adottata e sviluppata
dall'autore dello Spirito delle Leggi, ed egregiamente modificata dal chiarissimo scrittore della
Scienza della Legislazione. Ippocratc
trasportò, come egli stesso lo dice (De
prisca medicina), LA FILOSOFIA NELLA MEDICINA,
e la medicina nella filosofia. Scorgesi nelle opere degli antichi la
osservazione d'una corrispondenza tra
certi stati fisici, certi caratteri delle facoltà intellettuali e certe
passioni; cioè che a tale abitudine del
corpo, a tal proporzione delle membra,
tal colore della pelle, -tale disposizione de'
vasi sanguigni e delle parti molli, corrispondevano una data tendenza ed ùu determinato nesso di
idee. Motti' fra que'savi, nella
organizzazione dell'uomo comparata
a'fenomeni della vita, trovarono la ragione
de' fenomeni e la soluzione de' problemi morali i più importanti. La superstizione proibendo loro
di licer - 83 care la verità nel .corpo, umano,- obbligava
a rintracciarla ne' cadaveri, degli ammali. Diversi .medici hanno scritto opere
pregiate sopra argomenti di filosofia.
Antonio Van-Dale, medico dello spedale
di Harlcm, erudito «omino, è l'autore d'una
disseriazione siigli Oracoli, che parve troppo ardita iìlFepoca ili sua pubblicazione, di cui
Fontanelle si e poscia servito a
redigere, la sua Storia degli Oracoli.
Si legge tuttora e. si cita con, considerazione il libro de'Caratteri delle Passioni di Marino Cureau
de la Chambre, membro dell' Academia
Francese, medico ordinario' del -Re. Ma pochi libri agguagliar possono l'alta
filosofia dell'aureo Trattato de*
rapporti del fisico e del morale dell'uomo. Cabanis ha istradato a grandi
progressi la medicina filosofica. Eloquenza trascendente, pompa di stile, forza dì giudizio, elevazione
di' idee, ardire saggio, tali sono le
brillanti qualità che hanno generato il
durevole successo dell'opera sua. Egli ha
sviluppato con rara sagacita i rapporti dello studio dell'uomo fisico con quello de' progressi
delT umana intelligenza, e quei dello
sviluppo sistematico de'suoi organi con
lo sviluppo o la sede delle sue sensazioni
e -delle sue passioni. Egli ha illustrato - alcuni punti oscuri della fisiologia de'nervi ; Iva
stabilito la importante distinzione tra i movimenti che dipendono dai nervi, organi della sensibilità, ed i
movimenti iuvo:d b, HI Ohimè! per quale porta sortiremo noi? Perla porta
d'onde si paga, rispose l'intrepido professore. All'istante, seguito dal suo collega,
attraversa fieramente 1' anticamera, e va a reclamare il suo onorario. Vi sono de' medici che hanno un raro talento
per raccogliere dalle loro cure
ricchissimi guiderdoni. Alcune in
eminente grado lo possedeva: ramato per
un'ammenda di due milioni, alla quale condannato avealo l'imperatore Claudio, seppe egli in
pochi anni ristabilir Lene la sua
fortuna. Quest'arte studiasi
accuratamente dagli uomini che preferiscono V oro alla gloria, e consiste nel far valere lievi
cure, ad incitare una straordinaria
riconoscenza, od a mascherarsi d'un affettato disinteresse per ottenere
dallo imbarazzo di un convalescente, che
teme di comparire ingrato, più vistose ricompense di quelle che richieste si sarebbero. La penna ormai
rifugge e si nega a questi vili
dettagli, pur troppo comuni in società.
Si preferisce, come dice Gravina {Praefat.
ad cupìd. ìeg. juvenC), uno gloria facile ad acquistarsi^ a quella che è
il prezzo delle fatiche; ed un precoce
qualsiasi guadagno ad un guadagno più onesto;
Facilem enim gloriata laboriosae praefcrimits et premattina» lucrimi
plemmque anteponìmus konestiorì. Ma non
mirare nell'arte di guarire che un mezzo
di fortuna, e sacrificare la dignità della più onorevole fra le
professioni alla insaziabile sete delle ricchezze, è nfl vituperevole
obbrobrio, di 'cui non si lorderà
giammai quel medico che appieno conosce la
nobiltà e la santità del .suo ministero. ( Mosehus, De honoribus et divitih medicìnae). I grandi
talenti non sono la più sicura e pronta
via per acquistare rinomanza. Un uomo di genio limitato, dice La Bruyère,
agogna avanzarsi ; laonde tutto
sorpassa, e dal mattino alia sera non pensa,
non mira che ad un solo oggetto, lo avanzarsi. Egli ha cominciato di buon' ora a mettersi nel
cammino della fortuna: ma se una
barriera, che chiude di fronte il suo
passo, egli trova, subito ei sbieca, rigira, temporeggia placidamente, e va a
destra ed a sinistra, secondo che adito
od apparenza di passaggio rincontravi ; e se
nuovi ostacoli l' arrestano, bentosto rientra nel sentiero che avea
lasciato. La natura delle ti i Incolta lo
determina ora a sormontarle, ora ad evitarle, od a prendere altre misure; quindi il suo
interesse soltanto, l'uso, le congiunture, Io dirìgono. l'i j io:d e. Difficilissimo è ad Un giovane medico farsi'
conoscere in grande e spaziosa città. Ivi si accumulano una prodigiosa quantità di dottori d'ogni
genere : ufficiali di salute, chirurghi d'armata, chirurghi condotti* ostetricanli, medici titolati, medici senza
titoli e senza nome, levatrici,
eccetera, Colà pullulano i ciarlatani di tutte le specie, dall' erborista,
dati' omiopatico, dal chirurgo ortopedico, sino all' operatore erniario ed al
guaritore delle' malattie -veneree: i farmacisti medesimi, colla sciringa o il
pestello in- mano, mutilando le
foratole, danno consulti. Quante pene
adunque, quanti travagli, qual accorgimento bisognano per ritrarsi dalia folla! Come potrà il
modesto nledico elevar solo l'edilizio di sua rinomanza? Quanto tempo, onde giugnervi, gli sarà necessario}
Ecco ora la. indicazione di alcuni mezzi, proprj a far Ottenere al medico una sufficiente clientela;
senza' pretermettere tuttavia essere assai più regolare, dignitoso ed onorevole non adoperarne alcuno. Il
pubblico- sarebbe meno spesso ingannato, se non chiudesse gli occhi sugli artifìcj che impieganti pér sedurlo; se
persuaso egli fosse che niente può
supplire al difetto di stùdio e di
esperienza, e se più avveduto ei si mostrasse nella scelta delle persone, alle quali accorda
pienamente la sua fiducia. Epperò dispostò
pep naturai indole ad accogliere coloro
che l'abbagliano con brillanti promesse, indifferente per il merito che sdegna
la briga e le vie tenebrose o
l'artifizio, ei costringe talvolta il sapere
a nascondersi sotto la superficie del ciarlatanismo. Uomini di nome
distinto, o grandi personaggi, si
degnano in qualche incontro introdurre in società 1 un medico nascente. Spesso, fra costoro, è scopo
l'in- 7 l'i 4 te resse della scienza, ed i! produrre l'
avvilito merito occulto; ma i più proteggono per vanita. Poco circospelli o poco idonei nella loro scelta,
accolgono essi l'intrigo ed il raggiro,
lasciano languire il sapere moderato e
verecondo, e prodigano all' ignoranza ed
al maneggio ciò che all' jslxozione ed al talento accordar dovrebbero, .
Ma ordinaria, cosa è vedere il genio perseguii ato, mentre l'ignoranza trova formidabili
protettori. Oh ] quanto è da compiangere
un medico che sente la dignità di sua
professione, e frattanto si avvede essergli indispensabile il favore di un
opulento o di un magistrato! A qual
prezzo compra questa umiliante protezione, di cui gli si fa sentire tanto
duramente il peso ! I I protettori
naturali di un giovane mèdico sono i di
lui maestri, o que'pratici che, per lungo e felice esercizio dell' arte di guarire, hanno
acquistato grande celebrità : la stima
generale di cui godono, permette
Edilmente istradare la riputazione di quello; e le lezioni ed i datigli esempi guidano i di lui
primi passi nel pratico esercizio. •
y, Ogni medico desideroso che il
pubblico si occupi di lui, deve incessantemente
agire, e procurare ognora di prodursi.
Molta attività, una delicatezza che facilmente combina colle circostanze, ed un
certo fondo di ragionevol ciarlatanismo,
ècco il principio, delle grandi
riputazióni e delle grandi fortune. Di rado
il talento solo, nemico dell' artifìcio,, conduce alla celebrità.
II saper-fare d'un medico può avere per oggetto la gloria o la fortuna. Pochi verso il primo
scopo si Digiiized By Google indirizzano, la folla si precipita verso
il secondo. È troppo difficile, anche
con molto intrigo, crearsi una fama
letteraria; ma sicuri e pronti mezzi di ridursi
opulento, largamente si offrono ad nomo abile ed audace, che ha preparato i suoi successi con
sovvertire ogni sentimento di pudore e di urbana delicatezza. Richiamare e.
fissar su di sè la pubblica attenzione,
è unica bisogna. Molte strade n questa meta possono condurre, sebbene non siano tutte onorevolij
ed in alcune di esse giammai incamminar
non si dee un medico degno di sentito
onore. Alcuni medici, giunti presso un
infermo, a cui vogliono dare alta idea del loro sapere, l' ascoltano con molta gravita, affettano un profondo raccogli
mento, pronunziano poche parole col tono
più magistrale, e si affienano
congedarsi. Ovvero alcun di loro opprime
di interrogazioni il malato e quei che lo circondano, non per chiarirsi sopra oscuri punti del
diagnostico* ma per dare un'alta idea di
sua esattezza ed abilità nella difficile
arte di osservare. Oppure un altro, ilistrutto preventivamente della ctiologia,
sintomi e natura: della malattia, da un famigliare, da un amico o dal medico ordinario del paziente, traccia a
costui, prima di interrogarlo, la;
storia fedele; de'. suoi patimenti j e tutti gli astanti, ed il malato: stesso,
sorpresi ed estatici della mirabile saga cita
di lui, -interamente si soddisfano. Se il. medico perviene ad ottenere
una clamorosa cu ragiono, o ad aprirsi
l'entrata d'una gran casa, ed a fissare
sopra di sè il pubblico sguardo, la fama non
tarderà a bandire d'ogni parte il suo nome. Quasi tulli gli nomini rassomigli a no a'inonloui
del Panurgo, od alle pecorelle dell'
italiano poetai Dacché un ciarlatano si è procacciato un entusiasta, potrà star
sicuro che in breve tempo mille altri gliene guadagnerà l'esempio. gamento dello scroto. Nel mattino
seguente, io assicurai a one' curanti ed a tutta le gente, averlo io
felicemente guarito: il che mi acquisto grandissimo onore e somma rinomanza. I felici successi nella pratica giovano
massimamente a formare la riputazione di
un medico. Il principale mezzo d'ottenerne
è il circoscriversi in una ragionata
aspettazione, e prescrivere, ne' casi in cui la medicina attiva non 0
evidentemente indicata, sostanze poco
capaci dì suscitare notabili cambiamenti nell'animale economia. Nel
trattamento, del maggior mimerò delle interne malattìe, il regime ed i
mezzi igienici bastano costantemente a
ritornare la salute al suo tipo normale.
È dimostrato che, in questi casi, le
medicazioni consigliate dagli autori, esasperano gli accidenti, e suscitano spesso delle
complicazioni. Va medico giudizioso deve
quindi ritenere qual regola fondamentale
di pratica, il bisogno di lasciar spesse
volte agire la natura. Scorgonsi sovente alcuni medici cominciare il loro pratico esercizio: prodigando agl'indigenti
disinteressati soccorsi; visite, consulti, operazioni, assistenze, medicamenti a vii prezzo o gratuiti : tali
sono i mezzi chf impiegano, onde
eccitare l'attenzione del pubblico. 11
più urgente loro bisogno è d'esser conosciuti: tutto si pone ip opera, niente costa loro per
gìugneryiì Dacché poi cominciano a cogliere i, frutti di loro simulata
beneficenza, la maschera cade, ed appare manifestamente T uomo cupido ed
interessato. Base del saper-fare è lo
giudicar, bene del rapporto delle cose e de' mezzi idonei che vi concorrono. L'
opinione pubblica, che è un mostro, un m
proteo, offre altresì un fondo mobile, sui quale talora è facile edificare. Laonde mettere a profitto
le circostanze locali, farle scaturire se tardano a presentarsi ; eludere le difficoltà, od a forza di
perseveranza vincerle; e, principalmente, saper attendere, sono le condizioni da adempirsi dal medico che aspira
a brillante rinomanza. Alcuni dottoroni hanno sempre, qu al principio
.del Saper-fare, l'aspetto stranamente
preoccupato: il loro contegno è quello
di un uomo immerso in profónda
meditazione; negletto è- il lóro esteriore, come quello d'un filosofo tutto dedito allo studio di
importanti scienze; gravi ne' loro
discorsi, solo si esprimono con laconici
aforismi; nelle strade, nelle pubbliche
piazze, ne' luoghi più frequentati, dappertutto in fine ove la moltitudine può vederli, affettano
esai la distrazione ed il raccoglimento; uè mancano di quelli dal naso adunco, dagli occhi aggrottali, dal
viso scarno, ulivigno, pallido e tetro
per ispida barba, che baloccandosi per le. vie vanno leggendo alcuna fanfaluca
per far credere essere occupatissimi, nè
perdere nemmeno quel tempo ad istruirsi.
Ma il loro occulto argomento,, simulando
non conoscere gli usi della società, ovvero
non attendere alle convenienze, che le dicono bagattelle, è quello di
far sembiante d'essere esclusivamente
occupati di libri e di malattie, ed ambiscono essere additati come prova del trito volgare
assioma, che sempre un poco di capriccio
o di follia al merito trascendente è
congiunto. Presso un malato, ascoltano
attentamente la storia de' suoi malori, dicono poche parole con misurata gravità, ripigliano il
bastone, e scompariscono. Il ciarlatanismo di questi medici Iraluce in
mezzo all' affettata lor maestrevole
gravità, come V orgoglio d'Antistene
attraverso i forami del lacero mantello
che lo copriva. Si possono
vedere le seguenti opere: Hilscher, De
slralagetnaL medicis; Cobchwiz, DUsert. de requisilis medico ad praxin felicem stanate necessari^;
Brisbane, Dissert. de us quae a medico
ad artem bene cxei'cendam abesse
deberti; Gregory, Lcciures on duties and qualificalions of a phjràcìan; Uden,
Mcdicinìsche politìk; Frank, Senno
academicus de civis medici in rcpubUca
candidane atque officiis ex lege praacipvg eta-is; Bath, Essay ont the medicai character; Ploucquet,
Der arzl; Bohn, Dasert, de officio
medici; Tuessink, Oralio de eo quod
medicns in arie /adendo impriutis agat ;
Hufelikd, Die VerhàlLiìsse des arzles; Schinko, SjsU officiar, medici conspecuts. ; "Wagber,
De medicoiwn jurìbus atque
officiis. Il medico sarebbe indarno
debitore alla mi tura d'un grave
esteriore, e dello studio di molte teoriche
cognizioni, se egli non acquistasse giammai una estesa clientela, ignorando l'arte d'ottenere la
fiducia de'snoi malati ; senza la quale
il più vasto talento perde la maggior
parte dei suo pregio ; mentre con essa tutto
riesce possibile alla mediocrità. Conosca dunque il medico per tempo
quanto importi lo inspirarla. Ora pronta a nascere, essa è cieca, irriflessiva; è un sentimento
involontario, di cui gli ammalati non
sanno rendersi conto, ma li soggioga
potentemente. Ora debole nella sua origine,
si accresce con lentezza, ed intera, forte ed assoluta dopo replicate prove diviene, essendone
diretta da) successo. Giudice infedele
de' talenti, spesso all' ignoranza profondasi, ed al sapere si nega. Ma le
ingiustizie della moltitudine sono tanto fugaci, quanto sconsiderati sono Ì motivi che le determinano
; ed il sapere, prima ignoto o non
calcolato, non tarderà ad ottenere
quella fiducia, di cui è ben degno. Un
giovane medico non deve mai confondere la
confidenza, frutto d'una stima ragionatamente sentita, con le effusioni di colui che varia con
indifferenza ogni giorno il suo gusto e
le sue idee, ed il caprìccio, l'azzardo o la voglia di novità solo consulta
nella scelta di quegli, al quale
ampiamente rimette la cura di sua
salute. Una signora vi fa richiedere,
voi subito accorrete. Questa languida
beltà, negligentemente sdraiata sopra un
canapè, apre un occhio moribondo, e con fioca lamentevole voce, comincia il
tremendo racconto d'una pervigilia, che
per tutta la notte F ha tormentata :
ovvero traccia: l'allarmante dipintura dell'agitazione de' suoi nervi, dotati d'estrema
irritabilità, coni' ella dice. Eppure la
freschezza di sua pingue carnagione non
dimostra che la più integra salute. Dietro il vostro attento esame frattanto, e
dopo le risposte eziandio della pretesa inférma, voi avete già conchiuso essere
immaginari i mali di lek... Oli! malaccorto dot. torci! Come, non: vedete voi che si vuol
essere qual egrotante? Guardatevi di
cosi fatta incauta imprudenza, che vi rovinerebbe peC certo.. Ma ascoltate Col più vivo interesse la prolissa storia de
crudeli dolori ch'ella dice soffrire, diffondete
i: più affettuosi consigli ed i più
gradevoli rimedi, compiangetela di
quella eccessiva suscettibilità, che a continue angosce ed a ripetuti trambasciamenti assoggetta
tante attrai 425 tivc, e declamate contro la natura, che,
accordando alle donne tutte le seducenti
beltà, tutte le grazie e l'arte di
piacere, ha menomato il pregio di tante prerogative j dando loro troppo
delicata organizzazione, punendole
d'essere belle col formarle sensibilissime.
