Grice e Fidanza:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – scuola di
Bagnoregio – filosofia viterbiana – filosofia lazia -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Bagnoregio). Filosofo viterbiano. Filosofo
lazioo. Filosofo italiano. Bagnoregio, Viterbo, Lazio. Grice: “Italians call
Fidanza an ‘anti-dialectician’ but then they have Aquinas, who is an
hypoer-dialectiician!” essential Italian philosopher. Figlio di Giovanni di Fidanza, medico, e di
Rita. Inizia i suoi studi al convento di
San Francesco "vecchio". Si recò a Parigi a studiare nella facoltà
delle Arti. Ddvenne maestro e ottiene la licenza d'insegnare. Francesco predica
agli uccelli. Intervenne nelle
lotte contro l'aristotelismo. Attacca quelli che erano a suo parere gli errori
dell'aristotelismo. Morì a causa di un avvelenamento. è considerato uno dei
filosofi maggiori, che anche grazie a lui si avviò a diventare una vera e
propria scuola di filosofia. Combatté apertamente l'aristotelismo, anche se ne
acquisì alcuni concetti, fondamentali. Inoltre valorizza alcune tesi del platonismo.
La distinzione della filosofia in ‘filosofia naturale’ (res) (fisica,
matematica, meccanica), filosofia razionale (signa, segni) (logica, retorica,
grammatica) e filosofia morale (azione) (politica, monastica, economica)
riflette la distinzione di res, signa ed actiones -- la cui verticalità non è
altro che cammino iniziatico per gradi di perfezione verso l'unione mistica. La
parzialità delle arti è non altro che il rifrangersi della luce con la quale
Dio illumina il mondo. Nel paradiso, Adamo sapeva leggere indirettamente Dio
nel Liber Naturae (nel creato), ma la caduta è stata anche perdita di questa
capacità. Per aiutare l'uomo nel recupero della contemplazione della
somma verità, Dio ha inviato all'uomo il Liber Scripturae, conoscenza
supplementare che unifica ed orienta la conoscenza umana, che altrimenti
smarrirebbe se stessa nell'auto-referenzialità. L’intelletto agente è capace di
comprendere la verità inviata dall'intelletto passivo. Nel “Itinerario della
mente" spiega che la filosofia serve a dare aiuto alla ricerca umana, e
può farlo riportando l'uomo all'anima. La "scala" dei 3 gradi e un
“primo grado” esteriore, è necessario prima considerare il corpo. L’anima ha
anche tre diverse direzioni. La prima direzione si riferisce al corpo, e la
sensibilità o animalita. La seconda direzione dell’anima ha per oggetto lo spirito,
rivolto in sé e a sé. La terza direzione ha per oggetto la “mente” -- che si
eleva spiritualmente sopra di sé. Tre indirizzi che devono disporre l'uomo a
elevarsi a Dio, perché ami Dio con tutto il corpo, l’anima, e la mente. La
sinderesi è la disposizione pratica al bene. Cf. Moore – ‘external world’
– mondo del corpore. Tre modi. Il primo modo e il vestigium (vestigio) o
improntum. Il secondo modo e l’immagine, che si trova solo nell’uomo, l’unica
creatura dotata d'intelletto, in cui risplendono la memoria, l’intelligenza e la
volontà. Il terzo modo e la “similitudine”, che è qualità propria di una buona
persona, una creature giusta, animata di benevolenza e carità. La natura e un
segno sensibile. «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre.»
(Lc). The stones will
shout. The shout of the stone MEANS that thou shalt be benevolent. Una creatura, dunque, e una impronta o vestigio, una immagine, una
similitudine (Per Lombardo, ‘imago e similitude’ is redundant). La pietra
"grida" – la pietra e una impronta – la pietra significa – la pietra
segna che p. Altre saggi: “Breviloquio; Raccolte su dieci precetti; Raccolte
sui sette doni dello Spirito Santo; Raccolte nei Sei Giorni della Creazione, Commentari
in quattro libri delle sentenze del maestro Pietro Lombardo, Il mistero della
Trinità; questione disputata, La perfezione della vita alle sorelle, La
riduzione della arti alla teologia), Il Regno di Dio descritto nelle parabole
evangeliche, La conoscenza di Cristo ed il mistero della Trinità, Le sei ali
dei Serafini, La triplice via, Itinerario della mente verso Dio, La leggenda
maggiore di San Francesco, La leggenda minore di San Francesco, L'Albero della
vita, L'Ufficio della passione del Signore, Questioni sopra la perfezione
evangelica, Soliloquio, Complesso di teologia, La vite mistica. Eletto Ramacci,
F. e il Santo Braccio, Bagnoregio, Associazione Organum, Oggi del convento
restano solo i ruderi. Merlo, Storia di frate Francesco e dell'Ordine dei
Minori, in Francesco d'Assisi e il primo secolo di storia francescana, Torino,
Einaudi, G. Bosco, Storia ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni
grado di persone” (Torino, Libreria Salesiana Editore, con l'approvazione di Lorenzo
Gastaldi, arcivescovo di Torino, Cesare Pinzi,Storia della Città di Viterbo, Tip.Camera
dei Deputati, Roma, Pinzi parla dettagliatamente degli interventi di
Bonaventura a Viterbo in occasione del Conclave e dell'amicizia con Gregorio
X. Testi: Bonaventura da Bagnorea
presunto, Meditationes vitae Christi, Venezia, Nicolaus Jenson, Legenda maior,
Milano, Ulrich Scinzenzeler, Opera omnia, Lyon, Borde, Philippe; Borde, Pierre;
Arnaud, Laurent, Bonaventura da Bagnorea, Expositiones in Testamentum novum,
Lyon, Borde, Philippe; Borde, Pierre; Arnaud, Laurent, Bonaventura da Bagnorea,
Sermones de tempore ac de sanctis, Lyon, Borde, Philippe; Borde, Pierre;
Arnaud, Laurent, Bonaventura da Bagnorea, Opuscula, Lyon, Borde, Philippe;
Borde, Pierre; Arnaud, Laurent, Opuscula, Lyon, Borde, Philippe; Borde, Pierre;
Arnaud, Laurent, F., Commentaria in libros sententiarum, Lyon, Borde, Philippe;
Borde, Pierre; Arnaud, Laurent, Commentaria in libros sententiarum, Lyon, Borde, Philippe; Borde, Pierre; Arnaud,
Laurent, Studi Bettoni E., S. Vita e
Pensiero, Milano, Bougerol J.G., Introduzione a F., trad. it. di A. Calufetti,
L.I.E.F., Vicenza, Corvino F., F. francescano e filosofia, Città Nuova, Roma, Cuttini
E., Ritorno a Dio. Filosofia, teologia, etica della “mens” in Fidanza. Rubbettino,
Soveria Mannelli, Maio, Piccolo glossario bonaventuriano. Prima introduzione al
pensiero e al lessico di F., Aracne, Roma, Barbara Faes, da Bagnoregio, Biblioteca
Francescana, Milano, Mathieu V., La Trinità creatrice secondo F. Biblioteca
francescana, Milano. Moretti Costanzi T., San Bonaventura, Armando, Roma, Ramacci
Eletto, F. e il Santo Braccio, Associazione Organum, Bagnoregio, Todisco O., Le
creature e le parole in sant'Agostino e san Bonaventura, Anicia, Roma, Vanni
Rovighi S., Vita e Pensiero, Milano); Raoul Manselli, Dizionario biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Emiliano Ramacci, Un Inno, Associazione
Organum, Bagnoregio, Emiliano Ramacci. Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Bonaventura
da Bagnoregio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. F.
su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
F. su ALCUIN, Ratisbona. Opere. Audiolibri di F. su LibriVox. F., su
Santi, beati e testimoni, santiebeati. Biografia di San Francesco d'Assisi, su
assisiofm. scritta da F. Itinerario
della mente in Dio, su lamelagrana.net.
