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Tuesday, February 11, 2025

LUIGI SPERANZA -- GRICE ITALO A-Z A

 

Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: gl’accademici di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Based in Rome, he was a member of the Accademia. He wrote a book on the immortality of the soul based on his interpretation of certain pronouncements of the oracle of Apollo at Delphi. Asclepiade.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: Roma antica -- filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo italiano. Friend of Lactanzio. Wrote a book on Providence. Asclepiade.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: Roma antica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He develops a new approach to medicine by introducing ideas on atomism. Asclepiade.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ascoli – la scuola di Gorizia – filosofia friulana -- filosofia italiana --  (Gorizia). Filosofo friulano. Filosofo italiano. Gorizia, Friuli-Venezia Giulia. Considerato il padre della dialettologia e dell’ideolettologia (H. P. Grice) in Italia, è uomo e studioso di indiscusso spessore e importanza. A lui si devono alcune delle più importanti intuizioni e riflessioni in campo filosofico-linguistico. Fonda e dirige l’Archivio Glottologico Italiano, tra le più importanti riviste di filosofia linguistica d'Europa. Il primo volume comprende i “saggi ladini,” a cui è conferito il premio della Fondazione Bopp e il premio della Société pour l'étude des langues romanes di Montpellier. Vi pubblica il celeberrimo saggio, “L'Italia dialettale,” la prima classificazione dello spazio linguistico italiano basato su criteri interni alle varietà linguistiche. È fin da subito attratto da questioni linguistiche-filosofiche, probabilmente grazie all’amicizia con lo studioso Filosseno, figlio di Luzzato. La sua città natale gode ai tempi di una strategica posizione che permette l'approccio a diverse parlate, italiano, tedesco, sloveno, ma anche FRIULANO e veneto. Dopo aver passato i primi anni della maturità a dedicarsi allo studio glottologico e alla riflessione, pubblica il primo fascicolo degli Studi Orientali e linguistici, dimostrando una predisposizione allo studio dei fenomeni del mutamento linguistico e una verace curiosità per le teorie della indoeuropeistica. Per approfondimenti vedasi VILLAR, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa. Lingua e storia, cur. Siviero, Bologna, Mulino. Conosce, per sua stessa ammissione, le teorie di Bopp, padre della linguisticacomparata e figura a cui si deve la scoperta delle corrispondenze morfologiche tra lingue  imparentate. I contributi fondamentali della linguistica comparativa, soprattutto nel campo dell'indo-europeistica, sono quelli di Jones, che individua, seppur in nuce, una serie di corrispondenze lessicali tra la lingua latina (“ego”) e la greca (“ego”); Schlegel,che in Über die Sprache und Weisheit der Indier ragiona su di una prima classificazione delle lingue su base morfologica -- per cui distingue tra lingue flessive, agglutinanti, ecc. -- e, sulla scia di quanto affermato prima da Jones, riconferma l'esistenza di una parentela linguistica tra latino (ego) e greco (ego); Bopp, che nel suo saggio più importante, Über das Conjugationssystem der Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der lateinischen (ego) und griechischen (ego) Sprache, individua per primo dei tratti morfologici, e non solo lessicali, in comune tra le due lingue. È infatti errato confermare l' ipotesi di discendenza genealogica tra lingue tramite la presa in analisi del solo lessico simile. Esso infatti, nella scala della vulnerabilità al cambiamento dei diversi domini linguistici, rappresenta il primo che ad esso è suscettibile, per via della facilità con cui avvengono fenomeni di prestito o calco). A Rusk si deve poi l'ulteriore merito di aver individuato tra le lingue citate una serie di corrispondenze a livello fonetico. Ascoli, che da subito dimostrò interesse per la linguistica, si avvicinerà  ben presto anche a questo mondo.  A quei tempi in Germania la filologia germanica stava compiendo grandi passi in ambito linguistico (si ricordino la scoperta delle leggi di Grimm e di Verner che regolano il mutamento fonetico nel passaggio dall'indoeuropeo alle lingue europee, in particolare germaniche) e proprio, tra gli altri, i suoi lavori sulle lingue semitiche, sul sanscrito, sull'iranico, e l'aver introdotto in Italia il metodo storico-comparativo valsero ad Ascoli la nomina di membro della Società  Orientale di Lipsia, oggi Società Orientalistica Tedesca.  A. Muore a Milano.  Il progetto pasitelegrafico e i suoi antecedenti. L'interesse d’A. per il sistema pasi-grafico e il sistema pasi-lalico comincia quando da alla luce un saggio - che non si premura mai di intitolare-, pubblicandolo in appendice al Mosaico filologico. Il Mosaico filologico costituisce una parte dell'opera complessiva Memorie filologiche. Il carattere delle proposte differisce significativamente nelle parti. Nella prima parte, A. enuclea alcuni principi e regole di formazione, derivazione e flessione. Nella seconda parte, con atteggiamento più cauto, annota riflessioni e spunti sulla costruzione di UNA LINGUA UNIVERSALE,  fermandosi sul lessico, sulla morfologia e anche sull'alfabeto, e motivando le ragioni che lo inducono a compiere questo tentativo. BONOMI, Idee per un progetto di lingua universale in un inedito d’A., Milano, Accademia Scientifico-Letteraria. Studi in onore di Vitale, cur. Barbarisi, Decleva, Morgana, Milano, Monduzzi.  L’intuizione di comporre una lingua internazionale deriva da molteplici fattori, che possiamo però considerare tra loro collegati. Da un lato, la sua educazione classica può aver generato in A. l'utopica idea dell'unità linguistica e, quindi, dei popoli. Importante poi è sicuramente la convinzione sull'origine mono-genetica delle lingue. Infine, gioca un ruolo fondamentale il tempo speso per la ricerca nel campo della linguistica comparativa e dei tratti comuni alle lingue, come la conoscenza delle teorie dell'indo-europeistica. I sostenitori della teoria monogenetica credono possibile ricondurre a un unico uomo (o popolo) la discendenza di tutti gli altri. Come conseguenza di questo fatto, alcuni linguisti sostengono che in origine sulla terra fosse parlata e intesa una sola e unica lingua. Almeno fino all'avvento della linguistica scientifica, e soprattutto per influsso della tradizione religiosa, che vuole la nascita delle diverse lingue storico-naturali come castigo a seguito dell'erezione della mitica torre di Babele, nome che qualche studioso accosta a balal, 'confondere' -- GRANDI, Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci  («Bussole»)] -, si crede che la lingua primordiale è l'ebraico e che da questo sono discese tutte le altre. Così ad esempio crede anche Isidoro, quando nelle sue Etymologiae scrive: ex linguis gentes, non ex gentibus linguae exortae sunt. VINEIS, MAIERIÙ, La linguistica medievale, Storia della linguistica, cur. Lepschy, Bologna, Mulino]. Al di là delle influenze religiose, la teoria del mono-genismo linguistico trova sostenitori anche dopo l'avvento della linguistica comparativa (forte delle prime considerazioni attorno ai tratti comuni a più lingue e alla successiva ricerca in ambito di tipologia linguistica - il cui merito va a Humboldt, padre della disciplina e figura a cui A. fa spesso riferimento) e conta tra le sue file numerosi sostenitori anche al giorno d'oggi. S’evince nel saggio la primogenita volontà di utilizzare come sistema di comunicazione internazionale i numeri da 1 a 17, associando a ciascuno una consonante secondo una scala crescente di difficoltà – al l numero 1 la consonante più semplice - e non specifica cosa con questa affermazione intenda (H. P. Grice crede ‘d,’ da ‘dada,’ Speranza ‘b’ da ‘baba’ – mio babbino caro – Strawson ‘m’, da ‘mama’ -- per arrivare fino al 17, stante per la consonante più complicata.  La lingua così pensata d’A. - che ignora completamente i suoni vocalici ed è priva di segni diacritici o di punteggiatura - si configura più come un sistema crittografico per sola scrittura in cui a ogni numero è possibile ricondurre un solo suono, che come una vera e propria lingua – il deutero-Esperanto.  Già nel secondo suo saggio però A. abbandona l'idea di comporre la sua pasi-grafia con i soli numeri arabi, giacché l'uso di numeri superiori al 9 (composti quindi da doppia cifra) causa grossi fra-intendimenti, forse risolvibili solamente tramite l'introduzione di spazi o segni di punteggiatura preposti, a segnarne i confini, opzione che comunque non viene contemplata. Se, ad esempio, si segue una serie di corrispondenze per cui, come in latino, 1=”b”, 2=”c”, 3=”d”, [...] 11=r, 12=s, 13=t in mancanza di spazi tra un numero e l'altro come si puo asserire che “12” = “bc” – la prima e la seconda -- e non “s” – la XII? Così A. propone un sistema alterno di scrittura che prevede l'uso di solo IX consonanti, e precisamente solo di quelle che mancano del tratto +sonoro - cioè le sorde. Per realizzare l'equivalente consonante *sonora*, A. propone di utilizzare il grafo della consonante sorda con sovrapposto un piccolo punto (es. plp] e ?[b]). Cf. H. P. Grice, “Phoneme and distincive features”. Per quanto riguarda il lessico, A. vi riserva la parte più consistente d’entrambe le due parti del  suo saggio. Nella prima, A. propone un sistema di glossopoiesi che define come “graduale,” in cui i nomi primitivi -- di cui disfortunatamente non fornisce una definizione, ma si limita piuttosto a dare una sommaria lista -- posseggono obbligatoriamente la vocale «a» e ai quali, mediante l'aggiunta di altri prefissi vocalici, è possibile MODIFICARE IL SIGNIFICATO secondo una scala privativa. Un'E (seconda vocale) pre-posta al nome primitivo ne scema d'un grado la forza. Un O (la quarta vocale) pre-posto al nome primitivo ne scema di DUE gradi la forza. Un I (la terza vocale) preposto al nome primitivo ci dà il senso OPPOSTO, es. A = “il divino”; E-A, “angelo” – animato incorporale --, oa, “anima” (=animale, uomo, ma essere vivente in gnere --, ia “demonio” – il non-divino – cf. Satana, l’angelo caduto. BONOMI. Non sfugge poi che la lingua del Deutero-Esperanto d’A. Puo rimandare per alcuni versi alla pan-glottia fantasiosa di Comenio che, oltre a sfruttare il procedimento fono-simbolico, prevede una serie di morfi che ha il ruolo di MODULARE GRADUALMENTE il significato – in sensu latu, il SENSO -- delle parole così ottenute. Una ulteriore “A-“ vale allora, come in greco, "privazione" – cf. Grice, “Negation and privation” --,  ', una E "eliminazione", una U "accrescimento"  ', ecc. Quindi, se “lus” significa "luce",  “a-lus” significa  "buio"  -- cf. VELIA, a-peiron.’ E “u-lus” significa "luce splendente" [SIMONE]. CHIUSAROLI, «La Pasi-tele-grafia d’Ascoli (cf. Grice, tele-mentationalism) nella riflessione linguistica europea, tra paradigma universalista e scritture veloci, La cultura linguistica italiana, Roma, Bulzoni. Nella seconda parter, A. propone invece di proseguire mediante un lavoro di tipo comparativo tra le varie lingue al fine di individuare le radici comuni mono-sillabiche, a cui successivamente è possibile modificare il significato in un derivato. Per A., fondamentale importanza nella creazione del lessico deve poi ricoprire la componente onomatopeica, di modo che i suoni che compongono le nuove parole siano quanto più possibile motivati (“ouch” – theory, groan – Grice), icon. A. crede che è onomatopeicamente motivato un nesso bi-tri-sillabici, da cui l'idea di adottare lo stesso principio anche nella sua pasigrafia. In questo è evidente anche l'influenza di Humboldt, al quale A. riporta la teorizzazione di una lingua madre (lingua matrix) che, costruita nella ricerca d’elementi comuni alle lingue "figlie" attraverso l'apporto fondamentale dell'elemento significativo ARBITRARIO (‘ad placitum’) e di quello onomatopeico (motivato e dunque non arbitrario), consenta la comunicazione universale, come nell’antico ario, “il riferimento privilegiao della mia ricerca.” Quando tratta della componente morfologica della sua lingua, propone, come tanti filosofi fanno prima e di lui – dall’Accademia e poi --, una semplificazione delle coniugazioni e delle declinazioni. Questa sostanzialmente è la prima - semplice - proposta (o, se vogliamo, le prime due) che A. fa di lingua, ma non è l'ultima e nemmeno la più importante. Infatti, a seguito della notizia della stampa di un'opera analoga a Vienna, A. si decide di stendere per iscritto, e nel più breve tempo possibile («pure m'impegno di cominciare in pubblici fogli, entro dieci giorni al più tardi»), la sua personale, rivista e definitiva proposta di lingua del Deutero-Esperanto. Così come promete, pubblica dunque il suo progetto integrale di pasigrafia - che nomina Pasitelegrafia - il cui scopo dichiarato è quello di facilitare la comunicazione tramite telegrafo tra differenti parlanti. Dimostra di conoscere i progetti e gl’intenti di Gesner, Bacon, Becker, Kircher, Wilkins, Descartes, Comenio, Leibniz, Dalgarno e altri, così come prima di lui confessano i nostri SOAVE (si veda) e MATRAJA (si veda). A. accenna allo stesso SOAVE (si veda), ma ne critica i risultati asserendo che proponendo SOAVE (si veda) stesso una scrittura universale cade nel sistema figurativo che trascina al labirinto minoico, ed ammisera lo scopo della lingua universale del Deutero-Esperanto, supponendola particolarmente un veicolo letterario, e perciò ostinatamente INUTILE quando si ha il latino di Cicerone e d’Orazio. Come sottolinea Chiusaroli  nel suo saggio su A.l'Autore recupera dunque nomi e temi della teoresi universalista, di cui ri-propone (per superarli, d in parte riproducendoli) la tassonomia combinatoria per l'edificazione di una ‘biblioteca universalis’ dei saperi (Gesner), l'analisi misterica e simbolica delle scritture figurate e crittografiche (Kircher), la propedeutica operazione dell'astrazione delle forme rispetto alle lingue storiche (Bacone), la dominanza attribuita al significato nell'elaborazione del sistema dei primitivi (Comenio), la correlata dimensione logica annessa al presupposto della grammatica generale (Cartesio), il metodo della riduzione alle unità lucreziane minime concettuali (Wilkins) e l'idea della scrittura come strumento di comunicazione globale e l'autonomia del significante pasigrafico (Bacone, Wilkins e Maimieux), l'assunzione del modello matematico per la rappresentazione meta-linguistica del reale (Leibniz), la semplificazione morfologica come indice della perfezione strutturale (Faiguet, GIGLI (si veda)), la redazione del vocabolario di base e/o universale poli-glotta con corrispondenze  numeriche (Hourwitz). La lingua d’Ascoli è allora volta alla comunicazione di tipo tecnico-scientifico, tra nazioni che vogliano lo scambio facile e veloce di informazione, e non alla stesura di opere letterarie. A. cita il lavoro di GIGLI (si veda), la cui lingua la forma egli pure da mutilazioni galliche. Di nuovo, il filosofo goriziano non riserva parole gentili per il collega italiano. La sua idea di lingua Deutero-Eperanto è diversa e scavalca gl’impedimenti grafici legati ai singoli alfabeti, scegliendo di esprimersi per cifre, ciascuna delle quali passibile di trasmutazione in simbolo telegrafico e, quindi, in idea o concetto, comunicabile in tutta l’Italia – “da Gorizia alla Catania, o almeno al di la del stretto di Messina. Il telegrafo è infatti secondo A. lo strumento che rende la ricerca e l'adozione della lingua internazionale o universale del Deutero-Esperanto possibile al suo tempo. La scelta ricade allora su un sistema crittografico, di cui fornisce la chiave, a cui ad ogni idea fondamentale corrisponde un gruppo di cifre e simboli che sono successivamente trasponibili in codice utilizzabile tramite telegrafo. La lingua pasitelegrafica deve essere astratta da ogni lingua – il gallico incluso -- e da ogni grammatica. L’unica cosa che chi ad essa si approccia deve conoscere è l'alfabeto LATINO, il sistema numerico romano – I, V, X, L, C, M --, e la  propria lingua madre: il toscano, non il friulano! Segni pasitelegrafici  I segni utilizzati sono gli stessi che già venivano usati normalmente durante le comunicazioni tramite telegrafo, ovvero la linea, -, e il punto, ., del codice di Morse. La virgola è indicata «..-  - » e il punto fermo «—  —». Le otto categorie    A. divide poi le aree semantiche in OTTO macro-categorie - che molto si avvicinano alla struttura ontologica delle lingue filosofiche a priori - che nomina: Indizi di persona; relazione e moto del discorso; congiunture di moto, tempo e luogo;  II. Religione, universo, la terra;  III: Uomo fisico e morale e gli altri animali;  IV: Commercio, nazioni, paesi, città;  V: diplomazia, cancelleria, guerra, giurisdizione;  VI: scienze, arti, mestieri, loro prodotti e strumenti; VII: tempo, luogo e qualità;  e finalmente, VIII: nomi proprie (“Ascoli,” “Grice,” “Speranza”) -- distingue ciascuna categoria numerandola con i numeri romai da I a VIII. e i cui simboli telegrafici  sono:  2. ..  3. ...  4. -.  5. .-  6. -  7. -.-  8. E per completezza informa che il numero IX sarebbe rappresentato dalla sequenza « ..-» e lo zero  «—.». Ad ogni idea rappresentata sottopone tutte quelle che vi soggiacciono, numerando anche queste, ma pur sempre senza rigore sistematico, ovvero non a mo' di vocabolario o grammatica.  Accanto ad ogni idea vi sono poi due numeri sovrapposti l'uno all'altro e separati da una linea trasversale, il primo dei quali indica a quale categoria appartiene l'idea che accompagna, e il secondo al numero che nella numerazione progressiva della categoria, spetta a tale idea. A seguire A. fornisce le tabelle, dette numeratori pasitelegrafici, delle OTTO categorie, di cui si  fornisce un esempio. Nell'immagine sottostante si riporta a titolo di esempio la tabella immaginata d’A. per la categoria III.    ¾ “uomo,” creatura umana) ⅜ uomo (“vir”) ⅜ trisavolo ¾ bisavo %. antenato ⅗ avo ⅗ “padre” ⅜ “figlio”  ⅜ zio ¾o fratello ¾1 cugino, Categoria III: L' uomo fisico e morale e gl’altri animali.  ⅜1 coraggio  ⅜a salvezza  ⅔a baldanza  ⅜4 timidezza  ⅜5 “speranza”  ⅜& rassegnazione  ⅜7 fedeltà  ⅜s pazienza  ¾9 giustizia  ¾o onestà  ¾1 pietà (compassione)Se si volesse esprimere il concetto di 'uomo' inteso come essere umano di genere maschile (nella tabella al secondo posto) basterebbe tradurre i numeri, detti cifra pasitelegrafica, in simboli telegrafici (sapendo che la linea trasversale è indicata con « ... ») di modo che esca la  trascrizione « ....-.-...». Ciascuna lingua naturale, come il friulano, la sua ‘lingua matrix,’ dove a tal scopo avere il proprio numeratore pasi-telegrafico in cui ogni idea è ben definita – chiara e distinta – cf. Grice, “Descartes on clear and distinct perception” -- o da un vocabolo solo o, nel caso in cui sia necessario, da una ristretta peri-frasi (“bachelor,” unmarried male – Grice/Strawson, In defense of a dogma; in questo modo il lavoro di traduzione deve essere fatto una volta solamente (così nel numeratore francese 3/2 sarebbe “homme” e in quello tedesco Mann, ma la trascrizione pasitelegrafica è sempre la stessa e corrisponderebbe tanto a quella italiana quanto a quella friulana, latina, siciliana, ecc.).  Ciascun paese o popolo (Grice on C. A. B. Peacocke – ‘population utterance meaning”) dove poi procedere alla compilazione di vocabolari nei quali, oltre al significato o SENSO delle parole, è indicato anche il segno telegrafico. E così ogni popolo – e idioletto per gl’individui -- per comprendere i messaggi che arrivano dagli altri paesi non avrebbe che da usare un vocabolario pasitelegrafia-lingua nazionale e, per inviare i messaggi, lingua nazionale-pasitelegrafia.  Il risparmio nell'uso di questo sistema sarebbe, a detta dell'autore, doppio, giacché per comporre i simboli pasitelegrafici sono sufficienti un numero minore di caratteri/segni rispetto al codice Morse (come ad esempio nel caso di 'splendore', nel numeratore italiano indicato da 2/29 e in pasigrafia «.........-“. Ma nel codice Morse «  ......・・・_  --..») e quindi per riprodurlo  si impiega sia meno tempo che meno spazio. Ogni cifra pasitelegrafica può inoltre prevedere ulteriori modificazioni indicate da PIU simboli:  - un punto sovrapposto, che nel telegrafo si indica con una linea che la precede con breve spazio, denota un ENTE che COMPIE l'azione o uno STATO in cui questo continua l'azione indicata dalla cifra – cf. H. P. Grice on von Wright, “Action and Events”. Ad esempio 4/1 significa 'commercio'  (cf. amazione, o amore) ma se sottoposto ad un punto  ⅛ significa “commerciante” “amante,” non “amato” (tel.«--.--»). Un accento circonflesso sovrapposto esprime la natura non-maschile dell'ente o dell'idea rappresentata dalla cifra (es. 3/7 significa 'padre', ma sottoposto ad un circonflesso % ‘l’altro genitore,’ i. e., 'madre'). Di nuovo quindi, come visto in altri sistemi di filosofi precedenti, è sufficiente avere l'idea SOLO MASCHILE – “such artless sexism!” – H. P. Grice -- di ciò che si vuole esprimere e aggiungere ad essa un simbolo, un qualcosa che ne indichi l'essere femminile. Nel telegrafo il femminile è indicato con una linea che segue la cifra pasitelegrafica («....-.-.-.--»). Una parentesi tonda che precede esprime pluralità: ad esempio  significa  'commercianti'. Nel telegrafo è indicato da doppio tratto a seguito della cifra (tel. «—-.  .-. .—»);  un tratto sovrapposto alla cifra indica che l'azione è conclusa o che il soggetto subisce  l'azione e nel telegrafo lo si indica con doppio tratto che precede la cifra (es.  significa 'la donna amata', tel. «— ....--»);un apostrofo anteposto alla cifra (telegraficamente «.—. ») indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo presente. Ad esempio la cifra ½*/ significa tu adesso sei commerciante' o più semplicemente 'tu commerci' (tel. «.-...-.-.-.--.--..»);  una barra verticale anteposta alla cifra (telegraficamente « .—. ») indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo PASSATO – Grice, “Socrates whatted – drank hemlock”. Ad esempio la cifra ½8 1%8 significa, per dare l’esempio di Colorni-Leibniz,  'Paride FU amante o più semplicemente 'PARIDE amò Elena’ – Nel caso di Patroclo ed Achille, si presuppone che Achille è AMATO da ma non AMANTE di Patroclo (cf. Eurialo ama Niso. Due barre verticali anteposte alla cifra (telegraficamente «—. ») indicano che la condizione o l'azione è espressa al tempo FUTURO CONTINGENTE (“Avra una battaglia navale”.. Ad esempio la cifra ½8. !|⅜8 significa 'Patroclo sarà amante d’Achille’ o ‘Eurialo SARÀ amant di Niso', 'Egli amera';  tre barre verticali anteposte alla cifra (telegraficamente « ...-») esprimono imposizione, o modo imperativo dell'azione (“!Enjoy” – Holdcroft on Vendler – H. P. Grice, “Modes”, “Aspects of reason”. Ad esempio ⅓ Il significa 'sii commerciante'. Una t rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente « -... ») esprime desiderio, supposizione o credenza (come il modo condizionale italiano, o l’ottativo latino – H. P. Grice, “I wish we had it!” --. Ad esempio ¼ 1⅓ significa 'commerceresti' o 'SE fossi commerciante!'. Un grande cerchio anteposto alla cifra (di cui non viene data difortunatamente la trascrizione telegrafica) indica che due o più azioni si svolgono CONTEMPORANEAMENTE (“Patroclo took off his leff and right shoe” (H. P. Grice on J. O. Urmson – “Philosophical Analysis between the two wars”. Ad esempio % 0% 1%% significa Patroclo, mentre era soldato, amò Achille'; una f rovesciata anteposta alla cifra (di cui nuovamente non si conosce difortunatamente la trascrizione telegrafica) esprime l'ente descritto dalla cifra AL MODO INDEFINITO o infinito. Ad esempio J/18 significa 'amare'. Una c rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente « ..-. ») indica che quella è una caratteristica dell'ente rappresentato dalla cifra (ovvero un aggettivo), “amoroso”. Ad esempio • % significa 'europeo', o goriziano, laddove senza la c indicherebbe solamente Europa, o Gorizia. Questo carattere può essere anche duplicato e donare il significato o SENSO di 'maggioranza' (telegraficamente « ..... »). Triplicato e donare il significato di 'assoluto'  (telegraficamente « ...... »), come nell’ablativo latino. Ad esempio  8¾ ¾  significa 'DIVINISSIMO uomo' – ma MORTALE. Una linea che segue la cifra ne indica la natura di AVVERBIO (telegraficamente «.