Grice e Carulli: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale di GIANO – scuola di Bari –
filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco
di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Bari). Filosofo
pugliese. Filosofo italiano. Bari, Puglia. Grice: “I like
Carulli – he philosophises on things we do not philosophy at Oxford, such as
menstruation – or piegaturi, as Speranza prefers, since this is plural – ‘delle
mestruazioni’.” Grice: “But Carulli has also philosophised on some
anti-Griceian themes: my ‘fiducia’ becomes his ‘sfiducia;’ my ‘ragione’ becomes
his ‘sragione’! Delightful!” – Grice: “When I philosophised on “Not,” or “Not
I!” alla Beckett – I wouldn’t realise these are negative implicatures –
‘negative implicatures of ‘not’ – Carulli speaks of ‘negative reflections on
unaffirmation’!” “Genius!” – Grice: “Carulli can play with word: ‘il ‘mito’
della inatualitta ‘ di X’ – is this equivalent or, as I prefer, a mere vehicle
for the cancellable implicature: ‘la attualita’ di X’?!” – Grice: “Carulli
knows how to subtitle: his ‘sfiducia e sragione’ is not just that but a
Spinozian double treatise, like Witters’s abhandlung – cfr. Speranza’s
“Tractatus semeiotico-philosophicus”. Studia a Bari, una città
tradizionalmente soggetta allo storiografismo, all'impegno cattolico e al
marxismo. Produce una filosofia aliena ai grandi inganni e refrattaria alla
celebrazione dei suoi miti -- la democrazia, i diritti, la socialità, il debolismo
-- con un'inconsueta attenzione alla forma, seguendo la scuola della cosiddetta
critica della cultura, da Nietzsche in poi, unendo gli epigoni di quello ai
moralisti. Partito da posizioni di anti-storicismo puro, culminato in un
Benjamin schiacciato sulla im-politicità di ritorno della sua filosofia in
“Oggettività dell'impolitico: riflessioni negative a partire da Benjamin”
(Genova, Il Melangolo). Così come da un'analisi eterodossa dell'ultimo
Schelling, De contemptu, Dello Schelling tardo (Genova, Il Melangelo) è giunto
ad esiti originali con “Metafisica delle mestruazioni” (Genova, Il Melangolo),
dove si sottrae il fenomeno femminile alle analisi socio-antropologiche per
riconsegnarlo alla sua radice metafisica. Il discorso sul cristianesimo ritorna
in “Sfiducia e sragione. Trattato teologico-politico” (Napoli, La Scuola di
Pitagora), dove si riprende inoltre la critica della democrazia. Il
cristianesimo è visto come una forma culturale stanca e abitudinaria, ma in
grado di reggere con la sua apatia allo scontro con l'Islam. Si affaccia la
verità ontologica del “ente” in diminuzione che non giungono mai
all'annullamento definitivo; una verità che lo distanzia dall'eternità dell’
“essente” come pure dai cultori dell'annientamento. La sua filosofia, centrata ossessivamente
sugli stessi temi, può essere idealmente divisa secondo un'altra direttrice,
volta alla ri-costruzione critica pionieristica di su amico Sgalambro. In
quest'ambito pubblica “Caro misantropo. Saggi e testimonianze per Sgalambro”
(Napoli, La Scuola di Pitagora); Introduzione a Sgalambro” (Genova, Il
Melangolo), e “La piccola verità. Quattro saggi su Sgalambro” (Milano,
Mimesis). Altre opere:“Lettera in La felicità? Prove didattiche di studenti
“tieffini” in formazione, Gemma, Barletta, Cafagna. Veneziani, Storia, verità e
politica. Perché Benjamin non è un marxista, in Libero, De contemptu, su
alessiocantarella. Davide D'Alessandro, Alighieri, Harry Potter e le
mestruazioni: l'idea bellicosa di editoria di Regazzoni, su il foglio Alessio
Cantarella, Sfiducia e sragione, su alessiocantarella, Alessandro, Ratzinger,
Bergoglio e l'Abitudine al Cristianesimo, su il foglio. Pier Francesco
Corvino, Religio Medici. Andrea
Comincini, Per una interpretazione di Dio e del Contemporaneo, su scena
illustrata.com. alessio cantarella. Sgalambro, un metafisico distruttore, in La Sicilia. Corriere del Mezzogiorno,
Sgalambro, “impiegato di filosofia” contro i luoghi comuni, in Il Mattino,
Sgalambro, filosofo pessimista che sape come godersi la vita, in Libero, Farruggio,
Una preziosa “Introduzione a Sgalambro” -- Davide D'Alessandro, Cara “Italian
Theory”, ricordati di Sgalambro, su il foglio, Introduzione a Sgalambro su rai
playradio. Alessio Cantarella, su alessiocantarella. Alessandro, Uno Sgalambro
non isolato, tra Cacciari e Severino, su il foglio,
convenzionali.wordpress.com, Sgalambro e le piccole verità, su lgiornale.
