Grice
e Crassicio: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. He moves to Rome where he works as a teacher before
joining the school of Quinto Sestio. Crassicio Pasicle. Crassicio.
Grice
e Crasso: la ragione conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza
(Roma). Filosofo italiano. An orator and a politican. He takes
a keen interest in philosophy and at different times studies with Metodoro,
Carmada, Clitomaco and Mnesarco. Lucio Lucinio Crasso. Crasso.
Grice
e Cratippo: la ragione conversazionale al lizio di Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Lizio. Friend of Cicerone. Tutor of Orazio and
Bruto. Marco Tullio Cratippo. Crattipo.
Grice e Credaro: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale del discorso al senato – scuola
di Sondrio – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sondrio). Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Sondrio, Lombardia. Grice: “I like
Credaro; it is as if he invented the universities! I especially love the way he
connects it all, in that uniquely Italian way, with the ‘assoluto’!” Si laurea a Pavia, dove fu convittore del
Collegio Ghislieri, divenne insegnante di liceo. Wi recò a Lipsia per
perfezionarsi nella psicologia filosofica sotto Wundt. Insegna a Pavia. Ministro
della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia nei governi Luzzatti e Giolitti IV
-- istituì il Liceo moderno. Relatore
nella presentazione della Legge che istitutiva dei Corsi di perfezionamento, o
più comunemente Scuole pedagogiche, di durata biennale, di preparazione per
l'esercizio all'ispettorato o per la direzione didattica delle scuole. Fu
l'ispiratore della legge Daneo-C., che stabiliva che lo stipendio dei maestri
delle scuole elementari fosse a carico del bilancio dello Stato, e non più dei
Comuni, contribuendo così in maniera determinante all'eliminazione
dell'analfabetismo in Italia. Prima di questa legge, infatti, i comuni di
campagna e quelli più poveri, specie nel Sud, non erano in grado di istituire e
mantenere scuole elementari e pertanto rendevano di fatto inapplicata la legge
Coppino sull'obbligo scolastico. Si
interessa attivamente dei problemi agricoli e forestali di Sondrio. Autore di
numerosi saggi, in particolare sui Kant e Herbart. Commissario Generale Civile della Venezia
Tridentina, ossia la suprema autorità del Trentino-Alto Adige che sta per essere
fannesso all'Italia. In tale veste tentò una politica particolarmente
conciliante verso la minoranza di lingua tedesca e rispettosa dell'ordinamento
amministrativo de-centrato della regione. In seguito, anche a causa delle
pressioni dei nazionalisti, la sua politica nei confronti della minoranza di
lingua tedesca si fece più intransigente. Testimonianza ne è la cosiddetta Lex
Corbino,elaborata da Credaro, sull'istituzione di scuole elementari nelle nuove
province che è considerata da una parte della storiografia strumento per
potenziare la presenza italiana soprattutto nel territorio misti-lingue della
regione a danno della minoranza tedesca. Ciononostante, sube l'assalto di una
squadra d'azione fascista che lo costrinse alle dimissioni per far luogo
all'insediamento di un prefetto di Trento. Termina quindi la sua carriera
politica in disparte rispetto al regime che si andava consolidando. Altre
opere: “Lo scetticismo degli platonisti (Roma, Terme Diocleziane); La libertà
di volere (Milano, Bernardoni); Herbart, Torino, Paravia), “Razionalismo
trascendente in Italia” Catania, Battiato); Wundt (Milano, Società Anonima
Editrice Dante Alighieri). Andrea Di Michele, L’italianizzazione imperfetta.
L’amministrazione pubblica dell’Alto Adige tra Italia liberale e fascismo,
Alessandria, Orso, Analfabetismo, Dizionario biografico degli italiani, Cr. un
italiano d'altri tempi articolo di Romano, Corriere della Sera, Sondrio. Se il nome di Carneade non è
completamente ignorato dalle persone colte, che non si occupano di storia della
filosofia, si deve alla parte giuridica del suo pensiero, la cui conoscenza è
tratta quasi interamente da pochi frammenti della famosa orazione (quasi-Trasimaco)
*contro* il concetto dello giusto tenuta a Roma frammenti conservati da
Lattanzio, il quale li ha presi dal trattato della repubblica di CICERONE.
Questa orazione alla Trasimaco *contro* la coerenza del concetto dello giusto –
gius – giustiziato, juratum, giurato cf. Cicerone jusjuratum --, che fa epoca
nella storia della cultura del popolo romano, non deve essere considerata
solamente un episodio della vita di Carneade, una semplice millanteria del
facondo oratore, che volesse fare impressione sugli animi dei Romani; ma il suo
contenuto deve venire integrato colle altre vedute di Carneade per cercarne il
legame ed esaminarne il valore. A tale fine bisogna anche qui muovere dallo
stoicismo. L'orazione *contro* lo giurato (Cicerone – iusiuratum) giustiziato
ha qualche rapporto con esso? Si sa che tutti e tre i filosofi ambasciatori --
Carneade accademico, Diogene stoico e Critolao peripatetico -- durante il lungo
soggiorno a Roma, sia per invito avuto dalla cittadinanza, che in quel tempo
godeva la pice decorsa tra la battaglia di Pidna e la terza guerra punica, sia
di propria iniziativa, per desiderio di far mostra di tutta la potenza della
loro parola e della loro scienza filosofica, a beneficio eziandio della causa
che patrocinavano, aprirono un corso di conferenze (GELLIO, Noct. Att.; MACROBIO,
Saturn.). É probabile che tutti e tre filosofi – Carneade accademico, Critolao
peripatetico del liceo – e Diogene stoico -- abbiano scelto l'argomento delle
loro orazioni dalla filosofia pratica, come quella che interessa vivamente i
loro ospiti, tutti dati alle armi, agli affari, alla politica,
all'amministrazione; anzi e le cito supporre che ciascuno abbia esposte le idee
della sua scuola – l’accademia, il lizio, e il portico -- intorno al “giurato”
– Cicerone iusiuratum, il principio o imperativo più importante della vita
pubblica e privata. Il soggetto del giurato – Cicerone, iusiuratum – dove
soddisfare pienamente le esigenze e i desideri dell'uditorio, poichè i romani,
a ragione o a torto, si credeno gli uomini più giusti (giuratura, iusiuraturus)
e alla virtù del giurato (Cicerone iusiuratum) attribuivano la grandezza, alla
quale era pervenuta la propria patria. In questa ipotesi lo stoico Diogene, con
parola modesta e sobria, come attesta POLIBIO, che ebbe opportunità di
ascoltarlo, spiega ai Romani l'idealismo morale e il cosmo-politismo della sua
setta. L'anima di tutti gli uomini è uguale; e come tutte le cose uguali si
attraggono, cosi anche gli esseri razionali; per ciò l'istinto della società è
insito nella stessa ragione, la quale insegna a ciascuno di noi che esiste una
sola città, un solo stato, la grande società umana; ciascuno si sente parte
integrante di questo immenso organismo governato da una sola legge (ius) e da
un solo diritto, la retta ragione (ius). Questa legge (ius) conforme alla
natura si fa sentire in tutti, immutabile, sempiterna, divina; invita col
comando al dovere, col divieto allontana dalla frode. È suprema, assoluta; non
è lecito crearne altre contrarie, nè abrogarla totalmente o parzialmente; non
voto di popolo, non decreto di senato possono dispensare dall'ubbidirla;
nessuno ha bisogno d'interprete per comprenderla; è la medesima in Atene e in
Roma, oggi e domani e sempre; l'inventore e il promulgatore di essa è uno solo,
il maestro e il comandante di tutti, Dio. Chi non vi obbedisce, va contro la
natura e per questo fatto solo soffrirà tutte le pene. L'uomo pensa e opera moralmente
(mos: costume) solo in quanto conformasi a questa unica legge; e poichè questa
è la medesima in tutti gli uomini, tutti debbono tendere allo stesso scopo, al
bene universale. Il uomo non deve vivere per sè, ma per l'umanità; l'interesse
personale deve essere asso lutarnente subordinato a quello umano Cic., de fin.;
de rep.; Plut., de comm. notit.; Zeller). In questo stato politico ed etico
regna perfetta concordia ed armonia. Tutti i cittadini hanno vivo il sentimento
dell'ordine, coltivano la virtù e reprimono gli appetiti irrazionali, che sono
la causa dell’inimicizia e della guerra (bellum, polemos). Sono sottomessi alla
volontà divina, al fato, alla serie universale e interminabile delle cause e
degli effetti. I doveri fondamentali sono il giurato (iusiuratum), in qua
virtutis splendor est maximus, e la benevolenza e la beneficenza.Questedue
virtù sono le basi della società civile (CICERONE, de fin.). Intorno ad esse
Diogene puo parlare a lungo ai Romani, perchè nel Portico e stato soggetto di
molte dispute e di scritti. Il suo tutore Crisippo gli aveva insegnato in
proposito una dottrina propria. Tutti gli altri esseri sono nati per il bene
degli uomini e degli dei, due uomini per formare una popolazione, una società,
una comunanza, una communita, un comune; è inerente alla natura che tra l'uomo
e il genere umano, come tra parte e tutto, interceda un diritto naturale. Colui
che lo osserva è giusto (promuove il giurato – iusiurato); ingiusto chi lo
trasgredisce. Tra il diritto pubblico e quello privato non avvi opposizione (CICERONE,
de fin.). Un uomo non si trova in rapporti giuridici con una bestia, ma solo con
suo simile. Affinchè si realizzi il regno del giurato (iusiuratum) e della moralità
occorre che la perfetta ragione sia presente in tutti. La ragione invece si
trova solamente nel sapiente; si formarono quindi gli stati singoli, che
tengono divisa l'umanità. Come gli stati, così le istituzioni che li governano
sono effetto di errore e stoltezza: quali l’istituzione del matrimonio, l’istituzione
della famiglia, l’istituzione della proprietà, l’istituzione dela moneta, l’istituzione
del ribunale, l’istituzione del ginnasio (Diog. L.). Stato conforme alla natura
umana, con istituzioni veramente buone, non esiste. Edotto di questo idealismo
politico, puo sul Campidoglio il pretore romano A. ALBINO, uomo erudito e
versato nella lingua greca, dire per ischerzo volgendosi a Carneade. “A te,
Carneade, non sembra io sia un pretore, nè questa una città, nè in essa abitino
cittadini). A cui Carneade, che subito capisce di essere stato preso per il
collega del Portico. “A questo del Portico non sembra cosi.” I filosofi
ateniesi non lasciano di contendere neppure in paese straniero; o certo
Carneade e stato assai lieto di osservare che al senso pratico dei romani la
dottrina de' suoi avversari si presenta come assolutamente *ridicola*; e
tornato in patria, crede il fatto degno di essere raccontato a' suoi discepoli
(L'aneddoto è ricordato da Clitomaco. CICERONE, Ac.). Sogliono gli storici
narrarci che Carneade tenne a Roma *due* discorsi ispirati a scopo opposto. Il
primo giorno dimostra l'esistenza del diritto naturale e loda la giustizia (il
giurato – il iusiuratum – dike – cf. lex). Il secondo giorno sostenne tutto il
contrario; onde gridano all'immoralità, all’audacia e alla sfacciataggine del
filosofo, che non si vergognò di difendere contraddizione si anorme. Anche non
tenendo conto che, se si applicasse questo criterio, tutta la filosofia dei
accademici sarebbe un' immoralità, perchè il loro metodo e di difendere in ogni
quistione le soluziori opposte. Idue discorsi (tesi ed antitesi, positio e
contra-positio, posizione e contra-posizione), tenuti in giorni successivi,
abbiano un'unità perfetta (la sintesi, o com-posizione) e si propongano il
medesimo fine: mostrare la falsità della dottrina della tesi di Diogene intorno
al giurato; e siccome costoro in questa parte della filosofia, molto più che in
altre, sono dipendenti da Platone e da Aristotele, bisogna prendere le mosse da
questi. Leggiamo in LATTANZIO. Carneades autem, ut Aristotelem refelleret ac
Platonem, IVSTITIAE patronos, prima illa disputatione collegit ea omnia, quae
pro IVSTITIA dicebantur, ut posset illa, sicut fecit, evertere. Carneades,
quoniam erant infirma, quæ a philosophis adserebantur, sumsit audaciam
refellendi, quia refelli posse intellexit (Lattanzio, Instit. div.). E al
trove. Nec immerito extitit Carneades, homo summo ingenio et acumine, qui
refelleret istorum (Platone e Aristotele ) orationem et iustitiam, quæ
fundamentum stabile non habebat, everteret, non quia vituperandam esse
iustitiam sentiebat, sed ut illos defensores eius ostenderet nihil certi, nihil
firmi de iustitia disputare (Epit.). Di qui è evidente che la prima orazione
non era che un esordio, un'introduzione, uno sguardo storico alla questione,
un'esposizione delle idee accettate da Diogene, che Carneade s'appresta a confutare
nel vegnente giorno (CICERONE., de rep.); confutazione, la quale non ha per
iscopo di vituperare la giustizia in sé, ma di colpire i filosofi avversari, o
almeno la loro teoria dommatica – il domma. Non è la virtù del Portico, che
Carneade demole, ma il sapere. E caso a noi pervennero frammenti solamente
della seconda orazione. Questa sola offre una filosofia nuova, da una scossa
inaspettata e forte all'intelligenza dei romani. Perciò eam disputationem, qua IVSTITIA
evertitur, apud CICERONE L. FURIO
recordatur (Lattanzio, Instit. dio.). E noi ora possiamo tentare di ricostruire
questo singolare discorso nelle sue linee generali. Per Carneade, non esiste
una giustizia (giurato – iusiurato) naturale nè verso due uomini. Se esso
esiste, le medesimecose sarebbero giurate (iusiurata) giuste o ingiuste, buone
o cattive, morali o immorali, per ogni uomo, come le cose calde e le fredde, le
dolci e le amare. Invece, chi conosce il mondo e la storia, sa che regna una grandissima
diversità di apprezzamenti morali e giuridici, di consuetudini tra il popolo romano
e il popolo sabino, da Roma a Sabinia, dal Tevere al Trastevere, da tempo a
tempo. I cretesi e gl’etoli reputano cosa onesta il brigantaggio. I lacedemoni
dichiarano loro proprietà tutti i campi che potevano toccare col giavellotto. Gl’ateniesi
soleno annunciare pubblicamente che loro appartene ogni terra che producesse
olive e biade. I barbari galli stimano disonorevole cosa procurarsi il frumento
col lavoro, invece che colle armi. I romani vietano ai transalpini la
coltivazione dell'ulivo e della vite, per impedire la concorrenza ai loro
prodotti e dar a questi un valore più elevato. Gli semitici egiziani, che hanno
una storia di moltissimi secoli, adorano come divinità il bue e belve di ogni
genere. I semitici persiani, disprezzano gli dei dell'Ellade, ne incendiarono i
tempii, persuasi essere cosa illecita che gli dei, i quali hanno per abitazione
tutto il mondo, fossero rinchiusi tra pareti. Filippo il Macedone idea e
Alessandro manda ad esecuzione la guerra contro i greci per punire quei numi. I
Tauri, gli Egiziani, i barbari galli (“Norma”) e i Fenici credeno che
tornassero assai accetti alle loro deità il sacrifizio umano. Si dice: E dovere
dell'uomo che fa il giurato (iusiuratum) ubbidire alla legge. Quale legge? A la
legge di ieri, o alla legge di oggi? A quelle fatte in questo lato del Tevere,
o nel Trastevere? Se una un imperativo o una legge suprema, universale, trascendente,
kantiana, costante s'impone alla coscienza dell’uomo, come pretende Diogene,
coteste variazioni non sarebbero possibili. Perciò non esiste un diritto
naturale, nè un uomo che per natura arriva al giurato (iusiuratum). Il diritto (IVS)
è una invenzione dell’uomo a scopo di utilità e didifesa; come prova anche il
fatto che non raramente la legge, le quale e fatta dal sesso maschile, assicura
a questo sesso un particolare vantaggio a danno di quello femminile. Nessuna ‘legislazione’,
attentamente esaminata, appare l'espressione di un imperative o principio
fisso, naturale, vero, immutabile, divino. Invece al profondo osservatore non
isfugge che ogni disposizione legale move da ragione di utile e viene cambiata
appena non risponde più ai bisogni e agl'interessi di coloro che hanno nelle
mani il potere. Ogni nazione cerca di provvedere al proprio bene e considera,
per istinto di natura, gl’animali e le altre nazione come istrumenti della
propria conservazione e felicità (CICERONE., de rep.). La storia insegna che
ogni popolo che diventa grande, potente, ricco, non pensa ai vantaggi altrui,
ma unicamente ai proprii. Voi stessi o ROMANI, dice Carneade parlando a un SCIPIONE
Emiliano, il futuro distruttore di Cartagine e di Numanzia, a LELIO il saggio,
al letterato FURIO Filone, a SCEVOLA il futuro giureconsulto, all'erudito
SUPICIO Gallo, al grande oratore GALBA, al vecchio CATONE, l'implacabile nemico
di Cartagine, al fiore di tutta la cittadinanza e alla presenza dei colti
ostaggi achei trasportati in Italia, tra i quali il grande storico e generale
Polibio. Voi stessi, o Romani, non vi siete impadroniti del mondo colla GIUSTIZIA.
Se volete essere giusti, restituite le cose tolte agl’altri, ritornate alle
vostre capanne a vivere nella povertà e nella miseria. Il criterio direttivo
della vostra vita non e il giurato
(iusiuratum), bensi l'utilità, che invano cercate di mascherara. Poichè voi, coll'intimare
la guerra per mezzo di araldi, col recare *in-giurie* sotto un pretesto di
legalità, col desiderare l'altrui, col rubire, siete per venuti al possesso di
tutto il mondo. Ma per temperare il cattivo effetto, che avesse potuto produrre
negli animi dei Romani questa audace analisi dei fattori della loro grandezza
politica, l'avveduto ambasciatore ateniese ricorda altri esempi, che sono celebri
e lodati in tutto il mondo. Rammenta la ben nota risposta data dal pirata
catturato ad Alessandro il grande. Io infesto breve tratto di mare con una sola
fusta, con quel medesiino diritto, col quale tu, o Alessandro, infesti tutto il
mondo con grande esercito e flotta. Il patriottismo, questa virtù somma e
perfetta, che suole essere portata fino al cielo colle lodi, è la negazione del
giurato (iusiuratum), perchè si alimenta della discordia seminata tra gli
uomini e consiste nell'aumentare la prosperità del proprio paese, naturalmente
a danno di un altro, coll’nvadere violentemente il territorio altrui, estendere
il dominio, aumentare le gabelle. Patriotta è colui che acquista dei beni alla
patria colla distruzione di altre città e nazioni, colma l'erario di denaro,
rese più ricchi i concittadini. E, quel che è peggio, non solo il popolo e la
classe incolta, ma eziandio i filosofi esortano e incoraggiano a commettere
cotali atti ingiusti. Cosicchè alla malvagità non manca neppure l'autorità
della scienza. Ovunque regnano inganno e ingiustizia, che invano si tentano di
nascondere e legittimare. Tutti quelli che hanno diritto di vita e di
morte sul popolo sono tiranni. Ma essi preferiscono chiamarsire per volontà
divina. Quando alcuni, o per ricchezze, o per ischiatta, o per potenza, hanno
nelle mani l'amministrazione di una città, costituiscono una setta. Ma i membri
prendono il nome di “ottimato”. Se il popolo ha il sopravvento nel maneggio dei
pubblici affari, la forma di governo si chiama libertà; ma è licenza. Ma poichè
gli uomini si temono l'un l'altro, e una classe ha paura dell'altra, interviene
una specie di *patto* o contratto fra popolo e potenti e si costituisce una
forma mista di governo, dove la giustizia è un effetto non di natura o di
volontà, ma di debolezza. Ed è naturale che cosi avvenga. Se l'uomo deve
scegliere tra le seguenti condizioni: recare *in-giuria* e non riceverne; e
farne e riceverne; nè farne, nè riceverne, egli repute ottima la prima, perchè
soddisfa meglio i suoi istinti. Poscia la terza, che dona quiete e sicurezza;
ultima e più infelice la condizione di chi sia costretto ad essere continuamente
in armi, sia perchè faccia, sia perché riceva *in-giurie”. Adunque alla Hobbes lo
stato naturale dei rapporti tra uomo e uomo è la lotta (uomo uominis lupo), la
guerra, la discordia, la rapina, la violenza, l'inganno, in una parola, la negazione
del giurato (giusgiurato). La giustizia è una virtù che si esercita per effetto
di debolezza e per proprio tornaconio. Ma Diogene, come vedemmo, considera il
giurato (iusiuratum) verso gli uomini. Carneade dove notare che l’istituzione
del tempio esiste solamente nel l'immaginazione de' suoi avversari e dei
filosofi, dai quali essi attinsero i loro principii. Non si acquista, non si
allarga potere, non si fonda regno senza le armi, le guerre, le vittorie; le
quali alla loro volta in generale presuppongono la presa e la distruzione di
città. E dalle distruzioni non vanno immuni le oggetti addorati nei tempi, ne
dalle stragi si sottragge il sacerdote del tempio; né dalle rapine
i tesori e gli arredi sacri. Quanti trofei di divinità nemiche,
quante sacre immagini, quante spoglie di tempii resero splendidi i trionfi dei
generali romani! E non sono cotesti sacrilegi? Non sono atti di somma
ingiustizia? No, innanzi al giudizio del popolo, all'opinione della gente
colta, degli storici, dei letterati, questa è gloria, è patriottismo, è
prudenza, sapienza, giustizia. Dunque la giustizia non solamente non viene
osservata in pratica, ma non esiste nep pure in fondo alla coscienza generale
dell’uomo. Anch'essa viene subordinata all'utile. Ma non s'arresta qui la
critica di Carneade. Con un esame sottile e profondo dell'antinomia esistente
tra i due concetti del ‘scitum’ e del ‘giurato’ e della natura morale dell'uomo
quale in realtà è, e quale egli si crede e vorrebbe essere, Carneade ha
chiarito un contrasto del cuore (ragione pratica) e della mente (ragione
teorica) umana, che tuttavia rimane e che ha servito di fondamento alle teorie
utilitaristiche inglesi di tempi a noi vicini. Lo ‘scitum’ – la sapienza
politica comanda al Cittadino di accrescere la potenza e la ricchezza della
patria, estenderne i confini e il dominio, renderne più intensa la vita con
nuove sorgenti di guadagni e di piaceri; e tutto questo non si può compiere senza
danno di altre genti. Il giurato (iusiuratum) invece comanda di risparmiare tutti,
di beneficare i propri simili indistintamente, restituire a ciascuno il suo,
non toccare i beni, non turbare i possedimenti altrui, non sminuire la felicità
d'alcuno. Ma se un uomo di stato vuole essere giusto, non ha mai l'approvazione
de' suoi amministrati, non gloria, non onori, i quali il popolo attribuisce non
al giusto (che promueve il giurato) e onesto e inetto; bensì al sapiente, al
prudente, all'accorto. Non per il giurato, ma per il ‘scitum’ i generali di
Roma hanno il soprannome di grandi. La violenza, la forza, la negazione
del giurato, hanno dato potere e consistenza agli stati. Ma per nascondere la
propria origine e fuggire la taccia de negare il giurato (iusiuratum), il
popolo, fatto grande e divenuto dominatore, va immaginando delle favole da
sostituire alla storia vera, come il mercante arricchito agogna un titolo di
nobiltà. Le stesse qualità, e solamente le stesse, mantengono gli stati liberi
o forti. Non ha nazione tanto stolta, la quale non preferisce il comandare con
la negazione del giurato, all'ubbidire con la promozione del giurato
(iusiuratum). La ragione di stato e la salvezza pubblica vincono e soffocano il
sentiment *dis-interessato*. Uno stato vuole vivere a prezzo di qualsiasi
negazione del giurato (iusiuratum), perchè sa che alla vittoria, con qualunque
mezzo acquistata, tien dietro la gloria. Nel concetto degli antichi, la fine
della propria nazione non sembra avvenimento naturale, come la morte di un
individuo, pel quale questa non solo è necessaria, ma talvolta anche
desiderabile. L'estinzione della patria era per essi in certo qual modo
l'estinzione di tutto il mondo. Dato questo concetto e un sentimento della
gloria diverso e molto più intenso che non sia in noi moderni, doveno in certa
guisa parere *giustificati* (giusti-ficati – fatto giurato – iusiuratum --
anche gli atti di violenza e di frode, che avevano per I scopo la conservazione
e la potenza del proprio stato; o, per meglio dire, il popolo e gl'individui
non hanno coscienza di un principio o imperativo che governa la propria vita.
Credeno, I ROMANI pei primi, di promovere il giurato (iusiuratum) e invece sommamente
negano il giurato (iusiuratum). Carneade fu il primo a chiarire questa opposizione
tra fatto e idea, tra sapienza machiavelica politica e il giurato (iusiuratum)
(CICERONE (si veda), de fin.). Il medesimo conflitto tra il giurato e il
‘scitum’ dimostra egli esistere nella vita privata, intendendo per sapiente
l'uomo che sa difendere il proprio interesse; e giusto colui che non lede
quello degli altri. Sono suoi i seguenti esempi, tolti dalla vita giornaliera e
assai chiari e appropriati alla vita romana affogata negli affari. Un tale
vuole vendere uno schiavo, che ha l'abitudine di fuggire, o una casa insalubre.