Itinerarium mentis in Deum, Peltiero Edente, su documenta catholicaomnia.
eu. F. su dionysiana.wordpress.com.
L'Opera omnia nell'edizione dei padri francescani di Quaracchi Salvador
Miranda. Trinità (cristianesimo) dottrina centrale delle più diffuse Chiese
cristiane Nota disambigua.svg Disambiguazione – "Santissima Trinità"
rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Santissima Trinità (disambigua).
Santissima Trinità Masaccio La Trinità di Masaccio Dio, uno e
trino Attributi Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo La
Trinità è la dottrina fondamentale e più importante delle chiese cristiane,
quali la cattolica e quelle ortodosse, oltre che delle Chiese riformate
storiche come quella luterana, quella calvinista e quella anglicana. Tale
dottrina non viene comunque presentata in modo univoco. Icona rappresentante i
tre angeli ospitati da Abramo a Mambre, allegoria della Trinità. Dipinta dal
monaco-pittore russo A. Rublëv e conservata a Mosca, Galleria Tret'jakov.
Schema della relazione trinitaria fra Padre, Figlio e Spirito Santo secondo le
chiese cristiane di origine latina come la Chiesa cattolica.
DescrizioneModifica La dottrina si è precisata nell'ambito del Cristianesimo
antico: prima nel credo del primo concilio di Nicea, poi nel Simbolo
niceno-costantinopolitano, dove venne affermato come primo articolo di fede
l'unicità di Dio e, come secondo, la divinità di Gesù Cristo figlio di Dio e
Signore, a seguito, tra le altre, della controversia suscitata dal teologo
Ario, che negava quest'ultima. Il dogma della "trinità" è in
relazione alla natura divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica e
assolutamente semplice è la sua "sostanza", ma comune a tre
"persone" (o "ipòstasi") della stessa numerica sostanza
(consustanziali) e distinte. Ciò è stato anche interpretato come se esistessero
tre divinità (politeismo) o come se le tre "persone" fossero solo tre
aspetti di una medesima divinità (per il modalismo semplici energie o modi di
apparire della Divinità). Le tre "persone" (o, secondo il
linguaggiomutuato dalla tradizione greca, "ipòstasi") vengono d'altra
parte tradizionalmente intese come distinte ma della stessa sostanza di
Dio: Dio Padre, creatore del cielo e della terra, Padre trascendente e
celeste del mondo. il Figlio: generato dal Padre prima di tutti i secoli, fatto
uomo come Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il Redentore del mondo. lo
Spirito Santo che il Padre e il Figlio mandano ai discepoli di Gesù per far
loro comprendere e testimoniare le verità rivelate. Nella dottrina trinitaria
il Dio di Israele Yahwehracchiude tutta la Trinità ed è quindi Padre Figlio e
Spirito Santo. Al mistero della SS. Trinità[Nota 4] è dedicata, nella
Chiesa cattolica, la Solennità della Santissima Trinità, che ricorre ogni anno,
la domenica successiva alla Pentecoste. La dottrina trinitaria è stata
accolta dalla maggior parte dei Protestanti, particolarmente dal
protestantesimo storico (di cui fanno parte fra gli altri il luteranesimo e il
calvinismo). Origine del termine e della nozioneModifica Il termine
"trinità" deriva dal latino trīnĭtas-ātis (a sua volta da trīnus = di
tre, aggettivo distributivo di trēs, tre) e fu utilizzato per la prima volta da
Tertulliano nel II secolo, ad esempio nel suo De pudicitia. Occorre ricordare
che prima di lui già Teofilo di Antiochia (II secolo), apologeta cristiano di
lingua greca, utilizzò nel suo Apologia ad Autolycum il termine analogo greco
di τριας (triás). Se il termine "trinità" non è certamente
antecedente al II secolo, la nozione che rappresenta sembrerebbe invece
apparire già a partire dal Vangelo di Matteo: «πορευθέντες οὖν
μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη, βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ
καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματος. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»
(Vangelo di Matteo) A tal proposito lo studioso e teologo cattolico Doré nota
come l'espressione al singolare eis to onoma (εἰς τὸ ὄνομα) ovvero "nel
nome" unitamente alle due ricorrenze della congiunzione kai(καὶ),
"e", quindi nel significato di "del Padre 'e' del Figlio 'e'
dello Spirito Santo" evidenzierebbe la presenza di un credo già
trinitario. Allo stesso modo e in tale senso possono essere letti alcuni
altri passi dei Vangeli canonici, ad esempio: βαπτισθεὶς δὲ ὁ Ἰησοῦς εὐθὺς
ἀνέβη ἀπὸ τοῦ ὕδατος καὶ ἰδοὺ ἠνεῴχθησαν οὶ οὐρανοί, καὶ εἶδεν πνεῦμα θεοῦ
καταβαῖνον ὡσεὶ περιστερὰν ἐρχόμενον ἐπ' αὐτόν. Appena battezzato, Gesù uscì
dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio
scendere come una colomba e venire su di lui.» (Vangelo di Matteo καὶ ἀποκριθεὶς
ὁ ἄγγελος εἶπεν αὐτῇ, πνεῦμα ἅγιον ἐπελεύσεται ἐπὶ σέ, καὶ δύναμις ὑψίστου ἐπισκιάσει
σοι· διὸ καὶ τὸ γεννώμενον ἅγιον κληθήσεται, υἱὸς θεοῦ. Le rispose l'angelo:
"Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la
potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio
di Dio» (Vangelo di Luca) e in particolar modo in alcuni passi del
"discorso dopo la cena" riportato nel Vangelo di Giovanni: «πιστεύετέ
μοι ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί· εἰ δὲ μή διὰ τὰ ἔργα αὐτὰ
πιστεύετε μοι. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro,
credetelo per le opere stesse.» (Vangelo di Giovanni καγὼ ἐρωτήσω τὸν
πατέρα καὶ ἄλλον παράκλητον δώσει ὑμῖν, ἵνα ᾖ μεθ' ὑμῶν εἰς τὸν αἰῶνα τὸ πνεῦμα
τῆς ἀληθείας, ὃ ὁ κόσμος οὐ δύναται λαβεῖν, ὅτι οὐ θεωρεῖ αὐτὸ οὐδὲ γινώσκει· ὑμεῖς
γινώσκετε αὐτό, ὅτι παρ' ὑμῖν μένει καὶ ἐν ὑμῖν ἔστιν. Io pregherò il Padre ed
egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito
di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce.
Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.»
