Grice e Gaetani: la ragione conversazionale e ’implicatura
convesazionale di Catullo -- APVD NEAPOLIM – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Martano). Filosofo italiano. Grice: “I like Gaetani, for one, he
is a duke – and kept beautiful gardens at Martano – he philosophised on the
‘ottocento’, as any philosopher from the Novecento would!” Figlio di Carlo, conte di Castelmola, e Giuseppina
Chiriatti. La famiglia Gaetani annovera oltre al ramo dei Castelmola, anche
quello dei Laurenzana, di cui si ricorda il Barone Di Laurenzana, esponente del
movimento radicale. L'insegna araldica dei Castelmola è costituita da uno scudo
forgiato di due strisce blu ondeggianti che lo attraversano in senso
trasversale. I G., prima Caetani, vantarono alcuni papi, tra cui Bonifacio
VIII. Il padre, Carlo, avvocato, fu
ripetutamente eletto tra le file dei radicali nel Consiglio comunale di Napoli.
Da Napoli attiene, fino a tutta la Grande Guerra, alla cura del patrimonio
fondiario in Martano, acquisito dal matrimonio con Chiriatti. Questa infatti si
era trasferita a Napoli dopo l'uccisione del facoltosissimo padre Paolo,
nell'ambito di una torbida vicenda che vide infine coinvolta la madre di le quale
mandante, assieme al prete Mariano, dato che i due erano in tresca. Diviso il
patrimonio tra le due figlie Giuseppina e Paolina Chiriatti, e la madre stessa,
vennero iniziati i lavori di costruzione del palazzo Chiriatti-G.. A Palazzo
Chiriatti-G. la famiglia venne a dimorare mentre man mano la gestione delle
fortune familiari passava in capo a G., che si impegna in un'ardua opera di
bonifica e di razionalizzazione colturale, culminata con l'acquisto di diversi
macchinari ad alta tecnologia. E però proprio il malfunzionamento
dell'attrezzatura finalizzata all'estrazione dell'acqua dai pozzi, bene
capitale nelle aride campagne della zona, a determinare l'infiacchimento del
capitale di famiglia e il progressivo indebitamento verso il Banco di Napoli,
che culmina con la fine del fascismo.
Frattanto G., che si fregia del
titolo di duca, a seguito del matrimonio con la duchessa d'Ascoli, Leopoldina,
si dedica alla FILOSOFIA, mentre, del resto, ha a ricoprire la carica di provveditore
a Potenza. La sua filosofia e ispirata dalla Francia, della che e un grande
amatore, nonostante il fascismo e nonostante la sua adesione al regime, che ad
un certo punto ne impedì la circolazione in Italia. Crociano, segue lo schema
tracciato dal maestro, mentre l'ultimo ricordo della natia Martano e un canto
dedicato alle tradizioni grike, di cui raccomandava appassionatamente la
conservazione e il culto. Nei giorni
furenti che precedettero il Referendum istituzionale appoggia in pubblici
comizi la Monarchia, e per questo paga dazio dovendosi allontanare all'indomani
del voto e rifugiarsi in Napoli, tutto teso negli studi letterari. Altre saggi:
Villon (Napoli); “Un carteggio inedito di F. Bozzelli (G.), L'Aquila, Masseria,
Martano (Lecce); “Un bilancio letterario” (Roma); “Per onorare un maestro: il
Torraca, Napoli); “Catullo” (Roma); L'Ottocento” (Napoli); “La bancarotta del
rosso: commedia in tre atti (Lecce); “Per la venuta del Duce” (Lecce); “Bernardo
Bellincioni, Galatina (Lecce); “Il benedettino-cistercense d. Mauro cassoni nel
Tempio, nella scuola, negli studi (Lecce); “Ricordi di Croce” (Napoli); Vicende tipi e
figure del Casino dell'Unione” (Napoli); Napoli ieri e oggi: passeggiate e
ricordi” (Milano-Napoli); “Apud Neapolim” (Napoli); Fonti storiche e letterarie
intorno ai martiri di Otranto, Napoli. "Catullo" rimanda qui.
Se stai cercando altri significati, vedi Catullo (disambigua). Sirmione,
busto di Catullo Gaio Valerio Catullo (in latino: Gaius Valerius Catullus,
pronuncia classica o restituta: [ˈɡaːɪʊs waˈlɛrɪʊs kaˈtʊllʊs]; Verona, – Roma)
è stato un poeta romano. Il poeta è noto per l'intensità delle passioni amorose
espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli
Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei
componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e
degli Alessandrini in generale. Indice 1Biografia 1.1Origini
familiari 1.2Trasferimento a Roma, vita sociale e letteraria 2 Opera 3Il mondo
poetico e concettuale di Catullo 4Note 5Bibliografia 5.1Rassegnebibliografiche
5.2Traduzioni italiane 5.3Commenti 5.4Studi 6Altri progetti 7Collegamenti
esterni Biografia Il busto di Catullo presso la Protomoteca della
Biblioteca civica di Verona. Origini familiari Catullo da Lesbia, dipinto
di Lawrence Alma-Tadema (1865). Gaio Valerio Catullo proveniva da un'agiata
famiglia latina che aveva contribuito a fondare la città di Verona, nella
Gallia Cisalpina; il padre avrebbe ospitato Q. Metello Celere e Giulio Cesare
in casa propria al tempo del loro proconsolato in Gallia[1]. Per quanto
concerne gli estremi cronologici della sua biografia, San Girolamo[2] pone l'87
a.C. e il 57 a.C. rispettivamente come data di nascita e di morte e specifica
che appunto egli morì alla giovane età di trent'anni. Tuttavia, poiché nei suoi
carmi accenna ad avvenimenti che riportano all'anno 55 a.C. (come l'elezione a
console di Pompeo e l'invasione della Britannia da parte di Cesare[4]), si è
maggiormente propensi a ritenere che egli sia nato nell'84 e morto nel 54 a.C.,
dato per certo il fatto che sia morto a trent'anni. Trasferimento a Roma,
vita sociale e letteraria Trasferitosi nella capitale, si suppone intorno al
61-60 a.C., cominciò a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani,
conoscendo personaggi influenti dell'epoca, come Quinto Ortensio Ortalo, Gaio
Memmio, Cornelio Nepote e Asinio Pollione, oltre ad avere rapporti, non molto
lusinghieri, con Cesare e Cicerone; con una ristretta cerchia d'amici
letterati, quali Licinio Calvo ed Elvio Cinna fondò un circolo privato e
solidale per stile di vita e tendenze letterarie. Durante il suo soggiorno
prolungato a Roma ebbe una relazione travagliata con la sorella del tribuno
Clodio, tale Clodia.[5]. Clodia viene cantata nei carmi con lo pseudonimo letterario
"Lesbia", in onore della poetessa greca Saffo, molto cara a Catullo e
proveniente dall'isola di Lesbo. Lesbia, che aveva una decina d'anni più di
Catullo, viene descritta dal suo amante non solo graziosa, ma anche colta,
intelligente e spregiudicata. La loro relazione, comunque, alternava periodi di
litigi e di riappacificazioni ed è noto che l'ultimo carme che Catullo scrisse
all'amata fu del 55 o 54 a.C., proprio perché in essa viene citata la
spedizione di Cesare in Britannia. Da alcuni suoi carmi emerge, inoltre, che il
poeta ebbe anche un'altra relazione, omosessuale, con un giovinetto romano di
nome Giovenzio. Catullo si allontanò, comunque, varie volte da Roma per
trascorrere del tempo nella villa paterna a Sirmione, sul lago di Garda, luogo
da lui particolarmente apprezzato e celebrato per il suo fascino ameno, situato
nella sua terra di origine e che per questo induceva al poeta distesi periodi
di riposo. Seguì Gaio Memmio in Bitinia: in quella circostanza andò a rendere
omaggio alla tomba del fratello situata nella Troade. Quel viaggio non recò
alcun beneficio al poeta, che ritornò senza guadagni economici, come sperava al
momento della partenza, né la lontananza riuscì a fargli riacquistare la
serenità perduta a causa dell'incostanza e dell'indifferenza di Lesbia nei suoi
confronti. Fu tuttavia una nota positiva la visita alla lapide del fratello, in
occasione della quale scrisse il Carme 101 (a cui si ispirò in seguito anche Foscolo
per la poesia In morte del fratello Giovanni). Catullo non partecipò mai
attivamente alla vita politica, anzi voleva fare della sua poesia un lusus fra
amici, una poesia leggera e lontana dagli ideali politici tanto osannati dai
letterati del tempo[6]. Disprezzava infatti la politica di allora, dominata da
politici corrotti che servivano soltanto il proprio interesse: riteneva dunque
che favorire l'uno o l'altro non significasse niente di meno che aiutare l'uno
o l'altro a perseguire il suo vantaggio personale. Tuttavia, seguì la
formazione del primo triumvirato, i casi violenti della guerra condotta da
Cesare in Gallia e Britannia, i tumulti fomentati da Clodio, comandante dei
populares, fratello della sua celebre amante Lesbia e acerrimo nemico di Cicerone,
che verrà da lui spedito in esilio nel 58 a.C. ma poi richiamato, i patti di
Lucca e il secondo consolato di Pompeo. Una nota da sottolineare è il Carme 52
dove, per usare le parole di Alfonso Traina, "il disprezzo della vita
politica si fa disprezzo per la vita stessa": (LA) «Quid est,
Catulle? quid moraris emori? sella in curuli struma Nonius sedet, per
consulatum peierat Vatinius: quid est, Catulle? quid moraris emori?» (IT)
«Che c'è, Catullo? Che aspetti a morire? Sulla sedia curule siede Nonio lo
scrofoloso, per il consolato spergiura Vatinio: che c'è, Catullo? Che aspetti a
morire?» (Carme) Opera Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento
in dettaglio: Storia della letteratura latina (78-31 a.C.). Marco Antonio
Mureto, Catullus et in eum commentarius, Venetiis, apud Paulum Manutium, 1554. Magnifying
glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Liber (Catullo). Il liber
di Catullo non fu ordinato dal poeta stesso, che non aveva concepito l'opera
come un corpo unico, anche se un editore successivo (forse lo stesso Cornelio
Nepote a cui è stata dedicata la prima parte dell'opera) ha diviso il liber
catulliano in tre parti secondo un criterio di tipo metrico: i carmi da 1 a 60,
sotto il nome di "nugae" (letteralmente "sciocchezze"),
brevi carmi polimetri, per lo più faleci e trimetri giambici; i carmi da 61 a
68, i cosiddetti "carmina docta" d'impronta alessandrina e per lo più
in esametri e distici elegiaci; i carmi dal 69 al 116 sono gli epigrammi
("epigrammata"), in distici elegiaci. Il mondo poetico e
concettuale di Catullo Il poeta Catullo legge uno dei suoi scritti agli
amici, da un dipinto di Stefan Bakałowicz. Catullo è per noi uno dei più noti
rappresentanti della scuola dei neòteroi, poetae novi, (cioè "poeti
nuovi"), che facevano riferimento ai canoni dell'estetica alessandrina e
in particolare al poeta greco Callimaco, creatore di un nuovo stile poetico che
si distacca dalla poesia epica di tradizione omerica divenuta a suo parere
stancante, ripetitiva e dipendente quasi unicamente dalla quantità (in
riferimento all'abbondanza dei versi di quest'ultima) piuttosto che dalla
qualità. Sia Callimaco che Catullo, infatti, non descrivono le gesta degli
antichi eroi o degli dei[7], ma si concentrano su episodi semplici e
quotidiani. Per giunta, i neòteroi si dedicano all'otium letterario piuttosto
che alla politica per rendere liete le loro giornate, coltivando il loro amore
solo ed esclusivamente alla composizione di versi, tanto che Catullo dichiara
nel carme 51: «Otium, Catulle, tibi molestum est:/otio exsultas nimiumque
gestis» «L'ozio per te, Catullo, non è buono;/ nell'ozio smani e ti scalmani»
(traduzione a cura di Nicola Gardini). Talvolta il poeta ostenta il suo
disinteresse per i grandi uomini che lo circondavano e che stavano scrivendo la
storia: «nihil nimium studeo, Caesar, tibi velle placere» «non m'interessa,
Cesare, di andarti a genio» (carme 93), scrive al futuro conquistatore della
Gallia. Da questa matrice callimachea proviene anche il gusto per la poesia
breve, erudita e mirante stilisticamente alla perfezione. Si sviluppano, originari
dell'alessandrinismo e nati da poeti greci come Callimaco[8], Teocrito,
Asclepiade, Fileta di Cos e Arato, generi quali l'epillio, l'elegia
erotico-mitologica e l'epigramma, che più sono apprezzati e ricalcati dai poeti
latini. Catullo stesso definì il suo libro expolitum (cioè
"levigato") a riprova del fatto che i suoi versi sono particolarmente
elaborati e curati, le poesie raffinate e curate. Una delle caratteristiche
peculiari della sua poetica è, infatti, la ricercatezza formale, il labor limæ,
con cui il poeta cura e rifinisce i suoi componimenti. Inoltre, al contrario
della poesia epica, l'opera catulliana intende evocare sentimenti ed emozioni
profonde nel lettore, anche attraverso la pratica del vertere, rielaborando
pezzi poetici di particolare rilevanza formale o intensità emozionale e
tematica, in particolare come nel carmen 51, una emulazione del fr. 31 di
Saffo, come anche i carmina 61 e 62, ispirati agli epitalami saffici. Il carme
66, preceduto da una dedica ad Ortensio Ortalo, è una traduzione della Chioma
di Berenice di Callimaco, che viene ripreso per mostrare l'adesione ad una
raffinata elaborazione stilistica, una dottrina mitologica, geografica,
linguistica ed infine la brevitas dei componimenti, con la convinzione che solo
un carme di breve durata può essere un'opera raffinata e preziosa. Svetonio,
Vita di Cesare, 73. ^ Chonicon, ad annum. ^ Carme 113, 2. ^ Carmi ^ Secondo un'indicazione di Apuleio
nell'Apologia, 10, la donna a cui si riferisce Catullo rimase vedova nel 59
a.C. di Quinto Metello Celere, sicché si può pensare a Clodia. ^ Al riguardo si
veda il carme 93: «Nil nimium studeo, Caesar, tibi velle placere / nec scire
utrum sis albus an ater homo» - «Non mi interessa affatto piacerti, Cesare, né
sapere se tu sia bianco o nero». ^ Eccezion fatta, forse, per i carmina 63 e
64. ^ Morelli Alfredo Mario, Il callimachismo del carme 4 di Catullo, Cesena:
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Valerio Catullo (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica
su Wikidata (EN) Opere di Gaio Valerio Catullo, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata. Opere di Gaio Valerio Catullo, su Progetto
Gutenberg. Modifica su Wikidata (EN) Audiolibri di Gaio Valerio Catullo / Gaio
Valerio Catullo (altra versione), su LibriVox. Bibliografia di Gaio Valerio
Catullo, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Modifica su
Wikidata (EN) Gaio Valerio Catullo, su Goodreads. Modifica su Wikidata Il Liber
di Catullo tradotto in italiano, su spazioinwind.libero.it. Il Liber di Catullo
con concordanze e liste di frequenza, su intratext.com. Le grotte di Catullo,
su smugmug.com. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale
il 9 luglio 2009). Scansione metrica del Liber di Catullo, su
rudy.negenborn.net. La Chioma di Berenice: traduzione di Alessandro Natucci, su
digilander.libero.it. Il carme 64: traduzione di Alessandro Natucci (PDF), su
classiciscriptores.weebly.com. Portale Antica Roma Portale
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Gaetani. Gaetani. Keywords: APVD NEAPOLIM, l’implicatura di croce. Croce,
Catullo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gaetani” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza.
Grice e Gagliardi: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Marino). Filosofo italiano.
Grice: “I like Gagliardi; I spent some time with medics at Richmond,
talking Greek! Anyhow, Gagliardi shows why the Angles
prefer physician – since ‘medicare’ is such a trick!” – Grice: “Philosophically
interesting bit is that Gagliardi applies ‘medico’ and qualifies it with
‘morale’!” –Nacque a un feudo dei Colonna, nell'area dei Colli Albani, come
riferisce Moroni nel suo Dizionario di erudizione, e come riferito dallo stesso
G. nel in "L'idea del vero medico fisico e morale formato secondo li
documenti ed operazioni di Ippocrate" (Roma). In effetti, il cognome G.
esiste all'epoca a Marino ed è tuttora tramandato. E impegnato in ricerche
morfologiche, microscopiche ed anatomo-patologiche a proposito delle ossa,
compiendo importanti scoperte in questo campo: in “Anatomia delle ossa
illustrata con le nuove scoperte", Roma) descrisse per primo la struttura
lamellare delle ossa. Inoltre effettua alcuni esami e ricerche comparative tra
le ossa umane e quelle del vitello. Descrisse probabilmente per primo un caso
di tubercolosi ossea. La sua opera fu piuttosto lodata, e l' “Anatomia” fu
ristampato. Fece importanti studi sul "mal di petto". Filosofa
sull'educazione morale. Diede anche ammonimenti contro i guaritori ciarlatani e
fornì alcuni suggerimenti deontologici.
Abitava nel rione Sant'Angelo, presso via delle Botteghe Oscure. In
questa strada un suo servo fu ucciso misteriosamente nottetempo. Durante le
villeggiature dei papi presso la Villa Pontificia di Castel Gandolfo G. ha il
privilegio di offrire la frutta al papa. Alessandro VIII gli conferì un titolo
nobiliare, ma non sappiamo quale. I suoi lavori, conservati nelle maggiori
biblioteche di Roma, rivestono un particolare interesse se anche duecento anni
dopo la loro scrittura, il vice-direttore dell'Ospedale San Martino di Genova, Arata,
diede alle stampe una lettera inedita del Gagliardi sull'itterizia. Si ha
svolto un proficuo lavoro di ricerca su G., scoprendo anche una firma del
medico in margine ad un saggio discusso all'Università La Sapienza. Altre opere: “L'infermo istruito nelle
scuole” (Roma); “Consigli preventivi e curativi in tempo di contagio dati in
forma di dialogo” (Roma); “Relazione de' Mali di Petto che corrono
presentemente nell'Archiospedale di Santo Spirito in Sassia” (Roma);
“L'educazione morale” (Roma). “Come sopra l'influenza catarrale che
presentemente regna in Roma e Stato ecclesiastico” (Roma). Si veda
l'annotazione di “Due baiocchi” in "Castelli Romani", Bossi,
Dell'Istoria d'Italia antica, Enciclopedia Treccani G. Sterpellone, I
protagonisti della medicina, Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Lucarelli, G., Giornale de'
letterati d'Italia, Ros, La "Relazione de' Male di Petto" en el
ambiente anatomo-clínico romano, in Dynamis: Acta hispanica ad medicinae
scientiarumque historiam illustrandam; Moroni, Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica, Venezia, Emiliani; Lucarelli, Memorie marinesi, Marino,
Biblioteca Torquati, Ordinamento universitario dello Stato Pontificio
Tubercolosi ossea; G., TreccaniEnciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. 1 te cose senza profondarvi in alcuna di efse, ed allora appunto
diverrete più capaci di fare maggiori progressi, e tanto più se vi servirete
per regolatore delle vostrej operazioni di quel saggio avvertimento feftina
lente: Esplorerò dunque con private conferenze l'animo di ciascun di voi
separatamente, per meglio accercarmi di ciò,che vi farà bisogno, non potendo il
Medico dare ajuto al suo Infermo s se prima non avrà ben conosciute le cagioni
del suo male, e spero in oggi; e domani di potere ricavare da voi ciò, che sarà
più necessario, ch'Io sappia, per meglio indirizzarvi. Ritiriamoci ora à fare
il privato esame, per potere Lunedì prossimo dar principio alle nostre
Giornate. M Nella quale si moftra cofa fi ricerchi d'eljena ziale
per efere Medico je ciò, che gli rechi ornamento. Avveddi
jeri dal vostro parlare; che non siete tutti voi di genio
uniformi,perche conobbi bene, che tal'uno di voi non restava
persuaso, et altri più ; ò meno, s’appagavano delle mie ragioni, e riflettendo,
che ciò possa nascere dalla diversità delle vostre menti più o meno sublimi, et
animofe. Quindi è, che prima d'inoltrarmi nel presente ragionamento, stimo
necessario di premettere una breve partizione delli vostri ingegni, à fine di
regolare ciascuno di voi secondo la propria capacità : Ecer tamente,
conforme nell'esterno non vi assomigliate trà voi, così ancora nell'interno
sarete differenti, cioè, che non avrà ciascuno di voi la medesima capacità, et apertura
di mérite ; il medesimo talento, ē spirito, la medesima memoria, e ritentiva,
et il medesimo giudizio, o perspicacia d'ingegno; onde, ciò suppofto, io non
potrò con la medesima misurd, e regola mostrare à tutti voi ciò, che vi
converrà d'essenziale, è d'ornamento per potere diventare veri Medici. Dunque
mi converrà necessariamente dividere left fenziale dall'ornamento, perche
l'effenziale dovrà competere egualmente à voi, che fiete di mente più sublimi,
che agli altri d'inferiore capacità : L'ornameiro poi, perche non potrà
competere egualinente, nè potrà essere in tutti voi uniforme, bisognerà
regolarlo fecondo la propria capacità, e genio di ciascuir di vois con
pensare al modo, che poffino l'ingegni inferiori uguagliare per altra via
ancora nell'ornamento li più subliini ; E ciò servirà primieramente per dare
un'ottima direzzione alle menti di maggior capaci. tà, in farli conoscere
ciò, che si debba di elli premettere d'essenziale, per poscia potersi avanzare
in quello di più, di cui saranno capaci. In secondo luogoperche non si
confondano, et avviliscano le menti meno sublimi, anzi per istruirle, et ani.
marle insieme à fupplire con l'Arte al di, fetto di Natura, Certo, che
ognuno di voi deve avere il medesimo fine, cioè di divenire Medico; Onde dovrà
unitamente con gl'altri incaminarsi per la medesima strada, e fino à tanto,
ch'abbia conseguico il suo in, tento ; Mà perche chi si trova in forze maggiori
trà voi è portato facilmente dal suo spirito ad uscire dalla careggiata, quindi
è, che bisognerà idearsi un caso, che dia un buon regolamento à tutti
unitamente, che sarà il seguente : Vi fia trà voi chi posseda in contanti
due, chi trè, e chi quattro talenti, e che voglia ciascuno per uso proprio
fabricarsi una casa compita, che abbiad d'avere il medesimno uso, e la
medefima fruto struttura, certo è, che li fondamenti converrà, che
li facciate uniformi, il sopra terra dovrà alzarsi eguale, le stanze doyranno
essere di numero, e capacità consimili, altrimenti non avrà la medesima
struttura. In idearsi queste case non potrà l'Architetto eccedere la spesa di
due talenti, altrimenti non potria senza indebitarsi compire la sua fabrica,chi
di voi hå che due foli talenti; Si dolerà facilmente con l'Architetto chi ne hà
d'avantaggio, perche non gl'abbia delineato fabrica più sontuosa, à cui
facilmente egli risponderà, è meglio, che litalenti vi avanzinoy che manchino,
perche li potrete impiegare in ornato, e così la vostra farà più bella comparsa
; Sentendo questo voi, che avete soli due talenti vi dolerete ancora
coll'Architetto, che non vi rimarrà cosa da spendere per ornarla, e perciò la
voftra fabrica non potrà comparire bella al pari delle altre, vi risponderà il
medesimo, abbiate pazienza, che vi darò il modo per far comparire vaga la
vostra ancora al pari delle altre : Mă se per vostradisgrazia spenderete li
vostri talenti senza le buone regole dell'Architettura, é voglia ognuno di voi
farsi una casa à suo genio . Vois che avete quattro talenti vorrete fare il
doppio degli altri, vi profonderete più del bisogno ne' fondamentis farece muri
più larghi; l'alzerete più dell' altri; con tutti li vostri quattro talenti Atenterete
à copritla ; con che denari poi la stabilirete? A che servirii la magnifiċenza
della vostra casa, non potendola in tutto compire per renderla usuale?
Tanto peggio seguirà in voi, che possedete meno, se nella vostra fabrica
spetdeste più di quello; che dovete je po tete; correreste pericolo di non
poterla ricoprire, onde vi rimarria affatto infruto tuosa, Altro
inconveniente ancora potrid fascere si nell'uno, come nell'altro caso, che
saria di risparmiare ne' fondamenti qualche porzione de’talenti per impiegarla
nell'ornáto, iii questo modo le vostre cafe fariano sempre in pericolo di
rovina. $e, con tutta la sua bella apparenzas fatta [ocr errors] ad
imitazione di quei Mercadanti, che ciò che hanno tengono in mostra, e questi
sono quelli, che ben spesso si veggono fallire. Questa fabrica, ch'ora vi
hò ideato è appunto la Medicina Pratica, la quale fi deve da tutti voi
apprendere, e nella medema conformità, affinche ne ricaviate un metodo di
medicare uniforme, facile, e sicuro, e se in apprenderla voi, che siete dotati
d'ingegno più subliine degl'altri, vorrete stendervi più in oltre delli vostri
Compagni, vi confonderete con facilità con tutto il vostro bel talento, perche
fzcilmente il vostro spirito grande vi farà divagare in quelle cose, che apprese
in altritempi, che resivi più capaci, meglio lo capirete, et adatterete al
vostro bisogno. Șia per esempio, se in questo tempo, che attendete alla pratica,
vi venisse fantasia di leggere, et imparare molti, e diversi liftemi, e li varj
metodi di medicare, che Lono nella Medicina, questo vi reccherà confufione,
contenendo tanta diversità di pensieri,d'ideese di modi con tutto che la
7 verità delle cose sia una sola, onde con Fagione riferisce Lacuna, (a)
ch'esclamava à suoi tempi Galeno : Judicij veri difficultatem liquidò oftendunt
tot, tàmque variæ hærefes, quòt in Arte Medicâ reper riuntur; E tanto
maggiorinente, che quefti distogliendovi da quel bell'ordine, che voi
avevate preso in offervare l'andamenti de? mali con li vostri propri occhi, vi
faranno acquistare una pratica fimile alla vostra ideata fabrica, che non farà
côpita, et in conseguenza non ne potrete cavare quel profitto,che ne
riporteranno li voftri Compagni, li quali à cagione della maggiore
attenzione, che hanno in apprendere quella sola,non divertendosi in altro, se
ne approfitteranno bene, e la loro pratica sarà compita, e potrà avere il
suo uso, giacchè al parere di Cicerone : (6) Affiduus ufus, uni rei deditus,
die Ina genium ; et Artem fæpè vincit ; Sicchè in questa parte eforto tutti voi
à non applia care ad altro, allora che prendete lame pra(a) Comment 1.
Aphorism. 1. ex Lecuno in Epit, (6) Cicero pro Cornel. Balb. 1 [ocr
errors] pratica, che à quell'esercizio, che fate, eccettuatone alcuni tempi
destinati per Ja Notomia, e per la Boštanica, Perfezionati, che farete in
detta, pratica, et appreso, che avrete un metodo facile, e più sicuro di medịcare,
allora converrà di ornarla di altre cose, che abbiano correlazione con la
Medicina, secondo il proprio genio, e capacità, con fermo proponimento però,
che non vị abbiano da distogliere dallo studio di er fa, nè da confondere ciò,
che auete con li propri occhi offeryato più volte, eţurto ciò, che avețe
appreso per ornamento non l'avrete da profeflare come negozio principale,
altrimenti vi distoglierà da quello, che avevate già acquistato dị buono nella
- Medicina, ma sopra di cio più diffusamente ne tratteremo in ap: presto
Questą praticą, appunto acquistatą, mediante le reiterate esperienze, e
diligenti osservazioni fatte intorno li Malati è quello, che fi ricerca
d'essenziale nel Medico, et oltre di questa ogn'altra cosa, che s’acquisterà di
più gli servirà d'ornamento maggiore : Che sia così,per consolazione di yoi,
che siete d'ingegni meno sublimi, yeniamo alle prove. La prima sarà con
l'autorità d'Ippocrate chiara, e testuale ; Dice dunque, egli:(a) Ars fane
medica jām mihi tota inventa ese videtur, quæ fic comparata eft, ut fingulas,
da consuetudines, temporum occasiones doceat. Qui enim hoc pactó Artis Medicæ
cognitionem habet, is minimum ex, fortuna pendet, fed et citrà fortunam, çum
fortunâ rectè eam adminiftrabit ; Firma enim eft Ars tota Medica, cjusque
prçceptiones, ex quibus conftat dr. Consistendo dunque tutta la Medicina
in sapersi ciò, che sia solito à farsi, e le congiunture de' tempi, nelle quali
fi deve operare, queste chi meglio di voi le potrà sapere, avendole con li
yostri propri occhi più volte osservate? e bastando ciò per bene medicare,
secondo la dottrina d'Ippocrate, sarete dunque, mediante la vostra buona
pratica, allora già divenuti Me(a) Hippocr. in lib. de loc. in
bom.nesa Medici; E fe poi desiderate sentire sopra ciò più chiaro parere
d'Ippocrate, legge. xe De decenti ornatu, dove così vi parla ; Sint cu in
memoria tibi morborum curatio. da harum modi, quo multipliciter, quomodò
in fingulis fe habent; bọc enim principium eft in Medicina, medium, et finis =
che sono appunto questi il costitutivo del. l'essenziale: Sia all'oppofto
tal'uno ornato di tut, te le scienze, nià che non abbia acquistato ancora in
Medicina una buona pratica, questi non si potrà dire con tutte le sue scienze
Medico pratico, perche non saprà ben mcdicare, e gl'accaderà per l'appunto,
ciò, che succederia ad un'insigne Geo. grafo se volesse viaggiare senza la
guida, queiti nelli bivj, ò trivj sbaglierebbe la strada, per non averne la
buona pratica, e con tutto, che possedeffe la situazione di tutto il mondo, in
un piccolo tratto di paese si smarrirebbe; Mà tutto questo con Pesempj più
chiari ve lo farò costare, Tralasciando di riferirvi un lungo Catalogo
de' Medici, che hanno scritto in fola sola Medicina pratica, e che
fiorirno con gran lode, mentre vissero, senza effere ornaci d'altre scienze,
perche lo potre te, volendo, con li vostri proprj occhi rincontrare, leggendo i
loro libri ; Vi riferirò solamente alcuni casi accaduti à Medici, ch'avevano
appreffo di noi molta ftima', per essere versatiliminella buona pratica di
medicare, e si poteuano annoverare trà quelli, di cui parla, Ippocrate nel
libro De Arte : Viri hujus Aricis periti, re ipfi lubentiùs, quàm vero bis
demonftrant ; li quali vennero al cimento con Medici di maggior grido di loro
nelle altre scienze, e ciò, che ne seguì . Gio: Giacomo Baldini ne fù uno
di questi, il quale efsendo folamente un buon Pratico, e dotato d'isperimentată
prudenza, era per li fuoi pingui guadagni molto invidiato da alcuni di quelli,
che li riconoscevano in molte scienze superiori di gran lunga à lui, s'abbattè
egli una volta in un consulto con due Medici delli più celebri nella
facondia, 1 B с рiй e più versati in molte altre
scienze,e per tal cagione poco conto facevano di lui; Ora questi avevano già
premeditati li loro discorsi molto eruditi, à fine, che meglio comparisse à
tutta una nobile Udienza, che vi dovea intervenire, la poca sufficienza, et infelice
modo di di(correre del Baldini, furono sì lunghi li sudetti eruditiffimi
ragionamenti, e s'ina oltrarono tanto in cose fuori del propofito, che in vece
di dilettare annojarono tutta l'Udienza, et avvedutofi di ciò il buon Pratico,
in vece di gareggiare con loro nell'eloquenza, fece un breve di. scorso, mà
tutto indirizzato all'urgente bisogno, conobbe meglio degl'altri il male, lo
confermò con l'autorità puntuale d'Ippocrate, fece il suo pronostico mortale,
che si verificò in breve, venne alla cura, propose alcuni rimedj, e terminò il
consulto con applauso uniuersale di tutta quella nobile Udienza, diccndo
: : mo, che ha discorso à proposito, e se ne partì tutto contento, e
consolato. Gio [ocr errors][merged small] 1 1 Giovanni
Tiracorda già in questo Archiospedale degnissimo Decano, che nella pratica
Medica aveva quei bei lumi, che felicirano le cure ardue, si abbattè in un
consulto con un Medico catedratico eruditissimo nelle lingue, c Greca in
ispecie, nelle Matematiche, ed ancora nella Teologia ; L'Infermo era
Oltramontano y poco prima giunto in Roma, che li ainmalaffe, ed in tempo di
aria sospetta, il' di cui male fù creduto dal sudetto eruditiffimo Professore
eflere una febbre etica, e con tali, erante ragioni s'ingegnava di provarlo in
ispezie per il pollo basso che aveá, che fariano per certo bastate à formarne
liga gran ležzione in cattedra. In tanto il buon Pratico Tiracorda penaya in
fentire ciò, che conosceva non potersi in modo alcuno verificare, e dovendo
egli concludere, con breve discorso fece capire essere il male del povero
foratieri) una febbre maligna,e di pelimo costume, che se presto,e validamente
non era foc corso farebbe morto, disse ciò, che con veniva B2
[ocr errors] veniva farsi con sollecitudine, e l'esito funesto, in breve
seguito, ne fù il Giu- dice, chi di loro avesse meglio conosciu- to
il male, Riferirò per terzo ciò, che seguì ad Antonio Piacenti
mio Maestro, la di cui perizia nel ben medicare è nota, per via vere ancora
molti, che furono da effo ne’loro gravi mali bene assistiti, onde per essere io
interessato, non m'inoltrcrò di vantaggio in lodarlo, e lascierò, che facciano
altri quella giustizia, che le sue gloriose ceneri meritano. Questi ebbe
occasione più volte di trovarsi alsieme co' Professori di molto grido, per le
varie scienze, che possedevano, e vedevo, che il suo configlio, ò era
feguitato, ò volendosi fare diversamente per lo più si sbagliava; Accadde
una volta nella cura di un'Infermo, che pativa di un male graue di testa,
creduto da esso procedere da pienezza d'umori viziofi, che nel basso ventre
dimoravano, c per ciò gl’aveva proposto il dejettorio, che à ciò si oppose chi
era versato più di luiin altre scienze fuori della pratica medicinale, con il
motivo, che l'evacuazione glavria inolto pregiudicato. Stette egli faldo nella
proposta già fatta, quale fù esaminata da altri Profeffori, e conclusa: ed
eseguita che fù, l'efito moftrò d'onde procedeva il male, e chi l'aveva meglio
accertato, posciache mediante l'evacuazione ne rimnase libero. Due gran
motivi si poffono dedurre dalli riferiti casi, uno di confolazione per voi, che
non avete genio ; ò abilità all'acquisto di altre scienze, vedendo, che nella
vostra sfera pratica; abilitati che sarete, potrete ftare à fronte con quelli
di più letteratura di voi, purche abbiate prudenza, e giudizio in sapervi ben
regolare; e l'altro servirà d'avvertimento à voi d'ingegno più perspicaces che
desiderate apprendere tutto lo scibile, à non fidarvi folamente sù quello, ch'è
ornamento Medico, dovendo ancor voi poffedere Fondatamente, al pari degl'altri,
quella buona pratica Medica, ch'è la direttrice del ben curare, senza
[merged small][ocr errors] la quale sono inutili tutti gl'altri ornamenti:
Consolatevi però ancor voi, che bramate d'apprenderli : perche quando saranno
uniti alla buona pratica, vi ferviranno ancor'elli di scorta, e vi faranno
divenire eccellenti Medici, et in prova di ciò non vi mancano esempj di cafile,
guiti, che fanno conoscere quanto accrescano di chiarezza alle nostre menti le
Filosofie sperimentali, la Ģeometria, l'Aftronomia, et altre scienze, che
porfono avere correlazione con la Medici. na, mà per ora potrà bastarvi
l'oracolo d'Ippocrate allora, che scrivendo à Tel, Lalo gli notificò: Geometria
mentem acuit, e longè Splendidiorem reddit ; e nel libro de Aere, Aquis, et locis
; Ad Artem Medicam Astronomiam ipfam non minimum, fed plurimum poteft conferre
; Ben'è vero, che rari fono quelli, a'quali datum eft adire Corintum, perche
tutte queste cose averle, poffederle, e maneggiarle à quel segno, che conviene,
cnon più oltre non a ricerca minor prudenza di quella, che aveva il Re
Mitridate iu reggere un Coco [ocr errors] Cocchio tirato da bravi,
e numerosi de strieri, altrimenti andandosene tutte in pampani, e fiori, che
non legano, produrranno pochissimo frutto, quantuns que fosse vaghiflima la
loro prima ap. parenza. Sicché parmi d'avervi à bastanza mostrato, che
l'essenziale del Medico non consiste in altro, che nella buona, e soda pratica
acquistata mediante le re. iterate osservazioni di ciò, che fiegua nelli
progrefli de’mali, e quanto fiac. quisterà di più fia tutto ornamento. E
da questo si possono comprende reli gran vantaggi, che necessariamente nel ben
medicare, non solamente li Gio. uani Praticanti, et Aliftenti ne riportano
dalle continue offeruazioni, che fi fanno negli Spedali ove sono numerosi
gl'Infermi, mà ancora gli Profeffori primarj, che ivi esercitano, potendo
questi, mediante le reicerace osservazioni, che si fanno in lunga serie di
anni, acquistare molta perizia pratica, e franchezza ancora nel medicare,
conforme, che ogn'uno di esli ben se ne avvedeje lo confeffa. E
finalmente, acciocchè non resti quanto vi hò detto infructuofo,converrà, che
ora vi mostri come vi dovrete contenere nell'acquistare detta pratica tutti
assieme, e conformé, fi dovrà regolare ciascun di voi ; secondo la propria
capacità, in quello, ch'è ornamento, mà effendo questi più punti, che meritano
matura riflessione, bisognerà riportarli alla Giornata di domani, venite però
tutti, e voi precisamente, ch'avere più brio, e spici:o più vivace deglalri
preparati di sofferenza, perche sarà Giornata di attenzione, e mortificazione
infieme. [ocr errors][merged small] [blocks in formation] Nella quale si
fà vedere ciò, che dovre farsi da tutti unitamente per ben confeguire una buona
prática, e quello, che dovrà operare ciaschedino secondo la propria capacità
per uguagliarsi a' Comia pagni in quello, ch'è ornamento. Mi :
I dispiace nella Giornata di jeri accennato, ch'oggi vi
mortificherei, perche jacula prævisa minus feriunt ; Mi persuado, che di già
farete venuti preparati per sentire da me rimproveri sopra li vostri poco
lodevoli portamenti, da me più volte osservati, mà abbiateci pazienza ò perche
ciò G fa per voftro bene. Ditemi di grazia à che fine venite in questo
luogo pieno di miserie ? Frana camente mi risponderete : A prendere la pratica
di Medicina; e questa in che modo la prendete yoi più disinvolti, et allegri,
che mostrate d'esfere più spiritofi degl'altri? Con paffeggiare per lo
Spe. daledale, confabulando trà di voi sopra le novelle di queito mondo?
Questo non è il modo da prendere pratica di Medicina, nella quale si richiede
una fomma applicazione, mà più tosto da divertirvi: Sappiate, che lo Spedale
non è luogo da perderci inutilmente il tempo in divertimenti, e svari, perche è
ripieno di aria infetta, chi non brama d'approfita tarsi non si curi dimorarvi,
mà se ne vada in aria migliore, e più amena di fta, che farà per lui più utile,
e sicura, e non mi faccia cestar bugiardo, poiche in cal guisa continuando, non
folamente daria à divedere che la Medicina sia Arte lunga, mà ancora, che non
si possa in conto alcuno acquistare, essendo questo tutto l'opposto di ciò, che
da principio vimostrai. 15 TMarcello disse, rimproverando li suoi
foldati, che non aveano fatto come e doveano, e poteano il loro uffizio:
Mula ta vidi Romanorum corpora, fed Romanum vidi neminem; e così ancora
io potrò direfin'ora di voi: Multa vidi discipulorum [ocr errors] corpora,
fed difcipulum vidi neminem ; Spero però, che conforme servirono di stimolo a'
suoi soldaţi le parole risentite di Marcello per fare, che superassero nel
giorno susseguente Annibale,cosi le mie moveranno ancora gl'animi vostri in ay.
venire ad operare con più attenzione, e fervore di prima scusandovi del
passa perche non sapevate ancora in che modo vi dovevate contenere ; Qual
mutazione, oltreche recherà à voi gran vantaggio, si perche più prestamente vi
sbrigherete, e con miglior ordine v’im. poffefferete della buona pratica
Medica, à cui devono indirizzarsi tutte le vostre operazioni, sarà ancora di
mia somma consolazione. Prima però di porvi à questo ftudio pratico farà
di mestiere, che possediate, oltre il buon costume, l'Istituzioni Me diche, con
le quali diverrete già iniziati à questo nuovo esercizio, essendo legge
d'Ippocrate di non doversi praticare altrimenti, ordinando egli (a) doppo
aver detto: (a) I* Hippocratis lige : detto: Institutionem à puero
fit moribus generofis, venendo alla Medicina pratica, Hæc verò cum facra fint,
facris hominibus demonftrantur, prophanis verò nefas priùsquàm foientiæ facris
initiati fuerint ; e facendo voi diversamente non potrete capire ciò, che vi si
presenterà d'offer= väbile, e s’aveste ancora appreso la cognizione de'mali, vi
recheria quefta un sommo vantaggio, insegnando Ippocrates ( b ) che Qui autem
fignorum cognitio: nem habuerit is: folus ritè ad curationem aggredietur, caso
che nò procurerete, che sia questo il primo vostro studio, e lo farere ; con
discrivere in un libretto di memorie tutti li segni, che fanno venire in
cognizione di quel tal determinato male, con indicarvi quali sono li essenziali
; ex. gr. dell'Angina, dell' Epátiride &c. é quelli, che sono distintivi;
che fanno conoscere, se sia Colico, Ò Nefritico il male, se fia vera, ò falfa
gravidanza, e così proseguendo in tutti quei casi confimili, che hanno
bisogno di (b) la lib.de Media [ocr errors] [ocr errors] di qualche
segno proprio, che meglio li faccia comprendere, e tutto ciò è necessario à
farsi, perche attorno l’Infermo dalli segni si rinviene il suo niale, e questi
sono neceffarj d'averli à memoria, perche all'ora non si può ricorrere à
leggerli ne’libri, quando sareçe interrogati, che male quello sia ; Dovrete
ancora lasciare in detto libretto di memorie molto spazio di casta bianca in
ciasche, dun caso, doppo avervi descritti gl’accennati segni per notarvi ciò,
che biso, guerà in appresso, Acquistata, ch'avrete la cognizione de' mali
più frequenti, e che vagano in quella stagione, e questo in breve tempo lo
potrete fare, incomincierete ad osservare il modo, con il quale si curano, et in
quel medesimno libretto dove avrete descritti li segni, v.g. della Punfura,
capitandovi d'osservare il detto male, verrete descrivendo la cura, e
mutazioni, che di giorno in giorno eslo anderà facendo, tanto in meglio, che in
peggio, con tutto ciò, che offerverece di riguardevole, mà succintamente
con qualche contrasegno indicativo,per non fare scrittura voluminosa. Di
dette cure da offervarsi contentatevi di prenderne poche da principio, e le più
facili, per poterle esattamente confiderare, e capire bene, quali in progresso
di tempo l'anderete moltiplicando, e scegliendo secondo vedrete meglio poterle
possedere, e comprendere; Avvertite però non caricarvenc troppo, nè di
tralasciarle, se non ne avete veduto l'evento felice, ò funesto, quale noterere
per meglio impoffeffarvi nelli pronoftici da farsi in casi consimili, nelle
congiunture, che vi si presenteranno . E tutto questo è coerente al consiglio
d'Ippocrate dato nella sua legge, ove dice : Ad bec longi temporis induftriam
accedere neceffe eft, quod disciplina veluti gravidata felicitèr, et benè
crescendo maturus fructus efferat. Lo studio, che dovrete fare in casa
sarà di leggere solamente dui, ò trèlibri pratici de’migliori, che potreteavere
si antichi, che moderni scelti dal Direttore vostro Macítro, et in quelli
procurerete rincontrare se ciò, ch'avete osservato si uniformi alli loro
sentimenti, e noterete, in che cosa consista il di- . yario, per domandarne
sopra ciò la cagione à chi sarà vostro Direttore nella pratica, ò almeno alli
Medici Affiftenti di detto Archiospedale, che sono già pratici, de' quali
ancora vi dovrete prevalere in molte occorrenze, potendoli avere più pronti, e
nel luogo istesso dove vi esercitate, Mà perche le conferenze accrefcono
fervore, e facilitano insieme li progressi, per cagione dell’utile emulazione,
e di sentire da? Compagni qualche cosa di più, che talvolta non fi sapeva ;
Quindi è, che almeno una volta la settimana vi dovrete congregare tutti insieme
per conferire ciò, che ogn'uno avrà acquistato di più nel suo esercizio
pratico, et à questa conferenza potria avere qualche sopraintendenza il Medico
Af fiftente di guardia, che deve necessaria. mente [ocr errors]
mente essere nello Spedale permanente ; E quando sarete disposti à tal’utile
esercizio non avrete da affaticarvi in cercare luogo à propofito, conforme era
neceffario prima, perche voi, che di presente ftudiate avete avuta la sorte
propizia, mediante l'animo generofo, e magnitico di Monsig. Illuftriffimo Gio:
Maria Lang cifi, cho con tanti suoi incominodi, c con si considerabile spesa, à
publico bene, hà stabilito sì grandiosa, e nobile Libraria, ed in questo
medesimo luogo, dove vi esercitate, potrete ivi radunarvi, e fare con tutti li
vostri commodi l'utilissime conferenze, con quel di più, che ne potrete
ricavare da'vn'abbon, dantislima scelta di libri, che vi si custodiscono d'ogni
scienza, et in particolare, assai più numerofi d'ogn'altra in Medicina. Qual
commodo fe l'aveflimu avuto noi, che ora fiamo avanzati negl'anni, in nostra
gioventù, quanto mai ci faria stato grato; poiche per fare conferenze allora,
bisognava andare in luoghi privati à dare incommodo, e pure si face
vano vano con fervore conforme seguì int cafa del Dottor Girolamo
Brafavola, dove ogni Lunedì si teneva congreffo publico, e si leggevano un
difcorso con due problemi Medici, oltre le conferenze, che si facevano fopra
altre materie, concernenti la Medicina, è detto.congreffo continuò con fervore
per molti anni, e con profitto di chi lo frequentava. Talmente che tutta vostra
la colpa fària se voi ora che avețe derta commodità la trascuraste', non
potendosi ciò attribuire ad altro, e con vostra somma vergogna, che al poco
desiderio, che aveste di approfittarvi. Vi riuscirà più commodo di fare
alcune diligenze intorno alli Malati, che vi fiere scelti da offervare, prima
della visita del Medico Principale, che consor feranno d'interrogarli, con
descrivere ciò, che vi troverete di novità per essere sbrigati, e pronti nel
tempo della visita, nella quale sentirete voi ancora il polso à tutti
gl’Infermi del Quartiere per impoffeffarvi delle differenze di esia
C e ciò e ciò farete con qualche attenzione particolare, per meglio
comprendere ciò che nel giorno vi scorgerete differente dalla mattina, e nelle
visite susseguenti, ciò, che di divario dalle antecedenti, ed in ispecie se più,
ò meno celeri, se più, ò meno eguali, se più, ò meno duri, se più alti, ò più
basli, e molte altre differenze, che avete gia letre nel trattato de' Polfi, ed
occorrendovi sopra di ciò alcuna difficoltà, non abbiare timore di spiegarvi, e
di dirlo à chi vi sopraintende, perche da tutti con somma cortesia vi sarà
spianata; Starete attenti quando s'interrogano li Malati nuovi per rinve- ;
nirne l'idea del male, et offerverete il modo, che si tiene con quelle persone
idiote, che non sanno rispondere à ciò, che si domanda loro, et apprenderete la
gran pazienza, che bisogna averci, per potervene servire ancora voi
abbattendovi in Gimili Infermi idioti. Vi porrete à mcmoria quell'idea, che dal
Medico Principale farà stabilita à quel male, e pet non dimenticarvene la
noterere in un libretto conforme vien praticato da. gl’Afiftenti, con
notarvi insieme il no me dell'Infermo, e numero del letto, invigilerete in
sentire, e capir bene cutte le ordinazioni, che si faranno, con rincontrarne
ancora li suoi effetti, non trascurerete di sentire ciò, che si dice del
pronostico del male, e d'ogn'altra cosa concernente tal'infermità, ed in
ispecie in quelli, che vi siete scelti per osservare, e facendo yoi ciò, che vi
hò decco, vi assicuro, che quell'Arte, che Ippocrate chiamò lunga, la farete
divenire più breve di quello, che vi credevate, potendo yoi in tal guisa con
facilità non solamente apprendere il modo più sicuro di medicare, mà ancora la
franchezza del ben pronosticare, conforme insegna Ippocrate : (0) Eventa igitur
per experientiam cognita prædicenda, id enim gloriam adfert, c cognitu ejt.
facile. *Terminata, che farà la detta visita seguirete il Medico, che vi
conduce inpratica per osservare le visite, che sono per la Città, nelle quali
procurerete di fare le vostre osservazioni nel miglior modo, che vi sarà
permesso. Con il sudetto vostro Direttore, e Maestro conferirete tutte le
difficoltà, che vi occorrono, con animo però decerminato d'apprenderne li loro
documenti, essendo questi li semi di quanto di buono in voi germoglierà à
suo tempoo conforme disse Ippocrate nella sua legge : Doctorum præcepta feminum
rationem habent, non già di contradire con pertinacia à quello, che verrà da
esso detto, e risoluto, ed imiterete in ciò le Api, che succhiano il mele da'
fiori, è non già le Vespi, che pungono con li loro aculei colui, à cui si
approssimano. Credetemi, che la modestia, e li buoni costumi, l'attenzione, e
la docilità ne? giovani formano la base stabile di tutti li loro avanzamenti,
dove, che il mal costume, la pertinacia, la garrulità, e la petulanza affatto
l'atterrano, elanniçhilano. Nelli [ocr errors] [ocr errors] Nelli
tempi poi, che saranno prof fimi alle offervazioni anatomiche comincierete ad
alleggerirvi dalle occupa. zioni Mediche, per attendere con più fervore alla
Notomia, e procurerete in quelle vicinanze di trovare un'Indice delle
oftenfioni, che fi faranno, per istudiare preventivamente ciò, che pu- . blicamente
si dimostrerà, ed in oltre vi troverete presenti à tutte le preparazioni delle
parti, che si faranno in privato, non solo per meglio capire, et impofseffarvi
di quello, ch'avete letto, mà ancora per mostrarvene già pienamente istrutti
quando le vedrete publicamente dimostrare i Non trascurerete, essendovi
occafioni d'aperture de cadaveri, di trovarvi presenti à quelle, e tanto
maggior mente se avrete osservato li mali di quei poveri defonti, e se non
l'avrete visitati, procurerete informarvi delle loro infermità, perche mediante
tali ispezioni verrete meglio in cognizione del luogo affetto, e di qualche
cagione ancora di detto C 3 detto male, e noterete in
succinto nel vostro libretto ciò, che si farà rinvenuto in quelle di
considerabile, acciocchè vi resti memoria per prey aleryene à suo tempo. Ed
affinche meglio le possiate ritrovare, riporterete in un repertorio per ordine
alfabetico ciò, che offeryato avrete, tanto nelle cure de inali, esiti
de’madesimi, che aperture de' cadaveri, senza lasciare nè pure un giorno di non
notarvi qualche cosa offervata, e questo l'andrete bene spesso rileggendo, à
fine non vi scordiate di ciò, che una volta apprendeste. Quando si
faranno l'ostensioni bota taniche non occorrerà, che trascuriate l'altre vostre
applicazioni mediche,perche non richiedono queste quell'attenzione, ch'è
necessaria per la Notomia. E tanto più, che durano tutta una stagione, onde
basterà, che per tal'effetto Jeggiare qualche libro bottanico, e con
l'esercizio oculare ricontriate nell'Orto Medico le più usuali per meglio
conocerle, le quali per voi possono esse re [ocr errors] re
sufficienti con la notizia delle loro virtù.
Impiegato, ch'avrete il primo ane no, con fervore, in fare tutto ciò,
che fin'ora vi hò detto, ristrignerete poscia in una nota
tutti quei mali più essenziali à saperfi, che ancora non avevate
offer- vati, à fine, che capitandovi possiate in quelli continuare
li vostri studj, imitan. do quei Giardinieri, che vogliono
for mare un vago prato di fiori ; Questi colo tivano tutto quel
terreno, e con buona ordinanza vi dispongono li semi, à fine non vi
resti del sodo incolto, ove non nascono fiori, mà sol'erbe
campestri, e che li fiori, che nascono, non resting trà loro
confusi. Quando avrete già offervato ocularmente le cure de' mali
più riguardevoli, e frequenti, e quelle occorsevi di nuovo, l'avrete più volte
ancora rincontrate nelle cose essenziali, uniformi, e che possederete già la
Notomia, elsendo divenuti capaci di meglio discernere ciò, che fate, all'ora
converrà, che [ocr errors] vi applichiate à rinvenire le cagioni de? mali,
e non prima, perche essendo tante, e così diverse tra loro le cagioni descritte
dagli Autori in un medeliino male per la diversità di sì numerosi
sistemi, novamente inventati, che se Galeno à fuo tempo giudicò al parere di
Lacuna che : Judicis veri difficultatem liquido ostendunt tot, tantæque variæ
hæreses, quot in Arte Medicâ reperiuntur ; Che giudizio accertato ne potreste
formare voi ora, che sono cotanto più cresciute, prima d'essere nella pratica
bene istrutti? Oggidi li giovani sono così perspicaci, per non dire arditi, che
li raziocinj, che già udirono da’loro Maestri, quali come buona femenza
dovriano conservare, et aspettare, che con il tempo crefceffero, conforme
ordina Ippocrate nella sua legge: Tempus omnia hæc ad plenam nutritionem
confirmat, in vece di çoltivarli ora non li seguitano più, et in vece di quelli
se ne scegliono delli più vaghi, onde quando ciò abbia da esfere è pur meglio,
che l'apprendiate quandofiete divenuti più suficienti à farlo, ed all'ora
appunto, che sarete à pieno informati dell’idee de'mali, delli loro sina tomi,
del modo, che s’abbiano à curare, e dell'esito, che possono avere, perche
potrete allora con più sperimentato giudizio sceglervi quel raziocinio intorno
alle sudette cagioni morbose più adattabile degl'altri al vostro bisogno:
Sentite di grazia come al proposito ve lo infinua Ippocrate : (d) Preclara enim
res eft, quæ ex opere, quod quis didicit proficifcitur oratio ; Écon maggior
chiarezza in altro lạogo, (e) dove così parla : Ncque priùs ad ratiocinationis
perfuafionem quàm ad ufum cum ratione conjunctum animum adhibere ; Ratiocinatio
enim in eorum, quæ fenfu comprehenduntur recordatione quadam confiftit ; ed in
appreffo : Nullum ex his, quæ folâ ratione concludun-, tur fructum percipere
licet, verùm ex his, qua operis demonstrationem habent, fallax enim, et ad
errorem proclivis affeverario; Ed operandosi da voi in questo modo, effendo già
divenuti più abili, e capaci, da un principio più accertato ricaverete un
ražiocinio è certo, ò per lo meno probabile, dove che facendosi diversamente
con impoffeffarvi prima d'ogn'altra cosa delli raziocinj in aria, e di bella
comparsa, che possono con danno notabile preoccupare le vostre menti, e quefti
effendo Icelti da voi per mero genio, fenza saperne il perche, vi faranno
dedurre delle conseguenze, che vi pareranno certe, ed evidenti, le quali in
atto pratico le troverete diverse das quelle ve l'eravate figurate; onde per
acquistare pofcia la buona pratica vi converrå deporli, conforme è convenus to
farli da altrui, che se ne sono ayveduri, per non continuare ne' loro
pregiudizj, e sentite come à meraviglia fi ritrovano costoro delcritti da
Ippocrate: (f) Venuste enim cognitionis intelligentia apud iftos sparsa ejš .
Cum igitur hi ex neceffitate indocti exiftant eos ad utilem *xercitationem
cohortor . Mà veniamo all' esempio per caminare con più chiarezza. S'idei il
più bell'ingegno, che frà voi si trova, che il tal male proceda da un' acido
esaltato, è da un calore eccellivo, ne dedurrà subitamente con la sua
perspicacia, dunque và curato con gli alkalici, ò con gl’attemperanti. Volesse
Iddio, che ciò si verificaffe, non avreste per certo bisogno d'affaticarvi
tanto intorno l'Infermi per apprendere la vera pratica, perche in questo modo
diverreste presto Medici; Mà non è questo il modo da caminare con licurezza,
perche se quella cagione non è accertata farà neceffariamente incerta ancora la
conseguenza da quella dedotta, la quale potrà talvolta produrre all'innocenti
Infermi un nocabile danno, perche Gi tra{curerà di far quello, che s’è osservato
altre volte effer loro di giovamento per andare in traccia à ciò,ch'è incerto,
e so. lamente da noi ideato. Qual verità udite con che chiarezza si ricava da
Ippocrate:(8) Quidquid artėm artificiosè di&tum ef(d) Hippide
deciørd. (e) Id, in lib.de tracept 1 efem(f) In lib.pracept:
eft, (8) Hippocr.de decobabitki [ocr errors] eft, non autèm factum, viam,
rationem artis expertem arguit.. Opinabile fiquidem fine actione infcitiæ,
nullius artis indicium eft ; Opinatio enim cum præcipuè in Arte Medicâ, eâ
quidèm utentibus crimini vertitur; His verò qui eâ indigent exitium afferty fi
namque fuis verbis perfuafi exiftim mant se opus ex scientia profectum
novisse, quemadmodùm aurum adulterinum igni probatur,tales se ipfi etiàm
produnt ; e ciò lo conferma ancora nella sua legge, dicendo, che la sola
opiņione ignorationem parit . Il modo dunque praticabile più sicuro sarà di
dedurre la cagione demali dalla già accertata cura, osservata più volte
profittevole, con que’lumi, che vi darà di più la Notomia, e quando anche per
questa strada non se ne rinvenisse la più certa, non potrà nascerne quel
pregiudizio già accennato, perche la cura anderà a suo dovere, essendo fatta
secondo le buone osservazioni pratiche; oltre di che caminando voi con
quest'ordine non vi regolerete con l'incertezza dell'opinioni degl'uomini,ogni
giorno variabili, mà bensi con la certezza delli giudizi di Natura, sempre più
accertati, come divinamente considerò Cicerone allorche diffe : Hominum com.
menta delet dies, naturæ judicia confirwsat. Quindi è, che Pittagora non
fenza cagione faceva tacere li suoi scolari sinche aveffero compiti cinque anni
di studio, perche voleva, che cominciassero à parlare quando appunto capivano
ciò, ch'elli dicevano, e veramente chi presto parla non ha premeditato ciò, che
dice, e chi non hà premeditato ciò, che dice, parla à caso. Per conferma
di quanto vi hò detto, ed à fine non prevarichiate ora, che avere da me sentito
dire qual potesse esfere il inodo facile sì, mà non già sicuro, da prestamente
liberarvi dall'intraprese fatiche, v'addurrò altri sentimenti
d'Ippocrate,da’quali non potrete discostarvi se vorrete essere tenuti suoi veri
seguaci, dice egli ( b :) parlando in termini difare progresso nella Medicina :
At vero in Medicina iampridem omnia fubfiftunt in eaque principium, via inventa
eft, per quam præclara multa longo temporis fpatio sunt inventa, bu reliqua
deinceps invenientur; Si quis probè comparatus fuerit, ut ex inventorum
cognitione ad ipforum investigationem feratur, Qui verò his omnibus rejectis,
ac repudiatis aliam inventionis viam ; aut modum aggrediatur, to aliquid Je
invenise jactitat, is cùm fallitur, tùm alios fallit, neque enim iftud ullo
pacto fieri poteft. Ippocrate dunque vuole, che dalle cose accertate si passi
all'investigazionc di esse,per meglio discernere ciò, che in quelle non fosse
ancora palese,mà non già, che dalle incerte si pasli à fare al. cuna
investigazione, dicendo chiaramente, che chi farà diversamente ingannerà se
stesso, e gl'altri, e tutto ciò vie. ne più precisamente individuato
redarguendo quelli, che dalle cagioni incerte ne vogliono dedurre una certa
cura, come si legge in appresso: At verò nunc ad cos, qui novâ quadam ratione
artem ex přo." propofita materiâ investigant nostra revera
tatur oratio fiquidem eft calidum, aut fria gidum, aut ficcum, aut humidum,
quod hominem lædit, et eum, qui rectè mederi volet opporret calido per
frigidum, frigido per calidum, ficco per bumidum, et humido per ficcum
opitulari . Exhibeatur mihi aliquis naturâ non admodùm robuftâ, fed
imbecilliore; qui triticum crudum, et inelaboratum edat, quale ex areà
fuftulit, carnes crudas, et aquam bibat, ex qua victus ratione non dubium eft
quin multa, gravia fit perpeffurus. Nàm et doloria bus conflict abitur,
et imbecillo erit corpore, O ventriculus corrumpetur, nequè vitam diù tollerare
poterit . Quodnàm igitur ità affecto præfidium comparandum Calidum nè,
aut frigidum, an ficcum, an humidum? Siquidem horum quodque fimplex eft.
Namque fi quod lædit ab his ipfis eft diversum contrario disolvere convenit,
velut ipfifatentur - Eft enim certifima, et evidentiffima medela, sublatis
quibus utebatur cibis, pro tritico panem exhibere, da pro crudis
carnibus coctas, dj insupèr vinum propi narly nare, neque fieri
poteft, quin his commu: tatis convalefcat ; e questa accertata cura come si è
ritrovata, se non dal vedere, che le sudette cose hanno altre volte conferito
in simili casi? Seguitate pure la strada calcata da' noftri maggiori, se
non volere errare, per la quale ebbe origine, e si è avanzata la vera Medicina,
e questa è quella dell'offervazioni, conforine chiaramente confessa
Ippocrate.(i) dicendo : Neque verò pigeat ex plebeis sciscitari fi quid
ad curandi opportunitatem conferre videatur, fic enim censeo artem univerfam
coma moftratam fuiffe, quod fingula ex fine abi fervata, ad eadem aggregata
fuerint. Animum igitur adhibere oportet fortuit,e occafioni, qu& plerumque
fe offert, quæque cum utilitate, et lenitudine conjuncta eft, quàm cum
sollicitatione, et forti defenfione; e ricavate pure li vostri raziocinj dalle
cagioni de' mali, dalle cure à voi note, ed in quella conformità, che più vi
appagano, che ottenuti in questa guisa, se non fi) Hipp.praceptiones
. [ocr errors][ocr errors] non dimostrativi, faranno almeno inno-
centi, non potendo recare pregiudizio alcuno, e state fermi in tale
proposito, per l'esempio di più d'uno, conforme, che diceffimo, à
cui è convenuto mutare li raziocinj delle cure dapoi, che hanno
osservato in pratica meglio gl'andamenti de' mali, e non prima d'allora si
sono accertati, che l'opinione era assai diver- sa dalla verità,
conforme nel suo sogno ci fà conoscere Ippocrate, ( a ) non solo
perche li comparvero assai differenti trà di loro, mà perche la verità
dimorava appresso Democrito, che non s'inganna- va, e l'opinione
trà l’Abderiti già pre- giudicati, per la falla loro credenza, che
Democrito delirasse. Appreso, che voi avrete le cagioni ancora
de'mali, all'ora sarete arrivati à qualche perfezione maggiore,
poten- do, rotto già il silenzio Pittagorico, con fondamento
parlare, e con franchezza ancora medicare, resterà solo d'istruirvi
in che modo si dovrà contenere ciasche- duno (a) Hippo in epiß.
Pbilope.2. [ocr errors][merged small] D [ocr errors] duno di voi in
ornare, secondo la propria capacità ciò, ch'avrete acquistato tutti in
commune. > Parlerò prima con voi di mente fu. blime, e generofa, che
vi pare un troppo angusto campo la sola Medicina, onde per far conoscere a
tutti la vostra maggiore abilità, volete stendervi più oltre, ed all'acquisto
d'altre scienze,conforme nelle private conferenze apertamente diceste, ove
tal’un di voi mostrò genio grande d'apprendere le Mattematiche, altri
l'Astrologia', e chi per ornamento le Lingue straniere, et in ispecie la Grecaj
e chi per divertimento ancora l'erudizioni Istoriche i Mi dispiace d'aver
sentito dire, che trà voi yi fia chi lo faccia per genio grande, perche questo
vorrei, che tutto lo ponefte alla fola Medicina's qual dovrete profeffare, onde
viva pur sempre caurelato, e circospetto chi di voi hà fimit geniono che
non gli faccia perdere -Hamore à cid, ch'avrà dianzi acquistaso; perch'è
solito, che chi apprende congenio grande una cosa nuova, trascura
necessariamente ciò, che prima se non per genio, almeno per impegno
lo appagaya . Io per me non posso, nè devo op- pormi à quanto
deliderate, si perche è onefto, sì ancora perch'essendo
all'ora voi già divenuti Maestri vorrete fare à vostro modo ;
Vi dò solo questo conse- glio, che facciate regolare la vostra in
clinazione fempre dalla prudenza, e dal giudizio, e che non la lasciare
in tutta sua libertà, e facendo voi in questo mo- do non potrete
errare, perché le sudette virtù mai non permetteranno, che fi din
ftacchi dalla Medicina già appresa, nè che nel fare li nuovi acquisti gli
rubi quel tempo, già destinato per lei, e final mente faranno in
modo, che non l'ap- prendiate à quel segno di poterle pro- feffare,
mà per solo ornamento, e per poterne ancora voi discorrere in
quella parte, che possa servire alla Medicina. Mà
vediamo d'ajurare, e consolare insieme voi altri, che restereste
altrimena 1 [merged small][ocr errors][merged small] [ocr
errors][ocr errors] timesti, non solamente per la separazione, che faranno da
voi li vostri compagni, inà eziandio per la cagione di essa . In primo luogo
parliamo chiaro intorno a'vostri difetti, per dare à ciascheduno di essi il suo
rimedio, s'è possibile. Dilli s'è poffibile,perche se sarete affatto inetti, et
incapaci mutate mestiere, conforme hò fatto fare à qualcheduno di simile
inabilità, perche altrimenti vi affaticherete in darno fino, che viverete, mà
re, ò la vostra memoria apprende con qualche difficoltà, tenétela continuamente
esercitata, che migliorerà, volendo Cicerone, (b) che : Affiduus usus uni rei
deditus, et ingenium, a artem fepè vincit ; ò il vostro giudizio non è pronto,
ajutatelo con l'attenzione, e vigilanza, date tempo, che si farà, perche molte
piante fioriscono prima, et altre sono più tardive; ò il vostro discorso è
alquanto infelice, e non siete pronti, esercitatevi nclli discorsi publici,
bene imparati à memoria, discorretela continuamente con li vostri (b)
Cicero pro Cornelio Balbo. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] vostri
compagni più franchi di voi, fae tevi animo, et abbiate forma fiducia,
che il vostro timore cesserà. Aspettate ora da me di sapere il modo, che
dovre- te tenere per adornare ancor voi l'ope- ra già fatta, à fine
di non iscomparire trà gl'altri vostri compagni, e con ragione. Già
voi non vi curate d'uscire dal- la Medicina, in questa dunque
converrà trovare l'ornamento, che sia adattato al vostro bisogno, e
doppo fatta matura rifeflione, non trovo miglior conseglio di
quello, che fi ricava da Prospero Marziano Medico di grand’ingenuità,
all'ora, che ricercando la cagione, per- che li Medici antichi erano
tanto stima- ti, et onorati assai più di quelli, che vivevano
à suo tempo, egli fù di fenti- mento, che procedeffe ciò
per effer stati. glantichi versatillimi ne' pronostici, e non vi
sia discaro à sentire ciò, ch'egli diffe : () Cur prisci Medici tanti habiti
fint apud homines, ut non folùm primas in Ci. (c) Prosper Martian.
2.prediff. perf.23. e [ocr errors] D 3 Ciuitatibus, ac Regnis
tenerent, Regibus Principibusque imperarent, fed etiàm summus honos, Diisque
folis præstari folitus, Medicis tribueretur, admiranda enim circà agrotos, et præftitife,
et prædixise eft. necessarium ; Sicut vice versâ mirum non eft ifi nunc adeù
vvilitèr tractentur, quando nèc in curando, nèc in prædicendo quidquam
spectabile pr&tent noftri, cum ea faciant tantummodò, a dicant, quæ ipfis
idiotis sunt manifefia, et tamèn'artis pradantiam noftrorum temporum continuò
jaEtant imperiti, Medicinamque posteriores ditasse profitentur, fed veniunt
excufandi, eo quod antiqua thefauros adhùc non percepere, quibus tota quidem
Hippocratis do. Etrina plena eft; Verùm præfens liber, [h.c. prædiétionum
secundus ) adeò abundat, ur folus paupertatem, cu miferiam artis noftrorum
temporum indicare fufficiat, nam quis nostrum eft qui centefimam partem eorum
cognofcere poffit, qu& antiquiores Medicos comunitèr prævidere confueviffe
in hoc libro teftatur Hippocrates ; Sicchè voi per fare spicco, et essere molto
stimati nella [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
nella professione impoffeffatevi bene de! pronostici d'Ippocrate, che uniti
alla buona pratica acquistata, vedrete, che vantaggi questi vi recheranno, et effendo
stati ricavaci da molte offervazioni uniformi, accadute in più secoli, non vi
serviranno d'ornamento inutile,mà bensi molto profittevolese necessario, e
tanto maggiormente se spoglierere ancora ciò, che v'è di migliore nell'Epidemj,
ed in tutti gl'altri divini libri d'Ippocrate, per mettervene à memoria più,
che potrete, å fine di serviryene secondo li i bisogni, che vi si
presenteranno, e que sto studio lo farete in quell'ore, nelle quali vi
persuaderete, che li vostri compagni le terranno impiegate all'acquisto d'altre
scienzcacciocchè vi cresca il fervore ad apprenderle con emulazione. Ornati,
che sarete tutti nella conformità, che s'è detto, ogn'uno di voi ne farà la
bella comparsa ne consulti, ed all'ora si conoscerà chi di voi avrà fatta
i miglior elezione del compagno, e si rina contrerà, che voi, ingegni,
ch'eravatemeno apprezzati degl'altri, per la voftra applicazione, e prudenza,
certamente, che non iscomparirete tra gl' altri di maggior talento di
voi. Se il modo, che vi hò proposto non farà buono, e profittevole
trovatene altro migliore,& acciocche lo possiate rinvenire più commodamente
sia posto ogn' un di voi in sua libertà di sceglierlo à fuo piacere. S'avete
genio di studiare prima della Medicina altre scienze, cosa ne feguirà
facendosi, che non potendo sapere ancora cosa vi possa bisognare vi converrà
ftudiarle ex profeso, e se l'avrete apprese con genio à quel fegno, che le
pofliate profeffare, ciò, che studierete in appreffo; con minor piacere, lo
subordinerete alla prima, che di già possedere. te, mà ne seguirà peggio
ancora, che tutto farete meglio, eccettuatone il Medico, conforme vi farò
costare in appresso. Se il genio vi porterà ad apprenderle insieme con la
Medicina, che ne feguirà? Ciò appunto, che accade à chi [ocr errors] [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] in un medesimo tempo getta in un camро
semi diversi, e mescolati, e che ne raccoglierà? Un frutto confuso, e quem sto
ancora à voi potrà succedere, poiche la bella ordinanza è quella, che facilita,
e felicita le grand'imprese, dove che la confusione le preverte, e le
annichila. Inoltre s'avrete studiate le Mattematiche, con gran genio, e
studio profondo, e vorrete poi fare il Medico niuna cosa di Medicina vi
appagherà, cercherere in essa le dimostrazioni evidenti, e non trovandole, che
ne seguirà, se non sarete nella pratica ancora versatiffimi? Che per temenza
d'errare vi formerete un metodo di medicare à vostro modo, con pochi rimedj,
creduti da voi sicuri à non poter nuocere, e semplici, come fono Occhi di
granci, Stibio diaforetico, Sperma ceti, un poco di Caffia, qualche ottava di
Tartaro di Bologna, qualche Clistiero, qualche bevuta d'ac. qua di Nocera,
Oglio d'Amandole dolci, Sangue ircino preparato, Corno di Cervo filosofico,
Giacinto bianco, e cofe [ocr errors][merged small] cole simili,
tutte sicure à non poter nuocere, et in questa conformità vi regolerete tanto
ne' piccioli, ne' gravi, che ne' gravissimi mali. Questo è un modo sicuro, mà
nell'infermità benigne, e leggiere, non già in tutti i casi gravissimi, ne'
quali è chiamato il Medico per dare un pronto riparo, non già per complimento,
per espugnarlo, ò almeno per retundere la sua veemenza, e questo pretenderete
di farlo con cose innocenti? ch'è il medesimo, che dire con cose attività
? Queste dunque adoprerete ne' bisogni inaggiori, ne' quali : Melius eft anceps
experiri remedium quàm nullum. Rimedi sicuri vi persuaderetç, che siano quelli,
che non possono fugare il male ? Questa sarà una licurezza inutile, mentre non
rileva il pericolo, sarà sicurezza, per chi assicura, non già per chi deve
essere assicurato, perche se in quefta borasca si sommerge la Nave,non è tenuto
chi assicurò al rifacimento del perduto, mentre che và tutto à danno
dell'aficurato. Un tal modo di operare lo di poca [ocr
errors] lo potrebbe ancora esercitare, chi non sapesse altro di Medicina,
perche già ch'è sicuro non ci vorrà grand'arte per praticarlo, mentre l'arte
consiste in la. per conoscere ciò, che in un caso potrebbe nuocere, e
nell'altro giovare, e per questo effetto si chiama il Medico, onde essendo
gl'accennati rimedi sicuri, e non potendo nuocere à ch'effetto vi sarà bisogno
del Medico per darli? Oltre di che, per parlarvi ingenuamente, questo modo di
medicare è assai confimile à ciò, che fanno coloro, ch’imparano la scherma, che
per non offendere, nè effere offesi adoprano certe smarre senza taglio, ed in
vece di punta acuta hanno ivi un bottone di ferro foderato di pelle, ò cottone,
qual sorte d'arme sicura in tempo di pace, di ch'efficacia sarà all?ora, che
l'inimico ci affalisce con armi pungentiffime, lo potremo offendere, à almeno
difenderci da effo? Credo di nò con questa sorta d'armi sicure, ci converrà per
certo adoprare almeno armi eguali, e se saranno superiori riusci.
ranno [ocr errors] ranno migliori ; il fimile appunto succederia quando
il male grave alfalisse, se questo lo voleste espugnare con l'accennati rimedi
sicuri, combattereste seco con quell'armi appunto senza taglio, e fenza punta,
poco atte à fare validas difesa. E non basterà in questi casi Parme sola,
mà converrà saperla ben maneg. giare, per fare que' colpi sicuri riservati a'
soli Maestri dell'arte, quali come li fapreste fare se mai non aveste
maneggiate simili armi, volendovene talvolta prevalere? Sò, che questa
voce di medicamento sicuro, che non può nuocere'è molto plausibile appresso
alcuni, che la considerano superficialmente, mà capita bene, è molto nociva,
poiche nel bisogno più urgente non è tempo di passarlela con cose di poca
attività, richiedendo quello ajuti maggiori, ò equivalenti alIneno ad esso, e
tutto ciò, ch'è sicuro. à non nuocere non basta per rimuovere ciò,che nuoce,
onde se non ammazzano direttamente possono almeno indirettamente nuocere,
per la cagione, che non sono sufficienti à rimuovere ciò, che puol’ammazzare.
Ippocrate,che conobbe tal verità assomigliò il Medico al Governatore della
Nave: questi appunto trovandosi in una borasca di mare cofa dovrà fare ? Deve
in primo luogo alleggerire la Nave, con gettar via ciò, che più l'aggrava,
acciocchè tando più galleggiante non venga ricoperta dall'onde; Voi già mi
capircte, onde non occorrerà mi spieghi di vantaggio, potendo considerare da
voi medefimi, che alleggerimento rechino a'corpi, che si ritrovano nella
tempesta del inale, eripieni di viziosi umori, si piccoli, e poco efficaci
medicamenti. Io non pretendo già porvi in difcredito li dettirimedj,
perche in qualche caso possono essere profittevoli : Per esempio ne' veleni
corrosivil'oleofi, ed in qualche altro caso ancora grave sono utilissime le
copiose beure d'acqua, e cose simili, mà che siano sufficienti questi
per per curare tutti li mali, dicovi apertamente di nò, perche in molti
mali gravi convengono altri rimedi più efficaci, conforme ordinò Ippocrate :
(d) V alentibus verò morbis, valentin natura medicamenta exbibeantur ; et altrove
: Extre. mis morbis extrema remedia optima funt. Anzi, che se si tralasceranno
da voi li più efficaci in quei casi, che competono per sostituirvi questi più
leggieridico, che peccherete d'omissione gravemente, potendone nascere
pregiudizj gravi alli vostri Inferini in trascurar ciò, che li compete,per dar
loro ciò, che non può recare profitto equivalente al bifogno. E quando il solo
differire un rimedio possa recare del danno, come bene avvertì il divino
Ippocrate : (e). Cum enim ab omni ante aliena fit procrastinatio, tùm verò
maximè in Medicina, in qua di. latio vitæ periculum affert ; quanto maggiore lo
recherà l'omiffione, essendo difetto più conliderabile della dilazione Ne
(d) Hipp de loc. in hom. (e)ld.in epift.ad Crat. Nè per cimore d'essere
tacciati di omiffione dovrete fare d'avantaggio di quello, che fiete tenuti di
fare, perche all'ora incorrereste in un'altro errore, non inferiore al primo,
mà come vidovrete in ciò regolare ve l'insegna Ippocrate nel primo Aforismo in
tal guisa: Seipfum præftare oportet opportuna, et quit decent facientem.
Se divenuti Profeffori d'Astrologia farete ancora il Medico, non vi capiterà
Infermo, che non vorrete alzargli las figura del decubito, non gli darete ri.
medj se non che a' buoni aspetti de' Pianeti, e fuggendo li cattivi,cosa ne
seguirà? Che perdendosi l'occasione pronta d'operare, l'Infermo se n'andrà
all'altro mondo à riconoscere più da vicino li suoi malefici Pianeri, stanteche
Occasio præceps, à quella bisogna, che indirizziate tutta la vostra attenzione,
oltre di che vi servirete d'una scienza più incerta della Medicina per
accertare ciò, che in essa crederete fallace. E se ornati di tutte l'erudizioni
Istoriche vorrete esercitare ancora las Medicina per far pompa in quello, che
meglio saprete, et è di vostro genio, comincierete à discorrere con li vostri
Infermi,ò con altri, che ivi si troveranno presenti ab Urbe conditâ fino al
tempo dell'Impero Romano, e con vostro sommo piacere, il meno poi, che farete
sarà di pensare all'Infermo, che avete avanti gl’occhi, à cui dovete dare
ajuto. Iddio guardi, che tal’uno di voi, ch'avefse più spirito, che
prudenza, s'annojasse di far ciò, che ho detto intorno l'osservazioni Mediche,
e si volesse porre à fare il Medico senz'avere acquistato un buon metodo
di medicare, affidato solo in una gran scelta di belle, ed efficaci ricette,
questi sarebbe simile à colui, che custodisce delle bellissime armi, mà non le
så maneggiare, ed in conseguenza caderia in uno delli maggiori errori, che si
possino mai commettere nella Medicina, cioè di divenire un gran Ricettante, e
de' più validi, e pronti ri مرور rimedi si Chimici, che
Galenici, che avemo, e non sapendo il modo d'adopee rarli l'applicheria à casa,
con tutto, che fi fosse ideato d'imitare un Capitano, che per conseguire la
vittoria fi serve di valorosi soldati, e questo modo d'ope, rare quanto possa
riuscire dannoso, lo lascerò considerare à voi, per quando farete divenuti già
provetti ; solo riflettete ora, che quel Capitano, che non sa comandare li suoi
valorosi soldati, in ve. ce di vittorie riceverà bene spesso delle sconfitte, e
quel troppo ardire indica ignoranza, come afferi Ippocrate: (a) Audacia verò,
artis ignorationem arguit : E in altro luogo :(b) At quod temerè fit nullo modo
fubfiftere videtur, sed nomen tantùm inane efle . Non riuscendo dunque
tanti altri modi ricercati da voi sarà neceilario,che seguitiate quello, che
v'è stato da me proposto, con il quale farete sicuri di abilitárvi à poter
divenire veri Medici E )quan(a) Hippocr. de lege. (b) Idem in lib.
de Arte,pro ftri fore inp Ver ner te, fo fe quantunque fiatc
trà voi d'abilità difu. guali, et in particolare per quel profittevole uso, che
potrete ricavare dalle diligenti, creiterate offervazioni fatte intorno
l'Infermi, non potendosi questo apprendere in altro modo, conforme giudicò
Ippocrate : (a) Usus namque, qui in fapientia, tùm in arte ei adjuncta, doceri
nequit ; e questo di quanta efficacia fia, sentitelada Cicerone: (b) Aljungant
ufum frequentem, qui umnium Magiftrorum precepta fuperaf. Mà non vorrei,
che tornaste ora à contriftaryi, voi, che fiete di natura malinconici,
parendovi forse troppo, quanto v’hò proposto per neceffario in acquistare la
buona pratica, perche se vorrete diyentare veri Medici, ed eflere compresi nel
minor numero di quelli, di cui parlò Ippocrate nella sua legge così: Medici
nomine quidèm multi, re ipfa perpauci, sarà necessario, che facciate dal canto
voftro ogni posibile, et à fine pro(c) Hipp.de decenti ornatu . (d)
Cicero 1.de Oratore . [ocr errors] proseguiare con maggior fervore li
vostri studj, vi mostrerò in domani quella fortuna propizia, che vi potrà
toccare in premio delle vostre virtuose fatiche. Venga pure chi di voi la
desidera ottenere, che gli farò conoscere quella forte, ch'è sempre favorevole,
non essendo soggetta à vicende, à fine, che di efla se ne innamori.
1 [ocr errors][merged small][merged small] GIORNATA III. Nella
quale si mostra la fortuna, che deve defiderare, e procurare il vero
Medico, e la via più figura per ottenerla, A D un gran
cimento oggi m'espon in volervi mostrare la vostra buona fortuna,
posciache desiderandovela propizia, durevole, e senz'effere soggetta á vicende,
qual potrà essere mai questa fortuna sì prospera Quando nè le grandezze, nè gli
onori, nè le ricchezze, né le delizie, e piaceri,cose cotanto bramatç nel
mondo, la possono in cale stato costituire ? Appena è arrivato l'uomo alle
grandezze, od onori sommi, che questi cominciaio da bel principio à
contriftarlo, alle ricchezze, che l'infaftidiscono, alle delizie, e piaceri,
che questi ancora non gli rechino goja, e confiderabile danno: in somma si
scorge chiaraméte,che Nemo fua forte contentus. [ocr errors][ocr errors]
In conferma di ciò riferisce Ippon crare nella lettera scritta à Damageto, che
Multi fene&tutem exoptant, cumque cò pervenerint gemunt, nulloqae in fatu
firmâ mente perfiftunt . Principes, ac Reges privatum beatum prædicant,
privatus Re. gium Imperium affe&tat, qui rem publicam regit, artificem
tamquàm periculi expertem laudat, artifex verò illum velut in omnia potentiam
exercentem. E pur questi quan to mai avranno desiderato fimili fortu. ne,
quanto vi ayranno faticato peč conseguirle, et ottenute, che l'ebbero, punto ne
rimasero contenti; Ela cagione di ciò fù, che questi andavano in traccia della
bell'apparenza della fortu. na fallace, non glà della di lei sostanza ftabile,
e quello, ch'è peggiore, la cer. cavano ancora fuor di strada, conforme nella
sudetta lettera fi legge: Rettam enim virtutis viam puram, minimèque af peram,
ac inoffenfam non cernunt ; Questa via dunque bisognerà, che ancora vi mostri,
acciocchè pofliate tutti ottenere il yoitro intento, ed io uscire dal
mio. E 3 cie [merged small][ocr errors] [ocr errors] cimento
con reputazione ; state attenti per non isbagliarla, perche si tratta di fare
acquisto di una fortuna stabile,eterna, e non soggetta á vicende. Che il
Medico debba essere foriu. nato non vi cade ombra di difficoltà ; mentre, che
se fosse diversamente, chi mai fi vorria prevalere dell'opera di coPii, al
quale la forte foffe contraria, Paveffe affatto abbandonato, e che non gli piovessero
addosso da per tutto, che infortunj, e miserie, da ogn’uno sarebbe certamente
sehernito, e per necessità gli converria mutar mestiere, sicchè è
incontrovertibile, che Oportet Medicum fe forfanatum Mà qual fia questa
fortuna, che strada dobbiate tenere in cercarla, e ciò, che dovrete fare per
confeguirla, procurerò ora mostrarvi con la buona fcorta d'Ippocrate, à fine
non possiate sbagliare. Due sorti di fortune fi ritrovano descritte da
Ippocrate, (e) una delle quali (c) 110 lib.de loc:in hom. 1quali è
quella, ch'è fuori di noi, et ope* ra independentemente da noi, e l'altra, ch'è
sempre con noi, et opera conforme noi vogliaino . Quella, ch'è fuor di
noi così apa punto egli la descrive : Sui enim juris eft, Fortuna, nulli
imperio paret, neque ad cujusquam votum fequitur; qudla poi, ch'è sempre con
noi l'accenna con dire : Mihi enim foli bi fortunatè afequi, idemque
infortunatè non assequi videntur, qui recte quid ei malè facere fciunt, e
dependendo il bene, ò male operare da noi, la for tuna dunque, che da ciò
resulta, da noi dependerà, e sarà questa per sempre inseparabile da noi
medesimi. La fortuna dunque, ch'è fuori di noi è quella, ch'è affatto
cieca, e non considera il merito di chi benefica, ma dà à chi più le aggrada di
vantaggio ancora di quello, che il beneficato da ella sappia mai desiderare :
Talvolta ad un Contadino avvezzo å zappare la terra, fà discoprire un tesoro;
capace à farlo divenire molto ricco, con tutto, che le sue 1
E 4 fue brame fossero di pochi soldi; Ad un? altro ancora più miserabile
farà conseguire una grazia nel giuoco, che lo toglierà per sempre dalle sue
miserie, e tutto ciò proviene-, perche vuol fare à suo modo, giacchè Sui juris
eft, nulli imperio paret L'altra poi; che risiede in noi, è quella, che
secondo, che la trattiamo ella ci corrisponderà, se la vorremo propizia, se
variabile, fe peffima, propizia, variabile ; e pelima ancora l'otterremo,
conforme da ciò, che Ippocrate c'insegnò li puol dedurres et ancora
dall'esperienza di coloro, qui rectè quid, vel malè facere fciunt, giornalmente
vediamo. Certamente, che la prima fortuna non è quella, che deve essere
desideratiz, e procurata da voi, che non dovete zappare la terra, nè tampoco
dilettarvi del giuoco, ed anco maggiormente, ch'effendo cieca, forda, e per non
dispensare à dovere le sue grazie ingrata ancora, questa non deve effere
defiderata da voi, che dovete conseguire il premio per giu Aizia,
stizia, ed à quel segno, che vi si deve ; Oltre di che la sua sola
istabilità bafte, rebbe per farvela odiare, dovendo voi
defideíare una forte stabile, e permanen- te; per non provarne le
di lei vicende, Esclusa dunque la prima forte, neceffa-
riamente dovrete contentarvi della se conda; e tanto maggiormente,
che la potrete regolare à vostro piacere.
In trè modi dunque potrete fabri- carvi la vostra
fortuna, ò buona, ò va- riabile, ò peffima, se la vorrete buona,
dovrete operar bene, conforme v'inse gnò Ippocrate nel detto libro
in tal gui- la : Fortunatè enim affequi eft rectè facere,
hoc enim, qui fciunt faciunt, ed allora cià otterrete, quando
scaccierete affatto da voi li vizj, e farete in modo, ch'ella
sem pre ammiri le vostre virtù, e si ponga in
soggezione, quando anche non voleffe, di operare a'vostri
vantaggi. Se poi la bramerete variabile, fatela conversare
con le vostre virtù, e con li vostri vizj, che imparerà dal
diverso modo d'opera re, che li pratica trà esli ad effere
variag bile [ocr errors] 2 1 ; bile ancor
essa. Qual modo l'indicd ancora con dire : (f) Ego verò fi omnibus modis
ditefcere voluiffem ; cioè se per via di virtù, e de vizj avesse voluto
fare fortuna, non ad vos decem talentorum gratid, fed ad magnum Perfarum Regem
proficiscerer ; con che fece conofcere ancora l'incostanza di detta fortuna,
rimirandosi ella ben {peffo istabile, sì in quei fervigj, che dependendo dalla
volontà di molti con la sola virtù non s'acquistano, come bene speiso
l'esperimentano i Medici condotti; che nelle Corti, ove trà molti altri la
provorno tale Seiano e Bellisario.Se poi vorrete farla divenite pellima,
consegnatela in potere de' vostri vizj, che apprenderà da questi i loro pessimi
costumi, e perima certamente diverrà, ed udite con quantas chiarezza ve lo dice
egli nel libro sopracitato : Qui enim non reftè quid facis, non fortunate
afēqui poterit? quum reliqua, que æquum eft facere non faciat. Talmente, che la
vostra buona fortuna, the voi do! (f) In epif.Abderir. Hippo
dovete procurare è quella che proviene dalle vostre buone, e virtuose opere, c
questa l'avrete propizia, e ftabile fino, che vorrete, effcndo subordinata al
vostro sapere, e volere, giacchè al parere d'Ippocrate nel luogo sopracitato,
effa fi può felicemente conseguire, da chi sda e vuole: Et facile eft ipfam
felicitèr alle. qui, fi quis fciens uti velint, d'onde faa cilmente n'è nato
quel detto: Virtute dua cey comite fortuna. Non basterà però d'avervi ciò
brem vemente accennato, per potervi cons sicurezza determinare il modo, che dov
vrete tenere in procurare questa buona, e tanto desiderabile fortuna, perche
ciò, che vi hò detto fin'ora, non è sufficiente à farvi capire in che maniera
vi dovrete contenere, allora, che sarete Eper porvi in viaggio per
cercarla, e ciò, che dovrete fare nel progresso di quello, 6 quanto di felice
ne potrete riportare dalla vostra lunga, ò breve navigazione, onde sarà
necessario, che per meglio esaminare li sopr’accennati punti, che cifiguriamo
d'essere già presenti al porta dell'imbarco, e che nel fare detto viaggio mi
serva della seguente ideata maniera per iinitare ancora in ciò Ippocrate, che
dovendo andare a trovare la sua fortuna in Abdera, conforme udirete in
appreffo, ancor egli vi si porcò per mare, ed in una nave non presa à caso, mà
scelta da lui con molta cautela,come si legge nella lettera prima scritta à
Damageto, che comincia : Cum apud te Rbodi ejem Damagete, navem illam vidi, cui
Solis infcriptio inerat, quæ mihi perpulbhra, puppi probè, idoneâ carinâ
inAructa, muliaque transtra habere vifa eft, tu verò eam comendabas c. cam ad
nos mitrito @c. E tutto ciò, non senza gran mistero, mentre circospetto, e con
il buffolo da navigare avanti gl’occhi deve viaggiare chi cerca la fortuna, e
deve per tale effetto scegliersi un bastimento sicuro. Questo Porto
è appunto il luogo, da dove s'intraprende, il camino verso il Tempio della
felicità, ove dovrete por. ancora tarvi 1 tarvi, per
conseguire la buona forte a. e queste trè navi sono già qui allestite per
ogn’uno di voi, che voglia fare il sudetto viaggio, converrà, che à vostro
piacere ve ne scegliate una di esse, mà prima, che facciate tal'elezione, nella
quale facilmente potreste ingannarvi, fentite da me un breve ragguaglio di tali
bastimenti, del loro modo di viaggiare, de pericoli, che s'incontrano, e dell'
esito, che si hà della navigazione in ciascheduno di efli. Mirate colà à
finiftra, quella si chiama la nave del Sole, ivi la Prudenza regge il timane,
la Giustizia invigila al buffolo, la Fortezza regola l'antenne ela Temperanza
sopr'intende al tutto: ivi non risiedono altro, che virtù,e tutte attente alli
loro assegnati ministerj. Per entrare in questa si ricercano due requiz fiti, e
sono i Attestato di abilità, e provę di buoni costumi, altrimenti chi n'è
privo, non vi fi può imbarcare. L'altro bastimento, che stà alla deftra,
li chiama la nave di Giano, questa hà [ocr errors][ocr errors] hà
parimente buoni Piloti, che sono le accennate virtù, che regolano la nave del
Sole, mà vi è solamente di male, che vi si trovano alcuni vizj, e tra questi vi
è il proprio interesse, la Politica,la Menzogna, l'Adulazione, il Secondo fine,
vestiti tutti di Zelo, ela Malizia, che s'infinge tutta umile, in somma vi sono
con le virtù mescolati li vizj, che per dimorare insieme con esse conviene loro
di stare molto circospetti, e tramutati in altri sembianti, e per entrare in
detto bastimento, non si ricerca altro attestato, che dell'abilità. Il
terzo poi, situato nel mezzo, che fà sì bella comparsa, si chiama la nave
felice : ivi al timone presiede la Malizia, al bussolo sopr’intende l’Inganno,
lw vele si maneggiano dall'Astuzia, la Maledicenza,e l'Impostura consultano
continuamente trà esse cose gravi, la Lussuria, la Gola, con tutti li vizj
consimili festeggiano, ciripudiano tra loro, ed allettano chiunque vedono- ivi
approfsimarsi ad entrare nella loro nave, dicen do [ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors] do à tutti: Per entrare quì trà noi non si
ricercano tanti requisiti; qui non serye abilità, li buoni costumi non
s'apprezzano, basta, che abbiate genio à gustare de’noftri piaceri, che
subitamente vi ammetreremo, e condurremo in un trata to al porto della
felicità. Vado vedendo, che tal'uno di voi è portato dal proprio genio di
eleggerli questa nave, che ha il nome felice, con tutta l'apparenza di
prosperità, senza pensare più oltre, conforme:(8) Magna pars hominum eft, que
navigatura de teme peftate non cogitat. Mà riflettete bene à ciò, che fate,
poiche non bisogna tosto fidarsi di quel bel nome, e di quella prima vaga comparsa,
conviene ancora ri. flettere al fine, che può avere una simile navigazione, che
ora vi spiegherò. Si ftaccherà questa nave dal porto con allegria, mà nel
viaggio incontrerà molti pericoli, perche non è regolata dalla Prudenza, e
quantunque la Malizia, e l'Inganno facciano quanto pollo [merged
small][merged small][ocr errors] no, (g) Sexeca de
Traxq.Anims.sapoll. 1 no, acciocchè non si sommerga, nulladimeno
questa non potrà sfuggire il passo dell'Ignominia, che stà situato un buon
tratto di camino prima di giugne. re al porto della felicità, (dove bisogna
neceffariamente arrivare per ottenere la buona forte) si rimira ivi uno scoglia
grande, ove è la residenza maggiore di tutti li vizj, hà nella sua estremità,
ver, so il sudetto porto alzate due gran colonne, ove è scritto : Non plus
vltrà, affinche sappiano tutri li vizj, che fino colà possono giugnere, mà che
più oltre è vietato loro il passare. Approdata, che sarà detta naye al sudetto
scoglio, è su, bitamente visitata, e ciò, che di viziosa ivi si trova, con
tutti'li viziosi, e vizj loro viene arrestato, non potendo anda, re più oltre
simil pefte, cosa di buono vi potrà mai essere dove fono tanti vizj,
consideratelo voi? Onde farà necessario, che tutto ivi rimanghi in potere de'
vizj. Che faranno all'ora quei miserabili, che s'imbarcarono in fimile
navę, renduti schiavi de'proprj vizj ; qual fortunaspropizia avranno ritrovato,
quando, che la loro pessima ancora l'abbandonorà, per non restare ancor essa
schiava ed il tormento maggiore, che avranno, farà di rimirare con li propri
occhi tra, passare quelli, che navigano ne i bastimenti del Sole,e di Giano
ancora,fe chi viaggia in questa fi farà regolare dalle virtù ; oh che cattiva
elezione avreste fatto mai se aveste condesceso al vostro genio ! come vi
trovereste, che farele in fimili miserie, privi della libertà, e della forte?
Plinio ciò predisse faggiamente, dicendo, ( a ) che Habet has vices conditio
mortalium, ut advere fa ex fecundis, ex adverfis secunda ne 2
cantur. Sicchè fuggire, per quanto potete, i simili imbarchi, che vi
conducono, non al porto della felicità, mà bensì à quello ?
dell'ignominia, e delle miserie ; onde bisognerà, che vi scegliare è la
nave del ? Sole, ò quella di Giano per giugnere ti al desiato porto della
felicità, per ri, F tro(a) In Panegir. at Trajan. [ocr
errors] 2 [ocr errors] trovare la vostra buona fortuna Il proprio
genio vi farà inclinare talvolta d'entrare più costo in quella di Giano, con la
quale crederete di poter ritrovare una miglior fortuna, à questo non mi
opporrò, perche dove vi è la Prudenza, c la Giustizia, sc farete à lor modo,
con tutto, che vi siano vizi ancora, questi non potranno molto nuocervi; Mà
prima di entrarvi, sarà bene, che sappiate il viaggio, che fanno, si questa, à
cui vi porta il vostro genio, che quella del Sole, che voi poco gradite, e che
tributo portano sì l’una, che l'altra al Tempio dell'Eternità, affinche meglio
fiate informati di tutto, prima, che vi determiniate all'imbarco.
S'incaminerà con prospero vento la nave di Giano verso il porto della felicità,
incontrerà nel camino varie tempeste, mà la Prudenza, e la Giustizia, che la
regolano, le opereranno senza il disturbo de’vizj, le supereranno tutte con la
loro buona condotta; capiterannó molte, e varie occasioni assai vantag
giose, [ocr errors][ocr errors][ocr errors] giose, se n'approfitterà più,
ò meno chi farà ivi imbarcato, secondo, che si consiglierà con li vizj, ò con
le virtù, fe darà orecchie a’yizj, et in ispecie al proprio interesse, gli
dirà, che tutto può fare, fe alla Giustizia, se non quello, che deve, ch'è
convenevole, e giusto, arriverà all'accennato passo dell'ignominia si fermerà
per iscaricare ivi tutti i vizj, con tutto quello, che di vizioso fi ritrovi
nella ricerca generale, che ti farà della nave, e se per disgrazia di chi ivi
s'imbarcò, Coffe ftato guadagnato da? vizj, e fossero questi in detto viaggio
divenuti arbitri della sua volontà, resterà ivi tutto l'acquisto fatto,come
cosa proveniente dalla loro viziosa industria, e quel, ch'è peggio, ne seguirà
del mifero passeggierofatto schiavo, ciò, che successe à chi navigò nel
bastimento felice, le povere virtù con l'infelice forte abbandoneranno chi le
tradì, chi le vilipese, e se n'andranno altrove à ritrovare chi meglio le
tratti. Succedendo poi diversamente, è cie l'in [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] F 2 [ocr errors][ocr errors] l'imbarcato abbia fatto
tutto quello che gli fu suggerito dalla virtù fattosi il sudetto espurgo, e
lasciati ivi tutti i vizj, proseguirà la nave il suo viaggio verso il porto
della felicità, dove appena giunta, che si scaricherà tutto ciò, che fi porta
al Tempio dell'Eternità, e lo presenterà la Gloria avanti il Tribunale della
Giustizia eterna, che ivi à tal'etfetto presiede, domanderà questa, se quel
tributo, che si offerisce sia stato in alcun tempo inescolato con robbe viziose,
et inferce, risponderà la Gloria, che quantunque fia venuto accompagnato da'
vizj, nulladimeno, che sia Rato già espurgato à bastanza nel pallo
dell'Ignominia, dove tutto ciò, chew d'inquinato vi era, fù lasciato assieme
con i vizj; non basta, risponderà la Giuftizia, è tributo, che ha avuto
comercio una volta con cose infette, non deve andare à dirittura al Tempio
dell'Eternità, fi consegni al Tempo, che gli faccia fare una lunga, e rigorosa
quarantena onde bisognerà aspettare la discrezio [merged small][ocr
errors] ne del Tempo, quando le vorrà eternare! Il viaggio poi, che fà la
nave del Sole, è bensì più adagiato, perche que fta non naviga à tutti i venti,
hà delle tempefte, mà le supera, perche la regge la Prudenza; non fà grandi
acquisti, mà fono sicuri, perche li regola la Giustizia, nel passo
dell'ignominia non si ferma punto, perche non hà seco li vizj, che la facciano trattenere
per il loro sbarco, giugne finalmente al porto della fesicicà, non avendo
quanto si porta per offerta avuto in alcun tempo comércio con cose infette, e
viziose, appena presentato dall'Umiltà senza pompa avanti il Tribunale della
Giustizia, che questa fubitamente ordinerà, che si trasporti tutto al Tempio
dell'Eternità, eflendo cose pure, e non sospecte d'inquinamento alcuno, e che
fi registri ancora trà gli Eroi il nome di colui, che l'offerisce, ed ecco la
sua fortuna divenuta già stabile, ed eterna, per goder’ancor'effa i favori
dell'Eternità. AveteAvere già sentito il tutto, ora siete in istato di
deliberarvi, e di prendere quel partito, che vorrete per consiglio mio,
imbarcatevi pure nella nave del Sole, se avete tutti li requisici necessarj,
che sono abilicà, e buoni costumi, e se ne siete privi, procurareli pure à
tutto costo, perche farerc più sicuri di portare offerte, fe non molto
considerabili, alimeno sincere, ed affai gradite dall'Eter nità, se lo
farete di controgenio : Durum eft confcendere navim ; sappiare però, che è un
quieto vivere, dove l'ainbizione non perturba la fantasia, l'ira non rode il
cuore, l'invidia non consuma le mi. dolle, la superbia non accieca, e dove
finalmente tutti gl'altri vizj non possono punto nuocere, ftantechè non vi
dimorano, l'ingresso vi parer à duro, mà il rimanente vi riuscirà felice, e
quando non aveste altro motivo di sceglierla, vi doyria animare å farlo, che
Ippocrate per andare in Abdera à cercare la sua forte non fi fervi della nave
felice, nè di Giano, mà benisi di questa del Sole, e la : CO-
. [ocr errors][ocr errors] comendò non solo prima d'averla provata, mà
molto più dapoi, dicendo; (b) Cui cum Solis figno, etiam fanitatem apponito cùm
re verâ, prospero numine vee la fecerit . E certamente, che prospero numine
ancor in questa si navigherà per, essere regolata dalle sole virtù. Se
poi sarete risoluti di cercare la vostra forte sù la nave di Giano, procurerete
almeno di non navigare à curti li venti, e terrete frenato il vostro inte.
resse,acciocchè quando la Giustizia non potrà navigare, esso non ordini il
disancoramento, e che quando la Sincerità vorrà operare, allora l'Adulazione
non la turbi, e finalmente difautorerete tutti li vizj, che ivi ritroverete, e
li porrete in catena, come tanti schiavi, altrimenti sotto specie, ed ombra di
virtù v'inganneranno sempre: Fallit enim vitium fpecie virtutis, umbra.
Operando voi in questa maniera, acquisterete più gloria, che se navigate
nella (b) In 1.6 2.epift. ad Damagetum. F4 [ocr errors] nella nave
del Sole, perche vi farete saputi ancora difendere dagl'inimici domestici, e la
vostra fortuna restando ammirata del vostro inodo d’oprare, vi sarà molto
propizia, e gli darete voi medesimi stimolo d'invigilare à vostro favore,
vedendo, che operate per eternarla; sappiate però, che in tutto il tempo di
detta navigazione, vi converrà stare vigilantissimi, e non meno di quelli, che
passeggiano sopra precipizj, mà à far questo hoc opus : bic labor eft. Da
queste trè figurate navigazioni, comprenderete non solo ciò, che nel corso di
vostra vita vi potrebbe accadere, mà il modo ancora di schivarne ogni finiftro,
che fosse valevole à ritardarvi l'acquisto della buona fortuna, perche se voi
da bel principio vorrete darvi in preda a' viziosi piaceri, che progreffi mai
potrete fare ? E che fortuna prospera potrete conseguire? Ed incominciando una
volta à gustare le viziose delizie, non avrete più palato capace di assaporare
il nettare delle vir tù; [merged small][ocr errors] [ocr
errors][ocr errors] tù ; la malizia, l'inganno, e la frode vi sosterranno sino
che gl'è à grado, mà alla tine avendo conseguito ciò, che bramavano da voi, vi
lasceranno cadere, anzi forse ajuter anno, come fanno l'infidi compagni, nel
precipizio maggiore delle miserie, nel quale ritrovandovi, di chi vi dovrece
lagnare? forse che della vostra mala sorte innocente, quando, che voi medesimi
ne licte stati glautori. La vostra fortuna non ha mancato, ella troppo hà fatto
per esservi propizia, ambiva di favorirvi, mà voi all'ora la tenevate lontana,
perche credevate, che il trovarvi in delizie, in ispafli, e viziosi
divertimenti, fosse il miglior negozio, che potreste mai fare : E se talvolta
v'infinuava la strada delle virtù con qualche stimolo interno, voi la
rigettavate con dispreggio, onde meritamente esclama contro costoro Ippocrate :
(c) Indoetus autèm qui eft, quomodò fortanatè affequi poffit? Si quid enim
etiàm affequatur, non Memorabilem fanè fucceffum babebit ; Qui enim (c)
Hippode locis in bom. 3. A 3 [ocr errors] cnim non rectè quid
facit, non fortunate affequi poterit, quum reliqua, quæ æquum et facere, non
faciat;cd altrove :(d) Ego verò ut fortuna quidem quavis in re non nibil tribuo,
ità certè cenfeo malè à morbis curatis, ut plurimùm adverfam fortunam
contingere ; e nell'epistola à Damagero così dice, parlando di simili
sfortunati viziosi: Eorum res adversas derideo,eorum infortunia intento rifu
excipio. Veritatis enim instituta violant. Se poi vorrete seguitare la
strada di mezzo, e mantenervi amico delle virtù senza discostaryi affatto dalli
vizj, e questa con tutto sia meno pericolosa, non è molto sicura, perche
quantunque in essa farete più ricchezze, stante il fecolo corroto, il buon nome
non l'acquisterete stabile, e di lunga durara, edin conseguenza incostante farà
la vostras fortuna, inercèche tutti quegl’artifici usati, quelli difettucci
d'adulazione di qualche bugiòla à tempo, e di quelle mormorazioncelle coperte,
di quel zeloaf(d) De Arteaffettato, e giustizia con il secondo fine, modi più
tosto appresi da Correggiani ozioli, che da buoni Maestri, scoperti, che
saranno dagl’uomini di stima, e di senno, questi vi perderanno quel concetto,
che prima avevano di voi. Oltre di ciò, che vita mai infelice sarebbe la
vostra, dovendo servire à due Padroni Deo, Mammona : Deo, ch'è il Protettore
delle virtù, et Mammona de' vizj: Nemo poteft duobus Dominis fervire,
Deo, Mammond . Mà dato ancora il caso, che vi riusciffe di farlo, che
vantaggio ne ricavereste mai, mentre le dolcezze dell' ingenuità ve le
amareggierà l'adulazione, quelle della giustizia ve le dissapo, rerà il proprio
interesse, quelle del zelo l'attolicherà il secondo fine, vivereftę
continuamente inquieti, stando sempre vigilanti, che non si scoprissero li
vostri difetti, perche vorreste passare per ingenui, e non sareste, per giusti,
e prende reste ogni arbitrio contro il dovere, con qualche cosa di vantaggio -;
ficchè il partito più sicuro farà di vivere lontani da, 1
da'vizj, e starsene con le fole virtù ; perche quantunque le ricchezze non vi
pioveranno addosso da per tutto, nè l'aura popolare vi porterà molto in alto,
con tutto ciò quel buon nome, quel buon concetto, che formeranno di voi
gl’uomini sensati, non vi sarà mai tolto, durando sempre stabile ; perche è
fondato sù le vostre virtù, permanenti sù il vostro onore immutabile, che est
Splendor virtutis, come S. Ainbrogio negli Officj asserisce. Onde voi operan+
do bene otterrete la sorte stabile, conforme ve lo predice ancora Ippocrate,
(e) dove così parla : Fortunatè enim affequi eft re&tè facereshoc autem qui
sciant faciunt, e d'avantaggio, viverete con una somma tranquillità
d'animo,perche goderete tutto quel gran dilettoyche apportano le virtù a' loro
seguaci, non potendosi ciò per altra via conseguire, mentre: (f) Semita
certè=Tranquilla per virtutem patet unica vitæ ; nè per questo non istabilirete
la vostra casa, anziche 1 le). Deloc.in hom. [f] Juvenalis forira
10: me ز meglio degl'altri, e per due ragioni, la prima, per
avere fatto li voftri acquisti onoratamente con le fole virtù; l'altra poi,
perche il mondo non è così spopolato d'uomini, che amano, e seguitano le virtù,
quanto da alcuni si crede, effendovene di molti, onde voi, che se guitare
questa buona via ò sarete pochi, ò numerosi ; se pochi, viverete bene,
perche da molti Tarete stimati, fe poi į farete numerosi, converrà, che li
viziosi ancora, ch'avranno bisogno dell'opera vostra s'accommodina alli
vostri retti costumi. Caminando dunque voi per la via delle fole virtù,
potrete senza fallo conseguire la vostra buona sorte, e por trete allora dire
çon ragione : Nos te, Nos facimus fortuna Deam,
coloque locamus • Dove che caminando voi diversamente, appena
vi sarà permesso il poter dire : Nos facimus fortuna Deam, mundos
que locamus, Stan [ocr errors] Nos te, Stanteche appena
sù l'aura popolare iftabile, in tal caso, la potrete appog. giare, nella quale
non si curò punto Ippocrate di fondare la sua fortuna, come da più motivi si
ricava, c primieramente, da ciò, che scrisse egli à Democrito, manifestandogli,
che dal volgo, disprezzatore delle buone opere, aveva ricayato più tosto
riprensione, che onore, con che fà credere, ch'egli non procurava có
compiacergli da cattivarselo, affinche aveffe detto bene di lui, e l'avesse
onorato, perche la sua politica solo consisteva, in operare, conforme si
doveva, ed in far ciò, che solamente era decente al vero Medico, conforme fi
spiegò nel primo de' suoi Aforismi in tal guisa : Se ipfum præftare oportet,
quæ decent facientem; e ciò in termini prù preciâ l'individua affai meglio in
altro luogo, (8) dove così dice : Neque verò gratiam, qua tibi homines
demerearis subtrabo, cum fit Medici præftantia digna, eorum autem, que per
Instrumenta adhibentur, et de mon (8) Hipp in lib de præcepto
monftrationis eorum, quæ fignificant, reliquarumque ejusmodi memoriam adeffe
oportet, quod fi vulgi tibi audientiam comparare voles, id non valdè gloriosè
insti. tuas, neque tamen cum ostentatione portia. câ fiat, industrie enim
impotentiam arguit, neque certè probo induftriam multo labore partam in alium
ufum transferri, quod per Se fola ut eligatur grata fit ; Inanem enim fucı
laborem cum ambitiofà oftentationes tibi impones. In oltre tal verità si
ricava ancora, dall'aver egli ricusato il servigio del potentiffimo Rè
Artaserse, mentre certa cosa'era, che se avesse desiderato d'acquistare l'aura
popolare, non doveva egli ricusarlo, poiche ritrovandosi in un tal posto, senza
dubbio alcuno tutta la Persia saria corsa ad onorarlo, niuno averia potuto più
dir male di lui per tema di non incorrere nell'indignazione del Rè potentissimo
Artaferse, onde con averlo ricusato dà à divedere, che egli non fi curava punto
di dett'aura popolare, nè delle ricchezze, e fortuna, che dacssa provengono,
conforme apertamente fi spiegò nella lettera scritta alli Abe deritani, dicendo
ivi: Ego verò fi omnibus modis ditefcere voluifem viri Abderia tæ, nè decem
quidè m talentorum gratiâ ad vos venirem, fed ad magnum Perfarum Regem
proficiscerer, ybi &c. E per far conoscere meglio à tutti, ch'egli
non caminava per la via dell'aura popolare, nè delle ricchezze, mà bensì per
quella della sola virtù volle portarsi in Abdera, folainente per visitare, e
trattare con Democrito, e questo perche lo faccffe lui medesimo lo confesso,
dicendo : (b) Eum autem gravibus, firmis moribus ele præditum intelligo ;
talmente, che stimò egli fortuna maggiore quella, che sperava ottenere con
trattare con un'uomo di questa sorta, per apprenderne da esso qualche buon dor
cumento, non solamente de i dieci talenti offertigli dagl’Abderiti,inà ancora
di tutte le ricchezze, e grandezze insie: me della Persią, et udite con
quantan chiz (h) in etir. Abderit. [ocr errors] chiarezza lo dice :
(a) Rex Perfarum nos ad fe vocavit nefcius mibi potiorem of fapientiæ, quàm
auri rationem . E finalmente, acciocchè meglio comprendiate, che quanto
v'hò detto intorno alle trè strade, che vi sono per cercare la fortuna, o qual
di queste dobbiate scegliere, s'uniformi sempre più con i sentimenti del gran
Maestro, confermiamolo ancora con l'accennate trè vie di cercare la fortuna,
contenute in detta lettera. Primieramente con il quomodocumque ditefcero ci
addita un bivio, cioè tanto la strada, che conduceva in Persia, à fare acquisto
di cesori, e grandezze considerabili, che quella di Abdera, che allettava
all'acquisto di dieci foli talenti ; La prima di queste egli non la ftimò à
proposito, perche conduceva in paesi barbari, inimici, e dove vi era la peste ;
La seconda nè tampoco, perche dubitava, che quel vizio dell'inte, resse, que'
dicci talenti, avessero possuto rendere servile, e schiava la sua virtù,
G cosa (a) Hippo in epiß. Denetr. cosa fece egli per battere su'l
sicuro, fi fabricò la terza via, espurgata da ogni vizio, e prima d'incaminarti
per essa la descriffe in tal guisa all’Abderiti: Mihi verò ad vos venienti, non
Natura, neque Deus argentum promiserit . At nequè vos [viri Abderite] per vim
obtrudite, fedlia berè artis liber â elle finite operâ . Qui autem mercede
operam fuam locant, hi fcien. sias, tamquàm ex priore libertate manci. pio
dantes, fervire cogunt . Oh Ippocrate, se questi tuoi documenti fossero
stati mai dati à rivedere à quel Quinto Petilio Pretore Urbano, à cui
pervennero in mano i libri del dia finganno composti da Numa Pompilio,
certamente che,ò l'averia fatti brugiare, conforme che fece quelli, o pure ti
averia fatto quel favore, che fecero gli Abderiti al suo Democrito, che lo
dichiarorno pazzo, e fi faria servito come Precote delle seguenti cognecture
per dichiararti cale, primieramente avrias dedotto contro di te, che tu per
portarti da Democrito, da cui non potevi sperare bene alcuno, perche appena
aveva un Platano, che lo difendeffe dal Sole, ed un sedile di pietra, dove
potesse sedere, mostrasti smoderato desiderio d'andarvi, conforme costa nella
prima lettera scritta à Damageto, dove così dicit Navem ad nos mittito, fed fi
fieri poteft, Hon remis, fed alarum remigio instruct amo res enim, eu amicitia
urget. In oltre, che per benc andare in Persia, dove, oltre offerte
sì grandiose, eri tanto desiderato da un Rè potentissimo, cu fosti prontissimo
à rie cusar la chiamata, conforme costa nella lettera da te scritta ad Hiftano,
senza riflettere, che quel potentissimo Rè poo teva distruggere la tua Patria
per tua cagione. Chi dunque procura, ed effettua con tanta sollecitudine, ed anfietà
una cosa, che non gli può recare profitto alcuno, e ricusa con altrettanta
prontezza ciò, che gli può moltissimo giovare, senza considerare ciò, che può
sopravenire di male dal ricusarla ; certamente, ch'egli si può condannare per
pazzo. Saria stata però troppo ingiusta que [ocr errors] quefta
sentenza di Petilio, quando l'avesse cosi pronunziata, poiche per condannare
un'uomo savio per pazzo, prio mierainente si ricercano più rilevanti prove di
queste : in oltre bisognava dargli le sue difefe', in cui deducesfe lc sue:
ragioni prima di condannarlo, nelles quali faria stato dedotto, primieramente,
che non sussisteva in fatto, che da Democrito non se ne poteva sperare bene
alcuno, costando dall'Ippocratica confeffione, quanto mai di bene egli ne
ficavasse, ch'è questo: (b) Tum ego Democrite præftantisime magna
hofpitalitatis tud munera mecum in Co reportabo, cùm multa me fapientia tua
admonitione compleveris. Prçco enim tuarum laudum rem vertor, quod natura
humana veritatem inveftigasti, a mente complexus es; Acceprâ autem à te mentis
curatione discedo ; La grand'ansietà dunque di andare à fare simili acquisti,
non era indizio di pazzia, ma bensì di somma prudenza, di sommo giudizio. Che
poi per noneffere andato in Persia foffe censurato a torto è chiaro, mentre non
avendo alcun bisogno di quanto gli poteva da ciò risultare, conforme egli
confesso: (c) Nos vietu, veftitu, domo, omnique read vitam neceffariâ cumulatè
frui ; Perfarum autem opibus uti, nequè mihi æquum eft; non doveva esporsi di
andare à fervire popoli barbari, ed inimici, e quanto erano maggiori l'offerte,
che gli faceva. no, tanto più lo costituivano loro schia, vo. E quando vi fosse
andąco, cosa mai averia riportato? Oro, argento, onori sommi, e grandezze, e
quetti potevano paragonarli all'acquisto, che fece, con Democrito, di dottrina,
e faviezza di mente maggiore? Ed essendo egli andato per curare uno creduto
pazzo, per cagione di quel medesimo ei ritornò più savio, e più dotto di
quello, che era prima ; e da ciò fi può dedurre quanto mai bisogna stare
cautelato à dichiarare pazzi coloro che non sono potendo queIti tali talvolta
illuminare ancora i Savja L'or(c) In epif. Hylani. [ocr errors]
L'ottima dunque di queste trè ftrade fi scelse Ippocrate, per acquistare la sua
fortuna, e Pottenne profpera, stabi. le, ed eterna i poiche fino, che il mondo
durerà, la fua fortuna ancora sarà ri. fplendente; per questa voi dunque vi
dovete indirizzare le volere effere suoi veri seguaci, e questa ancor meglio la
scorgerete, dapoi, ch'avrere nella Giornata di domani udita la gran deformi. tà
de' vizj, ed il danno grande, che possono apportare questi al Medico, che
caminasse per quella via, giacchè conto traria juxtà fe pofira magis elucefcunt,
GIOR [blocks in formation] Nella quale si tratta delli vizj,
mostrando quanti pregiudizi poffona apportare al Medico, e le in lui
alcuni di esli pana fcufabili, almeno quelli, che sembrano Ermafroditi.
