Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprirci libri di tulio il mondo e conseiil c ad aulun ed edili in di ragg i ungere un pubblico più ampio, l'imi cffclluarc una ricerca sul Web nell'intero testo di questo libro da |.-. ■..■...-: / .■.:;-:.-:.::;/ . .-;-;. -;..-[! e. comi Jkj^àj, à?JL garbarti College li&rarg CONSTANTIUS FUND EstiblJshed by Professor E. A. Sofhoclbs of Harvard University for " the parchase of Greek ud ritiri books, (the utdenl elusici) or of Arabie hook», or of hooks illustratine or ex. soch Greek, Latin, or Arabie t ' Will, dated 1880.) Jii*^. .1.^.0.1,.- !> I I V IL NEOLOGISMO MEGLI 8CRITTI DI PLINIO IL GIOVANE Altre opere del Prof. Doti. Santi Consoli ITALIENSK GRAMMATIK til "for-u.gr for IbTcrslce cgr Catania, 1884. L. 3. L esposte , secondo il metodo scientifico , agli alunni delle scuole secondarie classiche. Catania, 1887. L. 3, 60. (E ALLO Siili) IL 1. N. Torino, 1888. L. 6. ■TJI [\ 2' ediz. riveduta e migliorata. Milano , 1892. L. I 9 60. liettet*atat*a Ho^eQtena Milano, 1894. L. I, 60. De C. Plinii Gaecilii Secanti RHRTORICIS STUDIIS. Catinae, 1897. L. 3 (esaurito). e- IL NEOLOGISMO NEGLI SCRITTI DI PLINIO IL GIOVANE CONTRIBUTO AGLI STUDI SULLA LATINITÀ ARGENTEA DEL DOTTOR SANTI CONSOLI Libero docente di letteratura e lingua latina nella R. Università di Catania PALERMO LIBRERIA INTERNAZ. ALB. REBER 1900 - - >• r ■ :• &/. X? & >' ^>RD CÓQ; Ql AUG 1 1902 ^5-VL-^./UOl-/W rfcLu-ó xu^x-oL . Proprietà letteraria dell 9 autore. (Catania, Via Maddem, n. 160) Tipografia editrice BARBACALLO & 8CUDERÌ , in Catania. MARGRETHE CONSOLI nata GLÒERSEN MIA DILETTA E VENERATA MOGLIE NEL III ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE INTROD UZIONE Il ne faut point dédaigner les études qui ont pour objet d*écl«ircir méme tei ou tei petit point particulier de la langue d' un auteur. 0. RlEMANN. È noto che* neiprimi tempi dell'impero romano, tanto per i inutamenti politici avvenuti quanto per il progresso lento, ma costante, del ' sermo plebeius' che tendeva a prevalere sul ' sermo urbanus ', la lingua letteraria era divenuta, a poco a poco, una lingua artificiale che ogni scrittore, non più vincolato dall'uso del linguag- gio delle conversazioni colte, soleva per lo più plasmare da sé, secondo i suoi gusti e secondo i fini letterari che si era proposto di raggiungere. 1 Tale tendenza, che co- stituisce appunto uno dei caratteri precipui della lati- nità argentea, abbiamo potuto osservare in particol&r modo negli scritti che ancora ci rimangono di Plinio il giovane ; e, poiché dell' arte retorica di lui ci siamo occupati di proposito in» un nostro lavoro stampato di recente, 2 ora ci proponiamo dimettere in rilievo i neo- 1 Cfr. O. Riemann, Études sur la langue et la grammaire de Tite-Live, Paris, Thorin, 1885 (2* ediz.); pagg. 12-13. * DeC Plinii Caecilii Secundi rhetoricis studiis, Cat'msLOy 1897. cod. Vatic. 3864 ; F = cod. Florentin. già della bibl.- S. Marco 284 ; D = cod. Dresd. D 166 ; [R = cod. Riccard. 488]; p = -o :: o- I -- : ^ CAPITOLO PRIMO Neologismi della l. a serie Sez. I. — Nomi sostantivi. A. — a) Da quanto ci è dato argomentare , conside- rando i resti della letteratura romana pervenuti sino a noi, pare che Plinio il giovane sia ricorso per il primo ai temi degli aggettivi ' sinister ' e ' socialis * per for- mare le due voci nuove ' siriisteritas ' e ' socialitas \ . l.° Il significato di ' sinisteritas ' non si può disgiun- gere da quello delle voci ' stultitia ' e ' rusticitas * ; e indica perciò « goffaggine , inettitudine » , l' antitesi , in somma, di ' dexteritas '. Se ne ha la conferma nei seguenti passi di Plinio : ■' Quae tanta grauitas ? quae tanta sapientia ? quae immopigritia, adrogantia, sini- steritas ac potius amentia, in hoc totum diem in- pendere, ut offendas, ut inimicum relinquas ad quem — 10 — tamquam amicissimura ueneris ? ' Epist. VI 17, 3. — ' Ple- rique autem, dum uerentur ne gratiae potentium nimium inpertire uideantur, sinisteritatis atque etiam raa- lignitatis famam consequuntur. ' Epist. IX 5, 2. 2.° L' altro sostantivo ' socialitas ' vale lo stesso di ' comitas ' = « affabilità , cortesia , socievolezza » : ce lo affermano i seguenti due luoghi di Plinio: ' Non re- missionibus tuis eadem frequentia eademque illa soci a- 1 i t a s interest ? ' Pan. 49, 4. — ' Primum est autem suo esse contentimi , deinde quos praecipue scias indigere sustentantem fouentemque orbe quodam socialitatis ambire. ' Epist. IX 30, 3. È nondimeno da notarsi che nelP ed. a leggesi ' societatis ' invece di ' socialitatis \ 6) Plinio, memore forse d'un ben noto precetto ora- ziano sulla ' callida iunctura ' di parole note, 1 formò per il primo , a quanto pare , mediante composizione, quattro nuovi sostantivi : ' cauaedium, sesquihora, duum- uiratus, laudiceni '. l.° ' Cauaedium ' risulta dalla fusione intimadelle due voci * cauum aedium ' , che> troviamo appunto usate in stretta dipendenza tra loro, ma separate (cioè: ' cauum aedium ' ), da Varrone, 2 Vitruvio 3 e Plinio il vecchio 4 ; e vale « cortile, corte » , quello spazio nel mezzo delle case romane, dove cadeva la. pioggia dal tettò. Si può. assomigliare il ' cauaedium ' all' ' inpluuium ' , voce u- sata da Cicerone e. da Livio 5 ; ma se ne differenzia in i Horat. Epist II 3, 47-48. Cfr. Cic. De oraL III 38, 154. * Varr. De Un. Lat V 33, 161 e 162 (Spengel). 3 Vitrvv. De arch. VI 3, 1. 4 Plin. sen. Nat hist XIX 1 (6), 24; XVII 21 (35), 166. 5 Cic. In Verr. act see. I 23, 61; 56, 147.— Liv. XLIII 13, 6. — 11 — ciò che T i inpluuium ' solevasi costruire nelle case pic- cole, mentre il ' cauaedium ' era di maggiori dimensioni, adatto alle case più grandi. 1 Plinio il giovane scrisse : * Est contra medias (se. porticus) cauaedi u m hilare '. Epist II 17, 5. E nello stesso passo si ripete la voce ' cauaedium ' : ' A tergo cauaedium'. 2.° La voce i sesqui ', irrigidita, servi , prima ancora dell' età augustea, a foggiare alcune voci composte. 2 An- che gli scrittori del primo secolo dell'impero usarono nuove voci composte col numerale ' sesqui \ 3 Dovette, per ciò, Plinio il giovane sentirsi quasi abilitato dai nu- merosi esempi, accolti nelP uso comune, a formare la voce ' sesquihora', che vale «un' ora e mezzo »: ' Ege- ram horis tribus et dimidia, supererat sesquihora'. Epist IV 9,9. 3.° Dal numero delle persone elette a cooperare per uno stesso ufficio, ne venne la denominazione di alcune magistrature romane, come p. es. ' triumuiratus, quin- * Vedi E. Guhl und W. Koner, Dos Leben der Grieehen und Rómer nach antiken Bildwerken dargestellt, 419.— J. Overbeck, Pompe ji in seinen Gebàuden, Alterthùm. und Kunstwerken, I, 241. 2 Ne «iano d* esempio le seguenti : ' sesquialter, sesquilibra, sesquimensis, sesquimodius, sesquioctauus, sesquiopus, sesqui- pedalis, sesqui pes, sesqui plex (sescuplex), sesquitertius ', etc. : per le quali voci vedasi il Georges, Ausfuhrliehes lateinisch- deuisches Handwòrterbuth, 7 a ediz., Leipzig, 1880, 2° voi., coli. 2363-2364. * Per le seguenti voci composte con * sesqui ' si hanno soltan- to esempi negli scritti del primo secolo dell'impero : 'sescuncia, sescuplus, sesquicullearis, sesquicyathus, sesquidigitalis, sesqui- digitus, 8esquiiugerum, sesquiobolus, sesquiopera, sesquipeda- neus, sesquiplaga ', etc. — 12 — queuiratus ', etc. 1 Dello stesso modo troviamo in Plinio per la prima volta la voce ' duumuiratus ' :' ' Hunc Tre- bonius Ruflnus... in duumuiratu tollendum abolen- dumque curauit. ' Epist IV 22, 1. Ma certamente il so- stantivo ' duumuiratus ' dovette essere accolto prima nell'uso comune dei contemporanei di Plinio e, fors'an- che, nell'uso dell' età anteriore. 2 È noto, in fatti, che Cicerone accenna, in una sua orazione, all' ufficio dei ' duumuiri perduellionis ', 3 e Cesare a quello dei ' duumuiri municipiorum \ 4 Livio, inoltre, in più luoghi fa cenno dei ' duumuiri ', distinguen- doli in a) ' duumuiri nauales ' (XL 26, 8) o ' duumuiri nauales classis ornandae reflciendaeque causa ' (IX 30, 4; cfr. XL 18, 7 e 8); b) ' duumuiri sacrorum ' (III 10, 7) ovvero ' duumuiri sacris faciundis ' (V 13, 6; VI 37, 12) o ' sacris faciendis' (VI 5, 8); e) 'duumuiri ad ae- dem faciendam ' (VII 28, 5 ; cfr. XXII 33, 8) o ■ i La voce ' seruatio * riappare, più tardi, nella * Vulgata *, E8dr. IV 8, 21-22; e in Cael. Avrbl. Celer. uel acut pass. Ili 4,45. « Cic. In Pis. 34, 84. — Vare. Rer. rust II 1, 16. — Cfr. Vlpian. in Big. XLVII 14, 1, §§ 2 e 4. Calustrat. in Big. XLVII 14 , 3, §2. : ... : — 21 — Non teniamo conto della congettura del Gièrig che legge : ' abacta hospitum iumenta cerneres ', così lon-* tana dal testo quale è stato conservato dai codici, tran- ne il e, e dalle più antiche edizioni del Paneg. E, dall'ai-? tro canto, la congettura dell' Ernesti : ' abactus hospitum exercèretur ' o ' exercerentur ', attenendosi all'uso pas- sivo del verbo i exercere ', lascia intatto il neologismo 1 abactus ', a cui si riferisce la nostra osservazione. 3.° Il nome ' praelusio ' si nota nel seguente passo di Plinio: 'Tu tamen aestima, quantum nos in ipsa pu- gna certaminis maneat, cuius quasi praelusio atque praecursio has contentiones excitauit '. Epist. VI 13, 6. Perciò * praelusio ' si equipara alla voce ' prolusio ', l che significa « preludio, prolusione, saggio ». 2 Alcuni vorrebbero sostituire nel passo citato dell'episto- la pliniana a ' praelusio ' la voce i prolusio ', prima usata da Cicerone, per evitare, forse, d'attribuirsi a Plinio la novità del vocabolo ; ma si farebbe cosa inesatta, per- chè alla sostituzione osta V unanime conferma della voce ' praelusio ', che vien data dai codici più autore- voli dell' epistolario di Plinio. 8 i Cic. De orai. II 80, 325; Diuinat in Caec. 14, 47. . 2 Nella tarda latinilà riappare la voce l praelusio ' : per es.: Evmen. Pro restaurandis scholis (Augustoduni) oratio, 2 : * Ibi armantur ingenia, hic proeliantur ; ibi p r a e 1 u s i o, hic pugna committitur ' (edit De la Baune, il quale nella nota a pag. 142, col. 2 a , sospetta: * praelusio forte prolusio'). — Ambros. De exeidio urbis Hierosolymitanae III 8: 'Praelusio quaedam belli * ( Migne, Patrolog. curs., ser. I, toni. 15 , col. 2077 ) ; etc. Per altri esempi vedii lessici Forcellini - De Vit (tom. 4° [1868], pag. 801, col. 2 a ), e Georges (voi. 2° [J880J, col. 1658). > 3 Non è, forse, infondata la congettura che presume sosti- tuire ' praeludit ' a * proludit ' nel passo vergiliano : ' Arbori^ — 22 — 4.° Più per un ricordo omerico che per la simmetria della frase, pare che Plinio siasi indotto a formare, in antitesi a ' nutus ', il nome composto ' renutus ': ' Vide in quo me fastigio collocaris, cum mihi idem potestatis idemque regni dederis, quod Homerus Ioui optimo maxi- mo nam ego quoque simili nutu ac renutu re- spondere uoto tuo possum \ Epist I 7, 1-2. Talché ' re- nutus ', in opposizione a ' nutus ', vale lo stesso che ' recusatio ', cioè « far cenno di no, accennare di no , rifiutare ». l e) Plinio si avvalse anche di temi verbali per for- mare i due nuovi sostantivi : i unctorium ' e ' auoca- mentum '. * 1.° Nei bagni degli antichi Romani e' era , di solito , un luogo apposito dove i bagnanti si ungevano il corpo, dopo essersi lavati nelle vasche de' bagni. In tutte le opere degli scrittori latini , anteriori a Plinio, che sono giunte integre o a frammenti sino a noi, non c'è parola che serva ad indicare tale luogo di unzione. Primo ad indicarlo, valendosi della voce ' unctorium ', apparisce Plinio (Épist II 17, 11 ): e tuttavia pertanto tempo pri- ma di lui si era fatto uso del luogo di unzione, sì ne- cessario a complemento del bagno. Non sarebbe quindi improbabile che il nome ' unctorium ' fosse stato accolto nelP uso letterario in tempi anteriori a quelli di Plinio; tanto più che e Plauto e Cicerone avevano usato le voci obnixus trunco, uèntosque tacessi t | Ictibus, et sparsa ad pu- gnato i) r o 1 u d i t* barena ' (Ribbeck); il quale passo si nota identico in Georg. Ili 233-234 ed Aen. XII 105-100. i Cfr, Hoic IL XVI 250. — 23 — * unctor, unctio, unctura ' l , derivate, come ' unctorium ', dal tema del verbo ' ungere ' o ' unguere \ 2.° Col suffisso -men-to- aggiunto al tema del verbo composto , 30. — Qvintu,. //mi/, orat VI 3, 61. — Martial.. Epigr. XIV 20 (Schneidewin. 19), 1; XI 58, 9.— Cfr. Vlpian. in Dfg. XXXII 52, § 8 ; etc. — In uo luogo di Varr. Rer. rust. I 48, 1 leggevasi un tempo la voce * theca' : 'ut grani t li e e a sit gluma et apex arista ': nella recente edi?. del Keil (Lips., Teubner, 1889, pag. 59) si legge: 'ut grani apex sit gluma et arista'. — 31 — ellenismi, alcuni de' quali sono rappresentati da voci semplici, altri da voci composte. a) Alcuni de' grecismi dedotti da voci sempiici fu- rono da Plinio latinizzati nella desinenza; altri conser- varono la desinenza greca originaria. ad) Si presentano con la desinenza latinizzata : 1.