Ove non giunge la fiducia d' un malato pel suo medico? Vedete quell'infelice, con occhio
estinto, depresse le forze, assiderato e
macilento il corpo: un medico insinuante
ed abile s'impossessa della costui
fiducia; all'istante la speranza rinasce nell'animo di quello, il Bangue
circola con maggiore rapidità, risvegliasi il perduto coraggio, e la natura
e l'arte riconducono la salute. Quanto è
esteso adunque l' impero della fiducia! Quanto è possente la sua influenzai Quanto immensa è la stima che
eccitai Indarno una fallace speciosa lettera
accusa il medico Filippo d'un orribile
progetto; Alessandro con una mano gliela
presenta, con l'altra porla' alla sua bocca
la sospetta coppa. L'arte di
persuadere è il principale mezzo di ottenere la fiduciadegli ammalali: questo è
un dono che manca talvolta al genio. Non
urtate giammai di fronte le opinioni ed
i pregiudizi di colui che invoca le
vostre cure, ma lusingate le sue idee; nè dimenticate mai che per condurlo alle
vostre, vi bisogna prestarvi alle sue. Siate quindi compiacente senza
debolezza, e fermo senza rigida austerità: che le più consolanti parole siano profferite da voi, ed
un tenero interesse animi sempre il vostro aspetto. Interrogate con destrezza,
rispondete con riserva : spiegate talvolta al vostro malato la Causa de'mali
ch'ei soffre, e dichiarategli sopra
quali motivi la vostra tan speranza riposa;
poiché queste confidenze inspirano
sincera stima, e rianimano il coraggio. Guardatevi mai sempre di annunziare un prossimo
ristabilimento, ma oscurate tuttavia
l'avvenire con densi nugoli: i soccorsi
dell'arte sono spesso tanto incerti e deboli,
che troppo pericoloso sarebbe appoggiarsi all'efficace loro forza; ed il medico, sollecito di sua
fama, deve annunziare più ordinariamente
un esito funesto della malattia o grandi
pericoli, anziché favorevole terminazione e pronta convalescenza. I talenti del medico, per quanto
trascendenti e sublimi siano, allorché vanno scevri di successi, non conservano T ottenuta fiducia; ed un piccol
numero di avvenimenti disgraziati,
possono facilmente atterrare la più solida e stabilita riputazione. Il
pubblico, in generale, è portato ad
attribuire a' medici l' insufficienza della medicina. Per ottenere la fiducia del pubblico, dice
Vicqd'Azyr, si tratta meno di piacergli che di fissare la sua attenzione; e colui che aspramente lo pratica
o con rigore lo maneggia, non sempre è
chi ne riceve più scarse carezze. Ogni
tempra di spirito ha i suoi bisogni: alcuni vogliono trovare nella figura, nel
contegno, nel carattere del loro mèdico la dolcezza e la consolazione; altri amano che sia un uomo
rigido, severo, minaccevole; se ei fi garrisce per gli errori commessi nel regime, essi gli sanno grado di
tali rimproveri e della durezza ancora j
che sembrangli effetto dell'interesse
preso alla loro conservazione: altri finalmente,
riguardando la medicina come una specie
di magistratura, desiderano che il loro giudice
sia un uomo freddo, imparziale, austero.
Allorquando un malato domanda al suo medico qual sia l'indole del male di cui è
aggredito, sì guardi bene costui
rispondere' ignorarlo, avvegnaché eoa
questa spropositata dichiarazione ruinerebbesi infallibilmente da sè
medesimo; però abbia pronta sempre una spiegazione qualunque, né importa qual
sia. Se lo ammalato sarà dì goffo
ingegno, materiale e rozzo, alcune
grandiloquenti parolone, alcuni vaghi
enfatici discorsi basteranno: ma non bisogna appagare così la curiosità
di un uomo di lettere, d' uno perspicace
e dotto; fa d'uopo con essi di molta destrezza e di non pochi raggiri; bisogna
rispondere che la medicina è una scienza
di osse rvazi ohe, che il loro stato
morboso non è ben caratterizzato ancora, che il tempo farà conoscere il
diagnostico smascherandolo ad evidenza, o altro di simil tenore. Lusingando il malato d'una sicura e prossima
convalescenza, il medico s' impossessa della di lui immaginazione, e con
vantaggio serresi della energica
influenza che esercita sul fisico. La speranza di guarire è un valido
mezzo di guarigione. Felice colui che sa
farla nascere o la sa alimentare ! Quanti : rimedi agiscono soltanto per l'idea che nutrono gli
animalati circa le loro proprietà! Quel farmaco prescritto col volgare suo nome, non sarà produttivo
d'effetto veruno, ma decorato di fastosa
nomenclatura, opera portentosi ri
sultani enti. Darà quindi il medico soverchia importanza alla sollecitudine di
infondere a'suoi malati la speme d'una
pronta convalescenza, e li terrà a bada
adducendo altri esempi di fortunate
guarigioni, tacendo loro i pericoli dello stato in cui ritrovatisi, nutrendoli sino all' ultimo
istante di loro mìsera esistenza, se l'arie npn può salvarli, di quelle illusioni da essi chieste ed accarezzate; del
che sono tanto comuni i vantaggiosi
effetti, quanto funesti pur sono quelli
d'una verace, ma crudele franchezza. Si è adunque indicato per quali mezzi il
medico fissar potrebbe su di lui
l'attenzione pubblica, e crearsi
numerosa clientela. Non ci si faccia tuttavia il rimprovero d'essersi
preteso erigere come precetti lè vie clandestine dell'intrigo, o consacrar l'
artificio, il manéggio, la mala fede. Se però individui di raro merito, e nella professione applauditi, avranno creduto
dover affrettare la generale fiducia con
un destro ciarlatanismo, io sono ben lungi di proporre qua! modello una condotta che solo certe locali
circostanze hanno potuto esclusivamente
permettere. Ma il medico penetrato della nobiltà di sua professione, aspetterò
sempre dal tempo la giustizia dovuta al suo merito, e di rado V attenderà
invano. Sdegnerò egli di affettare la
singolarità : il vero dotto, come il
vero saggio, non combatte gli usi della società; ei non disprezza nemmeno i
capricci della moda. Cile se vi si
conforma senza esserne Io schiavo, i di
lui successi saranno le sue prodezze, nè si vfr
drà mendicare l'umiliante protezione dell'opulenza o del potere. 11 medico dev'essere
indipendente, ed altro vincolo conoscer non deve fuorché i doveri del suó stato. L'uomo di questo carattere aspetterà
forse per lungo tempo i favori della
fortuna, ma allorquando numerosi
ammalati chiederanno l'assistenza e la cura
di lui, potrà egli, senza arrossire, dare uno sguardo sul passato, e con nobile amor-proprio dire a sè
stesso : Je ne dois qu'à ìnoi seni loule
ma renorttmée. Veggansi le seguenti
opere : Amatus Lusitanus, Da introito
medici ad aegrotantem ; Hilscherius, De medicorum ingressa ad infirmos perquam
necessarios; Rais, De officio medici in
itinere principis; Fischer, De medici
circa moralia et physica in curandis morbis prudetitia; Chiappa, Del£ eloquenza
del medico. Boerhaave non vedeva giammai un malato, nel comincìamento della sua pratica, senza
registrare tutte le circostanze e tutti
i segni della malattia nell' ordine che si presentavano ; . e, questo metodo,
egli afferma, essergli stato di grande
utilità. Ogni medico, ad esempio di
questo grand' uomo, deve tracciarsi un
piano invariabile, per combinare con la pratica
gli studi del gabinetto. Se egli non rendesi un esatto ragguaglio di ciò che vede, i suoi falli ed i
suoi .successi saranno perduti per lui; e ciò, non dalla esperienza ma
dall'uso, verrà ad acquistar cogli anni.
Sin dalla prima visita fatta all'ammalato, il medico scriverà ciò che avrà conosciuto, quel che ha
raccolto dai racconti altrui, tutte le circostanze in une da lui osservate. Gli oggetti separatamente
considerar sì debbono e con riflessione: i sintomi studiar si dovranno isolatamente. Dietro tali elementi,
cercherà egli caratterizzar la malattia,
avendo cura bensì di non cadere in
precipitato giudizio. Bisogna lungo tempo
ponderare ogni circostanza, isolarla, riunirla, 'compararla, prima di
pronunziare. Tracciala la parte isterica della malattia, noterà egli nel suo
giornale le indicazioni curative da lui
stabilite, ed i prescritti
medicamenti. La prima visita è
d'una estruma importanza; essa
ordinariamente decide del trattamento cmativo. Se il malato sarà esaminato in modo superici ni e,
il medico giudicherà male del di lui
slato; ci si inganna, e dì rado dal suo
errore si emenda : ina se nulla ha egli
negletto per fissare la diagnosi, il risultato confermerà, nel maggior numero
de' casi', le prime di lui idee. Alia
seconda -visita, ricercherà egli quali cambiamenti avranno prodotto gli
impiegali medicinali, quali,
modificazioni provato i sintomi della malattia, lo stalo di tutte le funzioni, degli organi
digestivi, degli organi secrelorj, di quelli della locomozione, del polso, della respirazione, della
circolazione, did calore della pelle, delle facoltà intellettuali ; le
diverse giaciture del corpo, ed i tratti
del viso, utili deduzioni talvolta esibiscono. Van-Swieten consigliava di visitare gli ammalati, in certi tempi, dieci
e quindici volte per giorno, e ad ogni ora tanto di fiorilo che di notte. Ma questo precetto
di,flicihiieuie potrebbesi mettere in uso nella pratica particolare. Per ben conoscere una malattia acuta,
bisogna Spesso decomporla: sovente
ancora, onde possedere la intera storia d'una morbosa affezione, il medico deve tener conto dell'influenza che possono
esercitare sopra dj, essa la natura del clima, la -varietà delle stagioni, il regime, le passioni ed altre
cose. Importa assai notar con esaltezza
l'ora delle esacerbazionì o parosismi, e
la natura degli epifenomeni che esister
potrebbero. Senza di questo metodo, è impossibile seguire la malattia ne* suoi diversi gradi di
sviluppo, di ben conoscere i suoi
periodi ed il suo cammino, e finalmente
di giudicare del suo stalo di genuina
primitiva semplicità, o di complicazione. Tutli i sintomi caratteristici
debbonsi tracciare ogni giorno, come
pure i cambiamenti diversi ebe provar possono nella durata della malattia in disamina. Le
impressioni fatte sopra i sensi richiedono
sole un'attenzione speciale, perchè dietro un insieme di segni esterni non equivoci, e loro analogia con i risultamenti
dell'esperienza, il medico deve condurre il suo giudizio. Ed ei continuerà regolarmente questo lavoro sino
alla guarigione, o alla morte dell'
infermo} senza dimenticare la circostanza del modo e l'epoca di terminazione
della malattia. Le apposite riflessioni
sulle cause del successo ottenuto, o del disastro sofferto, contribuiranno
moltissimo a formare la di lui esperienza, e gli additeranno se egli abbia bene
o male agito. Ma non affidi alla memoria
gli osservati caratteri, li deponga bensì
sulla carta, e dopo la morte del malato, o del ritorno a salute, redìga egli la storia della
malattia, sopprimendo tutte le circostanze meno essenziali. Coloro che ignorano l'arte di osservare,
sdegnano gli scritti di Ippocrale. I
soli uomini di genio possono apprezzarne il merito, e far calcolo di molte
particolarità che. sfuggono agli sguardi poco esercitati. Nicomaco diceva ad uno spettatore che niente
di bello vedeva in un quadro d'Apelle:
Prendi adunque i miei occhi e
guarda. Il medico avrà già considerato
attentamente tutti i fenomeni che
possono guidarlo a caratterizzare la
malattia, senza della quale precisa determinazione nessuna certezza induce alle terapeutiche
indicazioni ; eppure non ha tutto
adempito per meglio basare il suo
diagnostico : interroghi egli gli autori originali e loro chieda lumi, confronti ciò che ha
osservato con fatti analoghi consegnati
negli scritti di attenti pratici, e faccia accurata comparazione della sua
idoneità con la dottrina di quelli. Deve
inoltre affezionarsi co'lihri de'grandi maestri dell'arte, che hanno seguilo la natura sulla via dell'osservazione. Il primo
ed il terzo libro delle Epidemie di
Ippocrate, i suoi Aforismi ed -i
Pronostici, il suo Trattato dell' aria delle acque e de'luoghi; Galeno, de' luoghi affetti;
Sydeftham, e gli - altri classici ;
molte ottime semeiotiche, e nosografie ;
ecco le opere principali su cui incessantemente deve meditare, e che, bene studiate, lo
dispenseranno della prodigiosa,
moltitudine di volumi che disutilmente
ingombrano le biblioteche polverose: e poco scelte. Un medico principiante, instatilo quanto si
voglia, qualunque sia la sua prudenza,
non può giammai promettersi di non
commettere errori nella sua pratica; e la più scelta erudizione, il giudizio il
più profondo, non saprebbero dispensarlo
di siffatto tributo che paga l 1 inesperienza. Prima di possedere quel tatto che caratterizza 1' abile pratico,
sarà egli costretto per lungo tempo
tasteggiare ed oscillare) indi, poco a
poco, il suo occhio si perfezionerà a vedere clinicamente, e viemeglio famiglia
rizzarsi colle varie fisionomie delle malattie. Un anno di pràtica forma
assai più un medico che dieci anni di
lettura o di lezioni. Quantunque i principi! della medicina sieiio costanti,
spesso è difficile farne l'applicazione a casi
particolari. La verità non ai presenta mai subito. Per cogliere l'indole d'una malattia, bisogna
cercare scovrirla col ragionamento, eseguire ora una cosa, ora tentarne un'altra, nulla trasandare, niente
precipitare, regolarsi a norma delle circostanze, ed almeno mai nuocere all'ammalato, se non puossi aju tarlo. Talvolta è utile deviare dalle strade
conosciute, e deferire qualche cosa
all'accidente. I metodi rigorosi
presentano pochi vantaggi, e molti inconveiiienLi arrecano. Giammai un
cieco operato non condurrà a rìsuUamehtì
tanto soddisfacenti, quanto un empirismo
diretto dalla ragione e riunito al talento dell'osservatore. Qualunque
sia il carattere d'una malattia, le
funzioni del medico sempre riduconsi a dirigere o eccitare gli sforzi della natura, ed a
lasciarli operare. Veder molti malati
non è il mezzo migliore onde apprendere
a bene osservare. Una pratica poco estesa
istruisce meglio il medico studioso. Colui che esercita la medicina negli spedali, vede,molto, e non
vede troppo : la rapidità, con cui
trascorre i moltiplicati oggetti, non
gli permette fissarli. Come esaminare profondamente, ini due ore, tutte le
circostanze relative alla storia delle
malattie di cento a dugéutó individui? Come variare i metodi curativi secondo
le indicazioni? Come, in tempo cosi breve, puossi riflettere m
sopra ciò die si è veduto, rimontare da' fenomeni alla loro etiologia, e approfondir tutto? Vi
abbisogna vasto talento, bisogna anzi
genio per sottrarsi dal basso mestiere,
praticando in grande spedale. È stato
delto che un medico, il quale dì c notte
corre da un malato all'altro, è simile al prete die va attorno ognora co' Sacramenti ; tulli due
veggono a modo stesso molti ammalali, ed
entrambi hanno della medicina la
medesima esperienza. Laonde tra' medici
di pari ingegno o di pari goffaggine, sono incontrastabilmente più
malsicuri quelli che ad un colpo deggiono visitare un mondo dì malati. La
meiite non è così veloce come le gambe
di questi medici. Un medico sommamente
occupato, quanti più vede ammalali,
tanto manco vi pensa. La rapidità con cui
gli scorrono gli obbietti, come dissesi, non gli permette osservarli,
perchè gli sfuggono con la slessa
prestezza, e nella sua testa non gliene rimane che an confuso barlume. Quindi non può egli