[ocr errors][merged small] Na dura, ed ardua Provincia og gi intraprendo
per voi, dovendo parlare contro la corrutela del tempi, ' lati, e contro
uno stile già invecerato, con tutto ciò bramando voi sapere da me il vero per
non ingannarvi, dirò con Seneca ; (f) Quaramus quid aprime fa&tum fit, non
quid ufitatissimum, et quod nos in poffeffione felicitatis eterna conftituat,
non quod vulgo veritatis peffimo interpreti probatum fit. Vorrei potcre
scusare ancor io li vizj, conforme fanno quelli, che li rimirano solamente
mascherati con gli abiti delle virtù à fine di consolarvi, sc cofa G4
[merged small][ocr errors] [ocr errors] 104 Dell'Idea del vero Medico. cosa
difficile vi sembrasse mai il poteryene affatto spogliare. Per esempio
ricoprono la bugia con il manto della prudenza, e dicono, ch'è prudenza di
celare all'Infermi la verità, perche ciò fi fà per loro bene, acciocchè non si
contristino maggiormente del male, che foffrono. Gli adulano ancora talvolta se
defiderano qualche cosa, che non competa loro, con tutto, che possa molto
nuocere, sotto pretesto d'aver carità, ed à fine, che vietandola non
s'inquietino maggiormente, e così vanno ricoprendo molti altri vizi per
renderli familiari, e meno deformi . Mà perche hò promesso di parlarvi con
chiarezza, e fincerità, non potlo, nè devo adularvi. Li vizj li dovrete cenere
per vizj; e le virtù per virtù : Li vizj, e le virtù le dovete considerare,
come due linee p2rallele, che non possono in alcuna delle loro
particombagiarli, come due contrarj diametralmente opposti, che non possono tra
loro convenire; Dovete con. fiderare li vizj come mostri spaventofi,
che che avvelenano con l'alito chiunque ad effi fi avvicina, come dunque
ardin, Tete d'accostarvi ad essi per ricoprirli? Mà conceduto ancora, che
si poteffero mai travestire, ditemi di grazia, viaggiorefte voi con una
comitiva di ladroni, benche fossero travestiti in abito di gatantuomini,
caminereste sicuri di non effere offesi da essi, con tutto, che fossero sì
civilmente adornati a Certamente mi risponderece di nò: Tali apa punto fono li
vizj, poniamoli addosso quelmanto, che volemo, e questo non facendoli mutare il
loro perverfo costume, sempre vizj saranno, sempre nuoceranno di molto ; E
siccome li Leoni, e le Tigri per quante carezze loro fi fac ciano mai
deporranno la fierezza, cosi ancora al parere di Seneca: Vitia nun, quàm bona
fide manfuefcuniş trasmutateli pure in che sembiante volete, anzi, che essendo
questi travestiti, faranno de danni peggiori, perche non potendosi conoscere
per vizj à prima vista, non li potranno subitamente scacciare da
chiKabborrisce, onde ancora trà questi ayeriano all'ora maggior campo libero da
machinare le loro infidie, ed acciocchè meglio putiare scoprire li loro
tradimenti, contentatevi, che ve ne descriva qualch’uno di quelli, che nel
Medico fono più decestabili, e nocivi, con pers mettermi che non servi quell'ording
solito à praticara da chi tratta di esli, perche essendo fregolati non meritano
di effere trattati con buon'ordine, ba. standomi solo di farvi capire la loro
deformità, c quanto erano mai da Ippo, crate odiari, e creduti nocivi al vero
Medico, mentre giudicò essere parte di buona Medicina il saperfi:(8) Qua
faciunt ad demonftrandam incontinentiam quæftuofam, et fordidam Professionem
ixexplebilem habendi fitim, cupiditatem, de traditionem, impudentiam, fiquidem
iftas Spectant ad eorum cognitionem dc.e non già à fine di seguitare, må bensì
di fug. gire fimili diferci. La bugia, inimica scoperta del ge nerc (g)
De decenti babita. nere umano, come tratta li suoi fidi re. guaci et Li
separa, scoperti che sono, dal publico, e privato commercio de viventi, fà, che
niuno presti loro più fede, gli costituisce infami, e li pone il più delle
volte in evidente pericolo di vita, facendoti publicare ciò, che non fù mai
verità, e questa come si potrà scusare nel Medico in ispecie, in cui ella è
reato più grave, che non è in altri Profeffori, sì di Legge, come ancora di
Teologgia, e che ciò sia, veniamone alle prove, Dica una bugia il Procuratore
al suo Cliento gli potrà pregiudicare nella robba, venendo talvolta à perdere
mediante quella la sua lite ; La dica un Teologo, che abbia di già prevaricato,
à chi è da lui diretto nello spirituale, gli farà perdere l'anima ; La dica il
Medico al suo Ammalato, gli farà perdere la robba, la vita, e l'anima insieme,
ed ecco l'esempio chiaro: Dica il Medico al suo Infermo, il di cui male si
avanza : Lei stia di buon'animo, che la sua infer. mità non è di gran momento,
li segni non [ocr errors] nonsono mortali, Ella guarirà, fi fidi di
me, viva pure sicuro, e riposato ; mediante questa bugia l'Infermo non pensa a'
casi suoi, non aggiusta le partite dell' anima, che premono tanto, non fà
téItamento, non dinunzia li suoi crediti, è ripostini segreti, non accresce
diligenze, acciò la sua cura sia allistita da Me. dici più esperti, si avanza
tanto in un tratto nel male, che si sopisce, o sų aliena di mente, resta
incapace à fare cosa alcuna di proposito, e se ne muore, ed ec che ha
perduto la vita, la robba, e l'anima ancora, se per ispeciale grazia di Dio non
fù illuminato à pentirsi de' suoi peccati prima, che diveniffe incapace à
poterlo fare, e questi sono trè reati nati da una sola bugia, la quale benche
dete ta à fine di sollevargli lo spirito, in vece di ciò gli hà cagionato
un'improvisas morte, per lui così svantaggiosa. Dis spongono le leggi, che li
delitti sono maggiori, e più qualificati, quando li delinquenti ne hanno
commessi numero maggiore, è della medesima fpeçie, ò CO,
equivalenti, ficchè calcolandosi mag. gior numero di tali reati nella bugia del
Medico, che in quella del Legista, e del Teologo, in conseguenza viene, che è
più grave delitto la bugia nel Medi. co, che negl'altri due sopr'accennati
Profeffori. In oltre se il Medico, per persuadere al suo Infermo, acciò
prendesse con maggior fiducia il rimedio da lui propostogli, affermasse, che
quel medesimo avesse giovato ad altrui, e ciò non fosfe vero, rincontrandosi
poscia la verità, in che discredito rimarria ape preffo à cui disse tal
menzogna, certo è, che non lo terria in avvenire più nel numero de' veri
Medici, mà bensì di parabbolani,de' quali Ippocrate cosi disse: (h) Virtutis
apud ipfos modus eft, id quod deteriùs eft, mendacii enim ftudium exercent ; e
parlando de' Medici menzogneri così disse: (i) Quapropter veritate nudati,
omnem improbitatem, ac ignominiam ing duunt. L'adulazione è vizio, che
s'infinua dol(h) In epiß. Domag. (i) Dedec.bablik, dolcemente, e
con galanteria, è un veleno, che fi beve fraposto con un'apparente netrare, e
questa parimente nel Medico cresce in qualità di reato, posciacchè dica
qualsifia altro Adulatores à taluna, ch'è deforme, non meno di aspetto, che
povera di abilità.: Voi Giete una bellissima, una compitissima, egalantiffima
Giovane, fiete eccellente in molte cose; nelle quali non avete chi vi fuperi ;
le darà compiacimento bensi con formo suo diletto, ma non l'ucci derà ; Dica il
Medico ad una sua Infer. ma, che desidera gustare un grappolo di uva: V. S. ne
puol mangiare un poco, perche bisogna condescendere qualche volta al desiderio
dell'Inferma, quod face pit nutrit, lo faccia pure liberamentes Se la povera
adulata Inferma lo farà, non folamente vi averà compiacimento, e diletto per
allora, mà poscia potrà ancora morire per tal cagione, non è quem sto caso già
da me inventato, mentre si legge in Ippocrate seguito nella figlia di
Eurianatte, che per aver gustata l'uvale crebbe non solo notabilmente il male,
mà se ne morì, dice egligdoppo di avere narrato, che l'era sopragiunta la
refrigerazione delle parti estreme il delirio: (1) Ifta autèm ut ferebant ex
deguftata uva huic contigerat ; potrete dunque voi nel Medico scufare l'adulazione
omicida per conciliarvi la grazia dell'Infermo ? Risponderà Ippocrate
certamente di no, perche dice egli in termini precisi dell'adulazione nella
regola dal vivere: (m) Is velut res horrenda vitari debety a gratia vitanda per
quam unitas deperit. E non solamente è reato gravissimo nel Medico
l'adulazione in ciò, che riguarda la regola del vivere, mà ancora nel
prescrivere medicamenti . V'incontrerete in molte contingenze, nelle quali
gl'Infermi, ò glastanti proporranno riinedi, ed il più delle volte quegli, che
non saranno à proposito, in questi casi avvertirete bcnc à non adulare il genia
di chi li propose', mà doverete fare ciò, che il bisogno richiederà, e non
altri menti: (1) Epid.lib.3./46.2.egroting (in) Do pracipe. [ocr
errors][ocr errors] per adula menti: Conforme ancora, se venendo
proposto da altri Medici ciò, che non vi parerà essere profitcevole
all'Ammala- to, in tal caso non dovereste zione tacere, e lasciar
correre ciò, che fù proposto da altrui, mà bcnsi con tut- ta
civiltà addurre li vostri motivi, cra- gioni, che avete in
contrario, à fine venghino esaminati,essendo questo l'ob- bligo de
veri Medici, conforme Ippo- crate insegnò, dicendo: (n) Qui quid-
quid do&trinâ acceperunt in medium profen et facultate dicendi utuntur, ad gratiam
comparati, et pro gloria,qua indè provenit decertare parati,doctrinam fuam ad
veritatis lucem repurgantes. Dell'Ateismo vizio esecrando non ve ne saria
d'uopo parlarne, perche egli è cosi repugnante, che chi hà uso di raa gione mi
pare assai difficile vi poffa in effo cadere, con tutto ciò, perche certe
proposizioni, che sparse, e feminate alle volte fi ritrovano in alcuni libri,
che vengono da lontani paesi, potriano alle menti (n) De decohabitu.
runt, 1 0 [ocr errors][ocr errors][ocr errors] inenti di voi,
che volete volare troppo i alto,recare qualche disturbo, non istimo
superAuo di dar loro sopra ciò qualche luine, à fine stieno più
circospette, e cautelare, e particolarmente nel sentire certe proposizioni
dirette à ridurre le operazioni animaftiche alla sola machi26 na, e
struttura del corpo fatta dalla na tura, con sì mirabile artificio,
guarda tevene pure da queste, perche hanno de l'ateismo nascosto, e
tenete fermo, che en vi voglia sempre un primo Movente di . ftinto, e
separato dalla struttura, perche de quantunque la detta struttura fia
necef. faria alli moti interni, ed esterni, nulla- dimeno senza il
primo Moyente, che è l'anima rationale nell'uomo, cessa ogni li
moto regolato, come si scorge chiara. mente ne' cadaveri, ne' quali con
tutto, che rimanga la mirabile struttura, sepa-
rata ch'è l'anima dal corpo iyi ogni mo- le to
regolato finisce. Nè solamente nel leggere ciò, che viene scritto
converrà stare cautelati, e circospetti, mà ancora in quello fi sente
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] riferire intorno alle pazzie
di coloro, che, per essere reputati di singolar dottrina, tralasciorono di
credere ciò, che dovevano, perche non capacitava le loro meni materiali, se non
ciò, che con li propri occhịrimiravano, ò palpavano con le loro mani, contro
de' quali Sant' Agostino fortemente inveisce, chiamanı doli uomini di
carne. Spero dunque, che per quanto leggerete di male in questo genere, ò
sentiFete dire, non diventerețe così pazzi, che vi vogliate assomigliare alle
bestie, Je quali, in ciò, che riguarda il dare un minimo contrasegno interno
d'eternità, punto non s'assomigliano all'uomo,mentrechi mai di effe ha saputo
ritrovare il modo di scolpire, ed intagliare l'effigie brutale di alcuna della
sua, ò d'altra fpecie, come seppe inventare l'industria umana? ed ancora in
durissime pietre, per conservarla visibile, tale quale appunto ella fù vivente,
per secoli innumcrabili? e ciò donde è proceduto ? se non da quell'interno
desiderio, che l'uo ) [ocr errors] Puomo hà in fe fteffo
d'eternità. L'Ira è un vizio, che deforma li suoi seguaci, li quali
conforme diffe un sayio Letterato, molto da me stimato, eriverito, fe questi li
potessero rimirare nello specchio, allora, che sono nel suo furore, yedendosi
divenuti così deformi, e trasfigurati in mostri,odierebbono,non solamente cal
vizio, anziche se medesimi; Modo tenuto dalli Spartani,che per fare concepire
orrore all'ubriachezzas conduccyano li loro figliuolini in certo tempo
dell'anno, nel quale fi concedeva libertà d'ubriacarsi, in luogo publico,
affinche questi vedessero, che deformę spettacolo cagionava tal vizio, per
concepirne in avvenire di esso maggior spavento . Voi dunque per meglio
apprendere à che segno dobbiate tenere lontana da voi l'ira, non accaderà velo
moftri con parole, essendo di maggior efficacia, che rimiriate con li vostri
propri occhi, in chi si trova adirato, più al vivo una tale, c tanta deformità,
giacchè: H 2Segnius irritant animos demiffa per aures [ocr
errors] Quàm quæ funt oculis subiecta fide "libus, E così
comprenderete meglio ancora, se tal vizio sia tollerabile nel Medico, che deve
avere sempre l'animo compofto, conforme comanda Ippocrate de Medico : Eum
quoque spect are oportet, ut animi temperantiam excolat, non taciturnitate
folùm, verùm etiam reliquâ totius vita moderatione, quod ad illi comparandam
gloriam plurimum affert adjumenti ; e più chiaramente, ancora lo comanda in
altro luogo, (a) dove dice: Ne quid perturbato animo facias ; Ed è la cagione
appunto di ciò, perchè il Medico, che deve invigilare con somma attenzione alle
cure de' suoi Infermi, non deve avere la mente turbata, per poter meglio
discernere li partiti megliori, e più profittevoli, che dovrà prendere à prò de
fuoi Malati, ed à tale effetto Ippocrate comanda, che sia incombenza del
Medi co (a] Inlib de decora. co il sedare litumulti, ordinandoli ef
pressamente:(6) Tumultus verbis caftiges, G ad omnia fubminiftrandi te
prome ptum adhibeas. [ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Converrà però prima in voi medesimi se mai
foste dall'ira predominati, che sediate li vostri interni cumuli, per poter
muovere più facilmente glaltri con il vostro buon'esempio ad imitarvi. Mà
vi sono alcuni Iracondi, che credono essere cosa nociva alla salute il
ceprimere in un subito li loro primi moti, onde per tal cagione lasciano termin
nare il loro corso : Mà quanto questi s'ingannino lo fà vedere Ippocrate con
dire :(c) Ira contrabit, cor, pulmonem in fe ipsa, din caput, et calida,
bumidum; il qual testo Vallesio così la spiega : Ira eft furor fanguinis circa
cor c. hinc fit ut fervente Sanguine,cor, pulmo, et caput calefcant, et repleantur.
Nimirùm fanguis fervore tumet, et venas, arteriasque tumefacit, fed ob
vebementem calorem, qui illis in locis eft, co contrabitur ubi[b]
Dodec.hab. [c] 6.Epid.fe5.4., [merged small][merged small][merged
small][ocr errors][merged small] [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] H 3
ubique fanguis. Undè fit, ut multis
ob iram oculi, du vene frontis intumefcant, et tota facies rubore suffundarur,
eo tempora pulfent, et caput doleat, quin do febris fuu perveniat . Si persuadono dunque questi, che gl'accennari danni
che cagiona l'Ira à parti sì principali, sia più vantaggio di pazientarli, che
di rimuoverli? Onde non dovrete in conto alcuno farvi dominare dalla
collera, e non solamente per quello che riguarda la buona direzione della cura,
mà ancora li vostri proprj avanzamenti, stanteche quel povero Infermo pur
troppo annojato dal suo male, avvedutofi, che ancor voi gli accrefcere
moleftia, adirandovi per ogni piccola cagionc,se ne disfarà facilmente per non
potervi più soffrire. La Superbia nella Medicina à che segno sia deforme
riflettetelo in Menecrate Medico, che insuperbito forfe per effergli alcune
piccole cure riuscite felici, ed ayer sentito dire, che Esculapio, in quei
tempi rozzi per tal cagione fù annoverato trà Dei, egli volendolo su
pe [ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small]
perare, scrivendo ad Agesilao Ř è de Spartani ; pose nella soprascritta : Ager
filao Regi Menecrates Juppitèr ; gli calzò bene però la risposta, che gli fù
data da quel saggio Rè in tal guisa : Menecrati Medico Agefilaus Rex mentis
fanitatem; nè fù ciò sufficiente per reprimnere la sua superbia, mentre
riferisce Leone Sansio, (d) che : Eo furoris in hoc genere delatus eft, ut
quofcumque liberaffet à morbo jurejurando anté sanitatem rcceptam adıētos,
Jecum deindè benevalentes adduceretistatis temporibus tamquam fervos;
atquè jatellites, eâ tamen lege, ut alius quidèm Herculis insignibus indutus ;
alius Apollinis babitum gerens ; alius Mercurii perfonam fuftinens, alius
aliumi mutatus in Deum, Menecratem, utpote Jovem Optimum Maäimum Dii minorum
gentium sequerentur. Onde converrà, che la teniate lontana da voi, per non
essere stimati pazzi, e maggiormente quando vi troverete nell' auge delle
vostre prosperità, perche allora la superbia molto vi potria nuocere, fc
[d] In Florid.9.prafat. [merged small][merged small][merged small][merged
small][ocr errors][merged small][merged small][merged small] H 4 se foste
da efla dominati, allora vi sforzeria à distaccarvi dalli vostri più antichi, e
cari amici, solamente perche vi conobbero prima, che le vostre fortune
incomincialfero : E pafferia ancora più oltre allora il suo ardire, fe ella
potesse dominaryi à suo modo, meiltre vi faria prendere tal compiacimento di
tutte le vostre, sì grandi, che picciole opere, come se fossero singolari, e da
niun'altro fattibili à quella perfezzione, che voi fatte l'avrete, senza
permettervi punto d'indugiare å formarne concetto, con forine far fi deve delle
cose proprie, almeno fino a tanto, che dal tempo fiano tolte dalle mani
dell'Adulazione, e pofte in quelle della libera sincerità, à fines che doppo
averle ben confiderate dia loro il suo giusto valore, secondo il quale, e forse
meno deve stimare le cores proprie, chi si trova in prosperità di fortuna, per
goder egli il favore dell'adulazione. Onde in tutti gli stati, e maggiormente
in quello di prosperità, nel quale sarete più oiservati da tutti
doveteseguitare l'ottimo conseglio d'Ippocrate, (e) che dice : Medicum
urbanitater quamdam fibi adjunétam babere convenit, affinche possiate effere da
tutti tenuti cortesi, umani, e senza superbia. La defiftimazione, ed il
disprezzo del compagno è un vizio dependente dalla superbia, onde develi dal
vero Me dico abborrire, al parere d'Ippocrare: Ne superbus, do inhumanus
videatur ; E tanto più, che deve essere d'animo modesto, e cemperato, di ottimi
coitumi, umano, e giusto, conforme egli giudicò nel libro de Medico : E se il
Si. gnore diede à voi maggior talento degl' altri vostri compagni, perche nel
coufronto, che ne fate, in vece di ringraziarlo, mostrate più tolto di
biasimarlo, con dire, che difetraffe in non fare uguale à voi chi è d'inferiore
capacità di voi, potendo il disprezzato rispondervi : Ipfe fecit nos, et non
ipfi nos; Dunque, che colpa è la mia 2 E non avendo voi ragione da dotervene
meco, prendeteveland con Tel Dedec.org. [ocr errors] con chi mi hà
fatto ; sicchè fuggire pure fimil vizio, che può ancora paffare
più oltre,inentre da quel disprezzo,da quel- la disistimazione
nascendone il discredi- to del vostro compagno, chi sà, che
non vi facessero divenire pessimi Medici, fer- vendovi di
caloccasione per procurare qualche servigio di colui, che fù da voi
posto in discredito? Olère di che;chi fos- te mai di simile viziosa
natura disprez- zeria ancora bene spesso quelli piccoli mali, che
in breviffimo tempo possono divenire giganti con non piccolo disca-
pito della sua esistimazione. Qando mai potessero
fcufarsi, che non credo, in alcrui li vizj spettanti alla gola, che
sono la crapula, e l'ubriachez- za, nel Medico sempre faranno molto
condannati, perche dovendo egli gior- nalmente opporsi a' defideri
depravati de' suoi Infermi, con ordinar foro las dieta, come mai
potrà persuadergliela, se non gli darà egli buon'esempio? Fa- cendo
più profitto questo di qualunque ragione, al parere di Seneca, che
vuole, che [ocr errors] 1 [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] 20 che (f) Longum iter eft per præcepta, bre
ve, et efficax per exempla. E se poi de' la vostri disordini ne fossero stati
spettatori in li vostri Infermi, come mai potreste per fuader loro il
contrario, di ciò, che voi seco faceste? Se volete dunque essere ub
bediti fiate fobri, e tali certamente dooi vrete essere, se non vorrete essere
peg{ giori de' bruti stessi, perche conforme riferisce Ippocrate:(g)
Sitit quidem Aper, oli sed quantum aquæ appetit, Lupus vero di. laniato
quod Je se obtulit necesario alimento, quiescit; Mà quando tutto ciò non vi
bastasse vi doveria far abborrire que fti vizj la sola rifellione, che questi
poffono ó abbreviarvi la vita, ò per la meno rendervela penosa, fino, che
viverete. co Non essendovi cosa nel mondo più nociva della Lussuria, chi
potrà mai scue farla negl’uomini, quando, che la vedianio sì moderata, e sì
ben' regolata dal solo istinto di natura in quasi tutte le bestie prive
dell'uso di ragione, alla riserva folainente di alcune poche, trà quali
(f) Epift.6. [5] In cpif.Demag: [ocr errors][ocr errors] ti [ocr
errors] quali vi sono quelle, che più s'assomis gliano all'uomo, che sono li
Scimiotti, e Gatti mamoni, rare volte li bruti à confusione de' sensuali
fi veggono do. minati da detto vizio, se non sono proffimi à quei
tempi destinati dalla natura, per la moltiplicazione della loro fpecie,
solamente il Lussurioso è più brutale di effi, che non ha in ciò hà in
ciò tempo determinato, essendo in ogni tempo dominato dal suo vizio, che lo
consuma, et annichila, conforme riferisce Ippocrate : (b) Ep annorum quidem
temporum ordo terminus eft brutis ad choitum, at homo perpetuò insano libidinis
aftrostimulatur. Qual'estro infano di libidine faria più, che in altri
detestabile nel Medico, fe non lo sapeffe reprimere con la sua continenza,
posciacchè dovendo egli giornalmente conversare con donne conforme avverti
l'istesso Ippocrate:() Et omni horâ mulieribus, virginibus illi occurrunt;
Sicchè Iddio guardi, ch'egli non corrispondesse con tutta fedeltà à
quella (h) In epift.Damage (i) De doc.ork [ocr errors] per
ca. quella somma confidenza, à cui gione della sua profeflione;
viene am- meslo, diverria ogni suo trascorso reato gravillimo, sì
proprio, che della pro- fellione isteffa, talınente, che l'innocen-
te Medicina ancora ne faria calunniaca. Onde voi, che desiderate far
molti pro- grelli in essa, dovrete vivere lontani, e detestare
simil vizio ; Altrimenti perde- reste ogni speranza di fare un
minimo progresso in effa ; Converrà dunque,che fedelmente
offerviate il seguente giura- mento d'Ippocrate : Juro &c.fed castam,
bu ab omni fcelere puram, tùm vitam, tùm ætatem meam perpetuò
præftabo. Ecercamente, che non dovrete fare diversamente, sì per li
vostri avanzamenti, che per profitto delli vostri Infermi, mentreche, come mai
potreste applicare con attenzione alli vostri vantaggi, alle cure de' vostri
Infermi, se le vostre menti in quel tempo divagassero altrove, e fossero
distratte in linili oba brobriosi pensieri ? Confido dunque,che con la vostra
prudenza, e temperanza [ocr errors][merged small] nonnon sarete per
cadere in simili reati, che sono detestati da putti, per essere mancamenti
commessi in mestiere di buona fede, conforme è la Medicina,
L'Ingratitudine è vizio ancor esso detestabile, per essere aborrito ancora
dalle fiere, essendosi osservata tal’una di esse aver usata gratitudine al suo
benefattore ; mà questa sarebbe ancora più detestabile, se nella Medicina
seguisse, che lo Scolare si mostrasse ingrato al suo Maestro, mostreria
certamente, è una natura molto perversa, ò di aver perduto l'uso di ragione,
mentre qual gratitudine mai potria egli sperare, che non l'usò à cui tanto era
tenuto, quali progrefli mai potria fare, allontanandosi da chi gli porge la
mano per sollevarlo, e promoverlo? Credo,che un simile yizio, Ò Giovani
generosi farà sempre lontano dalle vostre menti, conforme deve stare dalla
mente di chi spera divenire Maestro, per il motivo di non aver à ricevere il
fimile contracambio da' suoi Scolari, che stimolati dal suo mal'esempio
faria facile facile loro riuscissero essi ancora ingrati.
Quindi è, chę Ippocrate per esimere li suoi Şcolarida un fimile
obbrobriofo ar- tentato gli faceva obligare con poliza e promettere
con giuramento le seguenti cose: Juro, et ex fcripto Spondeo planè
obfervaturum, Præceptorem quidem, qui me hanc artem edocuit, Parentum
loco ha- biturum, eique cùm ad viftum, tùm etiàm ad usum
neceffaria, grato animo communi- çaturum, et fuppeditaturum, ejusque
poftea ros apud me eodem loco 9.quo germanos fratres,
eofque, libanc artem addifcere volent,absque mercede, fyngraphâ edoctu
[ocr errors][ocr errors][merged small] rum &c. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Da un'altra poco inferiore ingratie tudine spero vi
guarderete voi, che ambite avanzarvi per la via delle virtù, et è, che se
sarete da qualche vostro come pagno fatti chiamare à dar consiglio, ò in loro
assenza sostituiti à curare tal* uno de' suoi Malati, non tramerete contro loro
insidie, per subentrare in sua vece, stanteche tal’enorme ingratitudia ne, non è
usata, fe non da quelli, che sono ignoranti, e che diffidano per la buona via
delle virtù potersi avanzare ; e per tal cagione si servono di quella del vizio
; Onde con ragione consigliava Ippocrate al Medico à non prevalersi delli
Softituti ignoranti, ftanteche de’loro errori ne resta debitore colui, che li
propone, in questo caso però non ne re, steria punto debitore, poiche pagheria
il mancamento commesso con la sua elpulfionc, et affinche non abbiate da ri,
cevere fimile ingratitudine v'iinpegnerete quanto meno potrete di promovere
ignoranti, e maliziosi, 34 0 fono e € L'Invidia,
che per lo più proviene dalla mancanza di ciò, che fi desidera, è da altri si
vede possedere, come la po. trere seguitare senza condannare voi stesi inabili
à potere conseguire ciò, che bramate, avendolo potuto ottenere un' altro vostro
compagno, questa non vi avyedete, che vi fà dichiarare da voi medesimi da poco,
e codardi ? Onde impiegherete aflai meglio tutto quel tenipo,e pensieri,che
malamente li spregano [ocr errors][ocr errors] in invidiare il bene
altrui, con cercare di conseguire ciò, che desiderate, per le sue yie proprie,
et oneste, e credetemi, che questo vizio non regna se non negli animi vili, e
codardi, trà quali voi, che avete abilità, e spirito vi dovete vergognare di
esservi annoverati,e tanto maggiormente, che questi viziofi furono da Democrito
giudicati ancora stupidi, ed ignoranti,allorche ad Ippocrate disse:(a) Et certè
fufpicor pleraque in Arte tuâ aut per invidiam, aut per ingratitudinem palàm
contumeliâ affici ; et in appresso dice, Cum fint ignorantes, quod melius eft
dama nant, calculoruin enim fuffragia stupidis attribuuntur, nequè ægrotantes
fimùl ap probare volent, neque ejusdem Artis focii bi teftimonio
confirmare, cùm invidia obfter Gr. Veritatis enim nulla eft cognitio, nei
què teftimonii confirmatio, Ed è certamente cosa assai difficile, i che
li seguaci di simil vizio poffino con tenersi nel semplice desiderio di
ciò, che da essi è invidiato, senza passar più oltre [ocr errors]
ne (a) In epift.Damaget. in procurarlo ancora, e con modi
ignominiofi, anziche si serviranno talvolta della calunnia, e dell'inganno, per
confeguirlo, e vi pare, che simili maniere fiano degne del vero Medico
rationale ? Quando Ippocrate (b) giurò, che : Medicum ratione utentem, alterum
numquàm invidiosa calumniaturum? Mà che siano modi praticati solamente da
quelli, che Forensem quæftum fectantur, trà quali non faria convenevole, che
voi fofte annoverati. Mà acciocchè possiate mantenervi lontani da simile
obbrobrioso yizio, sarà necessario, che vi dia alcuni utili avver. timenti, che
sono: Vedendo yoi avanzare qualche vostro compagno nellinegozj,è cosa
nacurale,che fentiate dentro di voi un certo stimolo, che incomincicrà da
principio a farvi contriftare,e questo sarà appunto il primo seme, che
insinuerà dentro di yoi l'invidia per farvi divenire suoi seguaci, di questo,
affinche efla non trionfi di voi, è servitevene disprone per avanzarvi ancor
voi, con imitarlo, se il detto vostro compagno opererà
conforme si deve, ò di remora, fe vedrete, ch'egli si avanza per la
via del vizio, ed in tal caso, con riflettere solamente, che à voi
non conviene d'in- vidiare ciò, ch'è disdicevole al vostro onore,
detto seme verrà in un tratto di- Itrutto. In oltre sappiate, che non
do- vete rimirare solamente l'efteriore com- parla, che fà il
vostro compagno, mà ancora dovrete rillettere à quanti disag- gi,
che talvolta soffrirà egli per effajalle fatiche
eccellive,all'inquietitudini grane di, alla scarsezza del tempo, ch'egli
hàg che gli toglierà ancora il riposo necessa- rio, le quali cose
se tutte le rifletterete, certamente in vece d'invidiarlo, più
tosto lo compatirete, e direte con Vir- gilio : Non equidem
invideo miror magis. A tempo di Seneca vi era un certo vizio
vagabondo, chiamato da lui Core curfatio, che necessitava li suoi scguaci andar
girando continuamente per las I 2 Città [ocr errors][ocr
errors] Città allo sproposito cercando li negozi senza aver prima determinato
nella loro mente quali, mà solamente quei, che à ventura si presentavano loro
d'avanti, e questo tal vizio lo descrive per un'inquieta
dapocaggine, un perdimento di tempo, con non altro profitto,che d'una certa
stanchezza di corpo,acquittata per tanto girare ora in quà, ora in là.
Galeno, conforine egli riferisce nel principio del suo merodo, fù da alcuni di
quelli, che pareva, che l'anassero più degl'altri, stimolato fortemente à
seguitare questo vizio, dicendogli, che se non tralasciava d'essere tanto
indagatore del vero, e non si accomodava allo stile di quel tempo, d'andar
girando tutta la mattina, à visitare per complimento li Signori, e la sera
d'andare à cenare seco, non saria stato amato, nè averia contratto le loro
amicizie, riferendolo appunto in tal guisa : Me verò ex iis, qui me unicè
diligere funt visi, nonnulli fæpè increpant, quòd plus justo veritatis studia
Jim addiétus, quafi nec mibi ipfi ufui, niec ipfis [ocr errors]
[merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] ipfis in totâ vità fim
futurus, nifi, et ab hoc tanto veritatis indagande studio
defi- ftam, da manè salutando circumeam, vefperi apud
potentes cænem. His enim artibus tum amari, tùm amicitias
conci- liari, tùm verò pro artificibus haberi &c.
Ed in tanto non volle egli condescende- re à farlo, perche la
giudicò per cofa impropria di chi era seguace di ottimo
Maestro, soggiugnendo in appresso da- poi averne commendato
alcuni di que- fti : At horum nemo, nèc mane potentium
fores ipfos falutaturus, nè vefperi cænatu- rus frequentabat, fed ficut
Hefiodus cer, cinit : Namque alium ditem cernens cui
deeft, quod agatur : Ipfe folum vertit tauris, et semina
ponit. Onde fuggirete ancora voi simile vizio,
se desiderate d'essere veri seguaci d'Ip- pocrate.
La Pertinacia, e lo spirito di con- tradizzione sono due difetti
nel Medico di sommo rimarço, e non si possono per con
[ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] I
3 conto alcuno in lui scusare ; se vi contaminasse mai il primo, vi
costituirebbe ignoranti, cogliendovi quella bella proprierà, che hanno li
Dotti, ch'è : Sapientis eft mutare confilium ; vi faria anche di peggio,che vi
costituirebbe simili alle bestie, perche farebbe divenire ancor voi incapaci di
ragione, e perciò venendo esclusi dal commercio degl'uomini savj cosa fareste
infectaci di simile vizio? Se poi, che Iddio je me liberi fofte invali da quel
'cattivo spirito di contradizzione y guai alli vostri Infermi, perche venendo
loro proposto da altri ciò, che si deve, e voi non volendo, che fi eseguisse,
mà più tosto in vece di quello, altra cosa contraria, come anderebbe l'a cura
facendosi à vostro modo, se foste ancora pertinaci? Ippocrate insegnò à questo
propofito ciò che si debba Fare, e che ne risulti di male facendosi
diversamentc, et è:(0) Neque fanè indecorum fuerit fi Medicus in rei præfentis
anguftiâ, circà agrum verfaturz imperitiæ etiam tenebris circumfufus, alios
quoque accerfiri jubeat, quo communi confilio, que in rem agri sunt
disquirantur, et illi ad præfidiorum facultatem operas fuas confoTint; e cosa
ne seguirà seregneranno trà di essi questi vizj? De eo munimini ambitiosè
contendere, se ipfos ludibrio exponere, Sicchè voi, che sperate divenire veri
Medici Ippocratici, vi converrà tenere lontani da voi tali vizj, che tanto vi
potriano pregiudicare. etiam [C] Hipp.præcept. L'Avarizia fù
talmente odiata da Ippocrate, che se avesse potuto l'averia del tutto sbandita
dal mondo, poiche scrivendo à Crateva erbario famofiffimo de' suoi tempi, così
appunto gli manifeftò il suo desiderio : Quod si Crateurs amaram pecuniæ cupiditatis
radicem excindere poffis, ut nulla ejus reliquia extent, hoc probè teneto, quod
unâ cum hominum corporibus, etiàm malè affeétos purgaremus, fed hæc quidem in
votis habenda : Tanto scrisse Ippocrate, con tuttoche non gli fossero ancora
giunti à notizia li documenti di Demnocrito, cheportandosi poscia alla sua cura
in Abdera da lui medesimo sentì, trà quali vi fù questo contro l'avarizia: (d)
Quinàm enim Leo aurum defolium in terrum abdidit? Quinàm Taurus, alienum
ufurpandi cupiditate, ad prælium impetu quodam delarus eft &c. e con
ragione così esclamava Democrito scorgendo l'uomo caduto in tal vizio peggiore
de'bruti. Quanto mai cresca la deformità dell'ayarizia in chi è avanzato
negl'anni sentitelo da Cicerone:(6) Avaritia senilis vituperanda eft maximè :
Poteft enim quidquañ effe abfurdius, quàm quo minus via restat, eò plus viatici
quærere? Mà più d'ogn'altro la saria obbrobriosa nel Medico, perche
essendo stato da Ippocrate dichiarato fimil vizio per male più grave della
pazzia, cgli farà tenuto non solo di crederlo tale, mà ancora di medicarlo,
onde se in vece di far ciò lo procurasse, ecustodisse in femedesimo con diletto,
in qual trascorso egli incorreria? E certamente più grave, e me [d]
inefiß.Damag. [e] In Cat,Maior. [blocks in formation] e meno scusabile
faria, che in ogn'altro, per non aver egli apprezzato li documenti d'un tanto
Maestro, che sono li seguenti: (f) Miserabilis sanè eft humana vita, quòd ad
eam totam intolerabilis are genti cupiditas, velut hybernus flatus pervaferit,
ad quem morbum infania graviarem curandum, utinàm Medici umnes potiùs
concurrerent. E lo dimostra in termini precisi altrove, () dove così
saggiamente consiglia : Neque verò exigenda mercedis cupiditate duci oportet,
nifi ut ad artem edifcendam tuos inftruas, fuadeoque nè in eo inhumanitèr nimis
te geras, fed et opum affluentiam, et facultates refo picias, interdùm gratis
cures, itaùt memoris gratitudinis potiorem,quàm præfentis existimationis
rationem habeas. Quòd fi thofpiti, vel egeno largiendi occafio se te offerat
his, vel maximè fuccurrendum eft. Qui enim erga homines humanum fe exhibuerit,
is artis amore teneri censetur. Cofa dirà l'Avaro, et altri viziosi leggendo,
tanti ottimi consigli, dati loro da Ippo crate? [f] In epif. Senar.
Abderit. [5] Inlibede prai: [ocr errors][ocr errors][ocr errors] crate 2
Mi persuado; che quello appunto, che diffe Quinto Pecilio Pretore Urbano,
riferito da Livio, allorche ebbe terto li libri di Numa Pompilio, che erano
stati tanti secoli sepolti : Se fe eos in ignem coniecturum, perche, dos legi,
fervarique non oportere; e questo perched non per altro, perche egli era
Pretore, e non gli compliva, che altri sapessero, che molte cofe, ch'egli
faceva erano mal fatte, poiche que' libri altro non contenevano, che di
rimuovere ciò, che non era ben fatto, e ciò, ch'era sommamente pregiudiziale al
popolo, trattandosi in quelli De diffoluendis falfis religionibus. Questo
vizio certamente non farà scusato da chi è di mente sana, nè da chi ben
riflette à quanti disaggi mai soggiacino li miseri Avari senza potersi sapere
ad utile di chi lo faccino. In beneficio proprio certamente che nò, poiche non
altro, che travagli ne ricavano dal cumulare, che fanno ; A prò degli Eredi 2
nè tampoco, perche se potessero immaginarsi, che gli Eredi volessero
go [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged
small] godere con ispendere liberamente, priveriano fubitamente dell'eredità,
fic. che di questi solamence Padrone ne rimarrà l'avarizia, inentre per
sodisfarla esi cumulano, c questa, che ne farà di tanti avanzi ? facilmente non
sapenda servirsene li consegnerà al lusso, affinche disipandoli in un tratto ne
impingui altri Avari. Ippocrate odiava il lusso grandemente, à segno, che
compose un libro contro di effo, ch'è appunto quello De Decenti ornatu, nel
quale non solamente incarica à Medici di fuggirlo, mà dà ancora per cagione del
lusso il modo di distinguere li veri Medici da Parabolani, de quali ultimi
parlando, così dice: Si enim conventu facto ambitiofa, e quem fuofâ fuâ
profeffione decipientes in urbium circulis verfantur, Quos ex veftitu, cum
cæteris ornamentis, quis cognofcere poterit, quin etiam quò fumptuofiùs ornati
fuerint, cà majori odio adversandi, ab eis, qui eos confpexerint, fugiendi ;
dove de veri, e buoni Medici cosi ne parla : Quia bus [ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] bus non ineft exquisitus, nequè
cariofus ornatus, qui fe fe excultus venuftate, cu frugalitate, non tam ad
fuperfluam curiofitatem,quàm ad optimam existimationem, prudentiam, e animi
moderationem compararunt, ad inceflum verò eo femper sunt habitu ; Sicchè dal
Medico seguace d'Ippocrate devesi fuggire il lusso per quanto gli preme la
propria riputazione ; certe mode straniere, e galanti non gli competono, come
si legge (b): Peregrie nus cultus immodicus calumniam tibi com. parabit .
Tiberio s'ingannò, allorche propoftofi in Senato di proibire il gran luffo di
quei tempi, essendo egli di sentimento contrario, persuadendoli, che in
lasciarlo correre à briglia sciolta, da se medefimo si faria stancato, e perciò
disse : Nos pudor, divites satietas, pauperes egestas in meliùs mutet; qual
vergogna ne' suoi {moderati succeffori punto non si mirò mentre in Nerone si
vidde à che segno s'inoltrasse il lufto. Mi persuado però,ch'egli si volesse
ingannare per altro fine politico, mentreche girandosi dal
lusso continuamente la ruota della fortuna, gli compliva più di
vedere tante muta. zioni di stato ne' suoi sudditi, che disau.
torato chi li cagionava, e tanto mag- giormente che avendo questo
vizio un dominio tirannico s'uniformava al suo governo . Tiraneggia
per verità il luffo li suoi seguaci, mentre l'impoverisce e vuole
eliggere da tutti gradimento di quanto male fà loro. Ordina, che dalla
Persia, e dall'Indie sia trasportato un drappo non più veduto, forza li
suoi sem guaci à prenderlo ad ogni maggior co- ito, e fà, che oltre
il gran dispendio ringrazjno quel Perfiano, quell'Indiano ancora,
che lo portò, perche appagò il loro desiderio, li quali ne resteranno
fa- cilmente ammirati, non meno di quello ne rimanesse Tacito,
allorche li Romani per abbassare gl’animi dell’Inglesi, li fe- cero
assuefare à molti costumi loro, e da essi non più praticati, e
l'appresero per foimo favore, mà ben se ne ayvide Ta- [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] cito del fine, che in ciò si aveva dicendo: (i)
Que humanitas cenfebatur, cùm efet Species fervitutis. L'Infedeltà, e
Fellonia sono vizi confederati, e detestabili in ogni qualità di Persone, mà
più d'ogn'altro nel Medico, posciache ogn'uno ciò, che ha di più prezioso, che
sono la vita, e l'onore glielo fida; Onde se csso mancaffe, à cui gli prestò
tanta fede, che gastigo mai li potrebbe trovare de' maggiori, che lo potesse punire
à bastanza, avendo commesso un reato di fimil forta, un mancamento di buona
fede ? Sicchè odiateli pure simili vizj esecrandi, conforme l'abborriya
Ippocrate, non volendo insegnare la Medicina à chi non aveva giurato prima sù
tutte le Deità ciò,che segue, cioè: (1) Nequè cujusquam precibus adducturus,
alicui medicamentum letale propinabo, neque hujus rei author cro, nequè simili
ratione mulieri pellum subdititium ad fætum corrumpendum exhi bebo,
(i) In Vita Agricola. 11) In lurejuri Hippocr. [ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small] bebo, fed caftam, ab omni
fcelere puram, tùm vitam, tùm diatem meam perpetuò præftabo . Sicchè con
ragione, e con giusti motivi verrà escluso chi mai in fimili vizj cadesse
dall'effer vero Media co, e degno seguace d'Ippocrate, Non è piccolo
difetto nel Medico l'essere troppo curioso di quelle cose, che non fanno al suo
mestiere, conforme tra l'altre sono li fatti domestici de' suoi Infermi; onde
da tal vizio ye ne dovre. te aftenere,perche tal curiosità vi potria tenere distratti
da quel negozio, à cui dovete principalmente applicare, ch'è il ben dirigere le
cure de vostri Infermi, come y'astringe il giurainéro d'Ippocrate,ch'è
questo:In quafcumque domos ingrediar, ob utilitatem Ægrotuntium intrabo.
Mà di più di questa ancora può efa fere viziosa la troppa curiosità delle cose
moderne, e peregrine, e particolarmente ne' Medici giovani, che non pofsedono
ancora la Mcdicina à quellas perfezzione, che fi richiede ; onde da questo
vizio v'asterrete, sì perche vi fa [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors] ria divagare inutilmente in cose, che ancora dal tempo non sono
state ben digerite, come ancora vi terria lontani da ciò, che farà necessario
di fare, cioè d'impossessarvi bene di quanto è stato da molti secoli
confermato, à segno, che diverreste periti nelle novità incerte, rimanendo
inesperti nell'accertate da lungo tempo, quali poscia sentendole vi giugneranno
nuove,. sopra di che mi riporto à ciò, che disli nella secondas Giornata, nella
quale mostrai, come vi dovrete regolare per divenire Medici. Solo ora vi
foggiugno quello, che à questo proposito ne dice Ippocrate, ed affinche meglio
discerniate tutto il vizioso, per tenerlo lontano da voi: (m) Multæ namque ad
ambitiofam quamdam operam comparat& videntur, ea videlicet, qua de nulla re
utili quaftiones agitant ; E quali siano le cose utili nella Medicina, lo
spiega in appresso soggiugnendo : Priusquàm verò ad Ægrum ingrediaris, fac
cognitum habeas quid agendum fet ;. ple(m) De dec.org. che
pleraque enim non ratiocinatione, fed au» dia xilio indigent : E se ciò
non fosse chiaro ida à sufficienza passiamo al libro De Fractua
cioè ris, dove parlando de' Medici, qui sao da pientiam fibi falsò
arrogant, così chiaracha mente dice : Verùm enimverò multa hoc stil modo hac in
arte æftimari folent. Quod la enim peregrinum eft, nèc dùm conftat an en utile
fit, confueto, quod jam norunt utile elle anteponunt, quodque ab ufu
communi day abhorret ei, quod eft probè cognitum ; e non evi vi sia discaro di
sentire quanto mai à ci proposito redarguisce Ippocrate coloro, ei che vanno
cercando le belle idee : (a) ei Hujufmodi igitur, ubi præellem non tàm de
vi curandi ratione cum illis conferrem, verùm, m ut auxilium ferrent audactèr
peterem : Veo d. nuste enim cognitionis intelligentia apud eito istos Sparfa
eft, cum igitur, bi ex necesitait; te indocti existant, eos ad utilem
exercitaci- tionem cohortor, ubi prçceptorum cognitione .: deftituuntur.
L'Ozio padre di tutti li vizj, se non t; lo terrete lontano da voi, vi potria farperdere
tutto ciò, che di buono aveste mai acquistato; Egli è capace di farvi nauseare
le virtù, d'arrestarvi nel mezo della vostra carriera, d'abbatęrvilo spișito, e
finalmente di trasfigurarvi in quella mostruosa figura, che più sarà di suo
genio, e sențite appunto, come ne parla Ippocrate di questo pessimo vizio: (b)
Quod enim otiofum eft, nilque agit ad improbitatem viam affectat, ad eamque
rendit ; Talmente che per divenire voi yeri Mcdici, dovrete fuggir l'ozio,
deftruttore d'ogni yostro bene; c per ciò farç, vi dovrete ancora astenere
dalle frequenti musiche, dalli ridotti de' Novellifti, e da altri consimili
divertimenti, ne? quali non si puol'acquistare altro, che dį pascere
inutilmente la curiosità, ed il proprio genio, e ciò con ragione fi puol
giudicare tempo perduto, perche profitto alcuno da essi non se ne ricava.
Gran infortunio sarebbe della Me. dicina, quando v'entraffe la Malizia à
corteggiarla, avendo questa già impa rato (h) Dedecenti babits,
[ocr errors] rato adimitare tutte le bạone virtù con finzioni soprafine, ed in
che guisa, ne parleremo più diffusamente in appresso; Solamente ora vi
avvertirò, che se tal? uno di yoi reftasse mai inferrato da fimi31 le
vizio diyerrebbe subito uniforme à 1 quei Medici descritti da Ippocrace
:(9) Qui quidem Perfonarum, quæ in Tragediis producyntur maximè fimiles
esse videntur ; mentrechę farebbe tante comparse difi ferenti, quante
gliene dettasse la sua madi lizia nelle congiunture à lei opportune, ci mà come
termineria la tragedia lo moAd stra Ippocrate chiaramente doppo aver N
avvertito, che Orium, ignavia mali tiam quærunt, soggiugnendo: (d) Hi
enim - Sunt, qui fora frequentant, ruditate, ac Ti infcitia sua imponentes, et circulis
Civita tum verfantes ; Talmente che per non cheffer yoi posti nel numero
di Parabolani necessariamente vi converrà fuggire, afe e detestare fimil
vizio . Il timore, e l'ardire, con tuttoche K 2 sem- (c) In
Hippocratis lege. (d) Hippoer.de dec. habitu. [ocr
errors][ocr errors] 2. [ocr errors] sembrino trà di loro contrarj,
nulladimeno vengono molto biasimati da Ippocrate nel Medico, dichiarandoli in
lui per segni viziosi d'ignoranza, dicendo egli : (e) At verò imperitia malus
eft thefaurus, malaque opes reconditæ iis, qui ram tùm opinione ipfi, tùm
revera possident fecuritaris animi, du lætitiæ expers, timiditatis, et audaciæ
nutrix; Ac timiditas quidem impotentiam, Audacia verò artis ignorationem
arguit. Perloche non di potrete nè segúitare, nè scusare, nè anco sotto lpecie
nel primo di circospezzione, e nel secondo di spirito, perche diversi sono trà
loro il timore, e la circofpezzione, l'ardire, e lo spirito . Il timore vi farà
perdere l'occasione pronta, che vi si presenterà di operare per non faperla voi
conoscere, ma non già la circospezzione, che nasce dal poffe dere molto bene
ogni danno, ed ogni profitto, che ne poffino risultare da ciò, che voi farete,
onde questa vi renderà folamente per breve tempo irresoluti, e fino (e)
Hipp Text. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] e fino a tanto, che
averete bilanciato il bene, et il male, e conosciuto, ch'avrete quale delli due
prevalga, sarete prontissimi esecutori di quanto avrete deliberato. L'ardire
poi per essere temerario vi porterà con violenza ad operare, onde non vi farà
diftinguere quando ve ne dobbiate servire, dove, che lo spirito, che vi rende
perspicaci, et accorti, Ve. lo farà ben capire, quando fia tempo. opportuno di
farlo, conforme egregiamente avverti Ippocrate : (f) Temeraria namquè
proclivitas, do promptitudo,quam. vis valdè fit utilis, despectui eft, at
confiderandum quando bis uti liceat. L'Odio è un vizio, che trà li
maggiori può divenire il primo, quando fi stenda fino alli ultimi confini della
sua iniquità, cioè alli benefizj ricevuti, pafsando allora à quell'esecrando
reato, che solamente trà gl'uomini regna, esfendone le bestie più fiere esenti,
conforme da tanti esempj registrari nello Istorie si può comprendere, et in
ispecie di (f) In lib.de Medica [merged small][ocr errors][merged
small] K 3 [ocr errors] [ocr errors] di quel fiero Leone, che
nell'Anfiteatro Romano il' véce di divorare il suo Beriefattore condannato ivi
ad bestias, lo difese dalla violenza delle altfc, mà quellos che si rende più
considerabile, si è, che alle volte', quanto č maggiore il benefizio, tanto più
viene perseguitato dall'odio, giacchè al parere di Tacito: (g) Beneficia
coʻusquè leta sunt, dùm videntur exfolvi poffe, ubi multum antevenere pro
gratia odium redditur; Darebbe l'animo à voi non dico di seguitare' vizio sì
obbrobrioso, e ripugnante' ad ogni in il pretesto del naturale di chi lo
segue, inclinato a farlo, per non potersi moderare. Senticenc però prima
d'impegnarvi à ciò, cosa ne diffe ad Ippocrate, quel grand’amatore della
giustizia Democrito:(b) Plerique' verò quæ natur& hoc adSéribentes Benefactorem
odio' habent, co parům abeft ut indignè ferant fi debitores effe puténtur, fed
eu pleriquè artis ignorantiam in se ipfis habeotes, a imperiti (g) Annal.
lib.4. [h]. Epiß. ad Damageexiftentes, id quod meliùs eft purgant intero
stupidus enim fiant suffragia. Talche il solo sospetto
d'essere infetti da un fimile vizio, vi renderia incapaci per
sempre di quanto voi bramate conseguire. Quanto mai sia
difficile d'esprimere tutte le trame dell'ingarinoz ed impostu- ra,
sentitelo riferire da Ippocrate in tal guisa : (i) Difficile eft multorum
malorum machinatricem folertiam verbis exprime- re, cum eorum fit
infinitas quædami din bis cum dolofis conimentis prava mente in-
ter le conversentur; apud eos autèm virtu- tis modus habetur, quod eft
deteriùs; men- dacia enim amant, do in bis fe exercent,
voluptatis ftudium extollunt; legibus mini- me parentes a
Certamente che meglio non fi poteva da Ippocrate esprimere l'inganno
vizio tanto diletto da' maližiofi Impostori, mentre da questi li modi più
improprj, che si praticano sono credati per loro virtù, nè fi seguita da efi
altro studio, che della menzogna, nè fi atten de (i) In
epist.Domaget. [merged
small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] K 4
1. avendo de ad altro, che à piaceri,
e diversi- menti, fenz'alcun timore di gastigo. Le tristizie di
costoro non si pofsono mai à bastanza esprimere, stanteche,
fingen- dosi questi Mcdicis con modi improprj. accreditano li loro
medicamenti, non punto di rossore ne di servirsi di testimoni
corrotti, che con menzogna: attestino il gran giovamento, che das quelli ne
ricevettero con tuttoche non se ne fossero mai prevaluti, nè di ripromettere
ne' mali incurabili quella certa salute, che non è in potere de' Medici,,
quantunque espertislimi, il farla conseguire ; In oltre giudicano graviffimi, e
inortali tutti quei mali, benche di sua natura leggieri, purche rechino aglo
Infermi qualche apprensione, affinche credano questi esfere stati mediante la.
loro virtù risanati, e d'avantaggio, per non essere riconvenuti d'aver errato
ne? pronostici, parlano con doppio linguag. gio, à tal’uno diranno, che quel
tale Ammalato deve necessariamente morife,& ad altri, che deve
infallantemente mie [ocr errors] rllanare, per avere pronto si
nell'ano, che nell'altro evento chi contesti la loro, fimulata perizia in
sapere ben prevedere gl’esiti de' mali; Milantano in oltre costoro i loro
grand’arcani, con i quali fi vantano d'avere refuscitato molti, già fatti
spediti da Medici. Solamente dico. no con verità, che in mano loro niuno.
muoja, perche ridotti che li hanno in: pessimo stato di salute, abandonano li
loro Infermi, non potendoli più lusingare con le solite false speranze di
salute, de' quali prima fi servivano per ifmugnere le loro borse. Per
inantenersi poi in creditozli pongono forto alte protezioni, e sfuggono
d'incontrarsi con Medici dotti, ed esperti, non porendo ftare à fronte con chi
ben sa discoprire la loro ignoranza . Al divino Ippocrate furono note alcune di
queste verità, mentre egli (1) così ne parla : Qui igitus in ignorantia
profundo fubmerfi funt, ij prædicta ( cioè l'operare con ingenuità) minimè
percipiunt, cum Medici nomine iz digni [] Intib.præcepat [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] 'digni re ipfà comprobent ; quàm
repente evetti fint, fortune tamén egentes per die vites quofdam ex
anguftiis emergunt viri- que es éventu nominis celebritatem adepti
&c. ed in appreffo : Qui certè ad curatio- nem non accedunt ;
ubi vident miserabilcm effe affectionem, c ejulatibus plenam,
alio- rum-Medicorum congreffum fugiunt; e in altro luogo: (m) Qui
igitur eos reprébena dunt qui viltis à morbo manus non admo- vent,
non minùs adhortantur ad ea fufci- pienda, quæ attingere fas non eft ;
quàm que fas eft, in eoque apud eos qui nomine tenus Medici sunt
admirationem fibi conci- liant, ab artis verò peritis ridentur.
Mà crescerebbe più oltre ancora l'iniquità di costoro, quando ; che
unisfcro alle loro male arci l'ippocrisiaj conforme che più volte si è
osservato' ins ral'uno di essi,che postosi adosso un'abito di fimulata
penitenza, e' čutto umile con li seguenti artificj procurava di maggiormente
accreditarli. Introdotto, ch'egli era clandestinamente in qualche
cura (m) in lib.de Arte, čura, doppo di aver fatte molie insolite,
ed affetrate offervazioni intorno all'Ammalato, cosi incominciava à parlare :
Io coinpatisco infinitamente li Signori Medici, che lo curano s perche questo è
un male'assai oscuro, e difficile à ben curarsi, non essendo ciò da cutti, fin
qui scorgo, che hanno fatto tutto quello, che sapevano", nè io drdisco di
biasimare ciò, che fino ad ora harino fatto, perche quest'abito ; che porto in
doffo non mi permette di dir male del mio prosimo, nè di togliere la
riputazione à Profeffori cotanto accreditatie tanto maggiormente, che quando
anche non foffe ftato fatto a fuo' dovere ciò, che si è fatto sin’ora', non
siamo più in tempo d'impedirlo, dico bene, che io peccherei mortalmente, se
non' dicelli libera.. mente ciò, che debbasi fatie in avvenire, questo male à
conto mio và curato in tal guisa : Primieramente gli si devono dare i tali, e
tali' rimedi, e dipoi develi fare in questo modo, e ac fi opererà diversamente,
io mi protesto che questo poveroInfermo se ne morirà quanto prima ; e lo.
vedrete con vostro cordoglio. É fe tal uno degli astanti più
prudente lo prega- va d'abboccarsi con li Medici della cura, à fine
di comunicar loro questi suoi sen- timenti, ei ricusava tal congresso,
con pretesto, ch'essendo odiato da tutti li Medici per la sua
ingenuità, e dottrina non fariano mai condescesi à quanto di buono
egli avesse proposto, onde, che reputava non solamente superduo
tale abboccamento, må ancora non pratica- bile da un suo pari, che
deve,per l'umil- tà, che profetava, effere injinico delle
difcordie; onde avessero pure fatto ciò, che ad esli pareva, e piaceva,
bastando- gli d'aver accennato il gran pericolo, ed il modo
insieme più sicuro da sfuggirlo per mera carità di giovare à quel
povero Infermo così aggravato, non già per in- teresse alcuno, da
cui egli n'era lonta- nisiino. Infinite confusioni cagionarono
simili parole pietose in più cure, stante- che tal’uno de' più creduli,
che vi si tro- vorno presenti, diffe : Sentiste, con che
[merged small][ocr errors] modestia parlava quel sant'Uomo, se non fosse
così scrupolofo, oh quanti errorici averia discoperti, commesli da' noftri
Medici ignoranti in questa cura ! Si vede però, ch'egli intende, perche hà
fatto certe osservazioni particolari intorno all'Ammalato, che non le abbiamo
vedute fare da' noftri Medici. Ed altri di più consigliavano à licenziare tutti
li Medici per farlo curare da esso folo, per-. fuadendofi, ch'egli l'averia
certamente guarito . Quali danni ne riportino li poveri Infermi da costoro, che
Medicorum congreffum fugiunt,gli espresse assai bene, e con pochissime parole
Ippocrate nel sopracitato libro, dicendo ivi; Ægroti verò dolore conflictati in
utrâque improbia tate natant ; cioè in quella dell'ignoranza, e dell'inganno di
simili viziosi Impostori. Quello però, che reca non ordinaria meraviglia
si è, che il popolo più volte caduto à dar fede à fimili viziosi Impostori con
danno notabile, et evidente della propria falute ritorna di bel nuo
nuovo a creder loro, et à restarne insieme nuovamente deluso, conforme ancora
che con tutto abbiano questi nociuto à molti, niuno contro di essi dell'offesi
ne fà risentimento, e la cagione di ciò / non puol'essere altra, che godono
questi quel vantaggio, che hanno le donne di mala vita, da cui ne s'allontanano
molti, che da esse furono danneggiati, nè alcuno contro di esse ne fà
rilentimento proporzionato al male ricevuto', e ciò cre. do, che segua sì
nell'uņo, che nell'altro caso,per la vergogna,che ogn’uno di essi hà di
manifestarsi con atto publico per imprudéte, onde perciò pazienta,e ţaçe.
E finalmente se per disaventura un fimile yizio contaminafle mai il Media co
dotto, ma politico, oh quanti danni ancor peggiori di questi apporteria à
molti, posciacchè inestandosi al ben radicato sapere l'inganno, e l'impostura,
che frutti velenosi mai produrrią unas fimile pianta ? e nocenda questi senza
effere creduti nocivi, non solamente trà l'idioti, mà ancora trå li più
cautelati, e cir. ) ) e circospetti troveriano lo
smaltimento, c per non diffondermi più oltrc, dirò solamente che il Medico
dorco, e politico, quando che fosse divenuto Impostore, avendo egli perduto la
sua ingenuità diverrebbe allora non solamente tiranno de' suoi Infermi, facendo
loro arţificiosamente credere, che da esso depende lą loro falute, anziche la
vita isteffa, e che non poțriano nè pure un momento di più yiyere, quando si
allontanassero dal suo consiglio,& ajuto,mà ancora di tutti gli altri
Professori ingenui, potendoli conculcare à suo piacere per prevalersi egli
delle frodi somminiftrategli dall'inganno, alle quali non potendo contraporre
le proprieşper esserneprivi,conviene loro cedere, per non sapersene schermire,
giacchè Års luditur Arte. Fuggite dunque yoi, che ambite di mantenervi ingenui,
e divenire veți Medici fimil vizio, e voi, à cui specta d'invigilare alla
publica salute. Non tantum tollerate nefas hanc tole lite peftem.
Ded [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors] Del
miserabile vizio dell’Ignoranza poco sarà d'uopo parlarne, sì perche vi è già
nota la sua deformità, sì ancora perche vi vedo incaminati à gran passi per la
strada della sapienza,solamente vi riferirò per vostra consälazione, affinche
prestamente ne diveniate veri possessori di questa, ciò, che Ippocrace à questo
proposito insegnò, con una bella somi glianza, et è: (n) Non alitèr enim
ac Miniftri, et Miniftræ in domibus tumultuantes, ac ceriantes, fi quando de
repente eis hera adfuerit, attoniti conquiefcunt, fimilitèr etiàm reliqua animi
cupiditates malorum, hominibus funt administre, at ubi fapientia in conspectum
fe dederit, tanquàm mancipia reliqui affe&tus difcedunt. Insegna parimente
Ippocrate nell'iscoprire li seguaci di tal vizio il modo da conoscere li Medici
ignoranti, mà di ciò non devo parlarne, perche il mio fine è diretto à
detestare li vizj, fenza andar cercando li viziosi. Non però tacere devo il
gran danno, che questi apportanoalla povera Medicina riferito da Ippocrate irel
principio della sua legge in tal guisa : Omnium profectò artium Medicina
nobilisfima, verùm propter eorum, qui eam exercent ignorantiam c. omnibus
artibus iàm longè inferior habetur . Finalmente con la Maledicenza
terminerò io ancora di dir male de vizji questa è un vizio assai incivile,
perche opera sempre contro li buoni costumi, e contro la civiltà, questa
certamente non si dovrà seguitare da voi, venendovi da Ippocrate tanto proibita
nel libro : De Medico, che in tal guisa incomincia: Hoc fcripto Medico
imperamus, eo dicimus, dove tra l'altre cose, che coinanda vi sono le seguenti:
Ut animi temperantiam excolat, non taciturnitate folùm, verùm etiàm reliquâ
totius vitæ moderatione, bom nis, ac honeftis fit moribus, et æquus in omni
vitæ confuetudine fe præftare debeat ; Le quali cose come le potrete osservare,
essendo maledici ? Ed affinchè meglio comprendiate quanto il ben moriggerato
Ippocrate odiasse questo vizio, passia L mo [ocr errors] mo à
rillettere ciò, ch'egli dice nel libro De Arte, il quale comincia così :
Non nulli turpitèr in sectandis artibus artifi. cium suum collocant,
neque id, quod facere Se credunt meo quidem judicio obrinent,
sed Jue scientia oftentationem faciunt aci E poi soggiugne :
Qui verò ea, quæ ab aliis sunt inventä inhoneftorum verborum arti-
ficia contaminare contendit, nequè quida quàm corrigit, fed à
peritis inventa, apud imperitos traduçit . Is fanè prudentice exiftimationem
tueri velle non videtur, fed potiùs naturam fuam, aùt ignoratiam nem malitiosè
prodere : Solis enim artium ignaris, hoc opus competit, qui ambitiofiùs quidem
contendunt, neque tamen improbie tate suâ ullo modo præftare poffunt, ut
aliorum opera, vel recta calumnientur, vel non recta repræhendant : Eos igitur,
qui in alias artes hoc modo invadunt,coerceant, fi poffint, quibus hæc cura
eft, quorumque id intereft. Vedete voi à che segno odiava il divino Ippocrate
li maledici, che voleya, che fossero ristretti, essendo indegni di convivere
tra uomini di ono. re [ocr errors] [ocr errors] re. Crederei, che
quanto hà detto cosi chiaramente, et al propoliço Ippocrate vi pofsa bastare
per odiare un limil vizio, e tanto maggiormente se rifletterete, che quanto voi
direte di male degli altri, altri ancora ne potranno dire di voi, ficchè
parlate bene degl'altri, Ò tacete Țacerò ancor Ia per non nausearvi di
vantaggio nel descrivervi la laidezza di tutti gl'altri vizj, sperando, che
ciò, che vì hò detto di questi pochi,pofsa baftare, per farvi prendere odio a
tutti gli altri, ed à quel segno, che li viziofi lo porteranno facilmente alle
virtù, qual? odio pero spererei, che in un subbito deponessero į viziosi, se
spogliati per pochi momenti d'ogni loro difetto, si aboccaflero insieme con
effe, allora cofa disebbono sentiamolo da Seneca; (a) Quidquid opravi
inimicorum execrationem puto ; Quidquid timui Dii boni quantò melius fuit, quàm
quod concupivi cum multis inimicitias gefi, et in gratiam ex odio res L
2 dii (a) De Vita beata cap.2. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] dii
buc. quid aliud quàm telis me opposui dc. Avere inteso come parlerebbero bene li viziosi se
avessero la forte dili berarsi da? loro difetti solamente per breve tempo,
approfittatevene dunque voi, giacchè per sempre, se vorrete, potrete effere di
mente capaci di conoTcere la loro deformità, e fuggirla. Mà quando mai credeste
per cosa molto difficile di potervene affatto spogliare, fate almeno, che con
le vostre virtù vi si fra. meschi solamente tanto di vizioso, quanto
communemente si tollera nell'oro di lega bassa, c non più, che non arriva ad
avvilirlo, nè à fargli perdere il suo vago Splendore. Passerò ora alla
seconda parte per esaminare se li vizj ermafroditi si possino alıneno tollerare
nel Medico. Per vìzio ermafrodito intendo quello, che dalla malizia, e
dall'inganno viene talmente trasmutato in virtù, che difficilmente si potrà
discernere, se prima non si scoprono le sue parti vergognose, che و
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] che fino ad ora non hanno
sapuco, ne potuto ricoprire. Sia per esempio, se la malizia,e
l'in- ganno vogliono, sono capaci di trasfi- gurare
così bene la superbia in umiltà, l'iniquità in zelo di giustizia,
che diffi, cilmente senza l'ajuto del disinganno, che
scopre le loro vergogne, li potranno distinguere. Nel prino caso si
serviran- no facilmente de' seguenti artificj. Da- rete
à suo tempo voi un'opera alla luce, ò vi riuscirà felice la cura di
un male grave, è cosa facile, che ne abbiate del compiacimento
interno, e questo avvan- zandosi più del dovere, è facile ancora,
che palli à farvene qualche poco insu- perbire, di quell'opera, di quella
bella cura, cosa faranno la malizia, e l'ingan- no per farvene
affatto insuperbire ? Ri. copriranno la piccola vostra superbian
con il manto dell'umiltà, et in congiun- tura, che sentirà lodarvi
gl'insinueranno in tal guisa à rispondere : Questo non so- no cose
degne di lode, sono bagattelle, non meritano d'essere lodare da un
Vir: L3 tuofo suo pari, sono parsi di un debbole ingegno ; Chi sentirà si
limili risposte resterà sorpreso da üná tanta umiltà, ed állora maggiormente
s’infervorirà dilo darvi, entrerà nelli meriti della causazed allora appunto
avranno compito il loro negozio,in farvi maggiormente insuperbire, che cosa
converrà fare per iscoprire le vergogne alla in ascherata superbia, per
conoscere se quella umiltà sia stata vera ; ò fimulata; bisognerà ricorrere al
disinganno, che la scopra. Aspetterà questi facilmente la congiuntura
proposito, et in vece di lodaryi dirà tutto quello, che la finta yostra umiltà
aveva già detto di voi, con qualche par, ticolarità di più, che sarà vera, sì
perche il disinganno non mentisce; sì ancora perche i chi è capace
d'insuperbirli, non essendo di gran prudenzaś può in qualche cosa trascorrere ;
Allora sentendosi la superbia toccata sul vivo lacererà in un tratto il bel
manto dell? umiltà, e da se medesima mostrerà le fue vergogne rispondendo :
Come ! non fono [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] ز sono
cose degne di lode? sono parti di un debbole ingegno sono
bagáttelle? sono tutte cose d'eterna memoria ; voi non le capice,
perche liete un'ignorantë. Che ne dite ? questa è quell'umiltà, che
una volta parlava così bene; è forse scu- sabbile nel Medico avendo
questa un naturale si fraudolento? Mi persuado, che ora, che la
conoscere ; non la scuse- rete, anzi la biasimerete più costo. Nel
secondo caso se venisse in pen- siero à tal’uno, che Iddio non
voglia, di promovere al servigio d'un'Ipocondria- co da
lui curato qualche suo amorevole, mà dovendosi rimovere chi
attualmente lo serve, e competencemente bene, sen- za l'ajuto
della malizia, e dell'inganno.». non si poiria ciò effettuare. Questi
cacci- vi vizi per servirlo, che cosa faranno ?
procureranno di vestire l'iniquità con abito di zelo di
giustizia, e che diča à quell'Ippocondriaco, ch'è vero, che
viene servito bene da quel suo Ministro, mà che premendogli tanto
la sua salute, il suo zelo, et il suo obligo richiedono
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged
small] gli procuri sempre li suoi vantaggi, ed in ispecie trattandosi di
propria salute, e di salute, che gli premetanto, per 12 conservazione della quale
il Signor Tale foggetto nel suo mestiere unico, che non hà pari, saria
veramente à propofito, mà non per questo è dovere di far perdere il pane à chi
lo ferve, si dice solamente, che lo sappia, che vi è chi lo servirebbe assai
meglio, caso che capitasse mai congiuntura ; Fatti, che hà l'iniquità questi
projetti ad un'Ippocondriaco, che non brama altro, che vivere, con tutto quel
di più di male, che sentirà dire per altre vie di quel povero
galantuomo, che lo serve,procurate da chi vuole lubentrare;
Credete voi, che non si effettuerà fimile tentativo dall'iniquità? Forse
prima di otto giorni farà espugnata la Piazza, perche tanto si
batterà, che si farà brec- cia, e vi si porrà dentro, e di sì bella
impresa ne trionferà la sola iniquicà. Voglio, che sia vero, che il
Ato ne sia capace, má vediamo un poco se il fine è stato retto, e se il
zelo digiu- stizia 1 che il propo [ocr errors]
[ocr errors][merged small] stizia ne fù egli il primo motore? Chi avrà
procurato simile ingiustizia, certainente, che non sarà molto eccellente nel
suo mestiere, perche chi è tale, è ancora giusto, e prudente, dunque ve ne
saranno de' più esperti di lui. Ciò supposto procuriamo, che il disinganno ne
faccia le sue diligenze, e questo facil. mente farà infinuare al sudetto
Ippocondriaco, che giacchè hà megliorato nella mutazione di quel suo Ministro,
procuri ancora di mutare il Medico, e ne trovi un'altro megliore di quello, che
ha presentemente, e piacendogli tal'insinuazione, cd effettuandola, cosa dirà
colui, quando si vedrà fuori del servigio? fi lamenterà forsi del torto, che
gli ha fatto, avendolo tanto tempo ben servito ? mà di chi si lamenterà? dovrà
dolersi di se medesimo, perche gli è stata fatta quell' ifteffa giustizia,
ch'esso hà procurato foffe fatta altrui; Dà dunque a conoscere chi operò in
questo modo, che non ebbe per fine il zelo di giustizia, perche questo non gli
è piacciuto, mà forse ne [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged
small] ebbe [ocr errors][ocr errors] ebbe qualchedun'altro di quelli, che
low no chiamati secondi fini, cosa ne dite voi di questo vizio ermafrodito et vi
pare di poterlo scusare nel Medico; e se ve ne fofreche non credo ; tal’uno trá
efi to scusereste forse ? Io per me lo scuserei nella forma appunto, che diffe
di fimili viziofi Democrito ad Ippocrate: (b) Cum igitur tot indigenas; e
miferas ánimas videamus quomodò eorum vitam ejusmodi intemperantja deditam
ludibrio. non bao beamus 2 Molte altre frodi,tramåte dalla malizia, e
dall'inganno potrei orá riferirvij fe non dubitäsli, palesate; che fosseros che
tal’uno ( di voi non dico, che siete di ottima inclinazione ) sentendole
riferire se ne potesse abusare; onde in ciò procurerò con Tacito più tosto
Artem oblivionis, quàm memoria. Avete già udito la gran deformità de'
vizj, il danno, che apportano a'suoi seguaci, ed il non doverfi seguitare ; nè
fcufare in conto alcuno, che possonofervirvi di motivi efficacissimi per
tenerli lontani da vois purche non si siano di già radicati ne' vostri cuori,
nel qual caso faria necessaria la gran Medicina proposta da Ippocrate per
isvellere affatto li vizj, ch'è la seguente: (C) Equidem omnes animi morbos
vehemences(che sono appunto i vizj) insanias reputo ; cùm opiniones quasdam, da
vifa rationi fufcitant, ex quibus fanéscit s qui per virtutem
repurgatur.Preparerò dunque per la Giornata di domani la sudetta Mediciija,dalla
quale se ne avrete bisogno rimàrrete certamente sanatis casos che nò,
preservati almeno da fimili infezioni, in avvenire . Venite tucci, che vi
aspetto con desiderio ; perche sarà Giornata di molto profitto quella, in cui
si parla delle virtù. [ocr errors][merged small] [blocks in formation]
Nella quale. fi discorre dell'acquisto delle virtà, e del bene, che
apportano al vero Medico, e se alcuna di effe fi poffa in lui
cenfurare non Vanto mai sia infelice, e miferabile la
condizione umana,lo dimostra. 110 non solamente li vizj,mà anca. ra le
virtù, posciacchè li primi,che tanto nuocono, spontaneamente in noi
germogliano, e le seconde, che sono così utili, senza reiterare fatiche,
et una lun. ga, et industriosa coltura si acquistano. Appena nasce l'uomo, che
in lui subitamente l'ignoranza si manifesta, e quel primo vagito, che dà n'è il
primo contrafegno, mentre non ne sà ancora il perche egli lo faccia : Cresce,
ela malizia fi scopre, l'ira, e la gola si manifestano ; S'inoltra nella
gioventù, e la lussuria si risente, e di mano in mano, che gl’anni fi avanzano,
li vizj tutti un dop [ocr errors][ocr errors] doppo l'altro fi
veggono germogliare; Con ragione dunque disse Democrito : (d) Totus
homo ab ipfo ortu morbus eft ; e ne assegna la cagione : Talis enim
ex materno cruore Sanie permixto promicuit Infelice, e miserabile
dunque condizio ne umana, che per fare acquisto di ciò, che l'è
nocivo, punto non hà d'affaticar- si, perche spontaneamente li vizj li
fan- no possessori di noi, essendo concepiti, e nascendo con noi
medesimi, e questa è la cagione, perche erunt vitia donec homines,
dove, che per ottenere ciò, ch'è di nostro sommo bene dupplicate
fatiche si ricercano; La prima delle quali consiste nello svellere da noi
le tanto im- poffeffate radici de vizj, e l'altra d'an- dare à poco
à poco introducendo in sua vece li semi delle virtù, e ciò non
basta, perche conviene ancora di cuftodirli fino à tanto, che siano
assicurate bene le loro radici, per non essere dove sono se,
mentari suolo nativo. E perche ò lante virtù spontaneamente ancor voi,
ccon quel(d) In epi.2.Damaget. [ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small] quella medesima facilità non germoglia.. te
in noi per renderci felici? Conosco, che voi fiere un'attributo divino, ma non
per questo, vi dovęte tanto sdegnare di unirvi con noi, che siamo creati ad im.
magine, e fimilitudine di Dio, conosco ancora, che per ricevervi li richiede
abitazione espurgara da ogni iminondezza, pura, e proporzionata à voi, e se per
questa cagione voi state lontane da noi, la colpa non sarà la vostra, mà bensì
di noi medesimi, che siamo quelli, che vi impediamo l'ingresso, e che
ritardiamo si gloriofe conquiste, che ci possono rendere beati, con trascurare
ciò, che voi richiedete Oggi sì, che voglio far prova di voi per
conoscere à che segno liano gli animi vostri generosi, e se avere ancora
acquistato l'uso di ragione, potendo, se vorrete, ciò che si trova d'infelice
in voi commutarlo in prosperità, e ciò, ch'è disgrazia in fortuna: Accingetevi
pure, se ne sarete sprovisti, all'acquisto delle belle virtù, se ambite
divenire Semidei, dicendo apertamente Ippocrate, (e) ches Medicus
Philofophus Deo &qualis habetur ; e cosa voglia intendere per Medici Filosofi
lo spiega divinamente in appresso, cioè quelli, che habent, quç faciunt ad
demonstrandam incontinentiam, quatuoSam, ac sordidam profefionem, inexplebilem
habendi fitim, cupiditatem, detraa &tionem, impudentiam ; che sono per
l'appunto quelli, che seguirano le virtù, ed hanno in abbominazione li
vizj. Sbandito dunque, che avrete da voi ogni vizioso inquinamento, e
perciò renduti più capaci dell'acquisto delle eroiche virtù, proporrò in primo
luogo ciò, che concerne alla Religione, come quella, ch'è la suprema di tutte
le virtù, et ancora la loro base fondamentale, in cui sono appoggiate tutte le
altre. La Religione quanto debba essere àc cuore al Medico,
sentitelo da Ippocrate: (f) Hactenus igitur cum sapientia, communionem,
eorumque etiàm plurima habet Medicus, nam et Deorum cognition [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small] дет (C, &f) Hippode
$65.0TMnem ipfe potiffimùm animo complectitur, cumque aliis in affe&tibus,
et casibus Medicina multum Deos colere comperitur duc. e tutto ciò lo afferisce
dapoi di avere insegnato, che nella Medicina vi era ancora: Superftitiofi metus
aversatio preAantia Divina . E non solamente à benefizio vostro ciò converrà,
che facciate, mà ancora à prò de' vostri Infermi, perche venendo ogni bene dal
Cielo, nelle vostre più gravi, e pericolose cure converrà, che non vi fidiate
della vostra fola perizia, mà ancora, che supplichiate Dio, che vi assista con
la sua santa grazia à bene indirizzarle; qual pio sentimento si ritrova ancora
descritto in Ippocrate, e dato à coloro, che disprezzando gli ajuti Divini, fi
raffidavano solamente ne' loro incantesimi, à cui cosi parlò risentitamente;
(8) Quos contrafacerc decuerat, facra facere nimirùm, et precari, ad Templa
deducere, Diis fupplicare ; e sotto dice: Maxima ergò, fceleratisima peccata
Deus expiat, dapu rificat (g) De morbo facro.. rificat tuteláque
noftrâ existit ; e non imitando voi la gran pietà di tanto Maestro come potrete
essere annoverati trà suoi seguaci ? A questa viene in seguela la
Prudenza, la quale è una virtù al parere di Democrito riferito da Ippocrate,
che non solamente fà conoscere, e bene distinguere il prasente, mà ancora fà
prevedere il futuro: (a) At folus hominis sensus recta intelligentia eminùs
splendescens. Quod præfens, et futurum eft prævidet; E questa è quella, che
toglie ogni confufione, e libera da qualunque pericolo chi la poisede : Qui
enim hæc ipsa prudenti cogitatione difponunt, ii et facilè liberantur, meum
risum fubleuant ; E questa non si può ottenere senza prima rimovere da noi
tutti quei vizj, che prevertono la nostra mente, trà quali li principali sono
l'ira, la superbia, l'avarizia, l'invidia, e l'inganno, li quali sono tutti
capaci di farla prevaricare, e renduta che sarà per la mancanza di
M que(a) Epist. ad Damag. [ocr errors] questi quieta, e tranquilla,
la Prudenza con maggior facilità si potrà acquistare. Senza questa bella
virtù, regolatrice di tutte le buone operazioni, non pensate di potere
esercitare la Medicina, perche come vi potrete regolare senza effa, allorche
v'incontrerete in Maláci indiscreti, e disobbedienti, in mali simulati, in
controversie con altri Profeffori, ed in tanti altri emergenti, che vi possono
giornalmente accadere, in quali laberinti vi trovereste? in quante confufioni,
se non aveste la scorta della Prudenza, quali inquietudini provereste se foste
privi di sì bella virtù ? (6) Non poteft effe vita jucunda, à qui abfit
Prudentia, come disle Cicerone; Cni possiede detta virtù hà quanto di buono
poffa mai desiderare, ftanteche (c) Nullum Numen abest fi fit Prudentia.
Quindi è, che Ippocrate fino, che visse non solamente fi fece regolare in tutte
le fue operazioni da questa virtù, come nelle sue memorie si scorge, mà
consiglia li suoi seguaci, e comanda loro insieme à non discostarsi punto dal
suo patrocinio, insegnando ancora il modo per acquistarla, conforme da
moltislimi suoi documenti potrete comprendere, de' quali ve ne riferirò quei
soli, che sono registrati nel libro De decenii habitu, dove doppo aver
descritto il vestire positivo del Medico accreditato, soggiugne : Qui se fe, ex
cultus venuftate, frugalitate, non tàm ad fuperfluam curiofitatem, quàm ad
optimam existimationem, prudentiam, e animi moderationem compararunt; e
passando à ciò, che deve provedersi di necessario con(b) 5.Tufculon. (c)
Juven.fat.10 per il suo mestiere, lo avvertisce, che sia prudente
in farlo, altrimenti : Horum penuria mentis inopiam, at detrimentum affert ;
Vuole anco in appreffo, che usi prudenza in prevedere ciò, che può avere di
bisogno j'Infermo, che non operi con animo turbato, che sedi le confusioni, e
li tumulti, che sgridi l'Infermi disobbedienti,l'intimorisca, mà insieme con
prudenza, che Blandè eos excipiendo, consoletur, confor [ocr errors][ocr
errors] [ocr errors][ocr errors] me ancora, che avverta di non li prevalere di
Sostituti imperiti, affinche de' loro mancamenti non resti esso debbitore, e
quelli, che opereranno in tal guisa cosa acquisteranno? Gloriam tùm apud
majores, tùm apud pofteros fibi comparabunt; e finalmente insegna il modo di
conseguire con facilità la sudetta virtù, soggiugnendo : Qui etfi non multarum
rerum cognitionem habent, earum tamen ufis afliduo prudentiam affequuntur
. Apprendercla dunque ora, che fapete il modo facile per conseguirla,
caso,che non ne foste proveduti à sufficiene za, per imitarlo anco in
questa. La Giustizia, una delle altre virtù principali confifte, al
parere di Galeno, di dare à ciascheduno ciò, che gli compete: (d) Naturæ
iustitiam in eo confiftere, ut quod unicuique competit distribuat ; E. questa
non la potrete acquistare, se da voi non terrete lontana l'iniquità, con turti
li suoi vizj feguaci, che sono le passioni, l'adulazione, ed altri, che operano
tutto il contrario di ciò, che alla Giustizia piace. Il bene, che
apporta detta virtù è dupplicato, perche non fo- lamente benefica
chi la riceve, mà an- cora, chi l'esercita; chi la riceve ottiene
tutto quello, che deve desiderare, e conseguire, e chi l'esercita non
puoles- sere censurato à ragione, perche le sue operazioni saranno
sempre regolare con giustizia, e tutta quella giustizia, che si fà,
si riceve ancora da altrui, in ciò, che riguarda gli proprj
avanzamenti ftanteche (e ) Fundamentum perpetud coe mendationis,
famæ eft juftitia, fine qua nihil effe poteft laudabile. Meritamente
dunque compete al giusto di fiorire co- me la Palma : Juftus ut palma
florebit, perche conforme la Palma quanto è più caricata di grave
peso, tanto maggiore mente sormonta, così ancora il giusto, quanto
più fi procura deprimerlo, tanto maggiormente viene inalzato.
Questa eroica virtù non solamente viene incaricata
da Ippocrate al Medico [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][merged small] M 3 con (e) Cicero i.de Offic. con
precetti, dicendoli : (f) Æquum autem in omni vitæ confuetudine se preo ftare
debet ; e ne assegna la ragione, fog. giugnendo: Cum omnibus in rebus multum
fit in justitia præfidii; mà ancora fù da lui medesimo seguitata, conforme in
tutte le sue memorie si può rincontrare, trà quali per non dilungarmi, riferirò
solaméte ciò,che si legge in una lettera da lui scritta al Senato di Abdera,
nella quale dicc à tal proposito : Ego verò fi omnibus modis ditefcere
voluiflem viri Abderita, nè decem quidem talentorum gratiâ ad vos venirem, fed
ad Perfarum Regem proficifcerer, ubi Urbes tote opibus humanis refertiffime
occurrissent; e ne assegna la cagione, perche ei non lo fece foggiugnendo:
Regias autèm opes ignominia mihi futuras, opulentiam Patria inimicam
reportaffem, quibus circumaffuens Urbium Grecia deftructor exifterem ; Antepofe
dunque Ippocrate à sì confiderabiliffimi proprj vantaggi il publico bene, fù
dunqu'egli perciò disinteressarissimo,e come tale (t) De Medico.
[ocr errors] tale fece conolcere à che segno amava la giustizia, non potendolo
chi veramente l'ama con prove più demostrative far costare, che con quelle
dell'essere di. finteressato. Custodire dunque la Giustizia co. me
pupilla delli vostri occhi, perche questa è quella, che vi può rendere feli.
ci, non potendoyi mancare cosa alcuna, quando la vostra mente sia giusta, come
viene espresso in due versi esametri scol. piti sopra la Porta Romana di Marino
mia Patria, Feudo Nobile dell'Eccellentiffima Casa Colonna, che sono: Hic tibi
tuta quies, do que cupit odia virtus. Defisietquè nihil, fo mens non
deficit equa, Infeparabile dalla Giustizia deve effere la Fortezza,
pofciacchè non sempre li potrebbe eseguire ciò, che la prima dispone senza
l'autorità della seconda. Ippocrate diede la legge conforme fi avevano da
regolare gl'Infermi,mà ordinò ancora al Medico fuo Esecutore, che M
4 che in caso di trasgressione de' suoi Malati fi armasse di fortezza per
farla eseguire : (8) Eumque à fuis cupiditatibus deterreat, bu fimul quidèm cum
amaru-, lentiâ vehementèr increpet . E questas virtù come s’acquista ? con
togliere da noi ogni timore, ogni pufillanimità, con invigorire lo spirito, e
rendere l'animo pronto, et obbediente ad eseguire ciò, che li viene dalla
discrera Giustizia ordinato'. Doppio bene parimente ne nasce mediante la
sudetta virtù ; Il primo è, che sono sicuri gl'Infermi curati da chi è giusto
di non essere adulati, ponendosi da essi in esecuzione tutto ciò, che loro
compéte, e non di vantaggio, e l'altro è, che chi la possiede ne riceve stima,
erispetto,ponendo in sogezzione coloro, con quali si tratta . Örnatevi
dunque voi ancora di quefra neceffaria virtù, dovendo nelle occorrcoze
resistere alli'defiderj dopravaci de voftriInfermi, male avvezziin sanità
ز [ocr errors] à cra (5) Hippode decenti ornatu, [merged
small][merged small][ocr errors] * crapulare giornaliente, e dovendo
opporvi à ciò, che fuor di proposito ver- rà motivato dagli aftanti, come
potreste resistere, se non foste armati di fortezza, e costanza,
neceffariamente caderefte nell'adulazione con danno sì della loro
Calute', che della vostra riputazione ; oltre di che con pochi
contradittori vi abbatterete, perche conoscendovi di quell'animo
descritco da Orazio ; Juftum ; tenacem propofito virum. Non
Civium ardor prava jubentium, Nec vultus instantis T yramni: Mente
quatit. Per loro quiete più di uno vi lascierà stare senza recarvi
moleftia . La Temperanza è quella virtù, che frena li noftri
(moderati desiderj, e li restrigne dentro i limiti dell'onesto, e ci rende
finalmente padroni di comandare à noi stessi ; Quindi è, che Democrito,
fiinproverando coloro, che hanno defiderj smoderati, (h) disse : Et cùm multis
dominare velint, fibi ipfos imperare ne queunt : (3) Hipp.
epif.Damag,queunt ; Senza questa bella virtù nelle maggiori prosperità non si
puol godere di quelle e Alessandro il Grandes appena ebbe notizia, che vi erano
più mondi, che subitamente si concristòs e perdette tutto quel contento, che
forli aveva ris cavato dalle coniquifte di più Regni, perche gli crebbe
subitamente il delide, rio ambizioso di fare maggiori progrefli. Come
s’acquisti questa virtù linsegno Seneca s ( b ) con dire : Sani erimus, cu
modica concupifcemur, fi unusquisque se numeret, metiatur fimul corpus,
fciatquè hec multùm capere, nec diù pode ; Nihil tamen æquè tibi profuerit ad
temperantiam omnium rerum, quàm frequens cogitatio brevis avi, a bujus incerti,
quidquid facies refpice ad mortem ; Octima Media cina, e degna veramente di
quel gran Morale per moderare i nostri sfrenati desiderj. E con ottimi
sentimenti ancora si ritrova registraro in Ippocrate in tal guisa: (i) Quod fi
quis omnia, quæ facit pro viribus mente verfaret, vitam ab omni cafu (h)
Epif.94. (i) Inepif. Damago cafu immunem fervaret, se ipfe probè non
fcens, fuam ipfius concrétionem apertè intelligens, cupiditatis ftudium in
infini, tum non extenderet, fed naturam divitem, et omnium alumnam per ea, quæ
abundè suppetunt, sequeretur. Quemadmodùm autèm optimus corporis habitus
affectionum periculum denunciat s lic magnus rerum fucceffüs lubricus
eft. Elsendo dunque tanto utile questa virtù, quanto è desiderabile la
propria felicità, la dovreté bramare, e procurare insieme, e non solamente per
vostro proprio bene, ma ancora delli vostri Infermi; perche se sarece immersi
profondamente nelli vostri fmoderati desiderj, avrete la mente sempre così
distratta da quelli, che à tutt'altro penserete, che à ciò, che possa essere di
profitto agli Ammalati, e se pure lo farete, farà cog mence stanca, per breve
tempo, e di paffaggio, doveche avendo roli delide, rj onesti, questi poco vi
affaricheranno la mente, onde avrete campo di applicare con più attenzione alle
cure, e da [merged small][ocr errors] [ocr errors] inferioris che eravate
al negozio, divers sete superiori, alleggeriti che ne farete, con notabile
vantaggio di chi si prevalerà dell'opera vostra. E tanto maggiormente,
che l'offervanža di si bella virtù non fù solamente incaricata da Ippocrate a'
suoi seguaci, comandando loro:(2) Eum quoque Ipe&t are oportet, ut animi
temperantiam excolat, non taciturnitate folùm, verùm etiàm reliquả totius vite
moderatione Quòd ad illi comparandam gloriam plurimum affert.adjumenti ; Ed
altrove: (m) Bonum Medicum minimè impellit ut fuam atilitatem quærat, verùm ut
potiorem fuæ existimationis rationem habeat ; Itaques longè satiùs eft à
morbo fervatis exprobrare, quàm perniciosè habentes emungere ; Mà di più per
darci esempio la volle egli medesimo religiosamente osservare, po. sciacchè
chiamato dal Rè Artaserse, e con che promesse !.(n) Auri igitur quana fum
volet, reliquaquè quibus indiget effuse ei (1") De
Medico. (m) De precept. (n) Ix epift... Hellefp.Præfee. 6110
ei exhibeto, di ad nos mittita, cum Perform rum enim optimatibus eodem erit
honore; Şicchè la promessa confilteva in ricchezze, commodi, et onori à quel
fegnio, che ne ayeise potuto defiderare, cosa rifpo e il modeftiffimo ? (0)
Quàm celerrime refcribe, nos vietu, veftitu, domo, omniquè re ad vitam
neceffaria cumulatè frui; Pere sarum autèm opibus uri neque mibi
fquum eft; E scrivendo à Demetrio manifesto anche meglio la sua moderazione,
di, cendoli: (P) Rex Persarum nos ad fe vocavit nefcius mihi potiorem effe
fapientiæ, quàm auri rationem; Chi altro farebbe itato di animno sì moderato in
fimili congiunture, che ad una chiamata di un Rè potentissimo, alle offerte sì
grandiofe si fosse potuto contenere con quella moderazione Ippocratica di
ricusarle? Ne crediate, che Ippocrate non considerasse li vantaggi, che ne
poteva riportare, perche in congiuntura, che ricusando, per non rendere schiava
- la scienza Medica delle venalità, li dieci talenti offer [ocr errors]
tigli (0) In epift.2. Hystania (p) In epift.Demetr. . tigli dalli
Abderitani per la cura di Democrito, così loro rispose :(9) Ego verò ja omnibus
modis ditefcere voluiffem viri Abderit, ne decem quidèm talentorum gratiâ
ad vos venirem, sed ad magnum Perfarum Regem proficifcerer, ubi Ürbes tot&
opibus humanis refertiffimæ occurriffent dc. divitiæ non funt pecuniæ
undequaquè comparat&; Magna enim sunt virtutis facra, quæ à juftitiâ non
teguntur, Jedin apertum fe proferuntur. Ex morbis quajtum non facio. Sono
tutti questi esempi, che provano un'eroica moderazione di animo, una somma
temperanza, e se è vero ciò, che riferisce Seneca, (r) che Platonc, ed
Aristotele ricavassero più profitto dalli costumi di Socrate, che dalle sue
parole. Questi del nostro Ippocrate sono tali, che possono bastare à togliervi
dalIa mente ogni (moderato desiderio per farvi divenire seguaci di sì eroica
virtù, come è la Temperanza, ed allora potrete con essa ridervi di quelle
vagheapparenze di felicità da alcuni tanto apa prezzate, consistendo tutte in
fottilidima superficie, mentre dentro di se, non altro contengono, che
incommodi. Un legno dorato fà una vaga apparenza,mà dentro di se, non altro
nudrisce, che molte tarle, che lo divorano, nè vi G2 discaro à sentire ciò, che
ne dice Seneça: (S). Et cum auro teita profundimus quid aliud, quàm mendacio gaudemus ? Scimus
enim fub illo auro feda ligna lati. tare buco omnium istorum, quos incedere
altos vides bracteata felicitas eft, infpice, e disces fub iftâ tenui membrana
dignitasis quantùm mali lateat . Sicchè
la vera felicità non consiste nell'esterna apparenza, non nella superficie
vaga, må bensì nel godere internamente una tranquilla calma, che dalla bella
apparenza esterna più costo viene turbata, che dotta. Hò cercato, come si
fuol dire, per mare, e per terra un ritratto al naturale della verità
pro per farvelo vedere, mà non l'hd 17
Epiß.115. 1 1 l'hò potuto ritrovare à proposito,
perche, chi l'hà dipinta con il viso coperto, chi dentro un pozzo al bujo, chi
l'hà profondata anco più bassa, onde non sapevo come fare per farvela vedere,
non troyandola delineata in formas ostensibile . Mi venne in pensiero
diricercare in Ippocrate, fe in occasione, che fù per curare Democrito l'avessi
à forte potuto vedere nel suo emi abbattei per l'appunto nel sogno, che
egli fece prima di andare in Abdera, nel quale al vivo descrive la Verità, ed
in quella guisa appunto, che gli comparve in sogno, (t) ve la descriverò ancora
io. Gli parve di vedere, nel primo spuntare dell'Aurora una bella Dea alta, e
risplendente, ornata positivamente, e senza pompa, li suoi occhi risplendevano
come dui scintillanti stelle, ed avendolo preso per la mano lo conduceva per la
Città di Abdera à passo lento, e finalmente nel disparire, che fece ella gli
disse, ch'era la Verità, e che nel giorno pozzo, se(1) Is Epift.P
hilop. 3 [ocr errors][ocr errors] seguente lo aspettava da
Democrito do. ve dimorava. Meritano veramente molte circo. stanze di
questo misterioso logno d'efservi interpretare; La prima delle quali è la sua
maestosa bellezza, e questa denota, che la verità è degna di essere da tutti
amata; La seconda il suo ornamento positiuo, e senza pompa significa, che non
hà bisogno di francie, nè di altri abbellimenti superfui ; La terza, li suoi
occhi risplendenti mostrano, che ella abbia necessità di buona vista, dovendo
vedere, e ben discernere li vizj, che la perseguitano; La quarta, con il
prendere per la mano Ippocrate fà comprendere, che non vuole contraere amicizia
con gente di cattivo costume, perche bene li avvedeva, che appreffo ad
Ippocrate non si accostavano nè la bugia, nè l'adulazione ; La quinta il
condurlo à palli lenti inferisce, che chi vuole andare accompagnato con la
verità non deve caminare in fretta, mà adagio, come faceva Ippocrate. La festa
il dire, che lo N aYC [ocr errors] averebbe aspettato da
Democrito, dove ella dimorava, significa, che non ama le grandezze del mondo,
ne vuole fare la fua comparsa, se non in quei luoghi, dove alla è conosciuta, e
rispettata con fchiettezza, e sincerità. Obella Dea, se questi sono li
voftri fentimenti, date à divedere, che voi fiete troppo folitaria, modesta, e
circospetta; E perche non frequentate luoghi più magnifici, e non vi fate
vagheggiare publicamente ? Forse, che temete di faziare chi vi rimira con il vostro
afpetto, conforme fù detto di Poppea Sabbina bellissima Dama de' suoi tempi,
per non farsi vedere in publico, che col viso coperto ? E finalmente, perche
non conversate con persone di sfera inaggiore de poveri Filosofi, con quali
domesticamente voi trattate? Sapete come risponderà facilmente la Verità: lo
son contenta di ftarmene così solitaria, perche fono troppo odiata, sentendomi
dire da per tutto : Veritas odium parit ; ed io, che abborrisco di soggiacere à
quest' [ocr errors] odio, per vivere quiera, e tranquilla, son forzata
nel mondo à ftarmene folie faria ; Solamente nel Cielo godo ogni libertà, ivi
sono amata da tutii, ivi sono il Caduceo di eterna pace, e fapete per. che ?
Perche ivi l'Invidia non mi perseguita, l'Adulazione non mi tradisce,
l’Iniquità, è la Malizia non mi possono punto nuocere, come dunque posso io in
Terra liberamente conversare, senza pormi à rischio di perdere quanto ho di
buono, quanto ho di pregiabile, ch'è ciò, che dico. Se io comparisle da per
tutto, non potrei fare di meno di non incontrarmi bene spesso con miei iniqui,
e fraudolenti persecutori, e se questi, che fanno tante prede mi guadagnassero
con lodare la inia bellezza, e mi facesseroprevaricare, non farei più virtù,
onde per mantenermi tale, quale devo essere sono forzata vivere in folitudine
con il mio bene accostumato Democrito. Avrete da quanto vi hò descritto
sin'ora compreso non solamente la bele N 2 lezzalezza della Verità,
mà ancora li suoi divini costumi, onde fi accinga pure ogni uno di voi à
sposarla, perche cosa più bella, ed utile di questa non potrete ritrovare, e
tanto maggiormente, ch'è affai facile à potervi fortire una simile ventura,
bastandole, che finceramente l'amiate, che farà tutta vostrą. Vi avverto però,
ch'ella è gelofillima, ondę vi converrà per conviverci in pace odiare la
menzogna, l'adulazionc, l'iniquità, e l'inganno, altrimenti vi perderefte in
un'istante la sua grazia. Mi perfuado, che lo farete di cuore, perche
Ippocrate, ch'ebbe la sorte, come dilli, di rimirarla una sola volta, ccome in
sogno, ne restò così invaghito di ella, che fino, che visse l'amò fedelmente, à
segno di esporsi ad evidente pericolo di perdere tutto il suo acquistato
concetto; Posciacchè nella cura di colui, ch'era avvezzo di vivere à suo
capriccio, e perciò facilmente fù ferito in testa, confesso candidamente di
averlo curato male, dicendo, ivi : Hoc me latuit [ocr errors]
latuit sectione opus habere, deceperunt aux sèm me future.(a) Biasimerà
taluno di quelli che amano più la loro estimazione, che la Verità questa tua
confeffione publica ò Ippocrate, trattandosi di un'errore di questa forta, c
tanto maggiormente, che niuno ti forzava à palesarlo, e ti diranno : Dovevi
pure prevedere, che la maledicenza avrebbe fatto contro di tè quanto poteva per
iscreditarti, à cui egli rifponderia facilmente, se vivesse, non mi dà
faftidio, che si mormori di me, purche io non tradisca la Verità, hò voluto
lasciare quest'esempio,acciocchè li miei seguaci non cadano in simile errore, e
segua pure contro di me quel male ne så seguire ; Sapete, che danno ne hà
riportato Ippocrate da simile confessione ? Due elogij frà gl'altri, capaci à
renderlo glorioso per tutta l'eternità, che sono li Teguenti: Cornelio
Celso così ne parla di questo fatto : (b) A futuris fe deceptum effc (a)
L16.5.Epid <grot.-7. (b) Lib.8.cap.4. N 3 effe Hyppocrates
memoriæ prodidit, more fcilicèt magnorum virorum ; et fiducian magnarum rerum
habentium; Năm tevia ingenia ; quia nihil habent, nil fibi detrahunt; magno
ingenio, multaque nihilominùs babituro convenit etiàm fimplex veri errò: ris
confeffio; præcipuèque in eo ministerio, quod utilitatis causâ pofteris
traditur, ne qui decipiantur eâdem ratione ; qua quis antè deceptus eft.
Quintiliano ancora lo commenda in tal guisa: (c) Hyppocrates clarus in Arte
Medicâ videtur honeftifimè fecife, dùm proprios quofdam errores confeffus eft,
boc fine, nè posteri peccarent. Certamente, che non avrebbe riportáte
tante lodi Ippocrate, se avesse tenuta celata tal verità, e se non avesse
confessati li propri errori, non li darebbe tanta credenza à ciò, che
dice. Dunque animateyi voi ancora à ree guitare un sì glorioso Maestro, e
non remete dalla Verità, che sposerete, doverne riportare alcun svantaggio,
anzi te (c) Lib.z. cap.8. [ocr errors][ocr errors] tenete per
infallibile di poterne voi ana cora ricavare glorie immortali. Il
difensore maggiore, ch'abbia la Verità è il Disinganno, egli è quello, che
discopre ciò, che si fà contro di essa, che impiega ogni sua attenzione, et efficacia
à suo prò, non prendendosi alcuna soggezione de' vizj, anco maggiori, in
manifestare le loro iniquità; Hà finalmente tal possanza, che qualunque Verità
più occulta la rende palese à tutti Niuno senza il di lui ajuto sarebbe capace
d'avvertire alli proprj errori ; onde converrà se vorrete seguitare la Verità
paffare con esso lui ancora buona corriso pondenza, rispettarlo, e farvelo
vostro amico di confidenza ; Vi avverto però, che se vorrete veramente
confederaryi con il Dilinganno, non dovrere effere ostinati, nè pertinaci nella
vostra opinione, perche altrimenti nel meglio vi abbandonerà, onde converrà di
farvi regolare in tutto da lui, e vedrete come vi favorirà nelli maggiori
vostri bifogni. Se non si fosse fatto regolare Ippo: crate da questa
eroica virtù, come mai fi sarebbe potuto avvedere del sopr’accennato errore, e
d'altri, e proprj, e del Medici suoi coetanei, che egli riferisce ; Certo è,
che se fosse stato pertinace nella sua opinione il Disinganno non gli avrebbe
fatto conoscere la Vericà qual' era, et in ispecie nel caso di quell'Ancella di
anni dodici, nella quale ei confessò,:(d) Hoc cognitum eft rectè fe&tione
opus habere, fecta eft autèm non velut opportebat, fed quantùm reli&tum eft,
pus in ipso factum est ; Et in questo confeffa, che non fù fatto il taglio à
suo dovere . Nel male di Eupolemo, chi gli averia manifeftato:(e) Hic videbatur
biberari pofle, fa unicâ amplå feftione fectus fuiffet ; E perche non si fece ?
Mortuus eft. Conforme ancora nel caso di quell' Uomo quafi leproso, (f)
che andando al bagno di acqua solfurea guarì dal male,che aveva, mà morì poscia
Idoprico per la retrocesfione del primo; E di Scamandro, (8) à cui gli accelerò
la morte un potente folutivo, come avrebbe possuto dire : Videbatur plus
temporis fubstinere potuille. nisi ob vim pharmaci; E nel figlio di Teoforbo :(
6 ) Huic exulcerats est alvus fortitèr à magnâ pharmaci vehementia, moru tuus
eft autèm tertiâ die poft potionem ; Nella moglie di Antimaco, à cui : (i)
Datum eft potu Elatherium vehementius, quàm opportebat, pou mortua eft circà
mediam noctem; In quell'uomo Eubeo, (i) il quale:Cùm bibiffèt pharmacum
expurgans fres dies purgabatur, e mortuus eft ; E nel caso di Artandro, (m) il
quale : Sanus erat à catapotio extinctus eft ; E finalmente in quello di
Trinone, (n) lasciando di riferirne altri : Cùm ad nervum fanè parum
medicamentum erodens fuiset adhibitum, opistotono mortuus eft. Dunque
queste utili memorie, che noi leggiamo in Ippocrate tutte le dovemo al
Disinganno, che gliele fece cos nofcere. Ovirtù così sublime, perche ancora non
consigliaste tanti altri Profeffori eccellenti, che scriveffero ancor esli con
questa Ippocraticà ingenuità nello scoprire li propri errori à pofteri; Quanto
bene averia apportato à noi simile verità; Hanno scritto; è vero, molo te mirabili
osservazioni, mà hanno ancora con quelle più tosto cantato li loro trionfi, che
compianto le altrui sventure. Fate almeno, che li secoli venturi godano di
questo bene, et à voi toccherà di ereditäre ò Giovani ingenui questa purità di
scrivere Ippocratica ; se vi uniformcrete conforme egli fece alli consigli del
vostro disinganno: yemo (g) Epid.lib.5.&gr.15. (h)
Ep.lib.5.&gr.17. (1) Ep. lib.s. agr.18. (1) Ep.lib.5.agro3s. (m) Lib.s.
agr.42: (a) Lib.gi .gr.74 7 La Vigilanza à che segno sia neceffaria
nel Medico, ne dà non piccolo contrasegno il sagrificio, che bramava Esculapio
del Gallo, fiinbolo della vigilanza, volendo facilmente quell'antico Nume della
Medicina far capire a suoi seguaci ciò medianto, che desiderava da essi, più
d'ogn'altra cosa, la vi [ocr errors] ) [ocr errors]
vigilanza, e con ragione, stanteche nella Medicina : 60 ) Occafio præceps;
occafio in que tempus non multum ; E se à prenderla quando si presenta, non li
fà con atten zione è cosa facile di perderla, con dia scapito di ciò, che si
poteva ottenere in vantaggio dell'Infermo ; Quindi è, che Ippocrate dà titolo
di ottimo Medico à colui solo; che prevede le cose future, dicendo :(p) Medicum
prænotionem adhibere optimum effe mihi videtur ; Prenoa scens enim, et prædicens
apud ågrotos, da prafentia, et præterita, et futura ; E questo non già per
altra via, che per quella della vigilanza, si può ottenere. Per conferma
di ciò fà à proposito la somiglianza, che apporta Ippocrate (9) del Medico con
il Governatore della nave, che si ritrova in tempeita, à cui non conviene già
dormire per non sommergersi insieme con il suo baltimento trà l’onde; Ed in
verità yi converrà essere nelle vostre cure molto circospetti, e
vigilanti, non (0) Hipp.Præceptiox. (9) De veteri
Medio. (p) Di Prenot. non essendo sufficiente la fola vostra
pea tizia, mentre che al parere d'Ippocrate: (r ) Bonis autèm Medicis
fimilitudines pariunt errores, ac difficultates; E cresce maggiormente à tempi
noftri tal neceffità per cagione della separazione, che ha fatto la
Medicina dalla Cirugia, e Farmacia, perche fe allora baftava una parte di
vigilanza, dicendo il detto Ippocrate : Nec folùm feipfum præftare oportet
opportuna facientem, verùm, e agrum, affidentes de exteriora, a' quali dovendo
invigilare il Medico, acciò non trascurino di fare ciò, che da esli si deve,
ora maggior obligo gli corre di dupplicarla per questa nuova aggiunta. Nè
vi riferirò, per perfuadervi ad essere vigilanti, l'esempio, che ne diede in se
stesso Ippocrate, per non avervi à ripetere tutto ciò che abbiamo di esso,
mentreche non fi legge nelle sue opere cosa che non denoti una somma
avvedutezza, una grandissima vigilanza, et in ifpecie ne' suoi pronostici,
ne'quali fi puol (r) Epid. lib.6.dift, &: puol dire con
ragione, che ancora de Bercore collegit aurum, onde spero, che con rincontrarle
ocularınente à fuo tema po, sempre più vi crescerà lo stimolo di efsere
vigilanti, e tanto maggiormente ne sarete, quando in quelle leggerete, (che :
Vigilantia verò &c. ad vitæ boneftatem refert . Majorem enim apud alium
fibi gratiam conciliat, fi ad artem traducatur, eique decus, ob gloriam
comparat ; et in appresso: Bonus Medicus vigens ipfus artis opifex
nuncupatur. Della Vigilanza è compagna inseparabile, e fedele la fatica,
la quale per essere opposta all'Ozio padre di tutti li vizj, li può chiamare
madre di tutte le virtù, e questa nella Medicina è cosi essenziale, che senza
essa è impoflibile di poterli acquistare, esercitare, ed ampliare, A voi
dunque, che desiderate essere veri Medici converrà accingervi à triplicara
facica. La prima vi servirà per fare acquisto della Medicina; La secon
dada per impiegarla nell’efercizio di effa, ela terza finalmente per lasciare
degną memoria di voi in ampliarla à quel fegno', che vi farà permesso dal vostro
ingegno. Già della prima ne fù discorso nella seconda Giornata, nella
quale fù moftrato ciò, che si debba fare per conseguire la buona pratica ; mi
resta fola. mente ora da soggiugnervi, che quella sola non può bastare per
farvi vivere ripofati, e senz'altra briga, ftanteche quantunque, fia
sufficiente per potere esercitare la Medicina, nulladimeno per essere ancor voi
annoverati trà Proferfori più esperti, e capaci di dare più accertati consigli
vi converrà infino al fine di voftra vita faticare in fare sempre nuovi
acquisti, restandoyi tuttavia molto da apprendere, sì per incontrarvi alle
volte in mali non più osservari, conforine Celso avvertì, dicendo : Sæpè vero
etiàm nova incidere genera morborum, che per essere la Medicina scienza sì
va#a, che niuno fin'ora ha potuto scoprire li suoi ultimi confini, nè
Ippocrate, nd tampoco Esculapio, che ne furono l'Inventori, conforme egli
confessa ingenuamente :(t) Ego enim ad finem Medicinæ non perveni, etiamfi iàm
fenex fim, nequè enim ipfius Inventor Esculapius. Quale appunto debba
essere la seconda fatica nel professarla, così ve la descrive: (1) Crebro ægrum
invife diligentem considerationem adhibeas, ut iis, qui decepti sunt per
mutationes accurras; Facilior enim tibi cognitio fuppetet, fimula què te
promptiùs expedies • Instabilitèr enim moventur quæ in humidis confiftunt.