(Vangelo di Giovanni) «ὁ δὲ παράκλητος τὸ
πνεῦμα τὸ ἅγιον, ὃ πέμψει ὁ πατὴρ ἐν τῷ ὀνόματι μου ἐκεῖνος ὑμᾶς διδάξει πάντα
καὶ ὑπομνήσει ὑμᾶς πάντα ἃ εἶπον ὑμῖν ἐγώ. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo
che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto ciò che io vi ho detto.» (Vangelo di Giovanni) «εἰ οὐ ποιῶ τὰ ἔργα τοῦ πατρός μου, μὴ
πιστεύετέ μοι· εἰ δὲ ποιῶ, κἂν ἐμοὶ μὴ πιστεύητε τοῖς ἔργοις πιστεύετε, ἵνα γνῶτε
καὶ γινώσκητε ὅτι ἐν ἐμοὶ ὁ πατὴρ κἀγὼ ἐν τῷ πατρί . Se non compio le opere del
Padre mio non credetemi, ma se le compio anche se non volete credere a me
credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e
io nel Padre.» (Vangelo di Giovanni X, 37-38) Doré nota anche qui che se
il termine greco πνεῦμα ("spirito", "soffio") è certamente
neutro esso viene indicato con il pronome relativo al maschile come ad
evidenziarne la personificazione. Lo storico delle religioni italiano
Pier Cesare Borispiega al riguardo. La teologia degli scritti di Giovanni è
diversa negli strumenti concettuali: nel Prologo del Vangelo, per comprendere
la natura e il ruolo della funzione messianica di Gesù, diventa fondamentale la
categoria del Lógos, la parola creatrice che "è con Dio, ed è Dio"
(stessa idea di preesistenza in Colossesi ed Ebrei). Un ruolo importante in
questi sviluppi dottrinali dovette avere, più che la filosofia ellenistica, la
speculazione giudaica del tempo, che attribuiva un grande ruolo a potenze
intermedie tra Dio e l'uomo, prime fra tutte il Lógos e la Sapienza divina,
tendenzialmente ipostatizzate. Il risultato complessivo è l'affermazione della
divinità di Gesù, e dello Spirito, uniti nell'invito finale di Matteo, a
battezzare "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
Una formula trinitaria che presiede all'evoluzione che porterà alle
formulazioni trinitarie e cristologiche dei concili. Al termine il monoteismo
biblico riceve una enunciazione completamente nuova: la sostanza, o natura
unica divina, contiene tre ipostasi o tre persone; la seconda ipostasi unisce
in sé nell'incarnazione due nature, quella divina e quella umana.» (Pier
Cesare Bori. Dio (ebraismo e cristianesimo), in Dizionario delle religioni (a
cur. Filoramo) Torino, Einaudi) Allo stesso modo vi sono dei richiami alle tre
figure divine nelle lettere attribuite agli apostoli:«Ἡ χάρις τοῦ κυρίου Ἰησοῦ
[Χριστοῦ] καὶ ἡ ἀγάπη τοῦ θεοῦ καὶ ἡ κοινωνία τοῦ ἁγίου πνεύματος μετὰ πάντων ὑμῶν
La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito
Santo siano con tutti voi» (Seconda lettera ai Corinzi κατὰ πρόγνωσιν θεοῦ
πατρὸς ἐν ἁγιασμῷ πνεύματος εἰς ὑπακοὴν καὶ ῥαντισμὸν αἵματος Ἰησοῦ Χριστοῦ,
χάρις ὑμῖν καὶ εἰρήνη πληθυνθείη. Secondo la prescienza di Dio Padre, mediante
la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere
aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza.» (Prima
lettera di Pietro) Uno studio approfondito sulla presenza della Trinità nel
Nuovo Testamento giunge a questa conclusione: É ora possibile
rispondere alla domanda, "La dottrina delle Trinità è presente nella
Bibbia?" La risposta è che non c'è un'affermazione formale della dottrina,
ma una risposta al problema della Trinità. Almeno tre autori neotestamentari,
Paolo, Giovanni e l'autore della Lettera agli Ebrei sono consapevoli
dell'esistenza di un problema. Paolo e l'autore della Lettera agli Ebrei si
concentrano sulla relazione tra Cristo e Dio, ma Giovanni era conscio del
problema della mutua relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo. Nonostante
questo anche la teologa cattolica statunitense Catherine Mowry Lacugna ricorda
che sia gli esegeti sia i teologi concordano sul fatto che il Nuovo Testamento
non contenga un'esplicita dottrina della Trinità. Del tutto assente è invece,
sempre per gli esegeti e per i teologi, qualsivoglia riferimento alla dottrina
della Trinità nell'Antico testamento. San Melitone di Sardi affermò che Dio
Padre aveva un corpo umano e divino come quello del Figlio Dio, e un'anima
distinta da quella del Figlio Dio, unita al proprio corpo. Di fatto, si
affermava la consustanzialità del Padre e del Figlio nella duplice natura umana
e divina del corpo e dell'anima. In tale dottrina, la distinzione fra anima e
spirito descritta in 5.23[4] portava a identificare lo Spirito Santo Dio con
l'unico spirito comune alle due anime e ai due corpi di Dio Padre e di Dio
Figlio, in modo tale da unire due persone distinte in anima e corpo in un solo
Dio tripersonale la cui sostanza è Spirito. Lo studioso cattolico
statunitense William J. Hill nota comunque come questo "trinitarismo
elementare" sia presente anche nell'opera di Clemente di Roma (I secolo)
il quale nella Prima lettera di Clemente si richiama espressamente a Dio Padre,
al Figlio, allo Spirito, menzionando tutti e tre insieme. Allo stesso modo
Ignazio di Antiochia nella sua Lettera agli Efesini chiama il cristiano a
incorporarsi nel tempio divino come per diventare uno con Cristo, nello Spirito
fino alla filiazione del Padre. Ciononostante, anche per lo studioso
statunitense, la soluzione trinitaria, per come successivamente verrà proposta,
era ancora ben lontana[Nota 16]. Sviluppo della nozione nei teologi e nei
confronti conciliari del IV e V secolo Ulteriori informazioni Questa voce o
sezione sull'argomento Cristianesimo non cita le fonti necessarie o quelle
presenti sono insufficienti. Come è possibile affermare che Dio è "uno e
trino"? Secondo la fede cristiana la natura divina è al di là della
conoscenza scientifica, ed è incomprensibile e non conoscibile se non fosse per
quanto è dato sapere attraverso la rivelazione divina. Quindi la dottrina
trinitaria non è una conoscenza, come quella dell'esistenza di Dio, a cui si
potrebbe pervenire attraverso la ragione umana o la speculazione filosofica,
sebbene anch'essa non sia dimostrabile. Tuttavia molti teologi e filosofi
cristiani (cfr. Agostino d'Ippona) hanno scritto innumerevoli trattati per
spiegare la paradossale identità unica e trina di Dio, che è un mistero della
fede, un dogma (cioè una verità irrinunciabile anche se non compiutamente
dimostrabile) in cui ogni cristiano-cattolico è tenuto a credere (dal Concilio
di Nicea) se vuol essere tale. Unicità, Unità e Trinità di Dio Completa
rappresentazione Teo-cristologica Dio è uno solo, e la divinità unica. La
Bibbia ebraicapone questo articolo di fede sopra tutti gli altri, e lo circonda
di numerosi ammonimenti a non abbandonare questo fondamento della fede,
mantenendo la fedeltà al patto che Dio ha fatto con gli ebrei: "Ascolta
Israele, il Signore nostro Dio è uno solo", "tu non avrai altri dei
di fronte a me" e anche "Questo ha detto il Signore re d'Israele e
suo redentore, il Signore delle schiere: io sono il primo e l'ultimo, e oltre a
me non c'è alcun Dio". Ogni formula di fede che non insista sull'unicità
di Dio, o che associ nell'adorazione un altro essere diverso da Dio, oppure che
ritenga che Dio possa venire all'esistenza nel tempo anziché essere Dio
