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Thursday, November 28, 2024

GRICE ITALO A/Z C CR

 

Grice e Crassicio: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. He moves to Rome where he works as a teacher before joining the school of Quinto Sestio. Crassicio Pasicle. Crassicio.

 

Grice e Crasso: la ragione conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. An orator and a politican. He takes a keen interest in philosophy and at different times studies with Metodoro, Carmada, Clitomaco and Mnesarco. Lucio Lucinio Crasso. Crasso.

 

Grice e Cratippo: la ragione conversazionale al lizio di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Lizio. Friend of Cicerone. Tutor of Orazio and Bruto. Marco Tullio Cratippo. Crattipo.

 

Grice e Credaro: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del discorso al senato – scuola di Sondrio – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sondrio). Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Sondrio, Lombardia. Grice: “I like Credaro; it is as if he invented the universities! I especially love the way he connects it all, in that uniquely Italian way, with the ‘assoluto’!”  Si laurea a Pavia, dove fu convittore del Collegio Ghislieri, divenne insegnante di liceo. Wi recò a Lipsia per perfezionarsi nella psicologia filosofica sotto Wundt. Insegna a Pavia. Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia nei governi Luzzatti e Giolitti IV --  istituì il Liceo moderno. Relatore nella presentazione della Legge che istitutiva dei Corsi di perfezionamento, o più comunemente Scuole pedagogiche, di durata biennale, di preparazione per l'esercizio all'ispettorato o per la direzione didattica delle scuole. Fu l'ispiratore della legge Daneo-C., che stabiliva che lo stipendio dei maestri delle scuole elementari fosse a carico del bilancio dello Stato, e non più dei Comuni, contribuendo così in maniera determinante all'eliminazione dell'analfabetismo in Italia. Prima di questa legge, infatti, i comuni di campagna e quelli più poveri, specie nel Sud, non erano in grado di istituire e mantenere scuole elementari e pertanto rendevano di fatto inapplicata la legge Coppino sull'obbligo scolastico.  Si interessa attivamente dei problemi agricoli e forestali di Sondrio. Autore di numerosi saggi, in particolare sui Kant e Herbart.  Commissario Generale Civile della Venezia Tridentina, ossia la suprema autorità del Trentino-Alto Adige che sta per essere fannesso all'Italia. In tale veste tentò una politica particolarmente conciliante verso la minoranza di lingua tedesca e rispettosa dell'ordinamento amministrativo de-centrato della regione. In seguito, anche a causa delle pressioni dei nazionalisti, la sua politica nei confronti della minoranza di lingua tedesca si fece più intransigente. Testimonianza ne è la cosiddetta Lex Corbino,elaborata da Credaro, sull'istituzione di scuole elementari nelle nuove province che è considerata da una parte della storiografia strumento per potenziare la presenza italiana soprattutto nel territorio misti-lingue della regione a danno della minoranza tedesca. Ciononostante, sube l'assalto di una squadra d'azione fascista che lo costrinse alle dimissioni per far luogo all'insediamento di un prefetto di Trento. Termina quindi la sua carriera politica in disparte rispetto al regime che si andava consolidando. Altre opere: “Lo scetticismo degli platonisti (Roma, Terme Diocleziane); La libertà di volere (Milano, Bernardoni); Herbart, Torino, Paravia), “Razionalismo trascendente in Italia” Catania, Battiato); Wundt (Milano, Società Anonima Editrice Dante Alighieri). Andrea Di Michele, L’italianizzazione imperfetta. L’amministrazione pubblica dell’Alto Adige tra Italia liberale e fascismo, Alessandria, Orso, Analfabetismo, Dizionario biografico degli italiani, Cr. un italiano d'altri tempi articolo di Romano, Corriere della Sera,  Sondrio. Se il nome di Carneade non è completamente ignorato dalle persone colte, che non si occupano di storia della filosofia, si deve alla parte giuridica del suo pensiero, la cui conoscenza è tratta quasi interamente da pochi frammenti della famosa orazione (quasi-Trasimaco) *contro* il concetto dello giusto tenuta a Roma frammenti conservati da Lattanzio, il quale li ha presi dal trattato della repubblica di CICERONE. Questa orazione alla Trasimaco *contro* la coerenza del concetto dello giusto – gius – giustiziato, juratum, giurato cf. Cicerone jusjuratum --, che fa epoca nella storia della cultura del popolo romano, non deve essere considerata solamente un episodio della vita di Carneade, una semplice millanteria del facondo oratore, che volesse fare impressione sugli animi dei Romani; ma il suo contenuto deve venire integrato colle altre vedute di Carneade per cercarne il legame ed esaminarne il valore. A tale fine bisogna anche qui muovere dallo stoicismo. L'orazione *contro* lo giurato (Cicerone – iusiuratum) giustiziato ha qualche rapporto con esso? Si sa che tutti e tre i filosofi ambasciatori -- Carneade accademico, Diogene stoico e Critolao peripatetico -- durante il lungo soggiorno a Roma, sia per invito avuto dalla cittadinanza, che in quel tempo godeva la pice decorsa tra la battaglia di Pidna e la terza guerra punica, sia di propria iniziativa, per desiderio di far mostra di tutta la potenza della loro parola e della loro scienza filosofica, a beneficio eziandio della causa che patrocinavano, aprirono un corso di conferenze (GELLIO, Noct. Att.; MACROBIO, Saturn.). É probabile che tutti e tre filosofi – Carneade accademico, Critolao peripatetico del liceo – e Diogene stoico -- abbiano scelto l'argomento delle loro orazioni dalla filosofia pratica, come quella che interessa vivamente i loro ospiti, tutti dati alle armi, agli affari, alla politica, all'amministrazione; anzi e le cito supporre che ciascuno abbia esposte le idee della sua scuola – l’accademia, il lizio, e il portico -- intorno al “giurato” – Cicerone iusiuratum, il principio o imperativo più importante della vita pubblica e privata. Il soggetto del giurato – Cicerone, iusiuratum – dove soddisfare pienamente le esigenze e i desideri dell'uditorio, poichè i romani, a ragione o a torto, si credeno gli uomini più giusti (giuratura, iusiuraturus) e alla virtù del giurato (Cicerone iusiuratum) attribuivano la grandezza, alla quale era pervenuta la propria patria. In questa ipotesi lo stoico Diogene, con parola modesta e sobria, come attesta POLIBIO, che ebbe opportunità di ascoltarlo, spiega ai Romani l'idealismo morale e il cosmo-politismo della sua setta. L'anima di tutti gli uomini è uguale; e come tutte le cose uguali si attraggono, cosi anche gli esseri razionali; per ciò l'istinto della società è insito nella stessa ragione, la quale insegna a ciascuno di noi che esiste una sola città, un solo stato, la grande società umana; ciascuno si sente parte integrante di questo immenso organismo governato da una sola legge (ius) e da un solo diritto, la retta ragione (ius). Questa legge (ius) conforme alla natura si fa sentire in tutti, immutabile, sempiterna, divina; invita col comando al dovere, col divieto allontana dalla frode. È suprema, assoluta; non è lecito crearne altre contrarie, nè abrogarla totalmente o parzialmente; non voto di popolo, non decreto di senato possono dispensare dall'ubbidirla; nessuno ha bisogno d'interprete per comprenderla; è la medesima in Atene e in Roma, oggi e domani e sempre; l'inventore e il promulgatore di essa è uno solo, il maestro e il comandante di tutti, Dio. Chi non vi obbedisce, va contro la natura e per questo fatto solo soffrirà tutte le pene. L'uomo pensa e opera moralmente (mos: costume) solo in quanto conformasi a questa unica legge; e poichè questa è la medesima in tutti gli uomini, tutti debbono tendere allo stesso scopo, al bene universale. Il uomo non deve vivere per sè, ma per l'umanità; l'interesse personale deve essere asso lutarnente subordinato a quello umano Cic., de fin.; de rep.; Plut., de comm. notit.; Zeller). In questo stato politico ed etico regna perfetta concordia ed armonia. Tutti i cittadini hanno vivo il sentimento dell'ordine, coltivano la virtù e reprimono gli appetiti irrazionali, che sono la causa dell’inimicizia e della guerra (bellum, polemos). Sono sottomessi alla volontà divina, al fato, alla serie universale e interminabile delle cause e degli effetti. I doveri fondamentali sono il giurato (iusiuratum), in qua virtutis splendor est maximus, e la benevolenza e la beneficenza.Questedue virtù sono le basi della società civile (CICERONE, de fin.). Intorno ad esse Diogene puo parlare a lungo ai Romani, perchè nel Portico e stato soggetto di molte dispute e di scritti. Il suo tutore Crisippo gli aveva insegnato in proposito una dottrina propria. Tutti gli altri esseri sono nati per il bene degli uomini e degli dei, due uomini per formare una popolazione, una società, una comunanza, una communita, un comune; è inerente alla natura che tra l'uomo e il genere umano, come tra parte e tutto, interceda un diritto naturale. Colui che lo osserva è giusto (promuove il giurato – iusiurato); ingiusto chi lo trasgredisce. Tra il diritto pubblico e quello privato non avvi opposizione (CICERONE, de fin.). Un uomo non si trova in rapporti giuridici con una bestia, ma solo con suo simile. Affinchè si realizzi il regno del giurato (iusiuratum) e della moralità occorre che la perfetta ragione sia presente in tutti. La ragione invece si trova solamente nel sapiente; si formarono quindi gli stati singoli, che tengono divisa l'umanità. Come gli stati, così le istituzioni che li governano sono effetto di errore e stoltezza: quali l’istituzione del matrimonio, l’istituzione della famiglia, l’istituzione della proprietà, l’istituzione dela moneta, l’istituzione del ribunale, l’istituzione del ginnasio (Diog. L.). Stato conforme alla natura umana, con istituzioni veramente buone, non esiste. Edotto di questo idealismo politico, puo sul Campidoglio il pretore romano A. ALBINO, uomo erudito e versato nella lingua greca, dire per ischerzo volgendosi a Carneade. “A te, Carneade, non sembra io sia un pretore, nè questa una città, nè in essa abitino cittadini). A cui Carneade, che subito capisce di essere stato preso per il collega del Portico. “A questo del Portico non sembra cosi.” I filosofi ateniesi non lasciano di contendere neppure in paese straniero; o certo Carneade e stato assai lieto di osservare che al senso pratico dei romani la dottrina de' suoi avversari si presenta come assolutamente *ridicola*; e tornato in patria, crede il fatto degno di essere raccontato a' suoi discepoli (L'aneddoto è ricordato da Clitomaco. CICERONE, Ac.). Sogliono gli storici narrarci che Carneade tenne a Roma *due* discorsi ispirati a scopo opposto. Il primo giorno dimostra l'esistenza del diritto naturale e loda la giustizia (il giurato – il iusiuratum – dike – cf. lex). Il secondo giorno sostenne tutto il contrario; onde gridano all'immoralità, all’audacia e alla sfacciataggine del filosofo, che non si vergognò di difendere contraddizione si anorme. Anche non tenendo conto che, se si applicasse questo criterio, tutta la filosofia dei accademici sarebbe un' immoralità, perchè il loro metodo e di difendere in ogni quistione le soluziori opposte. Idue discorsi (tesi ed antitesi, positio e contra-positio, posizione e contra-posizione), tenuti in giorni successivi, abbiano un'unità perfetta (la sintesi, o com-posizione) e si propongano il medesimo fine: mostrare la falsità della dottrina della tesi di Diogene intorno al giurato; e siccome costoro in questa parte della filosofia, molto più che in altre, sono dipendenti da Platone e da Aristotele, bisogna prendere le mosse da questi. Leggiamo in LATTANZIO. Carneades autem, ut Aristotelem refelleret ac Platonem, IVSTITIAE patronos, prima illa disputatione collegit ea omnia, quae pro IVSTITIA dicebantur, ut posset illa, sicut fecit, evertere. Carneades, quoniam erant infirma, quæ a philosophis adserebantur, sumsit audaciam refellendi, quia refelli posse intellexit (Lattanzio, Instit. div.). E al trove. Nec immerito extitit Carneades, homo summo ingenio et acumine, qui refelleret istorum (Platone e Aristotele ) orationem et iustitiam, quæ fundamentum stabile non habebat, everteret, non quia vituperandam esse iustitiam sentiebat, sed ut illos defensores eius ostenderet nihil certi, nihil firmi de iustitia disputare (Epit.). Di qui è evidente che la prima orazione non era che un esordio, un'introduzione, uno sguardo storico alla questione, un'esposizione delle idee accettate da Diogene, che Carneade s'appresta a confutare nel vegnente giorno (CICERONE., de rep.); confutazione, la quale non ha per iscopo di vituperare la giustizia in sé, ma di colpire i filosofi avversari, o almeno la loro teoria dommatica – il domma. Non è la virtù del Portico, che Carneade demole, ma il sapere. E caso a noi pervennero frammenti solamente della seconda orazione. Questa sola offre una filosofia nuova, da una scossa inaspettata e forte all'intelligenza dei romani. Perciò eam disputationem, qua IVSTITIA evertitur, apud CICERONE  L. FURIO recordatur (Lattanzio, Instit. dio.). E noi ora possiamo tentare di ricostruire questo singolare discorso nelle sue linee generali. Per Carneade, non esiste una giustizia (giurato – iusiurato) naturale nè verso due uomini. Se esso esiste, le medesimecose sarebbero giurate (iusiurata) giuste o ingiuste, buone o cattive, morali o immorali, per ogni uomo, come le cose calde e le fredde, le dolci e le amare. Invece, chi conosce il mondo e la storia, sa che regna una grandissima diversità di apprezzamenti morali e giuridici, di consuetudini tra il popolo romano e il popolo sabino, da Roma a Sabinia, dal Tevere al Trastevere, da tempo a tempo. I cretesi e gl’etoli reputano cosa onesta il brigantaggio. I lacedemoni dichiarano loro proprietà tutti i campi che potevano toccare col giavellotto. Gl’ateniesi soleno annunciare pubblicamente che loro appartene ogni terra che producesse olive e biade. I barbari galli stimano disonorevole cosa procurarsi il frumento col lavoro, invece che colle armi. I romani vietano ai transalpini la coltivazione dell'ulivo e della vite, per impedire la concorrenza ai loro prodotti e dar a questi un valore più elevato. Gli semitici egiziani, che hanno una storia di moltissimi secoli, adorano come divinità il bue e belve di ogni genere. I semitici persiani, disprezzano gli dei dell'Ellade, ne incendiarono i tempii, persuasi essere cosa illecita che gli dei, i quali hanno per abitazione tutto il mondo, fossero rinchiusi tra pareti. Filippo il Macedone idea e Alessandro manda ad esecuzione la guerra contro i greci per punire quei numi. I Tauri, gli Egiziani, i barbari galli (“Norma”) e i Fenici credeno che tornassero assai accetti alle loro deità il sacrifizio umano. Si dice: E dovere dell'uomo che fa il giurato (iusiuratum) ubbidire alla legge. Quale legge? A la legge di ieri, o alla legge di oggi? A quelle fatte in questo lato del Tevere, o nel Trastevere? Se una un imperativo o una legge suprema, universale, trascendente, kantiana, costante s'impone alla coscienza dell’uomo, come pretende Diogene, coteste variazioni non sarebbero possibili. Perciò non esiste un diritto naturale, nè un uomo che per natura arriva al giurato (iusiuratum). Il diritto (IVS) è una invenzione dell’uomo a scopo di utilità e didifesa; come prova anche il fatto che non raramente la legge, le quale e fatta dal sesso maschile, assicura a questo sesso un particolare vantaggio a danno di quello femminile. Nessuna ‘legislazione’, attentamente esaminata, appare l'espressione di un imperative o principio fisso, naturale, vero, immutabile, divino. Invece al profondo osservatore non isfugge che ogni disposizione legale move da ragione di utile e viene cambiata appena non risponde più ai bisogni e agl'interessi di coloro che hanno nelle mani il potere. Ogni nazione cerca di provvedere al proprio bene e considera, per istinto di natura, gl’animali e le altre nazione come istrumenti della propria conservazione e felicità (CICERONE., de rep.). La storia insegna che ogni popolo che diventa grande, potente, ricco, non pensa ai vantaggi altrui, ma unicamente ai proprii. Voi stessi o ROMANI, dice Carneade parlando a un SCIPIONE Emiliano, il futuro distruttore di Cartagine e di Numanzia, a LELIO il saggio, al letterato FURIO Filone, a SCEVOLA il futuro giureconsulto, all'erudito SUPICIO Gallo, al grande oratore GALBA, al vecchio CATONE, l'implacabile nemico di Cartagine, al fiore di tutta la cittadinanza e alla presenza dei colti ostaggi achei trasportati in Italia, tra i quali il grande storico e generale Polibio. Voi stessi, o Romani, non vi siete impadroniti del mondo colla GIUSTIZIA. Se volete essere giusti, restituite le cose tolte agl’altri, ritornate alle vostre capanne a vivere nella povertà e nella miseria. Il criterio direttivo della vostra vita non e il  giurato (iusiuratum), bensi l'utilità, che invano cercate di mascherara. Poichè voi, coll'intimare la guerra per mezzo di araldi, col recare *in-giurie* sotto un pretesto di legalità, col desiderare l'altrui, col rubire, siete per venuti al possesso di tutto il mondo. Ma per temperare il cattivo effetto, che avesse potuto produrre negli animi dei Romani questa audace analisi dei fattori della loro grandezza politica, l'avveduto ambasciatore ateniese ricorda altri esempi, che sono celebri e lodati in tutto il mondo. Rammenta la ben nota risposta data dal pirata catturato ad Alessandro il grande. Io infesto breve tratto di mare con una sola fusta, con quel medesiino diritto, col quale tu, o Alessandro, infesti tutto il mondo con grande esercito e flotta. Il patriottismo, questa virtù somma e perfetta, che suole essere portata fino al cielo colle lodi, è la negazione del giurato (iusiuratum), perchè si alimenta della discordia seminata tra gli uomini e consiste nell'aumentare la prosperità del proprio paese, naturalmente a danno di un altro, coll’nvadere violentemente il territorio altrui, estendere il dominio, aumentare le gabelle. Patriotta è colui che acquista dei beni alla patria colla distruzione di altre città e nazioni, colma l'erario di denaro, rese più ricchi i concittadini. E, quel che è peggio, non solo il popolo e la classe incolta, ma eziandio i filosofi esortano e incoraggiano a commettere cotali atti ingiusti. Cosicchè alla malvagità non manca neppure l'autorità della scienza. Ovunque regnano inganno e ingiustizia, che invano si tentano di nascondere e legittimare. Tutti quelli che hanno diritto di vita e di morte sul popolo sono tiranni. Ma essi preferiscono chiamarsire per volontà divina. Quando alcuni, o per ricchezze, o per ischiatta, o per potenza, hanno nelle mani l'amministrazione di una città, costituiscono una setta. Ma i membri prendono il nome di “ottimato”. Se il popolo ha il sopravvento nel maneggio dei pubblici affari, la forma di governo si chiama libertà; ma è licenza. Ma poichè gli uomini si temono l'un l'altro, e una classe ha paura dell'altra, interviene una specie di *patto* o contratto fra popolo e potenti e si costituisce una forma mista di governo, dove la giustizia è un effetto non di natura o di volontà, ma di debolezza. Ed è naturale che cosi avvenga. Se l'uomo deve scegliere tra le seguenti condizioni: recare *in-giuria* e non riceverne; e farne e riceverne; nè farne, nè riceverne, egli repute ottima la prima, perchè soddisfa meglio i suoi istinti. Poscia la terza, che dona quiete e sicurezza; ultima e più infelice la condizione di chi sia costretto ad essere continuamente in armi, sia perchè faccia, sia perché riceva *in-giurie”. Adunque alla Hobbes lo stato naturale dei rapporti tra uomo e uomo è la lotta (uomo uominis lupo), la guerra, la discordia, la rapina, la violenza, l'inganno, in una parola, la negazione del giurato (giusgiurato). La giustizia è una virtù che si esercita per effetto di debolezza e per proprio tornaconio. Ma Diogene, come vedemmo, considera il giurato (iusiuratum) verso gli uomini. Carneade dove notare che l’istituzione del tempio esiste solamente nel l'immaginazione de' suoi avversari e dei filosofi, dai quali essi attinsero i loro principii. Non si acquista, non si allarga potere, non si fonda regno senza le armi, le guerre, le vittorie; le quali alla loro volta in generale presuppongono la presa e la distruzione di città. E dalle distruzioni non vanno immuni le oggetti addorati nei tempi, ne dalle stragi si sottragge il sacerdote del tempio; né dalle rapine i  tesori e gli arredi sacri. Quanti trofei di divinità nemiche, quante sacre immagini, quante spoglie di tempii resero splendidi i trionfi dei generali romani! E non sono cotesti sacrilegi? Non sono atti di somma ingiustizia? No, innanzi al giudizio del popolo, all'opinione della gente colta, degli storici, dei letterati, questa è gloria, è patriottismo, è prudenza, sapienza, giustizia. Dunque la giustizia non solamente non viene osservata in pratica, ma non esiste nep pure in fondo alla coscienza generale dell’uomo. Anch'essa viene subordinata all'utile. Ma non s'arresta qui la critica di Carneade. Con un esame sottile e profondo dell'antinomia esistente tra i due concetti del ‘scitum’ e del ‘giurato’ e della natura morale dell'uomo quale in realtà è, e quale egli si crede e vorrebbe essere, Carneade ha chiarito un contrasto del cuore (ragione pratica) e della mente (ragione teorica) umana, che tuttavia rimane e che ha servito di fondamento alle teorie utilitaristiche inglesi di tempi a noi vicini. Lo ‘scitum’ – la sapienza politica comanda al Cittadino di accrescere la potenza e la ricchezza della patria, estenderne i confini e il dominio, renderne più intensa la vita con nuove sorgenti di guadagni e di piaceri; e tutto questo non si può compiere senza danno di altre genti. Il giurato (iusiuratum) invece comanda di risparmiare tutti, di beneficare i propri simili indistintamente, restituire a ciascuno il suo, non toccare i beni, non turbare i possedimenti altrui, non sminuire la felicità d'alcuno. Ma se un uomo di stato vuole essere giusto, non ha mai l'approvazione de' suoi amministrati, non gloria, non onori, i quali il popolo attribuisce non al giusto (che promueve il giurato) e onesto e inetto; bensì al sapiente, al prudente, all'accorto. Non per il giurato, ma per il ‘scitum’ i generali di Roma hanno il soprannome di grandi. La violenza, la forza, la negazione del giurato, hanno dato potere e consistenza agli stati. Ma per nascondere la propria origine e fuggire la taccia de negare il giurato (iusiuratum), il popolo, fatto grande e divenuto dominatore, va immaginando delle favole da sostituire alla storia vera, come il mercante arricchito agogna un titolo di nobiltà. Le stesse qualità, e solamente le stesse, mantengono gli stati liberi o forti. Non ha nazione tanto stolta, la quale non preferisce il comandare con la negazione del giurato, all'ubbidire con la promozione del giurato (iusiuratum). La ragione di stato e la salvezza pubblica vincono e soffocano il sentiment *dis-interessato*. Uno stato vuole vivere a prezzo di qualsiasi negazione del giurato (iusiuratum), perchè sa che alla vittoria, con qualunque mezzo acquistata, tien dietro la gloria. Nel concetto degli antichi, la fine della propria nazione non sembra avvenimento naturale, come la morte di un individuo, pel quale questa non solo è necessaria, ma talvolta anche desiderabile. L'estinzione della patria era per essi in certo qual modo l'estinzione di tutto il mondo. Dato questo concetto e un sentimento della gloria diverso e molto più intenso che non sia in noi moderni, doveno in certa guisa parere *giustificati* (giusti-ficati – fatto giurato – iusiuratum -- anche gli atti di violenza e di frode, che avevano per I scopo la conservazione e la potenza del proprio stato; o, per meglio dire, il popolo e gl'individui non hanno coscienza di un principio o imperativo che governa la propria vita. Credeno, I ROMANI pei primi, di promovere il giurato (iusiuratum) e invece sommamente negano il giurato (iusiuratum). Carneade fu il primo a chiarire questa opposizione tra fatto e idea, tra sapienza machiavelica politica e il giurato (iusiuratum) (CICERONE (si veda), de fin.). Il medesimo conflitto tra il giurato e il ‘scitum’ dimostra egli esistere nella vita privata, intendendo per sapiente l'uomo che sa difendere il proprio interesse; e giusto colui che non lede quello degli altri. Sono suoi i seguenti esempi, tolti dalla vita giornaliera e assai chiari e appropriati alla vita romana affogata negli affari. Un tale vuole vendere uno schiavo, che ha l'abitudine di fuggire, o una casa insalubre. Egli solo conosce questi difetti. Ne rende avvisato il compratore? Se si, s'acquista  fama di uomo onesto, perchè non inganna, maeziandio di stolto, per che vende a piccolo prezzo, o non vende affatto; se no, sarà reputato sapiente, perchè fa il proprio interesse, ma malvagio, perchè inganna. Parimenti, se egli s'incontra in uno che vende oro per oricalco, o argento per piombo, tace per comperare a buon prezzo, o indica al venditore lo sbaglio e sborsa di più per l'acquisto? Solamente lo stolto vorrà pagare a maggior prezzo la merce. Se un tale, la cui morte a te recherebbe vantaggio, sta per porsi a sedere in luogo, dove si nasconde serpe velenoso, e tu il sai, dovrai avvertirlo del pericolo, o tacere? Se taci, sarai improbo, ma accorto; se parli, sarai probo, ma stolto (Cic., de rep.). Dunque qui pure si presenta la contraddizione: chi è giusto, è stolto; chi è sapiente, è ingiusto. Ma in questi casi si tratta di una quantità maggiore o minore di denaro e di vantaggi più o meno rilevanti, e v'ha chi potrebbe essere contento e felice della povertà. Ma quando andasse di mezzo la vita, il conflitto diventerebbe più spiccato. Un tale in un naufragio, mentre è poco lontano dall'affogare, vede un altro più debole di lui mettersi in salvo appoggiandosi a una tavola, che vale a sostenere uno solo. Nessuno testimonio è presente. Si fa sua la tavola e si pone in salvo, lasciundo che l'altro perisca. Oppure, se, dopo che i suoi furono sconfitti, incontra nella fuga un ferito a cavallo, che va sottraendosi al ferro dei nemici inseguenti, lo getterà a terra per porre se stesso in sella, o si lasce raggiungere e uccidere. Se egli è uomo sapiente, si salva a qualunque costo. Ma se poi antepone il morire al far morire, sarà giusto, ma stolto. Tale è il giudizio che intorno al suo operato porteranno il uomo.  