Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: gl’accademici
di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Based in Rome, he was a member of the Accademia. He wrote a book on
the immortality of the soul based on his interpretation of certain
pronouncements of the oracle of Apollo at Delphi. Asclepiade.
Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: Roma antica --
filosofia italiana – Luigi Speranza. Filosofo
italiano. Friend of Lactanzio. Wrote a book on Providence. Asclepiade.
Luigi Speranza -- Grice ed Asclepiade: Roma antica --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. He develops a new approach to medicine by introducing ideas on
atomism. Asclepiade.
Luigi Speranza -- Grice ed Ascoli – la scuola di
Gorizia – filosofia friulana -- filosofia italiana -- (Gorizia). Filosofo friulano. Filosofo
italiano. Gorizia, Friuli-Venezia Giulia. Considerato il padre della
dialettologia e dell’ideolettologia (H. P. Grice) in Italia, è uomo e studioso
di indiscusso spessore e importanza. A lui si devono alcune delle più
importanti intuizioni e riflessioni in campo filosofico-linguistico. Fonda e
dirige l’Archivio Glottologico Italiano, tra le più importanti riviste di
filosofia linguistica d'Europa. Il primo volume comprende i “saggi ladini,” a
cui è conferito il premio della Fondazione Bopp e il premio della Société pour
l'étude des langues romanes di Montpellier. Vi pubblica il celeberrimo saggio,
“L'Italia dialettale,” la prima classificazione dello spazio linguistico
italiano basato su criteri interni alle varietà linguistiche. È fin da subito
attratto da questioni linguistiche-filosofiche, probabilmente grazie all’amicizia
con lo studioso Filosseno, figlio di Luzzato. La sua città natale gode ai tempi
di una strategica posizione che permette l'approccio a diverse parlate,
italiano, tedesco, sloveno, ma anche FRIULANO e veneto. Dopo aver passato i
primi anni della maturità a dedicarsi allo studio glottologico e alla
riflessione, pubblica il primo fascicolo degli Studi Orientali e linguistici,
dimostrando una predisposizione allo studio dei fenomeni del mutamento
linguistico e una verace curiosità per le teorie della indoeuropeistica. Per
approfondimenti vedasi VILLAR, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa. Lingua
e storia, cur. Siviero, Bologna, Mulino. Conosce, per sua stessa ammissione, le
teorie di Bopp, padre della linguisticacomparata e figura a cui si deve la
scoperta delle corrispondenze morfologiche tra lingue imparentate. I contributi fondamentali della
linguistica comparativa, soprattutto nel campo dell'indo-europeistica, sono
quelli di Jones, che individua, seppur in nuce, una serie di corrispondenze
lessicali tra la lingua latina (“ego”) e la greca (“ego”); Schlegel,che in Über
die Sprache und Weisheit der Indier ragiona su di una prima classificazione
delle lingue su base morfologica -- per cui distingue tra lingue flessive,
agglutinanti, ecc. -- e, sulla scia di quanto affermato prima da Jones,
riconferma l'esistenza di una parentela linguistica tra latino (ego) e greco
(ego); Bopp, che nel suo saggio più importante, Über das Conjugationssystem der
Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der lateinischen (ego) und griechischen
(ego) Sprache, individua per primo dei tratti morfologici, e non solo
lessicali, in comune tra le due lingue. È infatti errato confermare l' ipotesi
di discendenza genealogica tra lingue tramite la presa in analisi del solo
lessico simile. Esso infatti, nella scala della vulnerabilità al cambiamento
dei diversi domini linguistici, rappresenta il primo che ad esso è
suscettibile, per via della facilità con cui avvengono fenomeni di prestito o
calco). A Rusk si deve poi l'ulteriore merito di aver individuato tra le lingue
citate una serie di corrispondenze a livello fonetico. Ascoli, che da subito
dimostrò interesse per la linguistica, si avvicinerà ben presto anche a questo mondo. A quei tempi in Germania la filologia
germanica stava compiendo grandi passi in ambito linguistico (si ricordino la
scoperta delle leggi di Grimm e di Verner che regolano il mutamento fonetico
nel passaggio dall'indoeuropeo alle lingue europee, in particolare germaniche)
e proprio, tra gli altri, i suoi lavori sulle lingue semitiche, sul sanscrito,
sull'iranico, e l'aver introdotto in Italia il metodo storico-comparativo
valsero ad Ascoli la nomina di membro della Società Orientale di Lipsia, oggi Società
Orientalistica Tedesca. A. Muore a
Milano. Il progetto pasitelegrafico e i
suoi antecedenti. L'interesse d’A. per il sistema pasi-grafico e il sistema pasi-lalico
comincia quando da alla luce un saggio - che non si premura mai di intitolare-,
pubblicandolo in appendice al Mosaico filologico. Il Mosaico filologico
costituisce una parte dell'opera complessiva Memorie filologiche. Il carattere
delle proposte differisce significativamente nelle parti. Nella prima parte, A.
enuclea alcuni principi e regole di formazione, derivazione e flessione. Nella
seconda parte, con atteggiamento più cauto, annota riflessioni e spunti sulla
costruzione di UNA LINGUA UNIVERSALE, fermandosi sul lessico, sulla morfologia e
anche sull'alfabeto, e motivando le ragioni che lo inducono a compiere questo
tentativo. BONOMI, Idee per un progetto di lingua universale in un inedito d’A.,
Milano, Accademia Scientifico-Letteraria. Studi in onore di Vitale, cur. Barbarisi,
Decleva, Morgana, Milano, Monduzzi. L’intuizione
di comporre una lingua internazionale deriva da molteplici fattori, che
possiamo però considerare tra loro collegati. Da un lato, la sua educazione classica
può aver generato in A. l'utopica idea dell'unità linguistica e, quindi, dei
popoli. Importante poi è sicuramente la convinzione sull'origine mono-genetica
delle lingue. Infine, gioca un ruolo fondamentale il tempo speso per la ricerca
nel campo della linguistica comparativa e dei tratti comuni alle lingue, come
la conoscenza delle teorie dell'indo-europeistica. I sostenitori della teoria
monogenetica credono possibile ricondurre a un unico uomo (o popolo) la
discendenza di tutti gli altri. Come conseguenza di questo fatto, alcuni
linguisti sostengono che in origine sulla terra fosse parlata e intesa una sola
e unica lingua. Almeno fino all'avvento della linguistica scientifica, e
soprattutto per influsso della tradizione religiosa, che vuole la nascita delle
diverse lingue storico-naturali come castigo a seguito dell'erezione della
mitica torre di Babele, nome che qualche studioso accosta a balal, 'confondere'
-- GRANDI, Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci («Bussole»)] -, si crede che la lingua
primordiale è l'ebraico e che da questo sono discese tutte le altre. Così ad
esempio crede anche Isidoro, quando nelle sue Etymologiae scrive: ex linguis
gentes, non ex gentibus linguae exortae sunt. VINEIS, MAIERIÙ, La linguistica
medievale, Storia della linguistica, cur. Lepschy, Bologna, Mulino]. Al di là
delle influenze religiose, la teoria del mono-genismo linguistico trova
sostenitori anche dopo l'avvento della linguistica comparativa (forte delle
prime considerazioni attorno ai tratti comuni a più lingue e alla successiva
ricerca in ambito di tipologia linguistica - il cui merito va a Humboldt, padre
della disciplina e figura a cui A. fa spesso riferimento) e conta tra le sue
file numerosi sostenitori anche al giorno d'oggi. S’evince nel saggio la
primogenita volontà di utilizzare come sistema di comunicazione internazionale
i numeri da 1 a 17, associando a ciascuno una consonante secondo una scala
crescente di difficoltà – al l numero 1 la consonante più semplice - e non
specifica cosa con questa affermazione intenda (H. P. Grice crede ‘d,’ da
‘dada,’ Speranza ‘b’ da ‘baba’ – mio babbino caro – Strawson ‘m’, da ‘mama’ -- per
arrivare fino al 17, stante per la consonante più complicata. La lingua così pensata d’A. - che ignora
completamente i suoni vocalici ed è priva di segni diacritici o di
punteggiatura - si configura più come un sistema crittografico per sola
scrittura in cui a ogni numero è possibile ricondurre un solo suono, che come
una vera e propria lingua – il deutero-Esperanto. Già nel secondo suo saggio però A. abbandona
l'idea di comporre la sua pasi-grafia con i soli numeri arabi, giacché l'uso di
numeri superiori al 9 (composti quindi da doppia cifra) causa grossi fra-intendimenti,
forse risolvibili solamente tramite l'introduzione di spazi o segni di punteggiatura
preposti, a segnarne i confini, opzione che comunque non viene contemplata. Se,
ad esempio, si segue una serie di corrispondenze per cui, come in latino, 1=”b”,
2=”c”, 3=”d”, [...] 11=r, 12=s, 13=t in mancanza di spazi tra un numero e
l'altro come si puo asserire che “12” = “bc” – la prima e la seconda -- e non “s”
– la XII? Così A. propone un sistema alterno di scrittura che prevede l'uso di solo
IX consonanti, e precisamente solo di quelle che mancano del tratto +sonoro -
cioè le sorde. Per realizzare l'equivalente consonante *sonora*, A. propone di
utilizzare il grafo della consonante sorda con sovrapposto un piccolo punto
(es. plp] e ?[b]). Cf. H. P. Grice, “Phoneme and distincive features”. Per
quanto riguarda il lessico, A. vi riserva la parte più consistente d’entrambe
le due parti del suo saggio. Nella prima,
A. propone un sistema di glossopoiesi che define come “graduale,” in cui i nomi
primitivi -- di cui disfortunatamente non fornisce una definizione, ma si
limita piuttosto a dare una sommaria lista -- posseggono obbligatoriamente la
vocale «a» e ai quali, mediante l'aggiunta di altri prefissi vocalici, è
possibile MODIFICARE IL SIGNIFICATO secondo una scala privativa. Un'E (seconda
vocale) pre-posta al nome primitivo ne scema d'un grado la forza. Un O (la
quarta vocale) pre-posto al nome primitivo ne scema di DUE gradi la forza. Un I
(la terza vocale) preposto al nome primitivo ci dà il senso OPPOSTO, es. A =
“il divino”; E-A, “angelo” – animato incorporale --, oa, “anima” (=animale,
uomo, ma essere vivente in gnere --, ia “demonio” – il non-divino – cf. Satana,
l’angelo caduto. BONOMI. Non sfugge poi che la lingua del Deutero-Esperanto d’A.
Puo rimandare per alcuni versi alla pan-glottia fantasiosa di Comenio che,
oltre a sfruttare il procedimento fono-simbolico, prevede una serie di morfi che
ha il ruolo di MODULARE GRADUALMENTE il significato – in sensu latu, il SENSO
-- delle parole così ottenute. Una ulteriore “A-“ vale allora, come in greco, "privazione"
– cf. Grice, “Negation and privation” --,
', una E "eliminazione", una U "accrescimento" ', ecc. Quindi, se “lus” significa
"luce", “a-lus” significa "buio" -- cf. VELIA, a-peiron.’ E “u-lus” significa
"luce splendente" [SIMONE]. CHIUSAROLI, «La Pasi-tele-grafia d’Ascoli
(cf. Grice, tele-mentationalism) nella riflessione linguistica europea, tra
paradigma universalista e scritture veloci, La cultura linguistica italiana,
Roma, Bulzoni. Nella seconda parter,
A. propone invece di proseguire mediante un lavoro di tipo comparativo tra le
varie lingue al fine di individuare le radici comuni mono-sillabiche, a cui
successivamente è possibile modificare il significato in un derivato. Per A.,
fondamentale importanza nella creazione del lessico deve poi ricoprire la
componente onomatopeica, di modo che i suoni che compongono le nuove parole
siano quanto più possibile motivati (“ouch” – theory, groan – Grice), icon. A. crede
che è onomatopeicamente motivato un nesso bi-tri-sillabici, da cui l'idea di
adottare lo stesso principio anche nella sua pasigrafia. In questo è evidente
anche l'influenza di Humboldt, al quale A. riporta la teorizzazione di una
lingua madre (lingua matrix) che, costruita nella ricerca d’elementi comuni
alle lingue "figlie" attraverso l'apporto fondamentale dell'elemento
significativo ARBITRARIO (‘ad placitum’) e di quello onomatopeico (motivato e
dunque non arbitrario), consenta la comunicazione universale, come nell’antico
ario, “il riferimento privilegiao della mia ricerca.” Quando tratta della
componente morfologica della sua lingua, propone, come tanti filosofi fanno
prima e di lui – dall’Accademia e poi --, una semplificazione delle
coniugazioni e delle declinazioni. Questa sostanzialmente è la prima - semplice
- proposta (o, se vogliamo, le prime due) che A. fa di lingua, ma non è
l'ultima e nemmeno la più importante. Infatti, a seguito della notizia della
stampa di un'opera analoga a Vienna, A. si decide di stendere per iscritto, e
nel più breve tempo possibile («pure m'impegno di cominciare in pubblici fogli,
entro dieci giorni al più tardi»), la sua personale, rivista e definitiva
proposta di lingua del Deutero-Esperanto. Così come promete, pubblica dunque il
suo progetto integrale di pasigrafia - che nomina Pasitelegrafia - il cui scopo
dichiarato è quello di facilitare la comunicazione tramite telegrafo tra
differenti parlanti. Dimostra di conoscere i progetti e gl’intenti di Gesner,
Bacon, Becker, Kircher, Wilkins, Descartes, Comenio, Leibniz, Dalgarno e altri,
così come prima di lui confessano i nostri SOAVE (si veda) e MATRAJA (si veda).
A. accenna allo stesso SOAVE (si veda), ma ne critica i risultati asserendo che
proponendo SOAVE (si veda) stesso una scrittura universale cade nel sistema
figurativo che trascina al labirinto minoico, ed ammisera lo scopo della lingua
universale del Deutero-Esperanto, supponendola particolarmente un veicolo
letterario, e perciò ostinatamente INUTILE quando si ha il latino di Cicerone e
d’Orazio. Come sottolinea Chiusaroli nel
suo saggio su A.l'Autore recupera dunque nomi e temi della teoresi
universalista, di cui ri-propone (per superarli, d in parte riproducendoli) la
tassonomia combinatoria per l'edificazione di una ‘biblioteca universalis’ dei
saperi (Gesner), l'analisi misterica e simbolica delle scritture figurate e
crittografiche (Kircher), la propedeutica operazione dell'astrazione delle
forme rispetto alle lingue storiche (Bacone), la dominanza attribuita al
significato nell'elaborazione del sistema dei primitivi (Comenio), la correlata
dimensione logica annessa al presupposto della grammatica generale (Cartesio),
il metodo della riduzione alle unità lucreziane minime concettuali (Wilkins) e
l'idea della scrittura come strumento di comunicazione globale e l'autonomia
del significante pasigrafico (Bacone, Wilkins e Maimieux), l'assunzione del
modello matematico per la rappresentazione meta-linguistica del reale
(Leibniz), la semplificazione morfologica come indice della perfezione strutturale
(Faiguet, GIGLI (si veda)), la redazione del vocabolario di base e/o universale
poli-glotta con corrispondenze numeriche
(Hourwitz). La lingua d’Ascoli è allora volta alla comunicazione di tipo
tecnico-scientifico, tra nazioni che vogliano lo scambio facile e veloce di
informazione, e non alla stesura di opere letterarie. A. cita il lavoro di GIGLI
(si veda), la cui lingua la forma egli pure da mutilazioni galliche. Di nuovo,
il filosofo goriziano non riserva parole gentili per il collega italiano. La
sua idea di lingua Deutero-Eperanto è diversa e scavalca gl’impedimenti grafici
legati ai singoli alfabeti, scegliendo di esprimersi per cifre, ciascuna delle
quali passibile di trasmutazione in simbolo telegrafico e, quindi, in idea o
concetto, comunicabile in tutta l’Italia – “da Gorizia alla Catania, o almeno
al di la del stretto di Messina. Il telegrafo è infatti secondo A. lo strumento
che rende la ricerca e l'adozione della lingua internazionale o universale del
Deutero-Esperanto possibile al suo tempo. La scelta ricade allora su un sistema
crittografico, di cui fornisce la chiave, a cui ad ogni idea fondamentale
corrisponde un gruppo di cifre e simboli che sono successivamente trasponibili
in codice utilizzabile tramite telegrafo. La lingua pasitelegrafica deve essere
astratta da ogni lingua – il gallico incluso -- e da ogni grammatica. L’unica
cosa che chi ad essa si approccia deve conoscere è l'alfabeto LATINO, il
sistema numerico romano – I, V, X, L, C, M --, e la propria lingua madre: il toscano, non il
friulano! Segni pasitelegrafici I segni
utilizzati sono gli stessi che già venivano usati normalmente durante le
comunicazioni tramite telegrafo, ovvero la linea, -, e il punto, ., del codice di
Morse. La virgola è indicata «..- - » e
il punto fermo «— —». Le otto
categorie A. divide poi le aree
semantiche in OTTO macro-categorie - che molto si avvicinano alla struttura
ontologica delle lingue filosofiche a priori - che nomina: Indizi di persona;
relazione e moto del discorso; congiunture di moto, tempo e luogo; II. Religione, universo, la terra; III: Uomo fisico e morale e gli altri
animali; IV: Commercio, nazioni, paesi,
città; V: diplomazia, cancelleria,
guerra, giurisdizione; VI: scienze,
arti, mestieri, loro prodotti e strumenti; VII: tempo, luogo e qualità; e finalmente, VIII: nomi proprie (“Ascoli,”
“Grice,” “Speranza”) -- distingue ciascuna categoria numerandola con i numeri romai
da I a VIII. e i cui simboli telegrafici
sono: 2. .. 3. ...
4. -. 5. .- 6. -
7. -.- 8. E per completezza
informa che il numero IX sarebbe rappresentato dalla sequenza « ..-» e lo
zero «—.». Ad ogni idea rappresentata
sottopone tutte quelle che vi soggiacciono, numerando anche queste, ma pur
sempre senza rigore sistematico, ovvero non a mo' di vocabolario o
grammatica. Accanto ad ogni idea vi sono
poi due numeri sovrapposti l'uno all'altro e separati da una linea trasversale,
il primo dei quali indica a quale categoria appartiene l'idea che accompagna, e
il secondo al numero che nella numerazione progressiva della categoria, spetta
a tale idea. A seguire A. fornisce le tabelle, dette numeratori
pasitelegrafici, delle OTTO categorie, di cui si fornisce un esempio. Nell'immagine
sottostante si riporta a titolo di esempio la tabella immaginata d’A. per la
categoria III. ¾ “uomo,” creatura
umana) ⅜ uomo (“vir”) ⅜ trisavolo ¾ bisavo %. antenato ⅗ avo ⅗ “padre” ⅜ “figlio” ⅜ zio ¾o fratello ¾1 cugino, Categoria III: L'
uomo fisico e morale e gl’altri animali.
⅜1 coraggio ⅜a salvezza ⅔a baldanza
⅜4 timidezza ⅜5 “speranza” ⅜& rassegnazione ⅜7 fedeltà
⅜s pazienza ¾9 giustizia ¾o onestà
¾1 pietà (compassione)Se si volesse esprimere il concetto di 'uomo'
inteso come essere umano di genere maschile (nella tabella al secondo posto) basterebbe
tradurre i numeri, detti cifra pasitelegrafica, in simboli telegrafici (sapendo
che la linea trasversale è indicata con « ... ») di modo che esca la trascrizione « ....-.-...». Ciascuna lingua
naturale, come il friulano, la sua ‘lingua matrix,’ dove a tal scopo avere il
proprio numeratore pasi-telegrafico in cui ogni idea è ben definita – chiara e
distinta – cf. Grice, “Descartes on clear and distinct perception” -- o da un
vocabolo solo o, nel caso in cui sia necessario, da una ristretta peri-frasi
(“bachelor,” unmarried male – Grice/Strawson, In defense of a dogma; in questo
modo il lavoro di traduzione deve essere fatto una volta solamente (così nel
numeratore francese 3/2 sarebbe “homme” e in quello tedesco Mann, ma la
trascrizione pasitelegrafica è sempre la stessa e corrisponderebbe tanto a
quella italiana quanto a quella friulana, latina, siciliana, ecc.). Ciascun paese o popolo (Grice on C. A. B.
Peacocke – ‘population utterance meaning”) dove poi procedere alla compilazione
di vocabolari nei quali, oltre al significato o SENSO delle parole, è indicato
anche il segno telegrafico. E così ogni popolo – e idioletto per gl’individui
-- per comprendere i messaggi che arrivano dagli altri paesi non avrebbe che da
usare un vocabolario pasitelegrafia-lingua nazionale e, per inviare i messaggi,
lingua nazionale-pasitelegrafia. Il
risparmio nell'uso di questo sistema sarebbe, a detta dell'autore, doppio,
giacché per comporre i simboli pasitelegrafici sono sufficienti un numero
minore di caratteri/segni rispetto al codice Morse (come ad esempio nel caso di
'splendore', nel numeratore italiano indicato da 2/29 e in pasigrafia
«.........-“. Ma nel codice Morse «
......・・・_・
--..») e quindi per riprodurlo si
impiega sia meno tempo che meno spazio. Ogni cifra pasitelegrafica può inoltre
prevedere ulteriori modificazioni indicate da PIU simboli: - un punto sovrapposto, che nel telegrafo si
indica con una linea che la precede con breve spazio, denota un ENTE che COMPIE
l'azione o uno STATO in cui questo continua l'azione indicata dalla cifra – cf.
H. P. Grice on von Wright, “Action and Events”. Ad esempio 4/1 significa
'commercio' (cf. amazione, o amore) ma
se sottoposto ad un punto ⅛ significa “commerciante”
“amante,” non “amato” (tel.«--.--»). Un accento circonflesso sovrapposto
esprime la natura non-maschile dell'ente o dell'idea rappresentata dalla cifra
(es. 3/7 significa 'padre', ma sottoposto ad un circonflesso % ‘l’altro
genitore,’ i. e., 'madre'). Di nuovo quindi, come visto in altri sistemi di filosofi
precedenti, è sufficiente avere l'idea SOLO MASCHILE – “such artless sexism!” –
H. P. Grice -- di ciò che si vuole esprimere e aggiungere ad essa un simbolo,
un qualcosa che ne indichi l'essere femminile. Nel telegrafo il femminile è
indicato con una linea che segue la cifra pasitelegrafica («....-.-.-.--»). Una
parentesi tonda che precede esprime pluralità: ad esempio significa
'commercianti'. Nel telegrafo è indicato da doppio tratto a seguito
della cifra (tel. «—-. .-. .—»); un tratto sovrapposto alla cifra indica che
l'azione è conclusa o che il soggetto subisce
l'azione e nel telegrafo lo si indica con doppio tratto che precede la
cifra (es. significa 'la donna amata',
tel. «— ....--»);un apostrofo anteposto alla cifra (telegraficamente «.—. »)
indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo presente. Ad esempio la
cifra ½*/ significa tu adesso sei commerciante' o più semplicemente 'tu
commerci' (tel. «.-...-.-.-.--.--..»);
una barra verticale anteposta alla cifra (telegraficamente « .—. »)
indica che la condizione o l'azione è espressa al tempo PASSATO – Grice,
“Socrates whatted – drank hemlock”. Ad esempio la cifra ½8 1%8 significa, per
dare l’esempio di Colorni-Leibniz, 'Paride
FU amante o più semplicemente 'PARIDE amò Elena’ – Nel caso di Patroclo ed
Achille, si presuppone che Achille è AMATO da ma non AMANTE di Patroclo (cf.
Eurialo ama Niso. Due barre verticali anteposte alla cifra (telegraficamente
«—. ») indicano che la condizione o l'azione è espressa al tempo FUTURO
CONTINGENTE (“Avra una battaglia navale”.. Ad esempio la cifra ½8. !|⅜8
significa 'Patroclo sarà amante d’Achille’ o ‘Eurialo SARÀ amant di Niso', 'Egli
amera'; tre barre verticali
anteposte alla cifra (telegraficamente « ...-») esprimono imposizione, o modo
imperativo dell'azione (“!Enjoy” – Holdcroft on Vendler – H. P. Grice, “Modes”,
“Aspects of reason”. Ad esempio ⅓ Il significa 'sii commerciante'. Una t
rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente « -... ») esprime desiderio,
supposizione o credenza (come il modo condizionale italiano, o l’ottativo
latino – H. P. Grice, “I wish we had it!” --. Ad esempio ¼ 1⅓ significa
'commerceresti' o 'SE fossi commerciante!'. Un grande cerchio anteposto alla
cifra (di cui non viene data difortunatamente la trascrizione telegrafica)
indica che due o più azioni si svolgono CONTEMPORANEAMENTE (“Patroclo took off his
leff and right shoe” (H. P. Grice on J. O. Urmson – “Philosophical Analysis
between the two wars”. Ad esempio % 0% 1%% significa Patroclo, mentre era
soldato, amò Achille'; una f rovesciata anteposta alla cifra (di
cui nuovamente non si conosce difortunatamente la trascrizione telegrafica)
esprime l'ente descritto dalla cifra AL MODO INDEFINITO o infinito. Ad esempio
J/18 significa 'amare'. Una c rovesciata anteposta alla cifra (telegraficamente
« ..-. ») indica che quella è una caratteristica dell'ente rappresentato dalla
cifra (ovvero un aggettivo), “amoroso”. Ad esempio • % significa 'europeo', o
goriziano, laddove senza la c indicherebbe solamente Europa, o Gorizia. Questo
carattere può essere anche duplicato e donare il significato o SENSO di
'maggioranza' (telegraficamente « ..... »). Triplicato e donare il significato
di 'assoluto' (telegraficamente « ......