Questo testo è così chiaro, che non hà bisogno di dichiarazione maggiore, ris'
chiedendo da voi Ippocrate nell'esercizio pratico la fatica unita alla
vigilanza, e facendo voi in questo modo vi assicura, che minori brighe avrete,
perche presto tirarete à fine ciò, che facendo con trascuraggine vi
apporterebbe maggiori incominodi, La terza fatica è arbitraria, e viene
fo(t) In Epif.Democt (0) De decenti babiru. [ocr errors] folamente
abbracciata da quelli fpiriti investigatori, che hanno unita la vivacità
dell'ingegno alla prudenza, e questi per il desiderio, che hanno di
eternare li loro nomi, riescono in tale opera profittevoli, de' quali credo,
che frà voi ve ne farà caluno abile, dal quale spero non si ricuserà fatica sì
gloriosa,abbracciata, e consigliata insieme da Ippocrate, dicendo: (*) Nunc
verò ea, quibus summo studio prudentes incumbere debent, partim quidèm à
majoribus excerpta, partim verò etiàm nunc per nos inventa ad te
fcripfimus. Nè delista taluno di voi, che sia abile à sì gloriosa impresa
d'effettuarla per vedere impallidito di volto, emaciato di corpo, et invecchiato
prima del tempo chi abbracciò fimile fatica; posciacchè da quell'emaciazione di
corpo, da quel pallore di volto, e dal comparire più vecchio, ch'egli sia, gran
benefici ne hà ritratti che sono,maggior vivacità di mente, senno, e
prudenza. Mà (x) In Epif ad Reg.Demetr. [ocr errors] Mà quando
ancora da tal gloriosa cagione ne risultasse qualche fisico svantaggio, fi
bilanci qualsia peggiore, se quefto, ò pure quello, che ne proviene dall'ozio;
e si vedrà senza fallo, che l'oziofi non solamente sono soggetti ad infermità
peggiori di quello fieno gli ftudiofi, mà ancora, che terminano più presto la
loro miserabile vita, onde non è prudenza il temere ciò, che può recare minor
danno per andare in traccia à ciò, che ne può recare maggiore, e con lo
svantaggio di più, che à prò degl'affaticati Letterati stà sempre preparata un'
eternità di gloria, dove, che à danni de gl’oziofi una perpetua
ignominia. Non mi stenderò di vantaggio in esaminare le altre virtù, che
restano perche vi si richiederia più tempo di una sola giornata, e tanto più,
che poffedendo voi le già descritte vi si renderanno famigliari tutte le altre;
Solamente del più bel frutto, che producono le virtù, ch'è il buon costume, non
sarà fuori di proposito oggi parlarne, stante che che questo da
Ippocrate viene stretta. mente incaricato al Medico, per farvi conoscere
insieme à che segno egli lo profeffava . Il buon costume è un'abito
essence ziale per la vita civile, acquistato solamente da chi poliede
un'aggregato di moltiffime virtù', trà quali risplendong la Prudenza, la:
Sincerità, la Gratitu, dine, l'Umiltà, la Discretezza, la Bez nedicenza,
l'Urbanità, e la Conyenienza, e questo abito deve essere continuato, perche fe
la Superbia, l'Ira, l'Ambizione, et altri vizi di fimile perversa natura
l'interrompono, il buon costume passa fubitamente in cattivo, Chi hà la forte
di poffederlo è ricchisiino, mentre hà un tesoro, del quale quanto più ne
fpende, tanto più resta in capitale ; Per csempio, chi hà il buon costume di
lo-, dare, non solamente non riceve alcun discapito dalle lodi, che dispensa,
mà n'è perciò egli ancora lodato. Devesi nondiineno usare prudenza in non
eccedere molto con affettazione ne' buonicostumi, ftantęche alle volte, quando
sono soverchiamente adoperati, e con affettazione nauseano, et in vece di
apportare del bene,fanno del male, e tanto maggiormente, quando ciò viene
regolato da qualche secondo fine, nel qual caso la lode istessa può essere
nociva, e perciò ebbe à dire Tacito ; Peffimum inimicorum genus
laudantium. A che segno sia necessario al Medi, co il buon costume,
mediante il quale viene colta ogni ambiziosa contesa, lo dimostrò Ippocrațe
doppo di aver fatto, conoscere la necessità, che vi sia di consultare con altri
Profeffori li mali oscuri, soggiugnendo : (a) De eo minimè am. bitiosè
contendere, fe ipfos ludibrio exponere; Pofciacchè fimil maniera non è propria
de' Medici racionali, mà solamente di quelli triviali, che : Forenfem queftum
fectantur, conforme egli dice in appreffo. Nè solamente il mal costume
pone in discredito chi lo esercita, mà passt O 2 per [a] De
Præcept, و 'per causa sua ancora nell'innocente Medicina la
calunnia ; L'esempio è chiaro : Contrasteranno due Medici tra di loro
acerrimamente, se fi debba, ò no dare un'orzata in un male acuto, se debbali, ò
nò colare,fe prima debba darsi, ò doppoi il seccimo giorno, e se sia
praticabile ayanti, che il male sia terminato, le quali essendo questioni
inutili, e come fi fuol dire, di lana caprina, perche con l'esperienza fi può
rincontrare se ne posfa feguire quel gran danno, che si figura chi contradice,
onde finili contese non poffono à mio credere autenticare al che
l'imprudenza, e mal costume di chi le promove, e picciol male recheriano, se la
colpa di ciò restafse trà li foli Artefici altercanti, il peggio è, che ne
passa alla Medicina la calunnia; Quest'esempio non è stato inventato da me,
ritrovandofi descritto da Ippocrate così bene, che non vi recherà punto di noja
il sentirlo riferire : (b) Que igitur ignorantur bee funtó quanam de causâ in
morbis acutis, quidam Medici toto vita tempore in Ptifanî non colatâ exhibenda
perfeverents rectè fe curare existiment; Quinàm etiàm omni ratione contendunt',
ne ullo modo hordeum æger devoret, quoad indè magnum fecuturum detrimentum exiftiments
morbis (b) De ration. Tic.in morbiacut. tro, verùm per linteum
excolantes ejus fuccum porrigunt . Horum etiam nonnulli, nequè Ptisanam craffam,
neque succum exhibent, ubi quidem dùm feptimum diem eger attigerit, alii verò
dùm in totum morbus judicatus fuerit ; E ciò, che da simili altercazioni ne
fiegua l'esprime in tal modo : At verò Ars tota magnam quidèm apud vulgum
calumniam fubftinet, ut nullam omninò Medicinam efe exiftiment a kquidem in
acutis morbis, in tantùm inter Te diffentiunt Artifices, ut quæ alter exhi.
bet, veluti optima reputans, etiàm mala alter exiftimet. Due ingiurie vi
farei nel medesimo tempo, se pretendesli d'insegnarvi il buon costume: una
saria di riputarvi male accostumati, che per ļa Dio grazia non siete, e
l'altra di credervi stolidi, ed incapaci di ragione, per non esservi
approfittati di ciò, che vi disli, detestando quei vizj, che costituiscono il
mal cos ftume. Continuare di buon'animo á fuggire li vizj, e seguitare queste
virtù, che vi hò mostrato, e non dubitate, perche Hi vostri buoni costumi in
breve diverranno ottimi, et acciò possiate conseguire con più facilità fimil
sorte vi rappresenterò alcuni costumi eroici d'Ippocrate, li quali vi potranno
fervire di norma in moltissime vostre occorrenze, che vi si presenteranno
facilmente à suo tempo. Egli fù così esemplare nell'offervanza degli
ottimi costumi, che non sò fe trà Medici ( alla riserva di quelli dia chiarati
già Santi) ve ne sia stato, ò ve ne sia di presente, chi lo possa
uguagliare La Pietra del paragone per cono. fcere se il costume sia
ottimo sono li onori, ftanteche honores mutant mores, onde quando l'onorato non
cambia li fuoi costumi in peggio per cagione dell? onore ricevuto's tenete pure
per certo, che ) che il suo costume sia ottimo. E la ca.
gione di ciò è, perche con gli ottimi regna l'umiltà in grado eroico, e dove è
questa, la fuperbia non s'accosta, fa. pendo per esperienza, che inutilmente
impiegheria ogni sua fatica, e la superbia è quella, che perverte il buon co.
stume, mà contro l'ottimo non fi ci meriti, ) Che Ippocrate
abbia ricevuti onori fommi non trovo fi controverta da ale cuno, mentre fù
chiamato dal Rè potentiffimo Serse, con promesse di ciò, che egli avesse saputo
desiderare, oltre di costituirlo Magnato della Persia, fù cre duto ancora, che
discendeffe dal Dio Esculapio, che fosse in grazia del Rc Demetrio', e di molti
altri Potentati, e finalmente, che ricevesse dagli Ateniefi onori maffimi, non
solo umani, mà ancora divini effo vivente, come costa per Senatus Consulto,
ch'è questo : Ut igitur conftet Populum Athenienfem Græcis femper utilitèr
confuluife, utquè dignam pro meritis Hyppocrati gratiam referat, decrevit
Poo 0 4Populus ut is magnis mysteriis ; Hor fecùs at Hercules Jovis
filius publicè initiaretur, O coronâ aureâ mille aureorum coronaret tur.
Coronam ipfam Quinquatribus magnis in gymnico certamine pręcone proclamante,
omnibus Coorum liberis liceat non fecùs às Atheniensium Athenis
pubertatem ageres quod coram Patria ejufmodi virum proCreavit, Hyppocrates
verò, ut Civitatis jis re, victu in Pritaneo toto vita tempore donetur. E
questi commi onori qual mücazione produsero ne' suoi costumi? niuna appunto,
mentre non furono capaci di farlo insuperbire, come fi legge nella sua lettera,
che scrisse già divenuto vece chio à Democritó : Et ego fanè plus
repræhenfionis, quàm honoris ex arte mihi confecutus videor ; Vedete quanto
stimava l'onori maslimi, e se s’infuperbivad punto di quelli, credendoli
inferiori ad una picciola riprensione, dico picciola, perche delle grandi non
n’era capace un’Ippocrate . Più gli premeva, per quanto li può congetturare
dalla mede fima lettera, la cagione delli ònori,mentre mostrava di
dolersi, che eisendo diyenuto già vecchio non era potuto ancora giugnere à
tutta la perfezione dell' Arre; volendoci forsi con questo far conofcere, che
non sono tanto pregiabili gli onori, quanto è la cagione, che li produce, ch'è
la virtù, la quale dipende tutta da noi, doveche gl'effetti di quella dipendono
dall'altrui volontà; Avendo dunque Ippocrate resistito à non fare alcuna
mutazione nelli suoi buoni coftumi in tanti, e tali onori ricevuti, è
contrasegno evidente, che foffero arri. vati al grado dell'ottimo, nel quale
solamente, come fi è mostraro, sono im.mutabili li costumi. Che vi sia
stato à luo tempo, ò dapoi fino al presente chi abbia.conseguito limili onori,
non se ne ritrova memoria, per quanto fia stata cercata, onde non hà
alcun'altro Medico avuto occasione, doppo di lui di mostrare ugual costanza del
suo buon costume in fimili prosperità; Ricevendo dunque voi onori,
faprece [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] con l'esempio di un tanto
Éroe, confora me vi doyrete contenere affinche le prosperità, che ne risultano
da esli, non vi facciano, conforine appunto fecero prevaricare li antichi
Romani, che fusono ne' primi secoli della Repúblicas esemplari in bontà, mà
avanzandoli pom fcia nelle ricchezze andavano declinando, e finalmente
nell'auge delle loro felicità, e grandezze da buoni divennes ro cattivi, onde
con ragione esclamò Tacito : Felicitate corrumpimur. Mi di{piacerebbe però
sommamente,che simili sventure si verificassero in voi, perche goderei vedervi
tutti esemplari, e degni imitatori d'Ippocrate, non solamente nella dottrina,
mà ancora negli ottimi costumi Mi rimane per totale conferma del mio
intrapreso assunto di corroborare con altri esempi ciò, che hò proväto con le
ragioni ancora. Il primo de'quali sarà di farvi vedere, con quanta
civiltà egli scrise de gli antichi intorno à quelle cose che effi
11011 [ocr errors][ocr errors][ocr errors] non sapevano, e che furono
dalla sua induftria inventate . Dice egli intorno la regola del vivere : (c)
Alii quidem aliud ättigerunt, totum verò nes unus quidem adhùc ex his, qui antè
extiterunt ; Neque tamen eorum quisquam reprehendendus, quòd invenire non
potuerint ; quin potiùs Jaudandi omnes'; quod quædam inveftigao tione aggreffi
fint ; Neque ergò que recta dieta non funt argüere decrevi, fed his, qué abundè
funt cognità affentiri in animo habeo ; quæ igitur ab iis, qui antè nos fuerunt
reétè di&ta funtzde bis fieri non poteft fi alitèr ferihatur, ut reétè
fcribam, quæ verò non rectè dixerunt fi ea quidem, quod ità non habeant
redarguero nihil profecero ; E cosa abbia fatto in questo caso lo dice in
appresso, cioè: Que non rette fuerint cognita aperiam; Quin etiàm qua corum
nultus, qui antè me fucrunt explicare aggreffus eft qualia fuerint demonftrabo
; Ed altrove con chę prudenza ne parla:(a) Sed nequè de victus ratione
quid quàm [c] Dx viftus ratione lib.i. [d] De ratione vitus
in grutis. [ocr errors] quàm effatu dignum veteres fcriptis
tradiderunt, eamque, quamvis magna res fit, omiserunt s Varia tamen morborum
fingua lorum genera, multiplicemque eorum divid fionem non ignorarunt quidàm.
Avete of servato con che creanza, con che giua stizia; e con che prudenza ne
parla un' Ippocrate de' suoi Antichi, scusandoli in ciò, che non seppero, e non
pregiudicandoli punto in seguitare, e confeffare ciò, che di buono efi dissero;
Si è praticato questo buon costume da alcuni de' noftri Moderni verso li
Antichi? Mi pare di leggere, per dire il vero, più tosto il contrario, anzichè
mi sono avveduto, che taluno di efli há palleggiato con tal fasto invidioso
dace sopra quelle gloriose ceneri, che ne sono rimasto molto scandalizato, rifettendo,
che Ippocrate con li suoi Antichi diversamente faceva, nė vi riferirò da
vantaggio per non farvi nauseare di ciò, che essi ancora hanno fatto di bene
.; Per fecondo vedremo, come egli fi portò in quelle cose, che lo
toccavanoal vivo. Gli pervennero à notizia alcune predizioni (e)
credute da Prospero Mar. ziano suo Espositore accurato, Astro-
loggiche, che appresso gli Egizj si prati- cavano in quei tempi, che
erano alli Greci ancora ignote, le quali non li pia- cevano,
mentre disse : Egnautèm hujuf- modi vates effe nolo ; e con
ragione, per- che gli pervertevano ciò, ch'egli con
tanta diligenza aveva ricavato dalle proprie offervazioni intorno
alli prono- stici de' mali, e che aveva appreso dagl'
altri, e pure con questa modestia si con- tonne :
Prædictiones Medicorum referun- tur permultæ tùm præclar&, tùm
admira- tione dignæ, quales neque equidèm prædixi,
neque quemquàm, qui prædiceret, audivi; e cosi destramente se
ne liberò senza contradirle . Questa maniera sì dolce
non è stata già praticata nel giugnere à notizia tante belle
invenzioni Anatomi- che ; contro la circolazione del sangue
cosa non fù detto mai? Senza possedere un'ottimo costume non
fi può lodar ciò, che (e) Lab.2.Prædi&ionum [ocr errors]
che perverte un'abito fatto da lungo tempo, e che si è praticato per lunga
serie di anni. Per terzo riferirò comę egli firegelaya quando era
necessitato à palesare qualche errore commesso. Questo lo faceya senza
individuarne l'Autore, ece cettuatone li proprj, li quali publicamente
confessava, come già fentiste, parlando del disinganno, e questo, da chi vien
praticato Solainente d'Ippocrate fi racconta fimile ingenuità, et in caso
ancora, che abbią apportato laws morte, Per quarto finalmente per far
trionfare la sua gran bontà riferirò il giuramento, ch'egli fece, che nella
Medicina à suo tempo non vi era alcun Medico razionale, (f) che non fosse di
buoni costumi, e questo giuramento, chi lo farebbe à tempi nostri ? Onde
bisogna neç ffariamente confeffare, che unico fia stato Ippocrate non solamente
nella dottrina, mà ancora nell'ingenuità de' co stumi; [f] In lib.de
præcept, [ocr errors][ocr errors] ftumi ; Sicchè con ogni giustizia li
com. pere il principato nella Medicina, che egli da tanti secoli pofliede.
Dovrete yoi dunque per essere tee nuti degni, e veri suoi seguaci non folaa
mente abbracciare,& uniformarvià ciò, ch'egli scrisfe in Medicina, mà
ancora ftrettamente osservare quanto nella morale si debba fare, ftimando forG
il buon' Ippocrate più necessarj li buoni costumi al vero Medico, delli suoi
Fisici docu. menti, mentre questi li lasciò in libertà di ciascheduno di
seguitarli, mà li primi con giuramento forzava tutti ad offer. varli
esattamente, obligandoli a giurare di essere grati, di vita incolpabili,
onorati, casti, giusti, modefti, pudichi, fedeli, e di somma segrerezza, e
sentite sotto che pena l'obligava: Hoc igitur jusjurandum, fi religiosè
obfervavero, ac minimè irritum fecero, mihi liceat cum fummâ apud omnes
existimatione perpetuò vitam felicem degere's et artis uberrimum fruEtum
percipere, quod fi illud violavero, pejeravero, contraria mihi contingant
; E quan [ocr errors] E quanto mai il buon costume nel Medl
att [ocr errors] mente si può comprendere da ciò, dice
nel libro Di lege : Quifquis enim Medicine scientiam fibi vere
comparare volet eum his ducibus voti fui compotem fieri
oportet natura, dottrina, moribus generofiss è chiunque di questi
ne farà privo, come uomo profano, diverrà im-
meritevole gli sia dimostrata una scien- za sì facra,
conforme e la Medicina, soggiungendo ivi : Hæc verò cum sacra
fint, facris hominibus demonftrantur, pro- phanis verò nefas,
Sono dunque, secondo la mente d'Ippocrate, effcnziali nel Medico le virtù
morali, e nientemeno di quello fieno li documenti Fisici, ed in conseguenza
ancora come tali apporteranno necessaria- . mente un commo bene al vero Medico,
non potendo esser tale, se non ne farà ornato à sufficienza, conforme in termi.
ni precisi più diffusamente lo dimostra lo stesso Ippocrate nelli libri De
Medico, © De Decenti ornatu, e nel libro De Pre و ( 9
ceptionibus, ove affinche non se ne possa dubitare l'attesta con prova legale,
cioè mediante il suo giuramento, ch'è questo : Hoc namque jurejurando affirmare
audeam, Medicum ratione utentem, alterum nunquàm invidiosè calumniaturum, fic
enim animi impotentiam prodit. Verùm id potiùs faciunt, qui forensem
quastum seEtantur . Sicchè per essere veri Medici razionali dovrete
essere ornati di virtù, e non contaminati da’ vizj, conforme sono quelli, che
per essere meri mercenarj non meritano il titolo di vero Media co, quantunque
fossero nelli documenti Medici versati ; e perciò saggiamente egli nel libro De
Lege asserisce: Non folùm verbo, fed etiam opere Medici existimationem tueri
oportet; ch'è quanto dovevo mostrarvi nella prima parte. Se poi alcune
virtù fi poffino giuftamente censurare nel Medico, che è la seconda parte del
mio discorso, in qualche caso crederei di sì, conforme con un'esempio riferito
da Ippocrate brevemente vi farò vedere. P TutteTutte le virtù hanno
un fine retro, e se fi lasciano operare à tutto loro potere s'inoltrano con
tanto fervore, che da alcune di esse in vece di ricavarné profitto, se ne
riporterà del danno, La Giustizia, et il Zelo, tra le altre, fe si cferciçano
con sommo rigore, et à quel segno, che arriva la loro autorità. Quefte sono
capaci di porre cutto il mondo in sconcerto, e perciò diffe Salomone:(+) Noli
effe juftus multùm; onde è necessario unirlo alla civiltà per renderle
fruttuose.Simili fconcepci appunto potrebboro giornalmente accadere nella
Medicina, fe il Medico si voleffe fervire della sola Giu. ftizia, del solo zelo
con quell'Inferma male avvezzo in fanità à fare à fuo modo, allorche
trasgredendo alla regola di vivere,fosse da esso con tutta giustizia riprefo,
et afpramente sgridato di tal’erróre, cosa se ne ricaverebbe di profitto da çal
giuftiffima,mà indiscreta riprensione? Se non che, ò l'Infermo facesse
peggio in; (1) Ecclef.cap.79 1 [ocr errors] in avvenire, e
che senza alcun profitto perdesse ogni çispetto à chị lo riprese, ed in questo
ca fo giustamente il Medico verria censurato, perche non si servi in fare una
simile riprensione del prudens ziale consiglio d'Ippocrate, (a) che dice ciò,
che deve fare, doppo di averlo afpramente {gridaco,& è : Simulque cum
commonefaciendo, et blandè excipiendo consoletur ; et altro ve dice :
Condonandum aliquid consuetudini ; Quel poco di dolce, che gli porgerà doppo
l'amaro della riprélonę opera tato di bene che faràche la Giustizia usata
divenga profittevole, Il ţimile pariinentě ne seguirà se voi, con zelo
poco discreto, vorrete riprendere taluno, che sia ricaduto in mali venerci ;
questo tale, quanto più lo [griderețe, tanto peggio farà, bisogna dolcemente
che gl'infinuate, e gli facciate capire il danno, et il pericolo, che gli può
sopravenire da fimili ricidive, le miserie, la morte penosa inevitabile saranno
quelle, che, inlinuate con gius [ocr errors] (a) In lib.præcept.
[ocr errors] dizio, lo potranno più facilmente perfuadere di fuggire simili
errori, perche questi motivi restano impressi per lungo tempo nella mente, mà
le gridate, che passano presto in oblivione, riescono infruttuose, perche
sentendosi con animo irritato, non s'apprendono quanto: fi dovriano . Molti
altri esempi potrei apportarvi, mà credo, che li riferiti pollino essere
sufficienti per farvi capire tal verità ; Volete dunque, che le vostre virtù
non fiano censurate, accompagnatele, e non le fare operare fole, e fate appunto
conforme si suol praticare con le donzelle vistose à fine non si mormori di
loro che accompagnate con altre donne più provetre, e prudenti possono trattare
in privato, e comparire in pliblico senza taccia. Mi persuado che li
documenti, le ragioni, e gl'esempj d'Ippocrate, che vi (hò addotti fin'ora,
saranno senza fällo sufficienti a farvi incaminare per il retto fentiero delle
virtù, il quale spianato in tal guisa, fe à caluno di voi paresse tut
tavia [ocr errors] tavia disastroso, non occorrerà s'affati
chi di vantaggio, perche per lui non fa. ranno à proposito le virtù, e
per tanto se ne viva pure à suo bell'agio con li suoi vizj diletti,
nè occorrerà, che in do- mani quivi si presenti, perche voglio in
avvenire parlare solamente a quelli, che hanno generosamente determinato
d'ab- bandonare affatto li vizj, e seguitare le sole virtù.
[ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged
small][ocr errors] G. I Ô R N Å TA V I. Nella quale s'accenda il modo di prévalerfi
del consiglio delle virtù contra l'infidie. de vizj, affinchè il
vero Medico poffan godere una vita iranquilla, e lasciare di
se doppio morte una gloriufi memoria : [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] On mio contento non ordinario vi vedo oggi, prima del
solito, quì tutti preferiti; posciacchè averidoviderto nel fine della Giortiada
di jeri, che chi nơn s'era già determinato di seguitare le fole viétừ, non
occorreva ch'oggi forfè venuto; temevo che almeno quelli, che gliscorgevo più
pensoli degli altri, foffero mancati; Mà vedendo quì ancor voi, e più ilari, e
disinvolti del consue. to, è chiaro contrafegno, che le vostre menti, che si
ritrovavano nelle Giornate passate ambigue, non sapendo ancora à che partito
appigliarsi, abbiano già déterminato di seguitar le virtù, avendo jeri gustato,
e meditato in appressoquanto di benc da elle ne possa risultaa re; Onde tutto
il giubilo interno; che voi ora provares non nasce da altro, che dall'essere
divenuti padroni del vostró volere. Spero dunque, che tutti inGeme äverere
avuto la medesima forte d'allontanarvi affatto da' vizj, e di confederarvi con
le sole virtù, e queste fatele ora padrone dispotiche della vostra voz lontà, e
non temere de viżj, che fuor di voi fi ritrovano, che possano essi punto
nuocervi, con tutto che vi tramaffero continue insidie per lo sdegno concepi .
to contro di yoi's che ve ne siete da efti affatto allontanati, perche farà
curau delle virtù il difendervi: Vi säria gran timore quando questi inimici
teneilero tuttavia assediato il vostro cuore, e fiorreffero liberamente
d'intorno alla voftra volontà ; Allora sì che tion potreste fidarvi delle loro
insidie, ftanteche in tal caso le virtù non potriano affiftervi. Vivete dunque
cautelati á non tradire. voi stesli orche ne fiece liberi; e questo seguiria
facilmente quando apriste qual [ocr errors] che segreta porta, per dove
poteffero i'vizj dentro di voi tornare. Per altro faccino pure
fuori di voi quel più, che possono s che punto non vi potranno
danneggiare.L'esempio l'abbiamo chiaro ne i Romani, che fino ch'ebbero Annibale
nell'Italia stiedero con ragione molto mesti, ed affitti per il timore delli
gran danni, che poteva loro apportare, mà appena partito, sollevorno lo
spirito, con tutto che proseguisse à molestarli, e di niuna cola elli ebbero
più spavento, che della guerra intestina, la quale alla fine fù cagione, che
perdelfero la loro libertà. Parerà oggi discorso superfluo il mio,mentre
voi avêdo in abbominazione li vizj;ed essendovi dichiarati seguaci delle virtù,
potrete con la guida di esse consigliare più tosto gl'altri, che aver bisogno
di Direttore, con tutto ciò perche non avete à bastanza ancora acquiftato Puso
di prevalervi di effe, non vi farà infructuoso il sentire da me in compendio quel
bene, che à suo tempo, ed [ocr errors] [ocr errors] in tutti i vostri
maggiori bisogni, questo vi apporteranno, potendo ciò ancoras fervire per
confermarvi di vantaggio della vostra lodevole risoluzione. E cominciando
prima dalla Religione, che con puro cuore profeffate, poiche Non fi
comincia ben se non dal Cielo ; Qucfta non solamente vi darà lume, e vi fervirà
di scorta per quello che riguarda l'eternità, mà vi configlierà di fare fempre
uniti con le virtù, facendovicon chiarezza vedere la deformità de' vizj, e li
gran danni che apportano; Quindi è, che neceffariamente la fapienza deve ftare
unita con la Religione, conforme diffe Lattanzio : Homines ideò falluntur, quòd
aut Religionem fufcipiunt omissá Sapientiâ, aut Sapientia foli student omissa
Religione, cum alterum fine altero non poffit effe verum ; Oltre di che vi farà
conofcere meglio di che forta d'amici avrete da fare elezione, perche fe vi
abbattete con taluno di coloro, che sono affatto increduli di ciò, che non
veggono, v'in [ocr errors] [ocr errors] finuerà, che questi non sono à
proposito per voi, che ci trattiace quanto porta il mero bisogno ; ma non più
oltre, perche questi sono tenuti da Sant'Agostino per tomini carnali, dicendo ;
In homine carnali tota regula intelligendi est consuetudo cernendi quod solent
videre credunt ; quod non folentznon credunt; conforme ancora, che fuggiare
ogni altro vizioso, è che v'intrinfechiare solamente con chi è seguace delle
virtù, e finalmente vi terrå fempre circospetti in non prestare fede à ciò,che
leggerete, ò sentirete dire; che poffa in qualche parte alienarvi dal suo vero
sertimento Non ritrovandovi ora in istato di potere profeffare la
Medicina, per non essere totalmente esperti in essa, vi converrà cercare ottimi
Direttori, nella di cui elezione consigliandovi con la Pradenza, v'insinuerà,
che vi appoggiate -à quell'appunto, che descrive Cicerone in tal guisa : Eft
igitur adolescentis majores natú vereri, ex iisque deligere optimos, e
probatisimos, quorum confilio, atque au auctoritate vitantur :
Ineuntis enim ætatis, inscitia ferum conftituenda da regenda prudentiâ
eft. V’insinuerà d'avantaggio la giustižia come vi dovrete contenere per
acquistarvi il loro affetto, che sarà, oltre l'accennato ossequio, di esser
loro fede li, e schiecti z di moftrarvi sempre pune è tutali, obbedienti,
e diligenti in tutti li affari, che v'insporranno, perche operando või in
questa guisa, non solamento v'istruifanio con tutto l'amore, må vi loderanno da
per tutto, dalla quale preventiva commendazione germoglieranno à suo tempo li
principi delle vostre fortune', e troveretegià spianata la ftria da de voftri
progreni s állorché principierete à medicáre. Intraprendendo con questi
felici principj l'attual'esercizio della Medicinás allorche' già farete divenuti
esperti, non pafferă lungo tempo, che molti di prevaleranno dell'opera vostras
et allora appunto li vizj vi comincieranno à muoa vere guerras e Vinvidia farà
la prima ämoà molestarvi. Questa già da bel principio vi aveva fissato
adosso li suoi maligni sguardi, mà non prima di vedervi avanzati si muoverà per
suscitarvi contro li suoi seguaci, e le comanderà, che spargano da per tutto,
che fiere troppo giovani, che non avete ancora pratica sufficiente, e che
dicano con finto zelo : Oh poveri Malati, che si pongono nelle voItre mani, se
questi guariscono seguirà per miracolo, non per la vostra perizia, e se vedrà,
che ciò non basti per arrestaryi ne' vostri progrelli, invigorirà allora li
suoi comandi, e farà disseminare dalli medesimi, che siete veramente infelici,
mentre quanti Malati vi capitano, tanti ne muojono, e che non sanno capire,
come siano così pazzi coloro, che vi chiamano. Sentendovi calunniare à torto in
tal guisa, cosa dovrete fare? Non altro, che consigliarvi con la Prudenza, e
con la Giustizia, che vi favoriranno assai bene : primieramente vi esorteranno
a non prendervene alcun fastidio, perche è affai migliore la vostra
forte و sorte, per essere invidiati, che non è quella delli vostri
calunniatori, che non hanno chi l'invidj, mà appena tal’uno, che li compatisca.
Vi consiglieranno poscia à non prendervela con quei miseram bili, e vili
esecutori dell’Invidia, perche operano come suoi schiavi, non già come uomini
liberi, e se foffero in loro libertà opererebbero come voi, che aba borrite
simili iniquicà. Vi consiglieranno bensì à mortificare l'Invidia in questa
forma, cioè, di contraporle la vostra umiltà, quando d'Invidia vedrà, che voi
non siete ricorsi alla vendetta rarne il suo ajuto, mà in sua vece vi servite
dell'Umiltà, resterà talmente forpresa, e confusa, che si vergognerà in
avvenire di ciinentarsi più sola con voi, avyedendosi di non potervi abbattere
; mà cosa farà per non cedere? Si unirà con il Dispreggio, e con lo Sdegno per
necessitarvi à ricorrere alla Vendetta. Questi vizj baldanzosi comanderanno à
qualchuno de' suoi petulanti seguaci, cine vi faccia una mala creanza, e vi
mo per implom desti senz'averne data occafione, in queIto caso ricorrete
subbitamente per consiglio alla Prudenza, che vi farà capire, che di tal'ingiuria,
non ne doyete chiedere fodisfazione dalli seguaci del Dispregio, e dello
Sdegno, perche quei, che seguitano questi yizj, come imprudeņti, sono ancora
pazzi, et į pazzinon essendo capaci di discernere ciò che fạnno, non sono
tenuti di renderne conto; Contro li principali dunque, et autori caderà il
vostro sdegno, e questi, come vi consiglierà che li mortifichiace ? Non già con
la vendetta, perche questo appunto desidereriaạo che faceste, cioè, che
ricorreste ad un'altro vizio, che vi tradise, e cogliessę nel mezo per forzarvi
å rendervi à loro discrezione, inà bensì con la sola sofferenza tanto da essi
temuta per il grandanno, che loro apporta, et affinche lo facciate con aniino
generoso vi riferirà li seguenti casi. A Diogene Filosofo Stoico, mentre
stava disputando particolarmente della collera, gli fù da un protervo
giovane fpu Sputato in faccia, sopportò egli il tutto piacevolmente,
e da savio, e solo disse: Io non vado veramente in collera, mà non lasciò però
di dubitare, fe in questa occasione doveffi farlo. Catone mentre staya
difendendo una causa ricevette da Lentulo giovane seditioso ua folenne
sputacchio nella fronte, egli si nettó, e rasciugò la fronte, et armato di una
gran sofferenza, solo diffe: lo affermarò à tutti, ò Lentulo, che fi gabbano
quelli, che negano, che tù abbi bocca. Rifettendo voi dunque all'ingiuria
maggiore della vostra fatta ad uomini di tanta stima, et al modo, che si
conțennero vi si renderà più facile l'esecuzione del confimile ripiego propostovi
dalla prudenza, mediante il quale avvedutosi il Dispregio, e lo Sdegno, che in
vece di quocervi vi hanno accresciuto ftima appresso tutti, desisteranno ancora
eff di più moleftärvi, vedendosi dalla vostra sofferenza delusi, e vinti,
Arriverete al fior degl'anni avan. [ocr errors] zati già ne' commodi, et in
conseguenza con più lautezza nudriti. Allora vorrà facilmente la lussuria
cimentarsi con voi, e per farvi qualche danno considerabile, vitenderà molte
insidie, vi farà trovare occasioni pronte; procurera, che siate con vezzi, e
lusinghe adescati; Allora cosa farere?ftate faldi,perche sarà contro voi questa
una gran guerra, mentre non avrete campo in quel punto preso di consigliarvi
con le virid, ftanteche : Vinum, et Mulieres faciunt prevaricare Sam pientes.,
come ben diffe Salomone. State faldi, che è pur troppo vero, che molti si sono
arrenati per questa cagione nel meglio de’loro avanzamenti : Vi converrà dunque
procurare di prevenire l'infidie della lussuria, e non aspettare di cssere
prevenuti da effe, e questo lo farere, quando sarete prossimi à quel tempo con
chiamare à consiglio generale turte le virtù per risolvere cosa sia
efpediéte,che facciate,ò di accasarvi,e con chi, ed in che tempo, ò di
continuare lo Aato libero,e con che cautele maggiori,La Prudenza, e la Giustizia
vi con figlieranno facilmente à prender mor glie, con il motivo gịultiflimo,che
quel la vita, che da voltri genitori riceveste con voi non si estingua, mà che
per la conservazione della propria specie law propaghiate ne posteri, ed à buon
fine ancofa, che non abbiate tanto da impazzirvi nella vostra vecchiają à
cercare l'eredi, conforme ad alcuni, che non mai fi cușorono del titolo di
padre è accaduto; La sola difficoltà si rifringerà allo sciegliere chi faccia
per poi, perche la Prudenza, e la Giustizia vi vorranng consigliare
diversamente da quello si pratica in alcuni luoghi, dove il folico di
cercare chị abbią dotę groffa, chi sia bella, e fpiritosa; la Prudenza non
vorrà, che cerchiate questo, in primo luogo, mà bensì, chi sia di buoni natali,
di perfetta faļute, e di ottimi costumi, ¢ ben’educata ; e con ragione, perche
non deve essere affare di minore impostanza l'accasarsi, di quello, che sia di
fær compra di un cavallo; e se per comprare un [merged small][merged
small][merged small][ocr errors] [merged small][ocr errors] un cavallo ( che
non riuscendo buono fi può subitamente dar yia) fi ricerca in primo luogo la
buona razza, fe fia fano, e se abbia vizio'alcuno, perche nel pro- : vedersi
della compagnia inseparabile non si hanno da fare fimili diligenze Sicchè
trovato che ayrete chi abbia le condizioni sudette stringete, senza più
indugiare, il vostro matrimonio, con quella dote, che avrà, senza ricercarne
d'avantaggio, che farete un'ottimo negozio, perche quattro faranno le doti, che
prenderete, una sola apprezzata, e trè inestimabili, per non effervi prezzo,
che le uguagli', e saranno, la buona nascita,la salute, e gli ottiini costumi,
con la buona educazione, et avvertite à non fare diversamente, per non cadere
nella sventura di Socrate, che fi abbatte in una inquietisima Santippa. Circa
il tempo in cui lo dovrete fare viconsiglieranno, che non lo facciate nè troppo
giovani, nè croppo vecchi, mà bensì nell'età virile, ed allora appunto, che
ayrete stabilito un'assegnamento suffi ciente 1 [ocr
errors] ciente per il inantenimento della vostra fameglia, e non
prima, pèrche si ricerca fenno, e cominodica per effere, buon Pa-
dre di fameglia. Non troppo giovani, per non distogliervi da vostri
studj, ed avanzamenti, ne' quali non sarete anco- ra bene stabiliti,
nè troppo vecchi, per non lasciarli, se avrete figliuoli, troppo
immacuri, e senza avyiamento, e per non foccombere ancor yoi fotto il
peso del matrimonio prima di quello, che fareste vivendone
disciolti, conforme à tanti è accaduto, Şe poi voi adurrete alla
Prudenza, e Giustizia li seguenti motivi, che avete
esimervida simile legame, che sono; ò che già vi è nella vostra fameglia,
chi sia atto à sostenere un simil peso, ò che dubitate, che la moglie, e
l'educazione de'figliuoli vi possano distogliere dalla voftra professione,
qualche altro inotivo à voi folamente noto non crediare, che yi forzeranno già
à farlo, vilascięrano in tutta yostra libertà, vi consogneranno bensì alla
Fortezza, e Tempe Q: per [ocr errors] ranza, }
ranza, acciocchè vi consiglino, e prestino ajuto in caso, che la Luffuria vi
fa. ceffe qualche violenza . Il consiglio, che quefte virtù vi daranno sarà
facilmente, che siate circospetti, ed appena, che vi sarete avveduti di qualche
laccio, che yi tenderà la Lussuria di troncarlo,e prima che vi poniate il
piede, che siate fempre cautelati nel parlare, ę fentendo qualche parola
equivoca, l'interpreciate sempre à favore dell'onestà, né la crediate detta per
voi, che ricevendo qualche cortesia insolita, la crediate fatta solamente per
isperimentare la vostra modestia, e non ad altro fine, onde la cancellerete
subitamente, acciò la rimembranza di quella non turbi la vostra fantasia ; Che
vi moftriate sempre sostenuti più tosto, che galanti in certe occasioni di
confidenze, dalle quali con bel modo procuriate di liberarvene, che da certi
luoghi sospetti,se ne potrete fare a meno, ne stiate lontani, et andandovi,
procuriate efservi in ore, che vi fieno altri, perche al parere di Seneca :
Magna pars peccatorum tollitur fe peccaturis teftis alibi Aat(a);
ed ivi non vitrattenjate più del bisogno necessarios e sempre con
discorsi serj, ed uniformandovi alli consigli della Fortezza,
e Temperanza non diffidate punto della loro allistenza nelli maggio
si vostri bisogni, che dureranno lino à tanto. che sarà in auge il
fervore della vostra gioventù . Il vizio della gola vorrà
aticor'egli fare tutti li suoi sforzi contro di voi in decto tempo
più profpero di vostra vita, per vedere se vi potesse adescare; e
cofa farà a comanderà facilmente à qualche- dano de' suoi
ricchi feguaci, che facen- do uno de' fuoi sontuolillimi pranzi,
o cena; conviti ancor voi; considero, che vi troverete
in quel punto preso incri- garislimi, perche rifletterete allora,
che le ricuserete tale invito, sarete' tenuti per
uomini incivili, che non gradite li favori, e cortefie, che vi fi
fanno; fed l'accetterete,metterere ad un gran risico
Ja vostra temperanza, onde vi converrà (*) Episi 11.di questo
ancora chiederne preventivo Consiglio s. per aver pronto il suo fano imedio per
quando vi capitaffe il bio fognb. si Consigliandovi preventivamente con
la Prudenzás.per sapere in che modo allora vi dovrete contentere, sarà facilesi
chievi dica;;che se viritroverete in luoo ghi dove sia solito, e che
frequentemente li Medici fiano convitati, et intervenghino in fimili
bancheteis. non ricusate tali inviti s perche quelle cose, che sono folite',
nou recanto alcuna aimniirazione, non facendosene caso,basterà solamente; che
yi sappiate regolare con giadizio in non pregiudicare di molto alla vostra
consueta fobrietás perche nuocerestu e è più li denti nel masticare, che
la gola nell'inghiottire si e diportandovi in tal guisa,la gola avrà poco guadagnato
con voi; Sepois dove voi dimorerete, non fosse in uso, mà solamente, che di
rado li Medici v'intervenissero con modo al fai civile, che lo ricusiate
pure,non man.. candovi legittima scusa, mentre ò la vo(tra complessione non
assuefatta à fimili disordini, ò qualche cura riguardevole, che avrete in quel
tempo, queste vi potranno efiinere onestamente da qualunque taccia d'inciýiltà
. 03.15 Sò che vi appagherete di tal distinzione saviazfatta dalla
Prudenza, effendo. voi capaci di riflettere, che dove i Mea dici ricevono
spesso simili correfie fono molto stimati, ed in conseguenza i loro difetti non
sono con tanta attenzione norati da tutti, come l'opposto segue dove di detta
stima si penuria. E certamente l'esperienza hà fatto vedere, che nel
secondo caso, quando li Medici si sono voluti azardare à fimili cimenti, se ne
sono poscia pentiti, ftante che, ò per non essere cosa solita, ò mediante la
curiosità di vedere in che modo si regolavano coloro, che tanto biafie mano la
crapula, hanno ritrovato iyi molti spettatori de' loro portamenti, che li hanno
posti in qualche suggezio. R 4 [ocr errors] ne, he', mediante
la quale ; se hanno procutato di contenerli nella sobrietà, hanno. fentito
de'motteggiametitizñiehte da effi graditi, e se hanno disordinato, gli sono
giunti all'orecchie certi sussurri della's fervitů z che diceva : Il buon
Medico che biasima tanto li disordini, egli troppo fà peggio di noi, andiamo à
credere cið, ch'egli dice; Se poi taluno di elle fia restato gabbato dal vinos
non hà troVato già chi l'abbia seusato ; conforme fece Seneca a favore di
Catone; impuitato di fimile vizio, dicendo, che non poteva essere, che un
Catone fi ubriacasses mà quando che ciò fosse stato vero, in un Catone fimile
vizio faria passato in virtù . Mà non si sono già pentiti quelli ; the
civilmente ricufarono fimili inviti, mentre fattisi capaci coloro, che
desideravano di vederli crapolare; dalli giusti motivi apportaci per iscusa,
rimasero più tosto edificati, che disgustati da fiinili repulse, ed in segno di
ciò ne diedero in avvenire attestati di maggior ftima: Ne ро [ocr
errors] [ocr errors] potrei di questi efempj riferire alcuni a mà, per non
dilongarmi troppo, ftimo bene di tralasciarli . Sicche, per vincere la gola, il
partito più sicuro sarà di fuga gire l'occasioni pronte di crapolare con
un'onesta ritirata, conforme la Prudene za configlia : Stabilito che
avrete il vostro itato à quel fegno che potrete ; non solo per decentemente
vivere, e mantenere con decoro la voftra casa j mà ancora con la vostra
economia accrescerla commodamente; allora l'ingordigia, e l'infariabia lità di
cumulare vi comincieranno et muover guerra, e quello, che farà più formidabile
con apparenze vantag: giofe v'infidieranno alla vita, mentre vi Itimoleranno, e
vi violenreranno infieme ad accettare tutto ciò che vi si pre fenterà davanti,
e fe quefto non bastera à renervi nottése giorno occupati, vi ftimoleranno à
procurarne de' nuovi fervigj, e certainente non per altro fing, che per
distruggere in breve il vostro inzia dividuo con una eccelliva fatica,
con una 1 250 Dell'Idea del vero Medico. una continua
inquietudine di animo,con una perpetua schiavitudine, credute tutse dal Mondo
pazzo per felicitàe per prosperità di fortuna Cosa dovrete dunque fare
per rimuovere da voi un sì evidente pericolo di vita, che vi sovrasta 2 Vi
converrà certameute prenderci rimedio prima, che questi nemici facciano breccia
nel vostro cuore., e parlamentino con il vo. ftro desiderio, perche altrimenti
con lo fplendore dell'oro li guadagneranno, ed il suo rimedio ficuro farà, che
quando ' non ifta concento di ciò che hà, e vorrà procurare cofe
maggiori, di consigliarvi tosto con la Prudenza, che questa facilmente lo
quieterà con dirvi : Cofa bramate d'avantaggio a non avete, più di quello vi
bisogna rimirate quanti altri, che hanno accor essi egual merito alvoftro, sono
più attempati di voi, e pure non sono così ben proveduti, come voi fiere:
Ditemi, che tempo avete, che vi avanza, quando appena ne resta tanto,che basti
per lo studio necessario's e pery il bisognevole riposo ? E quale di
questi due tempi vorrete impiegare nelle cure di più, che deside rate
confeguire ? forse il primo ? La Giustizia se'ue sdegnerà per non esser vostro:
Forse il secondo, che è cutro vostro et come potrete vivere s fapendo voi, che:
Quod caret alterna requie durabile non eft. Riflettete attentamente, che lo le
pioggie curte cadessero sopra pochi campi, in vece di ravvivarli, e rendera li
più fécondi, opprimeciano più costo quanto di verde li ricopres e che la gran
Providenza,che saggiamente opera, dispensa il publico bene à prở di cucţi;
facendo, che il Sole non per pochi, mà bensi per tutti risplenda', c finalmente
che le taluno vorrå soverchiainente cam ricare il suo stomaco, anco di
dolcissimo cibo, gli converrà ben spesso soffrire aspri dolori di ventre.
Risplende molto l'oro, må riflettere ancora, ch'è più' grave di qualunque altro
metallo, onde neceffariamene ammaffarne di molto non si può G può
senza restarvi affatto oppresli id Breve sotto il suo grave peso, o per la meno
perderci la propria libertà; Quindi è, che faggiamente Curio ricusò da'.
Sanniti tutta quella gran quantità di oro, che gl'avevano portato 5 dicendo
foro, che esso credeva cosa più gloriosa il poter comandare à chi molt'oro
possedeva, di quello che fosse il possederne di molto ; volendo in tal guisa
farci ca. pire, che non si poteva cumulare oro in: gran copia, e mantenere la
sua libertà. Il mio configlio dunque è, che freniate il vostro defiderio, acciò
non bramjata nè pure una cura d'avantaggio di quel le, che potrete commodamente
reggere, e tanto maggiormente, che quefta voce Cura appresso li Latini non
significa altro, che Briga, è travaglio, ex eo quod cor edat, dw excruciet,
delle quali conviene ayerne folamente tante,quante baftino à poterle fofferire,
e non più, verificandosi in esse più, che in ogn'altra cosa quel detto: Ne quid
nimis . Sentitene però il parere della Giustizia per res go: [ocr
errors] golarvi fino dove vi potrete stendere; per non incorrere nella
caccia d'insa- ziabili. Voi sarete facilmente
rimasti per ora appagati di quanto vi avrà detto la
Prudenza, à segno, che non vi curerete sentire altro
conseglio, con tutto ciò per convenienza almeno sarete
tenuti,aven- dovi ciò la sudetta incaricato, di sentir-
ne il parere della Giustizia, intorno al vostro regolamento, e con
tale occasio- ne vi potrete consigliare ancora sopra un certo
ripiego, che facilmente il vo- ftro desiderio visuggerirà, cioè di
all.com gerirvi de’ servigi antichi per proveder- vi
de' nuovi di maggior vostro profitto, e minor briga, il quale non
lo dovrete porre in esecuzione senza l'approvazio- ne
della Giustizia. Esposto, che avrete a questa fanta virtù ciò, che
bramate sapere, ella cortesemente y'insegnerà ciò, che dovrete fare intorno al
vostro regolamento, che sarà di misurare in primo luogo le vostre forze, et il
tempo, che vi resta libero, [ocr errors] e poi l'impiego, che vi si
presenta, e se rincongrerete le misure proporzionate trà di loro, accettatelo
pure, senz'alcun timore della taccia d'insaziabili; Vi suggerirà però, che
stiate bene oculati in prenderne le dette misure à suo dovere, affinchè non
reftiate ingaonati, perche . altrimentiaffatto infructuofo riusciria il fuo
configlio,ed acciocchè non segua un tale errore, vi darà lei medefima dug meze
canne, una delle quali la troverete molto scarfa, e l'altra affai vantaggiosa;
con la prima yi ordinerà, che miluriate le voitre forze, et il tempo, che vi
ayanza ; con la feconda l'impiego, che vi li presenta, e prendendo voi le
misure in questa guisa yi assicura la Giustizia, che non potrete errare. Doye
che facendoli da voi diversamente, tutte le altre meze canne, che adoprerete ve
le porgerà il yostro desiderio fatte à suo modo, e saranno tutte yantaggiose di
molto quelle, con le quali misurerete le vostre forze, et il tempo, e
scarsiffime quelle, delle quali yi servirete per misurare l'occasio
ni, [ocr errors][ocr errors] ni, e questa è la cagione de? sbagli, che fi
prendono contro il volere della Giuftizia, c per due capi, (primieramente,
perche chi misura in cal guisa erra per abbreviare la lunghezza di fuá vita,
divenendo omicida di fe medesimo, sì ancora per il danno,chie nc poffono
riceveré alcunische ad ore affai incongrue, ed à mente stracca gli cocca per
fimilisbagli essere curati. In glçre vi dirà apertamente, che non dovrere
in conto alcuno disfarvi delli servigi antichi per prenderne de' nuovi in fua
veće, perche non avete alcuna giusta cagione di farlo, anziche facendolo,
mostrereite una somma ingratitudine in abbandonare chi in temро de'
vostri bisogni vi fù grato, e chi vi favori ne' vostri avanzamenti, non con
altro motivo, che de' yostri maggiori vantaggi ; se poielli, senza alcuna
vostra colpa, fi alienaffero da voi, in questo solo caso, perche volenti nan
fit injuria, lo potreste fare senz'alcuna taccia d'ingratitudine; e së
esercitaste la Me256 Dell?idea del vero Medica, Medicina in certi luoghi
lontani, dove alcuni li prevalgono di un Medico fino à tanto, che lo vedono
incominciare à far negozj, ed allora se ne disfanno per prenderne à proteggere
un altro : İyi basterebbe pazientare un poco, che vi li presenterebbe
l'occasione di poter: lo fare, mà dove ciò non li costuma vị convien’essere
grati, e costanti, fische sarete capaci di medicare, Con tutto che
resterere per qualche tempo appagati di quanto vi hanno consigliato la
Prudenza, e la Giustizia perche il vostro desiderio yerrà conținuamente
bersagliato daļli sudettį ab. bominevoli vizj, sarà necessario, chcimploriate
l'affiftenza della Fortezza, e Temperanza, acciò perseveriare sempre Itabili
nell'offervanza di detto consiglio, et il maggior bene, che dette virtù vi
potranno apportare, sarà d'infinuaryi diverse istorie di coloro, che per essere
Itati insaziabili, nel colmo delle loro credute prosperità sono mancati, eche
infelice memoria di esia ne fią rimasta trà noi [ocr errors] و
[ocr errors] noi, mentre chi ha lasciato la sua fameglia appena slattata, senza
indirizzo, a senza guida, chi intricata la sua eredità, per non aver avuto
tempo in vita di ben'impiegare li suoi avanzi; chi, doppa fofferta una
lunghissina, e dispendiosa infermità, acquistata per li suoi grans Strapazzi,
appena hà lasciato tanco, che bastasse al suo funerale; e finalmente cosa sia
stato detto di tutti doppo morti, cioè, che non'ınericavano d'essere compatiti,
perche erano morti per colpa loro, avendo voluto abbracciare troppo, e più di
quello, che potevano reggere, çon tutto quello, che la maledicenzą gradita, e
senza timore alcuno så inventare di peggio contro i poveri des fonti,
Impresli, che avrete sì spaventosi esempj nelle vostre menti, con la
riferfione, che il simile seguirebbe in voi, fc cadefte in tali errori,
non temeţe più, che il vostro disiderio possa essere superato da simili vizj,
perche questi gļi serviranno di un gran freno, R Nelle Nelle
vostre maggiori prosperită l'Adulazione ancora vi farà doppia guerra la prima
confifterà in ispargere di voi più lodi di quelle, che meriterete, per
risvegliarvi contro l'Invidia, quando fi foile mai adormentata, mà trovandovi
già premuniti de' buoni avvertimenti dativi dalla Prudenza, non vi potrà punto
nuocere in questo primo asfalto, e se uniręcę alla fofferenza una profonda, e
fincera umiltà, supererete l'Adulazione, el'Invidia nel medesimo tempo,
Màvedendofi da voi la maliziosa Adulazione fchernita, adoprerà tutte le sue
frodi per violentarvi ad essere suoi seguaci, e per farvi divenire per forza
Adulatori, come farà mai ? Sentite bene; Pren. derà l'occasione di qualche cura
grave, nella quale intervengano molti parenti, et amici dell'Infermo, e vi farà
da queiti porre in angustie di diventare Adulatore per forza, per
li seguenti impulsi : Vi dirà taluna di esli, questo male si aggrava, perche
non gli fate applicare quattro vefficatorja se ne morirà senza
questo [ocr errors][ocr errors][merged small][merged small] questo
rimedio, e la colpa farà tutta yostra, che trascurate un rimedio sì efficace.
Un'altro vi dirà: perche non gli date una buona Medicina da tirare giù ? lo
volete lasciar morire senz'ajuto? ayver, cite, se muore, fentirere, che si dirà
di voi, à me basta di avervelo avvisato. Vi sarà ancora trà essi chị vi
ayyertirà, che se gli cavate sangue morirà certamente, perche non gli conviene;
e d'avantaggio vi dirà, che se lo cayerere lo amazerete, e derro male farà per
appunto un'infiammagione interna, nella quale non conviene ciò, che viene
proposto, e gli sarà necessario quanto viene ritardato. Vedete in chę angustie,
in che laberinţi vi troverefte, se non aveste la Prudenza configliera ?
Imitercste senza dubbio, ò quel Medico, à cui un tempo fà, fù suggerito da
un'amico dell'Infermo, in un caso simile, un certo riinędio, dicendo, che lo
proponeva, perche cra esso ancora mezo Medico ; A cui alquanto alterato gli
rispose: et io son tutto Medico, conviene dunque, che la mecà ce [ocr
errors][ocr errors][merged small] fi: 28 公
1 da al tutto; Io, che sono tutto, non voglio che si dia, non si deve
dunque dare; O pure quell'altro, che ritrovan. dosi in un fimile intrigo»,
doppo aver dette le sue ragioni, senza profitto, rifpose : Giacchè loro Signori
ne fanno più di me, facciano loro la cura, e se ne andiede via, mà ciò non
lodandolo la Prudenza, sentirete dunque da lei, in che forma vi dovrere
regolare. Sentendo riferire da voi questo fatto la Prudenza disapproverà
molta, che chi non è Professore, ardisca così francamente di proporre, ed
escludere quelli rimedj, che in mali sì gravi danno molto da pensare alli medesimi
Professori provetti, e che pongano à cimento li onorati, con modi si violenti,
di diventare Adulatori, e facilmente in tal guisa vi consiglierà: Dite le
vostre ragioni à chi bisogna, con animo composto, e questi, ò fi appagheranno
di quelle, ò nò, se ne resteranno fodisfatti, rimarrà già terminata la
controversia, e potrete fare liberamente à voftro modo, se poi persisterahtio
ancora ostinati nella loro opis nione, allora suggerite, che tratrandosi di un
male sì grave con tante controverfie, desiderate nella cura di avere altri
Professori compagni per meglio risolve. re ciò, che si debba fare ó e
procurate, che con sollecitudine ciò segua y acciòcchè la lunga dilazione non
pregiudichi all'Ammalato, e che ne consulti siano presenti coloro, che
fuscitorno le controversie, affinche sentano con quante circospezioni sono
serviti gl'Infermi, ed ancora se avranno qualche cosa di più la poffano dedurre
à tutti. Facendo voi à modo della Prudens za, non dovete avere più timore
di prevaricare, perche la Fortezza vi assisterà, c consolerà insieme,
l'assistenza sarà di non farvi prendere in questi casi certi : dannosi
ripieghi, che sariano, in vece de' vefficanti d'applicare li senapismis di un
purgante, dare un leniente, ed in tanto d'andare differendo la sanguigna,
facendovi conoscere, che l'operare in questo modo non è da Medico, mà
bensi [ocr errors] 9 [ocr errors] da Adulatore, e che quancunque
questi tali nelli funesti eventi fieno dall’Adulazione tenuti indocenti, e
difefissorio però dalla Giustizia creduti rei di gran colpa s con tutti quelli,
che ne diedero l'occasione, e vi confolerå parimente la Fortezza con dirvi: Si
poffono chiamare tempi felici nella Medicina li presenti, non vedendoli ora
l'Adulazione premiata à quel segno, che era ne' tempi di Galeno, nè la
lincerità così vilipesa; Allora trionfavano li Medici Adulatori, erano ricchi,
e potenti gerano stimati, e riveriti, ogn’uno facęya à gara di fayòrirli, eli
onorati, sinceri, e docti se ne stavano abbandonati, derisi, evilipeli, e se
non fosse stata la mia grand'alistenza,che prestavo loro, nè pure úgo ne
sarebbe rimasto di efli, anzi Galeno isterlo, che non avesse prevaricato per
quanto venivano violentati dall'Adulazione :' So, che presterete fede à quanto
vi dico, mà volendovene accertar meglio di quanto fuccedeva in quei cempi
leggere ciò, che Galeno riferisce nel primo del suo [ocr errors]
me. [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors][ocr errors] metodo, che appunto è questo: Eoque jure fit cum ægrotare
cçperint Medicos advocent, non quidem optimos į utpotè quos per Sanitatem
noscere nunquam ftuduerunt, fed eosy quos maxime familiares habent ; quique
ipfis maximè adulentur, qui du frigidam dabünt; si banc popofcerint, lavabunt
cùm juferint; a nivem; vinum= que porrigent poftremò quidquid jubebitur mancipiorum
ritu facient &c. itaque non qui meliùs arten callet ; fed qui adulari
aptiùs novit apud iftos magis in pretio eft, buic omnia plana's perviaque funt,
huic ædium fores patent ; hic brevi efficitur dives, plurimùmque poteft &c.
Quali violenze oggidì sono cessate, mercèche hanno imparato molti à proprie
spese à non commertere più la loro vita in mano degl'infidi Adulatori, e perciò
essendo mancati per loro l'impieghi, e li gran guadagni, che in breve
facevano,è mancato ancora quel grand'impulso, che vi era à dover effere
Adulatori per essere adoperati, e tutto questo mi costa per essere io la
Fortezza, che affifto à quei ز e. lig a fe ne be he ni dy 112 to 5,
10 generofi spiriti,che abborriscono l'Adulazione, et abbandono quei
vili, che se le danno in preda Se poi non bastasse all'Adulazione
d'avervi fatto violentare da parenti, ed amici, mà volesse ancora farvi forzare
dall'Infermo isteffo à divenire suoi fem; guaci, in questo caso, fatte che
avete le diligenze propostevi dalla Prudenza; e. che mediante quelle egli non
resti appagato, la Giustizia non vi violenterà già à continuare il servigio, vi
forzerà bensì à non divenire Adulatore, onde in questo caso, con tutta civiltàs
procurerete ( quando l'Infermo' non deliri) di consegnare ad altri ciò, che non
fà per la vostra riputazione ; ben’è vero, che questi sono casi rarissimi
avendo molte altre cose da penfare l'aggravato Infermo, che di voler'essere
adulato, con tut per farvivedere, che ve ne sia stato qualcheduvo, che
abbia desiderato di cllcre adulato fino alla morte, viriferirò la presente
istoria : Una persona di qualità cospicua, molti anni sono, dovendosi
pro to ciò [ocr errors] [ocr errors] provedere di Medico; ne scelse
uno tutto di suo genio, ed avendolo participato al suo amico di confidenza ;
questi in vece di rallegrarsene seco se ne condolse, dicendogli apertamente,
che poteva fare meglior'elezione, essendovene tanti più esperti del già eletto
3 replicò à questo: Lolo-sò beniffimo, mà hò voluto pren derne uno, che faccia
à mio modo ancora quando mi trovo ammalato, perche io non poffo Coffrire quel
Medico, che allora mi voglia forzare à fare à suo modo, gli rispose saviamente
l'amico : Signore, chi fà à suo modo quando ft benes: conviene, che faccia à
modo del Medico quando ftà male, non poffo lodare la sua elezione, con tutto
che sia di suo genio, perche si tratta di Medico, à cui si consegna la propria
vita, non già di un servidore di mera comparsa ; che poco importa di che
abilità egli sia, mà non paffarono molti anni, che detto Signore cadde inferino
di lunga, e fiftidiosa malacia, che terminò finalmente, per essere vissuto à
suo inodo in un'ascelfo interno, espurgava della marcia per feceffo, la vidde
l'isteffo Infermo, che diffe, non farà marcii, må bensì il pangrattato, che hò
preso questa mattina lo domandò al suo Medico, che gli rispose per dargli
gufto, quello appunto et Signore, e con quel pangrattato se ne mori, adulato
sempre fino al fine della fua vita. L'Iniquità, e l'Inganno confederati,
nôn porerido più Toffrire, che voi godiare quella bella tranquillità interna
per cagione delle vostre virtù, vorranno ancora effi con le loro frodi
adoperare ogni sforzo possibile per turbarla ; ed in fare ciò vi toccheranno
facilmente nel più vivo, inolestandovi in qualche cosa di vostra somma premura,
e doppo di aver consultato trå fe più danni,risolve, ranno alla fine di farvi
perdere il servigio di quelli, che vi sono più á cuore, € tanto si
adopereranno,e con tanti mezi s'ingegneranno, che finalmente gli riufcirà ciò,
che bramavano i onde voi, senza faperne il perche, e senza averne
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alcuna occafione, essendosi con in? sidie segrete proceduto, all'improviso vi
troverete esclusi da quel servigio da voi tanto prediletto. E che farete
allora? vi dolerete forse con la Giustizia ; che siete stati licenziati à torto
? Avvertite, che facendo in tal guisa imitereste Santippa, che si doleva della
morte di suo marito, perche si faceva morire å torto, à cui il sapience Socrate
rispose : E che desideravi forse, che io foli fatto morire à ragione ? questa
appunto è la mia gloria, che sono fatto inorire à torto. Sicchè alla Giustizia
non vi cooviene ricorrere, må berisi dapoi che fi sarà alquanto calmato quel
senso, che neceffariamente vi avrà apportato una nuova ingrata, ed improvisa,
dovrete ricorrere alla Pradenza per riceverne il suo configlio à fine di poter
più spedicamente restituire all'animo vostro quella bella calma, che
dall’Iniquicà, e dall'Inganno gli era stata rubata : La Prudenza senrendo
da voi tal novità vi consolerà certamente, ftate al [ocr
errors][merged small][ocr errors] allegri, dicendovi, che questa è una's
grazia, che vi fà la Divina Providenza, facendovi capire, che vi dovete
alquana: to staccare da ciò, che nel mondo vi è più caro, per confidare
solamente in lei, che non mai hà abbandonato chi fedelmente la serve. E di che
vi dolete? forse perche perduto avete un servigio à voi caro ve ne restano pure
tanti altri? com- .. partite tra questi il vostro affetto, che così non avrete
fatta perdita alcuna potendone del vostro amore ricevere da molti maggior
ricompensa di prima, ò pure (che sarà meglio ) questo vostro amore non gradito
dagl'uomini accrefcetelo à Dio, che vi recherà molto maggior profitto di quello,
che vi rendeva prima. E se veramente amate di cuore quella casa, che avete
perduta g non vi dovete contristare della perdita vostra, mà bensi della sua,
avendo lasciato voi, ch'eravate già istrutti da tanto tempo nelle complessioni,
e mali di chi ivi conviveva per prenderne uno affatto novizio, che prima, che
ne qa divenuto 1 capace à quel segno, che voi siete, vi vuole del
tempo affai, et in tanto come anderà? e poi se questo nuovo eletto fù complice
ancor'egli nelli segreti trattati dell’Iniquità, e dell'Inganno, che bell.
acquisto, che averà fatto, prendendo uno di simili costumi in vostra vece, che
fiete uomini di onore, talche non voi, mà chi vi lasciò hà occasione
d'afAliggersi, perche danno à se stesso feçe, non à voi, che per essere esenti
da questa briga ne ricevere sollievo ; chi è pari. mente entrato in luogo
vostro, se pur? egli è complice, come disfi, ayrà molta occasione da
contristarsi per la finderesi, che gli resta di non avere operato come dovea, e
per il timore, che un giorno il fimile possa succedere à lui ancora.Quietatevi
dunque, giacchè rammarico alcuno non vi resta d'averli mal serviti, con questa
ferma fiducia, che in quel sito ( come tante volte è accaduto ) da dove la
malvagità, e l'inganno hanno tolto à viva forza un virgulto, la Giustizia vi
pianterà un vago, e glorioso lauro con [ocr errors] con questo
motţo ;Ųno avulo splendidior non deficit alter; molto di più vi potrei dire, se
non lo riputaffe superfluo, poiche gl’animi vostri ben moriggeräti con pochi
motivi si sodisfano, e li calma. no, allorche vengono da accidenti im. provisi
turbati, Udifte come vi consolo bene la Prudenza, e con che fortį motivi,
li quali fe li cerrețę impressi nelļe vostre menti, quantunque vi giungano
simili accidenti in avvenire, punto non vịcontristeranno, avendo questi forza
di disporre gl'animi vostri à foffrirli coftantemente, ed in conseguenza di
fare, che li sudetti vizj delle loro iniquità non trionfino. L'Ambizione
yorrà ancor'effa nell' auge delle vostre fortune tentare, fe potesse fare
con yoi quaļche acquisto; s'ingegnerà di porvi nella mente idee grandiofe,
viftimolerà à molte imprese, con pretesto di rendervi a' pofteri gloriofi : Per
esempio, fe y'insinuerà di comporre qualche vago sistema di Medicina, qualche
nuoyo metodo di medicare, à qualche altra cosa non pensata, nè tencat fin'ora
da altri, e voi ricorrere subbita. mente alla Prudenza per consiglio, e vedrete
come v'indirizzerà bene ; intorno à nuovi sistemi, e metodi di medicare vi farà
questo dilemma: O ve ne sono trà gl’inventari de' veri,ò nò; Se ye ne sono,
perche non li seguitate? che cosa yolete cercare di megliore della. verità? Se
poi non vi è cosa ancora accertata in quelli, avendoyi per tanti secoli
frayagliato una infinità d'uomini dotti, cosa yi persuaderete di fare di
vantaggio ? non vi avvedete, che indarno faticherefte ancor voi, senza speranza
alcuna di gloria, e se pure la conseguiste saria per pochi momenti; Il sistema,
ed il metodo corrispondono al tutco, e quando questo non regge, e non suflifte,
è se. gno evidente, che le fuc parci costitutive fono difertose; Impiegate
dunque ogni voftra fatica in accertare, e rendere palese qualche parte di esli,
che vi avvedrere, che sia oscura, ò che manchi, la quale benchc minima,
nulladimeno una gran gloria vi apporterà, allorche l'averete accertata, e
rinvenuta, e lascierete tali imprese grandi a' pofteri, che fi renderanno più
facili a'medesimi, ale lorchè acquistate, saranno maggiori notizie delle loro
parti costitutive,di quel, le ve ne fieno al presente; E per non effere creduți
imprudenti scegliere di queste le necessarie, come avvertì Cicerone, (a)
dicendo : Alterum eft vitium, quòd quidàm nimis magnum gran )
ftudium, multamque operam in res abfcuras, atque diffaciles conferunt,
eafdemquè non necesarias; e quelle ancora, che sieno proporzionate alle vostre
forze, come insegnò Orazio :(b) Sumite materiam vestrisqui firibitis
aquam. Viribus, et verfate diù quid ferrere cufent Quid
valeant humeri. E
perciò vi consiglierà la Prudenza d'impiegarvi in yostra gioventù intorno į a'
ritrovamenti Anatomici, Chimici, of[a] Primo de Officiis. (b] De Arte
Poetica. osservazioni Mediche e d'altre cose utili, che
richiedono ayvedutezza di mente, buona vista, afsiduità, pazien-
za, e sanità, e questi accertati, che sono incontrovertibili, rimangono
per fem- pre, e vi dissuaderà in detta età di dare alla luce
trattati di nuovi modi di inedi. carc,essendo allora appunto come i
frut- ti fuori di stagione, che non hanno tutta la loro
sostanza, dovendosi ciò maturare nell'età avvanzata, e colma
d'esperienze pratiche, dal che si può dedurre la ca-- gione, perche
talvolta ne’libri,che trat- tano di pratica, alcune cose, che vi fi
ritrovano non si verificano punto, e ciò proviene, perche furono
descritte da Medici, che non avevano ancora tutta l'esperienza
necessaria per meglio accer- tarle. Vedendo questo vizio di
non avere { potuto nella vostra persona fare alcun guadagno, vorrà far
prova, se per l'amore, che portate à qualche vostro figliuolo vi potesse far
prevaricare, e vi anderà suggerendo à poco a poco, che avendo S
voi [ocr errors][ocr errors] voi de' buoni Protettori, gli procuriate,
mediante il loro ajuto, qualche titolo nobile, qualche carica onorifica
superiore alla vostra condizione per inalzarlo, e dargli insieme attestato del
vostro amore, e benche questo non cada nella persona vostra direttamente, con
tutto ciò, venendo procụrato da voi, tanto sarete tenuti consigliarvege con la
Prudenza, anzi con la Giustizią-ancora, e consigliandovi con queste virtù vi
diranno concordemente, che il maggior benc, che voi potrete fare a' vostri
figliuo, li sarà, il procurare con ogni maggiore judustria, che divengano
capaci, e meriteyoli di dette cariche, di detti titoli, che così, con poco
ajuto de' vostri Protettori, potranno à suo tempo conseguire ciò, che sapranno
desiderarc, e gloriosamente, venendo loro ciò conferito à cagione del proprio
mcrito, ed operando voi in tal guisa, l'Ambizione nonpotrà trionfare di voi;
trionferebbe bensì, quando che voi usaste violenze in procurar cose, delle
quali non ne fossero [ocr errors] me [ocr errors] meritevoli, nel
qual caso ancora quanto farete loro ottenere sarà per l'appunto consimile à
quel titolo nobile, e speciofo, che si legge nel frontispizio di qualche libro,
à'cui la materia rozzamente, senza dottrina in esso trattata non gli
corrisponde, che in vece ne formi concetto di esso chi lo legge, e considera,
lo muoye più tolto al risos e perciò resta in un cantone derelitto, senza che
alcuno più lo consideri, L'Avarizia con duplicato pretesto di zelo vi
assalirà ancor'effa, ftantechę se non avrete figliuoli, ò nipoti y’infinuerà,
che facciate degl'avanzi più che potrete, à fine di stabilire qualche degna, e
grandiosa memoria di voi à prò de' posteri; fe poi gli averete, li facciate
ancora per lasciarli più commodi, ed in questo frete bene circospecti,
poichè Fallit enim vitium fpecie virtutis, du umbra; Onde appena,
che in voi fentirete certi impulli, certi stimoli infolici di cumulaà tali
effetei, consigliatevi con 13 S2 PruePrudenza, e con la Giustizia, le
quali vi faranno capire ciò, che dovrete fare, c vi diranno facilmente intorno
alla memoria grandiosa, che meditate di lasciasciare, essere meglio, che la
lasciare ale quanto meno magnifica, e senza alcuno ajuto dell'Avarizia, che
grandiosa con viziosi avanzi, perche tutto quel di più, che mediante il vizio
l'accrescerete, in vece di apportarvi gloria, vi recherà ignominia, e che
rispetto al cumulare di vantaggio per li figliuoli, e nipoti non lo facciate,
perche quello lascierete loro di più,acquistato con Avarizia consumerà ciò, che
avrete onestamente acquiftato, in oltre che voi siete tenuri di lasciar loro
tanto, che li bafti à potersi avyanzare ancor'essi nelle virtù, stante
che : Haud facilè emergunt quorum vir tutibus obftat Res
angufta domi . : E v'infinueranno d'avantaggio, che Ippocrate v'insegnò'
chiaramente à tal proposito ciò, che dovete fare, dicen dovi [ocr
errors] [ocr errors][merged small] dovi: (a) Neque verò exigende mercedis
cupiditate duci oportet, nisi ut ad artem edifcendam tuos instruas; E che
quando gli averete duplicato, ò triplicato ciò, che fù lasciato à
voi, e vi bastò per di- venire virtuosi, sarete giudicari da tutti
per buoni Padri di fameglia, e che av- vertiate bene, che certe
ricchezze, che superano la propria condizione, e per altro non
bastano à mantenersi in altra sfera superiore, sono
pericolosissime, perche à cui fi lasciano, volendosi trat- tare
quefti d'avantaggio di quello, che compete loro, preftamente le
dißiperan- no, conforme l'esperienza quotidiana lo dimostra
ben? fpeffo, per non volere questi tali ad altro impiego applicare,
che à quello dello dispendioso diverti- mento, non servendo
ftrertiffimi Fide- commiffi, nè altri legami inventati per
impedirlo; ftanteche nella medesimais conformità, che
da'viventi si passeggia sopra li sepolcri de’defonti, cosi
ancora per l'appunto si passa sopra le loro vo- [ocr
errors][ocr errors] lon(a) De pracept. S 3. 278 Dell'Idea del vero
Medico. lontà, e che quello, à cui dovrete invia gilare più d'ogn'altra cosa
farà, di lasciarli virtuosi, ben’educati, e con buoni avviamenti, che allora,
quantunque li lascierete con mediocri commodi, da se medesimi potranno divenire
ricchi, e con questo vantaggio maggiore, che quelle ricchezze, che da se
medesimi fi accumuleranno, non già le disliperan10, conforme bene speffo in
quelle, che si ereditano succede. Ponderate bene questi consigli, e servitevene,
se volete in tutto abbattere l'Avarizia. Incominciando voi à porre il
piede nella vecchiaja, à cui conviene di cedere, ve ne avvedrete facilmente,
quando che non potrete con quella facilità di prima reggere le voftre solite
occupazioni, ed allora cosa farete? Non altro certamente che di consigliarvi
con tutte le virtù, che v'indirizzinó per qual via dovrete caminare acciocchè
voi, li quali sarete utili alla Republica per la lunga esperienza, che avrere,
possiate più lungamente giovarle. La [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] La Prudenza, come Maestra di tutte le altre virtù vi dirà, che non
è convenevole d'abbandonare tutti quei fervigj di coloro, che da voi per
lungo tempo ne hanno ricavato del profitto nella loro salute, ed anco lo sperano
in avvenire, per la fiducia, che hanno in voi, efsendo in istato ancora di
potere ben'oprare, nè tampoco parte di elli, perche faria molto odiofa una tale
vom ftra parziale risoluzione ; onde voi non potendo disfarvene, per non
sentire ilamenti dei vostri clienti, vi converrà perfare di andare sostituendo
qualcheduno, che vi poffa alleggerire almeno la fati ed acciò abbiate
facilità in eleggerlo, vi apporterà le trè malime sostituzioni, che il mondo
tutto rimirò nel primo secolo della commune falurcs cioè : La prima, che fù
fatta da Augusto in persona di Tiberio ; La seconda da Galba in quella di
Pilona ; e la terza da Cocceo Nerva in quella di Trajano; ed in tal guisa
facilmente v'istruirà, dicendovi : Nella prima Augusto ebbe una $4
pelli [ocr errors] pessima intenzione,inentre scelse un soggetto di
reprobi costumi; un Tiberio ben noto per la sua iniquità, ed al sostituente più
di ogn'altro, stanteche: (6) Comparatione deterrimâ fibi gloriam quafavisse .
Nella seconda vi fù ottimo fine, perche fù eletto un meritevole, solamente si
mancò ne i mezi, e di questo ne fù cagione l'avarizia di Galba, giacchè:(c)
Confit at potuiffe conciliare animos, quantulacunque parci jenis liberalitate,
c perciò ebbe l'esito infelices Nella terza finalmente tutti li requisiti
furono ottimi, non vi fù punto di vizioso sì nel principio, che ne i mezi, e
fine, e perciò fù gloriofiflima. Queste, benche fie00 state sostituzioni
maflime, nulladime‘no possono servire di norina ancora nelle picciole, mentre
dalla prima ne ricaverete, che vi sarà che vi sarà poco bene accostumato;
chi farà vizioso non meriterà di essere da yoi eletto ; Dalla seconda ne
dedurrete, che chi elegge deve stare lontano dall'avarizia, e non esser
punto do[b) Tasit. Annal lib. 1. [] Tacit. Hia.Jib.1. redominato da
questo vizio, se brama, che tutto vada felicemente ; Sicché la terza, in cui
concorrono tutte le buone condizioni farà quella, che si dovrà imitare da voi
per fare una degna elezione,mentre non fù già eletto da Cocceo Nerva Trajano
per cagione di parentela, nè di {moderato amore, che gli portasse, mà bensì per
il suo merito, e per la bontà de' suoi costumi, e non ebbe già per fine
principale di gratificare l'eletto, mà solamente coloro, che doveano effergli.
fudditi, e perciò riuscì un'ottimo Imperatore, e felicissimi tempi furono
chiamati quelli del suo Impero. Non intendo già per questo di consigliarvi
d'abbandonare li parenti, gl'amici, e quelli, che più d'ogn'altro ainate,
perche ciò non saria ragionevole, anzi vi dico, che fiere tenuti à preferirgli
ad ogn'altro eguale, ed anco qualche poco superiore à loro, conforme vi
ordinerà la Giustizia isteffa, vi avverto solamente, che non vi serviate della
parentela, dell'amicizia, e dell'amore per inicroscopio, acciò ز
[ocr errors] vingrandischino di molto il soggetto, che prendete di mira per
sostituirlo, altrimenti v'ingannerete, e chi lo mirerà fenza questi microscopj
se ne avvederà molto benes conforine capirete anco voi istelli rimirandoli
fpassionatamente ins fimile forma : E' ud verso affai trito; mà però che cade
molto al proposito quello, che dice: Quifquis amat ranam, ranam
putat effe Dianam; E la cagione fiè, perche l'amore non solamente så
ingrandire il merito, mà ancora så ricoprire li difetti degl'oggetti amati. Se
farere dunque voi la vostra elezione con rimirare li soggetti calig quali
realmente sono 1109 alterati, per quali vi pofsono parere, non solamente sarà
questa gradita, e profitcevole, mi eziandio riuscirà per voi gloriosa, conforme
seguì à Cocceo Nerva, à cui la maggior gloria, che gli fia rimasta trà tante
altre è quella ; di aver'egli saputo eleggere un Trajano per fuo successore
all'Impero, e solo da questi ogn'uno [ocr errors] ora comprende à qual
segno giugnesfero la sua prudenza, il suo giudizio, e la sua integrità, ed
essendo questi documenti della Prudenza per appunco coerenti à ciò, che
Ippocrate c'insegna, cioè :(d) At verò imperitis nunquam quidquàm procurandum
committes. Sin minùs ejus, quod malefactum eft vituperium in te recidet &c.
non potrete da esli punto discoItarvi. Palliamo ora all'incunbenza, che
dovrà avere questo vostro sostituto, il quale essendo da voi scelto di buoni
cos stumi, e dotto, caminerà in curto fecon: do la vostra direzione, onde
profitcevole in conseguenza sarà, à cui l'avrete proposto, perche ne riceverà
da esso un servigio alliduo, animato dal vostro prático configlio, e di questo
ve ne prevalerete da principio ne'casi più leggieri, per poi, fecondo che
v’andrete inoltrando negl'anni, avanzarlo ne'.gravi, con questo però, che
abbiate l'occhio arrento al servigio, con visitare ancor voi di quando in
quando gl'Infermi, per diriga gerli meglio con li vostri più accertati consigli,
e facendo voi in questo modo non solamente non avranno fcapitato punto li
voftri Infermi, anzi che più toito acquistato, restando loro tutto il voAro
consiglio come prima con l'afiftenza maggiore del giovine sustituito, che da
voi, mediante le vostre occupazioni, non lo potevano esiggere, e precisamente
nelle ore più fastidiose, e tutto questo benefizio sapete perche lo
riceveranno, ftanreche il sostituto fù scelto da voi, e da voi non preso à
caso, mà bensì capato trà li buoni per il migliore, dove che se fosse stato
preso per via di raccomandazioni, e senza la vostra dependenza, non
caminerebbero le cose così felicemente, poiche sdegneria tal da voi
independente sostituto caminare con le yostre direzioni, volendo far'egli à suo
modo, e non saria picciolo favore,quando ve lo facesse, in caso di qualche
controversia, di non ispargere da, che voi siete vecchi rimbambiti, e che
quan; [d] De dec.orn. non [ocr errors] non fiete più capaci di
medicáre, per iscreditarvi con fimili menzogne, e da ciò qual vantaggio se ne
riporteria à prò degl'Infermi, se non che una confusione, una inquietudine
continuata, ponendosi in dubbio talvolta à chi de* due fi dovesse prestar
maggior fede, se al giovane petulante, e scostumato,ò al vecchio, benche
ingiustamente vilipeso; Con ragione dunquc Ippocrate inveisce contro costoro,
che per vie indiretre si avanzano, dicendo: (e) Quàm repentè evecti fint,
fortunæ tamèn ægentes per divites quofdam ex anguftiis emergunt utrique exi
eventu nominis, celebritatem adepti, et in pejus ruentes luxu diffluunt, quæ in
arte nulli rationi reddende sunt obnoxia negligunt ac. In questo
proposito il Disinganno, che hà il cuore sincero vi scoprirà un'altro
pregiudizio delli massimi, che corrono trà alcuni, che non sono nella
professione versati, quali credono per cosa utile nelle cure le controversie,
edissenzioni trà Medici, e dicono, che essendo trà essi discordi, si scopra
allora meglio la verità, confondendoli da quefti tali ciò, ch'è disputa
virtuofa, utile anzichè neceffaria, dalla diffenzionc, e discordia superflua, e
viziosa, nata dal mal costume . Il Disinganno vi scoprirà il tutto, e vi dirà:
la disputa neceffaria è quella, che risulta da qualche indicazione dubbiofa per
meglio discernerla, e questa trà Professori esperti, e di buoni costumi termina
prestamente ; perche seguitandofi da elli solamente il configlio megliore, in
un subito si accertano, le quali ragioni, e quali motivi prevalgono, se
gl’affermativi, ò pure li contrarj, ed à megliori concordemente si appigliano ;
Dovechè la diffenzione, e difcordia, che proviene dal mal costume, che per lo
più viene fomentata da puntigli, e germoglia da picciole occasioni, non
solamente è molto dannofa, inà perche si yà al cattivo, non mai viene affatto
terminata,stanreche in simili contenzioni = Qui velit ingenio cedere
nullus eriti [ocr errors] erit ; ela cagione di ciò n'è, perche
tutto proviene dalle volontà discordi,che non amano di unirsi assieme, nel qual
caso lę ragioni più valide, li motivi più evidenti, ò non appagano, ò non si
vogliono capire, à segno, che alla fine annojarifi del troppo altercare, in
vece della decifione letteraria fi passa qualche volta all' obbrobriosi
improperj, senza ricavarne altro profiețo, che : Şeipfos ludibrio exponere,
come insegnò Ippocrate, (f) € questo è per appunto quell'ideato bene', che à
prò degl'Infermi se ne riportą da fimili contese, sicchè non v'è altra strada,
che quella della concordia, à cus uniteci il consiglio già propostovi dalla
Prudenza, et approvato dalle altre virtù entrando voi nella vecchiaja, se
bramate con vantaggio,e profitto de' vostri Infermi alleggerirvi dalle fatiche,
nel qual caso trovădoyi aggravati dall'ostinata Discordia, la Giustizia non vi
obligherà à paziétare di vataggio,mà farete, che ogn’uno si serva pure à suo
piacere, (6) Lib. de Praçept. [ocr errors] Inoltrati, che poi
sarete nella vecchiaja, che ve ne avvedrere pur troppo, se non vi vorrete
lusingare, dalla notabile mutazione, che proverete in voi da quello, ch'eravate
una volta, poiche le forze del vostro corpo languiranno, il vostro perspicace
ingegno, la vostra. gran memoria, la vivacità del vostro fpirito, il discorso
così spedito non si scorgeranno più quelli, che già furono, rincontrandoli
ogn'uno molto mutati. In tale stato inevitabbile, cosa vi converrà fare? Non
altro certamente, che d'imitare quei celebri Pittori, che per non perdere quel
glorioso nome, che per lo passato aveano acquistato, allorche si avvedono, che
i loro pennelli non sono più à dovere regolati dalla tremolante mano li
sospendono per trofei delle loro opere già fatte, e terminano in questa guisa
gloriosamente il loro mestiere. Seneca assomigliò faggiamente la
vecchiaja alla nave, che comincia per la sua antichità à scomporsi,
dicendo: Quem 12 [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] Quemadmodùm in Have, que sentinam trabit uni rime, aut alteri
obfiftitur : Ubi plurimis locis laxari cæperit, q cedere,
fuccurri'non poteft navigio dehiscenti : Ità in fenili corpore
aliquatenùs imbecillitas fuftineri, c fulciri poteft, ubi tamquàm
in putri ædificio omnis junctura dilabitur, Odùm alia excipitur,
alia difcinditur cir- cumspiciendum eft quomodò exeas . E po- tendo
egualmente la detta nave, che il vecchio, pericolare nel suo
consueto viaggio, converrà dunque ad ambedue prendere il sicuro
porto per prolungare più, che sia poflibile il suo essere. Mà
questo distaccamento vi parerà il più duro, il più difficile di qualunque altra
cosa, che averete emendata in voi sino à quel tempo; sì perche quest'impotenza
insensibilmente se ne verrà ayanzando, onde in un subbito non ve ne potrete
avvedere, e forse non prima di allora, che voi sarete renduti affatto inabili
per la repugnanza grande, che hà Pumana natura à dichiararsi inabile, come
ancora, perche non godendo più T quel е quella bella
perspicacia di mente, quella pronta risolutezza di prima, non saprete così
bene, come una volta, scegliere, e prontamente eseguire li buoni consigli della
Prudenza, e se il buon'abito fatto non vi ajuterà allora à fare tal
risoluzione, infingardamente procrastinando di giorno in giorno ad effettuarla,
farete più tosto voi prevenuti dalla neceflità, di prevenirla ; Sicchè prima,
che voi abbandoniate li negozj; elli averanno lasciato voi's Quindi è, che per
non cadere in fimile obbrobriofa miseria converravvi, per ben consultarla, nè
d'afpettare allora, che la vostra mente farà notabilmente deteriorata, nè, per
eseguirla, quando sarete molto proflimni al non potere più operare, e quanto
queste risoluzioni più generosamente intraprese saranno, tanto più
gloriosamente, e facilmente vi riusciranno, nè crediate, che un simile
distaccamento, con tutto che la nostra natura vi repugni, lo sia impoflibile à
farsi, mentre lì è veduto praticare da più d'uno, e trà gli altri dalMedico
Romolo Spezioli, il quale nel colmo delle sue prosperità, doppo un lungo
servigio della Regina Cristina di Svezia, di gloriofiflima memoria, che
continuò finche ella visse; doppo essere ftato Medico Pontificio della santa
memoria di Alessandro Ottava, incaminatosi già per la via Ecclesiastica, proseguì
questa, e lasciò affatto nell’auge delle sue occupazioni, e della sua età con
generosa risoluzione, contento di ciò che aveva acquistato, l'esercizio della
Medicina, nè alcuno de' suoi clienti si è potuto dolere con ragione di lui,
perche li abbandonò è vero, mà per servire
folo à Dio, che con quanta esemplarità egli lo faccia, offenderei non solamente
la fua modestia con riferirlo, mà temerei ancora, con fargliene molti encomj,
che non restaffe à bastanza appagato chi con occhio fincero giornalmente rimira
le fue degne operazioni. Nè devo in questo proposito paffare sotto
silenzio il ritiro, che fece Antonio Piacenti di felice memoria, mio di T
2 let [ocr errors][ocr errors] lettissimo Maestro, avendo voluto
egli tra le altre fue virtù, per compimento della sua gloria collocarvi questa
ancora del bel distaccamento dal mondo,e nell' istabilirlo mi disse, che lo
faceva per prevenire la sua inevitabbile impotenza, ftimando, che il prevenirla
fosse cosa più vantaggiosa, che d'effere da effas prevenuto per gl’esempj, che
aveva offervati in alcuni, che quantunque decrepiti, e finemorati, con tutto
ciò non vollero lasciare di fare il Medico' più per rendersi ridicoli appreffo
li giovani, che punto non li compativano, che di effere a' suoi Infermi
profittevoli, e con ammirazione di tutti ponevano à pericolo quel buon concetto,
che avevano fino allora acquistato, per un tenuiffimo, c miserabbile premio,
del quale non nc avevano alcun bisogno, per essere già divenuri molto
ricchi. Sicchè per isfuggire simili sventure vi converrà d'andar pensando
in tempo opportuno, e quando ancora sarete con fegtimenti vegeri, à questo buon
ritiro, c fino [ocr errors] la e fino da quel tempo appunto,
che.co“ mincierete ad alleggerirvi le fatiche, perche ciò, che la Prudenza
allora vi consigliò fù tutto preordinato à questo effetto, e la prima
diligenza, che vi converrà fare sarà di agiustare li yoftri affari domestici in
quella forina appunto, che fogliono praticare quei saggi viandanti, che devono
sempre stare allestiti per passare in remotislimi paesi, e che non possono
indugiare punto, allorche sono ayyifati per partenza. Questi tengono
sempre pronto ciò, che fà di bisogno per il loro viaggio, si aggiustano le loro
puntuali rimelle, e poi danno la sopraintendenza generale di ciò, che possedono
à chi fedelmente lo custodisca, ed à tal ministero eleggono un proprio
figliuolo,se farà prudente economo,e fenza vizj,altrimenti un'estranco di
provata fedelcà, economia, e prudenza . Dato un buon fefto, che voi
averen te alli vostri affari domestici in tanto, che anderete vedendo se
caininerà tutto à vostro modo, per poterlo emendare, [merged small][ocr
errors] [ocr errors] fe in qualche cosa difettasse, à fine di non avervi più da
inquietare intorno ad csso, fupplicherete le virtù, che vi configlino, e
preftino il loro ajuto, in questo penultimo paffo, che dovrete fare, le quali
avendovi sempre affiftito per lo paflato, certamente che non vi abbandoneranno
nel meglio, ed allora appun che vi trameranno infidie la fastidiofaggine,
l'impazienza, il sospetto, l'incostanza, l'amore proprio, con il soverchio
timore di ciò, ch'è inevitabbile, vizj tutti, che aspettano il quando voi
farete languenti non meno di corpo,che di mente, per dominarvi à fuo modo ; nel
qual compaflionevole stato cosa fareste mai di buono, se non ayelte le virtù
consigliere? Queste divideranno facilmente il loro conGglio in sette
parti; La prima farà il quando lo dovrete farê; La feconda il come ; La terza
dovë ;La quarta con chi ; Quinta;con che preparamenti; Sesta, cosa dovrete
allora fare; Ela settima, che cosa fuggire. Primo, ز Primo ;
circa al quando, vi dirà la Prudenza, che allora appunto facciate il vostro
distaccamento, quando che proverete sensibile il peso degl'anni, che la memoria
vi anderà notabilmente mancando, e che fentirete la fatica, benche allegerita,
molto molesta, ed averete allora giusto motivo di pensare solamente à voi
stessi, senza più indugiare à farlo. Secondo, intorno al come lo doyrete
fare, vi consiglierà la Giustizia di usare ogni maggior civiltà possibile in
licenziarvi da tutti quelli, che si prevagliono di voi, con far loro conoscere,
che fino à tanto, che avere potuto, non avete risparmiato nè fatica, nè
incommodi per servirli bene, ma ora, che vi sono mancate le forze, il solo
buon'animo, che vi resta, non lo credere sufficiente per li loro bifogni, e che
li confoliate insieme, che avendoli già voi proveduti di soggetti non inferiori
à voi, potranno essere da questi in avvenire affai bene affiftiti; Ne
seguirannofacilmente varj atti di reciproca tencrezza, mà fate, dirà la sudetta
virtù, che questi nè vi distolgano dalla risoluzione già fatta, nè vi pongano
in qualche forta d'impegno d'averla in qualche loro occorrenza, ò
imprudentemente da ritrata tare, ò mancar loro di parola. Terzo, nè vi
consiglieranno già, che vi scegliate qualche solitudine remota per fare il
vostro ritiro, mà bensì un'appartamento assolato della vostras casa, nel quale
vi sia minore strepito, anzichè vi dissuaderà la Prudenza, se aveste mai
qualche pensiero d'allontanarvi dal. la Città, d'effettuarlo, per li seguenti
motivi, perche ne' piccioli luoghi non potrete ritrovare tutti quei commodi, nè
godere di quei vantaggi, che nelle fole città vi sono, dove il governo risiede,
la civiltà, e la convenienza rcgnano, doveche al contrario questi mancano, ò
almeno scarseggiano, oltre il correre rischio di penuriare di molte cose,
s'incontrano facilmente de' disguki, à cagione della poca cognizione,
e civiltà, che ivi li suol praticare, et in ispecie con quelli, che
la dottrina, et il valore l’inalzò, essendo perciò molto
dall'inciviltà odiaci, e benche Scipione il Grande nel suo, non tutto
volontario ritiro in Linterno; (perche lo fece per accomodarsi alla
necelli:à di quei calun- niosi tempi) avesse la sorte di essere
stato venerato da molti uomini facinorofi,che ivi accorsero per
ainmirarlo, è stato egli quasi singolare in questo, mentre altri
furono assai diverLamente trattati, trà quali basterà riferirne uno
solo,mirabbi- le per l'accidente, che vi
s'incontro. Venne volontà nel secolo passato ad un' Officiale maggiore di
guerra,doppo molsi illustri fatti felicemente occorsili, di ritirarsi alla sua
picciola patria, già dia venvto vecchio, per godere ivi la sua quiete. Mà appena
giontovi, che incon minciò ad essere deriso, e beffeggiato da quei rpstici
abitatori; Ditali impropri trattamenti se ne rammaricava il valo, roso vecchio,
mà per non prenderla con tanti, andava disimulando. Si suscita. [merged
small][ocr errors][ocr errors] tono in questo mentre alcuni principj di guerra,
ed ecco all'improviso Inviati con sacchetti d'oro, che andavano cercando quel
merito così vilipeso da quella rustica progenie, allora quel meritevole
prendette spirito, e per mortificare li suoi persecutori fece spandere quell'
oro alla vista di tutti, che ammirati attoniti, e confusi ebbero occasione di
ravvederli del loro errore ; mà se quell' oro non compariva, il merito ivi non
già risplendeva. Mà perche avanzandovi nella vecchiaja non potrete sapere
à che segno la vostra salute si di corpo, che di mente vi potranno reggere ;
Quindi è, che per compire faggiamente il corso di vostra vita, le virtù vi
consiglieranno à sceglicre chi potrà essere à proposito per voi, allorche
vorrete vivere solamente à voi medefimi, tanto in caso di felice, che di penosa
vecchiaja, e facilmente yi diranno la Prudenza, e la Giustizia : fceglietevi å
tal'effetto un Direttore spiricuale de' più dottia e discreti, che vi
COR [ocr errors] conservi vivi li yoftri abiti virtuofi. Una amico fido,
e prudente, che vi suggerisca ciò, che dovrete operare, caso che, ve ne
dimenticaste, che sopraintenda.a’ vostri interessi,acciocchè non fieno
trafcurati,per negligenza di chi li maneggia. Un parente amoroso, e
disinteressato, per supplire all'amico, e dare anco soggezione à chi vi serve,
ed un servidore abile, che vi allista con carità, amore, e discretezza, e
questi non basterà, che yeli siate scelti, mà dovrete ancora mane tenerveli
ben’affetti, altrimenti disguftandoli con voi, vi troverete intrigati a, e
sappiate la cagione del disgusto de' trè primi, quale potria effere ;
l’incommodo, senza loro utile, delle frequenti visite, e brighe continue per
voi, mediante le quali annojari, fi potriano facilmente alienare da voi;mà per
rimediare à quefto, non dovrete fare altro, che di fervirvi della potentissima
efficacia di qualche cortesia usata loro si che, se ve ne farà d'uopo, cambierà
in un tratto ogni più dura fatica in ispasso", ogni noja in ز
piacere, ed ogni più grave disaggio in dilettevole divertimento ; caso poi, che
non ve ne fosse molto bisoglio, diportandovi voi con esli grati, essi ancora
verso di voi saranno più diligenti, aslidui, ed affezionati : Munera, crede,
mihi placant, bomines que, Deosque ; E renete pure per certo, che
favolosi sono quei casi, che di alcuni Gentili fi raccontano, che tutto elli
facevano per puro amore, e che l'incommodo maggiore degl’altri era da questi lo
più ricercato; Mà però con il servidore abile, che dovrà stare affiduo con voi,
per tenerlo contento, vi converrà praticare due modi, uno privativo, che
consisterà in non maltractarlo nè con fatti, nè con parole, dovendo voi, che
avrete bisogno di lui, acquistarvi il suo amore, e facendo voi diversamente, in
vece di guadagnaryelo, più tosto lo perderefte, quando che ve qe portasse : E
vero, che difettando egli, lo dovrete correggere, mà pero con maniera umana,
con farglicapire'il suo fallo, non già con ingiuriara To, e caricarlo di
strapazzi, perche venendo trattato da voi in tal guisa, cosa ne seguirà ? O che
vi abbandonerà nel meglio, e voi come rimarrefte? O continuerà a fare peggio di
prima, e voi cam fa avreste acquistato ? E l'altro positivo, che consisterà in
fargli capire, che voilo amate di cuore, e non per solo vostro vantaggio, mà
come fosse un vostro figliuolo, e che ciò sia, lo crederà allora appunto quando
si vedrà trattato bene da voi, comandato con discretezza, c meglio di ogn'altro
glielo farà capire, quando si vedrà regalato da voi con giudizio, e questo
regalo non consisteria in altro, che di usargli un'amorevolezza pecuniaria, à
proporzione del vostro potere, ogni anno nel vostro giorno natalizio,con
promettergli negl'anni venturi sempre di raddoppiarla, e questa, con tutto che
sia una gran cosa in apparenza, voi, che sarete avanzati negl’ anni, la potrete
ufare con più generosità de' padroni giovani,che sperano di cains pare lungo
tempo, et al servidore gli sarà grato à segno, che non lascerà cosa, che possa
giovare à farvi vivere più luagamente, che non la procuri. Avrà fempre timore,
che non vi disgustiare, che non patiate, et allora appunto lo avrete già
interessato nella vostra vita, e nericaverete un'ottimo servigio.
pare Quinto, oltre li preparamenti neceffarj già da voi fatti
per sostentamento, e sollievo del corpo, vi consiglieranno facilmente, et
in ispecie la Fortezza, à farne ancora degl'altri per l'animo, non meno
necessarj de primi, e questi saranno di proyedervi di molta sofferen ed
ilarità, che facilmente ve ne bifogncranno, acciò non venga turbata la vostra
bella tranquillità di animo, che goderere, santeche trà mali familiari
dell'inoltrata vecchiaja yi fi annovera quello ancora della fastidiosaggine, e
questa non con altro rimedio si puo curare che con l'abbituara sofferenza
; E perche danneggiano ancora di molto pell’età avanzata la malinconia, et il
di za, [merged small][ocr errors] disgusto; Quindi è, che per
tenerli lone tani, vi è d'uopo dell'ilarità, mediante la quale solamente
diverrete ad essi superiori. Sesto, parerà forse cosa impropria à chi
udirà, che voi come Medici provetti possiate avere di bisogno allora del
parere altrui intorno à ciò, che dovfete, ò non dovrete operare, mà fe ben
rifletterà, che non mai fù nocivo ad alcuno il caminare con il consiglio della
Prudenza, e della Giustizia in ispecie, cambierà facilmente parere, e tanto
maggiormente, che niuno in caufa propria puol'essere competente Giudice e più
precisamente in quella età, in cui tutto ciò, che abbiamo di meglio, allora
languisce; Le virtù luderte vi diranno à tal proposito, che non crediate
già,che il vostro ritiro abbia à servire per totale riposo del vostro corpo, 8c
acciocchè se ne stia affatto ozioso, et infingardo, perche passereste in tal
caso, da un'estremo vizioso all'altro, senza profitco alcuno, essendo questo
egualmente nocivo dell' dell'anrecedente, perche, come ben sapete,
consistendo la vita nel continuo movimento de fluvidi, che dentro il nostro
corpo si aggirano, et ancora, che questo venga agevolato dalle pressioni
musculari, sicchè ogni qualvolta cefferete di muovervi, non avendo tanta forza
li muscoli, in istato di quiete, di propellere, neceffariamente seguirà, che
detti duvidi lentamente scorreranno, e più d'ogn'altro ne' vecchi, impoveriti
de' spiriti, onde in conseguenza ne verrà, che la vira iftelsa ne riceverà del
danno notabile, mancandole ciò, che se le deve, per il suo più necessario
prolongamento, oltre di che ne' vecchi cade un'altra necessità particolare di
doversi muovere, et è, perche tendendo eli alla ficcità, li loro tendini, e
legamenti, atti più dell'altre parti à contraerla, cessando di moverli si
possono irrigidire à segno, che impediscano loro affatto il poter più camminare,
conforme più chiaramente fi scorge in quei vecchi, che à cagione di qualche
loro [ocr errors] indisposizione per lungo tempo forzata-
mente giacciono in letro, li quali, ben- che abbiano superato quel male,
che li teneva al riposo, nel volere camminare si accorgono di
non poterlo più libera- mente fare come prima. Il sudetto ritiro
dovrà servire bensì per riposo, e calma della vostra mente, già stanca
per li so- verchi pensieri, la quale non dovrete', nè potrete quietare
con renderla affaito oziosa, mà bensì con contracambiare quei
di già nojosi con altri più ameni, ! quei cotanto laboriosi, con altri,
che non la stanchino di vantaggio, mà più tosto la ricreino,
conforme in appresso diremo. Mà ritornando al moco, che
vi competerà di fare, questo sarà appunto quello, (vi dirà la
Giustizia ) che altrui di età avanzata voi avrete consigliato, cioè
di farlo in tempi sereni, et aria ri. scaldata dal Sole, non già
irrigidita del- la notte, et allora appunto, che il vostro stomaco
ayerà digerito il cibo, con que- fta avvertenza di più, che avvedendovi
di non potere continuare l'esercizio, a quel segno di prima, lo modererete, non
tutto in un tratto, ma bensì à poco à poco, finche vi poniare in una regola di
poterlo continuare, senza voftro disaggio, et à quel segno, che lo stimerete
necessario, e ve lo permetteranno levostre indisposizioni, che soffrirete, et acciocchè
sia continuato per quando non potrete uscire à cagione de' tempi fred. di
ventofi, ò umidi,lo farete in casa. Solevano à tal'effetto una volta li vecchi
praticare l'esercizio chiamato dell'attacco, che conGsteya in istringere con le
mani un certo ferro foderato di corame, che era conficcato in due lati prossimi
ad un'angolo della stanza, all'altezza di un'uomo, al quale attaccati, non
solamente si distendevano, mà con maggior agilità ancora movevano faltellando
li piedi, modo appreso forse da Eumene, che ritrovandosi assediato, per avere
più agili li suoi cavalli, caso che gli fosse convenuto fuggire, in un modo
assaiconfimile a questo li esercitaya, mà fù nel fea secolo passato
già dismesso tal'esercizio, con molti altri neceffarj alla salute,e
non se ne sà comprendere altra cagione, se non perche, non erano commodi,
stan- teche strapazzavano il corpo', il che fi congettura dal
vedere, che da allora in qua non si è aèreso ad altro, che à cerça-
re questo commodo, fe pure commodo si potrà chiamare ;
(soggiugnerà la Pru- denza) ciò, che incommoda la salute ; Commodo
si potrà dire una carozza,che posi shule Molle con cignioni lunghi,
che non isbarta punto, allorche le sue ruote urtano ne' faili, per
chi foffre il inale di pietra nella vellica, per chi parisce bru-
ciori di orina, per una giovane gravida, folita di abbortire, perche ò
non posso- no soffrire lo sbattimento, ò è loro no- civo;
onde : conviene, che facciano conformc è loro permesso; Mà
per un giovane sano, à cui lo sbattere gli conferisce alla salute,
af- sodandogli la sua buona complessione commodo non si deve
chiamare,mà ben- si incommodo, perche presto glicla in- [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] ز [ocr errors] 0 el [ocr
errors] .com commoderà. A questo proposito vi riferirò un caso terribile
di un Cavaliere, il quale à cagione di propria commodità non moveva nè pure un
dito, se non gli era accompagnato da chi lo serviva, fi faceva fino imboccare,
quanto mai egli era commodo ; onde lo conduffe la sua pazzia à diventare un
tronco, mercechè volendo una volta muovere un braccio, non lo poteva più fare,un
piede nè tampoco, e come un ciocco gli convenne vivere, se pure quello vivere
li [ocr errors][ocr errors] poteva dire, Dall'esercizio corporale
ritorniamo à quello della mente, la quale, conforme dicemmo, non la dovrete
stancare di vantaggio con cose laboriose ayendo voi à tal'effetto bramato, e
procurato il vostro ritiro, mà nè tampoco converrà di tenerla affatto oziosa,
acciocchè non ritorni à coltivare le specie antiche, non sapendo, che altro fi
fare. Nel principio del vostro distaccamento, come vi suggerirà la Prudenzala
terrete occupata in diverse cose, con il suo rin par [ocr
errors][ocr errors] partimento dell'ore più proprie ad esse. Ne darete alcune
agl'esercizj fpirituali à prò dell'anima vostra, secondo il configlio del
vostro Direttore,qualche altra servirà per l'esercizio corpcrale, e le
rimanenti alla quiete della mente faranno da voi destinate in due maniere,
cioè, con leggere, ò sentirlo, e con il riposo; Li libri da leggere, proprj per
tal'effetto, già ve li sarete scelti, allorche vi preparaste per il ritiro, e
si può supporre, che saranno inorali, prediche, vite più esemplari de' Santi, e
cose confimili, e se vi sarete serbato qualche libro Medico, questo facilmente
non tratterà di altro, che del regolamento della vecchiaja, e del modo conforme
si possa più agevolmente ella sopportare, et inoltrandovi finalmente nella
penosa vecchiaja, non troverete maggior refrigerio, e sollievo, che di
uniformarvi in tutto nella volontà di Dio, e se giornalmente farete qualche
meditazione sopra la morte, vi recherà questa del vantaggio, perche divenendo
perciò superiori [ocr errors] ad effa, non vi potrà punto contristare,
allorche da vicino la scorgerete venire, e tanto maggioripente se meditandola
rifletterere, che se ne viene per togliervi dalle miserie, e collocarvi in
un'eternità di bene, essendo voi vissuti con le buone direzioni delle virtù,
non già con le lufinghe fallaci de vizj. Settimo, finalinente, diranno le
vir. tù, se volessimo rammentarvi tutto ciò, che non è convenevole, che ora facciate
inolto averelimo da dirvi, solamente alcune cose vi avvertiremo, nelle quali
potreste facilmente cadere . La prima delle quali sarà, ( se vorrete caminare
con le buone direzioni della Prudenza ) che avendo voi una volta per giusti
motivi risoluto di lasciare la Professione, non mai più dovrete pentirvenç, e
ritornar di bel ouovo à profeffarla», se non in quel caso impossibile, che voi
cựngiovenifte, altrimenti facendolo acquisterefte ritolo,ò d'instabili,
imprudenti, ò per la meno di superbi, potendosi da ciò .cognetturare, che
allora non lo facesteper impotenza, mà bensì per isdegno concepito
per non vedervi stimati à quel segno, che bramavate di essere. La
seconda, se vi venisse mai volon- tà di mutare, senza giusta, et urgentili-
ma occafione, il vostro già fatto tefta- mento, mà solamente
per motivo di me- gliorarlo, che non lo facciate, vi coman-
deranno la Prudenza, e la Giustizia in conto alcuno, mentre
questo saria uno delli maggiori infortunj, che vi poteffe
allora accadere, perche se quello, che avrete fatto in tempo,
ch'eravate con sentimenti più vegeti, ora non è di vo-
stra sodisfazione, come potrà fodisfarvi l'altro fatto da voi,
dapoiche vi siete ritirati, à cagione di debolezza, non nie- 110
di corpo,che di mente la quale entre- rà prestamente, per essere in
quella età sospettosa nella casa della dubietà, mà
ritrovandofi ancora languida, e piena di timore tosto le sembrerà
un laberinto, non sapendone rinvenire la strada das
uscirne, e perciò la sera penserà ad una cosa, e depofta quella,
la mattina ad un' altra, [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] V 4 altra, oggi farà di un
genio, e domani facilmente di un'altro, e durando per qualche tempo così
incostante, non folamente si confonderà, mà s'inquieterà ancora ; onde quel
tempo, che avevate dato alla calma del vostro animo, in questo modo glielo
rubbereste per darlo alla vostra inquietudine, fenza ricavarne un minimo
profitto, perche se pure giugnefte à fine di stabilire la vostra ultima
disposizione, sarà questa assai peggiore della prima, e se non arriverete à
compirla, l'inquietudini riccute, che giovamento viaveranno apportato ? E
quanto dette virtù vi hanno ordinato, l'esperienza pur troppo l'hà fatto
vedere, mentre chi nel suo ritiro hà avuto simile tentazione, non solamente è
vissuto inquietissimo tutto quel tempo, che aveva destinato alla sua quietc, mà
hà fatto una nuova disposizione del suo avere così intrigata, così confusa, che
hà dato di fe molto da dire . In niun tempo si deve andare in traccia
dell'ottimo, essendo questa distruttivo del bene, mà [ocr errors]
1 mà in questo stato meno d'ogni altro nel quale è molto espediente
di dare orecchie à ciò, che si legge in Tacito, ed è : Confilium,
cui impar erat fatu per- mifit ; E certamente, che quando siete
meno capaci di risolvere, è pur meglio, che lasciate correre ciò, che faceste
di vostro genio quando eravate più atti, che di mutarlo divenuti
meno sufficienti ancora ad emendarlo. Vi
pregiudicherà per terzo ancora di molto la troppa curiosità, et in
ispecie de fatti domestici, come ben vi avverri tirà la
Prudenza, perche più d'una vol- ta sentirete cose tali, che vi
turberanno notabilmente la vostra quiete,& affinche dal
non ricercarli fi scanzi ogni pregiu- dizio, fate., che quel vostro
amico, quel vostro parente, de' quali da principio parlammo,
gli diano il suo rimedio, ci pensino essi, che meglio di voi lo
faran- (no, e senza inquietudine vostra. E caso poi, che la
necessità portaffe di farvenc consapevoli sfuggano per quanto si
può di dirvelo di sera, per non togliervi 0 [ocr
errors] il riposo della notte. La quarta intorno à ciò, che dovrete
fuggire in caso di qualche incommodo abituato, che da soverchi anni procedere,
la Giustizia, e la Temperanza vi diranno : Ricordatevi, che una volta in altri
non l'avreste curato, mà folamente mitigato; onde non facciate, che la molestia,
che vi recaffe vi stimoIalle ancora à divenire carnefici di voi medesimi, con
pretendere di farvelo curare, conforme à più di un Medico avanzato negl’anni è
accaduto, per esserfi voluto esporre al taglio della pietra, quantunque ad
altri così avanzati in età non l'averiano consigliato.Questa penfione, che
Iddio hà posto sù il gran benefizio della lunga età che vi ha conceduta, vuole,
che da voi fi paghi, altrimenti il fudetto benefizio mancherà prestamente 5
Limnolesti pruriti esterni, li bruciori d'orina, le vigilie frequenti, che bene
spesso ne' vecchi accadono, fapete pure, che non vanno curati con rimedi
eradicativi, mà mitigar ben fi de [ocr errors] 1 [ocr
errors][ocr errors] devono con cose anodine, trå quali il latte, amico de
vecchi asciutti hà il primato, e per essere ancora egli il pris mo
querimento, che si prende, non è disdicevole, che non venendo à
cagionc del soverchio sonno ritardato, sia ancora Pultimo, conforme
praticò con profitto Fabio Mafsimo nella sua età decrepiti.
Per quinto avvertimento vi con- verrà stare molto
circospetti per non cadere in certi errori, che li vecchi li
stimano sussidi dell'età cadente, ftante- che provando languidezza
di forze fi, portano con desiderio (moderato à pre-
valerli de’yini più generosi, e di altri più fpiritosi
liquori, intorno a' quali vi ricorderà la Temperanza, che sapete
pure quanto di male apportino alla in- languidita tefta, all’inaridite
viscere, e quanto di solfo communicano alli ni- trofi fluvidi, ed
in conseguenza di che danno essi siano, che voi ben lo
sapete, onde in vece di questi vi servircte più ļosto
del perfetto cioccolato, de' buoni brodi, de' vini gentili, e
delicati, c di altri liquori consimili, presi con moderazione, e con questa
distinzione, che effendo taluno di voi grasso, et avendo disposizione al
soverchio sonno prenderà spesso il cioccolato la mattina, nel doppo pranzo, ò
di sera il caffè, ò il the, è la bollitura di salvia, sc poi sarà dimagrito, e
sottoposto à vigilie, las mattina frequenterà più tosto un brodo con la fetta
del pane ivi bollita, e del cioccolato se ne servirà qualche volta doppo pranzo
immediatamente, conforme ancora in vece del thè, e del caffè ricorrerà all'uso
della bollitura dell'orzo abrustolato, resa grata con qualche odoroso liquore,
all'emulsioni fatte in brodo, con semi di meloni, in particolare fe farà
molestato da pertinaci vigilie. Per fefto, fuggite ogni sorta di be vanda
gelata, vi diranno la Fortezza, e la Temperanza, quantunque la moleIta fete,
che alle volte suole travagliare li vecchi vi rendesse ansiosi di effe, perche
sapete pure quanto danno vi po triano [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] triano recare, et in vece di queste
servis teyi delle bevande attualmente calde, che vi smorzeranno con
più facilità la sete per quella cagione à voi nota, che sciogliono
li liquori caldi più facilmente quei fali, che titillando le papille
del gusto non solamente le costringono, mà recano ancora aridità à
tutta la mem- brana interna del palato, et esofago in- crespandola
à guisa di carta pecora, e questi con il liquore caldo vengono più
facilmente sciolti, et ancora le parti ina- ridite con più prontezza fi
distendono, doveche dalle gelate ne segue l'opposto, e per questa
cagione tali acque sono consimili à quelle, che Quò plus sunt
potæ, plus fitiuntur aqud; E perciò non si sà capire per qual
cagio- ne in particolare ne' vecchi sia stato dif- messo il bevere
caldo tanto praticato dagli antichi Romani, e tanto maggior- mente,
che dall'abuso di dette acque gelate ogn'anno ne seguono delli casi
funesti, coine ben sapete ; Dal soverchio bere, 7 bere,
con tutto che non sia gelato, ve no asterrete ancora, effendoyi noto
quanto di male possa apportare alli stomachi debilitati dagl’anni, potendo non
sólamente inlanguidire li fermenti digestivi, mà opprimere insieme
preventivamente quel calore, che stà per finire. L'esperienza dimostra
chiaramente, che le piante annose inaffiate à suo dovere si conservano, mà
soverchiamente più preftamente mancano, Per settimo, v'avvertiranno la
Prudenza, e la Giustizia di non porvi in una regola rigorosa di vivere, con il
motivo della moderazione del vostro esercizio consueto, perche la natura già
affuefatta da tanto tempo à quella quantità di nutrimento, vedendolo tutto in
un tratto notabilmente scemare ne riceveria incommodo considerabile, costando
pur troppo per esperienza, che alcuni vecchi,li quali l'hãno voluta tanto
ristrignere preltamente sono mancati. Quello, che dovrete praticare sarà di
guardarvi da certi cibi di dura cozzione, di cattiva qua qualità
atti à poter nuocere, per altro nella quátirà l'anderete moderando con
occasione, et avyedendovi di non poterla ben diggerire, allora l'anderete
scemando, mà però lentamente, accioca chè non riesca molto fenfibile derta
mutazione, perche è cosa evidente, che allora appunto, che i vecchi allentano
di mangiare, poco resta loro di vita. Peggiore di questo ancor saria, se
cadefte in quella opinione tanto dangosa, che per vivere fano sia neceffario di
prender cose, che non facciano escrementi, mà che con l'odore delle vivande,
con qualche brodo di sostanza, si possa meglio, e con più salute campares di
quello si faccia con tante altre cose piene di parti escrementose, perche la
Datara vuole fi camini per le sue strade ordinarie, vuole da tutti egualmente
efiggere ciò, che brama . Quell'incommodo, che vi reca nel restituire le feccie
ella sà per quali fini lo faccia, non è à caso. Non n'elimè già Alessandro
Magno dal suo fetore, conforme che li suoi Cor teg teggiani
adulandolo dicevano, perche ella non sà cosa sia signoria, e grandezza fà che
la morte (a) Æquo pulsat pede pauperum tabernas, Regumque Turres.