Cosicchè il giure naturale, la giustizia naturale è stoltezza. Il giure civile è sapienza politica. Tutto è lotta d'interessi. Si ha ragione di credere che Carneade nel suo discorso *contro* il giurato civile tocca anche la questione della schiavitù, dicendo essere un fatto che nega il giurato (iusiudicatum) naturale, che uomo servisse a uomo -- principio che, riconosciuto vero, puo essere assai valido per far conoscere quanto esteso fosse il dominio della negazione del giurato e dare alla sua tesi una grande forza. E ciò si induce a credere dal vedere che in più frammenti il difensore del giurato, ossia il suo contraddittore, viene svolgendo la tesi opposta, perchè la schiavitù, rettamente conservata, torna a utilità del stesso schiavo, il quale sotto un governo buono e forte vive in maggiore sicurezza e viene meglio educato che allo stato di libertà; e come Dio comanda all'uomo, l'anima al corpo, la ragione alle parti appetitive dell'anima, cosi il conquistatore tiene a freno il conquistato, il quale diventa tali appunto perchè e peggiore di quello. Un tenue indizio ci sarebbe anche per farci credere che egli risolve il rimorso nella paura della pena, negando che fosse un sentimento più profondo e disinteressato. Diogene obbietta che in questa ipotesi il malvagio sarebbe semplicemente un incauto e il buono uno scaltro (Cic. de leg.). In conclusione: per Diogene, fondamento della morale e del diritto è l'inclinazione ad amare gli uomini e a rispettare la divinità, inclinazione che ha radice nella natura, la quale sola offre la norma per distinguere il giurato dalla sua assenza, il bene dal male. Per Carneade, generatrice del diritto è l'utilità, e l'utilità sola, e ogni giudizio morale e altrettanta opinione, la quale non deriva da un imperativo kantiano, o un principio naturale fisso, come provano la loro varietà e il dissenso degli uomini (CICERONE (si veda), de leg.). Alla teoria giuridica di Carneade non si deve attribuire un significato di domma o dommatico, che sarebbe in cotraddizione colle premesse teoretiche della sua filosofia. L'egoismo e l'utilitarismo proclamato da Carneade in opposizione all'idealismo morale di Diogene, non è una dottrina *precettiva*, alla Kant (il sollen) ma l'investigazione e l'esposizione di un fatto psicologico e sociale – come il principio cooperativo di Grice. Carneade non pare credere all'effetto pratico della morale normativa e si limita ad analizzare il cuore dell’uomo, la ragione pratica, saggezza, prudential, il quale, per la sua tendenza nativa, è assai lontano dal realizzare il precetto dommatico stoico. Ma da filosofo prudente s'astiene dal proporne del proprio precetto (idiosincrazia). Nota il fatto che si presenta all'osservazione quotidiana con tutti i caratteri della verosimiglianza più alta e sforzano a credere o ad operare; ma nè costruisce una teoria assoluta, ne formula un domma. iusiuro: swear to a binding formula. NA Wundt/1/IV/D/XIII/1 Estate Wundt Zeitungsausschnitte 100. Geburtstag Wundt  NA Wundt. Estate Wundt Brief von Luigi Credaro an Wilhelm Wundt Ricerca Sofistica Lingua Nota disambigua.svg Disambiguazione – "Illuminismo greco" rimanda qui. Se stai cercando il movimento culturale greco del XVIII secolo, vedi Nuovo illuminismo greco. La sofistica (in greco σοφιστική τέχνη, sofistiké téchne) è stata una corrente filosofica[1] sviluppatasi nell'antica Grecia, ad Atene in particolare, a partire dalla seconda metà del V secolo a.C., la quale, in polemica con la scuola eleatica e avvalendosi del metodo dialettico di Zenone di Elea, pose al centro della propria riflessione l'uomo e le problematiche relative alla morale e alla vita sociale e politica. Non si trattò di una vera e propria scuola né di un movimento omogeneo, ma fu estremamente variegata al suo interno: i suoi esponenti (detti appunto sofisti), seppur accomunati dalla professione di «maestro di virtù», si interessarono di vari ambiti del sapere, giungendo ognuno a conclusioni differenti e a volte tra loro contrastanti. L'Acropoli e l'agorà di Atene: qui fiorì la sofistica I sofisti rinunciarono alla vastità delle congetture cosmologiche dei filosofi naturalisti, concentrandosi sulla soggettività dell'uomo, sulla legittimità delle opinioni e il valore dei fenomeni. L'approccio dei sofisti era quindi orientato all'individualismo e al relativismo, alla critica dei valori tradizionali, al razionalismo. I contemporanei avvertirono in queste posizioni il rischio di derive ateistiche e di corruzione dei costumi. Certa storiografia moderna ha invece evocato l'idea di un illuminismo greco. Etimologia. Anticamente il termine σοφιστής (sophistés, sapiente) era sinonimo di σοφός (sophòs, saggio) e si riferiva ad un uomo esperto conoscitore di tecniche particolari e dotato di un'ampia cultura. A partire dal V secolo, invece, si chiamarono «sofisti» quegli intellettuali che facevano professione di sapienza e la insegnavano dietro compenso:[6] quest'ultimo fatto, che alla mentalità del tempo appariva scandaloso, portò a giudicare negativamente questa corrente. Nell'antichità, il termine era spesso posto in antitesi con la parola «filosofia», intesa come ricerca del sapere, che presuppone socraticamente il fatto di non possedere alcun sapere. I sofisti vennero ritenuti falsi sapienti, interessati al successo e ai soldi, più che alla verità. Il termine mantiene anche nel linguaggio corrente un carattere negativo: con «sofismi» si intendono discorsi ingannevoli basati sulla semplice forza retorica delle argomentazioni. La sofistica è stata rivalutata, e oggi è riconosciuta come un momento fondamentale della filosofia antica.  Contesto storico-culturale Magnifying glass icon mgx2. Svg Lo stesso argomento in dettaglio: Pentecontaetiae Guerra del Peloponneso.  Veduta dell’Acropoli di Atene Lo sviluppo della sofistica ad Atene è legato a un insieme di fattori culturali, economici e politico-sociali. Con la sconfitta dei Persiani a Salamina le poleis greche affermarono la propria autonomia, e la loro potenza si ampliò progressivamente nel corso dei successivi cinquant'anni di pace (la cosiddetta Pentecontaetia). In particolare, a primeggiare su tutte furono le città rivali, ovvero Sparta e Atene: la prima espanse la propria influenza su quasi tutto il Peloponneso attraverso un'ampia rete di alleanze, mentre Atene, membro di primo piano della Lega delio-attica, con l'avvento di Pericle finì con l'assumerne il comando. Con il potere politico ed economico crebbe però anche l'ostilità tra le due città, e il desiderio di supremazia sull'intera Grecia portò al disastro della Guerra del Peloponneso.   Pericle Pericle, leader carismatico della fazione democratica, governò Atene per circa un trentennio, portando la città al suo massimo splendore. Egli fece trasferire il tesoro della Lega delio-attica da Deload Atene, e trasformò il volto della città con un imponente piano di riforma architettonica (simbolo del potere dell'epoca sono gli edifici dell'Acropoli: il Partenone, l'Eretteo, i Propilei); inoltre, si intensificarono i rapporti con le altre città, attraverso alleanze e scambi commerciali. Fu proprio questo nuovo clima di pace a favorire l'affermarsi della sofistica, poiché permise ai sofisti, «maestri di virtù» itineranti, di spostarsi di città in città, seguendo le rotte commerciali. Visitando luoghi con tradizioni e ordinamenti politici differenti, talvolta varcando addirittura i confini dell'Ellade, essi iniziarono ad interrogarsi sul valore intrinseco delle leggi e della morale, giungendo ad un sostanziale relativismo eticoche riconosceva il valore delle norme morali solo in relazione alle usanze della città in cui ci si trova ad operare: la stessa areté (virtù) da loro insegnata si riduceva all'insieme delle norme e delle convenzioni riconosciute valide dai cittadini, alle quali il retore si deve adeguare per avere successo e buona fama. Tuttavia, bisogna considerare che non erano considerati “cittadini” le donne, gli stranieri (meteci) e gli schiavi. L'età di Pericle fu dunque al tempo stesso l'età dello splendore e della crisi della polis, poiché coincise con la crisi dei valori tradizionali, di cui i sofisti furono protagonisti; come scrive Untersteiner, la sofistica è «l'espressione naturale di una coscienza nuova pronta ad avvertire quanto contraddittoria, e perciò tragica, sia la realtà». Il primo interesse dei sofisti è la rottura con la tradizione giuridica, sociale, culturale, religiosa, fatta di regole basate sulla forza dell'autorità e del mito (e per questo motivo sono talvolta guardati come "precursori dell'Illuminismo"), a cui veniva contrapposta una morale flessibile, basata sulla retorica. D'altra parte, la stessa retorica che essi insegnavano aveva un'enorme importanza per la vita civile nel regime democratico dell'epoca, il quale riconosceva a tutti i cittadini l'uguaglianza giuridica (isonomia) e la libertà di parola durante l'assemblea pubblica (parresia).  Il tramonto dell'aristocrazia segnò il tramonto di una mentalità, di un'epoca con le sue aspirazioni eroiche. Le eroiche lotte sostenute contro i Persiani, le nuove leggi e le nuove costituzioni crearono un grande senso di fiducia in se stessi. Nel pensiero dei sofisti si rispecchiano le esigenze delle àlacri classi borghesi, l'arrivismo degli uomini nuovi, l'irriverenza verso le tradizioni sacre ed il beffardo disprezzo del passato, le violente lotte fra città e città, la corsa sfrenata alle cariche politiche. I sofisti Rosa, Protagora e Democrito I sofisti erano considerati maestri di virtù che si facevano pagare per i propri insegnamenti. Per questo motivo essi furono aspramente criticati dai loro contemporanei, soprattutto da Platone e Aristotele, ed erano offensivamente chiamati «prostituti della cultura». Ironicamente, i sofisti furono i primi ad elaborare il concetto occidentale di cultura (paideia), intesa non come un insieme di conoscenze specialistiche, ma come "metodo di formazione" di un individuo nell'ambito di un popolo o di un contesto sociale. Essi riscossero successo soprattutto presso i ceti altolocati.  La figura del sofista, come persona che si guadagna da vivere vendendo il proprio sapere, si pone come precursore dell'educatore e dell'insegnante professionista. Argomento centrale del loro insegnamento è la retorica: mediante il potere persuasivo della parola essi insegnavano la morale, le leggi, le costituzioni politiche; il loro intento era di educare i giovani a diventare cittadini attivi, cioè avvocati o militanti politici e, per essere tali, oltre ad una buona preparazione, bisognava anche essere convincenti e saper padroneggiare le tecniche retoriche. I sofisti, a differenza dei filosofi greci precedenti, non si interessano alla cosmologia e alla ricerca dell'archèoriginario, ma si concentrano sulla vita umana, diventando così i primi filosofi morali. Vengono distinte due generazioni di sofisti:  Sofisti della prima generazione: Protagora, Gorgia, Prodico e Ippia Sofisti della seconda generazione: solitamente allievi dei primi, sono a loro volta distinguibili in: Sofisti politici: Antifonte, Crizia, Trasimaco, Licofrone, Callicle, Alcidamante, Polo, l'Anonimo di Giamblico Sofisti della physis, si interessano del rapporto natura-uomo, spesso conducendo studi naturalistici: Antifonte, (Ippia) Eristi, portano all'esasperazione il metodo dialettico: Eutidemo e Dionisodoro, Eubulide di Mileto Altri: Seniade di Corinto, forse l'anonimo autore dei Dissoi logoi Stando alle fonti, pare che anche il filosofo Aristipposia stato un sofista prima di incontrare Socrate e unirsi a lui; in particolare pare fosse allievo di Protagora e sappiamo per certo che diede lezioni di eloquenza a pagamento. A questo proposito si racconta un aneddoto: protagonisti sono Aristippo e il padre di un suo alunno, il quale, contestando il prezzo troppo alto della retta annuale, gli avrebbe detto: «Mille dracme? Ma io con mille dracme ci compro uno schiavo!», e Aristippo avrebbe risposto: «E tu compralo questo schiavo, così ne avrai due in casa, questo e tuo figlio!». A quanto pare Aristippo praticava tariffe differenziate in base alle capacità degli allievi, così che se uno di questi aveva la sfortuna di essere poco dotato la sua tariffa aumentava vertiginosamente, mentre se al contrario era particolarmente brillante e intuitivo la tariffa ammontava a poco più di 1 dracma, praticamente gratis.  Caratteri generali della sofistica Lo stesso argomento in dettaglio: Relativismo etico sofistico. La sofistica, come detto, fu un movimento disomogeneo, e ogni sofista differiva dagli altri per interessi e posizioni personali. Tuttavia, è possibile riconoscere in questi autori alcuni caratteri comuni. Centralità dell'uomo. I sofisti si interessarono prevalentemente di problematiche umane ed antropologiche, tanto che gli studiosi parlano di antropocentrismo sofistico. Essi approfondirono i temi legati alla vita dell'uomo, che venne analizzata soprattutto dal punto di vista gnoseologico (ciò che l'uomo può conoscere e ciò che non può conoscere), etico (ciò che è bene e ciò che è male) e politico (il problema dello Stato e della giustizia). L'essere umano veniva considerato a partire dalla sua condizione di individuo posto all'interno di una comunità, caratterizzata da determinati valori culturali, morali, religiosi e via dicendo. Essi insegnavano pertanto a osservare formalmente le leggi e le tradizioni della polis, così da diventare cittadini rispettati e di successo – quindi virtuosi. Rottura con la “fisiologia” presocratica. Come conseguenza del punto precedente, i sofisti in genere trascurarono le discipline naturalistiche e scientifiche, che invece erano state tenute in grande considerazione dai filosofi precedenti. Per questa ragione alcuni studiosi hanno definito "cosmologica" la filosofia precedente ed "umanistico" o "antropologico" il pensiero sofistico. In realtà, va precisato che tale generalizzazione è per certi versi limitativa, poiché ad essa fanno eccezione i casi di Ippia di Elide (che, mirando ad un sapere enciclopedico, coltivò studi inerenti a vari campi scientifici, tra cui matematica, geometria e astronomia) e Antifonte (il quale, studioso dei testi ippocratici, fu esperto di anatomia umana ed embriologia). Relativismo ed empirismo. I sofisti concepivano la verità come una forma di conoscenza sempre e comunque relativa al soggetto che la produce e al suo rapporto con l'esperienza. Non esiste un'unica verità, poiché essa si frantuma in una miriade di opinioni soggettive, le quali, proprio in quanto relative, finiscono per essere considerate comunque valide ed equivalenti: si parla pertanto di relativismo gnoseologico. Questo relativismo investe tutti gli ambiti della conoscenza, dall'etica alla politica, dalla religione alle scienze della natura.Dialettica e retorica. Le tecniche dialettiche dell'argomentare (cioè dimostrare, attraverso passaggi logici rigorosi, la verità di una tesi) e del confutare (cioè dimostrare logicamente la falsità dell'antitesi, l'affermazione contraria alla tesi) erano già state utilizzate da Zenone all'interno della scuola eleatica, ma fu soprattutto con i sofisti che esse si affermarono e si affinarono. La dialettica divenne una disciplina filosofica essenziale e influenzò profondamente la retorica, ponendo l'accento sull'aspetto persuasivo dei discorsi, fino a scadere nell'eristica.Alla luce di tutto ciò, alcuni studiosi hanno voluto vedere nel movimento sofistico una sorta di “illuminismo greco” ante litteram, in quanto i miti e le credenze tradizionali vennero criticati e sostituiti con nozioni razionali: in altre parole la sofistica avrebbe in un certo senso anticipato alcuni motivi tipici di quel movimento culturale sviluppatosi in Europa nel XVIII secolo, l'Illuminismo appunto.  L'insegnamento  Greuter, "Socrate e i suoi studenti", XVII secolo. Nell'Atene era costume che i maestri tenessero lezione all'aperto, in piazza o sotto i portici Con la comparsa dei sofisti nascono nuovi luoghi deputati all'insegnamento: le case dei cittadini più ricchi, le palestre pubbliche e le piazze, le quali includevano dei portici in cui i maestri potevano passeggiare con i loro discepoli o sedere in banchi dove potevano discutere. In genere, la scelta del luogo in cui tenere lezione era legata al tipo di "sapienza" professata: Socrate, ad esempio, scelse la piazza pubblica per mostrare la sua disponibilità verso tutti i cittadini e il disinteresse per il denaro – e lo stesso faranno i cinici in epoca successiva – mentre gli accademici, i peripatetici e gli stoici preferiranno luoghi attrezzati con strumenti scientifici e biblioteche. D'altra parte, va ricordato ancora una volta che la sofistica non fu una scuola filosofica, bensì un movimento caratterizzato da un ampio e variegato dibattito interno.  Capisaldi dell'insegnamento sofistico sono:  L'insegnabilità della virtù: essendo i sofisti "maestri di virtù", il loro insegnamento si basava sulle strategie per conseguirla, con fini eminentemente utilitaristici; non essendo infatti possibile conoscere il Bene in sé, l'educazione era volta a diffondere i valori più convenienti alla vita civile dell'individuo. Per questo motivo, essi si rivolsero non solo agli aristocratici, ma anche ai ceti emergenti che aspiravano al successo.La retorica: i sofisti non furono degli scienziati, poiché non limitavano il campo del loro sapere ad una disciplina specifica; piuttosto, per loro era importante il metodo di comunicazione, e per apprenderlo erano previsti due momenti, la dialettica e l'eristica: la prima consiste nell'arte di saper argomentare, la seconda nel saper vincere in una discussione. Il loro insegnamento abbracciava molte tematiche, e oltre alla morale si occuparono di problemi di diritto, ponendo la questione dell'esistenza o meno del diritto naturale (physis) e del suo rapporto col diritto positivo (nomos).Per quanto riguarda le leggi e le norme i sofisti, spostandosi di città in città, si accorsero che ogni cultura ha diverse regole e leggi. Ciò fece sorgere in loro domande quali:  Ci sono regole uguali per tutti? In genere i sofisti propendono per il no, cioè per il relativismo etico. Vi è una cultura superiore alle altre? Porre la domanda già equivale ad una critica delle tradizioni e ad una propensione per il relativismo culturale. La Seconda sofistica Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda sofistica.  L'imperatore ADRIANO, in veste greca, offre un sacrificio ad Apollo (Londra, British Museum) Dopo il successo del V secolo a.C., nel secolo successivo la sofistica vide un progressivo ridimensionamento della propria importanza, soprattutto a causa delle già menzionate critiche rivolte ai sofisti dai filosofi dell’ACCADEMIA e del LIZIO, e dalle loro scuole. Tuttavia, si assiste, in piena età imperiale, ad una rinascita della sofistica, grazie a un movimento filosofico-letterario definito da Filostrato Seconda sofistica[24] (detta anche Nuova sofistica o Neosofistica, per differenziarla da quella antica). Diversamente dalla sofistica del V secolo, però, la Seconda sofistica abbandona i temi di interesse filosofico ed etico (come la divinità, la virtù e via dicendo), per occuparsi esclusivamente di oratoriae retorica. La Nuova sofistica si presenta così subito come un movimento di impronta essenzialmente letteraria, orientato allo studio e all'esercizio dell'oratoria e ben distante dall'impegno politico e culturale dei sofisti dell'età di Pericle. I nuovi sofisti mirano all'affermazione personale e al successo pubblico, cercando (eccetto che in rari casi) di ingraziarsi la simpatia e i favori dei potenti; la loro produzione letteraria, improntata alla ricercatezza stilistica secondo lo stile del cosiddetto asianesimo, spazia attraverso vari generi: dialoghi, trattati, opere satiriche, novelle, fino a ben più leggere opere di intrattenimento, brani in cui veniva ostentata la propria bravura retorica.  Tra i vari autori di lingua greca che rientrano in questo fenomeno letterario, i più importanti sono:  Dione Crisostomo («dalla bocca d'oro») ricoprì varie cariche politiche e svolse la propria attività di retore e insegnante in Bitinia e a ROMA, dove però è condannato all'esilio. Erode Attico, tra i più importanti e rinomati, insegnante di retorica e amico dell'imperatore stoico Marco Aurelio ANTONINO, ricoprì vari incarichi nell'amministrazione pubblica romana, tra cui il consolato. Elio Aristide, allievo di Erode Attico, famoso soprattutto per le opere di onirocritica e per la sua devozione al dio Asclepio; Luciano di Samosata, uomo vicino alla famiglia imperiale romana -- dinastia degli Antonini --, è autore di vari saggi sui più disparati argomenti, nonché modello di purismo linguistico. Flavio Filostrato, membro di una famiglia di celebri retori e sofisti, è tra i più potenti letterati alla corte dei Severi. La Seconda sofistica perdura. Tratti tipici di questo movimento sono rintracciabili in filosofi come Imerio, Libanio, Temistio e Sinesio, per giungere infine alla Scuola di Gaza. La storiografia moderna considera comunemente i sofisti come filosofi. Si veda a proposito: M. Untersteiner, Le origini sociali della sofistica, appendice a: I sofisti, Milano Guthrie, The Sophists, Cambridge Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Reale, Il pensiero antico, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna. Più precisamente, Untersteiner, riprendendo a sua volta Marrou e Levi, scrive: «Fu più volte riconosciuto che nella sofistica non devesi scorgere una scuola filosofica abbastanza uniforme e coerente, ma piuttosto sia meglio accogliere l'opinione molto diffusa nell'antichità, “che considerava sofisti coloro che andavano da una città all'altra della Grecia per insegnarvi pubblicamente la loro σοφία dietro retribuzione. Il contenuto di questa sapienza variava secondo gli insegnanti di essa; però (nemmeno Gorgia rappresenta un'eccezione) tutti i sofisti professavano di essere maestri di ἀρετή (virtù), ossia dichiaravano d'impartire ai loro discepoli un insegnamento rivolto a finalità insieme individuali e sociali”» (I sofisti, Milano sofistica, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Il sostantivo σοφιστής deriva dal verbo σοφίζειν (sophízein), che significa «rendere sapiente». Cfr. Guthrie, The Sophists, Cambridge Per le varie accezioni del sostantivo si veda anche: L. Rocci, Dizionario Greco Italiano, Firenze Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Sofista» in origine indicava generalmente una personalità ritenuta sapiente, e fu utilizzata per riferirsi anche a poeti come Omero ed Esiodo.  DK. La rivalutazione della sofistica come corrente filosofica iniziò a opera di Hegel e Nietzsche. Oggi ai sofisti è riconosciuto lo statusnon solo di filosofi morali ma anche di teoreti. Cfr. G.B. Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Untersteiner, I sofisti, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Untersteiner, I sofisti, Milano Faggin, Storia della filosofia, volume primo, Principato editore, Milano, Così li definisce Socrate in: Senofonte, Memorabili Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Diogene Laerzio Plutarco, De liberis educandis Untersteiner, I sofisti, Milano Questo è l'argomento su cui verte il Teetetoplatonico, nel quale si analizza la dottrina protagorea dell’homo mensura (Cfr. DK 80A1). Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Tra i cittadini ateniesi abbienti che patrocinarono l'attività dei sofisti, il più famoso è senz'altro Callia, che compare come personaggio nel Protagora di Platone (è in casa sua che avviene il dialogo e sono ospitati Protagora, Prodico e Ippia). ^ M. Untersteiner, I sofisti, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze Illuminanti al riguardo sono le affermazioni di Antifonte (DK) e quelle contenute nei cosiddetti Dissoi logoi (DK Filostrato, Vite dei sofisti I Corno, Letteratura greca, Milano Corno, Letteratura greca, Milano  Edizioni dei frammentiModifica I frammenti e le testimonianze sui sofisti sono raccolti in Die Fragmente der Vorsokratiker, a cura di Hermann Diels e Walther Kranz. In traduzione italiana sono consultabili:  I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di G. Giannantoni, Roma-Bari: Laterza 1979. I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di Hermann Diels e Walther Kranz, a cura di Giovanni Reale, Milano: Bompiani, 2006. I sofisti. Testimonianze e frammenti, a cura di M. Untersteiner e A.M. Battegazore, Firenze: La Nuova Italia, Milano: Bompianim con introduzione di REALE (si veda)). I sofisti, cur. Bonazzi, pref. di F. Trabattoni, Milano: BUR, Abbagnano, Giovanni Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, Volume A, Tomo 1, Paravia Bruno Mondadori, Torino Mauro Bonazzi, I sofisti, Roma: Carocci, Guthrie, The Sophists, Cambridge: Cambridge, Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna: Mulino, Parente, Sofistica e democrazia antica, Firenze: Sansoni, Jaeger, Paideia. La formazione dell'uomo greco, Firenze, La nuova Italia (nuova edizione con un'introduzione di REALE (si veda), Bompiani: Milano. Marrou, Storia dell'educazione nell'antichità, Roma: Studium, Levi, Storia delle Sofistica, Napoli, Morano, 1966. E. Paci, Storia del pensiero presocratico, Roma: Edizioni Radio Italiana, Plebe, Breve storia della retorica antica, Bari: Laterza, Reale, Il pensiero antico, Milano: Vita e Pensiero, Schreiber, Aristotle on false reasoning: language and the world in the Sophistical refutations, State University of New York Press, Untersteiner, I sofisti, Milano: Mondadori Antropocentrismo Demagogia Dissoi logoi (Sofistica) Eristica Presocratici Relativismo culturale Relativismo etico sofistico Retorica Seconda sofistica Sofisma. «sofista» Sofistica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Taylor e Mi-Kyoung Lee, The Sophists, su Stanford Encyclopedia of Philosophy. George Duke, The Sophists (Ancient Greek), su Internet Encyclopedia of Philosophy. Portale Antica Grecia   Portale Filosofia. Protagora retore e filosofo greco antico  Eristica arte della contesa verbale  Dissoi logoi opera filosofica. Luigi Credaro. Keywords: i sofisti, il giurato, iusiuratum, Carneade, il secondo discorso, contro Democrito, ragione pratica (saggezza), ragione teorica, a philosopher in political linguistics: German minority, Italian majority in Trento. Il prefetto di Trento. Lingua tedesca, lingua italiana, ordinamento amministrativode-centrato, Wundt, Kant, razionalismo trascendente, Herbart, scetticismo, accademia, prima accademia, seconda accademia, terza accademia,  liberta di volere, freewill, volere libero, ambiascata ateniense a roma, influenza dell’academia nell’elite romana – l’accademia come perfezionamento per la dirigenza romana, Wundt, positivismo, suggestione, i primordii del kantismo in Italia, Hegel vacuo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Credaro” – The Swimming-Pool Librrary. Credaro.