dall'eternità, è contraria alla conoscenza di Dio, secondo la comprensione
trinitaria dell'Antico Testamento. Lo stesso tipo di comprensione è presente
nel Nuovo Testamento: Non c'è altro Dio se non uno. Gli "altri dei"
di cui parla San Paolo non sono affatto dei, ma sostituti di Dio, cioè esseri
mitologici o demoni. Secondo la visione trinitaria, è scorretto dire che
il Padre o il Figlio, in quanto alla divinità, siano due esseri. L'affermazione
centrale e cruciale della fede cristiano-cattolica è che esiste un solo
salvatore, Dio, e la salvezza è manifestata in Gesù Cristo, attraverso lo
Spirito Santo. Lo stesso concetto può essere espresso in quest'altra
forma: Soltanto Dio può salvare Gesù Cristo salva Gesù Cristo è Dio In
parole semplici è possibile esprimere il mistero della Trinità nell'Unità
dicendo che il solo Dio si conosce (nel suo Figlio, Verbo, Pensiero, Sapienza)
e si ama in esso (Spirito Santo, Amore). Il Padre è trascendente e nessun
vivente poté vederlo, attraverso il corpo di uomo di Gesù poté rivelarsi ed
essere visto e creduto dagli uomini. La Trinità e Agostino Lo stesso
argomento in dettaglio: Pensiero di Agostino d'Ippona § Il problema trinitario
e De Trinitate (Agostino d'Ippona). La Coronazione della Vergine, di
Diego Velázquez, Museo del Prado A tale proposito è interessante leggere quanto
scritto da sant'Agostino nel De Trinitate e in altre opere per tentare una
chiarificazione del concetto di unica Sostanza e tre Persone. Nell'uomo,
ragiona Agostino, si può distinguere la sua realtà corporale (esse), la sua
intelligenza (nosse) e la sua volontà (velle). Se Dio ha creato l'uomo a
propria immagine e somiglianza è allora necessario che questi tre aspetti
appartengano anche alla Divinità, anche se in modo perfetto e divino, non
imperfetto e umano: così Dio è Essere (Padre), Verità (Figlio) e Amore (Spirito
Santo). Ecco alcune citazioni bibliche al riguardo: « Dio disse a
Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi
ha mandato a voi. Es 3, 14, su laparola.net.)« Gli disse Gesù: "Io
sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (
Gv 14, 6, su laparola.net.) « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora
in Dio e Dio dimora in lui. 1Gv 4, 16, su laparola.net. La creazione
dell'universo viene attribuita alla Trinità tutta intera; Dio Padre crea
l'universo per mezzo del Figlio ("il Verbo","la Parola") e
"donando" o "riempiendolo" di Spirito Santo. Il credo
recita infatti: «Per mezzo di lui [il Figlio] tutte le cose sono
state create» (Credo) La fonte di questa interpretazione è in Genesi, al
primo capitolo, Dio crea il mondo attraverso la Parola, espresso con la duplice
formula: "Dio disse..." e "Dio chiamò ...". Questo è
appunto il "Verbo di Dio", ossia nella visione cristiana proprio la
seconda persona della Trinità, ovvero il Cristo. Valga, a titolo di esempio il
racconto della creazione: Primo giorno: « Dio disse: «Sia la
luce!». E la luce fu » ( Genesi 1, 3, su laparola.net.) « e chiamò
la luce giorno e le tenebre notte » ( Genesi 1, 5, su laparola.net.)Secondo
giorno: « Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque. Genesi 1, 6,
su laparola.net.)« Dio chiamò il firmamento cielo. » (Genesi 1,6,
su laparola.net.) e così prosegue nei "giorni" successivi con lo
stesso schema, fino alla creazione dell'Uomo: « E Dio disse: «Facciamo
l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, » ( Genesi 1, 26,
su laparola.net.) Anche lo Spirito Santo, che è la relazione d'amore fra il Dio
Padre e il Figlio, terza persona della Trinità, partecipa alla creazione:
« La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo
Spirito Santo aleggiava sulla superficie delle acque » ( Genesi 1,
2, su laparola.net.)Natura e ruolo di GesùModifica La Santísima Trinidad,
di Cairo, Museo del Prado In ambito teologico trinitario viene fatta una
distinzione fra la Trinità da un punto di vista "ontologico" (ciò che
Dio è) e da un punto di vista "ergonomico, ciò che Dio fa. Secondo il
primo punto di vista le persone della Trinità sono uguali, mentre non lo sono
dall'altro punto di vista, cioè hanno ruoli e funzioni differenti.
L'affermazione "figlio di", "Padre di" e anche "spirito
di" implica una dipendenza, cioè una subordinazione delle persone. Il
trinitarismo ortodosso rifiuta il "subordinazionismo ontologico",
esso afferma che il Padre, essendo la fonte di tutto, ha una relazione
monarchica con il Figlio e lo Spirito. Ireneo di Lione, il più importante
teologo del II secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il Figlio è Dio, poiché
tutto ciò che è nato da Dio è Dio." Simili affermazioni sono
presenti in altri scrittori pre-niceni,[5] cioè prima dello scoppio della
controversia ariana: «vediamo ciò che avviene nel caso del fuoco, che non
è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente
ciò che è stato acceso esiste per se stesso, senza inferiorità rispetto a ciò
che è servito per comunicare il fuoco. La Parola di Sapienza è in sé lo stesso
Dio generato dal Padre di tutto. Giustino. Immagine ripresa anche da scrittori
successivi: «Noi non togliamo al Padre la sua Unicità divina, quando
affermiamo che anche il Figlio è Dio. Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno;
perciò un Dio perché Dio è da Se stesso. D'altro lato il Figlio non è meno Dio
perché il Padre è Dio uno. Poiché l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così
da privare il Padre della Sua unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché
Egli è nato da Dio.» (Ilario di Poitiers, De Trinitate) Se Gesù Cristo
nel vangelo di Giovanni viene chiamato l'"unigenito" Figlio di Dio,
evidenziando con questa affermazione il suo essere ontologicamente in Dio,
secondo la dottrina ortodossa Gesù è anche diventato una creatura con
l'incarnazione, svolgendo un ruolo "ministeriale", e in un certo
senso subordinato in relazione a Dio, nei confronti dell'umanità. Viene
pertanto chiamato "primogenito" in altri passi, in riferimento alla
creazione e redenzione, ad esempio è detto "immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione... egli è principio, primogenito dei
risuscitati". La distinzione è ripresa nell'affermazione che Gesù fa
quando dice che dovrà "ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e
Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figlio di Dio in senso
proprio (caratteristico di Gesù) e in senso figurato (caratteristico degli
uomini). Atanasio di Alessandria sviluppa questa distinzione commentando
il passo evangelico in cui Gesù dichiara di non conoscere il giorno e l'ora
della fine del mondo. Ancora un altro passo che è detto bene, viene
interpretato male dagli ariani: Voglio dire che "Quanto a quel giorno e a
quell'ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli, neppure il figlio. Ma essi
ritengono che avendo detto "neppure il figlio", egli, in quanto
ignorante, abbia rivelato di essere creatura. Ma la cosa non sta così, non sia