° ' Baptisterium ', « bacino per bagnarsi e nuotare, bagno ». Se ne ha la conferma nei seguenti due luo- ghi di Plinio : * Inde apodyterium balinei laxum et ta- lare excipit cella frigidaria, in qua baptisterium amplum atque opacum \ Epist V 6 , 25. — ' Inde ba- linei cella frigidaria spatiosa et effusa, cuius in contra- riis parietibus duo baptisteria uelut eiecta sinuan- tur\ Epist II 17, 11. » Nel passo che abbiamo citato per il secondo , la le- zione del cod. D i duobus aptisteria ' differisce da quella comunemente accettata; ma si scorge evidente che l'a- manuense fu tratto in errore da ciò che, essendo scritte neir esemplare tutte di seguito le due voci ' duo bapti- steria ' in modo da formare ' duobaptisteria ', egli cre- dette dividere il nesso in ' duob. aptisteria ', ritenendo la prima parte un' abbreviazione di * duobus \ Quanto al passo citato sopra per il primoj se si accoglie la le- zione ' sphaeristerium ', che presentano lo stesso cod. D i Per gli scrittori ecclesiastici la voce ' baptisterium ' passò a significare il luogo in cui si amministra il sacramento del battesimo; ma in un luogo dell'epistola 2* del Iib. ir Apollina- re Sidonio continuò a conservarne il significato pliniano: 4 Huic basiiicae appendix piscina forinsecus seu, si graecari mauis, baptisterium ab oriente connectitur ' (Migne , Pairolog. tur*., ser. I, tona. 58, col. 475). — 32 — è l'ed. p, non resta menomata per nulla la nostra os- servazione sulP ellenismo ' baptisterium ', che è conferà mato per neologismo pliniano dal luogo della Epist. II 17, 11. 2;° Nei seguenti passi del libro delle epistole di Pli- nio all'imperatore Traiano si legge per la prima volta il grecismo i buleuta % avente il significato di « senatore greco, consigliere »: ' Claudiopolitani ingens balineum defodiunt magis quam aediflcant, et quidem ex ea pe- cunia quam b u 1 e u t a e additi beneficio tuo aut iam obtuleruntob introitimi autnobis exigentibus conferunt\ Epist X 39 (48), 5. — ' Superest ergo ut ipse dispicias, an in omnibus ciuitatibus certum aliquid omnes qui deinde b u 1 e u t a e legentur debeant prò introitu da- re '. Epist. X 112 (113), 3. — * Adfirmabatur mihi in omni ciuitate plurimos .esse buleutas ex aliis ciui- tatibus '. Epist X 114 (115), 3. 1 3.° ' Eranus ' significò propriamente « gradevole com- pagnia »; poi si disse ' eranus ' un' associazione priva- ta in Grecia, avente lo scopo di assicurare ai suoi mem- bri un appoggio nel caso che cadessero nella indi- genza, ma a patto che il beneficato dovesse restituire all' associazione il soccorso in danaro ricevuto, ove la sua condizione economica si fosse migliorata. In con- seguenza, valse poi a significare anche qualunque tas- sa o contribuzione o colletta imposta per venire in soc- corso ai bisognosi. * 1 L'uso della voce 'buleuta* si trova ripetuto presso Ael. Spartian. Seuer. 17, 2: * Alexandriuis ius buleutarum de- dit * (Peter). Vedi i lessici Freund-Theil (tom. I [1855], pagi- na 368;. e Georges (voi. l.° [1879], col. 819). * Dell' ' eranus ' de' Cristiani trattò Flor. Tbrtvll. Apologet. — 33 — Cicerone fece uso del vocabolo in esame, ma conser- vandolo tale e quale, con le stesse lettere greche * . Pli- nio lo latinizzò : ' Datum mihi libellum ad e r a n o s pertinentem his litteris subieci'. Epist X 92 (93). Il vocabolo si trova anche latinizzato nella lettera di ri- ■ sposta dell'imperatore Traiano a Plinio, Epist. X 93 (94). Il Beroaldus fece bene a restituire nel passo di Pli- nio, sopra citato, la grafia legittima ' eranos ', invece della grafia ' heranos ' portata dall' ed. A. 4.° i Idyllium ' indica un genere ben noto di poesia pastorale: * Siue epigrammata siue i d y 1 1 i a siue eglo- gas siue , ut multi , poematia seu quod aliud uocare malueris licebit uoces '. Epist IV 14, 9. È da notarsi che la grafia della voce ' idyllium ' non è conservata costante nei codici e nelle più antiche e- dizioni di Plinio. Alla grafia ' idyllia ', che è presenta- ta dai codd. M, V, e accettata dal Beroaldus, si avvici- na la grafia ' edyllia ' dell' ed. p; perciocché è ben no- to che nelle parole greche latinizzate il dittongo et da- vanti ad una vocale si rappresentò in latino tanto con e quanto con i : ma 1' uso prevalente dell' e è più an- tico, mentre nel primo secolo dell' impero il suono vo- calico i rappresentò più spesso il dittongo greco che stiamo considerando. Da ' edyllia ' a ' edullia ', grafia accolta dall' ed. a, il passaggio era facile, stante che il suono vocalico gre- co o ebbe per primo suo rappresentante in latino Yu: aduers. gent. prò Christ, cap. 39 (Migne, Patrolog. cura., ser. I, tom. 1°, col. 468 e col. 470). i Cic. Epiai, ad Att. XII 5, 1. Cpiwqli — II Neologismo puntano, ? — 34 — cfr. ' cumba * e c cymba \ Solo per disaccortezza del copista si trova scritta nel cod. F la forma ' dullia ' invece di ' edullia ' : non vi si vorrà certo scorgere li- na poco spiegabile aferesi. La grafia ' hedylia ' del cod. si deve attribuire al- l' uso inesatto del segno dell' aspirazione h ed alla ri- duzione abusiva del doppio suono liquido l, per la con- siderazione, forse, che in alcune parole era rimasta oscillante la scrittura latina tra F uso d' una sola o di due l, l Non si scorge chiaro per quale via siasi pervenuto a rappresentare ' idyllia ' con ' dugtia ' nel cod. /?. 5.° ' Poematium ' vale « breve componimento poetico, poemetto ». Veramente noi e' immaginiamo la forma del singolare ' poematium ', ma la parola ci viene pre- sentata nella forma del plurale ' poematia ' tanto nel passo precedentemente citato della Epist IV 14, 9, in proposito del grecismo ' idyllium ', quanto nel passo seguente : ' Audiui recitantem Sentium Augurinum cum summa mea uoluptate, immo etiam admiratione. poe- matia appellai'. Epist IV 27, 1. 2 i Vedi la nostra Fonologia latina^ ediz. cit., n. 27, pp. 31-32. 2 La voce ' poematium ' si osserva, sempre nelle forme del plurale, in due luoghi degli Opuseula di Deg. Magn. Avson. : XVII, Cento nuptialis (verso la fine) : * Probissimo uiro Plinio in poematiis lasciuiam, in moribus constitisse censuram ' (Peiper, pag. 218);— IX, De bissula: 'Poematia, quae in n- lumnam moara luseram rudia et incohata ad do mestica e soia- cium cantilenae ' (Peiper, pag. 114). Ma si deve avvertine che nel luogo citato per il primo, il cod. Laurent. 51 , 13 pre- senta la forma € poematis '; e in quello citato il secondo, nel cod. Tilianus o Leidensis Voss. lat. Q. 107 (prima Voss. lat 191) si preferisce la forma ' poema.ta \ Cosicché, ove si accolgano — 35 — Neil' ammettere ohe Plinio abbia introdotto il gre- cismo ' poematium ', ci siamo attenuti, tanto per il pri- mo passo citato dell' Epist IV 14, 9 quanto per il se- condo passo, ai codd. M, V. Ma la lezione ' poemata ' è ammessa , per tutti e due i passi pliniani sopra citati, dal cod. F e dall' ed, a. Anche la ed. p presenta per il passo dell' Epist IV 14, 9 la lezione ' poemata ' ; e dello stesso modo il cod. R presenta ' poemata ' per il passo cit. dell' Epist IV 27, 1. ' La lezione ' poematica ', presentata con notevole per- sistenza, in tutti e due i passi che abbiamo riportati sopra, dal cod, />, verrebbe a dare forma adiettiva al sostantivo 'poematia': e ci sarebbe sempre un neolo- gismo di fonte greca, non usato da alcuno scrittore la- tino i cui scritti ci siano rimasti. Ma il lessico la ri- pudia, tuttoché la lezione ' poematica ' sia ammessa an- che dalla ed. p nel passo dell' Epist. IV 27, 1. Avvertenza. — Del diminutivo di fonte greca ' sipun- culus ' ci siamo occupati sopra, a pag. 27. * Vb) Plinio conservò la desinenza greca nei seguenti tre grecismi, che egli per il primo introdusse nelP uso letterario latino : 1.° ' Buie ' significa « consiglio, senato » o collegio dei decurioni nelle città elleniche e in quelle città che le varianti presentate dai detti codici, non si può ammettere con oerte2za che Ausonio abbia continuato Fuso della voce » poematium \ 1 II Vallauri , che registra nel suo Lex. Latini Italique sermoni* tutti i neologismi pliniani, ommeite soltanto ' poema- tium \ — 36 — erano rette secondo le norme amministrative greche. Ne troviamo esempi nel libro delle epistole di Plinio a Traiano, nelle forme dell'accusativo e dell'ablativo del singolare: ' Qui uirilem togam sumunt uel nuptias faciunt uel ineunt magistratum uel opus publicum de- dicane solent totam b u 1 e n atque etiam e plebe non exiguum numerum uocare '. Epist X 116 (117), 1. Ve- di per altri esempi Epist. X 81 (85), 1; 110 (111), 1; 112 (113), 1. 2.° ' Lyristes ' significa « sonatore di lira », e osser- vasi per la prima volta nei segg. luoghi pliniani: Epist I 15, 2; IX 17, 3; 36, 4; 40, 2. l — Quanto alla gra- fia sono concordi i codd., l'ed. p e le più antiche edi- zioni dell' epistolario pliniano : si eccettui il cod. M che, nel passo citato dell' Epist. IX 17, 3 presenta al nomi- nativo ' lyristis ', come se ai tempi di Plinio il suono vocalico greco -q avesse avuto il valore dell' i. * 3.° i Phantasma ' significa « fantasma , spettro , vi- sione , larva » : i Igitur perquam uelim scire , esse phantasmata et habere propriam figuram numen- que aliquod putes, an inania et ùana ex metu nostro imaginem accipere '. Epist VII 27 , 1. Il Casaubonus credette sostituire a ' phantasmata ' la voce ' phasma- ta ', per evitare, forse, che si attribuisse a Plinio Pin- ì Della voce ' lyristes ' si valse, di poi, Apollin. Sidon. Epist. Vili 11 (Migne, Patrolog. curs., ser. I, tona. 58, col. 605). 2 In proposito della pronunzia dell' ij, che Y Inama osserva essere stata oscillante fin dai tempi di Platone ( 427 ? - 347 a. Cr.), leggasi la memoria d9l D* Ovidio, ' Di un luogo di Plato* ne addotto a prova dell' antichità dell' itacismo ', pubblicata negli « Atti della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli o, voi. 24°, a. 1891, pagg. 217-237. — 37 — troduzione del neologismo ' phantasma ' nell'idioma la- tino, poiché la voce greca ' phasma ' era già nota come titolo di una commedia di Menandro, * e per F indica- zione di un mimo. 2 Ma contro la sostituzione propo- sta dal Casaubonus sta F affermazione concorde dei co- dici e delle più antiche edizioni delle epistole di Plinio. E da notarsi che Plinio, benché avesse introdotto Fuso della voce ' phantasma ', pure nella stessa epist. 27 , lib. VII, invece di ripetere il nuovo grecismo , si av- valse delle voci latine rispondenti a * phantasma ' : ' ef- flgies ' {Epist VII 27, 8 ; III 5, 4) , che nella for- ma mediale ha il significato di «e distribuire ». Si op- pone nondimeno al legame di discendenza tra il cit verbo greco e la voqe ' diamoerie ' il tramite attico e quello della koiné, per cui le voci elleniche si trasfu- sero nella lingua latina negli ultimi tempi della repub- blica romana e nei primi secoli dell'impero; poiché si sarebbe dovuto ottenere nella trascrizione latina della voce greca, al caso genitivo del singolare, la forma * diamoerias o * diamoeras e non ' diamoeries ' o , se- condo la ed. A, ' diamories \ La grafia ' diamones ', data dall' ed. a , non si sa- prebbe a quale voce greca riferirla; e perciò la si deve credere il risultamento di un' inavvertita spostatura di lettere della voce ' dianomes \ * 1 Cosi T interpreta il Lagergren op. cit, pag. 83. * Vedi il lessico Porcellini - De Vit, tom. 2, pag. 696, col. l.« L' osservazione fu accolta dal Vallauri a pag. 207, col. 1.% del Lexicon Latini Iialique ter/noni*. s II Dizionario Georges-Calonghi, che registra tutti gli elle- nismi introdotti da Plinio, non nota ' dianome ' nò ' diamone ' mentre nelT Ausfuhrl. Handioòrterb. del Georges ò registrata la voce 'dianome', coL 1992, voi. 1° (1879;. 9.° ' Procoeton * vale « anticamera » : * Deinde uel cubiculum grande uel modica cenatio, quae plurimo sole, plurimo mari lucet ; post hanc cubiculum cum pro- c o e t o n e , altitudine aestiuum, munimentis hibernum \ Epist. II 17, 10. — Per altri esempi vedi Epist. II 17, 10 e 23. Se è vero che Terenzio Varrone nel proemio del libro secondo Rerum t+usticarum usò la voce ^ i 1 Ma in non poche edizioni dei tre libri Rerum rustìcaram di Varrone la voce ' procoetona ' del proemio del libro 2 3 resta conservata con le lettere greche , come per es. nelt* edizione * cum notife Iosephi Scaligeri, Adriani Turnebr, Petri Vicfcorii et Antonii Augustinl ; Amstelodami, 1623', pag. 56; nell'adizione ohe sotto la denominazione Les agronome» latin» è compresa nella Collection Nisard, pag» 100, col. l a ; nell'edizione di ' Ioan- nes Gymnicus, Coloniae, 1536 \ pag. 96 ; eto. — NelF edizione del Keil (Lipsia, Teubnér, 1889, pag. 70) si trova accolta la forma in lettere latine ' procoetona \ ma in nota si avverte che nei codici consultali dall' editore si legge invece ' procoeoona \ — 47 — considerando in primo luogo gli aggettivi di fonte no- minale, poi quelli di fonte verbale , indi gli aggettivi composti, e, in fine, gli aggettivi dedotti dal greco. A. — Riconosciamo come d' immediata derivazione da nomi sostanti vi i seguenti cinque aggettivi: * orarius, bellatorius, castigatorius, praecursorius , sacerdotali^ ', quantunque, eccetto il primo, gli altri quattro si rife- riscano a sostantivi aventi il loro fondamento in temi verbali. 