Per tre gran benefici la natura volle, che vi fossero li tanto odiati
escrementi: Primo, perche dentro di noi si facilitassero mediante queste tante
digeftioni, che vi si fanno, conforme l'esperienze chimiche ad evidenza lo
dimostrano, in tante digestioni fatte con il Fimo, e da quì rifletcete quanto
s'ingannino coloro, che procurano anziosamente à forza di tanti reiterati
purganci star-, ne senza; Per secondo, che nell'uscire che fanno impari à
conoscere ogn’uno se stesso, à che segno debbasi insuperbire chi dentro di se
conserva fimili fetidillime materie; E il terzo per convincere chi non credesse
il primo, con farlivedere quanta fecondità questi rechino alli terreni sterili,
che colsuo beneficio divengonono fertiliffimi, talche erroneaè à priori
quell'opinione di potersi nudrire con cose, che non abbiano escrementi,
conforme ancora tale à pofteriori si dimostra per essersi veduto chi l'hà
voluto praticare divenire un marafino, che in breve fini i suoi giorni.
Per ottavo, et ultimo finalmente, ch'è forse il più forte di tutti, vi diranno
le virtù : Guardatevi da quelli trè gran persecutori de' vecchi, che sono, la
caduta, il catarro, et il corpo soverchiamente lubrico ; La caduta, voi sapere
molto bene, che per due gran motivi è nella vecchiaja più dannosa, che in altre
etadi, sì per essere li vecchi di mi. nor vigore, e li più facili à terminare
la lor vita, ritrovandosi arrivati allo scorto di effa, sì ancora, perche
cadendo come un tronco ciò, che viene loro percoffo riceve colpo pieno, non
venendo riparato dall'agilità delle mani, nè dallo scanzo della vita, come
segue ne' giovani di maggior agilità di loro, onde per evitare una simile
fventura dovrete andare sempre con il vostro bastone, ne fa [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] farere come alcuni, che
l'abboriscono per mofrar braura, quando braura più tosto sembreria l'ayere in
mano il bastone di comando"; onde non senza mia stero fù chiamato da’
Latini il bastonc della vecchiaja Scipio, et il prendere Sufcipio.
L’occasioni di prendere li catarri à che segno le dobbiate fuggire,
l'efperienza altrui ve ne fece maestri, (vi suggerirà la Temperanza) mentre
osservaIte, che chi li espose all'aria rigida, chi ftiede in luogo
soverchiamente caldo, chi disordinò in cibi grossi, come sono il formaggio,
legumi, et alrre cose consimili furono da essi moleftati, converrà dunque à voi
ancora fuggirli, se non avrete quell'erronea massima, che ebbe quel Medico, che
disordinava molto, sù la fiducia, che niuna cosa gli potesse nuocere, dicendo,
che li Legislatori non sono soggetti alle leggi, mà gli convenne soffrire la
morte immatura per questa sua falsa credenza; e finalmenre quanto dobbiate
stare cautelati, per non incor rere 1 rere nella foverchia
lubricità di ventre, non occorrerà vi sia suggerito, sapendo i da voi
medesimi, che l'abuso de' dolciu mi, cde'frutti producono fimile
indifposizione. L'irascibile ancora spesso in, citata con l'abuso de' cibi
caldi per accrescere pungoli alla bile, quanto la poffino rendere frequente
nell'età avanzata lo sapete assai bene, con tante altre cagioni, che farà
superfluo viliano ram, mentate. i Essendo voi dunque nel corso
della vostra vita camminati sempre con le dii rezioni delle virtù, avete da
sperare fer mamente di potere incontrare una gloriosa morte, perche esse
in quel vostro estremo bisogno, più che non fecero in é altri,vi
assisteranno; La Prudenza vi farà soffrire ciò, ch'è inevitabile, con
animo generoso ; La Giustizia sperare quel pre7, mio, che sarà dovuto
alle vostre gloriose opere ; La Fortezza vi darà cuore da refiftere
intrepidi ad ogni patimento più duro ; e finalmente la Temperanza vi consolerà,
con farvi vedere, che trà X 2 quel [ocr errors][ocr errors] ز
quelli molti, che vissero, pochi ne giunsero all'età voftra ; onde voi, che
avrete sempre dato saggio di tanca moderazione, come potrete non contentarvi di
essere già vissuti à bastanza, potendo con intrepidezza dire : Vixi, quem
dederat curfum for tuna peregi; Sicchè felice sarà la vostra morte, et invidiabile
da tutti, nè crediate che fiano per abbandonaryi queste doppo morte, perche
allora più che mai saranno inseparabili da voi,posciacchè quando ancora eravate
viventi si poteva dubitare, che potefte essere, ò nò, prudenti, giusti, forti,
e temperari, perche in realtà potevate dare occasione à dette virtù d'alienarsi
da voi, mà doppo morte, che tal cagione finì, non si potrà più dire di voi, che
prudenti, giusti, forti, e temperati non foste, ficchè resteranno allora da voi
eternamente inseparabili le vostre virtù. E chi mai rimarrà doppo morte più
glorioso di voi? forse il ricco? questo no, perche le sue ricchezze già
al [ocr errors] Ja morte, allora passarono in altri, non sono
più fue; Forse il potente ? nè anco, perche la sua grandezza è
rinchiusa allora den- tro la sua urna, et il suo potere è diven-
tato un niente; Forse chi ottenne fingo- lari prerogative di natura, come
sono la somma bellezza, salute, e robustezza di corpo? questi nè
tampoco, perche quelle già furono, e non sono più doppo restando un
nulla, giacchè : Quod fuit, non eft pro nihilo reputatur .
Solamente dunque chi vive seguace del- le virtù può sperare di ritenere
ancora per se doppo morte quanto gadè in vi- ta, e fù suo proprio,
con tutta quella gloria imınortale, che acquistò chi visse
virtuosamente, de' quali parlando Ip- pocrate (*) così diffe : Quique hac
viâ incedunt gloriam tùm apud majores, tùm apud pofteros fibi
comparabunt, ch'è quan- to dovevo mostrarvi. Ed
eccoci giunti al fine della festa Giornata, e convenevole sarà di
ripo- sarci,farci, in venerazione di chi creò l'Universo, giacchè
egli ancora requievit die Septimo ab universo opere, quod patrarat, do benedixit
diei feptimo, et fanétificavit illum [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][merged small] X 3 (-) De decenti babita, è à priori (2)
Horat.Carnr. odc 4 fa. dicom (e) Hipp.de Pracepticx. fo
quan (1) De pracept: fione [d] Epidem.lib.5.
@grot.28. ex Valefio. [e] Epid.lib 5. ægrot.7. (f) Epidilib.5.>.g. ap(4) In epift.
Abderit. (r) Epift.6. rano (d) In Comment Hipfoer. de Fraft.
fers (b) 18 epiß. Damogit, alla (a) In epif Philop. K per(a)
In lib.præcepto ch' Th. In
lib.de pracept: fprone [b) De preception. Set era
(b) In 2.epiji. ad Domeg. 1 F 3 i [ocr errors]
fare 1 (h) Hippocr. de veteri Medico C2 pra(c) De
decerti babits. In. Morale, DE'FIGLIUOLI e Medica
DEL DOTTOR DOMENICO GAGLIAR DI Divisa in due Parti. PARTE PRIM A
Sopra l'Educazione Morale. DEDICATA ALLA SANTITA'DI N.S. INNOCENZO XIII,
Neglectis urenda filix innascitur agris Hor. Sat. 3. lib. I. In
ROMA, MDCC XXII. Nella Stamparia di Pietro Ferri alla Minerva.
Con licenza de'Superiori . [blocks in formation] [ocr errors] sien
L Titolo gloriofifsimo di Padre Universale, it quale viene fo lamente
attribuito all'Altissimo Merito di Voltra Santità, mi rende più a 3animoso
à consagrarle la prcfentc Opera sopra l'educazione de'figliuoli Morale, e
Medica, con ferma speranza, che Ella comc zelantissimo amatore del buon costume
non solamente la riceverà sotto il potentissimo fuo patrocinio; ma le farà di
vantaggio godere gl'effetti della sua somma clemenza ; mercecche non permetterà
già qucsta, che rimanga infruttuoso ogni qualunque suo documento profittevole
allo stradamento de'figliuoli per farli divcnire amanti dellc virtù, cd aperti
nemici de' vizj, essendo tal desiderio appunto il maggiore che possa avere
un'ottimo Pan dre; mente dal principio del suo Gloriofiflimo
Pontificato ha fatto la S. V. colle operazioni più gloriofe conoscere al mondo
tutto; vedendosi tanto il suo Paterno Zelo, quanto la sua somma beneficenza
indiri, zati folamente al giusto, ed all' onesto, gastigando i 'rei, c
premiando i meritevoli: conforme appunto costumarono tanti Santillimi Pontefici
suoi Antca natì di gloriofiffima memoria. Talmente che l'Eroiche Virtù in V.
Beatitudine essendo ereditarie, si trovano profondamente radicate,e queste di
fimin le natura debbono neceffaria, men, a 4 zarsi, seppure
l'ottimo potranno sormontare. i Nè lì veggono nell' Antichissima, c Nobilissima
Famiglia de Conti ereditarie l'eroiche virtù dc'suoi Maggiori nei foli Sommi
Pontefici ;. mentre risplendono questo ancora, in tutti gli altri, c. con
applausi universali; cssendosi veduti do. po la dcgnissima esaltazione di V.B.
al Trono Pontificio, nc' più a Lei congiunti di Sangue la medesima nioderazione
di animo, ed affabilità princicra ; assegno chc,non senza ammirazione,fan ben
conoscere a tutti, che le presenti felicità non han na a gli animi
generosi, e forti, in cui regnano abituate l'Eroiche Virtù. In tempi
dunque felici, o fortunati,ne'quali la verità svelata pud comparire avanti al
Principe, godo la forte di presentarle prostrato à Santissimi Piedi di V.B. e
consagrarle inficmc qucfte mie fatiche, diret. te non ad altro, che al publico
bene; mostrando queste a Padri di faniglia,non folamente l'obbligo loro, ma
cziandio il modo più facile d'indirizare benc i proprj figliuoli, affinche non
divengano elli viziosi per. turbatori della publica quie te.
ritevole dell'efficace Patrocinio del Principe, essendon'egli di essa
vigilantissimo Custode: Contribuendo dunquc alla felicità del Principato la
buona cducazione de'figliuoli, como cagione della publica quicte; affinchè là
S. V. possa godere tutta quella lunga serie di anni felici, che ardentemente le
bramo con ogni maggiore offequio la supplico à volerlo rendere degno del suo
Supremo Patrocinio, potendo questo accrescere alle sue prove, e ragioni momento
di forza bastevole a renderle più convincenti nel ripulire gli animi rozi,dano,
e baciandole i Santillimi Piedi con profonda venerazione mi umilio. Di
Voftra Beatitudine Omilifs,e fedeliss. Suddito Domenico
Gagliardi. AL C On rilevanti motivi ho intrapre so lo
scrivere sopra l'Educazione de' figliuoli : primieramente, perchè leggendola
Sacra Scrittura ho con chiarezza conosciuto l'obbligo grande col quale da essa
viene aftretto ciascun Padre ad educar bene i propri figliuoli; ordinando
l'Ecclesiastico al 30. Curva cervicem ejus in juventute, fu tunde latera ejus,
dum infans eft, ne forte induret, Ego non credat tibi, Er erit tibi dolor anime
. Doce filium tuum, E'operare in illo, ne in turpitudinem illius offendas; e
trovandomi molti figliuoli era anch'io compreso nel numero di questi .
Incominciando dunque a cercare qual modo foffe il migliore, per sodisfare
a’mici doveri, benc mi avvidi alla prima, ch'era d'uopo conosce per
congetturare meglio ove le proprie inclinazioni li aveffero portati . In
feguela di questo considerai, che indarno si sarebbe affaticato ogni qualunque
ben’esperto educatore, se l'educando difetrasse nella esatta regola del vivere,
quantunque fosse dotato dalla natura di un'ottima indole ; mercecche il
nudrimento, eccedente in quantità, e qualità, potrebbe cagionargli internamente
tal moto inordinato negli spiriti, che fosse capace di togliere alla sua mente
quella limpidezza neceffaria a chi ha d'apprendere la buona educazione .
Si avanzò più oltre la mia mente coi suoi pensieri, cominciando a meditare se
co gli ajuti medici, allorchè già introdotto negli educandi l'accennato interno
sregolamento, si fosse potuto questo calmare; c con molti lumi ricevuti da
Ippocrate, ove tratta de Aere Aere, Aquis, EX Locis, arrivò a
comprendere, che potevano queste giovaredi molto in tale occasione.
Accertatomi per le fudette rifleffioni, che l'educazione de' figliuoli poteva
trattarsi da un Medico provetto, appartenendo appunto ad ello più che ad ogni
altro il conoscere i temperamenti, donde nascono i naturali, la regola del
vivere, ed il modo di calmare gi’interni moti inordinati de’fluidi, mi accinsi
a tale impresa, non potendomisi addoffare da critici, che io abbia contravenuto
al documento, che insegna Orazio nella sua Arte poetica a chi brama di scrivere
con profitto, cioè: Sumite materiam veftris qui fcri bitis
æquam Viribus, et versate diu quid fer re recufent, Quid
valeant humeri. E per corrispondere con attenzione, grandezza
dell'argomento intrapreso, formai alla prima la seguente partizione di
effo. Divisi primieramente la presente Opera in due parti, cioè in
Morale, c Medica, affinche con facilità maggiore ti riuscisse di apprendere
quanto scris vo trovandolo non confuso. Nella prima Decade troverai
descritti molti avyertimenti, che dò, acciocche chi voglia accasarsi; possa
provederli di ottima moglie; nè ti paja ciò fuori del nostro proposito ; perchè
se non si abbatcerà in una moglie prudente, ed onesta, duc gran mali riceverà
l'educazione de' suoi figliuoli; il primo de'quali sarà ereditario dicendol’
ArioIto: Di vacca nascer cerva non vede sti, Ne mai colomba
d'aquila, nè figliaonefti E l'altro poi come potrà queste ajutarti ad educarli
bene, fe non sapràche cosa sia la buona educazione, per non averla mai in se
medesima sperimentata? Laonde conviene conchiudere, che la base fondamentale
della buona educazione consista in iscegliersi una ottima consorte; ed avendola
trovata, fi danno parimente molti documenti utili per mantenerla costante nel
suo buon costume ; ed inoltre si mostra di quai modi si doverd fervire avendo
sbagliato alla prima nel provedersi di effa, affinche molto minori divengano i
suoi infortunj. Nella seconda Decade principia. 1'Educazione Morale de
figliuoli; ed in questa scorgeranno i Padri di famiglia quanto siano tenuti
d'invigilarci, e quali inconvenienti nascono dalle loro era, [ocr
errors] zio la similitudine de campi, nc'quali fa vedere di che pregiudizio sia
questa, dis cendo: Neglectis urenda filix innascitur agris E che le
Madri non debbansi abu, fare dell'amore verso i figliuoli, essendo questo
trascorso molto nocivo allawi buona educazione, a segno che, se molti non
avessero avuto l'asilo materno per esimersi da gastighi, averebbero depofti
quei vizj,percui poscia divennero infelici . Troverai parimente documenti
facili, e profittevoli, de quali potrà ogniuno feryirsi sccodo le diverse loro
inclinazioni per educarli. E perch'è il compimento della buona educazione
l'istradarli a ciò, che doveranno applicarsi, quindi è, che si tratta ancora
del modo, col quale si doveranno provedere i figliuoli secondo gl'impieghi,
de que quali si conosceranno meritevoli ; e dandosi il caso per
lorosventura, che i genitori morissero, trovandosi elli di tenera età, si
propone ciò, che pare conveneyole a farsi in simili calamitose cótingenze:e'
per non lasciare poi in abbandono i poveri, che non ponnoricevere tutti quegli
ajuti da Macstri conforme possono avere i figliuoli de'bene Itanti, fiè pensato
anche ad essi per dare un ripulimento più universale contro vizj,essendo tal
semenza in tutte le condizioni degli uomini perniciofiffima per la
Republica. Quattro sono gli interlocutori ideali della presente opera :
Sempronio giovane molto accorto, il quale brama d'istruirsi; Mecenate, e Publio
prudenti direttori, ed il Medico provetto, per dilucidare alcune cose
appartenenti alla Medicina. Mi fono servito di Publio ammogliato per la
sperienza grande, chc che si trova colui, il quale per molti an ni
è vivuto in tale stato: di Mecenate sciolto da tal legame, periscoprire quel di
più,chenon può eslere noto, a chi hà moglie,rimirando le cose più sincere chi
si trova in disparte, enon ha abbagliato la vista dalle proprie passioni.
Inoltre raccontando Publio cioca chè costumavası fare in tempi meno rilassati,
farà maggiormente conoscere la differenza de'correnti, et additerà ancora il
modo, che si potrebbe tenere per emendarli,quando questi discordafsero molto da
quelli . Nè potrà dolersi alcuno di quanto io con tutta sincerità procuro di
darti a notizia; essendoche conforme il Medico non può trovare il rimedio opportuno
al male se non forma l'idea giusta, con esaminare esattamente la natura,
cagione, e gli effetti di esso, così ancora nel ritrovare isimedj ai vizj, che
sono mali dell'animo b 2 caca [ocr errors] è necessario sapere
precisamente la natura, le cagioni, e li cattivi effetti di esli ; oltre di
che, non parlando io in particolare di alcuno, ma solamente in generale
diciò, che è detestabile, non si potrà dolere di me se non chi da se medefimo
conoscerà d'essere macchiato di tali difetti,come a tale proposito disse S.
Ambrogio ne'suoi serm.pag.102. Ego non de omnibus loquor Etc. ego neminem
nomino : conscientia fua unumquemque conveniat. Averei potuto ancor darui
la feconda parte; ma per maturare meglio alcune cose contenute in essa ci è
d'uopo di maggior tempo, c per iftabilirle ancor con provo più convincenti; ti
baa Iti per ora un picciolo abbozzo di ella affinchè poffi da questo
comprendere il progresso da me tenuto per compire una educazione più generale .
Quattro sono i punti Medici prinche convenga nel tempo, che sono già
cipali, che si tratteranno nella Decali de terza, in ordine alla buona
educazione; il primo fiè quello, che deesi fare per vantaggio di essa, prima di
concepire figliuoli: Il secondo, cioc [ocr errors] in ito lif
[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small] per
cola [ocr errors] concetti, e dimorano nell'utero materno; il terzo che
far si debba, dati che sono alla luce, e finattanto, che dura la loro pucrizia:
Il quarto finalmente, ciocche convenga allorchè sono in età, nella quale dee in
effi manifestarsi l'uso di ragione, indugiando questo. Nel primo si farà
vedere assai difficile il potersi avere figliuoli di buona indole, e docili, se
tra marito, e moglie regneranno continue discordie; se faranno l'uno, o l'altra
di essi dediti all'ubriachezza, ed alla crapula; con dimostrare loro donde ne
provengala cagione; oltre le sperienze dimostrative di ciò. b 3
Nc [blocks in formation] [ocr errors] Nel secondo, che non debba una
deviata madre tenere la medesima vita, che faceva, prima di concepire; con
mostrarle ancora gl' incomodi che può ricevere ella medesima, ed il feto, che
porta riell'utero, per tal cagione, e quanto possa venire danneggiata la buona
educazione da questo. Nel terzo si farà conoscere, dati alla luce, di
qual latte debbano nutrirsi, e qual regola in cffi debba tenersi, allorche
saranno slattati, per deprime. re quel principio, che si scorgesse avvanzato in
loro a danni della buona educazione; e qual cuftodia abbia d'aversi di esli,
affinche non divengano di cattiva complessione, la quale sarebbe molto
pregiudiziale alla buona educazione, E finalmente nel quarto, vedendosi
questi ne' buoni documenti morali non fare progressi, fi esamina sela
sero avere pofsanza tale da deprimere, o innalzare alcuni principj in esli, o
foverchiamente assottigliati, o più del dovere sopiti; mediante i quali ne
nascesse ostacolo alla mente nell'apprendere, e ritenere i documenti necessari,
e questo sedebba farli con ajuti più efficaci mostrandoci anche Orazio, che
Incultæ pacantur vomere sylve. Nella quarta Decade poi troverai dieci
ragionamenti sopra i vizj, e le virtù, con esaminarsi ancora ifrutti di ambidue
; e servendo questa come di una appendice all'opera, goderà il vantaggio di
efsere trattata con ragioni, e documenti filosofici, medici, morali, e
naturali, secondocheayerà d'voро di essi ; et intanto si sono queste
materie poste nel fine, per non dilungare troppo i ragionamenti, potendo ciò
renderli tediosi; ed essendo per altro neceffario il farc: ben
comprendere a tutti quanto di buond, o cattivo nasca dalla buona, o cattiva
educazione; doveva questo non trattarsi solamente di passaggio, conforme si era
già fatto nelle antecedenti conferenze; ma farfene bensì particolari ragionamenti
a parte per dimostrarlo con più di chiarezza, potendone da ciò risultare un
infinito bene; conciosiacosache fàconoscere chiaramente il nostro Ippocrate
nella risposta, che diede agli Adderiti, essere feliciquei Popolizi quali ben
sapeano, che la loro sicurezza non consisteva nelle alte torri,cd in altre
materiali fortificazioni;mà bensì nella bontà de Citradini,e ne'loro prudenti
consigli:spiegandosi ivi : Beati profectò funt populi, qui sciunt bonos viros
suaesse munimenta, nonturres,neque muros, fed fapientum. vi. rorum sapientia
confilia ; É venendo interrogato Socrate nel convivio de'sette fa
fapienti di Platone, qual fosse la più ben munita Città, egli rispose : Que
bonos viros habet . Quale la più felice : In qua præfe&ti focietate
conjunguntur: E finalmente qual fosse la migliore di tutte, egli disse: In qua
plurima virtuti premia proposita sunt . Nè può di ciò dubitarsene, insegnandoci
l'oracolo della Divina Sapienza al 6. Multitudo fapientum fanitas orbis.
Spero finalmente, che saranno ricevute queste mie fatiche con animo benigno da
quei, che sono amanti delle virtù, e se faranno vilipesc da chi ha già fatto
l'abito di āteporre i vizja queste,verranno da essi più costo a loro mal grado
onorate; riputandole di pregionó dissimile a quelle cose solite da essi a
pofporsi; mi basterà, che fiano grate a chi possiede il buon costume, ed utili
a chi brama di acquistarlo, perchè gid sono divenuto capace, che nel mondo
erunt vitia conec homines; con questa diferenza solamente del più, o del meno,nè
io pretendo di vantaggio. Vivi costante nel bene operare per continuare ad
essere felice, e far conoscere agl’infelici viziofi colla tua tranquillità di
animo meglio le loro mi serie. Si videbitur Reverendissimo Patri
Sacri Palacii Apoftolici Magiftro. N. Barcbarius Episc. Bojanen.
Vicefg: APPROVAZIONI. Etta, è considerata del si gnor Dottore
Domenico Gagliardi, intitolata l’Educazione de figliuoli morale ; o medica ;
per commissione dei Padre Reverendiffimo Gregorio Sel. Seri Maestro del Sagro
Palazzo Apoftolico; non ci hò trovarà cosa vervna, chic fia contraria alla
Fede, o clic offenda i buoni costumi . Con verità bensi poffo; c debbo
attestare; che una tale opera per mio sentimento è degna di uscire in luce,
perchè oltre l'effere or: nata di scelta crudizione, e di soda dottrina ; può
essere molto fruttuosa ; ed al publico, ed al privato, spiegandosi ia essa con
dotta; e giudiziola chiarcze [ocr errors] za la maniera di ben educare la
prole, affare di somma importanza, come è ben noto a chi non hà cicco
l'intendimento, ed offuscata la ragione. Cosi ne giudico ; c francamente mi
persuado, che altrimente non ne giudicherà chiunque col leggerla dalla forza
del vero G conoscerà obbligato ad approvare con giusta lode il zelo ben
commendabile, e con eso l'erudito, e saggio faperc del chiarissimo autore, che
per la publica utilità non hà ricusato di addosCarG acl colmo delle sue Mediche
applicazioni una cale fatica, che ben lo palesa non meno versato negli studi
più propri della sua professione, che negli altri, per cui sono degnamente
accreditati i più celebri per fama di erudizione. Io Fra Tomaffo Maria
Minorelli de'Pre dicatori Maestro di Sagra Teologia, « Bibliotecario
Cafanastense Per P Er commissione del P.RñoGregorio
Selleri Macstro del Sagro Palaze zo Apostolico avendo letra, e confiderata
l'opera dell'Eccellentiffimo Signor Doctor Domenico Gagliardi, intitolata
L'Educazione de figliuoli morale,e Medica, non avendo trovato nella medesima
mala fimc repugnanti alla nostra Santa Fede, ed alla bontà de costumi, nè
discordanti da i buoni fondamenti della nostra Professione di Medicina la
considero degna di publicarli con la Stampa questo dì 20. Gennaro 1722.
Michelangelo Paoli IMPRIMATUR. Fr. Gregorius Selleri Ordinis
Prædica corum Sac.Palat. Apoft. Magift. Delle Conferenze,
PSopra l'elezione della Moglie, e sue condizioni più essenziali. Sopra l’età più propria, epro.
porzionata di accasarsi ; e quale sia svantaggio maggiore, farlo prima del
tempo convenevole, 9 nella vecchiezza : Dove la mostra,in che cose
faa esenziale l'uguaglianza nei Matrimonj; e quali jvantaggi nascano
dalle disuguaglianze in queAte. Sopra gli antichi costumi, pras
ticati appreffo alcuni Popoli per la generazione ; ę se sia più vantaggioso lo
scoprire scambievolmente i propri, corporali difetti, prima di sposarsi, o
l'occultarli. Nella quale si mostra, in che modo si maritino le belle, le
ricche, ę le deformi quantingue povere.
Nella quale si esaminano piut distintamente i pregiudizi, che
risultano dai matrimonj fatti senza l'intervento della Pruden74.Sopra i difetti,
e le virtu delle donne. Come si
debba regolare l'uomo colla moglie scelta di ottime qualità. Come si
debbano regolare i saggi mariti con le mogli imprudenti, e viziose . Sopra i ripiegbi prudenziali, che
debbonsi prendere in diverse occorrenze dalle mogli saggie, incontrandosi
in viziosi, ed indiscrefi mariti,
Sopra l'educazione Morale de'figliuoli, Nella quale si mokra, che
co Ta sia edncazione, cui appartengo piid di ogni altro; e sefia necessario
luogo particolare, ove debba farsi .
Intorno a quello, che debbas farsi da Genitori per educar bene i
figliuoli . Intorno all'uffizio, e
qualita dell’Ajo, e dei Maestri .
Sopra l'educazione delle Pin gliuole, Sopra l'etd opportuna d' apa prendersi
le scienze, ed il modo più facile per accer tarsi delle particolari
inclinazioni de'figliuoli . Sopra gl'
impieghi, che do vranno darsi da saggi Padri a figliuoli ben’educati, e
dotti. Come debbano i Padri rego larsi nel provedere i figliuoli
ingnoranti, e viziosi. Sopra il
modo di ben collacare le figliuole.
Sopra l'educazione de Pupil li : e come debba ciascuna portarsi
verso i suoi Genitorį defonti,
Sopra l'educazione de'figliuoli poveri, e donde venga questo
danneggiata . 539 [ocr errors]
Sempronio, ( Mecenate . [ocr errors] Sem. Engo
talmente af frettato da mici cogiunti a prender moglie, che non mi lasciano
vivere, sti molandomi giornalmente di farlo; a segno che, per non poterli
più sentire, sono in necessità di compiacer loro : solamente due core mi
ritardano; e fono l'educazione de figliuoli, che possono nascere,e la cura, la
quale fi dec avere di esli, efsendo in ciò inesperto ; per altro mi trovo già
pronto a consolarli : istruitemi, Mecenate, in queste, potendo voi fare due
beneficj in un tempo;cioè, d'istruire me, econsolar' efli, che tanto bramaDo le
mie nozze. : А Mer. Mec. Mà questa moglie,ci è già scelta
approposito per voi ? Sem. Ci sono tante giovani oggidi belle, galanti, e
ricche, che essendo anche io giovane,e commodo di beni di fortuna la posso
scegliere a mio genio, e fodisfazione in brevissiino tempo. Mec. Però non
sò se tutte queste belle, galanti, e ricche, faranno per cala voftra,leggendo
in Ateneo che: demens eft, qui oculis uxorem accipit : come fece appunto
Monimo il quale, avendo sposata una Giovane, senza ricercare prima i suoi
costumi, divenne infelicillimo marito; c dolendosi della sua {ventura con
Olimpia madre di Alessandro, lo riprese della sua trascuragginc, usata nello
sceglierla. Sem. E che ! la dovrò prendere forse deforme, scoriese, e
povera ? Mec. Neanco questa farebbe al caso voftro. Sem. E chi
dunquc doverò prendere? Mec. Una's clic lia donna di propo,
fito, Sem, [ocr errors][ocr errors] Sem. E quelle, che sono
belle, egalanti, sono donne ancora di propofito. Mec. Mà non tutte buone
per voi. Sem. Quali saranno quelle, che voi Itimate buone per me?
Mec. Quelle appunto, che sapranno softenere con senno, e con prudenza la metà
del peso della casa, e dell'educazione de figliuoli; onde quando voi la
tropaste di queste qualità avercre risparmiato la metà del penfiere
dell'educazione, e cura de figliuoli; e queste sono appunto quelle Itimate
appropolito da Plauto, in Stiche, ove dice: UI per orbem cum ambulent
Omnibus, os obturens, ne quis meritò maledicat fibi. Essendo queste
ornate di tutte quello desiderabili prerogative, descritte daw Seneca in
O&avia. Probitus, fidesque conjugis, mores, pue dor placeant inarito.
Sem. Io credea, foffe fufficiente, che ja moglie sapeffe far figliuoli, c chou
ogr’una di queste fosse a propofito.Mec. Per farli, lo credo ancheio, ma non
già per educarli bene, e per adempire quanto dee' una vera madre di famiglia;
essendo che per far questo liricerca, che sia dotata di senno e di prudenza' :
vi avvedete voi ora del vostro errore, e che come si suol dire, ponevate il
carro avanti i buovi, con istruirvi nell'educazione de' figliuoli, senza sapere
ciò, che ci vuole per iscegliersi una buona moglie: e se v'incontrasto in una
imprudente, garrula, e contenziosa, à che vi gioverebe il sapere educar bene i
figliuoli, se quanto di buono voi operaste, ella sarebbe capace distruggere
colla sua imprudenza, e garrulità ?, allor sì che fareste caduto in quella
fyentura descritta dal Poeta Saririco : Semper habet lites, alternaque
jure gia lectus In quo nupta jacet, minime dormia tur in illo .
O.pure vi abbatteste in una, che fosse di quella natura superba, descritta dal
me. desimo, la quale dicesfc; Нос [ocr errors] voluntas ; Imperat
ergo viro. In questi casi educate bene i figliuoli se potere . Sem. La
bramerei savia, e prudente, ma vorrei, che foffe anche gentile, e galante ;
perche le donne di fattezze grossolane non mi sono mai andate a genio.
Mec. Se questa sarà sana, e prudente non ci hò cosa incontrario, ma se poi
colla sua gentile, e delicata complesfione ci fosse unira qualche
indisposizione di animo, e di corpo, il che suole alle volte accadere, non vi
consiglierei a farlo. Sem. E perche ? Mec. Vi porreste in tal caso a
pericolo di fare una cattiva razza; eredicandog da figliuoli non meno il bene,
che il inale di effe ; ed hò sentito da Medici, che più dalle Madri, che da i
Padri questo si ritragga, per il nutrimento dato loro quei nove mesi, che li
portano nel ventre nè fi può fperare, che [ocr errors] A 3
che dal seme velenoso del nappello nasca un giglio, o una rosa: non sarebbe
poco, quando meno velenosa germogliasse quella pianta, che dee ello produrre :
e poi voi, il quale vi dilettate de cavalli, dovreste sapere per isperienza,
che quelli nati da cattiva razza, riescono i meno generosi; e perciò dovete
anche riflettere, che il limile poffa seguire negli uomini, come lo descrisse
Orazio. Fortes creant ur fortibus, du bonis : Et in juvencis, eft
in equis patrum Virtus : nec imbellem feroces Progenerant
aquile columbam . Sem. In maggior confusione di prima ora mi trovo, sentendo da
voi, lian neceffario ancora di scegliere una donna savia, e prudente per
moglie; onde, per liberarmi da tanti guai, seguiterò le vostre orme, e viverò
libero da questo legame anche io, e dicano ciocche vogliono i miei
parenti. Mec. Non fatedi grazia, Sempronio, questo sproposito,
Sem. [ocr errors][ocr errors] Sem. E voi perche l'avere fatto ?
Mec. Non aveva allora la sperienzas d'adesso ; nè mi abbatiei in consigliere
sincero; e sappiate, che mi sono pentito più volte, e particolarmente
avanzaadomi negl’anni, di averlo fatto. Sem. E per quali motivi?
Mec. Perche non anderei tanto lambiccandomi il cervello in cerca del mio erede
(briga dolorosa dell'età avanzata) se avesli figliuoli. Sem. Essendo voi
tuttavia robusto, farefte anche in tempo di farli. Mec. E che vi dispiace
forse la mina robustezza, che me la vorreste far perdere? non sono più in
tempo di farli; hò procurato finora di non esser ridicolo, et ora più del
passato son tenuto di farlo, e voi mici varrefte far diventare per cantare di
me forse ciocchè disse il Taffo di Vincilao : Vincilao, che sì grave, e
faggio innante Canuto pargoleggia, e vecchio amants : Queste risoluzioni,
Sempronio, deona fare in gioventù, per poter vedere i suoi figliuoli
bencincaminaci prima di mori. re, essendo che a me potrebbe succedere ciò che
dice Plauto: Poft mediam ætatem, qui ducit uxorem, Si eam fenex
prægnantē fortuitò feceris, Quid dubita's quin fiet parasū
nomen puero . Poftumus? Sem. Dunque saranno ridicoli tani vecchi,
che si accasano,e con giovanette anche belle? Mec. Io non debbo entrare
nei freci altrui, debbo bensi pentire 2 cali miei, ora che ho il pieno uso di
raggione, acquistato cò gli anni; ma questi sono discorsi fuori del nostro
proposito, dovendo voi risolvervi a prender moglie, per non avervi a pentire
poi ancor voi di non averla pigliata ; e per ciò dovere farvi ora istruire in
quello, ch'è necessario per fare un ottima elezione. Sem. E da chi?
Mec. Da colui, che la seppe far ottima, e perciò gode vita felice, e
tranquilla.Sem. Ma io non vorrei, Mecenate mio, palesare alero, che à voi il
mio interno; perche sapete pure qual vento spiri oggidì, che si van cercando id
fecti alcrui per mantenere allegre le nostre notturne assemblee, laonde di
scoprendo le mic debolezze ad un'altro, sarebbe cosa facilissima si
divulgoffero fra molci. Mec. Viverenino in tempi infelicissim mi, re in
Citcà si vasta la secretezza re. gnasse in me solamente, Sem. Mà non
potreste voi solo istruire mi in cucto, essendo vomo di molta fperienza nelle
cose del mondo. Mec. In teorica potrei darvi molti avvertimenti, ma in
cose pratiche nors posso consigliarvi ; perche essendo io sciolto da limil
legune, no ho avuta occasione di approfittarmi in tal faccenda. Sem. Oh
quanto mira meglio colui, il quale stà in disparte, i difetti dongeschi di
quello facciano i mariti! e come giudice spassionato, quanto li distingue anche
meglio! Mec. Voi sapete quanto vi amo, u per: perciò non lascierei
cosa alcuna, che non facessi per consolarvi; mà conos . cendo io, che meglio
potreste essere iftruito in tutto coll'intervento di chi averà navigato
felicemente molti anni per questo gran mare, perche vi amo, dico questo ;
potendo egli molte cose aver conosciute in atto pratico,alle qualinon possono
giungere le mie teoriche. Sem. Se lo giudicare necessario bisognerà farlo
: ma chi sarà ral'consigliere? Mec.Ci sarebbero Publio Roscio,che per lo
spazio di quaranta tre anni, e vivuto in pace con sua moglie. Massimo
trentanove anni parimente, senza contendere,e Silvio Paterno trentadue;ora
sceglietovi, chi volere di questi. Sem. Oh bene avete trovati i parenti
più prossimi à Noè, che sono in questa Città ! quai consigli mi potranno dare
questi vecchi decrepiti, che non firicordano del seguito nel dì avanti; e poi a
tempi loro non usandofi le galanti maniere constumate oggidì, a che mi
fervirebbono i loro ancichi consigli, non pra. praticabili a tempi
nostri? Mec. Tutte queste eccezioni, che da. te loro sono in vantaggio
vostro; per, che, se non si ricorderanno quello, che udiranno da voi, niuno
risaprà i fatti voftri, e se, senza tante galanti maniere di oggidì, fi feppero
far amare dalle loro consorti, insegnando a voi i modi, da loro tenuti, ci
guadagnerere molto in saperli, e se non siete ancora informato della capacità
de’vecchi, apprenderes la da Ovidio, Jura fenes norint, dow quid
liceata que, nefasque, Falque fit inquirant, legumque exa. mina
servent. E da Cicerone, il quale, de Senectute, così parla del Vecchio: Non
facit en que juvenes, at verò multa majora, meliora facit ; non enim viribus,
aut ves locitate corporis res magne gerantur, fed confilio, authoritate,
fententia, quia bus non modo non arbari, fed etiam auga. ri senectus folet.
Laonde faggiamento l'Ecclef. al 25. dico ;- Corona fenun muba ta peritia
: Sem Sem. Sceglietene dunque uno di quefti a vostro genio, e
quello, che conoscerete più approposito per il bisogno mio. Mec. Publio
sarebbe più al caso, per. che quantunque egli meno si ricordi delle cose
presenti, conforme sono tutti i più vecchi, ha felicissima memoria nel
ricordarsi delle passate:e poi avendo numerola famiglia, e così bene
accostuinata, saprà anche istruiryı nella educazione di essa. Sem.
Attenderò dunque con anfierà i consigli di Publio; ma faprà istruirini incio,
che riguarda la cura, che si dec avere per conservare la prole con buona
falute Mec. L'esperienza, avuta in molte cõgiunture ad esso accaduce lo
averà facilmente renduto capace, a darvi qualche buon consiglio in questo
ancora; ma non già con tanta esattezza cõforme farebbe chi foffe profeffore di
Medicina. Sem. Sarebbe dunque bene u’interveniffe uno di questi; c
difcegliere tra periti il migliore Merg. Mec. Il vostro Dottore è
pratichiffimo, avendo avuti molti figliuoli, è anche ingenuo, e sò che vi ama
di cuore, onde migliore di ello non saprei sccglierlo. Sem. Così è: or
ditemi, come doverò contenermi nelle nostre conferenze? Mec. Domanderete
quando si presenterà l'occasione tutto quello, bramate di sapere; e non vi
vergognate di fare anche quesiti di poco rilievo ; perche non facendoli,
rimarrete con perplessità in molte cose. Sem. Come si farà per informare
Publio,che al Dott. parlerò io modelimo' Mec. Sara inia cura d'informarlo
di tutto, e già che siamo di primavera potremo portarci al mio giardinetto,
contiguo alle mura della Citrà, ove come disse il Petrarca: Non palazzi,
non teatro, e loggia, Ma in lor vece un abete, un faggio, un
pino, Fra l'erba verde, el bel monte vicino, Levan di terra
al ci el nostro intelletto, E faremo ivi due volte la settimana le nostre
conferenze. Sem. Mà non sarebbe meglio, per approfittarmi prestamente, il
farle tre volte ? Mec. Vicompiacerò anche in questo, purche le
occupazioni degl’aleri lo permettano ; ma voi, Seinpronio, averete già dato
luogo nel vostro cuore a qualche oggetto, perche bramate sapere con
sollecitudine se quefto ci abbia da rimanere,viconsiglierei però quádo ciò
fosse, a spogliarvene prima, per applicare tutto il pensiero a quella, che
converra à yoi, et alla vostra casa, che vientri per meglio stabilircela,
Sem. Non sono determinato ancora, quantunque abbia posto l'occhio in più parti,
onde posso facilmente spogliarmene affatto, e starò con anfietà attendendo
l'avviso del giorno, in cui si darà principio alle nostre conferenze.
DECADE PRIMA CONFERENZA PRIMA Sopra l'elezione della Moglie, e
fue condizioni più ellenziali. Mecenate, Publio, Sempronio, e
Medico. Mec. O notificato à Publio ciocchè voi bramate da esso, il
quale vi copatisce a maggior segno; posciache egli ancora si trovò in un
fimile laberinto,allor che dovea prender Moglie, comc jeri appunto mi disse, e
da lui medesimo sentirere ora con vostra confolazione. Pub. Quantunque
anch'io venifli Atimolato da mici Genitori ad accasarmi andavo nulladimeno téporeggiado
d'effettuarlo;perche apprendeva fosse schia vitudine grande la vita
cognugale, ma la ritrovai, per verità, assai diversa das quello, che io mi avea
figurato ; et efsendo stato sempre mio costume, anche da giovane di regolarmi
col consiglio d'uomini favii, c provetti, mi portai da un di questi mio amico,
che non aveva alcun interesse in cal affare, per consigliarmi seco, fe dovessi
risola vermi a prender moglie, il quale uditas ch'ebbe tale proposta,
cortesemente mi disse: figliuol mio è tempo ormai, che vi risolviate di farlo ;
perche avendo voi già l’età di venticinque anni poiere esser capace d'indrizare
una donna per la buona strada, quantunque aveste sbagliato in isceglierla nelle
cose meno essenziali, e sappiate, che l'uomo savio bene spesso fa divenire la
moglie non dissimigliante da lui, siccome l'imprudente donna precipita l'uomo
poco avveduto : figuratevi alla prima di dover navigare per un vasto oceano
dover essere voi il nocchiere, che guida la nave : sappiatevi ben
regolare nelle [ocr errors] e di [merged small][merged
small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] nelle tempeste, per non sommergervi ; prendetela sana, ben
accostumata, e di buon parentado, non vi lasciate abbagliare dalla bellezza,
dote, e nobiltà; e risolvetevi ; perche quanto più differirete, altrettanto
inaggiore sarà il morivo di pentirvi della tardanza: raccommandatevi al Signor
Iddio, essendo che: A Domino autem propriè uxor bona, come disie Salomone;
procuratela giovane, nè tardate di vantaggio. Sem. Quanto mi consolo, che
vi siete ancor voi trovato in fimile laberinto; e son sicuro, che perciò
compatirete le mie debolezze. Pub. Vi comparisco a maggior segno figliuol
mio, fatevi però animo ; perche quantunque paja la vita conjugale alla prima di
un gravissimo peso, quando però questo viene portato concordemento d'ambedue,
riesce molto leggiero, an. zi foare'; e tal fortuna l'hò sperimenta. --ta io
medelimo. Sem. Vi abbatteste à caso in sì buona compagnia, o pur faceste
preventivos [merged small][ocr errors][ocr errors] diligenze per
isceglierla 2 Pub. Le feci certamente esatciflimus per non operare da
balordo ; perche se per provederci de' cavalli, cani, anzi di vili giumenti si
fanno efatte diligenze', acciocchè siano sani, edi buona rizzi; quattro
maggiormente sono neceffario queste nello provedersi di moglie, come
puntualmente si trova registrato in Tcognide, Canes quidem, a afinos querimus,
• Cyrne, dequos Generofos, cu hec quisque vult ex bona progenie Sibi
parare ; uxorem aurcm ducere malam Ex mala progenie non curat 1. Vir
bonus ; modo fibi pecunias multas 1offerat. * Sem. E qual modo teneste in
farle? - Pub. Avendo posto l'occhio ad una Gentildonga modesta,non diriguale
alla mia condizione, et in età nubile, miraccomunaadai di cuorc al Medico, che
fa. Noriva la mia casa, acciocchè avessesavesle ben Dell'Elezione della Mog. 19
procurato di accertarsi della sua salute, avvertito à non ingannarsi, per non
ave. re a fare ancor esso la penitenza del suo fallo; posciache se fosse stata
mal sana, dovendola curare, briga maggiore gli averebbe apportata; senza
speranza di premio straordinario ; per esserne egli Itaro la cagione, che fosse
entrata in inia casa; ciò però dilli per ischerzo. m Sem. E detto Medico,
come lo potcs va scoprire, se non l'avesse avuta ini cura ? Pub. Penetrò
tanto, che mi bastò, Sum. Com'egli fece ; Pub. Avendo
confidenza col suo Speziale, segretamente cercò nel di lui libro maltro, se vi
era descritto alcune medicamento, servito per effe lei, e non trovandovi cosa
di rilievo, mi disse : ftiamo bene di salute, perche none, si è mai purgata
. Sem. E leu fosse fervita di qualches altro Speziale? Pub. Questo non si
costumava di fare in quei tempi tanto allo Speziale, quanto al Medico.
Una volta, ch'essi erano ftati ammessi, fino alla morte continuavano,
ed'eravamo per ciò ben serviti; imperciocchè con molto amore effi s'in.
tereflavano ne i nostri vantaggi,conforme comprenderete da quanto soggiungerò.
Non si appagò già l'affezzionato Medico di questa fola diligenza usata', mà
volle far di vantaggio, e fu d'abboccarsi col Dottore, che medicava in quella
casa,introducendo seco discorso sopra la poca salute, che godevano alcune
giovani, ch'egli curava, attribuendone la cagione di ciò al poco esercizio,
ch'esse facevano ; e di poi passò à domandargli, di quali rimedij egli si
prevaleva per conservare in salute quella, che doveva appunto essere la mia
futura fpofa, la quale in appareaza mokravas essere più sana dell'altre; cui
replicò, ch'avendo ella sortito un ottimo temperaméto, no aveva d'uopo
dell'opera lua, et in segno di ciò nel mal de vajuoli da ella sofferto appena
cgli vi fu chiamato nel oel fine', tanto la natura le fu propizia,
che senza alcuno ajuto medico fece il fuo corso felicemente; e con questa
seconda diligenza mi accertò della buona salure, ch'ella godeva. Sem.
Questo favore toccherà à voi, Dottore, di farmelo... Med. Non mi ponete
di grazia in Gmile intrigo ; perche non essendo io si avveduto, non vorrei
errare nello scoprire gli altrui difetti : e poi se îi desse il caso, che io
avelli curato quella giovane, l'onor mio n'anderebbe di mezo, discoprendovi la
verità delle cose con, fidateini. Sem. Della vostra avvedutezza punto non
dubito: e poi porrò la mira a qualcuna, che non fia medicata da voi; onde non
mi contriftate col recufare di f.2vorirmi ; perche altrimenti sarete voi cagione,
che io non prenda moglie, noa potendomi fidare meglio di alcun altro in questo,
se non di voi. Med. Per servirvi la vedrò, considererò il suo
temperamento, e fisonomia; B 3 mà mà tante altre diligenze,
praticate per Publio, non vi prometto di firle; perche ora non si costuinano
più molte cose, che si facevano allora. Sem. L'usanze buone non si
debbono dismerrere mai, io mi dichiaro con voi, non per ischerzo, come diffe
Publio, mà con tutto il fenno: che se non sarà fana, toccherà à voi di curarla
senza fperanza di ricompensa, succedendomi per colpa vostra tale
sventura'. Mega Vorrci, Sempronio, che mi mostraste qual privilegio voi
avere più del Dottore di dismettere l'usanze buone; essendo ch'è pur usanza
buona riconoscere col dovuto guiderdone il Medico, il che voi volete
disinertere', obbligandolo di più ad osservare quello, che fa per
voi. Sem. Lo dicevo per animarlo, 20ciocchè lo facesse con più fervore:
non già tutte le cose, che si dicono si fanno. Mec. Questo però non è già
premio, che animi, mà bensì minaccia, che avvilisce più costo ; olore di che
non è già ben ܪ ben fatto di proporre con tanta franchezza
ciò, che non si vuole praticare, Sem. Non parliaino più di ciò; palliamo
al costume ; questo in che dee cons Giftere, avendomi voi significato, non
essere necessario, che la moglie lia garbata, e galante? Mec. Cerra cofa
è, che il buon costume della donna, non dee coolisterer in questo, mà bensì in
aver cura delle casa, in saperla ben reggere, e gover: nare di cui parlando ne?
;suoi Proverbij Salomone diffe : Confickeravit. Jemitas domus fue, panem otiofa
non comedia Ed il Nazianzeno nei suoi documenti che da alle vergini, così dice
Neque domibus cxternis olideas, neque menfis. Ed altrove contro le donne
più del doc yere ornate, così parla . Mos eft mulieribus [res pretiofa]
domi manere [ocr errors] Plurimum, et divinis alloqui sermonibus
Telaque, fufoque ( hoc enim munus eft mulierum)Ancillis opera distribuereservos
vitare, Labiis vincula ferre, oculis,atq;genis: Neq;
pedē exirà vestibula Sepè babere; E Menandro comico greco così dice, Intus
manere mulierem oportet oportet :: Bonam, egredientes autem foras nullius
pretii sunt . Sem. Come scopriste, Publio, che fosse di questo costume la
vostra Conforte? Pub. Avevo in quel tempo un servitore molto affezionato,
et insieme accorto, diedi ad effo segretamente l'incombenza, che lo aveffe
scoperio ; e fi pora tò egli così bene, che in brieve fui informHo
ditutio. Sem.' E come fece? Pub. Conduffe, ove questi sogliono
ricrearsi, un certo fuo conoscente, il quale da molto tempo serviva in quella
casa, e dopo d'essersi insinuato avvedutamente appresso di lui,introdusse discor.
so, come è lor costume, sopra le stravaganze de padroni, et interrogato, che
l'ebbc de cractamenti, che riceveva dal fuo suo, passò alla
giovane, di cui ne diffe un infinito bene, con individuargli alcune
particolarità, le quali denotavano forfe savia, c prudente . Sem. Questi
come poteva essere apa pieno informato delle qualità della gior vane, non
trattando in quei tempi lei padrone con servitori? Pub. I servitori in
ogni cempo sono ftati curiofillimi di scoprire i fatti de'padroni, et anco i più
segreti', come ava vertì Giovenalc. Scire volunt fecreta domis, atque
inda timeri. E siccome sempre vi è stata qualche affezionata corrispondenza tra
essi, e le donne di servigio, onde per questa via, ciocche effi nonodono, ne
offervano, lo penetrano : nè è stato mai possibile, che le donne di servigio
ili fiano astenute dal'non palesare i difetti del: le padrone, almeno a questi
loro favo riti, per mostrare con elli confidenza. Sem. Vi bastò quefta
sola notizia ? Pub. Procurai in oltre rincontrarl24 da più parti prima di
crederla ; pofçiag che che udito efferii da quella casa partita
disguitata una donna, fecidiella prenderne inf rmazione, la quale
contesto le medelime cose,che dette aveva il servitore; ed essendo uniforine à
questo notizie il publico conceito, che di essa fi aveva nel vicinato, mi
appagai del suo buon costuine ie non feci altre dili. genze intorno à questo.
ni Sem Manon sarebbe stato ineglio vi foste informato da qualche Uomo das
bene? Pub. Non lo stimai neceffario, avendo rincontrato da più parti il
medesimo: e poi per dirvela giusta, chi è buonio non è curioso d'investigare
gli altrui difecii; ed anco sapendoli si guarda molto bene dal
publicarli..." Sem. Il vostro Ulisse, Mecenate, sa, rebbe
approposito per iscoprire gli altrui difetti in Mec.. Ma non in questo
affare, perche egli cicala troppo: si ricerca in tale affare chi sia destro, e
serio, che compri, c non venda. Sem. Sem. Palesatemi ora, Publio,
qual modo usaste nell'informarvi della prosapia della vostra Conforte ?
Pub. Vi era in quel tempo un certo sfaccendato investigatore de' fatti altrui,
il quale andava curiosamente cercando le memorie delle antiche famiglie negli
Archivi ; cui feci parlare dau un'amico, è che mostraffe desiderio, tanto delle
notizie della mia famiglia, quanto dell'alcra, con fargli promertere un
convencvole riconoscimento per le sue fatiche'; e per verità in brieve tempo
d'ambidue pose in chiaro quanto circa ad un secolo a poteva tro. vare, e
seorgendo verificarsi ciocchés aveva detto della mia, prestai fedes à quanto
aveva ritrovato dellal, tra; e vedendo, che fiftava quasi del pari tanto nel
bene, quanto nel male's non ini curai fare diligenze di vantag. gio'intorno a
questo ancora potendomi bastare. Sem. Dunque quantunque sapeste, che in
quella viera qualche eccezione, non [ocr errors] [merged small][ocr
errors] non ne faceste caso? Pub. Mà se vi era questa nella mias ancora,
come potevo farne caso, do. vendoci ne' Matrimonj servare uguaglianza.
Mec. Credete forse, Sempronio, che tutti noi descendiamo da Cerari, e che per
non interrotta serie di molti secoli le nostre famiglie siano state sempre
illuftri? Se li potesse ora ritrovare la de. scendenza vera degli Arsaci; e
Tolomei, oh quanti di questi si troverebbero esercitare arti vili, e forse core
peggiori ancora . lo per tal motivo no mi fon punto curato di far ricercare
dell'albero della mia casa, se non l' ulcimo secolo ; e tanto maggiormente, che
un mio amico, il quale si mostrò più curioso di me, bramandolo di due, dopo di
avere speso di molto in ricercare i fatti de'suoi antenati; vi trovò alcune
cose, che forse nulla li piacquero, o fece tralasciare l'opera:solamente queIto
guadagno vi fece, che non milançava più la sua nobiltà, come prima.Som. Di
avere però l'albero della sua casa lo stimo neceffario, affinche i
posteri seguirino i loro illustri maggiori. Mec. Lo credo anch'io, mà
però non conviene farne publica mostra, se uon cui averà trà suoi ascendenti
chi abbia goduta la Sovranità, mediances la quale degnamenre merita la preminenza
sopra tutte le altre una sì illustre famiglia. Potrei riferirvi à questo
proposito ciò, che fece un saggio Prencipe, cui fu presentato l'albero de'suoi
antenati; lo rinirò egli ben bene, et essendoli avveduto, che l'adulazione vi
avca innestare alcune cose ideali, lo fè piantare profundamente in una fund
Villa, atfinche da quello germogliaffed l'albero de'suoi descendenci più
glorioso, essendoche lo fc piantare ivi ad onta dell'adulazione. Med.
Licredo anche utili detti albe. ri per prova della salute goduta dagli
asccadenti ; posciache se il Padre mori ottuagenario, il nonno parimente in età
decrepita, conforme anco l'atavo, ed il tritayo, sarebbe questa una
provas grande della perfetta falure in quella famiglia; e tanto più se questa
si proyaffe ancora per parto delle donne; dove che se fossero morti giovani, e
vi foffero regnati tra eli mali creditarj, farebbe far un cattivo negozio,
d'incftare a piante si cattive la propria. Sem. Riuscirà ora cosa
difficile à potersi sapere i difetti del casato, col quale dov.erò apparentare,
per non esserci più quegli avveduti indagatori dei difetti altrui. Mec.
Non dubitate, perche non ci è questa penuria ; sono stati, e saranno sempre nel
Mondo niolti, a quali premono più i farti altrui, che i proprj, ricavandune da
ciò notabile guadagno ; basterà essere loro grati, perche di quc sto vivono,
per altro ne troverete molti: e poi ci sono ora tanti manoscritti, e libri
anche stampati, i quali trattano delle nostre famiglie, che vi si renderà più
facile di quello, che credete, à Caperlo giusto ; Sc però non averanno,
tore scritto con passione, clivare; il che si difeerne facilmente, non
potendosi mai celare questi canto, che non si scuoprano. Sem. In questo
supplicherò voia favoriemi, avendone già pratica di molte ; Ini mette solamente
pensiere il mor do di scoprire ciò, che accennò il Dor concernente
all'età, che fieno viyuti, et alla loro falute, ed in questo ancora vi prego,
Dottore, che mi ajutiate. Med. Questa non è incombenza di Medico, dovendo
egli cercare i vivi per 'risanarli, se sono infermi ; ma ai morti qual bene
potrà apportare, ricercandoli? Sem. Apporterete à me il bene, le non lo
farcte a defonti, con trovarmi moglic, che descenda da famiglia sana, ed in
conseguenza ancora a miei descendenti. Mec. Il Dottore ha da fare, non
gli date questa briga ; vi voglio inícgnare io il modo per uscoprirlo;
posciache, fc [ocr errors][ocr errors] se la famiglia, colla quale
voi volete app arentare, sarà illustre, e di antica pro fapia, ci saranno tante
lapidi sepotcrali,ove son descritti i fatti degli ascendenti, ed ivi troverete
anche gli anni, che questi vissero; se poi saranno famiglie moderne, l'invidia
farà palese più di quello, che bramerete sapere di cfle, ritrovandosi
ricche. Sem. Passiamo ora all'età più propria d'accasarsi. Mec.
Voi,Sempronio, vorreste essere in un sol congresso istruito di tutto; riferrete
di grazia, che Publio è vecchio, ed il Dottore ha le sue occupazioni ; non ci
abuliamo della loro sofferenza.; e poi non è già vostro vantaggio di far lunghe
conferenze, perche meno a apprendono li troppi documenti, di quello si faccia
udendone pochi per volta; differiamolo dunque alla seguente Conferenza. Conferenze
sopra l’età più propria, e proporzionata di accasarsı ; e quale fia
svantaggio maggiore, farlo prima del tempo conyenevole, ò nella
vecchiezza. [ocr errors][ocr errors] Sempronio, Publio, Mecenate, e
Medico. [ocr errors][ocr errors] Sem. 01, Publio, che avete avuto
fortuna nel vostro accasamento, ditemi di grazia: in qual'età
cravate,quádo prédeste moglie? Pub. Appena io avca terminato l'anno.
vigelimo quinto. Sem. E la vostra sposa qual’età avea? Pub. Era
allora appunto entrata nel vigefimo. Sem. Perche non la prendeste prima?Pub.
Perche non mi pareva di avere acquistato ancora turto quel conosciméto
necessario per far passaggio a detto stato. Oltre di che trovando scritto
questo Sacramento per ultimo, ftimai bene d'effectuarlo dopo l'età stabilita da
conferirsi il Sacerdozio, per non errare. Sem. Ma prendono pur tanti
moglie prima di questa età? Pub. Da ciò forse deriva, che molti fi
lagnano ancora di essersi accafati ; ed è cola facile, che per non sapersi in
quell'età iinmarura regolare con giudizio, e prudenza, incontrino più disastri,
che consolazioni, Sem. Dunque avendo i vecchi più fperienza, senno, e
prudenza de giovani converrebbe aspettarsi a farlo fino all' età fenile.
Pub. Per altri motivi però, apportati da Euripide, non si dee aspettar tanto,
dicendo egli: Et nunc juvenes adhortor omnes, Ne in senecture
nuptias celebrantes [ocr errors] Vix liberos procreént;nec enim
voluptas eft, Sedres inimica mulieri fenex vir, Ed
altrove, Amarus juveni uxori fenex maritus. Sem. Sono però accaduti à
rempi noftri cafi felici ne’vecchi sposati con le giovani, ed hanno avuto
prole. 3 Pub. Questi matrimonj bisogna, che riuscissero assai infelici
anticamente;podi sciacche di Omero racconta Erodoto į nella di lui vita, che
sdegnatoli egli con tro alcune donne,che sacrificavano à Co. rcre
in un trivio, imprecase loro questo o gran male. Audi flavi Ceres precor,
hoc mihi perfi ce votum: Hanc numquam juveni matronam junge I
marito, Sed tremulo fit nupta feni, cui vertice cani Fundantur crines, E
non avendo saputo augurare loro infortunio peggiore di questo;qual felicisà
dunque potranno essi godere? Potrà [ocr errors][ocr errors] effere tal
volta, che le donne di oggidi fieno divenute più savie di quello fossero
allora; o pur,non trovando alcune di esse mariti giovani fi contentino di
quelli, che possono avere, senza contristarsene punto; se pure non è qualche
caso singolare questo da voi riferito, il quale non è sufficiente à formare
Aato. Sem. Bramerei in primo luogo sapere da voi, se debba essere uguale
l'età dell' uomo à quella della donna, per servare in tutte le cose perfecta
uguaglianza? Pub. Appunto per cagione di proporzionata uguaglianza, non
debbono essere ambidue di consimile erà, perche deesi, come ben'avvertì
Euripide regolar questa dalla durazione della fccondità, non dagli anni,
dicendo egli. Malum eft juvenem uxorem adolescenti conjungere. Diuturnior
autem eft marium vigor, Fæmineum verò corpus citiùs puberta. sc deftituitur
. Sem. [ocr errors][ocr errors] Sem. Quefta differenza di età in
che doverà consistere, e quanti anni doverà avere più l'uomo della donna?
Pub. Sopra questo particolare ini persuado, che non si possa dare certa, c
determinata regola;contutto ciò potrà dire il Dottore, quello ch'egli ne
senta. Med. Aristotele pone la fecondità dell'uomo fino all'età di 70.
anni, e quella della donna sino à 50.jma perche ora forse sono le complessioni
deceriorate, e perciò non si osserva, se non di rado giugnere à questo termine,
voglio in ciò regolarmi con quello, che piu } frequentemente suole
accadere,il quale appunto è; rispetto all'uomo incirca al 60.anno; et alla
donna intorno al 40. talmente che nello spazio di 20. anni, confifterebbe
detta fecondità di più o nell'uomo che nella donna.Ciò ftabilito, ogni
qual volta nou trapali in detrá - proporzione il triplo l'età dell'uomo
sempre farà in uguaglianza g rispetto al sempo di poter generare; purche
non C 3 VCI yenga variata da qualche indisposizione
morbofa. Sem. Sicche dunque un uomo di 40. anni farebbe- nell'uguaglianza,
prendendo una giovane, che ne avesse venti? Med. Così è: uscirebbe bensì
da calc proporzione, se la prendesse di 14.anni; poiche trovandoli la donna
nell'età di anni 34.avendone il marito 60. sarebbe già divenuto sterile sei
anni prime di effa. Sem. E se la donna fi accalaffe in età maggiore di
quella del marito, che ne potrebbe seguire da ciò? Pub. Le riuscirebbe
certamente pii facile di fare à suo modo; imperciocche non prendendosi quella
soggezione del marito, che suole apportare di più l'anzianità, disporrebbe, tụtto
à fuo piacere; ed Iddio guardi,che la diffcrenza degli anni foffe tale, che il
marito le potess’essere figliuolo, allorsi, che lo vor. rebbe tenere, e
regolare da subordinato in tutto à se medesima : e poi è da riflet. tersi, che
difficilmente inducendoli ladonna, se nő è molto stimolata dal senso, à
congiungersi in macrimonio con ginvani di tanta disparità; onde in questo caso
soffrirebbe il povero marito per molti capi penc considerabili: solamente
la gelosia, che ne potrebbe ella avere gli i recherebbe tormento grando; olere
di chc, comc vuole Leonide, sarebbe senza prole, e senza moglie,
posciacche egli dice: Conjuge nec frueris, nec frueris
fobole . Sem. Io, che non voglio tanti guai, la bramo più giovane di mie; mà
diremi, Dottore, qual'è l'età competente della donna,per cffer moglic?
Med.La giovane può prendere marito allor'appunto, ch'è atca à concepire, effédo
divenuta già dóna;c può succedere questo alle volte nell'età di 12. anni,
altresì di 13., 0.14.3 e più tardi ancora ; onde in detço tempo porrebbe
divenire sposa. Mes. Sarebbero però quelle di 12., 0 13.anni spose
immature; e non só quanto potessero riuscire buone mogli; poi
che [ocr errors][ocr errors] C 4 che lasciando la conliderazione di
do. versi queste scegliere uno stato nel quale conviene perseverare fino alla
morreu, cd in conseguenza averebbero bisogno di più maturo senno per fare detto
passo: e senza riflettere a tanti disaggi, che ponno incontrare nei primi
parri; doinando, come si sapranno bene regolare col marito, e nell'educare i
figliuoli? Med. Hò considerato anch'io queste difficoltà; mà dall'altro
canto è da riAettersi ancora, che prendendoli così giovanette ; si possono ind
rizare, come li vuole; ed abbiano l'esempio nelle piante, le quali allorche
sono tenere, con facilità grande le poisiamo piegare a nostro compiacimento ;
mà non già questo accade allorche sono indurate VIRGILIO (si veda) parlando di
domar la gioventù, dice, che nell'età più tenera con più facilità
succeda. viamque infifte domandi, Dum faciles animi juvenum, dum mobilis
ætas. Mec. Io mi maraviglio, che. voi co [ocr errors] me [ocr
errors] me Medico non vi opponiate 'a maritag: gi di età si tenera, potendo
meglio di chi non è vecfato in medicina conoscere il danno, che possa apportare
alle cenere giovani similc mutazione di stato Med. Non vi maravigliare di
questo, perche noi circgoliamo nel modo di vivcre colle consuetudini de?
paefi', insegnandoci il nostro Ippocrate, che: dandum fit aliquid regioni, et confuetudini;
e non per questo, che qualche.caso liano seguito funesto, debbong esse variure,
essendoche cziandio consimili cali fe, guono nelle più adulce, pericolando
queste ancora ne parti. Mec: Lasciamo le consuetudini dan parte, e dicemi
di grazia, se inariterelte una vostra figliuola in età si tenera? Med. Ci
penserei alquanto, et anderei procrastinando il trattato, fin tanto che li
assodasse un poco più negli anni; c tanto maggiormente, se non fosse ben
complessa; poiche non vorrei, che nel cominciare si prestamente à far figliuo.
li, quello, che dovesse andare in suo [ocr errors] crc [ocr errors]
crescimento, G.deviasle altrove..' Sem. Si differiranno facilmente quefti
maritaggi, per non ispropriarsi della dote, e voi alori Medici, che fiete
renuti alquanto interessati, forse per ciò differirete di effettuarli. Med. Non
fiamo però sì ftolidi, che non riflettiamo, che la dilazione non paga debito, e
che questo fodisfacendosi fpedicamente ci libera da cravagli di doverlo pagare.
Sem. Qual'età voi realmente credere più propria da prendersi marito? Med.
Se la giovane goderà prospera falute, mi persuado, che intorno al vigelimo anno
lia la più convenevole ; le poi foffe gracile, si potrebbe anche in. dugiare
qualche anno di più, per meglio ftabilirsi; purche non paffalse il vigefimo
quinto; ftantccche facendoli talri. soluzione di accasarsi, per godere prole
sufficiente alla conservazione della fami. glia, ciè d'uopo di figliuolanza,
che fopraviva, e ci fiano ancora de'maschi, e ciò nello spazio di 20. anni di
fecons [ocr errors][ocr errors][ocr errors] dità si può commodamente
ottenere. Semi Talmente che, chi bramasse di avere più numerola
figliuolanza,gli coverrebbe prendere una giovane di 15. anni? Med. Per
istabilire bene la sua casa, non fi dee solamente procurare il nuinero
defigliuoli, mà ancora la robustezza, e vitalità de'medefini; e questi,co. me
vuole Aristocile nella sua politica, nascendo da padri giovanetri, sono di poco
vigors, almeno i primogeniti, i quali fogliono per lo più accafarsi. Quindi è,
che TACITO (si veda), ove parle de'costumi de'Germani, dice; che tras essi le vergini
fi maricavano già adulte, cche perciò passasse ne'figliuoli la robustezza dei
genitori. Sem. E l'età dell'uomo più congrua di accasarsi, quale sarà
? Med. Quella appunto, che si contiene erà lo spazio di 25., 30 anni; quando
ciò da altro impedimento non venga ritardato. Mes, Lo credo anch'io, che
da molte cagioni potrà essere ritardato: im. percioche, se averà egli
impieghi,i quali richiedono applicazione grande, e non si troverà
sufficientemente proveduto di beni di fortuna, per sostentare la famiglia; fe
non goderà salute competente; se in casa averà molte sorelle, e madre in
particolare, che fosse donna risentita, in questi casi doverà indugiare a
farlo, fin tanto almeno, che si troverà in istato più opportuno, non essendo
convenevole porli sotto ad un giogo di questa forta con simili impedimenti
svantaggiosi alla quiere conjugale. Semi Vorrei sapere, quali danni
risulterebbono, s’io tardasli a prender moglie fino alli anni 35. Mec. Se
voi tarderete tanto, temo, * che non la prenderete più, e per ducor motivi:
primièramente perche trà tana to facilmente' vi potreste deyiare, cd
abbattendovi in qualche donna scaltrita, saprà ben'ella distorvi da tal penfie
ro con le sue arti; e guai a voi, le fi af fomigliaffe questa a quella donna
impu dica,descritta da Salomone al 7. dc' suoi Proverbj, la quale ;
ornatu meretricio prçparata ad capiendas animas; e con quali artificj !
victimas pro faluse vovi, hodiè reddidi vota mea ; idcirco egreffas fum in
occursum tuum, defiderans te vin dere, e reperi ; intexui funibus lectulum meum,
ftravi tapetibus pietis ex Ægypto, aspersi cubile meum mirra, a aloe br. E poi
trovandovi in quell'età, farà facile, che comincierete a rifertere sù
l'incertezza di poter'invecchiare, e facilmente direte ; come anderebbe allora
la niiafamiglia séza’l mio stradaméto;qual pensiero, se non vi distogliesse
affitto, vi renderebbe almeno irrisoluto nell'effettuarlo; onde farc à mio
modo, risolvetevi, e non procrastinate di vantaggio: perche altrimenti vi
seguirà cioco ch'è accaduto à me medeliino, che mi fono invecchiato senza
successione. E sapere, che diranno di voi le donne, elsendovi avanzato negli
anni? Questi è vecchio, che ne vagliamo fare? E perciò converrà allora,
volendola prendere, accommodarvi a chi troverete, con le condizioni che da
ella vi saranno date; dove che adesso farà a vostro modo quella, che vorrete
prendere. Sem. Questo certamente sarebbe svantaggio grande per me; laonde
non bisognerà perderci teinpo. Pub. E tanto più sollecitamente vi
risolverete,sentendo li pregiudizj grandi, ricevuti da cui tarda moltó a pren.
dere moglie,i quali sono anche maggioridi quelli, che possono accadere à chi lo
fà prima del tempo. Sem. Quali sono, Dottore, questi Matrimonj fatti
prima, ò più tardi del dovuto tempo? Med. Li preventivi sono; se un
giovanetto fi accasaffe in età di 15.9 16. anni; e li tardivison quelli, che si
fanno, allorche tal’uno è divenuto già veça chio, Sem. Quali danni
apporterebbe ad un giovane lo accafarli di 15. anni? Med. Questi accompagnandosi
con, una giovanetta coetanea, non saprebbe [ocr errors] regolare le sue
operazioni; c s'egli in quello primo fervore fregolato pregiudicaffe allo
proprio individuo, quanti svansaggi ne riporterebbe? E qual'indi. rizzi sarebbe
capace di dare a suoi figliuoli, avendo egli bisogno di chi lo dirigeffe? E
stando tuttavia in crescimeto, defraudandofi questo per il diyiamento della
miglior parte del suo sanguc iinpiegata nella troppo sollecitas generazione,
come potrebbe convertirli in suo beneficio ? Oltre di che noll possono fperarsi
frutti perferti da simili piante, le quali non sono arrivate an. cora alla loro
perfezione, Pub. Aristotile nel 7. della sua Politica fà sopra di questo
un'ottima riflerfione ; cioè, che fimili figliuoli, che pajono quasi coetanei a
Padri, poco rispetto portano loro, querclandofi sovente sopra il governo della
casa contro di efli. Med. Ci sono però alcuni cafi, che debbonsi
eccettuare dall'accénata regola, e tra questi sono quelli unichi,
cd [ocr errors] ed antichi rampolli di qualche illustre, e ricca
famiglia, che per non vederlas estinta, fi procura in età tenera di accafarli.
Siccome ancora, se si vedesse un giovanetto ben complesso, che comincialle a
deviarhi, non avendo chi lo tenesse a freno;onde per non vederlo precipitare,
converrebbe accasarlo, senza indugiare di vantaggio ; ed in questi casi li
doverà prendere un'altra inisura, competendo loro piu tosto una saggias
giovane, che avesse qualche anno di più di loro, affinch'essa regolaffe alcune
operazioni concernenti alla salute, potendo la moglie saggia molto adoperarfi
in fimili affari. Sem. I poveri vecchi allorche foffero robufti, perche
non potrebbero divenire fposi anch'elli? Med. Perche, conforme dice
Euripide. Sed, aut feneétus Veneri valere jubet; Aut Venus senibus
molefta eft. Onde per tal cagione si accelerarebbero la inorte, çssendo anche
potenti, e ritrovandosi inabili a questo, si contristerebbero per molte
cagioni:primiera- mente per essersi accinti ad un'impresa, nella
quale non riescono abili perlochę verrebbero anche derisi,e beffeggiati
da giovani, e per non vedersi corrisposti dalle loro conforti con
quelle maniere cortofi, ch'elli vorrebbero, e final mente per
essere privi della bramatas. prole, come descrive VIRGILIO (si veda): Nec
dulces natos, Veneris nec prçmian noris. E vi parc,che questi
poffano vivere con- tenti? Con ragione dunque Blepirone appresso
Aristota ne diceva: -Heu, mihi infeliciis qui senex.
cxiftens duxi uxorem. E Menandro esprimendo le fvcnturc de?.
vecchi amanti, così fayella: Nurde miferius poteft daramante
Seine, Hifi alius fenex amans; Nam, qui frui cupis rebus, à
quibus Propten tempus, quomedò ille non mi Jerefte),
06.01.10 D Mere [ocr errors][ocr errors] arasiit
Mec. Ia questo li credo infelici anch? io, leggendo in Catullo: Er fenis
amplexus culta puella fugit. Ed in Arenco ciocche disse Teognide, ch'è
appunto. Sero Viro juvenis uxor magna calamiras. Cymba fine anchora,
effractisq; Tudensibus. Pub. Udite ciocche dice Plauto di questi: Tum
capire cano amas fenex nequif fime? Si unquàm vidiftis pictum
amantem, bem illic eft. Ed OVIDIO (si veda), ch'era informatiffimo de'
genj delle donne di quei tempi, così ebbe a dire: Que bello eft habilis, Veneri
quoque convenir, stas ; Turpe fenex miles, turpe fenilis amor. Quos
petiere Duces annos in milise aforit Hos petir in focio bella puella
viro. Laonde, qnando a vecchi venitfe in fantasia di preader moglie, a
configlino con 2 con ORAZIO (si veda), il qualc dice:
Intermiff - Venus diu Rursùs bella moves:parce precor precor, : Non fum qualis
eram. Sem. Riceveranno questi certamente, prendendo moglie, svantaggi
affaimag. giori di quelli, che incontrano i giovanerti? Med. Senza fallo;
posciacche questi, crescendo loro con gli anni il senno, u la robustezza, vanno
incontro al tempo migliore ; dove quelli sempre più u precipitano nel più
miserabile: or re dere voi, Sempronio, che danni apporta il diffrire
tanto lo accasamento Mec. Ho conosciuto però un vecchio, il qual, essendo
caduto nelle reti di Venere, piangeva dirottamente la sua sventura; e volendolo
io confolare, persuadendomi, che li lagnasse dell'errore commesso; cgli mi
rispose : oh che fallo hò commiffo io a non prendere moglic, quando era
giovane! poiche fe valoroü so mi son portato nell'età inaridica della un
vecchiezza, quanto più farei stato nel, [ocr errors] 2 la verde
giovenile? Gli replicai però: guai à voi, se in quel tempo foste stato così
dedico à fimilc piacere; posciacche vi averebbe farro inyecchiare prima del
ecinpo; dicendoli dell’ainor lafcivo. Ef juvenis juvenes, qui facit ille
fenes. E per meglio illuminarlo gli apportai l'iscrizione sepolcrale di
Menelao, ch'è questas Inter opus medium lafcivå mørte for lutus; Hic
fitus eft, dom init jam Menelaus bumum; Qui blande. Veneri visa
facraverat Haud aliter vitam ponere juffus eraf. Sem. Or ditemi: questa
uguaglianza come dec essere nelle altre cose? Pub. L'esamineremo in
appresso. [ocr errors] [ocr errors][merged small] CONFERENZA
[merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Dove si mostra,in che cose sia
esenziale l'uguaglianza nei Matrimonj; quali svantaggi
nascano dalle disuguaglianze in queste. Sempronio; Publio,
Mecenate's Medico. M [ocr errors] Sem. I persuado,
Publio, che non essendo seguite trà voi, clas voftra conforte, al. tercazioni,e
discors die, averece goduta la sorte di una perfectisfima uguaglianza in
tutte le cose. Pub. In tutte è impossibile poterlos ottenere ; bafta
solamente, che difuguaglianza non sia nelle più esenziali, nelle quali
certamente fui fortunato,ef. fendo di verificato in me il Proverbio di Salomone:
Qui inuenit mulierem bonam, invenis bonum : du auriet jucunditatem à
Domino Sem. E queste quali sono? Pub. La prima è il genio buono
uniforme in ambidue: e questo non potrete credere, quanto mai trà noi foffe
reciproco; poicche, quanto io volea,senza repugnanza alcuna cra grato anche ad
effa ; ed in quello poteva immaginarini, che fosse stato di sua sodisfazione,
ci concorreva anche la mia, à segno, che delle nostre volontà, sen'era formata
una sola ; onde di noi con ragione si poteva dire, ciò ch'è registrato
nell'Ecclesiastico al 25.,ch'è grato à Dio, ed à gli uomini: Vir, et mulier
benè fibi confentientes . Sem. Sicche dunque se vi potevate immaginare,
che avesse deliderato un, bell'abito, ò una nobile Stufiglia allas inoda, voi
l'avereste compiaciuta prontamente Pub. Non desideravano le mogli queAte
cose in quei tempi, ne'quali non costu. [ocr errors] costumavano;
bramavano bensì di avej re provisioni abbondanti di lini, cana pc, e
cottoni per farne lavorare copio se biancherie ; di vedere fatte le
provi. i sioni à tempo debito, di quanto bisogna per servizio di casa cutto
l'anno; di avere otrimi maestri per istruire bene i figliuoli; e servitù
fedele, e benc accoltumata. Sem. O tempi felici: non poteva io essere
nato allora! Pub. Ed io vorrei trovarmi giovane in questi coll'uso di
ragionc, cd esperienza, che godo: Sem. E la seconda quale sarà? Pub.
Che questo genio uniforme fi ftabilisca sopra le virtù cristiane, e morali in
primo luogo; c di poi in tutto le altre cose utili per lo stabilimento della
casa,cd in queste è stata veramente seinpre singolare; imperciocche vedendo,
che bramavo di sodisfare all'. obbligo, che corre ad ogni benestante, di
sovvenire i poveri, essa ancora facea le sue parti con mia somma
consolazio D4 ne; ne; e nel rimanente vedendomi artento agli
affari domestici, s'ingegnava per quanto poteva, di sollevarmi in molte cose;
talmentecche hò sperimentato in me ciò, che diffe. Appollonide: Certè inter
homines Non aurum, non regnum, non divitia. .. rum luxus Voluptates tam eximias
prebent, Quam buni marici, et uxoris pia Volunt as jufta, et legitimè
affecta. Sem. Lo credo anch'io[facendo voi cosi]che potevare godere una
perpetua felicità. Pub. E voi ancora la potrete godere, se farete il
medesimo. Sem. I tempi calamitofi, ne'quali siamo, non lo
permettono. Pub. Se dipenderà da tempi, converrà avere pazienza ; perche farà
irremcdiabile; mà se dipédeffe poi da voi,senza fallo potrete porvi rimedio:
or'vediamo,da chi dipenda. I tépi calamitofi dāneggiano co carestie,
pestilézcguerre, terremuoti,c tempeste ; c queste non effens
20 [ocr errors] effendoci ora crà noi, come possono corbare il
regolamento della propria casa? Onde vedere, che dipende da noi', non da tempi
; dunque à torto vi lagnate de'tempi ; essendo voi, non cfli l'origine della
vostra infelicità; e se poressero questi parlare, direbbero in loro dif colpa:
voi ci calunniare à torto, per ricoprire i vostri mancamenti; perche vi piace
tale modo di vivere, e vi dilet. ta, quanrunque ne moftriate un'appa.
rente rammarico. Sem. Si pratica oggidi fare diversa. mcate d' allora i conviene
accomodarli ai più: bisogna averci pazienza. Puh. Questo è un pretesto
peggiore i dell'antecedente; perche voi conoscere, che fate male; ed
avere la cognizione, che non facendolo fareste felice; porche dunquc lo fate,
dipendendo da voi il farlo, ò non farlo? Ohcecità ! volere piuttosto effere
imitatore di chi voi conofcete; che faccia male, che di quellig che operano
bene; e poi, se voi dite che ci vuole pazićza,perche vi
lagnate? Som. [ocr errors][ocr errors] Sem. Operavano allora cutti
in questa forma? Pub. Io non andava cercando, se vi era caluno, il quale
diversamçare operaffe ; perche volendo prendere l'esempio da chi lo faceva ;
questi solamente rimiravo, per imitarlo. Mec. Sempronio mio, non vi
avanzate più oltre in questo, perche Publio. vi convincerà di vantaggio; e vi
farà anche conoscere, che i vecchi non sono storditi, conforme alcuni credono;
efsendo che al parere di Plutarco;la mente in vecchiaja ringiovenisce.
Sem. Vi è altro trà le cose neceffarie. da fervarli uguaglianza? Pub.
Nella ftatura ancora ci vuoly, se non totale uguaglianza, almeno proporzione ;
posciacche, se sarà la spora pigmea, ed il marito gigante, se ne avyodrà ella
ne'parti, ed in alere segrete occasioni ancora ; laonde à questo proposito parla
OVIDIO (si veda): Quam male inæquales veniunt ad aran tra juvenci,Tam premitur
magno conjuge nuptas minor. : Sem. Sarebbe dunque bene prendernc prima le
misure di ambidue per formarne una giusta pariglia. Pub. Non è ciò
necessario, nè conve. niente ; perche coll'occhio ancora fi può discernere la
notabile disuguaglia, za. Debbo ancora avertirvi, che li rim cerca la
proporzione de'beni di fortuna; ? perche se vi apparentaste con gence mi
lerabile, alla vostra casa coccherebbe il mantenerla: altrimenti non vi sarà
pace con vostra moglic; perche la vora rà soccorrere di nalcolto, sc non potrà
farlo palesemente. Sem. E la Nobiltà dee entrare ancora essa trà le cose
necessarie da ugu2 gliarli? Pub. Questa uguaglianza non è ftia mata
essenziale, secondo il sentimcnto i di Platone, registrato nel tive del
suo Regno; ovcper teffere la tela della buo. na discendenza, cgli procura
di moa strare, non ricercarli cosa più effenzia, le [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] ke ne'maritaggi, che d’innestare le virtù
; per esempio, al temperamento forte unire il moderato : onde potendo questa
unione formarsi con inferiori di condizione ancora ; non si ricercheranno nè
ricchezze, nè poffanza, nè altre credute dal mondo vantaggiofe condizioni, per
tesserla a suo dovere; come appunto lo fà contesfare à Socrates; perche egli
considera talc affare in ordine al bene univerfale, non particolare di ciascuno
; persuadendosi, che congiungendoli in tale forma, fi potesfc porre il mondo in
migliore consonanza. Ed in conferma di questo, cade in acconcio la bella
concione, fatta dawa Camulejo Tribuno della plebe l'anno 310. ab Urbe condita,
la quale viene riferita da LIVIO (si veda); e dimostra questa con vive ragioni
tutti quei vantaggi, che possono apportare i maritaggi scambie. voli trà
nobili, c plebei alla Republica. Io però mi persuado, che più decoroso fia,
secondo l'apparenza del Mondo, fceglierla non plebca. Mec. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Mec. Voi
dice benc, Publio ; malo colla nobiltà fosse unito il mal costume scegliere te
forte piuttosto una Meffalina, che una ben'educara, c prudente plebea per
vostra consorte? Pub. Questo poi nò ; perche in tale caso mi perfuado
minor caccia, porerne ricevere, sposando una plebea, la quale col suo buon
costume,.c fenno, in brieve tempo fi farebbe conoscere non dissomigliante à
quelle nate nobili; doveche la nobile mal’educata, e viziola, degenerarebbe in
plebea fenza fallo. Mer. Vedete dunque, che la sola nobiltà non dee attendersi,
mentre voi medesimo la posponere al buon coftu. Sem. Vi sono esempj di
nobili savj, che abbiano sposate giovani ignobili? Pub, Molcillimi. Vifu
Teodofio lin. peratore, il quale antepose la figliuola di un povero Filofofo à
cutte le più nobili, riconoscendola meritevole di tale grandezza, per la fua
buona educazioac. Ed Abramo che desiderò, volen do [ocr errors]
1 70 me. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] do prendere
moglie? Uditelo das. Ambrogio: Difce quid in uxore queratur : "Non aurum,
non argentam quafivis Abraham, non poffiones, fedt gratiam bons indolis :
lib.i. de Abr. Sem. Nella bellezza, ò deformità fi dovrà cercare
proporzione? Pub. Qualche forta sarà bene di procurarla ; perche, fe
diforme sarà il inarito, c bella la moglie, dirà ogni rivale, ammirato di
questo; con Virgilio : Mopfo Nisa datur, quid non fperemus amantes! !
Oltre di che in un continuo tormento di gelosia fi ponc, chi la prende éon
fimile disuguaglianza; e tanto maggiormente, dicendo Giovenale : Rara eft
concordia forma, Atque pudicitia. 21 che viene anche confermato dal Petrarca in
tal guifa : Due gran nemiche erano insieme ago gionte: Bellezza,
ed'oneftade Oltre di che poi [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Fastus
ineft pulcbris, fequitur superbiaus formam. Sem. Nelle ricchezze fi
dee cercare od uguaglianza? Pub: Quella appunto, che fu detta i dell'ecà,
cioè, che sempre fiano ad una certa proporzione inferiori quelle della
cala, con cui volete apparentarvi, perche, come disse ben Marziale:
Inferior Matrona fuo fit, Prifce marito, 4 Non aliter fiunt femina,virque
pares. Sem. Sc uno volcffe prendere moglic in lontani paesi, e di diversi
linguaggi, indurrebbe questo disuguaglianza alcuna? Pub. Forse che si,
quando non s'incontrasse donna di gran fenno; perche il costume, e modo di
vivere differenti, prima, che si accomodino a quelli, che troveranno, possono
fare nafcere molti diffapori ; se pure potranno mai uniformarli; come ne
dubitano Emilio Probo: Non cadem omnibus funt honefta atque turpia, fed omnia
majorum inftitusis, judicant ; nemaque nibil rectum puosat, nifi quod patriæ
moribus convenit. Ed Ovidio così canto: Nefcio que nasale folum dulcedine
cun stos Ducit, immemores non finit effe fui. Beo'è vero però, che in
quei luoghi, fe Veducazione delle giovani fosse mi gliore di quella del
vostro paese, forse che potrebbe questa accrescere vantaggio a voi. Sem.
Se il marito farà dotto, indur. rà disuguagliáza l'effere la moglie ignorante
Pub. Anzi più tolo disuguaglianzas apporterebbc, fe fosse dotta, ed
erudi-$perche come vuole Giovenale; Non habeat matrona, tibi qua
junctae recumbit Dicendi genus, aut curtum fermones rotatum. Torqueat enthimema, nec
biftorias soins ? omnes, Sed quædam ex libris, non intelli. Ed udite, come dice l'Ecclesiastico di
ques [merged small][ocr errors] queste al 28. Lingua tertia mulieres vin
ratas ejecit, o privavit illas laboribus fuis; Qui respicit illam non babebis
rea quiem, nec habebit amicum in quo requieJoar. Mec: Posso a questo
proposito riferire ciò, che è accaduto a tempi noftri. Vi tù un dotto
Jurisconsulto, che aveva una sua figliuola, e volle addottrinarla nelle materie
legali,cd avendo acquistato detta giovane molta perizia in esso le
convennc,morto il padre, prédere, inarito, e si trova la povera giovane
talniente confusa nelle faccende domestiche, che si pentiva grādemente di avere
applicato allo studio, dicendo: che mi serve ora di sapere le leggi, non avendo
įmparato quello, che mi conviene fapele per governare la casa? Sem. Già fu
parlato della uguaglian. za, o proporzione, ch'essere dee tra l'uomo, e la
donna intorno all'età; ina se portasse la necessità, che un attempato unico della
sua famiglia dovesse prédere moglic, pornon lasciarla cftinguc: E
[ocr errors] re re, ditemi, Dottore, quale sarà l'età, se non
proporzionata, almeno più fe. conda della donna, con cui dovesse con.
giungersi Med. Quella, nella quale più facilmente li concepisce, ch'è tra
i venti, e li venticinque anni. Sem. Orsù Mecenate risolviamoci ambidue a
prendere moglie, potendo ogn' uno di noi provedersela della medesima ctà, e non
permettere, che la vostra famiglia si illustre fi cftingua in voi. Mec.
Crede essermi già bastantemente spiegato nella prima conferenza, ma voi non
avete capito le mic raggioni, tornando la seconda volta a configliarmi 'l
medesimo, con mostrare premura maggiore per la mia descendenza, che per me;
onde vi torno a dire, che nella mia età non è più convencvole lo aceafarli;
dicendo Euripide: Verùm fonecta jubet valere Cypridem, Et ipfa rursus
senibus infensa est venus. Quindi è, che Sofocle interrogato allorch'era già
vecchio s'egli esercitava [ocr errors] a più gli atti venerei: Iddio me
ne guardi diffe, che io mi sono guardato un pezzo fa da coresti, come da
una impetuofa, e violenta tirannide, Valerio Mallimo lo riferisce. Sem.
Io ne domando scusa, dichiza randomi non averlo detto a questo fine, Delidero
ora faperc i pregiudizj; EI che apportano ne' matrimonj le disus guaglianze; ed
in primo luogo; fe faranno di genio differenti tra loro. Pub. Dice
Salomone: Melius eft habitars in terra deferia, quam cum mulieu rerixoja,
litigiofa; onde vi potrete i figurare di vedere la casa piena di con
fufione, ove regnano genj differenti; pofciache ciocche vorrà il marito,
ve nendo ad essere disapprovato dalla moglie, onon fi effettuerà, o per
la meno I in qualche parte verrà variato, e que Ito medelimo darà
occafionc à discordie perpetue tra effi, fe il marito non averà la prudenza di
Giove, cui Giunone si opponeva sempre come vuoo le Omero, Dum
moliuntur,dum comitur annus est. Sem. Ed il rimedio per questo, quaEin le
farebbe? Pub. Lo diremo a suo tempo. Sem. Ho conosciuto marici alti
due palmi più delle mogli, e il doppio più i grossi, ne da questa
disuguaglianza ho veduto seguirne inale alcuno. Med. Ed io ; che fon più
vecchio di voi, ho medicato più d'una di questo nel tempo, che stavano per
partorire, ridotte a termine di morte, per non poter dare alla luce i loro
figliuoli, se non dopo alcuni giorni, e coll'ajuto del Chirurgo, e di
queste, alcune sono pei rite. Succederà a quelle di avere parto felice
che nella gravidanza avendo fi avuta inappetenza grande, il feto si sarà
poco nudrito; e perciò rimanendo picciolo, questi non averà ftentato ran
to nel uscir fuori; o pure la cassa del o corpo della madre, con quanto è
neces sario, per rendere meno difficile il parto, sarà stato in queste
proporzionato al bisogno. Ma preventivamente alcu [ocr errors] ne di
queste cose non costumandoli ri. conoscere tra noi, conforme appresso alcuni
popoli li faceva, e perciò, per esimerki da tal pericolo, conviene riAeterle
prima del maritaggio, toccan. do questo a'padri di famiglia. sem. Sc un
bel giovane prendeffe per moglie una donna deformc, che male potrebbe ciò
apportare? Pub. Niuno, quando però foffe egli fodisfatto, e la donna
fosse prudente, e non l'avesse presa per cagione di grofsa dote; perche si farà
quest'invaghito delle sue rare qualità, ed averà egli facilmente appreso da Salomone
ne' suoi Proverbj, che: Fallax gratia, e vana eft pulcritudo: mulier timens
dominum ipfa laudabitur. Sem. E se il motivo di prenderla foffe Itata la
dote Mec. Seguendo per lo più simili deliderij in giovani, i quali
penuriano di beni di fortuna, la pace tra essi dyrerebbe lintanto, che la dote
foffe in picdi: mà appena consumata questa, allo. ra 1 [ocr
errors] racomincierebbero reciproche doglian. ef ze; quelle del marito
sarebbero, diri. trovarsi vicina la moglie deforme, e della donna di non
vedere più la sua dote, Caduceo di pace tra di loro. Sem. Dandosi però
vincolata, ciò non potrebbe seguire. Mec-Non si può ottenere questo in
limili disuguaglianze ; perche vogliono tali sposi libero il danaro, per vincolarsi
cili colla deformità della moglie, finche dura la doce. Sem. Non so capire
perche s'abbiad d'apparcntare con casc men facoliose ; perche questo apporterà.
svantaggio nella dote. Pub. Ma però quiere maggiore, ove entrerà limile
sposa; perche quella giovane, la qual’esce da una casa, ove con gran laurezza
viveva, difficilmente potrà acomodarli alla vostra, ove 1101 i potrete con quel
fasto trattarla; onde da ciò ne nasceranno amarezze continuc; o pure
(arece forzato, volendola consolare, ad impoverirvi prestamente. E4
Sen. of [ocr errors] Sem. Il prendere una moglie nata in paesi
lontani potrebbe forse recare gran vantaggio ; perche non avendo parenti
vicini, sarebbe più ossequiosa al marito, nè lo disgusterebbe, e ciò farebbe
felicità grande. Pub. E voi credete, che 'l Padre fia sì sciocco, che non
penserà ancora di raccomandarla à chi lia d'autorità, acciocchè le assista in
caso di bisogno? c quando avesse cgli difetrato in questo, credere voi, che chi
parte dal suo pae. sc, sia così insensata di non sapere col suo ingegno trovare
chi la protegga in un suo urgente bisogno? Qual patrocinio cal volta sarà molto
più autorevole; ed efficace di quello, potesse ricevere da suoi congiunti: non
v'invaghite di straniere, se non in caso, che mancare sero donne del paese, ove
voi dimorate. Mec. Sono andato più volte rifectendo, che non sarebbe
forse svantaggio lo sceglierla, non dico da paesi remoti, ma da città
convicine, e mi ha mosso que in questo pensiero Giovenale, con
dire Malo Venofinam, quam te Cornelia [ocr errors][merged small]
Grascorum, fi cum magnis virtutibus be affers Grande supercilium, et numeras
in dos be te sriumphos ; id Perche queste riescono più docili, eve
nendo in città più nobile, gradisco no ?: quanto si fa loro, più delle proprie
cita tadine, e fogliono ancora eslerc meno dedite al luflo, Pub. Vi sono
le sue difficultà in queste i . ancora . Imperciocche Carone, con e tutto
che fosse uomo sì faggio, quanti di guai ebbe con la sua moglie Acrorias I
Paola, quantunquc povera, e nata in ¿ un villaggio ? fu questa superba, vio2
lenta, e debole di mente. Laonde a tal propofito S. Girolamo lib. 1. in
Joviniznum diffe; Nequis putet si pauperem dy xerit fatis fe concordie
providili &c. E bij maggiormēte ora che il lusso ha polto il piede da
per tutto; ne crediare che vorranno vestirc con minore pompa delle E
2 Fu [ocr errors] Junonem autem non adeo accuso, neque irafcor,
Semper enim mihi consueta eft impedire quidquid intelligo, Sem. Ma quale
rimedio ci sarebbe in questo caso per fuggire le discordie? Pub.
Conoscendo' voi il costume di vostra moglie, che sia di contradirvi, come
espresse Terenzio, Novi ingenium mulierum Nolunt ubi velis, ubi
nolis Cupiunt ultro. In questo caso ordinate tutto l'opposto di ciò, che
bramare, per esser ubbidito. Sem. E se avesse poco fervore nellas pictà, e
trascurassc alquanto gli affari domestici, scorgendo quancunque suo marito
attcntiffimo a tutto? Pub. Sarebbe segno, che avesse altre cole, credute
da essa di premuras maggiore di queste, che le andasse. ro per la mente; perche
non si trascurano affari si rilevanti, se non da quel. le, di cui disse
Terenzio; ciccadine, se non s'incontrerà in savie, c prudenti. Sem. Mi
piacerebbe di avere una moglie, la quale mi sollevasse con qualche storietta ;
perche dunque il fatirico dice: Nec historias feiat omnes? Pub. Perche,
con sapere le donne molte storie, essendo cosa facile il poterG abusare di
qualcuna di esse, niun vantaggio vi apporterebbe; e sappiate che ci sono libri
molto lascivi, i quali non comple in conto alcuno, che da esse si leggano,
confessando tal verità Ovidio medesimo quantunque fosse impudico, con dire:
Eloquar invitus, teneros no tange poetas, Summoveo dores impius ipfe
meas. Callimacum fugito non eft inimicus e mori, Er cum Callimaco tu
quoque Coe noces . Carmina quis potuit tutò legifeTibulli ? Veltua, cujus Opus,
Cintia fola fuit ? Quis potuit lecto durus difcedere Gallo? Er mea, nefcio
quid, carmina tale fo E [ocr errors] [ocr errors] E poi due cose
non si possono fare: die vertirsi nel leggere, e reggere la casas; e
dovendo a voi premere la secondands ( conviene ch'essa abbandoni la prima ;
¢ sappiate, che Giovenale dice a questo proposito Quis ferat
uxorem,cui conftent omania? Mer. Plutarco però dice, che sarebbe di
profitto al marito d'istruire la moglie nella geometria, ed in alire cores o
dottrinali, ed onoratissime ; perches ď allora si spoglierebbe affatto delle
leg. gierezze, e vanirà de pensieri, e si aAterrebbe dal
danzarc, Pub. Che la moglie s'istruisca nei buoni documenti morali, e di
pietà da mariti è cosa ucile, e lodevole; maw, che s'impieghi ad
apprendere la geomei tria, quando fi trovare inadre di più fi: gliuoli,
non so come le potesse riuscire avendoli d'intorno, per lo strepito ch'
delli fanno; se poi fi allontanaffe da elli, ecco che l'educazione loro
anderebbe a male. Sarebbe ciò solamente tollera. bile in una donna itcrile,
avendo servis tà tù sì buona, della quale si potesse ad chiusi occhi
fidare, per divertirsi con tale scienza, c passare la noja che le recherebbe il
trovarsi senza figliuoli; per altro se abbiamo d'aspettare, che las geometria
tolga la yanità donnesca, regnerà questo difetto per sempre nelle donne : e poi
la mia moglie, che nulla sa di geometria, odia la vanità, ed i balli; dunque
possono fuggire detti vizi quelle ancora, che non sono geometre. Sem.
Vorrei sapere distintamente, che cosa fia questo matrimonio; perche dovendomi
accasare bramo di esserne informato, per non operare alla cieca in così
rilevante materia? Mec. L'udirete da me nella venturas
conferenza. CON [merged small][ocr errors][ocr errors] Sopra gli
antichi costumi, praticati apprello alcuni Popoli per la
generazione; e se sia più vantaggioso lo scoprire scambievolmente i proprj
corporali difetti, prima di sposarsi, o l'occultarli. Mecenate,
Sempronio; Publio e Medico. i Mec. On mi ftéderò molto nel
riferirvilan. tichissima libertà de? Greci, nè tampoco l'incestuoli modi
de' Persiani, praticati ne gli atti conjugali, per non contaminare le vostre
orecchie; mentre i primi a guisa di bestie moltiplicavano, conoscendo i
figliuoli solamen te te le loro madri, comme scrisse Tzetzes
Iftorico Gracorum priùs mulieres per Greciam, Non quemadmodum nunc,
conjungebantur legitimis viris, Sed inftar jumentorum mifcebantur omnibus
volentibus; Erant igitur unius naturæ tunc filii, Sobas agnofcentes
matres, non patres, Ed i secondi non avevano orrore di esse. re figliuoli, c
mariti, come riferisce Catullo, Nafcatur magus ex Gelli, matrique nefando
Conjugio, con discat Persicum aruspi cium, Nam Magus ex matre,
donato gigne tur oportet i Si vera eft Perfarum impia religio.
Sem. Ma il Cielo lasciava impunici fi effecrandi delitti Mec. Non
già; perche, come si ricaya dal fudecco Tzetze furono mediante il diluvio
puniti, dicendo egli in appreffo.a Poft illud, quod in Ogygis tempore
inci. dit diluvium, Cecrops acceffit ad Aibenas Gracia,
Has Ashenas cū vocaffet ex Soi Ægypti, Cum multis aliis rebus commoda
vis Gracia; Tùm lege conftituit mulieribus nuptias 5 legitimas, 1M
Ex quibus filii cognoverunt duos pa rentes. Anzi per farvi
conolcere, che la natura stessa abborrisce l'incestuosi connubj, vi posso
apportare molci csempj de bruti, tra quali, non solamente il camelo lo ha in
orrore, uno de' quali ammazzò il suo cuftode, che lo ingannò a coprire la
madre, appena avvedutofene, coine riferiscono Aristocile, ed Eliano; ma PLINIO
(si veda) ancora racconta, che nellad campagna di Rieti vna cavalla
avvedu tasi di questo, immediatamente si prei cipitasse, e Varrone
fcriffe, che un ca vallo per la medesima cagione faceffe tale impeto
contro il suo armétiero, che l'uccidcffe:e dell'elefante raccora il me
deliof desimo avvenimento Lirense. Sem. Ma come faceano a
riconoscersi i figliuoli da' Padri,avendoli cosi confufamente generaci; Pub.
Appreffo alcuni Popoli, allorche i figliuoli aveano compito il quinto anno,
quei, che più li assomigliavano a gl’incerti padri, erano tenuti da essi
per loro figliuoli; come racconta Stob. Ser. 42. Sem. Quanto è stato
peggiore il mondo in quei tempi di quello fia oggidi ! Mec. Se voi
sapeste il rimanente, ftu. pirere anche di vantaggio. Sem. Eche, vi sono
state altre scelleratezze ancora? Mac. Contentatevi di non udire altro per
ora ; e lasciate simili notizie, per quando farete più proveito : passiamo
aderlo a' tempi incno infelici. Ristabilito, che fu il matrimonio, s'introduffe
da alcuni popoli il contratto della vendita delle loro figliuole, cioè da'
Greci, Traci; Aliri, Arabi, Indiani, ed al, tri, come da Tiraquello nelle sue
leggi COS [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] conjugali si racconta, e Sofocle intro- o duce le donne, che cosi
favellano fopra dició: Ubi verò ad pubertatem hilares
pervenimus Pellimur foras, atque divendimur Procul à Diis patriis, a
parentibus, Alia quidem peregrinis, alia barbaris. De' quali parlando
Pomponio Mela riferisce, che: proba, formof&que in pretio erant. Sem.
In quei tempi saranno stati con: ienti i padri, nascendo loro figliuole, e non
già mesti, conforme ora sono, che debbono dotarle, mercecch'essi allora ne
ricevevano utile grande; oltre I di che saranno state anche molto più cu
stodire queste mogli a caro prezzo com prate di quello si faccia ora, ch'effe b
con grosse doti comprano noi; poiche offervo, che se un cavallo ci costa
molK to, abbiamo somma premura di esso. Mec. L'interessati padri può
effere, di che lo faceffero, ma non già i buoni, che le amavano, e perciò
riflettevano, F [ocr errors] ancora, che se non portavano dote le
loro figliuole, non acquistavano, ovc foffero entrate, dominio alcuno. Ele
mogli fi ftimano c rispettano ancor adeffo da giusti, e saggi mariti, per
questa modelima cagione; e poi quelle, che portano grosse doci fanno ben farli
portare rispetto anche da’mariri non favj, dicendo Giovenale : Intolerabiliùs
nibil eft, quam fæmina dives. Dicendo ancora Cleobulo appreffo Stobeo: Si
babebis uxorem ditiorem, aut nobiliorem, dominos habebis, non affines. In oltre
si costumava da altre nazioni ancora comprarsi dalle mogli i mariti; conforme
fi ricava da Virgilio; Teque fibi generū Thethis emas omnibus undis. E
Boetio, nel lib.z. de Commenti alla topica di Cicerone, così parla.
Tribus modis uxor habebatur, usu,farre, et coemptione; fed confarreatio folis
Ponsificibas conveniebat; quæ autem in mamum per coemprionem conveperat,
hæc [merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors]
mater familias vocabatur &c.; Sem. Si è costumato in alcun tempo, che
non fa corsa tra contracnci dote ale cuna ne’inaricaggi? Mec. Nelle leggi
di Solone, Licurgo, e di Platone fu stabilito questo ; ben è vero però, che la
sperienza has fatto conoscere, che fuccedevano più di rado i matrimonj, per non
effervi il suo fuflidio dotale ; essendocche pochi vi erano', che
volessero soccomettersi al grave pero di essi, senza il follievo della dote;
onde vedendoli dan ciò risultare notabile danno alla Republica, LA PRUDENZA
ROMANA ftabilì con leggi le doti,da consegnarsi alle figliuole, per sostentare
non solamente li peli del matrimonio, ma per allettare maggiormente ancora,
mediante effe, gl uomini a prender moglie, come disse il Satirico, Veniunt à
dote sagitsa. Pub. Erano certamente troppo pregiudiziali fimili leggi,
dalle quali lcfcludevano le dori; c perciò Aristotilo discordò dall'opinione
del suo Macftro Platonc provando ne' suoi Problemi, che fia cosa obbrobriosa
prendere moglie indotata; e che sia anche gran pazzia di colui, che lo facefle,
dovendo egli riflettere al peso, che se gli accresce: onde sopra di ciò
interrogato Anafsandro, cgli 'rispose; che sarebbe divenuto servo certamente
colui il quale bisognoso prendeva moglie indotata; perche in vece di se solo,
dovea alimentare più persone. Quindi è, che con somma prudenza fu risoluto nel
Concilio Arelatcose; che non si dovesse fare matrimonio alcuno senza dotc, como
riferisce Fontanella. Sem. E' stato costumato da nazione alcuna il
prendere più d'una moglie nel medesimo tempo? Mec. Anzi tuttavia dagl'infedeli
fi pratica ; ben è vero però, che tra eli le mogli sono trattate, come schiave,
tenendosi racchiuse, e guai a voi, Sempronio, se vi fosse permesso più di unas
moglie, allora vedreste in che travagli maggiori vi porrebbero le donne,
che go [ocr errors][ocr errors][ocr errors] godono la libertà,
ond'è stato fantisfimo il provedimento, che unica fia la conforte. Sem. E da
chi ebbe origine, questo matrimonio in fimile forma? Pub. Dal grande
Iddio; posciacche, crcato Adamo, formò Eva, e glicla died'egli medesimo per
conforte; onde ad iinitazione di questo gran matrimonio dce ogni fedele
contentarsi di una's fola compagna, e di rispettarla ancora, conforme fece il
primo marito, il quza le allorche la ricevette per sua sposas, così disse : Hoc
nunc os ex ossibus meis, caro de carne mea, hæc vocabitur virago, quoniam de
viro fumpta eft : quamobrem relinquer homo patrem fuum, a matrem,
adbarebit uxori suæ, derunt duo in carne una; e da ciò comprendere, quale ftima
li debba fare della propria moglie. Sem. Ma tornando alle doti, queste da
principio in che quantità furono ftabilire ? Mer, Non fu allora ciò
determinaco, ben [merged small][merged small][ocr errors] F 3
ben è vero però, che in appresso, essendo divenute ecceffive, furono stabilite
in una certa quantità, secondo le condizioni delle persone; e particolarmçate
nei domini, ben regolati. Sem. E questo viene offervato? Mec.
Qualche volta, ma non sempre; fentendosi assegnate a caluni in fommas più
considerabile degl'altri,quantunque fiano della medesima condizione Pub.
Mi piacerebbe lo stabilimento fiffo, secondo lo fato delle persone, ma da che
proviene questa inosservanza? Mec. Dal lusso accresciuto, il quale
effendosi anch'esso posto tra le spese necessarie per il sostentamento
matrimoniale, viene anche considerato per tale da chi dee accasarsi ; e perciò
dice, tanta dote io voglio, per pocer fare quello, che si costuma
dagl'altri. Pub. Qnando io preli moglie, e per qualche cempo in appreffo,
et contentava ogn’uno di ricevere competente dore; perche questo lusso di
oggidi non non vi era. More [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Mec. A tempo ancora, che vivevas Gnco Scipione, le doti parimente erano molto
proporzionate al vivere di allora, ascendendo la più pingue, quale ebbe
Magulia, che fu chiamata las dotata, a cinquecento mila affi, come riferisce
Valerio Maffimo. Sem. Non erano dunque si tenui les doti ascendendo a
tanta somma. Mec. Avvertite Sempronio, che gli affi non erano già scudi;
ma solamente ogo’uno di essi arrivava appena al valore di quattro de' noftri
quattrini di rame; onde turci icinquecento mila afli formavano la somma di
circa quattro milas fcudi de' noftri; e poi le più frequenti erano di dieci
mila asli, come ebbe Tacia figliuola di Cesone, il quale non era ignobile, e
cal somma appena ascendeva a scudi ottanta, Sem. Ma da che proveniva, che
corressero doti si tenui in quei tempi ? Mec. Non da altro, che dal non
efservi lusso, Sem. Ma perche non si pone dal Principe [ocr errors][merged
small] F4 cipe sopra di ciò LA PRAMMATICA? Pub. Perche aon ci è
bisogno in queIto della sua autorità. Sem. Come non ci è bisogno? Pub.
Ditemi, Sempronio, se voi poteste senza l'autorica del Principe far cosa, che
fosse anche di sua fodisfazione, vi sarebbe bisogno della sua autorità per
farla? Sem. Non ci sarebbe certamente di uopo di essa. Pub. Or
ditemi, s'è in voftra libertà, nel farvi un'abito, spenderci 50. ò pur 100.
scudi, ed in una carrozzas 500.Ò 1000. in questo vi astringerà forfc il
Principe alla spesa maggiore? Sem. Certamente, che no; Pub. Perche
dunque non lo fate confiftendo in qưesto la PRAMMATICA? Sem. Perche
gl'altri non costumano di farlo. Pub. Or dunque domandate a questi, che
pongano efl'LA PRAMMATICA, non al
Principe, il quale non comanda, che fi ecceda gel lufto, Mec. A questo
proposito essendo ftato supplicato TIBERIO (si veda), a porre moderazione
all'eccellivo lusso, che correvad in quel tempo, egli negò apertamente di
farlo, dicendo come riferisce Tacito: Pauperes neceffitas, divites fatietas,
Nos pudor in melius muter; onde da ciò comprendete, che noi siamo i padroni di
prendere quelle misure, che più ci aggradano nei nostri trattamenti; et udite
da TACITO (si veda) medesimo, come mai lo espresse al vivo nel secondo de' suoi
Annali: Cur ergò olim parfimonia pollebat? Quia sibi quisque moderabatur : non
ritrovandoli Gneo Fabrizio, e Quinto Emilio, che un tondino, ed una saliera di
argento, per servirsene nei sagriticj; per altro tenevano da se lontano ogni
luflo, conforme fecero ancora i Publicoli, i Curj, i Scauri, et altri valoroG
uomini, i di cui pensieri non si aggi. rayano già intorno alle ricchezze, ma
bensi agli onorevoli Consolati alle me. ravigliose Dittature, ed ai Trionfi,
per çimagcre immortali nella pofterità: cos me [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] me riferisce Valerio Malimo : Sem. Hò
capito a bastanza, e conofco, che il mancamento viene da noi. Notificatemi ora,
Dottore, quali sono questi difetti corporali delle donne, i quali voi meglio
degli altri conoscerere: Med. Non posso servirvi in ciò, ele sendo che
quanto sò di occulco, non, debbo palesarlo. Mec. Il Dottore è compatibile
in questo, perche s'entrasse egli in disgrazia delle donne, potrebbe dire di
aver finito di fare il Medico; imperciocche, comincierebbero queste a dire, che
tutti di suoi infermi muojono, e perciò sias sfortunatissimo nel medicare, e di
vantaggio sia un vecchio stordito, che non sappia ove si abbia la testa; e
sapere purc, che queste muovono gl'animi colla loro eloquenza più di Demostene;
onde lo porrebbero in una totale defiftimazione, non facendoli scrupulo alcuno
di far ciò quanrunque fosse di pregiudizin grande a professori, il dicui merito
effe non sanno conoscere, per vedersi [ocr errors] [ocr errors][ocr
errors] da effe anteporfi gl'adulatori a questi. Med. Non è questo il
motivo, che mi ritarda il palesarli, ma bensì, l'avere io qualche segreto di
cal’una, che si trova con qualche imperfezione, onde non vorrei, che mi
credesse manca. core di fede, figurandofi, parlaffi di lei: per altro, non mi
ritarderebbe già di farlo quello, che voi avete accennato; perche, se dicessero
mal di me, diverrei Medico fortunato, essendo che non medicando, non mi
potrebbe morire alcuno, e per questo riposo ancora goderebbe la mia mente
tranquillità maggio [ocr errors][ocr errors] re. Mec. Queste sono
belle rifleffioni, ma però ad ogn'uno piace l'effere adopera to, e questo
senza protezione difficile mente si conseguisce. Med. Piacerebbe a me
ancora quan. do ciò non distruggeffe il mio individuo; e cercherei ancor io
queste pro- tezioni, quando accrescessero dotčrina; ma non potendo le
stelle cramandare i quci benigai inguda, ch'effe non hanno onde
onde per tal cagione mi persuado, che queste ancora non potranno addottrinare.