 

Grice e Crescente: la ragione conversazionale al cinargo a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A member of the Cinargo in Rome. Taziano regards him as a greedy immoral hypocrite.

 

Grice e Cresi: la ragione conversazionale -- cappuccino e ciserciano – scuola dell’Aquila – filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (L’Aquila). Filosofo aquilese. Filosofo abruzzese. Filosofo italiano. L’Aquila, Abruzzo. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Esponente di una nota famiglia abruzzese, grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decide di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante vocazione predicatoria che lo porta sino alla corte di Urbano VIII. Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propone il vescovato di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propone quello di Fiesole, ma in entrambi i casi V. rifiuta.  Nella prima metà Professoresi prodiga per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila, colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non è riuscito a soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquista un vasto terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la chiesa di S. Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Camerlengo dell'Aquila. Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico, in Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Dragonetti Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su frati cappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclo rinasce.  Dragonetti, “Le vite degli illustri aquilani” (L'Aquila, Perchiazzi).  PER  DNA DIFFAMAZIONE  CON ABUSO DI UFFICIO   Il R. Commissario della S. Casa dogi' Incurabili E I COMPONENTI della disciolta Amministrazione se vuoi che il ver ti sia ascoso  Tutt' al contrario la storia converti; che i greci vinti fur Troia vittrice  E che Penelopea è meritrice! Ariosto   Orlando Furioso e. NAPOLI   TIPOGRAFIA F. BIDERI  HARVARD COLLEGE UHUIY   THE6IFT0P Hi NELSON GAY Indice Servizio Ospedaliero.  PROGETTI PER NUOVE COSTRUZIONI E NUOVI  OSPEDALI RESTRIZIONE DEL NUMERO DEI MALATI. RIDUZIONE DI SPESA PER MANTENIMENTO DEGL’INFERMI LA SOPPRESSIONE DEL VINO E L'ALTERAZIONE DELLA VITTITAZIONE  VIOLAZIONE DEL CONTRATTO PER LA FOR-  NITURA DELLA CARNE   BIANCHERIA E CASERMAGGIO   LA SOMMINISTRAZIONE DELLE MEDICATURE  ANTISETTICHE Condizioni finanziarie della Pia Casa Canee ohe prodassero le attuali condizioni   economiche Entrate Riduzioni di corrisposte   ESCOMPUTI D'AMBRA, MOCCIA E IZZO RIDUZIONE DI ESTAGLIO DEL FONDO SALICELLE Riduzioni di Canoni.   ESCOMPUTO SIGILLO Riduzioni nei fitti dei fabbricati.   CONTRATTO ED ESCOMPUTO FORINO Cauzione > 66   Inventario e consegna dei fondi urbani, Fabbricati affidati in esazione al Tesoriere Fondi in Ariano Spese Personale Amministrativo e Sanitario Lavori Forniture Provvedimenti per far danaro PRELEVAMENTI SULLE CAUZIONI Alligato   Rapporto d’Antonelli IGIENE DEI LOCALI   MANUTENZIONE   CASA DI SALUTE   CASA DI MATERNITÀ   STANZE D' ISOLAMENTO   STANZE DI OPERAZIONI CUCINA CASERMAGGIO   CONSULTAZIONI GRATUITE, SALA IDROTERAPICA E STANZA PER RICEZIONE DISCIPLINA DEL BASSO PERSONALE. DIREZIONE DELL'OSPEDALE   STANZA DI MEDICATURA V anno iSgi il giorno io novembre in Napoli. Si sono  riuniti in casa del Comm. Vastarini- Cresi, il Comm. Prof. Sal-  vatore Trinchese y il Cav. avv. GSavio, Roberto e Cosenza.   Constatatosi che tutti gP intervenuti hanno letto P opu-  scolo intitolato u Relazione del R. Commissario della S. Casa  degli Jhcurabili sulla gestione, firmato Napodano Deputato ai Parlamento „, sono  stati unanimemente d'avviso che si debba rispondere a tale  pubblicazione per rimettere le cose a posto, smentire le infon-  date accuse e respingere gli ingiusti apprezzamenti sugli atti  cofnpiuti dalla disciolta Amministrazione , che sono a studio  travisati nel loro contenuto.   U avvocato Vastarini ha fatto rilevare che P opuscolo  del R. Commissario, più che essere diretto a calunniare gli  atti compiuti dalla disciolta amministrazione, ha tutto il ca-  rattere delP aggressione personale contro P ex So pr aintenden-  te : se sonosi coti/use a studio le responsabilità delle diverse  amministrazioni ciò si e fatto allo scopo di colpire, senza  riguardo e mi sur a ^ la sua persona. Per la qual cosa egli rivendica a se il diritto di rispondere personalmente alla sud-  detta relazione per assumere tutta la responsabilità della  forma da dare alla risposta e della sostanza di quegli atti  che non riguardano i componenti del governo disciolto.   V avv. Lo Savio ha fatto anch' egli rilevare: che gli  addebbiti contenuti nella relazione del R. Commissario ri-  guardano in minima parte la disciolta Amministrazione la qua-  le è rimasta in ufficio solamente dal 30 dicembre 1890 al 3 set-  tembre 1891; che parte degli ingiusti apprezzamenti della  relazione stessa si riferiscono ad epoca in cui egli collaborò  nella qualità di Governatore col Sopraintendente Vastarini  e coti altri Governatori ;  che molti altri riguardano r Am-  ministrazione precedente presieduta dal conte Spinelli; — che  in ogni caso, essendo appunti rivolti al potere esecutivo del  Consiglio di Governo, feriscono direttamente tutti coloro che  tale potere esercitarono. Per la qual cosa aderisce al desiderio espresso da C., ma non credendosi egli ,  nella qualità di Governatore delegato, disinteressato nella di-  sputa, intende di assumere , anche per parte sua , tutta la  responsabilità della sostanza e della forma della risposta da  dare al R. Commissario, nella compilazione della quale vuol  collaborare con Vastarini. Dopo le suddette dichiarazioni, i convenuti sono discesi  alP esame degli addebbiti contenuti rie Ila Relazione del R. Com-  missario ed hanno constatato, che non si riferiscono alla di-  sciolta Amminis trazione gli addebiti:   1.° Per la deficienza della biancheria nel guardaroba;   2.° Per i criteri che informarono la impostazione delle somme all'attivo ed al passivo nel preventivo 1890;   3.° Per gli escomputi di estaglio agli affìttuarii Moccia,  d' Ambra e Izzo; Per la riduzione d' estaglio al fondo Salicelle, affittato  al d' Ambra;   5.° Pel conto 1887, 1888, 1889; Per Tescomputo accordato airenfiteuta Giovanni Sigillo, Per la nuova pianta del personale amministrativo.  Per i lavori eseguiti. Che quelli rifer enfisi alla disciolfa Amminis frazione sono  limitati:   i." Alla spesa votata per gì ingegneri; Al deliberato aumento di un farmacista ;   j.° Ai lavori eseguiti nel 1891; .   4? Alla generica ed indimostrata accusa di sperpero di  denaro.   Fatta tale constatazione \ i signori Trinchese, Di Rober-  to e Cosenza hanno dichiarato che avendo essi a suo tempo  preso cognizione esatta di molti atti compiuti dal Comm. Va-  sfarini coi poteri del Consiglio dal 4 settembre al 30 dicem-  bre iSgo, epoca in etti non esisteva un governo regolare; ed  avendo ratificato tali atti a norma della Legge e del Re-  golamento^ non intendono scindere la loro responsabilità da  quella dei signori V astar ini e Lo Savio.   Ma questi ultimi hanno vivamente insistito nelle già  fatte dichiarazioni e sulla necessita che la risposta al R. Com-  missario , almeno per quanto riguarda la forma , abbia un  carattere tutto personale. Per la qual cosa i signori Trinchescy De Roberto e Cosenza, pur rimanendo solidali con i  signori Vastarmi e Lo Savio nella responsabilità degli atti,  compiuti col loro concorso o da loro ratificati > lasciano a que-  sti la libertà di rispondere in quella maniera che crederanno  più conveniente a difendere il decoro della disciolta Ammi-  nistrazione e quello delle persone singolarmente prese di mi-  ra dalla relazione del R. Commissario.  C., G. Lo Savio   S. Trinchese   D. Di Roberto   L. Cosenza   mmsm     Mentre eravamo, il giorno 7 del corrente mese, innanzi al-  l' Ecc.ma Sezione IV del Consiglio di Stato per discutere  la nostra domanda di sospensione del r. decreto 31 Agosto 1891,  T on. Avvocato Erariale, nostro contraddittore, con cavalleresca  cortesia ci mostrò un opuscolo a stampa del quale vedevamo  altri esemplari innanzi a ciascun componente dell' alto consesso  amministrativo. Ne leggemmo V intestazione, che dicea: Rela-  zione del r. Commissario della 5. Casa degli Incurabili sulla  gestione dal 4 Settembre al 4 Novembre iSgi, e ci riservammo  di procurarcene copia e di esaminarlo più tardi.   È una pubblicazione, che vorrebbe indirettamente combattere  il ricorso , col quale i rappresentanti della disciolta Ammini-  strazione impugnarono il detto real decreto, senza parere d' es-  sere stata compilata a cotal fine.   La forma inurbana e sgrammaticata (1), e il contenuto ri-  boccante di malafede , ci avrebbero consigliato di rispondervi  con la parola di Cambronne , se qualcuno ci avesse imposto  V increscioso compito di discuterne col redattore; ma tale non   (1) Eccone un saggio per ora: via via ne daremo altri'   Pag. 36. * Una rilevante quantità di fondi che 1* Opera Pia ha in Ariano,  aventi una rendita annua di circa lire 8000, è affidata in amministrazione ad  una persona del luogo; la quale non ha mai comunicato i contratti che da lui  si facevano, e da oltre 10 anni non ha inviato i resoconti della sua gestione  (che ora soltanto dopo la mia nomina, ha trasmesso) limitandosi a mandare  di quanto in quanto quel pò di danaro che egli credeva. è il nostro dovere , e ne rendiamo grazie agli Dei immortali*   Una cosa soltanto c'importa di stabilir chiaramente, ed è  che, dimostrato in modo innegabile dal nostro ricorso, non es-  sere la relazione del sig. Ministro dell' Interno, precedente P im-  pugnato decreto di scioglimento e redatta sulla falsariga d' un  rapporto prefettizio , se non un tessuto di audaci e meditate  inesattezze, si tenta ora con una mal dissimulata manovra di  spostar la questione e di fuorviare la pubblica opinione.   Da ciò noi tragghiamo gli auspici più lieti per l'esito della  nostra causa innanzi alPEcc.ma Sezione IV del Consiglio di  Stato, dappoiché ivi la disputa è circoscritta fra termini precisi  ed inamovibili, quali sono, da una parte il real decreto con la  relativa motivazione, e dalP altra il ricorso coi suoi mezzi di  annullamento. Il nostro avversario, che fa proporre, come un  litigante volgare , eccezioni dilatorie d' incompetenza , sfatate,  prima ancora d'essere svolte; che s* ingegna, con pubblicazioni,,  come quella , di cui dovremo occuparci , di uscir fuori dalla  lizza e di trascinarvi noi ed il pubblico , ci dà il gradito an-  nunzio della vittoria, precorrendo la decisione dell'alto consesso»  amministrativo.   Ad uomini però, come quelli, che componevano la disciolta  Amministrazione, non può bastare una decisione, che, per la  necessaria limitazione degli istituti sociali, soltanto prò veritate  habetur: essi han bisogno d* invocare il giudizio d 1 un tribunale  più alto, del tribunale della pubblica opinione, che confermi il  pronunziato di quella e lo completi.   A questo giudice supremo è appunto rivolta la risposta, che  ci accingiamo a dare al libello famoso, che reca la firma del  R. Commissario per la temporanea gestione della S. Casa de-  gP Incurabili.   SERVIZIO OSPEDALIERO   Progetti per nuove costruzioni e nuovi Ospedali. — li libello   comincia dal rilevare che il Governo della Santa Casa u preoc-  cupato da strani progetti per nuovi Ospedali da fondare, per  nuove costruzioni ed abbellimenti da compiere, mentre per quelli  non si peritò di spendere somme rilevanti, studiò una severa economia nel servizio ospedaliero con deplorevoli conseguenze  per i poveri ammalati. „   Una reminiscenza di pudore, fenomeno riflesso d'una sen-  sazione irrevocabilmente passata, fece premettere al redattore  di cotesto periodo una timida frase: Se non vado errato.   Ora noi, se parlassimo con lui, gli diremmo: Avete errato,  e se con più coscienza aveste consultato i precedenti d' archi-  vio, ve ne sareste avveduto, perchè avreste trovato traccia di  quel che andiamo a riferirvi.   Sul finire del 1889, prima ancora che il Parlamento discu-  tesse il progetto di legge sugli istituti pubblici di beneficenza,  al Soprintendente della disciolta Amministrazione balenò in  mente il pensiero di concentrare nell' Ospedale degli Incurabili  gì* infermi dei nosocomi dipendenti dal R. Albergo dei Poveri,  Cesarea, Vita e Loreto.   Era un pensiero, che, attuato, aVrebbe potuto essere fecondo  di grandi vantaggi per tutti e due i colossi della carità napo-  litana.   La S. Casa degl' Incurabili, assumendo il ricovero e la cura  degl' infermi del Real Albergo contro il pagamento annuale della  somma stessa, che questo spendeva per codesto titolo, avrebbe  profittato di tutta la differenza, che può derivare dalla unifica-  zione di un servizio duplicato. Le spese generali, come direbbe  un commerciante, pel mantenimento dei 300 infermi del R. Al-  bergo, sarebbero state interamente, o quasi, economizzate, perchè  rispetto ad essi sarebbero state sufficienti, o con qualche lie-  vissimo aumento, quelle che sia si facevano per gl'infermi della  S. Casa* — L' insegnamento ne avrebbe risentito senza dubbio  il benefico influsso, perchè 300 letti di più avrebbero allargato  d' oltre un terzo il materiale clinico , ciò che avrebbe richia-  mato un numero maggiore di studiosi in quel libero ateneo  della scienza medica napolitana, che il Soprintendente sognava  di far assorgere al grado di rivaleggiare senza svantaggio con  T insegnamento ufficiale di qualsivoglia Università d'Europa.   Per l'Albergo dei Poveri il disegno non era meno proficuo,  perchè, liberandosi dalle cure proprie degli istituti ospitalieri,  avrebbe circoscritto i suoi fini al ricovero dei vecchi inabili  d* ambo i sessi ed all' istruzione ed educazione degli adolescenti. Riacquistata la disponibilità dei vasti locali , occupati dai tre  nosocomi, esso avrebbe potuto curare V antica piaga, che rode  quella grande istituzione, e che le ha sempre impedito di dare  i frutti, che Napoli ha dritto di aspettarne, poiché avrebbe po-  tuto separare completamente la famiglia dei vecchi , corrotti ,  avanzi di pena, incorreggibili, dalla famiglia giovane, educabile,  la quale può produrre operai per ogni mestiere , agricoltori ,  giardinieri , marinari etc. , ed aprire per tal via una corrente  nuova di vita con elementi istruiti ed educati nelle sfere in-  feriori della nostra popolazione.   Tolti di mezzo 300 letti, i locali avrebbero di molto supe-  rato i bisogni della doppia famiglia dei vecchi e dei giovani,  e rimanendone disponibile qualcuno, poiché non per anco la  crisi edilizia s' era allora dichiarata, avrebbe potuto essere alie-  nato a buone condizioni.   Con ciò un fabbricato, che per un istituto pubblico di bene-  ficenza rappresenta una passività, perchè soggetto alle tasse ed  alla manutenzione, si sarebbe trasformato in capitale fruttifero,  atto a riequilibrare il bilancio del R. Albergo, se ne avesse avuto  bisogno.   Ma perchè il pensiero del Soprintendente si fosse potuto av-  vicinare air attuazione, era mestieri che la S. Casa avesse avuto  i locali necessari per ricevere i 300 infermi, che il R. Albergo  avrebbe dovuto affidare agli Incurabili.   Domandi lo scrittore della relazione ai suoi colleghi in Par-  lamento, on.li De Riseis e De Martino, e saprà che il Governo  del R. Albergo," in seguito ad una accurata relazione del secondo,  nella quale ebbe la cortesia di rilevare, con una forma ben di-  versa dalla sua , appartenersi l' iniziativa di quel progetto al  Soprintendente degl' Incurabili, il governo del R. Albergo, di-  ciamo, prese una deliberazione che commetteva ai due lodati  gentiluomini V incarico di trattare col governo della S. Casa.   Sorse così la necessità di far procedere allo studio dei pro-  getti per le nuove costruzioni, che determinò la spesa di quella  somma, che il R. Commissario avrebbe dovuto trovare tutt'altro  che inutile, se dice sul serio a pag. 4, di voler procedere al  raggruppamento dei servizi ospedalieri della città. L' ampliamento, che esigerà cotesta impresa, non può aver luogo altri-  menti che sulla base di quei progetti.   Le trattative iniziate col governo del R. Albergo furono in-  terrotte pel sopravvenire della legge sulle Opere Pie, e per non  essersi trovata allora una via per regolare il trattamento d'un  basso personale d' infermieri, addetto agli Ospedali di quello,  ma composto di ricoverati , che non si poteva assumere da-  gl' Incurabili. Ciò non ostante le difficoltà si sarebbero vinte  sicuramente, se V una e 1' altra Amministrazione non avessero  dovuto, per le frequenti crisi , mutare e rimutare governatori.   Ma, posto pure che a nulla fossero approdate quelle tratta-  tive, la necessità e 1' urgenza di ampliare i locali della S. Casa  s* imponevano e s' impongono a chiunque non è del tutto de-  stituito di sentimento umano. Il modo come sono allogati gl'in-  felici, affetti da tisi, è tale che stringe il cuore a chiunque vi-  sita queir asilo di dolori, non leniti da alcuna speranza. I re-  clami del corpo sanitario, insistenti, continui, giustificati, non  ispirarono al Soprintendente della disciolta Amministrazione, il  giudizio che hanno ispirato al R. Commissario intorno al niun  bisogno ed alla niuna urgenza di quei progetti ; ed egli , non  solamente non si pente di averli ordinati, ma, se fosse rimasto  in ufficio, li avrebbe certamente attuati.   E questo per i progetti , riferentisi alle nuove costruzioni ;  quanto ai nuovi Ospedali, da fondare, l'allusione è diretta in-^  dubbiamente alla succursale di Torre del Greco. Ivi la S. Casa  possiede un podere ed un vecchio edificio, destinato principal-  mente agli idropici ed a coloro, che un tempo si curavano con  le stufe di vinacce, e poi, per tolleranza dell' Amministrazione,  agi' infermi che il Municipio del luogo vi manda a pagamento,  perchè non ha un ospedale proprio.   Nella stessa condizione di Torre del Greco, ossia senza ospe-  dale proprio, si trovano le finitime città di Resina, di Portici,  di S. Giorgio a Cremano, di Ponticelli e di Barra, e i loro in-  fermi, affluendo a Napoli, gravano senza corrispettivo i bilanci  degli Ospedali di quest' ultima, perchè, come è noto, non v'ha  nelle province meridionali una legge che obblighi i comuni al  rimborso delle spese di spedalità.   Trovar modo di diminuire 1' aggravio, che i suddetti municipii producono al bilancio della S. Casa , e far sorgere una  nuova ed importante istituzione parve al Soprintendente una  iniziativa non indegna della sua sollecitudine.   Ed accarezzando codesto pensiero, immaginò una forma di  consorzio, pel quale i mentovati municipii con le rispettive Con-  greghe di Carità, così per Y impianto, come pel mantenimento,  avrebbero fissato la misura del proprio concorso proporzional-  mente al numero dei letti, che ciascuno avrebbe richiesto pei  rispettivi bisogni. La S. Casa vi sarebbe intervenuta col nome,  col corpo sanitario, con la farmacia, con la somma stessa che  vi spende attualmente e con la cessione del suolo. Poteva sor-  gere in tal guisa un ospedale di duecento letti, che, costruito  e disposto secondo le ultime esigenze della scienza; con padi-  glioni segregati per le malattie infettive e con una trentina di  stanze a pagamento, principalmente pei forestieri; servito dalle  più grandi illustrazioni medico-chirurgiche , sarebbe stato in  quella incantevole posizione il nucleo vero d' una interessantis-  sima stazione sanitaria.   Se le città concorrenti e l' istituto promotore se ne sarebbero  vantaggiate, non è mestieri dimostrare, tanto la cosa è per sé  stessa evidente. Si fu perciò che fu commesso al Governatore  prof, Giovanni Antonelli l'incarico di studiare il problema, e  di dare ad un ingegnere l' indirizzo scientifico pel progetto d'arte  che avrebbe dovuto risolverlo. V insigne uomo vi si dedicò con  amore, ed il progetto con la relazione si trovano ora nell'ar-  chivio del Pio Luogo.   Nocque all' idea 1' esser nata nel cervello d' un uomo poli-  tico, perchè le bieche passioni di parte attraversarono a costui  siffattamente la via, che non gli fu possibile di tentare nem-  meno di promuovere il consorzio.   Rimane non pertanto il progetto, ed il giorno, in cui la bu-  fera politica sarà passata, non vi sarà uomo di retti intendi-  menti , il quale non troverà che la somma , occorsa per quel  progetto , che potrà esser sempre utilmente ripreso , fu spesa  assai meglio di quella , che è servita per dare alle stampe le  tremila copie del libello famoso del r. Commissario.     Digitized by     Google     — 19 —   Restrizione del numero dei malati— Questo signore, del quale  non sapremmo dire se è maggiore V ignoranza o la fallacia ,  aggiunge che " mentre si spendeva nei progetti e nelle costru-  zioni, indicate di sopra, si lasciò che i maggiori risparmi s'in-  troducessero nel servizio dell' ospedale.   a II quale fu ridotto ad un numero di malati inferiore a quello  che era in passato e che il Regolamento prescrive. „   Se egli non avesse ignorato quel Regolamento , che cita a  sproposito, avrebbe saputo che, non dallo stesso, ma dall'ar-  ticolo 1 1 dello Statuto organico , è stabilito , che hanno per  anno, deliberandosi il bilancio preventivo , il Consiglio d' am-  ministrazione determina il numero dei letti , che , secondo la  capacità dei locali e la disponibilità dei mezzi finanziari, rav-  visa potersi mantenere nel corso dell' esercizio. — Se avesse  letto il citato articolo, avrebbe domandato la deliberazione presa  nella discussione del bilancio 1891 ed avrebbe trovato che il  numero degli infermi era stato fissato ad ottocento, mentre  nell' esercizio precedente era stato di ottocento cinquanta. —  E se avesse spinto più oltre le sue indagini, come ne aveva  il dovere, prima di scrivere ciò che scrisse, avrebbe appreso  che la misura non poteva essere più ragionevole.   L' Ospedale degl* Incurabili , per una strana antifrasi tra la  sua denominazione e il suo Statuto, non può accogliere che  gì 1 infermi cronici di malattie curabili, ed è contro il suo fine  accogliere quelli affetti da morbi incurabili, per guisa che, quando  si constata che tale è divenuta la condizione d' un qualche in-  fermo , gli si dà la qualifica di depositario e lo si restituisce  alla famiglia o s' invitano le autorità municipali del comune,  cui appartiene, per mandarlo a rilevare (1).   Nel corso del 1890 si verificò che cotesti depositari erano  mano mano giunti ad un centinaio, e poiché ciò contraddiceva  allo scopo dell' Opera Pia, in quanto che essi occupavano letti,  che potevano essere occupati da altri infermi, i quali con pochi     (1) Art. 546 del Reg. Gl'infermi dichiarati insanabili, detti depositari, sono  consegnati alle rispettive famiglie.   Se non abbiano parenti in Napoli, il Direttore ne informa caso per caso la  Sopraintendenza per richiedere le rispettive autorità municipali di mandarli a  rilevare. giorni di degenza potevan guarire , fu dato ordine alla Dire-  zione di rientrare nell* osservanza del Regolamento , fateendo  sgombrare i letti dai depositari. — Havvi in archivio una vo-  luminosa corrispondenza coi Sindaci, col Prefetto, e col Que-  store di Napoli , che si riferisce a tale argomento e che il r.  Commissario non ha letta.   Sbarazzate le sale dai depositari , la forza fu diminuita di  cinquanta infermi e si rimase così nei limiti del numero ordi-  nario di quelli che effettivamente la S. Casa ha obbligo di ri-  cevere.   Non è vero dunque che il numero degF infermi fosse stato  ridotto al di sotto di quello che il Regolamento, ossia lo Sta-  tuto , prescrive ; ed è men vero ancora che fosse ristretto a  settecento.   