Grice e Fazio: all’isola
-- la ragione conversazionale all’isola -- l’implicatura conversazionale della
colloquenza – scuola di Palermo – filosofia palermitana -- filosofia siciliana
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Filosofo palermitano. Filosofo siciliano. Filosofo
Italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “I like Allmeyer; especially his rambles on
Roman philosophy when he taught at Rome – ‘La filosofia romana’ has a very
datable beginning: that infamous embassy that terrified the old Romans but
charmed the younger ones, such as Scipione!” --
Grice: “Due to Gentile, Allmaayer was forced to focus on Italian
philosophy, and Gentile allowed him to call Galileo a ‘filosofo’! – Grice:
“Allmayer’s pragmatics is Griceian: there is a colloquium, when a ‘soggeto’
empirico recognises another soggesto empirco (il tu del’io) – and they shape a
‘noi’ – for this he appeals to concepts of objectivity as intersubjectivity –
If I imply, it is the UTTERER’s expression and implication that is primary, but
I INTEND my implicature to be reccognised by the ‘tu’ – and this does not
‘alienate’ my concrete subjectivity – it does not vanish – it is merely
re-invoked by the other – ‘invoke’ being a linguistic term – vox –: this is
what the ‘assoluto’ stands for, that terrified Bradley!” -- Grice: “I love the fact that Allmayer taught
the history of logic, with a focus on ‘stoic’ logic – and it’s only natural
that ‘stoicismo’ was his favourite stage in Roman philosophy!” – Grice: “Oddly,
Allmayer has a genial commentary on my favourite of Arisotle’s treatises and
the foundation of my method in philosophical psychology – “De Anima””! Insieme a GENTILE (si veda), e altri filosofi, uno
degl’esponenti di spicco della corrente filosofica detta
attualismo. Nacque da Giuseppe Emanuele FAZIO, originario di Alcamo (ex
garibaldino e in servizio presso il Museo nazionale di Palermo) e da Felicina
Allmayer, di origine tedesca, ma residente in Italia. Fin da ragazzo si
interessa alla storia dell'arte. Si laurea in giurisprudenza ma poiché è
appassionato alla filosofia, inizia subito gli studi filosofici e a frequentare
la biblioteca filosofica di Palermo, dove ha modo di conoscere GENTILE (si
veda). Si laurea. Insegna al liceo "Umberto I" di Palermo, dove
comincia la sua ricca produzione saggistica che lo rende famoso in
Italia. La sua carriera continua a Roma. Subito dopo la caduta del
fascismo, F. è sospeso dall'insegnamento; per essere reintegrato dopo la fine
della guerra. Dopo un periodo travagliato della sua vita riprende la
molteplice attività di saggista e critico, oltre che di docente. Si sposa
con Concettina Carta, con cui ha tre figli. Rimasto vedovo, si sposa in seconde
nozze con Bruna Boldrini che, conosciuta col cognome acquisito, è stata tra i
maggiori critici di Fazio e ne ha promosso un'edizione completa delle Opere
(Firenze). F., colpito da infarto tre anni prima, muore a Pisa. In
memoria di questo insigne filosofo e pedagogista di origine alcamese, il liceo
delle Scienze Umane, Economico Sociale, Linguistico, Musicale (ed autorizzato
per le Arti coreutiche) è stato intitolato al suo nome. Professore presso
il liceo di Matera: professore al liceo di Agrigento, vince una borsa di studio
per perfezionamento presso l'Roma docente presso il liceo "Umberto I"
di Palermo: libero docente di storia della filosofia a Roma trasferito a
Palermo, è condirettore del Giornale critico della filosofia italiana,
fondato da GENTILE (si veda) e diretto dallo stesso prima di essere ministro:
docente di filosofia a Palermo: docente di storia della filosofia (con corsi su
Bacone e sui sofisti e Platone) presso l'Roma, in sostituzione di GENTILE (si
veda) e incaricato di pedagogia al magistero di Roma: collaboratore di GENTILE
(si veda) per la riforma scolastica e, con l'incarico di ispettore centrale
degli istituti medi di istruzione, ha affidata la redazione dei programmi della
scuola media: professore non stabile di storia della filosofia medievale e
moderna: ha la cattedra di filosofia teoretica in sostituzione di CARABELLESE
(si veda): preside della facoltà di lettere: commissario per l'amministrazione
straordinaria della sezione arti decorative, annessa alla Scuola artistica e
industriale di Palermo in poi: commissario governativo per l'Accademia di Belle
Arti: sospeso dall'insegnamento e reintegrato dopo la fine della guerra:
cattedra di storia della filosofia dell'Pisa: direttore dell'istituto di
filosofia. Il tramonto del positivismo e l'amicizia con GENTILE (si veda) lo
portano a un impegno ideologico a favore dell'attualismo che sembra poter
portare a un rinnovamento culturale e civile. Secondo l'attualismo, è l'atto
del pensare in quanto percezione, e non il pensiero creativo in quanto
immaginazione, a definire la realtà. Assieme a GENTILE (si veda) e RUGGIERO
(si veda), è uno dei sostenitori di quell'attualismo che ha tutta la seduzione
romantica e tutta la fiducia ottimistica a trarre a séi migliori dei scontenti,
quelli che non si muovevano verso ANNUNZIO (si veda) o MARINETTI (si veda), e
appoggia apertamente, anche con conferenze, l'intervento dell'Italia nel
conflitto mondiale, ma venne riformato alla visita militare. Nelle parole
di Boldrini, che tende a sottolineare la sostanziale autonomia della ricerca
del F. dalla metafisica di GENTILE (si veda), F. giunge a giustificare
l'esperienza storica come vita concreta, in cui le molteplici e diverse forme
confluiscono in un rapporto intersoggettivo, sintesi etico-estetica, nella
specificità di ciascuna. D'altronde, anche CROCE (si veda) in una recensione
del saggio Contributo alla teoria della storia dell'arte (poi in Opere),
mettein dubbio che si puo parlare ancora di idealismo attuale per F. Nel
secondo dopoguerra, in un momento denigratorio dell'idealismo, e maggiormente
dell'attualismo, che è accusato di connivenza col FASCISMO, la posizione di F. è
di aperta difesa dell'attualismo e di un fedele sviluppo del proprio
pensiero. Insegnare è non morire Insegnare vuol dire non morire, ma
entrare in un processo di vita che ci precede e ci prosegue nel tempo: su
questa certezza di F., si basa una spinta pedagogica di tipo socratico, per cui
il maestro si sente un uomo tra uomini, lui più esperto, e loro più giovani, ma
protesi verso il nuovo. L'educatore, nel suo farsi persona, diventa
storico di se stesso, nel rapporto con i propri alunni li deve riconoscere
nella loro singolarità, piuttosto che livellarli. Aprirsi agli altri è il
contributo al vivere: allorché viene meno questo senso di solidarietà col
tutto, si crea in noi il disagio dell'angoscia. Quindi il senso della
vita è quello della speranza e dell'amore: gli altri individui non sono
antitetici al proprio io, ma un indispensabile sbocco del proprio io. Ognuno di
noi si fa compossibile agli altri per ciò che dà e per quello che ripiglia
dagli altri, così il particolare si risolve nell'universale e quest'ultimo nel
particolare. Per F. la speranza è nella certezza che il futuro è nel
presente: sono vecchi, quindi, gli insegnanti che, presi dal passato, trovano
disprezzabile tutto ciò che si produce nel presente, e sciocchi i giovani, e
sbagliato ogni nuovo pensiero. La scuola è vecchia se non riesce a vedere il
mondo nuovo e in rinnovamento; l'insegnante che si racchiude nelle memorie del
passato, manifesta la malattia mortale che si chiama vecchiaia.
Fondazione La Fondazione Nazionale F. è
sorta a Palermo, creata da Giambalvo e F., che venne in Sicilia dalla Toscana
per insegnare Filosofia morale e Storia della Pedagogia; tale istituzione è
stata fondata per onorare il ricordo del marito e per suscitare nelle giovani
generazioni l'interesse per la filosofia. Opere Su: La Sicile illustrée,
articoli e saggi Su: Rassegna d'arte, articoli e saggi, Studi sul pensiero
antico; Sansoni, Galilei; R. Sandron,
Galilei, Palermo, poi in Opere, GALILEI (si veda); Sansoni, Novum
organum: Bacon; Laterza, Dell'anima Aristotele; Laterza, la formazione del problema kantiano, in
Annali della Bibl. filosofica di Palermo, poi in Opere) La scuola popolare e
altri discorsi ai maestri: Battiato, Introduzione allo studio della storia
della filosofia; Zanichelli; Materia e sensazione (Sandron, Palermo, in Opere)
Materia e sensazione; Sansoni, Introduzione alla filosofia; Sansoni, La teoria
della libertà nella filosofia di Hegel (Messina, in Opere) Saggio su Bacone
(Palermo, in Opere) Saggio su Bacone; Il problema morale come problema della
costituzione del soggetto, e altri saggi (Firenze, Monnier, in Opere) Il
problema morale come problema della costituzione del soggetto e altri saggi;
Sansoni, Il significato della vita; Sansoni, Il significato della vita;
Divagazioni e capricci su PINOCCHIO; G.C. Sansoni, Divagazioni e capricci su PINOCCHIO;
Fondazione nazionale F., Ricerche hegeliane; G. C. Sansoni, Ricerche hegeliane;
Fondazione nazionale F., Storia della filosofia; Palumbo, Storia della
filosofia; Sansoni, I vigenti programmi della scuola elementare: Commento e
interpretazione; Firenze, F. Le Monnier, Morale e diritto; Sansoni, Discorsi,
lezioni; Sansoni, Saggi e problemi; Sansoni, Recensioni e varie, La Pinacoteca del
Museo di Palermo e altri saggi; notizie dei pittori palermitani, Palermo,
Prolusioni e discorsi inaugurali; Sansoni, Alcune lezioni edite e inedite;
Sansoni, Alcune lezioni edite e inedite; Sansoni, Spunti di storia della
pedagogia Moralita dell'arte: rievocazione estetica e rievocazione suggestiva
(con postille); Sansoni, Moralita dell'arte e altri saggi; Sansoni. Logica e
metafisica; Sansoni, La storia; Sansoni, Lettere a Bruna; Fondo F. Lettere a GENTILE
(si veda); Fondo F., Introduzione allo studio della storia della filosofia e
della pedagogia; Sansoni, La teoria della liberta' nella filosofia di Hegel;
Principato, Opere; Sansoni, Commento a PINOCCHIO; G. C. Sansoni, Il problema
PIRANDELLO (si veda); Firenze, Belfagor, treccani/ enciclopedia f. (Dizionario-Biografico
GARIN (si veda), Cronache di filosofia italiana., Bari, ad Indicem; f. treccani,
treccani enciclopedia vito-fazio-allmayer_(Dizionario-Biografico)/. F.,//faf. /index//.