»), come nell’ablativo latino. Ad esempio
8¾ ¾ significa 'DIVINISSIMO uomo'
– ma MORTALE. Una linea che segue la cifra ne indica la natura di AVVERBIO
(telegraficamente «.-.»). Ad esempio ⅝o
1⅝ ¾- significa 'Luigi agì DIVINAMENTE'.
Le parentesi quadre che precedono e seguono la cifra indicano un ente che crea
o produce l'idea da questa espressa (telegraficamente «.-.. » che precede la
cifra). Ad esempio coraggioso
l'esercito'. ⅝ [∞ ⅜1]% significa il vittorioso condottiero che rende.
Ordine e distanza tra le cifre . L'ordine delle cifre può variare, ma rimane
comunque simile a quello del latino e l’italiano, se non del friulano. Per non
confondere agente (Patroclo, Eurialo) e paziente (Niso, Achile), questi sono
quanto più separati e in questa sequenza. La distanza tra cifre deve essere
simile a quella che normalmente si lascia tra le parole. Ma le cifre che
concorrono insieme a definire una sola idea devono essere più vicine tra loro
delle altre. Nomi propri. A. associa ad ogni lettera dell'alfabeto latino un
numero e ne specifica, per quasi tutti, il suono. Per scrivere un nome proprio
non compreso nella categoria VIII, come può essere un cognome (“Grice,”
literalmente “pig”), basta scrivere in fila i numeri associati a ciascuna
lettera. I numeri pasi-telegrafici che devono servire per lettere sono
preceduti e seguiti dai segni «—.-». 1
[a] [b][ [d] ABCDEFGGH1 [e]/[&], non specificato 23456789 [f] [d3] (gl [h] 10 [1] 11 non specificato 12
[k] 13 14
(m] 15 [n]
16 [o]/[o], non
specificato 17 [p]
18 [kw] 19
[r] 20 [s]/[z], non specificato 21 5 22 [t]
23 (u] 24 [v]
25 W non specificato 26
Y non specificato 27
non specificato 28 Z
[dz]/[ts], non specificato
numeri I numeri si indicano con
numeri romani preceduti e seguiti da due v (telegraficamente «-.—»). In questo
modo v 99% v I numeri ordinali come primo (universita:
Bologna), secondo – seconda universita: Oxford, terzo – terza universita:
Parigi o Sorboan -- si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti posposti, e
così anche telegraficamente (ad esempio 20 ——— significa 'ventesimo',
telegraficamente « .... -»): Napoli, la ventesima uiversita. I numeri
che esprimono ripetizione (una volta, once, due volte, twice, tre volte, thrice)
si ottengono aggiungendo alla cifra tre tratti e un punto posposti, e così
anche telegraficamente (ad esempio 3--
significa 'tre volte', o ‘thrice’, telegraficamente «... —.») Sistemi
crittografici di questo tipo hanno grande fortuna. Ma ovviamente in ragione
dello scopo contrario a quello qui perseguito d’A., il rendere illeggibile un
testo non possedendone la chiave di lettura. Più sistemi di questo tipo sono ad
esempio creati dal padre gesuita, e allievo di Kircher stesso, Francesco Lana
conte de’ TERZI (si veda) nella suo saggio “Prodromo, overo saggio di alcune
inventioni nuove premesso all'Arte Maestra pubblicato a Brescia nel 1670.10 Vedasi FRANCESCO LANA CONTE DE' TERZI,
Prodromo, overo saggio di alcune inventioni nuove premesso all'Arte
Maestra, opera che prepara il P.
Francesco Lana bresciano della Compagnia di Giesu per mostrare li piu reconditi
principij della Naturale Filosofia, riconosciuti con accurata Teorica nelle piu
segnalate inventioni, ed isperienze fin'hora ritrovate da gli scrittori di
questa materia et altre nuove dell'autore medesimo, Brescia, presso Rizzardi.
Lana nacque a Brescia e vi muore.
Studia filosofia presso l'ordine dei gesuiti a Roma, dove conosce anche Kircher
che lo introduce alla fisica e al poker.
È insegnante di matematica e filosofia.
A., così come è già stato fatto da altri dotti, come per esempio da
Kircher nella sua Polygraphia nova et universalis, reinventa allora un codice
linguistico nato per CELARE informazioni – cf. J. L. Austin, D-DAY -- di modo
che diventi anzi il sistema prediletto per lo scambio di informazione
internazionale. Ascoli. Keywords: Deutero-Esperanto. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice ed Ascoli,” pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool
Library. Ascoli.
Luigi Speranza -- Grice ed Assarotti: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Genova –
filosofia genovese – filosofia ligure -- filosofia italiana – Luigi Speranza,
pel Gruupo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Libray (Genova). Filosofo genovese. Filosofo ligure. Filosofo
italiano. Genova, Liguria. Dizionario biografico degl’italiani. Nato da
Giuseppe. Entra nell'ordine delle scuole pie. Fatta la professione solenne,
insegna nella casa dell'Ordine a Voghera. Inizia gli studi filosofici ad
Albenga, e li continua a Genova sotto la direzione d’AGENO (si veda) e GIACOMONE
(si veda). Insegna grammatica superiore nella casa professa di Genova, fino a
quando divenne insegnante di fisica ad Albenga. Insegna logica a Savona, e
logica e fisica a Genova. Insegna teologia a Savona e a Genova.
All'insegnamento di filosofia e di teologia d’A. si formarono esponenti del
movimento giansenista quali Degola, Buccelli, Capurro, Carosio, e Casella.
A., però, finisce per abbandonare l'insegnamento di quelle discipline per
dedicarsi quasi totalmente all'opera di ri-educazione dei sordomuti, “il suo
maggior titolo di rilievo filosofico,” nelle parole di H. P. Grice. In Francia,
Epée è il primo a richiamare l'attenzione sulla gravità del problema della ri-educazione
dei sordomuti e pone a base del suo metodo di insegnamento la mimica griceiana.
Interessato a questi esperimenti, che sono continuati da Sicard, A. inizia la
ri-educazione di alcuni ragazzi. Incoraggiato dal successo ottenuto, volle
allargare il numero dei suoi allievi, ciò che gli è possibile fare quando
ottenne da BUONAPARTE (si veda) un finanziamento, la garanzia di alcune borse
di studio per sordomuti indigenti, oltre che l'autorizzazione a installarsi in
un locale appartenente a corporazioni religiose soppresse. A. pone la sede del
suo istituto dei sordo-muti in un convento delle monache brigidine. Finito il
dominio di BUONAPARTE (si veda), l'istituto attravese un periodo di crisi, fino
a che non prende a cuore le sue sorti, dopo l'annessione della Liguria al regno
della Sardegna, il re Vittorio Emanuele, per l'aiuto del quale esso conosce un
notevole ampliamento. Ben presto la sua fama si estende all'Italia e anche
all'estero. Numerosi illustri personaggi, da Mayer a Cuvier e Staël, lo
visitano. Esso è preso a modello da molti altri analoghi istituti fondati a
Torino, Milano, Livorno, Roma, Napoli, ecc. Lo stesso Aporti, che lo visita, ne
utilizza le esperienze per i suoi asili infantili. All'abdicazione del re
Vittorio Emanuele, l'istituzione è presa sotto la protezione del nuovo re Carlo
Felice. Il metodo d’A., MIMICO (alla Grice) ed essenzialmente pratico ed
empirico, utilizza l'alfabeto dattilogico, la scrittura e I GESTIi, e si
propone d'insegnare ai sordo-muti, oltre che a leggere e a scrivere, cognizioni
diverse riguardanti le varie lingue e i vari campi dello scibile, la filosofia
inclusa. Il limite di questo metodo è forse quello di dare soverchia importanza
al numero delle cognizioni da impartire, col rischio di fornire un'eccessiva e
inutile erudizione agli allievi. (Grice: “Do they NEED to *know* Heidegger?”). A.
concive il progetto, che non puo però seguire, d’estendere l'istruzione a tutti
i sordomuti dello stato sardo. Esegue la sua missione di educatore
nonostante le numerose difficoltà economiche e l'ostilità dei gesuiti e del
clero retrivo, con una fede porto-realistica. Allievo di Molinelli., legato
all'ala più religiosa e mistica del giansenismo ligure, quella di Vignoli, di
Degola, al quale è molto vicino, non prende parte alla lotta politica in cui
altri suoi amici giansenisti s'impegnano. Neppure partecipa molto alle dispute
teologiche. In questo campo pubblica, in collaborazione con Molinelli, De homine ante et post lapsum et
de Ecclesia militante in terris. Propositiones theologicae publice propugnandae,
Genova, mentre non ottenneno l'imprimatur ecclesiastico alcune sue tesi
intitolate De fructibus divinae Incarnationis,accusate di giansenismo,
baianismo e quesnellismo. Gl’è ancora negato, a Genova e a Torino, il permesso
di stampare cinquantadue profezie della Bibbia sulla conversione degl’ebrei.
Tutta la fede e le energie d’A. si riversarono così nella ri-educazione dei
sordo-muti, attività in cui è co-adiuvato dagl’amici Degola, che dell'Istituto è
il cappellano, Scalzi, Carrega, Boselli, che gli succede alla direzione dell'istituto.
Ai sordo-muti A. dedica pure numerosissimi saggi, fra cui si ricordano, “Esercizi
di pietà ad uso de’sordo-muti istruiti e di chiunque altro desideri praticarli,
Genova, e, Ristretto delle dottrine cristiane ad uso de’sordo-muti istruiti nel
R. Istituto di Genova, Genova, e Punti di religione ad uso de’sordo-muti
istruiti nel R. Istituto di Genova, Genova. A. è anche chiamato a insegnare
all'Istituto nazionale di Genova (nel periodo di BUONAPARTE denominato
Accademia imperiale), istituto di studi superiori soppresso dalla restaurazione.
Muore a Genova. Refs.: Storia della Università di Genova, di Isnardi,
continuata da Celesia, Genova; Mayer, Frammenti di un viaggio Pedagogico, Firenze;
Monaci, Storia del R. istituto nazionale dei sordo-muti in Genova, Genova (con
bibl.); Donaver, A., Rass. naz.; Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano;
Picanyol, Il primo apostolo dei sordo-muti in Italia: A., Rass. di storia e
bibl. scolopica; Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, Firenze, con il carteggio
d’A.); Illuministi, giansenisti e giacobini nell'Italia, Firenze. Ottavio Assarotti. Assarotti.
Keywords: love. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Assarotti,” pel Gruppo di Gioco
di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. Assarotti.
Luigi Speranza -- Grice ed Assiopisto: la setta di
Locri –- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo
italiano. Epicarmo. Assiopisto.
Luigi Speranza -- Grice ed Assunto: all’isola
-- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dei nazareni – la
scuola di Caltaissetta – filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Caltanissetta). Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Caltanissetta, Sicilia. Grice: “I
like Assunto; of course in Italy they take aesthetics seriously; my wife would
say that they ONLY take aesthetics seriously! And I would correct her, ‘You
mean that they take only aesthetics seriously,’ and she would re-correct me,
‘Whatever, dear.’” – “Anyhow, Assunto is best known in Italy as a historian,
but he fails to see that when at Clifton we speak of the classics we mean the
timeless – my timeless meaning was meant as a Cliftonianism! So Assunto is
lacking background when he equates classicism, or worse, neo-classicism of the
Canova type popular in London, as dealing with ‘l’antichita’ – that would have
offend Canova: his statues were meant to represent Platonic timeless ideas or
ideals!” Grice: “Gilbert and Leighton are very explicit about this in ‘The
Artist’s Model’!” “Then Assunto thinks he can play with a fictiotious dichotomy
between ‘l’antico’ and ‘il non-antico.’” Grice: “I treasure Millais’s slogan
that at the Royal Academy, he had to do only TWO things: draw naked men ‘from
nature’ – or draw naked men ‘dall’antico’!” – Grice: “As Millais suddently
realised: ‘We found out that there were no English types that would represent
the ‘antico’, or timeless ideal, so we had to deal with Italian models!” -- L'uomo
che contempla il giardino vivendo il giardino [...] solleva se stesso al di
sopra della propria caducità di mero vivente.» -- Ontologia e teleologia del giardino). Ha compiuto i
suoi studi secondari presso il Liceo Classico di Caltanissetta nella sua città
natale. Laureato in Giurisprudenza è stato avviato alla filosofia da Pantaleo
Carabellese professore di filosofia teoretica presso l'Roma. È stato
docente di Estetica a Urbino dal 1956 e titolare dal 1981 della cattedra di
Storia della filosofia italiana presso la Facoltà di Magistero a Roma.
«Il suo insegnamento è anticonformista, fortemente intriso di contraddittorio.
Ma forse proprio per questo motivo, quando arriva il Sessantotto, il filosofo
sceglie la via della controrivolta: quella che passa attraverso l'élite.
Rifiuta di adeguarsi al voto politico, si oppone ai collettivi e agli
insegnamenti assembleari. I suoi allievi non si oppongono al suo rifiuto, anzi
con questo comportamento Assunto riesce ad attirarsi la stima di molti
esponenti del Movimento studentesco. Talmente rivoluzionario da divenire
reazionario, Rosario Assunto dagli anni Settanta in poi avrà un atteggiamento
sempre più schivo...» Un isolamento, il suo, iniziato col Sessantotto, ma
poi sempre più accentuato; infine, si chiuse nei suoi studi e nelle sue
speculazioni dopo la morte della moglie, la storica dell'arte Wanda Gaeta,
molto amata («Sono la fotocopia di lei, che è stata uccisa dal mio stesso
male»). A Roma fu molto amico di Giulio Carlo Argan pur contrastando le
sue idee politiche. Pensiero Rosario Assunto, interessato ai temi
estetici della filosofia da un punto di vista storico e teoretico li ha
trattati non solo come tipici della filosofia dell'arte e del bello ma
considerandoli coincidenti con la filosofia stessa giudicata come pura
estetica. Egli si rifà a Baumgarten, Cartesio, Leibniz, Kant esaminati
soprattutto per la loro concezione dell'uomo e del suo rapporto con la natura.
Una visione tradizionalista della filosofia, proprio nel momento in cui
l'estetica si rivolgeva alla semiotica, che isolò Assunto soprattutto in
Italia, mentre in Germania veniva tradotto e apprezzato. Assunto ha
rappresentato una delle voci più significative all'interno del dibattito
filosofico estetico del Novecento. Vivamente interessato all'estetica dei
giardini anticipa largamente nelle sue opere alcuni rilevanti concetti per la
riflessione più recente, come per esempio quello di "estetica del paesaggio",
che hanno ispirato i temi ambientalisti sulla tutela e conservazione del
paesaggio, naturale o elaborato dall'uomo, che egli definisce «Spazio limitato,
ma aperto; presenza, e non rappresentazione, dell'infinito nel finito». Altre
opere: "Civiltà fascista"; “Il teatro nell'estetica di Platone, in
"Rivista italiana del teatro"; Curatela di Heinrich von Kleist,
Michele Kohlhaas, Torino, Einaudi); “Essere e valore nella filosofia di C. A.
Sacheli, in "Rivista di storia della filosofia"; “L'educazione
estetica, Milano, Viola); “Educazione pubblica e privata, Milano, Viola); “La
pedagogia greca, Milano, Viola); “Forma e destino, Milano, Edizioni di
comunità); “L'integrazione estetica. Studi e ricerche, Milano, Edizioni di
comunità); “Teoremi e problemi di estetica contemporanea. Con una premessa
kantiana, Milano, Feltrinelli); “La critica d'arte nel pensiero medioevale,
Milano, Il saggiatore); “Estetica dell'identità. Lettura della Filosofia
dell'arte di Schelling, Urbino, STEU); “Giudizio estetico, critica e censura.
Meditazioni e indagini, Firenze, La nuova Italia); “Stagioni e ragioni
nell'estetica del Settecento, Milano, Mursia); “L'automobile di Mallarmé e
altri ragionamenti intorno alla vocazione odierna delle arti, Roma, Ateneo); “L'estetica
di Immanuel Kant, una antologia dagli scritti a cura di, Torino, Loescher); “Hegel
nostro contemporaneo” (Roma, Unione italiana per il progresso della cultura); “Il
paesaggio e l'estetica I, Natura e storia, Napoli, Giannini); Arte, critica e
filosofia, Napoli, Giannini); “L'antichità come futuro. Studio sull'estetica
del neoclassicismo europeo, Milano, Mursia); “Ipotesi e postille sull'estetica
medioevale. Con alcuni rilievi su Alighieri teorizzatore della poesia, Milano,
Marzorati); “Libertà e fondazione estetica. Quattro studi filosofici, Roma,
Bulzoni); “Intervengono i personaggi (col permesso degli autori), Napoli,
Società editrice napoletana); “Specchio vivente del mondo. Artisti in Roma”
(Roma, De Luca); “Hohenegger. Esploratore del possibile” (Roma, De Luca); “Infinita
contemplazione. Gusto e filosofia dell'Europa barocca, Napoli, Società editrice
napoletana); “Filosofia del giardino e filosofia nel giardino. Saggi di teoria
e storia dell'estetica, Roma, Bulzoni); “La città di Anfione e la città di
Prometeo. Idea e poetiche della città, Milano, Jaca); “La parola anteriore come
parola ulteriore, Bologna, il Mulino); “1. Il parterre e i ghiacciai. Tre saggi
di estetica sul paesaggio del Settecento, Palermo, Novecento); “Verità e
bellezza nelle estetiche e nelle poetiche dell'Italia neoclassica e
primoromantica, Roma, Quasar); “Ontologia e teleologia del giardino, Milano,
Guerini); “Leopardi e la nuova Atlantide, Napoli, Istituto Suor Orsola
Benincasa-Edizioni scientifiche italiane); La natura, le arti, la storia.
Esercizi di estetica, Milano, Guerini studio); “Giardini e rimpatrio. Un
itinerario ricco di fascino attraverso le ville di Roma, in compagnia di
Winckelmann, di Stendhal, dei Nazareni, di D'Annunzio, Roma, Newton Compton); “La
bellezza come assoluto, l'assoluto come bellezza. Tre conversazioni a due o più
voci, Palermo, Novecento); Il sentimento e il tempo, antologia Giuseppe
Brescia, Andria, Grafiche Guglielmi. A. Ontologia e teleologia del giardino,
Guerini; Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.
Nicita, Assunto scandaloso esteta, La Repubblica Cutinelli-Rendina, Emanuele,
Il Sessantotto di Rosario Assunto, Ventunesimo secolo: rivista di studi sulle
transizioni: 22, 2,, Soveria Mannelli: Rubbettino,. Op. cit. ibidem Assunto scrisse contro il progetto politico
della realizzazione del ponte di Messina
Debenedetti, A., filosofo delle forme, Corriere della Sera, Raffestin,
Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. Elementi per una
teoria del paesaggio, Alinea Editrice, 2005 p.90 Marisa Sedita Migliore, Il giardino: mito
estetico d’A., Società Dante Alighieri, 2000. Teresa Calvano, Viaggio nel
pittoresco: il giardino inglese tra arte e natura, Donzelli; Cassatella, Enrica
Dall'Ara e Maristella Storti, L'opportunità dell'innovazione, Firenze; Caotorta,
All'ombra delle farfalle. Il giardino e le sue storie, Edizioni Mondadori,,
Luciani, Luoghi, forma e vita di giardini e di paesaggi: Premio internazionale
Carlo Scarpa per il giardino, Fondazione Benetton Studi Ricerche Pier Fausto
Bagatti Valsecchi e Andreas Kipar, Il giardino paesaggistico tra Settecento e
Ottocento in Italia e in Germania: Villa Vigoni e l'opera di Giuseppe
Balzaretto, Guerini, Rendina, Il Sessantotto di A. (con un carteggio inedito),
in «Ventunesimo secolo», A. Opere di Rosario Assunto,. Rosario Assunto, su
Goodreads. Filosofia Filosofo Professore Caltanissetta Roma. Rosario Assunto. Assunto. Keywords: i nazareni, massimo, sala
dante, koch, civilta, civilta fascista, theorie des schoenen; D’Annunzio, i
Nazareni, I nazareni, pittori germani a Roma, Casino del marchese Carlo
Massimo, Aligheri, Tasso, Ariosto. D’Annunzio, la preservazione dei Giardini
antichi, villa, giardino di villa, giardino di palazzo, estetica del giardino,
il giardino e il uomo, giardineria, filosofia del giardino, il giardino di
Epicuro a Roma. Horto di Epicuro – il giardino d’Epicuro (non di Epicuro).
Hortus, orto romano, i Scipione e la filosofia a Roma dopo Carneade – filosofia
al giardino – filosofia nell’orto – orto italiano, giardino italiano, orto romano,
simmetria, “teatro, cinematografo, radio” “sono tre simboli ideali” – “Civilta”
– “estetica del teatro in Platone” assunto annunzio i nazareni a roma il giardino d’epicuro “teatro,
cinematografo, radio” teatro nell’estetica platonica schelling il bello intro
alla fondazione della metafisica dei costumi natura ed arte — roma città —
giovanni gentile — -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Assunto” – The Swimming-Pool Library. Assunto.
Luigi Speranza -- Grice ed Astea: la diaspora di Crotone -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pytthagorean according to Giamblico di
Calcide (“Vita di Pitagora”). Astea
Luigi Speranza -- Grice ed Astilo: la diaspora di Crotone -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. Pythagorean according to Giamblico di
Calcide (“Vita di Pitagora”). Astilo.
Luigi Speranza -- Grice ed Astone: la setta di Crotone -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo
italiano. A Pythagorean. According to Diogene Laerzio, there is a view that he is
the true author of some works attributed
to Pythagoras. Astone.
Luigi Speranza -- Grice ed Astorini: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola d’Albido –
filosofia cosentina – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza,
pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Albidona). Filosofo
calabrese. Filosofo italiano. Albidona, Cosenza, Calabria. Grice: “I like Astorini,
but more so does Sir Peter, vide his section on ‘Space’ in “Individuals: an
essay in descriptive metaphysics”: ‘Surely we wouldn’t have space as we know it
if it were not for Astorini.” La
vivacità del suo ingegno, e il desiderio di apprendere cose nuove, lo induce a
spogliarsi de' pregiudizi del secolo, e a studiare attentamente i filosofi,
conosciuta la forza delle loro ragioni, ardì dichiararsi nemico del peripato
del LIZIO; al che avendo congiunto lo studio delle lingue ebraica e siriaca, ei
cadde presso alcuni in sospetto di novatore, e per poco non si attribuì ad arte
magica ciò che era frutto del raro suo ingegno e del suo instancabile studio.”
Alcuni considerano i paesi di Cirò o di Cerenzia la sua patria. Si ritieneno
deboli gl’argomenti esposti da un ingegnoso filosofo di Cirò il quale volle
onorare la sua patria della sua nascita. Molti filosofi presero a difendere
l'autorità del romano pontefice e a sostenere la chiesa romana contro i nimici
della medesima. Uno solo, A., ne accennera per amore di brevità, con tanto
maggior vigore si accinse a difenderla, quanto più avea per sua sventura potuto
comprendere la debolezza dell'armi con cui essa era oppugnata. Vari luoghi
della Calabria Citeriore han preteso all'onore di aver dato i natali a questo
insigne filosofo, ma noi crediamo rimuovere ogni dubbio intorno al luogo di lui
natìo, seguendo in questo punto l'opinione di Zavarrone, il quale afferma esser
egli nato nella città di Cirò, detta anticamente Cremissa, luogo non ignobile
del paese de' Bruzi, dove questa famiglia vive ancor oggi onorevolmente. «Molti
scrittori di materie ecclesiastiche rilussero in questo secolo, e fra i più
celebri si annoverano: primo, A.. Studia con il padre Diego, medico in loco, la
grammatica, la retorica e la lingua greca. Si trasfere a Cosenza per completare
gli studi e poi a Napoli per apprendere gli studi di FILOSOFIA, e di teologia a
Roma, dove è insignito dalla corte papale del compito di scrivere alcuni
annali. In questo periodo pubblica “De vitali aeconomia foetus in utero”.