Egli solo conosce questi difetti. Ne rende avvisato il compratore? Se si,
s'acquista fama di uomo onesto, perchè
non inganna, maeziandio di stolto, per che vende a piccolo prezzo, o non vende
affatto; se no, sarà reputato sapiente, perchè fa il proprio interesse, ma
malvagio, perchè inganna. Parimenti, se egli s'incontra in uno che vende oro
per oricalco, o argento per piombo, tace per comperare a buon prezzo, o indica al
venditore lo sbaglio e sborsa di più per l'acquisto? Solamente lo stolto vorrà
pagare a maggior prezzo la merce. Se un tale, la cui morte a te recherebbe
vantaggio, sta per porsi a sedere in luogo, dove si nasconde serpe velenoso, e
tu il sai, dovrai avvertirlo del pericolo, o tacere? Se taci, sarai improbo, ma
accorto; se parli, sarai probo, ma stolto (Cic., de rep.). Dunque qui pure si
presenta la contraddizione: chi è giusto, è stolto; chi è sapiente, è ingiusto.
Ma in questi casi si tratta di una quantità maggiore o minore di denaro e di
vantaggi più o meno rilevanti, e v'ha chi potrebbe essere contento e felice
della povertà. Ma quando andasse di mezzo la vita, il conflitto diventerebbe
più spiccato. Un tale in un naufragio, mentre è poco lontano dall'affogare,
vede un altro più debole di lui mettersi in salvo appoggiandosi a una tavola, che
vale a sostenere uno solo. Nessuno testimonio è presente. Si fa sua la tavola e
si pone in salvo, lasciundo che l'altro perisca. Oppure, se, dopo che i suoi
furono sconfitti, incontra nella fuga un ferito a cavallo, che va sottraendosi
al ferro dei nemici inseguenti, lo getterà a terra per porre se stesso in
sella, o si lasce raggiungere e uccidere. Se egli è uomo sapiente, si salva a
qualunque costo. Ma se poi antepone il morire al far morire, sarà giusto, ma
stolto. Tale è il giudizio che intorno al suo operato porteranno il uomo. Cosicchè il giure naturale, la giustizia
naturale è stoltezza. Il giure civile è sapienza politica. Tutto è lotta
d'interessi. Si ha ragione di credere che Carneade nel suo discorso *contro* il
giurato civile tocca anche la questione della schiavitù, dicendo essere un
fatto che nega il giurato (iusiudicatum) naturale, che uomo servisse a uomo --
principio che, riconosciuto vero, puo essere assai valido per far conoscere
quanto esteso fosse il dominio della negazione del giurato e dare alla sua tesi
una grande forza. E ciò si induce a credere dal vedere che in più frammenti il
difensore del giurato, ossia il suo contraddittore, viene svolgendo la tesi
opposta, perchè la schiavitù, rettamente conservata, torna a utilità del stesso
schiavo, il quale sotto un governo buono e forte vive in maggiore sicurezza e
viene meglio educato che allo stato di libertà; e come Dio comanda all'uomo,
l'anima al corpo, la ragione alle parti appetitive dell'anima, cosi il
conquistatore tiene a freno il conquistato, il quale diventa tali appunto
perchè e peggiore di quello. Un tenue indizio ci sarebbe anche per farci
credere che egli risolve il rimorso nella paura della pena, negando che fosse
un sentimento più profondo e disinteressato. Diogene obbietta che in questa ipotesi
il malvagio sarebbe semplicemente un incauto e il buono uno scaltro (Cic. de
leg.). In conclusione: per Diogene, fondamento della morale e del diritto è
l'inclinazione ad amare gli uomini e a rispettare la divinità, inclinazione che
ha radice nella natura, la quale sola offre la norma per distinguere il giurato
dalla sua assenza, il bene dal male. Per Carneade, generatrice del diritto è
l'utilità, e l'utilità sola, e ogni giudizio morale e altrettanta opinione, la
quale non deriva da un imperativo kantiano, o un principio naturale fisso, come
provano la loro varietà e il dissenso degli uomini (CICERONE (si veda), de leg.).
Alla teoria giuridica di Carneade non si deve attribuire un significato di
domma o dommatico, che sarebbe in cotraddizione colle premesse teoretiche della
sua filosofia. L'egoismo e l'utilitarismo proclamato da Carneade in opposizione
all'idealismo morale di Diogene, non è una dottrina *precettiva*, alla Kant (il
sollen) ma l'investigazione e l'esposizione di un fatto psicologico e sociale –
come il principio cooperativo di Grice. Carneade non pare credere all'effetto
pratico della morale normativa e si limita ad analizzare il cuore dell’uomo, la
ragione pratica, saggezza, prudential, il quale, per la sua tendenza nativa, è
assai lontano dal realizzare il precetto dommatico stoico. Ma da filosofo prudente
s'astiene dal proporne del proprio precetto (idiosincrazia). Nota il fatto che
si presenta all'osservazione quotidiana con tutti i caratteri della
verosimiglianza più alta e sforzano a credere o ad operare; ma nè costruisce una
teoria assoluta, ne formula un domma. iusiuro: swear to a binding formula. NA
Wundt/1/IV/D/XIII/1 Estate Wundt Zeitungsausschnitte 100. Geburtstag Wundt NA Wundt. Estate Wundt Brief von Luigi
Credaro an Wilhelm Wundt Ricerca Sofistica Lingua Nota disambigua.svg
Disambiguazione – "Illuminismo greco" rimanda qui. Se stai cercando
il movimento culturale greco del XVIII secolo, vedi Nuovo illuminismo greco. La
sofistica (in greco σοφιστική τέχνη, sofistiké téchne) è stata una corrente
filosofica[1] sviluppatasi nell'antica Grecia, ad Atene in particolare, a
partire dalla seconda metà del V secolo a.C., la quale, in polemica con la
scuola eleatica e avvalendosi del metodo dialettico di Zenone di Elea, pose al
centro della propria riflessione l'uomo e le problematiche relative alla morale
e alla vita sociale e politica. Non si trattò di una vera e propria scuola né
di un movimento omogeneo, ma fu estremamente variegata al suo interno: i suoi
esponenti (detti appunto sofisti), seppur accomunati dalla professione di
«maestro di virtù», si interessarono di vari ambiti del sapere, giungendo
ognuno a conclusioni differenti e a volte tra loro
contrastanti. L'Acropoli e l'agorà di Atene: qui fiorì la sofistica I
sofisti rinunciarono alla vastità delle congetture cosmologiche dei filosofi
naturalisti, concentrandosi sulla soggettività dell'uomo, sulla legittimità
delle opinioni e il valore dei fenomeni. L'approccio dei sofisti era quindi
orientato all'individualismo e al relativismo, alla critica dei valori
tradizionali, al razionalismo. I contemporanei avvertirono in queste posizioni
il rischio di derive ateistiche e di corruzione dei costumi. Certa storiografia
moderna ha invece evocato l'idea di un illuminismo greco. Etimologia.
Anticamente il termine σοφιστής (sophistés, sapiente) era sinonimo di σοφός
(sophòs, saggio) e si riferiva ad un uomo esperto conoscitore di tecniche
particolari e dotato di un'ampia cultura. A partire dal V secolo, invece, si
chiamarono «sofisti» quegli intellettuali che facevano professione di sapienza
e la insegnavano dietro compenso:[6] quest'ultimo fatto, che alla mentalità del
tempo appariva scandaloso, portò a giudicare negativamente questa corrente.
Nell'antichità, il termine era spesso posto in antitesi con la parola
«filosofia», intesa come ricerca del sapere, che presuppone socraticamente il
fatto di non possedere alcun sapere. I sofisti vennero ritenuti falsi sapienti,
interessati al successo e ai soldi, più che alla verità. Il termine mantiene
anche nel linguaggio corrente un carattere negativo: con «sofismi» si intendono
discorsi ingannevoli basati sulla semplice forza retorica delle argomentazioni.
La sofistica è stata rivalutata, e oggi è riconosciuta come un momento
fondamentale della filosofia antica. Contesto storico-culturale
Magnifying glass icon mgx2. Svg Lo stesso argomento in dettaglio:
Pentecontaetiae Guerra del Peloponneso. Veduta dell’Acropoli di Atene Lo
sviluppo della sofistica ad Atene è legato a un insieme di fattori culturali,
economici e politico-sociali. Con la sconfitta dei Persiani a Salamina le
poleis greche affermarono la propria autonomia, e la loro potenza si ampliò
progressivamente nel corso dei successivi cinquant'anni di pace (la cosiddetta
Pentecontaetia). In particolare, a primeggiare su tutte furono le città rivali,
ovvero Sparta e Atene: la prima espanse la propria influenza su quasi tutto il
Peloponneso attraverso un'ampia rete di alleanze, mentre Atene, membro di primo
piano della Lega delio-attica, con l'avvento di Pericle finì con l'assumerne il
comando. Con il potere politico ed economico crebbe però anche l'ostilità tra
le due città, e il desiderio di supremazia sull'intera Grecia portò al disastro
della Guerra del Peloponneso. Pericle Pericle, leader carismatico
della fazione democratica, governò Atene per circa un trentennio, portando la
città al suo massimo splendore. Egli fece trasferire il tesoro della Lega
delio-attica da Deload Atene, e trasformò il volto della città con un imponente
piano di riforma architettonica (simbolo del potere dell'epoca sono gli edifici
dell'Acropoli: il Partenone, l'Eretteo, i Propilei); inoltre, si
intensificarono i rapporti con le altre città, attraverso alleanze e scambi
commerciali. Fu proprio questo nuovo clima di pace a favorire l'affermarsi
della sofistica, poiché permise ai sofisti, «maestri di virtù» itineranti, di
spostarsi di città in città, seguendo le rotte commerciali. Visitando luoghi
con tradizioni e ordinamenti politici differenti, talvolta varcando addirittura
i confini dell'Ellade, essi iniziarono ad interrogarsi sul valore intrinseco
delle leggi e della morale, giungendo ad un sostanziale relativismo eticoche
riconosceva il valore delle norme morali solo in relazione alle usanze della
città in cui ci si trova ad operare: la stessa areté (virtù) da loro insegnata
si riduceva all'insieme delle norme e delle convenzioni riconosciute valide dai
cittadini, alle quali il retore si deve adeguare per avere successo e buona
fama. Tuttavia, bisogna considerare che non erano considerati “cittadini” le
donne, gli stranieri (meteci) e gli schiavi. L'età di Pericle fu dunque al
tempo stesso l'età dello splendore e della crisi della polis, poiché coincise
con la crisi dei valori tradizionali, di cui i sofisti furono protagonisti;
come scrive Untersteiner, la sofistica è «l'espressione naturale di una
coscienza nuova pronta ad avvertire quanto contraddittoria, e perciò tragica,
sia la realtà». Il primo interesse dei sofisti è la rottura con la tradizione
giuridica, sociale, culturale, religiosa, fatta di regole basate sulla forza
dell'autorità e del mito (e per questo motivo sono talvolta guardati come
"precursori dell'Illuminismo"), a cui veniva contrapposta una morale
flessibile, basata sulla retorica. D'altra parte, la stessa retorica che essi
insegnavano aveva un'enorme importanza per la vita civile nel regime
democratico dell'epoca, il quale riconosceva a tutti i cittadini l'uguaglianza
giuridica (isonomia) e la libertà di parola durante l'assemblea pubblica
(parresia). Il tramonto dell'aristocrazia segnò il tramonto di una
mentalità, di un'epoca con le sue aspirazioni eroiche. Le eroiche lotte
sostenute contro i Persiani, le nuove leggi e le nuove costituzioni crearono un
grande senso di fiducia in se stessi. Nel pensiero dei sofisti si rispecchiano
le esigenze delle àlacri classi borghesi, l'arrivismo degli uomini nuovi,
l'irriverenza verso le tradizioni sacre ed il beffardo disprezzo del passato,
le violente lotte fra città e città, la corsa sfrenata alle cariche politiche.
I sofisti Rosa, Protagora e Democrito I sofisti erano considerati maestri di
virtù che si facevano pagare per i propri insegnamenti. Per questo motivo essi
furono aspramente criticati dai loro contemporanei, soprattutto da Platone e
Aristotele, ed erano offensivamente chiamati «prostituti della cultura».
Ironicamente, i sofisti furono i primi ad elaborare il concetto occidentale di
cultura (paideia), intesa non come un insieme di conoscenze specialistiche, ma
come "metodo di formazione" di un individuo nell'ambito di un popolo
o di un contesto sociale. Essi riscossero successo soprattutto presso i ceti
altolocati. La figura del sofista, come persona che si guadagna da vivere
vendendo il proprio sapere, si pone come precursore dell'educatore e dell'insegnante
professionista. Argomento centrale del loro insegnamento è la retorica:
mediante il potere persuasivo della parola essi insegnavano la morale, le
leggi, le costituzioni politiche; il loro intento era di educare i giovani a
diventare cittadini attivi, cioè avvocati o militanti politici e, per essere
tali, oltre ad una buona preparazione, bisognava anche essere convincenti e
saper padroneggiare le tecniche retoriche. I sofisti, a differenza dei filosofi
greci precedenti, non si interessano alla cosmologia e alla ricerca dell'archèoriginario,
ma si concentrano sulla vita umana, diventando così i primi filosofi morali.
Vengono distinte due generazioni di sofisti: Sofisti della prima
generazione: Protagora, Gorgia, Prodico e Ippia Sofisti della seconda
generazione: solitamente allievi dei primi, sono a loro volta distinguibili in:
Sofisti politici: Antifonte, Crizia, Trasimaco, Licofrone, Callicle,
Alcidamante, Polo, l'Anonimo di Giamblico Sofisti della physis, si interessano
del rapporto natura-uomo, spesso conducendo studi naturalistici: Antifonte,
(Ippia) Eristi, portano all'esasperazione il metodo dialettico: Eutidemo e
Dionisodoro, Eubulide di Mileto Altri: Seniade di Corinto, forse l'anonimo
autore dei Dissoi logoi Stando alle fonti, pare che anche il filosofo
Aristipposia stato un sofista prima di incontrare Socrate e unirsi a lui; in
particolare pare fosse allievo di Protagora e sappiamo per certo che diede
lezioni di eloquenza a pagamento. A questo proposito si racconta un aneddoto:
protagonisti sono Aristippo e il padre di un suo alunno, il quale, contestando
il prezzo troppo alto della retta annuale, gli avrebbe detto: «Mille dracme? Ma
io con mille dracme ci compro uno schiavo!», e Aristippo avrebbe risposto: «E
tu compralo questo schiavo, così ne avrai due in casa, questo e tuo figlio!». A
quanto pare Aristippo praticava tariffe differenziate in base alle capacità
degli allievi, così che se uno di questi aveva la sfortuna di essere poco
dotato la sua tariffa aumentava vertiginosamente, mentre se al contrario era
particolarmente brillante e intuitivo la tariffa ammontava a poco più di 1
dracma, praticamente gratis. Caratteri generali della sofistica Lo stesso
argomento in dettaglio: Relativismo etico sofistico. La sofistica, come detto,
fu un movimento disomogeneo, e ogni sofista differiva dagli altri per interessi
e posizioni personali. Tuttavia, è possibile riconoscere in questi autori
alcuni caratteri comuni. Centralità dell'uomo. I sofisti si interessarono
prevalentemente di problematiche umane ed antropologiche, tanto che gli
studiosi parlano di antropocentrismo sofistico. Essi approfondirono i temi
legati alla vita dell'uomo, che venne analizzata soprattutto dal punto di vista
gnoseologico (ciò che l'uomo può conoscere e ciò che non può conoscere), etico
(ciò che è bene e ciò che è male) e politico (il problema dello Stato e della
giustizia). L'essere umano veniva considerato a partire dalla sua condizione di
individuo posto all'interno di una comunità, caratterizzata da determinati
valori culturali, morali, religiosi e via dicendo. Essi insegnavano pertanto a
osservare formalmente le leggi e le tradizioni della polis, così da diventare
cittadini rispettati e di successo – quindi virtuosi. Rottura con la
“fisiologia” presocratica. Come conseguenza del punto precedente, i sofisti in
genere trascurarono le discipline naturalistiche e scientifiche, che invece
erano state tenute in grande considerazione dai filosofi precedenti. Per questa
ragione alcuni studiosi hanno definito "cosmologica" la filosofia
precedente ed "umanistico" o "antropologico" il pensiero
sofistico. In realtà, va precisato che tale generalizzazione è per certi versi
limitativa, poiché ad essa fanno eccezione i casi di Ippia di Elide (che,
mirando ad un sapere enciclopedico, coltivò studi inerenti a vari campi
scientifici, tra cui matematica, geometria e astronomia) e Antifonte (il quale,
studioso dei testi ippocratici, fu esperto di anatomia umana ed embriologia).
Relativismo ed empirismo. I sofisti concepivano la verità come una forma di
conoscenza sempre e comunque relativa al soggetto che la produce e al suo
rapporto con l'esperienza. Non esiste un'unica verità, poiché essa si frantuma
in una miriade di opinioni soggettive, le quali, proprio in quanto relative,
finiscono per essere considerate comunque valide ed equivalenti: si parla
pertanto di relativismo gnoseologico. Questo relativismo investe tutti gli
ambiti della conoscenza, dall'etica alla politica, dalla religione alle scienze
della natura.Dialettica e retorica. Le tecniche dialettiche dell'argomentare
(cioè dimostrare, attraverso passaggi logici rigorosi, la verità di una tesi) e
del confutare (cioè dimostrare logicamente la falsità dell'antitesi,
l'affermazione contraria alla tesi) erano già state utilizzate da Zenone
all'interno della scuola eleatica, ma fu soprattutto con i sofisti che esse si
affermarono e si affinarono. La dialettica divenne una disciplina filosofica
essenziale e influenzò profondamente la retorica, ponendo l'accento
sull'aspetto persuasivo dei discorsi, fino a scadere nell'eristica.Alla luce di
tutto ciò, alcuni studiosi hanno voluto vedere nel movimento sofistico una
sorta di “illuminismo greco” ante litteram, in quanto i miti e le credenze
tradizionali vennero criticati e sostituiti con nozioni razionali: in altre
parole la sofistica avrebbe in un certo senso anticipato alcuni motivi tipici
di quel movimento culturale sviluppatosi in Europa nel XVIII secolo, l'Illuminismo
appunto. L'insegnamento Greuter, "Socrate e i suoi
studenti", XVII secolo. Nell'Atene era costume che i maestri tenessero
lezione all'aperto, in piazza o sotto i portici Con la comparsa dei sofisti
nascono nuovi luoghi deputati all'insegnamento: le case dei cittadini più
ricchi, le palestre pubbliche e le piazze, le quali includevano dei portici in
cui i maestri potevano passeggiare con i loro discepoli o sedere in banchi dove
potevano discutere. In genere, la scelta del luogo in cui tenere lezione era
legata al tipo di "sapienza" professata: Socrate, ad esempio, scelse
la piazza pubblica per mostrare la sua disponibilità verso tutti i cittadini e
il disinteresse per il denaro – e lo stesso faranno i cinici in epoca
successiva – mentre gli accademici, i peripatetici e gli stoici preferiranno
luoghi attrezzati con strumenti scientifici e biblioteche. D'altra parte, va
ricordato ancora una volta che la sofistica non fu una scuola filosofica, bensì
un movimento caratterizzato da un ampio e variegato dibattito interno.
Capisaldi dell'insegnamento sofistico sono: L'insegnabilità della virtù:
essendo i sofisti "maestri di virtù", il loro insegnamento si basava
sulle strategie per conseguirla, con fini eminentemente utilitaristici; non
essendo infatti possibile conoscere il Bene in sé, l'educazione era volta a
diffondere i valori più convenienti alla vita civile dell'individuo. Per questo
motivo, essi si rivolsero non solo agli aristocratici, ma anche ai ceti
emergenti che aspiravano al successo.La retorica: i sofisti non furono degli
scienziati, poiché non limitavano il campo del loro sapere ad una disciplina
specifica; piuttosto, per loro era importante il metodo di comunicazione, e per
apprenderlo erano previsti due momenti, la dialettica e l'eristica: la prima
consiste nell'arte di saper argomentare, la seconda nel saper vincere in una
discussione. Il loro insegnamento abbracciava molte tematiche, e oltre alla
morale si occuparono di problemi di diritto, ponendo la questione
dell'esistenza o meno del diritto naturale (physis) e del suo rapporto col
diritto positivo (nomos).Per quanto riguarda le leggi e le norme i sofisti,
spostandosi di città in città, si accorsero che ogni cultura ha diverse regole
e leggi. Ciò fece sorgere in loro domande quali: Ci sono regole uguali
per tutti? In genere i sofisti propendono per il no, cioè per il relativismo
etico. Vi è una cultura superiore alle altre? Porre la domanda già equivale ad
una critica delle tradizioni e ad una propensione per il relativismo culturale.
La Seconda sofistica Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda sofistica.
L'imperatore ADRIANO, in veste greca, offre un sacrificio ad Apollo (Londra,
British Museum) Dopo il successo del V secolo a.C., nel secolo successivo la
sofistica vide un progressivo ridimensionamento della propria importanza,
soprattutto a causa delle già menzionate critiche rivolte ai sofisti dai
filosofi dell’ACCADEMIA e del LIZIO, e dalle loro scuole. Tuttavia, si assiste,
in piena età imperiale, ad una rinascita della sofistica, grazie a un movimento
filosofico-letterario definito da Filostrato Seconda sofistica[24] (detta anche
Nuova sofistica o Neosofistica, per differenziarla da quella antica).
Diversamente dalla sofistica del V secolo, però, la Seconda sofistica abbandona
i temi di interesse filosofico ed etico (come la divinità, la virtù e via
dicendo), per occuparsi esclusivamente di oratoriae retorica. La Nuova
sofistica si presenta così subito come un movimento di impronta essenzialmente
letteraria, orientato allo studio e all'esercizio dell'oratoria e ben distante
dall'impegno politico e culturale dei sofisti dell'età di Pericle. I nuovi
sofisti mirano all'affermazione personale e al successo pubblico, cercando
(eccetto che in rari casi) di ingraziarsi la simpatia e i favori dei potenti;
la loro produzione letteraria, improntata alla ricercatezza stilistica secondo
lo stile del cosiddetto asianesimo, spazia attraverso vari generi: dialoghi,
trattati, opere satiriche, novelle, fino a ben più leggere opere di
intrattenimento, brani in cui veniva ostentata la propria bravura
retorica. Tra i vari autori di lingua greca che rientrano in questo
fenomeno letterario, i più importanti sono: Dione Crisostomo («dalla
bocca d'oro») ricoprì varie cariche politiche e svolse la propria attività di
retore e insegnante in Bitinia e a ROMA, dove però è condannato all'esilio. Erode
Attico, tra i più importanti e rinomati, insegnante di retorica e amico
dell'imperatore stoico Marco Aurelio ANTONINO, ricoprì vari incarichi
nell'amministrazione pubblica romana, tra cui il consolato. Elio Aristide,
allievo di Erode Attico, famoso soprattutto per le opere di onirocritica e per
la sua devozione al dio Asclepio; Luciano di Samosata, uomo vicino alla
famiglia imperiale romana -- dinastia degli Antonini --, è autore di vari saggi
sui più disparati argomenti, nonché modello di purismo linguistico. Flavio
Filostrato, membro di una famiglia di celebri retori e sofisti, è tra i più
potenti letterati alla corte dei Severi. La Seconda sofistica perdura. Tratti
tipici di questo movimento sono rintracciabili in filosofi come Imerio,
Libanio, Temistio e Sinesio, per giungere infine alla Scuola di Gaza. La
storiografia moderna considera comunemente i sofisti come filosofi. Si veda a
proposito: M. Untersteiner, Le origini sociali della sofistica, appendice a: I
sofisti, Milano Guthrie, The Sophists, Cambridge Kerferd, I sofisti, trad. it.,
Bologna Reale, Il pensiero antico, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it.,
Bologna. Più precisamente, Untersteiner, riprendendo a sua volta Marrou e Levi,
scrive: «Fu più volte riconosciuto che nella sofistica non devesi scorgere una
scuola filosofica abbastanza uniforme e coerente, ma piuttosto sia meglio
accogliere l'opinione molto diffusa nell'antichità, “che considerava sofisti
coloro che andavano da una città all'altra della Grecia per insegnarvi
pubblicamente la loro σοφία dietro retribuzione. Il contenuto di questa
sapienza variava secondo gli insegnanti di essa; però (nemmeno Gorgia
rappresenta un'eccezione) tutti i sofisti professavano di essere maestri di ἀρετή
(virtù), ossia dichiaravano d'impartire ai loro discepoli un insegnamento
rivolto a finalità insieme individuali e sociali”» (I sofisti, Milano
sofistica, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Il
sostantivo σοφιστής deriva dal verbo σοφίζειν (sophízein), che significa
«rendere sapiente». Cfr. Guthrie, The Sophists, Cambridge Per le varie
accezioni del sostantivo si veda anche: L. Rocci, Dizionario Greco Italiano,
Firenze Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Sofista» in origine indicava
generalmente una personalità ritenuta sapiente, e fu utilizzata per riferirsi
anche a poeti come Omero ed Esiodo. DK.