Vita e pensiero di F., Firenze, Palermo, con
degli scritti del e sul F., alle
Massolo: F. e la logica della compossibilità, Giornale critico della
filosofia italiana, LUPORINI (si veda), Ricordo di F. in Belfagor, Francesco:
Intenzionalità ermeneutica e compossibilità nell'attualismo comunicazionale di F.:
implicazioni pedagogiche; Fondazione F., A. GUZZO (si veda), F. e ROSSI (si
veda), Filosofia, Giornale critico della filosofia italiana, (scritti di SAITTA
(si veda), MASSOLO (si veda), CARAMELLA (si veda), ALBEGGIANI (si veda), MINEO
(si veda), F.); SANTUCCI (si veda), Esistenzialismo e FILOSOFIA ITALIANA,
Bologna, Negri, In ricordo di F., in Filosofia, GARIN (si veda), Cronache di
filosofia italiana, Bari ad Indicem; F. Esistenza e realtà nella fenomenologia
di F., Bologna, Sichirollo, Filosofia e storia nella più recente evoluzione di
F., in Per una storiografia filosofica, Urbino
Giambalvo, La metafisica come esigenza in Bergson e l'esigenza della
metafisica in F., Palermo, SINI (si veda): Studi e prospettive sul pensiero di
F. il Pensiero, ist. editoriale Cisalpino, Milano-Varese Atti del Congresso di
filosofia F., oggi, Palermo Atti del Convegno su l'estetica come ricerca e
l'impegno dell'artista nel suo mondo, Palermo
(con interventi di Lugarini, Mirabelli, Russo. Attualismo (filosofia) GENTILE
(si veda) RUGGIERO (si veda) Alcamo
treccani, treccani/enciclopedia
vito-fazio-allmayer Dizionario-Biografico Filosofia Filosofo Filosofi italiani Pedagogisti
italiani Insegnanti italiani Insegnanti italiani Professore. Lezione sulla
logica. LORENZINI (si veda). Keywords: colloquenza, colloquio, dialettica,
dialogo, hegel – fascism – he was forced to retire after the fall of fascism,
altmeyer wurd allmeier, LORENZINI, PIRANDELLO. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Fazio” – The Swimming-Pool Library. Vito Fazio. Fazio.
Grice e Fazzini: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – scuola di Vieste –
filosofia viestese – filosofia foggiana – filosofia pugliese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Vieste). Filosofo viestese. Filosofo
foggiano. Filosofo pugliese. Filosofo italiano. Vieste, Foggia, Puglia. Grice:
“I like Fazzini; he can be too theological, but that’s okay!” Divulgatore
di materie filosofiche e il fondatore
dell'omonima scuola private a Napoli, una delle più celebri nel regno delle Due
Sicilie. Figlio di Tommaso e Porzia Medina, che apparteneno a due delle
famiglie più agiate della città. Il suo talento per la filosofia e la
matematica è notato fin dai primi anni. I genitori decisero quindi di far
proseguire i suoi studi in ambienti che potessero garantire una formazione adeguata.
F. si trasferì a Foggia, poi a Benevento e in ultimo nel seminario di Nusco. Qui
trascorse l'adolescenza approfondendo anche lo studio dei
classici. Terminato il seminario, torna a Vieste. Lì, poco dopo il suo
rientro, recita in duomo un'orazione in lode dell'Arcangelo Michele che è molto
apprezzata dal clero e dai fedeli. Il rientro nella città natale è
comunque di breve durata. Desiderando continuare i suoi studi, si trasfere a
Napoli. Venne ordinato sacerdote e nello stesso anno ha come insegnante FERGOLA
(si veda). La scuola di quest'ultimo è un rinomato centro per la formazione e
un punto di incontro per studiosi e ricercatori del Mezzogiorno. Ne è uno degl’allievi
più illustri. Prosegue anche gli studi in filosofia. Si avvicina al
sensismo (empirismo). Ottenne dalla chiesa il permesso di acquisire testi
proibiti sul sensismo, a patto che non ne divulga i contenuti. Questo aspetto
della formazione filosofica influe sulla sua docenza e sulla sua personalità,
determinando una contraddizione che, secondo le testimonianze d’allievi e
amici, lo accompagna per tutta la vita. Apre una scuola privata in cui
venivano insegnate filosofia, matematica e fisica. La scuola ha sede nella
Strada nuova dei Pellegrini, nel quartiere di Montecalvario, e divenne uno dei
centri di studio più rinomati di Napoli. Nel periodo di maggior successo La F. arriva a
contare tra i 300 e i 400 allievi. In una data non precisabile, dovette quindi
spostare la scuola in una sede più grande, in via Magnacavallo, nello stesso
quartiere. Anche dopo aver aperto la propria scuola, comunque, insegna
presso altre scuole private. Dedica all'insegnamento sei o sette ore al giorno.
La maggior parte del tempo di insegnamento di F. è dedicata alla matematica. Al
servizio di questa attività F. pubblica aritmetica, geometria piana e geometria
solida. Oltre all'insegnamento della filosofia, si dedica alla ricerca e alla
divulgazione. Al servizio di queste tre attività allestì anche un laboratorio
scientifico, considerato uno dei migliori di Napoli. Per F. venne composta da
DONIZETTI (si veda) una messa da Requiem oggi perduta, mentre PUOTI (si veda) recita
un elogio di F., di cui è amico. Si occupa a lungo di ricerche scientifiche in
vari campi della fisica. In particolare, studia l'induzione elettromagnetica,
il magnetismo in generale e la relazione tra luce e magnetismo. Non pubblica
però quasi nulla a proposito di queste ricerche, che sono note soprattutto
attraverso le testimonianze di TELLINI (si veda) e di F. È convinto che
diverse delle forze naturali allora note, e in particolare il calorico, la
luce, l’elettricismo, il galvanismo e il magnetismo, sono in realtà diverse
manifestazioni di un'unica forza. Partendo da questa idea di base, studia
soprattutto il magnetismo, e in particolare due fenomeni d’induzione, oggi
spiegati in base alla legge di Faraday, scoperta negl’anni immediatamente
precedenti: il magnetismo di rotazione, scoperto d’ARAGO (si veda)-- il
fenomeno per cui un ago magnetico posto sopra un disco di rame in rotazione
inizia a sua volta a ruotare -- l'induzione tellurica, scoperta da Faraday: la
generazione di una corrente elettrica indotta in un circuito che si muove
attraverso il campo geo-magnetico. Per quanto riguarda il magnetismo di
rotazione, ripeté e approfondì le esperienze d’ARAGO (si veda) notando che la
rotazione dell'ago magnetico si verifica anche quando al di sopra del disco di
rame si sovrappone materiale isolante, mentre non si verifica se il disco di
rame vienne sostituito da un disco di materiale isolante. Per quanto
riguarda l'induzione tellurica, ne identifica con maggiore chiarezza le
modalità. Cerca poi di combinare lo studio di questo fenomeno con quello del
magnetismo di rotazione, costruendo per questo tre diversi apparecchi. Una
ricostruzione dettagliata del modo in cui gli apparecchi operano è fornita sulla
base delle testimonianze lasciate da CIRELLI (si veda) e F.. Descrie una dvelle
sue esperienze sull'induzione tellurica in una lettera a Faraday. Questa
lettera è l'unica descrizione lasciata da F. in persona riguardo ai propri
esperimenti. Esegue inoltre esperimenti sul rapporto tra luce e magnetismo,
proiettando raggi di luce su un ago magnetico. Le testimonianze rimaste, tutte
indirette, non permettono però di ricostruire in modo sicuro le intenzioni di F.
e i risultati dei suoi esperimenti. Altri saggi:: “Elementi di geometria piana”
(Napoli), “Geometria solida: la sfera e il cilindro (Napoli); Elementi di
aritmetica (Napoli). Dizionario biografico degli italiani. La terna dei numeri
primi dispari entro la decade. Il pentalfa pitagorico e la stella fiammeggiante.