Il regio Commissario non sa che neir Ospedale si compilano  i quadri della statistica mensile : glielo facciamo saper noi. Li  consulti; li metta a raffronto coi registri e se egli riuscirà ad  indicarci una sola giornata, nella quale il numero degli infermi  sia stato di 700, noi ci obblighiamo a far onorevole ammenda  ed a proclamarlo un uomo di buona fede.   Riduzione di spesa pel mantenimento degli infermi. — Quanto  abbiamo detto basterebbe a dimostrare che la riduzione di  L. 28,000 nella cifra stanziata nel bilancio preventivo del 1891,  pel mantenimento dei malati , era una conseguenza diretta e  necessaria della riduzione del numero dei letti. Ma non voglia-  mo contentarci di questa sola risposta, perchè abbiamo da darne  un' altra ancor più calzante.   Per T esercizio 1889 era stata prevista pel vitto degli infermi  la spesa di lire 160,000, delle quali si trovarono spese in meno  a chiusura di conto lire 16,057,07 ; e perciò la previsione si  riconobbe eccessiva per una somma eguale (Vedi doc. V allig.  al ricorso. Relaz. del Segretario Generale sul conto 1889, pag.  28 air art. 22 Appalti).   Il conto deir esercizio suddetto fu dato il 3 agosto 1890,  vale a dire, circa un mese prima che si deliberasse il presun-  tivo del 1891, e per conseguenza le previsioni furono commi-  surate alle risultanze di quello. Ora il regio Commissario avrebbe riputata prudente la con-  dotta della disciolta Amministrazione, se, non ostante la pro-  vata eccedenza del preventivo per 850 infermi, avesse mante-  nuti invariati gli stanziamenti, anche quando il numero veniva  ridotto ad 800.   E dire che l'Italia s' abbia a dibattere nelle angustie d'una  crisi economica e finanziaria così intensa e così prolungata,  mentre possiede un genio di questa forza che potrebbe salvarla.   — La soppressione del vino e Y alterazione della vittitazione —   u Per gì' infermi ridotti a così scarso numero con inopportune  u ed insane (!) economie fu alterata la vittitazione — così con-  u tinua il libello famoso — e quindi per ordine dell' attuale Di-  u rettore, con autorizzazione del Governo della Pia Opera, fu  u soppressa totalmente la distribuzione normale del vino, che  u il Regolamento prescrive tassativamente fra V alimentazione  u ordinaria; e fu mantenuto in proporzioni molto tenui il quan-  u titativo del cibo, che a ciascuno era fornito. „   Dalle trascritte parole ognuno avrà compreso che si calun-  nia il Regolamento, prestando agli egregi uomini, che lo com-  pilarono criteri, che non ebbero, né potettero avere.   A loro non passò mai pel capo, che con ogni specie d' in-  fermità fosse compatibile V uso del vino, sicché potessero berne  senza pregiudizio i cardiaci al pari dei tubercolotici, quelli af-  fetti da malattie dell' apparecchio genito-urinario, come i col-  piti da lesioni violente: da commozione cerebrale, etc.   E non poteva cotesta stranezza passar loro pel capo in  quanto che non mancarono di farsi assistere, come risulta dalla  relazione che precede il Regolamento stesso, da un' apposita  Commissione Sanitaria , che li avrebbe certamente trattenuti  dal prendere il dirizzone che loro attribuisce il r. Commissa-  rio. — Lo legga dunque il Regolamento, o lo legga meglio, se  non lo lesse bene la prima volta, e troverà a pag. 268 la ta-  bella indicativa della razione giornaliera per gì' infermi nelle  sale comuni ed in quelle a pagamento, e nell' angolo a destra,  destra della pagina, tra le annotazioni generali per tutti gl'in-  fermi, vedrà 1' ultima segnata con la lettera A così concepita: la  razione del vino è data solo quando è prescritta dal medico !     Digitized by     Google     Richiami, dopo di ciò, le mappe della vittitazione giornaliera,  riferentisi all' epoca della quale parla, e se un qualche morbo  non gli ha offeso la retina , leggerà che i professori , non a  tutti gì' infermi indistintamente, permisero Y uso del vino, ma  solo ad alcuni, così come si fa pel latte, per le aranciate, gra-  nite e limonate.   Quando avrà fatto cotesto esame si persuaderà che , non  dalla passata Amministrazione, ma da lui è stato violato il Re-  golamento del P. Luogo e quello del senso comune !   Per le proporzioni molto tenui del quantitativo del cibo il  r. Commissàrio avrebbe dovuto sapere che esse non si deter-  minavano dall' Amministrazione, ma dalla tabella annessa al  Regolamento ed esistente alla citata pagina 268. Per constatare  poi se il Regolamento si osservava dalla dispensa e dalla cu-  cina doveva richiamare le mappe speciali di ciascuna. sala, e  quella generale di tutte; confrontare le prescrizioni mediche  con le emissioni della dispensa e con le ricevute della cucina;  e se avesse trovate non regolari le liquidazioni , allora avreb-  be avuto il diritto di parlare, altrimenti avrebbe fatto meglio  a tacere (1).     (1) Art. 642. Compilata la mappa, il capo-sala la rassegna allo esame ed  alla firma del professore, e poi ne dà comunicazione all' ufficiale liquidatore.   643. L'ufficiale liquidatore, riunite le mappe di ciascuna sala, le esamina  attentamente per accertare lo effettivo numeri) degli infermi presenti, tenuto  conto degli esistenti nel giorno precedente , di quelli ricevuti in giornata e  degli usciti e trapassati, e compila lo stato di giornata del movimento di tutti  gì' infermi.   644. Riconsegna poi le mappe di ciascuna infermeria ai rispettivi capi-sala  per servir loro di riscontro nella distribuzione del vitto: ed essi ne fanno l'in-  domani trasmissione all'ispettore contabile.   643. Liquidato l'effettivo numero degl'infermi presenti, l'ufficiale liquidatore  lo ripartisce sul modello in istampa, approvato dalla Soprintendenza, in di-  stinte categorie, secondo il trattamento disposto dai- professori di razioni in-  tere ed a metà, di dieta lattea e di ogni altra somministrazione straordinaria.   647. In conformità del risultato di verificazione di cui all'art. 643, lo uffi-  ciale liquidatore rilascia, coll'approvazione del Direttore, le richieste ai capi-sala  per rilevare il pane dalla dispensa a mezzo dei serventi, e comunica alla di-  spensa stessa ed alla cucina le quatti ita e le qualità delle somministrazioni,  tanto per la mattina, che per la sera, notando parimenti le quantità del sale Violazione del contratto per la fornitura della carne — Ma   se errò per ignoranza nel formulare le accuseche precedono,  non si può dire altrettanto per V addebito relativo al contratto  della carne. Egli scrisse che " con deplorevole condiscendenza  s' era permesso al fornitore della carne , violando il contratto  di appalto, che avesse dato in vece della carne di manzo, quella  cosidetta di maglione „. Noi non troviamo la parola adatta  a definire cotesta asserzione: quella che ci verrebbe sotto la  penna, non vogliamo scriverla.   Né può esimerlo dallo stigma che avremmo diritto di inflig-  gergli T aver citato in pruova della sua assertiva le dichiara-  zioni di anonimi malati, usciti dall' Ospedale , quando il fatto  affermato poteva e doveva esser dimostrato dalle dichiarazioni  delle Suore , che sovrintendono alla cucina , e ricevonsi ogni  giorno la carne; da quelle dell' Economo, che dee presenziare  air immissione e respingere i generi , se non corrispondono  ai contratti, non meno che da quelle dell'Ispettore contabile,  che ha il dovere di controllare la qualità e le quantità dei ge-  neri stessi (1).   e del condimento corrispondente alle proporzioni di regola, fissate dall'Ammi-  nistrazione.   Art. 64S. Il vitto è trasportato dalla cucina alle infermerie ed è sommini-  strato agli infermi per cura dei rispettivi serventi.   I capi sala e le suore di carità vigliano la distribuzione, onde siano esat-  tamente osservate le prescrizioni dei direttori di sala.   (1) Art. 064. Il servizio della cucina è affidato ad una suora di carità o  ad apposito cuoco con quel numero di basso personale che il Consiglio creda  competente.   Art. 668. La persona preposta alla cucina, suora o cuoco, deve rifiutare i  generi , che non le risultassero di buona qualità , facendone rapporto al Di-  rettore.   Art. 104. L'Economo ha obbligo di verificare l'immissione dei generi , di  esaminarne la qualità e quantità e non deve autorizzarne il ricevimento, se non  quando siasi accertato che essi corrispondono esattamente ai campioni ed alle  condizioni dei contratti per le qualità' ed alle richieste per le quantità'.   Art. 96 Egli (l'Ispettore contabile) adempie al disposto negli articoli 644,  646, 649, 714 e 718, ed ha incarico precipuo di verificare la esattezza dello  stato generale della visitazione giornaliera etc, che i generi che si forniscono  dagli appaltatori, o di ufficio dell' Economato, rispondano per qualità e quan-  tità al disposto dell'art. Il raccomandare le proprie asserzioni ad ipotetici infermi  usciti dall'Ospedale rivela, o che non si ebbe la temerità d'in-  terpellare per iscritto, come doveasi, coloro che avrebbero po-  tuto dar le vere notizie; o che s' ebbe il coraggio di nascon-  derne le dichiarazioni. Neil' un caso o neir altro, si può esser  più ameni ?   Eppure il r. Commissario lo è stato.   In fatti quest' accusa era andata su pei giornali della Pre-  fettura, come una delle più maravigliose scoperte del r. Com-  missario, che si sarebbe affrettato ad informarne P Ill.mo Sig.  Prefetto. Allora dai componenti della disciolta Amministrazione  si fece notare che era una brutta e sciocca invenzione, perchè  all'Ospedale non era entrata mai carne di maglione odi buf-  fala, come pure allora si diceva; essersi invece dato il manzetto,  che è un genere di carne migliore del manzo. Ed a questo  proposito si faceva notare altresì era stato incaricato il Direttore  della Farmacia. Prof. Reale di fare il confronto tra il valore  nutritivo del brodo di manzo e del brodo di manzetto. — Il r.  Commissario, in seguito di ciò, ebbe, per bontà sua, la ma-  gnanimità d' interpellare il Prof. Reale, che gli rispose in iscrit-  to esser vero che la disciolta Amministrazione gli aveva dato  1' incarico di far 1' analisi comparativa dei due brodi, di averla  egli fatta e di aver trovato che quello di manzetto era più  nutritivo (1).   Ed // Paese, organo della Prefettura e del r. Commissario,   Di conseguenza, tutti gli atti, relativi agli indicati movimenti, non possono  considerarsi per le liquidazioni dei conti in danaro , se non siano mun ti del  visto di riscontro dell' Ispettore contabile.   Art. 97. L' Ispettore deve apporre il visto suddetto ogni volta che non ab-  bia ad osservare irregolarità.     (1) Al pubblico, e non al R. Commissario, che li ha letti, facciamo sapere  che i rapporti del Prof. Reale, diretti al governatore del carico, cav. Cosenza,  hanno le date del 27 e 29 Aprile ultimo, e che il primo prese il n. di pro-  tocollo alla ricezione 1701, e 1' altro 1738.   Da questo fatto si può giudicare che, se si negarono al Soprintendente della  disciolta Amministrazione le copie legali dei documenti, ciò si fece per poter  diffamare a proprio libito, senza preoccupazione di possibili smentite.     Digitized by     Google     agli 8 ottobre ultimo, anno III, n. 278, pubblicò' la lettera del  chiaro Professore, concepita nei seguenti termini :   " Ottemperando alle orali disposizioni della S. V. IlLma, mi  u pregio di rassegnarle quanto appresso :   u Incaricato dal Governo di questa Santa Casa, sottoposi  " ad analisi il brodo fornitomi dalla cucina della Pia Casa.   u Con rapporti del 24 (è un errore , deve dir 27) e del 29  " aprile di questo anno dettagliatamente mostrai i risultamenti  u delle mie analisi , epperò la composizione dei brodi esami-  a nati etc. etc. „.   Dopo di ciò, la realtà del fatto non si poteva più revocare  in dubbio, ed il giornale, per non mostrare d' essere stato ac-  coppato addirittura, chiudeva il suo articoletto di cronaca, ri-  volgendo al Prof. Reale le due seguenti interrogazioni:   a Crede egli d' aver analizzato due brodi dell'identico tipo ? —  " cioè ottenuti da quantità uguali ed in modo uguale ? „   Ora il r. Commissario scrive che il signor Reale ha espres-  samente dichiarato, non solo di non aver manifestato l'opinione  che manifestò, ma di non esser stato mai interrogato su tale  questione. Ci vuole una bella faccia!   Chi scrive non sa se la carne di maglione sia poco o molto  dura, perchè è la prima volta in vita sua che ne sente par-  lare. La relazione dice che è durissima, ma v'è da scommet-  tere cento contro uno che non supera quella della faccia del-  l' on. r. Commissario.   In ultimo la relazione afferma " che dalle dichiarazioni, fatte  dallo stesso fornitore signor Pirozzi, è risultato che si era pre-  scelta quella qualità di carne per un sentimento di malintesa  economia. „   Se son vere coteste dichiarazioni — e noi protestiamo di non  credervi , perchè il Pirozzi , nella sua modesta condizione di  beccaio, è uno dei più onesti galantuomini del mercato di Na-  poli — chi scrisse la relazione dev' essere persona d' una. . . .  ingenuità della forza di cento cavalli.   Come ? Se s' era permesso con deplorevole condiscendenza al  fornitore della carne di violare il contratto, non è da pensare  che egli si prendesse cotesta licenza nell' interesse della S. Casa.  L' economia dovrebbe averla fatta lui: eppure, a dare ascolto al r. Commissario, egli proprio, il Pirozzi, gli avrebbe rivelato  che era stata inspirata da un malinteso sentimento! Pel Pirozzi  sarebbe stato altro che ben inteso.   Il r. Commissario poteva dar la pruova del fatto asserito, se  avesse avuto i più elementari rudimenti di cose amministrative  e doveva darla, una volta che il fatto lo aveva asserito. Egli  non avrebbe avuto che a richiamare le liquidazioni dei conti  del Pirozzi, e a rilevare dalle stesse se la carne era stata a  costui pagata in conformità dei contratto, mentre ne aveva for-  nito di qualità inferiore allo stabilito. In questo caso si sarebbe  verificato un furto patente, nella consumazione dei quale non  potevano non esser coinvolte le suore addette alla cucina, l'E-  conomo dell' Ospedale, e V Ispettore contabile: ed il r. Commis-  sario doveva denunziarli al potere giudiziario insieme al Pirozzi  ed ai componenti della disciolta Amministrazione , se il fatto  era seguito col loro consenso. Se non l'ha fatto o se noi fa,  egli dà la pruova d'essere.... quello che è.   Se poi -le liquidazioni si son fatte sul prezzo della carne di  maglione, la responsabilità è della Ragioneria — di quella Ra-  gioneria, che ha avuto le lodi del relatore (p. 27), mentre es-  sa, se non presenta un ordine scritto del Soprintendente o  del Governo , che a ciò la autorizzava , avrebbe proceduto a  rovescio del suo dovere , passando sopra al contratto. E in  questo caso il r. Commissario, lungi dal far gli elogi del Ra-  gioniere, dovrebbe avere il coraggio di destituirlo.   II r. Commissario però non fa né questo né quello, perchè  sa di non poterlo fare, essendo la sua una vera innegabile e  cosciente... inesattezza.   Biancheria e casermaggio — Veniamo ora al servizio della  biancheria e del casermaggio " ridotto nelle più squallide con-  dizioni, perchè la disciolta Amministrazione , non avendo per  due anni consecutivi speso quasi nulla per lo acquisto di detti  generi, la scorta precedentemente esistente s' era venuta assot-  tigliando di giorno in giorno. I mobili , i letti e le matarasse  sono in pessima condizione e per mancanza di lenzuola non  possono bene spesso rifarsi i letti agli ammalati. „   A prescindere dalla smaccata esagerazione, con la quale è     Digitized by     Google     presentata la suesposta accusa , convien rilevare, per rispon-  dervi, che T ultima provvista di biancheria fu fatta nel 1887,  e doveva servire, non solo per detto esercizio, ma anche pel  successivo del 1888,   Nel maggio del 1889 air amministrazione del sig. conte Spi-  nelli succedette quella del sottoscritto, il quale trovò, com'era  naturale , deliberato ed in gran parte speso od impegnato il  bilancio preventivo. In questo , air art 25 , era stanziata per  biancheria una cifra di lire 25,000, la quale, come risulta dalla  citata relazione del Segretario Generale, fu quasi interamente  spesa, poiché, a chiusura del conto, non si trovò che un re-  siduo di lire 705.63.   Deliberato il bilancio del 1890, calcato sulle stesse orme di  quello precedente per le ragioni esposte nella nota, diretta il  16 maggio 1890 all' Illustrissimo signor Prefetto Codronchi, il  sottoscritto ed i suoi colleghi, dal modo imbarazzato, col quale  procedeva il servizio di cassa, si accorsero che le condizioni  economiche dell' istituto, a loro affidato, non eran quelle che  avevan creduto dapprima.   Istituite perciò delle indagini sopra ogni singolo ramo di ser-  vizio ebbero ad intravedere che il bilancio della S. Casa era tra-  vagliato da un disavanzo di circa lire 170,000   Queste circostanze il r. Commissario avrebbe potuto rilevare  dall' incartamento relativo ai conti, nel quale si legge la sopra-  detta nota del 16 maggio 1890 (V. alligati al ricorso doc. IV,  p. 17), che fu il primo grido d 1 allarme dato dal Soprintendente  Vastarini-Cresi. Da quel momento il Governo del P. Luogo diede  opera allo studio diligente ed accurato dei conti; rimasti indi-  scussi, 1887 (secondo semestre) 1888 e 1889, per avere al più  presto il concetto preciso della vera condizione finanziaria del-  l' Istituto; e, com' era ben naturale, si tennero stretti i cordoni  della borsa, e s'andò spendendo con grandissima parsimonia  il bilancio del 1890, sopratutto in quegli articoli che portavano  i maggiori stanziamenti, tra' quali era pur quello relativo alla  biancheria. Alla chiusura del conto 1890 si trova in fatti che  della cifra stanziata rimasero non erogate lire 17,632,55.   A tre agosto 1890 soltanto, con la deliberazione che appro-  vava i conti dei tre esercizii anzidetti 1887, 1888. e 1889, si potè veder chiaro nella situazione, e cessò la ragione dell'in-  cedere prudente e riservato nelle spese.   Ma, se a quella data i dubbi della situazione eransi dileguati,  l' Amministrazione s' era venuta sciogliendo. Il cav. Gaetano-  Savarese, per gli affari del suo commercio era rimasto lunga-  mente a Parigi, ed al suo ritorno si credette in dovere di ras-  segnare le proprie dimissioni da Governatore. Il conte Ludolf,  o poco prima o poco dopo di lui , aveva fatto altrettanto. Il  Prof. Giovanni Antonelli intervenne per V ultima volta in ufficio  per prender parte alla deliberazione del 3 agosto e per mera  deferenza personale al Soprintendente. Non rimasero in carica  che quest' ultimo e il cav. Lo Savio, i quali a 4 settembre 1890,  prima ancora che giungesse in Napoli il comm. Basile, per  prendere il posto del conte Codronchi , tramutato in Milano,  si affrettarono a spedire le proprie dimissioni (Ved. doc. XVII  allig. al ricorso pag. 77).   Non ricevendo alcuna risposta, il Soprintendente a 20 set-  tembre rinnovò le sue preghiere all' illustrissimo signor Prefetto,  perchè prendesse atto delie date dimissioni e provvedesse alla  ricostituzione dell' Amministrazione (V. doc. XVIII alligato al  ricorso pag. 78).   Se il sottoscritto dicesse oggi che, essendo dimissionario, non  credette d' avere il diritto di trattare un affare così importante  come era la rifornitura del casermaggio e delia biancheria, il  r. Commissario che, certo misura dalla propria 1' altrui buona  fede, e che, gestore temporaneo con mandato d'una legittimità  molto discutibile, non esita ad affrontare la responsabilità d'un  prestito di mezzo milione, sorriderebbe d' incredulità. Ma chi  scrive lo disse allora, il 20 settembre 1890, nella chiusa della  citata lettera "... io son costretto a far deliberazioni di ur-  * genza per una parte, e per un' altra a rimandare molte cose  " importanti con detrimento degli interessi dell' Istituto. „   AH' Illustrissimo signor Prefetto piacque di prolungare per  ben quattro mesi la situazione anormale della S. Casa, e più  ancora V avrebbe prolungata, se il Vastarini-Cresi non gli avesse  rotti gli alti sonni nella testa il 17 dicembre 1890 (V. doc.  XIX allig. al ricorso p. 79) e se non si fosse tolto, per giunta,.  la briga di chiedere il concorso di quattro gentiluomini , ai quali ha il rimorso d'aver procurato tutte le molestie, che si  ponno subire, quando s* ha a combattere con V inurbanità e la  malafede.   Per le ragioni sovraesposte, gli strali, che al r. Commissario  hanno temprato un Ragioniere ed un Segretario di prefettura,  e che egli, grottesco Griso del fiero Innominato, crede di av-  ventare suir aborrito capo dei Vastarini-Cresi , vanno a colpire  in pieno petto la venerata persona del Comm. Basile. Meno  male che il r. Commissario " ritiene presso di sé una tovaglia,  rinvenuta nelle stanze degli ammalati a pagamento, e che vuol  conservare a memoria a" imperituro disdoro^ certamente del  Prefetto, che fu causa che la biancheria non si rifornisse, per-  chè con essa potrà asciugare il sangue e fasciar le ferite che  gli ha prodotto per aberrazione di colpi ! Invece, della lancia,  sarà la tovaglia di Achille (Basile), che ferisce e sana !   Ma tutta cotesta lunga storia, ci si potrà dire, non riguarda  che il 18 C X), e, dato pure che vi si mandi buona, essa giusti-  fica un' Amministrazione che non è quella che è stata sciolta.   Ora voi dovete giustificare l'Amministrazione nominata il 31  dicembre 1890, che è rimasta in ufficio fino al 4 settembre 1891.   Che cosa ha essa fatto per provvedere alla biancheria ? Se  non era il r. Commissario non si sarebbe nemmeno saputo che  il Grande Ospedale versava in quelle angustie. — La negligenza  per questa parte indubitabilmente è grave; e non si limita sol-  tanto alla biancheria ed al casermaggio.   Se non era quella mente di aquila del r. Commissario , la  disciolta Amministrazione avrebbe esaurito il periodo sessennale della sua gestione e non avrebbe pensato alle sale di ope-  razioni segregate, come ci ha dovuto pensare lui, per non far  sentire agli altri ammalati le grida strazianti dei paziente.   E non e' è che lui , il quale abbia pensato " ad una distri-  buzione razionale e sicura degli ammalati nei varii reparti, per  evitare lo sconcio, da lui riconosciuto, di veder confusi tra gl'in-  fermi comuni, alcuni affetti da tubercolosi e simili ,,.   Non e' è che lui, che abbia pensato u ad invitare la com-  missione sanitaria a guardare il modo come trovansi aerate le  sale, studiando se sia il caso di adottare per alcune di esse o per tutte appositi ventilatori, non senza badare alla tenuta dei  cessi e della loro disinfezione. „   Non e' è che lui, che " ha creduto di migliorare col nuovo  bilancio la condizione dei salarii al personale degli inservienti  e delle camminanti : e a quest' ultime (che ne erano prive e  non aveano facoltà di uscire, e non son morte) ha dato il vitto  ogni giorno ed ai primi il vitto solamente nei giorni di guardia: „   Non e' è che lui, che abbia pensato u a nominare una com-  missione di professori sanitari e di un illustre ingegnere (sic)  per istudiare un piano regolatore per i diversi servizi e per i  definitivi adattamenti dell' Ospedale affinchè questo, mentre in-  tende a raggiungere lo scopo umanitario, sia altresì condotto  (sic) all' altezza dei progressi scientifici e civili (sic) richiesti  dall'odierna coltura! „.   Non e' è che lui, il quale " abbia fatto notare al signor Pre-  fetto, che probabilmente lo ignorava, come e qualmente la S.  Casa, mentre appresta agi' infermi la cura ospedaliera, fornisce  del pari alla gioventù studiosa il mezzo di compiere la propria  cultura (sic) professionale, mediante il suo (di chi ?) vasto ma-  teriale clinico !   Non e' è che lui ! Non e' è che lui ! — O Scarpetta, quante  volte, nel leggere la relazione del r. Commissario per la tem-  poranea gestione della S. Casa degli Incurabili, la tua figura,  sbucando tra le carte, che ingombrano il mio scrittoio, come  le tentazioni nel quadro del S. Antonio di Morelli, mi guarda  con quel sorriso tra lo scemo e il malizioso che ne costituisce  la nota caratteristica, e mi ripete: Non e' è che lui ! non e' è  che lui!   