-.»). Ad  esempio ⅝o 1⅝ ¾-  significa 'Luigi agì DIVINAMENTE'. Le parentesi quadre che precedono e seguono la cifra indicano un ente che crea o produce l'idea da questa espressa (telegraficamente «.-.. » che precede la cifra). Ad esempio  coraggioso l'esercito'.  ⅝ [∞ ⅜1]%  significa il vittorioso condottiero che rende. Ordine e distanza tra le cifre . L'ordine delle cifre può variare, ma rimane comunque simile a quello del latino e l’italiano, se non del friulano. Per non confondere agente (Patroclo, Eurialo) e paziente (Niso, Achile), questi sono quanto più separati e in questa sequenza. La distanza tra cifre deve essere simile a quella che normalmente si lascia tra le parole. Ma le cifre che concorrono insieme a definire una sola idea devono essere più vicine tra loro delle altre. Nomi propri. A. associa ad ogni lettera dell'alfabeto latino un numero e ne specifica, per quasi tutti, il suono. Per scrivere un nome proprio non compreso nella categoria VIII, come può essere un cognome (“Grice,” literalmente “pig”), basta scrivere in fila i numeri associati a ciascuna lettera. I numeri pasi-telegrafici che devono servire per lettere sono preceduti e seguiti dai segni «—.-».  1 [a] [b]  [d] ABCDEFGGH1  [e]/[&], non specificato  23456789 [f] [d3] (gl [h]  10 [1] 11 non specificato  12    [k]  13      14    (m]  15    [n]  16    [o]/[o], non specificato  17    [p]  18    [kw]  19    [r]  20    [s]/[z], non specificato  21 5 22 [t]  23 (u]  24    [v]  25  W  non specificato  26  Y  non specificato  27    non specificato  28  Z  [dz]/[ts], non specificato    numeri  I numeri si indicano con numeri romani preceduti e seguiti da due v (telegraficamente «-.—»). In questo modo  v 99% v  I numeri ordinali come primo (universita: Bologna), secondo – seconda universita: Oxford, terzo – terza universita: Parigi o Sorboan -- si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti posposti, e così anche telegraficamente (ad esempio 20 ——— significa 'ventesimo', telegraficamente «  ....  -»): Napoli, la ventesima uiversita. I numeri che esprimono ripetizione (una volta, once, due volte, twice, tre volte, thrice) si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti e un punto posposti, e così anche telegraficamente (ad esempio 3--  significa 'tre volte', o ‘thrice’, telegraficamente «... —.») Sistemi crittografici di questo tipo hanno grande fortuna. Ma ovviamente in ragione dello scopo contrario a quello qui perseguito d’A., il rendere illeggibile un testo non possedendone la chiave di lettura. Più sistemi di questo tipo sono ad esempio creati dal padre gesuita, e allievo di Kircher stesso, Francesco Lana conte de’ TERZI (si veda) nella suo saggio “Prodromo, overo saggio di alcune inventioni nuove premesso all'Arte Maestra pubblicato a  Brescia nel 1670.10    Vedasi FRANCESCO LANA CONTE DE' TERZI, Prodromo, overo saggio di alcune inventioni nuove premesso all'Arte Maestra,    opera che prepara il P. Francesco Lana bresciano della Compagnia di Giesu per mostrare li piu reconditi principij della Naturale Filosofia, riconosciuti con accurata Teorica nelle piu segnalate inventioni, ed isperienze fin'hora ritrovate da gli scrittori di questa materia et altre nuove dell'autore medesimo, Brescia, presso Rizzardi. Lana nacque a Brescia e vi    muore. Studia filosofia presso l'ordine dei gesuiti a Roma, dove conosce anche Kircher che lo  introduce alla fisica e al poker. È insegnante di matematica e filosofia.   A., così come è già stato fatto da altri dotti, come per esempio da Kircher nella sua Polygraphia nova et universalis, reinventa allora un codice linguistico nato per CELARE informazioni – cf. J. L. Austin, D-DAY -- di modo che diventi anzi il sistema prediletto per lo scambio di informazione internazionale. Ascoli. Keywords: Deutero-Esperanto. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ascoli,” pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. Ascoli.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Assarotti: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Genova – filosofia genovese – filosofia ligure -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruupo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Libray  (Genova). Filosofo genovese. Filosofo ligure. Filosofo italiano. Genova, Liguria. Dizionario biografico degl’italiani. Nato da Giuseppe. Entra nell'ordine delle scuole pie. Fatta la professione solenne, insegna nella casa dell'Ordine a Voghera. Inizia gli studi filosofici ad Albenga, e li continua a Genova sotto la direzione d’AGENO (si veda) e GIACOMONE (si veda). Insegna grammatica superiore nella casa professa di Genova, fino a quando divenne insegnante di fisica ad Albenga. Insegna logica a Savona, e logica e fisica a Genova. Insegna teologia a Savona e a Genova. All'insegnamento di filosofia e di teologia d’A. si formarono esponenti del movimento giansenista quali Degola, Buccelli, Capurro, Carosio, e Casella.  A., però, finisce per abbandonare l'insegnamento di quelle discipline per dedicarsi quasi totalmente all'opera di ri-educazione dei sordomuti, “il suo maggior titolo di rilievo filosofico,” nelle parole di H. P. Grice. In Francia, Epée è il primo a richiamare l'attenzione sulla gravità del problema della ri-educazione dei sordomuti e pone a base del suo metodo di insegnamento la mimica griceiana. Interessato a questi esperimenti, che sono continuati da Sicard, A. inizia la ri-educazione di alcuni ragazzi. Incoraggiato dal successo ottenuto, volle allargare il numero dei suoi allievi, ciò che gli è possibile fare quando ottenne da BUONAPARTE (si veda) un finanziamento, la garanzia di alcune borse di studio per sordomuti indigenti, oltre che l'autorizzazione a installarsi in un locale appartenente a corporazioni religiose soppresse. A. pone la sede del suo istituto dei sordo-muti in un convento delle monache brigidine. Finito il dominio di BUONAPARTE (si veda), l'istituto attravese un periodo di crisi, fino a che non prende a cuore le sue sorti, dopo l'annessione della Liguria al regno della Sardegna, il re Vittorio Emanuele, per l'aiuto del quale esso conosce un notevole ampliamento. Ben presto la sua fama si estende all'Italia e anche all'estero. Numerosi illustri personaggi, da Mayer a Cuvier e Staël, lo visitano. Esso è preso a modello da molti altri analoghi istituti fondati a Torino, Milano, Livorno, Roma, Napoli, ecc. Lo stesso Aporti, che lo visita, ne utilizza le esperienze per i suoi asili infantili. All'abdicazione del re Vittorio Emanuele, l'istituzione è presa sotto la protezione del nuovo re Carlo Felice.  Il metodo d’A., MIMICO (alla Grice) ed essenzialmente pratico ed empirico, utilizza l'alfabeto dattilogico, la scrittura e I GESTIi, e si propone d'insegnare ai sordo-muti, oltre che a leggere e a scrivere, cognizioni diverse riguardanti le varie lingue e i vari campi dello scibile, la filosofia inclusa. Il limite di questo metodo è forse quello di dare soverchia importanza al numero delle cognizioni da impartire, col rischio di fornire un'eccessiva e inutile erudizione agli allievi. (Grice: “Do they NEED to *know* Heidegger?”). A. concive il progetto, che non puo però seguire, d’estendere l'istruzione a tutti i sordomuti dello stato sardo. Esegue la sua missione di educatore nonostante le numerose difficoltà economiche e l'ostilità dei gesuiti e del clero retrivo, con una fede porto-realistica. Allievo di Molinelli., legato all'ala più religiosa e mistica del giansenismo ligure, quella di Vignoli, di Degola, al quale è molto vicino, non prende parte alla lotta politica in cui altri suoi amici giansenisti s'impegnano. Neppure partecipa molto alle dispute teologiche. In questo campo pubblica, in collaborazione con  Molinelli, De homine ante et post lapsum et de Ecclesia militante in terris. Propositiones theologicae publice propugnandae, Genova, mentre non ottenneno l'imprimatur ecclesiastico alcune sue tesi intitolate De fructibus divinae Incarnationis,accusate di giansenismo, baianismo e quesnellismo. Gl’è ancora negato, a Genova e a Torino, il permesso di stampare cinquantadue profezie della Bibbia sulla conversione degl’ebrei.  Tutta la fede e le energie d’A. si riversarono così nella ri-educazione dei sordo-muti, attività in cui è co-adiuvato dagl’amici Degola, che dell'Istituto è il cappellano, Scalzi, Carrega, Boselli, che gli succede alla direzione dell'istituto. Ai sordo-muti A. dedica pure numerosissimi saggi, fra cui si ricordano, “Esercizi di pietà ad uso de’sordo-muti istruiti e di chiunque altro desideri praticarli, Genova, e, Ristretto delle dottrine cristiane ad uso de’sordo-muti istruiti nel R. Istituto di Genova, Genova, e Punti di religione ad uso de’sordo-muti istruiti nel R. Istituto di Genova, Genova. A. è anche chiamato a insegnare all'Istituto nazionale di Genova (nel periodo di BUONAPARTE denominato Accademia imperiale), istituto di studi superiori soppresso dalla restaurazione.  Muore a Genova. Refs.: Storia della Università di Genova, di Isnardi, continuata da Celesia, Genova; Mayer, Frammenti di un viaggio Pedagogico, Firenze; Monaci, Storia del R. istituto nazionale dei sordo-muti in Genova, Genova (con bibl.); Donaver, A., Rass. naz.; Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano; Picanyol, Il primo apostolo dei sordo-muti in Italia: A., Rass. di storia e bibl. scolopica; Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, Firenze, con il carteggio d’A.); Illuministi, giansenisti e giacobini nell'Italia, Firenze. Ottavio Assarotti. Assarotti. Keywords: love. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Assarotti,” pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. Assarotti.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Assiopisto: la setta di Locri –- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano.  Epicarmo. Assiopisto.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Assunto: all’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dei nazareni – la scuola di Caltaissetta – filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library  (Caltanissetta). Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Caltanissetta, Sicilia. Grice: “I like Assunto; of course in Italy they take aesthetics seriously; my wife would say that they ONLY take aesthetics seriously! And I would correct her, ‘You mean that they take only aesthetics seriously,’ and she would re-correct me, ‘Whatever, dear.’” – “Anyhow, Assunto is best known in Italy as a historian, but he fails to see that when at Clifton we speak of the classics we mean the timeless – my timeless meaning was meant as a Cliftonianism! So Assunto is lacking background when he equates classicism, or worse, neo-classicism of the Canova type popular in London, as dealing with ‘l’antichita’ – that would have offend Canova: his statues were meant to represent Platonic timeless ideas or ideals!” Grice: “Gilbert and Leighton are very explicit about this in ‘The Artist’s Model’!” “Then Assunto thinks he can play with a fictiotious dichotomy between ‘l’antico’ and ‘il non-antico.’” Grice: “I treasure Millais’s slogan that at the Royal Academy, he had to do only TWO things: draw naked men ‘from nature’ – or draw naked men ‘dall’antico’!” – Grice: “As Millais suddently realised: ‘We found out that there were no English types that would represent the ‘antico’, or timeless ideal, so we had to deal with Italian models!” -- L'uomo che contempla il giardino vivendo il giardino [...] solleva se stesso al di sopra della propria caducità di mero vivente.»  -- Ontologia e teleologia del giardino). Ha compiuto i suoi studi secondari presso il Liceo Classico di Caltanissetta nella sua città natale. Laureato in Giurisprudenza è stato avviato alla filosofia da Pantaleo Carabellese professore di filosofia teoretica presso l'Roma.  È stato docente di Estetica a Urbino dal 1956 e titolare dal 1981 della cattedra di Storia della filosofia italiana presso la Facoltà di Magistero a Roma.  «Il suo insegnamento è anticonformista, fortemente intriso di contraddittorio. Ma forse proprio per questo motivo, quando arriva il Sessantotto, il filosofo sceglie la via della controrivolta: quella che passa attraverso l'élite. Rifiuta di adeguarsi al voto politico, si oppone ai collettivi e agli insegnamenti assembleari. I suoi allievi non si oppongono al suo rifiuto, anzi con questo comportamento Assunto riesce ad attirarsi la stima di molti esponenti del Movimento studentesco. Talmente rivoluzionario da divenire reazionario, Rosario Assunto dagli anni Settanta in poi avrà un atteggiamento sempre più schivo...»  Un isolamento, il suo, iniziato col Sessantotto, ma poi sempre più accentuato; infine, si chiuse nei suoi studi e nelle sue speculazioni dopo la morte della moglie, la storica dell'arte Wanda Gaeta, molto amata («Sono la fotocopia di lei, che è stata uccisa dal mio stesso male»).  A Roma fu molto amico di Giulio Carlo Argan pur contrastando le sue idee politiche.  Pensiero Rosario Assunto, interessato ai temi estetici della filosofia da un punto di vista storico e teoretico li ha trattati non solo come tipici della filosofia dell'arte e del bello ma considerandoli coincidenti con la filosofia stessa giudicata come pura estetica. Egli si rifà a Baumgarten, Cartesio, Leibniz, Kant esaminati soprattutto per la loro concezione dell'uomo e del suo rapporto con la natura. Una visione tradizionalista della filosofia, proprio nel momento in cui l'estetica si rivolgeva alla semiotica, che isolò Assunto soprattutto in Italia, mentre in Germania veniva tradotto e apprezzato.  Assunto ha rappresentato una delle voci più significative all'interno del dibattito filosofico estetico del Novecento. Vivamente interessato all'estetica dei giardini anticipa largamente nelle sue opere alcuni rilevanti concetti per la riflessione più recente, come per esempio quello di "estetica del paesaggio", che hanno ispirato i temi ambientalisti sulla tutela e conservazione del paesaggio, naturale o elaborato dall'uomo, che egli definisce «Spazio limitato, ma aperto; presenza, e non rappresentazione, dell'infinito nel finito».  Altre opere: "Civiltà fascista"; “Il teatro nell'estetica di Platone, in "Rivista italiana del teatro"; Curatela di Heinrich von Kleist, Michele Kohlhaas, Torino, Einaudi); “Essere e valore nella filosofia di C. A. Sacheli, in "Rivista di storia della filosofia"; “L'educazione estetica, Milano, Viola); “Educazione pubblica e privata, Milano, Viola); “La pedagogia greca, Milano, Viola); “Forma e destino, Milano, Edizioni di comunità); “L'integrazione estetica. Studi e ricerche, Milano, Edizioni di comunità); “Teoremi e problemi di estetica contemporanea. Con una premessa kantiana, Milano, Feltrinelli); “La critica d'arte nel pensiero medioevale, Milano, Il saggiatore); “Estetica dell'identità. Lettura della Filosofia dell'arte di Schelling, Urbino, STEU); “Giudizio estetico, critica e censura. Meditazioni e indagini, Firenze, La nuova Italia); “Stagioni e ragioni nell'estetica del Settecento, Milano, Mursia); “L'automobile di Mallarmé e altri ragionamenti intorno alla vocazione odierna delle arti, Roma, Ateneo); “L'estetica di Immanuel Kant, una antologia dagli scritti a cura di, Torino, Loescher); “Hegel nostro contemporaneo” (Roma, Unione italiana per il progresso della cultura); “Il paesaggio e l'estetica I, Natura e storia, Napoli, Giannini); Arte, critica e filosofia, Napoli, Giannini); “L'antichità come futuro. Studio sull'estetica del neoclassicismo europeo, Milano, Mursia); “Ipotesi e postille sull'estetica medioevale. Con alcuni rilievi su Alighieri teorizzatore della poesia, Milano, Marzorati); “Libertà e fondazione estetica. Quattro studi filosofici, Roma, Bulzoni); “Intervengono i personaggi (col permesso degli autori), Napoli, Società editrice napoletana); “Specchio vivente del mondo. Artisti in Roma” (Roma, De Luca); “Hohenegger. Esploratore del possibile” (Roma, De Luca); “Infinita contemplazione. Gusto e filosofia dell'Europa barocca, Napoli, Società editrice napoletana); “Filosofia del giardino e filosofia nel giardino. Saggi di teoria e storia dell'estetica, Roma, Bulzoni); “La città di Anfione e la città di Prometeo. Idea e poetiche della città, Milano, Jaca); “La parola anteriore come parola ulteriore, Bologna, il Mulino); “1. Il parterre e i ghiacciai. Tre saggi di estetica sul paesaggio del Settecento, Palermo, Novecento); “Verità e bellezza nelle estetiche e nelle poetiche dell'Italia neoclassica e primoromantica, Roma, Quasar); “Ontologia e teleologia del giardino, Milano, Guerini); “Leopardi e la nuova Atlantide, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa-Edizioni scientifiche italiane); La natura, le arti, la storia. Esercizi di estetica, Milano, Guerini studio); “Giardini e rimpatrio. Un itinerario ricco di fascino attraverso le ville di Roma, in compagnia di Winckelmann, di Stendhal, dei Nazareni, di D'Annunzio, Roma, Newton Compton); “La bellezza come assoluto, l'assoluto come bellezza. Tre conversazioni a due o più voci, Palermo, Novecento); Il sentimento e il tempo, antologia Giuseppe Brescia, Andria, Grafiche Guglielmi. A. Ontologia e teleologia del giardino, Guerini; Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai. Nicita, Assunto scandaloso esteta, La Repubblica Cutinelli-Rendina, Emanuele, Il Sessantotto di Rosario Assunto, Ventunesimo secolo: rivista di studi sulle transizioni: 22, 2,, Soveria Mannelli: Rubbettino,.  Op. cit. ibidem  Assunto scrisse contro il progetto politico della realizzazione del ponte di Messina  Debenedetti, A., filosofo delle forme, Corriere della Sera, Raffestin, Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. Elementi per una teoria del paesaggio, Alinea Editrice, 2005 p.90  Marisa Sedita Migliore, Il giardino: mito estetico d’A., Società Dante Alighieri, 2000. Teresa Calvano, Viaggio nel pittoresco: il giardino inglese tra arte e natura, Donzelli; Cassatella, Enrica Dall'Ara e Maristella Storti, L'opportunità dell'innovazione, Firenze; Caotorta, All'ombra delle farfalle. Il giardino e le sue storie, Edizioni Mondadori,, Luciani, Luoghi, forma e vita di giardini e di paesaggi: Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino, Fondazione Benetton Studi Ricerche Pier Fausto Bagatti Valsecchi e Andreas Kipar, Il giardino paesaggistico tra Settecento e Ottocento in Italia e in Germania: Villa Vigoni e l'opera di Giuseppe Balzaretto, Guerini, Rendina, Il Sessantotto di A. (con un carteggio inedito), in «Ventunesimo secolo», A. Opere di Rosario Assunto,. Rosario Assunto, su Goodreads. Filosofia Filosofo Professore Caltanissetta Roma. Rosario Assunto.  Assunto. Keywords: i nazareni, massimo, sala dante, koch, civilta, civilta fascista, theorie des schoenen; D’Annunzio, i Nazareni, I nazareni, pittori germani a Roma, Casino del marchese Carlo Massimo, Aligheri, Tasso, Ariosto. D’Annunzio, la preservazione dei Giardini antichi, villa, giardino di villa, giardino di palazzo, estetica del giardino, il giardino e il uomo, giardineria, filosofia del giardino, il giardino di Epicuro a Roma. Horto di Epicuro – il giardino d’Epicuro (non di Epicuro). Hortus, orto romano, i Scipione e la filosofia a Roma dopo Carneade – filosofia al giardino – filosofia nell’orto – orto italiano, giardino italiano, orto romano, simmetria, “teatro, cinematografo, radio” “sono tre simboli ideali” – “Civilta” – “estetica del teatro in Platone” assunto annunzio  i nazareni a roma il giardino d’epicuro “teatro, cinematografo, radio” teatro nell’estetica platonica schelling il bello intro alla fondazione della metafisica dei costumi natura ed arte — roma città — giovanni gentile —  --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Assunto” – The Swimming-Pool Library. Assunto.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Astea: la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pytthagorean according to Giamblico di Calcide (“Vita di Pitagora”). Astea

 

Luigi Speranza -- Grice ed Astilo: la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. Pythagorean according to Giamblico di Calcide (“Vita di Pitagora”). Astilo.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Astone: la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean. According to Diogene Laerzio, there is a view that he is  the true author of some works attributed to Pythagoras. Astone.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Astorini: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola d’Albido – filosofia cosentina – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library  (Albidona). Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Albidona, Cosenza, Calabria. Grice: “I like Astorini, but more so does Sir Peter, vide his section on ‘Space’ in “Individuals: an essay in descriptive metaphysics”: ‘Surely we wouldn’t have space as we know it if it were not for Astorini.” La vivacità del suo ingegno, e il desiderio di apprendere cose nuove, lo induce a spogliarsi de' pregiudizi del secolo, e a studiare attentamente i filosofi, conosciuta la forza delle loro ragioni, ardì dichiararsi nemico del peripato del LIZIO; al che avendo congiunto lo studio delle lingue ebraica e siriaca, ei cadde presso alcuni in sospetto di novatore, e per poco non si attribuì ad arte magica ciò che era frutto del raro suo ingegno e del suo instancabile studio.” Alcuni considerano i paesi di Cirò o di Cerenzia la sua patria. Si ritieneno deboli gl’argomenti esposti da un ingegnoso filosofo di Cirò il quale volle onorare la sua patria della sua nascita. Molti filosofi presero a difendere l'autorità del romano pontefice e a sostenere la chiesa romana contro i nimici della medesima. Uno solo, A., ne accennera per amore di brevità, con tanto maggior vigore si accinse a difenderla, quanto più avea per sua sventura potuto comprendere la debolezza dell'armi con cui essa era oppugnata. Vari luoghi della Calabria Citeriore han preteso all'onore di aver dato i natali a questo insigne filosofo, ma noi crediamo rimuovere ogni dubbio intorno al luogo di lui natìo, seguendo in questo punto l'opinione di Zavarrone, il quale afferma esser egli nato nella città di Cirò, detta anticamente Cremissa, luogo non ignobile del paese de' Bruzi, dove questa famiglia vive ancor oggi onorevolmente. «Molti scrittori di materie ecclesiastiche rilussero in questo secolo, e fra i più celebri si annoverano: primo, A.. Studia con il padre Diego, medico in loco, la grammatica, la retorica e la lingua greca. Si trasfere a Cosenza per completare gli studi e poi a Napoli per apprendere gli studi di FILOSOFIA, e di teologia a Roma, dove è insignito dalla corte papale del compito di scrivere alcuni annali. In questo periodo pubblica “De vitali aeconomia foetus in utero”. Pubblica alcuni saggi di matematica e geometria, come gli “Elementa Euclidis ad usum nova methodo et compendiare olim demonstrate” e un “Decamerone pitagorico”. Dopo alcuni anni lascia l'Italia per raggiungere la Svizzera e la Germania, ma in quei territori, come la città di Groninga, riscontra una notevole influenza religiosa protestante e poiché il conversar co' i filosofi protestanti gli fece conoscere chiaramente che fuor dalla chiesa di Roma non v'e unità di fede, decide di tornare in patria -- Terranova, feudo del paese di Tarsia. Gimma, Elogi accademici della società degli spensierati di Rossano, Troise. Si tratta di Zavarrone (Montalto Uffugo, Roma), religioso dell'ordine dei Minimi e teologo al servizio di illustri politici, come Augusto III re di Polonia e pontefici. È lettore del collegio urbano Propaganda Fide e consultore del tribunale dell'inquisizione. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,  Notizie e opere d’A., Firenze: Molini, Landi, Pietro Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle II sicilie o sia storia ragionata, Morelli di Gregorio, Panvini (Martuscelli), Biografia degl’uomini illustri del regno di Napoli, ornata de loro rispettivi ritratti, Gervasi. Falcone, Biblioteca storica topografica delle Calabrie. A., Dizionario degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia.  Opere di A., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.  