mai! Come infatti dicendo: "Mi ha creato", lo ha detto in riferimento
all'umanità, così, anche, dicendo: "neppure il Figlio", si è riferito
alla sua umanità. Poiché infatti è diventato uomo, ed è proprio dell'uomo
ignorare, come l'aver fame e il resto (infatti l'uomo non sa se non ascolta e
apprende) egli, in quanto uomo, ha dato a vedere anche l'ignoranza propria
degli uomini per questo motivo: in primo luogo per dimostrare di avere
veramente un corpo umano, poi anche perché, avendo nel corpo l'ignoranza
propria dell'uomo, dopo aver mondato e purificato tutta l'umanità, la
presentasse al Padre perfetta e santa. quando dice: "Io e il Padre siamo
una cosa sola e Chi ha visto me ha visto il Padre e Io nel Padre e il Padre in
me", dimostra la sua eternità e la consustanzialità col Padre. Nel vangelo
di Giovanni i discepoli dicono al Signore: Ora sappiamo che tu sai tutto. Atanasio,
Seconda Lettera a Serapione, trad. M. Simonetti) Origine e sviluppo della
dottrinaModifica La nozione dell'unicità di Dio e di Gesù Cristo come "Dio
da Dio" e consunstanziale al Padre è stata affermata come articolo di fede
al primo concilio di Nicea e sviluppata nei successivi concili ecumenici. Il
termine "trinità" non è utilizzato nel credo niceno, ma il termine è
precedente e rintracciabile già in scrittori ecclesiastici come
Tertulliano. Nel Nuovo Testamento il termine non compare, tuttavia la
cristologia di Giovanni, che presenta Cristo come Logos di Dio, (cioè verbo e
ragione), assieme ad alcune affermazioni di Paolo di Tarso, sono stati
considerate dai Cristiani come le basi per lo sviluppo della dottrina
trinitaria. Per la Chiesa in più punti del Nuovo Testamento si ravviserebbe il
carattere trinitario di Dio, ad esempio quando Gesù dice: "Il Padre ed io
siamo una cosa sola" od ancora nel Prologo del Vangelo di Giovanni: "
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era
Dio." In un saggio sulla divinità di Gesù nel Nuovo Testamento il
biblista Brown ipotizza che Gesù sia chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo
sviluppo sarebbe stato graduale e non sarebbe emerso fino a un'epoca tarda
nella tradizione neo-testamentaria: nella fase più antica del
cristianesimo prevale l'eredità dell'Antico Testamento nell'utilizzo del
termine Dio, per cui Dio era un titolo troppo ristretto per essere applicato a
Gesù. Esso si riferisce strettamente al Padre di Gesù, al Dio da lui pregato.
Gradualmente, con lo sviluppo del pensiero cristiano Dio venne compreso in
un'accezione più ampia. Si vide che Dio rivelò così tanto di sé stesso in Gesù
al punto che Dio includeva sia Padre che il Figlio."» (Does the New
Testament call Jesus God?) Il primo teologo cristiano a discutere
sistematicamente la dottrina della Trinità fu forse Prassea (II secolo),[6] la
cui opera ci è nota solo attraverso la confutazione che ne fece Tertulliano nel
suo Adversus Praxean, opera in cui è esposta per la prima volta la formula del
rapporto tra una sola sostanza e tre Persone. Lo sviluppo completo della
dottrina si ebbe in seguito, anche in reazione alle dottrine di Ario che introdusse
le sue interpretazioni subordinazioniste di Gesù come essere semidivino (vedi
arianesimo). Molti termini che si impiegano per esplicitare questo
insegnamento sono stati mutuati dalla filosofia greca e ulteriormente
approfonditi per evitare di esprimere concetti erronei. Tra questi si possono
citare: sostanza, ipostasi e relazione. La Trinità viene così definita in
teologia come tre ipostasi individuali, cioè tre Persone o sussistenze, che
hanno e vivono in un'unica essenza o sostanza comune. Lo stesso argomento
in dettaglio: Ipostasi § Nel cristianesimo. La controversia ariana Lostesso
argomento in dettaglio: Arianesimo e Ario. La causa che portò alla convocazione
del primo concilio di Nicea fu la disputa ariana, che giunse a una svolta
all'inizio del IV secolo d.C. I protagonisti furono tre teologi-filosofi
provenienti da Alessandria d'Egitto. Da una parte c'era Ario, e dall'altra gli
ortodossiAlessandro e Atanasio. Ario affermava che il Figlio non fosse della
stessa essenza, o sostanza, del Padre e che lo Spirito Santo fosse una persona
ma inferiore a entrambi. Parlava di una "triade" o
"Trinità", pur considerandola formata di persone ineguali, delle
quali solo il Padre non era stato creato. D'altra parte Alessandro e Atanasio
sostenevano che le tre persone della Divinità fossero della stessa sostanza e
che pertanto non fossero tre Dei, ma uno solo, sebbene il Padre è il primo e la
causa delle altre due. Ario, "volendo difendere il monoteismo più
rigoroso, secondo cui Dio è trascendente"[8] accusò Atanasio di
reintrodurre il politeismo. In effetti l'arianesimo viene considerato da molti
studiosi moderni[senza fonte] come il ramo più rigoroso del subordinazionismo
cristologico dei primi padri della Chiesa (Giustino, Ireneo di Lione ecc.) e
scrittori cristiani (Origene, Tertulliano ecc.) i quali ancora non si
interrogavano sul rapporto fra le persone della divinità. Atanasio accusò Ario
di reintrodurre il politeismo, dal momento che distingueva la natura divina
delle tre persone. Accanto a Dio, Ario poneva infatti una creatura
"che può essere chiamata dio in modo improprio"[9], considerato il
Figlio di Dio, ma ritenuto da lui semplicemente "la prima creatura di cui
il Padre si era servito per compiere la creazione", incarnatosi in Gesù,
simile ma non uguale a Dio, che avrebbe avuto esistenza dal nulla, affermando
che "generare" e "creare" fossero sinonimi. Gli ortodossi
invece ribadivano l'assoluta unità di Dio, e se il Logos era divino, (come era
affermato nel prologo di Giovanni "il Logos era Dio"), ciò non
comportava una suddivisione o una moltiplicazione di dei, ma Dio era sempre uno
solo. In questo senso il termine "generazione" indicava l'unità della
natura e non andava inteso in senso temporale e umano, con un "prima"
e un "dopo", ma il Figlio era eternamente generato, cioè era sempre
stato insito in Dio. Al tempo opportuno il Verbo si sarebbe incarnato in Gesù,
in un processo di abbassamento e annichilimento, e l'unione della natura divina
e di quella umana nella persona di Gesù diede origine ad un'altra serie di
controversie nei secoli successivi. La controversia ariana non terminò a
Nicea. L'arianesimo ebbe grande fortuna nell'Impero romano e in certi momenti
presso la corte imperiale. Molte tribù germaniche che invasero l'impero romano
professavano un cristianesimo ariano e lo diffusero in gran parte dell'Europa e
dell'Africa settentrionale, dove continuò a prosperare fino a gran parte del VI
secolo, e in alcune zone anche più a lungo. La Trinità nei primi scritti
cristiani Santissima Trinità, di Hendrick van Balen, Sint-Jacobskerk, Anversa I
primi scrittori cristiani così si esprimono al riguardo: Noi non togliamo al
Padre la sua Unicità divina, quando affermiamo che anche il Figlio è Dio.
Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno; perciò un Dio perché Dio è da Se stesso.