La tavola tripartite. La Grande Opera e la Palingenesi. La Tetractis pitagorica
ed il Delta massonico II - La quaterna dei numeri composti o sintetici. Il
numero e le sue potenze REGHINI (si veda). Il matematico ed erudito
fiorentino REGHINI (si veda), alto dignitario della Massoneria prima del suo
scioglimento ad opera del FASCISMO, è il più noto esponente del neo-pitagorismo
nel XX secolo e teorico dell’“lmperialismo Pagano”. Amico di AMENDOLA (si veda)
e di PAPINI (si veda), personaggio di punta della scapigliatura fiorentina
all’epoca delle riviste “Leonardo”, “Lacerba” e “La Voce”, fu a sua volta
fondatore delle riviste “Atanòr”, “Ignis”, e - con EVOLA (si veda) - “UR” - Alla
sua opera sono legate la riproposizione della “magia colta”, neo-platonica e
rinascimentale, che contrappose al Cristianesimo come via d’accesso al divino,
ed una critica radicale dell’occultismo e degli pseudo-esoterismi moderni. In
collaborazione con René Guénon, auspicò la rinascita spirituale dell'Occidente
attraverso la formazione di un’élite iniziatica nel quadro di un processo di
rigenerazione della Massoneria, in cui vedeva un residuo “deviato” di un'antica
organizzazione ermetico-pitagorica, d’origine pre-cristiana ed erede degli
antichi Misteri. Polemista efficacissimo; fu interventista e fautore del primo
fascismo, ma ruppe con Mussolini all’epoca del delitto Matteotti e con
l’instaurazione della dittatura, ritirandosi nello studio della geometria e
della matematica pitagoriche. Già in vita, sul suo conto s’era formata una
corposa leggenda di “mago” e di facitore di prodigi, arricchitasi con il tempo
di altre fantasiose aggiunte». In questi termini, icastici ma sostanzialmente
esatti, una recente biografia (1) presentava la complessa figura di Arturo
Reghini. La storia della presente opera, l’ultima scritta da Reghini prima
della morte, è stata brevemente narrata dal suo discepolo PARISE (si veda) nella
“Nota” di presentazione ad un opuscolo postumo dello stesso REGHINI (si veda):
Chiesi ad A. R. lo sviluppo filosofico ed iniziatico della opera sui numeri
pitagorici; poté condurre a termine, in circa due mesi, un volume su I numeri
sacri nella tradizione pitagorica massonica. LUCA, Reghini. Un intellettuale
neo-pitagorico tra Massoneria e Fascismo, Atanòr, Roma, REGHINI A.,
Considerazioni sul Rituale dell’apprendista libero muratore con una nota sulla
vita e l’attività massonica dell’Autore di Giulio Parise, Edizioni di Studi Iniziatici,
Napoli. Il saggio è finito di stampare per i tipi dello stab. tip. S. Barbara
di Ugo Pinnarò, Roma – Via Pompeo Magno. Editore è il già citato PARISE (si
veda), attraverso Ignis, la medesima che pubblica il saggio reghiniano Per la
restituzione della geometria pitagorica. REGHINI (si veda) muore sei mesi prima.
Nell’elaborazione del testo elettronico si è provveduto ad operare le
correzioni indicate dall’Editore nell’Errata Corrige in allegato alla prima
edizione, nonché quelle di errori di stampa individuati nel corso della
trascrizione, come pure a rettificare talune (rarissime) imprecisioni
bibliografiche sparse qua e là ed indubbiamente dovute alle particolari
condizioni in cui Reghini si trovò a lavorare nell’immediato dopoguerra, senza
la possibilità di effettuare gli opportuni riscontri. Con ciò il Curatore ha
inteso assolvere un debito di riconoscenza contratto esattamente 40 anni fa nei
confronti di PARISE (si veda), sebbene all’insaputa di quest’ultimo. Cosmopoli.
REGHINI I NUMERI SACRI NELLA TRADIZIONE PITAGORICA MASSONICA. Reghini. I
Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica - Premesse Premesse
Libertà va cercando ch'è sì cara Come sa chi per lei vita rifiuta. DANTE,
Purg.,Secondo quanto affermano concordemente gli antichi rituali e le antiche
costituzioni massoniche, la Massoneria ha per fine il perfezionamento
dell'uomo. Anche gli antichi misteri classici avevano lo stesso scopo e
conferivano la teleté, la perfezione iniziatica; e questo termine tecnico era
etimologicamente connesso ai tre significati di fine, morte e perfezione, come
osservava già il pitagorico Plutarco. Ed anche Gesù ricorre alla stessa parola,
tèleios, quando esorta i suoi discepoli ad essere «perfetti come il Padre
vostro che è nei cieli, sebbene, con una delle frequenti incongruenze delle
Sacre Scritture, lo stesso Gesù affermi che nessuno è perfetto ad eccezione del
Padre mio che è nei cieli. La definizione che abbiamo riportato sembrerebbe
esplicita e precisa; eppure con una lieve alterazione formale essa ha subìto
una grave alterazione nel concetto. Per esempio, il dizionario etimologico del
Pianigiani afferma che il fine della Massoneria è il perfezionamento
dell'umanità; e non soltanto molti profani ma anche molti massoni accettano
questa seconda definizione. A prima vista può sembrare che perfezionamento
dell'uomo e perfezionamento dell'umanità significhino la stessa cosa; di fatto
si riferiscono a due, concetti profondamente diversi, e l'apparente sinonimia
genera un equivoco e nasconde una incomprensione. Altri adopera l'espressione:
perfezionamento degli uomini, anche essa equivoca. Ora, evidentemente, non è
possibile sentenziare quale sia l'interpretazione giusta, perché ogni massone
può dichiarare giusta quella che si confà ai suoi gusti, e magari può
compiacersi dell'equivoco. Se però si vuole determinare quale sia, storicamente
e tradizionalmente, la interpretazione corretta e conforme al simbolismo
muratorio, la questione cambia aspetto e non è più questione di gusti. Il
manoscritto rinvenuto dal Locke nella Biblioteca Bodleyana e pubblicato solo
nel 1748 e che è attribuito alla mano di Enrico VI di Inghilterra, definisce la
Massoneria come «la conoscenza della natura e la comprensione delle forze che
sono in essa»; ed enuncia espressamente l'esistenza di un legame tra la
Massoneria e LA SCUOLA ITALA, perché afferma che Pitagora, un greco, viaggiò
per istruirsi in Egitto, in Siria, ed in tutti i paesi dove i Veneziani (leggi
i Fenicii) avevano impiantato la Massoneria. Ammesso in tutte le loggie di
Massoni, acquistò un grande sapere, tornò in Magna Grecia e vi fonda una
importante loggia in CROTONE. A vero dire il manoscritto parla di Peter Gower;
e, siccome il cognome Gower esiste in Inghilterra, Locke rimase alquanto
perplesso nella identificazione di Peter Gower con Pitagora. Ma altri (1)
HUTCHINSON, Spirit of Masonry; PRESTON, Illustrations of Masonry; DE CASTRO,
Mondo segreto, REGHINI, Noterelle iniziatiche. Sull’origine del simbolismo
muratorio, Rassegna Massonica, REGHINI (si veda) I Numeri Sacri nella
tradizione pitagorica massonica - Premesse manoscritti e le stesse
Costituzioni dell'Anderson fanno esplicita menzione di Pitagora. Il manoscritto
Cooke dice che la Massoneria è la parte principale della Geometria, e che fu
Euclide, un sottilissimo e savio inventore, che regolò quest'arte e le dette il
nome di Massoneria. E delle reminiscenze pitagoriche nelle Old Charges è
traccia anche nel più antico rituale stampato il quale attribuisce un pregio
speciale ai numeri dispari, conforme alla tradizione pitagorica. Gli antichi
manoscritti massonici concordano dunque nell'indicare come fine della
massoneria quello del perfezionamento dell'uomo, del singolo individuo; e le
prove iniziatiche, i viaggi simbolici, il lavoro dell'apprendista e del
compagno hanno un manifesto carattere individuale e non collettivo. Secondo la
concezione massonica più antica, la «grande opera» del perfezionamento va
attuata operando sopra la «pietra grezza», ossia sopra l'individuo singolo,
squadrando, levigando e rettificando la pietra grezza sino a trasformarla nella
pietra cubica della Maestria, ed applicando nella operazione le norme
tradizionali dell'Arte Regia muratoria di edificazione spirituale. Con perfetta
analogia una tradizione parallela, la tradizione ermetica che compare anche
innestata a quella puramente muratoria, insegna che la grande opera si attua
operando sopra la «materia prima» e trasformandola in «pietra filosofale»
seguendo le norme dell'Arte Regia ermetica. Essa è compendiata nella massima di
Basilio Valentino: Visita interiora terrae, rectificando invenies occultum
lapidem oppure nella Tabula smaragdina attribuita da moderni arabisti al
pitagorico Apollonio Tianeo. Secondo invece la concezione massonica profana e
meno antica, il lavoro del perfezionamento va attuato sopra la collettività
umana, è la umanità ossia la società che bisogna trasformare e perfezionare; e
in questo modo all'ascesi spirituale del singolo si sostituisce la politica
collettiva. I lavori massonici acquistano in tal modo uno scopo ed un carattere
prevalentemente sociali, se non unicamente sociali; ed il fine vero e proprio
della massoneria, cioè il perfezionamento dell'individuo, viene posto in
seconda linea, se non addirittura trascurato, dimenticato ed ignorato. La
concezione tradizionalmente corretta è sicuramente la prima, e nella
letteratura massonica di due secoli fa ebbero grande voga esagerati e
fantasiosi avvicinamenti ed identificazioni dei misteri eleusini e massonici.
Senza ombra di dubbio il patrimonio ritualistico e simbolico dell'Ordine
muratorio è in armonia soltanto con la concezione più antica del fine della
massoneria; infatti il testamento dell'iniziando, i viaggi simbolici, le
terribili prove, la nascita alla luce iniziatica, la morte e resurrezione di
Hiram, non si capisce quale relazione possano avere coi lavori massonici e con
lo scopo della Massoneria se tutto si deve ridurre a fare della politica.
