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Thursday, January 2, 2025

GRICE E FACCIOLI

 

Grice e Faccioli – il deutero-esperanto – da Harborne a Villa Franca – la scuola di Villa Franca – il villa-francese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Albani IL VENETO  COME LINGUA UNIVERSALE. Il sogno di una lingua universale, cioè di una lingua ausiliaria parlata da tutti gl’uomini della terra, non è mai svanito. Periodicamente ricompare, nelle forme più strane, vagheggiato spesso da paladini di utopie in pensione o da linguisti della domenica. Alcuni anni fa questo sogno ha attraversato la vita di F.. Di F. non sappiamo nulla, se non che, sotto il cielo di Volpare, un sobborgo di Villafranca di Verona, elabora un progetto di  lingua universale basato sul dialetto veneto, il «dialeto più simile al latin, più breve di esto e d’on’i lingua sorela. – Grice: “I tried to construct my Deutero-Esperanto according to the grammatical idiosyncrasies of the vernacular of my native Harborne, in Staffordshire, to no avail! Not even my mother (who was from Warwickshire) could understand it!” --.  Secondo la “teoria scientifica della parola” di F. la parola vera è quella che meglio ritrae l’armonia imitativa e il senso interno delle cose e la lingua "milior" è quella più in armonia con le leggi dell’arte e del pensiero. Una lingua non è un’invenzione arbitraria, ma una creazione dello spirito umano che apprende con facilità quello che è vero secondo la logica o la filosofia del linguaggio. La lingua universale dev’essere la lingua più logicamente vera, la più adatta all’arte oratoria e letteraria. Dev’essere semplice e viva, nata dalla lingua morta migliore, cioè il latino di CICERONE (morto), e non del Papa! --, corretta secondo i princìpi fondamentali dell’idioma naturale, abbellita, sostenuta dal pensiero forte degli scrittori (vale dire, filosofi) abili. Il dialetto veneto - ben parlato, pulito, ingentilito, senza doppie, con troncamento delle parole che rende poetico, vivace e robusto un idioma, oltre che telegrafico per la soppressione quasi completa dell’articolo - si presta perfettamente al compito di lingua universale. Ed e anche operatico (La Fenice!). F. stampa una serie di periodici, intitolati “Lingua de nazioni e la lingua universale,” per propangandare l’italiano moderno, cioè il suo “italiano-veneto”. In un opuscolo stampato idall’Editrice “Estremo Oriente” di Villafranca di Verona e conservato nel Fondo Bruno Migliorini presso la Crusca a Firenze, F. annuncia «il più grande avvenimento filosofico de’tutti i tempi dopo la distruzione di Babele – che mai ha essistito --, ovvero la nascita della vera lingua universale, la cui culla è il mio veneto, e propriamente il vernacolare di Villafranca dove si parla il più musicale e semplice dialetto italiano. I fondamenti dell’Italiano moderno sono tutti razionali. Quante unità di suono, tante unità di segno. Per solo suono, solo segno.A suono eguale, segno eguale – cf. Grice on the annoyance of perceiving some idiolect-ers pronouncing ‘suit’ when they mean ‘soot’ and vice versa (‘Studies in the Way of Words’).  L’alfabeto della lingua universale è costituito da XXII lettere:  a, be, che, de, e, fe, ge, ce, i, le, me, ne, gne, o, pe, ghe, re,  se, te, u, ve, e ze  Il suono, sempre invariato, si ottiene semplicemente levando la “e” – tanto alto come e possibile. F. sottolinea che il dialetto veneto non ha “alcun suono aspirato come in Toscana e altrove, né la doppia”, ma solo suoni “chiari, precisi, ben definiti -- inconfondibili”. È breve e armonioso come si deduce da questo esempio. La frase “Sono andato al mercato e ò comperato un paio di buoi”  assume la forma abbreviata – sincopatta --: “Son andà al mercà e ò conprà un par de bo”. Il dialetto veneto di Villa-Franca ha una grafia perfetta, degna di essere imitata. Troppe ascendenti o discendenti, segni diacritici, o dis-armonici, come “j” – comune in siciliano --, “k” – mai usato dai Romani --, “x” – stravaante per Cicerone --, ed “y”, -- deprecativamente chiamata la i reca -- deformano totalmente la grafia “ch’è scienza e arte pedagogica a servizio della vita – della vita felice, se si vuole”. F., come Grice, è molto sensibile all’estetica grafica perché essa si risolve in igiene visiva (“And Faccioli had beautiful handwriting” – Grice). In caso di omonimi l’italiano moderno adopera l’accento grave per la voce più forte (fatto fato; fato fàto; mese meze; mezze mèze). Sono omesse la “i” atona in "cia, cie, cio, ciu, gia, gie, gio, giu”. Società divenne ‘socetà’; igiene ‘igene’) e la “i” e la “d” eufoniche; è naturale poi che non si scriva la “g” di "gli" se muta – ‘figlio’ si scrive ‘filio’.  