Pubblica alcuni saggi di matematica e geometria, come gli “Elementa Euclidis ad
usum nova methodo et compendiare olim demonstrate” e un “Decamerone
pitagorico”. Dopo alcuni anni lascia l'Italia per raggiungere la Svizzera e la
Germania, ma in quei territori, come la città di Groninga, riscontra una
notevole influenza religiosa protestante e poiché il conversar co' i filosofi
protestanti gli fece conoscere chiaramente che fuor dalla chiesa di Roma non
v'e unità di fede, decide di tornare in patria -- Terranova, feudo del paese di
Tarsia. Gimma, Elogi accademici della società degli spensierati di Rossano,
Troise. Si tratta di Zavarrone (Montalto Uffugo, Roma), religioso dell'ordine
dei Minimi e teologo al servizio di illustri politici, come Augusto III re di
Polonia e pontefici. È lettore del collegio urbano Propaganda Fide e consultore
del tribunale dell'inquisizione. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,
Notizie e opere d’A., Firenze: Molini,
Landi, Pietro Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle II sicilie o sia
storia ragionata, Morelli di Gregorio, Panvini (Martuscelli), Biografia degl’uomini
illustri del regno di Napoli, ornata de loro rispettivi ritratti, Gervasi. Falcone,
Biblioteca storica topografica delle Calabrie. A., Dizionario degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia. Opere di A.,
su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Filosofi
italiani Matematici italiani Professore Albidona Terranova da Sibari Carmelitani.
Altre saggi: "De Vitali Oeconomia foetus in utero" (Groninch);
"Elementa Euclidis ad usum novæ Academiæ Nobilium Senensum, nova methodo
et compendiariè demonstrata", Sienna e Napoli, Mosca); "Prodromus apologeticus";
"De potestate sanctæ sedis apostolicæ"; "De vera ecclesia Jesu
Christi, contrà Lutheranos et Calvinianos libri III”, Napoli, Bono; “Apollonij
Pergæi Conica integritati suæ ordini atque nitoripri stino restituta,” Napoli;
"De recto regimine catholicæ hierarchiæ; “Ars magna pythagorica";
"PHILOSOPHIA SYMBOLICA”; "Archimedes restitutus";
"Decameron Pitagorico"; "Il consenso, e dissenso delle III Gramatiche
Ebraica, Arabica, e Siriaca e'l modo facilissimo per apprenderle ciascheduno da
se stesso in breve tempo"; "Commentaria ad Scientiam GALILEI (si
vedda) de Triplici Motu". La movimentata vicenda biografica di A.
aonda le radici in una formazione cosmopolita e interdisciplinare, iniziata in
Calabria sotto la guida del padre e proseguita accanto allo zio Tommaso
Cornelio, esponente del fronte de inovatores nella Napoli. È per lui naturale
ripudiare la filosofia scolastica e aderire alle teorie dei moderni, da GALILEI
(si veda) a Cartesio, Hobbes e Gassendi, teorie che diuse a Cosenza e tra i
filosofi nobili in varie località del vice-regno e che gli recarono grande
notorietà. Al termine di un lungo viaggio in Svizzera, Germania e i paesi bassi
durante il quale si fa apprezzare per le non comuni capacità didattiche, vive
alcuni anni tra Firenze e Siena dove frequenta i principali esponenti della
cultura umanistica e scientifica toscana, da Magliabechi a Redi e Viviani.
Ritornato nel vice-regno per dedicarsi alla pubblicazione di numerosi saggi, si
pone sotto la protezione del principe di Tarsia, ed anche d’Orsini, avvezzi
amendue a favoreggiar letterati. Per l’ampiezza dei temi arontati, sua
“PHILOSOPHIA SYMBOLICA” puo giovarsi del ricco patrimonio librario custodito
nella biblioteca di Spinelli. “PHILOSOPHIA SYMBOLICA” è divisa in dialoghi nei
quali sono illustrati tutti i sistemi filosofici, colle dimostrazioni e
osservazioni fatte in varie sette, ed erudizioni prese da' FILOSOFI ROMANI. Sebbene
varii luoghi della Calabria si contendano la patria d’A., pure l’opinione più
comune de’ suoi biografie che egli è nato a Cirò ed è nel battesimo nomato
Tommaso Antonio. È gli padre Diego, professore di medicina reputatissimo in
Albidona, ove da questi il figliuolo apprese la grammatica, la lingua greca e
la rettorica. Studia quindi in Napoli e Roma la FILOSOFIA aristotelica del
LIZIO, in che acquista tale riputazione, che gli venne permesso di scrivere a
fronte delle sue conclusioni il motto: de/‘elndet ipse solus. Morto il genitore
ripatrio per assestare i suoi domestici affari, e iotè frai libri e fra le conversazioni
dei suoi concittadini, dopo non lievi meditazioni, darsi tutto alle dottrine
filosofiche del TELESIO (si veda), ed alla libera maniera di ragionare. Era
cosi istrutto nella lingua latina che ne compose una GRAMMATICA FILOSOFICA. E
si dice, secondo l’andazzo de’tempi, e è accusato lotto per magia; ma ei pote
discolparsi dalla bassa calunnia, e percorrere per ben tre volte l’ltalia,
ovunque acquistandosi e fama ed amicizia. Nominato a reggente di filosofia a
Cosenza, è da qui il propagatore della filosofia per le calabrie; come lo fu
altresi della città di Penne per gli Abruzzi. Invitato in Roma, vero o supposto
che vi sfinfermasse, egli invece dimora per qualche tempo in Albano. Ritenuto a
Bari da alcuni nobili filosofi, che lo vollero a maestro, ha a cominciare in
quella Chiesa di S. Nicolo il suo annuale di prediche. Ma le convinzioni libere
che egli spacciava, gli mossero fiera persecuzione. Sicclie passa in Zurigo, ed
indi in Basilea, ove non dimore che un solo aniie. Pescia recessi nel Palatinato,
donde si trasferì nell’Assia, dove è costituito maggiore -- ossia vice-prefetto
-- dell'universita di Marburgo con la facoltà d’ insegnar FILOSOFIA. In stabile
sempre si conduce dappoi in Groninga e da quella Repubblica ha l'incarico di
insegnar filosofia e quivi a spese del Senato e dottorato, nel quale anno
pubblico il suo saggio, "De vitali oeeonomia foetus in utero", in cui
sostenne la opinione, non per ance in quell’era divulgate, della generazione
dell'uomo. Scorgendo intanto, che iteo legi della Chiesa riformata. fra le
mille contese religiose si laceravano, penso ritornarsene fra’cattolici in
ltalia; e d’Amburgo chiese il condono d’ogni apostasia; il che ottenuto dal S.
Uffizio, recatosi presso il Vescovo di lilunster fece solenne abiura, e si porta
in Roma, onorevolmente accolto, ed inviato in Pisa come predicatore generale.
Dopo un anno da Pisa si traduce in Firenze, ove si acquista il favore del
Granduca, e si concilia l’amistà fraternevele di Redi, Viviani,
Marchetti e d’altri molti filosofi. In Siena, dove recessi come
professore di filosofia, coopera efficacemente alla istituzione dei
Fisio-Eritici, e ne e eletto Principe e Censore perpetuo. Qui pubblica nel
medesimo anno “Eiementft Euclidis nova methodo demostraiei”. Ritornato in Roma è
inviato a Cosenza col grado di maestro in filosofia, e di prefetto degli
studii. Ma riaccesigliodii sempre a cagien de’ suoi meriti, si ritira in
Cervinara nel Principato Ulteriore; e da la spesso recandosi in Napoli ha a
cenciliarsi la stima di Spinelli principe di Tarsia, il quale per Paifetto che
porta ad A. e per rimuoverlo dalla tristezza in che è caduto per la morte di
Francesco Mainerio A., lo indusse a recarsi in Terranova, deputandolo custode
della sua scelta biblioteca. È questa l'ultima residenza. Sono del pari suoi
saggi stampat: Apollonii Pergei conica integritati suae ac nitori
restituta" (Nap.); "De potestate S. Sedis apostolicae, Siena;
"De‘nera Ecclesia Christi disciplina, libri III Nap.). Fra i molti altri
saggi che lascia si commendano: PHILOSOPHIA SYMBOLICA IVXTA PROPRIA PRINCIPIA IN
DIALOGHI; Ars magna Pythagorica, una specie di enciclopedia
scientifico-universale; Decamerone Pitagorico, in verso, diviso in X
giornate, e contenente tutta la filosofia naturale pitagorica in forma di
satire in verso sciolto bernesco; Commentario, ad scientiam GALILEI (si veda)
de tripliei motu"; "Archimedes restitutus"; "De reato
reyimine Catholicaelticr archiae; "De vita Christi"; Apologia pro
fitte catltolica, che divisa di dedicare a Filippo di Spagna. Parlano con somma
lode di questo dotto filosofo Cimma, Zavarroni, Amato, Aceti, Mazzucchelli,
(lriglia, liraboschi, Alllitto, Relli, i
dizionarii storici, e per tacer‘ di tanti altri,. il Cantù. A. Nacque -- è incerto se a Cirò, feudo degli Spinelli
principi di Tarsia che lo protessero nelle ultime fortunose vicende della sua
vita (Zavarroni), o ad Umbriatico oppure ad Albidona (Gimma), dove il padre
Diego esercita la professione di medico e dove sicuramente egli trascorse gli
anni dell'adolescenza. Entra fra i carmelitani dell'antica osservanza, mutando
il nome di Tommaso Antonio in quello di Elia. Completa gli studi di FILOSOFIA aristotelica a Napoli nel convento dei Carmine
Maggiore dove appartenne agl’INCAUTI e a Roma quelli di teologia. La morte del
padre lo richiama in Calabria, nell'ambiente familiare. Stando ai suoi
biografi, in questi anni si colloca la
sua prima crisi spirituale che investe il campo delle dottrine filosofiche
acquisite: un radicale atteggiamento anti-peripatetico lo induce a formarsi un sistema eclettico
platonico-pitagorico e meccanicistico-materialistico, quest'ultimo ispirato
dalla lettura delle opere di GALILEI (si veda), Gassendi, Cartesio, Mersenne,
Hobbes. Più prechaniente possiamo dire, sulla base degl’elementi desumibili da
taluni suoi saggi, che egli riprese il pensiero dei suoi conterranei, del
famoso "notomista" SEVERINO, erede delle speculazioni campanelliane e
delle teorie fisiognomiche di Porta; di Musitano, che aveva accolto le
posizioni dei moderni come elaborate dagl’investiganti di Napoli; e soprattutto
di Comelio, del quale A. ama più tardi dichiararsi nipote (cfr. Giornale de,
Letterati). La crisi non gli impede tuttavia di raggiungere il sacerdozio
e di divenire reggente degli studi e lettore di filosofia e teologia nel
convento dei suo ordine a Cosenza. Ma i confratelli della congregazìone della
provincia di Calabria gli si ribellarono apertamente chiedendo al generale la
sua sostituzione. Rivalità locali, come il contrasto tra A. e il provinciale
Puglisi, adombrano l'inquietudine intellettuale del religioso e le resistenze
di metodi tradizionali di studio. Sospeso dall'insegnamento, penitenziato nel
carcere della curia arcivescovile di Cosenza, A. è infine inviato a Roma per un
giudìzio definitivo da parte deì superiori dell'ordine. Dopo un breve ciclo di
predicazìone si ritira ad Albano, non si sa se per punizione inflittagli o per
motivi di salute. Ha comunque ìnizio adesso il momento più ambiguo e per taluni
aspetti più oscuro della sua vita. Passa a Bari, dove stringe amicizia con
Tremigliozzi, seguace del gassendista Bartoli e di Cornelio e uno dei Coraggiosi,
bandìtrice delle nuove dottrine anti-galeniche nel settore delle scienze
mediche. Partecipa alle polemiche di Tremigliozzi in difesa di Musitano e
compose un epitafio alla materia prima per quella nuova staffetta del Parnaso
circa gl’affari della medicina dirizzata agl’illustrissimi spensierati di
Rossano, Francoforte, che ad opera di Tremigliozzi costituì una convinta difesa
del metodo sperimentale degl’investiganti contro la metodologia cartesiana. A
Bari conosce Gimna, che è il suo più diffuso biografo, al quale mostra vari
suoi manoscritti, tra essi un'ars magna trigonometrica. Predica a S. Nicola e
vive nel convento carmelitano barese dal quale poco tempo prima e fuggito,
apostata in Svizzera, il priore Rocco. Se dietro esempio di Rocco o pella sua crisi,
è certo comunque che di lì a poco A., rotto ogni indugio, depone l'abito
religioso e ripara anch'egli oltr'Alpe. Da Zurigo raggiunge Basilea, dove presenzia
a esperimenti. di medicina di Harder (Apiarium observationibus medicis refertum,
Basileae) e dove rimane circa un anno seguendo anche i corsi di Wettstein -- non
si sa se il padre o il figlio succedutogli sulla cattedra. Sosta nel Palatinato
presso il principe elettore Carlo fino alla morte di lui, per trasferirsì poi,
nel suo peregrinare da università ad università, a quella di Marburgo dove
divìene viceprefetto con facoltà di insegnare filosofia -- stando al Gimma, ma
la notizia non trova conferma nel Catalogus professorum Academiae Marburgensis,
a cura di F. Gundlach, Marburg. A Marburgo prosegue con fervore gl’intrapresi
studi di medicina ascoltando le lezioni di Waldschmiedt. Dopo un soggiorno a
Brema, è a Groninga: insegna nel collegio dei nobili cadetti francesi e compone
“De vitali œconomia fœtus in utero” (Groningae), che pare sottendere nello
studio del problema della fecondazione, oggetto allora di discussione tra gl’ovisti
e gl’animalculisti, le preoccupazioni speculative del filosofo, volte sulla
scia di SEVERINO e più di BARTOLI alla ricerca del PRINCIPIO VITALE (zoologico)
e formativo dell'embrione. Durante il soggiorno in Olanda si ha notizia
vaga di una sua partecipazione alle polemiche religiose nell'ambito del
calvinismo. La difesa che A. assume del cattolicesimo pre-annunzia un suo più
meditato ritorno alla fede cattolica. Attaccato pubblicamente dai ministri
calvinisti, si rifugia ad Amburgo. Qui una sua lettera al s. uffizio, con la
richiesta di poter ritornare in Italia, gli procura una benigna risposta da
parte di Brancati di Lauria e un salvacondotto. Assolto dal vescovo di Münster,
è a Roma. Riammesso nell'ordine, predica a Pìsa e Firenze. Conosce allora
Marchetti, cui l’unie l'interesse per la filosofia corpuscolare e che lo
presenta a Magliabechi, Redi -- cui lo lega la comune curiosità per il problema
della generazione -- e Viviani. Là questo,
il periodo culturamente più felice d’A. Per interessamento del
principe Gastone de’ Medici, ottiene la cattedra nella Accademia Nuova dei
nobili senesi. Per l'insegnamento prepara un'edizione degl’Elementa Euclidis ad
usum Novae Academiae Nobilium Senensium nova methodo et succincta demonstrata,
Senis, dedicata al principe protettore. Ma la prefazione è indirizzata a Redi,
e in essa A. chiarisce il proprio metodo. Etiam proportiones ipsas, quarum
nimis longa est series, redigerem. ad acquationes, more Analystarum -- ed
esalta la matematica in funzione dello sviluppo delle scienze naturali,
concludendo con un elogio della scuola scientifica toscana, da BUONAIUTI (si
veda) GALILEI a Redi a ROBERTI Torricelli a Viviani a Marchetti a Bellini a
Malpighi. Redi lo ringrazia (v. lettera, edita in Gimma), promettendo di
intervenire nuovamente presso il Granduca: il che dove procurare ad A. la
cattedra straordinaria di FILOSOFIA NATURALE – cf. Waynflete Meta-Physical
Philosophy -- nell'università di Siena, che resse. Intanto, A., con
Gabrielli e Grifoni, è tra i fondatori dei FISIO-CRITICI e ne diviene principe
(v. lettera di Redi a Gabrielli, in Redi, Opere). Dalle lettere che A. indirizza
in questo tomo di tempo a Maghabechi desumiamo molte preziose notizie circa i
rapporti tra cultura filosofica e scientifica e tradizione sperimentale,
rinnovando A. quell'incontro che per la generazione precedente e stato compiuto
a Pisa dalla scuola iatro-meccanica di Borelli. Il rapporto ideale tra “le due
culture” – al dire di Snow -- è anzi tanto stretto che A. teme per quella
toscana, le ri-percussioni della lotta scoppiata a Napoli contro la filosofia
moderna esperimentale -- processo degli ateisti. In Napoli vi sono di gran
rumori. Mi scrivono che sia stata origine la dottrina del zio CORNELIO e che
già la modernità va sossopra. Mi dispiace per diversi capi, benché io non
dubiti esservi framischiate delle calunnie degl’emoli aristotelici del LIZIO e
galienisti, e molto più mi dispiace per essersi già qui in Siena eretti i
FISICO-MEDICI tutti esperimentali e per esserne io stato eletto principe.
L'abbiamo celebrata due volte con l'intervento di tutta la più dotta nobiltà,
ma adesso ci siamo raffredati non sapendo dove vadano a terminare le faccende
-- a Magliabechi, Siena. Sotto la guida d’A. I FISIO-CRITICI possono tuttavia
continuare con tranquillità le riunioni colla metodo de' Progimnasmi -- i
Progymnasmata Physica -- di CORNELIO -- a Magliabechi, Siena. A. spera
contemporaneamente di raggiungere una sistemazione migliore. Ambì al titolo di
maestro e sollecita, tramite Magliabechi, un intervento di Malpighi, per il
momento senza successo. Compone, mettendo a frutto la sua diretta esperienza
del mondo protestante, un Prodromus apologeticus de Potestate sanctae Sedis
Apostolicae, Senis, dedicato a Francesco de' Medici, Roccaberti, Bibliotheca
maxima pontificia, Romae), introduzione a una progettata serie di dissertazioni
controversistiche che però non si distacca dalla consueta letteratura dei tempo.
Dedica tuttavia il meglio della propria attività ancora al settore teorico,
apprestando, tra l'altro, l'edizione delle Coniche di Apollonio, con la quale
per suggerimento di Redi e Viviani intese completare e sistemare l'edizione già
apprestata da Borelli con l'aiuto di Echellense (Firenze), e stendendo uno
scritto di meccanica, Commentaria ad scientiam Galilaei de triplici motu. Ma A.
lascia quasi improvvisamente Siena per le non buone condizioni economiche, dati
gli scarsi proventi che gli venivano dall'insegnamento, e per le sue precarie
condizioni di salute. È a Roma, poi a Cosenza, quale prefetto degli studi e
successivamente commissario generale nel suo convento di un tempo. Si
riaccendono le persecuzioni a suo danno, le vicende sono ancora più oscure, ma
gli procurano la protezione del principe di Tarsia, presso il quale, a
Terranova, dimora, e quella d’Orsini, di Benevento. Chiede il trasferimento
dalla provincia di Calabria a quella di terra di Lavoro nel convento di
Cervinara e, in un secondo momento, in quello di Mongrassano. E però di nuovo
prefetto degli studi a Cosenza, priore del convento di Scala e come tale
partecipa al capitolo provinciale. Eletto priore di Mongrassano, non partecipa
al capitolo per le peggiorate condizioni di salute e rinunzia anche alla
carica. Cura nel frattempo a Napoli la stampa dei De vera Ecclesia Iesu
Christi contra Lutheranos et Calvinianos libri III, degli Apollonii Pergaei Conica e la ristampa
degli Elementa Euclidis, Neapoli. Il nucleo ispiratore dei De vera
Ecclesia libri III, abbozzati in parte a Siena e dedicati al principe di
Tarsia, ha un reale interesse. A., come accenna in una lettera a Magliabechi,
appare preoccupato di confutare la tesi protestante circa i fondamenti
aristotelici della dottrina cattolica e sostenere invece l’identificazione
della linea culturale incentrata sull'umanesimo e sul neoplatonismo con il
cattolicesimo (Badaloni). Sulla linea umanistica viene rivendicata anche la
continuità del movimento scientifico. Ma tali motivi accennati nella prefazione
sono sommersi nell'opera, da un denso argomentare tradizionale in cui tuttavia
è messa a frutto d’A. la conoscenza della dialettica e della filosofia
simbolica. Nel chiuso ambiente conventuale, dopo l'esperienza in terra tedesca
e in Toscana -- durante la quale però sembra che A. e spinto più dall'esigenza
di contatti e di fresche osmosi scientifiche che non da un meditato
approfondimento culturale --, accanto a un crescente disagio che lo rende
insofferente della disciplina dell'ordine e lo induce a frequenti viaggi a Napoli
per sorvegliare la stampa delle sue opere, riaffiorano in A. le preoccupazioni
proprie di una formazione e di una tradizione meno aperta e duttile: il pesante
enciclopedismo e il gusto mnemotecnico prendono il sopravvento sull'inteligenza
sperimentale della natura, e A. si dedica a studi linguistici, condotti con
criteri analogico-combinatori, Il consenso e dissenso della grammatica
filosofica latina e la grammatica filosofica del volgare italiano e ad
elaborare o completare questa “Philosophia symbolica,” sorta di enciclopedia
pitagorica di cui fa parte opere che dai biografici sono indicate con titoli
particolari: un'Ars magna pythagorica, un Decamerone pitagorico, esposizione IN
RIME BERNESCHE della filosofia naturale, una LOGICA PYTHAGORICA seu de natura
et essentia rerum -- lo stesso che l'Ars magna. Degli inediti è
conosciuta soltanto l'Ars magna in duas divisa; Dissertationes Altera De
origine rerum altera De ortu et progressu Scientiarum della Biblioteca
Alessandrina di Roma. La copia e effettuata da Zavarroni per la Raccolta
d'opuscoli scientifici e filologici diretta da Calogerà -- cfr. acclusa allo
stesso ms. una lettera di Zavarroni a Calogerà. Probabilmente il carattere in
apparenza bizzarro del saggio dove dissuadere gli editori dal darlo alle
stampe. Esso, almeno nella copia di Zavarroni, pare l'introduzione a una serie
di Dissertationes e non va tout court identificato con l'Ars magna di cui fa
menzione Gimma. Se il De origine rerum, cioè la prima parte del manoscritto,
può in qualche modo connettersi ai studi d’A., a escludere che il De ortu et
progressu Scientiarum sia un saggio esperimentale contribuiscono il cenno
all'edizione dei Progymnasmata del Comelio, il ricordo di Redi e di Viviani, la
notizia degli studi compiuti d’A. sulla scienza galileiana del triplice moto,
la notevole conoscenza che A. dimostra degli studi di anatomia, elementi tutti
che presuppongono appunto la sua esperienza culturale in Germania e in
Toscana. La prima parte dell'opera che vuole essere una guida ad metam
naturalis sapientiae, contiene una critica agli schemi mnemotecnici di Lullo
e Kircher e si svolge nell'elencazione
di triadi platonico-pitagoriche, alla cui base v'è il presupposto gnoseologico
della possibilità di conseguire verità assolute attraverso l'ordine naturale
delle idee, poiché nella natura creata v'è una triplex virtus: intellectiva,
volitiva et effectrix, ad essa corrisponde una triplex operatio -- interectio,
volitio et impetus, ecc. Tale schema conduce ovviamente alla critica decisa
della definitio logica aristotelico-scolastica che non attingerebbe alla
quidditas rei come la definitio metaphysica, vagheggiata dall'autore. La Parte
II è in sostanza una ripartizione delle scienze ancora su base
platonico-pitagorica. Da "Sophia" è esclusa la logica, di cui sì
ribadisce il carattere meramente discorsivo. Ma a "Sophia"
appartengono la metafisica, notevoli i cenni platonizzanti circa il rapporto
microcosmo-macrocosmo; la fisica, per la quale A. si dilunga nella critica
all'aristotelismo e al cartesianesimo e nell'esaltazione della filosofia
atomistico-gassendiana e dello sperimentalismo galileiano, pur richiamandosi
insieme nettamente alla tradizione filosofica da Telesio a Cornelio; la politica,
per la quale egli esalta l'insegnamento di Platone; l'etica, per cui continuo è
il richiamo alla filosofia politica di Hobbes, ecc. A questo impasto di
vecchio e di nuovo, che contrappunta un momento della cultura italiana e
riflette il travaglio di una filosofia A. si dedica alla meditazione filosofica
e la occupazione di biblìotecario presso il principe Spinelli, a Terranova di
Sibari, dove muore. Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Magl., A. lettere
ad Ant. Magliabechi; Giornale de' Letterati e primo di Modena, Giornale, Redi,
Opere, Milano; Gimma, Elogi accademici della società degli Spensierati di
Rossano, Napoli; Zavarroni, Bibliotheca calabra, Napoli; Mazzuchelli, Filosofi
d'Italia, Brescia, riprende dal Gimma;
Di Cagno-Politi, E. A. filosofo e matematico, Appunti, Roma; Maugain, Etude sur l'évolution intellectuelle
de l'Italie environ, Paris; Grammatico, A., O. Carm., insignis disceptator, in
Analecta Ord. Carm., Badaloni, Introduzione a Vico, Milano, Elia Astorino. Elia
Astorini. Tommaso Antonio Astorini. Astorini. Keywords: dialettica, filosofia
simbolica, metodo discorsivo, grammatica filosofica, triade, triplex virtus:
intellectiva, volitiva et effectrix, ad essa corrisponde una triplex operatio
-- interectio, volitio et impetus. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Astorini” –
The Swimming-Pool Library. Astorini.