Storicamente l'interessamento e l'intervento della Massoneria nelle questioni
politiche e sociali si manifesta solo in alcune regioni europee col
trapiantamento della Massoneria inglese nel continente. Quel poco che si
conosce delle antiche loggie muratorie mostra la presenza e l'uso nei lavori
massonici di un simbolismo di mestiere, architettonico, geometrico, numerico;
il quale per sua natura ha un carattere universale, non è legato ad una civiltà
determinata e neppure ad una lingua particolare, ed è indipendente da ogni
credenza di ordine politico e religioso. Per questa ragione il massone, secondo
il rituale, non sa né leggere né scrivere. Un elemento ebraico compare nella
leggenda di Hiram e della costruzione del Tempio, e le parole sacre del novizio
e del compagno (i soli gradi allora esistenti) che si riferiscono a questa
leg(2) The Grand Mystery of Free-masons discovered wherein are the several
questions put to them at their Meetings and installation, London. VERGILIO
VIRGILIO (si veda) Bucolicon, Eglo: Numero impari Deus gaudet. Le iniziali di
questa massima formano la parola vitriol, il solvente universale degli
alchimisti, detto ancor oggi acqua regia. REGHINI (si veda) I Numeri Sacri
nella tradizione pitagorica massonica - Premesse genda sono ebraiche.
Questa leggenda non fa parte del patrimonio tradizionale dell'Ordine; la morte
di Hiram non figura negli antichi manoscritti massonici, e le costituzioni
dell'Anderson ignorano il terzo grado. Comunque la presenza di elementi e
parole ebraiche non deve stupire in un tempo in cui l'ebraico era considerato
una lingua sacra, anzi la lingua sacra in cui Dio aveva parlato all'uomo nel
Paradiso terrestre; è una presenza di cui non va esagerata l'importanza ed il
significato, e che non basta certo a giustificare l'asserzione del carattere
ebraico della Massoneria. La lettera G dell'alfabeto greco-latino, iniziale di
geometria e dell'inglese God, che compare talora nella Stella Fiammeggiante o
nel Delta massonico, sembra che sia una innovazione (senza utilità per chi non
sa né leggere né scrivere), mentre quei due simboli fondamentali dell'Ordine
non sono altro che i due più importanti simboli del pitagoreismo: il pentalfa o
pentagramma e la tetractis pitagorica. L'arte muratoria od arte reale od arte
regia, termine di cui fa uso il filosofo neoplatonico Massimo di Tiro, era
identificata con la geometria, una delle scienze del quadrivio pitagorico, e
non si capisce come Wirth, il dotto massone ed ermetista, possa scrivere che i
Massoni hanno potuto proclamarsi adepti dell'Arte reale perché dei re si
interessarono un tempo all'opera delle corporazioni costruttive privilegiate
del Medio Evo. Gli elementi di carattere muratorio puro costituiscono, insieme
al simbolismo numerico e geometrico, il patrimonio simbolico e ritualistico
arcaico e genuino della fratellanza. Non diciamo patrimonio caratteristico
perché questi elementi compaiono, almeno parzialmente, anche nel compagnonnage,
del resto assai affine alla Massoneria. In seguito, quando le loggie inglesi
principiano ad accettare come fratelli anche gli accepted masons, vale a dire
anche persone che non esercitano la professione di architetto od il mestiere di
muratore, compaiono anche elementi ermetici e rosacroce, ad esempio Elia
Ashmole, come mostra il Gould nella sua storia della Massoneria. Questo
contatto tra la tradizione ermetica e quella muratoria avviene anche fuori
dell'Inghilterra presso a poco nel medesimo tempo, il che naturalmente implica
l'esistenza nel continente di loggie massoniche non derivanti dalla Gran Loggia
d'Inghilterra. Il frontespizio di un importante testo di ermetismo contiene
accanto a simboli ermetici (il Rebis) anche i simboli prettamente muratori
della squadra e del compasso, ed altrettanto accade in un libretto italiano di
alchimia impresso in lamine di piombo e che risale presso a poco a quel
periodo. In questo libretto è raffigurato, tra l'altro, Tubalcain che tiene
nelle mani una squadra ed un compasso. Ora Tubalcain è nella Bibbia il primo
fabbro; e per un errore etimologico allora accettato ed assai diffuso, per
esempio dall'erudito Vossio, venne identificato con Vulcano, il fabbro degli
Dei e Dio del fuoco, che secondo il concetto degli alchimisti ed ermetisti
presiedeva al fuoco ermetico (od ardore spirituale), fuoco il quale compiva da
solo la grande opera della trasmutazione. In un nostro lavoro giovanile (9)
abbiamo dato una errata interpretazione della parola di passo Tubalcain, non
conoscendo la errata identificazione di Vulcano con Tubalcain accettata dagli
ermetisti ed in generale dagli eruditi del seicento e del settecento. Ci sembra
oggi manifesto che questa parola ed altre parole di passo traggano la loro
derivazione dall'ermetismo, e riteniamo probabile che siano state introdotte in
massoneria e poste a lato delle parole sacre a testimonianza del contatto
stabilito tra le due tradizioni, la muratoria e l'ermetica. Le parole di passo non esistono
TYR, Discours Philosophiques, FORMEY, Leida. Cfr. WIRTH, Le Livre du Maître. Si tratta della Basilica Philosophica MYLII, Francof.
(NEGRI, Un codice plumbeo alchemico italiano, nella rivista UR [“Pietro Negri” è lo pseudonimo impiegato
dallo stesso REGHINI (si veda) sulla rivista «UR»] REGHINI, Le parole sacre e
di passo ed il massimo mistero massonico, Todi. Reghini - I Numeri Sacri nella
tradizione pitagorica massonica - Premesse nel rituale del Prichard.
Ermetismo e Massoneria hanno per fine la «grande opera della trasmutazione», e
le due tradizioni trasmettono il segreto di un'arte, che entrambe designano con
il termine di arte regia, già usato da Massimo di Tiro. Era quindi naturale che
si riconoscessero mutuamente affini. Osserviamo come l'adozione del simbolismo
ermetico non avvenga a detrimento della universalità massonica e della sua
indipendenza dalla religione e dalla politica, perché anche il simbolismo
ermetico od alchemico è per sua natura estraneo ad ogni credenza religiosa o
politica. L'arte massonica e l'arte ermetica, detta anche semplicemente l'arte,
è un'arte e non una dottrina od una confessione. Ogni loggia massonica è libera
ed autonoma; i fratelli di una officina erano ricevuti come visitatori nelle
altre purché sapessero rispondere alla tegolatura, ma ogni maestro Venerabile
era l'autorità unica e suprema per i fratelli di una officina. Si ha un
mutamento con la costituzione della prima Grande Loggia, la Grande Loggia di
Londra, e poco dopo venivano compilate per opera del pastore protestante
Anderson le Costituzioni massoniche per le Loggie all'Obbedienza della Gran
Loggia di Londra; e, sebbene teoricamente un'officina potesse e possa mantenere
la propria autonomia o mettersi all'Obbedienza di una Gran Loggia, nella
pratica vengono oggi considerate loggie regolari quelle che direttamente od
indirettamente sono emanazione e derivazione della Gran Loggia di Londra,
supponendo che questa derivazione e soltanto essa possa conferire la
regolarità. Ora è molto importante notare che le Costituzioni dell'Anderson
affermano esplicitamente che per essere iniziato ed appartenere alla Massoneria
si richiede solo di essere un uomo libero e di buoni costumi, ed esaltando (a
differenza delle varie sette cristiane) il principio della tolleranza reciproca
di ogni fratello per le altrui credenze, aggiungendo solo che un massone non
sarà mai uno «stupido ateo. Taluno potrà forse pensare che l'Anderson ammetta
che il massone possa essere un ateo intelligente, ma è più verosimile che l'Anderson
da buon cristiano ammetta che un ateo è necessariamente uno stupido, seguendo
la massima che dice: Dixit stultus in corde suo: Non est Deus. Bisognerebbe qui
fare una digressione ed osservare che in questa disputa tanto chi afferma
quanto chi nega non ha in generale nozione alcuna di quanto afferma esistere o
no, e che la parola Dio viene adoperata di solito con un senso talmente
indeterminato da rendere vana qualunque discussione. Comunque le Costituzioni
della Massoneria sono esplicitamente teistiche; e quei profani che accusano la
Massoneria di ateismo sono in mala fede od ignorano che essa lavora alla gloria
del Grande Architetto dell'Universo; ed osserviamo ancora che questa
designazione oltre ad essere in armonia col carattere del simbolismo muratorio
ha un significato preciso ed intelligibile a differenza di altre designazioni
vaghe o prive di senso come quella di «Nostro Signore», di «Padre di tutti gli
uomini» ecc. Maggiore interesse offre il requisito di uomo libero fatto al
profano per iniziarlo ed al massone per considerarlo fratello. L'Anderson non
fa che continuare a chiamare liberi Muratori i FreeMasons, e resta solo da
esaminare in che cosa consista questa freedom dei Free masons. Si tratta solo
di franchigia economica e sociale che esclude gli schiavi o servi e delle
franchigie e dei privilegi di cui godeva la corporazione dei liberi muratori
rispetto ai governi degli stati e delle varie regioni in cui essa svolgeva la
sua attività? Oppure questo appellativo di liberi muratori va inteso anche in
altro senso di non schiavo dei pregiudizii e delle credenze che non era il caso
di ostentare? Se cosi fosse sarebbe vano cercarne le prove documentate, e la
questione resterebbe indecisa. Pure è possibile dire qualche cosa in proposito
grazie ad un documento del 1509 la cui esistenza od importanza sembra non sia
stata finora avvertita, (10) O. WIRTH esprime categoricamente questa opinione
(Livre du Maître). REGHINI (si veda) I Numeri Sacri nella tradizione
pitagorica massonica - Premesse Si tratta di una lettera ad Agrippa da un
suo amico italiano, certo LANDOLFO (si veda), per raccomandargli un iniziando.