E T illusione per un momento mi esilara e mi rinfranca; ma  poi di nuovo la penna, impotente a tradurre con la parola il  sentimento d'infinito disprezzo che m* invade, freme sulla carta;  perchè non sa lasciarvi scorrere i feroci giambi di Archiloco.   Alle iniziative ed ai meriti, che il r. Commissario con tanta  modestia si attribuisce, non v' è che una lieve osservazione a  fare , ed è quella che si desume da una deliberazione , presa  dalla disciolta Amministrazione il 17 giugno ultimo sovra un  rapporto del Direttore dell' Ospedale, sig. cav. Gaetano Anto-  nella Riportiamo qui il testo della prima ed in alligato quello del secondo, avendone, per fortuna , il Governatore Cosenza ,  che concorse largamente a ciò che forma il tema dell' una e  dell' altro, conservato le copie tra le sue carte.   Se il r. Commissario — e non ci parrebbe strano — volesse  contestare V autenticità dei due menzionati documenti, tutto-  ché non ne ignori V esistenza in archivio , ed ha provato di  non ignorarla, saccheggiandoli, sarà utile che sappia altra co-  pia del rapporto del Direttore trovasi nelle mani del chiarissimo  prof. Cardarelli, che potrà anche informarlo da chi, perchè, co-  me e quando la ricevette.   Ciò premesso, ecco la deliberazione:   u Presenti il funzionante Sopraintendente cav. Lo Savio e i  governanti comm. Trinchese e cav. Cosenza — assistiti dal Se-  gretario Generale barone De Marinis.   " Vista la elaborata relazione del Direttore di questo Ospe-  dale in data 16 corrente mese, con la quale da una parte si  rassegnano diverse proposte per provvedere:   a) air igiene dei locali:   b) alla buona manutenzione:   e) al miglioramento della casa di salute per gli infermi a  pagamento:   d) della casa di maternità:   e) della cucina:  della Direzione Ospedaliera;   g) della sala di medicatura;   h) della formazione di nuovi locali per stanze d'isola-  mento, per stanze di ricezione, per la sala idroterapica e per  le consultazioni gratuite; e da altra parte si riferisce sul biso-  gno di provvedere il nuovo casermaggio e sui mezzi più ac-  conci per attuare questo intento, senza apportare alcuno spo-  stamento al bilancio della pia Opera.   „ Ritenuto il pregio e V importanza del detto lavoro e ri-  conosciuta 1' utilità di seguirne le tracce:   a Ritenuto che in quanto alla prima parte, si rivela oppor-  tuno di procedere con un piano regolatore , commettendo ad  un ingegnere l' incarico di compilare un regolare disegno esti-  mativo per T attuazione delle sopraindicate molteplici proposte;   Ritenuto che in ordine alla seconda parte, è necessario per procedere all' appalto per la provvista del nuovo casermaggio,  e per dismettere tutto il vecchio materiale inutile, un regolare  capitolato, da redigersi da persone competenti sotto tutti i  rapporti;   " DELIBERA   u 1° Esprimere la più sentita soddisfazio ne al Direttore per  la pregevole relazione, diretta a questo Consiglio, sui più im-  portanti miglioramenti da apportare all' opera ospedaliera.   " 2° Commettere al Soprintendente di far compilare da un  ingegnere, che egli crederà prescegliere, il piano regolatore col  progetto indicativo della spesa occorrevole alla relativa attua-  zione in base alle proposte contenute nella relazione suddetta.   fc 3° Commettere ad una commissione, presieduta dal Go-  vernatore del carico cav. Cosenza e composta dal Segretario  Generale di quest* Amministrazione e dello stesso Direttore del-  l' Ospedale, l' incarico di compilare un capitolato che possa  servire di base all'appalto pel nuovo casermaggio „.   Or come si vede dalla riferita deliberazione, ed an che me-  glio dalla Relazione del Direttore, che si legge in alligato, non  erano indispensabili gli sforzi di quel poderoso intelletto del  regio Commissario per discoprire i bisogni dell' Ospedale e per  proporre i mezzi di accorrervi. Quello che sarebbe stato comandato dalla più elementare decenza, era di non tradire la  verità col manifesto fine di far emergere la propria persona,  diffamando, con la circostanza aggravante del mandato rice-  vuto, altri, che tenea modestamente a fare il bene senza pla-  gii e senza gran cassa.   La somministrazione delle medicature antisettiche — Un ul-  timo addebito la relazione del r. Commissario rivolge alla di-  sciolta Amministrazione per ciò che tiene al servizio ospeda-  liere e vogliamo riferirlo con le parole testuali della relazione  medesima:   a Un altro fatto gravissimo, tollerato dalla disciolta Am-  " ?nini s tra sione a danno degli infermi ho trovato nella som-  u ministrazione delle medicature antisettiche, la quale è affidata  u ad un appaltatore per V annuo corrispettivo di lire dodicimila. Tale servizio procedeva nel modo più irregolare che possa  " immaginarsi, sia perchè i preparati più costosi non venivano  " forniti addirittura, sia perchè quelli che erano apprestati non  " solo erano di pessime qualità , ma ancora di quantità infe-  u riore a quella richiesta.   u Tutto ciò ho assodato non pure di persona (?), ma anche  u dai reclami di molti professori, Direttori di sale chirurgiche  " e delle suore della Carità, preposte a tale servizio , e sopra-  " tutto da un rapporto del Professore Annibale di Giacomo ,  " direttore primario della sala delle lesioni violente.   u E debbo aggiungere che questo appaltatore è un impie-  u gato stipendiato della S. Casa, che avrebbe dovuto prestare  " servizio in qualità di farmacista, ma per i favori che godeva  " facilmente si esimeva dai suoi obblighi , e tutto ciò mentre  " il Regolamento vieta in modo assoluto agli impiegati di con-  " correre o prender parte agli appalti di qualsiasi natura „.   Innanzi tutto ci sia permesso di rilevare che, se rispondesse  alla realtà dei fatti, quanto afferma il r. Commissario, ci tro-  veremmo di fronte ad un vero e proprio reato, qual' è quello  preveduto dall' articolo 321 del codice penale, che suona così:   " Chiunque essendo autorizzato alla vendita di sostanze me-  dicinali, le somministra in ispecie , qualità o quantità non cor-  rispondente alle ordinazioni mediche o diversa da quella di-  chiarata , o pattuita ,. è punito con la reclusione sino ad un  anno e con la multa da lire cinquanta a cinquecento. „   Cotesto reato, a prescindere da tutte le prove che si ricor-  dano nella relazione, il r. Commissario V ha assodato di persona  in tutte e tre le forme, in cui si è palesato, cioè nel non for-  nirsi a dirittura i preparati più costosi, nel dar quelli, che si  fornivano, di pessima qualità, nel darli di quantità inferiore a  quella richiesta. Tutto ciò ho assodato di persona, egli dice.   Or, ciò non ostante, il r. Commissario non ha denunziato al  potere giudiziario il fornitore ed i suoi complici,; che, come ve-  dremo, sarebbero stati parecchi; anzi non ha nemmeno inten-  tato contro di quello un giudizio civile per la risoluzione del con-  tratto ed il risarcimento dei danni.   Che vuol dire ciò? — Una cosa soltanto: che il r. Com-  missario sa di non aver detto il vero. Ed eccorie la dimostra-  zione limpida, matematica, irrecusabile. Allorquando entrò neir amministrazione il sottoscritto, trovò  che il suo predecessore aveva concesso a trattativa privata la  fornitura a cottimo delle medicature antisettiche al signor Al-  fonso D' Anna, che è precisamente il fornitore, che la relazione  presenta nel modo accennato di sopra.   Siccome il Vastarini aveva ed ha pel signor conte Spinelli,  e pei suoi colleghi d' Amministrazione, tra i quali vi era nien-  temeno che il comm. Francesco Saverio Correrà (un secolo di  probità e di dottrina!), non già la stima ordinaria, che si ha  per ogni galantuomo, ma quel rispetto che s' avvicina alla ve-  nerazione, tenne per criterio direttivo dei suoi giudizii sugli atti  dei suoi predecessori, che nulla vi potesse essere che. non ri-  specchiasse la più alta ed incontestabile moralità. E molti prov-  vedimenti, dei quali non poteva raccogliere dagli incartamenti  la motivazione; li confermò sulla considerazione che non po-  tevano non essere giusti ed equi. Di tal natura ritenne che fos-  se il contratto stipulato col D'Anna, prima d' essersi informato  della ragione òhe lo aveva determinato ; e se ne confermò ,  dopo che T ebbe conosciuta. Essa gli risultò essere stata que-  sta, che nell'anno precedente al contratto medesimo, quando  i generi di medicatura si fornivano a consumo e non a cotti-  mo, erasi constatata una spesa di L. 24000, mentre il D' Anna  offrì di fare servizio e lo lece per sole 12000.   Il d'Anna, anche allora, figurava nella pianta degli stipen-  diati in qualità di farmacista del P. Luogo, ma non è altrimenti  vero che per i favori che godeva si esimesse dai suoi obbli-  ghi. Egli invece non prestava sotto V amministrazione Spinelli,  come non ha prestato sotto la amministrazione Vastarini, il  servizio di farmacista, perchè comandato a soprintendere al  forno. E neir esercizio di questa funzione egli portò tale una  diligente e coscienziosa sorveglianza, che la spesa pel panifìcio,  che era di L. 500 mensili , discese a sole 300, dal giorno in  cui il D' Anna se ne ebbe ad occupare.   Il r. Commissario non ha che a riscontrare in contabilità i  documenti e si convincerà della verità di quanto affermiamo.   Scaduto il termine del contratto, stipulato dal D'Anna col-  T Amministrazione Spinelli, alla fine del 1890, furono banditi  gì' incanti per la fornitura delle medicature antisettiche, come per ogni altra provvista; fu indicata, come base dell'asta, la  somma stabilita nel contratto scaduto; ma non vi fu gara.   All' infuori del D'Anna, nessuno si presentò per la conces-  sione dell' appalto. In tale stato di cose non vi erano che due  soluzioni del problema: o ripigliare il servizio in economia con  l'eventualità, più che certa, di ritornare al consumo di L. 24,000;  od accettare la offerta del D'Anna, esaminando i documenti,  in base dei quali egli chiedeva d' essere autorizzato ad assu-  mere f appalto, quantunque fosse uno stipendiato del P. Luogo.  Egli esibì i documenti stessi, che aveva esibiti al conte Spinelli.  Erano certificati di parecchi Professori, che, letti dal Vastarini,  lo determinarono così come avevano determinato lo Spinelli,  a concedere la domandata autorizzazione.   Ora che di ciò è piaciuto al r. Commissario plasmare un'ac-  cusa, il Vastarini ha richiesto al D'Anna quei documenii per  farne argomento della propria difesa, e il D'Anna glieli ha fatto  tenere con 1' aggiunta di due altri, che meritano 1' onore d' es-  sere intercalati nel testo di questa risposta.   Dei detti certificati, due furono rilasciati in settembre del 1881  dai professori di chirurgia Folinea e Mazziotti ed uno il 27  agosto dello stesso anno dal signor professore Annibale Di Gia-  como, direttore primario della Sala delle lesioni violente, come  dice la relazione, per renderne più ponderosa V autorità. I si-  gnori Folinea e Mazziotti attestavano d'essersi serviti per le  rispettive cliniche chirurgiche delle medicature Lister dal sig.  Alfonso D' Anna e d' averle trovate di ottima qualità e per-  fettamente corrispondenti allo scopo.   Il prof. Di Giacomo poi certificava, ed il documento è tutto  di pugno del lodato Professore , u che gli oggetti di medica-  u tura alla Lister, che vende il farmacista d'Anna, sono di ot-  u tima qualità ed identici a quelli che adopera lo stesso Lister  a a Londra (!?!), come avea potuto convincersi dal nome della  u Casa inglese, dalla quale li ritirava il D' Anna , non che in  u parecchi casi di operazioni , nei quali egli (il Di Giacomo)  u li aveva adoperati.   " Ed in fede etc. etc. „ (1)   (1) I certificati anzidetti trovansi presso il sottoscritto, che è pronto a mo-  strarli a chiunque avesse vaghezza di esaminarli. Sarebbe deplorevole che il prof. Di Giacomo avesse con leg-  gerezza rilasciato il documento del 27 agosto 1881, perchè esso  principalmente fu quello, che determinò la risoluzione del Va-  starini, stante che il suo redattore, autorevole quanto gli altri  due, gli era personalmente noto, come uomo di carattere in-  tegro ed incapace di rilasciar certificati o di far rapporti a  partita doppia, secondo che ora vorrebbe far credere la rela-  zione del regio Commissario.   Noi prevediamo che si potrà dire d' esser vero il certificato  del Di Giacomo di dieci anni fa, ma siccome è possibile che  il D'Anna siasi mutato da quel che era allora, non è impos-  sibile che il giudizio portato dal Di Giacomo sulla qualità delle  medicature, da lui ora fornite, sia anche mutato, e quindi sia  vero il rapporto che dice il r. Commissario aver ricevuto dal  eh. professore.   Tutto questo ragionamento , come si vede , è fondato sulla  supposizione che il D' Anna non sia più quel coscienzioso for-  nitore di una volta; ma a combattere codesta supposizione da-  remo lettura del documeuto che segue, invitando il n Commis-  sario ad ascoltarla nella posizione dell' attenti ! e con la mano  al berretto. Eccola:   IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI (Udite !)   u Veduta la deliberazione in data 27 maggio p. p., con cui  " il Consiglio d' amministrazione dello Spedale Clinico di questa  '■ Città ha chiesta V autorizzazione di procedere, mediante trat-  " tativa privata, all' appalto per la somministrazione degli ar-  41 ticoli di medicatura a tutto 1' anno 1892;   " Ritenuto che dall'atto predetto risulta dimostrata la con-  u venienza e V opportunità che V appalto in parola sia affidato  " al sig. Alfonso D' Anna, il quale tiene in appalto la detta som-  " ministrazione {Udite !) per 1' Ospedale militare di questa Di-  " visione, per quello del 2° Dipartimento marittimo e per quello  " degl' Incurabili e dà le maggiori garantie {Udite! Udite!) per  u il buon andamento del servizio;   u Ritenuto inoltre che i prezzi dell' offerta, presentata dal  u D'Anna ( Udite /), sono notevolmente inferiori a quelli corriu sposti finora per tale somministrazione ; talché 1* Ospedale  u Clinico potrà ritrarre una rilevante economia dal novello ap-  u paltò ;  u Veduti gli articoli ecc. ecc.   Decreta :   " V Ospedale Clinico è autorizzato a concedere, mediante  u trattativa privata , al sig. Alfonso D' Anna Y appalto per la  " somministrazione degli articoli di medicatura fino a tutto il  u 1892 ed in base alla tariffa alligata alla deliberazione 27  " maggio p. p. del Consiglio di amministrazione.   u Napoli {Udite!) 6 luglio 1891.   Ma l'apprezzamento del decreto prefettizio è solamente pre-  ventivo. Ascolti ancora il r. Commissario, senza ritirar la mano  dal berretto, perchè ora ce la mettiamo anche noi: Quando  parlano uomini, come quello; del quale ci apprestiamo a riferir  la parola, si ha il dovere, qualunque sia la posizione dell'a-  scoltatore, di serbare P attitudine del rispetto , che impone la  canizie, congiunta alla scienza ed alla probità indiscutibili.   " OSPEDALE CLINICO DI NAPOLI „   u Certifico io qui sottoscritto che il sig. Alfonso D'Anna, dal  u mese di giugno del volgente anno, somministra a quest' O-  u spedale gli articoli di medicatura (bende compresse, garza ec.)  u e che non ha dato motivo ad alcun reclamo per la buona  u qualità degli articoli somministrati.   u In fede del vero {udite !) ed a richiesta dell' interessato.   Napoli 12 novembre 1891   77 Presidente del Consiglio di Ammiitistrasionv   {Udite! udite!) Carlo Gallozzi   u Visto per la firma del signor Carlo Gallozzi nel presente  " certificato.   u Napoli 23 novembre 1891   u II Delegalo Municipale   u Avv. Di Giulio „  Dopo di ciò potremmo cessare: abbiamo rivendicato l'onore  di un galantuomo , che per deferenza a noi , come al nostro  predecessore, ha fatto con grandissimi sacrifizi un servizio inap-  puntabile air Ospedale, che fu già affidato alle nostre cure; e  ne avevamo il dovere, dappoiché egli fu calunniato, non per-  chè ne avesse dato il menomo pretesto, ma perchè aveva la  sventura d'esercitare uh servizio così delicato, che, quando non  si fa con coscienza, mette in giuoco la vita degli infelici.   Lanciare sul viso ai componenti della disciolta Amministra-  zione T accusa del fatto gravissimo (il regio Commissario ne  intese tutta V importanza) d* aver tollerato a danno degli in-  fermi che quel servizio procedesse nel modo più irregolare  che possa htimaginarsi , era V ingiuria più atroce che si po-  tesse far loro. Essa non ha un equivalente che in quella che  si facesse ad un soldato d' onore di avere tradita la consegna  per oscitanza nelP adempimento del proprio dovere, perchè l'uno  e gli altri avrebbero consegnato al nemico le vite umane, alla  lealtà, così dell' uno, come degli altri, affidata.   Rappresentando i componenti del disciolto Governo come  traditori, non per proposito, ma per ignavia, il regio Commis-  sario li ha designati al pubblico disprezzo.   A poterlo fare logicamente però, egli doveva passare a tra-  verso del povero D' Anna; non ostante che questi fosse inno-  cente. Ma ciò, che importava? — 11 regio Commissario non ha  forse la missione di dimostrare che il decreto del 31 agosto  ultimo era stato giusto e provvido, e che il Prefetto di Napoli  è un fior di filantropo, che , oltre 1' affetto per 1' umanità soffe-  rente, non aveva nessun altro motivo — ci spieghiamo nessun  altro motivo — per volerne alla disciolta Amministrazione, anzi  al solo Soprintendente ?   E chi oserà dire che innanzi al bisogno di ottenere cotesto  risultato dovesse arrestarsi , perchè rovinava un padre di fa-  miglia nella riputazione e negli interessi? Il r. Commissario è  milite obbediente e disciplinato, e a la guerre, comme à la  guerre !   Potremmo cessare; ma non vogliamo, perchè il r. Commis-  sario ha pagato di persona , assumendo d' aver egli , proprio  egli, assodato che i preparati più costosi non venivano forniti, e che quelli, che erano apprestati, non solo erano di pessima  qualità, ma ancora di quantità inferiore a quella richiesta. Ora  noi dobbiamo costringerlo con la forza inesorabile della logica  a confessare che non ha detto il vero, o , che in un' ipotesi  più mite , quando 'parla o scrive , non ha la coscienza degli  atti suoi.   Prima di ogni altro rileviamo che non si è contentato di af-  fermare il fatto , che poteva esser caduto sotto la sua perso-  nale osservazione, ma dice che quel fatto fu tollerato dalla di-  sciolta Amministrazione, ossia precedentemente alla sua entrata  neir Ospedale e che ciò l'ha assodato dai reclami di molti prò-  fessovi. Direttori di sale chirurgiche e delle Suore di carità,  preposte a tale servizio. Noi lo sfidiamo a produrre un solo di  tali reclami, diretto o alla Direzione dell' Ospedale od alla So-  printendenza od al Governatore del carico; ma deve produrlo  col numero di protocollo, che ne accerti la data di ricezione  dal Segretariato Generale e con la immancabile decretazione, che  sta in tutte le centinaia di migliaia di carte di pugno del So-  printendente o del Governatore Delegato. Se non lo fa, ha scritto  una.... inesattezza.   Egli dice d' aver assodato di persona i fatti, che denunzia.  Noi gli abbiamo dimostrato che sono reati, ora gli aggiungia-  mo che non potevano esser consumati senza la complicità delle  Suore, del Ragioniere, del vice-Direttore e dei professori di Chi-  rurgia.   li D' Anna deve fornire a cottimo tutta quella quantità di  generi, che occorrono per le svariate operazioni. La Suora, che  è preposta al servizio , gliene deve far la richiesta. Egli deve  dalla Suora ritirare la ricevuta di ciò che fornisce , non solo  per garentir sé medesimo dalle sottrazioni, che possono corn-  ili ettere i suoi dipendenti, ma per presentarla alla Ragioneria,  che a sua volta deve mettere a riscontro le richieste con le  ricevute, per aver la pruova che fu osservato il contratto e che  si possono compilare i mandati pel pagamento. Or se la Suora  ha fatta la richiesta e non ha avuto il genere, e come mai  avrà rilasciata la ricevuta ? e se non 1* ha rilasciata, in base a  qual documento la Ragioneria avrà preparato i mandati e sot-  toposti alla firma del Soprintendente ?Avrà mentito la Suora e il Ragioniere, e perchè ? per far lu-  crare al D' Anna qualche centinaio di lire , che avranno poi  diviso fra loro?   Evi si sono arrischiati, non ostante gl'immancabili clamori dei  Direttori di sala, degli assistenti, dei coadiutori ? E impossibile.  È assurdo.   Ma sapete voi come si fa la distribuzione dei generi di me-  dicatura ? Vi assiste il signor Tigani, infermiere maggiore, fun-  zionante da Vice-Direttore, o almeno vi si assisteva al tempo  della passata Amministrazione. Senza la sua presenza non si  apre un pacchetto di cotone, né si taglia un metro di garza.   Se il genere richiesto non si trova, o se è di pessima qua-  lità o se è in quantità minore di quella richiesta, Tigani lo  deve sapere, lo deve consentire, ne deve trarre un corrispet-  tivo. Senza di lui la frode è impossibile. Egli non ha fatto alcun  reclamo mai, né al Direttore, né al Soprintendente, né al Go-  vernatore del carico; dunque, se la frode è avvenuta, il com-  plice necessario è Tigani.   Ma chi è costui? Il r. Commissario lo sa, quanto noi. È il  marito d'una Musolino, stretto affine di S. E. il Ministro del-  l' Interno. Quest' indicazione dovrebbe bastare per far ricono-  scere al r. Commissario quale assurdo egli abbia sballato, quando  ha scritto che i generi più costosi non si fornivano, o si for-  nivano in quantità o qualità diverse dal contratto.   Ma se egli, senza pensare, ha insultato con la sua afferma-  zione un uomo, che per le attinenze familiari ha il dovere di  credere onesto, ha egli pensato almeno all' ingiuria atrocissima,  che ha rivolto ai professori di chirurgia scrivendo quelle insen-  sate parole?   Un professore Direttore di Sala, nella più parte dei casi in-  segnante, procede ad una grande operazione chirurgica in pre-  senza dei suoi alunni. Si tratta di una laparotomia, di una ne-  frectomia, di una grande amputazione. Il chirurgo ha fatta una  giusta diagnosi; V occhio della fronte V ha servito bene, come  quello della mente; la mano armata del ferro ha secondato il  pensiero.   L'angoscia che ha turbato per tanti giorni l'operatore, più  crudele di quella che tormenta il giuocatore, quando segue con     Digitized by     Google     41     lo sguardo smarrito il moto circolare della rollina , si calma.  L'operazione è riuscita; ma!., mancano i preparati più costosi  per assicurarne il risultato !... La vita del malato è in pericolo !...  T ammalato muore... e non pel fatto del chirurgo, ma per l'in-  gordigia dell' appaltatore delle medicature. Il chirurgo è costretto  a scrivere nel suo passivo una partita perduta per colpa del-  l' appaltatore : deve esporsi alla maldicenza degli emuli , alla  critica degli invidiosi, alla sfiducia degli alunni, perchè?— Per-  chè il D'Anna gli ha fatto mancare dieci pacchi di cotone fe-  nicato o quindici metri di garza!   E il professore tace, e tacciono gli assistenti, 'e tacciono le  Suore e tacciono gl'inservienti e i preti e i colleghi e gli alunni  e tutti, perchè D'Anna possa dare meno di quel che dovrebbe  per lire dodicimila!   Eh ! via, ditelo ! non sentite che quello che avete affermato,  di fronte a quel che noi vi diciamo, è un assurdo di cosi sfol-  gorante evidenza, che la sua luce, percotcndo nel torbido spec-  chio della vostra coscienza, rimbalza e vi sospinge fino al labro  ribelle la confessione d' aver mentito ?     Prima di dar la parola a chi ha esercitato, in qualità di Go-  vernatore delegato, al pari di noi, il potere esecutivo dell'Am-  ministrazione , al nostro egregio e carissimo amico cav. Lo  Savio, per rispondere a quella parte della relazione, che tratta  delle Condizioni finanziarie della Pia Casa, sentiamo il dovere di  trovare una formola, che chiuda logicamente questo scritto.   