Luigi Speranza -- Grice ed Ateiniano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Nizza). Filosofo
italiano. Marco Ateinaiano. Ateinaiano.
Luigi Speranza -- Grice ed Atenodoro: il portico a Roma -- il tutore del
principe -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza. (Roma). Filosofo
italiano. Maestro d’Ottaviano. Atenodoro Cananita. Atenodoro di Tarso Atenodoro
di Tarso, o Atenodoro Cananita o Atenodoro Calvo (Cana), è uno filosofo italiano. Nacque a Cana presso
Tarso da un uomo di nome Sandone. Studente di Posidonio di Rodi e maestro
dell'imperatore romano Ottaviano Augusto a Apollonia e, in seguito, di diversi
esponenti della famiglia imperiale. Pare che segue Ottaviano a Roma. Ottaviano,
proprio per i natali dati a maestro di filosofia, allevia la tassazione della
città di Tarso. In seguito fa ritorno a Tarso dove aiuta ad eliminare il
governo di Boeto e abbozza una nuova costituzione che da vita ad un'oligarchia
pro-romana. Dopo la sua morte in suo onore fu tenuto un festival ed un
sacrificio annuale a Tarso. Plinio il giovane racconta un episodio secondo il
quale Atenodoro prende in affitto una casa a basso prezzo poiché era infestata
da un fantasma. Mentre scrive di filosofia a tarda notte, un fantasma
incatenato gli apparve e lo invita a seguirlo fino in cortile ove spare. Il
giorno successivo, con il permesso dei magistrati della città, Atenodoro fa
scavare nel punto in cui il fantasma e scomparso e trova uno scheletro
incatenato. Dopo che allo scheletro venne data una degna sepoltura il fantasma
non infesta più la casa. Gli vengono attribuite le seguenti opera: un'opera
contro le Categorie aristoteliche (sebbene venga talvolta attribuita a
Atenodoro Cordilione), una storia di Tarso, un'opera di qualche tipo dedicata a
Ottaviano, un'opera intitolata περί σπουδη̃ς και παιδείας ("Sul fervore e
la giovinezza"), un'opera intitolata περίπατοι. Nessuna di queste opere ci
è pervenuta. Aiuta anche Cicerone nella scrittura del “De Officiis” ed è
stato suggerito che la filosofia di Atonodoro possano aver influenzato Seneca e
Paolo di Tarso. Note ^ Plutarco: Vita di Publicola 17; Strabone,
Geografia, Pseudo-Luciano, Macrobii, 21. ^ Strabone, Geografia, Pseudo-Luciano,
Macrobii, 21, secondo il quale Atenodoro morì a 82 anni. ^ Plinio il giovane,
Lettere, libro VII, lettera 27. A Sura Griffin, p. 201. ^ Griffin, p. 201;
sempre Griffin, pp. 206-208, ritiene possibile che l'autore di questo trattato
sia l'Atenodoro logico stoico menzionato da Diogene Laerzio in Vite dei
filosofi, Plutarco: Vita di Publicola; Griffin, Which 'Athenodorus' commented
on Aristotle's Categories?, in Classical Quarterly. Atenodoro di Tarso, figlio
di Sandone, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Athenodorus Cananites, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica Stoicismo
Portale Antica Roma Portale Biografie Portale Filosofia
Categorie: Storici romani Storici Storici Romani Romani Stoici. Atenodoro.
Luigi Speranza -- Grice ed Atenodoto: il portico a Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza.
Filosofo italiano. Porch. Pupil of Musonio Rufo, and a teacher of FRONTONE (si
veda). Atenodoto.
Luigi Speranza -- Grice ed Attico – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza. FIlosofo italiano. best
under Pomponio. Tito Pomponio detto l’“Attico”.
Luigi Speranza -- Grice ed Attalo: il portico a Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza. Filosofo
italiano. Vive a Roma. Maestro di Seneca che lo stima molto e lo cita spesso
come nelle Lettere morali a Lucilio quando scrive. Come soleva dire il nostro A.
'il ricordo degli amici estinti è gradevole come certi frutti sono soavemente
aspri.” -- o ancora a proposito dell'avidità dell'uomo che gode senza
discernimento dei beni della fortuna come fa il cane che inghiotte voracemente
i pezzetti di carne lanciati dal padrone. Così rifacendosi a A., Seneca afferma
che una vita senza affanni e senza nessun attacco dalla Fortuna non è
tranquillità è bonaccia. “A. lo stoico soleva dire 'Preferiamo che la fortuna
mi abbia nel suo accampamento piuttosto che tra le mollezze. Subisco la
tortura, ma coraggiosamente. Questo è vero bene'” e che procurarsi un amico è
più piacevole che averlo poiché, dice Attalo, avviene che «come per un artista
è più piacevole dipingere che aver dipinto.” Ed infine da A. Seneca reca il
supremo insegnamento riferito principalmente all'ingrato che si tormenta e odia
il bene ricevuto perché dovrà ri-cambiarlo, ne sminuisce i valore e accresce
l'importanza delle offese ricevute. “La malvagità stessa beve la più grande
porzione del suo veleno.” Una massima che Attalo ha modo di vedere applicata
quando messo al bando da Roma, Lucio Elio Seiano, amico estremamente influente
di Tiberio, e infine da questo stesso fatto giustiziare. Seneca, Lettere morali
a Lucilio, Edizioni Mondadori. Seneca. Seneca. Seneca. Seneca. Pierre Matthieu,
Historie delle prosperità infelici di Elio Seiano, Grillo, 1620 p.48
Portale Biografie Portale Filosofia Categorie: Filosofi
romaniFilosofi del I secoloRomani del I secolo. Attalo.
Luigi Speranza -- Grice ed Aulo – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza. Filosofo italiano.
Aulo Gellio. under Gellio? Pupil of Lucio Calveno Tauro and Peregrino Proteo.
Friend of Erode. Aulo.
Luigi Speranza -- Grice ed Aurano: gl’ortelani di Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo italiano.
He follows the doctrine of the Garden. Gaio Stallio Aurano. Aurano.
Luigi Speranza -- Grice ed Aurelj: ragione conversazionale e implicatura in Deutero-Esperanto – la scuola
di Macerata – filosofia marchese – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel
Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. (Macerata). Filosofo italiano. Pausula,
Macerata, Marche. Direttore dell'istituto tecnico. Un grande appassionato di
matematica e tecniche mnemoniche. Nel suo “L'arte di ricordare,” Civitanova,
Natalucci, dedicato al fratello Filippo, professore di matematica a Rieti,
dopo una veloce disamina delle mnemotecniche inventate da studiosi precedenti,
come Lullo, Bruno, ecc., espone le sue personali riflessioni e invenzioni. A.
presenta un alfabeto in cui ciascuna lettera corrisponde a una delle
cifre arabe da 0 a 9, secondo criteri come la vicinanza di forma tra la lettera
e la cifra (es. 9 = 9, 1=t) e di pronuncia tra lettera e lettera (se 1= t
allora 1 è anche uguale ad, consonante che ha lo stesso modo e luogo di
articolazione della t). Il saggio comunque non può configurarsi come una
ricerca intorno alla lingua universale, perché espone semplicemente delle
tecniche per velocizzare i processi di memorizzazione. Nonostante questo, i
suoi studi e interessi per il campo della combinatoria e dei numeri devono
essere stati propedeutici alla ricerca sulle lingue ausiliarie che edita con il
titolo “Ai più illustri uomini e ai giornali i più riputati per la diffusione
della lingua universale scritta,” Roma, Unione Cooperativa. L'idea d’A. è
quella di distribuire a tutti i paesi dei vocabolari in cui le parole,
tradotte ovviamente in ogni lingua, siano associate a dei numeri - e in
questo ricorda vari altri progetti precedenti. Ciascuna parte del discorso
possiede un numero di riferimento (così ad esempio un insieme di cifre che
inizi con il numero 1 indicha i nomi, il numero 4 gl’aggettivi, ecc.). A
queste composizioni di numeri sono da aggiungere poi dei segni (19 in
totale) che ne specifichino genere, numero (nomi e aggettivi), grado
(aggettivi), persone, tempi, modi (verbi). L’accento indica il genere
femminile. Due puntini sovrapposti all'ultimo numero indicano il plurale. Il
segno matematico “-“ indica diminuzione, il “+ “ accrescimento, la “x”
peggioramento. I due punti indicano che il grado dell'aggettivo è comparativo.
Se doppi « :: » indicano grado superlativo. Gl’esponenti sull'ultima cifra
indicano la persona, il modo e il tempo (per esempio 123 in esponente
significa: prima persona singolare, modo congiuntivo, tempo imperfetto). Si
veda ALbani, BuonarROTI. Nuovamente si tratta di linguaggio matematico, così
come è già stato immaginato anche da vari altri filosofi, in cui ogni numero
aggiunge un'informazione al complesso. Una lingua abassissimo, se non
inesistente, ordine di fusione tra i morfemi, lessicali e grammaticali, identificati
tramite numeri, e perciò esatti. DELL’ ARTE DI RICORDARE.
LETTERA DELL’AVV. PROF. A. AL SUO FRATELLO FILIPPO DOTTORE IN
LEGGE E PROF. DI MATEMATICA E DI SCIENZE NATURALI IN
CENTO Camerino Borgarelli T. S'MaMaa© Questa lettera Primi
studii di Mnemotecnia Cento L’ Arte della memoria in Arcevia e documenti A che
fine li ho allegati Programma d’insegnamento Il Governo fa buon viso alla
Mnemotecnia I miei conti Il Sindaco non vuole Chi era il Sindaco U interazione
di un Deputato L’orario della Scuola Normale Gli abusi di potere e la libertà I
miei concittadini Un opuscolo prima di un’ opera Gli effetti d’ un reclamo Questo racconto era d’ uopo farlo
Esperienze fatte ed esperienze impedite Le Autorità scolastiche le han
da conoscere Gli esperimenti e i precetti Ti do ragione Le cose e le idee
I rapporti fra le cose e i rapporti fra le idee Gli antichi L’inventore
della Mnemotecnia, e poi IL LIZIO, CICERONE (vedasi) e Quintiliano Lullo e
Frate Bartolomeo Bradwardine, PICO (vedasi) e Pubblicio Pietro da RAVENNA
(vedasi), PORTA (vedasi), e un racconto del Mureto Il Rombcrch, GRATAROLI (vedasi), BRUNO (vedasi), il Maraforti o
Malafioti, lo Schenckel c Mario d’ Assigny Claudio Buffier, il Grey e Salomons
Lowe 11 Freyjoo, il Kiistner e il barone d’Aretin Aimè Paris e i fratelli
De Castilho P. I. Fraticelli, e il Garello lodato da Massimo d’ Azeglio Il
metodo di Antonio Jazwinski e il Generale Bem Il conte Mailath, C. Ottone
Reventlow ed il Silvin Il Worterbuch, Francesco Orioli, Niccolò Minola,
A. Appollonio d’ Istria, il Kothe, Vincenzo De Castro e la Mnemotecnia in
parecchio scuole d’ Italia Un’ altra volta una storia più lunga Parlerò del mio
metodo Le regole di un alfabeto mnemonico Quanta oscuritàl Un alfabeto non mio
Esaminiamolo Prima regola Seconda regola 11 mio alfabeto di consonanti È
più semplice Difetto comune ai due alfabeti esposti Le vocali si
raddoppiano In che modo? Classificazione delle sillabe Le varie sillabe nel
linguaggio Un’altra osservazione SEGNI CONVENZIONALI – cf. H. P. Grice on SEGNI
NATURALI E SEGNI CONVENZIONALI in ‘Meaning’ -- Nuovo alfabeto di vocali Esempi
Bisogna fare degli esercizi Quali? I principii di tutte le arti sono umili ma
necessarii A che servono gli alfabeti? Un’ epoca storica e una forinola
Formolo migliori e licenze Formolo in rima Dieci esempi di licenze
Spiegazione Le licenze hanno ad esser l’ eccezioni e non le regole Uso
promiscuo de' duo alfabeti Obbiezione e confutazione Nascita e morte, o
giorno, mese ed anno Analogie foniche I capo-luoghi delle provincie italiane
Dizionario mnemonico La seconda parte della Mnemotecnia Ti ricordi come fa
Simonide? Atto di fede Tu puoi con queste parole ricordarne altrettante
Associazioni mentali Magnificamente! Parole o frasi è lo stesso I primi
prodigii di memoria non si compiono senza stento Difetti dei punti di ricordo
usati in principio Punti di ricordo associati fra loro Tavola di 99 punti
di ricordo Spiegazione di questa tavola Estensione di questa tavola per
lungo e per largo Classificazione delle tavole I verbi in luogo degli aggettivi
Un altro esercizio Serie di regnanti Una moltitudine di cifre numeriche Varietà
dello applicazioni mnemoniche e il lunario I giuochi di carte [cf. H. P. Grice,
AUCTION BRIDGE], il dettar più lettere a un tempo e il parlare all’ improvviso
Chi promette troppo suol far fiasco E tutto questo come c’ entra nella
Mnemotecnia? Ancho un ignorante sa qualche cosa e lo spiritello può farlo
parlare Tavola per improvvisare Perché non la espongo La Mnemotecnia picchia
alle porto delle scuole affinchè le siano aperte Timori e speranze Perchè
non ho da trovar gli uomini ragionevoli? Obbiezioni generali e risposte
Oh! ma ci vuol tempo ad imparare quest’ Arte, eccetera Obbiezioni
particolari Argomenti e buone ragioni (Posso illudermi ancho ma. Gli argomenti
crescono Concludo Ho finito Carissimo fratello. Ho in animo di farti cosa
grata col ragionare un po di proposito della Mnemotecnia, della
quale sai quanti studii feci negli anni trascorsi, e che ignori quanto
ora mi costi di pene e di lotte, per 1’ impresa a cui mi son messo di
farla conoscere e prevalere in Italia. Però mi accingo a scriverti
e alla buona un letterone, con le principali idee che su questo
subbietto mi si aggirano per la mente: e quando mi parrà di averle appieno
significate, chi sa che non mi raccomandi ad uno stampatore per
farle correr fra gli amici ed i nemici! Sulla Mnemotecnia, che è 1’ arte di
accrescere la potenza della memoria, mi diede per cortesia due
lezioni, egli è già lunga pezza, il eh. prof. Oswaldo Casali, nostro parente ed
amico, e il resto lo imparai colla lettura del Silvio allora e di pochi
altri in appresso. Le prime esperienzemi riuscirono bene; e fu male
per me, perche credei fatto il fattibile, e non pensai per molti anni che
si sarebbe potuto far meglio. Quando lo pensai, di tempo ne aveva
fatto trascorrer molto senza frutto; e me ne dolgo, perche altrimenti
forse adesso mi troverei salvo iu porlo, mentre invece sono dal porto
lontano, c in un mare che non è in bonaccia. Mi scuserà il proverbio:
Meglio lardi che mai. Dunque tardi mi posi all’ opera di riformare
la Mnemotecnia, lardi ci riuscii, e più tardi ottenni di poterla
pubblicamente insegnare. Allora io dimorava costi, ove tu sei ed ove eravamo
ambedue professori, ove soavi ricordi e la più terribile delle
memorie mi richiamano sovente! Cento, la patria di simpatici e cari
cittadini, dei nostri bravi alunni, di tanti amici dolcissimi, della mia
diletta compagna, la patria e la tomba del mio povero figlio!., lo
li amo sempre i Cenlesi! Grandemente mi dispiacque di allontanarmi
da Loro, quando fui eletto professore di Lettere e nominato precettore di
Mnemotecnia in Areevia. Ma si trattava di mettere alla prova
pubblicamente quest’ arte, c di un Municipio che 1 accoglieva sulla mia
parola, dandomi con ciò un attestato d’ immensa stima, che mi è stato
rifiutalo da qualcuno perfino de’miei più intimi amici e dopo la
prova fatta e riuscita! Colà trovai buona accoglienza c un vile nemico, il
quale si diede a perseguitar me e la mia nuova scuola; ma non sarei
generoso a nominarlo ora che, esecrato da tutti, giace col capo nel
fango. Alle prime lezioni di questo nuovo insegnamento accorse una
folla di persone d’ ogni età e d’ ogni grado, che s’ andò poco alla volta
diradando; ma gli scolari fissi furono sempre venti e pochi più, «
fra questi un professore e due maestri. Ricorderò sempre con affetto que’
cari miei giovani, che studiarono con tanto impegno alla mia scuola ( e
non era mica obbligatoria! ), e contribuirono moltissimo a
procurarmi quella buona nominanza, che senza le loro fatiche non avrei al
certo ottenuta nell’ arte della memoria. Della quale i primi frulli
cominciarono a farsi ogni dì più chiari anche agli occhi di coloro che ne
avevano per lo innanzi dubitato, siccome emerge dalle seguenti parole del
Direttore scolastico, che così mi scriveva oflìcialmcnle: c Noi abbiatt mo
sentito dei giovani recitare, dopo uri istruii zione di poche settimane, gran
copia di avvenitt menti storici, sia progressivamente, sia iuversat » 9 P,
b O s, z, ce, ci Vediamo in questo alfabeto, una alla
volta, le due suddette regole come furono praticale, ed anche il
loro perchè. Prima regola: la quale ha per fine che siano con
facilità ricordate le dette lettere correspettivamente a ciascun numero.
Corrisponde alla cifra l la t perchè senza taglio è un’ asta, e la d per
analogia di suono si accompagna colla t : alla cifra 2 la n perchè
formata di due aslicciuolc, e lo gn perchè.?: alla cifra 3 la m perchè, come la
n di due, così questa di tre asticciuole si compone: alla cifra 4
la r perchè s’ incontra nelle parole che esprimono questo numero nelle lingue,
italiana, latina, greca, francese, tedesca, inglese, spaguola: alla cifra
S la / perchè L equivale a cinque decine, e lo gli perchè.?: alla cifra 6
la g dolce perchè è un 6 rovesciato e perchè si pronunzia con dolcezza
(!), c sce sci perchè.?: alla cifra 7 la c aspra perchè incomincia
con essa la parola cassette che poi finisce con sette (!), e tutte le altre per
analogia di suono colla prima: alla cifra S la f perchè, togliendole il
taglio e disegnandone più tondi gli occhietti, se ne* forma un 8, e la »
per analogia di suono colla f : alla cifra 0 la p, perchè a portar 1’
occhio da destra a sinistra, se ne fa un 0, e la b per analogia di suono
colla p: alla cifra o la s perchè ha in sè due semi-zeri (!), la z per
analogia di suono colla s, e ce ci perchè in francese (!) pronunziansi se
si. Seconda regola: non tutte le lettere dovevano essere a
quest’ uso adoperate. Infatti le vocali ne sono escluse: e perchè? Perchè
ad es. nella parola Tito, e medesimamente in tutte le altre, si cambiano
nelle rispettive cifre numeriche tutte le lettere, eccettuate le vocali,
e Tito diventa il: e allo inverso tutti i numeri si convertono in parole nel
seguente modo. Proviamo nel 12: la cifra 1 è eguale ad una delle due
consonanti t ovvero d, 1’ altra cifra 3 alla n od allo gn. Per
trasformare il 13 in una parola, fra le lettere corrispondenti alle
sue cifre interporrò vocali a piacere ( le quali non hanno valore
numerico ), ma sì che un vocabolo di qualche significato ne risulti, come
tuono, tana, dono, degno, e simili.
E tutto questo a che prò?.. Te lo spiegherò più avanti; che nè
tutto si può esprimere nè tutto si può intender in un istante.
Ricorda le due regole che ho premesse e precisamente la prima. Ti par che
sia stata puntualmente osservata nello esposto alfabeto? A me pare di no,
perchè le analogie tra le lettere e i numeri mancano tal Gaia, tal altra
sono imperfettissime, e nel caso dello zero e forse in altri sono
dipendenti dalle regole della pronuncia francese. Per ciò 1’ ho io
modificato e ridotto come appresso: 1 t, d 3 IL 3 ILI 4 • • • 1 • • • • •
•( • ) s ... t • • j ZK e i>,
p 7 ... ... r . . . . • •( ?
) 8 .. ... i*, V • • ( /) 9
... • >' alla m o” => qualunque consonante
dalla n alla 35 Finalmente eccoti il mio nuovo alfabeto detto di
vocali, per contrapposto all’ altro pur mio detto di consonanti :
1 c’n- cac. 2 c’e - eoe. 3 c’ i - oit%
4 o’ o - eoo. ^ 3 c’ 11 - 0110 - v. 6 c a - ao -
ooac - ccoac. 7 c”o - 00 - ocoo - coooo. 8 e” i - io -
coio - cooio. 9 0 0 - 00 - 0000 - 00000. ^ ^ O O li -
no - cono - CCCÌIC - oov-cocv. Da questo chiaro apparisce che le sillabe
cv sono state divise in due metà, una per la prima serie, per la
seconda 1’ altra; e che nella parola ca-sa, la prima n, è l, la seconda »
è 6. Inoltre alla prima serie appartengono tutte le sillabe evo, sicché
nella parola Par-ma le due a sono due 1, e tutta la parola è il.
Le sillabe -ve, cove, coevo, appartengono alla seconda serie; dunque
at-to-re è 007, gran-de 02, ri-strot-lo 870. Al et si sono
date in sussidio le sillabe v, cioè tutte le vocali isolate, ed allo o le
sillabe ccv o cccv; dunque mì-e-i è 355, sti 120, dis-tra-e
305. Ti dirè poi come ho trovata la maniera di servirmi de’ due
alfabeti di vocali e di consonanti indifferentemente, sicché s’abbiano a moltiplicar
sempre più le combinazioni possibili nella traduzione di un numero
in parole equivalenti: della qual cosa non ti ho ancora potuto mostrare
l’ importanza. — Ora è necessario eh’ io ti preghi a fare alcuni
esercizi pratici per renderti familiari i due alfabeti. Sono
quattro per ciaschedun alfabeto, e graduali ; e non dovrai passare al
secondo, finché non sarai certo di eseguire prontamente il primo! Così
non dovrai trascorrere agli esercizi ( che sono i medesimi ) pel
secondo alfabeto di vocali, prima di aver compiuti quelli pel primo alfabeto di
consonanti. I detti esercizi graduali sono: Traduzione delle parole
nei numeri corrispondenti leggendole: La stessa traduzione a
mente:Traduzione dei numeri, prima di due cifre, poi di tre, poi
anche di quattro, nel maggiore possibil numero di parole colla
penna: 4° La stessa traduzione a mente. Non isdegnare, fratello
mio, questi umili esercizi. I prineipii di tutte le arti si assomigliano
in questo, che sono umili ma necessarii; e senza di essi non c è
continuazione possibile, e non si arriva al fine. Chi volesse dire il contrario
mostrerebbe di non avere imparato mai nulla. Adesso viene a
proposito la domanda: A che bell’ uso sono destinati questi alfabeti? i
quali ho inventati non senza grande fatica e luogo tempo, Filippo
mio, che nessuno immagina in cose fatte e finite il quanto di quella e di
questo! L' uso, a cui sono
destinali, c la base di tutta 1’ arte: ma la prima applicazione di essi,
che è fondamentale, risguarda la ricordanza delle epoche storiche,
delle cifre geografiche, statistiche, astronomiche, matematiche ec.
Un’ epoca storica è un numero: questo numero pub esser tradotto in
una o più parole: queste parole rappresentano diverse idee: fra queste idee
se ne pub sceglier una, che abbia rapporto col fatto, a cui 1’
epoca stessa si riferisce: il detto rapporto si pub esprimere con parole:
questa espressione dicesi formola mnemonica. Esempio: Gli specchi ustori
d’Archimede, secondo il Levi-Alvares, furono conosciuti 220 anni av.