La rivalutazione della sofistica come corrente filosofica iniziò a opera di
Hegel e Nietzsche. Oggi ai sofisti è riconosciuto lo statusnon solo di filosofi
morali ma anche di teoreti. Cfr. G.B. Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna
Untersteiner, I sofisti, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna
Untersteiner, I sofisti, Milano Faggin, Storia della filosofia, volume primo,
Principato editore, Milano, Così li definisce Socrate in: Senofonte, Memorabili
Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze
Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Diogene Laerzio Plutarco, De liberis
educandis Untersteiner, I sofisti, Milano Questo è l'argomento su cui verte il
Teetetoplatonico, nel quale si analizza la dottrina protagorea dell’homo
mensura (Cfr. DK 80A1). Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna Tra i cittadini
ateniesi abbienti che patrocinarono l'attività dei sofisti, il più famoso è
senz'altro Callia, che compare come personaggio nel Protagora di Platone (è in
casa sua che avviene il dialogo e sono ospitati Protagora, Prodico e Ippia). ^
M. Untersteiner, I sofisti, Milano Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna
Jaeger, Paideia, trad. it., Firenze Illuminanti al riguardo sono le
affermazioni di Antifonte (DK) e quelle contenute nei cosiddetti Dissoi logoi
(DK Filostrato, Vite dei sofisti I Corno, Letteratura greca, Milano Corno,
Letteratura greca, Milano Edizioni dei
frammentiModifica I frammenti e le testimonianze sui sofisti sono raccolti in
Die Fragmente der Vorsokratiker, a cura di Hermann Diels e Walther Kranz. In
traduzione italiana sono consultabili: I presocratici. Testimonianze e
frammenti, a cura di G. Giannantoni, Roma-Bari: Laterza 1979. I presocratici.
Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e
dei frammenti di Hermann Diels e Walther Kranz, a cura di Giovanni Reale, Milano:
Bompiani, 2006. I sofisti. Testimonianze e frammenti, a cura di M. Untersteiner
e A.M. Battegazore, Firenze: La Nuova Italia, Milano: Bompianim con
introduzione di REALE (si veda)). I sofisti, cur. Bonazzi, pref. di F.
Trabattoni, Milano: BUR, Abbagnano, Giovanni Fornero, Protagonisti e testi
della filosofia, Volume A, Tomo 1, Paravia Bruno Mondadori, Torino Mauro
Bonazzi, I sofisti, Roma: Carocci, Guthrie, The Sophists, Cambridge: Cambridge,
Kerferd, I sofisti, trad. it., Bologna: Mulino, Parente, Sofistica e democrazia
antica, Firenze: Sansoni, Jaeger, Paideia. La formazione dell'uomo greco,
Firenze, La nuova Italia (nuova edizione con un'introduzione di REALE (si veda),
Bompiani: Milano. Marrou, Storia dell'educazione nell'antichità, Roma: Studium,
Levi, Storia delle Sofistica, Napoli, Morano, 1966. E. Paci, Storia del
pensiero presocratico, Roma: Edizioni Radio Italiana, Plebe, Breve storia della
retorica antica, Bari: Laterza, Reale, Il pensiero antico, Milano: Vita e
Pensiero, Schreiber, Aristotle on false reasoning: language and the world in
the Sophistical refutations, State University of New York Press, Untersteiner,
I sofisti, Milano: Mondadori Antropocentrismo Demagogia Dissoi logoi
(Sofistica) Eristica Presocratici Relativismo culturale Relativismo etico
sofistico Retorica Seconda sofistica Sofisma. «sofista» Sofistica, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Taylor e Mi-Kyoung Lee,
The Sophists, su Stanford Encyclopedia of Philosophy. George Duke, The Sophists (Ancient Greek), su Internet Encyclopedia of
Philosophy. Portale
Antica Grecia Portale Filosofia. Protagora retore e filosofo greco
antico Eristica arte della contesa verbale Dissoi logoi opera
filosofica. Luigi Credaro. Keywords: i sofisti, il giurato, iusiuratum,
Carneade, il secondo discorso, contro Democrito, ragione pratica (saggezza),
ragione teorica, a philosopher in political linguistics: German minority,
Italian majority in Trento. Il prefetto di Trento. Lingua tedesca, lingua
italiana, ordinamento amministrativode-centrato, Wundt, Kant, razionalismo
trascendente, Herbart, scetticismo, accademia, prima accademia, seconda
accademia, terza accademia, liberta di
volere, freewill, volere libero, ambiascata ateniense a roma, influenza
dell’academia nell’elite romana – l’accademia come perfezionamento per la dirigenza
romana, Wundt, positivismo, suggestione, i primordii del kantismo in Italia,
Hegel vacuo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Credaro” – The Swimming-Pool
Librrary. Credaro.
Grice
e Crescente: la ragione conversazionale al cinargo a Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano.
A member of the Cinargo in Rome. Taziano regards him as a greedy immoral
hypocrite.
Grice e Cresi: la ragione
conversazionale -- cappuccino e ciserciano – scuola dell’Aquila – filosofia abruzzese
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (L’Aquila). Filosofo aquilese.
Filosofo abruzzese. Filosofo italiano. L’Aquila, Abruzzo. Essential Italian
philosopher. Filosofo italiano. Esponente di una nota famiglia abruzzese,
grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e
decide di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una
brillante vocazione predicatoria che lo porta sino alla corte di Urbano VIII.
Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propone il vescovato
di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propone quello di Fiesole, ma in
entrambi i casi V. rifiuta. Nella prima
metà Professoresi prodiga per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila,
colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non è riuscito a
soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquista un vasto
terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la
chiesa di S. Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo.
Camerlengo dell'Aquila. Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico,
in Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e
adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Dragonetti Frati minori
cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di
L'Aquila, su frati cappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclo
rinasce. Dragonetti, “Le vite degli
illustri aquilani” (L'Aquila, Perchiazzi). PER
DNA DIFFAMAZIONE CON ABUSO DI UFFICIO Il R. Commissario della
S. Casa dogi' Incurabili E I COMPONENTI della disciolta
Amministrazione se vuoi che il ver ti sia ascoso Tutt' al contrario
la storia converti; che i greci vinti fur Troia vittrice E che
Penelopea è meritrice! Ariosto Orlando Furioso e. NAPOLI
TIPOGRAFIA F. BIDERI HARVARD COLLEGE UHUIY THE6IFT0P Hi
NELSON GAY Indice Servizio Ospedaliero. PROGETTI PER NUOVE COSTRUZIONI E
NUOVI OSPEDALI RESTRIZIONE DEL NUMERO DEI MALATI. RIDUZIONE DI SPESA
PER MANTENIMENTO DEGL’INFERMI LA SOPPRESSIONE DEL VINO E L'ALTERAZIONE
DELLA VITTITAZIONE VIOLAZIONE DEL CONTRATTO PER LA FOR- NITURA
DELLA CARNE BIANCHERIA E CASERMAGGIO LA
SOMMINISTRAZIONE DELLE MEDICATURE ANTISETTICHE Condizioni
finanziarie della Pia Casa Canee ohe prodassero le attuali condizioni
economiche Entrate Riduzioni di corrisposte ESCOMPUTI
D'AMBRA, MOCCIA E IZZO RIDUZIONE DI ESTAGLIO DEL FONDO SALICELLE Riduzioni di
Canoni. ESCOMPUTO SIGILLO Riduzioni nei fitti dei fabbricati.
CONTRATTO ED ESCOMPUTO FORINO Cauzione > 66 Inventario e
consegna dei fondi urbani, Fabbricati affidati in esazione al Tesoriere Fondi
in Ariano Spese Personale Amministrativo e Sanitario Lavori Forniture Provvedimenti
per far danaro PRELEVAMENTI SULLE CAUZIONI Alligato Rapporto d’Antonelli
IGIENE DEI LOCALI MANUTENZIONE CASA DI SALUTE
CASA DI MATERNITÀ STANZE D' ISOLAMENTO STANZE DI
OPERAZIONI CUCINA CASERMAGGIO CONSULTAZIONI GRATUITE,
SALA IDROTERAPICA E STANZA PER RICEZIONE DISCIPLINA DEL BASSO PERSONALE. DIREZIONE
DELL'OSPEDALE STANZA DI MEDICATURA V anno iSgi il giorno io
novembre in Napoli. Si sono riuniti in casa del Comm. Vastarini- Cresi,
il Comm. Prof. Sal- vatore Trinchese y il Cav. avv. GSavio, Roberto e Cosenza.
Constatatosi che tutti gP intervenuti hanno letto P opu- scolo
intitolato u Relazione del R. Commissario della S. Casa degli Jhcurabili
sulla gestione, firmato Napodano Deputato ai Parlamento „, sono stati
unanimemente d'avviso che si debba rispondere a tale pubblicazione per
rimettere le cose a posto, smentire le infon- date accuse e respingere
gli ingiusti apprezzamenti sugli atti cofnpiuti dalla disciolta
Amministrazione , che sono a studio travisati nel loro contenuto.
U avvocato Vastarini ha fatto rilevare che P opuscolo del R.
Commissario, più che essere diretto a calunniare gli atti compiuti dalla
disciolta amministrazione, ha tutto il ca- rattere delP aggressione
personale contro P ex So pr aintenden- te : se sonosi coti/use a studio
le responsabilità delle diverse amministrazioni ciò si e fatto allo scopo
di colpire, senza riguardo e mi sur a ^ la sua persona. Per la qual cosa
egli rivendica a se il diritto di rispondere personalmente alla sud-
detta relazione per assumere tutta la responsabilità della forma da dare
alla risposta e della sostanza di quegli atti che non riguardano i
componenti del governo disciolto. V avv. Lo Savio ha fatto anch'
egli rilevare: che gli addebbiti contenuti nella relazione del R.
Commissario ri- guardano in minima parte la disciolta Amministrazione la
qua- le è rimasta in ufficio solamente dal 30 dicembre 1890 al 3
set- tembre 1891; che parte degli ingiusti apprezzamenti della
relazione stessa si riferiscono ad epoca in cui egli collaborò nella
qualità di Governatore col Sopraintendente Vastarini e coti altri
Governatori ; che molti altri riguardano
r Am- ministrazione precedente presieduta dal conte Spinelli; — che
in ogni caso, essendo appunti rivolti al potere esecutivo del Consiglio
di Governo, feriscono direttamente tutti coloro che tale potere
esercitarono. Per la qual cosa aderisce al desiderio espresso da C., ma non
credendosi egli , nella qualità di Governatore delegato, disinteressato
nella di- sputa, intende di assumere , anche per parte sua , tutta
la responsabilità della sostanza e della forma della risposta da
dare al R. Commissario, nella compilazione della quale vuol collaborare
con Vastarini. Dopo le suddette dichiarazioni, i convenuti sono
discesi alP esame degli addebbiti contenuti rie Ila Relazione del R.
Com- missario ed hanno constatato, che non si riferiscono alla di-
sciolta Amminis trazione gli addebiti: 1.° Per la deficienza della
biancheria nel guardaroba; 2.° Per i criteri che informarono la
impostazione delle somme all'attivo ed al passivo nel preventivo 1890;
3.° Per gli escomputi di estaglio agli affìttuarii Moccia, d' Ambra
e Izzo; Per la riduzione d' estaglio al fondo Salicelle, affittato
al d' Ambra; 5.° Pel conto 1887, 1888, 1889; Per Tescomputo
accordato airenfiteuta Giovanni Sigillo, Per la nuova pianta del personale
amministrativo. Per i lavori eseguiti. Che quelli rifer enfisi alla
disciolfa Amminis frazione sono limitati: i." Alla spesa
votata per gì ingegneri; Al deliberato aumento di un farmacista ;
j.° Ai lavori eseguiti nel 1891; . 4? Alla generica ed
indimostrata accusa di sperpero di denaro. Fatta tale
constatazione \ i signori Trinchese, Di Rober- to e Cosenza hanno
dichiarato che avendo essi a suo tempo preso cognizione esatta di molti
atti compiuti dal Comm. Va- sfarini coi poteri del Consiglio dal 4
settembre al 30 dicem- bre iSgo, epoca in etti non esisteva un governo
regolare; ed avendo ratificato tali atti a norma della Legge e del
Re- golamento^ non intendono scindere la loro responsabilità da
quella dei signori V astar ini e Lo Savio. Ma questi ultimi hanno
vivamente insistito nelle già fatte dichiarazioni e sulla necessita che
la risposta al R. Com- missario , almeno per quanto riguarda la forma ,
abbia un carattere tutto personale. Per la qual cosa i signori Trinchescy
De Roberto e Cosenza, pur rimanendo solidali con i signori Vastarmi e Lo
Savio nella responsabilità degli atti, compiuti col loro concorso o da
loro ratificati > lasciano a que- sti la libertà di rispondere in
quella maniera che crederanno più conveniente a difendere il decoro della
disciolta Ammi- nistrazione e quello delle persone singolarmente prese di
mi- ra dalla relazione del R. Commissario. C., G. Lo Savio
S. Trinchese D. Di Roberto L. Cosenza mmsm
Mentre eravamo, il giorno 7 del corrente mese, innanzi al-
l' Ecc.ma Sezione IV del Consiglio di Stato per discutere la nostra
domanda di sospensione del r. decreto 31 Agosto 1891, T on. Avvocato
Erariale, nostro contraddittore, con cavalleresca cortesia ci mostrò un
opuscolo a stampa del quale vedevamo altri esemplari innanzi a ciascun
componente dell' alto consesso amministrativo. Ne leggemmo V
intestazione, che dicea: Rela- zione del r. Commissario della 5. Casa
degli Incurabili sulla gestione dal 4 Settembre al 4 Novembre iSgi, e ci
riservammo di procurarcene copia e di esaminarlo più tardi. È
una pubblicazione, che vorrebbe indirettamente combattere il ricorso ,
col quale i rappresentanti della disciolta Ammini- strazione impugnarono
il detto real decreto, senza parere d' es- sere stata compilata a cotal
fine. La forma inurbana e sgrammaticata (1), e il contenuto
ri- boccante di malafede , ci avrebbero consigliato di rispondervi
con la parola di Cambronne , se qualcuno ci avesse imposto V increscioso
compito di discuterne col redattore; ma tale non (1) Eccone un
saggio per ora: via via ne daremo altri' Pag. 36. * Una rilevante
quantità di fondi che 1* Opera Pia ha in Ariano, aventi una rendita annua
di circa lire 8000, è affidata in amministrazione ad una persona del
luogo; la quale non ha mai comunicato i contratti che da lui si facevano,
e da oltre 10 anni non ha inviato i resoconti della sua gestione (che ora
soltanto dopo la mia nomina, ha trasmesso) limitandosi a mandare di
quanto in quanto quel pò di danaro che egli credeva. è il nostro dovere ,
e ne rendiamo grazie agli Dei immortali* Una cosa soltanto
c'importa di stabilir chiaramente, ed è che, dimostrato in modo
innegabile dal nostro ricorso, non es- sere la relazione del sig.
Ministro dell' Interno, precedente P im- pugnato decreto di scioglimento
e redatta sulla falsariga d' un rapporto prefettizio , se non un tessuto
di audaci e meditate inesattezze, si tenta ora con una mal dissimulata
manovra di spostar la questione e di fuorviare la pubblica
opinione. Da ciò noi tragghiamo gli auspici più lieti per l'esito
della nostra causa innanzi alPEcc.ma Sezione IV del Consiglio di
Stato, dappoiché ivi la disputa è circoscritta fra termini precisi ed
inamovibili, quali sono, da una parte il real decreto con la relativa
motivazione, e dalP altra il ricorso coi suoi mezzi di annullamento. Il
nostro avversario, che fa proporre, come un litigante volgare , eccezioni
dilatorie d' incompetenza , sfatate, prima ancora d'essere svolte; che s*
ingegna, con pubblicazioni,, come quella , di cui dovremo occuparci , di
uscir fuori dalla lizza e di trascinarvi noi ed il pubblico , ci dà il
gradito an- nunzio della vittoria, precorrendo la decisione dell'alto
consesso» amministrativo. Ad uomini però, come quelli, che
componevano la disciolta Amministrazione, non può bastare una decisione,
che, per la necessaria limitazione degli istituti sociali, soltanto prò
veritate habetur: essi han bisogno d* invocare il giudizio d 1 un tribunale
più alto, del tribunale della pubblica opinione, che confermi il
pronunziato di quella e lo completi. A questo giudice supremo è
appunto rivolta la risposta, che ci accingiamo a dare al libello famoso,
che reca la firma del R. Commissario per la temporanea gestione della S.
Casa de- gP Incurabili. SERVIZIO OSPEDALIERO
Progetti per nuove costruzioni e nuovi Ospedali. — li libello
comincia dal rilevare che il Governo della Santa Casa u preoc-
cupato da strani progetti per nuovi Ospedali da fondare, per nuove
costruzioni ed abbellimenti da compiere, mentre per quelli non si peritò
di spendere somme rilevanti, studiò una severa economia nel servizio
ospedaliero con deplorevoli conseguenze per i poveri ammalati. „
Una reminiscenza di pudore, fenomeno riflesso d'una sen- sazione
irrevocabilmente passata, fece premettere al redattore di cotesto periodo
una timida frase: Se non vado errato. Ora noi, se parlassimo con
lui, gli diremmo: Avete errato, e se con più coscienza aveste consultato
i precedenti d' archi- vio, ve ne sareste avveduto, perchè avreste
trovato traccia di quel che andiamo a riferirvi. Sul finire
del 1889, prima ancora che il Parlamento discu- tesse il progetto di
legge sugli istituti pubblici di beneficenza, al Soprintendente della
disciolta Amministrazione balenò in mente il pensiero di concentrare
nell' Ospedale degli Incurabili gì* infermi dei nosocomi dipendenti dal
R. Albergo dei Poveri, Cesarea, Vita e Loreto. Era un
pensiero, che, attuato, aVrebbe potuto essere fecondo di grandi vantaggi
per tutti e due i colossi della carità napo- litana. La S.
Casa degl' Incurabili, assumendo il ricovero e la cura degl' infermi del
Real Albergo contro il pagamento annuale della somma stessa, che questo
spendeva per codesto titolo, avrebbe profittato di tutta la differenza,
che può derivare dalla unifica- zione di un servizio duplicato. Le spese
generali, come direbbe un commerciante, pel mantenimento dei 300 infermi
del R. Al- bergo, sarebbero state interamente, o quasi, economizzate,
perchè rispetto ad essi sarebbero state sufficienti, o con qualche
lie- vissimo aumento, quelle che sia si facevano per gl'infermi
della S. Casa* — L' insegnamento ne avrebbe risentito senza dubbio
il benefico influsso, perchè 300 letti di più avrebbero allargato d'
oltre un terzo il materiale clinico , ciò che avrebbe richia- mato un
numero maggiore di studiosi in quel libero ateneo della scienza medica
napolitana, che il Soprintendente sognava di far assorgere al grado di
rivaleggiare senza svantaggio con T insegnamento ufficiale di
qualsivoglia Università d'Europa. Per l'Albergo dei Poveri il
disegno non era meno proficuo, perchè, liberandosi dalle cure proprie
degli istituti ospitalieri, avrebbe circoscritto i suoi fini al ricovero
dei vecchi inabili d* ambo i sessi ed all' istruzione ed educazione degli
adolescenti. Riacquistata la disponibilità dei vasti locali , occupati dai
tre nosocomi, esso avrebbe potuto curare V antica piaga, che rode
quella grande istituzione, e che le ha sempre impedito di dare i frutti,
che Napoli ha dritto di aspettarne, poiché avrebbe po- tuto separare
completamente la famiglia dei vecchi , corrotti , avanzi di pena,
incorreggibili, dalla famiglia giovane, educabile, la quale può produrre
operai per ogni mestiere , agricoltori , giardinieri , marinari etc. , ed
aprire per tal via una corrente nuova di vita con elementi istruiti ed
educati nelle sfere in- feriori della nostra popolazione.
Tolti di mezzo 300 letti, i locali avrebbero di molto supe- rato i
bisogni della doppia famiglia dei vecchi e dei giovani, e rimanendone
disponibile qualcuno, poiché non per anco la crisi edilizia s' era allora
dichiarata, avrebbe potuto essere alie- nato a buone condizioni.
Con ciò un fabbricato, che per un istituto pubblico di bene-
ficenza rappresenta una passività, perchè soggetto alle tasse ed alla
manutenzione, si sarebbe trasformato in capitale fruttifero, atto a
riequilibrare il bilancio del R. Albergo, se ne avesse avuto
bisogno. Ma perchè il pensiero del Soprintendente si fosse potuto
av- vicinare air attuazione, era mestieri che la S. Casa avesse
avuto i locali necessari per ricevere i 300 infermi, che il R.
Albergo avrebbe dovuto affidare agli Incurabili. Domandi lo
scrittore della relazione ai suoi colleghi in Par- lamento, on.li De
Riseis e De Martino, e saprà che il Governo del R. Albergo," in
seguito ad una accurata relazione del secondo, nella quale ebbe la
cortesia di rilevare, con una forma ben di- versa dalla sua ,
appartenersi l' iniziativa di quel progetto al Soprintendente degl' Incurabili,
il governo del R. Albergo, di- ciamo, prese una deliberazione che
commetteva ai due lodati gentiluomini V incarico di trattare col governo
della S. Casa. Sorse così la necessità di far procedere allo studio
dei pro- getti per le nuove costruzioni, che determinò la spesa di
quella somma, che il R. Commissario avrebbe dovuto trovare
tutt'altro che inutile, se dice sul serio a pag. 4, di voler procedere
al raggruppamento dei servizi ospedalieri della città. L' ampliamento,
che esigerà cotesta impresa, non può aver luogo altri- menti che sulla
base di quei progetti. Le trattative iniziate col governo del R.
Albergo furono in- terrotte pel sopravvenire della legge sulle Opere Pie,
e per non essersi trovata allora una via per regolare il trattamento
d'un basso personale d' infermieri, addetto agli Ospedali di
quello, ma composto di ricoverati , che non si poteva assumere da-
gl' Incurabili. Ciò non ostante le difficoltà si sarebbero vinte
sicuramente, se V una e 1' altra Amministrazione non avessero dovuto, per
le frequenti crisi , mutare e rimutare governatori. Ma, posto pure
che a nulla fossero approdate quelle tratta- tive, la necessità e 1'
urgenza di ampliare i locali della S. Casa s* imponevano e s' impongono a
chiunque non è del tutto de- stituito di sentimento umano. Il modo come
sono allogati gl'in- felici, affetti da tisi, è tale che stringe il cuore
a chiunque vi- sita queir asilo di dolori, non leniti da alcuna speranza.
I re- clami del corpo sanitario, insistenti, continui, giustificati,
non ispirarono al Soprintendente della disciolta Amministrazione,
il giudizio che hanno ispirato al R. Commissario intorno al niun
bisogno ed alla niuna urgenza di quei progetti ; ed egli , non solamente
non si pente di averli ordinati, ma, se fosse rimasto in ufficio, li
avrebbe certamente attuati. E questo per i progetti , riferentisi
alle nuove costruzioni ; quanto ai nuovi Ospedali, da fondare,
l'allusione è diretta in-^ dubbiamente alla succursale di Torre del
Greco. Ivi la S. Casa possiede un podere ed un vecchio edificio,
destinato principal- mente agli idropici ed a coloro, che un tempo si
curavano con le stufe di vinacce, e poi, per tolleranza dell'
Amministrazione, agi' infermi che il Municipio del luogo vi manda a
pagamento, perchè non ha un ospedale proprio. Nella stessa
condizione di Torre del Greco, ossia senza ospe- dale proprio, si trovano
le finitime città di Resina, di Portici, di S. Giorgio a Cremano, di
Ponticelli e di Barra, e i loro in- fermi, affluendo a Napoli, gravano
senza corrispettivo i bilanci degli Ospedali di quest' ultima, perchè,
come è noto, non v'ha nelle province meridionali una legge che obblighi i
comuni al rimborso delle spese di spedalità. Trovar modo di
diminuire 1' aggravio, che i suddetti municipii producono al bilancio della S.
Casa , e far sorgere una nuova ed importante istituzione parve al
Soprintendente una iniziativa non indegna della sua sollecitudine.
Ed accarezzando codesto pensiero, immaginò una forma di consorzio,
pel quale i mentovati municipii con le rispettive Con- greghe di Carità,
così per Y impianto, come pel mantenimento, avrebbero fissato la misura
del proprio concorso proporzional- mente al numero dei letti, che ciascuno
avrebbe richiesto pei rispettivi bisogni. La S. Casa vi sarebbe
intervenuta col nome, col corpo sanitario, con la farmacia, con la somma
stessa che vi spende attualmente e con la cessione del suolo. Poteva
sor- gere in tal guisa un ospedale di duecento letti, che,
costruito e disposto secondo le ultime esigenze della scienza; con
padi- glioni segregati per le malattie infettive e con una trentina
di stanze a pagamento, principalmente pei forestieri; servito dalle
più grandi illustrazioni medico-chirurgiche , sarebbe stato in quella
incantevole posizione il nucleo vero d' una interessantis- sima stazione
sanitaria. Se le città concorrenti e l' istituto promotore se ne
sarebbero vantaggiate, non è mestieri dimostrare, tanto la cosa è per
sé stessa evidente. Si fu perciò che fu commesso al Governatore
prof, Giovanni Antonelli l'incarico di studiare il problema, e di dare ad
un ingegnere l' indirizzo scientifico pel progetto d'arte che avrebbe
dovuto risolverlo. V insigne uomo vi si dedicò con amore, ed il progetto
con la relazione si trovano ora nell'ar- chivio del Pio Luogo.