Filosofi italiani Matematici italiani Professore Albidona Terranova da Sibari Carmelitani. Altre saggi: "De Vitali Oeconomia foetus in utero" (Groninch); "Elementa Euclidis ad usum novæ Academiæ Nobilium Senensum, nova methodo et compendiariè demonstrata", Sienna e Napoli, Mosca); "Prodromus apologeticus"; "De potestate sanctæ sedis apostolicæ"; "De vera ecclesia Jesu Christi, contrà Lutheranos et Calvinianos libri III”, Napoli, Bono; “Apollonij Pergæi Conica integritati suæ ordini atque nitoripri stino restituta,” Napoli; "De recto regimine catholicæ hierarchiæ; “Ars magna pythagorica"; "PHILOSOPHIA SYMBOLICA”; "Archimedes restitutus"; "Decameron Pitagorico"; "Il consenso, e dissenso delle III Gramatiche Ebraica, Arabica, e Siriaca e'l modo facilissimo per apprenderle ciascheduno da se stesso in breve tempo"; "Commentaria ad Scientiam GALILEI (si vedda) de Triplici Motu". La movimentata vicenda biografica di A. aonda le radici in una formazione cosmopolita e interdisciplinare, iniziata in Calabria sotto la guida del padre e proseguita accanto allo zio Tommaso Cornelio, esponente del fronte de inovatores nella Napoli. È per lui naturale ripudiare la filosofia scolastica e aderire alle teorie dei moderni, da GALILEI (si veda) a Cartesio, Hobbes e Gassendi, teorie che diuse a Cosenza e tra i filosofi nobili in varie località del vice-regno e che gli recarono grande notorietà. Al termine di un lungo viaggio in Svizzera, Germania e i paesi bassi durante il quale si fa apprezzare per le non comuni capacità didattiche, vive alcuni anni tra Firenze e Siena dove frequenta i principali esponenti della cultura umanistica e scientifica toscana, da Magliabechi a Redi e Viviani. Ritornato nel vice-regno per dedicarsi alla pubblicazione di numerosi saggi, si pone sotto la protezione del principe di Tarsia, ed anche d’Orsini, avvezzi amendue a favoreggiar letterati. Per l’ampiezza dei temi arontati, sua “PHILOSOPHIA SYMBOLICA” puo giovarsi del ricco patrimonio librario custodito nella biblioteca di Spinelli. “PHILOSOPHIA SYMBOLICA” è divisa in dialoghi nei quali sono illustrati tutti i sistemi filosofici, colle dimostrazioni e osservazioni fatte in varie sette, ed erudizioni prese da' FILOSOFI ROMANI. Sebbene varii luoghi della Calabria si contendano la patria d’A., pure l’opinione più comune de’ suoi biografie che egli è nato a Cirò ed è nel battesimo nomato Tommaso Antonio. È gli padre Diego, professore di medicina reputatissimo in Albidona, ove da questi il figliuolo apprese la grammatica, la lingua greca e la rettorica. Studia quindi in Napoli e Roma la FILOSOFIA aristotelica del LIZIO, in che acquista tale riputazione, che gli venne permesso di scrivere a fronte delle sue conclusioni il motto: de/‘elndet ipse solus. Morto il genitore ripatrio per assestare i suoi domestici affari, e iotè frai libri e fra le conversazioni dei suoi concittadini, dopo non lievi meditazioni, darsi tutto alle dottrine filosofiche del TELESIO (si veda), ed alla libera maniera di ragionare. Era cosi istrutto nella lingua latina che ne compose una GRAMMATICA FILOSOFICA. E si dice, secondo l’andazzo de’tempi, e è accusato lotto per magia; ma ei pote discolparsi dalla bassa calunnia, e percorrere per ben tre volte l’ltalia, ovunque acquistandosi e fama ed amicizia. Nominato a reggente di filosofia a Cosenza, è da qui il propagatore della filosofia per le calabrie; come lo fu altresi della città di Penne per gli Abruzzi. Invitato in Roma, vero o supposto che vi sfinfermasse, egli invece dimora per qualche tempo in Albano. Ritenuto a Bari da alcuni nobili filosofi, che lo vollero a maestro, ha a cominciare in quella Chiesa di S. Nicolo il suo annuale di prediche. Ma le convinzioni libere che egli spacciava, gli mossero fiera persecuzione. Sicclie passa in Zurigo, ed indi in Basilea, ove non dimore che un solo aniie. Pescia recessi nel Palatinato, donde si trasferì nell’Assia, dove è costituito maggiore -- ossia vice-prefetto -- dell'universita di Marburgo con la facoltà d’ insegnar FILOSOFIA. In stabile sempre si conduce dappoi in Groninga e da quella Repubblica ha l'incarico di insegnar filosofia e quivi a spese del Senato e dottorato, nel quale anno pubblico il suo saggio, "De vitali oeeonomia foetus in utero", in cui sostenne la opinione, non per ance in quell’era divulgate, della generazione dell'uomo. Scorgendo intanto, che iteo legi della Chiesa riformata. fra le mille contese religiose si laceravano, penso ritornarsene fra’cattolici in ltalia; e d’Amburgo chiese il condono d’ogni apostasia; il che ottenuto dal S. Uffizio, recatosi presso il Vescovo di lilunster fece solenne abiura, e si porta in Roma, onorevolmente accolto, ed inviato in Pisa come predicatore generale. Dopo un anno da Pisa si traduce in Firenze, ove si acquista il favore del Granduca, e si concilia l’amistà fraternevele di Redi,  Viviani,  Marchetti e d’altri molti filosofi. In Siena, dove recessi come professore di filosofia, coopera efficacemente alla istituzione dei Fisio-Eritici, e ne e eletto Principe e Censore perpetuo. Qui pubblica nel medesimo anno “Eiementft Euclidis nova methodo demostraiei”. Ritornato in Roma è inviato a Cosenza col grado di maestro in filosofia, e di prefetto degli studii. Ma riaccesigliodii sempre a cagien de’ suoi meriti, si ritira in Cervinara nel Principato Ulteriore; e da la spesso recandosi in Napoli ha a cenciliarsi la stima di Spinelli principe di Tarsia, il quale per Paifetto che porta ad A. e per rimuoverlo dalla tristezza in che è caduto per la morte di Francesco Mainerio A., lo indusse a recarsi in Terranova, deputandolo custode della sua scelta biblioteca. È questa l'ultima residenza. Sono del pari suoi saggi stampat: Apollonii Pergei conica integritati suae ac nitori restituta" (Nap.); "De potestate S. Sedis apostolicae, Siena; "De‘nera Ecclesia Christi disciplina, libri III Nap.). Fra i molti altri saggi che lascia si commendano: PHILOSOPHIA SYMBOLICA IVXTA PROPRIA PRINCIPIA IN DIALOGHI; Ars magna Pythagorica, una specie di enciclopedia scientifico-universale; Decamerone Pitagorico, in verso,  diviso in X giornate, e contenente tutta la filosofia naturale pitagorica in forma di satire in verso sciolto bernesco; Commentario, ad scientiam GALILEI (si veda) de tripliei motu"; "Archimedes restitutus"; "De reato reyimine Catholicaelticr archiae; "De vita Christi"; Apologia pro fitte catltolica, che divisa di dedicare a Filippo di Spagna. Parlano con somma lode di questo dotto filosofo Cimma, Zavarroni, Amato, Aceti, Mazzucchelli, (lriglia,  liraboschi, Alllitto, Relli, i dizionarii storici, e per tacer‘ di tanti altri,. il Cantù. A. Nacque --  è incerto se a Cirò, feudo degli Spinelli principi di Tarsia che lo protessero nelle ultime fortunose vicende della sua vita (Zavarroni), o ad Umbriatico oppure ad Albidona (Gimma), dove il padre Diego esercita la professione di medico e dove sicuramente egli trascorse gli anni dell'adolescenza. Entra fra i carmelitani dell'antica osservanza, mutando il nome di Tommaso Antonio in quello di Elia. Completa gli studi di FILOSOFIA  aristotelica a Napoli nel convento dei Carmine Maggiore dove appartenne agl’INCAUTI e a Roma quelli di teologia. La morte del padre lo richiama in Calabria, nell'ambiente familiare.  Stando ai suoi biografi, in questi anni  si colloca la sua prima crisi spirituale che investe il campo delle dottrine filosofiche acquisite: un radicale atteggiamento anti-peripatetico lo  induce a formarsi un sistema eclettico platonico-pitagorico e meccanicistico-materialistico, quest'ultimo ispirato dalla lettura delle opere di GALILEI (si veda), Gassendi, Cartesio, Mersenne, Hobbes. Più prechaniente possiamo dire, sulla base degl’elementi desumibili da taluni suoi saggi, che egli riprese il pensiero dei suoi conterranei, del famoso "notomista" SEVERINO, erede delle speculazioni campanelliane e delle teorie fisiognomiche di Porta; di Musitano, che aveva accolto le posizioni dei moderni come elaborate dagl’investiganti di Napoli; e soprattutto di Comelio, del quale A. ama più tardi dichiararsi nipote (cfr. Giornale de, Letterati).  La crisi non gli impede tuttavia di raggiungere il sacerdozio e di divenire reggente degli studi e lettore di filosofia e teologia nel convento dei suo ordine a Cosenza. Ma i confratelli della congregazìone della provincia di Calabria gli si ribellarono apertamente chiedendo al generale la sua sostituzione. Rivalità locali, come il contrasto tra A. e il provinciale Puglisi, adombrano l'inquietudine intellettuale del religioso e le resistenze di metodi tradizionali di studio. Sospeso dall'insegnamento, penitenziato nel carcere della curia arcivescovile di Cosenza, A. è infine inviato a Roma per un giudìzio definitivo da parte deì superiori dell'ordine. Dopo un breve ciclo di predicazìone si ritira ad Albano, non si sa se per punizione inflittagli o per motivi di salute. Ha comunque ìnizio adesso il momento più ambiguo e per taluni aspetti più oscuro della sua vita. Passa a Bari, dove stringe amicizia con Tremigliozzi, seguace del gassendista Bartoli e di Cornelio e uno dei Coraggiosi, bandìtrice delle nuove dottrine anti-galeniche nel settore delle scienze mediche. Partecipa alle polemiche di Tremigliozzi in difesa di Musitano e compose un epitafio alla materia prima per quella nuova staffetta del Parnaso circa gl’affari della medicina dirizzata agl’illustrissimi spensierati di Rossano, Francoforte, che ad opera di Tremigliozzi costituì una convinta difesa del metodo sperimentale degl’investiganti contro la metodologia cartesiana. A Bari conosce Gimna, che è il suo più diffuso biografo, al quale mostra vari suoi manoscritti, tra essi un'ars magna trigonometrica. Predica a S. Nicola e vive nel convento carmelitano barese dal quale poco tempo prima e fuggito, apostata in Svizzera, il priore Rocco. Se dietro esempio di Rocco o pella sua crisi, è certo comunque che di lì a poco A., rotto ogni indugio, depone l'abito religioso e ripara anch'egli oltr'Alpe. Da Zurigo raggiunge Basilea, dove presenzia a esperimenti. di medicina di Harder (Apiarium observationibus medicis refertum, Basileae) e dove rimane circa un anno seguendo anche i corsi di Wettstein -- non si sa se il padre o il figlio succedutogli sulla cattedra. Sosta nel Palatinato presso il principe elettore Carlo fino alla morte di lui, per trasferirsì poi, nel suo peregrinare da università ad università, a quella di Marburgo dove divìene viceprefetto con facoltà di insegnare filosofia -- stando al Gimma, ma la notizia non trova conferma nel Catalogus professorum Academiae Marburgensis, a cura di F. Gundlach, Marburg. A Marburgo prosegue con fervore gl’intrapresi studi di medicina ascoltando le lezioni di Waldschmiedt. Dopo un soggiorno a Brema, è a Groninga: insegna nel collegio dei nobili cadetti francesi e compone “De vitali œconomia fœtus in utero” (Groningae), che pare sottendere nello studio del problema della fecondazione, oggetto allora di discussione tra gl’ovisti e gl’animalculisti, le preoccupazioni speculative del filosofo, volte sulla scia di SEVERINO e più di BARTOLI alla ricerca del PRINCIPIO VITALE (zoologico) e formativo dell'embrione. Durante il soggiorno in Olanda si ha notizia vaga di una sua partecipazione alle polemiche religiose nell'ambito del calvinismo. La difesa che A. assume del cattolicesimo pre-annunzia un suo più meditato ritorno alla fede cattolica. Attaccato pubblicamente dai ministri calvinisti, si rifugia ad Amburgo. Qui una sua lettera al s. uffizio, con la richiesta di poter ritornare in Italia, gli procura una benigna risposta da parte di Brancati di Lauria e un salvacondotto. Assolto dal vescovo di Münster, è a Roma.  Riammesso nell'ordine, predica a Pìsa e Firenze. Conosce allora Marchetti, cui l’unie l'interesse per la filosofia corpuscolare e che lo presenta a Magliabechi, Redi -- cui lo lega la comune curiosità per il problema della generazione -- e Viviani. Là questo,  il periodo culturamente più felice d’A. Per interessamento del principe Gastone de’ Medici, ottiene la cattedra nella Accademia Nuova dei nobili senesi. Per l'insegnamento prepara un'edizione degl’Elementa Euclidis ad usum Novae Academiae Nobilium Senensium nova methodo et succincta demonstrata, Senis, dedicata al principe protettore. Ma la prefazione è indirizzata a Redi, e in essa A. chiarisce il proprio metodo. Etiam proportiones ipsas, quarum nimis longa est series, redigerem. ad acquationes, more Analystarum -- ed esalta la matematica in funzione dello sviluppo delle scienze naturali, concludendo con un elogio della scuola scientifica toscana, da BUONAIUTI (si veda) GALILEI a Redi a ROBERTI Torricelli a Viviani a Marchetti a Bellini a Malpighi. Redi lo ringrazia (v. lettera, edita in Gimma), promettendo di intervenire nuovamente presso il Granduca: il che dove procurare ad A. la cattedra straordinaria di FILOSOFIA NATURALE – cf. Waynflete Meta-Physical Philosophy -- nell'università di Siena, che resse.  Intanto, A., con Gabrielli e Grifoni, è tra i fondatori dei FISIO-CRITICI e ne diviene principe (v. lettera di Redi a Gabrielli, in Redi, Opere). Dalle lettere che A. indirizza in questo tomo di tempo a Maghabechi desumiamo molte preziose notizie circa i rapporti tra cultura filosofica e scientifica e tradizione sperimentale, rinnovando A. quell'incontro che per la generazione precedente e stato compiuto a Pisa dalla scuola iatro-meccanica di Borelli. Il rapporto ideale tra “le due culture” – al dire di Snow -- è anzi tanto stretto che A. teme per quella toscana, le ri-percussioni della lotta scoppiata a Napoli contro la filosofia moderna esperimentale -- processo degli ateisti. In Napoli vi sono di gran rumori. Mi scrivono che sia stata origine la dottrina del zio CORNELIO e che già la modernità va sossopra. Mi dispiace per diversi capi, benché io non dubiti esservi framischiate delle calunnie degl’emoli aristotelici del LIZIO e galienisti, e molto più mi dispiace per essersi già qui in Siena eretti i FISICO-MEDICI tutti esperimentali e per esserne io stato eletto principe. L'abbiamo celebrata due volte con l'intervento di tutta la più dotta nobiltà, ma adesso ci siamo raffredati non sapendo dove vadano a terminare le faccende -- a Magliabechi, Siena. Sotto la guida d’A. I FISIO-CRITICI possono tuttavia continuare con tranquillità le riunioni colla metodo de' Progimnasmi -- i Progymnasmata Physica -- di CORNELIO -- a Magliabechi, Siena. A. spera contemporaneamente di raggiungere una sistemazione migliore. Ambì al titolo di maestro e sollecita, tramite Magliabechi, un intervento di Malpighi, per il momento senza successo. Compone, mettendo a frutto la sua diretta esperienza del mondo protestante, un Prodromus apologeticus de Potestate sanctae Sedis Apostolicae, Senis, dedicato a Francesco de' Medici, Roccaberti, Bibliotheca maxima pontificia, Romae), introduzione a una progettata serie di dissertazioni controversistiche che però non si distacca dalla consueta letteratura dei tempo. Dedica tuttavia il meglio della propria attività ancora al settore teorico, apprestando, tra l'altro, l'edizione delle Coniche di Apollonio, con la quale per suggerimento di Redi e Viviani intese completare e sistemare l'edizione già apprestata da Borelli con l'aiuto di Echellense (Firenze), e stendendo uno scritto di meccanica, Commentaria ad scientiam Galilaei de triplici motu. Ma A. lascia quasi improvvisamente Siena per le non buone condizioni economiche, dati gli scarsi proventi che gli venivano dall'insegnamento, e per le sue precarie condizioni di salute. È a Roma, poi a Cosenza, quale prefetto degli studi e successivamente commissario generale nel suo convento di un tempo. Si riaccendono le persecuzioni a suo danno, le vicende sono ancora più oscure, ma gli procurano la protezione del principe di Tarsia, presso il quale, a Terranova, dimora, e quella d’Orsini, di Benevento. Chiede il trasferimento dalla provincia di Calabria a quella di terra di Lavoro nel convento di Cervinara e, in un secondo momento, in quello di Mongrassano. E però di nuovo prefetto degli studi a Cosenza, priore del convento di Scala e come tale partecipa al capitolo provinciale. Eletto priore di Mongrassano, non partecipa al capitolo per le peggiorate condizioni di salute e rinunzia anche alla carica.  Cura nel frattempo a Napoli la stampa dei De vera Ecclesia Iesu Christi contra Lutheranos et Calvinianos libri III,  degli Apollonii Pergaei Conica e la ristampa degli Elementa Euclidis, Neapoli.  Il nucleo ispiratore dei De vera Ecclesia libri III, abbozzati in parte a Siena e dedicati al principe di Tarsia, ha un reale interesse. A., come accenna in una lettera a Magliabechi, appare preoccupato di confutare la tesi protestante circa i fondamenti aristotelici della dottrina cattolica e sostenere invece l’identificazione della linea culturale incentrata sull'umanesimo e sul neoplatonismo con il cattolicesimo (Badaloni). Sulla linea umanistica viene rivendicata anche la continuità del movimento scientifico. Ma tali motivi accennati nella prefazione sono sommersi nell'opera, da un denso argomentare tradizionale in cui tuttavia è messa a frutto d’A. la conoscenza della dialettica e della filosofia simbolica. Nel chiuso ambiente conventuale, dopo l'esperienza in terra tedesca e in Toscana -- durante la quale però sembra che A. e spinto più dall'esigenza di contatti e di fresche osmosi scientifiche che non da un meditato approfondimento culturale --, accanto a un crescente disagio che lo rende insofferente della disciplina dell'ordine e lo induce a frequenti viaggi a Napoli per sorvegliare la stampa delle sue opere, riaffiorano in A. le preoccupazioni proprie di una formazione e di una tradizione meno aperta e duttile: il pesante enciclopedismo e il gusto mnemotecnico prendono il sopravvento sull'inteligenza sperimentale della natura, e A. si dedica a studi linguistici, condotti con criteri analogico-combinatori, Il consenso e dissenso della grammatica filosofica latina e la grammatica filosofica del volgare italiano e ad elaborare o completare questa “Philosophia symbolica,” sorta di enciclopedia pitagorica di cui fa parte opere che dai biografici sono indicate con titoli particolari: un'Ars magna pythagorica, un Decamerone pitagorico, esposizione IN RIME BERNESCHE della filosofia naturale, una LOGICA PYTHAGORICA seu de natura et essentia rerum -- lo stesso che l'Ars magna.  Degli inediti è conosciuta soltanto l'Ars magna in duas divisa; Dissertationes Altera De origine rerum altera De ortu et progressu Scientiarum della Biblioteca Alessandrina di Roma. La copia e effettuata da Zavarroni per la Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici diretta da Calogerà -- cfr. acclusa allo stesso ms. una lettera di Zavarroni a Calogerà. Probabilmente il carattere in apparenza bizzarro del saggio dove dissuadere gli editori dal darlo alle stampe. Esso, almeno nella copia di Zavarroni, pare l'introduzione a una serie di Dissertationes e non va tout court identificato con l'Ars magna di cui fa menzione Gimma. Se il De origine rerum, cioè la prima parte del manoscritto, può in qualche modo connettersi ai studi d’A., a escludere che il De ortu et progressu Scientiarum sia un saggio esperimentale contribuiscono il cenno all'edizione dei Progymnasmata del Comelio, il ricordo di Redi e di Viviani, la notizia degli studi compiuti d’A. sulla scienza galileiana del triplice moto, la notevole conoscenza che A. dimostra degli studi di anatomia, elementi tutti che presuppongono appunto la sua esperienza culturale in Germania e in Toscana.  La prima parte dell'opera che vuole essere una guida ad metam naturalis sapientiae, contiene una critica agli schemi mnemotecnici di Lullo e  Kircher e si svolge nell'elencazione di triadi platonico-pitagoriche, alla cui base v'è il presupposto gnoseologico della possibilità di conseguire verità assolute attraverso l'ordine naturale delle idee, poiché nella natura creata v'è una triplex virtus: intellectiva, volitiva et effectrix, ad essa corrisponde una triplex operatio -- interectio, volitio et impetus, ecc. Tale schema conduce ovviamente alla critica decisa della definitio logica aristotelico-scolastica che non attingerebbe alla quidditas rei come la definitio metaphysica, vagheggiata dall'autore. La Parte II è in sostanza una ripartizione delle scienze ancora su base platonico-pitagorica. Da "Sophia" è esclusa la logica, di cui sì ribadisce il carattere meramente discorsivo. Ma a "Sophia" appartengono la metafisica, notevoli i cenni platonizzanti circa il rapporto microcosmo-macrocosmo; la fisica, per la quale A. si dilunga nella critica all'aristotelismo e al cartesianesimo e nell'esaltazione della filosofia atomistico-gassendiana e dello sperimentalismo galileiano, pur richiamandosi insieme nettamente alla tradizione filosofica da Telesio a Cornelio; la politica, per la quale egli esalta l'insegnamento di Platone; l'etica, per cui continuo è il richiamo alla filosofia politica di Hobbes, ecc.  A questo impasto di vecchio e di nuovo, che contrappunta un momento della cultura italiana e riflette il travaglio di una filosofia A. si dedica alla meditazione filosofica e la occupazione di biblìotecario presso il principe Spinelli, a Terranova di Sibari, dove muore. Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Magl., A. lettere ad Ant. Magliabechi; Giornale de' Letterati e primo di Modena, Giornale, Redi, Opere, Milano; Gimma, Elogi accademici della società degli Spensierati di Rossano, Napoli; Zavarroni, Bibliotheca calabra, Napoli; Mazzuchelli, Filosofi d'Italia, Brescia, riprende dal Gimma;  Di Cagno-Politi, E. A. filosofo e matematico, Appunti, Roma;  Maugain, Etude sur l'évolution intellectuelle de l'Italie environ, Paris; Grammatico, A., O. Carm., insignis disceptator, in Analecta Ord. Carm., Badaloni, Introduzione a Vico, Milano, Elia Astorino. Elia Astorini. Tommaso Antonio Astorini. Astorini. Keywords: dialettica, filosofia simbolica, metodo discorsivo, grammatica filosofica, triade, triplex virtus: intellectiva, volitiva et effectrix, ad essa corrisponde una triplex operatio -- interectio, volitio et impetus. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Astorini” – The Swimming-Pool Library. Astorini.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ateiniano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Nizza). Filosofo italiano. Marco Ateinaiano. Ateinaiano.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Atenodoro: il portico a Roma -- il tutore del principe --  Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Maestro d’Ottaviano. Atenodoro Cananita. Atenodoro di Tarso Atenodoro di Tarso, o Atenodoro Cananita o Atenodoro Calvo (Cana), è  uno filosofo italiano. Nacque a Cana presso Tarso da un uomo di nome Sandone. Studente di Posidonio di Rodi e maestro dell'imperatore romano Ottaviano Augusto a Apollonia e, in seguito, di diversi esponenti della famiglia imperiale. Pare che segue Ottaviano a Roma. Ottaviano, proprio per i natali dati a maestro di filosofia, allevia la tassazione della città di Tarso. In seguito fa ritorno a Tarso dove aiuta ad eliminare il governo di Boeto e abbozza una nuova costituzione che da vita ad un'oligarchia pro-romana. Dopo la sua morte in suo onore fu tenuto un festival ed un sacrificio annuale a Tarso. Plinio il giovane racconta un episodio secondo il quale Atenodoro prende in affitto una casa a basso prezzo poiché era infestata da un fantasma. Mentre scrive di filosofia a tarda notte, un fantasma incatenato gli apparve e lo invita a seguirlo fino in cortile ove spare. Il giorno successivo, con il permesso dei magistrati della città, Atenodoro fa scavare nel punto in cui il fantasma e scomparso e trova uno scheletro incatenato. Dopo che allo scheletro venne data una degna sepoltura il fantasma non infesta più la casa. Gli vengono attribuite le seguenti opera: un'opera contro le Categorie aristoteliche (sebbene venga talvolta attribuita a Atenodoro Cordilione), una storia di Tarso, un'opera di qualche tipo dedicata a Ottaviano, un'opera intitolata περί σπουδη̃ς και παιδείας ("Sul fervore e la giovinezza"), un'opera intitolata περίπατοι. Nessuna di queste opere ci è pervenuta. Aiuta anche Cicerone nella scrittura del “De Officiis” ed è stato suggerito che la filosofia di Atonodoro possano aver influenzato Seneca e Paolo di Tarso. Note ^ Plutarco: Vita di Publicola 17; Strabone, Geografia, Pseudo-Luciano, Macrobii, 21. ^ Strabone, Geografia, Pseudo-Luciano, Macrobii, 21, secondo il quale Atenodoro morì a 82 anni. ^ Plinio il giovane, Lettere, libro VII, lettera 27. A Sura Griffin, p. 201. ^ Griffin, p. 201; sempre Griffin, pp. 206-208, ritiene possibile che l'autore di questo trattato sia l'Atenodoro logico stoico menzionato da Diogene Laerzio in Vite dei filosofi, Plutarco: Vita di Publicola; Griffin, Which 'Athenodorus' commented on Aristotle's Categories?, in Classical Quarterly. Atenodoro di Tarso, figlio di Sandone, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Athenodorus Cananites, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica Stoicismo Portale Antica Roma   Portale Biografie   Portale Filosofia Categorie: Storici romani Storici Storici Romani Romani Stoici. Atenodoro.