Scrive LANDOLFO (si veda). È un tedesco come te, originario di Norimberga, ma
abita a Lione. Curioso indagatore degli arcani della natura, ed uomo libero,
completamente indipendente del resto, vuole sulla reputazione che tu hai già,
esplorare anche lui il tuo abisso. Lancialo dunque per provarlo nello spazio; e
portato sulle ali di Mercurio vola dalle regioni dell'Austro a quelle
dell'Aquilone, prendi anche lo scettro di Giove; e se questo neofita vuole
giurare i nostri statuti, associalo alla nostra confraternita». Si tratta di
una associazione segreta ermetica fondata da Agrippa ed è manifesta l'analogia
tra questa prova dello spazio da fare affrontare all'iniziando e le terribili
prove ed i viaggi simbolici della iniziazione massonica, sebbene qui la prova
si effettui sulle ali di Ermete; Ermete psicopompo, il padre dei filosofi
secondo la tradizione ermetica, è la guida delle anime nell'al di là classico e
nei misteri iniziatici. Anche qui compare la qualifica di uomo libero,
sufficiente ad aprire le porte a chi bussa profanamente alla porta del tempio;
anche qui compare in sostanza il principio della libertà di coscienza e
conseguentemente della tolleranza; le due tradizioni parallele muratoria ed
ermetica pongono la stessa unica condizione al profano da iniziare: quella di
essere un uomo libero; e ne deriva che presumibilmente essa non si riferiva
alle franchigie particolari delle corporazioni di mestiere, che sarebbe stato
del resto fuori di luogo pretendere dagli accepted Masons che non erano
muratori di mestiere ma liberi muratori. Il carattere fondamentale delle
Costituzioni massoniche d’Anderson sta adunque nel principio della libertà di coscienza
e della tolleranza, che rende possibile anche ai non cristiani di appartenere
all'Ordine. Nelle Costituzioni dell'Anderson la Massoneria conserva il suo
carattere universale, non è subordinata ad alcuna credenza filosofica
particolare né ad alcuna setta religiosa, e non manifesta alcuna tendenza a
lavori di ordine sociale e politico; può darsi che questo carattere
aconfessionaJe e libero inspirasse anche la Massoneria e che Anderson non abbia
fatto altro che sancirlo nelle Costituzioni. Trapiantandosi in America e nel
continente europeo la Massoneria conserva in generale questo suo carattere
universale di tolleranza religiosa e filosofica e resta aliena da ogni
partecipazione ai movimenti politici e sociali, talora accentuando, come in
Germania, il suo interesse per l'ermetismo. Sorgono per altro i nuovi riti e
gli alti gradi, i quali però hanno cura di mantenere intatti il rito ed i
rituali dei primi tre gradi, ossia della vera e propria massoneria detta anche
massoneria simbolica od azzurra. I rituali di questi alti gradi sono talora uno
sviluppo della leggenda di Hiram, oppure si riattaccano ai Rosacroce,
all'ermetismo, ai Templari, allo gnosticismo, ai catari, vale a dire non hanno
un vero e proprio carattere massonico, e dal punto di vista della iniziazione
massonica sono assolutamente superflui. La massoneria sta tutta nei primi tre
gradi, riconosciuti da tutti i riti, e posti alla base degli alti gradi e delle
camere superiori dei varii riti. Il compagno libero muratore, una volta
divenuto maestro ha simbolicamente terminato la sua grande opera; e gli alti
gradi potrebbero avere una qualche funzione veramente massonica soltanto se
contribuissero alla corretta interpretazione della tradizione muratoria ed a
una più intelligente comprensione ed applicazione del rito ossia dell'arte
regia. Naturalmente questo non significa che si debbano abolire gli alti gradi
perché i fratelli insigniti degli alti gradi sono liberi, e quelli di loro cui
piace di riunirsi in riti e corpi per svolgere lavori non in contrasto con
quelli massonici debbono avere la libertà di farlo. Però dal punto di vista
strettamente massonico questa loro appartenenza ad altri riti ed a camere
superiori non li pone in alcun AGRIPPA, Epistol. Cfr. anche la monografia di
REGHINI premessa alla versione italiana della Filosofia Occulta di
Agrippa. Reghini - I Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica -
Premesse modo al di sopra di quei maestri che non sentono il bisogno di
altro lavoro che quello della universale massoneria dei primi tre gradi. Del
resto è manifesto che riti distinti, come quello di Swedenborg, quelli
scozzesi, quello della Stretta Osservanza, quello di Memphis... appunto perché
differenti non sono più universali, oppure lo sono solo in quanto si basano
sopra i primi tre gradi. Dimenticarlo o tentare di snaturare il carattere
universale, libero e tollerante della Massoneria, per imporre ai fratelli delle
Loggie particolari punti di vista ed obbiettivi, sarebbe mettersi contro lo
spirito della tradizione muratoria e contro la lettera delle Costituzioni della
Fratellanza. La prima alterazione appare in Francia, simultaneamente alla
fioritura degli alti gradi. Il fermento degli spiriti in cotesto periodo, il
movimento dell'Enciclopedia, si ripercuotono nella Massoneria, che si diffonde
largamente e rapidamente; ed accade cosi per la prima volta che l'interesse
dell'Ordine si dirige e si concentra nelle questioni politiche e sociali.
Affermare che la rivoluzione francese sia stata opera della Massoneria ci
sembra per lo meno esagerato; è invece innegabile che la Massoneria subì in
Francia, e sarebbe stato difficile che ciò non avvenisse, l'influenza del
grande movimento profano che condusse alla rivoluzione e culminò poi
nell'impero. La Massoneria francese divenne e rimase anche in seguito una
massoneria colorata politicamente ed interessata nelle questioni politiche e
sociali, e si formò quella che da taluni è considerata come la tradizione
massonica, sebbene sia tutt'al più la tradizione massonica francese, ben distinta
dalla antica tradizione. Questa deviazione e questa persuasione è la causa
prima, sebbene non la sola, del contrasto che è poi sorto tra la massoneria
anglosassone e la massoneria francese; anche in Italia essa è stata la sorgente
dei dissensi massonici di questi ultimi cinquanta anni e della conseguente
disunione e debolezza della Massoneria di fronte agli attacchi ed alla
persecuzione fascista e gesuitica. Comunque anche i fratelli che seguono questa
tradizione massonica francese non hanno dimenticato il principio della
tolleranza, e nelle loggie massoniche italiane, anche prima della persecuzione
fascista, si trovavano fratelli di ogni fede politica e religiosa, compresi i
cattolici ed i monarchici. Va anche ricordato che nel periodo di poco
precedente lo scoppio della rivoluzione francese non tutti i massoni
dimenticarono la vera natura della Massoneria, sebbene disorientati dalla
pleiade di riti diversi e contrastanti; e si tenne il Convento dei Filaleti
allo scopo di rintracciare quale fosse la vera tradizione massonica, ossia, la
vera parola di maestro che, secondo la stessa leggenda di Hiram, era andata
perduta. Al Convento dei Filaleti convennero massoni di ogni rito, tutti
desiderosi di ristabilire l'unità. Il solo Cagliostro, che aveva fondato il rito
della Massoneria Egiziana in soli tre gradi, dedito esclusivamente all'opera
della edificazione spirituale, rifiutava di partecipare al Convento dei
Filaleti per ragioni che sarebbe lungo esporre. L'influenza massonica francese
si affermò, dopo la rivoluzione e durante l'impero, anche in Italia; la
presenza anche oggi di alcuni termini tecnici nei «travagli» massonici come il
«maglietto» del Venerabile, versione poco felice del maillet ossia del
martello, ne fa testimonianza La massoneria francese e quella italiana ebbero
durante tutto lo scorso secolo intimi rapporti, ed assunsero insieme talora
atteggiamento rivoluzionario, repubblicano ed anche materialista e positivista
seguendo la voga filosofica del tempo. Non si può dire per altro che la massoneria
divenne in Italia una massoneria materialista, perché non soltanto fu sempre
tollerante di tutte le opinioni, ma venerò in modo speciale la grande anima di MAZZINI
(si veda); ed i grandi massoni italiani come GARIBALDI (si veda), BOVIO (si
veda), CARDUCCI (si veda), FILOPANTI (si vda), PASCOLI (si veda), TORRIGIANI
(si veda) ed AMENDOLA (si veda) sono tutti idealisti e spiritualisti. È
riserbata alla TEPPA FASCISTA la selvaggia furia di devastazione dei Cosi pure
pietra polita invece di pietra levigata dal francese pierre polie; lupetto ed
anche lupicino che è una versione di louveton, a sua volta trasformazione
fonetica e semantica da Lufton, figlio di Gabaon, nome generico del massone
secondo i primitivi rituali inglesi e francesi. REGHINI (si veda) - I
Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica - Premesse nostri
templi, delle nostre biblioteche ed il vandalismo che fece a pezzi i ritratti
ed i busti dei grandi spiritualisti come MAZZINI (si veda) e GARIBALDI (si
veda) che decorano le nostre sedi. D'altra parte bisogna riconoscere che, se la
massoneria anglosassone ha sempre mantenuto il carattere spiritualista e non ha
mai pensato a dichiarare la inesistenza del Grande Architetto dell'Universo,
essa è stata spesso incline, e lo è ancora, a conferire un colorito cristiano
al suo spiritualismo, allontanandosi dallo spirito di assoluta imparzialità ed
aconfessionalità delle Costituzioni dell'Anderson. Non si può negare che
l'imporre il giuramento sul Vangelo di Giovanni sia una manifestazione non
troppo tollerante rispetto a quei profani ed a quei fratelli che, essendo
agnostici, o pagani, od ebrei o liberi pensatori, non sentono particolare
simpatia per il Vangelo di Giovanni e non sanno nulla della tradizione
gioannita. L'intolleranza si accentua con l'andazzo di infliggere la lettura ed
il commento di versetti del Vangelo durante i lavori di Loggia. Questo mal
vezzo, qualora si affermasse, ridurrebbe i lavori di Loggia al livello di un
service di una chiesa quacchera o puritana, ad una specie di rosario e vespro
fastidioso, inconcludente, e ripugnante alla libera coscienza dei moltissimi
fratelli i quali, anche in Inghilterra, ed in America, non solo non vanno alla
messa, e non accettano l'infallibilità del Papa, ma non accettano più neppure
l'autorità della Bibbia. Vale la pena di provocare il disagio e l'insofferenza
tra le colonne senza sensibile compenso? Si crede proprio con simili mezzi di
convertire gli altri alla propria credenza, e di arginare la potente ondata
dell'agnosticismo inglese ed americano? Queste considerazioni inducono a
mantenere alla Massoneria il suo carattere universale al di sopra di ogni
credenza religiosa e filosofica e di ogni fede politica. Il che non vuol dire
che si debba fare astrazione dalla politica. Occorre infatti difendersi.