Sgalambro, l’esistenza e il peso di dio, su scena illustrata.com. Sgalambro, il
filosofo che ama la canzone, in La Gazzetta del Mezzogiorno. Giano
(latino: Ianus) è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle
divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica.
Solitamente è raffigurato con due volti (il cosiddetto Giano Bifronte), poiché
il dio può guardare il futuro e il passato. Nel caso del Giano quadrifronte, le
quattro facce sono rivolte ai quattro punti cardinali. Busto di
Giano conservato presso i Musei Vaticani. Caratteristiche della divinità
Modifica Etimologia Modifica Quadrigato romano recante l'effigie di
Giano. Circa 220 a.C. Già gli antichi mettevano il nome del dio in relazione al
movimento: Macrobio e Cicerone lo facevano derivare dal verbo ire
"andare", perché secondo Macrobio il mondo va sempre, muovendosi in
cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso ritorna[1]. Gli studiosi moderni
hanno confermato questa relazione stabilendo una derivazione dal termine ianua,
"porta"[2], ma è con Georges Dumézil che il senso si precisa: il nome
Ianus deriverebbe dalla radice indoeuropea *ei-, ampliata in *y-aa- con il
significato di "passaggio" che, attraverso una forma *yaa-tu, ha
prodotto anche l'irlandese ath, "guado"[3]. In passato non sono
mancate tuttavia ipotesi alternative, come quella che voleva il nome derivato da
una più antica forma *Dianus, da mettere in relazione con la dea Diana e quindi
derivato anch'esso dalla stessa radice del termine latino dies,
"giorno". Dumezil nota anche l'appellativo di 'mattutino' con cui
Orazio si rivolge al dio in modo semiserio (Serm.). Tale appellativo tuttavia
deporrebbe indifferentemente a favore di entrambe le ipotesi etimologiche
esposte. Il suo nome in greco è Ιανός (Ianós). È il primo a portare il
naso con profilo romano (il classico naso a becco d'uccello). La figura
del Dio Giano, come appena accennato, è prettamente romana e la sua origine non
si può far risalire alla mitologia greca. Nella mitologia etrusca la divinità più
prossima a Ianus è Culsans[5], dio delle porte e dei passaggi, anch’esso
bifronte, con un nome simile ("ianua" significa porta in latino, come
"culs" in etrusco) e legato al concetto di passato e futuro, ma con
caratteristiche non del tutto sovrapponibili. Essendo pochissime le
informazioni in nostro possesso sui culti dell'Italia preromana non possiamo
far risalire con certezza Giano a qualche divinità italica. Una
possibilità da tenere in considerazione è che la figura di Giano sia stata
ispirata da quella di Ušmu, un dio sumero a due facce, altrimenti chiamato Isimud
o, in piena età babilonese, Ansar. Epiteti Modifica Asse con
l'effigie di Giano e la prora di una nave. Circa 240-225 a.C. Come tutte le
divinità romane, Giano era chiamato con diversi epiteti, che testimoniano la
sua particolare rilevanza all'interno del pantheon: Divum Deus (Dio degli
Dei) Divum Claviger (Dio Clavigero) Divum Pater (Padre degli Dei) Ianus Bifrons
(Giano bifronte) Ianus Cerus (Giano creatore) Ianus Consivius (Giano
procreatore) Ianus Pater (Giano padre) Pater matutinae (Padre del mattino)
Ianus Vicilinus (Giano Vigilante) Natura del dio Modifica Giano è una divinità
esclusivamente romano-italica, la più antica tra gli Dei nazionali, gli Di
indigetes, invocata spesso insieme a Iuppiter. Fu, insieme a Quirino, l'unico
dio romano a non essere assimilato a divinità ellenistiche. Il suo culto
è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica, in cui i culti dei
popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della
raccolta e della semina. È stato sottolineato da più autori, fin dal secolo XIX
(Vedi Il ramo d'oro), come Giano fosse probabilmente la divinità principale del
pantheon romano in epoca arcaica ed anche Sant'Agostino nel suo De Civitate Dei
(VII, 9) ricorda che “ad Ianum pertinent initia factorum” e come perciò al Dio
competa “omnium initiorum potestatem”. In particolare rimarrebbe traccia di
questo fatto nell'appellativo Ianus Pater che permase anche in epoca