Nocque all' idea 1' esser nata nel cervello d' un uomo poli- tico,
perchè le bieche passioni di parte attraversarono a costui siffattamente
la via, che non gli fu possibile di tentare nem- meno di promuovere il
consorzio. Rimane non pertanto il progetto, ed il giorno, in cui la
bu- fera politica sarà passata, non vi sarà uomo di retti intendi-
menti , il quale non troverà che la somma , occorsa per quel progetto ,
che potrà esser sempre utilmente ripreso , fu spesa assai meglio di
quella , che è servita per dare alle stampe le tremila copie del libello
famoso del r. Commissario. Digitized by
Google — 19 — Restrizione del numero dei
malati— Questo signore, del quale non sapremmo dire se è maggiore V
ignoranza o la fallacia , aggiunge che " mentre si spendeva nei
progetti e nelle costru- zioni, indicate di sopra, si lasciò che i
maggiori risparmi s'in- troducessero nel servizio dell' ospedale.
a II quale fu ridotto ad un numero di malati inferiore a quello che
era in passato e che il Regolamento prescrive. „ Se egli non avesse
ignorato quel Regolamento , che cita a sproposito, avrebbe saputo che,
non dallo stesso, ma dall'ar- ticolo 1 1 dello Statuto organico , è
stabilito , che hanno per anno, deliberandosi il bilancio preventivo , il
Consiglio d' am- ministrazione determina il numero dei letti , che ,
secondo la capacità dei locali e la disponibilità dei mezzi finanziari,
rav- visa potersi mantenere nel corso dell' esercizio. — Se avesse
letto il citato articolo, avrebbe domandato la deliberazione presa nella
discussione del bilancio 1891 ed avrebbe trovato che il numero degli
infermi era stato fissato ad ottocento, mentre nell' esercizio precedente
era stato di ottocento cinquanta. — E se avesse spinto più oltre le sue
indagini, come ne aveva il dovere, prima di scrivere ciò che scrisse,
avrebbe appreso che la misura non poteva essere più ragionevole.
L' Ospedale degl* Incurabili , per una strana antifrasi tra la sua
denominazione e il suo Statuto, non può accogliere che gì 1 infermi
cronici di malattie curabili, ed è contro il suo fine accogliere quelli
affetti da morbi incurabili, per guisa che, quando si constata che tale è
divenuta la condizione d' un qualche in- fermo , gli si dà la qualifica
di depositario e lo si restituisce alla famiglia o s' invitano le
autorità municipali del comune, cui appartiene, per mandarlo a rilevare
(1). Nel corso del 1890 si verificò che cotesti depositari
erano mano mano giunti ad un centinaio, e poiché ciò contraddiceva
allo scopo dell' Opera Pia, in quanto che essi occupavano letti, che
potevano essere occupati da altri infermi, i quali con pochi
(1) Art. 546 del Reg. Gl'infermi dichiarati insanabili, detti depositari,
sono consegnati alle rispettive famiglie. Se non abbiano
parenti in Napoli, il Direttore ne informa caso per caso la
Sopraintendenza per richiedere le rispettive autorità municipali di mandarli
a rilevare. giorni di degenza potevan guarire , fu dato ordine alla
Dire- zione di rientrare nell* osservanza del Regolamento ,
fateendo sgombrare i letti dai depositari. — Havvi in archivio una
vo- luminosa corrispondenza coi Sindaci, col Prefetto, e col Que-
store di Napoli , che si riferisce a tale argomento e che il r.
Commissario non ha letta. Sbarazzate le sale dai depositari , la
forza fu diminuita di cinquanta infermi e si rimase così nei limiti del
numero ordi- nario di quelli che effettivamente la S. Casa ha obbligo di
ri- cevere. Non è vero dunque che il numero degF infermi
fosse stato ridotto al di sotto di quello che il Regolamento, ossia lo
Sta- tuto , prescrive ; ed è men vero ancora che fosse ristretto a
settecento. Il regio Commissario non sa che neir Ospedale si
compilano i quadri della statistica mensile : glielo facciamo saper noi.
Li consulti; li metta a raffronto coi registri e se egli riuscirà
ad indicarci una sola giornata, nella quale il numero degli infermi
sia stato di 700, noi ci obblighiamo a far onorevole ammenda ed a
proclamarlo un uomo di buona fede. Riduzione di spesa pel
mantenimento degli infermi. — Quanto abbiamo detto basterebbe a
dimostrare che la riduzione di L. 28,000 nella cifra stanziata nel
bilancio preventivo del 1891, pel mantenimento dei malati , era una
conseguenza diretta e necessaria della riduzione del numero dei letti. Ma
non voglia- mo contentarci di questa sola risposta, perchè abbiamo da
darne un' altra ancor più calzante. Per T esercizio 1889 era
stata prevista pel vitto degli infermi la spesa di lire 160,000, delle
quali si trovarono spese in meno a chiusura di conto lire 16,057,07 ; e
perciò la previsione si riconobbe eccessiva per una somma eguale (Vedi
doc. V allig. al ricorso. Relaz. del Segretario Generale sul conto 1889,
pag. 28 air art. 22 Appalti). Il conto deir esercizio
suddetto fu dato il 3 agosto 1890, vale a dire, circa un mese prima che
si deliberasse il presun- tivo del 1891, e per conseguenza le previsioni
furono commi- surate alle risultanze di quello. Ora il regio
Commissario avrebbe riputata prudente la con- dotta della disciolta
Amministrazione, se, non ostante la pro- vata eccedenza del preventivo
per 850 infermi, avesse mante- nuti invariati gli stanziamenti, anche
quando il numero veniva ridotto ad 800. E dire che l'Italia
s' abbia a dibattere nelle angustie d'una crisi economica e finanziaria
così intensa e così prolungata, mentre possiede un genio di questa forza
che potrebbe salvarla. — La soppressione del vino e Y alterazione
della vittitazione — u Per gì' infermi ridotti a così scarso numero
con inopportune u ed insane (!) economie fu alterata la vittitazione —
così con- u tinua il libello famoso — e quindi per ordine dell' attuale
Di- u rettore, con autorizzazione del Governo della Pia Opera, fu u
soppressa totalmente la distribuzione normale del vino, che u il
Regolamento prescrive tassativamente fra V alimentazione u ordinaria; e
fu mantenuto in proporzioni molto tenui il quan- u titativo del cibo, che
a ciascuno era fornito. „ Dalle trascritte parole ognuno avrà
compreso che si calun- nia il Regolamento, prestando agli egregi uomini,
che lo com- pilarono criteri, che non ebbero, né potettero avere.
A loro non passò mai pel capo, che con ogni specie d' in- fermità
fosse compatibile V uso del vino, sicché potessero berne senza
pregiudizio i cardiaci al pari dei tubercolotici, quelli af- fetti da
malattie dell' apparecchio genito-urinario, come i col- piti da lesioni
violente: da commozione cerebrale, etc. E non poteva cotesta
stranezza passar loro pel capo in quanto che non mancarono di farsi
assistere, come risulta dalla relazione che precede il Regolamento
stesso, da un' apposita Commissione Sanitaria , che li avrebbe certamente
trattenuti dal prendere il dirizzone che loro attribuisce il r.
Commissa- rio. — Lo legga dunque il Regolamento, o lo legga meglio,
se non lo lesse bene la prima volta, e troverà a pag. 268 la ta-
bella indicativa della razione giornaliera per gì' infermi nelle sale
comuni ed in quelle a pagamento, e nell' angolo a destra, destra della
pagina, tra le annotazioni generali per tutti gl'in- fermi, vedrà 1'
ultima segnata con la lettera A così concepita: la razione del vino è
data solo quando è prescritta dal medico ! Digitized
by Google Richiami, dopo di ciò, le mappe
della vittitazione giornaliera, riferentisi all' epoca della quale parla,
e se un qualche morbo non gli ha offeso la retina , leggerà che i
professori , non a tutti gì' infermi indistintamente, permisero Y uso del
vino, ma solo ad alcuni, così come si fa pel latte, per le aranciate,
gra- nite e limonate. Quando avrà fatto cotesto esame si
persuaderà che , non dalla passata Amministrazione, ma da lui è stato
violato il Re- golamento del P. Luogo e quello del senso comune !
Per le proporzioni molto tenui del quantitativo del cibo il r.
Commissàrio avrebbe dovuto sapere che esse non si deter- minavano dall'
Amministrazione, ma dalla tabella annessa al Regolamento ed esistente
alla citata pagina 268. Per constatare poi se il Regolamento si osservava
dalla dispensa e dalla cu- cina doveva richiamare le mappe speciali di
ciascuna. sala, e quella generale di tutte; confrontare le prescrizioni
mediche con le emissioni della dispensa e con le ricevute della
cucina; e se avesse trovate non regolari le liquidazioni , allora
avreb- be avuto il diritto di parlare, altrimenti avrebbe fatto
meglio a tacere (1). (1) Art. 642. Compilata la mappa,
il capo-sala la rassegna allo esame ed alla firma del professore, e poi
ne dà comunicazione all' ufficiale liquidatore. 643. L'ufficiale
liquidatore, riunite le mappe di ciascuna sala, le esamina attentamente
per accertare lo effettivo numeri) degli infermi presenti, tenuto conto
degli esistenti nel giorno precedente , di quelli ricevuti in giornata e
degli usciti e trapassati, e compila lo stato di giornata del movimento di
tutti gì' infermi. 644. Riconsegna poi le mappe di ciascuna
infermeria ai rispettivi capi-sala per servir loro di riscontro nella distribuzione
del vitto: ed essi ne fanno l'in- domani trasmissione all'ispettore
contabile. 643. Liquidato l'effettivo numero degl'infermi presenti,
l'ufficiale liquidatore lo ripartisce sul modello in istampa, approvato
dalla Soprintendenza, in di- stinte categorie, secondo il trattamento
disposto dai- professori di razioni in- tere ed a metà, di dieta lattea e
di ogni altra somministrazione straordinaria. 647. In conformità
del risultato di verificazione di cui all'art. 643, lo uffi- ciale
liquidatore rilascia, coll'approvazione del Direttore, le richieste ai
capi-sala per rilevare il pane dalla dispensa a mezzo dei serventi, e
comunica alla di- spensa stessa ed alla cucina le quatti ita e le qualità
delle somministrazioni, tanto per la mattina, che per la sera, notando
parimenti le quantità del sale Violazione del contratto per la fornitura
della carne — Ma se errò per ignoranza nel formulare le accuseche
precedono, non si può dire altrettanto per V addebito relativo al
contratto della carne. Egli scrisse che " con deplorevole
condiscendenza s' era permesso al fornitore della carne , violando il
contratto di appalto, che avesse dato in vece della carne di manzo,
quella cosidetta di maglione „. Noi non troviamo la parola adatta a
definire cotesta asserzione: quella che ci verrebbe sotto la penna, non
vogliamo scriverla. Né può esimerlo dallo stigma che avremmo
diritto di inflig- gergli T aver citato in pruova della sua assertiva le
dichiara- zioni di anonimi malati, usciti dall' Ospedale , quando il
fatto affermato poteva e doveva esser dimostrato dalle
dichiarazioni delle Suore , che sovrintendono alla cucina , e ricevonsi
ogni giorno la carne; da quelle dell' Economo, che dee presenziare
air immissione e respingere i generi , se non corrispondono ai contratti,
non meno che da quelle dell'Ispettore contabile, che ha il dovere di
controllare la qualità e le quantità dei ge- neri stessi (1).
e del condimento corrispondente alle proporzioni di regola, fissate
dall'Ammi- nistrazione. Art. 64S. Il vitto è trasportato
dalla cucina alle infermerie ed è sommini- strato agli infermi per cura
dei rispettivi serventi. I capi sala e le suore di carità vigliano
la distribuzione, onde siano esat- tamente osservate le prescrizioni dei
direttori di sala. (1) Art. 064. Il servizio della cucina è
affidato ad una suora di carità o ad apposito cuoco con quel numero di
basso personale che il Consiglio creda competente. Art. 668.
La persona preposta alla cucina, suora o cuoco, deve rifiutare i generi ,
che non le risultassero di buona qualità , facendone rapporto al Di-
rettore. Art. 104. L'Economo ha obbligo di verificare l'immissione
dei generi , di esaminarne la qualità e quantità e non deve autorizzarne
il ricevimento, se non quando siasi accertato che essi corrispondono
esattamente ai campioni ed alle condizioni dei contratti per le qualità'
ed alle richieste per le quantità'. Art. 96 Egli (l'Ispettore
contabile) adempie al disposto negli articoli 644, 646, 649, 714 e 718,
ed ha incarico precipuo di verificare la esattezza dello stato generale
della visitazione giornaliera etc, che i generi che si forniscono dagli
appaltatori, o di ufficio dell' Economato, rispondano per qualità e quan-
tità al disposto dell'art. Il raccomandare le proprie asserzioni ad ipotetici
infermi usciti dall'Ospedale rivela, o che non si ebbe la temerità
d'in- terpellare per iscritto, come doveasi, coloro che avrebbero
po- tuto dar le vere notizie; o che s' ebbe il coraggio di nascon-
derne le dichiarazioni. Neil' un caso o neir altro, si può esser più
ameni ? Eppure il r. Commissario lo è stato. In fatti
quest' accusa era andata su pei giornali della Pre- fettura, come una
delle più maravigliose scoperte del r. Com- missario, che si sarebbe
affrettato ad informarne P Ill.mo Sig. Prefetto. Allora dai componenti
della disciolta Amministrazione si fece notare che era una brutta e
sciocca invenzione, perchè all'Ospedale non era entrata mai carne di
maglione odi buf- fala, come pure allora si diceva; essersi invece dato
il manzetto, che è un genere di carne migliore del manzo. Ed a
questo proposito si faceva notare altresì era stato incaricato il
Direttore della Farmacia. Prof. Reale di fare il confronto tra il
valore nutritivo del brodo di manzo e del brodo di manzetto. — Il
r. Commissario, in seguito di ciò, ebbe, per bontà sua, la ma-
gnanimità d' interpellare il Prof. Reale, che gli rispose in iscrit- to
esser vero che la disciolta Amministrazione gli aveva dato 1' incarico di
far 1' analisi comparativa dei due brodi, di averla egli fatta e di aver
trovato che quello di manzetto era più nutritivo (1). Ed //
Paese, organo della Prefettura e del r. Commissario, Di conseguenza,
tutti gli atti, relativi agli indicati movimenti, non possono
considerarsi per le liquidazioni dei conti in danaro , se non siano mun ti
del visto di riscontro dell' Ispettore contabile. Art. 97. L'
Ispettore deve apporre il visto suddetto ogni volta che non ab- bia ad
osservare irregolarità. (1) Al pubblico, e non al R.
Commissario, che li ha letti, facciamo sapere che i rapporti del Prof.
Reale, diretti al governatore del carico, cav. Cosenza, hanno le date del
27 e 29 Aprile ultimo, e che il primo prese il n. di pro- tocollo alla
ricezione 1701, e 1' altro 1738. Da questo fatto si può giudicare
che, se si negarono al Soprintendente della disciolta Amministrazione le
copie legali dei documenti, ciò si fece per poter diffamare a proprio
libito, senza preoccupazione di possibili smentite.
Digitized by Google agli 8 ottobre
ultimo, anno III, n. 278, pubblicò' la lettera del chiaro Professore,
concepita nei seguenti termini : " Ottemperando alle orali
disposizioni della S. V. IlLma, mi u pregio di rassegnarle quanto appresso
: u Incaricato dal Governo di questa Santa Casa, sottoposi
" ad analisi il brodo fornitomi dalla cucina della Pia Casa. u
Con rapporti del 24 (è un errore , deve dir 27) e del 29 " aprile di
questo anno dettagliatamente mostrai i risultamenti u delle mie analisi ,
epperò la composizione dei brodi esami- a nati etc. etc. „.
Dopo di ciò, la realtà del fatto non si poteva più revocare in
dubbio, ed il giornale, per non mostrare d' essere stato ac- coppato
addirittura, chiudeva il suo articoletto di cronaca, ri- volgendo al
Prof. Reale le due seguenti interrogazioni: a Crede egli d' aver
analizzato due brodi dell'identico tipo ? — " cioè ottenuti da
quantità uguali ed in modo uguale ? „ Ora il r. Commissario scrive
che il signor Reale ha espres- samente dichiarato, non solo di non aver
manifestato l'opinione che manifestò, ma di non esser stato mai
interrogato su tale questione. Ci vuole una bella faccia! Chi
scrive non sa se la carne di maglione sia poco o molto dura, perchè è la
prima volta in vita sua che ne sente par- lare. La relazione dice che è
durissima, ma v'è da scommet- tere cento contro uno che non supera quella
della faccia del- l' on. r. Commissario. In ultimo la
relazione afferma " che dalle dichiarazioni, fatte dallo stesso
fornitore signor Pirozzi, è risultato che si era pre- scelta quella
qualità di carne per un sentimento di malintesa economia. „
Se son vere coteste dichiarazioni — e noi protestiamo di non
credervi , perchè il Pirozzi , nella sua modesta condizione di beccaio, è
uno dei più onesti galantuomini del mercato di Na- poli — chi scrisse la
relazione dev' essere persona d' una. . . . ingenuità della forza di
cento cavalli. Come ? Se s' era permesso con deplorevole condiscendenza
al fornitore della carne di violare il contratto, non è da pensare
che egli si prendesse cotesta licenza nell' interesse della S. Casa. L'
economia dovrebbe averla fatta lui: eppure, a dare ascolto al r.
Commissario, egli proprio, il Pirozzi, gli avrebbe rivelato che era stata
inspirata da un malinteso sentimento! Pel Pirozzi sarebbe stato altro che
ben inteso. Il r. Commissario poteva dar la pruova del fatto
asserito, se avesse avuto i più elementari rudimenti di cose
amministrative e doveva darla, una volta che il fatto lo aveva asserito.
Egli non avrebbe avuto che a richiamare le liquidazioni dei conti
del Pirozzi, e a rilevare dalle stesse se la carne era stata a costui
pagata in conformità dei contratto, mentre ne aveva for- nito di qualità
inferiore allo stabilito. In questo caso si sarebbe verificato un furto
patente, nella consumazione dei quale non potevano non esser coinvolte le
suore addette alla cucina, l'E- conomo dell' Ospedale, e V Ispettore
contabile: ed il r. Commis- sario doveva denunziarli al potere
giudiziario insieme al Pirozzi ed ai componenti della disciolta
Amministrazione , se il fatto era seguito col loro consenso. Se non l'ha
fatto o se noi fa, egli dà la pruova d'essere.... quello che è.
Se poi -le liquidazioni si son fatte sul prezzo della carne di
maglione, la responsabilità è della Ragioneria — di quella Ra- gioneria,
che ha avuto le lodi del relatore (p. 27), mentre es- sa, se non presenta
un ordine scritto del Soprintendente o del Governo , che a ciò la
autorizzava , avrebbe proceduto a rovescio del suo dovere , passando
sopra al contratto. E in questo caso il r. Commissario, lungi dal far gli
elogi del Ra- gioniere, dovrebbe avere il coraggio di destituirlo.
II r. Commissario però non fa né questo né quello, perchè sa di non
poterlo fare, essendo la sua una vera innegabile e cosciente...
inesattezza. Biancheria e casermaggio — Veniamo ora al servizio
della biancheria e del casermaggio " ridotto nelle più squallide
con- dizioni, perchè la disciolta Amministrazione , non avendo per
due anni consecutivi speso quasi nulla per lo acquisto di detti generi,
la scorta precedentemente esistente s' era venuta assot- tigliando di
giorno in giorno. I mobili , i letti e le matarasse sono in pessima
condizione e per mancanza di lenzuola non possono bene spesso rifarsi i
letti agli ammalati. „ A prescindere dalla smaccata esagerazione,
con la quale è Digitized by Google
presentata la suesposta accusa , convien rilevare, per
rispon- dervi, che T ultima provvista di biancheria fu fatta nel
1887, e doveva servire, non solo per detto esercizio, ma anche pel
successivo del 1888, Nel maggio del 1889 air amministrazione del
sig. conte Spi- nelli succedette quella del sottoscritto, il quale trovò,
com'era naturale , deliberato ed in gran parte speso od impegnato
il bilancio preventivo. In questo , air art 25 , era stanziata per
biancheria una cifra di lire 25,000, la quale, come risulta dalla citata
relazione del Segretario Generale, fu quasi interamente spesa, poiché, a
chiusura del conto, non si trovò che un re- siduo di lire 705.63.
Deliberato il bilancio del 1890, calcato sulle stesse orme di
quello precedente per le ragioni esposte nella nota, diretta il 16 maggio
1890 all' Illustrissimo signor Prefetto Codronchi, il sottoscritto ed i
suoi colleghi, dal modo imbarazzato, col quale procedeva il servizio di
cassa, si accorsero che le condizioni economiche dell' istituto, a loro
affidato, non eran quelle che avevan creduto dapprima.
Istituite perciò delle indagini sopra ogni singolo ramo di ser-
vizio ebbero ad intravedere che il bilancio della S. Casa era tra-
vagliato da un disavanzo di circa lire 170,000 Queste circostanze
il r. Commissario avrebbe potuto rilevare dall' incartamento relativo ai
conti, nel quale si legge la sopra- detta nota del 16 maggio 1890 (V.
alligati al ricorso doc. IV, p. 17), che fu il primo grido d 1 allarme
dato dal Soprintendente Vastarini-Cresi. Da quel momento il Governo del
P. Luogo diede opera allo studio diligente ed accurato dei conti; rimasti
indi- scussi, 1887 (secondo semestre) 1888 e 1889, per avere al più
presto il concetto preciso della vera condizione finanziaria del- l' Istituto;
e, com' era ben naturale, si tennero stretti i cordoni della borsa, e
s'andò spendendo con grandissima parsimonia il bilancio del 1890,
sopratutto in quegli articoli che portavano i maggiori stanziamenti, tra'
quali era pur quello relativo alla biancheria. Alla chiusura del conto
1890 si trova in fatti che della cifra stanziata rimasero non erogate
lire 17,632,55. A tre agosto 1890 soltanto, con la deliberazione
che appro- vava i conti dei tre esercizii anzidetti 1887, 1888. e 1889,
si potè veder chiaro nella situazione, e cessò la ragione dell'in-
cedere prudente e riservato nelle spese. Ma, se a quella data i
dubbi della situazione eransi dileguati, l' Amministrazione s' era venuta
sciogliendo. Il cav. Gaetano- Savarese, per gli affari del suo commercio
era rimasto lunga- mente a Parigi, ed al suo ritorno si credette in
dovere di ras- segnare le proprie dimissioni da Governatore. Il conte
Ludolf, o poco prima o poco dopo di lui , aveva fatto altrettanto.
Il Prof. Giovanni Antonelli intervenne per V ultima volta in
ufficio per prender parte alla deliberazione del 3 agosto e per
mera deferenza personale al Soprintendente. Non rimasero in carica
che quest' ultimo e il cav. Lo Savio, i quali a 4 settembre 1890, prima
ancora che giungesse in Napoli il comm. Basile, per prendere il posto del
conte Codronchi , tramutato in Milano, si affrettarono a spedire le
proprie dimissioni (Ved. doc. XVII allig. al ricorso pag. 77).
Non ricevendo alcuna risposta, il Soprintendente a 20 set- tembre
rinnovò le sue preghiere all' illustrissimo signor Prefetto, perchè
prendesse atto delie date dimissioni e provvedesse alla ricostituzione
dell' Amministrazione (V. doc. XVIII alligato al ricorso pag. 78).
Se il sottoscritto dicesse oggi che, essendo dimissionario, non
credette d' avere il diritto di trattare un affare così importante come
era la rifornitura del casermaggio e delia biancheria, il r. Commissario
che, certo misura dalla propria 1' altrui buona fede, e che, gestore
temporaneo con mandato d'una legittimità molto discutibile, non esita ad
affrontare la responsabilità d'un prestito di mezzo milione, sorriderebbe
d' incredulità. Ma chi scrive lo disse allora, il 20 settembre 1890,
nella chiusa della citata lettera "... io son costretto a far
deliberazioni di ur- * genza per una parte, e per un' altra a rimandare
molte cose " importanti con detrimento degli interessi dell'
Istituto. „ AH' Illustrissimo signor Prefetto piacque di prolungare
per ben quattro mesi la situazione anormale della S. Casa, e più
ancora V avrebbe prolungata, se il Vastarini-Cresi non gli avesse rotti
gli alti sonni nella testa il 17 dicembre 1890 (V. doc. XIX allig. al
ricorso p. 79) e se non si fosse tolto, per giunta,. la briga di chiedere
il concorso di quattro gentiluomini , ai quali ha il rimorso d'aver
procurato tutte le molestie, che si ponno subire, quando s* ha a
combattere con V inurbanità e la malafede. Per le ragioni
sovraesposte, gli strali, che al r. Commissario hanno temprato un
Ragioniere ed un Segretario di prefettura, e che egli, grottesco Griso
del fiero Innominato, crede di av- ventare suir aborrito capo dei
Vastarini-Cresi , vanno a colpire in pieno petto la venerata persona del
Comm. Basile. Meno male che il r. Commissario " ritiene presso di sé
una tovaglia, rinvenuta nelle stanze degli ammalati a pagamento, e che
vuol conservare a memoria a" imperituro disdoro^ certamente
del Prefetto, che fu causa che la biancheria non si rifornisse,
per- chè con essa potrà asciugare il sangue e fasciar le ferite che
gli ha prodotto per aberrazione di colpi ! Invece, della lancia, sarà la
tovaglia di Achille (Basile), che ferisce e sana ! Ma tutta cotesta
lunga storia, ci si potrà dire, non riguarda che il 18 C X), e, dato pure
che vi si mandi buona, essa giusti- fica un' Amministrazione che non è
quella che è stata sciolta. Ora voi dovete giustificare
l'Amministrazione nominata il 31 dicembre 1890, che è rimasta in ufficio
fino al 4 settembre 1891. Che cosa ha essa fatto per provvedere
alla biancheria ? Se non era il r. Commissario non si sarebbe nemmeno
saputo che il Grande Ospedale versava in quelle angustie. — La
negligenza per questa parte indubitabilmente è grave; e non si limita
sol- tanto alla biancheria ed al casermaggio. Se non era
quella mente di aquila del r. Commissario , la disciolta Amministrazione
avrebbe esaurito il periodo sessennale della sua gestione e non avrebbe pensato
alle sale di ope- razioni segregate, come ci ha dovuto pensare lui, per
non far sentire agli altri ammalati le grida strazianti dei
paziente. E non e' è che lui , il quale abbia pensato " ad una
distri- buzione razionale e sicura degli ammalati nei varii reparti,
per evitare lo sconcio, da lui riconosciuto, di veder confusi tra
gl'in- fermi comuni, alcuni affetti da tubercolosi e simili ,,.