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Atenodoto: il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo italiano. Porch. Pupil of Musonio Rufo, and a teacher of FRONTONE (si veda). Atenodoto.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Attico – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. FIlosofo italiano. best under Pomponio. Tito Pomponio detto l’“Attico”.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Attalo: il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo italiano. Vive a Roma. Maestro di Seneca che lo stima molto e lo cita spesso come nelle Lettere morali a Lucilio quando scrive. Come soleva dire il nostro A. 'il ricordo degli amici estinti è gradevole come certi frutti sono soavemente aspri.” -- o ancora a proposito dell'avidità dell'uomo che gode senza discernimento dei beni della fortuna come fa il cane che inghiotte voracemente i pezzetti di carne lanciati dal padrone. Così rifacendosi a A., Seneca afferma che una vita senza affanni e senza nessun attacco dalla Fortuna non è tranquillità è bonaccia. “A. lo stoico soleva dire 'Preferiamo che la fortuna mi abbia nel suo accampamento piuttosto che tra le mollezze. Subisco la tortura, ma coraggiosamente. Questo è vero bene'” e che procurarsi un amico è più piacevole che averlo poiché, dice Attalo, avviene che «come per un artista è più piacevole dipingere che aver dipinto.” Ed infine da A. Seneca reca il supremo insegnamento riferito principalmente all'ingrato che si tormenta e odia il bene ricevuto perché dovrà ri-cambiarlo, ne sminuisce i valore e accresce l'importanza delle offese ricevute. “La malvagità stessa beve la più grande porzione del suo veleno.” Una massima che Attalo ha modo di vedere applicata quando messo al bando da Roma, Lucio Elio Seiano, amico estremamente influente di Tiberio, e infine da questo stesso fatto giustiziare. Seneca, Lettere morali a Lucilio, Edizioni Mondadori. Seneca. Seneca. Seneca. Seneca. Pierre Matthieu, Historie delle prosperità infelici di Elio Seiano, Grillo, 1620 p.48   Portale Biografie   Portale Filosofia Categorie: Filosofi romaniFilosofi del I secoloRomani del I secolo. Attalo.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Aulo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo italiano. Aulo Gellio. under Gellio? Pupil of Lucio Calveno Tauro and Peregrino Proteo. Friend of Erode. Aulo.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Aurano: gl’ortelani di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. He follows the doctrine of the Garden. Gaio Stallio Aurano. Aurano.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Aurelj: ragione conversazionale e  implicatura in Deutero-Esperanto – la scuola di Macerata – filosofia marchese – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. (Macerata). Filosofo italiano. Pausula, Macerata, Marche. Direttore dell'istituto tecnico. Un grande appassionato di matematica e tecniche mnemoniche. Nel suo “L'arte di ricordare,” Civitanova, Natalucci, dedicato al fratello Filippo, professore di matematica a Rieti, dopo una veloce disamina delle mnemotecniche inventate da studiosi precedenti, come Lullo, Bruno, ecc., espone le sue personali riflessioni e invenzioni. A. presenta un alfabeto in cui ciascuna lettera corrisponde a una delle  cifre arabe da 0 a 9, secondo criteri come la vicinanza di forma tra la lettera e la cifra (es. 9 = 9, 1=t) e di pronuncia tra lettera e lettera (se 1= t allora 1 è anche uguale ad, consonante che ha lo stesso  modo e luogo di articolazione della t). Il saggio comunque non può configurarsi come una ricerca intorno alla lingua universale, perché espone semplicemente delle tecniche per velocizzare i processi di memorizzazione. Nonostante questo, i suoi studi e interessi per il campo della combinatoria e dei numeri devono essere stati propedeutici alla ricerca sulle lingue ausiliarie che edita con il titolo “Ai più illustri uomini e ai giornali i più riputati per la diffusione della lingua universale scritta,” Roma, Unione Cooperativa. L'idea d’A. è quella di distribuire a tutti i paesi dei vocabolari in cui le parole, tradotte ovviamente in ogni lingua, siano associate a dei numeri - e in questo ricorda vari altri progetti precedenti. Ciascuna parte del discorso possiede un numero di riferimento (così ad esempio un insieme di cifre che inizi con il numero 1 indicha i nomi, il numero 4 gl’aggettivi, ecc.). A queste composizioni di numeri sono da aggiungere poi dei segni (19 in totale) che ne specifichino genere, numero (nomi e aggettivi), grado (aggettivi), persone, tempi, modi (verbi). L’accento indica il genere femminile. Due puntini sovrapposti all'ultimo numero indicano il plurale. Il segno matematico “-“ indica diminuzione, il “+ “ accrescimento, la “x” peggioramento. I due punti indicano che il grado dell'aggettivo è comparativo. Se doppi « :: » indicano grado superlativo. Gl’esponenti sull'ultima cifra indicano la persona, il modo e il tempo (per esempio 123 in esponente significa: prima persona singolare, modo congiuntivo, tempo imperfetto). Si veda ALbani, BuonarROTI. Nuovamente si tratta di linguaggio matematico, così come è già stato immaginato anche da vari altri filosofi, in cui ogni numero aggiunge un'informazione al complesso. Una lingua abassissimo, se non inesistente, ordine di fusione tra i morfemi, lessicali e grammaticali, identificati tramite numeri, e perciò esatti.  DELL’ ARTE DI RICORDARE. LETTERA DELL’AVV. PROF. A. AL SUO FRATELLO FILIPPO DOTTORE IN LEGGE E PROF. DI MATEMATICA E DI SCIENZE NATURALI IN CENTO Camerino Borgarelli T. S'MaMaa©  Questa lettera Primi studii di Mnemotecnia Cento L’ Arte della memoria in Arcevia e documenti A che fine li ho allegati Programma d’insegnamento Il Governo fa buon viso alla Mnemotecnia I miei conti Il Sindaco non vuole Chi era il Sindaco U interazione di un Deputato L’orario della Scuola Normale Gli abusi di potere e la libertà I miei concittadini Un opuscolo prima di un’ opera Gli effetti d’ un reclamo  Questo racconto era d’ uopo farlo Esperienze  fatte ed esperienze impedite Le Autorità scolastiche le han da  conoscere Gli esperimenti e i precetti Ti do ragione Le cose e le idee I rapporti fra le cose e i rapporti  fra le idee Gli antichi L’inventore della Mnemotecnia, e poi IL LIZIO, CICERONE (vedasi) e Quintiliano Lullo e Frate Bartolomeo Bradwardine, PICO (vedasi) e Pubblicio Pietro da RAVENNA (vedasi), PORTA (vedasi), e un racconto del Mureto   Il Rombcrch, GRATAROLI (vedasi),  BRUNO (vedasi), il Maraforti  o Malafioti, lo Schenckel c Mario d’ Assigny Claudio Buffier, il Grey e Salomons Lowe 11 Freyjoo, il Kiistner e il  barone d’Aretin Aimè Paris e i fratelli De Castilho P. I. Fraticelli, e il Garello lodato da Massimo d’ Azeglio Il metodo di Antonio Jazwinski e il Generale Bem Il conte  Mailath, C. Ottone Reventlow ed il Silvin Il Worterbuch,  Francesco Orioli, Niccolò Minola, A. Appollonio d’ Istria, il Kothe,  Vincenzo De Castro e la Mnemotecnia in parecchio scuole d’ Italia Un’ altra volta una storia più lunga Parlerò del mio metodo Le regole di un alfabeto mnemonico Quanta oscuritàl Un alfabeto non mio Esaminiamolo Prima regola Seconda regola 11  mio alfabeto di consonanti È più semplice Difetto comune ai due alfabeti esposti Le vocali si raddoppiano In che modo? Classificazione delle sillabe Le varie sillabe nel linguaggio Un’altra osservazione SEGNI CONVENZIONALI – cf. H. P. Grice on SEGNI NATURALI E SEGNI CONVENZIONALI in ‘Meaning’ -- Nuovo alfabeto di vocali Esempi Bisogna fare degli esercizi Quali? I principii di tutte le arti sono umili ma necessarii A che  servono gli alfabeti? Un’ epoca storica e una forinola Formolo migliori e licenze Formolo in rima Dieci  esempi di licenze Spiegazione Le licenze hanno ad  esser l’ eccezioni e non le regole Uso promiscuo de' duo alfabeti Obbiezione e confutazione Nascita e morte, o  giorno, mese ed anno Analogie foniche I capo-luoghi delle provincie italiane Dizionario mnemonico La seconda parte della Mnemotecnia Ti ricordi come fa Simonide? Atto di fede Tu puoi con  queste parole ricordarne altrettante Associazioni mentali Magnificamente! Parole o frasi è lo stesso I  primi prodigii di memoria non si compiono senza stento Difetti dei punti di ricordo usati in principio Punti di ricordo  associati fra loro Tavola di 99 punti di ricordo Spiegazione di questa tavola Estensione di questa tavola  per lungo e per largo Classificazione delle tavole I verbi in luogo degli aggettivi Un altro esercizio Serie di regnanti Una moltitudine di cifre numeriche Varietà dello applicazioni mnemoniche e il lunario I giuochi di carte [cf. H. P. Grice, AUCTION BRIDGE], il dettar più lettere a un tempo e il parlare all’ improvviso Chi promette troppo suol far fiasco E tutto  questo come c’ entra nella Mnemotecnia? Ancho un ignorante  sa qualche cosa e lo spiritello può farlo parlare Tavola per  improvvisare Perché non la espongo La Mnemotecnia picchia alle porto delle scuole affinchè le siano  aperte Timori e speranze Perchè non ho da trovar  gli uomini ragionevoli? Obbiezioni generali e risposte Oh! ma ci vuol tempo ad  imparare quest’ Arte, eccetera Obbiezioni particolari Argomenti e buone ragioni (Posso illudermi ancho ma. Gli argomenti crescono Concludo Ho finito Carissimo fratello. Ho in animo di farti cosa grata col ragionare  un po di proposito della Mnemotecnia, della quale  sai quanti studii feci negli anni trascorsi, e che  ignori quanto ora mi costi di pene e di lotte, per  1’ impresa a cui mi son messo di farla conoscere e  prevalere in Italia. Però mi accingo a scriverti e  alla buona un letterone, con le principali idee che  su questo subbietto mi si aggirano per la mente: e  quando mi parrà di averle appieno significate, chi  sa che non mi raccomandi ad uno stampatore per  farle correr fra gli amici ed i nemici! Sulla Mnemotecnia, che è 1’ arte di accrescere  la potenza della memoria, mi diede per cortesia due  lezioni, egli è già lunga pezza, il eh. prof. Oswaldo Casali, nostro parente ed amico, e il resto lo imparai  colla lettura del Silvio allora e di pochi altri in  appresso. Le prime esperienzemi riuscirono bene; e  fu male per me, perche credei fatto il fattibile, e  non pensai per molti anni che si sarebbe potuto far  meglio. Quando lo pensai, di tempo ne aveva fatto  trascorrer molto senza frutto; e me ne dolgo, perche altrimenti forse adesso mi troverei salvo iu porlo,  mentre invece sono dal porto lontano, c in un mare  che non è in bonaccia. Mi scuserà il proverbio: Meglio lardi che mai. Dunque tardi mi posi all’ opera di riformare  la Mnemotecnia, lardi ci riuscii, e più tardi ottenni  di poterla pubblicamente insegnare. Allora io dimorava costi, ove tu sei ed ove eravamo ambedue  professori, ove soavi ricordi e la più terribile delle  memorie mi richiamano sovente! Cento, la patria di simpatici e cari cittadini, dei nostri bravi alunni,  di tanti amici dolcissimi, della mia diletta compagna,  la patria e la tomba del mio povero figlio!., lo li  amo sempre i Cenlesi! Grandemente mi dispiacque  di allontanarmi da Loro, quando fui eletto professore di Lettere e nominato precettore di Mnemotecnia  in Areevia. Ma si trattava di mettere alla prova  pubblicamente quest’ arte, c di un Municipio che  1 accoglieva sulla mia parola, dandomi con ciò un  attestato d’ immensa stima, che mi è stato rifiutalo  da qualcuno perfino de’miei più intimi amici e  dopo la prova fatta e riuscita! Colà trovai buona accoglienza c un vile nemico, il quale si diede a perseguitar me e la mia  nuova scuola; ma non sarei generoso a nominarlo  ora che, esecrato da tutti, giace col capo nel fango.  Alle prime lezioni di questo nuovo insegnamento  accorse una folla di persone d’ ogni età e d’ ogni  grado, che s’ andò poco alla volta diradando; ma  gli scolari fissi furono sempre venti e pochi più, «  fra questi un professore e due maestri. Ricorderò sempre con affetto que’ cari miei giovani, che studiarono con tanto impegno alla mia scuola ( e non era mica obbligatoria! ), e contribuirono moltissimo  a procurarmi quella buona nominanza, che senza le  loro fatiche non avrei al certo ottenuta nell’ arte  della memoria. Della quale i primi frulli cominciarono a farsi ogni dì più chiari anche agli occhi di  coloro che ne avevano per lo innanzi dubitato, siccome emerge dalle seguenti parole del Direttore scolastico, che così mi scriveva oflìcialmcnle: c Noi abbiatt mo sentito dei giovani recitare, dopo uri istruii zione di poche settimane, gran copia di avvenitt menti storici, sia progressivamente, sia iuversat » 9 P, b   O s, z, ce, ci   Vediamo in questo alfabeto, una alla volta, le  due suddette regole come furono praticale, ed anche  il loro perchè. Prima regola: la quale ha per fine che siano con facilità ricordate le dette lettere correspettivamente a ciascun numero. Corrisponde alla cifra l  la t perchè senza taglio è un’ asta, e la d per analogia di suono si accompagna colla t : alla cifra 2  la n perchè formata di due aslicciuolc, e lo gn perchè.?: alla cifra 3 la m perchè, come la n di due,  così questa di tre asticciuole si compone: alla cifra  4 la r perchè s’ incontra nelle parole che esprimono questo numero nelle lingue, italiana, latina,  greca, francese, tedesca, inglese, spaguola: alla cifra  S la / perchè L equivale a cinque decine, e lo  gli perchè.?: alla cifra 6 la g dolce perchè è un 6  rovesciato e perchè si pronunzia con dolcezza (!),  c sce sci perchè.?: alla cifra 7 la c aspra perchè  incomincia con essa la parola cassette che poi finisce con sette (!), e tutte le altre per analogia di  suono colla prima: alla cifra S la f perchè, togliendole il taglio e disegnandone più tondi gli occhietti,  se ne* forma un 8, e la » per analogia di suono  colla f : alla cifra 0 la p, perchè a portar 1’ occhio da destra a sinistra, se ne fa un 0, e la b  per analogia di suono colla p: alla cifra o la s  perchè ha in sè due semi-zeri (!), la z per analogia di suono colla s, e ce ci perchè in francese  (!) pronunziansi se si.   Seconda regola: non tutte le lettere dovevano  essere a quest’ uso adoperate. Infatti le vocali ne  sono escluse: e perchè? Perchè ad es. nella parola  Tito, e medesimamente in tutte le altre, si cambiano nelle rispettive cifre numeriche tutte le lettere,  eccettuate le vocali, e Tito diventa il: e allo inverso tutti i numeri si convertono in parole nel seguente modo. Proviamo nel 12: la cifra 1 è eguale  ad una delle due consonanti t ovvero d, 1’ altra  cifra 3 alla n od allo gn. Per trasformare il 13  in una parola, fra le lettere corrispondenti alle sue  cifre interporrò vocali a piacere ( le quali non hanno  valore numerico ), ma sì che un vocabolo di qualche  significato ne risulti, come tuono, tana, dono, degno, e simili.  E tutto questo a che prò?.. Te lo  spiegherò più avanti; che nè tutto si può esprimere  nè tutto si può intender in un istante.   Ricorda le due regole che ho premesse e precisamente la prima. Ti par che sia stata puntualmente osservata nello esposto alfabeto? A me pare  di no, perchè le analogie tra le lettere e i numeri  mancano tal Gaia, tal altra sono imperfettissime, e  nel caso dello zero e forse in altri sono dipendenti  dalle regole della pronuncia francese. Per ciò 1’ ho  io modificato e ridotto come appresso: 1 t, d 3 IL  3 ILI   4 • • •    1 • • • •    • •( • )    s ...    t • • j ZK      e i>, p      7 ...    ... r . . . .    • •( ? )    8 ..    ... i*, V    • • ( /)    9 ...    • >'  alla m   o” => qualunque consonante dalla n alla 35 Finalmente eccoti il mio nuovo alfabeto detto  di vocali, per contrapposto all’ altro pur mio detto  di consonanti :   1 c’n- cac.   2 c’e - eoe.   3 c’ i - oit%   4 o’ o - eoo. ^   3 c’ 11 - 0110 - v.   6 c a - ao - ooac - ccoac.   7 c”o - 00 - ocoo - coooo.   8 e” i - io - coio - cooio.   9 0 0 - 00 - 0000 - 00000. ^ ^   O O li - no - cono - CCCÌIC - oov-cocv.  Da questo chiaro apparisce che le sillabe cv  sono state divise in due metà, una per la prima  serie, per la seconda 1’ altra; e che nella parola  ca-sa, la prima n, è l, la seconda » è 6.  Inoltre alla prima serie appartengono tutte le sillabe evo, sicché nella parola Par-ma le due  a sono due 1, e tutta la parola è il.   Le sillabe -ve, cove, coevo, appartengono alla seconda serie; dunque at-to-re è 007,  gran-de 02, ri-strot-lo 870.   Al et si sono date in sussidio le sillabe v,  cioè tutte le vocali isolate, ed allo o le sillabe  ccv o cccv; dunque mì-e-i è 355,  sti 120, dis-tra-e 305.   Ti dirè poi come ho trovata la maniera di servirmi de’ due alfabeti di vocali e di consonanti indifferentemente, sicché s’abbiano a moltiplicar sempre  più le combinazioni possibili nella traduzione di un  numero in parole equivalenti: della qual cosa non  ti ho ancora potuto mostrare l’ importanza. — Ora  è necessario eh’ io ti preghi a fare alcuni esercizi  pratici per renderti familiari i due alfabeti. Sono  quattro per ciaschedun alfabeto, e graduali ; e non  dovrai passare al secondo, finché non sarai certo  di eseguire prontamente il primo! Così non dovrai  trascorrere agli esercizi ( che sono i medesimi )  pel secondo alfabeto di vocali, prima di aver compiuti quelli pel primo alfabeto di consonanti. I detti esercizi graduali sono: Traduzione  delle parole nei numeri corrispondenti leggendole: La stessa traduzione a mente:Traduzione dei numeri, prima di due cifre, poi di tre, poi anche  di quattro, nel maggiore possibil numero di parole  colla penna: 4° La stessa traduzione a mente.   Non isdegnare, fratello mio, questi umili esercizi. I prineipii di tutte le arti si assomigliano in  questo, che sono umili ma necessarii; e senza di  essi non c è continuazione possibile, e non si arriva al fine. Chi volesse dire il contrario mostrerebbe di non avere imparato mai nulla.   Adesso viene a proposito la domanda: A che  bell’ uso sono destinati questi alfabeti? i quali ho  inventati non senza grande fatica e luogo tempo,  Filippo mio, che nessuno immagina in cose fatte e  finite il quanto di quella e di questo!  L' uso,  a cui sono destinali, c la base di tutta 1’ arte: ma  la prima applicazione di essi, che è fondamentale,  risguarda la ricordanza delle epoche storiche, delle  cifre geografiche, statistiche, astronomiche, matematiche ec.   Un’ epoca storica è un numero: questo numero  pub esser tradotto in una o più parole: queste parole rappresentano diverse idee: fra queste idee se  ne pub sceglier una, che abbia rapporto col fatto,  a cui 1’ epoca stessa si riferisce: il detto rapporto  si pub esprimere con parole: questa espressione dicesi formola mnemonica. Esempio: Gli specchi  ustori d’Archimede, secondo il Levi-Alvares, furono  conosciuti 220 anni av. Cristo. V epoca 220 è un  numero: questo numero pub tradursi nelle parole,  tergeste, le gesta, le ceche, celeste,  perdesti, le leste ec. ec: varie idee sono da queste parole rappresentate: l’ idea di cosa celeste panni che abbia uno stretto rapporto col  fuoco prodotto dagli specchi ustorii, perchè la luce  da quelli concentrata è un fuoco che vieu dal cielo,  e la prescelgo: esprimo con brevi parole questo  rapporto:   an. av. C .   Gli specchi ustorii di Archimede 220   Incendiavano con un fuoco veramente . celeste   Questa è una forinola mnemonica; nella quale ho  curato di metter in fine la parola corrispondente  all’ epoca e di scriverla con carattere diverso dal  resto della formola. Ora che tra specchi ustori! e celeste il rapporto s’ è trovato, le due  idee sono nella nostra mente associate-, se associale, 1’ una deve richiamar 1’ altra; dunque 1’ idea  di specchi ustorii risveglia quella di fuoco celeste; ma celeste è 220; quindi il 220 è unito  agli specchi ustorii di tal maniera che, ricordando  questi, ci verrà fatto di ricordare facilmente anche  quello.   Questo processo dicesi mnemonizzazione di  un’ epoca, ed è sempre il medesimo per tutte le  epoche possibili: se non che nei varii casi pratici  lo mnemonico può per varii mezzi render migliori  le formole, o prendersi qualche licenza nell’ uso  della parola corrispondente al numero.   Può renderle migliori, componendole in uno o  più versi, valendosi delle rime ec.  Giusta 1’ Arte  di verificare le date, ottimo libro di cronologia, il     Digitized by Google     49   Diluvio universale sarebbe avvenuto 3308 anni  avanti Cristo. Forinola:   a. C.   Diluvio universale 3308 e furori quasi tutti   Spaventati da prima e al fin distrutti   Se la parola alfìn non potesse dividersi in due,  un esempio di licenza, che mi sarei presa in questa formolo, sarebbe stalo nella detta parola, di cui  una sola parte, disgiunta dall’ altra, si troverebbe  nel finale corrispondente al numero. Un’ altra licenza è la sottrazione del millesimo nelle epoche  dopo Cristo, che non fa danno, perchè nella storia  un errore di mille anni è impossibile.  Varii  esempi di altre licenze sono espressi nelle seguenti  formole:   a. C.   1. La birra inventata dagli Egizi . . 1996   Se è cavata dalla fermentazione del r orso, perchè non dir . la orzosa?   2. Invenzione dei caratteri della scrittura attribuita ai Sidonii 1860   Inventarono la scrittura   0 6   3. Fenicio figlio di Agenore inventa   1’ arte di tingere in porpora  1519   Porporato   Fa rima e poi s accorda con . . caudato   4   4. Jagnide di Frigia inventa il flauto . . . 1506  Il flato è cosa naturale, ma è brutta   5. Fondazione di Cartagine  860   Per fondarla, o Didone, da Tiro lungi ti tirasti   6. Talete di Mileto ( Jonia ) uno dei sette savi della Grecia  6 XX  Talote   2 7   7. Ciro 53X   .... è Oiro  9   8. Ritirata del popolo romano sul   Monte Sacro 484 Su quel monte si ritirò di Roma il bopolo   è     9. Coriolano  48X   Corio  5     10. Simonide inventore della Mnemotecnfa . 480   Fu di prodigiosa me moria 5   Nel primo esempio si è usata una parola nuova, orzo^a, ma molto davvicino collegata colla birra che si ottiene dalla fermentazione dell’ orzo:  nel secondo, se si altera di qualche anno 1’ epoca,  che in realtà non può esser precisa perchè un’ invenzione di quella natura non può essere stata fatta  in un solo anno nè si sa bene quando, si guadagna d’ altronde per grande sicurezza di memoria,  nella quale non si può la scrittura disgiungere dalla invenzione della medesima: nel terzo, dalla  idea di porpora si passa subito a quella di porporato, alla quale per la rima e per 1* idea trovasi  bene unita 1’ altra di caudato: nel quarto, di  flauto si fa flato per immediata analogia di  suono, e col flato la parola equivalente all’epoca  si collega evidentemente: nel quinto, il giuoco di  parole che unisce Tiro a tirasti giustifica la  forinola: nel sesto, non nuocciono 27 anni in più  od in meno, ma giova che Talete faccia ricordare 1’ epoca di Talete: nel settimo è quasi lo stesso: nell’ ottavo, quella stranezza di bopolo  ne facilita grandemente la ricordanza, perchè le  strane cose meglio delle comuni si tengono a mente:  nel nono, altro esempio del come si possano utilmente adoperare i nomi e le loro parti nelle forinole: nel decimo è il medesimo che nel nono, colla  differenza che in vece del nome di un uomo si ha  il nome di una cosa, alla quale peraltro si riferisce r epoca immediatamente; oltre di che, della parola - per il finale - s’ è presa una parte.   Questi esempi valgano ad autorizzarne ( parola un po’ vanitosa ! ) altri simili o poco dissimili,  bene inteso che abbiano ad esser le eccezioni e  non le regole. Ecco il momento di esporre come promiscuamente, e senza pericolo di confusione, possano usarsi e 1’alfabeto di vocali e anche quello di consonanti in queste mnemonizzazioni. Al quale proposito vo’ raccontartene una curiosa.  