D'altro lato il Figlio non è meno Dio perché il Padre è Dio uno. Poiché
l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così da privare il Padre della Sua
unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché Egli è nato da Dio. (Ilario di
Poitiers De Trinitate. Quando affermo che il Figlio è distinto dal padre, non
mi riferisco a due dèi, ma intendo, per così dire, luce da luce, la corrente
dalla fonte, ed un raggio dal sole. Ippolito di Roma. Il carattere distintivo
della fede in Cristo è questo: il figlio di Dio, ch'è Logos Dio in principio
infatti era il Logos, e il Logos era Dio - che è sapienza e potenza del Padre
Cristo infatti è potenza di Dio e sapienza di Dio - alla fine dei tempi si è
fatto uomo per la nostra salvezza. Infatti Giovanni, dopo aver detto: In
principio era il Logos, poco dopo ha aggiunto e il logos si fece carne, che è
come dire: diventò uomo. E il Signore dice di sé: perché cercate di uccidere
me, un uomo che ha detto la verità? e Paolo, che aveva appreso da lui, scrive:
Un solo Dio, un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo»
(Atanasio di Alessandria, Seconda lettera a Serapione) Teologia delle Chiese
orientali e della Chiesa latina L'interpretazione trinitaria nella Chiesa
latina si differenzia da quella greca. Se entrambe le Chiese, infatti,
riconoscono l'unità delle tre Persone divine nell'unica natura indivisa, per
cui ciascuna di esse è pienamente Dio secondo gli attributi (eternità,
onnipotenza, onniscienza ecc.), ma ciascuna è a sua volta distinta e
inconfondibile rispetto alle altre due, è altresì vero che nasce il problema di
comprendere le relazioni che intercorrono fra di esse. Con il simbolo
niceno-costantinopolitano, approvato nel primo concilio di Costantinopoli, si
afferma che il Figlio è generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è spirato
dal Padre. Il Padre è dunque l'unica origine della Trinità. Col Concilio di
Toledo, però, e con i suoi successivi sviluppi, la Chiesa latina, usando una terminologia
diversa, stabiliva unilateralmente che lo Spirito Santo procede anche dal
Figlio (la questione del cosiddetto Filioque), cioè che è la terza persona. Gli
ortodossi rifiutano tuttora tale sviluppo, temendo che essa renda il Figlio
concausa dello Spirito Santo; per questo preferiscono parlare, secondo la
teologia greca, di "spirazione dal Padre attraverso il Figlio"
(proposta da grandi teologi come san Gregorio di Nissa, san Massimo il
Confessore e san Giovanni Damasceno), pur non introducendo questa
specificazione nel Credo. La Chiesa cattolicaritiene valide entrambe le
versioni, infatti le chiese cattoliche orientali utilizzano nella liturgia la
versione priva del Filioque. Anche altri gruppi cristiani hanno rifiutato
il Filioque; in particolare bisogna citare il caso dei vetero-cattolici, che
accettano la validità dei primi sette concili ecumenici, rifiutando le dottrine
cattoliche successive. Invece le Chiese nate dalla riforma hanno generalmente
accettato questo dogma nella versione occidentale (comprensivo, cioè, del
Filioque). Simboli di fedeModifica icon mgx2.svgLo stesso argomento in
dettaglio: Simbolo di fede. La dottrina della Trinità è espressa in alcuni
Simboli di fede, cioè proposizioni il più possibile chiare e prive di ambiguità
che si riferiscono a punti controversi della dottrina. Ad esempio al primo
concilio di Nicea venne approvato il seguente paragrafo (dal cosiddetto credo
di Nicea) relativo al significato di Figlio di Dio riferito a Gesù
Cristo: «...nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da
Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del
Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.» Tale
proposizione deriva dal passo del primo capitolo della lettera agli Ebrei:
il Figlio, che Dio ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale
ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della gloria di Dio e
impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola. Il
simbolo atanasiano (detto anche Quicunque vultdalle parole iniziali) è invece
un'esposizione sintetica della dottrina della Trinità secondo la tradizione
latina, probabilmente composto in Gallia verso la fine del V secolo, ed usato
nelle chiese occidentali: «...veneriamo un unico Dio nella Trinità e la
Trinità nell'unità. Senza confondere le persone e senza separare la sostanza.
Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio ed altra quella
dello Spirito Santo. Ma Padre, Figlio e Spirito Santo hanno una sola divinità,
uguale gloria, coeterna maestà. Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente
il Figlio, onnipotente lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre onnipotenti,
ma un solo onnipotente. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è
Dio. E tuttavia non vi sono tre Dei, ma un solo Dio. Poiché come la verità
cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e
Signore, così pure la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o
Signori. E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o poi, nulla di
maggiore o di minore: ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e
coeguali. Il Padre non è stato fatto da alcuno: né creato, né generato. Il
Figlio è dal solo Padre: non fatto, né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è
dal Padre e dal Figlio: non fatto, né creato, né generato, ma da essi
procedente.il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo. È Dio,
perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità; è uomo, perché nato
nel tempo dalla sostanza della madre. Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente
dall'anima razionale e dalla carne umana. Uguale al Padre nella divinità,
inferiore al Padre nell'umanità.» In seguito vennero elaborati altri
simboli di fede in cui si riassumevano le dottrine precedenti e si trattavano
altri punti controversi, ad esempio al XI Sinodo di Toledo venne elaborata
un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli,
di cui si riporta solo l'inizio: «Professiamo e crediamo che la santa ed
ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sua
natura è un solo Dio di una sola sostanza, di una sola natura, anche di una
sola maestà e forza. E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato,
ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe
sia il Figlio la nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la
fonte e l'origine dell'intera divinità.» Posizioni antitrinitarie glass
icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Antitrinitarismo, Gesù
nell'ebraismo e Gesù nell'islam. La dottrina del Dio Uno e Trino non è
accettata al di fuori del cristianesimo, dato che afferma la divinità di Gesù
Cristo, che è caratteristica delle maggiori confessioni di questa religione.
Ebraismo ed Islamrifiutano questo aspetto, e nel Corano in particolare questo
punto dottrinale viene esplicitamente negato. Anche nell'ambito del
cristianesimo vi sono movimenti religiosi e diramazioni anti-trinitarie; fra
queste le più note a partire dall'età moderna e contemporanea sono i testimoni
di Geova, la House of Yahweh, i cristadelfiani, gli antoinisti, i mormoni, la
Chiesa del Regno di Dio, la Chiesa cristiana millenarista, il cristianesimo
scientista, la Chiesa dell'unificazione e le chiese odierne che si rifanno all'unitarianismo.
Ordini e congregazioni della Santissima TrinitàModifica Numerosi istituti
religiosi condividono la devozione alla Trinità e sono a essa intitolata:
l'Ordine della Santissima Trinità, con il ramo delle monache e le congregazioni
delle suore di Madrid, Roma, Valence, Valencia e delle Montalve; le
statunitensi congregazioni dei Missionari Servi e delle Ancelle Missionarie
della Santissima Trinità; le canadesi Domenicane della Santissima Trinità; le
spagnole Giuseppine della Santissima Trinità; le messicane Serve della
Santissima Trinità e dei Poveri e le italiane Adoratrici della Santissima
Trinità. Trinitarian
doctrine touches on virtually every aspect of Christian faith, theology, and
piety, including Christology and pneumatology, theological epistemology (faith,
revelation, theological methodology), spirituality and mystical theology, and
ecclesial life (sacraments, community, ethics. La dottrina Trinitaria tocca virtualmente ogni
aspetto della fede cristiana, della teologia e della devozione, comprese la
Cristologia e la pneumatologia, l'epistemologiateologica (fede, rivelazione,
metodologia teologica), la teologia mistica e la spiritualità e la vita
ecclesiale (sacramenti, comunità, etica)» (Catherine Mowry Lacugna. Trinity, in Encyclopedia of
Religion, vol.14. NY, Macmillan, 2005, pp. 9360 e segg.) ^ «non è esatto dire che i cristiani credono in Dio!