Non e' è che lui, che abbia pensato u ad invitare la com- missione
sanitaria a guardare il modo come trovansi aerate le sale, studiando se
sia il caso di adottare per alcune di esse o per tutte appositi
ventilatori, non senza badare alla tenuta dei cessi e della loro
disinfezione. „ Non e' è che lui, che " ha creduto di
migliorare col nuovo bilancio la condizione dei salarii al personale
degli inservienti e delle camminanti : e a quest' ultime (che ne erano
prive e non aveano facoltà di uscire, e non son morte) ha dato il
vitto ogni giorno ed ai primi il vitto solamente nei giorni di guardia:
„ Non e' è che lui, che abbia pensato u a nominare una com-
missione di professori sanitari e di un illustre ingegnere (sic) per
istudiare un piano regolatore per i diversi servizi e per i definitivi
adattamenti dell' Ospedale affinchè questo, mentre in- tende a
raggiungere lo scopo umanitario, sia altresì condotto (sic) all' altezza
dei progressi scientifici e civili (sic) richiesti dall'odierna coltura!
„. Non e' è che lui, il quale " abbia fatto notare al signor
Pre- fetto, che probabilmente lo ignorava, come e qualmente la S.
Casa, mentre appresta agi' infermi la cura ospedaliera, fornisce del pari
alla gioventù studiosa il mezzo di compiere la propria cultura (sic)
professionale, mediante il suo (di chi ?) vasto ma- teriale clinico
! Non e' è che lui ! Non e' è che lui ! — O Scarpetta, quante
volte, nel leggere la relazione del r. Commissario per la tem- poranea
gestione della S. Casa degli Incurabili, la tua figura, sbucando tra le
carte, che ingombrano il mio scrittoio, come le tentazioni nel quadro del
S. Antonio di Morelli, mi guarda con quel sorriso tra lo scemo e il
malizioso che ne costituisce la nota caratteristica, e mi ripete: Non e'
è che lui ! non e' è che lui! E T illusione per un momento mi
esilara e mi rinfranca; ma poi di nuovo la penna, impotente a tradurre
con la parola il sentimento d'infinito disprezzo che m* invade, freme
sulla carta; perchè non sa lasciarvi scorrere i feroci giambi di
Archiloco. Alle iniziative ed ai meriti, che il r. Commissario con
tanta modestia si attribuisce, non v' è che una lieve osservazione
a fare , ed è quella che si desume da una deliberazione , presa
dalla disciolta Amministrazione il 17 giugno ultimo sovra un rapporto del
Direttore dell' Ospedale, sig. cav. Gaetano Anto- nella Riportiamo qui il
testo della prima ed in alligato quello del secondo, avendone, per fortuna
, il Governatore Cosenza , che concorse largamente a ciò che forma il
tema dell' una e dell' altro, conservato le copie tra le sue carte.
Se il r. Commissario — e non ci parrebbe strano — volesse
contestare V autenticità dei due menzionati documenti, tutto- ché non ne
ignori V esistenza in archivio , ed ha provato di non ignorarla,
saccheggiandoli, sarà utile che sappia altra co- pia del rapporto del
Direttore trovasi nelle mani del chiarissimo prof. Cardarelli, che potrà
anche informarlo da chi, perchè, co- me e quando la ricevette.
Ciò premesso, ecco la deliberazione: u Presenti il
funzionante Sopraintendente cav. Lo Savio e i governanti comm. Trinchese
e cav. Cosenza — assistiti dal Se- gretario Generale barone De
Marinis. " Vista la elaborata relazione del Direttore di
questo Ospe- dale in data 16 corrente mese, con la quale da una parte
si rassegnano diverse proposte per provvedere: a) air igiene
dei locali: b) alla buona manutenzione: e) al miglioramento
della casa di salute per gli infermi a pagamento: d) della
casa di maternità: e) della cucina: della Direzione
Ospedaliera; g) della sala di medicatura; h) della
formazione di nuovi locali per stanze d'isola- mento, per stanze di
ricezione, per la sala idroterapica e per le consultazioni gratuite; e da
altra parte si riferisce sul biso- gno di provvedere il nuovo casermaggio
e sui mezzi più ac- conci per attuare questo intento, senza apportare
alcuno spo- stamento al bilancio della pia Opera. „ Ritenuto
il pregio e V importanza del detto lavoro e ri- conosciuta 1' utilità di
seguirne le tracce: a Ritenuto che in quanto alla prima parte, si
rivela oppor- tuno di procedere con un piano regolatore , commettendo
ad un ingegnere l' incarico di compilare un regolare disegno esti-
mativo per T attuazione delle sopraindicate molteplici proposte;
Ritenuto che in ordine alla seconda parte, è necessario per procedere
all' appalto per la provvista del nuovo casermaggio, e per dismettere
tutto il vecchio materiale inutile, un regolare capitolato, da redigersi
da persone competenti sotto tutti i rapporti; "
DELIBERA u 1° Esprimere la più sentita soddisfazio ne al Direttore
per la pregevole relazione, diretta a questo Consiglio, sui più im-
portanti miglioramenti da apportare all' opera ospedaliera. "
2° Commettere al Soprintendente di far compilare da un ingegnere, che
egli crederà prescegliere, il piano regolatore col progetto indicativo
della spesa occorrevole alla relativa attua- zione in base alle proposte
contenute nella relazione suddetta. fc 3° Commettere ad una
commissione, presieduta dal Go- vernatore del carico cav. Cosenza e
composta dal Segretario Generale di quest* Amministrazione e dello stesso
Direttore del- l' Ospedale, l' incarico di compilare un capitolato che
possa servire di base all'appalto pel nuovo casermaggio „. Or
come si vede dalla riferita deliberazione, ed an che me- glio dalla
Relazione del Direttore, che si legge in alligato, non erano
indispensabili gli sforzi di quel poderoso intelletto del regio
Commissario per discoprire i bisogni dell' Ospedale e per proporre i
mezzi di accorrervi. Quello che sarebbe stato comandato dalla più elementare
decenza, era di non tradire la verità col manifesto fine di far emergere
la propria persona, diffamando, con la circostanza aggravante del mandato
rice- vuto, altri, che tenea modestamente a fare il bene senza pla-
gii e senza gran cassa. La somministrazione delle medicature
antisettiche — Un ul- timo addebito la relazione del r. Commissario
rivolge alla di- sciolta Amministrazione per ciò che tiene al servizio
ospeda- liere e vogliamo riferirlo con le parole testuali della
relazione medesima: a Un altro fatto gravissimo, tollerato
dalla disciolta Am- " ?nini s tra sione a danno degli infermi ho
trovato nella som- u ministrazione delle medicature antisettiche, la
quale è affidata u ad un appaltatore per V annuo corrispettivo di lire
dodicimila. Tale servizio procedeva nel modo più irregolare che
possa " immaginarsi, sia perchè i preparati più costosi non
venivano " forniti addirittura, sia perchè quelli che erano
apprestati non " solo erano di pessime qualità , ma ancora di
quantità infe- u riore a quella richiesta. u Tutto ciò ho
assodato non pure di persona (?), ma anche u dai reclami di molti
professori, Direttori di sale chirurgiche " e delle suore della
Carità, preposte a tale servizio , e sopra- " tutto da un rapporto
del Professore Annibale di Giacomo , " direttore primario della sala
delle lesioni violente. u E debbo aggiungere che questo appaltatore
è un impie- u gato stipendiato della S. Casa, che avrebbe dovuto
prestare " servizio in qualità di farmacista, ma per i favori che
godeva " facilmente si esimeva dai suoi obblighi , e tutto ciò
mentre " il Regolamento vieta in modo assoluto agli impiegati di
con- " correre o prender parte agli appalti di qualsiasi natura
„. Innanzi tutto ci sia permesso di rilevare che, se rispondesse
alla realtà dei fatti, quanto afferma il r. Commissario, ci tro- veremmo
di fronte ad un vero e proprio reato, qual' è quello preveduto dall'
articolo 321 del codice penale, che suona così: " Chiunque
essendo autorizzato alla vendita di sostanze me- dicinali, le somministra
in ispecie , qualità o quantità non cor- rispondente alle ordinazioni
mediche o diversa da quella di- chiarata , o pattuita ,. è punito con la
reclusione sino ad un anno e con la multa da lire cinquanta a
cinquecento. „ Cotesto reato, a prescindere da tutte le prove che
si ricor- dano nella relazione, il r. Commissario V ha assodato di
persona in tutte e tre le forme, in cui si è palesato, cioè nel non
for- nirsi a dirittura i preparati più costosi, nel dar quelli, che
si fornivano, di pessima qualità, nel darli di quantità inferiore a
quella richiesta. Tutto ciò ho assodato di persona, egli dice. Or,
ciò non ostante, il r. Commissario non ha denunziato al potere
giudiziario il fornitore ed i suoi complici,; che, come ve- dremo,
sarebbero stati parecchi; anzi non ha nemmeno inten- tato contro di
quello un giudizio civile per la risoluzione del con- tratto ed il
risarcimento dei danni. Che vuol dire ciò? — Una cosa soltanto: che
il r. Com- missario sa di non aver detto il vero. Ed eccorie la
dimostra- zione limpida, matematica, irrecusabile. Allorquando entrò
neir amministrazione il sottoscritto, trovò che il suo predecessore aveva
concesso a trattativa privata la fornitura a cottimo delle medicature
antisettiche al signor Al- fonso D' Anna, che è precisamente il
fornitore, che la relazione presenta nel modo accennato di sopra.
Siccome il Vastarini aveva ed ha pel signor conte Spinelli, e pei
suoi colleghi d' Amministrazione, tra i quali vi era nien- temeno che il
comm. Francesco Saverio Correrà (un secolo di probità e di dottrina!), non
già la stima ordinaria, che si ha per ogni galantuomo, ma quel rispetto
che s' avvicina alla ve- nerazione, tenne per criterio direttivo dei suoi
giudizii sugli atti dei suoi predecessori, che nulla vi potesse essere
che. non ri- specchiasse la più alta ed incontestabile moralità. E molti
prov- vedimenti, dei quali non poteva raccogliere dagli
incartamenti la motivazione; li confermò sulla considerazione che non
po- tevano non essere giusti ed equi. Di tal natura ritenne che
fos- se il contratto stipulato col D'Anna, prima d' essersi
informato della ragione òhe lo aveva determinato ; e se ne confermò
, dopo che T ebbe conosciuta. Essa gli risultò essere stata que-
sta, che nell'anno precedente al contratto medesimo, quando i generi di
medicatura si fornivano a consumo e non a cotti- mo, erasi constatata una
spesa di L. 24000, mentre il D' Anna offrì di fare servizio e lo lece per
sole 12000. Il d'Anna, anche allora, figurava nella pianta degli
stipen- diati in qualità di farmacista del P. Luogo, ma non è
altrimenti vero che per i favori che godeva si esimesse dai suoi
obbli- ghi. Egli invece non prestava sotto V amministrazione
Spinelli, come non ha prestato sotto la amministrazione Vastarini,
il servizio di farmacista, perchè comandato a soprintendere al
forno. E neir esercizio di questa funzione egli portò tale una diligente
e coscienziosa sorveglianza, che la spesa pel panifìcio, che era di L.
500 mensili , discese a sole 300, dal giorno in cui il D' Anna se ne ebbe
ad occupare. Il r. Commissario non ha che a riscontrare in
contabilità i documenti e si convincerà della verità di quanto
affermiamo. Scaduto il termine del contratto, stipulato dal D'Anna
col- T Amministrazione Spinelli, alla fine del 1890, furono banditi
gì' incanti per la fornitura delle medicature antisettiche, come per ogni
altra provvista; fu indicata, come base dell'asta, la somma stabilita nel
contratto scaduto; ma non vi fu gara. All' infuori del D'Anna,
nessuno si presentò per la conces- sione dell' appalto. In tale stato di
cose non vi erano che due soluzioni del problema: o ripigliare il
servizio in economia con l'eventualità, più che certa, di ritornare al
consumo di L. 24,000; od accettare la offerta del D'Anna, esaminando i
documenti, in base dei quali egli chiedeva d' essere autorizzato ad
assu- mere f appalto, quantunque fosse uno stipendiato del P.
Luogo. Egli esibì i documenti stessi, che aveva esibiti al conte
Spinelli. Erano certificati di parecchi Professori, che, letti dal
Vastarini, lo determinarono così come avevano determinato lo
Spinelli, a concedere la domandata autorizzazione. Ora che di
ciò è piaciuto al r. Commissario plasmare un'ac- cusa, il Vastarini ha
richiesto al D'Anna quei documenii per farne argomento della propria
difesa, e il D'Anna glieli ha fatto tenere con 1' aggiunta di due altri,
che meritano 1' onore d' es- sere intercalati nel testo di questa
risposta. Dei detti certificati, due furono rilasciati in settembre
del 1881 dai professori di chirurgia Folinea e Mazziotti ed uno il
27 agosto dello stesso anno dal signor professore Annibale Di Gia-
como, direttore primario della Sala delle lesioni violente, come dice la
relazione, per renderne più ponderosa V autorità. I si- gnori Folinea e
Mazziotti attestavano d'essersi serviti per le rispettive cliniche chirurgiche
delle medicature Lister dal sig. Alfonso D' Anna e d' averle trovate di
ottima qualità e per- fettamente corrispondenti allo scopo.
Il prof. Di Giacomo poi certificava, ed il documento è tutto di
pugno del lodato Professore , u che gli oggetti di medica- u tura alla
Lister, che vende il farmacista d'Anna, sono di ot- u tima qualità ed
identici a quelli che adopera lo stesso Lister a a Londra (!?!), come
avea potuto convincersi dal nome della u Casa inglese, dalla quale li
ritirava il D' Anna , non che in u parecchi casi di operazioni , nei
quali egli (il Di Giacomo) u li aveva adoperati. " Ed in
fede etc. etc. „ (1) (1) I certificati anzidetti trovansi presso il
sottoscritto, che è pronto a mo- strarli a chiunque avesse vaghezza di
esaminarli. Sarebbe deplorevole che il prof. Di Giacomo avesse con
leg- gerezza rilasciato il documento del 27 agosto 1881, perchè
esso principalmente fu quello, che determinò la risoluzione del Va-
starini, stante che il suo redattore, autorevole quanto gli altri due,
gli era personalmente noto, come uomo di carattere in- tegro ed incapace
di rilasciar certificati o di far rapporti a partita doppia, secondo che
ora vorrebbe far credere la rela- zione del regio Commissario.
Noi prevediamo che si potrà dire d' esser vero il certificato del
Di Giacomo di dieci anni fa, ma siccome è possibile che il D'Anna siasi
mutato da quel che era allora, non è impos- sibile che il giudizio
portato dal Di Giacomo sulla qualità delle medicature, da lui ora
fornite, sia anche mutato, e quindi sia vero il rapporto che dice il r.
Commissario aver ricevuto dal eh. professore. Tutto questo
ragionamento , come si vede , è fondato sulla supposizione che il D' Anna
non sia più quel coscienzioso for- nitore di una volta; ma a combattere
codesta supposizione da- remo lettura del documeuto che segue, invitando
il n Commis- sario ad ascoltarla nella posizione dell' attenti ! e con la
mano al berretto. Eccola: IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI
NAPOLI (Udite !) u Veduta la deliberazione in data 27 maggio p. p.,
con cui " il Consiglio d' amministrazione dello Spedale Clinico di
questa '■ Città ha chiesta V autorizzazione di procedere, mediante
trat- " tativa privata, all' appalto per la somministrazione degli
ar- 41 ticoli di medicatura a tutto 1' anno 1892; "
Ritenuto che dall'atto predetto risulta dimostrata la con- u venienza e V
opportunità che V appalto in parola sia affidato " al sig. Alfonso
D' Anna, il quale tiene in appalto la detta som- " ministrazione
{Udite !) per 1' Ospedale militare di questa Di- " visione, per
quello del 2° Dipartimento marittimo e per quello " degl' Incurabili
e dà le maggiori garantie {Udite! Udite!) per u il buon andamento del
servizio; u Ritenuto inoltre che i prezzi dell' offerta, presentata
dal u D'Anna ( Udite /), sono notevolmente inferiori a quelli corriu
sposti finora per tale somministrazione ; talché 1* Ospedale u Clinico
potrà ritrarre una rilevante economia dal novello ap- u paltò ; u
Veduti gli articoli ecc. ecc. Decreta : " V
Ospedale Clinico è autorizzato a concedere, mediante u trattativa privata
, al sig. Alfonso D' Anna Y appalto per la " somministrazione degli
articoli di medicatura fino a tutto il u 1892 ed in base alla tariffa
alligata alla deliberazione 27 " maggio p. p. del Consiglio di
amministrazione. u Napoli {Udite!) 6 luglio 1891. Ma
l'apprezzamento del decreto prefettizio è solamente pre- ventivo. Ascolti
ancora il r. Commissario, senza ritirar la mano dal berretto, perchè ora
ce la mettiamo anche noi: Quando parlano uomini, come quello; del quale
ci apprestiamo a riferir la parola, si ha il dovere, qualunque sia la
posizione dell'a- scoltatore, di serbare P attitudine del rispetto , che
impone la canizie, congiunta alla scienza ed alla probità
indiscutibili. " OSPEDALE CLINICO DI NAPOLI „ u
Certifico io qui sottoscritto che il sig. Alfonso D'Anna, dal u mese di
giugno del volgente anno, somministra a quest' O- u spedale gli articoli
di medicatura (bende compresse, garza ec.) u e che non ha dato motivo ad
alcun reclamo per la buona u qualità degli articoli somministrati.
u In fede del vero {udite !) ed a richiesta dell' interessato.
Napoli 12 novembre 1891 77 Presidente del Consiglio di
Ammiitistrasionv {Udite! udite!) Carlo Gallozzi u Visto
per la firma del signor Carlo Gallozzi nel presente " certificato.
u Napoli 23 novembre 1891 u II Delegalo Municipale
u Avv. Di Giulio „ Dopo di ciò potremmo cessare: abbiamo
rivendicato l'onore di un galantuomo , che per deferenza a noi , come al
nostro predecessore, ha fatto con grandissimi sacrifizi un servizio
inap- puntabile air Ospedale, che fu già affidato alle nostre cure;
e ne avevamo il dovere, dappoiché egli fu calunniato, non per- chè
ne avesse dato il menomo pretesto, ma perchè aveva la sventura
d'esercitare uh servizio così delicato, che, quando non si fa con
coscienza, mette in giuoco la vita degli infelici. Lanciare sul
viso ai componenti della disciolta Amministra- zione T accusa del fatto
gravissimo (il regio Commissario ne intese tutta V importanza) d* aver
tollerato a danno degli in- fermi che quel servizio procedesse nel modo
più irregolare che possa htimaginarsi , era V ingiuria più atroce che si
po- tesse far loro. Essa non ha un equivalente che in quella che si
facesse ad un soldato d' onore di avere tradita la consegna per oscitanza
nelP adempimento del proprio dovere, perchè l'uno e gli altri avrebbero
consegnato al nemico le vite umane, alla lealtà, così dell' uno, come
degli altri, affidata. Rappresentando i componenti del disciolto
Governo come traditori, non per proposito, ma per ignavia, il regio
Commis- sario li ha designati al pubblico disprezzo. A
poterlo fare logicamente però, egli doveva passare a tra- verso del
povero D' Anna; non ostante che questi fosse inno- cente. Ma ciò, che
importava? — 11 regio Commissario non ha forse la missione di dimostrare
che il decreto del 31 agosto ultimo era stato giusto e provvido, e che il
Prefetto di Napoli è un fior di filantropo, che , oltre 1' affetto per 1'
umanità soffe- rente, non aveva nessun altro motivo — ci spieghiamo
nessun altro motivo — per volerne alla disciolta Amministrazione,
anzi al solo Soprintendente ? E chi oserà dire che innanzi al
bisogno di ottenere cotesto risultato dovesse arrestarsi , perchè
rovinava un padre di fa- miglia nella riputazione e negli interessi? Il
r. Commissario è milite obbediente e disciplinato, e a la guerre, comme à
la guerre ! Potremmo cessare; ma non vogliamo, perchè il r.
Commis- sario ha pagato di persona , assumendo d' aver egli ,
proprio egli, assodato che i preparati più costosi non venivano
forniti, e che quelli, che erano apprestati, non solo erano di
pessima qualità, ma ancora di quantità inferiore a quella richiesta.
Ora noi dobbiamo costringerlo con la forza inesorabile della logica
a confessare che non ha detto il vero, o , che in un' ipotesi più mite ,
quando 'parla o scrive , non ha la coscienza degli atti suoi.
Prima di ogni altro rileviamo che non si è contentato di af-
fermare il fatto , che poteva esser caduto sotto la sua perso- nale
osservazione, ma dice che quel fatto fu tollerato dalla di- sciolta
Amministrazione, ossia precedentemente alla sua entrata neir Ospedale e
che ciò l'ha assodato dai reclami di molti prò- fessovi. Direttori di
sale chirurgiche e delle Suore di carità, preposte a tale servizio. Noi
lo sfidiamo a produrre un solo di tali reclami, diretto o alla Direzione
dell' Ospedale od alla So- printendenza od al Governatore del carico; ma
deve produrlo col numero di protocollo, che ne accerti la data di
ricezione dal Segretariato Generale e con la immancabile decretazione,
che sta in tutte le centinaia di migliaia di carte di pugno del So-
printendente o del Governatore Delegato. Se non lo fa, ha scritto una....
inesattezza. Egli dice d' aver assodato di persona i fatti, che
denunzia. Noi gli abbiamo dimostrato che sono reati, ora gli
aggiungia- mo che non potevano esser consumati senza la complicità
delle Suore, del Ragioniere, del vice-Direttore e dei professori di
Chi- rurgia. li D' Anna deve fornire a cottimo tutta quella
quantità di generi, che occorrono per le svariate operazioni. La Suora,
che è preposta al servizio , gliene deve far la richiesta. Egli
deve dalla Suora ritirare la ricevuta di ciò che fornisce , non
solo per garentir sé medesimo dalle sottrazioni, che possono corn-
ili ettere i suoi dipendenti, ma per presentarla alla Ragioneria, che a
sua volta deve mettere a riscontro le richieste con le ricevute, per aver
la pruova che fu osservato il contratto e che si possono compilare i
mandati pel pagamento. Or se la Suora ha fatta la richiesta e non ha
avuto il genere, e come mai avrà rilasciata la ricevuta ? e se non 1* ha
rilasciata, in base a qual documento la Ragioneria avrà preparato i
mandati e sot- toposti alla firma del Soprintendente ?Avrà mentito la
Suora e il Ragioniere, e perchè ? per far lu- crare al D' Anna qualche
centinaio di lire , che avranno poi diviso fra loro? Evi si
sono arrischiati, non ostante gl'immancabili clamori dei Direttori di
sala, degli assistenti, dei coadiutori ? E impossibile. È assurdo.
Ma sapete voi come si fa la distribuzione dei generi di me-
dicatura ? Vi assiste il signor Tigani, infermiere maggiore, fun-
zionante da Vice-Direttore, o almeno vi si assisteva al tempo della
passata Amministrazione. Senza la sua presenza non si apre un pacchetto
di cotone, né si taglia un metro di garza. Se il genere richiesto
non si trova, o se è di pessima qua- lità o se è in quantità minore di
quella richiesta, Tigani lo deve sapere, lo deve consentire, ne deve
trarre un corrispet- tivo. Senza di lui la frode è impossibile. Egli non
ha fatto alcun reclamo mai, né al Direttore, né al Soprintendente, né al
Go- vernatore del carico; dunque, se la frode è avvenuta, il com-
plice necessario è Tigani. Ma chi è costui? Il r. Commissario lo
sa, quanto noi. È il marito d'una Musolino, stretto affine di S. E. il
Ministro del- l' Interno. Quest' indicazione dovrebbe bastare per far
ricono- scere al r. Commissario quale assurdo egli abbia sballato,
quando ha scritto che i generi più costosi non si fornivano, o si
for- nivano in quantità o qualità diverse dal contratto. Ma
se egli, senza pensare, ha insultato con la sua afferma- zione un uomo,
che per le attinenze familiari ha il dovere di credere onesto, ha egli
pensato almeno all' ingiuria atrocissima, che ha rivolto ai professori di
chirurgia scrivendo quelle insen- sate parole? Un professore
Direttore di Sala, nella più parte dei casi in- segnante, procede ad una
grande operazione chirurgica in pre- senza dei suoi alunni. Si tratta di
una laparotomia, di una ne- frectomia, di una grande amputazione. Il
chirurgo ha fatta una giusta diagnosi; V occhio della fronte V ha servito
bene, come quello della mente; la mano armata del ferro ha secondato
il pensiero. L'angoscia che ha turbato per tanti giorni
l'operatore, più crudele di quella che tormenta il giuocatore, quando
segue con Digitized by Google
41 lo sguardo smarrito il moto circolare della
rollina , si calma. L'operazione è riuscita; ma!., mancano i preparati
più costosi per assicurarne il risultato !... La vita del malato è in
pericolo !... T ammalato muore... e non pel fatto del chirurgo, ma per
l'in- gordigia dell' appaltatore delle medicature. Il chirurgo è
costretto a scrivere nel suo passivo una partita perduta per colpa
del- l' appaltatore : deve esporsi alla maldicenza degli emuli ,
alla critica degli invidiosi, alla sfiducia degli alunni, perchè?—
Per- chè il D'Anna gli ha fatto mancare dieci pacchi di cotone fe-
nicato o quindici metri di garza! E il professore tace, e tacciono
gli assistenti, 'e tacciono le Suore e tacciono gl'inservienti e i preti
e i colleghi e gli alunni e tutti, perchè D'Anna possa dare meno di quel
che dovrebbe per lire dodicimila! Eh ! via, ditelo ! non
sentite che quello che avete affermato, di fronte a quel che noi vi
diciamo, è un assurdo di cosi sfol- gorante evidenza, che la sua luce,
percotcndo nel torbido spec- chio della vostra coscienza, rimbalza e vi
sospinge fino al labro ribelle la confessione d' aver mentito ?
