Grice e Faccioli –
il deutero-esperanto – da Harborne a Villa Franca – la scuola di Villa Franca –
il villa-francese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Albani
IL VENETO COME LINGUA UNIVERSALE. Il
sogno di una lingua universale, cioè di una lingua ausiliaria parlata da tutti
gl’uomini della terra, non è mai svanito. Periodicamente ricompare, nelle forme
più strane, vagheggiato spesso da paladini di utopie in pensione o da linguisti
della domenica. Alcuni anni fa questo sogno ha attraversato la vita di F.. Di F.
non sappiamo nulla, se non che, sotto il cielo di Volpare, un sobborgo di
Villafranca di Verona, elabora un progetto di lingua universale basato sul dialetto veneto,
il «dialeto più simile al latin, più breve di esto e d’on’i lingua sorela. –
Grice: “I tried to construct my Deutero-Esperanto according to the grammatical
idiosyncrasies of the vernacular of my native Harborne, in Staffordshire, to no
avail! Not even my mother
(who was from Warwickshire) could understand it!” --. Secondo
la “teoria scientifica della parola” di F. la parola vera è quella che meglio
ritrae l’armonia imitativa e il senso interno delle cose e la lingua
"milior" è quella più in armonia con le leggi dell’arte e del
pensiero. Una lingua non è un’invenzione arbitraria, ma una creazione dello
spirito umano che apprende con facilità quello che è vero secondo la logica o
la filosofia del linguaggio. La lingua universale dev’essere la lingua più
logicamente vera, la più adatta all’arte oratoria e letteraria. Dev’essere
semplice e viva, nata dalla lingua morta migliore, cioè il latino di CICERONE
(morto), e non del Papa! --, corretta secondo i princìpi fondamentali
dell’idioma naturale, abbellita, sostenuta dal pensiero forte degli scrittori (vale
dire, filosofi) abili. Il dialetto veneto - ben parlato, pulito, ingentilito,
senza doppie, con troncamento delle parole che rende poetico, vivace e robusto
un idioma, oltre che telegrafico per la soppressione quasi completa
dell’articolo - si presta perfettamente al compito di lingua universale. Ed e
anche operatico (La Fenice!). F. stampa una serie di periodici, intitolati “Lingua
de nazioni e la lingua universale,” per propangandare l’italiano moderno, cioè
il suo “italiano-veneto”. In un opuscolo stampato idall’Editrice “Estremo
Oriente” di Villafranca di Verona e conservato nel Fondo Bruno Migliorini
presso la Crusca a Firenze, F. annuncia «il più grande avvenimento filosofico
de’tutti i tempi dopo la distruzione di Babele – che mai ha essistito --, ovvero
la nascita della vera lingua universale, la cui culla è il mio veneto, e
propriamente il vernacolare di Villafranca dove si parla il più musicale e
semplice dialetto italiano. I fondamenti dell’Italiano moderno sono tutti razionali.
Quante unità di suono, tante unità di segno. Per solo suono, solo segno.A suono eguale, segno
eguale – cf. Grice on the annoyance of perceiving some idiolect-ers pronouncing
‘suit’ when they mean ‘soot’ and vice versa (‘Studies in the Way of Words’). L’alfabeto
della lingua universale è costituito da XXII lettere: a, be, che, de, e, fe, ge, ce, i, le, me, ne,
gne, o, pe, ghe, re, se, te, u, ve, e ze Il suono, sempre invariato, si ottiene semplicemente
levando la “e” – tanto alto come e possibile. F. sottolinea che il dialetto
veneto non ha “alcun suono aspirato come in Toscana e altrove, né la doppia”,
ma solo suoni “chiari, precisi, ben definiti -- inconfondibili”. È breve e
armonioso come si deduce da questo esempio. La frase “Sono andato al mercato e
ò comperato un paio di buoi” assume la
forma abbreviata – sincopatta --: “Son andà al mercà e ò conprà un par de bo”.