Voi conoscere il mio naturale ; di grazia non diciamo altro. Sem. Se non
diremo altro, non termineremo la nostra conferenza, ed io rimarrò senza essere
istruito. Mer. Vi consolerò io, ch'essendo già vecchio, niū fastidio mi
prédo delle doglianze feminili, non curandofi esse più trattare meco. Vi
persuaderete forse, Sepronio, che tali difetti personali occulti sieno cose
grandi, essendo, che il Dottore ricusò palesarveli? questi non sono altro, per
quanto mi vado immaginando, che un poco digobba, la quale viene ben uguagliata
da buftini ripieni nella parte mancante . Sono qualche palmo di giunta
ne'calcagni, per potere coparire al par delle altre ; qualche piaghetta,ò
fistola occulta,o ferore di naso, ò di bocca ; ò pure altro impedimento,
mediante il quale si rendono infeconde: Ma non crediate già, che tutte le donge
abbiano fimili imperfezioni, effendo [ocr errors] do solamente alcune
poche queste così imperfette. Pub. E' certamente curioso quel caso
riferito a tal proposito da San Vincenzo Ferrerio nei suoi fermoni. Aveva
un giovane sposato una donna, la quale gli parea di giusta ftatura,
rimase poi cgli quando la vide porsi a letto manca- ta in un
momento per metà. Dubito da principio, che gli fosse stata
cambiata, mà miratala bene in viso, si avvide effe. re la medesima,
onde stimò bene dirle, cosa avesse fatto dell'altra metà della sua
persona ; l'accorta non fece altro, che mostrargli le sue pianelle, ò
trampani per la loro grandezza, che appun- to allora si era cavati, i
quali non erano inferiori all'altezza della base di una
colonga. Sem. Fra tutte l'accennate imperfec zioni, niuna mi darebbe
maggior faItidio del fecore del nalo, ò della bocca; perche io, che sono dilicato,
non potrete credere, che avversione ciò mi recherebbe; onde di questo, prima
difpofarla, voglio ben'accertarmi in vicinanza tale, che possa scoprirlo io
medefimo. Pub. E che ? forse temete, udendolo per relazione altrui,
d'incontrare las bontà di quelle donne, che redarguite, perche non avessero
palesato il fetore della bocca de loro mariti, effe rispofero ; che credevano,
che tutti gl'uomini odorassero in quella forma? D.Hier. in Jovin. Sem. Come si
potrebbe fare per isco. prire quefti difetti corporali occulti?
Mec. Doverebbero palesarsi reciprocamente alla prima, altrimenti, essen. do il
matrimonio un contratto, vi farebbe inganno, ciò non facendosi: E fe nei
contratti delle compre de' schiavi, ò cavalli, quando la frode fi scuopre, esli
si possono riscindere, così mi persuado, che sia in questo, cadendo-yil'inganno
in cose essenziali alla fecondità; oltre poi, quando non si poteffc riscindere,
quante occasioni daranno di perpetui disturbi tra di effi fimili diferti.
Sem, [ocr errors][ocr errors] 3 Sem. Şi è dato mai il caso, che
siang palesati questi prima delle nozze? Mec. Molti esempj ci sono, e tra
gli alori, quello di Crate Filosofo Teba. no, cui portando grand'amore
Hipparchia, la quale aveva non inferior genio col FILOSOFO, che colla sua
doctrina, onde richiedendolo per marito, che, fece egli ? si scoprì il dorso,
cmostrolle la sua gibbosità; e di poi posto in terra il maorello, bastone, e
tasca, che 2veva, le disse: Signora, queste sono tutte le mie supellectili, la
mia defor mirà già l'avete veduta, onde considerate seriamente ciò, che fare
per non. avervene a pentire. La saggia donnarei plicogli, che aveva già
sufficientemen te proveduto ogni bisognevole, e confiderata ogn'altra
cosa, e perciò credeva, che più bello di lui, e più ricco non fosse nato al
mondo; onde che l'avesse pure condotta dove voleva, come sua moglie . Ed il
simile fece ancora nel discoprire la sua gibbofità il Padre di Sergio Galba a
Livia Occellina Daman mol per mo molto ricca, è bella, per non
ingannarla. Sem. Bisogna, che queste non credersero deformità
svantaggiosa la gobbas de’loro mariti, perche hò osservato i figliuoli di
cocefti molto diritti, e belli; mà vorrei sentir riferire qualche caso di
donna, che avesse scoperto all'uomo i suoi difetti. Pub. Vi fu una
giovane bellissima amata teneramente da un Gentiluomo, il quale avédola farta
chiedere glie, fi scusò ella di non poterlo compiacere, onde da simile ripulsa
s'accese di desiderio maggiore, per averlas; mà che fece la savia giovane,
vedendo, ch'egli non defifteva ? gli fe intendere, che lei medesima gli
averebbe palefata la cagione, per la quale ritardava di condescendere alle sue
brame, e c011"certato il luogo, ed abboccatisi insienie gli scoprì il suo
petto, e felli vedere un canchero, ch'aveva in una zinna, dicendogli,Signore,
questa carne, ch'è incominciata ad incadavcrirli voi amato [ocr
errors][ocr errors] ta [ocr errors][ocr errors][ocr errors] canto! Rinase
egli confuso nel rimira, re tale spettacolo, il quale frenò in gran parte
quell'ardente amore, che le portava's desistendo in avvenire di farla più
importunare. Sem. lo credea, che le donne non fossero facili a scoprire i
loro difetti, sarauno però rari questi esempi: Mec. Il simile credo
anch'io, e da ciò facilmente oasceranno molte contese cra mariti, e mogli,
d'onde provengono i divorzj, e fe li palesaffero alla prima scambievolmente i
loro difetti, forfe che non seguirebbero; posciache essendune ainbidue
consapevoli, non li pom trebbero allora dolere, se non di loro
medefimi. Sem. Perche non si potrebbero fare ri. conoscere ambidue prima
del matrimos nio per meglio accertarsene? M26. Questo ripiego fu
disapprovato, quantunque lo aveffe proposto Platone; onde che fi dirà
apportandolo you?' Evi pare, che l'oneltà lo debba permettere? Appena le leggi
Romane antiche tolle. G [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors] 98 Conf. 4. Dec.
prima il rarono una tale ricognizione nell'uomo, proibendola efprenainente
nelle donne: e re Platone aveffe osservato cioccheri feriscono Plinio, e
Solino, che i cadaveri delle donne galleggiano sù l'ondes con il ventre
all'ingiù, e degli uomini all'opposto, cercamente, che averebbe appreso dalla
natura il documento di doverte, trattare con maggior onestà, vedendoli
naduralmente risplendere un non fo che di modestia in eile, anche dopo morte.
1. Pub. A questo propofito lessi in Plufarco, con mią grande ammirazione,
ciocch'egli racconta di quelle Vergini Milelie, le quali, divenute pazze a
cagione d'influenza peftifera,che ivi vagava, erano forzate dal loro delirio a
morire appiccare, e questi spectacoli giornalmente fi trimiravano nella Città
di Mileto ; fenza che le preghiere, e le dagrimé de' genitori potessero impedirli;
solamente il contiglio di un Savio porè rimuoverlig. e fu di procurare con decreto
del Senato, che tutte quelle,che si sospendessero in avvenire, forfero esposte
nude in nezo alla piazza a vita di ogniiuno:Indusfe nella fancatia di cucina te
le giovani tale spavento, ufc4to sopra di ciò l'editto, che manco affatto
Porrido fpettacoto, aftenendoli age'unas in avvenire di farlo ; perche
concerioz per cola assai peggiore perfere veduta ignuda, benche morta, che
vestica ap. piccata . Med. Due altri fatti poffo riferire anch'io di
donne savie: Polisena fu unas di queste, di cui così ne parla
Euripi de, At illa jam moriens tamen Multum providit, ut
honeftè caderet . Celaretque', que celare oculos virorum
oportet i Ed Ovidio ancora, nelle sue Metamorfosi, così dice della
medesima, Tunc quoque cura fuis partes velare, pudendas Cum caderet,
castique decus fervare; pudoris ; E l'altra fu Olimpia madre di
Alessan dro il Grande, che trovandoli proffiina alla morte, con i propri
capelli, e vefti ricopriva ciocche l'onestà non permetteva - Acimirasle
scoperto . Sem. E chc G farà delle belle, delle ricche, e delle brutte, e
povere ancora, come troveranno queste marito? Mes, L'udirete in
appreso. [ocr errors][ocr errors][merged small] [ocr errors][merged
small] [ocr errors] Nella quale si mostra, in che modo si maritino le
belle, le ricche, e le deformi quantunque povere.
Mecenast, Sempronio, Publio, et Medico. Mec. A lunga
sperienzando che hò del mondo, grá cose mi ha fatto conoscere intorno a matrimonjoli
qua, li per essere contracti, come fu detto, hò scoperto in effi ancora i
suoi scnsali, conforme fono negli alori trafichi. In quei fatti a doves re de
quali già parlammo hò offervato sempre mezana la Prudenza, la le non già di
approveccia di alcuna fensaria per se medesima, come sogliono qua,
praticare gli altri sensali dc' matrimo. nj. Sem. Quali sono questi
altri? Meci Amore, l' Ambizione, e las Bugia. Sem. Che fofle Amore
sensale Ò, 'mezano de' natrimonj' lo sapevo anch? io; ma questi alori mi
giungono nuovi; e come mai l'Ambizionc potià trattare i matrimoni? Mec.
Vi sarà una giovane brutta ral. volca, e povera, c perciò Amore l'averà
abbandonata'; ma perche si trove rà umfratello, che si potrebbe avanzare nelle
armi, ò nelle letrere, che farà l'Ambizione? li metterà a trattare il di lei
matrimonio, e con motivi si efficaci darà ad intendere, che da quel mari.
taggio, ne risulteranno vantaggi tali a prò di quel giovane, cui la propong,
che lo porranno in grandezze, edonorificenze molto considerabili in breves
tempo. Sem. Ma non li avvede, ch'ella è de forme Mero Mec. In
questo l'Ambizione s'inge. gnerà di non fargliela comparire tanto brocca con
mostrarli, che ci sono tante più deformi di effe, le quali pure hanno trovato
marito; e di poi gli caricherà tanto le specie dell'apparence bene futuro, che
arriverà ancora, quantunque. fyfle brutiifiina a fargliela comparire vaga a
segno, che lo farà divenire diella amante. Sem. Ma questi sarà impazzito,
se non diftinguerà ciocche a leoli esteriori si fa palese. Mec. Credere
forse voi,che solamen. ce Amore faccia impazzire gli Orlandi? l'Ambizione
ancora è capace di farlo; e questa appunto è la sensaria, ch'ella brama: cioè
di vedere fuori de'suoi sen. rimenti anche gli uomini savj, e talvol? ta quelli
ancora, che si stimavano capaci di dare ottimi consigli ad altri. Sem, Ed
Ainore, che fensaria ritraer da? suoi maritaggi? Mes. Non altra ; che di
vederli in brieve tra di loro disgustati, essenda,che come si luol dire per
proverbio; chi per amore si prende, per rabbia li lascia. Sem. Ela
Prudenza, che ne ritrae di sensaria? Mec. Di vederli con perfecta pace tra
elli, di sentirli dire con Ausonio trai di loro : Uxor vivamus, quod viximus',
dove teneamus, Nomina, qua primo fumpfimus in than)lamo: Nec ferat
ulla dies, ut commutemur in Ævo, Quin juvenis tibi fim, tuque
puellas mibi. Sem. Questa per verità è un'ottima fenfaria, che
volentieri si può pagare da curti,e con fomino diletro.Ma palliamo ora
all’Avarizia ; com’enera questa nei matrimoni, vedendosi introdottas oggidi
tanta pompa, e splendidezza in elli, che pajono più costo trattari', u regolati
dalla prodigalirà sua nemica. Mec. Cosi non ci cotraffe: vedrete una
giovane non solamenté bructa, ma [ocr errors][merged small] anche mal
sana, ricca però affai: e chi mai [poserebbe questa, con cucce le sue
ricchezze, se l'Avarizia non trattasse il suo parenrado ? Sem. E come mai
ella opera ? Mer. Si porrà d'intorno ad un bel giovane, ma povero, e
gl'infinuerà, che quel partito potrebbe farlo divenia re molto riccbi e gli
riempirà la testad fcema, che si ritrova, di molte, ei molte migliaja di scudi;
dicendogli, che potrà allora godere, e stare allegramente; e susurrandogli
qualche altra cosecca di più alle orecchie, lo farà fare in tutto, e per tutto
a suo modo; fenza che gli amici lo possano più rimuovere con tutta la rectorica
di Cicerone, e l'energia di Demostene. Sem. Questi ancora mi sembra un
paz-s zo. Ben è vero però, ch'è caso raro, effendoci fatto divenire
dall'Avarizia i posciache i suoi seguaci non buttando il loro non sono tenuti
pazzi; conformea potrà contestare il Dottore', che conos sce, che cosa fja
pazzia, Mede [ocr errors] Med. Cilono però diverse specie di questo
male; laonde se non sono di quefta fpecie di di:Sipare il loro gli Avari sa-,
ranno di qualche altra; mentre alcuni di essi, per non ispropriarli del danaro,
divengono tiranni di se medefimi i ed inoltre, quanti Avari vi sono stati, che
per leggiere cagioni hanno dato la morce a se incdelimi, e quetti di riputere:
voi forse savj? e tornando al caso proposto, à me pare, che per avarizia
coftui spreghi il meglio, che si ritrovas, ch'è appunto il fiore delli suoi
anni, spofando una donna mal fana, e brutta Sem, Che sensaria mai può
guadagnare l'Avarizia in far questo? Mer Ella spera di potere acquistare tanti
seguaci di più, quanti poveri arricchisce per questa via, essendoche quando
erano poveri, non potevano: cflere Avari, perche non avevano mo-> do da
cumulare i dove che arricchiti poffono averlo. Sem. Mà come potrà avanzare?
dicendogli, che faute, che avesse il pa. ren rentado, averebbe
goduto, e sarebbe ftato allegramente, e questo non si può tare da quelli, che
vogliono cumula Meo. Voi non capice il parlar equivoco dell'Avarizia ;
ella non già intende il godere, e stare allegramente dispendiofo, ma bensì
quello di cumulare, creduto da efla, e suoi seguaci piacere, e contento
maggiore di tutti gli alori"; è ben vero però, che in questi cali rimane
ella fovente delusa ; posciache i giovani dislipano tanto in tali occalioni,
che bene spesso si pente l’A. varizia di esservisi ingerita. Semi
Com'entra la Bugia ne'matri. monj? Mec. In quanti se ne fanno, senza le
direzioni della Prudenza essa vuole-ingerirsi, e per un verso; d per Palero ci
vuole avere in questi la sua parte. 7 Sem. Si dice però communemente, che
la Bugia abbia le gambe corte, onde fi fcoprirà, e non potrà perciò fare breccia.
diri Mele 1 Mec. Non è così perche non opera già sola. Se
Amore per esempio trarre. rà un parentado, essa pronta vi accorre, e si
affatica tanto per fare apparire quel. la giovane, per cui si tratta, savia,
prudente, e di abilirà: ò quel giovane di costumi angelici, e di abilità
sommas; quando per verità farà tutto l'opposto. Sem. Mà quelto in brieve
si può scoprire. Mec. Prenderà ben ella il contratempo, e quando vedrà
che i genj, mediante Amore, saranno cominciari as collegarsit, allora, ciocche
ella dirà, sadà creduto per vero; nè fi pafferà più oltre per iscoprirlo,
quantunque fosse falfifsimo: lo fomina in tali occasioni la Bagia si affatica
tanto; che arrivò as dire un Filoloto, che s'ella non si ri-, mescolaffe à
questo segno si troverebbe per certo il mondo.più spopolaco notabilinente
Sem. E come ? e perche ? Mec. Popolandoli il mondo, median-> te i
matrimonj, quando questa non aju.taffe à farli, oh quanti di meno ne le
guirebbero! Onde per mancanza di effe molto fcemerebbe ; talmente ch'essad lo
mantiene cosi popolato . Sem. Non credo però; che abbia tanta parte in
essi, quanta voi dite. ) Mec. Ed io credo di vantaggio ancora;
imperciocche dicemi: nel mondo, quali sono più numerosi, i buoni, ò i
carrivi? Sem. Questo calcolo non so chi l'abbia fatto : ti dice bene da
pertutto, che gran parte in esso vi sia di cattivi. Men E credete voi,
Sempronio, che questi trovassero moglie, se la Bugiai non ricoprisse i loro
vizja: Sem. Io credo di nò; Mec. Dunque non facendosi tutti questi,
che danno considerabile apporterebbero alla popolazione del mond? Sem.
Ditemi, che fensaria ella riceve? Mec. Non altra, che di trionfare
allorche li scuoprono gl'inganni da efsa orditi; e li prende sommo piacere
del lc de discordie, e dissensioni, nate da ciò tra in arirari.
Sem. Oh che razza di gusti deprava Mic. Quéli appunto sono i piaceri, che
li prendono i vizj, non confiitendo in altro, che nel vedere precipitato
chiunque dura loro fede, e perciò non iè bene di prevalerli, Sempronio, della
opera loro in conto alcuno. Semi Mirpersuado, che la Prudenza non tratterà
fimili mariraggi, onde pochi faranno quelli, nel quali effa s'in. trometterà :
per efeinpio, se sarà bella da giovane, lascierà trattare il suo pa.
rentado ad Ainore, ed effa fi discolto. rà. Mec. Non è così ; perche la
Prudenza non è già tanto indiscreta, che odj la bellezza, c fe vedrà, che colla
beh - lezza ci fia unica anche l'onestà, ed il buon costume, li tratterà,
e concladerà infieme; ma quando poi fi ávvedesse, che colla bellezza, questi
non ci fossero, allora ne lafcierà la libertà ad Amore, che le marici a suo
piacere : Sem. Mà ci sono elempj di queste belle accasate dalla
Prudenza? Pub. Tanti appunto, quante donne helle hanno mantenuta la fede
illibata) ai loro mariti; e di queste Plutarco ne riferisce molte, parlando
delle donne illuftri į confessando ancora l'Ariosto nel canto non esservene
stata mai pea nuria di esse, con dire: E di fedeli, e caste, e faggie, e
forti Stare ne fon, ne pur in Grecia, e ithead [ocr errors]
Roms, Ma in ogni parte, ove fra gl'Indi, gl’Orti Dell'Esperidi
il Sol spiega la chioma; Delle quai sono i pregi, e glonor mortis
Sì ch'appena di mille una finoma, E questo perche avuto hanno a'lor
tempi I Scrittori bugiardi, invidi, ed empji. lSem. E nci maritaggi
con ricche doti s'ingerisce mai la Prudenza, effendo disuguali di condizione
? Mes. In questi ancora, quando ritrova, che amili ricchezze fono
venu te te per vic oneste; descritre così da Sene's ca de Vila beat
a cap.2 3. Nulli detractas, nec alieno fanguine cruentas, fine cujufquam
injuria parias, fine fordidis quæstibus, quarum tam honeftus fit exitus,quàm
introitus, quibus nemo ingemifcat, nifi malignus. E non scorgendo di mal cofume
chi le poflede, li conclude ancora; perche come mostró Platone į non induce
disuguaglianza disdicevole las fola disparita di condizione. Sem. Quale
farebbe questa disugua. glianza disdicevole? Mec. Sarebbe appunto, se un
nobile, per cagione della gran dote, volefse sposare l'unica figliuola map
educa. ta di un vile, e sordido arcista; l qual matrimonio non solamente
darebbe da dire a molti, ma ancora per lungo tempo sarebbe privo di potere
conversare con uguali, chi prendesse una fimile Spofa, Sem. Vi fuschi di
Te in fimile congiuntura, che de mormorazioni solamente per qualche tempo
duravano, mà chc che le grosse dori rimanevano per sem., pre; io
però non sono di genio si vile. Méc. Credo, che voi manterrete il decoro
di Gentiluomo,má replico bensis a colui, che punto non lo consideras :: che i figliuoli
ancora riinangono per : seinpre di somiglianti inclinazioni, e co. ituini;
essendoli osservato in molii, che hanno voluto canto digradare dalla lo-> ro
condizionc, con prendere per moglie giovani mal nate, e di poco buon co->
itume', 'credirarsi da loro descendenti » gonj vili, c plebej; cosa alai più
dannoia, e pregiudiziale, di quello sieno le mediocri picchezze nelle famiglie
ile luftris onůc perciò il poeta Satirico conrra di questi disle, Scilicet
expectas, us tradat mater boSo do neftosigilom Aut alios mores, quam quos
babet? E quell'altro anche canto Infequitur leviter filia matris iter...
Olere diche certi matrimonj fatti con tanta disparità di condizione, se non,
averà prudenza la moglie, riescono ang che infaufti a mariti; come provò
Fulvio, il quale avendo sposato una Ichigvå, fu dalla medeliina tradico,
denunziando ove egli era nascosto, csendo tra i proscritti in tempo del
Triumvirato. Sem. Vorrei anche sapere, fela Prudenza tratti marrimonj didonne
brurce, e ditettofe. Mec. Questi ancora maneggia, quando ci trova il suo conto;
cioè a dire che quella da voi creduta deformità non pregiudichi a fare
figliuoli, nè alla pace doinestica. Sem. Io mi perfuado, che la brut.
tezza poffa ritardare 'ambidue ; perciocche, come si potrà amare una donna
deforme e non amandoti questa, come li potranno avere figliuoli, ed esserci la
pace domestica di Mec. Dovete sapere, Sempronio ; che due bellezze sono
nelle donnc ; una delle quali è di fola apparenza, e perciò viene detta
eftcriore, e l'altra inter, Da, la quale risicde nell'animo: la pri. [ocr
errors] ma si rende inanifesta ad og i uno, che Ja rimira; la seconda poi,
quanto più si nasconde tanto maggiormente risplende'; quale di queste due voi
bramerefte, Sempronio, che avesse il primo luogol nella vostra sposa ? Sem.
Quella, che porelli vedere, we godere insieme. Meci Questa sarebbe
lefterna, che per breve tempo la potreste vedere, er godere ; essendocche
prettamente fier nisce, venendo da' Poeti assomigliatas alla rosas Collige
virgo rofas dum fos novus, o nova pube's, Er memor efto, ruum fic
properare tuum. Ed altri: Rofa viget breve tempus, fi autem
pra terierit Quærens invenies.non rofas, fed fpinas. E
Seneca dinle Anceps.forma bonum mortalibus, Exigui donum breve
temporis, U velox celeri peide laberis: H 2 8. Ed [ocr
errors][ocr errors] Ed il Petrarca ancora così ne parla Questo noftro
caducong fragil bene, Cb'è vento ed ombra, ed ha nome
beliade. L'altra bensì, effendo radicata nell'ani. ino, non languisce in
alcun tempo; anzi che in certe contingenze fa vedere quanto opera in conservare
la pace domeftica. Vi potrei a questo proposito addurre molti csempj; ma quello
riferito da Enea Silvio della moglie di un celebre Medico Sanesc fa al nostro
propofito. Questa era molto deforme, nulladimeno, per le fue rare viciù,
l'amaya suo marito svisceratamente, chiamandola la sua buona Ladiç; ed appunto
d'onde possa ciò nascere lo spiega LUCREZIO (si veda), dicendo: Nee divinitùs
interdum, Venerisque sagittis, Deteriore, fit ut a forma muliercula
ametur; Nam facis ipfa fuis interdum fæminar factis Morigerisque modis,
cu mundo corpore cultu Ur fucile insuefcat fecum vir degere
vitam. Sem. Ma effendoci l'efteriore, perche non potrebbero ancor'acquistare
1.1 bellezza interna coll'industria de’lo"ro mariti? Moc. Onanto
siete buono, Sempronio, che vi volete affaricare in merte, re "il giudizio,
ove non sia ; e non sapite, che fin'ora non è bastato l'animo ad alcuno di
porcelo: bisogna pregare Iddio, che non vi abbarciate in caluna, che penurj di
effo; perche altrimenti è tuito tempo perduto quello, che s'impiega per farlo
entrare, ove non sia. Pub. Sempronio procurare di grazia di stare
cautelato; perche questa bellezza esteriore, che voi tanto bramare, fi uniforma
alle volte a quella dei tempi degl'Egizj, ch'erano belli di fuori, e e brunti
al di dentro : oltre di che apprendere questo utiliffimo documento da S.
Girolamo : non facilè cuftodisor, quod omnes amant, O in quo totius popu.
li vosa fufpirant; e canto maggiormente, [ocr errors] H 3 .te, che
il Nazianzeno la chiama : temporis, et morbi ludibrium : Santamente, dunque
l’Ecclesiastico dice: Ne respicias in muliere speciem, nec concupiscas mulierem
in fpecie. Scm. Coinc fa la Prudenza a conosce. re, che questo giudizio
vi lia, ove law bellezza non regna? Mec. Lo comprende ben ella allorche
rimira una giovane modesta, circospetra nel parlare, non curiosa, ftabile,
attenta, ed applicata a fare ciocche dee; onde la reputa perciò giudiziosa; mà
le poi la scorge incostante, disapplicata, curiosa', garrula, c vana, que. Ito
le basta per crederla imprudente, c non fi prende penfiere alcuno di
essa. Sem. Ho udico raccontare più volte, che alcune giovani pri na di
maritarsi fieno ftatc tenute per giudiziose, e prudenti, ma che poi fattefi
(pose sieno diveoute l'opposto di quello, che dianzi erano reputate, per avere
sciolta labri. glia a tutti quei vizj, che tenevano ce.Mec. Bisognerebbe con
esattezzas esaminare, per colpa di cuilia ciò provénuto, se di effe, o de i
loro mariti; u se fi rincontraffe, che avessero in ciò peccato i mariti,
sarebbero esse degne di compaffione, dovendo come subordinate regolarli secondo
quello, che a medelimi vedranno operare; potendo ancor esse scusarfi, come
fecero le don. ne Ebrce allorche furono riprese, perche fagrificavano
nell'Egitto, le quali dillero: Numquid fine noftris viris fecimus? fer:.
Sem. Come Opera la Prudenza per concludere fimili matrimoni? Mec.
Primieramcnte con fare riflettere al giovane, che brama di accasar fi,
quale sia il fine principale del matrimonio, cioè per ottenere figliuoli, o che
questo non fi orriene mediante los bellezza, ma bensì per la sanirà del corpo;:
onde che non debba quell'anceporsi a questa ; ficcome ancora cons fare
confiderare i danni, che potrebbe qucla bellezza ofteriore apportare [ocr
errors][ocr errors] mariti, li quali provò appunto Uria per la bellezza di
Bersabea ; ed Abramo uomo saggio per isfugirli, che cosa facelle, avendo Sara
per moglie, donna. belliffima, allorche dovea andare in E. gitto, e fu, Gen. Novi
quod pulchra fis mulier, et quod cum viderint te Ægyptii di&turi funt :
uxor illius eft, interfcient me, o te refervabunt : dic ergò obfecro te, quod
foror mea fis &c.: Eche quando simili infortunj, non accadersero per cale
cagione, potrebbero per altro succedere dicendo Leucippo:che la bellezza sia
una saetta, la quale ferisce con maggiore velocità di quellow, che viene
scoccata dall'arco : e Ciro che debbali più temere questa, del fuoco, il quale
non offende in qualche distan. za conforme fa la bellezza; insegnando
l’Ecclefiaftico al 9. Propter Speciem mulieris multi perierunt, et ex bac
concipifcentia quafi ignis exardefcit : oltre di che gli farà ben capire, che
non solamente,egli viventesquefta polsa danneggiarlo, ma cziandio clinto che
sarà, c CON [ocr errors] con qaciti motivi lo ani nerà a scize
glierti per inoglie più costo la laggine, che la bella. Sem. Mà come
dalla moglie belles potrà strapazzarli il maritu defanto? Mec. Lo
comprenderete dal seguente avvenimento riferito da Petronio Are bitro. Dimorava
in Efeso una Matrona, non meno bella, che stimata da tutti di fomma pudicizia;
ed essendole morto il inarito, non solamente dirottitfunamente lo pianse, mà,
accompagnatolo al sepolcro, delibero volere ivi termic nare la sua vita con
esso; nè fu porabile, che i parenci, anzi il Magistrato stesso la potessero
rimuovere daral penfiero. Già sofferri. avea cinque giorni di rigorosa
astinenza, quando un sol. dato, il quale cuftodiva alcuni cadaveri de ladri,
ch'erano stari, giustiziati vicino a quel sepolcro, si avvide di notte, che
usciva un cerro lume da unas contigva casetta, ed udiva insieme ivi piangerl;
vi accorse, cd animalo vi entro, e calato che fu dove si piangeva,
ap [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Conf. Dec. prima appena vedute
due donne'appreffo ad un cadavero, sen tornò in dietro a prendere la sua poca
cena, e ritornato che fu, cominciò a consolarle con offerire loro quel poco di
ristoro, che feco portato avea. La più addolorata, la qual'era la sudetra
Matrona non mostrò punto di gradire le cortesi esibizioni del feldato, anziche
più costo'raddoppiava ischiamazzi con svellersi i capelli, e percuoterfi
maggiormente il perto : non si perdette egli di animo per questo, ma fi accosto
all'altra, ch'era la fervente, offerendole cortesemente il vino, che avea ; ed
ella non fi moftro canto ritro. fa; posciache'riftoroffi con quello, e guftò
ancora il cibo'; ed indi si pose ad efpugnare la pertinacia della sua padrona,
e tanto le leppe dire, che alla fine la vinse, eristoroffi anch'ella. Vedendo
il soldato, efferli renduta in questo, passò più oltre', e coll'ajuto della
fervente gli riusci di prenderla per moglie, non dispiacendo alla vedova
l'aspetto del fudecco giovane ; ¢ ciò fu concluso frete [ocr
errors][ocr errors] frettolosainente . Dimorarono tre gior- ni in decto
sepolcro i sposi, uscendo appena di noite tempo il soldato a provedere ciocche
faceva d'uopo per alimca- tarsi tutti. In questo montre da' parenti degli
appiccati fu portato via uno di quei cadaveri, ed avvedutofene il
sole dato lo palesò alla sua fpofa tutto contristato ; dicend le, che non
era coaveniente di aspettare la sentenza del giu- dice, essendo egli
incorso nella pena di vita, per la sua trascurata custodia ;
on. de che gli avesse pure preparato il luo. go per fepelirlo allieme
coll'altro suo inarito, essendo egli già disposto a darli la morte . Ciò udico,
la compaffionevole donna rispose: non sia mai, che io abbia da vedere due de'
mici carifli. mi mariti, defonti nel medesimo tempo; desidero più costo
appiccare il inorto, che di perinettcre, che il vivo perisca: deh
prediamo questo cadavero,e collo? chiamolo, ove manca quello del ladro.
Ubbidi prontamente il soldaco ; e nel di seguente cucco il popolo f
maravi. Conf. s. Doc. prim. gliò, coine inai quel njorto, così teneramente
pianio, fosse stato posto sopra un paribolo: Sem. Talmente che saranno
tutte finzioni quei gran pianti, e schiamazzi, che fanno le donne vedendo morti
i mariti? Mec. Per lo più cosi credo anch'io ; perche, non avendo queste
la prudenzas virile, con faciliià grande fi pongono as piangere, ma noui tono
già così gli uo. mini. Pub. Voi mostrato di non avere letto Filostrato in
Sofijt.: il quale raccontas ciò, che fece Erode il Sofista nella morte di sua
moglie, ch'è questo appunto. Non si contentò egli di averla pianta
dirottilmamente, stando anche sopra terra, ma volle continuare a farlo tutto il
rimanente di sua vita : e come se le inura della sua casa pocessero essere as
parte del suo dolore, le fè tutte vestire di bruno, e la sua casa fu dall'alto
al barlo così bene dipinta a color nero, chu rendca gränd'orrorc: inoltre
volle, che tutti quei, ch'erano al suo servigio fof. sero mori, o per
natura, o per arte: cgli stesso si fè cignere co’carboni il vol. to, per
portare ancora in fronte la di. visi del suo dolore. Tutti i suoi mobili anche
i piatii, e bacili', ne' quali li lavava crano neri . Passò del tempo in questa
bizaria, senza volere udire alcu. no di quei, che volcano persuaderlo a
cambiare risoluzione. Lucio, che gliera amico, gli aveva più volte parlato di
questa materia, mà senza frutto; allas tine una sola parola di scherzo lo
guada. gnò. Le sue serventi lavavano un giorno alla fontana certe rape; le vide
Lucio, e domandò, fe quelle doveano servire per la tavola del loro padrone, il
che affermarono; se ciò è cosi disse Lucio ; riferitegli da mia parte, ch'egli
fa un gran torto alla sua moglie, e che non dee mangiare rape bianche in casas
vestita tutta di nero ; onde che si era infinitamente maravigliato, com' egli
non riparasse a cosi grave disordine, dovendo il suo bere, cd il suo
mangia. [merged small][ocr errors][ocr errors][merged small] TC re
essere vestiti come lui di gramagliw; ed a queste parole cominciò ad aprire gli
occhi, per vedere, e riconoscere le sue stravaganze, e questi era pur Filosofo
non già donni! Sem. Iftruitemi di grazia meglio sopra i matrimoni, fatti
senza l'intervento della Prudenza, per non cadervi. Mec. Nella: ventura
conferenza vi consoleremo. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][merged small] 100, avendola me CONFERENZA Nella quale
si esaminano più distintamente i pregiudizj', che risultano dai matrimonj farci
fenza in l'intervento della Prudenza. Sempronio, Publio,
Mecenate © Medico OL Uanto mai mi ha contriftato la storia
riferita della cru. dele donna di Efe. fo glio considerata . Pub. Non
bisogna sgomentarsi, Sempronio, per fi lieve cagione ; perche. primicramenre
chi fa, le veridico lia tutto ciò, che in esta si racconta parendoini molto
inverisimile, che li di lci parentis cd amici l'avessero del cute [ocr
errors] to cata, avendo, oltre i natali, Giulio s Conf. Dec.
prima qualche concerto maggiore, per lo sviscerato amore mostrato verso
suo marito; oltre di che, chi potrà mai credere, che una donna, i dopo efsere
stata cinque giorni, con tanta attinenza, poreise pensare, non che effettuare
ciò, che fi lppone facesse : e poi, quando' realmente fosse ciò foguito, vi
posso riferire moltissini esempj dimogli fedeliflime, le quali o per vero
dolore sono morte, quando videro i loro consorti estipfi, è dettero chiari
atteftati del loro fincero, e costante amore. Laodamia fù una di queste, la
quale mori di cordoglio sopra il çadavere di Protesilao fuo marito, ucciso da
Etrore. Ed Artemisia a che segno amò le ceneri di Mausolo suo marito, che fin
volle, stemprate tolle sue lagrimc, dar loro ricetto nel suo corpo ingojandole
a poco a poco! 'E finalinente, per non diftendermi di vantaggio nel riferirne
inolte altre: Peponilla moglie dime riferisce Xitilino, sotto l'Impero di
Vespasiano, aon visse nove anni con suo marito dentro un sepolcro, ove diede la
vita a due figliuoli? e questa lo tenne lontano dal supplicio, per quanto le fu
permesso, non già ve lo mandò? Sem. Tutto va bene; ma però, che una donna,
dopo tante lagrime sparse per suo marito, l'abbia esta condannato al patibolo,
mi pare grave, e detestabilc facro; posciache, se non amava quel cadavero, à
che fine bagnarlo di tante lagrime? e se poi l'era ficaro, come mai ebbe tanto
cuore di fare un' atto si crudele contro di esso, feuzan averle data occasione
alcuna? Mec. Quell'iniqua fantesca fu la cagione di tanta fceleratezza;
impercioc" che la povera padrona, dopo cinque giorni di dolorofa
inedia sofferta, non trovando dalla morte pietà alcuna in voler porre fine ai
suoi cordogli, e vedendosi imporcunara dalle preghiere di essa s’induffe à
prendere quel poco diria ftoro', offertole non già da pareoti, che
I l'ave [ocr errors][ocr errors] l'avevano abbandonata, mà bensì da
un cftranco, che fu la ruina della sua réputazione, perche chi d'altrui preode,
se Iteffa vende. Sem. Mà come! nc anco dentro il repolcro è sicura la
pudicizia, ed allas prcfenza del marito defonto! Mec. Diceva il Re
Filippo, che non era inespugnabile quella fortezza, ove fusse potuto entrare un
mulo carico di oro; e voi credere sicura una donna bella, guardata da una sola
fancesca in luogo remoto? quando trovandofi già languida è affalita da un
soldato armato, giovane bello, ed avvenente, ristorandola col cibo, adulandola,
e lusingandola insieme con dolci parole. A queIto proposito cade in acconcio il
proverbio di Salomone. Mulierem fortem quis inveniet? E tanto inaggiormente,
quando il marito giace estinto, e perciò nè può correggerla, nè punirla. Sem.
Queste ragioni non mi appaga. no punto, onde per non avere a cadere in fimili
infortunj, bramerei che voi con [ocr errors][ocr errors] con la
vostra solita ingenuità mi scopriIte molti altri pregiudizj, che potrebbero
nafcere, non avendo la Prudenza parte uc'maritaggi ; e perche avete voi
conversato molto in yostra gioventù, vi sarere incontrato facilmente in, più
contrasti nati tra i mariti, e mogli. Mer. Gli hò uditi certamente fpefso
riferire, e letti ancora; e quantunque non li abbia provati, per essere vivuto
libero, con tutto ciò sono appicno informato di molciffimi avvenimenti in
fimili materie. 1 Sem. Or dunque, in quelli fatti per opera d'Amore,
senza intervento della Prudenza, che vi avere offervato di inale ? Meo.
Ne hò veduci tanti di questi principiare bene, ma poi cambiare in un tratto la
bella apparenza, ed allas fine rerminare infelicemente ancora. Sem. Come
cominciali bene, e poi mutarfi? fe: Chi ben comincia, bà la metà
dell'opra? Mec. E pur così è seguito ; impera cioc [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors] I 2 ciocche
alla prima, in quel fervor di afferro, la sposa era tenuta in pianta di mano;
ma appena intiepidito questo de qualche lieve cagione mutava faccia il tutto, e
quel grand'amore in breve pafsava in noja, ed alla fine questa si avanzava al
dispregio. Quindi è che l’Ap. piense disse: 174 Ef modus, dulci, nimis
immodera ta voluptas Tædia finitimo limite semper babet : Cerne nouas
fabulos rident florente colore Piet a, velut primo vere coruso at
bumus, Cerne diu tamen bas, hebetataque lumina fleetas, Et tibi
conspectus nausea mollis erit. Pub. Voi, Sempronio, avete lascia.
to il meglio, cioè, Non si comincia ben se non dal Cielo. E credete, che
facendosi il matrimonio per opera d'Amore senza l'intervento della Prudenza,
sia esso cominciato dal Cielo? Sem. E perche no, avendol per fine la
la conservazione della propria specie? Pub. Il fine è fanto, ma il da voi
proposto mezo, per conseguirlo, non è buono;non dovēdosi ricorrere ad Amore per
farci conseguire una buona moglie, ma bensì a Dio, conforme c'insegna Salomone
: Uxor prudens à Domino · Sem. Per quali motivi si avanzano di poi al
dispregio? Mec. Per molti ; lasciando in disparte l'interesse della dote
(molto tenue per l'ordinario nelle donne belle) promessa, e per lo più non
pagata; che suole frea quentemente turbare la pace domeftica: Il primo de'
quali è il dominio, che vuole acquistare la donna bella sopra il marito;
imperciocche come vuole Mcnandro : Superba res eft pulchra mulier: E
pretenderà per giustizia di poterlo efiggere mediante il favore, che gli hà
fatto di prenderlo, essendofi veduta vagheggiare da tanti altri, che la
bramavano per inoglie. Il secondo sarà la gelolia, che apporterà tra loro una
continua guerra. Sem. Come la gelosia, essendosi pre . fi per amore? Mer.
Amore medesimo, che li uni, per prendersi di elli diletto, s'ingegnerà di
suscitarla; e per promoverla, ba. sta, che faccia concepire ad un di effi un
minimo sospetto di essere passato in altri quell'affetto, ch'egli godeva
intiero; non essendo altro la gelosia al parer di CICERONE (si veda), che :
Ægritudo, 6x quod alter quoque poriatur co, quod ipse concupicris, e come
questa operi uditelo dal Taffo N'arde il marito, e dell'amore al
fuoco Ben della gelosia s'agguaglia il gelo, E va in guifo avanzando
a poco, a poco Nel tormentato petro il folle zelo, Che da ogni uomo
l'afronde in chiuso loco; Vorria celarlo a tutti occhi del
Cielo. Sem. Mà questa Publio potrebbe anche nalcere, quantunque la
Prudenzas avesse avuto parte in detto matrimonio, Pub. Difficilmente, essendo
che aves reb [ocr errors] rebbe ella saputo scegliere una donna
saggia, che avesse colte fiınili ombre, quando fossero nate nella mente del
marito, senz'occasione alcuna, e che non fosse ella stata capace di
suscitarvele. Sem. E come potrebbe far questo una donna? Pub.Con
fuggire ogni eccesso di vanità; insegnando S. Crisostomo nell’onilia 21. al
popolo: Ornatus Zelotypia fuSpicionem ingerere folet; cd in appresso, che ;
modeftia ornatus omnem improbar fufpicionem expellis, omni autem vinculo
formius conjugium conciliat. Sem. Vi sono casi seguiti di donne,
ch'abbiano usata tanta prudenza? Pub. Certamenre, che ve ne sono molti
antichi, e moderni ancora: tra gli antichi, la moglie di Focione, di Trajano,
et Alpolia moglie di Ciro, e di Arcasserse, e tra moderni. Madama di Chantal,
come scrive il Padre Cordier uclla sua famiglia Santa, fu unan di quefte;
posciache ella non G vede.rs giammai meglio vestita, che quando [ocr
errors] doveva trattenersi col marito; se doveva egli andar fuori, e fare
qualche viaggio, non orna mai il suo corpo, che quando cia di
ritorno : le fu detto un giorno, troyandofi lontano da molto teippo il Barone
suo marito: Madamas ogn'un crederà, ch'abbiate vendute le vostre velti, ed i
vostri ornamenti, voi non li fate più comparire, come se dubitafte, che da
alcuno dovessero esservi rubati: non mi parlare di questo rispose ella,
pofciache gli occhi, a' quali devono piacerc,sono cento leghelungi di quà.
Riferisce anche il medesimo, che la Ducheffa di Gandia Vice-Regina di Catalogna
avesse una somma modederazione nel yeftiré, non curandosi di portare abiti di
fera, nè con oro. Una delle sue confidenti prese parimente un giorno ardire di
così favellarle: Madama di altro non discorre per tuttas questa città, che
della riforina de' vostri abiti, pare', che sempre voi diveniate di minor
condizione di quella, fiecc Aata; più vi fi accrescono beni di for
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][merged small] fortuna, meno ve ne service ; cui rispose:2 ine non dà il
cuore di portare nè seta, nè oro, quando il mio marito vas sempre ricoperto di
un'aspro cilizio, ed in questo anche riflettere, quanto operi il buon'esempio
del marito, per frenare la vanità donnesca. Sem. E quelli, che tratta
l'Ambizione senza l'intervento della Prudenzas, che fine fortiscono? Mec.
Pellimo, stante che, non verificandosi punto quanto s'era da essa promeso, li
riinane con moglie deforme, ed indotata; e di vantaggio ancora, è con molti
figliuoli sulle spalle; ed alle volte ancora privi di elli', senza speranza di
poterli ottenere, per la poca falua te di fimile consorte. Sem. Se vi
avesse avuto mano la Prudenza, come si potevano fuggire queste disgrazie?
Pub. Avcrebbe con maggiori cautele questa consigliato, cfaininando
atcentamente, che fondamento potevano avere le milácate speranze; ç
rinvenute le [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] le acree, ed insuffiftenti, averebbe dilsuaso
più costo, di effettuarlo; ò per la meno nella dubietà di cffe averebbe
assicurato meglio le buone qualità dellas donna, affinche'andando le speranze a
male, fosse piinasto questo di certo: di aver una donna prudente in casa,la
quale quantunquc povera, come vuole Salomone. Sapien's mulier edifcat domum
fuam. Ne averebbe già permesso a Tiberio, che avesse sposato Giulia, las quale
oltre il disprezzarlo, come non uguale a lei; ci faceva lecito di vivere a luo
piacere; conforme riferisce Tacito nel primo de' suoi Anoali. Ne tampoco Silio
averebbe sposaro Meffalina, vivente Claudio, se la Prudenza vi forse
intervenuta:nè già di Claudio Mellalina sarebbe stata conforte. Sem. E li
matrimonj fatti dalla solas Avarizia, che danni possono apportarc? Mec.
Maggiori di quello, che vi potrete mai perfuadere; posciache in tali casi non
li sposa già la giovane, mà bensi la dote i mercè che : veniunt à dote;di
fagitta ; onde considerare voi, come ella ella sarà trattata dal marito, e che
amoal re le porterà; quando l'affetto non è inndi dirizzato alla moglie,
ma bensì tutto alinero interesse; ed avvedutali effa di E essere posposta
ad una cosa inanimatas, che dirà, e farà mai, troyandosi ricBt
ca? Sem. Bisognerà ben, che soffrá, I ftia focto l'ubbidienza del marito 1
Mec. Voi fempronio non avere letto Anafsandro, e perciò parlare in cal #
guisa, il qual dice, Si quis pauper pecuniofam uxorem 1 Duxerit, non
uxorem, fed dominam habeti [ocr errors] Cujus eft famulus, de
feruus; E credete forse, che quancunque pajano fortunati coloro, che
prendono grof. u se dori, realinente siano sempre? Oh quanto sono infelici
! come conobbs o anche Menandro con dire: Quisquis uxorem unicam heredem
cupit adfcifcere Divitem,is vel irasis pænamluit Diis, Vel inf. lix
effe vult s-sub nomine fortunati. Sem. Gran cose si dicono da questi poeti, che
fono favole; lo vedo, che le grosse doti arricchiscono le cafe. Meca Li
poesi son chiamati Vates da’ Latini, qual voce significa anche indo. vino, ed
in questo ho osservato, che per lo più l'hanno indovinato; oltre di che tra
efli vi sono stati Filosofi celebri. Io non nego, che qualch’uno prendendo
groffe doti Gi sia potuto arricchire; essendosi però incontrato con moglie
saggia; mà quanti li fono finiti di fpiantare per questa medesima cagiore,
elsendosi abbattuti in mogli imprudenti? Sem. E come ciò può accadere,
prendendofi quantità grande di danaro in fimili matrimoni? Mec. Per
questo medelimo segue;po. fciache addolorato diceva Demenao. Argentum accepi;
dote imperium ven didi. Laonde, comandando esse, sono capaci di darli
fondo, con difsiparlo in bre ale fon ve tempo; ed eccovi appunto il
guadagno, che si ricava da effe. Sem. Questo però seguirà, quando di
incontreranno mariti, che non sapranno farG ubbidire. Mec. Porrà accadere
agl'altri ancora dicendo Giovenale; Intolerabilius nihil eft, quam fæmina
EI dives, i Ed andare a cozzar con queste ? andate le a riprendere;
ed affinche Gate meglio informato ; udite ciocche dice a questo et propofito
Artemone, fazio, ut fcias Quid periculi fir dotata mulieri convi
cium dicere. Si potranno con facilità maggiore reg. gere bensì quelle, che non
averanno portata dote, come si ricava da un detto greco: Sponfa indotata non
habet libertatem, fiuè audaciam loquendi. Sem. Questo ardıre lo potranno
avere forse le belle. Mec. Lo hanno le brutte ancora re [ocr
errors][ocr errors] fa [ocr errors] saranno ricche, e superbe, come vien
riferito da Gellio, Me miferum, qui Corbulam duxi, et talenta decem Nanam, mulierculam, cubitalem,
cujus Superbia adeò intolerabilis eft! Sem. Ed in che cosa potrà gettare
il fuo la moglie, dovendo essere soggetta al marito? Mec. Chi è ricca,
come abbiam detto, non vuole stare soggetta ad esso; onde vorrà spendere a luo
modo: se vedrà, che una sua uguale condurrà tre servitori, ella per la sua
grossa dore, pretenderà condurne sei, bramerà anche gli abiti di inaggior
valuta; Carrozze più nobili, e suntuose s e vorrà effe. refrattara in tutte le
cose con magnificenza superiore alle altre; e se il marito non si troverà
commodo di farlo, elibirà cfla medesima la sua dore, per fupplire a quanto
bisogna; e durando molto que, fta vita, anderà in malora la dore, con tutto il
capitale del inarito. Or vedete, che fortuna s'incontra nel prendersi
grof. [ocr errors][ocr errors] is grosse doti, e che svantaggi ne
riceveranno da questa anche i loro figliuoli. Sem. In questo io vorrei
mostrare spirito, e farla fare a mio modo. Pub. Vi voglio riferire un caso
a quefto proposito assai curioso; Una certas giovane, che si trovava ricca
dote, la prima sera, che cenò col suo marito, non volle gustare cosa alcuna, e
ftando in tavola molto contristata, le fù domandato ; da che ciò provenisse, e
qual occasione la rendeffe così meftas,' ella rispose; come volete, che io
man. gi, se non vi è l'uomo nero, che ini ser1 va in tavola ; e non hò
piatti d'argen, proporzionati alla dote, che hò portata : il marito le rispose,
che nel giorno seguente averebbe fatto trovare più d’un uomo nero, i quali
l'avercbbero servita, come desiderava : fec'egli comparire nel tempo del
delinare due mori ben neri, acciocche la servislero, s'icfierà per tal cagione
la giovane a segno, che si levò di tavola, e nacquero da ciò infiniti disturbi
tra di elli,onde vedete voi, Sempronio, che vantaggi risultano dall'essere
risentito in fiinili contingenze: bisogna pregar Iddio, che la moglie ricca,
sia ricca anche di senno, aliriinenti la casa andrà in malora, quantunque
avesse portato il doppio di dote. Sem. Hò udito sempre dire, che las metà
della dore non si possa alienare, e che li fidecommiffi rimangono sempre in
piedi; come dunque potranno seguire l'accennati dilapidamenti? Mec. Il
lusso però oggidì hà usurpato il privilegio di poter alienare ogni reliduo
dotale, e di svincolare ancora ogni più stretto fidecoaimiffo Sem. Mà in che
modo? Mec. Si fingono pericoli di case, che stanno per cuinare, e per tal
cagione di toglie ogni più stretto vincolo, posto sopra i capitali: mà passiamo
ad altro, perche questa è materia molto lagrimevole. Sem. Talmente che a
derro vostro re alla moglie ricadesse quaich'eredità; con [ocr
errors][ocr errors] converrebbe rinunziarla, per non incorIf rere in fimili
fventure ? Mec. Muta faccia il cafo ; perche la moglie, ch'è vivuta qualche
anno col marito, trovandosi molti figliuoli, ed a vendo già passato quei primi
fervori del. le nozze, ne' quali si spende molto, non averà genio più a
dissipare, ed effendosi assodata nel governo della casa, se pur farà
qualche sfarso di più, sarà con i moderazionc, e proporzionato al suo
Itato, Sem. Or io ho capito, come si abbia da scegliere la moglie, che
sia di tutto proposito; cioè nè povera, nè riccas, e che abbia più cervello,
che bellezza, acciocche non si abbia da dire di essaie : quello mi fu
raccontato una volta, che dicefle la scimmia, effendo entrata nella
bottega di un arteficet, che lavorava modelli di cera, ove prendendo nelle
inani una bella cesta, dopo di averla ac carezzata, e baciata, mettendo
den| tro di essa la mano, c trovatala vota gridò: Oh che bella gefta, mà
de manca il cervello ! K Pube [ocr errors] Pub. Or sì, che
voi la capite per il suo verso; e scegliendola di questa forta allora sì, che
farere forçunato, e potrete dire di avere presa una grandislima dote, conforme
è succeduto a me: evi voglio raccontare ciocche ini seguì nel tempo, che io era
sposo : mi fù domandato da un mio, amico, che dote io avca ricevuto, e
trovandomi sodisfatto delle buone qualità della mia compagna, gli rispofi ; che
credeva di aver ricevuto cento mila scudi ; rimase egli ammirato, sapendo, che
io non eras folito di milantare le mie cole, nè fimile dote fi costumava
allora, folamente mi replicò: in che corpi li avete ricevuti? cui soggiunfi, in
contanti dieci mida, ed in giudizio il rimanente ; egli di pose a ridere; cd io
non ho avuta sin ora occasione alcuna di contristarmi di ciò. Sem.
Desidererci ora sapere, che altri miali, poffa apportare la Bugia, concludendo
etsa il matrimonio? Mec. Se lo-traria di passaggio, non suolo apportare
danni molto conlidera 1 i bili; mà se poi s'interna nelle cose
cffenziali, guai a chi si fida di essa; pofciache se ricoprirà i mancamenci
d'una donna impudica a segno, che quel povero uomo, che la vuole sposare, la
creda una casta Penelope; effettuandolo diverrà infelice; e se vorrà fare
com parire le ricchezze dello sposo affai e maggiori, s'ingegnerà ben
ella di pro: curarlo, e con infolite maniere : che non ha fatto a giorni
nostri in fimile afa fare! e arrivata fino a fingere le note dell'avere, nelle quali
vi erano regiftra ti molti crediti fruttiferi, senza il no* i me de? debitori;
con pretesto, che si celano questi, perche, essendo fiignori di qualità,
non volevano essere nominati; e nebanchi ancora non è arrivata a fare
apparire grosli depositi in faccia di Tizio, i quali erano mere imei
prestanze, che nel dì susseguente tor navano a credito di Sempronio suo
vefo posseditore? Sem. Bisognerà dunque vivere molto caurclaro'nci
trattati de matrimonj,per K 2 non [ocr errors] non essere
dalla Bugia tradito sin Mer. Udite di più : se una poverad giovane sarà
ingannata da esla's facendole apparire il suo futuro sporo ricco; che tenga
carrozza; si trovi las cafa ben fornita di preziose suppellettili, a segno che
le faccia credere che quel partito sia una gran fortuna; cadendo. vi in
effettuarlo, in un tratto si avvede. rà, che il cutto fù mera apparenza; pois
che appena consumato il matrimonio, sparisce il palazzo incantato di Armida, e
li cavalli, o carrozza tornano al fuo padrone; e per vivere conviene dar di mano
alla sua dore, trovandosi il mari10 fpiantato. Vi voglio raccontare una
storiella, nella quale scoprirete l'astuzia usata da uno di questi
miserabili,che con inganni giunse a sposare una ricca giovane. Se ne stava egli
nel giorno fta. bilito per le nozze penlierofo, e mesto, a segno che la Suocera
si mofle a domandargli cosa egli aveva; cui replicò, che certamente non aveva
cosa alcuna ; fco. perte, che furono di poi le fue miseric,G dolse leco la
medesima, ch'era statas da esso ingannata ; replicò il ribaldo: fignora lei si
ricorderà benissimo, che's io le diffi nel tal giorno, domandando i mi
cosa io aveva, che niente le replicai? che occasione dunque ella ha da
dolerlei dime, se le palesai la verità, con dirle', che nulla avea. Sem.
Accadono questi cali? Mer. Cosi non accadeffero, anzi ve ne sono
de'peggiori ancora. Sem. E quali sono? Mec. Volendo la Bugia
accasare un giovane deviato, che farà? comincie. rà a lodare il suo buon
costume, la sua modeftia, a fegno, che lo farà compa0 rire in
iftato d'innocenza cadendo las povera fpofa a credere questo,
tuttaa allegra acconsentirà, non solamente al matrimonio, mà
sicuramente ancoras converserà seco; non dico altro, che in breve
diverrà un cadavero, median- tc i quel malo;-col-quale l'averà mal
concia. Şom. Sono vesiquefi cali, Dottore? Med K 3
Med. Accadono, e non di rado;quando però liamo avvisati in tempo, diamo loro il
suo rimedio ; ma allorche il malfattore vuol fare da Medico., la finisce di
stroppiare con quei secreti, che talvolta averà egli in se medelimo provati, i
quali applicati in una compleffione gentile, essendo rimedji mercuriali,
potranno in vece di giovamento apportarle danno notabile. Pub. Questi
pregiudizj tempo fà non seguivano; imperciocche, se allora cal uno cadeva in
fimili mali, îi faceva prima curare, e risanato, ch'era perfertamente prendeva
moglie. Sem. Talmente, che questa Bugia ne matrimoni cagiona danni molto
confiderabili, ond'io procurerò di tenerlas lontaga allorche tratterò il mio
accalamento. Mec, Bisognerà, che stiáre però molto avvertito; posciachc
comparirà travestiça; e sotto specie dį verità per ins gannarvi. Sem, Io fona
un bell'umorcänon cres derò 1121 N derò allora
all'istefa verità, per non di ingannarmi, giacche la Bugia fi vestu dei suo
manto. Mec. Alla verità conviene prestarlo d fede in ogni tempo, mà
però vi è il modo da discernerla, quando cssa sia pura, ò simulata. Sem.
E come? Mec. Quando voi vedrete ingrandire le cose assai più di quello,
che fieno ve. risimili, ivi ftà nascosta la menzogna, e datele la tara di due
terzi meno di quello vengono rappresentate, che così di poco sbaglierete. E se
vedrete poi in alcune altre ufarsi artificj, c diligenzu u maggiori, di
quello, che convenga, per farvele credere, e voi togliete tre terze parti
a ciò, che fi dice, e credete solamente quello, che rimane, che così
l'indovinerere. Sem. Dovendo io prendere moglie poco fastidio mi prendo
dei difetti de gli uomini, vorrei bensì sapere quei i delle donne,
da' quali doverò guardarini. K 4 Mer. [ocr errors] Mec. Nella
ventura Conferenza farete istruito in questi. Pub. Bisognerà fargli
conoscere ancora le virtù di esse, affinche fappia difcernere quali siano le
buono. [ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small] CONFERENZA VII. Sopra i difetti, e le Virtù delle donne.
Sempronio, Medico, Mecenate e Publio, M Sem. I persuado
Dottore, che niuno meglio di voi conoscerà les imperfezioni delle donne,
effendo voi meglio di ogni altro informato de' naturali, e tempera menci
loro. Med. Secondo il parere di Democri. to, le povere donne soffrono,
per cam gione dell'utero, seicento mali di più degli uomini ; come si legge
nella lettem ra da esso scritta ad Ippocrate', over Sexcentum arumnarum mulieri
auctorSem. Io non voglio sapere da voi li mali dell'utero, ma bensì quelli
dell'animo, non quelli, che sono ad effe di moleftia, ma quei che possono
altrui ancora nuocere, conforme sono i loro vizj. Med. Di questi ogni
uno, che per qualche tempo le abbia trattate, ne può effere bastantemente
informato . lotor110 poi al temperamento delle donne, vi poffo ben dire, che
una volta fu promossa questa gran disputa ; qual foffe più caloroso, l'uomo, ò
la donna, e dipoi essersi molto dibattute le ragioni dell'una, e dell'altra
parte, fu detto, che quando la donna non fia di temperamento più caldo di
quello dell'uomo, non si possa mettere in dubio che non sia più callida di esso
; cioè a dire più astuta Pub. L'aluzia però, quando non è maliziosa, c
fraudolenta, non entra tra i difetti deteftabili; dicendo Teren. zio in Andria
i Aftutum fallere difficile eft. [ocr errors] [ocr errors]
201 [ocr errors][ocr errors] Onde questa può ftimarsi avvedutezžas,
Jodata dall'Ecclesiastico al 19. Aft ut us agnoscit fapientiam. Mec.
Nelle donne però farà sempre detestabile, non essendo quefte fcarse
di malizia, e d'inganni, al parerc di Se1 neca in Hippolyto :
1 Sed dux malorum foemina, d fcelerum artifex, E di Plauto in
milite: Quid pejus muliere ; atque audacius? Quid? Nibil. Ed
ARIOSTO così ebbe a dire di effe Non siate però tumide, efastofe +
Donne per dir,che l'uom fia vostro figlio," Che dalle spine nascono
le roje, E d'una ferid'erba nafce il giglio. Importune', Superbe, e
dispettose Prive di amor; di fede, e di consiglio; Temerarie,
crudeli, inique, ingrate, Per peftilenza eterna al mondo nate.
Pub. Piano di grazia, Mecenaco; cliente perche parlando in tal guifa',
correcc pericolo di essere lacerato dalle donne come fucceffe ad
Orfeo, di cui parlaw Platone dell’ACCADEMIA ne' suoi simposj. CONVITO. Per
tal unas, che sia stata cattiva tra effe, con questo vostro modo di parlare
cosi generale, pregiudicate a tante illustri femmine degne di eterna memoria,
anzi che as vostra madre medefma, e con essa a voi ancora. Leggere,l e opere di
Pisana, è di Marinelli, che troverete ivi, quanti più iniqui, escellerari
uomini vi sono stati, che donne; onde ci comple stare cheri; e tanto
maggiormente, che le donne cattive, fono appunto come le vipere, le quali, sc
non vengono compresse, o con altri modi irritate, non mordono già, nè
avvelenano; ina gli uomini perverfi, non sono già così, assomigliandoli al lupo
quel detto greco: homo homini lupus: da cui non giova punto l'allontanarsi;
perche ello va cercando di danneggiare. E parliamo con tutta sincerità; avete
voi veduto mai alcuna donna andare di. predando i. paffaggieri per terra, ò per
mare, conforme, fanno gli uomini E giacche avere apportato l'ARIOSTO con
[ocr errors] 1 [ocr errors][ocr errors] tro di esse, perche non riferite
ancoras el ciò, che dice a loro favore? che apporDe tai nella conferenza
quinta, ch'è appunto: E di fedeli, e caste, Saggie, e forti State
ne fon ne pur in Grecia, e in ROMA; ti Ma in ogni parte, ove fra gl'Indi,
6 "gl’orti Dell'Esperide il fol spiega la chioma, Delle
quai sono i pregi, e gi’onor morti, Si ch’appena di mille una fi
noma, E questo, perche avulo hanno a lor sempi Iscrittori
bugiardi, invidi, empj. E finalmente doverebbe bastare ciocche dicono Socrate,
e Platone di esse per frenare la lingua di chi ne dice male, 1
cioè, che sono capaci molce di effe d? amministrare la republica ancora.
Mec. Bisognerà dunque credere, che le donne non abbiano difetti, per non
pregiudicare a qualcuna, che tra esse fia ed Itata buona? Pub. Io non
pretendo difendere les cattive, ma fulamente cancellare lo buone del numero di
queste, nè voglio fcu 1 scusare i vizj, chc insidiano le
donne ; ma se le Virtù non isdegnano di accompagnarsi con effe, come posso
tenerle çelate in pregiudizio di cante? e precisamente di quelle di cui
l'Ecclesiastico. ne fa gloriosi encomj,chiamandole : Lucerna splendens ;
columna aurea super bafes argenteas ; fundamenta æterna: Laonde, Mecenate, non
dobbiamo in conto alcuno dir male delle donne; poffiamo bensì censurare quei
difetti, che le perseguirano; perche facendo in tal guisa non fi potranno
dolere di noi le buone, le quali non danno a' vizj ricerto; no tampoco, se
taluna cadeffe a darglielo, farà contro di noi risentimen. 10 alcuno, per non
dichiararsi da se medelima viziosa : e regolandoci con que. Ita norma faremo
conoscere, che non odiamo le donne, ma bensì quei vizj, che da loro medefimc
debbonli odiaren come loro capitali nemici. Sem. Iftruitemi dunque,
Mecenate, sopra questi vizj, scorgendovi molto informato di effeMec Di alcuni
ne fono informato; ma cutti tutti io non li so: perche mi fido' guro che siano
tanti appunto, quanti so. i no i caratteri Cineli: vi posso riferire li
più principali, che doverebbe fapere ogni marito, per potersi ben regolares
scorgendoli nelle mogli. Il primo di questi è la Vanità, la quale ha un
gran i seguito di altri vizj, a se fubordinati, mà cominciamo ora da
questa, che die ď poi parleremo degli altri. Sem. Che cosa è
precisamente, ed in che consiste questa vanità? :) Mec. Credo, che fia un
vižio, tanto in esse, quanto negli uomini effeminati, diretto a procurare ftima
maggiore, che competa loro in genere di bellezza. Sem. Spiegatevi di vantaggio
affinche possa comprendere meglio quanto avete detto. Mec. Ciocche dilli
mi pare chiaro, con tutto ciò mi spiego più diffusamente, e dico: che se una
donna, ò-un uomo effeminaco deformi procureranno pre all
prevalersi di superfui abbellimenti a fine di comparire belli, pretendendo das
ciò ricevere stima maggiore nel concetto delle persone intorno alla loro bel.
lezza. Questi saranno vani. Sem. Dunque le belle non saranno vane, non
avendo d'uopo di fienili abbellimenti. Mec. Ponno cadere queste ancoras
in detto vizio ; quando paresse loro di non essere tanto belle, che abbiano a
rapire il cuore di tutti, e perciò effe credessero colla vanità di potere
diveairvi a quel segno. Sem. Come fono numerose le donne di questo
genio? Mer. Poche sono quelle, che non lo abbiano ; la moglie di Publio è
tras quefte, che odiano la vanità. Sem. E che! la vostra moglie, Publio,
non si ornava, come le altre, quando è giovane ?: Pub. Si ornava in
quella forma, che io desiderava, a fine di compiacermi, non già per fare pompa
di fa con altri. Sem. [ocr errors][ocr errors] 1 1 Sem. Come vi
contenevate per firla di perseverare in cotal guisa? posciache a alcune
per breve tempo incominciano a farlo, mà dipoi vedendo le altre, che fi
adornano, b-lasciano trasportare dal i mal costume anch'efle Pub. Avevå
ella fomma venerazione alle fentenze de' Santi Padri, ed affinche meglio le
comprendeffc, l'erano da me spiegate : onde adducendole sopra ciò quella bella
sentenza di S. Cipriano, che dice: Non eft pudica, qua affeet at animum
altorius movere, etiam Jalva corporis caftitate ; fi afteneva ella perciò dal
vestire con pompa, dovendo uscire di cafa, Sem. Se faceffero tutte cosi,
andrebbe la maggior parte assai positivamente vestira ; imperciocche li
mariti per non u ispendere, non direbbero già loro, che fi ornassero, e
studierebbero giorno,' notte fentenze contro la vanità. Mes. Che male ciò
apporterebbe loro 2 Sem, Non altro, che si farebbe di ef fe oggidì poca
ftima; essendo che, chi non fa la lụa comparsa, come le altre, non è punto
contiderata. Mec. E te taluna la faceffe con inde. bitarti, chi sarebbe di
queste due più considerata, la yana, ò la modefta? Sem. Certamente quella,
che più di ornaffe, perche niuna và cercando, come questa comparsa si faccia,
effepdo molto noto quel detto : Unaè bibe'as, quaris nomo, Sedopor. tet
babere. Mec. Si cercano, come anche voi diceste, più i fatti altrui oggidi, che
i proprj; onde per questo motivo yi ammetto, che sarebbe più considerata la
ya-na, che la modefta; e poi quando quefti non si cercassero, non credo già,
che i mercanti vogliano donare il loro; onde dipoi,che averanno aspettato un
pezzo, forzati a domandare giudicialmente il loro nelle publiche udienze vi
pare, che possa stare celato? ell'essere conf. derata in questo modo, vi pare,
che posla apportare decoro, ò vituperio? Pub, [ocr errors][ocr
errors] d Pub. Senza queste vostre rifellioni, di forma cattivo concetto
delle vane solamente a rimirarle, şi era ornata Thamar c deposti avea gli abiti
yedoyili più modefti, e Giuda quando la vide i in quella forma, che
concerto ne fè di effa? Suspicatus eft efe meretricem: Genef. vedere
dunque yoi, Sempronio, come sono considerare le vane da parenti anche più
congiunri? Sem. Dicemi, che altro pregiudizio apporti questa
yanicà? Mec.Quando esce fuori de’suoi limiti, hà due altri vizj, che per
l'ordinario noll'abbandonano, e sono la prodi. galità, e l'impudicizia
Sem. Sono queste certamente due peflime compagne, le quali possono apportare
gran male, infidiando alla roba, ed all'onore; mà è seguitata da alţri
vizj? Mer. E più correggiata la yanità das cu efli, di quello sia un
Generale di esser cito da 'suoi Officiali, posciacche 120 fuperbia,
l'invidia, il dispreggio, l'ineganno, con molti altri di questa perversa
natura, a vicende la servono, onde chi è vana, è anche superba, invidiosa,
dispreggiatrice, e fraudolenta, tramando sempre inganni, e frodi. Pub. In
conferina di questo, diffe S. Crisostomo. In Gen.fim Homilia. A corporis cultu
innumera frunt mala, arrogantia, que intus nafcitur, defpectus proximi, faftus
spirisus, animą corruptio, voluptatum illicitarum fomes &c. Sem.
Questa vanità fino a che segno potrebbe tollerarsi nelle donne? Mec.
Sarebbe certamente indifcreto quel marito, che non tollerasse alla moglie
giovane una mediocre vanità, quantunquc da questa fi poffa facilinente fare
passaggio alla grande ; dee bensi per tema di ciò egli ftare vigilante,
affinche non trascenda questa i suoi limiti, li quali le vengono prefissi
dall'onesto: e lidee questa tollerare ancora, affinche s'inducano alcune più
facilmente a pren. dere marito. Pub. Sant'Agostino riprese rigorofa men
[ocr errors] [ocr errors] mente Eudicia per voler andare troppo ncgletta nel
vestire, e le fè incendere, che averebbe dimostrata umiltà maggiore con
ubbidire a suo inarito, che a vestirsi di panno vile, per lo spirito di
contradizione, esclamando il Santo : quid absurdius, quam mulierem de
bumi. I li vifte fuperbire ? Sem. Come li conoscerà, che questa trascenda
i limiti prefilli dall'onesto a Mer. Allorche una donna vorrà ricoprirsi
di gioje, e di oro, e quello è peg. gio, senza riflettere se le sue
entrate lia- no sufficienti a poter fare tante spele, venendone di
ciò ripresa da Ovidio poe- ta lascivo, dicendo: Quis pudor eft
cenfus corpore ferre Juos? Ed altrove. Gemmisque auroque
teguntur Omnia, pars minima eft ipfa puellae fui. E Properzio
dice anche di più. Matrona incedit cenfus induta nepatum
Pub. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] L 3 Pub. Seneca nella
Benef. dice ancora : Video uniones non fingulos fingulis auribus comparatos;
jam verò exerci14 aures oneri ferendo funt ; junguntur interje, et infuper alii
binis fupponuntur Non faris muliebris injania viros fubjegerat, nifi bina ar
terna patrimonia auribus fingulis pependisent. Ma meglio di ogni alero S.
Ambrogio : De Nabut. Ifrael. cap.s. lo fa capire . Dele&tantur compedibus
mulieres dummodo auro ligentur non putant onera effes fi pretiofa funt: non
pusant vincula efi, fi in iis shefauri corufcant : delectant de vulnera, ut
aurum auribus inferatur, do margarita depen. deant c. E finalmente conchiude .
Non parc unt dispendio, dum indulgent cupidisati. Laonde fantamenre dice
l'Ecclefiafte; Averre faciem tuam à muliere compta. Sem. Må se sarà
nobile, non potrà fare di meno, quantunque le sue rendi. te foffero tenui, di
non ornarsi pomposamente, vedendolo praticare da chi è mcno дobile di ella.
Mece [ocr errors] Mes. Ditemi per cortesia, forle che questa sua nobiltà,
senza danaro, potrå fodisfare il costo di tante pompe? Sem. Mi perfuado
che nòsmå pare una certa cosa, il comparire meno delle alo tre, alla quale, chi
è nobile non si può accomodare. Mec. Anzi queste, per fár comparire
maggiormente la loro nobiltà, non doverebbero soggettarsi a cose vandag per far
conoscere inlieme, ch'essa rin fplenda assai più dell'oro, e delle gioje.
Sencite, ciò che diffe a tale proposito la saggia moglie di Focione ; come
riferisce Plutarco nella di lui vita. Şi trovava un giorno questa illuftre Dama
ins conversazione di altre donne, ornate tutte pomposamentes vi fu chi le
disse: perche non era venuta essa ancor adornata come le altre, cui rispose:
che le bastava per ornamento la virtù di suo marico, al che non seppe che
replicare la più curiosa, e vana delle altre. Pub. A questo proposito
dice Aristocile, che il buon ornamento nelle don ne', non debba già
consistere nella pompa, mà bensì nella modeftia, e nel modo onesto, e decente
di vivere ; il quale fu da Aspasia praticato, come riferisce Eliano, quantunque
ella avesse avuto per mariti due gran Monarchi; cioè Ciro, et Artafferse,
ciò non ostante fi feppe ella così bene guardarc dalla soverchia curiosità, e
pompa, che recò am mirazione a tutto l'universo. Elodando PLINIO (si veda) la
moglie di Trajano, non seppe apportare fatto più glorioso di queIto a suo
favore: che di efferli, come donna mantenuta sempre lontana dallas vanità
superflua. Sem. E se l'entrare fossero sufficienti, potrebbe dirsi vana
una, che trascendeffe i sudet i limiti? Mec. Se la vanità non fosse unira
col. la prodigalità, forse che in questa, se non trascendeffe molto, sarebbe
rollera bile, ma il vizio della prodigalità non le permetterà moderazione
alcuna; posciache: Prodiga non sentit pereuntem fæminas fenfum. E poi credete
voi, che'l fine, per cui fi orna a quel segno, fia sempre onesto? non lo
credetre già Seleuco, quel gran Legislatore de'Locri, il quale fè quefta legge;
che non fosse permesso ad altre donne di ornarsi pomposamente, se non a quelle
che volevano amoreggiare, e fare anche di peggio; e sappiare, che, fù questo un
gran rimedio contro la vanità; posciache divenne quel Dominio per qualche tempo
modeftiilimo, spor gliandosi le donne delle loro fupes Aves pompe. Quindi è,
che da saggio padre operò Lisandro, come riferisce Plutara co, con rimandare a
Dionilio tiranno le preziose vefti, che aveva mandate in dono alle sue
figliuole, con tutti gli altri ornamenti; con fargli incendere; che averebbero
più tosto tali ornamenti viruperato le sue figliuole, in vece di or.
narle. Sem. E le ricchissime, che non soggiacciono al pericolo
d'impoverire,perche non poffono fare tutto quello sfara fo, che bramano?
1 [ocr errors] tutte Mec. Non tutto quello, che si può, è
convencvole a farli. Giovanna di Navarra consorte di Filippo il Bello,
trovandosi in Burges, mortificò molte Dame, che andarono a visitarla con abiti
sontuofiffimi, dicendo loro. Credeas effere in questa città io solamente la
Reging, mà ne trovo mille. Pub Chi brama servirsi bene delle proprie
ricchezze, non dee impiegarle per fodisfare le sue voglie, ed in cose
superflue; dee ancora pensare and quelle, che sono maggiormente necef• farie,
che ornano l'anima, come insegna S. Cipriano dicendo : locupletem te effe dicis
e utere divitiis, fed ad bonds are tes; divitem te fentiant pauperes
&c. Sem. Se taluna fosse deforme, potrebbe ornarli più dell'onesto
per comparëre bella e Mec. Faccia pure quanto può la deforme, che fempre
scoprirà di vantage gio la sua deformità; e guai a quelles, povere damigelle,
che vi harno a conbattere, perche rimirandofi allo fpero [ocr
errors] chio, deteriorare più costo con quelli abbellimenti,
che li pongono, si per- suadono, che per difetto di effe ciò deo
tivi', non sapendo bere addattarli, ed a questo proposito cosi
parla Giove- nale, Quid Pfecas admifit, quænam eft
culpa puella Si tibi difplicuit nasus tuus? Sem. Consideriamo i
sarti quanti rimproveri riceveranno di vantaggio Mer. Vi fù uno di questi
gli anni scorfi, che avendo portari alcuni abiti ad una ricca, e deforme, ed
allorche se li provava, diffe, che non erano ben fata ti; perche non le stavano
bene al viso ; quel povero uoino vi ebbe un pezzo fof. ferenza, må alla fine le
disse: Signora io gli ho fatti a misura della sua vita, alla quale vanno
benissimo, non già del suo viso; onde questa non è colpa mia, mà deila natura,
se non stanno bene ad effo. Sem. E le brutte, è belle, che siano
adoperando i bellectiglo fanno per vanitá a Moc. Mec. Questo certamente è
molto dubioso; posciache, se lo fanno per essere stimate più belle,
s'ingannano, mentre ogni uno, che le rimira, le tienes per copie mal dipinto,
non già per ori . ginali, e voi sapete ; quanto lieno più timati gli
originali delle copie, quantunque pajano ben colorite; e poi quel mal odore,
che tramandano quegli unguenti posti sul viso, come le possono rendere amabili?
ed udite Plauto, come ne parla, Vei fefe sudor cum unguentis fociavit
illico, Ibidem olent, quafi cum una multa jura confundit coquus, Quid
oleas, nefcias ; nifi id unum male olere intelligas. E Giovenale così
dice: Interea fæda aspectu, ridendaque's multo Pane tumet facies, aut
pinguia popeana Spirat, hinc miferi vifcantur Labra marici. Ed in
appresso; Tal Tot medicaminibus, coctaque filiginis Offas
Accipit, et madido, facies dicetur anni ulcus? E guai a queste se
intervenissero al giuo, .co, che inventò Frine, riferito da E rasmo lib. 6.
Apophtegn.pofciache si troverebbero confufe, e mortificate. Ef sendo ella in
conversazione di donne; tra quali ben si avvide effervene non poche bellettate,
introdusse il giuoco del1e penitenze, uscendo a forie chile doveffe comandare;
e toccando a lci, ordinò, che fosse portato un gran carino pieno d’acqua, e che
ciascuna dovesse ja varsi il viso, come ella faceà ; 'non poterono le altre
scufarfi, effendoli'impegnate ad ubbidirç, e ne seguì da ciò tal
metamorfofi,che li domandava il nome ad alcune non riconoscendosi più per
quelle, ch'erano prima. Pub. Bisognerebbe, che leggeffero S.Ambrogio :
Examer. per illuminarsi, ove dice: Deles picturam' mulier, f vultum tuum
materiali candore,oblinius, fi acquifito rubore perfundas : ila la pi&tur a
via, non decoris eft ; illa pi. Eura fraudis, non fimplicitatis eft ; illance
pictura temporalis eft, aut pluvia, aut Judure fergiiur : illa pi&tura
fallit, de ripit, ut neque illi place as, cui placere de laderas,
qui:nielligit non tuum, fed alicnum effe, quod placeas, et tuo displiceas
auctori, qui vidiet opus fuum efl deletun; ed apporia inoltre, lib.i. de
Virginibus, un dilema affai calzante a questo propofito, dicendo, fepulchra es,
quid abscomderis? fi deformis, cur te formosam effe mentiris? neç tud
conscientia, nec alieni gratiam erroris habitura? Şem. Lo faranno
çalvolta le bruite per ricoprire ļa ļoro deformità. Mes. Quanto s'
ingannano queste; posciache in vece di ricoprirla più costo in tal guisa la
rendono palese a tutti; cfsendo che non potendo mai fare in modo, che non si
conosca ciocche di più del naturale si sono poste sul viso, das Joro medesime
si discuoprono per defore mi, çon pregiudizio anche delle bells, Şe
[ocr errors] [ocr errors] se ciò facessero; perche saranno queste ancora
credute di ayere difetti tali, che abbiano d'uopo di essere ricoperti; E se poi
la deformità proveniffe dall'improporzione delle parti, che non è male da
biącca, come la potranno rimcdiare? posciache converrebbe in tal calo inventare
il modo da profilare mcglio il naso, ristringere la bocca, e di slargare la
fronte, ed a questo non potendo ațrivar esse senza maggiormente deformarli,
perche dunque li pongono a garreggiare col Divino Artefice, che così le formò
per fini a lui ben ooti? Sem. Hò udito però, che quelle, che cadono in
fimile errore, sia impoffibile, che possano più aftenersi dal non farlo, e
queste in che modo le coayincereste Publio? Pub. Sono certamente infelici
quelle donne, che non piacciono a se medefime, come disse S. Cipriano, de Bon.
Pud. femper eft mifera, que non fibi places qualis eft. Onde queste
difficilmense potranno convincerli; con tutto ciò, quan: Tollens
ergo quando' mai godessero un momento di mente tranquilla, domanderci
loro, se amano più la bellezza dell'anima, è quella del corpo, e dicendomi,
come è più verifimile, ch'amino più quella dell'anima, apporterei loro ciocche
dicc S. An:brogio: in Examer 6. cap. 8. ergo membra Ch ifti faciam membra
meretricis? Abfit, quod fi quis adulteret opus Dei; grave crimen admittit,
grave eft enim crimen, ut pures, ut melius te bomo, quam Deus pingat . Grave
eft, ut dicat de te Deus, non cognofco 16lores meos, non agnofco imaginem meam,
non agnofco vultum, quem ipse" formavi, Rejicio ergò quod meum non eft,
illum quare, qui te pinxit, cum illo habeto confortium, ab illo fume gratiam,
cui mercodem dedifti. Quid refpondebis ? ed udite ancora quanto lo detefta S.
Cipriano de Habit wirg. Manus Deo inferunt quando illud, quod ille formavit,
reformare, transfigurare contendunt, nefcientes quod opus Dei eft omne
quod nafcitur:Diaboli, quodeumque mutatur ac, tu te exi, Jimas impunè
Laturum tam improbare meritatis audaciam Dei artificis offenfama Ut enim
impudica circa bomines, du inn cefta fucis lenocinantibus non fis,' corruptis,
violatisque, qua Dei funt péjor adultera derineris dc. Sem. Quelle, che
fi bellettano, mi persuado certamente, che non averanno uditi gliaccennati
sentimenti di queisti Santi; perche in verità, sc riflettes sero attentamente a
ciò, che questi di cono, fi alterrebbero dal farlo; mà vor: rei sapere in oltre
da voi, Dottore, se pollano queste lordure, che si pongor Ho le donne sul viso,
essere di nocumento alla loro salute? Med. Sono senza dubio molto
dannosi; perciocche se il tingerfi solamenrei capelli ha apportato a molte la
mor- to, come riferisce Gal. de comp.medic. fec. locos, cap.3. de tinet.capil.
oye dice: Non folum enim in periculo verfatas fape frio -fæminas ; fed mortúas
ex perfrigeratione capitis per hujufmodi pharmaca induéta, Ed Aczio parimeate
afferisce di averne vedute morire alcune per tale cagione apoplettiche, e
tabide; quanto più facilmente potranno es. fere danneggiate da cosmetici, ne'
quali entra il solimato? E posso io asserirvi di avere veduta più di una di
queste divenute, ò asmatiche, ò apopletriche, à paralitiche, ò idropiche in érà
proverra; senza poi quel danno, che suode recare in gioventù a tutte, ne' loro
denti ; e gignive; nè preftino fede a coforo, che fabricano belletti, quantun.
que dicano di averli fatti fenza folimato, poiche le gabbano. Sem. Si che
dunque aon gioveranno ne per l'anima, ne per il corpo? Mas come si doveranno
regolare i poveri mariti, fe queste fi oftinaffero in voleres tutte le cose
alla moda 2 Mer. Io non farei altro, che spiegare loro i seguenti vèrsi
di Properzio ar. vocato di effe : Quid juvat arnato procedere vitta ca
pillo Et tenues Cos vete movere finns? Aut quid orontea crines
perfunderes mirra? Teque peregrinis vendere
muneribus? Naturęque decus mercato perdere cultu? Nec finere in
propriis membra nitere bonis estir's Ed altroye: Nunc etiam infectos
demens imitance Britannos Ludis, o caterno gincta colore caput, E
soggiunge : Ut natura dedit, fic omnis recta figura, Turpis Romano
Belgicus ore colar E Plauto ancora, che pone in derisione queste tante
variazioni di mode : dicendo in Epidico Quid ifta ? Quo quotannis nomina
in In veniuntur noua Tunicam rallama tunicam spilam Linteulum, Cæcisium, Indosiatam,
Palegiatam. Calšbulan, aut Crocotulam. er. Pub. Allai meglio
facente, Mecenate, a fare intendere loro ciò che dice San Cipriano dihi de
babitu Kirginum ; ovewi . Ceterùm fi tu te fumptuofiùs cumas, per
publicum notabiliter incedas, oculos in se juventutis illícias', fufpiria
adolefcentum poft te trabas, concupifcendi libidinem nuFrias, peccandi fomitem
yuccendas, ut fi ipfa non pereas, alios tamen perdas, velut gladium te, du
venenum videntibus se prabeas * excufari non potes, quafi mente cafta fis, do
pudica s redarguit te cultus improbus id impudicus ornatus, conforme lo fa
conoscere Aufonio in Delia, od ei Delia, nos miramur,'eft mirabile, quod
tam Diffimiles eftis ruque, fororque túa ; ?> Hæc habitu casta, cum non fit
caffats videtur, Tu preter cubium nil meretricis habes. Cum caffi nores sibi fint, buic cultus
honeftus, Te tamen, cultus damnat, caftus cam. Sem. Parfando ora
all'ira, queltas noir mi pare, che abbia tanto dominio i nelle donne, quanto
negli uomini, aven do [ocr errors] do veduto adirati più questi,
che quelle alcune volte, che mi sono abbattuto seco in Gimili contingenze.
x Mec. Non doverebbero certamente le donne adirarfi ; pofciache divengono
allora talmente deformi, che più non si riconoscono, .quanto mai li
erasfigurano; onde avendo effe in orrore la deformità, doverebbero anche odia.
re la cagione di essa ; Ma yoi, Sempro, nio, le averete facilmente trovate in
bonaccia, non già in tempo di furore ; e perciò dite, che vi pajono gli uomini
più colerici di esse; fe però vi foste abbattuto nel vedere adirata Ja moglie
di quel povero, Grammatico riferito lepidamente da Ausonios diversamente para
lcreste ; mentre di essa cosi dice: Anma', virumque docens, atque arma
virumque peritus. Non duxi uxorem, fed magis arma do 1 Namque dies fotos
y Botafque ex ordine ! noctes. Liribus oppugnat a, meques meumque
Ata [ocr errors] M 3 giam ! Atque, ut perpetuis dotata à
Marre duellis risin Arma in me follit, nec datur ulla quies: Jamque
repugnanti dedam me, wide nique victum Jurget ob hoc folùm, jurgia quod
fuOltre di che Salomone, che non 'mentisce, dice ancora: non eft ira fuprà iram
mulieris. Sem. Non saranno però ofinate les donne, che averanno i marici
più rifenciti di effe, e non tanto buoni, come era il sudetto Grammatico?
0:0, Mec. L'oftinazione alle volte liavanza tanto in effe, che le rende
incorre. gibili, come comprendercte ancora dal feguente avvenimento riferito
dal Poga gi. Vi fu una di queste» che dopo ave. rc ricevuto moltisms bastonate
da fuo marito, non potendola far ritrattare dall'ingiuria, che gli facea,
chiamaadolo pidocchiofo,la calò anche nel poz .30, fin tanto che poteva parlare
sem.. pre [ocr errors] pre fu percinace nel medesimo disprego gio ;
finalınente, avendo anche la te. ita fommersa nell'acqua, colle unghie de deti
grosli soprappoftę gli faceva cenno di quello, che averebbe colla voce
pronunziato, se avesse potuto Oltre di che il vizio della vendetta facilmente
di collega con esse, dicendo: Giovenale: Vindicta Nemo magis gaudet, quam
femina. Sem. Le finzioni, e le menzogne and che segno s'internano
acll'animo dona, nesco? Mec. Nelle donne scaltrite più affai, che nelle
milense: Ben è vero però, che se s'incontreranno in mariti accorti,
apporteranno loro gran danno le proprio finzioni, e menzogne; come appunto
seguì alla moglie di Teodofio à allas quale avendo egli donato un pomo di
eccessiva grandezza, volle ella gratifi care con esso uno de principali Signori
della corte, il quale due giorni dopo mandollo in dono all'Imperatore; quantunque
mostrasse apparentemente di gradirlo n'ebbe per ò egli intern
rammarico;perloche essendo cornato dipoi dall’Imperatrice, domandandole, se
riteneva più quel bel pomo; gli rispose, che lo aveva mangiato, ed avendola
pregata, che avesse fatta matura riflessione a quanto diceva, ella ostina.
tamente confermava il suo derto; allora l'Imperatore per convincerla lo fè
portare in sua presenza, ele disse: Voi Giete una finta donna ; ne mostrò in
av. venire feco più confidenza. Sem. Hò uditi con molto mio rammarico i
difetri donnefchi; consolatemi ora voi, Publio, con riferirmi le Virtù delle
donne, ed in ispecie qvelle, che ponno apportare profitto alli mariti. et Pub.
La Prudenza, e l'Amore Gince. ro sono le principali virtù, che debbono
risplendere nelle mogli. Sem. Ma di queste Virtù sono capaci Je donne?
Pub. Non può dubitarf di ciòyinenero le le ftorie non solamente
profane, ma faa cre ancora lo confermano, e presentemente vediamo anche
risplenderé mole cisime di effe con fimili virtù. Sem. Perche duaque fi
dice tanto ma le delle donne Pub. La cagione di ciò la trovo in Euripide,
il quale dice: Miferrimum eft muliebre genus, femel Nam, quæ peccant
etiam immeritis Dedecorifque funt mulieribus, communicant vituperium, Mala
non malis, Ma questo, e un abuso grande, ed in. giusto posciache contro di noi
altri uomini non si costumà addollarsi a' buon il vituperio de' cattivi, e qual
ragione dunque vuole, che ciò militi contro di effe ? Ovidio però le difende da
tale in. giusta maledicenza con dire: Parcite paucarum diffundere crimen
ist Spectesur meritis quaque paella fuis. Sem. Voglio credere
che donnes prudenti vi siano ffate ayendo udita rasa omnes:
raccontare molci saggi farci delle Porzie, Cornelie, Paoline, e Paoline,
e di altre; Mà di queste, che con amore sincero abbianoamato i loro mariti
vorrei udirne riferire qualche altro csempio per meglio accertarmene. Pub.
Vi posso fodistare in questo picnamente, e principiando dal grande, e fincero
amore', che mostrarono a loro mariti carcerarile donne Spartane;men. tre queste
andando a visitarli li ferono vestirc de iloro abici, ed effc rimasero
carcerate: pafferò poi a riferirvi, ciocche fè Cabadis Reina di Persia, la
quale parimente liberò suo marito carcerato con vestirâ ella de' suoi abiti, e
rima. nere priva della sua libertà, c vita ancora · Riferisce parimente il Tarcagnota
un fatto molto riguardevole a tales proposito. Avendo ottenuto per capi.
tolazione di uscire solamente le donne dalla città di Vespergia cariche di
quello, che più loro piaceva, abbandonando queste oro, e supellectili preziose,
she avevano, trasportarono sulle spal. le [ocr errors][ocr errors]
le i loro più congiunti. Ed udite finalmencé un esempio singolare dell'amorce
sincero di una saggia Regina, riferito dal Padre Cordier Roberto Re della gran
Bertagna si trovava ferito con una laetta velenata, fu giudicato da’Medici per
unico riinedio il farla succhiare da cui avesse voluto esporre la propria vita,
per salvare quella del Re; la Regina sua moglie fi mostrò prontislima di farlo,
ma non voleva in conto alcuno il Re permetterle, che si esponesse a tal
pericolo. Chę fè l'amorosa moglic ! aspetto, che fosse addormentato, ed allora
appunto, sciolta la ferita, succhiolla intrepidamente, e con tanto felice
successo, che rifano il Re, senza riportarne nocumento alcuno l'amorosa
Consorte. Sem. Persevereranno queste prudenti, ed amorose consorti
semipre nella. medesima forma? Pub. Se faranno i mariti prudenti in
faperle bene diriggere, lo fåranto, come udirete nella seguente
ConfeTenzi. CONFERENZA Come si debba regolare l'uomo colla moglie
scelta di ottime qualità. Sempronio, Publio, Mecenase, e
Medico M Som. perfuado, chief sendo la giovane di ottimi
costumi,non civoglia grandparte nel regolarla, po sciacche da se mca
delima sapra ben governarsi. Pub. Non è già così, Sempronio ; quantunque
sia buona, ci vuole anche attenzione in reggerla, affinche non divenga cattiva,
perche conforme fi dice, che prendendo marito, muci sta10, può anche cambiare
costume; im, [ocr errors] L2perciocche il corso è di molti anni, é fi dee
navigare in un mare, nel quale s'incontrano de'scogli, e continuando la
metafora, descrittami da quel vecchio, che la donna sia la nave; questa quan.
tunque non abbia difetto alcuno, da se fola, e senza chi la indirizzi, a fola
di: screzione de' venti, che sono i suoi pen• ficri, non può giugnere al
defiato porto della felicità, onde conviene, che l'uomo faccia da nocchiere, e
non dor ma; quantunque fia bonaccia. Sem. Infegnatemi, dunque come do. vrò
regolarmi, per non errare? Pub. Potrò riferirvila direzione del la quale
io fteffo mi sono servito, eve: drete, fe questa vi aggrada. Sem. Avendola voi
posta in esecuzio. nc felicemente, poffo fperarne anch'io profitto. Pub.
Ebbi alla prima quest'avverte11za di non addomesticarmi seco in ecceso fo, ma
solamente, quanto bastava per -farle conoscere, ch'io l'ama, c perciò la
rispetta, ferviva, ed oporava s mà mà çon tenere sempre un tale
qual den, coroso fuftegno. Procurava in oltre, ché non iscopriffe il mio
debole, c per fare prova del suo afferto, di quando in quando, mi facea da essa
scorgere penberolo, ed alle volte ancora alquanto mesto: non li assicurava ella
di ricerca. fc la cagione di ciòs solameore dopo qualche giorno, faccosi animo,
mi diss fe: Signore, yorrei vedervi allegro, comc debbono essere i spost ; fe
poffo io sollevarvi in cosa alcuna, eccomi pronta': comandatemi, ed
indirizzatemi che non ricoferò di obbedirvi. Mi senti a tale corcese offerta
immediatamente giubilare il cuore, e le rispoli con faccia ilare : Signora
viringrazio delle obliganti esibizioni, che voi mi fate, u vi afficuro, che me
nc prcvalerò, avendomi molto sollevato con questo voftro corcese parlare : E
guitai immediatamente di quella confolazione registrata nell'Ecclesiastico al
26. Gratia mulieris -Sedula delectabit virum fuum, copaiba ljus
impinguabit. Sem. 6 [ocr errors][ocr errors] Sem. E se fosse
entrata in sospetto, che voi non l'aveste amata? Pub. Questo non poteva
crederlo perche, come diffi, la rispetta, cd onora con particolare artenzione; cd
essendo ella prudente, ben fi avvedeva, che della sua persona era
sodisfattiffimo; sospetta bensì, come mi riferi dipoi, il che da altre
cagioni ciò veniffc; u con bel modo tanto fè, che alla fine un i giorno,
dapoi avere presa meco confia denza maggiore, interrogandomi sopra ciò,
seppe da me la cagione de' mici turbati penfiori; cioè: che questi dcrivavano
dal timore, che io aveva di non cffere ancor baltantemente capace di cducare
bene i figliuoli, e di non sapere mantenere fino alla morte il reciproco
affetto coniugale a quel segno, che fi dovea. Sem. Che rispofe
ella? Pub. Con volto ilare mi replicò, che a questo dovea anch'effa
contribuire la sua parte, ic perciò ca ayefli pur deposto la metà di detti
pensieri, ch'erano tuoi. Sem. [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Sem. E se vi aveffe risposto; penfiamo ora a darci bel tempo : figliuoli non po
abbiamo quando quefti nasceranno Gi farà, come li potrà, non ci contriftiamo
ora di quello, che non è presente. Pub. Non fi parlava così in quei
rempi, ne' quali il divertimento non erao anche divenuto affare creduto
rilevan. te, ed essenziale, che richiede sfe giornata intera ; era bensì
creduco effenziale il provedere quanto faceva d'uopo, ed il prevedere ciocche
poteva fuccca dere. Sem. Vi manrenne la parola data di sollevarvi, quando
sopravenne il bisagno Pub. Fè anche di vantaggio, pofcix che fcoperto
ch'ebbi il suo buon animo, un giorno così le parlai: Signora mia, voglio, che
camminiamo di buon conia certo in reggere la casa ; abbiamo tansto
assegnamiento, che può bastare as Amantenerci nel nostro stato decorosamente ;
pofliamo tenere tre fervitori, due per lei, ed uno per mc, una ser [ocr
errors] vente, ed una matrona, ed avere la noftra carrozza, che serve ad
ambiduc; of dividiamo ora l'incumbenza: voi pen+ ferere alla tavola, alle
biancherie, ed io al rimanente; dell'esazioni voglio ne fiare anche
voi consapevole per vom ftro governo ; ficcome ancora dell'esito, per
caminare di buon concerto tra noi nello spendere: debiti non voglio
ne facciamo, nè avanzi considerabili fino a tanto, che abbiamo
l'assegnamento fiffo, c non amministriamo tutte le rendite; e basterà,
che solamente poniamo da parte ogni anno qualche cosa, per fupplire alle
stagioni fterili, alle ritardate rescoffioni, ed alle spese straordinarie, per
non ritrovarci allora bilognosi di danaro: All'educazione de'figliuoli
penseremo concordemente, allorche Iddio li manderà. Sem. Ed essa accettò
queste brighe? Pub. Anziche mi ringraziò; mostrandofi contentissima, per
averla pofta a parte del governo. Sem. E se aveffc risposto; io non vo-
glio ingerirmi in questo affare ; pensateci voi, col maestro di casa; perche
non voglio prendermi questo tedio? Pub. Sarebbe stata troppo ardıca
simile risposta in quei tempi, ne quali crano molto rispettati dalle mogli i mariti,
contentandoli vivere subordinate ad effi, e non succedca già come dice
l'Ecclefiaftico. Mulier si primatum babeat, contruria eft viro fuo; perche
qucfta maggioranza non la godevano. Sem. Mà come riusciva in quelle cose,
che le toccavano di fare? Pub. A maraviglia bene; posciache aveva la
matrona, ch'era donna savia, e consigliandosi con essa lei, divenne in breve
tempo espertisfima in tutte quelle cose, che le appartenevano. Sem. Chi
potrà trovare oggidi quefta matrona non costumandosi più tal servigio? e poi
quando anche si trovassc, diventerei ridicolo, se prendesi, per servire mia
moglie, la matrona. Pub. Perche ridicolo? forse che fa. rebbe cosa mal
fatta? Som. [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Sem. Non dico mal facta, mà effendo in disufo, farebbe
segnato a dito, chi l'introduceffe. Pub. Mà da chi? forse da' savj, u
prudenti? Sem. Non credo da questi ; mà bensi da tutti quelli, che non
costumano te. nerla. Pub. Or io di questi non mi prendcrei soggezione
alcuna; mi dispiacereb. be bensì, che i savj biasimassero le mie operazioni;
imperciocche possono farvi altro dispetto costoro,che non son savj, che di non
conversare con esso voi? E che perdita da ciò riceverefte? ogni qual volta
questo provenga, non per cagione di cosa malfatta, mà più tosto decorosa, ed
onesta, che sono vantag. giose per voi ; nel qual caso efli li renderebbero
meritevoli della censura de' savj. Io vi poffo ingenuamente confessare, che se
non fosse stata in cafa mia la matrona, che avesse indirizato da pria. cipio la
mia consorte, non averci già goduta quella tranquillità di animo fpe [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] rimentata fino al presente; posciacche questa
matrona essendo nata civilmente, e così ancora trattata da me, dando alla mia
conforte buoni conligli, la istruiva ottimamente, e perciò non vi è stata
occasione alcuna di discordie tra noi; il che non sarebbe già seguito, se fi
fosse configliata con qualche donnas ordinaria, e giovane, da cui facilmente
pellimi consigli averebbe ricavati. Sem. Questa matrona itava al fervia
gio attuale? Pub. Quantunque fosse falariata, era però distinta dall'altra
donna, che mi serviva, e faceva molce cofe spontaneamente di più di quelle, che
le toccavano, per l'amore, che portava alla casa, ove sperava terminare i suoi
giorni; non costumandofi licenziare queste, fe non per cagioni assai gravi, le
quali raro volte accadevano ; e quando la Signora partoriva, essendo
pratichisimas; non li può esprimere, che aflistenza le presta in tutto quello,
lc occorre; ed in tempo di malattie cra singolare; 2 re; oltre di
che nell'educare bene i figliuoli, e le femine in ispecie, cra mol. to
eccellente, sapendosi far amare, a rispettare insieme: or vedere voi quali
danni ha apportato privarsi di effe. Sem. Mà perche è stato dismesso si
buon fervigio ? Pub. Io precisamente non lo sò, può essere, che sia noto
a Mecenate. Moc. Io ho udito riferire più voltes che queste volessero
fare troppo lezelaati, e perciò fi fia verificato in esse la favola di Efopo,
ove parla del trattata di accordo fatto tra il lupo, e la pecor ra,contro la
soverchia custodia de' cani; e per verità, vi erano alcune, di esse, che
facevano la guardia alle figliuolo più di quello, che facciano i cani alle
pecore; -mà questo non era motivo fufficiente per dismettere un servigio
cotanto utile al decoro, ed onestà dellas casa, conosciuto ciò, anche da
Tibullo quantunque molto lascivo, mentre egli consigliò: At tu casto precor
maneas, fanétique pue Aft [ocr errors] dorisa N3 Affideat
cuftos fedula femper anus. Sem. Come regalavate, Publio, fperso la vostra
sposa? Pub. Oltre le mancie solite del Natale, e del giorno mio natalizio,
che consistevano in dodici piastre per.volta, e quando si riscotevano grosse
somme, fempre qualche moneta di oro le davas, perche mi è piaciuto, ch'ella
'manegiafle danari. Sem. E che ne faceva. Pub. Quando arriva a
cumulare la somma di cinquanta scudi, creava un cenfo, e la metà del frutcabo
di effo dispensava a poveri, c fi verificava in lei ciò, che dice Salomone
delle donne savie: Manum fuam aperuit sinopi, et palmias suas extendit ad
pauperem, dell'altra si serviva per vestirdi:. ;1 Sem. E le fpilte non se
l'era riservate ne' capicoli matrimoniali? LifPubi Questo non costumava allora
non facendofi tanto consumo di effe,come 'oggidì, che liveste alla
moda. Sem. Eche a non fi vertiva alla moda in quel temposPub. Si vestiva
all'usanza propria det [ paese, quale era di non cangiare sì di sovente,
quella, che correva. Sem. Non è questa la vera moda, mà bensì quella, che
oggi si porta da paeli stranieri, ed indi a pochi meli, venen, done un'altra,
la prima non si usa più, perche le ultiine sono quelle, che dilectano, ed
appagano gli occhi . Pub.E degli abiti di vecchia moda anche in buono
essere che fe ne fa? Sem. Si esitano a quel prezzo, che fi trova, e con
discapito grandissimo, Pub. Come costa questo vestire all? ultima moda,
perche io, che vivo all antica, non ne sono in formato? Sem. Costa assai
per verità, essendo che bisogna pagare sempre di più del suo valore quel drappo
di nuova moda; mà ad alcuni ciò non da fastidio, perche i mercanti sono cosi
cortesi', che lo danno in credenza. ti ''p Pub. Questa, per parlarvi con
tutta fincerità, mi pare la vera moda diandare in malora; perche estendo sì
cari, Conf. Dec. prima ed il mercante volendo alla fine essere pagato, che
si farà allora, non essendovi danaro per sodisfarlo? Mec. Si mucerà paese,
e per verità quando questa nuova moda non era tanto in uso non si vedevano già
i galant' uomini, divenuti per essa miserabili, nè mutare paese, essendo per
loro poco sicuro quello, ove vestirono a tutta moda. Sem. Con chi
coversava la vostra fposa? Pub. Con i suoi parenti più proflimi, li quali
in giorni festivi, in occasione di male, ò di altri bisogni venivano as
visitarci, ed altresì noi con effi loro facevamo. Sem. Ma non recavano
noja fimili conversazioni Pub. Anzi erano di sollievo grandislimo;
essendoche i capi di casa fi ritiravano in disparte a difcorrere fopra gť
iatereffi domestici; consigliandosi tras loro, per meglio regolarti, nel far
colcivare la campagna, ne irinvestimenti da da farsi, e nel governo
economico della casa: le donne poi colli ragazzi, ftavano divertendosi tra
loro. Sem. Ed in che? Pub. Nel domandare, che profitto facevano i
figliuoli, che belli premj avevano avuti da loro maestri, e come fi portavano
le figliuole ne'loro lavori, i quali bene spesso portavano seco queste, per
farli vedere ; e ciò serviva per eccitar emulazione tra elli a portarli
meglio in avvenire, lodandosi, e premiandos ancora chi s'era portato
benc. Sem. In detto tempo a costumavad giocare? Pub. Questo non fi
fa, eccettuato, che in tempo di carnevalc. Sem. Si giocava alle ombre in
detto tempo? Pub. Questo si costumava; posciache ove si giocava, non vi
era Sole. Sem. Voglio intendere colle carte di fpade, bastoni, coppe, e
danari. Pub. Queste ne pur si conoscevano in quel tempo da esse, e se
l'avessero co no [ocr errors] nosciute, non averebbero giocato con
carre tantó-misteriose, le quali fanno vedere, che le spade, i bastoni, e le
coppe, malamente adoperate consumano tutto il danaro. Sim. Ele conedie li
udivano allora? Pub. Queste erano frequentare', ò'da curiofi forestieri, è
da paesani ožiofi per alcro le donne se n'altenevano; e se non era più,
che qualche rappresentazione facra, fatta di giorno, avevano rossore di comparirvi. Sem.
Eli passeggi si costumavano ins quel tempo? Pub. Passeggiavano ancora, mà
per essercitare iutto il corpo a beneficio della salute, non già come si fa
oggidi, per 'indolirli folamente la schiena, a cagione di tanti inchini, che Gi
fanno, fenza muovere un paffo. Sem. Lecafe, come erano bene a
dobbate Pub. Asai meglio', che non sono adesso, rimirandovisi appcfi
nelle pareti di effe akuni quadri di carte', ches er [ocr errors][ocr
errors] ga in erano le piante delle tenute, che si possedevano,dalle
quali et ricavava groffi ffimo frutto, ed allora non vi era tanto luffo; poiche
loro, ch'oggidì s'impie in apparenze superflue d'indorature, e nelle
vanità alla moda, fi ipendeva in quei tempi assai meglio in compre diterreni, e
di alcre cose fructifere. Ne si commettevano già furti di piatti, fottocoppe,
bacili, candelieri, ed altri vali di argento ; perche questi allora. erano.
assai meglio custoditi ; effendo pochi elli, che gli aveano, e perciò di rado
ancora venivano adoperati. Sem. Sapete Mecenate, che mi crovo confuso a cagione
di questo racconto fatró da Publio, riflettendo a ciò, che sarebbe più utile,
mà non lo potrò seguitare, per il diverso costume introdotto oggidi; e
dichiarandomi volere vivcre così, non troverò moglie; dall' altro canto a
seguitare il modo, che si tiene, sono arrivato a comprendere, che è molto
dannoso per cutti i verfi. Dunque che dovrò fare? Mec. Di non isbigottirvi
punto per qucsto. Scegliete voi il modo, che credece migliore, e dichiaratevi
pure apertamence, che questo volete seguitare e troverete ciò non oftante
moglie, u forse senza d'uopo di ricercare tanto al minuto il costume; posciache
quelles giovane,che si contenterà di essere tratcata in questa guisa, sarà
certamente fac via, e bene accostumata. Sem. Mà se le altre non la
vorranno trattare per non seguitare ciocche effe fanno, come si
troverà? Mec. Che pregiudizio risulterà a voi et ad effa da questo, che
farebbe la voftra fortuna? anzi voi medelimo lo do. vreste procurare, affinche
non la deviaf. sero dai suoi doveri. Sem. Or io così farò, e dica ogn'uno
ciocche vuole ; perche hò uditi molti mariti sospirare frequentemente; da che
provenisse questo, non lo só precisamente, sò bene, che senza cordoglio non ti
sospira . Or ditemi, che altro doverò fare per mantenerla costante nel
fuo [ocr errors] suo buon costume? Pub. Nun altro, che di non darle
al. cun mal'esempio, e di tenerla continuamente occupata in devozioni; affari
do. mestici; e nell'educazione de' figliuoli; perche la vita oziosa è pessima,
dicenda l'Ecclefiaftico: Mitte illum in operationem, ne vacet; multam enim
malitiam docuit otiofitas. Sem. Come mi dovrò contenere intorno alla
devozione? Pub. Le darete in questo voi huono esempio, conforme richiede
l'obligo voltro ; imperciocche tanto io, quanto la mia conforte cravamo
favoriti dal medesimo direttore spirituale, c trequentavamo sovvente le nostre
devozioni; la sera poi colli figliuoli, e servitù fi recitavano alcune preci, e
li leggevano anco libri fruttuosi per l'anima, ed in oltre da noi si
sovvenivano bene spelso i poveri, e da ciò ne hò ricavato quel bene, che si
trova registrato nell'Ecclefiaftico: Mulieris bona beatus Vir, numerus enim
annorum illius duplex. Sem. In che altri affari domestici la tenevate
occupata? Pub. Effendomi avveduto, ch'aveya desiderio di copiosa
biancheria, ordinavo, che fossero proveduti nelle fiere canape, lini, e
cottone, é vedendole si rallegrava molto, e li faceva filare, e reffere a suo
modo; e ciò per verità la teneva impiegata qualche ora del giorno, ingegnandosi
ancor essa di filare, ò d'inaspare; e facendosi le bucate in casa, rinnacciava
a maraviglia, quanto ne aveva bisogno, affieme colla matrona ; ed io
rimirandola cosi diligente ne godevo fommamente, vedendo verificarsi in essa
quella condizione ancora di donna saggia, descritta da Salomone: Quafivir
lanam, d linum, operara eft confilio manuum suarum. Sem. La conducevate in
Villa? Pub. In certe belle giornate lo praticavo; anzi che le faceva
vedere le nostre tenute, e tutti quegli stabili, che la casa godeva in
campagna, con istuirla ancora, sopra quello che si poteva fars [ocr
errors] fare di van aggio, per renderli più frutriferi; sopra di che ne
ricercavo ancora il suo parere, da poi che la vidi ben, informata di
tutto Sem. E qual bisogno avevate di configlio donnescovoi, che fiece sì
esperto in tali affari? Pub. Il prendere consiglio giova agli inesperti,
e non pregiudica mai a i pratici; e poi sapere voi il mio fine qual’ era:che,
se Iddio mi avesse chiamato a se prima di essa fosse riinasta informata. di
tutte le cose: e sappiate, che le povere vedove sono gabbate da loro miniftri,
quando non si trovano informace degl'interessi domestici; il che non legue già
allorche fanno ciò, che debbas farsi. Ne crediate già, che sia cosa im, propria
alle donne d'essere informate della campagna, ponendo tra le condizioni di
saggia donna Salomone anche questa: Consideravit agrum, a emis eum: De fructu
manuum fuarum planiavit vineam. Sem. Nell'educazione de' figliuoli, che
[ocr errors] che diligenze usavate Pub. Eravamo tanto io, quanto essas
attentiffimi a tutte le loro operazioni, per poterli di ogni minimo difetto
correggere da principio; eflendo che le piante velenose fi svellano alla primas
con facilità grande dalla terra,mà allorche sono ben radicate v'è d'uopo di
maggiore facica. E riflettendo che tanto si fà, e quanta industria si pones per
ridurre docile un cavallo da maneggio, mi pare che questa sia più necessaria
d'impiegarla a pro de' figliuoli, da quali vantaggi maggiori si ritraggono
senza fallo, che da cavalli. Sem. Come viriusciva facile il
correggerli? Pub. Per verità facilisimo, perche erano docili; e questo
beneficio l'hò riconosciuto dal buon naturale della madre, il qual passò anche
ne'figliuoli; scorgendoli bene spesso all'opposto i vizj de genitori paffare
ne' figliuoli ancora. Sem. Quale induftria usavate nel di. riggerli
?un canto viera l'altarino con tutti li suoi Pub. La prima fu d'istruirli
nella pietà cristiana, e d'insinuarla bene ne'lo. si ro cuori ; primieramente
col buono esempio, e poi colle parole; ed era vely ramente di
consolazione grande il vede re quei figliuolini attenti, e divoti nel
fare orazioni ; e di poi, per meglio afficurarmi delle loro naturali
inclinazioni, aveva fatto preparare per divertirli varie cose in una stanza
spartata, ove in [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] arneli; sin altro l'armariuccio con certe armi di legno tinte, che
sembravano di ferro ; vi erano ancora in altra parte din versi giocarelli
puerili, ed altrove qual che libretto in una picciola scanzia ; c nelle ore di
recreazione li conducevo ivi, affinche si divertisfero. Quei ch'erano portati
dal genio all'Ecclefiaftico, correvano alla prima all'altarino, el ornavano in
quella forma į che l'ayeano veduto in chiesa; e ciò serviva per renderli
maggiormente attenti alla devozione: altri poi secondo le loro incli
O [ocr errors][ocr errors][ocr errors] na. nazioni si divertiyano,
coi libri, è colle armi,e di rado alcuni di efli li spas,
favano co i giocarelli; e stava attentiflimo osservando quelli, che
perseveravano nel medesimo genio; perche conforme averete ancora voi osservato,
non è fempre uniforme l'inclinazione de’ragazzi, e mi sono
finalmente accertato, che quelli, ove il genio li porta, sono
stabiliti in esso divenuti adulti, coltivavperò sempre le loro
inclinazioni, vedendole disposte al buono. Mec. Gli Archieli foleano
condurre i loro figliuoli ad una fiera, per comprendere i loro genj, e
quei, che vedeano desiderosi di provederli de' libri, li mandano all'Accademia,
quei poi, che aveano compiacimento a rimirare le armi, li
deftinavano per la guerra. Sem. E le figliuole,
che facevano? Pub. In altra ftanza fi syariavano,afliftite ò dalla Madre, ò
dalla Matrona,ove erano coscinetti, per commodo das cucire ; ferri da fare
calzette, piccio. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Dell'Elezione della Mog. arr le conocchie, ecommode per filare ; e diverse
pupazzine vestite, ò da spose, ò da monache ; ed ivi ancora chi affifteva
loro', fcorgeva Vinclinazio ni, ch'avevano", rimirando a’quali di queste
cose le porta il genio; ed in fatti quella, che si fè monaca, non si divertiva
in altro, che in ispogliare, e rivestire la sua pupazzetta in abito da monaca,
e l'altra, che prendette marito, sempre giocolava colla sua pupazzetta vestira
da sposa. Sem. Felice coppia! non saprei anch' io abbattermi in simile
compagnia. Pub. La troverete anche voi cercandola, perche non è già
estinta nel mondo la razza di quelle di cui parlò l'Ecclesiastico. Mulier fortis obleEtat virum
fuum, de annos vitæ illius in pace implebit. Sem. Sì bene, mà se per mia sventura m'incontrafí in
una, che non fosse così buona; che doverò fare in sal caso? Meca,
L'esaminereino nella venturas [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] conferenza, nella quale meglio anche apprenderete il modo,
che dovrete tenere in, fare perseverare la buona, costante nel suo lodevole
costume avendola scelta per vostra conforte, CON, the te
CONFERENZA [ocr errors] Come si debbano regolare i faggi mariti
con le mogli imprudenti, e viziofe. Publio, Mecenate, Sempronio,
et Medico Pub. O, ch' hò navigato lungo tempo per questo vasto
Oceano degli ammogliati, posso servire di fida scorta a voi,che doyete
entrarvi. Le maffime principali, che dovrete tenere sono queste : primieramente
di operare più col buono esempio, che con semplici parole, confessando Platone,
ed Aristocile che maggiore profitto fi ricavava da ciò, che si vedeva fare a
Socrate, che da' suoi morali documenci. Quindi è, che'Plutarco ne' suoi
ammaestramenti matrimoniali ebbe a dire: che non preten. da il marito di far
divenire la moglie buona economa, s'egli coll'esempio non le mostrerà efferlo
anch'effo: onde non recherà maraviglia, ciocche diffos Ovidio. Dum fuit Artrides una contentus,
illa, Caffà fuit, vitio eft improba fuftaus viri. Mec. L'esempio però di Socrate appresso la sua moglie
Santippe nulla giovava, Pub. Sapete perche ? Si abbatte il una donna
talmente pazza, che dovea più tosto essere legata colle catene, che ammonita
con esempi, e parole: mà di questo ne parleremo a suo tempo. Or proseguendo il
mio discorso; in secondo luogo deesi togliere ogn'occasione, che possa farle
cambiare di buona in cattiva, perciocche quantunque ottima da principio, per trascuraggine
del marito può divenire peffima, ed in che mo [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] modo uditelo da Euripide. Sed nunquam
nunquam [ neque enim, femel dicam Oportet prudentes, quibus eft
uxor, Ad uxorem in domibus accedere finere Mulieres, ipfæ enim
præceptores funt malorum. E che più ! Levina donna da
principio caftiffima per la libertà, che le diede suo marito
di andare vagando per il mondo, quanto, quanto si mutaffe mutasse,
sentitelo da questo Épigramma. Cafta, nec antiquis cedens Levina Sabinis,
Et quamvis tetrico triftior ipsa viro, Dum modo Lucrino, modò fe
permitrit Averno, Et dum Bajanis fæpè fovetur aquis, Incidit
in flammam, juvenemque fequuta, relicto Conjuge, Penelopes venit, abiit
Helena. E d'onde ciò avvenne, se non dalla libertà, che le diede il
marito ? Nè Mef- salina averebbe già commessa quella sì enorme
scelleragine di sposarli con Silio [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
publicamente, e nel palazzo imperia, le, fe Claudio Imperatore l'avesse condotta
seco ad Oftia; del qualc attentato parlandone Tacito arrivò a dire : laborabit
annalium fides; c credete forse, che se Ottone non avesse lodata a quel segno
la bellezza di Poppea Sabina sua moglie alla presenza di Nerone, glie
l'averebbe tolta? non già; ma il pazzo arrivando a dire, nel levarsi dalla
menfa dell'Imperatore, che se ne andavas lieto a trovare sua moglic stupore di
bellezza, a lui solo concedura, e desiderata da tanti, e volete chc Nerone,
udendolo non s'invaghisse di essa ? Sem. Averanno forse da tenerli chiu.
se le mogli per far verificare, ciocche disse il Satirico ? Pone feram choibe,
fed quis custodiet ipfos Custodesē cauta eft, et ab ipfis inci pit
uxor. Pub. Io non intendo dire questo, mà folamente di trattarle, come diffe
Tacito del popolo Romano, che: nec tam, tam [ocr errors][ocr
errors] fam feruitutem pati poteft, nec totam libertatem, cioè colla misura di
mezo, discreta, e giudiziola e finalmente conviene compatire molte leggiere
debolezze di effe con non farne calo, di quelle particolarmente, ove non si
scorge malizia, e cattivo fine; ¢ quando mai vi fosse d'uopo di rimedio, non
dee questo darsele in publico, nè con istrepito contenzioso, e riflettere a
ciò, che dice Plutarco; che Venere fù collocata dagli antichi vicino a
Mercurio, affinche con arte, ed avvedurezza, e non con violenza in tali
faccende li procedesse ; e lasciando il profano da parte, vediamo che rispetto
avesse a sua moglie il nostro primo padre Adaino : dipoi di avere detto, ch'era
una porzione di se medesimo; cioè: cara de carne mea; soggiunse quamobrem
relinquer bomo patrem fuum, et matrem, &adbarebit ukuri sud, do crunt duo
in carne una Gen. Sem. Questo però mi reca gran tercore, perche se Adamo trattò
così bere sua: sua mnoglie, ed erano nel Paradiso terrestre ; ne-
ella poteva essere stata crea . ta da mano più perfetta, contuttociò ingannò
suo marito a segno, che tutti noi ce ne risentiamo, che farà dunque una
figliuola di essa in questo mondo? Pub. Fu fedotta però dal serpente,
allorche Adamo dormiva, onde apprendetene dà ciò questo documento: di non
dormire, quando vi sia il serpente, che tenti sedurre voftra moglie. Sem.