Prima di dar la parola a chi ha esercitato, in qualità di
Go- vernatore delegato, al pari di noi, il potere esecutivo
dell'Am- ministrazione , al nostro egregio e carissimo amico cav.
Lo Savio, per rispondere a quella parte della relazione, che tratta
delle Condizioni finanziarie della Pia Casa, sentiamo il dovere di
trovare una formola, che chiuda logicamente questo scritto. L'
abbiamo cercata, ma non a lungo, perchè era sul nostro tavolo un opuscolo
, dal titolo — La maggioranza del disciolto Consiglio Provinciale di
Napoli al Paese— Memorandum— 22 gen- naio 1889 — Tipi Giannini,
In quest' opuscolo , sottoscritto fra altri , anche dall' attuale
r. Commissario per la temporanea gestione della S. Casa degli Incurabili,
evvi un capitolo, intitolato : u Le feste Pompeiane, Un presidente
contabile — nel quale per sei pagine fitte in8 j grande, si leggono a
carico d'un uomo, che copri V ufficio di Presidente del Consiglio provinciale
di Napoli, accuse tali, che parea dovessero, se fondate, sbarrargli per
sempre la via del ritorno all' alto seggio. 3
Digitized by Google — 42 —
Eppure queir uomo v' è ritornato e col voto dei r. Commis- sario,
sottoscrittore del ricordato memorandum ! Anzi, a dimo- strazione
palpabile della confessata calunnia; queir uomo con- cede a questo il
permesso di farsi nominare suo Vice-Presidente e di portarsi insieme con
lui nella stessa lista candidato a con- sigliere comunale di Napoli
! 11 capitolo, cui alludiamo, è preceduto da una epigrafe
tolta dal libro dei Proverbi, Capo 26 n. 27, nel suo testo latino,
e con la corrispondente traduzione italiana. È la conclusione
più calzante, che si possa dare a tutto quanto innanzi abbiamo
detto. Qui fodit foveam
incidet in eam, et qui volvit lapidem, re- vertetur ad eum. Chi
scava la fossa vi cadrà, e la pietra cadrà addosso a chi l'ha
smossa! Napoli. PERSONALE AMMINISTRATIVO E SANITARIO
Gravissima, dice il rapporto, é la quistione del personale am-
ministrativo , sanitario e di assistenza addetto alla pia Casa. Esso,
calcolate le pensioni, assorbisce quasi la metà delle ren- dite nette del
Luogo pio. E di ciò sono responsabili tutte le amministrazioni, non
esclusa l'amministrazione Vastarini-Cresi, che è, manco a dirlo, la più
colpevole. Dopo ciò ognuno s'aspetta di sentire, non solo in che
consista questa colpa , ma quali sono i criteri del r. Commissario
per procedere ad una razionale riforma del personale amministra-
tivo , sanitario e di assistenza: di questi due ultimi specialmente che
assorbiscono i quattro quinti di quella metà delle rendite di cui parla
il regio Commissario. Ma niente di tutto ciò. Il Regio funzionante
sa che un eser- cito di 1*20 professori, 86 inservienti, 50 infermiere o
caminanti, 36 suore di carità, 20 ecclesiastici, rattoppatrici,
lavandaie, ba- cilari per i teatri anatomici e trasporto de' cadaveri ,
uscieri, portieri; oltie un personale speciale per i gabinetti
batteriolo- gico, idroterapico, chimico, elettroterapico, ortopedico
ecc., in- sieme ai letti, biancheria , locale ecc. formano proprio V
opera ospedaliera. Dire che la somma sjjesa per tale personale è sottratta
al mantenimento dei malati è lo stesso che dire che la spesa per le
indennità ad un segretario ed un ragioniere di prefettura che aiutano il
r. Commissario a dire tante corbellerie ed i de- nari sciupati nello
stampare tante calunnie , sanano le piaghe dei poveri infermi!!... E un
argomento a contrariis, come dicono gli scolastici. Ma tanto
è vero che lo scrittore o firmatario del rapporto sa- peva che il
personale sanitario e di assistenza non dovesse es- sere compreso a
titolo di biasimo nell'ammontare della spesa sottratta al mantenimento
dei malati , che immediatamente se ne scorda, e restringe i suoi
benevoli, quanto esatti apprezzamenti, al personale amministrativo.
Ed allora perchè parlare, con evidente malafede, di metà della
Digitized by Google spesa
sottratta alla cura dei poveri infermi? Perchè non par- lare col
linguaggio onesto delle cifre, e dire che, sopra un'en- trata annua che
rasenta il milione, la spesa del personale am- ministrativo è di lire
63,010.00 e non oltre , e che in questa sono compresi gli stipendi ed i
salari per tutto il personale della Direzione ospedaliera e sue
dipendenze , che potrebbe a buon dritto dirsi destinata al servizio
sanitario ? Se il regio Commissario fosse stato assistito da buona
fede e non avesse dovuto rispondere alle esigenze di una
diffamazione organizzata a detrimento di parecchi galantuomini , si
sarebbe reso conto delle innumerevoli difficoltà amministrative
della azienda affidata alla sua temporanea gestione, ed avrebbe
con- statato di quale e quanta attitudine, di quale e quanto
concorso efficace di tutti fa d'uopo per porsi in grado di veder
chiaro in ogni singolo atto amministrativo e nel complesso di
tutti. Se di ciò si fosse reso conto il r. Commissario non si
ve- drebbe ora posto alla gogna delle nostre categoriche smentite.
Ma rientriamo presto nell'argomento della spesa pel personale
amministrativo e sbrighiamocene in poche parole. Col regolamento
generale del pio Luogo del 1879, con le piante N. 1 e '*, la spesa per
gli stipendii amministrativi fu fissata a L. 40,420.00 a cui aggiunto il
compenso di esazione dovuto al tesoriere, compreso in detta pianta, ma
non indicato, per il suo ammontare di L. 4000,00, si ha un totale di. .
L. 41,420.00 le quali, con le modificazioni al regolamento delibe-
rate nel 1885, discesero a L. 42,160.00 Però con l'attuazióne di
detta pianta un personale di stralcio rimase tagliato fuori, ma che però
presta- va un servizio indispensabile, e che nel 1886 gravava sul
bilancio per L. 20,850.00 Sicché la spesa totale annua fu di L.
63,010.00 come fu rinvenuta dal Vastarini-Cresi.
L'amministsazione da questo presieduta, con deliberazione 17
novembre 1889 , approvata dalla Giunta provinciale il 21 gennaio 1890, approvò
una nuova pianta per l'ammontare di li- re 63,880 ridotta poi a L.
57,680.00 Mantenne fuori pianta alcuni impiegati che gravano
sul bilancio per L. 5,330.00 sino a raggiungere le L.
63,010.00 che si pagavano prima. Se il regio
Commissario non ha perduto, fra l'altro, la virtù di comprendere
l'eloquenza delle cifre, dica come L. 63,010.00 sono superiori a L.
63,010.00. E se questa è la sostanza, qual valore possono avere gli
ap- prezzamenti del r. Commissario? Meno male che non ha
trovato modo di giustificare, con ar- gomenti simili a quelli adoperati
finora, la formazione di una novella pianta per il personale contenzioso
come fece la rela- zione ministeriale. E per quanto riguarda la voluta
pianta per il personale tecnico e l'aumento dei farmacisti, riproduciamo
dal ricorso alla IV sezione del Consiglio di Stato il brano che a
questi due argomenti si riferisce: « Non differenti apprezzamenti
l'altro appunto sulla spesa deliberata per gl'Ingegneri. «
Basta far notare che la Giunta provinciale amministrativa ha approvata
tale spesa (Vedi verbale 16 settembre 1891 per notar Merola), renduta
necessaria dalla esecuzione del contratto per l'assunzione a partito
forzoso delle rendite e della manu- tenzione dei fabbricati ; e che,
approvata per lire 7,000, se ne sono assegnate solo 4680 per tre
ingegneri ispettori, che deb- bono vegliare alla esecuzione della
manutenzione. « Qui però cade in acconcio far notare che non si
tratta di una spesa di carattere organico e permanente , ma
puramente transitorio , che vive la vita di un' esercizio finanziario, e
che, mentre, il contratto di manutenzione ha avuto principio il 4
maggio 1890, la spesa per gli ingegneri ispettóri non ha gravato neanche
il bilancio 1891, essendosi stanziata per la prima volta sul bilancio del
1892. (( E si noti ancora che uno degli ingegneri ispettori, il
signor Errico Migliaccio, era già impiegato antico
dell'Amministrazione con uno stipendio uguale a quello che oggi
percepisce in lire 1680 e che perciò in definitivo la novella spesa si
riduce a L. 3000.00. « Se l'amministrazione disciolta ha in
ultimo chiesto all'au- torità tutoria r autorizzazione per aumentare uno
e non due posti nell'organico dei farmacisti, ciò ha fatto per le
aumentate esigenze del servizio. « In fatti, oltre che l'uso
delle specialità chimiche e l'introduzione degli alcaloidi mila
farmacopea rendono più penoso il servizio far- maceutico, l'amministrazione
ha impreso a fornire i farmachi a due altri istituti Pii, al Manicomio
provinciale di S. France- sco di Sales, ed ai tre ospedali (Vita, Cesarea
e Loreto), dipen- denti dal Reale Albergo dei Poveri. Come possa l'
antico perso- nale rispondere alle nuove esigenze lo dica l'imparzialità
della IV Sezione del Consiglio di Stato (e qui la verecondia del R.
Commissario ! ) « Da tutto ciò chiaramente emerge che non
infruttuosi ri- chiami della R. Prefettura vi furono , non aggravio di
novelli stanziamenti nel 1891 per un aumento di personale, non
crea- zione di nuovi organici, non ingiustificata proposta di
aumento di farmacisti ; ma vigile e solerte cura degli amministratori
nel migliorare le rendite del pio Istituto e nel restringere il
pas- sivo nei limiti del puro necessario ». E tutto ciò
potrebbe bastare in risposta alle calunniose men- zogne contenute per
questa parte nel rapporto del R. Commis- sario. Ma per dare un'altra
prova della serietà dei suoi studii giuridici, a titolo di amenità,
riportiamo l'articolo 231 del re- golamento del pio Luogo, dal quale
vorrebbesi trarre l' obbligo da parte degli ingegneri inscritti nell'
albo , a norma dell' art. 222, di prestar l'opera loro gratuitamente per
l'ispezione per- manente di cui nel contratto di manutenzione. Art.
In generale, per tutti i lavori commessi agli in- a gegneri ed
architetti, questi non hanno dritto a riscuotere « compensi o rimborsi di
spese dal pio Luogo e salvo ai medesimi lo esigere direttamente
dagl' intraprenditori « nel caso di esecuzione delle opere e senzi
responsabilità del Pio Luogo, « quei diritti e rimborsi che potessero
loro competere. Non è il caso di far commenti ! ! ! Che
dire poi dello appunto fatto per aver dato un alloggio conveniente al
Direttore dell' importante nosocomio ? Ha compreso perfettamente il
R. Commissario che, votata la nuova pianta , non era più il caso di far
ricorso alla disposi- zione del regolamento, che assegnava al Direttore
una casa della pigione di L. 400 all'anno, ed allora ha detto che lo
alloggio, di cui parla la nuova pianta , dovesse limitarsi a due o
tre stanze nello interno dell'ospedale. Per verità, se V
autore del rapporto si fosse doluto che un sem- plice infcrmieie maggiore
occupa una casa alla discesa Maria Longo della pigione di L. 125 al mese
sol perchè parente d' un Mini- stro (e che Ministro!) lo avremmo
compreso, tanto più che ora il R. Commissario ha concesso allo stesso
impiegato un allog- gio suppletivo come fosse un supplemento di stipendio
! Ma rivolgere censura air amministrazione Vastarini per aver
concesso al Direttore un alloggio rispondente alla importanza del posto
che occupa, è la prova provata che il R. Commissario, compreso dal
voluttuoso desiderio di riuscir gradito al sig. Pre- fetto, ha voluto
parlar del Direttore in un modo purchessia, co- noscendo che la corda
sensibile del cuore del chiaro uomo che siede sulle cose della Provincia
di Napoli avrebbe vibrato con insolita frequenza! C'intendiamo, onorevole
R. Com- missario? LAVORI Se per combattere le
altre affermazioni del R. Commissario ci ò bastato riassumere le accuse
uà esporre i fatti da cui ri- Digitized by
Google — 76 — sultava la evidente malafede
con cui lanciavansi tali accuse; per quanto riguarda la rubrica lavori
non possiamo fare altrettanto. Sono così condensate e tante le ingiuste
affermazioni del R. Commissario, che bisogna averle presenti nel loro
contesto per comprendere, dopo averle esaminato, qua! malgoverno si è
fatto della riputazione dell' amministrazione Vastarini col famoso
rapporto. Prima però di esporre i brani testuali della relazione
del R. Commissario, faremo precedere una breve ma chiara
esposizione dello stato contabile e contrattuale dei lavori , prima dell'
am- ministrazione Vastarini , cioè fino a tutto dicembre 1889 , du-
rante il 1890 , e per il periodo dal 30 dicembre 1890 al 2 settembre 1891, che
riguarda la dimoila amministrazione. Il 28 febbraio 1884 F
amministrazione presieduta dal signor Conte Spinelli, dietro regolare
autorizzazione della Deputazione provinciale, e previo esperimento dei
pubblici incanti, stipulò con gF imprenditori Vincenzo d'Errico, Mauro
Abate e Antonio d'Ambrosio un contratto di appalto generale per tutti i
lavori bisognevoli ai fabbricati del pio Luogo, di muratura ,
falegna- meria e dipintura, per qualsivoglia ammontare e per la
durata di tutto il dicembre 1889. La tariffa posta a base di tale
con- tratto era quella del genio civile, il ribasso contrattuale per
i lavori in muratura era il 6 OjO, la liquidazione ed il pagamento
si convenne dovesse farsi dietro regolare misura degli ingegneri
direttori dei lavori. In virtù del suddetto contratto furono
affidati ai suddetti im- prenditori tutti i lavori di manutenzione dell'
ospedale e del va- stissimo patrimonio urbano appartenente al Pio luogo;
i lavori di riparazione e rifazione delle diverse infermerie dell'
ospedale; od in fine tutti i lavori necessari a ricostruire e ritornare
in parte il diruto ex monastero della Consolazione appartenente al
Pio luogo e clie non dava un soldo di rendita. Iniziati tali lavori
nel 1884, furono alacremente proseguiti negli anni successivi.
Nel 1886 però in parecchi importantissimi caseggiati del Pio luogo,
per le condizioni speciali del sottosuolo di Napoli, per Io stato
deplorevole delle fondazioni dei fabbricati di Na- poli in generale, per
le infiltrazioni delle acque di Serino, e per il rigurgito di quelle
delle antiche conserve , sopravvennero schiacciamenti e lesioni in gran
numero con imminente peri- colo di mina di molti fabbricati, per cui fu
necessario accor- rere prontamente ad eseguire le più urgenti
riparazioni. Ognuno comprenderà di leggieri che ci riesce
impossibile in- dicare la spesa occorsa per tanta e cosi importante
quantità di lavori, per non avere a nostra disposizione la ragionerìa o
l'ar- chivio del Pio luogo e perchè non riguardano gestioni della
di- sciolta amministrazione. Però basterà fai* sapere che a
chiusura di conto 1889, dietro ordini severissimi e perentori del
Vastarini, i sig. ingegneri del Pio luogo fecero pervenire tutte le
misure dei lavori ordinati dalle precedenti amministrazioni ed
eseguiti nel 1887, 1888 e 1889 e, secondo la liquidazione fatta dalla
Ra- gioneria del Pio luogo di tali misure , il loro ammontare com-
plessivo ascese alla cifra di lire 211,003:89, di cui figurava pa- gata
la somma di lire 42,841:00, era a pagar la rimanenza di li- re 168,162,89
(1). (I) Nelle suddette misure liquidate perla suindicata somma di
lire 211003.89 figuravano : L. 70 mila circa per lavori
di sottofondazione e ricostruzione eseguiti nel gran caseggiato a via
Cisterna dell' Olio ; L. 50 mila per lavori eseguiti nel locale
dell' ex monastero della Consolazione, pel quale si erano spese, negli
anni precedenti, altre L. 70 mila già pagate, e ciò allo scopo di ridurre
detto locale redditizio. L. 20 mila per lavori di sottofondazione e
ricostruzione nel fabbricato in via Carbonara n. 109. L. 13
mila per consimili lavori eseguiti nei caseggiati in via Montagnola ;
L. 150 mila in uno per lavori di carattere straordinario e patrimoniale.
Le ri- manenti L. 70 mila rappresentavano V importo dei lavori
eseguiti nel 1889 per la manutenzione dei caseggiati e del fabbricato
ospe- daliero, non che per la rinnovazione di due infermerie ncll'
ospe- dale stesso. Poiché però si avea ragione di ritenere che la
liquidazione eseguita dalla ragioneria non fosse stata rigorosamente
esatta e le misure stesse inviate dai sig. ingegneri risentissero
della fretta con cui erano state compilate, il Governo si riserbò
di sottoporre le liquidazioni dei lavori ad una severa revisione
con- tabile, tecnica e contrattuale. E, come fu dichiarato a pag.
21 della relazione morale a stampa sul conto 1890, « tale revisione
« eseguita per la parte tecnica dall' egregio prof. Udalrico Ma- « soni,
per la parte contabile e contrattuale dalla Segreteria e « dal
Governatore Lo Savio (non dalla ragioneria) si ottenne una ((
RIDUZIONE D2 SPESA SULLA SEMPLICE PARTITA DELLE OPERE MURARIE « di
ben l. 33,670:53 ». Se si tien conto che di tutti i lavori
liquidati a chiusura di conto 1889, solo una minima parte, per pochissime
migliaia di lire e per bisogni impellenti, fu ordinata dal Vastarini : —
che tutti iudistintamente tali lavori furono eseguiti in base al
rego- lare contratto del 26 febbraio 1884 e per bisogni riconosciuti
dai precedenti amministratori: — che sulla primitiva liquidazione
già approvata dall'autorità tutoria, si fece la rilevante economia di
L. 33,670.53 come risulta dal rendiconto 1890: che la disciolta am-
ministrazione infine non fece essa la spesa, ma fu ben essa in- vece a
far Y economia suindicata, se si tien conto di tutto ciò, Ora
trattandosi di lavori eseguiti nel 1889 ed anni precedenti, la responsa-
bilità non può spettare ai Vastarini, nò per quanto si riferisce alla
ordinazione loro, nò per quanto tiene alla esecuzione. E se
tale responsabilità non spetta al Vastarini, molto meno spetta alla dì-
sciolta amministrazione che fu nominata con decreto 30 dicembre 1890.
Se però si fa accenno a tale divisione di responsabilità, è perchè il R.
Com- missario sappia a chi sono dirette le sue ingiuste e calunniose
osservazioni. Che per quanto tiene al merito degli apprezzamenti suoi
sugli atti compiuti dall' amministrazione Spinelli, sappia il R. Commissario
che per tutta la gran quantità di lavori eseguiti dal 1884 in poi, essa
non ebbe bisogno di altre ri- sorse straordinarie fuorché delle lire
60(X) di rendita alienate nel 1888, le quali furono compensate dal
maggior utile rctratto dai locali della Consolazione, che ora rendono L.
14 mila all'anno. diciamo, qual uomo di buona fede presterà ascolto ai
calunniosi apprezzamenti del R. Commissario ? Questo per
quanto si riferisce ai lavori eseguiti fino a tutto il 1889.
Per quanto poi riguarda i lavori eseguiti nel 1890 bisogna aver
presente che, scaduto il contratto con gì' imprenditori d'Errico,
d'Ambrosio ed Abate col 31 dicembre 1889 e procedutosi a cottimo chiuso
col Forino per la riscossione delle rendite e ma- nutenzione dei
fabbricaliy il quale contratto dovea avere il principio della sua
esecuzione col 4 maggio 1890, era giuocoforza prov- vedere alla
manutenzione dell'importante patrimonio immobi- liare per 4 mesi, cioè
dal 31 dicembre 1889 al 4 maggio 1890. Se negli anni precedenti la
manutenzione aveva assorbito la somma di lire COmila all'anno, tutto
lasciava supporre che tale manutenzione per un quadrimestre (e nei 4 mesi
invernali spe- cialmente) avrebbe assorbito la somma di oltre L.
20mila. Dall' altro canto il Forino, che in tale quadrimestre dovea
pro- cedere ai novelli affitti per suo conto, avea il massimo
interesse a che gli accomodi locativi fossero fatti in conformità dei
patti da stipulare con i nuovi inquilini, verso dei quali egli era 1'
u- nico responsabile. Perciò l'amministrazione con deliberazione 12
gennaio 1890 concesse a forfait al Forino la manutenzione anticipata di
tutti gli stabili compresi nel capitolato di appalto per il compenso
unico di L. lOmila. Se il R. Commissario si fosse fatto guidare da
quel sentimento di onesta equanimità che invano si cerca nelle 45 pagine
del suo rapporto, avrebbe dovuto rilevare che i soli preventivi già
presentati dagli ingegneri per lavori di manutenzione, fino al 12
gennaio, epoca in cui fu adottata la deliberazione, superavano le L* i
Ornila accordate al Forino come compenso a cottimo per lutto il
quadrimestre. Né valga il dire che bisognava sottoporre
all'approvazione dell'autorità tutoria tale, deliberazione , poiché la
spesa trova- vasi stanziata in bilancio e veniva erogata in limiti molto
in- feriori allo stanziamento corrispondente; e poi , approvato dall’autorità
tutoria il contratto Forino, non era neeessario sotto* porre a novella
approvazione un atto che, altro non faceva che anticiparne la esecuzione,
anticipandone i vantaggi. Esposte queste indispensabili notizie
sullo stato contabile e contrattuale dei lavori , veniamo alle accuse
ganeriche del R. Commissario. Udite : « Dopo gli
stipendii, la spesa che fino ad ora ha assorbito le k migliori risorse
della Pia opera, ò stata quella dei lavori d'ogni « genere che si sono
eseguiti, laddove, essendo la manutenzione « dei fabbricati appaltata al
riscuotitore di essi, non si sarebbe a dovuto che erogare le somme
occorrenti nei lavori di carattere « straordinario che si fossero potuti
verificare ed in quelli di « manutenzioae del fabbricato ospedaliero e
delle poche case, la a cui esigenza è mantenuta direttamente
dall'Amministrazione b. Se quest'accusa generica fosse stata
corroborata con esempii, per verità la serietà del R. Commissario se ne
sarebbe avvan- taggiata un tantino, non fosse altro nella forma, pur
rimanendo vacua nella sostanza. Ma veniamo a discuterla. Se
si tratta di lavori eseguiti fino a tutto il 18R9, questi non ci
riguardano, come abbiamo dimostrato: e d' altronde, non es- sendo la
manutenzione appaltata, ma eseguita in economia, in base a regolare
contratto per la valutazione dei lavori, e com- prendendo gran parte
delle somme spese fino a tal epoca; lavori necessarii alla conservazione
del patrimonio, l'accusa si appa- lesa ingiusta e calunniosa per tale
periodo precedente. Se poi si tratta di lavori eseguiti nel 1890,
bisogna aver pre- sente: 1. Che il contratto della
manutenzione a cottimo ha avuto inizio il 4 maggio 1890 e che perciò la
manutenzione per un quadrimestre era a carico dell' amministrazione la
quale erogò la somma suddetta di L. 10,000.00 2. Che essendo
esclusa dal contratto Forino la manutenzione dell' Opera ospedaliera e
sue dipendenze , tale manutenzione preventivata per lire 18mila si è
verificata, per le opere straor- dinarie occorse nell' ospedale, per
....;) 28,376.41) (1) 3. Cke è occorso pagare col bilancio
1890: a) Parte dei lavori eseguiti nel 1889 per ri-', fare la
seconda sala donne . . L. 3954,60] b) Parte dei lavori eseguiti
anche f nel 1889 per ricostruire la sala oftal- ; 11,240.80
(2) mici s. 4000,001 e) Parte dei lavori eseguiti per
la ] lavanderia a vapore ;, 3292,20' 4. Che non essendo
comprese nel contratto Forino le case soggette ad espropriazione per
un valore di L. 700 mila, e non essendo state espro- priate per
tutto il 1889, come si era convenuto, è stato giocoforza manutenerle per
poterle af- iìttare, erogando una somma di circa . . »
6,000,00 Tutte le suddette somme hanno gravato sul bi- lancio
1890 per lo ammontare complessivo di » 55,623.36 E sapete voi,
onorevole regio Commissario, per quanto figura nel consuntivo 1890 la
cifra riguar- dante la partita lavori, ossia per gli art. 14 e 44
del bilancio ? figura per » 68,702,11 Da cui sottratta la somma di
L. 55,623.36, che ha gravato sul 1890 per le cause su esposte, si
ha che la spesa sostenuta in detto esercizio per i lavori straordinari è
di sole .... » 13,079.76 Vedi conto del Tesoriere 1890 e relazione a
stampa del Segretario Ge- nerale del Pio luogo su detto conto pag. 10.
donde risulta che sull'art. 44 (Fabbricato ospedaliero) fu fatto uno
storno in aumento per L. 10,37f>,46. (2) I lavori (a) furono
eseguiti dai fratelli Russo con regolare contratto su preventivo degli
ingegneri Giambarba e Curcio ed ammontarono a L. 12 mila circa — I lavori
(b) furono eseguiti dal D* Errico in base al contratto 28 feb- braio 1884
— I lavori (e) dallo stesso D' Errico col citato contratto 28 febbraio
1884 e per speciale autorizzazione dell' autorità tutoria (Ingegnere
Fulvio). E tenuto conto dello stato gravissimo di molti fabbricati,
dei lavori che si sono eseguiti a piazza Cavour, a Porta Carrese a
Montecalvario , a Cisterna dell' Olio ecc., domandiamo alla lealtà del R.