L'intolleranza non può lasciare prosperare la tolleranza; e la tolleranza tutto
può tollerare salvo l'intolleranza dichiaratamente ostile. Appena comparvero le
Costituzioni dell'Anderson col loro principio della libertà e della tolleranza
la Chiesa cattolica scomunicò la Massoneria rea appunto di tolleranza; e
l'accanimento contro la Massoneria non si è mai più smentito. In Italia la
persecuzione contro la Massoneria in questo ultimo ventennio è stata iniziata e
sostenuta dai gesuiti e dai nazionalisti; ed i fascisti per ingraziarsi questi
messeri non esitarono a provocare l'avversione del mondo civile contro l'Italia
con le loro gesta vandaliche contro la massoneria. I gesuiti hanno perduto
questa guerra; ma la peste dell'intolleranza non è finita, anzi si affaccia
sotto nuove forme e ne segue la necessità di prevenirla. D'altra parte giunge
l'ora, se non erriamo, di spargere la Massoneria sopra tutta la superficie
della terra e di stabilire una fratellanza tra gli uomini di tutte le razze,
civiltà e religioni; e per assolvere questo compito è necessario che la
Massoneria non abbia una fisionomia ed un colorito che appartiene solo alla
minoranza dell'umanità a cui le grandi civiltà orientali, tutta la Cina, tutta
l'India, il Giappone, la Malesia, il mondo dell'Islam si sono dimostrati
refrattarii. La cosa è possibile sin tanto che la Massoneria non si circoscrive
in una qualunque credenza e resta fedele al suo patrimonio spirituale che non
consiste in una fede codificata, in un credo religioso o filosofico, in un
complesso di postulati o pregiudizii ideologici e moralistici, in un bagaglio
dottrinale in cui si creda contenuta ed espressa la verità cui convertire i
miscredenti. Bisogna pensare che, anche se esiste la vera religione o la vera
filosofia, è una illusione il credere di poterla conquistare o comunicare con
una conversione o con una confessione od una recitazione di formule
determinate, perché ognuno intende le parole di questi credi e formule a modo
suo, conforme alla sua cultura ed intelligenza: ed in fondo esse non sono, come
diceva Amleto, che words, words, words. Fin tanto che non ci si ragiona sopra,
permane l'illusione di comprendere queste parole nello stesso modo; appena si
comincia a ragionare, sor Cfr. gli art. Di BODRERO nell'organo della Compagnia
di Gesù, la Civiltà cattolica, ed il giornale Roma Fascista; cfr. et.: Ignis e
Rassegna Mass., annata REGHINI (si veda) - I Numeri Sacri nella tradizione
pitagorica massonica – Premesse] gono le sette e le eresie, ciascuna persuasa
di possedere la verità. La sapienza non può essere razionalmente intesa,
espressa e comunicata; essa è una visione, una vidya, essenzialmente e
necessariamente indeterminata, incerta; e, aprendo gli occhi alla luce con la
nascita alla nuova vita, ci si avvia a questa visione. L'arte muratoria od arte
regia è l'arte di lavorare la pietra grezza in modo da rendere possibile la
trasmutazione umana e la graduale percezione della luce iniziatica. Il che non
significa naturalmente che la Massoneria abbia il monopolio dell'arte regia.
Durante questi ultimi due secoli la grande maggioranza dei nemici della
massoneria ha fatto sistematicamente ed unicamente ricorso soltanto
all'ingiuria ed alla calunnia facendo leva sui sentimenti moralistici e
patriottici. Si è affermato che i lavori massonici consistono in orgie
abbominevoli, svisando a questo scopo i rituali, si sono svelate le cerimonie
massoniche ponendole in ridicolo, si è accusato i massoni di tradire la loro
patria a causa del carattere internazionale dell'Ordine, si è affermato che la
Massoneria non è altro che uno strumento degli Ebrei, sempre mirando ad
ingannare ed aizzare i fedeli credenti ed il grosso pubblico contro la «Società
Segreta». I massoni naturalmente sapevano bene che non si trattava che di
calunnie; e, non potendoli persuadere, si è pensato a sopprimerli od a togliere
ad essi la possibilità di adunarsi, di lavorare, di rispondere e di difendersi.
Recentemente uno scrittore cattolico ha pubblicato uno studio storico sopra «la
Tradizione Segreta» condotto con competenza ed abilità, ed in cui le contumelie
e le solite calunnie dirette a fare presa sull'animo dei profani sono state
sostituite da una critica insidiosa diretta a fare presa sul lettore colto ed
anche sull'animo dei fratelli. Questa critica afferma che nel fondo della
tradizione segreta è contenuto il vuoto assoluto e conclude con l'affermare che
«la Scuola Iniziatica o per essa la Tradizione Segreta, non ha insegnato
assolutamente nulla all'umanità. Veramente non si capisce bene come si possa
allora anche affermare che questo vuoto assoluto, «questa tradizione segreta
coincide, se pure spesso in forma corrotta, con le dottrine gnostiche», ma non
pretendiamo troppo. La Massoneria è dunque, secondo l'autore, una sfinge senza
segreto perché non insegna alcuna dottrina, ed il lettore è così portato a
concludere che essendo priva di contenuto la Massoneria non val niente. In
quanto precede noi abbiamo mostrato che la Massoneria non insegua alcuna dottrina
e non deve insegnarne; e che questo è un merito e non un demerito della
Massoneria. Per concludere poi che, non contenendo una dottrina, la Tradizione
segreta contiene il vuoto assoluto bisogna credere che soltanto una dottrina
possa occupare il vuoto. Afferma ancora il Del Castillo che «il sistema
iniziatico suppone che l'uomo possa arrivare a capire con lo sforzo del
cervello i problemi insoluti del cosmo e dell'al di là»; e che la Chiesa
cattolica oppone alle vane elucubrazioni dei così detti iniziati la forza
intangibile del suo dogma che deve essere unico perché non possono esistere due
verità»; e che IL SISTEMA INIZIATICO è
incompatibile can il cristianesimo. A queste e simili affermazioni rispondiamo
che ignoriamo la esistenza di un sistema iniziatico, che non conosciamo
iniziati che facciano delle supposizioni, e tanto meno che si illudano di
potere capire col solo cervello e con elucubrazioni di problemi insoluti: ma
non ci è possibile ammettere che la fede in un dogma costituisca una conoscenza
perché sapere non è credere. Anzi noi comprendiamo che la verità è
necessariamente ineffabile ed indefinibile, e lasciamo ai profani l'ingenua e
consolante illusione che sia possibile una qualsiasi formulazione della verità
e della conoscenza in credi, formule, dottrine, sistemi e teorie. Anche Gesù,
del resto, sapeva che le sue parabole non erano che delle parabole, ma diceva
anche ai suoi discepoli che ad essi «era dato intendere il mistero del regno
dei cieli». Evidentemente sola fides sufficit ad firmandum cor sincerum, ma non
sufficit per intendere i misteri. Lo stesso dicasi naturalmente per il solo
raziocinio. E con questo CASTILLO, La tradizione segreta, Milano, Bompiani, REGHINI
(si veda) I Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica - Premesse
non intendiamo menomare il valore della fede e del raziocinio; la sola fede
conduce al fanatismo ignorante, il solo raziocinio conduce alla disperazione
filosofica; sono un po' come il tabacco ed il caffè: due veleni che si
compensano; ma naturalmente non basta fumare la pipa e centellinare il caffè
per assurgere alla conoscenza. Alla conoscenza multi vocati sunt, non tutti; e,
tra questi molti, pauci electi sunt; secondo la Chiesa cattolica invece basta
la fede nel Dogma, e conoscenza e paradiso sono alla portata di tutte le borse
a prezzi di vera concorrenza. Riassumendo: Non esiste una dottrina segreta
massonica; ma esiste un'arte segreta, detta arte reale, od arte regia o
semplicemente l'Arte; è l'arte della edificazione spirituale cui corrisponde l'architettura
sacra. Gli strumenti muratorii hanno perciò un senso figurato nell'opera della
trasmutazione; ed al segreto dell'arte regia corrisponde il segreto
architettonico dei costruttori delle grandi cattedrali medioevali. E' naturale
che i liberi muratori venerino il Grande ARCHITETTO dell'Universo, anche se non
si definisce cosa si debba intendere con questa formola. Nell'architettura
antica, specialmente in quella sacra, avevano grande importanza le questioni di
rapporto e di proporzione; l'architettura classica regolava la proporzione
delle varie parti di un edificio, ed in particolare dei templi, basandosi sopra
un modulo segreto cui accenna Vitruvio; sopra l'architettura egiziana e
specialmente sopra la Piramide di Cheope esiste tutta una letteratura che ne
mostra il carattere matematico; ed, anche procedendo con molto scetticismo, è
certo ad esempio che tale piramide si trova esattamente alla latitudine di 30°
in modo da formare col centro della terra e col polo Nord un triangolo
equilatero, è certo che essa è perfettamente orientata e che la faccia rivolta
a settentrione è esattamente perpendicolare all'asse di rotazione terrestre,
anzi alla posizione di questo asse al tempo della sua costruzione. Ed anche i
costruttori medioevali non erano guidati da criterii puramente estetici, e si
preoccupavano dell'orientazione della chiesa, del numero delle navate ecc.; e
l'arte dei costruttori era posta in connessione con la scienza della geometria.