classica. Giano nell'epoca arcaica era semplicemente il dio legato ai
cicli naturali, poi con il passare del tempo il suo mito divenne sempre più
complesso. Nei frammenti superstiti del Carmen Saliare Giano è salutato
con particolare enfasi come padre e dio degli dei stessi: «divum +empta+
cante, divum deo supplicate» (IT) «cantate lui, il padre degli dei,
supplicate il dio degli dei» (fragmentum 1) Tale dato è confermato dal
fatto che per i romani Giano non era figlio di alcun'altra divinità (ad esempio
Giove è figlio di Saturno), ma, proprio per la sua qualità di pater divorum,
egli era sempre stato, immanente, fin dall'origine di ogni cosa. Così è che
Giano, come lo stesso ci racconta per bocca di Ovidione i Fasti (I, 103 e
s.s.), era presente allorché i quattro elementi si separarono tra di loro dando
forma ad ogni cosa. A tal proposito Varrone riporta nel carmen anche
l'epiteto di Cerus cioè "creatore", perché come iniziatore del mondo
Giano è il creatore per eccellenza[8]. Il console e augure Marco Valerio
Messalla Rufo scrive nel libro sugli Auspici che Giano è colui che plasma e
governa ogni cosa e unì, circondandole con il cielo, l'essenza dell'acqua e
della terra, pesante e tendente a scendere in basso, e quella del fuoco e
dell'aria, leggera e tendente a sfuggire verso l'alto, e che fu l'immane forza
del cielo a tenere legate le due forze contrastanti[9]. Settimio Sereno lo
chiama "principio degli dèi e acuto seminatore di cose". Giano
presiede infatti a tutti gli inizi e i passaggi e le soglie, materiali e
immateriali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelli sovrastati
da un arco, ma anche l'inizio di una nuova impresa, della vita umana, della
vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli
dèi stessi, del mondo, dell'umanità (viene infatti chiamato Consivio, cioè
propagatore del genere umano, che viene seminato per opera sua), della civiltà,
delle istituzioni. Nella sua riforma del calendario romano, Numa Pompilio
dedicò a Giano il primo mese successivo al solstizio d'inverno, gennaio, che
con la riforma giulianadel 46 a.C. passò ad essere il primo dell'anno. Una
delle caratteristiche più singolari di Giano sta nella sua rappresentazione
come di un dio bicefalo, da cui l'appellativodi Giano bifronte. Questa
particolarità era connessa all'area di influenza divina che Giano assunse in
maniera specifica in epoca classica, dopo l'ascesa degli dei romani
"canonici": Giano era preposto alle porte (ianuae), ai passaggi
(iani) e ai ponti: ne custodiva l'entrata e l'uscita e portava in mano, come i
portinai, gli ianitores, una chiave e un bastone, mentre le due facce vegliavano
nelle due direzioni, a custodire entrata e uscita. Anche in quest'epoca,
comunque, Giano continuò a rappresentare il custode di ogni forma di passaggio
e mutamento, protettore di tutto ciò che riguardava un inizio ed una
fine. Miti Modifica Paolo Farinati, Giano bifronte con una ninfa,
1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di
Valpolicella (Verona). Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium,
fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni,
suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato inoltre numerosi
figli, tra i quali il dio Tiberino, signore del Tevere. È lui ad accogliere il
dio dell'agricolturaSaturno, spodestato dal figlio Giove, condividendo con lui la
regalità e consentendogli di portare l'età dell'oro. Per l'ospitalità ricevuta,
Giano ricevette dal dio Saturno il dono di vedere sia il passato che il futuro,
all'origine della sua rappresentazione bifronte. Numerose sono le ninfe
indicate come mogli o compagne di Giano: Camese, dalla quale il dio ebbe
tre figli: Tiberino, il dio del Tevere; Camasena, Clistene; Venilia, citata da
Ovidio, dalla quale avrebbe generato: Canente; Carna, dalla quale avrebbe
ricevuto il potere sulle porte; Giuturna, dalla quale sarebbe nato: Fons, dio
delle sorgenti, venerato ai piedi del Gianicolo. Culto Modifica Al culto di
Giano, a differenza delle altre divinità maggiori, non era preposto uno