Mà qual serpente ci sarebbe, se io sposarsi una giovane, che da zitellas aveffe
dato sempre saggio di somma mo. deftia ; ed appena entrata in casa mias,
cominciasse a dire; voglio un'altro abito alla nuova moda: queste gioje non;
sono legate all'usanza; voglio lo scarabattolo, come hanno le altre mie
pari; qual ferpente la tenterebbe in questo caso, per farla parlare in tal
guisa? Pub. Sarebbero due non che un fojo, li serpenti; cioè l'eccessiva
vanità, e l'ambizione proprie ò insinuate,e quefti converrebbe
scacciarli,er. [ocr errors] Sem. Ed in che modo? Pub. Voi averece
già scelta la giova. CH ne nata da? savj, e discreti parenti, and
mutt quali avrete facilmente manifeftato l'animo voftro, in che forma la
vorretes trattare; accordandomi ciò, mi pare, cosa quasi impossibile, che una
giovane ben'educara possa alla prima avanzarsi Q a domandare
imperiosamente ciocche be brama; se pure non sarà stata mal con figliata;
da qualch’una poco prudente, i onde per ovviare questo, converrà, che
alla prima stiate attento di non farlas trattare, se non con quelle, che
voiconoscerere savie, e prudenti, delle quali potrete essere sicuro, che non
sarà configliata a questo; ò pure se voi medelimo nolle darete mal'esempio;
conforme a questo proposito avvertiscePlutarco, ne? suoi precetti matrimoniali,
oye dice; vir corporis ftudiofus, uxorem reddit la sciviori cultui deditam
; voluptuofus amas, toriam, et libidinosam; boni, honestique amator,
modeftam, et honeftam: E sog. giugae di vantaggio; nè putes à super, [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] mo, fuis, profusifque
fumptibus uxorem temperaturam; fi te ad hæc omnia minimè contemnentem
confpiciat', quin potiùs auratis poculis, pietifqae cubiculis, mulorum, et equorum
phaleris gaudentem videat; non enim fieri poteft, ut à mulieribus luxus
removeatur, quo viri circumfluunt. Sem. Mà come farà praticabile il pri
se terrà visite publichce ove ogn' una farà a gara di comparire con maggior
pompa dell'alere? Pub. Se conoscerete, ch'ella abbias la prudenza della moglie
di Focione, di cui già parlammo, permetteteglielo pure liberamente; perche farà
della natura di quella, di cui parla l’Ecclefiaftico al cap. 26. Mulier
fenfata, tacita non eft immutatio eruditæ animæ : mà per al. fro, se non farà
di tal senno vi porrete ad evidente cimento di essere forzato a tractarla
meglio delle altre, e con pompa maggiore, per esfere sposa novella. Sem.
Ma queste non si potranno fuggire; imperciocche lo potrebbero incon
fra: [ocr errors] trare inimicizie, ricusa adofi ; ò per la a meno li
darebbe moito da dire à tuttaa la città. Pub. Se non si potranno fugire,
e voi permettetele. [ocr errors] Sem. Mà facendolo poi bisognerà,
che seguiti ciocche praticano le altre. Pub. Non è da porsi in
dubio. Sem. Consigliacemi dụnque, che dovrò fare. Pub. Non mi dà
l'animo. Sem. E perche? Pub. Perche scorgo più volonterolo voi di
queste visite, di quello che sarà la voftra sposa, compiacendovi forse, che si
vedano le vostre grandezze, e sono molti del vostro genio', che mostrano in
apparenza dispiacimento di tal cosa, che internamente con ardenza la bra. mano;
e fanno come diffe Tacito di Ti. berio: Specie recufantis vebementiffime
cupiebat. Sem. Mà è possibile, che non ci siad mezo termine per isfuggire
queste prime vifte, senza che rimanga alcuno disgutaco? Pub. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][merged small] Pub. Si
potrebbe questo trovare,ogni qualvolta però non abbiate voi compia. çimento di
averle. di Sem. E questo quale sarebbe? Pub. Di condurre la vostra sposa
fuofi della città in distanza tale, che non rioscisse facile alle altre di
venirla a visitare. Sem. E chi sà, se la sposa fi contentasse di
questo? Pub. Non vi contenterete voi; perciocche una giovane bene
accostumatas farà ciocche vorrete : toccate voi ora colle mani, che i mariti
sono per lo più arrefici delle loro ruine, e non le povere mogli. Sem. Mà
andando fuori, e poi tornando, faremo nei medefimi termini di prima, rispetto à
queste visite : Pub. Così credo anch'io ; pofciache vorrete fodisfare
allora al desiderio,che avere di riceverle; mà udite di grazias, ciò che ne
potrebbe nascere di buono da questa vostra lontananza dalla città: Che intanto
voi col vostro giudizio po tre [merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] trefte istradarla in modo, che non sarà
poi facile, che diça, qucsto voglio, po: sciache le potrete far ben
conoscere i precipizi, che nascono dall'ecceffivo lusso, ed i
danni, che apporta l'ambi, zione;ed averefte inoltre in quelto mentre,
che dimorerete in villa, tempo op: portuno d'istruirla ancora nella
buona economia, la quale è l'unico antidoto contro la prodiga
vanità. Sem. Insegnatemi dunque, che dovrò fare fin tanto che
staremo in villa? Pub. Contratto, che averete trà voi quel santo amore
conjugale, le farete comprendere, che guadagno abbia recato alla vostra casa
l'efferyi portaticolà, e che per farle conoscere, che voi non l'avete fatto già
per avarizia, ma per esimervi bensì dalle confuloni, u disturbi, che nascono da
tante visite, e rivisite, che si costumano, donare ad effa la metà di detta
somma avanzatas; affinche ne faccia una soccita di animali, ò la rinvesta a suo
piacere, c commodo, e procurerete, che facendosi detta foccita, non abbia
questa disgrazia alcuna per più anni, con foggiacere voi as quei discapiti, che
l'inclemenza delle Stagioni potrebbero apportarle, e vedrete in atto pratico y
qual amore effa. porrà all'economia. Le prime impresfioni sono quelle, le quali
radicateli negli animi foftri tanto del bene', quanto del male, difficilmente
fi cancellano più, mentre che, Quo fuerit imbut a recens feruabir
odo rem Tefta diu. Sem. Questo mi piace affaislimo; perche mi
concilierà l'amore di essa, edonerò senza fare discapito alcuno ; mentre
ciocche dono, rimane in cafa; mi farebbe discaro bensì, quando andaffe in börfá
de mercanti: Mà se in progrefso di tempo desiderasse qualche abito, come mi
dovrò regolare? Pub. Dovrete invigilare di provederla preventivamente di
ciocche è necefsario al decente ornato, secondo il voItro grado ; affinche non
sia forzatas [ocr errors] chiedervi cosa alcuna. Sem. Mà se ciò non
ostante lo facesse, hò da negarglielo? Pub. Se voi la scorgerete
attaccatas, al danaro non glielo negate, questo si, che in vece di spendere
voi, date la moneta ad ella, acciocche la spenda a suo modo, Mec. A
questo proposito posso riferire un caso accaduto. Venne voglia ad una donna
civile di farsi una certa scuffia alla moda; il di lei marito, ch' era accorto,
non glie la negò; ben è vero, che le diede il danaro nuovo di zecca per
farsela ; ella cominciò à con, tare, e ricontare dette monete, li le parvero
assai belle, e perciò non s’induceva à spenderle; le domanda į egli
pallato qualche tempo, se fi cras ancora fatça la scuffia; cui rispose,
che non aveva potuto trovare cosa appropo. fito; le replica: fatela
quando vi piaci ce, perche il danaro è vostro, e se lo Ha volere impiegare in
altro, fate voi; mà ella non lo spese già per goderselo. P Sem
: [ocr errors] le qua [ocr errors][ocr errors] Sem. E se fosse
liberale ; che non fa. ceffe conto del danaro ? Meo. In questo caso
pariinente non mostrare renitenza in sodisfarla ; dite bensì, che commetterete
fuori, e farété venire merletti più belli, e più alla moda di quei, che sono in
città; perche intanto, ò le passerà la voglia di farsela, ò si murerà la moda,
come si vede giornalmente accadere, e potrebbe anche darli il caso, che un
giorno fi rendeffe capace di ciocche disse Crate, FILOSOFO: che ornamentum eft,
quod orhaf:ornat autem quod mulierem boneftiorem reddit. Quindi è, che secondo
quel detto greco: Mulieri ornamentum mores, e non [ocr errors]
durum Sem. E se le venisse tentazione di porfi qualche manteca nel viso,
per comparire più vaga? Pub.Ciò non dovrete tolerarlo in conto alcuno
riso.it Sem. Che averò da fare? sgridarlas .forse, e mortificarla inleme
Pub. [ocr errors] fa Pub. Questo poi nd; pofciache me. no verrece
seco alle brutte, meglio semnot pre farà per voi, ed affinche possiate di in
ciò regolarvi con prudenza, vi rifeac rirò per convincerle dolcemente,
cioc che dice Zenofonte nell'economico, ch' è questo: Die mihi uxor,
nonne hisce legibus matrimonium inivimus, ut quod effet utrique faculsatum,
invicem communica. remus? annuit illa . Jam ait, fi poftquam tu tuam portionem
bonæ fidei contulifes, ego pro veris gammis fiétitias, prò auro puro,
adulterinum darem, prò torquibus aureis vitrum auri bracteis oblitum prò
monilibus folidis, ligna 'auro, argen to, incruftamentis obducta, num boni
confuleres, aut judicares, me plus tibi contuliffe ; fi talibus technis tibi
imponerem, quam fi quod baberem', uti eft in medium conferrem? quod illa
excipiens, cave, inquit, ne mibi talis fis, neque enim te ex animo amare
pollem; quo audiio ille fic perrexit : atqui nos in hoc potisimum convenimus,
ut alter alteri corporum Noftrorum copiam faceremas, quod P. 2 [ocr
errors][ocr errors] h cum Pub. Nira maltrattato ? cum uxor
annuiset. Sum ne, inquit, tj bi gratior, aut carior futurus, fi corpins boc,
uti eft, nullo medicamento vitiatum Communicem, an fi os,oculofque minio
infestos tibi ofculandum preberem? At ego in. quit uxor; minimum nunquam
attigerim, neque fucatos oculos gratius, quam tuos afpexerim . Et mihi, ait
ille, puta mentem eamdem effe: nec tam mentito (quem tu cerufit, fib:oque
inducis) colore delectari, quam tuo nativa. Quo tam commado sermone caftigata
mulier abjecit omnia tectoria, formaque medicamenta. Onde di questo
convincentissimo ragionamento vi potrete anche voi prevalere per ridurla a suoi
doveri, senza contendere seco, Sem. E se diveniffe fastidiosa, iraconda, e
garrula, che dovrò fare? Pub. Tutto l'opposto di quello, che farà lei,
imperciocche altrimenti sarà la. casa vostra un continuo inferno. Sem.
Come si potrà praticare questo Pub. Non vi potrà fare mai peggio di
uxor. unda, quello, che faceva Santippe a Socrate, e pure la
sopportava, come viene dea scritto da Bigo poeta: Ferendum
eft Socratis exemplo quodcumque peregerit Xantippen, fiquidem
convitia multas moventem, Cum blando argueret, fædatus defuper
Nil nifi deterso, poft tanta tonitrua, dixit Vertice, se pluviam
non ignorante se quutang Sem. Bisognerebb’essere però Socrate per
sopportare tanta ingiuria. Pub. Cominciando ad operare da Socrate potreste
anche voi divenire simile ad esso ; posciache interrogato per qual cagion'cgli
sopportava tanti strapazzi ricevuti dalla sua insolente moglie, risponde: Cum
illam domi talem perpetior, infuefco, dw exerceor,'ut ceterorum quoque foras
patulantiam, et injuriam facia liùs feram; laonde con sopportare l'in
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errors] giurie della vostra moglie, diverreste Socrate anche voi. Sem. Mà
se fosse altera, ambiziosa di commandare, e non volesse fare ciocche dal marito
le veniffe ordinato Pub. Socrate sopportava questo ancora. Sem. Mà voi,
Mecenate, che non fieţe Socrare, che fareste? Mec. Vi posso riferire
ciocche fecero alcuni in fimili casi, e con profitto . Vi fu una certa vedova,
cui erano morti trè mariti, a cagione dei gran disgusti dati loro da essa ; non
trovava questas più alcuno, che la volesse prendere per moglie, un giovane alla
fine, sapendo ch'era divenuta inolto ricca la volle sposare; mà cosa fè questi?
ordinò, che fosse trovato il cavallo più indomito, che fosse nella città, con
ordinare al fuo cocchiero, che nella mattina feguente alle sue nozze lo avesse
fatto andare furiosamente per il cortile del suo palazzo, e che avesse di poi
eseguito puntualmente ciocche da esso gli fareb, be 1 be
stato comandato; in quella macci na il cavallo fè furie grandi; venne
cuole riosità alla sposa di vedere da che pro cedesse quel gran rumore,
che udivano in si affacciò alla feneftra, e nel medesimo tempo ancora vi
accorse lo sposo, il quale domandò al cocchiero, la cagione di ciò, cui
rispose: Signore, è unas beftia, che non si può domare, e perciò ogni giorno
farà il medesimo; allora egli comandò, che fosse trucidato, conforme
crudelmente seguì; la povera sposa rimase attonita da sì risoluto comando, c
voltatosi lo sposo verso di effa, le dice: Signora mia, quando le bestie non G
poffono domare è necessario di venire à queste risoluzioni : das dovero, che
mutò ella modo di vivere, e di leone divenne agnella. Vi fù parimente una
moglie assai disobediente, alla quale avendo ordinato il marito, che non fosse
uscita di casa ogni giorno, e tornata di notte, mà vedendo, che
colle buone non ricavava profitto alcupo; udite un giorno quello le fece
nel [ocr errors] P 4 tor tornare a casa : teneva'pronte le
forfici, e le recise i capelli, dipoi le disse : oh adesso andare fuori di casa
quando volete, che farete una bella comparsa: sapete voi, che se ne
aftenne, ed in avvenire fu più obediente a suo marito. Sem. Vedete voi,
Publio', che con mostrarsi risentito, si possono anco togliere i difetti
donneschi? Pub. Questi sono casi rariffimi, che felicemente riescano: I
più frequenti però fanno vedere il contrario. Nacque una volta competenza tra
il Sole e l'Aquilone, a chi di loro fosse riuscito più agevole, a togliere da
dosso il mantello ad un viandante : si adoperò con tuttas la sua violenza il
secondo, mà, ftringendoselo alla vita chi lo portava, non fu mai possibile
farglielo lasciare : cominciò dipoi il Sole, senza usare violenza, a
percuoterlo coi suoi continuati raggi ; refiftè egli per qualche spazio di
tempo; mà alla fine et spogliò non solamente del mantello, ma del giuppone
ancora; e da questa ápologo.com, pren: [ocr errors] i prenderete se
riesca più utile la violenob za, ò la piacevolezza continuata per ri
muovere i difetti donneschi: ed OVIDIO (si veda) che le conosce bene, così
canta. Define, crede mibi, visin irritare vetado Obfequio vinces aprius
ipfe tuo. Sem. E se fosse ostinata in non volere cedere mai, mai, allorsì,
crederei, che fosse d'uopo prevalera di quel rime dio contenuto in questi
due versi: Rendon più frutta donne, afini, e noci A cbi ver loro ha le
mani più atroci. Pub. E da cui apprendeste, Sempronio, modo sì ingiusto,
e villano das trattar le mogli? forse che dall'indiscreto Ercolano Sanese? il
quale, conforme racconta il Dolce nel secondo del. le istituzioni delle donne,
avendo comprati certi tordi, mentre li stava mangiando con sua moglie, le diffe
; se aveva mai veduti tordi più grassi di quelli ; vi replicò la moglie;
ch'erano merli, mà, volendole far capire il marito, ch'erano tordi, non fu mai
possibile, crsendofi oftinata nella sua falsa credenza;alla fine, dopo le
contese, l'Ercolano fi avanzò a percuoterla col bastone, il quale non tolse già
la sua pertinacias; posciache in capo all'anno disse al marito, che in quella
medesima sera era Itata così malamente trattata per quei maledetti merli, ch'egli
diceva essere tordi; e convennegli fare l'anniversario ancora, con batterla
nuovamente, come accadè in molti anni seguenti. Or vedere, che profitto
apportano le battiture alle donne pertinaci? Poteva l' Ercolano crederli anche
per storni; perche ciò non diminuiva loro già il sapore: mà, se fosse egli
stato sotto la censura di Catone, non averebbe certamente commesso fimili
attentati; imperciocch'egli voleva, che i mariti, che percuotevano le mogli,
foffero puniti col medesimo gastigo, che si dava a coloro,che rubavano nei
tempi dei loro Dei, come riferisce Plutarco. ES. Crisosto. mo nella umilia
epift. D. Pau. li ad Corinthios, così dice: Neque verberandam uxorem dico,
abfit: ultima nam [ocr errors] 201 [ocr errors][ocr errors]
namque ignominia eft non ejus qui verberatur, fed qui verberat &c. e
dipoi, vos viros illud admoneo, nullum fit tam magnum peccatum,
quod ad verberan- dum uxorem vos compellat, per lo che meritamente
canta Guazzo: Offende il Cielo se il santo amor discioglie Quel che
con empia man baste la moglie. Sem. E se si credesse impudica, li
ha da fare da Socrate in permetterglielo ? Pub. Questo poi nò : fi dee
bene fare da Socrate in non ingannarsi nel crederla cale, quando non fosse ;
perche alle volte la gelosia fà travedere le ombre per corpi; e fa credere,
anche le menzogne rapportate da uomini sceleraci per cose vere; ed udite a tale
proposito questo prodigioso fatto. Si trova al servigio di S.Elisabetta Regina
di Portogallo un paggio di ottimi costumi, u perciò da effa amato, di cui si
prevale va per suo elemofiniero ; fu questi ca* lunniosamente imputato
appreffo al Re di soverchia confidenza verso la sua pa. drona, ed
anche reciproca di essa verso . di [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] di lui; fu data credenza alla calunnia ; onde il Re adirato fè ordinare
ad un fornaciaro, che avesse gettato dentro l'ardente fornace il primo
paggio, che nel di seguente gli mandava; comandò dunque all’innocente, che si
portafíe colà; mà perche udà sonare la campana di una chiesa, mentre era in
viaggio, la sua devozione lo spinse ad andare verso quella parte ove si
trattenne in ascoltare più messe qualche spazio di tempo; mà, perche il
Reviveva impaziente di udire il successo, ftimò bene inviarvi l'altro paggio
calunniatore, il quale, essendo arrivato il primo, conseguì il meritato
gastigo, ch'era preparato per l'innocente : ed arrivato poi il secondo portò al
Re l'avvifo, di essere ftato ubbidito; e risaputali poscia las cagionedal Re,
perche fosse egli indugiato tanto, ben si avvide della sua innocenza, e della
giustizia di Dio. Viene riferito dal P. Crodier. Sem. Mà corne potrò
conoscere d'a. vere occafione di dubitarne con fondamento? Pub [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Pub. Se voi per esempio non ufafte a ad
Jei tutta quella fedeltà dovuta, ò pure se per cafî faceste conversare
gioventù in più vistosa di voi, e con tutta libertà; allorsì forse forse,
che, se non fosse più, che la carta Penelope, ne potreste alquanto
dubbitare. Sem. Ed in questo caso, che dovrei fare per correggerla, e
gaftigarla ancora bisognando?, Pub. Bisogna, ch'esaminiamo prima chi
foffe il reo principale in questo caso, se voi, ò essa? Sem. Sarà essa
lei, perche io voglio, che sia pudica. Pub. Voi volere, chefia, e fate
ogni possibile, che non lia. Sem. E come? Pub. Con darle
primieramente mali esmpio col vostro cattivo modo di operare; e poi con darle
commodo di fare ciocche ella vuole. Credetemi, Semipronio, che le donne,se non
hanno il cattivo esempio dato loro di mariti, ad ditficilmente s'inducono
a far male, Scn 3 d Sentite ciocche dice a tale
proposito Euripide, Stulla quidem fumus mulieres,
non nego, Cum autem infit hoc animis, peccat maritus Faftidiens
connubia, imitari vult Mulier viruń, co aliui parare ama fium. Ed
operandosi in questa guisa, tutto questo procede per colpa de' mariti, e
sentitene ora il parere de' Santi Padri, | Agostino così dice, de adult.
conjug. Periniquum effe videsur, ut pudicitiam vir ab uxore exigat, cum ipse
non exhibeat, ed inoltre dice, ui quales volumus uxores noftras invenire, ipfe
nos inveniant, du fi intactam quærimus, intatti fimus ; c Lactanzio, de vero
cul. Exemplo continentiæ docenda uxor, ut fe caftè gerat, iniquum eft enim, út
id exigas, quod ipse præftare non poffis; e poco in appresso, uxorem ejus qui
circa corrumpendas alienas uxores occupatur, exemplo ivcitatam, aut imitari se
putare,aut vindicare; e l'uomo di Dio Giob così parla, fi deceptum eft
cor meum fue 2 per per muliere, a fi ad oftium amici mei infi
diatus fum, fcortum alterius fit uxor mea, od fuper illam incurventur alii, e
notare quella parola alii, che denota, che non sarà un solo. Sem.
Ma se per colpa mia non venisse, ed ella fosse sì pazza, che volcsse trau
dirini, che dovrò fare? Pub. Questo sarebbe caso rarissimo, s poiche avendola
scelta di famiglia onorata; non facendole mancare cosa alcu. na, e non dandole
veruna occalione di tradirvi, sarebbe una grandiflima ini. quità, fe lo faceffe
; in questo caso dunt. que da principio dovere stare vigilantes alla di lei
custodia con fare molte caure diligenze. Sem. E da che me ne potrò
avvedere? Pub. In primo luogo dal suo affetto til vero, che s'intiepidirà
verso di voi, ef sendo che questo non può portarlo a dụe gel medesimo
tempo Sam. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Sem. E se fosse
finta, come potrò di. stinguere il vero dal fimulato affetto ? Mec. Con
un poco di tempo ve ne av. vedreste beniffino, con dirle, che volete fare un
lungo viaggio con essa lei, e cominciando a porre all'ordine ciocche fa di
bisogno, per farvi conoscere risoluto ; può essere, che da principio diffimuli,
onde se vedrete, che in progresso di tempo ella li contristi, almeno in assenza
vostra, credere pure, che qualche cattivo pensiere le va per las mente,
essendo quaGi impollibile, che chi hà simili attacchi, non si rammari. chi
allorche dee allontanarsi; e tanto maggiormente, quando non abbia avu. ta in
altri tempi repugnanza alcuna di viaggiare. Sem. Io che dovranno
confiftere l'accennate diligenze ? Pub. Principalmente in vedere, che
fidata servicù voi avete in casa ; posciache, se farà al vostro servizio
qualcuno bizarro, che faccia spese disorbitanti, di questi non vi fidate punto,
che non ten [ocr errors] di tenga mano, perche d'onde gli vengoo?
no l'entrate da spendere tanto, non ba stando la sola paga per far queste
? licenziatelo dunque alla prima, e se il ma le da ciò procedeffe, tal
volta potrebbe in questo solamente bastare.In oltre sareb-'. be anche ben
fatto, sospettando voi dela la di lei fedeltà, d'intraprendere qualche viaggio
ad onefto titolo di devozio ne; con andare a visitare qualche Santi
tuario; ed in tale occasione le userere, delle cortesic più del ordinario, per
riscaldare quell'affetto, che si era inties pidito verso di voi; e fatela
girare un gran pezzo, che così le ritornerà il rens no, che aveva incominciato
a perdere; e voi sapete, Dottore, quanto bene può apportare il viaggiare in
questi casi. Med. Certo è, che allontanandoci da quell'oggetto, che turba
l'animo postro, può quefto più facilmcórc cálmarfi, conforme lo conobbe anche
Proper: zio dicendo: Unum erit auxilium mutatis Cinthia terris
Quan 1 [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Quantùm
oculis, animo tàm procul ibis. Amor. Ma per addurvi autoricà più propria
vi apporterò ciò, che ne dice Cornclio Celso : Mutare debere regiones, fi mens
redis, annua peregrinatione effe jaDandos. Sem. Hò da farne alla prima
risenti. mento, cominciando a sospeccarne con fondamento Pub. Questa è
materia molto gelofa ; onde con prudenza grande doverà cratcarli, e con molta
circospezione. Mec. Così credo anch'io, rifetten. do a ciò, che dice
Ausonio: Toxica zelotipo dedit uxor maca ma wire. Sem. Mà se il caso si
avanzasse tant' oltre, che mi accertalli di tale misfatto? Pub. Due
rimedi ci sarebbero, un o legalc, cl'altro suggerito dalla somma
prudenza, o fancità, Sem. Lasciamo il legale; l' altro qualid? Pub,
Marc'Antonio FILOSOFO impera [ocr errors] bi tore prudentissimo diffimula,
come racconta Giulio Capitolino; il gran torto 1 fattogli da Faustina sua
moglie, dicenddo di esso: tantùmque abfuiffe, ut de cas ejufque adulteris
fupplicium ex lege fumeret, ut illos fibi non ignotos (gran virtù in chi
tutto poteva ) pra ceteris ad ve#rios honores, et magistratus promoveret
s du in iis Tertullum, quem cum ea prandena sem aliquandò deprebenderat.
E S.Paolo Eremita, come vien riferito da Socr. in fripart. Historia. Avendo
ritrovato la sua moglie adultera, che fec' egli. Nil aliud, quam tacitè
subrifis, jureque jurando affirmavit, fe nunquam cum ca concubiturum, ad
adulterum au tem; tibi, inquit, tam babeto, et cuma 1 difto adberemum
abiit. Mec. Rimali sorpreso da maraviglia, Dottore, quando lesti nel lib.
de cap. util. ex adverfis, come mai il vostro Carda no autore di esso ;'
uomo sì celebre, vi abbia posto gli utili, che ne' possa riportare il marito
dalla moglie adultera; pour essendoche quanto da fimile misfattorisulta, è
tutto danno, e' vituperio. Med. Non parla ivi il detto autore dell'utile
onesto, e decorofo, mà bensi di quello, che si ricava (per servirmi della frase
di Tacito) Ex induftria facinorofa ; ed avendo egli intrapreso l'affunto di
ricavare da tutte le avverGità quell'utile, che ponno dare, da questo non si
poteva ritrarne altro che un vàntaggio viziolo e detestabile chiamandolo egli
medesimo:surpe auxilium. Sem. E se li moftcafie gelola di me? Pub.
Sarebbe segno, che molto vi amasse, nel qual caso, facendole cono. fcere, che
sono vani quei sospetti, che concepisce di voi, che vivete, comes debbono i
buoni mariti, farebbe colas facile, che deponeffe tal gelosia. Sem. Ma se
non vivefli offervantiflimo, ed andafli in qualche luogo un poco fospetto,
solamente per divertirmi, mà fenza fare inale alcuno 1 Pub. Evoi
tralasciate di andarvi,che così cesserà ancora.la gelosia; altrimensi quel
vostro divercimento xi.cofterà са [ocr errors][ocr errors] caro,
togliendovi la pace domesticas; e rifertere di grazia allo spaventofo fuccesso
seguito nell'isola di Lenno; ove, le donne per gefolia z ch’ebbero, che i loro
marici fi foffero invaghiti di alcune belle schiave, congiurarono contro di
essi talmente, che divennero ftudiofamente tutte vedove in una notte: oltre di
che, udite ciò, che dice l’Ecclefiaftico al 26. Dolor: cordis, do luctus mulier
zelotipa : : Sem. Mà se pretendeffe poi,che io so. disfaccffi al debito
matrimoniale di vantaggio, che fosse convenevole, cho dovcrò fare? Pub.
Avendola voi scelta di buoni coo stumi, non avere da temere questo ; se pures
non ile darete occasione di farlo! Sem. E quale sarebbe questa ? Pub.
Potrebb’essere il gran confumo di cioccolata, e pistachiara, di rosolà, e vini
generosi, e di altre cose, che accendeffero il sangue, che si faceffe in
casa vostra ; orde basterebbe, che lo toglie te via; imperciocche,
[ocr errors] Sine Cerere, Bacco friget Venus. Sem. E se questo rimedio
non baItasse? Pub. Allor conviene ricorrere alla prudenza, con farle ben
capire, che quello sarebbe il modo da farla divenire prettamente vedova; e che
per non farle provare una così infelice fyenturas, dovete opporvi alle sue
eccedenci brame. Mer. Ad un certo marito, che si tro. váva spesso in fimili
angustie, gligiovò molto il fare l'astrologo, posciache non mostrava già di
opporli a quanto deside, rava la moglie, ma bensì le diceva, ch' cra d'uopo
trovare prima nell'Effemeri. di, se in quel punto G farebbe generato figliuolo
sano; ed alle volte le dava ad intendere, che sarebbe nato cieco, altresi
zoppo, onde in questo modo operava tanco, che li basta per indurre a fare a suo
modo la credula moglie. Sem. E se non volesse applicare a farai
domestici, come mi doycrò conteacre ? Pub. 7 [ocr errors][ocr
errors] #1 Pub. Bisognerà, che voi claminiace boy bene d'onde ciò
provengà ; pofciache, se nascesse per cagione di qualche indis1
posizione di testa sopravenutale il non ad potere applicare i converrebbe,
che voila comparifte, cd in tal caso potrcbI be fupplire la matróna a
quanto ad ella spettava, 18 Sem. Si che dunque non potrò fare di
meno di non provedermi di questa matrona, potendonc avere bisogno grande di
essa? Pub. Questo non è da porta in dubbio, fe bramercte, che la
direzione della vostra casa vada bene, e non vorrete voi medefimo fare da
donna, Sem. E se non provcnifle dall'accennata cagiones Pub. Doverete
anche informarvi, se ciò procedeffe, perche qualcuno voftro favorito le volefle
fare da sopraftante, il che non sarebbe conveniente, ed in tal calo to
doverefte ammonire a defi. ftate, quando nollo vogliate rimuovere, ed allora
vedretc, cho e Ha sarà appli ciui 1 [ocr errors] cata, ò pure,
se si divertisse ia altre cose per dare sodisfazione a voi, ael qual caso non
potrebbe applicare alli facci domestici: per esempio, se vi veniffe voglia, che
imparasse, a sonare, a cantare, e ballare, ò pure qualche linguage gio
straniero, certamente, che non potrebbe ella applicare con attenzione a tante
cose ; onde mutando voi fimile pensiero la vedrete tornare attentissima alle
cose domeftiche, Sem. Mà se non vi fosse alcuna delle fudette cagioni, mà
che per il suo catcivo nacurale volesse inquietarmi con operare da pazza, che
doverò fare? Pub. S. Crisostomo insegna in questi casi gell’amilia 26.
epist. 1. D. Pauli ad Corinthios, che cosa si debba fare: cioè quello, appunto,
che pratica un buono agricoltore nel coltivare il sao campo, il quale, fe lo
conosce sterile, procura di ajutarlo con industria, per farlo divenire fecondo;
e non per questo, sem mentato che abbia ivi il grano, nafcendovi
dell'erbs.catcive, si duglefe. co, perche le abbia prodotte ; mà beni sì con
sofferenza grande le carpisce a po co a poco, senza danneggiare
punto quel seme di frumento, che ivi vede - germogliato. Or perche non si
ha dad praticare il medesimo colla moglie? fors' ella è meno meritevole
del campo di ricevere simili ajuti ? è forse il seme umano inferiore a quello
del frumento? ed udice ciò, che dice il fudeko Santo: quotiescumque aliquid
molefti domi contigerit, fi quid uxor peccaverit, confolare, cu noli marorem
augere Licèt enim omnia proiicias, nibil, moleftius continger, quàm non, babere
benevoham domi uxorem; licèt quodcumque dixeris peccafuni, nuha lum magis
dolendum, quam cum uxorlu Jeditionem habere. Quod fi inuicemones ra ferenda
funt, multo magis uxoris, fi pauper fi, noli exprobrare fistulta, noli ei
infultare ; fed efto modeftior. Etes nim tuum membrum et Garo una fa&i
cfis. Sed falta eft cbrid auracundai Igitus dolendum eft, nox irafcendum ut e
poi soggiunge. Quod fi vorberaveris [ocr errors][ocr errors] exafperabit
morbum; afperisas enim mare fuetudine,, non alia afperitate disolui Sem.
E sc le veniffe voglia di vedere tutte le comedie, andare a' festini, c di
frequentare tutti gli altri divertimenti, che doverò fare Pub. Arendola
alla prima assuefatta diversamente, come potrà venirle tale volonca ? E quando
in particolare averà più figliuoli, ò pure farà anche gravida: non li potrebbe
dare altro caso, che le faceftc mutare costume voi mcdefimo, divenendo curioso,
c vagabondo : mantenetevi costaoce nel ben operare i ch'ella ancora persevererà
nelles medefima forma; ed usatele ancora in quei tempi qualche amorevolezza di
vantaggio, per tenerla contenta. Mer. Questo lo credo anch'io ben fatto,
avendo conosciuto un certò marito, cui era discaro, che la sua moglie, c
figliuole fossero andate alle comedies et ad altre publiche feste, mà che cosas
egli faceva ? in cambio di questo, leroy [ocr errors] o galava in quei
tempi frequencemente, dando loro l'equivalente a quello, che
averebbe potuto spendere in fimili died vertimcoti; e quantunque ad effe
dispia cesse per allora di non andarvi, nulladi. meno vedendo quelle
insolite cortelier, si consolavano, e terminato poi ch'eras # quel tempo,
diceva la madre alle fi gliuole: nulla averemmo guadagnato di buono, se
fossimo state alle comedie, dove che da non averle vedute, ne ab. biamo
ricavato molto; e poi per verità erano una volta proibice alle donne certe
feste notturne, come da LIVIO (si veda) si rica che in compendio, e questo:
Viri per noctem fæminis, dousenere etati turpiter miscebantur . Qua nc
comperts, fuere S.C. fublata, din mulros animadverfum fuit. E Svetonio lo
conferma nella vita ancora di Octaviano Augusto Sem. Ditemi finalmente,
se uno avefin se pensiere di sposare una vedova, come du fi doverebbe regolare
in diriggerla? Pim. Se questa averà avuto un mari [ocr errors] Ate
condizioni unite è cosa difficilissima,co saggio, sarà facile parimente, che un
altro faggio marito la poffa regolare, mà elsendo stata assuefatta di fare a
sno - inodo, non si potrà mai piegare a far diversamente : posciache una pianta
assodata con cattiva piega, non si può più addirizare. Io non consiglierei a
prendere queste per moglie,se non chi(quando fosse tuttavia in età di farlo) si
trovarfe molti figliuoli, e non avesse tempo d'invigilare attorno ad effi; e
che fosse pienamente accertato, che la detta vedova avesse dato faggio di somma
prudenza in casa del defonco marito; e che in oltre non avesse figliuoli
proprj, nè fosse più in iftato di farli, e li trovaffe prospera falute; mà chi
abbia tutte que di trovarla dall'altro canto non essendoci queste, si
prepari-pure a soffrire molti travagli, chi vorrà applicare a fimili matrimonj,
poiche queste fogliono effere troppo scaltrite. Sem. Vado riflettendo, che
molti di Q uesti buoni consigli non saranno prati [ocr errors] [ocr
errors] [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] cabili
nei nostri tempi, onde se I ddio non ci provede, non sò come potremo più softenerci
in avvenire. Pub. Perche non sono praticabili forse che non dipende ciò da
voi? Sem. Dipende da me, mà è dura cosa di essere il primo riformatore
degli abusi. Pub. Non si fanno già queste riforme colla corda al collo,
come disponevano le leggi di Ligurgo; c poi non sareste già il primo voi,
essendoci i Curj oggidi ancora, ma questi non si rimirano già per non averli da
in mirare; onde questo sarebbe appunto quello, che vi doverebbe animare a
farlo: posciachei non volendovi gli altri seguitare, non riferterebbero con
attenzione a quello, che voi operafte. Sem. E nella ventura Conferenza
sopra clie fi tratterà? Pub. Bisognerebbe confolave quelle povere
mogli-faggie, che G abbattono in mariti viziofi, ed insegnare loro coinc
debbanfi contenere in simile sveninca.CONFERENZA Sopra i ripieghi prudenziali,
che debbonsi prendere in diverse occorrenze dalle mogli saggic, incontrandosi
in viziosi, ed indiscreti mariti. Sempronio, Publio,
Mecenate, € Medico. Semi mag Iferitemi, Publio, quali sono i vizj,de'
mariti cattivi. Pub. Questi sono molti, e forse non minori di quelli
delle mogli pellime : iinperciocche, fe farà egli trascurato, da tal difetto ne
verrà il precipizio di tutta la casa: se prodigo peggio che peggio : se avaro,
farà mancare ancora quello, che sarà necefsario: fe fcapestrato, guai a quella
povera moglie, che dovrà combattere fe [ocr errors] [ocr errors]
seco: se giocatore, fi porrà a pericolo in una sola notte di perdere quan, to
egli possiede : se lascivo, non li con. tenterà dell'onesto: fe affatto
impotente, poco amore per lo più suole avere verso la moglie : sc goloso fuori
dimo. do, oltre di soggiacere a continue infermità, è oppresso anche da
dobbiti. Or vedere in che miserie Gi troveranno le saggie donnc in mano di
costoro? E se per disgrazia fi abbattessero ancosa in taluno debole di senno,
che avesse appresso di se qualche servitore fcal. trito, il quale lo dominaffe,
c lo facesse fare a suo modo, oh quanti disaggi se converebbe soffrire !
Sem. Come dunque li doverà regolare una donna saggia, ed attenta col 04rito
trascurato ? Pub. Con ama rlo teneramente, quancunque fi avveg ga della
sua trascurag. gine. Sem. E come lo potrà fare? Pub. La prudenza le
infinuerà di far. lo, per vedere, fe per questa via lo po acres
[ocr errors][ocr errors] réffe indurre ad essere applicato,, perciocche, fe per
sua sventura facefle il contrario, e cominciasse a sgridarlo, certamente
ch'egli si mostrerebbe assai più trascurato ; e credete pure per co. fa
certa, che colle buone più profitto ne ricaverà, che irritandolo. Sem. E
se vedeffe, che ciò non ostanu Te', continuasse ad cssere trascurato, doyrå
ella perfeverare in questo grand'amore? Pub. Senza fallo ; anzi che, invece di
scemarlo; più costo, glie lo dee accrescere; poscia sche, se non sarà più,
'che'affatto iosensato, fi avvedrà alla fine, che lo ama di puro caore ; ed
accertatoli di questo, come potrà fare di meno di non amarla anch'effo ?
Platone, allorche gli fu riferito, che Zenocrate Two scolare enipiamente
parlaffe di esso, * *ffpofe : non essere credibile : ut quem tantoperè amaret,
ab eo invicem non di ligeretur; ed intal proposito dice Sene• Ed Lpift.g.
Ego tibi monftrabo amatorium Dane medicamente fine berba, fine ullius
0 [ocr errors][ocr errors][ocr errors] er veneficæ carmine; fi vis amari,
amau. :l Ed udite anche ciò, che dice S. Ago stino : Nulla est major ad
amorem in vitai tio, quam prævenire amando. Sem. E che le gioverà questo
reciproco amore, quando le cose domestiche andranno di male in
peggio? Pub. Assai più di quello, che voi credete; imperciocche quando
sarà ac. certata di questo reciproco amore, ed informata insieme dei disordini
domestici, in certe congiunture, che le donne fanno prendere, lo saprà con
dolci maniere ben'effa illuminare. f Sem. Ed illuminato, che fosse,
se non sarà capace di operare di vantaggio, a che gli potrà
servire? Pub. A molte cose ; imperciocche prenderà ben' ella un'alera
simile congiuntura, e ne otterrà ciò, che saprà bramare; che farà appunto il
maneggio dispotico della casa: e vi pare, che questo amore abbia operato poco a
far. le spuntare tanto dominio? Sem. E se glie lo negasse? R
Pube [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub.
Non è possibile, che ciò faccia, se pon farà più che inumano. Sem. E se
fosse? Pub. Allora converrebbe prendersi altre vie, senza però scemare
punto del suo cordiale affetto. Sem. Queste quali sarebbero ? Pub.
Essendo egli trascurato sarebbe cosa facile, che potesse la saggia donna
trovare qualche buon canale fecreto,da far penetrare a chi comanda lo stato,
nel qual li trova quella infelice casa. Sem. Basterà poi questo, per farlo
divenire applicato? Pub. Oh quanto opera tale istanzas fatta da faggia, e
pudica moglie! si udirå all'improviso dichiarato unEconomo al trascurato
marito, e si verificherà in Jui il proverbio di Salomone: Qui ftultus eft
ferviat fapienti ; ò pure quell’al feruus fapiens dominabitur stultis
filiis : e recherà ammirazione, che non potrà penetrare, donde fia provenuta
tale istanza, non potendosi egli mai persuadere, che l'abbia procurata la
sofferentiffima moglie. Ed ecco rimediato a tutto senza strepito,
e concesa alcuna; non dovendosi a queste esporre le fag- gie donne;
conformc lo dimostra il sacrificio, che costumava presso i gentili farsi
2 Giunone Dea delle nozze, cui non ardevano già le vittime, alle
quali non era stato prima levato il fiele, eget- taro via, per
denotare, che non debbano mai marito, e moglie adirarsi insieme. Sem.
Qualche volta però è riuscito alla moglie, che ha mostrato perto,
di ottenere ciocche voleva da suo marito. Pub. Sì bene dal
marito prudente,mà non già dall'imprudente, e vizioso . Santipre non averebbe
già fatto fare a fuo modo, fe invece di Socrate foffe stato marito suo
l'Ercolano, di cui parlammo ; e ragionando noi ora de' mariti viziosi, e mogli
saggie, nulla gioverebbe a queste,il mostrare petto;anzi facendolo
doverebbero cancellarsi dal numero delle prudenti. mi Se fosse prodigo, come
ella si [ocr errors] dovrà contenere ? Pub. Oltre di amarlo, come
si è detto di sopra, dovrà guardarsi dal riprenderlo soverchiamente, e con modi
aspri per non irritarlo maggiormente; insegnando Plutarco, che l'austerità
della donna dee, come quella del vino, renderá giovevole, e grata, non già
amara, e dispettosa, conforme quella del. l'aloe. Sem. S'indurrà
facilmente la moglie, per goder ella ancora de' suoi fcialacqui, a non
riprenderlo. Pub. Non è così ; perciocche la donna faggia patisce fuori di
modo, nel vedere dilapidarsi la casa; anzi che procurerà di non goderli per
quanto può, u fi conterrà nel vestire pulita si, ma senza alcuna vanità;
mostrando Plutarco, che l'unico mezo per acquistarli la grazia del marito, fia
la vita esemplare, lontana da cutte le vanità superflue: cu quando il marito,
la volefie forzare a far diversamente, sarà capace di scusarfi con un santo
pretesto di divozione, dal [ocr errors][ocr errors] dal quale venga
moffa a vestirsi di unj abito votivo, cd accompagnerà ancor'a questo astinenze,
ed orazioni, per ottenere da Dio la grazia, che il marito fi ravvegga.
Sem. E le ciò non ostante, egli continuafle nella medelima forma, non sarebbe
pur ineglio, che godesse ancor essa, potendo in tal guisa dar gusto as suo
marito? Pub. Non lo farà essendo prudente; perciocche considererà, ch'
essendo due a dilapidare, più prestamente si darebbe fondo a tutto; mentre due
deAtrieri, che concordemente corrono al precipizio, poco indugiano a cadervi;
dove che, quando uno di essi è refio, lo può ritardare di vantaggio. Sem.
Sin ora però non iscorgo riparo alcuno. Pub. E credere voi, che il marito,
vedendola così ben composta, e così esemplare nella modestia, a lungo andare
non s'illumini? Quello esempio, çh'egli avrà continuamente avanti gli [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] occhi, sarà di tanta efficacia, che finalmente
lo farà rayvedere: ed udite ciò, che dice Euripide a cale
proposito: Domiperdam etiam virum probibet UXOR Bona, ci
conjuncta, fervat domum. Mà meglio ancora apprenderete tal verità da S.
Crisostomo in Joan. Homil. Nil potentius muliere bona ad inftruendum, et informandum
virum, quodcumque voluerit: neque tam lenitèr amicos, neque, magistros, neque
Principes patietur, ut conjugem admonentem, atque consulentem. Habet enim voluptatem.
quamdam admonitio uxoria, cum plurimùm amet, cui consulit. Multos poffums
afferre viros asperos, immises per uxores mites redditos, et manfuetos; ipfa
enim mensa, lector. E conclude:fi prudens erit, et diligens, omnes
vincot. Sem. Tutto questo bene si potrà ottenere, allorche avrà
dilapidato ogni cosa; ed à che le potrà giovare l'effersi tanto affaticata,
allorche averà ricevu., to il colpo facade? Pub. [ocr errors] Pub.
Non è così, Sempronio; perche se indugiass’egli molto à ravvedersi, non già
trascureranno i propri parenti ò pure colui, che aveffe con autorità
suprema a porgervi riparo, mossi dalla gran sofferenza della saggia
donna. Sem. Ma non sarebbe rimedio più speditivo, che intentasse la donna
il giudizio contro di esso, per farlo dichiarare dilapidatore? Pub.
Questo non farà mai chi è saggia; perche considererà molto bene, che dopo un
simile paffo non vi sarebbe più pace tra loro : e poi diciamola giusta, per via
di liti, se facesse il marito comparire, che in vece di effere dilapidatore,
fosse più costo economo, che cosa se li potrebbe fare? sapete pure, che i
raggiri non mancano. Sem. Quale sarebbe dunque il rimedio per ovviare
fimil male, quando colle buone non si potesse ottenere? Pub. Di porre
un'altra testa capace à governare bene la casa, in vece di quella, che
governava male, qual sarebbeappunto un'altro Economo, per fare verificare ciò,
che dispone l'Ecclesiaste: Servo fenfato liberi serviant. Sem. Io
bisogna, che parli, come la intendo: ho veduto alcuni Economi in breve tempo
arricchirsi con queste ainministrazioni; onde non vorrei, che simili economati
servissero di apparenza; mà che poi in sostanza le cose continuaffero nella
medesima forina ad andar male; con questa differenza solamente; che quello, che
si deteriora, non apparisca, passando nascostamente in borsa dell'Economo; il
che mi perfuado, che possa esser'errore peggiore del primo ; mentre facendolo
il padrone confumerebbe il suo; mà l'Economo fi apo proprierebbe quello
degli altri. Pub. E di quelli, che hanno amministrato con ucile
considerabile dell' economato, ne avete veduto alcuno? Sem. Di questi
ancora. Pub. E de' prodighi, chi avete osservato, che non abbia dissipato
tutto il fuo? Serg Sem. A lungo andare niuno. meh Pube Or
dunque complirà alla Republica, che vi sia detto economato; e 1
particolarmente, se la moglie sarà pruI dente, e non vorrà anch'essa approvece
ciarsi di qualche cosa; nel qual caso i non potrà già l'Economo fare
dispotica mente a suo piacere, avendo ch’invigi li attentamente
alle sue operazioni : 0 i poi se questi si arricchiscano, ponno far lo
con altri impieghi onoratamente, essendo uomini di somma abilità. Sem. Mà
non sarebbe meglio, che separasse la sua dote, e riconoscesse il fuo? Pub.
Queste voci di mio, e tuo non sonavano bene alle orecchie di Platone; e le
detesta Plutarco in bocca delle mogli, volendo che tanto il bene, quanto il
inale sia comune tra efli: ed io credo, che questa reciproca comunanzas fia
molco vantaggiosa per il marito; pera che se la moglie crederà per sue ancora
tutte l'entrate della casa, non ispenderà con tanta facilità queste in cose
sus per: [ocr errors] perAue, essendo le donne di natura
tenacissiine nello spropiarsi del proprio. Sem. E se foffe Avaro a quel
segno, che per ingordigia di cumulare moltoro facesse mancare il bisognevole
alla moglie, ed a' suoi figliuoli? Pub. Questo non dovrebbe farsi, e da
persone civili maggiormente, essendo padri di famiglia ; tanto per non dire
a’figliuoli mal'esempio, quanto perche dee l'uomo civile lasciare a posteri
gloriosa memoria di se medesimo; questa non si acquista già mediante l'oro
viziosamente radunato; perche non sarà più suo dopo morte, passando all' erede,
per lo più prodigo, il dominio di effo, il quale scialacquandolo ravviverà
bensì l'ignominiosa memoria dell'Avaro, che lo cumulò; dicendo ogn'uno allorche
lo vedrà spendere malamente in bagordi, crapole, e luffi: vedere dove và l'oro
dell'Avaro? onde à che gli sarà servito l'effere stato tiranno di se medesimo
nel cumularlo, e che bei vantaggi ne avrà riportato? Quindi è, che
non 0. non senza inistero fà da un'ombra del suo inferno domandare ALIGHIERI
(si veda) all'Avaro. Dicci, che 'l sai, di che sapor è loro 3 Mec. Se
l'avesse doinandato à Crasso, averebbe risposto francamente, ch'era molto
amaro amaro, come dice il Petrarca. E vidi Ciro più di sangue avaro,
Che Crafo d'oro, e l'un, e l'altro n'ebbe Tunto alla fin, che a ciascun
parves amaro. Mec. Fu data una bella risposta à colui, che
trovandosi presente al sontuoGislimo funerale fatto dal figliuolo generoso al
Padre zvaro, domandò ad un suo amico : che averebbe detto il defonto se fosse
risuscitato, ed avefle veduti tanti lumi di cera ardere nel medesimo tempo,
quando egli vivente, in casa sua, non pocea Coffrire, che più di una lucer, na
di olio ardeffe ; cui rispose : nullas certamente, posciache tuito s'impic-.
gherebbe in estinguere prestamente col suo fiato quei lumi, affinche non li
logoralsero di vantaggio; ayerebbe bensi [ocr errors][ocr errors]
mu mutato con sollecitudine il testamento; perche tal generoso erede non
gli sareb. be piaciuto. Sem. Vorrei sapere, che dovrà fare la povera
moglie, e come lo potrà amare, trovandosi priva del bisognevole? Pub. Ciò
non oftante conviene, che lo ami, lo serva, e gli faccia tutte le maggiori
finezze poslībili, con mostrarne anche piacere de' suoi sordidi avanzi,
fintanto che sarà divenuta padrona del suo cuore per regolarlo à suo
modo. Sem. E questo appunto egli defidererà; mà in tanto la meschina
patirà doppiamente, facendolo di contragenio. Pub. Abbia un poco più di
sofferenza; perche guadagnato, che avrà l'animo di esso, farà allora ciocche
vuole, essendoci moltissimi esempj di Avari fatti divenire anche prodighi dalle
mogli; onde quanto sarà più facile a renderli persuali, di dover fare le loro
convenienze: Mec. Si racconta dal Sabellico un ingegnosa maniera, della
quale si servi ladem faggia moglie di un Signore molto avatro. Questi per
ammassare quantità im mensa di oro, che si produceva dalle di miniere,
scoperte nel suo dominio, tei nea impiegati à tal opera tutti i conta
dini, che coltivavano la tèrra ; e perciò n'era nata grandissima carestia, per
la quale correva pericolo di essere tagliato in pezzi l'autore di essa, se las
iaggia moglie colla sua prudenza non lo aveffe illuminato. Questa dipoi di
csferfi ben internata nel suo affetto fè dan molti artefici formare coll'oro
tante vivande, quante n'erano necessarie in un sontuosislimo banchetto, e
perfezionare segretamente che furono, invitò fuo marito à definare nel suo
appartamento, e portatovig rimase egli ammirara allas prima, nel
vedere quel sontuoso imbardimento di vivande, tutte di oro, e fi persuade, che
ciò fosse itato fatto per ; una.vaga prima comparsa ; mà rimirane. do in
appresso, che non compariva a'.tro, che oro in varie forme di vivaride lavorato,
le disse ; Signora; e quan do do verranno le vivande da potersi
mangiare ? Replicogli la moglie, che trovandosi tutti li contadini applicati
alle miniere, non si attendeva più à coltivare la terra ; onde bisognava
accomodarsi à mangiare oro, perche de' soliti comestibili già si penuriavad
affatto ; fi avvide egli del suo errore, e fe dismettere tal lavoro per
attendere à quello, ch'era più neceffario, e dopo piamente utile per la
conservazione del suo individuo. Sem. Essendo il marito scapestrato, che
cosa dovrà fare l'infelice moglie? Pub. Arinarsi di' una santa sofferenza
con amarlo più, che sia possibile. Sem. Maltrattando però anch' ellas con
fatti, econ parole; non sò, come potrà continuare ad amarlo, e
fopportarlo. Pub. Non potendosi cimentare seco la saggia moglie, non potrà
farne di meno; perche altrimentine anderebbe sempre di sotto ; come
accenna OVIDIO (si veda) nei Fasti. Quid faciet? pugnet? Vincetur fæmina
pugnans. E parlando altrove d'Ipemnestra, le fe dire : Che deggio io far del
ferro? in che con viene Coll’armi una donzella 2 io più conformi Ho le
braccia, le man, la forza, ib cuore All'ago, all'apo, alla
conocchia, al fufo, Che all'armi crude, e bellicosi ferri . Laonde sempre
meglio farà à soffrire, 1 andandolo bensì illuminando a poco ad poco con
dolci modi, mediante i quali le fiere stesse depongono la loro crudel. tà; e
s'egli non averà un cuore più cru do di quello delleone, non incrudelirà
- certamente contro di essa, raccontando Plinio di questo animale : ubi
sævis, in viros, plus, quam in fæminas fremeres 1 veluti natura eum
docuerit mulieres mi tius, quam viros elle tractandas. E for tuttavia
perseverasse à rampognarla, si serva di quell'avvertimento, che
diero no [ocr errors] no i capitani di Ciro ai suoi soldati : che
venendo i loro inimici alla zuffa gridan. do, con silenzio gli avessero accolti
; mà se tacendo, andassero efli ad inveftirli gridando; dal che ne cavo
Plutarco layvertimento, che debbano tacere le donne, allorche vedono i mariti
adiraci; quando sono mesti bensì debbano animarli, e dar loro sollievo con
affettuose, ed efficaci parole. Sem. Voglio credere, che la moglie
manierosa lo possa addolcire à fine, che seco non contrasti; mà fuori di casa
come lo potrà trattenere, che non prenda impegni di duelli, ò di riffe?
Pub. Quello, che seguirà fuori di casa, essa non potrà cercamente impedirlo,
essendoche non dee andargli appreffo; lo domerà bensì in questo caso
qualcun'altro, perche vexatio dat intellecium ; onde maltrattandolo qualcuno, ò
effo altri, in ambidue i modi potrebbe mettere giudizio; poiche, feri.
ceverà, oh quanti mutano vita dopo di avere fofferta qualche disgrazia
confide. [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] derabile, e
se offenderà altri, il gasti. go ancora, che gli sovrasterà lo potrebu be far
ravvederc . Mer. Hò conosciuto molti di questi, che hanno perseverato
qualche tempo nelle loro stravaganze, e poi si sono domati, e particolarmente
quei, che hanno sofferte considerabili sventure. Pub. Alcuni di questi
ancora si ravveggono allor, che divengono padri di numerosa famiglia, crescendo
loro il pensiero di provederla, e particolarmente avendo molte figliuole ; onde
non dee mai la saggia donna disguItarsi con fimili mariti; dee bensì
raccomandarli al Signore, che li faccia ravvedere, ed abbandonando le vanità
mondanc, attendere al governo dellas sua casa più diligentemente, che sia
poflibile. Sem. Essendo giocatore, come dovrà regolarsi con esso lui ?
converrà che lo seguiti anch'essa per darli sodisfazione? Pub. Per andare
in rovina prestamente, cosi potrebbe fare. Sem. Forse che nò; perche tal volta
perdendo uno, vincerebbe l'altra, e maggiormente, che sogliono le donne vincere
sempre ; onde potrebbero andare le cose compensate, e senza veruno
discapito. Pub. E se perdessero ambidue, bella compensazione, che
seguirebbe! Le donne possono vincere con licurezza solamente quando si
contentino di fares perdite maggiori,terminato il giuoco, è prima di
principiarlo; per altro sono anch'esse soggette alle perdite. Mec. E
curiofo,ciò che accadette una volta in mia presenza : giocava un mio amico con
una donna alquanto atrempata, ed avendo egli carte superiori, io gli disli, che
non le avesse scoperte, e fi foffe fatto vincere, giocando con una donna.
Questi mi rispose, che non las teneva più per donna altrimenti, avendo passico
li quaranta anni, mà bensì per uomo. Sem. Or ditemi, che cosa debbas fare? Pub.
[ocr errors][ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub. Amare, e sopportare il marito, ed i suoi
difetti. Sem. Questa è la solita canzona; mà intanto in una notte
potrebbe giocarsi tutto il suo; ed allora che le averebbe giovato
l'amare, ed il sopportare? I. Pub. Dite voi dunque ciò, che dovesse fare
per darvi più opportuno riparo . Sem. Diricorrere, farqi sentire con
iftrepito, per impedire, che non potefse più giocare. Pub. Oh bene ! É
non sapete voi, che nitimur in vetitum ; onde questo sarebbe à appunto il motivo
di fargliene venire maggior desiderio di prima ; e se avesse dismesso per
lo passato il giuoco à meza notte, di farglielo durare in avvenire sino à
giorno, per fare dispetto all'imprudente moglie. Sem. Mà che dovrà fare
questa infei lice donna? Pub. Non altro, che sofferire, ed amare, più che
mai, ed udite ciò, che dise S. Ambrogio Sec. Offic. Quid tam
ino. [ocr errors][ocr errors] S 2 S [ocr errors][ocr errors]
inolitum, atque impreffum affe Etibus humanis, quam, ut eum amare inducas in
animum, à quo te amari velis? Sem. Penurierà la casa del necessario, non
si pagherà la servitù, i debiti cresceranno, le tenure deterioreranno, anderà
tutto da male in peggio, e questo sarà appunto il frutto del soffrire, ed
amare. Pub. Forse, che lo schiamazzo della moglie, quantunque giugnesse à
quel fegno descritto da Virgilio: Fæmineum clamorem ad. cæli fidera's
tollunt. potrebbe dare riparo à tanti mali? certo che no, mentre, come dicemmo,
diverrebbero maggiori. A tal pro- en pofito cade in acconcio la risposta, che
diede il Re Filippo à coloro, che lo fti- dic molavano à muovere guerra ai
Greci, i quali beneficati da esso sparlavano della sua real persona, che fu
quefta : Quanto peggio farebbero, se fossimo nemici la loro? Sem. Però se
io fosfi ne. suoi piedi, [ocr errors] non [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] non potrei essere così amoroso di un marito,
che procura di mandare la casa in malora. Pub. E che fareste dunque di
vantaggio? 50 Sem. Sei iniei parenti non mi volesseed ro dare
ricetto in casa loro, me ne sta rei in un appartamento separato, e pro.
1 curerei di non trattarlo più; perche, come si suol dire: occhio non
vede, cuor non duole. Pub. Sarebbe questa certamente una gran pazzia
conosciuta anche da Euiripide per tale; mentre egli fa dire ad Giunone;
non esserci altro rimedio più opportuno, di questo, per
riconciliare gli animi, che il conversare insieme, dicendo:
Ho disegnato a lunghi lor contrasti Ho giammai di por fine con un
modo Segreto, e nuovo a lor, unırli insieme. i Onde qual vantaggio
riporterebbe dallo ftare lontana dal marito, e di abbandonare affatto il
letto nuzziale, fe non di eternare le discordie? e se non sapete,
che [ocr errors] S 3 che cosa guadagna la donna, con fare la
disgustata, udirelo da Salomone: Qui confundit domum fuam poffidebit ventos ;
onde fi ritroverà alla fine colle mani piene di vento, e questo sarebbe appunto
tutto il guadagno, che averebbe fatto. Mec. Io, che in mia gioventù sono
fato amico di qualche giocatore, il qual faceva grosse perdite, in occalione,
che taluno di effi mi riferiva le sue sventure, non potevo contenermi di non
domandare, se la sua moglie n'era consapevole, e mi dicea, non avere potuto
farne diineno di non palesargliele, allora, che dovendo fodisfare la grossa
perdita già fatta, gli era convenuto più volte chiedere le gioje, per
impegnarle, non trovandosi pronto il danaro; cui replicavo : che schiamazzi
averà fatto ella trovandosi doppiamente disgustata; e rimaneva ammirato
nell'udire, che qualcuna di effe con prontezza grande glie le dava; e di
vantaggio mi riferiva, che non vi era già pericolo, che la trovasse colcata,
quando cornava quancunque avesse tardato molto; anzi, che con faccia molto allegra
li dava la buona sera, allorche lo vedeva comparire; e mirallegravo seco dellas
buona sorte, che godeva nelle sue sventure, essendosi abbattuto in una sì
prudente moglie; ne mi poteva contenere, avendo seco confidenza, di non
riprenderlo in tale occasione con dirgli: c voi siete sì crudo, che non avete
comparfione di farla ogni sera tanto parire: troppo fo, mi dicea egli; perche
se non pensasli ad essa talvolta, che mi trovo sotto nel giuoco,chi sà quando
lo avessi terminato, e che perdita maggiore avessi fatto; allicurandomi inoltre
che di tanti incomodi, che le aveva recati, ne averebbe avuta viva
rimembranzada à suo tempo, per farla godere, se soprayiyeva ad esso, pensando
di lasciarlas erede, non avendo figliuoli; conforme appunto è seguito ; onde la
sua sofferen· za, fu alla fine rimunerata . Sem. Ed in quei giocatori,
che avevano le mogli risentite, vi siete mai abbattuto? Mec. [ocr
errors] S4 Mec. In questi ancora, e domandan. do loro, che dicevano le
mogli allorche sapevano le loro grosse perdite, vi fu tra questi chi in tal
guisa mi rispose: il maggiore tormento, che io abbia allorche fo qualche groffa
perdita è di vedere inviperita mia moglie, cui chiedendo le gioje, per
impegnarle, me le hà sempre negate ; mà io l'hò mortificata con vendere altre
cose, ch'erano di sua somma fodisfazione ; affinche conoscesse, che io era il
padrone. Pub. Vedere dunque, Sempronio, quanto sia meglio soffrire in
questi casi, che fare risentimento; e voi Mecenate, di grazia cessate di dir
male più delle donne, avendo confeffato, che vene sono delle prudenti ancora
. Mec. Sono però queste di fimile natura rariffime, non contentandosi per
lo più le mogli di farli impegnare le gioje, e particolarmente à sodisfare per
le perdite fatte nel giuoco. Sem. Come debbonsi le mogli regolare, quando
scorgogo i mariti diviati a Pub [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] [ocr errors] mente, Pub. In niuna altra occasione si conosi
sce meglio la donna saggia, quanto in fi questa; imperciocche le tocca sul più
1 vivo; onde doverà adoperarvi cutta la prudenza poffibile per
divertirlo. Sine tanto, che il fatto sarà secreto, non dee darsene per intesa;
e se taluna lv rapportasse, che viene tradita da fuo marito, dee ella
replicarle con risentimento: ch'egli l'ama, e crede ferma che per questa
cagione non le possa fare un simile torto, dee però servirsi dell'avviso, per
rincontrare dalle mutazioni, che scorgesse in lui, tanto nell'affetto, quanto
nella stima verso di lei, se debba prestarle fede. Sem. Doverà dunque
lasciar correre trascuratamente, senza darci riparo, male fi considerabile, una
donna in particolare, che non gli da occasione alcuna di farle simile
torto? Pub. Ho udito dire da' Medici, che ci siano alcuni rimedi, che
sono peggiori del male, al quale si applicano ; onde non vorrei, che questo
fosse uno di quelli; palesatemi dunque voi qual credereste in questo caso
essere il suo rimedio più valido, quando non vi piacciano i più
beoigni. Sem. Di fuggirsene immediatamente in casa de' suoi genitori, con
animo di non tornare più da suo marito. Pub. Questo appunto sarebbe uno di
quei peffimi rimedi, posciacche dandofegli campo libero in avvenire di fare,
ciò, che vuole, accrescerebbe non folamente il male antico, mà ne produrrebbe,
anche degli altri, che sono las totale discordia conjugale, ed il divul. garsi
da pertutto ciò, che non è bene, venga publicato. Sem. Che cosa dunque
ella dovrà fa, per non morire accorata, dimorando in casa del marito ?
Pub. Conyerrebbe, in questo caso principalmente, ch'ella ben apprendesse quel
consiglio dato da Platone as Zenocrate, qual fù: che sacrificate alle grazie,
per essere più avvenente, che per lo passato; e così con dolci maniere
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potrebbe facilmente conciliarsi il suo affetto ; dicendo Salomone che: Mulier
gratiofa invenit gloriam. E quali debbano essere queste dolci maniere ; non
occorre, che mi diffonda per istruirne le donne, cfsendone di effe maestre:
diro solamente, che se la palma, ch'è un albero insensato arriva, come vuole
Plinio, à piegarsi, allorche stà vicino alla sua palma femina, volete, che il
marito ancora non si renda alle piacevoli maniere di una saggia moglie? È
interogata Livia Drufilla da una Dama, perche faceva fare ad Augusto marito suo
ciò, ch'ella volea; così rispores : perche fo volentieri quello, che io conosco
essere di Cesare in piacere, e non ricerco i fatti suoi, come racconta
Dione. Sem. E se faceffe praticare per casas una sua qualche donna
Atraniera, come la potrà tollerare? Pub. Anzi la dee, per non irritare
maggiormente l'animo di suo marito, e farle corresie ancora, mostrando di non
essere consapevole di cosa alcuna ; conforme appunto fè Terzia Emilia moglie
del maggiore Affricano, la quale, non solament’egli vivente, diffimulò di fapere,
che suo marito amaya una fuas schiava, mà dopo la morte di esso las fè libera,
e la diede per moglie ad un suo liberto ; come racconta Valerio Massimo. Ed
Omero riferisce di vantaggio, che la moglie di Antenore aveffe egual cura di un
figliuolo fpurio di esso, di quello, che avea de proprj, per non disgustarfi
suo marito. Plutarco ancora racconta nel libro delle donne illuftri, che
Stratonica si prendesse il pensiero di educare bene i figliuoli di Dejotaro suo
marito, quantunque forsero nati da Elettra sua serya : oltre poi quello,
che dice la facra Genefi di Sara, ė di Rebech ab 16. et 30. Sem. Questo
però non lo porrà mai fare una moglie di spirito ; non potendo questa soffrire
un simile torto . Pub. Quefte, che hò riferite, avevano spirito, cprudenza;
ne mi persua [ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr
errors] deco, [ocr errors][ocr errors][ocr errors] derò, che possiate
darvi à credere, che - Olimpia madre di Alessandro il Grande lie non
avesse spirito, e pure questa, venendole rapportato, che Filippo suo marito era
talmente invaghito di una giovine di Teslaglia, che si credea communemente,
foffe ammaliato; volle conon scerla, ed appena veduta, che l'ebbe le disse :
Tecum enim philtra babes, quanto mai le parve bella ! e non fu questa picciola
finezza il dire ad una sua rivale, che rapiva il cuore di tuti. Mec. Io
so, che alcuna di queste per aver ricevute.cortesie obbliganti dalle saggie
mogli, sono fervite di mezane, per riconciliare l'affetto era effe,e i loro
mariti : altre poi, che hanno ricevuto strapazzi,sono state cagione di odj mag.
giori tra essi; onde seinpre hà giovato alle mogli saggic, di non inafprire
maggiormente la piaga con irritarla. Pub. Un'ottimo ammaestraméto vien
dato à queste da Plutarco, ed è di non allontanarsi mai dal marito, perche
facenda altrimenti, la rivale diverrà af for [ocr errors] [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] soluta padrona, non solamente del letto mà
ancora della casa tutta, Sem. Mà durerà sempre questo disordine?
Pub. Non durerà, perche la prudente moglie saprà vincere col tempo las violenza
dell'altra, come ben cspreffe Ofeo Poeta: Capitur ergo ab infirmis
celer, Aquilamque brevi testudo vincit. E la testuggine appunto, essendo
Gimbolo della donna onefta, non recherà maraviglia, se questa ancora frenerà il
volo dell'aquila, con aspettare però l'occafione opportuna, la quale potrebbe
essere, allorche li fa dimora in villas, ove l'amica non fosse presente; ed il
maggiore argomento che potesse addurre per allontanarlo dall'amore impudico,
sarebbe appunto di fargli conoscere colle buone, il cattivo esempio, che ne
prendono i figliuoli; con insinuargli ancora,per giuoco,quel detto di una
pudica donna, tratta å forza dal Re Filippo: deh lasciami andare, gli disse,
per [merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr
errors][ocr errors] na, Il che tutte le donne, portata via la lucer
sono simili ; mà se poi imitasse quella prudenre Gentildonna Sicilianad
di cui fa menzione Lodovico Vives, nella Christiana fæmina, quanto mai u lo
renderebbe à se affezionato? Questas andava osservando ciò, che facevano
i servitori, che fosse al padrone marito suo più grato, e quello ella facea di
sua mano studiosamente; se bene talora con estrema fatica fua, quello poi,
ch'era di meno travaglio, fatica, e noja, comandaya à servitori. Sem. Mà
quando non fosse deviato altrove il marito, che cosa porrà fare la i donna
savia, à fine, che non ecceda con i essa lei in pregiudizio della propria
falute? Pub. La saggia donna non dovrà mostrarsi renitente à fodisfare le
brame di E fuo marito ; ben è vero però, che dee'as 1 poco a poco,
andargli dolceinente infio nuando il danno, che potrebbe appor tare
l'immoderata frequenza degli arti conjugali, potendogli questi abbrevia
Per que. re anco la vita con danni notabili della sua famiglia ; e
starà ben ella circospetta nell'ordinare vivande, calorose per la mensa,
ed ancora nel tenerlo lontano dallo frequente uso del cioccolato,
erosolì. Crescere res poset nimiùm damnofa libido. Come vuole
Ovidio . Sem. Prometteste, Dottore, di mostrarmi sino à che segno poffa giugnere
l'uomo in pagare il debito matrimoniale senza discapito della propria
salute. Med. Epicuro, Democrito, Averroe, ed altri Filosofi ancora
credettero, che sempre sia molto dannoso l'uso venerco: Altri poi lo credono
solamente, allora, ch'eccede i limiti dell'onesto. Sem. Or io non voglio
andare cercando malanni ; per battere al sicuro mi contento starmene senza
prendere moglie ; perche la propria salute mi dee premere molto più della
moglie. Med. Ditemi di grazia, Sempronio, senza andare in collera: Voi
che avete fpiriti generosi, fe venisse un esercitoDell'Elezione della Mog. 289
per distruggere la vostra patria, per salvare la propria vita, abbandonereste
la difesa di essa é o pure vi porreste ad evidente pericolo di morte per
difenderla? Sem. Sarei un gran codardo, quando l'abbandonaffi; dovendo
per sua difesa porre à pericolo la vita con tutte le mie sostanze Meda E
per conservare la vostra specie, la quale può difenderla ne' suoi bisogni,
perche ricusate di farlo? non ponendo già ad evidente pericolo, nè vita, nè
roba, contenendovi dentro i limiti della moderazione, esponendovi in tal caso
solamente à pericolo di soffrire qualche moderato, e breve disaggio: e se
voftro Padre fosse stato di questo sentimento come farefte voi [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] naro ? Sem. Converrà dunque farlo ; mind
u questa moderazione nell'uso venereo, in che doverà confiftere? Med.
Primieramente in fuggirlo più, che sarà possibile la state: dicendo Cel. co 10,
aftate in fptum, fi fieri poteft, abftinen., dum; e nell'autunno dice:
neque autumno utilis venus eft; nel rimanente poi dell'anno non abufandovene
sarà sempre meglio per voi, Sem. Mà da che potrò comprendere tale
abuso? Med. Dalla stanchezza, che riceverete dopo di esso, perseverando
questa, per qualche tempo, nella forina, che descriffe OVIDIO (si veda) di
averla osservata in un amante Vidi ego cum foribus laljus prodiret amator
Invalidum referens ; emeritumques latus, Sem. E cadendo io in questo, che
rimedio averò da praticare? Med. Aftenervene per qualche tempo, dicendo VIRGILIO
(si veda) nella Georgica; Nulla magis vires industria firmat Quam
Venerem, cæci fimulos aver tere Amoris, E di questo niuno meglio, che voi
ne potrà essere giudice s purche sia la voItra mente libera, e non
preoccupatas dall [ocr errors] [ocr errors] dall' estro
libidinoso. Şem. E per fuggire questo, qual ri# medio sarebbe opportuno
? Med, Il vitto moderato, e la moglie - favia sono i veri antidoti per
indurre moderazione nelli cimenti di venere. Pub. Vedere dunque,
Sempronio, quanto possa giovare una saggia donnas nel fare prolungar la vita à
suo marito ? prendetelo dunque à buon fine, quan do la vostra moglie vi
frenaffe in que1 fto, facendolo per noftro bene. Met. Or io non vorrei
starmene raffi, dato alle donne sopra di ciò; perche affai di rado fi
riceverebbe da effe tale beneficenza;vorrei più tosto prendere l'efeinpio dai
bruti, i quali, toltone quei tempi prefisli loro dalla natura, non si ac.
costano più alle femine, nè tampoco ef: se appetiscono i maschi; ed udite
come lo conobbe bene Democrito riferito, Dottore, dal vostro
Ippocrate nellas u lectera scritta à Damageto; Anniversa riorum temporum
ordo, brutis quidem danimantibus coitus finem adfert, homo T2
verò [ocr errors] [ocr errors] verò infano libidinis stimulo continenter
agitatur. Sem. Dandosi il caso, che il marito fosse impotente, ne viverà
contristatas la povera moglie di questo? Pub. Prescindendo dal rammarico,
che averà, trovandosi priva di figliuoli, credetemi, ch'essendo prudente, non
fi prendera di ciò fastidio alcuno;perche considererà ben'ella, che quel
momentaneo diletto è compensato da molti altri tormenti, che îi soffrono, non
solamente nelle cattive gravidanze, e laboriofi parti, mà quello, ch'è di
travaglio maggiore, nell'educar beoe i figliuoli, de' quali taluno alle volte
riesce scapestrato laonde se rifletterà à ciò che dice l’Ecclefiaftico. Utile
eft mori fine filiis quam impios habere, aidarà pace essendo priva di
elli. Sem. Io conoseo alcune di queste sterili, che non fanno alcro, che
sospirare; eso che volentieri introdurrebbero il giudizio del divorzio. Pub. Ed
io conosco più di una di que [ocr errors] 2 fte,
fte, che si trovano nella medefima nave, le quali stanno contentiflime, e
pensano perseverare col suo marito fino allas morte, quantunque sia impotente.
E forse credono quelle, che il tentare questo divorzio sia qualche delizioso
divertimento ? Sappiano, che converrà loro esporsi à prove, e recognizioni, che
danno molto da cicalare per tutta la citrà. Ed inoltre, facendo ciò,
mostreranno ancora di essere libidinose,deliderando avere più validi
mariti. Sem. Mà coine ci potrà essere pace i tra simili conjugi?
Pub. Se la moglie sarà prudente, non i ci sarà discordia alcuna; perche vedenÛ
dofi il marito così impotente, procurerà per altre vie divertirla, se non
fürà del tutto disamorato. Sem. Mi persuado, che poco averà · da dolerâi
la moglie del marito goloso, quando però
faccia anche ad essa gufta10 re qualche delicata viyanda? Pub. Non è
così; perche la donnas prudente di questo fi rammarica al parodi tutti gli
altri difetti, essendo che fis mile vizio persevera per lo più fino allas morte
; onde con facilità grande può far impoverire; conforme si legge nell'
Ecclesiastico al 21. Qui diligit epulas in egeftate erit, qui amat vinum, Q
pin. guia non ditabitur. Oltre poi imali, che suole apportare alla
salute. Sem. Mà comc ci potrà dare rimedio ? Pub. Conosco anch'io,
che farà cola difficile il poterlo affatto rimuovere, mà la prudenza, e
l'ingegno donnesco potranno darvi bensì qualche riparo, con guadagnarsi
l'affetto del suo marito, il quale acquistato, se le réderà à poco à poco
facile à titolo di sanità, d'introdura, re qualche moderazione ia effo :
avvertali però, che la servitù rimanga in qual. À che parte compensata di
quegli avanzi della mensa, de' quali soleva partici; parne, altrimenti questa
per tal cagione sarà capace suscitare discordie traefo sa, e suo marito, con
inventare infinite menzogne, Sem. 11 [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] [ocr errors] Sem, Ed abbattendosi con mariti di la mente
debole, come hanno da fare per di rimuovere dalla loro grazia certi servis I
tori favoriti, che li dominano? Pub. La donna, che colla sua pru. denza
può giugnere à rimuovere dal cuore di suo marito caluna, che lo porfedeya
indebitamente, con quanta facilità maggiore potrà allontanare questi,quando
voglia abusarli della dilui grazia ; ed in ciò non occorre istruirla di
vantaggio, essendone espertissimas; basterà solamente accennarle, che faccia
passaggio delle cose leggiere, e nelle gravi norf operi con violenza grande,
per non porlo in impegno di sostenerlo ; mà venendo l'occasione opportuna in
qualche fuo trascorso rilevante, gli faccia conoscere, ch'ella non opera per
passione, ma bensì per suoi vantaggi. Sem. E se aveffe anche la Suocera
cartiva, la quale consigliaffe suo figliuolo à Itrapazzarla, che cosa doverà
fare? Pub. Di sopportarla, amarla, erispettarla, come costuma fare con
fuo [ocr errors] [ocr errors] marito; perche non nascono già per altra
cagione le discordie tra suocera, u nuora, che dalla gelosia, che hanno le
madri, che i figliuoli amino più le mogli ch'esse, da cui ricevettero
l'efsere Sem. Mà se ciò non ostante continuarse à fare il medesimo, non
sarebbe me. glio di metterla in discredito appresso il figliuolo, à fine che
non le desse più credenza? Pub. Questo non dee fare la donna saggia'; dee
bensì riflettere à ciò, che, fi costumava nella città di Lepidi in Affrica per
meglio imparare à soffrire. Racconta Plutarco, che ivi era costu che nel
giorno seguente alle nozze la sposa mandasse à domandare alla suocera una
pentola, la quale le venivad negara ; e questo si facev'à fine che, non G
sdegnafre, le in avvenire le avesse negato alcuna cosa. Sem. Converrebbe
ora discorrere fopra le stravaganze grandi, che nascono tra i marişi çattivi,
cle mogli peffime, [ocr errors][ocr errors] me, [ocr errors][merged
small] Pub, [ocr errors] Pub. Non è certamente neceffario parlarne ;
posciacche, à chi darebbes l'aniino di consigliare costoro, che sono incapaci
di ragione ? Bisogna, che tra loro si aggiustino, e fogliono per lo'. più
essere concordi', perche niuno di loro può rinfacciare all'altro i difetti,
elsendone ambidue colmi. Il danno è bensì de' poveri figliuoli, che non si
educano bene, tanto per l'esempio cattivo, che danno loro, quanto per la
direzione, della quale eli penuriano : ben è vero però, che quando questi li
avanzano alle discordie', non effendoci mezo capace à poterli più riconciliare
tra loro, solamente l'autorità del prencipe può impedire le rovine maggiori che
possono nascere per i dilapidamenti delle loro sostanze, 'à fine și non vedea
ce mendichi i loro discendenti. Sem. Sarebbe però un vantaggio grande,
che tutti i mariti catrivi prendesse. ro mogli (imili ad essi ; perche alloran
per i buoni rimarrebbero le buone solamente. Pub. Pub. Succede
frequentemente così, essendo questi portati dal loro genio ad amare simili ad
essi, secondo il proverbia : aqualis æqualem delectat, ý semper à fimili fimile
amatur. Il che viene confermato dal Nazianzeno, dicendo: Pulli quidem
pullis amici, coruique corvis, [ocr errors] Et furnis sturni, puro
autem pretiofus. eft purus: Meglio però di tutti l'insegna l’Ecclesiaste:
Diligit fimile fibi, dow omnis homo fimilem fibi, omnis caro ad fimilem fibi
conjungitur, omnis homo fimili sui sociabitur. Onde se accaderà, che una
catciva giovane prenda un buon marito non sarà già di sua volontà, mà verrà
bensì sforzata da' parenti à farlo, e das quefto nc nascerà quello appunto,
che, dice l'Ecclefiaftico. Mulieris ira, o irreverentia, et confufio magna: on-
; de guai à chi toccherà limile infortunio. Sem. Mà che potrebbe fare chi li
trovafle in simili miserie?Pub. Di prevalersi di quest' ottimo consiglio,
riferito.da Gel. in Sat.Menip. Vitium uxoris's aut tollendum, aut ferens dum ;
perche : Qui tollit vitium, uxorem commodiorem præftat, qui ferte se fe
meliorem facit. Sem. E cui riuscì il potere far questo in core rilevanti
? Pub. Tra gli altri à Socrate; come ris ferisce Plutar.de Choib. ira: il
quale avendo seco à defináre Euridemo, quando nel meglio si alzò in piedi
Sancippe, e dopo di avere caricato di villanie socrate roversciò la tavola in
terra; onde Euridemo si alzò in piedi addolorato per partirli; cui Socrate
disse con gran Aemma: non accadè poco innanzi in casa tua, che una gallina
yolando fece l' isteffo ? e pure niuno vi fu, che li contriftaffe disinile
avvenimento; perche dunque voi ora lo fate 2 Sem. Non si è parlato
Gin'ora, come fì abbiano da regolare le povere donne per iscegliersi un buon
marito Pub. Nom dçe la donna sceglierli as suo suo compiacimento il
marito; mà bensì riceverlo da' suoi più congiunti, e di questo ne parleremo
nell'educazione de' figliuoli, mostrando le diligenze, che doveranno farg da'
padri å fine di provederle bene. Sem. Spererei di sapere scegliere las
moglie, ora che ini trovo in ciò istruito; mà sposata che l'avefli mi troverei
intricato nell'educare i figliuoli, quando Iddio me li concedeffe, non avendo
ancor appreso à bastanza il modo das regolarmi per bene diriggerli. Pub.
Nella seguente Decade tratteremo di questo. [ocr errors][merged small]
Sopra l'educazione morale de' figliuoli CONFERENZA nella quale si mostra,
che cosa sia educazione, cui appartenga più di ogni altro; e se sia
necessario luogo particolare,ove debba farsi. Sempronio, Publio,
Mecenate e Medico. [ocr errors] Sem. N che consiste
l'educazione? Pub. Nello svellere da gli animi de' tcneri figliuoli tutti
quei vizi, che spontaneamente germogliano in elli, e nell inestarvi in
loro vece i preziosi gerini delle virtù ; effepdoche, come ben'er preffe
VIRGILIO nella Georgica parlando degl'innesti ; Pomaque degenerant, fuccos
oblita priores, sem. Come! in noi spontaneamente nascono i vizj!
Pub. Non è da dubitarnę mentre nascono molti vizj con noi medesimi insę.
gnandoci il Profeta : Ecce enim in iniqui, tatibus conceptus fum; du in
peccatis concepit me mater mea; verità conosciutas, anche da' gentili ;
posciacche Orazio così scriffe: Nam vitiis nemo finè nafcitur.
Optimus Qui minimis ur getur . E Democrito, che ; totus homo ab ipfo are
fu'morbus eft ; ed inoltre, che secondo l'età in noi germogliano i vizi propri
di effe, i quali se non saranno a tempo dçbito estirpaţi, quei della puerizia
fivedranno adulti nelle altre età; ma vie peggio ancora, che vedo verificarsi
ciò che diffe Orazio nell'Odę 6. lib.3. cioè i Ætas parentum pejor avis
tulit Nos nequiores, mox daturos Pro ille eft, Sopra
l'educ. de figliuoli. 303 Progeniem vitiofiorem, E da ciò comprenderece à che
segno debba essere ora l'educazione più esatta di prima. Mec. Ed io che
soglio conversare spesso co' miei amici ho veduto più di una volta, in
occasione, che questi as. pertavano qualche visita di soggezione, verificarli
ciò, che dice Giovenale nella satira, Hofpite ventura ceffabit nemo
tuorum ; Verre pavimentum, nitidas oftende columnas, Arida cum tota
defcendat aranea tela, Hic lavet argentum, vasa aspera fergeat
alter, Vox domini fremit inftantis, virgam. que tenensis.
Ergo mifer trepidas ne stercore fæda cao ning Atria difpliceans oculos
veniensis amici, Ne perfufa luto fit porticus, tamen uno Semodio
foobis, her emendat fervulusE quel ch'è peggio ancora, che vedo verificarli
appresso alcuni ciò, che se gue: Illud non agitas, ne sanctam
filius omni. Afpiciat fine labe domum, vitioqae carentem, Sem.
Vi concorre altro alla cattivas Educazione, che la trascuraggine ulata in
non eftirpare à tempo debito gli ac GE cennati difetti Pub. Potrebbero
anche renderla peg el gior e i cattivi esempj dati a' figliuoli, luz dicendo
Giovenale nell'accennata satira. Sic natura jubet velociùs, du citiùs
nos Corumpunt vitiorum exempla domeftica magnis Cum
subeant animos auctoribus . Quali cattivi esempi potrebbero a’proprj
accrescere gli altrui difetti . Sem. Mà come possono essere capaci in di
cattivi esempi i teneri fanciulli non distinguendo questi ancora il bene dal
male? Pub. Pub. Dice Plutarco nell'educazione de' figliuoli, che
s'imprimono gli ammaestramenti in elli conforme appunta fanno nella cerà molle
i sugelli, e che perciò il divino Platone saggiamente avertisce le balie à non
raccontare loro favole di ogni sorta, mà solamente u quelle, che ponno
essere giovevoli al buon costume;confermandoci ciò S.Ba, filio, il
quale, scrivendo à quei dellas città di Neocesarea, confessò loro
di ellere debitore di una buona parte della sua divozione alla
nutrice, la quale, non perdendo mai alcun sermone di GREGORIO (si veda),
li serviva di molti belli derti uditi da esso in tutte le congiuntùre,
che se le presentavano per imprimnerglieli benc nel cuore ancora
tenero; laonde saggiamente diffe Focilide: Mentre fanciullo lei, virtute
impara, Ma oltre il malesempio, pregiudicano anche ad elli molto le
carrive insinua. zioni, Sem. Ma questi mali esempi non sa.
ranno dati già loro dai genitori, quants [ocr errors] 3 ci
[ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] cunque fossero viziosi;
perche vediamo i ciechi desiderare i figliuoli bene illuminati, ed i zoppi, che
questi liano liberi, e spediti al moto: ne tampoco infinueranno loro cose
cattive. Pub. Così appunto dovrebb’essere, e pure ciò non liegue;
posciache alcuni hanno voluto insinuare à i loro figliuoJini l'invecchiati
difetti da' quali esli erano contaminaci. Vi furono due di questi, di cui fa
menzione ENEA (VIRGILIO (si veda)) Enea Silvio libr. 1. comment.; che dediti
all'ubriachezza procuravano, appena slactati ch'erano i loro figliuoli, di
affuefarli al vino facendone gustare loro de' più generofi, che si trovassero;
ed uno fti, persuadendosi, che non averle il suo figliuolo bastantemente bevuto
vino di giorno, volle di notte, in tempo chc dormiva,farglielo ingojare con un
cannellino; mà perche sonnacchioso corceva la bocca ingiuriò aspramente las
moglie ; dicendole, che non era suo fi. gliuolo legittimo, per non
affomigliarsi ad esso, cui tanto piaceva il vino. E vi [ocr errors] ed
uno di que [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
re [ocr errors] recherà orrore il sentire di vantaggio bu quello, che
riferisce S. GREGORIO (si veda) di un li esecrando bestemmiatore il quale
ingi nuava ad un suo figliuolino di cinque anni di ritrovare bestemmie
anche infoJite, e riferisce ancora il gastigo, che da Dio ricevette per sì
detestabile dclitro, Mec. Mà senz' and are cercando gli antichi esempi ;
non ci è stato à giorni noftri un Padre, che premiava de' suoi figliuoli
quello, che cimentandoli co i suoi fratelli, rimaneya vittorioso nel
d fare à pugni? cosa tanto crudele, che non fi racconta già praticata da
gladiatori ROMANI tra fratelli, Sem. Le Madri però non saranno state così
perverse nel mal'educarli, Pub. Queste ancora sono state colpevoli di
ciò; scrivendosi di Draomirad: Principessa molto vana, che per colpa fua
diveniffe Boleslao parricida, e fratricida ; dove che il fratello
Vinceslao educato da Ludimilla sua ava molto fagi gia, e pia divenne un
Sanco, come nela la sua vita si riferisce; e da ciò comprendere quanco di
profitto apporti la buona educazione. Mec. Questo non è da porfi in dubio,
scorgendoli anche ne bruti profittevole; mentre racconta Plutarco, che Licurgo
per fare conoscere tal verità a? Spartani fè comparire due cani, uno de quali
era avvezzato per la caccia, e l'altro, dedito in tutto alla sua naturale
inclinazione, non attendeva ad altro, che à leccare pentole di cucina, e nel
mede: simo tempo à vista loro fè portare anche una lepre, ed un carino di broda
: nel vedere il primo fuggire la lepre li pose a seguirla ; e l'altro se ne
andò verso il catino; soggiungendo egli a’Spartani: così faranno appunto i
vostri figliuoli ancora, se saranno, ò nò istruiti. Quindi è che avendo Tolomeo
Re di Egitto domandato ad un Savio quale foffe las negligenza maggiore, che
regnava tra gli uomini, egli prontamente rispore : ch'era la trascuragginc
nell'educare i figliuoli, mercecche da questa infinitimali ne potevano nascere.
Sem. Mà à chi dev'essere più à cuore questa educazione? Pub. A coloro,
cui dev'essa maggiormente premere, che sono i genitori, e questi debbono con
industriose, e diligenti manière spogliarli d'ogni difetto, e d'andare ne i
loro teneri cuori giornalmente istillando il prezioso liy quore delle
virtù, senza desistere mai; essendoche, come avvertì Plutarco questa voce
costume, pronunziata in lingua Greca, significa anche continuo esercizio, onde
da ciò si può comprendere che non ci vuole trascuraggine nell'educare i
figliuoli. Riferisce ORAZIO, le diligenze in ciò usate da suo padre; verso di
lui lib. 1. Sat. 6. che furono. Sed puerum est ausus Romam portare
docendum; Ipfe mihi cuftos incorruptiffimus omnes Circum doctores aderat, quid
mulia? pudicum, Qui primus virtutis bonos, fervavit ab omni Non
folùm facto verùm opprobrio quo que furpi. Santamente dunque ordina
Salomone ne' suoi proverbj : erudi filium tuum, do refrigerabit te, et dabit
delicias anime tudo Sem. Mà le saranno i Padri talmente occupati, che non
abbiano tempo das poterlo fare? Pub. Se averanno occupazioni più
riLevanti di questa, saranno compatiti, caso che nò, sono tenuti di farlo, e
non facendolo meritano la riprensione del vecchio Crate,qual disse;contro
costoro: Dove andate meschini, d voi, che nel cercare di farvi ricchi movete
ogni pietra; e nondimeno de' voftri figliuoli, a' quali lieto per lasciare le
vostre facoltà, vi prendere poco pensiero ; al che sog. giugne Plutarco, che
questi operano in quella maniera, come se alcuno governaffe bene le sue scarpe,
e de i piedi non fi curaffe punto. Or ditemi di grazias qual potrà essere
l'occupazione più riguardevole di questa ? Sem. [ocr errors][ocr
errors] [ocr errors] Sem. I publici affari, per esempio, oltre il decoro
personale, i quali ricercano somma attenzione, e si può dalli buona
amininistrazione di questi ricavarne molta gloria, e molto lustro, vantaggiosi
ai figliuoli ancora, onde perciò non potranno distrarsi per
educarli bene. Pub. E questo lustro, e gloria se si estingueffe
nc'figliuoli mal educati qual i acquisto averebbero fatto i Padri? Gli
Ateniesi nelle feste di Cerere faceano un misterioso giuoco, ed era, che
comparivano avanti l'alcare quei destinati ad effo à prendere ivi un luine
acceso, qual dovea porgersi ad un'altro, che in una decerininaca distanza lo
stava aspettando, per consegnarlo ancor esso ad altri, che in egual lontananza
lo atrendevano: se il detto lume si foss' estinto prima di giugnere all'ultima
mera, era in libertà di ogni uno beffeggiare colui in inani di cui si
estinguěya. E Platone fu di se. timento nelle sue leggi, che: gignentes,
alentes liberos vitam tanquam 1 lampada alii aliis tradunt. Or
figuratevi ancor voi, che questo splendore, che voi dite debba passare ne'
posteri; come rimarrebbe colui, che per la sua malas educazione lo estingueffe?
in che ludibrj egli li troverebbe venendo da tutti, beffeggiato? e sapendosi,
che vi ebbe colp’anche la poca applicazione del padre in educarli, dirà
facilmente qualcuno : quanto era meglio un poco meno di luftro, mà più durevole
nella sua descendenza. Mec. Da questo dunque procederà, che alcuni
figliuoli di uomini illustri sono di costumi tanto diversi da efli, che pajono
più tosto nati dal disonore, averanno quelli facilmente difefcato nell'
educarli. Pub. Plutarco ne adduce ancora un alıra cagione credendo egli
che i fi. gliuoli degli uomini illustri divengano facilmente superbi, ed
arroganci; e lo comprova coll'esempio di Diofanto figliuolo di Temistocle, il
quale solevas, dire ne cerchi, che tutto ciò, che li fos se se
piaciuto sarebbe anco al popolo d'A. tene piaciuto; perche quello, che voleva
egli voleva la inadre; e quello che la madre Temistocie, e quello che
Temistocle anco tutti gli Ateniefi. Sem. Credo però, che più comparibili
polfano essere le Madri se diferteranno in deira educazione, essendoche alcune
di esse hanno impiegato turte le ore del giorno in adornarli, in ricevere, ò
fare visite, in passeggi, ò conversazioni; talmente che pochissimo tempo
potrebbe rimanere loro di badare a' figliuoli,quando non foffero diftrarte
anche nel giuoco. Pub. Già sono capace, che premono oggidi ad alcune più
i divertimenti, che i propri figliuoli. E vi pare, Sempronio, che debbanli
queste scusare? Non averanno certameote occasione alcuna di lagnarli, se
faranno questi cartivas riuscita; perch'esse vi hanno difettato non solamente
colla trascuraggine, w cziandio col mal esempio dato loro ies S. Girolamo
scrivendo a Leta non diffgià, che foss'esfa scufabile, dando a'figliuoli mal
esempio, mentre così parla: Nihil in te, et in patre suo videat, quod fi
fecerit peccer. Sem. Non si potrebbe supplire coiu Maestri, et Aij alla
propria trascurag gine? Pub. Si potrebbe in caso di necessità; mà
però è assai differente l'industria,che adoperano i propri genitori da quellas,
che sia l'altrui, ed eflendo questa à proporzione dell'amore, quanto maggiore
sarà quella de' propri genitori, che più di ogni altro li ainano? Si suol dire
ingeniofus amor, e questo appunto è quello, che li ricerca nella buona edu.
cazione . Sem. Se dunque li può supplire, saranno scufabili quei
genitori, che sostituiscono in loro vece chi lo faccia. Pub. Non per
questo però debbonli affatto allontanare da efsa, senza averci qualche
sopraintendenza particolare, e non usando questa non si potranno mai
scusare, Mer. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Meg. Siete Publio troppo rigoroso, e questo credo, che
proceda, perche voi foste l'educatore de' vostri figliuoli; mà non sono ora più
quei tempi felici, ne' quali si pensava di lasciarli più rosto ben educati, che
ricchi; non sarà poco, che abbiano ora i figliuoli un Ajo di ti. tolo, che non
li lasci almeno precipi. tare in tutti i vizj ; onde da alcuni, che sono
arrivati a conoscerlo a è trovato quel santo ripiego di porli nei seminarj,
assai giovanetti, e prima che la malizia fi avanzasle in elli. Pub. Or io
non mi sono curato di porre i miei figliuoli in questi seminarj; perche ho
voluto fare a modo del Profeta, il qual dice: Filii tui ficut novelle oliva.
tum in circuitu menja tuk. Sono questi seminarj fantissimi, istituci ostimi per
ap: prendere il rimore di Dio, mà oh quanto fà di più quel Padre amoroso, ed
actento, quella Madre faggia, e divora, in educarli in tutto, avendoli appreffo
di loro ! e questo ben lo conobbe Orazio ringraziando suo padre della buo
V è C. na sua educazione in tal guisa . Laus illi
debetur,à me gratia major; perche: obiiciet nemo fordes mihi. Mac. Voi
aveste però la fortc,, che vi furono i vostri figliuoli, tanquam novelle
olivarum; perche, se riflettiamo alli rami di elli, sono simbolo di pace, e
tali appunto sono li vostri ellendo dotati di ottimo naturale ; fe al frur. to,
è vero ch'essendo immaturo, inolto amaro, ma questo con industria diviene
anche dolce, ed il fimile è seguito in elli, essendo giovani; se poi final.
mente al sugo, che da' suoi frutti maturi si esprime, ch'è l'olio, questo non
fà alcun movimento, solendosi dire per proverbio : è cheta come l'olio, e
contimnili à questo sono anche i vostri figliuoli, contro de' quali aon si è
senci. to alcun richiamo fin'ora, e spero, che trovandosi già avanzati negli
anni, cresceranno sempre più in bontà: mà se in vece di novella olivarum Iddio
ve li avelse dati, come piante di mirto, questi non iftavano bene in circuitu
menja tud. Sem. [merged small][ocr errors][merged small][merged
small][merged small][merged small][ocr errors] [ocr errors] Semi E per qual
cagione, producendo il mirto un fiore gratissimo ? Mer. Sì bene, mà però
senza alcun frutto, ed è pianta dedicata à Venere, e tra esli facilmente si
annidano i serpenti, e se fossero ftati di limile cattiva natura i vostri
figliuoli, Publio, come vi fareste contenuto con efli loro? Pub. Gli
averei ben domati io; perche più fieri de'Leoni non potevano già essere, e pur
questi coll'arre divengono mansueti, e vi assicuro, che non averei fatto da
cerusico pietoso; avendo appreso da Salomone il rimedio qual'è; nos li
subtrabere' à puero disciplinam ; fi enim percufferis eum virgâ, non morietur.
Més. Sapete pur, che Dione, con forme racconta Plutarco nella sua vita, per il
soverchio rigore usato, e fatto ufare, nell'educare il suo figliuolo, fu
cagione, che per disperazione cgli si precipitasse da una finestra: il rigore
paierno non è sempre moderato, per cagione, che il più delle volte questo parsa
dal soverchio amore, al foverchio deg no; e poi i Padri vorrebbero in un
tracto estinguere tutti i difetti de’loro figliuoli, e questi han d'uopo di
tempo preparatorio non meno, che le valide medicine, come fa il Dottore.
Med, Questo è veriflimo, perche dandoli un violento rimedio, senza prepa, sare
prima gli umori, danno maggiore potrebbe apportare ; quindi è che il noItro
Ippocrate c'insegnò: Corpora cum quis purgare volucrit oportet Auida facere,
Pub. Però se Neocle non avesse usato tanto rigore, con arrivar sino à privare
della sua eredità il figliuolo, certamente, che la Grecia non avrebbe avu.
PC to il gran Temistocle, il quale ritrovan. doli in tali angustic ricavò dalla
necefficà la virtù, essendo che bene spesso : veWatio dat intellectum.
GULE Mec. Questo esempio appunto fa conofcere, che sotto padri tanto rigorofi
non possono educarli bene i figliuoli ; fpc posciache avendolo diseredato lo
mandò ancora fuori di casa, e perciò averàalırove trovato chi lo cducasse con
più discretezza; e poi questo fu un bene per accidente, il quale assai di rado
rie. sce con tanta felicità, rimirandosi dall' altra parte infiniti, che
discacciati da' propri genitori, datisi in preda maggiormente de vizj,
terminarono infelicemente la loro vita negli spedali, ò disperati, di trovare
modo da vivere, presero il soldo militare, per foftentarli in quel breve tempo,
che vissero. Pub. Or io sono di questo parere, che debbano i propri
genitori educare i loro figliuoli; perche, se saranno buoni, e docili, riuscirà
facile l'educarli; re poi perversi, ed ostinati niuno credo, che potrà usare
diligenza, ed attenzione maggiore di cfli: saprete pure quel che seguì tra lo
scolare, ed il maestro, fingendo il primo di studiare diceva sotto voce : tu
credi, che io studj, e non istudio, al quale sotto voce anche risspoodeva il
secondo: e cu credi, che jo mi curi di questo che nulla mi preme. Mec. Voi dite
orcimamche, perche fete capace di farlo, e fiete anche pru. dente,
mà come pretendete esiggere tutto questo da un Padre imprudente, e
vizioso, il quale non rifletterà punto à quel saggio documento di
Giovenale registrato nella Satira 14. il quale è:Maxima debetur puero
reverentia, so quid Turpe paras, nec tu pueri contempferis
annos, Sed peccaturo obfiftat tibi filius infuns, Nam fi quid
dignum cenforis feceris ira, Quandoque fimilem tibi; te non corpore
Bantung Nec vuleu dederit, murum quoque filius, et cum Omnia
deterius tua per veftigia peccer. Pub. Allorsì, che converrebbe trovare
chi foffe capace di farlo, per la ragione, che Giovenale medefimo apporta
successivamente nella Satira da voi citata: Unde tibi frontem,
libertatémque parensis Cum facias pejora fenex?
Wacuumque cerebro Jampridem
capul huc venioja cucurbito quçrat. Mà però, che l'educatore insieme
coll' educando dimorassero in propria casa. Mec. E se in casa propria,
oltre il mal esempio, la laurezza del vivere ritardassero i loro
progressi? Pub. Confesso,che in questo caso converrebbe mandarli fuori,
ed in paesi anche remoti; acciocche il mal esempio, e la trascuraggine grande
de' genitori, colà non giungeffero.Mà è possibile, che questi, a' quali non
dev'esser cosa di maggior premura di questa, possano as proprio compiacinento
dare mal efempio a' figliuoli? e poi se non sono prudenti, perche s'inducono à
divenire Padri ? Certa cosa c,che i figliuoli mal ducati non apporteranno loro
altro, che confulione, dicendo l’Ecclesiastico al 22. Confusio pat.is eft de
filio in disciplinato. Mer. Il mondo oggi corre cosi, mol. ti sono. Padri
di nome, e solamente perche li hanno generati, onde perciò con vie.
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] X viene
ricorrere ad altri Padri savj, u prudenti, che gl' istruiscano, e fuori del
proprio nido, essendo ora gran parte de' genitori divenuti imitatori de' corvi,
è dello struzzolo, che gli abandonano, non già delle aquile, che con tanta
attenzione istruiscono i loro polli. Pub. Polliamo dunque conchiudere,
che se i genitori saranno capaci, e diligenti nell'educare i loro figliuoli,
niu. no meglio, di efli potrebbe farlo; e fe nella casa paterna si vivesse,
come conviene non sarebbe d'uopo cercare altro luogo per educarli,potendosi con
profit. to istruire in effa. Sem. Che doverà fare il buono educatore, sia
Padre, è estraneo, per isvellere da efsi i difetti? Moc. Questo lo
vedremo nella seguente conferenza. CON [merged small][ocr errors]
Intorno à quello, che debba farsi da'Genitori per educar bene
i figliuoli. Mecenate, Sempronio, Publio, e Medico Mес. L peso
maggiore, che abbiano i Padri, mi persuado che sia l'educazione dei figliuoli
s perche si tratta di navigare sempre contro acqua, dovendo opporsi bene
spesso alle loro cattive inclinazioni, e superarle à forza d'ingegno; e si
trovano alle volte torrenti si rapidi, che si rende assai difficilc poterli
alla prima superare. Sem. Non mi fono risoluto fin ora di prender moglie;
perche hò consideratoanch'io le molte difficoltà, che s'incontrano in questi
tempi à ben’educare i fi. gliuoli, ne' quali vedo, che appenas slattati che
sono, pretendono di fares à lor modo, senza avere alcun riguardo à quanto viene
ordinato loro da'genitori. Mec. Non vi sgomentate per questo ; Sempronio
mio, essendoci il suo rimedio, quando chi sopraintende há prudenza, e la
prendere, come li suol dire, la lepre col carro. Vi dirò io sci avvertimenti
generali, che vi potranno molto giovare, allorche sarete Padre di famiglia ;
nel particolare poi sarete meglio istruito da Publio. Ed il primo farà; che
tanto voiquanto la vostra con. forte diare loro buono esempio. Sem. Ed in
quali cose? Mer. In tutte; perche se voi sarete in continue discordie con
vostra moglie, come potrete correggerli, quando mai foffero discordanti tra
fratelli? se vorrete, che non disordinino nel nutrirsi, come lo potranno fare
vedendovi cra po [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][merged
small] polare giornalmente se li bramerece divori, come potranno essere, se non
mostrerete voi coll'esempio, ciò, che volete, ch'essi facciano 3 E scoprendovi
tutti dediti agli spasli, e piaceri, come pretenderece,che siano applicari allo
studio, divagandosi ancor elli collaa mente nel pensare di fare il simile
quanto prima, per imitarvi? non fate 10 una parola, che quel difetto, che
volete da effi (vellere lo rimirino in voi medeliini, dovendo voi imitare
Agricola, quando fi portò al governo dell'Inghilterra, allorche si trovava
molto rilassata, il quale prima da se medelimo cominciò à dare il buono
esempio. Sem. Ed il secondo qual sarà ? Mec. Di trattarli ugualmente
tutti, senza mostrare parzialità benche minima verso alcuno. Sem. Che
male potrebbe apportare questa parzialità paterna. Mes. Infinito ; percioche
usandola voi, non solamente darette occasione di odio tra fratelli, ed ecco,
che invece [merged small][ocr errors] che il pre ce di svellere da
esli i vizj gli accrescere. ste di vantaggio, mà ancora, che il diletto sarebbe
meno attento degli altri ad approfittarsi de' vostri buoni docu. menti,
persuadendosi egli, che' compacirete i suoi difetti, per l'amore, che loro
mostrate, e gli altri,dal mal esempio di questo, che profitco farebbero?
Igenitori debbono: imitare il Sole, e la Luna, che risplendono ugualmente as
benefizio di cutri: e sappiate che la parzialità, che usò David per Ammone fu
la sua ruina ; impercioche questa lo fè divenire incestuoso, e quell'amore
troppo tenero, che fè trascurare tal mi. sfatto,incitò Abfalone à divenire
fratri. cida; mancamenti tutti derivati dalla connivenza paterna. Sem. Il
terzo qual sarà? Mec. D'accomodare l'animo vostro alla dolcezza, ed al
rigore secondo le occasioni, che vi si presenteranno. Sem. E queste quali
saranno? Mec. Se voi li vedrete attenti, e che et approfittino dei buoni
documenti che [ocr errors][ocr errors][ocr errors] avete dati loro, in
quel tempo sarà opportuna la dolcezza; mà se poi vedrete, che trascurino, e
diferčino, dovrete servirvi del rigore per correggerli. Sem. In tutti i loro
trascorsi mi dove. rò contenere ugualmente severo? Mec. Ci sono alcuni difetti,
de' quali non si dee far caso, essendo prudenza alle volte non darsene per
inceso; altri sì, benche minimi in apparenza, non debbonsi lasciare impuniti :
per esempio una tal inavvertenza, nata più tosto da disapplicazione, che da
disubbidienza è compatibile; mà non già una benche picciola bugia, ò una
finzione maliziosa anche minna, dovendosi quefte con risentimento svellere
affatto dow principio; perche se prendono piedes non li svellono più; ed in
correggerli di queste non dovete usare il rigore alla prima, mà bensì colle
buone far loro confeffare la verità, e conoscere il mancamento, e dipoi con
risentimento ainmonirli, facendo loro capire, per quan. to sarà poflibile, la
deformità grande [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors][merged small] di tali vizj, con non perderli sopra quefti più di mira;
concioliacosache come insegna l’Ecclesiastico al 20. Mores hominum mendacium
fine bonore: du confufro illorum cum ipfis fine intermifione. Sem. Il
quarto quale sarà ? Mec. Di essere tanto voi, quanto las Madre sempre
concordi in ammonirli; perche se un di voi li coreggerà, e l'altra li vorrà
scusaro, non solamente non fi approfitteranno della correzione, mà prenderanno
animo di far peggio, trovando chi li difenda ; ed in questo errore fogliono
cadere frequenteinente le Madri con danno evidente della buona educazione; come
par che l'accenni Salomone ne' suoi proverbj al 29. Puer qui dimittitur
voluntati sur confundit miirem suam : ond'effe, per non cadere in questo,
debbono imitare quelle faggio miatrone del testamento vecchio tra le quali che
non fece Sara per l'educa. zione d'Isac, Rebecca di Giacob, od Anna di Samuele;
siccome ancora Sansa Monaca, S. Celinia, che fecero ofetime educazioni de'
figliuoli, dilendo- ne da queste nati un S. Agostino, un S.
Remigio: tra le quali merita anche di essere annoverata la pia, e
zelance Madre di S. Andrea Corfini, che non desistè giammai
d'industriarsi Gintanto, che non lo vide di lupo cambiato in
agnello. Sem. Riferitemi ora il quinto. Mec. Dovete parimente
tener celato l'amore, che portate loro, ne tampoco con quotidiani gaftighi far
loro credere, che Giete disamorato affatto verso di essi ; perche il soverchio
amore li farà prendere troppa confidenza con voi ; ficcome alli continui
gastighi facendovi il callo,non li prezzeran più. Quella correzione risentita,
fatta à suo tempo, cou parole, che li pungano, serve as molei di stimolo
maggiore ad operare bene, più di quello che facessero le sferzate. La scimmia,
allorche si moftras madre sviscerata de suoi parti,con troppo ftringerseli al
lato li uccide, e questo segue per lo soverchio amore, che por [ocr
errors] porta loro, non già per isdegno. Il destriero più generoso colle
continue sferzate divien reftio. Ordinariamente de Madri sogliono peccare di
troppo affetto, ficcome i Padri di soverchio rigore; e da ciò ne viene, che più
amorosi li portano i figliuoli verso le Madri, che verso i Padri, de'quali
hanno bensì maggior timore. Sem. Ed il sesto finalmente? Mec. Di
non farli trattare in assenza vostra con persone, che possano distrug. gere
quanto di buono avere in esli inlinuato; posciache debbono anche credere, che
cutti abbiano da operare in quella forma, che voi prescrivere, che elli vivano;
e se per disavventura udiranno da qualche malvagio consigliero maslime
contrarie alle vostre, quanto male apporterebbero queste infinuandosi in quelle
tenere menti, e non atte ancora à ben discernere qual sia il veleno, e quale
l'antidoto. Ne vi starò sopra di ciò à riferir esempj, perche di Umili miserie
ne accadono giornalmentes [ocr errors] E te, come voi ben sapere ;
vi addurrà solamente ciò che si osserva in un certo animale (come
riferisce il Salier Hs: - Juppon:) che dimora in una montagna del regno
di Gotto nel Giappone, il quale è in grandezza, e figura fimile al
lupo; viene però ricoperto da un pelo morbidiffimo al par della seta, e
la sua carne è delicatissima al gusto; entra questo animale bene spesso
nel mare; mas se per sua sventura s'inoltra molio in effo,
diviene pesce, ricoprendosi di squame, de' quali essendone stato presentato uno
al Re di Gotto, che per metà era divenuto squamoso, e nel rimanente conservava
il suo morbidissimo pelo, fè ciò conoscere tal verità. Or se il conversare co
pesci può far divenire un'animal si morbido anch'effo squamoso,che farà
l'innocente giovanetto conversando cou cattivi? Che apprenderà di buono da quel
lacche vizioso? da quel cocchiere scapestrato, è da altri viziosi? quando non
facesse altro discapito, imparerà a correre, ò pure à guidare land
carrozza, oh che belle prerogative di un giovane nato per governare, e reggere
qualche parte del Mondo! Quindi è che rettamente ordina l’Ecclefiaftico al 7.