La squadra ed il compasso sono i due simboli fondamentali di mestiere dell'arte
muratoria; e la riga ed il compasso sono i due strumenti fondamentali per la
geometria elementare. La Bibbia afferma che Iddio ha fatto omnia in numero,
pondere et mensura; i pitagorici hanno coniato la parola cosmo per indicare la
bellezza del cosmo in cui riconoscevano una unità, un ordine, un'armonia, una
proporzione; e tra le quattro scienze liberali del quadrivio pitagorico, cioè
l'aritmetica, la geometria, la musica e la sferica, la prima stava alla base di
tutte le altre. ALIGHIERI (si veda) compara il cielo del Sole all'aritmetica
perché come del lume del Sole tutte le stelle si alluminano, cosi del lume
dell'aritmetica tutte le scienze si alluminano, e perché come l'occhio non può
mirare il sole così l'occhio dell'intelletto non può mirare il numero che è
infinito. Lasciando da parte ogni critica di questo passo resta stabilita la
posizione occupata secondo Dante dalla Aritmetica. Tanto la Bibbia quanto
l'architettura portavano alla considerazione dei numeri. Oggi, anche rifiutando
di riconoscere nel cosmo un'unità, un ordine, un'armonia, una legge ed
accettando solo un determinismo limitato dalla legge di probabilità la fisica
moderna si riduce sempre alla considerazione di numeri e rapporti numerici;
anzi non restano altro che quelli, e tanto Einstein quanto Bertrand Russel
hanno constatato e riconosciuto il ritorno della scienza moderna al
pitagoreismo. La stessa cosa era
già stata detta dal WIRTH: «Comme la méthode initiatique se refuse à inculquer
qui que ce soit, il n'est guère admissible qu'une doctrine positive ait été
enseignée au sein des Mystères» (Le livre du Maître). Il DEL CASTILLO invece sostiene senza alcuna prova
che la Massoneria ha preteso insegnare una tale dottrina segreta, constata che
di questa dottrina positiva non si trova traccia, ed invece di riconoscere che
la sua personale asserzione non ha fondamento, accusa la Massoneria di
millantato credito e di incapacità. O Vos qui cum Jesu itis, non ite cum
Jesuitis. ALGHIERI (si veda), Conv. REGHINI (si veda) - I Numeri Sacri nella
tradizione pitagorica massonica - Premesse Non stupisce quindi che i
liberi muratori identificassero l'arte architettonica con la scienza della
geometria e dessero alla conoscenza dei numeri tale importanza da giustificare
la loro pretesa tradizionale di essere i soli ad avere conoscenza dei «numeri
sacri». Dobbiamo per altro fare ancora alcune osservazioni. La geometria nella
sua parte metrica, ossia nelle misure, richiede la conoscenza dell'aritmetica;
inoltre l'accezione della parola geometria era anticamente più generica che ora
non sia, e geometria indicava genericamente tutta la matematica; di modo che la
identificazione dell'arte reale con la geometria, tradizionale in Massoneria,
si riferisce non alla sola geometria intesa nel senso moderno, ma anche alla
aritmetica. In secondo luogo dobbiamo osservare che questa relazione fra la
geometria e l'arte regia dell'architettura e della edificazione spirituale è la
stessa che inspira la massima platonica ACCADEMIA: NESSUN IGNARO DELLA GEOMETRIA
ENTRI SOTTO IL MIO TETTO. Questa massima è di attribuzione un po’ dubbia perché
è riportata solo da un tardo commentatore: ma in opere che indiscutibilmente
appartengono a Platone leggiamo essere «la geometria un metodo per dirigere
l'anima verso l'essere eterno; una scuola preparatoria per una mente
scientifica, capace di rivolgere le attività dell'anima verso le cose
sovrumane», essere «perfino impossibile arrivare ad una vera fede in Dio se non
si conosce la matematica e l'astronomia e l'intimo legame di quest'ultima con
la musica. Questa concezione ed attitudine di Platone è la medesima che si
ritrova nella SCUOLA ITALA o pitagorica che esercitò sopra Platone grandissima
influenza, di modo che anche volendo sostenere che la Massoneria si sia
inspirata a Platone, si è sempre in ultima analisi ricondotti alla geometria ed
all'aritmetica dei pitagorici. Il legame tra la Massoneria e l'Ordine
pitagorico, anche se non si tratta di ininterrotta derivazione storica, ma
soltanto di filiazione spirituale, è certo e manifesto. ANGHERÀ (si veda) nella
prefazione alla ristampa degli Statuti Generali della Società dei Liberi
Muratori del Rito Scozzese Antico ed Accettato, già pubblicati in NAPOLI, afferma
categoricamente che l'Ordine massonico è la stessa, stessissima cosa
dell'Ordine pitagorico; ma anche senza spingersi tanto oltre l'affinità tra i
due ordini è sicura. In particolare l'arte geometrica della Massoneria deriva,
direttamente od indirettamente, dalla geometria ed aritmetica pitagoriche; e
non più in là, perché i pitagorici furono i creatori di queste scienze
liberali, a quanto risulta storicamente e secondo la attestazione di Proclo. Ad
eccezione di alcune poche proprietà geometriche attribuite, probabilmente a
torto, a Talete, la geometria, dice il Tannery, scaturisce completa dal genio
di Pitagora come Minerva balza armata di tutto punto dal cervello di Giove; ed
i pitagorici sono stati i primi ad iniziare lo studio dell'aritmetica e dei
numeri. Per studiare le proprietà dei numeri sacri ai Liberi Muratori e la loro
funzione in Massoneria, la via che si presenta spontaneamente è dunque quella
di studiare l'antica aritmetica pitagorica; e di studiarla sia dal punto di
vista aritmetico ordinario, sia dal punto di vista dell'aritmetica simbolica od
aritmetica formale, come la chiama Pico della Mirandola, corrispondente al
compito filosofico e spirituale assegnato da Platone alla geometria. I due
sensi si trovano strettamente connessi nello sviluppo dell'aritmetica
pitagorica. La comprensione dei numeri pitagorici faciliterà la comprensione
dei numeri sacri alla massoneria. LORIA, Le scienze esatte nell'antica
Grecia, 2a ed., Milano, Hoepli Reghini - I Numeri Sacri nella tradizione
pitagorica massonica La Tetractis pitagorica ed il Delta massonico La
Tetractis pitagorica ed il Delta massonico No, io lo giuro per colui che ha
trasmesso alla nostra anima la tetractys nella quale si trovano la sorgente e
la radice dell'eterna natura. Detti aurei. Riesumare e restituire
l'antica aritmetica pitagorica è opera quanto mai ardua, perché le notizie che
ne sono rimaste sono scarse e non tutte attendibili. Bisognerebbe ad ogni passo
ed affermazione citare le fonti e discuterne il valore; ma questo renderebbe la
esposizione lunga e pesante e meno facile la intelligenza della restituzione.