Commissario se gli pare, non diciamo grossa, tale cifra ma almeno
sufficiente a provvedere ai più urgenti bisogni. Ed allora perchè
buttare delle frasi generiche e vuote e che non sono altro se non la
espressione della più sballata posa da grand' uomo ? Ma qui
non s' arresta il R. Commissario. Egli seguita a dire: I lavori si
eseguivano senza autorizzazione, senza contratto, senza preventivo,
illegalmente, per colpa sempre dell'Amministrazione, che anzi, con suo
rincrescimento, .ce ne dispiace davvero per lui) in ciò ha riscontrato le
maggiori colpe e le più gravi ; fino al punto da essere indotto
."senza rincrescimento, crediamo) a pro- muovere giudizio di
responsabilità verso i passati amministratori. Era naturale.
Premessa la incoscienza completa ed assoluta delle condizioni contabili e
contrattuali dei lavori e la deplore- vole costante oscitanza delle
disposizioni di quelle leggi che invoca sempre a sproposito, un simile
linguaggio, se non si scusa si spiega ! È il linguaggio di tutti coloro
che, a corto di argo- menti e di fatti, vogliono produrre una certa
impressione. E diciamo a corto di argomenti e di fatti; perchè
quelli citati dal R. Commissario stanno contro la sua tesi.
Esaminiamoli. Sarebbero illegali i lavori eseguiti per
riduzione della casa del Direttore dell' Ospedale, perchè ordinati dal
Soprintendente Vastarini, in data 10 dicembre 1 889, senza autorizzazione
del Con- siglio. Per lo statuto organico del pio Luogo il
Sopraintendente è il potere esecutivo dell' amministrazione. Il Consiglio
vota il bi- lancio preventivo , il Sopraintendente spende le somme
tutte comprese nei singoli capitoli del bilancio. Tale disposizione
, chiara, categorica, precisa , giammai sconosciuta o posta sem-
plicemente in dubbio dall' autorità tutoria , dava il diritto al Soprintendente
di autorizzare la spesa per quello, come per altri lavori. E tale spesa fa
primieramente autorizzata per Li- re 3000 e si elevò a Lire 8278,62 per
essersi riconosciuta po- steriormente la necessità di rifare i lastrici
solari grandemente avariati. E tali lavori furono eseguiti dallo
imprenditore d' Er- rico in virtù del contratto 28 febbraio 1884, con uno
speciale ribasso del 10 0[0 ottenuto dal Soprintendente,
Sarebbero illegali , secondo il rapporto del R. Commissario , i
lavori eseguiti a Piazza Cavour, :c per i quali dall'Ingegnere « Curcio
il 22 dicembre 1890 furono presentati quattro conti « ammontanti ciascuno
a Lire 499,97, 499,94, 499,96, 423,55». Per i gravissimi ed improvvisi
danni manifestatisi nei fab- bricati a Piazza Cavour nel settembre 1890,
fu dato ordine im- mediato agli ingegneri Curcio e Fulvio di far
procedere alla puntellatura della estesa zona di case pericolanti ed ai
lavori pili urgenti per assicurarne la stabilità. Nel tempo stesso
ai suddetti signori ingegneri fu dato incarico di preparare un
esti- mativo generale e complessivo per la sistemazione definitiva
di tutta la zona dei fabbricati minaccianti ruina. Non
ostante ripetuti richiami dall'Amministrazione, i suddetti ingegneri
tardarono a preparare V estimativo, per non essere fa- cile rendersi un
conto preciso dello stato delle fondazioni e per non potersi procedere ad
una prova di esse, pendente una perizia giudiziaria, che si espletava per
assodare la causa delle lesioni. Sui primi di dicembre,
impartiti gli ordini a tutti gì' inge- gneri di liquidare senza ritardo,
sia con misure finali, sia con misure parziali, tutti i lavori eseguiti
nel 1890, agli effetti della chiusura di conto; V ingegnere Curcio inviò,
per quelli eseguiti a Piazza Cavour, le quattro liquidazioni indicate dal
R. Com- missario. Però, mentre furono inviate alla ragioneria
per essere te- nute presenti agli effetti del conto lavori 1890, allo
steso inge- gnere Curcio fu impartito l'ordine di presentare il
preventivo generale complessivo e comprendervi anche lo ammontare dei
lavori eseguiti e liquidali, acciò la Giunta provinciale, esaminando
la pratica, potesse avere sott' occhio la vera e precisa esposizione
delle cose. E così avvenne. Inviato dagli ingegneri Curcio e Fulvio
il preventivo generale in cui i lavori già eseguiti e liquidati erano
com- presi non solo, ma portavano una speciale indicazione, fu dal
Governo, con deliberazione 12 Febbraio 1891 , approvato tale
preventivo per lire 7260,94, e tale spesa fu sanzionata dall'autorità
tuto- ria alla quale furono esposti i fatti nel modo surriferito.
Non pare al R. Commissario che prima di lanciare una ca- lunnia,
avrebbe avuto il dovere di esaminare l'incartamento di piazza Cavour,
piuttosto che prendere a casaccio delle mi- sure in mano e dirne di così
marchiane ? Porti i nostri rin- graziamenti a chi lo ha servito così
bene: egli lo conosce !!! Non occorre parlare dei lavori di
manutenzione concessi a fortait al Forino per il quadrimestre
gennaio-maggio 1890 e per L. 10 mila, avendone discorso estesamente
innanzi. Non siamo in grado di dare una risposta air accusa
che riguarda i lavori del 1891 coi numeri del registro di ragione-
ria 7, 17, 34, 35, 36, 37, 48, 51, 68, 69, 74, 75, 77, 78, 80, 81, 82, e
83 (tombola !) ammontanti a L. 6000 complessivamente , perchè non abbiamo
presente il registro di ragioneria e non ci ha fatto l'onore il R.
Commissario di indicare la natura dei lavori eseguiti, altrimenti avrebbe
avuto per questa parte la degna risposta. Però è facile
argomentare che, trattandosi di 18 lavori dif- ferenti per T ammontare di
L. 6000, deve ognuno avere un im- porto inferiore a L. 500, e deve
riguardare ognuno una sin- gola partita di lavoro. Prosegue
il R. Commissario che sono illegali « i lavori in « corso di restauro
della casa in via Oronzio Costa n. 12 afB- « dati senza contralto all'
appaltatore medesimo e che egli ha fatto « perciò immediatamento
sospendere ». I lavori in via Oronzio Costa n. 12 sono lavori in
condominio e riguardano sottofondazioni e ricostruzioni di muro comune, e
furono concessi, di accordo fra tutti i condomini, all' imprenditore Francesco
Palmieri con conlraUo privalo del 27 ottobre 1890 {Beg. n. 9580 ufficio
atti priv. il 6 novembre 90, voi. 63 fol. 117 ecc.), tra la S. Casa, Zampella,
Pizzoli e Tagliatetela. La tariffa che è a base del contratto è
quella Folinea del 1886, tipi Giannini. Ah! occhi di lince
d'un R. Commissario ! !.... Non è altrimenti vero e non risulta
dall' incartamento, a cui fa appello il R. Commissario, che i primi
lavori della lavanderia si siano dovuti distruggere per non essersi posto
mente a pro- porzionarli alla dimensione delle macchine; ma invece si
son dovuti modificare i primitivi lavori per modifiche apportale
dallo stesso fornitore delle macchine Ing*De Bollari nella dimensione ed
ubica- zione di queste. Ciò risulta da un rapporto dell' Ing. Fulvio di
cui non ricordiamo la data e che è negli atti. Né possiamo
tampoco preoccuparci dell'altro appunto pel quale si vorrebbe far credere
che sono stati posti a carico della S. Casa dei lavori per l'ammontare di
lire 2360,69 che avreb- bero dovuto cedere a carico di Forino.
La stessa forma generica dell'accusa, la dimostrata ignoranza da
parte del R. Commissario dei patti e condizioni del capito- lato di
appalto, ci autorizzano a ritenere che', tali lavori sono stati posti a
carico della S. Casa, perchè sono dipendenti da al- tri lavori di
costruzione di volte, muri maestri o fondazioni. E ciò
conformemente a quanto è disposto nel capitolato, il quale pone a carico
del pio Luogo la spesa per lavori straor- dinarii di costruzione ecc. e
per lavori da questi dipendenti. La dimostrazione poi dell'
asserita mancanza di preventivo, nella esecuzione dei lavori il R.
Commissario dice, che « è ri- « sultata dall' aver fatto verificare da un
ingegnere di sua fi- « ducia(sic) alcuni lavori nell'ospedale a pagamento
delle donne, « per i quali, negli ultimi giorni dell'Amministrazione
Vastarini, « era stato presentato dall'ingegnere Migliaccio un
preventivo « e dall'essersi trovato che i lavori stessi erano invece da
tempo « stati eseguiti ». Perii che, opportunamente interrogalo il
Migliaccio, ha per iscritto dichiarato che i lavori erano slati
[verbalmente ordinati dall'Amministrazione dicendoglisi di compilarlo poi
il preventivo per cor- redo della pratica ecc. Anche a
quest'altra speciosa ed amena invenzione una breve e precisa
smentita. Sorto il bisogno di riformare il reparto dei pagamenti
donne, fu dall' Amministrazione dato incarico air ingegnere
Migliaccio di compilare il preventivo per tali lavori. Il preventivo fu
re- golarmente compilato ; furono banditi i pubblici incanti per lo
appalto dei lavori stessi e ne rimase aggiudicatario l'imprendi- tore
Vincenzo d'Errico col ribasso del 33 0[0. Essendosi però preveduto
il caso del probabile aumento dei lavori oltre il limite del preventivo ,
nella bozza del capitolato di appalto preparato dalla Segreteria , il
Governatore Lo Savio (quello in balia di cui restava l'amministrazione,
secondo la re- lazione ministeriale) aggiunse di suo pugno la clausola,
che in caso di aumento dei lavori per qualsiasi ammontare, anche oltre il
quinta voluto dalla legge (quella sui lavori pubblici, onorevole R.
Com- missario ! ) / lavori si sarebbero intesi fatti alle medesime
condizioni del- r aggiudicazione. L' aggiudicazione avvenne , come
abbiam detto col 33 OjO di ribasso. Lungo il corso dei lavori
il Governatore Cosenza, che sorve- gliava personalmente l'andamento di
essi, riconobbe la neces- sità di aumentarsi il numero delle camere a
pagamento, e quindi di accordo col Soprintendente e col Governatore Lo
Savio, diede ordine di trasformarsi a camere a pagamento per le donne
un gran salone che aveva prima avuto altra destinazione. Da ciò 1'
aumento di lavori e la necessità di un preventivo suppletivo per
integrare la pratica. Ma era naturale che essendosi preveduto nel
capitolato di ap- palto il probabile aumento dei lavori, ed essendo stati
valida- mente garentiti gli interessi della S. Casa con la clausola
su- . espressa, si poteva anche far di meno dell'altro preventivo;
potendo bastare che nella misura finale fosse compresa la maggìor quantità di
lavori eseguiti alle tnedesime condizioni della pri- mitiva
aggiudicazione. Questo è quanto risulta dai documenti, onorevole R.
Commissario, ed affermando il contrario, (ciò che non può essere) l'in-
gegnere Migliaccio ha mentito. E forte dubitiamo che l'ingegnere
Migliaccio abbia affermato ciò che asserisce il R. Commissario ; perchè ,
almeno questa volta , trattandosi di una dichiarazione scritta, avrebbe
dovuto pubblicarne il testo preciso. Non diciamo parola sul
fatto per il quale il R. Commissario dice di aver prodotto formale
denunzia air autorità giudiziaria, poiché non saremo noi che
preoccuperemo il libero corso della giustizia. Però non vogliamo tacere
che non può un'ammini- strazione essere tenuta responsabile dell'accordo
fraudolento tra un ingegnere ed un imprenditore, se tale accordo vi
fu. Dopo avere esposto con la maggiore brevità possibile , ma
crediamo, con ugual chiarezza, l'organizzazione di questo ramo di
servizio , e dopo aver distrutto i fatti che dal R. Commis- sario sono
posti a base dei suoi ingiusti apprezzamenti, vegga ognuno se le ultime
parole contenute nel suo rapporto che ac- cennano a enorme disordine, ad
abusi, a sistematico disprezzo delle leggi, possono meritare una seria
considerazione o non ci autorizzano piuttosto ad esclamare:
:: Le sue parole ci fan 1' effetto che ci farebbe fuso di femi-
netta o di fanciullo stocco!... FORNITURE Coloro che
hanno seguito la storia dello scioglimento del- l' Amministrazione degli
Incurabili, ricorderanno che, fra le ac- cuse della relazione
ministeriale, ve n'era una la quale affer- mava che, quando
nell'aggiudicazione delle forniture seguivasi il sistema delle pubbliche
aste , non si osservavano le regole della legge di contabilità.
Il fatto posto a base di tale accusa era il seguente: Procedutosi agli
incanti pubblici per l'aggiudicazione della fornitura di carte e stampe ,
sorse divergenza sulla interpetra- zione di una cifra contenuta in una
scheda di offerta di ribasso. Il Soprintendente, che presiedeva alle
aste, invitò tutti i concor- renti a leggere la scheda allo scopo di
evitare contestazioni, e tutti meno uno , tal Guadagno , ritennero che la
scheda conte- nesse il ribasso del 46 OjO sul prezzo d'asta.
Siccome era quella la scheda che portava il maggior ribasso, a
quell'offerente fu aggiudicato lo appalto delle carte e stampe. Il
Guadagno reclamò , contro tale provvedimento , ma il re- clamo fu
respinto dall'amministrazione. Ripetuto il reclamo al Prefetto, questi
non vi provvide nei trenta giorni voluti dalla legge. Ma dopo parecchi
mesi, quando l'aggiudicatario avea già fatto gran parte della fornitura,
il signor Prefetto, che già co- vava nell'animo il malcelato disegno di
colpire i malvisi ammi- nistratori, mise fuori il reclamo Guadagno e
minacciando l'an- nullamento dell" asta seguita e dell 1
aggiudicazione verificata, pretese che V amministrazione trovasse modo di
far tacere il Gua- dagno !! Tale indecoroso aggiustamento fu
respinto dal Consiglio di Governo, che con sua novella deliberazione
confermò le prece- denti. Il Prefetto inviò la pratica al
Ministero dell'interno perchè fòsse annullata l' asta per violazione di
legge : e prima che il Consiglio di Stato (Sezione interni) si fosse pronunziato
sul chie- sto annullamento , la relazione ministeriale lanciò 1' accusa
di inosservanza delle norme della legge e del regolamento di con-
tabilità. Ma nello scorso settembre , la domanda del signor
Prefetto per l'annullamento della suddetta asta, sottoposta all'esame del
Consiglio di Stato, fu da questo respinta , per non essersi ri- scontrata
nella deliberazione della disciolta amministrazione al- cuna violazione
di legge e per avere il Soprintendente, che pre- siedeva alle aste, bene
giudicato in fatto. Altra accusa contenuta nella relazione
ministeriale era che, parecchie forniture, anche superanti le lire 500 9
si aggiudicassero a trattativa privata e senza alcuna
autorizzazione. Il R. Commissario ha taciuto della decisione del
Consiglio di Stato sopra riferita, e non ha potuto fare a meno di
constatare che tutte le forniture sono regolari nella forma (questa
volta il R. Commissario smentisce il Prefetto ed il Ministro —
Cielo!) Però siccome più che l'interesse della verità e della
giustizia, lo muove il malvolere ed il bisogno prepotente di
calunniare, sostiene che, gli appalti hanno nel più gran numero il
difetto di essere stati conclusi, a trattativa privata, in seguito a
diser- zione d' incanti , e con diminuzione del prezzo di base d' asta;
il che farebbe suppone che si fissassero i prezzi alti negli incanti
apposi- tamente per [irli andare deserti (?!!) e conchiudere poi i
contratti con prezzi molto vantaggiosi con persone che si credeva di
favorire. Il fatto sta precisamente come asserisce il R. Commissario!
Alcuni incanti andarono deserti, ma non peri prezzi alU, bensì per i
prezzi bassi messi a base delle aste. Ma ad onta dei prezzi bassi, e
delle diserzioni dagli incanti, per quasi tutti i contratti stipulati a
trattativa privata, e con debita autorizzazione, anche per somme
inferiori a lire 500 , o fu dai contraenti ottenuto un lieve ri- basso
sul già basso prezzo d'asta , o fu accettato puramente e semplicemente il
prezzo d'asta ad onta che per la sua bassezza avesse allontanato i
concorrenti. £ per tal modo la Santa Casa potè ottenere delle
economie di carattere contrattuale per parecchie migliaia di lire. E
sappia # l'onorevole Commissario che i prezzi furono fissati dietro
indi- cazioni ufficiali ricevute dal Presidente della Camera di Commercio
!... Non rileviamo neanche la sconcia irriverenza contenuta
nelle ultime parole surriferite del rapporto, che vorrebbe far
credere al premeditato favoritismo seguito nelle aste, poiché grazie
al Cielo, i disciolti governatori' non sono né il Deputato di S.
An- gelo dei Lombardi, ne il Vice Presidente del Consiglio provin-
ciale di Napoli. Che dire poi dell'altro addebito mosso dal Regio
Commissario sull'appalto degli apparecchi medici e chirurgi ?
Egli ha affermato che per tale fornitura il ribasso offerto deir80
e 90 per cento si credè senza giustificato motivo ridurlo al 63 e 53 °[
. Basterà esporre come andarono le cose (e risulta dallo
incar- tamento) per convincersi che anche in ciò il R. Commissario
è in aperta mala fede. L'asta per la fornitura degli oggetti
medici e chirurgi fu aperta sulla base di un ribasso del 30 0[0 sui
prezzi della ta- riffa precedentemente adottata dalla S. Casa.
Apertisi gli incanti ed accesasi calorosa gara fra i concorren- ti,
il Giannattasio, esasperato per vedersi contrastare un servi- zio che
egli facea da moltissimi anni, offrì d'un colpo il ribasso del 90,05 0|0
sui prezzi della sua stessa tariffa, e rimase aggiu- dicatario
dell'appalto. Riunitosi il Consiglio di Governo considerò che era
immorale ed iniquo profittare di un momento di aberrazione di un
for- nitore e costringerlo ad eseguire lo appalto a disastrose
condi- zioni, e che d'altra parie potea indurlo a non fornire un
ma- teriale atto al buon servizio ospedaliero ; chiese perciò , con
apposita deliberazione, alla Giunta provinciale autorizzazione di ridurre
tale ribasso al 63 e 53 per cento , che pur era sempre superiore a quello
offerto da altri concorrenti, E la Giunta Provinciale, a relazione
del senatore De Siervo, accordò la chiesta autorizzazione , trovando
giusto e morale il provvedimento del Governo. In verità il R.
Commissario comprenderà di leggieri che tra l'accusa che muove da lui e
l'encomio di Siervo (una probità indiscussa) la scelta, per ogni uomo che
si rispetta, non può esser dubbia e non se l'abbia a malo ! Tanto
più che il R. Commissario fa come padre Zappata che predica bene e
razzola male. Ed infatto ha violato la legge ed il contratto
facendo stam- pare il rapporto dal suo tipografo particolare e non dal
fornitore dell'Amministrazione, erogando una spesa superiore a lire 500
(lire 700) senza lo esperimento dei pubblici incanti e senza dispensa
dell'autorità tutoria. PROVVEDIMENTI PER FAR DENARO
Prelevazioni sulle cauzioni — Siamo alla fine del rapporto e ci
vediamo costretti a deplorare ancora una volta la completa incoscienza
deiraccuratore. « Tali sistemi di amministrazione dovevano
naturalmente t creare un continuo dissesto nelle condizioni della pia
Casa, « (prosegue il rapporto) , la quale bene spesso veniva perciò
a « trovarsi in urgente bisogno di denaro. Se il R. Commissario si fosse
reso conto delle date delle sca- denze mensili degli incassi e delle
spese della S. a Casa, avrebbe appreso che non ai deplorati sistemi di
Amministrazione del disciolto Governo deve attribuirsi Yurgente bisogno
di danaro in cui normal- mente si trova l'opera pia, ma alla speciale
natura del maturo delle spese e delle rendite. Legga ed
apprenda! Gli potrà servire per misurare tutta l'importanza degli
im- pegni che assume e delle spese che autorizza a casaccio duran- te
la sua gestione. Supposto un preventivo in pareggio , e sia quello
del 1890 ; nel mese di gennaio si incassano per interesse de' capitali,
esta- gli , affìtti fabbricati , quote di arrendamene , infermi a
paga- mento , tesoreria ecc. ( con poche varianti in più od in meno
per ogni anno) L. 46,532.17 Si pagano invece nello stesso
mese di gennaio :•; 62,583.60 Risulta una
deficienza di .... » 16,051,43 Tale deficienza nel mese di febbraio, per
la dif- ferenza in più della spesa sull'incasso, è di . . L.
36,187.35 per la qual cosa l'ammontare complessivo della de-
ficienza a fine febbraio aumenta a s 52,238.78 Riporto L.
52,238.78 In marzo il supero della epesa sull'incasso è di »
17,589.97 Nell'aprile si verifica per » 18,394.64 In
maggio continua ancora per » 14,647.31 Per modo che a fine maggio
la deficienza raggiunge l'ammontare complessivo di .... » 102,870.70
Nel giugno invece, pel fatto dell'incasso del seme- stre a fine
mese, l'introito supera la spesa per » 41,102.25 perciò la
dficienza verificatasi nei mesi precedenti discende a »
58,768.45 A luglio riprende però il suo cammino ascendente; aumenta
di » 17,655.99 ed ammonta perciò a fine luglio a » 76,404.44
Nell'agosto per un avanzo di « 202.84 vidiscende a »
76,201.60 Ma risale nel settembre per » 10,772.50 Sale
ancora nell'ottobre per >~^®^®^ ^^®~^^ -^-^i--'«-^-^-~&-
Rapporto d’Antonelli Direttore Amministrativo dell' Ospedale degl'
Incurabili All' III. sig. Soprintendente dello Stabilimento
stesso Napoli, li 16 Luglio t891. In seguito dei più
accurati studii, fatti col concorso dell' ili. mo signor Go- vernatore
cav. Cosenza, circa le attuali condizioni del nostro Ospedale, rela- tive
alla igiene dei locali, alla loro manutenzione, alla Casa di Salute, a
quella di Maternità, alle stanze d'isolamento, a quelle di operazioni,
alla cucina, al casermaggio , alle consultazioni gratuite , alla sala
idroterapica , ed alle stanze per la ricezione, alla disciplina del basso
personale ed alla Direzione dell' O- spedale; e quali dovrebbero essere
per ottenere che questo grande Istituto di beneficenza risponda alle
esigenze del progresso della scienza, e che di nulla manchi per venire in
sollievo della umanità languente", pregiomi sottometterle tutto un
piano di riforme, che, se troveranno benigna eco nell'animo dei si- gnori
componenti l'ilLmo Consiglio, salvo quelle savie modifiche che crederà
apportarvi, certamente potrà dirsi: Maria Longo fondò gì* Incurabili, e
l'attuale Amministrazione li riformò. Pria di entrare nell'
argomento, ho il dovere di dirle che base degli studii è stata la riforma
totale, progressiva, accelerata dell'Opera, senza aggravare l'attuale
bilancio, onde il pareggio conseguito possa rimanere stazionario. Igiene
dbi locali Le attuali infermerie certamente non si possono
abbattere per poi ricostruirle, ma essendo antigieniche possono essere
bonificate, sia con l'apertura di vani nelle pareti interne per renderle
maggiormente arieggiate, sia con lo sterro di una superfìcie quadrata di
terrapieno, che attualmente trovasi a ridosso di al- cune di esse nella
Sezione " uomini „. Dividere l'Ospedale chirurgia da quello
medico, giacche la promiscuità pro- cura agl'infermi in chirurgia delle
infezioni che lo isolamento ovvia del tutto. Rifare l' Ospedale a
donne „ sul tipo delle poche sale, rifatte in quello a uo- mini „,
togliendo le sale, che sono fomite e ricetto d'infezioni. Costruire
i cessi in modo, che, pur rimanendo in vicinanza immediata delle sale per
comodo degl'infermi, non mandino alle sale stesse tutti quei miasmi, di
cui oggi sono infetti e non propaghino tutti quei microrganismi che nelle
fecci di essi son contenuti, badando che il sistema del cesso offra solidità
e abbia tutte le garenzie per essere inodoro.