penetrare le circostanze precise d'un
malato e d'una maialila, nè a norma
della loro differenza variare i suoi
metodi e i suoi rimedi, ma prende tutto all'ingrosso. Io conosco, dice
lo Zimmcrmann nel Trattato sull'esperienza in. medicina, tra la folla di
medici, il più stupido di loro, secondo la moda dì oggidì, passare pel
migliore. Questo Esculapio ba ogni
mattina nella sua anticamera da cinquanta a sessanta maiali: egli ascolta le magagne di tulli,
indi ordinariamente li schiera in quattro file; alla prima ordina un salasso, un purgante alla seconda, un
crislero alla terza, ed alla quarta un
cambiamento d'aria. . Un medico non può
azzardare un farmaco,, senza essere impegnato ad amministrarlo colle leggi
della più esatta analogìa. Per bene
osservare, bisogna interrogare la natura con pazienza, e considerar, tutto il corso d'una malattia con profonda
attenzione. La riunione di. queste
condizioni dà sola la vera esperienza, che si è definita « l'abilità a
garantire il corpo umano dalle malattie
alle quali sta esposto, ed a guarire
queste malattie allorquando . si sono sviluppate: Un medico, che non è dotato
della felice organizzazione suscettiva e dello spirito attento e scrutatore che
richiede l'arte di osservare, può veder
molti ammalati e mancare interamente d'esperienza. Questi generali riflessi sulla pratica dell'
arte dì guarire negli ospedali, si
applicano a' medici delle grandi città
estremamente occupati. Continue assenze,
numero eccessivo di malati, intoppi incessantemente rinascenti, permettono loro assai poco di
raccogliere esatte osservazioni; ed
eglino non ne hanno il tempo nè la
premura. Le grandi pittà sono il punto
di unione de'medici e de' medicastri d'
ogni genere, né * rifluiscono nelle
campagne che allorquando, imperiose circostanze ve li astringono. Per riuscire in qualche città
capitale, bisogna tempo, gran pazienza,
e molto sapere. E diffìcile impegno il fissare la pubblica attenzione, e
vi si giunge trovando da percorrere
piuttosto ignote strade nella folla che
si urta e si sforza onde pervenire [alla meta stessa. Nelle piccole città, al
con-i trano, se- il medico non può
sperare tanta opulenza, che sarebbeglì
possibile acquistare altrove, ha il vantaggio almeno di possedere più
sollecitamente la fiducia e la stima pubblica; ed ivi ricavar può egli tanta
esperienza come nelle popolose città. Ippocrate
ha esercitato in ristretti paesi o in borghi, nessuno de' quali era sufficiente a mantenervi un sol
medico. 11 maggior numero delle sue osservazioni fu raccolto in Tessaglia e nella Tracia, di cui rammenta
Lnrissa, Cranone, Acno, Oeniade, Jera,
Eliso, Perinlo, Taso, Abdera ed Olinto,
tutti allora piccoli villaggi. Galeno
dice che in un solo quartiere di Roma eravi più gente che nella più estesa contrada dove
Ippocrate si esercitava. La grandezza di
un medico adunque non vuol esser dedotta
dalle farraggine degli ammalati, bensì dal talento di saper trarre d'ogni caso particolare tutti i possibili vantaggi. Un antico regolamento in Francia prescriveva
ai medici che destinavansi alla pratica
nelle grandi citta, di esercitarsi prima
molti anni nelle campagne vicine. ( Knipliof, Novo medico praxln non esse
concedendam). Sembra ch'essi avessero il tacilo permesso di scozzonarsi a rischio della parte più sana
e più utile dello Stato, osserva
giudiziosamente Vieq-d'Azyr, e che la
medicina abbia bisogno di simili espedienti
ond'essere praticata, i quali sono tanto vituperosi per essa, quanto insultanti per l'avvilita
umanità. Ingannetebbesi pur troppo un
medico se credesse arrivare facilmente
all'auge di fortuna, apprestando le sue
cure a titolali infermi, e consacrando esclusivamente il suo tempo alle classi
superiori della società; avvegnaché la classe agiata del popolo gli presenta
una via più sicura alla sua pratica. Presso di
ucsta, meno avviluppato nel!' esercizio della professione, divincolato e
libero Dell'impiegare i mezzi
terapeutici che giudica convenienti, di rado responsa bilo dell'avvenire,
egli vi trova ancora una riconoscenza
più liberale: e men negligente della vantata munificenza de' grandi. e,.,'
w. .Nella estese citta eziandio, ed ovunque altrove, la chirurgia offre mezzi di sussistenza meno
moltiplicali di quei della medicina.
Hanno alcuni i esclusiva reputazione per la pratica delle operazioni.
Costoro sono sempre quelli che 1'
accidente i ha posto ;il governo degli spedali. Quindi i chirurghi lèi gli
ufiiuiali di salute, dappertutto più
numerosi, assai de'iuedici, non possono mantenere
le loro famiglie che esercitando
indistintamente, ed' alla meglio, le due: partii dell'urte di guarire.
Senza vero sapere medico, ma con sufficiente giudizio per lasciare agire
la natura, un inedie^ può usurpare
facilmente una estèsa celebrità. Per un chirurgo è tutt'altio: i di lui errori
si scorgono .in pieno giorno,, se la Sua mano è inabile,, e lutto il .
superfare possibile non può 'salvarlo d'essere -designato bentosto qu al
cattivo operatore. . questo, nessuna certezza in medicina. Egli . è difficile
veder molti malati, e difendersi dalla
tendenza del ceco medicare che inspira all'uomo
la naturale infingardaggine del suo spirito; per lo che negli spedali massimamente i medici ru lini
eri si rinvengono, .. Costoro, con un
sol colpo d'occhio, riconoscono uua
malattia; la quale,ipìù oscuro diagnòstico presenta, più facilmente da loro
vien già caratterizzata: nel che, niente
imbarazzali. Dietro brevi interrogazioni fatto all'infermo per sola forma,
prescrivono macchinalmente un Ordinativo,
che lo allievo, incaricato del lòglio di visito, scrive per esteso dopo
avere udita la indicativa parola. Tale è
tutta l'arte loro; tale è la loro
condotta, costantemente la stessa. Ma
questi pratici, il cui numero fortunatamente è poco considerevole, le sole facce de' loro
ammalati conoscono appena., Alcuni
medici divengono macchine coli* in vece h iare ; leti non permette ad .essi di seguire i
progressi della scienza, o assoggettarsi
a nuovi sludi : ostinatamente fissati
alle antiche loro dottrine, non vogliono variarvi alcuna cosa: tutto. ciò che è nuovo li
disgusta e li sdegna, quindi più non
leggono. Dopo cinquantanni di medico esercizio, è impossibile per loro
adottare altri principii, diversi degli
acquistati, che per sì lungo tempo sono
abituati seguire. Hokbtjus, Manudìictìo
ad medfqinani. 2. f. - , Btìiti Presunzione. 1, Non chiedete a quel dottore ciò eh' ei su, si
bene ciò che ighpraL Egli ha letto
tutto, ha veduto tuUo: i più difficili
casi non lo sorprendono; le operazioni chirurgiche più delicate sono per lui un
passatempo: niente lo con l'onde; il suo genio tutto, prevede, .tutto
intraprende. Di.' sè egli parla in termini
magnifici: e- terrebbe a disdoro il sembrar d'ignorare cosa veruna. Quali malattie non ha egli
guarito mai? H c anero e l'.'ìdrofobià
confermata, nelle sue mani,' hanno
cessato d' essere incuràbili ; egli 'crede possedere, senza accorgersi della
tròppa arroganza, tutto il sapere che
puossi avere, che giammai potrà egli
acquistare: ii primo! aforismo d'Ippocrate non. ha significato alcuno
per lui; e finalmente crede aver egli in
.sè -infusa 'il genio ed il potete d'Esculapio: stesso. Pochi medici hanno spinto cos'i lungi il
ridicolo della vanità, quanto Menecrale,
nè s' ignora quali lezioni da Filippo-,
egli abbia ricevuto; ovvero Come Paracelso.
Ethullerus, De medico mendace. Talun medico ha grandi talenti e profondo
vastissimo sapere, frattanto ei non fa numero, e giammai verun posto occuperà egli nella gerarchia di
sua professione ; e eoa le' più estese cognizioni, egli ha l'aspetto dell' ignoranza. Interrogatelo: le sue risposte sono le più
confuse ed inette. I casi i più semplici
lo sgomentano; detesta sempre di agire,
e con paura ne determina la esecuzione. Invano la natura annuncia un esito
salutare; tremante ognora, non osa
secondarla. Giammai non ha sentito egli
quelle subitanee improvvise inspirazioni che rivelano ad na uomo di genio il
carattere di una malattia complicata nel
suo andamento e nel diagnostico, e fuor
delle vie comuni gli fanno trovar i
mezzi di trionfare della violenza e della sua pertinace resistenza.
Conseguentemente nel deliberare ei perde
la favorevole occasione ed il momento di rischiare con vantaggio. Un tal medico non uccìde i suoi malati, ma
egli li lascia morire. Heister, De medico nimis timido; Steìnmxtzkjs,
De juxta media timiditate. Alcuni medici si inorgogliscono pompeggiando
non credere alla loro scienza.
Svincolati d'ogni pregiudizio, trattano di vane ciance i precetti dèli'
oracolo di Coo. Irremovibili nelle loro
opinioni, riguardano come Favole i fatti
più autentici; e l' arte di conoscere e di trattare le malattie è a' loro
sguardi un ciarlatanismo, fondato sull'
ignoranza e sulla credulità del volgo.
Ma come non lasciarsi imporre da individui, iniziati in tutti i secreti delja
medicina? Come sospettarli di malafede,
allorquando in verità fanno il
sacrifizio di tanti anni di studi e di lavori còsipenosi ? In siffatta guisa
argomentano alcune persone volgari.
Tuttavia l'uomo imparziale scopre bentosto'
in questi pirronisti, que* medicastri, che, disgustati d'una pratica disgraziata, accusano senza
pudore la medicina degli errori
esclusivamente imputabili alla loro
ignoranza. Alcuni pretesi dottori,
senza istruzione, .senza talento, e sforniti non meno di scienza che di
principii elementari, coloro in 6ne il
di cui giudìzio è essenzialmente falso, che, per comparire spiriti forti
nella professione, denigrano ciò che
ignorano, condannano tutto quel che sono
incapaci di comprendere, e rendonsi segno del pubblico dispregio, osando
esercitare un ministero che giudicano
inutile alla società. Altri medici
niente scorgono di oscuro nella scienza
dell'uomo. La natura non ha segreto -veruno, che non discoprano; nessun velo occulta a' loro
sguardi penetranti i misteri della
nostra organizzazione. Non vi sono
malattie che non possano perfettamente spiegare e guarire. Questi pratici si
uniformano ciecamente a tutte le osservazioni che i libri contengono; e tutti gli assiomi d'Ippocrate sembran loro
immutabili verità. Inutilmente l'esperienza accuserebbe la loro dottrina; il maestro l'ha detto, èssi in
discolpa rispondono, egli non ha potuto
ingannarsi giammai. Laonde, per loro di
nessun valore risultano le scoperte novelle della scienza, che nemmeno vere
le supporrebbero. Tutti i fenomeni, tutti i cambiamenti che
presenta una malattia, durante il suo
corso, dipendono, agli occhi loro, non
dagli sforzi della natura, ma bensì da'
farmaci diggià somministrati, quantunque inattivi altronde ed inutili siano stati. E nell'alta
idea che hanno della forza della
medicina, si immaginano che nessuno
de'mali, che affliggono la specie umana, non
possa loro resistere; e spreca tori, senza discernimento, di tonici, di salassi, di emetico, e de'più
attivi medicamenti, pensano sempre che agir si debbe, ed agire con tutta energia, i .Vi sono de'fanatici in
medicina: con questo nome indicatisi i
partigiani esaltati di tale o tal altra dottrina. Guardisi bene ognuno di osar
censurare il loro idolo venerato: se
avrassi tanta temerità, le ingiurie
vomitate dalla loro bocca sarebbero in tanto cumulo, come eran le parole che Omero, in pubblica
conclone, fa dire al vecchio Nestore, oh' ei paragona alle onde di neve,
impetuosamente in copia cadenti. Costoro
di esclusiva ammirazione si preoccupano,
disprezzando tutto ciò che ad altrui partito giudizioso concorre.
Gagnok,
De la recerefte de la vénti dans la médecine. Le querele e le doglianze del malato e la storia ch'ei narra de'mali suoi, sono le basi sullo
quali il medico appoggia la sua
diagnosi, e gli forniscono la
determinazione alle principali indicazioni terapeutiche- Senza questo
soccorso non può egli formare evidenti
distinzioni, ma appena sole congetture. Le
interrogazioni senza metodo, gli schiarimenti mal diretti, stancano
l'infermo senza illuminare il medico.
Girolamo Ca podi va ce a ha sentito bene quant'era necessario stabilirle
metodicamente, ed ha lasciato su questi
elementi essenziali di pratica, i più utili avveduti precetti. (Capivacius, De
modo interrogarteli aegros; opera
omnia). Alcuni ammalati esprimer non
possono le loro idee. Indarno si
sforzano manifestare le proprie angosce, tutto è confuso ne'loro discorsi.
Inutilmente si domanda loro un esatto
ragguaglio delle cause e de 1 fé nome ni
della malattia ebe li tormenta; nella risposta, si spaziano in prolisse
digressioni, si fissano sopra
indifferenti circostanze, ed i più disparati oggetti sciopera Latuco te con
fondono. Con tali cervelli dovrà il
medico tuttavia istituire i suoi quesiti. 11
metodo ù la fiaccola, che Io guiderà in mezzo alle dense tenebre clie lo circondano; per esso
distinguerli il medico le peculiari circostanza clie li, inno preceduto la malattia, da tntl'altri fenomeni
clic lo colpiscono 3 ed i riflessi
indifferenti ed estranei alla patologica sua relazione, da quelli che soli caratterizzar la possono.
Finito il racconto che un malato lia fatto di ciò eli' ei soffre, non deve il medico
interrogarlo seirzu ordine sopra tutti
gli clementi de' inali di lui, o sopra i segni die vi scorge, ma deve
informarsi piuttosto del princìpio d'ogni passato avvenimento, avanti esaminare lo stato utluale delle organiche
funzioni. Spesso alcune circostanze in
apparen/.a futili, sulle quali è
ricondotto il paziente, spargono una viva
luce per la diagnosi della malattia in esame. Conosciute le cause d'una malattia, e
stabilito consegue n temente il trattamento curativo. Accora la mente istrutto del corso de' primi sintomi e
dell'ordine col quale sono apparsi, il
medico medita sui fenomeni che già
osserva; ed ingegnasi quindi unificare ciò
che realmente scorge coi ricevuti schiarimenti. Vi sono alquante espressioni, famigliari
agii ammalati, il di cui significato non deve esser per il medico quello da
essi apposto\L Alcuni individui sono
portati naturata e nte"ad esagerare i loro dolori; ma il medico su questo
eccesso di doglianze dovrà diffidare con
discernimento. Le espressioni del dolore
non sono sempre sincere. Ascoltando un malato, nella narrazione de' suoi
patimenti, cercherà il medico carpire il
soggetto dello allarme di lui, vero o
esagerato; e porrà ogni attenta cura ad
esplorare quel cuore, e penetrare in quel pensiero, onde squarciare il velo ad ogni occulta
imagiuata chimera. Altri ammalati fanno al loro medico insidiose
dimande, non già per conoscere il di lui avviso sullo stato in cui trovansì, ma per giustificare
l'opinione da loro concepita; e cercano
ne' discorsi di un uomo della
professione un alimento a' timori, di cui la loro immaginazione è cupamente ingombra ed
oppressa. Tale è lo scopo de'
malinconici, de' tisici, e di alcuni
tabidi, nelle interrogazioni numerose che dirigono a chi prende cura di loro salute. Un medico che
sagacemente ha cólto la causa delle loro sollecitudini, deve subito dare una diversione al loro
spirito angosciato, simulando un pericolo differente di quello che li allarma.