Il dialetto veneto di Villa Franca non usa “passato e tra-passato remoto, il più irregolare e difficile tempo dei verbi italiani.” Questi due tempi si traducono col passato e trapassato prossimo, o con una locuzione equivalente, così “nacque” è "nato" oppure “quando ebbe ricordato” diventa "cuando aveva ricordato". La parte morfologica -remmo del modo cosedetto condizionale è sostituita dal veneto -ésimo. Cosi, ‘saremmo’ e ‘avremmo’ si trasformano in ‘saresimo’ ed ‘avresimo’. Ancora. OGNI vocale forma sillaba (questo: 1 cu- 2 e- 3 sto). L’accento circonflesso, non esistendo nel Veneto vocale lunga, è abolito. Le pre-posizioni, articolate con “ll” e “gli” conviene smembrarle: ‘dello’ s’analizza come ‘de + lo’; ‘degli’ come ‘de + li’. Per non dare luogo a errore o incertezza di pronuncia, nel vocabolario della lingua universale portano l’accento tutte le sdrucciole e bisdrucciole e le vocali “e” “o” – ma solo quando sono aperte. Le parole d’altre lingue si pronunciano all’italiana e si scrivono come suonano, non coem i forestieri le scrivono. ‘Bordeaux’ si pronuncia e scrive ‘Bordò’. ‘Shakespeare’ si pronuncia e scrive ‘Sèspir.’ Nella lingua universale da lui inventata, F. scrive lettere a suoi amici di Villa Franca ed altrove, poesie metrica e con rima, traduzioni di passi biblici, incluso quale di Babele. Ecco un breve testo in Italiano moderno. La vera lingua universale è la baze de la hiviltà. Le invenzioni e le scoperte atuali non consentono più oltre la sciavitù de la parola. Le comunicasioni fra nasione e nasione – o comune (come Villa Franca) e comune --, ogi ance istantànee mediante la radio, riciedono una linqua comune, per non dovere ignorare o aver bizogno di traduzioni. Frequentissima nel Veneto è la terminazione in “l”, “n”, “r”, pregio che - fa notare F. - conferisce musicalità ‘allo stile della Fenice’ -- e robustezza alla lingua, così da renderla adatta alla migliore poesia – attamente messa a musica e cantata alla Fenice.  In conclusione F. dichiara che il dialetto veneto, non come lo parla il popolo innorante, ovviamente, ma come lo deve parlare un filosofo erudito come lui o Grice (professore di Oxford), vale dire, lo scienziato della parola, nella sua chiara semplicità e vigorosa bellezza, si presta “a essere tornito per farne uscire il capolavoro della lingua universale”. Quest’ultima, una volta affermatasi come lingua LEGALMENTE e obbligatoriamente UFFICIALE di tutte le nazioni del mondo civilizzato – o al meno dell’unione europea, cioè fra 400-500 anni, diffonderà nel mondo dei filosofi dotti – come vuoleva Platone – quella filosofia chi F. – seguendo Kant -- denomina “universalismo” – cf. Kennan, “The Universality of Conversational Implicature” --, dalla quale discenderà naturalmente il democratico governo universale dell’avvenire. Perciò si raccomanda di conservare accuratamente tutti gli “incunaboli” della vera lingua universale perché nei secoli lontani “saranno ricercati come preziosi cimeli”. Al termine di questo documento storico” dell’Italiano moderno F. annuncia che «nel luogo [vale dire, Villafranca], donde è uscita la prima voce nella lingua universale, è costruita la SEDE o capitale della lingua universale – e non una isola deserta, come vuoleva Campanella. I nomi di coloro che, per la sua costruzione, liberamente donano da 1.000 a 10.000 Lire, sono tramandati alla storia a mezzo delle pubblicazioni documentarie. Quelli che elargino somme maggiori, hanno inoltre l’onore del marmo nel campidoglio della sede stessa, destinata certo a divenire “monumento e ricordo presso le età future”».    «il Caffè illustrato», Lingue de nazioni e lingua universale. Angelo Faccioli. Faccioli. Keywords: Deutero-Esperanto. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Faccioli”. Faccioli.

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