Difcede ab iniquo, et deficient man la abfte. E S. Agostino scrisse che :
fitcilius eft fortem stare in martyrio, quam in pravå societate. Sem. I
Genitori, Publio, debbono ugualmente essere à parte
dell'educazionc Pub. Certamente, che sì; mà però in modo, che uniforine
vada la dettaa educazione, e perciò debbono in tutto portarli concordeinenre:
si possono bene tra loro dividere alcune incombenze; per esenipio la Madre,
essendo assidua, e non vagabonda, averà maggior campo d'infinuare loro, ed anco
di fare apprendere in primo luogo ciò che riguarda alli precetti Divini,
dovendoli allan sofferenza donnesca questa lode, che, per non attediarsi punto
in replicare le medesime cose infinite volte, riescono in ciò lingolari, cd in
segucla d'iftruir. [ocr errors] li nel Galateo oon affetrato, e vano, ma
bensì nel serio, ed in quello, che insegna ciò, che appartiene ad un gentiluomo
cristiano, il quale non solamente è diretto alle cose mondane, mi alle divine
ancora; e sopra tutto al rispecto, e venerazione, che si dee à Dio in ogni
tempo, come dispone l’Ecclesiastico. Serva timorem illius, do in illo
veterafce; perche soggiunge: Quis enim permanfit in mandatis ejus, et dereli&tus
eft? aut quis invocavit eum, et difpexis ilum? Sem. Ed il Padre quale
incombenza doverà prenderli? Pub. Essendo un poco grandicelli, e come li
fuol dire già smammari, dee il buon Padre cominciare ad iftruirli in modo, che
possano riuscire graci, ed utili alla Republica, come faggiamence viene
avvertito da Giovenale : Gratum eft, quod patria civem, popu loque dedifi
Si facis,ut patria fit idoneus, utiliser E per fare questo dev'essere
vigilaore',non solamente à rimuovere da elli certi primi difetti, che sogliono
in quell'età manifeítarli, come sono la pertinacia, e disubbidienza, con certa
vivacità di spirito contenziosa, e questo farlo più tosto con uno sguardo
severo, e con minaccie, che con percosse in sì tenera età ; e qualche volca
ancora il togliere loro parte della colazione è un gastigo molto profittevole;
mà divenuti, che saranno alquanto più capaci dee istillar loro maslime nobili,
cd onorate, e replicatamente, à fine, che se le imprimano bene nel cuore.
Pub. E queste quali sono ? Pub. La prima, ch'è la più essenzia. le, sarà
di amare sopra tutte le creature Dio, e di venerare tutci i Sanri, con fare
loro comprendere, che tutto il bene, che abbiamo, viene da Dio, e che non
amandolo, non lo potremo da esso conseguire, non potendo avere altro, che lui,
che ci soccorra nei nostri maggiori travagli: dicendo appunto l’Ecclefiaftico. Timenti deum non occur.
rent [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] rent mala, fed
insentatione Deus illums confervabit, et liberabit à malis, Sem. E dopo questa ? Pub. La seconda farà di amare
il noftro prossimo come noi medesimi, e di non fare altrui ciò, che sarebbe
discaro à noi stesi ; e far loro di vantaggio capire, che ognuno sarebbe
miserabile in questo mondo, se non fosse soccorso dal compagno: e venendo
l'occasione di comprare qualche cosa, andare infinuan. do loro in quel punto
questa verità, che se quel povero uomo non avesse faticato per noi, se sarà
farto per esempio, noi anderemmo nudi, ò vestiti al più di pampini, con mostrar
loro ancora, che conviene sodisfarlo delle dovute mercedi, affinche possa
vivere per averci à servire con puntualità un'altra volta: Capitando lavoratori
di campagna farà bene che conprendano,che se quei miserabili non iftassero di
giorno al sole, e di notte allo scoperto,non si mangierebbes quel bel pane, nè
li berebbe quel buon vino, che ci portano in tavola, onde [ocr
errors][subsumed][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors] degli altri che debbonsi con prontezza sodisfare, acciocche
possano con amore attendere à coltivare la terra, che li produce mediante la
loro industria; e non perdere alcuna delle occasioni, che capitano per meglio
imprimere in quei teneri cuori l'amore verso il prossimo, clas puntualità in
fodisfare quanto si dee a' poveri mercenarj. Sem. Offervo però quei, che
sono più puntuali in sodisfare,peggio serviti Pub. Non è così, Sempronio,
può effere che vi sia taluno, che operi con questa ingratitudine, mà
nell'universalc offervo, che chi ben tratta è ben tractato, e poi non ci dee
già muovere à ben operare il proprio vantaggio; mà bensì, perche in coscienza
liamo tenuti di sodisfarli puntualmente, ed udite che grave eccesso commette
colui, che traIcura di farlo: Panis egentium, dice l' Ecclesiastico. vita
pauperum eft : qui detrabit illum bomo fanguinis eft. Qui aufert in fudore panem,
quafi qui occidis pre [ocr errors] proximum fuum . Qui effundit fanguinem, e qui fraudem facit
mercenario, fratres. funt. Mec. Queste massime sono certamen. te
necessarie, affinche divenuti adulti non si facciano guadagnare dal mal esempio
di alcuni, che costumano di fa. re ciocche non conviene; e sarebbe anche
necessario nel medesimo tempo d’INSINUARE ne'loro animi la benevolenza
neceffaria verso la servitù ; affinche la possano riscuotere reciproca dalla
medefima ; perchè, conforme chiaramente fa conoscere Seneca nell' Epistola, è
falso quel detto : Quot servi tot hoftes, dicendo egli: non habemus illos
boftes, fed facimus; per non tratçarli in quellas guila: Quemadmodum tecum
fuperiorem velles vivere. Onde io sono camminato sempre colle massime di questo
grande Uomo nel inorale; che il servitore: 60lat magis dominum, quàm timeat, e
për cagione di ciò assegna: quod Deo fatis eft, quod colitur, eu amatur; onde
che più di questo noi non dobbiamo esiggere, Y da [merged
small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] da noftri servitori, e tanto più
che non paseft amor cum timorë mifceri. Pub. Dice questo grand’uomo
cercamente il vero ; perche se non farà reciproco l'amore tra il servidore, ed
il Padrone, avendo continuamente questi. al.lato,continua sarà ancora
l'occasione prossima di rammarico tra efl; e fatto che averà l'abito in questo,
non potrà più aftenersi di non contriftarlo, per ogni lieve cagione. Sem. Dunque,
Mecenate, al parere del vostro Seneca non si potranno licenziarei servitori,
chcli porteranno male? Mec. Non pretend' egli questo; ma folamente, che
non fieno i Padroni in fervos fuperbiffimi, crudeliffimi, dow contumeliofiffimi
; come pocrete vedere nella citata Epiftola. Sem. Essendo però noi li Padroni,
toccherà ad efli soffrire qualche noftra ftravaganza. Pub. Dobbiamo anche
noi riflettere, fino a che segno possano quest' esferes forferte da cali perchè
se le nostre stravaganze fossero grandi, e continue, ci renderemmo
noi meritevoli di riprenfione: vietandoci l'Ecclefiaftico il farlo al 4.
ove così dice: Noli effe ficut leo in doa mo tua evertens domesticos
tuos, et oppria mens fubjeétos tuos . E c'insegna di van-' taggio,
come ci dobbiamo portare co") fervitori senfati al settimo,
dicendoci: sonladas fervum in veritate operum, ne- que mercenáriun
danten animam fuam. Servus sensatus fit sibi dilectus, quas ani: ma
sua ; ne defraudes illum libertate, nebo que inopem derelinquas
illum, Sem. Ma se divenissero a noi importuni, contradicendo a quello,
che noi bra. miamo di fare, doveremo anche collea rarli?
Pub. Se saranno fedeli, e parleranno per zelo a bneficio voftro, dovrete
non solamente tollerarli, ma eziandio amar-, li più di prima; perche farà
segno, che non vi adulano,facendo cosa ucile a voi, quantunque la considerino
svantaggiosa a loro medefimi, con moftrarne voi dispiacere ; ed udite l'oracolo
dell'Eccle siasti [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Aico al 33. Si eft tibi seruus fidelis, fortis bi quafi
anima tua: quasi fratrem, fic cum tracta, quoniam in janguine anima comparasti
illum. sibaforis eum iniuftè, in fugam convertetur. É cosa averete acquistato
con perdere per vostro capriccio un servitore tanto fedele? quando ne trovarete
un' altro fimile ad eiro ? et abbiate da me questa certa notizia, che
l'adulazione ne' servitori, si è avanzata a questo segno, per il dispiacere,che
alcuni Padroni mostrano nell'udire la verità fincera : laonde esli, per non
perdere la loro grazia, vengono forzati ad adularli, c tradirli insieme. Ma
vorrei, che questi, che hanno a male di udire da fervitori la verità, facessero
attenta riflessio. be a quello che dice Giob. che è questo: Si contempla fubire
judicium cum Servo meo, e ancilla mea, cum discepia. rent adversus me : quid
enim faciam cum Surrexerit ' ad judicandum Deuse du cum quaferis quid
respondebo illi ? Nunquid non in utero fecit me ; qui et illum operatus eft, et
formavit me in vulva unus? Semp. Sem. Quando però saranno grandi li
figluoli li scorderanno di questi utili avvertimenti. Pub. Non sarà così
quando il Padre, oltre il rammentarli frequentemente, li praticherà esso
ancora, dal di cui buono csempio comprenderanno meglio, che debba farli così. Sem.
Vorrei sapere, Publio, fe il Pa. dre possa condurre i suoi figliuoli a vedere
le maschere? Pub. Anzi dee farlo, con que sta avvertenza però d'imprimere
ne loro cuori, che quei,che con sembianti sì deformi, e spaventofi si
trasmutano,sono paz. zi, e che quei sconci gefti, e parole oscene, chc dicono,
sono tutticffetti della loro pazzia, con infinuare loro, che divenendo effi
grádinon lo facciano per non essere anch'elli tenuti pazzi. Sole. vano i
Spartani fare ubriacare i schiavi, c li facevano vedere a loro figliuoli, af.
finchè prendessero orrore all’ubriacheza za da quelle pazzie, che da fimile get
tc agitata dal vino fi commetreyades rem ied effendo riuscito a
quelli profittevole; fperarei, che facesse il fimile anco a quefti, e tanto
maggiormente non avendo il mal'esempio da i genitori, perchè se ne aftengono,
cd essendo veriffimo quel detto : Quo fuerit imbuta recens fervabit ode
Tefta diu. Impreffe che faranno da principio ne' cuori de' fanciulli fimili
verità, difficil. mente si cancelleranno più. Sem. E crescendo negli
anni, et avan. zandosi nella capacità, che averaano da fare i genitori?
Pub. Di prevenire tutti concorde mente i mali, ne'quali potessero cadere;
insegnandoci l'Ecclesiastico. Antò languorem adhibe medicinam, per lo che
doveranno porre un antemurale a vizj in questa forma: Già efli averanno
cominciato ad aver l'uso di ragione, e potranno comprendere qual fia il male,
et il beno, cominciando a conoscere gli effetti dell’uno, e dell'altro; onde
venendo loro questi meglio spiegati comprende ranranno con più facilità
qual mostro orrendo sia l'uomo vizioso, e quanto preggiabile sia colui, che
abborrisce i vizi, quanto odiati da cucci siano i primi, ed amati li secondi,
prenderanno in questa forma ancor efi orrore al vizio; efe non averanno
compagni più che cattivi, i quali vadino seducendoli, come potrà cflere, che
non s'incamminino ancor'eff per la buona via? ed una volta, che fi sono
incamminati per essa colla grazia di Dio, e con l'occhio paterno vigilante sarà
cosa difficile il discostarsi più das quefta. Sem. E delle massime di
onore, e de puocigli cavallereschinon ne discorrere? Pub. E che credete
voi, Sempronio, che le massime di Dio non siano anch'effe di onore, e
cavalleresche? Impoffel fatevi bene di queste, che tutte le altre vengono di
seguito ; non sapete voi, che la prima vircù: Eft vitium fugere, fapientia
prima Stultitiâ caruifle. Datemi uno, che abbia in orrore il via zio, cche lo
fugga, che io lo crederò perfetto in cutro.Sem. Io credeva, che queste matsime
dovessero servire per i figliuoli, che s’indirizano alla vita religiofa,non per
quel. li, che debbono vivere nel mondo, ove senza aver un poco d'inganno pare,
che non a polla convivère; Pub. Quanto ficte in errore ; perchè
ugualmente sono necessarie le mailime di Dio per i Religiosi, che per i
fecolari, dovendo tutti indirizarci per la via dell' ecernità ; nè crcdiate che
godano quelli, che vivono,come voi dite al mondo, van. taggio alcuno di più di
coloro, che ope. rano come si dee; anzi sono infelicillimi, et uditelo
dall'oracolo dell'Ecclesiastico. V et duplici corde, d. labiis fceleftis, du
manibus malefacientibus, peccatori terram ingredienti duabus viis. Va disolutis
corde, qui non credunt Deo; et ideo non protegentur ab.co. Va his, qui
perdideruns Justinentiam, et qui dereliquerunt vias rectas, diverterunt inue
vias pravas. Et quid facieni cum infpicera esperit Dominus? Se dunque lo mafime
del mondo faranno differenti da queste abban, [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] - abbandonatele puré, che non fanno per voi,
perchè come vi troverete senza il -Patrocinio di Dio? Sem. Dicemi, se in
casa ci saranno,oltre i genitori, altri parenti, li doveran. no ancor questi
ingerire nell' educazione Pub. Questi ancora, ma però più con dare loro
buon' csempio, che con pas role; posciache è cola inolto difficile, che tutti
questi siano uniformi nelle buone direzioni di effa'; oode fe taluno di
questi-inlinuasse tal cosa, la quale sembrasse differente a quella, che udi
da'genitori, o ficonfonderebbe, o per lo meno non prestérebbe la dovuta crea
denza a quanto verrà foro insinuato da suo Padre, è questo lo mostrerò col
segucnce. esempio . Nel domare i pola Icdri [ che "polledrucci anco
possono chiamarsi i figliuoli, avendo bisogno'ral volta ancor esli di effere
domati ] fcfaranno diversi li cozzoni, non folamen te ci vorrà più tempo in
renderli docili, ma ancora potranno correre pericolo di pren. [ocr
errors][merged small] -prendere qualche vizio; perchè fentendo, oggi una mano
più gravę, nel di seguente altra più legiera,e certe speronate differenti dalle
altre, pon comprenderanno così bene quello, che doveranno fare; e cal, volca
inasprendoli diverranno anche restj. Se questi parenti fossero tutti uniformi,
e caminaffero colle medesime direzioni, potrebb'effere meno male, ma sempre
meglio fa, che sia uno solo quel complesso, et armonia vaiforme de propri
genitori savj, e prudenti, da'quali una sola volontà li forma. Sem. Voi,
Publio, che avete educa. toi vostri figliuoli da voi medesimo, in, segnatemi di
quali documenti xifiere servito per iftruirli nelle þuo be creanze, cda cui gli
apprendelte per potermene ancor'io prevalere a suo tempo. Pub. Per non crrare
mi sono servito di quci, che non possono fallire, aven, doli ricavati dalla
Sacra Scritsura. Sem. E che parla quefta ancora delle buone creanze, che
debbono insegnarli a'figliuoli? Pub. [ocr errors][ocr errors] Cena
Pub. Divinamente ne tratta l' Ecclefiaftico. ove dice: Utere, quafi himo frugi
iis, que tibi apponuntur, ne cum manduces multum, odio babearis; cela
prior causa disciplina, el noli nimius effe, ne forsè offendas. Et fi in
medio multorum fe. disti prior illis, e exsendas manum fuam, nec prior
pofcas bibere. Sem. E del rispetto, che debbe avetfi a Maggiori, ne
parla? Pub. Di questo ancora al 32. dicen. do: Adolefcons loquere in quâ
causå vix', fibis interrogatus fueris; babeat caput rée Sponfum fuum ; in
multis efto quasi infciusi, audi taceus fimul' quçrens. In me dio Magnarum non
presumas, et ubi sunt fenes non multùm loquaris : talmente che leggendo voi
attentamente la Sacrae Scrittura, potrete divenire un'ottimo educatore de i
vostri figliuoli. Sem. Vorrei sapere ancora qual vizio giudicace peggiore
di tutti gli altri, in un uomo civile, è facoltoso, sopra il quale fia d'uopo
d'invigilarci più, che negli altri, per porerlo affatto svellere da
figliuolis [ocr errors] Pub. Io ho stimato sempre tutti i vizj per
pesimi, non effendoci alcuno di effi tollerabile; quello però, che ho sempre
proccurato di svellere con più attenzione da miei figliuoli, è stato
l'avarizia; perchè ho sempre creduto, che, crescendo questa avesse superato
tutti gli alcri, figurandomi l'avaro come una lacuna,che assorbisce in fe
moltiffimi rivi, che debbono scorrerc ad inaffiare, e rendere fecondi molti
campi; onde che, stagnando effi, possono apportare notabile danno a molti,
c.quel ch'è peggio con danno notabile di chi li divia: ed udine, come a
propofito l'efpreffe \'Eccicfiaftico al s.F4 et alia infirmitas peffima, quam
vidi fub Jole : divitia conservala in malum Domini fui, pereunt enim in
afflictione peffima, et in appresso miserabilis prorsùs infirmitas : quomodo
venit,fic revertetur . Quid ergo prodeft ei, quod laborauit in ventum ? Cunétis
dicbus vitæ fua comedit in tenebris, et in con ris multis, et in ærumna, aique
friftitiâ ed il perche lo efpresc Orazio con dire Jemper Avarus eget. Sem. Ora
io, che ho udito tanto, non sarà mai pericolo, che divenga avaro, sembrandomi
la vita di questi infelicissima . E tornando all'educazione: se il Padre non
fosse capace di educare, ela Madre fosse poco prudente, chi si dove. rà sostituire
in loro vece? Mec. Buoni Maestri, è se saranno ricchi, potranno
provedersi anche dell' Ajo, di cui discorreremo nella ventura Conferenza.
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] CONFERENZA Intorno
all'uffizio, e qualità dell'Ajo, Ĉ dei Maestri: [merged small][ocr
errors] V [ocr errors] Sem. Ual'è l'uffizio dell'ajo? Pub. L'Ajo
dee attendere precisamente al costume, ed a ciò ch'è ordina. to ad
effo. Sem. Ed al Maestro, che apparticoche di fire? Pub. Oltre
quello, che riguarda il costume, dee ancora insegnare loro le scienze, et tutto
quello, che ha da premettersi per il conseguimento di elle. Semp. Ma non
potrebb’essere anche Ajo Ajo il Maestro, giacche attende questi al
costume ancora ? Pub. Alcuni lo praticano ; altri poi più facoltosi
provedono di Ajo, è dit Maestro i loro figliuoli, credendo il far ciò diligenza
maggiore. Semp. Ma realmente, chi di quefti fa meglio? Pub. Se
s'incontrasse un uomo versacissimo nell’una, e nell'altra profesione, mi
perfuado: che questi foffe di profitto maggiore, ma per essere raris : fimi
quefti,quindi è, che chi può li provede dell'uno, dell'altro. Sem. Che
condizioni dee avere l’Ajo? Pub. Dovcado egl'istruire nel costume, lo
doverà avere anche otti mo in priino luogo, dovrà essere prus Idente, ed
accorto, industrioso, e diri piego prontojalliduo, crudito nelle ftoorie,
non molto colerico, sostenuto, che di abbia ancora parti da faríi amare,
fia prarichissimo delle cose del Mondo, e se fosse versato in medicina,
sarebbe anche ile requisito. Sem. [ocr errors] Sem, -Mà trovare
tante parti in un uomo farà cosa molto difficile. Pub. E perciòi rari
fono quei, che facciano l'uffizio loro come si richiede; contenrandoli', alcuni
Padri di averly nobile sì, mà nel riinanente, come si diffe; folamente di
citolo, battando loro di avere l'ombra, e non tutto l'effenziale di efia,
persuadendosi, che questa possa essere sufficiente. Sem. E come,
anderebbe Gmil'educa. zione? Pub. Quafi nella medesima maniera, che se
non ci foffe chi la dirigeffe, porendo fare l'educando a fuo modo . Mac.
lo so, che dovendosi provede re un Signore di qualità dell'Ajo, furongli
proposti diverli ; trà quali vi era un nobile,'mà poco erudito; un Poera
infigne ; ed un eccellente Geografo, ed Aftrologo insieme ; niuno di questi
volle al suo fervigio ; ricufando il primo, per il motivo, che di nobiltà il
suo figliuolo nè aveva a sufficienza; al secondo oppose, che Aimava fi fosse
potuto trop. U troppo divagare dal suo ufficio chi at tendeva
a comporre poemi, nè volle il che terzo, perchè dubitava che l'aveffe
fated to troppo girare colla mente, non che avendo altro, che discorrere
seco, che di cielo, e di terra: alla fine gli è proposto un buono
Istorico, eccellente Fi. losofo, e Matcematico, questi disse fà al mio
bisogno: perchè gli mostrerà come fi dee yiyere cogli esempi altrui,
l'insegnerà a tirare le linee recte, ed a prendere col compasso le misure
giuste 3 ; e lo fermo al suo fervigio, Sem. In qual'età li dee porre
sotto la cuftodia dell'Ajo l'educando? Pub. Più prestamente, che si
può. Sem. Mà 'non sarebbe fpefa superdua questa, ponendosi in età, nella
quale non è ancora capace di comprendere i buoni documenti? Pub. Non li
chiama mai spesa super, fua quella, che et fà per educare i propri figliuoli,
essendo ucilisfimo rinvesti. ·mento,perciocchè, acquistato che averanno elli le
virtù si troveranno un gran tesoro, e non soggetto alle vicende della fortuna;
ed in quella età, quantunque non comprendano i buoni documenti, nulladimeno
questi in qualche parte, cominciano ad imprimerli nella loro mente oltre; di
che quanto gioverà, per conoscere le inclinazioni nacive l'averli ayuci in
custodia da çenerį anni? Meç. Si disse tempo fà di uno, che gettava il
danaro avendo posto l’Ajo al figliuolo di età adulta, e divenuto già alquanto
vizioso, perchè non averebbe allora potuto egli più emendarlo, aven. do prelo
già possesso in esso i vizj. Pub. Questo lo credo anch'io ; per. chè le
piante tenere sono quelle, che si possono piegare a proprio compiacimento, dove
che le già cominciare ad assodarfi vogliono crescere co’loro di. fepti,
quantunque ci si adoperi ogni in. duftria per emendarli. Quindi è che
l'Ecclefiaftico così ordina. Filii ribi sunt, Erudi jllos, et curva illos à
pueritia illorum. Sem. nes [ocr errors] Sem. Qual onorario si
dee dare all' ile Ajo? Pub. Non ci è danaro, portandosi be che
uguagli il beneficio, ch'egli apporta, onde deefi generosamente trattare,
Mec. V'era un’mio amico', che solea dire che se avesse trovato un educatore, a
suo modo, per i suoi figliuoli, non solamente lo averebbe trattato assai bene,
mà di vantaggio gli averebbe anche la. sciato nn grosso legato nel suo
tcftamento, per maggiormente animarlo ad impiegare ogn'industria poffibile pro
de fuoi figliuoli, Pub. Costui mostrava conoscere cer. tamente l'utile
maggiore de suoi figliuoli; perchè ben comprendeva, che rimanendo dopo la sua
morte efli bene educati quancunque fossero alquanto meno ricchi di beni di
forcuna, sarebbe questo stato compensato dall'utile assai più riguardevole, che
risultaya loro dalle virtù acquistate, posciache al parere di CICERONE (si
veda). Ora:pro Sexto: virtus in [ocr errors] tempeftate fava quieta eft, lucer
in tenebris, expulsa loco manet tamen, atque hş. ret in patria, Splenderque per
fe semper, neque alienis unquam fordibus obfolefcit, quale sorte cerçamente non
godono le richezze. Sem. In qual modo si hanno da prevalere della loro
industria, e prudenza nell'educarli? Pub. Secondo l'età si debbono anche
regolare. Nè teneri fanciulli con maniere foavi debbono insinuare loro quello,
a che dicemmo essere tenuti i propri genitori, ę fucceffivamente fecondo
vedranno i narurali così debbono opcrare Som. Di quante fpecie possono
essere questi naturali? Pub. E quì presente il Dottore, che meglio di me
potrà fodisfarvi ; iftruite, lo di grazia in questo brevemente e con termini
chiari da capirsi da ogn'uno: Med. Secondo la diversità de temperamenti
sono varj ancora i naturali; posciache questi da quelli in gran parta
des [ocr errors][ocr errors][ocr errors] derivano, ed effendo quattro le
specie bi principali de temperameati a quattro sorte ancora si potranno
ridurre li naturali de figliuoli, cioè all'igneo, o biliofo, che dir vogliamo,
al femmatico, al melanconico, o al soverchiamente allegro, detto fanguigno. Ci
sono poi altre specie subalterne, che nascono dalle diverse mescolanze dei
liquidi, che nella massa umorale predominano, de quali ora non ne
parlo. Sem. Per meglio distinguerli dunque i doverebbe l'Ajo essere
Medico ancora. Med. Cimancherebbe questo d'averci anche da impazzire
co'ragazzi, forse che non ci danno da fare a bastanza allora che sono
infermi? Sem. Questi naturali sono sempre uniforme in tutte l'età?
Med. Sogliono variare fpeffe volte nelle mutazioni di esse, offervandoli ciò
manifeftamente. Sem. E per quali cagioni? Med. Perchè varia la massa de
Avidi, secondo che ci avanziamo nell'età acquis [ocr errors][ocr
errors] 2 3 acquistãdo energia maggiore alcuni fer, menti col crefcere
gli anni, ficcome questa si può scemare ancora accostandoci alla
vecchiaja. Sem. Come si dovrà regolare con chi è di naturale
biliosoa, Med. In quefti, per quanto si può, è sempre meglio servirsi
della dolcezza; poscia che colle afprezze maggiormente si accendono, ed allora
divengono pertinaci. Sem. E se di questa si abusaffero? Med. Allora
la dolcezza dell' Ajo dee cambiarsi in rigore per far loro conofcere, che nel
mele, e nel zuccaro ancora è nascosto l'amaro. Pub. Di questo già raggionammo
baftantemente nella paffata conferenzas istruendone i Padri, onde non stiamo.a
dilungarci di vantaggio Med. Siami permesso di aggiungere, a quanto fù
detto, una mia rifeflione, ed è quefta : che le severe correzioni riescono più
utili fatte a sangue freddo, canto per profitto dell'educando quanto per vantaggio
dell'Ajo, che può senza ira insinuargli le sue più mafurate ammonizioni, e
restano anche maggiormente iinpresse ricevute di mattina a ventre vuoto,
essendo la mente anche più limpida, dove che ricevute allorche si trovano già
agitati dall'errore commesso, non sono cosìcapaci di comprenderle. Sem.
Come si doverà contenere co' sanguigni. Med. Questi sono più facili de
primi ad educarli ; perchè sogliono essere difinvolti ;basterà tenerli
frenati in certi eccelli, ne quali potrebbero cadere', di soverchia allegria, e
curiosità, ed avvicinandosi all'età giovenile tenerli lontani da cose
veneree. Sem. Che potrà fare il povero Ajo allor che sono grandicelli, ed
averanno quei stimoli, che fanno prevaricare anche i saggi? Medi Il
miglior antidoto, che fias contro li stimoli della lussuria c, di condurre
qualche volta i giovani ne noftri Spe. [ocr errors][ocr
errors][merged small] 24 spedali, ed in tempo, che si faccias qualche
amputazione di parti genitali putrefatte, a cagione del morbo gallico: e cercamente
induce loro tale spavento sì crudele spettacolo, che si sono alcuni di questi
spogliati affatto di fimili pensieri, per l'orrore conceputo allorchè udirono,
che da donne era ve. nuto quel tanto male, e che per esse conveniva soffirire
sì atroce tormento di ferro, e di fuoco, e di vantaggio di non essere più
uomo. Sem. Ec i malinconici come vanno trattati? Med. Questi appunto
sono quelli, che fanno fofpirare non solamente i poveri Aji, mà ancora noi
quando essi sono malati; perchè hanno un naturale stravagantissimo, é
maggiormente fe regierà in elli qualche porzione di umore chiamato atrabilare:
bene è vero però, che nell'età tenera non hà tal'umore. quella energia, che si
manifesta colcrefcere essi negli anni, e questi ò danno al byono, e divengono
eroi, ò al pessimo, elo. [ocr errors] [ocr errors] e sono molto
iniqui, e perversi; debmit bonsi dunque con grande industria queili
fti trattare, e senza usar loro molta vioslenza, e più coll'affiduirà, e colli
efemin pj fatti da lor medesimi leggere, o rifei riti di persone viventi da
loro cono, of sciute, che con aspre sferzate;debbonsi anche tenere
divertiti, et applicaci a più cose, alle quali abbiano genio. Sem. Come
divertiti, et applicati, parendo queste cose contrarie Med. Divertiti,
dico, con far loro prendere aria amena, conducendoliins villa più
frequentemente degli altri, et i applicati alle volte a cose diverse dallo
studio, come farebbe il suono, il quale se sarà di loro genio li può
tenere lontani da que pensieri tetri, che occupa no continuamente le loro
menti; ma di o questo converrà discorrerne più diffusamente a suo tempo.
Pub. Egliflemmatici come van regolati? Med. Questi sono quelli, che se non
faranno onore all'Ajo gli recano almeno poo [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] pochi travagli; perchè fogliono essere pacifici, e tardi
d'ingegno: Ben'è vero però, che nelle mutazioni dell'età sogliono alle volte
sciogliersi, e divenire un poco più spiritosi, e fare ancora com petente
riuscita. [ocr errors] Sem. Come suole essere, Publio, di profitto l’Ajo,
facendo anche da Maeftro, nelle scienze ? Pub. Se terrà lo stile
praticato da Mae. Ari, riuscirà egregiamente come dicemmo; ma se vorrà poi
insegnare colla medesima maniera le scienze, che insinua il buon costume,anderà
tutto peffimamente. Sem. E perchè Pub. Lo stile tenuto dagli Aji in
istruire nel buon costume è d' infingare tutto in voce, il quale nulla giova
per fare loro apprendere con fondamento le frienze; perchè queste sarebbero
superficialmente adattate, et à quella guifas appunto, che G soprapone loro
ridotto in fogli al legno, il quale col tempo di. sperdendol rimane legno ciò,
che mo. Atraa [ocr errors] tre ftrava di essere oro, dove che il
Maes po stro, professore esperto, procura d'in= finuarle nella mente
colle sue regole, e collo scritto, affinche abbia pronto il comodo di
ricordarli di quello, che si fosse mai dimenticato. G Mec. Ora comprendo
da che fia pros ceduto, che viaggiando molti anni fono udj in una Città
discorrere alcuni giovani co molto spirito in ogni scienza, i quali per essere
di poca età mi recarono ammirazione ; ma avendo avuto curiosità alcuni anni
dapoi di sapere se profitto maggiore avessero farto, mi fu risposto, che
avevano più tosto deterio. rato; bisogna dunque che il loro Ajo gli de
aveffe istruiti a braccia, e non con fon10 damento. Pub. Nerone, che fu
istruito da Seneca in questa guisa, fece alla prima las sua bella comparsa, ma
terminò poi u peffimamente. Sem. L'autorità dell' Ajo sin dove fi
Atende? Pub. Tanto'oltre, quanto quella del Padre,dovendo essere
amplifima, a fine che f. rendano ossequioli, et obedienti ad effo, Mec.
Le Madri però sono quelle, che procurano di ristrignerla,imponendo loro, che
non li gastighino, nè li sgridino, ma che li compatiscano se non si
approfittano de’loro documenti; e questo lo fanno per rimore, che non fiammalina,
e bene spesso,per questo timore di male ideale, ne nasce il certo male della
possima educazione loro ; perchè per non disgustarle gli Aji fanno a lor modo,
comportando quanti difetti efG hanno: le saggie madri però lasciano che li
gastighino ad arbitrio loro, eli correggano secondo il bisogno, conoscendo
queste per isperienza, quello che per dottrina ancora conobbe Salomone al
prover. 22. ftultitia colligata eft in corde pueri, d virga disciplina
fugabit Cam. Sem. Debbono usare distinzione alcu, na in questo, secondo l'erà ?
Pub. Essendo l'Ajo prudente saprà rego: ne [ocr errors] golarsi
anche in questo, et accomoderă i il gastigo secondo l'erà, econ quei mo.
di, che conoscerà effere all'educando più sensibili ; per esempio se lo
scorgessc goloso, il fargli sottrarre qualche pietanza in tavola gli sarà di
gran gastigo ; se giocoliero, togliendoli quell'ora di divertimento, lo
toccherà lül vivo; e fe averà un certo roffore in sentirsi sgridare, questo
sarà appunto l'opportuno suo gastigo; in somma il migliore sarà quel. lo, che
si renderà più sensibile. Sem. Può l’Ajo per qualche suo af. 1 fare
allontanarsi da effo? Pub. Per quanto meno farà possibilu dee farlo;
perche non mancano scelerati adulatori, i quali, per guadagnarsi la grazia de
padroni giovani,infinuano loro ciò, che può dilettarli, quantun. que lia
pregiudiziale, e per ciò se mai doveffe allontanarsi da effo per qualche tempo,
dee avere di chi possa fidarsi in sua assenza . Sem.E qual sorta di
divertimento deb, bono permettere loro? [ocr errors] [ocr errors]
Pub, :: Pub. Tutti quelli, che non sono viziofi, e fono ad esli geniali,
per esempio il giuoco delle boccie, della palla, del volanıę, ed altri, anche
più laboriosi di questi, competenti alla loro età. Sem. Nel tempo che
sono direrti li fi. gliuoli dall’Ajo possono i Padri educarli ancor effi?
Pub. Se saranno capaci di uniformarfi alle buone direzioni dell'Ajo, pofranno
qualche cosa contribuire ancor essi, L'incombenza loro però è di offeryare qual
profitco facciano, e di sentirne anche il parere di più persone capaci sopra i
loro buoni progrefli, esaminati che li averanno; per altro scorgendo, che yą.
da tutto a lyo dovere non debbono con fondere i figliuoli con documenti diffc.
reori, ne contristare l? Ajo con varjare il loro metodo; bafterà la loro
vigilante Lopraintendenza ; mà muta quando non vogliano come doverebbero,
effimedelimi in tutto instruirli. Sem. Bramerei ora sapere le condi.
zioni che doyerà avere un ottimo Mae. Aro Pub. [ocr errors][merged
small] [ocr errors] Pub. In primo luogo dev'essere di via ta esemplare, dotto,
c prudeme, siccodel me è necessario ancora, che abbia buo na
comunicativa, per farsi ben capire, fia sostenuto, diligente, e si sappia
far 1 amare, e temere, e sia anche pratico delle tristizie de figliuoli,
per non farq gabbare da effi. Sem. Trovandogi un uomo di tante buone
qualità potrebbe anche servire I per maestro di casa, ed elascore nelme,
desimo tempo; perchè facendosi ben ca. pire, indurrebbe più facilmente i
debi, tori a pagare ciò, che debbono particos e larmente ora, che sono
tanto renitenti di farlo, Med. Questo e uno degli errori mal. fimis
perch'essendo talunò ottimo per un impiego 2 con darglicne tanti fi fa in modo,
che divenga trascurato in tutti; essendo grito quel detto; Pluribus intentus
minor eft ad fingula fenfus. Or io coftumo questo s chi mi serve., faccia
solamente l'ufficio suo; perchè considero, che non sia poco, che li riesca in
una sola cosa, cosa, ed ho provato con isperienza, che se taluno
procura ingerirsi in più, confondendole tutte, ne pur una ne farà bene.
Pub. Voi Sempronio vi figurate, che fia picciolo affare l'insegnare a figliuoli
le dottrine, e ben picciolo il generarli, mà non già il farli divenire uomini
eccellenti; perchè in un istante si generano, e con poca fatica, mà per bene
addottrinarli non solamente vi è duopo di molti anni, mà ancora di attenta, ed
induftriosa applicazione. Per abbozzare una statua ci vuole poco, mà per
ridurla a somma perfezzione numero infinito di sealpellate di più ci vogliono;
C riflettendo voi al valore della statuas abbozzata, ed a quello della ridotta
a perfezione, ben comprenderete il van. tagio di più che ne ricaveranno i
vostri figliuoli dal Maestro, che istruisce con profitto. Sem. Io lo
dicca a buon fine; perchè risparmiandosi qualcheservitore,mi riufciva più
comodo di fargli un buono af4 fegnamento, acciochè viveffe contea. to.
Pub. Glie lo dovete fare senza accrom (cergli maggiori brighe, se bramare, to
che la statua da voi abbozzata abbia iti ma, e valore grande, Mec.
Veramente in quei casi conviene deporre l'avarizia', ed ogni parkmonia ; e non
fare come quel Padre sciocco riferito da Plutarco, che domandando ad Aristippo
; quanto paga. mento ricercava per ammaestrare il suo figliuolo, udendo
domandare inillo dramme rispose ; questo è troppo ; perchè con mille dramme
potrei comperarç un servo; çoi saggiamente replicò: duna que averai due
servi, tuo figliuolo, e e quello, che comprerąi: facendogli conoscere,
che se non era bene ammacftrato, sarebbe diyenuto un servo il fuo figliuolo
ancora. Sem, Quale farà l'incombenza del Macftro? Pub. Gjà per
quanto appartiene al co. fune seguirerà quello, che si è detto CON
[ocr errors] Аа 1 con cominciare prima da Dio;' nel rimanente poi
lasciate pensare ad esso, per; che avendolo scelto pratico, e dotto faprà secondo
l'età, e capacità andarlo itruendo come fi dee: bensi voi di. chiaratevi
apertamente com voftri fi, gliuoli alla sua presenza, che volete,che lo
ftimino, ed obbediscano da Padre, con dargli ogni più ampla facoltà di
coreggerli, e gaftigarli severamente in ralo di bisogno; perchè bramare di
riconofcere per figliyoli solamente quei, che studieranno, e faranno passata
nelle ccienze 1 Mec. Quanto fu mai eroico l'atto, che fece l'Imperatore
Teodosio ; impercioche avendo scelto Arsenio per Maestro del fuo figlinolo, ed
avendogli detto; Pofthac tu magis pater ejus quam ego, come riferisce il
Baronio all’A.380-avvenne un giorno, che passando Teodo, 'fio per la camera,
oye Arsenio faceva la repetizione a suo figliuolo, osserva, che il Maestro fe
ne stava in piedi, e lo [colaro affifos ne bo potè coptcnere di non
[ocr errors][ocr errors] non dimostrare ad Arsenio il suo dispia çimento;
veramente gli disse ini avvcdo, che voi non sapere far bene il vo. ftro
uffizio; tenete, tenere il grado di Maestro, e non di scolaro: Sagra Mac fta,
replicò Arsenio, non sarebbe punto convenevole, che io mi ponelli a se. dere
per dar la lezzione ad un Imperatore; ciò udito Teodofio tolfe la Coro, na di
capo al suofigliuolo,c comando ad Arsenio, che fedesse; et ad Arcadio suo
figliuolo, che stasse in piedi colla testad á scoperta, fin tanto che il
Maçstro gli parlaffe, Sem. E se non faceffero tutto quello i profitto,
che io defiderasli, che averò el da fare? Pub, Vedere, Sempronio,
parliamo chiaro, i Padri yorrebbero dopci in bre. yiflimo tempo i loro
figliuoli, onde in quefto non abbiate tanta fretta, lasciateci porre il sempo
neceffario per impof sessarsi bene; må se poi vi accorgette, nel che oon
dare tempo al tempo non li apejet profitrassero, doveţe esaminare d'onds
A a 7 prox, [ocr errors] erro [ocr errors] [ocr errors]
provenga la cagione, e se saranno più Hgliuoli, vedendo, che taluno di edi
li di approfittaffe, e gli altri rimanessero indietro, la colpa non
sarebbe del MaeItro, ma bensi dei figliuoli, e che non applicassero, o che non
fossero di mente ancor capace di apprendere. * Sem. E se la cagione venisse dal
Mae. Itro, che fosse disapplicato, contenzio, so, o troppo bestiale ?
Pub. E'voi trovarene un'altro į mas non date fede loro alla prima; perchè dopo,
che averanno ricevuto il gastigo verranno a piangere da voi, el dole. che
il Maestro fia bestiale; ma non diranno già la cagione giusta; per çui li ha
gastigati; ed in questo caso avvertite a non dar mai ragione a loro trovandosi
presenti,anzicon volto afpro sgridageli, e dite loro che lo averanno meritato:
informatevi però bene come è andato il fatto, per ritrovare la verità.
Sem. Ma venendo per colpa de figliuoli che averà da fare? Pub,
ranno, Pub. Se saranno disapplicati, vedete ancor voi di usarci
diligenza, con promettere loro premi per animarli ad essere più attenti ; e fe
poi venisse dall'incapacità in qualcuno, bisogna averci pazienza; e rimirate le
dita delle vostre mani, che ancor’esse non sono uguali, e pur la mano turta insieme
fa l'uffizio suo; così parimente sarà la figliolanza, quando venga secondo la
sua capacità impiegata bene. Sem. Dolendosi il Maestro di questo, e
dichiarandosi di non poterci aver più pazienza? Pub. Confolatelo, et animatelo
ad averci ancor effo pazienza, conforme conviene, che P abbiate ancor voi
Mec. Si doleano con Antipatro i MaeAtri, che i suoi figliuoli non volevano per
tante fatiche, e diligenze usate loro, approfittarsi punto dei loro documenti,
e per consolarli egli dicevan che vi era un paese nel mondo, ove le parole si
gelayano in tempo di verno appena uscite dalla bocca, a cagione digio
freddi ecceffivi, che le racchiudevano nell'aria, ma appena comparfa la
primavera, fgelandoli queste allora si udivano. Non dubitate, diceva loro che
verrà ancora in essi la primavera; ed alloras queste parole, che odon'ora da
voi, fi Igeleranno ancor effe; continuate pura parfare, per, per uđitne all'ora
di vantago Sem. Dovero comparire nel cempo, che si fa scuola? Pub. Anche,
frequentemente s per ve. dere che si fa, per aninarli insieme a portarfi bene,
c tenerli in freno. Sim. Stimate neceffario ohre di tea net loro il
Maestro di mandarli alle fouo: le publiche? Pub. Per godere di quei
vantaggi, che apporta l'emuluzione può essere utile : debbonfi però avvertire
due cofe; la prima, che vadano sempre accompagnati dal reperirore, perchè del
fetvis rore in curto non vi dovete fidare, poa tendolo indurre fare a lor
modo:Pal. tra poi che fixno vicini in feuola a come pa [ocr
errors][ocr errors] mpagni bene accostumati, perchè ivi po. trebbero
divenire maliziosi trattando con carrivi. eri Mec. Bisogna ancora
stare molto cau., telato nello scegliere questi reperitori, detçi comunemente
Pedanti, perchè vi è stato tra esfi cal’uno, che insegnaya of a'
figliuoli il fare la fabbatina, il giuoco delle carte, et altri vizj in vece
delle virtù; e vi è stato chi di questi ancora così iniquo, che ha
procurato, che abbandonaffe il figliuolo la casa paterna, dopo d'ayer rubaro al
Padre qualche fomma di danaro considerabile, e seco conducendolo fuori di stato,
per ispre. garla. Onde se non si sappia che siano di ottimi costumi, non
debbonli consesgnare ad effi i propri figliuoli, per non ricevere quella
riprensione, che fece Diogenç Sinopio a quei di Megara, dicendo loro, come
riferisce Eliano, che fi contentava di essere più rosto un ariete della lor
mandria, che loro figliuolo, perchè a custodire quello impiegavano uomini
fedelilimi, et ad iftruire questi ripų [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] A a 4 riputavano abile chiunque fi folfe
loro abbattuto dinanzi. Sem. E le figliuole fi debbono regola. re nella
medesima forma? :) Pub. In alcune cose non vanno regolate così, conforme
udirete nella seguente conferenza. CONFERENZA. w CON [ocr
errors][merged small][merged small][merged small] Semn. He differenza cie tra l'educazione dei С
figliuoli, e quella delle figliuole ? Pub. Primieramente, che queste, non
dovendosi incamminare per la via delles fcienze, non hanno d'uopo di tanti
maeftri; e poi essendo diverli i loro vizj, e naturali inclinazioni, debbonsi
quefticon differenti manicre correggere, Sem. quali sono questi vizj
delle figliuole, Pub. La vanità par che nasca con lo ro, quçfta opera, che
moltissime di effe [ocr errors] cffe sino dalla nascital
par che mostrino compiacimento in fegtir lodare la loro bellezza : ha poi
la maggior parte di cffe, un certo difpreggio, il quale viene da alcuni creduto
per vivacità di fpirito; altre poi fin d'allora moftransi vezzofe, e molto
affabili; e vi sono ancora di quelle, le quali danno a divede. re appena nate
la loro dispettosa rozzezza, contrafegni tutti non leggieri di ciò, che possa
nell'età pid avanzata ope. rare la loro naturale inclinazione. Sem. Di
correggere tali difetti cui partiene principalmente. Pub. Alle madri, che con
affiduità amorosa aflifton loro ; dovendo i Padri portarsi giornalmente fuori
di casa per affari, che li tengono alle volte lungo tempo occupati; c quefte
avendo bisogno di una affidua cuftodia da niuno meglio, che dalle Madrila
poffono riccvc, re: debbono però i Padri per quaaco fa. rà perineslo
lorosinvigilarci attenicamene te anch'effi. Sem. Che dovranno fare le Madri in
quella tenera età, nella quale ne put capiscono ciò che loro si dice?
Pub. Poffono far tholco, con impea dire ancora, che non rimirino, ed odino ciò
che non è convenevole; perchè quello, che mostrano inclinazione alla vanità;
non bisogna cominciare ad ornarle vanamente, pe å far loro certi ýczzi
disdicevoli, perchè s'imprimono quelle vanità, e quegli atti con facilità
grande in si tenera età; quelle bensi che mostrano dispettosa rozzezza possono
follorarli con fimili vezzi per inco minciare a poco y a poco a
renderle più [ocr errors][ocr errors] umane. [ocr errors] Sem. E di
poi cominciando a capire, che dovrà farsi? Pub. Allora farà tempo
d'incomina ciare a far loro apprendere, che la bela lezza della donna non
confiste ja altro che nella bontà de'coftumi. Sem. Oh capiranno beneche
cosa dano costumi le picciole figliaole? Pub. Non importa, perchè
quantunque allora pon lo capiscano, nulladime nos [ocr errors][ocr
errors] no, effe continuando ad udirlo a fuo tempo ben lo comprenderanno;
basta che allora non si secondino le innate inclinazioni loro viziose.
Sem. Mà fe la Madre avesse compiacimento di essere stimata bella, c fpiritofa,
e forse anche vana, come potrà istruire la sua figliuola diversamente da sè
medesima, e che non abbia da compiacerli anch'essa di ciò? Pub. Ora
entriamo nei guai grandi, perchè se la Madre non diriggerà bene tal affire,
l'educazione anderà pellina menic. Sem. In questo caso che dovrà
farsi? Pub. Quello appunto, che fù da me praticato, di provederli d'una
buona matrona ; e se questa fù utile alla mia famiglia, essendovi la Madre
capace, evigilance; quanto più sarà geceffaria in questo caso, che voi mi
rappresentare? Sem. Lo credo anch'io; dunque essendo duopo provedersi
della matrona, ditemi quai requisiti dovrà avere per far bene l'uffizio fuo ;
perchè essendog [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] dismesso questo buon servigio, non si potranno
trovare con facilità quelle, che siano esperte. Pub. Non dev' essere
giovane, nè vecchia, mà di età conlistence. Sem. Perchè non vecchia, pocendo
quest' avere maggiore sperienza del mondo? Pub. E vero, mà la vecchiaja
ancora la può rendere più fastidiosa, e meno attenta : e poi se dovrà cuftodire
le vostre figliuole, che hanno da nascere, chi sà se fosse allor viva; e
vivendo farebbo decrepita, quale età non lega molto colla gioventù, e perciò
non sarebbe ad effe accetta,dec ancora essere di buo. ni costumi, e pia,di
parentato civile, ed onoraco, prudente, discreca, attenta, affezzionata, che
sappia ben cucire di bianco, leggere, fcrivere mediocres mente, e che non sia
curiosa di leggere: libri profani, e lascivi. p9 Sem. O che mal farebbe,
se leggere ancora l'istorie profane, potcado fervire si di effe per meglio
iftruirlo? Pub. Le storie profane non tutge conferiscono alla buona educazione,
el, fondovene alcune molto nocive ad essą come già dicemmo, onde chi sà, che
prendendo diļetto in udirne riferire alGuna di queste, non prendessero amo, re
anche l'educande a simile lectura Sem. E se sapesse la lingua francese, o
spagnuola, non sarebbe maggior van taggio, per insegnare loro quel parla. xe,
che oggidi è tanto in uso. Pub. Che pretendete? forse di mari, farle in
Francia, o in Ispagna? Sem. Non lo dico per questo fine, mà veáendo
qualche lignora di quei paeli, o trovandoli con alcuna, che la parlasse,
sarebbe da esse capita, e por trebbero risponderle. Pub, Voi
vorreft'educare le vostre fi, gliuole per far pompa del loro spirito, e non vi
accorgete, che quefta non è la sua strada; e qual nccefficà avete,cheessa
converfino, e tratejno con gence ftraniera s volere forse, che apprendano į
cofumi loro diffepsadi dai noftri? Sem, [ocr errors] [ocr errors] GB [ocr
errors][ocr errors] Sem. Non
bramo quefto, mà hò sentito dire, che sia vantaggio grandes e l'avvezzarle
disinvolte, e spiricosc, perchè più facilmente fi maritano queste, Pab.
Voi prendereste moglie di spiritofa, e disinvolta Şem. Io non già, ora
chc sò come debi ba sceglierli. Pub. E perchè dunque volete incam, minare
le vostre figlie per una via, che voi la ftimate non recta e non vi avve, dere,
che in ţal guisa mostrarefte di amarle poco a Sem. Il saper ricamare
ancora mi per, suado, che la requisto necessario nella matrona: i Pub.
Per far che ? per educarle forse nella vanità e non sapete, che cosi fa
comincia bel bello; posciache dalla sem ta fi paffa al’oro, e dall'oro alle
perle per formarne ricami di gran valore. Cor. 4, nelia madre dei Gracchi
fe conoscere a quella gentildonna Capuana, la quale 0 era
alloggiata in sua cafa, allorchè moArolle i ricami ida effa farsi,per mio
fvario. bano essere i layori delle Madri, con farde yeder i suoi figliuoli,
ed in qual forma da effa fi aducavano, che non era già nelle vanità, mà bensì
nelle virtù . Sem. Bramerei almeno, che sapesse insegnar loro un poco
fuono, e di canto, Pub. Questo poi sarebbe peggio, per: che l'educherebbe
cantarine, et im. parandolo per vostro syario, non lo di fimparerebbero già,
per non dilectare an, che gl'altri. Sem. Contenendom’io in questo vo. fro
antico rigore mi farefte mutare il mondo. Pub. Io non pretendo tanto :
voi mi vichiedere del regolamento della vostra casa; c chcaforse pretendece che
da queta debba prendere la norma tutto il mondo a facciano gli altri ciò che
vogliono, mi basterebbe di ottenere, che voi, che ricercate il mio parere
appren. deste ciò, che dovrete fare, Sem. Io resto perfuafiffimo di quanto
dite per benefizio mio, ma sifetto añ, cora [ocr errors][ocr
errors] cora nel medefimo tempo a quello, che li il mondo dirà, operando
diversamente da quanto ora li costuma dalla maggior parte. Pub.
Qual parte del mondo stimate voi, che sia più saggia, la maggiore, o la
minore? Sem. Ho udito sempre dire, che sia la minore, Pub. Or
dunque; perchè da voi medelimo volete porvi nel numero de i meno saggi? deh
seguitate la più sana, e non vi prendere fastidio alcuno dell' altra,
quantunque sia più numerosa: prendete di grazia la mira verso quò eundi
dum, non quò itur. Sem. Rimango persuaso, e quanto m'insegnafte voglio
risolutamente fare. Or ditemi per mia istruzione; scelto che averò questa
matrona, della quale voglio provedermi prima di prendere moglie, che averò da
fare io, e qual' incumbenza apparrerrà ad essa? Pub. Voi, allor che le
consegneretç la vostra figliolanza, le direte: che Bb fia [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] lia cura sua
d'istruirla principalmente nella pietà, e devozione, e che rimuova da essa
tutti i difetti allorche li ye desse comparire, senza indugiarvi un momento;
anzi che meglio farebbe an. cora, se preveniffc al bisogno con semi, narę
anticipatamente ne’loro animili preziosa semenza delle virtù, e che per questo
procuri di non perder la mai di vifta : e vedendo ch'ella li porti diligente
nel suo uffizio usatele più gratitudine, affinche non habbia da parerle penosas
quella vita tanto soggetta, che farà; e credetemi, che il premio è il maggiore
incentivo a farci fare con amore quelle cose, che senza di esso ci parrebbono
molto penose. Mec. Questo è certiffimo, posciache chi mai li porterebbe
il primo a scalare una muraglia, difesa da tanti nemici are mati, se non se
{perasse da questo un premio grande ? Sem. Fatto che avrò le mie parti,
in che forma essa adempirà le sue ? Pub.. Nato che sarà alcuno de' vo
[merged small][ocr errors][ocr errors] ftri figliuoli, principierà il suo
minister ro con invigilare, venendo lattato, dalla balia, a quanto sara
necessario, con i fare anche da soprabbalia, nè permetteo ra già, come dicemmo,
chc oda,quan tunque non le comprenda ancora, cer, i te canzone amorose,
nè pure, che fifli i suoi occhi innocenti a'rimirare certi datti
scomposti, et indecenti; perchè quantunque non siano allora da esso
conosciuti per quel che sono, nulla dime, no in progresso di tempo, conforme fi
apprendono le parole, così ancora può insinuarsi nell'animo qualche
cintura noSeminaciva di tali difetti; e procurando, che D in vece di quelle
oda, e rimiri cose profittevoli, cd oneste, delle quali se ne i
apprenderà alcuna particella, resterà questa a benefizio dell'educazione,
e i procurerà ancora nel tempo della lacta zione colle buone sue maniere,
di prin- cipiare ad affezionarselo. Sem. Che dovrà fare
dipoi? Pub. Già toccherà ad effa slattarlo, e si perderà il sonno più di
una notte. Sem, [ocr errors][ocr errors][ocr errors] liri Sem. Sarà
bene, acciocche non lo perdiamo anche noi, di tenerlo in qualche mezanino
lontano dalle nostre stanze, Mec. Per questa cagione sono andato io più
volte in collera co i miei amici, avendo osservato lontani dal loro
appartamento i figliuoli anche lattanti,per timore, come dicean'o, che non
turbarsero il loro riposo, e diceva loro: pere dete pur tanto tempo, e vegliate
tanto per il giuoco, e continue conversazioni, oh bene non potete vegliare un
poco pe’vostri figliuoli? E se non lo volece perdere voi, cui tanto debbono
premere, vi persuadete forse, che le donne mercenarie di servigio vorranno
perdere il fonno? Dormiranno ben bene, e lasciefanno piangere chi vuole; ma da
questo quanti mali ne saranno seguiti lo faprà meglio il Dottore. Med. lo
dalle offervazioni fatte sono arrivato a conoscere questa verità; che più
fortunati siano nel mascere, e nel imorire i poveri, che i ricchi; perchè
quelli dalle proprie Madri sono lattaţi, eand custoditi diligentemente con
amore;docal ve che questi sono consegnati alla indi screta servitù, e
trattati assai diversadai mente in tutto ; e posso riferire a que fto
proposito di averne curati alcuni,che caduti dal letto, per trascuraggine delle
balie, ebbero a perdervi la vita, ed altri, per il gran pianto fi allentarono,
negando cal volta loro il latte le balie, allorche ne avevano bisogno; e per
avere loro ripercosso secretamente il lat. time, quanti ne sono periti? Giccome
ancora quanti ne sono morti af gati per averli tenuti negligentemente nel
proprio letto? avvenimenti tutti, che afa sai più di rado G odono accaduti tra
po veri, quantunque questi siano assai i più numerosi, che i bene stanti.
Della morte dei ricchi non parlo, perchè ave. rete uoi medesimo osservato
questi, be ne spesso, per li soverchi, e conculcati: rimedj, dati loro,
più facilmente, che i poveri perire, et alle volte in mano de
Ciarlatani. Pub, Se voi dunque avercte amore per [ocr
errors][ocr errors] Bb 3 per i vostri figliuoli non li terrete lontaa ni
dalle vostre stanze in ogni tempo per. che tal vicinanza darà stimolo maggiore
alla matrona di avere per loro più attenzione, et all'altre donne di fare me .
glio il loro uffizio. Sem. Riferitemi ora il modo, che doverà tenere in
appresso per conoscere meglio s'ella, operi a suo dovere? Pub. Già fu
discorso, ma non sarà mai a bastanza, di quello, che dovrå farli intorno ad
imbeverarli ben bene del fan. to cimor di Dio, e crediate pure per cofa certa,
che questo è il fondamento principale della buona educazione; efsendo esso
solamente capace di rimuovere tutti i vizj, non porendo questi far breccia ove
si ricrova benradicato: è vero però, che questo feme santo noni basta piantarlo
solamence, na decli col. rivare sempre con atrenzione, e fervore, acciocche non
perisca, essendo che a poco a poco germoglia ne teneri par. goletti, ed in
questo doverete aricor voi invigilarvi. In seguela poi dovrà, appe
19 and appena che le figliuole faranno capa. ci, tenerle impiegate
ad apprendere qualche lavoro di quei necessarj a saperG dalle donne, che sono
il cucire, far calzerte, cessere, e filare, e questi disporli secondo l'ctà, e
capacità loro: nel medesimo tempo impareranno a leggere, e di poi a scrivere, e
questa sarà l'incumbenza, che dovrà avere intorno al lavoro, Sem. O ben
le donne civili, e nobili averaono da teffere, e filare che han. no forse da
procacciarsi il vitto con que. fti lavori Mer. Intorno al filare non
avete occasione di risentirvene, perchè è torna, ta l'usanza di farlo; non sò
però se per bizzarria, o per profitto ; averere pur veduto, Sempronio, nelle case
civili conocchie sì ben fatre, che fanno venire la voglia di adoperarle anche a
noi al. tri uomini. Sem. Queste le ho veduce certamente, ma però stare
oziose, onde mi perfyadeva, che fossero state fatte per col locarle
dentro i loro scarabattoli nonri: mirandole punto adoperate. Mer.
Nonaveranno filato in presenza vostra, perchè non avendo voi moglie non era
tempo ancora, the imparaste a filare alla moda. Pub. Le caste donzelle in
questo s'im: piegavano anticamente, e tralasciando di riferire, che lo
facessero Penelope, Lucrezia, et infinite Matrone Romane; Alffeandro Magno fi
vestiva co gli abiti teffuti dalle fue Sorelle, come racconka Curzio; et Augusto
non portò già altri abiti, che quelli, che dalla sua Moglie, Figliuola, e
Nepoti erangli ftati fatti, come riferifce Svetonio: Onde se no li vergognavano
queste di farlo, per qual motivo potranno aftenersene le tanto inferiori ad
effe? Sem. Ma fe non avessero genio di fardo, tanto più non vedendolo
praticarea alle Madri? Pub. Questo genio può farfi venire con riferir loro
qualche bell'esempio, et appunto de racconta uno il Surio nel di fe
fecondo di Maggio, che se coinincies ranno a gustare le cose di Dio sarebbe
assal a propogto: dice dunqu'egli, che andando S. Antonino Arcivescovo di
Firenze, per una contrada di qite!la città vide un buon numero di Angeli,
che formavano come un corpo di guardias e sopra il tetto di una povera
časa; li ven, ne in pensiere di catrarvi, e di riconoscere l'occasionc y per
cui meritava canto favore da Dio; non vi trovò, che und Madre con tre sue
figliuole, le quali filavano per guadagnarsi un poco di pane, e stavano con
gran modestia : vedendo il Santo il bisogno, che avevano, fc loa to una buona
limosina :-Dopo qualche tempo ripassando per la medesima strada vide, che la
stessa casa era ricoperta di piccioli folletti, armati di tutti quei stromenti,
che fogliono portare li dediti alla libertà del mondo : entrò, evide le
medesime, che passavano il tempo a ridere, scherzare', e motteggiare, e fare le
belle: Riferito questo, si poa trebbe soggiungere loro, che se Iddiogradisce
canto il non stare in ozio in quelle, che sono miferabili, quanto più lo
gradirà in effe, che spontaneamente, e fenza bisogno alcuno lo fanno e
credetemi, che non mancano modi per fare applicare le figliuole, effen. do
queste più docili demaschi. Sem. Oltre il lavoro, che averanno da fare di
vantaggio ? Pub. In tutte le cose deve esservi la buona ordinanza, la
quale tutta dcpende dal sapersi ben compartire il tempo, onde queste essendo
pratiche divideráno Je ore def giorno in questa guisa ; la pri. ma della
mattina, dette che saranno le figliuole, e veftite di tutto punto, sarà
impiegata al servigio di Dio con fare orazione, o sentire qualche cosa di
quanto esso vuole da noi; ciò fatto dcefi ristorare colla colazione moderata il
corpo, per poi passare quelle ore deftinate al lavoro; e terminate queste,
conviene di fare alquanto esercitare il corpo in cose non violence, e
permettendolo il tempo, in aria con affatto [ocr errors] rac [ocr
errors].. 395 K tacchiusa. Avvicinandosi poscia l'oras del definare
converrà prendersi il nutrimento a proporzione dell'età, e poi dopo di questo è
neceffario godere alquan. to di riposo, per potere alle ore destitiate tornare
al solito lavoro. Sem. Sino a qual'età possono i maschi ftare sotto la
custodia della matrona? Pub. Fin tanto appunto, che, cono. scendo le
lettere dell'alfabeto, possono consegnarli al Maestro, per tenerli in quelle
ore, che dovrà far egli scuola fotto la sua custodia; ben è vero peròs che non
essendovi l’Ajo,possono ritornare, per quelle ore, destinate al diverti
mento, sotto la cuftodia della medelima $ matroni. Semi. Nascendo tra
fratelli, e sorelle qualche contrasto come doverå regolarli la marrona?
Pub. Sogliono i fanciulli vivaci essere molesti alle forelle, e da ciò ne
nascono bene spesso trà loro reciproche aleercam zioni, mà se la matronal
manterrå fotenuta a segno, che non pregdano les [ocr errors][ocr errors]
confidenza, avendone rimore di essa, difficilmente si avanzeranno a contendere
tra loro, ma caso che la sua efficacia non bastasse,dee di ciò farne
consapevole il Padre, o il Maestro, affinchè pensano a prendervi il più
opportuno rimedio con tenerli separati. Sem. Crescendo le figliuole in età, e
scoprendosi in esse qualche differto donnesco, come li dovrà regolare la
matrona per estirparlo? Pub. Non aspetterà quefta, essendo prudente, che
giungano fimili diffetti a manifestarsi ; perchè come dicemmo procurerà con
preventivi ripari di ab. batterli prima che si manifestino. Sem. Venendo
le figliuole negli anni, ne' quali sogliono alcune cominciare a contristarsi, e
fofpirare, che averà da fam rela matrona? Pub. Le figliuole ben' educate
difficilmente cadono in fimili debolezze; ma quando mai ciò seguisse in alcuna,
alJora si conoscerà il senno, e la prudenza della matrona; posciachè si saprà
inters! [ocr errors] e nare nella sua confidenza per consigliarl a
far cose non disdicevoli alla sua condi* zione,ed a lasciarsi regolare dal suo
amo. roso Padre. 3 Sem. Ma non sarebbe meglio, quando si vedellero
contristate, porle in monastero per compire l'educazione? Pub. Se sarete
sicuro, che colà possano vivere con più ritiratezza, che in casa vostra, ed
abbiano migliori direttrici cui dia l'animo di calinare le loro passioni,
potrebbe farsi; mà se poi vivessero con libertà maggiore, qual vantaggio ne
ricaverebbero ? Sem. Vivono colà tanto ritirate, che la porta di rado si
apre; ne viene permefso l'ingresso libero ad alcuno. Pub. Qucfto non basta
se gli occhi, c le orecchie staranno maggiormente aperte; perche per esse po
lono entrare le cagioni de' sospiri: e poi voi, Sempronio,mostrate di non
fidarvi della voftra matrona, la quale totalmente dipende da voi, enon
diffidate punto di tanţe servenci de’monafterj, sopra le qua; [ocr
errors] di autorità niuna voi avere. Sem. Sarà ben vigilante in questo
chi averà cura dell'Educayde, Pub. Voi y’ingánate$épronio, se crede, te, che
l'altrui vigilanza superi quella de genitori attenti, e capaci : onde mi
perJuado, che nella casa paterna queste ftiano meglio, che altrove, Mec.
Voi dite bene, Publio, che fiee te capace di custodirle come li dee, mà datemi
un Padre, ed una Madre, che ad ogn'altro pensino, che all'educazione delle
figliuole, e tanto maggiormente se non averanno una tale donna capace, e fedele
a ben diriggerle, o saranno prive di Madre, la sola casa pater. na sarà
sufficiente a custodirle? Pub. Credo certamente di no. Mec. Or
dunque, che fi hà da fare in questo caso per non lasciarle a discrezione
dell'infida servitù ? o bisognerà, chę qualche faggia parente la conduca in
casa sua, o porle in monasterio, sotto Ja direzione di saggia Maestra, Pub. Non
è questo il rimedio appro; od [ocr errors][ocr errors] priato al loro
male, che congste in una gran passione, la quale non si: può rimovere da esse
senza cósolarle.Ne certamente si cureranno già di ricevere i queste in
casa loro le saggie parenti: e ricevendole le imprudenti qual vantaggio
ne potreste Iperare ? E ponendole in monaftcro sotto la cura di
faggiaMaestra qual bene potranno ricevere da essa ef$ sendo tra loro
discordanti di genio ? fa rebbe più capace tal una di queste di sedurre
altre compagne,a far che si unifor massero al suo genio, più tosto, che
di u mutarlo; onde nè ad esse, nè al monastero oi tornerebbe conto, che vi
entrassero, 1 Intorno poi al sudetto riincdio ne parleremo a suo luogo, e
tempo, Şem. E quelle figliuole, che non avea se ranno le accennate
paflioni ponno eduei carsi ne monasteri? Pub. Se i loro genitori sarın
capaci, ed attenti, e viveranno all'antica, non fra farà d'uopo cercare altra
casa, che las paterna per educarle, come dicemmo parlando de figliuoli
della Conferenzís [ocr errors] 1, della presente decade ; mà se poi foffe
il contrario,non sarebbe buona per esse, ¢ converrebbe anche fanciulle
racchiuderle in monafterio, affinchè si discostas sero dalrimirare i mali
efsempj domesti ci, specialmente quei, che potrebbero dalle Madri ricevere,
Sem. Vorrei che mi diceste, Mecenate, in che possono difettare le Madri nella
educazione dellc figliuole? Mec, In due cose principali, che sono
l'eccessivo amore che portan loro, e la libertà che vogliono mantenere
per fare ancor esse tutto a lor modo. L'amore non le permetterà di
contriftarle, ne riprenderle, e la libertà, che vogliono godere, le disanimerà
a procurare di farle vivere diversamente da quello ch'esse coftumano, e vi
voglio riferire un caso seguito in mia presenza, Si trovavano in una
conversazione alcune gentildonne in tempo di carnevale, le quali domandavano
l'una l'altra quante volte avevano condotte, le loro figliuole alle commediese
per verità non udj già che alcu na if ve le avesse condotte poche
volte; vi fù f, bensì la più attempata dell'altre, che hin disse in tempo
ch'ella era zitella rare tudi volte G costumava condurvele, e se non # era
modeftiffima l'opera, che si recitava cui non potevano già udirla le zitelle;
vi fù chireplicò ancora che non si poteva oggidi far di meno di non
condurle;perchè altrimenti fi contrifterebbero tanto, che non ci si potrebbe
più vivere ; non dico altro,che vedo il mondo andare da male in peggio come
predisse Orazio. Sem. Oh consideriamo come anderà l'educazione delle
cittadine, e dello à plebce ! Mec. Sappiate, che a queste fi è dato da
qualche tempo in qua un'ottimo regolamento, essendosi aperte scuole publiche in
ogni Rione, e mantenute dalla generosità del nostro Prencipe, - ove
vengono dirette da Maestre molto esemplari numerose figliuole,molte delle
quali si tratrengono ivi tutto il giorno; onde non solamente hanno occasione
tutte di apprendere il fanto timor di Сс Dio, Dio, ed il buon
costume, ma eziandio d'approfittarli in molti lavori dooneschi utili, e
necessari per la casa, tenendoli in oltre lontane da quelle occasioni, che
potrebbero in esse introdurre difetti; onde fpererei, che quando questo fanto
istituto giuagesse ad eliere sufficienre anche per le più miserabili,
un'infinito bene, e più universale se ne porelle ricevere Sem. Bramerei
ora di sapere quale sia il tempo più opportuno d'apprendersi de fcienze?
Pub. Si parlerà di questo quando ci rivedremo, [ocr errors][merged small]
[ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] 1 Sopra l' età
opportuna d'apprendersi le scienze, cd il modo più façile per accertarsi delle
par. ticolari inclinazioni de' figliuoli, Sempronio, Publio,
Mecenate, et Medico, [ocr errors] Pub. A proporzione delle
cose li può chiamare ànima del mondo; essendo che questa lo mäntic ne,
clo fà risplen. dete: sconcerto grande certamente formano quelle cose, che sono
prive di efsa. Se per sua sventura veniffe genio ad uno, che avesse voçe rauca
abituata di fare il Musico, non doverebbe certamen Сс 2 quali
deb bago Z S Semo 11 [merged small][ocr errors]
[ocr errors][merged small] onde to H fpo.
F 2 Dum Sem, A 2 Mec.. ÇON: IOI
ani te egli effettuarlo; perchè non troverebbe, quando anche giugnesse a
saper cantare, chi si prendesse diletto del luo ingrato canto. Converrà dunque
in tutte le cose prendere la sua proporzione giusta, con proccurare attentamente,
in fare ciò, di non ingannarli. Sem. L'erà dunque proporzionatas ne'
figliuoli per apprendere le scienze quale sarà? Pub. Quantunque secondo
il loro spirito, e capacità deel cio regolare. Nulladimeno prima di dodici, o
tredici anni farà difficile, che questa sia proporzionata. E tanto
maggiormente, che DEBBONSI PRIMA APPLICARE AD IMPARARE LA LINGUA LATINA PER
MEGLIO INTENDERLE. Sem. HO SENTITO DIRE DA QUALCUNO CHE LA LINGUA *LATINA* SI
PUO IMPARARE COME SI APPRENDONO GL’ALTRI LINGUAGGI O DELLA MANIERA CHE S’IMPARA
LA *LINGUA NATIVA* O DIPO COL SENTIR PARLARE ALTRI CHE LA POSSEDENO. Pub.
Vedete, Sempronio, se voi bra. mate fare da buon Padre di famiglia, sia.
tc * t'e a mico di fare poche novità nell'edu care, et istruire i
vostri figliuoli, e fere vitevi di questo avvertimento,che i Maa rescalchi, che
non inchiodano i cavalli da essi ferrati, sono quelli, che pongono il
chiodo nella guida vecchia. Anzi che vi dico di vantaggio, che se vi
abbaca tefte per vostra disgrazia in Maestri, che $ volessero
sperimentare modi nuovi per addottrinarli, non vi prevalete di loro; i
perchè avendo i vostri figliuoli perduto ; tempo in mano di questi, converrebbe
farli tornare da capo. Mer. Vi fu a questo proposito un cer. to Maestro
di musica, chiamato Timor teo, che pretendeva doppia mercede et da quei,
che avcano imparato l'arrej 1 senza buoni fondamenti, adducendone op per
cagione, che doppia facica glicon veniva fare; cioè, che disimparasfero
essi ciò che avevano appreso, e poi d’indi fegnare loro le vere regole
dell'arte : onde se dupplicata riuscirà la fatica a Maestri nel caso, che
non avessero pre. sa la strada diritta, il fimile seguirebbe Cc 3
an. [ocr errors][ocr errors] anche a voi per doverli far dilimparare
ciocche malamente apprefero. Pub. E poi,che cosa averebbero a fa. re i
figliuoli allorchè non hanno ancora la capacità di apprendere le scienze e
quando mai ne acquistassero alcuna parte di esse, seguirebbe ciò per la felicità
di memoria; ina non capirebbero già quello che elli avessero appreso, nè
tampoco saprebbero prevalera di quel documento generale, non ben capito,in
molte particolari contingenze; onde tal'età non sarebbe proporzionata per fare
acquisto delle scienze. Sem. Ma se caluno avesse ingegno, e capacità
maggiore degli altri, perchè non potrebbe questi esserae capace anche nella
tenera età? Pub. Dee benli avvertirsi di vantaggio in questi se convenga
allora porli a fimili laborioli studi ; perchè il buono agricoltore, quancunque
abbia un campo fertilissimo, a suo tempo vi getta il seme, e lo fa riposare
ancora, per non vederlo divenire sterile, e poi chi sà [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] si, che non sia un fiore senza
frutto quello, che comparisce prima del suo tempo 2 e che poi allorche
gli altri,erci đuti di minor ingegno si vedranno cari, chi di frutti,
questi non si rimiri spogliaco di efi? ricordiamoci, che: nil violentum
durabile. Met. Aveva un giovanetto di questi fatto una bella composizione
in lode di un gran Personaggio, e recieztala alla sua presenza con tanto
spirito, che ne. i rimase ogn’uno degl’ascoltanti ammira to; il meno
ingegnoso, é fpiritoso, che vi era tra efli, domandò al suo Maestro, che ivi si
trovava presente, sçra ftaja composta dal detto figliuolo, cui rispoe fe
di fi ; e voltatosi egli a quel Personag gio gli dise : fogliono alcuni
avere spirito, c capacità grande da giovanetti, la quale perdono poi
avanzati che sono o negli anni. Udendo questo il figliuolo 1 rispose
prontamente a costui: ma voi Sigaore, da giovanetto bello spirito, c |
capacità che averete ayura ! Rimafer quel Signore in vdir si propra, ed
argu Сс 4 ta ta risposta, la quale fe credere a tutti la
composizione essere fata fua. Sem. Questi ingegni dunque, per quanto ho udito,
averanno d'uopo più tosto di ritegno, che di stimolo. Pub. Voi non dovere
dubitare di ciò, vedendolo praticare giornalınente nella vostra scuola di
cavalcare, ove tra i precerci, che averete avuci, vi sarà questo, di non lasciare
la libertà del freno a quei destrieri, che sono più fpiritoli degli
altri. Sem. Come mi dovrò regolare per conoscere, che sieno i figliuoli
proporzionati più ad una, che ad altre scienze? Pub. Dovrece
principalmente fare esplorare il loro genio ftabile qual Ga, eriflettere,fe corrisponda
questo alla loro capacità, e disposizione naturale. Sem. Come si potrà
conoscere, che fia stabile questo genio? Pub. Ciò di discerne benissimo;
pofciache i figliuoli dalla più tenera età cominciano a mostrare le loro
inclinate egli effettuarlo ; perchè non troverebbe, quando anche giugnesse a
saper cantare, chi si prendesse diletto del luo ingrato canto. Converrà dunque
in tutte le cose prendere la sua proporzione giu. sta, con proccurare
attentamente, in fare ciò, di non ingannarli. Sem. L'erà dunque
proporzionatas ne' figliuoli per apprendere le scienze quale sarà? Pub.
Quantunque secondo il loro spirito, e capacità deel cio regolare ; nulladimeno
prima di dodici, o tredici anni farà difficile, che questa sia proporzionata ;
e tanto maggiormente, che debbonsi prima applicare ad imparare la lingua latina,
per meglio intenderle. Sem. Ho sentito dire da qualcuno, che la lingua
latina li potrebbe imparare come Gi apprendono gli altri linguag. gi, o nella
manicra, che s'impara la lingna nativa, o dipoi col sentir parlares altri che
la possiedono. Pub. Vedete, Sempronio, se voi bra. mate fare da buon
Padre di famiglia, sia. tc * t'e a mico di fare poche novità
nell'edu care, et istruire i vostri figliuoli, e fere vitevi di questo
avvertimento,che i Maa rescalchi, che non inchiodano i cavalli da essi
ferrati, sono quelli, che pongono il chiodo nella guida vecchia. Anzi che vi
dico di vantaggio, che se vi abbaca tefte per vostra disgrazia in
Maestri, che $ volessero sperimentare modi nuovi per addottrinarli, non
vi prevalete di loro; i perchè avendo i vostri figliuoli perduto; tempo in mano
di questi, converrebbe farli tornare da capo. Mer. Vi fu a questo
proposito un cer. to Maestro di musica, chiamato Timor teo, che
pretendeva doppia mercede et da quei, che avcano imparato l'arrej 1 senza buoni
fondamenti, adducendone op per cagione, che doppia facica glicon veniva
fare ; cioè, che disimparasfero essi ciò che avevano appreso, e poi
d’indi fegnare loro le vere regole dell'arte : onde se dupplicata
riuscirà la fatica a Maestri nel caso, che non avessero pre. sa la strada
diritta, il fimile seguirebbe Cc 3 an. [ocr errors][ocr errors]
anche a voi per doverli far dilimparare ciocche malamente apprefero. Pub.
E poi, che cosa averebbero a fa. re i figliuoli allorchè non hanno ancora la
capacità di apprendere le scienze e quando mai ne acquistassero alcuna parte di
esse, seguirebbe ciò per la felicità di memoria ; ina non capirebbero già
quello che elli avessero appreso, nè tampoco saprebbero prevalera di quel
documento generale,non ben capito,in molte particolari contingenze; onde
tal'età non sarebbe proporzionata per fare acquisto delle scienze. Sem.
Ma se caluno avesse ingegno, e capacità maggiore degli altri, perchè non
potrebbe questi esserae capace anche nella tenera età ? Pub. Dee benli
avvertirsi di vantag. gio in questi se.convenga allora porli a fimili laborioli
studi ; perchè il buono agricoltore, quancunque abbia un campo fertilissimo, a
suo tempo vi getta il seme, e lo fa riposare ancora, per non vederlo divenire
sterile, e poi chi sà [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] si, che non sia un fiore senza frutto quello, che comparisce prima del
suo tempo 2 e che poi allorche gli altri,erci đuti di minor ingegno si
vedranno cari, chi di frutti, questi non si rimiri spogliaco di efi?
ricordiamoci, che: nil violentum durabile. Met. Aveva un giovanetto di
questi fatto una bella composizione in lode di un gran Personaggio, e recieztala
alla sua presenza con tanto spirito, che ne. i rimase ogn’uno
degl’ascoltanti ammirato; il meno ingegnoso, é fpiritoso, che vi era tra efli,
domandò al suo Maestro, che ivi si trovava presente, sçra ftaja composta
dal detto figliuolo, cui rispoe fe di fi; e voltatosi egli a quel
Personag gio gli dise : fogliono alcuni avere spirito, c capacità grande
da giovanetti, la quale perdono poi avanzati che sono o negli anni.
Udendo questo il figliuolo 1 rispose prontamente a costui: ma voi
Sigaore, da giovanetto bello spirito, c | capacità che averete ayura !
Rimafer quel Signore in vdir si propra, ed argu Сс 4 ta
ta risposta, la quale fe credere a tutti la composizione essere fata fua,
sem. Questi ingegni dunque, per quanto ho udito, averanno d'uopo più tosto di ritegno,
che di stimolo. Pub. Voi non dovere dubitare di ciò, vedendolo praticare
giornalınente nella vostra scuola di cavalcare, ove tra i precerci, che averete
avuci, vi sarà questo, di non lasciare la libertà del freno a quei destrieri,
che sono più fpiritoli degli altri. Sem. Come mi dovrò regolare per
conoscere, che sieno i figliuoli proporzionati più ad una, che ad altre
scienze? Pub. Dovrece principalmente fare esplorare il loro genio ftabile
qual Ga, eriflettere,fe corrisponda questo alla loro capacità, e disposizione
naturale. Sem. Come si potrà conoscere, che fia stabile questo genio
? Pub. Ciò di discerne benissimo; pofciache i figliuoli dalla più tenera
età cominciano a mostrare le loro inclinapo [ocr errors] ruti zioni, et in
proseguimento di essa li vanno spiegando meglio, et alla fine avvici. nandosi
al tempo di risolversi, la palesano espressamente, ed in questo caso è
veramente stabile, e fissa. Oh quanto die si conobbe bene fin da
suoi teneri anni il genjo di Marco Catone : posciache quanrunque
venisse violentato con fiere minaccie a fare cosa da esso creduta
di- sdicevole da Quinto Popedio Latino, si mantennc sempre costante
nel suo sentimento; il di cui animo intrepido G. avan- zò, crescendo
negli anni; posciache condotto alquanto più grandicello, da
Sarpedone fuo pedante a casa di Silla per visitarlo, e vedendo nel
cortile di decto palazzo la lista de' proscritti, eb. be a
dire: è possibile, che non vi sia chi ammazzi un tiranno sì crudele
comes Silla? domandò egli al suo pedante un coltello, dicendogli,
che ad esso farebbe riuscito facile il poterlo uccidere; perchè fi poneva
a sedere accanto a lui come riferisce Valerio Massimo, Sem. E se
nell'ecà genera avessero mostra, strato qualche inclinazione ad una
scien. za, e poi dopo qualche anno li fossero invogliati di qualche altra, ed
alla fine, venuto il tempo da determinarli, voJeffero apprenderne alera
differente da queste, che doverà farsi? Pub. Questi sono di genio
istabile, e non li fiffano mai, onde a qualunque fcienza si applicheranno, non
sarà mai di lor piena sodisfazione, ed in questo caso consigliatevi con chi ben
conosce. rà il loro talento, come sono i Macítri, e da esli comprenderete in
quale fcienza ciascun di loro potrà riuscire più atto, e fare in modo, che in
quella fi applichi. Sem. Ma fe moftraffero non avervi geni? Pub.
Questo si fa venire con far suggerire loro, che quella scienza, la qua. Je si
crede proporzionata alla loro abilità, sia la più bella, la più nobile, la più
utile, c la più dilettevole, che li accomoderanno senza indugio a volerla
apprendere. Sem. [merged small][ocr errors][merged small] Sem.
Sarebbe necessario, che m'in formaste ancora sopra la facilirà, che uno possa
avere in apprendere più una scienza, che un'altra Pub. Se voi scorgerece
un figliuolo serio, e prudente, per quel che potrà portare la sua età, divota,
e che inclis ni all'ecclesiastico, questi pare nato per istudiare Teologia, Se
serio parimente, e prudente, volonteroso di studiare, s che tal volta nelle
picciole altercazioni nare tra fratelli effo fi frapponga, e mostri voler
giudicare, chi di loro abbia corto, o ragione, a questi fate pur studiare
Legge, che diverrà un'altro Bartolo. Se poi obiecterà, sarà riflessivo, tirerà
frequenti conseguenze, questi averà cutti'li buoni requisiti per divenire
un'eccellence filosofo . Se lo vedrere ingegnoso in adattare, e difporre i suoi
giocarelli puerili, prendere misure di alcune cose, il suo genio lo porterà ad
apprendere le Marcematiche ; conforme seguì in Protagora, ed in Biagio Pa.
fcali:c fs lo mirerete sonrinyamente ap [ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] applicato a disegnare, o rimirar picture, la sua
inclinazione naturale lo porterà a fare il Pittore : finalmente se lo vedrete
afliduo nel tempo, che qualcuno sia malato in casa, e desideroso d'allistergli,
c stare con attenzione ad ascoltare ciò, che dirà il Medico, il genio, e
l'abilicà lo portano a studiare Medicina. Sem. Se sarà nobile però come
potrà effere Medico, non costumandoli das pertutto che questi esercitino cale
pro feffionc Pub. Dunque sarebbe affai fortunato uno de’vostri figliuoli;
se fosse Medico; perchè essendo singolare, che stimas grande averebbe egli, e che
belli acquisti apporterebbe a casa vostra? Sem. E se tal uno morteggiaffe,
che odoraffero questi alquanto di cattivo? Pub. E voi fate, ciò che fè
Vefpafiano a Tito, allorchè riseppe, che aveva ciò motreggiato, quando pofe la
gabella fopra l'orina, cioè di fargli odorare i danari, che da detta imporzione
furono esatti, e trovò il buon figliuolo, che [ocr errors] [ocr
errors][ocr errors] il modo di medicar cavalli, alcuni nou 3 che non
avevano alcun cattivo odore, Dita ed il (mile seguirebbe anche in questi.
Mec. Vorrei sapere da voi, Sempro>nio, se vi sia stato alcun nobile, che
abbia imparato a medicare cavalli? Sem. Che voi non lo fipete! essendo.
!ci quel vostro amico, che non solamen te lo sà fare, mà anco l'esercita,
peel rò nobılmente. Mec. Oh Dio buono,per medicare le bestie s’ha da
impiegare senza alcun moc teggiamento un nobile ! e per curare un -2.14
uoino tanto più nobile di esse hà d'ave. mai retinore di essere motteggiato!
più no bile dunque farà creduto da questi of l'esercizio del Manescalco,
che quello del Medico, giacchè quello è esercitato da nobili, e questo da
essi viene abbor. rito? Pub. Hanno dato alla luce libri,sopra bili, tra
quali vi è Pasquale Caraccioli Cavaliero Napolitano, e Marino Gir, zoni
Senatore Veneto; laonde potrebbero meglio impiegarsi i nobili nello elpi
scrivere di medicina, per imitarc Corne. lio Celso nobile Romano. Med. Vi
è stato anche a giorni nostri Roberto Boile nobile, e ricco Inglese, il quale
non hà risparmiato, ne spefa, ne fatica per accrescere la filosofia
fperimentale; e quanto di bene egli abbia fatto, le sue opere lo mostrano,
avendolo queste renduto glorioso a’posteri. Mec. In questo particolare
bisogna, che io parli contro di noi medesimi : per ispregare le nostre
ricchezze in lussi, lo facciamo prontamente; per impiegarle poi a beneficio
della viriù, non ci sappiamo indurre, perchè pajono ad alcu. ni spregate,
quantunque realmente non fiano. Mà torniamo al nostro assunto. Sem. Vorrei
sapere dal Dottore, da che proceda la varietà dei genj. Med. Questo
secondo il mio debole fentimento credo, che da temperamenti poffa in gran parte
derivare, perchè colui, ch'è malinconico averà genio as cose serie, il bilioso
ad altre più risoluto, il demmático gradirà la quiete, ed 1 [ocr errors][ocr
errors] il sanguigno amerà la varietà delle cose, e poi rifletto, che
l'arie ancora, ove alcuni nascono, ponno contribuire molto alla
determinazione de genj, essendoche vi sono alcuni luoghi,ove quasi tutti
attendono ad un solo metiero, ed in un tal clima li osservano genj
affai differen, ti dall'altro; ben è vero però, che alle volte
ancora le altrui fortune fanno venire il genio più ad una cofa, che ad
un'altra per esempio l'essere un semplice Soldato divenuto Generale, ha
fatto venire il genio a più d'uno di seguitare la guerra : l'avere
lasciato un Medico ricchezze considerabili, ha dato motivo a molti di
applicare alla Medicina ed il fimil è accaduto nell'altre
professioni. Leggo però che nella Cina, cd in alcuni altri dominj fuori
dell'Europa quefi genj sono già fissati, non essendo permesso ad
alcuno il fare differente me- stiero da quello di suo Padre., e
perciò colà igenj sono stabili non potendoli yariarere
a suo modo. Sem. E se quedo genio, che taluna do [ocr
errors] de'figliuoli hà, non corrispondeffe alla sua capacità, che doverà
farsi? Pub. Questo suole per lo più corrifpondere, quando nasca
spontaneamente, e aon da impegno; perchè ci potrebb' essere taluno, che avendo
genio il suo compagno di applicare, per esempio alla legge, e questa quantunque
non geniale nulladimeno per non discoftarli da esso, volesse anch'egli
ftudiarla, ed in questo caso, vedendo voi, che non avesse quell'abilità, che
tale profes. fione richiede, potreste farlo allontanare dal detto suo amico per
qualche tempo, senza che penetrasse il perchè, e così il genio, che nasce
dall'impegno,fi muterà facilmente, quando non vi concorra anche il
proprio. Sem. Come mi potrò allicurare, che fia proporzionato il genio, e
l'abilità alla scienza, la quale bramano di acquiItare? Pub. Niuna cosa
vel potrà far meglio conoscere, che lo profitio, che faranno ja quclle, perché
è impossibile che con [ocr errors][ocr errors] di concorrendovi l'
abilità, ed il genio, questo non si faccia anche da principio, ed
accertato, che voi sarete di ciò vivea te pur quieto di mente, che ci è la sua
of proporzione. Sem. E se non ci sarà detto profitto, G doveranno levare
da questa per porli ad apprendere alcra scienza? Pub. Conviene maturare
bene fimile si risoluzione, per conoscere meglio don de proceda il non
farsi profitto, poten. do ciò nascere da due cagioni, cioè,o da fimulata
inclinazione, o da inabilirà : se provenissc dalla prima potrete fare da
qualche loro confidente scoprire i qual fia la loro propria inclinazione,
; dove il genio li porti, e prima di perdere maggior tempo ponereli in
quellas ad essi geniale ; se poi nascerà dalla inabilità, ovunque li porrete,
questa farà sempre impedimento al conseguimento di essa. Sem. E se
procedesse dall'essersipenriti, ritrovandola più difficile di quello, che se
l'erano figurata ? Dd
Pub. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] Pub. Questi cenereli per istabili, poltroni, che poco di
buono ne potrete tiçayare; perchè ovunque gli applicherere, sempre faranno il
medesimo, non avendo fermezza, ge sofferenza per la fatica, Sogliono però alle
volte alcuoi di questi rimetçerli nella buona strada, quando ciò venisse da una
certa pufillanimità di cuore, onde farà bene di ajugarli da principio con buoni
repetitori, mediante i quali animandosi, prosegui. ffono poi con profitto,
Sem. E se non ayeffe taluno genio a fofa alcuna, come mi doyero regolare
Pub. Vi potrete con questi regolare a yostro modo, ogni qual volca či liau
Pabilità, e l'ingegno ; perchè sogliono alcuni per modestia in tutço, e per
tut: to forromergersi al volere paternoję queIti riescono per lo più virtuofi,
ogni qual voltą abbia l'ayerţenza di farli applicare a quella scienza, che Gia
proporzionata al loro talento, come già di. femmo Sem. Stimate bene che nel tempo,i
che applicano alle scienze si possano, pare per loro divertimento, far
applicare al plin suonogal canto, o ad altri civili diverčia 0,1 mçnti? open
Pub, Şe li yoletę far divertire day quells, fateli applicare anche a questi, A
Colui, che applica, e li approfita in cose ferie, non bisogna distrarlo
con çosę amene, perchè le prendeffe cal vol. i ha genio grande a queste
come ande, rebbero, Sempronio mio, le serie an zi che, se ne
moftrassero efli genio,dove. a fe da questo diftorli, con dire loro, che
approfittati, che saranno nelle scienze, yoi medelimo volere, che si divețiano
o in quelle, ed in turti gli alțri civili orna mengi . In un caso
solamente fi potrebbe ciò permettere, cioè quando il figliuolo fosse di
temperamento molto malin. conico, e çetro per solleyargli l'animo
contriftato, Sem. E se la foyerchia applicazione allo {tudio danneggiasse
la salute, che converrà farsi, Dottore? Med. Primieramente procurerere,
DI? che [ocr errors][ocr errors] illbuono per evitare i nocu.
che si moderi ciocche sarà eccessivo; perchè quello che non fi può apprendere
ia un giorno, fi apprenderà nell'altro, e fe voi vedrete, che ciò non basti,
levateli affatto dallo studio ; perchè è me. glio il figliuolo fano, quantunque
fias ignorance, che dotto divenuto inabile a godere il frutto delle sue
faciche: e non vi fate dare ad intendere da parabolani, che a forza di rimedi
possa superarsi tal incomodo, perchè in tal caso averà due nemici, che lo
perseguiteranno; cioè l'applicazione soverchia, ed il rimedio da taluno
credulo, o malizio. menti di effa, quando lo specifico rimedio consiste nella
totale rimozione dall'applicazione: Sem. Approfftrati che saranno i
figliuoli, che dovrà fare il buon Padre di famiglia per provederli
bene? Pub. Ci penseremo trattanto, e la di. scorreremo in
appreffo. CONFERENZA sopra gl' impieghi, che dovranno darsi da faggi Padri
a' figliuoli ben’educati,, e dotti. Pub. o sviscerato ainore de
Padri verso i figliuoli, li fa bene spesso cadere in molti eccelli, e
partis colarmente allorche questi nascono ; pofciache fino da quel punto
di figurano alcuni di efi, e senza alcun fondamento, di far loro ottenere
grandezze, et onori confiderabili, e per ciò allora dispongono d'indirizare il
primo per l’Ecclesiastico, a fin che giunga a sublimi posti; di acca fare il
fe con el Dd 3 [ocr errors] condo, e fargli ottenere
una groni lima dote : d'incamminare il terzo per un generalato di esercito: ed
al quarto ; c quinto di dat per moglie figliuole ereditieres e ricche,
acciocche poffano passare la quelle famiglic ad ereditarne archie il cognome. Se
tali chimere, senza verun fondamento ideates riuscisfero, oh chie bella cosa
che sarebbe! l'averebbero con quefti modi certamen. té accomodati tutti affai
bene: mà benedetta sia quella volta, che pur una di queste si verifichi in
tutto ; posciachè al destinato per l'ecclefiaftico viene genio di prender
moglie; a quello per la moglie di farsi ccclefiaftico, o religioso; all'altro
per condurre eserciti d'imparate a guidar bene un biroccio ; o muta i fei; ed
agli altri destinati, pet rostegno di famiglie altrui, di rovidare, per quanto
poisono s la propria, con giuochi, é bagordi ; a quali si darino in preda : e
sapete ciò da che nasce dal non avere i Padri appreso bene da Salomone. quello
che debbatio fare, qual'è? Cor. bos st bominis difponii viam fuam,
fed Domini eft. n diriģere grefus fuos; onde per voler fare to tutto da se
medesimi, perciò non poffo. ! nio avere buon fine i loro disegni . of Mec.
Questo l'ho confiderato anche dio più volte, in occasione, che seativa I dire a
Padti: questo l'ho già destinato i per la tal via ; e quello per quell'altra s
# conforme ch'elli fossero stati arbitri del la Providenza Divina, che
regge turto, a difpofitoti assoluti delle inclinazioni de figliuoli ; é
volendo ammonire sopra di ciò talun di quefti, mitróncava il dia scorso con
dire che già poneva da para te gli assegnamenti necessari, e che pensava ancora
alle fpefe straordinarie ; per i quando avessero conseguito quelle caris
che; che bramavano di fare orretiere 2 figliuoli; ed era quelto trent'aniti
primas che le potessero conseguirt, onde mi sembra vano le loro menti teatri di
commedie, ove fiori personaggi paffeggiano. Sem. Non ci averanno dunque das
penfare, i Padri allorche nascono i Ai gliuoli di far conseguire loro vantaggi?
DI 4Pub. Non hanno allora da pensare a questo, mà bensì di proccurare, che
divengano abili a conseguire quella buona sorte, che Iddio 'averà preparata a
meri. tevoli: e perciò fantamente un saggio Padre aveva in una tela fatti
dipingere i suoi figliuoli colla sola camicia, e con questa iscrizione.
Tocca a Dio lo stabilire In che guifa han da vestire . Volendo significare,
che a lui non toccava fare altro, se non ricoprirli colla camicia, affinchè non
comparisfero affatto nudi ; nel riinanentę poi si uniformavi colla volontà di
Dio, acciocche li avesse rivestiti a suo modo, e che questa prima copertura non
consisteva in altro, che nella buona educazione, alla quale dovea cffo pensare;
onde non prima, che fiano educati, ed istruiti questi nelle virtù,possono i
Padri comprendere, che voglia Iddio disporre di eli. Sem. Qual di questi
il Signore Iddio averà disposto per acca farsi? E sem. Quello, che conoscerece
più (e frio, sano, e sensato, e che averà inclina. kizione a questo,
perchè avere pur udito bu qual capacità, e segno ci vuole per prenaf dere
moglie? Sem. Se il primo genito, al quale si suol dar moglie, non avesse
tutte queste condizioni, e foffe volonteroso d'accasarsi, che si averà da
fare? Pub. Se gli mancaffe la sanità, o faviezza sarebbe segno, che Iddio
non vo. lesse; e voi potreste sostituire ad esso chi fosse più capace..
Sem. É se ci fosse il maggiorasco, che ma potrò far io venendo egli chiamato
as [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub. Farete dal canto
vostro tutto quello, che potrete; perchè non manca. no, ripieghi in simili
contigenze, per farlo rinunziare a questo, con serbarli un buon assegnamento;
mà se poi non vi riufciffe converrà averci pazienza; perchà vostra non è la
colpa, mà di chi lo chiamò a questo, che non pensò a tanto. Sem. E per
l'ecclesiastico, chi dielli a doverà incaminare, Pub, [ocr errors]
Pub. Il più docilc, dotto, e divoto. Sem. E se non avess' egli tal
genio? Pub. Sarebbe segno che Iddio non lo volesse per questa via,
e voi sostituitene un altro ad effo, che l'abbia, quartunque foffe men dotto; o
pute incominciatead istradarlo per questa via alla lon. tana, che può essere's
che tal genio gli venga. Sem. É quale sarebbe questa via Pub.
Quella della Avvocatura, se fará inclinato alle materie legali; mà non to fare
Avvocato di dome, perchè cið (crvirebbe a nulla. Sem. Come mi dovrà
regolare in far questo? Pub. D'incaminarlo per la medesima via, che
calcarono quelli che sono riufciti eccellenti in tale professione; i quali
ne'primi anni cominciarono a rivolta. fé protocolli negli offizj de
Notari. Sem. Mà una persona nobile non potrà far questo. Püb. E
percið non potranno forfe giugnere ancora alla perfezione di quellig che lo
fecero: More [ocr errors][ocr errors] Med. Vannio pure alla guerra
ventu. fieri moltissimi nobili con pericolo giornalmente di morte, e cominciano
meri fanci di volontà; perchè dunques non possono fare ancor questo, nel quale
non li incontra un fimile pericolo, ed il fine ancora, è retrissimo, onoratiffimos
crfendo diretto all'atimigistrazione della giustizia? sem. E dipoi che
dovranno fare Pubs Prendere pratica delle cause appreffo i migliori
Curiali, ed esercitari in questa, passare a prenderla dagli Avvo. cati con
iftare sotto la loro dettatvra, se forà bisogno: e finalmeiite im poffeffati,
che saranno in detta pratica ascoltare attentamente per qualche tempo i Giudici
de primi tribunali; ed allor si, che po. tranno porsi a fare gli Avvocati, tros
Vandofi colmi di doctrina, e di sperienza. Sem. Esercitato che averanno
l'Avvocatura che faranno? Pub. Avendo acquistata perizia maga giore in
tal ministerio, c per averlo lom de. [ocr errors] deyolmente
qualche tempo esercitato, potranno per giustizia, non già per grazia pretendere
i migliori posti della Republica, e di grado in grado avanzandosi, potranno
conseguire ciò, che bra. mano: Sem. E’lsudetto genio come verrà ?
Pub. Chi averà amministrato con rettitudine la giustizia, sarà senza dubio
rimunerato da Dio; se lo fè a Salomone per avere solamente mostrato desiderio
di esser giusto, fupplicandolo di ciò, come fi legge al 3. dei Rè: Quia
poftulafti ver. bum hoc, bu non petiffi tibi dies multos; nec divitias &c.
ecce feci tibi fecundum Sermones tuos &c. fed, hæc que non poftulasti, dedi
tibi : divitias fcilicet, do gloriam; ed udite ciocche dice per bocca d'Isaia
al 51. Facite justitiam &c. ed ins appreffo: Beatus vir, qui facit hoc; e
nel libro della sapienza al primo : diligite ju, ftitiam, qui judicatis terram
; come volete dunque che, a questi non dia las vocazione ancora di servirlo;
cffendogli sì grata la sua servitù.Sem. Se taluno di eisi volesse farsi re,
ligioso, che dovrò fare? Pub. Non altro ch'esplorare se fia vera
vocazione, o soggestiones perchè se farà vera vocazioneld, dioè, che lo chiama;
onde a questa non dovete opporvi s perchè si sono veduti gastighi assai
evidenti fulminati contro chi si è opposto al Divino Volcre, : Sem. Come mi
porrò accertare di questa vera vocazione? Pub. Dovete alla prima mostrare
res nitenza in dargli permissione, che lo faca cia : conducerelo continuamente
con esso voi, ed informarelo sinceramente di tutte le difficoltà, che potrebbe
in. contrare nella vita religiosa; come anco delle astinenze, ad altre
penitenze, che tra effi fi costumano, con doverfi privare della propria
volontà, allorchè sarà religioso; e se si manterrà sempre saldo, é costante nel
suo proposito, crem dete per certo, che farà vera vocazione. Sem. Mà non
sarebbe bene, che lo condücelli alle conversazioni, alle comig me
medic, ed ai passeggi per divertirlo me, glio, caso che lo vedcili
malinconico? Pub. Questo poi non dovretç fare; perchè allor îi che
perderebbe quanto di buono egli acquisto nell'educazione; e non facendoli poi
Religioso vi farebbe fofpirare, per averlo voi con defii mo: di improprj
sedotto, E non crediatę gia che facendosi Religioso, per vera vocazione,egli
viverà infelice, anzi che sarà il più contento, e felice degli altri, per, che
godono questi, quando non abbia. no ambizione, ed altri attacchi mog, dagi,
sommą tranquillità d'animo, Sem, Sicchè dunquc sarebbe bene, che facefî
venirç a qualcun aloro ancosa la yolontà di farsi religioso, giacchè elli
vivono così feļici, e particolarmense a quelli, che fossero incapaci di alcu,
no impiego della Republica. Pub. Ayversite, Sempronio, di non far questo,
con modi suggestivi, per fini mondani; come sarebbero, per far di, venire gli
altri fratelli,che sono al secolo più facologi mediapre l'augumento delo
la la sua parte șinunziara, o perchè non saperç a che impiegarlo, mentre
questo non piacerà a Dio, onde contentatevi di dare solamente a Dio quelli,
ch'esso yuole, e non quelli che non fanno per voi, come sogliono pure troppo
effettuar re alcuni, che sc hạnno raluno de figliuo, li difertosi, o di poco
fennolo consacra no a Dio, essendo questo il sacrificio apo punto di Çaigo, che
gli daya le vittiine più magre, e tanto maggiormențe chę essendo questi turti
suoi operarj? come volere, che poslano fervirlo bene, se non avranno capacità
sufficiențe di farlo? Mec, Sarebbero dunque, come quelle vittime, che si
offerivano agl'Idoli di Moloc, ed a quello di Sapurno dai Gentili, che morivano
nelle loro braccia jufocate senza esser capaci di alçro, che di
piançi. Sem. Se paluno et volçís'elimçre da qualunque impiego per starsene
senza pensare a cosa alcuna,che averò da fare? Pub. Coltui bramerebbe
darG all'ozio, e non è volontà di Dio, che stia l'uo l' uomo ozioso
leggendosi nella Geneli al 2. Pofuit eum in paradiso voluptatis, ut operaretur,
e se in luogo di delizie non volle, che stesse ozioso l'uomo, come lo
permetterà nel mondo? quando allorchè ye lo pose gli disse: In Judore vultus
fui vefceris pane tuo, donec rever. teris in terram ; quale poi fa il danno,
che apporta l'ozio uditelo dall'Ecclefiastico al 33. Multam malitiam docuit
otio. fisas; e maggiormente questo può nuocere a chi hà beni di fortuna',
perchè essendo l'ozio il padre di tutti i vizj, che ne seguirebbe da questo?
Allorsi che la buona educazione gli gioverebbe poco; onde per ovviare a ciò
potreste farli suggerire, se bramasse entrare in corte ove fi sta per lo più a
sedere, gon si fatica, ne fi applica a cose di rilievo, discor, rendosi bensì
delle novelle della città, e del mondo,e li fà una vita neghittosa,la quale
farà facilmente confacevole al suo genio, e perciò, che la provasse un poco:
caso poi, che ricusasse questa ancora, allora vedete a chc aveffe genio, e
la. [ocr errors][ocr errors] sciateglielo fare, perchè sempre sarà
meglio, che faccia qualche cosa', che stia coralmente in ozio ; e tra
gl'impieghi onorevoli ci sono la pittura, nella quale alcuni malinconici i sono
con genio esercitati: il lavoro alcorno: il dar las vernice indiana, ed altre
cose simili, confacevoli a chi non voglia intraprendere affari di suggezione,
ed udite ciocchè consigliava ancora San Girolamo Epist. ad Ruftic. Vel
fifcellam texe junco, vel canistrum piecte viminibus; più costo che ftare
ozioso. Sem. E se tal uno di essi volesse applicare a far negozj di
cambi, e ricambi, edsagl’affitci'de dazj, averò da permetterglielo? Pub.
Ci penserei prima d'accordarglielo; non solamente perchè nostro Signore Gesù
Cristo levò S. Matteo da far simili esercizj, mà ancora, perchè questi
impieghi, che mediante un fallimento, o altri accidenti del mondo ponno
scomodare di molto, non sono negozj licuri, anzi azzardolidimi in chihà da
perdere molto del suo ; che questo lo faccia chi poco può discapitare di
proprio gl’è tollerabile. Sem. Avendo taluno genio alla caval. lerizza, e
li dilettasse di mantenere più cavalli di quelli, che Geno necessarj, averò da
collerarglielo? Pub. Essendo tal genio diretto alle bestie, quando fi
eccedesse nel numero, o nell'amore verso di effe, non sarebbe tollerabile:nel
numero, perchè al parere del Petrarca: in Dial. de equo; Quot equorum mores
totidem equitum pericula; e nell' amore, perchè gl'uomini quantūque grádi, che
vi cadettero, furono di ciò biasi. mati; tra’quali Alessandro, Augusto, ed
altri. Quindi è, che faggiamente dispone il Deutero. Rex non multiplicabit fin
bi equos; or dunque come potrà ciò permcttersegli, essendo anche
dispendioso? Sem. Vado or riflettendo come G rę. goleranno quei figliuoli
educati benc da Maestri,criusciti eccellenti nelle scienze, se non averanno i
Padri attcari, e capaci di dar loro direzioni buone in [ocr errors]
j tempo, che debbono prendere stato: © che faranno ancora quci nati da
Padri poco nobili, e meno ricchi,effendo d'uopo riflettere a tante cose per
accomodarli bene? Pab, La gran providenza di Dio supa plisce a questo;
effendoche : bong menfi fuccurrit Deus,Allorchè questi faranno divenuti
capaci,cd abili, da loro medesimi comprenderanno qual ha il volere Divino, ed
avanzandosi colla loro prudenza giugneranno felicemcate fin dove Iddio averà
disposto, che arrivino. Sem. Io sono rimasto sorpreso allo volte nel
vedere cerți mal educati, e poco dotti, ed anco per vie indirctte, giu. gnere a
gran posti; ed altri, alle volte quanrunque di vita esemplarc, meritevoli, e
capaci, rimanere indietro, Pub. Questo ancora è un arcano della Providenza
Divina; posciachc essas I tollererà, che caļuno s'avanzi per queste ich vie; mà
che? vedendosi questi nell'au, ge delle loro fortunc cadere a terra, çi i
fa credere, che senza il Divino ajuto for [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] formino la statua di Nabucdonosor, 12 quale
mediante un picciolo falsolino s' atterra, come appunto provò Sejano. I E
quelli poi, che rimirate non avanzarsi, avendo merito, Iddio conosce, che quel
posto,che voi credere, che compete. rebbe loro, e non lo conseguiscono, non fàrà
per loro,effendoche, oc'incontrerebbero delle disgrazie, o pur sarebbe dannoso
alla loro eterna salute, e di quefta verità non dubiterere punto ; perchè
alle volte: honores mutani mores, ondes chi sà, che in questi non seguisse
cosi? se volete udire altre ragioni sopra di ciò leggete Seneca che tratta
diffusamcnte di questo nel libro:quare bonis viris mala accidant cum fit
Providentia. Sem. E che dice di più di questo? Pub. Tra le altre
cose urili dice la Providenza Divina a coloro, che di ciò si prendono rammarico
al cap. 6. Quid habetis quod de me queri pofitis vos, quibus recta placuerunt?
Aliis bona falsa circum. dedi, animos inanes velut longo, falla. rique fomnio
luff, Auro illos, argento, ebo [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] ebore ornavi: intus boni nibil eft. Ifti quos profęlicibus
aspicitis fi non quâ occurrunt, sed quâ latent videritis, miferi sunt, fordidi,
turpes ad fimilitudinem parietum fuorum extrinfecus culti. Non eft ifta folida,
sincera folicitas: crufta eft, quidem tenuis. It aque dum illis licet
ftare, co ad arbitrium suum oftendi, nitent, da imponunt cum aliquid incidit,
quod difurbet; ac detegat, tunc apparet quantum alta, ac veræ feditatis alienus
Splendor absconderit. Vobis dedi bona certa, manfura quanto magis versaveritis,
et undique inspexeritis, meliora, majoraque permisi vobis, metuenda contemnere,
cupienda fastidire. Non fulgetis extrinfecus: bona veftra introrsum obverfa
sunt. Non egere feu licitate fęlicitas veftra eft. Ferte fortiter,
bc. · Sem. Sin ora abbiamo discorso intorno al modo da provederli senza
soccorrerli di proprio, vorrei, che ora m’ istruiste come mi doverò regolare
con efli loro nel sovvenirli, vivendo io, e dopo la mia morte? Pub,
[merged small][ocr errors] Ec 3 Pub. Questo è un prudente quesito, e
dev'esaminarsi seriamente, dependendo da questo il mantenimento ancora della
buona educazione acquistata ; posciache bene spesso conforme diffe Tacito:
felicitate corrumpimur. Sem. Come dunque mi dovrò regola. re coll'ammogliato?
perchè non vorrei pensare al suo mantenimento, fentendo giornalmente molci
dolersi de loro Padri, che non li provedono in tempo opporcuno di quanto fa
loro bisogno; oltre di che sò ancora, che così pensa mio Padre
trattarmi. Pub. Voi dovrete affegnargli unas convenevole, c fufficient
entrata, che pofsa baftare per il suo mantenimento; con questa considerazione
di vantaggio di accrescerla, secondo che anderà mul. riplicando la
famiglia. Sem. Mà non averà d'avere qualche cosa di vantaggio del
bisognevole? Pub. Qualche cosarella credo anch’io di fi, perchè accadono
alle volte certe spefarelle impensace, alle quali nonfi farà dato il suo
equivalente assegnamento; mà per altro non debbono i buoni Padri di famiglia
essere molto generoli co'suoi figliuoli ammogliati. Sem. E per qual cagione? Pub.
Perchè dagli affegnamenti soprabbondanti ne nascono il lusso, las crapola, e
cento altri vizj. Sem. Mà se farà ben’educato non caderà in questi
trascorsi. Pub. L'essere ben’educato opererà, che questi non si dolga del
conveniente, e giusto assegnamento fattogli da suo Padre ; mà per altro fate,
ch'egli si ritrovi denaroso, troverà ben più d'uno, che gli li porrà d'intorno
per farglielo spendere in cose voluttuose, onde toglieregli affatto l'occasione
di far questo, che vivererc voi più quieto, ed egli più fano Sem. Si
dovrà quest'ingerire nell'amministrazione dell'azienda? Pub. Anzi sarà
necessario, che lo facciate istruire in tutte le cose, dovendo egli, non
solamente dopo la vostra mor [merged small][merged small][ocr errors] te
reggere la casa, mà eziandio se mai per disgrazia voi v'inabilitaste; o pure
per la soverchia età volerte attendere alla quiere. Señ. Ed agl'altri
figliuoli dovrà farsi assegnamento per farli vivere da se? Pub. Questo
nò: li doverece bensì voi provedere di quanto farà loro'bisogno, al più, che vi
potreste stendere; sarebbe d'assegnare loro un tanto per vestirsi, con qualche
cosarella di più, mà non già con prodiga mano; perchè l'abbondanza del danaro è
la rovina dei giovani, anco ben educati, e credetemi, ch' io sò qualche cosa in
questo particolare, e Mecenate ne sarà talvolta informato più di me. Mec.