Per lo meno non è esatto rispetto al fatto che essi non si contentano di
affermare l'esistenza di quell'Essere supremo, onnipotente, creatore del cielo
e della terra che gli "uomini chiamano Dio" (Tommaso d'Aquino) e che,
nel vasto mondo e nella storia, anche tanti altri credenti riconoscono. La sola
cosa che, in realtà, si possa dire se si vuole usare un linguaggio preciso, è
che i cristiani credono nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo; o ancora
nella Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che insieme
costituiscono l'unico Dio vivo e vero.» (Joseph Doré. Trinità in
Dictionnaire des Religions (a cur. Poupard). Parigi, Presses universitaires de France. In
italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, Cfr. ad esempio il Catechismo della Chiesa
Cattolica che riportando l'Expositio symboli (sermo) CCL di Cesario
d'Arlessostiene La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità. Il simbolo
niceno-costantinopolitano rispetto al credo di Nicea, amplia gli aspetti
cristologici e pneumatologici: Gesù Cristo figlio di Dio è GENERATO (cf. Grice
– GENITOR) da sempre dal Padre, è increato, è homoúsioncioè della "stessa
sostanza" del Padre e per mezzo di lui si è realizzata la creazione; egli
è dunque Dio vero da Dio vero, luce da luce. Lo Spirito Santo ha parlato per
mezzo dei profeti, egli è Signore e da lui proviene la vita, procede dal Padre
ed è elemento di culto come il Padre e il Figlio. Cfr., ad esempio, Pier Cesare
Bori. Dio (ebraismo e cristianesimo), in Dizionario delle religioni (a cur. Filoramo)
Torino, Einaudi, Per la Chiesa cattolica
la "trinità" è un mistero della fede ovvero uno dei «misteri nascosti
in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati»
(Concilio Vaticano I, DS; FCC). poreuthentes oun mathēteusate panta ta ethnē
baptizontes autous eis to onoma tou patros kai tou uiou kai tou agiou
pneumatos» ^ «baptistheis de o iēsous euthus anebē apo tou udatos kai idou
ēneōchthēsan oi ouranoi kai eiden pneuma theou katabainon ōsei peristeran
erchomenon ep auton» «kai apokritheis o angelos eipen autē pneuma agion
epeleusetai epi se kai dunamis upsistou episkiasei soi dio kai to gennōmenon agion
klēthēsetai uios theou» ^ «pisteuete moi oti egō en tō patri kai o patēr en
emoi ei de mē dia ta erga auta pisteuete kagō erōtēsō ton patera kai allon
paraklēton dōsei umin ina ē meth umōn eis ton aiōna to pneuma tēs alētheias o o
kosmos ou dunatai labein oti ou theōrei auto oude ginōskei umeis ginōskete auto
oti par umin menei kai en umin estin o de paraklētos to pneuma to agion o
pempsei o patēr en tō onomati mou ekeinos umas didaxei panta kai upomnēsei umas
panta a eipon umin egō» ^ «ei ou poiō ta erga tu patròs mou, pistèuete moi; ei
dè poiō, kan emoì mē pistèuēte tòis ergòis pistèuete, ìna gnōte kai ginōskēte
oti en emoi o patēr kagō en tō patrì. ē charis tou kuriou iēsou [christou] kai
ē agapē tou theou kai ē koinōnia tou agiou pneumatos meta pantōn umōn kata
prognōsin theou patros en agiasmō pneumatos eis upakoēn kai rantismon aimatos
iēsou christou charis umin kai eirēnē plēthuntheiē» Further, exegetes and
theologians agree that the New Testament also does not contain an explicit
doctrine of the Trinity. God the Father is
source of all that is (Pantokrator) and also the father of Jesus Christ;
"Father" is not a title for the first person of the Trinity but a
synonym for God. Inoltre, esegeti e teologi sono d'accordo
che anche il Nuovo Testamento non contiene un'esplicita dottrina della Trinità.
Dio Padre è fonte di tutto ciò che è (Pantokrator) e anche il padre di Gesù
Cristo; "Padre" non è un titolo per la prima persona della Trinità ma
un sinonimo per Dio.» (Catherine Mowry Lacugna. Trinity, in Encyclopedia of Religion, NY,
Macmillan,Exegetes and theologians today are in agreement that the Hebrew Bible
does not contain a doctrine of the Trinity, even though it was customary in
past dogmatic tracts on the Trinity to cite texts like Genesis 1:26, "Let
us make humanity in our image, after our likeness" (see also Gn.; Is.) as
proof of plurality in God. Although the Hebrew Bible depicts God as the father
of Israel and employs personifications of God such as Word (davar), Spirit
(ruah: ), Wisdom (h: okhmah), and Presence (shekhinah), it would go beyond the
intention and spirit of the Old Testament to correlate these notions with later
trinitarian doctrine. Esegeti e teologi
oggi sono d'accordo che la Bibbia ebraicanon contenga la dottrina della
Trinità, anche se era abituale nei trattati dogmatici della Trinità citare
testi come la Genesi, Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza (vedi
anche Gn.; Is.) come prova di pluralità in Dio. Sebbene la bibbia ebraica
descrive Dio come padre di Israele e usi personificazioni di Dio come parola
(davar), spirito (ruah: ), saggezza (h: okhmah) e presenza (shekhinah),
andrebbe oltre le intenzioni e lo spirito del vecchio testamento correlare
queste nozioni con la successiva dottrina trinitaria. Lacugna. Trinity, in
Encyclopedia of Religion, NY, Macmillan, In the last analysis, the theological
achievement is limited. The trinitarian problem may have been clear: the
relation of the son and, at least nebulously, spirit to the godhead. But a trinitarian
solution is still in the future. The apologists spoke too haltingly of the spirit
-- with a measure of anticipation, one might say too impersonally. In ultima analisi i risultati teologici del II secolo
furono limitati. Il problema Trinitario poteva essere stato chiaro: la
relazione fra il Figlio e (almeno nebulosamente), lo Spirito alla Divinità. Ma
una soluzione Trinitaria era ancora futura. Gli apologisti parlano con troppa
esitazione dello Spirito; con il valore di un'anticipazione, si potrebbe dire
in modo troppo impersonale. Richard e
Hill. Trinity, Holy. The New Catholic Encyclopedia, NY, Gale, O Gente
della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Allah altro
che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria non è altro che un messaggero di
Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno spirito da Lui [proveniente].
Credete dunque in Allah e nei Suoi Messaggeri. Non dite “Tre”, smettete! Sarà
meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui! A
Lui appartiene tutto quello che è nei cieli e tutto quello che è sulla terra.
Allah è sufficiente come garante» (Cor.). RiferimentiModifica ^ Catherine Mowry
Lacugna, "Trinity", in Encyclopedia of Religion, NY, Macmillan,
Trinità in Dictionnaire des Religions, Wainwright, The Trinity in the New
Testament, Londra, SPCK Ts 5.23, su
laparola. net. Bobichon,
"Filiation divine du Christ et filiation divine des chrétiens dans les
écrits de Justin Martyr" in P. de Navascués Benlloch, M. Crespo Losada, A.