Cristo. V epoca 220 è un numero: questo numero pub tradursi nelle
parole, tergeste, le gesta, le ceche, celeste, perdesti, le leste
ec. ec: varie idee sono da queste parole rappresentate: l’ idea di cosa
celeste panni che abbia uno stretto rapporto col fuoco prodotto dagli
specchi ustorii, perchè la luce da quelli concentrata è un fuoco che vieu
dal cielo, e la prescelgo: esprimo con brevi parole questo
rapporto: an. av. C . Gli specchi ustorii di Archimede
220 Incendiavano con un fuoco veramente . celeste
Questa è una forinola mnemonica; nella quale ho curato di metter in
fine la parola corrispondente all’ epoca e di scriverla con carattere
diverso dal resto della formola. Ora che tra specchi ustori! e celeste il
rapporto s’ è trovato, le due idee sono nella nostra mente associate-, se
associale, 1’ una deve richiamar 1’ altra; dunque 1’ idea di specchi
ustorii risveglia quella di fuoco celeste; ma celeste è 220; quindi il 220 è
unito agli specchi ustorii di tal maniera che, ricordando questi,
ci verrà fatto di ricordare facilmente anche quello. Questo
processo dicesi mnemonizzazione di un’ epoca, ed è sempre il medesimo per
tutte le epoche possibili: se non che nei varii casi pratici lo
mnemonico può per varii mezzi render migliori le formole, o prendersi
qualche licenza nell’ uso della parola corrispondente al numero.
Può renderle migliori, componendole in uno o più versi, valendosi
delle rime ec. Giusta 1’ Arte di
verificare le date, ottimo libro di cronologia, il Digitized
by Google 49 Diluvio universale sarebbe avvenuto
3308 anni avanti Cristo. Forinola: a. C. Diluvio
universale 3308 e furori quasi tutti Spaventati da prima e al
fin distrutti Se la parola alfìn non potesse dividersi in
due, un esempio di licenza, che mi sarei presa in questa formolo, sarebbe
stalo nella detta parola, di cui una sola parte, disgiunta dall’ altra,
si troverebbe nel finale corrispondente al numero. Un’ altra licenza è la
sottrazione del millesimo nelle epoche dopo Cristo, che non fa danno,
perchè nella storia un errore di mille anni è impossibile. Varii esempi di altre licenze sono
espressi nelle seguenti formole: a. C. 1. La
birra inventata dagli Egizi . . 1996 Se è cavata dalla
fermentazione del r orso, perchè non dir . la orzosa? 2.
Invenzione dei caratteri della scrittura attribuita ai Sidonii 1860
Inventarono la scrittura 0 6 3. Fenicio figlio di
Agenore inventa 1’ arte di tingere in porpora 1519 Porporato Fa
rima e poi s accorda con . . caudato 4 4. Jagnide di Frigia inventa il flauto . . .
1506 Il flato è cosa naturale, ma è brutta 5. Fondazione di
Cartagine 860 Per fondarla,
o Didone, da Tiro lungi ti tirasti 6. Talete di Mileto ( Jonia
) uno dei sette savi della Grecia 6
XX Talote 2 7 7. Ciro 53X .... è
Oiro 9 8. Ritirata del popolo romano sul Monte
Sacro 484 Su quel monte si ritirò di Roma il bopolo è
9. Coriolano 48X Corio 5 10. Simonide inventore
della Mnemotecnfa . 480 Fu di prodigiosa me moria 5
Nel primo esempio si è usata una parola nuova, orzo^a, ma molto davvicino
collegata colla birra che si ottiene dalla fermentazione dell’ orzo:
nel secondo, se si altera di qualche anno 1’ epoca, che in realtà non può
esser precisa perchè un’ invenzione di quella natura non può essere stata
fatta in un solo anno nè si sa bene quando, si guadagna d’ altronde per
grande sicurezza di memoria, nella quale non si può la scrittura
disgiungere dalla invenzione della medesima: nel terzo, dalla idea di
porpora si passa subito a quella di porporato, alla quale per la rima e per 1*
idea trovasi bene unita 1’ altra di caudato: nel quarto, di flauto
si fa flato per immediata analogia di suono, e col flato la parola
equivalente all’epoca si collega evidentemente: nel quinto, il giuoco
di parole che unisce Tiro a tirasti giustifica la forinola: nel
sesto, non nuocciono 27 anni in più od in meno, ma giova che Talete
faccia ricordare 1’ epoca di Talete: nel settimo è quasi lo stesso: nell’
ottavo, quella stranezza di bopolo ne facilita grandemente la ricordanza,
perchè le strane cose meglio delle comuni si tengono a mente: nel
nono, altro esempio del come si possano utilmente adoperare i nomi e le loro
parti nelle forinole: nel decimo è il medesimo che nel nono, colla
differenza che in vece del nome di un uomo si ha il nome di una cosa,
alla quale peraltro si riferisce r epoca immediatamente; oltre di che, della
parola - per il finale - s’ è presa una parte. Questi esempi
valgano ad autorizzarne ( parola un po’ vanitosa ! ) altri simili o poco
dissimili, bene inteso che abbiano ad esser le eccezioni e non le
regole. Ecco il momento di esporre come promiscuamente, e senza pericolo
di confusione, possano usarsi e 1’alfabeto di vocali e anche quello di
consonanti in queste mnemonizzazioni. Al quale proposito vo’ raccontartene una
curiosa. Io non aveva per molle
ricerche e per mollo tempo potuto inventare il modo di questa combinazione; e
sì, che era importantissima, perchè da un’ associazione più o meno
giusta ed immediata dell’ epoca al fatilo dipende la più facile e la più
duratura ricordanza della medesima. Or tu vedi chiaro quanto valga
a questo fine il poter tradurre 1’ epoca in un grande numero di
svariate parole, per isceglier tra molte quella che più dappresso, per l’
idea significata, al fatto si riferisce. Se la sostituzione dell’
alfabeto di vocali a quello di consonanti mi aveva tanto bene a
questo scopo servito, quanto meglio avrei fatto coll’ evitare senza
pericolo di errori la detta sostituzione e col cavare da un numero, non le
sole parole dovute all’ alfabeto di vocali, ma anche quelle
provenienti dall’ alfabeto di consonanti ! In breve, se 1’ ultimo di
questi alfabeti può dar 5 e 1’ altro 15, col sostituir questo a quello io
aveva guadagnato 10: ma coll’ unirli avrei ottenuto 20 tondo tondo !
Ebbene, quello che non avevo potuto cavare dallo studio, dal tempo e dal
mio cervello, venne fuori da un’ espressione di un mio scolaro in
Arcevia, la quale pareva che non dovesse aver nemmeno la più piccola relazione
col mio proposito, e che pure valse a farmi risolvere su due piedi
il problema, e, quel che più monta, in un modo sera
plicissimo. Eccoli la soluzione. Se la
parola, corrispondente alle cifre numeriche dell’epoca, s’ incominci con una
vocale significante lo zero, o da questa vocale sia stata preceduta, quel
zero sarà indizio che si è usato 1’ alfabeto di consonanti, e che
dunque le susseguenti consonanti, e non le' vocali, s’ avranno a
tradurre. Nel mnemonizzare è lo stesso.
Quando si vuole usare 1’ alfabeto di consonanti, alla parola estrema
della formola si premette lo zero, od essa stessa collo zero s’
incomincia. — Quante sono le cose semplici che non si possono
semplicemente esprimere ! Questa è una. Ma non importa: esempio: d •
d « C Guerra di Roma contro Giugurta, 113 Egli disse a Roma: poiché ti
^ vendi, non ì) 6 1 tCCO • • • • eh© t;©IH£l; Il eli©
è uno zero: dunque si è fatto uso del1' alfabeto di consonanti : dunque nel
tradurre in numeri il ti tema considero t-t-m e non già i-©-a. Ci siam capiti eh?. Pare impossibile che
si diano al mondo antipatie contro persone o cose sconosciute, eppure è
così: contro le persone poi !... ma di persone il meglio è non parlare.
Alcuni di quelli ohe non conoscono la Mncmotecnia, e che appena
appena han sentito parlare di queste formole, dagli e dàgli a
perseguitarla con tutta 1’ avversione, e ad esclamare: Bel tornaconto ci
si trova a mnemonizzare le epoche ! Mentre si compone la formo la per una,
quante più se ne imparerebbero colla memoria naturale!... eccetera! Ho tre argomenti per la confutazione. Uno
mnemonico esercitato e valente ( e senza esercizio non si diviene valenti
nemmeno a fare i chiodi ) non ha bisogno ' di scrivere le formolo,
quantunque sia bene che se le noti anch’ egli, e le immagina appena
conosciuto il fatto e visto il numero. 2° L’opera di chi volesse
mnemonizzare tutta la cronologia, o una parte, non varrebbe solo per lui,
ma per tutti gli altri se la pubblicasse; e questo, quando la Mnemotecnia
fosse divenuta comune, s’ avrebbe a fare e si farebbe, di lavorare
un per tutti: e di epoche mnemonizzate se ne imparano anche cento all'
ora; e perciò mille in dieci ore, e di questo passo la cronologia in
un mese ! 3° Quanto alla durala della ricordanza, nessuno in pieno senno
ha forse dubitato mai che debba essere immensamente più lunga quella delle
idee associate di quella delle idee sconnesse: ma se pure un
qualche infelice fosse innamorato dell’ opinione contraria oh per me che se la sposi pure! Non tutte le
epoche sono semplici come quelle, sulle quali abbiamo studiato.
Potrebbero anche volersi ricordare le epoche della nascita e della morte
di molti uomini illustri. La formola in questo caso debbe contenere una
parola per la nascita, che si collocherò la prima, e un’altra per la
morte che si collocherò in fine; coll’ avvertenza che la prima o le
prime due cifre dell’ anno della nascita non vale a nulla ripeterle per
1’ anno della morte. Inoltre, di
certi avvenimenti è il giorno, è il mese, che si vogliono ricordare coll’
anno. Il giorno è un numero, ed anche il mese, perchè Gennaio 1, Febbraio
2, Marzo 3, ecc; e insieme si mnemonizzano in due parole da esser
le prime della forinola, come 1’ ultima sarà la parola dell’ anno. Spesso il
mese e il giorno si possono chiudere in una sola parola, quando
cioè non ne derivino errori. Il 13 del 4° mese per esempio, si pub senza
confusione far diventare 134, perchè il mese 34° non c è: e similmente il 2 del
5° mese si converte in 25, e il 10 del IO, 0 che porta a quattro cifre,
in 1010 chè per necessità due al giorno e due al mese dovranno
attribuirsene. Come è detto delle epoche storiche, così è ' a
dirsi delle cifre geografiche, astronomiche e statistiche: rispetto alle
matematiche usus te plura docebit, nè questo è il luogo di trattarne, chè
bisognerebbe esporre tutta la scienza per applicarle tutta F arte. In
tutte le dette cifre però, cade un’ osservazione importante, ed è che non si
prestano molto facilmente ad associazioni logiche e sicure. Infatti
a voler mnemonizzare le popolazioni, s’ ha un bel dire, ma, se si
riferiscono a città, i più non hanno di ciascuna di queste così distinta
idea da non confonderle spesso fra loro: e sai che la Mnemotecnia, non bau
da utilizzarla solo i maestri, ma anche gli scolari! Per ciò si ricorre
alle analogie foniche, le quali sono parole per il loro suono analoghe,
giacche parliamo di città dirò, analoghe al nome della città di cui si
mnemonizza la popolazione. Con queste parole si associa la parola della
cifra. Non crederai senza prova, che con questo metodo s’ imparino più
facilmente, e più fermamente si tengano a memoria le formolel — Per
fartene certo, eccoti le popolazioni dei capoluoghi delle provincie italiane, mnemonizzate
dai miei scolari di Arcevia, che in 30 o 40 minuti ti riuscirà
facilmente di mandare a memoria.
Ciò che ho detto delle analogie foniche per le città, vale
egualmente per le altre cifre geografiche, per le astronomiche e per le
statistiche, e può valere an che per la cronologia.
abitanti 1. Chieti ( Abruzzo Citeriore ) . . 20. 000
Quieti son gli abitanti nei dì di lesta. 2. Teramo ( Abruzzo
Ulteriore I ) 16. 000 Questa città t* era molto . . . cara
3. Aquila ( Abruzzo Ulteriore II) 12. 000 V attuila dalle
somme altezze si precipita nella valle 4. Alessandria
54. 00 Il Papa Alessandro i nemici fug-ò 5. Ancona 40.
000 Ancóra tu sei fondata sull’ adriaca costa 6. Arezzo
36. 000 In Toscana si rizza 7. Ascoli 17. 000
Se ! acqua non s\ scoli non va al mare ab.
8. Potenza ( Basilicata ) 13. 000 Chi ha gran potenza può far
grandi mali 9. Belluno 13. 000 J3ell’ uno non è
dei talli 10. Benevento 19. 000 y iene bene il vento
quando ci porta da lontano il canto 11. Bergamo . 35.
000 Perchè amo l idolo . . mio"? 12. Bologna 97.
000 Bologna la dotta la base ìlla scienza legale
pose 13. Brescia 35. 000 10 non ho prescia di pagare il
. . fio 14. Cagliari 31. 000 11 cagliare serve a chi di
cacio si cil>a 15. Cosenza ( Calabria Citeriore ) . 16. 000
L’ Italia è nazione con o senza Malta 16. Reggio ( Calabria
Ulteriore I ) 30, 000 Il Calabrese era regio suddito
dei Borboni nella _ lista ab. 17.
Catanzaro ( Calabria Ulteriore II ) 16. 000 A che f alzarono gli
amici nella )?am? 18. Caltanisetta 18.000 Canta,
Lisetta; perchè oggi non canti? 19. Foggia ( Capitanata ) ... 25.
000 A loggia, di semicircolo il tuo fondaior ti fea 20.
Catania 62. 000 Il cacciatore porta catana ed . armo
21. Como 21. 000 Come è Lolla! 22. Cremona 28.
000 Il cremore bevi 23. Cuneo 22. 000
Mettendo il ciuieo nella spaccatura, il legno si fende 24.
Ferrara 68. 000 Il ferro ara il tcrreno r perchè dia pani
25. Firenze 129. 000 Fiorente io ero, e poi diseccato
cadevo 26. Forlì 37. 000 Far li le cagioni della lite ab. 27.
Genova 120. 000 Genova, dall' allo, ov eri, . cadesti
28. Girgenti 17. 000 Vedo gir genti per il ... mare 29.
Grosseto 4. 000 Sono grossetto, son piccoletio, e capo
luogo son 30. Livorno 91. 000 Livor uofl mi roda
31. Lucca 65. 000 Tu, o San Luca, l' evangelio . . sai
32. Macerata 20. 000 Canapa macerata per tempesta
Al possidente toglie di far . . . . lesta 33. Mantova 29.
000 Contro il manto va il ... vento 34. ® Massa 15.
000 Da Carrara non ti disgiungi
mai 34. b Carrara 14. 000 Cara e rara è la tua
cava di marmo 35. Messina 94. 000 Sotto la covatrice messi, na
scono gli uccelli al volo #
ab. 36. Milano 219. 000 Mi lag-no, perchè invano .
cercavo 37. Modena 32. 000 Le mode nascono a mille a .
. mille 38. Campobasso ( Molise ) ... 12. 000 Il campo
basso sta nella . . valle 39 Napoli 417. 000 TVei poli
della terra I uomo non può v . toccare 40. Novara 27.
000 Con nuova ara si misurano le terre o
41. Padova 34. 000 Il pardo va lontano dal . . fumo
42. Palermo 186. 000 Par 1’ ermo lontan dalla . marina
43. Parma 46. 000 Farmi d' aver perduta la . . borsa
44. Pavia 23. 000 Far via la virtù per arrivare gli
I>ei 43. Pesaro ( e Urbino ) .... 20. 000 La pesarono
colla cesta ab. 46. Piacenza 30. 000 La compiacenza è sempre
al sacrificio mista? 47. Pisa 49. 000 Pesa
il campanile dalla parte dov ' è torto 48. Porloraaurizio 6.
000 Porta Maurizio se stesso : dove va? 49. Salerno (
Principato Citeriore ) 81. 000 Halirono nell ” albero per prendere
una mela 50. Avellino ( Principato Ulteriore ) 19. 000
Area il lino in un ... campo 51. Ravenna 54. 000
[Rivenne di lontano /’ eco eh’ io . odo 52. Reggio ( Emilia )
18. 000 La flavo sm « « • 53. Rovigo 10. 000
Rovigo non è nelle Marche
54. Sassari 24. 000. / sassi ricadono, ma io non . .
cedo 55. Siena 23. 000 Sulla scena primeggiano le Opere
del "Verdi ab.
56. Siracusa 20. 000 Si ricusa il codardo alle gloriose
guerriere gesta 57. Sondrio 5. 000 S* ode un rio che
corre verso il . sud 58. Bari ( Terra di Bari ) ... 31. 000
Fari al cane nessuna bestia è . fida 59. Caserta ( Terra di
Lavoro ) . 30. 000 Il muro di una casa erta di pietre e
di cemento è misto 60. Lecce ( Terra d’ Otranto ) 19. 000 Lecca il piatto, perchè
ghiotto come un gatto 61. Torino 180. 000
Per paura d' un torino voi . partiste 62. Trapani 28.
000 / trapani sono ferri 63. Treviso 23. 000
Con tre visi un mascherone
feci 64. Udine . 24. 000 Sopra V incudine colle
tanaglie il ferro tengo ab.
65. Perugia ( Umbria ) .... 43. 000 Nel Perù gl ano a ....
torme 66. Venezia 120. 000 Venne zia quando tu
cadesti 67. Verona 59. 000 Il vero nascondesi, ed il
falso si trova per tutto 68. Vicenza 34. 000
Vincenza, non volete il ... filo? Quanto sarebbe utile un dizionario
mnemonico ! Hai veduto che 1’ han fatto in Francia e che n’ han
spacciata sin la 6. a edizione! Ma quello non serve a noi Italiani, e
molto meno coi miei alfabeti. Se riuscirò a far conoscere e
convenevolmente apprezzare la Mnemotecnia in Italia, chi sa che a qualcuno non
venga la buona volontà di compilarlo! Allora il mnemonizzare sarebbe
facilissimo, e chi sa pure quanti libri mnemonizzati si
stamperebbero! e con quanto grande vantaggio della pubblica istruzione ed
economia di tempo negli studii, ognuno il comprende. Ognuno il comprende?
Questo è un errore madornale. Mi contenterei bene se il comprendessero
tutti i pochissimi, che non avran gettato il mio libercolo prima di giungere a
questa paginal La speranza di un così gran bene, s’ eglino fossero
per nudrirla, basterebbe a muoverli in fa vore della causa, che in
questo momento da solo difendo, e basterebbe a vincerla! Passo alla
seconda parte della Mnemotecnia. Questa risguarda la ricordanza ordinata
delle parole, delle frasi, dei periodi, dei paragrafi di un intero
e grosso volume, e di tutte queste cose abbenchè non fossero punto
associate fra loro, e ancorché s’ avessero a ripetere incominciando dall’
ultima verso la prima. Ti ricordi come faceva Simonide? Così
faremo noi; se non che in luogo dei suoi luoghi metteremo parole,
cioè idee di cose ordinate secondo un certo metodo convenzionale, e colle
quali associeremo poi parole, frasi, periodi, paragrafi ec. Quando
avrai letto e riletto ciò che son per dirne, avrai capito. Ora ti
basti di seguirmi con attenzione, e con un pochino di buona fede, e passo
passo per la nuova via che disegnerò.
Nota bene: ti è duopo ricordare 1’ alfabeto di consonanti, e lasciar 1’
altro per ora in non cale. DIO - EXE.I - UOMOJ- ALA - USO -
APE » ORO « UOVO - AGO - DUCA - TEOIO - TUONO • TOMO - DOLO - DOSE
- TOPO • ODORE • TITO - toga - anca... sono parole. Bella novità!
Ma bada bene; sono parole che corrispondono ai numeri - 1 - 2 - 3... sino
al - 20 -, e per conseguenza tali, da potertele stampare nella memoria in
minor tempo, di quello che ci sarà voluto per istamparle su questo pezzo di
carta. Or dunque tu le hai in
memoria, e puoi... Ma ora domando da te un alto di fede per quello che
puoi e non sai di potere. il quale atto ha da durare sino alla fine della
prova. Nella scuola che ho fatta ho imparato a premunire di questo
avvertimento gli alunni, perchè molti, pel timore di non riuscire, non
volevano nemmeno provare. Tu puoi, con queste parole a
memoria, ricordarne altrettante che io alla rinfusa verrò scegliendo, e ricordarle
appena appena lette, e senza rileggerle. E come? Ecco il
come. Scelgo amore. Tu mentalmente e rapidamente associa 1’ idea di amore
con quella di mo ( parola n.° 1), pensando per esempio: «dio è il
sommo amore». Appena formato questo giudizio, il pnmo che t’ è ricorso alla
mente, abbandonalo come cosa da dimenticare: e attendi ad associare con
enea (n.° 2) 1' altra parola che sarà fortuna. « enea fu un esempio dei
giuochi della fortuna ». Similmente opera in queste altre parole:
dominio, leggerezza, abito, dolore, desiderio, struzzo, lavoro,
nobiltà, ozio, pioggia, celebrità, tribunale, arsenico, magazzino, rosa,
spavento, avvocato, appoggio. A’ uomo ha il dominio della terra. A’ala ha il
pregio della leggerezza. A uso consuma l abito. La puntura dell’
ape produce dolore. A’ ORO è nel desiderio di quasi lutti. Il più grand’
uovo è quello dello struzzo. A’ acjo serve al lavoro delle donne.
Duca è titolo di nobiltà. Il tedio può esser prodotto dall’ ozio » .
« Il tuoio predice la pioggia » . « Un bel tomo può condurre al tempio della
oolobrità » . « Del dolo giudica il tribunale » . « Secondo la DOME
medica od uccide /’ arsenico )) . « Il topo vive nel magazzino » .
cA .c ... J .* H- *.
t.l-I* 1 4 ‘' WR^mrTfft *T i \ . \ . | 5*
nuHLv y -r r . 11 tuo affezionatissimo fratello DELLA EDUCAZIONE
DISCORSO LETTO DALL'AVV. A. PROF.
DI A. «IP
DELLA EDUCAZIONE DISCORSO
LETTO DELL' AW. TITO AtffiELJ PROF. Dt LETTERE ITALIANE il ^tOtUO ik- HKltlO iSjO [ELLA ^OLEKNE piSTRIBUzrONE J}E1 j^REMI AGLI ALUNNI . DELLE SCUOLE MUNICIPALI DI TRIiJi
CAMERINO Tipografia d.i G.
Bors&rclli. 1870 Al NOBILI ED ILLUSTRI SIGNORI CAV. GIUSEPPE E FELICITA BORSELLI Se
auJiieo Acttvete i fcoto oRaowu tu jioule
a cjuwto Roveto Acuito, e Aofo j^et autoussatlo et jtuét facete. GoAi potuti uu piatito |ate
opta tlitj-tict bei £oto autittt e
jr-ttn potztoual et ut òeutiuteutt L>t oju-eff ajjeHuoia ami cista die pei
uie A e joHa vtièo ci fcoto «ho ce jmu
cau e bofci Ihùo^ih bef cuote. |.«to o££l.mo òetuo eo aiuico A. U„:
a voi studiosi giovanetti, miai piccoli
ojjgi la bella sorte di parlare la prima volta pubblicameli t a in
un, giorno di grande solennità e mentre
si loda e si premili il merito de'
migliori alunni di queste civiche scuole, i quali preparansi per tal modo alla vita di uomini ooori-ti e
degni dì ae, delle famiglie loro, della patria comune. A ragione dunque mi
stimo fortunatissimo dell'essere stato
in simile circostanza! prescelto al
nobile e grato oflizio di Oratore: so non che m' increato ohe pari a questa dignità ed agli ardui doveri che no'
derivano io non abbia le forze e 1' ingegno. Pur mi rassicuro pensando alla
gentilezza vostra ed ai rentimcnti dai quali sono inspirato, non indegni per
certo uè di me né di Voi.,a famiglia, di ciascuni rtinente é al pubblico i giustamente le alte ! le debbe toccare i cuoi rciù solo di non dovervi riuscire discaro:
no I poiché a Voi, dei figli vostri, dei
figli de J vostri figli! Che 1' educazione sia la scienza dell' umano
perfezionamento non È d' uopo ohe io a
Voi lo dichiari; e per ciò aolo possiamo
scusarci, se non sappiamo educare. Kè vai ch'io spieghi ora il mio proposito: nessuno di- Voi puù supporre
ch'io circoscriva questo vastissimo ramo del sapere entro i limiti delle frasi
imparate a memoria, degli inchini
obbligati, e di certe sociali frivolezze,
che, mentre offendono 1' umana dignità, imbestialì scodo i 'cuori e snervano i cervelli. Ma la scienza dell' umano perfezionamento [
1' avete pensato f ) non pub spiegarsi
in un discorso accademica. -È vero: io però posso per sommi capì riassumerla e fermarmi là dove
il male più grave reclama più pronto ed efficace il rimedio: e il tenterò. Rivolgiamo indietro il pensiero ai secoli
trascorsi e alle diverse età dell' umao
genere, e fermiamoci sulle vergini terre ovr i primi uomini vissero. Le piante d'ogni famiglia
ingombrano il suolo inospitale, e gli
animali d' ogni genere lo dominano. L'uomo inerme incomincia le sue prime lotte colla natura
intorno a lui aspra e selvaggia: lotte
tremende, o signori I Le belve infieriscono, gli uragani fischiano ed ululano, le acque
straripano, la terra trema, — e 1' uomo
cpmbatte per non morire. Là, dentro la caverna, partorisce la donna i suoi
figli, là dentro li educa allo più orrende
delle battaglie: ed essi crescono spietatamente feroci. Appena appena
nelle loro stupide menti penetra una falsa e languida inv- magino del Dio delle tempesto, sanguinario e
spaventevole, cui temono più che non rispettino.