Manutenzione L' attuale manutenzione è del tutto derisoria,
poiché il danaro vien profuso per accomodare, a misura del bisogno
urgente, un fabbricato vecchio ,sorto a spezzoni, senza apportare alcuna
modifica radicale al fabbricato stesso, ma producendo invece del danno
nel modo come vengono eseguiti i rappezzi, giac- che le fabbriche nuove
pel proprio rassetto e per lo scuotimento che produ- cesi alle vecchie,
ne fa conseguire la necessità di rifare quello che poco prima si rifece,
e, per la verità, informino i corsi sottostanti 1' Ospedale.
Verificare l'attuale incanalamento delle acque di rifiuto, le quali ora
si in- filtrano in tutte le fabbriche, e si assiste al miserando
spettacolo, che mura, spes- se parecchi palmi, piovano a permanenza. Anche
le grondaie anno oggi la missione di depreziare il fabbricato per la loro
cattiva costruzione e manutenzione. Sicché risulta necessaria la
radicale ricostruz 1 me di quanto vi è di fradicio, onde per parecchi
anni si possa essere esenti da manutenzioni, ovvero fare la parte minima,
cioè imbianchimento, rappezzi d'intonaco, tegole ed altro, con mezzi
economici e con qualche operaio del Pio luogo, evitando così la
permanenza nelT Ospedale di imprenditori di manutenzione e di squadre di
mu- ratori,che sono la causa precipua dei guasti che si verificano e che
essi stessi producono per poi poter lavorare su più vasta scala. L'attuale
ordinamento della Casa di salute, se la rende non passiva, non può
calcolarsi come un cespite rilevante, se tengonsi presenti le spese che
per essa si erogano in quanto a vitto e casermaggio speciale ed alle
rette che si esigono. Pur apprezzando l'operato dell' ill.mo Governo per
aver disposto il miglioramento delle località e del mobile, certamente
non si raggiungerà lo scopo di avere una Casa di Salute, accessibile al
gentiluomo, come all'indi- viduo del medio ceto, mantenendo ciascuno nel
proprio ambiente e con que- gli agi relativi alla retta che ciascuno paga
secondo la classe. La promiscuità delle diverse classi nello stesso
appartamento condannerà il gentiluomo a non uscire di camera per
non trovarsi a contatto con persone che non sono del suo grado, e
farà nascere invidia e sospetto nell'animo di chi paga in meno, in
vista del migliore trattamento che vedrà usato, sia per vitto che
per servitù, a chi ne ha dritto per contributo di retta maggiore.
In fatti oggi vedesi qualche gentiluomo capitare nella nostra Casa di
Salu- te, il quale resta confinato nella sua stanza fino alla guarigione,
privo anche del benefizio di poter scambiare una parola, poiché la
maggioranza degl'infermi è gente del basso ceto. Si figuri la
S. V. illustrissima, quando la retta sarà aumentata e qualcu- no crederà,
venendo, di trovarsi in un ambiente di gente del suo rango, e troverà poi
della gente del volgo, quale discredito gitterà costui sulla Casa di Salute, ed
allora sarà accessibile soltanto alle infime classi sociali con le rette mìnime,
rimanendo vuote, con tutte le migliorìe apportate, quelle stanze, la cui
retta dovrebbe formare il cespite maggiore della Casa di Salute. Risulta
manifesta la necessità di ampliare la Casa di Salute di un secondo piamo,
onde ottenere la divisione completa delle diverse classi, facendo vivere
ogni elemento nel proprio ambiente, e per conseguire lo scopo basterà
costruire due sole tese di scala in seguito delle esistenti e servirsi
del suppenno so- prastante la Casa di Salute, ove le mura già sono
abbastanza sviluppate, tra- sferendo la Biblioteca ad altro posto, per
ottenere un quadrato completo, così nella parte settostante, come nella superiore.
Casa di maternità' La nostra casa di maternità forse è la
prima in Italia pel numero delle in- cinte, che vi affluisce e per le
operazioni, che in essa si praticano, e per la valentia dei professori,
ma non è certamente all'altezza dei tempi per le sue condizioni
igieniche. Le incinte sono addossate l' una all' altra, e l' aria
che vi si respira non è la migliore: i pavimenti, le pareti ed il
soffitto lasciano a desiderare; le stanze del puerperio, quelle di
operazioni, l'altra da bagno sono in condizioni pes- sime e mancano tutt'
affatto le stanze d' isolamento per quelle donne che du- rante il
puerperio vanno soggette a complicanze. Devesi venire in soccorso
di tale istituzione, e porla in grado di funzionare secondo le esigenze
della igiene e della scienza e fare che risponda alle pre- scrizioni del
Regolamento circa la inaccessibilità a chiunque, mentre attual- mente è
un via vai di persone estranee, in barba al Regolamento. Stanze d'
isolamento Il difetto assoluto di stanze d' isolamento nell'
ospedale genera ogni giorno giustissime doglianze da parte del Corpo
Sanitario, poiché, sviluppatasi una infezione qualsiasi in un infermo,
questo resta in sala con grave danno degli altri, segnatamente per le sale
di chirurgia, ove sonovi operati di recente. Cito un esempio: oggi
dalla nostra casa di maternità od anche per ricezione alla porla, perviene all'
Ospedale una donna affetta da infezione puerperale: questa devesi
attualmente collocare in sala comune ed essendosi in massima risoluto che
in tali casi devesi collocare in sala di medicina per non comuni- care l'
infezione in quelle di chirurgia, pure non si è assolutamente certi della
immunità per le ragioni che dirò in seguito. Le stanze d'
isolamento sono necessarie , tanto per i casi citati , come per tanti
altri, cioè per pustola maligna, tetano ecc. e debbono essere poste fuori
T ambito dell' Ospedale, poiché è risaputo che, non solo la vicinanza dello infermo
infetto propaga agli altri la infezione, ma veicolo certo d' infezione
può essere il Medico, colui che è adibito per la medicatura, ovvero il
basso personale destinato al cambio della biancheria, al rifacimento del letto,
all'apprestamento del cibo etc. Ond' è mestieri che due quartierini nelT
Interno deli' atrio dell' Ospedale e propriamente quelli che oggi sono
tenuti dal Rettore con l'altro soprastante, vengano sfittati e messi a
disposizione per lo isolamento, uno per gli uomini ed uno per le donne ,
adattando due stanze pei tetanici, delegandovi un personale a parte, sia medico
come assistente ed inserviente. Stanze di Operazioni
Per quanto 1' antisepsi è garenzia di quasi tutte le operazioni
chirurgiche, pure per molte di esse è necessità assoluta che l'ambiente,
in cui si opera, sia del tutto asettico e che l' infermo, dopo subita la
operazione, possa essere trasferito in una stanzetta attigua, restandovi
per qualche giorno pria di passare in sala comune, ond* evitare possibili
complicanze. Si rendono massimamente necessarie dal punto di vista, che
dovendosi pra- ticare apertura dell'addome, l'ambiente, nel quale si
opera, deve prestarsi ad un facile riscaldamento, come ad una facilissima
disinfezione completa, quindi loca- lità piccola, ben disposta, pavimento
di asfalto dipinto, letto di operazione sem- plicissimo, e corredato^ di
quanto è necessario per potere operare con tutti' i rigori prescritti dai
più recenti progressi scientifici. L'attuale cucina, come ho avuto l'onore
altra volta d'intrattenere laS. V., non risponde per la sua costruzione
alla buona preparazione del cibo in ge- nerale e della pasta in
particolare, la quale, non potendosi cuocere in acqua a parte , dev'
essere cotta col brodo; riducendo questo , non dico guasto, ma certamente
non buono, sia per 1' acqua che vi si aggiunge per cuocere la pasta, sia per le
impurità che questa vi lascia durante le ebollizioni. Pel posto ov' è
collocata, cioè tanto lontana dalle infermerie, che il vitto ar- riva in
esse quasi immangiabile, rendendosi vani gli sforzi per ottenere dai
fornitori materie prime buone, quando la cattiva preparazione e la
lontananza della cucina contribuiscono efficacemente a rendere guasto il
cibo , tale lonta- nanza rende quel servizio quasi privo di sorveglianza,
tanto necessaria pel suo buon andamento. Per ovviare a tutti
siffatti sconci basta collocare la cucina in una località più eentrale per
potere apprestare con maggiore faciltà e sollecitudine il vitto alle
diverse infermerie, ed anche per esercitarvi, durante la preparazione dei
cibi, un' attiva vigilanza , costruendola in modo che la preparazione delle
vi- vande riesca tale da evitare gl'inconvenienti di sopra
enunciati. Casermaggio Le condizioni del casermaggio nell'
Ospedale degl' Incurabili sono deplorevo- lissime, come anche altra volta
ho avuto l'onore di rassegnarle, però non ba- sterebbe il rifornire di
tela la guardaroba, ovviando cosi alle esigenze urgen- ti, ma credo che
debbasi radicalmente riformare il casermaggio dell'Opera in tutte le sue
più minute parti. I letti esistenti, composti di spalliere e tavole, sono
covo d' insetti nella sta- gione calda e fomite perenne d'infezione pei
microrganismi che in essi annidano. I pagliericci anch'essi sono fomite
perenne di infezione e coi progressi della scienza sono assolutamente da
abolirsi. Le materasse sono deficienti di lana e la lana che
contengono è tale , che dev' essere lavata e cardata. I guanciali
trovansi nelle stesse condizioni delle materasse. Le lenzuola, camice e
camici, cusciniere, traverse, salvietti, berretti etc. sono oggi in tale
deficienza che manca magari il servizio giornaliero. I zoccoli per
gì' infermi sono indecenti e parmi si dovessero abolire, sosti- tuendo le
pantofole col sughero interno coverto, tanto per decenza, quanto per evitare
lo assorbimento da parte del legno, che oggi funziona da suola, mentre le
pantofole che si propongono possono facilmente sterilizzarsi con la
stufa. Quindi per ottenere un casermaggio che riesca soddisfacente
per le esigen- ze della scienza, occorre: Sostituire alle spalliere
e tavole un letto in ferro con grata di ferro invece delle tavole, leggiero,
svelto, con le minori connessure possibili, senza pomi, ond' evitare che
in esso trovino nido microbi infettivi. Sostituire all'attuale
paglierìccio un secondo materasso di lana nera, la quale, costando molto
meno di quella bianca, si presta benissimo al lavaggio ed alla
disinfezione più completa. Lavare e cardare l'attuale lana, aggiungendone
tant'altra, per quanto basti a rendere più soffici le attuali materasse e
guanciali. Provvedere ad una fornitura di tela, che possa bastare non
solamente ai bisogni ordinarli, ma bensì per tenere un deposito di
effetti nuovi, corri- spondenti ad una metà almeno della dotazione
generale in uso. Abolire le scodelle sotto i letti e sostituirle con le
sputacchiere di metallo. Consultazioni gratuite, sala
Idroterapica e stanze per ricezione Trasferendo la cucina in posto
più centrale, gli attuali locali della cucina, uniti a quelli della
ricezione, dovrebbero servire a concentrare in un punto solo, con entrata
a parte, senza alcuna comunicazione con l'Ospedale, tanto le stanze per
la ricezione, quanto quelle per le consultazioni gratuite, ed il ga-
binetto idroterapico con l'aggiunzione di una sala da bagno. Così facendo,
potrebbero fittarsi gli attuali locali di via Consolazione, adi- biti per
le consultazioni gratuite ; si eviterebbe un via vai di gente nell'Ospe-
dale, che recatisi al gabinetto idroterapico ; si avrebbero le sale per la
ricezione più decenti ed igieniche, segnatamente per la stagione
invernale; si avrebbe un dispensano celtico decente, giacché lo esistente è
indegno e con l'aggiunta della sala da bagno, si potrebbero spedire sulle
infermerie gli ammalati ricevuti, netti, senza insetti e vestiti con gli abiti
dell'Ospedale. Disciplina del bas3o personale Per
mantenere alta la disciplina nell'Ospedale e per richiedere dal basso
personale assistenza agli infermi, nettezza dei locali, rifiuto delle mance,
lecite ed illecite, e per essere certi che non si perpetrino furti a danno del
Pio Istituto ; è mestieri migliorare le condizioni economiche della
classe degl' inserventi e delle camminanti. Dal modo come è pagato
attualmente il basso personale, pare tacitamente autorizzato a commettere
furti; giacche, percependo un' inserviente soli 23 soldi al giorno
risolve un problema, se, dopo di aver lavorato una giornata intera, può
satollare di solo pane i figli. Cito un caso che può servire di
pruova a quanto dico. Havvi un inserviente che fino ad ieri ha tenuto delegati
tutt' i suoi averi per pigione, e pure ha risoluto il problema della
vita. Domando come lo ha risoluto, essendo stato sempre nell' Ospedale e
non avendo avuto altri prowenti ? Io non voglio ma- lignare, ma
certamente a danno di qualcuno avrà risoluto il problema dell' esistenza per sé
e per la sua famiglia. Le camminanti con sole 16 lire mensili, dovendo
provvedere a vitto e ve- stito debbono, se non altro, mangiare a danno
delle povere inferme, sottraen- do dal cibo comune quanto basta ai loro
bisogni. Riconosciuta la necessità di migliorare le condizioni
economiche di tale elasse, è evidente che il miglioramento debba essere
razionale e progressivo , e senza spostare di molto, come dissi, la
finanza del Pio Luogo. Nell'attuale basso personale vi sono degli
ottimi elementi, come ve ne sono di quelli non suscettivi di miglioramento, e
per fare che il basso perso- nale ben risponda alle esigenze del
servizio, ritengo debba dividersi in due classi distinte, cioè infermieri
ed inservienti. GÌ' infermieri dovrebbero essere quegli inservienti e
camminanti intelligenti, che previo esame dessero garenzia di capacità a
prestar la cura prescritta dai professori agi' infermi, ed evitare pure
che continuasse il grave sconcio che, mentre si opera un infermo , lo
inserviente che appresta al professore opera- tore quant' occorre per
operare, tolga dal letto di un infermo la traversa spor- ca, o venga
dalla pulizia del cesso. Essi, gì' infermieri, dovrebbero solamente
assistere alla medicatura, alle ope- razioni, allo esatto adempimento
delle prescrizioni mediche ed alla distribuzione del cibo. GÌ'
inservienti, cioè V attuale personale meno intelligente dovrebb' essere
adi- bito alla nettezza dei pavimenti ed alle latrine, al trasporto del
vitto dalla cucina nelle infermerie ed a quello della biancheria lurida
dalle infermerie alla lavanderia e viceversa. Ai primi
concedere un aumento di salario, dividendo il servizio di 12 in 12 ore,
senz' altro dritto, e pei secondi concedere il vitto a quelli di guardia.
Direzione dell' Ospedale L' Ufficio di Direzione, ove
attualmente trovasi, può essere considerato fuor dell' Ospedale, giacche
tutto il movimento svolgesi alla porta maggiore. Alla porta maggiore
affluisce il pubblico, che intende visitare gl'infermi nel- l'
Ospedale. Alla porta maggiore presentansi gì' infermi per chiedere
l'ammissione straordinaria. Alla porta maggiore si presenta il maggior
numero dei professori addetti nelle diverse sale. Per la
porta maggiore entra ed esce il basso personale e succedono tante
contrattazioni col pubblico, che è meglio tacerne. Alla porta
maggiore risiedono i Professori di guardia, delegati per la rice- zione
degl'infermi e pei soccorsi urgenti. Alla porta maggiore deve risiedere il
Direttore, onde ovviare all' entrata nel- V Ospedale di tante persone
estranee al servizio, proibire 1' uscita del personale e trovarsi nel centro
dell' Ospedale, onde poter sorvegliare tutti gli svariati servizii. Per le
ragioni espresse dovrebbesi trasferire la Direzione alla porta mag-
giore, chiudendo l' attuale porta che mena sull' Ospedale Donne. Stanza di
medicatura Per un Ospedale come il nostro, che riceve le colpite da
lesioni violenti, si rende di somma necessità una stanza di medicatura,
atta a fornire i primi soccorsi alle infelici che si presentano,
corredata in modo da non lasciare a desiderare, con un corredo di ferri
cerusici occorrevoli, tanto per le ferite ed altre lesioni, quanto per
venire in soccórso dei bisogni urgenti nelT Ospedale senz' attendere che
si apra 1' armamentario, segnatamente di notte. Ecco detto in quali
condizioni versa 1' Ospedale degli Incurabili , e quanto è necessario che
si faccia per poter vedere all'altezza dei tempi e dei pro- gressi
scientifici questo grande Istituto di beneficenza. Ora panni
necessario discutere del modo come conseguire gli scopi innanzi premessi,
senz' aggravare la finanza dell' Istituto, onde non abbia del poetico il
presente progetto. Attualmente 1' Amministrazione degf Incurabili
spende annualmente per l'O- spedale una vistosa cifra per mantenere un
vecchio carname senza mai potere ricostruire radicalmente nulla.
Se all' attuale spesa si aggiungesse altra cifra di circa lire 20,000 si
otterrebbe una cifra totale rilevantissima da potersi iscrìvere nel bilancio
per le spese di fabbriche. Se l’Amministrazione dell'Ospedale
ordinasse un piano regolatore generale per le riforme accennate, ponendo
come base il migliore conseguimento pos- sibile sulla pianta dello
attuale fabbricato e la massima economia, potrebbesi bene erogare la
cifra di lire 500.000 per sola ricostruzione dell' Ospedale, sen- za
tenere conto dei pavimenti, che già fanno parte di altro contratto e pel
quale la cifra annuale già è prevista in bilancio. Pagandosi a lire 50.000
an- nue con l'interesse del 5 p. 0j0 a scalare, sarebbe più che
sufficiente la ci- fra iscritta, giacché in essa sarebbero anche compresi
gl'interessi. Mi si potrebbe domandare, e l'altra cifra di 20,000
lire per venire in soc- corso dell' attuale spesa per manutenzione? La
Casa di Salute, com' è attualmente tenuta, e ristretta com' è, dà all'Amministrazione
un'entrata di circa L. 30,000 lorde; ma ampliata, come si desi- dera, e
con F aumento delle rette, F introito sarebbe senz' altro triplicato. E
quello che asserisco non potrà in verun modo venire smentito, dal mo-
mento che tutt' i giorni debbono respingersi individui richiedenti per
mancanza di posti nella Casa di Salute. A maggiormente confortare
questa mia asserzione, valga anche l'ultima de- liberazione
dell'onorevole Consiglio circa la cura delle malattie di occhi nella Casa
di Salute. Oggi quasi tutti i provinciali benestanti affluiscono in Napoli
sulle locande e colà sona operati e rimangono in un ambiente settico,
dovendo pagare 'cibo assistenza, e parecchie migliaia di lire per
operazioni. Ma quando la nostra Casa di Salute potrà allogare per
bene siffatti infer- mi, ad essi converrà pagare anche una retta
giornaliera di oltre lire 20, poiché in essa è compreso alloggio, vitto,
assistenza e cura, e qualunque possa essere la durata della degenza
nell'Ospedale di un tale infermo, gli costerà sempre molto meno di quanto
pagherebbe privatamente. Rifacendo l'Ospedale, come ho detto, non
si avrebbe bisogno di manuten- zione pei primi dieci anni, ma solamente
jii conservazioni. Qneste potrebbero eseguirsi economicamente,
aggiungendo all'attuale operaio fabbricatore, che già paga l’Amministrazione
, un secondo per imbiancare le pareti delle sale an- nualmente, tanto per
mantenerle, quanto per disinfettarle, fare qualche rappezzo -d' intonaco
o di asfalto, rimettere qualche tegola o quadrone, senza andare in- contro
a contratti di manutenzione. Circa poi alla esecuzione del lavoro son
certo che non uno ma dieci im- prenditori verrebbero alla subasta per
aggiudicazione, essendo certa la riscos- sione di una vistosa cifra in
ogni fine di anno, ovvero Y imprenditore , avendo bisogno di danaro, troverà
sicuramente i fondi a collocare mercè una inft- nitisimale differenza
d'interesse. Vengo ora alla seconda parte della riforma, cioè al
casermaggio. Potrebbe 1'Amministrazione nelle attuali condizioni del
bilancio, appena con- seguito il pareggio e tenendo ancora iscritte delle
cifre in esito per debiti precedenti, affrontare la grave spesa per riformare
tutto il casermaggio? Si potrà conseguire lo scopo di mutare
fondatamente 1' attuale casermaggio con le risorse normali del
bilancio? Converrà all' Amministrazione vendere gli attuali letti
per comprarne altri, secondo le norme più innanzi descritte, senza subire la
camorra di chi compra roba vecchia? Ed ammesso che si avveri
questa ultima previsione, sarà conveniente ag- gravare V erario dell'
Opera, iscrivendo una grossa cifra per casermaggio a detrimento di altri
impegni del bilancio? Converrà all' Ammintstrazione, non potendo
venire in soccorso del caser- maggio con le risorse normali, fare una
operazione finanziaria per attuare la riforma con celerità, onde non
andare incontro a vedere per parecchi anni l’Ospedale messo per una
porzione sul sistema moderno e per 1' altra sull’antico? Io credo
che qualunque dei mezzi sopra citati non può essere conveniente per T
Amministrazione, giacche, o non si otterrebbe la riforma progressiva, ac-
celerata di questa branca di servizio, ovvero ne soffrirebbe non poco la fi-
nanza del Pio luogo. Una sola via resta, onde compiere con sollecitudine e
senza grave spesa la riforma accennata, ed è la seguente:
Bandire gì' incanti con un capitolato redatto in modo da non lasciare
scap- patoie all' aggiudicatario, e questo scopo si raggiunge presto,
quando alla Di- rezione degli Ufficii Amministrativi presiede quelf
Egregio funzionario che è il barone De Marinis, dando il casermaggio per
retta giornaliera, per persona e giornata di degenza, comprendendovi la lavatura
ed il rattoppo. Base dell' incanto dovrebb' essere il consumo di
casermaggio sulla media della spesa e degl' infermi di un decennio , da
stabilire questo dato la retta giornaliera per fornitura di casermaggio,
lavatura e rattoppo da corrispondersi al fornitore. Mettere
per base all' inca nto un campionario completo di letti, e quanto al- tro
occorre agl'infermi di ambo i sessi coi rispettivi prezzi di acquisto,
pagati dall' Amministrazione , con 1' obbligo all' aggiudicatario di
rinnovare una sala per ogni mese. Apprezzare, mercè periti scelti di
accordo fra l'Amministrazione ed il fornitore, tutto quanto possiede 1'
Ospedale e sui prezzi del campionario calcolare il valore dei capitale
impiegato dal fornitore pel nuovo impianto, giusta il nu- mero dei letti
completi ed accessorii forniti. La differenza fra i due capitali sarebbe
rimborsata al fornitore in tante rate mensili con gì' interessi a scalare
dal primo all' ultimo mese dell' appalto. Come ben vede la S. V.
IH. questo sarebbe certamente un mezzo da rifor- mare in tempo brevissimo
tutto il casermaggio della Pia Opera, senza che l'Opera stessa si aggravi di
una spesa ingente, e noti che come ho avuto l'o- nore di esporle, in fine
dello appalto tutto il materiale sarebbe di esclusiva pro- prietà del Pio
Luogo, senza essere forzati a ricorrere ad un secondo appalto.
Aggiungo un' ultima riflessione e poi avrò finito. Ammesso
che 1' aggiudicatario dovesse spendere per mettere il casermaggio nei
modi richiesti L. 50,(KJ0 e che il nostro materiale attuale non valesse
altro che 20,000, le 30,000 lire di differenza spese dall' aggiudicatario
sarebbero rimborsate in un novennio, mese per mese, importando una
maggiore spesa mensile di lire 300 circa, ma, scaduto il contratto, 1'
Amministrazione si trova un capitale reale e non nominale di effetti per
casermaggio di lire 50,000 , giacche, com' è risaputo, l' aggiudicatario
in fine dello appalto deve consegnare gli effetti come li ha ricevuti,
rifacendo i danni ove le condizioni si verificas- sero diverse.
Ed ora conchiudo con una speranza ed un augurio; la speranza, che,
se ho mancato di senno amministrativo e di forma nella esposizione delle
mie idee, voglia F Illustrissimo Governo essermi di ausilio, riparandovi
con la sua saggezza ; F augurio ò che , dopo un accurato esame e quelle
modifiche che crederà F 111. Governo apportarvi, venga attuato il
presente progetto. Il Direttore — G. Antonklli Vastarini Cresi. Vastarini-Cresi. Vastarini. Perhaps
under C? -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,,
“Grice e Cresi: cappuccino e ciserciani” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria. Cresi.
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