Sáez Gutiérrez (dir.), Filiación. Cultura
pagana, religión de Israel, orígenes del cristianismo, vol. III, Madrid, ^
Roger E. Olson, The Story of Christian Theology: Twenty Centuries of Tradition
et Reform, Downers Grove (IL), InterVarsity
^ Tertulliano, Contro Prassea, ed. critica e trad. italiana di Giuseppe
Scarpat, Torino, S.E.I. "Terzo millennio Cristiano", paragrafo:
"Eresie cristologiche Dizionario Mondadori di Storia Universale" ^
John Henry Newman, Gli Ariani del IV secolo, Milano, Jaca Com’è nata la
dottrina della Trinità? JW.org
Wainwright, The Trinity in the New Testament, Londra, SPCK. Voci correlate Corpus Domini Cristologia Dio
(cristianesimo) Dio (ebraismo) Dio Padre Dio Figlio Diofisismo Figlio dell'uomo
Figlio di Dio Gesù di Nazareth Gesù nel cristianesimo Iconografia della Trinità
Inabitazione trinitaria Pericoresi Prosopon Spirito Santo Solennità della
Santissima Trinità Triade (religione) Trinità (araldica) Unione ipostatica
Verbo (cristianesimo) lemma di dizionario «Trinità» Trinità, su Treccani.it –
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Rosa e Umberto
Gnoli, TRINITÀ, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
1937. Modifica su trinità, su sapere.it, De Agostini. Trinità, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Trinità, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton
Company. Modifica su Wikidata Tuggy, Trinity, in Edward N. Zalta (a cura di),
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Università di Stanford. Baber, The Trinity, su Internet
Encyclopedia of Philosophy.Hunt, The Development of Trinitarian Theology in the
Patristic and Medieval Periods( PDF ), su TRINITY - Nexus of the Mysteries of
Christian Faith, google.it. La Trinità secondo le Sacre Scritture, sito
evangelico pentecostale Portale Gesù: accedi alle voci di che trattano di Gesù.
Antitrinitarismo Cristologia studio su
chi è e cos'è Gesù Cristo Dio (cristianesimo) concetto di Dio nel
Cristianesimo Contenuti sticamente l'ascesa a Dio si scandisce in tre
tappe (ognuna delle quali a sua volta divisa in due): il mondo sensibile,
vestigium Dei l'anima, in quanto realtà naturale, imago Dei l'anima, in quanto
abitata soprannaturalmente dal Mistero trinitario, in Cristo, similitudo Dei Il
mondo, vestigium Dei la predica di Francesco agli uccelli nel pensiero di F. vibra
la nuova percezione francescana della natura. L'importanza data alla prima
tappa, il mondo sensibile è ciò che differenzia F. da Agostino, in forza
dell'eredità francescana, che gli consente di recuperare qualcosa della
impostazione aristotelica, più valorizzatrice del livello corporeo. Il mondo
può essere letto come un SEGNO, un simbolo del Trascendente. Tutto parla di
Dio, e permette perciò di risalire a Lui. Non occorre fuggire dalla realtà, ma
è nella realtà, anzitutto materiale, che l'uomo trova la testimonianza del creatore
invisibile. Secondo F. la realtà ci parla di Dio non solo nella unità
della sua natura, ma ne annuncia anche il mistero trinitario. Ad esempio la
conoscenza delle cose corporee è simbolo della processione del figlio dal padre.
Come dalla cosa si stacca una immagine, così dal padre è GENERATO (cf. Grice,
GENITOR) il Figlio, e come l'immagine della cosa si unisce all'organo
sensoriale corporeo, così il verbo si è unito alla carne, facendosi uomo. L'anima
creata, IMAGO dei. Tuttavia è soprattutto nell'anima che il divino si rivela.
Il mondo è solo un *vestigium*, mentre l'anima è *imago* Dei. Tra l'altro
testimonia e parla del mistero trinitario, come già per Agostino, la
tripartizione dell'anima in memoria (che rimanda in particolare al padre),
intelletto (che rimanda al verbo) e volontà (che rimanda allo spirito santo,
come amore del padre e del figlio). L'anima redenta, *similitudo* Dei. Più
di tutto ci dice chi è il divino l'anima in stato di grazia, l'anima abitata da
Cristo. Nessuno più del santo ci mostra il volto di Dio. Non basta perciò uno
spiritualismo generico. L'uomo non è solo corpo e anima. Ma l'anima stessa deve
superarsi, dilatarsi, accettando una misura più grande. L’ospite che ci inabita
e chiede di crescere in noi. Direzione e gradi del cammino si presentano anche
nelle forme di rapporto, tra cui vengono analizzati la realtà nel suo insieme e
l'uomo in particolare: traccia (*vestigium*) del Creatore nel sensibile, sua
immagine (*imago*) trinitariamente sviluppata, nelle facoltà o attività dello spirito
e massima somiglianza possibile (*similitudo*) con lui nello stato della
contemplazione perfezionatrice o unione con lui. Vestigium o speculum, traccia
o specchio come primo grado della contemplazione riflettente del divino indica
la forma di essere e di movimento del mondo sensibile che rinvia il pensiero
alla sua origine. Imago, immagine, come caratterizzazione della mens conduce il
pensiero che si accerta di se stesso al suo archetipo trinitario. Similitudo,
somiglianza, indica lo stato di colui che supera se stesso nel suo massimo
avvicinamento possibile o nella connessione con la meta
dell'ascesa. Itinerarium: per vestigia e in vestigiis: per imaginem - in
imaginem. All'agire della mens come o nella similitudo, corrispondono i
gradi descritti. Un'interpretazione del rapporto tra vestigium e imago
nell'Itinerarium è stata presentata da Hodl: Die Zeichen-Gegenwart Gottes und
das Gott-Ebenbild- Sein des Menschen in des hl. F. Itinerarium mentis in Deum,
in Miscellanea Mediaevalia, Berlin. Sulla differenziazione di
vestigium-imago-similitudo ulteriormente: De scientia Christi q. 4 concl.
Orizzonte neoplatonico di traccia, ἴχνος. Il male stesso ha ancora una traccia
del bene: ἴχνος ἀγαθοῦ, Proclo, In Remp. Essere come traccia dell'uno, in
Plotino, vedi la relazione con la dottrina dell'immagine. Nel contesto
oggettivo e storico di questa dottrina vi è Agostino: il creato, l'ente
molteplice e temporale nel suo insieme è traccia dell'unità e atemporalità (divina),
(unitatis e aeternitatis vestigium: Vera rel. Gen. ad litt. imp. Anche Eriugena
segue questo concetto di traccia, che vede nel sensibile la traccia o la
manifestazione dell'essere divino in sé nascosto, come punto di partenza della
summitas theoriæ: omnis creatura corporalis atque visibilis sensibusque
succumbens extremum divinæ naturæ vestigium non incongrue solet in scripturis
appellari: Periphyseon. Sulla teofania cfr. Beierwaltes, Negati affirmatio;
sull'aspetto della metafisica della luce. Grice: “Bonaventura is generally more liked than
Aquinas at Oxford. More platonic,
less dogmatic sort of type!” -- Keywords: Lc. 19:38-40 ‘grideranno le pietre’
‘la pietra grida’ – i segni trinitari - primo
grado: vestigio o impronta; secondo grado: immagine; terzo grado: similitudine
--. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Fidanza," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia. Findanza. Fidanza
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