Eglino sentono la libidine e non V
amore; la paura d'un essere fantastico più potente di loro, ma non il culto; la cosoienza della forza, ma
non dell' azione. — Seno uomini educati
come i figli della tigre, ma uomini.
Culla umanità che si moltiplica e cresce avanziamoci d'un tratto, lo veggo pascoli, greggio e pastori,
e la terra seminata panne, ascolto i
primi accenti musicaci uscir dagli instrumenti in- ventati, a quel che si dice, da J uba), e
dalle conquiste sulla terra miro
nascente e scapigliata la gelosia, che accmde 1 odio eie guerre tra i popoli vicini. Una religione v' è: il
settimo giorno è santificato, le oblazioni sono istituite, ed ogni uomo è un
sacerdote perchè ognuno 6 sacrificatore.
— Un' educazione h data ai figliuoli,
che hanno ad esser pastori, agricoltori, 'combattenti e devoti. Innanzi, o Signori. Lo terre dell' alto
Egitto sono coltivate: gli Etiopi vi
accorrono, e vi fondano alcuni piccoli stati, di Tebe, d' Elefantina, di This, d' Eraclea: il basso
Egitto impara dall' alto e ha Menfi,
Mendes, Xois, Taris, Buhaste. Quo' popoli si dividono in caste superai ed inferiori; in quelle sono
i sacerdoti e i guerrieri, in queste si comprendono tutti gì' indigeni: è il
diritto del più forte, il diritto del
vincitore sul vinto. Al dominio de 1 sacerdoti è sostituito il potere dei re:
ai molti stati e ai re loro col tempo 1'
impero d' Egitto e Menete, che ò Misr&ìm figlio di Cam. — A questo punto abbiamo tanta educazioni
quanto caste, e spìe cano quelle dal
padrone oppressore e dello schiavo oppresso: Agar è scacciata e Giuseppe è venduto. Altri luoghi, altri tempi. Altri grandi
imperi si fondano, e traversano la Bcena
Sesostri, Belo, Nino e Semiramide. Idhco Insci»
P Egitto e si ferma in Grecia: Foraneo, suo figlio, vi fonda Foronica:
Argo, suo pronipote, sbattezza Foronica o la chiama Argo: EEra, sua sorella, fonda Corinto: fc'egeo,
suo figlio, edifica Fege nell'Arcadia:
i'elasjro, suo nipote,) 1883 a. C. |, fonda il regno d'Arcadia, ed insegna a' suoi sudditi il
vestir pelli di cinghiali, il costruir
capanne, il mangiar ghiande e non foglie: Sparto fonda Sparta, Miceneo Micene, Licaono Licosura. —
L' educazione è qui operosità e
movimento, mentre i Caldei, i Sidonii e gli Egizi sono già astronomi, navigatori, filosofi e
sapienti, che istruiscono gli Ebrei.
Infra i quali sorge il più grand 1 uomo di quell' epoca, Mosè, il rii:;i]e sai vii i suoi iViifclli dal
dispotismo d un Faraone, e li educa
all'obbedienza della legge, al rispetto dell'autorità, ai pericoli de' viaggi e delle battaglie,
all'adorazione del Dio unico, del Dio
de' Padri loro. Altrove Urano, Saturno,
Giova ed nitri furono onorati dell'apoteosi, e gli uomini si abituarono a
divinizzare i loro simili. In appresso,
parendo ciò stranezza, si sostituirono agli umani Dei gli eroi, e fra questi ottennero venerata
nominanza Deucalione, Pelope, Danao,
Teseo, Giasone ed Ercole, fatti immortali dalla potenza della pittura, della scultura e della poesia.
— La gloria delle difficili imprese educò allora gli uomini all' esercizio
della forza e della destrezza: e,
vivendo essi o morendo fra i più grandi pericoli, inspirarono generalmente un
coraggio, che trasformavasi di □elle
donne e nti fanciulli. Per la qual cosa 1' educazione materiale dei corpi prevalse, e di fortificò
ingenerando il desiderio del sacrificio, che spontaneo si compì della roba e
doli' esistenza; «, gloriosa la tomba dell' eroe, fu maledetta la vita del
codardo. Il Genio della poesia a'
accese allora del sacro fuoco delle
muse, e Omero cantò, prima del
Pelide Achille L' ira funesta che
infiniti addusse Lutti agli Achei .... quell' uom di moltifonne ingegno Che molto errò .... Egli, il « Signor dell' altissimo canto, Che
sopra gli altri com' aquìla vola » compose i due i primi, i due più grandiosi
poemi del mondo. — Omero non racconta,
ma dipinge; non diletta, ma trasporta; e se dorme talvolta, sì risveglia poi
come Giove per iscagliare il suo fulmine. Ei non rapproseDta solo P Arte, ma
un' intera civiltà. La pittura, la
poesia, la scultura, la fede furono modellate
dalla contemporanea e dalle successive generazioni sugli eterni
suoi canti. I Rapsodi, percorrendo città
e nazioni, li ricantarono alle 8 genti, e i popolani ne ripeterono i Tersi
a memoria. Popoli e principi s'educarono a quella splendida scuola di morale e
di legislazione, di domestiche o di sociali virtù, d' eroismo e dì religiose
credenze; ma Omero, 1' educatore di tanti secoli, era già morto cieco e mendico 1 . . . . Sino a quest' epoca 1' educazione fu data
senza leggi prescritte. Ma ora assistiamo al sorgere dì quattro grandi
legislatori, di Lieurgo in Sparta, di
Numa io Homi, di Solone in Atene, di Confucio
nella China. Il più antico di essi, Licurgo, ordino - ii morti non s'innalzino ricchi monumenti, e la sola tomba
di chi muore per la patria suleampo avrà
un'iscrizione: non si può pi ungere in pubblico. Gli Spartani abbiano desco in comune; i lor
figli appartengano alla repubblica. 1
fanciulli si educhino all' amore dulia patriu, al desiderio della guerra, al disprezzo della
morte, alla virtù del sacrificio; e perciò debbono camminare a piedi nudi,
cibarsi raramente e semplicemente, c
guai agli intemperanti ! A ciascuno si concede
un solo abito per un anno. Imparino a parlare con chiarezza e brevità e a cantare inni patri i. Dracono, uomo virtuoso, ma d' una severità
eccessiva, stabilì in Atene leggi tremendo; l'ozioso vi era condannato alla
morto I Sicché fu dotto che le avesse
scritte col sangue. Solone, uno de 1
sette sapienti della Grecia, le cancello e ripostiti!! la
repubblica, statuendo; che il povera
votasse nelle pubbliche assemblee, diritto
che si fè poi onnipotente; che 1' Areopago avesse un' autorità suprema;
che gli affari fossero deferiti ai membri del Pritaneo prima e poi demandati
all'assemblea del popolo, lasciandone ai saggi
la deliberazione e la decisione uglì stolti, giusta il detto di
Anacarsi; che i dissipatori, i vili, gli ingrati verso i genitori fossero
dannati alla infamia. Gli fu chiesto perchè non avesse fatta alcuna legge
contro i parricidi, ed ei rispose: Perchè non credo che ve no possano essere. Nume, che avrei dovuto collocare
cronologicamente fra Licurgo e Solono, se mi fosso piaciuto di farvi
passeggiare dalla Greeia a Roma per
ricondurvi poi dn Roma alla Grecia, compilo
il suo codice su quello del legislatore spartano, ma divinizzò ogni cosa. — Per temperare e addolcire i barbari e
feroci spiriti dei Romani, institui una
moltitudine di cerimonie religiose, eresse
un tempio a Vesta, cu! accese un fuoco sacro, mantenuto sempre vivo da uno stuolo di Vergini a questa Dea
per indissolubil voto consacrate,
stabili otto collegi di sacerdoti, prescrisse il culto a Giaco, e si fece credere inspirato dalla
Ninfa Egeria, colla quale Confucio,
famosissimo filosofo e legislatore della China, divisa la sua dottrina in quattro parti e i suoi
tremila discepoli io quattro classi. Alla prima classe insegnava la virtù, alla
seconda l'eloquenza, alla terza la legislazione, alla quarta la scienza dei
costumi. Questa educazione legislativa
coti Licurgo fece dunque ia trepidi,
forti, invincìbili gli Spartani; con Solone morali e virtuosi gli Ateniesi; con Numa religiosi i Romani;
con Confucio filosofi i Cliinesi. Quindi
la gloria delle armi e quella del genio tocco presso ì Greci all' ultimo apogeo, e Ciro
respingendo in Europa le colonie, che ne erano uscite e che vi si ricondussero
colla piena conoscenza delle arti, fece penetrar queste nella Grecia, la
quale, come il sole, sfavillò di sovrano
splendore e lo irradiò nello epazio e nel tempo. La China fu preste c prima dì molti altri
popoli civile, ma si arrestò. Roma, la città eterna, s' ingentilì con
Kuma, s' agguerrì con i suoi successori,
si fece virtuosa colla repubblica, splendida cogli imperatori. Conquistò prima
mezzo mondo, poi si scisse in fazioni
sanguinose con i Gracchi, con Mario e Silla ; eoo Cesare e Pompeo, poi dominata dall' impero vìnse i
barbari e<J ebbe un Augusto
imperatore e pontefice: in fine decadde.
L'educazione nei tempi della conquista fece stimar lecitoli furto e 1' assassinio, quand' è compiuto
armata mano da un esercito e da un capitano, e sancito dai voti d' un senato e
d' un popolo: nei tempi delle civili discordie, autorizzò le ire cittadina
e le infiammò: l'odio e le più violente
passioni, gli esili), le carceri, le
proscrizioni, lo morti più. crudeli e numerose, atterrirono, sbandarono,
infiacchirono un popolo d' eroi, e distrussero colla repubblica la libertà: nei
tempi dell' impero fece nascere vili adulatori
e ribelli regicìdi, dimenticare i Fabii e sorgere gli eserciti
mercenarii, dispregiare le glorie passato per i vituperi prosentì, accarezzare
le libidini dei principi per avere nel popolo il diritto d'imitarle e d'
immergersi nelle stesse lordure (lei trono ., ... .1 Signori, Roma cadde nel fango per la stessa legge, che
fa Oddore nef fango le fronti delle bagasce.
Al disfarsi del più meraviglioso impero del mondo,,tre potenti fattori
sociali ai trovarono commisti, i quali poi compcnctrandosi dopo lungo tempo di
contatto e di movimento costituirono il
carattere dominante dello società moderno in Kuropa. U elemento romano, 1' elemento barbaro e V elemento cristiano,
tennero il carneo in tutto il medio evo, a mano a mano modificandosi a
vicenda e componendosi in uno, finché
immedesimati uscirono in una sola forma,
direi jn un individuo, che signoreggiò la moderna storia B ne fu 1' anima, racchiudendo in se le
cagioni, o cagione esso stesso, degli
avvenimenti posteriori. — Il medio evo è una vera epoca di transizione, dì trasforminone, di
organizzazione sociale, nella quale 1'
Oriente e l' Occidente cambiano temperamento, modi e costumi, e si .travestono: qua sì fondano
quasi tutti gli stati moderni, a'
accampa il feudalismo, brilla la cavallerìa, sorgono i comuni, marciano le crociate, i re si
assicurano sui loro troni, i papi
ingemmano la loro tiara, e trasformano la loro verga pastorale in iscettro; là
il Corano, con una dottrina composta di virtù
e di vizi, di beni e di mali, di verità e di errori, illustre,
l'oscura Digitized 0/ Google Arabia, percorri trionfante lo vaste
Provincie della Persiti, lo' ritfchfe vTe dell' Asia Minore, la Palestina,
1> Egitto, la' Libia, la MatìrWania é' quasi tutta V Africa, a ad osso a'
impone col' ferro e col fuoco 1,
aprendosi l' ingresso in Europa e minaBc'mnda' tutto il no-Stro emisfero: qua
s' immortalano- Clodoveó, Carlomagno, il grande
Alfredo, Ottone il grande, Ugo Capete, Goffredo Buglione, Gregorio VHy
Filippo Augusto e Rodolfo' il' Asbùr,0; la a' tedia Maometto, che la ad aspettare i suoi
proseliti nel pn^adiso delle Huri. Passando per queste svariate fasi,
l'educazione .1 '-''■evtf in se- come
specchio le immagini è le riflette, romana <• Romani, barbara coi bàrbari, cPistinn-t eoi Cristiani
in Kuropa, maumettthiià eoi Maomettarii
iu Ksià ed ili Africa; or grande, or rozza, or santa ( or tutte' q-uéste còse insieme appo noi, si
fa presso loro carnale immaginosa,
furibonda, or guerriera colla scimitarra alla mano; or devota nello moschee, or prostituiti fra le
schiavo nel chir-so dell' Harem'. LS bùssola",- k s'ta'mpa é ti polvere
sono invontate. Le navi sdtéarró ì
iftaTÌ più vasti é più' lontani, le scienze si propagano rapidamente, lo f-uerre si fanno grandiose e
Cangiano rhade. Colombo, Luigi XIV,. Pietro il grande, Federico II, Washington
e Nàpbleorfè danno t loro fiomi ai lóro
tempi. Due religioni a" affrontano a Lepanto, e la mezza luna b vinta
dalla croce. Due civitti a' accapigliano sulla terra, 0 infierisce incessante
la lotta dei gióvani secoli contro i
secoli decrepiti. L' America dà il segnale,
itì Frància risponde, é incominciano le grandi rivoluzioni Sodali. I (jfovóhii assoluti sono sostituiti dai
governi rappresentativi. I popoli
reclamano i loro confini naturali, e si stabilisce il principio dèlie nazionalità. Cóme inviolabile il
domicilio della famiglia, vaolsi
inviolabile la patria d' un popolo. Sacra mania e sacri i confini. L' agricoltór'à, I' industria e il commercio
danno ricchezza e benessere, e soD dalla guerra disturbate; dunque s'ama la
pace per la felicita,- ma è necessaria
la guerra per il violato diritto di nazionalità. Quando ciascuna sr sarà chiuso
in tssa sua, disar- njeremo i nostri eserciti e le nostre armate; prima no I
Innanzi che si finisca la atorià dello
battaglie, vi si han da notare col sangae
mólti e molti altri conflitti. I possedimenti stranieri a' bau da cancellare dalle carte geografiche prima d'
inchiodare tutti i cannoni. — Non per ciò s' arresta il carro del progresso ma
fa la sua corsa trionfale, e s' affretta
ogni dì più. Noi incanaliamo per
gl'istmi le aeqùé dell'oceano 0 traforiamo lè montagne; faceiam portare rapidamente dalla forza del vapora
per terra e per mare ilói e le coso
nostra; abbiamo telegrafi e furii transatlantiche e il pan telegrafo; teniamo lo spettroscopio nelle
mani e analizziamo gli astri
chimicamente, dopo averli misurati ó pesati; è forae presto navigheremo per 1'
aria, dimentichi forse che lesrus
icarias nòmine fecit aquas. Questi
donni, quasi brevi linee che abbozzano la fisonomiB dell' istoria modem* tfompres* entro
qwatfro secorr, eum^m*io» allo svolgersi
della nwovs ediieaziorie, della qnale ffncrw aBbianro assistito ai diversi sviluppi, e vorrei dire
alto varre età decolori',, é che sì
mostra in quest'ultimo periodo più: che altro positiva: e scientifica, ma imperfetta sempre, studiata
poco, raro applicata, pìfr spesso
dipendente dagli avvenimenti e dai tempi di quello chequesti dipetid-mti da essa,
aubbielto di profonda meditazione p.:'
filosofi, di -ridicola e inopportuna a rumi raziona per gli ottimisti, di stup
v o di scellerato dispregili per i pessimisti, di colpevole 'rannerati"
Ber tolti, di lagrime dolorose e di tanto
pentimenti t.-per i padri, per le madri e per gli ari, cria mirano tìgli e nepi'i nifi troppo comunemente
indegni del secolo in cut viviamo, dei
diritti che abbiamo rivendicati, dei d'ovari più gravi q pi a sacri che ci sono imposti, ile]
compito che ha la generazione presento
di preparare la via del progresso alfa civiltà delle generazioni future. Grandi ammaestra menti possiamo trarrò da
questa quantunque rapida escursione attraverso dei secoli; e se .il possiamo, è nostro dovere il farlo! Noi abbiamo tenuto
dietro ali educazione in tutti i luoghi
e in tutti i tempi, e ci lucemmo storici per divenire filosofi. f>oì
risvegliammo e interrogammo la polve degli eroi
che furono, ed eaea ravvivata ci rispose. Alla nostra evocazione accorsero gli estinti più rimoti
scoverchiando i marmi delle tombe, e interrogati ci risposero i capitani, i re,
i sacerdoti, i legislatori, i popoli, dal primo giorno dell'uomo sino al giorno
che splende ! Eglino c' insegnarono, che il bisogno della
difesa permanente contro il pericolo
incesaante fa 1' uomo selvaggio, senza coscienza, soni» culto e senza amore; educazione
brutale: ohe la pastorizia e 1'
agricoltura lo temperano a lo fanno devoto, ma lo costringono a tenera! pronto a combattere per serbare
incolume il suo gregge e i mirti
lyiu.ipì; educazione fisica o religiosa; che il diritto del più forte erea la casta e fa gli schiavi;
educazione della forza e della
.violenza: che l'operosità e il movimento sono lo prime cagioni della civiltà, e che i primi frutti di questa
furono l'astronomia, la navigazione e la
filosofia, delle quali piena la mente potè esser Moeè 1' educatore d' un gran popolo e
condurlo a conoscere e ad adorare il Dio
vero; educazione fisica, morale e religiosa: data dalla intelligenza d' un sapiente- che I'
amore della gloria divinizzi» gli
uomini, e creo gli eroi; educazione fisica e mitologica: ohe la poo'ia d' Omero tu emine ninniti: educatrice
u per conseguenza civilizzatrice;
educazione migrale o politila data dalla poesia etto la legganone educò la Grecia, Koroa o la Uiua,
(odo il t'ilaugeri hen disse: si'er
fermare un uouii io preferisco li domestica educazione; per formare un popolo
io preferisco la pubblica;» educazione
natca-Ugi slati va: che 1' amore della patria inspirò ai Romani la grandi virtù, che non anno però da
confondersi col furore delle conquiste, cogli orrori delle intostino discordie,
eoo i vizi dell' im pero,
imperciocché guelle fossero cagione della loro grandezza e Suesti della loro rovina; educazione
patriottica e guerriera: che l'eucaiione del medio-evo partecipi) delle romane
reliquie, della barbarie deirli invasori, e della influenza in ultimo
predominante del cristianesimo, ed
oscillando e quasi dibattendosi fra così diversi elementi fu causa ed effetto
ud un tempo di quel periodo di sociale
trasformazione; educazione fisica a cavalleresca in uni classe, morale e
intellettiva in un'altra: finalmente che la storia moderna, la cui ragion d' essera rìnvienst nel medio-evo,
e i cui precipui caratteri sono il progresso della legislazione e delle
scienze, ba avuto ed ha in sò stessa i
mutivi della educazione eminentemente positiva e scientifica, che da quattro
secoli si fa ogni di più per ogni dove
predominante; educazione singolarmente intellettiva. Se mi avete sino a questo punto, come pormi,
onorato, o Signori, della vostra intelligente e benevola attenzione, io v' ho
fatto indubbiamenle manifesto e Voi avete compreso, che nella storia manca 1'
esempio di una educazione completa, data cioè nello stesso tempo, e ad ogni classe di cittadini
la medesima, e di ciascun cittadino al corpo, al cuore, allo spirito; i quali
elementi sono l'uomo e in lui coordinati
cosi da costituire in un tutto la composizione, la cooperazione, 1' armonia
delle parti. Se l'educazione ò la
scienza dell' umana perfezionamento, a
se 1' uomo nel tempo della sua vita mortale 6 ita* unità indivisibile,
quantunque risultante di elementi ebe la scienza può distinguere, non già nel
vivente senza morte scomporre, è chiaro
doversi 1' educazione darà a tutto 1' uomo, io va' dire ai suoi organi
ed alle sue membra, ai suoi affetti ed alta sua coscienza, alle facoltà, tutte della sua anima e perciò al
suo intelletto: onde avviene che la educazione debbe darsi e debb' essere
tisico, morale e intellettivo. Or nella storio antica è prevalente
l'educazione fisica; nella madia la fisica in una classo, la morale e la
intellettiva in un' altra; nella moderna
1' educazione intellettiva prevale a scapito della fisica e un po', diciamolo con franchezza,
anche della morale educazione.
Dappoiché la grande guida e la grande maestra del filosofo è la storio, sappiamone trarre gì'
insegnamenti e lo regole che à offre. È
chiaro: il nostro supremo dovere fi quello di preparare ai nostri figli, ai nostri nepotì, e alle generazioni
che verranno da loro un' epoca, il cui
carottare, quasi complemento do' secoli trascorsi, abbia ad essere una educazione compiuta: e
pefcié educhiamo e ad un tempo i
muscoli, i sentimenti e le intelligenze. — Di questa triplice educazione vengo quindi a
discorrere, e dello fisica in Questa debbe aver principio, non vogliate meravigliar
vene e stupirne, o Signore, ne II utero
materno. Allorché la donna ha concapito, ha tutto comune col frutto delle sue
viscere:. il oiho, il sangue, il moto, le infermità e per conseguenza le
.passioni, .che so no i mali del cuore
e dello spirito; pensateci, o madri 1 Certi bambini malsani, e per ciò
impressionabili, irritabili, e che voi chiamate cattivi, sodo 1' opera vostra! Appena nati, i fanciulli respirano. L' aria,
questo elemento vitale degli organismi,
ò il veicolo della forza o della .debolezza:
fa vivere quando abbonda pura e salutare, fa morire quando è poca o malsana. L' aria campestre,
lasciatemelo dire, è più nobile dell'
aria cittadina: è più ricca di ossigeno, meno pregna di evaporazioni putrida,
nudrita dalle piante e purificata dai venti. Sepotete, o balie, andato in
campagna. Dopo che ha respirato, il
bambino vuol due mammelle. Madri, se siete sane, dategli le vostre: se no,
cercatevi la più robusta balia, figlia di robusti genitori, e, ae è possibile,
nepote di nonni robusti aneli' essi, e
che sia una eontadinotta lieta e tranquilla;
se allegra, tanto meglio. Avvenuto lo slattamento, cibi sani Dopo i primi passi sicuri, moto sempre e all'
aperto. Camminare, correre, saltara; portar pesi, lanciar pietre, colpire
il bersaglio; inerpicarsi sugli albm e
sullu corde e discenderne; schrnua di
spada e di bastone a una a a due muli; cavallerizza, caccia, punca « nuoto: ecco gli esercizi
dell' uomo sin j a venti anni. In ultimo
per obi '1 putì, viaggi per terra e per mare.