Voi dire la verità, poichè se un figliuolo di famiglia maneggierà danaro, sarà
corteggiato da più d'uno, e tentato da questi a prendersi divertimenti d'ogni
genere, dove che se non averà, questi Teduttori faranno come le formiche, che
non li accofano ove gon è grano; come dice Ovidio. Hora [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Horrea formicæ tendunt ad inania nunquam
Nullus ad amisas currit amicus opes. Sem. Guadagnando taluno di questi, dovrò
continuare a fare con effo lui quello, che fo con gl' altri? Pub. In
questo caso voi potreste fargli da economo, affinchè non ispregasse, con
rinvestire in faccia sua i suoi guadagni, per animarlo ad accrescerli; ed
infieme, per eccitare gli altri fratelli ad imitarlo; e continuerete voi a
mantenerlo, essendo la casa non bisognofa ; mà se non bastassero l'entrate al
comune mantenimento, il figliuolo bene educato spontaneamente vi soccorerà col
proprio guadagno; non potendol prevalere del consiglio di Solone, come
riferisce Plutarco: che solamente i figliuoli, abbandonati da loro Padri, non
fossero tenuti, allorche questi avessero avuto bisogno di esser soccorsi da
figliuo, li, efli didarglielo. Sem. E se uno de miei figliuoli foffo;
destinato a qualche giverno, o 'alera [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][merged small] ca. [ocr errors] carica dispendiosa, per
servigio del Prencipe? Pub. In questo caso,Sempronio, con. verrà,che voi
facciate tutti li sforzi por. fibili in soccorrerlo, anche oltre il
bisognevole:e per queste cótingenze debbo. no i buoni Padri avere cumulato
danaro per prevalersene, e non bastando, pofsono anche fare debito; perchè
questo si chiama rinvestimento, che a suo tempo, oltre il decoro, recherà anco
utile alla casa. Sem. Vediamo ora come dovrò lasciarli dopo la mia morte,
ed in primo luogo come averò da contenermi coll' ammogliato; se lasciarlo
padrone libero, o usufruttuario con fare la primoge, nitura? Pub. Lasciandolo
voi, che sia arrivaco in età affodata, e senza vizj, attento alla casa, e
versato nel maneggio di effa, potreste anche fare di meno di legarlo con
fidecommisso; con tutto ciò, perchè non potrete sapere i naturali de'
figliuoli, che da esso nasceranno, e se [ocr errors] e se sarà in
tempo, per qualche accidca: te di poterlo far esto, non sarebbe male
d'istituirlo, con lasciare ad esso qualche porzione libera, per fargli
conoscere, che non diffidate della sua bontà, ed at. tenzione in moltiplicare
la roba. Sem. Ed agl’altri, che dovrò lasciare Pub. Un Ogorevole
mantenimento per potere decentemente vivere fecon. do la loro condizione, ed a
colui, che foffe capace di avanzarsi nelle cariche, qualche cosa libera per
poterlenc prea valere ne'suoi urgenti bisogni, quando le averà ottenure ; må
dite che farefta di vantaggio voi, Mecenate ? Mes. Avendo veduto, che
alcuni apa pena eftinti i genitori, quantunque fora to la loro dirczione
foffero ftati mode tariflimi in tutto, pull adimeno pelle o pompe
funebri, clutto incominciarona di a slargarli in modo, che non mostravano o
essere più quci di prima, cosi ben disci· plinati nella parhimonia; questo dico
mi o farebbe, avendoqualche rimedio, acciocche non foffe in tutta libertà loro
di manifestare quel ge nio ch'era quando vivevano i padri fie mulaco,a fine di
precluder loro affatto la via di darsi all'eccessivo lusso. Pub, Sapete
pure quanto sia difficile il volere regolare le cose canto al minuto dopo
morte? e quante disposizioni si fanno, che non fi osservano dagli eredi? or
come potrete far mai, ch'elli allora fieno buoni economi di quello, che non è
più vostro? Mec. Tutto va bene, mà però certe cose possono farfi eseguire
anche dopo morte, perchè li dispongono in vita, ed allor'appunto, che sono
proprie; onde perchè non le potrei conseguire difponendo, che si dovesse
ogn'anno rinvestire una parte dell'entrate, la quale io credelli soprabbondante
al loro decente sostentamento? Pab. E che pretenderefte farne di tal
vincolato investimento? Med. Vorrei che dovesse servire per dotare le
figliuole ; e credetemi, che que [ocr errors] [ocr errors] queste
doti d'oggidì, che sono divenute eccessive, sono la rovina delle care, onde
quando queste non si dovessero linen. brare da' capitali mi persuado, che
sarebbero esenti dal deteriorare per questa parte. Farei ancora assegnamento
maggiore a Cadetti, di quello, che alcuni costumano di fare, e particolarmente
a quei, che sono ben incaminati per la strada della letteratura, o militare,
non servendo questo scarso, ed insufficiente assegnamento ad altro, che a fare
maggiormente spregare a primogeniti, godendo più grosse rendite del loro
bisogno con pregiudizio de progressi altrui, perchè in sostanza tutti debbonli,
e gualmente considerare per figliuoli, e fenza demerito alcuno dell'amore
paterno portandoli tutti seco rispettofi. Sem. Voi Mecenat vorreste
reftringere tanto i poveri Primogeniti, che poco rimarrebbe loro per vivere,
perchè una parte dell'eredità paterna la vorreste porre a moltiplico, ed oltre
di questo pre [ocr errors][ocr errors] pretendere ancora di
accrefcere gli assegnamenti consueți de Cadetti; onde stencerebbero i poveri
Primogeniti a vivere anchę mediocremente, Mer, lo non hò preteso di
appor. car ļoro danno alcuuo, ma bensi più fofto giovamento, liberandoli dallas
penosa briga di dover pensare alle dori delle loro sorelle, e figliuoic,
facendo trovare queste pronte in tempo, che ne potranno avere bisogno,
Şem, Sę tante deligenze si dovranno praticarç per li figliuoli ben educati, e
dosti, che doverà farsi per quei, che non si farango approficcati nell'educa,
zione, e nelle scienze Pub. L'esaminaremo ia appreso, SON
[ocr errors][merged small] Come debbano i Padri regolarsi nel provedere i
figliuoli ignoranti, ç yiziosi, Publio, Sempronio, Mecenate, et Medico. [ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] Pub. Alomone non solamente
notificò il giubilo grande,che godono i Padri allorche vedono i lo ro
figliuoli ben di. sciplinati, come al 23. dc suoi Proyerbj dice ; Exultat
gaudio paser jufti : qui fapientem genuis lætabitur inco; Må eziandio espresse
il rammarico, che ne hanno quei, che li vedono viziofi al decimo ferrimo ove
dice; Ira patris filius ftultus, dolor matris, qua genuit eum.
Quindi è, che è, che l'Ecclesiastico al 16. conchiude: Utile eft
mori fine filis, quàm impios habere. Sem. Questi cattivi, e viziosi forse
non averanno avuto dircttori nei loro teneri anni, che gli abbiano
ben'educari. Pub. Ci sono di quei, che l'ebbero an. cora, e pure da essi
niun giovamento ne riportarono Sem. Come è possibile questo? Pub.
Dovete voi sapere, che quando il vizio è radicato nel cuore de figliuoli, e che
di la si propaga al capo, ardua impresa fi renderà il poterlo svellere, perchè
fi rende allora effo quali padrone della volontà? Sem. Mà perchè questi
non possono. coll'educazione estirparsi dal cuore, e dalla mente quando di effa
fi foffero impoffesfati ancora è Pub. Ardua impresa, come disi farà
prenderla con vizj chiamati da Salomone nelle sue Parabole al 2 2. Stultitia colligata
in corde pueri; e tanto maggior. io figliuoli, pensare allnde mente
quando chi n'è contaminato non coopererà ancor ello per rimuoverli? Sem.
E come potrà farac di meno, avendo avanti gli occhi canti buoni esempj, ed
udendo saggi documenti, e ragioni convincentisfime! Pub. Si trovano
questi talmente accecati, e sordi, che non veggono, nè capiscono nè esempj, nè
ragioni ; e queIto nasce ancora dal loro naturale, egenio perverso, che in vece
di apprendere, e vedere con loro profitto li fà porre in deriGone quanto odono,
e veggono, come saggiainente insegna Salomone al 15. de suoi Proverbj: Stultus
irridet disciplinam patris fui, qui autem cuftodit increpationes astutior
fiet. Sem. Questi genj perversi donde nascono? Pub. Dalla poca cognizione
dell'onefto, e del vero bene, e da questa deriva, che credono ogni qualunque
cosa, che appag! la loro volontà, per onesta, quautunque sia detestabile, ed
avendo, fatto in tal falfa ccedenza l'abito, quc FF Ito
[merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Ito palsa in naturalezza, e genio, per es. ser
divenuta la loro fantasia quasi consimile a quei cristalli con artificio
lavorati, che fanno comparire le cose proporzionate,e belle per i isconcie,e le
íconcie per belle, e proporzionate . Sem. Indicatemi ora qualcuno di que.
Iti vizj tanto perversi. Pub. Se voi scorgerete in un fanciullo certa
crudeltà ferina, qual fù di colui, che con un ago cavava gli occhi a cerci
uccelli : d'altri che feriva col coltello, o bastone il compagno, e scorgendo
sgorgare sangue maggiormente s'infieriva: o pure una certa inclinazione a
trafugare, e nascondere cose non comestibili, prese anco da qualche scrigno:
l'essere pertinace, e perseverante nel non dire mai verità, e fare qualche
danno per imputarlo altrui; overo quantunque corretto,e gastigato più volte il
continuare tuttavia a non volere apprendere cose di Dio, con avere dispiacere
di sentirne anche parlare ; imparando ben l'altre dannose al buon costume : non
rispettare [ocr errors] i i genitori, anzi beffeggiarli di più quanworld
do sono da elli correcci; e tutti questi di fetti crescendo esli negli
anni vedendosi avanzati più rosto, che diminuiti, credete pure, che limili vizj
sono già divenuti padroni del cuore, e della volon. tà. Mec. Vi fù uno di
questi, che in età di cinque anni ammazzò con coltello un fuo compagno, e
non essendo capace, i per essere di sì tenera età, di gastigo, o
proporzionato a tal'eccesso, commesso anche con crudeltà per li
rinovati colpi, a che gli diede, fu fatto caftrare in pe na da quel
Prencipe dominance, dicendo egli, che non voleva razza di simili fiere nel suo
dominio. Sem. Mà hò udito riferire più volte, che pur si rendono máfuete
le fiere ache o più crudeli; com'è poflibile dunque, che questi, in
qualche modo, dall'industrias umana non si possano domare? esaminiamo di
grazia, se vi poress’essere qual che rimedio, per rendere mansueci anco o
questi, o pur datemi sopra cio, per mio Ff 2 re regolamento, qualche
buon consiglio ; perchè, fe Iddio per gastigarmi mi desse un di quefti
figliuoli, io sarci il più infelice uomo tra tutti i vivenci. Pub. Lo
credo, e perciò bisogna, che cominciare da or'a supplicarlo, che non vel dia,
ed essendo egli sì misericordio. fo, potrete dopo reiterate preghiere an. che
sperarlo; e voi, Dottore, avete alcun rimedio di quelli, che chiamare
eradicativi per isvellere questi vizj? Med. Se non foffero cotanto
radicati spererei disì, mà farò qualche studio particolare, anche intorno a
questi, per vedere se G trovasse alcuno specifico, almeno, che potesse minorar
loro tant' orgoglio, Pub. Se si trovaffe questo sarebbe gran vantaggio;
perchè allora coll'educazione li potrebbe fare qualche cosa di più, se non in
cutti, almeno in alcuni di esli, onde pensateci seriamente, e fare qualche
sperienza tractanto, per riferire a suo tempo ciò, che averete ritrovato
giovevole. Sem. [ocr errors] . Elio Sem. Mà intanto
insegnatemi almeno แบ่ง quello, che li potcffe fare di vantaggio 11
nell'educare questi, perchè poi, che averà ritrovato qualche rimedio il
Dotcore, mi informerà di quello. Pub. Se fi potesse discernere in tempo,
che prende il latte quel figliuolo,in cui la crudeltà volesse fare progresi, la
prima cosa che farei, sarebbe, di mutargli la nutrice, se fosse donna
risentita, e tiera, ed in vece di questa gli farei dal Dottore scegliere un
latte di balia pacifica, e femmatica; effendocche di ciò me ne porge morivo
quello, che seguì all'imperatore COMMODO (si veda), il quale per essere stato
nudrito da una donna rifen tita, e barbata come un uomo, data gliela
affinchè diveniffe generoso; mà in vece di questo divenne un
gladiatore, per non dilergarfi di altro, che di sangue, j e di
caroificine, ed hà ben creduto talun che appunto detta balia fosse figliuola di
gladiatore. Med. Olrre lo sceglierla proposito, fi potrebbe anch'essa far
nudrire di erbe,ed altri cibi di tenue sostanza, e toglierle ache affatto l'uso
del vino, e slattato che fosse il fanciullo converrebbe non fargli gustare, ne
vino, ne carne per alcuni anni; mà è cosa difficiliffima, per non, dire
impossibile, a conoscer quisto ne? bambini. Sem. A questi sarebbe bene,
fin dalla tenera età cominciare ad usarglı gran rigore per vedere di
domarlo? Pub. Se si verificasse realmente che le vespe muojono nell'olio,
e risuscitano nell'aceto, converrebbe, per estinguere vizj li perniciofi,
valerli più costo del dolce lenitivo, che dell'afpro pungente; contuttociò per
assicurarsi meglio con. viene regolarfi secondo gli effetti, che produrranno in
loro i gastighi ; essendoche xlcuni fanciulli nella tenera era acora
s'infieriscono allorchè fi veggono perciotere colla sferza, onde senza
pro ditco alcuno questi di batterebbero, come insegnò Salomone: ne suoi
Proverbi. fi contuderis ftultum in pila quafi pofanas feriente de super pile,
non aufes retur ab eoftultitia ejus Semo erli che Sem. Ponendosi
questi per la buona via, con deporre gran parte della loro fierezza, si potrà
sperare, che divengano buoni? Pub. Dee sempre temersi, che possano
ricadere nel medesimo eccesso, non potendosi ne anco alle bestię togliere af.
fatto la fierezza nativa, quantunque mostrino essere divenute mansuete.
Mec. Riferirò a questo proposito ciò che seguì di un Leone : questo era
divenuto apparentemente fi mansueto,chę girava per tutta la città senza recare
molestia ad alcuno; mà abbattendosi un giorno in un macellaro, che portava
sulle spalle un gran pezzo di carne, se gli avventò alla vita, lo
ferìgravemente colle unghie,e se non era pronto a dargli la detta
carne,l'averebbe anche sbranato. Così mostrò la sua fierezza, che teneva di
anzi celata. Sem. E quelli, che mostrano inclinazione al furto ?
Pub. Questi ancora, se Iddio non gli ajuta', termineranno malamente la
lor [merged small][ocr errors] Ff 4 loro vita; effendo cosa assai
difficile, per non dire impoffibile, il poter svellere af. fatto tal vizio ;
perchè quanrunque alcuni non siano forzati dal bisogno, las cattiva loro
inclinazione li porta a rubare, Sem. Si possono questi gastigare colle
sferzate? Pub. Così fi dee fare, perch'essendo vili di natura, enon
superbi come i primi, dalle percoffe possono ricevere profitto, almeno in
aftenersene per qual che tempo. Mec. Abbiamo l'esempio di colui,
che condannato a morte per ladro, conducendosi al paribolo fè premurofiffima
istanza di rivedere sua Madre, ed oricnura che l'ebbe, avicinoffi tanto ad
essa, che coi denti le svelre un orecchia, dicendole: per colpa voftra io vado
al paribolo, perchè, fe foffi ftato da voi ga. ftigato da piccolo, non vedreste
tale spettacolo, ne tampoco io soffrirei queIta ignominiofa morte. Pub. E
neceffario ancora condurli a 31 2 vedere far giustizia, e con
tal occasione insegnare loro qual gastigo meritano quei, che rubano', e che in
oltre sono semprc miserabili questi infelici, come ben conobbe Salomone al is,
de' suoi proverbj:Alii rapiuni non fua, et femper in egeftate funt, Mec.
Un simile obbrobrioso speccacolo indusse una volta gran terrore ad uno
quantunque ftolido mendico ; poscia che per essere stato giustiziaco un
monctario falso, aveva una collana appesa al collo di dette monete falsificato
da esso, e credendo il mendico, che per quelle monete foffe fatto morire, al.
lorchè taluno gli esibiva una moneta di argento, la ricusava con allontanarli
da eslo, contentandofi solamente di quelle di rame, che non le aveva vedute
appese in quella collana di vituperio. Sem. Mostrando poco rimor di Dio,
e meno rispecto a genitori? Mec. Questo appunto, essendo il vi. zio
peggiore di catti, diviene incorrig. gibile per opera de'genitori. [ocr
errors][ocr errors] Sem. E per opera di chi fi potrebbe emendare? Mec.
Polemone essendo giovane fu viziofiffimo a segno che si portò un giarno alla
scuola di Zenocrate, non già per apprendere da esso alcun buon documento, mà
bensì per disturbare più tosto quei, che aveano genio d'apprenderli; avvedutofi
di ciò il saggio filosofo, cominciò a favellare sopra il vivere onesto, e li
vantaggi, che da esso firiportavano, e con tali convincenti ragioni, che rimase
sorpreso il vizioso giovane a segno, che abbandonò i suoi viziosi compagni per
seguitare Zenocrate, da i di cui buoni documenti, u modo di vivere esemplare,
si cambia da peffimo, ch'egli era, in ortimo, e da ciò ne deduco, che ancor voi
non dovete indugiare un momento di più, essendo il figliuolo in età capace, di
non mandarlo in qualche esemplare seminario, affinchè, co'i documenti, e colli
buoni esempj apprenda, e miri ciocche fare gli convenga; e proccuracedi non
farlo tornare più a casa vostra, se non averà mutato costume, e state ancor voi
lontano da esso, mostrandovi dif. gustato del suo modo di vivere'; e sapranno
ben quei buoni directori, ayvezzi a domare fimiliceryelli, allertarlo al bene,
e con modi più spedienti correggerlo, e punirlo, affinchè li emen. di.
Pub. Debbono parimente i Padri ftare cautelati nel gastigare i viziosi loro
figliuoli, divenuti grandicelli, perchè fi potrebbe dare il caso, che questi
sentendosi percuotere, fi rivoltassero contro di essi, e li zn al trattassero
ancora: Sem. Se per disavventurà de poveri genicori rimanessero questi
incorriggibi. li, che fi averà da fare per provederli? Pub, Udite come mai
parla bene a in questo proposito l'ecclesiastico. Confufio Patris eft de filio
indisciplinato: onde come potrà mai in simile confun fione régolarsi egli con
prudenza! Certa cosa è, che per prender moglie questi non sono buoni ;
per Rcligios- neanco; . de [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] de maneggi della Republica non sono capaci; talmente che non sapranno,
che impiego potessero far loro ottenere. Sem. Perchè non sarebbero buoni
a prendere moglie ; pofciachè chi sà, che divenendo capi di casa non mettessero
giudizio? Pub. A voi darebbe l'animo di convivere insieme con costoro, se
vi foffero compagni Sem. A me difficilmente. Pub. Or dunque, perchè
volere porli a convivere con una giovane senza fpe. rienza? ed a che vica
infelice fiespor. rebbe questa con marito si vizioso? E poi roi procurate fare
il poffibile per togliere da effo i vizj, e non essendovi ciò riuscito,
pretendere forse far razza de suoi difetti In quanto poi, che il prendere
moglie li possa fare mutar coItume, non è credibile ; perchè, se Mulieres
faciunt prevaricari fapientes, che faranno a vizioli di questa specie? Ne fi
potrà persuadere alcuno, che questi tali non abbiano già provato le
dissolu., sez: [ocr errors][ocr errors][ocr errors] tezze di
Vegere, perchè i vizj al parere di Seneca non vanno mai foli; e se quem ste non
hanno moderato il loro orgoglio, che più potranno acquistar di buono
conginngendosi in matrimonio Il dir poi, che si prenderanno il pensiero dei
loro tigliuoli nell'educarli, questo è lontano dal vero ; perchè li vorranno bensì
allevare limili adelli, e quando ciò non riuscisse loro palcsemence, mediante
le diligenze usate in contrario dalle madri, faranno il possibile nasco,
ftamente di conservare in effi, alincno in propri difetci, acciocche non li
dica, che non liano loro degni figliuoli; come ap parisce dagli esempj
dell'ubriaco, e de beftemmiatore riferici di sopra . Sem. E qualcuno di
questi perchè non si potrebbe indirizzare per la vian Ecclefiaftica Pub.
Peasate voi che questi abbias vera vocazione di caminare per queIta santa
via. Sem. Mà se G dichiaraffe, che a volesse indirizare per essa, e mi
pregafle, che [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors][ocr errors] che gl'impetrafli qualche pingue beneficio, averò da
ricusare il farlo 2 Pub. Certamente che sì, perchè quefi farà mosso
dall'intereffe, cioè dal conseguire l'utile del pingue beneficio, non già dal
servire a Dio, come far dovrebbe ; onde farà non diffimile a colui, che brama
prendere moglie, non per il fine del santo Matrimonio, mà per l'intereffe della
pingue dore, che si ritrova colei, che vuole sposare. Mec. A proposito di
groffa dote fece una donna accorta una bella burla al suo futuro sposo: Ella
era per verità alquanto deforme, e perciò più d'uno dicca al giovane, che la
voleva prendere, il qual era molto bello, che l'aveffe rimirata meglio prima di
sposarla,cui rispondea, che li bastava di effettuare il matrimonio, per dare di
mano alla grossa dore, che aveva; per altro, che di tal moglie punto non si
curava i Fù ciò riferito alla giovane, la quale fe portare da una sua
damigella, allorchè fi dovea spofare, una grolla borsa di danaro in Chiesa,
ed aspete [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] aspettò, che il parroco
avesse domandato allo sposo se la voleva,il quale udito ciò disse, senza indugiarvi
punto: disi; allora l'accorta donna si fe sporgere la preparata borsa, e
tenendola nelle mani, allorchè fu ricercata anch'essa del suo consenso, nulla
rispondeva ; ne fi sapeva che fine doveffe fare quella borsa; perchè il futuro
sposo si speranzava, che dovesse servire per un publico donativo per effo,
ed i Chierici, che fosse la mancia per loro : alla fine stimolata più volte a
rispondere ella disse; se questo fignore si è dichiarato volersi sposare collas
mia dore, questa, mostrando la borsa,essendo parte di essa, mentre non
risponde, è segno, che non lo vuole qual consenso dunque hò da dare io s'egli
brama la mia doce, e non già me? e così confuso, e mortificato partì il giovane
; onde non vorrei, che facesse il beneficio ancora il Gmile, di ricusarlo,
facendo con esso l'amore a cagione della sua dote. Pub. E poi dovreste
anche rifletreredi quanto scandalo sarebbe un ecclefiastico vizioso, dovendo
cgli essere lo fpechio de'buoni costumi; ne fperace, che questi,che si muovono
per fimile fine possano divenir buoni; ponno divenire benli peggiori impiegando
il danaro sa. gro in cose viziose. Sem. E se caluno di questi volesse
applicarsi al governo della Republica, c chiedesse il mio ajuto,per poter e
ottencre qualche posto per via di favori, e di regali; perchè non ho da
compiacerlo? Pub. Questo ne tampoco doverete fare, perchè se fosse d'uopo
amministrar la ! giustizia, nó direbbe già egli quello, che dice GIULIO (si
veda) CESARE: che per un Regno di poteva far torto alla giudizia, perchè lo
farebbe per assai meno, effendo ano che capace di farlo per sodisfare an
folo de suoi viz); onde tanto voi, quanto chi vi avesse contribuito entrerette
a parte di tutte l'ingiustizie, ed iniquità chia capace di commettere un
vizioso. Sem. Che dunque doverei fare, per non vivere da disperato,
quando avelli alcuno di questi? Pub. [ocr errors] Pub. Mandarlo
alla guerra per fargli provare come Gi vive, cd alle volte qucIta è
l'unica medicina di questi cali; perchè se fono fanguinarj possono faziarsi del
sangue de nemici; se attendono alla rapina nc'saccheggiamenti possono sodisfare
la loro ingordigia;se poco cimorati di Dio, e niente rispettoG a genitori,
vedranno quanto temere Gi debba, e rispetrare un Capitano quantunque non gli
abbia creati, o generaci; onde poirebbe essere, che il Signore Iddio gli
toccaffe il cuore, e facesse comprende, re, che se tanto li fa per un uomo,
quant. to di più fi doverà fare per Iddio, e per chi lo gencrò !e sappiate, che
dalle lega gi di Mosè venivano questi condannati ad esser lapidati dal Popolo,
come nel Deuteronomio. Si genuerit homo filium contumacem, da proteruum, qui
non audiat Patris, aut Marris imperium, co coercitus obedire contempferit,
appraben. dent cum, ducent ad seniores civitatis illius, et ad portam judicii,
dicentque ad ços c. lapidibus eum obruet populus Civis Gg
tatis [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors]
taris, ut auferatur malum de medio ucStric. onde in vece di vedere fimile
spettacolo sarà pur meglio mandarli alla guerra, la quale faggiamente fu difi.
nita: Infolefcentis generis humani tonfura. Sem. E se ricufaffe di andare
alla guerra? Pub. E voi figuratevi, che vi sia già andato, e fatto
prigione ; onde rinchiudetelo in qualche fortezza : non avendo però commessi ancora
reati gravi, affinchè non siano puniti dalla giustizia con morte ignominiofa;
conforme qualche volta è seguito; e tenerelo ivi fin tanto che camperere, che
così farcte sicuro, che non commetterà gravi eccelsi, trovandosi guardato, e
custodito, Non bisogna però, che prendiate cal risoluzione a sangue caldo, mà
fateci matura riflessione: c regolatevi ancora col consiglio di qualche faggio,
e buono amico, Sem. Per dopo la mia morte comes avero da disporre le cose
? Pub. Pub. Con lasciare a cattivi figliuoli ma solamente tutto
quello, che non potrei te cogliere loro, non per odio persona le; mà de
loro vizjicon questa condizio. ne però, ch'effendosi ravveduti, dopo un
triennio di vita esemplare, poffino godere un tanto dei frutti della vostra
eredità; e perseverando nel ben operare abbiano ancora d'avere qualche
accrescimento maggiore ; qual perdano intieramente, ed immantinente, ricornando
a menare vita scandalosa. Sem. E se fingeranno di essere divenuti buoni a
fine di poter godere quel i frutto maggiore? Pub. Non sarà meglio, che
facciano così, che operino sfacciaramente male? de l'interno Iddio solamente lo
rimira; le l'esterno appena è palese a gli uomini, i quali di
questo solamente pouno appagarsi; e poi vi è stato qualcuno ancora, ch’hà
incominciato a menar vita migliore, per conseguire qualche premio, che
poi si è ravveduto da dovero. Mec. Vi è l'esempio di quel Soldato,
che [ocr errors][ocr errors] bu COM [ocr errors] [ocr
errors] che si racconra essere stato convertito da S.Francesco Saverio : Questi
era un pessimo uomo, ed iracondo a segno, che non averebbc sofferta una parola
anche indifferente, che non l'avesse appresa detta per lui, e volesse anco
vendicarsene . Le ainmonizioni, ed esortazioni faccegli dal Santo nulla
giovavano; alla fine li disse mostrandogli una moneta di oro, se voleva
guadagnarsela rispose francamente di sì : or sù dunque replicò il Santo venire
meco, e giriamo d'incor. no l'esercito ; Io la porterò in mano, affinchè la
miriate, e voi non avete a fare altro, che di sopportare con pazienza quello,
che udirete dire contro di voi. Fù dato principio alla grande ope. ra,ed egli
rimirando con occhi tifi l'oro, si rideva di quanto male udiva contro di sè, e
cerininato felicemente il giro, guadagnò il premio. Allora il Santo tiratolo da
parte gli disse: figliuolo mio per una si vile mercede voi avere potuto
sopportar tanto, e per un Dio non poteie sofferire una minima particella
diquesto? il Signore Iddio in quel punto $ gli toccò il cuore, e fi ravvide per
sempre. Sem. Mà se poi i difetti de' figliuoli non fossero gravi a questo
segno, e fos. sero di quelli, che pure non disdicano ganto, per essere divenuti
ormai familiari, potrebbero con questi proporsi a sudetti ministeri, ed impieghi
? Pub. Spiegatevi apercamente, quali voi intendere per questi vizj
familiari? Sem. Per esempio se caluno di esli avesse principiato da 14: 0
15. anni a dimorare la maggior parte della notte fuori di casa, e quancunque
suo Padre l'avesse più volte ammonito, che non lo facesse, ed effo ciò non
oftante continuafle; contraeffe debiti; e perchè è figliuolo di famiglia, non
potendosi obbligare, facesse obbligazioni dette pagherà. con grandissimo
difcapito, senza data, per firmarla dopo la morte di suo Padre; ed altre
cosarelle non tanto familiari; come dir male del profimo, di mancare alle volte
alla parola data; ne ga: [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] GS 3 [ocr errors] gare ciò, ch'egli averà
avuto; e se riyscirà, di gabbare il compagao nel giuoco; con altri piccioli
vizj di questa forte? Pub. Cofarelle, piccoli vizj voi chiamate questi! E
non riflettere,che quando il giovane li sarà abituato in questi ugua. glierà
egli taluno de vizioli di primo rango: ad uno che sarà avvezzo la
maggior parte della notte dimorare fuori di sua casa, e sarà giovane, voi
volere impetrare beneficj Ecclesiastici, ed im. picghi gelosi della Republica ?
Và forse a studiare in quelle ore, o a farsi la disciplina negli oratorj,
quando i studj, e questi sono ferrari? e come vi persuadete, che possano
adempire l'obbligo loro, effendo scarf di dottrina, e di buoni costumi, ed
applicati a cose, in cui per la meno inutilmente si perde il tempo a e fatta
che averete rifcllione agli altri loro vizj, che avete apportati ;
consigliatevi colla vostra coscienza se lo potrete fare : mà esaminiamo di
grazia donde ciò proceda, e se sia solamente colpa de figliuoli canto
deviamento. Sem. [ocr errors][merged small] Sem. É' loro
certamente; perchè hò sentito lagnarsene i Padri di questo, col. le lagrime su
gli occhi. Pub. Questo fu il pianto del coccodrillo, che piagneva il suo
figliuolo allorchè lo aveva ucciso: come si sono portati questi Padri
nell'educarli? Sem. Certa cosa è, che tante diligenze, quante ne hò udite
nelle nostre conferenze,non le han faute. Pub. Or dunque, se non gli
hanno educati bene, a dolgano della loro trafcuraggine, perchè viziosi li
vollero efli. Sem. Mà che averanno da fare ora? Pub. Questa penitenza
appunto, che Iddio manda loro;di sopportare figliuo. li viziogi . Sem. Ci
sarà pure qualche rimedio? Pub. Ciè certamente, ed è questo; di fare alli
piccioli nepoti ciò,che non fece. ro a loro figliuoli, cioè di educarli bene;
perchè altrimenti, non essendo capacii loro Padri di fare questo, i vizj non li
fyelleranno mai dalle loro famiglie: Sem. Voi diceste, che questo cocchi
al Padre, Pub, [ocr errors][merged small][ocr errors] Gg 4
Pub. Sibene quando sia capace di farlo, e vi pare, che questi viziofi fiano
abili ad educare i figliuoli a suo dovere? Il loro mal esempio come permetterà,
ch'essi apprendano le virtùd Onde quantunque schiamazzino alle volte redendo i
loro figliuoli viziosi,č incerco se lo facciano per zelo di amore, o per
invidia, perchè non possono essi più con. tinuare fimile vita rilassata essendo
vecchi. Sem. Io hò cap to a bastanza, ed ora compreоdo la cagione; perchè
nell'universale non si possono affatto estirpare i vizj, mà voglio
approfittarmene per casa mia, per non avere anche io a fare il pianto del
coccodrillo. Ma le povere figliuole come si doveranno provedere? essendo gran
disgrazia loro, quando capitassero in mano di simili viziofi. Pub.
Esamineremo anche questo, nà non è ora tempo ; perchè richiede affare si
rilevante lungo ragionamento. CON [merged small][merged small][ocr
errors][merged small] [ocr errors] Pub. Onfesso ingenuamente che non séza rigione alcuni Pa.
driffi contristano ál. lorchè nascono tan, co loro figliuole; perchè il
penfare a collocarle bene non è piccolo intrico, chiamandoli questo affare
dall'Ecclefiaftico opera grande dicendovi: Trade filiam, et grandes opus
feceris, o bomini fenfato da illam; posciache saranno state educate alcune di
effc col timore di Dio, senza lusso,c vagità, modeste comc fi dee, istruite
inquanto è necessario per il buon regolamento di una casa; mà che servirà loro
tutto questo, se capiteranno in mano di un marito imprudente, vizioso, ed
indiscreto! e fimile appunto a quello, ch' ebbe quell'innocente Giustina, il di
cui Epitatio sepolcrale è questo. Immitis ferro secuit mea colla
mari. [ocr errors] Dum propero nivei folvere vincla pedis Durus,
ante thorum, quo nupér nupta coiur, Quo cecidis noftrę
virginitatis honos. Nec culpâ meruisse necem bona Numina testor,
Sed jaceo fasi forte perimpia mei Discise ab exemplo Juftine, difcite
patres Ne nubat fatuo filia veftra viro. Or vedete Sempronio, che gran
facenda è questa ! Mec. La conobbe afrai bene Democr. appresso Stob.
dicendo: Qui bonum generum nactus eft invenis plium, qui verò, malum, fimul et filiam
perdidit: quindi è, che [ocr errors] che saggiamente fù conligliato
da Temiffocle quel Padre, che desiderava das effo fapere, cui dovesse dar per
moglie l'unica sua figliuola; se al dotto povero, o al ricco vizioso, replicò
egli a mè aggrada più l'uomo, che ha bisogno di ricchezze, che le ricchezze,
che hanno bisogno di uomo : come dice Val. Mas. Sem. Mà quando si sono
fatte le diligenze necessarie, e fiè già rincontrato, che sia imprudére, e
vizioso chi la vuole perché non si esclude fimile soggetto? Pub. Se voi
sapeste quante fraudolenti manifatture Gi fanno, per avere unas giovane savia
per moglie, stupireste; anzi quante più d'imperfezzioni hanno i giovani, che
vogliono accasarli seco, tanto maggiormente queste si adoperano, tanto si
fa,che alla fine riesce fimile facenda. Sem. Mà chi sono questi, che
faranno tante manifatture, non essendo capace un fimil giovane di farle?
Pub. Se non sarà cgli, saranno ben’i suoi congiunti, i quali raffidati, che
per [ocr errors] [ocr errors] Il fingo della futura sposa cffo possa
divenire saggio, tanti ponti di oro le faranno, che alla fine caderà a dire di
sì. Sem. Mà i genitori come lo permetteranno? Pub. Saranno ancora
effi sforzati a chinare la cesta, quando colla linguas non poteffero arrivare a
proferire quel doloroso sì. Sem. Saranno dunque anche i suoi genitori
poco prudentia Pub. Oh bene : non fiete voi ancora a pieno informato dal
mondo; mà ne ben Mecenate. Mec. Ne sono pur troppo, anzi fono arrivato a
conoscere, perchè fi dica insa geniofus amor; avendo scoperto, che amore aguzza
l'ingegno de fuoi fenfali, e rende anche artificiofa la lingua alla
menzogna. Sem. Mà che potrebbero fare questi, quando il Padre steffe
faldo in non volergliela dare? Mes. L'ingegno agguzzato fi ferve
dell'autoricà, e la dispone in modo, che [ocr errors][ocr errors] niuno
più degno di merito si affacci a chiederla, per rispetto di colui, col quale si
tratta: e sapere pure, che in questi cali, per non fare inimicizie, non li
vicne mai alla negativa scoperta, potendovi costringere ad addurre un
ignominiofa cagione,per cui far non si vuole: Siprude bensì un mezzo, termine,
quale è che la giovane pensa di farsi monaca; laonde in questo mentre dal
sudetto pretendente fi fanno affacciare tutti li peggiori, ed i più scapestrati
giovani, che siano nella Città a chicderla,e cutci inferiori di condizione ad
ello; talmente che il Paedre, che la vorrebbe maritare, trovan dofi
annojato, alla fine li piega, per non che trovare soggetto migliore, che la
fac. i cia domandare: e tanto più, che si tro verà circondato da
consiglieri già guadagnati da chi la pretende. Sem. Sarà dunque peggiore,
e più id svantaggiosa la condizione della donna nell'accasarsi, che
dell'uomo. Pub. Non ci è dubbio alcuno, perchè l'uomo non è ricercato, ne
violentaco per [ocr errors] en [ocr errors] per parte della
donna, mà beasi effa da chi la brama. Mec. Può essere,che quando voi
prendeste moglie ciò non li coftumaffe ; mà ora posso dirvi di certo, che
questo li pratica, essendo seguito in persona mia, che ho avuto più d'una
richiesta fe.voleva accasarmi colla tale, senza ricercarla. Sem. Or io
quantunque non fia versato sufficientemente nelle cose del mon. do, procurerei
segretamente di trovare un giovane favio, quantunque meno ricco, e la darei a
questi; perchè sposata, che fosse,hò sempre udito dire, che: multa facta
tenent, così finirebbe ogni conresa. Pub. In somma in questi casi, chi
più sà, più s'inviluppa nelle difficoltà; onde alle volte riescono migliori
certe risoluzioni fatte senza tante rifellioni; c voi Sempronio, non avete
detto male; mà non saprete già scegliere questo giovane savio così
all'infretta; converrà dunque che l'impariats, ed [ocr errors][ocr
errors] Ff 3 Ес Pub. [ocr errors] 1 [ocr errors]
1 Sem. Come si doverà dunque fare per conoscerlo? Pub. Il Padre che
ha figliuole da mai ritare dev'essere un Argo, per rimirare nel medesimo
tempo cento giovani, ed offervare i loro andanlegri. Mec. Oggidì però non
è necessario averne tanti ; perchè con soli due occhi moltissimi difetti li
possono ritrovare ne giovani, ed in breve; quantunque non corrano quei
calamitosi tempi, che accenna Giovenale alla satira 13. Humani generis mares
sibi noffe volenti Sufficit una domus, paucos confus me dies, do
Dicere te miferum poftquam illic vec [ocr errors] neris, [ocr
errors] Pub. Fatemi piacere dunque voi, Mecenate,d'istruirlo in questo giacchè
fiece più pratico di mè nel discernere i giova. nili mancamenei correnti;
perchè a tempo mio la gioventù viveva diversamen. te, e perciò fi ftentava più
in iscoprire i loro difetti. Mec. Lo faro, perchè non voglio, ri
CU: [ocr errors] cusandolo, che vi confermiate nellas credenza di qnello,
che di me sospettafte,che io fia nimico delle doone,poscia. chè io ammiro la
virtù in alcune di esse, e perciò non vorrei, che questa mancafse affatto,
abbattendosi in viziofi mariti: onde se voi, Sempronio,vedrere un giovane
accompagnarfi, e conversare continuamente con taluno, conosciuto da voi per
vizioso y tencte pur ancor esso per tale, senza fare altra diligenza;
verificandoli quel proverbio:all'accoppiar ti veggio. Sem. E se fi desse
il caso, che questi non converfaffe con altri? Mec. Questo è difficile
oggidì, che fi conversa tanto; mà se caluno fuggisse le conversazioni,mirate
bene la sua firo. nomia, e se la scorgerete tetra, e inalinconica tenerelo pure
per uomo infociabile, e non senza i suoi difetti proprj; se poi foffe allegro,
disinvolto, e non converfasse oggidi con altri, formatene buon concetto di
esso; perchè lo farà a cagionc, che non troverà coma pa de pagni
bene accoftunati uguali ad effo. Sem. Vorrei qualche altra regola,per
meglio potermene avvedere ; perchè se non conoscefli per viziofi quei, co’quali
egli conversalle, potrei ingannarmi. Mes. Se voi vedrete un giovane stare
in chicfa con poca divozione, e discorserc ivi co i compagni comc farebbe in
piazza, questi farà poco timorato di Dio; se frequenrerà le feste, cd i
passeggi, e rimirerà con grand'arrenzione le donne, in cui si abbaite, farà
egli effemminato; se dispreggerà i suoi compagni, cvorrà avere sopra di essi
una certa superiorità, farà superbo ; se li piacerà vestire con pompa, sarà
vanos se poi oggi dirà una cosa, c domane ne farà una alıra, farà incostante; e
finalmente se frequenterà i ridotti, ove si giuoca, gran genio egli avrà a
questo vizio; in somma da se medesimo colle sue operazioni manifeftcrà i suoi
difetti. Sem. Starei fresco, se aventi d'accomodare una mia figliuola in
questi tempi, dovendo fare tante diligenze; mi cor. H vers pa
[ocr errors] verrebbe prendere la fantcrna di Diogene, ed andare per la città
dicendo: homi. nem quæro, e caminare più di un giorno per trovare, chi fosse in
cucco; e per turto, senza alcun de'detti diferci. Moc. Mà chi non vuole
affogarla, dee anche servirsi del cannocchiale di BONAIUTI (si veda), che
scuopre le macchie del sole. Sem. Io mi persuado, che se i Padri, c le
Madri riguardassero al minuto curti i differti, pochi troverebbero
moglie. Mer. Sarebbe questo la fortuna de i giovani; perchè non trovandola
allorsi che incomiacierebbero a spogliarfi do loro vizj, ed in breve
diverrebbero bene accostumari, ed a tale proposito posso riferirvi ciò, ch'è
seguito in una riguardevole città. Affinchè iCadetti andassero con più fervore,
di quello faccano, alla guerra, cominciarono le donnc a non ammettere alle loro
conversazioni coloro, che non avevano fatte almeno dues campagne in gucrra
viva; conciofiacofache li reputavano vili, e codardi. Servi tale renitepza di
Aimolo grande a tutta la Die la gioventù per andare alla
guerra; segnoche pochi furono quci, che non Si seguitassero i primi, che
vi andarono: or se una fimile ripulsa molte canti ad andare incontro alla
morte; dovrebbe certament’essere di stimolo maggiore, per andare incontro alla
vita migliore, quando questi non trovasfero inoglie. Pub. Vedete voi, Semprouio,
che sconcerti sono questi, di non potere con facilità come prima trovare mariti
a proposito per le figliuole, c.questo da che na. sce, se non dalla cattiva
educazione della gioventù ? rifecrcte dunquc quano co debba premcre
questo affare anco alla Repubblica, Sem. Io lo scorgo molto bene; mà che
fi dovrà fare ritrovandoci in queste an. [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] Mec. Quello che dice quel FILOSOFO, che presc per moglie una donna
allai picciola, allorchè fu interrogato, perchè l'avesse scelta così, egli
rispose : perchè del male conveniva prenderne il minore: il fimile anche dirò
io de'mariti difetto Hhafi; di prendere quei che hanno vizj me. no
considerabili, che fono appunto quelli che riescono men disdicevoli alla
condizione del galantuomo. Sem. Maritandofi dunque con questi, che buona
direzione doverà darfcle da genitori? Mes. Debbono i genitori allorche le
maricano non seguitare quel caccivo costume di alcuni, che le consigliano a
farli rispectare, e ftare sostenute con tutti, di non farli sottomettere alla
prima, perchè diverranno, così facendo, infelicissime, quantunque portassero
groffa dote, mà le consiglino bensì nella forma, che fecero i genitori di Sara,
allorchè la consegnarono per isposa al secondo Tobia con groffa dore; ed uditc
ciocchè fecero Tob, 10. Apprebendentes parentes fo. liam suam ofculari funs
eam, et dimiferunt ire monentes eam, bonorare foceros, diligere maricum, regere
familiam, gubernare domum, da se ipsam inreprebensibilē exhibere. Sem. E
se un Padre avesse tre, o quattro figliuole, che si volessero mari
tare [ocr errors][ocr errors][ocr errors] tare cuite, chc dovrà egli
fare, non efrendo molio ricco? Mec. Maricarle, con dar loro quella dote
più congrua, che può. Sem. Mà li scomoderebbe troppo privandosi di sì
considerabile somma di danaro, o quantità di roba, che con. veniffe dar loro
maritandole turce. Mec. E come potrebbe farac di me00? Sem. Potrebbe
farlo beniffimo con efortarlca fará Monache. Mec. E se non Gi volessero
fare? Scm. Non mancano modi al Padre accorto, che ci facciago, o colle
buones ocolle cattive. Mec. Padre voi chiamare colui, che vuole sforzare
la volontà delle figliuole? chiamatelo Padrigao, non accorto, màcrudele; perchè
qual delitto hanno queste commesso da chiuderle in vitas. contro il loro
genio? Sem. Come chiuderle in vita, trattantandosi'di darle, e
consagrarlo a Dio? Mes, Non si chiama darle a Dio, [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] qualia quando la loro volontà non ci concorra, nè
consacrarle a lui, quando non ci sia il lor consenso : questo li chiamná porle
a penare continuamente, non avendole iddio chiamare a questo stato: ( guai a
quei Padri, che lo faranno, perchè del bene, facendone tanto poco, che non
basterà loro, punto non ne parteciperanno: del male si che ne faranno partecipi
di molto, essendo capaci di farlo, trovandoli in iftato di disperazione. E
fappiate, che mi fù riferito un caso orribile di una di quelle, fatta Monaca
per forza, la quale, quando ebbe eseguito quanto defideraya il Padre, lo chiamò
alle grate del Monastero, cgli disse alle orccchie: fignor Padre or farcte
conten. to, che mi avere levata di casa.in que: fto mondo non ci
rivederemo più; må bensi nell' altro ed in pellimo luogo, perchè ci danneremo
ambiduc . E che vitupero è questo ; per far godere i maschi, li hanno da porre
in disperazione Je feminine? Se voi non potere dar loro dieci mila sçudi di
dorc, dategliene me no, [ocr errors] cina no, ed acca sacele;
quando volontaria. mente non siano inclinate alla vita reli giosa. Non vi
chiederanno già quel tal e giovane per i sposo, mà vi faranno dire bensì,
che la loro vocazione sarebbe di accasarli . Starà dunque al Padre marii
tarle a chi più gli aggrada ; mà so ben io da che ciò procede. Sem. E da
chc? Mec. Dall'eccellive doti, che corrono, le quali oltre il
dispendio,che apportano per le spese grandi, che si richiedono allorchè â
prendono, angustiaao ancora quando hango a darli altrui nel maricarsi le
figliuole. Sem. Or io non voglio nell'anima. mia questo peccato; fe li
vorranno maricare cutte, le lascierò mnaritare; mi diremi: che dote farebbe
proporzionata, Publio? Pab. Quella, che fi foleva comune. mente costumare
prima, che foffero inse dal Prencipe, come già dicemmo; e se [ocr
errors] Hh 4 feaveste da trattare co persone discrete, potreite anche di
loro francamente, che non vi curate di tanti lussi, e perciò volece dare quella
dote, che si costumava in quel tempo, che questi non vi erano: o fi
contenteraano, e voi averete fatto doppio negozio, essendovi anche accertato di
appareatare con gence discreta, e capace; se poi non lo vorranno fare, averete
scoperto, che non sono a proposito per vostra figliuola, volendo clli vivere
con pompa, e lusso eccellivo. Sem. Questa dote li dovrà consegnare
libera? Pub. Questo poi nò; perchè potreb. be alienarli, c restare la
voftra figliuola indotata, Sem. E se non vorranno concludere il
matrimonio fenza la dote libera? Pub, E voi sconcluderelo affatto ;
perchè è un pessimo segno, quando si pretenda questo, denotando che ci sia
bisogno in quella casa di danari. Questo sì, che sposata che farà, consegnare
allo fpolo quanto gli avste prometo; perechè non porrere immaginarvi mai, quan.
ti difturbi aascono tra conjugi per quem fta benedetta dote promessa, e non pio
gaca ; provando bene spesso le povero mogli, per tal cagione, molti mali trace
tamenti. Sem. E se non mi trovali il danaro pronio? Pub. Prendcrelo
più costo ad interesse, e perciò i saggi Padri di famiglia sogliono essere
buoni econoini, con met. tere da parte ogni anno qualche fommi di danaro, per
essere anche puntuali allorchè locano le loro figliuolc; e fanno coato allora
di fare vantaggioso rinvs. Itimento. Som. Sarebbe dunqne bene, che s'iq.
dutriassero i Padri di famiglia coi trafichi, e s'impiegaffero con fervore in
fare confiderabili avanzi. Pub. Di far qucfto non sono cenuri in costo
alcuno; bilta ch'elli non fcia. lacquino le loro rendire, perchè li poslono
anche fare avanzi congderabili in questo modo, ellendo che: Parfimonias eft
magnum veftigab. Sem. [ocr errors][ocr errors] 1 [ocr errors]
di ; Sem. Almeno lo doverebbero fare, avendone molte da maritare.
Pub. Neanco; perchè il buon Padre re, ed avendole educate bene,molti
concorreranno a prenderle, e con onesta doto,perchè porranno a cõro la buona
educazione per qualche migliajo di scudi, essendo realmente essa
l'equivalente;onde saggiamente diffe. Plauto in Aulu. Dummodo morata rectè
veniat dotata eft fatis, ed Orazio nell'ode 24.li: 3. Dos eft magna
parentum Virtus, metuens alterius oiri Certo federe
caftitas. Sem. Oggidi vogliono però dote, e non chiacchiare. Pub. Sì
quelli che s'innamorano della dote, o vogliono spendere più della loro
pollibilità; quelli però, chcbramerango avere una moglie saggia, conlide.
reranno in primo luogo le sue buone qualicà, e di queste faranno maggior ca.
pitale, che della dore, la quale è mero bene di fortuna, dove che quelle,
non fo [merged small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors]
solamente non sono soggette alle sue incostanti vicende, mà sempre
crescono di valore, onde faggiamente Orazio eb- be a dire nella r.
Epistola. Vilius argentum eft auro, virsusibus au- [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Sem. E se il Signore mi delle', in 32stigo de mici peccati,
una figliuola risentita, vana, pronta, loquace, contenziosa, che con tutta la
buona educazione non si fosse potuta mutare, volendo questa marito, che
averò da fare? Pub. Trovarle uno simile a Socrate, che fu li sofferente
colla sua dispetrosa Sancippe ; cioè a dire un giovane sodo, prudente, non
iracondo, mà soItenuto. Mec. Vi fu però quel filosofo,il quale diede una
sua figliuola simile a questa ad ug fuo nemico, e ricercato perchè avesse ciò
fatto, rispose: per gastigarlo: Sem. Doverò in quello caso contenermi
nella moderata dore? Pub. Per levarvi di casa una figliuo: la di questa
forra, non dovete reftare per dat [ocr errors] . Deco feconda la
doro, perche date allo sposo un grande osso da rodere, onde, è di dovere, che
gli diate ancora un poco più di polpa, per consolarlo, cd a fine, che ci abbia
ancora un poco più di soff:renza. Sem. E se questa, la prima volta, che
contrastasse con suo marito, tornaflc a casa mia ? Pub. Voi
immediatamente dovete rimandarla a casa sua, senza darle alcun ricetto, e
sgridarla ancora; acciochè non fi avezzafle a farlo più in avvenire ; con dirle
apertamente, che colà hà da mori. re, perche se il Padre comincierà a darle
ricetto, è finira; ogni giorno seguirango'nuovi sconcerti, e perciò il Profeta
saggiamente disse: Obliviscere domum Pa. tris tui. Mec. Un saggio Padre
in fimile avveniincnto fè questo: Si portò egli medelimo colla sposa dal
genero, e gli disse. Per grazia vi chieggo, che per questa prima volta le
perdoniate per amor mio, nà se mai succederà cosa fimilc in avvemire, datele
pure quel gastigo, che vor. гс [ocr errors] rece; perchè io non
intendo più inters porre nè pur una minima parola a suo favore ; anzi che non
la reputerò più per mia tigliuola, trasgredendo i vostri, e miei comandi. Ella,
che crede, che suo Padre fosse scco andato per isgridare fuo marito, perdè
l'orgoglio a segno, che in avvenire muco modo di vivere. Sem. Se avelli
una figliuola brutta, c mal fina, e volelle marito, che avcrò da fare?
Pub. Primeramente vi dovrete informare col vostro Dottore,se possano i suoi
difetti pregiudicarle nel pártorire, con porre a risico la sua vita; accertato
che farete di questo, che non poffa seguire, maritätela pure nel miglior modo,
che potretc, darele anche buona dote per avere un uomo di
propofito. Mec. Vi fu molti anni sono una lice per cagione, ch'essendosi
sposata senza il consenso de suoi Genitori una giovane, perchè il di lei Padre
pretendevas darle la dote stacutaria, e lo sporo ne chiedeva di vantaggio ;
essendo che oltre gli altri difetti, che aveva era statas sempre senza denti :
giunse queftas istanza all'orecchie del Prencipe, il quale ordinò che
fossero alla rolitas dote accresciuti duc mila scudi di più, per uguagliarc i
difetti, che aveva la sudetta sposa. Sem. Mà se non si affacciaffe
alcuno, che li voleffe, non si potrebbe stimolare a farsi Monaca? Pub.
Questo sarebbe peggiore facrificïo dell'altre, che volevare dare a Dio, essendo
stata rifiutata da tutti gli uomini; e militando per questa ancora le medefine
ragioni, non lo dovete fare ; se non farà chiamata da Dio a questo stato; onde
la potrete tenere in casa vostra, e procurate, che ha servita più degli altri
voltri figliuoli:non dovendo voi permetrcre che all'interne sue imperfezzioni,
vi si aggiungano anco gli esterni (trapazzi. Sem. E con quelle che
averanno la vocazione di farsi Monache, come mi doverò contenere ?,
Pub. [ocr errors] Pub. Primieramente di far esplorare beo bene la loro
volontà, per accertarvi, le lia vera vocazione, c non disperazione ; perchè
alcune in questa cadono alle yo!ce, e precisamente quando non possono avere
quel marito, che bramano; e scoperto che ayerere, che siano chiamate da Dio, adocchiare
tre, o quat. tro Monasterj de più osservanti, į di diversi istituti, e
fare ad effe leggere le i loro regoles acciocchè sappiano ciò, che doveranno
fare; e dipoi dice loro, che fi scelgano quell'istituto,che piace loro, e
fatele pur monacare. Sem. Sarà bene di tenere loro una conversa
per forvirle? Pub. Sc alcuna fosse stroppia, venendole permesfo,fatelo,
per altro non inno. vate cosa di vantaggio di quello, che ivi fi suole
praticare dalle altre ; questo sì che dovrete far loro il livello costumandosi,
e consegnarlo, acciocchè lo faccia. no riscuotere a loro modo,affinchè nó
abbiano da stare dopo la vostra mortc all' indiscretezza de fratelli, i quali
foglio [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr
errors] no essere molto trascurati in soddisfarle, e trattatele in modo, che nő
abbiano bi. sogno di soccorso altrui; perchè così viveranno staccatiffime dal
secolo. Sem. E se qualcuna volesse imparare a cantare, efsendol già
dichiarata di far. fi Monaca? Pub. Non permetterei quefto ; perchè, se
poi fi mutasse, ilche sarebbe cosa ficile cantando delle belle ariette, voi
rimarrette colla cantarina in casa; ditele bensì che lo imparerà allorchè larà
Monaca, perchè ivi averà delle altre compagne ancora, colle quali si potrà
esercitare per meglio apprenderlor Sem. E se volesse viaggiare un poco
per il mondo, prima di chiudersi? Pub. Questo neanco firebbe ben fitto;
perchè col viaggiare si può vedere, e trattandosi,udire più d'una cosa, che
potrebbero rimuoverla dal suo fervore, e. quando questo desiderio procedesse
per cagione di divozione, conducerela in qualche luogo de più vicini, ove sia
qual. chc divoro Santuario, per consolarla. Soma 1'1 Sem. Se
bramasse vestirsi da sposa prima di monacarsi, e ricoprirli di gioje, hò da
permetterlo? Pub. Alifte por motivo di potersi fare l'antichissima
consuetudines per altro doyendofi sposare col Signore, non mi pajono simili
abiti da esso graditi, mà ben. † sì i più modefti: Una sola riflessione in et favor
di ciò ci potrebbe essere, che si portassero per dispreggio, facendo
vedere allorchè li spoglia di esli per rivestira dei sacri, che li rinunziano
tutte le pompe, e vanità mondane. Sem. Rimanendo redove le figliuole, averò
da riceverle più in casa inia? Pub. Effendo uscire da casa vostra, ed
essendosi già dimenticate, come vuole fil Profeta,di essa, non siete più tenuto
di riceverle :- e perciò fi foleva ancora nei Kriti degli átichi Romani
praticare colle Spose di muoverle nell'uscire dalla casa paterna
più volte in giro affinché si die : menticassero affatto di ritornavi più .
Sem. Mà se rimaneffero vedovc affai giovani,e senza figliuoli,che averebbero da
fare così solc li Pub. [ocr errors] Pub. In questo caso, se volessero
corparvi, mostrerebbe essere crudele quel Padre, che ricusaffe riceverle.
Sem. E volendoli queste rimaritare toccherà al Padre penfarci? Pub. Lo
ponno fare senza il di lui consenso; bene è vero però, che le fuggie figliuole
fogliono col consiglio pacerno regolarsi in tutte le cose, ed in particolare in
affare di tanta premura, conforme è questo. Sem. E se avesse più
figliuoli anche pargoletti potrebbe penfare il Padre prima di morire a qualche
ripiego, affinchè fossero questi ben' educaci;perchè rimaritandoli la loro
Madre poco penlicro Gi prenderebbe di effi il Patrigno nell'edu. carli.
Pub. A questo ci vuole un poco di tempo per rillerrerci bene, onde ne pare
leremo nella seguente.i Sopra l'educazione de Pupilli: e come debba ciascuno portarsi
verso i suoi genitori defonti. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] Mec. A pena maggiore, che possa avere il Padre moribondo,
essendo egli in sen. timenti, mi persuado che sia questa: di lasciare i figliuoli
pargoletti, dubicando, che non solamente possano esserc danneggiati nella roba,
mà ezian. dio nell'educazione; posciache rifletterà facilmente, che quando la
Madro pallasso alle seconde nozze, poco penGaro li prenderebbe di elli il
Patrigno, ela pro propria Madre molto certamente farebbe dividendo
l'affecto per merà trà elli, cd i figliuoli gencrati col secondo marito. Laonde
la loro educazione Iddio sà comc anderebbe. Sem. Mà ti è pur
bastantemente proveduto 'a tali sventure, con Tutori, e Curatori; come dunque
potrebbe andar male l'educazione di effi, venendo cosi bene affiftiti?
Mec. Può essere, che a tempi antichi li Tutori fossero di giovamento a Pupil.
li : oogidì però tra questi fanno nulla i mediocri; fanno bensì del gran male i
cattivi, e gli occimi, che operino all'antica sono così pochi, che non sò se
arriveranno al numero di quelli buoni, di cui parla Giovenale: Boni
quippe homines numero vix funt totidem quof Thebarum poriæ, vel
divitis oftia Nili. Sem. Udii pur da voi, Publio, nella Conferenza decima
della decade passa. ta;effere utili alla Republicà gli Economi; or come dunque
i Tutori, essendo an [ocr errors][ocr errors] anch'elli Economi,
possono apportarc e questo gran mile. Pub. Tra l'Economo, ed il Tutore ci
è differenza potabile; conciofacosache all'Economo non appartiene l'educazione
de figliuoli; ed essendo egli splendidamente riconosciuro delle sue fatiche
procura di servire con somma fedeltà, per accrescere, o mantenersi almeno il
credito acquistato, a fine di essere ados, perato in altre fimili contingenze;
essendo che per profeffione lo esercita; dove che il Tutore, dovendo anche
invigilare alla educazione, vedendosi poco, O nulla riconosciuto delle sue
maggiori fatiche, non è cosìgeloso della sua estimazione in cal ininisterio,
per non cu. rara punto di fimile briga inutile, fpecialmente chi non
opererà per virtù, la qual'è da pochi seguirata, e maggiora mente se non si
vede rimunerata secondo il sentimento di Giovenale, il quale dice: Quis
enim virtutem ample&titur ipfam Prema fi tollis? Laon.
[ocr errors] 0 li 3 Laonde non recherà maraviglia se eras efli vi
saranno de cattivi. Sem. E questi, che mali potrebbero apportare,
Mecenate? Mer. Primieramente di lasciar fare a figliuoli ciocche eff
vogliono, e poi ponno prendere tanto amore alla roba de’Pupilli, che se
vogliono, possono arri. vare ad appropriarsene buona parte di cffa. Sem.
Edin che modo ? Mec. Faranno comparire debiti antichi, i quali furono gia
pagati, ed accordandoli con detti finti creditori, fi divideranno per metà il
furto, dando loro indietro l'antiche ricevure ; lascic. ranno vendere
all'incanto i corpi più frucciferi, ed effi vi faranno offerire sot. to mano;
et farà cal vendita, nella quale farà grossa senfaria a lor favore; faranno
rinvestimenti con persone fallite, e non senza considerabilitimi approvesci
loro; in somma, per non infpiegarmi di vantaggio, sarebbe assai meglio, che
questi non ci fossero ; perchè almeno se spregasscro i figliuoli
anderebbe per sodisfare i capricci di chi n'è padrone. Sem. Costumeranno
di far questo i più bisognofi. Mec. I bisognosi lo faranno per biso
. gno, ed i non bisognosi per arricchirsi di vantaggio. Sem. Mà è
possibile, che nel Mondo ci sia gente così iniqua che lo faccia? Mec.
Questa è questione di fatco; di. cendomi il mio Procuratore, che giornalmente
accadono liti di rendiinenti de'conti in cause de Pupilli, e che si vedono
prodotti certi libri di amministrazione così intricati, per ricoprire le
magagne, che ben si scorge essere stati fatti così da gente molto
maliziosa. Sem. Talinente che voi non lodate, che si diano a Pupilli
questi Tutori? Mer. I cattivi certamente noa posso lodarli. Sem. E
quali saranno i buoni? Mec. Quelli, che ricuseranno di accettar qucfte
brighe Sem. I cattivi non sono a proposito, i buoni non vogliono
accettarle; dunque bisognerà cadere a prédere per necelfità i mediocri, che non
fanno nè bene nè male. Oh confideriain corne p')trà andar bene l'educazion de
figliuli! Mec. E perciò doverebbe ogni b:100 Padre di famiglia aver un amico
confidente di lom na integrità, è che fosse anche informato de fuoi interelli,
e que. fti impegnarlo da molto tempo prima ad accettare, se li delle mai il
caso, ch' egli morisfe in tempo, che i suoi figliuo. li avessero bisogno di
guida, che voleffe fargli carità di tenerli, ed allevarli, come se foffero fuoi
; senza però discapito di borsa; ed è cosa facile, che prene desse allora
l'impegno di farlo, perchè fi lusingherebbe, che ciò non fosse per seguire in
breve. Sem. Signor Mecenate mio, scusate. mi, se passo taor'olore; vedo
oggidi il mondo così corrotto che dubiterei molto, che l'amico si ponesse anche
in luogo di Padre con isposare la moglie del l'amico rimasta
vedova. Mec. [ocr errors] Mec. Questo non doverebbe farli da un
buono amico, Sem. Questo ancora è di fatto, conoscendone qualcuno, che lo
hà bevislimo praticaco, e lo sò con tutto che io ab. bi. meno anni di
voi. M:c. Losò anch'io; mà questo diceva per vedere di fuggire il maggiôr
male; or dunque bisogna conchiudere, che doppia disgrazia lia, quando i Padri
muojono giovani, Sem. In fimile intrico dunque o biso. gierà, che il
Dotcore trovi rimedio, che in tal erà non si inuoja, o pure tro. Vire chi poffi
fedelinente indirizire cali Pupilli: avete voi, Doctore, un simile
rimedio? Med. Rimedio per non morire non si è trovato fin'ora; ben è vero
però, che a prolungare la vita con tenersi lon, tani da cerci spropositi massicci,
che possono abbreviarla, a questo si può are rivare. Sem. Ed in che
modo Med. Contenendosi con moderazione nel [ocr
errors][ocr errors] nell'esercizio conjugale; perchè ci so. no taluni, che si
pongono alla disperata in tale facenda, come se nel dì seguente la moglie
dovesse essere loro rubata, senza avvederfi, che ruberà la morte elli alla
moglie, continuando tal vita; oltre poi tanti altri disordini accompagnati a
queste. Bisogna dunque, che viva re. golato chi ha figliuoli di tenera età, e
non li fidi della gioventù ; perchè que. sta tradisce bene spesso, e che
consideri il danno, che apporterebbe alla sua famiglia, con morire prima
d'invecchiarli. Sem. Questo si può fare ; mà se non baftaffe ? perchè hò
veduto morire anchci giovani non aminogliari, e ben regolati ancora; che
doverebbe dunque farli per terminare la vita non tanto dolorosamente?
Pub. Hò udito riferire, che in alcune città vi lia una specie di magistrato,
composto di persone di sperimentata integrità, le quali invigilano a questo ;
onde introducendoli trà di noi potrebbe con consolar molto i Padri,
cui seguiffc fimil e disgrazia duplicata, per lasciare i figliuo li non
atti ancora a poterli da se regola [ocr errors] re. [ocr errors]
Sem. Questo mi piacerebbe, e vi prometro, che procurerei ach'io di entrare in
derto magistrato. Pub. Se vi avelli da porre io, due di difficoltà ci
avrei; la prima, che fiere troppo giovanezessendo cariche da con. ferirsi
a persone di provetta e à, e l'al tra perchè voi lo chiedete, essendo che
A finili impieghi, doyendosi conferire a solimericevoli, aleuoi di questi
più toe $ fto li ricusano, che li domandino; ed è a cosa cerca, che colui, che
brama un ins cumbenza, non solamente senza lucro, mà di molto incomodo
ancora, qualche fine vi hà per lo più vantaggioso per se.. medesimo, il quale
potrebbe rendere infructuoso ogni vantaggio, che da ello, si speraffe .
Serth Che averebbero da fare quefti? Pub. Primieramenre d'inventariare
fedelmente tutto quello, che avesse la. [ocr errors] sciato quel defonto,
di eficare poi il superfluo, e non fruttifero, e rinvestire il ritratto in
faccia de Pupilli, con fare le cose chiare, e senza procacciarli emolumento
alcuno. Sem. E che altro? Pub. Di dare fefto immediatamente
all'educazione; con porre nel migliore feminario i maschi, se saranno di erá
ca. paci, e le femmine in un Monastero dei più csemplari. Sem. Ele
rendite chi le amministrerà? Pub. Un ministro salariato, che fia capace, o più
secondo l'azienda che foffe, i quali rendessero esatto conto ad uno dei detti
sopraintendenti dell'operato ogni settimana, per potersi poi, da più di elli
congregati ogni mese, risolvere gli emergenti più difficili, che ac.
cadeffero. Sem. E degli avanzi, che si farebbe? Pub. Andarli
rinvestendo, allorche foffero arrivati ad una certa somma, con tutte le dovute
cautele acciocchè fosse. ro fatti a ragione veduta.Sem. Nello stabilirli poi
divenuci adulti chi ci penserebbe? Pub. Quci deputati medesimi, che sopra
intendono all'amministrazione. Sem. E se caluno di questi avesse
figliuolo, o figliola, ed apparenrasse cilin eli: 0 pur faceffe quello che fu
obiettaco a Tutori. Pub. Vi sarebbero sopra di ciò, le suc regole, in
quali casi li dovesse proibi. re, o ammettere tra esli l'apparentarli; perchè
quando mai fossero eguali, che male farebbe l'appareatare con gente scelta, e
capace a bene dirigere. Oltre di che con qual amore di vantaggio liarebbe
amministrata quella roba ; ¢ qual educazione più vigilante riceverebbero questi
in cal casoBafteşebbe, che non entraffero poveri in detra soprainten denza
affinchè non seguissero casi disdif cevali, che daffero occalione di inormo,
rare, ed essendo questi scelti nobili, c bencftanti, non li indurrebbero a far
quelle cose, che furono obiercare a Tucori, c tanto più ch'essendo molti a
for pra [ocr errors] sopraintendere difficilmente tra questi vi
sarebbe chi potesse, anche volendo, defraudare iPupilli in cosa alcuna per la
vigilanza degli altri. Sem. E se in detta amministrazione seguisse
qualche disgrazia, chi sarebbe teauto a risarcirla? Pub. O questa
seguirebbe casual. mente, senza colpa altrui, ed in questo caso non sarebbe a
ciò tenuto alcuno, mà se poi ci fi scorgesse inalizia ; il delinquence farebbe
obbligato a risarcirla. Sem. A fare ottenere loro buoni impieghi, e
provedecli di cariche proporzionate alle loro condizioni, e capacità, chi vi
doverebbe pensare, fatti aduki ? Pub. Il medesimo inagiftrato, atinchè
con ragione di potessero chiamare quei, che lo compongono veri Padri della
Patria, cgran sollevatori de Pupilli ; mà divenuti questi capaci sapranno da se
medesimi farli strada per il conseguia mento di effe. Sem. Sino a quale
ctà doverebbero Rarc fotto tal depucazione? Pub. 11 [ocr
errors] Pub. Le femmine fino a canto,che fora ossero collocate; i maschi poi
non sareb* be male in tempi si calamitosi, che vi stessero fino a tanto,
che fossero atti, è 1 capaci di sapersi regolare da se mcdefifoto mi
nell'amninistrazione de loro beni. Sem. E se caluno di questi rimaneffe d
incapace di operare a dovere? Pub. Affinchè non dilapidaffe il fuo,
converrebbe tenerlo soggetto sin tanto, i che vi fosse chi porelle prendere
partii colare direzzione di effi, come sarebbe di qualche fratello di giudizio,
o altro pa• from rente ricco; pio, ed onorato. Sem. Mà questi pareori,
perchè non potrebbero anch'elli prendersi il pensie. iro di amministrare detta
roba de Pupilli, alineno lin tanto, che foffe ftabilico fimile
magiftrato? Mec. I Parenti, Sempronio mio, talia dc quali però, sono
peggiori degli altri, perchè prendono maggior contidenzas colla roba de
fuoi parenti è perciò facilmente se l'appropriano;onde di questi non vi
prevalec, se non quando li scor gere gerete con lunga sperienza,
che siano ve. ramente difinteresati, Pub. dove sono andati quei parenti
antichi, che avevano premura maggiore della roba de loro congiunti,che della
propria : hò veduto io alcuni di que. Iti mettere fuori somme confiderabili di
danaro per folicvarli nelle loro angustic, ed ancor fenza alcuna usura ; ve ne
fu uno tra gli altri, che prese l'amministrazione di un luo cognato, il quale
eras quali che fallito, e lo ripose in piedi, con liberarlo da tutti i debiti
da esso fatti, che ascendevano a fomma molto considerabile. Sem.
Ritornando alla grand'opera di cariià del sudetto Magistrato, mi perfuado, che
in quei luoghi, ove li costu. i Padri morranno senza avere da pensare
all'indirizzo, che dover ango avere i
loro figliuoli divenuti Pupilli. Pub. Occalione non hanno di ricercare
altri inodi : posciache questo Magiftrato pensa non solamente a diriggere i
Pupilli ricchi, ma anche quei che riman goo [ocr errors] gono con
mediocre commodo. Sem. Oh luoghi fclici, ove la morte non reca tanto
cordoglio, divenendo ivi l'amore, e l'autorità paterna a guisa di fenice,
che rinascono, ed alle volce più i profittevoli a figliuoli di quello, che
fos fero prima a cagione dei Padri trascura#ci, e nel costume, e
nell'economia, e se per questi ancora ci fosse qualche cenfoi se, quanto
anderebbero meglio le cose? Mer. Voi, Sempronio, che non avein te ancora
piena sperienza del mondo vorrelte aggiustarlo in un tratto; come
fogliono fare alcuni zelanti giovani, allorch' entrano a governarne qualche
particella di efto. Abbiare de me questo configlio, cavato da Licurgo, che nelle
riforme bisogna camminare affai lenta. mente, e con molta circospezione, per
non cadere in peggio. Sem. Che doveranno fare i figliuoli per mostrarâ
grati verso i loro genitori defonti? Pub. Due cosc, la prima è di mante,
gere nel mondo la meinoria onorovolsdielli, e l'altra, che maggiormente preme,
di alleggerire le loro pene, che possono foffrire nell'altra vita. Mec.
La prima dagli Egizi li praticava con imball mare i corpi de' loro genitori, e
questi conservavano anco gli atavi, i tritavi, con quel auiero maggiore degli
ascendenti, de quali furono eredi, e con quanta stima, c vencrazione
universale! che se ac loro sommi bifogni avessero avuto necessità di danari,
impegnando una di queste mumie, ne trovavano quanti facevano loro bisogno ;
perchè avevano il pensiere di riscuoterle in breve. Gli antichi Romani ancora
fabricano tempj alle memorie de’loro Padri, o per lo meno ftatue per mano di
eccellenti scultori. Sem. Come si doverà fare per mantenere viva la
memoria de genitori? Mec. Se sono stati illustri per le loro rare virtù,
e maneggi, debbonsi anche imitare da figliuoli, per fare scorgere a chi non li
conobbe, di essere le loro virtù passare in effi; insegnandoci
l’Ecclelia. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] ftico al 11. che
in filiis agnofcitur vir. Sem. E se avesse dato alla luce opero
letterarie, doverà imitarlo in queste? Mer. Certamente più in queste che
pcll'edificare ville sontuose, posciache quelle di Cicerone, e di Seneca fono
già da gran tempo distrutte, ma non già i loro libri, i quali continuano i loro
anni sempre più gloriofi alla fama. Pub. Fù interrogato un favio, se
fosse più defiderabile l'acquistare un regno, o l'avere dato alla luce qualche
operas dottrinale, utile a posteri; rispose egli che la seconda; perchè della
prima non pofsiamo eslerne altro, che meri usufrutruarj, privandoci della
proprietà di esso la morte, dove che della feconda ne Gamo perpetui poffeffori,
accrescendo più tosto la morte il valore di essa, e perciò con ragione diffe
Giovenale: sat. Libera fi dantur populo fuffragia quis să Perditus
ut dubitet Senecam preferre Neroni. Sem. E se non avessero fatto cofa
alcuna memorabile ? Kka Mer. [ocr errors] Mec. Debbono i
figliuoli incominciare a farl’elli ; perchè diccndoli poi fatte dal figliuolo
del rale, anco i genicori faranno partecipi della gloria di efsi. Sem. E
se fosse stato un gran Capitano, ed il figliuolo non avesse quel coraggio, che
si richicde in tal carica? Mec. Procuri egli di uguagliare la fua gloria
in cose concerncati alla pace; perchè si dira:il Padre fè prodezze grandi in
guerra, e questi le ha fatte in affari di pace. Sem. Lasciando
debiti più del suo capitale dovrà il figliuolo fodisfarli del fuo, quando
avesse? Mec. Certamente che sì, per non farlo dichiarare fallito ; e di
vantaggio le fors' egli ne paeli Elvetici, per non riceverne infamia;
cottumandog colà gaftigare anche i defonci, che per malizia feceto più debiti
del loro capitale. Sem. E se avesse ricevuto fuo Padre qualche
ignominioso gastigo?. Mec. Dove egli allontanarli dos quel qu I
paesc, per non udirne dir male pui blicamente, non potendolo scusare; per
altro se fosse stato cattivo a quel segno, che non avesse merita co‘limiles
ignominia, doverà colle opere buone, e a gloriofe cancellare ogni memoria
po. co buona di esso; perch' essendo pro? prietà della luce scacciare le
tenebre così ancora delle buone operazioni pre fenti è di
cancellare la memoria delle 8 carrive passate. Sem. E se lo avesse
privato dell'eredi. tà parerna doverà farannullare il testa. mento, avendo ciò
fatto senza cagione? Mec. Sofferendo ciò farà credere, che
certamente lo faceffe fenza cagione, i poichè facendo altrimenti, se non
l'ebbe allorchè lo fè, la previde, per dichia. rarsi dopo la sua morte il
figliuolo concrario alla sua volontà, e di ciò ne dierono un memorabil'esempio
i figliuoli di Metello, i quali, quantunque esclisfi contro le leggi, non
vollero,per riverenza dovuta ai Padre, far istanza alcuna in contrario.
Sem. Kk 3 Sem. Se un Padre ainoroso de fuoi figliuoli, ed anche
pio, volesse, allorchè stà vicino à morte, far distribuire qualche fomma
confiderabile di danaro a poveri, ma perchè l'amore verso i figliuoli lo
portasse a farne effi consapevoli, per vedere se fossero contenti di ciò, come
dovranno contenerfi in fimi. le affare? Mec. Uniformarsi in tutto, e per tutto
al volere paterno, c sappiate che Iddio non solameate gradirà tal atco, mà lo
rimunererà ancora. Pub. Un caso prodigioso si racconta a questo proposito
nel Prato spirituale di un uomo dabene, e fomnmo elemosiniere', il quale,
ritrovandosi vicino a morte, chiamò il fuo figliuolo, cui dopo avergli fatto
vedere una gran somma di danaro disse:figliuolo,che gradirete più, che vilasci
questo danaro, o pure, che vi deputi Gesù Cristo per vostro curatore rispose il
figliuolo: averò più accaro il mio Gesù per curatore: ciò udito fece dispensare
a poveri tutto queldanaro: cosa fè il giusto, e supremo Curatore? Si ritrova in
Costantinopoli, ove egli dimorava, uno de'principali, ch'aveva una sola
figliuola, la quale per essere ricchissima veniva da molti desiderata per
moglie ; il gran Curatore dell'orfano ispirò alla Madre di essa, che infinuaffe
a suo marito, qualmente la loro figliuola avesse più bisogno di un uomo faggio,
che di ricchezze, e che maritandola a qualche Signore correva pericolo ch'ella
fosse malamente trattata: Piaccque cal consiglio al marito, il qnale
repplicolle : preghiamo dunque Sua Divina Maesta, che glielo dia a foo
compiacimento, ed andare voi in quefto punto alla Chiesa a supplicarla,e
có. ducetemi quello, che immediatamente entrerà in Chiesa dopo di voi; qual fù
appunto il pio, e generoso pupillo, dal suo grã curatore arricchito in un
istáte. Mec. Or vedere voi, Sempronio, ch' effetri buoni produce
l'uniformarii colla pia volontà del Padre, e quanto si è detto del Padre doyerà
aacora inrcn. der, [ocr errors][merged small][ocr errors] Kk
4 dersi della Madre, in tutto quello, che apparterrà a
figliuoli. Sem. In che doverà con Gftere il bene che sono tenuti di fare i
figliuoli, per l'anima dei loro genitori? Mec. In sodisfare in primo
luogo tutti i loro debiti, e legati pij, ed adempio re prontamente le loro
disposizioni. Sem. Må se non ci saranno danari pronti, si averanno
d'alienare gli effetti? vi saranno pure i suoi tempi da sodisfarli con
commodo? Mer. Sapete che detti effetti, ne' quali ci è debito; non vanno
considerati come propri, e per ciò, non entrando nell'eredità a favore
dell'erede, che gli dee importare, che si vendano? fe poi li vuole appropriare
a se, ci prenda danari sopra, se non gli hà, e fodisfaccia chi dee averc;; e se
per cagione di detta dilazione quella povera anima penaffe intanto, oh
che bcll'amore moftrerebbe il figliuolo per suo padre, lasciandolo cor. mentare
! Il più chiaro contrafegno di affetto verso fuo Padre è questo, di ob
be [ocr errors] Les bedirlo sollecitamente in fodisfare cioco che diipone
li faccia seguita la sua morte Pub. Or io sono di questo parere, che non
si debba aspettare fino alla morte a fodisfare i debiti contratti, c le
opere o pie, che si vogliono fare, e maggior meate mi sono confermato in
questo leggendo, che vi fosse un certo uomo civile sì, mà assai povero, non
avendo altro, che quattro Sparvieri avvezzati alla caccia, coi quali si
alimentava; vc nendo egli a morte chiamò tre suoi fi& gliuoli, ene
lasciò uno per ciascuno, di cendo loro, che il quarto lo
vendeffero, e ne facessero tanto bene per l'anima sua morto che
fosse. I detti figliuoli il di venente, per vivere se ne andarono
alla caccia coi quattro uccelli, uno de quali seguitando la preda
non tornò più: cominciarono a contrastare tra loro di chi fosse il
perduto, ed ogn'uno giurava, che quello, che era ritornato, ed
aveves sulle mani era il suo ; fi accordarono alla fine, che il
perduro era quello, che dove impiegarli in beneficio dell'anima del
[ocr errors]! [ocr errors][ocr errors] del loro comune Padre; il quale
rimase privo di quel bene. Sem. Oltre di questo doveranoo far
altro? Mec. Avere giornalmente una viva memoria di essi, col
raccomandarli a Dio in tutte l'orazioni, che faranno, fervencemente; perchè non
è picciolo il bene, che da cfli ricevettero, conGitendo in tutto il loro
etlere, e ciò facendo oltre il sodisfare a propri doveri, daranno anche chiaro
indizio deila loro buona cducazione. Sem. Vorrei sapere da voi, Publio, so
la vedova possa essere capace di ben’ educare i propri figliuoli, parendomi che
da principio ne dubitaffe Mecenate, con dire, che non farebbe poco a dividere
il suo amore materno tra i primi figliuoli, e gli altri avuti col secondo
marito, Pub. Perchè nò ; quando ella perseyerasse costante nello stato
vedovile, fosse dotata di senno, e prudenza, ftesse attenta, ed avesse petio da
farsi ftimare, c rispettare da efl, e Mecenate parla del na delle
vedove, che prendono altro marito, non di quelle di cui diffe OVIDIO (si veda),
[ocr errors] che. bes 01 ol Sustinent in viduâ triftia
figna domo. Sem. A trovare però oggidi chi sia il dotata di tante virtù
sarà cosa molto difficile, dicendo di queste Giovenale. Rara avis in terris
nigroque fimillima cygno. Pub. Si a voi, Sempronio, che forse of
anderete solamente in cerca de diferti ili donncschi, mà non già a chi brama
di trovare le virtù, per approfittarsene, o gi ainmirarle; e non crediare
già, che ogbe gidi le virtù sieno affatto efiliate dal d mondo, anzi sappiare,
che quando paa re, che i vizj (i dilatino maggiormente, do allora è il tempo,
ch'esse li affaticano in trovare ricetto dai più lavj, per risplendere
maggiormente: ed io vi poffo finceramente palesare, che ci sono presentemente
alcune vedove, le quali vivono con tanta csemplarità, che ponno uguagliarsi
alle antiche matrone, delle quali i Scrittori fecero tanti grandi elogj. Sem.
Bisogna che queste vivano molto ritirare; c da ciò trascerà che, da me non son
conosciute, laonde notificatemi chi sono, affinche possa anche io fodarle, ed
onorarle, come meritano, ed apprendere insieme dalle loro operazioni qualche urile
documento. Pub. Mostrare certamente troppa cu. riosità, Sempronio, con
volerle conoscore', e se avete deliderio di apprendere qualche documento dalle
loro operazioni, questo lo potrete appagare con udire le relazioni dell'operato
da esse, e tanto maggiormente, che queste non operano a fine di acquistare gloria,
må bensì di bene istruire i loro tigliuoli, e perciò non fi curaro punto di
essere lodate da alcuno, ed a voi è vietato anco il farlo dall'Ecclefiaftico
dicendo: Ante mortem non laudes hominem quemquam. Sem. Informatemi dunque
del modo, che questo hanno tenatoy e tragono in educare i figliuoli? Pub.
Quefte, Sempronio, sono quela le res ope mogli, che
amarono di vero cuore i loro mariti, e perciò appresero da Didone
ciò, che rifeșisce nel quarto dell'Eneidi VIRGILIO (si veda): Ille meos
primus qui me fibi junxit ame- Abftulit ille, babe ai fecum,
fervetque sepulchro. laonde quantunque rimase vedove nel più bel
fiore degli anni, non vollero giammai acconsentire a rimaricarsi;
inà bensì rimirando ne'figliuoli qualche par. ic de’loro genitori
collocarono in elli, per tal cagione cutto il loro materno affetto;
e non li potranno mai baftantemente esprimere le deligenze da esse
usare a pro dei loro vantaggi; posciache, ia cuftodire, ed accrcfcere le
sostanze di clli, che cosa non fanno mai? Sem. E come possono,
essendo mancato il capo di casa, crescerle? Pub. E pure ciò non ostante,
l'hò osfervato in più di una di effe, c quello, che mirende ammirazione, senza
fordida economia, perchè mantengono illo [ocr errors][ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] ro to grado decoroso, senza scemarlo
puoto: laonde sono meritevoli di quell'encomio, che fa CICERONE (si veda) a
Craffo, ed a Scevoli, chiamando il primo moderatiffimo nello fpendere fra i
fplendidi, e l'altro splendidiffimo tra i moderati; vi potrei anche dire di
vantaggio, che avendole osservate e faccillime jipitatrici del bombice, il
quale per formare la sua casa poge tutta la sua miglior softanza in essa, onde
spero, che l'imiteranno anche dopo morte, con divenire farfalle per volarsene
più speditanicnte al Cielo. Sem. Hò udito esaggerare tanto cótro il luffo
nelle passare conferenze ; como mai queste si fanno così bene regolare in
tempi, ne quali ci troviamo.? Pub. Vidifli parimente in quelle, se ben vi
ricorderete, che non mancava presentemente ancora, chi viveffe net costume
ancico, e che non si osservalle da tutti chi operava in tal forma; perchè pochi
erano l'imitatori di efli, c da ciò nasce, che queste di regolano con
tanta aggiustacezza, perchè vivono a quella usanza, e se li vagliono di
qualby che cosa dello presente, lo fanno con gran moderazione, e più per
salvare una certa apparenza, a fine di non singolarizzarsi, che per
vanità. Sem. Mà nell'educarli di che norma si servono? Pub. Di
quell' appimnto, di cui già i parlammo, ina con grandiilima atten#zione;
folamente di vantaggio hò osserte vato, che avendo quefte già bene im
bevuti i figliuoli del rispetto dovuto ad effe ne'ceneri anni, divenuci
poscia più ci adulti, deposto il rigore priiniero si so no servite più
costo della piacevolezza; coli ed in questo modo hanno continuato ad
elggere curta la venerazione ad else dovuta da figliuoli. Sem. E nel
provederli d'impieghi comc li porrano? Pub. Volelle Iddio, che con tanto
fervore operaffino noi alori Padri conforme esse fanno' in questo;
effendoche taluna li ha così ben accomodaci, che: non non si
è renduta loro fenfibile la perdita fatta del Padre, trovandosi presen!emente
in istato tale, che possono contentarsi. Sem. Oh fortunati figliuoli; se
io fossi nei loro piedi, non mi dimenticherei gianımai di tanto beneficio
ricevuto da effe. Pub. Ed io pasferei più oltre, cioè a riflettere i
disaggi, che averano sofferto, per fare conscguire questo bene, e quanto
averanno cenuto occupata la mente co’pensieri, e quante vigilie averanno
sofferte. Or ditemi, vi pare che qucftc, che operano in tal forma, si possano
paragonare alle antiche Porzie, alle Cor. nelie, alle Avie, ed alle Pauline che
cosa fecero quelle più di queste, che meritarono la corona di pudicizia, pero
effere vivate nella stato vcdovile esem. plarissime e Sem. Certamente che
meritano qucm Ite ancora di esser coronate, e credecemi, Publio, che questo
vostro racconto mi hà sommamente confolatozed animato ingeme a prendere moglie;
perchè se io arrivafli á scegliermi una di queste, morrei certamente men
contristato, avendo chi supplirebbe le mie veci nel ben educare i
figliuoli. Mec. Abbiamo finora parlato della cducazione dei figliuoli de
benestanti, e di quelli de' poveri non abbiamo fatta menzione alcuna.
Pub. Conyerrà certamente discorrere anche di questi, essendo cosa essenziale
ondc lo porteremo alla ventura Conferenza. [merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] CONFERENZA
Sopra l'educazione de' figliuoli poveri, e donde venga queita
danneggiata. Publio, Mecenate, Sempronio, i Medico.
Pub. He bella cosa farebbe, se nel monС do ognuno viveffe conforme
richiede l'obbligo cristiano: di non fare altrui, ciò, che a se dispiace:
oh bell’armonia, che nascerebbe da questo allorsì che ciascuno potrebbe vivere
ad occhi chiuli, non trovandosi chi ingannasso il coinpagno ; c tanre sorte di
supplicj, inventare per reprimere', c. gastigare la malizia degl'uomini
rimarrebbero affas. [ocr errors] to oziose; e li ministri di Giustizia a
che | servirebbero, essendo ciascuno retrislimo giudice di se medesimo?
Oh felice, c mi fortunato vivere che sarebbe, essendo ritornato il secol
d'oro, nel quale come lo descriffe OVIDIO (si veda) ne suoi fasti. Proque
metu populum fine vi pudor ipfe regebar, Nullus erat justis
reddere jura labor. E Giovenale nella fac. Cum furem nemo timerer
Caulibus, aut pomis, tu aperto vive.ret borte, Mà quanrunque fiafi tanto
affaticato Platone per farlo ritornare, appena c rimasto ogni suo
pensiero riposto nel ga- binetto delle sue Idee, senza recare vei
runo profitto; onde si può conch iudere, che questo probabilmente non
tornerà [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small]
Sem. Mà non fi potrebbe almeno far ritornare quello di argento ? perchè a
sopportare da gran tempo in qua il secolo di ferro, già divenuto rugginoso,
fembra dura, ed insoffiribile cola. L12 Sem. [ocr errors]
Pub. Questo è difficile; e non meno, che a far divenire un pezzo di ferro
argento; intorno al cui lavoro tanti ci si affaticano indarno. Non sarebbe poco
se a questo di ferro,che noi abbiano, il quale ben diceste, che sia divenuto
rug. ginoso, se gli potesse dare una ripulitura, affinchè non comparisse tanto
deforme, come presentemente par, che sia diveDuto Sem. Facciamolo dunque ; ma
da che parte di esso si doverà principiare? Pub. Da quella più tenera,
come abbiamo fatto finora nei nobili, cioè dalla tenera gioventù, ove la lima
può più facilmente attaccare : cominciate voi dunque a portarmi il lavoro, che
io li. merò. Sem. Qiello, che' mi premerebbe più d'ogni altra cosa,
sarebbe che in. cominciassimo a ripulire un poco i servitori. Pub. La
ruggine in questi è troppo dura; come volete voi, che limi, efsendo di già
quefti divenuti adulti; por [ocr errors][ocr errors] tatemeli giovaneci,
che io cominciero limarli. Sem. E come potranno questi allora discernerli?
Offervandoli, che ne pur i loro figliuoli hanno genio a fare tal meftiero;
ideandosi tanco i Padri, quanto effi, allorchè cominciano a conoscere i
vantaggi della vita civile, di voler parfare ad effa,con avanzarli di
condizione. Pub. Dunque se non si sà precisamente chi voglia incaminarli
per questa via, cominciamo da tutti i figliuoli poveri, che cosi comprenderemo
quelli da incaminarsi in cursi li mestieri nel inedeliino tenipo. Sem.
Che doverà farfi in questi prima di ogni altra cosa? Pub. Quello appunto,
che già dicem. mc:infinuare bene nell'animo loro il fan. to timor di Dio,
base fondamentale di O tutte le virtù morali, e cristiane Sem. E chi
doverà far questo? th Pub. I loro genitori. Sem. E se questi non ne
avessero appreso tanto, che hastaffc loro? Pub. Ci sono i Parochi de'quali è
incombenza,non solamente di proccurare, che fieno istruiti i figlioli, mà
anche, i genitori medelimi, Mec. Se ci fosse un fol pastore in una gran
greggia di pecorelle, molte ne divorerebbero di più i lupi ; onde come potranno
baltare questi, che sono pochi a tanci? Pub. Ci sono i Maestri, che
supplisco. no ancor ela. Mec. Mà quelli che non hanno modo da
tenerli? Pub.Sogovi tante scuole per i poveri, che possono ben ivi
apprendere ciocche appartiene a questo Mec. Mà fe trascureranno di
andarvi, ed intanto innoltrandosi i vizj come firi. medierà? Pub. Colgastigo,
che servirà dierempio agli altri, che non ci cadano, ed a tal effetto ci è per
questi la casa di correzione, ove sono severamente morti. ficati. Mec. Vorrei,
che vedeflimo, Publio, se [ocr errors][ocr errors] fc ci fosse modo
di non avere rovente bisogno di limili gastighi; perchè vado rifcttcndo, che
molti pochi sono correcti da eso; e quantunque ci licno le forche alzate, tanto
i delicti fi comincitono gel inedefimo tempo. Pub. E che prerendete
forse, che nel monda non feguano delicti? Mec. Non pretendo tanto, mà
solamente che sceinino questi più notubilincnte, ed in conseguenza ci sia meno
duopo digastigo. Pub. E come fareste per procurare che minor numero deili
presenti ne leguillero? Mec. Vorrei in diverse parti della cietà
scegliere i più caritativi ; e pii artetici, che ci foffero in ogni
profeflione, ed a questi consegnare, e raccomandare più di uno dei giovanetti,
arrivati in età di poter cominciare ad apprendere i principi di quell'arte,
alla quale 'mostraffero inclinazione, ed abilità. Pub. E prima di detto
tempo chi ne averebbe il pensiero di andarli istruendo nel beo operare? Mr. [merged small][ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small] [ocr errors] Mec. Ci sono pur tanti pii, cd esemplari operarj,
zelantisfimi del buon costume, cui non recherebbe gran briga l'invigilare sopra
di elî, con un ben regolato ripartimento, li quali per rimediare a'disordini
maggiori, che incontrasfero doverebbero avere chi desse loro assistenza, e
braccio autorevole; e credetemi, che dupplicato bene da ciò ne risulterebbe:
cioè, che non anderebbono in quelle ore vagabondando per la città, e li
approfitterebbero insieme di molti buon iavvertimenti, e cosi la gregge
averebbe pastori a proporzione del fuo bisogno: e fapere pure, che quantunque
tanto si operi da questi zelancisfimi nello svellere i vizi già adulti,
nulladimeno per lo più poco, o niente di frutto da cfsi si ottiene, onde mi
parrebbero fatiche con profitto maggiore queste impiegate, allorchè i vizi sono
anco teneri, potendosi allora con più facilità sradicare; che quando sono già
adulti,senza tralasciare però d'invigilare a fradicare anche questi
assodati. Pub. [ocr
errors][ocr errors][merged small][ocr errors] Pub. E chi manterrebbe detti figliuoli da quei artefici;
acciocchè l'istruiffero fin tanto, che il loro lavoro meritalse
premio? Mer. Sarebbe facile qui tra noi a trovarsi il modo, essendoci si
numerose, e considerabili limosine di pane, da diftribuirli a poveri; nè si
potrebbe dubicare in conto alcuno, che questi non folsero tali; onde sarebbero
con giustizia, e profitto impiegare in essi ; nè potrebbero gli altri dolerli,
perchè verrebbero anche distribuite colla discreta propora zione rispetto agli
altri bisognosi invalidi; ne apporterebbero gran briga cinque, o sei ragazzi di
questi, provedusi già di pane, avendoli in bottega; ecenendo loro gli occhi
sopra, non potrebbero andare vagabondando in cerca de vizj conforme
facevano. Pub, E'pensiero questo da macurarsi meglio per discernere, che
vantaggio conliderabile potesse apportare. Sem. E se avessero genio di
studiare? Mec. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Mer. Di questo
ne discorreremo nel fine. Sem, Or ditemi dunque quali sono i vizj
familiari a ragazzi poveri? Mec. Possono essere innumerabili, se non sono
sradicati alla prima da qual. cuno, e tanti appunto, quante sono l'erbe dannose,
et inutili, che nascono in una siepe abbandonata da chi la coltivi. Posciache
questi poffono essere primieramente affatto ignoranti dei misteri della Santa
Fede; non hanno in bocca altre parole, che difonckte, appreses per istrada, e
ral volia per essere figliuolini nè pur fapranno i loro ligniti. cati; fi
afsucfaranno da teneri anni al rubare, e cominciando dalle core commefibili
faran passaggio all'altre ancora; diverranno poi tanto impertin nenti, che
daranno fastidio a tutti; bugiardi, fraudolenci, bestemmiatori, e malizioli a
segno, che quabrunque fico no di dieci, e undici anni saranno già capaci in
pratica di tutti i vizj concernenti alla luffuria. Puo. [ocr errors] [ocr
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[ocr errors] prove, e do po [merged small][ocr errors][ocr
errors] Sem. Ma è poflibile, Dottore, che in sì tenera
età facciano questo? Med. Io più d’uno di questi ho vedy. to venire zoppi
all'ospedale per ca. gione di buboni gallici, che avevano acquistati con tali
viziose ritrovata la verità gli ho anche mol. to bene sgridati.
Sem. Da che diviene questa gran facilità di cadere in fimili vizj? Med.
Lo spiegò Socrate a Teodata bellissima meretrice, allorche li gloriava di
superarlo nel saper sedurre più facilmente essa i suoi scolari,di quello avess'
cgli potuto fare colla sua dottrina in rimuovere dal suo amore i suoi drudi,
con risponderle, che lo credeva, nè punto fi maravigliava di ciò; perch'ella li
tirava all'ingiù, et a seconda del precipizio con poca sua fatica dove ch'egli
dovendoli tirar fuori da questo aveva d'uopo impiegarvi fatica maggiore; come
riferisce Eliano, Sem. Oh so, che crescendo questi vizj con gli apoi,
quanci mali effetti eli pros [ocr errors][ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] Conf. Dec. feconda produrranno!
riempiranno per la meno le galee di genec facinorosa, se pur que. fti non
anderanno sulle forche; onde conosco anch'io, ch'è troppo necessario darci
riparo, altrimenti di questi viziosi ne toccheranno ad ogn'uno per servitori, o
per arrifti: ma come fi potrebbe fare almeno, che non cre. scessero di
vantaggio? Mes. Se non li trova il modo, che non vadano vagabondando per
le piazze, e di cenerli lontani da quei, che fono un poco più adulti di essi,
sempre correranno tali pericoli; e perciò lag. giamente ordinò Ligurgo, che i
figliun. li fossero allevati per i villaggi, e gli Egizi non li faceano porre
alla mensa per cibarsi, se prima noa avcano corso a piè nudi due, o cre leghe.
Ed appresso i Parci, se i loro figliuoli non avevano colla frezza colpito, e
fatto cadere il pane, che posto avevano in luogo eminente, non facevano gustar
loro altro; conforme ancora facevano le donne dell'Isole Baleari, ma colla
fionda, c CO: [ocr errors][ocr errors] così li tenevano occupati,
affinchè non aveflcro campo di avanzarli ne'vizj. Ma trovandosi tra noi
impicghi con direttori discreti, sarebbero questi affai più profitcevoli;
potendoli eziandio formare scuole d'apprendere arti, dove fossero istruiti, e
nella pierà, et in quel mestiero al quale applicassero di genio ; ma per opere
sì magnifiche crè cose si ricercano, le quali sono ; l'autorità del Prencipe ;
valido soccorso; et allistenza allidua di uomini pii, ezclanti del buon
costume. Sem. Ma vi è pur S. Michele a Ripas grande ove si fa tutto
queito; perchè dunque andate cercando altro? Mec. Abbiamo certamente tal
Ospizio Apostolico utiliffimo, esantißimo, ove col timor di Dio G avvezzano, e
si approfittano ancora in diverse arci, era sendo usciti di là molti, ch'erano
prima senza indirizzo, e modo da softcocarli, divenuti capaci d'alimentare se
medesimi, e le loro famiglie; ma questo folo non è sufficiente per educare
tutri i [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] nigliuoli
poveri, che sono nella Città; nè è poffibile moltiplicarne canti altri
confimili ad effo, che foffero fufficienti; onde bisognerebbe trovare un modo
praticabile, acciocche fossero istruiti nella medesima forma, ma senza ag.
gravio di spesa equivalente alla proporzione di quella. Pub. Tutto si
potrebbe fare, ma però se non si toglieffe prima quello, che dasse loro mal'
esempio, gioverebbe a nulla. Meo. Questo è veriffimo; perchè entrando
caluno al servizio, quantunque fosse semplice, e di buon costume,' fe
cominciarse a comandargli il suo padione certe cose, che non li possono dire in
pubblico, effendo indecenti, como potrebbe far di ineno obbedendolo as non
divenire ancor esso diviato? effen. do che: a bove majori discit arre minor, Se
quantunque foffe sobrio, e vedeff: continuamente banchettare, et a vesse tutto
il commodo da disordinare anch' effo, come non diverrà gologfimo? E
par [ocr errors][ocr errors][ocr errors] last particolarmente se si
abbatteffc in chi, come dice Giovenale, Radere tubera terra Boletum
condire, codem in jure na, tantes Mergere facedulas didicit
Sco ap Et cana monstrante gula. Se si accorgerà poi, che manchi di
parola, imparerà anch'esso a farlo dicen. do: se lo fa il mio Padrone, ben lo
posso far arch'io, perchè farà forse oggi di civiltà prar carlo. Voi
dunque, Semi pronio, vidolete attorto dei servirori; doleceri bensì dei
padroni, che gli accoltumano viziosi. Sem. Ma io per la
Dio grazia non fò di questo, e pure mi sono capitati molci cattivi
fervitori. Pub. Saranno stati prima corrotti da altri padroni se non gli
avete corrorti voi, e perciò imparare a non mutarli tanto spesso, potendovi
abbattere ins peggiori, i quali non sarebbero più correggibili: Barbatos
licet admoveas, mille inde magiftros. Mec. Non solamente i servitori si
approfittano del mal'esempio de' padroni, ma tutti gli artisti, e mercanti
ancora, dandosi da caluno di esli a questi, invece del danaro, che avanzano,
certe mercaozie, le quali non trovano ad clitare, e le pongono a prezzi
altissimi, e da ciò essi imparano ad alterare i conti, ed in che forma!
Sem. Ma ci sono pure i periti, che li rivedono, e tarano? Mec. Si bene, ma
però elli l'informano, e fanno ben loro capire, che hanno ricevuto, a ragione
di contanti, assai di meno di quello pretendevano di aver dato loro, a cagione
dei prezzi alterati delle robe ricevute. Sem. Sicche faranno un bel guada.
gno questi, che daranno roba in vece di danaro; e ditemi, Dottore, se ciò si
pratica collo Speziale ancora? Med. Taluno per quanto ho udito lo
fa. Sem. Consideriamo, che buone medicine daranno loro questi, che sono
così malamente pagari. Med. Med. Li poveretti troppo fi sforzano
die a servirli bene; ma certa cosa è, che vo gliono starci in capitale
almeno, c peri ciò non daraano già loro i migliori ri1 nedj. Pub. I
mercanti Moscoviti, prima che it fosse data loro la libertà di uscire dal El
Regno, avevano una bella maniera di contrattare, la quale era di chiedere
soSelamente il giusto prezzo delle loro mer canzic, e guai a colui, che
l'avesse altea si raco; posciache sarebbe caduto in pene sd gravissime.
Mec. Sicoftumerebbe tra noi ancora, 1 se correffe puntualmente il danaro;
må dovendosi tener morto questo più anni, e poi pagarfi Iddio sà come,
bisogna pur, ch'ella pensino al modo, che debbo. no tenere per
guadagnarci ; diano dunSe qne i primi ad edi buon csempio, che fa raono
imitati. Sem. E per fare, che i servitori non divengano viziosi, olcre il
non dar loro mal'esempio, che si potrebbe fare di e vantaggio?
Mer. [ocr errors] Mm Mec. Bisogn' anche procurare, che non abbiano
occasione di addocrinarli in certe cose, che mal'interpretate da efli, da buone
che sono potrebbero divenire pesime; e vi riferirò a tale proposito un esempio.
Si abbatte un giorno un mio amico, che seco aveva due fervi. tori, ad udire un
certo discorso morale, fatto da un buon religioso, mà molto semplice, sopra il
furto, e venuto al par. ticolare, a che fomma questo doveste giugnere per
essere peccaminofo, avvedutosi egli, ch'erano attentissimi i suoi fervitori in
udirlo, chiese incontinente licenza,con iscusa di dover fare certo ur.
gentislimo negozio in quel punto; mà come egli, ini riferì il negozio era, che
non udifícro questi, che li potesse con ficura coscienza rubare una anche
minima cosa, perchè, come diceva, costoro l'averebbero reiterato tante volte in
un giorno, che in breve mi farei impoverito. Pub. Mi persuado ancora, che
non convenga dar loro il comodo di approvecciarsi malamente, con fidarsi alla
sjeca di cili, dando loro gran maneggio; per [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] perchè la comodità appunto fà l'uomo ladro. Mec. Vi
era uno di questi, il quale prendeva cutto all'ingrosso, e con vantaggio
grande, e dipoi lorivendeva a minuto, ed a prezzo rigoroso al suo padrone, e vi
faceva giornalmente guada. gno considerabile, scusandosi in far ciò,
ch'era per sua industria, perchè non gli aveva ordinato di far
questo il suo padrone. Onde ingannavasi costui in credere di non aver obligata,
ad effo tutta la sua industria, come difatto avea. Sem. Sarebbe dunque
riuscito van taggioso per loro se avessero studiato, ed appreso le buone
dottrine. Mic. Se avessero fatto questo non si porrebbero a servire, come
dice uno di questi al suo padrone, allorchè lo sgrida, ch'era un ignorante, cui
replicó: signore se fossi dotto non servirei, mà bensì averei chi mi
servisle. Sem; Ne hò però ayuti di quei, che sono stati alla scuola, e
sapevano anco ra un poco di latino. Ner. [ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors] Mm 2 Mec. Mà che serviva loro questo? Sem. A nulla; mà
però se non mori. vano i loro Padri si sarebbero tirati aranti nello studio, e
forse sarebbono riusciti uomini dotti. Mer. Vorrei, ch'esaminaflimo ora
qual fosse meglio: chei figliuoli dei poveri s'incaminassero per la strada
delle lettere, o pure fi ponessero da principio ad apprendere le arti,
Sem. E che pretendereste forse voi impedire, che ogn’uno non s'incamini a suo
bellagio per la via, che giudica per se più vantaggiosa? Capece pure, che vi
sono stati molti plebci, che sono riusciti in esso come accennò ORAZIO (si
veda) fat. Multos fape viros nullis majoribus oj tos, Ei vixise probos,
magnis du honoribus auctos. Mec.
Questi non saranno stati però miserabili, perchè dice ancora Giove Haud facilè
emergunt quorum virtutibus ebfas. Res angufta domi. e poi se taluno di
questi, inà molto di rado, è riuscito, oh quanti sono andati a
inale! onde vorrei, che vedeffimo quali di questi fieno quelli, che
possono essere capaci di compire questa carriera, ed a quali non
getti conto. Perchè il sen. tiere delle scienze, é assai lungo, ed
crto, ed ha difficile ancora il suo ingresso; come bene lo descrive Silio
Italico dicendo. Ardua faxofo perducit semita clive, Aspera
principio, nec enim mihi fallera, mos est, profequitur labor ad
nitendum intrare volenti. Onde chi non potesse caminarvi fino al fine, che
farcbbe trovandosi nel mezo di esso? non vorrà tornare indiccro per vergogna,
nè potrà ivi foftentarli., per essergli mancata la provisione neceffaria; onde
non sa a che partito appigliarsi; dove che la via delle arti, efiendo assai più
piana, e più breve, ed ancomeno dispendiosa, li renderà più facile, e
[ocr errors] Mm 3 van. vantaggiosa a questi di poterla
cerminare. Sem. Sicchè dunque farà meglio, e più vantaggioso per loro d’incaminarsi
per il sentiero delle arti, giacchè questo si renderà più facile a poveri di
compirlo. Mec. Così credo anch'io, perchè almeno giugneranno a
guadagnarli il pa. ne più spedicamente, e con minor pericolo di rimanere
inesperti. Sem. Come pensate voi di fare questa scelta, di chi sia capace
d’incaminarsi per essa, e chi per l'altra più piano delle arti. Mec. Se
per esempio ci fossero figliuo. li di mediocre talento de poveri artisti, o di
vedove, che appena colla loro fati. ca arrivano ad alimentarli parcamente,
questi sarebbero perduti, volendoli incaminare per la trada delle scienze, e
maggiormente, se saranno i loro genitori avanzati negli anni ; perchè morendo questi,
chi li softenterà trovandoạ nella carriera a qualcuno di quei, che sono
nel principio del camino può essere, che; torni indietro, econ
ripugaanza grande si ponga ad apprendere qualche arre, quelli, che
saranno però più inoltraci, vergognandosi di farlo, come si trove. ranno i
meschini, non avendo chi più li sostenri? talmente che per procac. ciarli il
vitto saranno costretti di fare ogni viltà, purchè salvino l’apparenza del
proseguimento di tale impiego, ch' esli si avevano figuraco di voler
esercitare; laonde poftisi in doslo una toghetta, ed un perucchino, ne quali
consiste il loro capitale, tutti lindi si porranno, essendo ignoranti, a far da
guasta mestiere: e vi pare che questi possano apportare utile alla republica,
stroppiando cause, se prenderanno la via legale? e quello ch'è peggio, che se
per quella della medicina s'incamineranno quanti ne animazeranno impunemente?
Olere poi il discredito, che ne riceverebbono professioni (i nobili, per
cagione di essi. Sem. Mà perchè se ne prevalgono di questi?
Mec. [ocr errors] Mm 4 Mec. Perchè la maggior parte, chc litigano
sono ignoranti; e simili a questi ancora sono quelli, che si trovano malati;
onde come potranno discerneru questi a che segno giunga la di loro abilità? ctanto
più, che quantunque penuriando di dottrina i guasta mestieri, non si trovano
già scarû di malizia, per dare ad intendere lucciole per lanterne quando vi sia
duopo, essendo questi gran; mensognieri. Sem. Quali voi crederefte,
Mecenate, che potessero incaminarli per la via del le scienze con sicurezza
maggiore? Meo. Quelli solamenre a quali il Padre morendo in questo mentre,
poresse lasciare 'ranto, che fosse sufficience a poter terminare i loro studj,
cche fossero di buono ingegno; perchè se non saranno cali gertato averebbero
quel danaro, e rimanendo mendichi, ed ignoranti, questi ancora fi porrebbero a
fare molce viltà, e perciò l'Ecclesiast. csclama. Propter inopiam multi
deliquerunt; de'quali così ebbe anco a dire ORAZIO. Ma Magnum
pauperies opprobrium jubet. Quiduis ad facere et pari, Virtutisque
viam deferit arduam. Sem. A chi toccherebbe di farne la prova del loro
ingeg:10, e capacità? Mec. Niuno meglio de' loro maestri, che li avessero
cominciati ad istruire sarebbe più a proposito; mà taluni di questi alle voltc
consigliano i poveri Padri con poca carità a fare proseguire loro l’opera
mal’incominciara. Pub. Sapere, Mecenate, che non è disprezabile pensiero
questo da voi apportato, e rifletto ora anch'io, che il voler porre con tanta
facilità i poveri all'acquisto delle scienze possa essere una delle cagioni,
che ritardano più tosto la buona educazione, e mi inaraviglio che non si dia
già dato opportuno riparo a questo inconveniente, Mec. Sicte pur pratico
del mondo, e non riflettere, che non tutto arriva all' orecchie di chi vi può
dare rimedio, perchè se vi giugnessero tutte le cose, quanti buoni regolamenti
si prendereb [ocr errors][merged small] Res nale fac. 3:bero dalla
vigilanza di effo. Pub. Che imparassero i figliuoli de’ poveri, a
leggere, scrivere, e l'abaco lo stimerei necessario ; mà che questi poi si
applicassero alli studi delle scienze, non avendo nè capacità necessaria, nè
modo da foftentarli, ora che voi ave. te mostrato tanti inconvenienti lo stimo
dannoso anch'io. Sem. Come fecero Publio, quei celebri filosofi antichi, i
quali erano affatto privi de’beni di fortuna, a divenire così dotti; efsendomi
stato raccontato di Diogene, che appena avesse una botte per
difendersi dall'inclemenze dell'aria : e di Socrate, chę altre di calcare sem,
pre la terra co’piedi nudi, appena venisse ricoperto da un sordido
mantello. Pub. Affinchè meglio comprendiate la verità di quanto diffi,
dovete sapere, che considera AQUINO la povertà in due maniere; ove parla:
Contra genti. Jes; cioè: aut ex coactâ neceffitate, aut ex propriâ voluntate.
Questi filosofi da voi mentovati erano poveri; perchè non [ocr
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e riputandoli dannosi non istudiavano di cumulare richezze, quantunque
das queste 'venissero adescati . Mentre, che non fa Alessandro il
grande per rimuovere dalla sua bramata povertà Diogene, quantunque in
darno? Quan,. to non fi adoperò Archelao per fare divenire ricco Socrate ? mà
egli per liberarsi dalla di lui generosa importunità li fè intendere, che in
Atene a vile prezzo si vendevano le farine, e che colà le acto que nulla
costavano; e perciò questa voin lontaria povertà, non folamente non li contristava,
mà serviva loro più tosto di ajuto per la filosofia; come riferisce 1
Stobeo, fer., che confeffalse, l'isteiro Diogene. Anzi Epicuro passò più
oltre, come si ricava da Seneca nell'epift. persuadendosi egli, che
la volontaria poi vertà, la quale si uniforma alle leggi di natura, non
debba riputarsi povertà, į inà più tosto ricchezza superiore a tutte 3 le
altre, di qual sentimento, oltre molti altri filosofi, è ancora
Democrito; men [ocr errors][ocr errors] tre tre venendo egli
interrogato, come ri. ferisce Scobeo, qual fosse il vero modo da divenire molto
ricco, rispose: con divenire povero di desiderio. Sem. Potrebbero dunque i
nostri poveri figurandoli volontaria la loro forzata povertà, divenire Filosofi
ancor efli. Pub. Non è più quel tempo antico, nel quale i poveri si
contentavano audrirli di solo pane, ed acqua, o di sole erbe, come riferisce
Eliano, che faceffe Diogene; onde questa povertà volontaria, senza un special
dono di Dio si renderà impollibile a conseguirsi. Sem. Vorei sapere,
perchè questa povertà forzata abbia da ritardare l'acquisto delle scienze, c la
volontaria più tosto da promoverlo? Pub. Perchè la forzata contrifta
fortemente l'animo, apprendendo chi la sof. fre di essere infeliciffimo, dove
che la volontaria, riputandoli per feliçità da cui si gode, lo rende sommamente
cranquillo: Laonde chi mai coll'animo con, [ocr errors] tristato potrà
applicare a cose tanto serie, conforme sono le scienze? le quali richiedono
attenta meditazione da cui brama d'approfittarsene. Quindi è, che Aristotile
nel primo della sua Etica ebbe con ragione a dire: Impoffibile eft indigentem
operari bona; e più chiaramente nel secondo della politica. Impossibile eft
inte digentem ftudio vacare; c non potendosi i poveri di spontanea volontà
chiamare in digentes,non milita contro di esli l'autorità di Aristotile; perchè
questi hanno ciocche, fà d'vopo al loro necessario sostentamento, ed è ciò
sufficiente per effi, avendolo fatto conoscere Socrate, riferito da Stobeo al
serm. allorchè diffe: Si res 'mea mibi non fufficiunt, du ego ipfis fufficio,
as fic etiam ipfa mibi; al opposto i poveri, che non hanno povero il loro
desiderio ancora, non li appagano punto di ciò, chè si trovano, braman. do
sempre di vantaggio, sembrando loro quanto hanno per esli insufficiente, c per
tale cagione vivono perperuamente contristati. Or ditemi, Sempronio, se
[ocr errors][ocr errors] avere da dire altro intorno al morale? Sem. Non
altro certamente intorno a questo, e credo di avere udito tanto, che se me ne
approfitterò saprò scegliere la noglie approposito, ed allevare nel buon
costume anche i miei figliuoli, che nasceranno. Mi rimane solamente di sentire
dal dottore, quali vantaggi potrebbe apportare all'educazione la filosofia, e
specialmente in quei figliuoli, che ricalcitrano nello approfittarfi de buoni
documenti morali. FIL. Di questo ne tratteremo domani. – “I have a train
to catch.” Grice: “I like
Gagliardi. In honest Italian prose, he manages to write a treatise for the
week: the first day (or giornata) and so forth. It is an empirical ethical
treatise along Aristotelian lines of the type I classify as ‘is’ rather than
‘ought’. Recall that the fundamental question I pose for pragmatics is why
maxims ought to be followed rather than being, as they are, mainly and ceteris
paribus followed! My answer to that is in three stages, and the first ‘answer,
dull and empirical’ is that the maxims ARE, as a matter of EMPIRICAL fact,
followed. This far Gagliardi goes – and succeeds!” – Grice: “He wrote
extensively, knowing British parents, how a father must take care of his son,
or at least find him a good tutor!” Domenico Gagliardi. Gagliardi. Keywords: “a
dull (if at a certain level adequate) answer to the fundamental question about
the conversational categoric imperative”; moralia, etica, mos, ethos – Grice on
morality – morals – educazione – “We learn not to tell lies from our parents”
Hardie, Ethica Nichomachaea, la formazione del carattere. “Empirical fact we’ve learned since childhood
and it would be difficult to diverge from the practice” – “This is a dull
empirical.” -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Gagliardi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Gaio: la
ragione conversazionale e l’accademia a Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A member of the Accademy. Although
he appears to have enjoyed a significant reputation, next to nothing is known
about him. Porfirio mentions commentaries on Plato by G. that may have been
edited by his pupil Albino. Gaio.
Grice e Galba: la
ragione conversazionale e il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Mussonio:
deportato da Nerone, pardonato da Galba – Deportato da Vespasiano, pardonato da
Tito.
Grice e Galeno: la
ragione conversazionale e la scuola d’Antonino – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Brought to
Rome by Antonino.
Grice e Galetti: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Filosofo. Emporium.
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