Io non aveva  per molle ricerche e per mollo tempo potuto inventare il modo di questa combinazione; e sì, che era  importantissima, perchè da un’ associazione più o  meno giusta ed immediata dell’ epoca al fatilo dipende la più facile e la più duratura ricordanza  della medesima. Or tu vedi chiaro quanto valga a  questo fine il poter tradurre 1’ epoca in un grande  numero di svariate parole, per isceglier tra molte  quella che più dappresso, per l’ idea significata, al  fatto si riferisce. Se la sostituzione dell’ alfabeto di  vocali a quello di consonanti mi aveva tanto bene  a questo scopo servito, quanto meglio avrei fatto  coll’ evitare senza pericolo di errori la detta sostituzione e col cavare da un numero, non le sole  parole dovute all’ alfabeto di vocali, ma anche quelle  provenienti dall’ alfabeto di consonanti ! In breve,  se 1’ ultimo di questi alfabeti può dar 5 e 1’ altro  15, col sostituir questo a quello io aveva guadagnato 10: ma coll’ unirli avrei ottenuto 20 tondo  tondo ! Ebbene, quello che non avevo potuto cavare  dallo studio, dal tempo e dal mio cervello, venne  fuori da un’ espressione di un mio scolaro in Arcevia, la quale pareva che non dovesse aver nemmeno la più piccola relazione col mio proposito, e  che pure valse a farmi risolvere su due piedi il  problema, e, quel che più monta, in un modo sera  plicissimo.  Eccoli la soluzione. Se la parola, corrispondente alle cifre numeriche dell’epoca, s’ incominci con una vocale significante lo zero, o da  questa vocale sia stata preceduta, quel zero sarà  indizio che si è usato 1’ alfabeto di consonanti, e  che dunque le susseguenti consonanti, e non le'  vocali, s’ avranno a tradurre.  Nel mnemonizzare è lo stesso. Quando si vuole usare 1’ alfabeto  di consonanti, alla parola estrema della formola si  premette lo zero, od essa stessa collo zero s’ incomincia. — Quante sono le cose semplici che non  si possono semplicemente esprimere ! Questa è una.  Ma non importa: esempio: d • d « C    Guerra di Roma contro Giugurta,  113   Egli disse a Roma: poiché ti ^  vendi, non ì) 6 1 tCCO • • • • eh© t;©IH£l;     Il eli© è uno zero: dunque si è fatto uso del1' alfabeto di consonanti : dunque nel tradurre in  numeri il ti tema considero t-t-m e non già  i-©-a.  Ci siam capiti eh?. Pare impossibile che si diano al mondo antipatie contro persone o cose sconosciute, eppure  è così: contro le persone poi !... ma di persone il  meglio è non parlare. Alcuni di quelli ohe non  conoscono la Mncmotecnia, e che appena appena  han sentito parlare di queste formole, dagli e  dàgli a perseguitarla con tutta 1’ avversione, e ad  esclamare: Bel tornaconto ci si trova a mnemonizzare le epoche ! Mentre si compone la formo la per una, quante più se ne imparerebbero colla memoria naturale!... eccetera!  Ho tre argomenti per la confutazione. Uno mnemonico esercitato e valente ( e senza esercizio non si diviene  valenti nemmeno a fare i chiodi ) non ha bisogno  ' di scrivere le formolo, quantunque sia bene che se  le noti anch’ egli, e le immagina appena conosciuto  il fatto e visto il numero. 2° L’opera di chi volesse  mnemonizzare tutta la cronologia, o una parte, non  varrebbe solo per lui, ma per tutti gli altri se la  pubblicasse; e questo, quando la Mnemotecnia fosse  divenuta comune, s’ avrebbe a fare e si farebbe, di  lavorare un per tutti: e di epoche mnemonizzate  se ne imparano anche cento all' ora; e perciò mille  in dieci ore, e di questo passo la cronologia in un  mese ! 3° Quanto alla durala della ricordanza, nessuno in pieno senno ha forse dubitato mai che debba essere immensamente più lunga quella delle idee  associate di quella delle idee sconnesse: ma se pure  un qualche infelice fosse innamorato dell’ opinione  contraria  oh per me che se la sposi pure! Non tutte le epoche sono semplici come quelle,  sulle quali abbiamo studiato. Potrebbero anche volersi ricordare le epoche della nascita e della morte  di molti uomini illustri. La formola in questo caso  debbe contenere una parola per la nascita, che si  collocherò la prima, e un’altra per la morte che si  collocherò in fine; coll’ avvertenza che la prima o  le prime due cifre dell’ anno della nascita non vale  a nulla ripeterle per 1’ anno della morte.  Inoltre,  di certi avvenimenti è il giorno, è il mese, che si  vogliono ricordare coll’ anno. Il giorno è un numero, ed anche il mese, perchè Gennaio 1, Febbraio 2,  Marzo 3, ecc; e insieme si mnemonizzano in due  parole da esser le prime della forinola, come 1’ ultima sarà la parola dell’ anno. Spesso il mese e il  giorno si possono chiudere in una sola parola,  quando cioè non ne derivino errori. Il 13 del 4°  mese per esempio, si pub senza confusione far diventare 134, perchè il mese 34° non c è: e similmente il 2 del 5° mese si converte in 25, e il 10  del IO, 0 che porta a quattro cifre, in 1010 chè  per necessità due al giorno e due al mese dovranno  attribuirsene.   Come è detto delle epoche storiche, così è ' a  dirsi delle cifre geografiche, astronomiche e statistiche: rispetto alle matematiche usus te plura docebit, nè questo è il luogo di trattarne, chè bisognerebbe esporre tutta la scienza per applicarle  tutta F arte. In tutte le dette cifre però, cade un’ osservazione importante, ed è che non si prestano  molto facilmente ad associazioni logiche e sicure.  Infatti a voler mnemonizzare le popolazioni, s’ ha  un bel dire, ma, se si riferiscono a città, i più non  hanno di ciascuna di queste così distinta idea da  non confonderle spesso fra loro: e sai che la Mnemotecnia, non bau da utilizzarla solo i maestri, ma  anche gli scolari! Per ciò si ricorre alle analogie  foniche, le quali sono parole per il loro suono analoghe, giacche parliamo di città dirò, analoghe  al nome della città di cui si mnemonizza la popolazione. Con queste parole si associa la parola  della cifra. Non crederai senza prova, che con questo metodo s’ imparino più facilmente, e più  fermamente si tengano a memoria le formolel —  Per fartene certo, eccoti le popolazioni dei capoluoghi delle provincie italiane, mnemonizzate dai  miei scolari di Arcevia, che in 30 o 40 minuti ti  riuscirà facilmente di mandare a memoria.  Ciò  che ho detto delle analogie foniche per le città, vale  egualmente per le altre cifre geografiche, per le  astronomiche e per le statistiche, e può valere an   che per la cronologia.   abitanti   1. Chieti ( Abruzzo Citeriore ) . . 20. 000   Quieti son gli abitanti nei dì di lesta.   2. Teramo ( Abruzzo Ulteriore I ) 16. 000   Questa città t* era molto . . . cara   3. Aquila ( Abruzzo Ulteriore II) 12. 000   V attuila dalle somme altezze si   precipita nella valle   4. Alessandria 54. 00   Il Papa Alessandro i nemici fug-ò   5. Ancona 40. 000   Ancóra tu sei fondata sull’ adriaca costa   6. Arezzo 36. 000   In Toscana si rizza   7. Ascoli 17. 000   Se ! acqua non s\ scoli non va al mare      ab.   8. Potenza ( Basilicata ) 13. 000   Chi ha gran potenza può far grandi mali     9. Belluno 13. 000   J3ell’ uno non è dei talli   10. Benevento 19. 000   y iene bene il vento quando ci   porta da lontano il canto   11. Bergamo . 35. 000   Perchè amo l idolo . . mio"?   12. Bologna 97. 000   Bologna la dotta la base   ìlla scienza legale pose   13. Brescia 35. 000   10 non ho prescia di pagare il . . fio   14. Cagliari 31. 000   11 cagliare serve a chi di cacio si cil>a 15. Cosenza ( Calabria Citeriore ) . 16. 000   L’ Italia è nazione con o senza Malta   16. Reggio ( Calabria Ulteriore I ) 30, 000   Il Calabrese era regio suddito   dei Borboni nella _ lista      ab.   17. Catanzaro ( Calabria Ulteriore II ) 16. 000   A che f alzarono gli amici nella )?am?   18. Caltanisetta 18.000   Canta, Lisetta; perchè oggi non canti?   19. Foggia ( Capitanata ) ... 25. 000   A loggia, di semicircolo il tuo fondaior ti fea   20. Catania 62. 000   Il cacciatore porta catana ed . armo   21. Como 21. 000   Come è Lolla!   22. Cremona 28. 000   Il cremore bevi   23. Cuneo 22. 000   Mettendo il ciuieo nella spaccatura, il legno si fende   24. Ferrara 68. 000   Il ferro ara il tcrreno r perchè dia pani   25. Firenze 129. 000   Fiorente io ero, e poi diseccato cadevo   26. Forlì 37. 000   Far li le cagioni della  lite      ab.   27. Genova 120. 000   Genova, dall' allo, ov eri, . cadesti   28. Girgenti 17. 000 Vedo gir genti per il ... mare   29. Grosseto 4. 000   Sono grossetto, son piccoletio,   e capo luogo son   30. Livorno 91. 000   Livor uofl mi roda   31. Lucca 65. 000   Tu, o San Luca, l' evangelio . . sai   32. Macerata 20. 000   Canapa macerata per tempesta   Al possidente toglie di far . . . . lesta   33. Mantova 29. 000   Contro il manto va il ... vento   34. ® Massa 15. 000   Da Carrara non ti disgiungi  mai   34. b Carrara 14. 000   Cara e rara è la tua cava di marmo 35. Messina 94. 000   Sotto la covatrice messi, na scono   gli uccelli al volo   #      ab.   36. Milano 219. 000   Mi lag-no, perchè invano . cercavo   37. Modena 32. 000   Le mode nascono a mille a . . mille   38. Campobasso ( Molise ) ... 12. 000   Il campo basso sta nella . . valle   39 Napoli 417. 000   TVei poli della terra I uomo  non può v . toccare   40. Novara 27. 000   Con nuova ara si misurano le terre   o   41. Padova 34. 000   Il pardo va lontano dal . . fumo   42. Palermo 186. 000   Par 1’ ermo lontan dalla . marina   43. Parma 46. 000   Farmi d' aver perduta la . . borsa   44. Pavia 23. 000   Far via la virtù per arrivare gli I>ei   43. Pesaro ( e Urbino ) .... 20. 000  La pesarono colla cesta      ab.   46. Piacenza  30. 000   La compiacenza è sempre al   sacrificio mista?   47. Pisa 49. 000   Pesa il campanile dalla parte dov ' è torto   48. Porloraaurizio 6. 000   Porta Maurizio se stesso : dove va?   49. Salerno ( Principato Citeriore ) 81. 000   Halirono nell ” albero per prendere una mela   50. Avellino ( Principato Ulteriore ) 19. 000   Area il lino in un ... campo   51. Ravenna 54. 000   [Rivenne di lontano /’ eco eh’ io . odo   52. Reggio ( Emilia ) 18. 000   La flavo sm « « •   53. Rovigo 10. 000   Rovigo non è nelle  Marche   54. Sassari 24. 000.   / sassi ricadono, ma io non . . cedo   55. Siena 23. 000   Sulla scena primeggiano le Opere del "Verdi   ab.   56. Siracusa 20. 000   Si ricusa il codardo alle gloriose guerriere gesta   57. Sondrio 5. 000   S* ode un rio che corre verso il . sud   58. Bari ( Terra di Bari ) ... 31. 000   Fari al cane nessuna bestia è . fida   59. Caserta ( Terra di Lavoro ) . 30. 000   Il muro di una casa erta di   pietre e di cemento è misto   60. Lecce ( Terra d’ Otranto )  19. 000   Lecca il piatto, perchè ghiotto   come un gatto   61. Torino 180. 000   Per paura d' un torino voi . partiste   62. Trapani 28. 000   / trapani sono ferri   63. Treviso 23. 000   Con tre visi un mascherone  feci   64. Udine . 24. 000   Sopra V incudine colle tanaglie   il ferro tengo        ab.   65. Perugia ( Umbria ) .... 43. 000   Nel Perù gl ano a .... torme   66. Venezia 120. 000   Venne zia quando tu cadesti   67. Verona 59. 000   Il vero nascondesi, ed il falso   si trova per tutto   68. Vicenza 34. 000   Vincenza, non volete il ... filo? Quanto sarebbe utile un dizionario mnemonico !  Hai veduto che 1’ han fatto in Francia e che n’ han  spacciata sin la 6. a edizione! Ma quello non serve  a noi Italiani, e molto meno coi miei alfabeti. Se  riuscirò a far conoscere e convenevolmente apprezzare la Mnemotecnia in Italia, chi sa che a qualcuno non venga la buona volontà di compilarlo!  Allora il mnemonizzare sarebbe facilissimo, e chi  sa pure quanti libri mnemonizzati si stamperebbero!  e con quanto grande vantaggio della pubblica istruzione ed economia di tempo negli studii, ognuno il  comprende. Ognuno il comprende? Questo è un  errore madornale. Mi contenterei bene se il comprendessero tutti i pochissimi, che non avran gettato il mio libercolo prima di giungere a questa  paginal La speranza di un così gran bene, s’ eglino  fossero per nudrirla, basterebbe a muoverli in fa    vore della causa, che in questo momento da solo  difendo, e basterebbe a vincerla! Passo alla seconda parte della Mnemotecnia.  Questa risguarda la ricordanza ordinata delle parole,  delle frasi, dei periodi, dei paragrafi di un intero  e grosso volume, e di tutte queste cose abbenchè  non fossero punto associate fra loro, e ancorché  s’ avessero a ripetere incominciando dall’ ultima  verso la prima.   Ti ricordi come faceva Simonide? Così faremo  noi; se non che in luogo dei suoi luoghi metteremo  parole, cioè idee di cose ordinate secondo un certo  metodo convenzionale, e colle quali associeremo poi  parole, frasi, periodi, paragrafi ec. Quando avrai  letto e riletto ciò che son per dirne, avrai capito.  Ora ti basti di seguirmi con attenzione, e con un  pochino di buona fede, e passo passo per la nuova  via che disegnerò.  Nota bene: ti è duopo ricordare 1’ alfabeto di consonanti, e lasciar 1’ altro  per ora in non cale.   DIO - EXE.I - UOMOJ- ALA - USO - APE  » ORO « UOVO - AGO - DUCA - TEOIO - TUONO  • TOMO - DOLO - DOSE - TOPO • ODORE • TITO   - toga - anca... sono parole. Bella novità! Ma  bada bene; sono parole che corrispondono ai numeri - 1 - 2 - 3... sino al - 20 -, e per conseguenza tali, da potertele stampare nella memoria in  minor tempo, di quello che ci sarà voluto per istamparle su questo pezzo di carta.  Or dunque tu le  hai in memoria, e puoi... Ma ora domando da te un  alto di fede per quello che puoi e non sai di potere. il quale atto ha da durare sino alla fine della prova. Nella scuola che ho fatta ho imparato a premunire di  questo avvertimento gli alunni, perchè molti, pel  timore di non riuscire, non volevano nemmeno  provare.   Tu puoi, con queste parole a memoria, ricordarne altrettante che io alla rinfusa verrò scegliendo,  e ricordarle appena appena lette, e senza rileggerle.  E come? Ecco il come. Scelgo amore. Tu mentalmente e rapidamente associa 1’ idea di amore con quella di  mo ( parola n.° 1), pensando per esempio: «dio  è il sommo amore». Appena formato questo giudizio, il pnmo che t’ è ricorso alla mente, abbandonalo come cosa da dimenticare: e attendi ad  associare con enea (n.° 2) 1' altra parola che  sarà fortuna. « enea fu un esempio dei giuochi  della fortuna ». Similmente opera in queste altre  parole: dominio, leggerezza, abito,  dolore, desiderio, struzzo, lavoro,  nobiltà, ozio, pioggia, celebrità, tribunale, arsenico, magazzino, rosa,  spavento, avvocato, appoggio. A’ uomo ha il dominio della terra. A’ala ha il pregio della leggerezza. A uso  consuma l abito. La puntura dell’ ape  produce dolore. A’ ORO è nel desiderio di quasi lutti. Il più grand’ uovo  è quello dello struzzo. A’ acjo serve al  lavoro delle donne. Duca è titolo di  nobiltà. Il tedio può esser prodotto dall’ ozio » . « Il tuoio predice la pioggia » . « Un bel tomo può condurre al tempio della oolobrità » . « Del dolo giudica  il tribunale » . « Secondo la DOME medica  od uccide /’ arsenico )) . « Il topo vive nel  magazzino » . cA   .c  ... J .* H- *. t.l-I* 1 4 ‘' WR^mrTfft *T i \ . \ .   |   5* nuHLv y -r r .    11 tuo affezionatissimo fratello DELLA  EDUCAZIONE  DISCORSO LETTO  DALL'AVV. A. PROF. DI   A.     «IP   DELLA EDUCAZIONE   DISCORSO LETTO   DELL' AW. TITO AtffiELJ   PROF. Dt LETTERE ITALIANE   il ^tOtUO ik- HKltlO iSjO  [ELLA ^OLEKNE piSTRIBUzrONE J}E1 j^REMI   AGLI ALUNNI .   DELLE SCUOLE MUNICIPALI  DI TRIiJi   CAMERINO  Tipografia d.i G. Bors&rclli.   1870      Al NOBILI ED ILLUSTRI SIGNORI     CAV. GIUSEPPE E FELICITA BORSELLI Se auJiieo Acttvete i fcoto oRaowu tu jioule  a cjuwto Roveto Acuito, e Aofo j^et autoussatlo et  jtuét facete. GoAi potuti uu piatito |ate opta  tlitj-tict bei £oto autittt e jr-ttn potztoual et ut òeutiuteutt L>t oju-eff ajjeHuoia ami cista die pei uie A e  joHa vtièo ci fcoto «ho ce jmu cau e bofci  Ihùo^ih bef cuote.     |.«to o££l.mo òetuo eo aiuico  A. U„:   a voi studiosi giovanetti, miai piccoli  ojjgi la bella sorte di parlare la prima volta pubblicameli t a in un,  giorno di grande solennità e mentre si loda e si premili il merito  de' migliori alunni di queste civiche scuole, i quali preparansi  per tal modo alla vita di uomini ooori-ti e degni dì ae, delle famiglie loro, della patria comune. A ragione dunque mi stimo  fortunatissimo dell'essere stato in simile circostanza! prescelto al  nobile e grato oflizio di Oratore: so non che m' increato ohe pari  a questa dignità ed agli ardui doveri che no' derivano io non abbia le forze e 1' ingegno. Pur mi rassicuro pensando alla gentilezza vostra ed ai rentimcnti dai quali sono inspirato, non indegni per certo uè di me né di Voi.,a famiglia, di ciascuni  rtinente é al pubblico  i giustamente le alte !  le debbe toccare i cuoi     rciù solo di non dovervi riuscire discaro: no I poiché a  Voi, dei figli vostri, dei figli de J vostri figli! Che 1' educazione sia la scienza dell' umano perfezionamento  non È d' uopo ohe io a Voi lo dichiari; e per ciò aolo possiamo  scusarci, se non sappiamo educare. Kè vai ch'io spieghi ora il  mio proposito: nessuno di- Voi puù supporre ch'io circoscriva questo vastissimo ramo del sapere entro i limiti delle frasi imparate  a memoria, degli inchini obbligati, e di certe sociali frivolezze,  che, mentre offendono 1' umana dignità, imbestialì scodo i 'cuori e  snervano i cervelli.   Ma la scienza dell' umano perfezionamento [ 1' avete pensato f )  non pub spiegarsi in un discorso accademica. -È vero: io però posso  per sommi capì riassumerla e fermarmi là dove il male più grave reclama più pronto ed efficace il rimedio: e il tenterò.   Rivolgiamo indietro il pensiero ai secoli trascorsi e alle diverse  età dell' umao genere, e fermiamoci sulle vergini terre ovr i primi  uomini vissero. Le piante d'ogni famiglia ingombrano il suolo  inospitale, e gli animali d' ogni genere lo dominano. L'uomo inerme  incomincia le sue prime lotte colla natura intorno a lui aspra e  selvaggia: lotte tremende, o signori I Le belve infieriscono, gli  uragani fischiano ed ululano, le acque straripano, la terra trema,  — e 1' uomo cpmbatte per non morire. Là, dentro la caverna, partorisce la donna i suoi figli, là dentro li educa allo più orrende  delle battaglie: ed essi crescono spietatamente feroci. Appena appena nelle loro stupide menti penetra una falsa e languida inv-  magino del Dio delle tempesto, sanguinario e spaventevole, cui  temono più che non rispettino. Eglino sentono la libidine e non  V amore; la paura d'un essere fantastico più potente di loro, ma  non il culto; la cosoienza della forza, ma non dell' azione. — Seno  uomini educati come i figli della tigre, ma uomini.   Culla umanità che si moltiplica e cresce avanziamoci d'un  tratto, lo veggo pascoli, greggio e pastori, e la terra seminata   panne, ascolto i primi accenti musicaci uscir dagli instrumenti in-  ventati, a quel che si dice, da J uba), e dalle conquiste sulla terra  miro nascente e scapigliata la gelosia, che accmde 1 odio eie guerre  tra i popoli vicini. Una religione v' è: il settimo giorno è santificato, le oblazioni sono istituite, ed ogni uomo è un sacerdote  perchè ognuno 6 sacrificatore. — Un' educazione h data ai figliuoli,  che hanno ad esser pastori, agricoltori, 'combattenti e devoti.   Innanzi, o Signori. Lo terre dell' alto Egitto sono coltivate:  gli Etiopi vi accorrono, e vi fondano alcuni piccoli stati, di Tebe,  d' Elefantina, di This, d' Eraclea: il basso Egitto impara dall' alto  e ha Menfi, Mendes, Xois, Taris, Buhaste. Quo' popoli si dividono  in caste superai ed inferiori; in quelle sono i sacerdoti e i guerrieri, in queste si comprendono tutti gì' indigeni: è il diritto del  più forte, il diritto del vincitore sul vinto. Al dominio de 1 sacerdoti è sostituito il potere dei re: ai molti stati e ai re loro col  tempo 1' impero d' Egitto e Menete, che ò Misr&ìm figlio di Cam.  — A questo punto abbiamo tanta educazioni quanto caste, e spìe   cano quelle dal padrone oppressore e dello schiavo oppresso: Agar  è scacciata e Giuseppe è venduto.   Altri luoghi, altri tempi. Altri grandi imperi si fondano, e  traversano la Bcena Sesostri, Belo, Nino e Semiramide. Idhco Insci»  P Egitto e si ferma in Grecia: Foraneo, suo figlio, vi fonda Foronica: Argo, suo pronipote, sbattezza Foronica o la chiama Argo:  EEra, sua sorella, fonda Corinto: fc'egeo, suo figlio, edifica Fege  nell'Arcadia: i'elasjro, suo nipote,) 1883 a. C. |, fonda il regno  d'Arcadia, ed insegna a' suoi sudditi il vestir pelli di cinghiali,  il costruir capanne, il mangiar ghiande e non foglie: Sparto fonda  Sparta, Miceneo Micene, Licaono Licosura. — L' educazione è qui  operosità e movimento, mentre i Caldei, i Sidonii e gli Egizi sono  già astronomi, navigatori, filosofi e sapienti, che istruiscono gli  Ebrei. Infra i quali sorge il più grand 1 uomo di quell' epoca, Mosè,  il rii:;i]e sai vii i suoi iViifclli dal dispotismo d un Faraone, e li  educa all'obbedienza della legge, al rispetto dell'autorità, ai  pericoli de' viaggi e delle battaglie, all'adorazione del Dio unico,  del Dio de' Padri loro.   Altrove Urano, Saturno, Giova ed nitri furono onorati dell'apoteosi, e gli uomini si abituarono a divinizzare i loro simili. In  appresso, parendo ciò stranezza, si sostituirono agli umani Dei gli  eroi, e fra questi ottennero venerata nominanza Deucalione, Pelope,  Danao, Teseo, Giasone ed Ercole, fatti immortali dalla potenza  della pittura, della scultura e della poesia. — La gloria delle difficili imprese educò allora gli uomini all' esercizio della forza e  della destrezza: e, vivendo essi o morendo fra i più grandi pericoli, inspirarono generalmente un coraggio, che trasformavasi di   □elle donne e nti fanciulli. Per la qual cosa 1' educazione materiale  dei corpi prevalse, e di fortificò ingenerando il desiderio del sacrificio, che spontaneo si compì della roba e doli' esistenza; «, gloriosa la tomba dell' eroe, fu maledetta la vita del codardo.   Il Genio della poesia a' accese allora del sacro fuoco delle  muse, e Omero cantò, prima   del Pelide Achille   L' ira funesta che infiniti addusse  Lutti agli Achei   .... quell' uom di moltifonne ingegno  Che molto errò ....  Egli, il « Signor dell' altissimo canto, Che sopra gli altri com' aquìla vola » compose i due i primi, i due più grandiosi poemi  del mondo. — Omero non racconta, ma dipinge; non diletta, ma trasporta; e se dorme talvolta, sì risveglia poi come Giove per iscagliare il suo fulmine. Ei non rapproseDta solo P Arte, ma un' intera  civiltà. La pittura, la poesia, la scultura, la fede furono modellate  dalla contemporanea e dalle successive generazioni sugli eterni suoi  canti. I Rapsodi, percorrendo città e nazioni, li ricantarono alle     8     genti, e i popolani ne ripeterono i Tersi a memoria. Popoli e principi s'educarono a quella splendida scuola di morale e di legislazione, di domestiche o di sociali virtù, d' eroismo e dì religiose credenze; ma Omero, 1' educatore di tanti secoli, era già  morto cieco e mendico 1 . . . .   Sino a quest' epoca 1' educazione fu data senza leggi prescritte. Ma ora assistiamo al sorgere dì quattro grandi legislatori, di  Lieurgo in Sparta, di Numa io Homi, di Solone in Atene, di Confucio  nella China. Il più antico di essi, Licurgo, ordino - ii morti non  s'innalzino ricchi monumenti, e la sola tomba di chi muore per la  patria suleampo avrà un'iscrizione: non si può pi ungere in pubblico.  Gli Spartani abbiano desco in comune; i lor figli appartengano  alla repubblica. 1 fanciulli si educhino all' amore dulia patriu, al  desiderio della guerra, al disprezzo della morte, alla virtù del sacrificio; e perciò debbono camminare a piedi nudi, cibarsi raramente  e semplicemente, c guai agli intemperanti ! A ciascuno si concede  un solo abito per un anno. Imparino a parlare con chiarezza e  brevità e a cantare inni patri i.   Dracono, uomo virtuoso, ma d' una severità eccessiva, stabilì in Atene leggi tremendo; l'ozioso vi era condannato alla morto I  Sicché fu dotto che le avesse scritte col sangue. Solone, uno de 1  sette sapienti della Grecia, le cancello e ripostiti!! la repubblica,  statuendo; che il povera votasse nelle pubbliche assemblee, diritto  che si fè poi onnipotente; che 1' Areopago avesse un' autorità suprema; che gli affari fossero deferiti ai membri del Pritaneo prima e poi demandati all'assemblea del popolo, lasciandone ai saggi  la deliberazione e la decisione uglì stolti, giusta il detto di Anacarsi; che i dissipatori, i vili, gli ingrati verso i genitori fossero dannati alla infamia. Gli fu chiesto perchè non avesse fatta alcuna legge contro i parricidi, ed ei rispose: Perchè non credo che  ve no possano essere.   