1.° ' Orarius * deriva da ' ora *, « costa, spiaggia del mare », e perciò vale ad indicare la qualità di cosa appartenente alla costa, avente, per così dire, relazione con la spiaggia o lido; quindi ' oraria nauis ' o ' oraria nauicula ' significa « piccolo naviglio da costeggiare ». Plinio si valse dell'aggettivo ' orarius * nei seguenti due luoghi: l Nunc destino partim o r a r i i s nauibus partim uehiculis prouinciam petere \ Epist X 15 (26). — * Rur- sus, cum transissem in o r a r i a s nauiculas, Bithy- niam intraui '. Epist. X 17A (28), 2. Il Keil, pur conservando nel testo pliniano la lezione comune ' orariis nauibus ' e ' orarias nauiculas * , av- verte in nota , rispettivamente , ' fortasse onerariis ' e ' fortasse onerarias ' ; ma la congettura di lui non pare accettabile : nei due luoghi citati il testo pli- niano non presenta nei codici variante alcuna. E, del resto , la sostituzione dell' aggettivo i oneraritts *, se vale a rimuovere da Plinio la menda d'avere introdotto un neologismo non necessario, non rende il testo mi- gliore di quel che è in fatto, conservandosi il neolo- gismo ' orarius \ 2.° Da ' bellator ', « battagliero, guerriero » , Plinio — 48 — foggiò P aggettivo i bellatorius \ che applicò in traslato a ' stilus ' per indicare lo « stile polemico » , proprio delle dispute; ma, riconoscendo egli stesso l'arditezza del traslato, lo mitigò con l'aggiunzione della mino- rante ' quasi ' : ' Scio nunc tibi esse praecipuum stu- dium orandi ; sed non ideo semper pugnacem hunc et quasi bellatorium stilum suaserim'. Epist. VII 9, 7. Se non che è da avvertire che nel luogo citato il cod. D e V ed. p presentano la lezione .' quasi bello- rum stilum \ l 3.° Plinio dedusse 1' aggettivo * castigatorius ' dal no- me i castigator ', per indicare qualità propria di chi castiga o corregge; e nell'esempio seguente unì ap- punto la qualità indicata da ' castigatorius ' col nome ' solacium ', a fin di significare quel conforto con cui ci si studia di consolare una persona afflitta, trovando da biasimare il dolore eccessivo che la opprime. Certo è ardito associare 1' epiteto i castigatorius ' con l' idea di conforto rappresentata da ' solacium '; e però l'autore, ad attenuare lo stridente contrasto , premise , come al solito, la parola ' quasi'. Il passo è il seguente : ' Proin- de siquas ad eum de dolore tam iusto litteras mittes , i Ambi. Marceli*, usò anche , ma in senso proprio , l' agget- tivo ' bellatorius ' : * Ideoque hoc ni mia cauendum , quod mili- tem colsi nominis cum bellatoriis iumentis extinxit '. (Rer. gest. XXIII 5, 13. Gardthausen). Cfr. XXXI 2, 22. Si deve riconoscere pure il significato proprio di ( bellatorius ' nel se- guente luogo dell'antica traduzione latina di Irbn. Deteet et euer*. falso cognomin. agnition. seu contro, haereses IV 34, 4: 'la tantum transmutationem fecit, ut gladios et lanceas b el- la torias in aratra fabricauerit ipse ' (Migne, Patrolog. curi ser. Graeca et Orientai., toni. 5, col. 985). — 49 — memento adhibere solacium, non quasi castigato- ri u m et nimis forte, sed molle et humanum '. Epist V 16, 10. « Notisi che nel luogo cit. il solo cod. M presenta la voce ' castigatorium ' : V ed. a dà la lez. ' castigato- rum ', che si potrebbe intendere nel modo stesso che si è detto sopra intorno a ' bellorum ' sostituito a 4 bellatorium \ Tuttavia , come bene avverte il Gierig, 2 il genitivo plurale ' castigatorum ' non si adatterebbe con gli aggettivi che seguono ' forte, molle, humanum \ e nocerebbe all' efficacia della frase. 4.° Un altro aggettivo , formato , come i due prece- denti, da temi di ' nomina agentis ', è ' praecursorius ', da ' praecursor ', e significa « preventivo, che precorre, che precede » : ma V arditezza dell' immagine è atte- nuata , come nei due neologismi precedenti , dalla pa^ rola premessa ' quasi ': ' Interim ne quid festinationi meae pereat, quod sum praesens petiturus hac quasi praecursoria epistula rogo \ Epist. IV 13, 2. Così il passo di Plinio si legge nei codd. Jf, V e nelP ed. p. La lezione ' praeciirsori ' data dal D deve essere consi- derata come grafìa monca , poiché il dativo singolare del nome ' praecursor ' non può coordinarsi con le al- tre parole del testo. 1 Apollinare Sidonio fece uso più acconcio dell'aggettivo ' castigatorius ', associandolo alia voce 'seueritas': Epist. IV 1 :,' Aetatulam nostrum, mobilem , teneram , crudam , modo castigatoria seueritate decoqueret , modo mandato* rum salubritate condirei ' (Migne, Patrolog. curs., ser. I, tom. 58, col. 508). * Gierig op. cit., tom. 1°, pag. 446, col. 2. a Consoli — il Neologismi) puntano, 4 — 50 — Altra volta Plinio, invece di valersi del nuovo ag- gettivo ' praecursorius \ foggiato per esprimere la pre- cedenza * ,■ usò la voce greca ' pròdromos \ che ha il valore di «" precorrente, che corre innanzi» 8 : v. Epist IV 9, 23. Nel luogo cit. dell' Epist. IV 13, 2, alla voce ' praecursoria ' trovasi sostituita ' praeceptoria ' nel cod. F e nelFed. a. E il Gierig 3 avverte che neicodd. Vosslail., Oxon., Arhzen. , Hamburg. ( Lindenbrogìana excerpta) , Bongars. si legge pure * praeceptoria \ Per ispìegare quest' altro neologismo ( che ' praeceptorius \ supposta l'ammissione di esso in sostituzione di 'prae- cursorius', sarebbe sempre un aggettivo di formazione plinlanà , sul tipo dei precedenti aggettivi derivati da ' nomina agentis * in -tor) si ricorre do alcuni com- mentatori di Plinio al contenuto dell'epistola di cui Si tratta ; e poiché vi si parla di ' praeceptores ', se ne trae la conclusione che i praeceptoria epistula ' dovrebbe avere il significato di epistola concernente i precettori : interpretazione inesatta, perchè nel passo cit. della Epist IV 13,2 non si accenna atìcora al concetto di i praeceptores \ che viene in seguito , do- * V agg. • praecursorius ' fii adoperato nello stesso signifi- cato da Amm. Marcell. Rer. gest. XXXI 3, 6; XV 1, £; **» e da Avrel. Cassiod. In psalt expos, p$a\m. XXXIX 8; Variar. Ili epist. 51 (Migne, Patrolog. cura., ser. I, tona. 70, col. 290 ; e totù. 09, col. 606). Vedi A. Corradi , In C. Plin. Caec. Seeun- dum obÈeruationes ad orationem uerborumque construetìonem et usimi pertinente*; Bergamo, frat. Cattaneo, 1889; pag. té. Vedi anche il lessico Forcellini-De Vit, tom. 4 (\%m), pag.78ì, col. l a e 2*. . « V. Aeschyl. SepL adii. Thtb. w. 80, 195,— SophòA. Antig. v. 108. * Gierig op. cit., tom. 1°, pag. 339, col. 1.* — 51 — pò che se ne rende avvertito il lettore con le parole : ' prius accipe causas rogandi \ Vi si accenna, invece, alla fretta dell'autore ed a ciò che l'autore stesso avreb- be chiesto all' amico suo Tacito, se fosse stato in pre- senza di lui. Ma se si vuole accettare per genuina la lezione ' prae- ceptoria \ bisogna darle il valore lessicale di ' prae- cursoria ', ricorrendo al verbo ' praecipere ' ( donde ' praeceptor ' e ' praeceptorius '), il quale per Cesare, Livio, Lucrezio, Virgilio ed altri ebbe pure il signi- ficato di « prendere prima, anticipare, prevenire ».' 5.° Dalla voce composta ' sacerdos % il cui secondo elemento si riattacca al tema del verbo ' dare ', Plinio dedusse il nuovo aggettivo ' sacerdotalis ', che , in ri- spondenza alla sua origine, significa « spettante ai sa- cerdoti, sacerdotale » : * Proximis sacerdotalibus ludis productis in commissione pantomimis \ EpisL VII 24, 6. E per ' ludi sacerdotales ' si debbono intendere quelli che davano i sacerdoti al loro entrare in carica. 2 Qui è necessario avvertire che abbiamo conservato tra i neologismi pliniani la voce ' sacerdotalis ', non ostante che l'uso di tale aggettivo si sia notato 3 nella frase di Velleio Patercolo II 124, 4: 'Proxime a nobi- i Caes. De b. e. Ili 31, 2.-Liv. IH 46, 7; XXX 8, 9; XXXVl 19, 9. — Lvcret. De rer. nat VI 803 e 1048. — Vero. Bel. Ili 98. — Val. Flac. Argon. IV 341 (ma neir ed. aldina si legge 4 praeripiunt '). — Stat. Theb. Vili 328; etc. * Sveton. io Ùiu.AuQUSt. 44 parla di Mudi pontificale*;*. * la fotti, nel Dizionario Georges-Calonghi, [Torino, 1896], col. 2396, si trova notato il vocabolo ( sacerdotalis ' con l'auto- rità di Plinio e di Velleio Patercolo. B lo stesso osservasi nel- YAmf&hrL Handtoorterb. del Georges, voi, 2.° [J880], col. 2183. _ so lissimis ac sacerd-otalibus uiris desti nari praeto- ribus contigit ' (Halm) ;— perciocché tanto nell'apo- grafo di Bonifacio Amerbach , (il solo che ci resti della storia romana di Velleio ; che, cohie è noto , il codice Murbacensis , scoperto da Beato Renano verso il 1515, si è perduto) , quanto nella ' editto princeps ' di Basi- lea, 1520, la lezione accertata, è ' sacerdoti bus uiris ' : poi, per una congettura dello Scheffer si sostituì a ' sa- cerdotibus' Y aggettivo ' sacerdotatibus \ Dopo Plinio, si dilagò l'uso della voce ' sacerdotalis*, massimamente negli scritti ecclesiastici : ne abbiamo eziandio una conferma in diverse iscrizioni, in luoghi di Ammiano Marcellino e di Macrobio, ! in alcune co- stituzioni imperiali raccolte nel Codice Teodosiano, 2 etc. B. — Plinio ricorse ai temi dèi verbi ' haesito ' e ' monstro ' per formare i due nuovi aggettivi i haesi- tabundus ' e ' monstrabilis '. l.° ' Haesitabundus ' ha il significato del participio presente ' haesitans ', che vale « esitante, dubbioso, con- fuso » : ' Expalluit notabiliter, quamuis palleat semper, et haesitabundus « interrogai^, non ut tibi no- cerem, sed ut Modesto » '. EpisL I 5, 13. 2.° L'altro aggettivo verbale fc iiionstrabilis' è sinoni- mo di ' insignis, illustris % e significa « notevole, co- spicuo, illustre, insigne, chiaro » : 'Est enim probitate i Amm. Marcell. Rer. gest. XXVlII 6, 10.— Màcrob. Saturn. Ili 5,6.— Vedi inoltre i lessici Forcellitii-De Vit (toni. 5 [1871], pag. 288, col. 2 a ), Freund-Theil (toro. 3 [ 1865 ], pp. 143-144), Georges (voi. 2° [1880], col. 2183). * Cod. Tkeodos. XII 1, 145; XII 5, 2; XVI 10, 20 (Haenei). — 53 — morum, ingenii elegantia, operum uarietate monstra- bilis'. Epist. VI 21, 3. ' C. — I nuovi aggettivi composti, che appariscono per la prima volta negli scritti di Plinio, hanno la mag- gior parte per primo elemento componente la particel- la negativa ' in- : due soli sono formati con la parti- cella 4 per- premessa, ed uno con la particella ' prò- \ a) È stato giustamente osservato che nella latinità argentea, per amor di vivezza nei contrasti, si preferi- va formare l'antitesi di un aggettivo col premettere allo stesso la particella negativa 'in-', invece di ac- compagnare all' aggettivo V avverbio ' non ' o di ricor- rere a eleganti circorìlocuzioni, come l'uso prescriveva neir età aurea della prosa latina. Plinio non si allon- tanò dal gusto prevalente ai tempi suoi, e, oltre all'ac- cettare P uso di aggettivi in tal modo formati da scrit- tori suoi contemporanei, egli stesso ne formò altri set- te, premettendo la particella negativa, 'in-' a due ag- gettivi semplici ed a cinque aggettivi composti. aa) 1.° L'aggetti vq , p. 299), * ob die sogenannten senteutiae Varronis Varronisches enthalten ist ganz unsìcher*. * Cic. Tusc. diap. Ili 34, 81 ; De legib.h 11, 32.— Vero. Georg. IV 94; Aen. IX 548.- Stat. Theb. IX, 109.-Tac. Agr.9; Ann. XII 14; Hiat. III 59; ete. ■ — 55 — 1.» ' Incongruens ' significa « inconseguente, incongru- ente, disconvenevole *. Plinio se ne valse nel seg. pas- so: ' Quibus sententi^ Caepionis placuit, sententiam Macri ut rigidam durjimque reprehendunt: quibus Ma- cri, illam alterarli dis^olutam atque etiam in congru- ente ni uocant \ Epkt. IV 9, 19. l 2.° D3II0 stesso modo, per indicare ' qui non reuere- tur \ « chi ha poca stima, i' irriverente » , il nostro autore premise la par(,ic3lla negativa ' in- ' al partieir pio presente del verho ' re-uereor ', e die origine al neologismo * inreuerens', che si legge nel luogo se^ guente: ' Sum enim deprecatus ne quis ut inreue^ r e n t e m operis arguepet, quod recitaturus \ Epist. VIH 21, 3. 2 Non nuoce alla nostra osservazione sul neologismo pliniano ' inreuerens ' il considerare che nel cod, M si trova la lezione ' ut inreuerenti ', perchè la differenza del caso, importante senza dubbio per V ordine sintat- tico della frase, non contrasta al valore lessicale della parola. 1 A. Gell. Noci. AH. XII 5, 5 continuò V uso dell' aggettivo * iucou^ruens ' ; e Avhkl. Avgvst. De don, perseu. 22, 01 (M-~ gne, Patrolog. eurs., §gr, }, tom. 45, col. 1030; 1' accolse n$Ua forma del grado superlativo. Vedi per altri esempi presentati da Lattanzio il Georges, Ausfùhrl. Handwòrterb., voi. 2° (1880) coi. 133. * Aleute tracce della continuazione dell* uso dell'agg. ' tnre-* uerens ' troviamo in Ael. Spartian. Carae. 