L' abbiamo cercata, ma non a lungo, perchè era sul nostro  tavolo un opuscolo , dal titolo — La maggioranza del disciolto  Consiglio Provinciale di Napoli al Paese— Memorandum— 22 gen-  naio 1889 — Tipi Giannini,   In quest' opuscolo , sottoscritto fra altri , anche dall' attuale  r. Commissario per la temporanea gestione della S. Casa degli  Incurabili, evvi un capitolo, intitolato : u Le feste Pompeiane,  Un presidente contabile — nel quale per sei pagine fitte in8 j  grande, si leggono a carico d'un uomo, che copri V ufficio di  Presidente del Consiglio provinciale di Napoli, accuse tali, che  parea dovessero, se fondate, sbarrargli per sempre la via del  ritorno all' alto seggio.   3     Digitized by     Google     — 42 —   Eppure queir uomo v' è ritornato e col voto dei r. Commis-  sario, sottoscrittore del ricordato memorandum ! Anzi, a dimo-  strazione palpabile della confessata calunnia; queir uomo con-  cede a questo il permesso di farsi nominare suo Vice-Presidente  e di portarsi insieme con lui nella stessa lista candidato a con-  sigliere comunale di Napoli !   11 capitolo, cui alludiamo, è preceduto da una epigrafe tolta  dal libro dei Proverbi, Capo 26 n. 27, nel suo testo latino, e  con la corrispondente traduzione italiana.   È la conclusione più calzante, che si possa dare a tutto quanto  innanzi abbiamo detto.   Qui fodit foveam incidet in eam, et qui volvit lapidem, re-  vertetur ad eum.   Chi scava la fossa vi cadrà, e la pietra cadrà addosso a  chi l'ha smossa!   Napoli. PERSONALE AMMINISTRATIVO E SANITARIO   Gravissima, dice il rapporto, é la quistione del personale am-  ministrativo , sanitario e di assistenza addetto alla pia Casa.  Esso, calcolate le pensioni, assorbisce quasi la metà delle ren-  dite nette del Luogo pio. E di ciò sono responsabili tutte le  amministrazioni, non esclusa l'amministrazione Vastarini-Cresi,  che è, manco a dirlo, la più colpevole.   Dopo ciò ognuno s'aspetta di sentire, non solo in che consista  questa colpa , ma quali sono i criteri del r. Commissario per  procedere ad una razionale riforma del personale amministra-  tivo , sanitario e di assistenza: di questi due ultimi specialmente  che assorbiscono i quattro quinti di quella metà delle rendite  di cui parla il regio Commissario.   Ma niente di tutto ciò. Il Regio funzionante sa che un eser-  cito di 1*20 professori, 86 inservienti, 50 infermiere o caminanti,  36 suore di carità, 20 ecclesiastici, rattoppatrici, lavandaie, ba-  cilari per i teatri anatomici e trasporto de' cadaveri , uscieri,  portieri; oltie un personale speciale per i gabinetti batteriolo-  gico, idroterapico, chimico, elettroterapico, ortopedico ecc., in-  sieme ai letti, biancheria , locale ecc. formano proprio V opera  ospedaliera. Dire che la somma sjjesa per tale personale è sottratta al mantenimento dei malati è lo stesso che dire che la spesa per  le indennità ad un segretario ed un ragioniere di prefettura  che aiutano il r. Commissario a dire tante corbellerie ed i de-  nari sciupati nello stampare tante calunnie , sanano le piaghe  dei poveri infermi!!... E un argomento a contrariis, come dicono  gli scolastici.   Ma tanto è vero che lo scrittore o firmatario del rapporto sa-  peva che il personale sanitario e di assistenza non dovesse es-  sere compreso a titolo di biasimo nell'ammontare della spesa  sottratta al mantenimento dei malati , che immediatamente se ne  scorda, e restringe i suoi benevoli, quanto esatti apprezzamenti, al  personale amministrativo.   Ed allora perchè parlare, con evidente malafede, di metà della     Digitized by     Google     spesa sottratta alla cura dei poveri infermi? Perchè non par-  lare col linguaggio onesto delle cifre, e dire che, sopra un'en-  trata annua che rasenta il milione, la spesa del personale am-  ministrativo è di lire 63,010.00 e non oltre , e che in questa  sono compresi gli stipendi ed i salari per tutto il personale  della Direzione ospedaliera e sue dipendenze , che potrebbe a  buon dritto dirsi destinata al servizio sanitario ?   Se il regio Commissario fosse stato assistito da buona fede e  non avesse dovuto rispondere alle esigenze di una diffamazione  organizzata a detrimento di parecchi galantuomini , si sarebbe  reso conto delle innumerevoli difficoltà amministrative della  azienda affidata alla sua temporanea gestione, ed avrebbe con-  statato di quale e quanta attitudine, di quale e quanto concorso  efficace di tutti fa d'uopo per porsi in grado di veder chiaro  in ogni singolo atto amministrativo e nel complesso di tutti.   Se di ciò si fosse reso conto il r. Commissario non si ve-  drebbe ora posto alla gogna delle nostre categoriche smentite.   Ma rientriamo presto nell'argomento della spesa pel personale  amministrativo e sbrighiamocene in poche parole.   Col regolamento generale del pio Luogo del 1879, con le piante  N. 1 e '*, la spesa per gli stipendii amministrativi fu fissata a  L. 40,420.00 a cui aggiunto il compenso di esazione dovuto al  tesoriere, compreso in detta pianta, ma non indicato, per il suo  ammontare di L. 4000,00, si ha un totale di. . L. 41,420.00  le quali, con le modificazioni al regolamento delibe-  rate nel 1885, discesero a L. 42,160.00   Però con l'attuazióne di detta pianta un personale  di stralcio rimase tagliato fuori, ma che però presta-  va un servizio indispensabile, e che nel 1886 gravava  sul bilancio per L. 20,850.00   Sicché la spesa totale annua fu di L. 63,010.00   come fu rinvenuta dal Vastarini-Cresi.   L'amministsazione da questo presieduta, con deliberazione 17  novembre 1889 , approvata dalla Giunta provinciale il 21 gennaio 1890, approvò una nuova pianta per l'ammontare di li-  re 63,880 ridotta poi a L. 57,680.00   Mantenne fuori pianta alcuni impiegati che gravano  sul bilancio per L. 5,330.00   sino a raggiungere le L. 63,010.00   che si pagavano prima.   Se il regio Commissario non ha perduto, fra l'altro, la virtù  di comprendere l'eloquenza delle cifre, dica come L. 63,010.00  sono superiori a L. 63,010.00.   E se questa è la sostanza, qual valore possono avere gli ap-  prezzamenti del r. Commissario?   Meno male che non ha trovato modo di giustificare, con ar-  gomenti simili a quelli adoperati finora, la formazione di una  novella pianta per il personale contenzioso come fece la rela-  zione ministeriale. E per quanto riguarda la voluta pianta per  il personale tecnico e l'aumento dei farmacisti, riproduciamo dal  ricorso alla IV sezione del Consiglio di Stato il brano che a  questi due argomenti si riferisce:   « Non differenti apprezzamenti l'altro appunto sulla spesa  deliberata per gl'Ingegneri.   « Basta far notare che la Giunta provinciale amministrativa  ha approvata tale spesa (Vedi verbale 16 settembre 1891 per  notar Merola), renduta necessaria dalla esecuzione del contratto  per l'assunzione a partito forzoso delle rendite e della manu-  tenzione dei fabbricati ; e che, approvata per lire 7,000, se ne  sono assegnate solo 4680 per tre ingegneri ispettori, che deb-  bono vegliare alla esecuzione della manutenzione.   « Qui però cade in acconcio far notare che non si tratta di  una spesa di carattere organico e permanente , ma puramente  transitorio , che vive la vita di un' esercizio finanziario, e che,  mentre, il contratto di manutenzione ha avuto principio il 4  maggio 1890, la spesa per gli ingegneri ispettóri non ha gravato neanche il bilancio 1891, essendosi stanziata per la prima volta  sul bilancio del 1892.   (( E si noti ancora che uno degli ingegneri ispettori, il signor  Errico Migliaccio, era già impiegato antico dell'Amministrazione  con uno stipendio uguale a quello che oggi percepisce in lire  1680 e che perciò in definitivo la novella spesa si riduce a  L. 3000.00.   « Se l'amministrazione disciolta ha in ultimo chiesto all'au-  torità tutoria r autorizzazione per aumentare uno e non due  posti nell'organico dei farmacisti, ciò ha fatto per le aumentate  esigenze del servizio.   « In fatti, oltre che l'uso delle specialità chimiche e l'introduzione  degli alcaloidi mila farmacopea rendono più penoso il servizio far-  maceutico, l'amministrazione ha impreso a fornire i farmachi  a due altri istituti Pii, al Manicomio provinciale di S. France-  sco di Sales, ed ai tre ospedali (Vita, Cesarea e Loreto), dipen-  denti dal Reale Albergo dei Poveri. Come possa l' antico perso-  nale rispondere alle nuove esigenze lo dica l'imparzialità della  IV Sezione del Consiglio di Stato (e qui la verecondia del R.  Commissario ! )   « Da tutto ciò chiaramente emerge che non infruttuosi ri-  chiami della R. Prefettura vi furono , non aggravio di novelli  stanziamenti nel 1891 per un aumento di personale, non crea-  zione di nuovi organici, non ingiustificata proposta di aumento  di farmacisti ; ma vigile e solerte cura degli amministratori nel  migliorare le rendite del pio Istituto e nel restringere il pas-  sivo nei limiti del puro necessario ».   E tutto ciò potrebbe bastare in risposta alle calunniose men-  zogne contenute per questa parte nel rapporto del R. Commis-  sario. Ma per dare un'altra prova della serietà dei suoi studii  giuridici, a titolo di amenità, riportiamo l'articolo 231 del re-  golamento del pio Luogo, dal quale vorrebbesi trarre l' obbligo  da parte degli ingegneri inscritti nell' albo , a norma dell' art.  222, di prestar l'opera loro gratuitamente per l'ispezione per-  manente di cui nel contratto di manutenzione. Art. In generale, per tutti i lavori commessi agli in-  a gegneri ed architetti, questi non hanno dritto a riscuotere  « compensi o rimborsi di spese dal pio Luogo   e salvo ai medesimi lo esigere direttamente dagl' intraprenditori  « nel caso di esecuzione delle opere e senzi responsabilità del Pio Luogo,  « quei diritti e rimborsi che potessero loro competere.   Non è il caso di far commenti ! ! !   Che dire poi dello appunto fatto per aver dato un alloggio  conveniente al Direttore dell' importante nosocomio ?   Ha compreso perfettamente il R. Commissario che, votata la  nuova pianta , non era più il caso di far ricorso alla disposi-  zione del regolamento, che assegnava al Direttore una casa della  pigione di L. 400 all'anno, ed allora ha detto che lo alloggio,  di cui parla la nuova pianta , dovesse limitarsi a due o tre  stanze nello interno dell'ospedale.   Per verità, se V autore del rapporto si fosse doluto che un sem-  plice infcrmieie maggiore occupa una casa alla discesa Maria Longo  della pigione di L. 125 al mese sol perchè parente d' un Mini-  stro (e che Ministro!) lo avremmo compreso, tanto più che ora  il R. Commissario ha concesso allo stesso impiegato un allog-  gio suppletivo come fosse un supplemento di stipendio !   Ma rivolgere censura air amministrazione Vastarini per aver  concesso al Direttore un alloggio rispondente alla importanza del  posto che occupa, è la prova provata che il R. Commissario,  compreso dal voluttuoso desiderio di riuscir gradito al sig. Pre-  fetto, ha voluto parlar del Direttore in un modo purchessia, co-  noscendo che la corda sensibile del cuore del chiaro uomo che  siede sulle cose della Provincia di Napoli avrebbe vibrato con  insolita frequenza! C'intendiamo, onorevole R. Com-  missario?   LAVORI   Se per combattere le altre affermazioni del R. Commissario  ci ò bastato riassumere le accuse uà esporre i fatti da cui ri-     Digitized by     Google     — 76 —   sultava la evidente malafede con cui lanciavansi tali accuse; per  quanto riguarda la rubrica lavori non possiamo fare altrettanto.  Sono così condensate e tante le ingiuste affermazioni del R.  Commissario, che bisogna averle presenti nel loro contesto per  comprendere, dopo averle esaminato, qua! malgoverno si è fatto  della riputazione dell' amministrazione Vastarini col famoso  rapporto.   Prima però di esporre i brani testuali della relazione del R.  Commissario, faremo precedere una breve ma chiara esposizione  dello stato contabile e contrattuale dei lavori , prima dell' am-  ministrazione Vastarini , cioè fino a tutto dicembre 1889 , du-  rante il 1890 , e per il periodo dal 30 dicembre 1890 al 2 settembre 1891, che riguarda la dimoila amministrazione.   Il 28 febbraio 1884 F amministrazione presieduta dal signor  Conte Spinelli, dietro regolare autorizzazione della Deputazione  provinciale, e previo esperimento dei pubblici incanti, stipulò  con gF imprenditori Vincenzo d'Errico, Mauro Abate e Antonio  d'Ambrosio un contratto di appalto generale per tutti i lavori  bisognevoli ai fabbricati del pio Luogo, di muratura , falegna-  meria e dipintura, per qualsivoglia ammontare e per la durata  di tutto il dicembre 1889. La tariffa posta a base di tale con-  tratto era quella del genio civile, il ribasso contrattuale per i  lavori in muratura era il 6 OjO, la liquidazione ed il pagamento  si convenne dovesse farsi dietro regolare misura degli ingegneri  direttori dei lavori.   In virtù del suddetto contratto furono affidati ai suddetti im-  prenditori tutti i lavori di manutenzione dell' ospedale e del va-  stissimo patrimonio urbano appartenente al Pio luogo; i lavori  di riparazione e rifazione delle diverse infermerie dell' ospedale;  od in fine tutti i lavori necessari a ricostruire e ritornare in  parte il diruto ex monastero della Consolazione appartenente al  Pio luogo e clie non dava un soldo di rendita.   Iniziati tali lavori nel 1884, furono alacremente proseguiti  negli anni successivi.   Nel 1886 però in parecchi importantissimi caseggiati del Pio luogo, per le condizioni speciali del sottosuolo di Napoli,  per Io stato deplorevole delle fondazioni dei fabbricati di Na-  poli in generale, per le infiltrazioni delle acque di Serino, e per  il rigurgito di quelle delle antiche conserve , sopravvennero  schiacciamenti e lesioni in gran numero con imminente peri-  colo di mina di molti fabbricati, per cui fu necessario accor-  rere prontamente ad eseguire le più urgenti riparazioni.   Ognuno comprenderà di leggieri che ci riesce impossibile in-  dicare la spesa occorsa per tanta e cosi importante quantità di  lavori, per non avere a nostra disposizione la ragionerìa o l'ar-  chivio del Pio luogo e perchè non riguardano gestioni della di-  sciolta amministrazione. Però basterà fai* sapere che a chiusura  di conto 1889, dietro ordini severissimi e perentori del Vastarini,  i sig. ingegneri del Pio luogo fecero pervenire tutte le misure  dei lavori ordinati dalle precedenti amministrazioni ed eseguiti  nel 1887, 1888 e 1889 e, secondo la liquidazione fatta dalla Ra-  gioneria del Pio luogo di tali misure , il loro ammontare com-  plessivo ascese alla cifra di lire 211,003:89, di cui figurava pa-  gata la somma di lire 42,841:00, era a pagar la rimanenza di li-  re 168,162,89 (1).   (I) Nelle suddette misure liquidate perla suindicata somma di lire 211003.89   figuravano :   L. 70 mila circa per lavori di sottofondazione e ricostruzione eseguiti nel gran  caseggiato a via Cisterna dell' Olio ;   L. 50 mila per lavori eseguiti nel locale dell' ex monastero della Consolazione,  pel quale si erano spese, negli anni precedenti, altre L. 70 mila  già pagate, e ciò allo scopo di ridurre detto locale redditizio.   L. 20 mila per lavori di sottofondazione e ricostruzione nel fabbricato in via  Carbonara n. 109.   L. 13 mila per consimili lavori eseguiti nei caseggiati in via Montagnola ;   L. 150 mila in uno per lavori di carattere straordinario e patrimoniale. Le ri-  manenti L. 70 mila rappresentavano V importo dei lavori eseguiti  nel 1889 per la manutenzione dei caseggiati e del fabbricato ospe-  daliero, non che per la rinnovazione di due infermerie ncll' ospe-  dale stesso. Poiché però si avea ragione di ritenere che la liquidazione  eseguita dalla ragioneria non fosse stata rigorosamente esatta  e le misure stesse inviate dai sig. ingegneri risentissero della  fretta con cui erano state compilate, il Governo si riserbò di  sottoporre le liquidazioni dei lavori ad una severa revisione con-  tabile, tecnica e contrattuale. E, come fu dichiarato a pag. 21  della relazione morale a stampa sul conto 1890, « tale revisione  « eseguita per la parte tecnica dall' egregio prof. Udalrico Ma-  « soni, per la parte contabile e contrattuale dalla Segreteria e  « dal Governatore Lo Savio (non dalla ragioneria) si ottenne una   (( RIDUZIONE D2 SPESA SULLA SEMPLICE PARTITA DELLE OPERE MURARIE   « di ben l. 33,670:53 ».   Se si tien conto che di tutti i lavori liquidati a chiusura di  conto 1889, solo una minima parte, per pochissime migliaia di  lire e per bisogni impellenti, fu ordinata dal Vastarini : — che  tutti iudistintamente tali lavori furono eseguiti in base al rego-  lare contratto del 26 febbraio 1884 e per bisogni riconosciuti dai  precedenti amministratori: — che sulla primitiva liquidazione già  approvata dall'autorità tutoria, si fece la rilevante economia di L.  33,670.53 come risulta dal rendiconto 1890: che la disciolta am-  ministrazione infine non fece essa la spesa, ma fu ben essa in-  vece a far Y economia suindicata, se si tien conto di tutto ciò,   Ora trattandosi di lavori eseguiti nel 1889 ed anni precedenti, la responsa-  bilità non può spettare ai Vastarini, nò per quanto si riferisce alla ordinazione  loro, nò per quanto tiene alla esecuzione.   E se tale responsabilità non spetta al Vastarini, molto meno spetta alla dì-  sciolta amministrazione che fu nominata con decreto 30 dicembre 1890.   Se però si fa accenno a tale divisione di responsabilità, è perchè il R. Com-  missario sappia a chi sono dirette le sue ingiuste e calunniose osservazioni.  Che per quanto tiene al merito degli apprezzamenti suoi sugli atti compiuti  dall' amministrazione Spinelli, sappia il R. Commissario che per tutta la gran  quantità di lavori eseguiti dal 1884 in poi, essa non ebbe bisogno di altre ri-  sorse straordinarie fuorché delle lire 60(X) di rendita alienate nel 1888, le quali  furono compensate dal maggior utile rctratto dai locali della Consolazione, che  ora rendono L. 14 mila all'anno. diciamo, qual uomo di buona fede presterà ascolto ai calunniosi  apprezzamenti del R. Commissario ?   Questo per quanto si riferisce ai lavori eseguiti fino a tutto  il 1889.   Per quanto poi riguarda i lavori eseguiti nel 1890 bisogna aver  presente che, scaduto il contratto con gì' imprenditori d'Errico,  d'Ambrosio ed Abate col 31 dicembre 1889 e procedutosi a  cottimo chiuso col Forino per la riscossione delle rendite e ma-  nutenzione dei fabbricaliy il quale contratto dovea avere il principio  della sua esecuzione col 4 maggio 1890, era giuocoforza prov-  vedere alla manutenzione dell'importante patrimonio immobi-  liare per 4 mesi, cioè dal 31 dicembre 1889 al 4 maggio 1890.   Se negli anni precedenti la manutenzione aveva assorbito la  somma di lire COmila all'anno, tutto lasciava supporre che tale  manutenzione per un quadrimestre (e nei 4 mesi invernali spe-  cialmente) avrebbe assorbito la somma di oltre L. 20mila.   Dall' altro canto il Forino, che in tale quadrimestre dovea pro-  cedere ai novelli affitti per suo conto, avea il massimo interesse  a che gli accomodi locativi fossero fatti in conformità dei patti  da stipulare con i nuovi inquilini, verso dei quali egli era 1' u-  nico responsabile. Perciò l'amministrazione con deliberazione  12 gennaio 1890 concesse a forfait al Forino la manutenzione  anticipata di tutti gli stabili compresi nel capitolato di appalto  per il compenso unico di L. lOmila.   Se il R. Commissario si fosse fatto guidare da quel sentimento  di onesta equanimità che invano si cerca nelle 45 pagine del  suo rapporto, avrebbe dovuto rilevare che i soli preventivi già  presentati dagli ingegneri per lavori di manutenzione, fino al  12 gennaio, epoca in cui fu adottata la deliberazione, superavano  le L* i Ornila accordate al Forino come compenso a cottimo per lutto il  quadrimestre.   Né valga il dire che bisognava sottoporre all'approvazione  dell'autorità tutoria tale, deliberazione , poiché la spesa trova-  vasi stanziata in bilancio e veniva erogata in limiti molto in-  feriori allo stanziamento corrispondente; e poi , approvato dall’autorità tutoria il contratto Forino, non era neeessario sotto*  porre a novella approvazione un atto che, altro non faceva che  anticiparne la esecuzione, anticipandone i vantaggi.   Esposte queste indispensabili notizie sullo stato contabile e  contrattuale dei lavori , veniamo alle accuse ganeriche del R.  Commissario.   Udite :   « Dopo gli stipendii, la spesa che fino ad ora ha assorbito le  k migliori risorse della Pia opera, ò stata quella dei lavori d'ogni  « genere che si sono eseguiti, laddove, essendo la manutenzione  « dei fabbricati appaltata al riscuotitore di essi, non si sarebbe  a dovuto che erogare le somme occorrenti nei lavori di carattere  « straordinario che si fossero potuti verificare ed in quelli di  « manutenzioae del fabbricato ospedaliero e delle poche case, la  a cui esigenza è mantenuta direttamente dall'Amministrazione b.   Se quest'accusa generica fosse stata corroborata con esempii,  per verità la serietà del R. Commissario se ne sarebbe avvan-  taggiata un tantino, non fosse altro nella forma, pur rimanendo  vacua nella sostanza. Ma veniamo a discuterla.   Se si tratta di lavori eseguiti fino a tutto il 18R9, questi non  ci riguardano, come abbiamo dimostrato: e d' altronde, non es-  sendo la manutenzione appaltata, ma eseguita in economia, in  base a regolare contratto per la valutazione dei lavori, e com-  prendendo gran parte delle somme spese fino a tal epoca; lavori  necessarii alla conservazione del patrimonio, l'accusa si appa-  lesa ingiusta e calunniosa per tale periodo precedente.   Se poi si tratta di lavori eseguiti nel 1890, bisogna aver pre-  sente:   1. Che il contratto della manutenzione a cottimo ha avuto  inizio il 4 maggio 1890 e che perciò la manutenzione per un  quadrimestre era a carico dell' amministrazione la quale erogò  la somma suddetta di L. 10,000.00   2. Che essendo esclusa dal contratto Forino  la manutenzione dell' Opera ospedaliera e sue dipendenze , tale manutenzione preventivata per  lire 18mila si è verificata, per le opere straor-  dinarie occorse nell' ospedale, per ....;) 28,376.41) (1)   3. Cke è occorso pagare col bilancio 1890:   a) Parte dei lavori eseguiti nel 1889 per ri-',  fare la seconda sala donne . . L. 3954,60]   b) Parte dei lavori eseguiti anche f   nel 1889 per ricostruire la sala oftal- ; 11,240.80 (2)   mici s. 4000,001   e) Parte dei lavori eseguiti per la ]   lavanderia a vapore ;, 3292,20'   4. Che non essendo comprese nel contratto  Forino le case soggette ad espropriazione per un  valore di L. 700 mila, e non essendo state espro-  priate per tutto il 1889, come si era convenuto,  è stato giocoforza manutenerle per poterle af-   iìttare, erogando una somma di circa . . » 6,000,00   Tutte le suddette somme hanno gravato sul bi-  lancio 1890 per lo ammontare complessivo di » 55,623.36   E sapete voi, onorevole regio Commissario, per  quanto figura nel consuntivo 1890 la cifra riguar-  dante la partita lavori, ossia per gli art. 14 e  44 del bilancio ? figura per » 68,702,11   Da cui sottratta la somma di L. 55,623.36,  che ha gravato sul 1890 per le cause su esposte,  si ha che la spesa sostenuta in detto esercizio  per i lavori straordinari è di sole .... » 13,079.76 Vedi conto del Tesoriere 1890 e relazione a stampa del Segretario Ge-  nerale del Pio luogo su detto conto pag. 10. donde risulta che sull'art. 44  (Fabbricato ospedaliero) fu fatto uno storno in aumento per L. 10,37f>,46.   (2) I lavori (a) furono eseguiti dai fratelli Russo con regolare contratto su  preventivo degli ingegneri Giambarba e Curcio ed ammontarono a L. 12 mila  circa — I lavori (b) furono eseguiti dal D* Errico in base al contratto 28 feb-  braio 1884 — I lavori (e) dallo stesso D' Errico col citato contratto 28 febbraio  1884 e per speciale autorizzazione dell' autorità tutoria (Ingegnere Fulvio). E tenuto conto dello stato gravissimo di molti fabbricati, dei  lavori che si sono eseguiti a piazza Cavour, a Porta Carrese a  Montecalvario , a Cisterna dell' Olio ecc., domandiamo alla lealtà  del R. Commissario se gli pare, non diciamo grossa, tale cifra  ma almeno sufficiente a provvedere ai più urgenti bisogni.   Ed allora perchè buttare delle frasi generiche e vuote e che  non sono altro se non la espressione della più sballata posa da  grand' uomo ?   Ma qui non s' arresta il R. Commissario. Egli seguita a dire:  I lavori si eseguivano senza autorizzazione, senza contratto, senza  preventivo, illegalmente, per colpa sempre dell'Amministrazione,  che anzi, con suo rincrescimento, .ce ne dispiace davvero per lui)  in ciò ha riscontrato le maggiori colpe e le più gravi ; fino al  punto da essere indotto ."senza rincrescimento, crediamo) a pro-  muovere giudizio di responsabilità verso i passati amministratori.   Era naturale. Premessa la incoscienza completa ed assoluta  delle condizioni contabili e contrattuali dei lavori e la deplore-  vole costante oscitanza delle disposizioni di quelle leggi che  invoca sempre a sproposito, un simile linguaggio, se non si scusa  si spiega ! È il linguaggio di tutti coloro che, a corto di argo-  menti e di fatti, vogliono produrre una certa impressione.   E diciamo a corto di argomenti e di fatti; perchè quelli citati  dal R. Commissario stanno contro la sua tesi.   Esaminiamoli.   Sarebbero illegali i lavori eseguiti per riduzione della casa  del Direttore dell' Ospedale, perchè ordinati dal Soprintendente  Vastarini, in data 10 dicembre 1 889, senza autorizzazione del Con-  siglio.   Per lo statuto organico del pio Luogo il Sopraintendente è il  potere esecutivo dell' amministrazione. Il Consiglio vota il bi-  lancio preventivo , il Sopraintendente spende le somme tutte  comprese nei singoli capitoli del bilancio. Tale disposizione ,  chiara, categorica, precisa , giammai sconosciuta o posta sem-  plicemente in dubbio dall' autorità tutoria , dava il diritto al  Soprintendente di autorizzare la spesa per quello, come per altri lavori. E tale spesa fa primieramente autorizzata per Li-  re 3000 e si elevò a Lire 8278,62 per essersi riconosciuta po-  steriormente la necessità di rifare i lastrici solari grandemente  avariati. E tali lavori furono eseguiti dallo imprenditore d' Er-  rico in virtù del contratto 28 febbraio 1884, con uno speciale  ribasso del 10 0[0 ottenuto dal Soprintendente,   Sarebbero illegali , secondo il rapporto del R. Commissario ,  i lavori eseguiti a Piazza Cavour, :c per i quali dall'Ingegnere  « Curcio il 22 dicembre 1890 furono presentati quattro conti  « ammontanti ciascuno a Lire 499,97, 499,94, 499,96, 423,55».  Per i gravissimi ed improvvisi danni manifestatisi nei fab-  bricati a Piazza Cavour nel settembre 1890, fu dato ordine im-  mediato agli ingegneri Curcio e Fulvio di far procedere alla  puntellatura della estesa zona di case pericolanti ed ai lavori  pili urgenti per assicurarne la stabilità. Nel tempo stesso ai  suddetti signori ingegneri fu dato incarico di preparare un esti-  mativo generale e complessivo per la sistemazione definitiva di  tutta la zona dei fabbricati minaccianti ruina.   Non ostante ripetuti richiami dall'Amministrazione, i suddetti  ingegneri tardarono a preparare V estimativo, per non essere fa-  cile rendersi un conto preciso dello stato delle fondazioni e per  non potersi procedere ad una prova di esse, pendente una  perizia giudiziaria, che si espletava per assodare la causa delle  lesioni.   Sui primi di dicembre, impartiti gli ordini a tutti gì' inge-  gneri di liquidare senza ritardo, sia con misure finali, sia con  misure parziali, tutti i lavori eseguiti nel 1890, agli effetti della  chiusura di conto; V ingegnere Curcio inviò, per quelli eseguiti  a Piazza Cavour, le quattro liquidazioni indicate dal R. Com-  missario.   Però, mentre furono inviate alla ragioneria per essere te-  nute presenti agli effetti del conto lavori 1890, allo steso inge-  gnere Curcio fu impartito l'ordine di presentare il preventivo  generale complessivo e comprendervi anche lo ammontare dei lavori  eseguiti e liquidali, acciò la Giunta provinciale, esaminando la pratica, potesse avere sott' occhio la vera e precisa esposizione  delle cose.   E così avvenne. Inviato dagli ingegneri Curcio e Fulvio il  preventivo generale in cui i lavori già eseguiti e liquidati erano com-  presi non solo, ma portavano una speciale indicazione, fu dal Governo,  con deliberazione 12 Febbraio 1891 , approvato tale preventivo  per lire 7260,94, e tale spesa fu sanzionata dall'autorità tuto-  ria alla quale furono esposti i fatti nel modo surriferito.   Non pare al R. Commissario che prima di lanciare una ca-  lunnia, avrebbe avuto il dovere di esaminare l'incartamento  di piazza Cavour, piuttosto che prendere a casaccio delle mi-  sure in mano e dirne di così marchiane ? Porti i nostri rin-  graziamenti a chi lo ha servito così bene: egli lo conosce !!!   Non occorre parlare dei lavori di manutenzione concessi a  fortait al Forino per il quadrimestre gennaio-maggio 1890 e per  L. 10 mila, avendone discorso estesamente innanzi.   Non siamo in grado di dare una risposta air accusa che  riguarda i lavori del 1891 coi numeri del registro di ragione-  ria 7, 17, 34, 35, 36, 37, 48, 51, 68, 69, 74, 75, 77, 78, 80, 81,  82, e 83 (tombola !) ammontanti a L. 6000 complessivamente ,  perchè non abbiamo presente il registro di ragioneria e non ci  ha fatto l'onore il R. Commissario di indicare la natura dei  lavori eseguiti, altrimenti avrebbe avuto per questa parte la  degna risposta.   Però è facile argomentare che, trattandosi di 18 lavori dif-  ferenti per T ammontare di L. 6000, deve ognuno avere un im-  porto inferiore a L. 500, e deve riguardare ognuno una sin-  gola partita di lavoro.   Prosegue il R. Commissario che sono illegali « i lavori in  « corso di restauro della casa in via Oronzio Costa n. 12 afB-  « dati senza contralto all' appaltatore medesimo e che egli ha fatto  « perciò immediatamento sospendere ».   I lavori in via Oronzio Costa n. 12 sono lavori in condominio  e riguardano sottofondazioni e ricostruzioni di muro comune, e  furono concessi, di accordo fra tutti i condomini, all' imprenditore Francesco Palmieri con conlraUo privalo del 27 ottobre 1890  {Beg. n. 9580 ufficio atti priv. il 6 novembre 90, voi. 63 fol. 117  ecc.), tra la S. Casa, Zampella, Pizzoli e Tagliatetela.   La tariffa che è a base del contratto è quella Folinea del 1886,  tipi Giannini.   Ah! occhi di lince d'un R. Commissario ! !....   Non è altrimenti vero e non risulta dall' incartamento, a cui  fa appello il R. Commissario, che i primi lavori della lavanderia  si siano dovuti distruggere per non essersi posto mente a pro-  porzionarli alla dimensione delle macchine; ma invece si son  dovuti modificare i primitivi lavori per modifiche apportale dallo  stesso fornitore delle macchine Ing*De Bollari nella dimensione ed ubica-  zione di queste. Ciò risulta da un rapporto dell' Ing. Fulvio di cui  non ricordiamo la data e che è negli atti.   Né possiamo tampoco preoccuparci dell'altro appunto pel  quale si vorrebbe far credere che sono stati posti a carico della  S. Casa dei lavori per l'ammontare di lire 2360,69 che avreb-  bero dovuto cedere a carico di Forino.   La stessa forma generica dell'accusa, la dimostrata ignoranza  da parte del R. Commissario dei patti e condizioni del capito-  lato di appalto, ci autorizzano a ritenere che', tali lavori sono  stati posti a carico della S. Casa, perchè sono dipendenti da al-  tri lavori di costruzione di volte, muri maestri o fondazioni.   E ciò conformemente a quanto è disposto nel capitolato, il  quale pone a carico del pio Luogo la spesa per lavori straor-  dinarii di costruzione ecc. e per lavori da questi dipendenti.   La dimostrazione poi dell' asserita mancanza di preventivo,  nella esecuzione dei lavori il R. Commissario dice, che « è ri-  « sultata dall' aver fatto verificare da un ingegnere di sua fi-  « ducia(sic) alcuni lavori nell'ospedale a pagamento delle donne,  « per i quali, negli ultimi giorni dell'Amministrazione Vastarini,  « era stato presentato dall'ingegnere Migliaccio un preventivo  « e dall'essersi trovato che i lavori stessi erano invece da tempo  « stati eseguiti ». Perii che, opportunamente interrogalo il Migliaccio, ha per iscritto dichiarato che i lavori erano slati [verbalmente ordinati  dall'Amministrazione dicendoglisi di compilarlo poi il preventivo per cor-  redo della pratica ecc.   Anche a quest'altra speciosa ed amena invenzione una breve  e precisa smentita.   Sorto il bisogno di riformare il reparto dei pagamenti donne,  fu dall' Amministrazione dato incarico air ingegnere Migliaccio  di compilare il preventivo per tali lavori. Il preventivo fu re-  golarmente compilato ; furono banditi i pubblici incanti per lo  appalto dei lavori stessi e ne rimase aggiudicatario l'imprendi-  tore Vincenzo d'Errico col ribasso del 33 0[0.   Essendosi però preveduto il caso del probabile aumento dei  lavori oltre il limite del preventivo , nella bozza del capitolato  di appalto preparato dalla Segreteria , il Governatore Lo Savio  (quello in balia di cui restava l'amministrazione, secondo la re-  lazione ministeriale) aggiunse di suo pugno la clausola, che in  caso di aumento dei lavori per qualsiasi ammontare, anche oltre il quinta  voluto dalla legge (quella sui lavori pubblici, onorevole R. Com-  missario ! ) / lavori si sarebbero intesi fatti alle medesime condizioni del-  r aggiudicazione. L' aggiudicazione avvenne , come abbiam detto col 33 OjO di  ribasso.   Lungo il corso dei lavori il Governatore Cosenza, che sorve-  gliava personalmente l'andamento di essi, riconobbe la neces-  sità di aumentarsi il numero delle camere a pagamento, e quindi  di accordo col Soprintendente e col Governatore Lo Savio, diede  ordine di trasformarsi a camere a pagamento per le donne un  gran salone che aveva prima avuto altra destinazione. Da ciò  1' aumento di lavori e la necessità di un preventivo suppletivo per  integrare la pratica.   Ma era naturale che essendosi preveduto nel capitolato di ap-  palto il probabile aumento dei lavori, ed essendo stati valida-  mente garentiti gli interessi della S. Casa con la clausola su-  . espressa, si poteva anche far di meno dell'altro preventivo;  potendo bastare che nella misura finale fosse compresa la maggìor quantità di lavori eseguiti alle tnedesime condizioni della pri-  mitiva aggiudicazione.   Questo è quanto risulta dai documenti, onorevole R. Commissario, ed affermando il contrario, (ciò che non può essere) l'in-  gegnere Migliaccio ha mentito.   E forte dubitiamo che l'ingegnere Migliaccio abbia affermato  ciò che asserisce il R. Commissario ; perchè , almeno questa  volta , trattandosi di una dichiarazione scritta, avrebbe dovuto  pubblicarne il testo preciso.   Non diciamo parola sul fatto per il quale il R. Commissario  dice di aver prodotto formale denunzia air autorità giudiziaria,  poiché non saremo noi che preoccuperemo il libero corso della  giustizia. Però non vogliamo tacere che non può un'ammini-  strazione essere tenuta responsabile dell'accordo fraudolento tra  un ingegnere ed un imprenditore, se tale accordo vi fu.   Dopo avere esposto con la maggiore brevità possibile , ma  crediamo, con ugual chiarezza, l'organizzazione di questo ramo  di servizio , e dopo aver distrutto i fatti che dal R. Commis-  sario sono posti a base dei suoi ingiusti apprezzamenti, vegga  ognuno se le ultime parole contenute nel suo rapporto che ac-  cennano a enorme disordine, ad abusi, a sistematico disprezzo delle leggi,  possono meritare una seria considerazione o non ci autorizzano  piuttosto ad esclamare:   :: Le sue parole ci fan 1' effetto che ci farebbe fuso di femi-  netta o di fanciullo stocco!...   FORNITURE   Coloro che hanno seguito la storia dello scioglimento del-  l' Amministrazione degli Incurabili, ricorderanno che, fra le ac-  cuse della relazione ministeriale, ve n'era una la quale affer-  mava che, quando nell'aggiudicazione delle forniture seguivasi  il sistema delle pubbliche aste , non si osservavano le regole della  legge di contabilità.   Il fatto posto a base di tale accusa era il seguente: Procedutosi agli incanti pubblici per l'aggiudicazione della  fornitura di carte e stampe , sorse divergenza sulla interpetra-  zione di una cifra contenuta in una scheda di offerta di ribasso.  Il Soprintendente, che presiedeva alle aste, invitò tutti i concor-  renti a leggere la scheda allo scopo di evitare contestazioni, e  tutti meno uno , tal Guadagno , ritennero che la scheda conte-  nesse il ribasso del 46 OjO sul prezzo d'asta.   Siccome era quella la scheda che portava il maggior ribasso,  a quell'offerente fu aggiudicato lo appalto delle carte e stampe.   Il Guadagno reclamò , contro tale provvedimento , ma il re-  clamo fu respinto dall'amministrazione. Ripetuto il reclamo al  Prefetto, questi non vi provvide nei trenta giorni voluti dalla  legge. Ma dopo parecchi mesi, quando l'aggiudicatario avea già  fatto gran parte della fornitura, il signor Prefetto, che già co-  vava nell'animo il malcelato disegno di colpire i malvisi ammi-  nistratori, mise fuori il reclamo Guadagno e minacciando l'an-  nullamento dell" asta seguita e dell 1 aggiudicazione verificata,  pretese che V amministrazione trovasse modo di far tacere il Gua-  dagno !!   Tale indecoroso aggiustamento fu respinto dal Consiglio di  Governo, che con sua novella deliberazione confermò le prece-  denti.   Il Prefetto inviò la pratica al Ministero dell'interno perchè  fòsse annullata l' asta per violazione di legge : e prima che il  Consiglio di Stato (Sezione interni) si fosse pronunziato sul chie-  sto annullamento , la relazione ministeriale lanciò 1' accusa di  inosservanza delle norme della legge e del regolamento di con-  tabilità.   Ma nello scorso settembre , la domanda del signor Prefetto  per l'annullamento della suddetta asta, sottoposta all'esame del  Consiglio di Stato, fu da questo respinta , per non essersi ri-  scontrata nella deliberazione della disciolta amministrazione al-  cuna violazione di legge e per avere il Soprintendente, che pre-  siedeva alle aste, bene giudicato in fatto.   Altra accusa contenuta nella relazione ministeriale era che, parecchie forniture, anche superanti le lire 500 9 si aggiudicassero a  trattativa privata e senza alcuna autorizzazione.   Il R. Commissario ha taciuto della decisione del Consiglio di  Stato sopra riferita, e non ha potuto fare a meno di constatare  che tutte le forniture sono regolari nella forma (questa volta  il R. Commissario smentisce il Prefetto ed il Ministro — Cielo!)   Però siccome più che l'interesse della verità e della giustizia,  lo muove il malvolere ed il bisogno prepotente di calunniare,  sostiene che, gli appalti hanno nel più gran numero il difetto  di essere stati conclusi, a trattativa privata, in seguito a diser-  zione d' incanti , e con diminuzione del prezzo di base d' asta; il  che farebbe suppone che si fissassero i prezzi alti negli incanti apposi-  tamente per [irli andare deserti (?!!) e conchiudere poi i contratti con  prezzi molto vantaggiosi con persone che si credeva di favorire.   Il fatto sta precisamente come asserisce il R. Commissario!  Alcuni incanti andarono deserti, ma non peri prezzi alU, bensì per  i prezzi bassi messi a base delle aste. Ma ad onta dei prezzi bassi,  e delle diserzioni dagli incanti, per quasi tutti i contratti stipulati a  trattativa privata, e con debita autorizzazione, anche per somme  inferiori a lire 500 , o fu dai contraenti ottenuto un lieve ri-  basso sul già basso prezzo d'asta , o fu accettato puramente e  semplicemente il prezzo d'asta ad onta che per la sua bassezza  avesse allontanato i concorrenti.   £ per tal modo la Santa Casa potè ottenere delle economie di  carattere contrattuale per parecchie migliaia di lire. E sappia #  l'onorevole Commissario che i prezzi furono fissati dietro indi-  cazioni ufficiali ricevute dal Presidente della Camera di Commercio !...   Non rileviamo neanche la sconcia irriverenza contenuta nelle  ultime parole surriferite del rapporto, che vorrebbe far credere  al premeditato favoritismo seguito nelle aste, poiché grazie al  Cielo, i disciolti governatori' non sono né il Deputato di S. An-  gelo dei Lombardi, ne il Vice Presidente del Consiglio provin-  ciale di Napoli.  Che dire poi dell'altro addebito mosso dal Regio Commissario  sull'appalto degli apparecchi medici e chirurgi ?   Egli ha affermato che per tale fornitura il ribasso offerto  deir80 e 90 per cento si credè senza giustificato motivo ridurlo al  63 e 53 °[ .   Basterà esporre come andarono le cose (e risulta dallo incar-  tamento) per convincersi che anche in ciò il R. Commissario è  in aperta mala fede.   L'asta per la fornitura degli oggetti medici e chirurgi fu  aperta sulla base di un ribasso del 30 0[0 sui prezzi della ta-  riffa precedentemente adottata dalla S. Casa.   Apertisi gli incanti ed accesasi calorosa gara fra i concorren-  ti, il Giannattasio, esasperato per vedersi contrastare un servi-  zio che egli facea da moltissimi anni, offrì d'un colpo il ribasso  del 90,05 0|0 sui prezzi della sua stessa tariffa, e rimase aggiu-  dicatario dell'appalto.   Riunitosi il Consiglio di Governo considerò che era immorale  ed iniquo profittare di un momento di aberrazione di un for-  nitore e costringerlo ad eseguire lo appalto a disastrose condi-  zioni, e che d'altra parie potea indurlo a non fornire un ma-  teriale atto al buon servizio ospedaliero ; chiese perciò , con  apposita deliberazione, alla Giunta provinciale autorizzazione di  ridurre tale ribasso al 63 e 53 per cento , che pur era sempre  superiore a quello offerto da altri concorrenti,   E la Giunta Provinciale, a relazione del senatore De Siervo,  accordò la chiesta autorizzazione , trovando giusto e morale il  provvedimento del Governo.   In verità il R. Commissario comprenderà di leggieri che tra  l'accusa che muove da lui e l'encomio di Siervo  (una probità indiscussa) la scelta, per ogni uomo che si rispetta, non può esser dubbia e non se l'abbia a malo !   Tanto più che il R. Commissario fa come padre Zappata che  predica bene e razzola male.   Ed infatto ha violato la legge ed il contratto facendo stam-  pare il rapporto dal suo tipografo particolare e non dal fornitore dell'Amministrazione, erogando una spesa superiore a lire  500 (lire 700) senza lo esperimento dei pubblici incanti e senza  dispensa dell'autorità tutoria.   PROVVEDIMENTI PER FAR DENARO   Prelevazioni sulle cauzioni — Siamo alla fine del rapporto e  ci vediamo costretti a deplorare ancora una volta la completa  incoscienza deiraccuratore.   « Tali sistemi di amministrazione dovevano naturalmente  t creare un continuo dissesto nelle condizioni della pia Casa,  « (prosegue il rapporto) , la quale bene spesso veniva perciò a  « trovarsi in urgente bisogno di denaro. Se il R. Commissario si fosse reso conto delle date delle sca-  denze mensili degli incassi e delle spese della S. a Casa, avrebbe  appreso che non ai deplorati sistemi di Amministrazione del disciolto  Governo deve attribuirsi Yurgente bisogno di danaro in cui normal-  mente si trova l'opera pia, ma alla speciale natura del maturo  delle spese e delle rendite.   Legga ed apprenda!   Gli potrà servire per misurare tutta l'importanza degli im-  pegni che assume e delle spese che autorizza a casaccio duran-  te la sua gestione.   Supposto un preventivo in pareggio , e sia quello del 1890 ;  nel mese di gennaio si incassano per interesse de' capitali, esta-  gli , affìtti fabbricati , quote di arrendamene , infermi a paga-  mento , tesoreria ecc. ( con poche varianti in più od in meno  per ogni anno) L. 46,532.17   Si pagano invece nello stesso mese   di gennaio :•; 62,583.60     Risulta una deficienza di .... » 16,051,43  Tale deficienza nel mese di febbraio, per la dif-  ferenza in più della spesa sull'incasso, è di . . L. 36,187.35   per la qual cosa l'ammontare complessivo della de-   ficienza a fine febbraio aumenta a s 52,238.78 Riporto L. 52,238.78   In marzo il supero della epesa sull'incasso è di » 17,589.97   Nell'aprile si verifica per » 18,394.64   In maggio continua ancora per » 14,647.31   Per modo che a fine maggio la deficienza raggiunge l'ammontare complessivo di .... » 102,870.70   Nel giugno invece, pel fatto dell'incasso del seme-  stre a fine mese, l'introito supera la spesa per » 41,102.25   perciò la dficienza verificatasi nei mesi precedenti   discende a » 58,768.45   A luglio riprende però il suo cammino ascendente; aumenta di » 17,655.99   ed ammonta perciò a fine luglio a » 76,404.44   Nell'agosto per un avanzo di « 202.84   vidiscende a » 76,201.60   Ma risale nel settembre per » 10,772.50   Sale ancora nell'ottobre per >~^®^®^ ^^®~^^ -^-^i--'«-^-^-~&-     Rapporto d’Antonelli  Direttore Amministrativo dell' Ospedale degl' Incurabili     All' III. sig. Soprintendente dello Stabilimento stesso   Napoli, li 16 Luglio t891.   In seguito dei più accurati studii, fatti col concorso dell' ili. mo signor Go-  vernatore cav. Cosenza, circa le attuali condizioni del nostro Ospedale, rela-  tive alla igiene dei locali, alla loro manutenzione, alla Casa di Salute, a quella  di Maternità, alle stanze d'isolamento, a quelle di operazioni, alla cucina, al  casermaggio , alle consultazioni gratuite , alla sala idroterapica , ed alle stanze  per la ricezione, alla disciplina del basso personale ed alla Direzione dell' O-  spedale; e quali dovrebbero essere per ottenere che questo grande Istituto di  beneficenza risponda alle esigenze del progresso della scienza, e che di nulla  manchi per venire in sollievo della umanità languente", pregiomi sottometterle  tutto un piano di riforme, che, se troveranno benigna eco nell'animo dei si-  gnori componenti l'ilLmo Consiglio, salvo quelle savie modifiche che crederà  apportarvi, certamente potrà dirsi: Maria Longo fondò gì* Incurabili, e l'attuale  Amministrazione li riformò. Pria di entrare nell' argomento, ho il dovere di dirle che base degli studii è  stata la riforma totale, progressiva, accelerata dell'Opera, senza aggravare  l'attuale bilancio, onde il pareggio conseguito possa rimanere stazionario.   Igiene dbi locali   Le attuali infermerie certamente non si possono abbattere per poi ricostruirle,  ma essendo antigieniche possono essere bonificate, sia con l'apertura di vani  nelle pareti interne per renderle maggiormente arieggiate, sia con lo sterro di  una superfìcie quadrata di terrapieno, che attualmente trovasi a ridosso di al-  cune di esse nella Sezione " uomini „.   Dividere l'Ospedale chirurgia da quello medico, giacche la promiscuità pro-  cura agl'infermi in chirurgia delle infezioni che lo isolamento ovvia del tutto.   Rifare l' Ospedale a donne „ sul tipo delle poche sale, rifatte in quello a uo-  mini „, togliendo le sale, che sono fomite e ricetto d'infezioni.   Costruire i cessi in modo, che, pur rimanendo in vicinanza immediata delle  sale per comodo degl'infermi, non mandino alle sale stesse tutti quei miasmi,  di cui oggi sono infetti e non propaghino tutti quei microrganismi che nelle  fecci di essi son contenuti, badando che il sistema del cesso offra solidità e  abbia tutte le garenzie per essere inodoro.   