Perciò, in generale, ci asterremo da ogni apparato filologico, ci atterremo
soltanto a quanto resulta meno controverso e dichiareremo sempre quanto è
soltanto nostra opinione o resultato del nostro lavoro. La bibliografia
pitagorica antica e moderna è assai estesa, e rinunciamo alla enumerazione
delle centinaia di libri, studii, articoli, e passi di autori antichi e moderni
che la costituiscono. Secondo alcuni critici, storici e filosofi, Pitagora
sarebbe stato un semplice moralista e non si sarebbe mai occupato di
matematica; secondo certi ipercritici Pitagora non sarebbe mai esistito; ma noi
abbiamo per certa la esistenza di Pitagora, e, accettando la testimonianza del
filosofo Empedocle di GIRGENTI (si veda) quasi contemporaneo, riteniamo che le
sue conoscenze in ogni campo dello scibile erano grandissime. Pitagora di
CROTONE (si veda) visse nel sesto secolo prima di Cristo, fonda in Calabria una
scuola ed un ordine che Aristotile del LIZIO chiama scuola itala, ed insegna
tra le altre cose l'aritmetica e la geometria. Secondo Proclo, capo della
scuola di Atenee, è Pitagora che per il primo eleva la geometria alla dignità
di scienza liberale, e secondo Tannery la geometria esce dal cervello di
Pitagora come Athena esce armata di tutto punto dal cervello di Giove. Però
nessuno scritto di Pitagora od a lui attribuito è pervenuto sino a noi, ed è possibile
che non scrive nulla. Se anche è diversamente, oltre alla remota antichità che
ne avrebbe ostacolato la trasmissione, va tenuta presente la circostanza del
segreto che i pitagorici manteneno, sopra i loro insegnamenti, o parte almeno
di essi. Il fìlologo Delatte, in Études sur la littérature pythagoricienne,
Paris, fa una dottissima critica delle fonti della letteratura pitagorica; ed
mette in chiaro tra le altre cose che i famosi detti aurei o versi aurei,
sebbene sono una compilazione ad opera di un neo-pitagorico, permettono di
risalire quasi all'inizio della scuola pitagorica perché trasmettono materiale
arcaico. Questo saggio di Delatte è la nostra fonte principale. Altre antiche
testimonianze si hanno negli scritti di Filolao, di Platone, di Aristotile e di
TIMEO (si veda) di Tauromenia. FILOLAO (si veda), insieme al tarentino ARCHITA
(TARANTO (si veda)), uno dei più eminenti pitagorici nei tempi vicini a
Pitagora, TIMEO (si veda) è uno storico del pitagoreismo, ed il grande filosofo
Platone risenti fortemente l'influenza del pitagoreismo e 12 REGHINI (si
veda), I Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonicaLa Tetractis
pitagorica ed il Delta massonico] possiamo considerarlo come un pitagorico,
anche se non appartenente alla setta. Assai meno antichi sono i biografi di
Pitagora cioè Giamblico, Porfirio e Diogene, che sono dei neopitagorici e gli
scrittori matematici Teone da Smirne e Nicomaco di Gerasa. Gli scritti
matematici di questi due ultimi autori costituiscono la fonte che ci ha
trasmesso l'aritmetica pitagorica. Anche BOEZIO (si veda) ha assolto questo
compito. Molte notizie si debbono a Plutarco. Tra i moderni, oltre a Delatte ed
al saggio un po' vecchio di Chaignet su Pythagore et la philosophie
pythagoricienne, Paris, ed al Verbo di Pitagora di ROSTAGNI (si veda), Torino,
faremo uso dell'opera The Theoretic Arithmetic of the Pythagoreans, London del
dotto grecista Taylor che è un neo-platonico ed un neo-pitagorico; e tra gli
storici della matematica faremo uso delle Scienze esatte nell'antica Grecia,
Milano, Hoepli, di LORIA (si veda), e dell'opera A History of Greeck
Mathematics di Heath. Per la matematica l'unità è il primo numero della serie
naturale dei numeri interi. Essi si ottengono partendo dall'unità ed
aggiungendo successivamente un'altra unità. La stessa cosa non accade per
l'aritmetica pitagorica. Infatti una stessa parola, monade, indica l'unità dell'aritmetica
e la monade intesa nel senso che oggi diremmo meta-fisico; ed il passaggio
dalla monade universale alla dualità non è così semplice come il passaggio
dall'uno al due mediante l'addizione di due unità. In aritmetica, anche
pitagorica, vi sono TRE operazioni dirette: l'addizione, la moltiplicazione e
l'innalzamento a potenza, accompagnate dalle tre operazioni inverse. Ora il
prodotto dell'unità per sé stessa è ancora l'unità, ed una potenza dell'unità è
ancora l'unità. Quindi soltanto l'addizione permette il passaggio dall'unità
alla dualità. Questo significa che, per ottenere il due, bisogna ammettere che
vi possano essere DUE UNITÀ, ossia avere già il concetto del DUE – cf. Kant: 1
+ 1 = 2, sintetico a priori --, ossia, che la monade puo perdere il suo
carattere di unicità, che essa puo distinguersi e che vi puo essere una duplice
unità od una MOLTEPLICITÀ di unità. Filosoficamente si ha la questione del MONISMO
e del dualismo, meta-fisicamente la questione dell'essere (Grice, “Aristotle on
the mutliplicity of being”) e della sua rappresentazione, biologicamente la
questione della cellula e della sua riproduzione. Ora, se si ammette la
intrinseca ed essenziale unicità – the uniqueness of the king of France (Grice)
-- dell'unità, bisogna ammettere che un'altra unità non può essere che una
apparenza; e che il suo apparire è una ALTERAZIONE (othering – Grice on ‘other
than’) dell'unicità proveniente da una distinzione che la monade opera in sé
stessa. La coscienza opera in simil modo una distinzione tra l'IO ed il “NON-IO.”
(“I am hearing a sound”). Secondo il Vedanta advaita questa è una illusione,
anzi è la grande illusione (film francese), e non c'è da fare altro che
liberarsene. Non è però una illusione che vi è questa illusione, anche se essa
può essere superata. I pitagorici diceno che la diade è generata dall'unità che
si allontana o separa da sé stessa, che si scinde in due: ed indicano questa
differenziazione o polarizzazione con varie parole: DIERESI, TOLMA. Per la
matematica pitagorica l'unità non è un numero, ma è il principio, l' di tutti i
numeri, diciamo principio e non inizio. Una volta ammessa resistenza di
un'altra unità e di più unità, dall'unità derivano poi, per addizione, il due e
tutti i numeri. I pitagorici concivano i numeri come formati o costituiti o
raffigurati da PUNTI variamente disposti. Il punto è definito dai pitagorici
l'unità avente posizione, mentre per Euclide il punto è ciò che non ha parti.
L'unità è rappresentata dal punto ( = segno) od anche, quando venne in uso il
sistema alfabetico di numerazione scritta, dalla lettera A od “α,” che serve
per scrivere l'unità. Una volta ammessa la possibilità dell'addizione
dell'unità ed ottenuto il due, raffigurato dai due punti estremi di un segmento
di retta, si può seguitare ad aggiungere delle unità, ed ottenere
successivamente tutti i numeri rappresentati da due, tre, quattro... punti
allineati. Si ha in tal modo lo sviluppo lineare dei numeri. Tranne il due che
si può ottenere soltanto come addizione di due unità, 13 REGHINI (si
veda) - I Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica - Cap. I - La
Tetractis pitagorica ed il Delta massonico tutti i numeri interi possono
essere considerati sia come somma di altri numeri; per esempio il cinque è 5 =
1 + 1 + 1 + 1 + 1; ma è anche 5 = 1 + 4 e 5 = 2 + 3. L'uno ed il due non godono
di questa proprietà generale dei numeri: e perciò come l'unità anche il due non
era un numero per gli antichi pitagorici ma il principio dei numeri pari.
Questa concezione si perdette col tempo perché Platone parla del due come pari
(1), ed Aristotile (2) parla del due come del solo numero primo pari. Il tre a
sua volta può essere considerato solo come somma dell'uno e del due: mentre
tutti gli altri numeri, oltre ad essere somma di più unità, sono anche somma di
parti ambedue diverse dall'unità; alcuni di essi possono essere considerati
come somma di due parti eguali tra loro nello stesso modo che il due è somma di
due unità e si chiamano i numeri pari per questa loro simiglianza col paio,
così per esempio il 4 = 2 + 2, il 6 = 3 + 3 ecc. sono dei numeri pari; mentre
gli altri, come il tre ed il cinque che non sono la somma di due parti o due
addendi eguali, si chiamano numeri dispari. Dunque la triade 1, 2, 3 gode di
proprietà di cui non godono i numeri maggiori del 3. Nella serie naturale dei
numeri, i numeri pari e dispari si succedono alternativamente; i numeri pari
hanno a comune col due il carattere cui abbiamo accennato e si possono quindi
sempre rappresentare sotto forma di un rettangolo (epipedo) in cui un lato
contiene due punti, mentre i numeri dispari non presentano come l'unità questo
carattere, e, quando si possono rappresentare sotto forma rettangolare, accade
che la base e l'altezza contengono rispettivamente un numero di punti che è a
sua volta un numero dispari. Nicomaco riporta anche una definizione più antica:
esclusa la diade fondamentale, pari è un numero che si può dividere in due
parti eguali o disuguali, parti che sono entrambe pari o dispari, ossia, come
noi diremmo, che hanno la stessa parità; mentre il numero dispari si può
dividere solo in due parti diseguali, di cui una pari e l'altra dispari, ossia
in parti che hanno diversa parità. Secondo l'Heath questa distinzione tra pari
e dispari rimonta senza dubbio a Pitagora, cosa che non stentiamo a credere; ed
il Reidemeister dice che la teoria del pari e del dispari è pitagorica, che in
questa nozione si adombra la scienza logica matematica dei pitagorici e che
essa è il fondamento della metafisica pitagorica. Numero impari, dice VIRGILIO
(si veda), Deus gaudet. La tradizione massonica si conforma a questo
riconoscimento del carattere sacro o divino dei numeri dispari, come risulta
dai numeri che esprimono le età iniziatiche, dal numero delle luci, dei
gioielli, dei fratelli componenti una officina ecc. Dovunque si presenta una
distinzione, una polarità, si ha una analogia con la coppia del pari e del
dispari, e si può stabilire una corrispondenza tra i due poli ed il pari ed il
dispari; cosi per i Pitagorici il maschile era dispari ed il femminile pari, il
destro era dispari ed il sinistro era pari.... I numeri, a cominciare dal tre,
ammettono oltre alla raffigurazione lineare anche una raffigurazione
superficiale, per esempio nel piano. Il tre è il primo numero che ammette oltre
alla raffigurazione lineare una raffigurazione piana, mediante i tre vertici di
un triangolo (equilatero). Il tre è un triangolo, o numero triangolare; esso è
il risultato del mutuo accoppiamento della monade e della diade; il due è
l'analisi dell'unità, il tre è la sintesi dell'unità e della diade. Si ha così
con la trinità la manifestazione od epifania della monade nel mondo
superficiale. Aritmeticamente 1 + 2 = 3. Proclo (5) osservò che il due ha un
carattere in certo modo intermedio tra l'unità ed il tre. Non soltanto perché
ne è la media aritmetica, ma anche perché è il solo numero per il quale accade
che PLATO dell’ACCADEMIA, Parmenide di VELIA, ARISTOTILE del LIZIO, Topiche,
HEATH, A History of Greek Mathematics, REIDEMEISTER, Die arithmetic der
Griechen, PROCLO, Comm. alla proposizione di Euclide, e cfr. TAYLOR, The
Theoretic Arithmetic of Pythagoreans, Los Angeles, REGHINI, I Numeri Sacri
nella tradizione pitagorica massonica, La Tetractis pitagorica ed il Delta
massonico sommandolo con sé stesso o moltiplicandolo per sé stesso, si
ottiene il medesimo resultato, mentre per l'unità il prodotto dà di meno della
somma e per il tre il prodotto dà di più, ossia, si ha: 1+1=2>1.1
; 2+2=4=2.2 ; 3+3=6. Grice: “Some of my Oxonian friends are masonic, and
some are Pythagorean!” Keywords: la
matematica di Pitagora, Platone, aritmetica, geometria, definizione di assioma,
problema, lemma, numero, demonstrazione, ragione, postulato, numero sacro,
reghini – crotona, Taranto, aristosseno, meloponto filolao crotone crotona -- ecc.
Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fazzini” – The Swimming-Pool Library. Lorenzo
Fazzini. Laurentis Maria Antonius Fazzini. Fazzini.
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