specifico flamen. Le cerimonie a lui dedicate venivano invece amministrate
dallo stesso Rex e, in età repubblicana dal particolare sacerdote che suppliva
alle antiche prerogative regie, il Rex Sacrorum. Egli apriva dunque per primo
le processioni e le cerimonie religiose, antecedendo anche lo stesso flamen
Dialis, sacerdote di Giove. Nel suo tempio si sacrificava spesso per
avere vaticinisulla riuscita delle imprese militari. Santuari
Modifica Arco di Giano o Ianus Quadrifrons. A Roma i principali luoghi
consacrati a Giano erano: lo Ianus geminus, un passaggio coperto
consacrato secondo la tradizione da Numa Pompilio nel Foro e precisamente nella
parte più bassa dell'Argileto secondo Tito Livio, o ai piedi del Viminale
secondo Macrobio, e che veniva aperto in occasione di guerre e chiuso in tempo
di pace; lo Ianus quadrifrons, un arco a quattro aperture situato nel Foro
Boario; il Tempio di Giano situato nel Foro Olitorio e consacrato da Gaio
Duilio nel 260 a.C. dopo la vittoria di Milazzo. Giano come simbolo di città
Modifica Scultura lignea di Giano ad Avezzano Secondo la leggenda, Giano
fondò la città di Gianicola, e fu proprio lui ad accogliere Saturno nel Lazio.
Esisteva una frazione della città di Roma denominata Gianicolo e secondo alcuni
mitologi Giano sarebbe il fondatore di uno dei villaggi di Roma. Da notare che
il Gianicolo affaccia su un lato del Tevere ove è presente un guado naturale,
quindi un passaggio. Giano viene assunto dal Medioevo a simbolo di
Genova, in relazione al suo nome antico di Ianua. Come tale viene spesso
accostato al Grifone, altro simbolo di questa città. Troviamo effigi di Giano
bifronte nel pozzo sacro di piazza Sarzano (l'ermabifronte sulla cupoletta,
proveniente da una fontana cinquecentesca opera della bottega in Genova di Giacomo
e Guglielmo della Porta); rappresentazioni dei grifoni come ornamento dei
pinnacoli delle volte vetrate di Galleria Mazzini e nei lampadari ottocenteschi
della stessa. Una rappresentazione indubbiamente più moderna ed essenziale la
troviamo nel palazzo azzurro sito in Fiumara. Bisogna considerare Giano come
dio adatto a sostituire i riti celtici dediti alla venerazione del torrente,
considerato come luogo ove convergono le acque da affluenti che stanno a destra
e a sinistra dello stesso corso d'acqua, in quanto Giano aveva due facce ed era
il dio dei passaggi, oltre ad avere rapporti con le divinità delle acque.
Oltre a Genova, Giano è il simbolo di Tiggiano(provincia di Lecce), Subbiano
(provincia di Arezzo), Selvazzano Dentro (provincia di Padova) e Centro Giano
(provincia di Roma), San Giovanni Rotondo(Provincia di Foggia). L'immagine di
Giano è presente nel gonfalone di Tiggiano (provincia di Lecce)[13]perché
secondo un'etimologia popolare il nome del paese potrebbe derivare dal nome del
dio Giano (in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizioromano
Tidius.). In Basilicata, presso Muro Lucano (PZ) è presente il toponimo
Capo di Giano e Varaggiano, mentre presso Melfi c'è Foggiano. A Pescopagano, in
una nicchia sotto l'arco di Porta Sibilla vi è una statuetta raffigurante Giano
bifronte. L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Subbiano
(provincia di Arezzo)[16] perché secondo un'etimologia popolare il nome del
paese deriverebbe dal latino Sub Janum condita ("fondata sotto [il segno
di] Giano"), ma in realtà il toponimo è un predialecostruito sul
gentilizio romano Sevius[18]. Il nome della città di Avezzano in Abruzzo
stando ad un'ipotesi giudicata inverosimile da storici ed archeologi
deriverebbe da "Ave Jane", un'invocazione posta sul portale di un
tempio consacrato al dio Giano. Secondo la leggenda attorno al tempio ebbe
origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che
originariamente circondava il lago del Fucino. Il monte Giano
nell'Appennino centrale è situato nel comune di Antrodoco, in provincia di
Rieti. Il toponimo di Selvazzano Dentro di origine romana parrebbe
riportare alla presenza di un boschetto sacro al dio Giano (selva di Giano),
l'attuale stemma comunale riporta infatti un altare dedicato al dio.