2, 5 (secondo il Peter); e particolarmente in Flou. Tertvll. De orai. 16; Ad nat. I 10; Aduers. Mare. II 14 (Migqe, Patrolog. cura., ser. I, tom. 1 , col. 1173,575; tom. 2, col. 302). Vedi altri esempi nei lassici Forcel- Uni-Da Vit (tom. 3 [1865], pag. 623, col. 2 J ), e George* (voi. 2' [1880], col. 381). — 56 — 3.° Dàlia forma participiale ' ascensus \ premessa la particella negativa ' in- ', si è formato ' inascensus ', che vale « non prima salito, dove nessuno è salito », e perciò « inaccessibile ». Plinio se ne servì per il pri- mo nel Pan. 65, 3: 'Inascensum illum superbiae principum locum terere\ Nel riferire il passo di Plinio abbiamo seguito la lezione presentata dai codd. d, e; poi- ché la lezione ' inaccensum ' del cod. d non pare che pos- sa adattarsi, per contrasto di significato, alle seguenti. parole della frase citata : ' illum superbiae principum lo- cum \ Non contrasterebbe al concetto di tutta la frase la congettura del Lipsius, per la quale si viene a sostitui- re al neologismo ' inascensum ' la voce ' inaccessum ', usata da Virgilio e da altri x ; ma sarebbe grave erro- re posporre la lezione genuina data da codici autore- voli, la quale non contrasta col senso dell' intera frase, ad una congettura, per quanto questa possa apparire più gradita all' interprete e sia proposta da un filologo insigne. 4.° Nel seguente periodo del Pan. 4,7:' Iam firmi- tas, iam proceritas corporis , iam honor capitis et di- gnitas oris, ad hoc aetatis i n d e f 1 e x a matur itas nec sine quodam munere dèum festinatis senectutis insigni- bus ad augendam maiestatem ornata caesaries, nonne longe lateque principem ostentant ? ' — presentasi l'ag- gettivo nuovo ' indeflexus ', che risulta dall'unione della particella negativa ' in- ' con una forma participiale del 1 Vero. Aen. VII 11 : Vili 195.— Senec. Herc. '[furens] 606.- Sil. Ital. Pun. Ili 516. -Plin. sen. Nat. hist VI 28 (32), 144; XII 14(30), 52.— Tac. Hist IV 50; e altrove. — Poi Macrob. Saturn. V 17, 7 ; etc. — Sì — verbo ' de-flecto \ E però ' indeflexus ' significa « non piegato » ; e, riferendosi ad ' aetatis maturi tas ', assu- me il significato di « non indebolito » , non mai di « invariabile », come inesattamente qualcuno interpreta.? Il Beroaldus, forse per evitare il neologismo, ha so- stituito nel testo di Plinio a ' indeflexa '. la voce ' in- flexa ', senza avvertire che V uso ha determinato un va- lore non negativo alla particella ' in- '• preposta al verbo ' flectere '. E, di fatto , Ivvbkal. Sii i 1, & t Vlfiak in Din XXkVll 11, 4— Cfr. Porphyr. Hor.epist 1 20, IO, citato dui Georges ne\Y Amfùhrl Handworterb., voi. 2° (18S0), col. 1212. * Vedi Cic. De orai II 80, 325; Pro Cluent 21, 58; De legi- btt* Il 7, 16; Epint ad Ali. IV 16a, 2; XVI 6, 4; etc. ' — 63 — che consideriamo, si spiega con la forma mediale del verbo greco corrispondente. l 2.° Dal tema della voce ' uber ', passato par il tra- mite di * ubertas ' o di * ubertus \ * Plinio formò il ver- bo l ubertare ', avente il significato di « fecondare, fer* tìlizzare, rendere fecondo o abbondante » : * * Et caelo quidem ftumquam benigni tas tanta, ut omnes si nini ter-* ras u b e r t e t foaeatque \ Pan. 32 , 2. Tale è la le- zione del cod. A ; ì codd. d, o, d presentano la lezio- ne i uberet % che sì adatta anche bene al concetto che Fautore volle esprimere nel luogo citato del Panegi^ fico. Ma il verbo * uberare ' non può èssere conside- rato come un neologismo introdotto da Plinio , poi- ché Puso del Verbo 'uberar^' è stato accertato in Co- lumella 4 ; ed è noto cbe Columbia fu contemporaneo 1 L* uso del verbo ' prooemiari ' fu accolto poi da Ivl. Victv Are rhet 15, (nella ed. Orelli delle opere di Cicerone [1833], voi. 5, parte 1", pag. 244); da Apollin. Sidon. Epìst. ad Ma* meri Claudian. (Migne, Patrolog. curs. t aer. I, tom. 53, còl 781). Vedi A. Corradi op. cit., pag. 35, nota. « L'aggettilo 'ubertus' ha per sé l'autorità di &.Oell. Noci. Att VI (VII) 14, 7. Non teniamo contò d*un passò di Solfilo fcl, & ' solo pla&ò u b e r t o q u e ', presentato dal òod* Aogetomom I, 4, 15, e dal feod. Sangallòns. 187, ma rifiutato dal Motnttisert òhe sì avvale deli* autorità di altri codici : il óod. Parisin» 68 te presenta invece : ' Pannonia solo planò uberiqufe '. • Riappare molto tardi il verbo * ubertare ' in Evmén. Ornilo*. aetio Cbnstànlino Aug. Mauienèium nomine, 9: ' Agros diuturno ardore sitiòntes expetitus uotis imber u b e r t a t ' • ( Mìgae» Pd- trótog. extra. , sar. I, toni. 8, col. 649). * Colvm. De re rtist. V 9, 11. Vedi atìcbe Pallad. De re rud. X! fòatòber) 8, 3. — 64 -~ di Seneca il filosofo, è scrisse i suoi libri prima di Pli- nio il vecchio. * B. — Di verbi nuovi, composti con preposizioni, Pli- nio ne presenta soltanto quattro : ' indecere, defreraere, interscribere, pertribuere '. Li considereremo successi- vamente come sono stati enunciati, secondo P ordine della lettera iniziale del verbo semplice. , -1.° Il verbo ' indecere _' significa « sconvenire* essere disdicevole, star male ». Non pare che Plinio sia stato il primo ad usarlo, tuttoché negli scritti di lui si os- servi per la prima volta la forma verbale ' indecent \ In fatti, tanto la forma participiale ' indecens ', adope- rata in senso di aggettivo, quanto la forma avverbiale 6 indecenter ' si trovano negli scritti dei contemporanei di Plinio. - Il passo pliniano che presenta il verbo ' indecere ' è il seg. ': ' Nam iuuenes confusa adhuc quaedam et quasi turbata non indecent'. Epist. Ili 1, 2. * I cQdd. M e V danno nel passo citato la lezione Mn- dicent', la quale non si adatta al concetto che informa 1 Thuffsl-Schwàbe, G. d. r. L. », a. 293, pag. 713, • Per la voce ' indecens ' v. Vitrvv. De arch. VII 5; Patron. Sai. 128, 3; Qvintil.- Imi orai. XI 3, 158; Martial. Epigr. II 11, 4; V 14, 7; XI 61, 13; Svlton. Diu. Claud. 30.— Per Taw, 4 Indecenter' v. Qvintil. ìn$L orati 5, 64 ; Martial. Epigr. XII 22, 1 ; etc. ; e per la forma superi. * indecentiesime ': Qvintil. Imst. orai. Vili 3, 45. Cfr V Antibarb. del Krebs , y. 'indaoere'. * Osservasi il v rl>^ ' indecere * nel seguente luogo di A, G 4 bll. Noci. AtL VI (VII) 12, 2. ( Feininisque solis uestem longe late-. que diffu?am in dece re existimauervint ad ulnas cruraque aduersus oculos protegenda ' (ed. Hertz: ma sbcondo la ' lectio Gronouiana ' é da leggerti 4 decorarti * i a vece di ' indec^re '). — 65 — il periodo, e nemmeno corrisponde al verbo della propo- sizione seguente ' conueniunt '. È necessità, dunque, ac- cogliere il neologismo ' indecent ' per non cadere in una dissonanza sintattica e in una stortura del senso del pe- riodo. 2.° Il seguente luogo di Plinio, letto secondo il cod. M: ' Ego et modestius et constantius arbitratus immanis- simum reum non communi temporum inuidia, sed pro- prio crimine urgere , cum iam satis primus ille impe- tus defremuisset et languidior in dies ira ad iu- stitiam redisset, .... mitto ad Anteiam ' etc. Epist IX 13, 4; — ci ha dato argomento di notare tra i neologismi pliniani il verbo composto ' de-fremere % che vale « ces- sar di fremere »*. Ma la lezione ' deferuissèt \ presen- tata dal cod. D e dalle edd. p f a, e P equivalente le- zione ' deferbuisset ', data dalle edd. prealdine del Lae- tus, del Beroaldus e del Catanaeus, non sono da tras- curarsi , poiché il verbo ' deferuescere ' ( ' déferuere '), che significa « cessar di bollire, finir di fermentare », e, in senso traslato, « sbollire, quietarsi, calmarsi », si adatta meglio ad esprimere quello sbollimento d' ira, quella calma succeduta allo sdegno, che Plinio accen- na in modo non dubbio con le frasi : ' primus ille im- petus', ' languidior in dies ira', ' ad iustitiam redire', 2 i Ne vediamo continuato l'uso da Apollin. Sidon. Epp.l 5; IV 12; IX 9 (Migne, Patrolog. eurs., ser. I, tom. 58, coli. 455,518, 623 ). V. i lessici Freund-Theil (tom. 1° [1855], pag. 753) e Georges (voi. 1° [1879J, col 1860). 2 Nel Dizionario Georges-Calonghi non è notato il verbo 20. >•** Cfr. V 6, 21 e 6, 27. 2.° ' Cohors ', come termine tecnico militare:, valse a significare la decima parte di una legione , oonteaente tre ' manipuli ' o sei ' centuriae ' ;, si: ebbe anche il si- gnificato di « schiere ausiliarie » : ma in tutti e dite significati si riferì sempre ai soldati di fanteria- o pe* doni (' pedites '). Plinio riferì anche ' cohors ' alla ca- valleria (' equites '), scrivendo: ' P. Accio Aquila, cen- turione e o h o r t i s sextae equestris'. Epist. X 106 (107). Ma nell& risposta dell' imperatore TrAittno st? li- l Colvm. De re rust. X 362 ; XI 2, 30. — re- nio (Epist X 107 (108): ' Libellum P. Aedi Aquilae, centu- rionis sextae equestris) , la voce ' cohortis ' è evitata , come ben si osserva nella ed. A: per una congettura del Beroaldus si legge la voce ' cohortis ' premessa alle pa- role ' sextae equestris ' nel testo della cit. epistola di Traiano. Donde s' indusse Plinio ad associare il concetto di ' cohors ' con quello di ' equites ' ? Probabilmente non dall'essere in quella sesta coorte commisti insieme ca- valieri e pedoni , come suppone il Lagergren , riepilo- gando l'opinione del Forcellini l , (che militarmente ciò avrebbe prodotto una dannosa confusione), ma dalla ne- cessità di dare un termine adatto ad una parte del- l' i equitatus ' , ricorrendo , per somiglianza di ordina- mento militare, ai nomi delle divisioni della fanteria. Cicerone aveva, però, ben chiaramente distinto 1' i equi- tatus' dalle 'cohortes'. 2 3.° ' Species ' nell' uso della latinità aurea ebbe o il significato attivo di « vedere, guardare », o quello pas- sivo, di « aspetto, apparenza, figura, imagine ». Plinio se ne valse per significare « ipotesi, caso particolare », facendone un sinonimo di ' casus ' ; e con tale signifi- cato, trasmesso per tradizione, la voce ' species ' si con- servò nel linguaggio dei giuristi. 3 Nei seguenti passi di Plinio abbiamo la conferma del nuovo significato del sostantivo ' species ' : ' Nam haec quoque species in- 1 Lagergren, op. cit, pag. 74. — Vedi il lessico Forcellini- De Vit, tona. 2° (1861), pag. 264, col. l. a * Cic. Pro M. Marcello 2, 7 ; EpisL ad fam. XV 2, 7. 3 Vlfiàn. in Dig. IX 2, 5, § 3. — 77 — cidit in cognitionem meam\ Epist. X 56 (64), 4. — ' Mox ipso tractatu, ut fieri solet, diffundente se crimine plures s p e e i e s inciderunt \ Epist. X 96 (97), 4. Per quale tramite sia venuta la significazione di ' spe- cies ' adottata da Plinio, non può dirsi con certezza. Tuttavia F essersi indicato da Cicerone e da Varrone 1 con la voce ' species ' anche le « specie di un genere » ci dà una probabile spiegazione; poiché, essendo le spe- cie come i casi particolari di un genere , si rendeva non difficile il passaggio dalla significazione di « spe- cie » a quella di « caso ». 4.° La locuzione particolare ' uenia sit dicto *, usata tra parentesi, la quale corrisponde alF espressione ita- liana « sia permesso di dire, sia detto con permesso, mi si permetta di dirlo », è dovuta a Plinio : ' Vsque adhuc certe neminem ex iis quos eduxeram mecum (uenia sit dicto) ibi amisi. Epist V 6, 46. Dal passo citato si presume che Plinio abbia fatto uso della locuzione * uenia sit dicto ', per allontanare da sé r ira degli dei, che, secondo la credenza popolare ro- mana, F avrebbe colpito , se egli immodestamente si fosse vantato. In un altro luogo per esprimere lo stes- so concetto, in proposito di una convalescente da grave malattia, Plinio scrisse la frase ' inpune dixisse liceat' (Epist Vili 11, 2. 2 B. — I nomi sostantivi di fonte verbale, che si ebbe- ro da Plinio un significato nuovo, sono un ' nomen i Cic. Top. 7, 30 ; De ìnuent. I 27, 40.— Varr. Rer. rust. Ili 3,3. s Lagergren, op. cit., pag. 75, — 78 — agenti» ' in rsor e quattro ' nomina actioois' in -Ho o l.° Il nome ' mensor ', dal verbo i metiri *, si ebbe da prima da Orazio il significato di « misuratore », in generale. 1 Poi Ovidio e Columella ne fecero un sinoni- BM eli . ' deeempedator \ cioè « misuratore dei eampi, agrimensore ».* Plinio attribuì alla voce ', ehe Quintiliano adoperò al singolare* col significato di « annotazione^ nota » ; 4 ma Plinio, usandolo al plu- rale, attribuì ai vocabolo il significato di « osservar ùonì scritte al margine di un libro > : ' Nuno a te Mk brum urmmn cum adnotatioaibiis tuis expecto.' ìiptet; VK 30, & 3.° Il sostantivo ' excursio ', considerato come temniiie 1 HoaAT. Carnkn l. 28, % — Cfr Mauxuiì, Epigr. X 17> & t Ovid. Metam. I 106.— Col vm. V l. Cfr. per 'deeempedator* Cic. Philip. XIII 18,37. 