Il dialetto veneto di Villa-Franca ha una grafia perfetta, degna di essere
imitata. Troppe ascendenti o discendenti, segni diacritici, o dis-armonici, come
“j” – comune in siciliano --, “k” – mai usato dai Romani --, “x” – stravaante per
Cicerone --, ed “y”, -- deprecativamente chiamata la i reca -- deformano totalmente
la grafia “ch’è scienza e arte pedagogica a servizio della vita – della vita
felice, se si vuole”. F., come Grice, è molto sensibile all’estetica grafica
perché essa si risolve in igiene visiva (“And Faccioli had beautiful
handwriting” – Grice). In caso di omonimi l’italiano moderno adopera l’accento
grave per la voce più forte (fatto fato; fato fàto; mese meze; mezze mèze). Sono
omesse la “i” atona in "cia, cie, cio, ciu, gia, gie, gio, giu”. Società divenne
‘socetà’; igiene ‘igene’) e la “i” e la “d” eufoniche; è naturale poi che non
si scriva la “g” di "gli" se muta – ‘figlio’ si scrive ‘filio’. Il dialetto veneto di Villa Franca non usa
“passato e tra-passato remoto, il più irregolare e difficile tempo dei verbi
italiani.” Questi due tempi si traducono col passato e trapassato prossimo, o
con una locuzione equivalente, così “nacque” è "nato" oppure “quando
ebbe ricordato” diventa "cuando aveva ricordato". La parte
morfologica -remmo del modo cosedetto condizionale è sostituita dal veneto
-ésimo. Cosi, ‘saremmo’ e ‘avremmo’ si trasformano in ‘saresimo’ ed ‘avresimo’.
Ancora. OGNI vocale forma sillaba (questo: 1 cu- 2 e- 3 sto). L’accento
circonflesso, non esistendo nel Veneto vocale lunga, è abolito. Le pre-posizioni,
articolate con “ll” e “gli” conviene smembrarle: ‘dello’ s’analizza come ‘de + lo’;
‘degli’ come ‘de + li’. Per non dare luogo a errore o incertezza di pronuncia,
nel vocabolario della lingua universale portano l’accento tutte le sdrucciole e
bisdrucciole e le vocali “e” “o” – ma solo quando sono aperte. Le parole d’altre
lingue si pronunciano all’italiana e si scrivono come suonano, non coem i
forestieri le scrivono. ‘Bordeaux’ si pronuncia e scrive ‘Bordò’. ‘Shakespeare’
si pronuncia e scrive ‘Sèspir.’ Nella lingua universale da lui inventata, F. scrive
lettere a suoi amici di Villa Franca ed altrove, poesie metrica e con rima,
traduzioni di passi biblici, incluso quale di Babele. Ecco un breve testo in
Italiano moderno. La vera lingua universale è la baze de la hiviltà. Le
invenzioni e le scoperte atuali non consentono più oltre la sciavitù de la
parola. Le comunicasioni fra nasione e nasione – o comune (come Villa Franca) e
comune --, ogi ance istantànee mediante la radio, riciedono una linqua comune,
per non dovere ignorare o aver bizogno di traduzioni. Frequentissima nel Veneto
è la terminazione in “l”, “n”, “r”, pregio che - fa notare F. - conferisce
musicalità ‘allo stile della Fenice’ -- e robustezza alla lingua, così da
renderla adatta alla migliore poesia – attamente messa a musica e cantata alla
Fenice. In conclusione F. dichiara che
il dialetto veneto, non come lo parla il popolo innorante, ovviamente, ma come
lo deve parlare un filosofo erudito come lui o Grice (professore di Oxford), vale
dire, lo scienziato della parola, nella sua chiara semplicità e vigorosa
bellezza, si presta “a essere tornito per farne uscire il capolavoro della lingua
universale”. Quest’ultima, una volta affermatasi come lingua LEGALMENTE e
obbligatoriamente UFFICIALE di tutte le nazioni del mondo civilizzato – o al
meno dell’unione europea, cioè fra 400-500 anni, diffonderà nel mondo dei filosofi
dotti – come vuoleva Platone – quella filosofia chi F. – seguendo Kant -- denomina
“universalismo” – cf. Kennan, “The Universality of Conversational Implicature”
--, dalla quale discenderà naturalmente il democratico governo universale
dell’avvenire. Perciò si raccomanda di conservare accuratamente tutti gli
“incunaboli” della vera lingua universale perché nei secoli lontani “saranno
ricercati come preziosi cimeli”. Al termine di questo documento storico”
dell’Italiano moderno F. annuncia che «nel luogo [vale dire, Villafranca],
donde è uscita la prima voce nella lingua universale, è costruita la SEDE o
capitale della lingua universale – e non una isola deserta, come vuoleva
Campanella. I nomi di coloro che, per la sua costruzione, liberamente donano da
1.000 a 10.000 Lire, sono tramandati alla storia a mezzo delle pubblicazioni
documentarie. Quelli che elargino somme maggiori, hanno inoltre l’onore del
marmo nel campidoglio della sede stessa, destinata certo a divenire “monumento
e ricordo presso le età future”». «il
Caffè illustrato», Lingue de nazioni e lingua universale. Angelo Faccioli. Faccioli.
Keywords: Deutero-Esperanto. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Faccioli”.
Faccioli.
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