Il marmalo lia o;:bi d' aqjila; esercitiamo la vista sul più loncota
orizzonte. Baerai tiam ola pjre al gusto del bello collo studio del diiwgno sulle copie o sul vero. Nella scuula
u nella casa ordina a pnlii^zza, quadri
e statue. Chi non arriva oggi a potersi comprare fotografie scelte e statue di scagliola?
l'nuia queste, poi la pipa; il vino per
ultimo, e poco o punto. Cui non diletta
!a ruusicu Y Anche l' orecchio ha il suo diritto di essere educato. Ma che rosa è In musica?
l'o risponderò :l più simpatico italiano
dei tempi nostri, il ll'Azugliu, «Di tutte lu opere dell' uomo, di.^s nei suoi
Iti cordi, la più meravigliosa ed
insieme la sola, per me inesplicabile, è la musica. - Capisco la poesia, ciucco ia r-ii'-ura. la sculture, le
orti d' imitatone insomma. Il loro nomo uo svela I' origine. V era un modello,
1' umanità c' impiego- s?c"li par giungere ed imitarlo; é finalmente
Io imitò. — Capine» lo scituze. Dutu il
raziocinio, non trovo dificiltà a
comprendere che, profittando ogni età delle riflessioni dell' età antecedenti, e, per dir cosf, oaleudo sulle
sue spalle, I' umanità ni sia innalzata
al punto al quale oggi si trova. Ma dove
diamine siamo andati a prender
la'musieaY questo e quello che non capisco. La musica i un mistero Credo che
bisogna dirne quello che si dice delle
lingue. Kppure la musica cV, e nella noi-tra natura. (Non in tutte, e vnro.j Mi ricordo che ad un
concert'». Citòden mi s'inchinò all' orecchio, e mi disse: « Non ho mai capito
che cosa significhi quello strepito che chiamano musica. » Le esperienze sul
monocordo o_ sul prisma, la relazione che esisto fra le distanze delle note e dei colori, mostrano ohe consonanze e
dissonanze non Bono 14 un fatto arbitrario nè una convenzione
acustica. Ma con questi dati che cosa
spiego ? Lei dirà eh' io vo nelle nuvole e nelle nebbie, ma voglio pur parlare. — Non ha mai provato
talvolta, a corte melodie, sentirsi
umidi gli occhi come ad una cara voce, come ad
una dolce memoria sopita cho si ridesta ? e tal altra, sentirai diventar
migliore, più franco, trovarsi 1' ari ini a nobilitata ad un tratto ? il cuore reso più generoso ? la
volontà più onesta ? Come si spiega l' influenza della melodia e dell' armonìa
sul senso morale? f!he cosa vi dissero
quelle note, quali ragioni vi esposero
per ispirarvi libello, il buono, il grande? — Non sarebbe la musica una
lingua perduta? della quale abbiamo dimenticato il senso, e serbata soltanto 1'
armonìa ? non sarebbe una reminiscenza?
la lingua dì prima? e forse anche la lingua dì dono? .... » E se la musica è tutto ciò, vorremo privare delle
sue delizie, dei suoi conforti i nostri
figliuoli? — Ora b il Montesquieu che parla.
« — 11 savio Polibio ci dice, cho la musica ora necessaria per addolcire
i costumi degli Arcadi, oha un paese abitavano d' aria rea e fredda: che quei di Cinete, che la musica
trascurarono, vinsero in crudeltà ì
Greci tutti, e che non vi ha cittì, in cui siensi veduti tanti delitti, quanti
in quella. Platone non tome d’affermare,
che non può farsi 'cambi amento nella musica, sema farlo di pari nella costituzione dello stato. —
Aristotile, il quale sembra che per
altro non iscrivesse la sua politica che per opporre a quei di Platone i suoi sentimenti, s'accorda però
con esso rispetto alla forza che ha la
musica sopra i costumi. — Teofrasto, Plutarco,
Strabone, gli antichi tutti opinarono nel modo stesso. — Non È questa un' opinione buttata senza
riflessione; ma bensì uno dei principi
della loro politica. » Gli altri sensi
si perfezionano col non abusarne. — Passo alla
educazione morale. Se delle tro
ora ben distinte specie di educazione se ne dovesse dare una sola, questa
sarebbe dessa. La forza e la sapienza
sono armi pericoloso nelle mani d' un uomo immorale. Senza moralità un
individuo e un popolo sono vili egualmente. Io preferirei d'aver discepoli
ignoranti ma onesti, e figli asini, infermi
ma virtuosi, piuttostocliè dovermi vergognare delle cattive azioni degli uni e degli altri, fossero anche i
primi genii dell' universo. La
proprietà È un furto, disse Proudhon. Questa massima antisociale e sovversiva
nudra il malcontento degli oziosi e le rivolte
di ohi, non avendo nulla da perdere, vuol la confusione per pescarvi
dentro. La proprietà è un diritto naturale consacrato dal lavoro, dico io, ed è la ragione e l'effetto
di quasi tutta 1' umana operosità; in
somma è stimolo e premio. Disogna abituare i giovanetti a comprenderne tutto il
valore, insegnando loro il rispetto
della roba altrui e l'economia della propria. Lo spilorcio è un vizioso,
il prodigo nn pano, e chi ha il vischio nelle mani e un ladro. Si fa questione sul diritto della pena di
morte, ma si menano giù coltellato a
occhi chiusi: oramai si languisce di umanitarismo, ma s'ammette la vendita della carne umana
virente, e ne n'aprono spacci
dappertutto: si 6 proposta di portar le donne al ministero ma son desse tuttavia le nostre schiave.
Cotalì contraddizioni bastano e dimostrare quanto siano grandi le lacune nel
senso comune. E d'uopo rimediare: ma come? Gridando alto e sempre in tutti ì tempi e in tutti ì luoghi; 11
corpo umano 6 Baerò ed inviolabile più o
almono quanto la persona <S' un Ke. Si, parche ciascuno ò un re, Enctie non «fonile il suo
simile. Quanto al cuore, chi n' ha
troppo e chi troppo poco. Un» vin di
mezzo, signori '. Apriamo asili infamili, scuole ver gli ignoranti, ospizi per i poveri, ospedali per gì' infermi
a roan.comii per i matti; ma se un
truffatore va in carcere, un assassino in galera e un parricida sulla forca, oh i.nn ci
facciamo prendere dagli sveuimeuti' — Curiamo i nostri bambini malati,
procuriamo che non gì ammalino,
baciamoli, accarezziamoli, scherziamo, giochiamolo loro, siano i nostri piccoli amici, i nostri
conforti, la nostre gioje piti sublimi e
pili sante, ma educhiamoli alla vita a per la vita; u perciò conduciamoli e sovente, se uz a
avvezzarli a un ridicolo e daonoio eenti
montai temo, a visitare i tuguri più miseri dov« si laogue per freddo e per fame, le prigioni ove
si espiano i delitti, i letti dove giacciono gì' inferni! e quelli ove
agonizzano i muri "ti, finalmente
anche i cadaveri, ai, anche i cadaveri ! Cui
vuol familiarizzarsi colla vita deve conoscere- audio la morte! Noi,
educati altrimenti, siamo usciti dalla famiglia a quindici o veni' anni ed entrati d'uu salto nel mondo. E
che n é avvenuto? Tutti lo sappiamo:
disinganni erudirli, straiiac'.i 1 Non più carezze, roa urti; non pili lodi, ma disprezzo; non più
amore, ma odio; non più compassione, ma
crude!;»; non più genitori affettuosi, ma giudici i-eitri; uor. ;:iù fruttili,
ruu uc.iii.';; uir. p j nr.rcllr, mi sgualdrine; e il nostro paradiso
terrestre? la nostra felicità ideale? lo
nostra più liete, più care, più caldo speranze ì Tutto a' è
disperso come per incanto, tutto 6
finito come sogno al destarsi 1 Quasi
tutti siamo gli scolari della nostra esperienza, o Signori, e beato chi pu5
contraddirmi! — Montesquieu ha scritto; a A' giorni « nostri noi riceviamo tre educazioni diversa
e contrarie; quella « do'noslri padri,
quella decori maestri, e quella del mondo. Ciò
« che ci vico detto nel!' ultima, rovescia le idee tutto delle prime
». Pur troppo ! aggiungo io. Avete udito mai quei padri che strilla no i
figli, perchè vanno, secondo essi, con t compagni cittiv: v V.\:U-m. rnd.le .
Le abbiano torto? Niente affatto. Oh badate di non prendermi oggi per un predicatore quaresimale! lo, Signori,
sono un uomo libero ielle plebee, mi
soli perfino trovati in mezzo a ) amico,
proprio amico, di qualche valente e j
iquistato il diritto di parlare por esperiunza, c un viaggio, di dire a chi 1' imprende:
Bada che là c' è una palude miasmatica; passa di giorno, col sole ardente, e
galoppa ! E i cattivi compagni, Signori
miei, sono miasmatici, e posso assicurarvene. Quattro chiacchiere con loro
sembrano cose da ridere, e sono cosa
serie: è come a farle con un coleroso; forse non contrarrete il male, ma potete
contrarlo; anzi avete per contrarlo almeno
ottanta probabilità su cento ! — E non ho capita mai porche il male abbia da esser più contagioso del bene,
ma è cosi, e cosi non fosse !.. Io ricordo tre governi, quello del papa
governo assoluto, quello della
repubblica governo di popolo, e questo in cui il popolo e il Re fanno le leggi, di concerto. Ho sentito
maledirli t un' e tre. Ma che si vuole
dunque 1 Le prove per coutentare gì' incontentabili sono oramai esaurite: eppure 1' autorità e la
legga non sì rispettarono e non si rispettano I E sapete perchè ? Perchè
abbiamo perduto il rispetto par tutte le cose rispettabili. E sapete dove e
come? Nel seno delle famiglie, ove incomincia la ribellione all' au-" ferità paterna, perchù o troppo rilasciata o
troppo severa, e d'ondo esce per espandersi
o propagarsi nella società politica, dalla quale vien rientrando in casa spesso o volontiori:
circolo vizioso I I genitori se la leghino al dito ! Io sono stato sempre nemico del duello per
quella vieta ragione, .che la forza e la destrezza non possono risolvere una
questione. Ma in certi oasi sono stato 11 11 per battermi davvero. C'è al mondo una maledetta genia che si fa giuoco
dell' amor proprio e anche dell' onore altrui j segno evidente che con ne
conosce il prezzo .o peggio ), e, per
es. vi mette in ballo delle storielle
ignominiose sul conto vostro o di quelli o di quelle che maggiormente
amate e giustamente rispettate. La legge tace; e s' ha a star colle mani alla cintola? 0 se la legge
provvede, eccole pubblicità, gli scandali, e la malignità che v' attacca molto
bene il dento ! Infami tutti i
maldicenti ! Ma imparino gli uomini sin da
fanciulli che dopo il culto a Dio, il più sacro è il eulto all' onore dei loro simili ! La Chiesa ha collocato V invidia fra i
peccati mortali, e par che P abbia fatto
a posta per mandar molta gente all' inferno,
imperciocché pochi vadano esenti da questa di superbia figlia, D' ogni vizio radice, Nemica di se stessa, invidia rea, Che gli animi consuma Como ruggine il ferro; Che 1' edera somiglia, Distruggendo i sostegni a cui s'
appiglia. Quasi tutti i vizi portano
seco qualche diletto; questo no, che rode
1' animo e consuma la vita di chi n'è preso; e nondimeno 6 cosi comune e pernicioso, che basta solo a
distruggere la felicità di moltissime
famiglie. La sola invidia dei begli abiti, nelle donne, consuma il povero stipendio di non pochi
impiegali, fa -purea e talGata misera ia
mciisn, U^h- a. f..;;ii...U il ;:aiie u I? miteruo i- iis, induco i mariti a
commettere oerte Ggure, chn 1* sa Iddio! e
poi t Voluto pi ù ridicolo spettacolo che la gara iosfituitar tra
le povertà o le duviiiu inoltra 1*
invidia C la numioa più di chiarata del vero merito, 'quan'.unqui" bassa,
vile 'e paurosa passiono. Oh dite ai bambini felle e vero' é'potete 'loro
dimostrarlo j dite ch'èril benessere
altrui 6 un patrimonio comune che.ia'sentira
a tutti ì suoi beneficìi. Quando, non. ha' gran tempo; 1' economia politica vagiva nelle fasce, s'insegnava e ai
credeva' Che la ricchezza d' un popolo dovesse essere a danno di quella, da'
pnpoli vicini: ■ errore funesto- clin
;ia mmloi'.i nienti siati in rovina, e ohe
oggi la Dio mercè è confutato dai fatti e dalla scienza. Or pèrche la scienza non confuterà 1' invidiai flQS è
hon solo un ! stìnti mento, ma anche un
errore e dello stesso genero ? Noi siamo per, lo meno imbecilli guando ci
adoperiamo a' dlstruc-Erern 1- nostra 'nel-,' altrui felicità! > ' Neil' America civile, ove la. libertà più
estosa non si confonde eolia 'licenza,
ovo le virtù repubblicano' ' non sono, velo a 'volgari passioni o a vergognose mene o ad interessi
non degni,' ove la miseria è una colpa e
virtù la ricchezza, .ove la volontà è' -la! po-» lonza di ciascuno come di tutti,' sorgono
tèmpii cattolici a fianco di quelli
riformisti, religioni novelle' accanto alle antiche, 'apostoli nuovi in mezzo >a sacerdoti di ritio
secolare,, e' la' figlia del fanatico entra -sposa' nella essa d' Ira 1 'ateo.'
Noi all' 'm contraiamo intolleranti delle persone, delle opinioni e delle
credenze: non intolleranti solo, ma V03-IÌ atrio colla ftirza 'attaccar ' la
nostra coccarda sul petto di chi -va
tranquillo per la sua tia^ È un birhante'chi
nóii'pensa come noi, è inia spicchi non parla, e ehi parla troppo Sun brigante.- Ma non-siarmo invece nòi'l
brigatati, 'quando rompiamo così spudoratamente le tasche a questo e a quello ?
. . . . TI prìmb caràttere d' Un popolo
vcrnmento civile ò la : tolleranza; chi
non tollera ha paura ! Per averè io il diritt» 1 di giudicare colla testa mia, d'amare col mio cuore, 0
d'intendermela colta .mia coScienza; 'colla baia ndn colla vostra, 1 È d' uòpo
chó riconosca A medesimo dritto in altrui. In quest'affare ci vuole il non
iati! trend); 0 non 'mica il patto, ma
il fatto -, ■ • : : Colla massima-
brevità; ché"si' potesse 'accordare con la
vastità de! tema d con la pazienza vostra Beli' ascoltarmi, ho della- morale educazione discorse quelle
parti, delle quali fa, presso iioi
Italiani, maggiore difetto. Se'ho- parlato .francamente e liberamente,
attribuitelo e all' indipendenza- del 'mio carattere, e ai nostri guaj, .e al dovere che hanno i'^arlatori
di svelarli senza mistero. Vi sono, o
Signori, delìfe piaghe sociali, che non si sanano colle blandizie— E vengo a diro della
educazione 'intellettiva.' Como lo
varie membra del corpo 'acquistano in forzo e destrezza per convenienti
esercizi,' così le foeoltà dello spirito si migliorano per educazióne ben data.
— Io stimo che l'educazione del 18 l' anima debba precedere l' istruzione, e
che questo aia ufficiodelie prime scuole.
Un tempo le esercitazioni della memoria erano ■ barbare-. Si obbligava un fanciullo a ricordare parole e
non idee, segni e non immagini. Ricordo
per conto mio d' avere imparato tutto l'Alvaro
senz' averne mai capito il senso. Fu una tortura che duro due anni, e
che mi fece odiare la acuoia e il maestro, che Dio gliel perdoni ! Dopo ho
avuto sempre avversione alte gsnmm .iìnhi di parole, alle pedanterie e a tutti ì pedanti: e in qui-sio,
il-J di sentire e d'aver sentilo bene, e
me ne vanto. Povera mia memoria, I Echi
m' avesse predetto allora che sarei divenuto un maestro di mnemonica!
Nessuna meraviglia: aborrendo dalla ricordanza materiale, ho studiato l'associazione delle idee. Sulla
quale è d'uopo fondare le prime e tutte
Io esercita/ioni della memoria, che bisogna abituare alle impressioni ripetute e profonde,
affinchè sia tenace nella ritentiva, ycauta e logica. Poi s' arricchisce
d'idee, chiaro- e sode, e non di futili
cognizioni^ i-n -™4tò, non fresiamo di quegli eruditi che ricordano tutto e non
capiscono niente ! Questi sono più
dannosi degli ignoranti. 11 celebre Ranalli, il vostro Deputato, mi scriveva questo precise parole: « Non credo
che il maggior mala « sia l' ignoranza,
che pure ò un gran male. Ma ve n? ha uno
* peggiore che è il falso sapere 1 .... » Noi italiani abbiamo una buona
immaginazione, e lo provano le nostre
gallerie, di quadri e di statue, e ì nostri monumenti architettonici, i nostri
sovrani poeti, i nostri divini compositori di
musica. Ma le stramberie straniere cominciano a viziarla. L' arte d'oggi non è più l'arte dei nostri grandi
maestri. Si dipingono e si scolpiscono,
e, quel che è peggio, si scrivono cose, che sembrano delirii: e anche in ciò
dalla liberti siamo trascorsi alla licenza. Non si patisce dì languori, ma se
ne fa patir gli altri. L' arditezza s' è
convertita in temerità; 1' immaginazione è feconda, ma sgregolata: è pronta, ma
6 febbricitante. — Egli fa d' uopo ricondurla sotto 1' impero dell'
intelletto. Il quale non è presso noi
esercitato, quanto pur vuoisi che sia
affinchè regga alle fatiche della meditazione. Lo studio delle grandi cose lo fa grande, e quello delle molte
vasto; ma nei giovani cide:
concepimenti più ristretti, ma sicuri e indubitabili: giovano a ciù gli esempi, le similitudini e le
ripetizioni. Le giovani menti non
debbono spaziare per plaghe sterminate, ma nonno elevarsi e anche, ma
raramente, toccare il sublime: elevarsi coi subbietti concernenti la virtù, o sublimarsi colle idee
d' eroismo, di religione, di patria. Le
sottigliezze vanno sbandite, perchè avvezzano alla pedanteria, che è il veleno
delle scuole. Profondi concetti ed alti e forti sensi, eoco quanto in Bingolar
modo ci abbisogna. Nobiltà di carattere, ordine nello idee, conversazione eoi
buoni e coi dotti, uso di scrivere e di parlare, e finiremo d' esser
semplicemente facondi per divenire eloquenti. Bi lu
ci 19 sogna inoltre abituare gì' ingegni alle
scoperte ed alle invenzioni: flooo desso
il segreto del progresso. Delle cose vecchie ne abbiamo abbastanza; cerchiamone delle nuove, se
vogliamo arricchire il patrimonio delle scienze e non moltiplicarlo d inutili e
non raramente falsate ripetizioni. Due
piri 0 ' ' ■'■» voloni'i. Questa, o Signori, dà o toglie valore a tuti -^Ità
inic.lettive, al senso morale e alle ferie fisich iono vane le regole e anche i
subbietti delle r%. non v' ha ne
applicazione n& perseveranza, ne l . ..un ;io, e manca il carattere: senza
di essa no" ai sa, ami non si pn/
trarre alcun vantaggio dalle arti, dalle
scienze, dalla murale, c neppure dallo occasioni. Senza volontà
sarebbero vissuti inutilmente Newton, Cialileo, Davy, Harvey, Jenner,
Herschell, Humboldt, e molti altri simili ad essi. — La fiducia in ss pud ispirare il sacrificio e pub dare
una volontà eostante: inspiriamola in
tutti. Ciascuno ha il suo valore: sviluppiamolo. Mift ha scritto: « Il valore di ano atatj, è
a lun^o -andare, il vaa lore degli individui che lo compongono. » Eccovi, o Signori, le precipuo regolo della
educazione fisica, morale e
intellettiva, desunte dai difetti della storia passata b della contemporanea. In un discorso io non
poteva presentarvi un trattato. Ho
sfiorato le osservazioni e le massime: non avrei potuto governarmi altrimenti. Un' avvertenza. Dalla definizione che ho data
dell' argomento che ho preso trattare,
chiaramente deriva che ho inteso di esporre
precetti riferibili tanto agli uomini, quanto alle donne. Anch'
esse debbono esser forti, morali e
intelligenti, anch' esse debbono perfezionarsi. Se i filosofi fi' accapigliano
sulla istruzione dovuta alla parte più
graziosa dell' uman genere, 1' educazione rispetto a questa non può esser posta in dubbio e
discussa. — Le nostre madri e le nostri
mogli debbono essere educate come noi e quanto noi. Se è vero, o Signori, com'è vero
indubbiamente, che tanto 1’uomo dagl’animali d’un ordine inferiore si distingue
e ai eleva, quanto è ad essi superiore
per la ragione ed j| linguaggio, io non veplo come si debba disconoscere che
tanto un uomo sia all' altr* uomo, e un
popolo agli altri popoli superiore, quanto è
maggiore il perfezionamento da loro per una miglioro educatone conseguito. Quindi non mi vale forza
d'intelletto a spiegare che sia codiata
ignavia, codesto abbandono, per cui si chiudono gii occhi dei padri sulla vjtH dei figli e cosi,
che non veggono e, cib eh' e ancor
peggi», noi. curano di vedere la ruina a cui molti di essi eorrono e non pochi e: slanciano. Sui
capelli incanutiti o sulle calve fronti siede poi tarsio h U'.a'.v il
pt-t.lixt.-nli>, c curva innanzi tempo il capo del veocnio verso la turra,
ohe sta per accoglierlo nel suo umido grembo.