3 V. in proposilo l'osservazione del Gbsner, cit, da A. Cor- radi, pagi 3& * Qvintil. Imi. orai X 7, 31. tecnico Al cose militari, valse ad indicare, fla dall' età aure^ cjell'idiopia Latino, la sortita da una città ( f erup- tio ') *, la scorreria (• discursio milHaris ') 2 e la soara- wucci$ (' prima incursio militaris 'X 3 Plinio per il pri- pjo attribuì al vocabolo il significato di qualsivoglia 4 qp#r$a, gita, scappata in paese »: ' An, ut solebas, Ut- taglione rei farai liaris otoeundaei crebris excursiouibus a^acaris ? \ Epist. I 3, 2. Del resto , noa è estraneo fi tale accezione della voce ' excprsio ' V uso cjke in pi» Jpogttf Plinio stessa fece del verbo * excurrere \ dwde * excur^Q. \ per indicare de' viaggi intrapresi : ' Gnpa juiblicufp opus m,ea pecunia inchoaturus in Tuseos e,]fcuciirrUsera.' Epist III 4,2. — 'Destino eròe», si tamen offlcii ratio permiserit, excurrere isto \ ffeist. JII 6, 6. — ' Nunc uideor commodissime . po&K» in rem praesentem excurrere.' Epist X 8 (24), 3* 4 4.° Nel periodo della latinità aurea il nome ' ppaeeep- tip ' significò « precetto , insegnamento * , e aocihe « preconcetto, pregiudizio ». 5 Plinio attribuì a ' praecep- tio ' il significato di « prelevamento o prelevazione » di parte di un'eredità prima degli altri coeredi: 'Satur- ninas autem, qui nos reltquit taeredes, quadrantem rei publicae nostrae, deinde prò quadrante praeceptio- nem quadringentorum milium dedit'. Epist V 7,1. t Cabsl P* k a II 30, 1. « Cic. De prou. cons. 2,4; Pro * Deiói 8, 2&— Liv. XXX VII 143. 3 Usl XXX 8, 4 ; 1 1, a XXX VII 18, 4. 4 II, giureconsulto Scovala conservò il significato pliniano di 'e;xpursp/ u^Dig. XXXIII 1, L3, in fine. 5 Cip. Pari orai. 36, 123. — 80 — Con ciò Plinio si attenne più da vicino alla fonte della parola, che è il verbo ' praecipere '=« prendere innan- zi, prendere prima »; talché, invece di dare un signi- ficato nuovo al nome ' praeceptio ', restituì allo stesso il valore lessicale originario che, a poco a poco, si era modificato nell'uso: tanto più che Plinio stesso usò il verbo ' praecipere ' nel significato di « ottenere prima, percepire innanzi , prelevare da un' eredità » , come osservasi in Epist, V 7, 1 ; X 75 (79), 2. Nella lingua dei giureconsulti romani la parola in esame conservò sempre il significato anzidetto; e. si diede appunto la qualità indicata dall' aggettivo ' prae- cipuus' a quella parte di eredità, prelevata, che non entrava nella divisione dell' asse ereditario; 1 mentre * praecipuum ' sostantivato aveva avuto presso Cicerone il significato di « preminenza, eccellenza, vantaggio ».* 5.° ' Praesumptio ' non fu voce accolta nella latinità aurea. 3 Plinio l' usò nel senso di « godimento prema- 1 Vlpian.ìii Dig. XXXIII 4,2. Papinian. in Dig. XL 5,23, § 2; XXXI 75 e 76. Cfr. Apollin. Sidon. Epist. VI 12 (Migne, Patro- log. cur8. % ser. I, tona. 58, col. 560-561). Del resto, tale uso può considerarsi come una conseguenza del significato attribuito fin dai tempi antichi all' espressione ' pars praecipua ' o ' res praecipua'. Vedi Plavt. Rudens 188-189; Terent. Adelph. 258. * Cic. De finibus II 33, 110: 'Homini.... praecipui a na- tura nihil datum e3se diceraus ? ' 8 Leggevasi in un luogo di Cicerone, De diuinat. II 53, 108 : 'Praesumptio tamen.... non dabitur*. Ma in realtà i codd. Leidens. Voss. 84, Leidens. Voss. 86, Leidens. Heins. 118, Vin- 189 dobon. 2Qjr danno concordemente ' praesensio ', invece di * prae- sumptio \ Il Pearcius vi sostituì, per mera congettura, la voce — 81 — turo, uso prematuro », facendone quasi un sinonimo della voce ' praeceptio \ Ma, nell' assegnare al nome ' praesumptio ' tale significato, Plinio si allontanò dal- l' uso che ne fecero i suoi contemporanei. Quintiliano , in fatti, P adoperò come termine di retorica, per indi- care la figura ' prolepsis \ 1 D' altro canto , Seneca 2 e poi Giustino ed altri 3 attribuirono alla voce ' praesump- tio ' il significato di « speranza, fiducia , aspettazione , opinione ». Plinio, invece, conservò alla voce il signi- ficato più vicino all' etimologia della stessa (' prae ' e 4 sumere '), cioè « uso o godimento anticipato » , equi- valente perciò , come dicevamo sopra , a quello del nome ' praeceptio ', ma non facilmente assimilabile , come suppone il Lagergren 4 , al significato della voce ' anticipatio ', che per Cicerone vale « prenozione, pre- notizia, idea anticipata ». 5 La conferma del significato pliniano del sostantivo ' praesumptio ' è data dai seguenti luoghi : ' Rerum ' adsumptio' : lo seguirono il Christ (nella 2. a ed. Orelliana, Tu- rici, 1861; voi. 4, pag. 554), il Nobbo (Lips., 1850, pag. 1162, col. 2. a ) ed altri. i Qvintil. Inai. orai. IX 2, 16 ; 2, 18. 2 Senec. Episi. mor. XIX 8 (117), 6. Cfr. A. F. Rosengren , De elocut. L. Annaei Seneeae commentano; Upsaliae, Wahl- stròm (senza data della pubblicazione, ma è, probabilmente, del 1849-1850), pag. 38. s Ivstin. Epit hist Phil III 4, 3. — Spartian. Hadr. 2, 9.— Si valsero anche della voce * praesumptio ', in significato si- mile, i giureconsulti Papin. in Dig. XLI 3, 44, § 4, e Vlpian. in Dig. XXIX 2, 30, § 4; XL 5, 24, § 8; XLIII 4, 3, § 3; etc. * Lagergren, op. cit., pag. 57. ' s Cic. De nat deor. I 16, 43; 17, 44. Consoli — II Neologismo Pliniano, 6 — 82 — quas adsequi cupias praesumptio ìpsa iucunda est'. Epist. IV 15, 11. — ' Ego beatissimum esistitilo qui bo- nae mansuraeque famae praesumptioDe perfrui- tur certusque posteritatis curii futura gloria uiuit '. Epist. IX 3, 1. Il significato attribuito da Plinio al nome ' praesump- tio ' si deve non al dotto arbitrio dì autorevole scrit- tore, ma all' efficacia che Bull* accezione di ; praesump- tio ' esercitò, con molta probabilità, V uso che lo stesso Plinio fece del verbo ' praesumere ', accostando al si- gnificato primitivo di « prendere prima » anche i si- gnificati di « adempiere prima, porre prima, pregustare », che risultano dai segg. esempi: Epist. II 10, 6; III 1, 11; VI 10, 5; Vili, 11, 1; Pan. 79, 4. C. — Quanto al significato dei grecismi ' cataracta , paedagogìum, sipo ', Plinio presenta delle novità che ' ne presso gli scrittori dell' età aurea, né presso i con- temporanei di lui ci è dato osservare. I.° ' Cataracta ' o ' cataractes ' servì ad indicare, per antonomasia, le cascate o cateratte del Nilo. ■ Livio se ne valse per denotare le « saracinesche » alle porte delle fortezze. ! Plinio, invece, indica con ' cataracta ' o • cataractes ' la « chiavica o cateratta » che è nei fiumi por reggere il corso dell'acqua: 'Si nihil nobis loci i Vitrw. De arch. Vili ■>. — Sknkc. Nat. quaest. IV 2, A.— I'lin. sBN.'jVflt hit!. V 9 (IO), 54 e 59. * Liv. XXVII 28, 10 e 11. — Cfc Vboet. Epit rei mil. IV 4. Lo slesso significato notasi in Plvtar. Anton. 76, 2 : cfr. an- che dello stesso Plutarco Aratus 26, 1. — 83 — natura praestaret, expeditum tamen erat cataractis aquae cursum temperare. ' Epist X 61 (69), 4. l 2.° La latinità classica non si avvalse del grecismo 4 paedagogium ' 2 : cominciò a servirsene la latinità ar- gentea. Svetonio con la frase ' ingenuorum paedagogia ' alluse alla sfrontata prostituzione e seduzione dei tempi di Nerone, se pure nel testo svetoniano non si voglia preferire alla lezione ' paedagogia ' l'altra lezione 6 proa- gogia. 3 Seneca e Plinio il vecchio indicarono con ' pae- dagogium ' , per metonimia , i fanciulli educati in un istituto, ossia la scolaresca. 4 Ma Plinio il giovane re- stituì a ' paedagogium ' il significato di luogo o isti- tuto dove erano educati i fanciulli destinati ad impie- ghi o uffici superiori : ' Puer in paedagogio mixtus pluribus dormiebat. ' Epist VII 27, 13. L' etimologia mista greco-latina della pretesa voce ' paedagium ', la quale fu accolta dalla ed. p nel luogo cit. dell' epist. pliniana, potrebbe solo tentarsi per ispie-, gare una parola nuova che dai codici concordemente si attesti essere stata usata dal nostro autore, come, per es., la voce ' cryptoporticus ' ; ma si deve sempre rifiu- tare, quando con essa si voglia tentare V accettazione 1 Cfr. Rvtil. Nàmàt. Dered. suo I 481: ' Tum cataracta- rum claustris excluditur aequor * (Baehrens, Poetae Latin, min. voi. 5°, pag. 21 : ma nel cod. Vindobon. 277 (387; si accoglie la grafia ' catharactarum '). * Vedi per il significato della voce greca considerata: Demosth. Orai, de corona 258 (313, 10-12) ; Plvtar. Pomp. 6, 2. 3 Sveton. Nero 28. * Senec. Dial VII {De uita beata) 17, 2 ; Dial. IX (De tran- quii animi) 1, 8; Epist mor. XX 6 (123), 7. — Plin. sen. Nat hist XXXIII 12 (54), 152, — 84 — di una parola che non è accolta dai codici né registrata nei lessici, ma soltanto proposta come congettura d'in- terprete. Molto meno si può fare buon viso alla conget- tura del Lipsins ', che, movendo dal presupposto che ' paedagogium ' dovesse riferirsi soltanto alla riunione degli alunni, non mai al luogo della riunione, voleva sostituire la espressione ' puer e paedagogio ' alla le- zione data dai codici ' puer in paedagogio '. 3." Il grecismo ' sipo ', che vale « corpo vuoto o cavo, sifone », penetrò nella lingua latina dopo 1' età di Cicerone -; e se ne valsero gli scrittori dell'età ar- gentea per indicare « sifone , canale, pompa per alzar 1' acqua », oper termine di confronto a cosa somigliante 1 Ivsti Lipsi Ad Annales C. Taciti liber tommentarius, Pa- risiis, N. Buon, 1606; pag. 236, Ad librum XV Ann.: ' Vides ergo ubique paedagogia prò coetu et quasi collegio pue- rorum. prò loco non accipiò, ne epud Plinium quidem lib. VI] epist. « Puer io paedagogio mistus pluribus dormiebat ». re- scriboque : « Puer e paedagogio >. intellegit enim puerum pae- dagogianum'. » Si è preteso riconoscere la parola 'siphone' iu un luigodi Lucilio, cit. da Cic, De flnibusll 8, 23; ma lalezkmu é incerisi Il cod. Palat., ora Vatic. 1513, presenta 'hirsizon'; l'altro cod Palat., ora Vatic. 1525, presenta 'hrysizou': gli altri codd. , come il More)., 1" Erlang. 38, il Vratisl. IV F 180 danno ' hirsi- phon". Nella 1" ed. dell' Orelli, del 18;8, si legge ' hir sìpliovo '; e quasi consimile lez. ' fir siphoue' si osserva in quella del Medvig. L' Ernest! la trasformò a dirittura in ' si pitone ' ; ma 11 Bailer (2* ed. Orellian», Turici, 1861, voi. 4', pag. 103} la, restimi alta Torma 'hirsizon', data dal 1° cod. sopra cit. del se- colo XI. A noi parrebbe meglio conservarsi la lez. del cod. Va- tic. 1525, ' hrysizou ' p. ' hrysiazon ', part. pres. del verb') greco rhysiàio, Torse 'rhysizo. Ma, in tanta incertezza, nulla si può af- fermare che rispanda sicuramenle al vero. r — 85 — al sifone K Plinio se ne servì , attribuendo alla parola il significato di « tromba da incendio », e venne così a determinare in un caso particolare il significato generico di « tromba per acqua » : i Alioqui nullus usquam in publico sipo, nulla hama, nullum denique instrumentum ad incendia compescenda \ Epist. X 33 (42), 2. 2 Ma è probabile (e, nell'incertezza della conclu- sione, ci siamo indotti a notare la voce i sipo ' tra i neo- logismi di fonte pliniana) , che Plinio non sia stato il primo a designare con ' sipo ' la tromba da incendio ; perocché il retore Musa, citato da Seneca il retore 3 , con la frase 'caelo repluunt ', detta in proposito dei sifoni, accenna al significato in generale di tromba che schizzi l'acqua in modo che questa, ricadendo in forma di piog- gia, sembri che ripiova dal cielo. 4 Sez. II. — Altre parti del discorso. A. — In due soli aggettivi ci è stato dato di osser- 1 Senec. Nat. quaest. II 16. — Colvm. De re rust. Ili 10; IX 14.-Plin. sen. Nat hist II 65 (66), 166; XXXII 10 (42;, 124. — Ivvenal. Sai II 6, 310. * Anche Ulpiano accenna a ' siphones ' per gli incendi in Big. XXXIII 7, 12, § 18. 3 Senec. rhet. Controuers. X praef., 9. 4 Nel Dizionario Georges-Calonghi, v. * repluo ', col. 2341, e v. ' sipho ', col. 2500, si afferma ripetutamente, ma non sappia- mo renderci convinti del motivo, che da Seneca il retore si at- tribuì alla voce ' sipho ' il significato di (1880), col. 2412, e riferita con- temporaneamente tanto al significato eine Spritze, quanto al significato Feuerspritze. — 86 — vare che il significato attribuito ai medesimi da Plinio si allontana dal significato che si ebbero nell'uso del- l' età anteriore e in quello dei contemporanei di Plinio stesso. Tali aggettivi sono : ' octogenarius ' e ' otiosus \ 1.° L' aggettivo ' octogenarius ' fu da Vitruvio e da Frontino adoperato a significare una misura. ' Plinio se ne valse per indicare « vecchio di ottanta anni, ottua- genario, ottogenario »: ' Femina splendide nata , nupta praetorio uiro, exheredata ab octogenario patre \ Epist VI 33, 2. 2.° L' aggettivo ' otiosus ', che significa propriamente « ozioso, inoperoso, disoccupato », ed equivale a ' ua- cuus muneribus ', soleva essere riferito anche a cose inanimate, p. es. a tempo, età 2 , discorso, 3 etc. A que- sto uso si accostò Plinio, scrivendo: 'Per hos dies li- bentissime otium meum in litteris conloco, quos alii otiosissimis occupationibus perdunt. ' Epist IX 6, 4. Ma nessuno prima di Plinio aveva riferito V epi- teto di ' otiosae ' alle somme di danaro non date ad in- teresse, ' non occupatae ' : ' Pecuniae publicae, domine, prouidentia tua et ministerio nostro et iam exactae sunt et exiguntur; quae uereor ne otiosae iaceant. ' Epist. X 54 (62), 1. Anche il giureconsulto Scevola applicò alla ' pecu- nia ' non data ad usura la qualità di ' otiosa \ 4 i Vitrw. De areh. Vili 7 ('fistulae octogenariae';.