Non è diffidi cosa scorgere una donna tentar d'ingannare il suo medicò,
narrandogli malori che affatto non
soffre; è simular malattie nervose con la più
esatta naturalezza. I segni morbosi' che appartengono a funzioni dipendenti dal dominio encefalico,
non possono giammai essere simulati, e
sono i soli a cui il medico accorderà
assoluta fiducia. Quasi tutte le storie
di malattie- nervose straordinarie, hanno abili
donne per eroine; ed e accaduto sovente che la estrema loro destrezza
nel sostenere la propria furberia, ha deluso la prudenza di qualche medico
illuminato ed accorto. Interrogando un
malato, è utile talvolta distrarlo dal
tema principale delle richieste che gli si fanno: allora quegli si tiene meno
in guardia, e più facilmente avviene
d'ottenere la verità nelle sue confessioni. Il medico -avrà cura di addolcire
le inflessioni della sua voce, scegliere
le espressioni che infondono la più
anì'ttiuis;» benevolenza, onde padroneggiare sul cuore dell' infermo, facendogli mauiffito in suo
bene un vivissimo interesse. Le austere laconiche interrogazioni, ritengono le effusioni del dolore sui labbri
dell'infelice, che ne soffre Io strazio: ma le dimande fatte con dolcezza e con pietosa commiserazione,
provocano ogni larghezza di fidanza, e quella espansiva loquacità che le
angosce desiati mitiga diggià, e solleva. Ed al contegno grave ma aperto del
medico, un dolce sorriso sul labbro di
lui, fa nascere o ravviva la speranza, e dissipa molti: timori spesse
volte ai misero inférmo funesti. Ma se
ad elevato rango il malato appartenga,
non dimenticherà il medico che un
servile abbietto portamento degrada, né inspira fiducia alcuna; come un'aria di
superiorità verso un infelice plebeo, è
vile e crudele. Si deve alla dottrina
di Doublé un eccellente capitolo sul modo d' interrogare e di esaminar gli
ammalati. Dividesij die' egli, in due parti naturalmente distintissime: la prima abbraccia la
conoscenza di ciò che ha preceduto la
malattia ; la seconda comprende la conoscenza delle circostanze alla
stessa malattia appartenenti; e deve il
medico informarsi J52 inoltre di tutto ciò che si riferisce
all'influenza degli esterni modi fica
tori, c conoscere la temperatura e la
topografia medica del luogo ov'egli pratica. 1 Laonde esaminerà egli primamente 1' età, il
sesso, ];i professione; le passioni, le
abitudini, il genere di vita
dell'ammalato; l'esercizio generale delle sue funzioni nello stato di salute;
richiederà del corso di questa salute anteriore
alla invasione della malattia attuale,
d'altra forse antecedentemente sofferta, degli
effetti generali de'me dica menti sulla sua costituzione, delle malattie di famiglia o de' genitori. È
utile sapersi con precisione l' ora fìssa dell' ingresso del morbo, e la determinazione del suo periodo, e
se per ripetuti accessi, per prima
invasione O altamente. Se tali notizie potesse il medico ottenerle dai circostanti, risparmierebbesi al paziente
cosiffatta noiosa fatica. Ottenuti i preliminari ragguagli, si procede
ad una serie di interrogazioni
direttamente relative alla regione, sede del patimento del dolore e dello
scompiglio delle funzioni, di cui lagnasi specialmente l'individuo. Indi si
chiederà esatto conto di tutte le altre
parti del corpo, procedendo metodicamente
dietro l'ordine naturale e la successione delle funzioni. Cosi, pe' fanciulli, bisogna richiedere
della dentizione, del sonno e dell'appetito. Chè se le malattie de'bambini sono spesso difficili a trattarsi,
ciò in gran, parte, deriva perchè
esprimer non possono que'poverini i mali che risentono, ed il medico non può trarre alcun lume sull'indole, de' loro
patimenti; essi rispondono male alle di
luì inchieste, soffrono e si tacciono. F. pei* ima donna, della mestruazione, e
delta supposizione di gravidanza: se
trattasi di alcuna nubile, si è in dovere parecchie Tolte informarsi, iu modo dubitativo, de' suoi rapporti col sesso
più forte. Fer un vecchio, ond'esser qui
breve, cliè biugo sarebbe per sìngolo enumerare ogni quesito da proporsi,
bisogna investigare lo stalo delle f.icolià imelleitualì, delle forze
muscolari, dello stomaco, della
imitazione, defecazione, sonno, cec.
Utilissimo riuscir potrebbe esplorare assolutamente ogni regione ed ogni parte della persona degli
unimalati, ma il pudore vero o simulalo delle donne e la convenienza abituale, impediscono
frequentemente di fare queste indagini
colta esaltezza desiderabile. Nò bisogna
tacere che fino a questi ultimi tempi, Utnita vanii 1 mediei all'esame del
l'aspetto, della lingua, del polso,
delle orine, degli escrementi, delle materie
vomitale, o del detratto sangue. E meno attenti degli umidii, die almeno esploravano sempre gU
ipocondri, i medici dell'ultimo secolo
non palpavano le regioni del corpo de'loro
ammalati, se non erano di ciò richiesi!.
Ma Corvisart, rimodernando i lavori di Avcnbnigger, richiamò l'attenzione agli esploramene del
torace - e lìiunssais ha dimostrato
quanto sia vantaggióso il palpamento
dell'addome sopra tutti i punti della sua
superficie. L'esplorazione
clinica ha fatto sufficienti progressi
in questi ultimi tempi: ciò che segue a tale soggetto, emerge dal piano traccialo per Morejon,
sommariamente esposto ne'dizionarj di medicina. La vista ci fa riconoscere una colorazione
insolita, il cangiamento di forma, di
volume e di rapporto, o le soluzioni di continuità delle parti situate alla
siipeplicie, o . accidentalmente poste a nudo.. Per essa ci rendiamo esatto conto dell'aspetto della
cute capelluta, della faccia, della Locca, della pelle, e di tutte le materie evacuate naturalmente o
artificialmente. L'odorato ci appresta
la conoscenza dello olezzo generico che
emana dal corpo del inalato, di quello
elle esala dalla bocca di lui, dalle fosse nasali, da tutt'altra parte esteriore, o finalmente da
materie evacuate o estratte. Il gusto è di poco uso, avvegnaché lungi di
esplorare queste sostanze, volentieri si ammette ciò che l'ammalato stesso ne accusa. L'udito ci fa riconoscere lo strepito che
risulta, dalla locomozione naturale o
provocata delle parti contenenti o
contenute, naturalmente o casualmente
poste in movimento. La succussione raccomandata da Ippocrate, la percussione da Avenbrugger, la
stetoscopia da Laènnec, la, plessi me t ria da Piorry, la pressione in diversi
sensi, dan luogo a rumoreggia menti, che
l'orecchia, nuda o armata di strumenti, raccoglie, su' quali riposa talora la
diagnosi di malattie oscurissime senza
questo mezzo di esplorazione. Il tatto
è di grande importanza, poiché ci istruisce
dello slato della cute, del suo tessuto cellulare, dei muscoli, del cuore, de' visceri addominali,
delle parti genitali della donna,
ecc. Laonde per l'applicazione
de'cinque 1 sensi ad ogni organo,
raccolgo nsi per quanto è possibile gli elementi razionali ed esatti sullo stato delle parli
dell'organismo, sopra le quali possono agire maggiormente. Non basta però esercitarsi a far questa
esplorazione con ogni metodo e complessivamente; è necessario altresì che il
raziocinio concorra ad unificare tutti i
dati esibiti per l'uso de'sensi, li disponga nell'ordine di loro naturale
concatenazione, e distingua quelli che
hanno maggiore importanza nella ricerca dell'indole e della sede del male.
Bisogna che la sagace avvedutezza del medico ponga a confronto lo ammalato attuale con malati analoghi, già da lui
osservati, e con quelli di cui ha letto
la storia patologica negli scritti di
buoni osservatori, o di nosografi di prima
classe; nel qual paralello, rafforzerà lo scontro ed il concorso delle cognizioni anatomiche e
fisiologiche che rapportar si possono al
caso presente. La vita è assai variata, gli organi sono troppo numerosi, le
azioni organiche molto diverse e ripetute,
e le malattie oscurissime in varf casi, onde esser possibile decidere sempre, sin dal. primo
giorno, della loro natura e della sede
loro. Come condursi sino a che tale
incertezza in tutto od in parte sia dissipala? Lo illustre Stoll ci fornisce
la. migliore regola: lndicatione
incerta, maneas in generalibus .- la quale
però è poco utile per esser troppo generica. Ovvero presumere con Pinel
ed i naturismi che bisogna restare in
aspettazione, è quasi un dire nulla.' La sola regola in simil caso, e frequentissimo è un tal
riucontro, sia quella di dirigere e
moderare l'azione de* modifica tori dì ciascun organo, e rimovere ancora
tutti quelli che suscettibili pur sono
di sopreccitare l'azione organica in
ognuno di essi. Questa è la sola aspettazione razionale, che spesso allontana
efficacemente lutto ciò che impedjr
potrebbe il ritorno al tipo normale di vita, e la guarigione ha effetto senza
dover ricorrere a mezzi ulteriori. L' indole
e la sede della malattia trovatisi forse manifeste, intenso il morbo,
importante l'organo affetto? bisogna di
conseguenza ricorrere sollecitamente al
trattamento più diretto ed energico, nella indicazione terapeutica che seguir si debbe. Nelle malattie croniche, è necessario ora
indugiare, quando incerta siane
l'indicazione; or adoperare tutto il
medico potere, tostochè la diagnosi in modo non
equivoco SÌ presenta. Il medico che si occupa del suo malato
solamente allorquando gli siede accanto,
tradisce la di lui fiducia, ne la merita per quell'istante. Terminando di visitarlo, dev'egli riflettere eziandio a
quanto ha diggià osservato, a quel che ha prescritto, e riassumere 1' idea generale che ritenere egli deve sulla
clinica osservazione da lui fatta; nè in
ciò bisogna che la sua attenzione sia
assorbita e distolta dal calcolo degli onorari che gli competono. La frequenza delle visite dev'essere in
ragione della gravezza del male, o
dell'espresso desiderio dell'infermo o della sua famiglia. Gli ammalati visitar
si debbono per lo più ogni giorno ad ore diverse, ma nei parossismi a preferenza. Spesso è
indispensabile per due volte al giorno
eseguirsi la visita clinica, talvolta anche di notte; ed in pressanti incontri
il medico non potrà abbandonare ìl
malato. Util cosa è frattanto non accondiscendere sempre alla -richiesta di
un infermo, che per pusillanimità esige
ognora presso di sè l'assistenza del
curante, avvegnaché si giudica male
sovente di colai che spesso non involasi nè facciasi cleside. are. Ma 1' esperi
SUu a è l'arbitra delta moderazione.
Eppure quanto precede non è tulto sul modo di
interrogar gli ammalati. Ed in generale, gl' individui i di cui malori sono l'effetto dui
libertinaggio, • quali il dolore,
giunto, ad insoffribile grado, strappa
involontariamente delle imprecazioni 1 contro colui che è costretto assoggettarli a crudeli manòvre.
L'eccesso de'Wo tormenti rende perdonabili
i loro oltraggi.. Dippiù; tal ammalate
non vuol prendere che farmaci gustosi ; laonde rifiuta tutti quelli, di
cui l'odore, la forma o il sapore gli
dispiacciono; persiste ostinato nelle sue risoluzioni, c per questa condotta
irnigionevole riduce il suo medico nell'impossibilità di agire. Tal altro non
ba questa mania, ma curioso all'eccesso,
ei vuol saper tutto: bisogna rendergli ragione dell'azione de' medicinali,
istruirlo dei fenomeni delle funzioni
vitali, e spiegargli le menome
particolarità de' mali eli' ci prova.
Spesse volte vi sono ammalati, che fanno disperare il medico per la loro
.indocilità. Dietro aver ad essi profuso
tutte le possibili cure, dopo avere sofferto vivissimo inquietudini sulla sorte
loro, sarà pervenuto egli alla fine a condurli ad insperata convaIescenza ;
lieto del successo degli sforzi suoi, promette
loro una guarigione sicura, se per altro breve corso di tempo sottoporsi vorranno ad una
indispensabile dieta: inutili
precauzioni, superfluo avviso! in dispregio degli indicati saggi consigli, ogni
disordine _ nel regime essi commettono,
e ricadono nell'abisso de' mali, d'onde
erano stati tanto penosamente sottratti.
Molte e varie circostanze richiamare io potrei, per le quali le passioni e disposizioni di
spirito de’malati esercitano la pazienza del medico: perlochè facile mi sarebbe additare l'inconseguenza, la'
leggerezza, la meschinità di cosiffatti
ammalati, i quali, dopo avere
manifestata intera fiducia al loro medico, ad un tratto, sènza ragione
veruna, si intiepidiscono à di lui riguardo, e gli manifestano una ingiuriosa
diffidenza: o potrei indicare coloro che
esigon troppo, sempre malcontenti, i quali vogliono che lutto ciò die li
attornia sia vittima de' loro capricci;
e se fossero assecondati, erigerebbero
ancora una diuturna indefessa assistenza
del loro medico, che dovrebbe dimenticar per essi tutti gli altri suoi ammalati. E dir potrei di
quegli esseri spietatamente ingrati, che
dovendo l' esistenza, di cui sono
indegni, alle sollecite cure di un abile professore, stancano la di lui
delicatezza con vani pretesti, con
affettati indugi, e talora non trovano altro mezzo onde sdebitarsi dell'obbligo doveroso della
ri conoscenza,, che dirigendo contro di lui i dardi più acuti della calunnia, o lo strazio più accanito
della malevolenza ! ! Ma' io non
pretendo esaurir la materia : ed à questa
succinta sposizione limito la enumerazione delle principali cagioni che
possono cimentare la pazienza del
medico. Ed il principiante, al suo ingresso in società, deve opporre un fondo inesauribile di pazienza
all' .indifferenza, talvolta contumeliosa, del pubblico. Se egli pratica in una
vasta città, lungo tempo negletto, sarà
sposso testimonio de' trionfi di medicastri spregevolissimi: ma l'oro
prezioso ed il fango putente non saranno
sempre confusi, e verrà il tempo in cui ne
saranno separati. In tutti gli
incontri, in ogni passo di loro carriera,
i medici hanno un bisogno estremo di pazienza ; e per essi principalmente dir si può: ^a pazienza è
il genio! Necessario in ógni istante è al medico, nell'esercizi» di sue
funzioni, il soccorso della prudenza. Nè
di quella conveniente alla scelta de' farmaci, o alla determinazione delle terapeutiche
indicazioni, qui si ragiona; benvero di
quella che dee guidare la morale condotta del seguace d' Ippocrate. Conservare V integrità della propria
riputazione, è un impegno che esige da
lui attenzione perenne. La tendenza
degli uomini, propensa ad accusarlo dell'impotenza della natura, è tale, che,
in tutte le malattie gravi, la' prudenza
inculca al curante richiedere avviso d'altri medici, onde mettersi in salvo
dagli attacchi della malvagità e dell' invidia, e per ajutare l' infermo, se mai potrassi, con più efficaci
sussidi. In alcuni casi adunque, ia difficoltà della diagnosi d'una malattia, l'imminenza del' pericolo in
cui trovasi l' ammalato, la necessità di ricorrere u mezzi estremi, impegnano il medico prudente a
sollecitare il convegno d’uno o iti
parecchi suoi colleglli, più o meno
rinomali, per conferire sullo slato di chi trovasi affidato alle di lui cure, a
chiedere cioè una coiisidtnzione.