Secondo delle supposizioni i toponimi di Vezzano, come Vezzano Ligure in
provincia della Spezia, deriverebbero dalla divinità romana. Il nome del
dio è invece all'origine dei due toponimi Giano dell'Umbria e Giano Vetusto,
non direttamente ma attraverso un nome di persona latino Ianus (al quale sarà
originariamente appartenuto il fondo sul quale è sorto il centro abitato).
A Reggio Emilia c'è un Giano su uno spigolo di Palazzo Magnani in Corso
Garibaldi. Nel comune di Maddaloni, in Provincia di Caserta, esattamente
dinanzi l'ospedale cittadino, sono ancora visibili i resti di un tempio con
l'iscrizione "Iano Pacifero". A Trieste vi è una fontana con il
volto bifronte del dio, posta all'inizio del Viale XX Settembre. In quanto alla
scelta del sito, va notato che nei primi anni dell'Ottocento in quel punto si
trovava un recinto con cancello, che segnava l'uscita dalla città. Il
toponimo di Camposano, in provincia di Napoli, tra le tante interpretazioni,
parrebbe derivare da un tempio dedicato al dio Giano denominato Campus
Iani. Nel pesarese, a pochi chilometri dalla città di Fano, vi è la
frazione di Monte Giano. Nei pressi del comune di Montieri, tra Siena e
Volterra, Alta Maremma, si trova una località chiamata Prategiano,
tradizionalmente legata alla divinità. Qui oggi si trova un prato collinare,
circondato da boschi. Vi ha sede un centro ippico di rilievo, dal quale partono
escursioni per numerose località naturali e storiche. La zona è ricca di
vestigia, tra le quali la Rotonda di Montesiepi, con la Spada nella Roccia, ivi
conficcata dal misterioso San Galgano nel XII secolo, oggi ancora visibile
sotto la cupola della rotonda. Note Modifica ^ Macrobio, Saturnalia, I,
9, 11 ^ ad esempio Herbert Jennings Rose in Dizionario di antichità classiche,
s.v. Giano. Milano, Edizioni San Paolo, Dumézil, La religione romana
arcaica, Milano, Rizzoli, Ferrari,
Dizionario di mitologia greca e latina, s.v. Giano. Torino, UTET, Simon
"Culsu, Culsans e Ianus" in: Atti Secondo congresso internazionale -
Tomo III - 1985 pag. 1271-81. ^ de Grummond, N.T. &
Simon, E. (eds.) (2006). The Religion of the Etruscans. University of
Texas, Austin.. ^ Daniele F.Maras, Monografie - La Religione Etrusca p.22, in
Archeo Monografie, 27 ottobre/novembre 2018. ^ Marco Terenzio Varrone, Della
lingua latina, VII, 26-27 ^ Macrobio, Saturnalia, I, 9, 14 ^ Macrobio,
Saturnalia, I, 9, 16 ^ Tito Livio, Storia di Roma, I, 19, 2 ^ Teofilo Ossian De
Negri. Storia di Genova. Firenze, Giunti, 2Stemma Comune di Tiggiano, su
comuni-italiani.it. Notizie generali sul Comune di Tiggiano, su japigia.com.
URL consultato Marcato. Tiggiano, in AA. VV. Dizionario di toponomastica.
Torino, UTET, Subbiano (Tuscany, Italy), su crwflags Subbiano in breve, su
comune.subbiano.Marcato. Subbiano, Dizionario di toponomastica. ^ Giovanni
Pagani, Il nome Avezzano, su avezzano.terremarsicane.it, Terre Marsicane.
Marcato. Giano dell'Umbria e Giano Vetusto, in AA. VV. Dizionario di
toponomastica. ^ In Viale una fontana con due mascheroni - Cronaca - Il
Piccolo, in Il Piccolo, 19 novembre Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Portale Mitologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano
di mitologia. Falacer Saturno (divinità) divinità romanaell'agricoltura
Carna Wikipedia Il contenutoAntonio Carulli. Keywords: Giano, critica della
cultura, Nietzsche, De Contemptu, Schelling, impolitico, Benjamin,
menstruazione, Aligheri sulla mestruazione, ente, essente. Giano, e la
religione, paganesimo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Carulli” – The Swimming-Pool
Library. Carulli.
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