— Frontin. De aqu. urb. Rom. 58 : ' Fistola octogenaria dia- metri digitos X\ * Cic. Epist ad Q. fratr. Ili 8, 3 ; De seneci 14, 49. 3 Qvintil. Inst. orai Vili 2, 19; I ), 35. * Scabvol. in Dig. XXII 1, 13, § 1: « Pro pecunia otiosa usuras praestare debeat ' (Mommsen : ma nel cod, Florent. dei Digesta è scritto ' pecunia uitiosa '). — 87 — B. — Come si è già avvertito, Plinio fu parco d' in- novazioni quanto ai verbi. Egli, in fatti, attribuì signi- ficato non noto agli scrittori dell' età anteriore , né , a quanto appare, accolto dai contemporanei, ai tre verbi * exseri bere, per colere, prosecare ', conservandoli sempre in senso proprio. l.° La latinità aurea presenta V uso di 'ex-scribere ' nel significato di « trascrivere, copiare », ed anche nei significato di « notare, registrare, mettere per iscritto ». 1 Plinio, invece, assegnò al verbo ' exseribere ' due signi- Acati nuovi, 1' uno proprio e 1' altro figurato , che non troviamo negli scritti dei contemporanei di lui. Il si- gnificato proprio , di cui ora interessa intrattenerci , (che, al suo tempo, tratteremo del verbo ' exseribere ' in senso traslato) è: « dipingere, disegnare , rappresenta- re » : ' Herennius Seuerus, uir doctissimus, magni aesti- mat in bibliotheca sua ponere imagines municipum tuo- rum petitque exseribendas pingendasque de- legem '. Epist IV 28, -1. Donde tale significato ? È noto che ' scribere ' ebbe anche il significato di «e disegnare, dipingere ». 2 Plinio il vecchio, a determi^ nare meglio il lavoro di copiatura di una pittura, si valse del verbo ' transcribere \ 3 Appare probabile quindi che Plinio il giovane, attenendosi allo stesso ordine di con- cetti, meglio che della preposizione ' trans ' si sia ser- vito della preposizione ' ex ', che esprime con maggiore esattezza l'idea di « trarre fuori, dedurre », e, pre- l Cic. in Verr. aet. see. II 77, 189.— Varr. Rer. rust. II 5, 18. * Cic. Tu8c. dìsp. V 39, 113. — Catvll. Carm. 37, 10. 3 Plin. sen. Nat. hist XXV 2 (4), 8: * Veruna ot indura fal- la* est colori bus... multumqu 3 riamente significa « usatto, piccolo socco, calzare leggiero », che si soleva portare dalle donne e dai damerini effeminati. Ma poiché il soc- co era usato dagli attori comici per la rappresentazio- ne della commedia, e quindi, per figura metonimia, ven- ne a significare la commedia, così Plinio che, adope- rando il linguaggio scenico , aveva chiamato una sua villa, presso al lago Lario, col nome ' comoedia ', ne in- dicò il sito basso, rasente il lido del lago, col diminu- tivo ' socculus \ Ecco il passo pliniano : ' Huius (lacus) in litore plures uillae meae, sed duae maxime ut de- lectant ita exercent. altera inposita saxis more Baiano lacum prospicit, altera aeque more Baiano lacum tan- git, itaque illam tragoediam, hanc appellare comoediam soleo ; illam, quod quasi cothurnis , hanc , quod quasi s o e e u 1 i s sustinetur \ Epist IX 7, 2-3. La lezione ' oculis ' che, invece di ' socculis ', è data dal cod. D e dalle edd. p, a, non ci pare in alcun modo attendibile, prima di tutto perchè vien meno il paral- lelismo che l'autore vuol mettere in evidenza tra la villa chiamata ' tragoedia ' e quella che porta il nome di 6 comoedia ' ; in secondo luogo, perchè bisogna forzare il senso della frase per supporre omogeneità tra ' sus- tinetur cothurnis ' e ' sustinetur oculis \ Preferiamo, dun- que, la lezione ' socculis ', che è presentata dal cod. IH e dalle edizioni prealdine. — 97 — 10.? Dicevasi propriamente ' sportula ', diminutivo di i sporta ', quel canestrino di cibi, che si soleva dare dai patroni ai clienti, allorquando questi si recavano da loro per salutarli. In senso traslato, Plinio se ne valse per indicare quelle largizioni che per lo più da autori, di poco merito si solevano dare ai ' laudicene, per essere applauditi di continuo da questi durante la recitazione dei loro lavori letterari : ' Sequuntur auditores actori- bus similes, conducti et redempti: manceps conuenitur: in media basilica tam palam sportulae . quam in triclinio dantur. ' Epist II 14, 4. . Pare che Quintiliano si sia accostato al concetto di Plinio con l'avvertire che è sconveniente per gli oratori ' inter moras laudationum ' il * respicere ad librarios suos,. ut sportulam dictare uideantur. ' l E da av- vertirsi inoltre che il nome ' sportula ' fu anche usato, in senso traslato, dall' imperatore Claudio per indicare i « brevi giochi dati al popolo ». 2 B. — I sostantivi di fonte verbale, innovati nel loro senso traslato dal nostro autore , si possono ordinare così : a) ' nomina agentis ' formati col suffisso -tor ; b) ' nomina actionis ' col suffisso -tion ; e) sostantivi formati da temi di verbi per il tramite del tema del participio presente; d) sostantivi verbali aventi diverso suffisso. a) Non molto è da dirsi dei quattro ' nomina agentis ': i Qvintil. InsL orai. XI 3, 131. « Sveton. Diu. Claud. 21. Consoli — li Neologismo puntano* — 98 — * * debitor, frenator, gestator, reductor, ' — che nei loro significati in traslato presentano tracce d' innovazione. 1.° Il nome ' debitor' significò propriamente « chi deve una somma di danaro ad un suo creditore ». l Accolto in traslato, indicò « chi è obbligato , chi è te- nuto a qualche cosa », la quale veniva espressamente enunciata, per es. * uitae , animae , uoti, etc. ' 2 Plinio accolse tale significato del nome ' debitor *, considerato in traslato, ma vi apportò la novità di adoperarlo as- solutamente , cioè senza indicazione della cosa* per cui si restava obbligato : ' Cuius generis quae prima occasio tibi, conferas in eum rogo; habebis me, habebis ipsum gratissimum debitorem. ' Epist. Ili 2, 6. 2.° La voce ' frenator ' appare per la prima volta nella latinità argentea, e riferita sempre a cose mate- riali, per es. il giavellotto, 3 il cavallo. 4 Plinio lo riferì,, per traslato, ad argomenti morali : ' Contemptor ambi- tiónis et infìnitae potestatis domitor et frenator ani- mus ipsa uetustate florescit. ' Pan. 55, 9. 3.° Quanto al nome ' gestator ', che significa « por- tatore per guadagno, facchino », ed è perciò sinoni- mo di ' baiulus ' p ' baiolus ', voce usata da Cicerone 5 , Plinio lo riferì a un delfino che portava sul dorso i figli : * Incredibile, tam uerum tamen quam priora, del- phinum gestatorem collusoremque puerorum in i Cic. De off. II 22, 78. — Senec. De bene/. VI 19, 5. — Mo- destia in Dig. L 16, 108. 2 Ovid. Ex Pon. IV 1, 2; Triti. I 5, 10. — Martin Epigr. IX 42, 8. 3 Val. Flac. Argon. VI 162. 4 Stat. Theb. I 27.. 5 Cic. De orai. II 10, 40 ; Parad. IL-, 2, 23. — 99 terram quoque extrahi solitum harenisque siccatum, ubi incaluisset, in mare reuolui. ' Epist. IX 33, 8. 4.° Il nome ' reductor ', considerato in senso proprio, significa « riconduttore, chi riconduce » : e in tale sk- gniflcato T usò Livio. 1 Ma Plinio adoperò ' reductor '• nel senso traslato di « restauratore » : ' (Titinius Capito) colit studia, studiosos amat fouet prouehit, multorum qui aliqua conponunt portus sirius gremium , omnium exemplum, ipsarum denique litterarum iam senesceii- tium reductor ac reformator. ' Epist. Vili 12, 1. 6) I. quattro ' nomina actionis ' : ' descensio , dispen- salo , egestio , nutatio ', formati da temi verbali , pre- sentano le seguenti innovazioni nel loro uso traslato. l.° ' Descensio ' indica propriamente « discesa, l'azione del discendere ». 2 Plinio ne preferì V uso metonimico per indicare i luoghi stessi nei quali si discende per mezzo di gradinir 'Frigidariae cellae conectitur media, cui sol benignissime praesto est; caldariae magis : prò- minet enim. in hac tres descensio nes, duae in sole, tertia a sole longius, à luce non longius. * Epist V 6, 26. Talché, come bene avverte il Gierig , le ' de- seensiones ' erano non le scale, ma ' lacus, in quos per gradua descendebatur. ' 3 i Liv. II 33, il. « Cic. De flnibus V 24, 70: ' Quem Tiberina descensio, festo ilio die, tanto gaudio ad feci t, quanto L. Paullum, cum re- gem Perseo captum adduceret, eodem flumine inuectio?' (Ci- tiamo il passo di Cic. secondo il ood. Palat. (Vatic) 1525 e la ed. Cratandrina del 1528; che, invece di 'descensio', si legge ' dissensio ' nel cod. Morelian., e ' decursio ' nella prima ediz. dell' Orelli, 1828). 8 Giehig, op. cit., tom. 1°, pag. 409, col. l. a .— 100 — - Che Plinio sia stato veramente il primo ad introdur- re nella lingua letteraria tale uso metonimico della vo- ce ' descensio ', c'induce a dubitare l'avvertenza del Nà- gelsbach 1 , che soventi volte ad alcuni casi mancanti nella flessione dei nomi verbali in -us si suppliva coi corrispondenti casi dei nomi verbali in -io. Or , tanto in Irzio 2 quanto in Virgilio 3 , trovasi usato 'descensus' in senso metonimico di « via che discende » : e se, co- me nota opportunamente il Lagergren 4 , ai casi non usati della flessione di * descensus ' si dovette supplire coi corrispondenti casi della flessione di ' descensio ' , questo nome non poteva non avere il valore metonimi- co di ' descensus ' ; e quindi è assai probabile, sebbene non si abbia alcuna prova diretta in conferma, che il significato metonimico attribuito a 'descensio' sia an- teriore all' età di Plinio. 2.° In dipendenza dal significato fondamentale proprio del verbo ' dispensare ', che vale « pesare esattamente, dividere o distribuire proporzionatamente », il sostan- tivo verbale * dispensatio ' si riferì a cose materiali, in- dicandone la distribuzione economica o l'amministra-- zione o il maneggio, per es; ' dispensatio aerarii 5 , an- nonae '* etc. Plinio riferì la voce ' dispensatio % in sen- so traslato, anche a cose morali, scrivendo all'impera- tore Traiano : * Iulius... Largus ex Ponto nondunr mihi uisus ac ne audi.tus quidem.... dispensationem i Naegelsbach, Lateinische Stilistik 3 , pag. 151 eg. « Hirt. De b. Gal. Vili 40, 4. 3 Vbrg. Aen. VI 126. 4 Lagergren, op. cit., pag. 56. 5 Cic. In Vatin. 15, 36. « Liv. X 11,9. Cfr. IV 12, 10. — 10Ì — quandam ' mihi erga te pietatis suae ministeriuniqùó mandauH. ' Epist. X 75 (79), 1. È probabile .che la via per giungere al significato pliniano della voce 4 dispensatio ' sia stata aperta dal- l' uso, accolto da Cicerone e poi da Livio , Seneca ed altri, del verbo 4 dispensare n riferito ad argomenti im- materiali. l 3.° 4 Egestio ', sostantivo nato dal verbo 4 egerere '=» « portare fuori, condurre via », è voce che apparisce per la prima volta nella latinità argentea, col signifi- cato proprio di « trasporto », ed anche, particolarmen- te, di « egestione, evacuazione ».* Plinio, riferendolo per traslato ad 4 opes publicae', ne fece un sinonimo di 4 effusfo ' di danaro, voce già usata da Cicerone. 3 Il pas- so di Plinio è il seguente : ' Hoc tunc uotum senatus , hoc praecipuum gaudium populi, haec liberalitatis ma- teria gratissima, si Pallantis facultates adiuuare publi- carum opum egestione contingeret. ' Epist. Vili 6, 7. 4.° Il verbo 'nutare' fu gradito ai poeti dell'età au- gustea : a Cicerone nemmeno dispiacque farne uso nel senso traslato di « vacillare nel giudizio, essere incer- to » 4 . Ciò non ostante, il sostantivo verbale 4 nutatio ' non pare che sia stato accolto dalla latinità . aurea. I contemporanei di Plinio V usarono in senso proprio di « barcollamento, vacillamento ». 5 Plinio, invece, Tado- i Cic. De orai. I 3i, 142.-Liv. XXVII 50, 10; XXXVIII 47, 3. — Sbnec. Dial. VI (Ad Mare, de eonsol) 11, 1 * Sveton. Diu. Claud.O. s Cic. Pro Rose. Am. 46, 134. 4 Cic. De nat. deor. I 43, 120,-Cfr. Tac. Hist. II 98; III 40; IV 52. 5 Srnkg Nat quaest. VI2, 6,— Qvintil. ln*t. orai. XI 3, 129. - 10$ — però in senso figurato, riferendolo a ' res publica ', per indicare «decadenza, rovina dello Stato»: 'Cogi porro non poteras nisi periculo patriae et n u t a t i o n e rei pùblicae. ' Pan. 5, 6. La nostra osservazione si poggia sulla premessa che, nel passo citato, la lezione ' nutatione ',' presentata dal Cuspinian. e dal cod. Liuineii, sia da preferirsi alla le- zione * mutatione ', che è data concordemente dai codd. A } 6, o 9 d. • e) I due sostantivi verbali formati per il tramite del tema del participio presente sono 'audentia' e 'instantia'. 1.° Il nome ' audentia ' non fu accolto dalla latinità aurea. Nella latinità d' argento se ne fece uso per si- ' gnificare « arditezza, coraggio », in dipendenza dal si- gnificato del verbo ' audere ', da cui proveniva. ' Ma Plinio trasferì: il significato di 'audentia' all'uso delle parole, per indicare « ardimento -, audàcia nel dire »" : 'Si datur Homero et mollia uoeabulà et Graeca ad le- uitatem uersus contrahere, extendere, inflectere, cur ti- bi similis audentia, praesertim non delicata sed ne- cessaria, non detur ? ' Epist. Vili 4, 4. : 2.° Il sostantivo ' iftstantia ', conformemente al verbo ' instare ', da cui prende origine, significò « imminenza immediata ». 