Più dì frequente h incontra chi serba o chi accumula tesori pe' suoi discendenti, di quello the padri e
madri che pensino a farli crudi e
mdivisioMmeule padroni di quel tesoro, che non ha pari, di un' oducazioDC
forte, onesta, sapiente, e un carattere
atto a difenderai dalh bufere e dagli urajr^ ita. Le greche madri
piangevano al ritorno di:' figli s - vi jjisteaza dal nemico ferro del vincitore, ed emù lieta
e< i\;t<-"s ili poter noverare le ferite sul petto ilei tiglio ur i
■■>■■ ^itraglia, e morto per la
salvezza e per la gloria della jv '*' - Eia, figlia di beipione l'Africano e mogli*) u.l con?' * /
■•no, a una matrona romana che, dopo
averle ino-: i "hieSta l'avea
de'suoi per ammirarli, presentò ■ . . ir- Vanamente orgogliosi della gloria li
i. cene belli. Wa le virtii loro, la
potemo, i!,«•• ■ i --r-->, ia \
costanza, il senno ove sono? li so non sono, a ■> di ohe? — Eccoci liberi, quasi indinendenti, e
si;.'' ■' "' : '' .tostro ridenti
-oootradc 1 mari sono aperti alte «i itr v - ' Ta disposte alla nosii-i
cultura, potenze uni: -T"-.la nostra naziona, e abbiamo porti e fortezze, un es.r!.;it-: un'armata,
un parlamento e una legge. Il soldato è citt-mliii'.,,] .ititi ìino è
giudico del fatto nel delitto, la storia
del delitto è di ragion pubblica, e
siamo tutti-eguali d'innanzi all'autorità delle leggi; tutti eguali,
. e quando occorra processiamo e
condanniamo i nostri senatori ei nostri
ammiragli. So ci paro, noi parliamo e scriviamo contro il" governo, e ì rapproaentunti del popolo ad
ogni pie sospinto rovesciano un Ministero. L' ignoranza ó una nebbia che si
dirada un po' lentamente; ma l'
istruzione, che in ■} «cita metafora naturalmenta ò il sole, noa si stanca di
ardere e d' irradiare luce o calore. 6Ì
paga, ecco il grido ! ma si paga la sicurezza personale all' interno o la
nazionale alla frontiere, si pagano i maestri che c' insegnano, i magistrati
eho d reggono, le vie per le quali viaggiamo, i mezzi rapidissimi che
trasportano le nostre idèe, i coìht* .
merci guarentiti, le industrie incoraggiate, l'agricoltura
migliorata, le arti e. le scienze
perfezionate, si pagano le battaglie vinte e quelle perdute, quando i nostri fratelli o il re
stesso e ' figli puoi stavano coi petti
contro i cannoni, e intanto noi giocavimo, o ravamo e ■ poltrivamo, e si paga anche qualcbe cosa per
non avere 1' incomodo dì ricevere, venti o trenta austriache legnate ad libitum
della convertita casa d' Asburgo; in
somma non si paga, ma sisemina per
raccogliere. Del resto un grande progresso sodalo e' 6, un gran passo s' è fatto,' anzi un' salto; ma,
Signori miei, il progresso individuale
manca, perchè non fummo educati e non sappiamo
educare. Or dunque all' opera. Alle madri, ai padri, ai maestri è ^affidata la grande missione di compier 1'
impresa iniziata dai mar■ : * '•'l'indipendenza itfllìana,da chi per amoro di
patria ha sofferto viti dell' esilio o
gli orrori del carcere, o è morto strozzato
•àia. o fucilato senza processo, o decapitato sul palco, o mitraglilo w
! -vopo. ■ ' '■ N i L\'arte della Memoria - Manuale di
mnemonica compilato secondo il sistema A. – vf. IL SISTEMA GRICE-HP di MYRO E
SPERANZA SISTEMA A. GIUDICATO DA AUTOREVOLI COMMISSIONI SISTEMA A. GIUDICATO DA AUTOREVOLI
COMMISSIONI Della facile efficacia del
nuovo sistema mnemonico stato concretato dal professore Tito Aurelj, se ne ha
una splendida conferma non solo dagli elogi che l'egregio autore ha ricevuto da
uomini illustri d'Italia e da moltissimi giornali, ma ancora e più specialmente da molteplici, famose e
prodigiose prove della memoria artificiale date da parecchi suoi alunni in
occasione di pubblici esami. Un primo
saggio della scuola pubblica dell'arte di ricordare, aperta in Roma sotto il
patrocinio del Municipio, fu dato il 24 giugno 1874 da uomini e fanciulli, da
signore e bambine, innanzi a un pubblico numerosissimo e plaudente. La
Commissione esaminatrice composta dagli illustri uomini comm. Cesare Correnti
ex ministro della pubblica istruzione, commendatore Marco Tabarrini senatore
del Regno e consigliere di Stato, comm. B. Pignetti capo dell' ufficio
d'istruzione nel Municipio di Roma, fece, una lunga e ragionata relazione sui
grandi risultati di questo saggio dovuti alla prodigiosa efficacia delle regole
mnemoniche ideate ed insegnate dal prof. Aurelj, e, riconosciuto come: “agli
studi dell'arte di ricordare basti consacrare brevissimo tempo perché se ne
raccolga abbondantissimo frutto”, finiva con questa conclusione. L'altra cosa
che importa accennare perché questo pubblico saggio non resti senza qualche
buon effetto, ne pare questa; che gioverebbe in qualche scuola iniziare alcuni
giovanetti di vario ingegno alle regole dell' arte di ricordare, e poi tener
dietro ai loro progressi negli studii, e al loro modo di giovarsi delle regole
apprese per tesoreggiare le cognizioni, e all' influenza che questa nuova
ginnastica intellettuale sarebbe per avere sullo sviluppo dei loro ingegni,
imperocchè sarebbe, a c parer nostro, scarso il compenso alle diligentissime
fatiche del prof. Aurelj, quando delle innovazioni e dei perfezionamenti da lui
recati all'arte mnemonica non si traesse generalmente profitto nelle scuole e
nei diversi studii. Or si vedrà come a
questo voto abbia risposto il prof. Aurelj. Il 23 e 24 giugno 1876 ebbe luogo,
pure in Roma, un secondo e maggior saggio mnemonico dato dagli alunni della
scuola che era stata aperta il 13 marzo dello stesso anno per i maestri e le
maestre municipali di Roma, con determinazione del Ministero della pubblica
istruzion. A questo saggio vennero assegnati dal Governo dieci premi di
cinquanta lire l'uno. La Commissione esaminatrice si componeva come segue. La
splendida relazione di questo saggio che predetta Commissione ha estesamente ed
accuratamente redatta, merita tutta l'attenzione di coloro che si occupano
dell'insegnamento, perché costituisce il più grande documento storico dell'arte
di ricordare. Di tale relazione diamo le seguenti testuali conclusioni che la
Commissione ha approvato a parere unanime:
I voti espressi dalla Commissione che presiedette al saggio sono stati
appieno compiuti e i suoi consigli seguiti. Ad apprendere l'arte di ricordare,
quale è dal prof. Aurelj insegnata, basta assai breve tempo non vi sono difficoltà non occorrono speciali disposizioni
dell'ingegno non vi sono notabili
differenze a fare rispetto all' età, ma i giovanetti l'apprendono più
agevolmente degli uomini giunti alla virile età, e questi più agevolmente degli
attempati. La memoria artificiale che si acquista con questo studio è
immensamente più duratura della memoria naturale, perché fondata
sull'associazione delle idee e su associazioni divenute famigliari a chi ha studiato
l'arte, facili a farsi, facili a richiamarsi. La utilità dell'arte mnemonica è
tanto più grande in quanto per essa si ricordano senza fatica mentale quelle
cognizioni che anche alle memorie più poderose, riescono difficili a ritenere
perché non legate fra di loro dal vincolo del ragiona• mento, come sono le date
e le cifre in genere. II dubbio di
taluni che la memoria artificiale nuoccia all' educazione dell' ingegno,
facendo apprendere e ritenere le cognizioni senza che la riflessione vi abbia
parte, non ha più ragione di essere quando si consideri: che anzitutto, anche
nell'apprendere e nel ritenere per virtù dell'arte si esercita la riflessione,
dovendosi trovare un'idea con cui la cognizione da apprendere e da ritenere in
qualche modo si leghi: che l'arte mnemonica non pretende di sostituirsi alla
memoria naturale, né di ricordare quelle cognizioni che la mente può da sé
agevolmente ritenere; essa vuole aggiungersi, non sostituirsi, aiutare, non
creare o distruggere: se la memoria naturale e la cognizione che voi avete
della geografia patria fanno che voi sappiate ricordare benissimo, senz'aiuto
dell'arte, la superficie, la popolazione assoluta e relativa dell'Italia, e la
popolazione non di xo ma di zoo città: se voi senza bisogno dell'arte, ricordate
la nascita e la morte di Dante, di Colombo, di Galle°, ecc., tanto meglio per
voi, ma non disdegnerete l'aiuto dell'arte quando vi occorra di ricordare la
nascita e la morte di cent'altri uomini illustri, su ciascuno dei quali la
vostra mente non si può tanto fermare come su quei grandissimi. Noi faremo anzi
a questo riguardo una chiara distinzione fra quelle date e quelle cifre in
genere, le quali rappresentano cognizioni che diremo sostanziali, cardinali, e
quelle, pur sempre necessarie od almeno utili, ma di minore rilievo; rispetto
alle prime diciamo che la memoria naturale e la intensità della riflessione
fattavi sopra debbono bastare a darne la ricordanza, e l'arte non deve altro
fare che confermarle, porgere un aiuto a ritenerle più saldamente, più
lungamente e più esattamente; alla seconda invece la memoria naturale non
basta, e che la riflessione ci si fermi molto non è possibile, né desiderabile;
a queste dunque deve provvedere esclusivamente l'arte. Aggiungiamo che
ginnastica intellettuale utilissima ai giovani pare a noi quella per cui lo
studioso possa tratto tratto porre a riscontro la notizia ritenuta per virtù di
memoria naturale e di riflessione, con quella ritenuta per la via
dell'arte. Fatta questa distinzione, per
la quale non è possibile stabilire regole generali, dipendendo la maggiore o
minore importanza delle nozioni dal grado ch'esse tengono nella scienza di cui
sono parte, la Commissione crede che l'arte mnemonica torni utilissima ai
docenti ed agl' imparanti, e possa agli uni ed agli altri risparmiare tempo e
fatica, se le sue applicazioni siano fatte con ordine e temperanza ed alle sole
nozioni più necessarie ed utili.
Mirabile veramente e di non contestabile vantaggio è la facilità che mercè
l'arte mnemonica si acquista di ricordare e ripetere in perfetto ordine le
parti più rilevanti di un libro di qualsivoglia mole, o di un discorso dei più
lunghi. Perciò la Commissione fa voti
che questo utile sussidio all' insegnare, all' apprendere ed al ritenere, venga
introdotto nelle scuole italiane e particolarmente nelle primarie e in quelle
di medio grado, specialmente per lo studio delle nozioni di storia e geografia,
e crede che gioverebbe anzitutto introdurre 1' insegnamento dell'arte mnemonica
nelle Scuole normali e dar facoltà ai maestri ed alle maestre già dichiarati
idonei, di valersene nelle classi loro affidate, considerando che trattasi per
gli alunni non già di una materia di studio che si aggiunga, ma di un sussidio
che loro si porge, perché le altre materie più agevolmente apprendano e
ricordino. Ad A. si deve riconoscere il merito di avere con uno studio paziente
di più che quattro lustri, condotta l'arte mnemonica a tale semplicità e
perfezione e fondatala su basi cotanto razionali, da renderla applicabile agli
studi della gioventù, ed è giusto che le sue fatiche abbiano premio nella
gratitudine dei suoi concittadini, e nell'incarico che dovrebbe commettergli il
Ministero della pubblica istruzione d'insegnare l'arte sua nelle pubbliche
scuole e di educare i maestri nell'arte sua stessa, alla quale disposizione non
dovrebbe fare impedimento il pensiero di aggiungere una materia di più, ma
dovrebbe dare coraggio la sicurezza di porgere un aiuto onde più agevolmente si
apprendano le altre. Firmati: MAURI. TROMBETTA.PIANCIANI. MARCUCCI. PIGNETTI.
DELOGU. Roma. Dopo questo decisivo e solenne giudizio di così autorevole
Commissione, non è più possibile mettere in dubbio la immensa efficacia di
quest'arte di ricordare, la quale ha ormai acquistato il diritto di prendere un
posto distinto fra tutte le altre nobili arti. E questa verità di Niccolò Tornmaseo:
“Insegnisi a tutti stenografia; un'arte è un'arme di più deve essere con più
forte ragione applicata all'arte mnemonica, in quanto che è dessa considerata
dallo stesso Tommaseo la vera stenografia della mente, oltrechè essere della
mente una utile ginnastica. Se la ginnastica fisica è considerata come mezzo
principale di una sana e maschia educazione, ed è la vera applicazione del mens
sana in corpore sano, la ginnastica intellettiva è a sua volta un potente mezzo
per accrescere, rafforzare e sviluppare la memoria, rendendo la mente meglio
atta al meditare ed al riflettere, e noi sappiamo che l'abitudine della
riflessione è un gran mezzo di studio efficace e quindi giova fare ogni sforzo
per acquistarla. Albani e Buonarroti AGA MAGÉRA
DIFÚRA Dizionario delle lingue immaginarie Zanichelli, Les Belles
Lettres I testi evidenziati in grassetto sono, nello specifico campo di ricerca
(ad esempio: lingue filosofiche, lingue immaginarie di tipo letterario,
lingue internazionali ausiliarie, ecc.), opere fondamentali.
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delle idee, Bologna, Mulino, Abbott, Flatlandia. Racconto fantastico a
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Firenze, Salani, id Le avventure di Servadac, Milano, Mursia, id L'eterno Adamo, Palermo, Sellerio, Versins,
Encyclopédie de l'utopie, des voyage extraordinaires et de la science
fiction, Lausanne, l'Age d'homme, Vesin, Resumé de la cryptographie
dévoilée ou l'art de traduire ou déchiffrer toutes les écritures en
quelques caractères et en quelques langues que ce soit, quoique l'on ne
connaisse ni ces caractères ni ces langues. Appliqué aux langues latine et italienne suivi
d'un précis analytique des langues écrites au moyen duquet on peut les
traduire, sans en avoir aucune connaissance préalable, Florence, Aux
frais de l'Auteur, Vetri, Letteratura e caos, Mantova, Edizioni del Verri,
Vico, La scienza nuova prima con la polemica contro gli "Atti degli
eruditi" di Lipsia, Bari, Laterza, Villani, Ragionamento dello
Academico Aldeano sopra la Poesia Giocosa de' Latini, e de' Toscani con
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Luigi Speranza -- Grice ed Ausonio – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza – filosofo italiano.
Ausonio.
Luigi Speranza -- Grice ed Avieno: il portico a Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Porch. A Distant descendant of Musonio Rufo. Writes “Phenomena”.
Avieno Rufio Festo. Avieno.
Luigi Speranza -- Grice ed Azeglio: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale -- non si danno doveri
reciprochi senza società – la scuola di Torino – filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library (Torino).
Filosofo
piemontese. Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “I like Azieglo; first
he was a marchese, unlike me – second he looked for the fundamental law (or
‘fundamental question,’ as I call it) for the principle of cooperativeness – he
finds it’s a natural thing, not a Rousseaunian contractualist thing – so he is
a Griceian at heart – on top, he relies on Bentham, to minimise the Kantian
rationalism and make it digestibale to those who care about what Azieglo calls
‘amore proprio’ – i. e. conversational self-love as still operating under a
wider principle of conversational benevolence.” Coniò il termine giustizia sociale, successivamente
ripreso e sviluppato da SERBATI (si veda) nel saggio La Costituzione secondo la
giustizia sociale e da Mill nel saggio Utilitarianism. E stato anche uno dei
primi teorici del principio di sussidiarietà. Era il quarto degli otto figli del
conte di Lagnasco e marchese di Montanera, diplomatico della corte di Vittorio
Emanuele I. Alla nascita gli fu imposto il nome di Prospero che, divenuto
gesuita, cambia in Luigi. I fratelli Massimo e Roberto sono politici e senatori
del Regno. Maturò la propria vocazione
religiosa a seguito di un corso di esercizi spirituali dettati da Lanteri,
fondatore della congregazione degl’oblati di Maria Vergine. Studia nel Collegio
Tolomei di Siena e poi nell'Ateneo di Torino. Entrato nel seminario di Torino,
quando il padre fu inviato come diplomatico alla corte di Pio VII si trasferì
con lui a Roma e fu ammesso nel noviziato dei gesuiti di Sant'Andrea al
Quirinale. Fu ordinato sacerdote. Inizia
a studiare la filosofia d’ AQUINO (si
veda), studio che continuò a Napoli. Destinato al Collegio Massimo di Palermo
dove insegnò lingua francese per poi assumere la cattedra di diritto
naturale. Pubblica con i tipi della
Stamperia di Muratori di Palermo il suo testo più importante, il Saggio
teoretico di dritto naturale appoggiato sul fatto, considerato a quel tempo una
vera enciclopedia di morale, diritto e scienza politica. Ricevette da Pio IX il
permesso di cofondare con Curci “La Civiltà Cattolica”, rivista della Compagnia
di Gesù, ove scrisse per venti anni per poi assumerne la direzione nell'ultimo
periodo della vita. I suoi oltre duecento articoli pubblicati sulla rivista
furono tutti caratterizzati da un contenuto tale da meritargli il titolo di
«martello delle concezioni liberali» (Messineo). Muore a Roma. Preoccupato soprattutto dai
problemi che nascevano dalla rivoluzione industriale. Il suo insegnamento
sociale influenzò papa Leone XIII nella stesura dell'enciclica Rerum novarum
sulla condizione dei lavoratori. Propone
di riprendere gli insegnamenti della scuola filosofica tomista. Porta avanti
questa convinzione, ritenendo che la filosofia soggettiva di Cartesio portasse
a errori drammatici nella moralità e nella politica. Argomenta che mentre la
differenza di opinioni sulle scienze naturali non ha nessun effetto sulla
natura, al contrario idee metafisicamente poco chiare sull'umanità possono
portare al caos nella società. A quel tempo la Chiesa cattolica non aveva una
visione sistematica chiara sui grandi cambiamenti sociali in Europa, la qual cosa portava molta
confusione tra la gerarchia ecclesiastica e il laicato. In risposta a tale
problema, Taparelli applicò, in maniera coerente, i metodi del tomismo alle
scienze sociali. Dalle pagine de La Civiltà Cattolica attaccò la tendenza a
separare la legge positiva dalla morale e lo "spirito eterodosso" della
libertà di coscienza che, a suo avviso, distruggeva l'unità della società. Termini chiave della sua opera sono socialità
e sussidiarietà. Vedeva la società non come un gruppo monolitico di individui,
ma come un insieme di varie sub-società disposte in diversi livelli, ciascuna
formata da individui. Ogni livello di società ha sia diritti che doveri, ognuno
dei quali deve essere riconosciuto e valorizzato. Ogni livello di società deve
cooperare razionalmente e non fomentare competizione e conflitti. Dopo l'istituzione della Società delle
Nazioni, A. ne vanne considerato un precursore. Sua fu l'idea di un'autorità
universaleda lui chiamata "etnarchia"con il ruolo di tribunale e di
arbitrio, che potesse proteggere ogni nazione dalle minacce esterne. A.
continuò a fungere da autorevole guida al pensiero cattolico in materia di pace
e guerra ancora nel Novecento. Altre opere: “Saggio teoretico di diritto
naturale appoggiato sul fatto” (Palermo); “Nazione e nazionalità” (Genova,
Ponthenier); “La Legge fondamentale d'organizzazione nella società” (Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura); “La libertà tirannia” “Saggi sul
liberalesimo risorgimentale” (Piacenza, Edizioni di Restaurazione Spirituale);
“La Civiltà Cattolica). Diritto soggettivo, proprietà e autorità in Luigi Taparelli
d'Azeglio, di Alessanfro Biasini, sito della Università Ca Foscari Venezia.
Scuola Dottorale d'Ateneo. The Origins
of Social Justice: Taparelli d’Azeglio, su home.isi.org. Education and Social Justice, J. Zajda, S.
Majhanovich, V. Rust, Sabina, Springer Science et Business Media, Armando, Il
Welfare oltre lo Stato. Profili di storia dello Stato sociale in Italia, tra
istituzioni e democrazia Seconda edizione, G. Giappichelli Editore, Georges
Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia all'èra atomica, Bari, Dedalo,
Pereña, La autoridad internacional en Taparelli, Libreria editrice
dell'Università Gregoriana, Studi Pierre Thibault, Savoir et pouvoir.
Philosophie thomiste et politique cléricale, Québec, Maria Rosa Di Simone,
Stato e ordini rappresentativi nel pensiero di A., «Rassegna storica del Risorgimento»,
Giovanni Miccoli, Chiesa e società in Italia fra Ottocento e Novecento: il mito
della cristianità, in Id., Fra mito della cristianità e secolarizzazione, Casale
Monferrato, Francesco Traniello, La polemica Gioberti-A. sull'idea di nazione,
in Id., Da Gioberti a Moro. Percorsi di una cultura politica, Milano, Traniello,
Religione, Nazione e sovranità nel Risorgimento italiano, «Rivista di storia e
letteratura religiosa», Emma Abbate, A. e l’istruzione nei collegi gesuitici,
«Archivio storico per le province napoletane», Saggio teoretico di dritto
naturale appoggiato sul fatto, Palermo, Stamperia d'Antonio Muratori, S. T.,
Per il centenario della nascita d’A., Rivista Internazionale di Scienze Sociali
e Discipline Ausiliarie, Luigi Di Rosa, A.. L'altro A., Milano, Cisalpino,
Gabriele De Rosa, I Gesuiti in Sicilia e la rivoluzione del '48, con documenti
sulla condotta della Compagnia di Gesù e scritti inediti d’A., Roma, Edizioni
di Storia e Letteratura; Perego, La «Miscellanea A.», in Divus Thomas, Gianfranco Legitimo, Sociologi cattolici
italiani. De Maistre Taparelli Toniolo, Roma, Volpe, Messineo S.J., A. e il
Risorgimento italiano, in La Civiltà Cattolica, Carlo Maria Curci Compagnia di
Gesù La Civiltà Cattolica Rerum novarum
Luigi Taparelli d'Azeglio, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Angiolo
Gambaro, Luigi Taparelli d'Azeglio, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. A. su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere d’A., su open MLOL, Horizons Unlimited
srl. Opere di A., Pappalardo, A. in Giovanni Cantoni, Dizionario del pensiero
forte, Piacenza, Cristianità, Vian, A., Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Storia e Politica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.Aloysius
Taparelli, in Catholic Encyclopedia, Compagnia di Gesù Filosofia
Sociologia Sociologia Categorie: Gesuiti
italianiFilosofi italiani Sociologi italiani Torino Roma. Non si danno doveri
reciprochi senza società. Egli è costume di chi spiega diritto naturalo -- il
ius naturale -- il considerare certe classi di doveri dell'un uomo verso
l'altro anteriori ad ogni idea di società. E un tal modo di speculare è
coerente con tutto il resto della dottrina allorchè la società si riguarda come
una pura convenzione umana. Ma siccome il fatto di questa convenzione, per
confessione di parecchi fra i suoi difensori, non è se non una finzione di
diritto, fictio juris, ed io non amo fondar sopra una finzione quanto vi ha di
più sacro ed importante nel commercio fra gli uomini, mi vidi astretto a
cercare nel *fatto reale* (italici d'A.) altro miglior appoggio. E sì mi parve
averlo trovato con nulla più che analizzare la idea che ognuno si forma
allorché pronunzia il vocabolo *Società*, o paragonar questa idea collo stato
*naturale* in cui ogni uomo trovasi sulla terra. Ecco per qual motivo non
credei poter trattare dei *doveri reciprochi* fra gli uomini se prima non li
considerava formanti una qualche società. E in verità, come potrebbero esservi
*doveri* reciprochi senza relazioni reciproche? Come relazioni senza qualche
congiunzione? Come congiuzione senza qualche legge? Come legge senza
legislatore e senza autorità? Data poi la congiunzione di molti esseri
intelligenti sotto una autorità comune che altro ci manca per costituire una
società? Parventi dunque ripugnante la voce di *relazioni extrasociali*, usata
dal ch. C. di Haller -- di cui per altro ammiro in molti punti la dottrina --,
nù seppi come introdurmi a considerare i doveri reciprochi se prima non no
stabiliva *sul fatto* le fondamenta con una attenta osservazione dell’essere
sociale. La legge fondamentale del *civico* operar sociale potrebbe dunque
ridursi a questa — la società (e per essa la autorità) dee far sì che ciascuno
*cooperi* a *difendere* e crescere il bene altrui senza sua perdita, anzi con
vantaggio proporzionato alla sua cooperazione. Della società in generale.
Società suol dirsi una concorde comunicazione di bene fra esseri intelligenti.
Società di questi esseri *in istato di tendenza* sarà dunque la *tendenza
concorde a fine comune*. E siccome la tendenza intelligente fra uomini dee
produrre azione esterna, cosi la società umana potrà definirsi *cooperazione
concorde di uomini ad un bene comune*. Gli uomini tutti hanno nella lor
*natura* un elemento di società universale. Gli uomini tutti sono obbligati a
secondare l’ intento del Creatore. Or il Creatore vuole da essi *cooperazione
concorde a ben comune*. Dunque ec. La minore si prova. Uno è per natura il
bene da tutti conosciuto, ed a cui tendono tutti, giacche una è la loro
*natura* ossia impulso primitivo. Questo impulso manifesta l'ntento del
Creatore. Dunque ec. Diremo questo elemento *dovere di socialità*. Coroll. 1.:
Ogni dovere sociale deriva da questo principio *fa il bene altrui*. Giacché la
causa che mi obbliga a far ad altri *un* qualche bene è che debbo far loro il
bene. Coroll. 2.: Questo è il primo principio *sociale* applicazione del primo
principio morale. Il precipuo bene di ogni società è la *onestà*, giacché a
questa tende precipuamente la *natura umana*. Poiché *ottener il bene* è negli
*enti ragionevoli* un *divenir felice*, il fine di universal società è rendere
gli *associati* *onestamente felici*. E poiché la felicità dell’uomo consiste
*secondo natura* nei beni di *mente* e di *corpo*, *assicurarci* e *crescerci*
queste due specie di beni è il fine naturale della società universale. Una
società determinata può o abbracciare tutto il fine naturale con mezzo
particolare cioè col convivere stabilmente, o abbracciarlo parzialmente. Il
*fine* particolare della prima sarà il *convivere* onestamente felice. Della
seconda il conseguire quel particolare oggetto per cui ella si associa. Diremo
società *completa* quella che abbraccia tutto l'obbietto naturale della umana
società, cioè il bene di mente, quello di corpo, o la difesa di entrambi.
Incompleta quella che ne abbraccia sol qualche parte. Coroll. 5.: La società è
*mezzo*, non fine dell’ individuo. Alosyus Taparelli. Luigi Taparelli
d’Azeglio, marchese d’Azeglio. Luigi Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese
d’Azeglio. Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese d’Azeglio. D’Azeglio. Azeglio.
Keywords: non si danno doveri reciprochi senza società, ius naturale, “non si
danno doveri reciprochi senza società”, cooperazione, cooperare, fa il bene
altrui – onesta, fine, principio della socialita, applicazione del principio
della moralita, natura umana, fatto, socieeta totale, societa parziale,
definizione di societa in termine di cooperazione, ‘de more geometrico’ –
tendenzia impulso naturale all’onesta – societa – azione esterna, esseri
ragionabile, esseri intelligente, convivir stabilmente, felice, -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Azeglio” – The Swimming-Pool Library. Azeglio.
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