Manutenzione   L' attuale manutenzione è del tutto derisoria, poiché il danaro vien profuso  per accomodare, a misura del bisogno urgente, un fabbricato vecchio ,sorto a  spezzoni, senza apportare alcuna modifica radicale al fabbricato stesso, ma  producendo invece del danno nel modo come vengono eseguiti i rappezzi, giac-  che le fabbriche nuove pel proprio rassetto e per lo scuotimento che produ-  cesi alle vecchie, ne fa conseguire la necessità di rifare quello che poco prima  si rifece, e, per la verità, informino i corsi sottostanti 1' Ospedale.   Verificare l'attuale incanalamento delle acque di rifiuto, le quali ora si in-  filtrano in tutte le fabbriche, e si assiste al miserando spettacolo, che mura, spes-  se parecchi palmi, piovano a permanenza. Anche le grondaie anno oggi la missione di depreziare il fabbricato per la  loro cattiva costruzione e manutenzione.   Sicché risulta necessaria la radicale ricostruz 1 me di quanto vi è di fradicio,  onde per parecchi anni si possa essere esenti da manutenzioni, ovvero fare  la parte minima, cioè imbianchimento, rappezzi d'intonaco, tegole ed altro,  con mezzi economici e con qualche operaio del Pio luogo, evitando così la  permanenza nelT Ospedale di imprenditori di manutenzione e di squadre di mu-  ratori,che sono la causa precipua dei guasti che si verificano e che essi stessi  producono per poi poter lavorare su più vasta scala. L'attuale ordinamento della Casa di salute, se la rende non passiva, non  può calcolarsi come un cespite rilevante, se tengonsi presenti le spese che per  essa si erogano in quanto a vitto e casermaggio speciale ed alle rette che si  esigono. Pur apprezzando l'operato dell' ill.mo Governo per aver disposto il  miglioramento delle località e del mobile, certamente non si raggiungerà lo  scopo di avere una Casa di Salute, accessibile al gentiluomo, come all'indi-  viduo del medio ceto, mantenendo ciascuno nel proprio ambiente e con que-  gli agi relativi alla retta che ciascuno paga secondo la classe.   La promiscuità delle diverse classi nello stesso appartamento condannerà   il gentiluomo a non uscire di camera per non trovarsi a contatto con persone   che non sono del suo grado, e farà nascere invidia e sospetto nell'animo di   chi paga in meno, in vista del migliore trattamento che vedrà usato, sia per   vitto che per servitù, a chi ne ha dritto per contributo di retta maggiore.   In fatti oggi vedesi qualche gentiluomo capitare nella nostra Casa di Salu-  te, il quale resta confinato nella sua stanza fino alla guarigione, privo anche del  benefizio di poter scambiare una parola, poiché la maggioranza degl'infermi  è gente del basso ceto.   Si figuri la S. V. illustrissima, quando la retta sarà aumentata e qualcu-  no crederà, venendo, di trovarsi in un ambiente di gente del suo rango, e  troverà poi della gente del volgo, quale discredito gitterà costui sulla Casa di Salute, ed allora sarà accessibile soltanto alle infime classi sociali con le rette mìnime, rimanendo vuote, con tutte le migliorìe apportate, quelle stanze, la cui  retta dovrebbe formare il cespite maggiore della Casa di Salute. Risulta manifesta la necessità di ampliare la Casa di Salute di un secondo  piamo, onde ottenere la divisione completa delle diverse classi, facendo vivere  ogni elemento nel proprio ambiente, e per conseguire lo scopo basterà costruire  due sole tese di scala in seguito delle esistenti e servirsi del suppenno so-  prastante la Casa di Salute, ove le mura già sono abbastanza sviluppate, tra-  sferendo la Biblioteca ad altro posto, per ottenere un quadrato completo, così  nella parte settostante, come nella superiore.   Casa di maternità'   La nostra casa di maternità forse è la prima in Italia pel numero delle in-  cinte, che vi affluisce e per le operazioni, che in essa si praticano, e per la  valentia dei professori, ma non è certamente all'altezza dei tempi per le sue  condizioni igieniche.   Le incinte sono addossate l' una all' altra, e l' aria che vi si respira non è  la migliore: i pavimenti, le pareti ed il soffitto lasciano a desiderare; le stanze  del puerperio, quelle di operazioni, l'altra da bagno sono in condizioni pes-  sime e mancano tutt' affatto le stanze d' isolamento per quelle donne che du-  rante il puerperio vanno soggette a complicanze.   Devesi venire in soccorso di tale istituzione, e porla in grado di funzionare  secondo le esigenze della igiene e della scienza e fare che risponda alle pre-  scrizioni del Regolamento circa la inaccessibilità a chiunque, mentre attual-  mente è un via vai di persone estranee, in barba al Regolamento.   Stanze d' isolamento   Il difetto assoluto di stanze d' isolamento nell' ospedale genera ogni giorno  giustissime doglianze da parte del Corpo Sanitario, poiché, sviluppatasi una  infezione qualsiasi in un infermo, questo resta in sala con grave danno degli  altri, segnatamente per le sale di chirurgia, ove sonovi operati di recente.   Cito un esempio: oggi dalla nostra casa di maternità od anche per ricezione alla porla, perviene all' Ospedale una donna affetta da infezione puerperale:  questa devesi attualmente collocare in sala comune ed essendosi in massima  risoluto che in tali casi devesi collocare in sala di medicina per non comuni-  care l' infezione in quelle di chirurgia, pure non si è assolutamente certi della  immunità per le ragioni che dirò in seguito.   Le stanze d' isolamento sono necessarie , tanto per i casi citati , come per  tanti altri, cioè per pustola maligna, tetano ecc. e debbono essere poste fuori  T ambito dell' Ospedale, poiché è risaputo che, non solo la vicinanza dello infermo infetto propaga agli altri la infezione, ma veicolo certo d' infezione può  essere il Medico, colui che è adibito per la medicatura, ovvero il basso personale destinato al cambio della biancheria, al rifacimento del letto, all'apprestamento del cibo etc. Ond' è mestieri che due quartierini nelT Interno deli' atrio dell' Ospedale e  propriamente quelli che oggi sono tenuti dal Rettore con l'altro soprastante,  vengano sfittati e messi a disposizione per lo isolamento, uno per gli uomini  ed uno per le donne , adattando due stanze pei tetanici, delegandovi un personale a parte, sia medico come assistente ed inserviente.   Stanze di Operazioni   Per quanto 1' antisepsi è garenzia di quasi tutte le operazioni chirurgiche,  pure per molte di esse è necessità assoluta che l'ambiente, in cui si opera,  sia del tutto asettico e che l' infermo, dopo subita la operazione, possa essere  trasferito in una stanzetta attigua, restandovi per qualche giorno pria di passare in sala comune, ond* evitare possibili complicanze. Si rendono massimamente necessarie dal punto di vista, che dovendosi pra-  ticare apertura dell'addome, l'ambiente, nel quale si opera, deve prestarsi ad  un facile riscaldamento, come ad una facilissima disinfezione completa, quindi loca-  lità piccola, ben disposta, pavimento di asfalto dipinto, letto di operazione sem-  plicissimo, e corredato^ di quanto è necessario per potere operare con tutti' i  rigori prescritti dai più recenti progressi scientifici. L'attuale cucina, come ho avuto l'onore altra volta d'intrattenere laS. V.,  non risponde per la sua costruzione alla buona preparazione del cibo in ge-  nerale e della pasta in particolare, la quale, non potendosi cuocere in acqua  a parte , dev' essere cotta col brodo; riducendo questo , non dico guasto, ma  certamente non buono, sia per 1' acqua che vi si aggiunge per cuocere la pasta, sia per le impurità che questa vi lascia durante le ebollizioni. Pel posto ov' è collocata, cioè tanto lontana dalle infermerie, che il vitto ar-  riva in esse quasi immangiabile, rendendosi vani gli sforzi per ottenere dai  fornitori materie prime buone, quando la cattiva preparazione e la lontananza  della cucina contribuiscono efficacemente a rendere guasto il cibo , tale lonta-  nanza rende quel servizio quasi privo di sorveglianza, tanto necessaria pel  suo buon andamento.   Per ovviare a tutti siffatti sconci basta collocare la cucina in una località  più eentrale per potere apprestare con maggiore faciltà e sollecitudine il vitto  alle diverse infermerie, ed anche per esercitarvi, durante la preparazione dei  cibi, un' attiva vigilanza , costruendola in modo che la preparazione delle vi-  vande riesca tale da evitare gl'inconvenienti di sopra enunciati. Casermaggio   Le condizioni del casermaggio nell' Ospedale degl' Incurabili sono deplorevo-  lissime, come anche altra volta ho avuto l'onore di rassegnarle, però non ba-  sterebbe il rifornire di tela la guardaroba, ovviando cosi alle esigenze urgen-  ti, ma credo che debbasi radicalmente riformare il casermaggio dell'Opera in  tutte le sue più minute parti. I letti esistenti, composti di spalliere e tavole, sono covo d' insetti nella sta-  gione calda e fomite perenne d'infezione pei microrganismi che in essi annidano. I pagliericci anch'essi sono fomite perenne di infezione e coi progressi della  scienza sono assolutamente da abolirsi.   Le materasse sono deficienti di lana e la lana che contengono è tale , che  dev' essere lavata e cardata. I guanciali trovansi nelle stesse condizioni delle materasse. Le lenzuola, camice e camici, cusciniere, traverse, salvietti, berretti etc. sono oggi in tale deficienza che manca magari il servizio giornaliero.   I zoccoli per gì' infermi sono indecenti e parmi si dovessero abolire, sosti-  tuendo le pantofole col sughero interno coverto, tanto per decenza, quanto per  evitare lo assorbimento da parte del legno, che oggi funziona da suola, mentre le pantofole che si propongono possono facilmente sterilizzarsi con la stufa.   Quindi per ottenere un casermaggio che riesca soddisfacente per le esigen-  ze della scienza, occorre: Sostituire alle spalliere e tavole un letto in ferro con grata di ferro invece delle tavole, leggiero, svelto, con le minori connessure possibili, senza  pomi, ond' evitare che in esso trovino nido microbi infettivi. Sostituire all'attuale paglierìccio un secondo materasso di lana nera, la  quale, costando molto meno di quella bianca, si presta benissimo al lavaggio  ed alla disinfezione più completa. Lavare e cardare l'attuale lana, aggiungendone tant'altra, per quanto  basti a rendere più soffici le attuali materasse e guanciali. Provvedere ad una fornitura di tela, che possa bastare non solamente  ai bisogni ordinarli, ma bensì per tenere un deposito di effetti nuovi, corri-  spondenti ad una metà almeno della dotazione generale in uso. Abolire le scodelle sotto i letti e sostituirle con le sputacchiere di metallo.   Consultazioni gratuite, sala Idroterapica  e stanze per ricezione Trasferendo la cucina in posto più centrale, gli attuali locali della cucina,  uniti a quelli della ricezione, dovrebbero servire a concentrare in un punto  solo, con entrata a parte, senza alcuna comunicazione con l'Ospedale, tanto  le stanze per la ricezione, quanto quelle per le consultazioni gratuite, ed il ga-  binetto idroterapico con l'aggiunzione di una sala da bagno. Così facendo, potrebbero fittarsi gli attuali locali di via Consolazione, adi-  biti per le consultazioni gratuite ; si eviterebbe un via vai di gente nell'Ospe-  dale, che recatisi al gabinetto idroterapico ; si avrebbero le sale per la ricezione  più decenti ed igieniche, segnatamente per la stagione invernale; si avrebbe un dispensano celtico decente, giacché lo esistente è indegno e con l'aggiunta della sala da bagno, si potrebbero spedire sulle infermerie gli ammalati ricevuti, netti, senza insetti e vestiti con gli abiti dell'Ospedale.   Disciplina del bas3o personale   Per mantenere alta la disciplina nell'Ospedale e per richiedere dal basso  personale assistenza agli infermi, nettezza dei locali, rifiuto delle mance, lecite ed illecite, e per essere certi che non si perpetrino furti a danno del Pio  Istituto ; è mestieri migliorare le condizioni economiche della classe degl' inserventi e delle camminanti.   Dal modo come è pagato attualmente il basso personale, pare tacitamente  autorizzato a commettere furti; giacche, percependo un' inserviente soli 23 soldi  al giorno risolve un problema, se, dopo di aver lavorato una giornata intera,  può satollare di solo pane i figli.   Cito un caso che può servire di pruova a quanto dico. Havvi un inserviente che fino ad ieri ha tenuto delegati tutt' i suoi averi per pigione, e pure  ha risoluto il problema della vita. Domando come lo ha risoluto, essendo stato  sempre nell' Ospedale e non avendo avuto altri prowenti ? Io non voglio ma-  lignare, ma certamente a danno di qualcuno avrà risoluto il problema dell' esistenza per sé e per la sua famiglia. Le camminanti con sole 16 lire mensili, dovendo provvedere a vitto e ve-  stito debbono, se non altro, mangiare a danno delle povere inferme, sottraen-  do dal cibo comune quanto basta ai loro bisogni.   Riconosciuta la necessità di migliorare le condizioni economiche di tale elasse, è evidente che il miglioramento debba essere razionale e progressivo , e  senza spostare di molto, come dissi, la finanza del Pio Luogo.   Nell'attuale basso personale vi sono degli ottimi elementi, come ve ne sono di quelli non suscettivi di miglioramento, e per fare che il basso perso-  nale ben risponda alle esigenze del servizio, ritengo debba dividersi in due  classi distinte, cioè infermieri ed inservienti. GÌ' infermieri dovrebbero essere quegli inservienti e camminanti intelligenti,  che previo esame dessero garenzia di capacità a prestar la cura prescritta dai  professori agi' infermi, ed evitare pure che continuasse il grave sconcio che, mentre si opera un infermo , lo inserviente che appresta al professore opera-  tore quant' occorre per operare, tolga dal letto di un infermo la traversa spor-  ca, o venga dalla pulizia del cesso.   Essi, gì' infermieri, dovrebbero solamente assistere alla medicatura, alle ope-  razioni, allo esatto adempimento delle prescrizioni mediche ed alla distribuzione  del cibo. GÌ' inservienti, cioè V attuale personale meno intelligente dovrebb' essere adi-  bito alla nettezza dei pavimenti ed alle latrine, al trasporto del vitto dalla  cucina nelle infermerie ed a quello della biancheria lurida dalle infermerie alla  lavanderia e viceversa.   Ai primi concedere un aumento di salario, dividendo il servizio di 12 in 12  ore, senz' altro dritto, e pei secondi concedere il vitto a quelli di guardia.   Direzione dell' Ospedale   L' Ufficio di Direzione, ove attualmente trovasi, può essere considerato fuor  dell' Ospedale, giacche tutto il movimento svolgesi alla porta maggiore. Alla porta maggiore affluisce il pubblico, che intende visitare gl'infermi nel-  l' Ospedale. Alla porta maggiore presentansi gì' infermi per chiedere l'ammissione straordinaria. Alla porta maggiore si presenta il maggior numero dei professori addetti  nelle diverse sale.   Per la porta maggiore entra ed esce il basso personale e succedono tante  contrattazioni col pubblico, che è meglio tacerne.   Alla porta maggiore risiedono i Professori di guardia, delegati per la rice-  zione degl'infermi e pei soccorsi urgenti. Alla porta maggiore deve risiedere il Direttore, onde ovviare all' entrata nel-  V Ospedale di tante persone estranee al servizio, proibire 1' uscita del personale e trovarsi nel centro dell' Ospedale, onde poter sorvegliare tutti gli svariati servizii. Per le ragioni espresse dovrebbesi trasferire la Direzione alla porta mag-  giore, chiudendo l' attuale porta che mena sull' Ospedale Donne. Stanza di medicatura  Per un Ospedale come il nostro, che riceve le colpite da lesioni violenti, si  rende di somma necessità una stanza di medicatura, atta a fornire i primi  soccorsi alle infelici che si presentano, corredata in modo da non lasciare a  desiderare, con un corredo di ferri cerusici occorrevoli, tanto per le ferite ed  altre lesioni, quanto per venire in soccórso dei bisogni urgenti nelT Ospedale  senz' attendere che si apra 1' armamentario, segnatamente di notte.   Ecco detto in quali condizioni versa 1' Ospedale degli Incurabili , e quanto  è necessario che si faccia per poter vedere all'altezza dei tempi e dei pro-  gressi scientifici questo grande Istituto di beneficenza.   Ora panni necessario discutere del modo come conseguire gli scopi innanzi  premessi, senz' aggravare la finanza dell' Istituto, onde non abbia del poetico  il presente progetto.   Attualmente 1' Amministrazione degf Incurabili spende annualmente per l'O-  spedale una vistosa cifra per mantenere un vecchio carname senza mai potere  ricostruire radicalmente nulla.   Se all' attuale spesa si aggiungesse altra cifra di circa lire 20,000 si otterrebbe una cifra totale rilevantissima da potersi iscrìvere nel bilancio per le spese  di fabbriche. Se l’Amministrazione dell'Ospedale ordinasse un piano regolatore generale  per le riforme accennate, ponendo come base il migliore conseguimento pos-  sibile sulla pianta dello attuale fabbricato e la massima economia, potrebbesi  bene erogare la cifra di lire 500.000 per sola ricostruzione dell' Ospedale, sen-  za tenere conto dei pavimenti, che già fanno parte di altro contratto e pel  quale la cifra annuale già è prevista in bilancio. Pagandosi a lire 50.000 an-  nue con l'interesse del 5 p. 0j0 a scalare, sarebbe più che sufficiente la ci-  fra iscritta, giacché in essa sarebbero anche compresi gl'interessi.   Mi si potrebbe domandare, e l'altra cifra di 20,000 lire per venire in soc-  corso dell' attuale spesa per manutenzione? La Casa di Salute, com' è attualmente tenuta, e ristretta com' è, dà all'Amministrazione un'entrata di circa L. 30,000 lorde; ma ampliata, come si desi-  dera, e con F aumento delle rette, F introito sarebbe senz' altro triplicato.  E quello che asserisco non potrà in verun modo venire smentito, dal mo-  mento che tutt' i giorni debbono respingersi individui richiedenti per mancanza  di posti nella Casa di Salute. A maggiormente confortare questa mia asserzione, valga anche l'ultima de-  liberazione dell'onorevole Consiglio circa la cura delle malattie di occhi nella  Casa di Salute. Oggi quasi tutti i provinciali benestanti affluiscono in Napoli sulle locande e  colà sona operati e rimangono in un ambiente settico, dovendo pagare 'cibo  assistenza, e parecchie migliaia di lire per operazioni.   Ma quando la nostra Casa di Salute potrà allogare per bene siffatti infer-  mi, ad essi converrà pagare anche una retta giornaliera di oltre lire 20, poiché in essa è compreso alloggio, vitto, assistenza e cura, e qualunque possa  essere la durata della degenza nell'Ospedale di un tale infermo, gli costerà  sempre molto meno di quanto pagherebbe privatamente.   Rifacendo l'Ospedale, come ho detto, non si avrebbe bisogno di manuten-  zione pei primi dieci anni, ma solamente jii conservazioni. Qneste potrebbero  eseguirsi economicamente, aggiungendo all'attuale operaio fabbricatore, che già  paga l’Amministrazione , un secondo per imbiancare le pareti delle sale an-  nualmente, tanto per mantenerle, quanto per disinfettarle, fare qualche rappezzo  -d' intonaco o di asfalto, rimettere qualche tegola o quadrone, senza andare in-  contro a contratti di manutenzione. Circa poi alla esecuzione del lavoro son certo che non uno ma dieci im-  prenditori verrebbero alla subasta per aggiudicazione, essendo certa la riscos-  sione di una vistosa cifra in ogni fine di anno, ovvero Y imprenditore , avendo bisogno di danaro, troverà sicuramente i fondi a collocare mercè una inft-  nitisimale differenza d'interesse. Vengo ora alla seconda parte della riforma, cioè al casermaggio. Potrebbe 1'Amministrazione nelle attuali condizioni del bilancio, appena con-  seguito il pareggio e tenendo ancora iscritte delle cifre in esito per debiti precedenti, affrontare la grave spesa per riformare tutto il casermaggio?   Si potrà conseguire lo scopo di mutare fondatamente 1' attuale casermaggio  con le risorse normali del bilancio?   Converrà all' Amministrazione vendere gli attuali letti per comprarne altri, secondo le norme più innanzi descritte, senza subire la camorra di chi compra  roba vecchia?   Ed ammesso che si avveri questa ultima previsione, sarà conveniente ag-  gravare V erario dell' Opera, iscrivendo una grossa cifra per casermaggio a detrimento di altri impegni del bilancio?   Converrà all' Ammintstrazione, non potendo venire in soccorso del caser-  maggio con le risorse normali, fare una operazione finanziaria per attuare la  riforma con celerità, onde non andare incontro a vedere per parecchi anni l’Ospedale messo per una porzione sul sistema moderno e per 1' altra sull’antico?   Io credo che qualunque dei mezzi sopra citati non può essere conveniente  per T Amministrazione, giacche, o non si otterrebbe la riforma progressiva, ac-  celerata di questa branca di servizio, ovvero ne soffrirebbe non poco la fi-  nanza del Pio luogo. Una sola via resta, onde compiere con sollecitudine e senza grave spesa la  riforma accennata, ed è la seguente:   Bandire gì' incanti con un capitolato redatto in modo da non lasciare scap-  patoie all' aggiudicatario, e questo scopo si raggiunge presto, quando alla Di-  rezione degli Ufficii Amministrativi presiede quelf Egregio funzionario che è il  barone De Marinis, dando il casermaggio per retta giornaliera, per persona e  giornata di degenza, comprendendovi la lavatura ed il rattoppo.   Base dell' incanto dovrebb' essere il consumo di casermaggio sulla media  della spesa e degl' infermi di un decennio , da stabilire questo dato la retta  giornaliera per fornitura di casermaggio, lavatura e rattoppo da corrispondersi  al fornitore.   Mettere per base all' inca nto un campionario completo di letti, e quanto al-  tro occorre agl'infermi di ambo i sessi coi rispettivi prezzi di acquisto, pagati  dall' Amministrazione , con 1' obbligo all' aggiudicatario di rinnovare una sala  per ogni mese. Apprezzare, mercè periti scelti di accordo fra l'Amministrazione ed il fornitore, tutto quanto possiede 1' Ospedale e sui prezzi del campionario calcolare  il valore dei capitale impiegato dal fornitore pel nuovo impianto, giusta il nu-  mero dei letti completi ed accessorii forniti. La differenza fra i due capitali sarebbe rimborsata al fornitore in tante rate  mensili con gì' interessi a scalare dal primo all' ultimo mese dell' appalto.   Come ben vede la S. V. IH. questo sarebbe certamente un mezzo da rifor-  mare in tempo brevissimo tutto il casermaggio della Pia Opera, senza che l'Opera stessa si aggravi di una spesa ingente, e noti che come ho avuto l'o-  nore di esporle, in fine dello appalto tutto il materiale sarebbe di esclusiva pro-  prietà del Pio Luogo, senza essere forzati a ricorrere ad un secondo appalto.   Aggiungo un' ultima riflessione e poi avrò finito.   Ammesso che 1' aggiudicatario dovesse spendere per mettere il casermaggio  nei modi richiesti L. 50,(KJ0 e che il nostro materiale attuale non valesse altro  che 20,000, le 30,000 lire di differenza spese dall' aggiudicatario sarebbero  rimborsate in un novennio, mese per mese, importando una maggiore spesa  mensile di lire 300 circa, ma, scaduto il contratto, 1' Amministrazione si trova un capitale reale e non nominale di effetti per casermaggio di lire 50,000 ,  giacche, com' è risaputo, l' aggiudicatario in fine dello appalto deve consegnare  gli effetti come li ha ricevuti, rifacendo i danni ove le condizioni si verificas-  sero diverse.   Ed ora conchiudo con una speranza ed un augurio; la speranza, che, se  ho mancato di senno amministrativo e di forma nella esposizione delle mie  idee, voglia F Illustrissimo Governo essermi di ausilio, riparandovi con la sua  saggezza ; F augurio ò che , dopo un accurato esame e quelle modifiche che  crederà F 111. Governo apportarvi, venga attuato il presente progetto.   Il Direttore — G. Antonklli Vastarini Cresi. Vastarini-Cresi. Vastarini. Perhaps under C? -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,, “Grice e Cresi: cappuccino e ciserciani” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. Cresi.

 

 

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