2 Plinio attribuì ài vocabolo, che adoperò in traslato, due significati : a) « veemenza del discorso »•* ' Habet quidem oratio et historia multa communia , sed plura diuersa in his ipsis quae communia uiden- 1 Tac. Ann. XV 53; Germ. 31 e 34. Cfr. 'audentior' nei Deal de oratoribus, 14 (Halm ; ' ardentior * per il Bàhrens) e in Qvin- til. Inst. orai. XII 10, 23. * Cig. De fato 12, 27. — 103 — # tur haec uel maxime ui amaritudine instanti e, illa tractu et suauitate atque etiam dùlcedine placet/ Epist V 8, 9-10. — b) «diligenza, studio assiduo»: ' Quid est enim quod non aut illae occupationes inpedire aut haec instantia non possit efflcere ? ' Epist. IH 5, 18. Per il primo dei due significati predetti Quintiliano si era. già avvalso dell'avverbio ' instanter V d) Resta a parlare dei tre sostantivi verbali: ' iadtw- catus, motus, retinaculum \ l.° La voce i aduocatus ' nei tempi della Repubblica romana designò V uomo perito nella conoscènza del di- ritto, che veniva chiamato a dare i suoi coitigli in tòta- no ad una questione giuridica da trattarsi dinanzi ai magistrati, e sosteneva poi co' suoi suggerimenti e fcftft la presenza una delle parti litiganti dinanzi ai wi&gl 1 strati stessi. 2 Neil' età imperiale * adiiocatufc ' tìivéhitè sinonimo di ' patronus causae ', cioè « difensore o pà* trocinatore; causidico, che assiste e conduce il pi*oc&&ò *. E di questo secondo significato di ' aduocatus ' Plinio^ al pari de' suoi contemporanei 3 , ci presenta àlquahtl esempi. 4 Ma Plinio stesso attribuì anche alla voce ' ad- uocatus ' un significato in traslato , riferendola non & 1 QtfitffriL. tnsì. orai. IX 4, 126: ' Vbicunque acriter erit, i n- stànter, pugnaciter dicendunT (Bonnell;. « Cig. Pro Sul. 29, 81 ; Pro CluenL 40, 110; De orai il 74, 301 ; De off. I 10, 32; Epist. ad fam. VII 14, 1 ; etc. — 'Aduo- catus ' per « aiuto » in genere, v. Pro Caectaa 9, 20. 3 Qvintil. Inst. orai. XII 1, 13. — Sveton. Dia. Claud. 15 e 33. — Diàl. de oratoribus, 1. * Epist. I 23, 4; III 4, 2; 9, 21 ; IV 9, 7 ; 11, 12; 12, 4; V 4, 2; 20, 1; VI 31, 11; VII 33, 4; X 81 (85), 6. — 104 — cause ò liti o questioni giuridiche, ma alla ' abstinen- tia ' : ' Id uero deerat, ut cum Pallante auctoritate pu- blica ageretur , Pallas rogaretur ut senatui cederet, ut illi superbissimae abstinentiae Caesar ipse ad- uocatus esset. ' Epist. Vili 6, 9. Quanto abbiamo osservato sul significato pliniano del- la voce ' aduocatus ', considerata in traslato , non sa- rebbe accettabile, se nel luogo citato, invece di ' Caesar ipse aduocatus esset', si leggesse, come si suòle comunemente: ' Caesar ipse patronus aduocaretur'. Così appunto è presentata la lezione dall' ed. a, con la ripetizione del pronome ' ipse ' dopo ' patronus ': ' Cae- sar ipse patronus ipse aduocaretur '. 2.° Dalla radice del verbo ' mouere ' col. suffisso -tu- si formò il nome ben noto ' motus ', che in traslato, óltre ali! indicare « il moto dèi sensi e 1' attività o energia dello spirito, la commozione dell'animo, la passione », servì a significare « i motivi, le cause, i moventi » di un dato divisamente. Plinio fu il primo ad adoperare la voce ' motus ' in tale significato: 'Audisti consilii mei motus'. Epist. Ili 4, 9. 3.° Il sostantivo i retinaculum ', non discostandosi dal significato proprio del verbo ' reti nere ', da cui deriva, servì ad indicare qualunque oggetto potesse servire a trattenere o a tener fermo; perciò, secondo i casi par- ticolari , significò « cavezza \ gomena o fune 2 , briglia o redina 3 , vimini pieghevoli per legare le viti 4 », etc. Plinio per il primo attribuì un significato figurato alla i Horat, Sai I 5, 18. 2 Ovid. Metam. XIV 547; XV 696. 8 Vbrg. Georg. I 513. i Vbrg. Georg. I 265. — 105 — voce ' retinaculum ', per indicare « i legami o vincoli morali della vita » : ' Adfuit tamen deus uoto, cuius ille compos , ut iam securus liberque moriturus, multa illa uitae, sed minora r e t i n a e u 1 a abrupit.' Epist I 12, 8. Nella stessa epistola , § 4 /egli chiamò questi ' uitae retinacula', in modo più diretto , * preda uiuendi,' co- me li aveva detto, prima di lui, Plinio il vecchio ! ; ed al § 3, li disse * uiuendi causae '. C. — I grecismi nei quali, considerati in senso tras- lato, si nota l'innovazione pliniana sono due: ' cratér * e ' xenium '. 1.° ' Crater ', « grande coppa, cratere, vaso da me- scere », è un grecismo accolto nella lingua latina e la- tinizzato nella forma ' cratera*'. Passò al senso traslato per P uso particolare che ne fecero i poeti, per signifi- care « voragine vulcanica V vaso per Polio » 3 , e anche una costellazione 4 , ete. Ma Plinio fu il primo, e forse il solo, ad usare il grecismo ' crater ' nel senso traslato di « conca o bacino d' acqua » : ' Fonticulus in hoc, in fonte crater'. Epist V 6, 23. 2.° ' Xenium ' rappresentava, secondo l'etimo greco 5 , il dono ospitale, fatto, cioè, agli ospiti o ai commen- 1 Plin. sen. Nat hist. XXII 6 (7), 14: 'Addidere uiuendi pretia deliciae Juxusque * (Mayhofl). Tacito indica i ' uitae retinacula ' come 'pretia nasceadi' (Germ. 31; ma in più co- dici si legge * noscendi '). * Lvcrbt. De ter, nau VI 701.— Ovid. Metam. V 424. — Cfr. Plin. sen. Nat hist. II 106 (110), 237; III 8 (14), 88. » Verg. Aen. VI 225. — Cfr. Martial. Epigr. XII 32, 12. 4 Ovid. Fast li 244.— Cfr. Cic. De nat deor. II 44, 114 {Arati phaenom. 219). 5 Vedi Svidàs Lexic. Graee. et Lai, vol2°, col. 1032 (Bernhardy). — Ì06 — sali. E in tale significato, oltre gli esempi di Vitruvio, Marziale ed altri ', abbiamo l'esempio di Plinio stesso: ' Summo die abeuntibus nobis, tam diligens in Caesare humanitas, xenia sunt missa'. Epist. VI 31, 14. Ma Plinio assegnò inoltre al grecismo * xenia ' il signifi- cato triaslato di « dóni fatti a certe persone per otte- nere da loro qualche favore », ed in particolare i doni che si facevano agli avvocati o causidici per patroci- nare con maggiore impegno le cause: ' Quam me iuuat quod in causis agendis non modo pactione dono munere ùerum etiam x e n i i s semper abstinui ! ' Epist V 13 (14), 8. E, dopo P esempio di Plinio, si ampliò àncora di più il significato della voce ' xenium ', indicandosi con essa i doni che si offrivano dai provinciali ai pro- consoli o ad altre autorità 2 . Sbz. ii. -^ Aggettati. Li distingueremo in aggettivi derivati da fonte no- minale ed aggettivi formati con temi verbali. A. «-* 1.° L' aggettivo ' enodis ', formato dalla prepo- sizione.' e' e dal tema del sostantivo 'nodus'» nel si- gnificato proprio vale « liscio , senza nodi ». In tale accezione 1' usò appunto Virgilio , che lo riferì quale attributo alla voce ' truncus \ 8 Plinio l'adoperò in senso traslato, riferendolo ad alcune poesie per indicarne la scorrevolezza e la facilità : ' Recitabat.. f erudit&m sane 1 Vitrvv. De afòh. VI 9.— Martial. Epigr. XIII 3, ì-2 e 5-6. * Vlpiàì*. iti Dig. I 16, 6, § 3. i 'V'fcRG. Georg. Il 78 : ' Rursum e n o d e s trunci resecantur ' (Ribbeck). — Cfr. Plin. sen, Nat hM, V 1, 14. — ìot — I luculentamque materiam. scripta elegia* erat fluentibus et teneris et e n o d i b u s , sublimibus etiam, ut popo- scit locus. ' Epist V 17, 2. 2.° '■ Hamatus ' derivato da ' hamus ', in senso proprio significò «fornito d'amo»; e Cicerone l'usò in tale si- gnificato. l L' accezione in traslato dell' aggettivo * ha- matus', per indicare cose che , insidiose come l'amo , si mettono in opera per ottenere vantaggi maggiori, si deve a Plinio, che lo riferì a ' munera ' con -P intendi- mento d' indicare quei doni che si fanno col fine sot- tinteso di ricavarne maggiori remunerazioni : i Hos ego uiscatis hamatisque muneribus non sua promere puto, sed aliena corripere '. Epist. IX 30, 2. Plinio do- vette certamente venire all' uso traslatò di ' hamatus ', indottovi dal significato attribuito in traslato al nome 4 hamus ' da scrittori a lui anteriori e da scrittori con- temporanei. 2 3.° ' Inamoenus ' appartiene a quella serie di agget- tivi sì graditi alla latinità argentea, formati col pre- mettere all' aggettivo la particella negativa i in- ' : si- gnifica P opposto di ' amoenus ', e perciò « spiacevole, sgraziato, disameno ». Ovidio se ne valse per indicare PAverno. 3 Plinio ne fece, per traslata, un attributo di certi lavori letterari « senza attrattiva, spiacevoli, ina- meni »: ' Oratiunculam unam alteram retractaui. quàhi- quam id genus operis inamabile, inamoenum ma- gisque laboribus ruris quam uoluptatibus simile '. Epist IX 10, 3. - . l Cic. Acad. priòr. II 38 121. * Huràt. Sai. II 5, 25. — Martial. Epigr. V 18, 7; VI 63, 5. — Vedi anche Plin. Pan. 43, 5. 3 Ovid. Metam. X 15. — Cfr. Stat. Sii II 2, 3*3, — Ì08 — 4.° L' aggettivo ' peracerbus ' vale lo. stesso di * acer- bus ' con un rafforzamento indicato dalla particella pre- posta ' per'; significa perciò, in senso proprio, « molto aspro , molto acerbo » , come disse appunto Cicerone dell' uva immatura. ] Plinio adoperò in traslato V ag- . gettivo ' peracerbus ' per significare un che di « dolo- roso , assai spiacevole » : '• Mihi quidem illud etiam peracerbum fuit, quod sunt alter alteri quid para- rent indicati. ' Epist VI 5, 6. 5.° L'aggettivo ' saxeus ' propriamente significa « sas- seo, di pietra ». Plinio attribuì a ' saxeus ' il signifi- cato di « insensibile », duro come di pietra, che non sente impressione di alcuna cosa bella : ' Ego Isaeum non disertissimum tantum uerum etiarn beatissimum iudico. quem tu nisi cognoscere concupiscis, saxeus ferreusque es .' Epist II 3, 7. Ma in ciò egli si avvi- cinò all' espressione di Ovidio : ' Mater ad auditas stu- puit ceu s a x e a voces ' 2 ; nella quale l'epiteto ' saxea ' vale attonita per la meraviglia dolorosa, come se fosse divenuta di sasso. Forse, nel l'attribuire alla voce 'saxeus', in senso figurato, il significato anzidetto, Plinio ebbe presente la frase che si legge nel v. 258 del Prometti, uinctus di Eschilo. B. — 1° e 2.° Tra gli aggettivi di fonte verbale, che si ebbero da Plinio un nuovo significato in traslàto, si annoverano 'adductus' e ' circumscriptus ': entrambi dotati della forma del comparativo. ' Adductus \ che propriamente significa « angusto , 1 Cic. De senect. 15, 53. * Ovid. Metom, V 509. — 109 — stretto », si ebbe in traslato vari significati , uno dei quali riferito in forma comparativa da Plinio air ora- tore, vale « più serrato, più breve nelF espressione »• Similmente ' circumscriptus ', che in senso proprio si- gnifica « circoscritto » , in senso traslato fu da Cice- rone riferito alla frase, ali" ambitus uerborum M , men- tre da Plinio fu riferito, anche in forma comparativa, all' oratore stesso per indicare la qualità della conci- sione, che fregia il discorso di lui. Eccone la conferma: ' In contionibus idem qui in orationibus est, pressior tamen et.circumscriptior et adductior'. Epist I 16, 4. 3.° Il significato proprio di ' incustoditus ' è « non custodito, senza guardie ». La latinità argentea attribuì a ' incustoditus ' due significati in traslato, uno consi- derato in passivo, ed è dovuto a Tacito ; P altro consi- derato in attivo,' ed è stato per la prima volta deter- minato da Plinio. Nel primo significato vale « inosser- vato », 2 o pure « non contegnoso, non celato » 3 . Nel traslato attivo, secondo l'accezione pliniana, * incustodi- tus ' significa « improvvido, incauto, imprevidente, sen- za precauzione » : ' Tuitus sum Iulium Bassum ut i n- custoditum nimis et incautum ita minime malum \ 4 Epist. VI 29, 10. 4.° Dal significato proprio che all'aggettivo ' inductus ' proveniva dalla sua qualità originaria di participio per- 1 Cic. OraL 12, 38; cfr. 61, 204. * Tao. Ann. II 12; XV 55. 3 Tac. Ann. XII 4. * In proposito il Gierig, op. cit., tom. 2, pag. 91, col. 2% ag- giunge il* commento: ' Puer enim, qui non custoditur, nog- legens, remissus nimis esse solet ' .— no — fetta del verbo ' inducere ', Plinio, lo volse in trasla- to, e lo attribuì a ' sermo ' per indicare un linguaggio straniero : ' Inuidéo Graecis, quod illorum lingua seri- bere maluisti. neque enim coniectura eget, quid sermo- ne patrio exprimere possis, cum hoc insiticio et i n d u c- t o tam praeclara opera perfeceris \ Epist IV 3, 5, — 6 Totam uillam oculis tuis subicere conamur , si nihil inductum et quasi deuium loquimur.' Epist V 6, 44. Cfr. Epist. Ili 18, 10. Nulla osta ad ammettere che Plinio si sia permesso di attribuire a ' inductus ', in senso traslato, il significato anzidetto, per aver tenuto presente che già Cicerone si era servito ad un fine consimile del verbo * inducereV 5.° Nel luogo testé citato della Epist. IV 3, 5, si osser- va eziandio che Plinio per il primo adoperò in senso traslato l'aggettivo ' insiticius ' , derivato dal verbo i inserere ', a fin di significare il linguaggio importato dal di fuori, in antitesi alla lingua materna. La voce ' insiticius ' nel significato proprio di ,« innestato » era già stata accolta nella lingua letteraria, molto tempo prima di Plinio. 