Nume, che avrei dovuto collocare cronologicamente fra Licurgo e Solono, se mi fosso piaciuto di farvi passeggiare dalla  Greeia a Roma per ricondurvi poi dn Roma alla Grecia, compilo  il suo codice su quello del legislatore spartano, ma divinizzò ogni  cosa. — Per temperare e addolcire i barbari e feroci spiriti dei  Romani, institui una moltitudine di cerimonie religiose, eresse  un tempio a Vesta, cu! accese un fuoco sacro, mantenuto sempre  vivo da uno stuolo di Vergini a questa Dea per indissolubil voto  consacrate, stabili otto collegi di sacerdoti, prescrisse il culto a  Giaco, e si fece credere inspirato dalla Ninfa Egeria, colla quale     Confucio, famosissimo filosofo e legislatore della China, divisa  la sua dottrina in quattro parti e i suoi tremila discepoli io quattro classi. Alla prima classe insegnava la virtù, alla seconda l'eloquenza, alla terza la legislazione, alla quarta la scienza dei costumi.   Questa educazione legislativa coti Licurgo fece dunque ia    trepidi, forti, invincìbili gli Spartani; con Solone morali e virtuosi  gli Ateniesi; con Numa religiosi i Romani; con Confucio filosofi i  Cliinesi. Quindi la gloria delle armi e quella del genio tocco presso  ì Greci all' ultimo apogeo, e Ciro respingendo in Europa le colonie, che ne erano uscite e che vi si ricondussero colla piena conoscenza delle arti, fece penetrar queste nella Grecia, la quale,  come il sole, sfavillò di sovrano splendore e lo irradiò nello epazio e nel tempo.   La China fu preste c prima dì molti altri popoli civile, ma  si arrestò.   Roma, la città eterna, s' ingentilì con Kuma, s' agguerrì con  i suoi successori, si fece virtuosa colla repubblica, splendida cogli imperatori. Conquistò prima mezzo mondo, poi si scisse in  fazioni sanguinose con i Gracchi, con Mario e Silla ; eoo Cesare e  Pompeo, poi dominata dall' impero vìnse i barbari e<J ebbe un  Augusto imperatore e pontefice: in fine decadde.   L'educazione nei tempi della conquista fece stimar lecitoli  furto e 1' assassinio, quand' è compiuto armata mano da un esercito e da un capitano, e sancito dai voti d' un senato e d' un popolo: nei tempi delle civili discordie, autorizzò le ire cittadina e  le infiammò: l'odio e le più violente passioni, gli esili), le carceri,  le proscrizioni, lo morti più. crudeli e numerose, atterrirono, sbandarono, infiacchirono un popolo d' eroi, e distrussero colla repubblica la libertà: nei tempi dell' impero fece nascere vili adulatori  e ribelli regicìdi, dimenticare i Fabii e sorgere gli eserciti mercenarii, dispregiare le glorie passato per i vituperi prosentì, accarezzare le libidini dei principi per avere nel popolo il diritto d'imitarle e d' immergersi nelle stesse lordure (lei trono ., ... .1 Signori,  Roma cadde nel fango per la stessa legge, che fa Oddore nef fango le fronti delle bagasce.   Al disfarsi del più meraviglioso impero del mondo,,tre potenti fattori sociali ai trovarono commisti, i quali poi compcnctrandosi dopo lungo tempo di contatto e di movimento costituirono  il carattere dominante dello società moderno in Kuropa. U elemento  romano, 1' elemento barbaro e V elemento cristiano, tennero il carneo in tutto il medio evo, a mano a mano modificandosi a vicenda  e componendosi in uno, finché immedesimati uscirono in una sola  forma, direi jn un individuo, che signoreggiò la moderna storia  B ne fu 1' anima, racchiudendo in se le cagioni, o cagione esso  stesso, degli avvenimenti posteriori. — Il medio evo è una vera  epoca di transizione, dì trasforminone, di organizzazione sociale,  nella quale 1' Oriente e l' Occidente cambiano temperamento, modi  e costumi, e si .travestono: qua sì fondano quasi tutti gli stati  moderni, a' accampa il feudalismo, brilla la cavallerìa, sorgono i  comuni, marciano le crociate, i re si assicurano sui loro troni, i  papi ingemmano la loro tiara, e trasformano la loro verga pastorale in iscettro; là il Corano, con una dottrina composta di virtù  e di vizi, di beni e di mali, di verità e di errori, illustre, l'oscura     Digitized 0/ Google     Arabia, percorri trionfante lo vaste Provincie della Persiti, lo' ritfchfe vTe dell' Asia Minore, la Palestina, 1> Egitto, la' Libia, la MatìrWania é' quasi tutta V Africa, a ad osso a' impone col' ferro e col  fuoco 1, aprendosi l' ingresso in Europa e minaBc'mnda' tutto il no-Stro emisfero: qua s' immortalano- Clodoveó, Carlomagno, il grande  Alfredo, Ottone il grande, Ugo Capete, Goffredo Buglione, Gregorio VHy Filippo Augusto e Rodolfo' il' Asbùr,0; la a' tedia  Maometto, che la ad aspettare i suoi proseliti nel pn^adiso delle  Huri.   Passando per queste svariate fasi, l'educazione .1 '-''■evtf in  se- come specchio le immagini è le riflette, romana <• Romani,  barbara coi bàrbari, cPistinn-t eoi Cristiani in Kuropa, maumettthiià  eoi Maomettarii iu Ksià ed ili Africa; or grande, or rozza, or santa (  or tutte' q-uéste còse insieme appo noi, si fa presso loro carnale  immaginosa, furibonda, or guerriera colla scimitarra alla mano; or  devota nello moschee, or prostituiti fra le schiavo nel chir-so  dell' Harem'.   LS bùssola",- k s'ta'mpa é ti polvere sono invontate. Le navi  sdtéarró ì iftaTÌ più vasti é più' lontani, le scienze si propagano  rapidamente, lo f-uerre si fanno grandiose e Cangiano rhade. Colombo, Luigi XIV,. Pietro il grande, Federico II, Washington e  Nàpbleorfè danno t loro fiomi ai lóro tempi. Due religioni a" affrontano a Lepanto, e la mezza luna b vinta dalla croce. Due civitti a' accapigliano sulla terra, 0 infierisce incessante la lotta dei  gióvani secoli contro i secoli decrepiti. L' America dà il segnale,  itì Frància risponde, é incominciano le grandi rivoluzioni Sodali.  I (jfovóhii assoluti sono sostituiti dai governi rappresentativi. I  popoli reclamano i loro confini naturali, e si stabilisce il principio  dèlie nazionalità. Cóme inviolabile il domicilio della famiglia, vaolsi  inviolabile la patria d' un popolo. Sacra mania e sacri i confini.  L' agricoltór'à, I' industria e il commercio danno ricchezza e benessere, e soD dalla guerra disturbate; dunque s'ama la pace per  la felicita,- ma è necessaria la guerra per il violato diritto di nazionalità. Quando ciascuna sr sarà chiuso in tssa sua, disar- njeremo i nostri eserciti e le nostre armate; prima no I Innanzi che  si finisca la atorià dello battaglie, vi si han da notare col sangae  mólti e molti altri conflitti. I possedimenti stranieri a' bau da  cancellare dalle carte geografiche prima d' inchiodare tutti i cannoni. — Non per ciò s' arresta il carro del progresso ma fa la sua  corsa trionfale, e s' affretta ogni dì più. Noi incanaliamo per  gl'istmi le aeqùé dell'oceano 0 traforiamo lè montagne; faceiam  portare rapidamente dalla forza del vapora per terra e per mare  ilói e le coso nostra; abbiamo telegrafi e furii transatlantiche e il  pan telegrafo; teniamo lo spettroscopio nelle mani e analizziamo  gli astri chimicamente, dopo averli misurati ó pesati; è forae presto navigheremo per 1' aria, dimentichi forse che  lesrus icarias nòmine fecit aquas.   Questi donni, quasi brevi linee che abbozzano la fisonomiB     dell' istoria modem* tfompres* entro qwatfro secorr, eum^m*io»  allo svolgersi della nwovs ediieaziorie, della qnale ffncrw aBbianro  assistito ai diversi sviluppi, e vorrei dire alto varre età decolori',,  é che sì mostra in quest'ultimo periodo più: che altro positiva: e  scientifica, ma imperfetta sempre, studiata poco, raro applicata, pìfr  spesso dipendente dagli avvenimenti e dai tempi di quello chequesti dipetid-mti da essa, aubbielto di profonda meditazione  p.:' filosofi, di -ridicola e inopportuna a rumi raziona per gli ottimisti, di stup v o di scellerato dispregili per i pessimisti, di colpevole 'rannerati" Ber tolti, di lagrime dolorose e di tanto  pentimenti t.-per i padri, per le madri e per gli ari, cria mirano  tìgli e nepi'i nifi troppo comunemente indegni del secolo in cut  viviamo, dei diritti che abbiamo rivendicati, dei d'ovari più gravi  q pi a sacri che ci sono imposti, ile] compito che ha la generazione  presento di preparare la via del progresso alfa civiltà delle generazioni future.   Grandi ammaestra menti possiamo trarrò da questa quantunque rapida escursione attraverso dei secoli; e se .il possiamo, è  nostro dovere il farlo! Noi abbiamo tenuto dietro ali educazione  in tutti i luoghi e in tutti i tempi, e ci lucemmo storici per divenire filosofi. f>oì risvegliammo e interrogammo la polve degli eroi  che furono, ed eaea ravvivata ci rispose. Alla nostra evocazione  accorsero gli estinti più rimoti scoverchiando i marmi delle tombe, e interrogati ci risposero i capitani, i re, i sacerdoti, i legislatori, i popoli, dal primo giorno dell'uomo sino al giorno che  splende !   Eglino c' insegnarono, che il bisogno della difesa permanente  contro il pericolo incesaante fa 1' uomo selvaggio, senza coscienza,  soni» culto e senza amore; educazione brutale: ohe la pastorizia e  1' agricoltura lo temperano a lo fanno devoto, ma lo costringono a  tenera! pronto a combattere per serbare incolume il suo gregge e  i mirti lyiu.ipì; educazione fisica o religiosa; che il diritto del più  forte erea la casta e fa gli schiavi; educazione della forza e della  .violenza: che l'operosità e il movimento sono lo prime cagioni  della civiltà, e che i primi frutti di questa furono l'astronomia,  la navigazione e la filosofia, delle quali piena la mente potè esser  Moeè 1' educatore d' un gran popolo e condurlo a conoscere e ad  adorare il Dio vero; educazione fisica, morale e religiosa: data  dalla intelligenza d' un sapiente- che I' amore della gloria divinizzi»  gli uomini, e creo gli eroi; educazione fisica e mitologica: ohe la  poo'ia d' Omero tu emine ninniti: educatrice u per conseguenza  civilizzatrice; educazione migrale o politila data dalla poesia etto la  legganone educò la Grecia, Koroa o la Uiua, (odo il t'ilaugeri  hen disse: si'er fermare un uouii io preferisco li domestica educazione; per formare un popolo io preferisco la pubblica;» educazione  natca-Ugi slati va: che 1' amore della patria inspirò ai Romani la  grandi virtù, che non anno però da confondersi col furore delle conquiste, cogli orrori delle intostino discordie, eoo i vizi dell' im      pero, imperciocché guelle fossero cagione della loro grandezza e   Suesti della loro rovina; educazione patriottica e guerriera: che l'eucaiione del medio-evo partecipi) delle romane reliquie, della barbarie deirli invasori, e della influenza in ultimo predominante del  cristianesimo, ed oscillando e quasi dibattendosi fra così diversi elementi fu causa ed effetto ud un tempo di quel periodo di sociale  trasformazione; educazione fisica a cavalleresca in uni classe, morale e intellettiva in un'altra: finalmente che la storia moderna, la  cui ragion d' essera rìnvienst nel medio-evo, e i cui precipui caratteri sono il progresso della legislazione e delle scienze, ba avuto  ed ha in sò stessa i mutivi della educazione eminentemente positiva e scientifica, che da quattro secoli si fa ogni di più per ogni  dove predominante; educazione singolarmente intellettiva.   Se mi avete sino a questo punto, come pormi, onorato, o Signori, della vostra intelligente e benevola attenzione, io v' ho fatto indubbiamenle manifesto e Voi avete compreso, che nella storia manca 1' esempio di una educazione completa, data cioè nello  stesso tempo, e ad ogni classe di cittadini la medesima, e di ciascun cittadino al corpo, al cuore, allo spirito; i quali elementi sono  l'uomo e in lui coordinati cosi da costituire in un tutto la composizione, la cooperazione, 1' armonia delle parti.   Se l'educazione ò la scienza dell' umana perfezionamento, a  se 1' uomo nel tempo della sua vita mortale 6 ita* unità indivisibile, quantunque risultante di elementi ebe la scienza può distinguere, non già nel vivente senza morte scomporre, è chiaro  doversi 1' educazione darà a tutto 1' uomo, io va' dire ai suoi organi ed alle sue membra, ai suoi affetti ed alta sua coscienza, alle  facoltà, tutte della sua anima e perciò al suo intelletto: onde avviene che la educazione debbe darsi e debb' essere tisico, morale  e intellettivo.   Or nella storio antica è prevalente l'educazione fisica; nella madia la fisica in una classo, la morale e la intellettiva in un' altra;  nella moderna 1' educazione intellettiva prevale a scapito della  fisica e un po', diciamolo con franchezza, anche della morale educazione.   Dappoiché la grande guida e la grande maestra del filosofo  è la storio, sappiamone trarre gì' insegnamenti e lo regole che à  offre. È chiaro: il nostro supremo dovere fi quello di preparare ai  nostri figli, ai nostri nepotì, e alle generazioni che verranno da loro  un' epoca, il cui carottare, quasi complemento do' secoli trascorsi,  abbia ad essere una educazione compiuta: e pefcié educhiamo e  ad un tempo i muscoli, i sentimenti e le intelligenze. — Di questa  triplice educazione vengo quindi a discorrere, e dello fisica in Questa debbe aver principio, non vogliate meravigliar vene e  stupirne, o Signore, ne II utero materno. Allorché la donna ha concapito, ha tutto comune col frutto delle sue viscere:. il oiho, il sangue, il moto, le infermità e per conseguenza le .passioni, .che so   no i mali del cuore e dello spirito; pensateci, o madri 1 Certi bambini malsani, e per ciò impressionabili, irritabili, e che voi chiamate cattivi, sodo 1' opera vostra!   Appena nati, i fanciulli respirano. L' aria, questo elemento  vitale degli organismi, ò il veicolo della forza o della .debolezza:  fa vivere quando abbonda pura e salutare, fa morire quando è  poca o malsana. L' aria campestre, lasciatemelo dire, è più nobile  dell' aria cittadina: è più ricca di ossigeno, meno pregna di evaporazioni putrida, nudrita dalle piante e purificata dai venti. Sepotete, o balie, andato in campagna.   Dopo che ha respirato, il bambino vuol due mammelle. Madri, se siete sane, dategli le vostre: se no, cercatevi la più robusta balia, figlia di robusti genitori, e, ae è possibile, nepote di nonni  robusti aneli' essi, e che sia una eontadinotta lieta e tranquilla;  se allegra, tanto meglio. Avvenuto lo slattamento, cibi sani   Dopo i primi passi sicuri, moto sempre e all' aperto. Camminare, correre, saltara; portar pesi, lanciar pietre, colpire il  bersaglio; inerpicarsi sugli albm e sullu corde e discenderne;  schrnua di spada e di bastone a una a a due muli; cavallerizza,  caccia, punca « nuoto: ecco gli esercizi dell' uomo sin j a venti anni.  In ultimo per obi '1 putì, viaggi per terra e per mare.   Il marmalo lia o;:bi d' aqjila; esercitiamo la vista sul più loncota orizzonte. Baerai tiam ola pjre al gusto del bello collo studio del  diiwgno sulle copie o sul vero. Nella scuula u nella casa ordina a  pnlii^zza, quadri e statue. Chi non arriva oggi a potersi comprare  fotografie scelte e statue di scagliola? l'nuia queste, poi la pipa;  il vino per ultimo, e poco o punto.   Cui non diletta !a ruusicu Y Anche l' orecchio ha il suo diritto  di essere educato. Ma che rosa è In musica? l'o risponderò :l più  simpatico italiano dei tempi nostri, il ll'Azugliu, «Di tutte lu opere dell' uomo, di.^s nei suoi Iti cordi, la più meravigliosa ed  insieme la sola, per me inesplicabile, è la musica. - Capisco la  poesia, ciucco ia r-ii'-ura. la sculture, le orti d' imitatone insomma. Il loro nomo uo svela I' origine. V era un modello, 1' umanità c' impiego- s?c"li par giungere ed imitarlo; é finalmente Io  imitò. — Capine» lo scituze. Dutu il raziocinio, non trovo dificiltà  a comprendere che, profittando ogni età delle riflessioni dell' età  antecedenti, e, per dir cosf, oaleudo sulle sue spalle, I' umanità ni  sia innalzata al punto al quale oggi si trova.  Ma dove diamine  siamo andati a prender la'musieaY questo e quello che non capisco. La musica i un mistero Credo che bisogna dirne quello che  si dice delle lingue. Kppure la musica cV, e nella noi-tra natura.  (Non in tutte, e vnro.j Mi ricordo che ad un concert'». Citòden mi s'inchinò all' orecchio, e mi disse: « Non ho mai capito che cosa significhi quello strepito che chiamano musica. » Le esperienze sul monocordo o_ sul prisma, la relazione che esisto fra le distanze delle  note e dei colori, mostrano ohe consonanze e dissonanze non Bono     14   un fatto arbitrario nè una convenzione acustica. Ma con questi  dati che cosa spiego ? Lei dirà eh' io vo nelle nuvole e nelle nebbie,  ma voglio pur parlare. — Non ha mai provato talvolta, a corte  melodie, sentirsi umidi gli occhi come ad una cara voce, come ad  una dolce memoria sopita cho si ridesta ? e tal altra, sentirai diventar migliore, più franco, trovarsi 1' ari ini a nobilitata ad un  tratto ? il cuore reso più generoso ? la volontà più onesta ? Come si spiega l' influenza della melodia e dell' armonìa sul senso  morale? f!he cosa vi dissero quelle note, quali ragioni vi esposero  per ispirarvi libello, il buono, il grande? — Non sarebbe la musica una lingua perduta? della quale abbiamo dimenticato il senso, e serbata soltanto 1' armonìa ? non sarebbe una reminiscenza?  la lingua dì prima? e forse anche la lingua dì dono? .... » E se  la musica è tutto ciò, vorremo privare delle sue delizie, dei suoi  conforti i nostri figliuoli? — Ora b il Montesquieu che parla.  « — 11 savio Polibio ci dice, cho la musica ora necessaria per addolcire i costumi degli Arcadi, oha un paese abitavano d' aria rea  e fredda: che quei di Cinete, che la musica trascurarono, vinsero  in crudeltà ì Greci tutti, e che non vi ha cittì, in cui siensi veduti tanti delitti, quanti in quella.  Platone non tome d’affermare, che non può farsi 'cambi amento nella musica, sema farlo di  pari nella costituzione dello stato. — Aristotile, il quale sembra  che per altro non iscrivesse la sua politica che per opporre a quei  di Platone i suoi sentimenti, s'accorda però con esso rispetto alla  forza che ha la musica sopra i costumi. — Teofrasto, Plutarco,  Strabone, gli antichi tutti opinarono nel modo stesso. — Non È  questa un' opinione buttata senza riflessione; ma bensì uno dei  principi della loro politica. »   Gli altri sensi si perfezionano col non abusarne. — Passo alla  educazione morale.   Se delle tro ora ben distinte specie di educazione se ne dovesse dare una sola, questa sarebbe dessa. La forza e la sapienza  sono armi pericoloso nelle mani d' un uomo immorale. Senza moralità un individuo e un popolo sono vili egualmente. Io preferirei d'aver discepoli ignoranti ma onesti, e figli asini, infermi  ma virtuosi, piuttostocliè dovermi vergognare delle cattive azioni  degli uni e degli altri, fossero anche i primi genii dell' universo.   La proprietà È un furto, disse Proudhon. Questa massima antisociale e sovversiva nudra il malcontento degli oziosi e le rivolte  di ohi, non avendo nulla da perdere, vuol la confusione per pescarvi dentro. La proprietà è un diritto naturale consacrato dal  lavoro, dico io, ed è la ragione e l'effetto di quasi tutta 1' umana  operosità; in somma è stimolo e premio. Disogna abituare i giovanetti a comprenderne tutto il valore, insegnando loro il rispetto  della roba altrui e l'economia della propria. Lo spilorcio è un vizioso, il prodigo nn pano, e chi ha il vischio nelle mani e un ladro.   Si fa questione sul diritto della pena di morte, ma si menano  giù coltellato a occhi chiusi: oramai si languisce di umanitarismo,      ma s'ammette la vendita della carne umana virente, e ne n'aprono  spacci dappertutto: si 6 proposta di portar le donne al ministero  ma son desse tuttavia le nostre schiave. Cotalì contraddizioni bastano e dimostrare quanto siano grandi le lacune nel senso comune. E d'uopo rimediare: ma come? Gridando alto e sempre  in tutti ì tempi e in tutti ì luoghi; 11 corpo umano 6 Baerò ed  inviolabile più o almono quanto la persona <S' un Ke. Si, parche  ciascuno ò un re, Enctie non «fonile il suo simile.   Quanto al cuore, chi n' ha troppo e chi troppo poco. Un» vin  di mezzo, signori '. Apriamo asili infamili, scuole ver gli ignoranti,  ospizi per i poveri, ospedali per gì' infermi a roan.comii per i  matti; ma se un truffatore va in carcere, un assassino in galera  e un parricida sulla forca, oh i.nn ci facciamo prendere dagli sveuimeuti' — Curiamo i nostri bambini malati, procuriamo che non  gì ammalino, baciamoli, accarezziamoli, scherziamo, giochiamolo  loro, siano i nostri piccoli amici, i nostri conforti, la nostre gioje  piti sublimi e pili sante, ma educhiamoli alla vita a per la vita;  u perciò conduciamoli e sovente, se uz a avvezzarli a un ridicolo e  daonoio eenti montai temo, a visitare i tuguri più miseri dov« si  laogue per freddo e per fame, le prigioni ove si espiano i delitti, i letti dove giacciono gì' inferni! e quelli ove agonizzano i  muri "ti, finalmente anche i cadaveri, ai, anche i cadaveri ! Cui  vuol familiarizzarsi colla vita deve conoscere- audio la morte! Noi, educati altrimenti, siamo usciti dalla famiglia a quindici o  veni' anni ed entrati d'uu salto nel mondo. E che n é avvenuto? Tutti  lo sappiamo: disinganni erudirli, straiiac'.i 1 Non più carezze, roa  urti; non pili lodi, ma disprezzo; non più amore, ma odio; non  più compassione, ma crude!;»; non più genitori affettuosi, ma giudici i-eitri; uor. ;:iù fruttili, ruu uc.iii.';; uir. p j nr.rcllr, mi sgualdrine; e il nostro paradiso terrestre? la nostra felicità ideale? lo  nostra più liete, più care, più caldo speranze ì Tutto a' è disperso  come per incanto, tutto 6 finito come sogno al destarsi 1  Quasi tutti siamo gli scolari della nostra esperienza, o Signori, e beato chi pu5 contraddirmi! — Montesquieu ha scritto; a A' giorni  « nostri noi riceviamo tre educazioni diversa e contrarie; quella  « do'noslri padri, quella decori maestri, e quella del mondo. Ciò  « che ci vico detto nel!' ultima, rovescia le idee tutto delle prime ».  Pur troppo ! aggiungo io.   Avete udito mai quei padri che strilla no i figli, perchè vanno, secondo essi, con t compagni cittiv: v V.\:U-m. rnd.le . Le abbiano torto? Niente affatto. Oh badate di non prendermi oggi  per un predicatore quaresimale! lo, Signori, sono un uomo libero     ielle plebee, mi soli perfino trovati in mezzo a  ) amico, proprio amico, di qualche valente e j  iquistato il diritto di parlare por esperiunza, c     un viaggio, di dire a chi 1' imprende: Bada che là c' è una palude miasmatica; passa di giorno, col sole ardente, e galoppa ! E  i cattivi compagni, Signori miei, sono miasmatici, e posso assicurarvene. Quattro chiacchiere con loro sembrano cose da ridere, e  sono cosa serie: è come a farle con un coleroso; forse non contrarrete il male, ma potete contrarlo; anzi avete per contrarlo almeno  ottanta probabilità su cento ! — E non ho capita mai porche il  male abbia da esser più contagioso del bene, ma è cosi, e cosi  non fosse !..   Io ricordo tre governi, quello del papa governo assoluto, quello  della repubblica governo di popolo, e questo in cui il popolo e il Re  fanno le leggi, di concerto. Ho sentito maledirli t un' e tre. Ma  che si vuole dunque 1 Le prove per coutentare gì' incontentabili  sono oramai esaurite: eppure 1' autorità e la legga non sì rispettarono e non si rispettano I E sapete perchè ? Perchè abbiamo perduto il rispetto par tutte le cose rispettabili. E sapete dove e come? Nel seno delle famiglie, ove incomincia la ribellione all' au-"  ferità paterna, perchù o troppo rilasciata o troppo severa, e d'ondo  esce per espandersi o propagarsi nella società politica, dalla quale  vien rientrando in casa spesso o volontiori: circolo vizioso I I genitori se la leghino al dito !   Io sono stato sempre nemico del duello per quella vieta ragione, .che la forza e la destrezza non possono risolvere una questione. Ma in certi oasi sono stato 11 11 per battermi davvero. C'è  al mondo una maledetta genia che si fa giuoco dell' amor proprio e anche dell' onore altrui j segno evidente che con ne conosce  il prezzo .o peggio ), e, per es. vi mette in ballo delle storielle  ignominiose sul conto vostro o di quelli o di quelle che maggiormente amate e giustamente rispettate. La legge tace; e s' ha a  star colle mani alla cintola? 0 se la legge provvede, eccole pubblicità, gli scandali, e la malignità che v' attacca molto bene il  dento ! Infami tutti i maldicenti ! Ma imparino gli uomini  sin da fanciulli che dopo il culto a Dio, il più sacro è il eulto  all' onore dei loro simili !   La Chiesa ha collocato V invidia fra i peccati mortali, e par  che P abbia fatto a posta per mandar molta gente all' inferno,  imperciocché pochi vadano esenti da questa   di superbia figlia,   D' ogni vizio radice,   Nemica di se stessa, invidia rea,   Che gli animi consuma   Como ruggine il ferro;   Che 1' edera somiglia,   Distruggendo i sostegni a cui s' appiglia.  Quasi tutti i vizi portano seco qualche diletto; questo no, che rode  1' animo e consuma la vita di chi n'è preso; e nondimeno 6 cosi  comune e pernicioso, che basta solo a distruggere la felicità di  moltissime famiglie. La sola invidia dei begli abiti, nelle donne,     consuma il povero stipendio di non pochi impiegali, fa -purea e  talGata misera ia mciisn, U^h- a. f..;;ii...U il ;:aiie u I? miteruo i- iis, induco i mariti a commettere oerte Ggure, chn 1* sa Iddio! e  poi t Voluto pi ù ridicolo spettacolo che la gara iosfituitar tra le  povertà o le duviiiu inoltra 1* invidia C la numioa più di chiarata del vero merito, 'quan'.unqui" bassa, vile 'e paurosa passiono. Oh dite ai bambini felle e vero' é'potete 'loro dimostrarlo j  dite ch'èril benessere altrui 6 un patrimonio comune che.ia'sentira  a tutti ì suoi beneficìi. Quando, non. ha' gran tempo; 1' economia  politica vagiva nelle fasce, s'insegnava e ai credeva' Che la ricchezza d' un popolo dovesse essere a danno di quella, da' pnpoli  vicini: ■ errore funesto- clin ;ia mmloi'.i nienti siati in rovina, e ohe  oggi la Dio mercè è confutato dai fatti e dalla scienza. Or pèrche  la scienza non confuterà 1' invidiai flQS è hon solo un ! stìnti mento,  ma anche un errore e dello stesso genero ? Noi siamo per, lo meno imbecilli guando ci adoperiamo a' dlstruc-Erern 1- nostra 'nel-,' altrui felicità! > '   Neil' America civile, ove la. libertà più estosa non si confonde  eolia 'licenza, ovo le virtù repubblicano' ' non sono, velo a 'volgari  passioni o a vergognose mene o ad interessi non degni,' ove la  miseria è una colpa e virtù la ricchezza, .ove la volontà è' -la! po-»  lonza di ciascuno come di tutti,' sorgono tèmpii cattolici a fianco  di quelli riformisti, religioni novelle' accanto alle antiche, 'apostoli  nuovi in mezzo >a sacerdoti di ritio secolare,, e' la' figlia del fanatico entra -sposa' nella essa d' Ira 1 'ateo.' Noi all' 'm contraiamo intolleranti delle persone, delle opinioni e delle credenze: non intolleranti solo, ma V03-IÌ atrio colla ftirza 'attaccar ' la nostra coccarda  sul petto di chi -va tranquillo per la sua tia^ È un birhante'chi  nóii'pensa come noi, è inia spicchi non parla, e ehi parla troppo  Sun brigante.- Ma non-siarmo invece nòi'l brigatati, 'quando rompiamo così spudoratamente le tasche a questo e a quello ? . . . . TI  prìmb caràttere d' Un popolo vcrnmento civile ò la : tolleranza; chi  non tollera ha paura ! Per averè io il diritt» 1 di giudicare colla  testa mia, d'amare col mio cuore, 0 d'intendermela colta .mia coScienza; 'colla baia ndn colla vostra, 1 È d' uòpo chó riconosca A medesimo dritto in altrui. In quest'affare ci vuole il non iati! trend); 0  non 'mica il patto, ma il fatto -, ■ • : :   Colla massima- brevità; ché"si' potesse 'accordare con la  vastità de! tema d con la pazienza vostra Beli' ascoltarmi, ho  della- morale educazione discorse quelle parti, delle quali fa, presso  iioi Italiani, maggiore difetto. Se'ho- parlato .francamente e liberamente, attribuitelo e all' indipendenza- del 'mio carattere, e ai  nostri guaj, .e al dovere che hanno i'^arlatori di svelarli senza  mistero. Vi sono, o Signori, delìfe piaghe sociali, che non si sanano  colle blandizie— E vengo a diro della educazione 'intellettiva.'   Como lo varie membra del corpo 'acquistano in forzo e destrezza per convenienti esercizi,' così le foeoltà dello spirito si migliorano per educazióne ben data. — Io stimo che l'educazione del   18     l' anima debba precedere l' istruzione, e che questo aia ufficiodelie prime scuole.   Un tempo le esercitazioni della memoria erano ■ barbare-. Si  obbligava un fanciullo a ricordare parole e non idee, segni e non  immagini. Ricordo per conto mio d' avere imparato tutto l'Alvaro  senz' averne mai capito il senso. Fu una tortura che duro due anni, e che mi fece odiare la acuoia e il maestro, che Dio gliel perdoni ! Dopo ho avuto sempre avversione alte gsnmm .iìnhi di parole,  alle pedanterie e a tutti ì pedanti: e in qui-sio, il-J di sentire e  d'aver sentilo bene, e me ne vanto. Povera mia memoria, I Echi  m' avesse predetto allora che sarei divenuto un maestro di mnemonica! Nessuna meraviglia: aborrendo dalla ricordanza materiale,  ho studiato l'associazione delle idee. Sulla quale è d'uopo fondare le  prime e tutte Io esercita/ioni della memoria, che bisogna abituare  alle impressioni ripetute e profonde, affinchè sia tenace nella ritentiva, ycauta e logica. Poi s' arricchisce d'idee, chiaro- e sode,  e non di futili cognizioni^ i-n -™4tò, non fresiamo di quegli eruditi che ricordano tutto e non capiscono niente ! Questi sono più  dannosi degli ignoranti. 11 celebre Ranalli, il vostro Deputato, mi  scriveva questo precise parole: « Non credo che il maggior mala  « sia l' ignoranza, che pure ò un gran male. Ma ve n? ha uno  * peggiore che è il falso sapere 1 .... »   Noi italiani abbiamo una buona immaginazione, e lo provano  le nostre gallerie, di quadri e di statue, e ì nostri monumenti architettonici, i nostri sovrani poeti, i nostri divini compositori di  musica. Ma le stramberie straniere cominciano a viziarla. L' arte  d'oggi non è più l'arte dei nostri grandi maestri. Si dipingono  e si scolpiscono, e, quel che è peggio, si scrivono cose, che sembrano delirii: e anche in ciò dalla liberti siamo trascorsi alla licenza. Non si patisce dì languori, ma se ne fa patir gli altri.  L' arditezza s' è convertita in temerità; 1' immaginazione è feconda, ma sgregolata: è pronta, ma 6 febbricitante. — Egli fa d' uopo ricondurla sotto 1' impero dell' intelletto.   Il quale non è presso noi esercitato, quanto pur vuoisi che sia  affinchè regga alle fatiche della meditazione. Lo studio delle grandi  cose lo fa grande, e quello delle molte vasto; ma nei giovani     cide: concepimenti più ristretti, ma sicuri e indubitabili: giovano  a ciù gli esempi, le similitudini e le ripetizioni. Le giovani menti non  debbono spaziare per plaghe sterminate, ma nonno elevarsi e anche, ma raramente, toccare il sublime: elevarsi coi subbietti  concernenti la virtù, o sublimarsi colle idee d' eroismo, di  religione, di patria. Le sottigliezze vanno sbandite, perchè avvezzano alla pedanteria, che è il veleno delle scuole. Profondi concetti ed alti e forti sensi, eoco quanto in Bingolar modo ci abbisogna. Nobiltà di carattere, ordine nello idee, conversazione eoi buoni e coi dotti, uso di scrivere e di parlare, e finiremo d' esser semplicemente facondi per divenire eloquenti. Bi    lu   ci     19   sogna inoltre abituare gì' ingegni alle scoperte ed alle invenzioni:  flooo desso il segreto del progresso. Delle cose vecchie ne abbiamo  abbastanza; cerchiamone delle nuove, se vogliamo arricchire il patrimonio delle scienze e non moltiplicarlo d inutili e non raramente falsate ripetizioni.   Due piri 0 ' ' ■'■» voloni'i. Questa, o Signori, dà o toglie valore a tuti -^Ità inic.lettive, al senso morale e alle ferie fisich iono vane le regole e anche i subbietti  delle r%. non v' ha ne applicazione n& perseveranza, ne l . ..un ;io, e manca il carattere: senza di essa  no" ai sa, ami non si pn/ trarre alcun vantaggio dalle arti, dalle  scienze, dalla murale, c neppure dallo occasioni. Senza volontà sarebbero vissuti inutilmente Newton, Cialileo, Davy, Harvey, Jenner, Herschell, Humboldt, e molti altri simili ad essi. — La fiducia  in ss pud ispirare il sacrificio e pub dare una volontà eostante:  inspiriamola in tutti. Ciascuno ha il suo valore: sviluppiamolo.  Mift ha scritto: « Il valore di ano atatj, è a lun^o -andare, il vaa lore degli individui che lo compongono. »   Eccovi, o Signori, le precipuo regolo della educazione fisica,  morale e intellettiva, desunte dai difetti della storia passata b  della contemporanea. In un discorso io non poteva presentarvi un  trattato. Ho sfiorato le osservazioni e le massime: non avrei potuto governarmi altrimenti.   Un' avvertenza. Dalla definizione che ho data dell' argomento  che ho preso trattare, chiaramente deriva che ho inteso di esporre  precetti riferibili tanto agli uomini, quanto alle donne. Anch' esse  debbono esser forti, morali e intelligenti, anch' esse debbono perfezionarsi. Se i filosofi fi' accapigliano sulla istruzione dovuta alla  parte più graziosa dell' uman genere, 1' educazione rispetto a  questa non può esser posta in dubbio e discussa. — Le nostre madri  e le nostri mogli debbono essere educate come noi e quanto noi.   Se è vero, o Signori, com'è vero indubbiamente, che tanto 1’uomo dagl’animali d’un ordine inferiore si distingue e ai  eleva, quanto è ad essi superiore per la ragione ed j| linguaggio, io non veplo come si debba disconoscere che tanto un uomo sia  all' altr* uomo, e un popolo agli altri popoli superiore, quanto è  maggiore il perfezionamento da loro per una miglioro educatone  conseguito. Quindi non mi vale forza d'intelletto a spiegare che  sia codiata ignavia, codesto abbandono, per cui si chiudono gii  occhi dei padri sulla vjtH dei figli e cosi, che non veggono e, cib  eh' e ancor peggi», noi. curano di vedere la ruina a cui molti di  essi eorrono e non pochi e: slanciano. Sui capelli incanutiti o sulle calve fronti siede poi tarsio h U'.a'.v il pt-t.lixt.-nli>, c curva innanzi tempo il capo del veocnio verso la turra, ohe sta per accoglierlo nel suo umido grembo.   Più dì frequente h incontra chi serba o chi accumula tesori  pe' suoi discendenti, di quello the padri e madri che pensino a  farli crudi e mdivisioMmeule padroni di quel tesoro, che non ha pari, di un' oducazioDC forte, onesta, sapiente, e un carattere  atto a difenderai dalh bufere e dagli urajr^ ita. Le greche madri piangevano al ritorno di:' figli s - vi jjisteaza dal  nemico ferro del vincitore, ed emù lieta e< i\;t<-"s ili poter noverare le ferite sul petto ilei tiglio ur i ■■>■■ ^itraglia, e morto  per la salvezza e per la gloria della jv '*' - Eia, figlia di  beipione l'Africano e mogli*) u.l con?' * / ■•no, a una  matrona romana che, dopo averle ino-: i "hieSta  l'avea de'suoi per ammirarli, presentò ■ . . ir- Vanamente orgogliosi della gloria li i.  cene belli. Wa le virtii loro, la potemo, i!,«•• ■ i --r-->, ia \   costanza, il senno ove sono? li so non sono, a ■> di   ohe? — Eccoci liberi, quasi indinendenti, e si;.'' ■' "' : '' .tostro  ridenti -oootradc 1 mari sono aperti alte «i itr v - ' Ta disposte alla nosii-i cultura, potenze uni: -T"-.la nostra naziona,  e abbiamo porti e fortezze, un es.r!.;it-: un'armata, un parlamento e una legge. Il soldato è citt-mliii'.,,] .ititi ìino è giudico  del fatto nel delitto, la storia del delitto è di ragion pubblica, e  siamo tutti-eguali d'innanzi all'autorità delle leggi; tutti eguali, .  e quando occorra processiamo e condanniamo i nostri senatori ei  nostri ammiragli. So ci paro, noi parliamo e scriviamo contro il"  governo, e ì rapproaentunti del popolo ad ogni pie sospinto rovesciano un Ministero. L' ignoranza ó una nebbia che si dirada un  po' lentamente; ma l' istruzione, che in ■} «cita metafora naturalmenta ò il sole, noa si stanca di ardere e d' irradiare luce o calore.  6Ì paga, ecco il grido ! ma si paga la sicurezza personale all' interno o la nazionale alla frontiere, si pagano i maestri che c' insegnano, i magistrati eho d reggono, le vie per le quali viaggiamo, i mezzi rapidissimi che trasportano le nostre idèe, i coìht* .  merci guarentiti, le industrie incoraggiate, l'agricoltura migliorata,  le arti e. le scienze perfezionate, si pagano le battaglie vinte e quelle  perdute, quando i nostri fratelli o il re stesso e ' figli puoi stavano  coi petti contro i cannoni, e intanto noi giocavimo, o ravamo e ■  poltrivamo, e si paga anche qualcbe cosa per non avere 1' incomodo dì ricevere, venti o trenta austriache legnate ad libitum della  convertita casa d' Asburgo; in somma non si paga, ma sisemina  per raccogliere. Del resto un grande progresso sodalo e' 6, un  gran passo s' è fatto,' anzi un' salto; ma, Signori miei, il progresso  individuale manca, perchè non fummo educati e non sappiamo  educare. Or dunque all' opera. Alle madri, ai padri, ai maestri è  ^affidata la grande missione di compier 1' impresa iniziata dai mar■ : * '•'l'indipendenza itfllìana,da chi per amoro di patria ha sofferto  viti dell' esilio o gli orrori del carcere, o è morto strozzato  •àia. o fucilato senza processo, o decapitato sul palco, o mitraglilo w ! -vopo. ■ ' '■   N  i L\'arte della Memoria - Manuale di mnemonica compilato secondo il sistema A. – vf. IL SISTEMA GRICE-HP di MYRO E SPERANZA SISTEMA A. GIUDICATO DA AUTOREVOLI COMMISSIONI   SISTEMA A. GIUDICATO DA AUTOREVOLI COMMISSIONI    Della facile efficacia del nuovo sistema mnemonico stato concretato dal professore Tito Aurelj, se ne ha una splendida conferma non solo dagli elogi che l'egregio autore ha ricevuto da uomini illustri d'Italia e da moltissimi giornali, ma ancora e    più specialmente da molteplici, famose e prodigiose prove della memoria artificiale date da parecchi suoi alunni in occasione di pubblici esami.    Un primo saggio della scuola pubblica dell'arte di ricordare, aperta in Roma sotto il patrocinio del Municipio, fu dato il 24 giugno 1874 da uomini e fanciulli, da signore e bambine, innanzi a un pubblico numerosissimo e plaudente. La Commissione esaminatrice composta dagli illustri uomini comm. Cesare Correnti ex ministro della pubblica istruzione, commendatore Marco Tabarrini senatore del Regno e consigliere di Stato, comm. B. Pignetti capo dell' ufficio d'istruzione nel Municipio di Roma, fece, una lunga e ragionata relazione sui grandi risultati di questo saggio dovuti alla prodigiosa efficacia delle regole mnemoniche ideate ed insegnate dal prof. Aurelj, e, riconosciuto come: “agli studi dell'arte di ricordare basti consacrare brevissimo tempo perché se ne raccolga abbondantissimo frutto”, finiva con questa conclusione. L'altra cosa che importa accennare perché questo pubblico saggio non resti senza qualche buon effetto, ne pare questa; che gioverebbe in qualche scuola iniziare alcuni giovanetti di vario ingegno alle regole dell' arte di ricordare, e poi tener dietro ai loro progressi negli studii, e al loro modo di giovarsi delle regole apprese per tesoreggiare le cognizioni, e all' influenza che questa nuova ginnastica intellettuale sarebbe per avere sullo sviluppo dei loro ingegni, imperocchè sarebbe, a c parer nostro, scarso il compenso alle diligentissime fatiche del prof. Aurelj, quando delle innovazioni e dei perfezionamenti da lui recati all'arte mnemonica non si traesse generalmente profitto nelle scuole e nei diversi studii.    Or si vedrà come a questo voto abbia risposto il prof. Aurelj. Il 23 e 24 giugno 1876 ebbe luogo, pure in Roma, un secondo e maggior saggio mnemonico dato dagli alunni della scuola che era stata aperta il 13 marzo dello stesso anno per i maestri e le maestre municipali di Roma, con determinazione del Ministero della pubblica istruzion. A questo saggio vennero assegnati dal Governo dieci premi di cinquanta lire l'uno. La Commissione esaminatrice si componeva come segue. La splendida relazione di questo saggio che predetta Commissione ha estesamente ed accuratamente redatta, merita tutta l'attenzione di coloro che si occupano dell'insegnamento, perché costituisce il più grande documento storico dell'arte di ricordare. Di tale relazione diamo le seguenti testuali conclusioni che la Commissione ha approvato a parere unanime:  I voti espressi dalla Commissione che presiedette al saggio sono stati appieno compiuti e i suoi consigli seguiti. Ad apprendere l'arte di ricordare, quale è dal prof. Aurelj insegnata, basta assai breve tempo  non vi sono difficoltà  non occorrono speciali disposizioni dell'ingegno  non vi sono notabili differenze a fare rispetto all' età, ma i giovanetti l'apprendono più agevolmente degli uomini giunti alla virile età, e questi più agevolmente degli attempati. La memoria artificiale che si acquista con questo studio è immensamente più duratura della memoria naturale, perché fondata sull'associazione delle idee e su associazioni divenute famigliari a chi ha studiato l'arte, facili a farsi, facili a richiamarsi. La utilità dell'arte mnemonica è tanto più grande in quanto per essa si ricordano senza fatica mentale quelle cognizioni che anche alle memorie più poderose, riescono difficili a ritenere perché non legate fra di loro dal vincolo del ragiona• mento, come sono le date e le cifre in genere.  II dubbio di taluni che la memoria artificiale nuoccia all' educazione dell' ingegno, facendo apprendere e ritenere le cognizioni senza che la riflessione vi abbia parte, non ha più ragione di essere quando si consideri: che anzitutto, anche nell'apprendere e nel ritenere per virtù dell'arte si esercita la riflessione, dovendosi trovare un'idea con cui la cognizione da apprendere e da ritenere in qualche modo si leghi: che l'arte mnemonica non pretende di sostituirsi alla memoria naturale, né di ricordare quelle cognizioni che la mente può da sé agevolmente ritenere; essa vuole aggiungersi, non sostituirsi, aiutare, non creare o distruggere: se la memoria naturale e la cognizione che voi avete della geografia patria fanno che voi sappiate ricordare benissimo, senz'aiuto dell'arte, la superficie, la popolazione assoluta e relativa dell'Italia, e la popolazione non di xo ma di zoo città: se voi senza bisogno dell'arte, ricordate la nascita e la morte di Dante, di Colombo, di Galle°, ecc., tanto meglio per voi, ma non disdegnerete l'aiuto dell'arte quando vi occorra di ricordare la nascita e la morte di cent'altri uomini illustri, su ciascuno dei quali la vostra mente non si può tanto fermare come su quei grandissimi. Noi faremo anzi a questo riguardo una chiara distinzione fra quelle date e quelle cifre in genere, le quali rappresentano cognizioni che diremo sostanziali, cardinali, e quelle, pur sempre necessarie od almeno utili, ma di minore rilievo; rispetto alle prime diciamo che la memoria naturale e la intensità della riflessione fattavi sopra debbono bastare a darne la ricordanza, e l'arte non deve altro fare che confermarle, porgere un aiuto a ritenerle più saldamente, più lungamente e più esattamente; alla seconda invece la memoria naturale non basta, e che la riflessione ci si fermi molto non è possibile, né desiderabile; a queste dunque deve provvedere esclusivamente l'arte. Aggiungiamo che ginnastica intellettuale utilissima ai giovani pare a noi quella per cui lo studioso possa tratto tratto porre a riscontro la notizia ritenuta per virtù di memoria naturale e di riflessione, con quella ritenuta per la via dell'arte.  Fatta questa distinzione, per la quale non è possibile stabilire regole generali, dipendendo la maggiore o minore importanza delle nozioni dal grado ch'esse tengono nella scienza di cui sono parte, la Commissione crede che l'arte mnemonica torni utilissima ai docenti ed agl' imparanti, e possa agli uni ed agli altri risparmiare tempo e fatica, se le sue applicazioni siano fatte con ordine e temperanza ed alle sole nozioni più necessarie ed utili.  Mirabile veramente e di non contestabile vantaggio è la facilità che mercè l'arte mnemonica si acquista di ricordare e ripetere in perfetto ordine le parti più rilevanti di un libro di qualsivoglia mole, o di un discorso dei più lunghi.  Perciò la Commissione fa voti che questo utile sussidio all' insegnare, all' apprendere ed al ritenere, venga introdotto nelle scuole italiane e particolarmente nelle primarie e in quelle di medio grado, specialmente per lo studio delle nozioni di storia e geografia, e crede che gioverebbe anzitutto introdurre 1' insegnamento dell'arte mnemonica nelle Scuole normali e dar facoltà ai maestri ed alle maestre già dichiarati idonei, di valersene nelle classi loro affidate, considerando che trattasi per gli alunni non già di una materia di studio che si aggiunga, ma di un sussidio che loro si porge, perché le altre materie più agevolmente apprendano e ricordino. Ad A. si deve riconoscere il merito di avere con uno studio paziente di più che quattro lustri, condotta l'arte mnemonica a tale semplicità e perfezione e fondatala su basi cotanto razionali, da renderla applicabile agli studi della gioventù, ed è giusto che le sue fatiche abbiano premio nella gratitudine dei suoi concittadini, e nell'incarico che dovrebbe commettergli il Ministero della pubblica istruzione d'insegnare l'arte sua nelle pubbliche scuole e di educare i maestri nell'arte sua stessa, alla quale disposizione non dovrebbe fare impedimento il pensiero di aggiungere una materia di più, ma dovrebbe dare coraggio la sicurezza di porgere un aiuto onde più agevolmente si apprendano le altre. Firmati: MAURI. TROMBETTA.PIANCIANI. MARCUCCI. PIGNETTI. DELOGU. Roma. Dopo questo decisivo e solenne giudizio di così autorevole Commissione, non è più possibile mettere in dubbio la immensa efficacia di quest'arte di ricordare, la quale ha ormai acquistato il diritto di prendere un posto distinto fra tutte le altre nobili arti.    E questa verità di Niccolò Tornmaseo: “Insegnisi a tutti stenografia; un'arte è un'arme di più deve essere con più forte ragione applicata all'arte mnemonica, in quanto che è dessa considerata dallo stesso Tommaseo la vera stenografia della mente, oltrechè essere della mente una utile ginnastica. Se la ginnastica fisica è considerata come mezzo principale di una sana e maschia educazione, ed è la vera applicazione del mens sana in corpore sano, la ginnastica intellettiva è a sua volta un potente mezzo per accrescere, rafforzare e sviluppare la memoria, rendendo la mente meglio atta al meditare ed al riflettere, e noi sappiamo che l'abitudine della riflessione è un gran mezzo di studio efficace e quindi giova fare ogni sforzo per acquistarla. Albani e Buonarroti  AGA MAGÉRA DIFÚRA Dizionario delle lingue immaginarie  Zanichelli, Les Belles Lettres I testi evidenziati in grassetto sono, nello specifico campo di ricerca (ad  esempio: lingue filosofiche, lingue immaginarie di tipo letterario, lingue  internazionali ausiliarie, ecc.), opere fondamentali.  Aarsleff, Da Locke a Saussure. Saggi sullo studio del linguaggio e la storia delle idee, Bologna,  Mulino, Abbott, Flatlandia. 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Nuva internaciona helplinguo kon multa texti e vortaro, Steglitz-  Berlin, Paul Scheufelein, Serafini, Codex Seraphinianus -- GRICE, CODEX GRICEIANVS  --, Milano, Ricci, Seriman, Viaggi di Wanton alle terre incognite australi, ed ai regni delle scimie, e  de' Cinocefali. Nuovamente Tradotti Da un Manuscritto Inglese, Berna [ma: Villa di Melma,  Treviso, Stamperia privata], SERTORIO (vedasi),  Il problema della lingua universale, Porto Maurizio, Tipografia Berio,  Sgarro, Grice e il deutero-esperanto, o, Codici segreti, Milano, Mondadori, Sgarro, Crittografia. Tecniche di protezione dei dati riservati, Padova, Muzzio, Shaw, Androcles and the Lion with a Parallel Text in Shaw's Alphabet, Harmondsworth,  Penguin, Sheckley, "Il linguaggio dell'amore, in: La decima vittima, Milano, Mondadori, Sheckley, Mun mun", Urania, Shenton, Sapir, Edward e Otto Jespersen [citato da Grice come JESPERSON], International Communication. A Symposium on  the language problem, London, Kegan Paul, Trench, Trubner et Co., Silfer (vedasi), Lingue internazionali", voce per il Grande Dizionario Enciclopedico, Torino, Utet,  Silverberg, Mutazione, Milano, Editrice Nord, Silvestri, Introduzione ai linguaggi di programmazione, Milano, Masson Italia Editori,  SINMONCELLI (vedasi), La lingua di Adamo. Postel tra accademici e fuoriusciti fiorentini,  Firenze, Olschki, Simone, Raffaele, a cura di, Grammatica e Logica di Port-Royal, Roma, Ubaldini,Slaughter, Universal languages and scientific taxonomy, Cambridge, Smith, Teatro come invenzione, Milano, Feltrinelli,  Soave, Riflessioni intorno all'istituzione d'una lingua universale", in: Istituzioni di logica,  metafisica ed etica, Milano, Silvestri, Società Raffaello Sanzio, "Kaputt Necropolis", Magazzini, Solivetti, L'utopia linguistica di Chlebnikov", in: Saccaro del Buffa, Giuseppa e Lewis,  Arthur O., a cura di, Utopie. Studi interdisciplinari sui temi, la storia, i progetti,  Roma, Gangemi editore, Sorel, La Science universelle, Paris, Théodore Girard, Souriau, Sur l'esthétique des mots et des LANGAGES FORGÉS – Grice et le deutero-esperanto -- Revue d'Esthétique, Spagnoletti (vedasi), Uniformità di alfabeto, di strutture fonetiche e di sistemi universali, Benevento,  Abete, Spatola, Verso la poesia totale, Torino, Paravia, Spencer, An Autobiography, London, Williams and Norgate, SPERANZA, H. P. Grice : il Deutero-Esperanto. Spielberg, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Milano, Mondadori, STALIN, IL MARXISMO E LA LINGUISTICA, Milano, Feltrinelli, Stanislavskij, Il lavoro dell'attore sul personaggio, Bari, Laterza, Steinberg, The Art of Living, New York, Harper et Brothers, Steinberg, Saul, The Passport, London, Hamish Hamilton Ltd., Steinberg, Saul, The Labyrinth, New York, Harper et Brothers, Steinberg, Saul, The Inspector, New York, Viking Press, Steiner, George, Dopo Babele. Il linguaggio e la traduzione, Firenze, Sansoni, Steiner, Elementargrammatik nebst Übungstücken zur Gemein-oder Weltsprache (Pasilingua),  Berlin-Leipzig, Heuser's Verlag (Louis Heuser), Steiner, Eine Gemein - oder Welsprache (Pasilingua), Berlin-Neuwied, Heuser's Verlag (Louis  Heuser), Steiner, Drei Weltsprach-Systeme: Pasilingua - Volapük - La lingvo internacia, Berlin-Leipzig,  Heuser's Verlag (Louis Heuser), Stempfl, Myrana und Welt-Sprache, Kempten, J. Kösel'sche Buchhandlung, Sternberg, Caen, e Lob, Les chefs-d'Oeuvre de la bande dessinée,  Paris, Planète, Sterne, La vita e le opinioni [cf. H. P. Grice, « Prejudices and Predilections, which become The Life and Opinions of H. P. Grice » di Tristram Shandy gentiluomo, 1ª ed., Milano, Mondadori,  Oscar classici" Mondadori Stojan, Bibliografio de internacia lingvo, Genève, Universala Esperanto-Asocio, Hildesheim-New York, Georg Olms Verlag, Stoll, La 'illuminatio' di Goya. Simbologia della genesi estetica dei 'Caprichos'", in: Goya  Daumier Grosz, Il trionfo dell'idiozia. Pregiudizi, follie e banalità dell'esistenza europea, Milano,  Mazzotta, Strasser, Lingua universalis. Kryptologie und Theorie der Universalsprachen, Wiesbaden, Harrassowitz, Strindberg, L'Isola della Felicità", in: Le parole vi ingannano. Un libro di lettura per le classi  subalterne, Bologna, Guaraldi Strindberg, Notti di sonnambulo ad occhi aperti, Torino, Einaudi, Sturgeon, Nascita del superuomo, Milano, Nord, SUDRE (vedasi) Grammatica della lingua universale inventata da S. Ridotta per gli  Italiani da B. Busnelli, Milano, Unione Autori-Editori, Summa, La città della memoria, Milano, Mazzotta, Swedenborg, Le terre nel cielo stellato. I loro abitanti, i loro spiriti e angeli, Milano, Bocca, Sweven, Limanora. The island of progress, New York and London, Putnam's sons,  Swift, I viaggi di Gulliver, Milano, Mondadori, Swift, Scritti satirici e polemici, Torino, Einaudi, Swiggers, La langue des Sevarambes", in: Auroux, Chevalier, Chaquin, e Marchello-Nizia, La linguistique fantastique, Paris, Clims-Denoël, Szerdahelyi, István, Bábeltől a világnyelvig, Budapest, Folia Practico-Linguistica, Szilágyi, Versus interlinguistica. Principios de interlinguistica generale. Dictionario  Terminologico de Interlinguistica", Schola et Vita, Tabourot, Les bigarrures du Seigneur des Accords Genève, Librairie Droz, Taddei, e Bacilieri, "Le piante", Magazzini, Talmey, Max, Arulo. Text Book of the Universal Language with Exercises and Partial Dictionary, New  York, Ilo Press, Tanchis, Aldo, L'arte anomala di Munari, Bari, Laterza, Tardieu, Le Professeur Froeppel, Paris, Gallimard, Tardieu, La comédie du langage suive de La triple mort du Client, Paris, Gallimard,.  Tasso, Poesie, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, Tassoni, Luigi, Il sogno del caos. Microfilm di Zanzotto e la geneticità del testo, Bergamo, Moretti et  Vitali editori, Tega, a cura di, L'unità [GRICE EINHEIT] del sapere e l'ideale enciclopedico nel pensiero, Bologna, Mulino, Tessari, Roberto, La Commedia dell'Arte. "Industria" e "arte giocosa" della civiltà  barocca, Firenze, Olschki, Testori, Edipus, Milano, Rizzoli, Thérive, Littérature non figurative", La Table Ronde, Thévoz, Michel, Le language de la rupture, Paris, Presses Universitaires de France, Thévoz, Ecrits bruts, Paris, Presses Universitaires de France,.  Thom, Logos Phenix", Critique, Tiezzi, La lingua universale", Magazzini, Tiezzi, Perdita di memoria una trilogia per Magazzini Criminali. Genet a Tangeri. Ritratto  dell'attore. Vita immaginaria di Uccello, Milano, Ubulibri, Tiphaigne de la Roche, Giphantie", in: Lacassin, Francis, Voyages aux  pays de nulle part, Paris, Laffont "Bouquins", Todorov, Teorie del simbolo, Milano, Garzanti, ed. "Strumenti di studio"  Garzanti Tolero. Experimental-revuo, Paris, Tolkien, Il signore degl’anelli, Milano, Rusconi, id. Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro, Milano, Adelphi, Tomasi di Lampedusa, Giuseppe, Il Gattopardo, Milano, Feltrinelli, TOMMASEO (vedasi), -- cf. Grice, ‘means the same’ == In defense of a dogma: No analyticity, no synonymy. Dizionario de’ sinonimi della lingua italiana, Napoli, Tipografia Editrice F.  Bideri, Tournier, Michel, Le meteore, Milano, Mondadori, Trilussa, Acqua e vino. Ommini e bestie. Libro muto, Milano, Mondadori, "Oscar"  Mondadori Triola, Cenni storici sulla Lingua internazionale", La Rivista di lingua internazionale, Trissino, Epistola delle lettere nuovamente aggiunte ne la lingua  italiana", La grammatichetta, Roma,  Lodovico Vicentino, Tritemio, Steganografia. L'arte di trasmettere con occulte scritture i voleri del proprio  animo a chi è lontano e La chiave steganografica, Firenze, Nardini Trombetti, L'unità d'origine del linguaggio, Bologna, Treves, Trousson, Voyages aux pays de nulle part. Histoire littéraire de la pensée utopique,  Bruxelles, Université de Bruxelles, Trucchi, Dubuffet, Roma, De Luca, Twombly, Letter of resignation, München, Schirmer-Mosel, Tyssot de Patot, Voyages et aventures de Massé, Genève, Slatkine Tzara, Manifesti del dadaismo e Lampisterie, Torino, Einaudi, id "La prima avventura celeste del signor Antipirina", in: Morteo, e Simonis,  Teatro dada, Torino, Einaudi, Vailati (vedasi), Couturat e Leau. Histoire de la Langue universelle", in: Scritti, Leipzig-Firenze, Joahnn Ambrosius-B. Seeber, Vairasse, Histoire des Sévarambes, Genève, Slatkine, Valle, Dizionario infernale, Genova, I Dioscuri, Vance, Jack, I linguaggi di Pao, Milano, Editrice Nord, Vanghetti, Quaestione de lingua auxiliario internationale in Italia, Riforma medica, Vogt, Non-A, Milano, Nord, id Non-A. 3: epilogo, Roma, Fanucci, Vasoli, La filosofia mediovale, Milano, Feltrinelli, Verdu, Essai sur une nouvelle numération parlée appliquée à un project de langue universelle,  Bordeaux, Imprimerie du Commerce de Poinsot, Verne, 20.000 leghe sotto i mari, Firenze, Salani, id Le avventure di Servadac, Milano, Mursia, id  L'eterno Adamo, Palermo, Sellerio, Versins, Encyclopédie de l'utopie, des voyage extraordinaires et de la science fiction,  Lausanne, l'Age d'homme, Vesin, Resumé de la cryptographie dévoilée ou l'art de traduire ou déchiffrer toutes  les écritures en quelques caractères et en quelques langues que ce soit, quoique l'on ne connaisse ni  ces caractères ni ces langues. Appliqué aux langues latine et italienne  suivi d'un précis analytique des langues écrites au moyen duquet on peut les traduire, sans en avoir  aucune connaissance préalable, Florence, Aux frais de l'Auteur, Vetri, Letteratura e caos, Mantova, Edizioni del Verri, Vico, La scienza nuova prima con la polemica contro gli "Atti degli eruditi" di Lipsia,  Bari, Laterza, Villani, Ragionamento dello Academico Aldeano sopra la Poesia Giocosa de'  Latini, e de' Toscani con alcune Poesie piacevoli del medesimo autore, Venezia, Pinelli,  Virmaux, Dictionnaire mondial des mouvements littéraires et artistiques, Monaco, Rocher, Vitale, L'avanguardia russa, Milano, Mondadori, "Oscar"  Mondadori id La seconda nascita (intorno a 'Viaggio in Armenia')", in: Mandel'stam, Osip, Viaggio  in Armenia, Milano, Adelphi, Vòllaro, Tempo libero", Il Caffé, id  "La Chanson de Kaphèis", Il Caffè, Vonnegut, Ghiaccio nove, Milano, Rizzoli, Wahl, Occidental die Weltsprache, Stuttgart, Franckh'sche Verlagshandlung,  Wahltuch, Simbologia psicografica, Roma, Perino, Wainstein, Viaggio in Drimonia, Milano, Feltrinelli, Watson, Il grande anello, Milano, Moizzi, Watson, Ian e Goldmann, "Language", in: Gunn, a cura di, The New Encyclopedia  of Science Fiction, New York, Viking, Watzlawick, La realtà della realtà. Comunicazione - Disinformazione - Confusione, Roma, Astrolabio, Webster, Società segrete primitive. Studio sulle forme elementari della politica e della  religione, Bologna, Zanichelli, Weisbart, Josef ed Betti, Ilustrat abecedairie del Lingue Medial Europan. Langue Européenne  European Language Europäische Sprache Jazik Europejsky, Nürnberg, J. Weisbart, Weiss, La glossolalie et la glossographie dans les délires théologiques", Langages, Wells, La macchina del tempo, Milano, Mondadori, Wells, Il paese dei ciechi", in: Storie di fantasia e di fantascienza, Milano, Mursia,  Wells, "Il risveglio del dormiente", in: Il risveglio del dormiente e altre avventure di  fantascienza, Milano, Mursia, Wells, Herbert George, L'isola del Dr. Moreau, Roma, Gruppo Newton, Werfel, Il pianeta dei nascituri, Milano, Mondadori, White, Ideografia. Segni, simboli e immagini. Corso avanzato di grafica professionale, Milano,  Editiemme, Whorf, Linguaggio, pensiero e realtà, Torino, Boringhieri, Wilcock, e Fantasia, Frau teleprocu, Milano, Adelphi, Witkiewicz, Dramaty, 1, Warszawa, Państwowy Instytut Wydawniczy, Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni Torino, Einaudi,  Yaguello, Grice et son Deutero-Esperanto; ou, Les fous du langage. Des langues imaginaires et de leurs inventeurs, Paris,  Seuil, Yates, L'arte della memoria, Torino, Einaudi, Zamponi, I Draghi locopei. Imparare l'italiano con i giochi di parole, Torino, Einaudi, Zani, Le parole SCATenate, dattiloscritto, Firenze, Zanotti, Crittografia. Le scritture segrete, Milano, Hoepli, Milano,  Cisalpino- Goliardica, Zanzotto, Pasque, Milano, Mondadori, Zanzotto, Poesie Milano, Mondadori, Oscar" Mondadori  Zanzotto, Una poesia, una visione onirica?", in: Branca, Vittore, Ossola, Carlo e Resnik,  Salomon, I linguaggi del sogno, Firenze, Sansoni, Zavattini, Al caffè", in: Italia magica. Racconti surreali scelti e presentati da  Contini, Torino, Einaudi, Zavattini, Opere Milano, Bompiani, Zdanevic, Il'ja, Poésie des mots inconnus, Paris, 41 Degré, Zolla, Storia del fantasticare, Milano, Bompiani, Zumthor, Paul, Lingua, testo, enigma, Genova, il Melangolo. Tito Aurelj. Aurelj. Keywords: Deutero-Esperanto. Refs.: “Grice ed Aurelj,” The Swimming-Pool Library. Aurelj.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Ausonio – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza – filosofo italiano. Ausonio.

 

Luigi Speranza -- Grice ed Avieno: il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. A Distant descendant of Musonio Rufo. Writes “Phenomena”. Avieno Rufio Festo. Avieno. 

 

Luigi Speranza -- Grice ed Azeglio: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- non si danno doveri reciprochi senza società – la scuola di Torino – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Torino). Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “I like Azieglo; first he was a marchese, unlike me – second he looked for the fundamental law (or ‘fundamental question,’ as I call it) for the principle of cooperativeness – he finds it’s a natural thing, not a Rousseaunian contractualist thing – so he is a Griceian at heart – on top, he relies on Bentham, to minimise the Kantian rationalism and make it digestibale to those who care about what Azieglo calls ‘amore proprio’ – i. e. conversational self-love as still operating under a wider principle of conversational benevolence.” Coniò il termine giustizia sociale, successivamente ripreso e sviluppato da SERBATI (si veda) nel saggio La Costituzione secondo la giustizia sociale e da Mill nel saggio Utilitarianism. E stato anche uno dei primi teorici del principio di sussidiarietà. Era il quarto degli otto figli del conte di Lagnasco e marchese di Montanera, diplomatico della corte di Vittorio Emanuele I. Alla nascita gli fu imposto il nome di Prospero che, divenuto gesuita, cambia in Luigi. I fratelli Massimo e Roberto sono politici e senatori del Regno.  Maturò la propria vocazione religiosa a seguito di un corso di esercizi spirituali dettati da Lanteri, fondatore della congregazione degl’oblati di Maria Vergine. Studia nel Collegio Tolomei di Siena e poi nell'Ateneo di Torino. Entrato nel seminario di Torino, quando il padre fu inviato come diplomatico alla corte di Pio VII si trasferì con lui a Roma e fu ammesso nel noviziato dei gesuiti di Sant'Andrea al Quirinale.  Fu ordinato sacerdote. Inizia a studiare  la filosofia d’ AQUINO (si veda), studio che continuò a Napoli. Destinato al Collegio Massimo di Palermo dove insegnò lingua francese per poi assumere la cattedra di diritto naturale.  Pubblica con i tipi della Stamperia di Muratori di Palermo il suo testo più importante, il Saggio teoretico di dritto naturale appoggiato sul fatto, considerato a quel tempo una vera enciclopedia di morale, diritto e scienza politica. Ricevette da Pio IX il permesso di cofondare con Curci “La Civiltà Cattolica”, rivista della Compagnia di Gesù, ove scrisse per venti anni per poi assumerne la direzione nell'ultimo periodo della vita. I suoi oltre duecento articoli pubblicati sulla rivista furono tutti caratterizzati da un contenuto tale da meritargli il titolo di «martello delle concezioni liberali» (Messineo).  Muore a Roma. Preoccupato soprattutto dai problemi che nascevano dalla rivoluzione industriale. Il suo insegnamento sociale influenzò papa Leone XIII nella stesura dell'enciclica Rerum novarum sulla condizione dei lavoratori.  Propone di riprendere gli insegnamenti della scuola filosofica tomista. Porta avanti questa convinzione, ritenendo che la filosofia soggettiva di Cartesio portasse a errori drammatici nella moralità e nella politica. Argomenta che mentre la differenza di opinioni sulle scienze naturali non ha nessun effetto sulla natura, al contrario idee metafisicamente poco chiare sull'umanità possono portare al caos nella società. A quel tempo la Chiesa cattolica non aveva una visione sistematica chiara sui grandi cambiamenti sociali  in Europa, la qual cosa portava molta confusione tra la gerarchia ecclesiastica e il laicato. In risposta a tale problema, Taparelli applicò, in maniera coerente, i metodi del tomismo alle scienze sociali. Dalle pagine de La Civiltà Cattolica attaccò la tendenza a separare la legge positiva dalla morale e lo "spirito eterodosso" della libertà di coscienza che, a suo avviso, distruggeva l'unità della società.  Termini chiave della sua opera sono socialità e sussidiarietà. Vedeva la società non come un gruppo monolitico di individui, ma come un insieme di varie sub-società disposte in diversi livelli, ciascuna formata da individui. Ogni livello di società ha sia diritti che doveri, ognuno dei quali deve essere riconosciuto e valorizzato. Ogni livello di società deve cooperare razionalmente e non fomentare competizione e conflitti.  Dopo l'istituzione della Società delle Nazioni, A. ne vanne considerato un precursore. Sua fu l'idea di un'autorità universaleda lui chiamata "etnarchia"con il ruolo di tribunale e di arbitrio, che potesse proteggere ogni nazione dalle minacce esterne. A. continuò a fungere da autorevole guida al pensiero cattolico in materia di pace e guerra ancora nel Novecento. Altre opere: “Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto” (Palermo); “Nazione e nazionalità” (Genova, Ponthenier); “La Legge fondamentale d'organizzazione nella società” (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura); “La libertà tirannia” “Saggi sul liberalesimo risorgimentale” (Piacenza, Edizioni di Restaurazione Spirituale); “La Civiltà Cattolica). Diritto soggettivo, proprietà e autorità in Luigi Taparelli d'Azeglio, di Alessanfro Biasini, sito della Università Ca Foscari Venezia. Scuola Dottorale d'Ateneo.  The Origins of Social Justice: Taparelli d’Azeglio, su home.isi.org.  Education and Social Justice, J. Zajda, S. Majhanovich, V. Rust, Sabina, Springer Science et Business Media, Armando, Il Welfare oltre lo Stato. Profili di storia dello Stato sociale in Italia, tra istituzioni e democrazia Seconda edizione, G. Giappichelli Editore, Georges Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia all'èra atomica, Bari, Dedalo, Pereña, La autoridad internacional en Taparelli, Libreria editrice dell'Università Gregoriana, Studi Pierre Thibault, Savoir et pouvoir. Philosophie thomiste et politique cléricale, Québec, Maria Rosa Di Simone, Stato e ordini rappresentativi nel pensiero di A., «Rassegna storica del Risorgimento», Giovanni Miccoli, Chiesa e società in Italia fra Ottocento e Novecento: il mito della cristianità, in Id., Fra mito della cristianità e secolarizzazione, Casale Monferrato, Francesco Traniello, La polemica Gioberti-A. sull'idea di nazione, in Id., Da Gioberti a Moro. Percorsi di una cultura politica, Milano, Traniello, Religione, Nazione e sovranità nel Risorgimento italiano, «Rivista di storia e letteratura religiosa», Emma Abbate, A. e l’istruzione nei collegi gesuitici, «Archivio storico per le province napoletane», Saggio teoretico di dritto naturale appoggiato sul fatto, Palermo, Stamperia d'Antonio Muratori, S. T., Per il centenario della nascita d’A., Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie, Luigi Di Rosa, A.. L'altro A., Milano, Cisalpino, Gabriele De Rosa, I Gesuiti in Sicilia e la rivoluzione del '48, con documenti sulla condotta della Compagnia di Gesù e scritti inediti d’A., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura; Perego, La «Miscellanea A.», in Divus Thomas,  Gianfranco Legitimo, Sociologi cattolici italiani. De Maistre Taparelli Toniolo, Roma, Volpe, Messineo S.J., A. e il Risorgimento italiano, in La Civiltà Cattolica, Carlo Maria Curci Compagnia di Gesù La Civiltà Cattolica Rerum novarum  Luigi Taparelli d'Azeglio, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angiolo Gambaro, Luigi Taparelli d'Azeglio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. A.  su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere d’A., su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di A., Pappalardo, A. in Giovanni Cantoni, Dizionario del pensiero forte, Piacenza, Cristianità, Vian, A., Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.Aloysius Taparelli, in Catholic Encyclopedia, Compagnia di Gesù Filosofia Sociologia  Sociologia Categorie: Gesuiti italianiFilosofi italiani Sociologi italiani Torino Roma. Non si danno doveri reciprochi senza società. Egli è costume di chi spiega diritto naturalo -- il ius naturale -- il considerare certe classi di doveri dell'un uomo verso l'altro anteriori ad ogni idea di società. E un tal modo di speculare è coerente con tutto il resto della dottrina allorchè la società si riguarda come una pura convenzione umana. Ma siccome il fatto di questa convenzione, per confessione di parecchi fra i suoi difensori, non è se non una finzione di diritto, fictio juris, ed io non amo fondar sopra una finzione quanto vi ha di più sacro ed importante nel commercio fra gli uomini, mi vidi astretto a cercare nel *fatto reale* (italici d'A.) altro miglior appoggio. E sì mi parve averlo trovato con nulla più che analizzare la idea che ognuno si forma allorché pronunzia il vocabolo *Società*, o paragonar questa idea collo stato *naturale* in cui ogni uomo trovasi sulla terra. Ecco per qual motivo non credei poter trattare dei *doveri reciprochi* fra gli uomini se prima non li considerava formanti una qualche società. E in verità, come potrebbero esservi *doveri* reciprochi senza relazioni reciproche? Come relazioni senza qualche congiunzione? Come congiuzione senza qualche legge? Come legge senza legislatore e senza autorità? Data poi la congiunzione di molti esseri intelligenti sotto una autorità comune che altro ci manca per costituire una società? Parventi dunque ripugnante la voce di *relazioni extrasociali*, usata dal ch. C. di Haller -- di cui per altro ammiro in molti punti la dottrina --, nù seppi come introdurmi a considerare i doveri reciprochi se prima non no stabiliva *sul fatto* le fondamenta con una attenta osservazione dell’essere sociale. La legge fondamentale del *civico* operar sociale potrebbe dunque ridursi a questa — la società (e per essa la autorità) dee far sì che ciascuno *cooperi* a *difendere* e crescere il bene altrui senza sua perdita, anzi con vantaggio proporzionato alla sua cooperazione. Della società in generale. Società suol dirsi una concorde comunicazione di bene fra esseri intelligenti. Società di questi esseri *in istato di tendenza* sarà dunque la *tendenza concorde a fine comune*. E siccome la tendenza intelligente fra uomini dee produrre azione esterna, cosi la società umana potrà definirsi *cooperazione concorde di uomini ad un bene comune*. Gli uomini tutti hanno nella lor *natura* un elemento di società universale. Gli uomini tutti sono obbligati a secondare l’ intento del Creatore. Or il Creatore vuole da essi *cooperazione concorde a ben comune*. Dunque ec. La minore si prova. Uno è per natura il bene da tutti conosciuto, ed a cui tendono tutti, giacche una è la loro *natura* ossia impulso primitivo. Questo impulso manifesta l'ntento del Creatore. Dunque ec. Diremo questo elemento *dovere di socialità*. Coroll. 1.: Ogni dovere sociale deriva da questo principio *fa il bene altrui*. Giacché la causa che mi obbliga a far ad altri *un* qualche bene è che debbo far loro il bene. Coroll. 2.: Questo è il primo principio *sociale* applicazione del primo principio morale. Il precipuo bene di ogni società è la *onestà*, giacché a questa tende precipuamente la *natura umana*. Poiché *ottener il bene* è negli *enti ragionevoli* un *divenir felice*, il fine di universal società è rendere gli *associati* *onestamente felici*. E poiché la felicità dell’uomo consiste *secondo natura* nei beni di *mente* e di *corpo*, *assicurarci* e *crescerci* queste due specie di beni è il fine naturale della società universale. Una società determinata può o abbracciare tutto il fine naturale con mezzo particolare cioè col convivere stabilmente, o abbracciarlo parzialmente. Il *fine* particolare della prima sarà il *convivere* onestamente felice. Della seconda il conseguire quel particolare oggetto per cui ella si associa. Diremo società *completa* quella che abbraccia tutto l'obbietto naturale della umana società, cioè il bene di mente, quello di corpo, o la difesa di entrambi. Incompleta quella che ne abbraccia sol qualche parte. Coroll. 5.: La società è *mezzo*, non fine dell’ individuo. Alosyus Taparelli. Luigi Taparelli d’Azeglio, marchese d’Azeglio. Luigi Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese d’Azeglio. Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese d’Azeglio. D’Azeglio. Azeglio. Keywords: non si danno doveri reciprochi senza società, ius naturale, “non si danno doveri reciprochi senza società”, cooperazione, cooperare, fa il bene altrui – onesta, fine, principio della socialita, applicazione del principio della moralita, natura umana, fatto, socieeta totale, societa parziale, definizione di societa in termine di cooperazione, ‘de more geometrico’ – tendenzia impulso naturale all’onesta – societa – azione esterna, esseri ragionabile, esseri intelligente, convivir stabilmente, felice, -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Azeglio” – The Swimming-Pool Library. Azeglio.

 

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