Ovvero, l' aspettazione del medico ordinario delusa per la durata, per i
temibili progredimenti del male, o per altri motivi più o meno fondati; o il solo desiderio dì procurare
all'infermo, come si disse, tutti gli
aiuti della scienza disponibili, inducono i parenti del malato a riunire
attorno al suo letto parecchi uomini dell' arte, nella speranza di vedere scaturire nel loro
concorso lumi novelli in di lui
vantaggio. Stabilito il progetto del
desiderato consulto, il numero e la scelta de 1 medici clic devono formarlo,
sarà premura degli interessati, che sì
invitino i più idonei; o si determinerà
ciò dal medico curante stesso, che na. c
stalo fatto l'arbitro. Nell'ora del giorno fra loro convenuta, o fissata ordinariamente dal più
anziano, eglino riunirannosi presso
l'infermo. Prima di entrare nella camera
di costui, il medico curante farà l'esposizione della malattìa, de' mezzi
adoperali e degli effetti di ri sul
lamento. Indi gli aggiunti e consultori
si recano dall' infermo, lo esaminano, esauriscono tutte lé ricerche e le domande necessarie a
stabilire opportunamente la diaguosi ed il pronostico dell'affezione; ed in tal
modo, si accertano essi sulla veracità della narrazione già preceduta, o
modificano le loro idee dietro ciò che
inesatto o incompleto avranno dedotto.
Di ritorno nella sala di riunione, ciascuno
di loro, prendendo la parola in ordine inverso alla maggioranza di età, esporrà la sua opinione
sulla analizzati malattia, e sul
trattamento curativo die adottar si
«rede. Finite la discussione, i consultori si
riconducono presso l'infermo. Allora il più anziano accenna, secondo le circostanze, in tutto od
in parte soltanto, il ri sult amento
della discussa deliberazione, e le
speranze da loro fondale sulla di lui guarigione. Uno de'mediei redige la consultazione o la
prescrizione,, da tutti poscia firmata. Ma Ordinariamente qnes té mediche radunanze non si adempiono
con tanta solenne pompa: un solo
aggiunto basla da consultore, ad invitò
del medico curante od a richiesta dell'ammalato ; e, non osservando di tutte le
descritte convenienze cbe le necessarie, imposte dalle peculiari circostanze, si accordano di subito
intorno al trattamento più cordacente al
caso. Eppure ai 1 è supposta finora una
unanimità di opinioni, cbe non si
osserva quasi giammai. Qual sarà la
condotta del medico ordinario, tostochè il suo
di vis amento sarà opposto a quello de' col leghi intervenuti? Nel caso
in cui l'uguaglianza dell'avviso deb maggior numero, supponendolo poco
saggio, non possa cagionare notabile
pregiudizio all'infermo, prudenza
richiede poter visi uniformare, con la restrizione di arrestare lo adempimento
dell'adottata terapeutica, se
l'esperienza farà riconoscerne inconvenienti; ovverò se, dopo sufficiente
tempo, non avrà prodotto il bramato
risultamento, impedendo in tal guisa
l'adoperare di più utili rimedj. Ma quando trattasi di quei mezzi estremi, che
erroneamente appli 470 cali comprometterebbero la vita del
paziente, o Io esporrebbero all'inutile
sacrifizio di un membro di sè stesso,
come in alcune chirurgiche operazioni, il medico curante ponderar dee allora
l'autorevole credito di coloro dalla cui
opinione egli dissente. Ed accederà a questo divisamente, se nella costoro
riconosciuta abilità e consumata esperienza potrà dedurre inconcusse ragioni da quietare la sua
titubanza. Laonde, senza mancare ai
giusti riguardi dovuti a' professoricolleglli, dichiarerà egli la sua
opposizione in divergenza di avvisi, e chiederà un nuovo congresso, composto
per intero od in parte d'altri aggiunti consultori. Le considerazioni medesime di onore e di
probità dirigeranno la condotta del
medico consultore. Se, per delicatezza,
dovrà questi ognora astenersi dal disapprovare apertamente ciò che è stato
eseguito, il dovere gli impone eziandio
di opporsi energicamente ad ogni metodo
di trattaménto curativo che sembrassegli pernicioso. L'utilità di queste
consultazioni non puossi contraddire giammai, specialmente se risultano dal
convegno di medici, che per attestato anche de' colleghi hanno diritto alla pubblica fiducia. Tuttavia
la difficoltà dì adunarne un cerio numero con la garanzia di tali requisiti, particolarmente nelle
città poco popolate, ove sovente regna fra' medici una scandalosa detestabile rivalità, ha fatto considerare le
consultazioni medico-cliniche più funeste che vantaggiose agli infermi. Talvolta li an dato luogo a
dissensioni puerili e ridicole, che hanno fornito a'detrattori della medicina l'occasione di lanciare satirici
strali contro l'utilitè di questa scienza. Ma siffatti sarcasmi avranno colpito soltanto qne'medioi, che la vana loro
presunzione o le passioni loro vilissime rendono in ogni tempo spregevoli ed odiosi. La prudenza inculca al medico curante"
di avvertire chi è interessato per l'infermo sul pericolo del male, su bit oc li è dichiarasi, od anche
appena comincia a sospettarne il
pencolo. Chiamato a trattar malattie,
di cui l'avverata esistenza recar potrebbe il disordine in alcuna
famiglia, il medico prenderà le più
accorte precauzioni, onde non
compromettere la sua riputazione ed i segreti
che gli si affidano. Si troppa importanza per lui è il non errare, uè accusare una donna, un marito
senza colpa, o una fanciulla d'intatti
costumi, di qualunque malattia che
l'opinione pubblica come vergognosa dichiara. Ledi lui funzioni spesso lo
iniziano- in reconditi misteri, sia per
loro importanza sia per singolarità. Depositario de'secreti delle famiglie e
degli individui, egli conosce le loro
pene, le loro passioni, le speranze loro più intime; confidente dello sposo e
della sposa, de'consanguinei e degli
affini, de' genitori e dei figliuoli,
de'fràtelli e delle sorelle, del superiore e dell'inferiore, egli deve
dimenticare con l'uno ciò che sa
dell'altro, e non avvilirsi giammai a tradire la fiducia de'suoi clienti: i segreti che gli si
affidano più abbietti, turpi o criminosi, maggiormente occultar li deve col silenzio più scrupoloso. A tal
riguardo, il ministero di lui è più
delicato di quello dell'avvocato e del confessore. Ma quale scrupolosa decenza, quale attenta
ritenutézza non deve egli serbare nelle cure ch'ei presta alle cenobite, alle
ragazze, alle donne! (Doublé, Séméiolog.
-generale). Esigerà egli la presenza della madre, o di una prossima parente, nelle delicate
frequentissime circostanze, allorquando
costretti!, sottoporre ad indispensabile perscrutatone ogni più occulta parte,
una timida verginella, ritrosa, confusa,
vergognando, depone nelle di lui mani l'ultimo velo del pudore. Se una donna dehbasi sottoporre all'esame
accennalo, richiederà la presenza del
marito. Se la inspezione per una
claustrale si richiede, si farà assistere da una delle vecchie suòre. Per una legge de'
Visigoti, era espressamente proibito al
medico e al chirurgo di salassare una
donna, senza che fosse presente il padre o la madre, un fratello, un figlio o
lo zio di lei. (Iìodemcus A Castro, Med.
polit). Nel trattamento delle donne
luciate, vi sono poi regole di decenza,
dalle quali in ver un caso non può l'ostetrico dipartirsi giammai. Alcune affezioni patologiche, mascherate con
estrema . astuzia da chi le soffre, nè
mai rivelate, esigono che il medico le
tratti convenientemente, occultando altresì la natura degli adoperati
medicinali Non vi sono elogi che alla
prudenza non siano dovuti: ha detto Rochefoucauld. Per quanto estesa,
cauta ch'ella sia, non può star sicura
del menomo avvenimento, perchè si esercita sull'uomo, il più mutabile soggetto dell'universo. Laonde, malgrado
tutta la immaginabile attenzione ed i lumi esercitati più accorti ed omnigeni, un medico manca talvolta alle
leggi della prudenza. Le migliori
intenzioni hanno sovente le più funeste
conseguenze, quando regolate non sono, dalla
prudenza: « Saepe honestas rerum causas, in jiujiciuin adhibeas,
perniciosi exìttts conseqiiunlur « . (Tàcit.,
Uh. 1, Hist), Il medico portar
deve inoltre la più riservata prudenza ne'suoi pronostici: si persuada
giugnervi diffidando del suo giudizio, ed osservando lungo tempo i fatti, prima di volerli spiegare: e con
saggia lentezza, le sue decisioni esser debbono dirette. Se alcuni medici sono
debitori di loro rinomanza per i
pronostici confermati dal successo, quanti P hanno perduta per la precipitazione inconsiderata
nel giudicare ! Alcuni casi particolari
impongono al medico molta prudenza
ne'suoi discorsile non sa dissimulare rio
che vede, gravi pericoli Io minacciano insieme al suo ammalato. Morgagni curava un uomo robusto
d'una febbre, la cui terminazione era
tanto prossima da ridursi a convalescenza, permettendo lasciare il letto dopo la refezione, composta di tenue panata.
Costui, ad un tratto, fu assalito da
vomito violentissimo e continuo, -
dietro un pasto di simil natura; perlochè
si andò di fretta a chiamare Morgagni: il quale, giudicando il caso poco grave, senza recarsi
a lui, si limitò prescrivere alcuni
medicamenti. Frattanto l'oppio stesso
inoperoso ed inutile riuscendo, si determinò di egli visitare l'infermo; or
cammin facendo, e meditando sullo strano
avvenimento, interrogava il domestico
del malato che lo seguiva, se questi commesso avesse alcun disordine nel
regime. Nessuno ; Tisposegli; il mio
padrone h stato servito d' una panata,
leggiera, sulla quale K. M. ha sparso la polvere da voi prescritta. Morgagni
sicuro non avere ordinato per tal uso
veruna polvere, conoscendo al iti tronde l'uinore di quel tuie che impolverato
avea la pappu, comprese subito e ciò che
doveà fare e quel che bisognava evitare.
Giunto adunque presso il richiedente, al quale cessato era il vomito, ma era
sottentrato il singhiozzo e lo sfinimento di forze, con difficile respirazione e polso piccolo frequentissimo:
Coraggio, gli disse il grand' uomo, voi
avete molti umori cattivi, ed in breve
sarete totalmente ristabilito. Morgagni
apprestò bentosto gli opportuni rìmedj ed antidoti, e felicemente in tal guisa prevenne e dissipò
la lugubre catastrofe che gli effetti
del veneficio seguir dovea. Fodere
-{MéUec. legai.), da cui è tratto questo
aneddoto, fu testimonio di una scena orribile del pari ; ma la vittima spirò sotto gli attoniti
suoi sguardi, per tardo o inefficace
soccorso. L'incontro più difficoltoso,
esigente la maggiore indispensabile
prudenza del medico, è il caso molto
frequente, allorché da lui dipendono la vita e l'onore di un individuo imputato d'alcun reato.
Richiesto sopra fatti di procedimento
penale, nell'interesse della giustizia
punitrice, con una inconsiderata parola può egli sterminare l'innocente o
salvare il colpevole. L'ignoranza, la
precipitazione di giudizio, la
prevenzione, hanno spesso cagionalo funesti iri-e-' paratili errori. Laonde, chiamato innanzi a'
tribunali come esperto per esporre il
suo medico avviso intorno alcun fatto relativo alla sua professione, o per deporre sopra fatti di cui è stato testimonio
in occasione del proprio suo esercizio,
o per guidare il potere legislativo od
esecutivo sopra qualunque qmst'ione non determinabile senza concorso del di lui
pavere, il medico dovrà saggiamente ricordarsi di quanta importanza risulta la
sua deposizione verbale o scritta; non
rispondere alle dimande che colla massima circospezionej trincerarsi spesse
volle fra' baluardi del dubbio; non oltrepassare
le sue attribuzioni di medico, nè perorare con entusiasmo o con forza
itllbrmativa clic ne' casi propizi da poter salvare felicemente un innocente
oppresso, contro il quale incritinniscono false apparenze, ebe, per attento
esame fisiologico, o sperimento fisico o
chimico, non constalo e svaniscono. Veggansi in proposito le seguenti opere:
Usler, De eventu in morbis
praecognosccndo; Hdcheu, De prognosi malica; Horstius, De siguìs prognosticis;
IIehedia, De prognosi fallacia; StockiiaxiseNj Dissert. da praesageiulis morbis; Juucker, Dissert. circa
progtiosim rito instìtuendam; Idem, De
canta prognosi a cauto medico
instituenda; Pleutsch, Dissert. fàntes praedictionum in morbis; Kaltschmied,
Dissert. de prognosi status morb. rite formattila; Tomaiàsijji, Sul pronostico nelle malattìe, discorso;
Falcoburgo-\eoMAticBicus, De prudentia medicomm; HoFFMA&r, Medictts
poliliais .... opera omnia, traduz. pei- BauiiiEn, De la politit/ue de mh/ecins; Fischer, De
medici circa morali et phjsìca in enrandis
morbis pnulcntia ; Pero a m, Nuovo
saggio di procedura medica; Sava,
Manuale per il pratico esercizio della medicina legale. t
• ossalo. Immensum nobis aperii
medicina campnm ad. exercendma in
proacimos amorem » ha detto Pichler.
Questo volgatissimo assioma è di grande irrefragabile, verità. Un cuore generoso e sensibile fa
brillare l'ingegnoso intelletto d'un nuovo splendoce, e nessuna virtù non onora cosi (fattameli te il medico,
quanto la beneficenza. Molti attributi
lo vincolano agli sventurati., i quali in lui solo sperano e da lui
attendono il sollievo ai propri
patimenti: primo bisogno in essi è «li
versare il lor cuore nel suo, e di espanderne
j sentimenti: il di lai primo dovere è di porgere attento orecchio alle
doglianze loro, e rianimarne il coni gg
in illanguidito dall'indigenza e dal dolore.
Ma il consolarli non ò tatto : bisogna ancora soccorrerli. L'umanità,
l'interesse di sue funzioni, tutto gli prescrìve ascoltare la voce
supplichevole del misero. Esiste inai più ineffabile compiacenza dì quel]» che si sublima nel tergere le lagrime degli
sfortunati ì Vi è felicità più estesa ed
intera del raccogliere attorno a sè i tributi di venerazione e di amore,
superiori ad ogni più viva gratitudine?
La beneficenza porta seco il suo guiderdone. Un medico, dotato di questa virtù, diffonde da
tutte le parti le consolazioni, la speme
e iu t'elice tranquillità dell' animo. I
dì lui talenti, il suo tempo, la sua fortuna ei lutto prodiga per calmare le
grida dilaniali ti della miseria. Colui,
eli' egli ha già richiamato alla vita, è
per lui oggetto di attenta c benefica amicizia;
sembragli poco avergli impartito tutti i soccorsi dell' arte, chè
tuttora ei veglia al rimanente de' pressanti bisogni. Vicq-d'Azyr, con l'energia dell'ordinaria
sua eloquenza, raccomanda la beneficenza a' medici: « Se lodevoli e belle sono
le funzioni del medico, egli dice, 10
sono meno però ne' palagi e tra le grandezze, ove i molivi apparenti 0 reali dell'iute resse,
non lasciano adito alcuno a quei
dell'umanità che nell'angusto, squallido
e malsano abituro del povero. Ivi, nessun
protettore si incontra, nessuna cupidigia ; la rinomanza non si accosta a questi asili: lutto vi tace,
fuorché 11 dolore, che li fa spesso
echeggiare de* suoi singhiozzi. Le vittime della miseria, quelle delle
malattie e della morte, ammassate e
confuse, vi offrono un quadro straziante e terribile. Ivi puù ìl bene
largirsi, colà puù l'uomo soccorrere
l'uomo senza soccorsi ed anche senza chi
il veda; e ben vi si allogano la generosità, la verace beneficenza, la tenera
pietà; uè ivi si dubita trovar lagrime
da prosciugare e averiturati da compiangere ed aiutare. Dicasi talmente in lode de' medici, qual altro ordine di
cittadini adempie mai tali doveri con
altrettanto zelo e coraggio? Queste fatiche, queste compiacenze competono quasi a tutti i ministri sacratissiini
dell'arte salutare: e»lino soli possono
trovare le primo lezioni dell'esperienza nella class» più indigente del popolo,
scambiandole con quelle di benefica virtù ...
Le cure disinteressale accordate agli infelici, di rado rimangono prive di ricompensa; ed il
medico trova quasi sempre nella sua
beneficenza il principio della propria
fama. Allorquando salii egli giunto a
chiara e grande celebrità, non
dimentichi coloro a cui dove la sua
istruzione e la sorgente di sua fortuna. Questa ingratitudine, ordinaria
in quelli che hanno simulalo beneficenza
per attirarsi la pubblica considerazione,
non troverà luogo giammai nel cuore dell' uomo onesto e virtuoso senza ostentazione.
L'essere ricco, sarà per lui causa
d'esercitare più liberamente la sua
favorita proclività alla filantropia, quindi non allontana l'indigente
che implora le buone grazie di lui, anzi
lo previene soccorrendolo. E losiochè riceve
doni dalla fortuna, ne consacra una parte a sminuire i bisogni degli infelici; c por questa
generosa condotta rendesi degno del titolo onorevolissimo di medico,' che
nobilmente lo fa lieto e prospero. Si
possono vedere in proposito le seguenti opere;
Sonni, De medico «ehementer laudari (Ugnai Do,Auettiue, Caractère des
médecins. La probità più rigorosa e la più severa temperanza, sono virtù
indispensabili al medico: esse fanno
parte de' doveri di lui, come d'ogni uomo onesto. Depositario, come si disse, de secreti delle
famiglie, padrone talora della
riputazione di coloro che liannogli accordata intera fiducia, a quale ignominia
noti si esporrebbe egli, se per
debolezza o per volubilità, svelasse
recondite cose, che nascoste esser debbono
a qualsiasi sguardo? Ora una disgraziata giovane, vittima della seduzione, implora da lui aiuto
e silenzio: ora un padre, un marito gli appalesa le funeste conseguenze d'una gioventù
in balia all'impeto irrepiimibile delle
passioni. Ma qualunque si fosse la
confidenza o la rivelazione, che l'esercizio della sua nobil arte gli permette ricevere, l'onore
gli im Ì80 pone ìt sacro dovere di tacersi serapremaì,
anche con pericolo di sua libertà o
della sua vita. u Quae vero inter
curandum aut edam medicinam mìnime
faciens, in communi hominum vita, vel videro^
vel audiero, quae minime in vulgus effèri oporteatj ea arcana esse ratus } silebo ». (Hipp.
Jusiua. Foés). Veggansi all'uopo i
seguenti autori: Albertus, De
confessione aegri erga medicum; Reis, De officio medici in itinere
principe Stock, De temperaniia mediconan. Nessuna professione esige
costumatezza d'irreprensìbile condotta morale quanto quella del medico. Questa purità di costumi, questa castità
particolare, virtù che la filosofia ha trasandato
annoverare fra quelle che onorano
l'umanità, è necessariamente indispensabile al medico, richiesto di prestar
l'opera sua presso una donna inferma. Confidente
intimo di un sesso, dì cui egli è l'appoggio ; onnipossente sullo spirito de'
suoi malati, quanta sarebbe colpa in lui,
se della sua posizione osasse abusare? No, un medico non adoprerk giammai il suo ascendente per sedurre
l'innocenza, che ripone il suo destino
nelle di lui mani; ovvero scoraggiare la
volontà di un moribondo, a cui ha aspirato una tanta fiducia. La sua voce non
farà udire mai alle donne, che l'avranno
scelto per consolatore e per amico, corruttori discorsi. Colui che Ja'suoi vizii avvolger si lascia e
trascinare nel baratro della dissolutezza, non tarda molto, ad essere perduto nel connetto degli uomini, .ed
i più grandi talenti non -potranno guarentirlo
dal dispregio e generalo abbandono.
Quindi il medico sovente è diviso fra'suoi doveri ed il vizio. Lo stalo suo
l'espone ogni giorno a sacrificare
l'onore all'interesse; eppure quanto più
frequenti sono le occasioni di secondare
senza pericolo le sue passioni, tanto più gloriosa virtù è il vincerle. Pel bene della società egli
deve impiegare l'efficace influenza di cui l'investe il suo ministero. Gli
uomini che gli affidano ciecamente ciò che
hanno di più caro, l'onore delle loro mogli e delle figliuole, hanno diritto esiger da lui un
cuore puro ed illibati costumi. E dicasi pure in lode de'medicì : essi hanno
dato e donano incessantemente l'esempio
delle più elevate virtù. Generosi
sacrifizj, grandezza d'animo, magnanimità, beneficenza, sono attributi che
brillano in una moltitudine di sublimi
azióni, che la storia conserva ne'suoi
fasti, e di cui i inedici furono gli eroi.
Gli Stati di Àrtaserse re di Persia erano distrutti dalla peste. Il inonàrca, occupato nel
volersi vendicare de'Greci, scorgèudo
con dolore la spaventósa malattia portar
dappertutto la morte nel suo Impero, credè che
il solo Ippocrate poteva opporre qualche argine a tanta strage. Inviò adunque al figlio d'Eraclide
una deputazione, incaricata esibirgli i doni più ricchi^cogli onori più lusinghieri, s'egli determinar voleusi a
combattere in Persia quel torri bil flagello che la desolava. Dite al vostro signore, rispose Ippocrate
agli Inviati del gran re, che io sono
troppo ricco, e che l'onore mi proibisce
accettare i doni di lui, di passare in
Asia, e soccorrere i Persiani, nemici de'Greci. Quante volte i medici si sono immolati per
la salute de'loro concittadini! Quante volte hanno essi sprezzato quelle epidemiche malattie che
spargono iti ogni luogo un soffio
avvelenalo I Con qual coraggio si sono
eglino sepolti vivi nel baratro della morte I
Molti di questi uomini virtuosi non potè ano contare sugli elogi della posterità, i loro oscuri
nomi non potevano lor sopravvivere, ma l'amore dell'umanità era per essi un sfinimento non meno violento di
quello della gloria. Più ammirabili del
guerriero, che nel combattimento sì e te
mi zza con la morte, essi corcar non
potevano, sacrificando la vita, che tergere amare lagrime, e soccorrere alcuni infelici. Qnal eroismo nel sacrifizio di Bertrand e
Deidier durante la famosa peste di
Marsiglia ! Quanto stupenda fu la loro
condottai Questi uomini generosi, in pochi
mesi, affrontarono più spesso la morte che non il più intrepido combattente nel corso di molte
battaglie. Potrebbesi omettere
d'associare alla loro gloria l'illustre
professore barone Dcsgcnettes? Ei non oppose pusillanimi precauzioni
alla peste che minacciava Y armata francese in Oriente, nè mostrò inquieti
timori; la sfidò bensì col più eroico
coraggio. Spaventato dal nome solo del
funesto disastro che ingigantiva, il
soldato erano interamente vinto. Desgencttes osò egli solo avvicinare, in pubblico, e toccare gli
appestali, ed inocularsi quel virus.
Giammai altro medico non fu più colmo d'onore quanto quest'uno immortale,
nè altro nomo ebbe un earattare più
franco di lui, più leale, più intrepido,
più nobile. Così potrà liberamente
lodarsi ogni iaitro, ebe non essendo insensibile alla critica, e- pareggiar lo possa, non lo sarà
agli elogi; avvegnaché il dettato
'virpfobus dicentti peritus, esclusivamente applicar gli si deve. Tostocbè una
epidemica malattia si dichiara, lungi di
fuggire Ì luoghi ch'essa devasta, un saggio medico dovrà sacrificare i propri
giorni alla salvezza de'suoL desolali concittadini. Il teatro della morte, ecco
il suo posto. Sin dalla invasione del
contagio, ne avviserà il magistrato
competente incaricalo della pubblica
salute, dimostrando i mezzi più idonei a limitarlo. Non pochi medici sono stali vittime di
spcrienze sopra sé stessi tentate.
Animati d' un forte amore per l'umanità,
e d'uno zelo vivissimo per i progressi
dell'arte di guarire, cercando la gloria, hanno invece trovato la morte. Gli archiatri ed i primi chirurgi
de'monarchi hanno mostrato sovente alla
Corte virtù e coraggio, poco comuni
presso i grandi, ed hanno usato il favore di
cui il regnante onoravali, col fargli udire la voce della verità. Alcuni storici narrano interessanti
ragguagli sulla stima, anzi
sull'amicizia, che alcuni medici hanno
inspirato a'sovrani, che affidata aveano la loro salute al sapere di
essi. Ambrogio Pareo, per l'amenità del
suo spirito e per lo splendore di sua celebrità, aveva addolcito il carattere feroce dì Carlo
DÌ.. A dimostrare il favore di questo
gran chirurgo presso il suo re, Sally
scrisse nelle sue Memorie, che il re
Carlo, avendo narralo una sera i massacri, eseguiti in quel giorno
stesso, de' vecchi, donne e fanciulli, affermò averne orrore, e ne discorse
come se tali crudeltà, a Tessergli fatto raccapriccio e generato male al cuore, o grave turbamento nell'animo;
talmente che avendo tratto in disparte
il suo primo chirurgo, infinitamente stimato e famigliarissimo, gli disse:
Ambrogio, non so ciò che avvenuto mi sia da due o tre giorni in poi, ma ;io mi trovo lo spirito e
la persona eccessivamente commossi, nel
modo stesso come se avessi la febbre,
sembrandomi ad ogni istante, sì vegliando cbe dormendo, quei cadaveri a me
appressarsi colle facce brutte cosparse
di sangue,; io vorrei non vi fossero
almeno compresi i vecchi e i fanciulli. E
dietro ciò che Pareo ebbe l'intrepidezza di manifestargli, proibì il re
con tutta severità di non massacrare più
la tradita gente. Innanzi. Luigi XIV,
il più assoluto fra'monarchì, Muréclial
solo, di cuore e di animo retto, non ebbe
timore combattere tutta la Corte, disarmare l'ira del re, e sviare la ingiusta condanna del duca
d'Orleans. Come ancora, Fagon e Féìix,
1' uno primo medicoj, l'altro primo
chirurgo dello stesso re, soli ardirono
porgergli suppliche in favore dell'illustre arcivescovo di Cambiai,
disgraziato. La molliplicilà delle cognizioni necessarie al medico, i suoi
doveri, l'esercizio di sua professione, i
rapporti colla società, la gelosa conservazione della riputazione, tutto gli vieta di prender
partito fra gli scioperali turbini
sovvertitori degl'imperi. Deve egli
astenersi, per riguardo a sè stesso, di pubblicare o diffondere veruna politica opinione,
allorquando ei vive in epoca sconvolta
da civili discordie. Non è impresa d'uomo eaggio entrare senza esservi chiamato
nelle querele de'sovrani: Un medico, amico della pace, e benefattore, per sua professione a
tutti appartiene. Unifichi egli quindi le sue veglie allo studio lungo, penoso
e difficile dell'arte sua, e diffonda a
larga mano le sue cure senza distinzione a tutti coloro che ne abbisognano;
perchè altri, in vece di lui,
veglieranno a'destini del mondo. Essere straniero a tutte la dissensioni che seno il flagello
della società, esser lontano da tutto
ciò- che potrebbe distrarlo dai doveri
del suo nobile esercizio, ecco il carattere di
un- vero medico filosofo. Uomini poco considerati ed oscuri che hanno preso parte nelle
rivoluzioni, di rado non ne sono rimasti
vittime. Leatocq, chirurgo* abilissimo,
irta dotato eminentemente del genio funesto
de' co spira tori, molto contribuì a porre Elisabetta sul trono di Russia; ma l'imperatrice, che tutto
dovcagli, nulla fece in bene di
lui. Nelle violenti convulsioni che
hanno lacerato la Francia e l'Italia,
parecchi medici hanno sofferto pene
crudeli, e ritardato 0 perduto il frutto di loro fortuna con la temerità
de'loro incauti discorsi e della loro
sconsigliata condotta. Altri hanno pagato, con
la perdita della salute o della vita, la deplorabile mania di volere occupare un posto nelle
cospirazioni e nelle sommosso, che hanno tante volte sfigurato l'aspetto di
classici regni. Abbandonare il servizio
de'malatì per aver parte ne'furori
de'sediziosi, ciò deriva dal conoscere male
l'intima unione dell'arte di guarire con la morale. Si può conciliar facilmente l' amore di patria col
dovuto rispetto per ogiii governo stabilito; ma per una inconseguenza, di cui
il ridicolo agguaglia il pericolo, non andrò mai un medico ad immolare con cuor giulivo la sua fortuna, la sua
tranquillità e la cura della sua
rinomanza per interessi a lui non
competenti. Non potrà senza dubbio sfuggire d'i sentir vivamente le disgrazie del suo paese,
ed indignarsi contro tutto ciò che ne compromette l'onore; ma non vada egli più lungi: soffrire e tacere
d'ordinario basta. La società attende da lui non una opinione politica dichiarata, ma la scienza
associata a zelo grandissimo per
l'adempimento dei doveri del suo stato.
Ubbidire, e religiosamente sommettersi alle
leggi del proprio paese, è una massima che ogni medico, più d'ogni altro
cittadino, debbe ritenere impressa indelebilmente nel suo docile cuore. Veggansi in proposito le seguenti opere:
Albertus» De voto caslitatis medica ;
Bienvbmu, Des qualités murales da
médecin; Castellus, De visita/ione aegroutntiian; Stàhzbnbbb.g, De voto
obedientiae medico ; Desgenettes,
Histoire medicale de l'armèe d'orient;
Luther, De solititdinis militate medica ; Idem, De sale medico; Hoffmàhn, Medicus politìcus;
Rodericus a Castro, Medicus politìcus;
Strobelbekger, Gallica?, politica medica
descriplio ; Miiuchini, Doveri e qualità
del medico. Celso (De re medica) vuole che il chirurgo sia giovane, o almeno poco inoltrato negli anni;
esige dippiù che abbia la mano ferma,
snella, nè mai tremante; che sia ambidestro con uguale abilità; di vista chiara, distinta, permanente, acuta;
d'animo intrepido ed inesorabile se Vuol guarire chi affidasi alle sue cure, nè affretti o risparmi! la
recisione delle parti che il caso
richiede, ma compisca la sua Operazione
come se le grida del paziente nessuna
impressione facessero sopra di lui.
I giovani medici e chirurghi, dice Vicq-d'Azyr, trovano a preferenza utili insegnamenti negli
ospizi, ove ima saggia amministrazione
diffonde ogni soccorso alla umanità povera ed inferma. Ivi fra' moribondi ammalati,
o fra i convalescenti, si istruiscono
essi a conoscere le diverse gradazioni della vita, e gli orrori anche
della morte: colà senza ostacolo alcuno si
ricercano ne'varj organi lo cagioni delle malattie, e la mano incerta dell'allievo può ben esercitarsi
sopra corpi inanimati : là il chirurgo
si abitua a menomare una. parte di
quella sensibilità, che, se intera esistesse, Iremante e timido renderebbelo, o
se distrutta fosse, in uomo duro e
crudele lo trasformerebbe: ivi finalmente
acquistasi l'esercizio di scorgere negli occhi, ne'lineamentì del viso,
ne' gesti, nel contegno tutto degli ammalati, que'scgni che l'osservatore
percepisce e distingue senza poterli ben descrivere, che indarno si cercano ne'libri, c su' quali è troppo
importante non ingannarsi. Un sangue freddo imperturbabile, fra le
richieste qualità, importa maggiormente
al chirurgo di possedere. Un lungo esercizio può- dirigere una mano da principio mal adatta, ma nessun surrogato dà
la fermezza d'animo a colui che non l'ha ricevuta dalla natura. Haller ne era privo: giammai questo
grand'uomo, tanto profondo nelle teorie, osò praticare nessuna operazione sul vivente. L'esercizio
dà solo al chirurgo quella intrepida
fidanza, che gb fa sostenere le più difficili operazioni d' alta chirurgia ;
e quella sicura calma gl'infonde, che
s'eleva sopra tutti gli ostacoli ed i
pericoli. Forse più favorevolmente
bisognerà giudicarsi colui, che, operando per la prima volta, sarà
profondamente commosso dalla scena di quel tetro spettacolo, stomacato dal peculiare odore del sangue, ed
oppresso dalle grida del dolore, in confronto a quell'altro, che, straniero
alle impressioni della i pietà, conduce
con lentezza nelle carni palpitanti il tagliente strumento, con la calma
medesima come se incitasse i frodili
inanimati organi di un cadavere. I più abili
chirurghi hanno durato fatica a sottrarsi da turbamento siffatto, e da
quell'interno tremito, acci gnendosi ad una complicata ed ardua
operazione. Dono della natura, la
destrezza della mano è frutto talvolta
dell'abitudine; senza di ciò, l'operatore trovasi in difetto: I i - Quanto è
penoso per gli assistenti; e quanto è disonorevole per il chirurgo, una mano
inabile, che spinge a caso il tagliente
scalpello ne' luoghi affetti,
stranamente eseguisce i più semplici processi', erra ad ogni istante attorno grosse arterie, e
tormenta l'infermo con moltiplicate dolorose manovre! Quante volte il coltello de' litotomisti, poco
esercitati o imperili, si è smarrito ue'còn torni della vescica! Quei, che le circostanze hanno situato alla testa
della chirurgia operatoria negli ospedali, devono familiarizzare di buon'ora la loro mano all'esercizio delle
grandi operazioni. •; Alcuni operatori, che hanno mostrato aver
per precetto', sat bene, sìt sat cito, sì distinguono per l'estrema abilita di operare; tali furono Sharp,
Gheselden e Shankius. Taluni cisto toni
isti si vantano dì operare un calcoloso
in meno di un minuto. Lécat operava con
mirabile celerità, malgrado la complicazione dei processi da lui usali.
Questa gloriola però ha costato la vita
di parecchi pietranti: quantunque quelli- che si operano bene, lo sono assai presto. Freudesberg, De abusis et impostura
medicantium tibetius. Se il medico sarà
attivo, ma non spinto da simulato
interesse per la salute de'suoì ammalati, il di lui contegno nobile e franco, la sua favella
dolce ed affabile, l' animo suo
compassionevole, rinascer faranno il coraggio nel cuore dell'infelice, benché
prossimo ad esalare l'estremo soffio di vita.
Pochi medici conoscono il modo di governare negli infelicissimi infermi le ore fatali di
agonìa. Non devon essi abbandonare i
pazienti } che allorquando avranno
raccolto tutti i segni dimostrativi della vicina morte; uè dovranno volger le spalle a' moribondi,
finche rima ngon costoro nella possibilità di avvertire l'abbandono di colui,
nel. quale hanno riposta l'ultima loro
speranza. Il rispetto ad essi dovuto e le leggi di umanità impongono al medico il dovere di
rianimare la estinta loro speme, occultare ed inorpellare il colpo tremendo che va a percuoterli,
nutrendoli di lusinghiere illusioni sino
all' ultimo termine di loro esistenza;
avvegnaché in questo emergente, come in
altri incontri, l'uomo esìge tacitamente essere ingannato, ond' esser
meno infelice. D'altronde gravi inconvenienti emergerebbero dal sollecito
inconsiderato dubitar del medico sulle
risorse della natura: il precipitato di lui pronostico accrescerebbe la
riputazione di chi succèder gli possa, scemando di gran lunga la sua. Con volto sempre placido e tranquillo,
avvicinatevi o dipartitevi d'un infermo in pericolo. Non è più ormai in potere dell'arte renderlo a
vita? Sarebbe proprio di un cuor feroce ed inumano, parlar di lui in sua presenza come di uno già
spedilo o aggiudicato a capital
condanna. 11 primo dovere del medico
presso colui che è destinato vittima di morte,
è lo allontanare, por quanto sia possibile, gli orrori compagni necessariamente di questo momento
gravissimo. E non sonosi forse veduti più infermi, in disperato stalo, essere richiamati a vita?
Chi assicura dunque che una incauta
parola chiuder non possa la pietra
sepolcrale sopra colui che sfuggiva alla
tomba? Tostoche l'ora tremenda
per l'ammalato è pronta a suonare,
prevenuti quietamente i di lui congiunti,
la religione impone al medico una severa legge dì prepararlo ad adempire i grandi doveri
ch'essa comanda. Momento penoso e delicato! Quanta prudenza, quanta destrezza,
quanta circospezione abbisognano per eludere uno sfortunato che riguarda qtial'
sentenza di morie la presenza dell' Ecclesiastico ! Le consolazioni sublimi del cristianesimo, e la
calma resa ad un'agitata coscienza,
hanno scemato senza dubbio più d'una volta il peso esorbitante de' mali,
di cui il corpo era oppresso; ma una
rivoluzione funesta nel fisico e nel morale dell'infermo, sono slati altresì qualche volta i terribili effetti dell'
imprudenza, con cui egli è stalo
invitato ad occuparsi di ascetiche meditazioni, e delle importune
sollecitazioni colle quali una poco
illuminata pietà l'ha tormentato. Si
possono vedere all' uopo le seguenti opere:
Bichter, De medico morientìs adspeclum magis tjuam mortuì Jugienle; Frank, Polizia medica,
traduz. Udì.; IIufelànd, L'art da prolungar la vie de
l'homme, (rad. de l'allem., ou la Macrobiotiqite. LA MEDICINA DELLO SPIRITO O LA CONOSCENZA DEL
MORALE DELL’UOMO importa assaissimo al medico. Non sono sempre i farmaci che guariscono un
malato j i saggi consigli, i discorsi
che illuminano la ragione, le
dimostrazioni d'amicizia, che il cuore commovonò, sono pure mezzi efficacissimi per ricondurre
un infermo alla speranza ed alla vita.
Chi ben conosce i caratteri delle passioni, ne modera l'impulso, ed i
movimenti a sua voglia dirige; e,
sminuendo la molesta loro influenza, strappa alla morte quelle vittime acerbamente dispostevi.
Ma chi appoggia la sua sapienza alla
gretta abitudine di poche forinole, vede
perire sotto gli occhi proprii, d'un
male di cui ignora la natura, tanti sventurati, i quali soccombono occultando
incautamente la piaga che li consuma, alimentata con improvvida costanza. Si sa
quanto importi nelle malattie dello spìrito, dice Zimmerraann (Fon der
Erfahrung ui der Jineikunst), avere un medico che non badi di sacrificare il
suo riposo ed i suoi piaceri, onde prestarsi
ognora in sollievo de'miseri ammalati; che si faccia un essenziale dovere di entrare a parte
de'loro affanni; che penetri nell'umor del malato, e sia tratta* hile per mostrarsi con lui secondo le circostanze
esigono, e per soffrirne la sua miseria e la sua pusillanimità; che sappia
tacere quando è vano il parlare,
cattivarsi il suo animo con la piacevolezza quando è inutile ogni altro tentativo, e toccargli il
cuore con delicati e nobili sentimenti,
tu ti a volta che il di lui seno si apre
ad essi, come la terra . isquallidila dal
lungo orrore dell'inverno, rhigiovinisce e risorge al rinnovellarsi della fiorita primavera. L'arte
di leggere e perscrutare nel cuore degli uomini è adunque indispensabile al
medico; e spesso questa è l'unica che
gli rimane ad usare. Faccia quindi uno
studio profondo delle loro passioni, si eserciti a sorprendere i più occulti loro pensieri,
sappia discernere, malgrado costanti abnegazioni od accorta dissimulazione, la
verità nelle risposte di un infermo, il quale
maschera e sa nascondere spesso la natura dell'insidioso vcleuo che a
larghi sorsi ha bevuto. Senza una grande
abilità ili quest'arte, necessariamente importantissima, non potrà mai il
medico governare un misantropo, trargli
dal cuore gli annidati secreti, vinicere l'estrema sua diffidenza, e renderò la
calma all'agitata sua immaginazione. Senza una estesa cagni 496
zione de' disordini dello spirito umano, vani soccorsi opporrà egli a numeroso stuolo di malattie
nervose che infestano la società. Le
passioni hanno troppa influenza
sull'uomo fisico: laonde come rimediare ai
frequenti disordini che nella sua organizzazione cagionano, se i
caratteri se ne ignorano nè rintracciare si
sappiano? La debolezza dello
spirito umano non permette soventi volte potervisi cancellare quelle idee di
cui è impressionato, fuorché d'altre solamente preoccupandolo. Celso consiglia a'medici ciò che da altri è
stato più volte ripetuto, correggere
cioè una passione con un' altra. Per
signoreggiare sulla fiducia di un malato, non bisogna urtare le sue tendenze,
ma lusingarle, blandirle; egli rivoltasi
contro la ragione, se a lui si appresenta
con severa fronte, ed ei chiude il suo cuore a chi non sa compatire i suoi trascorsi e le sue
debolezze. Non si può allontanare il
nostalgico da'suoi cupi lugubri pensieri fuorché ragionando del suo paese,
uè i sospiri di un amante disavventurato
scemar si possono se non seco parlando dell' oggetto de' suoi voti. Erasislrato, per le circostanze di quel
celebre scoprimento di affetti che Stratonica inspirava, apri l'adito ad Ippocrale onde riconoscere l'
amore di Perdicca per Filla, ed a Galeno quello di una romana per il danzatore Pìlade; senza dir oltre di
consimili particolari che di frequente
accadono, ma ignorati dalla storia
pubblica de'fasti medici. L'importanza
de'morali . soccorsi nella terapeutica è
tanto estesa ed energica, che gli antichi riguardavano la morale, la filosofia e l'eloquenza come
utilissimi medicinali. Ed in effetto la
impressione che eseroi tano sull'anima, salutari mutamenti fisici spesso
cagionar deve. Quanto è superiore al
medico limitato all'arte di forraolarej
colui fra'suoi colleglli che ad un vasto sapere unisce una elegante locuzione,
un fondo inesausto di principii dettati dalla ragione, uno spirito in gegnoso perfezionato dalla coltura delle
lettere, ed una eloquenza cui nulla non
può- resisterei Per Fintini a unione
con la morale, la medicina si estolle al
rango eminente che occupa fra le umane
scienze; e chi la facesse consistere esclusivamente nella cognizione delle proprietà de' medica
menti, non sarebbe degno di coltivarla. Si possono vedere in proposito le seguenti
opere: Hipfocratis Opera, De prisca
medicina; Ljcetus, De optimo medico;
Albertus, De medici officio circa animam
in causa sanilatis ; Idem, De convenienza
medicinae cum theologia pratica; CueitschiuSj De me~ dico nalurae magiaro; Bohemerus, De medicorum
animae et corporis in sanandis aegris conjunctione ; Fischer, De medici circa
moralia et phjsica in curandis morbis
prudentia ; Hennmanius, De eloquentia medici;
Petit M. A., Médecìne du coeur; Cabakis, Bapport du phfsique et du maral de l'homme; Alibert,
Phjsio~ logie des passions. Il medico di
eslesa pratica deve possedere quella
sensibilità, quella dolcezza, quella facilità d' umore senza di cui lo spirito, 1' ingegno, il
talento è quasi sempre pericoloso per colui che se ne serve, ed inopportuno per
quelli che ne abbisognano. La di lui
amena ilarità dipinta e trasfusa nelle sue maniere e ne'-suoi discorsi, sia il primo di tutti i
mezzi da -esso impiegati, onde il
misero languente informo trovar possa in lui non un uomo duro, ma un amico ingegnoso a fargli credere la possibilità
della speranza e del benessere, ed abile a guarirlo de' mali che lo tormentano. Felice quel medico dalla
natura formato umano, amabile,
compassionevole! Felice colui, che per
comparire sensibile, non ha bisogno
simulare il gesto, moderare gli scoppii immoderati, rudi o imperiosi
della sua voce, reprimere un carattere violento ed altiero, ovvero occultare,
sotto affettuose apparenze, un cuore freddo, indifferente e morto alle dolci impressioni della
pietà! Si proibisca attentamente il
medico a Rè stesso la freddezza e la
taciturnità, ordinarie a coloro che non
hanno mai saputo o voluto domare il cagnesco loro umore, e che indarno scusar vorrebbero con la
seria profonda attenzione voluta dalla
investigazione delle malattie. Nessuna
cosa può dispensarlo della piacevole urbanità, per la quale la scienza si
adorna ed abbella: nulla esclude, nella
sua professione, l'arte importantissima
di soggiogare il pubblico con quella
forza che si modifica secondo il bisogno e la tempra ta n to.di versa dello spirito umano. Qual
decreto di Esculapio proibisce forse al medico di onorare le Grazie? Un medico, che giungendo presso un malato,
si limitasse ad esaminarlo, dettare una forinola, e prender commiato, non potrà ottenere molta celebrità.
Il medico, dice Hoffmanno, non dee recarsi dall'ammalato per farsi unicamente vedere, bisogna pure
ch'ei parli. Che giova un muto sapere?
Un medico taciturno presenta alla
società un essere inferiore al mediocre.
Varj dottori hanno dovuto una clientela numerosissima, unicamente al
diletto de'loro ragionari. Da noi medici
si attende troppo nella società: ci suppongono, a ragione, una educazione
eccellente e svariate cognizioni; ma se noi resteremo mutoli, il nostro tacere, il nostro silenzio si riterrà
qual dichiarazione espressa di nostra ignoranza. Tale è la società, né i medici hanno il potere di
riformarla; anzi a'pregiudizii
moderatamente conformar si degano
giono, avvegnaché il capo d'opera dell'uomo è saper vivere a proposito (Montaigne): vive ut in
publico! Ma un mezzo termine esiste tra
il cicalamento ed ii silenzio: ogni
medico di sguardo penetrante, conosce
questo limite, e sa intrattenére piacevolmente i suoi inalati senza stancarli con ridicola
ciarlatanesca loquacità. È impossibile,
dice il riputalo Vicq-d'Azyr, che
ignorato possa restare per lungo tempo il carattere degli uomini pubblici. Osservati incessantemente
da persone interessale a ben
perscrutarli, indarno vorrebbero essi occultarsi o mentire. Un medico
occupatissimo particolarmente non può sottrarsi alla vigile penetrazione de'suoi malati, i quali si
avvedono bentosto se generoso egli sia, dolce, compassionevole, ovvero duro, ostinato, severo. Da questa
cognizione il pubblico deduce se gli
fosse mestieri impallidire o
rassicurarsi, parlare o tacersi in presenza di colui che si è fatto l'arbitro de'giorni dell'afflitto
valetudinario; starglisi giulivamente
s'egli è amabile, od a prevenire il suo
umore, se sventuratamente sarà di que' malaugurati individui, che, aggiungendo
la paura, il più grande di tutti i mali,
alle infermila di cui la specie umana è
assalita, sembrano ignorare che lo spaventare un moribondo, è fra le inumane
azioni la più vile, crudele ed
ingiusta. Ma il medico puù meglio che
altri far mostra del suo carattere
d'uomo probo per eccellenza, imparziale, integro, inaccessibile alle passioni
od al clamore del pubblico; anima
energica senza esaltazione, cuore buono
e sensibile senza debolezza, costumi
puri e dolci, franchezza inalterabile, discernimento diritto, giudizio
squisita, sapienza l erudizione,
manifeste esser deggiono sue doti Or
ecco il medico al colpetto dell'infermo: l'agitazioni? che la presenza sua
cagiona, accelera in molti ammalati il
movimento del polso; laonde di quinto
fenomeno bisogna tener conto nidi' esplorare la circola/ioni; ; « Cum
ftrìmum medivus vcia't, ha detto Celso,
solitc'Uudo acgii d/diìtaittis ijuomodo dli se /tubero vidcatiir arterìas
inovct, oh quam caiisam periti medici
est non pmtinus ut venit, apprehendere ma/ut
brachium; sed primuin residere hìlari vultu .... tft" 1 deìnde ejus carpo immuni adiiioverc. Le
donne, a cui la natura ha dato de' nervi dotati di singolare mobilità, ed una
organizz azione molle, debole, tutta di
sensazioni; le donne, naturalmente
soggette a moltiplicate dolorose malattie, in preda alle angosce le più crudeli, spesso esposte a
grandi pericoli durante il travaglio de' loro parti, sono interessale a
preferenza di trovare nel medico, che hanno
scelto, un carattere garbato, dolce, cortese, uno spirito llessibile,
avvincente, un cuore affettuoso e sensibile. Nè egli perverrà mai a piacer
loro, se indifferente o stoico pur sia; nè otterrà la loro benevolenza ed amicizia, se imperioso, duro,
inaccessibile si mostri. Pulitezza,
amabilità, condiscendenza, pazienza a tutLa
prova, attenzioni adorne di seducente delicatezza, sono il maggior novero delle qualità che esse
esigono in colai che hanno investito
della cura della loro salute. E tostochè rassicurate si credono per le
provale maniere, colme di riguardi,
sedotte dal linguaggio che provoca ed
induce ogni intimità, esse ripongono ben tosto nel medico la confidenza de'mali
d'una languida e debole struttura, lo
fanno depositario di mille minuziosi secreti che hanno bisogno manifestargli,
ma per nasconderli in seno, alla fedele
amicizia; esse gli affidano ciò clie ritengono di più caro, la vita cioè
dei loro figli, clie eziandio dalla mano
di lui per sè medesime fa ricevono. Allorquando finalmente hanno giudicato l'animo suo ed ì suoi talenti in
rapporto confacente al loro carattere,
egli allora è il loro consolatore, un angelo tutelare, un sostegno
necessario alla loro felicità. Se alcuni doveri in vantaggio degli ammalati
il medico non può mai infrangere, altri
doveri i malati adempir debbono verso il medico. Essi saranno sempremai costanti nella scelta che di lui
hanno fatta, onde non diffondere
inconsideratamente a questo ed a quello
le confidenze loro. Adempiranno fedelmente
tutto ciò ch'ei prescrive in sollievo della loro salute, perchè a tanto impegno egli è stato prescelto
; nò trasgredir dovranno in qualunque
circostanza le additate prescrizioni e gli ordini imposti. E finalmente devono guiderdonare le cure di lui colla
dovuta gratitudine e riconoscenza. La
scelta delle persone per assistere gli ammalati
non è indifferente. Una fi so nomi a piacevole, una pazienza conosciuti
ss ima, una inalterabile- dolcezza, un.
cuore compassionevole, sono le qualità principali delle donne da prescegliersi al nobile ma penoso
incarco di servire gl'infermi. Ed in ciò
gli uomini non possono pareggiarle giammai. Esse sole sanno dare' agli infelici, consumati da patimenti crudeli,
ogni minuto soccorso che il deplorabile
loro stato richiede, sollevar con leggerezza i loro membri addolorati, e con attedia e carezzevole mano destramente
supplire a quella languente inazione. I
più circospetti premurosi servigi, i più
teneri riguardi, tutto profondono agli
infermi affidati alla loro vigilanza: né i portamenti in apparenza capricciosi di uno sventurato,
sovente reso ingiusto ed esigente per lo
eccesso de' mali suoi, nè le fatiche, nè
i disgusti, nè i pericoli, menomar possono o indebolire il loro zelo, esaltato
talvolta sino all'eroismo, che niente mutasi al letto del dolore.
Ricavando Ì particolari sullo stato del vostro infermo, abbiate cura di
nulla dire che possa spargere il
turbamento o la paura nel di lui animo: nè fate
alcun moto, alcun gesto, che possa interpretarsi in modo sinistro da una mente ingegnosa a
rivolgere tutto in proprio
svantaggio. E già vedetelo cercar la
sua sorte nella espressione della vostra
voce, nel vostro contegno, nel vostro silenzio. Gli avidi suoi sguardi chiedono
agli assistenti la fatale sentenza,
ch'egli teme qual ultima: nessuna cosa è
per lui indifferente ; ei tutto indaga, egli è
tutto occhi, tutto orecchie. E quando bisogna rassicurare la esaltala
imaginazione di un infermo, i migliori ragionamenti non valgono quanto una idea
falsa, che, non preveduta e bruscamente
espressa, si tro. vassé in opposizione
totale coll'oggetto de'suoi timori 11
chiarissimo Petit ha fatto sentire vivamente l'interesse del precetto, che non
bisogna giammai .parlare de'funesti
avvenimenti d'una malattia innanzi di
colui che potrebbe temerne le conseguenze.
Non parlate-mai di morte coi vecchi e coi tnori bendi. Se dovrete
eseguire una grave operazione, evitate
dichiararla; ma imprimete un'idea di speranza e di buon esito per tal temuto
istante, servendovi pressappoco d'alcuna ingegnosa perifrasi, come: il momento allorquando io vi libererò;
ovvero: quando cesseranno i vostri mali
ec. Su di ciò nessuno ha pensato meglio
del citato Petit; nò con maggior finezza
o più eloquenti maniere si è giammai espresso.
Astenetevi presso un infermo pericolante da un turbato contegno, o da tumultuosi movimenti.
Accorrete forse contro una pericolosa emorragia? non dimenticate che il vostro primo impegno
debb'esserc di signoreggiare
immantinente sul morale dell'individuo. Se incerto, agitato vi vedesse, ei
perderebbe ogni fiducia e si crederebbe
perduto. Sottraetegli destramente lo
spettacolo degli stranienti di cui vi
servite, e più di tutto lo spargimento del proprio sangue. Qual funesta impressione non farebbe
su giovane donna, nervosa, esaurita per
uterina emorragia, l'aspetto d'uno ostetrico, il quale, con le maniche
ripiegale sino al gomito, le mani, le braccia,
il viso, gli abiti bruttati di sangue, la tormentasse con le più aspre manovre, e, dopo averle
fatto soffrire un lungo e doloroso
supplìzio, facesse mostra di esitare, e
le lasciasse travedere la scoraggiante
impotenza dell' arte! Allontanale da un malato che state per sottoporre a qualche importante
operazione, tutto ciò che sbigottir
potrebbe il suo cuore e portare lo spavento nel suo spirito, diggia pel timor
del dolore agitalissimo. L'uomo più
coraggioso ed intrepido non vede giungere senza fremere rabbonito momento. In quali angosce suppor si debbe
colui che, debole e pusillanime, si è pur deciso sottoporsi a' crudeli soccorsi dell'arte, dopo lunghe
esitazioni e penosi contrasti!
Guardatevi di oltraggiarlo o ferirlo
colle più insignificanti facezie, le quali tanto più crudeli sarebbero quanto maggiormente
inopportune. Imponete a' vostri aiutanti
ed agli astanti un silenzio assoluto. In
siffatti terribili istanti, tutto ciò che vi
attornia deve respirare la calma più tranquilla e perfetta.
Alcuni infermi prossimi alla tomba, sospettando il loro stato, supplicano il medico a dichiarar
loro in qual .situazione siano ridotti.
Istanze pressanti, commoventi preghiere, nulla tralasciano per vincere la ripugnanza di lui: lo illudono interessandolo
sulla necessità di metter ordine ad
importanti affari} gli vantano il loro
coraggio, simulano una perfetta rassegnazione alla sorte loro: diffidi il
medico di tali fìnti motivi. Parecchi
infermi, che si vantano mirar la morte
senza timore, conservano tuttavia una forte
secreta speranza d'essere ricondotti alla perduta salute, nè udir possono quella tremenda verità senza
darsi in preda ad orribile
disperazione. Alcuni di questi
sventurati hanno punito l'incauto medico
di sua imprudente condiscendenza con darsi
spontanea morte. Bisogna morire, egli è incontrastabile, quando batte 1'
ora di morie; ma è fatale il volersi
intuonare la requie, quando il coraggio e la
intrepidezza potrebbero trionfare ancora sovra la lunga notte del sepolcro. Si possono consultare in proposito le
seguenti opere: LutheEj De praecipuis
cautelis praxin adeimti juxta clinicos probe aUendenlis; W. Wedelius, De
officio aegrotanlium; Bienve.w, Des
qualitis morales du m£decin, et de la condotte qu'il dtsit tenir auprès
des malades; Detebgie, Àrlic.
Consultatìons, dans le Dici, de Mèd. et
Chir. praliq.; Vavasseur, Manuel de patJiolog. génèr.; Angeli, // medico
giovane al leUo dell ammalato. Lieto il medico d'essere stato utile al suo
ammalato, il premio delle sollecite penose sue cure dovrà giustamente attendere. Eppure bisogna
assuefarai alla sconoscenza de' clienti,
ed abituarsi a sollecitare un compenso,
più spesso ritardato dal ricco, meno esalto
d'ogni altro. Desideraci cosa
sarebbe il gratuito esercizio della
medicina: ma in qual classe della società trovare individui animati d'
ardentissima filantropia, per consacrarsi a' disgusti e pericoli di questa
professione, senza altro guiderdone
fuorché la virtù? Di qual pane vivrà il
medico e la di lui famiglia? Cessi ornai la
società di calunniare i medici, poicbè dal suo seno sono prodotti; uè essendo una specie d'uomini
eccezionali, son eglino, come tutti gli altri, ciò che la natura e le civili istituzioni ebbero a
formarli. Ogni fortuna suppone in sua origine un salario, un lucro otl una rapina. Questa sorgente è
accresciuta per successioni. Ma se il
negoziante che si arricchisce calcolando
i bisogni delle derrate, se V artigiano che
appigiona ii suo braccio o vende il frutto del suo lavoro, se il nobile che pone al soldo la sua
spada, niente operano che si possa loro
biasimare senza fare la satira dello
stato sociale, chi oserebbe vituperare e riprendere il medico che accetta o
richiede qualche onorario per cura ed
assistenza ad un malato prestata? Per esser capace di opera cosiffatta, ha consumato egli una parte della sua vita,
ha erogato porzione delle sostanze sue O
della sua famiglia, ha sequestrato la
sua gioventù in severe discipline lungi
d' ogni diletto, finalmente egli ha travagliato per la società, e questa mostar gli si deve
riconoscente. Se gli individui che
esercitano l' arte di guarire avessero
parte a' primi onori dello Stato, vedrebbesi
precipitare nella loro coorte tutti quelli che la fortuna ha colmato de' doni suoi. Allora la medicina
esser potrebbe gratuita, pagando la società in onorificenze ciò che in costosi servigi riceve. Ma l'esercizio
della medicina attualmente procura appena qualche considerazione; un medico
gode alcun credito, occupa talora un
posto, tos toch è abbandona la sua professione, ovvero allorquando, giunto a
sufficiente fortuna, riposa tranquillo
gli stanchi suoi giorni. La vista d’un medico ha qualche cosa di apprensivo,
perchè ridesta ciò che ogni uomo maggiormente
teme e detesta dopo la indigenza o la morte, la malattia. £ qual mezzo
si adopera oryle risolversi ad onorare
colui che tanto giova all'umanità? Iticupe rata la sanità da chicchessia,
cominciasi a dimenticare il male già terminato, ed insieme in ente dileguasi la ricordanza del medico, e la riconoscenza
ccu tunicatamente a lui riprotestata. Questa condotta degli ammalati disgusta ed indegna il medico
principiante, quantunque animato d'ogni
nobile sentimento, che i progressi poi
dell'età estinguono in ogni cuore. Perchè
egli desiderava amicizia gli si nega la stima, anzi si opprime di sarcasmi, fors'anco di villanie,
finché una nuova malattia riproduce l'
umile preghiera c la vile e bassa adulazione,
suggerite dal timor della morte.
Ingannato nelle sue fantastiche speranze, dà
egli uno sguardo beranza
gl'infelici loro clienti, occultando l'avida loro cupidigia sotto la capziosa maschera dello
zelo. Crcderebbesi egli mai che agli ammalati ed ; agli assistenti l'impostore
l'assembra uomo filantropo ed abile,
mentrechè il circospetto vien supposto ignorante e disattento! E ciò avviene perchè i movimenti
delle gambe, dèlie braccia, e della lingua principalmente, sono valutabili soltanto dall'ammalato, ossia
da giudici incompetenti. Ma ognuno dee far sacrificii nell'interesse della
società: ciascuu le deve un tributo, ed il medico più che ogn' altro; egli, i cui doveri sono
consacrati all'umanità, ne darà il buon esempio, ricavando costantemente per
l'esercizio del suo ministero la soddisfazione' di avere agito secondo
coscienza e possibilità. Laonde se le
mediche funzioni espongono tutto giorno
chi le adempie allo sdegno dell'ignoranza), all'obblio dell'ingrato, agli
oltraggi del calunniatore: se troppo
disgraziato sentesi. il medico, :-, perchè la
sua 1 riputazione, acquistata penosamente opn. veglie, privazioni e stenti, da' capricci della
moltitudine totalmente; dipende : ise, : per'.' bene adompirc i penosi doveri! che gli si impongono, rinunciar gli
bisogna tutti i godimenti della vita c
la domestica sua libertà, -egli trova,
però nell'esercizio stesso della professione qualche compenso, che da così
numerosi ed ines ideabili contrasti in parte lo risarcisce. La stima del poco numero di uomini assennati Io consola, c
gli f;i dimenticare la gelosa invidia
degli emuli, e la fredda indifferenza
ingratissima di coloro che maggiormente
obbligali gli sono egli deggiono riconoscenza. L'intimo convincimento e la verace persuasione che i
suoi malati hanno ricevuto tutte le cure che lo stato loro esigeva e da lui apprestar si potevano, lo sottraggono agl'insulti dell'affannoso rimorso, ed
invulnerabile Io rendono all' avvelenato
strale delia smaniali Le invida
malignità, allorquando un avvenimento funesto non si è potuto prevenire da' soccorsi dell'arte
nò per gli sforzi della natura. Una
coscienza calma e tranquilla,
assicurando a La buona compagnia
che l'onta francheggia n Sotto l'usbergo
del sentirsi pura, è già la ricompensa
del medico, che esercita con probità ed
onore i suoi doveri, Il guiderdone cT una
buona azione, è di averla fatta : Recte farti, fecìsse merces est; diceva Seneca (epist.); Le frali iTun b'tenfait, d'est le bienjuil
lui-méme, Egli è contento e pago del
bene da luì fatto, e molto può farne. Lo
infelice a preferenza l'implora, ed ei
seco conduce la speranza e la consolazione nell'asilo della miseria : e le benedizioni degli
sventurati, sono il compenso di
cosiffatte beneficenze, premiate da
calde lagrime di immutabile riconoscenza. Tostochè un medico giugne a
ridonare un ma 2(3 lato dati' orlo della tomba alla vita :
allorquando ei conduce ad assicurata
convalescenza un disgraziato, già
sottoposto a chirurgica pericolosa operazione; questi fausti risultameli d'ogni
sua cura largamente lo indennizzano.
Colui che è stato salvato, diviene suo
amico e fratello. Il vederlo, gli procura la più singolare e deliziosa
compiacenza j ed il mutamento più
vantaggioso di sua fortuna non gli apporterebbe una pari così grata gioia. Al contento di
togliere una de- signata vittima alla
morte, niente è che agguaglia. Un
infermo ch'egli ha liberato da gravissimi peri-
coli, lo consola d'essere stato meno felice in altri in- contri. ' ! . i . ; i i i i '
Il medico adunque, tolte alcune eccezioni, ndn acqui- sta generalmente vistosa e grande fortuna :
ma il frutto de'tooi lavori non è
esposto mai a repentini sconvolgimenti,
che spesso rovesciano il commer- ciante
dall'estrema dovizia nell'estrema miseria. Egli
gode d'una sorte piacevole e tranquilla; egU.c posto in quella buona e sicura mediocrità, ohe,,
fra .tutte ic condizioni della vita, è
la più compatibile con la felicità.
Accollo, gradito, festeggiato nella società;
stimato dalla gente di lettere, desiderato dal ricco e dal pitocco, il medico, sino alla più tarda
età, vive amato, onorato, richiesto da
ognuno. Montuus, De stìpendìis
medicorum. In questa Monografia sono stati i medici Spesse Tolte da me lodati con ingenua franchezza,
an- tGoradhó sia- del lóro numero
anch'io. Mi sono iit- igegnato ìàre il
loro elogio senza prevenzióne, né -ho
dissimulato i loro difetti. Ho esposto i,loro
doveri, ed ho curato mostrarli quali realmente pur 'son^ij^r^ii&repj^ritato/iliii^mproyece
di parzialità,? ÌS,ox io crédo averlo. heoe evitalo.! n tiniw$ rthtv '.( M. Vr^.tVstV <-v,-v .w.s^l*U ifliifc. Roberto Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i
doveri – pregi. Luigi Speranza, “Grice e Sava” – The Swimming-Pool Library.
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