2 Sez. III. — Verbi. I verbi ai quali, considerati in traslato, Plinio attri- buì un significato nuovo, sono , eccetto uno, tutti com- posti ; e la ragione ne è manifesta, perchè nell'amplia- re le funzioni del traslato ha molta efficacia la parti- cella che forma il primo elemento della composizione. i Cic. Philip. XIII 19, 43. * Ne sia d'es. Varr. Rer. rasi. II 8, 1. Vedi in prcfposito la osservazione del.GESNER, riportala da A. Corradi, pag. 33. r — Ili — A. — Esamineremo da prima i verbi composti che provengono da un tema semplice originariamente ver- bale , e poi i verbi composti nel cui tema si contiene un tema nominale. a) I vèrbi composti della prima serie saranno trat- tati secondo l'ordine alfabetico della lettera iniziale del tema verbale semplice. l. Q 11 verbo ' in-arescere ', come P incoativo 'aresce- re ', originariamente ' arere ', ebbe il significato proprio di « disseccarsi, inaridire » : e, oltre non pochi scrit- tori fioriti al tempo della latinità argentea, ne dà la conferma lo stesso Plinio : ' Buxus, qua parte defendl- tur tectis, abunde uiret; aperto caelo apertoque uento et quamquam longinqua aspergine maris inarescit'. Epist. II 17, 14. Ma Plinio attribuì anche al verbo ' in- arescere ' il significato di « finire », riferito a oose im- materiali : 'Sed quod cessat ex reditu frugalitate sup- pletur/ex qua uelut fonte liberalitas nostra decurrit : quae tamen ita temperanda est, ne nimia profusione inarescat. ' Epist. II 4, 3-4. La sola ed. p presenta, invece di ' inarescat', la pa^- rola * marcescat ', che pare un' emendazione fatta dal- l' editore per fare rieritrareF espressione di Plinio nel- P uso traslato del verbo ' marcescere ', che Livio e 0- vidio riferirono alle voci ' desidia, otium V 2.° Il significato proprio del. verbo ' per-domare ', che vale « soggiogare, domare », si riferì costantemente ad esseri animati, come per es. ' uiri, 2 gentes,* canes, 4 l Liv. XXVIII 35, 2.— Ovid. Ex Pon. II 9, 61. * Tibvl. II 1, 72. 8 Vell.' Paterc. Hist Rom. II 95, 2.— Cfr. Liv. XL 41, 2. 4 Tibvl. I 2, 52. — m — « serpentes, tauri, l età; ovvero a regioni designate invece dei popoli che le abitano, per es. il ' Latium ', 2 la ' Bri- tannia ', 3 una regione in generale. * Plinio applicò in traslato il verbo ' perdoniate ' al suolo che si coltiva : ' Tantis glaebis tenacissimum solum, cura primum prò- secatur, adsurgit , ut nono deraum sulco perdome- t u r. ' Epist V 6, 10. Gli scrittori contemporanei avevano agevolato a Pli- nio la via per venire all'uso traslato del verbo ' perdo- nare', poiché lo avevano riferito, in generale, a cose inanimate. Così in Seneca si osserva la frase ' perdo- mare farinam ', che significa « dimenare la farina con l'acqua e farne una pasta » 5 ; e in Stazio, la frase 'per- domita Ceres ' 6 . Ma a Virgilio fu più gradita l'espres- sione figurata ' imperare aruis ' 7 per riferirla a chi ' exercet frequens tellurem '. 3.° Il significato proprio del verbo ' con-fodere ' fu « trapassare , trafiggere , ferire ». Plinio 1' adoperò in traslato per indicare quel segno fatto con una linea tras- versale sulle parole d'uno scritto, che dovevano essere cancellate o emendate 8 : ' Expecto ut quaedarn ex hac epistula, ut illud « gubernacula gemunt » et « dis ma- i Ovid. Heroid. 12, 163-164. « Liv. Vili 13, 8. 3 Tac. Hist. I 2. 4 Liv. XXVIII 12, 12. — Martial. Epigr. IX 43, 8. 5 Senec. Episi. mor. XIV 2 (90;, 23. Stat. Theb. I 524 7 Vbrg. Georg. I 99. 8 Vedi in proposito di tale segno le *Notae XXIquae uersi- bus apponi consuerunt * (cod. Paris., 7530), ripubblicate dal Keil nella collezione dei Grammatici Latini, voi. VII, pagg. 533-536. — 113 — ris proximus », isdem notis quibus ea de quibus scribo confodias. ' Epist IX 26, 13. La differenza tra V ac- cezione pliniana del verbo ' confodere ', considerato in senso traslato, e il significato che allo stesso verbo at- tribuì, anche in traslato, Tito Livio, sta in ciò che que- sti lo riferi ad argomento morale o giuridico, 1 mentre Plinio lo applicò ad indicare l'azione materiale del se- gnare i luoghi da emendare d'uno scritto. 2 4.° Da una composizione multipla risultò il verbo ' re- com-ponere ', il cui significato proprio è « racconciare, mettere in ordine ». 3 Plinio indicò con ' recomponere * il concetto di « placare, calmare, acchetare , rappattu- mare » : ' Quo magis quosdam e numero nostro inpro- baui, qui modo ad Celsum modo ad Nepotem, prout hic uel ille diceret, cupiditate audiendi cursitabant, et nunc quasi stimularent et accenderent, nunc quasi reconcilia- rent ac recomponerent, frequentius singulis , ambobus interdum propitium Caesarem.... precabantur. ' Epist VI 5, 5. È uopo avvertire che la lezione ' recomponerent % nel passo citato, è data' in modo approssimativo dal cod. flf, e che presenta la parola scritta in guisa incerta: ' re om- ponerent\ Invece il cod. D e le edizioni p, a danno la lezione ' reconciliarent componerentque ' : la quale , se venisse accettata, renderebbe inutile la nostra osserva- zione, poiché il verbo ' componere ' nel senso traslato di « acchetare, pacificare, riconciliare » era stato già usato, prima di Plinio , nelle frasi : ' componere bel- * Liv. V il, 12. « Cfr. Cic. Epist adfam. IX 10, 1.— Horat. Epist. II ,3, 446-447. 3 Ovid. Amor. I 7, 68. Consoli — Il Neologismo puntano 8 - 114 — lum, 1 componere controuersias,* componere lites, 1 com- ponere seditiones ', 4 etc. 5.° Il verbo ' ad-radere ', nel suo significato proprio di « radere , accorciare , mozzare » , si rapporta alla barba, ai capelli e anche ai rami degli alberi. Plinio lo accolse in traslato per significare il concetto di 103 » 44 » 16 » 75 » 120 > 102 » 23 Pag. 31 » 47 » 35 una ijuaiu si nana, uei u abactus^ Pan. 20, 4. acor 3 : VII 3, 5. actiuncula t : IX 15, 2. adductus 3 : I 16, 4. adnotatio 2 : VII 20, 2. adnotator x : Pan. 49, 6. adradere 3 : II 12, 1. adsistere 3 : VII 6, 3; X 81 (85), 1. aduocatus 3 : Vili 6, 9. aposphragisma ,: X 74 Q6Ì. 3. baptisterium t : II 17, 11; V 6, 25. bellatorius 1 : VII 9, 7. buie! : X 81 (85), 1; 110 (IH), 1; 112(113), 1; 116 (117), 1. Pag. 32 Pag. 68 » 48 » 82 » 10 » 25 » 108 » 75 » 28 » 17 » 112 » 105 » 43 » 28 » 73 — 130 — Pag. 65 defremere ,: IX 13, 4. » 99 descensio 3 : V 6, 26. » 116 destringere 3 : Pan. 37, 2 (cfr. Ili 5, 14). > 45 dianome,:X 1 16(1 17),2. » 100 dispensatio 3 : X 75 (79), I. 73 districte , : IX 21, 4. 11 duurauiratus,: IV 22, 1. ecclesiali 10 (111),1. egestio 3 : Vili 6, 7. eiecta { : II 17, 11. electa t : III 5, 17. enodis 3 : V 17,2. eranus t : X 92 (93). excursio 2 : I 3, 2. exscribere 2 : IV 28, 1. exsoribere 3 : V 16, 9. exsecare 3 : II 12, 3. exultantius t : III 18, 10. Pag. 98 frenator 3 : Pan. 55, 9. Pag. 98 gestator 3 : IX 33, 8. . » là » 11 Pag. 39 » 101 » 24 » 25 » 106 » 32 » 78 > 87 » 115 » 115 » 70 Pag. *ag f. 33 » 107 » 111 » 56 » 55 » 109 » 64 52 haesitabundus t :1 5, 13. 15 haesitator^V 10(11), %. J07 hamatus ? : IX 30, 2. 40 heliocammus^II 17,20. 38 hetaeria , : X 34 (43), 1; 96 (97), 7. 68 historice t : II 5, 5. idyllium , : IV 14, 9. inamoenus 3 : IX 10, 3. inarescere^; li 4, 4. inascensus ,: Pan. 65,3. incongruensj: IV 9, 19. incustoditus 3 :VI 29 f 10. indecere t : II J 1, 2. Pag. 56 » 25 » 109 Pag. » » Pag. » » 53 58 55 71 110 102 66 54 119 40 61 91 indeflexus ,: Pan. 4, 7. indignatiuncula x : VI 17, 1. inductus 3 : III* 18, 10; IV 3, 5; V 6, 44. ingloriosi^: 1X26, 4. inperspicuus,: 1 20, 17. inreuerens,: Vili 21,3* inreuerenter^ il 14,2; VI 13, 2. insitici us 3 : IV 3, 5. instantia , : III 5, 18 ; V 8, 10." interscribere,:VII 9, 5. inturbàtus { : Pan. 64, 2. inumbrare 3 : Pan. 19,1, iselasticum , : X 118 (119), 1; 119 (120). iselasticus,:X 118(119) 1-2; 119 (120), iuba 3 : V 8, 10. 89 Latine , : VII 4, 9. 92 latitudo 3 : I Ì0, 5. 13 laudiceni t : II 14, 5. 120 lectkare 3 :VII 17, 4. 38 lyrica , : III 1, 7 ; VII 17, 3; IX 22, 2. 36 Jvristes , : I 15, 2; IX 17, 3; 36, 4; 40, 2. 78 mensor 2 : X I7B , 5; 18 (29), 3. 41 mesochorus t : II 14, 6. 28 mettila , : V 6, 35. 41 muniambij: VI 21,4- 52 monstrabihs,: VI 21, 3. 68 mortifere t : III 16, 3. 104 motus . : III 4, 9. 9? muscufus % : V 8, 10. — 181 — Pag. 93 numeri 3 : III- 4, 5. » 101 nutatiog : Pan. 5, 6. Pag. » > Pag. » > 86 octogenarius 9 :Vl 33,2. 27 offendiculuir^:IXll,l. 61 opisthographus L : III 5 17. 47 orarius , : X 15 (26) ; 17A (28), 2. 86 otiosus g: X 54 (62), 1. 83 paedagogium-, :VII 2.7, 13. 108 peracerbus 3 : VI 5, 6. 88 percolere 2 : V 6, 41. 58 pereopiosus ,: IX 31, 1. 59 perdecorus^ III 9, 28. Ili perdomare 3 : V 6, 10. 119 perseuerare 3 :VI20,19. 94 pertica , : Vili 2, 8. 66 pertribuere t : X 86B (18), 2. 36 phantasma »:VII 27, 1. 34 poematium , : IV 14 , 9; 27, 1. 79 praeceptio 2 : V 7, 1. 49 praecursorius.:IV 13,2. 21 praelusio f : VI 13, 6. 116 praesternere 3 : V8, 14; Pan. 31, 1. 80 praesumptio 2 1 IV 15, 11; IX 3, 1. 46 procoeton 4 : II 17, 10; 17, 23. 59 prominulus 4 : V 6, 15. 62 prooemiari t : II 3, 3. 88 prosecare 2 : V 6 , 10. 42 protopraxia l : X 108 (109), 1. 121 proxirae.,: I 10, 11; IV 29 1' V 7 4. 69 puellariter,: Vili 10,1. Pag. 113 recomponere 3 : VI 5, 5. » 99 reductor s : Vili 12, 1. 71 redundanter ,: 120, 21. 118 reformare a : Pan. 53, 1. 18 reformator 1 :VHI 12, 1. 22 renutus t : I 7, 2. 117 resultare.* : VIII 4, 3; Pan. 73, 1. 104 retinaculum^: I 12, 8. » Pag. 51 » 122 Pag. 108 69 19 11 94 9 84 27 96 10 76 95 97 119 14 sacerdotalis ,:VII 24,6. salubriter 3 : I 24, 4; VI 30, 3. saxeus 3 : II 3, 7. scurriliter ,: IV 25, 3. seruatio.rX 120(121),1. sesquihora t : IV 9, 9. singultus 3 : IV 30, 6. sinisteritas x : VI 17, 3; IX 5, 2. sipo 2 : X 33 (42), 2. sipunculus t : V 6, 23; 6, 36. socculus 3 : IX 7, 3. social itas t : IX 30, 3; Pan. 49, 4. species o : X 56 (64), 4; 96 (97), 4. spoliarìum 3 : Pan. 36, 1. sportula 3 : II 14, 4. subsignare 3 : III 1, 12; X 4 (3), 4. subterraneum 4 :IV 11,9. 63 ubertare , : Pan. 32, 2. 77 ueria , : V 6, 46; Vili 11, 2. 22 unctorium ,: II 17, 11. Pag. 105 xenium 3 : V 13 (14), 8. Pag. 42 zotheca t : II 17, 21. » 29 zothecula , : V 6, 38. — 132 — IL INDICE dei luoghi di Plinio, nei quali si contengono I neologismi notati. Epist. lib. I • • 17, 20 pag. 40 30, 2 Pag. 25 17, 20 » 44 30, 6 » 95 3, 2 pag. 79 17, 21 » 43 5, 4 » 68 17, 23 » 46 Epist. lib. V • • 1 5, 13 » 52 1 1 7,' 2 » 22 Epist. lib. Ili • • 6, 10 pag. 89 10, 5 » 92 6, 10 » 112 10, 11 » 121 1, 2 pag. 64 6, 15 » 60 12, 8 » 105 1, 7 » 38 6, 20 » 75 15, 2 » 36 1, 12 » 119 6, 21 » 75 16, 4 » 109 2, 6 » 98 6, 23 » 27 20, 17 » 58 4, 5 » 93 6, 23 » 105 20, 21 » 72 4, 9 » 104 6, 25 » 31 24, 4 » 122 5, 17 » 25 6, 26 » 99 5, 17 » 61 6, 27 » 44 Epist. lib. II • • 5, 18 » 103 6, 27 » 75 9, 28 » 59 6, 28 » 44 3, 3 Pag- 62 16, 3 » 68 6, 29 » 44 3, 7 » 108 18, 10 » 70 6, 29 » 44 4, 4 » 111 18, 10 » 110 6, 30 » 44 5, 5 » 68 6, 31 » 44 12, 1 » 114 Epist. lib. IV 6, 35 » 28 12, 3 » 115 . 6, 36 » 27 13, 5 » 121 3, 5 pag. no 6, 38 •» 29 14, 2 » 71 3, 5 » 110 6, 41 » 88 14, 4 » 97 9, 9 » 11 6, 44 » 110 14, 5 » 13 9, 19 » 55 6, 45 » 16 14, 6 » 41 11, 9 » 14 6, 46 » 77 17, 5 » 11 13, 2 » 49 7, 1 » 79 17, 10 » 46 14, 9 » 33 7, 4 » 121 17, 11 » 22 14, 9 » 34 8, 10 » 91 17, 11 » 24 15, 11 » 81 8, 10 » 92 17, 11 » 31 22, 1 » 12 8, 10 » 102 17, 16 » 44 25, 3 » 69 8, 14 » 116 17, 17 » 44 27, 1 » 34 10 (11), 2 » 15 17, 17 » 44 28, 1 » 87 13 (14), 8 » 106 17, 19 » 44 29, 1 » 121 16, 3 » 73 — 133 — 5 Pò j! 1 16, 9 16, IO 17, 2 pag. 115 » 48 » 106 ^»s& lib. VI: 5 5 8 13 13 17 17 20 21 21 23 29 30 33 5 6 1 2 6 1 3 19 3 4 5 10 3 2 pag. 113 » 108 » 121 » 71 V 21 » 26 » 9 » 119 » 52 » 42 » 17 » 109 » 122 » 86 Epist. lib. VII: 3 4 6 9 9 17 17 20 21 24 27 27 5 9 3 5 7 3 4 2 2 6 1 13 pag. » » 90 89 116 66 48 38 » 120 78 44 51 36 83 » » Epist. lib. Vili: 2, 8 4,3 4,4 5, 3 pag. 94 » 117 » 102 » 23 6,7 6, 9 10, 1 12, 1 12, 1 20, 7 21, 3 23, 1 pag. 101 » 104 » 69 » 18 » 99 » 28 » ùo » 23 J^rtst lib. IX: 3, 1 5, 2 7, 10, 3 3 4 2 11, 1 13, 15, 17, 3 21, 4 2 3 4 22, 25, 26, 26, 12 26, 13 30, 2 30, 3 31, 1 33, 8 36, 3 4 2 36, 40, pag. 82 » 10 » 96 » 107 » 27 » 65 » 25 » 36 » 74 » 38 » 28 » 53 » 73 » 112 » 107 10 58 98 44 36 36 » » » » » Epist. lib. X : 4 (3), 4 pag. 119 15 (26) » 17 A (28), 2 » 17 B, 5 » 33 (42), 2 » 39 (48), 5 » 54 (62), 1 » 47 47 78 85 32 86 56 (64), 4 61 (69), 4 74 (16), 3 75 (79), 1 81 (85), 1 81 (85), 1 86 B (18), 92 (93) 96 (97), 4 96 (97), 7 106 (107) 108 (109) 110 (111) 110 (111) 112 (113) 112 (113) 114 (115) 116 (117) 116 (117) 118. (119) 118 (119) 118 (119) 120 (121) Pag. » » » » •2 » » » » I » 1 » 1 » 1 » 3 » 3 » 1 » 2 » 1 » 1 » 2 » 1 » 76 82 44 100 36 116 66 33 77 38 75 42 36 39 36 32 32 36 45 40 61 61 •19 Panegyr. 4,7 5, 6 19, 1 20, 4 31, 1 32, 2 36, 1 37, 2 49, 4 49, 6 53, 1 55, 9 64, 2 65, 3 82, 8 92, 3 pag. 56 » 102 » 120 » 20 » 116 » 63 » 96 » 117 » 10 » 16 » 118 » 98 » 54 » 56 » 23 » 17
Saturday, January 4, 2025
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment